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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 571 di mercoledì 17 febbraio 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bonafede, Michele Bordo, Bratti, Capelli, Catania, Covello, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Galati, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Lauricella, Locatelli, Losacco, Manciulli, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Scotto, Tabacci e Velo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: S. 1328 – Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale (Approvato dal Senato) (A.C. 3119-A) (ore 10,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3119-A, già approvato dal Senato: Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 16 febbraio.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3119-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.Pag. 2
  Ha facoltà di intervenire il relatore, Nicodemo Nazzareno Oliverio.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO, Relatore. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'Aula esamina oggi un provvedimento organico per il settore agricolo, che offre risposte concrete ad alcune importanti filiere in difficoltà ed accompagna e meglio definisce il processo di innovazione e di semplificazione del comparto produttivo primario, avviato fin dall'inizio della legislatura e che ha trovato nel Governo Renzi una forte e significativa spinta propulsiva. Questa è per l'agricoltura italiana una legislatura storica, e ciò anche grazie all'azione del Ministro Martina, una legislatura caratterizzata da un grande protagonismo del Parlamento e del Governo in favore del settore primario, che, per decenni, una politica sorda e disattenta ha messo in ombra.
  Il settore primario negli ultimi anni ha svolto un ruolo importante nell'economia e nello sviluppo del Paese e ora ha, anche grazie alle misure contenute nella legge di stabilità 2016, quasi un miliardo di risorse per l'agricoltura: una grande occasione per rafforzare e potenziare filiere, accrescendone la qualità mediante coltivazioni sempre più sostenibili ed attente all'interesse del consumatore. In questa prospettiva, si registra la significativa ripresa del comparto agricolo nazionale, evidenziata soprattutto dall'incremento delle esportazioni agroalimentari. Si tratta di un risultato importante, che premia gli sforzi degli imprenditori agricoli che hanno saputo resistere alla grande crisi economica agganciando la ripresa ben prima di altri comparti economico-produttivi. Basti solo pensare che, nell'ultimo anno, il vino italiano ha superato in quantità e qualità il vino francese.
  Le principali direttrici che hanno orientato la nostra attività legislativa in tema di agricoltura si possono sintetizzare in poche parole: semplificazione burocratica, riduzione del peso fiscale, accesso al credito, sostegno al lavoro in agricoltura, ricambio generazionale, rafforzamento del tessuto produttivo con particolare riguardo alle filiere storiche dell'agricoltura italiana, competitività. Attraversiamo un periodo in cui alle problematiche geopolitiche si sommano quelle climatiche e ambientali. L'insieme di tale tensione rende cruciale una riflessione strategica sulle prospettive dell'agricoltura mondiale, europea e nazionale.
  È del tutto evidente che l'agricoltura non è solo fatica, sudore, imprese, impegno da parte dei coltivatori per far sì che la nostra terra produca i beni alimentari di cui l'umanità necessita per nutrirsi. L'agricoltura, soprattutto nel nostro Paese, è anche una eredità immateriale, è un antico processo culturale, che si trasferisce di generazione in generazione e che, insieme alle tradizionali colture, insieme all'innovazione che si innesta nella tradizione, trasmette l'identità di un popolo, il suo gusto, il senso profondo della sua comunità. Riflettere sul passato e sul futuro del mondo agricolo significa, dunque, riflettere sul futuro dell'umanità, ed è ciò che abbiamo fatto con Expo 2015, un'occasione nella quale l'Italia ha mostrato a livello internazionale di possedere la sapienza e la forza gentile necessarie alla costruzione di quelle politiche globali e locali che devono assicurare l'obiettivo di azzerare la fame di quei popoli sfortunati, promuovere un'alimentazione più sana e sviluppare modelli di agricoltura sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale.
  L'agricoltura è finalmente uscita da una situazione di isolamento e di arretratezza e si mostra ora al Paese come comparto produttivo d'avanguardia, rispettoso dell'ambiente da cui trae linfa, ma, al tempo stesso, generatore di un'immagine Paese esportata in tutto il mondo perché sinonimo di qualità di cibo, di tradizione, di tutela del territorio e del paesaggio. Queste caratteristiche, uniche al mondo, coniugate ad una notevole capacità di innovare e di puntare all'eccellenza in termini di qualità ed esclusività hanno portato le nostre esportazioni a valori record, come non ricordavamo da moltissimo tempo a questa parte.Pag. 3
  Entrando nel merito del provvedimento, desidero in primo luogo ricordare il proficuo e straordinario lavoro svolto dall'altro ramo del Parlamento durante l'esame in prima lettura. Sono state, in tale occasione, definite disposizioni estremamente innovative e rilevanti per l'agricoltura: penso all'articolo 6, che disciplina le forme di affiancamento tra agricoltori ultrasessantenni o pensionati e i giovani, al fine di incentivare quel ricambio generazionale di cui l'agricoltura ha molto bisogno per accrescere il suo potenziale competitivo; penso, poi, all'introduzione della Banca delle terre agricole, presso l'ISMEA, per meglio coordinare quel processo avviato già in ambito regionale, rivolto all'utilizzazione delle terre incolte o abbandonate a fini produttivi.
  Il concatenarsi, in questi mesi, di provvedimenti legislativi approvati e che hanno riguardato direttamente o indirettamente il comparto, ha richiesto un lavoro di analisi e di approfondimento del testo trasmesso dal Senato, al fine di evitare che potessero verificarsi sovrapposizioni, incongruenze o contrasti con altre riforme poste nel frattempo in essere. Per questo si è ritenuto che la revisione delle norme penali in materia di contraffazione, di cui all'articolo 2 del testo licenziato dal Senato, andava necessariamente coordinata con il lavoro che ha iniziato a svolgere la Commissione di studio per la riforma dei reati agroalimentari, istituita presso il Ministero della giustizia, e pertanto l'articolo 2 è stato soppresso; così come gli articoli 8 e 11 sono stati soppressi in quanto, intervenendo in materia di subappalto e di logistica nel settore agroalimentare, richiedono necessariamente un coordinamento con la riforma del Codice degli appalti in via di definizione.
  In merito alle disposizioni riguardanti la pesca e l'acquacoltura è stato necessario mantenere solo le disposizioni relative alle sanzioni per la pesca illegale, avente un carattere di estrema urgenza e per risolvere il contenzioso che si è aperto con Bruxelles in merito, per esempio, alla cattura delle vongole. Le altre necessarie disposizioni saranno oggetto di approfondimento e di valutazione nell'ambito dell'esame, presso la nostra Commissione agricoltura, delle diverse proposte di legge presentate sulla filiera ittica, su cui il relatore, l'onorevole Agostini, sta facendo un ottimo lavoro. Il relativo iter è già in una fase avanzata, essendo stato già definito un testo unificato e presentate le relative proposte emendative.
  Sono state, invece, introdotte, in maniera speculare rispetto alla pesca illegale in acque marine, specifiche sanzioni per il bracconaggio nelle acque interne: un tema molto caro alle diverse forze politiche, che ha trovato nella riformulazione dell'emendamento Venittelli un punto di storica soluzione. Per la prima volta – e lo voglio sottolineare – viene disciplinata questa illecita e diffusa pratica di pesca nelle acque interne, ed è veramente la prima volta.
  È importante, inoltre, sottolineare come durante l'esame in Commissione sia stata inserita una delega al Governo per la riforma del sistema ippico nazionale. Il comparto si trova in una situazione di grave difficoltà, e, per non disperdere il grande patrimonio di razze e di competenza che caratterizza la filiera, occorre muoversi con urgenza, per assicurare una nuova ed inclusiva forma di governance, capace di risollevare e rilanciare il settore. A tale proposito rivendico, infine, con orgoglio, il lavoro svolto in Commissione con la partecipazione di tutti i gruppi parlamentari per dare una risposta ad alcune filiere che, come l'ippica, si trovano in una situazione di crisi o, al contrario, vivono un momento di espansione a livello commerciale, ma incontrano difficoltà in quanto carenti di una normativa ben definita che regoli il loro agire.
  Naturalmente, mi soffermerò sugli interventi più significativi, mentre per un'analisi completa rinvio alla relazione che consegno alla Presidenza per essere inserita nel resoconto della seduta.
  Pensiamo alla straordinaria esperienza di numerosi birrifici italiani, che hanno, dapprima, sperimentato e, poi, lanciato sul mercato il nuovo prodotto della birra con metodo artigianale. Ad oggi, mancava una Pag. 4definizione legislativa che permetteva loro di poter definire l'attributo artigianale: con il collegato abbiamo colmato questa lacuna, ponendo le basi per un'ulteriore ed efficace valorizzazione, che mi auguro possa avvenire al più presto.
  La produzione della birra, in particolare quella artigianale, soffre, poi, nel nostro Paese, della carenza di materia prima: ogni possibile espansione del settore richiede, quindi, l'avvio di progetti di ricerca per la produzione del luppolo, anche attraverso la ricostituzione del relativo patrimonio genetico e l'individuazione di corretti processi di meccanizzazione. Il collegato, riformulando un emendamento della collega Gagnarli, che ringrazio, prevede un finanziamento specifico per la coltivazione del luppolo.
  Pensiamo alla necessità del settore apistico di avere un sistema di riconoscimento certo dei prodotti. A tal fine, mentre abbiamo approvato modifiche significative nel comparto dell'apicoltura, abbiamo introdotto alcune semplificazioni e, inoltre, talune sanzioni per coloro che non denunciano la detenzione di alveari all'anagrafe apistica. E qui voglio ringraziare, per il suo contributo, il collega Zaccagnini.
  Abbiamo valorizzato la filiera del riso, anche come espressione del valore culturale, paesaggistico ed ambientale di un territorio, tutelandone le varietà tipiche, garantendo la qualità e la tracciabilità e prevedendo la possibile revisione della normativa istitutiva dell'Ente risi nell'ambito della delega al Governo.
  Abbiamo, inoltre, introdotto il principio dell'equilibrio tra i generi, anche per gli amministratori dei consorzi di tutela, prevedendo un percorso di graduale approdo che tiene conto della natura e delle peculiarità delle rappresentanze associative, anche in riferimento alla caratura delle espressioni. Infine, abbiamo reso possibile una maggiore trasparenza nel sistema allevatori.
  Signor Presidente, il collegato all'esame di quest'Aula raccoglie un ampio ventaglio di interventi per l'agricoltura, frutto di numerose ed interessanti audizioni dei rappresentanti delle associazioni e di operatori di alcune filiere, che ringraziamo per il privilegio che ci hanno offerto, e di un costruttivo confronto con il Governo e i gruppi parlamentari per una costruttiva opposizione. Da questo lavoro e con questo metodo è nato il testo del collegato, che fornisce risposte adeguate alle esigenze dei produttori in un momento di espansione del settore e che garantisce la tutela, sia delle filiere produttive, che dei consumatori. Su queste direttive, signor Presidente, abbiamo lavorato e credo che l'Aula non mancherà di sostenerci ulteriormente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in altra fase della discussione.
  È iscritto a parlare il deputato Taricco. Ne ha facoltà.

  MINO TARICCO. Grazie, Presidente. Il provvedimento che stiamo discutendo e che ci apprestiamo ad approvare si inserisce nel solco di una grande attenzione che questo Parlamento, in questa legislatura, ha dedicato all'agricoltura come settore – lo ha dimostrato dai dati che abbiamo nelle nostre mani in questi mesi – con grosse potenzialità di crescita per lo sviluppo dei territori, per l'occupazione, ma anche come presidio importante per la manutenzione e la salvaguardia del territorio; per la manutenzione di un territorio che è il contesto ottimale in cui si sviluppa il turismo e in cui si sviluppano tante altre attività economiche.
  L'attenzione è stata dedicata con una consapevolezza: che l'agricoltura è un settore con straordinarie potenzialità, ma è un settore che sta attraversando grandi problemi legati ad una competitività internazionale sempre più libera e, quindi, sempre più aggressiva nei confronti delle nostre imprese; è un settore che è attanagliato, forse non soltanto per norme italiane, ma anche per norme comunitarie e per accordi internazionali, da un contesto di burocrazia che, in molti casi, ne blocca molto la propria capacità espressiva; è un settore che ha molte complessità Pag. 5e anche molte debolezze legate alla storia che ha caratterizzato il divenire fin qui di questo settore.
  Come dicevo, in questa legislatura abbiamo dedicato una grande attenzione a questo settore, a partire dal «decreto competitività», e il lavoro che era stato fatto in quest'Aula ha riguardato le semplificazioni e il lavoro in agricoltura, il rilancio dei settori in crisi, affrontando i temi del latte, dell'olivicoltura, della riorganizzazione degli enti, il tema degli interventi in caso di calamità, il tema delle relazioni all'interno delle filiere per arrivare, poi, al già citato pacchetto di norme comprese nella legge di stabilità; quindi l'IMU sui terreni agricoli, il tema delle assicurazioni, gli interventi sul settore del latte e della carne. Sono state approvate norme puntuali in questi anni che, credo, avranno una potenzialità di sviluppo molto grande per i tempi a venire. Ricordo soltanto, a questo riguardo, l'agricoltura sociale.
  Questo provvedimento si inserisce in questo contesto ed in questo solco. Mette in campo un pacchetto di misure che hanno una serie di obiettivi: sicuramente – è già stato citato –, il tema della semplificazione, su cui è stato fatto un grosso lavoro e rimane ancora molto da fare, ma sicuramente questo provvedimento dà un contributo importante; interventi legati alla riorganizzazione di enti e società che vanno avanti anche in questo provvedimento; il sostegno, che anche qui viene portato avanti, a settori che hanno particolari difficoltà.
  Dicevo il tema delle semplificazioni: ci sono semplificazioni per quel che concerne i controlli dell'olio d'oliva, sulle denominazioni di origine, sul commercio di animali, sui procedimenti e sui tempi dei procedimenti amministrativi; ci sono interventi per quel che riguarda la filiera del legno. Sono già stati citati interventi che ritengo molto importanti, che vanno ad affiancare il lavoro portato avanti dai programmi di sviluppo rurali che stanno partendo in tutte le regioni per quel che riguarda l'insediamento dei giovani, sia l'affiancamento che le norme sulla banca della terra, come anche, indirettamente, tutto il tema sulle assunzioni congiunte da parte delle imprese.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MINO TARICCO. Dicevo, interventi, poi, sui settori che, in questo momento, stanno attraversando momenti di particolare difficoltà: il settore del pomodoro, il settore del riso, una norma sul burro, il settore dell'apicoltura, il settore della birra. Credo siano interventi importanti che mettono in campo provvedimenti finalizzati a dare una prospettiva a questi settori.
  Noi abbiamo affrontato con convinzione questo lavoro, lo ha detto bene il presidente Oliverio: è stato un lavoro corale, di tutta la Commissione, che ha lavorato in modo importante su tutti gli emendamenti che erano stati presentati e che credo abbia migliorato significativamente il testo che ci era pervenuto dal Senato. L'abbiamo fatto con una convinzione: i dati di questi giorni sull’export ci dicono che, probabilmente – gli ultimi dati devono ancora arrivare –, l’export dell'anno scorso ha superato i 36 miliardi di euro ed anche che quell'orizzonte che sembrava molto lontano dei 50 miliardi di export agroalimentare, invece, stanno diventando assolutamente alla portata. Ma lo abbiamo fatto anche nella convinzione che l'agricoltura ha una funzione strategica per il futuro dei nostri territori: l'agricoltura si gioca in aree molto vocate, territori di pianura a forte vocazione specializzata, ma si gioca anche in contesti nei quali quella presenza...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega.

  MINO TARICCO. ... garantisce – concludo – un futuro ai nostri territori. L'abbiamo fatto anche con la convinzione che dalla qualità dell'agricoltura dipende la qualità del futuro dei nostri territori e dipende la qualità del futuro della nostra vita: l’export, in qualche misura, ci Pag. 6ha additato un orizzonte verso il quale camminare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, ci troviamo qui di fronte a un provvedimento datato, a prima firma Letta, ancora un provvedimento che ha avuto un iter molto lungo, molto tortuoso. È un provvedimento complesso, che abbraccia vari settori, varie questioni ma che comunque non riesce ancora ad abbracciare in maniera piena la necessità che il settore agricolo manifesta. Infatti alcuni degli argomenti più importanti sono stati demandati ad altri interventi, ad altri iter parlamentari e di questo ci dispiace; però comunque confidiamo nella volontà di proseguire quegli iter, in particolare in materia di lavoro o anche sull'ittica, questioni che rimangono in sospeso, come anche le agricolture contadine o altre questioni di semplificazione e di agevolazione per la produzione e il consumo interno soprattutto del cibo, anche ovviamente per l'internazionalizzazione e l’export, ma crediamo che bisogna bilanciare questa tendenza a puntare troppo e quasi esclusivamente sull'export e avere invece la capacità – lo vediamo anche con il TTIP – di mantenere dei consumi interni e una produzione interna di valore. Questo lo possiamo fare, tutelando le grandi eccellenze ma anche la produzione destinata più al consumo popolare, quindi anche la questione della vendita diretta e della filiera corta non è stata affrontata in maniera adeguata. In particolare, la vendita diretta al momento ancora non viene riconosciuta anche nei luoghi a disposizione degli agricoltori ma fuori dall'azienda agricola. Questo è un dato che dobbiamo riscontrare, come da questo punto di vista non ci sono avanzamenti ma c’è un sostanziale stallo riguardo a questi argomenti che confidiamo possano essere ricompresi in una proposta di legge in corso di esame in Commissione. Ci rendiamo conto di come l'approccio del Governo, anche il cambiamento e la volontà di cambiare il nome al Ministero e passare quindi a una denominazione molto più conforme all'agro-industria, quindi alla denominazione di agroalimentare, Ministero dell'agroalimentare, spinga in una direzione di porre attenzione in particolare sulla trasformazione del nostro Paese e meno sulle filiere in campo e la produzione, quindi sostenere il reddito degli agricoltori accorciando la filiera e cercando di riorganizzare la grande distribuzione che è anche quella che tante volte mette in condizioni di difficoltà gli agricoltori sui territori a svolgere nella piena legalità il loro lavoro. La grande distribuzione è uno dei nodi in cui possiamo riscontrare delle responsabilità anche per le questioni del caporalato e quindi responsabilizzare questa parte della filiera è determinante sia per trovare delle condizioni dignitose per i lavoratori migranti, a volte irregolari, che ci sono in tutte le nostre campagne, non solo al sud, ma anche al nord ovviamente perché l'agricoltura non si ferma mai, anche grazie alle serre.
  Questa responsabilizzazione non c’è, manca ancora una linea chiara su questo e all'articolo 30 ci aspettavamo magari di poter avere quanto meno delle indicazioni maggiori da dare come imprinting per poi passare ad una successiva fase di definizione di norme più puntuali, ma è stato tutto posticipato al lavoro del Senato che, tra l'altro, ci pare non essere stato quello che ha avuto la volontà di dare un impulso per ora alle proposte di legge sulla riorganizzazione del lavoro, mentre alla Camera si era fatto un lavoro importante anche con l'approvazione di varie risoluzioni. Ciò non toglie che comunque il provvedimento ha delle parti interessanti di semplificazione, in particolare appunto viene incontro a esigenze delle aggregazioni agricole e anche dei singoli in determinati settori. Ci sono definizioni puntuali, ad esempio, della birra artigianale che condividiamo e vediamo come un punto importante di lancio e di definizione di regolamentazione Pag. 7di questo settore importante e così dinamico. Sull'apicoltura siamo riusciti a fare degli interventi che vanno comunque positivamente a segnare un'attenzione sul mondo dell'apicoltura stessa e quindi anche sulle emergenze che ci sono in campo, come l'aethina tumida e altre. L'articolo 10 affronta un tema importante, quello dell'accesso alla terra, istituendo la Banca nazionale della terra. Da questo punto di vista abbiamo già avanzato altre proposte e crediamo che l'accesso alla terra non possa essere visto esclusivamente come gestione a bando e alienazione del patrimonio comune; ci deve essere una politica di superamento della logica del bando, una politica più vicina ai territori, quindi che siano gli enti locali in particolare a essere i responsabili della possibilità di offrire agli agricoltori anche nuove start-up agricole, la possibilità di avviare attività in affitto o in comodato d'uso riqualificando i beni. Sono nate varie esperienze in Italia che appunto si ispirano ad altre esperienze europee per la gestione collettiva dei terreni e dei manufatti rurali. Crediamo che questi temi non possano essere lasciati soltanto ad una cabina di regia nazionale, ma debbano essere declinati a livello territoriale con appunto le competenze che ci sono nei territori. In ultimo, una preoccupazione in particolare per il mondo agricolo riguardo a un tema che però non fa parte del collegato agricolo, ma che io credo dovrebbe diventare di interesse parlamentare, ovvero la posizione del Ministro Martina riguardo ai nuovi OGM e il fatto che questi siano in qualche maniera una nuova minaccia, in particolare per la questione della brevettabilità della vita. Mi spiego: qui Martina sta portando avanti delle posizioni nelle istituzioni, anche in particolare nelle istituzioni europee insieme all'Olanda, di non voler riconoscere come OGM le tecniche di cisgenetica e genomediting. Queste sono tecniche di manipolazione genetica a tutti gli effetti e quindi non ha molto senso non riconoscerle come OGM. Crediamo che si debba fare un approfondimento scientifico senza pregiudizi riguardo a queste nuove tecniche che non sono transgenesi; lo sta facendo il Senato, c’è un'indagine conoscitiva in merito a questo tema e crediamo che il Governo si avventura in posizioni in Europa che ribaltano sostanzialmente quello che il Parlamento ha indicato come impegno al Governo in varie mozioni e che poi il Governo ha trasformato in decreti e in norme esecutive contro gli OGM in Italia, contro la coltivazione di OGM in Italia. Questa posizione crediamo non possa essere ribaltata senza dei passaggi parlamentari e senza aspettare la fine dell'indagine conoscitiva in Senato e quindi poniamo al Governo questa questione come una riflessione su come coinvolgere il Parlamento nei passaggi per formare le decisioni e le posizioni che poi portiamo in Europa. E su questo già possiamo avanzare prossimi atti parlamentari che vadano ad indagare appunto su come questa posizione contrasti sostanzialmente con quella che ha espresso il Parlamento all'unanimità e su come in questo momento anche il sentimento popolare sia quello di una contrarietà agli OGM.
   Per quanto riguarda il provvedimento, ulteriori motivazioni riguardo agli emendamenti che abbiamo presentato li faremo in sede di dibattimento. Ci auguriamo comunque che possa essere migliorato anche in sede di votazione in Aula.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Zanin, per quattro minuti. Ne ha facoltà.

  GIORGIO ZANIN. Presidente, rappresentante del Governo, questo disegno di legge evidentemente ha la sua storia e lungo la storia abbiamo raccolto anche alcuni pezzi importanti di aggiornamento. In particolare, uno di quelli che intendo segnalare è quello relativo alla birra, perché la birra artigianale è stata inserita, come denominazione, proprio all'interno di questo decreto e penso che questa sia un'acquisizione molto importante perché evidentemente la definizione di birra artigianale, Pag. 8cioè quella prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta durante la fase di produzione a processi di pastorizzazione e microfiltrazione con micro-birrifici indipendenti, è senza dubbio un risultato direi importante anche sulla base del successo straordinario che numerosi piccoli produttori nazionali hanno ottenuto in questi ultimi anni. Sono loro infatti ad aver decretato questo successo e ad aver promosso nei fatti anche l'inizio di un movimento come quello alogastronomico, che pare stimolare in modo qualificato anche lo sviluppo turistico.
   Si tratta di un successo che conferma lo standard italiano nella produzione di qualità e che ancora una volta vede la qualità e il territorio sorreggersi reciprocamente a vantaggio generale. Ecco, certamente uno dei prossimi passi sarà quello di proseguire il percorso attraverso un lavoro ragionevole volto ad abbassare ai piccoli birrifici le accise nella legge di stabilità, ci auguriamo.
   Un secondo punto importante, come acquisizione, è certamente quello relativo anche al tema delle foreste. Durante l'esame in Commissione, con un emendamento, è stato inserito l'articolo 5, la norma contenente una delega al Governo per il riordino e la semplificazione della normativa in materia anche di selvicoltura e filiera foresta-legno.
  Il Governo potrà dunque armonizzare la normativa, in coerenza con la strategia nazionale definita dal Programma quadro per il settore forestale, la normativa europea e gli impegni assunti in sede europea e internazionale. Si tratta, anche in questo caso, di un passo importante che attende uno sviluppo chiaro. Per parte nostra, auspichiamo sin d'ora, che esso contenga alcuni punti importanti, quali l'istituzione di un sistema di informazione forestale nazionale, che contribuisca alla raccolta di dati armonizzati a livello europeo sulle foreste; l'istituzione di un apposito ufficio presso il MIPAAF atto a rinforzare, nel rispetto delle competenze istituzionali, il ruolo di rappresentanza, coordinamento e indirizzo strategico nazionale del Ministero nei confronti delle regioni e dei Ministeri competenti in materia di ambiente e paesaggio; la promozione di strumenti di pianificazione forestale e semplificazione per le procedure autorizzative alla gestione, al fine di migliorare l'accesso ai fondi comunitari e l'efficienza di spesa per gli interventi di interesse forestale cofinanziati nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale regionale dal Fondo FEASR; la promozione, con opportune norme, e il supporto nella ricomposizione fondiaria dei piccoli e piccolissimi appezzamenti di proprietà forestali: l'introduzione di strumenti per stimolare l'emersione del mercato sommerso che caratterizza la compravendita della legna da ardere e, infine, la valorizzazione anche di tutte le forme di proprietà collettiva e ad aggiornamento anche della situazione degli usi civici.
  Pensiamo che questo strumento di delega sia dunque, con questi indirizzi, veramente un grosso passo in avanti e dunque il «collegato agricolo» che noi andiamo ad approvare penso sarà un indirizzo molto interessante e stimolante per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Ringrazio anche il sottosegretario, che, come il Viceministro, è sempre presente quando si discute di agricoltura; manca sempre il Ministro però, forse magari più tardi verrà; vedremo. Non vorrei che l'assenza del Ministro dipendesse dal fatto che questo provvedimento nasce con Letta – non so, magari, ha qualche rancore –, ma comunque noi ci auguriamo che dopo un iter travagliato al Senato, il «collegato agricoltura» possa velocemente – come ha fatto alla Camera – essere concluso anche al Senato, proprio perché, all'interno di questo «collegato agricoltura», che – lo ricordo – è collegato alla vecchia stabilità, ci sono delle norme sicuramente importanti per il settore agricolo. Il «collegato» contiene anche molte deleghe, ma la Commissione ha cercato in qualche modo di dare un indirizzo.Pag. 9
   Voglio ricordare che sono contenuti tantissimi articoli all'interno di questo provvedimento, alcuni dei quali durante l’iter del provvedimento sono stati soppressi, come per esempio la parte delle sanzioni, che magari andranno in un provvedimento apposito, come anche più volte il mondo agricolo ha richiesto, perché le truffe e le contraffazioni, soprattutto nel settore agroalimentare, sono molto sentite. Una parte mancante che è stata soppressa è quella che riguarda l'articolo 16, comma 1, relativamente alla filiera corta, che ci auguriamo, in quanto la Commissione agricoltura sta trattando questo tema in un provvedimento apposito, possa in qualche modo trovare una conclusione quanto mai ragionevole. Settori interessanti all'interno del «collegato» sono sicuramente quello del riso, quello del pomodoro e sono stati inseriti, durante la discussione, anche argomenti nuovi. Ci teniamo, in particolar modo, a sottolineare la questione della definizione della birra artigianale, che abbiamo spinto sicuramente, come MoVimento 5 Stelle, in maniera decisiva, e la Commissione agricoltura ha colto anche con favore, con discussione e con approfondimento anche questo tema. Si sono succedute numerose audizioni anche relativamente a tutta la filiera, sia della birra artigianale, del settore artigianale, che del luppolo, l'altro settore sul quale ci siamo battuti e spinti anche perché – voglio ricordare – di luppolo in Italia sono certificati solo due ettari e mezzo, mentre la produzione di birra è sicuramente enormemente superiore e quindi sarebbe un settore da sviluppare, da promuovere e quindi durante la discussione sono state inserite anche delle misure che prevedono anche dei finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo di tutta l'articolazione della filiera del luppolo, anche per riscoprire, diciamo, dei luppoli italiani e autoctoni che, in qualche modo, possano essere utilizzati. A questo – come ho detto – si collega la questione della birra, e – ci fa piacere dirlo in quest'Aula – la Commissione è uscita con una definizione che sicuramente abbraccia la maggior parte della filiera dei produttori, perché si riferisce a produzioni inferiori ai 200 mila ettolitri con procedimenti che non prevedono, né la pastorizzazione, né la microfiltrazione. Questo ci tenevo a dirlo in Aula perché è un lavoro che abbiamo portato avanti con molto impegno da parte di tutti ovviamente.
   Altri settori che sono stati inseriti all'interno del «collegato» sono il settore apistico, un settore che magari sembra di nicchia, piccolo, quindi dimenticato; invece la Commissione agricoltura se ne è occupata anche in conseguenza di alcuni attacchi, per esempio, di parassiti o di coleotteri, come per esempio l'aethina tumida in Calabria. Quindi ecco bisogna recuperare questo settore perché, comunque sia, è un settore che sta crescendo, come gli auditi ci hanno detto, e serve la gestione di questi insetti, che sono importanti, non solo per la produzione del miele e quindi per tutto il circuito industriale, ma anche e soprattutto per quanto riguarda l'impollinazione. Questo si scontra anche con il fatto che noi dobbiamo, in qualche modo, come Parlamento, avere a cuore tutti i temi ambientali, perché purtroppo ci sono realtà nel mondo – e si possono leggere notizie di questo tipo – e soprattutto ambienti dove un'agricoltura molto spinta e troppo intensiva ha distrutto questa tipologia di natura e infatti le api vengono vendute per impollinare e non più per fare il miele. Quindi attenzione al tipo di agricoltura che vogliamo avere nel futuro, perché poi potremmo assistere a queste distorsioni e questo sicuramente non lo vogliamo.
   In Cina ci sono gli uomini che impollinano, mentre una volta c'erano gli insetti e questo l'Italia e credo l'Europa non se lo possono assolutamente permettere. C’è un settore che è stato inserito – e ci fa piacere – che è quello della silvicoltura, perché finalmente in Commissione si è tornato a parlare di foreste. Io lo voglio ricordare perché ieri c’è stata proprio al MIPAAF, in sala Cavour, la presentazione dell'annuario dell'agricoltura – anche lì il Ministro era assente e ce ne ricorderemo, insomma – e ci è stato detto che le foreste in Italia crescono, ma purtroppo non sono Pag. 10gestite. Un motivo è il frazionamento delle aziende boschive, che sono intorno a 3 ettari, e anche perché, diciamo, non c’è un piano industriale, un piano anche politico, un piano programmatico. È qui che ritorna il tema della politica agricola; va bene che magari è stato lanciato lo slogan del cambiamento del nome del Ministero in agroalimentare, però il Parlamento deve fare una politica agricola ovvero deve valutare una strategia, come in questi settori.
  Sono stati inseriti anche altri settori, come il burro, per esempio, e si è ritornati anche su una problematica importante, che è quella relativa al settore dell'ippica. Purtroppo, abbiamo assistito a una delega mancata, a un impegno mancato da parte del Governo nella passata delega fiscale, circa il riordino del settore. Ora in questo provvedimento, che già contiene numerose deleghe, si è inserita nuovamente una delega al Governo, dando un indirizzo per far sì che questo settore venga rilanciato, perché ci lavorano 50 mila persone dirette nell'indotto e, quindi, non vorremmo che anche questa volta il Governo faccia un buco nell'acqua, perché alla fine se questo settore verrà privatizzato totalmente poi non so che cosa potrà succedere.
  Cosa non va in questo provvedimento ? È chiaro che sono stati accolti emendamenti, come ho detto, e anche linee di indirizzo politico che abbiamo condiviso e, comunque, c’è stata ampia discussione. Però, ci sono alcune cose che ancora non sono state fatte. Ad esempio, abbiamo riproposto – cosa che avevamo già lanciato in occasione della legge di stabilità – l'esenzione per l'IMU per quei terreni che sono in affitto, che vengono dati in affitto ad agricoltori o in cessione, che però non sono di proprietà di coltivatori diretti e IAP che quindi, comunque sia, pagheranno l'affitto e ovviamente pagheranno l'IMU e, quindi, questo costo dell'IMU ricadrà oggettivamente sull'affitto. Dunque, c’è uno svantaggio competitivo per quegli agricoltori che hanno o totalmente o in parte terreni in affitto rispetto a chi non li ha. Questo purtroppo ci dispiace. Avevamo messo anche un vincolo di cinque anni – in modo tale che si potesse legare questo a determinati contributi PAC – sulla questione della gestione del pascolo, ma anche perché chi ha un terreno in affitto per cinque anni può fare anche una strategia di coltivazione o di organizzazione aziendale come meglio crede, con una copertura che non è particolarmente eccessiva e che consisteva nell'avvalersi di una tassa, una piccola tassa sul money transfer, che è un veicolo, detto da tutti, per fare uscire capitali dall'Italia anche in maniera poco trasparente.
  Un'altra questione che ci dispiace non sia stata presa positivamente dalla Commissione – e anche questa era stata proposta dalla collega Gagnarli in occasione del provvedimento sulla stabilità – era la questione della modulazione delle accise sulla birra per il comparto artigianale. Quindi, chiaramente come succede in Europa c’è questa modulazione; perché l'Italia non la fa ? Non sono tantissime risorse, ma questo darebbe una spinta al comparto, che è sempre molto dinamico e molto legato al territorio. Ci sono tantissimi birrifici in Italia, sono circa 800, che raccontano anche il territorio e raccontano le varie esperienze e questo era un sistema per poter incentivare.
  Questi sono settori, come quello della canapa, ad esempio, che non sono presenti in questo provvedimento, ma che la Commissione ha licenziato un po’ di settimane fa e, sempre su propulsione anche del MoVimento 5 Stelle, sono settori nuovi che potrebbero dare spazio, sia ai giovani, sia a qualunque altro imprenditore che voglia percorrere nuove strade, perché su questi settori c’è tanto da fare e tanto da scoprire.
  Ci rammarichiamo anche perché ci sono tantissime deleghe. Abbiamo visto che la questione delle deleghe purtroppo non sempre porta a risultati e questa è una critica. Vero è che all'interno del collegato ci sono anche buoni propositi come magari nell'articolo 1 oppure nell'articolo 9, per il riordino degli enti del MIPAAF, e su questo mi piacerebbe dire – mi piace dire e lo dirò – che forse la Commissione ha avuto poco coraggio e Pag. 11anche il Governo ha avuto poco coraggio nell'affrontare la questione del riordino di AGEA. Noi ci abbiamo provato con una risoluzione che è ferma in cantiere – e non so per quanto sarà tenuta ferma –, ma la questione dei pagamenti in agricoltura è fondamentale.
  Abbiamo assistito al cambiamento della PAC in questi anni, con il trasferimento di titoli, con il greening e con molte nuove misure che prevedono numerosi impegni dagli agricoltori che sono anche vessati, diciamo, da un sistema burocratico piuttosto complesso e articolato e che vedono anche un ritardo nei pagamenti. È notizia di tutti i giorni che ancora non sono stati pagati tutti gli anticipi PAC e vedremo come si svilupperà questo percorso, perché sicuramente sono soldi importanti per gli agricoltori.
  L'agricoltura – ci tengo a dirlo – è fatta, in Italia, da 1 milione 400 mila aziende, aziende mediamente poco sopra gli 8 ettari, quindi molto frazionate e in qualche caso, soprattutto nelle regioni meridionali, poco organizzate e questo è sicuramente un punto di debolezza per una vitalità agricola come quella italiana. Quindi, sicuramente su questi temi il Governo dovrà lavorare; la Commissione è sempre pronta, noi siamo comunque pronti e, quindi, ritorneremo sui temi che ho appena descritto. Ci torneremo in Aula con gli emendamenti e, dunque, chiederò al Governo e alla maggioranza di valutare positivamente gli aspetti che ancora non sono stati conclusi all'interno della Commissione ma che quest'Aula potrebbe in qualche modo inserire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Romanini. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ROMANINI. Grazie, signor Presidente. Il disegno di legge in esame è un atto particolarmente atteso dal mondo agricolo perché affronta, come dice anche il suo articolato titolo, diverse questioni che da tempo cercano una soluzione e un adeguamento alle mutate condizioni nazionali e internazionali entro le quali si svolge la pratica agricola.
  È un provvedimento approvato in prima lettura dal Senato, che tuttavia la Commissione agricoltura della Camera ha modificato in modo significativo. Si può dire che anche in questo caso il lavoro parlamentare è stato determinante per ottenere un risultato migliore. Esprimo una valutazione complessivamente positiva del provvedimento, ma vorrei sottolineare tre peculiari caratteri che a me paiono particolarmente significativi. Il primo è quello che prendo dalle disposizioni in materia di prodotti derivati dalla trasformazione del pomodoro. Si tratta di disposizioni specifiche sulla definizione dei prodotti derivati dalla trasformazione e sono disposizioni attese da tempo dal settore della trasformazione, perché ridefiniscono le caratteristiche qualitative in ragione del cambiamento avvenuto nel corso degli anni e che ha visto la cessazione del pagamento del premio europeo accoppiato. Diciamo che vogliono vestire con norme adeguate la qualità e la distintività del prodotto italiano, che rappresenta il 55 per cento della produzione europea con un impatto sul settore agricolo di estrema rilevanza e cercando di sottrarlo, per quanto possibile, alla genericità del mercato internazionale delle commodities. Tali disposizioni applicano secondo me con coerenza, anche in questo comparto, le linee condivise per lo sviluppo di un sistema agricolo ed agroalimentare che vale 260 miliardi, contribuendo con il 17 per cento al PIL nazionale e lo fanno, prima di tutto, a partire dalla distintività e dalla qualità delle indicazioni DOP e IGP, che sono i suoi veri punti di forza. Proprio oggi si svolge qui a Roma la Giornata nazionale della qualità agroalimentare, nel corso della quale viene presentato il XIII Rapporto ISMEA, che è un'indagine socio-economica dei comparti alimentari, vitivinicoli, DOP e IGP. Prendo spunto da questo evento per sottolineare altri due elementi che caratterizzano il provvedimento in esame. Signor Presidente, quando si parla di distintività e biodiversità della nostra agricoltura non si può dimenticare che la prima biodiversità che occorre salvaguardare è quella degli Pag. 12agricoltori. Per garantire il mantenimento delle caratteristiche peculiari della nostra agricoltura, fatta di diversità territoriali, climatiche e culturali, occorre garantire, prima di tutto, il ricambio generazionale. La carenza dei giovani in agricoltura è un problema che ha natura europea e che, tuttavia, in Italia ha caratteristiche di una vera emergenza. Nella mia regione, ad esempio, che è una regione con spiccata vocazione agricola, si calcola che quasi il 20 per cento della superficie coltivata sia lavorata da agricoltori ultrasessantacinquenni senza prospettive di successione e che i giovani – e per giovani intendiamo quelli fino a 40 anni – arrivano a rappresentare meno dell'8 per cento degli imprenditori agricoli. Se non vogliamo che la nostra agricoltura si trasformi in un'agricoltura delle commodities dobbiamo salvaguardare la peculiarità e la diversità degli operatori, favorendo l'ingresso di giovani nel settore primario; è quello che cerca di fare questo provvedimento con le norme all'articolo 6, società di affiancamento per le terre agricole, e all'articolo 10, con l'istituzione della Banca delle terre agricole: Non è la prima volta che si interviene. Tuttavia pensiamo a Campo libero, per dare una mano ai giovani in agricoltura e tuttavia queste due norme sono particolarmente innovative. La prima interviene per favorire i processi di affiancamento economico-gestionale nell'attività dell'impresa agricola, con l'obiettivo di affiancare gli agricoltori ultrasessantacinquenni, o pensionati, e i giovani non proprietari di terreni agricoli di età compresa tra i 18 e i 40 anni, anche organizzati in forma associata; la seconda istituisce presso l'ISMEA la Banca delle terre agricole, un database accessibile gratuitamente da parte di tutti gli utenti registrati, con l'obiettivo di costruire un inventario dei terreni agricoli disponibili a causa dell'abbandono dell'attività agricola e di prepensionamenti. È una norma che prende spunto da esperienze positive, come quella della regione Toscana, ed è auspicabile che possa servire per il superamento di uno dei principali ostacoli che deve affrontare il giovane che aspira a diventare agricoltore, cioè quello della disponibilità dei terreni.
  Bene, Signor Presidente, anche solo per questi tre aspetti della legge in esame, che ne denotano le caratteristiche di intrinseca coerenza con le politiche agricole di questo Governo e di questo Parlamento, auspico che l'Aula si associ con un voto ampiamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Catanoso Genoese. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CATANOSO GENOESE detto BASILIO CATANOSO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, siamo giunti all'esame in Assemblea del disegno di legge recante la delega al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività del settore agricolo agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale.
  Il provvedimento, già approvato al Senato, è stato discusso in Commissione attraverso una procedura che, con riferimento alla discussione del testo e degli emendamenti e a causa della fretta del Governo di approvare questo collegato, non ha consentito un approfondito dibattito tra le forze politiche, che meglio avrebbe giovato sicuramente alla costruzione di un testo più rispondente alle esigenze del settore agricolo e agroalimentare. A parte qualche intervento specifico condivisibile, come quelli su apicoltura e ippica, si sarebbe potuto fare ben altro. Il Governo ha perso così l'occasione con questo disegno di legge di concedere a un settore produttivo l'alleggerimento delle procedure e degli obblighi burocratici; ha perso l'occasione di percorrere la strada dell'innovazione, di imprimere una svolta alle nostre produzioni che miri alla tutela delle piccole e medie imprese agricole e degli agricoltori.
  Con questo provvedimento avremmo potuto lasciare alcune materie, la pesca per tutte ma anche altre, ad una riflessione seria che si sta provando a fare nella direzione di specifici testi di legge e invece Pag. 13questo non è accaduto. In sostanza non ci si è discostati di molto dal tracciato individuato dal Senato e il provvedimento si articola così in una trentina di articoli, che vanno dalla semplificazione in materia di controlli, all'articolo 1, alla parità di genere nei consorzi di tutela, dalla disposizione in materia di servitù alla riduzione dei termini per i procedimenti amministrativi, dalla delega al Governo per il riordino e la semplificazione della normativa in materia di agricoltura alle società di affiancamento per le terre agricole. Si sono poi sviluppate diverse micro disposizioni caratterizzate da micro interventi: masi chiusi, le indennità espropriative dormienti, la manutenzione del verde, le cauzioni verso lo Stato e la disposizione per il rispetto di corrette relazioni commerciali.
  Viene, inoltre, conferita delega al Governo per il riordino e la riduzione degli enti vigilati dal Ministero e per il riordino dell'assistenza tecnica agli allevatori e la revisione della disciplina della riproduzione animale. Viene prevista l'istituzione della Banca delle terre agricole, i contratti di rete, le disposizioni per agevolare le partecipazioni di programmi agli aiuti europei. Si passa da interventi finanziari a condizioni agevolate di mercato da parte dell'ISMEA alla delega al Governo per il riordino del rischio in agricoltura.
  L'articolo 16 prevede disposizioni per il sostegno alla pesca sociale e allo sviluppo di prodotti provenienti da filiera corta, agricola ed ittica, e poi seguono le disposizioni relative ai singoli settori produttivi sui registri di carico e scarico del burro, sull'apicoltura, sulla birra artigianale. Sono previste anche disposizioni in materia di pesca illegale e per il contrasto al bracconaggio ittico nelle acque interne.
  È stato poi soppresso l'articolo 30 sulla Rete del lavoro agricolo di qualità. È prevista la disposizione in materia di esclusione dalla gestione dei rifiuti.
  Nel complesso si può affermare che il testo approvato dalla Commissione agricoltura sia, alla fine, un collage di singole disposizioni, senza che si individui un percorso unitario del provvedimento, che in sostanza è dato dalla somma di singole disposizioni scollegate le une dalle altre. Peraltro, questa carenza era già presente nel testo approvato al Senato, in quanto svuotato dei contenuti approvati con il decreto-legge n. 91 del 2014 cosiddetto Campolibero.
  Dopo oltre due anni di discussione del provvedimento siamo, quindi, di fronte a un testo non certo organico, lontano dalle esigenze rappresentate dal settore primario. Ciò è particolarmente evidente nell'articolo 5 del provvedimento, già richiamato in precedenza, con delega al Governo, che, invece di procedere a semplificazioni, prevede la creazione di complessi testi unici affidati alle cure di non ben precisati soggetti, i quali dovranno risolvere incongruenze e antinomie, tenendo conto di consolidati orientamenti giurisprudenziali, che peraltro non si comprende se siano quelli della Cassazione o del Consiglio di Stato, ed inoltre dovranno individuare disposizioni oggetto di abrogazione tacita o implicita, senza in sostanza rispondere a nessuno. Ed ancora, l'inutile articolo 6 sulle società di affiancamento per le terre agricole, che prevede meccanismi inapplicabili, come pure l'istituzione della Banca delle terre agricole, che non vedrà mai la luce, se non sul sito dell'ISMEA come spesso è già accaduto in situazioni simili.
  Il provvedimento, inoltre, prevede improbabili disposizioni in materia di prodotti derivanti dalla trasformazione del pomodoro e disposizioni in materia di un sostegno al settore del riso che sono ormai superate. Ed infine, le misure più rilevanti in materia di pesca e acquacoltura risultano date da un elenco infinito di divieti, di contravvenzioni, di pene principali e illeciti amministrativi; invenzioni punitive che non potranno altro che recare detrimento a due settori importanti per l'economia del nostro Paese. A proposito della pesca mi piace ricordare alcune cose. Ad esempio, che essa sta attraversando una profonda crisi, sia strutturale che normativa; che le imprese di pesca stentano ad investire nel settore, soprattutto a causa delle restrizioni normative e delle eccessive penalizzazioni internazionali e comunitarie. È peraltro attualmente in vigore un complesso di raccomandazioni ICCAT e Pag. 14di regolamenti comunitari in materia di pesca, che di fatto impongono obblighi e divieti importanti per la pesca nel Mediterraneo. Dopo l'approvazione del Regolamento Ue n. 1380 del 2013 e la decisione della Commissione 6 dicembre 2013, che istituisce, riporto il testo, «un piano di azione per ovviare alle carenze del sistema italiano di controllo della pesca», abbiamo l'immediata necessità di ripensare la gestione della pesca italiana in funzione di norme che rivedano ed armonizzino il sistema nazionale, tenendo conto della realtà oggettiva dei mestieri in mare, armonizzando, quindi, tutte quelle norme nazionali che penalizzano il settore e, di fatto, oggi lo mettono in contrasto con la normativa europea. Per questo, più volte, abbiamo chiesto che si attivasse il Governo, ma anche la Commissione, che finge di farlo al momento, visto che il Governo si inserisce con provvedimenti di questa portata; dicevo quindi della necessità di un testo unico sulla pesca, che finalmente regolamenti tutto il settore.
  Abbiamo urgente bisogno che si prenda atto che l'eccessiva restrizione normativa non è una soluzione alle carenze del sistema italiano di controllo della pesca, ma la causa prima del problema, evitando, quindi, che le carenze di controllo penalizzino sempre e soltanto, rallentandole così, le imprese diligenti, mediante l'emanazione di norme e disposizioni attuative complicate, dettate dall'esigenza di sopperire a carenze di altra natura. Sicuramente le sanzioni vanno previste e comminate ma, prima di elevare esponenzialmente le sanzioni, come previsto dagli articoli inseriti nel collegato agricolo e ci arriveremo, andavano armonizzate le previsioni legislative sulla pesca, al fine di evitare che i pescatori interessati possano incorrere, loro malgrado, in penalizzazioni eccessive per fatti propri del normale lavoro in mare, quali ad esempio: le catture accidentali o accessorie, gli sconfinamenti e fatti di questo tipo. Al contrario, con l'approvazione delle sanzioni inserite nel collegato agricolo, che ne prevede l'aumento sproporzionato, – udite, udite – in alcuni casi sino a 150.000 euro, nelle more della richiesta armonizzazione si esporranno gli addetti ai lavori a ricorsi in giudizio lunghi e costosi, sia sotto il profilo economico che personale ed organizzativo, giudizi questi che troppo spesso si concludono con una vittoria piena del sanzionato nei confronti dell'amministrazione. Questa, almeno, è l'esperienza in percentuale di quello che è accaduto finora. A dimostrazione che sicuramente il sistema va disciplinato correttamente, al fine di evitare inutili sanzioni e ricorsi a danno sia dei ricorrenti che dell'amministrazione soccombente. Bisogna inoltre tutelare le nostre marinerie dagli abusi perpetrati dai Paesi comunitari e non, che con atti unilaterali dichiarano a sovranità e competenza di pesca esclusiva spazi appartenenti alle acque internazionali. Non ultimi gli episodi successi in Francia e a Malta, ove due pescherecci italiani sono stati fermati e tratti in fermo senza apparenti valide motivazioni. Al contrario, si riconosce la validità – questa disposizione assolutamente assurda in uno Stato che dovrebbe essere di diritto e qualificato come l'Italia – di atti unilaterali che dichiarano a sovranità nazionale acque internazionali – è accaduto negli ultimi anni –, in alcuni casi da 74 a 100 miglia nautiche, precludendo alle nostre marinerie spazi importanti del Mediterraneo.
  Insomma, bisognerebbe ridare dignità al lavoro in mare, ad oggi troppo spesso trascurato e addirittura penalizzato, rispetto alle marinerie dei Paesi rivieraschi, riportando la necessaria dignità ai lavoratori in mare. Per esempio, per quanto riguarda la pesca ai grandi pelagici, oggi siamo di fronte a un avvenimento storico. L'ICCAT, come sa il sottosegretario presente che ringrazio per l'attenzione, non solo ha invertito la tendenza per quanto riguarda il TAC del tonno rosso, ma sorprendentemente, con la raccomandazione del novembre 2014, che noi avevamo più volte, anche con interpellanze urgenti in Commissione, fatto presente al Governo, ha messo a disposizione delle parti contraenti uno strumento di programmazione triennale, quale una previsione di aumento graduale delle quote disponibili da assegnare, Pag. 15che, alla fine del periodo, porterà ad un risultato complessivo superiore al 60 per cento rispetto alla quota assegnata per l'anno 2014. Tale inversione di tendenza, oltre a evidenziare i positivi segnali di ripresa dello stock di tonno rosso, rilancia lo specifico settore, con una boccata di ossigeno che sicuramente non tarderà a manifestare i suoi effetti benefici.
  In linea con le raccomandazioni ICCAT, il Parlamento europeo ha approvato, nel mese di dicembre 2015, quindi due mesi fa, il via libera all'aumento di quote tonno del 20 per cento per l'anno 2016. In data 19 gennaio 2016, in seduta plenaria, ha approvato una proposta che consentirà di redistribuire le quote tonno alla pesca artigianale penalizzata nell'ultimo decennio. Udite ! Udite ! In Italia questo finora è stato impossibile. Lo dico al sottosegretario per ricordarglielo lo abbiamo chiesto in modo specifico e non è stata possibile, da parte del Governo, un'apertura in questo senso. Si continua a dare le quote tonno a quel ristretto numero di imprese paraindustriali – sono una decina – che oggi le gestiscono in modo assolutamente monopolista. Questo dovrebbe essere l'indirizzo prioritario del Governo, anziché raddoppiare le alte sanzioni o, anche di più, quadruplicarle in materia di pesca al tonno e al pescespada.
  A tutto ciò va aggiunta una pluralità di disposizioni non concordate con nessuno, che forniscono una immagine arlecchinesca dell'agricoltura italiana, degna, purtroppo, dei peggiori interventi a pioggia degli anni Settanta. Mi sforzerò, pertanto, di riprendere brevemente quei pochi temi, solo a titolo di esempio, degni di particolare nota e di suggerire all'Assemblea alcuni cambiamenti, con gli emendamenti che non sono stati valutati positivamente dalla Commissione agricoltura e che si sono resi necessari a seguito delle modifiche introdotte.
  In particolare, solo a titolo esemplificativo, oltre a quelli miranti alla cancellazione e poi alla rivisitazione seria delle sanzioni per il mondo della pesca, voglio ricordare alcuni emendamenti. Abbiamo chiesto che, dopo il comma 1, si aggiunga il comma 1-bis. Lo leggo. All'articolo 36, comma 5, del decreto-legge 18 ottobre 2012 n. 179, convertito dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Per i contratti di rete di cui al presente comma è richiesta all'Agenzia delle entrate la registrazione telematica nonché il contestuale pagamento telematico dell'imposta autoliquidata delle imprese partecipanti. Con provvedimento del direttore all'Agenzia delle entrate sono definite le modalità e le procedure di esecuzione, per via telematica, degli adempimenti di cui al presente comma». Spiego le motivazioni di questo. Infatti, l'articolo 36, comma 5, il decreto-legge n. 179 del 2012, così come modificato come ho detto prima, prevede la possibilità di redigere il contratto di rete attraverso una modalità ulteriore rispetto alle tre previste dalla legge (atto pubblico, scrittura privata autenticata, atto firmato digitalmente), consistente nella predisposizione del contratto di rete in modalità informatica, con sottoscrizione digitale delle parti contraenti e assistenza e sottoscrizione digitale da parte dell'associazione di categoria. Il contratto di rete rientra tra gli atti a registrazione per i quali si rende applicabile l'imposta di registro. Di qui la necessità di avviare un canale informatico presso l'Agenzia delle entrate che consenta la registrazione telematica del contratto di rete nonché il contestuale pagamento dell'imposta di registro.
  La mancanza di tale canale non consente, attualmente, di procedere, nel rispetto delle modalità e delle procedure informatiche previste, al deposito del contratto di rete presso le camere di commercio e resta ovviamente fermo che il procedimento di registrazione telematica e la contestuale autoliquidazione dell'imposta risponde alla finalità di snellire e rendere più celere l'azione amministrativa.
  Ancora, vi è l'emendamento che, dopo il comma 1, aggiunge il comma 1-bis: i finanziamenti erogati a favore delle imprese agricole, definite come piccole e medie imprese ai sensi del regolamento (CE) n. 800 del 6 agosto 2008 della Commissione, Pag. 16tra loro collegate attraverso un contratto di rete, di cui al decreto-legge n. 5 del 2009, convertito dalla legge n. 33 del 2009, per dare esecuzione al programma di rete, si avvalgono delle garanzie prestate da ISMEA. Le motivazioni sono ovvie: rilascio delle garanzie anche alle imprese collegate attraverso un contratto di rete, allo scopo di migliorare la gestione finanziaria delle imprese agricole e favorire un più facile accesso al credito. Le predette forme di garanzia comportano un miglioramento delle condizioni sul prestito effettuate dagli istituti di credito a favore delle imprese agricole, con un implicito abbassamento del tasso di interesse.
  Leggo un'ultima proposta e mi fermo qui, perché ci sarebbe da riflettere su quelle riferite alla pesca, che ho anticipato. Dopo il comma 9, avremmo previsto di inserire il comma 9-bis: il comma 8-bis dell'articolo 36 del decreto-legge 18 ottobre 2012 n. 179 (sempre lo stesso), convertito dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, è soppresso. Le motivazioni sono le seguenti. Il comma 8-bis dell'articolo 36 del decreto-legge suddetto, convertito dalla legge n. 221 del 2012, al fine di rendere più efficienti le attività di controllo relative alla rintracciabilità dei prodotti agricoli e alimentari, ai sensi dell'articolo 18 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, sulla sicurezza alimentare, ha previsto l'obbligo, per i produttori agricoli, di comunicare annualmente le operazioni rilevanti ai fini IVA, attraverso la comunicazione telematica all'Agenzia delle entrate, di cui all'articolo 21 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010. I produttori agricoli di cui all'articolo 34, sesto comma, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 sono i produttori agricoli che, nell'anno solare precedente, hanno realizzato o, in caso di inizio attività, prevedono di realizzare un volume d'affari non superiore a 7 mila euro, costituito per almeno due terzi da cessione di prodotti di cui al comma 1 (cioè la cessione di prodotti agricoli ittici compresi nella prima parte dell'allegata Tabella B: beni e servizi soggetti ad aliquota ridotta).
  Fino all'approvazione del citato comma 8-bis dell'articolo 36 del decreto-legge n. 179 del 2012, detti produttori agricoli erano esonerati dal versamento dell'imposta e da tutti gli obblighi documentali e contabili, compresa la dichiarazione annuale IVA, fermo restando l'obbligo di numerare e conservare le fatture e le bollette doganali, come previsto dalla normativa. La giustificazione contenuta nella norma del comma 8-bis, che noi vorremmo cancellare, concernente la volontà di rendere più efficienti le attività di controllo relative alla rintracciabilità dei prodotti agricoli e alimentari, non appare coerente con la disposizione del regolamento di riferimento, richiamato dalla stessa, che attribuisce funzioni e compiti all'Autorità europea per la sicurezza alimentare in collaborazione con gli Stati membri e che obbliga gli operatori ad individuare chi abbia fornito loro un alimento ed obbliga ad individuare le imprese alle quali abbia fornito i propri prodotti, attraverso sistemi e procedure da loro disposti. È evidente, invece, la strumentalità della disposizione, che obbliga le aziende agricole di piccole dimensioni a rivolgersi a soggetti che possono espletare telematicamente la comunicazione a fini IVA. Si tratta, in sostanza, di un ulteriore ed incoerente aggravio burocratico che confligge con il regime speciale IVA per i produttori agricoli – che sono i piccoli produttori – da tutti gli obblighi documentali e contabile. In pratica, è un'ulteriore difficoltà.
  Potrei leggerne altri, ma avremo modo nel prosieguo della esposizione degli emendamenti di parlarne in modo più approfondito. Quindi, alla fine di quanto esposto, comunico che il gruppo di Forza Italia voterà contro questo provvedimento, a parte qualche specifico articolo – quelli, per esempio, sull'apicoltura e sull'ippica –, che pensiamo possa essere condivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

