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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 573 di venerdì 19 febbraio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Capelli, Catania, Crippa, Dambruoso, Di Gioia, Epifani, Locatelli, Losacco, Manciulli, Pisicchio, Ravetto, Rosato, Sanga, Sani e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento e assegnazione di un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.

  PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis, del Regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica: «Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato alla legge di stabilità 2016)» (3594).
  Alla luce del parere espresso nella seduta del 18 febbraio 2016 dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito dall'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento.
  A norma degli articoli 72, comma 1, e 123-bis, comma 1, del Regolamento il disegno di legge è assegnato, in sede referente, alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali), con il parere delle Commissioni I, III, V, VII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative con riguardo alle attività del movimento CasaPound, anche alla luce di una recente informativa della direzione centrale della polizia – n. 2-01260)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Lavagno ed altri n. 2-01260, concernente elementi ed iniziative con riguardo alle attività del movimento CasaPound, anche Pag. 2alla luce di una recente informativa della direzione centrale della polizia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Lavagno se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ha quindici minuti.

  FABIO LAVAGNO. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, abbiamo voluto portare all'attenzione di quest'Aula, attraverso un'interpellanza sottoscritta da vari deputati e deputate, la preoccupazione sorta al seguito del diffondersi, a mezzo stampa, di una informativa della direzione centrale di polizia, avente come oggetto l'attività di CasaPound. Si tratta di un'informativa che è stata definita omissiva e, francamente, faccio fatica a dare una valutazione differente: molto superficiale rispetto alle attività di questo movimento, di questa organizzazione, e che ha suscitato una qual certa preoccupazione, che, in qualche modo, condividiamo e che vogliamo qui esporre. È una relazione che, già sulla data di formazione del sodalizio, in qualche modo, ci lascia perplessi: viene riportato un 2007, quando la stessa organizzazione dà due date fondative differenti, ma non credo che questo sia il problema, non si situa nel 2003 l'occupazione di uno stabile all'Esquilino, nel 2008 è la vera fondazione dell'associazione, con la denominazione attuale.
  Quello che viene definito è genericamente una militanza fattiva e dinamica, ma con un rigoroso rispetto della gerarchia interna. Ecco, noi ci saremmo aspettati, da parte di un documento della polizia preventiva, che fosse un pochino più esplicito, che ci fosse un riferimento allo statuto di questa associazione, di cui non si fa menzione: non lo abbiamo ritrovato registrato nella Prefettura di Roma, l'abbiamo ritrovato, invece, in un albo della regione della regione Lazio. Non abbiamo alcun argomento o descrizione dell'organizzazione interna, non abbiamo, essendo presente un tesseramento, una quantificazione dei militanti, nulla sull'articolazione territoriale, se non generici riferimenti a club sportivi, ad Ascoli Piceno piuttosto che a quello delle immersioni di Roma.
  Abbiamo, però, alcune valutazioni che ci preoccupano: ci preoccupano e risultano abbastanza singolari, se redatte da un alto funzionario dello Stato, perché si dice che questa associazione è impegnata nella rivalutazione degli aspetti innovativi di promozione sociale del ventennio, ed è abbastanza strano, come dicevo, oltre che preoccupante, che un alto funzionario dello Stato si riferisca così alla drammatica e tragica vicenda del ventennio di dittatura fascista.
  Si fa un generico riferimento alla capacità di promozione e di propaganda di questa associazione, attraverso le associazioni giovanili, piuttosto che a una sorta di web marketing attraverso i social media, e poi un generico riferimento ad azioni simboliche. Ebbene, questo generico riferimento ad azioni simboliche vorremmo che fosse esplicitato in maniera più chiara, perché le azioni simboliche a cui CasaPound ci ha abituato in questi anni sono tutt'altro che simboliche e sono, soprattutto, inquietanti.
  Mi riferisco alle manifestazioni avvenute contro famiglie disabili, con l'esposizione di uno striscione che recitava «travestiti da disabili ma con le pance piene, siete pur sempre solo iene», il brindisi di una rivista legata alla galassia di CasaPound, il brindisi alla Shoah, l'elogio o la celebrazione del compleanno di Adolf Hitler, celebrato da più esponenti di questa associazione e volti, in qualche modo, a celebrare la figura del dittatore tedesco, le aggressioni di natura mediatica avvenute a Viterbo contro la realizzazione di uno spettacolo contro il razzismo dell'attore Ascanio Celestini, oppure l'impedimento, come è avvenuto nel 2014, di recarsi a scuola da parte di 90 bambini di scuole materne, elementari e medie, a seguito della falsa diffusione di notizie rispetto a violenze avvenute da esponenti, da membri di un campo rom.
  Ecco, questa tematica è stata portata, in altra occasione, all'attenzione sia di questo ramo del Parlamento che dell'altro, del Senato, e io spero che lei non voglia Pag. 3riportarci una risposta analoga a quella – credo di sì, ma vorrei augurarmi di no – esposta in altre occasioni. E, soprattutto, vorrei puntualizzare il fatto che, nelle risposte precedentemente date, si dice che questa informativa non costituisce un documento di analisi e di valutazione sul movimento, ma una risposta a precisi quesiti posti dal tribunale civile di Roma, ovvero dati conoscitivi dell'associazione. E questi sono i dati lacunosi, perché, se il tribunale avesse chiesto i dati conoscitivi dell'associazione, avremmo avuto dei dati quantitativi, informazioni sull'articolazione della struttura organizzativa anche a livello periferico (non credo che, come adeguata informazione sull'articolazione, ci si limiti al club sportivo di Ascoli Piceno, piuttosto che quello subacqueo di Roma), notizie circa l'eventuale diretto coinvolgimento del sodalizio in procedimenti penali o in attività di indagini. Tali informazioni sono abbastanza assenti, se non omesse, nella relazione della polizia, proprio perché non ci si può riferire, come viene fatto, a meri eventi relativi a scontri calcistici, dovuti a differente fede calcistica; e anche perché, in particolare, se si fa riferimento ad «alcuni elementi inclini alla violenza», bisogna ricordare che «alcuni elementi inclini alla violenza» non sono semplici militanti di questa organizzazione, ma ne sono le figure apicali, sono le figure apicali come il legale rappresentante, che è incline alla violenza non solo nei confronti di elementi di opposta fede politica, ma spesso anche nei confronti delle forze dell'ordine: dobbiamo, infatti, ricordare che Iannone è stato condannato a quattro anni di reclusione per aver aggredito e picchiato un carabiniere nel 2004, così come nel 2012 di aver guidato l'aggressione a Filippo Rossi, direttore del Festival culturale Caffeina, che si svolge a Viterbo. Cosa aveva fatto Rossi per meritarsi questa spedizione punitiva ? Aveva criticato CasaPound dopo l'omicidio di due senegalesi a Firenze per mano di Casseri, che frequentava appunto circoli di CasaPound. O ancora, nel 2015, è stato rinviato lo stesso Iannone a giudizio per lesioni a pubblico ufficiale, per essersi opposto a perquisizione dei carabinieri, presso la sede della dell'associazione. O ancora, potremmo fare l'esempio di altri dirigenti di questo movimento, come Alberto Palladino, condannato a due anni e otto mesi per aver pestato tre militanti del Partito Democratico mentre stavano attaccando dei manifesti elettorali.
  Ecco, noi vorremmo, francamente, che ci fosse una seria presa di posizione, da parte del Governo, nei confronti dell'azione di contrasto all'utilizzo della violenza come arma politica. La violenza non può essere utilizzata come un'arma politica, credo che il nostro Paese abbia al proprio interno i necessari anticorpi democratici per contrastare questo. Per farlo occorre, però, un'azione realmente coordinata da parte di tutte le forze istituzionali e questa pagina, scritta su carta intestata del Ministero dell'interno, non mi sembra andare in questa direzione.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Grazie, Presidente. Il movimento CasaPound, sorto nel dicembre 2003, ma ufficializzato formalmente nel 2007, si è affermato progressivamente nel panorama nazionale.
  Nel corso degli anni i militanti del movimento si sono distinti per diverse tipologie di iniziative, sia a carattere locale che nazionale, in linea con il contesto ideologico di estrema destra, tra le quali la contestazione delle politiche di accoglienza dei migranti adottate dalle autorità competenti.
  In alcune occasioni l'attivismo di piazza è sfociato in episodi di violenza, cui sono seguiti provvedimenti di polizia giudiziaria a carico di esponenti del movimento. Al riguardo, informo che nel quinquennio 2011-2015 sono stati tratti in arresto 19 militanti o simpatizzanti di CasaPound, mentre 336 sono stati deferiti a vario titolo all'autorità giudiziaria. A ciò si aggiunge che dall'inizio del corrente anno sono stati effettuati già un arresto e 23 denunce. Pag. 4D'altro canto, l'incremento dell'attività di propaganda e l'interesse del sodalizio per temi a forte rilevanza sociale, in passato appannaggio esclusivo dei gruppi di opposto orientamento, hanno accentuato la concorrenzialità con quest'ultimi, sfociata nell'ultimo anno in ben 106 episodi di contrapposizione, con il ferimento, in alcuni casi anche grave, di 24 attivisti di destra e di sinistra.
  Il Ministero dell'interno segue l'evoluzione di questa situazione di conflittualità, dedicando particolare attenzione all'attività dei gruppi politici estremisti e alle frange più radicali in tutte le zone d'Italia. In tal senso assicuro che la direzione centrale della polizia di prevenzione e le autorità provinciali di pubblica sicurezza svolgono una costante attività di prevenzione attraverso un attento monitoraggio ed un'accurata raccolta informativa nei confronti dei movimenti estremisti, finalizzata a cogliere il minimo segnale di turbativa dell'ordine e della sicurezza pubblica e ogni ipotesi di deviazione dalle regole del diritto e della pacifica convivenza. In tale contesto, vengono costantemente controllate le iniziative assunte dai simpatizzanti di CasaPound e le loro sedi e luoghi di aggregazione, che si assicura sono ben noti agli organi territoriali di polizia.
  Quanto all'ispirazione fascista del movimento evocata nell'interpellanza, si rileva che, allo stato attuale, non risultano pronunce giurisdizionali che abbiano accertato nei riguardi di CasaPound il concretizzarsi della fattispecie della riorganizzazione del disciolto partito fascista e che legittimino, quindi, l'adozione di provvedimenti di scioglimento. Con riferimento specifico al documento della direzione centrale della polizia di prevenzione, a cui è dedicata una parte dell'interpellanza, si rappresenta che esso non costituisce un documento di analisi o di valutazione sul movimento, ma una risposta a precisi quesiti posti dal tribunale civile di Roma concernenti in particolare: i dati conoscitivi; l'articolazione della struttura organizzativa, anche a livello periferico; l'eventuale diretto coinvolgimento del sodalizio in procedimenti penali o attività di indagine, sfociate in denunce o rapporti informativi all'autorità giudiziaria per fatti di violenza o per manifestazioni politiche non autorizzate, segnatamente di carattere neonazista. Per quanto attiene a quest'ultimo punto, pur non emergendo esiti giudiziari relativi a fatti di violenza o manifestazioni politiche non autorizzate di carattere antisemita o neonazista, direttamente riconducibili all'associazione, sono state sottoposte all'attenzione del magistrato alcune obiettive e incontrovertibili situazioni di criticità, e cioè: l'infiltrazione nelle tifoserie ultras sportive, divenuta spesso il presupposto per il compimento di azioni violente nei confronti di esponenti di opposta ideologia, anche fuori dagli stadi. Più in generale, la presenza all'interno del sodalizio o in ambienti vicini ad esso di elementi inclini all'uso della violenza intesa come strumento ordinario di confronto e di affermazione politica. È stato quindi precisato che tali soggetti si trovano sovente coinvolti in episodi di illegalità contro elementi di opposto orientamento, ponendo in essere risse, aggressioni e scontri, talvolta preordinati. Nel documento viene anche chiarito che tali comportamenti sono puntualmente e sistematicamente perseguiti sotto il profilo penale, ogni qual volta si riesce a giungere all'individuazione delle responsabilità.
  Relativamente all'ultimo quesito posto dagli onorevoli interpellanti, che è stato anche ricordato adesso nella illustrazione della interpellanza, si rappresenta che il fenomeno dell'antisemitismo nel nostro Paese è oggetto anch'esso di un costante monitoraggio da parte delle forze di polizia. Dall'attività di contrasto, svolta dalle DIGOS e dalla direzione centrale della polizia di prevenzione, risulta che nell'ultimo triennio si sono verificati 157 episodi che hanno portato alla denuncia di 92 persone. Gli episodi sono consistiti, prevalentemente, in atti di vandalismo contro obiettivi simbolici come sinagoghe o cimiteri ebraici, in missive intimidatorie e messaggi postati in rete, recanti insulti o minacce rivolte a cittadini di origine Pag. 5ebraica o ad esponenti delle comunità israelite. Il più delle volte essi sono stati il frutto di azioni individuali o di piccoli gruppi, non di rado composti da minorenni e da persone molto giovani, che quasi sempre si richiamano alle ideologie dell'estrema destra. In tale contesto si segnalano le operazioni relative a due siti impegnati nella diffusione e propaganda delle ideologie antisemite. La prima, parliamo dell'operazione Stormfront, sito oscurato nel novembre 2012 con l'esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei gestori del sito e la denuncia di 49 persone complessivamente. La seconda è stata oscurata nel 2013 con la denuncia di otto amministratori della citata piattaforma web.

  PRESIDENTE. L'onorevole Lavagno ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FABIO LAVAGNO. Grazie per la risposta. In alcune parti, è ben chiaro, avrei potuto anticipare la sua risposta, trattandosi dell'impianto che mi auguravo non volesse utilizzare, perché già utilizzato, appunto, in altre occasioni e in altre sedi.
  Devo dire che non ho voluto citare nella premessa nell'illustrazione dell'interpellanza in particolare un fatto, un episodio, una vicenda di natura giudiziaria, che invece è oggetto dell'attenzione della procura di Napoli, che nel gennaio del 2013 ha portato all'arresto di sette esponenti di CasaPound e all'applicazione dell'obbligo di dimora per altri tre nelle città di Napoli, Salerno e Latina, riguardante un'inchiesta che riguarda l'azione di CasaPound a Napoli, Salerno e Latina, implicati in vari atti di violenza e di antisemitismo. A questo proposito, le intercettazioni captate tra gli aderenti, in riferimento a questa inchiesta, sono particolarmente agghiaccianti, in quanto esprimono chiaramente sentimenti antisemiti, si arriva a dire di voler violentare una studentessa ebrea, che gli ebrei con la kippah fanno schifo, altri dicono che le camere a gas non sono mai esistite, ma che non bisogna dirlo pubblicamente, discutono sul Mein Kampf ed esaltano la figura di Hitler, ricostruiscono episodi di pestaggi ai danni di giovani di sinistra in occasione di una campagna elettorale, che credo riguardi l'esempio a cui facevo riferimento prima.
  Mi associo allo sgomento che è stato dichiarato, che cito: sia sul circolare tra i giovani e giovanissimi di una miserabile paccottiglia ideologica, apertamente neonazista, sia sul diffondersi di violenza di diversa matrice, da quella del fanatismo calcistico a quella del razzismo, ancora una volta innanzitutto antiebraico.
  Sono parole del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano che credo si addicano pienamente alla funzione e alla condanna nei confronti di queste azioni. Poi vorrei fare riferimento a quello che ci ha dato. Lei ci ha dato qualche elemento numerico in più, più sostanziale rispetto a quello riportato precedentemente sia da me che nelle altre risposte fornite dal Governo su questa nota informativa. Io credo che il problema, però, non sia solo di natura giudiziaria, credo che noi dobbiamo affrontare il problema del diffondersi di questa «paccottiglia ideologica», come viene definita, in maniera un pochino più ampia, in maniera culturale, in maniera forte e determinata, e quindi perseguendo gli illeciti, che sono tanti, e anche facendo un'azione di giustizia di natura culturale. La violenza politica è stata drammatica nel nostro Paese in alcuni decenni, la violenza del fascismo e delle tendenze antisemite sono state tragiche e sono un peso enorme per le istituzioni di questo Paese, che ha saputo redimersi con la lotta di resistenza e con la nostra Costituzione repubblicana. Ebbene, io credo che valga la pena, in questo caso, citare anche una recente pronuncia del GIP di Roma nei confronti di un'archiviazione, dove il GIP di Roma cita apertamente, quasi più avanti di quest'Aula e della discussione che stiamo facendo in quest'Aula, una dichiarazione presente nei documenti di CasaPound, stigmatizzandola dove dice: «si propone di sviluppare in maniera organica un progetto ed una struttura Pag. 6politica nuova, che proietti nel futuro il patrimonio ideale ed umano che il fascismo». Io credo che non ci sia bisogno di aspettare altro, c’è una dichiarazione aperta nei confronti della matrice culturale di questo movimento, di quali sono le sue ragioni. Guardate, non è la prima volta che queste Aule si occupano di questo fenomeno e di questo movimento in particolare, più volte ci sono state interpellanze e interrogazioni sugli episodi di violenza, ce ne sono state anche sulle questioni in materia fiscale, perché questa associazione o movimento politico, che si affaccia ogni tanto anche alle competizioni elettorali, poi percepisce o ha percepito nel passato una contribuzione fiscale come quella del 5 per mille. Credo, quindi, che occorra da parte del Ministero accogliere un invito reale a fare chiarezza su questo movimento. È per queste ragioni, proprio perché mi aspetto un'azione ben più concreta del Governo, che in questa occasione, nonostante la puntualità della risposta, non posso dichiararmi pienamente soddisfatto.

(Iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario straordinario, in relazione alla gestione del patrimonio edilizio di Roma Capitale – n. 2-01269)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Monchiero ed altri n. 2-01269 (nuova formulazione), concernente iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario straordinario, in relazione alla gestione del patrimonio edilizio di Roma Capitale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Monchiero se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, l'interpellanza mia e del nostro gruppo sostanzialmente prende le mosse da fatti di cronaca troppo noti perché valga la pena dilungarsi ad esplicitarli ulteriormente. Si tratta della clamorosa gestione del patrimonio immobiliare del comune di Roma, patrimonio immobiliare di entità enorme e di pregio rapportato, appunto, al numero degli immobili e alla loro locazione in una città dove, com’è noto, gli immobili sono di altissimo pregio. Per fortuna, il commissario che attualmente regge il comune, il prefetto Tronca, ha portato all'onore delle cronache una situazione che è semplicemente incredibile, nel senso che dalla gestione del patrimonio emergono dati impensabili: solo il 18 per cento degli inquilini del centro storico possiede un regolare contratto. Ora, poiché nel centro storico non ci sono esattamente case popolari, è stupefacente che il comune assista implicitamente e indirettamente l'80 per cento degli occupanti – a quale titolo non è ben chiaro – i propri immobili in un contesto dove, ripeto, le locazioni sono molto onerose. Senza aggiungere altro, noi semplicemente chiediamo al Ministero se, approfittando appunto della gestione commissariale del comune di Roma, non si possa fare luce su questa situazione che ha dell'incredibile e anche sulle responsabilità che si sono certamente stratificate nel tempo.
  Il risultato cui accennavo poc'anzi non è il frutto di una distrazione, di un errore o di un atto corruttivo singolo, ma di una cattiva abitudine, di un venire meno costante ai propri doveri, perché il pensiero che gli immobili non siano regolarmente censiti e che il loro inventario non sia regolarmente tenuto è un pensiero che ci pone sotto gli occhi l'ipotesi che leggi che sono in vigore da secoli non trovino in questo comune – e temo anche e molti altri – una corretta applicazione. Per verificare anche le responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare su una corretta gestione del patrimonio, noi le chiediamo appunto, signor sottosegretario, quali azioni concrete si intendano adottare per far luce su questa vicenda.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, con Pag. 7l'interpellanza illustrata anche dall'onorevole Monchiero unitamente ad altri deputati si richiama sostanzialmente l'attenzione del Governo sulle diffuse irregolarità che caratterizzano da tempo la gestione dei beni immobili di proprietà di Roma Capitale, chiedendo l'adozione di iniziative urgenti volte a recuperare la disponibilità dei beni medesimi in capo all'amministrazione comunale e ad accertare le eventuali responsabilità dei dirigenti che si sono succeduti nell'amministrarli. In merito al problema evidenziato, il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca ha fornito dettagliate indicazioni sulle principali direttrici dell'azione che sta portando avanti per ricondurre ai canoni di legalità, redditività e trasparenza la gestione di un patrimonio che si compone di alcune decine di migliaia di immobili. Un patrimonio enorme quindi, la cui valorizzazione richiede un piano di interventi che solo in parte potrà essere elaborato e attuato durante il periodo di gestione commissariale. Gran parte dell'opera di razionalizzazione resterà, come è ovvio, affidata giocoforza alla risolutezza e alla lungimiranza delle future amministrazioni elettive. La strategia del commissario straordinario si dispiega attraverso una serie di passaggi strettamente interconnessi e cioè: la ricognizione completa del patrimonio immobiliare, con particolare riguardo ai beni in regime di locazione e di edilizia residenziale pubblica; il monitoraggio permanente del territorio capitolino con destinazione di personale della polizia locale dedicato, anche al fine di verificare la risultanza di un processo in corso di analisi sistematica e incrociata delle diverse banche dati in possesso dell'amministrazione; l'individuazione delle posizioni irregolari con conseguente recupero delle morosità pregresse; allontanamento dei soggetti non aventi titolo e riassegnazione degli appartamenti agli aventi diritto, utilmente collocati nelle graduatorie comunali. In tale contesto di riferimento il commissario straordinario ha ritenuto utile concentrare l'indagine amministrativa su un primo segmento territoriale coincidente con il Municipio 1, centro storico, secondo un modello successivamente replicabile sull'intero territorio cittadino attraverso un processo virtuoso di standardizzazione. Nell'ambito di questo Municipio è stato così enucleato, su un totale di 27 mila immobili, un campione di 574 posizioni, di cui 300 riguardanti unità abitative di edilizia residenziale pubblica per acclarare, rispetto ad ogni singolo immobile, gli estremi del contratto, lo stato del medesimo, l'ammontare del canone, le eventuali azioni intraprese e gli eventuali controlli sull'oggettiva corrispondenza tra titolare del contratto e occupante reale.
  L'attività di analisi finora espletata ha consentito di individuare 4 casistiche differenti: 106 utenti muniti di regolare contratto, pari al 18,5 per cento del predetto campione, 90 utenti in attesa di stipula del contratto, pari al 15,7 per cento, 93 utenti abusivi, pari al 16,2 per cento, 285 utenti, pari al 49,6 per cento, per il quale il contratto è scaduto e nei cui confronti è in corso la verifica della condizione di abuso abitativo o dei requisiti per l'eventuale regolarizzazione della locazione.
  Per 31 unità è stata avviata la procedura per il rilascio dell'immobile, già conclusa in 14 casi. Parallelamente, da gennaio, sono stati assegnati ad altrettanti aventi diritto 52 alloggi di edilizia residenziale pubblica, resisi disponibili nel centro storico.
  Il commissario ha altresì riferito che la polizia locale ha eseguito accessi in 55 attività commerciali situate in diverse aree del primo municipio. Il Dipartimento Patrimonio è stato quindi incaricato di procedere alle verifiche di competenza e al completamento del censimento dell'intero patrimonio di Roma Capitale, anche in collaborazione con l'Agenzia delle entrate.
  Infine, con riferimento alla sollecitazione contenuta nella parte finale dell'interpellanza, il commissario straordinario ha assicurato di aver già disposto gli accertamenti su ogni possibile responsabilità del personale capitolino che, a vario titolo, ha prestato la propria attività lavorativa presso gli uffici, nei periodi a cui si riferiscono le criticità riscontrate.Pag. 8
  Gli esiti delle verifiche sono tenuti in debito conto ai fini dell'eventuale avvio del procedimento disciplinare e sono altresì sistematicamente inoltrati all'autorità giudiziaria competente per i profili di rilevanza penale e di danno erariale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Monchiero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIOVANNI MONCHIERO. Sostanzialmente sì, anche se trovo strano che gli uffici, signor sottosegretario, abbiano inserito nella sua risposta il primo comma, testualmente, «i dati relativi alla situazione attuale» che noi citavamo nella nostra richiesta, dei quali ovviamente eravamo a conoscenza, anche perché pubblicati da tutti i giornali.
  Sulle ultime iniziative che sta intraprendendo il prefetto Tronca, assolutamente noi vogliamo esprimere piena solidarietà all'azione del prefetto, che ha portato in luce una situazione del tutto anomala, però gli strumenti finali mi sembrano non tener conto della gravità della situazione che avrebbe dovuto saltare agli occhi, non solo degli amministratori eletti, ma anche di tutti quanti concorrono alla gestione di una realtà complessa, quale è il comune di Roma Capitale. Non è pensabile che nei bilanci non sia mai saltato agli occhi a nessuno che gli introiti della locazione di immobili fossero in modo assolutamente sproporzionato conteggiati e contabilizzati rispetto all'entità del patrimonio immobiliare, oppure che si intenda oggi incrociare le banche dati per svolgere l'attività di inventario dei beni immobili; mi sembra davvero un'iniziativa magari doverosa e utile sul piano contingente, ma che tradisce un passato assolutamente intollerabile e incomprensibile. Quello del comune di Roma è difficile pensare che sia un caso isolato nel nostro Paese e, se il comune di Roma tiene in questo modo l'inventario degli immobili, c’è veramente di che dubitare sulla veridicità degli atti contabili delle amministrazioni pubbliche italiane, quindi le iniziative ad oggi intraprese vanno certamente nella direzione giusta e noi esprimiamo, ancora una volta, la nostra solidarietà al prefetto Tronca, ma da parte del Ministero gradiremmo anche azioni più generalizzate che, traendo spunto da questo episodio, gettino una luce diversa sulle troppe inerzie che caratterizzano la pubblica amministrazione, che giungono a coprire fatti assai più gravi, anche sotto il profilo economico, di altri fenomeni che sono penalmente più rilevanti, quali la corruzione, la concussione o irregolarità di vario genere. Qui ci troviamo davanti a un'inerzia nel non fare il proprio dovere, che però reca danni colossali alla pubblica amministrazione.
  Su questo terreno credo che sia saggio e opportuno adottare dei provvedimenti che sensibilizzino tutte le amministrazioni a verificare lo stato attuale dei propri conti.
  La ringrazio comunque, signor sottosegretario, per l'immediatezza della risposta e per la puntualità con la quale ha risposto.

(Iniziative di competenza in relazione alla procedura di reclutamento di due dirigenti presso il comune di Afragola (Napoli) – n. 2-01275)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Castiello e Brunetta n. 2-01275, concernente iniziative di competenza in relazione alla procedura di reclutamento di due dirigenti presso il comune di Afragola (Napoli) (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Castiello, che vedo già in piedi, se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente, signor sottosegretario, questa interpellanza ha come oggetto la cattiva gestione amministrativa che sta avvenendo nel comune di Afragola. L'interpellanza che è stata sottoscritta dall'intero gruppo di Forza Italia, vuole far luce su questa forma di illegittimità diffusa, che è presente all'interno della gestione del comune di Afragola, su diversi aspetti, in modo Pag. 9particolare, su quello che è il problema legato alla pubblica amministrazione e quindi alla dotazione organica del comune. Sembra ormai una consuetudine acclarata da parte dell'amministrazione comunale l'utilizzo, ormai sprovveduto, di quella che è la macchina comunale, asservita a quelli che sono equilibri di carattere politico e soprattutto a scambi clientelari. Vi sono stati infatti, sin dal giugno del 2013, ben tre provvedimenti amministrativi che hanno modificato l'intera macrostruttura dell'ente, nonché previsto un diverso numero di dirigenti con il risultato che, ad oggi, ormai circa da un anno, il corpo della polizia municipale di Afragola è privo di comandante. Questo è un atto veramente assurdo e questa è una constatazione che bisogna fare, perché è una situazione intollerabile: noi stiamo parlando di una città grande, di circa 70.000 abitanti, dove sicuramente le politiche per la sicurezza dovrebbero essere una priorità per gli amministratori comunali. Proprio al riguardo, la giunta, nel dicembre scorso, ha approvato la deliberazione con la quale è andata a modificare la dotazione organica del comune e la macrostruttura, incrementando da sette a nove dirigenti le posizioni all'interno del comune stesso, un atto anomalo, tant’è che è stato approvato, nonostante il parere tecnico non favorevole e il parere contabile non favorevole, che sono stati resi dal dirigente competente, ai sensi dell'articolo 49 del testo unico degli enti locali.
  La giunta, discostandosi da tale parere, ha chiesto per le vie brevi al segretario generale – ed è riportato all'interno del corpo della delibera – che, lungi dallo sconfessare quanto argomentato dal dirigente competente, praticamente non entra nel merito dei gravi rilievi espressi nei pareri stessi. Come sappiamo, il testo unico degli enti locali non prevede la possibilità che altre figure, quindi compresa quella del segretario generale dell'ente, possano sostituirsi ai dirigenti responsabili per esprimere i richiesti pareri sugli atti amministrativi. Una deliberazione che riporta quindi un parere tecnico non favorevole, motivandolo fortemente, in quanto una proposta di incremento della dotazione organica dei dirigenti non può prescindere dalle analisi dei fabbisogni, che tenga conto di quanto esiste e di quali siano i punti di forza e di debolezza del sistema vigente, così come recita l'articolo 6 del decreto n. 165 del 2001. Quindi è un atto carente di motivazioni ed è in controtendenza con lo spirito della norma stessa. Infatti, l'indirizzo di assunzione di personale, ex articolo 110, previsto nella deliberazione stessa, è inapplicabile in quanto non vi sono i termini per la conclusione di eventuali procedure, che dunque andrebbero riprogrammate sull'esercizio finanziario del 2016. Parere contabile abbiamo detto non favorevole, perché è evidente che non c’è la copertura finanziaria.
  Vogliamo denunciare qui come, a seguito poi di tale atto, con esplicite minacce che sono state poste in essere e di ritorsioni disciplinari, il dirigente competente ha dovuto rendere esecutiva la determinazione di indizione del concorso a tempo determinato per due dirigenti, nonostante tale concorso non avesse alcuna possibilità di concludersi nell'anno 2015 e dunque dovesse essere riprogrammato per l'anno 2016.
  Quindi, lo stesso dirigente responsabile del procedimento si è visto costretto, per le pressioni ricevute, in data 25 dicembre 2015, a depositare un dettagliato esposto presso la stazione locale dei carabinieri di Afragola per evidenziare la questione, chiedendo, quindi, di perseguire eventuali reati commessi.
  Successivamente a questa delibera, è stata approvata la legge di stabilità, nella quale c’è una norma che è chiarissima: gli incarichi conferiti a copertura dei posti dirigenziali cessano di diritto alla medesima data, con le risoluzioni relative ai contratti stessi. Quindi, nonostante questa chiarissima disposizione normativa, che vieta dunque l'attività posta in essere dal comune, qualora non sufficientemente tacciata di manifesta illegittimità, l'amministrazione comunale oggi prosegue nel reclutamento, di dubbia legittimità, di due dirigenti, avendo richiesto la pubblicazione del relativo avviso sulla Gazzetta UfficialePag. 10e, quindi, andando a propagandare anche questa procedura del tutto anomala come un atto di rilevante importanza per l'amministrazione stessa. In realtà, sin dall'insediamento dell'amministrazione comunale, il sindaco stesso e la giunta hanno modificato totalmente la macrostruttura e la dotazione organica dei dirigenti, nonché lo stesso regolamento degli uffici e dei servizi, finendo, di fatto, per asservire la macchina comunale ad evidenti obiettivi gestionali e politici. Inoltre, sono diffuse le notizie che ci provengono dal confronto tra le forze politiche, tra i gruppi consiliari, secondo cui questa pretesa avanzata, nonché sostenuta con forza dal sindaco in carica, porterebbe a sviluppare una catena di gestione dell'apparato comunale, in particolare per quanto concerne la dotazione del nuovo PUC e la sua stessa gestione, che starebbe, difatti, al centro di continue discussioni ed imponenti interessi legati, in particolare, a tutta l'area di contorno alla costruenda stazione dell'alta velocità. Ma anche questo sarà elemento di oggetto di un'altra nostra interpellanza che riguarderà la gestione del PUC.
  Per questo noi vogliamo sollecitare il Governo a chiedere alla prefettura stessa un'attività di monitoraggio molto ampia, che debba interessare l'intera amministrazione comunale di Afragola in diversi ambiti: per gli appalti pubblici, a partire da quello dei rifiuti – ricordo in quest'Aula che abbiamo svolto qualche settimana fa un'altra interpellanza sulla illegittimità di atti che riguardavano la gara di nettezza urbana – nonché tutto ciò che riguarda le attività edilizie ed urbanistiche.
  Noi chiediamo a lei, sottosegretario, e, quindi, al Governo di comprendere di quali elementi disponga, alla luce di fatti, rispetto alle cose fin qui richiamate; quali iniziative intende assumere proprio ai sensi dell'articolo 141 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali; se il Governo non intenda, altresì, valutare se sussistono i presupposti per avviare una verifica congiunta, insieme ai servizi ispettivi di finanza pubblica nonché all'ispettorato per la funzione pubblica, in relazione alla vicenda del reclutamento dei due dirigenti di cui ho detto in premessa.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Giampiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza all'ordine del giorno, gli onorevoli Castiello e Brunetta richiamano l'attenzione, come è stato anche ricordato adesso dall'intervento dell'onorevole Castiello, sulle varie anomalie che caratterizzerebbero la deliberazione del 18 dicembre, in cui la giunta comunale di Afragola ha incrementato di due unità le posizioni dirigenziali previste in dotazione organica, in contrasto con i vincoli normativi recentemente imposti al conferimento di incarichi dirigenziali e in difformità al parere reso dal responsabile degli uffici tecnici e finanziari del comune. Si tratterebbe dell'ennesima modifica della macrostruttura dell'ente locale, con il risultato, a detta degli onorevoli interpellanti, che la macchina comunale sarebbe stata adattata di fatto agli obiettivi politici dell'amministrazione in carica.
  Al riguardo, la prefettura di Napoli ha reso noto che il comune di Afragola aveva previsto l'assunzione di due dirigenti a tempo determinato per l'anno 2015 già con delibera della giunta del 25 giugno dello scorso anno, adottata con il parere favorevole di regolarità contabile da parte del dirigente del settore finanziario.
  Successivamente e in relazione a quanto stabilito con tale atto, la giunta comunale ha proposto l'adozione di un'altra delibera, con la quale, apportando le necessarie modifiche alla dotazione organica e alla struttura organizzativa dell'ente, si dava mandato al dirigente competente di procedere con immediatezza alla predisposizione e all'adozione degli atti necessari all'assunzione delle citate figure dirigenziali. Su tale proposta il dirigente competente ha espresso parere sfavorevole, sia sotto il profilo tecnico sia sotto il profilo della regolarità contabile. La giunta comunale, tuttavia, ha ritenuto Pag. 11di adottare la delibera in questione nella seduta del 18 dicembre 2015. A seguito di tale decisione risulta che, il 25 dicembre scorso, il predetto dirigente abbia effettivamente sporto una denuncia alla stazione carabinieri di Afragola.
  In merito agli aspetti evidenziati nell'interpellanza in discussione, la prefettura di Napoli, alla quale non era pervenuta alcuna precedente segnalazione sulla vicenda in parola, ha richiesto al sindaco di Afragola dettagliate notizie e chiarimenti. Nella nota di risposta l'amministrazione comunale ha difeso la legittimità del proprio operato con argomentazioni che hanno toccato tutti i rilievi formulati dagli onorevoli interpellanti. I contenuti della nota sono attualmente al vaglio della prefettura, che, come già riferito nella risposta fornita il 15 gennaio scorso a un'altra interpellanza degli stessi onorevoli Castiello e Brunetta, sta monitorando l'attività del comune in questione, ciò anche in riferimento al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, che, peraltro, è oggetto di formale procedimento di vigilanza da parte dell'Autorità nazionale anticorruzione. Si tratta di un monitoraggio che la prefettura sta svolgendo nei riguardi del comune di Afragola come di tutti gli altri enti locali della provincia, allo scopo di acquisire eventuali elementi comprovanti la sussistenza di gravi e persistenti violazioni di legge o il condizionamento del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi o, ancora, la compromissione del buon andamento e dell'imparzialità delle amministrazioni comunali per la successiva valutazione circa l'attivazione degli interventi di competenza.
  In relazione alla vicenda del reclutamento dei due dirigenti, gli onorevoli interpellanti chiedono anche l'avvio di una verifica congiunta da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato e dell'Ispettorato per la funzione pubblica. La specifica sollecitazione è stata posta all'attenzione dei Dicasteri di riferimento di tali strutture. L'ufficio competente per la semplificazione e la pubblica amministrazione si è espresso nel senso di ritenere sussistenti i presupposti per l'attivazione dei poteri ispettivi. Mi riferisco, quindi, al Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Il Ministero dell'economia e delle finanze, invece, ha fatto sapere che, nell'ambito della programmazione annuale, sarà valutata l'eventualità di disporre un intervento dei propri servizi ispettivi presso il comune di Afragola.

