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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 575 di martedì 23 febbraio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 10,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 febbraio 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Artini, Baretta, Boccia, Catania, Damiano, Epifani, Faraone, Ferrara, Gentiloni Silveri, Grassi, Mattiello, Mazziotti Di Celso, Meta, Scanu, Schullian, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni (ore 10,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative in materia di ordine pubblico volte a garantire un adeguato controllo del territorio in Basilicata – nn. 3-01521, 3-02031, 3-01655, 3-01831, 3-02024 e 3-02037)

  PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Burtone n. 3-01521 e n. 3-02031, Vico e Burtone n. 3-01655, Cuomo e Burtone n. 3-01831 e n. 3-02024 e Battaglia e Burtone n. 3-02037, concernenti iniziative in materia di ordine pubblico volte a garantire un adeguato controllo del territorio in Basilicata, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per l'interno, Domenico Manzione, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Grazie Presidente. Con le interrogazioni all'ordine del giorno, discusse congiuntamente in quanto vertenti sulla medesima tematica, gli onorevoli Burtone, Battaglia, Cuomo e Vico richiamano l'attenzione sull'incremento dei reati di natura predatoria che si sarebbe registrato soprattutto in alcune zone del materano, chiedendo quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire la sicurezza dei cittadini e per rafforzare i presidi di polizia, nonché i sistemi di videosorveglianza.
  In via generale, premetto che i dati statistici a disposizione non evidenziano un incremento generalizzato di tali tipi di reato nella provincia di Matera, anche se Pag. 2non si può sottacere che il reiterarsi di alcuni episodi, tra i quali quelli citati nelle interrogazioni, ha destato la particolare attenzione delle forze di polizia. Mi riferisco essenzialmente ai furti – sedici, per la precisione – in danno agli sportelli bancomat che si sono verificati in questi mesi, sette dei quali l'anno scorso, nove in questo primo scorcio del 2016. Quelli consumati effettivamente sono stati solo quattro, gli altri sono rimasti a livello di tentativo, anche grazie, in alcuni casi, all'intervento delle pattuglie delle forze di polizia intervenute prontamente.
  Sui delitti in questione sono in corso, ovviamente, approfondite indagini di polizia giudiziaria, volte ad accertare, tra l'altro, la loro imputabilità ad organizzazioni criminali operanti, più in generale, nei territori di Basilicata e Puglia. I danni provocati da tali episodi hanno indotto le Poste italiane a sospendere il servizio di prelevamento di danaro dagli sportelli automatici nelle ore in cui gli uffici sono chiusi, in analogia a quanto già disposto nel territorio pugliese, dove si sono verificate analoghi fenomeni. Gli episodi, infatti, sono avvenuti sempre nelle ore notturne e, spesso, nei fine settimana, nel presupposto che, in tali giorni, i dispositivi in questione presentino una maggiore disponibilità di danaro.
  Al fine di individuare più efficaci strategie di contrasto, la situazione è stata esaminata in diverse sedute del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Matera, oltre che in alcune riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia aperte alla partecipazione dei responsabili della sicurezza di Poste Italiane e dell'Associazione bancaria italiana. In tali sedi, sono stati presi accordi per l'adozione da parte delle banche e degli uffici postali di più incisive misure di sicurezza passiva, considerato anche che gli effetti deterrenti di quelle attuali sono sminuiti, di fatto, dalle tecniche sempre più aggiornate utilizzate dalla criminalità.
  Nello stesso senso, i predetti istituti sono stati sollecitati ad attuare le disposizioni del Protocollo di intesa per la prevenzione della criminalità in banca, sottoscritto tra prefettura, ABI e le banche, firmatarie nel 2009; Protocollo che, peraltro, è attualmente oggetto di riesame ai fini della sua integrazione con la previsione di ulteriori misure di sicurezza a tutela degli sportelli bancari, compresi quelli bancomat.
  Inoltre, tenuto conto che, come detto, i reati in questione si concentrano generalmente nei fine settimana, è stata concordata l'intensificazione in quei giorni dei servizi di prevenzione e contrasto delle forze di polizia territoriale. D'altro canto, la società Poste italiane si è impegnata a organizzare, con la collaborazione delle forze di polizia, appositi incontri per informare i propri dipendenti sui comportamenti da tenere in caso di rapina, nonché ad adottare tutte le misure di sicurezza passiva necessarie, tenendo conto della funzionalità, delle caratteristiche e delle esigenze di sicurezza dei diversi uffici postali.
  Rimanendo in tema di reati predatori, rappresento, per completezza d'informazione, che, durante la scorsa estate, il territorio della provincia di Matera è stato interessato anche da vari furti di rame in danno delle linee elettriche. In un caso, il fenomeno ha riguardato una grande struttura turistica situata a Scanzano Jonico, di cui è stata compromessa temporaneamente la funzionalità. Al fine di contrastare la diffusione di tale specifico tipo di furti, le forze di polizia, d'intesa con i responsabili della sicurezza dell'ENEL, hanno dato maggiore impulso alle attività investigative ed intensificato, anche in questo caso, i servizi di prevenzione e controllo del territorio.
  In due delle interrogazioni in discussione, gli onorevoli interroganti richiamano l'attenzione sulla situazione della sicurezza pubblica nel comune di Ferrandina, che sarebbe stato colpito in questi mesi da una recrudescenza dei furti nelle abitazioni e nelle campagne e nel cui territorio si è verificato, la settimana scorsa, un tentativo di furto in danno di uno sportello bancomat.
  Quanto ai furti nelle abitazioni e nelle campagne, i dati statistici disponibili evidenziano Pag. 3come si tratti di episodi numericamente contenuti. Nel periodo intercorrente tra giugno 2015 e gennaio di quest'anno, sono stati denunciati diciannove casi, a fronte dei ventitré verificatisi nello stesso periodo dell'anno precedente. Si ritiene che tale decremento possa essere ascritto alla costante attività di prevenzione e controllo svolta dalle forze di polizia territoriale, unitamente al Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato.
  Segnalo, inoltre, che è stata applicata la misura di prevenzione del divieto di ritorno nel comune di Ferrandina nei confronti di alcuni pregiudicati originari della provincia di Bari, la cui presenza sul territorio non era giustificata.
  In relazione alla richiesta di disporre il potenziamento della dotazione organica della locale stazione dei carabinieri, rappresento che in essa prestano servizio nove militari, di cui uno assegnato di recente. Tale dotazione è in linea con quella degli omologhi reparti dislocati in ambito regionale, alcuni dei quali connotati da livelli di popolazione e superficie superiori. Tenuto conto che la stazione assicura i servizi di controllo del territorio in maniera assidua, unitamente alla compagnia carabinieri di Pisticci, il comando provinciale dei carabinieri non ritiene necessario al momento disporre un ulteriore potenziamento dell'organico.
  Su un piano più generale, gli onorevoli interroganti chiedono anche il rafforzamento del presidio delle forze dell'ordine di stanza nel materano. Ricordo in proposito che il dispositivo dispiegato nella provincia si compone di 268 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato e di 391 militari dell'Arma dei carabinieri, affiancati da 202 appartenenti alla Guardia di finanza. La dotazione complessiva ammonta, quindi, a 861 unità, rispetto ad una previsione organica di 927 unità, con un deficit medio di circa il 7 per cento.
  Nello scorso mese di novembre, in occasione della distribuzione tra le varie sedi di servizio del personale del 193o Corso di formazione per agenti, sono state assegnate quattro unità alla questura di Matera.
  Riesce difficile in questa fase provvedere all'ulteriore ripianamento delle carenze di organico sopra evidenziate, data la prioritaria attenzione che è attualmente riservata, in sede di destinazione del personale, alle esigenze straordinarie degli uffici e comandi competenti sui luoghi di culto coinvolti nel Giubileo della Misericordia. Eventuali assegnazioni agli apparati di sicurezza materani potranno essere valutate in occasione di future immissioni personale, compatibilmente con le risorse disponibili e le necessità degli uffici di polizia a livello nazionale.
  Gli onorevoli interroganti pongono, infine, il problema della diffusione dei sistemi di videosorveglianza nel territorio regionale e richiamano a tal fine alla possibilità di fare ricorso ai fondi comunitari. Condivido l'importanza che essi attribuiscono a tali dispositivi ai fini del rafforzamento degli standard di sicurezza e anche della percezione di sicurezza da parte della collettività e del tessuto economico lucano.
  Sono numerose le amministrazioni comunali del materano che hanno espresso l'intendimento di dotarsi dei sistemi in questione, esse, tuttavia, hanno rappresentato in più occasioni la carenza delle risorse finanziare necessarie ad installarli. Analoghe difficoltà sono state manifestate dalla città di Matera, che necessita, più di ogni altro, di tali dispositivi, anche in vista del flusso turistico derivante dalla designazione di Capitale europea della cultura per l'anno 2019.
  Per finanziare la diffusione di sistemi di videosorveglianza ritengo senz'altro percorribile il canale dei fondi comunitari, a cui ha fatto riferimento l'onorevole Burtone. In proposito, ricordo che, per il periodo 2014-2020, i comuni lucani, al pari di quelli della Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, hanno titolo ad accedere ai fondi della programmazione settennale messi a disposizione dall'Unione europea per sostenere azioni mirate ed accrescere il livello di legalità nei rispettivi territori attraverso il miglioramento del tessuto amministrativo, economico e sociale. Riguardo a tali fondi, il Dipartimento della Pag. 4pubblica sicurezza, in qualità di autorità di gestione, ha messo a punto la proposta di Programma operativo nazionale «Legalità 2014-2020», che è stata approvata dalla Commissione europea con decisione dello scorso 20 ottobre. Questa proposta prevede che l'Asse II, dotato di complessivi 98 milioni di euro, sia destinato al presidio al presidio dei contesti territoriali vulnerabili, che potranno essere individuati con il ricorso allo strumento degli accordi territoriali di sicurezza integrata per lo sviluppo, di cui al decreto-legge n. 93 del 2013, da stipularsi tra il Ministero dell'interno e le regioni e gli enti locali interessati.

  PRESIDENTE. Il deputato Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, io mi dichiaro soddisfatto dell'articolata risposta che il sottosegretario ha voluto dare alle nostre interrogazioni, anche se farò alcune proposte operative che aggiungono alcune iniziative che io credo siano necessarie per quelle comunità. Noi, stamani, signor sottosegretario, discutiamo sei interrogazioni, che io ho posto su questo tema; personalmente, insieme ad altri colleghi, abbiamo presentato oltre quindici interventi ispettivi sulla materia.
  Poiché lei ha messo in evidenza alcuni dati statistici, mi permetto di sottolineare che, in quel territorio, veramente c’è un problema di sicurezza, ed è un problema che è affiorato a seguito di numerosi furti che si sono realizzati nelle abitazioni. Si è parlato anche – e lei lo ha sottolineato – di furti di cavi elettrici, del rame, nelle campagne; c’è stata, invece, un'accentuazione di alcune rapine nei confronti di banche e delle Poste, in particolare vengono sottratti distributori automatici di banconote. La modalità è sempre quella che noi sappiamo: arrivano con macchine di grossa cilindrata, mettono dell'esplosivo e poi portano via il distributore.
  Le aree maggiormente interessate sono queste della provincia di Matera, ma anche di Potenza: la Basilicata è toccata pesantemente da questi fenomeni, probabilmente ci sono organizzazioni criminali che operano con una particolare azione decisa in queste comunità. Io penso, però, signor sottosegretario, che l'azione messa in campo dalle Poste sia ampiamente insufficiente, perché dire che non si può utilizzare il bancomat nelle ore fuori servizio delle Poste è un modo che, in certo qual senso, penalizza il cittadino che paga un servizio, ma la cosa più grave – ed è quella che maggiormente interessa noi interroganti, ma anche, mi permetto di dire, le comunità interessate – è che non c’è un'azione decisa, forte, da parte anche dello Stato e delle sue istituzioni per fronteggiare questo fenomeno, che, purtroppo, cresce in quelle realtà.
  Allora, che cosa noi ci permettiamo di segnalare ? Lei ha fatto con onestà un'analisi dei fatti, ha anche riferito quali sono stati gli interventi promossi dal Ministero per richiedere, da parte del Comando dei carabinieri, una presenza più assidua. Noi pensiamo che sia necessario il potenziamento – che sia necessario ! – e diciamo questo perché su Pisticci c’è un commissariato che ha bisogno di avere più uomini e più mezzi, perché non c’è dubbio che c’è la comunità di Salandra, ma anche di Ferrandina, che vengono interessate, è un'area industriale importantissima per quella comunità e, quindi, un presidio importante del territorio va ulteriormente consolidato. Così come, per quanto riguarda la stazione dei Carabinieri di Ferrandina: sì, c’è un ottimo un ottimo maresciallo, Zaltini, che opera in quella comunità, però mi permetto di dire che anche per Ferrandina va posto un problema di potenziamento.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Mi avvio alla conclusione, Presidente.
  Credo che una strada importante sia l'utilizzazione dei fondi strutturali per potenziare la videosorveglianza, ma fatta va fatta un'azione di coordinamento seria. Pag. 5Guardi, stamane, la Sicilia riportava un articolo in cui, ad Acireale, è stata trovata la banda dei distributori di banconote, dei bancomat, perché c'era una banda che lì operava, è stata fatta un'attività investigativa importante e sono stati trovati i responsabili. Ora, io credo che fermarsi a dire «il bancomat va utilizzato solo nell'orario di servizio» sia qualcosa di assolutamente inaccettabile.
  Quindi, chiediamo questo potenziamento. Sappiamo, tra l'altro, che il Ministro Alfano nei prossimi giorni sarà a Matera, ci auguriamo che possa dare una spinta anche ad alcune iniziative concrete che possano rafforzare la presenza dello Stato in quelle comunità.

(Interrogazione Rubinato n. 3-01631)

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Rubinato n. 3-01631, concernente iniziative in ordine all'accoglienza dei profughi nella regione Veneto ed in particolare nella provincia di Treviso (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Avverto che, su richiesta della presentatrice, l'interrogazione è stata trasformata in data odierna in interrogazione a risposta scritta.

(Iniziative per il potenziamento dei servizi di prevenzione e di controllo del territorio nella regione Marche – n. 3-01828)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Terzoni ed altri n. 3-01828, concernente iniziative per il potenziamento dei servizi di prevenzione e di controllo del territorio nella regione Marche.
  Il sottosegretario di Stato per l'interno, Domenico Manzione, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Grazie, Presidente. Con interrogazione all'ordine del giorno, l'onorevole Terzoni, unitamente ad altri deputati, richiama l'attenzione su un grave episodio di cui si sarebbe reso responsabile il comandante del distaccamento della Polstrada di Senigallia, in sede di gestione delle pattuglie del personale impegnato in un posto di blocco; episodio che, secondo un comunicato diffuso dal Sindacato autonomo di polizia, avrebbe determinato la riduzione della capacità di intervento delle pattuglie coinvolte, oltre che la lesione del prestigio e del decoro della Polizia di Stato.
  Sullo svolgimento del fatto riferisco che, effettivamente, il 5 ottobre 2015, la Sezione polizia stradale di Ancona aveva disposto un posto di controllo al casello autostradale di Ancona nord, composto da due autovetture del distaccamento di Senigallia, con a bordo sei dipendenti, compreso il comandante del distaccamento, e da un'autovettura del distaccamento di Jesi, con a bordo due dipendenti. Nella circostanza, era stato movimentato anche un furgone, condotto da un dipendente del Dipartimento di Senigallia, utilizzato per trasportare il personale aggregato a Milano per i servizi all'Expo, veicolo che doveva essere riconsegnato alla Questura di Ancona.
  Durante l'espletamento del servizio, il comandante del distaccamento di Senigallia ha lasciato il posto di controllo per recarsi, con un'autovettura, ad una riunione urgente indetta dal dirigente della Sezione polizia stradale di Ancona. Nell'occasione, il furgone, condotto da uno degli operatori impiegati nel posto di controllo, è stato restituito alla questura. Al casello autostradale di Ancona nord rimanevano, pertanto, quattro operatori con un'autovettura, raggiunti dopo pochi minuti dalla pattuglia del distaccamento di Jesi, impiegata anch'essa, come ho già rammentato, nel servizio. In merito, rappresento che la vicenda è stata vagliata dal dirigente del Compartimento polizia stradale di Ancona, che non ha ravvisato estremi meritevoli di rilievo disciplinare.
  Venendo agli specifici episodi delittuosi segnalati nell'interrogazione, riferisco quanto emerso dagli accertamenti svolti: il 30 settembre scorso, sull'autostrada A14, tra Loreto e Porto Recanati, quattro malviventi, a bordo di un'autovettura con Pag. 6lampeggiante acceso, travisati da passamontagna e armati di fucili mitragliatori e di un fucile a canne mozze, hanno assalito un furgone portavalori dalla ditta Fitist Security Srl, che, scortato da altro furgone, trasportava denaro destinato al pagamento delle pensioni presso gli uffici postali. Nella circostanza, il commando, dopo aver bloccato la carreggiata al transito veicolare e aver sparato numerosi colpi d'arma da fuoco, ha assaltato il furgone portavalori e ha asportato una parte delle cassette contenenti danaro contante per oltre 4 milioni 700 mila euro, per poi dileguarsi con tre autovetture, date successivamente alle fiamme. Le cinque guardie giurate non hanno riportato lesioni, le indagini sull'accaduto sono svolte dalla Squadra mobile di Ancona.
  In ordine all'episodio criminoso avvenuto a Monsano, in data 3 ottobre 2015, dagli accertamenti svolti è emerso che tre individui con il volto coperto hanno consumato una rapina in danno di una gioielleria ubicata all'interno di un centro commerciale. I predetti, dopo aver minacciato i commessi presenti, hanno asportato dalle vetrine vari monili in oro, per un valore complessivo di circa 3 mila euro e poi si sono dati alla fuga a bordo di un'autovettura.
  Anche in questo caso le indagini vengono svolte dalla «mobile» di Ancona. A seguito degli episodi richiamati, la situazione della sicurezza in provincia di Ancona è stata esaminata sia nel corso di una riunione di coordinamento delle forze di polizia che in una seduta del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. In queste sedi sono stati decisi mirati servizi di prevenzione e controllo presso i caselli e lungo specifici tratti autostradali, nonché il rafforzamento dei dispositivi di vigilanza e sicurezza per gli obiettivi ritenuti più a rischio. Più in generale, segnalo che, al fine di intensificare l'attività di prevenzione e di controllo del territorio, dal 1o gennaio dell'anno scorso al 12 febbraio di quest'anno, il Ministero dell'interno ha stabilito l'invio, nelle varie province marchigiane, di aliquote dei reparti «prevenzione crimine» della Polizia di Stato, che hanno rinforzato i reparti delle forze di polizia territoriali per 304 giorni complessivi con l'impiego di 827 equipaggi aggiuntivi, pari a una media giornaliera di circa tre equipaggi per un totale di 2.481 unità. Per quanto riguarda la dotazione delle forze di polizia in ambito regionale, segnalo che il dispositivo dispiegato si componeva, alla data del 31 dicembre scorso, di 5.115 unità, impiegate nei presidi territoriali speciali e mobili della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. In merito al potenziamento di tale organico, informo che già nello scorso mese di luglio è stata disposta l'assegnazione di 17 unità, tra agenti e assistenti della Polizia di Stato, mentre in occasione della ripartizione tra le sedi di servizio del personale partecipante al 193o corso di formazione per agenti, avvenuto nel successivo mese di novembre, sono state assegnate tre unità in favore della questura di Ancora e cinque in favore di quella di Macerata. Eventuali ulteriori incrementi potranno essere valutati in occasione delle future immissioni in ruolo degli agenti, ovviamente compatibilmente con le risorse disponibili e le necessità degli altri uffici e reparti del territorio nazionale.

  PRESIDENTE. La deputata Patrizia Terzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PATRIZIA TERZONI. Presidente, sono parzialmente soddisfatta per la risposta all'interrogazione, perché comunque c’è una volontà – a quanto sembra – di potenziare le forze di polizia sul territorio della regione Marche, però la questione è un po’ critica in tutt'Italia e sappiamo benissimo che le forze di polizia in Italia sono sotto organico. Ma, vista l'occasione, vorrei dare alcuni numeri, per quanto riguarda la criminalità nella regione Marche. Infatti, dai rapporti che abbiamo – che sono purtroppo risalenti al 2014, perché nuovi rapporti non ne ho trovati –, nel 2014 più della metà dei delitti denunciati dalle forze di polizia all'autorità giudiziaria Pag. 7nella regione Marche, appunto, sono rappresentati da furti (abbiamo un aumento del 54 per cento), seguono i danneggiamenti (più 9 per cento), le truffe e frodi informatiche (5 per cento); inoltre, dal 2010 al 2014 c’è stato un forte aumento del numero dei delitti informatici (addirittura un 177 per cento in più) e delle estorsioni (40 per cento in più); i furti, benché rappresentino più della metà dei delitti per l'anno 2014, hanno avuto però un incremento del 17 per cento. Analizzando quindi gli aspetti messi in luce dal dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, si evidenzia che il 51 per cento dei furti sono avvenuti in abitazioni, con una variazione percentuale, dal 2010 al 2014, del 73 per cento; il 30 per cento in automobili in sosta e il restante 19 per cento in esercizi commerciali. La maggior parte di questi furti sono avvenuti con cosiddetta «destrezza» (93 per cento). Che cosa riguardano questi furti ? Il 63 per cento sono relativi ad autovetture, il 21 per cento a ciclomotori e il 13 per cento a motocicli. Quindi, è evidente che negli ultimi quattro anni c’è stato un aumento notevole di criminalità organizzata nella regione Marche, tant’è che anche poche settimane fa il procuratore generale Vincenzo Macrì, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha dichiarato che nella regione Marche la criminalità cresce; l'isola felice delle Marche è andata ormai alla deriva, molto lontano. È una situazione che sta spingendo le Marche verso due rischi: la criminalità organizzata e i reati dei colletti bianchi. Mi rifaccio quindi alla situazione di Banca Marche, che è una vicenda che è stata molto sottovalutata, che ha già causato danni e altri ne provocherà nell'economia marchigiana.
  Oltretutto, qui c’è anche la compiacenza e l'aiuto del Governo Renzi, di Bankitalia e Consob, che hanno fatto finta di vigilare, perché non hanno vigilato affatto. Macrì, inoltre, ha parlato anche di criminalità diretta da gang che commettono reati comuni in forma organizzata (droga, frodi informatiche, sfruttamento della prostituzione); a questo si aggiungono i tentativi di infiltrazione e di sodalizi legati a soggetti appartenenti e contigui ad associazioni mafiose, in una regione che in passato non ha mai avuto a che fare con le mafie. Gruppi che operano in modo silenzioso, senza omicidi o sequestri, accaparrandosi appalti pubblici, riciclando denaro e facendo illecita concorrenza. Quindi, che l'isola felice della regione Marche sia scomparsa ormai da qualche anno lo dicono appunto i numeri, perché, come ho già accennato, abbiamo un'usura che è aumentata del 74 per cento, l'estorsione del 18 per cento e sequestri condotti dalla magistratura per 150 milioni di euro. Inoltre, negli ultimi cinque anni siamo passati da zero a dieci magistrati sotto scorta. Nelle Marche l'intensità e la presenza criminale inizia quindi ad essere preoccupante, sia nella provincia di Ancona che di Ascoli Piceno, anche se si mantiene complessivamente su livelli medio-bassi nel resto del territorio. Questo è quanto emerge da un rapporto sulle agro-mafie in Italia elaborato da Coldiretti. Infatti, in questo rapporto si dice anche chiaramente che le parti più svantaggiate sono quelle appunto isolate, che stanno negli ambienti rurali e nelle zone montane, ambienti in cui questo Governo, con la compiacenza dei suoi «seguaci» nelle regioni – mi riferisco quindi ai presidenti di regione –, sta cancellando e spostando tutti quelli che sono i presidi presenti nelle aree interne verso le zone più abitate. Proprio da questo rapporto sulle agro-mafie si evidenzia un aumento incredibile delle stesse; ad esempio, abbiamo un business delle agro-mafie che ha superato i 16 miliardi di euro nel 2015. Oltre a questi problemi, che si hanno soprattutto nelle zone isolate, si è andato anche a sopprimere il Corpo forestale dello Stato. Perché mi rifaccio al Corpo forestale dello Stato ? Perché questo Corpo vigila e sorveglia proprio quelle aree che attualmente sono più isolate e più disagiate, sotto l'aspetto della sicurezza. Questi sono problemi estesi a tutte le regioni, e questo Governo, sotto questo aspetto, non sta facendo nulla Pag. 8per proteggere i propri cittadini. Ci sono forze di polizia sottorganico, con equipaggiamenti fatiscenti.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Terzoni.

  PATRIZIA TERZONI. Ciò che è stato fatto in legge di stabilità non basta ed è veramente pochissimo. L'organizzazione del Corpo forestale dello Stato fa acqua da tutte le parti, visto anche quello che è successo ultimamente e che è stato riportato sugli organi di stampa. Quindi, chi ne paga le conseguenze sono sempre i cittadini e la criminalità organizzata ringrazia.

(Iniziative volte a rivedere le modalità di assegnazione degli incentivi Inail di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, al fine di premiare maggiormente la qualità e l'efficacia delle proposte – n. 3-02032)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Patrizia Maestri ed altri n. 3-02032, concernente iniziative volte a rivedere le modalità di assegnazione degli incentivi Inail di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, al fine di premiare maggiormente la qualità e l'efficacia delle proposte (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, passo ad illustrare l'atto parlamentare dell'onorevole Maestri ed altri con il quale si pongono all'attenzione del Governo talune problematiche relative alle modalità di erogazione degli incentivi alle imprese da parte dell'INAIL. Il comma 5 dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 81 del 2008 prevede il finanziamento, da parte dell'INAIL, con proprie risorse, di progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, rivolti in particolare alle micro, piccole e medie imprese, nonché di progetti volti a sperimentare soluzioni innovative e strumenti di natura organizzativa e gestionale ispirati ai principi di responsabilità sociale delle imprese. Per l'erogazione di tali incentivi, l'INAIL ha inteso avvalersi della cosiddetta procedura valutativa a sportello, disciplinata dal comma 3 dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 123 del 1998. Tale procedura prevede l'istruttoria delle agevolazioni secondo l'ordine cronologico di presentazione delle domande, nonché la definizione di soglie e condizioni minime, anche di natura quantitativa, connesse alle finalità dell'intervento e alle tipologie delle iniziative. Ove le disponibilità finanziarie siano insufficienti rispetto alle domande presentate, la concessione dell'intervento è disposta secondo il predetto ordine cronologico.
   L'INAIL ha reso noto di aver scelto tale procedura perché, considerato l'elevato numero di partecipanti, essa garantisce la disponibilità delle somme in tempi più brevi rispetto alla cosiddetta procedura graduatoria, che necessita invece di un'istruttoria e di una valutazione più approfondita e quindi di tempi maggiori. Difatti, il comma 2 dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 123 del 1998, nel disciplinare tale ultima procedura, prevede che siano regolati distintamente nel bando di gara i contenuti, le risorse disponibili, i termini iniziali e finali per la presentazione delle domande. Il medesimo comma 2 stabilisce inoltre che la selezione delle iniziative ammissibili è effettuata mediante valutazione comparata nell'ambito di specifiche graduatorie sulla base di idonei parametri oggettivi predeterminati. L'INAIL ha inoltre reso noto che, per realizzare rapidamente l'obiettivo primario della norma, ovverosia la realizzazione di progetti volti al miglioramento dei livelli di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, senza rinunciare alla qualità, i progetti debbano conseguire necessariamente un punteggio minimo di ammissibilità. A tal fine, l'INAIL ha stabilito che devono essere valutate le dimensioni aziendali, la rischiosità delle lavorazioni dell'impresa, la tipologia del progetto che deve rispondere a requisiti prestabiliti e il coinvolgimento delle parti sociali. Così facendo, si è cercato Pag. 9di finanziare imprese di piccole e medie dimensioni a più elevato rischio e progetti con specifiche finalità di prevenzione. I risultati conseguiti hanno confermato il raggiungimento di tale obiettivo; sono state infatti finanziate il 44 per cento di imprese, fino a 15 dipendenti, con fattore di rischio elevato e il 22 per cento circa delle imprese, fino a 15 dipendenti, con fattore di rischio medio. Inoltre, i principali interventi finanziati hanno avuto ad oggetto il contrasto di fattori di rischio elevati; cito ad esempio quelli legati alla movimentazione manuale di carichi (20 per cento dei progetti finanziati) ai materiali contenenti amianto (18 per cento) e all'esposizione al rumore (11 per cento).