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  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Marco Carra. Ne ha facoltà.

  MARCO CARRA. Grazie, signor Presidente. Anch'io, come i colleghi del mio gruppo, esprimo una valutazione positiva sul provvedimento e, più in generale, sull'impostazione complessiva che stiamo dando alle politiche agricole ed agroalimentari, poiché penso che in questa legislatura, grazie al Governo, grazie al Ministro Martina e al lavoro delle Commissioni di Camera e Senato, l'agricoltura e l'agroalimentare sono tornati centrali, sono tornati in cima all'agenda politico-parlamentare e questo è un fatto, secondo me, estremamente importante e che va sottolineato. Rapidamente sottolineo alcuni contenuti del provvedimento, innanzitutto il riordino dell'assistenza tecnica agli allevatori. Qui stiamo parlando di una delega che assegniamo al Governo e, tuttavia, in questo provvedimento ritroviamo alcune norme estremamente importanti dal mio punto di vista: da un lato, rendiamo accessibili i dati necessari per la prestazione dei servizi di consulenza aziendale, sia da parte di soggetti pubblici, che da parte di soggetti privati; dall'altro lato, confermiamo il finanziamento statale per la gestione dei libri genealogici, integrati anche da forme di autofinanziamento, libri che vengono tenuti dalle associazioni allevatoriali, e che confermano, pur essendo associazioni di carattere privatistico, la loro natura pubblica di associazioni nazionali e territoriali. E sono questi soggetti che hanno i requisiti stabiliti dal Ministero delle politiche agricole e che svolgono, ribadisco, una funzione pubblica, considerato che il miglioramento genetico e la specializzazione produttiva della materia prima sono in grado di contribuire al miglioramento qualitativo dei prodotti tipici, penso innanzitutto alle nostre DOP, e allo stesso tempo di differenziare la selezione italiana da quella estera.
  Evidenzio, poi, un secondo aspetto già toccato dal relatore molto bene, poiché con questo provvedimento entrano nel nostro ordinamento misure di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne, e qui mi riferisco in particolare al fiume Po; vere e proprie organizzazioni criminali che oggi, con questa norma, trovano una risposta ferma e netta da parte dello Stato, una risposta che è figlia di un'importante convergenza parlamentare, che io auspico sia confermata nel prosieguo della discussione, e del confronto con le associazioni di settore. Per determinate violazioni si prevede addirittura l'arresto; per altre, sanzioni amministrative; per tutte, la confisca del prodotto pescato, degli attrezzi e dei mezzi utilizzati per compiere questi reati.
  Da ultimo, intendo sottolineare una norma non propriamente agricola, mi piace definirla collaterale, che tuttavia ha trovato spazio in questo provvedimento, ed è la norma che, in qualche modo, consente agli sfalci, alle potature e alla paglia di poter essere utilizzati non più come rifiuti, ma come risorse per la produzione di energia da fonte rinnovabile. Ebbene, questa è una norma di straordinaria civiltà dal mio punto di vista ed è una norma anche di sostanza, perché consentirà ai comuni, ovvero ai cittadini, di risparmiare risorse preziose.
  Per l'approvazione di questa norma io intendo ringraziare la Commissione tutta, ma in particolare mi sia consentito di ringraziare l'onorevole Veronica Tentori, che, da tempo, sta portando avanti questa importante battaglia, che ha trovato la giusta soddisfazione nell'approvazione di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Faenzi. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Grazie, signor Presidente. Il disegno di legge all'esame dell'Assemblea, approvato in prima lettura dal Senato nel maggio scorso, era già stato presentato dal Governo Letta ed è stato fatto proprio dall'attuale Governo, che ne ha confermato, con l'introduzione di una specifica disposizione, la natura di collegato alla manovra di finanza pubblica.
  Il provvedimento si inserisce, quindi, nella più generale attività normativa disposta Pag. 18dal Governo su proposta del Ministro delle politiche agricole, Martina, nella quale si sono collocati poi, nel tempo, anche alcuni provvedimenti relativi alle misure cosiddette «Campolibero», con molteplici norme sulla semplificazione, il piano «Agricoltura 2.0» e il decreto-legge n. 51 del 2015, a cui si sono aggiunte misure di contrasto alle fitopatie, alle organizzazioni interprofessionali ed altri interventi finalizzati a rilanciare proprio il comparto agricolo ed agroalimentare italiano, specie in materia di sicurezza e di qualità.
  Interventi, quindi, ad ampio spettro, che mirano a sostenere lo sviluppo dell'agricoltura sociale, della biodiversità, fino al settore ippico, un comparto che, tuttavia, meriterebbe maggiore attenzione da parte di questo Governo, nella convinzione che tali misure possono incidere in modo decisivo sotto l'aspetto strutturale e qualitativo su profili nevralgici dei settori in precedenza citati.
  Il testo licenziato dalla Commissione agricoltura ha subito profonde modifiche migliorative a seguito delle proposte emendative approvate, che ne hanno indubbiamente migliorato il suo impianto originario. Nel corso dell'esame in Commissione il provvedimento si è, infatti, arricchito di ulteriori tematiche di grande rilievo per il settore primario, mentre le materie presenti nel progetto originario sono state oggetto di approfondimento e riflessione, il che ha condotto ad una valutazione di più stretta aderenza alle istanze del mondo agricolo ed agroalimentare, in relazione ad esigenze avvertite anche dagli attori economici e istituzionali dello stesso. Interventi normativi, quindi, che contengono una serie di disposizioni riguardanti il settore agricolo, alcune di contenuto immediatamente precettivo, altre contenenti delega al Governo per l'emanazione di appositi decreti legislativi.
  Occorre ricordare come il disegno di legge in esame sia stato rivisto più volte, alla luce anche degli ulteriori provvedimenti legislativi intervenuti nel settore, alcuni dei quali a carattere d'urgenza, senza dimenticare gli interventi approvati a favore del comparto agricolo nelle diverse leggi di stabilità che si sono succedute dal momento della presentazione proprio del provvedimento stesso.
  Entrando, poi, nel merito, devo dire che i contenuti complessivi investono aspetti cruciali del settore primario, finalizzati a configurare una nuova concezione del comparto, più rispondente alle esigenze e alle attese del mondo dell'impresa, al fine proprio di determinare un vero cambio di passo.
  È per questo che ci sentiamo di condividere le disposizioni in esso contenute, in merito ad esempio alla semplificazione, alla sicurezza agroalimentare, al contenimento della spesa pubblica con il riordino degli enti.
  In particolare, ad esempio, il Titolo III – che interviene con una serie di disposizioni per la competitività e lo sviluppo delle imprese agricole ed agroalimentari ed è composto da 6 articoli, tra i quali l'articolo 15 – reca una delega al Governo proprio per il riordino degli strumenti di gestione del rischio in agricoltura e per la regolazione dei mercati, e questo è molto importante.
  Da segnalare, inoltre, anche il Titolo IV, che contiene una serie di interventi relativi a singoli settori produttivi e che intervengono in ambiti importanti dell'economia agricola, ad esempio dai prodotti derivanti dalla trasformazione del pomodoro, alle misure in favore del settore del riso; tra questi segnalo l'articolo 25, che reca proprio una delega al Governo per il sostegno del riso e in materia di apicoltura e prodotti apistici, e di produzione anche della birra artigianale.
  Con il Titolo V, poi, composto da un solo articolo, si interviene in materia di rifiuti agricoli, mentre nel Titolo VI, che reca le disposizioni finali del provvedimento, si provvede a trovare la copertura finanziaria dei decreti legislativi.
  In definitiva, quindi, signor Presidente e colleghi, il provvedimento all'esame – sulla scia del rilancio delle misure per l'economia e la crescita, contenute lo scorso dicembre nella legge di stabilità, che ha posto al centro dell'attenzione Pag. 19l'agricoltura italiana – assegna proprio una funzione di impulso e competitività ad un settore cruciale, anche in considerazione del successo maturato all'Expo di Milano, e per questo noi di ALA riteniamo di condividere pienamente il provvedimento in esame.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Burtone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, anche io esprimo un apprezzamento sul lavoro fatto dai colleghi in Commissione, per un provvedimento che darà al Governo la possibilità, non solo di dare un impulso al mondo agricolo, ma di disegnare un processo di innovazione, di cambiamenti e di modernizzazione del mondo agricolo.
  Mi auguro e spero che tutto ciò possa avvenire per il Paese complessivamente, perché – lo dico da siciliano – purtroppo le condizioni dell'agricoltura nel Mezzogiorno sono ben diverse rispetto ad altre aree, perché ci sono elementi di arretratezza, problemi che vanno affrontati.
  E proprio perché dobbiamo guardare al futuro, non dobbiamo dimenticare il presente: io utilizzo questa possibilità, che mi è stata data dal mio gruppo, per segnalare in maniera forte le condizioni che vive un comparto dell'agricoltura del Mezzogiorno. In particolare, in Sicilia, faccio riferimento all'agrumicoltura: soltanto nella provincia di Catania ci sono 33 mila ettari di base agrumetata, gli addetti in Sicilia sono oltre 100 mila, per non parlare di tutto ciò che è collegato all'indotto.
  Noi, in questo settore, viviamo una profonda crisi; non c’è dubbio, ci sono elementi di freno: parlo delle difficoltà di aggregazione, della necessità di creare una filiera corta; tutto ciò non si è realizzato, però non c’è dubbio che sta contribuendo a determinare una condizione di difficoltà.
  Vi sono alcuni accordi commerciali stipulati con i Paesi terzi, c’è la presenza di un prodotto che non è controllato fino in fondo dal punto di vista fitosanitario e sta determinando anche la presenza di nuovi elementi patogeni, che stanno creando non pochi problemi, parlo della tristezza, sempre per tenere il tema dell'agrumicoltura.
  Fermo l'attenzione, però – qui c’è il sottosegretario, che è anche siciliano – su ciò che sta avvenendo oggi: c’è gran parte del prodotto agrumicolo non venduto. Parliamo di percentuali altissime: basta girare nelle nostre campagne, in provincia di Siracusa, in provincia di Catania, per vedere che c’è oltre il 70 per cento di non venduto. Tutto ciò comporta una difficoltà seria per i produttori: ci sono produttori che vivono soltanto di questo, hanno soltanto questo reddito. Penso che si debba fare un intervento molto serio, perché, altrimenti, si creerebbero condizioni di maggiore di difficoltà dal punto di vista economico e sociale, ma anche dal punto di vista ambientale, perché, se si abbandonano le campagne, c’è un aumento del rischio idrogeologico.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Arrivo alla conclusione. Io ho presentato un ordine del giorno: chiedo al Governo di attivarsi subito – subito, lo ribadisco –, perché la condizione è assai grave.
  Abbiamo chiesto in questo ordine del giorno – mi auguro che il Governo lo accetti e, soprattutto, lo renda pratico nei prossimi giorni – un piano straordinario di promozione, in modo da incentivare il consumo del prodotto, ma anche accordi commerciali con la grande distribuzione e con l'industria, per poter dare l'opportunità di vendita dei nostri prodotti. Oggi questa opportunità è ferma, ecco perché chiedo al Governo di accettare questo ordine giorno, ma, soprattutto, di renderlo operativo nei prossimi giorni.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Cova. Ne ha facoltà.

  PAOLO COVA. Grazie, Presidente, grazie onorevoli colleghi. Un aspetto importante e fondamentale che sta affrontando questo collegato all'agricoltura è quello Pag. 20della revisione della legge n. 30, che riguarda tutto il sistema che interviene sulla genetica e sulla gestione della nostra biodiversità zootecnica, che riguarda tutti i comparti: il comparto bovino, suino, equino, ovicaprino, che è un comparto importante.
  In questi anni, la legge n. 30 ha avuto un'applicazione molto difficile all'interno delle aziende, ha avuto un'applicazione molto tardiva: è entrata in applicazione in ritardo e con una complessità che ha dato dei problemi sia agli allevatori, sia ai veterinari, che sono dovuti intervenire, ma ha creato anche problemi alla gestione dei libri genealogici, perché tutti i certificati hanno creato problemi.
  Pertanto, questa idea, questo intervento che viene fatto all'interno del collegato agricolo di revisione è un aspetto assolutamente fondamentale. Teniamo presente che, pochi giorni fa, anche a livello di Commissione europea, è stato approvato questo nuovo regolamento, che deve essere anche approvato dal Parlamento europeo, che va nell'ottica proprio di riformare tutto il sistema della gestione dei libri genealogici e della commercializzazione del mercato genetico. È importante perché ? Perché noi, valorizzando e preservando la nostra genetica, il nostro fenotipo e genotipo zootecnico, abbiamo la possibilità di mantenere quella biodiversità che ci caratterizza soprattutto nei prodotti agroalimentari.
  Un altro aspetto fondamentale che viene preso in considerazione anche all'interno del collegato agricolo è tutto quello della gestione dei dati, perché una corretta gestione dei libri genealogici e una corretta gestione di questa raccolta dei genotipi e dei fenotipi consente agli allevatori di raccogliere dei dati che permettono una migliore gestione della qualità del prodotto, una migliore gestione della caratteristica dei propri animali. Questo è un aspetto che non è secondario, perché, in questo periodo di crisi, i nostri allevatori hanno la necessità di affrontare questa crisi, anche riducendo i costi della propria produzione.
  Noi, come legislatori, dobbiamo andare a garantire che questi allevatori abbiano dei dati certi sui quali sviluppare la propria selezione genetica che non dura poco tempo, ma che dura negli anni. Per cui, un investimento su questo settore genotipico e fenotipico permette anche di avere una migliore qualità e una migliore produzione nei prossimi anni.
  Un aspetto che non è secondario e che deve essere anche preso in considerazione è che questo settore che è stato gestito in tutti questi anni sta mostrando e sta presentando un po’ di lacune dopo quasi trent'anni.
  Io credo che la gestione anche delle APA, delle associazioni provinciali, delle associazioni regionali, il legame con l'AIA o, come viene previsto anche dal nuovo regolamento, di nuove associazioni, sia un passo importante e sia una sfida che il Parlamento italiano sta accogliendo, vuole accogliere e che deve offrire ai propri allevatori proprio per migliorare nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 3119-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, deputato Nicodemo Nazzareno Oliverio, si riserva di intervenire in altra fase.
  Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, vorrei ringraziare non solo il relatore, ma tutti i colleghi che sono intervenuti per alimentare e, soprattutto, per rendere ancora più fertile il dibattito, che è stato molto ampio in Commissione. Quindi, volevo ringraziare. Sono stati toccati tutti i temi in un momento così particolare e, soprattutto, in fase di avvio della nuova Pag. 21programmazione comunitaria, si è fatto cenno all'importanza di questo disegno di legge, all'importanza del settore e, soprattutto, all'attenzione che il Governo – quindi, ringrazio anche il Ministro Martina e tutti i colleghi della Commissione agricoltura – ha rivolto in questi due anni al settore agricolo e all'agroalimentare. Ciò in un momento particolare: il momento in cui riparte e, soprattutto, viene rilanciato il settore agricolo e in cui ci sono anche segnali molto incoraggianti sul versante dell’export. I dati sono stati da tutti riferiti.
  Quindi, oggi, abbiamo lavorato per far sì che si possa ulteriormente semplificare, che si possa razionalizzare: il tema della semplificazione è stato un tema centrale nell'attività di Governo per consentire a tutti gli agricoltori di svolgere la propria attività, dal punto di vista procedurale ed amministrativo, con le semplificazioni che sono previste nel disegno di legge.
  Ci sono, poi, anche tanti altri temi che i colleghi hanno tutti riferito. Io vorrei ricordare il tema della razionalizzazione con riferimento ai provvedimenti che sono già patrimonio legislativo di questo Parlamento, ma anche alle iniziative del Governo: penso all'unificazione, già avvenuta, tra ISMEA, SGFA ed ISA, che già questo Parlamento ha voluto; l'unificazione tra CRA e INEA, quindi, l'istituzione del CREA; oggi, anche la soppressione di Agecontrol, quindi, anche la razionalizzazione delle strutture che sono al servizio del mondo agricolo.
  Quindi, ricordo il tema della semplificazione, il tema della razionalizzazione delle nostre strutture e, poi, anche gli interventi che sono stati fatti e che sono stati rilevati in quest'Aula stamattina in ordine a quei settori che potrebbero sembrare marginali, come è stato definito il settore della birra artigianale. Ringrazio tutti i gruppi parlamentari, anche le segnalazioni che sono state fatte, gli interventi nel settore apistico e, quindi, gli interventi anche di carattere straordinario.
  È certo, poi, che non abbiamo dimenticato – perché è stato riferito e ringrazio anche i colleghi che lo hanno fatto – un tema principale che riguarda il tema della pesca, che volevamo inserire in questo collegato. In una prima fase, era stato inserito all'interno del collegato agricolo, ma il tema della pesca diventerà un testo organico – lo faremo in un testo organico –, che è già all'esame della Commissione legislativa, a cui tutti i gruppi parlamentari, quindi, stanno dando un importantissimo contributo.
  Quindi, il tema è assolutamente rilevante. Sono state segnalate alcune vicende: nei giorni scorsi, il Governo italiano ha ospitato un seminario di alto livello, in cui ci sono stati tutti gli stakeholder più importanti del settore della pesca. Anche da quel seminario trarremo degli spunti molto interessanti per dire qual è lo stato, oggi, della risorsa marina e della risorsa ambiente. Vi è, quindi, il tema della risorsa, del sovrasfruttamento, il nostro Mar Mediterraneo: quindi, da un lato, il tema della tutela della nostra risorsa marina, della risorsa biologica, ma anche, dall'altro lato, il tema della sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale a cui noi tutti guardiamo con particolare interesse.
  Vorrei, poi, sottolineare che, per la prima volta, abbiamo istituito un tavolo tecnico, l'ha ricordato l'onorevole Gallinella, che ringrazio. Per la prima volta, al Ministero, è stato istituito un tavolo tecnico per una politica, un piano forestale, un tavolo tecnico che ha prodotto già un'importantissima risoluzione in Commissione agricoltura. L'onorevole Bernini ci ha lavorato tantissimo e lo ringrazio per questo, è un piano forestale che oggi inseriamo a pieno titolo anche all'interno di questo e quindi un decreto che certamente nel più breve tempo possibile doti il nostro Paese finalmente di un piano forestale. Quindi anche questo è un segnale molto molto importante. Quindi la soddisfazione e un ringraziamento in modo principale al collega Oliverio, ma poi a tutti coloro che sono intervenuti e anche a tutti coloro che hanno contribuito al lavoro che è stato fatto in Commissione. È stato un lavoro corale, è stato un lavoro unanime dal punto di vista dell'impegno parlamentare, Pag. 22molte altre cose rifaremo, come il tema della acquacoltura. Il tema della pesca e dell'acquacoltura lo tratteremo con un disegno di legge ad hoc, faremo anche un'attività nel settore forestale ma ci sono in questo disegno di legge, in questo collegato agricolo, certamente oggi molti segnali importanti che danno ancora una volta il senso di un impegno del Governo a far diventare prioritario nell'impegno del Governo nazionale il settore agricolo e soprattutto il settore agroalimentare, ma non dimentichiamo certamente anche gli appelli che sono stati fatti alle situazioni contingenti, alle situazioni di emergenza, alla situazione che vivono molte delle nostre produzioni, non certamente solamente il settore agrumicolo che conosciamo molto meglio con il collega Catanoso, il collega Burtone. Il settore agrumicolo ha difficoltà oggi nella commercializzazione ma senza anche dimenticare che questo Governo sta lavorando perché finalmente si possa fare un passo in avanti, perché si possa aggregare l'offerta, perché si possa avere una migliore capacità di commercializzazione delle nostre produzioni, quindi dobbiamo fare anche un'azione che ci metta nelle condizioni finalmente non solo di produrre in qualità, di produrre eccellenza su tutto il territorio nazionale ma soprattutto che possiamo nel futuro, nel prossimo futuro, meglio commercializzare o meglio vendere le nostre produzioni. Vorrei anche sottolineare il lavoro che è stato fatto di concerto prima in Commissione agricoltura al Senato, vorrei ringraziare anche i colleghi della Commissione agricoltura al Senato, poi in stretta sinergia con il lavoro che è stato fatto alla Camera e spero quindi che nel più breve tempo possibile possa vedere la luce questo disegno di legge e questo collegato agricolo.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta, a partire dalle ore 16.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il senatore Riccardo Villari in sostituzione del senatore Mario Ferrara, dimissionario.
  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'economia e delle finanze.

(Iniziative in ordine al fabbisogno formativo dei medici del lavoro – n. 3-02013)

  PRESIDENTE. Il deputato Fauttilli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02013, concernente iniziative in ordine al fabbisogno formativo dei medici del lavoro (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Ha un minuto.

  FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, Ministro, come lei sa e ha potuto leggere, questa interrogazione riguarda il futuro professionale di circa 6.500 medici con competenze specifiche nella medicina del lavoro. È una platea molto vasta, che avrebbe sicuramente secondo noi meritato un'attenzione maggiore da parte del suo Ministero ma soprattutto da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Pag. 23Purtroppo così non è stato e solo oggi – e di questo la ringrazio – sarà possibile conoscere la posizione del Governo. Il nocciolo del problema è appunto che 6.500 medici sono stati cancellati dall'albo dei medici del lavoro nell'aprile del 2015 dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali per non aver soddisfatto entro il 2013 il fabbisogno formativo previsto dal Testo unico per la sicurezza sul lavoro del 2008, nonostante – concludo, Presidente – la Federazione nazionale degli ordini dei medici avesse chiesto al Ministero, vista la complessità delle procedure, di posticipare il termine a gennaio 2016. Quello che le chiediamo è se non ritenga utile, al fine di non disperdere un patrimonio di professionalità così ampio, di adottare in tempi brevi iniziative volte a consentire ai medici interessati di mettersi in linea con i crediti del triennio 2011-2012, aggiungendoli progressivamente a quelli del 2014-2016 in corso.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Signor Presidente, grazie all'onorevole Fauttilli per la sua interrogazione, che mi consente di riferire che ho già affrontato la questione relativa alla cancellazione dal relativo elenco di un consistente numero di medici competenti – i medici competenti sono i medici preposti alla tutela e sicurezza sui luoghi di lavoro – per il mancato completamento del fabbisogno formativo relativo al triennio 2011-2013, mediante l'adozione, il 26 novembre del 2015, di un apposito decreto volto a dare concreta soluzione a questa problematica. Prima di illustrare il merito dell'intervento, devo precisare che il numero dei medici competenti inizialmente cancellati dall'elenco e al quale ha fatto riferimento l'onorevole interrogante, cioè 6.500, si è sensibilmente ridotto di circa il 20 per cento a seguito del reinserimento di diversi medici nell'elenco stesso a causa di alcune questioni. Innanzitutto l'invio, seppure tardivo, dell'autocertificazione relativa al completamento del fabbisogno formativo relativo al triennio 2011-2013, poi il recupero di autocertificazioni inviate o pervenute ad un indirizzo errato e in ultimo la sanatoria delle irregolarità riguardanti le autocertificazioni pervenute, per esempio la mancanza di data o di firma e questioni formali che potevano essere ovviamente colmate. Ciò premesso, riassumo brevemente i termini della questione e ricordo che con il decreto dell'allora Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali del 4 marzo del 2009, adottato per dare attuazione alle disposizioni in materia di iscrizione dei medici competenti nell'elenco istituito presso il medesimo Ministero, era stato previsto che i medici competenti dovessero conseguire i crediti formativi specifici relativi al triennio 2011-2013 entro il 31 dicembre del 2014. Nei mesi di aprile e luglio 2015 la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha segnalato le difficoltà incontrate dai medici competenti iscritti alla medesima Federazione nel completare l’iter formativo specifico. Noi abbiamo recepito queste segnalazioni dando anche in carico ai miei uffici di trovare una soluzione in merito ed è proprio per dare concreta soluzione a questa problematica che, come anticipato, ho adottato il 26 novembre 2015 un decreto che modifica quello del 2009 prevedendo che, ferme restando le conseguenze previste dalla legge derivanti dal mancato conseguimento dei crediti formativi entro il termine originariamente previsto, è comunque consentito ai sanitari di conseguire i crediti formativi mancanti nella misura massima del 50 per cento entro la data del 30 giugno 2016. Ciò consentirà pertanto di raggiungere l'obiettivo auspicato anche dall'onorevole interrogante di consentire ai medici di completare il percorso formativo e di non disperdere il patrimonio di professionalità rappresentato dagli stessi.

  PRESIDENTE. Il deputato Fauttilli ha facoltà di replicare. Ha due minuti.

  FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, Ministro, è evidente a tutti noi che Pag. 24non aver consentito dall'aprile del 2015 a migliaia di medici di svolgere la propria professione di medico del lavoro ha provocato come conseguenza logica la revoca da parte di molti datori di lavoro dell'incarico dato a questi medici. Ciò di fatto ha inficiato la validità di molti giudizi emersi dai medici stessi con aggravamento del contenzioso sulle malattie occupazionali, gli infortuni lavorativi ed altro, questo con grave danno purtroppo del sistema tutto. Peraltro l'obbligo di totalizzare il 70 per cento dei crediti formativi che, abbiamo appena appreso, sono passati dal 70 al 50 per cento dei crediti formativi in medicina del lavoro, a fronte di un'organizzazione formativa e informativa di allora poco funzionante, richiedeva un lasso di tempo maggiore come richiesto dalla stessa Federazione dei medici. Per cui per la sua risposta io credo che noi non possiamo che esprimere soddisfazione, certi che l'impegno assunto con il decreto del 2015 possa essere attuato quanto prima.

(Iniziative di competenza per la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell'energia elettrica e del gas in relazione al fenomeno delle «maxi-bollette» – n. 3-02014)

  PRESIDENTE. Il presidente Baldelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02014, concernente iniziative di competenza per la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell'energia elettrica e del gas in relazione al fenomeno delle «maxi-bollette» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Ha un minuto.

  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, Ministro Guidi, non so quante migliaia siano le famiglie italiane che hanno ricevuto a casa questi maxi conguagli, queste mega bollette, cifre dai 100-200 euro fino ai 15-20.000 euro, maxi conguagli di energia e gas. Abbiamo portato questo problema in Parlamento trasversalmente con una mozione del centrodestra, ma ne hanno portate il MoVimento 5 Stelle, SEL, PD, tutti quanti abbiamo approvato un impegno al Governo per fare da subito una moratoria per queste bollette. Sono passati quattro mesi dall'approvazione di questa mozione, sono quattro mesi che ci sono famiglie italiane che continuano a pagare le rate di queste bollette, l'Authority per la concorrenza e il mercato ha avviato un procedimento contro queste società perché forse stanno violando il Codice del consumo. Quando farà una moratoria il Governo ?

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere. Ha tre minuti.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Signor Presidente, io rispondo in merito alla questione posta dall'onorevole Baldelli e voglio prima di tutto rassicurarlo sul fatto che c’è la massima attenzione del Ministero dello sviluppo economico sul tema delle maxi bollette e dei maxi conguagli. Come lei sa e ricordava, in seguito alla mozione approvata dalla Camera dei deputati il 6 ottobre 2015 è stato costituito presso il Ministero un tavolo di lavoro che coinvolge naturalmente i tecnici del Ministero, dell'Autorità per l'energia oltre alle organizzazioni maggiormente rappresentative sia degli operatori elettrici e del gas e dei consumatori, sia domestici, sia piccole e medie imprese. Il tavolo era stato coordinato dall'ex sottosegretario Vicari e finora si è riunito due volte. Queste riunioni sono servite proprio per acquisire opinioni e proposte anche da tutti gli interessati. Ora il sottosegretario Gentile, che si è insediato pochi giorni fa, è attualmente incaricato di seguire il tavolo e posso confermarvi che a brevissimo, ad horas, verrà convocata una nuova riunione. Come ben sapete la questione è comunque complessa, anche da un punto di vista tecnico, in quanto investe non solo il rapporto fra venditori e clienti ma anche la distribuzione di responsabilità lungo la filiera a monte e in alcuni casi la stessa disponibilità e accessibilità dei misuratori. Il Ministero intende da un lato potenziare le iniziative già Pag. 25assunte, dall'altro anche fare tesoro delle indicazioni che potranno giungere da questo tavolo. In particolare già nel decreto legislativo n. 102 del 2014 sull'efficienza energetica erano previsti stringenti obblighi di lettura reale dei contatori e stiamo anche valutando l'opportunità di rafforzare questi obblighi. Proprio su questo tema anche l'Autorità per l'energia è in procinto di adottare una delibera che interviene pro futuro sulla periodicità di fatturazione, sulle modalità di contabilizzazione dei consumi e sulla fatturazione di chiusura, prevedendo anche indennizzi automatici in caso di chiusura tardiva delle fatture per ridurre stime e acconti in bolletta. Inoltre stiamo ragionando su altri aspetti inerenti il periodo di fatturazione e anche la possibile rateizzazione, a condizioni convenienti per i consumatori, in presenza di conguagli di elevata entità. In ogni caso la questione va anche distinta da quella dei comportamenti commerciali scorretti e su questo fronte l'Autorità Antitrust e l'Autorità per l'energia dispongono già dei poteri e degli strumenti per intervenire contro gli abusi, come più volte hanno fatto anche nel recente passato.
  Io sono certa che queste misure che verranno assunte, insieme anche agli interventi già presi per completare il quadro regolatorio e anche la crescente diffusione dei contatori intelligenti, consentiranno un netto miglioramento di questa situazione.

  PRESIDENTE. Il collega Baldelli ha facoltà di replicare.

Testo sostituito con errata corrige volante   SIMONE BALDELLI. La ringrazio, Ministro. La ringrazio per la risposta, perché lei ci ha messo la faccia ed è venuta qui a rispondere su questo. Però, la risposta di per sé non è soddisfacente, perché noi vogliamo fatti concreti. Allora, né con l'attenzione del Governo né con i tavoli si permette alle famiglie di pagare queste bollette. Le famiglie stanno pagando in questo momento e tutto quello che si fa per il futuro vale per il futuro. Noi abbiamo sancito nella mozione che se viene stabilito, se l'Autorità stabilisce che questi comportamenti non sono corretti e contrari al codice del consumo, non solo queste maxibollette e questi maxiconguagli non vanno pagati ma chi ha pagato viene rimborsato. Questo è quello a cui il Parlamento ha impegnato il Governo e questo il Governo lo ha accettato, perché il Governo ha dato parere favorevole.
  Dunque, su questo punto vi dovete muovere e lasciamo stare l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, che in questo momento è stata ferma. Si è mossa l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha attivato i meccanismi sanzionatori ed è in base a quella conclusione di istruttoria che noi stabiliremo se c’è stato un comportamento contrario al codice del consumo oppure no, non ad altri processi.
  Quindi, fate tutti i tavoli con le associazioni di consumatori che fanno il loro mestiere e anche con gli operatori che fanno il loro, cioè quello di difendersi e cercare di evitare queste moratorie, ma fate in modo che queste moratorie vengano fatte. Voi avete il potere di indirizzo e dovete esercitarlo presso le autorità, altrimenti queste autorità non servono a niente e allora tanto vale chiuderle, perché chi le tratta come enti inutili forse ha più ragione.
  Governo, avete poco tempo; le famiglie stanno pagando. Abbiate rispetto, se non del Parlamento, almeno di loro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  SIMONE BALDELLI. La ringrazio, Ministro. La ringrazio per la risposta, perché lei ci ha messo la faccia ed è venuta qui a rispondere su questo. Però, la risposta di per sé non è soddisfacente, perché noi vogliamo fatti concreti. Allora, né con l'attenzione del Governo né con i tavoli si permette alle famiglie di pagare queste bollette. Le famiglie stanno pagando in questo momento e tutto quello che si fa per il futuro vale per il futuro. Noi abbiamo sancito nella mozione che se vengono stabiliti, se l'Autorità stabilisce che questi comportamenti non sono corretti e contrari al codice del consumo, non solo queste maxibollette e questi maxiconguagli non vanno pagati ma chi ha pagato viene rimborsato. Questo è quello a cui il Parlamento ha impegnato il Governo e questo il Governo lo ha accettato, perché il Governo ha dato parere favorevole.
  Dunque, su questo punto vi dovete muovere e lasciamo stare l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, che in questo momento è stata ferma. Si è mossa l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha attivato i meccanismi sanzionatori ed è in base a quella conclusione di istruttoria che noi stabiliremo se c’è stato un comportamento contrario al codice del consumo oppure no, non ad altri processi.
  Quindi, fate tutti i tavoli con le associazioni di consumatori che fanno il loro mestiere e anche con gli operatori che fanno il loro, cioè quello di difendersi e cercare di evitare queste moratorie, ma fate in modo che queste moratorie vengano fatte. Voi avete il potere di indirizzo e dovete esercitarlo presso le autorità, altrimenti queste autorità non servono a niente e allora tanto vale chiuderle, perché chi le tratta come enti inutili forse ha più ragione.
  Governo, avete poco tempo; le famiglie stanno pagando. Abbiate rispetto, se non del Parlamento, almeno di loro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

(Intendimenti del Governo in merito alla realizzazione di una rete digitale a banda larga ultraveloce, con particolare riferimento alle modalità di erogazione dei finanziamenti pubblici e all'ipotesi di una gara unica nazionale – n. 3-02015)

  PRESIDENTE. Il deputato Antonino Bosco ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Piccone ed altri n. 3-02015, concernente intendimenti del Governo in merito alla realizzazione di una rete digitale a banda larga ultraveloce, Pag. 26con particolare riferimento alle modalità di erogazione dei finanziamenti pubblici e all'ipotesi di una gara unica nazionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  ANTONINO BOSCO. Grazie, Presidente. Signora Ministra, la rete a banda ultralarga costituisce ormai un elemento essenziale non solo in termini di competizione economica ma anche nella logica di rendere l'Italia un Paese moderno al pari di altri. Lo sviluppo del nostro sistema produttivo e la collocazione vincente delle nostre imprese nel mercato ormai globalizzato dipendono sempre più da una robusta ed efficiente infrastruttura telematica. L'Italia, però, registra un ritardo nella realizzazione di una rete digitale a banda ultraveloce che non possiamo più tollerare. È di un anno fa il piano per la banda ultralarga che il Governo ha varato insieme alla strategia per la crescita digitale 2014-2020. Dal marzo 2015 però non vi è stata una decisione sui passaggi relativi all'attuazione concreta del piano. A fronte del chiarimento sulle risorse pubbliche a disposizione, ovvero i fondi europei insieme al Fondo di sviluppo e coesione, restano altri aspetti da chiarire, soprattutto in merito alla modalità di erogazione dei fondi di cui si è già detto sopra.
  Chiediamo al Governo, quindi, di fare chiarezza circa le modalità di erogazione dei finanziamenti pubblici destinati alla realizzazione della rete digitale a banda ultralarga, auspicando inoltre, signora Ministro, il ricorso ad una gara unica nazionale per le aree a fallimento di mercato.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Grazie, signor Presidente. Io rispondo all'onorevole Piccone che le reti a banda ultralarga rappresentano certamente un fattore chiave per lo sviluppo della società dell'informazione e anche una condizione abilitante per la crescita economica. La strategia italiana per la banda ultralarga, in linea anche con l'agenda digitale europea, definisce proprio la cornice delle politiche pubbliche nel settore e il Piano degli investimenti per la diffusione della banda ultralarga dell'agosto 2015 ha provveduto a individuare prima di tutto una pluralità di modelli di intervento, poi le aree candidate all'intervento e, da ultimo, la stima del fabbisogno complessivo. Tale fabbisogno è di circa 12,3 miliardi di euro e sarà finanziato in parte con fondi pubblici, pari a 7 miliardi, e in parte da investimenti privati, pari a 5,3 miliardi.
  In questo quadro, con la delibera dell'agosto scorso, il CIPE ha assegnato agli interventi pubblici di immediata attivazione delle aree bianche uno stanziamento di 2,2 miliardi di euro, a valere sul Fondo nazionale per lo sviluppo e coesione 2014-2020. A tali risorse si aggiungono 1,6 miliardi dei fondi strutturali comunitari, affluenti in forza della programmazione 2014-2020, che saranno apportati dalle regioni, nonché 230 milioni dal Programma operativo nazionale secondo quanto stabilito dall'accordo quadro dell'11 febbraio 2016 tra la Presidenza del Consiglio, il Ministero dello sviluppo economico e le regioni.
  Inoltre, lo scorso dicembre è stato istituito, presso la Presidenza del Consiglio, il Comitato per la diffusione della banda ultralarga quale organo di indirizzo e coordinamento per l'attuazione del piano.
  In considerazione del complesso scenario delineato, a seguito anche della consultazione pubblica, il Comitato ha individuato, quale strumento di stimolo per la diffusione delle reti a banda ultralarga nelle aree bianche, il modello a intervento diretto. Tale modello, conservando la titolarità della banda larga in capo allo Stato, promuove la trasparenza e la concorrenza. Infatti, la partecipazione è aperta a tutti gli operatori interessati a realizzare, a gestire le infrastrutture e a fornire il servizio di accesso alla rete indipendentemente dal settore industriale di riferimento, sia esso telecomunicazioni, Pag. 27energia o altro. Coerentemente, la dimensione delle aree messe a gara sarà definita in modo da favorire la più ampia partecipazione degli operatori e il raggiungimento delle economie di scala necessarie a minimizzare i costi.
  Infine, ricordo il recepimento della direttiva n. 61 del 2014, che consentirà di ridurre tempi e costi di implementazione. Il progetto sarà a breve notificato alla Commissione europea e confidiamo di ricevere il via libera definitivo in tempi rapidi.