  PRESIDENTE. L'onorevole Castiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Direi non del tutto, visto che questa opera di monitoraggio da parte della prefettura ci era stata già effettivamente comunicata in quest'Aula quando – lo diceva il sottosegretario poc'anzi – abbiamo posto l'accento sulla legittimità degli atti relativi al servizio di raccolta urbana. Capisco i tempi, ma bisogna anche comprendere che, mentre il Governo e la prefettura si adoperano, l'illegittimità continua ad essere il fulcro centrale, il caposaldo centrale su cui l'amministrazione comunale e il sindaco in carica continuano a predisporre una serie di atti e, quindi, vanno avanti. Sicuramente questo non è ciò che può far bene ad una buona amministrazione. Noi più volte abbiamo denunciato, non solo in quest'Aula, ma anche al Senato, la necessità di un intervento, perché – lo dicevo in premessa – in vari settori della vita amministrativa dell'ente comune vi è una serie di irregolarità. Faccio riferimento ancora all'attività edilizia, a quella urbanistica, a quella degli appalti pubblici e soprattutto, in questo caso, anche alla macchina comunale. Se un dirigente è costretto a rendere operativa una delibera e chiaramente poi, per salvaguardarsi, deve fare una denuncia ai carabinieri, credo che già su questo aspetto la prefettura e il Governo dovrebbero intervenire, perché ricordo che, se c’è un'azione di monitoraggio e se c’è stata da parte dell'autorità anticorruzione un blocco rispetto alla gara di nettezza urbana, è perché noi in questa sede abbiamo sollecitato Pag. 12il Governo che si adoperasse per far sì che il comune potesse fare un passo indietro, vista l'illegittimità e la non trasparenza degli atti amministrativi. Così pure, per quanto riguarda questo percorso, noi denunciamo il fatto che non si applichi la legge. C’è una norma finanziaria, c’è un atto dove il dirigente in carica non dà il parere tecnico, non dà quello contabile, cioè non c’è copertura finanziaria, per cui mi auguro che i Ministeri competenti, così come diceva il sottosegretario nella parte finale, possano rendersi conto di certe cose e quindi, in qualche modo, intervenire, ma anche tempestivamente, perché poi non è che stiamo parlando di cose che non si conoscono. Ricordo in quest'Aula che i gruppi consiliari di opposizione, su varie vicende, non ultima quest'ultima appunto, hanno presentato una serie di ricorsi ed esposti; l'ultimo su questo tema è stato presentato alla Corte dei conti, che quantifica in 600 mila euro l'anno il danno erariale che produrrebbe questa assunzione dei dirigenti. Quindi, ci troviamo in una situazione che chiaramente è grave e che gravita non solo sulle casse comunali ma sul buon andamento di amministrazione pubblica, quindi è un'attività amministrativa che lascia fortemente perplessi. C’è un sindaco in carica, Tuccillo, che continua a partorire atti illegittimi, e la cosa che rende ciò ancora più grave è il fatto che stiamo parlando di un sindaco che ha una doppia funzione, in quanto è presidente regionale dell'ANCI Campania, il quale si fa interprete di procedure illegali, illegittime e che addirittura condiziona – lo diciamo perché c’è la denuncia del dirigente competente – un dirigente per poter attuare una delibera che, alla fine, ha soltanto un valore politico, clientelare; ciò perché probabilmente, come abbiamo denunciato, ha necessità che ci sia una casta anche tra i dirigenti, che possano rispondere a quelli che sono i suoi voleri e quindi asservire quella che è la macchina comunale ai suoi principi, che sono sicuramente legati non ad una buona amministrazione dell'ente, non quindi all'interesse della collettività ma sicuramente a questioni che non hanno nulla a che fare con l'etica, con la trasparenza della politica. Quindi, continueremo con nuove interpellanze – ho accennato anche alla gestione del PUC, che sarà oggetto di un'altra interpellanza – e non ci fermeremo, perché la città non può essere martoriata da un sindaco in carica che porta avanti un ragionamento che non risponde a quelli che sono i canoni etici della politica, avendo – lo ripeto – una funziona importante, seria, e che dovrebbe appunto essere colui il quale in qualche modo fa da garante rispetto a certe situazioni. Per cui, a questo punto, più di chiedere di adottare una serie di provvedimenti, posso dire soltanto sarcasticamente che mi spiace purtroppo che non esista una norma che possa permettere, proprio a tutela della buona amministrazione e nel rispetto di quelli che sono i cittadini elettori, le dimissioni d'ufficio per quegli amministratori come nel caso del sindaco Tuccillo, che risultano palesemente inadeguati se non addirittura incompetenti ed incapaci e quindi sono e rappresentano un danno per le attività come nel caso di Afragola. Quindi, non mi resta altro, sottosegretario, che fare appello al Governo affinché si possa meditare su questa riflessione, proprio perché vogliamo che i comuni si attivino in un certo modo, perché vogliamo dei sindaci capaci, che rispondano soltanto alle esigenze dei cittadini e quindi non ad interessi di parte, affinché il legislatore possa intervenire sanando questa lacuna legislativa e quindi permettendo, attraverso l'approvazione di una nuova norma, di valutare appunto le dimissioni d'ufficio per sindaci così incapaci, inadeguati, che rappresentano una vergogna grande purtroppo per le amministrazioni comunali.

(Iniziative di competenza per garantire gli incentivi a favore dell'autoimpiego gestiti dall'Agenzia nazionale per l'attrazione d'investimenti e lo sviluppo d'impresa – n. 2-01238)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ribaudo ed altri n. 2-01238, Pag. 13concernente iniziative di competenza per garantire gli incentivi a favore dell'autoimpiego gestiti dall'Agenzia nazionale per l'attrazione d'investimenti e lo sviluppo d'impresa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Ribaudo se intende illustrare la sua interpellanza, ma lo vedo in piedi, quindi gli do direttamente la parola per illustrarla.

  FRANCESCO RIBAUDO. Presidente, come tutti sappiamo, ad agosto dell'anno scorso, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un avviso in cui si diceva che da quel momento in poi non sarebbe più stato opportuno presentare domande per avere contributi Invitalia, perché erano esauriti i finanziamenti. Chiaramente questo ha creato un po’ di sconforto, un po’ di disorientamento, per due ordini di problemi: il primo, riguarda quelli che avevano già presentato le domande (abbiamo domande presentate da marzo ad agosto, alla data di avviso sulla Gazzetta Ufficiale; circa 2.200 domande); poi, vi sono 180 domande già valutate dal comitato – quindi già riconosciute possibili di avere un finanziamento e che avrebbero permesso di avviare un'impresa – che sono rimaste bloccate, rimaste in aria e non sanno che fine faranno. Parliamo di agosto 2015 e siamo a febbraio: sono passati sei mesi e ancora ad oggi questi probabili piccoli imprenditori non sanno che cosa dovranno fare. Tenete conto anche di un'altra cosa – lo dico al Presidente e lo dico al sottosegretario –: per quanto riguarda il lavoro autonomo, la misura prevede addirittura che nella fase istruttoria della pratica, della domanda, dell'istanza, in sostanza venga anche aperta la partita IVA, la posizione, quindi vengono fatte anche delle spese. Parliamo di giovani imprenditori che fanno delle spese per avviare un'attività di lavoro autonomo in continua relazione con lo Stato, che accompagnava anche questo processo di formazione del progetto con un monitoraggio, un tutoraggio, che viene fatto dalla stessa Invitalia. A un certo punto si dice: sì, ma i fondi sono finiti. Guardate che questo ha creato veramente scompiglio, ha creato disorientamento, ha creato sfiducia tra tutti quei giovani che pensavano di poter avviare un'attività lavorativa, pensavano di potere avere finalmente una possibilità di lavoro ! Quest'aspetto riguarda per il 70-80 per cento il Sud, perché abbiamo visto i dati, che sono dati che non invento io ma vengono diramati dallo stesso Ministero dello sviluppo economico e Invitalia. Le domande, le 2.200 domande, per l'80 per cento sono fatte al Sud e 700 di queste sono fatte in Sicilia; quindi, parliamo di lavoro, di possibilità, di opportunità, di prospettiva, di possibilità di trovare occupazione per i nostri giovani e poi ci troviamo di fronte a una beffa di questo tipo. Non sono il primo deputato a sollevare queste questioni, perché altri miei colleghi hanno fatto le dovute pressioni, formali ed informali, ma anche con interrogazioni ed interpellanze, per chiedere cosa è successo, come è finita. Bene, a quelle interrogazioni, non solo qui alla Camera ma anche al Senato, è stato risposto che il Governo stava reperendo le risorse; il Governo stava cercando di reperire risorse per eventualmente arrivare alla legge di stabilità con una possibilità di finanziamento. Beh, questo non c’è stato, tuttavia noi abbiamo trasformato anche emendamenti, che erano stati proposti, in ordini del giorno, che sono stati accolti dal Governo, accolti quindi da questo Parlamento, però, ancora oggi queste persone, questi giovani, aspettano una risposta dal Governo. Allora, voglio capire cosa vuole fare il Governo, cosa vuole fare. Voglio sapere cosa farà Invitalia delle domande che ha già «in pancia», cosa sarà delle 180 domande che già avevano avuto un esito positivo. Comunque, questo non basta. Se parliamo di investimenti al Sud, se diciamo che finalmente il Sud deve ripartire; se il Governo dice che finalmente avrà a cuore, in agenda, le sorti del Sud, del Meridione, abbandonato per tanti anni, allora non voglio solo guardare al passato, voglio guardare cosa facciamo da domani, se questo è veramente uno strumento che ha funzionato.Pag. 14
  Ripeto, non lo dico io, ma lo dicono i vostri numeri, ho qui un vademecum di Invitalia, parla di numeri abbastanza importanti: in rapporto agli investimenti, quanti posti di lavoro sono stati creati con Invitalia. Per quelle aree del Sud, questo è uno strumento fondamentale. Non si può bloccare e non ci si può fermare. Allora voglio capire: il Governo – le domande sono due che ho posto in maniera precisa – cosa vuole fare con le domande già fatte, già presentate, che sono in attesa di riscontro, e se vuole o non vuole investire ancora su questo strumento.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonio Gentile, ha facoltà di rispondere.

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Rispondere a questa interpellanza urgente su un tema che è un po’, diciamo, storico nel nostro Paese, sulla carenza o la mancanza di lavoro delle industrie nel Mezzogiorno d'Italia, non è compito facile, però, egregio Presidente e onorevoli deputati, l'atto di sindacato ispettivo investe la questione del rifinanziamento e delle agevolazioni previste dal decreto legislativo n. 185 del 2000, tema al quale il Governo annette particolare importanza.
  In base al suddetto decreto, la società Invitalia provvede alle attività di selezione, erogazione delle agevolazioni ed assistenza tecnica ai progetti, sulla base di apposita convenzione con il Ministero del lavoro (articolo 23, comma 2, del citato decreto legislativo). Le norme che disciplinano le agevolazioni oggetto dell'interpellanza dispongono che il soggetto gestore blocchi la possibilità di accedere a detti strumenti all'esaurimento dei fondi disponibili e agli stessi assegnati, come avvenuto altre volte prima del 2015.
  Prima di procedere in tal senso, Invitalia ha, però, ritenuto di farsi parte attiva con le istituzioni competenti, al fine di identificare fonti finanziarie aggiuntive che consentissero di scongiurare la citata sospensione. In assenza di decisione sul rifinanziamento, in data 8 agosto 2015, Invitalia ha comunicato, tramite la Gazzetta Ufficiale, la chiusura dello sportello per la presentazione delle domande per l'ottenimento delle agevolazioni previste dalla citata disposizione, avendo verificato l'esaurimento dei fondi per effetto del completamento dell'iter istruttorio delle domande presentate a tutto il 25 marzo 2015. Invitalia ha provveduto, quindi, a comunicare ai proponenti, la cui domanda è stata presentata successivamente al 25 marzo 2015, l'avvenuto esaurimento dei fondi e, di conseguenza, la sospensione dell'iter istruttorio della loro domanda, che, in assenza di un rifinanziamento della misura, non poteva essere svolto. Solo a seguito dell'assegnazione di risorse finanziarie sufficienti a coprire i fabbisogni richiesti, Invitalia, quindi, sarà in condizione di procedere all'istruttoria di dette domande.
  Devo aggiungere alcune considerazioni: con nota successiva, Invitalia si è curata di informare i medesimi soggetti circa le nuove misure per le quali avrebbero potuto presentare domanda sulla base dei progetti già in loro possesso. Tra tali strumenti viene ricordato: «Nuove imprese a tasso zero», di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000, per investimenti promossi da società e «Microfinanziamenti garanzia giovani», per investimenti promossi da giovani disoccupati nel limite di 50 mila euro.
  Inoltre, è stato recentemente sottoscritto fra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Invitalia l'accordo di finanziamento per la costituzione del Fondo rotativo nazionale a valere sul PON «Iniziativa occupazione giovani 2014-2015» e sul PON «Sistemi di politiche attive per l'occupazione 2014-2020» (naturalmente questi sono tutti fondi strutturali europei, come lei sa) e per l'incentivazione dell'autoimpiego destinato ad alcune categorie di soggetti svantaggiati nel mercato del lavoro, consistente in una misura agevolata che prevede prestiti a tasso zero in favore di iniziative di autoimpiego e di autoimprenditorialità.
  Con riferimento, in particolare, all'ultimo quesito da lei posto, relativo alle Pag. 15domande presentate prima del marzo 2015 e non ancora deliberate, si rappresenta quanto comunicato dalla società Invitalia.
  Il numero e lo stato di tali domande è il seguente: per l'anno 2014, su un totale di 1.313 domande, 843 risultano ammissibili, 377 risultano inammissibili e 93 con istruttorie in corso; 1069 sono le domande autorizzate, delle quali 504 sono inammissibili e 106 con istruttorie in corso. Per l'anno 2015, su un totale di 366 domande, 226 risultano ammissibili, 127 risultano inammissibili e 13 con istruttorie in corso. Le domande con «istruttorie in corso» sono quelle per le quali sono ancora richieste integrazioni e le cui analisi istruttorie sono ancora in fase di definizione, data l'esistenza di alcuni motivi ostativi.
  Invitalia sta formalizzando le risposte negative ai proponenti per le loro controdeduzioni. Per le strutture positive, invece, considerato l'esaurimento dei fondi fin dal secondo semestre 2014 ed in assenza di rifinanziamento, Invitalia potrà procedere alla deliberazione solo in presenza di disponibilità finanziarie da impegnare per le stesse. Oggi tale disponibilità per Invitalia può derivare esclusivamente dai rientri dei mutui agevolati e dal recupero di risorse da iniziative revocate, i cui tempi però non sono attualmente stimabili.
  Aggiungo, a nome del Governo, che ci impegneremo a richiedere ulteriori finanziamenti sulla misura in oggetto, sul primo provvedimento utile, in modo da assicurare ulteriori risorse alle imprese che vogliono ricorrere a tale misura. Per questo il Governo rimane, comunque, a disposizione, anche nelle prossime settimane, per fornire agli onorevoli interpellanti ulteriori elementi che dovessero essere utili al Parlamento.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ribaudo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FRANCESCO RIBAUDO. Presidente, non posso essere soddisfatto. Certamente non me ne voglia il sottosegretario, fra l'altro è nuovo dell'incarico e gli faccio anche gli auguri di buon lavoro...

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Grazie !