  PRESIDENTE. La deputata Patrizia Maestri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PATRIZIA MAESTRI. Grazie Presidente, grazie sottosegretario, onorevole Bobba, ho ascoltato attentamente i numeri che sono stati appunto utilizzati l'anno scorso per quanto riguarda l'accesso a questi fondi e a queste risorse, ma faccio anche notare che si è creata, sempre l'anno scorso, una grande soddisfazione fra diverse imprese che non sono riuscite nemmeno a collegarsi al sistema informatico dell'INAIL per poter accedere a questi fondi.
   Quindi, il criterio della velocità e della rapidità, per cui le aziende sono state premiate, ritengo che sia tuttora un criterio ingiusto. Prendo atto però che c’è una disponibilità, c’è una volontà comunque di INAIL di tener conto quindi dei contenuti e del merito delle domande per fare in modo che vengano premiate quindi quelle aziende che effettivamente investono in sicurezza e salute e che intendono quindi migliorare le loro condizioni rispetto agli ambienti di lavoro.
   Credo però che debba essere messa a punto in modo migliore la giornata che viene chiamata click day proprio per impedire che si verifichino ancora situazioni, come sono successe l'anno scorso, in cui molte imprese, pur con progetti validi e con investimenti già pronti, sono state escluse.
   Viviamo un periodo ancora di difficoltà economica, soprattutto per le piccole e medie imprese, quindi penso che quelle imprese che intendono investire in sicurezza e in salute e quindi che fanno azioni positive debbano essere premiate al di là dell'aspetto cronologico e della velocità con cui si presentano queste domande.

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alle successive interrogazioni, però non vedo arrivare il sottosegretario Ferri. Dobbiamo vedere se è qui, altrimenti dobbiamo sospendere un attimo. Pensavo fosse entrato. È in sala Governo, ma non è molto distante la sala Governo. L'Aula è abbastanza raggiungibile dalla Sala Governo. Vediamo se è vero che sta entrando, altrimenti passiamo al sottosegretario Castiglione, chiedendo scusa ai colleghi.
   Sottosegretario Ferri, si accomodi. Lei sa che è stato il Governo a chiedere di invertire l'ordine tra lei e il sottosegretario Castiglione, ma bisogna che poi queste richieste si rispettino anche da parte del Governo.

(Iniziative per assicurare adeguati mezzi, personale e risorse per garantire lo svolgimento del cosiddetto processo Aemilia nel territorio dell'Emilia-Romagna – nn. 3-01628, 3-02028, 3-02035 e 3-02036)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Giuditta Pini n. 3-01628, Fabbri n. 3-02028, Sarti ed altri n. 3-02035 e Spadoni n. 3-02036, concernenti iniziative per assicurare adeguati mezzi, personale e risorse per garantire lo svolgimento del cosiddetto processo Aemilia nel territorio dell'Emilia-Romagna, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

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  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Rispondo quindi alle interrogazioni a risposta orale dei deputati, così come lei le ha indicate e riunite in un'unica risposta.
  Mediante gli atti di sindacato ispettivo in discussione, gli onorevoli interroganti evidenziano l'imponente impiego di risorse umane e materiali necessarie alla celebrazione del cosiddetto processo Aemilia. Chiedono pertanto quali iniziative, sotto diversi e concorrenti profili, il Ministero della giustizia abbia assunto ed intenda assumere, per garantire il regolare svolgimento nelle sedi in cui è radicata per le diverse fasi la competenza territoriale.
  Come è noto, le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna hanno ricostruito i tratti di un'associazione per delinquere di stampo mafioso di matrice calabrese, ma delocalizzata stabilmente in Emilia-Romagna, conducendo alla formalizzazione di oltre 200 contestazioni a carico di circa 240 imputati, molti dei quali sottoposti a misure cautelari.
  I risultati delle investigazioni, confluiti nella richiesta di rinvio a giudizio, testimoniano allo stato, uno straordinario impegno degli inquirenti nella ricostruzione di consessi qualificati, radicati fuori dai luoghi genetici delle più gravi forme di criminalità organizzata.
  La celebrazione del processo ha, di conseguenza, comportato l'esigenza di verificare, dapprima, l'utilizzabilità del Palazzo di Giustizia di Bologna, sede del tribunale distrettuale, per lo svolgimento dell'udienza preliminare, e successivamente del tribunale di Reggio Emilia, competente per la successiva fase dibattimentale.
  Mi preme in questa sede indicare, secondo le normative, quali siano le competenze del Ministero della giustizia e quando lo stesso debba intervenire. Infatti, le competenze del Ministero della giustizia, nell'individuazione di aule per la celebrazione dei processi che richiedano particolari modalità sono delineate dall'articolo 145-bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale. La norma prevede che – leggo il testo della norma –: «Nei procedimenti per taluno dei reati indicati nell'articolo 51, comma 3-bis, del codice, quando è necessario, per ragioni di sicurezza, utilizzare aule protette e queste non siano disponibili nella sede giudiziaria territorialmente competente, il presidente della corte d'appello, su proposta del presidente del tribunale, individua l'aula protetta per il dibattimento nell'ambito del distretto. Qualora l'aula protetta non sia disponibile nell'ambito del distretto, il Ministero della giustizia fornisce al presidente della corte d'appello nel cui distretto si trova il giudice competente l'indicazione dell'aula disponibile individuata nel distretto di corte d'appello più vicino». Quando ricorrano le condizioni previste dalla legge – celebrazione di processi per reati di cui all'articolo 51 comma 3-bis, del codice di procedura penale, e ragioni di sicurezza – spetta pertanto al presidente della corte d'appello, su proposta del presidente del tribunale, procedere all'individuazione di aule idonee. Solo laddove locali dotati dei necessari requisiti di sicurezza non siano disponibili nel distretto, interviene allora il Ministero, il quale su richiesta del presidente della corte d'appello provvede ad indicare aule dotate delle richieste caratteristiche nel distretto più vicino.
  In questo caso il Ministero della giustizia non è stato sollecitato, in quanto il presidente della corte d'appello ha deciso di far rimanere la trattazione del procedimento all'interno del distretto e quindi, d'accordo col presidente del tribunale, ha poi individuato, come dirò, lo stesso luogo del tribunale di Reggio Emilia. Quindi, essendo comunque tutto all'interno del distretto, il Ministero è stato sollecitato solo su alcuni aspetti che riguarderanno la videoconferenza, sui quali mi soffermerò in seguito nella mia risposta. Quindi, la competenza del Ministero della giustizia per quanto ho appena detto è pertanto del tutto residuale e presuppone un'apposita richiesta del presidente della corte d'appello.Pag. 11
  Per la celebrazione del «processo Aemilia» nelle sue diverse fasi non risulta pervenuta alcuna richiesta di esercizio delle prerogative previste dalla legge. Non di meno, però la competente articolazione del Ministero della giustizia è intervenuta a supporto degli uffici, tanto per la celebrazione dell'udienza preliminare a Bologna sia per la successiva fase dibattimentale di cui è previsto l'inizio a Reggio Emilia il prossimo 23 marzo, attraverso l'assistenza dei tecnici ministeriali per verificare, di volta in volta, la praticabilità in concreto delle diverse ipotesi formulate dai capi degli uffici coinvolti.
  La celebrazione dell'udienza preliminare, iniziata il 28 ottobre scorso, ha difatti richiesto l'individuazione di locali idonei in considerazione dell'imponente numero delle parti processuali e dei difensori impegnati nonché della partecipazione al processo a distanza, così come prevede il codice di procedura penale, anche di diversi imputati e delle connesse esigenze organizzative. Grazie alle intese raggiunte tra il Presidente della regione Emilia-Romagna ed i capi degli uffici è stato sperimentato un positivo modulo di interazione tra l'amministrazione centrale e il territorio che ha consentito l'adeguamento e l'allestimento di spazi fieristici, garantendo pertanto l'utile reimpiego dei dispositivi utilizzati messi a disposizione del Ministero. Voglio sottolineare questo aspetto, perché devo dare atto della grande collaborazione che c’è stata da parte del presidente della regione Emilia-Romagna, dal presidente e da tutta la regione, nel trovare una soluzione organizzativa dove la regione ha dato la massima disponibilità a collaborare con il presidente del tribunale di Reggio Emilia e con il presidente della corte d'appello di Bologna per trovare soluzioni idonee organizzative e anche nel destinare risorse per far sì che questo modello, tra amministrazione centrale e amministrazione regionale, portasse a delle soluzioni idonee ed efficaci dal punto di vista organizzativo, che chiaramente agevolano anche la speditezza e il lavoro non solo dei difensori ma anche di tutti i magistrati e garantiscono tutti i diritti delle parti processuali.
  L'udienza preliminare si è pertanto svolta nella sede naturale, che è quella di Bologna, perché sono reati di competenza distrettuale, ed all'esito il GUP ha disposto il rinvio a giudizio, davanti al tribunale di Reggio Emilia, di 147 imputati per il dibattimento.
  La trattazione delle posizioni per le quali vi è stata richiesta di definizione nelle forme del giudizio abbreviato, 71, o dell'applicazione della pena su richiesta delle parti, 21, è proseguita nei locali fieristici, che saranno rilasciati il prossimo 29 febbraio alla scadenza del contratto. Le ulteriori udienze necessarie alla definizione dei riti alternativi saranno celebrate, successivamente a tale data, invece, nell'aula della corte d'assise della corte d'appello di Bologna, come comunicato dal procuratore della Repubblica.
  Anche per quanto attiene alla celebrazione della fase dibattimentale e facendo seguito alle richieste avanzate dal procuratore della Repubblica e dal presidente del tribunale di Reggio Emilia, il Ministero della giustizia ha prestato attività di supporto per la verifica della idoneità delle aule del tribunale di Reggio Emilia, avviando l'interlocuzione con gli uffici giudiziari e con gli enti locali interessati. In seguito alle statuizioni assunte dalla competente conferenza permanente, il dibattimento sarà celebrato presso il tribunale di Reggio Emilia, opportunamente adattato alla celebrazione delle udienze attraverso l'allestimento di un'apposita struttura.
  Con nota del 3 febbraio scorso e dall'esito di un ulteriore incontro tecnico svoltosi sul posto in data 25 gennaio 2016 con l'amministrazione locale e i capi degli uffici, la competente articolazione di questo Dicastero ha fornito il proprio assenso all'assunzione, da parte del comune di Reggio Emilia e sempre con il contributo della regione Emilia-Romagna, degli oneri di allestimento dell'aula speciale, assicurando l'esecuzione da parte dell'amministrazione delle attività riguardanti la multivideoconferenza e la videosorveglianza, Pag. 12in attesa del progetto definitivo e del parere del procuratore generale presso la corte d'appello di Bologna per quanto attiene all'aspetto della sicurezza.
  In data 16 febbraio 2016 è stato poi trasmesso alla Direzione generale delle risorse il progetto definitivo attualmente all'esame del personale tecnico della Direzione, che ha comunque preso parte alle varie fasi nella sua stesura. Secondo quanto riferito, allo stato sono pertanto in atto ed in via assolutamente avanzata le procedure di scelta del contraente per l'appalto da parte del comune di Reggio Emilia per la realizzazione della nuova struttura dell'aula speciale all'interno del tribunale di Reggio Emilia. Anche in questo caso devo dare atto della collaborazione non solo della regione, ma anche della stessa amministrazione comunale di Reggio Emilia nel velocizzare e nel trovare soluzioni organizzative anche per quanto riguarda il tribunale di Reggio Emilia.
  Le competenti articolazioni di questo Dicastero hanno assicurato i necessari impianti di multivideoconferenza e videosorveglianza nonché i dispositivi telematici ed elettronici utili a sostenere nel modo migliore la celebrazione del processo. Il Ministero, pertanto, ha profuso il massimo impegno per assicurare che il «processo Emilia» potesse essere celebrato presso gli uffici giudiziari di Bologna, per quanto riguarda l'udienza preliminare e i riti alternativi, e a Reggio Emilia secondo le regole processuali che disciplinano la competenza funzionale e per territorio.
  Per quanto attiene, invece, alle dotazioni organiche del personale di magistratura ed amministrative del tribunale di Reggio Emilia e in riferimento alla funzionalità del «processo Emilia», si evidenzia come allo stato non risultino carenze idonee a compromettere la regolare celebrazione del dibattimento. Un'analisi globale dell'ufficio giudiziario evidenzia, in relazione alla situazione del personale amministrativo, una percentuale di scopertura del 17,65 per cento, che è inferiore alla media nazionale, che si attesta intorno al 21,70 per cento. I posti di dirigente e tre posizioni vacanti di funzionario giudiziario sono stati pubblicati con il bando di mobilità rivolto al personale di altre amministrazioni ed enti del 20 gennaio 2015, la cui procedura è tuttora in corso a causa di rinunce di vincitori.
  Specifiche ed ulteriori esigenze, anche indotte dagli adempimenti conseguenti alla celebrazione del dibattimento, potranno essere risolte attraverso applicazioni distrettuali di personale da altri uffici, ai sensi dell'articolo 14 dell'accordo sulla mobilità interna del personale del 27 marzo 2007, ovvero mediante istanze di comando verso l'ufficio di personale del comparto ministeriale. Va in ogni caso sottolineato come anche il tribunale di Reggio Emilia potrà giovarsi degli esiti della manovra di mobilità obbligatoria del personale proveniente dalle province, che entro il 2017 comporterà l'ingresso di circa 3 mila unità nell'amministrazione. Nella prima fase che si sta concludendo in questi giorni, ci si augura che si potranno vedere assegnate alcune risorse, ove il personale in esubero della provincia di Reggio Emilia opti per la disponibilità di vacanza messa a disposizione dal Ministero in relazione al citato tribunale.
  Per quanto concerne, invece, il personale di magistratura, l'organico del tribunale di Reggio Emilia presenta allo stato la vacanza di un solo posto di giudice non ancora pubblicato dal Consiglio superiore della magistratura. Non risulta, inoltre, che siano state avanzate richieste di applicazione al presidente della corte d'appello o al CSM in conseguenza della celebrazione del «processo Emilia». Una generale revisione delle piante organiche del personale di magistratura è tuttavia nell'agenda del Ministro, nella prospettiva di potenziare la funzionalità della giurisdizione sull'intero territorio nazionale, anche in conseguenza delle mutate esigenze seguite agli interventi di revisione della geografia giudiziaria ed in considerazione della rivalutazione di specifici indici legati alle caratteristiche locali.
  Io ringrazio i deputati che hanno presentato queste interrogazioni perché hanno consentito al Ministero di ricostruire e fare luce sulla situazione organizzativa Pag. 13per la celebrazione di un processo che è molto sentito e sul quale le forze dell'ordine e la magistratura hanno lavorato, quindi, molto attenzionato anche dall'opinione pubblica, nel rispetto di tutte le garanzie di cui hanno diritto anche le parti processuali, garantendo quindi anche i diritti di difesa e cercando di garantire una efficienza organizzativa essenziale per la speditezza e la qualità della risposta di giustizia.

  PRESIDENTE. La deputata Giuditta Pini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione n. 3-01628.

  GIUDITTA PINI. Grazie, Presidente. Io mi ritengo parzialmente soddisfatta, nel senso che se è vero che questo processo è il frutto di un lavoro enorme fatto dalla Direzione distrettuale antimafia, dai carabinieri e dalla magistratura, che ha finalmente portato alla luce il fatto che anche nell'Emilia-Romagna esiste la mafia, e non solo esiste ma ha delle cellule completamente autonome e, quindi, era assolutamente fondamentale come emiliano-romagnoli, ma anche come amministrazioni, come istituzioni, far sì che questo processo si svolgesse nel territorio in cui questi fatti sono avvenuti; e se è vero, come il sottosegretario ha più volte ricordato, che vi è stato un virtuoso rapporto tra l'Amministrazione giudiziaria, il Ministero della giustizia e la presidenza della regione Emilia-Romagna, è altrettanto vero che ad oggi la regione Emilia-Romagna ha stanziato 748 mila euro per l'affitto del padiglione 19 della Fiera di Bologna, per fare in modo che potessero avere luogo le udienze preliminari al processo, affitto che scadrà alla fine di questo mese, e proprio ieri la giunta ha stanziato altri 450 mila euro per il comune di Reggio Emilia, per fare in modo che si potesse svolgere il seguito del processo all'interno di una aula bunker idonea. Questi soldi sono stati anticipati dalla regione Emilia-Romagna e sono stati presi dall'assessorato alla cultura, ma non spetterebbe alla regione Emilia-Romagna tutto l'onere delle spese per fare in modo che questi processi si svolgano.
  Noi crediamo che così come fino adesso è stato svolto un ottimo lavoro insieme, tra Ministero della giustizia e le istituzioni regionali, si possa continuare in questo modo affinché questo milione e 200 mila euro torni all'assessorato alla cultura e con quei soldi si possano formare i cittadini emiliano-romagnoli alla conoscenza del fenomeno mafioso, alla cultura e al modo migliore per combattere la mafia e l'omertà e tutto ciò che questo porta. Per tale motivo mi reputo parzialmente soddisfatta, ringrazio molto il Ministero per la collaborazione, sono convinta che potremo continuare su questo piano.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pini. La deputata Marilena Fabbri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione n. 3-02028.

  MARILENA FABBRI. Grazie, Presidente. Anche io, come la collega Giuditta Pini, mi ritengo parzialmente soddisfatta di questa risposta.
  Se è vero che spetta appunto al presidente di corte d'appello verificare l'idoneità delle sedi di tribunale per lo svolgimento dei processi, è anche vero che, a mio avviso, l'interlocutore del presidente della corte di appello non sarebbe dovuto essere il presidente della regione Emilia Romagna per risolvere eventualmente la problematicità delle aule e degli immobili, ma sarebbe dovuto essere il Ministro della giustizia stesso, soprattutto alla luce dell'articolo 38 della legge di stabilità del 2015 che, finalmente, porta a carico dello Stato le spese per l'allestimento delle sedi giudiziarie e dei relativi oneri di gestione.
  Questa era una anomalia, una anomalia che risale al 1941, quindi quel comma ha modificato quella legge che accollava ai comuni gli oneri delle spese giudiziarie, ma in una fase in cui i bilanci comunali erano al 100 per cento oggetto di trasferimento da parte dello Stato.
  È evidente che, nel momento in cui le autonomie locali hanno anche una autonomia finanziaria, la giustizia debba essere Pag. 14un onere della collettività nel suo complesso.
  Quindi, a maggior ragione, a seguito di questa modifica che vi è stata nel 2015, che ha portato, a partire dal 1o settembre del 2015, gli oneri per le sedi giudiziarie a carico del Ministero della giustizia e dello Stato, a maggior ragione, a mio avviso, in questo caso doveva essere il Ministero della giustizia parte di questa interlocuzione, non solo per la verifica del corretto allestimento dei locali, sicuramente anche per il necessario supporto per tutta la logistica, da quello che abbiamo capito dalla risposta, per l'allestimento delle videoconferenze e della videosorveglianza; ma, insomma, anche eventualmente una compartecipazione, se non totale, almeno parziale, delle spese che, come veniva ricordato, sono state sostenute già in parte dalla regione Emilia-Romagna per 748.000 euro per l'affitto dei locali del padiglione della Fiera di Bologna e i 450.000 euro di contributo al comune di Reggio Emilia, che dovrà adeguare i locali dell'attuale tribunale di Reggio Emilia.
  Quindi, ribadisco la parziale soddisfazione, perché riteniamo che comunque vi sia un'inadempienza da parte del Ministero della giustizia che speriamo possa essere poi colmata successivamente, perché riteniamo comunque importante che il processo si mantenga in Emilia Romagna per una maggiore acquisizione di consapevolezza, non solo delle istituzioni, ma anche dei cittadini della pericolosità dell'infiltrazione delle attività malavitose, come quella che si è verificata, e quindi anche per fare emergere i necessari anticorpi che già hanno fatto emergere il fenomeno che è stato appunto evidenziato dalla Direzione distrettuale antimafia dei carabinieri, ma che è necessario venga ulteriormente rafforzato nella consapevolezza dei cittadini.
  Auspichiamo quindi che, ovviamente, oltre alla lodevole collaborazione verificatasi in questi mesi da parte dei diversi soggetti interessati, ci possa essere comunque un riconoscimento anche degli oneri, almeno in compartecipazione, da parte del Ministero della giustizia.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fabbri.
   La deputata Giulia Sarti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione n. 3-02035.

  GIULIA SARTI. Grazie Presidente. Da questa vicenda, sottosegretario, emergono sostanzialmente due considerazioni.
  La prima è che i maxi-processi di mafia non sono un affare solo delle regioni del sud, ma ormai bisogna abituarsi al fatto che possono essere celebrati anche nelle regioni del nord.
  I grandi processi contro la ’ndrangheta a Milano avrebbero dovuto insegnare qualcosa, invece, evidentemente, siamo di fronte ad una carenza, da parte di tante città del nord e da parte delle regioni del nord, di aule idonee alla celebrazione di questi maxi-processi.
  La seconda considerazione è che vi è evidentemente una mancanza di risorse. Si è agito anche in questa occasione in uno stato quasi emergenziale, perché le problematiche relative alle aule da trovare sono emerse, ovviamente, già in fase di indagini preliminari, quando si capiva che i capi di imputazione erano così tanti, e che le prove per portare al rinvio a giudizio di tantissimi imputati ci sarebbero state. Quindi, quando, poi, è arrivato il rinvio a giudizio si è prospettato il problema, in primo luogo, di dove svolgere il dibattimento e, in secondo luogo, ovviamente, di dove svolgere anche i riti abbreviati e l'udienza preliminare ancor prima.
  Quindi, noi da luglio, come Movimento 5 Stelle, ci siamo mossi e, dopo gli appelli che sono stati fatti da parte del presidente della corte d'appello di Bologna, di Reggio Emilia, da parte di tutti quegli attori che si sono interessati e che hanno fatto delle richieste specifiche al Ministero e alla regione per interloquire, anche noi ci siamo interessati con un question time in Aula, con diversi atti parlamentari, interrogazioni e colloqui con il Ministero.
  Diciamo che, ad oggi, purtroppo, c’è questo cane che si morde la coda, ovvero abbiamo avuto una regione che ha stanziato, Pag. 15alla fine, più di un milione di euro e il Ministero che – come lei ha citato –, secondo l'articolo 145-bis delle Disposizioni di attuazione del codice, ha sopperito per quanto concerne le competenze in tema di sicurezza, videoconferenza, eccetera, ma qui – come citava la collega Fabbri prima – c’è una competenza da parte del Ministero della giustizia che doveva, in qualche modo, sopperire anche ad altre spese per riuscire ad avere, sia a Reggio Emilia sia a Bologna, delle sedi idonee e per poter agire anche prima.
  Perché, come ho detto, qui si è fatto praticamente quasi tutto in emergenza: anche la regione arrivava sempre a stanziare risorse per tappare dei buchi, quando, in realtà, lo svolgimento di un processo e la trattazione, quindi, di un maxiprocesso così importante, anche di fronte all'opinione pubblica e anche di fronte alla stessa criminalità organizzata, come risposta, non dovrebbe avere questo tipo di problematiche così imponenti, come dover, addirittura, arrivare ad affittare un padiglione di una fiera perché non si sa dove celebrare un'udienza preliminare, perché non si sa dove celebrare riti abbreviati ed inventarsi un'aula bunker dal nulla a Reggio Emilia, disponendo questi edifici nel cortile del tribunale per cercare di far avere la trattazione – come tutti noi, ovviamente, auspicavamo e siamo felici che si sia arrivati a questa conclusione – nella sede dove si sono svolti e dove sono accaduti questi fatti gravissimi di reato.
  Quindi, anche noi ci riteniamo parzialmente soddisfatti, perché – siamo felici di saperlo – io mi preoccupavo molto dei riti abbreviati, perché sapevo che la scadenza dell'affitto dei padiglioni della Fiera era il 29 febbraio e che questo avrebbe prospettato un problema gigantesco: mi riferisco al fatto che, ad esempio, le requisitorie dei PM per settanta imputati – sono tanti quelli che hanno chiesto il rito abbreviato – non possono avvenire in tre o quattro giorni. In tre o quattro giorni, di solito, si tratta un imputato, come lei ben sa, soprattutto in questi processi dove ci sono così tanti capi d'imputazione, così tante prove da portare e da discutere. Quindi, la velocità con cui si sarebbero celebrate le udienze avrebbe costretto tutte le parti del processo ad una trattazione, ad una discussione piuttosto accelerata e breve e questo avrebbe portato ad evidenti problemi...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIULIA SARTI. ...perché, poi, in sede di appello, in sede di impugnazione da parte degli avvocati della difesa, ovviamente, avrebbero avuto carta bianca...

  PRESIDENTE. Deve concludere, mi scusi, onorevole.

  GIULIA SARTI. ... per fare un po’ quello che volevano. Quindi, una volta avevamo le leggi «ammazza processi» che voleva fare Silvio Berlusconi, adesso, stavamo per avere una situazione di affitti «ammazza processi».
  Io concludo dicendo, quindi, una cosa importante: questa vicenda deve far capire anche al Ministro della giustizia che bisogna, in qualche modo, trovare delle soluzioni in anticipo e non quando i fatti emergono, perché le mafie ci sono al nord e i processi ci saranno.
  In Emilia Romagna questo è stato il primo maxiprocesso e, chi lo sa, probabilmente, con quello che sappiamo, potrebbero essercene anche altri: quindi, non arriviamo a degli stati emergenziali, cerchiamo di interloquire con le regioni e con i comuni e il Ministero cerchi di stanziare delle risorse...

  PRESIDENTE. Grazie...