  PRESIDENTE. Il deputato Antonino Bosco ha facoltà di replicare.

  ANTONINO BOSCO. La ringrazio, signora Ministro, perché ha risposto nel merito in maniera puntuale e precisa alla nostra interrogazione e per questo ci possiamo dire soddisfatti. Certamente è una questione e un tema importantissimo quello della rete a banda ultralarga per il nostro Paese, perché dare attuazione al piano messo in campo dal Governo significa modernizzare il Paese, significa modernizzare la nostra società e significa soprattutto, signora Ministro, mettere le nostre imprese nelle condizioni di poter competere ed essere concorrenti in un sistema che è sempre più globale.
  Rispetto a questo da parte nostra ci sarà, chiaramente, il massimo appoggio e supporto, appunto, nei confronti del Governo; ma allo stesso tempo cercheremo di essere sentinelle e cercheremo di essere vigili e da pungolo affinché questo piano venga attuato il prima possibile e l'Italia possa recuperare quel gap che oggi c’è nei confronti degli altri Paesi e possa così mettere i nostri operatori e il nostro intero sistema produttivo nelle condizioni di concorrere e di dimostrare che questo Paese può farcela.

(Misure a sostegno del settore della chimica, con particolare riferimento al relativo comparto dell'Eni – n. 3-02016)

  PRESIDENTE. Il deputato Luigi Taranto ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Martella ed altri n. 3-02016, concernente misure a sostegno del settore della chimica, con particolare riferimento al relativo comparto dell'Eni (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  LUIGI TARANTO. Grazie, Presidente. Signora Ministro, nel corpo del testo dell'interrogazione si ricorda che lo scorso 16 dicembre la Commissione attività produttive ha approvato una sua risoluzione con cui si impegna il Governo al più attento monitoraggio delle prospettive della filiera chimica in Italia, a partire proprio dagli sviluppi della vicenda ENI-Versalis. Lo sottolineo perché si tratta dei principi che a nostro avviso vanno assunti come riferimento per una valutazione della prospettata ipotesi di cessione del 70 per cento di Versalis al fondo di private equity SK Capital.
  È un'ipotesi rispetto alla quale le organizzazioni sindacali hanno avviato una serrata campagna di mobilitazione, contestando la strategia di ridimensionamento del perimetro delle attività domestiche del gruppo ENI e sottolineando come gli investimenti necessari a Porto Marghera, a Porto Torres, a Livorno, a Sannazzaro, a Gela e a Priolo non appaiono compatibili con le caratteristiche e le dimensioni di un fondo di quel tipo.
  Anche alla luce del suo incontro del 10 febbraio scorso con i rappresentanti di SK Capital e della richiesta delle organizzazioni sindacali di mobilitazione del Fondo strategico italiano, chiediamo, dunque, quali siano le valutazioni ad oggi e quali ulteriori iniziative il Governo intenda intraprendere.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Grazie, onorevole Presidente. Io rispondo agli interroganti che ho già detto in più di un'occasione e vorrei qui ribadirlo: per il Governo la chimica è certamente una filiera strategica che va Pag. 28mantenuta, che va non solo mantenuta ma potenziata e parlo sia della chimica tradizionale sia della chimica verde. È proprio per questo motivo che abbiamo seguito fin dai primi istanti con grande attenzione i piani di ENI e di Versalis, proprio per perseguire questo sviluppo di lungo periodo non solo dell'azienda in questione, di Versalis, ma di tutto il settore e di tutto l'indotto, naturalmente, che gravita attorno a questo importante asse strategico.
  Certamente le condizioni di riferimento vanno ricordate; è essenziale il consolidamento della chimica di base e infatti ENI ha ereditato un asset produttivo frammentato anche con una scarsa integrazione sulle materie prime e alcune diseconomie produttive e questo svantaggio strutturale ha determinato nell'ultimo decennio delle perdite operative cumulate, pari a 3,6 miliardi di euro, attenuate da recenti miglioramenti del conto economico anche di natura congiunturale.
   Il 12 gennaio c’è stato – come lei ricordava – un incontro con i vertici Enel e Versalis, in presenza dei sindacati confederali e dei chimici, ai quali è seguito due giorni dopo un tavolo, che io ho coordinato, come il primo, insieme ai presidenti e agli assessori delle regioni coinvolte nei piani di ristrutturazione, quindi Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Veneto, Sicilia e Sardegna e in questa occasione l'amministratore delegato di Versalis ha illustrato anche le prospettive dell'azienda alla luce della recente evoluzione del settore. Il piano predisposto da ENI, cioè da Versalis, verte principalmente su tre pilastri: l'ottimizzazione delle piattaforme produttive, la riallocazione del portafoglio su prodotti a maggior valore aggiunto e nuovi prodotti, inclusa naturalmente la «chimica verde» e lo sviluppo del business a livello internazionale.
   Le prime fasi di attuazione di questo Piano hanno dato buoni risultati, consentendo anche di raggiungere il breakeven nel 2015, anche con un anno di anticipo sulle previsioni. Però è necessario un forte supporto di capitale, che consenta di effettuare gli 1,2 miliardi di euro di investimenti previsti da questo piano quinquennale e, nelle attuali condizioni di mercato petrolifero, Eni, Versalis ha la necessità di individuare un partner industriale con cui sviluppare sinergie e proseguire il percorso di crescita internazionale. Nell'ambito di questo processo io ho avuto modo, il Governo ha avuto modo, di incontrare il Fondo statunitense SK Capital, interessato all'acquisizione di una partecipazione in Versalis. Il Fondo ha in portafoglio un pool di aziende che generano nove miliardi di dollari di ricavi, con novemila dipendenti e oltre cento impianti produttivi in 32 Paesi ed è specializzato nel settore della chimica, biochimica, igiene ambientale e sanità e non ha mai venduto fino a oggi le attività che ha acquisito. Al momento, comunque, non esiste alcuna operazione già conclusa; sono in corso ancora alcune valutazioni finalizzate naturalmente a garantire le migliori prospettive di Versalis, dell'azienda, sia con riguardo al piano esistente, che con riguardo alle prospettive future.
  Quindi, in conclusione, io personalmente, il Ministero, anche attraverso il coinvolgimento di tutte le parti e i territori interessati, continueremo a lavorare e a muoverci con questo processo, che ha il fine di valutare e valorizzare naturalmente il mantenimento e il rilancio delle attività oggi esistenti in Versalis e il mantenimento della chimica nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Il deputato Martella ha facoltà di replicare.

  ANDREA MARTELLA. Presidente, signora Ministra, noi prendiamo atto delle parole e della volontà dell'Esecutivo, che lei ha qui riportato, affinché si realizzi un progetto valido ad assicurare un settore così strategico – come lei lo ha definito – per il presente e per il futuro.
  Sappia, signora Ministra, che può contare sul nostro appoggio, sul sostegno pieno del Parlamento che, in un atto di indirizzo, all'unanimità, ha approvato una risoluzione di cui parlava il collega Taranto, che indica una strada precisa da proseguire affinché non si esca da questo Pag. 29settore. Sappia ancora, signora Ministra, che c’è molta preoccupazione perché i dubbi che si sono addensati fino ad oggi non sono risolti, c’è uno stato di tensione e una mobilitazione, uno sciopero annunciato per il prossimo venerdì 19, che riguarda tutti gli stabilimenti, da Porto Marghera a Gela, da Ravenna a Brindisi, a Priolo, a Ragusa, a Porto Torres e a Ferrara. Qui, noi le vogliamo indicare tre priorità: va scongiurato il disimpegno di ENI dal settore della chimica e dal rischio di ridimensionamento delle strutture e degli impianti industriali presenti nel nostro territorio; bisogna garantire il pieno rispetto degli accordi già sottoscritti dal punto di vista industriale e degli investimenti, confermando questi investimenti nel settore della chimica tradizionale, della chimica verde, del biocarburante, del cracking e delle bonifiche; bisogna, infine, coinvolgere – come lei ha detto – regioni, istituzioni locali, sindacati e ENI affinché si giochi a carte scoperte e affinché vengano eventualmente individuati investimenti, piani industriali, soluzioni credibili, non solo dal punto di vista finanziario, che diano una prospettiva a questo settore che, per quanto ci riguarda, è un settore strategico, dal quale l'Italia non può uscire, se vuole mantenere la sua vocazione industriale, se vuole continuare a sostenere il mondo delle piccole e medie imprese.

(Elementi ed iniziative di competenza in ordine ai costi della fornitura di energia elettrica allo Stato della Città del Vaticano e alla Repubblica di San Marino – n. 3-02017)

  PRESIDENTE. Il deputato Massimo Artini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldassarre ed altri n. 3-02017, concernente elementi ed iniziative di competenza in ordine ai costi della fornitura di energia elettrica allo Stato della Città del Vaticano e alla Repubblica di San Marino (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Dagli inizi degli anni Duemila, il Ministero delle attività produttive ha richiesto all'Autorità per l'energia elettrica e per il gas di riservare una quota della capacità disponibile sulle linee di interconnessione tra l'Italia e l'estero, in particolare nella misura di 50 megawatt per lo Stato della Città del Vaticano e di 54 per quella di San Marino. Da quegli anni, i due Stati hanno definito due aziende, in particolare, per il Vaticano ACEA e per San Marino l'Enel.
  Entrambe le società dovrebbero comunicare a Terna, ogni anno, quanto di quel massimale viene utilizzato effettivamente per rifornire i due Stati. Proprio in base a tali dati, rete elettrica nazionale di trasmissione dovrebbe poi provvedere al rimborso in favore delle due imprese elettriche, ma purtroppo questa comunicazione pare non avvenire e così ACEA ed Enel percepiscono tutto l'importo.
   Chiediamo al Ministro se non reputi urgente assumere iniziative volte a permettere a Terna di effettuare verifiche sui reali consumi, almeno per l'anno 2015 e per gli anni a venire, in modo che sia allo Stato del Vaticano, che allo Stato di San Marino venga rimborsata effettivamente la sola energia consumata.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Presidente, in risposta al quesito dell'onorevole Baldassarre e di altri, ricordo che lo Stato italiano ha assunto accordi con lo Stato della Città del Vaticano e con la Repubblica di San Marino per consentire a tali Stati esteri, completamente interclusi nel territorio nazionale, la possibilità di approvvigionarsi, sui mercati esteri, dell'energia elettrica necessaria alla copertura dei fabbisogni interni, e la capacità di trasporto assegnabile sull'interconnessione elettrica viene garantita attualmente con un provvedimento del Ministro.
  Nel 2010, è stato rinnovato il riconoscimento della riserva per la Repubblica di San Marino per un periodo di dieci anni Pag. 30a decorrere dal 1o gennaio 2011. Nel 2014, è stato rinnovato l'accordo anche con lo Stato della Città del Vaticano fino all'anno 2022 per una riserva di capacità pari a 45 megawatt, con un impegno per iniziative di miglioramento dell'efficienza energetica da adottare nei prossimi anni, che potranno consentire un ulteriore adeguamento della riserva di capacità. La riduzione di tale riserva rispetta quanto attribuito negli anni precedenti ed è parte integrante del pacchetto «taglia bollette», con cui il Governo ha inteso proprio ridurre i costi energetici a favore delle piccole e medie imprese.
   Ciò premesso, Terna è chiamata a verificare il rispetto delle disposizioni previste relativamente all'utilizzo, all'interno degli Stati, di energia elettrica importata sottesa alla capacità riservata. Tali verifiche devono avvenire sulla base dei dati di misura dei consumi elettrici messi a disposizione dai distributori territorialmente competenti, ACEA Distribuzione ed Enel Distribuzione.
  Al fine di rendere trasparenti i meccanismi di attribuzione dei consumi e verificabili le misure, il Ministero ha previsto che l'Autorità per l'Energia definisse i criteri per la verifica dell'utilizzo dell'energia elettrica nel rispetto della richiamata condizione, anche avvalendosi delle imprese distributrici.
  Con la delibera n. 549 del 20 novembre 2015, l'Autorità ha quindi avviato un procedimento, ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del decreto ministeriale 16 gennaio 2015, volto alla definizione dei criteri in base ai quali Terna verificherà il rispetto della condizione prevista dal medesimo articolo circa l'utilizzo dell'energia elettrica importata.

  PRESIDENTE. Il deputato Artini ha facoltà di replicare.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, signor Ministro, grazie Presidente. A giudicare dalla risposta abbastanza, come dire, complessa dal punto di vista lessicale, ma che nel merito va a definire solamente un punto, il fatto che solo quest'anno si inizi a rendere trasparente e puntuale l'impatto che – diciamo così – le due reti di distribuzione territoriale, Enel e ACEA, hanno nei confronti di Terna, io mi domando se non sia opportuno a questo punto, anche per rivalutare quella riduzione, quel «taglia bollette», cui faceva lei menzione nella sua risposta, valutare anche quelli che sono stati gli effettivi consumi negli anni passati, per rivalutare quel tipo di risparmio.
   Per gli anni successivi posso ritenermi parzialmente soddisfatto, nel senso che è stato avviato l'iter per questo tipo di controllo, per cui da parte nostra, da parte dei firmatari ci sarà senz'altro la volontà di verificare che questo passaggio venga portato avanti con coerenza dal Ministero.

(Elementi ed iniziative in merito ai tempi e alle modalità di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese – n. 3-02018)

  PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bombassei n. 3-02018, concernente elementi ed iniziative in merito ai tempi e alle modalità di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  ADRIANA GALGANO. Grazie Presidente. Buongiorno Ministro Padoan, i ritardi con cui la pubblica amministrazione paga le aziende rappresentano un serio ostacolo alla competitività, inoltre sono una delle cause del fallimento di tante aziende e tutto questo è inaccettabile !
  Noi le chiediamo, e chiediamo al Governo, di sapere a quanto ammontano i debiti che le pubbliche amministrazioni hanno nei confronti delle aziende, quali sono i tempi medi di pagamento e quali urgenti iniziative il Governo intende prendere per migliorare questa situazione, che è inaccettabile !

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

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  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie Presidente. Buongiorno onorevole, la Ragioneria generale dello Stato ha realizzato una piattaforma elettronica per la gestione delle informazioni sul ciclo delle passività commerciali di tutte le pubbliche amministrazioni, che già oggi consente il monitoraggio permanente e continuativo delle fatture trasmesse a circa 22.000 enti della pubblica amministrazione centrale e territoriale.
  L'alimentazione di queste informazioni è automatica, grazie all'obbligatorietà della fatturazione elettronica nei confronti di tutte le pubbliche amministrazioni a far data dal 31 marzo 2015.
  Quali strumenti aggiuntivi per garantire la riduzione dei tempi di pagamento, il Governo ha introdotto anche il registro delle fatture, l'obbligo di attestare i tempi di pagamento, un sistema sanzionatorio e, vorrei anche ricordare, la riforma e la contabilità degli enti territoriali, entrata in vigore dall'esercizio 2015, grazie alla quale saranno favoriti equilibri di bilancio effettivi, requisito fondamentale per garantire pagamenti tempestivi da parte delle amministrazioni.
  Grazie agli strumenti messi in campo dal Ministero dell'economia e delle finanze siamo in grado di fornire numerosi dati sui pagamenti.
  Per quanto riguarda l'ammontare dei debiti, l'ultima stima disponibile è quella fornita dalla Banca d'Italia sulla base di un sondaggio. Peraltro, il dato fornito dalla Banca d'Italia e richiamato dagli interroganti è lordo, comprensivo cioè della componente fisiologica dei debiti commerciali e, cioè, della parte di debiti non ancora scaduti.
  Posso riferire che nell'intero anno 2015 sono state registrate sulla piattaforma elettronica per il monitoraggio dei debiti commerciali circa 23 milioni di fatture, per un importo complessivo di 134 miliardi di euro. Gli enti destinatari di queste fatture hanno registrato sulla piattaforma le informazioni relative ai pagamenti che hanno effettuato, di circa 10,4 milioni di fatture, corrispondenti a 66,2 miliardi di euro. I tempi medi di ritardo, semplici e ponderati, nel pagamento di queste fatture, sono rispettivamente di 12 e 9 giorni. Nel confronto con i tempi medi di pagamento registrati nell'anno precedente si è rilevata una riduzione di circa il 30 per cento.
  L'analisi degli indicatori di tempestività dei pagamenti con periodicità trimestrale e annuale conferma la tendenza alla riduzione sistematica dei tempi. Da un campione di 348 enti è emerso che il 60 per cento degli enti monitorati ha registrato, nel 2015, una riduzione del ritardo medio ponderato di pagamento rispetto a quello dell'anno 2014.

  PRESIDENTE. La deputata Adriana Galgano ha facoltà di replicare.

  ADRIANA GALGANO. Grazie Ministro per la sua risposta. Noi apprezziamo tutte le soluzioni che il Governo ha introdotto per migliorare questa situazione.
  Prendiamo atto dalla sua risposta che rimane critica, perché nel momento in cui ci sono 134 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi, il che significa mediamente circa 10 miliardi e ne rimangono 66 da pagare, significa che, così a spanne, ci sono molti debiti che hanno sei mesi di ritardo, in un'Europa dove i tempi di pagamento sono a 30 giorni.
  Noi abbiamo recepito tre anni fa la direttiva che impone all'Italia 30 giorni di pagamento, quindi penso che ci rendiamo conto tutti che la situazione è ancora grave, e una situazione tale aggrava le grandi difficoltà che si trovano ad affrontare le aziende.
  Noi, quindi, le chiediamo tutto il suo impegno per saldare quanto deve essere pagato e per risolvere questa triste situazione.

(Chiarimenti in merito agli intendimenti del Governo sulle risorse da destinare al ristoro di coloro che hanno investito, in assenza di adeguata informazione, in strumenti finanziari subordinati emessi dalle banche poste in risoluzione alla fine di novembre 2015 – n. 3-02019)

  PRESIDENTE. Il deputato Paglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 32n. 3-02019, concernente chiarimenti in merito agli intendimenti del Governo sulle risorse da destinare al ristoro di coloro che hanno investito, in assenza di adeguata informazione, in strumenti finanziari subordinati emessi dalle banche poste in risoluzione alla fine di novembre 2015 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. Come è noto, a fronte dell'azzeramento delle obbligazioni subordinate delle quattro banche avviate a risoluzione, con la legge di stabilità è stato istituito un fondo di solidarietà di 100 milioni a fronte di perdite subite dagli obbligazionisti per circa 350 milioni. L'opinione nostra da allora è che facilmente, o almeno possibilmente, con l'eventuale plusvalenza dovuta alla cessione degli asset deteriorati, nonché delle new bank, quando verranno cedute si possano raggiungere facilmente quei 350 milioni che sarebbero sufficienti a rimborsare tutti i clienti retail e anche a restituire fiducia nel sistema finanziario. Lo stesso Governo, per bocca dello stesso Padoan e, in particolare, del sottosegretario Zanetti in una risposta ad una interrogazione presentata in Commissione Finanza avevano aperto a questa possibilità che avevano precedentemente negato nella legge. Tuttavia all'interno del decreto sulle BCC non ce n’è traccia. Ora chiediamo quindi al Governo dove e come intenda, se intende, dare seguito a questa promessa.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie Presidente. Riguardo alla possibilità di destinare eventuali plusvalenze, derivanti dalla cessione degli enti ponte, oltre che dai ricavi della bad bank in relazione alla gestione delle sofferenze, ad azionisti e creditori delle banche in oggetto, rispondo quanto segue.
  Ai sensi dell'articolo 47, comma 7, del decreto legge n. 180 del 2015, gli azionisti o i creditori dell'ente oggetto di risoluzione, cioè le banche originarie, non vantano alcun diritto sulle attività, diritti e passività, ceduti dall'ente ponte o alla società veicolo per la gestione di attività. Dei proventi della cessione delle partecipazioni negli enti ponte e nelle società veicolo beneficiano gli azionisti di queste, nel caso di specie l'azionista unico è il Fondo di risoluzione nazionale, che ha fornito il capitale necessario. I proventi saranno utilizzati dal suddetto per ripagare il prestito ricevuto per fronteggiare l'impegno finanziario, pari a 3,6 miliardi di euro, e recuperare spese sostenute.
  Pertanto una disposizione legislativa volta a consentire ad azionisti obbligazionisti subordinati di beneficiare dei proventi della cessione degli enti ponte o dei ricavi della bad bank non pare in linea con la normativa comunitaria. D'altra parte, il fondamentale presidio posto a tutela di azionisti e creditori della banca è il cosiddetto No creditor worse off than in liquidation, che statuisce che il trattamento di azionisti e creditori non può mai essere peggiore rispetto a quello che sarebbe stato riservato agli stessi, qualora la stessa banca fosse stata avviata a liquidazione coatta amministrativa invece che alla risoluzione.
  La perdita sofferta da azionisti e creditori è stata determinata sulla base di una valutazione provvisoria, ai sensi dell'articolo 25 del decreto legislativo, che sarà seguita da una valutazione definitiva, ai sensi dell'articolo 25, comma 3, del medesimo decreto. Qualora in sede di valutazione definitiva emergesse che la stima iniziale sia stata elaborata in termini eccessivamente prudenziali opererebbero i meccanismi di salvaguardia di cui all'articolo 89 del decreto legge n. 180, per cui azionisti e creditori, che risultino aver subìto perdite maggiori di quelle che avrebbero subìto nel caso la banca fosse stata assoggettata liquidazione, hanno diritto a ricevere un indennizzo, pari a tale differenza, a carico del Fondo di risoluzione nazionale, che può utilizzare anche le eventuali plusvalenze connesse alla vendita delle quattro banche.

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  PRESIDENTE. Il deputato Paglia ha facoltà di replicare.

  GIOVANNI PAGLIA. Io credo ancora una volta, signor Ministro, che non ci si possa sentire del tutto rassicurati da quella che lei richiama, cioè dalla normativa generale. Qui siamo evidentemente in un campo in cui è stata introdotta una lex specialis di fatto, perché agli obbligazionisti di queste quattro banche è stata applicata una normativa ad hoc, che prima non era prevista all'interno dell'ordinamento italiano e che, peraltro, non è prevista neanche dopo, perché, a partire dal primo gennaio 2016, c’è il bail-in ed è una normativa di carattere generale, addirittura comunitario, e prima eravamo in un altro tipo di regime.
  È stata fatta una legge apposita per quattro banche e, quindi, queste potevano, a mio modo di vedere, e dovevano essere trattate a loro volta in modo speciale, anche per quanto riguarda gli indennizzi, per le ragioni che ci siamo detti mille volte. Lei ora rimanda ad un principio di carattere generale e questo contraddice, lo ripeto, quanto avevate detto voi stessi nell'ultimo mese, rispondendo anche per iscritto, e in questo modo anche rafforzando speranze in quegli obbligazionisti i quali avevano ritenuto diciamo che finalmente fosse prevalso un po’ di buonsenso. Essi avevano ritenuto che prevalesse il principio che, poiché la percentuale del 18,6 per cento è evidentemente una valutazione molto bassa per quei crediti deteriorati e che quei crediti deteriorati appartenevano in qualche modo agli azionisti delle banche, che ora non lo sono più perché sono stati azzerati, e anche agli obbligazionisti senior che avevano prestato denaro a quelle banche, voi avete creato loro un danno per legge e vi rifiutate di risarcirli per legge. Questo dal mio punto di vista è piuttosto grave. Vi inviterei almeno per il futuro ad evitare dichiarazioni pubbliche che lasciano nascere speranza e che poi non siete in grado di soddisfare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Intendimenti del Governo in merito all'ipotesi di una manovra correttiva, anche con riferimento all'eventuale revisione dell'istituto della reversibilità – n. 3-02020)

  PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02020 concernente intendimenti del Governo in merito all'ipotesi di una manovra correttiva, anche con riferimento all'eventuale revisione dell'istituto della reversibilità (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, è un po'il giallo dell'ultima settimana, diremmo, una delle tante questioni sulle quali si discute in materia economica cioè l'esigenza o meno da parte del Governo di fare una manovra correttiva dei conti pubblici. Ciò perché non sono stati raggiunti, come ben sappiamo, gli obiettivi di crescita che erano stati prefissi dal Governo e c’è una posizione non chiara da parte del Governo stesso. Lei ha due Viceministri: uno che esclude totalmente la possibilità di una manovra correttiva, il Viceministro Morando, e l'altro che non la esclude per niente, il Viceministro Zanetti. Pertanto siamo a chiederle la posizione ufficiale del Governo e soprattutto se, nel caso in cui serva questa manovra correttiva, come la farete e se verrà toccata, come voci dicono e si scrive, soprattutto la reversibilità dei poveri pensionati.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Vorrei innanzitutto notare che l'Istat ha cifrato la crescita del PIL nel 2015 dello 0,7 per cento, non lo 0,6 in quanto lo 0,6 si riferisce al PIL a prezzi costanti corretto per il numero di giorni lavorati. Siccome il 2015 ha un numero più alto del solito di giorni lavorati ne risulta un valore Pag. 34più basso. Il Governo ha formulato la previsione più recente dalla Nota di aggiornamento di settembre sulla base del dato grezzo dello 0,9 per cento. Va inoltre sottolineato che il dato Istat pubblicato di recente è una stima preliminare passibile di revisione. I dati di contabilità nazionale annuale sono previsti in uscita a inizio marzo. Vorrei anche sottolineare che tutti i principali indicatori relativi alla domanda interna e, in particolare, consumi e occupazione sono in linea, se non migliori, rispetto alle attese del Governo. Il gettito fiscale non dovrebbe dunque soffrire di un tasso di crescita del PIL leggermente inferiore a quanto indicato nella Nota di aggiornamento al DEF. Inoltre, sulla base dell'ultima previsione della Commissione europea sostanzialmente in linea con le stime del Governo, il deflattore del PIL dovrebbe crescere dello 0,5 nel 2015: 2 decimi di punto percentuale in più rispetto a quanto previsto dalla Nota di aggiornamento. Sulla base di tale stima è plausibile ritenere che la crescita del PIL nominale nell'anno passato non si discosterà in modo rilevante dalla previsione del Governo pari all'1 e 2 per cento. Poiché le principali variabili di finanza pubblica sono rapportate al livello del PIL nominale, non sussisterebbero pertanto rischi evidenti di scollamento dell'evoluzione attuale dallo scenario programmatico dello scorso autunno. Nel corso del prossimo mese, in occasione della predisposizione del Documento di economia e finanza, il Governo aggiornerà le previsioni di crescita economica. Nel formulare nuove stime per il 2016 e negli anni seguenti si terrà ovviamente conto della pubblicazione da parte dell'Istat dei dati di consuntivo 2015 sul PIL, oltre naturalmente alle variabili internazionali. Ricordo che il quadro internazionale ha subito un deterioramento rispetto alle previsioni degli ultimi mesi.
  Con riferimento infine all'eventuale revisione dell'istituto della reversibilità si ribadisce quanto chiarito dal Ministero del lavoro: la proposta di legge delega del Governo lascia intatti tutti i trattamenti in essere. Per il futuro non è allo studio alcun intervento sulle pensioni di reversibilità. Tutto quello che la delega si propone è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale.

  PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di replicare.

  GUIDO GUIDESI. Ministro, voi fino a ieri avete avuto un quadro dell'economia globale molto positivo: tutti i fattori che determinano ed influenzano l'economia globale dovevano essere un assist alla vostra politica economica. Il risultato di oggi è che, oltre a non riuscire a raggiungere quegli obiettivi che voi stessi avete predefinito, si mette ancora una volta in discussione il raggiungimento degli obiettivi di quest'anno rispetto alla crescita ma soprattutto rispetto a un valore reale dell'economia di questo Paese che permane assolutamente estraniante, Ministro.
  Basterebbe che faceste un giro nei centri urbani per vedere le serrande abbassate nei negozi o nei tanti capannoni sfitti che ci sono in tutte le aree artigianali dei nostri territori ma soprattutto basterebbe parlare con quei giovani che ancora oggi sono assolutamente privi di futuro nonostante le misure che voi avete messo in essere, misure – questa è la verità, caro Ministro – che sono un limite alla crescita di questo Paese come un limite alla crescita di questo Paese e alla ripartenza dei consumi è questo Governo.

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione alla decisione della Commissione europea di comminare sanzioni a carico di alcuni istituti finanziari, a causa della costituzione di cartelli volti a manipolare i tassi interbancari Euribor e Libor – n. 3-02021)

  PRESIDENTE. Il deputato L'Abbate ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02021 concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione alla decisione della Commissione europea di comminare sanzioni a carico di alcuni istituti finanziari, a causa della costituzione Pag. 35di cartelli volti a manipolare i tassi interbancari Euribor e Libor (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Ministro, nel dicembre 2013 l'Antitrust europea ha multato per 1,7 miliardi di euro quattro grandi banche per un accordo di cartello finalizzato a monitorare l'Euribor. Esso è un indicatore del costo del denaro a breve termine ed è spesso usato come tasso base per calcolare interessi variabili come quello dei mutui. Per almeno tre anni, dal 2005 al 2008, l'Euribor è stato manipolato: chiunque avesse debiti a tasso variabile o derivati legati all'andamento dei tassi ha pagato alle banche – a tutte le banche non solo le quattro colpevoli – più del dovuto. Tra il 2005 e il 2008 si può stimare che le famiglie italiane con mutuo a tasso variabile fossero indebitate con le banche per circa 220-230 miliardi e che in quegli anni abbiano pagato per la quota degli interessi commisurata all'Euribor circa 30 miliardi. Il problema più grande però è che da allora quella sentenza è segretata: nessuno può accedervi. Ministro, lei dovrà dirci se lo Stato italiano ha richiesto o se intenda richiedere la pubblicazione della decisione di condanna della Commissione europea relativa alla manipolazione del tasso dell'Euribor. Deve dirci se vuole tutelare gli interessi pubblici e consentire ai cittadini italiani truffati di poter chiedere il risarcimento del danno nelle sedi competenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Come ricordato dall'interrogante la Commissione europea, con comunicato stampa del 4 dicembre 2013, ha reso nota l'applicazione di sanzioni ad alcune banche internazionali per 1,71 miliardi di euro per aver costituito un cartello allo scopo di manipolare i tassi Euribor e Libor. Come risulta dalla stessa interrogazione, alla richiesta di accesso agli atti della Commissione europea da parte del MoVimento 5 Stelle la Commissione ha risposto che la pubblicazione del documento potrebbe arrecare pregiudizio all'indagine ancora in corso e che la normativa europea tutela la riservatezza delle banche condannate. D'altra parte la Commissione, competente esclusiva in materia di antitrust, si è impegnata pubblicamente a rendere noti i motivi della decisione che sono indispensabili per una valutazione completa dell'impatto. Si ritiene quindi opportuno attendere il corretto e completo espletamento dei lavori della Commissione per valutare le eventuali implicazioni per l'interesse nazionale.

  PRESIDENTE. Il deputato Pesco, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente, Come al solito la risposta del Ministro non solo ci lascia insoddisfatti ma ci lascia sbigottiti e addirittura irati per la insolente inattività del Governo nel sollecitare nelle sedi opportune la pubblicazione di questa famosa sentenza che permetterebbe ai cittadini italiani di essere risarciti dalle banche che hanno fraudolentemente manipolato il tasso Euribor, cagionando in questo modo costi aggiuntivi, supplementari per le famiglie e le imprese italiane che hanno sottoscritto mutui a tasso variabile e quindi proprio con riferimento al tasso Euribor. Come ha ben detto il mio collega L'Abbate stiamo parlando di risarcimenti che potrebbero arrivare ai 30 miliardi per i nostri concittadini italiani e vale la pena ricordare che, se venisse riconosciuto anche solo un punto percentuale di scostamento dalla realtà, ebbene le banche si troverebbero a livello internazionale a dover pagare 4000 miliardi.
   I fatti sono semplici. Sembra che quattro banche per la determinazione dei tassi Euribor, anziché comunicare i tassi a cui prestavano i soldi ad altre banche, comunicavano i dati delle altre banche: così facendo praticamente hanno manipolato Pag. 36il tasso e hanno determinato un tasso più alto rispetto a quello reale. Ma quali sono queste quattro banche ? Barclays, Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland e Société Genérale. Innanzitutto va rivelato che tutte queste quattro banche sono specialiste in titoli di Stato per lo Stato italiano. Quindi, sono anche le stesse banche che vendono derivati allo Stato italiano, quei famosi derivati riguardo ai quali noi abbiamo chiesto, in ogni sede, di poter visionare i contratti, giusto per capire a quali spese andremo incontro.
  Quindi, quattro banche che vendono derivati allo Stato sono le stesse che hanno manipolato il tasso Euribor, che probabilmente influisce sui derivati e chissà quanto lo Stato ci ha perso grazie a questa manipolazione.
  Ma andiamo avanti. Cosa sta facendo lo Stato per essere risarcito ? A quanto pare dalla sua risposta, signor Ministro, nulla di nulla. Ma tutto questo non è ancora sufficiente neanche per farla arrossire, signor Ministro: rimane imperturbabile anche di fronte a 130 mila famiglie espropriate dal decreto «salva banche». Vale la pena, quindi, ricordare che la Banca d'Italia ha incaricato Société Générale, proprio una di quelle quattro banche che hanno frodato, una delle quattro banche truffatrici, di trovare i futuri compratori – guarda caso – delle altre quattro banche famose per altri motivi, le ricordiamo bene: le banche espropriate dal decreto «salva banche» grazie all'azione sua, Ministro, ma anche di Banca Italia e della Commissione europea.
  Ma non finisce qui. Molti cittadini stanno andando oltre...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DANIELE PESCO. ... si sono rivolti alle procure, che stanno indagando, ma si trovano ostacoli insormontabili, come il diniego alle rogatorie internazionali.
  Ebbene, signor Ministro, se veramente vuole dare la prova che sta facendo qualcosa per tutelare i diritti dei cittadini italiani, faccia qualcosa di concreto e ottenga la pubblicazione della sentenza e le rogatorie internazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione del disegno di legge recante delega al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare nonché sanzioni in materia di pesca illegale.

  La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,20.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,20.

Pag. 37

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1328 – Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale (Approvato dal Senato) (A.C. 3119-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3119-A: Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica mentre relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli – A.C. 3119-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
  Avverto che fuori dalla seduta gli emendamenti Schullian 8-bis. 1, Gallinella 9.4 e Taricco 25-quinquies. 1 sono stati ritirati dai presentatori. Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili non possono essere ripresentati in Assemblea e, ove ripresentati, non sono pubblicati.
  Inoltre, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili, gli emendamenti già presentati presso la Commissione ma in quella sede ritirati o decaduti per assenza del presentatore e i nuovi emendamenti non previamente presentati presso la Commissione riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa, ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.
  Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 8-quater. 300, 9.300, 15.300 e 25-sexies. 300, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3119-A), che sono in distribuzione.
  Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla Commissione V (Bilancio) nella riunione odierna, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: Russo 1.4, Bosco 1.12, gli identici emendamenti Guidesi 1.13 e Russo 1.14, Parentela 1.01, Gallinella 1.03, Bosco 9.3, Gagnarli 25-quinquies. 3, 25-quinquies. 4 e 25-quinquies. 5, Zaccagnini 25-sexies. 1, 25-sexies. 2, 25-sexies. 3 e 25-sexies. 4, Guidesi 29-bis. 10.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3119-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3119-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento Vico 1.1 credo che sia già ritirato...

  PRESIDENTE. No, non è ritirato, quindi deve esprimere il parere anche sull'emendamento Vico 1.1.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO, Relatore. Signor Presidente, mi risulta che sia stato ritirato.

Pag. 38

  PRESIDENTE. Che risulti a voi, ne siamo entusiasti, però il problema è che deve risultare anche a noi. Ecco, ora che l'onorevole Vico ci dà un segnale, prendo atto che è stato ritirato l'emendamento 1.1.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO, Relatore. Grazie, signor Presidente. Sugli emendamenti Russo 1.2 e 1.3 e L'Abbate 1.5 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sugli identici emendamenti Bosco 1.6, Gallinella 1.7, Guidesi 1.8 e Russo 1.9 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sugli emendamenti Parentela 1.10, Russo, 1.11 e 1.15 e Bosco 1.16 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Vi è anche l'articolo aggiuntivo Parentela 1.02 a pagina 6, esprima il parere anche su quello.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO, Relatore. Presidente, sull'articolo aggiuntivo Parentela 1.02 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 1.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Presidente, inviterei ad una riflessione l'Aula e il relatore.
  Trattasi di un emendamento che tende ad aiutare la filiera agricola, ad aiutare cioè il produttore di beni agricoli a poterli mettere anche in commercio nel migliore dei modi possibili e anche nelle migliori condizioni possibili, quindi si tratta di un emendamento che consente all'imprenditore agricolo di utilizzare anche altre aree private di cui quegli imprenditori abbiano disponibilità.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Fabbri, Cassano, Ascani, Biasotti, Allasia.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  385   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no  308.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Fossati, Rabino, Nardi e Censore hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Caso, Ermini, Frusone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  407   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  252.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 39

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento L'Abbate 1.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo una cosa semplicissima, ovvero quella di dare la facoltà di gestire i fascicoli aziendali anche alle persone abilitate all'esercizio della professione, ovvero gli agronomi.
  Quindi, noi abbiamo dei ragazzi che formiamo nelle università, che si iscrivono all'albo e poi possono svolgere la professione. È giusto che anche loro possano gestire il fascicolo aziendale e che non sia di esclusiva gestione da parte dei CAA. Quindi, questo porterebbe enormi vantaggi sia in termini di lavoro, perché riuscirebbero a lavorare molto di più, e anche vantaggi da parte dell'agricoltore, che potrebbe scegliere il tecnico di cui si fida per fare gestire il proprio fascicolo aziendale.
  Quindi, in realtà porterebbe solo vantaggi per tutto il settore agricolo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento L'Abbate 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Rabino, Stella Bianchi, Simoni, Lombardi, Casellato. Onorevole Busto, non riesce ? Altri ? Berretta, Giuliani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  419   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  161    
    Hanno votato no  258.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Bosco 1.6, Gallinella 1.7, Guidesi 1.8 e Russo 1.9.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Questo provvedimento, tra le altre numerose cose che contiene, parla anche di semplificazioni. Questa è una semplificazione che noi più volte abbiamo chiesto al Governo di introdurre, ovvero di esonerare chi fattura meno di 7 mila euro all'anno dalle dichiarazioni ai fini IVA. Si tratta solo di questo e spero che l'Aula accolga favorevolmente questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Bosco 1.6, Gallinella 1.7, Guidesi 1.8 e Russo 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallinella. Ci sono altri ? Adornato, Malpezzi. Onorevole Malpezzi, non tratti male la postazione. Prina.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  423   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  163    
    Hanno votato no  260.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 40

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Parentela 1.10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Grazie, Presidente. Visto che in questo provvedimento si parla di semplificazione, noi proponiamo e diamo come obiettivo, con questo emendamento, appunto la semplificazione nel mondo dell'agricoltura. In questo caso semplifichiamo la compravendita di fondi di esiguo valore e affidiamo al segretario comunale le autenticazioni per sottoscrivere queste necessarie stipulazioni di contratti per il trasferimento di fondi di esiguo valore.
  Non capiamo come mai il Governo abbia espresso parere negativo su questo emendamento. Noi lo stiamo proponendo in ogni provvedimento utile che appunto riguarda la semplificazione del mondo agricolo. Si tratta di semplificare e, quindi, non capiamo veramente la ratio per la quale il Governo e la maggioranza puntualmente respingono questo emendamento, che sarebbe davvero una manna dal cielo per gli agricoltori, soprattutto per i piccoli agricoltori e i contadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parentela 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Piepoli, Schullian, Fanucci, Grassi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  419   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no  265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capelli, Fabbri, Nicchi. Hanno votato tutti ? Giuliani. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  433   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato   57    
    Hanno votato no  376.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Speranza, Chaouki, Stella Bianchi, Vico, Monchiero. Onorevole Monchiero, poiché di fronte a lei c’è l'onorevole Rabino, che è in piedi, noi possiamo solo immaginare se lei vota o meno. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  353   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   57    
    Hanno votato no  296.    

Pag. 41

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bosco 1.16.

  ANTONINO BOSCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONINO BOSCO. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 1.16.

  PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Bosco 1.16 è ritirato.
  Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 1.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Fanucci. Onorevole Cozzolino... bene, possiamo chiudere ? Chi dice «no» ? Bratti. La scheda è in blocco; si è bloccata la tastiera. Abbiamo risolto, però... magari cambiamo il verso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  357   
   Astenuti   81   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato  355    
    Hanno votato no  2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Censore e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Parentela 1.02.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Presidente, si tratta dell'articolo aggiuntivo 1.01, giusto ?

  PRESIDENTE. È l'articolo aggiuntivo Parentela 1.02, perché l'articolo aggiuntivo Parentela 1.01 è inammissibile. Però, si tratta sempre di una sua proposta emendativa. Prego.

