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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 570 di martedì 16 febbraio 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 febbraio 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bindi, Boccia, Carbone, Catania, Antimo Cesaro, Costa, D'Incà, Damiano, Epifani, Faraone, Ferrara, Gentiloni Silveri, Mazziotti Di Celso, Meta, Miotto, Scanu, Sereni, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centootto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 15 febbraio 2016, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze):
   «Conversione in legge del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio» (3606) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) V, X e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 10,03).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

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(Iniziative per garantire la continuità della produzione presso gli stabilimenti ex Merloni – nn. 2-00569, 3-00345 e 3-00954)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza e alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Ricciatti e Piras n. 2-00569, Giulietti ed altri n. 3-00345 e Terzoni ed altri n. 3-00954, concernenti iniziative per garantire la continuità della produzione presso gli stabilimenti ex Merloni (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni) che, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
  Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza Ricciatti e Piras n. 2-00569 è rinviato ad altra seduta.
  La sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Grazie, Presidente. Prima di entrare nel merito delle richieste formulate dagli interroganti, ritengo opportuno premettere che il Ministero dello sviluppo economico, in più occasioni, ha informato il Parlamento sulle vicende dell'azienda Merloni. Pertanto, seppure gli atti in esame siano datati, ritengo sia utile fare un riepilogo degli eventi.
  Voglio ricordare che i commissari, dopo la pubblicazione per la raccolta di manifestazioni di interesse all'acquisto, in esecuzione del programma approvato, hanno svolto due ulteriori esperimenti di vendita nelle forme dell'evidenza pubblica, dei complessi aziendali e delle partecipazioni facenti capo a Merloni, rispettivamente nel luglio 2009 e nel settembre 2010. Dopo il primo esperimento infruttuoso, in esito alla seconda pubblicazione, perveniva l'offerta di QS Group Spa, unica ritenuta meritevole di valutazione. I commissari conducevano serrate trattative con l'offerente, all'esito delle quali la QS Group aggiornava l'offerta, che prevedeva, a fronte di un corrispettivo di 10 milioni di euro, l'acquisizione del ramo d'azienda comprensivo degli stabilimenti marchigiani di Maragone e Santa Maria in Fabriano e di quello umbro di Gaifana, in favore della JP Industries, società controllata dalla QS Group dell'imprenditore Porcarelli. Tale proposta prevedeva, inoltre, l'impegno a proseguire l'attività imprenditoriale e a garantire il mantenimento di 700 dipendenti per quattro anni.
  A valle della vendita, autorizzata nel mese di ottobre 2011 e stipulata nel successivo mese di dicembre, un pool di banche (UniCredit Management Bank, in proprio e quale mandataria di Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Banca delle Marche, Banca popolare di Ancona, Banca CR Firenze, Banca dell'Adriatico e Monte dei Paschi di Siena) creditrici ipotecarie sugli immobili oggetto della vendita, ha convenuto in giudizio la procedura avanti il tribunale di Ancona, eccependo la nullità della vendita sul presupposto della violazione dell'articolo 63 del decreto legislativo n. 270 del 1999, con particolare riferimento ad una presunta erronea valutazione del valore di stima del complesso aziendale Merloni.
  Il procedimento giudiziario ha seguito il suo iter fino a giungere alle Sezioni unite della Suprema Corte di cassazione, le quali, in parziale accoglimento dei ricorsi promossi, hanno cassato la sentenza di secondo grado, impugnata con rinvio alla stessa Corte d'appello di Ancona in diversa composizione.
  In particolare, la sentenza, anche alla luce dell'interpretazione dell'articolo 63, comma 1, di cui all'articolo 11, comma 3-quinquies, della legge 21 febbraio 2014, n. 9, ha chiarito che «il prezzo a cui l'azienda viene ceduta non deriva dal valore a cui lo stesso è stato stimato, bensì dal valore di mercato quale viene a determinarsi in ragione dell'interesse manifestato dai potenziali acquirenti e dalle offerte di prezzo da questi avanzate», e pertanto ha escluso che la mancata osservanza del criterio di cui all'articolo 63, comma 1, del sopracitato decreto legislativo n. 270 del 1999 sia, di per sé, idonea «a determinare la nullità del procedimento Pag. 3di vendita poiché il prezzo di quest'ultima deriva comunque da quello che è il valore che il mercato attribuisce al bene».
  Alla luce di ciò, appare evidente che la richiesta, contenuta in uno degli atti in esame, di esperire una «indagine interna al fine di individuare eventuali responsabilità nell'attività di cessione operata dai Commissari nominati dal Ministero» sembra priva di presupposti giuridici.
  Il Ministero dello sviluppo economico, comunque, al di là delle vicende giudiziarie in corso, anche a causa della mancanza di un supporto finanziario da parte del sistema bancario all'acquirente, si è impegnato nei mesi scorsi in incontri con tutte le parti, sia per trovare un accordo tra banche, aziende e istituzioni, su un programma di rilancio degli investimenti produttivi e di ricerca e sviluppo per la riqualificazione dell'area e l'ampliamento della gamma dei prodotti, sia per verificare con le banche ed i commissari straordinari la possibilità di consolidare e stabilizzare gli effetti della vendita, assicurando così la prosecuzione dell'iniziativa imprenditoriale, anche al fine di salvaguardare l'occupazione.
  Attualmente sono in corso ulteriori approfondimenti per verificare la possibilità di giungere ad un'intesa per la definitiva conciliazione della vicenda.
  Inoltre, proprio per salvaguardare l'economia della fascia appenninica umbro-marchigiana, il Ministero dello sviluppo economico e le regioni Umbria e Marche stanno ultimando la definizione dell'avviso per la promozione di iniziative imprenditoriali volte alla ricollocazione dei lavoratori della Merloni alla JP Industries, nell'ambito della società QS Group. L'intervento sarà attuato tramite ricorso alle agevolazioni previste dalla legge n. 181 del 1989, con l'applicazione delle modalità attuative introdotte dal DM 6 giugno 2015, maggiormente rispondenti alle esigenze espresse dal territorio.
  Parimenti, con il tavolo attivato dal Ministero con le due citate regioni, si sta ultimando la verifica di fattibilità preliminare del programma di investimenti produttivi e di ricerca e sviluppo proposto dalla JP Industries, finalizzato alla sua riqualificazione produttiva e all'ampliamento della sua gamma di prodotti.
  Circa, infine, il quesito sulla partecipazione delle rappresentanze sindacali e degli enti locali ai tavoli di crisi, faccio presente che tale prassi è generalmente seguita dal Mise e, nello specifico, è seguita anche in relazione al tavolo aperto a seguito della crisi della Merloni.
  Il Ministero dello sviluppo economico continuerà a seguire, comunque, in modo attento l'evoluzione della vicenda, con l'obiettivo di individuare ogni possibile soluzione, affinché questa importante realtà produttiva possa continuare ad operare salvaguardando i livelli produttivi e occupazionali.

  PRESIDENTE. Informo che il gruppo del Partito Democratico ha chiesto di rinviare anche l'interrogazione Giulietti ed altri n. 3-00345, e quindi diamo direttamente la parola all'onorevole Terzoni, che ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Il problema della JP Industries e della crisi che sta subendo la mia città, la città di Fabriano, è una crisi che va avanti da molto tempo, specialmente in questi tre anni di Governo Renzi. Io è da tre anni che sono qui dentro e non abbiamo fatto altro che presentare interrogazioni proprio su quest'area, e, in effetti, confermo quello che ha detto il sottosegretario – hanno, comunque, puntualmente sempre risposto alle nostre interrogazioni, e infatti questa ormai è un'interrogazione superata, perché risale a metà del 2014 – e nel frattempo sono state date risposte ad altre interrogazioni più recenti, che hanno in parte dato delle conferme che si sta facendo qualcosa.
  Il problema è che sono anni che, ormai, questo problema sta andando avanti. Quindi, quello che io chiedo al sottosegretario, quale portavoce del Ministro, è di intensificare questi tavoli e di procedere celermente a porre una chiusura, perché Pag. 4purtroppo le persone non riescono più ad aspettare. È vero che, per altri dipendenti è stata prolungata ancora la cassa integrazione, ma la cassa integrazione deve avere un limite. Ormai si è arrivati quasi a dieci anni di cassa integrazione, quando normalmente la cassa integrazione straordinaria è di due anni.
  Questo può essere un bene per quelle persone che non hanno più soldi a cui, però, si toglie la dignità, la dignità di un lavoro, di un lavoro vero. Inoltre, si porta delle persone a stare ferme dieci anni e, quindi, a perdere la propria professionalità, la propria carriera; persone che, comunque, si troveranno, poi, nel momento in cui non avranno più la cassa integrazione, ad essere scavalcate da quei giovani o quelle persone che nella loro vita, invece, magari sono ancora giovani, quindi, un imprenditore è più portato ad assumere personale giovane e che, magari, ha ancora un'esperienza lavorativa alle spalle, mentre dieci anni di fermo hanno portato solo a fermare la professionalità di queste persone.
  Quindi, io chiedo veramente di intensificare questi tavoli, di giungere finalmente ad un punto finale, perché Fabriano e tutto il territorio dell'Appennino umbro-marchigiano non possono più aspettare. Quindi, grazie per la risposta, ma lavorate veramente per raggiungere un fine.

(Elementi ed iniziative in merito ad istanze di permesso per la ricerca di idrocarburi nel territorio del Sannio e dell'Irpinia – n. 3-01005)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione De Girolamo n. 3-01005, concernente elementi ed iniziative in merito ad istanze di permesso per la ricerca di idrocarburi nel territorio del Sannio e dell'Irpinia (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  La sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in merito alle vicende rappresentate nell'atto di sindacato ispettivo si evidenzia preliminarmente che sul ricorso straordinario al Capo dello Stato, presentato in data 3 aprile 2013 dagli amministratori degli enti locali interessati e dai vertici delle comunità montane coinvolte dai permessi di ricerca in questione, «Pietra spaccata» e «Case Capozzi», la Sezione seconda del Consiglio di Stato si è già espressa in data 2 ottobre 2014, nel senso dell'infondatezza del ricorso medesimo per carenza di elementi oggettivi di prova circa la potenziale concretezza ed effettività dei rischi descritti e per mancanza di violazioni di carattere formale giuridicamente rilevanti e rilevabili. Il ricorso è stato, pertanto, rigettato con assorbimento della richiesta di misure cautelari.
  Dopo la presentazione del ricorso straordinario, i medesimi ricorrenti hanno provveduto, in data 3 maggio 2013, a notificare al difensore civico della regione Campania tre ricorsi relativi al medesimo oggetto, per i quali la società Delta Energy ha rilevato e richiesto di confermare improponibilità ex articolo 2 della legge della regione Campania 11 agosto 1978, n. 23, ai sensi del quale il ricorso al difensore civico non è proponibile quando sia stato presentato per il medesimo oggetto, ricorso giurisdizionale o amministrativo.
  Con particolare riferimento alle istanze di permesso di ricerca di idrocarburi «Pietra spaccata» e «Case Capozzi», si rileva innanzitutto che il permesso di ricerca in terraferma viene conferito con decreto del Ministero dello sviluppo economico a seguito di un procedimento unico a cui partecipano le amministrazioni statali e regionali interessate e nel cui ambito viene acquisito l'esito della procedura di valutazione di impatto ambientale, nonché, per la terraferma, l'intesa della regione interessata. Una volta rilasciato il titolo, questo consente lo svolgimento di attività di prospezione consistente in rilievi geologici, geofisici e geochimici eseguiti con qualunque metodo o mezzo e ogni altra operazione volta al rinvenimento di giacimenti Pag. 5escluse le perforazioni dei pozzi esplorativi. Le istanze in argomento sono ancora in fase istruttoria.
  Con particolare riferimento al progetto di «Case Capozzi», essendo stata programmata un'attività che non prevede inizialmente impatti significativi sul territorio e sul patrimonio, i competenti uffici della regione Campania hanno escluso l'espletamento della valutazione di impatto ambientale, seppure con opportune prescrizioni. Per il progetto «Pietra spaccata» è stato, invece, rilasciato parere favorevole di VIA dalla regione, con prescrizioni.
  Evidenzio, inoltre, che, qualora venissero rilasciati i permessi di ricerca in argomento, l'eventuale perforazione di pozzi esplorativi in terraferma verrebbe autorizzata d'intesa con la regione interessata a seguito di un procedimento unico nel quale viene eseguita un'ulteriore procedura di valutazione di impatto ambientale e vengono acquisiti i pareri delle amministrazioni e degli enti locali interessati.
  In merito alle conclusioni della cosiddetta Commissione Ichese, evidenzio che la stessa nel suo rapporto, lungi dall'affermare l'esistenza di un nesso di causalità tra le operazioni di ricerca e di coltivazione di idrocarburi e le attività sismiche, si è, invece, limitata a precisare, con specifico riferimento alla sequenza sismica dell'Emilia Romagna, che questa non è stata indotta direttamente dalle attività antropiche svolte nelle tre concessioni di sfruttamento di idrocarburi di Mirandola, Spilamberto e Recovato, nel campo geotermico di Casaglia e nel giacimento di stoccaggio di gas naturale di Minerbio. Tuttavia, è pur vero che, nell'ambito dei lavori, la Commissione ha evidenziato la necessità di verificare la possibile correlazione finora esistente tra le attività estrattive e la serie sismica in base ad alcune correlazioni statistiche emerse in sede di analisi dei dati sismici, auspicando ulteriori approfondimenti.
  Per assicurare l'attuazione delle linee di indirizzo della Commissione e per dare seguito alle raccomandazioni da quest'ultima formulate, il Ministero dello sviluppo economico e la regione Emilia Romagna hanno tempestivamente avviato azioni per la realizzazione di studi e attività in campo a Cavone, in provincia di Modena. All'esito di tali iniziative, concluse nel luglio 2014, è stato dimostrato che le attività di Cavone non hanno avuto alcuna influenza sugli eventi sismici dell'Emilia Romagna del 2012.
  Il Ministero dello sviluppo economico ha, inoltre, istituito un gruppo di lavoro di esperti nazionali per garantire i più alti livelli di controllo delle attività di coltivazione di risorse minerarie e di stoccaggio di gas naturale nel sottosuolo, che, alla fine del 2014, ha adottato un documento contenente indirizzi e linee guida per i monitoraggi integrati della sismicità e delle deformazioni del suolo e delle pressioni. Tali linee guida, pubblicate nel mese di novembre 2014, sono state già inserite nel disciplinare che regola le attività di ricerca e produzione di idrocarburi – decreto ministeriale 25 marzo 2015 – quali specifiche tecniche avanzate da applicare nelle nuove concessioni.
  Credo, pertanto, che dagli elementi forniti a quest'Aula emerga la totale volontà da parte del Ministero dello sviluppo economico di adoperarsi affinché tali attività avvengano nel pieno rispetto degli standard nazionali ed internazionali in materia.

  PRESIDENTE. L'onorevole De Girolamo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  NUNZIA DE GIROLAMO. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, in parte, sicuramente, ci si può ritenere soddisfatti, perché il Viceministro ha precisato che, sulla seconda domanda da noi posta, obiettivamente, si sta lavorando per capire la relazione che obiettivo voglia perseguire e, soprattutto, credo che ci sia la volontà di affrontare da parte del Governo questo tema così sensibile anche da un punto di vista politico, visto l'esito dei ricorsi e visto il referendum che si tenta di evitare, appunto, modificando la legge. Quindi, comprendiamo gli sforzi, ma, Pag. 6forse, visto che il territorio sannita è un territorio molto fragile – lo hanno dimostrato anche gli ultimi eventi che si sono verificati, come l'alluvione che ha provocato moltissimi danni –, sarebbe auspicabile un'attenzione ulteriore.
  La valutazione è stata fatta, come diceva il Viceministro, però, probabilmente, la terza delle domande da noi posta e, cioè, un tavolo tecnico nel quale, obiettivamente, gli amministratori, gli enti locali tornino ad essere protagonisti e gli sia chiaro il percorso da perseguire, al di là del ricorso all'autorità giudiziaria che, come sappiamo, tutti, a cominciare dalle regioni, hanno utilizzato come estrema ratio, sarebbe auspicabile da parte di questo Governo.
  Non ci riteniamo soddisfatti, invece, perché, al di là dei suoi sforzi e, quindi, della presenza del Ministero dello sviluppo economico che sappiamo cosa sta facendo, forse, ci aspettavamo qualche parola da parte del Ministero dell'ambiente, perché, poi, con riferimento all'impatto ambientale e sismico, in realtà, le certezze ci dovrebbero venire da quel Ministero e non dal suo, che sicuramente ha lavorato per analizzare i dati in nostro possesso e in vostro possesso e sta tentando di apportare, appunto, le modifiche di legge per evitare i referendum.
  Per cui, noi non riteniamo di essere soddisfatti in pieno, perché non tutte e tre le domande trovano soddisfazione, ma solo quella relativa al Ministero dello sviluppo economico.

(Elementi ed iniziative in ordine alla concessione dell'onorificenza destinata ai benemeriti della scienza e della cultura di cui alla legge n. 1093 del 1958 – n. 2-00852)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Petrenga n. 2-00852, concernente elementi ed iniziative in ordine alla concessione dell'onorificenza destinata ai benemeriti della scienza e della cultura di cui alla legge n. 1093 del 1958 (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Prendo atto che l'onorevole Petrenga non intende illustrare la sua interpellanza e si riserva di intervenire in sede di replica.
  Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Si ricorda innanzitutto che la concessione dei diplomi per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte è disciplinata dalla legge n. 1093 del 1950 e dal relativo decreto attuativo e con il riassetto dei dicasteri è stata attribuita all'attuale Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che ha accorpato le competenze degli ex Ministeri della pubblica istruzione e dell'università, mentre la medesima attribuzione di benemerenze per la cultura e l'arte è di competenza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Gli ultimi diplomi di benemerenza sono stati conferiti con Decreto del Presidente della Repubblica del 28 novembre 2005 su proposta dell'allora Ministro Letizia Moratti, a seguito dell'accorpamento dei due Ministeri avvenuto nel 2001. Nel maggio 2006 con il decreto-legge n. 181 sono stati nuovamente ricostituiti il Ministero della pubblica istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca; nel 2007 il Ministro, onorevole Mussi, ha conferito i diplomi di prima classe, mentre il Ministro Fioroni, malgrado avesse costituito, con decreto ministeriale del 22 marzo 2007, la commissione incaricata di esprimere il parere in merito alle richieste di conferimento dei diplomi, non riuscì a completare l'iter a causa della fine anticipata dell'Esecutivo. A seguito del riassetto dei due Ministeri, il MIUR ha provveduto alla costituzione di un'unica commissione; la procedura di costituzione è stata avviata nel dicembre 2012 dal Ministro, professor Profumo; tuttavia, la stessa non è stata ultimata a causa della conclusione anticipata Pag. 7della XVI legislatura. Detta procedura è stata quindi rinnovata nel corso dell'attuale legislatura dal Ministro, senatore Stefania Giannini; nel mese di dicembre 2014 sono state richieste le designazioni previste dall'articolo 6 della legge n. 1093 all'Accademia nazionale dei Lincei, all'Accademia nazionale di Santa Cecilia, all'Accademia nazionale di San Luca e al Consiglio universitario nazionale. Nelle more della costituzione della commissione, con circolare dell'ufficio del Gabinetto del 4 marzo 2015, sono state definite le modalità per la presentazione delle proposte di conferimento delle benemerenze da parte dei dipartimenti. Una volta pervenute tutte le designazioni la commissione è stata costituita dal Ministro Giannini con decreto dell'8 ottobre 2015, vistato dall'ufficio centrale del bilancio il 3 novembre 2015 e notificato a ciascun componente in data 10 novembre 2015. Il 14 dicembre 2015 si è tenuta presso il MIUR la prima riunione della commissione per il conferimento dei diplomi per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte. La commissione, presieduta dal Capo di Gabinetto, si è insediata in tale data e ha effettuato i primi adempimenti di rito, iniziando a discutere i criteri per l'esame delle segnalazioni pervenute. I lavori sono stati aggiornati al corrente mese di febbraio 2016. Si precisa che la data del 15 febbraio di ciascun anno, contemplata all'articolo 5 del Decreto del Presidente della Repubblica del 1952, per la trasmissione delle proposte al presidente della commissione e la data del 2 giugno di ogni anno, contemplata dalla citata legge n. 1093, per la concessione dei diplomi, sono, infatti, ormai considerate nella prassi un riferimento flessibile in funzione della durata dei Governi e degli avvicendamenti degli stessi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Petrenga ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  GIOVANNA PETRENGA. Grazie, Presidente. Apprendo con piacere che è stata istituita la commissione che ormai da anni non esisteva più, un organismo, quindi, previsto dalla norma e non operativo, in quanto non esistente per diversi anni. Quindi, ringrazio il sottosegretario per la bella notizia che ci ha dato e mi auguro che, considerato che molte sono le proposte in giacenza che si sono sedimentate in questi anni di assenza della commissione, la commissione possa procedere con una certa celerità nella valutazione di queste proposte, anche alla luce del fatto che molte delle persone interessate e proposte proprio per il lavoro svolto, per l'eccellenza che hanno dimostrato nel campo dell'arte e della cultura non sono proprio giovanissime. Quindi io mi affido alla loro buona organizzazione del lavoro.

(Iniziative di competenza, attraverso un tavolo di confronto con le parti interessate, per garantire un adeguato servizio di mensa scolastica negli istituti comprensivi statali del comune di Padova – n. 3-01739)

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Zan n. 3-01739, concernente iniziative di competenza, attraverso un tavolo di confronto con le parti interessate, per garantire un adeguato servizio di mensa scolastica negli istituti comprensivi statali del comune di Padova (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Appare opportuno precisare in premessa che l'interrogazione a cui si risponde verte sulle cosiddette funzioni miste dei collaboratori scolastici, quei servizi che in passato erano svolti da personale dipendente del comune, nelle scuole dell'infanzia e della primaria, e che, a seguito dell'avvenuto passaggio allo Stato, ai sensi della legge n. 124 del 1999, del personale ATA, prima dipendente dagli enti locali che era addetto Pag. 8anche a tali mansioni, sono stati regolamentati con un'intesa sottoscritta in data 12 settembre 2000 tra l'allora Ministero della pubblica istruzione, le organizzazioni sindacali, l'ANCI, l'Unione province italiane e l'Unione nazionale comunità montane. Tale intesa fa salva la facoltà degli enti locali di stipulare convenzioni con le scuole per lo svolgimento di funzioni proprie dell'ente locale. In relazione allo specifico caso segnalato dall'interrogante si rendono di seguito le informazioni fornite dall'ufficio scolastico regionale per il Veneto. Il cosiddetto scodellamento dei pasti nelle scuole ubicate nel territorio del comune di Padova è effettuato per la precisione in 13 istituti comprensivi su 14 dalla ditta Dusmann Service Srl che si è aggiudicata l'appalto per la fornitura dei pasti. Nelle scuole del IX istituto comprensivo vi provvede il personale scolastico e nella sola scuola primaria Ferrari, appartenente al XII istituto comprensivo, è effettuata dalle cuoche. Per quanto concerne la distribuzione delle merendine si tratta di una questione risalente nel tempo; infatti, verso la metà degli anni Duemila, osservando che i bambini non consumavano il dessert a fine pasto, si decise di spostare la consumazione dello stesso lontano dal pasto principale, durante l'intervallo delle lezioni a metà mattina o, in qualche caso, a metà pomeriggio. Nel tempo si è consolidata la prassi della merendina consegnata a scuola dal personale scolastico. In seguito, il comune di Padova ha adeguato i più recenti capitolati d'appalto in modo da prevedere la fornitura della merenda a metà mattina, così contribuendo alla promozione di un progetto di educazione alimentare, a fronte della garanzia da parte delle scuole di provvedere con proprio personale, compensato con fondi delle scuole stesse, allo svolgimento del servizio di distribuzione della merenda. Attualmente, la distribuzione delle merendine, come lo scodellamento dei pasti, avviene in modo diversificato. In nove istituti comprensivi su 14 la distribuzione è effettuata dal personale scolastico, con l'eccezione di due scuole su tre del X istituto comprensivo, nelle quali vi provvede personale esterno alla scuola. Nei rimanenti istituti comprensivi il servizio è affidato al personale esterno. In riferimento alla questione relativa alla qualità e alla temperatura del cibo, si riferisce, sulla base delle informazioni fornite dal competente ufficio scolastico regionale, che tutte le rilevazioni effettuate nell'ultimo periodo danno valutazioni positive. Quanto al tema della pulizia dei locali mensa, si evidenzia che in otto istituti comprensivi su 14 essa è effettuata da personale esterno, attraverso cooperative di servizio con incarico da parte del comune di Padova; nei rimanenti plessi le pulizie sono realizzate da collaboratori scolastici. Come riferito dall'onorevole interrogante, negli ultimi tempi la controversia tra comune e collaboratori scolastici è stata caratterizzata anche da momenti di difficoltà, per il rifiuto a svolgere le cosiddette funzioni miste da parte di alcuni. Difficoltà alle quali si è cercato di porre rimedio anche con convenzioni siglate tra il comune di Padova e i dirigenti scolastici. L'ufficio scolastico regionale con la succitata nota ha fatto presente che, allo stato, la situazione sta avviandosi alla normalità, grazie ad un'intesa raggiunta dall'amministrazione comunale almeno per l'attuale anno scolastico. Si assicura che la questione, per quanto di competenza degli uffici dell'amministrazione scolastica, continuerà ad essere monitorata ai fini di una risolutiva conclusione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interrogazione Zan n. 3-01739, che ha sottoscritto in data odierna.

  MARTINA NARDI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi ritengo soddisfatta perché il sottosegretario ha elencato puntualmente tutte le questioni che il primo firmatario, Alessandro Zan, aveva inserito in questa interpellanza: lo ringrazio per la puntualità. Tengo a precisare che questo tema, come ha ricordato anche nell'ultima sua dichiarazione, si riproporrà sicuramente per gli anni a venire; Pag. 9quindi se la questione risulta ad oggi parzialmente risolta o comunque calmierata rispetto all'accordo raggiunto e siglato, tale accordo vale solo per questo anno scolastico. Chiaramente questa interpellanza è partita molti mesi or sono e arriva oggi in Aula, ma la nostra preoccupazione è soprattutto rivolta negli anni a venire. Siamo quindi soddisfatti; però riteniamo utile da parte del Ministero un ulteriore coinvolgimento e un continuo e assiduo monitoraggio, al fine che tale situazione non si riproponga per gli anni a venire e a farne le spese siano i piccoli, i bambini.

(Iniziative per rendere note con anticipo le informazioni sulle prove di selezione per l'accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia, con particolare riferimento alla data delle prove, ai programmi d'esame e ai criteri di valutazione adottati – n. 3-01844)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Binetti n. 3-01844, concernente iniziative per rendere note con anticipo le informazioni sulle prove di selezione per l'accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia, con particolare riferimento alla data delle prove, ai programmi d'esame e ai criteri di valutazione adottati (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Presidente, in riferimento a quanto prospettato dall'onorevole interrogante, si rappresenta che con l'accesso programmato ai corsi di studio dell'area medica si vuol concorrere a garantire sbocchi occupazionali ai giovani medici adeguati al fabbisogno e alle necessità. Inoltre, come da lei stessa ricordato, gli studenti ottengono in questi corsi buoni risultati una volta superata la selezione, se si considera anche il basso tasso di abbandono e l'elevato grado di successo.
  Come è noto, per rendere ancora più adeguata la valutazione, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nell'ultimo anno ha adottato diverse modifiche, tra l'altro aumentando sensibilmente il numero di domande nelle discipline scientifiche, direttamente correlate con la preparazione richiesta per il primo anno di studi del corso di medicina, a discapito delle domande di cosiddetta cultura generale comunque previste per legge. Si ricorda che nei test di accesso per l'anno accademico 2015-2016 la proporzione tra domande disciplinari e domande di logica e di cultura generale è stata aumentata a vantaggio delle prime, e che si è scelto di ridurre le domande di cultura generale a due quesiti, a fronte dei venti quesiti di ragionamento logico.
  Per quanto concerne poi i programmi su cui vertono le selezioni, essi coincidono con i programmi nazionali previsti per le scuole secondarie di secondo grado, così come previsto dalla legge nazionale n. 264 del 1999. La medesima sistematica già sperimentata sarà in linea generale replicata il prossimo settembre. Informo, come già noto, che le prove di accesso ai corsi di laurea a numero programmato per l'anno accademico 2016-2017 si svolgeranno nelle seguenti date: 6 settembre 2016 per medicina e chirurgia e odontoiatria e protesi dentaria in lingua italiana; 7 settembre medicina veterinaria; 8 settembre corsi di laurea e laurea magistrale a ciclo unico direttamente finalizzata alla professione di architetto; 13 settembre professioni sanitarie; 14 settembre per medicina e chirurgia in lingua inglese. Detto calendario, pubblicato anche sul sito web istituzionale del MIUR in data 26 gennaio ultimo scorso, è stato anche diffuso con un comunicato stampa in pari data. Si precisa ad ogni buon conto che per l'anno accademico 2015-2016 il TAR Lazio, pronunciatosi finora in sede cautelare, ha respinto le richieste di sospensiva dei ricorrenti, ritenendo insussistenti i paventati vizi della procedura concorsuale e la violazione del principio di anonimato.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, sono soddisfatta della risposta del sottosegretario alla mia interrogazione, anche perché mi sembra che in questo modo si conferma un andamento che era cambiato in modo abbastanza significativo un paio di anni fa, quando gli esami erano stati anticipati ad aprile piuttosto che non a settembre.
  Ricordo che l'anticipo era stato deciso in funzione della graduatoria nazionale, che prevede una serie di scorrimenti al suo interno abbastanza complessi per garantire l'inizio puntuale delle lezioni alla fine di settembre, al massimo ai primi giorni di ottobre, stante il fatto che i cosiddetti semestri notoriamente si riducono a due veri e propri trimestri, per cui diventa importante per tutti gli studenti poter approfittare di tutto il tempo disponibile per le lezioni.
  Detto questo, colgo soprattutto due cose che mi interessa sottolineare nella risposta del sottosegretario. La prima – mi sia concesso dirlo con una certa ironia –, che due domande di cultura generale francamente dicono molto poco di essa, e quindi forse varrebbe la pena rinunciare anche a quelle due domande a favore di domande di logica, di comprensione di testi, di capacità di comprendere quei linguaggi che sono i linguaggi della problematicità scientifica, che sono predittivi della possibilità del ragionamento scientifico negli studenti. Ma fatta questa annotazione, quello che mi interessa di più sottolineare è ciò cui il sottosegretario ha risposto mi sembra con molta chiarezza, ricordando come il TAR del Lazio abbia respinto i ricorsi; ma pochi giorni fa la notizia era che c'erano stati 8 mila ricorrenti, e che questi 8 mila ricorrenti avevano ampie probabilità di veder accolte le loro recriminazioni. Perché dico questo ? Perché non c’è dubbio che l'alta qualità della formazione che gli studenti di medicina ricevono e anche dell'attenzione con cui ognuno viene seguito attraverso un sistema variegato, però a forte impronta personalizzata (il tutorato clinico è uno dei punti di forza delle nostre facoltà), fa sì che il numero di essi che si laureano supera il 90 per cento; e che si laureano in tempo ! Questo la dice lunga comunque sulla qualità della facoltà di medicina in Italia.
  E questo numero dovrebbe essere a nostra richiesta da tempo sempre più strettamente correlato al numero di borse di studio disponibili per l'accesso alle scuole di specializzazioni: perché in realtà non ci dimentichiamo che la laurea in medicina è una laurea a ciclo unico decennale come minimo, cioè chi incomincia questo percorso lo fa sapendo che ha davanti a sé dieci anni di studio, sei di laurea più quattro di specializzazione. Quindi l'idea che ci sia uno scollamento così vistoso tra coloro che si iscrivono, anche in virtù dei ricorsi, e coloro che poi possono avere accesso alla scuola di specializzazione, è un elemento di grande preoccupazione !
  Che il TAR del Lazio abbia respinto ci fa molto piacere. Ci auguriamo semplicemente che in questa ormai razionalizzazione dei processi e dei percorsi, sia tutto tanto facilmente codificato e accessibile agli studenti da permettere loro di prepararsi in modo adeguato. Anche perché non ci dimentichiamo che sugli 8 mila circa posti disponibili ci sono 80 mila circa studenti che ci provano: significa una possibilità di selezione formidabile, significa poter selezionare davvero la migliore classe medica anche a livello internazionale; e ciò deve garantire ai migliori di proseguire i loro studi nella complessità dell'iter formativo.
  Ringrazio quindi il Ministro. Mi auguro davvero che, avendo formalizzato ad adesso la data degli esami della facoltà, in particolare del corso di laurea in medicina, ciò consenta tutte le dinamiche atte a rendere operativa l'iscrizione degli studenti nella sede che loro stessi poi sceglieranno.

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(Iniziative in relazione all'ondata di maltempo che ha colpito la città di Olbia nel mese di ottobre 2015 – n. 2-01112)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Piras n. 2-01112, concernente iniziative in relazione all'ondata di maltempo che ha colpito la città di Olbia nel mese di ottobre 2015 (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Prendo atto che l'onorevole Piras non intende illustrare la sua interpellanza e si riserva di intervenire in sede di replica.
  La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, a seguito dell'alluvione in Sardegna nel novembre 2013, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il 13 dicembre successivo ha sottoscritto un secondo atto integrativo dell'accordo di programma del 23 dicembre 2010 con la regione predetta, per un importo di 5.998.000 euro, fondi di bilancio ministeriali già trasferiti. Il nuovo accordo prevede due interventi strutturali di mitigazione del rischio idraulico nelle aree colpite dall'evento alluvionale (comuni di Olbia e Bitti), che dal sistema di monitoraggio risultano in fase di progettazione, e segue al primo atto integrativo del 4 settembre 2013.
  Un terzo atto integrativo all'accordo di programma citato è stato sottoscritto il 29 maggio 2015 tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e regione Sardegna.
  L'accordo prevede un importo complessivo di oltre 100,7 milioni di euro, di cui 18,5 milioni di euro a valere su risorse del Ministero dell'ambiente interamente trasferite sulla contabilità speciale del commissario presidente della regione e comprensive degli oltre 5 milioni assegnati per Olbia e Bitti per gli eventi del 2013, mentre oltre 23,5 milioni di euro sono le risorse statali assegnate con delibera CIPE n. 8 del 2012 direttamente alla regione per stati di avanzamento della spesa dichiarata. Inoltre, lo scorso luglio, il Ministero dell'ambiente, unitamente alla struttura di missione della Presidenza del consiglio dei ministri, ha definito un piano stralcio approvato dal DPCM del 15 settembre 2015 per le aree metropolitane e aree urbane con alto livello di popolazione esposte a rischio di esondazione, il cui ammontare è di circa 1.389 milioni di euro. Il piano è composto da una sezione attuativa nella quale sono riportati gli interventi immediatamente cantierabili per un importo di oltre 654 milioni e da una sezione programmatica che dovrà essere successivamente finanziata con risorse che si renderanno disponibili a tale scopo. Nell'ambito del piano stralcio, la regione Sardegna ha proposto cinque interventi, validati dal medesimo ente, secondo le procedure previste dal DPCM del 28 maggio 2015, di cui 4 localizzati nel comune di Olbia, per una richiesta di finanziamento statale complessiva di 81,2 milioni di euro, e un intervento del comune di Cagliari, per una richiesta di finanziamento statale di 30 milioni di euro. Tra gli interventi proposti dalla regione autonoma della Sardegna, è risultato idoneo all'immediato finanziamento e pertanto inserito nella parte attuativa del piano l'intervento concernente opere di mitigazione del rischio idraulico nel territorio comunale di Olbia – Lotto 1 – vasche – per un valore complessivo di 25.300.000 euro, di cui 16.300.000 euro a valere su risorse statali. Gli altri interventi risultano inseriti nella sezione programmatica del piano stralcio. L'intervento dispone di una progettazione definitiva ed è senz'altro finalizzata alla risoluzione delle grandi criticità idrogeologiche dell'area del comune di Olbia, risultando coerente al contempo con gli scopi di recupero degli ecosistemi e della biodiversità. Con riferimento alle iniziative necessarie che il Governo abbia intenzione di assumere per affrontare l'emergenza, sulla base delle informazioni acquisite dal Dipartimento di protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, si rappresenta che con istanze del 19 novembre e 4 dicembre scorso la regione Pag. 12Sardegna ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri il riconoscimento dello stato di emergenza per gli eventi in argomento. Il citato Dipartimento della protezione civile, dopo i consueti sopralluoghi espletati con proprio personale, ha predisposto lo schema di delibera che verrà prossimamente sottoposta al Consiglio dei ministri per il riconoscimento del beneficio richiesto.