  GIULIA SARTI. ...prima e non quando avvengono certi problemi.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sarti.
  La deputata Spadoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione n. 3-02036.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. No, non sono soddisfatta, sottosegretario, perché, probabilmente, nell'accorpamento, Pag. 16ha dimenticato effettivamente le richieste che io facevo, quindi gliele rileggo. Io chiedevo quali iniziative, per quanto di competenza, di sua competenza, saranno intraprese dal Governo per l'attuazione di quegli aumenti di organico di magistratura e di cancelleria che lo stesso Ministro della giustizia considera necessarie.
  La risposta, da quello che ho capito, è stata: dalle province porteremo personale direttamente nei vari tribunali. Come risposta io la reputo una non risposta, perché, con il caos che c’è, che c’è stato dopo la farlocca abolizione delle province, che adesso si venga a dire sì ci saranno, un tot di organico verrà preso dalle province per, poi, arrivare nell'organico del tribunale, francamente, mi lascia un po’ basita come risposta.
  La seconda domanda che io le ponevo era quali iniziative intraprenderà il Ministro interrogato e quale sarà la tempistica necessaria. Lei ha risposto, fondamentalmente, che è nell'agenda del Ministro. Non è una risposta: si rende conto che non è una risposta dire che è nell'agenda del Ministro, quindi, vedremo, valuteremo ?
  Poi, le dico che mi fa sorridere il fatto che lei parli di grossa cooperazione della regione Emilia-Romagna: non è grossa cooperazione, la regione Emilia-Romagna ci ha messo i soldi. La regione Emilia-Romagna ha messo, prima, 748 mila euro per Bologna e, adesso – è proprio notizia di stamattina, leggevo –, 450 mila euro per Reggio Emilia. Quindi, non è che c’è stata cooperazione: la regione Emilia-Romagna si è presa, si è accollata l'onere e voi avete ringraziato per questa grossa cooperazione. Ma io presumo che per un processo di queste dimensioni il Ministero della giustizia non può soltanto dire che con la regione Emilia-Romagna abbiamo avuto una grande cooperazione. Probabilmente, il Ministero della giustizia ha anche altri oneri, ma sembra che qui non ci sia stato, anzi, non c’è stato.
  Io non so se, in qualche modo, vi rendete conto di quello che sta accadendo in una regione che ha sempre cercato di essere e si è sempre vista come una regione, e dei cittadini, che avessero degli anticorpi, ma in Emilia Romagna, purtroppo – io lo dico da reggiana –, non è più così. In Emilia-Romagna e nella mia città sono accaduti dei fatti che sono gravissimi, gliene cito alcuni. Due giorni fa, Enrico Bini, che è un sindaco del Partito Democratico di Castelnovo Monti, e altri due sindaci si dimettono dal Comitato trasparenza di Iren Spa, dichiarando che poco o nulla è cambiato sulla trasparenza per gli appalti. Tutto bene ?
  Noi del MoVimento 5 Stelle siamo stati tutta la notte, sabato scorso, a Reggio Emilia: eravamo sette parlamentari, quattro consiglieri regionali e tutti i consiglieri di Reggio Emilia. Siamo stati tutta la notte, perché chiedevamo luce sugli appalti. Questa richiesta di luce sugli appalti degli ultimi vent'anni ha una motivazione: nelle intercettazioni di Aemilia – le ricordo giusto qualche spunto di quello che sta succedendo nella mia città – ci sono...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIA EDERA SPADONI. ...ci sono parole shock, come «con l'Agac pilotavamo tutte le gare», di un arrestato, adducendo che, almeno fino al 2010, quando la multiutility aveva ancora il baricentro a Reggio, si pilotavano le gare sui rifiuti.
  In Emilia, è stato arrestato un poliziotto, autista del questore Domenico Mesiano, che, durante le primarie PD 2014, avrebbe fatto pressioni sulla comunità albanese per spingerla a non votare l'ex assessore Franco Corradini.
  A maggio 2014, in un seggio, su iniziativa di Alessandra Guatteri, la consigliera del Movimento 5 Stelle allora rappresentante di lista, fu denunciato per brogli elettorali Pietro Drammis, che era il primo dei non eletti in IdV nel 2009, che appoggiava la lista del Partito Democratico: oggi è rinviato giudizio, a favore dei consiglieri PD Scarpino e Rivetti. Gli stessi Scarpino e Rivetti, il 23 febbraio 2015, abbracciano l'imputato Giuseppe Pagliani di Forza Italia al suo rientro in consiglio. Pagliani è un imputato: quindi, ci sono stati due consiglieri Pag. 17che l'hanno abbracciato in consiglio. Chiaramente, è tutto legale, però si capisce l'immagine che viene data all'esterno, che messaggio viene dato all'esterno.
  Il 12 ottobre 2012, l'allora consigliere comunale Antonio Olivo del Partito Democratico, con un'intervista sulla Gazzetta di Reggio, si mise pubblicamente a disposizione...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARIA EDERA SPADONI. ...di Gianluigi Sarcone, allora colpito da interdittiva antimafia e già coinvolto in inchieste. Nel 2015 sarà arrestato in Emilia. Lo stesso Olivo, con Scarpino...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Spadoni.

  MARIA EDERA SPADONI. Concludo, Presidente. Questo per dire che ci sono dei fatti assolutamente gravissimi, e una cosa che francamente non capisco è quando il Partito Democratico dice che va tutto bene, allora mi chiedo: chi ha amministrato Reggio Emilia negli ultimi sessant'anni ? I marziani ? Chi è stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

(Interrogazione Fiorio – n. 3-02027)

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Fiorio n. 3-02027, concernente interventi presso la Commissione europea sulle modalità e i tempi relativi alla procedura di conferimento della protezione dei prodotti vitivinicoli.
  Avverto che, su richiesta del presentatore, l'interrogazione è stata trasformata in data odierna in interrogazione a risposta scritta.

(Misure a favore dei territori del modenese e del ferrarese colpiti da una violenta grandinata il 5 settembre 2015 – n. 3-02033)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Ferraresi ed altri n. 3-02033, concernente misure a favore dei territori del modenese e del ferrarese colpiti da una violenta grandinata il 5 settembre 2015 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Con riguardo alla segnalata e anomala ondata di maltempo, che, nel settembre del 2015, ha colpito alcuni territori della regione Emilia Romagna, provocando disagi al settore agricolo, faccio presente che nessuna richiesta di intervento del Fondo di solidarietà nazionale è stato presentato a tutt'oggi da parte della amministrazione regionale, nei termini e con la modalità che sono prescritte dall'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo n. 102 del 2004.
  Con l'occasione ricordo che gli interventi previsti nel citato decreto legislativo per il sostegno alle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali possono essere attivati a condizione che il danno sulla produzione lorda vendibile sia superiore al 30 per cento ed esclusivamente per le avversità e le colture danneggiate non comprese nel Piano assicurativo nazionale annuale per la copertura dei rischi le cui polizze sono agevolate con un contributo fino all'80 per cento della spesa premi sostenuta (per gli eventi atmosferici accaduti fino al 2014) e oggi, con la nuova programmazione, fino al 65 per cento per quelli accaduti nel 2015.
  Vorrei, tuttavia, sottolineare che gli strumenti ex ante, come quello assicurativo, si sono dimostrati nel corso del tempo nettamente più efficaci rispetto agli interventi compensativi, assicurando, infatti, oltre 7 miliardi di euro di produzione lorda vendibile. Le assicurazioni agevolate sono state inserite tra le misure analizzate dalla Commissione europea per far fronte, nel periodo di programmazione 2014-2020 – è stata fatta una misura nazionale, all'interno del PSR sulla gestione del rischio, Pag. 18che impegna risorse significative sul piano finanziario – alle crisi che interessano il settore agricolo. A queste crisi, che interessano il settore agricolo, sono predisposte una misura annuale e una misura nazionale sulla gestione del rischio. Infatti, sono all'esame mirate azioni, volte ad assicurare l'estensione territoriale della misura e a meglio informare le imprese agricole circa la portata e la potenzialità dello strumento assicurativo. Si stanno facendo azioni di divulgazione sul territorio per far ricorrere allo strumento assicurativo, perché troppo è lo squilibrio tra il nord del Paese, dove c’è una prevalenza di aziende assicurate, e il sud del nostro Paese, dove, purtroppo, le assicurazioni non hanno avuto grande successo fino ad ora.
  Compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, potranno essere adottate anche misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse alle attività agricole, tra le quali quelle irrigue e di bonifica, con onere a spese del Fondo di solidarietà nazionale.

  PRESIDENTE. Il deputato Ferraresi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Mah, soddisfatto è una parola grossa, ovviamente sono soddisfatto della risposta, che ci dà un'amara verità: cioè, la regione Emilia-Romagna ha chiesto zero, non si è attivata, non ha fatto richiesta di questo fondo, non ha accolto le richieste dei cittadini, degli agricoltori, delle associazioni di categoria che si erano mosse per cercare di fare in modo che gli agricoltori in difficoltà fossero risarciti.
  Io ricordo che l'evento è stato caratterizzato dal verificarsi di forti raffiche, che hanno raggiunto localmente valori anche di 100 chilometri orari, e si è verificato un evento definibile in «eccezionale avversità atmosferica», uno stato di calamità naturale che può essere classificato, secondo il modello della Protezione civile, di tipo «B». I danni sono stati immediati sui prodotti prossimi alla raccolta – le pere e l'uva, in particolare – ma sono ingenti anche le conseguenze subite dai frutteti, dalle piante dai sistemi antigrandine e anche dai capannoni.
  Si stima che per l'anno in corso, 2016-2017, i frutteti non saranno in grado di produrre, a seguito di forti danni subiti dagli alberi, e che la stima puntuale di questi aspetti è ancora in fase di quantificazione, anzi è già stata quantificata successivamente. Si tenga conto che, seppure, appunto, vado nell'ottica di quello che è stato detto dal sottosegretario, ossia nell'ottica del decreto legislativo del 2004, che prevede che le trombe d'aria siano assicurabili, al momento non ci sono compagnie che possono e garantiscono l'assicurazione per questo tipo di calamità.
  Quindi, diciamo che, per il futuro, l'azione che state portando avanti è sicuramente positiva, anche se noi crediamo che per tutte le emergenze non ci possa essere una assicurazione, perché non credo che i cittadini che pagano già le tasse si devono poi anche accollare il peso di assicurare la propria casa o la propria attività produttiva da un terremoto o da una tromba d'aria; credo che siano quegli eventi di straordinarietà ed emergenza che debbano essere coperti dallo Stato, Stato che prende le tasse e le risorse dei cittadini, ma che, poi, mal volentieri li aiuta in situazioni di difficoltà. Quindi, al momento non hanno alcuna forma di tutela e, anche se il Governo in questa direzione sta tentando di intervenire per fargliela avere, saranno comunque a pagamento e senz'altro non saranno rimborsati quelli che hanno già avuto i danni, sottosegretario.
  Noi siamo in una zona dove si coltiva, tra il ferrarese e il modenese, il 65 per cento delle pere italiane: le pere con più valore sono quelle della qualità Abate, che sono la più alta remunerazione che possono avere gli agricoltori; sono stati fortemente colpiti e non sono riusciti a sviluppare niente, sia per quest'anno ed è a rischio anche il prossimo anno e l'anno ancora successivo. Non solo, ma anche, ovviamente, sappiamo del Lambrusco di Sorbara di Bomporto, dei vini di eccellenza Pag. 19nazionale; sono vini DOC, che sono stati colpiti notevolmente, oltre ovviamente agli impianti e ai capannoni.
  Ora, è ovvio che io sono amareggiato e anche arrabbiato. Sono amareggiato, da una parte, perché la valutazione della richiesta di accedere a questi fondi e, quindi, ai risarcimenti, non si è neppure avviata, perché la regione Emilia-Romagna ha fatto orecchie da mercante e non si è assolutamente attivata. Per questo non posso che essere assolutamente arrabbiato, da emiliano romagnolo, di avere un Presidente della regione, Bonaccini, e degli assessori che assolutamente non si attivano per riconoscere i danni gravissimi che hanno posto in ginocchio intere province di agricoltori e, quindi, non richiedono la normalità.
  Dall'altra parte, io credo, sottosegretario, che forse si può fare qualcosa di più, credo che l'assicurazione non possa essere solo l'unico vincolo e l'unico peso che si possa dare agli agricoltori, ma si debba intervenire in casi straordinari – e questo, secondo me, lo è – per risarcire gli agricoltori. Anche perché, sottosegretario, le faccio notare che questi soldi che non entrano, il fallimento di queste imprese che coltivano pere, uva, soia, mais, poi sono soldi che faranno fallire, sono mancanze che faranno fallire le imprese; e, se falliscono queste imprese, che comunque trainano anche il Paese, i soldi allo Stato non rientreranno: è un circolo vizioso. Se non si aiutano queste persone che creano l'indotto economico-finanziario agricolo del nostro Paese, allo Stato non ritorna dentro niente. Quindi è tutto interesse dello Stato aiutare questi agricoltori a ripartire, perché garantiscono l'eccellenza di questo Paese oltre a tantissimi posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative per favorire l'immissione sul mercato di fitofarmaci non dannosi per la salute e l'ambiente – n. 3-02034)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Lavagno n. 3-02034, concernente iniziative per favorire l'immissione sul mercato di fitofarmaci non dannosi per la salute e l'ambiente (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, onorevoli deputati, una delle priorità principali del nostro indirizzo per l'agricoltura è di assicurare un alto livello di protezione della salute umana, animale e dell'ambiente. Proprio per questo abbiamo applicato con molta attenzione e con molto rigore il Regolamento (CE) n. 1107 del 2009, che regola l'immissione di prodotti fitosanitari sul mercato.
  Tali prodotti, infatti, possono essere autorizzati e immessi sul mercato solo se le sostanze attive in essi contenute soddisfano le priorità sopra indicate. In particolare, riguardo alla salute umana, una sostanza attiva è approvata solo se, sulla base di specifici test riconosciuti, risulta priva di effetti nocivi sugli esseri umani e non sia classificata come mutagena, cancerogena, tossica per la riproduzione, né abbia la proprietà di interferente endocrino.
  Sempre con l'obiettivo della massima tutela dei consumatori e degli agricoltori che li utilizzano, abbiamo approvato il Piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, che definisce gli obiettivi, le misure, le modalità e i tempi per la riduzione dei rischi che sono connessi all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sulla salute umana, sull'ambiente e anche sulla biodiversità. A tal fine, il Piano prevede una serie di interventi che sono diretti a migliorare i controlli sull'utilizzo e sulla distribuzione dei prodotti fitosanitari, ridurre i livelli di sostanze attive nocive, anche mediante la sostituzione di quelle pericolose, incentivare le coltivazioni con impiego ridotto o nullo di prodotti fitosanitari, promuovere lo sviluppo della difesa integrata ed i metodi di difesa alternative, pervenire ad un sistema trasparente Pag. 20di segnalazione e di controllo dei progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi strategici, compreso lo sviluppo di alcuni indicatori appropriati. A ulteriore rafforzamento della protezione umana, il PAN dispone altresì che le informazioni sui casi di intossicazione acuta da prodotti fitosanitari confluiscano nel sistema informativo nazionale per la sorveglianza dell'intossicazione acuta da pesticidi, attivo presso l'Istituto superiore di sanità. È altresì previsto che le regioni e le province autonome, al fine di rilevare la presenza e gli eventuali effetti derivanti dall'uso di prodotti fitosanitari nell'ambiente acquatico, effettuino il monitoraggio dei residui di prodotti fitosanitari nelle acque, tenendo conto anche degli indirizzi specifici che sono stati forniti dall'ISPRA.

  PRESIDENTE. Il deputato Lavagno ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  FABIO LAVAGNO. Presidente, signor sottosegretario, è ben nota a noi l'attenzione che il Governo ripone nei confronti della salute pubblica, della salvaguardia dell'agricoltura e dell'utilizzo dei migliori modi perché questo settore importantissimo della nostra economia possa svilupparsi e possa continuare a svilupparsi in un'ottica di qualità e di salvaguardia della salute, sia dei consumatori che degli operatori. Era necessario portare all'attenzione di quest'Aula questa tematica, proprio perché sappiamo che l'interazione tra i prodotti fitosanitari e le necessità agricole in termini di produzione e di mantenimento della quantità oltre che della qualità produttiva è qualcosa che evolve con la tecnica, con la capacità di indagine, con la capacità di impiego, e deve evolvere ovviamente nella sicurezza. L'attenzione su ciò è stata portata a seguito di una ricerca svolta dall'Università del Piemonte Orientale nell'arco di qualche decennio, che ha preso in esame molti casi e che in qualche modo evidenzia un miglioramento della qualità e della sicurezza che non veniva mantenuta nei decenni scorsi, nei decenni del Novecento. La storia del Novecento ci ha abituato a fin troppi tristi esempi di bisticci, di veri conflitti tra quello che è lo sviluppo e la capacità produttiva e la salvaguardia della salute pubblica. Credo che fosse importante fare il punto su questo, sapere che non esiste – non sarebbe impossibile dichiarare diversamente – un rischio zero, sapere che esiste una procedura ben chiara, sia per quanto riguarda i regolamenti di carattere comunitario ma soprattutto per quanto riguarda le procedure interne. Quello che mi sento di dire, nel dichiararmi soddisfatto della risposta da parte del Governo, è di non retrocedere rispetto alla capacità di controllo, rispetto alla capacità di fare una filiera del controllo, proprio per la maggiore salvaguardia della salute degli operatori che si trovano ad impiegare questo tipo di prodotti come della salute pubblica nei confronti dei consumatori, ma credo che queste siano cose sulle quali concordiamo pienamente, non solo con il sottosegretario ma con l'azione di Governo tutta.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 13.

  La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 13.

Sull'ordine dei lavori.

  RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, è di questa mattina la notizia lanciata da uno dei maggiori quotidiani italiani, la Repubblica, della divulgazione di intercettazioni, da parte di WikiLeaks, riguardanti il Governo italiano nel 2011, vale a dire l'intercettazione del Presidente Berlusconi, dei suoi collaboratori, dei suoi ambasciatori, dei suoi consiglieri.Pag. 21
  La cosa è di una gravità senza pari. Ci ricordiamo tutti la reazione della Cancelliera Merkel, del Governo tedesco e del Parlamento tedesco quando, un paio d'anni fa, venne fuori la notizia che il telefonino della Cancelliera era sotto controllo da parte dell'NSA, cioè da parte di un'Agenzia governativa americana. Vorrei che lo stesso allarme, la stessa preoccupazione e la stessa reazione ci fosse anche da parte del Governo italiano, che ho sentito stranamente silente in tutte queste ore. Non ho sentito nessuna reazione da parte del Governo italiano, da parte dei suoi Ministri, circa la divulgazione di un fatto di estrema gravità come quello che la NSA intercettasse il Presidente Berlusconi e tutti i suoi collaboratori.
  Mi chiedo anche, signora Presidente – e vado alla conclusione del mio intervento –: perché oggi ? Perché oggi questa divulgazione di informazioni ? Chi è il vero obiettivo di questa campagna ? È l'operazione verità rispetto al passato, rispetto al quale noi abbiamo già avuto modo di spiegare la nostra posizione in termini di complotto e su cui abbiamo chiesto una Commissione parlamentare d'inchiesta, oppure l'obiettivo non è tanto quello di fare verità, da parte degli anonimi selezionatori di WikiLeaks, ma è l'attuale Governo ? Ci chiediamo appunto questo, dove questa campagna di informazione o disinformazione voglia andare a parare. In ogni caso, sappiamo l'esito: è contro l'Italia, contro il Governo italiano di allora; e ci chiediamo cosa ci sia in preparazione.
  Per questa ragione, abbiamo già chiesto domani che il Governo risponda al question time; abbiamo chiesto un incontro, assieme al collega Romani, con il sottosegretario Minniti; abbiamo chiesto che il Parlamento sia coinvolto pienamente in questo che rischia di essere uno dei più grandi scandali della nostra Repubblica; e chiediamo, ancora una volta, l'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti dell'estate-autunno del 2011 e anche su quello che è successo negli ultimi mesi del 2015 e i primi mesi del 2016, riguardanti il nostro sistema bancario e la nostra Borsa. Commissione parlamentare di inchiesta per fare finalmente luce sul ruolo di questi poteri forti nei confronti del nostro Paese. Chiediamo che il Presidente del Consiglio chieda conto al Presidente degli Stati Uniti delle notizie che abbiamo appreso dalla stampa e che destano nell'opinione pubblica nazionale un'estrema preoccupazione.
  Ho letto anche di una dichiarazione del Presidente del Parlamento europeo Schulz. Mi piacerebbe anche che il Presidente del Parlamento italiano, della Camera dei deputati, nonché il Presidente Grasso, potessero fare un'affermazione simile a quella del Presidente Schulz. Che il Governo venga quindi in Aula, nel più breve tempo possibile, a parlare, non solo ai deputati e ai senatori, ma a parlare al Paese.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Brunetta. Non era esattamente un intervento sull'ordine dei lavori. Lei ha avuto eccezionalmente la parola.

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Le darò la parola per lo stesso motivo per cui l'ho data all'onorevole Brunetta. Prego.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Abbiamo letto tutti questa mattina su la Repubblica e sui siti queste rivelazioni. Ho ascoltato il collega Brunetta, che domani farà un question time, ma credo che questa vicenda non possa essere risolta con un question time, pur legittimo, tra Forza Italia e il Governo e non va nemmeno affrontata esclusivamente rispetto alle vicende di cinque anni fa perché – come sappiamo – ha riguardato anche altri Paesi.
  Probabilmente, occorrerebbe che il Governo venisse a riferire in Aula in tempi anche abbastanza rapidi, rispetto a quanto accaduto, anche per comprendere fino in fondo quale sia il livello di sovranità del nostro Paese e penso che sia giusto fare una discussione alla luce del sole in questo Parlamento.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scotto. Naturalmente la materia è all'attenzione Pag. 22del Parlamento, anche a seguito di iniziative parlamentari che i gruppi vorranno assumere.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio (A.C. 3606) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 13,07).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Paglia ed altri n. 1, Pesco ed altri n. 2, Busin ed altri n. 3 e Laffranco ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3606), presentate al disegno di legge n. 3606: Conversione in legge del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio.
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Il deputato Paglia ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Innanzitutto, comincerei da una questione di metodo, che ha a che fare con la mai abbastanza richiamata caratteristica della necessità e dell'urgenza che i decreti, da un punto di vista costituzionale, dovrebbero avere in questo Paese.
   All'interno di questo provvedimento, c’è la riforma dell'intero settore del credito cooperativo in Italia e c’è la questione delle garanzie che lo Stato porrà sui crediti deteriorati delle banche, eventualmente cartolarizzati. Stiamo parlando, nell'uno e nell'altro caso, di due temi che hanno di fatto interessato attori diversi, le banche di credito cooperativo, in particolar modo, attraverso un processo di autoriforma, e il Governo in rapporto con l'Unione europea, per quanto riguarda le garanzie, nel cui ambito c’è stata una lunghissima negoziazione, che ha portato poi a questo risultato.
   Quello su cui volevo soffermarmi è il metodo e il processo a cui si è arrivati qui. È molto paradossale, ma nell'uno e nell'altro caso ci sono stati attori esterni, in qualche modo, al Parlamento che hanno agito per tempi molto lunghi, anche un anno, con trattative molto complesse, dibattiti quasi mai pubblici, di cui si poteva avere traccia esclusivamente sui giornali – spesso e volentieri, solo sui giornali specializzati, a tratti, qualcosa poteva emergere – ma, in questo anno, di fatto, nonostante le ripetute richieste anche da parte mia al Governo per cui il Parlamento potesse accompagnare questo dibattito, esserne parte fino in fondo e poter intervenire anche con proposte su quello che era il processo decisionale che si andava definendo, questo in questo anno non è stato possibile.
  Il Parlamento, di fatto, non ha mai discusso sulla riforma del sistema delle banche di credito cooperativo e non ha mai discusso fino in fondo nemmeno delle garanzie di quella che poi veniva chiamata bad bank che poi si è risolta nelle garanzie di Stato. Lo abbiamo fatto all'interno di altri provvedimenti, lo abbiamo fatto in modo molto spurio, e adesso ci ritroviamo con un decreto. Io credo che in altri Paesi non sarebbe andata così, credo che in altri Paesi il Parlamento avrebbe potuto accompagnare Pag. 23l'intero iter della norma anche attraverso un disegno di legge molto aperto, come peraltro anche la nostra Costituzione prevederebbe. Ora, invece appunto ci troviamo con un decreto-legge.
   Molto più che il metodo, però, io credo che valga la pena, in questo caso – ed è quello che noi vogliamo richiamare con questa eccezione di costituzionalità sul decreto-legge – guardare il merito e il merito ha a che fare in particolar modo con la riforma delle banche di credito cooperativo. È inutile qui richiamare – perché lo faremo poi in un'occasione successiva – l'importanza che questo specifico settore bancario riveste per l'economia del nostro Paese, in particolar modo per la sua capacità di dare credito alle piccole e medie imprese, alle famiglie e di averlo continuato a fare più di altri anche durante gli anni del credit crunch; è inutile ricordare anche – pure questo credo sarà oggetto di dibattito postumo – come questo Governo sia particolarmente appassionato di banche; siamo al terzo provvedimento diciamo significativo che ha a che fare con il sistema bancario: dopo la riforma delle banche popolari, dopo la procedura di risoluzione sulle quattro banche, adesso anche la riforma del credito cooperativo. Questo perché avviene ? Avviene perché siamo in un momento di eccezionalità in tutto il panorama finanziario, globale ed europeo, sì, in parte anche per questo, ma mai, mai – e nemmeno in questo caso – il Governo dà l'impressione di essere del tutto limpido nell'affrontare questo dibattito, anzi tutte le volte emergono conflitti di interesse, emergono cose sottaciute, emergono elementi che inquinano anche il dibattito pubblico, questo non fa eccezione.
   Qual è il punto su cui bisogna soffermarsi ? Ce ne sono almeno tre, dal punto di vista costituzionale. Il primo è quello che in qualche modo vincola o vincolerebbe tutte le banche di credito cooperativo ad aggregarsi all'interno di un unico gruppo di fatto: vale per quelle già esistenti e vale per quelle che un domani dovessero essere fondate, e questo è evidentemente limitativo della libertà di impresa e del credito cooperativo in particolare, e viene riconosciuto peraltro come valore, quello della cooperazione, anche all'interno della Costituzione. Si badi bene che, da un punto di vista politico, io non ho grandissimi problemi rispetto al fatto che tutte le banche di credito cooperativo vadano sotto un'unica holding che complessivamente ne rafforza il sistema di vigilanza interna e anche il sistema di patrimonializzazione. Tuttavia, ci chiediamo se, da un punto di vista costituzionale, questo sarebbe legittimo. Molto peggio, però, è il sistema che in qualche modo il Governo propone, per andare oltre questo dubbio che ho appena esposto, cioè quello di consentire a banche che abbiano un patrimonio netto superiore ai 200 milioni di euro di fare l’opt out, cioè di decidere di trasformarsi in spa e di non aderire a questo gruppo. Questo è doppiamente discriminatorio perché, da un lato, si riserva solo ed esclusivamente ad alcune banche di credito cooperativo, cioè le piccole, o quelle che non ritengono di doversi fondere con altri istituti analoghi sono costrette, volenti o nolenti, a sottoporsi a quello che è un ombrello di controllo o una holding stabilita per legge; per le più grandi, o per quelle che da domani stiano pensando già ad un processo di fusione, invece, c’è la possibilità di uscita. Questo è un problema, perché le regole dovrebbero essere uguali per tutti: se si riconosce il diritto di trasformarsi in spa per non sottoporsi ad un vincolo, dovrebbe essere riconosciuto a tutti gli istituti; se si riconosce invece che c’è un valore superiore, che è quello della stabilità del sistema finanziario e della tutela dei soci, che comporti la necessità di aggregarsi sotto un cappello unico che dia garanzie a tutti, questo, tanto più, dovrebbe essere un vincolo per chiunque, anche perché io adesso provo ad immaginare un sistema in cui si dica che, sì, tutti devono raccogliersi e sottoporsi ad un sistema di vigilanza interna anche pesante, che in taluni casi può arrivare persino fino al commissariamento interno fatto dalla holding rispetto ai singoli istituti, che questo si bilancia rispetto al fatto che ci sarà Pag. 24una più forte garanzia e che, quindi, in qualche modo queste banche verranno protette, almeno in prima battuta, dal bail-in, perché potranno, prima di avere la risoluzione sulla testa, provare a riaggregarsi o a garantirsi vicendevolmente.
  Questo può anche funzionare, ma se su questo noi mettiamo che le più grandi da un giorno all'altro possono uscire, che messaggio lanciamo ? Dov’è la stabilizzazione del sistema ? Solo le più grandi e, verosimilmente, anche le più solide possono rifiutare questo vincolo solidaristico e uscire. Uscire facendo cosa (e qui c’è l'altro problema di natura eminentemente costituzionale, io credo) ? Uscire pagando un 20 per cento di tassa, perché non vedo come altro la si possa chiamare, su quelle che, appunto, sono le proprie riserve accumulate negli anni.
  Perché le banche di credito cooperativo hanno accumulato riserve negli anni ? Perché hanno avuto un trattamento fiscale favorevole, cioè su quegli utili che vengono obbligatoriamente per legge messi a riserva non si pagano le tasse (questo a parte gli accantonamenti originari). Questo determina che progressivamente, nell'arco degli anni, si crea o possa crearsi un grande ammontare di riserve indivisibili che, però, come tali non valorizzano il capitale di nessuno, perché chiunque diventi socio di una banca di credito cooperativo sa che non può mettere le mani su quel capitale, tant’è che la legge precedente sostanzialmente stabilisce – la legge ordinaria – che se una cooperativa decide di diventare una SpA queste riserve vengono incamerate dallo Stato e in questo modo si ricompone il fatto che non si lede la libertà di un soggetto di cambiare la propria natura sociale ma nemmeno, però, lo si lascia godere di riserve accumulate ad altri fini. Qui, invece, proprio in un settore molto delicato, con un 20 per cento si libera non la banca ma si liberano gli azionisti di quella banca, i soci che diventano azionisti, permettendo loro, peraltro, di realizzare enormi plusvalenze grazie al fatto che in norma di legge quelle riserve, prima indivisibili, diventano proprietà privata di chi possiede quelle quote.
  Chiunque può capire che questo lede, da un lato, il principio solidaristico garantito dalla Costituzione a tutela della funzionalità del mondo cooperativo ma, dall'altro, immette anche una grande disparità tra soggetti diversi, fra soci di una banca di credito cooperativo e l'altra, fra chi possiede azioni storiche e chi in questo momento eventualmente le sta rastrellando. Insomma, si viene a mettere in moto un meccanismo che di virtuoso non ha nulla e che io credo – e concludo – di fatto mentre si dice di voler fare una holding unica a tutela del credito cooperativo, e, quindi, anche della sua prospettiva futura, in realtà si vara una legge che andrebbe chiamata in modo completamente diverso, perché il suo effetto è quello di spingere le banche di credito cooperativo ad aggregarsi, a raggiungere il livello minimo di patrimonio netto e a trasformarsi in SpA.
  Alla fine di questa strada non c’è un credito cooperativo più forte; c’è un credito cooperativo distrutto a favore di un sistema privatistico di capitale, qual è quello delle società per azioni.