  FRANCESCO RIBAUDO. ...ma è ovvio che non posso essere soddisfatto, perché qui si rivela una verità, che va oltre le liturgie che ogni anno noi facciamo in quest'Aula e che riguardano gli impegni e le politiche sul Meridione, del Sud. In realtà, solo un mese fa abbiamo celebrato l'ennesima liturgia, dicendo con grande impegno quello che il Governo dovrebbe fare al Sud. Il Governo non lo sta facendo. E mi rammarico del fatto che si possa pensare che uno strumento – che prevedeva alcune agevolazioni ben precise, quindi col fondo perduto, con l'aiuto, perché no, con l'aiuto, ma questa volta era un aiuto a una possibile creazione d'impresa, a un possibile lavoro vero – viene soppresso, viene in qualche modo non più finanziato, viene sostituito da una proposta. Caro sottosegretario, lei dovrebbe sapere che la proposta del «tasso zero», già pubblicata il 13 gennaio 2015, il 15 gennaio, cioè quarantotto ore dopo, aveva esaurito i fondi a disposizione. E parliamo di interventi a tasso zero !
  Questo, però, ci dà un altro segnale: è il segnale che, insieme a questo strumento, abbiamo anche l'altro strumento, che è sempre gestito da Invitalia, i «contratti di sviluppo»; e in questo momento il presidente di Invitalia, il precedente semestre, da luglio, agosto e settembre, è andato in giro, in tutta Italia, a dire che, finalmente, con questo strumento di contratto, di sviluppo, attuato, se riusciamo a metterlo in campo come si deve, abbiamo proposte e richieste di finanziamento agli atti per 5 miliardi di euro: non sono 5 milioni, sono 5 miliardi di euro di imprese che vorrebbero investire al Sud. Allora, sfatato il mito che al Sud non siamo attrattivi, che non vuole investire nessuno, che è rischioso, c’è la mafia e c’è il malaffare, e se è vero che ci sono – ed è vero, perché mi devo fidare dei dati del Ministero – 5 miliardi di richieste di investimenti di privati, che andrebbero al Sud (l'80 per cento di questi 5 miliardi sono tutti investimenti al Sud), e se è vero che anche Pag. 16quello strumento che avete messo in campo, a tasso zero, alla fine nel giro di quarantotto ore viene esaurito, significa che c’è una volontà, c’è una voglia di riscatto di quell'area. E allora a questa voglia, a questa volontà, è possibile che il Governo non risponda con adeguati finanziamenti e con adeguate misure ?
  È possibile che i famosi ex fondi FAS, poi fondi FSC, non possono essere utilizzati, almeno in parte, per incrementare questo ? Se non vogliamo più che si pensi all'assistenza, al lavoro assistito, al lavoro dipendente, al posto fisso... E credo che la nuova generazione di ragazzi sia uscita da questa logica, tant’è vero che molti, non trovando altre opportunità, vanno fuori e non aspettano più il famoso posto fisso. Se vogliamo creare un tessuto produttivo, un tessuto economico, se non lo creiamo con questi strumenti, con che cosa lo facciamo ? Se l'investimento del privato non è accompagnato da opportune misure di sostegno, quindi di collaborazione – il contratto di sviluppo, fra l'altro, è stato studiato e pensato per questo –, quelle aree del Sud, quel territorio non avrà mai una prospettiva !
  Sono preoccupato del fatto che dopo sei mesi si ripeta ancora «il Governo vedrà». Il Governo siete voi, il Governo deve assumere impegni certi ! Guardate che questa è una fase veramente difficile per il Sud: noi, in questi mesi, in questi giorni, stiamo toccando il massimo della crisi, perché da noi la crisi è arrivata un po’ più tardi rispetto alle altre parti d'Italia. Se non diamo segnali di intervento non so come andremo avanti, anche perché i segnali che arrivano sono tutti contrastanti, sono tutti di segno inverso, sono tutti asimmetrici. L'altro giorno Il Mattino scriveva: il 90 per cento degli investimenti per quanto riguarda le Ferrovie dello Stato sono fatti al Centro-nord, quindi il Sud non avrà investimenti che riguardano la mobilità. Se penso che l'alta velocità si ferma in Campania: prima si fermava a Eboli, adesso si ferma in Campania ! Al massimo dalla Campania si arriva nel versante dell'Adriatica, con la Napoli-Bari. Se penso ancora all'agevolazione prevista per le nuove assunzioni, il famoso Jobs Act: noi prima al Sud avevamo la legge n. 407 del 1990, che prevedeva questo scarico fiscale e contributivo per le nuove assunzioni. Poi è arrivato il Jobs Act che fino all'anno scorso prevedeva la stessa misura, con fondi tra l'altro tutti già destinati al Sud; adesso con la legge finanziaria questa misura viene ridotta. Abbiamo detto, in sede anche di legge di stabilità: visto che le aree del Sud mettono risorse, perché sappiamo tutti che questa misura la stiamo finanziando con le risorse che erano accantonate per il Sud, previste per le regioni comprese nell'Obiettivo 1, non dovremmo avere un minimo di differenziazione nel finanziamento ? Non dovremmo prevedere per queste assunzioni il 100 per cento di copertura ancora per qualche anno ? Beh, vi è stata una discussione, vi è stato un confronto e una dialettica, ma anche questo intervento non è stato fatto ! Quindi, ci troviamo in una condizione in cui il Sud viene letteralmente penalizzato dalle scelte che negli ultimi mesi si stanno prendendo.
  Quindi, mobilità, infrastrutture, agevolazioni e finanziamenti, pur essendo per le aree dell'Obiettivo 1, vengono considerati allo stesso modo di quelli previsti per le altre regioni. Non capisco come sia possibile considerare tutto allo stesso modo, se tutti riconosciamo che c’è una questione meridionale !
  Lo dico chiaro: io faccio parte di questa maggioranza, ma adesso le parole non bastano più ! Ne abbiamo dette tante, ne sono state dette tante in quest'Aula, tanti impegni, tanta buona volontà, adesso però vogliamo i fatti !
  Mi auguro che da qui a qualche mese si trovino le risorse con il CIPE, perché le risorse ci sono, perché questo strumento venga di nuovo finanziato. Non capisco come sia possibile che un Governo, che ha uno strumento già sperimentato sul campo, che è certificato, che produce dei posti lavoro, produce sicuramente risultati, non lo rifinanzi ! E non mi si venga a dire che il «tasso zero» risponde all'esigenza ! Il «tasso zero» può servire alle grandi imprese che ci sono, serve a chi vuole fare Pag. 17investimenti, e per fortuna ci sono; ma poi ci sono tanti piccoli, tanti giovani che non hanno le risorse, non hanno forse neanche la capacità di accendere un mutuo, né di 50.000 euro né di un milione di euro. Hanno bisogno senz'altro di un contributo a fondo perduto, di un aiuto dello Stato: che può verificare e può monitorare, come abbiamo sperimentato negli anni.
  Se andiamo a vedere i dati, una parte di queste piccole imprese muore, ma una parte è lì e lavora; abbiamo creato tanti posti di lavoro così. Non capisco che logica si persegue e, se non questo strumento, mi aspettavo che stamattina se ne proponesse qualche altro: ma non è così !
  Si blocca quello, non si finanzia più quello, ma non ci sono altre soluzioni, e io sono preoccupato ! Sono preoccupato perché il quadro di insieme, il mosaico si completa: se c’è l'abbandono delle infrastrutture, se non c’è più l'incentivo all'assunzione, come dovrebbe essere, non vedo una politica chiara e netta su che cosa si voglia fare di questo Sud e allora mi preoccupo.
  Io mi auguro che nei prossimi giorni qualcosa si muova; faremo delle iniziative insieme, dicevo prima, con gli altri colleghi, deputati del sud che, per la verità, prima di me avevano sollevato questo problema e non ci fermeremo qui ! Sicuramente non ci fermeremo qui, non abbiamo altra scelta, questo è il nostro Governo; e io credo che questo Governo, se è vero, come è vero, che ha messo al centro le politiche del Meridione, e se quel luogo comune secondo cui diciamo tutti «l'Italia parte se riparte il Meridione», se è vero questo, allora Presidente, io credo che dobbiamo fare delle iniziative e dobbiamo essere conseguenti con atti, azione e interventi concreti. Mi auguro, quindi, che nei prossimi giorni avremo degli incontri con il Ministro e se del caso anche il Presidente del Consiglio, per capire effettivamente se il Governo vuole dare seguito agli atti di indirizzo di questo Parlamento, se vuole dare seguito alle parole che va dicendo sul Sud e sul Meridione.