  PRESIDENTE. L'onorevole Piras ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MICHELE PIRAS. Presidente, devo ringraziare la sottosegretaria per la precisione con cui mi fornisce i dati e anche notizie ulteriori rispetto a quelle che erano in mio possesso. D'altra parte, è difficile considerarsi soddisfatti; questa è una valutazione che faccio sia della risposta del Governo sia dell'attività del governo regionale, per quanto riguarda l'attività della mia regione di provenienza, perché si ha l'impressione che di fronte a fenomeni epocali come quelli del mutamento climatico ci sia un'attività più puntuale e più mirata su alcuni casi specifici invece che per ciò che sarebbe realmente necessario.
  È chiaramente apprezzabile che si intervenga in una realtà come Olbia, anche con una dotazione consistente di finanziamenti, che mi auguro siano cantierabili da qui a breve anche per arrivare pronti stavolta alla stagione delle piogge – ormai la chiamerei così, come si farebbe probabilmente in un Paese dei tropici – e non pregando il cielo che non piova. Servirebbe un piano organico di messa in sicurezza del territorio. Oggi possiamo contare e vedere in tutto il Paese e anche nella mia regione gli effetti del disastro prodotto dalla mano dell'uomo: decenni di costruzioni «allegre», senza criterio, senza rispetto del territorio, dei parametri fisici e della morfologia di quel territorio. Il caso di Olbia è assolutamente emblematico, ma non solo quello; cito il caso di Capoterra nell'area di Cagliari, di Villagrande in Ogliastra e ciò che è successo a Torpè nel 2013, allorché problemi di dissesto idrogeologico – che non aveva –, ad esempio, sono stati prodotti da un lago artificiale costruito negli anni Sessanta a monte del paese, che inizialmente era anche sicuro. Insomma, danni prodotti dalla mano dell'uomo. Siamo di fronte a una regione e a un Paese assolutamente fragili, dal punto di vista della tenuta dei fattori ambientali, e che ormai vede popolazioni impaurite al primo approssimarsi di una pioggia più violenta rispetto al normale. D'altra parte, insomma – lo dico con amara ironia –, ci ritroviamo in questi giorni a parlare di un'alluvione (l'ultima, quella del 1o ottobre 2015) e di bombe d'acqua in un momento nel quale la Sardegna vive una gravissima siccità, una delle peggiori degli ultimi anni. Un'amara ironia, però, a conferma di che cos’è l'intensità del mutamento climatico; insomma, i convegni internazionali che si fanno, per poco che producono dal punto di vista delle decisioni che si prendono, hanno un senso anche nella nostra terra. Insisto: servirebbe ragionare. Da questo punto di vista, credo che il Governo nazionale abbia una grande responsabilità nei confronti di tutto il Paese e anche delle regioni per un piano di messa in sicurezza del territorio, cioè un'idea che rifondi il territorio rispetto alla violenza che gli è stata usata in questi decenni. A conferma di quest'impressione vi è il fatto che – non è un dato statistico, però è induttivo – nella regione Sardegna l'80 per cento delle vittime delle alluvioni si è prodotta tra il 1986 ed il 2013; di tutte le alluvioni del dopoguerra, a partire da quella del 1946 a Elmas, l'80 per cento delle vittime – si tratta di quasi settanta vittime – si è prodotto negli ultimi trent'anni, in seguito a ciò che è stata una politica urbanistica senza criterio, a ciò che è stata la violazione del territorio, a ciò che è stata la mano dell'uomo, a ciò che sono i mutamenti climatici, a ciò che sono state le sanatorie «allegre» di opere abusive e spesso misteriose, sulle quali bisognerebbe un giorno pure indagare. Questo vale per Olbia ma non solamente per Olbia. Attendiamo con fiducia che a Olbia il problema venga mitigato, se non risolto, come per i Pag. 13casi della diga di Torpè, sulla quale ho depositato un'interrogazione tempo fa e alla quale non ho ancora un ottenuto risposta, o il caso del completamento della diga di Combidanovu, a Orgosolo. Anche quella fu la fonte di gravissimi danni dell'alluvione del 2013; sappiamo che dovrebbero partire nel 2016 i lavori di completamento. Attendiamo che su questo ci sia un maggiore decisionismo, una maggiore incisività da parte di tutte le istituzioni, ivi compreso il fatto che ritengo che le risorse messe a disposizione agli enti locali e alla regione, per mitigare il rischio ed evitare che si producano ulteriori tragedie nel futuro, dovrebbero essere sottratte al Patto di stabilità interno, che è un fatto cruciale che è stato rivendicato da tutti gli enti locali colpiti anche negli ultimi casi di alluvione in Sardegna. È un fatto decisivo. Ci sono alcuni comuni, ivi compreso quello di Olbia, che hanno avanzi di bilancio talmente significativi che potrebbero essere utilizzati immediatamente, se solo non fossero sottoposti al vincolo del Patto di stabilità. Bisogna ripensarla, la politica del territorio in questo Paese; bisogna avere uno scarto deciso e credo che, da questo punto di vista, ancora non ci siamo.

(Iniziative di competenza volte alla designazione nel territorio italiano dei siti di importanza comunitaria (SIC) come zone speciali di conservazione (ZSC) – nn. 3-01819 e 3-02007)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Terzoni ed altri n. 3-01819 e Mannino ed altri n. 3-02007, concernenti iniziative di competenza volte alla designazione nel territorio italiano dei siti di importanza comunitaria (SIC) come zone speciali di conservazione (ZSC), che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie. Come è noto, il 23 ottobre 2015 la Commissione europea, archiviando negativamente il Pilot 4999/13/ENVI, motivato dal ritardo con cui l'Italia stava procedendo alla designazione dei siti di importanza comunitaria, SIC, in zone speciali di conservazione, ZSC, ai sensi dell'articolo 4, comma 4, della direttiva 92/43/CEE, ha inviato una lettera di messa in mora ai sensi dell'articolo 258 del TFUE, con l'avvio della procedura di infrazione n. 2015/2163.
  La designazione dei SIC in ZSC avviene secondo quanto previsto dall'articolo 4 della direttiva Habitat e dall'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e dall'articolo 2 del decreto ministeriale 17 ottobre 2007. L'articolo 4, comma 4, della citata direttiva prevede che gli Stati membri designino i siti in zone speciali di conservazione entro il termine massimo di sei anni dalla pubblicazione ufficiale negli elenchi dei siti di importanza comunitaria da parte della Commissione, e su tali ZSC adottino le opportune misure di conservazione.
  In base al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 di recepimento della direttiva Habitat, la competenza della rete Natura 2000 è in capo alle regioni e province autonome, cui spetta la definizione degli obiettivi di conservazione e l'individuazione, mediante proprio atto, delle misure di conservazione funzionali alla predisposizione del decreto ministeriale di designazione delle ZSC. I siti di interesse comunitario rilevati nel territorio italiano sono 2.314 e, così come riportato dal sito web del Ministero dell'Ambiente, sezione Natura – Natura 2000 – ZSC designate, il numero di zone speciali di conservazione ad oggi designate è 522, mentre per 18 siti non sono ancora scaduti i termini di sei anni previsti dalla normativa.
  Il 4 novembre 2015 ha avuto luogo presso la Direzione generale per la protezione della natura e del mare un incontro con tutti gli assessorati regionali competenti, durante il quale è stata sollecitata la definizione dell'iter di individuazione e di approvazione delle misure di conservazione Pag. 14dei SIC ancora da designare. Conseguentemente, le regioni hanno fornito un aggiornamento sullo stato di approvazione delle misure di conservazione, in base al quale è stata elaborata la risposta all'atto di messa in mora (inoltrata in data 18 dicembre 2015 alla Presidenza del Consiglio e quindi trasmessa il 21 dicembre ai servizi della Commissione), ai sensi dell'articolo 258 del TFUE del 22 ottobre 2015, dal quale è possibile dedurre il seguente cronoprogramma: entro febbraio 2016 dovrebbero essere emanati i decreti per la designazione di 554 siti; entro giugno 2016 dovrebbero essere designati 562 siti; ulteriori 545 dovrebbero essere designati entro ottobre 2016; entro i primi mesi del 2017 dovrebbero essere designati altri 113 siti.
  Quindi, un cronoprogramma che parte dai 554 siti già pronti, per cui emaneremo il relativo decreto, poi giugno per 562 siti, ottobre per 545 siti e inizio 2017 per gli altri 113 siti. Tuttavia, nell'ambito di un'ulteriore riunione tenutasi il 20 gennaio scorso per richiamare le regioni al rispetto di quanto concordato nella riunione di novembre, al fine di chiudere a breve termine la procedura di infrazione, evitando così la condanna, talune di esse hanno evidenziato difficoltà nel mantenimento degli impegni presi a novembre con il Ministero.
  Il Ministero si è reso disponibile a facilitare la risoluzione delle criticità evidenziate, al fine di velocizzare il processo di designazione. Ad ogni modo, dallo scorso novembre ad oggi le regioni si sono adoperate al fine di rispettare gli impegni presi a novembre e rinnovati a gennaio, e sono addivenute all'approvazione delle misure di conservazione per un significativo numero di altri siti, permettendo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la designazione di 119 zone speciali di conservazione, di cui 118 per la Sicilia e una per la Lombardia. Si prevede, inoltre, la designazione di ulteriori 402 ZSC entro marzo 2016. Ovviamente, resterà ferma la continua azione di impulso del nostro Ministero, volta al rispetto della parte rimanente del cronoprogramma. Infine, si rappresenta che la regione Sicilia si è impegnata a consegnare al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare le ulteriori misure di conservazione che permetteranno la designazione di tutti i SIC regionali entro i primi mesi del 2017.

  PRESIDENTE. L'onorevole Terzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Visto che siamo partiti dal 2013, vorrei partire anch'io da tale anno, perché già nel 2013 il MoVimento 5 Stelle, appena entrato in Parlamento, grazie alla mia collega Claudia Mannino, ha presentato due interrogazioni, la n. 5-00811 e la n. 5-00812, che sono state anche puntualmente oggetto di risposta da parte del Governo. In queste interrogazioni già si annunciava il fatto che c'era una procedura di infrazione proprio per la designazione delle aree ZSC.
  A quelle interrogazioni il Governo aveva risposto che andava tutto bene, che la Commissione europea non aveva fatto più sollecitazioni per designare queste zone perché comunque si erano fatte delle continue proroghe dopo la scadenza dei sei anni. Peccato che, però, noi avevamo annunciato che questo ci risultava un po’ strana come risposta, e difatti quel Pilot si è trasformato in procedura di infrazione a ottobre 2015. Nel frattempo, sempre grazie alla mia collega Claudia Mannino, che ha fatto un'interrogazione alla Comunità europea – poi vi racconterà lei stessa –, la Comunità europea ci ha dato ragione, nel senso che il Governo italiano ha completamente sbagliato.
  Ora siamo a febbraio, siamo, se non erro, al 16 febbraio; quindi, mancano dodici giorni alla fine di febbraio, ed entro febbraio, da come ci ha risposto adesso la sottosegretaria Velo, sarà emanato il decreto per definire 554 ZSC. Bene, allora, visto che si parla di Pilot che, come abbiamo già detto, poi si è trasformato veramente in una procedura d'infrazione, voglio anche ricordare alla sottosegretaria Velo che ci sono altre interrogazioni, così Pag. 15magari riuscite a capire, prima di arrivare alla procedura di infrazione, che bisogna fare qualcosa. Mi riferisco al Pilot 6730/2014: abbiamo un'interrogazione fatta proprio da me, la n. 4-09567, in cui c’è questo Pilot aperto ancora proprio per la direttiva Habitat e le aree naturali protette. In particolare, il 30 marzo 2015 la Presidenza del Consiglio, visto che ha ricevuto questo Pilot, ha scritto alle regioni, allegando una nota tecnica della Commissione europea in cui si sono sollevate 21 criticità relativamente alle procedure di valutazione e di incidenza ambientale.
  Tra le problematiche sollevate vi sono, tra l'altro, quelle relative alla trasparenza dei procedimenti e alla partecipazione del pubblico, alla capacità tecnica dei redattori degli studi e dei valutatori, alla mancanza di una visione d'insieme degli impianti sui siti derivante dalla sommarietà dei singoli progetti valutati, alla capacità di assicurare un controllo efficace sul rispetto delle prescrizioni, all'incapacità di adempiere agli obblighi di monitoraggio ante e post operam. La Commissione richiede, quindi, un maggiore coinvolgimento dei soggetti gestori della rete Natura 2000 nelle procedure di Vinca. Ora, le aree Natura 2000 sono formate, appunto, dalle zone SIC e ZCS.
  Allora, la lettera della Commissione europea richiede l'attivazione di un archivio informatico nazionale sulla valutazione di incidenza ambientale. Inoltre, chiede di prevedere espressamente che la valutazione di impatto ambientale abbia una durata massima di cinque anni e il rafforzamento del Corpo forestale dello Stato. Ma questo Governo, nel 2017, toglie completamente il Corpo forestale dello Stato, facendolo passare all'Arma dei Carabinieri, quindi militarizzando 7 mila persone in 7 mila militari, il che significa che chi farà sorveglianza su queste aree naturali protette saranno i militari.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  PATRIZIA TERZONI. Io mi chiedo se questo significa che militarizzeremo i nostri parchi.
  Ci sono tutta un'altra serie di provvedimenti e questa è un'altra procedura d'infrazione. Poi voglio ricordare anche l'interrogazione 5-07342, che riguarda la legge di stabilità di quest'anno, perché nel comma 363 si prevede di aumentare le volumetrie edificate del 20 per cento in aree protette, quindi rete Natura 2000, con la semplice approvazione del comune, tanto che un nostro collega, sempre del MoVimento 5 Stelle, Marco Affronte, ha portato la questione in Europa e la Commissione europea ha risposto che ha avviato una procedura di verifica perché tale comma va contro proprio la direttiva Habitat...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PATRIZIA TERZONI. ...articolo 6, paragrafo 3 e 4. Quindi, concludo dicendo che ci sono altre due interrogazioni sui parchi, che i parchi sono aree Natura 2000, perché risulta che su ventiquattro parchi, dodici parchi registrano assenza di assetti precari.

  PRESIDENTE. L'onorevole Mannino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  CLAUDIA MANNINO. Grazie Presidente. No, ovviamente non ci reputiamo assolutamente soddisfatte, perché oltre a quello che ha appena detto la collega Terzoni, che condivido appieno, non ho sentito alcun riferimento nella risposta del Governo relativamente alle azioni che concretamente, anche in termini di poteri sostitutivi, questo Ministero voglia adoperare nell'ambito di questa criticità. Noi non possiamo pensare ad utilizzare poteri sostitutivi solo ed esclusivamente quando si devono fare grandi opere, quando si devono spendere soldi pubblici, ma ci augureremmo che ogni tanto si utilizzasse un potere sostitutivo per salvaguardare il nostro territorio, perché questo è lo scopo di queste direttive. Sono direttive che per mezzo dei nostri europarlamentari anche votiamo ed approviamo. Facciamo parte di questa Unione europea non solo in termini Pag. 16economici, ma soprattutto in termini ambientali che erano la colonna principale dell'Unione europea.
  Solo per dare alcuni numeri affinché restino agli atti; gli ettari di SIC su terra sono 3 milioni, quelli che sono stati trasformati in ZSC in terra sono appena il 24 per cento; i SIC in mare sono 373 mila ettari e quelli che sono stati trasformati in ZSC in mare sono appena il 3 per cento. Questi dati sono sconfortanti e sono la fotografia di come questo Paese utilizza i beni ambientali, i beni comuni, che non sono nostri, ma sono delle generazioni future. Contemporaneamente sono anche la fotografia di come sottovalutiamo le procedure di infrazione e i danni economici che queste comportano. Evidentemente ci piace tanto arrivare alla sanzione definitiva prima di poterci smuovere effettivamente, anche se, anche in questo caso, dal mio punto di vista, il Governo non applica quello che è il principio di salvaguardia, ma anzi addirittura utilizza un principio previsto dei trattati dell'Unione – per carità – che è quello del principio della rivalsa, semplicemente: io Ministero sono stato a guardare fino all'ultimo minuto, quando poi arriva la sanzione pecuniaria, la faccio pagare direttamente a quei comuni all'interno dei quali ricade a livello territoriale la sanzione, ben sapendo che i beni ambientali sono beni collettivi. Quindi, al di là delle mere attività burocratiche e amministrative, ci deve essere una responsabilità politica ed etica per difendere le zone SIC e ZSC. Con questa risposta non abbiamo sentito alcun impegno da parte del Governo, ma piuttosto un declinare la responsabilità sulle inadempienze delle regioni. Credo che, anche visti i passaggi che spesso ci sono tra le classi politiche dai comuni, alle regioni, al potere nazionale, questa giustificazione sia del tutto insufficiente.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 13,30 con il seguito della discussione della relazione sullo stato di avanzamento dei lavori di bonifica nel sito di interesse nazionale di Venezia-Porto Marghera, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 13,30.

Preavviso di votazioni elettroniche.

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 13,50.

  La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 13,50.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Inversione dell'ordine del giorno.

  CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CINZIA MARIA FONTANA. Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere l'inversione dell'ordine del giorno e propongo di anticipare ad ora il punto numero 5 all'ordine del giorno della seduta di oggi, che riguarda il seguito della discussione delle mozioni in materia di gestione delle crisi bancarie e di tutela dei risparmiatori, con particolare riferimento all'applicazione dello strumento del cosiddetto bail-in.Pag. 17
  La richiesta è dettata dall'importanza, ovviamente, dell'argomento oggetto della mozione. Il gruppo del Partito Democratico ritiene, quindi, prioritario dare un segnale di particolare attenzione, da parte di quest'Aula, su questo argomento; esigenza, del resto, già espressa nei giorni scorsi da tutti i gruppi: penso, per esempio, alle sollecitazioni del presidente Brunetta sull'urgenza, appunto, di una riflessione su un argomento così rilevante per il Paese e d'impatto profondo sulla vita dei risparmiatori italiani. Pertanto, ribadisco questa richiesta di inversione dell'ordine del giorno.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Crippa, Piccoli Nardelli e Rossomando sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Sulla richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto n. 5, che reca il seguito della discussione delle mozioni in materia di gestione delle crisi bancarie, potrà intervenire, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, un deputato contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
  A favore si era prenotato il collega Palese, contro c’è qualcuno ? No ? Prego, collega Palese, ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io ritengo che la proposta fatta dalla collega Fontana sia accoglibile, sia per quello che è emerso all'interno dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, dove c’è stata una richiesta pressante da parte di tutti i gruppi di opposizione, con l'assenso, poi, anche da parte della maggioranza, e sia per la pluralità, per l'enorme quantità di mozioni presentate da tutti i gruppi e dalle componenti in riferimento a questo.
  Ci tengo a precisare, come già fatto nei termini dell'illustrazione che è stata fatta ieri da parte della componente Conservatori e Riformisti, che già nell'estate del 2015, in occasione del recepimento della normativa europea sul bail-in, i parlamentari appartenenti alla componente del gruppo Misto Conservatori e Riformisti indicarono il rischio di frettolosità e superficialità con cui si affrontava il problema.
  Lo stesso Parlamento, le stesse forze politiche che avevano dedicato mesi interi a discutere di temi assai meno rilevanti per i cittadini e i risparmiatori – uno per tutti è proprio quel disegno di legge, che è in discussione al Senato, rispetto a quanto sta accadendo nel mondo bancario e al fatto che il mondo intero è seduto su una bomba ad orologeria – mi sembra che qui, invece, continuino ad avere pagine piene su situazioni che sono, sì, importanti, ma non di grande rilevanza, come invece la parte che riguarda il presente e il futuro di tutto l'impianto di uno Stato democratico.
  In una logica liberale non si trattava, certo, di riproporre o perpetrare la logica dei salvataggi di Stato a spese dei contribuenti, ma si spiegava, da parte dei medesimi parlamentari, che doveva esserci un'adeguata preparazione al passaggio alla nuova fase. Quello che abbiamo visto fare, a partire dal 1o gennaio, da tutte le banche, con la grande pubblicità che è stata messa in atto e anche con le circolari di quattro, cinque, sei pagine che arrivano continuamente ai correntisti oppure ai possessori di titoli e di strumenti finanziari di risparmio, sicuramente doveva essere fatto prima, un anno, due anni fa, per mettere le persone nelle condizioni di avere un'informazione corretta di educazione finanziaria. Infatti, adesso la gente – con quello che è successo sia a livello internazionale, sia a livello europeo, ma Pag. 18anche e soprattutto dopo quanto fatto per le quattro banche attraverso il decreto attuato dal Governo, ultimamente, e con la legge di stabilità –, tutti i contribuenti, tutti i risparmiatori sono andati nel panico, perdendo fiducia rispetto a tutta quella che è la situazione.
  In riferimento all'andamento del confronto tra l'Unione europea e il Governo italiano, in relazione alle quattro banche, abbiamo saputo poi che c'era anche una lettera che era stata inviata un po’ di mesi fa al Governo italiano in base alla quale ci potevano essere degli spiragli per aprire un negoziato, una trattativa, così come hanno fatto anche gli altri Paesi. Rimane una grande amarezza per la grande inadempienza, sia in riferimento agli istituti di vigilanza – e mi riferisco alla Banca d'Italia, alla Consob e a quant'altro – sia anche, conseguentemente, in riferimento al Governo rispetto all'attuazione del bail-in, perché gli altri Paesi europei, vedi Germania, vedi Francia, vedi Spagna, vedi Irlanda, vedi Portogallo, per ultimo, hanno utilizzato tutti gli strumenti di finanza pubblica e non, al fine della salvaguardia di tutte le posizioni di grande difficoltà e di dissesto delle loro banche e del sistema bancario e, poi, dopo che hanno sistemato tutto ciò che vi era da sistemare, alla fine, hanno varato questo bail-in.

  PRESIDENTE. Colleghi il tono della voce, per favore...
  Collega Palese, concluda.

  ROCCO PALESE. C’è stata una grande leggerezza, nonostante gli allarmi che erano stati lanciati da Conservatori e Riformisti su questo problema in particolare. Per questo motivo io ritengo, così come traspare dalla proposta di tutte le altre mozioni, che la cosa più opportuna sia cercare di differire chiaramente il bail-in almeno di diciotto, ventiquattro mesi. Occorre fare certamente una trattativa con l'Europa nell'interesse stesso delle banche, perché nei modi e nei tempi in cui viene attuato...

  PRESIDENTE. Collega, concluda, le rimangono cinque secondi.

  ROCCO PALESE. ... ciò danneggia anche le banche. Detto questo, io ritengo che tutto ciò, insieme a tante altre considerazioni – a quello che già è emerso dal dibattito di ieri nel corso della discussione sulle linee generali, al contenuto delle mozioni e alla gravità della situazione –, lascia intendere come ci siano tutte le condizioni per poter aderire all'invito della collega Fontana per l'inversione dell'ordine del giorno, perché è un problema urgentissimo. Mi auguro che sia urgente anche per Renzi e per l'Europa.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare contro.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Vorrei riportare all'interno di quest'Aula un minimo senso di verità, perché l'intervento della collega Fontana rispecchia una realtà meramente fantasiosa. Fino a ieri con chiamate registrate – nel senso che figurano come chiamate in arrivo della Presidente Boldrini – c’è stato un tentativo, da parte del Partito Democratico, di far slittare questa mozione, minimo, a giovedì. Quindi, non vi è nessun tipo di intervento di natura emergenziale, come quello che oggi ci pongono davanti, per motivarci il loro voto favorevole a questo tipo di anticipazione. Ci pongono il problema di anticipare un voto, non informando i cittadini della necessità di essere presenti magari in Aula: i consumatori, quelli che sul bail-in rischiano la pelle e peggio ancora, c’è anche scappato un morto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora io credo che non bisogna nemmeno pensare di speculare politicamente su questi temi, l'obiettivo di anticipare il voto è meramente quello di evitare che si sovrapponga all'immagine di Renzi, domani pomeriggio, e non consentire ai consumatori di arrivare in Aula a sostenere una mozione che è Pag. 19sacrosanta, voluta dal nostro gruppo. Pertanto, a questo punto, Presidente, io non posso fare altro, visto che comunque la mozione è stata richiesta dal gruppo 5 Stelle. Il PD, oggi, dà adito al fatto che è un tema rilevante e importante, ne prendiamo atto, a patto che l'avete votata voi, l'avete inserita voi la necessità del bail-in all'interno di questa nostra disciplina normativa. L'avete inserita voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi, noi vi abbiamo posto un tema e finalmente arriviamo a comprendere, il 16 febbraio, che probabilmente qualche problema c’è sul recepimento di quella direttiva sul bail-in. Noi sul tema ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti...

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare per un richiamo all'articolo 8 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Articolo 8, che significa ? Vuole fare un richiamo al Regolamento sull'articolo 8, sto sbagliando qualcosa ? Prego, ne ha facoltà. Però la pregherei di attenersi al richiamo al Regolamento, perché io ho concesso un intervento a favore e uno contro.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Mi scusi, ma sa, la collega Fontana ha colto tutti quanti di sorpresa, per cui evidentemente non abbiamo avuto neanche il tempo di poter capire che cosa stava accadendo. A me sembra che la richiesta di anticipazione sia giusta, per quanto, ovviamente, un po’ tardiva rispetto a richieste che erano state fatte precedentemente di rendere molto anticipata questa discussione. Benissimo, voteremo a favore, purché non si confonda il bail-in con il ping pong tra partito Democratico e MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Scotto, non abusi della mia pazienza.
  Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente all'esame del punto 5, recante il seguito della discussione delle mozioni in materia di gestione delle crisi bancarie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Cicchitto, Casellato, Cassano, Guidesi, Palma, Dambruoso, Bombassei, Marzana, Causin, Pierdomenico Martino, Romele, Vezzali, Ciracì, Dallai...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva per 285 voti di differenza.

Seguito della discussione delle mozioni Villarosa ed altri n. 1-01139, Palese ed altri n. 1-01099, Paglia ed altri n. 1-01154, Sottanelli e Monchiero n. 1-01155, Tancredi ed altri n. 1-01156, Busin ed altri n. 1-01157, Pelillo ed altri n. 1-01160, Brunetta ed altri n. 1-01162 e Tabacci ed altri n. 1-01163 concernenti iniziative in materia di gestione delle crisi bancarie e di tutela dei risparmiatori, con particolare riferimento all'applicazione dello strumento del cosiddetto bail-in.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Villarosa ed altri n. 1-01139, Palese ed altri n. 1-01099, Paglia ed altri n. 1-01154, Sottanelli e Monchiero n. 1-01155, Tancredi ed altri n. 1-01156, Busin ed altri n. 1-01157, Pelillo ed altri n. 1-01160, Brunetta ed altri n. 1-01162 e Tabacci ed altri n. 1-01163, concernenti iniziative in materia di gestione delle crisi bancarie e di tutela dei risparmiatori, con particolare riferimento all'applicazione dello strumento del cosiddetto bail-in (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di lunedì 15 febbraio 2016 si è conclusa la discussione sulle linee generali.Pag. 20
  Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Pastorino ed altri 1-01166 e Rampelli ed altri 1-01167, i relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Adesso se l'Aula fa un po’ di silenzio... grazie.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente; rinuncio alla replica e passo direttamente alla formulazione dei pareri.
  Sulla mozione Villarosa ed altri 1- 01139 il parere è contrario. Sulla mozione Palese ed altri n. 1- 01099 il parere è contrario. Sulla mozione Paglia ed altri n. 1-01154 il parere è contrario.
  Sulla mozione Sottanelli e Monchiero n. 1-01155, con riferimento al dispositivo, parere favorevole sui capoversi primo, secondo, quarto, settimo e ottavo. Sulla mozione Tancredi ed altri...

  PRESIDENTE. Sugli altri capoversi del dispositivo della mozione Sottanelli e Monchiero n. 1-01155 devo immaginare che il parere sia contrario, quando mi ha detto che...

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sugli altri capoversi al dispositivo vi è un invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Sulla premessa ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sulla premessa, va bene, non ci mettiamo a discutere... Troppo tardi !

  PRESIDENTE. Parere favorevole.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Abbia pazienza.
  Sulla mozione Tancredi ed altri n. 1-01156, parere favorevole limitatamente al secondo capoverso del dispositivo.

  PRESIDENTE. Sul primo capoverso il parere è dunque contrario. Per quanto riguarda invece la premessa ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La premessa ci sarebbe...

  PRESIDENTE. Lo so, ma anche le premesse hanno un valore !

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Lo so. Il tempo è quello che è, l'inversione non era prevista per nessuno.

  PRESIDENTE. Va bene. Quindi diciamo favorevole ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sulla premessa mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Si rimette all'Aula sulla premessa ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sulle premesse mi rimetto all'Aula, queste due.

  PRESIDENTE. Sta bene. Anche sulla precedente, quindi ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, esatto.

  PRESIDENTE. Sta bene, su tutte le premesse si rimette all'Aula.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Su queste due, su quelle su cui esprimo... Sulle altre parere contrario.

Pag. 21

  PRESIDENTE. Sta bene.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sulla mozione Busin ed altri n. 1-01157 il parere è contrario. Sulla mozione Pelillo ed altri n. 1-01160 il parere è favorevole, sia sulla premessa che sul dispositivo. Sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01162 il parere è contrario. Quanto alla mozione Tabacci ed altri n. 1-01163, mi rimetto all'Aula sulla premessa e parere favorevole sul dispositivo, limitatamente ai capoversi primo, secondo e quarto; sul terzo capoverso formulo invece un invito al ritiro.
  Sulle due ultime parere contrario: non mi ricordo i nomi, le ho viste adesso, sono le due ultime consegnate. Qui non sono scritte.