  PRESIDENTE. Il deputato Villarosa ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Pesco ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Siamo qui per l'ennesimo decreto senza ragioni. Perché dico che è senza ragioni ? Perché in ogni decreto, come giustamente sanno tutti i miei colleghi, all'inizio quando si fa la presentazione, onorevoli colleghi, si parla e si spiegano le motivazioni alla base delle quali noi dovremmo votare questo decreto. Allora, mi sono focalizzato su alcune: ad esempio, a un certo punto si scrive che il sistema delle banche di credito cooperativo sarebbe focalizzato sulla tradizionale attività al dettaglio e, dunque, particolarmente esposto all'andamento dell'economia reale. Ma perché è nata la banca ? La banca, l'ex banca moderna, quella che mette nostalgia, che è quella del 1936, finita nel 1993 con il TUB, prevedeva Pag. 25giustamente che in un Paese solidale i cittadini depositassero i loro risparmi per cercare di avere un sistema bancario che era totalmente pubblico, che riusciva a individuare gli imprenditori migliori, li finanziava, li faceva crescere, facendo crescere così tutto il sistema e il tessuto economico nazionale. Quindi, sentire che una delle motivazioni è che ci sia troppo indirizzo da parte delle banche di credito cooperativo verso l'economia reale e questo dovrà essere un problema per questo Governo, non solo mi infastidisce ma mi spaventa.
  In un altro punto, invece, si parla di assetti organizzativi e della dimensione ridotta, con effetti sui costi e sulle possibilità di innovazione.
  Cioè, noi abbiamo un Governo che entra all'interno delle attività economiche e bancarie e decide se quelle attività hanno troppi costi e, quindi, se possano continuare a vivere o meno.
  Io ricordo che esiste un articolo, se non sbaglio l'articolo 41 della Costituzione, che parla della libertà di iniziativa economica che in questo Paese dovrebbe essere libera. Quindi, leggere tra le ratio di questo provvedimento, come motivazione, quella di eccessivi costi delle piccole banche sinceramente mi spaventa, anche perché il sistema bancario ha funzionato molto bene dal 1936 al 1992, ha fatto crescere questo Paese e non aveva mai pensato di utilizzare le obbligazioni subordinate per pagare i debiti e le crisi delle banche; non aveva mai pensato di utilizzare le obbligazioni per pagare le crisi delle banche, ma anzi si passava a un'incorporazione e c'erano addirittura, Presidente, alcuni articoli che prevedevano che l'amministratore di una banca – parlo della legge del 1936 – dovesse depositare anche una cauzione nel momento in cui iniziava ad amministrare una banca, perché il Governo sapeva a cosa si andava incontro e sapeva che l'articolo 47 della Costituzione lo obbligava e obbliga la Repubblica a tutelare i risparmi e a controllare l'erogazione del credito.
  Mi fa paura leggere che, oltre ad esigenze di razionalizzazione della governance, vi sono anche esigenze di stabilità nel suo complesso e di rafforzamento patrimoniale a livello di singole banche di credito cooperativo. Presidente, noi qui stiamo...anzi, voi qui state obbligando delle banche del sistema cooperativo con degli stratagemmi a trasformarsi in SpA, perché le più piccoline dovranno far parte di una holding che sarà una SpA e non una società cooperativa per azioni che segue le regole delle banche di credito cooperativo e che potrà gestire, quasi nella totalità sicuramente, l'indirizzo e sicuramente tutte quelle indicazioni inserite nel decreto che ovviamente rendono poi nulla l'attività delle singole banche di credito cooperativo.
  Vorrei ricordare ai colleghi che in questo decreto addirittura l'amministrazione, il CdA della holding, potrà rimuovere gli amministratori delle singole banche di credito cooperativo. Li potrà rimuovere ! Quindi, voi volete mascherare il mantenimento dell'esistenza delle banche di credito cooperativo ma poi, nella realtà dei fatti, ci rendiamo conto che così non è.
  Ma in cosa volete trasformare queste banche di credito cooperativo per rendere il sistema economico bancario più stabile ? Questa fa ridere, Presidente ! Cioè, si cerca di trasformare le banche di credito cooperativo con i loro problemi – attenzione: con i loro problemi – che si risolvono risolvendo quei problemi che si sollevano, banche di credito cooperativo abituate a investire nel territorio, nelle piccole e medie imprese, tra i soci, tra le imprese che partecipavano al capitale azionario; ora invece potranno diventare una Deutsche Bank, potranno diventare una banca che ha delle riserve pari a 530 miliardi e che ha un'esposizione verso i derivati pari a 54 mila miliardi (54 mila miliardi !).
  Quindi, il moltiplicatore autorizzato dal sistema bancario ha permesso a Deutsche Bank di avere 530 miliardi di soldi di cittadini tedeschi, probabilmente europei, e usare quei soldi mettendoli a rischio, mettendoli a rischio comprando derivati che hanno una volatilità pazzesca e, infatti, i mercati azionari rispondono facendo Pag. 26perdere più del 50 per cento a Deutsche Bank. Quindi, il nostro obbligo, il nostro dovere di tutelare il risparmio e di controllare l'esercizio del credito, significa trasformare una banca di credito cooperativo in una SpA probabilmente altamente speculativa.
  Ma la cosa che più fa male, Presidente – e concludo, perché è il punto che più fa male –, è riuscire a far passare una norma che prevede una tassa straordinaria e, quindi, dire ai cittadini che le banche pagano, che le banche pagheranno una tassa straordinaria del 20 per cento. Nello stesso comma c’è la beffa e io vorrei capire se questa norma è stata fatta con superficialità, perché ricordo che le norme devono essere chiare a tutti i cittadini italiani, o se c’è del dolo. Quel 20 per cento, Presidente, significa che, come ricordava anche il collega Paglia, le banche di credito cooperativo hanno goduto di una fiscalità agevolata per far sì che quelle riserve messe da parte potessero poi finire nei fondi mutualistici per il benessere collettivo, per scopi mutualistici, termine ripetuto più e più volte all'interno della nostra Costituzione e sulla quale si basa, Presidente, la nostra Costituzione, e lei lo dovrebbe sapere bene.
  Ebbene, in quella norma vi è una possibilità, per chi ha più di 200 milioni di euro e anche in quel caso vi sono stati dei giochetti un po’ strani; Padoan parla di riserve, mentre il giorno dopo si parla di patrimonio netto e questo fa sì che alcune banche toscane vicine a qualcuno possano entrare o non entrare all'interno della riforma, ma questo è tutto un altro discorso. Allora, il patrimonio netto pari a 200 milioni di euro permette la trasformazione diretta di alcune banche in S.p.A., questo pagamento delle tasse aggredirà riserve destinate a fondi mutualistici per far passare che pagheranno il 20 per cento di imposta straordinaria e, nel contempo, cancelleranno l'articolo 17 della legge n. 388 del 2000, se non sbaglio, la quale prevede che, nel momento in cui vi sia una liquidazione, uno scioglimento della società o una perdita del patrimonio, il patrimonio non possa essere aggredito perché deve finire obbligatoriamente all'interno di fondi mutualistici. Ebbene, per chi si trasformerà in S.p.A. direttamente con più di 200 milioni di euro potrà in automatico aggredire, i nuovi azionisti e gli azionisti vecchi, il patrimonio che era destinato a fondi mutualistici.
  L'articolo 45 della Costituzione parla di cooperazione e la definisce, ci sono sentenze della Corte costituzionale che vanno contro questa tipologia di ratio che voi avete messo in piedi. Quindi voi potete far credere in giro ciò che volete, avete la maggioranza ! Stiamo facendo questa buffonata di votare una pregiudiziale presentata dalla maggioranza, una pregiudiziale su una legge presentata dalla maggioranza che la maggioranza dovrà votare qui in Aula; è una buffonata questa tipologia di organizzazione dei lavori, ve lo dico chiaramente ! Come fa la maggioranza ? Presenta una legge e poi si vota la pregiudiziale contro ? Quindi, caro Presidente, fuori potete raccontare ciò che volete, però la realtà è quella che ho raccontato io, e come mi diceva Federico un tempo, Presidente: noi siamo nati ieri, questo è vero, però di mattina presto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

  FILIPPO BUSIN. Grazie Presidente. Noi vogliamo innanzitutto censurare quello che è ormai un conclamato ricorso abnorme alla decretazione d'urgenza; siamo già al quarantottesimo decreto legge d'urgenza di questo Governo dal 2014, che si configura ormai come un vero e proprio attentato a quelli che sono gli equilibri dei poteri dello Stato, così come previsti dalla Costituzione, che attribuiscono al Parlamento in via prioritaria il potere legislativo. A questo aggiungiamo che, se guardiamo anche le statistiche, il 29 per cento delle leggi approvate in questa legislatura sono d'iniziativa governativa contro l'un per cento di quelle d'iniziativa parlamentare, per non parlare poi dei tempi che vedono un vantaggio anche qui molto Pag. 27marcato delle leggi di iniziativa governativa, che vengono approvate in poco meno di un mese o due in media, contro più di un anno di quelle di iniziativa parlamentare.
  Arrivando allo specifico del decreto-legge è evidente che qui mancano i presupposti di straordinaria necessità ed urgenza, anzitutto per i tempi in cui questo decreto è previsto venga attuato, cioè i tempi in cui le norme troveranno la reale applicazione; è previsto un tempo di diciotto mesi, così come era stato previsto nel decreto legge di trasformazione obbligatoria delle banche popolari in S.p.A. e, quindi, vi è una contraddizione implicita nel testo del decreto legge, che da un lato richiama la necessità e l'urgenza e dall'altro concede diciotto mesi, quindi un anno e mezzo, di tempo per la sua attuazione.
  Da qualsiasi punto di vista lo si guardi, questo decreto non ha alcuna giustificazione; si richiama la necessità e l'urgenza in virtù della crisi o delle preoccupazioni che riguardano i patrimoni di alcuni istituti del credito cooperativo, ma se guardiamo poi nello specifico quanti sono e quali sono i confini di questa emergenza che viene richiamata, vediamo che gli istituti che presentano problematiche di questo tipo sono 17 su 363.
  Parlare di una riforma di un istituto che ha una storia centenaria, che è nato con particolari caratteristiche, che con questo decreto vengono stravolte, perché la possibilità che viene data di disporre, quindi di rendere divisibili le risorse indivisibili che sono state accumulate in anni in esenzioni fiscali, altro non è se non un blitz per rivoluzionare l'intero sistema del credito cooperativo. Dico questo perché si usa uno strumento così abnorme per la soluzione di una crisi che riguarda una minima parte della galassia del credito cooperativo. In questo modo si va contro anche il dettato costituzionale, all'articolo 45, dove si prevede una finalità sociale alla mutualità che è insita nella cooperazione, e all'articolo 3 della Costituzione, dove si prevede che vengano rimossi quegli ostacoli di natura economica e sociale che precludono l'uguaglianza fra i vari cittadini e non dimentichiamo che il credito cooperativo è nato proprio con questa precisa finalità.
  Per concludere, come in ogni caso, si coglie l'occasione per inserire in questo decreto materie del tutto disomogenee e, come richiamato più volte dalla Corte costituzionale, il criterio dell'omogeneità rappresenta un corollario stesso della necessaria straordinarietà ed urgenza, che sono legate al decreto-legge. In questo senso il decreto legge non ha alcuna giustificazione d'essere, era molto più consigliabile e preferibile un iter legislativo normale che consentisse di ponderare bene le questioni ed intervenire in una materia così delicata che ha così tante ripercussioni sulla intera economia del nostro Paese. In questo senso noi abbiamo anche, in qualche modo, un fondato pregiudizio nei confronti dello strumento del decreto-legge, perché abbiamo visto quali sono stati gli effetti di questo strumento nelle recenti iniziative di governo che hanno riguardato, come citato prima, le banche popolari, ma anche il «salva-banche», ma anche gli atti di governo che hanno recepito in maniera, diciamo, superficiale e frettolosa quello che era il meccanismo del bail-in per la soluzione delle crisi bancarie. In questo senso se questa è l'esperienza recente, diciamo che un altro articolo della Costituzione è in qualche modo messo in discussione, quello che salvaguarda i risparmi, l'articolo 47 della Costituzione, viste appunto le recenti esperienze negative di questo Governo che, in tema di istituti di credito, riforma del sistema finanziario, possiamo dire senza nessuna intenzione polemica, ha dato veramente il peggio di sé (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13,32).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di Pag. 28preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Laffranco ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 4.

  PIETRO LAFFRANCO. Grazie Presidente. Intanto voglio premettere che io non sono solito condividere l'abuso che talora i gruppi di opposizione fanno delle questioni pregiudiziali di costituzionalità, stavolta però, e per questo ho tenuto anche a firmare la nostra questione pregiudiziale, devo dire onestamente che il decreto emanato dal Governo rappresenta un autentico vulnus delle prerogative del Parlamento e delle norme costituzionali che lo regolano. Questo non soltanto per quanto concerne i requisiti che ogni decreto deve avere, ma anche per la violazione di norme sostanziali che regolano la materia di cui il decreto tratta. Per quanto concerne i requisiti di necessità, urgenza e straordinarietà, su cui peraltro la Corte costituzionale si è varie volte soffermata, devo dire che sarei curioso di trovare qualcuno che riuscisse a dimostrarne la sussistenza.
  Intanto, perché il decreto in questione, almeno per quanto riguarda la parte della riforma del credito cooperativo, è un'autentica riforma strutturale del comparto. Una riforma che riguarda il 15 per cento degli sportelli bancari italiani, il 6 per cento degli attivi complessivi, 135 miliardi di impieghi e, in buona sostanza, una parte molto corposa della realtà legata al territorio italiano. In secondo luogo, perché i requisiti di urgenza sono totalmente assenti in questa vicenda. Di questa riforma si parla da molto tempo, è stata richiesta, invero dapprima dalla Banca centrale europea, poi dalla Banca d'Italia e ne abbiamo tracce in documenti ufficiali. Di questo il Governo si sta occupando da mesi, ha rinviato questa riforma di settimana in settimana: dove sono i requisiti di necessità e di urgenza ? Di fatto non ci sono, tant’è che, in tutta onestà, col massimo rispetto, mi viene da chiedere come abbia fatto la Presidenza della Repubblica a controfirmare questo decreto. Devo dire che, al di là delle esternazioni presidenziali che confermano la bontà degli indirizzi della Corte costituzionale, di cui peraltro faceva pure parte lo stesso attuale inquilino del Colle, poi nella sostanza si continuano ad autorizzare decreti i cui requisiti mancano. Casualmente mancano, ad esempio, anche in un altro atto di Governo in tema di banche, il «decreto sulle Banche popolari» dell'anno passato. Un decreto la cui ambiguità fa un po’ il paio con l'ambiguità di questo, perché si individuano dei profili dimensionali. Allora erano gli 8 miliardi, stavolta sono i 200 milioni scelti, onorevoli colleghi, non so per quale motivo, o forse lo so e nel proseguo della discussione parlamentare, dapprima in Commissione, e poi in quest'Aula, avremo modo di parlarne. Quindi, a maggior ragione, considerato che il Governo è già profondamente intervenuto varie volte, sia pure in maniera inefficace e confusa, trattando la questione delle banche («decreto Banche popolari», il «decreto salva banche», poi immesso nella legge di stabilità, le leggi di recepimento di direttive europee, quella del bail-in), dove sono, onorevoli colleghi, i requisiti di necessità, urgenza e straordinarietà ? Non ci sono ! Non ci sono e quindi la nostra pregiudiziale è assolutamente fondata. Ma mi consentirete di dire che questa pregiudiziale è vieppiù fondata per la palese violazione di altre norme costituzionali. Intanto, dell'articolo 3, onorevoli colleghi, con il cosiddetto meccanismo della way out, e non sto qui a spiegarlo perché i colleghi – pochi – che sono presenti saranno certamente consapevoli di questo meccanismo, con cui si consente alle banche di credito cooperativo che hanno un patrimonio netto superiore ai 200 milioni di evitare l'incorporazione, chiamiamola così impropriamente, da parte della holding capogruppo, pagando una sorta di imposta straordinaria forfettaria pari al 20 per cento delle proprie riserve. Perché Pag. 29soltanto quelle banche e non tutte ? Mi pare evidente che c’è una disparità di trattamento tra le banche di un certo tipo di dimensione piuttosto che le banche di un altro tipo di dimensione. Ma, onorevoli colleghi, la parte più profondamente – se me lo consentite – incostituzionale di questo decreto è quella che di fatto mina alla radice la tutela del modello cooperativo sancito dall'articolo 45. In pratica, questo decreto consente, attraverso il meccanismo delle way out, a poche fortunate banche, alcune delle quali ubicate casualmente in un territorio molto sfortunato per la questione bancaria, onorevoli colleghi, la Toscana (la Terra del Monte dei Paschi, la terra della Banca Popolare dell'Etruria e adesso anche la terra di alcuni fortunati o sfortunati crediti cooperativi), di trasformarsi in S.p.A. senza devolvere il proprio patrimonio ai fondi mutualistici e oltretutto rendendo divisibili le riserve con il pagamento appunto di quella imposta forfettaria pari al 20 per cento a cui facevo riferimento.
  Questa norma, per chi conosce un po’ i meccanismi, mi rivolgo soprattutto ai colleghi del Partito Democratico che hanno una storia di appartenenza importante alla sinistra italiana, apre un vulnus dalle conseguenze incalcolabili. Intanto, perché l'agevolazione sugli utili destinati a riserva venne miracolosamente salvata dalla Commissione europea, proprio in virtù di quella caratteristica di indivisibilità, ed essa subirebbe necessariamente una rivisitazione con danni incalcolabili per tutte le società cooperative, in particolare quelle a mutualità prevalente. Inoltre, e forse è la cosa più grave, questa norma derogatoria potrebbe fungere da grimaldello per altri settori della cooperazione interessati a privatizzare le riserve al fine di dividerle tra i soci. Allora, per chi conosce questa materia non credo che ci sarebbe bisogno di molte altre parole per votare a favore non solo della nostra, ma anche delle altre pregiudiziali di costituzionalità, perché non siamo in presenza della consueta arroganza del Governo nell'emanare decreti privi dei requisiti costituzionalmente previsti di necessità, urgenza e straordinarietà, ma siamo in presenza di un decreto che, almeno nella parte relativa alla riforma del credito cooperativo, viola palesemente l'articolo 3 della Costituzione e soprattutto l'articolo 45, connesso con l'articolo 53, smontando il modello cooperativo, onorevoli colleghi della sinistra, e tra l'altro non cogliendo neppure quello che è l'obiettivo della riforma che sarebbe quello di dare solidità attraverso un gruppo unico a queste piccole banche di territorio. È di tutta evidenza che il lungo periodo che viene previsto per dare attuazione alla riforma indurrà alcune banche di credito cooperativo ad unirsi tra loro, come sta avvenendo ad esempio nella mia terra umbra, per cercare di arrivare ai famosi 200 milioni e svincolarsi. Ma io mi chiedo, e concludo onorevoli colleghi, non solo perché il Presidente della Repubblica abbia firmato un decreto privo dei propri requisiti, ma come faccia una parte significativa della sinistra italiana a consentire al Governo di andare avanti su una riforma che per un verso smonta il modello di credito cooperativo, così importante per tanta parte delle famiglie e delle imprese italiane, e per un altro, lo fa non solo non cogliendo l'obiettivo del consolidamento del settore, ma di fatto andando a stabilire delle norme che hanno come unico fine quello di favorire talune piccole banche che hanno nome, cognome e anche indirizzo: Palazzo Chigi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. Signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, sono grato all'onorevole Laffranco, perché mi sembra che il suo intervento sia stato l'unico in cui si è parlato della Costituzione, tranne un accenno all'inizio del dibattito. L'urgenza in questo caso esiste, ed è questo il primo tema, è sotto gli occhi di tutti, e riguarda una buona parte del decreto. Qui abbiamo discusso moltissimo di merito oggi, si è Pag. 30parlato quasi esclusivamente di merito e su quello anche Scelta Civica ha dei commenti, ha delle osservazioni, le ha portate avanti, e ne parleremo dopo. È indubbio, però, che gli interventi sul sistema bancario, incluso il sistema cooperativo, siano diventati urgenti, siano sempre più urgenti per la situazione del mercato bancario; è indubbio che è urgente un rafforzamento. Poi il fatto che siano previsti dei meccanismi di opt-out, su alcuni dei quali anche noi abbiamo espresso delle riserve, non vuol dire che non si vada a consolidare le banche più piccole; se alcune si aggregheranno e rientreranno nell'esenzione, vorrà dire che non saranno più tanto piccole. Quindi, se l'obiettivo è quello di rafforzarle con l'unità, non credo che siano le uscite di alcune dal sistema a indebolire l'intero sistema.
  Comunque l'urgenza sicuramente esiste. Anche il problema dell'uguaglianza, francamente, mi sembra discutibile, nel senso che il principio di uguaglianza nella nostra Costituzione è di trattare in maniera uguale situazioni uguali. È evidente che una banca che ha una determinata dimensione viene trattata diversamente da una che ha una dimensione piccola, ed è già così in tutto il Testo unico bancario, in tutto il sistema normativo c’è un trattamento diverso. Ancora una volta, si può discutere moltissimo del merito, il merito è un'altra questione; che tutto il sistema possa essere corretto in alcuni aspetti è vero, noi porteremo avanti alcune proposte di modifica, ma non c'entra niente con la Costituzione.
  Anche l'argomento relativo alla trasformazione: io ho sentito parlare di espropri, di lesione dell'indipendenza e della libertà di scelta degli imprenditori; tutte le trasformazioni verranno fatte con una delibera di trasformazione che verrà fatta in Assemblea e sarà la banca a decidere se trasformarsi o meno e a prendere le sue scelte. La libertà di iniziativa privata non c'entra assolutamente nulla.
  Una piccolissima chiosa di merito, visto che ce ne sono state tante: ho sentito prima l'onorevole Villarosa dire che è assurdo che lo Stato commenti, tra virgolette, sul fatto che le banche sono deboli o hanno troppi costi. Il Testo unico bancario, anche lì, fa quello dall'inizio alla fine: si cerca di evitare che le banche siano deboli, si introducono dei requisiti di solidità patrimoniale e si prevede la revoca della licenza se non vengono rispettati; è evidente che i costi o l'eccesso di costi di una piccola banca, così come l'esposizione al mercato, non vuol dire impedire a una banca di esporsi al mercato al dettaglio o ai prestiti al dettaglio, vuol dire semplicemente prendere atto che, in una fase di recessione, quel tipo di esposizione rende queste banche più deboli di quello che sarebbero in una fase di crescita.
  Detto questo, è sicuramente vero che in questo decreto ci sono norme su molti argomenti, ma sono tutte norme che hanno a che fare con il consolidamento del sistema bancario, da quelle sulla garanzia statale e sulle cartolarizzazioni, a quelle sull'accelerazione delle procedure, a quelle fiscali sulle ristrutturazioni bancarie; sono tutte norme che hanno un elemento comune – consolidare il sistema bancario – e francamente trovo stupefacente che qualcuno dica che non è una questione urgente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tancredi, che è assente. Si intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Viceministro, non credo ci sia materia per una questione pregiudiziale di incostituzionalità, sia sull'urgenza che nel merito. C’è un decreto-legge che consolida la cosiddetta autoriforma del credito cooperativo, da tempo annunciata. Si tratta di affrontare, con le risorse del settore e senza oneri per lo Stato, l'oggettivo deterioramento dei crediti concessi alle imprese e alle famiglie, a sostegno dei territori, in una fase di dura crisi economica, che ha reso più fragile e, in qualche modo, debilitato il credito concesso.
  Si tratta, inoltre, di migliorare la governance, talvolta troppo carente in queste Pag. 31piccole banche, ma purtuttavia così preziose perché cariche di storia e di umanità, e che con la cooperazione hanno fatto vivere un'altra modalità di associarsi e di produrre. Ovviamente si tratta di lavorare per correggere in sede di conversione il testo del decreto-legge: la natura della conversione parlamentare ha proprio questa caratteristica.
  In particolare, sulla deroga che concede alle BCC con un patrimonio netto superiore ai 200 milioni di trasformarsi in Spa, versando il 20 per cento della riserva indivisibile all'erario: non è in discussione la libertà che una BCC possa chiamarsi fuori dal progetto comune, non è auspicabile, certo, ma si deve tener conto di un orientamento diverso, solo che questo può avvenire a condizione che la BCC che si trasforma in Spa versi ai fondi mutualistici la riserva indivisibile. Questo è il punto essenziale. È il favore fiscale accordato che ha consentito di crescere nel tempo la riserva indivisibile, proprio per consentire la capitalizzazione dell'impresa cooperativa, la cui natura giuridica rende molto problematico l'affaccio ai mercati finanziari.
  L'indivisibilità è la condizione della continuità della vita della cooperativa e il suo legame intergenerazionale nel corso della storia; non sono gli ultimi soci i destinatari del patrimonio accumulato, ma la società intera, nel suo complesso, che ha investito sulla cooperazione come sulla più alta modalità sociale del produrre. Non si può fissare un principio di dissolvimento, ma io sono convinto – e ho anche apprezzato, in questo senso, l'intervista che qualche giorno fa ha reso il Viceministro – che di questo si deve parlare in sede di conversione e che si potrà opportunamente trovare un punto di equilibrio ragionevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, siamo ovviamente di fronte all'ennesima richiesta di espressione su una questione pregiudiziale, che, di fatto, anticipa la discussione generale che avverrà in quest'Aula, immaginando che le questioni pregiudiziali verranno respinte, così come purtroppo accade ripetutamente, senza che, da parte della maggioranza, si erga una sola voce per motivare un voto contrario o per argomentare quali siano le ragioni che pongono un argomento così importante come quello della riforma del sistema bancario, anche se relativo ovviamente alle banche di credito cooperativo, ad un decreto-legge.
  I miei colleghi, quelli che sono intervenuti prima di me, hanno sottolineato già anche il silenzio assordante del Presidente della Repubblica, che sull'argomento firma in silenzio, senza nemmeno richiamare quelle che possono essere le regole più elementari rispetto alla Costituzione che viene sistematicamente violata, così come già la Cassazione ha evidenziato in sentenze precedenti. Ma è evidente che si vuole andare avanti e il fatto che lo si faccia su un argomento così importante come quello del sistema bancario, che lo si faccia a pezzi, dimostra l'assoluta incapacità, o la mancanza di volontà, di questo esecutivo di procedere ad una riforma organica, affrontando in Aula tutte le condizioni necessarie, cosa che, certamente, avrebbe un grande interesse.
  Fino ad oggi abbiamo ascoltato che le riforme che sono state portate avanti servono a proteggere i risparmiatori dai possibili fallimenti e dalle criticità delle piccole banche. In pochi hanno ricordato come, solo qualche anno fa, Monte dei Paschi di Siena, che certamente non era una piccola banca e non lo è tutt'oggi, ha avuto bisogno di un intervento massiccio da parte del dell'Esecutivo, affinché non si consumasse una vera e propria tragedia. Il problema non è la dimensione delle banche, è la qualità della politica che i singoli istituti portano avanti, la qualità degli amministratori, dei consigli di amministrazione e anche le finalità complessive che una banca si pone.
  Ebbene, certamente le banche di credito cooperativo, proprio per la loro natura mutualistica, hanno un obiettivo che dovrebbe essere preservato e che, invece, Pag. 32questo decreto dimentica. Affronteremo nel merito le questioni, quando arriveremo alla discussione sulle linee generali. Quella che noi riteniamo come questione pregiudiziale rimane in vita, ovviamente voteremo a favore delle questioni pregiudiziali che sono state presentate, perché vogliamo che anche il Colle si renda conto che, se il suo è un silenzio assordante, almeno in quest'Aula ci sarà modo di fare valere le nostre ragioni: Fratelli d'Italia voterà favorevolmente a tutte le questioni pregiudiziali presentate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.
  Colleghi, abbassate un po’ il tono della voce perché entrando avete migliorato di molto l'acustica.