  PAOLO PARENTELA. Presidente, noi con questo articolo aggiuntivo cerchiamo di valorizzare veramente le eccellenze del nostro Paese. Mi riferisco a tutti i prodotti DOP, a tutti gli IGP ed estendiamo anche questa possibilità a tutti i prodotti biologici. Cosa succede, Presidente ? Succede che in questo Paese si fa di tutto per valorizzare questi prodotti e poi, vicino alle produzioni di questi prodotti, vengono installati impianti inquinanti, come magari inceneritori, come magari discariche, come magari le grandi centrali a biomasse.
  Ecco, delle due l'una: dobbiamo decidere se proteggere e valorizzare i nostri prodotti, oppure se deturparli e avvelenarli con impianti inquinanti. Non possiamo fare entrambe le cose, perché rischiamo di creare un corto circuito che sta di fatto atterrando tutti i nostri prodotti che sono un'eccellenza in tutto il mondo.
  Un prodotto in questo caso può avere la forza di bloccare una discarica, una centrale inquinante. Invito l'Aula a riflettere su questo punto, altrimenti siamo solo bravi a sciacquarci la bocca quando parliamo di ambiente e di difendere i nostri prodotti di eccellenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Parentela 1.02, con parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 42

  Bonaccorsi, Folino, Tidei, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  403   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  293.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Censore e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 1-bis – A.C. 3119-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1-bis e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3119-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO, Relatore. Signor Presidente, formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Gallinella 1-bis.1 e sull'articolo aggiuntivo Rondini 1-bis.01.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gallinella 1-bis.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Presidente, qui si parla di rappresentanza all'interno dei consorzi da parte del sesso femminile. La norma, così come è stata concepita dal Governo, può mettere in difficoltà la creazione dell'equilibrio di genere così come concepita. Immaginiamo infatti un consorzio che ha tra i soci tutti imprenditori di sesso maschile: l'eventuale obbligo di avere all'interno del CdA la rappresentanza femminile deve costringere i titolari dell'impresa a mettere la moglie, la sorella, non lo so ! Introduciamo quindi solo una correzione, stabilendo che ciò sia valido qualora all'interno del consorzio vi sia comunque una rappresentanza imprenditoriale femminile. Ci sembra solo un emendamento di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Presidente, intervengo solo per dire che le donne, per avere un ruolo di responsabilità, quindi di amministrazione, hanno bisogno di possibilità, non di essere obbligate a ricoprire quel ruolo. Il MoVimento 5 Stelle è la dimostrazione di ciò, perché tutte le nostre liste, ovunque si son presentate, hanno più donne che uomini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): è quindi la dimostrazione che bisogna dare la possibilità alle donne di partecipare, e non l'obbligo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti,
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gallinella 1-bis.1, con parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Casellato, Roberta Agostini, D'Ambrosio, Occhiuto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  428   
   Astenuti   10   Pag. 43
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  121    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1-bis.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Melilla, Nesci, Caruso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  396   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  325    
    Hanno votato no   71.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Rondini 1-bis.01.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Presidente, noi con questo emendamento reintroduciamo l'articolo 2 che è stato soppresso in Commissione; e lo facciamo perché vale la pena ricordare ai colleghi che andiamo incontro a quelle che sono le istanze soprattutto degli operatori dell'agroalimentare. Val la pena ricordare che l'agropirateria fattura in Italia 1 miliardo di euro, e la contraffazione alimentare produce non solo danni economici e occupazionali, ma anche danni e rischi per la salute. Per sette italiani su dieci le contraffazioni a tavola sono quelle più temute perché hanno, o possono avere, effetti pericolosi per la salute, ma anche perché la vendita di prodotti «taroccati» avviene sempre all'insaputa dell'acquirente: un crimine particolarmente odioso, perché si fonda sull'inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi economica, e sono costretti magari a rivolgersi ad alimenti a basso costo, che imboniscono il consumatore anche attraverso l'imitazione, l'usurpazione e/o l'evocazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine. Prodotti confezionati poi magari con ricette modificate e con ingredienti di minore qualità !
  A ciò va aggiunta anche un'altra realtà denunciata più volte dalle associazioni dell'agroalimentare e dei consumatori: una realtà insidiosa, l’Italian sounding, prodotti di matrice italiana confezionati con materie prime di importazione, provenienti dei Paesi più svariati e venduti come italiani.
  Per buona memoria è anche opportuno ricordare poi ai colleghi che la tutela della denominazione d'origine e delle indicazioni geografiche è anzitutto garantita da un regolamento varato dall'Unione europea in materia: che vieta esplicitamente, quel regolamento, qualsiasi impiego commerciale diretto e indiretto di una denominazione registrata per prodotti che non sono oggetto di registrazione, al fine di sfruttare la reputazione della denominazione protetta. Ed ancora, quel regolamento vieta qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione dei prodotti che sono di denominazione controllata.
  Quello che era l'articolo 2 del testo approdato alla Camera è stato soppresso durante l'esame in Commissione. Noi riteniamo che in questo testo, che delega al Governo per garantire anche la competitività del settore agroalimentare, agricolo e della pesca, ciò che introduceva il fu articolo 2 serviva a dare delle risposte concrete a settori fortemente penalizzati e danneggiati dal fenomeno dell'agropirateria. Sappiamo, leggendo i documenti, le schede di lettura compilate dal Servizio studi, che presumibilmente l'articolo 2 sarebbe stato stralciato (e chiediamo conferma al Governo, di darci magari delucidazioni in merito) perché di fatto la materia doveva essere affrontata da una Commissione presieduta dall'ex procuratore di Torino Giancarlo Caselli, che avrebbe dovuto terminare i lavori il 31 Pag. 44luglio 2015, termine che poi è stato prorogato ad ottobre del 2015; ci aspettavamo dunque che i lavori fossero terminati, ancora oggi però le schede di lettura prodotte dal Servizio studi ci dicono che i lavori di quella Commissione pare non lo siano.
  Noi ci chiediamo per quale motivo, alla luce di ciò, per dare delle risposte soprattutto al settore agroalimentare penalizzato dalla crisi e dall'agropirateria, tale norma non possa in questo momento trovare spazio all'interno del testo del provvedimento in esame oggi in Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente; questo è uno dei temi e degli articoli che sono stati soppressi, stralciati dal collegato agricolo e che, purtroppo, non sappiamo in che tempi verranno affrontati. Noi ci auguriamo, appunto, che vengano affrontati in maniera più organica e con degli interventi mirati all'interno di questo provvedimento, ma è chiaro come uno dei temi principali sia quello di garantire la sicurezza agroalimentare anche attraverso un controllo e delle sanzioni adeguate. Lo vediamo, in particolare, anche con le inchieste avviate dal PM Guariniello riguardo all'olio, alla contraffazione dell'olio, ai grandi marchi che hanno utilizzato vie illecite. Non vorremmo che ci fosse la volontà di una sanatoria o di andare ad una depenalizzazione troppo, troppo forte rispetto a quello che è poi lo strumento normativo che serve, soprattutto, a disincentivare queste pratiche. Quindi, siamo assolutamente insoddisfatti del fatto che non si sia affrontata qui la questione, però, comunque, non concordiamo con la formulazione avanzata dal gruppo della Lega e, quindi, ci asterremo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente; intervengo per sottoscrivere questo articolo aggiuntivo.

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, intervengo soltanto, molto rapidamente, per ricordare all'onorevole Rondini e agli altri parlamentari intervenuti che è intenzione del Governo affrontare questo tema – ed è per questo che è ne stato deciso lo stralcio, appunto, da questo collegato – con apposito provvedimento e siamo in fase avanzata di elaborazione. Posso dire che da questo punto di vista, proprio oggi, vi è stato un incontro sulla tematica a cui ha partecipato anche il presidente Caselli e la Commissione sta concludendo i suoi lavori e sta redigendo la relazione finale. Sulla base di questo, il Ministero della giustizia, di intesa con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, appunto, provvederà poi alla stesura di un disegno di legge che possa recepirne gli elementi fondamentali. Ritenevamo e riteniamo – e tante volte lo abbiamo indicato in quest'Aula – che su una materia così rilevante fosse importante, per l'attività del nostro Governo, andare a operare con uno specifico provvedimento che potesse, appunto, contemperare tutti gli elementi che sono scaturiti dal lavoro di questi mesi e, quindi, non andare a intralciare, per alcuni versi, come rischiava diversamente di essere, l'attività legislativa che si intendeva mettere in atto. Quindi, cercheremo, naturalmente tenendo presente anche l'urgenza che ancora una volta viene manifestata da quest'Aula, di essere rapidi, ma al contempo vogliamo fare un lavoro ordinato su una materia che necessita di questo ordine per essere efficace.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Pag. 45Rondini 1-bis.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitzgerald, Adornato, Gitti, Orfini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  335   
   Astenuti  109   
   Maggioranza  168   
    Hanno votato   67    
    Hanno votato no  268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Galgano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario. Il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Allora, poiché dobbiamo passare al successivo argomento all'ordine del giorno che reca lo svolgimento delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016, interrompiamo l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani.
  Sospendo brevemente la seduta che riprenderà alle ore 17.

  La seduta, sospesa alle 16,55, è ripresa alle 17,05.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016.
  La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta dell'11 febbraio 2016 (vedi resoconto stenografico).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi. Prego, Presidente.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli senatrici, onorevoli senatori (Commenti)...

  PRESIDENTE. Deputati ! È il jet lag.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. No, non è il jet lag, è che ho sbagliato, succede. Quindi, lo dico subito: onorevoli deputati, e mi fermo qui; un pensiero caloroso anche ai senatori, che, però, abbiamo già salutato. Ma questo meraviglioso ping-pong del bicameralismo paritario prima o poi terminerà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in termini di appuntamento costante nel giro di due ore.
  Ma i dossier portati all'attenzione del prossimo Consiglio europeo sono molto diversi l'uno dall'altro e affrontano i temi più rilevanti. In particolar modo, possiamo evidenziarne due: il referendum inglese per l'uscita dall'Europa, l'uscita dall'Unione, e, contemporaneamente, la questione migratoria. Non sono gli unici, vorrei essere chiaro, perché, ormai da qualche mese, in tutte le riunioni europee è particolarmente forte il dibattito che si crea sulle questioni di politica economica, sull'idea stessa di Unione europea. Dal nostro punto di vista, vorremmo fare di questo appuntamento l'occasione per una riflessione che porti l'Europa a discutere se ciò che ci lega è soltanto un contratto con delle regole e con delle clausole o è un senso di comunità più ampio, che contenga al proprio interno il valore delle Pag. 46regole, il rispetto delle regole, ma che abbia anche un qualcosa in più, un qualcosa di più profondo.
  Si è aperto il semestre di Presidenza olandese: il Presidente Rutte, con il quale abbiamo avuto occasione di incontrarci all'Aja, ha sottolineato come nel suo disegno il percorso dei sei mesi dovrebbe terminare con un Consiglio, quello di giugno, incentrato profondamente sulle questioni della crescita. Se così fosse, non potremmo che esserne particolarmente soddisfatti per la rilevanza che avrebbe, essendo tradizionalmente proposta italiana e perché verrebbe da una Presidenza a guida olandese, tradizionalmente più ostica su queste tematiche.
  Egli ha, però, evidenziato anche – lo ha fatto in modo molto chiaro e io gliene sono grato – come in tutti i Paesi dell'Unione il sentimento della paura, il sentimento della preoccupazione, corra il rischio di giocare un ruolo da protagonista, non soltanto nel passaggio elettorale che riguarderà anche l'Olanda nel marzo del 2017, ma che, in quelle aree, ha appena riguardato la Danimarca, con una vittoria di misura proprio sui temi dell'immigrazione, e che riguarda, naturalmente, molti altri Paesi, a cominciare – è notizia della stampa, non soltanto dei colloqui bilaterali – dall'Austria, dai nostri vicini sloveni, dai Paesi dell'Est Europa.
  Dunque, la domanda per la quale oggi l'Italia prova a giocare un ruolo nel dibattito europeo è, a mio giudizio, essenzialmente questa: siamo semplicemente un insieme di persone legate da un contratto o abbiamo al nostro interno i valori fondativi di una comunità che a Roma trovarono un'espressione a partire dal 1957, con i Trattati di cui l'anno prossimo ricorderemo il sessantesimo anniversario, innanzitutto in questioni concrete, il carbone e l'acciaio, ma che erano messe assieme perché c'era un disegno strategico ?
  A nessuno interessava banalmente e semplicemente del carbone e dell'acciaio, non era soltanto un fatto economico.
  Il carbone e l'acciaio erano lo strumento attraverso il quale immaginare un percorso: il percorso verso un'Europa federale, verso un'Europa che fosse sempre di più valori e non soltanto parametri, come oggi rischia di essere; che fosse destino e non soltanto vincolo; che fosse idea e non soltanto fondi. Bene, credo che, se questo è il tema in discussione, noi dobbiamo essere molto chiari sui due punti immediati, ma poi aprire una riflessione anche tra di noi. Il primo: il referendum inglese. Può piacere o meno la scelta di un referendum; l'ha fatta il Governo inglese, il Governo inglese l'ha fatta consapevolmente, è una scelta che rischia di dividere l'Europa per la prima volta nella sua storia.
  È una scelta che rischia di far venir meno non soltanto uno dei Paesi dei 28, ma che rischia di far venire meno uno dei Paesi più rilevanti, più significativi, uno dei Paesi più importanti, uno dei Paesi del G7. Personalmente, ritengo che la prima vittima di un'eventuale sconfitta al referendum sarebbe il cittadino inglese. Penso, infatti, che non ci sia chi non veda che il primo sconfitto di un eventuale insuccesso referendario sarebbe il cittadino inglese, l'imprenditore inglese, ma, lasciatemelo dire, una sconfitta in sede di referendum sarebbe una sconfitta per l'intera Europa, perché segnerebbe un punto di svolta.
  Non soltanto ci renderebbe meno forti, da 28 a 27 e senza il Regno Unito, ma, soprattutto, ci vedrebbe interrompere il percorso di allargamento che nel corso degli anni è stato costruito. Sarebbe molto interessante aprire qui una discussione: non è la sede questo Consiglio europeo, non è la sede neanche la Camera dei Deputati, almeno in questa sede di comunicazioni del Presidente del Consiglio, per approfondire questo punto. Continuo a pensare che l'allargamento europeo, però, sia stato un processo perseguito con un eccesso di zelo e che l'Europa a 28 sia troppo o sia troppo poco.
  In particolar modo, l'Europa a 28 corre il rischio di non corrispondere, con i suoi strumenti, ai principi fondativi dell'Unione e, contemporaneamente, lascia un vuoto, che è il vuoto, innanzitutto, dei Paesi dei Balcani. È un fatto importante, e, per me, Pag. 47è anche simbolicamente un fatto storico, che, proprio in questi giorni, nei giorni in cui gli inglesi si accingono a chiudere un accordo per poter andare al compromesso, proprio in questi giorni la Bosnia Erzegovina abbia presentato la domanda formale di adesione per diventare Stato membro, Stato candidato.
  È un fatto importante per chi di noi è diventato grande vedendo le immagini del mercato di Sarajevo, ma anche per chi, amando la storia, sa che quella parte di Europa, quella parte di Balcani, è stata storicamente un esempio di convivenza multireligiosa; talvolta una convivenza complicata, talvolta, come nel caso della prima guerra mondiale, proprio Sarajevo fu l'epicentro del dramma, la scintilla che fece partire quel conflitto, quella cruenta strage, la più grande strage di morti mai avuta nel corso della storia. E, tuttavia, la Bosnia Erzegovina, che propone l'ingresso all'interno della Comunità – mi piace chiamarla così –, dell'Unione europea, ma mi piace chiamarla Comunità, per i motivi che ho appena esposto e che andrò a sviluppare nel corso dell'intervento, la Bosnia Erzegovina, che chiede l'ingresso nella Comunità, è un enorme e straordinario fatto, anche di valore simbolico.
  Non possiamo negare i problemi che attualmente la Bosnia Erzegovina presenta, né possiamo negare il fatto che Paesi come l'Albania o la Serbia abbiano assoluta necessità di implementare il proprio percorso di avvicinamento all'Unione europea, ma quello che suonerebbe particolarmente stridente è che, in questa fase di allargamento, un Paese, il Regno Unito, fosse messo nelle condizioni di lasciare la comune appartenenza. Dunque, il Governo inglese ha scelto la carta del referendum: è un rischio, qualcuno lo definisce un azzardo. Penso che non ci si possa permettere di giudicare un Governo che sceglie di fare un referendum su un tema qualificante, su un tema significativo, su un tema decisivo; del resto, anche noi avremo in quest'anno un passaggio simile, ma pensiamo che le prossime ore debbano essere cruciali e decisive per raggiungere un buon compromesso.
  A nostro avviso il compromesso non può ridimensionare il ruolo dell'euro, sarebbe un segnale pessimo per i mercati e per la filosofia stessa della moneta unica, non può violare la filosofia di fondo dell'Unione, al di là delle formule, per un'Europa sempre più unita, sempre più integrata, c’è un dato di fatto che il cammino dell'Unione deve andare in quella direzione, e non può neanche mettere in discussione i diritti sociali dei cittadini che non appartengono a quel Paese, ma tuttavia si può trovare, questa è la nostra opinione e questo il nostro auspicio, un'intesa nell'interesse di tutte le parti che stanno al tavolo. La posizione del Governo italiano è che, a questo punto, per come si sono messe le cose, prima si fa il referendum e meglio è, che quindi vanno colte tutte le occasioni nella discussione di domani (sia domani nel pomeriggio, che domani dopo cena) per arrivare al punto di accordo. Il Ministro degli esteri, che qui oggi è in Aula, ha scritto con il suo collega inglese un documento che va nella direzione di rafforzare il nostro dialogo, partendo probabilmente dalle posizioni antitetiche che ci sono all'interno della discussione europea. Ci sono dei punti su cui possiamo essere particolarmente d'accordo, come la semplificazione digitale che può ridurre il peso della burocrazia, come la semplificazione debba trovare casa e residenza anche a Bruxelles, cosa che non sempre accade. C’è un certo eccesso da parte della Commissione in alcuni settori, a mio giudizio. C’è un eccesso di interventismo in alcuni settori, ma trovo che sul punto inglese noi saremo nelle condizioni di fare un buon servizio all'Unione europea se raggiungeremo un compromesso che consentirà a David Cameron di presentarsi al referendum ragionevolmente nel mese di giugno e, io auspico, di poter vincere questo passaggio tutt'altro che scontato.
  Vi è un secondo elemento che è iscritto all'ordine del giorno, segnatamente all'ora di cena, che è quello dell'immigrazione. Sembrano lontani i tempi in cui i nostri colleghi in Europa impedivano ogni discussione sull'immigrazione, anzi consideravano Pag. 48pretestuose le richieste che venivano in particolar modo da parte italiana di poter affrontare a un tavolo comune e condiviso un fenomeno migratorio che allora sembrava riguardare soltanto l'Italia, ma che era molto più grande di come i media europei riuscivano a rappresentarlo. Soltanto negli ultimi dieci mesi, dal terribile evento nel Mediterraneo in poi, dal terribile evento di aprile in poi, si è creato un clima, a partire dalla richiesta di un Consiglio straordinario che noi abbiamo avanzato proprio in quella sede, di diversa sensibilità, che non significa assunzione di responsabilità. È stato un percorso complicato che procede ancora oggi e che paradossalmente va avanti in modo disallineato. Molti dei principali leader sui temi dell'immigrazione sembrano avanzare con una linea da zig-zag, piuttosto che con una linea unitaria e chiara. Noi siamo tra quelli che possono dire, nel bene e nel male, il dibattito di questa Aula, il dibattito della Camera dei deputati, più volte ha evidenziato le diverse posizioni, che però noi non abbiamo mai cambiato idea. Per noi c’è un punto centrale nella questione immigrazione e cioè che si tratta di un fenomeno di portata epocale. Di conseguenza, non può essere un singolo Paese a risolverlo da solo e quindi quel principio che stava dietro il Regolamento di Dublino, che continua formalmente ad essere in vigore, è un principio sbagliato; è un principio che non funziona. Si possono avere tutte le ideologie di questo mondo, ma quella realtà è più forte dell'ideologia, quel sistema non funziona e, siccome il sistema di Dublino non funziona, bisogna avere la consapevolezza di una strategia che non può essere quella semplicemente di donare un obolo a qualche Governo per cercare di risolvere il problema. Non è pagando un tot, un contributo a un singolo Stato, che risolveremo le questioni. Non si risolve la crisi di Aleppo senza che la vicenda siriana trovi finalmente almeno una sua tregua. Non si risolve la questione dell'immigrazione, se non si affronta nella sua complessità, dal Libano, dalla Giordania, non soltanto dalla Siria, se non si mette al centro la questione balcanica che sarà la questione del 2016 molto più che tutto il resto e se non si affronta finalmente la questione africana con uno sguardo strategico ampio e onnicomprensivo. Certo, tutti gli sforzi per portare finalmente al Governo libico, che hanno segnato un ulteriore passo in avanti in questa settimana, sono da incoraggiare, ancorché nessuno di questi appare risolutivo.
  Ma quand'anche noi arrivassimo ad avere la stabilità in Libia (obiettivo che non pare propriamente a portata di mano, noi ci stiamo lavorando perché si possa raggiungerlo e consideriamo un fatto davvero importante che il Governo si sia formato nuovamente), quand'anche si raggiungesse quel tipo di stabilità, o l'Europa affronta la questione africana con uno sguardo diverso da quello che la caratterizzava fino ad oggi, oppure dove pensiamo di andare a parare ? L'Italia negli ultimi diciotto mesi ha fatto tre missioni, a partire dal Presidente del Consiglio nell'Africa subsahariana, segnando un'inversione di tendenza evidente rispetto al passato e vi garantisco che dal Ghana, al Senegal, fino al Corno d'Africa, tutti i leader, tutti i vostri colleghi parlamentari, sono in prima fila nel chiedere che finalmente ci sia una strategia degna di questo nome, perché si torni a investire sull'agroalimentare in quelle terre così ricche di ogni bene, perché si torni a fare degli investimenti di cooperazione internazionale degni di questo nome, perché ci siano dei progetti di medio periodo che portino l'Africa ad essere finalmente se stessa, cioè un Paese capace di crescere, perché l'Africa sarà questo nei prossimi vent'anni. Ma se questo tipo di sforzo è lasciato soltanto alla buona volontà di alcuni Stati membri, tra cui il nostro, non riuscirà mai a esprimere la totalità della propria potenza e della propria forza, ecco perché noi diciamo ai nostri partner dell'Unione europea che se vogliamo affrontare la questione migrazione, il punto non è inseguire l'ultimo sondaggio, perché inseguendo l'ultimo sondaggio perdi comunque. Il punto è avere uno sguardo un pochino più ampio, che parta ovviamente Pag. 49dallo sforzo diplomatico, e laddove necessario dallo sforzo militare, che abbia la forza di tornare a investire sulla cooperazione internazionale, e lasciatemi una volta di più ringraziare questa legislatura, questa Camera dei deputati e il Senato per aver votato in questa legislatura una nuova legge sulla cooperazione internazionale che restituisce un protagonismo che si era smarrito negli ultimi anni al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), affinché, una volta che si è affrontata la questione diplomatica militare e di cooperazione internazionale, ci siano delle regole uguali per tutti. Per me, e finisco su questo punto, sarà cruciale nel 2016 ribadire ciò che noi abbiamo scritto sulla pietra e che abbiamo scritto anche nei nostri provvedimenti: chi non ha diritto ad essere accolto in Italia e in Europa deve essere – io dico a livello europeo – rimpatriato. Dico a livello europeo perché l'Italia è il Paese che ha fatto più rimpatri di tutti all'interno dei ventotto Stati membri, ma questi rimpatri non sono così significativi come potrebbero essere se vi fossero degli accordi fatti direttamente dall'Unione europea, con non soltanto un obbligo di rimpatrio, ma anche una prospettiva di cooperazione internazionale perché quelle persone possano costruire un proprio futuro. E accanto a questo, chi ha diritto all'accoglienza non può essere trattato in ventotto modi diversi, perché se tu tratti in ventotto modi diversi, confermi una volta di più che marciamo divisi per colpire divisi. Su questo bisogna però anche avere la chiarezza del buonsenso. I nostri sindaci ci hanno scritto in questi mesi e ci hanno detto «io li prendo i richiedenti asilo, io mi impegno in questo senso, ma tu non puoi permettere che nel mezzo della piazza del paese essi stiano dalla mattina alla sera a passare il tempo senza fare niente, tra una sigaretta e una puntata al bar, senza che vi sia un percorso, un progetto, un orizzonte da offrire loro». Allora, da questo punto di vista, ci rendiamo conto che c’è una grande questione esistenziale, ontologica, da mettere in atto, e da applicare nella fase che stiamo vivendo, ed è quella di un approccio diverso alla persona umana in quanto tale, ma contemporaneamente che sappia coinvolgere i cittadini a cui tu devi dire, puoi dire, hai diritto di dire, che è giusto accogliere, perché questo sta scritto nelle regole della nostra tradizione.
  Ma contemporaneamente vedi che questa accoglienza non è semplicemente un modo di accogliere senza alcun tipo di vincolo, senza alcun tipo di regola. Perché questo possa finalmente trovare una sua attuazione, diciamo la verità, l'Italia ha due alternative: se considera l'Europa un contratto, facciamo l'elenco degli hotspot, facciamo l'elenco dei rimpatri, diciamo tutte le determine e le delibere, le iniziative che abbiamo preso, i regolamenti, ma manchiamo rispetto alla nostra responsabilità storica; se siamo una comunità e non soltanto un contratto, allora c’è bisogno di rendersi conto che ci troviamo di fronte a un fenomeno di immigrazione che ha una potenza potenzialmente devastante e che deve essere inserito in un ragionamento più ampio. Perché scelgono l'Europa, queste donne e questi uomini ? Non soltanto, in alcuni casi, perché è più vicina – perché in alcuni casi non è neanche più vicina – ma perché è il continente che nella storia degli ultimi anni ha dimostrato di essere il più innovativo, il più forte, il più valoriale. È ancora così ? Se restiamo ad essere soltanto un contratto, no. Se immaginiamo che l'Europa sia soltanto un contratto, diciamo la verità, questo elemento si perde; se invece pensiamo che l'Europa debba essere comunità, allora la risposta al referendum inglese come alla questione dell'immigrazione è l'idea di un'Europa che sappia stare attenta non soltanto ai conti ma costruisca ponti, che non stia attenta soltanto ai decimali ma che abbia nel proprio DNA gli ideali, che sia in condizione finalmente di avere una visione e non soltanto una divisione al proprio interno. Questo tipo di Europa nasce se l'Italia ne è protagonista, e quando l'Italia porta la propria voce in queste discussioni soltanto chi è pregiudizialmente ostile può pensare che lo faccia per la richiesta di uno 0,1 in più o in meno sul proprio deficit o sul proprio debito. Pag. 50Soltanto chi pensa oggi che noi siamo impegnati in una battaglia di retroguardia può non rendersi conto di quanto bisogno ci sia di un'Italia protagonista in questo settore. Però – e per me questo è un punto chiave, ne ho anche discusso oggi al Senato in sede di replica con un autorevole predecessore –, il punto centrale per me è il racconto che noi stessi facciamo di noi e che tipo di messaggio vogliamo immaginare per l'Italia, perché quando devo leggere che se diciamo nelle riunioni di Consiglio europeo ciò che nel corso del decennio precedente veniva soltanto sussurrato nei corridoi o magari scritto in brillanti libri, e lo diciamo dentro le riunioni del Consiglio europeo per cambiare la posizione del Consiglio europeo, per far sentire la voce dell'Italia al Consiglio europeo, quando tutto ciò viene considerato lesa maestà, siamo in presenza di un inghippo che è tutto italiano, che è solo italiano. Tutti i Paesi, quando vanno a Bruxelles, non hanno la sindrome del «Bruxelles lo vuole»; vanno a Bruxelles e vanno a portare il giusto compromesso tra gli interessi del Paese e l'ideale che offrono all'Europa. Noi abbiamo un ideale per il futuro dell'Europa, che si concretizza nel progetto che economicamente ha presentato il Ministro Padoan, che si concretizza nelle discussioni che i vari Ministri, a partire ovviamente dagli affari esteri, pongono ai propri colleghi, che si concretizza in dei sogni. Sono dei sogni, sì ! Il Servizio civile europeo per me ha un grandissimo valore ! L'idea di Ventotene come luogo non della memoria soltanto ma come grande foresteria del Mediterraneo per i giovani stranieri dell'Europa e quindi non stranieri, quindi con cittadini del mondo, che possa, dal 2017 (centenario della nascita di Spinelli), essere un luogo di accoglienza e di formazione per le nuove generazioni europee è un grande sogno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia) !
  L'idea delle primarie perché i partiti europei non siano espressioni di tecnocrazie ma vedano i propri candidati scelti dalla gente e dalle persone è un grande sogno. Sì, noi abbiamo dei contributi da portare a questo dibattito, ma lo facciamo partendo dal presupposto che l'Italia ha sofferto di una subalternità e di una sudditanza psicologica per cui per anni si è pensato, talvolta anche per responsabilità della politica, anche nostra, di utilizzare le considerazioni fatte a Bruxelles in chiave interna e di considerare Bruxelles come il luogo dal quale prendere una serie di indicazioni e non nel quale portare e offrire una speranza e una condivisione.
  Questo non riguarda solo la politica, riguarda quei commentatori, quegli editorialisti, quella classe dirigente che è stata zitta quando tutta Europa salvava le banche e l'Italia no, che è stata zitta quando la parola «crescita» è stata cancellata dal vocabolario per un decennio e il Patto era solo un Patto di stabilità (c’è voluto il semestre europeo per tornare a dire che il Patto aveva un nome «di stabilità» è un cognome «di stabilità e di crescita» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che è stata zitta di fronte a quel passaggio storico per cui il Parlamento ha votato, probabilmente per motivi contingenti, delle regole fiscali di straordinaria durezza che prendono il nome di fiscal compact, che sono regole talmente devastanti che nessun Paese può permettersi di rispettare senza correre il rischio di uccidere l'economia. La flessibilità che noi abbiamo ottenuto con il semestre europeo non è semplicemente una richiesta italiana per mettere in ordine i nostri conti. Delle regole messe in atto nel 2012, per alcuni aspetti assolutamente lontane dalla realtà, non sono le uniche di quel periodo, perché stiamo vedendo – e lo vediamo per le banche tedesche, più che per quelle italiane – che anche certe regole bancarie allora immaginate non funzionano come dovrebbero, ma noi le rispettiamo, vedremo se questo processo porterà a cambiare. Il punto è che la flessibilità, di conseguenza, non è per noi una richiesta, è la constatazione che è l'unico modo per poter affrontare la realtà. Lo dico partendo – perché è stato argomento di discussione anche molto accesa Pag. 51– da un'analisi oggettiva: negli ultimi otto anni la politica economica americana ha funzionato e quella europea no; la disoccupazione in un caso è andata giù e in un caso è andata su; la crescita in un caso ha raggiunto percentuali straordinarie, in un altro ha visto soltanto qualche Paese beneficiare delle regole europee. Quindi, detto questo, prima di ragionare di un superministro dell'economia, decidiamo qual è la direzione dell'economia e poi ragioniamo se fare il superministro o no. Quello che per noi è cruciale in questo momento è che l'Italia non viva il proprio contributo all'Unione europea come un disturbo al manovratore, come un fastidioso rumore di fondo di qualcuno che chiede spazio per sé o per gli altri. Il nostro Governo è il Governo che negli ultimi dieci anni ha toccato il deficit più basso della storia degli ultimi dieci anni. Noi diciamo che è il 2,4 nel 2016, era il 2,6 nel 2015; per l'Unione europea sarà 2,5 nel 2016, in ogni caso è il più basso a partire dal 2007. Quando mi viene detto, come è stato detto in Senato, che noi stiamo invitando a non rispettare le regole ho sottolineando come noi abbiamo 91 procedure di infrazione aperte, erano più di cento con i Governi presunti europeisti del passato. Quando mi viene detto che noi abbiamo invitato a non rispettare le regole, vorrei segnalarvi molto banalmente che la Francia sta intorno al 4 per cento del deficit, che la Spagna sta, negli ultimi tre anni, tra il 5 e il 6 per cento sul deficit e che il Regno Unito, per finanziare l'abbassamento di tasse – altro che spending, che è stata a un livello più basso di quella fatta dall'Italia; numeri alla mano si può verificare – ha fatto l'abbassamento di tasse semplicemente portando il deficit al 5 per cento. Perché noi non lo facciamo ? Uno, perché rispettiamo le regole; due, perché non ce lo possiamo permettere, non perché abbiamo una visione tecnocratica delle regole, come vorrebbe qualcuno che considera gli italiani un popolo che ha bisogno di un maestro dall'esterno che dice che cosa fare e che poi dà bacchettate sulle dita se non lo fa, ma perché pensiamo che girare la curva del debito sia una priorità per i nostri figli, non per i nostri partner. Io lo faccio per i nipoti che verranno, non per la Merkel o per Hollande, perché considero la diminuzione della curva del debito rispetto al PIL un valore. Ma devo anche considerare, allo stesso modo, che se noi non ripartiamo con la crescita non ci sarà alcuna possibilità di rimettere in piedi un sistema come quello europeo. Allora, i punti di cui abbiamo discusso riportano tutti a un unico elemento chiave: l'Europa è un contratto ? Se è un contratto, sediamoci, perché il negoziatore ha alcuni punti da chiarire; se è soltanto un contratto, noi portiamo con attenzione puntuale e tenace ciascuna delle nostre considerazioni all'attenzione dei nostri interlocutori.
  Ma non pensiamo che sia un contratto. Noi pensiamo che l'Europa sia innanzitutto una strepitosa occasione; è una gigantesca comunità. E se l'Italia non alza la voce, perché noi non alziamo la voce, e porta il proprio contributo in Europa, lo fa perché in questi due anni ha fatto un percorso di riforme che nessun Paese ha fatto in un arco di tempo così ristretto.
  Vorrei che tutti quelli che continuano a parlare di: «0 virgola», ricordassero che i 764.000 contratti di lavoro a tempo indeterminato in più siglati nel 2015, non solo... (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)... pensavo ci fosse entusiasmo per delle donne e degli uomini che trovano un posto di lavoro dopo decenni di precariato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia), pensavo che ci fosse entusiasmo per donne e uomini che possono prendersi un mutuo, che possono fare un figlio, che possono considerare il futuro come un'opportunità e non soltanto come un problema (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Ma sui 764.000 posti di lavoro, la cosa più divertente son quelli che dicono: va bene, ma erano precari, sono soltanto trasformazioni. Vorrei vederli i volti di 764.000 precari che finalmente hanno un posto di lavoro a tempo indeterminato. Ammettiamo che i 764.000 Pag. 52posti di lavoro siano frutto del caso che, improvvisamente benevolo, guarda al nostro Paese. Ammettiamo che la riforma istituzionale ed elettorale che è stata fatta dia una stabilità che è soltanto casuale proprio nel momento in cui la Spagna, che all'inizio di questa legislatura era considerata il modello, è in una fase di impasse. Ammettiamo che la riduzione delle tasse, sulla quale la discussione è sempre la solita: 80 euro o non 80 euro, IMU no, TASI no, IMU agricola, però c’è l'IRAP, il costo del lavoro, però è un errore fare il super ammortamento... E il dato di fatto è che finalmente le tasse vanno giù (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia), con il livello di deficit più basso della storia – degli ultimi dieci anni, non della storia –; a fronte di questo, il dato di fatto è che l'Europa deve riconoscere che l'Italia vuole stare nella discussione continentale non come quella che va a Bruxelles a farsi dettare gli ordini o a scrivere le cose che deve fare a casa, ma con la consapevolezza e l'orgoglio di essere un grande Paese fondatore, un Paese contributore dell'Unione, che mette sul tavolo più soldi di quelli che recupera e noi non saremo mai nella logica di Margaret Thatcher: «voglio indietro i miei soldi». Noi mettiamo volentieri questi soldi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), ma vogliamo indietro ideali, passione, energia, entusiasmo per l'Unione europea, quello che purtroppo in questi ultimi mesi non si è visto. E allora «Brexit», e allora immigrazione, e allora disegno politico europeo economico... Vorrei soltanto che quando si parla di Europa, chi rappresenta il Parlamento italiano accompagnasse gli sforzi delle varie delegazioni che vanno a Bruxelles non con lo spirito delle rivincite interne – lo dico pensando al passato anche alla mia parte politica, perché l'onestà intellettuale non mi manca – ma lo facesse con la consapevolezza che ciò a cui noi siamo chiamati oggi è un ruolo storico, perché se fallisce l'Europa e l'Europa rimane soltanto un contratto, non sarà l'Italia a perdere, ma sarà il disegno di un mondo più giusto e più libero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E allora andiamo in Europa a testa alta senza sudditanze psicologiche e senza polemiche di cortile che non servono a niente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Democrazia Solidale-Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Grazie, Presidente Renzi.

(Discussione)

  PRESIDENTE. Allora colleghi, passiamo alla discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri. Ho come primo iscritto a parlare il deputato Michele Bordo. Ne ha facoltà.

  MICHELE BORDO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, la discussione di oggi è importante, anche perché si svolge in un momento difficile per l'Europa. In questi anni abbiamo fatto i conti con una crisi devastante, con la concorrenza delle cosiddette economie emergenti, a partire dalla Cina, con la destabilizzazione...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, si può seguire il dibattito ? Sta parlando il collega Bordo, per favore.

  MICHELE BORDO. ... con la destabilizzazione di molti Paesi prossimi all'Europa, che in alcuni casi hanno prodotto guerre civili, che hanno determinato una recrudescenza del terrorismo internazionale e l'esplosione del fenomeno dell'immigrazione. La risposta a queste emergenze non doveva essere affidata ai singoli Stati. Sarebbe stata necessaria una reazione dell'Europa che al contrario è stata lenta e talvolta inesistente o non all'altezza. Dobbiamo agire in fretta, intanto per uscire da questa lunga e pesante crisi economica. E la via è quella che noi abbiamo indicato, visto che quella scelta, Pag. 53in questi anni, basata essenzialmente sulla stabilità finanziaria e il rigore ha prodotto recessione, nuove povertà e crescita e delle diseguaglianze. L'Europa ha accumulato ritardi enormi, è mancata una vera politica di sostegno alla domanda. La competitività dell'Europa è stata interamente affidata alle esportazioni e agli interventi per stimolare l'offerta e come abbiamo visto i risultati non sono stati molto positivi.
  C’è allora la necessità di rivedere la strategia. A questo proposito mi convince quanto da lei scritto, signor Presidente, nella lettera a Repubblica e anche quanto da lei detto poc'anzi circa l'invito fatto all'Unione a dedicarsi più alle politiche per la crescita che non a discussioni sull'opportunità di istituire nuovi ministri. Credo infatti che oggi il rischio maggiore per l'Europa, come per i singoli Stati membri, sia quello di dover a breve interrogarsi su come mantenere e far funzionare una democrazia senza crescita. La crisi economica ci ha dimostrato come la mancanza di misure efficaci per rilanciare l'economia alimenti inevitabilmente i populismi, i nazionalismi, l'antieuropeismo. Se l'Europa non riprende innanzitutto a crescere, ad essere posta in discussione sarà non soltanto l'integrazione europea, ma forse il concetto stesso di democrazia come l'abbiamo sinora, nelle sue tante varianti, conosciuta.
  Quando il nostro Governo afferma che la priorità vera è procedere verso una unione politica e che la priorità per procedere verso un'unione politica è la crescita, non significa allora che vogliamo ostacolare una maggiore condivisione di sovranità, ma soltanto che intendiamo chiarire cos’è per noi il concetto di «più Europa». Più Europa per quanto ci riguarda vuol dire istituzioni federali capaci di sviluppare politiche per la crescita e l'occupazione comuni, maggiore attenzione alla convergenza delle politiche fiscali e degli standard sociali, dare senso al concetto di cittadinanza europea quale fonte di valori e diritti condivisi. La Commissione europea era partita con l'intenzione di concentrarsi su alcuni grandi temi: il Piano Junker, l'unione per l'energia, il completamento dell'unione bancaria, la lotta per l'ambiente, l'agenda sulla migrazione. Il problema è che dopo la fase iniziale la Commissione ha perso, per le resistenze di alcuni Stati, larga parte della sua capacità propositiva. Si è così registrato un rallentamento nell'attuazione delle priorità che erano state individuate e una mancata conferma di impegni già assunti. Né si possono sottovalutare, come si è detto, gli atteggiamenti contraddittori della Commissione su alcune altre questioni dalla realizzazione di alcuni progetti sull'energia in partenariato con la Russia agli interventi degli Stati membri a sostegno dei rispettivi sistemi creditizi.
  Bene dunque ha fatto il Governo italiano a segnalare con fermezza i difetti e le incoerenze di talune scelte. Non si tratta di battere i pugni sul tavolo, ma di far valere le proprie giuste ragioni al pari di quelle degli altri partner. La gestione dei flussi migratori è esemplare delle incertezze di questi mesi. È pressoché inattuato il programma di ricollocazione degli immigrati, è bloccato il progetto di aggiornamento del Regolamento di Dublino. Il principio della solidarietà nelle politiche migratorie e di asilo affermato nei trattati e contenuto nell'agenda sulla migrazione è rimasto lettera morta. L'unica preoccupazione di alcuni sembra essere quella di bloccare l'arrivo dei migranti nei Paesi del nord Europa.
  Prevalgono ancora gli interessi dei singoli Stati, specie di quelli più forti, sui bisogni e le esigenze di tutti: ma così l'Europa rischia di non andare molto lontano.
  L'Italia ha dovuto attendere a lungo e profondere sforzi organizzativi ed economici enormi prima che l'Unione europea si assumesse la responsabilità di un controllo delle frontiere marittime del Mediterraneo centrale. Anche per queste ragioni il Consiglio di domani non potrà limitarsi a richiamare la Grecia al puntuale adempimento degli impegni sul riconoscimento dei migranti ed il controllo delle frontiere esterne, ma dovrà ribadire che la gestione Pag. 54di questa emergenza non può non basarsi su una politica comune e su responsabilità condivise da parte di tutta l'Europa.
  C’è poi un altro tema all'ordine del giorno del Consiglio europeo: il negoziato con il Regno Unito per garantire la sua permanenza in Europa. L'Italia è assolutamente convinta della necessità che il Regno Unito non esca dall'Unione Europea: è un partner fondamentale, siamo d'accordo sulla necessità di riformare l'Unione europea per semplificarne il funzionamento, le procedure, le regole, condividiamo la necessità di un'azione più decisa per favorire la competitività dell'economia e una maggiore occupazione. Apprezziamo quindi lo sforzo compiuto dei negoziati per evitare la fuoriuscita della Gran Bretagna dall'Europa, anche perché alcune delle questioni poste le condividiamo. E pur tuttavia, non può non destare qualche preoccupazione la previsione della facoltà che per esempio sarebbe riconosciuta non solo al Regno Unito, ma a tutti gli Stati membri, di limitare la libera circolazione delle persone all'interno dell'Unione e di sospendere ai cittadini europei in alcuni casi l'accesso alle prestazioni sociali: si corre il rischio di prefigurare un cambiamento profondo nelle politiche finora adottate dall'Unione europea. Questo è dunque – e concludo, Presidente – uno dei temi del negoziato con Londra da affrontare con maggiore prudenza.
  I temi allora del prossimo Consiglio sono di estrema importanza, e le decisioni che saranno adottate potrebbero costituire un punto di svolta per il futuro dell'Europa. Sono certo che il Governo italiano saprà far valere con forza e convinzione le sue ragioni, in modo da contribuire al rilancio dell'Unione superando egoismi e contrapposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Renato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, vorrei partire con un sorriso. Lei, signor Presidente del Consiglio, oggi ha iniziato con una piccola gaffe, su cui nessuno ovviamente dice nulla; ma mi è piaciuto invece un altro passaggio: lei ha dovuto chiedere l'applauso sul Jobs Act perché nessuno aveva ritenuto di applaudirla su quel punto, semplicemente perché nessuno le crede più, neanche nel suo partito, signor Presidente del Consiglio. E devo dire mi ha fatto un po’ di tenerezza, quella sua richiesta di applauso, come quei comici un po’ giù di corda che quando non fanno ridere chiedono l'applauso e spiegano «ma guardate che questa è una battuta».
  Purtroppo ne abbiamo sentite tante di sue battute, signor Presidente del Consiglio, in questi due anni. E io per colmo di perversione ho ascoltato anche il suo discorso al Senato, e mi sono ritrovato in una condizione francamente disorientata. I suoi discorsi, signor Presidente del Consiglio, suonano bene, suonano maledettamente bene, retoricamente bene, ma hanno la capacità di non dire nulla. Non puoi confutarli, sono popperianamente non falsificabili, non verificabili: la sua, signor Presidente del Consiglio, è pura retorica, è pura retorica delle cose che suonano bene.
  Per cui se uno prende appunti, non riesce neanche a prenderli, perché non sa porre in una sequenza le sue dichiarazioni, i suoi impegni, per poi dire «è vero o non è vero».
  Finalmente ho capito, dopo due anni, la chiave della sua retorica, detta nel senso migliore del termine.
  Vede, signor Presidente del Consiglio, Brexit e immigrazione, i due punti all'ordine del giorno di domani e di dopodomani, segnano altrettanti fallimenti dell'Unione europea. La Brexit indica un assetto dell'Unione a geometrie variabili, in cui a determinare le scelte degli Stati membri non sono più gli ideali in senso comunitario dei padri fondatori, ma l'opportunismo. Il secondo, relativo all'immigrazione, ci riporta ad un'emergenza a cui l'Europa non ha saputo dare risposte, con l'unico risultato della costruzione di muri e di cancelli, ivi compreso il muro al Brennero Pag. 55(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Signor Presidente del Consiglio, cosa le ha detto l'altro giorno il Primo Ministro austriaco ? Gliene ha parlato ? Mai successo che un muro sia stato messo nelle frontiere rispetto ad un Paese fondatore dell'Unione: e lei non ha detto nulla, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
  È a rischio Schengen, ma con Schengen è a rischio l'Europa. È il solito modo dell'Europa di rispondere alle crisi, troppo poco e troppo tardi; con gli effetti collaterali che ne derivano: disgregazione politica, economica e sociale. Purtroppo da queste crisi l'Europa non sembra aver imparato nulla, se Paesi importanti, come la Gran Bretagna, rischiano, minacciano, strumentalizzano di uscire dall'UE e il fenomeno resta tragicamente irrisolto, e i mercati finanziari sono ancora ogni giorno in forte tensione.
  La domanda politica che le rivolgo, signor Presidente del Consiglio, popperianamente invece verificabile, è questa, è semplice: che ha fatto lei, cosa ha fatto il suo Governo in questi due anni, cosa ha fatto per cambiare questa Unione europea ? Non chiacchiere, signor Presidente del Consiglio, non frasi che suonano bene, non Telemaco: fatti ! Cosa ha fatto lei in questi due anni, signor Presidente del Consiglio ? Lei ha interpretato il suo ruolo in Europa in maniera retorica, miope, variabile a seconda delle convenienze: volto più ai riflessi sul consenso interno che ad una nuova visione dell'Europa.
  Bene, signor Presidente del Consiglio... Vede che ogni tanto le do anche ragione: ma l'ha fatto al Senato, questo, solo in parte qui alla Camera. Bene le sue riflessioni sul sistema bancario tedesco: poteva anche chiamarla per nome, quella banca. È la Deutsche Bank, quella stessa banca che nel 2011 in primavera vendette 8 miliardi di titoli del debito pubblico italiano, innescando la tempesta perfetta: poteva dire anche questo. Come oggi quella stessa banca è al centro della crisi finanziaria in Europa con i titoli del debito tossici nella sua pancia. Bene, ad aver evocato al Senato questo punto; ma perché poi ha detto di no con il suo partito, con il suo gruppo parlamentare, alla Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del 2011, signor Presidente del Consiglio ? Di questo stiamo parlando, questi sono i fatti che io le chiedo di realizzare ! Perché sembra aver abbandonato anche l'idea della Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti bancari di questi ultimi mesi ? Perché non ne parla più, signor Presidente del Consiglio ? Questi sono i fatti che io chiedo a lei !
  È lei, signor Presidente del Consiglio, che si è impiccato ai decimali, a un deficit spending tanto inutile quanto dannoso, solo per comprarsi un facile consenso all'interno del Paese. Lei ha avuto a disposizione la Presidenza dell'Unione Europea per sei mesi, e l'ha sprecata.
  L'ha sprecata con riforme fallimentari in Italia, l'ha sprecata con la sudditanza opportunistica e neoisolazionista in Europa. Siamo d'accordo che lo spirito di comunità è fondativo dell'Europa, ma non si può delegittimare un contratto in nome della superiorità solo retorica dello spirito sulla lettera. Lo spirito comunitario, signor Presidente del Consiglio, o si trasforma in contratto o è, da Rousseau in poi, la classica intenzione di cui è lastricato l'inferno. Le due dimensioni sono indivisibili, due dimensioni che in nessun modo sono presenti nella sua politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Grazie, signora Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, al di là delle polemiche domestiche, noi riteniamo che ciò che si palesa ogni giorno di più è il rischio dello sfarinamento dell'idea stessa di Europa. Nuove centralità hanno cambiato il quadro degli equilibri globali, sono in crisi le forme consolidate della democrazia rappresentativa, Pag. 56cresce nelle opinioni pubbliche la disponibilità a barattare libertà e democrazia con l'illusione di un'aspettativa di maggiore sicurezza fisica ed economica. Mutazioni antropologiche profonde e rapide si innestano su società vecchie e stanche, in crisi demografica, stimolate dalla lusinga di diritti individuali sempre meno innervati da vincoli sociali e comunitari. Semplificazioni populiste e derive tecnocratiche riempiono il grande vuoto di pensiero lasciato dalle grandi tradizionali famiglie politiche europee che sono sempre più in affanno. È in questa cornice che si collocano le contraddizioni di un processo di integrazione europea lasciato, sostanzialmente, a metà e ora messo sotto stress da una delle recessioni più lunghe e delicate della storia recente. Noi pensiamo che in una fase come questa occorra ispirarsi al giusto mix di realismo e idealità e tocca farlo a tutti, anche ai Parlamenti, e in questo senso desideriamo esprimere un apprezzamento per le iniziative, anche innovative, assunte dalla Presidente della Camera, onorevole Boldrini. Il Governo italiano per parte sua sta cercando di farlo e noi lo incoraggiamo a proseguire senza battaglie solitarie e ad effetto, ma con tenacia, pazienza e capacità di alleanza. L'idea di Europa che rischia di sfarinarsi richiede, infatti, un ruolo forte del nostro Paese, senza il quale l'asse franco-tedesco, attorno al quale l'Europa è nata e sul quale tuttora, in larga parte, si basa e continuerà a basarsi, non reggerà affatto il peso delle sfide.
  Aggiungiamo qualche spunto sui tre argomenti all'attenzione del prossimo Consiglio europeo. In primo luogo pensiamo che la base di accordo ipotizzata per evitare l'uscita dall'Unione della Gran Bretagna sia sostanzialmente positiva. Una gestione accorta degli strumenti ipotizzati potrebbe consentire quell'Europa a varie velocità, capace di mantenere, cioè, l'unità massima possibile di tutti e di favorire, nel contempo, strumenti di integrazione più esigenti per alcuni. In secondo luogo pensiamo che questo schema potrebbe rilanciare la prospettiva di una maggiore integrazione fra i Paesi della zona euro; in questo senso, riteniamo fondamentale puntare alla istituzione di un Ministro dell'economia e della finanza preposto al presidio politico dei bilanci dell'area euro e all'emissione di titoli di debito pubblico condivisi e finalizzati al finanziamento di investimenti strategici per lo sviluppo. In terzo luogo pensiamo che realismo e idealità debbano guidare anche le decisioni in tema di flussi migratori; i segnali, purtroppo, qui, non sono di realismo e men che meno di idealità, sono piuttosto di cinismo, di isteria, di inadeguatezza e di scarso coraggio. Da ultimo la decisione dell'Austria di ripristinare il muro del Brennero ci ha molto colpito anche per la valenza simbolica che Schengen ha avuto su quel confine, luogo di drammatica divisione in epoche di nazionalismi esasperati, ma anche luogo di passo, di scambio, di ricucitura e di rispetto delle diversità in epoca di valori europei.
  Anche questa decisione va contro i valori europei e non può essere giustificata con l'inadeguatezza delle politiche comunitarie, pur evidente, grave e, spesso, denunciata dal Governo. Non possono essere i muri o i fili spinati gli strumenti con i quali l'Europa si rapporta con fenomeni strutturali come le migrazioni. Saranno forse contenti, temiamo, i fautori nostrani del congelamento di Schengen, non si accorgono, però, che, così, si compromettono non solo i valori europei, ma anche gli interessi concreti di un Paese come l'Italia che rischia di rimanere esterno a un perimetro sempre più ristretto di difesa, peraltro illusoria, del vecchio fortino che si sente assediato.
  In conclusione, signor Presidente del Consiglio, noi abbiamo molto apprezzato la sua recente visita a Ventotene e vorremmo che una sua prossima visita simbolica potesse realizzarsi a Pieve Tesino; nel piccolo museo allestito presso la casa natale di De Gasperi potrà trovare traccia di tre ingredienti preziosi per il percorso che attende l'Europa: il rifiuto di ogni nazionalismo, vecchio o nuovo che sia, l'idea che i confini nazionali non possono diventare gabbie che uccidono la libertà e la diversità etnica, religiosa, culturale e Pag. 57linguistica e, infine, i valori di quella visione cristiano sociale rilanciata da Papa Francesco anche nel suo storico incontro con il Patriarca ortodosso di Mosca e, oggi, non certamente rispettata in Europa da chi, pure, a quella visione, nella politica, dice di richiamarsi. Grazie e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carlo Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Chi ha paura del referendum ? Chi ha paura che i cittadini partecipino alle scelte ? Voi avete paura. La triplice alleanza banca-partiti-giornali ha paura, ha così tanta paura che la campagna per il referendum Britain Stronger in Europe – poi questa se la fa tradurre dal Ministro degli affari esteri, magari – è stata addirittura finanziata da Bank of America, Morgan Stanley e Goldman Sachs. E quando, nonostante tutto l'arsenale che avete messo in campo, fallite – perché siamo arrivati al punto che neanche ripetendo continuamente le vostre bugie in TV la gente vi crede e neanche voi stessi credete più alle bugie che dice il Presidente del Consiglio, tant’è che non l'applaudite durante il suo intervento –, allora cosa si fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Una cosa semplice; o si fa di tutto per scongiurare che si vada a votare o si ignora l'esito del referendum. Esattamente come avete fatto per il finanziamento pubblico ai partiti, per l'acqua pubblica, per il nucleare e, in ultimo, in Grecia, perché sapete benissimo che fate cose opposte a ciò che vogliono i cittadini, le cose per le quali gli italiani vi hanno votato. Voi pensate di essere al Governo, ma in realtà siete l'opposizione, siete all'opposizione del popolo italiano. Date il via libera alle trivellazioni petrolifere, facendo pagare ai petrolieri tasse ridicole con lo «sblocca Italia», quando le persone vorrebbero la produzione di energia rinnovabile, sostenibile e diffusa; create manodopera a basso costo e cancellate i diritti del lavoro con il Jobs Act, quando le persone dovrebbero fare un lavoro che le gratifichi, motivate perché lo hanno scelto e oneste perché lontane dal lavoro nero della clientela e della mafia e dovrebbero vivere con dignità grazie a un reddito di cittadinanza garantito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Regalate 7 miliardi di euro alle banche calpestando le regole della democrazia e i giornali di cosa parlano ? Del fatto che noi imponiamo il rispetto delle regole, introducendo le penali che colpiscono i traditori parlamentari voltagabbana e gli eletti voltagabbana. È di questo che parlano i giornali, invece delle vostre porcate regolamentari. Salvate le banche e i risparmiatori e permettete che le perdite di banche fallite, fallite perché con i soldi dei cittadini fanno le peggiori porcate, tra cui finanziare voi, finanziare i partiti...