  PRESIDENTE. Sta bene, sulle due rimanenti Pastorino ed altri n. 1-01166 e Rampelli ed altri n. 1-01167 il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, francamente la sottovalutazione da parte del Governo rispetto alle vicende bancarie di queste settimane lascia sgomenti. Da questi banchi, essendo noi dei garantisti, quando ci trovammo dinanzi ad una mozione di sfiducia individuale nei confronti di un Ministro, non avemmo esitazione a respingerla; ma quando invece si tratta di giudicare complessivamente la politica del Governo in materia di banche c’è da rimanere a bocca aperta. Lo dico con stima e con rispetto al rappresentante del Governo, al sottosegretario Baretta: la sensazione è che il Governo, ed in particolare il Ministero dell'economia e delle finanze, non abbiano la piena percezione della tempesta che è sopra di noi, e che è una tempesta sull'Italia naturaliter sistemica.
  Primo, perché le banche italiane sono piene di crediti deteriorati, e il provvedimento varato dal Governo su quell'aspetto è assolutamente insoddisfacente: è noto a tutti che favorirà il mercato dei crediti o debiti cosiddetti senior, mentre per tutto il resto il giudizio del mercato è già stato espresso.
  Secondo, perché le banche italiane, oltre ad essere appesantite da quei crediti, hanno negli attivi dei loro bilanci una valanga di titoli del debito pubblico italiano; e questo i mercati lo vedono e lo giudicano, e dovrebbe essere una cosa rispetto alla quale chi siede sui banchi del Governo non dovrebbe dormire di notte. Abbiamo il quarto debito pubblico del mondo ! Certamente non solo per responsabilità del Governo Renzi, ci mancherebbe altro: per gli errori di cinquant'anni di politica italiana; ma voi dovreste essere particolarmente angosciati, perché quando finirà, tra sei mesi o dodici o diciotto, l'ombrello del quantitative easing e lo stock di debito pubblico sarà rimasto invariato, quale risk premium sarà richiesto dai mercati sul nostro debito, e quale giudizio a maggior ragione sarà dato anche su banche che hanno negli attivi del loro bilancio quei titoli del debito pubblico ?
Tutto questo, naturalmente, con la crescita bassa che ciascuno può constatare !
  Vede, signor rappresentante del Governo, l'estate scorsa, quando noi eravamo su questi banchi, sia in Commissione – lei avrà la gentilezza di ricordarlo – sia in Aula, ci sgolammo prima dell'approvazione del bail-in... E noi non siamo certo dei sostenitori del bail-out e dei salvataggi di Stato ! Ma vi avevamo messo in guardia rispetto al bail-in e ad una impreparazione dell'Italia relativamente all'entrata in vigore della nuova fase; e con grande cautela, come contributo di forza di opposizione ragionevole e non distruttiva, vi avevamo presentato degli emendamenti di pura ragionevolezza.
  Primo, di chiarire che quel tipo di meccanismo doveva scattare solo come Pag. 22ultima ratio, come extrema ratio, andando addirittura al di là di quanto nella direttiva si scriveva. Secondo, chiedendo che Banca d'Italia venisse a fare relazioni immediate sulle situazioni bancarie critiche e presentasse relazioni periodiche su anche i suoi provvedimenti nell'ambito del risanamento e della risoluzione, e i possibili impatti su depositanti, clienti, consumatori, obbligazionisti e azionisti, e invece ci veniva cantata la canzone della assoluta solidità delle nostre banche. Terzo, richiesta minimale, ma respingeste perfino quella, ed era per noi la richiesta cruciale: di svolgere una grande campagna di informazione sul servizio pubblico radiotelevisivo... Quante se ne sono fatte in questi anni, anche buttando soldi ! Come venivano chiamate ? Pubblicità progresso ! Su mille temi... Per informare gli italiani di quello che stava per accadere, dei rischi per i depositanti oltre i 100 mila euro, e di svolgere una grande campagna di informazione finanziaria finalizzata alla diversificazione degli investimenti e dei risparmi, perché in una logica liberale questo deve fare lo Stato: non lo Stato papà, che impone questo o quello, ma uno Stato che informa e consente a ciascun cittadino di valutare meglio i rischi e le opportunità legate alle diverse ipotesi di investimento. Ci avete detto di no su tutto !
  Si è arrivati all'autunno, c’è stata la crisi delle prime quattro banche. Vi avevamo scongiurato di usare il Fondo interbancario di tutela dei depositi, denaro privato, non denaro pubblico, per una iniezione di capitale a favore delle banche sofferenti, per rimetterle in bonis: ci avete detto «no», sostenendo che avevate subito un veto europeo che invece non esisteva. Vi abbiamo riproposto tutto questo: la verità, signor rappresentante del Governo (grazie, Presidente, sto davvero chiudendo), è chi in Europa commettete i soliti errori, alzate la voce quando dovreste ascoltare di più, e improvvisamente tacete e non avete più voce quando invece dovevate alzarla esattamente su questi temi e su queste materie. Noi vi diciamo, nel momento in cui rifiutate tutte queste proposte e perfino una ragionevole moratoria sul bail-in, non per tornare al bail-out ma per prepararci alla nuova fase: non potevate non sapere; quando la tempesta arriverà, nelle prossime settimane e mesi, non raccontateci che è stata una sorpresa inattesa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, colleghi, il nostro gruppo ha presentato un documento, che spera ovviamente venga accolto dal Governo e dall'Aula, nel quale impegna su una serie di punti specifici ad una modifica dell'attuale documento che è stato emanato.
  Premetto che nel decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180, è stata data attuazione alla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014 che istituisce un quadro di risanamento e una risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento, e che modifica numerose altre direttive in materia approvate a partire dagli anni Ottanta. Premetto inoltre che la direttiva Bank Recovery and Resolution Directive ha origine nel giugno del 2013, nei giorni della crisi di Cipro e delle sue banche, ed è finalizzata ad introdurre regole armonizzate per prevenire e gestire la crisi delle banche in tutti i Paesi europei, approntando strumenti nuovi che le autorità possano impiegare per gestire in maniera ordinata eventuali situazioni di dissesto.
  Secondo uno studio della BCE, sono stati spesi, tra il 2008 ed il 2014, 800 miliardi di euro, pari all'8 per cento del PIL di Eurolandia – tutte risorse pubbliche –, per salvare le banche durante quella crisi finanziaria. L'Italia non ha utilizzato fondi pubblici specificamente per salvare le proprie banche, ma dal 2011 ad oggi ha concesso cospicue agevolazioni al sistema bancario tramite il cosiddetto «decreto Bankitalia», sconti fiscali, fondi di garanzia e iniziative varie. Si tratta di risorse pubbliche che fondamentalmente potevano essere utilizzate in maniera diversa, Pag. 23se non ci fosse stata la crisi che ha investito anche parte del nostro sistema bancario. Fondamentalmente, il nostro documento impegna il Governo ad evitare che il sistema cosiddetto del bail-in contribuisca a creare problemi ai risparmiatori. Ci sono una serie di punti sui quali impegniamo il Governo ad esprimersi e sui quali spero che la Camera possa dare un parere positivo; impegna il Governo a garantire la tempestiva e completa restituzione delle somme perse dai risparmiatori in possesso delle cosiddette obbligazioni subordinate coinvolte nel dissesto di Banca Etruria, BancaMarche, CariFerrara e CariChieti, avvalendosi delle risorse del Fondo interbancario di tutela dei depositi (sappiamo bene che fino ad oggi questo non è avvenuto); di sospendere l'introduzione del bail-in al fine di impedire il verificarsi di una crisi sistemica, di sospenderlo in attesa di creare una netta separazione tra le tipologie di banche, introducendo anche la tipologia di banca-deposito, all'interno della quale evitare che vi possa essere un rischio per i risparmiatori che non vogliono fare ovviamente investimenti rischiosi; di introdurre appunto una netta separazione tra banche commerciali, banche d'affari e banche di deposito prima dell'applicazione del sistema bail-in, quindi di sospenderne l'applicazione in attesa che le modifiche possano tutelare i risparmiatori. Quello che è accaduto recentemente dimostra come il nostro sistema bancario, contrariamente a quello che è stato dichiarato dal Presidente del Consiglio, è un sistema bancario fragile, ed è evidente che, se da un lato è giusto evitare che le banche private possano essere salvate attraverso l'utilizzo di fondi pubblici, è altrettanto evidente che bisogna creare una serie di misure che consentano la protezione dei piccoli risparmiatori, per evitare – lo ripeto – quello che è accaduto recentemente e tenendo conto che, in via sussidiaria, a potere essere aggrediti, per eventuali crisi del sistema bancario nelle singole banche con l'introduzione del sistema del bail-in, potrebbero essere anche i semplici clienti titolari di conti correnti di deposito, quindi una situazione sicuramente di particolare rischio. Inoltre, impegniamo il Governo ad introdurre normative più rigide a tutela dei risparmiatori, prevedendo in capo a banche ed istituti di credito l'obbligo di informare sempre e in maniera comprensibile il cliente circa il fattore di rischio dell'operazione che si sta realizzando, quello che sostanzialmente non è avvenuto recentemente, anche con un comportamento a dir poco superficiale da parte della Consob; a escludere in modo esplicito i depositi bancari sotto i 100 mila euro dal coinvolgimento del sistema che si vuole introdurre con la direttiva approvata; a introdurre una normativa che stabilisca che i membri del consiglio d'amministrazione e di governo delle banche siano responsabili in solido ed illimitatamente nel caso di fallimento delle proprie aziende. Si tratta di punti specifici sui quali riteniamo che, come Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, questo Parlamento si debba esprimere.
  Il sistema bancario italiano è un sistema che ha bisogno di modifiche strutturali; accettare semplicemente l'introduzione di norme dell'Unione europea senza preventivamente modificare il nostro sistema bancario sarebbe un fatto assolutamente negativo, quindi ci aspettiamo che vi sia un atteggiamento propositivo in tal senso da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, mi rendo conto che, quando si discutono mozioni di questa natura, si rischia di accavallare le posizioni e di determinare forse anche qualche incomprensione. Signor sottosegretario, io accolgo volentieri le osservazioni e l'invito alla riformulazione che lei ha indicato con il suo parere, anche se mi permetto di evidenziare che il tema della moratoria sul bail-in è stato richiamato dal Governatore della Banca d'Italia nel recente Forex, quando ha parlato di una fase di transizione e del fatto Pag. 24che il passaggio, che è avvenuto in sede europea, non ha tenuto conto di quello che sarebbe potuto capitare e che poi purtroppo è capitato. Penso a delle cose molto semplici: l'impegno a costruire un'Unione Europea dei mercati e dei capitali è sicuramente un passo in avanti, ma manca il completamento dell'Unione bancaria, cioè la garanzia comune dei depositi che realizzerebbe così un loro mercato unico, a parità di giurisdizione. La Germania sbaglia a frenare, perché lo scricchiolio di questi giorni non l'ha tenuta fuori. Quello che è accaduto su Deutsche Bank e che in generale potrebbe riguardare il sistema bancario delle strutture popolari dei Länder mi fa intendere che sbaglia a considerare questo come un elemento superfluo, perché questo, invece, è il cuore del problema, ed è su questo che si basa il nervosismo dei mercati finanziari. Ovviamente capisco un'operazione di questo genere e la sua prudenza, ma bisogna avere la consapevolezza che questo percorso va fatto procedere in parallelo con, da un lato, la condivisione del rischio, cioè la garanzia europea sui depositi, e dall'altro la riduzione del rischio, cioè come rendere più solidi i sistemi bancari nazionali. Ma le due cose sono strettamente collegate tra di loro, non si tratta di fare delle fughe in avanti. È questo lo spazio che va ricercato in sede europea, anche per chiudere così la forbice che si è aperta, al momento dell'impostazione del bail-in, tra il mantenimento della stabilità finanziaria e la prevenzione dei comportamenti opportunistici – chiamiamoli così –, i comportamenti dei mercati finanziari. Se il peso della bilancia è andato prevalentemente sul contrasto ai comportamenti opportunistici, dovremmo chiederci come mai questi comportamenti opportunistici si sono manifestati con una tale violenza. Vuol dire che essi possono essere contrastati se si affronta in radice il problema della credibilità dell'Europa, che oggi passa attraverso il completamento e l'attuazione di un sistema bancario unitario che ha come presupposto la garanzia comune sui depositi. Questo è il senso, signor sottosegretario, che con noi, con la nostra mozione molto semplice, attribuivamo alla condivisione della filosofia del bail-in; mettevamo in evidenza il fatto che la sua concreta applicazione andasse tarata in modo tale che le azioni necessarie procedono di pari passo. Questo è un suggerimento che noi ci permettiamo di avanzare e sarebbe molto positivo se il Governo ne tenesse conto, perché temo che altrimenti le difficoltà, invece di ridursi, tendano ad aumentare, anche perché, nel corso di questi mesi, più volte ci siamo sentiti dire: anche noi abbiamo sperato che fosse così, che eravamo vicini all'uscita del tunnel, che le cose stavano migliorando. In realtà, le cose sembrano non migliorare come ci si aspettava, quindi il problema di indicare in Europa la via della prudenza è secondo me una decisione che il Governo deve assumere, che non significa tornare indietro ma non significa neppure andare avanti alla cieca (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Credo, senza nessuna intenzione polemica, assolutamente, di poter dire che il Governo, per quanto riguarda le sue azioni nell'ambito del sistema bancario e finanziario in generale, abbia dato senz'altro la peggiore prova di sé nel suo mandato. Sono stati attuati dei decreti in fila con un tempismo assolutamente sbagliato. Visto che siamo reduci dal Festival di Sanremo, direi che non basta prendere la nota giusta; bisogna anche scegliere il tempo giusto, anzi, forse è meglio sbagliare la nota, piuttosto che sbagliare il tempo.
  Il tempismo del Governo è stato assolutamente sbagliato e si è ripetuto con una frequenza preoccupante, che ci indica un'assoluta superficialità e incapacità di valutare i rischi sistemici di quanto andava a decidere, che è iniziata dal decreto-legge sulle banche popolari, che ha degli affetti ancora tutti da valutare e tutti da vedere nel loro esito finale, che speriamo non sia Pag. 25drammatico, ad esempio per quanto riguarda le due Popolari venete.
  Per poi continuare con un recepimento abbastanza acritico e frettoloso della direttiva europea del BRRD, che è sì di più di un anno fa, di un anno e mezzo fa, ma che trae origine, addirittura, da più di due anni e mezzo fa, ancora con la crisi bancaria di Cipro del giugno 2013. Come sempre, si recepiscono queste direttive probabilmente non valutandone appieno la loro portata e sicuramente sottovalutando le conseguenze che avrebbero avuto a livello sistemico sul nostro sistema bancario e finanziario.
  Questo si è visto anche, ad esempio, con il famoso decreto «salva banche», che ha avuto degli effetti anche su altre situazioni di crisi bancarie. Voglio ricordare, a mo’ di esempio – ma perché lo conosco direttamente, ma ce ne saranno senz'altro altri, e la crisi dei titoli bancari è anche conseguenza di questo modo di agire del Governo – la Popolare vicentina, la quale, già alle prese con una crisi e con una difficile trasformazione in Spa e successiva probabile quotazione in Borsa, ha visto, a seguito proprio del decreto «salva banche», quello che ha riguardato CariChieti, CariFerrara, Banca Marche e Banca Popolare dell'Etruria, una fuga di depositanti, spaventati dalle possibili ripercussioni che si sarebbero avute anche sulla loro banca, di quasi 9 miliardi.
  Dunque, una corsa agli sportelli che non è stata vista, perché fisicamente non è avvenuta, ma che c’è stata nella realtà e che ha messo ancor più nelle difficoltà una banca alle prese con la forse più difficile crisi della sua storia. Del resto, questi elementi non sono evidenziati solo da noi, forze dell'opposizione, ma sono stati evidenziati, ad esempio, da Carmelo Barbagallo, in un'audizione il 9 dicembre scorso alla Camera, qui, in Commissione finanze, il quale chiedeva, appunto, valutando i possibili effetti negativi di queste decisioni, lo spostamento almeno al 2018 del recepimento delle norme sul bail-in e la previsione di far entrare nel rischio di perdita del capitale solo le obbligazioni che fossero state sottoscritte successivamente, con una particolare clausola che ne attestasse la consapevolezza da parte del risparmiatore.
  Questi avvertimenti non sono stati recepiti per nulla ed è tornato sull'argomento, una volta avvenuta l'approvazione dei due decreti, anche il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, il quale sottolineava, fra l'altro – cosa che non è stata tenuta in nessun conto dall'attuale Governo – come il nostro sistema bancario sia sì, da un certo punto di vista, solido, ma abbia anche al suo interno delle peculiarità, tra le quali c’è la grande massa di titoli obbligazionari bancari sottoscritti dagli investitori privati, quelli non professionali, sia per effetto di un particolare vantaggio fiscale che veniva accordato a questi ultimi sia per la generale credenza o aspetto culturale da parte dei nostri risparmiatori che avevano piena fiducia nelle banche e le consideravano assolutamente esenti dal rischio del fallimento, e quindi sottoscrivevano con una certa frequenza questo tipo di obbligazioni.
  Sistema bancario che, da una parte, si può dire solido, ma, dall'altra, come è stato evidenziato anche dal mio collega precedente, presenta delle criticità notevoli, che si sono poi evidenziate in queste ultime settimane, in cui il nostro sistema bancario quotato in Borsa ha perso molto di più di quanto abbiano perso mediamente gli altri istituti bancari di altri Paesi europei. Abbiamo, ad esempio, un insieme di sofferenze – senza considerare gli NPL, che superano i 300 miliardi di euro –, e parliamo solo di sofferenze, di circa 200 miliardi di euro, in crescita vertiginosa. Erano 85 miliardi all'inizio della crisi e valgono circa un 17 per cento, un po’ meno del 17 per cento, del totale dei crediti detenuti dalle banche, e oltre un 17 per cento del PIL del Paese.
  Per fare un raffronto con le altre banche europee, mediamente questi titoli deteriorati valgono un 5 per cento medio europeo, in Germania un 3 per cento e a livello di PIL in Germania siamo anche a livello del 3 per cento. Dunque, fatte queste considerazioni, abbiamo visto anche gli effetti che ha avuto il famoso Pag. 26decreto «salva banche» sui risparmiatori ignari, perché non si può dire che fossero consapevoli dei rischi che andavano a correre. Abbiamo visto la superficialità con cui non solo il Governo non ha recepito le richieste, che venivano da più parti politiche e anche da organi istituzionali, di spostare nel tempo, almeno al 2018, il recepimento dei meccanismi del bail-in per la salvaguardia del sistema bancario; ha, addirittura, anticipato in parte questo meccanismo, facendo un blitz notturno, sostanzialmente, grazie al quale i risparmiatori, dal venerdì, si sono trovati, al lunedì, completamente derubati dei loro risparmi, risparmi di una vita, risparmi che molto spesso danno addirittura il senso di una vita, perché si vive e ci si sacrifica in funzione di un piccolo capitale che può servire per le cure mediche, può servire per far studiare i figli, e si sono trovati completamente azzerati, e quindi privati di questo risparmio, che è anche senso della loro esistenza.
  Per questo, noi chiediamo che il Governo si impegni ad assumere in sede europea tutte le iniziative necessarie al fine di addivenire a una revisione della direttiva 2014/59/UE, quella del BRRD, in modo da escludere i depositi di qualsiasi entità e gli obbligazionisti junior e senior, qualsiasi tipo di obbligazionisti, da qualsiasi procedura di fallimento o risoluzione di istituti di credito e bancari; a rivedere il recepimento della disciplina del bail-in e a valutare validi strumenti alternativi che garantiscano comunque la stabilità patrimoniale delle banche; a rivedere, altresì, la legge n. 208 del 2015 relativamente sia alle dotazioni, che sono assolutamente insufficienti, quei 100 milioni messi nel fondo per ristorare i risparmiatori defraudati dei loro risparmi, sia alle modalità di ristoro di questi risparmiatori, in particolare garantendo nel più breve tempo possibile il completo ristoro di tutti gli investitori; in tempi certi, quindi, e a breve, ad aumentare, come detto, la dotazione del fondo e a prevedere, in luogo dell'arbitrato, un diverso procedimento per l'erogazione delle prestazioni.
  Questo perché il coinvolgere e cercare in modo anticipato le responsabilità eventuali degli amministratori e subordinarle, poi, al pagamento di questi risparmi creerebbe delle lungaggini e delle incertezze assolutamente non accettabili dal nostro punto di vista.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente. Noi di Scelta Civica pensiamo che il sistema bancario vada tutelato e vada protetto. Pensiamo che sia un patrimonio della nostra comunità, perché raccoglie i risparmi, i sacrifici di tutti gli italiani, ma anche perché è lo strumento che aiuta a sostenere l'economia e le nostre imprese. In altri Paesi della Comunità europea, gli altri Stati, in passato, quando gli aiuti di Stato era possibile darli, hanno dato e hanno speso tanti soldi pubblici. Ricordo la Germania, con 250 miliardi, ma anche la Francia, la Spagna, la stessa Grecia; quindi, soldi pubblici per salvare il loro sistema interno bancario.
  In Italia non abbiamo avuto questa sfortuna, anzi il nostro sistema bancario ha retto, ha retto bene, quando abbiamo prestato solidi al Monte dei Paschi di Siena l'abbiamo fatto in maniera onerosa con otto punti di interessi. Quindi, ovviamente, noi abbiamo ad oggi salvato il nostro sistema bancario senza spendere i soldi pubblici.
  È ovvio che rispetto ad altri sistemi bancari abbiamo avuto anche delle piccole criticità, senza ombra di dubbio, dovute a qualche governance che non ha ovviamente fatto bene il proprio mestiere, ma grazie al quadro normativo del nostro Paese e alle Autorità di vigilanza il nostro sistema è stato, ad oggi, salvato, con esclusione delle quattro banche – di cui poi al limite dirò – senza l'intervento diretto da parte dello Stato e, quindi, dei soldi pubblici. Noi siamo fortemente contrari ad utilizzare soldi pubblici, soldi della fiscalità, soldi degli italiani per salvare le singole banche.Pag. 27
  Noi riteniamo che il sistema del bail-in, un sistema interno al sistema bancario, sia un sistema corretto e, quindi, il Governo italiano ha fatto bene a recepirlo così come previsto nella direttiva dell'Unione europea.
  La nostra mozione vuole chiedere al Governo un sostegno in Europa affinché si possano introdurre forme di flessibilità e di modulazione che già erano previste nella direttiva comunitaria e un ulteriore impegno da parte del Governo a fare in modo che possano entrare solo le nuove emissioni nel sistema del bail-in, quindi a farsi promotore in Europa nell'esclusione di tutti quei titoli, quelle obbligazioni subordinate, acquistate in precedenza.
  Così come chiediamo al Governo di favorire ulteriori misure per la dismissione ordinata e razionale dei crediti deteriorati e qualcosa è stata fatta con il decreto, insieme alla riforma delle BCC, con il nuovo sistema di garanzia per la cartolarizzazione delle sofferenze.
  Lo riteniamo un punto di partenza e, quindi, bisognerà fare ancora altro sotto l'aspetto dei crediti deteriorati.
  Inoltre, abbiamo chiesto nella mozione che il Governo si impegni a non ricomprendere nel bail-in i proventi, gli utili, che provengono e arrivano nei conti correnti tramite il conto titoli. Sappiamo che il conto titoli esce, ma non è escluso, dal bail-in, in quanto i proventi che poi transitano sul conto corrente possono essere soggetti, sopra la soglia di 100 mila euro, al bail-in. Quindi, in questo caso, chiediamo nove mesi di franchigia e di applicazione su quei proventi da parte del sistema bail-in.
  Chiediamo anche un'attivazione del Governo per una maggiore integrazione bancaria europea, senza andare poi a modificare il rating delle banche italiane, ma cercando di farle competere in un sistema europeo e poi anche di attivarsi affinché si vada verso una rimozione del divieto dell'utilizzo dei fondi alimentati dallo stesso sistema bancario (ricordo che in passato è stato fatto per il caso Tercas) e quindi di promuovere, anche qui, un'azione in Europa.
  Infine, chiediamo che agli informatori, agli investitori, venga data maggiore informazione, quindi, ad esempio, che nei siti delle autorità, di Consob e Banca d'Italia, possano essere previste delle sezioni specifiche che vadano a misurare la stabilità e la solidità delle banche, in modo che ogni singolo risparmiatore può accedere, vedere, toccare con mano, in maniera periodica, la stabilità della propria banca.
  Noi di Scelta Civica, per tutti quanti questi motivi, chiediamo che l'Aula voti la nostra mozione, chiediamo al rappresentante del Governo, se riesce, di rivedere alcuni pareri su alcune parti che non sono stati favorevoli, al limite con la dizione: di valutare, di impegnare il Governo a.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente. Intanto è mia intenzione ringraziare il Governo, nella persona del sottosegretario Baretta, e fin da ora dico che accolgo la riformulazione da lui proposta sulla mozione a mia prima firma, ed esprimo anche, a nome di Area Popolare, il voto favorevole su tutte le mozioni su cui il Governo ha espresso un parere positivo e favorevole.
   È chiaro, Presidente, che ci troviamo di fronte a un cambio epocale dell'approccio che gli Stati, i cittadini, le istituzioni, hanno con il sistema bancario al loro interno e il sistema bancario nel loro complesso. Questo cambio epocale è dovuto ad accadimenti che sono avvenuti drammaticamente nel corso della crisi dove importanti istituti hanno registrato crisi definitive e dove invece alcuni Stati hanno rinforzato i coefficienti patrimoniali delle banche con l'intervento pubblico, quindi con un intervento a carico dei cittadini. Ebbene, in quella fase, ci fu una grande reazione dell'opinione pubblica europea, opinione pubblica che aveva una forte connotazione popolare, contro l'intervento pubblico a favore del salvataggio delle banche. È la cronaca di qualche anno fa, è successo anche in Italia, Pag. 28quando si andò ad intervenire con soldi dello Stato, anche se si trattava solo di un prestito che poi è rientrato, sul Monte dei Paschi di Siena. Ebbene, allora, si aprì un dibattito a livello europeo sull'inopportunità che soldi pubblici andassero a salvare le banche in crisi e il fallimento degli istituti bancari, nonostante – è chiaro – vi fosse il preminente interesse della tutela del risparmio. In contemporanea, si procedeva nel percorso che aveva per obiettivo l'Unione bancaria, con i suoi tre pilastri. Si andava avanti, anche con l'approvazione, e poi il recepimento dei vari Stati membri, della direttiva cosiddetta BRRD che è oggetto oggi del dibattito odierno e delle situazioni critiche che ci troviamo a affrontare in questo dibattito.
  La prima cosa che voglio chiarire è che non credo che tutti vedano con grande nettezza quello che c'era prima del bail-in. Prima del bail-in non c'era un sistema che obbligava l'intervento pubblico sui fallimenti e le crisi bancarie a favore dei risparmiatori. Sarebbe un errore dire questo e sarebbe anche un sistema ben strano. Voi pensate, se ci fosse questo: io investitore è chiaro che investirei su tutti i titoli che hanno un rendimento maggiore; perché dovrei investire su titoli che hanno un rendimento inferiore tanto il profilo di rischio non mi riguarda, se quella banca va male, se quell'istituto va male, ci pensa lo Stato a risarcirmi ? Qual è la competitività rispetto a un tasso piuttosto che un altro, rispetto a un profilo di rischio piuttosto che un altro ? Se qualcuno qui ha intenzione di affermare che lo Stato deve intervenire sempre in questi casi, ebbene vi dico che questa è una cosa impossibile, distorta che distorcerebbe enormemente il rapporto con il risparmio e la tutela dei risparmiatori. Quindi, passiamo a un regime in cui invece si vieta definitivamente l'intervento dello Stato, ma non eravamo in un regime che imponeva l'intervento dello Stato. Questo è bene chiarirlo. È bene chiarire anche un'altra questione, che è quella che gira molto in questi giorni, ahimè, con tutto il rispetto per Banca Italia, Presidente, e che è anche sulla bocca di autorevoli esponenti dell'importante istituto di vigilanza, della Banca d'Italia, cioè l'idea e la richiesta di una fase transitoria che è assolutamente una richiesta ragionevole.
  Però, Presidente, io voglio solo ricordare alcuni passaggi. La BRRD è stata approvata dalla Commissione il 15 maggio 2014, la BRRD discende da atti precedenti, quindi 2013 e 2011, da parte del Consiglio europeo. I Parlamenti sono stati investiti prima dell'approvazione della direttiva stessa, nel momento in cui sono stati investiti della fase ascendente. La fase transitoria – ripeto, è del tutto ragionevole, perché si tratta di un cambio epocale di approccio – doveva essere già alle nostre spalle e mi fa specie che esponenti di chi doveva gestire quella fase transitoria, cioè come Banca d'Italia, oggi dicano che è necessaria una fase transitoria. Ma, insomma, era proprio Banca d'Italia che forse doveva gestire in questi due-tre anni precedenti la fase transitoria, così come il Parlamento e il Governo, non nascondiamocelo, hanno trascurato da questo punto di vista l'impatto che avrebbe avuto questo cambiamento epocale appunto rappresentato dall'applicazione della BRRD di tutti i meccanismi di risoluzione e in particolare del bail-in. Naturalmente per fare informazione, per fare educazione al risparmio, per controllare i prodotti che gli enti emittenti stavano vendendo in quel momento, perché, come ho detto, tutto questo è coinciso con una forte crisi anche del sistema bancario che ha visto lo stesso sistema bancario nella necessità di aumentare i suoi requisiti patrimoniali e quindi di vendere anche prodotti che comportassero un rischio e che andassero a incidere sul proprio patrimonio e quindi effettivamente il rischio era logico che ci sarebbe stato.
  Ora quindi che cosa fare ? È chiaro che bisogna negoziare in Europa, perché noi, come ben sapete, il bail-in lo abbiamo già applicato, lo stiamo applicando con la Risoluzione messa in campo riguardo alle quattro banche appunto su cui abbiamo legiferato poche settimane fa e su cui poi tra l'altro il Governo sta andando a legiferare in tema di arbitrati per rimediare a quelle situazioni più squilibrate dal punto Pag. 29di vista dell'utente e profilo di rischio a cui si è collegato, ma bisogna a questo punto mettere in campo tutte quelle misure che evitino e cerchino di evitare che le banche arrivino alla situazione in cui si sono trovati alcuni importanti istituti italiani, dato che purtroppo in questo periodo si vedono sotto attacco anche altri e più importanti istituti. Per questo è chiaro che bisogna investire e responsabilizzare – ripeto, responsabilizzare – perché il profilo di responsabilità spesso non è chiarissimo, gli organismi di vigilanza a cominciare dalla Banca d'Italia e dalla Consob, ma, insomma, con il trasferimento e l'attribuzione anche che essi stanno dando alla Banca centrale europea della funzione di vigilanza.
  Altra cosa che invece fortemente bisogna chiedere a livello europeo è negoziare a livello europeo, spingere con forza per l'applicazione anche del terzo pilastro dell'Unione bancaria che è quello naturalmente della tutela dei depositi. È chiaro che i nostri partner europei – come anche noi rispetto a Paesi più deboli – hanno interesse ad applicare la tutela generalizzata dei depositi in un sistema in cui la solidità dei sistemi bancari sia omogenea o quanto meno paragonabile, perché è chiaro che a fronte di grandissimi squilibri il meccanismo di tutela sarebbe fortemente squilibrato, ma da questo punto di vista io credo che noi non abbiamo altra strada che proseguire verso un trasferimento all'Europa dei meccanismi di risoluzione – e lo stiamo facendo – e anche di meccanismi della tutela dei depositi bancari.
  Detto tutto questo quindi, ripeto, l'espressione del voto favorevole di Area Popolare su tutte le mozioni su cui il Governo ha espresso parere positivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io comincerei col dire che in questo dibattito, se ci pensate, c’è anche qualche elemento surreale perché quando pochi mesi fa quest'Aula ha dovuto approvare effettivamente e inserire il cosiddetto bail in nell'ordinamento italiano lo ha fatto dedicandogli meno attenzione di quella che normalmente si dedicherebbe alla proroga della scadenza del latte in polvere secondo la normativa comunitaria. È stato fatto in un'Aula che, soprattutto da parte della maggioranza, inneggiava al fatto che finalmente non ci sarebbe più stato il rischio che i contribuenti pagassero per le malefatte dei banchieri. Lo abbiamo fatto senza dibattito, appunto, è passato liscio. Ora, a distanza di poche settimane e mesi, siamo qui a rifare il dibattito, questa volta tramite mozione – devo dire per iniziativa delle opposizioni molto più che della maggioranza – per dire che forse ci siamo sbagliati, cioè quando si tratta di decidere questo Parlamento lo fa senza discutere, salvo poi ripensarci a breve distanza. Peraltro, devo dire, a guardare la mozione del Partito Democratico c’è da dire che il ripensamento è molto relativo, dato che ci si limita a dire che in sede comunitaria si debba rivedere il meccanismo, studiare se è il caso di rivedere il meccanismo e discutere se gentilmente la Germania non possa anche addivenire a quella che sarebbe la terza gamba del sistema, cioè il deposito unico di garanzia. Bene, noi diciamo invece una cosa molto più semplice, diciamo che qualora e da subito la Germania non mettesse mano al deposito unico di garanzia e non si superasse questa opposizione, noi andremmo ad una sospensione unilaterale di tutto il sistema del bail in, perché non esiste e non può esistere rispetto ad una concezione minima di interesse nazionale che noi prendiamo la parte più sconveniente per il nostro Paese e accettiamo bellamente che venga rinviato sine die, sulla base di interessi nazionali di altri Paesi, quello che invece dovrebbe essere lo strumento che in qualche modo ci consentirebbe una maggiore sicurezza. Questo è l'invito vero che dobbiamo fare al Governo e che facciamo con la nostra mozione: vada sì in Europa a sostenere che dato che l'abbiamo sperimentato – perché poi questo è il punto vero che separa gli italiani da tutti gli altri Pag. 30che nella crisi bancaria hanno sperimentato il bail out, cioè non c’è stato Paese che non abbia messo decine e centinaia di miliardi di euro per salvare il proprio sistema bancario e la stabilità della finanza interna, mentre ora che arriva il bail in i primi a sperimentarlo siamo noi italiani. Lo abbiamo sperimentato peraltro in modo edulcorato con il sistema delle quattro banche e non si può dire che non ci fosse stata avvertenza perché, lo dico al sottosegretario Baretta che seguì il dibattito, tutto quello che ora viene detto in termini di colpo alla stabilità del sistema finanziario, alimento della speculazione, peggioramento delle condizioni del credito, crollo della fiducia degli italiani nel sistema bancario, tutte queste cose era stato detto che sarebbero state un effetto automatico della scelta che il Governo ha fatto sul fallimento delle quattro banche di cui abbiamo parlato, ma nonostante gli avvisi che provenivano da intellettuali, forze politiche, esponenti parlamentari, il Governo in quella fase ha deciso di tirare dritto, salvo oggi raccogliere i cocci e malamente pensare forse di andare anche a rimediare in qualche modo, quando però ormai è tardi. Mi dovrebbe spiegare il Governo cosa pensa di andare a dire in Europa. Gli altri Paesi non hanno gli stessi problemi dell'Italia in questo momento e soprattutto di una cosa possiamo stare tranquilli, che quando Deutsche Bank dovesse eventualmente entrare in crisi – su questo possiamo prenderci un impegno a ritornare – stiamo tranquilli che la Germania non farà quello che ha fatto l'Italia con Banca delle Marche, Popolare dell'Etruria, con CariChieti, o con la Cassa di Ferrara, non alzerà le braccia dicendo che esiste una regola comunitaria che impone di lasciarla fallire. Quando Deutsche Bank dovesse superare un certo punto di crisi, potete stare tranquilli che il Governo tedesco interverrà non un secondo dopo ma molti giorni prima e salverà quella banca, perché i Governi seri sanno che la stabilità del sistema finanziario non è tema che interessa soltanto ai banchieri, è tema di interesse generale, è tema che riguarda il funzionamento complessivo dell'economia.
  Il Ministro Padoan, che ha già dimostrato di poco comprendere anche i meccanismi elementari della finanza privata, nega che siano in corso attacchi speculativi nei confronti delle banche italiane; peccato che anche in grandi turbolenze di Borsa come quelle a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane, quando le banche degli altri Paesi perdevano 5, le banche italiane perdevano 10, quando gli altri Paesi guadagnavano 5, le banche italiane guadagnavano 10. Questo non significa che le banche italiane siano migliori o peggiori delle altre, ma, semplicemente, che vengono ormai trattate come titoli speculativi, perché simili sbalzi all'interno di un'ordinata finanza europea non si verificano normalmente. Allora, davanti al fatto che ha banche piene di sofferenze riconosciute – è un problema reale –, attacchi speculativi evidenti, voci anche sul fatto che grandi gruppi stranieri potrebbero entrare in massa all'interno del suo credito nazionale, approfittando esattamente di questi crolli di Borsa, un Paese normale, un Paese cosciente del proprio interesse dovrebbe fare esattamente ciò che fece Draghi durante la crisi dell'euro, dire: farò qualsiasi cosa necessaria per evitare il possibile crollo del sistema finanziario, perché questo è sufficiente, è sufficiente, lo ripeto, a fermare la speculazione e a garantire che l'Italia non permetterà a nessuna condizione problemi insormontabili alla stabilità del sistema finanziario.
  Per fare questo, però, il bail-in va superato, perché il problema del bail-in non è, come qualcuno racconta, che garantisce il fatto che a pagare non siano i risparmiatori in caso di crisi bancaria, questo è sempre stato possibile, in qualsiasi regime il bail-in, cioè, detto in altri termini più comprensibili, il fallimento di un'impresa bancaria, è possibile in caso di mala amministrazione, è sempre stato possibile, lo prevede il codice civile, lo prevede il testo unico bancario, non è un problema. Il tema vero è che c’è una possibilità di riserva, è lo Stato che, qualora ritenga che quel fallimento sia un problema di interesse generale, arroga a sé il diritto di intervenire. Questo è il bail-out; Pag. 31il problema del bail-in è l'automatismo per cui, anche qualora tu dovessi determinare che domattina il fallimento di un'istituzione finanziaria fondamentale per la tua economia sia disastroso, non hai le armi legali per intervenire. Questa è la condizione in cui ci siamo messi e lo abbiamo fatto anche per una scarsa attitudine a trattare in sede europea; non è una battuta, ma dopo aver visto il Ministro Guidi impegnata in un round di trattative sull'acciaio, giusto ieri, dimenticandosi di partecipare all'appuntamento fondamentale in cui si trattava di un'altra cosa non indifferente per l'interesse nazionale italiano e cioè la sopravvivenza dell'industria dell'acciaio, mi viene il dubbio se lo stesso atteggiamento non sia stato condotto anche quando si parlava di altre sciocchezze come la possibilità che l'Italia continuasse ad avere un sistema bancario solido e un sistema finanziario stabile, perché se questo è il metodo di trattativa io non vedo perché una volta debba andare diversamente dall'altra. Ma al netto della distrazione, viene da immaginare che siamo stati messi con le spalle al muro, che il problema fosse che all'Italia sia stato detto che nessuno avrebbe avuto intenzione di farsi carico eventualmente di un ulteriore aggravio del debito pubblico, perché il bail-out questo significa. Ma è più importante la stabilità finanziaria o è più importante poter andare in Europa ad elemosinare come sempre uno 0,1 ?
  Allora vado a chiudere. Noi una proposta l'abbiamo, ci sembra abbastanza ragionevole e la vado a ripetere anche qui, oggi. Si vada in Europa, si sostenga con buone ragione che avendo noi sperimentato il bail-in possiamo dire agli altri che non è una bella esperienza, si provi a convincere gli altri Paesi europei, in un round negoziale, a tornare indietro o, almeno, a prevedere delle eccezioni. Se questo non passa e se non si introduce immediatamente la garanzia unica sui depositi, si sospenda unilateralmente il bail-in a tutela della stabilità del sistema finanziario italiano. Poi, una volta stabilizzata la cosa si intervenga sulle sofferenze, non con quel meccanismo assurdo e inutile, cioè i GACS di cui discuteremo nelle prossime settimane, ma andando a rilevare una parte delle sofferenze con denaro pubblico.
  Noi proponiamo che siano quelle legate agli immobili; lo Stato italiano ha bisogno di immobili in particolar modo residenziali, si prendano dalle banche, si paghi il dovuto con lo sconto, noi avremo case popolari e il nostro sistema bancario sarà più solido. Non dico due piccioni con una fava, ma dico una soluzione praticabile che io mi aspetterei che il Governo accogliesse, anziché dare parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Mariastella Gelmini. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI. Grazie, Presidente; vorrei tentare di contestualizzare la vicenda del bail-in nella situazione economico finanziaria che attraversa l'intero panorama mondiale, non solo l'Europa e l'Italia. Si tratta di una crisi economica internazionale ed europea che sta determinando una discesa dei mercati in tutto il mondo, però, se questo è il contesto internazionale e mondiale, è altrettanto vero che gli speculatori attaccano in modo particolare l'Italia. Piazza Affari, dall'inizio del 2016, ha perso ben il 25 per cento della sua capitalizzazione e questo crollo ha riguardato, in modo particolare, i titoli del settore bancario. Mi pare che siamo di fronte a un segnale molto chiaro che ci dà la cifra della debolezza, del ritardo e dell'inadeguatezza del Governo che si è dimostrato totalmente incapace di affrontare in modo serio il tema della gestione delle crisi bancarie. Le banche a causa dei ripetuti errori dell'Esecutivo stanno diventando, a volte con errori propri, in molti casi immeritatamente, il punto debole del nostro sistema. È impossibile negare, infatti, le distorsioni createsi in particolare a seguito dell'approvazione dei decreti legislativi che hanno recepito la direttiva del bail-in, da un lato, e le distorsioni legate alle norme salva banche, Pag. 32dall'altro, confluite all'interno della legge di stabilità. Un insieme di disposizioni confuse e contraddittorie che nella pratica attuativa del nostro sistema di regole hanno contribuito a creare il panico finanziario evidenziato anche dalle ultime tensioni sui mercati borsistici. L'applicazione del bail-in nel complesso sistema di riforma bancaria riveste un ruolo susseguente all'attivazione a livello europeo di una serie di strumenti di gestione delle crisi e già nel 2013 la comunicazione della Commissione europea aveva disposto l'applicazione immediata di un nuovo regime di burden sharing che imponeva, in caso di una crisi bancaria, perdite su azioni e obbligazioni subordinate come precondizioni per un intervento pubblico. Nel 2014 la direttiva approvata dal Consiglio e dal Parlamento europeo ha esteso quello stesso regime già a partire dal 2016 anche alle obbligazioni ordinarie e ai depositi superiori ai 100.000 euro, il bail-in, prevedendo, quindi, il coinvolgimento finanziario di azionisti e obbligazionisti nelle procedure di ristrutturazione e insolvenza di istituti di credito. Dico questo perché c'era tutto il tempo per fare in modo che l'applicazione del bail-in non la pagassero i risparmiatori e gli obbligazionisti subordinati, se il Governo avesse agito per tempo e per tempo avesse informato i risparmiatori dei rischi e avesse fatto un'opera di messa in atto del bail-in. Ma il quadro normativo nazionale, nel dare applicazione alle disposizioni europee in materia di salvataggi bancari, si è rivelato distorsivo e particolarmente oneroso per i risparmiatori. Anche a livello europeo, nell'introdurre i delicati cambiamenti sopra ricordati, si sono commessi degli errori, come no, non si è prestata sufficiente attenzione alla fase di transizione. L'applicazione immediata e soprattutto retroattiva – in questo sta l'errore maggiore dell'Europa – dei meccanismi di burden sharing fino al 2015 e successivamente del bail-in, ha nei fatti comportato troppi rischi per la stabilità finanziaria, connessi, soprattutto, con il trattamento dei creditori in possesso di passività bancarie sottoscritte in anni precedenti che si sono ritrovati, loro malgrado, al centro di un passaggio traumatico, un passaggio che non ha affatto permesso ai risparmiatori, come sostiene il Governo, di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime e di orientare le loro scelte di investimento in base allo scenario mutato.
  Questo discorso assume particolare gravità proprio nel nostro Paese, in cui i dati parlano chiaro: in Italia la quota di risparmio delle famiglie investita in obbligazioni emesse dalle banche è notevolmente più elevata di quella delle famiglie tedesche o francesi, ed è più elevata della media dell'area euro. Ma di questo fatto, della tutela delle famiglie italiane e della tutela del risparmio delle famiglie italiane, il Governo non ha tenuto conto, e non è stato in grado nemmeno di ottenere ascolto da parte dell'Europa !
  Ed è qui che scatta l'effetto a dir poco distorsivo del sistema, che ha determinato non solo un crollo delle borse, ma quel che è peggio, un vero e proprio panico finanziario, la corsa agli sportelli: i risparmiatori oggi non si fidano più delle banche italiane, è stata minata alla radice la fiducia che intercorre tra i risparmiatori e le banche, che sono finite nell'occhio del ciclone e in alcuni casi si trovano al centro delle indagini della magistratura. Per cui, cosa succede ? Che i risparmiatori ritirano i loro depositi ! Sarebbe stato invece necessario un approccio mirato: meno slide, meno tweet, meno chiacchiere, e la capacità di prevedere gli effetti del bail-in (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! L'applicazione del bail-in solo a strumenti provvisti di un'espressa clausola contrattuale, ed un adeguato periodo transitorio avrebbero infatti consentito alle banche di emettere nuove passività espressamente assoggettabili a tali condizioni.
  Abbiamo però ancora un'opportunità in Europa, che non è quella di alzare in modo vuoto la voce: la direttiva sul bail-in contiene una clausola che ne prevede la revisione, da avviare entro il giugno 2018. Ci sono quindi due anni di tempo ! È importante sfruttare questa occasione, facendo Pag. 33tesoro dell'esperienza per meglio allineare la disciplina europea con gli standard internazionali. Ecco dunque che assume fondamentale rilievo l'iter di completamento dell'Unione bancaria: una soluzione di livello europeo a questo problema è tra i pilastri dell'Unione bancaria che si vorrebbe introdurre, ed è la garanzia comune sui depositi, una sorta di prestatore di ultima istanza per cui i depositi bancari sono garantiti dalla piena fede del credito dell'Unione europea, prendendo in prestito la definizione utilizzata per definire tale strumento negli Stati Uniti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Ma sulla garanzia europea comune dei depositi, come spesso accade, pesa il veto dal Governo tedesco, disposto a partecipare ad un fondo comune che garantisca il debito di tutti gli Stati a patto che però i Paesi riducano il proprio debito e la spesa improduttiva; e non è esattamente quello che si dimostra in grado di fare il Governo Renzi, che cerca di comprare il voto dei diciottenni non garantendo loro un lavoro ed una formazione adeguata, ma regalando 500 euro per andare al cinema o ai concerti: cosa positiva, ma che non ci esime da responsabilità molto più grandi verso le nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). E quindi ciò significa rischiare di cadere nuovamente nel vertiginoso aumento dello spread, perché laddove non c’è la garanzia europea comune sui depositi non cala il debito, non cala la spesa, e non c’è però una garanzia adeguata per le banche italiane: il rischio è ancora la spirale dello spread, che ha portato come ben sappiamo nel 2011 alla caduta del Governo Berlusconi, ovvero – ve lo ricordo – l'ultimo Governo democraticamente scelto dai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Il Governo Renzi ha già ceduto nei confronti della Commissione in merito poi alle modalità di creazione e di funzionamento della bad bank italiana: l'Esecutivo renziano è infatti troppo preso dalla necessità di tutelare una manovra indifendibile, perché fatta completamente in deficit, all'italiana, con l'aumento della spesa e del debito, per poter spuntare criteri rigorosi anche per l'Italia sulla bad bank.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIASTELLA GELMINI. E allora cosa succede ? Che l'Esecutivo è incapace di imporsi in Europa, e a pagare i conti è il sistema bancario italiano !
  La mozione di Forza Italia impegna quindi il Governo su due grandi temi: il primo è la battaglia in Europa, e l'ho detto; il secondo, Presidente, è la tutela dei risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Il Governo deve valutare con attenzione anche i profili di incostituzionalità della frettolosa applicazione delle nuove norme sul bail-in, e deve tutelare i risparmiatori tutti, obbligazionisti subordinati compresi, perché la fiducia, il rapporto fiduciario tra banche e risparmiatori vede al centro grandissime responsabilità di questo Governo; e da una lettura sommaria del nuovo provvedimento sulle banche mi pare che siamo veramente molto, molto lontani dall'obiettivo ! Mi auguro davvero che da una lettura più attenta si possa cambiare idea, ma le prime indiscrezioni e una lettura veloce di quel provvedimento ci dicono che siamo ancora di fronte ad un Governo delle chiacchiere, che mette all'ultimo posto la tutela dei risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alessio Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, un applauso ! Presidente, un applauso ai colleghi del PD, un vero applauso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Anticipano la discussione, che non doveva essere in questo momento, Pag. 34perché avevano paura che gli obbligazionisti venissero in tribuna. Non li volete vedere, gli azionisti e gli obbligazionisti ? Complimenti ! Anche perché domani noi, Presidente, sa cosa leggeremo nel giornale ? Leggeremo che il PD fa la lotta al bail-in, come l'abbiamo letto ieri: perché ieri i giornali titolavano: il PD fa la lotta al bail-in !
  Ma lo leggiamo questo impegno ? Lo vogliamo leggere questo impegno tutti insieme ? L'impegno del PD: «A promuovere nelle sedi europee un approfondimento delle problematiche, al fine di proporre...». Di proporre cosa ? «Entro il 1o giugno 2018 le modifiche». Quindi questi entro il 1o giugno 2018 vogliono proporre delle modifiche: e questa è la lotta che dovrebbero fare al bail-in ? Presidente, è una vergogna ! In questo Parlamento, in questo palazzo sono venuto perché credevo che qui dentro si parlasse di democrazia, di trasparenza, di onestà, di pulizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Invece l'omertà, l'omertà che mi ricorda la mafia, la mafia che ha distrutto la mia regione, che ha distrutto questo Paese ! La mafia che sta anche nelle politiche di chi deve vigilare e non ha vigilato !
  Perché guardate, oltre al rinvio del bail-in io chiedo la distruzione... Non la cancellazione, la distruzione ! Di quel decreto-legge che ha cancellato i sogni, la vita di 130 mila risparmiatori presi in giro da quel sistema bancario: perché vorrei vedere se voi siete in grado di andare davanti ad una persona con la licenza media, con settant'anni, che ha comprato un'obbligazione e che ha firmato un foglio nel quale c’è scritto che guarda il listino azionario ogni mese, voglio vedere voi che andate a dire a lui che è uno speculatore ! Dovete avere questo coraggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  E non parlo perché voglio fare teatro, non urlo perché voglio fare teatro: urlo perché sono, Presidente, arrabbiato, troppo arrabbiato ! Perché cosa significa l'articolo 47 della nostra sacra Costituzione, cosa significa «la Repubblica tutela il risparmio», lo tutela e incoraggia ? Cosa significa ? Significa che prevediamo una norma che domani a chi ha più di 100 mila euro nel conto corrente, che loro vogliono far passare per «il ricco»... Ma caro Presidente, un'azienda con 40 dipendenti che paga le tasse, che paga i fornitori, ce li ha 100 mila euro sul conto corrente. E se ne ha 200 mila questa azienda, a causa di questa norma criminale, rischia di perderne 100; e se ha 200 sul conto corrente e se ne trova 100 e fallisce, quei 40 lavoratori cosa fanno ? Rimangono in mezzo ad una strada ? Come hanno lasciato questi azionisti e questi obbligazionisti ? In mezzo ad una strada ?
  Un decreto-legge che ha violato tutte le norme di questa Costituzione, perché ha violato l'articolo 47 ma non solo, Presidente: ha violato gli articoli 42 e 43, il diritto di proprietà ! In Austria la Corte costituzionale ha cancellato un decreto simile a questo sulle quattro banche, per un semplice motivo: perché non potete espropriare i diritti di proprietà dei cittadini senza nessun indennizzo, ma «salvo giusto indennizzo»; lo dice la Costituzione, lo dice l'articolo 23 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Questo Governo quindi, invece di andare a controllare i vigilanti, Banca d'Italia, la Consob, che secondo l'articolo 5 del decreto legislativo n. 58 del 1998... Il TUF, lo dovreste conoscere ! Ma mi sa che non conoscete niente di questo, non conoscete neanche un articolo di ciò che regola il sistema bancario, perché sentirmi dire che «il sistema è stabile, non è possibile che paghino i contribuenti»...
  Ma fino al 1993, chi ha pagato ? Quale banca è saltata ? Quale crisi sistemica del settore bancario c’è stata ? Presidente, qui le persone che fanno le leggi non conoscono le leggi, perché fino al 1993 le banche non saltavano, perché le banche tutelavano i depositi, le banche utilizzavano i nostri depositi e facevano credito, facevano gli intermediari del credito, non compravano porcherie con le quali hanno creato una crisi nel 2008 che ancora oggi Pag. 35ci portiamo dietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Divisione tra banche d'affari e banche commerciali, è molto semplice. È molto semplice ! Queste persone devono avere i loro soldi indietro, tutti ! Centotrentamila risparmiatori devono riavere i loro soldi indietro, perché, Presidente, l'articolo 52, richiamato dal provvedimento di Banca d'Italia – richiamato dal provvedimento di Banca d'Italia ! – il 21 novembre non era ancora applicabile. Non era ancora applicabile, l'articolo 106 del bail-in dice una cosa molto semplice su quegli articoli che riguardano il bail-in. Loro, quando parlavamo in Aula sulla «legge delle quattro banche» dicevano: ma questo non è un bail-in, questo è un semi-bail-in, perché lo sapevano che il bail-in non potevano applicarlo. Loro lo sapevano ! Loro lo sapevano e secondo me sono in malafede, Presidente. È impossibile che non sapessero che l'articolo 52, secondo il 106, ancora non era applicabile, perché sennò siamo ridicoli e ce ne possiamo andare tutti quanti a casa, cari colleghi, perché se non avete visto questo è peggio ancora. Quindi, i vigilanti non controllavano che queste banche davano i soldi alla Del Tongo. Dov'era la Del Tongo ? Era nel consiglio d'amministrazione di queste banche e riceveva i finanziamenti, che non ha pagato. E li devo pagare io, Presidente ? Li devono pagare i cittadini ? Li devono pagare i correntisti ? Li deve pagare quella persona che si è suicidata ? Devono essere loro ? Noi siamo qui a difesa dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), a causa di banche che hanno gestito male, che davano i crediti a destra e a sinistra, quando poi, i piccoli imprenditori oppure i nostri geni, i nostri cervelli devono fuggire, perché quando vanno in banca si sentono dire «chi sei tu ? Sei un giovane, non mi interessa la tua idea», e se ne scappano. In Sicilia i miei amici non ci sono più, Presidente, sono tutti fuori. Sono tutti fuori per colpa di questa gente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora fate una cosa: quando eravate qui a raccontarci del «decreto sulle quattro banche», ci avete detto «ce l'ha chiesto Banca d'Italia, noi non c'entriamo niente; ce l'ha chiesto Banca d'Italia; è Banca d'Italia che fa queste cose». Banca d'Italia vi ha chiesto di rinviarla al 2018: rinviatela al 2018. Banca d'Italia ha chiesto di rinviarla 2018, non potete utilizzare Banca d'Italia solo quando vi conviene, perché così prendere per il culo i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Collega, la richiamo all'ordine !