  SILVIA FREGOLENT. Signor Presidente, signor Viceministro, le pregiudiziali di costituzionalità oggi in discussione sollevano problemi di metodo e di merito in relazione al decreto-legge n. 18 del 2016.
  Per quanto concerne il metodo, le pregiudiziali in discussione criticano il frequente ricorso alla decretazione d'urgenza, che altera il principio della separazione dei poteri – ai sensi del quale il compito di legiferare spetta al Parlamento, non al governo –, e la non omogeneità del provvedimento. Si tratta di un generico e ripetitivo atto di accusa nei confronti del potere Esecutivo. Come è noto, la Costituzione consente al Governo, qualora ricorrano casi straordinari di necessità e urgenza, di adottare atti normativi con forza di legge, che sono immediatamente presentati alle Camere ai fini della conversione in legge (articolo 77). Il decreto-legge è dunque uno strumento normativo che ha un fondamento costituzionale. La Costituzione riserva alle Camere un ruolo specifico, visto che il Parlamento è chiamato a controllare l'operato dell'Esecutivo, decidendo se convertire o meno il decreto-legge e a decidere se mantenere inalterato il testo dell'Esecutivo, ovvero se modificarlo, come spesso avviene.
  Nel caso di specie, i requisiti di straordinaria necessità e di urgenza del decreto-legge in esame sono individuati nelle premesse e coincidono con la straordinaria necessità ed urgenza di avviare il processo di riforma del settore bancario cooperativo, al fine di rafforzare la stabilità del sistema nel suo complesso e consentire il rafforzamento patrimoniale delle banche di credito cooperativo, l'urgenza di concedere a titolo oneroso una garanzia dello Stato sulle passività emesse nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione, la necessità e l'urgenza di definire il regime fiscale della cessione di diritti, attività e passività di un ente sottoposto a risoluzione a un ente ponte.
  Per quanto concerne il carattere eterogeneo del provvedimento, dobbiamo notare che il decreto-legge ha senza dubbio una statura articolata: si compone di diciotto articoli divisi in quattro capi, ma è altrettanto indubbio che le norme racchiuse al suo interno sono riconducibili al titolo: «Misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio». Come è noto, la corrispondenza tra titolo e contenuto, oltre ad essere prescritta all'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che disciplina la potestà normativa del Governo, è uno degli indicatori utilizzati per rilevare la omogeneità dei decreti-legge. Peraltro, la Corte costituzionale ha affermato che il requisito dell'omogeneità dei decreti-legge può essere rinvenuto quando più norme disciplinano la stessa fattispecie, oppure quando sia comune l'obiettivo che le disposizioni contenute nell'atto normativo, pure eterogenee dal punto di vista del contenuto, intendono raggiungere. Quest'ultimo è il caso in cui si colloca il decreto-legge in esame. Siamo di fronte ad un'omogeneità teleologica, poiché le disposizioni del decreto, pure intervenendo in una pluralità di materie e di settori dell'ordinamento ne condividono le finalità.
  Infine, per quel che concerne il merito del provvedimento, tutte le questioni pregiudiziali rilevano un problema di compatibilità tra la nuova disciplina delle banche Pag. 33di credito cooperativo e l'articolo 45 della Costituzione. In termini generali, dobbiamo ricordare che l'articolo 45, nel riconoscere la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità, lascia al legislatore un ampio spazio di discrezionalità nella scelta degli strumenti attraverso i quali promuovere e favorire la cooperazione. Nel caso specifico, il legislatore interviene sulla cooperazione nel sistema bancario, e lo fa con l'intento di rafforzare la solidità finanziaria dei soggetti che operano nel settore. Per tale ragione, individua una soglia decisamente alta di riserve (200 milioni di euro) al di sotto delle quali le banche di credito cooperativo devono aderire ad un gruppo bancario unico. Nondimeno, i soggetti che superino tali soglie possono decidere di non confluire nel gruppo unico e, versando un'imposta straordinaria pari al 20 per cento delle proprie riserve, di costituirsi in Spa per continuare a svolgere l'attività bancaria. La novità rispetto al passato è l'affrancamento delle risorse indivisibili dall'obbligo di essere conferite al Fondo mutualistico. Si tratta senza dubbio di una deroga al regime generale, che, tuttavia, ha una sua ragion d'essere specifica in questa fase di transizione del sistema. In un frangente di elevata instabilità finanziaria, di trasformazione del diritto europeo in materia di cooperazione e di riforma del credito cooperativo nel nostro ordinamento, l'obiettivo del decreto è rafforzare il sistema del credito cooperativo, favorendo e incentivando la creazione di un gruppo unico.
  D'altro canto, non si poteva obbligare ogni soggetto all'adesione a tale gruppo, questo sì sarebbe stato incostituzionale; di qui la creazione di una via d'uscita per i soli soggetti che siano sufficientemente solidi per rimanere autonomamente sul mercato trasformandosi in Spa. Quest'ultimo elemento può essere oggetto di polemica politica, ma fatico a rintracciare ragioni di incostituzionalità. Per questo, a nome del gruppo del PD, respingeremo le pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Paglia ed altri n. 1, Pesco ed altri n. 2, Busin ed altri n. 3, Laffranco ed altri n. 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Latronico, Valiante, Di Benedetto, Chimienti, Tartaglione, Gianni Farina, Marantelli, Giuliani, Petraroli, Liuzzi, Placido.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  393   
   Votanti  391   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  250).    

  (Il deputato Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

  La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bratti, Catania, Crippa, Dambruoso, Di Gioia, Epifani, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Merlo, Piccoli Nardelli, Realacci, Sanga, Sani, Scalfarotto, Pag. 34Scotto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Bressa; Fraccaro ed altri; Civati ed altri; Tinagli ed altri; Dadone ed altri; Rizzetto ed altri; Scotto ed altri; Rubinato e Casellato: Disposizioni in materia di conflitti di interessi (A.C. 275-1059-1832-1969-2339-2634-2652-3426-A/R) (ore 16,02).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 275-1059-1832-1969-2339-2634-2652-3426-A/R: Bressa; Fraccaro ed altri; Civati ed altri; Tinagli ed altri; Dadone ed altri; Rizzetto ed altri; Scotto ed altri; Rubinato e Casellato: Disposizioni in materia di conflitti di interessi.
  Ricordo che nella seduta dell'11 dicembre 2014 il provvedimento era stato rinviato in Commissione.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 18 febbraio del 2016.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Presidente, intervengo solo per comunicare all'Aula che la Commissione bilancio non ha ancora espresso il parere e che ci sono valutazioni ulteriori in corso da parte del Governo. Il sottosegretario Scalfarotto è intervenuto in Commissione bilancio e ha chiesto ancora un'ora di tempo per approntare alcune valutazioni che sono in corso tra la relatrice e il Governo; io ho riconvocato la Commissione bilancio alle 17,30.

  PRESIDENTE. La ringrazio. E quindi a questo punto ci deve fare anche una stima rispetto a quando riaggiornare l'Aula, perché la convocazione...

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Se il Governo conferma i tempi che ha richiesto la Commissione bilancio, io penso che la Commissione nel giro di mezz'ora al massimo sarà in grado di esprimere il parere.

  PRESIDENTE. Quindi l'Aula tendenzialmente potrebbe essere riconvocata per le 18.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. È una valutazione che fa la Presidenza.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, scusi, ma credo il Governo sia arrivato adesso, mi sembra: interloquire senza Governo su un provvedimento dove il Governo stesso ha la colpa di non essere puntuale, mi sembra abbastanza assurdo. E ricordo che questo provvedimento è stato licenziato dalla Commissione col suo testo definitivo giovedì scorso, ed è in calendario da un po'di tempo: quindi o il Governo ci sta prendendo in giro... Perché di fatto non possiamo pensare che ancora oggi non abbiate visto i profili di copertura di questo provvedimento ! Dal fascicolo della Commissione bilancio si delinea come si possa imputare un aumento di spending review all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, in virtù del fatto che in realtà basta che essa faccia un po’ di spending review, e passiamo da un numero di componenti da tre a cinque. Questo tipo di modalità credo fosse nota a tutti già da giovedì scorso: pensare che oggi arrivi il Governo e dica «noi non siamo ancora Pag. 35pronti con una relazione tecnica su questo tipo di provvedimento», è di una gravità inaudita, perché ci troviamo a far perdere tempo ad un'Aula, a tutti noi, su un provvedimento che mi sembrava molto semplice; visto che non richiede una quantità enorme di copertura, ma è sufficiente analizzare queste cinque righe che la Commissione bilancio ha messo nero su bianco.
  Allora, Presidente, le chiedo anche di aggiungere a questo inciso che ho fatto un ragionamento un po’ più ampio. Questo provvedimento in realtà è stato iscritto in discussione sulle linee generali un bel po’ di tempo fa: ci siamo trovati a svolgere una discussione su un testo che è completamente diverso da quello che oggi voi portate in Aula. Solo dopo che abbiamo segnalato la necessità che quanto meno quest'Aula potesse esprimersi nel merito del testo che oggi stiamo votando, sono stati concessi dieci minuti per il relatore di minoranza, quindici per quello per la maggioranza, per provare almeno a raccontare a chi segue i lavori da casa o ai cittadini che stiamo parlando di un provvedimento completamente diverso da quello per cui era stata svolta la discussione sulle linee generali mesi fa ! Io credo che una riflessione da un punto di vista regolamentare sia da fare: non è possibile arrivare in un'Aula mesi dopo, un anno dopo rispetto a quando si è fatta la discussione sulle linee generali, avendo cambiato il relatore, perché non è più il relatore che c'era l'altra volta, ed i testi originali; non stiamo più parlando nemmeno degli stessi principi all'interno dello stesso provvedimento. Stiamo parlando di tutt'altra cosa !
  È possibile che quest'Aula non abbia nemmeno il diritto di parlare nel merito, e ad un gruppo di novanta persone viene data un'ora di discussione, sul conflitto di interessi, che sono vent'anni che rimandate di volta in volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Sono vent'anni che andate in televisione a dire che era uno scandalo che Berlusconi gestisse i suoi porci comodi come ha fatto; e voi oggi cosa fate ? Prendete ulteriore tempo, prendete in giro tutti, e impedite di fatto al Parlamento di poter almeno raccontare ai cittadini le «palle» che sono contenute all'interno di questo testo sul conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Credo sia obbligatorio, Presidente, visto che ci sono stati dei precedenti che hanno permesso un ampliamento della discussione, che questo tipo di dibattito debba essere trasferito all'interno di una discussione sulle linee generali più approfondita: non è possibile rimandare una discussione che abbiamo fatto mesi or sono, e oggi ci troviamo impossibilitati a poter argomentare il conflitto di interessi ! Il Partito Democratico ci gioca, perché forse è meglio non raccontare cosa c’è scritto in questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Crippa. Ovviamente è giusto che il Governo fornisca i documenti e tutti i chiarimenti che vengono richiesti dalle Commissioni nei tempi certi; è anche vero che gli emendamenti sono stati disponibili nella giornata di oggi. Pur tuttavia, ci sono delle riflessioni che rimangono agli atti; però non ho capito se, da parte vostra, in relazione alla proposta dell'onorevole Boccia, resta a questo punto fermo l'orientamento di rinviare l'Aula alle 18.
  Io ho ulteriori interventi: ho l'onorevole Occhiuto, l'onorevole Palese, l'onorevole Scotto, a questo punto, al posto dell'onorevole Zaratti. Però non vorrei che poi passassimo il tempo di qui alle 18 a svolgere interventi, quindi vi chiedo se è possibile sintesi, o se ci sono proposte alternative nel caso specifico; però diversamente, cerchiamo di rimanere sul tema, perché è evidente che questo potrebbe aprire punti di riflessione, però dovremmo capire se sospendere la seduta e riprendere alle 18.

  ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, se poi permettete anche a chi deve intervenire di farlo in un certo clima... Grazie.

Pag. 36

  ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, io ritengo sia inaccettabile che il Governo non sia pronto su questo provvedimento, esaurito dalla Commissione giovedì; ci risulta peraltro che le opposizioni abbiano chiesto in Commissione bilancio anche la relazione bollinata della Ragioneria dello Stato, e questa relazione ancora non è disponibile. Ora però io mi chiedo come si voglia procedere, nel senso che da quello che capisco l'Aula dovrebbe essere sospesa; la Commissione bilancio si dovrebbe riunire non prima delle 17,30, con la possibilità poi di ritrovarci qui alle 18 nella stessa condizione di adesso. Allora lo dico alla Presidenza, ma mi rivolgo anche al Governo, per informarvi che noi chiederemo un'inversione dell'ordine del giorno, qualora alle 18 ci dovesse essere questa situazione per consentire almeno all'Aula di lavorare, magari invertendo l'ordine del giorno e discutendo per esempio della mozione sulle politiche familiari, che non ha necessità di pareri da parte della Commissione. Perché è davvero inconcepibile che, a causa dei ritardi del Governo, quest'Aula sia messa nella condizione di non poter lavorare per tutto il pomeriggio !

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi ovviamente si spera che i documenti vengano forniti !

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, i profili sono diversi. Intanto c’è una censura da fare rispetto all'organizzazione dei lavori: è fin troppo evidente che non si è pronti su questo parere (e poi dirò dal punto di vista finanziario), meno che mai dal punto di vista finanziario sul provvedimento sull'editoria. Ritengo quindi che, rispetto a quello che è emerso, non sarebbe male, anche se il Regolamento non lo consente, trovare un punto di intesa per svolgere un approfondimento ulteriore rispetto a questo nuovo testo: perché l'onorevole Crippa, signor Presidente, non è che dicesse cose fuori luogo da questo punto di vista ! E questo penso che, d'intesa con la Presidenza e con i gruppi, ma dando un tempo limitato e predefinito, può rappresentare anche un'occasione utile, visto che il testo è stato modificato in molte sue parti.
  Il secondo aspetto, cioè quello dei rilievi finanziari: ad onor del vero, signor Presidente, molti colleghi, se non tutti, ricorderanno che questo è un provvedimento che è già arrivato qui in Aula, e, quando è arrivato, l'Aula non ha potuto procedere perché, ai sensi dell'articolo 81, c'era un parere contrario da parte della Ragioneria generale dello Stato e, pur avendo ultimato la discussione sulle linee generali, sull'aspetto che riguardava l'Autorità che doveva poi stabilire esattamente la presenza o meno del conflitto di interessi, che all'epoca era composta da tre persone, mancava la copertura finanziaria e quant'altro.
  Quindi, questo non è un problema nuovo, che si pone adesso. Adesso se ne pongono altri: insieme a quelli vecchi, si è aggiunto che l'Autorità è composta non da tre, ma da cinque; poi c’è il problema della banca dati dell'Agenzia generale delle entrate, con riferimento al quale occorrerebbe trovare risorse per l'eventuale convenzione; in più, con la Guardia di finanza in riferimento a tutto ciò. Ora, il Governo o è nelle condizioni di poter procedere con la relazione tecnica e con la bollinatura, ma, da questo punto di vista, nella Commissione per lo meno si è avuta certezza; diverso, invece, l'elemento che anche i componenti della Commissione bilancio hanno necessità di approfondire su questo aspetto estremamente delicato, se si vuol fare questo provvedimento in riferimento a quello che è emerso.
  Lo dico perché mi auguro che i tempi siano rispettati, alle ore 18, su questi elementi, che non sono nuovi, c'erano già: noi abbiamo rinviata in Commissione, per mancanza di copertura finanziaria, questa proposta sul conflitto di interessi. E, quindi, signor Presidente, la certezza, perché, se poi, per le ore 18, non si è pronti, allora, a quel punto, a mio parere, bisognerebbe Pag. 37aggiornare completamente la seduta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Mi sembra che siamo alle solite: questo provvedimento ha danzato tra la Commissione e l'Aula molte volte e, nonostante la richiesta pressante delle opposizioni, in particolare di Sinistra Italiana e MoVimento 5 Stelle, di discutere addirittura il conflitto di interessi prima delle riforme istituzionali, oggi siamo di nuovo punto e daccapo, con un ulteriore rinvio o, addirittura, come dice il collega di Forza Italia, con una richiesta di inversione dell'ordine del giorno.
  Per quello che riguarda Sinistra Italiana nessuna inversione dell'ordine del giorno è accettabile: aspettiamo con ansia che si consumi in Commissione bilancio l'ultimo passaggio e, per quello che riguarda il nostro gruppo, si può procedere con il voto sul conflitto di interessi anche oltre le ore 20, per la semplice ragione che la Commissione sarà costretta a lavorare, presumo, per almeno un'ora, un'ora e mezza, e anche oggi avremo perso un ulteriore spazio di discussione preziosa.
  Dico solo una cosa al collega Palese, con grande rispetto e affetto: la vicenda che riguarda il passaggio da tre a cinque non riguarda nessuna spending review. Parla, diciamo, della necessità di dare più pluralismo e più garanzie soprattutto alle opposizioni.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Università degli studi di Verona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18.

  La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 18.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il vicepresidente della Commissione bilancio, onorevole Fanucci. Ne ha facoltà.

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Grazie, Presidente. Sono a chiederle un ulteriore slittamento di quindici minuti, in quanto la Commissione bilancio sta lavorando e, di conseguenza, riteniamo di poter, con una buona certezza, concludere i lavori della Commissione entro le ore 18,15.

  PRESIDENTE. Va bene. Allora sospendiamo la seduta e la riprendiamo alle ore 18,20, così la certezza diciamo che speriamo sia matematica.

Annuncio dell'elezione del presidente e di un vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti.

  PRESIDENTE. Prima della sospensione, comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti, istituita con deliberazione della Camera del 17 novembre 2014, ha proceduto nella seduta odierna all'elezione del proprio presidente, in sostituzione del deputato Gennaro Migliore, dimissionario. È risultato eletto l'onorevole Federico Gelli. Nella medesima seduta la suddetta Commissione ha proceduto all'elezione di un vicepresidente, in sostituzione del deputato Mario Marazziti, dimissionario. È risultato eletto il deputato Giuseppe Brescia.

  La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,35.

Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 275-A/R ed abbinate.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle Pag. 38proposte di legge nn. 275-1059-1832-1969-2339-2634-2652-3426-A/R: Disposizioni in materia di conflitti di interessi.

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Grazie, Presidente; sono a chiedere un ulteriore rinvio di 15 minuti, causato dal protrarsi della discussione in Commissione (Commenti).

  PRESIDENTE. Vicepresidente Fanucci, ovviamente il clima dell'Aula è chiaro...

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, io ho molto rispetto del lavoro della Commissione. Prendo atto che ci troviamo di fronte, tuttavia, a una gestione abbastanza discutibile dell'Aula da parte del Partito Democratico – che ha la responsabilità di non aver portato prima questo provvedimento in quest'Aula e che, oggi, continua a ritardare – e anche da parte del Governo che non vedo seduto ai suoi banchi.

  PRESIDENTE. Tra l'altro...

  ARTURO SCOTTO. Presidente, pretendiamo che il Governo si sieda qui.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, appoggio la richiesta del collega Scotto, perché credo che sia quanto meno obbligatorio che il Governo sia in Aula in questa fase e, quindi, a questo punto, vorrei comprendere da lei come intendiamo procedere in assenza, anche e addirittura, del Governo.
  L'altra questione che le stiamo ponendo, Presidente, è la seguente: è evidente che sono passate poche decine di minuti da quando, teoricamente alle 18,15, avremmo dovuto riprendere i lavori; sono passati venti minuti e, adesso ci ripresentiamo in Aula con gli stessi problemi che abbiamo avuto all'inizio della seduta, ovvero che la Commissione bilancio non ha espresso il parere e credo che ci siano delle problematiche sul parere stesso.
  Allora, ricordo ancora, come ho già detto in precedenza, che questo provvedimento era già stato chiuso giovedì, pertanto il Governo sta, credo, abusando della pazienza parlamentare e, di fatto, non viene nemmeno in Aula a riferire.
  Il sottosegretario Scalfarotto si alzi e si prenda la briga di comunicare a quest'Aula che il suo Governo non è in grado di portare in Aula un provvedimento compiuto nei termini stabiliti.
  Ci troviamo, però, ancora una volta a prendere tempo sul conflitto di interessi. Lo abbiamo già detto prima, sono più di vent'anni che prendete in giro il Paese e continuerete a farlo, stando al testo attuale; non credo che sia ammissibile continuare a parlare ancora di rinvii e di rinvii.
  Presidente, pretendo da lei un minimo di serietà. Non credo sia auspicabile e neanche lontanamente immaginabile che uno arrivi qua e chieda ogni dieci minuti un rinvio, di dieci minuti in dieci minuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo tipo di atteggiamento è qualcosa che va al di là dell'immaginario e anche di una previsione un po’ più semplicistica: la Commissione, oggi, non è in grado di dirci, tramite il presidente Boccia, se questo provvedimento può arrivare in Aula o meno, un'altra volta il parere del Governo non aveva la relazione bollinata. Oggi, però, attenzione, il presidente della Commissione bilancio potrebbe venire in Aula a metterci la faccia e dire: ad oggi non ci sono le condizioni per poter esprimere il parere, e non, invece: aspettiamo dieci minuti, aspettiamo un quarto d'ora; perché di fatto stiamo trascinando il tempo e stiamo sottraendo tempo utile alla discussione anche di altri provvedimenti.Pag. 39
  Io pretendo che da lei mi venga data un'informazione su come proseguiremo i lavori, perché non vorrei che ci trovassimo tra un quarto d'ora con lo stesso problema.
  Poi, chiedo anche di capire qual è lo scenario di chiusura dell'Aula, in maniera tale da comprendere cosa stiamo facendo, perché, di fatto, oggi, il Partito Democratico ha paralizzato l'attività parlamentare per incapacità dimostrata (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, lei può pretendere tante cose, ma la Presidenza è seria per definizione. Io ho due interventi, ci comunicano che i lavori dalla Commissione bilancio sono terminati. Ho l'onorevole Bianconi e l'onorevole Fiano che chiedono di parlare.
  È evidente che, se c’è la richiesta di sospensione per, l'assenza del Governo, io sospendo la seduta perché il Governo è assente. Sulle valutazioni in relazione agli esiti a singhiozzo della seduta della Commissione io mi pronuncerò fuori da questo scranno.
  Comunque, l'onorevole Bianconi ha chiesto di intervenire. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Io prendo atto della sua comunicazione che è in conflitto con la richiesta fatta dal collega vicepresidente che mi pare non l'abbia revocata.
  Io sono convinto, Presidente, che la base dei nostri rapporti debba essere il rispetto reciproco e mi pare che il Governo non ci stia rispettando. La cosa è molto grave; il Governo non ci rispetta, il PD non ci rispetta, forte della sua maggioranza ritiene di poter fare quello che vuole, sempre e comunque, in un provvedimento che per quello che conta, oggi, ormai, è a esequie avvenute, non serve più a niente, ma per quello che riguarda domani, blinderà ancora più la maggioranza nel suo strapotere. Andiamo in una china pericolosa; fanno e pensano di poter fare come vogliono.
  Io mi appello anche alla Presidenza che penso potrebbe, per oggi e per domani, non lo so, prendere la decisione che quando si verifica ciò, l'Aula si chiude e si rinvia ad altra ora, ad altra data, in modo che non si stia qui ad aspettare un treno che non arriva mai. Sembra di essere alla stazione: 100 minuti, 120 minuti, 180 minuti, di là c’è l'albergo, andiamo tutti a dormire che domattina arriva il treno.

  PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Fiano rinuncia ad intervenire.
  A questo punto, poiché la Commissione ha terminato i suoi lavori, il parere è stato dato, ma tecnicamente non è ancora pervenuto all'Assemblea, io sospendo la seduta per dieci minuti per l'acquisizione del parere e poi riprendiamo con gli interventi dei relatori.

  La seduta, sospesa alle 18,40, è ripresa alle 18,55.

  PRESIDENTE. Speriamo che stavolta sia quella buona. Avverto che è stato trasmesso il parere della Commissione bilancio, che è in distribuzione. Ricordo che, per prassi assolutamente costante, in caso di rinvio in Commissione, l'esame in Assemblea del provvedimento riprende esattamente dal punto in cui esso si è interrotto con il rinvio. Nella presente circostanza, tuttavia, la Presidenza, essendone stata avanzata specifica richiesta, in via del tutto eccezionale e senza che ciò costituisca precedente, in considerazione della lunghezza del periodo di tempo trascorso dal momento del rinvio ad oggi e dell'ampiezza delle modifiche apportate in sede referente, consentirà una breve esposizione sul testo ai relatori per la maggioranza e di minoranza. A tale specifico scopo è concesso un tempo aggiuntivo pari a quindici minuti al relatore per la maggioranza e a dieci minuti a ciascuno dei relatori di minoranza. Onorevole Sanna per la maggioranza, prego.

  FRANCESCO SANNA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, colleghi, effettivamente il testo che oggi giunge alla valutazione dell'Aula è molto diverso da Pag. 40quello che, oltre un anno fa, fu oggetto della vostra attenzione nell'ambito di una discussione generale. Abbiamo deciso, prima in sede di Comitato ristretto, poi confermato nella Commissione affari costituzionali, di mantenere un impianto generale che prevedesse comunque una maggior precisazione e un maggior potere dell'Autorità di vigilanza in materia di conflitto di interessi delle cariche di Governo, ma abbiamo ristretto la platea che prima riguardava tutte le cariche di vertice dello Stato, l'alta burocrazia dello Stato, in quanto ci siamo accorti che molto probabilmente – anzi, questo è il nostro giudizio – l'applicazione dei decreti attuativi della legge Severino è più che sufficiente, con i provvedimenti in materia di inconferibilità e di conflitto di interessi, a regolare il fenomeno che vogliamo invece disciplinare in maniera più forte rispetto alle cariche di Governo, cariche di governo nazionali, cariche di governo regionali. Per queste ultime, nel rispetto delle competenze legislative delle regioni che, nel giro di sei mesi dall'approvazione della legge, dovranno legiferare in materia adeguandosi ai principi della legge che noi stiamo andando a esaminare. Abbiamo anche modificato l'impostazione per la quale, in maniera originale allora, oggi in maniera un pochino più tradizionale, individuavamo una nuova Commissione quale Autorità di vigilanza; abbiamo lasciato la strada dell'istituzione di questa nuova Autorità e abbiamo rafforzato i poteri dell'Autorità antitrust che dal 2004 si occupa di conflitto di interesse. È per questo motivo che, sotto il profilo dei poteri, non abbiamo più un'Autorità di vigilanza che guarda semplicemente a rassegnare agli organi costituzionali l'eventuale conflitto di interessi della carica di governo, ma è in grado di imporre sanzioni, sanzioni amministrative e pecuniarie di rilevante entità, e quando l'atteggiamento, diciamo così, di rifiuto totale di omissione delle cariche di Governo ovviamente non comporti il riscontrare una condotta di reato.
  Sotto un altro punto di vista – mi avvio a concludere – abbiamo separato le condizioni che riguardano sia i parlamentari nazionali che i consiglieri regionali e abbiamo messo queste condizioni, meglio precisate rispetto ai testi del 1957, in un capo a parte, rendendo però esplicito il principio per cui i voti dati e le opinioni espresse non sono ovviamente oggetto di contestazione. Una contestazione potrà esserci nell'ambito delle procedure del Parlamento rispetto a condizioni di proprietà e di gestione di sistemi economici importanti e di rilevanza nazionale e di appalti e gestione di appalti e servizi a favore dello Stato. Anche gli aspetti di giurisdizione saranno cambiati, ci sarà la giurisdizione del giudice ordinario, di standing adeguato, cioè lo stesso giudice che valuta le incompatibilità e le ineleggibilità dei parlamentari europei e in questo vi sarà l'accoglimento dei numerosi emendamenti di origine parlamentare, limitandosi il relatore ad interventi di natura chirurgica, uno dei quali però – vi anticipo – sarà l'estensione delle disposizioni sui conflitti di interesse a tutti i membri dei collegi delle autorità indipendenti. Abbiamo ritenuto che la regolazione dei fenomeni economici da parte del sistema delle autorità indipendenti meriti l'adozione di un profilo di alta trasparenza, che già esiste nelle leggi istitutive, ma lo perfezioniamo nell'ambito di questa legge. Queste sono le innovazioni rispetto al testo del novembre 2014.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, l'onorevole Toninelli.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, la prima cosa che voglio ribadire e dire con forza è che il testo e la proposta di legge sul conflitto di interessi è stata una richiesta fatta più di due anni fa dal MoVimento 5 Stelle. Questa proposta è approdata in Aula in maniera farlocca già circa un anno e mezzo fa e rimandata in Commissione, quello che rimane della proposta del MoVimento 5 Stelle sono le briciole, Presidente. Si potrebbe tranquillamente parlare Pag. 41di un miraggio: pensate a dei cittadini, tanti cittadini italiani, che sono vent'anni e più che camminano in questo deserto di assenza totale di una normativa dove c’è un selvaggio modo di tutelare i propri interessi privati invece che quelli pubblici quando si ricoprono cariche di governo o cariche pubbliche in generale. Si arriva in Aula oggi con un testo che, ripeto, rappresenta le briciole della proposta fatta dal MoVimento 5 Stelle. Perché dico questo ? Perché quel miraggio rappresenta pochissime, ripeto, pochissime persone dei destinatari che una seria e sana e forte legge sul conflitto di interessi avrebbe dovuto invece andare a cogliere, come si fa ad esempio in Paesi vicini come la Francia o come si fa in Spagna. Sono i numeri a dire che questa non è una legge sul conflitto di interessi: 230 erano i destinatari e lo sono ancora perché non è ancora stata approvata l'estensione ai 35 membri dei collegi delle autorità indipendenti; 230, Presidente, sono i destinatari di questa legge voluta dal Partito Democratico sul conflitto di interessi. Abbiamo circa 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici, circa uno su cinquanta ricopre funzioni di dirigente, al Partito Democratico dico: perché non avete voluto fare una legge seria ed andare a toccare tutti coloro che gestiscono e amministrano la cosa pubblica, quella cosa la cui gestione corretta e buona ha dei riflessi nei nostri confronti ? Questa legge addirittura tiene liberi i parlamentari perché una enorme presa in giro la vediamo già dall'articolo 2 di questo provvedimento, quando si afferma che l'ambito soggettivo della legge, oltre a riguardare le cariche di Governo, riguarda i membri del Parlamento e i consiglieri regionali. Questa è una balla, Presidente, perché sia i parlamentari che i consiglieri regionali vengono toccati solo con delle piccole modifiche nei casi di ineleggibilità; non ci sono sanzioni, non c’è mandato fiduciario nel caso in cui ci fosse un conflitto di interessi patrimoniale. Quindi questa legge sul conflitto d'interessi riguarda tre gatti, si potrebbe tranquillamente affermare che con circa vent'anni di ritardo il Partito Democratico stia partorendo una legge anti Berlusconi sul conflitto di interessi, quando Berlusconi per tanti motivi anche di natura anagrafica oramai è ai margini della società e probabilmente, Presidente, tutto questo sta avvenendo perché tra pochi mesi circa 10 milioni di italiani andranno ad elezioni amministrative in città molto importanti, tra cui Roma e Milano, e di conseguenza il Partito Democratico si vuole lavare la coscienza e dire: signori, avete visto, abbiamo fatto una legge sul conflitto di interessi.
  Ora vi spiego, oltre ai motivi che già ho detto, qual è la storia che è accaduta perché si tratta veramente di una storia che ha del grottesco e del ridicolo, se non fosse realmente drammatica. Pochi mesi fa, Presidente, all'interno del Comitato ristretto che era stato creato nella Commissione affari costituzionali, il relatore per la maggioranza, che è alla mia destra, del Partito Democratico, Sanna, aveva presentato – ufficiosamente, non era pubblico – un testo che era ampiamente condivisibile. Il MoVimento 5 Stelle avrebbe contestato esclusivamente la parte relativa alle sanzioni in quanto erano troppo blande e non c'era la decadenza immediata di colui che ricopriva la carica pubblica e non decideva per la funzione incompatibile rispetto alla carica pubblica. Ebbene, questo testo condivisibile è durato il tempo che il Partito Democratico capisse di aver fatto una cosa buona e rinnegasse se stesso perché poi si è seduto al tavolo con l'esponente relatore di Forza Italia, Sisto, e insieme, come è già accaduto in tante altre occasioni, hanno annacquato totalmente il provvedimento.
  Vediamo subito dove è stato annacquato il provvedimento e perché l'hanno trasformato da una buona legge sul conflitto di interessi ad un miraggio di legge sul conflitto di interessi. Prima cosa: all'interno dell'articolo 1, alla prima riga, noi capiamo già che questa non è una legge sul conflitto di interessi perché hanno modificato da cariche pubbliche in Pag. 42cariche politiche, o meglio una serie di destinatari molto ampia che riguardava anche la pubblica amministrazione l'hanno ridotta a cariche politiche, tra l'altro falsamente, perché dire cariche politiche sembrerebbe far ricomprendere anche i parlamentari e i consiglieri regionali, cioè coloro che vengono eletti dai cittadini. In realtà, abbiamo già detto che questa legge finta sul conflitto di interessi riguarda solo le cariche di Governo: 59 persone, più qualche presidente di regione, semmai la regione dovesse decidere di uniformarsi con una legge regionale. Che cos’è che ha modificato il Partito Democratico seduto al tavolo con l'avvocato di Berlusconi ? Ha messo l'interesse economico differenziato privato, cioè c’è un caso di conflitto di interesse solamente nel caso in cui nell'uomo di Governo nazionale, non più l'incaricato politico, viene meno l'imparzialità perché c’è un interesse economicamente rilevante. Andiamo indietro al 2004: qual è uno dei motivi per cui la legge Frattini, cosiddetta sul conflitto di interessi, non ha trovato un caso neppure sul conflitto di interessi in undici anni ? È proprio per questo, per il fatto che occorreva monetizzare l'interesse economico privato. Questo ha fatto il Partito Democratico; nella prima bozza, invece, si parlava chiaramente anche di interesse non economico.
  Infatti, Presidente, probabilmente all'epoca di Tangentopoli, quando giravano le mazzette nelle buste c'era meno possibilità di controllare; oggi spesso, invece che la mazzetta, ti regalano un viaggio, ti permettono di vivere in un appartamento, ti danno delle piccole regalie che sono un po’ diverse da una busta piena di soldi o ti danno delle poltrone ovviamente in qualsiasi luogo, come società partecipate, ossia ovunque la politica possa mettere le proprie mani. Ebbene, il Partito Democratico ha detto che vale il conflitto di interessi solo se tu, un uomo di Governo, hai un interesse economicamente rilevante e privato. Abbiamo detto già che non riguarda i parlamentari, ma arriviamo alla parte più straordinaria perché noi ci permettiamo anche di dire, senza falsità, che la parte relativa alle cariche di Governo nazionale non è scritta male; quella parte non è scritta male. Peccato che invece che riguardare 30, 40 o 50 mila persone ne riguardi 59. Se ne riguarda 59 e non 30 o 40 mila è perché le cariche di alta amministrazione, i dirigenti della pubblica amministrazione, i direttori generali, quella marea di alti burocrati che gestiscono la cosa pubblica, voi non li avete voluti mettere dentro. Quindi, nonostante quella parte sia accettabile, voi avete rovinato anche questa briciola che avete lasciato della proposta iniziale del MoVimento 5 Stelle. Come l'avete fatto ? Avete lottizzato la votazione dei cinque membri del collegio dell'Antitrust. Li avete aumentati da tre a cinque. Come li avete lottizzati ? Avete creato un modo che ho definito in Commissione da giuristi ubriachi per cui, quando si arriva in Aula, il partito di maggioranza da solo e senza doversi interfacciare e condividere con nessun altro, può tranquillamente votarsi da solo due candidati alla Camera e un candidato al Senato. Ripeto: senza dover condividere come accade, ad esempio, giustamente, per l'elezione dei giudici costituzionali. Significa che tre dei cinque membri dell'Antitrust che dovranno vigilare sono nominati da chi deve essere vigilato, cioè il controllato nomina il controllore.
  Quindi, quel giudizio positivo sulle briciole rimaste, cioè sul fatto che sulle cariche di Governo la legge non faccia schifo, che possa essere applicata, viene meno perché, se il controllato nomina il controllore, significa evidentemente che, se non può farlo, non lo fa e non gli conviene.
  Per concludere, Presidente, un buon testo iniziale, un pessimo testo arriva in Aula. Un accordo tra il PD e Forza Italia anche in questo caso ha affossato e sta affossando, perché dubito che ci sia la volontà di migliorarla, una legge sul conflitto di interessi che questo Paese aspetta da vent'anni. E questi vent'anni hanno causato un blocco, non solo nello sviluppo Pag. 43economico, ma anche culturale del Paese perché non mettere nelle posizioni dirigenziali pubbliche importanti coloro che più se lo meritano, ma soprattutto coloro che lo possono, quell'incarico, assolvere con imparzialità e indipendenza, significa che i soldi pagati dai cittadini con le tasse non tornano loro indietro con servizi buoni, ma si fermano da qualche parte. E la vita quotidiana dei cittadini viene peggiorata perché il conflitto di interessi purtroppo fa parte del DNA dell'Italia e voi non volete bloccare questo scempio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto superiore «Giuseppe Luosi» di Mirandola, in provincia di Modena, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
  Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza, onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO, Relatrice di minoranza. Grazie Presidente. Il conflitto di interessi nel nostro ordinamento, com’è noto, è attualmente disciplinato dalla cosiddetta legge Frattini, una legge sostanzialmente inefficace, i cui limiti nel tempo sono stati sollevati, non solo dalle forze di opposizione dell'allora Governo Berlusconi, ma anche nelle relazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha, in particolare, segnalato l'opportunità di un intervento di modifica della disciplina – ai fini di un adeguamento alle osservazioni formulate dal gruppo di Stati contro la corruzione – del Consiglio d'Europa. Una necessità che veniva sollevata in quel rapporto era quella di privilegiare l'adozione di misure di tipo preventivo nei confronti di situazioni in cui il conflitto di interessi fosse stato una conseguenza, anche solo potenziale, della coesistenza, in capo al titolare di cariche politiche, di interessi pubblici e privati in contrasto tra loro. Noi di Sinistra Italiana sul tema avevamo da tempo depositato una nostra proposta di legge costituzionale ed una ordinaria il cui contenuto andava esattamente in questa direzione e, cioè, non sulla mera incompatibilità, ma a partire da una definizione nel dettaglio circa cosa sia il conflitto di interessi e quando ricorra in modo da rendere evidente e inequivocabile il caso di violazione della normativa. Accanto alle misure sanzionatorie, rispetto alle quali con i nostri emendamenti in Commissione siamo riusciti a farle aumentare, abbiamo proposto che nel testo venisse prevista anche la decadenza dell'incarico.
  E qui arriviamo alla grande debolezza del testo base. Chi sono i soggetti destinatari della disciplina sul conflitto di interessi ? A noi appare decisamente sbagliata la strada intrapresa da questa maggioranza, cioè quella di considerare sostanzialmente solo le cariche di Governo lasciando, prima fuori le Authority, anche se adesso c’è un emendamento del relatore che le riporta all'interno del testo, ma di fatto lasciando fuori – e lo vedremo nel corso del dibattito sugli emendamenti – anche i parlamentari e i titolari di cariche di governo regionali e locali, ivi compresi i componenti degli organi delle istituende città metropolitane. Quanto alla valutazione, invece, sui casi di conflitto di interesse, al di là della generica Autorità garante della concorrenza e del mercato, rispetto alla quale abbiamo proposto e avevamo ottenuto un allargamento da tre componenti iniziali a cinque, pensavamo che fosse utile istituire una commissione ad hoc in seno alla stessa, ma non abbiamo avuto alcuna apertura e abbiamo riscontrato da parte della maggioranza una chiusura netta in questo senso. Il testo al nostro esame rimane per noi ancora insoddisfacente, non solo, come ho già anticipato, riguardo ai soggetti cui verrebbe applicato concretamente il conflitto di interessi, ma anche per i termini dell'incompatibilità. Su questa, per esempio, abbiamo ottenuto che i titolari di cariche di Governo fossero inibiti, nell'anno successivo alla cessazione del loro incarico, ad assumerne altri presso imprese private o sottoposte al controllo pubblico.Pag. 44
  Un'azione necessaria per evitare l'ormai noto pantouflage seguendo anche i consigli dell'Anticorruzione che vedono in questo fenomeno un pericoloso strumento di corruzione, ma purtroppo ci siamo riusciti solo in parte, perché è stata mantenuta, comunque, nel testo la possibilità che l'Autorità autorizzi l'incarico.
  Altro si potrebbe dire, e lo diremo, sugli obblighi dichiarativi o ancora sull'obbligo di astensione. Eclatante per noi è la possibilità del silenzio assenso, laddove l'Autorità non si pronunci entro cinque giorni dalla richiesta avanzata dal titolare della carica di Governo sul dubbio che sussista realmente l'obbligo di astensione o anche l'aver voluto subordinare, purtroppo, l'obbligo di astensione al voto in seno al Consiglio dei ministri.
  Quanto all'ineleggibilità per i membri del Parlamento, meglio sarebbe stato il riferimento ad una disciplina più stringente circa l'incompatibilità degli stessi, con opportune integrazioni della legge 15 febbraio del 1953, n. 60, come da noi proposto in Commissione.
  Infine, e vado a chiudere, un tema a noi caro che è stato affrontato superficialmente in questo testo che è la gestione fiduciaria. Una versione troppo timida e all'italiana, come l'ha definita lo stesso relatore, del blind trust. Ora la caratteristica di questo strumento è quella di rendere progressivamente non conoscibile al titolare della carica pubblica la direzione del proprio patrimonio. Soltanto non sapendo quali sono i propri interessi infatti l'uomo politico può agire libero da condizionamenti, senza che nessuno possa neppure sospettare che ciò non sia avvenuto; tutto questo non è stato possibile.
  Chiudo, dicendo che, alla luce di tali considerazioni, dopo mesi di attesta per rinvii e rallentamenti spesso ingiustificati, comitati ristretti che hanno avuto l'obiettivo di rallentare invece che di velocizzare il lavoro, siamo arrivati a questa relazione di minoranza che, oltre a voler sottolineare l'insufficienza di un provvedimento che doveva rappresentare un tassello imprescindibile di separazione della politica dalle lobby e dagli interessi privati, vuole mettere in evidenza anche i palesi limiti circa l'applicabilità della normativa da anni attesa in Parlamento e nel Paese.

(Esame degli articoli – A.C. 275-A/R ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge, nel testo della Commissione.
  Avverto che, fuori della seduta, gli emendamenti Naccarato 2.3, 4.7 e 6.11 e Bosco 4.101, 5.102, 5.104, 5.112, 6.101, 6.103, 6.110, 6.114, 6.118, 7.100, 7.103, 7.108, 7.109, 9.101, 9.110, 9.112, 9.114, 9.118 e 16.100 sono stati ritirati dai presentatori.
  Avverto inoltre che, come già specificato in sede referente dalla presidenza della Commissione, l'emendamento Costantino 12.1 è da ritenersi ammissibile a condizione che le disposizioni previste al comma 3 dell'emendamento medesimo, relative all'istruttoria preliminare affidata all'Autorità garante della concorrenza e del mercato in ordine alle dichiarazioni rese dai parlamentari, siano intese, nel rispetto dell'autonomia degli organi parlamentari in materia di incompatibilità dei propri membri, come volte ad attribuire all'Autorità dei compiti di verifica strumentale all'attività istruttoria attribuita alla Giunta delle elezioni dall'articolo 16 del Regolamento della Giunta medesima.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 275-A/R ed abbinate), che è in distribuzione.
  In particolare, il parere reca due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi articolo 86 comma 4-bis del Regolamento.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai Pag. 45sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine il gruppo Misto, per la componente politica ALA-MAIE, è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 6.400, in relazione al quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti, nonché l'articolo aggiuntivo 11.0400. Tali proposte emendative sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 275-A/R ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 275-A/R ed abbinate).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente. Intervengo su questo provvedimento, sul complesso degli emendamenti, per un motivo molto semplice: io non entro nel merito dell'opportunità di rivedere la legge del 2004, né tantomeno sulla necessità di farlo e su quello che prevede, ma critiche ci sono permesse sia rispetto all'aumento da tre a cinque del numero nell'Authority, sia soprattutto per un aspetto fondamentale che abbiamo affrontato adesso in Commissione bilancio e su cui gran tempo è stato speso ovvero il problema che riguarda il personale, per informare l'Assemblea e per vedere se il Governo e la maggioranza cambiano il parere su questo aspetto. Penso che procedere all'assunzione di 10 persone per il costo di un milione e mezzo di euro, così come definito nel parere per questa Autorità, sia una scelta inopportuna e soprattutto contraddittoria che sconfessa tutte le ultime leggi finanziare riguardanti la pubblica amministrazione degli ultimi quindici anni nel nostro Paese. Ogni pubblica amministrazione, signor Presidente lei lo sa meglio di me, in presenza di posto vacante è tenuta per legge a procedere alle procedure di mobilità. Esperite le procedure di mobilità poi, se non si presenta nessuno, è evidente che si proceda al bando per tempo determinato o per tempo indeterminato che sia. In più abbiamo sempre il problema delle province. Ora noi che cosa facciamo ? In disparità e in dispregio rispetto a quello che riguarda tutto il resto della pubblica amministrazione, comuni, province, regioni, e tutta la PA, noi invece consentiamo che queste dieci unità vengano prese senza esperire prima le procedure di mobilità, senza procedere a questa situazione che in pratica è vigente da tantissimi anni, cosa che è dannosa per la spesa pubblica, perché potremmo risparmiare questo milione e mezzo di euro, dannosa per le tasche dei cittadini e penso che sia fatta solo per una situazione di natura clientelare e basta, perché sappiamo bene che fine poi fanno. Abbiamo visto che fine hanno fatto le 120 persone che sono state aggiunte nell'Agenzia per la coesione per i fondi strutturali. Io mi auguro che il Governo provveda insieme alla maggioranza, signor Presidente, a equiparare anche queste assunzioni alle stesse e medesime procedure in cui è tenuta – è tenuta ! – tutta la pubblica amministrazione, tutte le filiere istituzionali, tutti gli enti di diritto pubblico. È una vergogna, è un oltraggio anche nei confronti dell'Unione europea, oltre che dei cittadini e delle tasche dei cittadini.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sul complesso ?

  DAVIDE CRIPPA. Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Volevo comprendere quanto lei ha annunciato poc'anzi, cioè Pag. 46che il parere della Commissione bilancio di fatto viene trasformato, così come è, in un emendamento della Commissione bilancio che quindi non sarà possibile emendare. Di fatto mi sembra di comprendere che guardando le condizioni espresse nel parere noi andiamo ad attribuire un costo e una conseguente copertura. Viene separato l'articolo 15-bis dall'articolo 14, dividendo le due coperture. Io vorrei capire se da un punto di vista regolamentare è possibile questo tipo di modalità su un emendamento di questa portata che a mio avviso ha anche una ricaduta tecnica non soltanto di copertura finanziaria. Sarebbe auspicabile che il Parlamento potesse esprimersi se abbassare o aumentare, in ragione della cifra che la Commissione bilancio ha stabilito e pattuito, il numero dei componenti dell'Autorità stessa, visto che alla fine oggi scopriamo da questa relazione per controllare circa trecento persone, che sono più o meno i destinatari del provvedimento, ci costerà all'anno 5.000 euro cadauno. Allora mi sembra che 5.000 per 300 faccia un milione e mezzo di euro, quello che è sancito come copertura. Immaginare che non sia possibile emendare questa parte qua, mi sembra una forzatura un po'eccessiva.
  Non è di fatto una copertura e un fondo che mancava: era un fondo incapiente e io avevo stabilito che costava 150 milioni, li ho presi da un'altra parte; qui invece istituisco di fatto una nuova spesa, ed istituendo una nuova spesa a mio avviso si riapre quanto meno la partita della subemendabilità. Le chiedo quindi di far presente al presidente di Commissione come sia opportuno che questo parere venga recepito come parere dei relatori, e sia dato anche un tempo, magari limitato, per la subemendabilità della procedura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, comprendo le osservazioni di merito che lei svolge; però, in relazione al metodo, devo attenermi, come Presidenza, alla lettera del Regolamento: l'articolo 86, comma 4-bis, prevede che non siano emendabili gli emendamenti della Commissione bilancio, non si possono presentare i subemendamenti. A questo, dunque, ho il dovere di attenermi.
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 1 del testo all'esame dell'Aula definisce il principio dell'esclusiva cura degli interessi pubblici: interessi pubblici affidati ai titolari di cariche pubbliche che, nell'esercizio delle loro funzioni, devono operare esclusivamente per la cura degli stessi. Ebbene, nulla da ridire su questo principio, che è alla base della rappresentanza democratica e della sovranità popolare sancita dall'articolo 1 della Costituzione.
  Il gruppo di Forza Italia, attraverso la presentazione di uno specifico emendamento a questo articolo, intende però aggiungere un corollario a tale principio: gli interessi pubblici possono coincidere con gli interessi privati. Se in caso di perseguimento di interessi pubblici sono soddisfatti anche gli interessi privati, non si può parlare di conflitto di interessi, come anche la giurisprudenza ha sottolineato. Ribadire anche questo principio è importante: il testo al nostro esame sembra quasi criminalizzare l'interesse privato, senza minimamente considerare che negare la possibile coincidenza degli interessi potrebbe determinare il rischio che colui che amministra non possa assumere le sue decisioni proprio a causa di tale incolpevole coincidenza, con la conseguenza di non poter conseguire in tali circostanze lo stesso interesse pubblico. In altre parole, non ribadire la possibile coincidenza tra l'interesse pubblico e quello privato significa potenzialmente negare agli amministratori della cosa pubblica la possibilità di compiere il loro dovere di conseguimento e di cura dell'interesse pubblico, nel pieno esercizio delle loro funzioni.
  Voglio ribadirlo: l'interesse pubblico è preminente e sovraordinato, ed è ciò che Pag. 47il titolare di una carica pubblica deve in primo luogo perseguire; ma l'interesse privato non può essere eliminato, colpevolizzato, soprattutto quando coincide – lo voglio ripetere – con quello pubblico. Come vi dicevo, la stessa giurisprudenza ha ammesso tale coincidenza in diverse occasioni: su tutte, quella relativa al reato di abuso di ufficio. La Corte di cassazione, con una sentenza del 2003, ha infatti affermato che al fine di affermare la sussistenza del concorso del privato nel reato di abuso pubblico, la prova che un atto amministrativo è il risultato della collusione tra privato e pubblico funzionario non può essere dedotta dalla mera coincidenza tra la richiesta del primo ed il provvedimento posto in essere dal secondo, essendo invece necessario che il contesto fattuale, i rapporti personali tra le parti o altri dati di contorno dimostrino che la presentazione della domanda è stata preceduta, accompagnata o seguita da un'intesa col pubblico funzionario, o comunque da pressioni dirette a sollecitarlo, ovvero a persuaderlo al compimento dell'atto illegittimo. Quindi la discriminante non è la coincidenza, ma l'aver agito con pressione, persuasione e sollecitazione. Tengo a ribadire tale principio, perché sarebbe stato necessario a partire proprio da questo principio e dalla possibile coincidenza tra interesse pubblico e interesse privato per impostare questa proposta di legge in maniera differente.
  La riflessione su questo provvedimento dovrebbe dunque essere focalizzata sulla ricerca di un necessario bilanciamento tra il pubblico interesse e le norme costituzionali richiamate, che tutelano l'iniziativa economica e privata, la proprietà, oltre al diritto di libero accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, come ribadito e sancito dall'articolo 51 della Costituzione.
  Se partiamo dalla Costituzione, dalla tutela degli interessi pubblici e dai diritti sanciti dalla casa nostra Carta fondamentale, è chiaro come questa legge debba avere come obiettivo quello di legare il conflitto di interesse ad un effettivo, concreto, reale vantaggio conseguito in maniera scorretta, utilizzando la propria posizione dovuta alla carica pubblica ricoperta.
  Forza Italia vuole una legge sul conflitto di interessi. La vorrebbe anche per gli europarlamentari: come mai vi sono degli esclusi da questa legge ? Non lo riusciamo a comprendere; magari perché c’è qualche conflitto di interesse palese che si vuole occultare. È però inaccettabile stravolgere l'impianto di un principio delle disposizioni chiamate a regolare il conflitto di interessi: non è accettabile partire da una criminalizzazione del lavoro, configurando ipotesi di conflitto di interesse di tipo preventivo. Il risultato è solo quello di porre un ostacolo alla politica, di dissuadere coloro che intendono avvicinarsi alla politica e di selezionare in maniera innaturale una classe di politici di mestiere – politici di mestiere, lo voglio sottolineare con forza ! – pronti ad una lotta sociale contro categorie considerate privilegiate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCESCO SANNA, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Fraccaro 1.6 e 1.7. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Fraccaro 1.5, perché il tema dell'estensione alle autorità indipendenti sarà trattato all'articolo 2 e 11-bis.
  La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Dadone 1.4 e Quaranta 1.100. Formula, altresì, un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Costantino 1.1, per lo stesso motivo di prima.
  La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Costantino 1.2, e Pag. 48favorevole sull'emendamento Librandi 1.101. La Commissione, infine, esprime parere contrario sugli emendamenti Dadone 1.3 e Sisto 1.8.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, onorevole Toninelli, ad esprimere il parere.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole sugli emendamenti Fraccaro 1.6, 1.7 e 1.5, sugli identici emendamenti Dadone 1.4 e Quaranta 1.100, sugli emendamenti Costantino 1.1 e 1.2, Librandi 1.101 e Dadone 1.3; è contrario sull'emendamento Sisto 1.8.