  PRESIDENTE. Deputato, magari un altro tema sarebbe più opportuno...

  CARLO SIBILIA. Fanno le peggiori schifezze !

  PRESIDENTE. Ecco, già va meglio, già va meglio, grazie...

  CARLO SIBILIA. Tali perdite vengono ripianate dal risparmio dei cittadini, e voi avete approvato in fretta e furia il bail-in per fare questo tipo di operazione. Banche nelle quali avete papà, fratelli, cognati, prima indagati e poi prosciolti, ma sempre e comunque coinvolti. Favorite l'evasione fiscale con la voluntary disclosure, queste parole inglesi che nascondono le truffe all'italiana. E alle multinazionali che evadono fate grossi sconti sulle tasse; tutti ricordiamo il condono di più di mezzo miliardo di euro alle concessionarie di slot machine che voi avete votato, in cambio di chissà che cosa. Chiariamoci, non ci possiamo dire contrari ad uno Stato che alleggerisce la pressione del fisco sulle imprese.
  Ma perché farlo sempre per chi produce degli utili e dei bilanci stratosferici, come le multinazionali e le banche, e mai verso le piccole e medie imprese, che sono Pag. 58oggi il 98 per cento del settore produttivo del nostro Paese ? Anzi, non contenti, le fate perseguitare da Equitalia, che gli ha chiesto in quindici anni 217 miliardi di euro di danari non dovuti, e chissà quanti glieli hanno pagati. Neanche nelle migliori previsioni dello sceriffo di Nottingham sarebbe potuta accadere una cosa del genere !
  Ma perché non si sente mai di Equitalia che va nelle sedi del PD che non paga gli affitti a Roma e a Milano per oltre 400 mila euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Voi avete fatto carte e bilanci falsi pur di ottenere rimborsi elettorali eliminati dagli italiani tramite referendum. Avete approvato la legge Boccadutri, che vi ha permesso di intascare oltre 42 milioni di euro, a tempo di record, un giorno netto di lavoro in Aula, smentendo il cardine stesso della vostra azione di Governo, la riforma costituzionale, una riforma che non avevate mai annunciato chiaramente prima delle elezioni, dimostrando che le leggi basta volerle sul serio per approvarle.
  E ricordatelo anche ai vostri senatori, in questi giorni, che le leggi basta volerle sul serio per approvarle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E, guarda caso, la stessa riforma costituzionale cosa prevede ? Più firme per proporre un referendum, più firme per proporre una legge d'iniziativa popolare, mandando un messaggio chiaro ai cittadini: più volete partecipare, più strumenti si possono usare, e più noi vi ricacciamo indietro, quasi a dire «il vostro buonsenso qui non entrerà».
  State difendendo le vostre poltrone con le unghie e con i giornalai; noi, invece, proponiamo il referendum abrogativo, consultivo e propositivo senza quorum. Come vedete, pensieri e scelte diametralmente opposte alle vostre. A proposito di leggi, tu, in quest'Aula, il 25 febbraio 2014, dicesti che avresti creato un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Proprio io ti feci notare che il fondo esisteva già e che andava semplicemente rimpinguato. Allora ti racconto cosa abbiamo fatto in questi due anni: abbiamo versato in quel fondo più di 16 milioni di euro, provenienti dai nostri stipendi, e dato la possibilità a oltre mille persone di realizzare la propria impresa, con un numero considerevole di posti di lavoro creati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La domanda è una curiosità: quanti soldi lei e i suoi Ministri hanno messo in quel fondo ? Zero assoluto ! Questa è la contrapposizione tra il mondo creato dalle vostre scelte e il mondo che creeremmo noi al Governo con le nostre scelte, guidate dalla conoscenza e dall'indirizzo del popolo sovrano. Questo messaggio non è tanto per lei, ma per quelle persone che avete drogato a tal punto attraverso l'informazione italiana, la meno libera d'Europa, che oggi pensano che noi siamo bravi all'opposizione, ma il Governo è un'altra cosa. Metteteci alla prova a Roma e nelle altre città, e noterete subito la differenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Perché parlerete di referendum domani...quando gli tocchi Roma ! Si mangiava bene con Mafia capitale, del resto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Perché parlerete di referendum, domani ? Perché Cameron, per vincere le elezioni in Gran Bretagna, per annientare il nemico numero uno, l'UKIP, i cosiddetti euroscettici, ha dovuto prendere la loro tesi e farla propria. L'UKIP proponeva un referendum per aumentare l'indipendenza della Gran Bretagna rispetto all'Unione europea, quella stessa Gran Bretagna che già oggi, trattati alla mano, gode dei livelli di sovranità e indipendenza più alti tra gli Stati europei rispetto a questo organismo non meglio precisato che si chiama Europa.
  Allora è possibile, allora il miracolo si può fare: si può chiedere in maniera forte e intelligente all'Europa più sovranità, come avremmo chiesto noi. Si può chiedere più indipendenza dalla governance economica fuori dall'euro. Si può chiedere stop ai contributi dei cittadini per salvare le banche. Si può chiedere la modifica dei Pag. 59regolamenti dei flussi migratori, vedi Regolamento di Dublino, che non avete toccato, soltanto parlato.
  Si può chiedere a Draghi e alla Merkel di non cancellare il sistema bancario italiano ? Caro Presidente, lei, il 21 gennaio 2016, ha detto che in questo Paese ci sono troppe banche. Questo è il grafico di quello che è successo negli ultimi quindici anni negli Stati Uniti, il modello che a lei piace: una fusione dopo l'altra, sono rimaste soltanto le «Big Four», quattro grandi banche. Almeno, siccome questo è ciò che accadrà in Italia, ci vuole dire da quali banche dobbiamo togliere i nostri soldi oppure vogliamo far fare a tutti quanti la stessa fine che hanno fatto i clienti della banca del suo Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Cameron lo ha fatto, ha avuto il coraggio, ha alzato la testa, e i britannici ora lo guardano e dalla Merkel a Hollande nessuno vuole farli votare per uscire dall'Europa. Ma come, non avete detto che fuori dall'Europa ci sarà dolore, morte, invasione delle cavallette e dei cormorani ? Che paura avete ? Forse perché non è così: sapete tutti benissimo che i vincoli europei uccidono i lavoratori italiani, vedi il caso dell'olio tunisino, importato a dazio zero grazie ai vostri voti, a discapito, ovviamente, delle piccole e medie imprese pugliesi. Vedi gli incentivi europei per far dismettere la produzione di zucchero a Ferrara e così via. Gli esempi sono molteplici e destinati ad aumentare.
  E sapete esattamente cosa voterebbero gli italiani al cospetto di un referendum che gli chiede di esprimersi se vogliono uscire o meno fuori dall'euro, come proposto dal MoVimento 5 Stelle. Nessuno vuole fare uscire gli inglesi dall'Europa, per cui Tusk, Presidente del Consiglio europeo, ha praticamente accettato tutte le richieste di Cameron, mostrando la debolezza dell'istituzione che rappresenta. Ecco cosa dovremmo fare noi, se almeno sapessimo parlare la loro lingua, letteralmente, visto il caso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non possiamo assistere alla Gran Bretagna che detta le condizioni e all'Unione europea che detta le condizioni all'Italia. Non è accettabile !
  Quindi, ogni referendum è un passaggio chiaro, un passaggio storico: si permetta ai cittadini britannici di esprimersi con un voto serio e non con il trucco, come fatto in Grecia, dove il problema è ben lontano dall'essere risolto, e si permetta ai cittadini italiani di esprimersi, consentendogli di votare favorevolmente all'uscita dall'euro, alla riconquista del proprio sistema bancario e alla sovranità monetaria, primo passo per un Paese migliore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Nel poco tempo a disposizione, alcune rapidissime considerazioni: sul tema della Brexit, è evidente che la scelta, in questo momento, come è stato detto, non esiste, nel senso che un accordo va raggiunto, perché l'Unione europea, senza Inghilterra, avrebbe poco senso e le conseguenze sarebbero gravissime. È chiaro, però, che le iniziative da prendere e la negoziazione da fare dovrebbero essere nel senso, sì, di riconoscere alcune forme di flessibilità, e anche di accogliere alcune istanze, come quella di ridurre la regolamentazione, che è sicuramente giusta, però, come ha detto anche lei, nel senso di rafforzare le istituzioni e il percorso europeo.
  In questo senso – è stato fatto qualche accenno qui dentro – dico subito, come Scelta Civica, che per noi le istituzioni europee si rafforzano creando unione del sistema, unione anche dell'economia, unione del sistema politico, e non creando autorità. Per questo, noi siamo contrari ad arrivare a creare istituzioni tipo il famoso Ministro dell'economia e del tesoro europeo prima di avere un sistema integrato. Non avrebbe senso, questo tipo di sistema ha già fallito più volte. Quanto al sistema bancario, è stato richiamato più volte: abbiamo appreso che il Governatore Draghi Pag. 60sta cercando di far fallire le banche ! È una tesi economica interessante, l'abbiamo appena sentita dal MoVimento 5 Stelle, che finalmente ci ha detto che il MoVimento 5 Stelle sostiene l'uscita dall'euro, perché, a leggere il blog di Beppe Grillo, non si era capito. Si legge una cosa, poi un'altra, poi forse funzionerebbe. Oggi è stato detto chiaro, almeno abbiamo capito che su questo la Lega Nord, che è stata sempre più chiara, e il MoVimento 5 Stelle sono sulla stessa posizione.
  Abbiamo sentito la soluzione dell'onorevole Brunetta, che è di avviare una Commissione d'inchiesta sui fatti del 2011 come soluzione per i problemi del nostro sistema finanziario. Credo che quello che è fondamentale in Europa sia avere una voce forte nel dire che esistono dei margini di flessibilità nella regolamentazione – a partire da quella del bail-in, che abbiamo discusso questa settimana – che vanno utilizzati in una condizione di crisi che non è quella che ispirava chi ha scritto le regole del bail-in.
  Il bail-in funziona in un sistema sano; in situazioni di crisi, quella flessibilità che è prevista nelle regole va applicata. Chiudo sul tema dell'immigrazione: anche qui, ovviamente, non si sono sentite soluzioni da chi ha contestato. Si dice che si devono rimandare indietro le persone: la soluzione è, evidentemente, una soluzione europea. Credo che, ancora prima che una soluzione interna all'Unione europea, sia una soluzione di politica estera dell'Unione europea. Il tema non si risolve: è fondamentale avere le regole sull'asilo, avere le regole sui rimpatri, la gestione unitaria, ma la cosa che va gestita unitariamente è la politica nei confronti dei luoghi dove questa crisi nasce.
  È molto più un tema di politica dell'Europa nei confronti degli altri che un tema di politica interna all'Europa. È ovvio che l'Italia è esposta più degli altri e ha fatto bene il Governo a prendere delle posizioni dure sul fatto che l'Europa non stia facendo tutto quello che ha promesso, ma ancora più importante è lo stimolo che deve essere dato verso le soluzioni nei confronti degli altri Paesi. Non credo possa esistere una politica dell'immigrazione senza una politica estera, e, visti i focolai che danno origine all'immigrazione, non può esistere una politica estera senza una politica della sicurezza, e anche delle idee di politica militare, dove questo fosse necessario.
  Si tende a discutere quasi solo di ricollocazione, spostamenti, movimenti, e rimpatri, ma credo che il problema fondamentale sia quello per i Paesi europei di sedersi a pensare cosa vogliono promuovere nei Paesi dove ci sono le crisi. Non promuovere tra sei mesi per risolvere le battaglie in Siria o gli scontri in Libia, ma tra vent'anni, per avere un sistema che ponga fine a questo tipo di flussi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, noi Conservatori e Riformisti siamo una formazione di opposizione, abbiamo un netto e civile dissenso su molti aspetti della politica del Governo, specie in economia, ma crediamo che in politica internazionale si debba lavorare in modo convergente. Per questo offriamo oggi al dibattito una risoluzione che speriamo davvero sia considerata e accolta dal Governo, facendone una opportunità di lavoro comune. Mi riferisco al fatto che uno dei temi fondamentali nel Consiglio europeo di domani sarà appunto la proposta inglese di rinegoziazione. Ora è naturale che il Governo inglese persegua il proprio interesse nazionale, ma noi vogliamo sottolineare che quel processo di rinegoziazione può rivelarsi una grande occasione per l'Europa e in particolare per noi, per l'Italia. Oggi rispetto al tema europeo si contrappongono, anche qui, due approcci entrambi perniciosi, da un lato un approccio distruttivo che è volto a liquidare tutto senza nemmeno sforzarsi di delineare gli scenari successivi all'eventuale salto nel buio, dall'altro, e si tratta dell'errore uguale e contrario, una difesa pedissequa Pag. 61dello status quo europeo, ignorando il cattivo funzionamento dell'attuale Unione. Rispetto a questi due approcci sbagliati, il Regno Unito, con la sua rinegoziazione, offre l'opportunità anche a noi di mettere sul tavolo questioni di fondo: riscrittura dei trattati, rispetto dei contribuenti, necessità di evitare omogeneizzazioni peggiorative, sia fiscali, sia burocratiche. Per questo le chiediamo di farsi parte attiva nel negoziato. Non si tratta, Presidente, di fare un favore al loro in vista del referendum, si tratta di fare un favore a noi stessi, facendo della rinegoziazione la piattaforma per una revisione più generale dell'architettura europea, rendendola adeguata ai tempi, meno bloccata su vincoli anti crescita, più orientata al rispetto delle diversità nazionali, meno super Stato e più alleanza di democrazie. Non perdiamo questa occasione che Londra costruisce e che vale anche per Roma (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO LUPI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, nei pochi minuti che ho a disposizione non tratterò tutti i punti che lei ha toccato, anche perché lo farà il presidente Cicchitto nell'intervento spiegando le ragioni e il contributo che il nostro gruppo vuole dare alla presenza del Governo italiano nel Consiglio europeo, ma mi preme affrontare un tema che lei ha fatto bene – ho preso appunti del suo intervento e devo dire che gli appunti che ho preso sono molto efficaci – a inserire nei punti all'ordine del giorno del Consiglio europeo, in un contesto che ormai non è più rinviabile. Lei, iniziando il suo intervento, ha detto che dobbiamo decidere se non solo per l'Italia, ma per l'intera Europa e per tutti i Paesi europei, l'Europa è quel luogo dove si rispettano contratti e regole oppure l'Europa è quel luogo che i nostri fondatori hanno voluto e che gli stessi italiani hanno voluto fortemente due anni fa quando hanno rivotato alle elezioni europee, combattendo i populismi e gli estremismi, bocciando gli estremismi e i populismi (l'Europa politica si deve ricordare di questo risultato), dove si sta insieme non per contratti o regole, ma per una visione comune per – come lei ha detto – un senso di comunità. Non è indifferente questo punto, perché se la politica italiana, la politica europea e la politica dei singoli Paesi fondatori, non riparte da questa coscienza, non comprende quello che sta accadendo. Nonostante tutto e tutti, l'Europa è in crisi, è in crisi di identità, è in crisi di efficacia.
  E non solo è in crisi l'Europa, ma sono in crisi drammaticamente anche i grandi partiti fondatori dell'Europa, il nostro Partito Popolare Europeo, il Partito Socialista Europeo, le grandi famiglie perché affrontano negli ultimi anni, e si concentrano, sulle regole o sui contratti e non, invece, su come rimettersi in gioco in una visione politica dell'Europa. Mi perdoni, non credo che lei Presidente del Consiglio debba portare in sede di discussione la proposta legittima dei colleghi del MoVimento 5 Stelle che a un referendum ovviamente non ci debba essere quorum. È chiaro che il MoVimento 5 Stelle non vuole un quorum al referendum, lo dica anche in Europa, semplicemente perché alle «quirinarie», alle «comunarie», partecipano decine di cittadini. A Milano hanno fatto le loro «comunarie» e 75 persone hanno deciso che il candidato sindaco di Milano è una certa signora. Evidentemente non è questo il tema che è a cuore dell'Europa.
  Allora se è in crisi l'Europa, io la invito a rileggere, anche in sede di Consiglio europeo, un intervento che è stato fatto a Strasburgo da una grande persona a cui tutti, laici e cattolici, fanno riferimento in questo momento. Dice questa persona: l'Europa è stanca, invecchiata, sembra una nonna non più fertile e vivace, i cui ideali hanno perso forza a favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni; è stato l'intervento di Papa Francesco a Strasburgo recentissimamente. Allora è evidente che si può affrontare il tema della «Brexit», il tema dell'immigrazione, il Pag. 62tema della politica economica della crescita, solo in questo contesto, solo se vogliamo giocare una partita per rifare un'Europa più forte o meno. Guardate, lo dico anche a chi ci ascolta, che il problema non è banale, è molto concreto, perché quando il Presidente del Consiglio dice «signori, noi vogliamo rispettare le regole e siamo sotto il 3 per cento del deficit, ma non possiamo non pensare ai nostri cittadini, alla crescita e alla diminuzione della pressione fiscale». C’è un dato, e lo dico a tutti, che ha pubblicato oggi Confcommercio: dal 1995 al 2015, le tasse centrali erano nel 1995 di 228 miliardi di euro, oggi sono 393 miliardi di euro; le tasse locali che i cittadini italiani pagavano nel 1995 erano 30 miliardi di euro, oggi sono 103 miliardi di euro. Allora quando si dice che il problema è la crescita e lo sviluppo e che dobbiamo avere flessibilità non è per chiedere qualche cosa. Lo si dice perché nel momento in cui la Spagna oggi viene additata come esempio della crescita (cresce al 3,2 nel 2015, noi allo 0,7, e meno male che iniziamo a crescere) il problema è molto semplice: che cosa vuol dire che il tuo rapporto deficit-PIL lo porti al 5 per cento ? Quanto vale un punto di percentuale e lo dico a chi è qui in Aula e a quelli che mi stanno ascoltando ? Quanto vale un punto ? Per l'Italia che ha un PIL diverso dalla Spagna vale 15, 16 miliardi di euro. Vuol dire che con 2 punti (noi siamo al 2,6), sfondando oltre il 3 per cento, noi potremmo mettere in gioco oggi 35, 40 miliardi di euro per fare l'abbassamento di pressione fiscale più alto che si sia mai visto in qualsiasi Paese, come ha fatto – ha citato bene – l'Inghilterra.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MAURIZIO LUPI. Rispettare le regole vuol dire che lo si fa chiedendo un sacrificio, anche ovviamente ai cittadini italiani, solo se c’è una prospettiva comune, solo se c’è una visione comune. Non serve e lo dico a Draghi – concludo se ho ancora un minuto di tempo – che stimo moltissimo la proposta di un Ministro comune della politica economica. Che senso ha, se non è inserita in una proposta di una politica, di un Governo e di un Presidente dell'Europa del Consiglio europeo eletto dai cittadini ? Altrimenti, alla fine vincono i nazionalismi che sull'immigrazione si costruiscono, anziché accettare la sfida. Lo ricordo al mio amico Brunetta: eravamo soli a dire che Lampedusa era il confine dell'Europa e non dell'Italia. Oggi la risposta di tutti è rinchiudersi nei propri nazionalismi, noi non l'abbiamo fatto allora ! Oggi, invece sembra che bisogna costruire i muri. Il tema è esattamente questo, perché se no la reazione di fronte alle crisi è che quando proponi, per esempio, di assumerti, come proponemmo nel 2009, il debito comune per l'Europa, la risposta è «no», perché tocca il tuo interesse nazionale. Mi dispiace per chi pensa che, pur avendo preso appunti, nel suo intervento le questioni che lei ha posto con decisione siano cose che non c'entrano con la realtà.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MAURIZIO LUPI. Sono l'essenza della realtà per chi crede alla politica, alla politica con la «p» maiuscola, alla politica che ha diverse identità, diverse visioni, ma ha cuore un unico interesse, l'interesse dei nostri cittadini italiani e l'interesse dei cittadini europei (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimiliano Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Vedo che, quando parla l'opposizione, il Presidente del Consiglio esce, ne prendiamo atto, ma non moriremo se non ci ascolta. Purtroppo noi, invece, abbiamo dovuto ascoltare per l'ennesima volta, in modo imbarazzante, le solite favole del Presidente del Consiglio. Ha iniziato il discorso – e voglio ricordare quanto detto dal Presidente Renzi – dicendo che finalmente, grazie a questo semestre europeo, si discuterà sulla crescita, Pag. 63ma io domando ai rappresentanti del Governo che hanno ancora la forza di ascoltare le opposizioni in questo Stato democratico: non era lo stesso Renzi che, finito il suo semestre europeo, era tornato in Italia ad urlare a tutti i media nazionali che finalmente l'Europa aveva cambiato verso ? Non era il Presidente del Consiglio che ci aveva raccontato che, grazie al peso preso dal suo partito a livello europeo, aveva imposto il Piano Junker per finalmente portare la crescita in Europa ? Non era il Presidente del Consiglio Renzi che ci aveva raccontato, andando a festeggiare con le bandierine sugli aerei che partivano, centinaia di migliaia di ricollocamento di immigrati clandestini presenti sul territorio nazionale ? Ebbene, oggi scopriamo, con le parole del Presidente del Consiglio, che tutte queste – drammaticamente lo sapevamo già – erano le favole che strumentalmente raccontava al Paese il Presidente del Consiglio stesso. Oggi il Presidente del Consiglio ci racconta che il referendum inglese è un rischio e un azzardo, ripeto le parole utilizzate da Renzi. Capisco che a Renzi non piaccia che il popolo vota, ma questa, Renzi, è la democrazia. Capisco che a Renzi non piaccia, ma è la democrazia. Non è vero che il popolo inglese è o sarà sconfitto: il popolo inglese ha già vinto, perché è libero di scegliere del proprio futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), cosa che è impedita ai cittadini di questo Paese, con il terzo Governo non eletto da nessuno. Sull'immigrazione, vi comunico che Dublino funziona se Schengen ovvero i controlli esterni dell'Europa vengono fatti e i Paesi confinanti difendono il nostro continente dall'ingresso di immigrazione clandestina, sia i confini terrestri sia i confini marittimi. Peccato – peccato – che voi vi mascherate dietro Dublino, dietro Schengen, dietro qualsiasi cosa per dire che non state facendo il vostro dovere. Non state difendendo i confini marittimi del nostro Paese. Prima avete preso in giro il popolo italiano con Mare Nostrum, poi avete portato i loro gemelli internazionali, che si chiamano Eunavfor Med e Triton, ma il risultato è sempre lo stesso: utilizzare la Marina come taxi del mare per i clandestini e aumentare i viaggi della morte, che poi si traducono in migliaia di persone che scompaiono nel Mediterraneo. Presidente del Consiglio che non è presente, lei è quello che, insieme alla sua padrona Merkel, urlava contro Orban perché doveva fare entrare chiunque all'interno dei confini europei, e devo dire che di questo ha la stessa responsabilità, perlomeno politica e mediatica, la Presidente della Camera, Boldrini. Voi avete detto che chi non ha diritto di rimanere deve essere rimpatriato, peccato che la Commissione del Senato, quindi non la Lega Nord, ha certificato che più della metà degli espulsi circola ancora liberamente e indisturbato sul territorio nazionale. Presidente, lei afferma che l'Italia ha fatto più rimpatri di tutti, peccato che gli stessi suoi padroni europei, il 10 febbraio, hanno affermato che i rimpatri in Italia sono insufficienti. Il problema, quindi, non è, quello che ci ha raccontato oggi, come raccontiamo noi stessi, il problema sono le scelte di questo Governo sulle banche, sulle pensioni, sulle imprese e sul lavoro.
  La invito ad andare da tutti i truffati di Banca Etruria... A proposito, dove sono finiti i famosi rimborsi che avete promesso ? Il decreto dov’è finito, in quale cassetto si è nascosto ? Andate dagli esodati, andate dai disoccupati, andate dagli imprenditori, andate da chi non ce la fa ad avere i soldi per fare la spesa a raccontare, come ha fatto lei qui oggi, che vuole passione, entusiasmo ed energia. Guardi, noi, molto umilmente, chiediamo solamente di dare i risarcimenti a chi è stato truffato dalla banca della Toscana, ovvero la Banca d'Etruria e del Lazio, di andare dai pensionati a dire che avranno una pensione più dignitosa e che magari viene abolita quella drammatica riforma Fornero...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Finisco, Presidente, al massimo ruberà qualche Pag. 64minuto alla dichiarazioni di voto finale, se è così cortese.

  PRESIDENTE. Prego, non si può fare lo scambio, concluda.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. La ringrazio. Di andare dagli imprenditori a dire che abbasserà le tasse ed andare dalla nostra gente a dire che un futuro ce l'avrà perché le imprese producono e il lavoro c’è. L'entusiasmo, l'energia e la passione le lasciamo a lei, noi vogliamo soltanto un po’ di lavoro e un po’ da mangiare per la nostra gente e il nostro popolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Presidente, noi le chiediamo una sospensione della seduta, per la semplice ragione che, siccome abbiamo ascoltato in maniera composta ed educata la relazione del Presidente del Consiglio, e il momento politico è assai grave rispetto al Consiglio europeo e al destino dell'Unione europea, auspichiamo che il Presidente del Consiglio ascolti gli interventi dei deputati, in particolare quelli dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e del gruppo Forza Italia – Il Popolo delle Libertà – Berlusconi Presidente e del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Presidente Scotto, capisco la sua richiesta ma il Governo è comunque rappresentato, non è necessariamente richiesta la presenza del Presidente del Consiglio. Il Governo comunque è presente in Aula (Commenti del deputato Scotto – I deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini gridano: «Vergogna !»).

  PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, ho capito.

  FILIPPO GALLINELLA. Lei lo difende !

  PRESIDENTE. Io devo seguire un Regolamento e il Regolamento non prevede che il Presidente del Consiglio sia in Aula.

  ARTURO SCOTTO. ... abbiate rispetto del Parlamento...

  PRESIDENTE. La capisco, presidente Scotto.

  ARTURO SCOTTO. ... che lei dovrebbe esigere !

  PRESIDENTE. Colleghi, capisco il punto, però adesso andiamo avanti, perché il Governo è comunque presente in Aula.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ma c'entra, non viene mai !

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, non mi rifiuto perché rispetto le regole, poi magari c’è anche la cortesia istituzionale, ma le regole sono queste. Signor Presidente, che non è in Aula, ma ci sono altri rappresentanti del Governo, vorrei sottoporre alla vostra attenzione un tema che apparentemente può sembrare estraneo all'ordine del giorno del Consiglio di domani ma non lo è: stiamo assistendo in Medio Oriente e nel Mediterraneo ad una delle crisi più acute e complesse che si siano mai verificate. Attori diversi stanno ciascuno conducendo una propria partita nell'ambito di un apparente impegno comune per combattere l'ISIS: gli USA vogliono mandare a casa Assad ma senza il coinvolgimento di loro truppe di terra; la Russia lo sta sostenendo bombardando le postazioni dei suoi oppositori moderati, ossia non ISIS; l'Arabia Saudita sta combattendo la sua partita contro l'Iran per l'egemonia sunnita nella regione; la Turchia sta combattendo i curdi lasciando, anzi credo di poter dire sperando, che l'ISIS li massacri; i curdi stanno usando questa guerra anche per costruire la contiguità territoriale dei tre cantoni curdi a cavallo tra Siria e Turchia. Una delle Pag. 65conseguenze di tutto ciò sono le centinaia di migliaia di profughi che arrivano in Europa. Ecco, noi ci riuniamo a Bruxelles per parlare di come regolare il flusso dei profughi: se lasciarli arrivare o convincere la Turchia a trattenerli, se mantenere Schengen o smantellarlo e c’è pure chi, venendo da un passato dietro la cortina di ferro, vuole costruire muri fisici e simbolici per fermare coloro che sono costretti a fuggire dalla guerra, da una guerra anche a causa della nostra incapacità di trovare soluzioni di pace. Non vi sembra paradossale parlare di regolamentazione dei flussi ? Noi socialisti chiediamo al Presidente del Consiglio di sostenere nel Consiglio che non ha senso negoziare per controllare i flussi di persone che arrivano da quella regione se non siamo altrettanto impegnati con determinazione, direi con tutte le nostre forze, per un cessate il fuoco effettivo e prolungato. Ecco, solo allora possiamo essere titolati a parlare e a negoziare in tema di migrazioni.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Erasmo Palazzotto. Prego, ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signora Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi. C’è un film che descrive un pezzo di Europa molto bene, un film ma un po’ datato, si chiama «L'odio», un film francese. C’è una scena di quel film in cui una metafora descrive molto bene quello che lo è lo stato dell'Unione in questo momento, ed è la storia di un tizio che cade da un palazzo di cinquanta piani e ad ogni piano per rassicurarsi continua a dire: «fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene». Il problema resta l'atterraggio e non la caduta. E io penso che oggi l'Europa si trovi esattamente in questa condizione. «Brexit» e immigrazione non sono due cose scollegate, come qui in quest'Aula ci ha detto il Presidente del Consiglio, ma sono invece l'emblema della crisi profonda che sta attraversando in questi giorni l'Europa. L'Europa costruita sulla finanza, sugli interessi di mercato, sugli egoismi nazionali, sui vincoli di bilancio; e l'Europa che ha visto crescere in questi anni populismi e xenofobia come figli delle politiche di austerità che tutto questo ha comportato. Bene, fino a qui tutto bene, mi verrebbe da dire, forse la pensiamo allo stesso modo, potrebbe sembrare, ma il problema resta sempre l'atterraggio.
  Il problema è qual è oggi l'idea di Europa, perché se fino ad oggi i valori fondativi, gli ideali di cui parla il Presidente del Consiglio, sono sempre stati messi da parte per garantire invece prevalentemente i vincoli di bilancio e le leggi del mercato e le speculazioni finanziarie e gli interessi bancari e invece gli ideali sono sempre venuti un minuto dopo, forse qualche domanda dovremmo farcela. E oggi il tema dell'atterraggio riguarda non tanto la trattativa per qualche decimale di flessibilità, che non cambierà le sorti dell'Europa ma al massimo di una legge finanziaria del nostro Paese, ma riguarda la messa in discussione delle istituzioni europee, riguarda la ridiscussione dei trattati; è questo il punto nodale che noi oggi dobbiamo affrontare.
  Noi abbiamo la necessità di rivedere i trattati e con essi le istituzioni europee in senso democratico, perché l'Europa muore ogni giorno dentro una tecnocrazia che non è capace di dare risposte ai propri cittadini. E muore quando nella nostra discussione si utilizzano due pesi e due misure. Io ho sentito oggi il nostro Presidente del Consiglio usare delle parole diverse sul referendum inglese rispetto a quelle che sono state usate sul referendum greco, quando invece prese posizione con durezza dicendo che quel referendum era sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà) ! Io ho sentito e ho visto i Presidenti dei 27 Stati europei accanirsi contro il presidente greco e contro il popolo greco imponendo un accordo che ancora oggi stanno pagando i cittadini greci e non ho sentito dire una parola nei confronti del presidente Orban sulla costruzione di un muro che viola i trattati fondativi dell'Unione europea, i principi e i valori che sono stati richiamati in quest'Aula; non l'ho sentita dire e non mi pare che ci sia Pag. 66un consiglio europeo che abbia all'ordine del giorno le politiche xenofobe e razziste del Governo ungherese. Due pesi e due misure su «brexit» e «grexit».
  Io penso che oggi l'Europa si salvi col coraggio, e il coraggio significa accettare la sfida democratica che oggi viene anche dall'Inghilterra. Non si possono accettare le condizioni che l'Inghilterra sta ponendo all'Europa. Facendo quelle concessioni si creerebbe un gravissimo precedente, soprattutto per quello che mette in discussione la stessa fondazione dell'Europa, la sicurezza sociale e la libera circolazione dei lavoratori. Noi abbiamo invece la necessità di accettare quella sfida e l'Europa si salva con il coraggio di vincere quel referendum, esattamente come l'Inghilterra ha fatto con la Scozia.
  Noi abbiamo bisogno di salvare l'Europa e dobbiamo sapere che sull'immigrazione c’è un fenomeno di portata storica, che non è una questione transitoria e temporanea e che soprattutto non è una questione che si risolve provando a limitare un fenomeno che cambierà per sempre la storia del pianeta. Oggi siamo davanti a flussi migratori che dipendono non tanto dall'esplosione dei conflitti. In Italia sono arrivati nel 2015 appena 6000 siriani su 150.000 sbarchi che ci sono stati. Non è la sola guerra in Siria il motivo per cui sono cresciuti i flussi migratori. L'UNHCR parla di 50 milioni di persone che si metteranno in movimento nei prossimi anni. Parliamo dei grandi mutamenti climatici che stanno producendo processi di desertificazione. Oggi bisogna rivedere la legislazione sull'asilo europeo, costruire un asilo europeo, riconoscere la qualifica di «ecoprofugo», garantire la possibilità a tutti di avere un futuro e una vita migliore. Bisogna abolire il Regolamento di Dublino, sarà la quarta o la quinta volta che il Presidente del Consiglio viene in quest'Aula, ci spiega, prima di andarsene, perché è troppo indaffarato, che il Regolamento di Dublino ormai va superato, eppure ogni volta torniamo a casa e il Regolamento di Dublino è lì a inchiodare l'Europa rispetto alla crisi del fenomeno migratorio.
  E mi permetta Presidente, e chiudo, di dire che l'Europa non si salva e non tiene fede ai propri valori fondativi pensando che una crisi e un fenomeno di questa natura li si risolva mettendo sul piatto 3 miliardi di euro da dare a un Governo come la Turchia per contenere i flussi migratori da quella parte o un miliardo e ottocento messi sul tavolo de La Valletta, per i governi africani che evidentemente costano meno di quello turco. Noi abbiamo bisogno di riprendere in mano le redini del sogno europeo, del sogno fondativo. E quindi è da lì che, oggi, abbiamo il dovere di ripartire per ricostruire l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Grazie Presidente, io vorrei iniziare a partire da queste ultime strumentali polemiche che arrivano da una parte dall'opposizione e che abbiamo già ascoltato in quest'Aula. Si può dire tutto del nostro Governo, si può dire tutto dell'Italia, ma non si può dire che l'Italia non ha fatto nulla per cambiare l'approccio dell'immigrazione in Europa. Se oggi non si parla più di tragedie nel Mediterraneo, a Lampedusa e nel mare più vicino a noi, è grazie a questo Paese, è grazie al popolo italiano, è grazie alla nostra Marina militare se vengono salvate ancora oggi migliaia di vite umane, in questo Mediterraneo. È grazie a questo Governo e all'Italia se per la prima volta i Paesi europei sono insieme a noi per salvare le vite di migliaia di profughi e dei richiedenti asilo nel Mediterraneo, cosa che purtroppo non accade nell'altro lato del comune Mare Nostrum. Allora, per favore, possiamo discutere, dibattere di quello che c’è da fare, ma non possiamo negare questa evidenza e questa realtà che non è patrimonio né del Partito Democratico né di questo Governo, è patrimonio del nostro Paese, della civiltà del nostro Paese.
  E quindi richiamo e sottolineo anche quello che diceva prima il Presidente del Pag. 67Consiglio, con cui concordiamo; per favore, su temi così importanti cerchiamo di essere uniti, quando si tratta di valori, valori che riguardano le vite umane, valori che riguardano la salvaguardia di migliaia di persone e riconosciamo quella che è la realtà, che è patrimonio oggi di tutti noi. L'Italia può guardare a testa alta verso un'Europa che purtroppo, invece, si è chiusa dietro i muri, si è chiusa dietro i recinti; un'Europa che si sta chiudendo dietro le regole di Schengen, si chiude in modo strumentale dietro, appunto, alla normativa di Dublino.
  Noi siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo, con tutti i limiti e tutte le difficoltà, e credo che anche al prossimo Consiglio europeo il Governo italiano, l'Italia andrà a testa alta per cercare di portare un po’ più di civiltà e di umanità nei confronti del dibattito europeo e di una condizione dei Paesi europei che purtroppo rischia di segnare un punto nero nella storia della nostra comune civiltà. Le scene che noi vediamo nei Balcani, che vediamo appunto in Grecia, sono scene indegne non solo per un Paese europeo, sono scene indegne per la nostra comune civiltà europea. E allora se l'Europa ha un senso oggi, è l'Europa che deve appunto ritornare a uno spirito davvero di civiltà, a uno spirito di umanità, a uno spirito che la faccia ragionare su come riuscire a risolvere oggi questa crisi difficile, complicata, che nessun Paese da solo può risolvere. Ma come poterla risolvere tutti insieme ?
  Innanzitutto risolvendo i problemi alla radice: risolvendo i conflitti, il conflitto siriano attraverso un'iniziativa politica europea che riesca a tornare protagonista in quell'area. Che ritorni appunto ad essere protagonista in Libia, come l'Italia sta cercando di fare in modo ostinato, per evitare nuove guerre e arrivare ad una soluzione unitaria e pacifica in questo Paese prossimo a noi. Che torni ad intervenire in modo unitario con la cooperazione internazionale e il co-sviluppo in Africa; e anche questo è un elemento che sta caratterizzando la nostra politica internazionale, con le diverse visite che il Governo italiano ha fatto grazie ad una legge sulla cooperazione che è stata ricordata, ma grazie anche alla straordinaria presenza della società civile e delle ONG italiane in tanti di questi Paesi prossimi a noi.
  Noi chiediamo allora proprio questo: che l'Europa inizi a pensare alla politica internazionale, mediterranea come una politica domestica, perché di questo oggi si tratta. Non è politica estera o internazionale, ma è politica interna, pienamente interna, che riguarda alla soluzione delle crisi politiche, delle guerre civili, come sta avvenendo purtroppo in Siria e in Iraq, ma riguarda anche la drammatica sfida del terrorismo di matrice jihadista, di Daesh: che non è solo evidentemente un rischio da affrontare a livello esterno, con il contrasto grazie all'impegno militare, all’intelligence, ma anche attraverso un lavoro di prevenzione, di collaborazione, di cooperazione con i nostri Paesi vicini; aiutando innanzitutto un Paese come la Tunisia, che in questo momento ci chiede supporto e sostegno.
  Questa è, allora, l'Europa che dobbiamo volere tutti insieme: un'Europa che inizia a guardare al fenomeno dell'immigrazione e ai rischi del terrorismo come a due elementi che non possono solo essere affrontati con normative nazionali, con logiche autoctone, ma che finalmente divengano davvero politiche europee proiettate all'esterno, ma soprattutto proiettate anche all'interno.
  E su questo ultimo punto, quello della minaccia del terrorismo, purtroppo gli attacchi di Parigi ci insegnano che non dipende dall'immigrazione: lo dico ai colleghi dalla Lega che molte volte intorbidano in modo scientifico le acque, volendo confondere tra il terrorismo e l'immigrazione. Oggi la minaccia del terrorismo purtroppo è una minaccia anche endogena, autoctona, che riguarda le nuove generazioni europee.
  E allora per affrontare e fronteggiare questa sfida non basterà solo la lotta attraverso la forza militare o la forza delle polizie: servirà una lotta culturale, per combattere quella che è un'ideologia che Pag. 68innanzitutto si propone di essere egemone culturalmente nei Paesi di origine, ma anche in Europa. Dobbiamo allora rafforzare una politica di prevenzione culturale, stringendo un'alleanza con i protagonisti di quelle comunità, ma soprattutto cercando davvero di trovare una strategia europea, la quale riveda anche gli errori del passato sui temi per esempio dei modelli di integrazione: cosa non ha funzionato in questi anni nelle strategie di integrazione di molti Paesi europei. Su questo crediamo che l'Europa debba oggi riflettere !
  E allora, signora Presidente, dico che noi siamo davvero convinti di essere dalla giusta parte in questa discussione europea, ma crediamo che il modello, l'esempio, la buona volontà di un Paese come l'Italia non possono bastare per affrontare da soli queste enormi sfide globali e mediterranee. Pieno sostegno, quindi, all'iniziativa del Governo, del Presidente del Consiglio, ma contemporaneamente un appello alle opposizioni a diventare un po’ più responsabili nell'interesse nazionale, nell'interesse europeo; e contemporaneamente un appello davvero alle istituzioni europee, affinché diventino coerenti con i loro valori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lia Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Presidente, il dibattito di oggi riflette quello che si tiene ormai da alcune settimane sulla posizione dell'Italia nei confronti dell'Unione europea. Essa è stata analizzata da qualcuno come una posizione che non difende né l'interesse italiano, perché troppo conflittuale e quindi isolata, né aiuta la progressione del cammino di integrazione europeo. Vi è poi chi considera, in modo completamente opposto, la posizione del Governo come troppo europeista: sono quelle forze politiche che fanno di una confusa difesa della sovranità nazionale il proprio programma, sperando così di raccogliere consenso approfittando delle difficoltà di questo momento storico.
  Va chiarita una cosa, come risposta a queste posizioni: l'interesse nazionale italiano non è in contrasto con l'interesse comune europeo.
  I due viaggiano affiancati, incapaci di essere concepiti isolatamente: non esiste la possibilità di difendere l'interesse nazionale italiano al di fuori del perimetro rappresentato dall'interesse comune europeo, e non è immaginabile un'Europa che faccia a meno del contributo politico e finanziario del nostro Paese. È giusto dunque il proposito di questo Governo di influire con dinamismo e determinazione sul processo decisionale europeo: è bene che l'Italia abbia oggi un Governo libero e liberato da ogni complesso, capace di far luce, dopo gli anni bui dei Governi di destra, per proiettare l'Italia sulla scena europea e internazionale.
  Questa è un'Italia ambiziosa, che si offre una visione di lungo periodo per l'Europa, l'euro e gli europei. Questa visione si concretizza in tre aggettivi: Europa unita, Europa solida, Europa solidale. Quello dell'Europa unita, della comunità di cui diceva il Presidente del Consiglio, è un progetto che abbiamo realizzato all'inizio degli anni Novanta, proprio per rispondere alle sfide economiche e politiche che la realtà globale ci imponeva: vent'anni dopo, a fronte di sfide ancora più difficili, non si possono fare passi indietro. Per questo dobbiamo fare di tutto per impedire pericolosissimi precedenti come l'uscita dall'Unione di un grande Paese come la Gran Bretagna. Il motto della casa europea è «uniti nelle diversità»: un proposito ambizioso, che richiede la costante ricerca di un difficile equilibrio. La soluzione, però, non può essere l'adozione di misure in favore di un Paese solo: serve un punto di equilibrio che travalichi i meri interessi britannici e che, senza emendare i Trattati, consenta di interpretarli lasciando la libertà ad ogni Stato membro di aderire ai livelli più avanzati di integrazione. Il Governo italiano sta molto contribuendo alla ricerca e alla definizione di questo punto di equilibrio.Pag. 69
  La difesa dell'unità europea non passa soltanto per lo sforzo di evitare la Brexit: c’è un altro spettro che si agita sul continente, e che rischia di minare una conquista fondamentale dell'Unione, Schengen. È molto semplice: un'Unione che ripropone al suo interno i confini non è un'Unione. Per questo va rifiutata con determinazione ogni iniziativa solitaria, e va contrastata ogni proposta di un ritorno alle frontiere interne: se non lo facciamo, mettiamo a rischio non solo l'unità del continente, ma anche i vantaggi del mercato interno e soprattutto il valore fondamentale della solidarietà, sia all'interno dell'Europa, tra gli Stati membri, che nelle relazioni esterne, verso i Paesi che stanno vivendo la più grande crisi umanitaria degli ultimi sessant'anni.
  Nessun Paese da solo, oggi, può pensare di affrontare in modo completo e con la possibilità di un risultato le grandi questioni di politica estera, dalla fine del conflitto sanguinoso in Siria alla vicenda libica, alla fragilità degli Stati africani; e questo vale in particolare per gli Stati più piccoli, che ancora più degli altri possono trarre beneficio da un'Unione dotata degli strumenti per difendere i propri confini esterni e capaci di incidere nella soluzione delle crisi internazionali. Occorre quindi assicurare all'Alto Rappresentante Federica Mogherini un mandato forte e chiaro.
  Concludo richiamando il terzo aggettivo che ho menzionato: quello di un'Europa solida. Esso è al contempo un punto di partenza e un punto di arrivo per l'Unione. Non mancano purtroppo le spinte per indebolire alcune delle conquiste di questi anni; l'Italia sta invece lavorando nella direzione opposta: lavoriamo per il rilancio dell'Unione, per un rinnovamento radicale del suo modo di agire e per lo sviluppo di un'Unione di politiche e investimenti per la quale sono indispensabili nuovi strumenti, come un vero e proprio sistema di risorse proprie del bilancio comunitario e titoli europei a sostegno di investimenti. Chiedere quindi più presenza dell'Europa, chiedere agli Stati membri e alla Commissione di fare di più, di muoversi in modo più coordinato, di abbandonare una visione burocratica, di adottare una visione strategica, non è fare un attacco all'Europa, ma è dire che abbiamo bisogno di più Europa, di più coordinamento, di maggiori strumenti messi in comune, di una discussione più estesa, anche aspra, ma che arrivi a delle conclusioni. I compromessi al ribasso non rispettati sono rischiosi, perché non danno le risposte di cui abbiamo bisogno e minano il futuro dell'Europa: per questo il Governo italiano e il Ministro Gentiloni hanno lanciato un'iniziativa, quella dei sei Paesi fondatori, che recupera lo spirito del passato per guardare al futuro dell'Europa.
  Dall'Europa discende il nostro futuro: di questa convinzione il centro-sinistra ha opportunamente fatto un tratto della sua identità più profonda, e il Governo italiano sta cercando di evolversi rispetto alle sfide attuali del processo di integrazione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio.