(Iniziative di competenza in ordine al decreto n. 21 del 2016 del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria – n. 2-01277)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza Nesci ed altri n. 2-01277, concernente iniziative di competenza in ordine al decreto n. 21 del 2016 del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Nesci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DALILA NESCI. Grazie Presidente. Oggi parliamo del dramma della sanità calabrese davanti alla riduzione della spesa pubblica, imposta da accordi illegittimi, a partire dal Trattato di Lisbona. Il sistema privato dell'euro ha stritolato la sovranità degli Stati e quindi dei popoli. La stampa della moneta da parte di un'oligarchia di banchieri è la causa del debito pubblico, della crisi, dei suicidi degli imprenditori, dei disoccupati e di tanti padri di famiglia, purtroppo ! La Banca centrale europea emette bigliettoni di carta guadagnando trilioni di euro a danno dello Stato e della collettività, che si indebita in cambio di nulla. L'unificazione europea ad oggi, quindi, si vede che era necessaria per questo imbroglio, da cui dipendono la chiusura dei tribunali, la riduzione della scuola a fabbrica di schiavi e di precari, le incredibili carenze d'organico delle forze dell'ordine, l'ascesa di Matteo Renzi e la sua violenta e arbitraria riforma della Costituzione.
  Dalla truffa del debito pubblico, delle misure di contenimento e dei cosiddetti aiuti agli Stati europei derivano la soppressione dei posti letto negli ospedali, la calca di pazienti nelle corsie, i reparti e le strutture d'emergenza, i frequenti errori sanitari, l'impennata delle patologie e dell'insicurezza delle cure.
  Al Sud la situazione ovviamente è ancora più disperata, più cupa, più mafiosa. Pag. 18Le leggi sono carta igienica, le istituzioni spesso latitano, non vedono, non sentono, non parlano, ma vi intingono il pane fino all'ultimo boccone. In Calabria lo sfascio è totale e questo il Governo lo sa bene ! La sanità regionale mantiene tutti i mali riassunti nel 2008 dalla Commissione ministeriale d'inchiesta «Serra-Riccio». Ribadisco anche in questa sede che in quel caso si parlò di illegalità dilagante, di diffusa incapacità della dirigenza, sovente strumento della politica di commistioni e di clientele, e quindi si tratta della penetrazione criminale. Il Governo commissariò la regione per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario avviato nel 2010. Il Fondo sanitario è stato ripartito tra le regioni sulla base della popolazione, piuttosto che invece sulla base dei bisogni reali del territorio. Così, la Calabria si trova ad avere, dal 1999 ai nostri giorni, qualcosa come un miliardo 700 milioni in meno per la propria sanità ! Si tratta di soldi spesi per curare pazienti cronici conclamati, diabetici, ipertesi, cardiopatici e così via e da qui, quindi, l'indebitamento; cioè la regione ha speso, ma non ha avuto dallo Stato centrale, perché quei cittadini calabresi e quei malati esistono sul territorio.
  Ciononostante, per via di remoti meccanismi di dominio accompagnati anche dagli strumenti dell'euro truffa, come ho spiegato poco prima, il Governo ha obbligato la regione al piano di rientro che per la Calabria ha significato l'accensione di un mutuo trentennale con il Tesoro della modica cifra di 900 milioni di euro. Inoltre, 1 miliardo 100 milioni di euro sono usciti dai fondi FAS per coprire il debito di 2 miliardi. Quindi in pratica i fondi che erano destinati all'ammodernamento strutturale della regione sono stati invece spesi per coprire un debito creato quasi a blocco dai mancati trasferimenti dallo Stato centrale. La morale, quindi, è che la Calabria aveva un bel credito con lo Stato, trasformato poi in debito da un istituto inglorioso che si chiama «accettazione servile» oppure «cannibalismo politico». Il grande piano di sempre è quindi, come è stato detto più volte in quest'Aula, mantenere il sud nell'arretratezza, in modo da utilizzarlo solo ed esclusivamente come serbatoio di voti decisivi. Questo processo di sganciamento del Mezzogiorno dal resto del Paese è stato accentuato dalla riforma del Titolo V della Costituzione, che con il megafono leghista ha introdotto il federalismo e, dunque, la gestione della sanità da parte delle singole regioni. Il nuovo articolo 120 della Costituzione ha previsto la possibilità per il Governo di sostituirsi anche alle regioni per la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che sono una mostruosità giuridica ed un crimine ben celato rispetto alla tutela della salute sancita dall'articolo 32 della Costituzione come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività. Abusando di questo potere, cioè quello di sostituirsi alle regioni in violazione del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 222 del 2007, ed anche in violazione della legge n. 291 del 2009, cosa succede ? Che dal 2013 il Governo ha illegittimamente prorogato il commissariamento della regione Calabria per il rientro dal disavanzo sanitario, ciò dopo aver imposto un piano specifico, al prezzo ovviamente di lacrime e sangue, infondato nella sostanza e contro i principi di diritto. In questo contesto si inserisce, quindi, la vicenda di cui oggi discutiamo. Nel febbraio 2013 l'allora primario della cardiochirurgia dell'università di Catanzaro, il professor Attilio Renzulli, denunciò un preoccupante numero di casi di sepsi batterica, con diversi decessi. Scrisse all'azienda ospedaliera universitaria, al Dipartimento regionale per la tutela della salute, al rettore dell'Ateneo e tre mesi dopo anche alla procura della Repubblica. Spiegò con chiarezza la mancanza di una terapia intensiva dedicata e che questa mancanza esponeva i pazienti a dei rischi gravissimi. Il primario fece il suo dovere e chiese con urgenza gli interventi del caso, inconcepibile prima che fuori dalle norme che il paziente cardiochirurgico finisse una volta operato nella sala della terapia intensiva generale in compagnia di altri pazienti, pure provenienti dall'esterno. Curiosamente Pag. 19in tempi da record l'università e l'azienda ospedaliera collegata che si chiama «Mater Domini», sostituirono il primario Renzulli alla direzione del reparto. Per un malessere il cardiochirurgo in questione fu ricoverato – attenzione alle date – il 4 marzo 2013, ma la sua nota risale al 5 febbraio 2013. Il 6 marzo il Renzulli fu sospeso dall'incarico di primario ed il 7 marzo la scuola di medicina dell'Università di Catanzaro propose il sostituto, indicando un docente non specializzato in cardiochirurgia. Proprio il 7 marzo, cioè lo stesso giorno, il rettore e l'azienda ospedaliera deliberarono con propri atti, quindi dal ricovero alla sostituzione del Renzulli passarono appena tre giorni e forse una rapidità del genere non si riscontra in tutta la storia del Paese. Successivi accertamenti sanitari dimostrarono che Renzulli era perfettamente in grado di lavorare eppure ebbe il benservito in un baleno nel mondo accademico. Allievo del noto Maurizio Cotrufo, Attilio Renzulli aveva operato in Kuwait e impiantato dispositivi di assistenza ventricolare proprio nella punta dello stivale italiano, nella stessa regione in cui per disorganizzazione e per mala sanità, morirono nel 2007 i minori Federica Monteleone, Flavio Scutellà ed Eva Ruscio, con conseguente ipocrisia della politica, emergenza sanitaria e centinaia di migliaia di milioni di euro per nuovi ospedali ancora immaginari, due dei quali saranno realizzati da una società coi vertici arrestati per questioni di mafia. Calò il silenzio tombale rispetto al problema posto dal cardiochirurgo, cioè il rischio derivante dalla mancanza della terapia intensiva dedicata. Una commissione interna del Policlinico universitario stabilì che le infezioni e i morti denunciati da Renzulli erano fisiologici, la procura di Catanzaro chiese ed ottenne l'archiviazione sostenendo che quindi non si potevano configurare abusi od omissioni d'ufficio ai danni del Renzulli, ma un approfondimento su quei decessi non arrivò mai più e non arrivò nemmeno la terapia intensiva dedicata. Il 13 luglio scorso, insieme al deputato Paolo Parentela, facemmo una ispezione nel reparto del Policlinico universitario rilevando sul posto la mancanza della terapia intensiva dedicata, che è obbligatoria per la normativa regionale e presente nell'altra cardiochirurgia di Catanzaro, quella del privato Sant'Anna Hospital. Segnalammo riscontri al direttore generale del Dipartimento regionale per la tutela della salute, che in risposta inviò in copia una nota rassicurante del commissario dell'azienda ospedaliera universitaria, peraltro egli stesso nominato in violazione della legge regionale n. 22 del 2010, che esclude dalla dirigenza i responsabili di disavanzo di bilanci. Visti i fatti inoppugnabili, la nostra insistenza consentì l'attivazione della verifica dei requisiti strutturali tecnologici ed organizzativi della cardiochirurgia del Policlinico universitario di Catanzaro. Correttamente, cosa successe ? Che il Dipartimento attivò la commissione dell'ASP di Crotone per l'autorizzazione e l'accreditamento, nel rispetto di un decreto commissariale, il n. 28 del 2010, che, accogliendo proprio un preciso rilievo dei Ministeri vigilanti, incrociò le commissioni preposte alla verifica del possesso dei requisiti. Della verifica in parola erano al corrente ovviamente tutti e da subito, dal dirigente dell'ASP territoriale di Catanzaro fino alla struttura commissariale incarnata dal commissario governativo Massimo Scura e dal sub-commissario Andrea Urbani. Il 21 gennaio scorso l'organo di verifica inviò all'ASP di Catanzaro il verbale degli accertamenti, chiuso il giorno prima. Sulla base della gravità dei riscontri, il 5 febbraio 2016 il dirigente dell'ASP di Catanzaro deliberò la proposta di sospendere le attività della cardiochirurgia del Policlinico universitario catanzarese. Tra l'altro, il verbale attesta infatti la mancanza della terapia intensiva dedicata, così come avevamo potuto vedere durante la nostra ispezione, e anche della seconda sala operatoria, del programma di controllo della legionellosi, della casistica degli ultimi cinque anni, della mancanza dell'indicazione del professionista di riabilitazione nonché del numero legale minimo degli interventi e degli infermieri. Il 9 febbraio scorso il Pag. 20commissario ad acta Massimo Scura ha convocato per chiarimenti i dirigenti regionali interessati: il presidente della commissione di controllo e il commissario del Policlinico universitario di Catanzaro. Subito dopo, insieme al sub-commissario Andrea Urbani, Scura ha adottato un decreto con cui viene annullata l'intera procedura di verifica del possesso dei requisiti della cardiochirurgia in questione, sul presupposto che – questo si legge nel decreto commissariale n. 21/2016 – ope legis è provvisorio l'accreditamento della struttura in esame. A parte ovviamente l'errore macroscopico del decreto, adottato calpestando le disposizioni di garanzia contenute nella legge sul procedimento amministrativo, la n. 241 del 1990, nel caso specifico c’è proprio questo elemento insuperabile: Scura e Urbani hanno annullato un'intera procedura di verifica, confondendo la disposta verifica sul possesso dei requisiti con la verifica del mantenimento del possesso dei requisiti previsti dalla normativa. Con questo decreto quindi i delegati illegittimi del Governo hanno violato platealmente le norme di specie, cancellando una verifica di cui erano perfettamente al corrente, forse perché troppo scomoda, arrivata dopo quasi 3 anni dalle morti denunciate dal cardiochirurgo Renzulli, estromesso, come abbiamo già detto.
  Aggiungo poi che l'azienda ospedaliera universitaria di cui parliamo riceve ogni anno 10 milioni in più dalla regione Calabria, al di là della produzione resa, e con un protocollo di intesa scaduto dal 2008. Ciononostante, grazie alle evidenti complicità di cui ha goduto nel tempo, l'azienda non ha mai pensato di realizzare una terapia intensiva dedicata in cardiochirurgia, né la seconda sala operatoria. Stiamo parlando della stessa azienda che ha contribuito, tra l'altro, all'estinzione della fondazione Campanella, per la cura dei pazienti oncologici, e che, nonostante le maggiori risorse percepite illegittimamente, risulta l'ultima in Italia per tempi di pagamento dei fornitori.
  Dei silenzi sulla gestione commissariale, quindi, sono complici i Ministeri vigilanti, che sono stati puntualmente informati da noi parlamentari del MoVimento 5 Stelle, perfino con un dossier specifico e poderoso che abbiamo trasmesso nel luglio scorso, prima del tavolo di verifica ministeriale. Quindi, finora il Governo non ha fatto nulla, oltre che coprire, spostare il discorso, distrarre, tacere, difendere pezzi di potere e tutto un sistema in cancrena che hanno causato anche la morte di quei minorenni.
  Adesso, non potete più fingere, né barare, quindi pretendiamo che, già da oggi, mandiate a casa i delegati Scura ed Urbani, che sono responsabili del rientro sanitario della Calabria, e pretendiamo che già da oggi interveniate per tutelare pazienti, operatori della cardiochirurgia del policlinico universitario, nonché per ripristinare la legalità, che è stata calpestata e infossata in tutta la gestione della sanità calabrese.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. L'interpellanza dell'onorevole Nesci, che è stata testé presentata anche nella vastità degli orizzonti che sono stati descritti dall'onorevole Nesci, si concentra e ritorna – devo dire puntigliosamente – su una procedura che io proverò a descrivere, e ovviamente proverò a dare anche una preliminare opinione del Governo su questa complessa materia. Si tratta di una procedura relativa all'accreditamento dell'unità operativa di cardiochirurgia dell'Azienda ospedaliera Universitaria «Mater Domini» di Catanzaro e pone una serie di osservazioni riguardo all'emanazione della delibera del commissario ad acta n. 21 del 10 febbraio 2016.
  Con questo provvedimento, la struttura commissariale ha annullato tutti gli atti procedimentali relativi all'intera procedura di verifica dei requisiti dell'unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda ospedaliera universitaria «Mater Domini» di Catanzaro condotti dalla commissione Pag. 21di autorizzazione e di accreditamento dell'azienda sanitaria provinciale, ASP, di Crotone.
  Preliminarmente, si rappresenta che, con nota del 5 agosto 2015, il dirigente del settore n. 4 del dipartimento tutela della salute, su specifica richiesta formulata in pari data da parte del dirigente generale della struttura dipartimentale, invitava il commissario straordinario dell'ASP di Crotone ad attivare le procedure riguardanti la verifica relativa al possesso dei requisiti strutturali tecnologici e organizzativi dell'Unità operativa di cardiochirurgia «Mater Domini» nei modi, nelle forme e nelle condizioni previste dalla normativa vigente e con invito a redigere, all'esito di questa istruttoria, un apposito verbale di ispezione da trasmettere alla direzione generale dell'ASP di Catanzaro, nel cui ambito insiste la struttura oggetto della verifica. Questa procedura – come sa l'onorevole Nesci – si avviò proprio su spinta e su ispezione proprio dell'onorevole Nesci. Successivamente, l'incaricata commissione di autorizzazione e di accreditamento dell'ASP di Crotone comunicava, con nota del 28 settembre 2015, al commissario dell'azienda ospedaliera «Mater Domini», la data del sopralluogo, prevista per il giorno 15 ottobre 2015.
  Un secondo sopralluogo, presso i locali dell'Unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda «Mater Domini», avveniva invece il giorno 18 novembre 2015.
  A conclusione di questa attività ispettiva, la commissione di autorizzazione e di accreditamento – da ora in poi la citerò come CAA – dell'ASP di Crotone trasmetteva, ai sensi dell'articolo 9, comma 6, del regolamento allegato alla delibera del Presidente della Giunta regionale n. 28 del 2010, all'ASP di Catanzaro, in data 21 gennaio 2016, una relazione conclusiva, le cui risultanze non contenevano, a nostro parere, un esplicito parere positivo o negativo sul possesso e sul mantenimento dei requisiti previsti dalla legge.
  In esito a questa relazione, con nota n. 9371 del 1o febbraio 2016, l'ASP di Catanzaro rappresentava al coordinatore della citata Commissione dell'ASP di Crotone che, in assenza di un esplicito, definitivo e dirimente parere, la stessa azienda provinciale non era nelle condizioni di valutare eventuali elementi di compromissione del mantenimento dei requisiti previsti dalla legge.
  In riscontro alla citata nota dell'ASP di Catanzaro, il coordinatore dell'ASP di Crotone, con nota n. 10620 del 4 febbraio 2016, sosteneva che «l'unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda ospedaliera Mater Domini non possiede, al momento dei sopralluoghi e della stesura della relazione finale, i requisiti strutturali e tecnologici previsti dalla legge regionale n. 24 del 2008 e dal regolamento n. 13 del 2009, al fine della verifica del mantenimento del possesso dei requisiti stessi».
  Con la successiva deliberazione n. 72 del 5 febbraio 2016, avente ad oggetto «Unità operative di cardiochirurgia dell'azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro. Requisiti strutturali e tecnologici. Determinazioni», l'ASP di Catanzaro disponeva effettivamente di prendere atto delle risultanze delle attività ispettive e di vigilanza della CAAA dell'ASP di Crotone, effettuato presso l'unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda ospedaliera «Mater Domini» di Catanzaro ed esitava nella relazione trasmessa dalla CAAA in data 21 gennaio 2016 e nella nota acquisita in data 4 febbraio 2016 n. 10620.
  Con la stessa deliberazione n. 72 del 5 febbraio 2016, l'ASP di Catanzaro proponeva al Dipartimento regionale tutela dalla salute, la sospensione delle attività dell'unità operativa di cardiochirurgia «Mater Domini» di Catanzaro, nelle more che il direttore generale della stessa azienda produca – cito – ogni elemento utile a dimostrare il superamento delle criticità rilevate o presenti un piano di adeguamento.
  A seguito di questa procedura, in data 10 febbraio 2016 veniva emanato il provvedimento di delibera del commissario ad acta n. 21 del 10 febbraio 2016, con cui la struttura commissariale annullava, in effetti – come è stato descritto e io ho ricostruito – tutti gli atti procedimentali relativi all'intera procedura di verifica dei Pag. 22requisiti dell'unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda ospedaliera «Mater Domini» di Catanzaro, atti condotti e approvati dopo il lavoro della Commissione di autorizzazioni e accreditamento dell'ASP di Crotone.
  La stessa struttura commissariale dava mandato al direttore generale del Dipartimento Tutela della salute – cito – «anche alla luce del contenuto della citata relazione della Commissione di accreditamento di Crotone, di valutare l'opportunità di investire la competente Commissione di autorizzazione e accreditamento dell'ASP di Catanzaro, di procedere ai sensi dell'articolo 14» – che l'onorevole Nesci conosce bene, e non dell'articolo 11 – «della legge regionale n. 24 del 2008, al controllo e alla verifica sulla permanenza dei requisiti strutturali e organizzativi professionali dell'unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda Mater Domini di Catanzaro». La struttura commissariale motivava questo provvedimento riportando tra l'altro che «l'azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro è già in possesso dell'autorizzazione all'esercizio delle attività assistenziali rilasciata con decreto dirigenziale n. 17621 del 21 novembre 2005, con l'obbligo dell'osservanza delle condizioni previste dalle sezioni A1 e A2 della delibera della giunta regionale n. 133 del 1999». L'unità operativa di cardiochirurgia dell'azienda ospedaliera «Mater Domini» di Catanzaro risulta già provvisoriamente accreditata, ai sensi dell'articolo 65, comma 3, della legge regionale 12 giugno 2009, n. 19. Anche nelle condizioni sicuramente più complicate della Calabria, l'accreditamento provvisorio – mi permetto di segnalarlo – è una procedura presente in moltissime regioni italiane.
  Pertanto, risulta attivata illegittimamente una procedura di accreditamento presso una struttura già in possesso dell'accreditamento stesso. Se anche diversamente sia stato disposto il controllo sulla permanenza dei requisiti di struttura già accreditata, allora l'illegittimità deriverebbe dalla circostanza che, ai sensi dell'articolo 14 della legge regionale n. 24 del 2008, la commissione di autorizzazione ed accreditamento di Crotone era ed è incompetente in quanto, ai sensi del citato articolo 14, che ha più volte richiamato, la commissione effettivamente competente era ed è quella dell'azienda sanitaria competente per territorio e, quindi, quella di Catanzaro.
  Il comma 95 dell'articolo 2 della legge 23 novembre 2009, n. 191, espressamente prevedeva che gli interventi individuati dal piano di rientro sono vincolanti per la regione, che è obbligata a rimuovere i provvedimenti anche legislativi e non adottarne di nuovi che siano di ostacolo alla piena attuazione del piano di rientro. Dico questo per segnalare le competenze del commissario.
  La struttura commissariale della regione Calabria, nella giornata di ieri, più volte da me sollecitata, ha precisato ulteriormente quanto segue. In premessa, è stato comunicato che la procedura è stata avviata su richiesta formale avanzata nel mese di luglio 2015 al dirigente generale del Dipartimento tutela della salute da parte dell'interpellante onorevole Nesci, nel senso che questa vicenda parte da una legittima, operosa, puntigliosa, devo dire, attività dell'onorevole Nesci. A seguire, la materia delle autorizzazioni e degli accreditamenti nella regione Calabria è disciplinata dalla legge regionale n. 24 del 18 luglio 2008 e sue modificazioni.
  In particolare, per quello che qui interessa – cito il commissario – devono essere richiamati gli articoli 11 (rubricato come «accreditamento») e l'articolo 14 (rubricato come «vigilanza e controllo»). L'articolo 11 disciplina i nuovi accreditamenti, mentre l'articolo 14 prevede un'attività di controllo e di verifica sulla permanenza dei requisiti strutturali organizzativi e professionali delle strutture pubbliche e private già accreditate. Nel primo caso (articolo 11), al fine di evitare possibili conflitti di competenza, l'articolo 12 del regolamento allegato al DPGR n. 28 del 2010 e sue modificazioni ha previsto che le strutture sanitarie e sociosanitarie siano sottoposte a verifica da parte di un'apposita commissione istituita presso un'ASP diversa da quella in cui le stesse Pag. 23strutture afferiscono. Nel caso di specie l'ASP di Crotone verifica le strutture sanitarie e sociosanitarie ricadenti nel territorio dell'ASP di Catanzaro. Mentre nel secondo caso, quello della vigilanza e del controllo, l'attività di controllo e di verifica è di competenza della commissione tecnica dell'azienda sanitaria del territorio dove ha sede la struttura già accreditata e, quindi, è l'ASP di Catanzaro che deve fare questa procedura e questa verifica.
  È stato, inoltre, precisato – ci comunica il commissario sulla base di una sua specifica e anche piena responsabilità – che l'azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro è già in possesso dell'autorizzazione all'esercizio delle attività assistenziali rilasciata con il decreto, che ho già citato, del 21 novembre 2005. L'azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro e la sua unità operativa di cardiochirurgia, così come tutti i presidi ospedalieri pubblici della regione Calabria, sono già provvisoriamente accreditate ai sensi l'articolo 65, comma 3, della legge regionale n. 19 del 2009, ai sensi della quale legge «l'accreditamento definitivo di singoli reparti e servizi di strutture delle aziende sanitarie e di singoli reparti o servizi delle aziende ospedaliere già attivi, riconvertiti o ristrutturati, nonché delle sperimentazioni gestionali di cui l'articolo 9-bis del decreto legislativo n. 502, è differito all'ultimazione degli adeguamenti complessivi delle strutture dove gli stessi sono collocati. Pertanto, dalla loro attivazione le stesse strutture devono essere considerate provvisoriamente accreditate. I nuovi servizi realizzati, nell'ambito dei processi parziali di riconversione in atto e in coerenza con l'indicazione del piano sanitario regionale e degli atti aziendali, devono parimenti essere considerati provvisoriamente accreditati nelle more dell'accreditamento complessivo delle strutture all'interno delle quali sono collocati».
  Inoltre, l'allegato 1 del regolamento n. 13 del 2009, al paragrafo «Procedure operative», dispone che «la legge regionale – specificamente la legge n. 24 del luglio 2008 – esplica i suoi effetti nei confronti delle nuove autorizzazioni ed accreditamenti, restando fermo che le attività di vigilanza e controllo di cui all'articolo 14 della legge regionale n. 24 del 2008, fino all'accreditamento istituzionale definitivo, saranno effettuate applicando i criteri del decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997, così come recepite dalla regione Calabria con DGR n. 133 del 1999», quindi non si tratta di quelli previsti dall'allegato 8.2 del regolamento n. 13 del 2009. Per le strutture pubbliche si fa riferimento alla legge regionale n. 19 del 12 luglio 2009, specificamente al comma 3 dell'articolo 65.
  Fatta questa premessa così puntigliosa, perché tali erano le domande dell'onorevole Nesci, la struttura commissariale ha indicato l'evolversi delle iniziative avviate, di cui ho già dato prima una sintetica informazione. Inoltre, la struttura commissariale ha osservato che la direzione dell'ASP di Catanzaro, ricevuta la nota n. 46461/S/AR, in ottemperanza al suddetto decreto commissariale, con la quale il dirigente generale del Dipartimento tutela della salute avviava la procedura di controllo e verifica sulla permanenza dei requisiti presso l'unità di cardiologia Mater Domini di Catanzaro, ha attivato la commissione aziendale per l'autorizzazione e l'accreditamento; ciò al fine esclusivo dell'accertamento dell'assenza di situazioni di rischi a tutela della sicurezza e della salute dei pazienti, così come indicato anche nell'interpellanza, essendo di fatto decaduta, per effetto del DCA n. 21 del 2016, la determinazione formalmente assunta di temporanea sospensione delle attività delle unità operative e sussistendo, comunque, da parte dell'azienda, l'obbligo di prevenire eventuali situazioni di rischio.
  Per quanto sopra, sia pure in fase endoprocedimentale, è stato richiesto alla commissione un immediato intervento per obiettivi, conferendo priorità alla verifica di: presenza di un numero adeguato di pacemaker temporanei e bicamerali; disponibilità di due sale operatorie dedicate; disponibilità dei posti letto dedicati di terapia intensiva, ivi compreso il posto letto contumaciale; infine, documentazione Pag. 24inerente il programma di controllo delle infezioni ospedaliere ed il programma delle analisi batteriologiche, con relativa documentazione di esito, nonché la documentazione degli interventi per la prevenzione e il controllo della legionellosi, citata dall'onorevole Nesci, sugli impianti idrosanitari e di climatizzazione. Gli esiti della verifica, certificati dal verbale di sopralluogo del 17 febbraio 2016, quindi due giorni fa, della CAAA dell'ASP di Catanzaro competente, dopo questo articolato e complesso procedimento, a svolgere questa attività, hanno evidenziato – ci riferisce il commissario – la completa sussistenza dei primi tre punti (presenza di pacemaker, sala operatoria, disponibilità di posti letto), mentre ieri, 18 febbraio, è stata consegnata la documentazione relativa alle attività della commissione di autorizzazione e accreditamento sempre dell'ASPI di Catanzaro, che si riunirà proprio oggi, onorevole Nesci, per formalizzare, con documentazione probante, quanto già rilevato in sede di visita ispettiva.
  Si fa, altresì, presente – concludo – che i dati, che sono in nostro possesso e che sono da noi elaborati, del Programma Nazionale Esiti, che Agenas annualmente presenta, relativi all'unità operativa di cardiochirurgia Mater Domini dell'azienda ospedaliera universitaria, in relazione ai risultati in termini di mortalità, onorevole Nesci, a trenta giorni dopo gli interventi di bypass aortocoronarico isolato, sono i seguenti: nel 2010 vi era una percentuale del 4,4 per cento; nel 2011 era cresciuta al 5,8 per cento; nel 2012 era cresciuta ancora al 7,2 per cento; invece, nel 2013 è scesa al 3 percento e nel 2014 era ancora più bassa, ovvero il 2,2 per cento. Ciò proprio per riferire, senza ovviamente riprendere nomi e cognomi, come ha fatto l'onorevole Nesci, che la valutazione di questa struttura, anche in una situazione complessa come la sanità calabrese, ci sembra di apprezzabile attività. Sulla base delle indicazioni sopra fornitemi, mi permetto di segnalare, con molto rispetto per l'attività che svolge l'onorevole Nesci, che secondo il Governo non sussistono i presupposti per avviare una procedura di rimozione dall'incarico della struttura commissariale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Nesci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  DALILA NESCI. No, non sono soddisfatta, Presidente. Prima il sottosegretario ha chiamato delibera un decreto commissariale e ha detto, a mio avviso, una serie di sciocchezze giuridiche. Come al solito si interpretano a piacimento le leggi, a secondo di quale sia più consona alla verifica, ovviamente a seconda dei casi. Infatti, ricordo che stiamo parlando di decessi, cioè di morti nella cardiologia del Policlinico universitario di Catanzaro, che sono stati dimenticati dal 2013 e di una verifica dell'allocazione e della dotazione del reparto, che è risalente allo scorso gennaio, da cui è emersa, al di là delle interpretazioni che si vogliono dare di quel verbale, la mancanza dei requisiti di legge e di sicurezza, a partire dalla terapia intensiva per i soli pazienti cardiochirurgici, dalla seconda sala operatoria, dal programma di controllo della legionellosi e dal numero minimo di interventi di infermieri. L'intera procedura di verifica è stata annullata d'imperio – è fuorilegge ! – da questi commissari, che, come avete appena detto, non avete intenzione di rimuovere. Il loro decreto è del tutto arbitrario ed adottato soltanto dopo l'esito della verifica, quindi è su questo che doveva fare una riflessione più accorta, forse, sottosegretario. Infatti, i commissari del Governo, Massimo Scura e Andrea Urbani, sapevano di quella verifica e ne conoscevano perfettamente anche lo stato di avanzamento, perché erano stati informati a modo già dallo scorso settembre; ci sono le prove, perché ci sono le lettere del presidente della commissione di verifica che sono state inviate ai commissari Scura e Urbani. Sono ben due, protocollate, quindi i commissari sapevano tutto dello stato di avanzamento di quella procedura di verifica e si sono cambiate le regole del gioco solo perché forse, dopo, non è piaciuto l'esito della verifica; ma le leggi sono Pag. 25leggi. Ricapitolo, perché c’è un primario di cardiochirurgia, Attilio Renzulli, che, a seguito di infezioni e di decessi preoccupanti, denuncia nel 2013 l'esistenza di gravissimi rischi del suo reparto, in cui manca anzitutto la terapia intensiva dedicata obbligatoria. Renzulli denuncia il fatto, e lo fa in una regione come la Calabria, che è stata già segnata da quelle tragiche morti dei minori Monteleone, Scutellà e Ruscio, che sono morti per malasanità; una regione che è mantenuta nel silenzio tipico della cultura mafiosa. La denuncia resta inascoltata, l'azienda ospedaliera conclude che tutto va bene e non segue un approfondimento della procura né del dipartimento regionale. Questo è un fatto ! Tutto tace fino al 2015, cioè fino a quando non arrivano dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle che leggono le denunce del Renzulli e fanno un'ispezione nel reparto e vi riscontrano la mancanza della terapia intensiva dedicata, mentre il commissario aziendale, Antonio Belcastro, prova a minimizzare, ritenendola non obbligatoria né indispensabile, con ovviamente l'avallo del direttore sanitario, Caterina De Filippo, e del nuovo primario, il professore Pasquale Mastroroberto, che non ha la specializzazione in cardiochirurgia ma per carriera può occupare quel posto, secondo le norme speciali dell'università. In questa storia, Belcastro, che per legge non poteva nemmeno essere nominato in quanto concorse a disavanzi di bilancio, si è reso anche autore di dichiarazioni mendaci, che sono state da me opportunamente segnalate anche alla procura. Dunque, siamo stati noi parlamentari del MoVimento 5 Stelle a chiedere al dipartimento regionale la verifica dei requisiti del reparto, che inizia il 5 agosto 2015 e si conclude il 20 gennaio 2016. Il 5 febbraio 2016 il direttore generale dell'ASP di Catanzaro propone al dipartimento di sospendere le attività del reparto, al fine di sanare le gravi carenze riscontrate dalla commissione di verifica. Dopo appena due giorni, il 9 febbraio, il commissario ad acta convoca i dirigenti regionali interessati e in serata annulla tutta la procedura, esercitando abusivamente i poteri di revoca che sono contenuti nella propria delibera di nomina.
  Sono questi stessi poteri che i commissari hanno utilizzato in maniera illegittima, proprio abusandone. Come sanno bene anche gli uffici dei Ministeri vigilanti, il commissario ed il subcommissario del Governo, Urbani, quei poteri non li hanno esercitati, per esempio, in merito alla nomina illegittima di Santo Gioffrè a commissario dell'ASP di Reggio Calabria, che è stata poi revocata soltanto dall'Autorità nazionale anticorruzione, ovviamente tra le coperture politiche e mediatiche del caso, le solite in ambito calabrese. Gli stessi poteri di rimuovere le illegalità, quei commissari Scura e Urbani, che voi volete mantenere ancora lì, sulla poltrona, per esempio, non sono stati esercitati per l'assegnazione da parte della regione Calabria di servizi aggiuntivi per 1.200.000 euro al revisore dei conti sanitari KPMG, che è avvenuta in violazione del codice degli appalti. O la legge vale sempre o ogni tanto, e voi ovviamente la fate valere quando vi fa comodo ! Insomma, i commissari del Governo sono quindi intervenuti con un atto che nella sostanza ha salvaguardato una situazione illegale e pericolosa per i pazienti, in altri casi, invece, essi non hanno visto oppure, se non hanno visto, hanno taciuto. I commissari del Governo, nominati anche in violazione di legge, come ho premesso nell'illustrazione, hanno nello specifico violato la normativa sulle verifiche per l'accreditamento delle strutture sanitarie, in quanto – questo l'hanno scritto proprio nel relativo decreto – la cardiochirurgia in questione ha un accreditamento provvisorio, concesso per legge regionale del 2009. Dal 2009 – questo è bene sottolinearlo –, la cardiochirurgia universitaria di Catanzaro va avanti con un accreditamento provvisorio (quindi già dal 2009 !), senza una verifica positiva sul possesso dei requisiti. Quindi, dov’è il Governo, da quale parte sta ? In sintesi, Renzulli si è trovato fuori dalla direzione del reparto dopo aver denunciato una situazione di rischio che, in ogni luogo d'Italia, anche più a sud, Pag. 26avrebbe provocato scandalo, interventi, indagini, provvedimenti. L'annullamento della procedura di verifica dei requisiti della cardiochirurgia del policlinico universitario ha di fatto condonato le gravi mancanze riscontrate, questa è la storia ! Del resto, è proprio il commissario Scura che riferisce di essere il fratello del rettore dell'Ateneo catanzarese, Aldo Quattrone. Ripeto, è il commissario Scura che, riferendo di essere fratello del rettore dell'Ateneo catanzarese, Aldo Quattrone, è lo stesso soggetto che, con il sodale subcommissario Urbani, sta premendo in ogni modo per integrare – scavalcando, tra l'altro, la potestà legislativa del consiglio regionale – l'azienda ospedaliera universitaria di Catanzaro con l'ospedale cittadino «Pugliese Ciaccio», il quale dovrà caricarsi dei disavanzi milionari della struttura universitaria, che ha tutto da guadagnarci, innanzitutto primariati e sopravvivenze, visti i conti in rosso e la mancanza del pronto soccorso. Scura, poi, per abbandonare l'apparato burocratico, ha sospeso, con atto abusivo del commissario dell'ASP di Crotone, le verifiche in corso della commissione per l'autorizzazione e l'accreditamento, la stessa commissione che legittimamente attivata ha svolto il proprio dovere nella verifica della cardiochirurgia universitaria di Catanzaro. Dunque, oggi la commissione in argomento non può completare le verifiche nelle strutture pubbliche; forse per un motivo: quelle strutture non sono a norma. Insomma, il messaggio finale percepito dall'opinione pubblica è che questa Commissione di controllo non deve lavorare ! Questo state dicendo alla Commissione, magari perché opera in piena scienza e coscienza ! L'altro messaggio è che, per stare bene, bisogna farsi i fatti propri e non disturbare il potere che si pone più in alto della legge. Nonostante il decreto abusivo dei commissari Scura e Urbani, il dipartimento regionale ha comunque inviato la commissione dell'ASP di Catanzaro ad effettuare una nuova verifica appunto sulla cardiochirurgia universitaria, dove, secondo il giornale Gazzetta del Sud, la situazione è regolare, così come ha confermato, nonostante appunto il riferito riserbo del vertice dell'azienda sanitaria. Quindi, per inciso, il quotidiano – tra l'altro, questo come notizia aggiuntiva – è molto attivo nella disinformazione e nel sostegno meccanico al commissario Scura, che ne ricontrolla gli articoli sulla sanità regionale. Siccome non vi interessano ovviamente i morti in Calabria per questioni di sanità, non vi importano ovviamente nemmeno le verifiche sui requisiti.
  Non vi tocca ogni discorso sul rispetto delle norme, sulla correttezza delle procedure e sulle prerogative regionali. Noi, ovviamente, vi denunceremo anche questa volta alla Repubblica, perché ormai è evidente la vostra complicità, la complicità nei confronti dei commissari abusivi, che agiscono illecitamente e che non pensano, ovviamente, alla salute dei calabresi, ma badano solamente a tutelare quegli assetti di potere...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DALILA NESCI. ...che condizionano irreparabilmente la sanità calabrese.