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. No, devo usare questo termine...

  PRESIDENTE. No, non si può usare in Aula questo termine !

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. ... perché non regge: non si possono rubare i risparmi di una vita ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Quindi, io posso usare quel termine, perché i cittadini sono stati presi per il culo e nel portafogli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. No, lei non può usare questo termine, collega Villarosa, e se lo rifà la richiamo all'ordine per l'ultima volta.

  MARIANO RABINO. Cabarettista !

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Cabarettista ci sei tu !

  PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza, se vuole andare avanti.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Cabarettista non lo dici a chi tiene veramente ai risparmi e dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). Tu ai cittadini italiani non tieni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Pag. 36

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, una sola cosa devono fare: devono votare non la nostra ma una mozione qualsiasi che chiede il rinvio al 2018 e che restituisca i risparmi a questi cittadini truffati, perché finché avrò vita li combatterò. Noi, finché avremo vita li combatteremo e questo Paese lo sistemeremo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paolo Petrini. Ne ha facoltà. Collega Liuzzi e collega Rabino, per favore, c’è il collega Petrini che deve intervenire (Commenti della deputata Liuzzi). Collega Liuzzi, la richiamo all'ordine ! Per favore, colleghi !

  MANLIO DI STEFANO. Vatti a sedere !

  PRESIDENTE. Collega Manlio Di Stefano ! Colleghi ! Collega Rabino, per favore !
  Prego, collega Petrini. Fate svolgere il discorso al collega Petrini, per favore. Prego.

  PAOLO PETRINI. Presidente, capisco molto bene che in tempi difficili come quelli che viviamo i professionisti dello sfascio si esercitino in performance di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma credo che ogni volta dovremmo fare attenzione a quello che è il nocciolo della questione e non al teatro che si organizza intorno e ricordare in particolare quello che è stato l'obiettivo di questo strumento, di questo bail-in che si cita molto a sproposito pure in quest'Aula: l'obiettivo del bail-in è quello di consentire la ricapitalizzazione di una banca insolvente per consentirgli di continuare la propria attività. E chi dovrebbe farla questa ricapitalizzazione ? Dovrebbe farla il socio, dovrebbero farla gli investitori dalla banca o la dovrebbe fare il cittadino contribuente ? Noi abbiamo scelto, con questo strumento, che debba essere il socio, che debba essere principalmente l'investitore, invece oggi, qui, in quest'Aula, che cosa si chiede ? Non si chiede di cambiare questo strumento per sostituirlo con un altro che magari ci consenta in misura più efficace di rispondere all'obiettivo di ricapitalizzare le nostre banche in crisi, ma semplicemente si dice: aboliamo questo strumento e lasciamo poi che il mercato faccia il suo dovere, il suo percorso, la sua traiettoria. Ebbene no, non siamo di questo parere. Noi crediamo che, nel momento in cui questo strumento mostrasse pure delle crepe, abbiamo il dovere di indicarne uno nuovo per raggiungere l'obiettivo e soprattutto per non creare maggior panico nei mercati. Immaginate cosa accadrebbe oggi se all'improvviso quella che è stata la costruzione dell'Unione europea per rispondere alla crisi del settore bancario e del debito sovrano venisse all'improvviso cancellata, cioè quello che abbiamo costruito anche positivamente come la vigilanza unica e il meccanismo unico di risoluzione venissero cancellati e sostituiti dal niente o sostituiti da quello che esisteva prima, cioè, in Italia, da una liquidazione coatta amministrativa ? Certamente non, collega Paglia, dall'intervento dello Stato. Quando mai i mercati oggi crederebbero all'intervento dello Stato nella ricapitalizzazione delle banche in difficoltà ? Di che cosa parliamo ? Parliamo di una cosa che non esiste ! È una cosa che non esiste ! Questa risoluzione che l'Unione europea ha cercato di mettere a comune denominatore...

  PRESIDENTE. Collega Miccoli e collega Sibilia, vi richiamo all'ordine ! State disturbando l'intervento del collega Petrini. Collega Miccoli !

  PAOLO PETRINI. ... avvantaggia soprattutto le banche italiane, perché sono le banche italiane che sopportavano i maggiori costi del precedente regime. Infatti, la raccolta delle banche tedesche era fatta più a buon mercato, visto che godevano della garanzia implicita del loro Stato, mentre la garanzia dello Stato italiano Pag. 37valeva meno visto il suo debito pubblico, quindi la raccolta delle banche italiane era più costosa. Lo sappiamo molto bene che era così e che era questo uno dei punti principali dell'intreccio tra la crisi del settore bancario e quella del debito sovrano che questa nuova normativa si è proposta di cancellare. Poi, oggi chi crede davvero che la crisi sui mercati finanziari sia legata al bail-in ? Veramente solo chi non ne conosce nessun principio e nessuna regola. Il settore bancario, che ha perso il 22 per cento in Italia, ha avuto una perdita del 20 per cento negli Stati Uniti e del 36 per cento in Giappone. Una banca come J.P. Morgan ha perso il 36 per cento, negli Stati Uniti, e queste perdite sono legate ai timori sulla ripresa economica, ai timori sulla crisi cinese, a timori che certamente non hanno nulla a che fare con questo strumento che l'Europa ha messo in piedi e che l'Italia ha assorbito.
  Ma certamente possiamo fermarci alle soluzioni già date ? No, anzi, dobbiamo andare avanti. Questa è una di quelle circostanze in cui lo slogan «più Europa» ha davvero un senso, perché, quando abbiamo chiesto l'unione bancaria, abbiamo chiesto che venisse fatta in maniera completa ed equilibrata, e per questo manca un pezzo, un pezzo importante, che è quello della mutualizzazione dei rischi, in maniera tale che vi sia una copertura comune a quelli che sono i rischi di un settore bancario in un singolo Stato.
  È questa la tutela dei depositi, il terzo pilastro dell'unione bancaria, quello su cui dovremmo immediatamente insistere per avere un maggiore equilibrio, chiedendo che l'Europa esca dalla trappola degli egoismi dei singoli Stati e che finalmente metta a fattor comune le soluzioni, così come la volontà di risolvere le difficoltà che stiamo affrontando. Difficoltà che, va ricordato, in Italia hanno delle cifre molto precise: 100 mila aziende sono fallite dal 2008 al 2015. Che cosa pensiamo potesse accadere nei bilanci delle nostre banche ? Come potevano non aumentare le sofferenze di queste banche ?
  Sofferenze, collega Paglia, che solo per il 15 per cento fanno capo a un sottostante residenziale; l'85 per cento sono per lo più capannoni, capannoni. È questo che impensierisce il mercato, lo stato di salute delle nostre banche in relazione alle sofferenze che hanno, su cui è stata indicata una soluzione, che certamente può essere rafforzata, anche qui, mutuando gli esempi di altre realtà, come quella degli Stati Uniti d'America, dove è stato messo in piedi un meccanismo comune, per affrontare le sofferenze bancarie, che ha funzionato in maniera molto positiva.
  Ma noi crediamo, in maniera ancor più convinta, che le stesse regole che ci siamo dati ci consentano di migliorare il percorso che abbiamo davanti da qui al 2018, magari anche anticipando quelle modifiche che l'unione bancaria prevede, cercare di inserire dei correttivi positivi, certamente un'armonizzazione delle regole, che, dal mio punto di vista, può riguardare senz'altro, ad esempio, i regimi di insolvenza. Così come un maggior chiarimento su quello che deve essere il ruolo dell'intervento dei privati nella crisi del settore bancario, così come pure possibili misure di tutela a favore dei soggetti incisi, che certamente vanno tutelati.
  Ma io credo che su tutto questo noi possiamo avere una soluzione solo se ci impegniamo a percorrere una strada comune, che è la strada europea, una strada che può portarci a soluzioni che certamente non ci vedono felici di quello che sta accadendo in relazione alla crisi economica, non ci vede certamente felici il fatto che molti risparmiatori abbiano visto azzerare i loro risparmi, ma poteva accadere qualcosa di peggio, e, se la Comunità europea non agirà in maniera efficace, ci attendono tempi ancor più difficili. Ma io credo che non è facendo professione di irresponsabilità che possiamo raggiungere i nostri obiettivi, ma cercando soluzioni compatibili e sostenibili, che mi pare, oggi, in quest'Aula, poche formazioni siano disponibili a proporre.
  La nostra non è timidezza, ma un senso di realtà che deve fare i conti con una situazione che cerca soluzioni concrete a problemi che, comunque, stanno lì sul tavolo e non vengono cancellati da una Pag. 38mozione in cui si chiede di dimenticarci delle nuove regole europee (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà per due minuti.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente. Solo per chiedere la possibilità di consegnare il testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti) e, a nome della componente Alleanza Liberalpopolare Autonomie, annuncio il voto favorevole alla mozione Pelillo, alla mozione Tabacci, alla mozione Sottanelli e alla mozione Buttiglione e l'astensione per le altre mozioni.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che i presentatori delle mozioni Sottanelli e Monchiero n. 1-01155, Tancredi ed altri n. 1-01156 e Tabacci ed altri n. 1-01163 hanno accettato di espungere i capoversi dei dispositivi su cui il Governo ha espresso parere contrario. Di conseguenza, il parere del Governo sui citati dispositivi, come riformulati, risulta complessivamente favorevole.
  Poiché, peraltro, con riferimento a tutte e tre le premesse delle mozioni appena menzionate, il Governo si è rimesso all'Aula, ciascuna premessa sarà posta in votazione distintamente dal dispositivo, nel senso di procedere, analogamente a quanto già fatto in precedenti occasioni, dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti in tutto o in parte approvato, alla votazione della premessa.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01139, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Ciprini, Palazzotto, Ravetto, Tripiedi, Alberti, Bianconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  437   
   Votanti  424   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  157    
    Hanno votato no  267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-01099, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista, Kronbichler, Epifani, Alli, D'Incà...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  410   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  263.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Vico ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 39

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paglia ed altri n. 1-01154, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ginefra, Tancredi, Colletti, Borghi, Mognato, Stella Bianchi, Ermini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  397   
   Astenuti   46   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  125    
    Hanno votato no  272.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sottanelli e Monchiero n. 1-01155, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sgambato, Pastorino, Pilozzi, Palma, Stella Bianchi, Agostini, Bergonzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  435   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  279    
    Hanno votato no  156.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Sottanelli e Monchiero n. 1-01155, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sottanelli e Monchiero n. 1-01155, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Marcon, Galperti, D'Incà...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  431   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  275    
    Hanno votato no  156.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Ruocco ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tancredi ed altri n. 1-01156, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta al Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  437   
   Votanti  431   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  365    
    Hanno votato no  66.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Dallai ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 40

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Tancredi ed altri n. 1-01156, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tancredi ed altri n. 1-01156, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ruocco, Vignaroli, Pastorino, Carrozza, Gallinella, Dellai, Rostan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  398   
   Astenuti   44   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  278    
    Hanno votato no  120.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Busin ed altri n. 1-01157, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  431   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  166    
    Hanno votato no   265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pelillo ed altri n. 1-01160, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Montroni, Gallinella, Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  429   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  270    
    Hanno votato no  159.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01162, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Stella Bianchi, Tancredi, Dallai, Fanucci, Casellato, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  424   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  165    
    Hanno votato no   259.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tabacci ed altri n. 1-01163, limitatamente al dispositivo come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 41

  Del Grosso, Vargiu...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  406   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  286    
    Hanno votato no   120.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Ciprini e Ravetto hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto contrario).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Tabacci ed altri n.1-01163, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tabacci ed altri n. 1-01163, limitatamente alla premessa su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea...

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo Villarosa ? Siamo in fase di votazioni. Su cosa ? Ah non funziona... Cozzolino mi dica lei, è il delegato d'Aula.

  EMANUELE COZZOLINO. Chiedo la votazione per parti separate dei singoli impegni.

  PRESIDENTE. Ma qui stiamo votando la premessa, già abbiamo votato il dispositivo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Alberti, Fanucci, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  432   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  308    
    Hanno votato no  124.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pastorino ed altri n. 1-01166, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorino, Tripiedi, Garavini, Busto, Ciprini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  422   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  310.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01167, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorino, Fanucci, Causin...  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  431   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  166    
    Hanno votato no  265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

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Seguito della discussione della relazione sullo stato di avanzamento dei lavori di bonifica nel sito di interesse nazionale di Venezia-Porto Marghera, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 9) (ore 15,48).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sullo stato di avanzamento dei lavori di bonifica nel sito di interesse nazionale di Venezia-Porto Marghera, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 9).
  Ricordo che, nella seduta di ieri, si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Bratti, Zolezzi, Vignaroli, Polverini, Zaratti, D'Agostino e Busin n. 6-00199 (Vedi l'allegato A – Risoluzione).

(Parere del Governo – Doc. XXIII, n. 9)

  PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere su questa risoluzione.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere è positivo con alcune riformulazioni. In particolare al XII capoverso, laddove si dice «a fronte di tale situazione, determinata dalla mancanza di fondi pubblici,» dopo la virgola si aggiunge «nella relazione si segnala che» e si espunge fino a «alcuni», per cui risulterebbe: «nella relazione si segnala che alcuni ulteriori schemi...» e si continua come riportato. Dopo «ultimare», dopo il punto, si aggiunge «al riguardo si rappresenta tuttavia che gli schemi di transazione con Alcoa e Veritas sono stati sottoscritti dal Ministero delle infrastrutture e i relativi decreti sono stati registrati rispettivamente il 28 gennaio 2016 per Alcoa e il 3 febbraio 2016 per Veritas».
  Successivamente si toglie da «la vicenda» fino a «risarcitorie» e si propone di inserire quanto citato letteralmente nella relazione: in questo modo, nella relazione, si evidenzia che «allo scopo di reperire le risorse necessarie per realizzare le opere di marginamento delle macro isole e di emungimento dell'acqua di falda, lo Stato ha promosso numerose transazioni di altrettante controversie concernenti il danno ambientale. Tali accordi transattivi hanno l'effetto di liberare le società contraenti dall'obbligo di provvedere a proprie spese ai marginamenti, trasferendo allo Stato tale onere». Pertanto, sempre secondo la relazione, «non può porsi in dubbio che ove lo Stato non adempia agli obblighi, si configura una sua precisa responsabilità con possibili conseguenze in termini di richieste di adempimento e/o di pretese risarcitorie, considerato che molto opportunamente tra le varie clausole contrattuali è stata espressamente esclusa la possibilità di risolvere transazioni per l'inadempimento della parte pubblica.
  Poi si lascia invariato il capoverso successivo, mentre si cancella dopo «sostenuta», da «è stato accertato» fino a «tecnici» e si aggiunge, anche qui riportando letteralmente quanto è contenuto nella relazione, quanto segue: nella relazione viene rappresentato che «l'unica ragione che sorregge la nomina di decine di commissioni di collaudo per singoli manufatti o per gruppi di manufatti realizzati è stata quella del preminente interesse del collaudatori, debitamente autorizzati come risulta anche dall'informativa ministeriale del 27 ottobre 2015, a percepire i relativi compensi» e che «il compito della commissione di collaudo non attiene alla verifica della funzionalità dell'opera, bensì solo alla verifica che questa sia stata realizzata in conformità al progetto approvato». Pag. 43
  Per il resto, lasciamo invariato rispetto alla proposta di risoluzione depositata.

(Dichiarazioni di voto – Doc. XXIII, n. 9)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà. Vi prego di abbassare il tono la voce, colleghi. Grazie.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signora rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la relazione sulla quale siamo chiamati ad esprimerci rappresenta un utile strumento per la verifica sul campo di quanto stia avvenendo nel sito di Porto Marghera.
  In particolare, le conclusioni del documento evidenziano una serie di gravi criticità nella gestione delle operazioni di bonifica sulle quali occorre fare ulteriore chiarezza. La vicenda del mancato completamento delle opere di bonifica non rappresenta infatti solo un esempio magistrale di come si possono sprecare ingenti somme di denaro pubblico ma anche di come un complesso di opere, se gestito malamente, possa risultare del tutto inutile per le comunità locali. Più in generale la Relazione fa emergere una serie di irregolarità o più semplicemente di prassi inopportune, sia con riferimento alla gestione economico-finanziaria del progetto, sia in relazione alla realizzazione e collaudo dei manufatti, su cui le Camere devono continuare a svolgere un'opera serrata di sindacato ispettivo. L'obiettivo deve essere quello di riuscire a limitare nel prossimo futuro le ricadute negative di scelte sbagliate o comunque non lungimiranti, ricadute che già cominciano a palesarsi. Appare quindi più che mai necessaria un'iniziativa tesa a stimolare i Ministeri competenti ad un'azione di vigilanza e coordinamento che sia efficace e tempestiva. Per questo esprimo il voto favorevole della componente socialista alla Relazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Signor Presidente, innanzitutto va apprezzato molto il lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad essi correlati che ha operato in modo molto esaustivo su tutti i temi che sono stati affrontati. Io credo che la vicenda e le vicende di Marghera sono ovviamente note, fanno parte della storia, ci dicono che questo caso può essere considerato uno dei siti industriali italiani più importanti è un po’ mamma e un po’ mostro allo stesso tempo, mamma perché ha creato valore e ricchezza, mostro per gli indubbi e tremendi danni causati alla salute di chi vi lavorava e di chi risiedeva nelle vicinanze degli stabilimenti e purtroppo non ci è dato sapere fin dove le ripercussioni di questa mala gestione arriveranno. Sappiamo che l'idea originale era quella di creare una vera città giardino, un quartiere residenziale verde, accanto alla fabbrica in costruzione, progetto che poi non si è realizzato per mancanza di fondi ma che mostrava un'attenzione non certo frequente all'epoca per l'ambiente e il benessere di coloro che avrebbero lavorato nella fabbrica. Ci si limitò così, si può dire, alla zona industriale. Ricordiamo tutti lo sviluppo impetuoso degli anni Sessanta e degli anni Settanta, le migliaia di dipendenti che vi lavoravano. Della storia bisogna sempre fare memoria, ricordarla, perché è sempre utile anche per il futuro. La fusione nel 1988 fra pubblico e privato che portò alla creazione di Enimont, la cessione da parte della Montedison di quasi tutto il settore chimico all'azienda di Stato, la situazione di forte indebitamento in cui si venne a trovare Enichem, il giro di tangenti che accompagnò l'operazione e portò man mano ad un lento declino con la progressiva cessione di attività. Diciamo delle persone che vi lavoravano, delle persone che vivevano vicino e vivono ancora nella zona.

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 15,45)

  MAURIZIO BARADELLO. I dati della Commissione mostrano che quella sensibilità ambientale che in apparenza sembrava essere presente in coloro che intendevano costruire l'area industriale non durò molto, impressiona anche – se non è una novità – leggere che parti interne delle isole dove insiste il sito sono nate per il volontario utilizzo dei rifiuti prodotti nella prima zona industriale, che invece di essere smaltiti sono diventati terreno da riporto per poi costruirvi sopra altri insediamenti. In pratica Porto Marghera si è espansa anche utilizzando i suoi stessi prodotti di scarto, con emissioni di cloro-derivati che hanno inquinato l'acqua sotterranea, isole costruite di rifiuti tossici. Certamente in passato la sensibilità ambientale era molto meno viva di oggi ma non si può non rimanere sconcertati da una pratica che non si può non definire folle per non dire criminale. Tornando ai tempi più recenti, la legge n. 426 del 1998 ha dichiarato Porto Marghera sito di interesse nazionale, un'area vastissima che comprendeva 3.200 ettari di aree di terra, 350 canali portuali e interessava 2.200 ettari di laguna. Oggi il sito di interesse nazionale si limita, se si può dire così, a 1.620 ettari. Una grandezza non certo trascurabile che vede da allora un grande impegno nell'opera di bonifica, un impegno che giustamente la Relazione della Commissione sottolinea come importante ma a rischio di fallimento. Infatti, viene fatto notare – ed è molto preoccupante – che vaste aree non sono state isolate, con la presenza di veri e propri buchi dai quali continua a fuoriuscire materiale inquinante. La Commissione osserva che, se non si interviene in tempo, si rischia di compromettere quanto di buono fatto, buttando a mare – è il caso proprio di dirlo – tutti i soldi spesi sinora. Ora mancano i fondi per procedere; appare prematura, quindi, ogni idea di reindustrializzazione dell'area. Se non si completa la bonifica come poter pensare di ricostruire in quella zona ? Il rischio è doppio: non solo non si creerà nuovo lavoro, non ripartendo con l'industrializzazione, ma si arriverà al paradosso di dover pagare le aziende che hanno inquinato e che hanno accettato delle transazioni con l'impegno di poter riprendere a lavorare una volta completata la bonifica.
  La Relazione della Commissione poi sottolinea un altro dato preoccupante, quello delle stranezze – diciamo così – nei metodi di collaudo delle opere completate: collaudi sempre parziali, quasi collaudi di collaudi, volti solo a far guadagnare soldi lecitamente a chi questi collaudi andava a fare, senza alcun controllo da parte delle autorità pubbliche e con evidente sperpero di denaro dei cittadini, oltre che con un intollerabile rallentamento dei tempi di realizzazione delle opere.
  Dunque, molte criticità sono messe in luce dalla Relazione della Commissione, anche se la stessa sottolinea il cammino fatto dal 1998 ad oggi, un cammino che deve continuare se non si vuol perdere quello che si è ottenuto. Il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà convintamente a favore della risoluzione presentata da tutti i gruppi apprezzando, come detto, il lavoro della Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippo Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Dobbiamo esprimere un apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che ha evidenziato delle criticità e delle problematiche relative a un'area, quella di Marghera, che è una delle zone industriali costiere più estese d'Europa e che presenta delle fragilità legate al contesto in cui è inserita, che è quello della laguna veneta.
  In particolare, la Commissione si sofferma sulle risorse che mancano ufficialmente per la conclusione dei lavori, soprattutto quelli di marginamento delle macroisole lagunari. Manca meno del 5-6 per cento del perimetro dei marginamenti, Pag. 45però il costo relativo a questi lavori è circa il 30 per cento di quanto speso finora, probabilmente per la complessità dei marginamenti che restano da completare che sono in aree dove ci sono parecchi sottopassaggi e soprattutto quelli a nord della zona industriale, dove ci sono le maggiori criticità, anche potenziali, relative al possibile inquinamento dei terreni. Questa e altre criticità, come ad esempio la parcellizzazione delle autorità che intervengono su quest'opera e alcuni comportamenti non consoni o comunque non necessari, come sono state le valutazioni tecniche parziali che hanno provocato un esborso consistente di quasi 2 milioni di euro, hanno portato, appunto, a una preoccupazione che il rilancio di questo importante sito produttivo non sia rispettato nei tempi dovuti. Soprattutto manca la parte relativa di competenza del provveditorato per le opere pubbliche, legato alla bonifica, alla raccolta, al drenaggio e al convogliamento delle acque di falda.
  Oltretutto questo intervento, appunto di competenza del provveditorato, è parte integrante dell'accordo fatto con i privati e ne è una premessa essenziale, senza la quale i privati non possono operare in base a quanto era previsto nel loro impegno e, quindi, non dare corso agli investimenti, ma soprattutto pone il rischio concreto che vi siano delle azioni legali contro lo Stato e che, quindi, ci siano da pagare delle penali per inadempienze legate appunto al Governo.
  Auspichiamo che vengano recepite queste osservazioni e questi rilievi, non solo perché c’è da salvaguardare il lavoro fatto – ricordiamoci che se il lavoro di marginamento non viene completato si rischia di compromettere anche il lavoro fin qui effettuato, che è soggetto a una certa erosione dovuta, appunto, al moto delle acque e alle intemperie in generale – ma anche perché è necessario un rilancio di un'importante zona industriale, strategica non solo per la regione Veneto e per la provincia di Venezia, ma per l'intero Paese. In quest'area sussistono delle attività anche strategiche dal punto di vista industriale per il Paese e non possiamo lasciare che una certa inadempienza o dei blocchi burocratici o mancanza di attenzione a questo particolare intervento di bonifica ne compromettano il futuro e le potenzialità per l'economia del Paese intero e per l'ambiente, in particolare della laguna di Venezia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agostino. Ne ha facoltà.