(Annunzio di risoluzioni)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Locatelli n. 6-00201, Fedriga ed altri n.  n. 6-00202, Rampelli ed altri n. 6-00203, Palese ed altri n. 6-00204, Francesco Saverio Romano ed altri n. 6-00205, Scotto ed altri n. 6-00206, Artini ed altri n. 6-00207, Brunetta ed altri n. 6-00208 e Battelli ed altri n. 6-00209. I relativi testi sono in distribuzione.
   Allora, abbiamo anche un'ultima risoluzione, Pili, che è arrivata in questo momento. Io devo esortare i colleghi a non farci lavorare in queste condizioni, perché, poi, le cose vanno lette per poter dare i pareri. Quindi, in relazione alla risoluzione Pili, il terzo capoverso di questo dispositivo è inammissibile. Il deputato accetta ? Prendo atto che non lo accetta e quindi è inammissibile.

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(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. A questo punto io darei la parola al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Sulla risoluzione Rosato ed altri n. 6-00201 il parere del Governo è favorevole. Sulla risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00202 il parere è contrario. Sulla risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00203 il parere è contrario. Sulla risoluzione Palese ed altri n. 6-00204 il parere del Governo è contrario sulle premesse e favorevole agli impegni se si accettano le seguenti riformulazioni: al primo capoverso dell'impegno: «a continuare a farsi parte attiva (...)»; al terzo capoverso dell'impegno: «a proseguire nell'impegno per una più generale revisione dell'architettura istituzionale» e togliere l'ultima frase, da: «meno super-Stato» a «democrazie».
  Sulla risoluzione Francesco Saverio Romano ed altri n. 6-00205 il parere del Governo è contrario sulle premesse e favorevole agli impegni se si accettano le seguenti riformulazioni: alla seconda riga del secondo capoverso dell'impegno eliminare da: «anche grazie all'istituzione», fino a: «in materia di competitività». Nel terzo capoverso dell'impegno, aggiungere a: «unione finanziaria» «unione bancaria e finanziaria» nella prima riga e fermarsi dopo: «realizzazione». Al capoverso successivo anziché: «compiere ogni sforzo», «a proseguire gli sforzi in sede comunitaria affinché la Gran Bretagna». Queste sono le riformazioni, se condivise il parere è favorevole.
  Sulla risoluzione Scotto ed altri n. 6-00206, il parere è favorevole se vengono accolte le riformulazioni che sono varie. Il parere è contrario sul primo capoverso dell'impegno, quello subito dopo a: «in riferimento al Regno Unito», a pagina 1. Nella seconda pagina, nel capitolo in riferimento alle politiche delle migrazioni, aggiungere: «a valutare la possibilità di promuovere l'apertura immediata», nel secondo capoverso: «a ribadire le proposte italiane per realizzare un reale diritto di asilo europeo»; al terzo punto: «a valutare la possibilità di promuovere iniziative europee volte a concedere con effetto immediato»; al sesto capoverso di quella parte fermarsi dopo: «a promuovere il principio di un'accoglienza dignitosa»; fermarsi qui, quindi, eliminare da: «dunque» fino a: «in Europa». Nel capoverso successivo: «a ribadire l'urgenza di implementare rapidamente il programma di ricollocamento», quindi aggiungere le parole: «a ribadire l'urgenza». Il capoverso successivo modificarlo con: «a valutare la possibilità di ampliare la missione». Eliminare il capoverso successivo, quello che tratta della Turchia. Il capoverso successivo cominciarlo con: «ad attuare, come deciso alla Conferenza di La Valletta del novembre scorso, interventi di cooperazione allo sviluppo» e eliminare poi la seconda parte di quell'impegno da: «e ad assumere iniziative» fino a: «aiuto allo sviluppo».
  Nel capoverso successivo aggiungere: «a valutare la possibilità di avviare un grande programma di investimenti». Nella parte relativa all'Unione economica, monetaria e bancaria, nel primo capoverso fermarsi alla seconda riga dopo: «singoli Stati membri», eliminare la parte successiva. Nel secondo capoverso aggiungere: «a valutare le possibilità esistenti in ambito europeo». Nel terzo capoverso: «a rifiutare qualsiasi piano volto ad una stretta sui titoli di Stato e a continuare ad adoperarsi per il rapido completamento dell'unione bancaria secondo il percorso proposto dalla Commissione europea»; eliminare tutto quello che verrebbe dopo.
  Nel capoverso successivo, quello sul Ministro unico del Tesoro: «a valutare la possibilità di creare». Nella lettera a) eliminare quello che c’è tra parentesi alla terza riga, da: «intorno al 5 per cento del PIL europeo», fino a: «diminuzione» e fermarsi a: «per rilanciare l'occupazione». Eliminare tutta la seconda parte dell'impegno Pag. 71nella lettera a), da «il bilancio pubblico europeo», fino a: «i titoli di Stato invenduti sul mercato». Sostituire dopo la lettera b) le parole: «a porre in essere (...)», con le seguenti: «a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a dare reale stabilità al sistema bancario, considerando anche la possibilità di una garanzia europea sui depositi, nonché una fase di transizione». Nell'ultima pagina, fermarsi a: «transazioni finanziarie», quindi, eliminare da: «la separazione» a «eurobond». Nel capoverso successivo, aggiungere: «a valutare la possibilità di avviare un dibattito volto ad ampliare». Nella parte relativa ai Parlamenti nazionali alle varie lettere eliminare la lettera b) e la lettera c) e poi nel paragrafo che comincia con: «a creare un fronte comune con i Governi disponibili a porre con forza negli organismi il tema della revisione dei trattati», fermarsi dopo: «revisione dei trattati europei». Ecco, queste sono le riformazioni che proponiamo, Presidente, per quanto riguarda la risoluzione Scotto ed altri n. 6-00206.
  Sulla risoluzione Artini ed altri n. 6-00207 il Governo esprime un parere contrario sulle premesse, e un parere favorevole sugli impegni se riformulati nel modo seguente. Il primo, per quanto riguarda la situazione del Regno Unito: «a mantenere un equilibrio rispetto al progetto di decisione», quindi togliere da: «a opporsi», fino a: «già previsto dal». Mettere: «a mantenere un equilibrio rispetto al progetto di decisione dei Capi di Stato e di Governo» e dopo: «2016», aggiungere: «evitando ulteriori concessioni che potrebbero recare pregiudizio all'equilibrio del processo di integrazione europea». Sulla parte sulla crisi migratoria, sostituire da: «a presentare», fino a: «vincolare», con: «a tenere conto nell'attuazione delle disposizioni previste in favore della Turchia», ovviamente: «alla disponibilità del Governo turco», diventa: «della disponibilità del Governo turco». Nel capoverso successivo sostituire da: «ad utilizzare», fino a: «capacità», con le parole: «a promuovere il potenziamento dell'Agenzia europea», e all'ultimo capoverso non: «a proporre di apprestare un più efficace», ma: «a continuare a perseguire un più efficace contrasto ai foreign fighters. Questo per quanto riguarda la risoluzione Artini ed altri n. 6-00207.
  Il parere del Governo è contrario sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00208 e sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Gozi. Un secondo solo per valutare quest'ultima cosa.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sulla risoluzione Pili n. 6-00210 che ho appena ricevuto il parere è contrario alle premesse. Per quanto riguarda l'impegno il parere è favorevole al primo capoverso. Propongo di riformulare il secondo capoverso con: «a valutare la possibilità di proporre revisioni degli accordi internazionali». Quindi, riformulato in questo modo. L'ultimo impegno, che è a proporre nell'agenda europea, a valutare le possibilità offerte dall'agenda europea per un piano volto a misurare e compensare i divari insulari. Se sono accettate queste riformulazioni, parere favorevole, altrimenti contrario.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli sottosegretari, il Consiglio di domani non sarà un adempimento rituale, ma un passaggio cruciale per verificare lo stato di salute dell'Unione europea e, forse, delle ragioni stesse della sua sopravvivenza come centro di imputazione delle politiche comunitarie. I temi chiamati in causa, le ondate migratorie, il pericolo reale dell'uscita di un grande Paese come la Gran Bretagna, la condizione, in verità, valetudinaria Pag. 72in cui versa l'euro rappresentano ragioni sufficienti per interpellarci sulle possibilità di sopravvivenza di un'idea condivisa di Unione europea, piuttosto che di percorsi paralleli e mai convergenti di ventotto diverse politiche dell'Unione.
  La prova più dura per la tenuta di una dimensione condivisa è stata ed è ancora la risposta all'impatto delle migrazioni. Tornano in questo difficile contesto a mescolarsi istanze umane, doveri che attengono al diritto naturale, paure ed egoismi ancestrali e insufficienza di risposta corale. L'Italia, il nostro Governo, lo stesso Parlamento, attraverso il recente intervento della Presidente Boldrini nei luoghi dell'emigrazione, hanno la coscienza a posto e tutte le carte in regola.
  Ma ce le ha le carte in regola, l'Europa ? Lo capisce l'Europa che sulla questione delle migrazioni, che poi è la grande questione mediterranea, si gioca davvero la sua sopravvivenza ? La messa in discussione di Schengen è l'anticamera dell'estinzione dell'idea stessa di un'Europa unita, così come potrebbe esserlo l'uscita della Gran Bretagna, che, attenzione, rischia di mettere in campo con il referendum una partita ambigua, suscettibile di legittimare analoghi comportamenti da parte di altri Paesi membri.
  L'altra grande minaccia è quella che incombe sulla moneta unica, resa più debole anche per la fragilità del sistema bancario. Insomma, credo che l'Unione europea non sia mai stata così debole ed esposta come in questo momento storico. Al Presidente del Consiglio consegniamo un'istanza: chieda ai Paesi fondatori di tornare alle ragioni del patto che ha dato vita alla grande idea dell'Europa unita, per fare un salto di qualità. Pensiamo all'Europa federale, capace di guardare con idem sentire al mondo (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. La ringrazio, signora Presidente. Noi socialisti voteremo a favore della risoluzione della maggioranza perché condividiamo gli impegni in essa contenuti, in particolare quello di rilanciare il dibattito più generale sul futuro dell'Europa, salvaguardando l'anima e l'identità culturale e politica del progetto europeo. Noi socialisti apprezziamo soprattutto che il nostro Paese si proponga come cardine di un progetto europeo, rinnovato e rafforzato nel suo spirito originario, per un'unione sempre più stretta che metta in discussione le incertezze, le incompletezze e le timidezze dell'Unione come la conosciamo.
  Per la verità, più che di incertezze o di timidezze, dobbiamo parlare di riluttanza, se non proprio di rinuncia, da parte di alcuni Stati membri al nostro progetto iniziale. Un esempio di questo atteggiamento rinunciatario è l'implementazione del Piano di azione per i diritti umani e la democrazia, i cui contenuti contraddicono clamorosamente i comportamenti di questi mesi di diversi Paesi dell'Unione. Il Piano individua una serie di azioni, quali l'adozione di un approccio globale sui diritti umani in situazione di conflitto e di crisi, supportando lo sviluppo di strumenti volti a prevenire e contrastare le violazioni dei diritti umani. Ma noi europei che cosa stiamo facendo nella crisi siriana ?
  Il Piano parla anche di coerenza tra promozione e protezione dei diritti umani e politiche della UE in tema di relazioni commerciali, investimenti, migrazioni e asilo, lotta al terrorismo.
  E allora penso ai rapporti commerciali con l'Iran, ma anche alle 2 mila esecuzioni dello scorso anno. Penso ai nostri investimenti petroliferi off-shore in Egitto, ma anche alla tragica fine di Giulio Regeni. Penso alla stretta relazione con la Francia, ma anche alla sua sospensione della Convenzione sui diritti umani. Insomma, alla relazione problematica tra affermazione dei principi e politica degli interessi nazionali.
  Ma vogliamo affrontarlo questo dilemma ? Ecco spero che lo faccia il Presidente del Consiglio, domani, al Consiglio di Bruxelles, ricordando l'impegno di tutti sottoscritto per l'implementazione del Pag. 73Piano europeo sui diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.

  DANIEL ALFREIDER. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, il prossimo Consiglio europeo ha all'ordine del giorno le ragioni di crisi dell'Unione europea, in primo luogo il tema delle politiche in ordine a migranti e richiedenti asilo. L'Europa dei muri, piuttosto che delle politiche comuni e sicurezza dei confini europei, segnerebbe l'inizio della fine dell'unione tra Stati d'Europa. Una nuova strategia comune per il controllo dei confini esterni e l'aiuto umanitario e economico nei Paesi d'origine sono i punti decisivi che devono essere assolutamente rafforzati.
  Siamo di fronte ad un paradosso incredibile: da una parte, cerchiamo di superare divisioni e collegare i nostri Paesi culturalmente, ma anche fisicamente, costruendo infrastrutture per collegare tutte le parti d'Europa; dall'altra, stiamo realmente pensando di costruire muri tra di noi e di dividerci. Porre in discussione Schengen, mentre è evidente che le politiche nazionali non possono costituire una risposta, accentuerebbe inevitabilmente l'instabilità europea.
  Si avrebbe così una crisi destinata a produrre una crescente pressione nei confronti dei Paesi che rappresentano i confini dell'Europa, fino a coinvolgere le aree regionali al di fuori dell'Europa che sono decisive ai fini del controllo dei richiedenti asilo e dei migranti. Ogni muro sarà sempre un problema in più, ce lo insegna la nostra storia. Dobbiamo intervenire insieme lì dove nasce effettivamente il problema e non spostarlo al di fuori del proprio cortile, sperando che qualcun altro se ne occupi.
  È per queste ragioni che un'eventuale chiusura della frontiera al Brennero da parte dell'Austria non è assolutamente, a nostro giudizio, una scelta possibile; sarebbe un duro colpo per la storia d'Europa, per la storia della nostra terra e anche per l'Euregio. E proprio l'Euregio, che è considerato uno dei progetti pilota di collaborazione oltre ai confini, è oggi alla prima difficoltà e viene messo in discussione. Non siamo di fronte ad un Consiglio europeo ordinario, né sul tema decisivo dei migranti e dei richiedenti asilo, né in ordine alle politiche economiche di crescita e di bilancio. Siamo d'accordo con il Presidente Renzi nel ribadire con forza che l'Europa debba finalmente svegliarsi e agire con forza per trovare soluzioni politiche comuni.
  Siamo, in realtà, al confine estremo tra una rinnovata leadership delle politiche europee, dunque recupero di una prospettiva di lungo periodo e non solo, attenta alle emergenze, e il rischio vero di una definitiva implosione. Convinti, quindi, che sia possibile, se lo vogliamo tutti, cambiare rotta, annunciamo il nostro parere favorevole alla risoluzione di maggioranza. Grazie e buon lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il prossimo Consiglio europeo si preannuncia come un appuntamento di grande rilievo, che sfugge dalla routine dei precedenti appuntamenti, sia per le caratteristiche della relativa agenda che per i dati di contorno che lo connotano. Troppi sono i problemi che affliggono la situazione internazionale, a partire dal conflitto mediorientale e dalle sue conseguenze in termini di vite umane e di distruzione.
  Ciò colpisce soprattutto civili inermi, costringendoli a quell'esodo biblico che ha scarsi precedenti con la storia più recente. Nel Novecento, le grandi guerre mondiali colpirono duramente la popolazione civile, ma non produssero mai quelle grandi migrazioni di massa che rappresentano, oggi, il tratto saliente di una situazione sempre meno sostenibile da un punto di vista umano e politico. Ma non sono solo Pag. 74la guerra e la conseguente ondata migratoria a preoccupare: l'economia mondiale è colpita da un male oscuro, la deflazione, rispetto alla quale non esistono, al momento, ricette. Finora le banche centrali hanno maturato la loro esperienza nella lotta contro l'inflazione, ma contro questa stagnazione si trovano impotenti, nonostante gli sforzi compiuti in questi ultimi anni. Sforzi che hanno attenuato la possibile stretta, ma si sono dimostrati inadeguati nel combatterne l'origine. Occorre prendere atto dei mutamenti che sono intervenuti nelle dinamiche di mercato e sperimentare terapie adeguate, insistere su vecchie ricette non potrà che peggiorare la situazione in cui ci troviamo. Di fronte a questi pericoli è, dunque, necessario interrogarsi sulle cause che ne sono a fondamento. Il minor dinamismo europeo ha ragioni complesse, alcune delle quali legate alla storia di ciascun Paese e al diverso tasso di modernità di sviluppo, altre dovute ad un contesto generale che risente del malfunzionamento della stessa costruzione europea. Su questi ultimi aspetti ha cercato di far luce il documento dei cinque Presidenti «Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa», del 22 giugno 2015. Il prossimo Consiglio europeo dovrà mettere al centro della discussione i problemi e le soluzioni che questo documento ha evidenziato, individuando le possibili strategie per far uscire l'eurozona dall’impasse che le cifre impietosamente evidenziano. Se si vogliono scongiurare pericoli maggiori è necessario che ciascun partner rinunci a qualcosa, facendo prevalere l'esigenza di ritrovare la necessaria convergenza in una politica condivisa. Lungimiranza vorrebbe che fosse la stessa Germania a mostrare la necessaria consapevolezza: il suo modello purtroppo non è esportabile, deve nascere da questa consapevolezza il suo aprirsi a possibili cambiamenti. Ma se questa prospettiva, specie nel breve periodo, risulta di difficile realizzazione, allora non si frappongano ostacoli allo sviluppo della mutualità tra i diversi Paesi, che si proceda rapidamente al completamento dell'unione finanziaria che deve implicare l'istituzione di un meccanismo di finanziamento ponte per il Fondo di risoluzione unico nel caso di liquidazione di una banca, misure concrete ai fini del meccanismo comune di protezione dello stesso Fondo, mediante apertura di una linea di credito da parte del meccanismo europeo di stabilità, l'avvio del sistema di garanzia dei depositi. Elementi questi rivolti a completare l'unione bancaria, misure nei confronti delle quali, non lo si può negare, la stessa Germania mostra resistenze.
  Esiste poi il grande tema degli eurobond, ossia della messa in comune di una parte del debito sovrano evocato in passato e poi, a causa di quelle stesse riserve, accantonato. La risoluzione che abbiamo presentato va in questa direzione e accettiamo le proposte di riformulazione sugli impegni. Ci auguriamo che il Governo e il Presidente del Consiglio condividano dunque gli auspici che abbiamo formulato, come noi condividiamo lo sforzo che lo stesso Premier ha annunciato di voler mettere in campo affinché la Gran Bretagna non esca dall'Unione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Grazie Presidente. Catone il censore indicava una regola fondamentale della ars oratoria: Rem tene, verba sequentur, abbi chiari concetti che vuoi esprimere e le parole seguiranno. Oggi invece il Presidente del Consiglio si è esercitato nell'operazione contraria, solo verba, nessuna res. Ha parlato con enfasi di comunità in antitesi a un'idea un po’ burocratica e formalistica di Unione europea, ma i fatti, i concetti, le idee, non emergono dal suo discorso, anzi la retorica è smentita dal contenuto delle proposte che saranno portate domani a Bruxelles. Proposte regressive che parlano di nuovi muri fisici e giuridici sui confini interni dell'Unione; proposte che parlano di limitazione alla libertà di circolazione degli Pag. 75stessi cittadini europei per limitare le prestazioni di sicurezza sociale; proposte che limitano i diritti dei richiedenti asilo; proposte che limitano i diritti delle persone economicamente non attive di soggiornare in un altro Stato membro. Si tratta di eufemismi e anglicismi: hot spot, fingerprinting, che nascondono, mica tanto a dire il vero, la negazione di alcuni tratti identificativi di valori fondanti del disegno europeo. Invece di lavorare per un'integrazione politica più forte, per un disegno istituzionale che si apra davvero ai popoli europei e alle loro istanze, il Governo Renzi mette nero su bianco l'accettazione supina di una visione riduzionistica, relativistica, economicistica, dei diritti fondamentali dei cittadini dell'Unione.
  Si torna indietro anche sul procedimento legislativo europeo, a fronte del «cartellino rosso» sollevato da un Parlamento nazionale non sarà più la Commissione, ma il Consiglio, ad avere l'ultima parola; un'autentica fuga dal progetto federativo europeo per ritornare a un'impostazione intergovernativa. Non vediamo, signor Presidente, un'Italia all'altezza della sfida, vediamo un Governo che annaspa e improvvisa, vediamo un Governo senza visione e senza idee. Servirebbe uno statista, non basta più l'abilità oratoria !
  Cambi verso davvero, Presidente del Consiglio, cambi verso prima che cambi verso la storia dell'Europa e dei suoi popoli (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Colleghi scusate, è possibile evitare i capannelli mentre gli altri colleghi parlano, grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Signora Presidente. È auspicabile che il Consiglio europeo di domani e dopodomani si svolga con un approccio diverso rispetto a tutti i Consigli europei di questi ultimi anni, perché chiaramente non si può continuare a contrattare sui decimali. Se prendiamo la situazione del nostro Paese, sono mesi ormai che il nostro Governo è costretto a trattare con l'Unione europea e ancora non sappiamo gli esiti di questa legge di stabilità per aver utilizzato la flessibilità già prevista dai Trattati in riferimento agli investimenti, alle riforme, all'immigrazione. Non è possibile continuare così, perché la strada, la via maestra, non può che essere quella di rinegoziare complessivamente i Trattati, perché bisogna tornare ai valori fondanti dell'Europa, a un'Europa solidale e dell'integrazione vera. La mia generazione, come quella di tanti altri, ha vissuto e creduto nel sogno dell'Europa, in cui crediamo ancora. Il sogno che come obiettivo aveva quello di far stare meglio gli oltre 400 milioni di cittadini europei. Purtroppo, signora Presidente, oggi, a causa di scelte politiche sbagliate da parte dell'Europa, siamo costretti a vedere la crescita sempre più incontrollabile dei populismi e, peggio ancora, la crescente consapevolezza dell'opinione pubblica che l'Europa è diventata quasi uno ostacolo, che l'Europa è un problema al punto da mettere seriamente in discussione anche diritti sociali elementari. Quindi, non è più un'Europa che fa stare meglio i suoi cittadini, ma purtroppo è un'Europa che sceglie ed opera per farli stare quasi peggio.
  Signora Presidente, a me spiace che il Presidente del Consiglio abbia altri impegni, c’è il rappresentante, ma sarebbe veramente necessario farsi sentire da Juncker, dalla Merkel. L'Italia è un grande Paese, siamo i soci fondatori dell'Europa, siamo europeisti convinti. Spiegare che il mondo ha bisogno più che mai dell'Europa, dei padri fondatori, dell'Europa di De Gasperi, di Moro, di Kohl, di De Gaulle, di Mitterrand, di Brandt, di Schmidt, di Schroder, dell'Europa soprattutto di Jacques Delors, sulla situazione del Patto di stabilità e crescita. Se sono un po'tutti preoccupati per i debiti pubblici degli Stati membri, bene, signora Presidente, per il suo tramite, dico al Presidente del Consiglio e al rappresentante del Governo che è qui in Aula: si convincano una volta per tutte, che il debito si può ridurre non con le politiche di austerità, ma con la crescita e in questo senso Pag. 76l'ultimo esempio ci è dato dagli Stati Uniti che si sono ripresi dalla crisi enorme del 2007-2008. Se il Consiglio europeo andrà in questa direzione, sarà un successo, sia per la permanenza dell'Inghilterra in Europa, per noi ritenuta indispensabile, perché sarebbe veramente una grave perdita, così come anche il Presidente del Consiglio ha affermato, sia per il presente ed il futuro del nostro Paese e di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente. Colleghi deputati, sottosegretario, Ministro e Presidente del Consiglio, ci troviamo ancora una volta a ragionare per dare degli indirizzi in qualità di Parlamento italiano, e quindi tempio della sovranità popolare, al Governo, alla vigilia del Consiglio europeo.
  Questa premessa è fondamentale, perché altrimenti le nostre parole potrebbero suonare come una sorta di disco rotto. Abbiamo parlato tante volte di questi argomenti e ascoltiamo in maniera significativa sempre gli stessi ragionamenti, che si levano dai gruppi parlamentari e sono indirizzati al Governo ed è come se il Governo, nel corso del tempo, li avesse persino teoricamente, astrattamente, verbalmente recepiti, perché l'inversione di rotta fatta dal Presidente Renzi in questi anni è, teoricamente, sotto gli occhi di tutti. È come se avessimo una sorta di Presidente del Consiglio elastico: si spinge in avanti e rincula. Quando le prime volte si è presentato il Presidente Renzi al cospetto del Parlamento italiano alla vigilia di un Consiglio europeo, del primo Consiglio europeo, è venuto carico di ottimismo nei confronti dell'Europa, direi con atteggiamento religioso, come appunto un fedele consulta il proprio dogma; e se qualcuno provava a ragionare, immancabilmente era un populista, un anti-europeista, uno sciovinista e tutti i peggiori epiteti venivano passati in rapida rassegna e indirizzati verso coloro i quali cercavano di far capire che l'Europa stava manifestando, a causa dei suoi egoismi e delle sue latenze, per intero i propri limiti. Siamo partiti in quei ragionamenti esattamente dalle considerazioni che oggi faceva il Presidente del Consiglio quando invitava – invitava l'Europa, più che noi – a mettere in campo il senso della comunità piuttosto che il dirigismo, la severità e talvolta l'incomprensibilità dei propri regolamenti, la propria burocrazia, la freddezza dei propri calcoli con cui vengono moderate le relazioni tra gli Stati nazionali; senso della comunità che lui ha collocato nel Manifesto di Ventotene, ricordandoci l'importanza di quei gesti, di quelle decisioni, di quelle intuizioni, di quella visione, che vedeva gli Stati nazionali connettersi non tanto a un meccanismo economico-burocratico quanto a un sistema di valori rappresentato dall'Europa, un sistema di valori non negoziabili. Noi ci abbiamo sempre creduto al senso della comunità, anche perché non abbiamo mai culturalmente avuto fiducia nella logica del contratto sociale di rousseauiana memoria; abbiamo sempre più fatto affidamento alle indicazioni del sociologo tedesco Ferdinand Tönnies, quindi sono parole significative e condivisibili quelle pronunciate oggi dal Presidente del Consiglio, ma il Presidente del Consiglio si sveglia da un lungo sonno e non riesce comunque a trovare la quadra nel rapporto con l'Europa. Passa da una visione di subalternità acritica a una visione che direi di isterica contrapposizione, che quando ingaggia apparentemente, virtualmente, con la Cancelliera Merkel fa quasi tenerezza, intanto perché lo fa con il piglio di chi si sta pentendo per avere sbagliato tutto nelle relazioni con Bruxelles e con Berlino e comprendendo perfettamente – a mio giudizio – che i parametri che si sono manifestati, ancora una volta e recentemente, quelli macroeconomici, stanno prendendo alla gola l'Italia, e lui è al terzo anno di Governo di questa nazione con una maggioranza oltretutto, come si diceva una volta, bulgara a sostenerlo. Non abbiamo saputo e potuto risolvere i problemi Pag. 77drammatici di impatto con flussi migratori storici e probabilmente mai visti e conosciuti.
  Non abbiamo saputo fare di meglio che andare a pescare dal cilindro le parole d'ordine trite e ritrite di una sinistra ideologica, che non ha compreso appunto l'importanza di questo fenomeno e l'ha quasi per automatismo collocata nel grande contesto delle vecchie lotte di classe, dove comunque i deboli andavano cavalcati e, direi, se mi è consentito, strumentalizzati. Ieri i proletari, oggi gli immigrati. Non siamo stati capaci di indurre l'Europa almeno a fare la guerra ai trafficanti di uomini, a interrompere le relazioni tra loro e la criminalità organizzata, anche quella nostrana. Non siamo riusciti a salvare per davvero le vite umane, perché quando abbiamo parlato e gorgogliato di corridoi umanitari non ci siamo accorti che se avessimo voluto davvero tutelare il diritto alla vita di quelle creature, di quei disperati, avremmo dovuto fermarli lì, sulle coste della Libia. Era l'unica matematica certezza per evitare appunto che decine di migliaia di persone potessero finire sul fondo del Mar Mediterraneo, la più grande fossa comune della storia contemporanea. Non siamo stati capaci a suggerire all'Europa metodologie e approcci diversi rispetto all'accoglimento delle domande di asilo politico e abbiamo fatto alla nostra maniera di tutta l'erba un fascio, mescolando le cooperative sociali e le loro esigenze, anche economiche di business di gestione dell'accoglienza, con tutto un universo di persone che sì fuggono dall'Africa, ma in stragrande maggioranza fuggono per ragioni di carattere economico, e le ragioni di carattere economico sono cosa ben diversa rispetto alla fuga da una guerra, un esodo umanitario che, in quanto tale, si rappresenta in maniera esteticamente chiara attraverso famiglie intere (padre, madre, figli) che cercano la salvezza. Noi abbiamo mischiato tutto e mischiando tutto non siamo stati capaci né di offrire protezione internazionale in modo tempestivo a chi davvero fuggiva dalle guerre né di fare delle politiche capaci di alimentare, sostenere lo sviluppo nel continente africano. Siamo rimasti in trappola e purtroppo in questa trappola risuonano, come fosse un eco, le parole che appunto l'opposizione in particolare, ma non soltanto l'opposizione, ha fatto riecheggiare sotto questo aspetto qualche anno fa. L'Europa che non sa gestire, che non vuole gestire l'immigrazione; l'Europa, che si volta dall'altra parte; l'Europa, che si compone di un'Italia che non sa fare neanche la politica dei rimpatri, altroché. Uno dei primi atti di un vostro Governo, il Governo Letta, è stato quello di azzerare il capitolo di bilancio per i rimpatri, talché casomai si fosse sbugiardato un immigrato delinquente, magari conoscendone la provenienza, la fedina penale, le compromissioni con il traffico d'armi o con il traffico di sostanze stupefacenti o con il traffico di uomini non si avevano le risorse per poterlo riportare a casa propria. Ma il fallimento dell'Europa si misura – e vado a concludere, Presidente – con la sua rigidità economica, si misura con la nostra incapacità di forzare un minimo la situazione per garantire che il made in Italy possa svilupparsi e possano essere sostenute le nostre eccellenze, le nostre piccole e medie imprese. Sono tantissime altre le considerazioni che andrebbero fatte, lascio in dote al Presidente del Consiglio e a chi lo rappresenta oggi in Aula questi numeri: entrate tributarie 2015, 433 milioni 483 mila contro i 407 milioni del 2014, più 26 miliardi di soldi che sono stati sottratti alle famiglie italiane; il debito pubblico che cresce del 33,8 per cento in un anno; le spese correnti che crescono da 483 a 536 milioni di euro: una catastrofe ! Hai voglia a far finta di essere ottimisti, il Presidente del Consiglio deve andare in Europa per negoziare posizioni e condizioni migliori per garantire al nostro popolo un futuro di prosperità.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mario Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Grazie signora Presidente, il Presidente del Consiglio non è presente in Aula e a me non stupisce, dopo Pag. 78un impegno dall'altra parte dal mondo, un volo transoceanico, l'intervento al Senato e l'intervento alla Camera, io mi sarei stupito in realtà del contrario, se fosse stato sempre presente. Talvolta al posto di chiedere cortesia istituzionale dovremmo anche donare un po’ di comprensione umana (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Solidale e Partito Democratico – Centro Democratico) ed è anche di comprensione che c’è bisogno nel Consiglio europeo di domani e dopodomani. Perché i due temi all'ordine del giorno Brexit e i rifugiati, certamente hanno bisogno di molta comprensione.
  Il cosiddetto Brexit ossia il referendum che nel 2017 in Gran Bretagna si terrà, potrebbe portarla all'uscita dall'Unione europea, cosa che è effettivamente un rischio gravissimo. In realtà lo scetticismo britannico verso l'Unione Europea è tradizionale, ma mai si era arrivati al punto attuale. Dunque, l'incertezza sul futuro del Regno Unito nell'Unione è un fattore molto preoccupante. Per questo dobbiamo favorire il negoziato con il Regno Unito addivenendo a soluzioni di compromesso che rispettino il progetto europeo pur valorizzando i margini di flessibilità presenti nei trattati. I timori di un fallimento del vertice dunque sono forti dato che di fatto si tratta dall'ultima occasione per impedire il passo estremo che la Gran Bretagna sembra voler intraprendere. Il tema del Brexit si aggancia in modo inevitabile a quello dalla necessità di una nuova idea di Europa.
  Concordiamo con quanto affermato in discussione generale dal presidente del nostro gruppo Lorenzo Dallai, ma anche concordiamo con quanto affermato dal Presidente del Consiglio Renzi sulla necessità appunto di un'agenda per la crescita e della riduzione della burocrazia nel cuore dell'Unione europea. Oggi abbiamo appunto bisogno di un'Europa più forte politicamente, più unita istituzionalmente, più competitiva economicamente e più comunità; di più Europa, di più Europa comunitaria, ma perché questo avvenga occorre ripartire dei valori costitutivi dell'identità europea. Solo così si potrà realizzare una politica comune di crescita e di sviluppo.
  Dobbiamo però constatare che l'Europa rischia di diventare vuota dall'interno perché i suoi valori fondamentali rischiano di dissolversi. Pensiamo alla solidarietà che sembra svanire in divisioni est-ovest, più che nord-sud, nell'erezione di muri intraeuropei, in quote di riallocazione rifiutate, in finanziamenti inadeguati, in una chiusura sempre più nazionalista e protezionista. Bisogna allora ripartire da questo, dai valori e dall'identità, io aggiungerei: dalle radici cristiane dell'Europa, per affermare appunto quell'idea di Europa che vogliamo portare avanti.
  Il secondo tema che sarà trattato al Consiglio riguarderà ovviamente, si potrebbe dire, l'emigrazione. Il fenomeno infatti si va sempre più accentuando con pressioni sempre più forti ai confini dall'Europa e non solo di quella mediterranea. Ormai molti Paesi del centro e del nord sono sotto pressione, si sentono minacciati e prendono decisioni evidentemente contrarie proprio a quello spirito e a quei valori di accoglienza che hanno dato vita all'idea stessa di Europa. La decisione danese di requisire parte dei beni dei migranti in arrivo è tremenda, ricorda altre tragiche epoche, ma è certamente un segnale da non trascurare. Anche qui l'Europa si gioca tutto. Sì gioca sé stessa, la propria stessa necessità di esistenza. Sull'onda della pressione demografica l'Europa potrebbe giocarsi anche la sopravvivenza di vent'anni di spazio Schengen, che ha consentito ai cittadini di viaggiare liberamente senza passaporti. Lo stesso Premier Matteo Renzi a Ventotene, uno dei luoghi simbolo del progetto europeo, ha affermato che chi vuole distruggere Schengen vuole distruggere l'Europa. Nessun muro può contenere la voglia di libertà dell'Europa che è nata per abbattere muri e non per costruirne. L'Italia come Paese fondatore ha il dovere di continuare ad adoperarsi per preservare una delle conquiste più significative del processo di integrazione comunitario.Pag. 79
  Ovviamente in poco tempo le cose non possono essere cambiate in modo radicale ma è auspicabile che continui e si rafforzi l'impegno italiano per rendere più reale la parola «Unione» che non vuol dire maggiore burocrazia, ma maggiore comunità, maggiore accoglienza, maggiore solidarietà e anche maggiore efficienza nei confronti dei cittadini e anche di coloro che arrivano fuggendo da una guerra permanente, che definiamo a bassa intensità solo perché ci sfiora senza travolgerci, se non in maniera violenta e tragica, ma episodica come a Parigi, nel novembre 2015.
  Se così non sarà, non si riuscirà ad avere un'unione comunitaria e solidale e così l'Europa semplicemente non sarà più. Una prospettiva non auspicabile per nessuno, ma reale, da tenere nella giusta considerazione e, ripeto, comprensione.
  Per quanto detto, esprimo a nome del gruppo Democrazia Solidale – Centro democratico, il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza accolta dal Governo, auspicando che i processi demografici, economici, energetici, ambientali e solidali siano terreno favorevole alla crescita dei diritti umani, dei valori costitutivi dell'Unione europea e non un'occasione per la sua negazione e distruzione (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,40)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente. Innanzitutto credo che sia opportuno esprimere una manifestazione di stima, di riconoscenza e di grande rispetto nei confronti del Regno Unito, nei confronti del popolo inglese, nei confronti di una forma di democrazia che non è né un azzardo né un rischio, come annunciato prima dal Presidente del Consiglio, ma rappresenta la capacità e la volontà da parte di un Governo, attraverso due strumenti, lo strumento della trattativa e della negoziazione... qualcuno tratta e negozia, Cameron, e qualcun altro prende schiaffi, il Presidente del Consiglio. E attraverso un altro strumento di democrazia partecipata, uno strumento di esercizio della democrazia da parte del popolo, che è lo strumento referendario. E quindi io credo che serva manifestare il massimo rispetto nei confronti di un popolo che decide, nei confronti di un popolo che decide il proprio destino, nei confronti di un popolo che ha la possibilità, ed è chiamato a decidere circa il proprio futuro, circostanze queste che vengono negate e che vengono sistematicamente impedite al nostro popolo. E quindi credo che il tema della brexit non verrà e non può essere liquidata in maniera superficiale e dilettantistica come ha fatto poco prima il Presidente del Consiglio.
  L'immigrazione è un fenomeno globale, è vero. Se l'immigrazione è un fenomeno globale, mi permetto di dire che anche il terrorismo è un gravissimo, purtroppo, fenomeno di natura globale. La risposta dovrebbe necessariamente essere una risposta globale, per affrontare il fenomeno dell'immigrazione e gestire il fenomeno dei flussi migratori, gestire il contrasto all'immigrazione clandestina. Così non è ! È un fenomeno globale che non viene gestito attraverso una risposta globale. Gli organismi internazionali, che dovrebbe esercitare le loro funzioni per gestire questo grande fenomeno globale ed universale, sono assenti e latitano. Così come è assente e latita e dimostra una manifesta e costante e continua e incapacità di gestione di questo fenomeno, lo sta dimostrando ormai da anni, è l'Unione europea.
  Qualcuno pensa ancora, noi no, ma qualcuno forse sì all'interno dell'opinione pubblica, che il Consiglio del diciotto e del diciannove febbraio possa essere un tavolo utile, possa essere un tavolo di risoluzione dei problemi. Non sarà così. Sarà l'ennesimo tavolo dove non si concluderà nulla di positivo, l'ennesimo tavolo in cui si discuterà e probabilmente l'ennesimo tavolo dove noi prenderemo per l'ennesima volta schiaffoni dalla padrona Merkel. E Pag. 80quindi l'incapacità, la manifesta incapacità delle politiche fallimentari da parte dell'Unione europea nel gestire il fenomeno globale dell'immigrazione, per cui se la risposta non è globale, se l'Unione europea non dimostra la capacità di gestire un fenomeno come questo con capacità, buonsenso e razionalità, è inevitabile, è inevitabile, se lo mettano in testa i rappresentanti del Partito Democratico e del Governo, è inevitabile che ogni Stato, nell'esercizio della propria sovranità, quel briciolo di sovranità che ancora rimane in capo agli Stati nazionali, eserciti la propria sovranità per difendere l'interesse nazionale. Lo stanno facendo tutti i Paesi europei. L'unico Paese europeo che non sta difendendo gli interessi nazionali, che non sta difendendo i confini, che non sta difendendo le frontiere, è colpevolmente il nostro Governo. E difendere i confini, attenzione, non significa difendere un tratto di penna sulla carta geografica. Il confine è parte integrante di uno Stato, il confine è parte integrante dell'entità territoriale e dell'identità territoriale di un Paese, di un popolo, di un territorio, che ha tradizione e cultura, storia, valori che vanno difesi anche attraverso la difesa dei confini.
  Qualcuno prima diceva: si alzano i muri. Nessuno vuole muri, nessuno vuole fili spinati, ma il muro sale se il confine scende, se non difendi il confine, se non difendi lo spazio delimitativo della sovranità nazionale di uno Stato, inevitabilmente cedi e sacrifichi la sovranità dello Stato ad un processo di invasione che è quello a cui noi stiamo assistendo. E quindi tutti i Paesi europei...
  I Paesi del Nord ! La sinistra per anni ha portati i Paesi del Nord come modello di un sistema di integrazione multietnica e multiculturale. Ci dicevano: guardate quel modello di società, lì funziona l'integrazione, lì funziona il multiculturalismo; oggi vediamo il fallimento drammatico e drastico di questo processo di integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! L'integrazione, cari amici dal Governo e cari amici di sinistra, si fa rispettando le regole: io integro chi è consapevole che in un Paese ci sono diritti, ma contemporaneamente ci sono anche doveri. Non si integra regalando benefici, sussidi, case, ostelli, alberghi a chi non ha il diritto di poterli avere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !
  E quindi i Paesi del Nord difendono i propri confini, la Svezia annuncia una politica di rimpatrio di 80 mila clandestini, la Danimarca, in linea con le politiche europee, propone un prelevamento sui beni e sugli averi di chi giustamente vuole essere integrato, e paga il costo dell'accoglienza ! L'accoglienza è un bene, è un valore che va difeso, e chi vuole essere integrato paga anche con i propri beni il senso dell'accoglienza, anche per capire meglio: ha un senso educativo quella proposta di legge ! Nulla ti può essere regalato: quello che ti viene dato è il frutto di una collaborazione, è il frutto di un sacrificio.
  I Paesi dell'Est, l'abbiamo visto ieri: Orbán era un matto, era l'unico mostro, perché ha avuto il coraggio di difendere il proprio territorio; e come Orbán c’è la Polonia, e come la Polonia c’è la Repubblica Ceca, e come la Repubblica Ceca, come la Polonia, come l'Ungheria c’è l'Austria. Gli austriaci, i socialdemocratici austriaci, la sinistra austriaca ha deciso di controllare il Brennero, ha deciso di rimettere i controlli alla frontiera con il nostro Paese. La Francia, la Francia di Valls ! Ieri Manuel Valls, socialista di sinistra, ha detto due cose importanti: non possiamo accogliere tutti; e la proposta e la politica delle quote e dei ricollocamenti obbligatoria e volontaria è un fallimento ! Ce lo ricordiamo tutti il Ministro Alfano a Ciampino con la banda, con le majorette e con le bandierine, che gridava «hip hip urrà» perché 35 clandestini venivano rimpatriati... 35 profughi, quelli erano profughi, perché erano siriani od eritrei e venivano rimpatriati.
  Dovevamo rimpatriarne 40 mila, ne abbiamo rimpatriati 274: caro Ministro Alfano, gli altri che fine hanno fatto ? Dovevamo rimpatriarne e ricollocarne, Pag. 81caro collega Fiano, che guardo ovviamente interessato, 1.500 al mese, e ne abbiamo ricollocati 80 in un mese; dovevano essere ricollocati 80 profughi al giorno, ne sono stati ricollocati 80 in un mese.
  Fallimento ! Cosa sta accadendo ? E vado a concludere, Presidente: sta accadendo che tutti i Paesi europei stanno gestendo il fenomeno dell'immigrazione, stanno gestendo il fenomeno dei flussi immigratori, stanno contrastando il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Come ? Attraverso l'utilizzo del diritto interno ! Attraverso la normativa interna ! L'Austria, la Germania, la Francia stessa stanno attuando delle politiche per rendere più chiare e più certe le identificazioni, delle politica per rendere più chiare le regole di rimpatrio e di espulsione, per rendere più limitative e restrittive le politiche di ricongiungimento: voglio ricordare a latere che una delle proposte che la Gran Bretagna ha messo sul tavolo, perché vi possa essere un accordo, è la limitazione dei benefici sociali per quattro anni nei confronti degli immigrati e degli stranieri, non solo extraeuropei ma anche europei. Poi, nuove regole sulle procedure di richiesta d'asilo. Quindi tutti stanno creando delle politiche interne di gestione di questo fenomeno: il fenomeno si gestisce, non si subisce come sta accadendo al nostro Paese.
  E in Italia, cosa succede ? In Italia si discute se è utile oppure no mantenere il reato di immigrazione clandestina. Un dibattito demenziale, Presidente: il reato di immigrazione clandestina è un reato che esiste ovunque ! In Germania, la Germania della vostra amica Merkel, per il reato di immigrazione clandestina si prevede addirittura il carcere da uno a tre anni; in Italia si discute se eliminare il reato di immigrazione clandestina perché sarebbe un abominio giuridico.
  La Corte costituzionale, la stessa Corte costituzionale con una sentenza, la n. 250 del 2010, ci ha detto che il reato di immigrazione clandestina è legittimamente costituzionale, è utile e deterrente.
  Non avete fatto i rimpatri ! I numeri vi condannano anche sulla politica dei rimpatri: su 36 mila decreti di espulsione il 53 per cento, 18 mila persone raggiunte da un decreto d'espulsione, da un decreto amministrativo da parte del prefetto e del questore, oggi sono ancora libere di circolare sul territorio del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Solo 3.500 sono stati i rimpatri !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  NICOLA MOLTENI. Siete un Governo fallimentare, siete il Governo (e concludo) che paga 250 milioni di euro per la campagna elettorale della signora Merkel, per rendere la Turchia un Paese alleato.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. La Germania prendi i soldi e noi prendiamo un sacco di schiaffoni, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, i temi che sono sul tavolo dell'incontro di domani e dopodomani a livello europeo sono temi drammatici, che mettono in discussione forse l'esistenza stessa dell'Europa, almeno stando ai toni del dibattito che... Pur essendo in un contesto di una ritualità abbastanza stanca, i toni sono stati piuttosto vivaci e richiedono inevitabilmente un richiamo a questi temi fondamentali, che riguardano un quadro del presente particolarmente preoccupante: l'Europa non è uscita dalle difficoltà economiche degli ultimi anni; i segni di ripresa che sembravano illuminare il 2015 si stanno di nuovo affievolendo; la minaccia dell'Inghilterra di uscire dall'Europa, a meno che non vengano accolte alcune richieste, getta una luce sinistra sulla nostra capacità di rispettare i Trattati; e infine il problema spinosissimo, difficilissimo, Pag. 82di come gestire un'emigrazione di massa che sta davvero minacciando l'esistenza stessa delle nostre comunità.
  In questo contesto credo che sia indispensabile richiamare alcuni principi. Oggi il Presidente del Consiglio ha fatto un richiamo, che noi ovviamente da convinti europeisti condividiamo, agli ideali che dovrebbero guidare maggiormente l'azione di tutti i popoli europei. Non ho tuttavia condiviso la separazione fra ideale europeista e rispetto dei contratti e delle regole, perché senza il rispetto delle regole non riesco a comprendere in che cosa consistano gli ideali. Un'unione fra popoli, quale quella che hanno sognato i padri dell'Europa, vive solo se questi popoli accettano delle regole di convivenza minime: e in queste regole di convivenza non è compresa quella di considerare l'ingresso e l'uscita dall'Unione come se fosse una porta girevole.
  Anch'io condivido l'elogio della democrazia che è risuonato con grande forza in quest'Aula: anche nelle parole del collega Molteni recentemente, ma prima in generale l'opposizione ha ritenuto di elogiare la democrazia britannica perché sarebbe capace di proporre al popolo una scelta che altrove non è stata ancora proposta. Questa è l'essenza della democrazia ! Giova però ricordare a tutti che l'essenza della democrazia comporta anche che il popolo abbia ben chiare le conseguenze delle sue azioni. Mi pare di ricordare che il referendum svoltosi in Grecia non abbia avuto alcuna efficacia pratica, e che il Governo greco, a seguito di quel referendum, abbia vinto le elezioni ma perso la battaglia che voleva combattere con l'Europa per cambiare le regole economiche, che riteneva inaccettabili. Credo che quando si sceglie deliberatamente e democraticamente di uscire si debba uscire; e che tornare dentro dopo che si è usciti sia un segno sgradevole di questo modo che abbiamo oggi nel contemperare i nostri obblighi, e quindi anche nel tradurre in realtà i nostri principi.
  In questo contesto, quindi, credo che oggi in questo impegno, in questi prossimi giorni si debba rafforzare l'idea dell'Europa innanzitutto proclamandone i valori fondanti, ma anche la serietà con la quale tutti dobbiamo rispettare le regole. Il triste spettacolo che gli Stati europei stanno dando in politica estera e nella gestione del fenomeno dell'immigrazione deve davvero porci la domanda se questa Unione europea sia ancora un ideale in cui la popolazione creda.
  Non è neanche lontanamente accettabile che ogni nazione abbia un proprio stile nel gestire i confini. Ha ragione il collega Molteni quando dice che i confini se non si riescono a chiarire con i trattati e con le norme amministrative, prima o poi, si trasformano in muri. Ha assolutamente ragione, ma che qualcuno costruisca muri per conto proprio, mentre altri faticosamente cercano di difendere i confini, rimane un atteggiamento del tutto inaccettabile e del tutto contrario ai principi e agli ideali che devono ispirare la comunità. Con questo spirito, noi di Scelta Civica che siamo europeisti da sempre e che lo resteremo per sempre, naturalmente abbiamo sottoscritto la risoluzione di maggioranza che, con tutti i limiti di un linguaggio diplomatico e con la prudenza che richiede la gravità della situazione, cerca di tradurre in azioni concrete ciò che il Governo italiano intende intraprendere per difendere questi principi. Deve essere chiaro a tutti che abbiamo bisogno di più Europa e non di meno Europa e chi è convinto che occorre meno Europa ha, non il diritto, il dovere di proporre al popolo italiano l'uscita dall'Europa. Come ricordava prima il collega Lupi le elezioni del 2014 hanno assegnato una vittoria forte in Italia a dei partiti europeisti, l'opinione del popolo può anche cambiare; se si ritiene opportuno interrogare il popolo lo si interroghi serenamente, si proponga un referendum e si evitino i toni sgradevoli risuonati in qualche momento, oggi, in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