  PRESIDENTE. Invito la relatrice di minoranza, onorevole Costantino, ad esprimere il parere.

  CELESTE COSTANTINO, Relatrice di minoranza. Il parere è favorevole sugli emendamenti Fraccaro 1.6, 1.7 e 1.5, sugli identici emendamenti Dadone 1.4 e Quaranta 1.100, nonché sugli emendamenti Costantino 1.1 e 1.2. Ci rimettiamo all'Aula sull'emendamento Librandi 1.101. Il parere è favorevole sull'emendamento Dadone 1.3; contrario sull'emendamento Sisto 1.8.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza, onorevole Sanna.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 1.6, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole dei due relatori di minoranza, nonché contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palmieri, Cominardi, Baroni, De Lorenzis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  449   
   Votanti  422   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  310).    

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 1.7, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Ravetto, Donati, Pilozzi, Kronbichler...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  433   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  321).    

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Dadone 1.4 e Quaranta 1.100... No, scusate, siamo all'emendamento Fraccaro 1.5, sul quale vi è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.
  Immagino che l'invito al ritiro non sia accettato, quindi vi è il parere contrario di Commissione e Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

Pag. 49

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Negli identici emendamenti Dadone 1.4 e Quaranta 1.100...

  PRESIDENTE. No, onorevole Scotto, chiedo scusa, avevo sbagliato io. Siamo all'emendamento Fraccaro 1.5, che è quello precedente. Perfetto.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Fraccaro 1.5 non accedono all'invito al ritiro.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 1.5, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palmieri, Melilli, Ravetto, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  449   
   Votanti  432   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  320).    

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Dadone 1.4 e Quaranta 1.100.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Io lo dico molto francamente: non capisco perché non vengano accolti questi identici emendamenti Dadone 1.4 e Quaranta 1.100, che si limitano esclusivamente a sostituire le parole: «cariche politiche» con «cariche pubbliche». Siccome parliamo di conflitto di interessi e parliamo prevalentemente di figure che assumono incarichi di Governo o anche incarichi di rappresentanza, quindi eminentemente pubblici, non è chiaro e non è evidente a tutti per quale motivo non si accetti un emendamento così lineare, così semplice.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente. È inspiegabile perché non vengano accettati questi emendamenti, anche alla luce di quello che ha anticipato il relatore per la maggioranza, perché ci è stato detto che più in là, chiedendo anche il ritiro di un nostro emendamento, viene ampliata la platea dei soggetti in cui viene identificato il conflitto d'interesse anche alle authority.
  Ora, è del tutto evidente che le authority non sono cariche politiche; quindi, anche per coerenza rispetto a un passaggio che è stato anticipato dal relatore, questo emendamento dovrebbe essere accolto, perché, altrimenti, entra in contraddizione con il passaggio che ci è stato qui fatto dall'onorevole Sanna (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Mentre la «carica politica» è determinata, la «carica pubblica» è assolutamente indefinita. Ci si farebbero milioni di processi per vedere se una carica è pubblica o non è pubblica. Se negli emendamenti mettete i componenti delle authority, i vigili urbani, il presidente del museo, va bene, ma con «carica pubblica» si apre un mare magnum dal quale non si esce più.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà. Prego i colleghi intorno all'onorevole Cecconi se possono permettergli di intervenire in un certo silenzio.

Pag. 50

  ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento noi iniziamo fin da subito a dichiarare la differenza fondamentale che c’è tra noi e il Partito Democratico e Forza Italia nell'affrontare il conflitto di interessi, perché con questo semplice emendamento, che può sembrare riduttivo, ma che, invece, ha un'importanza fondamentale per tutto il prosieguo del testo, noi diciamo semplicemente che le cariche che soggiacciono al conflitto di interessi non sono le cariche politiche, ma sono tutte le cariche pubbliche.
  Prima il collega Bianconi ha semplicemente fatto una digressione sul fatto che, quando si parla di pubblico, non si riesce a identificare chi esercita una carica pubblica o meno. Ecco, noi rimandiamo al mittente completamente questa dichiarazione, perché l'articolo 1 del provvedimento titola «Esclusiva cura degli interessi pubblici» e, quando in un titolo di una legge leggo «Esclusiva cura degli interessi pubblici», mi aspetto che qualunque cittadino italiano sia dipendente pubblico abbia esclusiva cura degli interessi pubblici.
  Seconda questione: noi del MoVimento 5 Stelle riteniamo che questa legge sul conflitto di interessi sia un miraggio, una flûte in mezzo a un deserto lungo chilometri, in cui ci si aspetta, in questo Paese, dopo vent'anni, dopo trent'anni, una legge sul conflitto di interessi, dopo vent'anni che il Partito Democratico fa conferenze stampa, battaglie contro il maggior idolo di conflitto di interesse nel nostro Paese, che è Silvio Berlusconi, per fare una legge che impedisca dopo vent'anni, con vent'anni di ritardo, a Silvio Berlusconi di fare il Presidente del Consiglio, quando il problema del conflitto d'interesse nel nostro Paese non riguarda solo gli incarichi di Governo o solo gli incarichi di governo regionale e nazionale, ma riguarda i parlamentari, i consiglieri regionali, i sindaci che gestiscono i loro comuni come fossero aziende familiari, i direttori delle partecipate, i magistrati, gli alti vertici dell'amministrazione pubblica, sia nazionale sia locale.
  Tutte queste persone fanno molto più male di una singola persona che è in conflitto di interessi all'interno del Governo nazionale. E, se non si vuole capire questo, se non si vuole capire che questo Paese ha bisogno di una legge seria sul conflitto di interessi, allora qui non si sta facendo nulla, soltanto un esercizio di stile. E noi lo ribadiamo, in Commissione lo abbiamo ribadito da tantissimo tempo, è da più di un anno e mezzo che questa legge giace nascosta all'interno dalla Commissione senza che nessuno l'abbia mai presa in mano, con un relatore di maggioranza che prima era associato a un altro relatore, correlatore, l'avvocato di Silvio Berlusconi, Francesco Paolo Sisto, che poi ha lasciato il suo incarico, e la legge che ci troviamo a discutere oggi in questo Parlamento è l'emanazione di un Partito Democratico che è dovuto scendere a compromessi con un'altra forza politica che di conflitto d'interessi non vuol sentir parlare, di un Partito Democratico che fa finta di voler parlare di conflitto di interessi, facendo una legge perfettamente inadeguata per il carico, per il lavoro e per il rischio che il conflitto di interessi arreca al nostro Paese e alle nostre casse pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie, Presidente. Se non si fosse ancora capito, per il MoVimento 5 Stelle la proposta che il Partito Democratico ci ha presentato finisce all'articolo 1, prima riga.
  L'aggettivo «politiche» invece che «pubbliche» significa che il cerchio di azione dei destinatari di questa legge è miserabile, nel senso che riguarda una parte misera di soggetti. Lo abbiamo detto: cinquantanove persone, il giorno dell'approvazione di questo provvedimento, saranno le destinatarie della legge sul conflitto di interessi. La proposta del Pag. 51MoVimento 5 Stelle riguardava decine di migliaia di soggetti che toccavano, ad alti livelli, la cosa pubblica, come accade in Francia, come accade in Spagna e come accade in Gran Bretagna, nonostante non ci sia neppure una legge, ma una semplice deontologia delle cariche pubbliche. Per il MoVimento 5 Stelle la proposta sul conflitto di interessi o, meglio, sul finto conflitto di interessi del Partito Democratico finisce qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Questa legge del conflitto di interessi del PD si può definire un miraggio ed infatti basta avvicinare il proprio sguardo al contenuto della legge per rendersi conto che riguarda quattro gatti.

  PRESIDENTE. Onorevole Di Vita, per favore....

  RICCARDO NUTI. Noi chiediamo semplicemente che questa legge non riguardi solo le cariche politiche, ma le cariche pubbliche. Perché voi avete espresso un parere contrario ? Perché per voi accettare che si parli di cariche pubbliche significa premere, pigiare il tasto dell'autodistruzione, perché voi siete un conflitto di interessi vivente, voi avete alimentato il conflitto di interessi e dietro tutte quelle cariche pubbliche che voi avete piazzato e piazzate costantemente si nasconde il vero male dell'Italia che alimenta la corruzione e che alimenta, successivamente, la mafia. Ecco perché voi non volete che venga applicato il conflitto di interessi alle cariche pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Presidente, intanto questa legge riguarda qualche migliaio di persone, membri del Governo, membri del Parlamento, membri dei consigli regionali, membri delle giunte regionali, membri delle authority di controllo. Questo per sfatare l'argomento che qui il collega Toninelli ha usato. In secondo luogo, noi pensiamo che questo Paese abbia fortemente bisogno, dopo decenni di discussione, proprio di una legge che riguarda le categorie politiche oltre a quelle che aggiungiamo, con specifico emendamento del relatore, dei membri delle authority indipendenti, abbia una necessità forte, storica, onorevole Scotto, esattamente di una regolamentazione dei conflitti di interessi, delle incompatibilità di queste categorie di attori della vita politica di questo Paese. Un'altra forza politica legittimamente pensa che ci dovremmo occupare anche di altro; peraltro un'altra categoria di amministratori pubblici usufruisce di un altro corpo giuridico che già determina alcune condizioni di conflitto di interessi, per esempio gli amministratori locali, e per cui è del tutto legittimo che qualcuno chieda che il testo di questa legge si allarghi ad altre fattispecie. Tuttavia, noi abbiamo ritenuto che la priorità politica per questo Paese, dopo decenni di discussione, fosse quella di dare, finalmente, a questo Paese una legge forte, chiara, che sancisca i nodi del conflitto di interessi che interessano gli attori politici principali della vita di questo Paese, dare soluzione a questo problema, dopo anni di discussione, e, peraltro, farlo, come immagino che risulterà e come già risulta dall'esercizio del dibattito legittimo e libero che si sta svolgendo anche su questo primo articolo, tra chi considera che questa legge sia troppo permissiva, come il MoVimento 5 Stelle, e chi considera, come, per esempio, Forza Italia, che questa legge sia troppo restrittiva. Ciò è perché noi abbiamo scelto la strada di produrre per il Parlamento un'ipotesi di legge giusta, regolatrice, rigida su una determinata e circoscritta categoria di persone. Per questo, Pag. 52Presidente, il parere contrario che viene espresso dal relatore, con il quale il Partito Democratico concorda, di contrarietà all'allargamento, come anche ha significato qui il collega Bianconi, al di fuori dalla categoria dei politici, è l'apertura ad una categoria dell'impegno pubblico che è vastissima e non è neanche solo quella che hanno citato i colleghi del MoVimento 5 Stelle. Quindi, con coerenza voteremo contro gli identici emendamenti che qui sono stati proposti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Dopo quasi due anni giungiamo con il conflitto di interessi, ancora una volta, all'interno dell'Aula e, ancora una volta, all'interno dell'Aula, il gioco è sempre quello: mentire sapendo di fare proprio questo, perché proprio qualche minuto fa il PD ha di fatto ammesso, all'interno della Commissione bilancio, che le fattispecie per le quali varrà questo conflitto di interessi riguardano, in Italia, all'incirca 260 persone, cioè i membri del Governo nazionale più i membri dei governi regionali. All'interno di questa fattispecie non ci sono i parlamentari, non ci sono i consiglieri regionali, di fatto, che, invece, vengono semplicemente regolamentati all'interno della fattispecie dell'ineleggibilità, perché invece il resto è sostanzialmente un contenitore vuoto. Allora, Presidente, io mi chiedo, perché fare una legge sul conflitto di interessi che riguardi soltanto 260 persone ? Forse perché qualcuno si vuol fare la marchetta elettorale per le elezioni amministrative ? Il MoVimento 5 Stelle a questo ennesimo gioco di contenitori vuoti non ci sta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voglio ricordare che noi eravamo molto vicini, invece, a quella che era la bozza del collega Sanna, arrivata in Commissione affari costituzionali all'inizio e che poi, invece, è stata completamente svuotata del suo contenuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Anche sui numeri, come al solito, il collega Fiano cerca sempre di deviare l'attenzione, sparando numeri a caso. Quanto poc'anzi è stato detto riguarda quindi, sostanzialmente, 300 persone a cui sarà applicato un conflitto di interessi. Queste trecento persone, e globalmente stiamo già sovrastimandole rispetto ai numeri reali, costeranno, abbiamo detto, un milione e mezzo, perché la Commissione bilancio ha appena approvato una copertura da un milione e mezzo che prevede un meccanismo di analisi; fa circa 5 mila euro a persona. Allora, io credo che dobbiamo dire le cose come stanno: per valutare un conflitto di interessi noi ipotizziamo che all'anno questo ci costi circa 5 mila euro a caso, e immaginando che, di fatto, queste posizioni almeno perdurino dai tre ai cinque anni, mi sembra quanto meno irrazionale limitarlo ad un numero così ristretto, a meno che, come al solito, lo facciate solo di facciata per salvare la vostra poltrona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. Vorrei far presente, ma non sfugge a nessuno, che se la platea di interessati da questo provvedimento non fosse pari a 56, prima versione dei 5 Stelle, a 200, seconda versione dei 5 Stelle, ma fosse pari a migliaia o a decine di migliaia, il costo di questa operazione per il controllo sarebbe enorme. Evidentemente i «grillini» questo non l'hanno capito.

Pag. 53

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Dadone 1.4 e Quaranta 1.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  459   
   Votanti  454   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  328).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 1.1.
  Prendo atto che la presentatrice non accede all'invito al ritiro e insiste per la votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, se fossi qua da pochi mesi mi definirei sconcertato dalle parole false che il capogruppo in Commissione affari costituzionali del Partito Democratico nonché membro della segreteria nazionale del Partito Democratico ha appena detto. Siccome sono ormai qua da tre anni e di situazioni di falsità di questo tipo ne ho sentire talmente tante, non posso più definirmi sconcertato e quindi mi limito semplicemente a dire che la legge scritta da Fiano e dai suoi colleghi, se va avanti – probabilmente il collega Fiano non l'ha letta – nel cuore della legge che parte dall'articolo 14 e va avanti e tutto il cuore che riguarda esclusivamente le cariche di Governo nazionale, probabilmente a Fiano è scappato, perché siccome ho un'ottima reputazione del collega evidentemente si è dimenticato di leggere che all'articolo 4 c’è scritto «carica di governo», all'articolo 5 c’è scritto «carica di governo». Aspetti, Presidente, che arriva anche l'articolo 6, all'articolo 6 c’è scritto «carica di governo», Presidente, e così via, riguarda esclusivamente le cariche di governo. Al collega invece di Forza Italia che è stato definito – ma non lo ripeto – «condannatelli», avendoci chiamato «grillini», dico di non spaventarsi se magari ci sono 30, 40 o 50 mila ipotetici destinatari, perché l'obiettivo del MoVimento 5 Stelle è che non ci sia neanche un caso di conflitto di interessi, perché magari chi si candida ad una carica pubblica, siccome lo sa e siccome sa che se tocca la cosa pubblica deve stare molto attento, probabilmente prima di candidarsi dice oibò, io sono in una situazione un po’ difficile per potermi candidare in quella situazione perché mi prendono le mie grosse imprese – vedasi ad esempio Berlusconi – e me le mettono in quel contenitore in cui non le posso più gestire, quindi magari ci pensa due volte. O magari il dipendente pubblico che fa parte di una società cooperativa che ha tanto rubato, Presidente, in questi anni ci pensa due volte prima di fare un bel concorso pubblico. Noi vorremmo, Presidente, come in Gran Bretagna, che il conflitto di interessi fosse culturale e che chi si candida ad una carica pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sia di natura elettiva che nella pubblica amministrazione, ci pensi 300 cento volte, non due volte, prima di fare quel benedetto concorso pubblico ! Quindi vedrà, il caro collega di Forza Italia «condannatello», che probabilmente non spenderemmo un centesimo a livello statale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Invito ad avere rispetto degli altri gruppi e degli altri colleghi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

Pag. 54

  EMANUELE FIANO. Signor Presidente, io volevo pregarla, Presidente, se lei potesse fornire – magari non c’è stato il tempo – all'onorevole Toninelli la versione completa della legge, così io potrei dettare all'onorevole Toninelli, che magari è stato distratto dall'ascolto degli insulti che mi ha rivolto il collega Crippa, a leggere, oltre agli articoli che lui ha citato, l’incipit del Capo 3, Articolo 12, ineleggibilità dei membri del Parlamento. Al momento oggi circa 940 persone, con la riforma costituzionale saranno 730. Poi lo inviterò anche a leggere il titolo dell'articolo 13, ineleggibilità dei consiglieri regionali, e a leggere infine le norme che riguardano le giunte regionali e infine ancora il testo dell'emendamento presentato dal relatore sull'Authority. Al collega D'Ambrosio, con la sua cortese collaborazione, Presidente, la pregherei di far sapere che lui ha trattato un argomento diverso da quello che ho trattato io, perché il collega D'Ambrosio ha citato giustamente una condizione posta dalla Commissione bilancio e che riguarda i costi dell'attività che svolgerà l'Authority a cui è demandato il potere di occuparsi delle questioni di conflitto di interessi. Ed hanno ragione il collega D'Ambrosio o il collega Toninelli – che hanno citato due numeri diversi, magari poi si mettono d'accordo prima del prossimo intervento – a citare la platea di cui si occupa l'Authority, di cui si occuperà una volta che avremo approvato la legge, cioè l'Authority si occuperà di un numero ristretto di persone e specificatamente loro hanno citato i numeri che sono stati fatti dal Governo in Commissione bilancio, ma il qui presente onorevole Fiano non ha parlato di ciò di cui si occupa l'Authority, io ho detto ciò di cui si occupa la legge. Questa legge, in ragione dei titoli e degli articoli che sono di sicuro nell'edizione completa della legge e che anche il collega Toninelli avrà l'onore di poter leggere, si occupa di una platea che al momento, considerando circa di mille persone la platea dei consigli regionali, aggiungendo le giunte regionali, aggiungendo i membri del Parlamento, i membri dell'Authority e i membri del Governo, è una platea di circa qualche migliaio di persone o se volete entro le 2 mila persone.
  Per cui ringrazio molto dei cortesi complimenti alla mia persona che mi sono stati rivolti da persone che stimo moltissimo e la cui educazione non finisco mai di stimare, il collega Crippa e il collega Toninelli, e sono certo che con l'edizione completa dalla legge anche loro potranno convenire su questa sottile differenza che sta tra ciò di cui si dovrà occupare l'Authority e la platea complessiva a cui si rivolge questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, cerco di fargliela intendere io la piccola sottigliezza che ci sta all'interno di questa legge, che si chiama «disposizioni in materia di conflitto di interessi». Se il collega Fiano vuole venire in quest'Aula a dire a noi parlamentari e ai cittadini che ci stanno guardando che i parlamentari e i consiglieri regionali sono sottoposti alla disciplina del conflitto di interessi, bene, il collega Fiano sta mentendo, perché in questa legge si parla di parlamentari e di consiglieri regionali solo in merito all'ineleggibilità e il consigliere regionale poi è tutto da vedere perché devono rubare alle regioni, quindi vediamo se le regioni normeranno eventualmente, ma il conflitto di interessi vale soltanto per i membri del Governo nazionale e regionale, questa è la verità. Ineleggibilità non vuol dire conflitto di interessi e quindi Fiano viene qui a dirci che l'ambito di applicazione del conflitto di interessi vale su 2 mila persone quando invece sono 270 e sta mentendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

Pag. 55

  CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, l'onorevole Cecconi ha un po’ anticipato il mio intervento, perché la questione che noi poniamo – non tanto in questo emendamento, dove era largamente previsto solamente per le authority, ma più avanti, all'articolo 2, che è stato detto dal relatore che viene assorbito all'interno di un emendamento che viene presentato direttamente qui in Aula – è che quell'allargamento ai soggetti noi lo individuavamo esattamente anche nei presidenti di regione, nei consiglieri regionali e nei parlamentari. Quella parte è stata completamente cassata perché questo provvedimento individua il conflitto di interessi sulle cariche di Governo ma una blanda ineleggibilità per quanto riguarda esattamente il resto dei soggetti che ho elencato prima, quindi è del tutto evidente, senza voler offendere nessuno, che è stata fatta banalmente una scelta politica e io penso che il Partito Democratico dovrebbe dire esattamente che cosa c’è all'interno di questo testo senza ricorrere ad un genericità della definizione di conflitto di interesse. In questo articolato si sono fatte delle scelte e si è scelto di individuare il conflitto d'interesse solo nelle cariche di Governo e di voler aggiungere in un secondo tempo anche le authority. Siamo contenti che il nostro emendamento sull'allargamento delle authority in parte sia stato assorbito ma per tutto il resto delle indicazioni fatte non vi è traccia del conflitto di interesse e il Partito Democratico farebbe bene a dirlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, collega Fiano, ma lei ancora...

  PRESIDENTE. Onorevole Nuti, si rivolga alla Presidenza, così almeno evitiamo il discorso a due.

  RICCARDO NUTI. Presidente, il collega Fiano è colui che ci ha raccontato in TV e non solo che finalmente avevano abolito il vitalizio per i condannati. Dopo qualche mese si è scoperto che questa gente ha continuato e poteva continuare tranquillamente a prendere il vitalizio nonostante fosse stata condannata tramite le loro paroline magiche che hanno inserito in questa legge. Le faccio anche presente, visto che continua a prendere in giro chi ci segue e l'Aula, che quello che riguarda il conflitto di interessi è nel Capo 2, non so se legge, pagina 15, mentre invece a pagina 30, Capo 3, ineleggibilità, quindi quello che lei dice non è inserito nel capo del conflitto di interessi. Impari a leggere e magari poi interviene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, dico subito che questo provvedimento non ci piace perché ha degli svarioni tecnici molto evidenti e, come ho detto, è un provvedimento a esequie avvenute, non serve più, doveva essere fatto prima questo. Ora ne dobbiamo fare un altro.
  Detto questo, però, pane al pane e vino al vino. I parlamentari e i consiglieri regionali hanno il momento topico del conflitto di interessi al momento dell'eleggibilità perché non governano, sono eleggibili e il conflitto di interessi si evidenzia in quel momento lì; mentre i membri del Governo e gli altri hanno un conflitto di interessi permanente perché deliberano, governano e, quindi, quando prendono questi provvedimenti hanno un conflitto di interessi diverso, più vasto. Quindi, si poteva fare altro, ma si entrava anche all'interno dell'autodichia della Camera. Faccio un esempio e mi spiego subito: io faccio l'avvocato di mestiere e ritengo in conflitto di interessi ogni avvocato che partecipi ai provvedimenti della Commissione giustizia. È una mia idea, non condivisa da altri colleghi. Io in Commissione giustizia non ci sono Pag. 56mai stato. Ed è la cultura che diceva il collega Toninelli. Ma questo semmai lo deve determinare la Camera. I conflitti di interessi sull'esercizio della nostra funzione e del nostro mandato è qui che si determinano e non con una legge dello Stato che deve solo determinare quando e perché siamo eleggibili o non eleggibili, perché non facciamo provvedimenti di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente. Io faccio parte della Commissione istruzione e credo sia importante saper leggere. Io ho imparato a leggere a cinque anni, sei anni, quando sono andato alle scuole elementari. Penso che molti di noi abbiano avuto questa fortuna di essere andati a scuola e aver imparato a leggere. Io leggo: Capo II «Conflitto di interessi» e articolo 4 «Situazioni di conflitti di interessi»: «Ai fini della presente legge sussiste conflitto di interessi in tutti i casi in cui il titolare di una carica di Governo sia titolare di un interesse economico...; articolo 5»: Entro venti giorni dall'assunzione della carica i titolari di cariche di Governo nazionali... «, eccetera, eccetera. Mentre leggo: Capo III» Ineleggibilità «e articolo 12» Ineleggibilità dei membri del Parlamento. Quindi, solo qui si parla dei membri del Parlamento. Penso e spero che anche l'onorevole Fiano abbia imparato a leggere già dall'età dei cinque, sei anni.