  ANGELO ANTONIO D'AGOSTINO. Presidente, onorevoli colleghi, la Relazione sul sito di interesse nazionale di Porto Marghera, licenziata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, evidenzia la condizione di grave ritardo del processo di bonifica dell'area, nonostante per tali obiettivi siano state impiegate risorse pari a 781 milioni di euro. Il lavoro svolto dalla Commissione ha posto in evidenza la mancanza di opere fondamentali e una serie di lungaggini burocratiche che sono alla base dei rallentamenti del processo di risanamento, sul quale pesano anche le conseguenze dello scandalo del MOSE scoppiato nel giugno 2014.
  Vero è che i lavori finora eseguiti corrispondono al 94 per cento delle opere previste, ma mancano ancora i marginamenti di oltre tre chilometri di costa, il tratto tecnicamente più complesso da realizzare, senza il quale l'intera opera di bonifica risulta inefficiente. Occorre procedere, inoltre, alla bonifica delle aree industriali dismesse, che vedono la presenza di discariche altamente tossiche sulle quali si dovrebbe intervenire con celerità. Non vanno sottovalutati, inoltre, i risvolti che attengono alla contaminazione ambientale e ai rischi sanitari per la popolazione. Poche settimane fa infatti Legambiente ha lanciato l'allarme, evidenziando la indispensabilità dell'azione di bonifica per consentire la rinascita delle aree abbandonate dalle industrie. Sono aziende, queste, che hanno lasciato sul campo tantissimi disoccupati e terreni contaminati da idrocarburi, metalli pesanti ed altri tipi di sostanze tossiche, Pag. 46molte delle quali sono considerate cancerogene e filtrano in laguna, esponendo i cittadini a rischi notevoli.
  Ravvisiamo l'esigenza, pertanto, di sollecitare le istituzioni competenti affinché favoriscano il superamento dello stato di paralisi in cui si trova il processo di risanamento. Quel 6 per cento di lavori mancanti, infatti, è una sostanziale indispensabile per conferire efficacia all'intera opera. In mancanza sarà preclusa la fase di rinascita economica ed occupazionale di Porto Marghera, con ripercussioni sulle aree circostanti.
  Stando ai dati dell'Osservatorio Porto Marghera, pubblicati lo scorso anno, nella zona industriale e portuale nel 2014 erano operanti oltre mille aziende, il 18 per cento in meno rispetto al 2013. È un calo che si è ripercosso sull'occupazione che contava 13 mila addetti, il 9,5 per cento in meno rispetto all'anno precedente. Sull'area gravano non solo gli effetti della gravissima crisi economica, che ha colpito il nostro Paese, ma anche le conseguenze della mancata opera di bonifica.
  Vale la pena sottolineare che il Governo e il Parlamento non hanno mai fatto venir meno la loro attenzione su questa realtà, un'attenzione che auspichiamo sia sempre più ravvisabile nell'operato della regione Veneto e del comune di Venezia. Chi guida questi enti deve evitare la politica dello scaricabarile e cogliere la necessità di accelerare i tempi, ponendo in essere tutti i provvedimenti necessari ad agevolare la definitiva bonifica delle aree.
  Signor Presidente, il gruppo di Scelta Civica esprime il proprio apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione parlamentare e voterà a favore della risoluzione che porta la firma dei suoi deputati. Al contempo, il gruppo auspica che le risultanze della relazione sollecitino tutti i livelli istituzionali per superare le difficoltà che hanno causato il sostanziale arresto del processo di bonifica di Porto Marghera. Diversamente, saranno le comunità locali, purtroppo, a pagare il prezzo più alto in termini di salute, di mancato sviluppo e mancato rilancio della occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vincenzo Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Grazie, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo parlamentare Area Popolare voterà a favore della relazione della Commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti relative allo stato della bonifica del sito di interesse nazionale di Venezia-Porto Marghera, sottolineandone anche il lavoro molto approfondito che è stato fatto e quindi offrendo oggi questa occasione all'Aula.
   La relazione della Commissione mette appunto in evidenza come la situazione del sito di interesse nazionale di Venezia- Porto Marghera sia estremamente critica, soprattutto per il mancato completamento delle opere di bonifica da parte delle società incaricate e delle opere di marginamento e di rifacimento delle sponde delle macroisole lagunari, nonostante gli oneri economici siano a carico del Ministero dell'ambiente.
   Ricordiamo a questo proposito che, ad oggi, lo stato ha sostenuto già la spesa complessiva di oltre 780 milioni di euro per i lavori di marginamento delle isole di Porto Marghera. Il 94 per cento delle opere previste è quindi stato portato a compimento, mentre circa tre chilometri e mezzo di marginamento, come già è stato detto, e il rifacimento di sponde deve ancora essere seguito.
   Come si evince chiaramente dalla ripartizione delle spese previste, per la realizzazione delle opere ancora incompiute, a fronte di un 6 per cento circa di opere necessarie al completamento dei marginamenti lagunari, sono ancora necessari ben 250 milioni di euro, una somma elevata che è pari ad oltre il 30 per cento di quella sostenuta dallo Stato per la realizzazione del 94 per cento dei lavori già ad oggi portati a compimento.Pag. 47
   Per essere più precisi, va sottolineato il fatto che tra le opere ancora da completare vi sono i marginamenti in corrispondenza dei sottoattraversamenti con tubazione delle società Edison, Syndial, Sapio/Crion, dell'oleodotto e dell'impianto antincendio della Ies di Mantova, lungo la sponda sud del canale industriale Ovest della macro Isola del Complesso del nuovo petrolchimico. Sono inoltre da completare i marginamenti che si riferiscono alla sponda nord del canale industriale, ovvero all'area in cui sono attive produzioni chimiche con residui di lavorazione particolarmente inquinanti e non ancora protette.
   La mancata protezione di queste lavorazioni, insieme al mancato completamento dei lavori ad esse riconducibili, rende di fatto inutile il raggiungimento dell'obiettivo di impedire lo sversamento nei canali lagunari delle acque provenienti dai terreni inquinati del sito di interesse nazionale. Va sottolineato che il problema grave che si aggiunge a quelli già elencati è rappresentato dal fatto che la mancata realizzazione di tutti i lavori inizialmente previsti per l'opera di bonifica rischia di vanificare l'utilità delle opere già eseguite. Uno scenario come quello appena delineato comporterebbe inevitabilmente la dispersione di tutti gli oneri fin qui sostenuti dallo Stato ed anche dei soldi spesi dai privati.
   Stando a quanto si apprende dall'informativa del Ministero dell'ambiente del 27 ottobre 2015, ad oggi, sono disponibili – almeno così risulta – soltanto fondi per il completamento dei marginamenti delle macroisole di Fusina e del nuovo petrolchimico, sebbene tali risorse siano da reperire nell'ambito dei fondi del ciclo di programmazione 2014-2020.
   Per quanto concerne il completamento delle restanti opere necessarie per la bonifica del sito, relative alle altre macroisole, nonché al sistema di raccolta e drenaggio delle acque, non potranno certo bastare i circa 30 milioni di euro che matureranno fino al 2023, come risultato dalla rete azioni prevista dai contratti transattivi del danno ambientale stipulati con i privati e che hanno ad oggi costituito la parte più rilevante dei fondi a disposizione del Ministero dell'ambiente.
   A fronte però di quello che ha appena affermato il sottosegretario Velo, in merito alla sottoscrizione recente delle transazioni con i privati, con le società Alcoa e Veritas, finalmente abbiamo una notizia che in qualche modo ci dà fiducia perché, per completare le opere necessarie alla bonifica del sito, in assenza di queste approvazioni, cioè di nuovi accordi, si pregiudicherebbe quanto finora è stato realizzato per impedire quindi la conclusione dei lavori.
  Nel ribadire quindi, in conclusione, il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area Popolare sulla relazione della Commissione d'inchiesta, con gli aggiornamenti comunicati oggi dal Governo sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti relative alla bonifica del sito di interesse nazionale del porto di Venezia, Porto Marghera, auspichiamo che vengano al più presto reperiti tutti i fondi necessari al completamento dei lavori di marginamento e di raccolta e drenaggio delle acque di falda, nel rispetto di quanto stabilito nell'accordo di programma del 16 aprile 2012.
   Il processo di reindustrializzazione dell'intera area di Venezia Porto Marghera dipende infatti in maniera pressoché totale dalla riuscita dei lavori di bonifica e, soltanto portando a compimento tale opera, sarà possibile consentire l'insediamento di nuove attività produttive, oltre che lo sviluppo ulteriore di quelle già esistenti (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente. Sinistra italiana ha sottoscritto la mozione e quindi voterà ovviamente convintamente a quanto disposto da questa mozione.
   La Commissione d'inchiesta, che ha fatto un ottimo lavoro, ci ha evidenziato Pag. 48incongruenze e limiti di un lavoro che non è stato completato, un lavoro che riguarda una delle più grandi e importanti bonifiche di un sito nazionale così sensibile, come quello di Venezia e Porto Marghera. Si tratta di un'opera essenziale che non è ancora conclusa, un'opera diciamo che è il presupposto anche per la rinascita piena dell'area di Porto Marghera e per l'insediamento di nuove attività produttive. Manca poco – come ricordavano altri colleghi – per arrivare alla meta finale, (siamo al 5 o al 6 per cento dei lavori), ma non ci sono i soldi. Noi sollecitiamo il Governo ad affrontare e a risolvere questo problema di finanziamento che rischia di compromettere un'opera così essenziale.
  La relazione della Commissione d'inchiesta ha evidenziato anche molte stranezze e complicità: non solo quelle delle vicende relative ai collaudatori, ma – aggiungiamo noi – l'opacità e la stranezza del Consorzio Venezia Nuova, appalti e affidamenti dati senza gara, senza trasparenza sempre ai soliti noti. Si è così realizzato quanto è successo anche con la vicenda del MOSE: appalti e malaffare che hanno alimentato corruzione e tangenti.
  Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, da tempo, ha proposto una Commissione d'inchiesta per fare luce su questa vicenda. Per chiudere, voglio dire, che noi di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà voteremo a favore, in primo luogo, perché è necessario subito trovare i fondi per portare a termine i lavori intrapresi, in secondo luogo, perché il Governo deve intraprendere da subito tutte le iniziative e le azioni necessarie per risolvere i problemi individuati dalla Commissione d'inchiesta. Bisogna fare presto e bene perché Porto Marghera e l'ecosistema lagunare hanno, non solo un'importanza nazionale, ma anche un'importanza europea e mondiale e non possiamo permetterci di perdere altro tempo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Io inizierò, ripetendomi rispetto a ieri in discussione generale, con i ringraziamenti che ritengo doveroso appunto ripetere anche oggi prima del voto, in particolare al Presidente Bratti, che ci chiama a svolgere con grande attenzione e con grande serietà il nostro compito di componenti della Commissione, a tutti i funzionari e ai corpi di polizia che ci assistono ed ai magistrati, che sono poi coloro che veramente, insieme a noi, mettono in campo relazioni dal contenuto sicuramente straordinariamente apprezzabile, in particolare, per le relazioni che voteremo oggi, i magistrati Battarino e Castellano.
   Parliamo di un sito importante, un sito di interesse nazionale, una bonifica, quella di Venezia Porto Marghera, che vede il suo inizio ormai oltre vent'anni fa e che incontra diversi ostacoli, come del resto tutti i siti che insieme alla Commissione in questi due anni ho potuto visitare.
   Nel sito di Porto Marghera si vedono le ferite di quelle aziende che, lavorando in un settore particolare, come quello del chimico e del petrolchimico, hanno lasciato segni indelebili dal punto di vista ambientale ed hanno lasciato appunto quell'avanzamento delle coste per i rifiuti che si sono ammassati e danni ambientali anche rispetto alle emissioni di inquinanti che hanno provocato con la loro produzione.
  La bonifica di Porto Marghera, quindi, inizia nel 1995. Purtroppo, la relazione della Commissione evidenzia con grande puntualità un intreccio di corruzione, di criminalità, di omessi controlli, cioè tutto quello che non funziona e che appunto rende necessario il lavoro della Commissione stessa. È già stato detto che in questa bonifica sono stati impegnati oltre 700 milioni di euro, direi quasi 800, che sono il frutto delle opere di transazione con le aziende che avevano provocato quei danni, per un totale di lavori che va oltre il 90 per cento, per la precisione il 94 per cento. Bene, ne resta pochissimo in termini di percentuali, parliamo del 6 per cento, ma Pag. 49restano quelli più complessi e, quindi, dal punto di vista economico, anche quelli più impegnativi.
  Quindi, nel ringraziare il Governo perché ci ha comunicato la sottoscrizione di questa ultima transazione, dico anche che, a conti fatti, le transazioni dovevano produrre un risultato di circa 30 milioni di euro, assolutamente insufficienti per i 250 che invece sono necessari per questa opera. Quindi, la Commissione rileva la necessità di reperire risorse proprio per arrivare ad effettuare una bonifica che riconsegni a quei territori e a quei lavoratori la possibilità di vedere imprese che tendano a reindustrializzare quel polo chimico che tanta storia ha fatto per l'industria italiana. E, quindi, è assolutamente necessario, non solo recuperare risorse, ma anche garantire una presenza di ENI perché la fuga di questa azienda di Stato da quei territori significherebbe per quel settore la mancata possibilità di ricominciare.
  Dicevo che la relazione mette a nudo un po’ anche altre questioni, in particolare quelle dei collaudi. Questo è un elemento molto evidenziato nella relazione perché abbiamo visto che c’è una moltiplicazione di collaudi che purtroppo non corrispondono a quella che è l'esigenza reale del collaudo appunto finale per rimettere in sicurezza quei territori, ma molto spesso vengono utilizzati per premiare o, peggio ancora, per prebende a dirigenti locali e nazionali. In questo si intreccia anche la grande questione del MOSE, della quale non discutiamo, anche perché c’è un'inchiesta importante che tutti noi conosciamo. Emerge anche la frammentazione sul piano istituzionale che rende il tutto veramente difficile, anche laddove ci sono risorse, anche laddove ci sono le transazioni, anche laddove ci sono aziende che per volontà o perché sono costrette contribuiscono al risanamento. C’è anche una questione che riguarda i subappalti, sempre in questo territorio, che purtroppo vengono assegnati direttamente dal famoso consorzio, ormai arrivato alle cronache, Venezia Nuova.
  Quindi, io penso che dobbiamo con questo dare una spinta al Governo perché veramente trovi le risorse necessarie per concludere questa opera. E dobbiamo anche continuare nella direzione intrapresa da questa legislatura perché alcune norme, in particolare sul codice degli appalti, ma anche l'introduzione nel codice penale dei reati ambientali, sicuramente rendono più fruibile quella che è la necessità da parte non soltanto di questo sito, ma di tutti i siti inquinati d'Italia di arrivare appunto ad una bonifica. Io, essendo componente della Commissione, sono tra i firmatari di questa proposta di risoluzione e, quindi, esprimo a nome del mio gruppo il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie Presidente. In Aula parliamo finalmente di rifiuti speciali con la prima relazione che arriva in Aula della Commissione sulle attività illecite nel ciclo dei rifiuti. È un tema che a livello europeo è stato quantificato in circa 300 mila siti contaminati dall'Agenzia europea dell'ambiente. Circa 30 mila di questi siti sono in Italia. E c’è da dire che l'Italia ha una caratteristica particolare perché nella media europea di studi di caratterizzazione la cifra è tra i 5 e i 50 mila euro per ogni sito, mentre in Italia si arriva a più di 5 milioni di euro.
  Costi non accettabili, presi sotto l'attenzione della Corte dei conti europea nel 2013, che ha rilevato come il costo per le bonifiche avrebbe dovuto essere molto inferiore per i bilanci degli Stati. E ha rilevato che in realtà i terreni difficilmente sono stati ridestinati all'uso previsto, cioè quello della reindustrializzazione e la creazione di nuovi posti di lavoro. L'Italia davvero è molto in ritardo sulla normativa sulle bonifiche. Il famoso «decreto Ronchi» del 1997 in realtà arriva con ventidue anni di ritardo rispetto alle normative europee. E c’è da dire che successivamente Pag. 50probabilmente i decreti sono stati decisamente opinabili per quanto riguarda l'ottenimento di bonifiche adeguate. Ricordiamoci anche che con il decreto «destinazione Italia» – era già Ministro Galletti – il denaro pubblico è stato destinato in qualche modo a realizzare nuovi investimenti e, quindi, teoricamente la regola «chi inquina paga» già era un pochino messa in soffitta. Quindi, in realtà questi sgravi fiscali sono arrivati anche agli inquinatori. Con il «decreto competitività» si è consentito il provvedimento di autocertificazione dello stato di inquinamento, da parte dello stesso inquinatore, con un silenzio-assenso da parte degli organi di controllo che è decisamente pericoloso perché si possono cercare sostanze e non le principali inquinanti per pericolosità. Con lo «sblocca Italia» si è arrivati al commissariamento. Il commissario governativo potrà decidere che un'area è degna di commissariamento derogando alle previsioni edificatorie e alle norme stesse sulle bonifiche. Circa i decreti futuri, il decreto «terre e rocce da scavo» sembra che porterà una confusione ancora maggiore. Auspichiamo che il Ministero voglia davvero discutere con calma con i tecnici del settore, cosa che non è avvenuta. L'unico provvedimento valido è la legge n. 68 del 2015 contro i reati ambientali, che parla finalmente del reato di omessa bonifica. Il Ministero in qualche modo dovrebbe dare la priorità degli interventi, definire le modalità tecniche di intervento e stimare gli oneri finanziari, cosa che per ora non è stata fatta. Non c’è un'anagrafe dei siti contaminati. Ad oggi a livello regionale solo l'ARPA dell'Emilia-Romagna ha trasmesso questo aggiornamento. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ci racconta che nella ripartizione dei fondi è stata stimata in 2 miliardi di euro la cifra necessaria per la completa realizzazione della bonifica dei trentanove SIN rimasti. Ma questa cifra è assolutamente opinabile. Per il solo sito della Caffaro di Brescia sono stimati circa 2 miliardi di euro. Solo per questo. Quindi, noi pretendiamo anche dal Ministero – è vero che il Ministero riceve pochi dati – una stima ottimale perché altrimenti rischiamo appunto di trovarci, come è successo a Porto Marghera, con emissioni incontrollate al suolo, nelle falde acquifere, in atmosfera, stime di decine di morti aggiuntive fatte dallo studio Sentieri e stime di una spesa complessiva di 780 milioni di euro, di cui oltre 250 pubblici, spesi per nulla, perché nessun marginamento delle isole inquinate è stato terminato. Adesso è stata utile l'attività dalla Commissione per stimolare il completamento di queste opere comunque importanti che, se non saranno terminate, vanificheranno gli sforzi, anche economici, svolti. Poi il fatto che tra i collaudatori figurino personaggi legati alla dirigenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla stessa Commissione di Via Nazionale, a dirigenti apicali della regione Veneto, è piuttosto drammatico, anche perché vi è la cifra di 2 milioni di euro spesa per questi collaudi. Sono collaudi di singoli marginamenti e poi in realtà adesso risulta che nessuno funziona. È davvero uno scandalo. Pertanto, le cifre che mancano per completare la bonifica sono ancora importanti, ma davvero il Ministero deve sollecitare gli enti a trovare queste cifre. Ed è uno scandalo che siano passati nove mesi dall'insediamento del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Delrio prima che egli abbia sottoscritto – e siamo contenti che sia successo – il decreto interministeriale per cui i soldi dell'Alcoa (19 milioni di euro) sono potuti andare finalmente a svolgere il loro ruolo nell'accordo appunto per proseguire questa bonifica. Auspichiamo, quindi, che questo accordo di programma per la riconversione possa proseguire. È un accordo che è stato utile. L'istituzione di un'area di crisi industriale complessa è stata utile e probabilmente in tutti i SIN andrebbe fatta perché si integra la bonifica con le attività produttive, come per il sito Versalis che deve assolutamente ripartire con innovazione e con attività sostenibile. Ma auspichiamo che il Ministro Galletti non faccia come appunto il «Ministro Delrio bendato», che non si è accorto di questi 18 milioni di euro per Pag. 51più di nove mesi e glielo abbiamo dovuto sollecitare con un'audizione. Auspichiamo che non sia contagiato anche lui dall’«insostenibile leggerezza Delrio». Auspichiamo, quindi, che diventi un Ministro davvero ambientalista, anche se le 386 istanze di trivellazione presenti e depositate non ci fanno ben sperare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Martella. Ne ha facoltà.

  ANDREA MARTELLA. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, vivo con forte senso di responsabilità l'occasione di poter portare, oggi, all'attenzione di quest'Aula un pezzo centrale della storia industriale del nostro Paese, che si lega a doppio filo con le vicende umane e sociali di un territorio cresciuto e sviluppato attorno ad una delle città più belle del mondo. Sto parlando di Porto Marghera e di Venezia. È un legame dai forti contrasti tra il fumo delle ciminiere e, a poca distanza, lo splendore dei capolavori dell'arte, tra l'andamento placido di una città nata sull'acqua e la frenesia dei ritmi operai. Il petrolchimico è nato solo a 4 chilometri, in linea d'aria, dalla città storica di Venezia. Oggi sarebbe impossibile realizzare simili impianti in prossimità di qualsiasi città, figuriamoci di una città come Venezia.
  Sto parlando di un legame che, con tutto il suo carico contraddittorio, è comunque storia. Ed è proprio dalla storia che voglio partire per poi meglio ricondurmi al presente e alle contingenze attuali che noi tutti siamo chiamati a prendere in considerazione. Marghera nasce negli anni Venti e si sviluppa nel corso dei decenni successivi fino a raggiungere il suo massimo storico di espansione a metà degli anni Settanta: 35 mila operai per un'area che dava lavoro al 10 per cento dei veneti. Era uno dei siti industriali più importanti d'Europa. Poi, la fase discendente, segnata dall'emergere di nuovi mercati concorrenziali, da oggettivi problemi di natura ambientale e da un lungo dibattito politico ed istituzionale che vide le due sponde del partito della chimica e del partito dell'ambiente fronteggiarsi aspramente, ma con un esito del tutto insufficiente per far nascere davvero una nuova Porto Marghera, una Porto Marghera cioè sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sotto il profilo della competitività produttiva.
  Oggi, certo, il peso occupazionale di quest'area è sicuramente di gran lunga inferiore a quello di un tempo, ma non è inferiore il suo peso specifico in termini di potenzialità innovative e di prospettiva industriale; fattori che rimangono ancora intatti e che ancora devono essere valorizzati appieno. In quest'ottica ho voluto compiere questo breve excursus, richiamando all'importanza della relazione prodotta dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, al cui presidente e ai cui componenti va dato atto con merito dell'importante lavoro svolto.
  La relazione conclusiva ci riporta le criticità della situazione del SIN di Marghera sia per quanto riguarda le attività di bonifica, affidate alle società che vi operano, sia per quanto riguarda l'esecuzione delle opere di marginamento e di rifacimento delle sponde delle macroisole lagunari, suddivise nelle competenze tra l'ex magistrato alle acque, la regione Veneto, l'autorità portuale di Venezia e che risultano non ancora completate, nonostante gli oneri economici siano stati – come è stato ricordato – a carico del Ministero dell'ambiente. Per i marginamenti delle macroisole di Porto Marghera, sinora, lo Stato ha sostenuto la spesa complessiva di ben 781 mila milioni di euro, con la realizzazione di circa il 94 per cento delle opere previste. È una cifra enorme, ma risultano ancora da eseguire circa 3,5 chilometri di marginamenti e di rifacimento di sponde, per i quali occorrerebbero non meno di 250 milioni di euro. Parliamo dei tratti più complessi, quelli che riguardano le aree in corrispondenza dei sottoattraversamenti con tubazioni delle società Edison, Syndial, Sapio/Crion, Pag. 52dell'oleodotto e dell'impianto antincendio dell'Ies di Mantova, nonché i marginamenti relativi alle aree dove sono attive produzioni chimiche con residui di lavorazioni particolarmente inquinanti (l'ex Montecatini e l'Agrimont), che risultano tuttora non ancora protetti.
  L'obiettivo fissato dal piano di bonifica è quello di impedire lo sversamento nei canali lagunari delle acque provenienti dai terreni inquinati del SIN.
  Riemerge, quindi, in maniera urgente la necessità di reperire i fondi necessari per completare le opere previste dall'accordo di programma del 16 aprile 2012, proprio in funzione della bonifica; presupposto imprescindibile anche per il processo di riconversione e di reindustrializzazione dell'area. La preoccupazione maggiore è legata al fatto che il mancato completamento di tale opere rischia, come conseguenza principale, quella di indebolire e vanificare anche le opere già realizzate, mettendo a rischio la bontà complessiva degli interventi eseguiti. Esiste, inoltre, una questione circa i possibili contenziosi che potrebbero aprirsi nel caso in cui lo Stato non dovesse adempiere agli obblighi assunti nell'ambito del processo di bonifica con i soggetti privati, che potrebbero rivalersi con ulteriori esborsi di denaro pubblico.
  La relazione conclusiva si configura, quindi, come una sorta di trama di un film in cui si intrecciano molte vicende che hanno riguardato e riguardano Venezia: grovigli burocratici, conflitti di competenze, incertezza sulle attribuzioni, mancanza complessiva di governance, che, nel corso degli anni, ha sedimentato veleni, anche nella dimensione amministrativa. Le criticità riportate ci dimostrano quali costi hanno per la collettività i corto circuiti istituzionali, gli ambiti di incertezza amministrativa, quelli nei quali è più facile istituzionalizzare rendite di posizione, con gravi rischi anche in termini di questione morale, come testimoniano le vicende giudiziarie che hanno interessato questo territorio, da ultime quelle relative alla realizzazione del MOSE e al Consorzio Venezia Nuova.
  Ciò è palese quando si legge che l'unica ragione che avrebbe sorretto la nomina di decine di commissioni di collaudo per singoli manufatti o per gruppi di manufatti realizzati sarebbe stata quella del preminente interesse dei collaudatori e non vi è dubbio che le somme erogate dall'Erario, pari a 17 milioni di euro, avrebbero potuto e avrebbero dovuto avere una destinazione diversa nell'interesse dell'avanzamento del processo di bonifica. Questi lavori – è giusto ricordarlo ancora una volta – hanno una loro rilevanza per due ordini di motivi: il primo è legato alla messa in sicurezza di un territorio compromesso e segnato da un processo di industrializzazione pesante e il secondo alla capacità di attrarre nuovi investimenti.
  Non dimentichiamo che lo scorso gennaio 2015 è stato siglato, presso il Ministero dello sviluppo economico, un fondamentale accordo di programma per la riconversione e la riqualificazione economica dell'area industriale. È un atto politico finalizzato a riconciliare ambiente e lavoro. Con questo accordo di programma sono stati resi disponibili quasi 200 milioni di euro. Purtroppo, ci sono dei ritardi, ad esempio il mancato decollo della società che dovrebbe gestire i 100 ettari ceduti da Syndial. È responsabilità del comune di Venezia e della regione Veneto, che continuano a perdere tempo preziosissimo a discapito del territorio.
  È una fase non semplice quella che sta vivendo questo sito industriale, anche in relazione – avremo occasione di parlarne anche prossimamente – alle vicende che riguardano, in queste settimane, il futuro di Versalis e di ENI nel settore della chimica. Ci sono impegni per il segmento della chimica verde, che hanno origine in quell'accordo di programma, che non possono essere pregiudicati ed è, quindi, necessario che il Governo presti la massima attenzione e difenda un asset industriale strategico per il Paese. È una questione, peraltro, che va oltre Marghera, che riguarda Pag. 53i siti di Ravenna, Ferrara, Mantova, Gela, Priolo, Ragusa, Brindisi. Parliamo di 6 mila occupati diretti. Lo abbiamo detto e ribadito in Commissione attività produttive lo scorso mese di dicembre, quando, con una risoluzione, abbiamo impegnato il Governo su una serie di punti per il rilancio della chimica.
  Oggi Venezia e Marghera sono incamminate in un percorso di cambiamento. Si sono avviati un processo importante di rigenerazione urbana, che va sostenuto e rafforzato, e, al contempo, un processo di riconversione industriale, che va accompagnato e supportato da parte delle istituzioni pubbliche, naturalmente a cominciare dal Governo. La risoluzione della Commissione richiama il legislatore alle proprie responsabilità, non solo in termini di risorse, ma soprattutto di governance, viste le conclusioni di questo documento. Ne abbiamo consapevolezza. Sono primo firmatario, insieme ad altri colleghi, di una proposta di legge, sottoscritta da molti deputati, finalizzata a riconoscere una nuova specialità per Venezia. Si tratta di una necessità che sarà ancora più evidente quando anche le opere per la realizzazione del MOSE saranno terminate e quando il nuovo assetto istituzionale e la dimensione della città metropolitana porterà necessariamente a ripensare agli strumenti di governo del territorio.
  Per queste ragioni, per tutti questi motivi che ho cercato di richiamare, con la risoluzione che andiamo votare chiediamo che il Governo assuma ogni iniziativa utile, in raccordo con i soggetti coinvolti, per superare le criticità evidenziate, adottare un programma sia per reperire le risorse necessarie per il completamento del processo di bonifica sia per monitorare, con la dovuta attenzione, le attuali dinamiche di sviluppo, preservando uno dei più importanti siti industriali del Paese, che ha pagato nel tempo un pesante tributo in termini ambientali e occupazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il presidente Bratti. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Grazie Signora Presidente. Semplicemente per un ringraziamento che vale anche per la successiva relazione che discuteremo. Il ringraziamento va a tutti i gruppi politici che hanno lavorato insieme in una collaborazione molto fattiva per addivenire appunto ai risultati di questa relazione. Voglio anche ringraziare tutti gli uffici, ringraziare i consulenti e, soprattutto, i due magistrati che sono stati un punto di riferimento, il dottor Castellano e il dottor Battarino, della relazione che discuteremo successivamente. Semplicemente questo, un ringraziamento a tutte queste persone che hanno reso questo lavoro, difficile e complicato, possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione – Doc. XXIII, n. 9)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bratti, Zolezzi, Vignaroli, Polverini, Zaratti, D'Agostino, Busin n. 6-00199, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cominardi, Raciti, Galperti, Ferraresi, Sarti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  428   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  428.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 54

Seguito della discussione della relazione sulla situazione delle bonifiche dei poli chimici: il «Quadrilatero del Nord» (Venezia-Porto Marghera, Mantova, Ferrara, Ravenna), approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 11) (ore 16,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sulla situazione delle bonifiche dei poli chimici: il «Quadrilatero del Nord» (Venezia-Porto Marghera, Mantova, Ferrara, Ravenna), approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione, ed è stata presentata la risoluzione Bratti, Zolezzi, Vignaroli, Polverini, Zaratti, D'Agostino e Borghesi n. 6-00200 (Vedi l'allegato A – Doc. XXIII, n. 11).

(Parere del Governo – Doc. XXIII, n. 11)

  PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla risoluzione all'ordine del giorno.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il parere del Governo sulla risoluzione è favorevole.