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  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, signora Presidente, onorevoli colleghi se io dovessi soffermarmi un attimo su alcuni aspetti del dibattito che si è svolto al Senato e che si è svolto qui dovrei dire che esso ha avuto anche nelle sue punte estreme un andamento paradossale, nel senso che, qui, abbiamo sentito gli interventi dei colleghi Fedriga e Molteni che hanno sostanzialmente descritto il Presidente del Consiglio come una sorta di servo della Merkel, anzi, credo che questa espressione sia stata usata testualmente. Ho avuto la possibilità di ascoltare anche il discorso del senatore Monti al Senato e il senatore Monti ha fatto un severo ammonimento al Presidente Renzi per il carattere eversivo delle sue posizioni. Tra Monti da una parte e Fedriga e Molteni dall'altra qualcuno ha torto o forse, più probabilmente, hanno torto entrambi. Detto questo, però, io credo che noi stiamo facendo qua un dibattito ripetitivo anche nelle polemiche e per molti aspetti di ordinaria amministrazione, ma la situazione che ci circonda è una situazione di estrema gravità, nel senso che l'Europa non è mai stata in una situazione di questa difficoltà, ma non è che, come dire, sottolineare con compiacimento queste difficoltà porti poi ad uno sbocco positivo. L'Europa è circondata da una realtà definita, secondo me in termini splendidamente precisi, dal Papa quando ha detto: una terza guerra mondiale asimmetrica; è circondata, quindi, da quello che sta avvenendo nel Medio oriente, da quello che è avvenuto in Ucraina ed è attraversata dal terrorismo, è colpita da un'immigrazione – io vorrei sottolinearlo ai colleghi della Lega – che non ha nessuna caratteristica rispetto a quella che abbiamo vissuto alcuni anni fa. Maroni è stato un buon Ministro dell'interno, però, nell'anno in cui lui fu un buon Ministro dell'interno, in una situazione in cui la Libia era in una condizione molto diversa, ebbe 61.000 ingressi nel Paese, perché ci si doveva misurare con quella situazione.
  Oggi, siamo di fronte ad una situazione mille volte più drammatica, perché c’è una guerra guerreggiata che comporta il fatto che dalla Libia, per un verso, e, dall'altro lato, dal cuneo Turchia Grecia e così via siamo investiti da un'immigrazione disperata che fa saltare tutte le categorie tradizionali, rispetto alle quali ci siamo confrontati. Poi, per carità, ci si può mettere la mano sugli occhi e continuare a ripetere gli slogan del passato, ma, purtroppo, non siamo nella situazione del passato, siamo in una condizione molto peggiore, perché, certamente, ci stanno tutti gli estremi per cui l'Europa esplode e ognuno mette il suo muro, ma voi credete che coloro che mettono il loro muro risolvano alcunché ? Tamponano una situazione e poi rischiano di esserne travolti e giustamente veniva detto nell'intervento precedente: o hai più Europa oppure un'Europa che rifluisce in un nazionalismo cieco rischia di essere assolutamente colpita in modo ancora più accentuato da questo. Poi, noi non dobbiamo mai dimenticare un altro dato, che noi non possiamo mettere muri, perché noi abbiamo il mare e allora io ricordo che, rispetto a questo, l'unica linea allora ipotizzabile sarebbe quella dei respingimenti. E c’è stato un Governo che ha effettuato un'operazione di respingimento, fu il Governo Prodi nel 1998-1999, voi lo ricorderete, fu fatto un respingimento, ci furono dei morti, 100 morti a Otranto, e io non dimenticherò mai, perché fu un atto di nobiltà da parte sua, che Silvio Berlusconi, capo dell'opposizione, insieme a Martino, si recò ad Otranto a portare la sua solidarietà a quegli albanesi che erano stati colpiti dal respingimento del Governo Prodi. Quindi, come vedete, le cose sono molto più complicate rispetto a rappresentazioni assolutamente schematiche di una realtà che è molto più drammatica di quella che non è stata analizzata qui. Voglio anche dire e lo dico rispetto sia agli ammonimenti fatti dal più grande precettore che c’è nella vita giornalistica e politica italiana che si chiama Paolo Mieli, che ha rivisto le virgole del linguaggio del Presidente del Consiglio, ma lo dico anche rispetto a quello che ha detto oggi Monti nell'intervento di maggior peso che c’è stato ieri al Senato, che noi al di là delle espressioni, con la Germania dobbiamo Pag. 84aprire un confronto che, secondo me, attraversa la stessa Germania, per una questione di fondo, di analisi. Perché il rischio è – guardate – che se si rimane fermi sull'analisi che ha fatto finora la Germania noi veniamo a riprodurre, involontariamente e inconsapevolmente, la stessa linea che di fronte alla crisi del Ventinove fu assunta dal Presidente Hoover e sappiamo che cosa successe e quale dramma successe. Secondo la Germania le nostre difficoltà economiche derivano da un eccesso di debito e, quindi, colpendo e lavorando contro questo eccesso di debito le cose si risolvono. La realtà, a mio avviso, è totalmente diversa, alla radice delle ultime difficoltà economiche, quelle dell'Europa che risalgono dal 2008 in poi, c’è un altro dato, c’è la forza d'urto della crisi americana che ha distribuito titoli tossici per tutto il mondo e che ha colpito fortemente l'Europa, crisi dei titoli tossici determinata anche da un altro paradosso storico politico, cioè dal fatto che la rivoluzione conservatrice della Thatcher e di Reagan, che era basata sugli spiriti animali del capitalismo imprenditoriale e che su questa base ottenne dei grandi risultati, a un certo punto è sfociata nella finanziarizzazione selvaggia. E un classico del marxismo della fine dell'Ottocento, Hilferding, ci insegna che quando sopravviene sul capitalismo imprenditoriale la finanziarizzazione vengono dei guai serissimi, delle involuzioni serissime.
  È quello con cui stiamo facendo i conti, con una differenza, però, che veniva ricordata dal Presidente del Consiglio: che gli Stati Uniti, per misurarsi con la crisi che avvenne nel 2008, poi hanno rifatto l'operazione che Roosevelt fece rispondendo a Hoover, cioè hanno fatto un'iniezione keynesiana di liquidità, anche di liquidità derivante da investimenti per la guerra, ma comunque di liquidità. Il che ha rimesso in moto l'economia americana e le consente di avere i livelli che venivano ricordati dal Presidente del Consiglio. Invece, l'Italia, l'Europa, subendo questo contraccolpo che viene dagli Stati Uniti, hanno seguito una linea in cui si ritiene che l'eccesso di debito debba essere bloccato, perché, bloccando quell'eccesso di debito e andando in austerità, si riprende un circolo virtuoso, e vediamo che questa linea non sta funzionando.
  Quindi, questo è il problema che, al di là delle battute, ha posto il Presidente del Consiglio. Da questo punto di vista, credo che, al di là delle differenze tradizionali e anche del fatto che siamo in piena campagna elettorale, questa linea dovrebbe avere il sostegno anche di coloro che hanno fatto finora delle critiche ai Governi che si sono succeduti per la loro subalternità nei confronti della Germania.
  Il paradosso è che, oggi che il Governo apre un confronto di questo tipo, abbiamo sentito fare delle critiche, addirittura, per cui questo Governo sarebbe il servo della Merkel e così via; ma, da questo punto di vista, non andiamo da nessuna parte. Voglio, per concludere, dire, però, al Governo che noi dobbiamo misurarci ulteriormente con un dato, che è quello della produttività e degli investimenti, e, sul terreno della produttività, guardate, noi abbiamo una grande industria manifatturiera, ma, se non determiniamo una situazione per cui le risorse che abbiamo, più che sui 500 euro per i cinema, le concentriamo sul costo del lavoro, da una parte, e, dall'altra parte, su un mutamento della contrattazione articolata...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FABRIZIO CICCHITTO. ... aziendale, che accentui la produttività, perché Confindustria e sindacati mi sembrano delle balene spiaggiate, ebbene, se non facciamo questi salti di qualità sia sul terreno del taglio della spesa sia sul terreno della produttività e degli investimenti, non diamo sostanza a una posizione politicamente giusta, che deve avere un retroterra di politica economica che le consenta di sostenere questo confronto a livello europeo. Un'Europa che o fa un salto di qualità o si trova in una crisi molto maggiore di quella che sono venuti a descriverci, in termini propagandistici, alcune persone che ritengono che dovremmo uscire dall'Europa e dall'euro, con conseguenze Pag. 85che dovrebbero analizzare con una certa attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Le persone serie prendono sul serio i luoghi in cui sono tenuti a stare per funzione istituzionale, per ruolo politico oppure per elezione, ma non è questo il caso del nostro Presidente del Consiglio. E, signora Presidente, siccome la situazione è seria, anzi, serissima, avremmo voluto che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi interloquisse con questo Parlamento, visto che nel corso delle ultime settimane non ha mancato di sollevare in più luoghi il tema del rapporto del nostro Paese con l'Europa e di costruire, come sempre fa, un numero spropositato di nemici immaginari, a partire da un'euroburocrazia cattiva, che impedirebbe al nostro Paese di crescere e svilupparsi.
  Purtroppo, non è stato così: anche stavolta è stata negata all'opposizione la possibilità di discutere e di confrontarsi con il Premier, perché, evidentemente, interessa di più fare un comizio da talk show.
  E il fatto che il Presidente Matteo Renzi abbia abbandonato anzitempo i lavori dell'Aula, senza ascoltare nessuna replica o quasi nessuna, non è semplicemente una questione di bon ton. Sandro Gozi ha calcato per più anni la scena europea: penso che il sottosegretario Gozi avrebbe avuto da ridire se la signora Merkel, ad esempio, non avesse partecipato al dibattito del Bundestag su questioni così delicate e così difficili. Per questo, dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista, è ora di dire basta, signora Presidente.
  Noi non ci uniamo alla partecipazione a questa finzione della democrazia dell'applauso che anche in questo Parlamento, e anche oggi, è andata in scena. Le chiediamo, signora Presidente, di chiedere formalmente al Presidente del Consiglio di venire qui e partecipare al dibattito, come prima avevamo chiesto di interromperlo fino a quando il Presidente non si fosse degnato di tornare. Non è stato così, ma chiediamo ancora una volta che la Presidenza lo pretenda; altrimenti, vede, significa che questa discussione è una discussione che rischia di infrangersi su un muro di gomma, dove conta più la dichiarazione stampa che la discussione qua dentro.
  Ma, quando la discussione qua dentro viene meno, viene meno la democrazia e viene meno la partecipazione. Per questo motivo, il mio intervento ho deciso di farlo in un'altra maniera, non interloquendo più e decidendo di parlare attraverso un linguaggio, un altro, che è il silenzio, perché quella sedia è vuota, e quindi io ho il diritto di parlare attraverso il silenzio fino a quando il Presidente del Consiglio non deciderà di venire in quest'Aula, sono cento passi da palazzo Chigi.
  Per cui, i miei dieci minuti li impiegherò non parlando, signora Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Onorevole Scotto, questo non è possibile.

  ARTURO SCOTTO. Non è possibile che continui così !

  PRESIDENTE. Se lei ha concluso il suo intervento, devo dare la parola al successivo intervento.

  ARTURO SCOTTO. Io non ho terminato l'intervento ! Anche il silenzio è una forma di comunicazione !

  PRESIDENTE. Lei continui il suo intervento, consumi il suo tempo.

  ARTURO SCOTTO. Anche il silenzio è una forma di comunicazione !

  PRESIDENTE. Va bene, grazie.

Pag. 86

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, siamo stati qui a sentire le poesie !

  PRESIDENTE. Onorevole Scotto, onorevole Scotto, il Presidente del Consiglio è stato in Aula quanto ha ritenuto di stare in Aula. Ora il Governo è rappresentato; non ci sarebbe spazio, comunque, per un'ulteriore replica del Governo.

  ARTURO SCOTTO. Non è possibile che non facciate rispettare i lavori del Parlamento !

  PRESIDENTE. Siamo in fase di dichiarazione di voto.

  ARTURO SCOTTO. Non è più possibile questa pagliacciata !

  PRESIDENTE. Onorevole Scotto, se vuole parlare, le do la parola, perché lei ha ancora cinque minuti. Lei ha ancora cinque minuti, onorevole Scotto. Vuole parlare o ha concluso il suo intervento ?

  ARTURO SCOTTO. Va bene, ho cinque minuti.

  PRESIDENTE. Prego.

  ARTURO SCOTTO. Buonasera !

  PRESIDENTE. Se lei ha finito il suo intervento, io sono costretta a toglierle la parola.

  ARTURO SCOTTO. Non è così, ho cinque minuti. Posso impiegarli come voglio, Presidente...

  PRESIDENTE. No, onorevole Scotto.

  ARTURO SCOTTO. ... come ha fatto il Presidente del Consiglio in quest'Aula.

  PRESIDENTE. La richiamo all'ordine la prima volta. Onorevole Scotto, la richiamo all'ordine la prima volta. Lei ha finito il suo intervento oppure deve parlare ? Grazie, onorevole Scotto (I deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si levano in piedi). Colleghi, colleghi (Commenti del deputato Scotto) ! Onorevole Scotto, lei può continuare il suo intervento. Prego, continui il suo intervento. Continui il suo intervento, onorevole Scotto.

  ARTURO SCOTTO. Presidente, io preferisco non leggere le poesie, come le ha declamate il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà). Vorrei fare una discussione politica (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Il deputato Brunetta si siede nei banchi del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Anche il silenzio è una forma di iniziativa e di comunicazione politica. O questa Camera riprende la sua funzione costituzionale e democratica o è finita, e il Presidente andrà senza alcun mandato in Europa, perché, evidentemente, preferisce il talk show al confronto parlamentare. Ma voi, colleghi del PD e colleghi della maggioranza, dovreste essere i primi ad essere indignati verso questa modalità incomprensibile e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà). E il mio silenzio è politico, per cui chiedo ancora di continuare l'intervento attraverso il silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scotto. Le chiedo se ha finito l'intervento.

  ARTURO SCOTTO. Presidente, il mio intervento sta continuando.

  PRESIDENTE. Allora, se lei continua l'intervento, ha ancora tre minuti e 21 secondi.

  ARTURO SCOTTO. Benissimo, questi tre minuti e venti, li vorrei esprimere attraverso una poesia, ma evidentemente non ero preparato ad ascoltare un intervento così elevato. Evidentemente l'unica cosa che posso dire in tutta sincerità è che Pag. 87il cinema muto è stata una delle più straordinarie forme di comunicazione culturale. Abbiamo avuto personalità straordinarie del cinema, che hanno consentito al mondo di capire tragedie gigantesche. Immagini che cosa è stato Charlie Chaplin con Tempi moderni, non parlava eppure raccontava cosa stava accadendo nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà), nelle forme di produzione e di cambiamento e cosa significava lavorare alla catena di montaggio, cosa è significata la crisi del Ventinove. Quel film muto, signora Presidente, ha contato molto di più di tante interviste sulla crisi fatte dal nostro Presidente del Consiglio, che non hanno prodotto un punto di avanzamento sul terreno della crescita e dell'occupazione. Il muto, pensi a Buster Keaton (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà), un altro straordinario attore che purtroppo in Europa oggi è conosciuto molto meno. Era considerato l'attore triste, era considerata la figura più triste, che però riusciva a far ridere i più poveri, i più deboli, che non avevano nient'altro per apprendere la cultura dei potenti che non andare al cinema. Pensi ancora che cosa è stata la gestualità di Stanlio e Ollio, che erano due straordinarie figure. Oggi ho qualche difficoltà a individuarle all'interno di questa Europa. Però, tuttavia, quelle figure erano personaggi straordinari che erano arrivati dall'Inghilterra, che oggi vuole uscire dall'Europa o vuole far firmare un accordo incredibile con l'attuale compagine di leadership, oggi rappresentata qui da Gozi, per creare prestazioni sociale differenziate, affinché ci siano all'interno di quel Paese due sistemi di welfare diversi, quello per i ricchi e quello per i poveri. Lo sa che cosa fu l'epopea di Stan Laurel ? Quella di un personaggio che a un certo punto si imbarcò su un traghetto da Londra e arrivò a New York, perché lì immaginava di poter conquistare libertà, progresso e uguaglianza che in Europa erano mancate. Per questo io avrei voluto fare un intervento muto, perché per me hanno parlato Chaplin, per me ha parlato Buster Keaton, per me hanno parlato Stan Laurel e Oliver Hardy, che hanno detto cose molto più serie rispetto a quelle che ho ascoltato oggi dal Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carfagna. Ne ha facoltà.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie Presidente. Oggettivamente è difficile non leggere nell'assenza...

  PRESIDENTE. Un momento, un momento, onorevole Carfagna. Fermiamo il suo tempo, perché adesso i colleghi di Sinistra Italiana hanno concluso gli applausi, prego.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Dicevo che è difficile non leggere nell'assenza del Presidente del Consiglio, e nei banchi del Governo così sguarniti, una mancanza di attenzione e di sensibilità per le prerogative del Parlamento.

  PRESIDENTE. MI scusi. Onorevoli colleghi, però, lasciate parlare la collega Carfagna.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Ma venendo al merito delle questioni, devo dire che l'intervento che il Presidente del Consiglio ha svolto questo pomeriggio in quest'Aula è stato ancora una volta pieno di pathos, di intensità, di buoni propositi, bisogna ammetterlo. Ascoltare quello che Matteo Renzi dice spesso è gradevole, qualche volta è anche condivisibile, come oggi quando ha evocato la speranza contro la paura, i valori contro i parametri europei, il destino comune contro i vincoli di bilancio. Ultimamente è un po’ ripetitivo, ma bisogna dire che la sua narrazione è seduttiva. Il problema è quando si passa dalle parole ai fatti, dalle promesse alle azioni, dal dire al fare.Pag. 88
  E quello che Matteo Renzi fa in tutti i settori e in tutti i campi, non solo sulla scena internazionale, è estremamente deludente per inadeguatezza, superficialità e per quell'arroganza che rende il tutto inaccettabile.
  Il Consiglio europeo, come è stato detto, discuterà in primo luogo della permanenza del Regno Unito all'interno dell'Unione europea e delle misure per gestire i flussi migratori. Io credo, colleghi, che proprio la vicenda inglese dovrebbe imporci una seria riflessione sull'approccio che il nostro Paese sta adottando in Europa. Cosa voglio dire ? Che piaccia o non piaccia, gli inglesi sono stati capaci di condurre un negoziato complesso, con concretezza, competenza e, cosa che non guasta, con garbo istituzionale. Un capolavoro di abilità politica, diplomatica e negoziale. Che questo servirà a scongiurare la Brexit, lo vedremo, intanto la cosa che conta è che Londra è riuscita ad ottenere ciò che chiedeva. Londra ha ottenuto un risultato oggettivamente ammirevole per il metodo, di cui ho detto, e anche apprezzabile per i contenuti, potendo alcune questioni rappresentare un vantaggio anche per altri Paesi europei. Per carità, si tratta di principi certamente non conformi all'idea, al sogno di un'Europa federale, ma dobbiamo fare i conti con l'Europa reale, con l'Europa che c’è, che ha una struttura a geometrie variabili e anche a differenti velocità. Certo, per chi è europeista, l'Europa ideale non dovrebbe essere questa, ma il percorso verso la costruzione degli Stati Uniti d'Europa, è evidentemente un percorso ancora molto lungo e ha sbagliato chi in passato ha creduto di poter affidare il sogno della costruzione unitaria solo e semplicemente ad una moneta unica.
  Quello che però voglio dire, e sottolineare, è che di fronte all'abilità della Gran Bretagna, l'approccio goffo, approssimativo, dell'Italia sui dossier relativi all'economia, alla finanza, all'integrazione europea, all'immigrazione, è stato – sottosegretario Gozi – semplicemente imbarazzante. Nessuna concretezza, nessun contenuto, nessuna proposta vera, reale, concreta, degna di questo nome, nessun negoziato circostanziato, solo richieste generiche, toni rissosi, slogan ad effetto e propaganda stantia. La vostra principale battaglia in Europa è stata sbagliata nel merito e nel metodo. Avete chiesto più flessibilità, più margini di spesa, non tanto e non solo per il 2016, ma per il 2017, perché è lì che si gioca il vostro azzardo con le clausole di salvaguardia da sterilizzare e con una crescita decisamente inferiore rispetto alle aspettative. Avete chiesto flessibilità per sostenere una politica economica sbagliata, che non ha portato risultati di nessun genere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), perché l'Italia è maglia nera in Europa per crescita, per disoccupazione e per investimenti. Avete chiesto di sforare i parametri europei, non per finanziare un percorso solido e virtuoso di crescita, non per finanziare una drastica riduzione della pressione fiscale e per restituire ossigeno all'asfittica economia italiana. No, per dare 80 euro di qua, 80 euro di là, e anche – idea geniale – 500 euro ai neodiciottenni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), per rivendicare e riaffermare con orgoglio la cultura italiana, quella stessa cultura però che Renzi si affretta a nascondere per non urtare la suscettibilità e la sensibilità religiosa del Presidente Rouhani quando viene qui in Italia.
  Accanto a questo, si è aggiunta l'incapacità, passo al metodo, di avviare con abilità, con sapienza, un negoziato tecnico e puntuale, con proposte precise e concrete. E così, l'iniziale apertura di credito, di cui pure avete goduto, si è trasformata in insofferenza e in ostilità. Per carità, sgombriamo subito il campo da ogni equivoco, questa Europa così come è non ci piace e chi crede nei principi di Ventotene non può riconoscersi in questa Europa. Noi stessi abbiamo lottato contro questa Europa, abbiamo pagato le conseguenze delle nostre battaglie, mentre la sinistra italiana rideva del modo in cui l'Europa trattava il nostro Governo e quindi il Pag. 89nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Ma se vuoi cambiare le regole di questa Europa, devi avere autorevolezza, credibilità, visione, devi costruire le giuste alleanze, devi batterti per affermare un codice, una cornice di valori condivisi, e non certo per finanziare prebende elettorali, per fare polemiche futili che rischiano semplicemente di isolare il nostro Paese.
  Se fai propaganda, se alzi i toni, se cerchi la rissa, sei miope, miope esattamente come coloro che alzano i muri all'interno della nostra Europa; non funziona, non può funzionare, e questo mi introduce al tema dell'immigrazione. Lo stesso discorso vale per l'immigrazione, dove siamo anche d'accordo sul merito, su alcune questioni, ma in disaccordo sul metodo adottato. È giusto chiedere che sia l'Europa a farsi carico del fenomeno, è giusto chiedere che Dublino sia riformato, è giusto chiedere i ricollocamenti. Non deve convincere noi il Presidente del Consiglio, ma si è chiesto Renzi perché non riesce a convincere i suoi colleghi europei ? Semplicemente perché non è credibile, semplicemente perché non è autorevole, e se non sei credibile, non sei in grado di far sentire la tua voce, non sei in grado di far valere la voce dell'Italia in Europa e nel mondo, allora non sei in grado di ottenere la riforma di Dublino, i collocamenti, i rimpatri europei, il controllo alle frontiere esterne con la guardia di frontiera europea; in una parola: non sei in grado di tutelare gli interessi dell'Italia e di fare allo stesso tempo il bene dell'Europa. Sottosegretario, a differenza del Regno Unito noi non riusciamo ad ottenere ciò che chiediamo perché, anziché mettere in campo la cultura e l'arte della negoziazione, abbiamo messo in campo quella della propaganda e degli slogan facili; perché non siamo credibili, perché non siamo autorevoli. Il lapidario «non abbiamo un interlocutore» pronunciato a Bruxelles è stato uno schiaffo in faccia non a lei, non a Matteo Renzi, ma all'Italia, al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), solo che, a differenza vostra, a differenza di quanto fece la sinistra con noi, noi non gioiremo per il modo in cui l'Europa tratta l'Italia; noi siamo italiani, fieri, orgogliosi di esserlo. Noi tifiamo per il nostro Paese, proprio per questo vi chiediamo di cambiare i toni, di cambiare registro, di cambiare passo, perché Matteo Renzi non è passato dalle urne ma è pur sempre il Presidente del Consiglio italiano e deve dimostrarsi degno di rappresentare un grande Paese come l'Italia, e fino ad oggi non lo ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Presidente, ho apprezzato due cose in particolare del discorso di Matteo Renzi: la prima, la richiesta di applauso al sul gruppo parlamentare. Tra l'altro, come MoVimento 5 Stelle abbiamo una proposta: dotate il Ministro Alfano di un cartello «applausi», così quanto era diamo un senso al suo Ministero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La seconda, la proposta di fare delle primarie per i partiti del Parlamento europeo: l'unico problema è che prima deve fare entrare la Cina nell'Unione europea, altrimenti non potete fare le primarie nemmeno lì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Avrei voluto parlare oggi esclusivamente di immigrazione, dato che l'Europa sta vivendo la peggiore crisi di migranti e rifugiati della sua storia; avrei voluto ricordare che le soluzioni ci sono e ve le abbiamo date il 18 dicembre 2014; avrei voluto dire che occorre far pulizia, con un censimento indipendente, degli istituti che si occupano di accoglienza, visto che, se lo fate voi, sono gli stessi istituti che con voi fanno affari con la mafia, quindi non avrebbe senso; avrei voluto dire che occorre predisporre le quote per gli immigrati per Paese, che Pag. 90occorre creare degli hotspot nei Paesi di provenienza e transito, che occorre rispettare un rapporto non superiore di uno a mille tra asilanti e cittadini, che occorre smetterla di finanziare i signori della guerra e che occorre ritirare gli eserciti e dal Medio Oriente, ma come faccio a chiedervi qualcosa conoscendo la vostra totale influenza nei tavoli europei ? Voi vi vantate che oggi si parli di immigrazione in Europa, ma la vittoria non è parlarne – lo so che siete abituati ai talk show –, la vittoria è risolvere il problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Come faccio a chiedervi di risolvere qualcosa se non avete neanche la maggioranza parlamentare ? Come faccio a chiedervi qualcosa se le vostre politiche sono le stesse legate ai giochi di potere degli ultimi trent'anni ? Voi parlate, parlate, parlate, ma non concludete mai nulla di buono per i cittadini. Andate in Europa e chiedete di aprire le frontiere e dopo poco le chiudono tutti, ma proprio tutti, proprio quelli non avevamo mai parlato di chiusura delle frontiere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Andate a parlare di redistribuzione dei migranti e se ne prendono 230 su 250 mila, roba fantozziana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Andate a chiedere gli hotspot e loro accettano. Notizia: li fanno tutti in Italia, quattro in Sicilia e non c’è neanche un regolamento nazionale per gli hotspot sugli immigrati, una roba mai vista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Vi vantate del vostro ruolo di mediazione in Libia e dopo un mese, da Tobruk, arriva una smentita da far rabbrividire il più grande ciarlatano professionista. Andate a trattare in Grecia e la Grecia fallisce; andate a chiedere soldi per gestire i migranti e danno 3 miliardi alla Turchia, che poi ci fa passare i terroristi; andate a chiedere soldi per gestire gli immigrati e a noi non ne danno mai, perché li hanno già dati alla Turchia, giustamente; insomma, o Renzi porta sfiga o è incapace, scegliete voi la risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io una mia ce l'ho, ed è abbastanza chiara: è incapace. È incapace di farsi rispettare dal comandante Al Sisi persino dopo le torture subite da un nostro connazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); è incapace di dire la verità, come al Senato, sulle unioni civili. Non è difficile, basta dire che il PD non ha la maggioranza e quindi non vuole votare la Cirinnà per non andare sotto, perché questo paleserebbe il più grande problema di questo Parlamento, il più grande: non c’è mai stata un'elezione che ha proclamato Renzi Capo di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se voleste votare quella legge, in due giorni sarebbe approvata, perché 500 emendamenti, votando anche giovedì e venerdì (sapete, si può lavorare) si potrebbe approvare. È incapace di difendere i cittadini perché è schiavo delle banche, come ha dimostrato, in ultimo, la questione di Banca Etruria; è incapace di rappresentare dignitosamente il nostro Paese. Criticavamo Berlusconi per le gaffe fatte in Europa e poi vediamo Renzi fischiettare durante un incontro pubblico e parlare inglese che veramente neanche mister Bean muto farebbe di peggio. È incapace di rottamare persino i ladri che ogni giorno arrestano nel vostro partito; è incapace di difendere i nostri agricoltori dagli indegni accordi come quello sull'olio tunisino e sulle arance marocchine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); è incapace di dire «no» al transito di bombe sul nostro territorio (in Sardegna ancora aspettano risposte da voi); è incapace di tenerci al sicuro. Lo sapete che la vostra disponibilità all'azione militare data a quell'organismo di morte chiamato NATO ci esporrà a rischi enormi di ritorsioni terroristiche ? Lo sapete questo ? Ditelo agli italiani ! È incapace di dire «no» a un regime come quello saudita che sta annientando lo Yemen. A proposito, come ve li siete distribuiti i Rolex che avete arraffato là, in Arabia Saudita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ad una persona così, cosa dovremmo dire oggi ? Ve lo diciamo già da tre anni cosa c’è da fare. Dovrei sperare che le nostre scelte legislative si trasformino Pag. 91in qualcosa di concreto grazie alla vostra azione esecutiva ? Neanche lo sapete questo principio della Costituzione. No, non ci crederebbe nessuno. Allora, noi le proposte le abbiamo fatte, le abbiamo presentate, le trovate sul vostro tavolo; se avete voglia, leggetele. Le avete approvate forse ? Non importa, non cambierà nulla perché non avete la voglia di cambiare nulla in questo Paese; nulla di buono volete fare perché avere soltanto l'obiettivo di proseguire sulle politiche di austerità e di sottomissione alle politiche finanziarie europee. Noi siamo soliti presentare proposte, parlare di temi concreti, e non ci piace sentire le balle, cosa che voi fate spesso e dite spesso alla stampa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). State certi che la stampa rilancerà le vostre balle, perché la oliate bene con i soldi dei finanziamenti pubblici, ma non è un problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oggi ascolterà voi, fino all'avvento di un prossimo capo, che metterà lì, non il Parlamento, non voi, ma l'Europa; ma noi saremo qui e ci prenderemo quel posto che spetti ai cittadini e non a voi e alle banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Presidente, mai come adesso c’è bisogno di Europa, un'Europa capace di dare risposte forti, coraggiose, risposte europee ai problemi che ci sono dentro e fuori l'Europa, tanti problemi che non si possono risolvere guardando al proprio ombelico. Penso alla gestione di migliaia di profughi, penso al pericolo terrorismo, penso al conflitto mediorientale, problemi che nessun Paese può pensare di risolvere da solo con politiche meramente nazionalistiche. Solo che, come adesso diceva bene il Presidente Cicchitto, l'Europa è fragile, l'Europa è in difficoltà. È questione di queste ore la notizia che anche l'Austria sta chiudendo le frontiere con l'Italia; oltre sette Paesi chiedono che ci sia il congelamento di Schengen dopo averlo già bloccato, anche se per periodi limitati nel tempo. Insomma, l'Europa viene messa in discussione, ma noi non lasciamo che l'Europa si sgretoli e che prevalgano gli egoismi nazionali.
  Rincresce che esponenti dell'opposizione come il collega Scotto davanti a momenti così complicati e così decisivi per il futuro dell'Europa preferiscano sottrarsi al confronto e «buttarla in caciara». Così come l'interesse che i colleghi del MoVimento 5 Stelle, probabilmente, per ingarbugliare le carte sulle loro responsabilità sulla legge Cirinnà al Senato, cerchino a loro volta di creare polemiche ad arte, mentre invece stiamo parlando davvero di una delle questioni più decisive anche per il nostro Paese.
  C’è bisogno di un nuovo impulso per l'Europa, c’è bisogno di perfezionare quei processi di integrazione europea che aiutino ad uscire dalla crisi e a dare il via ad una nuova fase. Ed è una grande cosa che l'Italia ci sia, l'Italia la culla dell'Europa di oggi, che non resta in una posizione subalterna, come è avvenuto invece nel recente passato, ma al contrario, proprio in questa situazione complicata, si muove come una nazione di respiro internazionale, una nazione garante dei grandi valori europei e al tempo stesso con un'azione moderna, capace di sé, che stimola l'Europa a compiere i cambiamenti necessari. E questo è possibile perché l'Italia, a soli due anni dalla nomina di questo Governo, si presenta oggi con una nazione che si sta rinnovando profondamente, una nazione in grado di compiere grandi riforme, dalla riforma del lavoro a quella della scuola, alla riforma della giustizia, alla riforma della pubblica amministrazione, alla riforma costituzionale. Tutte riforme che rendono più solido, più forte, più autorevole il nostro Paese.
  Allora, lo stato attuale dell'Unione Europea oggi fa vedere quanto ci sia bisogno di un cambio di passo. Il fatto che per anni a Bruxelles tutto sia ruotato intorno Pag. 92all'asse franco-tedesco non ha fatto bene all'Europa. Serve un'Europa multipolare ed è significativo che l'Italia inizi a farsi sentire per spingere l'Europa in questa direzione. L'Italia da due anni a questa parte si sta muovendo con un'energica azione di impulso, a tratti anche scuotendo l'Europa, pur di mettere in discussione automatismi che sembravano diventati irremovibili. Ed è notevole ad esempio che l'Italia sia riuscita a scardinare quello che per anni a Bruxelles è stato un dogma delle politiche economiche, il principio della stabilità basata esclusivamente sull'austerità. È proprio grazie all'insistenza dell'Italia che oggi finalmente l'Europa inizia rendersi conto che quello della crescita non è un problema solo italiano o di alcuni Paesi del sud Europa. La scarsa crescita è un problema europeo, l'intera Europa ha bisogno di un rilancio proprio e soprattutto economico. Quindi il tema non è tanto l'austerità quanto piuttosto se siamo in grado di prevedere un grande piano di investimenti per la crescita e per l'occupazione che consenta di fare ripartire l'economia. Ecco che l'Italia ha ragione a continuare ad insistere sulla richiesta di flessibilità di bilancio e questo non è un ottuso egoismo. È un modo come un altro dimostrare che noi siamo per il rispetto delle regole, ma al tempo stesso siamo affinché ci sia crescita, perché soltanto attraverso la crescita siamo in grado di garantire stabilità. Allo stesso modo è opportuno che l'Italia insista per il perfezionamento di una unione economica e monetaria che includa anche un sistema europeo di garanzia sui depositi bancari. Ma è anche un grande risultato il fatto che l'Italia nell'ultimo anno non soltanto si è riuscita a evitare la morte di centinaia di migliaia di vite umane, come ricordava il collega Chaouki nel suo intervento, ma è soprattutto riuscita a fare sì che l'immigrazione sia diventata una grande questione europea dopo che per anni era stata ignorata. Certo, adesso è necessario insistere affinché ci sia la concreta realizzazione dell'agenda europea sull'immigrazione, perché molti dei punti pattuiti sono ancora scandalosamente rimasti lettera morta.
  Mi riservo di consegnare l'intervento per la sua formula complessiva, ma soprattutto credo che sia importante continuare a ribadire che non può essere messo in discussione Schengen. È molto positivo che l'Italia si sia espressa sin dall'inizio a favore del mantenimento della libera circolazione e adesso dobbiamo continuarlo a dirlo anche ai quattro Paesi di Visegrad, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, che proprio questa settimana a Praga si sono riuniti e si sono esposti per la costruzione di nuovi muri. Dobbiamo dire che è una politica contro l'unità europea, una politica che cerca di scaricare il problema dei rifugiati esclusivamente su alcuni Paesi, alcuni Paesi del sud dell'Europa. È dunque una politica che tradisce i valori europei più profondi e proprio per questo è inaccettabile.
  Ma vengo alla questione Brexit, al rischio Brexit. Sicuramente è molto positivo che anche l'Italia si impegni a compiere ogni sforzo volto a scongiurare l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa.
  Come diceva il Presidente del Consiglio, la Gran Bretagna è una forza mondiale, è uno dei grandi Paesi del G7, e va compiuto ogni tentativo per fare sì che non abbandoni l'Europa, sarebbe una sconfitta per i cittadini della Gran Bretagna, sarebbe una sconfitta per tutta l'Europa. Al tempo stesso però vorrei esprimere una preoccupazione in merito a quei compromessi che si andranno a pattuire, sia per quanto riguarda la cancellazione ipotetica di misure di welfare per i cittadini comunitari lì residenti, sia per quanto riguarda la limitazione della libertà di circolazione. Perché si tratterebbe di compromessi che tra l'altro potrebbero rappresentare anche un inopportuno precedente nel metodo, perché ciascun singolo Paese in futuro potrebbe sentirsi legittimato a sua volta ad avanzare inaccettabili pretese di favoritismi nei confronti dell'Europa.
  Allora Presidente, mi avvio alla conclusione, il 2016 è l'anno delle grandi sfide per l'Europa. L'Europa ha davanti due Pag. 93alternative: o affonda nelle beghe dei gretti egoismi nazionali, oppure sarà nelle condizioni di promuovere un nuovo inizio per un migliore futuro insieme. E fa piacere, è davvero importante sapere che finalmente dall'Italia sta venendo un contributo importante per ripartire insieme in Europa, per lavorare a quella Europa-comunità che il Presidente del Consiglio oggi ci annunciava nel suo intervento, un'Europa più forte un'Europa multipolare, un'Europa capace di affrontare le grandi sfide che ci troviamo ad affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ora ai voti, chiedo ai colleghi di prendere posto.
  Come da prassi le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite o non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate delle risoluzioni Palese ed altri n. 6-00204 e Pili n. 6-00210, nel senso di votare la premessa separatamente dal dispositivo.
  Analogamente a quanto già fatto in precedenti occasioni, costituendo la premessa un elemento complementare ed accessorio rispetto al dispositivo, con riguardo alle citate risoluzioni procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti in tutto o in parte approvato, alla votazione della premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Locatelli n. 6-00201, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico, Baroni, Dellai, Casellato, Dico, Nizzi, Marti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  383   
   Votanti  375   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 261    
    Hanno votato
no  114).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00202 su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico, Manfredi, Cozzolino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  383   
   Votanti  357   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
  14    
    Hanno votato
no  343).    