  EMANUELE FIANO. No !

  GIUSEPPE BRESCIA. Quindi, non credo che si debba rivolgere ai cittadini italiani prendendoli in giro in questa maniera perché anche loro sapranno leggere e verificheranno se ciò che ha detto è vero o no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Mi limito semplicemente a dire che qui non è che possiamo fare confusione, come la stiamo facendo, tra il conflitto di interessi, l'interesse privato in atti d'ufficio, il nepotismo, il clientelismo e chi più ne ha più ne metta. Il conflitto di interessi di cui ci dovremmo interessare, piaccia o non piaccia, ma sto al testo, è quello contenuto nell'articolo 4 che lo definisce così: «Sussiste conflitto di interessi in tutti i casi in cui il titolare di una carica di Governo» – (poi vedremo) – «sia titolare di un interesse economico privato tale da condizionare l'esercizio delle funzioni pubbliche ad esso attribuite o ad alterare le regole di mercato relative alla libera concorrenza». È bene che circoscriviamo il thema decidendum perché altrimenti qua ognuno, come disse Umberto Eco, su Internet parla liberamente come se fosse uno dell'Accademia dei Lincei. È chiara la questione ? Già finito ?

  PRESIDENTE. Ha un minuto, onorevole Sannicandro. Si può immaginare di estenderlo, ma un minuto è un minuto.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Un minuto è un minuto. Pensavo di avere almeno cinque minuti perché non so chi ha parlato.

  PRESIDENTE. È intervenuta la collega Costantino a nome del gruppo.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Vabbè, vuol dire che domani svilupperemo il tema.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Lo prendo come un augurio e non come una minaccia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

Pag. 57

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Credo che al collega Fiano non sfugga che all'interno della Giunta delle elezioni della Camera, in cui è anche presente il suo collega Lattuca lì seduto, ci sono due Comitati, uno che è per l'ineleggibilità e l'altro per l'incompatibilità e che, quindi, stiamo parlando di due cose un po’ diverse perché, altrimenti, credo che anche a livello di funzioni potevano essere unificate. È stata fatta una scelta in questo modo e ancora oggi ci troviamo, nel testo che voi andate ad analizzare adesso, ad avere due articoli, uno che parla di ineleggibilità e uno che parla di conflitto di interessi. Attenzione, però, che, come diceva il collega Bianconi prima, il regolamento della Giunta delle elezioni parla di requisiti di ineleggibilità che non sono gli stessi di questa legge. Quindi, di fatto, ci troveremo che l'autorità potrà sancire l'ineleggibilità di alcune cariche e, dall'altro lato, il regolamento della Giunta delle elezioni potrebbe essere più restrittivo o più largo. Questo ovviamente è un problema che non vi siete neanche lontanamente posti perché il regolamento dell'ineleggibilità della Camera presuppone anche questo tipo di punto fermo.
  Chiudo, Presidente, dicendo che di fatto ogni volta noi si parla sempre di conflitto di interessi, ma non riusciamo mai a capire. Il collega Fiano potrà togliermi questa curiosità: il sottosegretario Lapo Pistelli sarebbe in conflitto di interessi secondo la legge che ha oggi lei ratificato e difeso in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Tancredi, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  435   
   Votanti  432   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  308).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 1.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Presidente, io vorrei semplicemente specificare perché il collega Fiano prima rivolgendosi a noi ha detto che non abbiamo le idee chiare sui destinatari. Cerco di specificare. All'entrata in vigore di questa legge i destinatari che avranno, quindi, applicata la legge ad oggi, sono 59. Ne andranno aggiunti 40 e, quindi, siamo a meno di 100, quando ci saranno anche le alte cariche all'interno delle autorità indipendenti. A questi vanno sommati i governi regionali e siamo circa a 270 in totale. Tra l'altro, ovviamente, i governi regionali, entro sei mesi dall'entrata in vigore di questa legge, dovranno approvare una legge regionale che si uniformi a questa legge stessa. Buonanotte ! Tra l'altro, le regioni a statuto speciale, oltre a dover uniformarsi alla legge nazionale di cui stiamo trattando che è entrata in vigore, dovranno valutare che questa legge non va a bucare l'indipendenza costituzionalmente garantita in quanto regione a statuto speciale. Buonanotte ! Dal nostro punto di vista ad oggi i destinatari effettivi di questa legge sono 59 e probabilmente domani ne aggiungiamo 35, ma non possiamo certamente parlare di più di 270 persone destinatarie di questa legge. Una vera finta legge sul conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 58
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico, Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  424   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  301).    

  (Il deputato Baroni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Librandi 1.101, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, mentre si rimette all'Aula la relatrice di minoranza di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Raciti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  387   
   Astenuti   42   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
 386    
    Hanno votato
no    1).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Presidente, credo che quello che non si riesce a comprendere, soprattutto dai colleghi del Partito Democratico, e forse ancora di più dai colleghi di Forza Italia, è che il discorso che sta facendo il MoVimento 5 Stelle in merito al conflitto di interessi è prima di tutto di ordine culturale: non si può vivere in un Paese dove il conflitto di interessi è endemico, epidemico, e pretendere di sconfiggerlo facendo una legge che ha un ambito di applicazione ristrettissimo e dicendo che si sta facendo un ambito di applicazione così piccolo, così ristretto, perché si vuole dare una legge certa e sicura dopo vent'anni in questo Paese. Credo che questo Paese abbia bisogno di una legge che metta di fronte ai cittadini, e a tutti coloro che si vogliono avvicinare alla carica pubblica, il fatto che devono essere persone oneste, rette e gestire la cosa pubblica come fosse una cosa di 60 milioni di italiani, non una cosa propria da assoggettare al proprio interesse personale. Questo è proprio il termine di comprensione che è mancato in Commissione, che sta mancando in quest'Aula. Qualsiasi foglio di carta noi faremo in questo Parlamento oggi o domani, se non ci mettiamo in testa che dobbiamo in qualche modo stimolare culturalmente all'interno degli amministratori e all'interno dei cittadini che il conflitto di interessi non deve neanche balenare nell'anticamera del cervello di quelle persone che si avvicinano alla cosa pubblica, noi un vero Paese senza conflitto di interessi non l'avremo mai !
  Una buona legge che può funzionare contro il conflitto d'interessi non l'avremo mai, perché non c’è legge che si può applicare quando il partito che la propone è il primo partito che neanche vuole cercare di applicarla sul serio: perché, come diceva prima il mio collega Nuti, quando un cittadino qui fuori pensa al conflitto di interessi, pensa a voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quando pensa al conflitto di interessi, pensa alla classe politica che negli ultimi trent'anni ha governato questo Paese, e quindi non siete voi nella possibilità Pag. 59di determinare una buona legge per il conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  409   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  297).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sisto 1.8.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Presidente, questo passaggio è da rimarcare. Considerato che siamo alla fine dei lavori dell'Aula, chiedo un attimo di attenzione perché siamo di fronte all'emendamento non «salva Berlusconi», ma «salva tutti». Quest'Aula deve – lo dico veramente con la totale tranquillità – sapere che questo emendamento, che adesso vado a leggere, il relatore di maggioranza del Partito Democratico, in Commissione, lo aveva accantonato. Quindi, ha voluto ragionare su questo straordinario emendamento. Lo leggo e poi lo spiego: non sussiste caso di conflitto di interesse nel caso in cui c’è la coincidenza tra interessi pubblici e privati. È straordinario, che cos’è il conflitto di interessi ? È la coincidenza tra l'interesse privato e l'interesse pubblico. Quindi qua si diceva che non c'era conflitto di interessi quando ? Facciamo un caso, signori, non vi offendete ovviamente: Silvio Berlusconi proprietario, editore maggiore, proprietario di metà delle televisioni, da Presidente del consiglio aveva un interesse privato che le aziende delle comunicazioni evidentemente continuassero nella proprie attività e lucrassero. Benissimo, ci mancherebbe altro, si tratta di un'azienda privata. Ma da Presidente del Consiglio che lui portasse avanti tali provvedimenti è un'azione politica, perché il Presidente del Consiglio è quello che dà l'indirizzo politico a tutti i Ministri, al Consiglio dei ministri; che andasse ad incentivare e ad aiutare chi ? Le aziende di comunicazioni. Questo emendamento dice: quando Silvio Berlusconi che ha l'interesse privato di far proliferare, di far sviluppare le proprie aziende, fa dei provvedimenti o mette nel cuore della sua azione politico-economica, in qualità di Primo Ministro e Presidente del Consiglio, lo sviluppo di quei settori, in cui privatamente è coinvolto, perché ne è proprietario, non c’è conflitto di interessi.
  Praticamente alla fine, l'interesse privato che coincideva con l'interesse pubblico, non era conflitto di interessi, mentre conflitto di interessi è proprio quello: quando l'interesse privato e l'interesse pubblico coincidono e tu non puoi assolvere con imparzialità e indipendenza, a vantaggio di terzi, dei cittadini, la tua funzione pubblica e di conseguenza non puoi assolvere e ricoprire quella carica di Governo. Il Partito Democratico, Presidente, l'ha accantonato. Ecco, secondo me, questa è la situazione giusta per chiedere al Partito Democratico che perplessità, che dubbi aveva, perché ha accantonato un emendamento che, lo ripeto, non era solo «salva Berlusconi». Vi ricordate quando eravamo piccoli, vi era il salva tutti e si scappava, ecco qua era «salvi tutti», da Berlusconi in giù, tutti ! Probabilmente il Partito Democratico avrà delle ottime risposte da darci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 60

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Sempre allo scopo di chiarirmi le idee, voglio dire che non voteremo questo emendamento soltanto per motivi sistemici, ma perché questo emendamento Sisto, Centemero 1.8, non è altro che la sintesi di un'ampia giurisprudenza. Mi spiego meglio. Fino al 1990 il codice penale prevedeva il reato di interessi privati in atti d'ufficio: in virtù di quella norma, tutti i sindaci d'Italia normalmente erano incriminati per interessi privati in atti d'ufficio, soprattutto quando dovevano deliberare il piano regolatore; lo dico perché ho fatto il sindaco, ma non ho avuto l'avviso di garanzia per questo fatto. Un sindaco, un consigliere comunale, tutti, o avevano la casa, o il terreno, o il suolo edificatorio, o il capannone, o una casa al centro storico; e, come si sa, quando si delibera un piano regolatore bisogna decidere dove si può costruire, dove non si può costruire, con quali indici di edificazione e via discorrendo. L'aberrazione a cui la giurisprudenza arrivò fu intollerabile, al punto che l'articolo 324 del codice penale è stato abolito. Questo emendamento non fa altro che risentire di questa questione. È stato abolito ed è stato ricompreso nell'articolo 323 del codice penale, e lo leggo a vantaggio di chi parla di 50 mila, di 100 mila. Con l'articolo 323 del codice penale, che leggo, tutti i cittadini italiani che rivestono funzioni pubbliche, cioè l'impiegato comunale, statale, dell'INAIL, dell'INPS, dell'INADEL che non c’è più, della provincia, della regione, noi stessi, tutti i ferrovieri, tutti i conducenti di autobus, cioè gli incaricati di pubblico servizio, sono sottoposti all'articolo 323 che dice: il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che nello svolgimento delle funzioni del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale, ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni. Qui staranno coinvolti, rispetto a questo articolo, qualche milione di cittadini italiani. Visto che qua si sta parlando di cifre, poiché facciamo una legge, non è che si può fare una legge che non è buona se riguarda dieci persone ed è buona se riguarda un milione di persone. La norma qui ce l'abbiamo, lo ripeto. E anche con questa norma, lo voglio dire alla classe politica, agli amministratori comunali, e così via, quando si va a interpretare il vantaggio patrimoniale come qualcuno esperto della materia potrebbe insegnare, la cassaforte è stata forzata. Quindi, non è di questo che ci stiamo interessando: ci stiamo interessando di quello che dice l'articolo 4, cioè di qualcosa in più, in più rispetto a questo.
  Ci si riferisce, lo ripeto, a coloro i quali hanno una potenza economica tale da poter condizionare la politica. In altri termini, noi siamo in un regime capitalistico ed è evidente che in un regime capitalistico, come diceva la buonanima del compagno Lenin in Stato e rivoluzione, normalmente i Governi sono un comitato di affari della borghesia e quindi il conflitto di interessi è immanente. Come lo discipliniamo ? Noi stiamo nel contesto, non lo dobbiamo mai dimenticare, di un sistema capitalistico e quindi il conflitto di interessi è una toppa che ovviamente sarà sempre scucita. Allora questa legge, lo ripeto, definisce il conflitto di interessi così, non c’è nulla che attiene al codice penale.
  Tant’è vero che se poi andiamo a leggere gli articoli che sono stati citati, a proposito dei consigli regionali e dei parlamentari, non si fa altro che ripetere quanto è scritto nella legge comunale e provinciale: l'appaltatore di un servizio di nettezza urbana non può essere eletto consigliere comunale, lo dice la legge approvata nel 1958 ! Così come l'esattore delle tasse che è concessionario del comune non può essere eletto consigliere Pag. 61comunale. Cioè la disciplina c’è, ripeto, abbastanza, non c’è per questi signori di cui stiamo parlando oggi; ma sempre nello spirito di mettere una toppa in un sistema capitalistico dove il compito di limitarsi è immanente.
  Concludo quindi su questo punto, e domani riprendiamo. Giustamente è stato detto da qualcuno: io faccio parte della Commissione istruzione e sono un professore, io della Commissione giustizia e sono un avvocato, come la mettiamo ? Ma questo non è il conflitto di interessi di cui stiamo parlando ! Io sono medico e sono nella Commissione sanità, io sono agricoltore e sto nella Commissione agricoltura, io sono industriale e sono alla Commissione industria e sviluppo: non è questo il conflitto di interessi ! Perché se la mettiamo su questo piano dobbiamo dire che non c’è rimedio, perché siamo rappresentanti del popolo, e molto spesso siamo rappresentanti di interessi specifici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sisto 1.8, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Kronbichler...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  410   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  28    
    Hanno votato
no  382).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  387   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
 260    
    Hanno votato
no  127).    

  Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame di questo provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30.
  Chiedo ai colleghi di uscire il silenzio, perché ci sono diversi interventi sull'ordine dei lavori e dovremmo consentire ai colleghi che vogliono svolgerli di farlo in una circostanza e in una condizione decente.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento di sindacato ispettivo (ore 20,25).

  ALESSIA ROTTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIA ROTTA. Presidente, intervengo perché voglio ricordare Umberto Eco. «Eco: esequie eseguite. Eccoci, emiciclo encomiante erudito enciclopedico emerito eccezionale educante, empatici esordienti». Chissà che cosa ne avrebbe pensato di questo epitaffio di Eco con la «e», uno dei suoi compiti: scrivere una storia con parole che inizino con la stessa lettera, testimonianza del suo amore per lo studio attraverso la sperimentazione ed il gioco.
  Per noi Umberto Eco rimarrà il professore che è riuscito a farci innamorare dei segni e dei loro significati. Digerimmo l'ostico Trattato di semiotica generale a suon di aneddoti su Franco e Ciccio, e di barzellette come test d'ingresso al corso di laurea che sembrava uscito da La Settimana Pag. 62enigmistica, ad insegnarci che la ginnastica della mente è un valore prezioso, una precondizione del sapere e dell'affrontare la vita, sui libri e fuori. Tra le domande del quiz di selezione per essere suoi allievi l'abigeato, per noi trasformatasi in una parola in codice: siamo quelli dell'abigeato, un furto di pecore diventato distintivo di matricole.
  Rigoroso ma mai severo, il professore ci ha insinuato la curiosità per ogni cosa che si muova, perché ogni testo è degno di attenzione: un trattato di filosofia, un incunabolo medievale, un fumetto, un suo ricordo, il meteo alla TV come capitò a me; come ogni problema per noi oggi posto dalla contemporaneità, dal Paese è degno di interrogarci.
  Eco era un oratore brillante e che usava magistralmente l'ironia, ma non si trattava di fumo negli occhi: quando parlava aveva una tesi che esprimeva in maniera chiara, e le capacità retoriche gli servivano per rendere più incisivo il punto e fornire anche un piacevole servizio all'ascoltatore. In altre parole non usava la sua autorità e la sua capacità retorica per occupare uno spazio di parola senza dire nulla: ERA un grande anti-fuffa, per intenderci !
  Un ricordo, questo, collettivo, scritto a più mani dai suoi allievi della comunicazione della prima ora, che oggi lavorano con successo nei campi più disparati, dai media all'editoria, e anche dentro l'accademia, in varie e differenti discipline, e camminano sulle proprie gambe. Aveva proprio ragione lui: il modello di una formazione elastica rivolta a persone intelligenti ha un senso, la formazione su temi apparentemente di non immediata utilità, non monetizzabili, serve a far crescere persone valide. In ogni sua parola c'erano sempre due spinte: da una parte ci faceva innamorare della cultura, alta, bassa, grassa, luccicante, opaca; dall'altra ci inchiodava a noi stessi, a trovare la nostra strada nel nostro modo e secondo i nostri rispetti e capacità, con l'eco del suo insegnamento.
  Per Umberto Eco la rosa fu una cosa e soprattutto quella, il suo romanzo che disse di odiare, tra il serio e il faceto, la fama e la consacrazione internazionale per chi già non lo conosceva come semiologo. Ma lui ci insegnò soprattutto, con Gertrude Stein, che «rose is a rose is a rose»: un verso aperto lasciato all'interpretazione del singolo, a dire dell'indicibile ricchezza del testo, del ruolo fondamentale del lettore e della sua collaborazione nella creazione del senso. L'insegnamento della semiotica, ovvero di come le persone danno senso alla realtà e tra di loro, e quanto fecondo (e concludo, Presidente) può essere questo assunto per la politica, chiamata ad interpretare ciò che accade, non a subire dati e fatti: a cambiare in meglio la realtà dopo averla osservata. Noi continueremo a farlo, a leggerne le forme, i testi in cui la realtà ci si presenta, rincorrendoli nei loro significati, interrogandone incessantemente il senso nella fuga degli interpretanti. Ci mancherà l'interprete maestro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Presidente, faccio questo intervento per chiedere al Governo...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Di Stefano: chiedo ai colleghi intorno se possono abbassare la voce. Grazie !

  MANLIO DI STEFANO. Dicevo, faccio questo intervento per chiedere al Governo, visto che se ancora questo Parlamento ha un significato è quello di dare delle direttive al Governo che poi dovrebbe seguirle, di far qualcosa per realizzare gli ordini del giorno che sono stati votati in quest'Aula: del 4 dicembre 2013, addirittura, il n. 9/1670-AR/01, che chiedeva che si preservassero le testimonianze culturali e storiche presenti a Hebron dalla forza occupante israeliana, che le distrugge regolarmente Pag. 63in quanto in territorio occupato; è quello del 17 settembre 2014, relativo all'Atto Camera n. 2598-A/R, che chiedeva di realizzare quell'altro ordine del giorno ad un anno di distanza, e soprattutto di bloccare gli insediamenti nei 400 ettari di Gush Etzion, sempre nella zona tra Betlemme ed Hebron. È importante che si realizzino questi ordini del giorno per due semplici motivi: uno, perché sono stati approvati da quest'Aula; due, perché l'occupazione del territorio e le colonie sono al centro dei problemi oggi dell'occupazione israeliana in Palestina, e quindi della risoluzione dei due Stati. Chiedo quindi che il Governo faccia il suo lavoro, in sostanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, oggi molti giornali riportano la notizia secondo la quale di fatto il Governo degli Stati Uniti d'America ha spiato l'ex Presidente Silvio Berlusconi: chiunque conosce il mio parere, i miei giudizi sul Presidente Berlusconi, ma di fatto si trattava di un Presidente democraticamente eletto. Sappiamo che la Farnesina ha convocato l'Ambasciatore nordamericano: che cosa gli dirà, Presidente ? Che il Trattato di libero commercio, il TTIP, andrà avanti nelle segrete stanze senza che gli italiani sappiano qualcosa ? Gli dirà che l'assurda guerra in Afghanistan proseguirà ? Che l'acquisto dei cacciabombardieri F-35 non terminerà ?
  Noi crediamo che spiare il Presidente del Consiglio della Repubblica italiana sia un atto grave di attacco alla sovranità della Repubblica, quindi un attacco al popolo italiano. Per cui, oltre alle mosse di facciata, comunicative del Presidente del Consiglio e della Farnesina, chiediamo a nome del MoVimento 5 Stelle ufficialmente che il Presidente Renzi venga qui in Aula a riferire: così ascolterà dalle parole, appunto dalla bocca dei rappresentanti del popolo italiano, del MoVimento 5 Stelle, che secondo noi essere alleati degli Stati Uniti d'America non significa essere sudditi.
  E queste manovre, questo vero e proprio spionaggio politico sono intollerabili secondo il nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Battista. La sua è una richiesta che si aggiunge anche ad altre analoghe, formulate da diversi gruppi nel corso della giornata. La Presidenza ne prende atto e, ovviamente, comunicherà doverosamente al Governo questo genere di richieste che sono state portate avanti dai gruppi.

  MASSIMO PARISI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento, credo.

  MASSIMO PARISI. Sì, Presidente. Raramente mi capita di essere d'accordo con i colleghi del MoVimento 5 Stelle; in questo caso, invece, ritengo che le indiscrezioni che sono emerse e che vengono pubblicate in queste ore sui giornali italiani e su alcuni organi di informazione relative al caso, fra virgolette, WikiLeaks siano di una tale gravità che richiedano risposte chiare e concrete. Noi, per quel che riguarda la nostra componente, ribadiamo, ovviamente, l'amicizia con il popolo americano e con il Governo americano, ma quello che è accaduto è di un'assoluta gravità.
  Il fatto che il Presidente del Consiglio pro tempore – poco importa che fosse Berlusconi, varrebbe per qualsiasi altro Presidente del Consiglio – e i suoi più stretti collaboratori siano sottoposti ad intercettazioni, ovviamente illegali, da un Paese alleato e da un Governo alleato, perché la NSA è un'organizzazione governativa americana, richiede una presa di posizione forte da parte del Governo italiano. Bene ha fatto la Farnesina, se lo ha Pag. 64fatto – mi pare di averlo letto sulle agenzie –, a convocare l'ambasciatore.
  Ritengo che sia assolutamente opportuno e doveroso nei confronti di questo Parlamento, che rappresenta il popolo italiano, che, magari dopo questo incontro e dopo le verifiche che il Governo farà, si venga a riferire in quest'Aula. Non credo che possa essere sufficiente il fatto che il Copasir audirà anche su questa questione il sottosegretario Minniti. Quindi, raccomandiamo al Governo di seguire la vicenda e di rapportarsi in questo caso, per la gravità evidente della vicenda, con il Parlamento italiano.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Parisi. Anche nel suo caso vale la risposta già data nei confronti del collega Di Battista.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Presidente, in questi giorni il sottosegretario Della Vedova è a Minsk per copresiedere la commissione economica mista tra Italia e Bielorussia. In questa commissione si discute di economia, quindi rapporti economici, e diritti umani. Io, con questo intervento, chiedo al sottosegretario, tramite lei, di dedicare almeno dieci minuti in Bielorussia per sbloccare la situazione delle adozioni internazionali. Voglio ricordare che sono attualmente 124 i bambini già dichiarati adottabili in attesa dello sblocco della situazione. Uno sblocco che si protrae ormai da anni e che vede tra i colpevoli, vogliamo dire, anche un'istituzione italiana, cioè la CAI, la Commissione adozioni internazionali, che dal 2014 non si riunisce, che è quella che dovrebbe vigilare sul corretto svolgimento delle adozioni, ma che non dà risposte a nessuno, né a enti né ai parlamentari e neanche ai genitori in attesa.
  La CAI, naturalmente, dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio. Quindi, chiediamo a Renzi di intervenire urgentemente, perché è una situazione che si protrae ormai da troppo tempo, e di risolvere celermente la questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scagliusi. Per quanto riguarda la Presidenza della Camera, lei sa che non ci sono poteri diretti di intervento; però c’è sempre la facoltà, da parte del singolo collega deputato, di presentare atti di sindacato ispettivo.

  ANDREA MAESTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Presidente, ho chiesto la parola per sollecitare, tramite la Presidenza della Camera, il Presidente del Consiglio Renzi e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Delrio in ordine ad una risposta che non può più attendere, relativamente ad un'interrogazione a risposta scritta che ho presentato addirittura il 16 luglio del 2015 su un tema rilevantissimo per il comune e per il territorio di Ravenna: il tema dell'incrocio stradale fra la statale 16 Adriatica e la Ravegnana, teatro di gravissimi sinistri, anche mortali, l'ultimo dei quali, grazie a Dio non mortale, domenica scorsa.
  Crediamo che il sindacato ispettivo sia una cosa seria in una democrazia parlamentare e auspichiamo che, tramite la Presidenza della Camera, il Governo finalmente ci dia una risposta. Una risposta che deve arrivare non solo a noi deputati che abbiamo presentato l'interrogazione (insieme a me anche l'onorevole Paglia e l'onorevole Pagani), ma, soprattutto, alla comunità ravennate, che aspetta da anni una risposta su questo tema.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Pag. 65

  Mercoledì 24 febbraio 2016, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   BRESSA; FRACCARO ed altri; CIVATI ed altri; TINAGLI ed altri; DADONE ed altri; RIZZETTO ed altri; SCOTTO ed altri; RUBINATO e CASELLATO: Disposizioni in materia di conflitti di interessi (C. 275-1059-1832-1969-2339-2634-2652-3426-A/R).
  — Relatori: Francesco Sanna, per la maggioranza; Toninelli, Sisto e Costantino, di minoranza.
  2. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   COSCIA ed altri; PANNARALE ed altri: Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti (C. 3317-3345-A).
  — Relatori: Rampi, per la maggioranza; Brescia, di minoranza.
  3. – Seguito della discussione delle mozioni Lupi ed altri n. 1-01124, Sberna ed altri n. 1-01146, Nicchi ed altri n. 1-01170, Palese e Pisicchio n. 1-01171, Vezzali ed altri n. 1-01172, Occhiuto ed altri n. 1-01173, Sbrollini ed altri n. 1-01174, Rondini ed altri n. 1-01175 e Bechis ed altri n. 1-01176 concernenti politiche a sostegno della famiglia.

  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 20,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3606 - quest. preg. 1, 2, 3, 4 393 391 2 196 141 250 81 Resp.
2 Nom. T.U. pdl 275 e abb.-A/R - em. 1.6 449 422 27 212 112 310 83 Resp.
3 Nom. em. 1.7 451 433 18 217 112 321 83 Resp.
4 Nom. em. 1.5 449 432 17 217 112 320 83 Resp.
5 Nom. em. 1.4, 1.100 459 454 5 228 126 328 82 Resp.
6 Nom. em. 1.1 435 432 3 217 124 308 82 Resp.
7 Nom. em. 1.2 427 424 3 213 123 301 82 Resp.
8 Nom. em. 1.101 429 387 42 194 386 1 82 Appr.
9 Nom. em. 1.3 423 409 14 205 112 297 82 Resp.
10 Nom. em. 1.8 410 410 206 28 382 81 Resp.
11 Nom. articolo 1 412 387 25 194 260 127 81 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.