(Dichiarazioni di voto – Doc. XXIII, n. 11)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie Signora Presidente. Signora rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il periodo di industrializzazione che si è verificata in Italia a partire dagli anni Cinquanta ha, purtroppo, lasciato una pesante eredità ambientale, rappresentata oggi dal cosiddetto quadrilatero del nord e bene evidenziata dalla relazione della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
  A Porto Marghera, il mancato completamento di alcune opere strategiche ai fini delle bonifiche sta provocando il progressivo indebolimento delle strutture già realizzate allora.
  Inoltre, una inquietante assenza dei controlli sull'assegnazione dei subappalti a indubbio utilizzo di risorse pubbliche sul quale occorre fare chiarezza quanto prima. Diverso, ma altrettanto allarmante è il caso di Mantova. Nonostante le continue sollecitazioni istituzionali, la maggior parte delle aziende del polo chimico ha attuato interventi di messa in sicurezza e non di bonifica, mancano infatti la redazione dei piani di emergenza e lo svolgimento di esercitazioni con il coinvolgimento della popolazione, aspetto questo particolarmente preoccupante. I cittadini devono essere preparati in casi di emergenza. Meno gravi sono le situazioni di Ferrara e Ravenna, dove sono stati raggiunti risultati positivi anche grazie alle estensioni ridotte dei siti, anche lì, però, c’è ancora da fare per ridurre al minimo i rischi ambientali e sanitari.
  È opportuno, quindi, che il Governo indirizzi la sua attività sul completamento delle bonifiche riguardanti il quadrilatero del nord, per questo esprimo il voto favorevole della componente socialista alla risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-PSI-PLI).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie Presidente. Anche questa relazione presentata dalla Commissione è molto apprezzabile ed è del tutto condivisa. L'illustrazione chiara della situazione in quello che viene definito quadrilatero del nord della chimica Pag. 55offre lo spunto per qualche raccomandazione. Di Porto Marghera si è già detto nella precedente discussione, mentre appare molto interessante quanto scritto nella citata relazione per gli altri tre siti, che, certamente, pur avendo tratti in comune sono molto diversi dal gigante veneziano.
  I quattro siti costituiscono la vera e propria storia della chimica italiana e anche loro possono essere considerati, come dicevo prima, mamme e mostri, allo stesso tempo, dei territori dove insistono, avendo creato ricchezza e sviluppo per l'intero Paese, ma anche inquinamento gravissimo che si sta affrontando con molta fatica oggi. Forse non c'entra in un discorso tutto tecnico e per nulla letterario, ma piace ricordare, a proposito della chimica e del suo valore, quello che diceva Primo Levi: non si trattava solo di un mestiere esercitato, ma anche di una formazione esistenziale, di certe abitudini mentali, e direi, prima tra tutte, quella della chiarezza, un chimico che non sappia esprimersi con chiarezza è un povero chimico. Questo diceva Primo Levi, si potrebbe pensare che questo sia un fuor d'opera, ma non è così, perché la relazione della Commissione sottolinea proprio la mancanza di chiarezza nelle norme che riguardano le bonifiche.
  La mancanza di chiarezza non è sintomo solo di essere un povero chimico, ma anche di essere un povero legislatore. Come diceva il presidente Bratti in sede di discussione generale, infatti, quello delle bonifiche è un problema complesso, che manca di una direttiva unica europea sull'utilizzo del suolo e quindi sulle stesse bonifiche. Noi italiani poi, abbiamo complicato le cose, distribuendo in vari provvedimenti normativi le questioni relative proprio a questo tema delle bonifiche. Anche nei tre casi di Mantova, Ravenna e Ferrara, la situazione che ci si trova ad affrontare è dovuta ad epoche in cui era minore o, spesso, nulla, la consapevolezza pubblica e privata dei danni causati dall'inquinamento, considerando una parte non piacevole, ma necessaria, del progresso e del profitto; due parole che a volte sembrano giustificare tutto.
  A Mantova, che ricordo è sito di interesse nazionale, ci sono problemi non risolti, ed è quanto meno poco edificante che alla richiesta della Commissione di avere dati sullo stato della bonifica non si sia data alcuna risposta da parte degli organi competenti, mentre liti tra le varie aziende interessate rallentano pesantemente tutta l'opera di bonifica in un'area che è molto importante per la nuova chimica. Meglio, scrive la relazione, vanno le cose Ravenna e Ferrara, che non godono della qualifica di sito di interesse nazionale, laddove le imprese hanno creato un organo unico per attuare le bonifiche, dove vengono coinvolte le istituzioni locali direttamente interessate, con un capofila pubblico che coordina tutta la situazione. Un punto critico, sottolineato con comprensibile preoccupazione dalla relazione della Commissione nelle sue conclusioni, riguarda il possibile disimpegno di ENI e, in generale, del pubblico, dal ruolo avuto sinora di imprenditore pubblico e di finanziatore. Questa preoccupazione è giustificata perché la continuità della presenza imprenditoriale nel pubblico è fondamentale per quel che riguarda gli investimenti per interventi di bonifica, garantendo nel contempo l'attrattività per nuove attività produttive. La Relazione osserva che appare fondamentale il ruolo del Ministero dell'ambiente e in generale proprio del pubblico per la destinazione di risorse economiche e la prosecuzione del lavoro di bonifica in modo da non perdere quanto già fatto, raggiungendo invece in tempi rapidi l'obiettivo di risanare il territorio. Prendendo spunto da quanto diceva il Ministro dell'ambiente proprio in quest'Aula illustrando la posizione italiana al Cop21 a Parigi, anzi era proprio la conclusione in cui a sua volta il Ministro richiamava l'enciclica «laudato sì», noi non dobbiamo fare questo per i nostri figli ma dobbiamo farlo per noi stessi, perché vuol dire che lo facciamo subito. Dunque il gruppo Democrazia Solidale – Cento Democratico Pag. 56esprime apprezzamento per il lavoro della Commissione e la Relazione documentata e condivisa da tutti i gruppi ed esprime voto favorevole alla risoluzione presentata (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Signora Presidente, la bonifica dei siti industriali comporta un'impellente necessità di intervento, sia per l'esigenza di eliminare le fonti di inquinamento dei suoli e delle falde e garantire la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, sia per permette la reindustrializzazione delle aree e assicurare lo sviluppo industriale del Paese, difendendo contemporaneamente l'esigenza di evitare il consumo di ulteriore suolo agricolo. Il quadrilatero del nord dell'industria chimica formato dai poli di Venezia – Porto Marghera, Mantova, Ferrara e Ravenna rappresenta l'eccellenza del comparto della chimica nel nostro Paese, che in passato nella fase più spinta dell'industrializzazione del Novecento ha creato benessere, occupazione e investimenti, ma ci ha anche lasciato in eredità un inquinamento ambientale consistente che occorre risolvere nel migliore dei modi e con urgenza. La Relazione della Commissione d'inchiesta sui rifiuti espone le metodologie di approccio diverse adottate dal Governo e dagli enti territoriali per la gestione della bonifica dei singoli siti con lo scopo di orientare le scelte del Governo e del Parlamento verso la risoluzione più efficace delle criticità riscontrate. Lo scarico di responsabilità fra enti pubblici coinvolti, la complessità della normativa, le accuse reciproche tra il comparto pubblico e quello privato sui tempi, sui limiti restrittivi, sulla difficoltà dei controlli hanno spesso intralciato le operazioni di bonifica e i procedimenti amministrativi per sfociare in interminabili procedimenti giudiziari che hanno bloccato le attività. Soprattutto la carenza delle risorse è stato il maggiore ostacolo alla conclusione delle attività di bonifica fino a oggi, infatti si è visto che laddove nei siti permane l'interesse privato per la prosecuzione delle attività industriali con l'impegno anche finanziario dei privati, le attività di bonifica procedono con risultati positivi, mentre si bloccano nel caso contrario a causa della carenza di risorse pubbliche. I due esempi di bonifica dei siti di Ferrara e Ravenna, che non sono siti di importanza nazionale e rientrano nella esclusiva competenza regionale e locale, hanno dimostrato l'importanza di organizzare un'interlocuzione efficace fra le industrie private attive nel sito e l'amministrazione pubblica attraverso accordi di programma efficaci e hanno comprovato la grande importanza che può avere il dialogo costruttivo tra le parti e la riduzione del numero e della distanza dal territorio degli interlocutori pubblici. A ciò si aggiunge l'imprescindibile necessità della permanenza delle attività industriali nei siti e della prospettiva del riuso delle aree per attività produttive. Al contrario le attività di bonifica del SIN di Venezia – Porto Marghera hanno fatto emergere tutte le carenze e distorsioni del sistema burocratico-amministrativo centralizzato, con sperpero di risorse pubbliche, irregolarità nell'assegnazione degli appalti e cattiva organizzazione degli investimenti. Certo, si tratta di una realtà molto diversa da quella dei due siti di Ferrara e Ravenna per l'estensione dell'area inquinata e per le peculiarità e le caratteristiche del sito lagunare, ma il problema più evidente che è emerso è quello dell'esigenza di un immediato stanziamento di risorse da parte del Governo. Occorrono 250 milioni per il completamento delle opere di marginamento delle micro isole inquinate, poiché altrimenti si rischia l'indebolimento dei tratti terminali dei marginamenti già effettuati con grave pregiudizio per il complesso delle opere che sino ad oggi hanno comportato per lo Stato la spesa complessiva di ben 781 milioni di euro.
  Il SIN «Laghi di Mantova e Polo chimico» ha evidenziato una realtà molto composita con una pluralità di soggetti privati e di progetti e una pluralità di Pag. 57interventi di soggetti pubblici con ruoli asimmetrici e difficoltà di organizzare un'interlocuzione efficace e non conflittuale tra l'amministrazione pubblica ed i soggetti privati coinvolti, situazione questa che ha generato una serie di contenziosi giudiziari che hanno ritardato le attività, lasciando irrisolti i problemi enormi di inquinamento della falda acquifera. Come ha evidenziato la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, è indispensabile che il Governo destini finanziamenti occorrenti per la conclusione delle attività di bonifica, perché la riconversione industriale dei siti e lo sviluppo del comparto della chimica del nostro Paese dipendono proprio dall'attuazione delle bonifiche ma, d'altra parte, occorre anche un ruolo attivo ed il risultato dell'amministrazione pubblica e, in particolare, del Ministero dell'ambiente, con capacità di interlocuzione tecnica elevata e costruttiva con gli enti territoriali e con i soggetti privati. Inoltre, la questione che il gruppo della Lega Nord ha più volte evidenziato, che è stata rappresentata al Governo anche dalla Commissione d'inchiesta, è quella della necessità di prevedere l'esclusione dai saldi contabilizzati, ai fini del rispetto dei vincoli di finanza pubblica, delle risorse destinate dagli enti locali alle bonifiche. Riteniamo che una tale previsione potrà costituire un sostegno concreto per le bonifiche di una serie di siti inquinati minori, sparsi sul territorio, che rappresentano problematiche importanti per le realtà territoriali e per la tutela della salute dei cittadini.
  Ci auguriamo, quindi, che la relazione della Commissione d'inchiesta possa servire da stimolo per il Governo per una gestione più efficace delle operazioni di bonifica dei SIN ai fini della riconversione industriale delle aree e del rilancio del settore della chimica e della ricerca tecnologica nel nostro Paese.
  Per tutti questi motivi, quindi voteremo in maniera favorevole alla risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, innanzitutto Scelta Civica dichiara il voto favorevole su questa risoluzione ed esprime il proprio plauso al lavoro svolto dalla Commissione, presieduta dall'onorevole Bratti, che abbiamo avuto modo di apprezzare in Commissione. La risoluzione è proprio la sintesi del lavoro fatto dalla Commissione, del rapporto che ha elaborato, dal quale si evince un dettagliato quadro di come sia difficile in Italia porre in essere interventi che siano risolutivi ai fini delle bonifiche, come evidenziano le sovrapposizioni tra gli enti pubblici interessati all'attuazione degli interventi di bonifica prestabiliti, e di come spesso siano dei veri e propri ostacoli affinché si possano realizzare gli investimenti e si possa arrivare all'obiettivo realizzato. Ed è quindi interessante lo spunto, riportato sul rapporto così come anche nella risoluzione, che ci sia un interlocutore unico per la parte pubblica così come per la parte privata in forma consortile e può essere questo un sistema per semplificare e rendere più agevole l'interlocuzione, così come dare ordine all'interno delle pubbliche amministrazioni in termini di competenza e soprattutto in termini di prescrizioni che, molto spesso, come rileva il rapporto della Commissione, sono oltre il consentito, tenendo conto che la normativa italiana, così come quella francese, è ancora più penalizzate rispetto a quell'europea. Quindi molto spesso le prescrizioni che andiamo a dare a livello di amministrazioni sugli interventi privati costituiscono di per sé un impedimento e una sorta di irrealizzabilità di fatto. È quindi importante che ci sia una visione concreta, una programmazione reale di quelli che devono essere gli interventi a favore dei siti di bonifica e che ci sia una intensa collaborazione tra il pubblico e il privato nel presupposto fondamentale che le risorse del privato e l'attività produttiva del privato sono la migliore Pag. 58garanzia per il cittadino e per le pubbliche amministrazioni e che gli interventi di bonifica si possono realizzare. E nel confronto del quadrilatero del nord, con riferimento agli interventi di Ferrara, Mantova, Ravenna, Porto Marghera, noi riscontriamo proprio questa disomogeneità e verifichiamo proprio a Ferrara, dove si è realizzata la massima collaborazione tra il pubblico e il privato, dove ci sono state prescrizioni coerenti e dove c’è stato l'intervento del privato coordinato con il pubblico attraverso accordi di programma, i migliori risultati; ciò con interventi anche innovativi in ordine alla bonifica nel sottosuolo e con delle iniezioni particolari per ridurre la presenza dei contaminanti. Ciò testimonia come l'accordo di programma, questo strumento di integrazione e di interazione tra pubblico e privato, sia forse lo strumento più efficace, al di là dell'attuazione pedissequa delle normative per il rientro nei parametri di matrice previsti, per risolvere i problemi di bonifica ambientale sui nostri territori.
  Quindi, quello che emerge dal rapporto e quello che emerge anche dalla risoluzione è che ci vuole una visione generale, una programmazione complessiva che abbia come artefice il pubblico, ma anche il privato e che, soprattutto, si semplifichi e si razionalizzi il percorso che porta alle prescrizioni, alle approvazioni e a tutti quegli strumenti che poi, operativamente, portano al recupero del suolo inquinato, che deve essere anche in linea con l'orientamento europeo. Questo è un motivo valido per dare una risposta al consumo di suolo, perché è evidente che questi suoli inquinati e contaminati, una volta bonificati, sono le migliori zone dove ricreare attività produttive, perché sono zone molto spesso dotate di infrastrutture e sono zone che di per sé consentono di non consumare ulteriore suolo e, quindi, c’è la possibilità di fare diventare questi terreni contaminati delle opportunità di nuova industrializzazione e, al contempo, sono la garanzia migliore perché si venga a tutelare l'equilibrio ambientale complessivo attraverso la tutela del suolo. Quindi, questa risoluzione ha questa valenza, di avere dietro di sé uno studio dettagliato, uno studio esaustivo che compara quattro esempi diversi e ne valorizza uno in particolar modo.
  Non ultimo e forse anche rilevante è come all'interno del territorio nazionale la gestione delle bonifiche sia, anche a livello istituzionale, abbastanza frammentata. Il livello regionale sarebbe la competenza stabilita dallo Stato, ma in realtà molte regioni hanno riportato tale competenza a livello locale, con dei risultati ancora maggiori, perché nell'ottica dell'indirizzo europeo il problema portato più vicino ai cittadini – dove c’è una soluzione – trova una più facile risoluzione. Dunque, l'esempio dell'Emilia-Romagna potrebbe essere indicativo, da questo punto di vista, nel riportare agli enti locali la titolarità e la gestione di questi siti inquinati, evitando tutti quegli aspetti procedurali e burocratici che sono tipici dell'inefficienza delle regioni. Non è casuale che lì dove ci sono le maggiori problematiche nella bonifica dei siti inquinati non ci sia una rappresentanza locale, ma la questione sia più che altro nelle mani degli enti regionali, con tutte le procedure sottostanti relative a tutti gli enti interessati. Credo che i riferimenti a Porto Marghera siano emblematici, dove la moltitudine di enti titolati a realizzare gli appalti per il risanamento, di fatto, non li hanno consentiti e, anzi, non li hanno proprio realizzati. Quindi, questo è un esempio di semplificazione istituzionale-amministrativa che, secondo me, deve essere tenuto in debito conto, così come ci deve essere un approccio diverso da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che non deve essere solo quello di regolazione procedurale, ma deve essere quello di ragionare ad obiettivi perché si possano programmare e realizzare ad obiettivi gli interventi sui tanti siti inquinati che caratterizzano il nostro territorio nazionale e, quindi, anche la nostra economia.
  È anche indubbio che le risorse pubbliche ci devono essere e devono essere ben presenti soprattutto a livello locale. Pag. 59Noi tutti sappiamo quanto le amministrazioni locali siano penalizzate dai vincoli che noi poniamo nel bilancio dello Stato e quindi è necessario, se non inderogabile, che alle risorse già messe a disposizione se ne aggiungono altre che escano dai rigidi limiti dei vincoli dell'amministrazione pubblica in materia locale.
  Dunque, questo rapporto e questa risoluzione sono un atto di indirizzo fondamentale per rivedere, nella completezza e nell'integrazione necessaria, tutta la normativa che regola la bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale ma, direi, in generale tutta la normativa, in modo che vi sia anche il riutilizzo dei materiali e il riutilizzo delle aree perché si possa davvero cogliere, nella bonifica dei siti industriali inquinati, una vera e propria risposta al consumo di suolo, anche dando una risposta ben più concreta rispetto a quella del provvedimento che è in esame, che sicuramente non raggiungerà gli obiettivi prefissati (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vincenzo Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, anche in questo caso il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore di questa seconda relazione della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti relativa, appunto, alla situazione delle bonifiche dei poli chimici del cosiddetto «quadrilatero nord», cioè Venezia, Porto Marghera, Mantova, Ferrara e Ravenna.
  Quando parliamo di quadrilatero nord ci riferiamo agli insediamenti industriali risalenti al periodo di maggior sviluppo della politica aziendale del nostro Paese (in questo caso relativa ai poli chimici). Le attività di questi insediamenti, riconducibili ai settori della chimica e della petrolchimica, ci hanno lasciato in eredità siti contaminati che necessitano al più presto di essere sottoposti a processi di bonifica ambientale, se si vogliono recuperare le aree interessate ed eventualmente sottoporle ad un'adeguata e moderna riconversione industriale.
  Scopo prioritario della Commissione è l'individuazione della forma di intervento in grado di assicurare un effettivo equilibro tra la salvaguardia dell'ambiente e lo svolgimento di un'attività economico-imprenditoriale immune da fenomeni illeciti di qualsiasi natura.
  I processi di bonifica dei siti tradizionalmente riservati alle produzioni chimiche e petrolchimiche peraltro non possono che essere strettamente connessi alle normali e generali strategie industriali dei rispettivi settori. Se da un lato, infatti, occorre garantire la continuità della presenza di aziende moderne, aventi come scopo ultimo la restituzione dei legittimi usi produttivi alle aree interessate, dall'altro è quanto mai necessario evitare che i contenziosi o i fallimenti di aziende già insediate comportino interruzioni o abbandoni delle attività di bonifica. Attività di bonifica che per questi motivi necessitano delle dovute garanzie finanziare, in un contesto normativo chiaro che assicuri la loro riuscita ed il loro effettivo compimento.
  Nello specifico la Relazione non esita ad esprimere le proprie preoccupazioni su un possibile ridimensionamento della presenza dell'ENI nel settore chimico, determinato da eventuali possibili incertezze sugli esiti dei processi di bonifica. L'eventuale perdita della presenza di una grande azienda come l'ENI o anche un suo semplice ridimensionamento nel settore chimico deve servire affinché la totalità dei processi di bonifica nella zona del quadrilatero nord siano completati nella massima trasparenza e nel più breve tempo possibile. Soltanto agendo in questo modo, infatti, potremo essere in grado di garantire lo sviluppo di nuove attività di produzione e la continuità di quelle già esistenti.
  Un ostacolo alla riqualificazione delle aree sottoposte a bonifica è rappresentato sicuramente dai ritardi dei lavori di salvaguardia dei siti di interesse nazionale, così come emerge chiaramente dall'apposita Pag. 60Relazione che la Commissione ha svolto sul sito di Venezia Porto Marghera. Abbiamo visto come il mancato completamento dei marginamenti e del sistema di depurazione delle acque di falda rischi di rendere del tutto inutili i lavori già effettuati, oltre che determinare una dispersione degli oneri sinora sostenuti con risorse pubbliche insieme ad una inevitabile lievitazione dei costi. La lentezza dei lavori di bonifica del sito di interesse nazionale di Mantova, il polo chimico, almeno da quanto riportato dalla Relazione, appare riconducibile innanzitutto ad una pluralità di soggetti privati – quindi di progetti – con i quali diventa difficoltoso interagire. Inoltre, appare estremamente grave che relativamente al sito di Mantova la mancanza di piani di emergenza dell'intera area, oltre che di un piano economico, faccia sembrare che il sito necessiti semplicemente di una messa in sicurezza, anziché di una vera e propria bonifica.
  Per quanto concerne, invece, i siti di Ferrara e Ravenna, l'estensione limitata dei siti, insieme ad un preciso accordo programmatico tra le imprese interessate e le istituzioni locali, hanno permesso di condurre i lavori di bonifica in tempi ragionevoli ed in maniera efficace. Questa esperienza positiva, cioè quella dei siti di Ferrara e Ravenna, in cui si è riusciti ad individuare un interlocutore unico in grado di rappresentare le esigenze delle aziende da un punto di vista tecnico oltre che amministrativo, così riducendo i tempi di realizzazione dei lavori, andrebbe sicuramente estesa anche alle altre realtà interessate da attività di bonifica. Soltanto agendo in questo modo, infatti, è possibile procedere contemporaneamente alla salvaguardia dell'ambiente e alla possibilità di continuare a fare impresa in termini concreti e corretti. Quindi, omogeneità di interlocutori, semplificazione delle procedure e ricorso all'autocertificazione sono i requisiti fondamentali per lo svolgimento efficace e ragionevolmente tempestivo delle attività di bonifica dei siti di interesse nazionale.
  È per questi motivi che, ribadendo il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area Popolare, chiediamo espressamente al Governo di intervenire sulla complessa questione delle bonifiche del cosiddetto «quadrilatero nord». Lo Stato non dovrà soltanto assicurare un sostegno economico, comunque necessario, ma dovrà dimostrare di saper interloquire con gli enti territoriali e i soggetti privati, al fine di perseguire una logica che non sia solo formale ma che porti al raggiungimento di un risultato tangibile. Lo Stato ha le competenze, sia tecniche sia giuridiche, per operare in tal senso ed è giusto che lo faccia presto e bene.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente, qui parliamo, come è stato già ricordato da chi mi ha preceduto, del «Quadrilatero della chimica», direi della storia della chimica italiana, che tanti aspetti positivi, in termini di occupazione, di sviluppo dei territori e di ricerca ha portato al nostro Paese e che poi ha lasciato purtroppo un territorio con danni ambientali veramente importanti.
   Parliamo del «Quadrilatero», che vede, ancora una volta, Venezia Porto Marghera – non ci tornerò sopra essendo intervenuta già nella relazione che la riguarda in maniera specifica – e parliamo anche di Mantova Ferrara e Ravenna. Ecco qui vediamo la diversità della complessità rispetto alle bonifiche che in qualche modo in questo Paese non riescono mai ad arrivare fino in fondo e in tempi diciamo accettabili. Abbiamo visto per Venezia Porto Marghera quanto è accaduto rispetto al 94 per cento delle opere eseguite e a questo 5-6 per cento per il quale ancora non ci sono le risorse, vediamo la situazione del SIN dei laghi di Mantova e del polo chimico, che è molto composita, e soprattutto vediamo che la pluralità di soggetti privati, di progetti e anche la pluralità di interventi pubblici rendono evidentemente questa bonifica molto lenta nei tempi.
   In più, si aggiunge anche il fatto che le ARPA, che sono le agenzie regionali – Pag. 61sappiamo che questa materia è stata devoluta alle regioni – molto spesso (e la relazione in questo è carente) non inviano nemmeno i dati necessari.
   Ma vediamo invece che, per i siti di Ferrara e Ravenna, dove c’è stato un accordo di programma tra istituzioni locali interessate ed imprese, le bonifiche si sono effettuate in tempi ragionevoli. Quindi, emerge sostanzialmente sempre la stessa cosa, una frammentazione di soggetti politici ed istituzionali soprattutto e molto spesso anche delle prescrizioni, che non corrispondono a quella che è una reale fattibilità delle stesse; vediamo quindi un processo lento, agenzie regionali che non si comportano tutte allo stesso modo e quindi qui voglio aggiungere, rispetto a quanto già ho detto prima, che se troviamo degli effetti positivi o possiamo trovare degli effetti positivi da novità normative – come ho già detto per il codice degli appalti e l'introduzione di reati ambientali nel codice penale – sicuramente qui potremmo trovare degli effetti positivi nella legge di riforma delle agenzie regionali.
   Quindi, dobbiamo capire come anche la catena istituzionale possa essere, in qualche modo, non soltanto più snella, ma anche come, all'interno di questa, si possano raggiungere più immediatamente livelli di responsabilità per poter intervenire. Però, con questa relazione noi ci auguriamo di portare nel dibattito generale, ed in particolare in Parlamento, il tema più vasto del futuro della chimica nel nostro Paese. La chimica, come altri settori manifatturieri, sono stati trainanti, come ci siamo detti, nell'anno della modernizzazione del nostro Paese. Interi territori, probabilmente con vocazioni agricole o turistiche, sono stati in qualche modo derubati di quello che era il proprio ambiente ed oggi io credo che, a maggior ragione, abbiamo la necessità non soltanto di effettuare bonifiche, ma anche, laddove le persone hanno trovato occupazione in quei settori, abbiamo la necessità di rendere quei territori reindustrializzati.
   Devo anche dire che siamo molto preoccupati che possa venir meno la presenza dell'ENI – ed in particolare in questo caso stiamo parlando anche di Versalis – perché un soggetto pubblico non soltanto è utile – e direi necessario – proprio per il proseguimento e il completamento delle bonifiche, ma anche perché io credo che questo Paese non possa dismettere anche il settore della chimica, come purtroppo ha fatto già per il settore delle automobili e per il settore dell'acciaio, settori trainanti che hanno anche composto il prodotto interno lordo dell'Italia, con un contenuto concreto, tanto da vedere il nostro Paese tra le potenze mondiali.
   Ecco noi chiediamo, non soltanto di accelerare e di mettere nelle condizioni questi territori di ritrovare una loro funzione primaria nell'ambito del rispetto della salute dei cittadini e dell'ambiente, ma speriamo anche che queste risoluzioni possano in qualche modo richiamare un ruolo attivo dello Stato non soltanto in termini di risorse, ma anche di impegno rispetto ad un settore strategico – insisto – come quello della chimica e del petrolchimico.
  Avendo sottoscritto anche questa risoluzione, ed essendo capogruppo per Forza Italia in Commissione, sugli illeciti ambientali annuncio il voto favorevole del mio gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Leggo uno stralcio della relazione: «Il lavoro della Commissione, in questa occasione, si compendia in una sintetica descrizione dello stato dei siti e, sulla base dei dati effettivamente acquisiti, si dovrà articolare in seguito con specifiche descrittive complete sotto il profilo dei dati tecnici, dati qualitativi e quantitativi dell'inquinamento da bonificare e già bonificato, dei dati economici, delle somme già impiegate, della provenienza dei finanziamenti, dei preventivi dei futuri investimenti, della valutazione dell'efficacia degli interventi». Cosa vuol dire ? Vuol dire che Pag. 62in realtà, ben venga che parliamo di bonifiche, però noi oggi portiamo la fotografia attuale; non portiamo la relazione completa, che speriamo sia disponibile a breve, per capire come andare avanti e capire quello che è stato fatto davvero per questi quattro siti. In realtà, l'unico sito per cui è stato fatto un lavoro più completo è quello di Porto Marghera, dimostrando che il lavoro purtroppo è stato davvero poco. Quindi, questa relazione è una fotografia e uno stimolo a tutti gli enti di controllo, ma anche al Ministero, a far procedere queste bonifiche. Le bonifiche sono la realtà, sono le persone; penso a Gloria, una madre di Montichiari, in provincia di Brescia – località visitata durante la missione a Mantova, località impattata da record mondiali di metri cubi di rifiuti per chilometro quadrato, oltre 160.000 metri cubi –; Gloria è madre di due figli, con due diverse malattie rare, che chiede l'istituzione di un registro per le malattie rare. A Mantova, per quanto riguarda il SIN, sono documentate dallo studio Sentieri oltre 60 diagnosi tumorali aggiuntive rispetto alla media regionale. Nella relazione ARPA risulta che il benzene è il parametro che supera i valori di legge addirittura di decine di migliaia di volte. Segnalo che la relazione è stata ottenuta dall'accesso agli atti dei cittadini di Mantova e non è stata avviata dall'ARPA stessa. C’è il benzene elevato in alcune zone dell'area Versalis, dell'aria Syndial e dell'area Ies e sono dati appunto di contaminazione davvero gravi: un'industria, il colorificio Freddi, non ha neanche proceduto alle attività di monitoraggio e, tanto meno, di risanamento, per cui il Ministero ha attivato i poteri sostitutivi; si parla di solventi clorurati cancerogeni anche essi. Quindi, la campagna coordinata di monitoraggio delle acque sotterranee del 2015 non è stata ancora praticamente terminata perché i dati non sono stati revisionati ed è inaccettabile che, dopo più di sei mesi, questi dati non siano giunti. ARPA ha risposto, il 22 gennaio 2016, con una risposta non esauriente, che è allegata per intero alla relazione che invito a leggere. Per cui, ARPA ci ha detto che i dati analitici non possono essere forniti, perché alcune aziende non li hanno forniti, e quelli delle aziende che li hanno forniti ARPA non ce li ha dati; quindi, c’è un contesto davvero poco collaborativo e speriamo davvero che l'impegno di stampa di presentarli entro un mese si concretizzerà. Quindi essere in Aula adesso sicuramente è uno stimolo a portare sanificazione dell'ambiente e giustizia. Addirittura Versalis ha esposto dati non editabili, non ci sono stati dati chimici, si sono rilevati piezometri non funzionanti per quell'area e per altre. Versalis potrebbe fare ben altro per l'ambiente con i suoi 300 brevetti innovativi, sviluppati in particolare nel sito di Mantova. È impossibile cedere le quote a fondi esteri improponibili, per cui attendiamo questi dati. Vogliamo capire se è stato superato il picco del benzene, se è stata superata l'asportazione di più della metà degli idrocarburi che contaminano queste aree; vogliamo capire se c’è ancora presente il passaggio nei corpi idrici e nei laghi di Mantova degli idrocarburi e delle sostanze inquinanti, com'era stato evidenziato nel 2013. Mancano le redazioni, ancora oggi, dei piani di emergenza di tutto il SIN, manca un piano economico complessivo e ricordiamo che il Ministro dell'ambiente non ha contezza di quello che servirà per bonificare gli altri 39 siti, perché pensa che bastino 2 miliardi, ma in realtà questi abbiamo visto che sono i soldi per un solo SIN, quello di Brescia.
  Vogliamo capire se la bonifica in atto è efficiente per interpretare anche i nuovi progetti, sia quello Ies, che altri. Vogliamo che sia istituita un'area di crisi industriale complessa. A Porto Marghera tutto sommato ha consentito di avere 250 milioni di euro, sia per la bonifica, che per ripartire. Vogliamo pensare a un'area di crisi ambientale e proporrò una risoluzione in questo senso, perché davvero un'area SIN deve essere aiutata in tutti i sensi. Ci devono essere studi epidemiologici finanziati adeguatamente e implementati. Stiamo discutendo, in Commissione affari sociali, proposte di legge sul registro tumori e sul registro epidemiologico. D'altronde, le esternalità sanitarie sono stimate Pag. 63in 48 miliardi di euro e, quindi, è necessario andare avanti con questi studi per migliorare la salute e l'ambiente. È inaccettabile la riduzione dell'assistenza sanitaria pubblica in queste aree. A Mantova, l'ospedale «Poma» non assume più infermieri, i reparti sono sotto organico dai 6 ai 10 infermieri per reparto, mentre due imprenditori privati, Nicchio e Miorali, ex soci, stanno facendo partire due ospedali privati che all'interno sono la fotocopia dell'ospedale. Sarà forse grazie alla riforma carceraria di cui è estensore Fabio Rizzi ! Ah, no, ho sbagliato, è la riforma sanitaria. No, essendo stato arrestato oggi il presidente della commissione sanità regionale Rizzi, mi sono confuso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). D'altronde, questa riforma dice che sono state create ASST e ATS. Sembra che siano state create delle malattie, non degli enti di salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Bonificare vuol dire garantire un futuro di salute; vuol dire credere in un futuro e non si può rimandare. Mantova deve avere una cultura, così come gli altri SIN, ambientale per ripartire. Altro che appalti alla Daneco Impianti, che ha fatto disastri ambientali a pochi chilometri ! Altro che la svendita dei servizi pubblici, che vanno ad Hera, e dei dieci inceneritori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cominelli. Ne ha facoltà.

  MIRIAM COMINELLI. Grazie Presidente. Ambiente, industria, infrastrutture, istituzioni, salute, benessere economico e sociale: se fossimo un lettore appassionato di polizieschi e questo fosse un racconto, sarebbero loro i personaggi, i protagonisti da approfondire nei loro diversi aspetti. La nostra indagine parla del quadrilatero del nord dell'industria chimica, una zona caratterizzata dall'eredità ambientale negativa della fase più spinta dell'industrializzazione del nostro Paese. Ed in fin dei conti la metodologia di lavoro della Bicamerale, di cui anch'io faccio parte, è proprio quella di un'inchiesta, di un'indagine. Le analogie finiscono qui, però. Sì, perché lo scopo di un romanzo poliziesco è semplicemente trovare il colpevole ed assicurarlo alla giustizia, mentre per un organo parlamentare composto da legislatori si tratta di molto altro e molto di più. Ed il nostro scopo è duplice. Da una parte si vuole portare a conoscenza i cittadini di quanto accade in un settore di fondamentale rilevanza economica, sociale ed ambientale come questo e cercare anche di orientare le scelte del Parlamento e del Governo alla luce dei dati raccolti, approfondendo i casi, per orientarle appunto verso forme legislative che realizzino un intervento ragionevolmente praticabile tra la tutela di due beni ugualmente tutelati appunto dalla nostra Costituzione, ossia l'ambiente e l'attività economica, prevenendo possibilmente fenomeni illeciti in campo ambientale, ma anche nell'attività delle pubbliche amministrazioni. L'altro scopo, quello forse più ambizioso, è di riaprire un dibattito su una delle chiavi di volta dell'economia italiana, la chimica, così come fatto in tempi recenti per la siderurgia.
  Per quanto riguarda il primo tema, è doveroso dire che la questione delle bonifiche in siti storicamente destinati a produzioni chimiche e petrolchimiche si lega a doppio filo a quella delle strategie industriali complessive di quei settori. E cosa ci dicono i quattro casi approfonditi ? Quello di Porto Marghera, ampiamente trattato nel precedente provvedimento, parla di una debole azione amministrativa che con le sue ricadute negative finisce per compromettere il rapporto positivo tra bonifica e riuso produttivo del SIN. Mantova, un caso ben più composito, mostra i limiti di una gestione caratterizzata da un'eccessiva pluralità di soggetti pubblici e privati con ruoli asimmetrici. La bontà di avere un interlocutore unico in grado di rappresentare le varie esigenze delle aziende, sia dal punto di vista tecnico, che da quello amministrativo, e, dall'altra parte, un'azione sinergica tra gli enti pubblici interessati, ha invece portato a ridurre Pag. 64i tempi di caratterizzazione e messa in sicurezza dei siti, come accaduto a Ravenna e a Ferrara.
  A questo, quindi, si collega un altro punto imprescindibile, cioè quello di una continuità aziendale interessata all'evoluzione dei siti, premessa essenziale per arrivare al riuso per scopi produttivi di aree che sono già infrastrutturate, evitando, quindi, di antropizzarne di nuove e rimanendo nel solco della linea europea che tende a coniugare questo tema a quello del contrasto del consumo di suolo. Ed è qui che si innesta il doveroso ragionamento sul futuro della chimica che parte da una preoccupazione, ossia la preoccupazione della Commissione per un possibile ridimensionamento della presenza di ENI nel settore chimico che potrebbe, attraverso Syndial, avere riflessi negativi anche sui diversi siti in cui ENI è coinvolta. La chimica italiana oggi è a un bivio da un punto di vista di strategie produttive ed occupazionali. Per dare qualche dato, in Italia gli addetti per l'industria chimica in ricerca e sviluppo sono attorno ai 4 mila, mentre per le aziende di trasformazione arriviamo ad avere, come occupati, più di 600 mila persone. In questo campo abbiamo raggiunto vette di eccellenza mondiale e non vi è settore industriale che non sia fortemente legato alla chimica. Nel corso degli anni, tuttavia, il processo di dismissioni e la ridotta presenza di investimenti in ricerca e innovazione hanno prodotto conseguenze negative. Nonostante ciò, la piccola e media impresa chimica continua a mostrare segni di vitalità e sono segnali positivi anche gli importanti processi di riconversione di impianti industriali non competitivi in bioraffinerie. Con le scelte dei prossimi mesi si deciderà se e come porre le basi per un rilancio del settore nel e con il nostro Paese, seguendo la strada della ricerca e dell'innovazione e della chimica verde. In questo quadro, la continuità della presenza imprenditoriale pubblica mediante scelte decise e chiare, attraverso il MEF e attraverso il Governo, potrebbe garantire anche un impegno continuo nelle bonifiche, ma soprattutto nel riuso per attività analoghe delle aree bonificate.
  Riassumendo, quindi, quelli che sono gli impegni necessari per cambiare in meglio lo stato dell'arte attuale, ben descritti nella risoluzione, si potrebbe partire dall'impegno del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da cui ci si aspetta, fatto salvo l'impegno economico appunto doveroso, l'applicazione di una logica non meramente procedurale, ma di risultato, una visione non concentrata sull'oggi, ma su un domani di lungo termine. In ambito più strettamente normativo, da quanto emerge dalla relazione, l'Italia, insieme alla Francia, risulta dotata di una buona normativa di prevenzione ambientale, ma purtroppo risultano carenti i controlli. Per questo l'approvazione della legge per il riordino delle agenzie ambientali ferma ad oggi al Senato è fortemente attesa. Riguardo al tema della chimica italiana, si tratta per noi legislatori di riattivare ogni strumento in grado di dare competitività al settore. Parlo di costo dell'energia, infrastrutture, logistica, ricerca, innovazione e formazione di un sistema normativo più agevole. Si può fare molto, poi, partendo proprio dal tema delle bonifiche. Quello che emerge dal nostro studio molto chiaramente è la necessità di accelerare le bonifiche dei siti chimici di interesse nazionale, promuovendo la rivisitazione dei processi produttivi in chiave di sostenibilità ambientale e favorendo l'insediamento, all'interno dei SIN o nelle loro vicinanze, di piccole e medie aziende da mettere in sinergia positiva con le grandi aziende. Si deve fare di più in Europa per ottenere interventi normativi a sostegno di imprese e di poli chimici che rispettino le regole ambientali, evitando delocalizzazioni interessate quindi e favorendo forme di agevolazione fiscale mirate alle imprese che hanno deciso di insediarsi nel nostro Paese. Sarebbe certamente di aiuto poi la reintroduzione di un osservatorio dedicato alla chimica...

Pag. 65

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile seguire l'intervento della collega ? Grazie.

  MIRIAM COMINELLI. ... che aiuti nel passo fondamentale, ossia elaborare ed attuare una politica industriale di filiera in ottica di medio e lungo periodo, anche per avere una regia pubblica che superi l'attuale approccio dove ogni emergenza viene gestita singolarmente.
  Concludendo, Presidente, io sono nata negli anni Ottanta, gli anni in cui iniziava ad affacciarsi una nuova sensibilità ambientale, un nuovo modo di vedere l'ambiente, non più come subordinato all'industria. Si è passati dal contrasto tra crescita, sviluppo, lavoro e tutela ambientale all'idea che esistesse, invece, una compatibilità. Oggi questo percorso ci porta a poter dire che ciò che prima veniva percepito come vincolo o intralcio allo sviluppo economico, come le bonifiche e il ripristino ambientale di luoghi produttivi, ebbene oggi può diventare invece il volano di una rinascita di uno dei settori fondamentali per l'economia del Paese. Questa è la chiave di lettura, non solo della relazione oggi qui in discussione, ma soprattutto di una nuova idea di protagonismo italiano a livello europeo e mondiale che sola può ricollocare l'Italia a livelli a cui figure come Natta, Fermi e Mattei l'avevano portata e di cui noi dobbiamo dimostrare di essere degni eredi. Per questo esprimo il voto favorevole alla risoluzione del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione – Doc. XXIII, n. 11)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bratti, Zolezzi, Vignaroli, Polverini, Zaratti, D'Agostino, Borghesi ed altri n. 6-00200, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Russo, Ciracì, Gigli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  446   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  446.

  La Camera approva (Vedi votazioni – Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seguito della discussione delle mozioni Franco Bordo ed altri n. 1-01091, Carinelli ed altri n. 1-01152, Tullo ed altri n. 1-01153, Caparini ed altri n. 1-01158, Garofalo ed altri n. 1-01159, Fauttilli ed altri n. 1-01161 e Biasotti ed altri n. 1-01164, concernenti iniziative in materia di mobilità urbana, extraurbana e ferroviaria (ore 17,30).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Franco Bordo ed altri n. 1-01091, Carinelli ed altri n. 1-01152, Tullo ed altri n. 1-01153, Caparini ed altri n. 1-01158, Garofalo ed altri n. 1-01159, Fauttilli ed altri n. 1-01161 e Biasotti ed altri n. 1-01164, concernenti iniziative in materia di mobilità urbana, extraurbana e ferroviaria.
  Avverto che, dopo la discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 15 febbraio 2016, sono state presentate le mozioni Fauttilli ed altri n. 1-01161 e Biasotti ed altri n. 1-01164, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, inoltre, che in data odierna sono state presentate le mozioni Segoni ed altri n. 1-01165 e Cristian Iannuzzi ed altri n. 1-01168. I relativi testi sono in distribuzione.

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(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Sulla mozione Bordo il parere del Governo è favorevole su tutti gli impegni richiesti al Governo, con alcune precisazioni. La prima è nelle premesse: al terzo capoverso, rigo secondo e rigo quarto, espungere le parole: «l'attuale assenza di certezze di risorse finanziarie adeguate» e sostituirle con le seguenti: «gli attuali stanziamenti previsti in finanziaria e nel contratto di programma con Rete Ferroviaria Italiana non devono pregiudicare». Ancora, si chiede di espungere, sempre dalle premesse della mozione dell'onorevole Bordo ed altri, il punto 8. Al punto 10, penultimo rigo, riformulare le parole da: «in assenza» fino al termine del periodo con le seguenti: «al fine di rafforzare l'azione di coordinamento in materia di organizzazione del trasporto pubblico locale». Per il resto, sugli impegni vi è il parere favorevole del Governo.
  Sulla seconda mozione a prima firma Carinelli, il parere del Governo è favorevole su tutti gli impegni con le seguenti precisazioni. Espungere dal secondo rigo del primo impegno le parole da: «tesa» fino alla fine del periodo. Sul secondo, terzo, quarto, quinto impegno il parere è favorevole. Sulla mozione Tullo ed altri il parere è favorevole su tutti gli impegni richiesti al Governo ed esprimo parere favorevole anche sulle premesse della mozione. Sulla quarta mozione a prima firma Caparini il parere è favorevole sia sugli impegni che sulle premesse. Sulla mozione Garofalo ed altri il parere è favorevole su tutti gli impegni e sulle premesse. Sulla mozione Fauttilli ed altri il parere è favorevole su tutti gli impegni e sulle premesse. Sulla mozione Biasotti ed altri il parere è favorevole su tutti gli impegni richiesti, mentre sulla parte narrativa, al punto 8, secondo rigo, si chiede di espungere le parole da: «sprecando» fino a: «locale», ossia «sprecando in tal modo un anno prezioso, al fine del raggiungimento degli obiettivi sulla modernizzazione e sul potenziamento del trasporto pubblico locale». Si chiede di espungere queste parole dalla parte ottava delle premesse.

  PRESIDENTE. Si tratta del punto 9, quindi, non del punto 8.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Io l'ho segnato come punto 8.

  PRESIDENTE. Nel fascicolo ci risulta come punto 9.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Per carità, dopo consegno tutti gli atti. Sulla mozione Segoni ed altri siamo d'accordo sulle premesse. Riguardo agli impegni, il parere è favorevole su tutti, con riformulazione degli impegni che io ho rubricato ai numeri 11 e 14 e senso che segue. All'impegno undicesimo il parere è favorevole con la seguente riformulazione: al primo rigo, dopo le parole: «ad assumere iniziative per ripristinare» aggiungere: «laddove è possibile, anche sotto il profilo economico». Al capoverso quattordicesimo degli impegni il parere è favorevole con la seguente riformulazione: inserire, dopo le parole: «ad avviare» – che sono le prime parole del quattordicesimo impegno –, le seguenti: «laddove è possibile, anche sotto l'aspetto economico» e inserire, dopo la parola: «regioni», le seguenti: «laddove è possibile». Per il resto, il parere è favorevole.
  Sull'ultima mozione Cristian Iannuzzi ed altri n. 1-01168 il parere è favorevole sulle promesse e sugli impegni. Sull'ultimo impegno propongo la seguente riformulazione: laddove è detto: «ad assumere tutte le iniziative, anche normative» sostituire con: «a valutare tutte le iniziative, anche normative». Solo questa, in tal senso, è la riformulazione.