(Iniziative in relazione alla vertenza in corso tra la Castelfrigo Spa e alcune cooperative attive nel comune di Castelnuovo Rangone (Modena) – n. 2-01274)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Baruffi ed altri n. 2-01274, concernente iniziative in relazione alla vertenza in corso tra la Castelfrigo Spa e alcune cooperative attive nel comune di Castelnuovo Rangone (Modena) (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Baruffi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DAVIDE BARUFFI. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, l'interpellanza che provo a presentare davvero in pochi minuti verte, da un lato, su una questione specifica e, dall'altra, sull'intero comparto dentro cui questa si iscrive. Quella specifica è, appunto, la vertenza, Pag. 27che è stata aperta e poi alla fine positivamente risolta, dalla Castelfrigo di Castelnuovo. Siamo nel cuore del distretto della trasformazione delle carni e questa è, appunto, la questione generale su cui anche l'interpellanza verte.
  Dopo diversi giorni di conflittualità, mobilitazione, scioperi, si è arrivati, nella giornata di lunedì e nella giornata di martedì, al blocco dello stabilimento di Castelfrigo. I lavoratori operanti per cooperative in regime di monoappalto, mono- appaltanti, verso Castelfrigo, hanno impedito l'accesso agli altri lavoratori, quelli interni all'azienda, per testimoniare e denunciare, anche con forza, con una modalità estrema, quelle che sono le condizioni di lavoro a cui spesso i lavoratori delle cooperative soggiacciono in quel distretto, in quel comparto.
  Stiamo parlando, in generale, non solo in questa vicenda che io considero, ripeto, paradigmatica, di questo schema che si ripete: da un lato, un ricorso sistematico, appunto, a cooperative, attraverso contratti di appalto; sono cooperative generalmente spurie, cooperative costruite ad uso e consumo da parte della committenza, cooperative di facchinaggio, che, quindi, utilizzano un contratto collettivo nazionale diverso da quello specifico e proprio delle aziende della trasformazione delle carni, che è, appunto, quello degli alimentaristi.
  Generalmente non insiste, in nessuno di questi contratti, la cosiddetta clausola sociale, cioè una clausola di salvaguardia in caso di cambi di appalti, che garantisca la continuità occupazionale di tutti o di gran parte dei lavoratori, e quindi una instabilità del lavoro che, in questo caso specifico, configura però anche una subordinazione particolarmente significativa da parte del lavoratore, non solo e tanto la cooperativa, ma il committente, nella misura in cui appunto si tratta di cooperative bisognose di una attenzione particolare e specifica, per arrivare in casi estremi, naturalmente ogni generalizzazione sarebbe sbagliata, a vere e proprie relazioni del tipo del caporalato.
  Infatti, quando non si ha la certezza del posto di lavoro, del diritto, si può recedere liberamente dai contratti di appalto e questo è quanto accade: in assenza di clausola sociale, il lavoratore è abbandonato a se stesso. A cosa assistiamo in questi casi ? A una disapplicazione, più o meno generalizzata, anche di contratti di lavoro pur più penalizzanti di quelli degli alimentaristi, siamo nell'ambito della logistica, del facchinaggio; si arriva spesso ad abusi degli istituti previsti dentro questi contratti, fino all'elusione contributiva, il ricorso ad istituti quali trasferte in Italia in modo sistematico, a turni massacranti di lavoro fuori dalle norme contrattuali, alla mancanza di pause, eccetera, mettendo in crisi anche le norme sulla sicurezza del lavoro, un lavoro anche notturno, un lavoro massacrante e molto pesante dal punto di vista fisico, e via dicendo.
  Questi problemi sono evidenziati non solo dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali, ma sono stati evidenziati a più riprese anche dalle autorità competenti, dalle Direzioni territoriali del lavoro, da parte delle aziende ASL, da parte della Guardia di finanza.
  Ora, per chiudere, questa vicenda si è risolta positivamente.
  La prefettura, insieme al presidente della provincia, si è fatta parte diligente per fare incontrare le parti e dopo una battaglia molto lunga si è arrivati ad un accordo che io considero positivo; positivo in sé e positivo anche per i suoi contenuti che affrontano, uno ad uno, tutti questi nodi che ho provato brevemente a richiamare. Se però è vero quanto sto dicendo, che si tratta di una vicenda paradigmatica, è ragionevole attendersi – e la stampa di questi giorni, nel modenese, da mercoledì in poi, da dopo la conclusione dell'accordo, è testimone di questo – che ci sarà uno sforzo per provare a fare di questo, non un caso isolato, un accordo isolato, ma un'occasione per l'avanzamento generale delle condizioni di lavoro, del rispetto delle norme e di strutturazione di un mercato del lavoro per un settore che, io credo, ne ha assoluto bisogno. Stiamo parlando di un settore, di un comparto molto importante che ha dato buona prova di sé, dal punto di vista della Pag. 28performance economica, anche negli anni più difficili della crisi, assicurando non solo la produzione di ricchezza ma anche la capacità di stare e di espandere la propria capacità di penetrazione nei mercati esterni e che è sinonimo di eccellenza per produzione e qualità dei marchi di cui stiamo parlando. Dove sta il problema ? Che eccellenza del prodotto e del marchio e balcanizzazione dei rapporti di lavoro sono due facce della stessa medaglia che insieme, alla lunga, non possono stare e quindi la mia sollecitazione, la mia richiesta al Governo è di cogliere l'occasione positiva di questo accordo, non certo per sostituirsi alle parti sociali, spetta loro l'iniziativa, naturalmente, e definire percorsi condivisi, ma per accompagnare questi percorsi. Con questo spirito il sindaco di Modena, nella sua qualità di presidente della provincia, ha già convocato per la settimana prossima un tavolo in cui invitare le parti per discutere, più in generale, delle condizioni del comparto e di come fare di questo non un episodio sporadico, ma una via di soluzione che possa coinvolgere tutte le aziende. Va poi da sé, e concludo, che se ci trovassimo nella condizione che solo un'azienda o solo le aziende di quel territorio, e non tutto il comparto delle trasformazioni delle carni, trovassero una soluzione positiva, noi avremmo di fronte qualcosa che, alla lunga, non reggerebbe, perché si tratta di uno spiazzamento competitivo che, alla lunga, potrebbe penalizzare i comportamenti più virtuosi. Io credo che da questo punto di vista la politica debba farsi, in un qualche modo, garante che la direzione è quella giusta, che si prova ad accompagnarla e che, nel rispetto dell'autonomia e delle parti sociali, abbiamo qualcosa da dire e da fare anche a partire dagli istituti a cui prima facevo riferimento.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Massimo Cassano, ha facoltà di rispondere.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Baruffi inerente alle vicende dei lavoratori impiegati nel distretto modenese della lavorazione delle carni, faccio presente quanto segue. In via preliminare occorre precisare che la vicenda in esame si inscrive nell'ambito delle rivendicazioni sindacali che hanno interessato la provincia di Modena all'interno del comparto della macellazione e lavorazione delle carni, finalizzate al riconoscimento di nuovi inquadramenti contrattuali per i lavoratori, dipendenti da società cooperative di servizi, impiegati nelle locali ditte del settore. Tali rivendicazioni hanno riguardato, in particolar modo, l'estensione dell'applicazione del contratto collettivo nazionale del lavoro – settore alimentare – utilizzato dalle società committenti anche per i lavoratori occupati dalle cooperative nell'esecuzione degli appalti che applicano, invece, il contratto nazionale della logistica e dei trasporti. Le verifiche condotte dalla direzione territoriale del lavoro di Modena del Ministero che rappresento hanno evidenziato, oltre all'applicazione di contratti collettivi nazionali differenti per i lavoratori delle società committenti e per quelli delle cooperative operanti in regime di appalto, anche fenomeni di interposizione di manodopera, omissioni contributive, registrazioni infedeli sul libro unico del lavoro e violazioni della normativa in materia di orario di lavoro. Con specifico riferimento alla società Castelfrigo Srl, faccio presente che lo scorso 25 gennaio, così come è stato detto dall'onorevole, il sindacato FLAI CGIL ha proclamato uno sciopero con presidio permanente, nell'ambito della vertenza sindacale che riguarda i lavoratori della società operanti presso lo stabilimento di Castelnuovo Rangone.
  In riferimento a tale sciopero la direzione territoriale del lavoro di Modena, prontamente intervenuta lo scorso 26 gennaio, ha accertato che nello stabilimento di Castelnuovo Rangone la produzione era sospesa e che, dunque, nessun lavoratore operava in sostituzione degli scioperanti. Inoltre, la medesima direzione territoriale del lavoro ha acquisito la documentazione necessaria per svolgere gli accertamenti di Pag. 29competenza relativi all'osservanza delle norme di legislazione sociale e del lavoro, ivi compresa l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro e della disciplina previdenziale.
  Faccio presente che gli accertamenti ispettivi presso la Castelfrigo Srl sono tuttora in corso, pertanto mi impegno a fornire un dettagliato resoconto non appena saranno conclusi. Lo scorso 16 febbraio a causa del perdurare dello sciopero e del presidio si è tenuto presso la prefettura di Modena un incontro tra i rappresentanti sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, i vertici aziendali della Castelfrigo Srl e quelli delle cooperative Work Service ed ILIA. All'esito dell'incontro le parti hanno sottoscritto un accordo che prevede: la disponibilità della società Castelfrigo Srl a salvaguardare la forza di lavoro attualmente occupata nelle cooperative nel caso di cambi di appalto; l'applicazione integrale delle condizioni previste dal contratto nazionale per il settore logistica e trasporti attualmente applicato dalle società cooperative, per arrivare poi, nel mese di luglio 2017, all'applicazione del contratto nazionale cooperazione alimentare per tutti i lavori impiegati nelle cooperative; un miglioramento graduale, fra marzo e novembre 2016, delle retribuzioni per i lavoratori sino al 40 per cento in più rispetto ai livelli attuali e il lavaggio degli indumenti degli operai a spese dall'azienda.
  In siffatto contesto posso comunque assicurare che il Ministero che rappresento continuerà a monitorare i futuri sviluppi della vicenda e adotterà i provvedimenti sanzionatori, qualora dai predetti accertamenti emergessero violazioni di legge. È evidente che si è risolto il problema di un'azienda, ma il settore che oggi soffre di questa crisi è un settore importante, soprattutto in quell'area, che io mi impegno a seguire con attenzione nel futuro.