  Indico la votazione nominale mediante procedimento elettronico sulla risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00203, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  382   
   Votanti  379   
   Astenuti  3   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
  39    
    Hanno votato
no  340).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Palese ed altri n. 6-00204, limitatamente Pag. 94al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  381   
   Votanti  369   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  286    
    Hanno votato no   83.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Palese ed altri n. 6-00204, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Palese ed altri n. 6-00204, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  387   
   Votanti  375   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
  30    
    Hanno votato
no  345).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Saverio Romano ed altri n. 6-00205, come riformulata su richiesta del Governo, intendendosi espunte le premesse, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, Andrea Romano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  388   
   Votanti  360   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
 263    
    Hanno votato
no   97).    

  Passiamo alla votazione della risoluzione Scotto ed altri n. 6-00206.
  Ricordo che i presentatori di tale risoluzione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo; pertanto il parere del Governo deve intendersi contrario sulla risoluzione nella sua interezza.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Scotto ed altri n. 6-00206, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Il deputato Impegno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  384   
   Votanti  330   
   Astenuti   54   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
  31    
    Hanno votato
no  299).    

  (Il deputato Parentela ha segnalato che ha erroneamente votato contro, mentre avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Artini ed altri n. 6-00207, come riformulata Pag. 95su richiesta del Governo, intendendosi espunte le premesse, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  382   
   Votanti  308   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato
 266    
    Hanno votato
no   42).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00208, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Cozzolino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  383   
   Votanti  359   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  338).    

  Passiamo alla votazione della risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi secondo, quarto, quinto, sesto, decimo, undicesimo e dodicesimo del dispositivo; a seguire distintamente i capoversi secondo, quarto, quinto, sesto, decimo, undicesimo e dodicesimo del dispositivo.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, lo potrebbe rileggere più lentamente ?

  PRESIDENTE. Lo rileggo piano piano.
  Ora votiamo la risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209 nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi secondo, quarto, quinto, sesto, decimo, undicesimo e dodicesimo del dispositivo.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signora Presidente, chiederemmo che nella seconda votazione, poi singolarmente gli impegni, in modo singolo...

  PRESIDENTE. Sì, era così. È già predisposto così.

  DAVIDE CRIPPA. Volevamo precisarlo, in modo da evitare... Perfetto, grazie !

  PRESIDENTE. Però adesso mi pare che l'onorevole Fedriga avesse un'esigenza più di capire che cosa stessimo votando. Il primo voto è tutta la risoluzione, meno i capoversi del dispositivo che ho citato. Ci siamo ora, onorevole Fedriga ? Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209, ad eccezione dei capoversi secondo, quarto, quinto, sesto, decimo, undicesimo e dodicesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Patriarchi, Simoni, Brunetta, Caso, Ferranti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  382   
   Votanti  369   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
  54    
    Hanno votato
no  315).    

Pag. 96

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Brunetta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  380   
   Votanti  359   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  265).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Camani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  383   
   Votanti  381   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  297).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Di Salvo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  382   
   Votanti  367   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  270).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  381   
   Votanti  349   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  263).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209, limitatamente al decimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico, Nardi, De Lorenzis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  378   
   Votanti  355   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  271).    

Pag. 97

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209, limitatamente all'undicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Kronbichler, Nardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  381   
   Votanti  357   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  273).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00209, limitatamente al dodicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  364   
   Votanti  337   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
  78    
    Hanno votato
no  259).    

  Passiamo adesso alla votazione della risoluzione Pili n. 6-00210 che, come già preannunciato, voteremo per parti separate, prima il dispositivo e, poi, eventualmente, la premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pili n. 6-00210, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Manfredi, Fabbri, Caso, Zoggia, Borghi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  369   
   Votanti  344   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 250    
    Hanno votato
no   94).    

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Pili n. 6-00210 ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pili n. 6-00210, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, D'Agostino, Nardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  370   
   Votanti  350   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
  20    
    Hanno votato
no  330).    

  (La deputata Ruocco ha segnalato che non è riuscita a votare).

  È così esaurito lo svolgimento delle comunicazioni del Presidente del Consiglio.

Pag. 98

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

  MARCO CARRA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO CARRA. Signora Presidente, ruberò pochi minuti all'Aula...

  PRESIDENTE. Massimo due, onorevole Carra.

  MARCO CARRA. Sì, giusto per condividere quanto di grave è accaduto in questi giorni nella mia regione, la Lombardia, laddove l'amministrazione regionale ha deciso di non concedere il bonus bebé alle famiglie che hanno adottato un figlio o una figlia. Si tratta di una forma di discriminazione barbara, insopportabile, figlia di un'ignoranza primitiva che alberga in chi ha compiuto questa scelta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà). I figli, le figlie sono figli, appunto, o figlie, con buona pace dei leghisti, naturali o adottati, nati nel o fuori dal matrimonio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  NICOLA MOLTENI. Ma non è così !

  MARCO CARRA. E la risposta del presidente della regione è mortificante, è stata mortificante, a conferma del preoccupante vuoto culturale. Ogni residua discriminazione è stata superata da tempo, cito da ultimo il decreto legislativo n. 154 del 2013 per tralasciare la Costituzione; ecco perché non è tollerabile questa scelta e per questa ragione io auspico che si continui questa battaglia. Io per lo meno continuerò a portarla avanti, preannunciando innanzitutto una semplice interrogazione che mi auguro possa essere sottoscritta da tanti colleghi e che possa trovare una risposta celere da parte del Governo, per richiedere appunto al Governo stesso di prendere in carico questa triste vicenda e di contribuire alla sua risoluzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  MINO TARICCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MINO TARICCO. Signora Presidente, il mio intervento è per sollecitare l'interrogazione n. 5-06209 del 30 luglio 2015 con la quale, già l'anno scorso, ponevamo la questione dell'invasione di un insetto, la Popillia japonica, che sta letteralmente devastando l'asse del Ticino e si sta allargando in tutto il nord Italia molto pericolosamente. Nei giorni scorsi è poi arrivata una lettera inviata dall'assessore regionale all'agricoltura della regione Piemonte che, appunto, lancia l'allarme e chiede al Governo di intervenire prontamente per mettere in atto misure di contenimento e se possibile di eradicamento di questo insetto. Solo per dare l'entità del problema che l'arrivo di questo insetto potrebbe causare voglio solo citare che negli Stati Uniti d'America questo insetto produce danni annuali che superano i 450 milioni di dollari. Ora, noi ponevamo questa interrogazione nelle scorse settimane, circa un mese fa abbiamo presentato già una risoluzione anche in Commissione, su questo tema, voglio sollecitare il Governo a rispondere a questa interrogazione, ma, soprattutto, a prendere atto ed intervenire, perché questo insetto rischia di creare danni veramente importanti, non soltanto all'agricoltura, ma a tutta la vegetazione del territorio.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Sebastiano Messina, su la Repubblica del 12 febbraio, prendendo spunto da una valutazione critica del senatore a vita Giorgio Napolitano sul carico di lavoro dei parlamentari, ha descritto la settimana di lavoro degli onorevoli, termine usato in modo chiaramente dispregiativo, come Pag. 99composta da soli tre giorni di lavoro, il martedì, il mercoledì e il giovedì. Chiedo alla Presidenza della Camera di tutelare la funzione dei parlamentari, chiarendo che il lavoro dei parlamentari non si esplica nello schiacciamento dei bottoni il martedì, il mercoledì e il giovedì, ma è fatto di altri impegnativi momenti di lavoro. Del resto, per decidere come votare bisogna studiare le proposte di legge, per presentare gli emendamenti bisogna elaborarli, per presentare mozioni, risoluzioni, ordini del giorno, interrogazioni e interpellanze bisogna predisporle.
  Nelle nostre città bisogna interloquire con le istituzioni locali, con i sindaci, con i sindacati, con le forze produttive, professionali e culturali. Bisogna organizzare incontri e manifestazioni pubbliche, ricevere e dialogare con i cittadini. Cose che si fanno normalmente il lunedì, il venerdì e il sabato, e a volte anche la domenica ci sono impegni politici e istituzionali. Ridurre la nostra funzione solo al lavoro d'Aula e di Commissione è riduttivo e ingeneroso. Si liscia il pelo a chi quotidianamente butta fango sulle istituzioni. È come se a un giornalista dicessimo che il suo lavoro si riduce solo al tempo che gli occorre per scrivere un articolo. Chiedo, pertanto, al Presidente un intervento pubblico per chiarire la complessità del lavoro parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 18 febbraio 2016, alle 9:

  Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1328 – Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo e agroalimentare, nonché sanzioni in materia di pesca illegale (Approvato dal Senato) (C. 3119-A).
  — Relatore: Oliverio.

  La seduta termina alle 21,10.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 3119-A

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO, Relatore. Il provvedimento, approvato in prima lettura dal Senato, è stato modificato nel corso dell'esame presso la Commissione di merito.
  L'articolo 1 detta talune norme volte a semplificare i controlli in ambito agricole. A tal fine si prevede:
   al comma 1, che i produttori la cui produzione non supera 350 kg di olio (nel testo approvato dal Senato era previsto il limite di 250 Kg) non sono tenuti a costituire il fascicolo aziendale;
   al comma 2, l'esenzione dalla normativa riguardante la prevenzione antincendio per i depositi di olio di oliva di capacità inferiore a 6 metri cubi;
   al comma 2-bis, inserito durante l'esame in Commissione, l'attribuzione del diritto di esercizio della prelazione a favore dell'imprenditore agricolo professionale iscritto nella previdenza agricola e proprietario di terreni confinanti con i fondi offerti in vendita, purché sugli stessi non siano insediati mezzadri, coloni, affittuari, compartecipanti od enfiteuti coltivatori diretti;
   al comma 3, l'individuazione da parte delle regioni e delle province autonome di percorsi per la pastorizia transumante nell'ambito dei ripari, degli argini e delle loro dipendenze, in deroga a quanto previsto dalla normativa nazionale;Pag. 100
   al comma 4, la possibilità di costituire un Consorzio di tutela per ciascuna DOP e IGP relativamente alla produzione di vini liquorosi;
   al comma 6, l'esenzione dall'obbligo di accompagnamento del passaporto per i bovini commercializzati all'interno del territorio nazionale;
   al comma 9, l'inclusione dell'innovazione tecnologica ed informatica e dell'agricoltura di precisione, nonché il trasferimento di conoscenze dal campo della ricerca al settore primario (specifica aggiunta durante l'esame in Commissione) tra gli ambiti operativi del sistema di consulenza per i beneficiari dei contributi PAC;
   al comma 9-bis, inserito durante l'esame in Commissione, l'esperimento della procedura di comunicazione alla Commissione europea prevista per l'introduzione di normative tecniche nell'ordinamento nazionale, relativamente all'articolo 25 della legge n. 221 del 2015, c.d. collegato ambientale, che ha ricompreso tra i prodotti ammendanti i prodotti sanitari assorbenti non provenienti da ospedali e assimilati, previo idoneo processo di sanificazione, qualora necessario;
   al comma 9-ter, inserito durante l'esame in Commissione, l'imputazione dei costi delle attività di controllo legate alla tracciabilità delle biomasse per la produzione di energia elettrica ai destinatari degli incentivi, con conseguente attribuzione delle entrate al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.

  È stato introdotto un nuovo articolo (articolo 1-bis) secondo il quale lo statuto dei consorzi di tutela deve prevedere che il riparto degli amministratori da eleggere sia effettuato in base a un criterio che assicuri l'equilibrio tra i generi.
  L'originario articolo 2 è stato soppresso; conteneva un'integrazione relativa al reato di contraffazione alimentare.
  L'articolo 3 introduce una nuova tipologia di servitù coattiva a carico dei proprietari di strade private, ai quali si richiede di consentire il passaggio di tubazioni:
   per l'allacciamento alla rete del gas di utenze domestiche o aziendali, compresa l'installazione di contatori;
   per la trasmissione di energia geotermica.

  A tal fine, il sindaco del comune interessato autorizza, con ordinanza, tali allacciamenti su strade private. La disposizione in esame assimila la servitù di passaggio per le condutture di gas (definibile come servitù di gasdotto) ad altre servitù coattive già previste nell'ordinamento.
  L'articolo 4 ha l'obiettivo di velocizzare i procedimenti amministrativi relativi all'esercizio delle attività agricole.
  Il comma 1 riduce da centottanta a sessanta giorni il termine entro il quale la pubblica amministrazione deve adottare il provvedimento finale dal ricevimento dell'istanza già istruita dal Centro di assistenza agricola (CAA).
  Il comma 2 salvaguarda le eventuali forme di semplificazione più avanzate previste dalle normative regionali e delle province autonome nell'applicazione ai predetti procedimenti della disciplina sullo sportello unico per le attività produttive (SUAP).
  L'articolo 5 prevede una delega al Governo per il riordino e la semplificazione della normativa in materia di agricoltura. Il riferimento alla pesca ed acquacoltura è stato soppresso mentre è stato inserito il riferimento alla selvicoltura e alla filiera foresta-legno. Il termine per l'adozione del codice agricolo è di 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge.
  I principi e criteri direttivi enucleati fanno riferimento a:
   la ricognizione ed abrogazione espressa delle disposizioni obsolete o non più in vigore per abrogazione implicita;
   l'organizzazione delle disposizioni per settori omogenei;Pag. 101
   il coordinamento delle disposizioni per garantire coerenza alla normativa agricola;
   la risoluzione di incongruenze;
   la revisione dei procedimenti amministrativi in modo da ampliare i casi di silenzio assenso;
   l'introduzione di meccanismi di tipo pattizio con le amministrazioni territoriali in modo da prevedere tempi di risposta delle amministrazioni inferiori a quelli previsti;
   l'armonizzazione normativa sui controlli in materia di prodotti di qualità;
   la revisione ed armonizzazione della normativa in materia di foreste e filiere forestali.

  L'articolo 6 prevede che il Governo emani un decreto legislativo (originariamente era previsto un regolamento) che disciplini le forme di affiancamento tra agricoltori ultra-sessantacinquenni o pensionati e giovani. Si deve trattare di giovani non proprietari di terreni agricoli, di età compresa tra i diciotto e i quaranta anni, anche organizzati in forma associata. La finalità dell'affiancamento è il graduale passaggio della gestione dell'attività d'impresa agricola ai giovani.
  L'articolo 7 istituisce il Sistema informativo per il biologico (SIB) che ha la possibilità di utilizzare l'infrastruttura del sistema informativo agricolo nazionale (SIAN).
  Gli articoli 8 e 11 sono stati soppressi nel corso dell'esame in sede referente: il primo inseriva taluni interventi prioritari per la modernizzazione delle infrastrutture logistiche del comparto agroalimentare tra le infrastrutture strategiche e di preminente interesse nazionale; il secondo disponeva che l'affidamento dei servizi di importo inferiore a 20.000 euro annui ad imprenditori agricoli le cui aziende sono ubicate in comuni montani o svantaggiati non costituisce subappalto ai sensi del codice dei contratti pubblici.
  Sono stati inseriti taluni articoli aggiuntivi in base ai quali:
   in caso di controversie sui masi chiusi è obbligatorio esperire il tentativo di conciliazione (articolo 8-bis);
   le articolazioni provinciali delle organizzazioni professionale agricole sono autorizzate a consultare l'elenco delle indennità e dei dati personali degli aventi diritto alle indennità espropriative dormienti (somme depositate da oltre dieci anni; tale presunzione vale qualora agli atti delle ragionerie dello Stato non risultino pendenti azioni giudiziarie (articolo 8-ter);
   il contributo al Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti (CONOE) viene rideterminato, a decorrere dal 2017, in base alle diverse tipologie di olio e alla loro suscettibilità a divenire esausti (articolo 8-quater);
   le imprese agricole possono aderire ai Consorzi e ai sistemi di raccolta dei rifiuti previsti dal codice ambientale attraverso le articolazioni territoriali delle organizzazioni agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale a cui aderiscono (articolo 8-quinquies);
   l'attività di manutenzione del verde, pubblico o privato, affidata a terzi, può essere svolta esclusivamente dagli iscritti al Registro ufficiale dei produttori (RUP), da imprese agricole, artigiane o industriali o in forma cooperativa iscritte al registro delle imprese e che abbiano conseguito un attestato di idoneità per il possesso di determinate competenze fitosanitarie (articolo 8-sexies);
   la costituzione di una cauzione a favore dello Stato o altro ente pubblico può essere fornita anche dai consorzi di garanzia collettiva dei fidi (articolo 8-septies);
   le associazioni di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale nel settore lattiero caseario possono agire in giudizio per l'inserzione di diritto degli elementi obbligatori (forma scritta e durata Pag. 102non inferiore a dodici mesi) nei contratti di cessione di latte crudo (articolo 8-octies).

  L'articolo 9 modificato nel corso dell'esame in Commissione, delega il Governo, entro il termine di dodici mesi, al riordino e alla riduzione degli enti, delle società e delle agenzie vigilati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, alla revisione della normativa del settore ippico nazionale (secondo un'aggiunta introdotta in Commissione) nonché alla revisione della legge n. 30 del 1991 in materia di riproduzione animale, secondo i seguenti principi e criteri direttivi:
   in merito alle strutture vigilate definizione delle strutture, delle competenze e delle procedure di funzionamento nonché di modalità di chiamata pubblica;
   ottimizzazione nell'utilizzo delle risorse, riducendo il ricorso a contratti con soggetti esterni alla pubblica amministrazione;
   utilizzo, per una quota non superiore al 50 per cento, dei risparmi ottenuti per la realizzazione di politiche a favore dello sviluppo e dell'internazionalizzazione del Made in Italy;
   riorganizzazione di AGEA, anche attraverso la revisione delle relative funzioni e del sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), nonché del modello di coordinamento degli organismi pagatori a livello regionale, garantendo la realizzazione di una piattaforma informatica che permetta la comunicazione tra articolazioni regionali e strutture centrale;
   riordino del sistema dei controlli con conseguente razionalizzazione o soppressione della società AGECONTROL S.p.A., anche mediante trasferimento delle quote societarie al Ministero delle politiche agricole o ad Agenzie da esso vigilate;
   revisione della normativa istitutiva dell'Ente nazionale risi al fine di razionalizzarne l'organizzazione in funzione della competitività del settore (aggiunto nel corso dell'esame presso la Commissione);
   previsione dell'obbligo di pubblicazione annuale dei dati economici, finanziari e patrimoniali delle attività svolte da ciascun ente, società ed agenzia;
   in merito alla riforma del settore ippico nazionale:
    riordino delle competenze ministeriali in materia di ippica, incluse quelle riguardanti i diritti televisivi relativi alle corse estere, la disciplina delle scommesse, la permanenza degli attuali livelli di gettito da destinare al finanziamento della filiera, attraverso la riduzione delle aliquote da destinare all'Erario ed un aumento della raccolta;
   istituzione di un organismo cui demandare le funzioni di organizzazione degli eventi ippici e di rendicontazione e ripartizione delle risorse provenienti dalle scommesse e dai finanziamenti statali all'uopo previsti;
   in merito al riordino dell'assistenza tecnica degli allevatori e della disciplina della riproduzione animale:
    riorganizzazione del settore di consulenza del settore, con l'obiettivo di liberalizzare il settore e di salvaguardare la biodiversità, il benessere animale e la valorizzazione delle produzioni di qualità;
   iscrizione ai libri genealogici e ai registri anagrafici come elemento fondamentale per l'individuazione della razza, per la conservazione della biodiversità animale e per la valorizzazione delle razze autoctone;
   unicità e multifunzionalità del dato raccolto per la tenuta del libro o del registro;
   soppressione dei riferimenti ad enti scientifici e strumentali soppressi;
   possibilità di autofinanziamento delle associazioni degli allevatori attraverso l'espletamento di servizi ai soci e l'utilizzo di marchi collettivi.

  L'articolo 10 istituisce presso ISMEA la Banca delle terre agricole, con l'obiettivo Pag. 103di costituire un inventario dei terreni agricoli disponibili a causa dell'abbandono dell'attività agricola e di prepensionamenti; Ismea può presentare uno o più progetti di ricomposizione fondiaria degli stessi terreni, con l'obiettivo di individuare comprensori territoriali nei quali promuovere aziende dimostrative.
  È stata inserita una disposizione (articolo 11-bis) secondo la quale per i contratti di rete nel settore agricolo, forestale ed agroalimentare, l'obbligo di redigere, entro due mesi dalla chiusura dell'esercizio annuale, una situazione patrimoniale interessa esclusivamente le reti di impresa che abbiano acquisito la soggettività giuridica.
  L'articolo 12 interviene in materia di assunzioni congiunte di lavoratori dipendenti nelle imprese agricole legate da un contratto di rete, riducendo la percentuale richiesta di presenza di imprese agricole all'interno della fattispecie contrattuale (che passa dal 50 per cento al 40 per cento) affinché sia possibile effettuare tali assunzioni.
  L'articolo 13 prevede che le pubbliche amministrazioni forniscano a titolo gratuito ai soggetti richiedenti i contributi europei l'assistenza e le informazioni necessarie ed elaborino specifiche procedure di gestione delle nuove istanze che agevolino la fruizione degli aiuti. A tal fine la via telematica viene resa il mezzo esclusivo (e non solo prioritario) di acquisizione da parte delle pubbliche amministrazioni di dati relativi a soggetti che esercitano attività agricola, attraverso l'utilizzo dei servizi del sistema informativo agricolo nazionale.
  All'articolo in esame è stata aggiunta una norma secondo la quale le organizzazioni dei produttori di latte e dei prodotti lattiero-caseari accedono alle informazioni relative ai propri soci, contenute nel fascicolo aziendale e nella banca dati dell'anagrafe zootecnica, limitatamente alla visualizzazione delle informazioni utili allo svolgimento delle funzioni loro demandate.
  L'articolo 14 interveniva originariamente rivedendo le competenze dell'Istituto per lo sviluppo agroalimentare (ISA) che veniva legittimato ad intervenire anche a favore di imprese che operano nel campo della logistica, anche su piattaforma informatica, dei prodotti agricoli, della pesca e dell'acquacoltura. Con la legge di stabilità per il 2016 ISA è stata incorporata in ISMEA. Le modifiche introdotte si limitano ad aggiornare il testo al cambiamento intervenuto.
  L'articolo 15 delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per il riordino degli strumenti di gestione del rischio in agricoltura e per la regolazione dei mercati, favorendo lo sviluppo di strumenti assicurativi a copertura dei danni alle produzioni e alle strutture agricole e disciplinando i Fondi di mutualità per la copertura dei danni da avversità atmosferiche, epizoozie e fitopatie, nonché per compensare gli agricoltori che subiscono danni causati da fauna protetta (secondo una specifica introdotta in Commissione) e per rivedere la normativa in materia di regolazione dei mercati.
  All'articolo 16 è stato soppresso il comma 1 che prevedeva la possibilità per le istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche ed ospedaliere di prevedere nei bandi di gara criteri di priorità relativamente alla fornitura di prodotti provenienti dalla filiera corta agricola ed ittica. Il comma 2 prevede che i Comuni possano definire idonee modalità di presenza e di valorizzazione dei prodotti agricoli a chilometro zero.
  Gli articoli 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23 e 24, prevedono, a tal fine, specifiche disposizioni sulla definizione dei prodotti derivati dalla trasformazione del pomodoro (articolo 18), sui relativi requisiti (articolo 19), sull'etichettatura e sul confezionamento (articolo 20), nonché sulle sanzioni (articolo 21). Le disposizioni introdotte sono volte a ridefinire le caratteristiche qualitative di tali prodotti in ragione del cambiamento avvenuto nel corso degli anni che ha visto la cessazione del pagamento del premio europeo accoppiato a favore degli stessi prodotti, la cui erogazione era condizionata al rispetto di determinati Pag. 104requisiti qualitativi indicati a livello europeo e oggi non più vigenti.
  L'articolo 25 delega il Governo ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per il sostegno del riso sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi:
   tutela delle varietà di riso tipiche italiane e sostegno al miglioramento genetico delle nuove varietà in costituzione;
   valorizzazione della produzione del riso come espressione del valore culturale paesaggistico ed ambientale di un territorio;
   tutela del consumatore, ponendo attenzione alla denominazione di vendita del riso;
   istituzione di un registro per la classificazione delle nuove varietà;
   disciplina dell'apparato sanzionatorio ed individuazione dell'Autorità competente all'irrogazione delle sanzioni.

  Dopo l'articolo 25 sono stati introdotti numerosi articoli, legati a singole filiere produttive.
  In particolar sono state introdotte disposizioni per:
   favorire la tracciabilità del riso e del relativo processo produttivo (articolo 25- bis);
   esentare i piccoli produttori di burro dall'obbligo di tenuta dei registri di carico e scarico (articolo 25-ter);
   introdurre sanzioni in caso di mancata iscrizione all'Anagrafe apistica, autorizzare la distribuzione di presidi sanitari agli apicoltori da parte delle organizzazioni di rappresentanza, permettere agli apicoltori colpiti dal parassita Aethina tumida di reintrodurre nella zona di protezione lo stesso numero di alveari perduti purché provenienti da allevamenti dichiarati indenni dalla presenza del parassita (articolo 25-quater);
   definire cosa si intenda per birra artigianale (articolo 25-quinquies);
   favorire la filiera del luppolo (articolo 25-sexies);
   fornire una definizione del fungo cardoncello (articolo 25-septies);
   escludere talune aziende agricole dal divieto di foraggiamento ed immissione di cinghiali stabilito nel collegato ambientale (articolo 25-octies).

  Gli articoli 26, 27 e 28 sono stati soppressi.
  L'articolo 29 è stato in parte modificato per aggiornare il quadro sanzionatorio in materia di pesca illegale alle nuove disposizioni europee. È stato, poi, introdotto un articolo aggiuntivo (articolo 29-bis) in materia di contrasto al bracconaggio ittico nelle acque interne.
  È stato soppresso l'articolo 30 che recava disposizioni in materia di lavoro agricolo ed, in particolare, l'estensione dell'ambito soggettivo degli aderenti alla Rete del lavoro agricolo di qualità, di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 91/2014.
  È stato, infine, aggiunto un articolo aggiuntivo (articolo 30-bis) che esclude dalla definizione di rifiuto contenuta nel codice ambientale le materie fecali, la paglia, gli sfalci e le potature nonché ogni altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso destinati alle normali pratiche agricole e zootecniche utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia da biomassa, anche al di fuori del luogo di produzione o con cessione a terzi.
  Il Titolo VI reca le disposizioni finali prevedendo all'articolo 31 come clausola di copertura finanziaria la neutralità finanziaria dei decreti legislativi che saranno emanati a seguito delle deleghe ivi disposte o, in caso contrario, la necessaria previa entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie.

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TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DELLA DEPUTATA LAURA GARAVINI IN SEDE DI COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 18 E 19 FEBBRAIO 2016

  LAURA GARAVINI. Grazie Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, mai come adesso c’è bisogno di Europa.
  Di un'Europa capace di dare risposte forti e coraggiose, risposte europee ai problemi che ci sono, intorno a noi, ma anche all'interno dell'Europa.
  Sono problemi che non si possono affrontare guardando al proprio ombelico: la gestione di migliaia di profughi; il pericolo terrorismo; il conflitto medio-orientale, la crisi economico monetaria.
  Problemi che nessun paese può essere in grado di affrontare da solo, ricorrendo a politiche meramente nazionalistiche (anche se alcuni si illudono che sia possibile).
  La verità è che abbiamo bisogno di Europa.
  Un'Europa che sappia superare gli steccati particolaristici dei singoli Stati e riesca a mettere in campo una politica europea efficace, in grado di risolvere i grandi problemi internazionali che ci assillano.
  Però mai come adesso l'Europa è fragile.
  Mai come adesso l'Europa viene messa in discussione, e sembra essere sul punto di implodere.
  Ben sette paesi (Norvegia, Svezia, Danimarca, Austria, Germania, Ungheria e Francia), sia pure in via temporanea, hanno reintrodotto controlli alle frontiere, mettendo così in discussione il principio fondativo dell'Unione Europea: quello della libera circolazione, probabilmente il risultato più significativo delle politiche europee degli ultimi decenni.
  E alcuni di questi paesi si spingono ad ipotizzare un'ulteriore interruzione del trattato di Schengen per altri due anni. È notizia di queste ore l'intenzione dell'Austria di controllare in modo ancora più severo le frontiere con l'Italia.
  Intanto la Gran Bretagna, si appresta ad organizzare un referendum popolare con cui legittimare l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa.
  Insomma l'Europa viene messa in discussione.
  Ma noi non lasciamo che l'Europa si sgretoli e che prevalgano gli egoismi nazionali.
  E rincresce che esponenti dell'opposizione come il collega Scotto, davanti a momenti così complicati e decisivi per il futuro dell'Europa, preferiscano sottrarsi al confronto e buttarla in caciara.
  Cosa che fanno pure i colleghi dei 5 stelle, probabilmente per cercare di ingarbugliare le carte sulle loro responsabilità al Senato sulla Legge Cirinnà.
  C’è bisogno di un nuovo impulso per l'Europa per perfezionare quei processi di integrazione europea che aiutino ad uscire dalla crisi, e a promuovere una nuova fase.
  Ed è una grande cosa che l'Italia – la nazione, che è stata la culla dell'Europa – non resti in una posizione subalterna (come è successo troppo a lungo nel recente passato), ma che al contrario, proprio in questa situazione complicata si muova come una nazione di respiro internazionale, come una nazione garante dei grandi valori europei, e al tempo stesso anche come una nazione moderna, sicura di sé, che stimola l'Europa a compiere i cambiamenti necessari.
  Questo è possibile – e va sottolineato – perché l'Italia, a soli due anni dall'inizio di questo Governo, si presenta oggi come una nazione che si sta rinnovando profondamente.
  Una nazione in grado di compiere grandi riforme – la riforma del lavoro, la riforma della scuola, la riforma della giustizia, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma costituzionale – tutte riforme che rendono il paese più solido, più forte e per questo più rispettato anche sul piano europeo.
  Solo così, in veste di un paese fortemente rispettato ed autorevole, sì è in Pag. 106grado di esercitare pressioni per quel rinnovamento di cui c’è bisogno, in Europa.
  Lo stato attuale dell'Unione Europea fa vedere quanto ci sia bisogno di un cambio di passo.
  Il fatto che per anni, a Bruxelles, tutto sia ruotato intorno all'asse franco-tedesco non ha fatto bene all'Europa. C’è bisogno di un'Europa forte, multipolare.
  Ed è significativo che l'Italia inizi a farsi sentire per spingere l'Europa in questa direzione, l'Italia, da due anni a questa parte, si sta muovendo con un'energica azione di impulso, a tratti anche scuotendo l'Unione Europea, pur di mettere in discussione automatismi che sembravano diventati irremovibili.
  È notevole, ad esempio, che l'Italia sia riuscita a scardinare quello che per anni a Bruxelles è stato un dogma delle politiche economiche: il principio della stabilità basata esclusivamente sull'austerità.
  Grazie all'insistenza dell'Italia oggi finalmente l'Europa inizia a rendersi conto che quello della crescita non è un problema soltanto italiano.
  La crescita, la SCARSA crescita è un problema europeo.
  L'Intera Europa ha bisogno di un rilancio, prima di tutto economico.
  Allora il tema non è tanto l'austerità, quanto piuttosto se siamo in grado di prevedere un grande piano di investimenti, per la crescita, che ci consenta di creare occupazione e di fare ripartire l'economia.
  Perché solo attraverso la crescita saremo in grado di garantire stabilità.
  Ecco che l'Italia ha ragione a continuare ad insistere sulle richieste di flessibilità di bilancio, anche attraverso formule innovative. Non è un ottuso egoismo.
  È un modo come un altro per ribadire come ci prema rispettare le regole comuni poste da Bruxelles, ma al tempo stesso ci preme anche non venire meno ai valori di solidarietà che secondo noi devono continuare a caratterizzare l'Europa e soprattutto ci preme creare le condizioni per una ripresa economica. Perché solo attraverso la crescita saremo in grado di garantire stabilità.
  Ecco perché è molto opportuno che l'Italia continui a chiedere lo stralcio dei costi sostenuti per fronteggiare l'emergenza migratoria, oggi e negli anni passati, ottenendo non necessariamente rimborsi economici, quanto piuttosto una riduzione del debito pubblico.
  Insistere in questa richiesta significa, anche da parte nostra, ribadire l'importanza del rispetto delle regole europee, nella fattispecie il Fiscal compact (che prevede che quei paesi il cui debito è maggiore del 60 per cento del Pil, devono ridurre il debito dello 0,5 per cento l'anno), sottolineando però che non si può prescindere dal principio di solidarietà e dal salvataggio di vite umane.
  Allo stesso modo è più che opportuno che l'Italia insista per il perfezionamento di una Unione economico e monetaria che includa anche un sistema europeo di garanzia sui depositi bancari. È un risultato di grande rilievo anche il fatto che l'Italia nell'ultimo anno sia riuscita a fare sì che l'Immigrazione sia diventata una grande questione europea, dopo che per anni era stata del tutto ignorata.
  Adesso È necessario insistere per la concreta realizzazione dell'Agenda europea sull'immigrazione. Perché molti dei punti pattuiti nel 2015 a livello europeo continuano a restare scandalosamente lettera morta:
  Penso: ai ricollocamenti dei profughi; alla modifica del trattato di Dublino; alla predisposizione di hotspots, con l'effettiva registrazione dei profughi; ai rimpatri dei non aventi diritto all'asilo; a un potenziamento dell'Agenzia Frontex per un maggiore controllo delle frontiere esterne; alla realizzazione di una Procura Europea che si occupi anche di contrasto alla tratta e al terrorismo.
  Detto in termini più estesi, bisogna: realizzare i ricollocamenti dei migranti all'interno della stessa Unione Europea (dei 160.000 preannunciati ne sono stati ricollocati soltanto 279). Vanno introdotti dei meccanismi in virtù dei quali quei paesi che si sottraggono all'accoglienza non ricevono più risorse europee.Pag. 107
  Vanno Modificati gli accordi di Dublino. Deve decadere l'obbligo di richiedere il diritto di asilo solamente nel paese di primo approdo. E va introdotto un diritto d asilo europeo che garantisca: un sistema centralizzato di gestione europea delle domande di asilo; l'introduzione di standard e di procedure di protezione comuni europee; il riconoscimento reciproco delle decisioni di concessione di asilo; vanno resi effettivamente operativi gli hotspots e la registrazione di tutti i migranti, anche alla luce dei crescenti pericoli legati all'ingresso di terroristi islamici in Europa; va ripresa anche l'idea di offrire informazioni e servizi già nelle stesse regioni di crisi. Per esempio, creando degli hotspots nei campi per i rifugiati in Turchia, in Giordania, nel Sudan, evitando così che famiglie, donne e uomini mettano a rischio la proprio vita, mettendosi in viaggio e dando il patrimonio della famiglia a scafisti della criminalità organizzata.
  Per quelli che nonostante tutto si mettono in moto e arrivano in Europa, ma non hanno diritto a nessun titolo di soggiorno va imposto il rimpatrio. Un rimpatrio che diventi sempre più europeo, attraverso il coinvolgimento ed il rafforzamento della Agenzia europea Frontex. Agenzia chiamata anche a difendere in modo più accurato le frontiere esterne dell'Unione Europea, attraverso il potenziamento di forze dell'ordine europee.
  Va accelerata la creazione di una Procura Europea, non solo contro truffe a danno dell'amministrazione ma anche come unità speciale contro la criminalità organizzata ed il terrorismo).
  Ma soprattutto credo che sia importante continuare a ribadire che Schengen non può essere messa in discussione è molto positivo che l'Italia si sia espressa sin dall'inizio a favore del mantenimento della libera circolazione.
  Dobbiamo dirlo anche ai quattro paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca) che in questi giorni si sono riuniti ed hanno dichiarato di voler chiudere le frontiere fra la Grecia da un lato e la Macedonia e la Bulgaria dall'altro.
  Dobbiamo dire loro che questa è una politica contro l'unità europea, una politica che cerca di scaricare il problema dei rifugiati esclusivamente sui Paesi mediterranei. È una politica che ferisce i valori europei più profondi e proprio per questo è del tutto inaccettabile.
  Non esiste che alcuni Paesi, magari proprio quelli che hanno approfittato in modo massiccio di finanziamenti europei, si rifiutino di accogliere le quote di migranti assegnate a livello europeo e al contempo cerchino di chiudere una determinata rotta dei profughi sperando che gli scafisti ne individuino un'altra. Vanno introdotti a nostro parere dei meccanismi in virtù dei quali quei paesi che si sottraggono all'accoglienza non ricevano più risorse europee. Perché il problema non può essere risolto scaricandolo su altri paesi. Il problema va risolto alla radice – e la soluzione non può essere nazionale, può essere solo europea.
  In questa ottica vanno messe in campo tutte le iniziative diplomatiche possibili per risolvere il conflitto siriano.
  Contemporaneamente l'Europa deve tener conto della situazione in Nord Africa e delle rotte di rifugiati che arrivano da questo continente, colpite da tantissimi conflitti, guerre civili e altre crisi. In particolare va prodigato ogni sforzo per evitare una escalation nella sempre complicatissima situazione libica.
  La Siria per l'Europa è un conflitto alle soglie di casa – ma questo vale ancora di più per la situazione in Libia, situazione che va affrontata con altrettanto impegno e attenzione.
  È molto positivo che l'Italia, nel corso dell'ultimo vertice italo tedesco, tenutosi a Berlino a fine gennaio, abbia indotto la Germania a finanziare in modo congiunto la formazione di forze di sicurezza libiche, finalizzate a contrastare i traffici di migranti in partenza per l'Europa.
  È un passo nella giusta direzione per una politica che affronti le sfide all'insegna di una responsabilità comune, europea.
  L'Europa va sensibilizzata anche rispetto allo stanziamento di ingenti risorse Pag. 108per la Libia, in modo analogo a quanto già previsto per la Turchia (3 miliardi di euro), al fine di migliorare la situazione nei campi profughi lì presenti e contenere la partenza di massicce ondate migratorie con il ritorno della bella stagione.
  Per quanto riguarda invece il rischio Brexit, signor Presidente, è sicuramente molto positivo il fatto che anche l'Italia si impegni a compiere ogni sforzo volto a scongiurare l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa.
  La Gran Bretagna è una forza mondiale importante ed è opportuno che rimanga al tavolo europeo.
  Al tempo stesso però Non posso che esprimere una preoccupazione in merito a quei compromessi che si andranno a pattuire, sia per quanto riguarda la cancellazione di misure di welfare per i cittadini comunitari lì residenti, sia per quanto riguarda la limitazione della libertà di circolazione.
  Compromessi che oltre ad essere contestabili nel merito, potrebbero rappresentare un inopportuno precedente nel metodo.
  Perché ciascun singolo paese in futuro potrebbe sentirsi legittimato, alla stregua della Gran Bretagna di oggi, ad avanzare inaccettabili pretese di favoritismi, in contrasto con gli accordi pattuiti a livello europeo.
  Allora Presidente.. E mi avvio alle conclusioni.
  Il 2016 e l'anno delle grandi sfide per l'Europa. L'Europa ha davanti due alternative: o affonda nelle beghe dei gretti egoismi nazionali, oppure promuove un nuovo inizio, per un migliore futuro insieme.
  Ecco che fa piacere sapere che dall'Italia sta venendo un contributo importante per ripartire insieme in Europa, per lavorare a quella Europa – Comunità di cui parlava il Presidente Renzi nel suo intervento, un'Europa più forte, un'Europa multipolare, un'Europa capace di affrontare le grandi sfide che ci troviamo davanti. Grazie tante Presidente.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3119-A - em. 1.2 397 385 12 193 77 308 89 Resp.
2 Nom. em. 1.3 408 407 1 204 155 252 88 Resp.
3 Nom. em. 1.5 421 419 2 210 161 258 88 Resp.
4 Nom. em. 1.6, 1.7, 1.8, 1.9 424 423 1 212 163 260 87 Resp.
5 Nom. em. 1.10 433 419 14 210 154 265 86 Resp.
6 Nom. em. 1.11 435 433 2 217 57 376 86 Resp.
7 Nom. em. 1.15 436 353 83 177 57 296 85 Resp.
8 Nom. articolo 1 438 357 81 179 355 2 85 Appr.
9 Nom. articolo agg. 1.02 435 403 32 202 110 293 85 Resp.
10 Nom. em. 1-bis.1 438 428 10 215 121 307 84 Resp.
11 Nom. articolo 1-bis 443 396 47 199 325 71 84 Appr.
12 Nom. articolo agg. 1-bis.01 444 335 109 168 67 268 83 Resp.
13 Nom. Ris. Rosato e a. 6-201 383 375 8 188 261 114 68 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Ris. Fedriga e a. 6-202 383 357 26 179 14 343 68 Resp.
15 Nom. Ris. Rampelli e a. 6-203 382 379 3 190 39 340 68 Resp.
16 Nom. Ris. Palese e a. 6-204 rif. I p. 381 369 12 185 286 83 68 Appr.
17 Nom. Ris. Palese e a. 6-204 II p. 387 375 12 188 30 345 68 Resp.
18 Nom. Ris. Romano F. S. e a. 6-205 rif. 388 360 28 181 263 97 68 Appr.
19 Nom. Ris. Scotto e a. 6-206 384 330 54 166 31 299 68 Resp.
20 Nom. Ris. Artini e a. 6-207 rif. 382 308 74 155 266 42 68 Appr.
21 Nom. Ris. Brunetta e a. 6-208 383 359 24 180 21 338 68 Resp.
22 Nom. Ris. Battelli e a. 6-209 I p. 382 369 13 185 54 315 68 Resp.
23 Nom. Ris. Battelli e a. 6-209 II p. 380 359 21 180 94 265 68 Resp.
24 Nom. Ris. Battelli e a. 6-209 III p. 383 381 2 191 84 297 68 Resp.
25 Nom. Ris. Battelli e a. 6-209 IV p. 382 367 15 184 97 270 68 Resp.
26 Nom. Ris. Battelli e a. 6-209 V p. 381 349 32 175 86 263 68 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 31)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Ris. Battelli e a. 6-209 VI p. 378 355 23 178 84 271 68 Resp.
28 Nom. Ris. Battelli e a. 6-209 VII p. 381 357 24 179 84 273 68 Resp.
29 Nom. Ris. Battelli e a. 6-209 VIII p. 364 337 27 169 78 259 68 Resp.
30 Nom. Ris. Pili n. 6-210 rif. I p. 369 344 25 173 250 94 68 Appr.
31 Nom. Ris. Pili n. 6-210 II p. 370 350 20 176 20 330 68 Resp.