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(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il settore che tocchiamo oggi, cioè quello dei trasporti pubblici, è centrale per lo sviluppo del Paese. Un settore che presenta numerose e notevoli criticità, che incidono fortemente sulla qualità della vita dei cittadini, oltre che sulle loro concrete capacità di produrre ricchezza. Dobbiamo infatti comprendere che il miglioramento delle reti di trasporto pubblico condiziona il Paese anche sotto il profilo della produttività. Si pensi, ad esempio, alle migliaia di pendolari, che quotidianamente si spostano nei grandi centri per lavorare e produrre ricchezza. È chiaro che un servizio così essenziale non può ricadere interamente sui governi locali. Appare quindi necessario un solido sostegno da parte dello Stato. In questo quadro si inserisce l'altra grande sfida che da tempo noi socialisti portiamo avanti, quella della eco-sostenibilità delle città, che deve per forza passare per un servizio di trasporto pubblico a basso impatto ambientale, basato su fonti di energia rinnovabili.
  Dinanzi a queste sfide è necessario un piano di interventi a carattere nazionale, in grado di imprimere una spinta decisiva al settore, un piano che solo lo Stato, dialogando con gli enti locali, è in grado di portare a compimento. Quindi, esprimo il voto favorevole della componente socialista a tutte le mozioni alle quali il Governo ha dato parere positivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Gentile signora Presidente, onorevoli colleghi, il funzionamento dei grandi centri urbani è legato in modo imprescindibile alla facilità e alla capacità di spostamento di persone e merci nel rispetto dell'ambiente e delle necessità delle società urbane. Pertanto, il tema della mobilità delle aree urbane ed extraurbane è di assoluta priorità per il futuro delle nostre città e, quindi, dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese. L'Italia, a differenza di altri Paesi europei, nell'ultimo cinquantennio ha sviluppato un modello di mobilità basato principalmente sull'uso dell'autovettura e quindi sull'utilizzo di mezzi mossi da motori alimentati da carburanti derivanti principalmente dal petrolio.
  Come riscontrabile dai dati citati dai maggiori organi di informazione, il 70 per cento dei pendolari si muove in auto e l'80 per cento degli spostamenti motorizzati in città avviene lo stesso mezzo. Anche in termini di dotazione pro capite di autovetture, con 60 auto per 100 abitanti, il nostro Paese ha il primato in Europa ed è seconda nel mondo dopo gli Stati Uniti. Congestione, incidentalità, occupazione di spazio e, soprattutto, inquinamento, rischiano di rendere invivibili le nostre città, compromettendo l'ambiente e penalizzando seriamente lo sviluppo economico.
  Contestualmente, nel nostro Paese non è stato riconosciuto al trasporto pubblico negli anni un ruolo di valenza strategica nazionale, anzi i tagli operati nel settore negli ultimi anni hanno sempre più portato, purtroppo, a un peggioramento della qualità del servizio. Nella media delle grandi città europee la quota del trasporto pubblico sul totale della mobilità è fra il 40 ed il 60 per cento, mentre in Italia questo valore cala sotto al 30 per cento. D'altronde, se si prende in esame la dotazione di metropolitane per abitante, il nostro Paese è al penultimo posto in Europa, solamente la Grecia fa peggio di noi. Il nostro Paese è pertanto in grande ritardo e manca, in prospettiva, una politica dei trasporti che ci consenta di recuperare il gap. L'atteggiamento verso il TPL, invece, da diversi anni è sempre stato Pag. 68quello di adottare provvedimenti tampone per sostenere un sistema in costante affanno con una disponibilità di risorse mai aggiornata all'andamento costante dei costi e, soprattutto, non in modo strutturale.
  Noi, pertanto, di Alleanza Liberal Popolare e Autonomie proponiamo al Governo un patto per lo sviluppo della mobilità urbana ed extraurbana, affiancando al trasporto pubblico nuove forme di mobilità, anche in concorrenza con il settore privato. Contemporaneamente, si renderà necessario mettere in campo un grande piano che preveda nuove infrastrutture metropolitane, il potenziamento del materiale rotabile e nuovi servizi. Nuovi servizi però implicano ovviamente nuove risorse, difatti mentre ogni automobilista paga per intero il suo spostamento, anzi contribuisce alla fiscalità generale, lo stesso passeggero che passa al trasporto pubblico invece paga solo un terzo del costo complessivo del suo viaggio, mentre i restanti due terzi sono a carico della comunità. Quindi, più aumenta l'offerta di trasporto pubblico locale ed i relativi costi, tanto più si introducono risorse a disposizione del settore. Si tratta di un tema di assoluta priorità, l'evoluzione della mobilità nei prossimi anni sarà tale da rendere strategico il trasporto pubblico locale, non solo per la qualità della vita delle aree urbane, ma anche dell'interesse, della competitività e del rilancio dell'economia di tutto il Paese. Per questo noi di ALA voteremo favorevolmente a tutte le mozioni che andranno in questa direzione, verso una ridefinizione delle modalità di finanziamento del trasporto pubblico ed un rinnovato impegno per il potenziamento dei servizi offerti, compresi quelli tranviari e metropolitani (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE – Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Samuele Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie Presidente. Queste mozioni vertono sul tema della mobilità, un tema che è stato un po'abbandonato da questo Governo, che evidentemente lo reputa di secondaria importanza. È stato un po'abbandonato a se stesso e noi, la mia componente, abbiamo inserito in questa mozione alcuni impegni in cui, ad esempio, richiediamo un forte intervento da parte governativa per fare un po’ da cabina di regia, evitando che tematiche così importanti lasciate alle regioni si sfilaccino in rivoli di interventi localistici poco efficaci.
  Chiediamo, innanzitutto, una strategia che favorisca il trasporto su rotaia, sia delle merci che delle persone. Miglioramenti e investimenti sono necessari e urgentissimi, non solo nel materiale rotabile, ma anche nelle carrozze. Occorre anche effettuare un monitoraggio per verificare la qualità e inserire nei contratti di servizio delle serie penali che scoraggino i gestori a tenere in secondaria importanza la manutenzione e l'ammodernamento. Ovviamente, occorre puntare sul trasporto in intermodale e integrato. Abbiamo chiesto, e apprezziamo che il Governo abbia accettato questo impegno, di avere un occhio di riguardo sulle linee ferroviarie secondarie, quelle a binario unico, quelle che stanno per essere dismesse o che sono già state dismesse e, magari, sono state sostituite dal trasporto su gomma. Con la mozione chiediamo che il trasporto su gomma venga apertamente disincentivato da parte di una politica più ampia a livello nazionale, anche perché è il responsabile delle emissioni in atmosfera. Su questo, nella nostra mozione, noi abbiamo riportato l'attenzione anche di ministeri come il MiBAC, che apparentemente non hanno un interesse diretto sulla mobilità; ma ricordiamo, ad esempio, che per quanto riguarda i centri storici, tutti monumenti su cui investiamo milioni e non troviamo mai abbastanza soldi per poterli restaurare, sono in primis aggrediti dall'inquinamento atmosferico, e questo è il motivo per cui interventi onerosi e costosi di restauro poi si rivelano inutili soltanto dopo pochi anni. Questo perché i monumenti sono assediati, è proprio il caso di dirlo, da trasporti inquinanti e non sostenibili Pag. 69da un punto di vista ambientale. Quindi, ci vuole un approccio integrato, un approccio a trecentosessanta gradi che possa risolvere anche problemi apparentemente scollegati da quello della mobilità.
  Ovviamente poniamo l'accento sulla mobilità «dolce», chiedendo di ripristinare e finanziare dei fondi nazionali, in modo da avere una strategia nazionale per spingere sulla mobilità dolce e sul trasporto pubblico locale. Ci fa molto piacere che sia stato accettato, seppur con una riformulazione, il punto che secondo noi era il più forte della nostra mozione, ovvero quello di cercare i finanziamenti e il modo per far sì che gli abbonati al trasporto pubblico locale e gli abbonati al trasporto ferroviario possano portare in detrazione nella dichiarazione dei redditi i propri abbonamenti. Questo sarebbe l'incentivo più forte per spostarsi dal trasporto su gomma ad un trasporto appunto più sostenibile (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Alternativa Libera – Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie signora Presidente, il secondo rapporto annuale al Parlamento dell'Autorità di regolazione dei trasporti presentato nel luglio del 2015 sottolinea come il sistema dei trasporti in Italia stenti ad uscire dal periodo di sofferenza indotto dalla crisi, riconducendo tale difficoltà ad alcune criticità di cui soffre il settore nazionale tra le quali la limitata interconnessione fra le infrastrutture di trasporto, la loro scarsa capacità di fare rete in modo integrato e sistemico e la presenza di barriere all'entrata per l'offerta di servizi di trasporto. A tale riguardo questo rapporto evidenzia che, in relazione alle modalità di trasporto in Italia, ci si sposta prevalentemente su veicoli privati su strada, quasi il 79 per cento del traffico rilevato, mentre le percentuali di altre modalità di trasporto rimangono pressoché costanti, a parte l'incremento di più del 6 per cento dei trasporti collettivi urbani, riconducibile in larga parte alla situazione di crisi economica, anche se la domanda di tale modalità rimane sempre a livelli molto bassi e cioè a poco più del 2 per cento dell'intero traffico interno di passeggeri in Italia. Nel settore trasporto ferroviario, in particolare, al fine di disegnare nuovi mercati concorrenziali, dove anche a vantaggio dell'utenza una molteplicità di soggetti si confrontano e l'offerta di questi servizi sono tradizionalmente gestiti da imprese pubbliche in regime di monopolio legale, si è venuto delineando uno scenario normativo nazionale in materia, che, tuttavia, non sempre si è dimostrato efficace ed organico poiché, in assenza di un quadro di riferimento programmatico di lungo termine, è risultato caratterizzato principalmente da provvedimenti di recepimento di direttive europee ed interventi di natura urgente e straordinaria.
  Il trasporto pubblico locale ferroviario, proprio per la sua connotazione storica e per la sua capillare diffusione sul territorio, è una delle componenti più importanti del sistema ferroviario nazionale e coinvolge ogni giorno circa 10 milioni di passeggeri; l'Italia è tra i Paesi europei in cui il trasporto pubblico locale ferroviario è meno remunerativo in quanto i ricavi da traffico e i corrispettivi per passeggero-chilometro sono particolarmente bassi. I ricavi da traffico sono infatti rispettivamente inferiori del 50 per cento rispetto alla Francia e alla Germania mentre i ricavi da contribuzione pubblica sono inferiori in un range tra il 20 e il 30 per cento. Tale situazione protratta nel tempo ha influenzato la quantità e la qualità del servizio offerto e le performances economiche e reddituali delle imprese ferroviarie. È indubbio infatti che l'elevata anzianità media che per le locomotive è a pari a 26 anni, con punte massime di anzianità che superano i 60 e per gli elettrotreni è pari a 23 anni, con punte che superano trentanove anni, abbia una ripercussione sui costi di manutenzione del materiale e contribuisca a disincentivare l'utilizzo del treno da parte del viaggiatore, anche rispetto a offerte differenti che sono presenti Pag. 70sul mercato. Alla riduzione dei trasferimenti statali al settore ha fatto seguito una generale tendenza sia delle regioni sia degli enti locali a rivedere al rialzo i titoli di viaggio, aumento in seguito al quale tuttavia non si è registrato un innalzamento della qualità del servizio di trasporto ferroviario urbano e regionale.
  I rapporti annuali dell'Associazione dei pendolari rilevano un continuo declino della qualità percepita, comfort, pulizia dei veicoli e sicurezza delle stazioni e di quella erogata, puntualità e frequenza del servizio. Il rapporto pendolari redatto annualmente da Legambiente restituisce una fotografia impietosa quanto veritiera delle condizioni barbare e non dignitose in cui giornalmente sono costretti a viaggiare i 3 milioni di cittadini che, per ragioni di studio o di lavoro, devono spostarsi con il treno. Nel rapporto citato, relativo all'anno 2015, viene stilata altresì una graduatoria delle linee ferroviarie peggiori o infernali; quest'anno l'ambito riconoscimento è stato assegnato alla linea Roma Lido mentre nel 2014 e per il terzo anno consecutivo il premio cosiddetto Caronte, drammatico e sarcastico richiamo al traghettatore di anime in pena, era stato vinto dalla linea Roma Nettuno. Una politica di rilancio del trasporto pubblico locale dovrebbe in primo luogo contenere al proprio interno azioni mirate al coordinamento tra le diverse modalità con cui il trasporto pubblico è effettuato.
  Ciò vale in particolare per i servizi su ferro e su gomma per i quali si rende spesso evidente l'esigenza di un'integrazione della programmazione dei servizi che coinvolga, oltre che ai gestori, anche regioni ed enti locali in ragione delle rispettive competenze sulle due modalità di trasporto. In secondo luogo, la politica per il trasporto locale dovrebbe associarsi a specifiche azioni per favorire l'utilizzo misto del mezzo privato e del mezzo pubblico. In quest'ottica, dovrebbero essere considerate anche le iniziative per incentivare i servizi alternativi al mezzo individuale quali il car sharing, il car pooling e il bike sharing. Lo sviluppo di tali servizi dovrebbe essere agevolato, sia dal lato della domanda, attraverso azioni di stimolo nei confronti di potenziali utenti, sia dal lato dell'offerta, attraverso il miglioramento dell'organizzazione dei servizi e l'apertura alla concorrenza in luogo dell'esclusiva a vantaggio dall'azienda titolare del servizio del trasporto pubblico. Sull'assetto normativo del settore del trasporto pubblico locale, infine, si auspica un impatto positivo dell'avvio dell'attività dell'Autorità di regolazione dei trasporti. Tra i compiti dell'Autorità, come definiti dall'articolo 37 del decreto-legge n. 201 del 2011, come modificato dal decreto-legge n. 1 del 2012, rientrano infatti quelli di definire i criteri per la fissazione delle tariffe; stabilire le condizioni minime di qualità dei servizi di trasporto locali connotati da oneri di servizio pubblico; definire gli schemi dei bandi delle gare per l'assegnazione dei servizi di trasporto.
  Concludo riproponendo semplicemente quelle che sono le richieste proposte nel dispositivo e annuncio il voto favorevole del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico a questo provvedimento come a quelli su cui il Governo ha dato parere positivo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Grazie signor Presidente. Sappiamo benissimo che un'adeguata offerta di servizi è fondamentale per lo sviluppo di un sistema di trasporti e modalità e sappiamo anche che un'economia performante è dall'altro lato motivo di stimolo e influisce direttamente sulle modalità e sulla qualità della mobilità e del trasporto. In questo momento storico noi non abbiamo entrambi gli elementi in quanto non c’è un'adeguata offerta dei servizi e, dall'altra parte, mancano quelle performance economiche che consentirebbero uno sviluppo e darebbero impulso al sistema della mobilità del Paese. Questo provoca una limitata interconnessione e la Pag. 71scarsa integrazione delle varie modalità. Viviamo una liberalizzazione incompiuta. Insomma, tutti elementi che fanno sì che oggi un italiano rispetto a un omologo tedesco utilizza il ferro un quinto delle volte in meno e rispetto a un francese lo utilizza la metà e rispetto a uno svizzero addirittura ne utilizza un terzo. Questo la dice lunga, quindi, sulla scarsa capacità di servizio che ha il sistema attuale. Ed è anche certificato dall'indagine della Banca d'Italia che ha certificato l'inadeguata dotazione dell'interconnessione dell'infrastruttura e gli elevati tempi e gli elevati costi. Tutto ciò crea un svantaggio competitivo per quanto riguarda il trasporto delle merci nel nostro Paese. A questo poi aggiungiamo un altro dato che è preoccupante e allarmante ovvero la vetustà e l'inadeguatezza del parco rotabile, tant’è vero che siamo a oltre 12 anni contro i 7 della media europea. In tutto questo, nel quadro di una mancata liberalizzazione dell'intero settore, il ruolo che le Ferrovie dello Stato avrebbero dovuto svolgere è completamente mancato per quanto riguardava anche il mandato stesso dato dai vari Governi che si sono alternativi negli ultimi vent'anni. E il ruolo dello Stato stesso è evidentemente carente laddove mancano, sia un quadro normativo coerente, sia soprattutto la dotazione economica necessaria. Infatti, il leitmotiv di tutte le mozioni che andremo tra pochi minuti a votare vede nella carenza delle risorse il motivo principale di un mancato sviluppo. Tutto questo produce evidentemente, per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, un vero e proprio inferno, un'odissea per i tantissimi pendolari che nel corso di questi anni si sono via via veduti togliere dei servizi, diminuire la qualità e contestualmente, però, aumentare – e non di poco – le tariffe.
  Quindi, abbiamo detto che le mozioni sono tutte molto propositive e in effetti questo è stato anche riconosciuto nei pareri del sottosegretario. Noi chiederemo per quanto riguarda la mozione Franco Bordo ed altri n. 1-01091 una votazione per parti separate, ovvero chiederemo di votare i capoversi secondo e settimo del dispositivo separati dal resto della mozione; per quanto riguarda le mozioni Carinelli ed altri n. 1-01152, Tullo ed altri n. 1-01153 e Fauttilli ed altri n. 1-01161 voteremo a favore, mentre anche per la mozione Garofalo ed altri n. 1-01159 chiederemo di votare separatamente il secondo capoverso del dispositivo, nella speranza – perché questo è quello che noi tutti ci auguriamo – che finalmente sul trasporto pubblico locale vengano messe le risorse necessarie tante volte invano promesse.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roberta Oliaro. Ne ha facoltà.

  ROBERTA OLIARO. Grazie, signora Presidente. Il tema della mobilità urbana, extraurbana e ferroviaria è molto importante e coinvolge decine di milioni di passeggeri. Ricordo semplicemente alcuni numeri, proprio per far valutare le considerevoli dimensioni di questo settore: gli addetti sono oltre 116 mila, i chilometri percorsi annualmente oltre 2 miliardi, i passeggeri trasportati più di 5 miliardi e mezzo, il fatturato complessivo è di 10 miliardi.
  Nonostante i valori numerici di questo settore, la qualità della mobilità in Italia, sia ferroviaria sia su gomma, registra ancora disagi ed inadeguatezze. L'enorme crescita della mobilità urbana, l'incremento degli spostamenti per lavoro e per studio dalle periferie ai centri urbani e tra città e città rendono indispensabile una riorganizzazione generale del trasporto oltre ad una maggiore integrazione tra le diverse modalità per rendere la mobilità delle persone più efficiente e sostenibile e qualitativamente migliore. Il nostro Paese registra un grave ritardo nelle infrastrutture e il servizio che viene reso è spesso inefficiente e del tutto inadeguato rispetto ai parametri qualitativi comunitari. Voglio ricordare, ad esempio, la puntualità, la frequenza, la comodità e la pulizia dei veicoli, l'accessibilità alle stazioni, il funzionamento delle biglietterie automatiche e l'organizzazione nell'intermodalità. L'Italia, inoltre, risulta essere il fanalino di Pag. 72coda europeo per quanto concerne l'età media del parco veicolare che, nel caso della gomma, è superiore ai 15 anni; non si tratta solo di degrado ma, soprattutto, di affidabilità dei mezzi e, quindi, di sicurezza per gli utilizzatori, di inquinamento, di costi di manutenzione e di consumi.
  E nonostante la domanda di utilizzo del trasporto pubblico locale nel corso degli anni sia aumentata, oggi si registra ancora un'incertezza di impiego di risorse e in qualche caso tagli come, per esempio, nel servizio ferroviario regionale. Porto l'esempio della mia regione, la Liguria (e non è neanche l'unica): a fronte di un aumento del costo del biglietto ferroviario, che negli anni è salito di circa il 41 per cento, il servizio non ha avuto alcun miglioramento, anzi vi sono stati tagli sul numero delle corse ferroviarie, alcuni treni interregionali sono stati soppressi o ridotti, la linea ferroviaria risulta in alcuni tratti tra le peggiori in Italia e l'alta velocità per i trasferimenti a più lungo raggio non esiste.
  Anche la situazione della mobilità su gomma non vive uno scenario migliore. Come emerso nella discussione delle mozioni e ancora prima in Commissione trasporti, durante le audizioni per un'approfondita indagine conoscitiva, il quadro normativo è confuso e talvolta inadeguato e contraddittorio ed è quindi necessario ed auspicabile un intervento radicale della disciplina, affinché sia certa, stabile e con regole standard su tutto il territorio nazionale e che determini un efficientamento di tutto il sistema della mobilità, ferro e gomma, urbana ed extraurbana.
  Deve essere aumentata l'offerta di collegamenti e servizi sulle principali linee pendolari; quindi, è necessaria la riorganizzazione degli orari attraverso procedure di confronto con gli utenti e devono essere aumentati i controlli per il rispetto dei contratti di servizio. Penso anche che sia importante che vada promossa l'opportunità di ripristinare la detrazione relativa alle spese per gli abbonamenti, incentivando quindi la mobilità urbana ed extraurbana che è e rimane un modo di trasporto a più elevata sostenibilità ambientale. Inoltre, credo che sia auspicabile che l'Autorità di regolazione dei trasporti individui al più presto i criteri per la fissazione dei costi standard e delle tariffe, stabilisca le condizioni minime di qualità del trasporto e definisca gli schemi di bandi di gara per l'assegnazione dei servizi di trasporto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18)

  ROBERTA OLIARO. In questi anni tanto è stato fatto per gli investimenti nell'Alta velocità ferroviaria. Ad oggi l'Italia ha raggiunto standard qualitativi eccellenti. L'auspicio è che tanto venga fatto anche per la qualità del trasporto pubblico locale che merita attenzione, sia per gli addetti impiegati nel settore, sia per gli utenti che la utilizzano. Mi auguro, quindi, che l'impegno del Governo e del Parlamento vada nella direzione di adottare ogni iniziativa per promuovere finalmente scelte strutturate e coraggiose, a partire da stanziamenti di maggiori risorse per portare tutte le forme di trasporto delle persone alla pari degli standard europei, come credo sia indispensabile l'integrazione della mobilità urbana ed extraurbana con il sistema dei porti e degli aeroporti.
  Condividendo, quindi, il contenuto delle mozioni presentate, esprimo il voto favorevole di Scelta Civica su tutte le mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il settore del trasporto pubblico locale in una società moderna ed evoluta è universalmente riconosciuto per il suo grande valore sociale ed economico e oggi, in particolare, per il significato che assume all'indomani di un accordo internazionale sul clima che lo Pag. 73vede efficace interprete del messaggio che tale accordo ha inteso lanciare al mondo intero. Non v’è dubbio alcuno che l'uso maggiore del trasporto pubblico locale, in sostituzione dell'uso dei mezzi privati, favorirebbe in termini consistenti l'abbattimento delle emissioni inquinanti e apporterebbe rilevanti benefici alla salute, all'economia e alla qualità della vita dei cittadini.
  Se, dunque, il trasporto pubblico costituisce un valore importante nel contesto in cui viviamo, questo valore va difeso, va sostenuto e va anche incrementato. È un servizio che va reso sempre più appetibile e migliorato, pertanto anche attraverso il superamento di talune criticità tuttora presenti, anche se non sfugge a nessuno che un tale impegno richiede l'impiego di rilevanti risorse. Insieme alle risorse il tema, però, richiede anche un approccio multidisciplinare, poiché tanti e di tanta varia natura sono gli aspetti da prendere in considerazione.
  Con la nostra mozione ci siamo limitati a porre in evidenza poche ma significative questioni. In particolare, tra le misure più importanti che andrebbero adottate per potenziare e modernizzare il settore, ce ne sono almeno due fondamentali, come è stato detto anche dagli altri colleghi che mi hanno anticipato: la prima è rappresentata dal rinnovo del parco veicoli circolante; la seconda riguarda gli interventi mirati al potenziamento e allo sviluppo delle infrastrutture e, in particolare, quelle su ferro. L'acquisto di mezzi, tra l'altro, consente di modernizzare non solo il parco, con rilevanti effetti positivi in termini ambientali, mediante la riduzione delle emissioni inquinanti, e in termini economici, tramite il forte contenimento dei costi di manutenzione, con un ulteriore enorme beneficio a vantaggio delle filiere nazionali.
  Abbiamo sottolineato, tra le premesse, che il finanziamento statale del settore è stato significativo soprattutto nell'assicurare la continuità del servizio essenziale, spesso cooperando con gli sforzi virtuosi degli amministratori locali nella direzione dell'efficienza. Ma nonostante gli sforzi, i risultati non sono ancora all'altezza di un Paese moderno. Per superare tale situazione, vanno fatte alcune significative scelte e innanzitutto, andrebbe adottato uno strumento legislativo unico ed innovativo sul trasporto pubblico locale che riconosca l'importanza strategica del settore ai fini della crescita e della competitività del Paese, riunificando e aggiornando gli strumenti di programmazione e di indirizzo nazionale in materia di mobilità urbana e infomobilità. Va incentivato il ricorso a procedure di gara ad evidenza pubblica, individuando strumenti e modalità che facilitano lo sviluppo della competitività, superando il solo criterio dell'offerta in house providing; conseguentemente dovrebbe essere condizionata l'erogazione dei contributi pubblici all'effettivo efficientamento delle gestioni, misurato secondo parametri oggettivi.
   Alla base di tutto, c’è ovviamente l'esigenza di competenze adeguate a pianificare una corretta offerta di trasporto, indirizzata a dare risposte alla domanda dei bisogni dei cittadini, laddove questi si generano. Dicevamo all'inizio che va fatto un salto di qualità e soprattutto bisogna cambiare l'approccio con il servizio di trasporto pubblico. Per fare questo, bisogna abbandonare la logica assistenziale e interamente basata sull'enfatizzazione dei diritti, andando verso un sistema che accerti il buon fine delle misure e delle risorse impegnate. Questo è necessario, come lo è una efficace lotta all'evasione, affiancata ad un regime tariffario adeguato, che preveda aiuti alle categorie socialmente deboli, sconti, abbonamenti e renda così trasparente il costo del servizio dal quale dovranno discendere i ricavi. Di sicuro, il percorso che ci porterà a risultati ottimali non sarà breve, né semplice, ma passi positivi sono già stati mossi, iniziative importanti sono state assunte. Sottolineiamo, ad esempio, alcune pratiche virtuose, come quelle introdotte dalla legge di stabilità per il 2013, che risultano fondamentali per sviluppare una politica del trasporto pubblico locale diretta a superare alcune lacune presenti oggi nel settore. In particolare, proprio la legge di Pag. 74stabilità per il 2013 ha individuato alcuni obiettivi essenziali: l'incremento del rapporto tra traffico e costi operativi, la migliore corrispondenza tra l'offerta e la domanda, la definizione dei livelli occupazionali appropriati, la previsione di idonei strumenti di monitoraggio e verifica. È anche necessario realizzare due importanti obiettivi: il raggiungimento dei costi standard, con il superamento della spesa storica, che permetterebbe di premiare gli enti che riescono ad erogare il servizio a costi minori, ed il riordino normativo.
   Abbiamo già detto – e lo ripetiamo – che è necessario riunificare all'interno di un quadro unitario tutte le problematiche che afferiscono al trasporto pubblico locale, rivedere il sistema tariffario, che è ancora troppo rigido, avviare un serio processo di liberalizzazione e di apertura del mercato, programmare gli investimenti infrastrutturali necessari assieme a quelli per il materiale rotabile.
   Per quanto riguarda le risorse economiche da fare affluire al settore, è necessario uscire dalla logica e dal metodo della frammentazione per realizzare un progetto mirato, con il trasporto pubblico locale, quale elemento strategico per la competitività delle nostre aree urbane. In questo senso, occorre prevedere anche gli strumenti necessari per utilizzare efficacemente i fondi strutturali dell'Unione europea.
   Per superare il problema costituito dal loro parziale utilizzo, costituirà un essenziale elemento strategico l'inserimento delle politiche del trasporto nel più generale quadro di «interventi in materia di mobilità urbana». L'argomento è di tale importanza, cari colleghi, e di tale vastità che richiederebbe una trattazione più lunga ed approfondita, ma la nostra mozione contiene tanti spunti ritengo abbastanza interessanti e ringrazio appunto il Governo per averli accolti tutti.
   Con questa mozione, ci siamo limitati a porre questioni che riteniamo essenziali, tutte relative alla modernizzazione del settore che, se improntato a logiche di mercato, potrebbe rappresentare uno strumento essenziale per lo sviluppo e per la crescita, perché è evidente che l'industrializzazione del trasporto pubblico locale consentirebbe di attivare ogni anno importanti risorse economiche. Le stime fatte dal settore parlano di 11 miliardi di euro, con un impatto complessivo, tra diretto e indiretto, che arriva fino a 17 miliardi e mezzo, e con un incremento di posti lavoro di 450.000 unità, quindi un incremento dei livelli occupazionali e un incremento interessante del prodotto interno lordo.
  Esprimiamo pertanto soddisfazione per il parere favorevole espresso dal Governo sulla nostra mozione e annuncio, a nome del gruppo Area popolare, il voto favorevole su tutte le mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Treni vecchi, lenti, su linee che vedono troppo spesso tagli e accumulano ritardi: la situazione del trasporto ferroviario italiano è sempre più divisa in due, tra un'Alta velocità, con servizi più veloci e moderni, e un servizio locale con diffuse situazioni di degrado, che spinge purtroppo i cittadini all'uso dell'auto privata, con aggravio dei costi del traffico veicolare e dell'inquinamento.
  Eppure, sono oltre 3 milioni le persone che ogni giorno utilizzano i treni extraurbani per raggiungere i luoghi di lavoro e di studio. È quanto emerge con analisi della situazione di maggior disagio sulle linee ferroviarie dal rapporto annuale Pendolaria, di Legambiente, presentato a gennaio, che quest'anno ha avuto come focus l'emergenza Sud. Le ragioni della situazione di disagio che vivono i pendolari sono chiare e note: i treni sono troppo vecchi (in Italia attualmente sono circa 3.300 i treni in servizio nelle regioni con convogli di età media pari a 18,6 anni, con differenze però rilevanti da regione a regione), i treni sono pochi (dal 2010 ad oggi, Pag. 75complessivamente si possono stimare tagli pari al 6,5 per cento nel servizio ferroviario regionale, proprio quando, nel momento di crisi, è aumentata la domanda di mobilità alternativa più economica rispetto all'auto, anche se con differenze tra diverse regioni), inoltre le linee ferroviarie non hanno più una manutenzione adeguata (tra il 2010 e il 2015, il taglio ai servizi ferroviari è avvenuto in tutte le regioni italiane con punte pari al 26 per cento in Calabria, al 19 per cento in Basilicata, al 15 per cento in Campania, al 12 per cento in Sicilia), mentre il record di aumento dei costi dei biglietti è stato in Piemonte con il 47 per cento, 41 per cento in Liguria, 25 per cento di aumento in Abruzzo e in Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento. Manca totalmente una regia nazionale, rispetto a un tema che non può essere delegato solo alle regioni, senza controlli, senza appunto una regia, anche perché, da Berlusconi al Governo che è tuttora in carica, i Governi nazionali in questi anni hanno avuto e hanno una forte responsabilità rispetto alla situazione che vivono i pendolari: rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25 per cento, con la conseguenza che le regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato in larga parte dei casi tagli ai servizi e aumento delle tariffe.
  Al contrario degli altri Paesi europei, in Italia, negli ultimi venti anni, neanche un euro è stato investito dallo Stato per l'acquisto di nuovi treni; alcune regioni hanno fatto investimenti attraverso i contratti di servizio, altre, più virtuose, individuando risorse nel proprio bilancio e orientando in questa direzione i fondi europei; in assenza, però, di una regia nazionale, ci troviamo sempre di più di fronte a un servizio di serie A per i treni ad alta velocità, di serie B nelle regioni che hanno individuato o potuto individuare risorse per evitare tagli, e di serie C nelle altre regioni. L'Italia, per il trasporto ferroviario e locale, non ha una politica al di fuori dall'Alta velocità; e pure è evidente che, senza una regia ed investimenti adeguati, la situazione di disagio che si vive in larga parte del Paese non cambierà. Il trasporto ferroviario italiano conta treni troppo vecchi – dicevamo –, lenti e lontani dagli standard europei di frequenza delle corse. Il cambiamento passa quindi anche per l'acquisto di nuovi treni, nell'interesse generale, oltre che dei pendolari, nel rinnovamento del parco rotabile in circolazione, sostituendo i treni con più di 20 anni d'età, nel potenziamento dell'offerta delle tratte più frequentate delle aree metropolitane, nel miglioramento dei servizi nelle regioni meridionali, perché oggi sono numerose le linee che collegano anche importanti centri urbani con pochissimi convogli oltretutto obsoleti.
   Il trasporto pendolare dovrebbe quindi essere una priorità nelle politiche di Governo, perché risponde a un'esigenza reale e diffusa dei cittadini e perché, se fosse efficiente, spingerebbe sempre più persone ad abbandonare l'uso dell'auto, con vantaggi ambientali, climatici, di vivibilità delle nostre città e dei nostri territori.
  Eppure, un cambio di rotta delle politiche di mobilità ancora non si vede. Nella legge di stabilità, l'ultima che abbiamo approvato, non c’è nessuna risorsa per l'acquisto di nuovi treni o per il potenziamento del servizio, mentre gli stanziamenti erogati dalle regioni sono talmente risibili da non arrivare in media nemmeno allo 0,28 dei bilanci. Questa è una grave situazione. Abbiamo avuto la capacità di portare delle proposte nella nostra mozione oggi. Infatti, dobbiamo rivendicare questo come gruppo Sinistra Italiana, ossia di aver portato questo argomento in quest'Aula, per parlare di pendolari, di linee ferroviarie e della necessità di innovazione del nostro Paese, anche tramite questo settore. Questi punti contenuti nella nostra mozione sono contenuti anche in una campagna che abbiamo avviato nel Paese, la campagna che abbiamo chiamato «Trasporti, cambiamo aria». Si tratta di un'iniziativa parlamentare, questa, che si inserisce in tale campagna; una campagna che ci sta portando dalla settimana scorsa nelle stazioni e nelle piazze al fianco dei Pag. 76lavoratori e dei pendolari. E abbiamo riscontrato anche particolare attenzione alle proposte che stiamo portando nel Paese. Pensavamo di essere accolti male – lo diciamo con sincerità –, di essere magari insultati, invece vediamo che la gente capisce le nostre proposte, che finalmente qualcuno si rivolge direttamente a chi vive una condizione oramai insostenibile. Noi chiediamo che anche questo Parlamento se ne faccia carico e soprattutto il Governo.
  Pertanto, impegniamo il Governo prioritariamente nella nostra mozione: a promuovere finalmente scelte coraggiose e mirate in termini di mobilità urbana ed extraurbana, a partire dallo stanziamento di maggiori risorse, con l'obiettivo di arrivare a 5 milioni di cittadini trasportati ogni giorno nel 2020, portando il trasporto ferroviario italiano agli stessi standard qualitativi europei; ad attivarsi al fine di garantire il diritto alla mobilità con collegamenti ferroviari efficienti al nord come al sud per i principali capoluoghi, integrati con i sistemi di porti e aeroporti, perché abbiamo questo scandalo di realtà importanti portuali e aeroportuali con cui non abbiamo nessun collegamento all'entroterra su ferro; ad attivarsi per un programma decennale di investimenti che preveda almeno 300 milioni di euro di risorse statali l'anno per l'acquisto di treni regionali; a ripristinare il finanziamento di alcune norme, introdotte durante il Governo Prodi, non più rifinanziate dai successivi Governi, che prevedono la possibilità di portare in detrazione le spese sostenute per l'acquisto dell'abbonamento annuale ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale. Un appello al Governo: questo è un obiettivo minimo con costi ridotti, ma restituire ai nostri pendolari qualche soldo tramite lo sgravio fiscale è contribuire a restituire loro una dignità rispetto appunto a un disservizio che quotidianamente vivono sulla loro pelle; ad assumere iniziative per rifinanziare il Fondo per la mobilità sostenibile, già istituito dalla lontana legge finanziaria del 2007, al fine di sostenere le politiche di incentivazione della mobilità cosiddetta sostenibile, soprattutto nelle grandi aree urbane, attraverso il potenziamento e l'aumento dell'efficienza dei mezzi pubblici e l'incentivazione dell'intermodalità.
  Ecco, queste sono alcune delle prioritarie proposte che sono contenute nella nostra mozione. Vado a concludere. Noi, signor Presidente, voteremo a favore di tutte le mozioni, ad eccezione di quella presentata dal gruppo Lega Nord in quanto nel suo dispositivo prevede, nel primo capoverso, di trovare le risorse necessarie per il rilancio del settore tramite la privatizzazione di Ferrovie dello Stato. Ecco, questo è un punto innanzitutto su cui il Parlamento non si è ancora espresso...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  FRANCO BORDO. ... e su cui noi siamo contrari, per cui ci asterremo sulla mozione della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Biasotti. Ne ha facoltà.