  PRESIDENTE. L'onorevole Baruffi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  DAVIDE BARUFFI. Grazie Presidente. Io ringrazio il sottosegretario Cassano non solo per aver richiamato puntualmente il dipanarsi della vicenda a cui l'interpellanza fa riferimento, sulla vertenza specifica di Castelfrigo, ma anche per aver riportato due elementi che considero essenziali. Da un lato quanto registrato nella sua attività di controllo da parte della Direzione territoriale del lavoro, mai sufficientemente ringraziata, che svolge un ottimo e imprescindibile lavoro sul territorio, con le infrazioni che sono emerse e sono state denunciate, come ricordavo appunto, dalle autorità competenti – il sottosegretario Cassano le ha elencate con più dovizia di particolari – e, dall'altro lato, anche quelli che sono i positivi – il giudizio di valore lo aggiungo io naturalmente – termini dell'accordo che sono stati sottoscritti tra le parti con il supporto da parte delle istituzioni competenti, cioè della prefettura di Modena e della provincia. Sono termini che io considero qualificanti e, come dicevo nell'illustrazione del testo, io credo premessa per far compiere un passo in avanti a tutto il sistema. Credo che oggi la nostra attenzione vada portata qui e per farlo, naturalmente, servono diverse cose, una essenziale è quella che ricordava il sottosegretario, cioè un monitoraggio attento dell'applicazione dell'accordo, perché quanto faticosamente pattuito dentro quel testo sia oggetto obiettivamente di un cambio della condizione dei lavoratori e delle relazioni sindacali. Relazioni sindacali indispensabili per ripristinare una qualità di lavoro e una competitività, io credo, anche nel sistema. Dall'altro lato, però, insisto su questo secondo aspetto, c’è necessità di uno sforzo proattivo da parte di tutti, ivi compresa della politica e non solo delle istituzioni locali perché un passo avanti più generale sia compiuto.
  Dico ciò perché tanti lavoratori, tante lavoratrici – sono soprattutto uomini quelli occupati nelle cooperative di facchinaggio, ma sono gli ultimi dal punto di vista sociale, – trovino voce e rappresentanza, anche dal punto di vista politico, e la garanzia del diritto.
  Quindi, io credo che occorra sviluppare un lavoro – io colgo positivamente e in Pag. 30questo do un giudizio positivo e mi reputo soddisfatto dall'impegno che ha preso il sottosegretario, diciamo un impegno crescente da parte del Governo e del Parlamento – affinché a queste parole e a queste intenzioni si dia un corso.
  Voglio stare su tre concetti per concludere. In qualche modo li ho accennati nella premessa, li richiamo nella conclusione. Ci sono almeno tre questioni, tre grumi problematici sui quali le istituzioni, la politica e lo stesso Parlamento possono dare un contributo positivo. La prima, l'applicazione di una clausola sociale nei cambi di appalto; è questione complicata, problematica, lo abbiamo affrontato di recente nel nuovo codice degli appalti e nella delega conseguente e abbiamo introdotto questa possibilità ad esempio nel settore delicato dei call center, io credo, senza automatismi naturalmente e senza pensare che questo possa risolvere tutto, che questo possa essere un campo su cui esplorare, mettere in campo sicuramente la capacità di relazione tra le parti sociali, per addivenire, anche per via diciamo di concordato, a una clausola generale di questo genere; è impegno del patto per il lavoro della regione Emilia-Romagna promuovere ed estendere questo istituto, e io credo che anche il Parlamento e il Governo possano dare un contributo da questo punto di vista.
  La seconda questione attiene ai profili di responsabilità; la materia è stata oggetto di diverse iniziative normative, oggetto anche di cambiamento nel corso del tempo. Io credo che sia opportuno fare in questo caso, in questo comparto, in questo settore, un approfondimento per capire se la responsabilità solidale, che lega l'azienda committente e il soggetto appaltatore sia sufficiente, se sia tale da garantire tutti gli istituti che la norma riporta e comunque un corretto svolgimento di lavoro che avviene, guarda caso, dentro lo stesso stabilimento.
  Infine, io credo che occorra un salto di qualità, anche dal punto di vista della gestione della disciplina del settore della cooperazione; ce lo chiede la cooperazione stessa ! C’è un'iniziativa legislativa, di iniziativa popolare, sviluppata dalle tre centrali cooperative maggiori, che oggi chiamiamo Alleanza Cooperative, che punta proprio a questo: a dividere ciò che è buono da ciò che non è buono. Io sono contento che per prima sia la cooperazione a porsi questo problema; però penso e credo che il legislatore da questo punto di vista debba essere sufficientemente reattivo. La proposta è stata affiancata da altre presentate in Senato, io credo che da questo punto di vista un ulteriore salto di qualità si possa fare. Valuterò se presentare già nei prossimi giorni un'iniziativa in Commissione, una risoluzione, per provare a mettere a fuoco questi elementi, con cui provare a sollecitare il Governo su alcune questioni specifiche che, nel rispetto dell'autonomia, lo ripeto per la terza volta, dell'iniziativa delle parti, diano però, da parte delle istituzioni della politica, quel contributo necessario per la competitività del sistema, per la legalità, per la corretta applicazione dei contratti, per il rispetto dei diritti dei lavoratori. Ringrazio il sottosegretario e lei, Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, ne approfitto per salutare gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale «Ennio Quirino Visconti» plesso «Emanuele Gianturco» di Roma che sono presenti in tribuna. Ovviamente, è giusto spiegare ai ragazzi che siamo in una fase non di votazione, bensì di illustrazione e replica sulle interpellanze urgenti e, quindi, sono presenti in questo momento i deputati che pongono delle domande al Governo e i rappresentanti del Governo.

(Intendimenti del Governo sui progetti a favore della città di Taranto, anche alla luce dell'istituzione della soprintendenza archeologica unica pugliese – n. 2-01273)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Labriola n. 2-01273, concernente intendimenti del Governo sui progetti a favore della città di Taranto, anche alla luce dell'istituzione della soprintendenza Pag. 31archeologica unica pugliese (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Labriola se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  VINCENZA LABRIOLA. Grazie Presidente. Sottosegretaria, l'interpellanza urgente che sono oggi ad illustrare ha come obiettivo la verifica delle intenzioni del Governo nei confronti della città di Taranto e di tutta l'area tarantina, realtà colpevolmente martoriata sia sul fronte ambientale che socio-economico e culturale.
  Taranto attende ormai da anni che le parole della politica, le mancate promesse, gli annunci propagandistici degli Esecutivi che si sono succeduti si trasformino in fatti, in progetti capaci di ridare energia e slancio in un tessuto oggi particolarmente depresso ma al tempo stesso dalle grandi potenzialità. Riscattare Taranto dal grigio torpore che l'avvolge, dai dolorosi fantasmi lasciati dalla drammatica vicenda dell'Ilva è ancora possibile ma non bisogna perdere altro tempo prezioso. I fronti sui quali agire sono numerosi, serve un'azione corale, determinata, in tempi circostanziali. È necessario fare un passo indietro al lontano 1992, quando venne siglato il protocollo di intesa tra il Ministero per gli interventi delle aree urbane, il Ministero della difesa, il Ministero degli interventi straordinari per il Mezzogiorno, il presidente della regione Puglia, il presidente della provincia di Taranto e il sindaco di Taranto, protocollo che prevedeva la delocalizzazione delle installazioni militari presenti sul mar Piccolo e il recupero e la valorizzazione degli immobili e degli spazi dismessi. Si convenne allora che la delocalizzazione fosse obiettivo primario per consentire una razionalizzazione dell'intera area e la possibilità di una fruizione da parte della collettività, di tutti i cittadini. Si discusse di nuovi modelli di sviluppo della città riferiti alla sistemazione viaria, alla promozione di nuova imprenditorialità a vocazione turistica, ad un'accresciuta rete di servizi e di verde pubblico. Fu inoltre rilevato che le finalità di pubblico interesse elencate nel protocollo fossero coerenti con i progetti strategici previsti dalla delibera CIPE del 12 maggio 1988, recante l'aggiornamento del Programma triennale di sviluppo del Mezzogiorno per il periodo 1988-1990, e con gli obiettivi primari dell'intervento straordinario, legge n. 64 del 1988. Per il raggiungimento di tali obiettivi fu prevista la costituzione di un apposito comitato per l'area di Taranto. Un balzo in avanti di vent'anni, siamo allo scorso anno, il 2015: con la mozione sul Mezzogiorno, la n. 1-00766, accolta nella seduta del 14 aprile, il Parlamento impegnava l'Esecutivo a valutare l'opportunità di favorire intese, anche fra le diverse amministrazioni pubbliche, per mettere al servizio del territorio le strutture presenti e attualmente adibite a compiti istituzionali, sviluppandone le potenzialità, con l'obiettivo di promuovere il recupero e la riqualificazione sociale dei centri urbani, in particolare quelli molto degradati, con particolare riferimento all'uso dell'arsenale marittimo di Taranto. Indicazioni, quelle contenute nella mozione, che non hanno sino ad oggi purtroppo sortito gli effetti sperati. A ribadire la necessità di rivitalizzare il tessuto economico, sociale e culturale del capoluogo ionico, è stato anche il tavolo per Taranto istituito dal decreto-legge del 5 gennaio 2015, recante disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell'area di Taranto. L'incontro che si è tenuto l'autunno scorso presso la prefettura della città pugliese sotto il coordinamento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, aveva l'obiettivo di delineare la strategia di riqualificazione e di sviluppo del territorio. Al centro, l'esame dello schema di contratto istituzionale di sviluppo e la verifica del cronoprogramma che dovrebbe portare a breve all'approvazione da parte del CIPE. Si tratta di progetti che riguarderebbero in particolare il recupero della città vecchia, il porto, la bonifica dell'area esterna all'Ilva e il rilancio dell'arsenale della Marina militare. Il contratto di sviluppo fa parte integrante del Pag. 32cosiddetto Masterplan per il sud. In merito all'arsenale, sarebbe prevista, parallelamente all'utilizzo di una parte dell'area per sviluppo turistico e culturale, la valorizzazione della produttività del sito per la manutenzione e lo sviluppo dell'attività cantieristica, un panorama complesso e articolato che, se attuato con capacità e determinazione, consentirebbe a Taranto di ripartire per davvero. La vita della nostra città è strettamente legata a quella del suo porto, dal passato prestigioso e dalle potenzialità enormi sul quale è doveroso investire in modo strategico. Secondo lo schema definito dalla riforma portuale varata dal Governo il 21 gennaio scorso, le autorità portuali nazionali passano da 24 a 15, prevedendo per la Puglia due sedi, Bari e Taranto, decisione che ci conforta vedendo che in un primo momento si era temuto che alla nostra regione sarebbe stata destinata una sola autorità portuale, che avrebbe avuto sede a Bari.
  Il rilancio del porto, infrastruttura che vive nel cuore del Mediterraneo, al centro dei traffici e delle rotte mondiali che ci collegano all'Oriente come al nord Europa, all'America o all'Africa, è uno step non più rinviabile. La relazione annuale 2014 evidenzia come l'Autorità portuale di Taranto stia lavorando con determinazione nella direzione di un potenziamento, a partire dalla ricerca di partner internazionali, come il Port of Rotterdam International. Il rapporto riferisce infatti che nel mese di maggio 2014 Taranto ha partecipato a un incontro con i vertici del porto di Rotterdam per discutere di eventuali collaborazioni tra le due strutture e per valutare la possibilità di estendere il memorandum di intesa già siglato con il porto olandese. In aggiunta, grazie proprio al supporto fornito dallo scalo di Rotterdam, l'Autorità portuale di Taranto ha rafforzato ulteriormente i rapporti con l'operatore olandese The Greenery. Nel corso del 2014 l'ente ha infatti messo in atto una serie di azioni necessarie a dar vita a una missione istituzionale a Rotterdam per individuare nuove possibilità di collaborazione e collegamenti anche nell'ambito di iniziative comunitarie a titolarità dello scalo pugliese. Il rapporto con il porto dei Paesi Bassi, uno dei più importanti d'Europa e del mondo, rappresenta sicuramente una grande opportunità per il futuro del porto di Taranto, per l'indotto e per l'intera comunità, soprattutto nell'ottica di un'espansione delle relazioni con altri scali mediterranei e non solo. Insieme alla riqualificazioni urbana e al potenziamento del porto, alla bonifica di tutte le aree inquinate degli insediamenti industriali, Ilva in primis, ritengo che Taranto, città da sempre sinonimo di lavoro, di fatica e di sofferenza, debba riscattarsi anche attraverso l'implementazione dell'offerta culturale, artistica e turistica. A tal proposito, lo scorso agosto, la città di Taranto ha colto con entusiasmo l'arrivo della nuova direttrice del Museo archeologico nazionale MArTA, la dottoressa Eva Degl'Innocenti, professionista dall'importante curriculum e di grande esperienza, un'anonima che giungeva nell'ambito del riordino del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con l'attuazione della riforma museale e che faceva sperare in un aumentato interesse di Roma nei confronti della nostra città. Obiettivo rilanciare il MArTA, struttura che ospita numerose collezioni greche, romane ed apulie, tra cui gli antichi ori che hanno reso famoso il museo, istituito nel 1887, in tutto il mondo. Tuttavia, la successiva riforma delle Sovrintendenze, messa a punto dallo stesso Ministero, che ha visto l'assegnazione della Sovrintendenza unica della Puglia a Lecce, ci ha riportato mestamente con i piedi per terra. I cittadini di Taranto chiedono al Governo che la loro città non sia lasciata morire nell'indifferenza ed esigono tutela e rispetto. Con questa interpellanza chiedo oggi all'Esecutivo quali iniziative, alle luce di quanto espresso in premessa, intende assumere per sostenere tutti i progetti già programmati o in via di definizione a favore della città e dell'area di Taranto, per un rilancio ambientale, sociale, economico, infrastrutturale e in particolare culturale, soprattutto a seguito dell'istituzione dalla Sovrintendenza archeologica unica pugliese.

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  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Dorina Bianchi, ha facoltà di rispondere.

  DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Signor Presidente, l'interrogazione sul rilancio della città di Taranto, sia sotto il profilo ambientale, sociale, economico e culturale, è sicuramente un'interrogazione importante. L'argomento interessa in particolare il nostro Ministero, per quanto riguarda l'aspetto culturale. Come correttamente riferito dagli onorevoli interpellanti, l'area di Taranto è stata oggetto di una specifica iniziativa legislativa, il decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, successivamente convertito con la legge n. 20 del 2015. Alcuni articoli di questa legge furono in effetti auspicati anche dal Ministero che io rappresento, in particolare l'articolo 5, che detta disposizioni finalizzate a una celere e coordinata attuazione degli interventi per far fronte alle situazioni di criticità riguardanti la città e l'area di Taranto. Il comma 1 dell'articolo prevede che l'attuazione degli interventi sia disciplinata da un contratto istituzionale di sviluppo denominato CIS Taranto. Il comma 2 dispone che CIS Taranto sia sottoscritto da tutti i soggetti istituzionali chiamati a far parte dell'apposito tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto, costituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con compiti di coordinamento e concentrazione delle azioni da intraprendere e di definizione delle strategie per lo sviluppo del territorio tarantino.
  Sono chiamati a far parte del tavolo presieduto dalla Presidenza del Consiglio rappresentanti di amministrazioni centrali, compreso il Ministero dei beni culturali, gli enti territoriali e locali e gli altri soggetti coinvolti, l'Autorità Portuale, il commissario straordinario per la bonifica, il commissario del porto di Taranto, nonché l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa, cioè Invitalia.
  L'allegato 4 del contratto istituzionale di sviluppo della città di Taranto è stato sottoscritto il 30 dicembre del 2015 e prevede l'attività di recupero infrastrutturale e di adeguamento impiantistico del complesso Arsenale della Marina militare, per un importo di 37,2 milioni di euro, distribuiti sulle annualità che vanno dal 2016 al 2019.
  Questi importanti finanziamenti, richiesti dal Ministero della difesa, consentiranno all'Arsenale di Taranto di riaffermare la sua centralità, quale polo per la manutenzione navale, garantendo allo stabilimento un rilancio della produttività e attraendo anche nuove commesse per le attività della cantieristica mercantile.
  Al fine di realizzare il progetto di valorizzazione turistica e culturale dell'Arsenale della Marina Militare, lo stesso allegato 4 contempla inoltre l'effettuazione di uno studio di fattibilità a cura di Invitalia, prevedendo un finanziamento di 150 milioni di euro, che consenta di non alterare la destinazione principale d'uso dello stabilimento di lavoro.
  Con riferimento all'eventuale futura valorizzazione turistico-economica dell'area della banchina torpediniere, si rende noto che un protocollo d'intesa già approvato dal Ministero della difesa sarà sottoscritto a breve dalle parti in causa, cioè Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Agenzia del demanio, comune di Taranto e Autorità portuale.
  Riferisco ora quanto comunicato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in merito ai progetti connessi alla città di Taranto. Naturalmente la risposta è complicata e io spero di restare nei tempi che il Regolamento parlamentare mi mette a disposizione, ma ci proverò.
  La programmazione europea dei trasporti Ten-T 2014-2020 prevede un approccio di realizzazione suddiviso su un doppio orizzonte temporale: entro il 2030, dovranno essere completate le infrastrutture di trasporto che costituiscono la rete centrale, che comprende i principali assi di trasporto transeuropeo, che rivestono un ruolo strategico per la libera circolazione di merci e passeggeri, ed è finalizzata Pag. 34alla piena realizzazione del mercato unico; entro il 2050, dovrà trovare attuazione invece la rete globale, estesa a tutti i territori dell'Unione, con funzioni di coesione territoriale ed economica.
  In questo contesto, si inseriscono inoltre i nove corridoi prioritari, quale risultato di una selezione di grandi assi infrastrutturali, tutti appartenenti alla rete centrale, che dovranno assicurare un reale effetto rete, avente l'obiettivo di integrare una visione unitaria e multinodale agli elementi di programmazione settoriale, messi sin qui a punto attraverso strumentazioni tecniche e amministrative tra loro dipendenti.
  Lo scalo di Taranto ha raggiunto le condizioni di ammissibilità per essere riconosciuto come porto di rilevanza europea di rango prioritario ed appartiene al Corridoio scandinavo-mediterraneo, pertanto rientra anche tra i membri del forum consultivo, denominato «Corridor forum», istituito e presieduto dal coordinatore europeo, al fine di facilitare la realizzazione del corridoio ed espletare i compiti relativi al piano di lavoro ad esso inerente.
  Tutto ciò premesso, i finanziamenti Ten-T sono assegnati, previa pubblicazione di bandi pubblici, cui parteciperanno gli Stati europei, e i contributi sono assegnati in base alle qualità specifiche dei singoli progetti e della loro rilevanza europea.
  In questo contesto, nell'ambito del programma 2007-2013, il porto di Taranto, insieme alla provincia di Matera, è risultato beneficiario di un contributo europeo a favore di un'azione volta alla progettazione per la creazione di un sistema logistico intermodale integrato nell'area retrostante il porto, presso la stazione di Ferrandina (Matera). L'azione rientra in un progetto di ampio respiro, che mira a incrementare il valore aggiunto delle aree retrostanti il porto di Taranto, al fine di sviluppare un sistema logistico intermodale-integrato, diversificare le attività e i servizi, nonché promuovere lo sviluppo del traffico commerciale.
  In quest'ottica, la strategia del porto di Taranto è di promuovere la costruzione di strutture ad hoc nelle aree portuali e retroportuali, per la ricezione di merci, il magazzinaggio, l'assemblaggio, la lavorazione, il reimballaggio e la consegna. Il sistema logistico integrato sarà realizzato grazie a un sistema logistico portuale ed è un progetto più ampio che comprende anche una piattaforma logistica all'interno del porto, attualmente in fase di costruzione attraverso un sistema di partenariato pubblico-privato per incrementare l'attività dell'area retroportuale.
  L'azione mira a portare a termine uno studio per potenziare le infrastrutture intermodali di Ferrandina, come fase pilota alla riorganizzazione del sistema logistico retroportuale del porto di Taranto.
  Ferrandina è specializzata nel settore degli ortofrutticoli freschi, sia locali, che provenienti da oltre mare. Le infrastrutture lì sono a 82 chilometri dal porto di Taranto e sono collegate per via ferroviaria e stradale.
  L'attuale struttura di Ferrandina è stata progettata per trasferire le merci dalla strada alla ferrovia e viceversa, ma nei momenti di picco la capacità è insufficiente anche per la produzione locale. La piattaforma quindi di Ferrandina, il primo sottohub specializzato del sistema logistico, contribuirà a promuovere l'evoluzione del porto di Taranto in porto di terza generazione.
  Il sistema logistico contribuirà inoltre all'incremento della transizione modale, dalla strada ad altri modi di trasporto, cioè mare e ferrovia, e allevierà naturalmente in parte la congestione delle zone interessate.
  Inoltre, il comune di Taranto è risultato aggiudicatario delle risorse destinate dal Ministero per la coesione territoriale alle zone franche urbane nell'ambito del Piano di azione e coesione, attribuendo al comune, in particolare, l'importo massimo di euro 24 milioni, nell'ambito del programma «piano città», di cui all'articolo 12 del decreto-legge del 22 giugno n. 83, concernente misure urgenti per la crescita del Paese.
  Il comune di Taranto ha sottoscritto, in data 3 marzo 2014, il contratto di valorizzazione Pag. 35urbana, che prevedeva, nell'ambito del quartiere Tamburi, la realizzazione di due interventi, cioè la foresta urbana zona nord e, peraltro, il progetto prevede la preventiva bonifica delle aree, come prima fase di caratterizzazione, escludendo al momento la demolizione delle case parcheggio a ridosso delle collinette e la realizzazione di housing sociale per la costruzione di 154 alloggi.
  Il progetto, previa bonifica del sito come prima fase di cantierizzazione, recupera l'originario progetto di nuovi alloggi già approvato con la delibera comunale n. 127 del 22 novembre 2015.
  Vorrei ora affrontare la questione delle recenti disposizioni sull'organizzazione del Ministero, che io rappresento e che incidono anche sulla città di Taranto e permettetemi di ribadire anche in questa sede quello che ha già comunicato direttamente anche il Ministro Franceschini di recente.
  Il nuovo assetto del Ministero non indebolirà minimamente l'azione di tutela. A cambiare sarà infatti soltanto l'organizzazione territoriale del Ministero, che è stata ridisegnata in tutta Italia, tenendo conto del numero di abitanti, della consistenza del patrimonio culturale, della dimensione dei territori e della presenza di altri uffici dirigenziali su una stessa area.
  Grazie a questo intervento, si rafforzano su tutto il territorio nazionale i presidi di tutela, soprattutto quelli archeologici, che passano da 17 a 39, e si semplifica il rapporto tra i cittadini e l'Amministrazione. Le nuove Soprintendenze che acquisiscono la denominazione di «Archeologia, Belle Arti e Paesaggio» rappresenteranno il Ministero con una sola voce e verranno strutturate in aree funzionali per garantire una visione complessiva dell'esercizio della tutela e assicurare la presenza di tutte le professionalità dei beni culturali.
  Ciascuna Soprintendenza costituirà un riferimento univoco per la valutazione di tutti gli aspetti di ogni singolo progetto, dalla tutela dei beni culturali e archeologici, fino all'impatto paesaggistico, passando per la valutazione di carattere artistico e architettonico. Un passo in avanti, che avrà effetti positivi anche sulla città di Taranto, su cui l'interesse del Governo permane altissimo e non viene certo ridotto dall'aver individuato una sede legale della nuova Soprintendenza unica a Lecce.
  Viene infatti mantenuto un presidio dirigenziale a Taranto, presso il museo archeologico, che – come sottolineato anche dagli onorevoli interpellanti – ha una nuova direttrice di altissima professionalità sulla quale confidiamo tutti, non solo per voi, ma per la valorizzazione del museo e della città di Taranto.
  La città peraltro manterrà comunque una sede operativa della Soprintendenza, i cui funzionari archeologici potranno lavorare in stretto dialogo appunto con il Marta, per rilanciare con forza la vocazione culturale e turistica della città di Taranto.

  PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale Giuseppe Garibaldi di Vairano Scalo in provincia di Caserta. Grazie di essere qui a seguire i nostri lavori. Ovviamente dico anche a voi, come agli altri ragazzi che erano prima in tribuna, che siamo in una fase di interpellanze urgenti, vale a dire che i deputati pongono delle domande al Governo, il quale risponde. Quindi, sono presenti in Aula soprattutto le persone che sono direttamente interessate alla questione.
  L'onorevole Labriola ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretaria, ma io non mi reputo soddisfatta della risposta. Il protocollo del 1992 è il documento che testimonia e chiarisce il concetto di «questione meridionale» e rende palese il perché in quella parte d'Italia non si vede ancora un cambiamento economico, culturale e un dinamismo a 360 gradi. Il protocollo è l'esempio di come le buone azioni e le buone idee politiche restano nel cassetto. Ciò di cui parliamo oggi, delle linee guida e delle politiche inserite nel Pag. 36Tavolo per Taranto, erano già state delineate ventiquattro anni fa e questo è decisamente avvilente. Il tempo trascorso, i ritardi, questo nulla di fatto ci devono far riflettere su come sia necessario cambiare la politica per il Mezzogiorno ed io un'idea ce l'ho.
  Il protocollo firmato nel 1992 deve divenire operativo e simbolo di un reale cambiamento di rotta. Per ventiquattro anni si è già sottratto alla fruizione pubblica e alla diversificazione economica uno spazio importante per Taranto: parlo dell'Arsenale militare e dell'abbattimento del Muraglione. Si tratta di un'area di 90 ettari, di cui 70 scoperti, delimitata da un muro di cinta di 7 metri, lungo 3.250 metri: un mostro che toglie ai tarantini una meravigliosa vista al mare e un ampio spazio verde, che potrebbe mitigare il grigiore di asfalto e cemento. Il suo abbattimento renderebbe visibile l'immenso patrimonio culturale custodito nel suo interno. Chi non conosce il territorio che io orgogliosamente rappresento non si rende conto di quanto importante sia ridare e non donare, come se fosse l'ennesimo regalo alla città di Taranto, quegli spazi delimitati dal Muraglione.
  L'importanza la troviamo nel protocollo di intesa del 1992, che io vorrei darle. Cito testualmente: «Costituiscono obiettivi primari per l'area di Taranto la delocalizzazione delle installazioni militari navali sul Mar Piccolo ed il recupero e la valorizzazione degli immobili e degli spazi così dismessi, al fine di consentirne un uso da parte della collettività aderente a nuovi modelli di sviluppo della città stessa, riferiti alla sistemazione viaria, alla promozione di nuova imprenditorialità a vocazione turistica e a una accresciuta rete di servizi e di verde pubblico». Si prevede il recupero dell'intera area dell'ospedale militare e poi della banchina torpediniera. Questo era già presente nel 1992, sottosegretario.
  Inoltre, fondamentali sono i punti di riferimento presenti nella delibera firmata dalla regione, che parla di un riassetto infrastrutturale viario al cordone della città dell'area suburbana. Parla della possibilità dell'utilizzo del Mar Piccolo e del verde pubblico produttivo-turistico. Parla del fatto che la Marina militare debba donare degli spazi alla città di Taranto per costruire dei parcheggi, anche a due o più piani, in relazione all'impatto ambientale; cosa che non è stata mai fatta. Già nel 1992 parliamo di condizioni di particolare difficoltà in cui versa l'intera area jonica per la crisi che ha investito il blocco produttivo dei sette impianti del centro siderurgico di Taranto. Era il 1992. Inoltre, con questo protocollo si prevedono risposte più adeguate alla particolare contingenza dell'area di Taranto. Il protocollo parla di iniziative in grado di dare un reticolo di piccole e medie imprese, attribuendo priorità ai settori dell'alta tecnologia, settore propulsivo dello sviluppo, e dell'agroalimentare. Parla del completamento del molo polisettoriale, dell'aeroporto e delle strutture stradali. Parla di grande impegno per la formazione e la cultura, intesa come utilizzazione e valorizzazione piena del patrimonio culturale esistente. Parla, inoltre, del turismo, inteso come valorizzazione; della sanità, intesa come esperienza di alta specializzazione; del recupero del centro storico ricondotto ad uso di contenitore culturale. Siamo nel 1992.
  Presidente, in questo caso volontà politica ci vuole ed è per questo motivo che ho già depositato una risoluzione, la n. 7-00924, nelle Commissioni competenti per far rivivere e dare seguito al protocollo del 1992. L'indicazione presente nella risoluzione è semplice, ma fondamentale per dare un forte segnale di concretezza. È doveroso inserire i progetti di allora non realizzati nella programmazione in atto per il Tavolo per Taranto e per il contratto istituzionale di sviluppo della città. Spero si possa procedere celermente, perché sono del parere che ventiquattro anni siamo troppi e la città di Taranto ha bisogno di forti shock positivi per iniziare a credere e a sperare.
  Il 21 gennaio 2016 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri lo schema del decreto legislativo di «Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle Pag. 37autorità portuali», che ha confermato il porto di Taranto come strategico. Auspichiamo ora che, con le successive fasi di definizione si modifichi quanto previsto da Palazzo Chigi.
  Detto ciò e viste le condizioni in cui si trova il porto, urge proseguire con le azioni messe in campo dal presidente dell'autorità portuale. È notizia del 15 febbraio che l'autorità portuale di Taranto abbia inviato il bando a evidenza pubblica per mettere sul mercato il molo polisettoriale, sede del terminal container, ormai libero da mesi, dopo il disimpegno della società Taranto Container Terminal, messa in liquidazione a giugno dai suoi azionisti. Inoltre, si ritiene di non escludere la possibilità che per il suddetto terminal possano esserci più concessioni relative anche ad altri settori merci e non più solo transhipment.
  Tutto questo è importante, ma per giungere ai risultati servono concretezza e immediatezza d'azione. Sarebbe interessante, a questo punto, riprendere i progetti esecutivi relativi alla costruzione di un'autostrada che avrebbe collegato Taranto alle dorsali adriatiche e tirreniche, ma che il Governo Prodi ritenne di cancellare per rispettare i parametri di adesione all'euro.
  Taranto è, inoltre, nella posizione ideale nel Mediterraneo, praticamente di fronte al canale di Suez, che con il suo raddoppio vede accrescere i flussi di traffico dal Medio ed Estremo Oriente. Il porto di Taranto ha tutte quelle caratteristiche di multifunzionalità necessarie per essere sede dell'autorità di sistema per l'Italia. Gli scambi commerciali tra l'Europa, la Cina e l'Asia sono in progressivo momento: perché, dunque, una nave proveniente da Hong Kong dovrebbe andare fino a Rotterdam, quando per arrivare a Taranto via Suez si risparmierebbero circa dieci giorni di navigazione ? Taranto è un porto ideale perché non ha le montagne alle spalle, ma una larga piana che arriva fino a Pisticci e Bari e si estende fino alla Calabria. Parliamo di una piana poco abitata e, pertanto, adatta allo sviluppo della logistica integrata al porto.
  Si tratta di un'occasione da non perdere anche sotto il profilo ambientale, che potrebbe cambiare la storia di gran parte del sud d'Italia. Infatti, secondo un'analisi del porto di Barcellona, dirigere il traffico verso i porti del Mediterraneo ridurrebbe le emissioni di CO2 di almeno il 50 per cento.
  Arriviamo alla nota dolente, alla soprintendenza. Non volendo entrare nel merito dell'accorpamento di competenza, trovo del tutto inopportuna la chiusura della sede della soprintendenza archeologica di Taranto a favore della creazione della soprintendenza unica con sede a Lecce. È un'istituzione culturale con una storia antichissima che comincia con l'arrivo a Taranto nel 1880 dell'archeologo Luigi Viola, poi proseguita con straordinari funzionari come Quintino Quagliati e Ciro Drago. Si deve a loro, del resto, la nascita del nostro museo archeologico e l'attenzione all'archeologia della città. Nel 2014 il Ministro Franceschini, durante una visita al museo Marta, disse solennemente che Taranto doveva puntare su cultura, sui beni culturali e sulla propria storia millenaria. Taranto è la prima città del Salento, la seconda della Puglia, la terza dell'Italia del Sud peninsulare, è una delle più antiche città d'Italia, è uno dei più grandi parchi archeologici a cielo aperto d'Europa e sede del principale Congresso mondiale della Magna Grecia, è uno dei venti musei più importanti d'Italia. Si deve ripartire proprio dalla cultura per costruire il futuro di Taranto, valorizzare la storia e le radici, celebrare la bellezza di un territorio che, nonostante sia stato violato, deturpato e abbandonato, conserva ancora la sua straordinaria bellezza.
  In difesa della soprintendenza archeologica di Taranto si sono attivati numerosi studiosi e archeologi, a cui va tutto il mio sostegno, che hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Mattarella, al Presidente del Consiglio Renzi e allo stesso Ministro Franceschini per chiedere il mantenimento della sede nella città ionica...

  PRESIDENTE. Concluda.

Pag. 38

  VINCENZA LABRIOLA. Arrivo alla conclusione. Infine, analizzando i criteri che lei ha citato, con cui sono state scelte le nuove sedi della sovraintendenza, ovvero criterio democratico, geografico e storico, non sembra che siano state usate le stesse misure, sembra che siano stati usati due pesi e due misure. Emblematico è il caso della Toscana, dove sono state istituite quattro soprintendenze uniche: Lucca, Pisa, Firenze e Siena. Osservando la cartina geografica, è evidente che Lucca è a due passi da Pisa (20 chilometri) e l'area di competenza della soprintendenza unica di Lecce (provincia di Lucca più Massa Carrara) ha un numero di abitanti pari alla sola provincia di Taranto. Aggiungo inoltre che la Puglia ha 300 mila abitanti in più della Toscana. Di fatto, in Toscana non sono stati applicati i criteri di popolazione e geografia che sono stati utilizzati in Puglia.

  PRESIDENTE. Concluda.

  VINCENZA LABRIOLA. Museo e soprintendenze – e concludo – hanno compiti e responsabilità diverse; pertanto affermare che non si può avere la soprintendenza perché c’è il museo non è un'argomentazione valida, se non in un'ottica campanilistica-politico-elettorale.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Annunzio di una questione pregiudiziale.

  PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata una questione pregiudiziale riferita al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 18 del 2016 recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo (A.C. 3606), che sarà esaminata e posta in votazione nella seduta del 23 febbraio, prima degli altri argomenti già previsti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 22 febbraio 2016, alle 15:

  1. - Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   COSCIA ed altri; PANNARALE ed altri: Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti (C. 3317-3345-A).
  – Relatori: Rampi, per la maggioranza; Brescia, di minoranza.

  2. - Discussione sulle linee generali delle mozioni Lupi ed altri n. 1-01124 e Sberna ed altri n. 1-01146 concernenti politiche a sostegno della famiglia.

  La seduta termina alle 12.