  SANDRO BIASOTTI. Grazie Presidente. Parliamo per l'ennesima volta della crisi della mobilità urbana, extraurbana e ferroviaria. Il fatto che tutte le mozioni di tutte le forze politiche siano concordi nel ritenere oggi questo uno spartiacque, mi tranquillizza per modo di dire. Questa crisi, soprattutto per quanto riguarda il trasporto ferroviario, è una crisi che credo sia veramente evidente. Per quanto riguarda il trasporto merci, pensate che l'86 per cento delle merci viene trasportata via camion e solo il 9 per cento via ferrovia. Trasporto ferroviario passeggeri: idem, ossia l'81 per cento prende l'automobile e solo il 5 per cento prende il treno. Lo stesso Ministro Delrio, in un'audizione in Commissione, ha dichiarato che è necessario e lui si impegnerà per un forte investimento nel parco rotabile. E tenete conto che il costo di un'automobile è 0,4 Pag. 77euro per chilometro, mentre il costo di un treno è di 0,04, ossia dieci volte di meno, oltre al problema ambientale e al problema dei morti sulle strade. Considerato che i treni oggi hanno in media un'età di vent'anni e sono sporchi, sono freddi o sono caldi a seconda delle stagioni, veramente è un settore in cui c’è bisogno di un intervento fortissimo. E ci fa piacere che, invece di parlare di privatizzazione, il Governo e anche i vertici di Ferrovie abbiano concordato di posticipare questa privatizzazione e prima presentare un piano industriale per far sì che le Ferrovie possano migliorare il servizio verso i cittadini e anche migliorare il proprio rating dal punto di vista economico.
  Per quanto riguarda invece il trasporto pubblico locale, il trasporto con gli autobus nelle città, l'indagine conoscitiva che abbiamo fatto nella Commissione trasporti ha stimato che l'investimento dovrebbe essere portato da 5 miliardi a 6 miliardi e mezzo di euro. Dove si prendono queste risorse ? Tenete conto che le tasse sui carburanti e sui veicoli sono molto alte e invece di essere utilizzate per bilanciare sul trasporto pubblico, sono usate per motivi di cassa. E, quindi, questo è il motivo per cui ci sono poche risorse. Oltretutto, questa crisi della mobilità colpisce soprattutto le fasce più deboli, quelle che non si possono permettere di guidare un'auto, quelle che non possono prendere il treno ad alta velocità. Quasi tutte le aziende locali sono alla canna del gas, sono di fatto quasi fallite e, quindi, è necessaria una regia nazionale. Purtroppo nel 2001 abbiamo delegato alle regioni il trasporto ferroviario e abbiamo delegato ai comuni il trasporto pubblico e alle province il trasporto dei mezzi nelle province. Io credo che sia necessaria una revisione. C’è bisogno di una regia nazionale e non di uno spezzatino. Quindi, io penso che a questi 3 milioni di pendolari dobbiamo dare delle risposte. Mi dispiace – e ho accettato che venga tolta quella critica che io ho fatto al Governo –, però è un fatto che tutti i Governi e non solo il vostro hanno tolto soldi (e così hanno fatto le regioni) al trasporto pubblico per destinarli, come dicevo prima, ad altre necessità.
  Quindi, io mi auguro che il fatto che il Governo abbia accettato tutte le mozioni sia sintomatico della volontà di questo Governo e dello Stato proprio di dare una risposta urgente alla necessità di miglioramento della mobilità. Quindi, per quanto riguarda la mozione in particolare, chiaramente accettiamo questa rettifica. Voteremo a favore di tutte le mozioni e ci asterremo su quella del MoVimento 5 Stelle e su quella del PD, non certo perché non condividiamo le argomentazioni, ma perché vorremmo con questa astensione motivare il PD, forza di maggioranza, nel convincere e nel costringere il Governo ad ottemperare a quanto oggi si è impegnato a fare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Grazie Presidente. Io partirei da alcuni dati per inquadrare meglio la situazione. Per esempio, se prendiamo in considerazione le sei principali aree urbane italiane, abbiamo che un italiano in media perde nel traffico 74 ore all'anno. Sono circa tre giorni. Queste ore diventano 87 se questa persona vive a Roma e arrivano a essere addirittura 99 le ore passate nel traffico se questa persona vive a Palermo. Il costo medio annuo della congestione è di 995 euro a famiglia. E, se al costo della congestione si aggiungono anche i costi sociali, per esempio i costi sanitari degli incidenti e i costi ambientali, e si sommano anche i costi dell'automobile in sé, nel 2013 la spesa media annuale delle famiglie per un'automobile è stata di 4.783 euro.
  Spesso si parla del costo della burocrazia, ma raramente si parla del costo della mobilità, nonostante la mobilità rappresenti la spesa principale nei bilanci di comuni, regioni e dello Stato. Prima dicevo Pag. 78quanto spende una famiglia italiana a causa del traffico, ma pensiamo anche a quanto spendono anche lo Stato e le regioni. Per esempio, la regione Lombardia per il fabbisogno finanziario, cioè per finanziare i servizi, spende 1,4 miliardi di euro l'anno. Sono soldi in parte dello Stato e in parte dalla regione, ma comunque sono sempre soldi nostri.
  Un ultimo dato: quella che viene chiamata ripartizione modale, cioè quanta è la percentuale degli spostamenti che vengono fatti in macchina rispetto ad altri mezzi. In Italia gli spostamenti fatti in automobile sono il 60 per cento; in Europa, nelle principali città europee, in media, questi spostamenti sono il 35 per cento, cioè quasi la metà. E anche per la percentuale di spostamenti usati per i mezzi pubblici non va meglio, perché in Italia siamo fermi al 23 per cento, mentre, invece, in Europa si arriva ben oltre il 30 per cento.
  Ma forse non ci sarebbe neanche bisogno di tutti questi dati per dare un quadro della sproporzione dell'uso dei mezzi privati rispetto a quelli collettivi, basta anche pensare alla nostra vita quotidiana. La maggior parte degli spostamenti sono quelli fatti per andare a lavoro e il fenomeno del traffico lo conosciamo tutti. Sarà capitato anche a voi, anche a chi ci segue da casa, di trovarvi bloccati in tangenziale, seduti in macchina, fermi in mezzo a centinaia di altre macchine tutte quante ferme. Se vi guardaste in giro, vedreste che la maggior parte delle macchine ha a bordo una persona sola. E se guardaste meglio, scoprireste che quello fermo qualche macchina più in là, non lo sapete, ma magari è un vostro collega che lavora in un ufficio due piani sopra il vostro o in un capannone a pochi metri di distanza da quello dove lavorate voi. Ecco, ora provate a immaginare se ogni auto avesse a bordo non dico quattro, ma anche solo due persone: il traffico, l'incolonnamento sarebbe automaticamente dimezzato e si dimezzerebbero anche i costi del viaggio.
  Ora vi chiederete: ma come faccio io a sapere chi, delle tante persone che lavorano nella stessa zona dove lavoro io, fanno più o meno gli stessi orari ? Come faccio a fidarmi ? Come faccio a conoscere queste persone ? Nell'era della sharing economy ormai questi sono problemi superabili: con un sito o con un’app si può facilmente entrare in contatto con le persone che vivono e lavorano vicino a noi e, quindi, fanno un percorso simile al nostro. Si chiama car pooling. Questo tipo di interazioni, questo tipo di app, questo tipo di condivisioni andrebbero incentivate. Per questo, nella proposta di legge sul car pooling che noi abbiamo depositato qui alla Camera, abbiamo, per esempio, proposto che le grandi aziende e i grandi enti pubblici, cioè quelli con un alto numero di dipendenti, debbano dotarsi di un’app o di siti come questi che favoriscono, appunto, l'incontro tra persone che fanno percorsi simili.
  Un'auto incolonnata, oltre a produrre inquinamento, è anche una gigantesca perdita di tempo. Come dicevo prima, un italiano, in media, perde nel traffico 74 ore all'anno, circa tre giorni. Se proprio non si può fare la strada con qualcuno, l'altra soluzione sarebbe di usare i mezzi. Certo, forse ci si metterebbe un po’ più di tempo, ma almeno, al posto che essere fermi per tre giorni interi in macchina o – che so – stare fermi in stazione, sui mezzi si potrebbe leggere un libro, un giornale o fare le parole crociate, comunque attività più interessanti che fissare i fanali posteriori di un'auto e respirare i gas di scarico. Insomma, questo è solo un esempio per dire che è proprio il modello di mobilità che sarebbe da ripensare, da un modello di spostamento singolo a modello di spostamento collettivo, per vivere meglio e usare meglio il proprio tempo.
  Le nostre amministrazioni e il Governo cosa fanno per favorire questo passaggio ? Direi nulla. Oggi, tra l'altro, ho sentito tante belle parole. Anche nelle mozioni ho letto tanti begli impegni.
  Soprattutto per quello che riguarda le mozioni dei gruppi che sono in maggioranza, avete scritto tante belle parole, ma vi ricordate che siete al Governo ? Avete scritto tante belle cose, avete scritto di finanziare il trasporto pubblico locale, fatelo, Pag. 79fatelo ! Siete al Governo, lo potete fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Noi, alla fine, voteremo favorevolmente queste mozioni, perché ci sono scritte tante belle parole e non si può votare diversamente. Però, veramente, pensate a quello che avete scritto e soprattutto ricordatevi che siete al Governo. Guardatevi in giro, guardatela questa realtà che ci circonda ! Facevo prima l'esempio delle auto bloccate, ma guardiamo anche all'estero, perché io credo che sia importante anche guardare gli esempi. Mentre a Londra il numero dei ciclisti sta raggiungendo quello degli automobilisti, mentre in Olanda costruiscono piste ciclabili, fatte con pannelli fotovoltaici al posto dell'asfalto, mentre in Germania costruiscono autostrade per le bici, in Italia continuiamo a costruire autostrade per le macchine, autostrade inutili, come la Bre.Be.Mi., pensata per spostare il traffico dall'A4, ma, in realtà, deserta, carissima e a spese dei cittadini.
  In Italia le piste ciclabili sono ferme al palo, nel vero senso della parola, nel senso che i pali spesso sono proprio in mezzo alle piste ciclabili ! Le velo stazioni ? Non pervenute. In questo caso forse c’è da fare una precisazione, perché, parlando di velo stazioni, addirittura tanta gente, anche tante persone in quest'Aula, non sanno neanche cosa sono. Le velo stazioni sono anche dette ciclofficine, cioè dei parcheggi per bicicletta, magari con dentro anche delle officine per riparare le bici, messe in posizione strategica, vicino a una metropolitana, per esempio. Il car pooling ? Non ne parliamo. Non si sa neanche cosa sia. Molta gente non conosce neanche questa parola o addirittura pensa che sia una parolaccia. I treni pendolari assomigliano più che altro a treni bestiame e sono perennemente sovraffollati e in ritardo. Questa è la situazione che abbiamo in Italia ! Pertanto, smettiamola di scrivere mozioni con belle parole. Mi rivolgo a chi è al Governo: che le facciano queste cose ! Infatti, mentre all'estero hanno capito che se si vuole invertire la tendenza si deve fare qualcosa, si devono fare investimenti, attuare delle politiche di incentivi e disincentivi, qui in Italia si continuano ad usare i soliti metodi vecchi di cent'anni: vendere macchine e costruire strade, spesso inutili, come la Bre.Be.Mi. appunto, con somma gioia di costruttori vari.
  Concludo, Presidente. Oggi si parla spesso di mobilità sostenibile, di auto ibride, elettriche, a metano. Bene, benissimo, ma se anche riuscissimo a convertire tutte le macchine, sì, inquineremmo meno, ma passeremmo comunque le nostre giornate incolonnati nel traffico. Infatti, seppure elettriche, 50 macchine con una persona dentro occupano lo spazio di 50 macchine, mentre un autobus con 50 persone occupa molto meno spazio e, quindi, provoca meno traffico. Infatti, questo è il punto: dobbiamo andare oltre il concetto di mobilità sostenibile, dobbiamo passare dal concetto di mobilità sostenibile a quello di mobilità intelligente. È proprio il modello di mobilità che sarebbe da ripensare: da un modello di spostamento singolo a un modello spostamento collettivo. Pensateci almeno in una di quelle 74 ore che passate fermi nel traffico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mognato. Ne ha facoltà.

  MICHELE MOGNATO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è stata quanto mai opportuna la presentazione di mozioni in Aula in conseguenza a una nostra discussione sulla mobilità urbana e, più in generale, del trasporto pubblico. Si tratta di un tema di assoluta priorità. Quello che succederà nel sistema della mobilità nei prossimi anni renderà strategico il trasporto pubblico locale per la qualità della vita delle persone e per il rilancio dell'economia di tutto il Paese. Basti pensare che il funzionamento delle città è strettamente connesso alla facilità dello spostamento di persone e merci, così come pure al fatto che questo nostro modello di mobilità oggi è insostenibile per le pesanti ricadute sulla qualità dell'aria e, quindi, sulla salute di noi tutti.Pag. 80
  Cambiare il sistema di mobilità che conosciamo oggi significa anche ridisegnare le nostre città, renderle più vivibili, garantire la sicurezza per pedoni e ciclisti, ridurre il consumo di suolo, anche costruendo meno strade. L'inefficienza del trasporto pubblico locale, i nostri ritardi rispetto alle altre città europee, che potremmo definire lo spread della mobilità sostenibile, la conseguente congestione del traffico dei nostri centri provocano ricadute sociali ed economiche rilevantissime. Le statistiche confermano che siamo il Paese in cui la mobilità è basata principalmente sull'automobile privata, che abbiamo meno trasporto pubblico su base propria e che quello su gomma è di minor qualità per velocità, e per consumi, costa di più e rende di meno. Ogni cittadino italiano per muoversi spende di più, perde più tempo, perde in salute, in alcuni casi mette a rischio la propria vita. Oggi ci sono costi sociali rilevantissimi connessi alla mobilità. Lo stesso diritto alla mobilità, previsto dalla Costituzione italiana e dal diritto europeo non è, di fatto, garantito, anche per questo è quanto mai opportuno considerare i trasporti come una parte fondamentale del nostro stato sociale, per rendere effettivo questo diritto a tutti, in misura universale indipendentemente dalla propria età o dal luogo in cui si vive.
  Il nostro Paese è pertanto in grande ritardo. Non è stato riconosciuto al trasporto pubblico negli anni una valenza strategica nazionale, come ricordava ancora ieri nella discussione generale il collega Gandolfi. Infatti, ci sono problematiche che riguardano la stabilità del quadro normativo, un costo associato alla congestione urbana, che è stato stimato, ancora al 2011, in oltre 11 miliardi di euro da uno studio della Cassa depositi e prestiti. Sempre questo studio stima che la conseguente inadeguatezza della rete di trasporto pubblico locale, la bassa qualità del servizio offerto, rappresenta per le famiglie italiane un extra costo di 6 miliardi l'anno. Lo stesso finanziamento del settore, istituito dalla legge stabilità per il 2013, non garantisce il pieno ristorno delle risorse tagliate negli anni, ed è assolutamente insufficiente per far fronte alle spese per il rinnovo del materiale rotabile su ferro e gomma e per garantire le nuove infrastrutture e l'innovazione tecnologica. Da più parti si sottolinea la necessità di incrementare tale fondo a 6.330 milioni di euro rispetto agli attuali quasi 5.000 milioni. Vorrei ricordare che dal 2009 al 2011 sono stati tolti due miliardi di euro, quasi il 30 per cento, e solo nel 2012 è stato ripristinato un miliardo; così come è necessario superare il criterio della spesa storica con l'introduzione dei costi standard.
  La stessa vetustà del parco veicolare è un'altra delle questioni che non possiamo non ricordare. L'età media degli autobus in Italia è di oltre 12 anni contro i 7 dell'Unione europea, con punte che raggiungono i quindici anni nel sud del Paese. Eppure, il settore del trasporto pubblico, con i suoi 115.000 addetti, trasporta ogni anno quasi 6 miliardi di passeggeri. Lo sviluppo ed il miglioramento della qualità del servizio contribuirebbe a ridurre notevolmente l'inquinamento e la congestione delle città. Voglio ricordare, per esempio, che quasi il 65 per cento della popolazione dell'area urbana di Parigi sceglie il trasporto pubblico locale e che la maggior parte di questi pendolari viaggiano su ferro. A Roma c’è un utilizzo triplo di auto rispetto alle altre capitali europee.
  In Italia circolano troppe auto e camion, che contribuiscono in maniera rilevante all'inquinamento da polveri sottili, che anche di recente in molte città è stato sopra i livelli di rischio e cautela, al riguardo si moltiplicano gli allarmi dei pediatri per danni da smog ai bambini, con un incremento delle malattie respiratorie. La domanda è quindi se stiamo recuperando il ritardo accumulato e si stia andando nella direzione giusta.
  In questi tre anni di legislatura il lavoro della Commissione trasporti, presieduta dall'onorevole Meta, non si è limitato a discutere e ad esprimere il proprio parere sui diversi atti presentati dal Governo, su ciò che riguarda l'insieme del trasporto Pag. 81pubblico locale e, più in generale, la mobilità urbana. Attraverso una puntuale indagine conoscitiva, durata mesi, in cui sono stati coinvolti i soggetti istituzionali, i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori del settore, le associazioni dei consumatori e dei pendolari, la Commissione ha fatto emergere il quadro aggiornato della situazione, individuando obiettivi che Governo e Parlamento dovrebbero assumere con atti normativi, al fine di considerare il trasporto pubblico locale come elemento fondamentale per la qualità della vita dei cittadini e connotarlo, a tutti gli effetti, come servizio essenziale di interesse economico generale.
  Sono altresì diverse le proposte di legge presentate in entrambi i rami del Parlamento; è emerso, qualora non fosse ancora evidente, che l'esigenza di urgenti interventi in questa materia deriva da una situazione di sofferenza del settore. Ripeto con forza: per troppo tempo questo settore è stato trascurato; ci deve essere un'attenzione molto più alta e bisogna fare una riforma che metta al centro di tutto il cittadino, che ha diritto a un servizio efficiente e puntuale, ad elevata frequenza e di qualità, con l'obiettivo di ridurre il divario infrastrutturale che esiste fra le regioni del nostro Paese. Non possono esistere due o più Italie ! Il Governo presenti al più presto la propria proposta di riordino del settore, annunciata anche in queste ore, avuto riguardo al fatto che già il decreto Madia contiene al suo interno una riorganizzazione dei servizi pubblici.
  Ci sarà così l'opportunità di confrontarci da un lato con le altre proposte iniziativa parlamentare, che prima richiamavo, e dall'altro con le regioni, titolari del servizio, per fare del trasporto pubblico locale un servizio di successo, analogamente a quanto fatto, per esempio, per il servizio di alta velocità ferroviario.
  Il 2016, per il percorso fatto finora, deve essere l'anno di una vera e propria rivoluzione, così come ha indicato il Ministro Delrio. Al «fatelo», che prima veniva ci veniva sollecitato, come non si può non sottolineare che in queste ore è stato sottoscritto l'aggiornamento 2015 del contratto di programma, per la parte degli investimenti, con Rete Ferroviaria Italiana ? È stata chiamata la «cura del ferro», segnando le priorità del Governo in materia di trasporti e infrastrutture, con gli obiettivi di migliorare il trasporto pubblico locale, incrementare il traffico merci su ferro, completare i corridori che si collegano all'Europa, potenziare, anche con tecnologie all'avanguardia, il trasporto di passeggeri nelle aree metropolitane, sulle linee regionali nel sud, e incentivare il collegamento con i maggiori aeroporti italiani, migliorare qualità, offerta e sviluppo con modelli avanzati e integrazione modale nel trasporto regionale metropolitano, ricorrendo ai nuovi finanziamenti, previsti in legge di stabilità, per la mobilità nelle aree urbane e alle risorse per l'acquisto di nuovi autobus e treni attraverso un meccanismo innovativo.
  In un rapporto sulla mobilità urbana del 2013, Cassa depositi e prestiti ha segnalato che la riorganizzazione del settore potrebbe creare un valore aggiunto di 17 miliardi e mezzo e 465 mila nuovi posti di lavoro. La mozione, presentata a prima firma prima firma dall'onorevole Tullo, rappresenta quindi una tappa del percorso che abbiamo iniziato con questa legislatura. La mozione è volta ad impegnare ancora di più il Governo a considerare tutte le azioni di sostegno per garantire risorse adeguate, certe e stabili, livelli adeguati ed uniformi di servizio in tutto il territorio nazionale, superando il divario che esiste, per integrare l'interscambio coi nodi portuali e aeroportuali.
  È necessario considerare il sistema complessivo della mobilità urbana sostenibile con reti di percorsi ciclabili, potenziare le linee metropolitane e tranviarie di autobus, incentivare l'utilizzo di sistemi di trasporto intelligenti, rinnovare il parco mezzi, anche con l'effettiva accessibilità ai disabili e ai ciclisti, favorire il sistema del biglietto unico integrato e promuovere specifiche azioni per l'utilizzo combinato del mezzo privato e del mezzo pubblico, come il car sharing, il car pooling e il bike sharing.Pag. 82
  Sono, altresì, utili e necessari provvedimenti per ripristinare le detrazioni relative alle spese per l'abbonamento del trasporto pubblico, favorendo anche l'introduzione nei contratti, nei livelli di contrattazione aziendale, norme per non considerare all'interno dell'orario di lavoro la spesa per il beneficiario. Tutto ciò, con un nuovo assetto normativo, che affermi la centralità del cittadino utente nella gestione dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale, per incrementare il numero delle persone che scelgono trasporto pubblico in alternativa a quello privato, attraverso una più alta efficienza della gestione, un'offerta quantitativamente e qualitativamente adeguata, e una competizione per l'affidamento dei servizi senza penalizzare le lavoratrici ed i lavoratori del settore. Per queste ragioni dobbiamo lavorare per una politica strutturale, che dia una prospettiva a breve e medio termine, per affrontare il problema della mobilità, che è un'esigenza di tutti e non una questione di parte. Per questo credo che il dibattito di oggi rappresenti un impegno per la priorità dell'intero arco politico italiano, volta ad invertire la tendenza di questi anni e per un cambiamento strutturale e uniforme della qualità e dell'efficienza del trasporto pubblico.
  Concludo Presidente, esprimendo il voto favorevole del gruppo PD alla mozione a prima firma dell'onorevole Tullo e degli altri componenti della Commissione Trasporti e a quelle a cui il Governo ha già dato parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Franco Bordo ed altri n. 1-01091, nel senso di votare dapprima la mozione nella sua interezza, ad eccezione del secondo e del settimo capoverso del dispositivo; a seguire, congiuntamente il secondo ed il settimo capoverso del dispositivo. Indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico il parere del Governo è favorevole.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franco Bordo ed altri 1-01091, come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi secondo e settimo del dispositivo, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Ambrosio, Ravetto, Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  424   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato    424.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indico la votazione nominale mediante procedimento elettronico sulla mozione Franco Bordo ed altri n. 1-01091, limitatamente ai capoversi secondo e settimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Palese, Ciracì, Vignaroli..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  423   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  379    
    Hanno votato no  44.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carinelli ed altri n. 1-01152, come riformulata Pag. 83su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Occhiuto, Pilozzi, Romele...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  420   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  419    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Censore ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tullo ed altri n. 1-01153, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marotta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  394   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  394.    
  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Caparini ed altri n. 1-01158, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Placido, Pilozzi, Ciprini, Stella Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  403   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  403.    
  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Garofalo ed altri n. 1-01159.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare dapprima la mozione nella sua interezza, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, e a seguire il secondo capoverso del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Garofalo ed altri n. 1-01159, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marchi, Garavini, Stella Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  423   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  423.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Garofalo ed altri n. 1-01159, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, Pag. 84su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Russo, Stella Bianchi, Sgambato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  423   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  411    
    Hanno votato no  12.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fauttilli ed altri n. 1-01161, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marco Di Stefano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  427   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  427.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Biasotti ed altri n. 1-01164, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Piepoli, Caso, Paolo Russo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  428   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  428.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Segoni ed altri n. 1-01165, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Ricciatti, Bolognesi, D'Attorre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  420   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  420.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cristian Iannuzzi ed altri n. 1-01168, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitzgerald, Archi, Bolognesi, Malisani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  421   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  421.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Sono così concluse le votazioni.

Pag. 85

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE.   Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, l'esame del disegno di legge recante deleghe al Governo in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo, agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura collegato alla manovra di finanza pubblica, avrà luogo nella seduta di domani, a partire dalle ore 10, e proseguirà altresì nella seduta di giovedì 18 febbraio.
   Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato alle ore 10 di domani, mercoledì 17 febbraio. L'organizzazione dei tempi per l'esame del provvedimento sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi resoconto stenografico).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale il deputato Fabio Melilli, in sostituzione del deputato Gian Piero Scanu, dimissionario.

Modifiche nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

  PRESIDENTE. Comunico che, facendo seguito alle intese intercorse tra i gruppi parlamentari del Partito Democratico e Alleanza Popolare (NCD-UDC) di Camera e Senato, la Presidenza della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il deputato Maurizio Lupi in sostituzione del deputato Gennaro Migliore, entrato a far parte del Governo, e il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della medesima Commissione il senatore Roberto Ruta in sostituzione senatore Renato Schifani, dimissionario.

Sull'ordine dei lavori (ore 19).

  DAVIDE BARUFFI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE BARUFFI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo per richiamare l'attenzione della Presidenza e quella del Governo, in particolare, sulla vertenza che è in corso presso la Castelfrigo, che è un'importante azienda del distretto della trasformazione delle carni a Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena. Proprio mentre parlo, in questo momento è in corso l'ennesimo tentativo per trovare una soluzione presso la prefettura tra le parti, all'indomani di diversi giorni di mobilitazione e sciopero e di due giorni, gli ultimi due giorni, di picchettaggio, che hanno portato al blocco dello stabilimento.
  Qual è l'oggetto del contendere, Presidente ? Il pieno rispetto delle norme del contratto collettivo nazionale di lavoro. È in qualche modo una vertenza esemplare, paradigmatica, che parla della contraddizione che è propria di un distretto come quello della trasformazione delle carni: da un lato, produzione di assoluta eccellenza, con marchi di prestigio globale; e, dall'altro lato, un conflitto sociale crescente, fatto in un settore di appalti, cooperazione spuria, mancato rispetto dei contratti, elusione contributiva, subordinazione totale di alcuni lavoratori ai propri capi reparto, fino a prefigurare rapporti di vero e proprio caporalato.
  Concludo, Presidente. Il nostro auspicio è che questa sera la vertenza si sblocchi definitivamente e che da qui possa partire una rigenerazione nelle relazioni tra le parti; è importante per quell'azienda ed è importante per tutto il distretto. Noi riteniamo Pag. 86che anche la politica debba fare la sua parte e per questa ragione poniamo questo caso all'attenzione del Governo e, qualora questa sera la situazione non si sbloccasse, annuncio già che nelle prossime ore presenteremo un'interpellanza urgente in questo senso proprio al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Ieri si è tenuta a Bruxelles la Conferenza sull'acciaio e le industrie energivore con la Commissione europea. Il nostro Paese era assente; la Ministra Guidi non si è presentata né è potuto essere presente il tecnico delegato a sostituirla, perché forse la Ministra Guidi non aveva compreso che l'incontro di ieri era riservato ai rappresentanti politici e l'Italia non aveva rappresentanti politici in quell'incontro così importante. A mio giudizio è stata sprecata un'importante occasione di discussione e confronto sulle misure e sulle azioni dell'Unione europea per evitare una concorrenza sleale tra operatori del settore siderurgico che si traduca in una pressione al ribasso sulle norme ambientali e sui salari dei lavoratori.
  Chiedo, signor Presidente, anche a nome del gruppo di Sinistra Italiana, per suo tramite, che la Ministra Guidi venga al più presto in Aula a darci spiegazioni sulla sua mancata partecipazione all'incontro di ieri e a farci comprendere quale sia la strategia del Governo sulla siderurgia, ammesso che ne abbia una e ammesso che la Ministra Guidi abbia idea di che cosa sia la siderurgia nel nostro Paese (io credo che lei non ricordi neanche che noi siamo il secondo produttore di acciaio in Europa). Chiedo altresì che ci venga a spiegare perché non ha più convocato il tavolo nazionale sul settore, che i sindacati continuano a chiederle oramai da tempo.
  Signor Presidente, abbiamo bisogno che si faccia una vera e propria sessione di studio, di discussione su un così importante settore della politica industriale del nostro Paese e ci sembra, invece, che la Ministra Guidi, anche con la sua mancata partecipazione all'incontro di ieri con la Commissione europea, abbia già deciso che del settore della siderurgia questo Governo non si debba occupare. E, però, nonostante questo se ne occupa l'Europa...

  PRESIDENTE. Grazie...

  DONATELLA DURANTI. ... e se ne occupa anche con contenziosi aperti nei nostri confronti.

  SAMUELE SEGONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. In un momento in cui i ministri sono molto attenti ai risultati dei ricercatori italiani, tanto da intestarseli immeritatamente, vorrei ricordare che i precari della ricerca stanno effettuando uno sciopero alla rovescia permanente. Sono borsisti, assegnisti, dottorandi, termini ignoti a chi sta fuori dal mondo universitario; sono il livello più basso, ma più ampio, del sistema piramidale dell'università italiana. In sostanza, si tratta della base che tiene in piedi tutta la baracca, non solo a livello di ricerca ma anche a livello di didattica e, soprattutto, di reperimento di fondi. Si trovano a metà strada tra il mondo del lavoro e quello della formazione; sono abbastanza lavoratori da avere i doveri dei lavoratori, ma non abbastanza da avere i diritti dei lavoratori: ad esempio, versano i contributi INPS, ma non viene loro riconosciuta nessuna indennità di disoccupazione.
  Si sono organizzati adesso e si rivolgono alla politica: chiedono diritti e dignità; chiedono lo sbocco del turnover e investimenti in ricerca; chiedono di correggere alcuni meccanismi perversi e cervellotici che stanno asfissiando il mondo della ricerca e dell'università pubblica italiana. Per tutto questo scioperano alla rovescia, cioè continuano a portare avanti Pag. 87il loro lavoro quotidianamente indossando questa maglietta rossa che indosso anch'io, da ex ricercatore precario, per dare un minimo di riconoscimento e di visibilità a ragazzi e ragazze che attraverso un lavoro che si basa su intelligenza, su passione e su tenacia ottengono risultati prestigiosi, non grazie a questa politica ma nonostante questa politica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 17 febbraio 2016, alle 10:
  (ore 10 e ore 16)

  1. – Discussione del disegno di legge:
   S. 1328 – Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo, agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura (Approvato dal Senato) (C. 3119).
  (ore 15)

  2. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
  (ore 17)

  3. – Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016.

  La seduta termina alle 19,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO LUCA D'ALESSANDRO IN SEDE DI DISCUSSIONE DELLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI GESTIONE DELLE CRISI BANCARIE E DI TUTELA DEI RISPARMIATORI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'APPLICAZIONE DELLO STRUMENTO DEL COSIDDETTO BAIL IN

  LUCA D'ALESSANDRO. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione europea non può essere solo burocrazia e sacrifici. Fa bene, il Presidente del Consiglio, a ripetere spesso questo concetto. Alla base della nascita dell'Unione vi è stata una profonda idea di coesione ed unità d'intenti che hanno costituito i presupposti per giungere ad una sempre maggiore integrazione degli Stati membri. Un'integrazione che ad oggi è stata soprattutto monetaria ma che deve proseguire sugli aspetti finanziari e politici.
  Gli avvenimenti degli ultimi anni, che prendono avvio con lo scoppio della crisi finanziaria negli Stati Uniti nel 2008 ed il suo successivo diffondersi in Europa, hanno senza dubbio destabilizzato tale coesione, sia dal punto di vista politico che economico, creando forti tensioni fra gli Stati membri e minando le fondamenta stesse dell'Unione.
  Arginare gli effetti di tali avvenimenti di squilibrio ha richiesto numerosi e complessi interventi anche dal punto di vista legislativo, sia a livello nazionale che da parte di Commissione e Parlamento europeo.
  Tra questi, vi è anche la proposta di direttiva presentata nel giugno 2012 dalla Commissione Europea in tema di risoluzione e risanamento delle crisi degli enti creditizi.
  Nell'estate del 2015 in occasione del recepimento della direttiva, il Parlamento italiano – senza dedicare al tema le approfondite valutazioni che sarebbero state necessarie – ha accolto la nuova normativa fissando al 1o gennaio 2016 l'introduzione del cosiddetto bail-in (il salvataggio interno come l'Accademia della Crusca ci ha recentemente e giustamente invitati a chiamarlo).
  Il salvataggio poi da parte del governo di quattro istituti di credito tramite il decreto-legge dello scorso 22 novembre 2015 – il salvabanche – le cui disposizioni sono state successivamente inserite nella Pag. 88legge di stabilità, ha disposto la risoluzione di Cassa di risparmio di Ferrara spa, di Banca delle Marche spa, Banca popolare dell'Etruria e del Lazio – Società cooperativa e di Cassa di risparmio di Chieti spa, già oggetto di commissariamento da parte della Banca d'Italia.
  Questo evento inizialmente sottovalutato, ha portato agli occhi dell'opinione pubblica, un potenziale problema che fino ad allora era rimasto delimitato alla valutazione di circoscritti operatori del settore ovvero che, per evitare il dissesto di un istituto di credito, l'Italia così come gli altri Paesi Membri dell'UE non potranno più intervenire con soldi pubblici – i soldi dei cittadini come meglio li definiva Margaret Thatcher – , ma le banche dovranno essere ricapitalizzate tramite la partecipazione degli azionisti, dei suoi obbligazionisti, e se ce ne fosse bisogno, anche dei correntisti con depositi superiori ai 100 mila euro.
  In una logica liberale, noi di Alleanza liberalpopolare autonomie siamo favorevoli al fatto di non riproporre o perpetuare la logica dei salvataggi di Stato, a spese dei contribuenti, con il ball out (il salvataggio esterno), ma riteniamo opportuno che il governo faccia il massimo sforzo affinché gli istituti di credito informino correttamente il risparmiatore sulle possibili conseguenze dei suoi investimenti, rendendo più semplici e chiare anche le procedure di sottoscrizione dei contratti stessi.
  Per questo, d'ora in avanti sarà essenziale per un risparmiatore discernere tra banca e banca e prestare attenzione alla situazione patrimoniale di ciascuna, per evitare di trovarsi coinvolto in un crac, che avrebbe su di esso effetti quasi immediati.
  Difficile contestare la ratio di questo schema: non può essere il contribuente ad accollarsi sempre e comunque i costi dei salvataggi, è ora che si responsabilizzino di più anche gli investitori, azionisti in primis. Assieme, ovviamente, agli amministratori delle banche che, in caso di colpa, devono essere chiamati a rispondere.
  La lezione della crisi finanziaria del 2008-’09 è stata, d'altronde, molto chiara: per gli errori di pochi, ci hanno rimesso intere economie e i debiti pubblici di Europa e USA sono schizzati, poiché i governi hanno addossato sui bilanci statali le perdite di istituti privati.
  Riteniamo infine, che il Governo possa prendere in considerazione l'ipotesi di chiedere alle istituzione europee di prorogare l'entrata in vigore del bail-in allo scopo di consentire un'adeguata campagna di informazione a favore dei cittadini-contribuenti, spiegando le situazioni critiche e le caratteristiche della nuova normativa, sottolineando il principio generale della opportunità della diversificazione degli investimenti e consentendo l'introduzione di nuove procedure nella sottoscrizione dei contratti.
  Voteremo favorevolmente a tutte le mozioni che andranno in questa direzione.

Pag. 89

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 3119

Ddl n. 3119 – Deleghe al Governo e ulteriori disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività dei settori agricolo, agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura

Tempo complessivo: 19 ore e 30 minuti, di cui:

• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;

• seguito dell'esame: 12 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 20 minuti
Tempi tecnici 2 ore e 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 30 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 6 ore e 40 minuti
 Partito Democratico 50 minuti 1 ora e 34 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 1 ora e 1 minuto
 Forza Italia – Popolo della Li bertà – Berlusconi Presidente 30 minuti 44 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti 30 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Eco logia e Libertà 30 minuti 33 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 31 minuti 27 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 30 minuti 26 minuti
 Democrazia Solidale – Centro De mocratico 31 minuti 25 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti 22 minuti
 Misto: 32 minuti 38 minuti
  Conservatori e Riformisti 9 minuti 10 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti 8 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA – MAIE - Movimento
  Associativo italiani all'estero
6 minuti 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti 4 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati
  Italiani
3 minuti 4 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1139 437 424 13 213 157 267 89 Resp.
2 Nom. Moz. Palese e a. 1-1099 441 410 31 206 147 263 88 Resp.
3 Nom. Moz. Paglia e a. 1-1154 443 397 46 199 125 272 87 Resp.
4 Nom. Moz. Sottanelli e a 1-1155 rif I p 443 435 8 218 279 156 87 Appr.
5 Nom. Moz. Sottanelli e a. 1-1155 II p. 440 431 9 216 275 156 87 Appr.
6 Nom. Moz. Tancredi e a. 1-1156 rif. I p 437 431 6 216 365 66 87 Appr.
7 Nom. Moz. Tancredi e a. 1-1156 II p. 442 398 44 200 278 120 87 Appr.
8 Nom. Moz. Busin e a. 1-1157 441 431 10 216 166 265 87 Resp.
9 Nom. Moz. Pelillo e a. 1-1160 442 429 13 215 270 159 87 Appr.
10 Nom. Moz. Brunetta e a. 1-1162 435 424 11 213 165 259 87 Resp.
11 Nom. Moz. Tabacci e a. 1-1163 rif. I p. 442 406 36 204 286 120 87 Appr.
12 Nom. Moz. Tabacci e a. 1-1163 rif. II p 443 432 11 217 308 124 87 Appr.
13 Nom. Moz. Pastorino e a. 1-1166 443 422 21 212 112 310 87 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-1167 442 431 11 216 166 265 87 Resp.
15 Nom. DocXXIII,9-Ris Bratti e a 6-199rif 429 428 1 215 428 83 Appr.
16 Nom. Doc XXIII,11 -Ris Bratti e a 6-200 446 446 224 446 81 Appr.
17 Nom. Moz. Bordo F. e a - 1-1091 pI rif. 425 424 1 213 424 80 Appr.
18 Nom. Moz. Bordo F. e a - 1-1091 pII 424 423 1 212 379 44 80 Appr.
19 Nom. Moz. Carinelli e a - 1-1152 rif. 420 420 211 419 1 80 Appr.
20 Nom. Moz. Tullo e a - 1-1153 422 394 28 198 394 80 Appr.
21 Nom. Moz. Caparini e a - 1-1158 424 403 21 202 403 80 Appr.
22 Nom. Moz. Garofalo e a - 1-1159 p.I 424 423 1 212 423 80 Appr.
23 Nom. Moz. Garofalo e a - 1-1159 p.II 424 423 1 212 411 12 80 Appr.
24 Nom. Moz. Fauttilli e a - 1-1161 427 427 214 427 80 Appr.
25 Nom. Moz. Biasotti e a - 1-1164 rif. 428 428 215 428 80 Appr.
26 Nom. Moz. Segoni e a - 1-1165 rif. 422 420 2 211 420 80 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Moz. Iannuzzi C. e a - 1-1168 rif. 422 421 1 211 421 80 Appr.