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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 567 di giovedì 11 febbraio 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Artini, Biondelli, Boccia, Michele Bordo, Bueno, Chaouki, Cirielli, Covello, Crippa, Damiano, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Gregorio Fontana, Galati, Guerra, Lauricella, Locatelli, Lupi, Manciulli, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Portas, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Scotto, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centootto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione delle mozioni Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri n. 1-00966, Baldassarre ed altri n. 1-01143, Parisi ed altri n. 1-01144, Rampelli ed altri n. 1-01149 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01150 concernenti iniziative in merito al rispetto dei diritti umani in Corea del Nord, nonché in relazione alla politica degli armamenti di tale Paese (ore 9,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri n. 1-00966 (Ulteriore nuova formulazione), Baldassarre ed altri n. 1-01143, Parisi ed altri n. 1-01144, Rampelli ed altri n. 1-01149 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01150 concernenti iniziative in merito al rispetto dei diritti umani in Corea del Nord, nonché in relazione alla politica degli armamenti di tale Paese (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 8 febbraio 2016, sono state presentate le mozioni Baldassarre ed altri n. 1-01143, Parisi ed altri n. 1-01144, Rampelli ed altri n. 1-01149 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01150 e un'ulteriore nuova formulazione della mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri n. 1-00966, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

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(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. La mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri n. 1-00966 è accettabile, con una piccola riformulazione che penso sia stata già integrata...

  PRESIDENTE. Accettabile nel senso che il Governo la accetta, quindi il parere è favorevole ?

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Sì, il parere è favorevole.
  Sulla mozione Parisi ed altri n. 1-01144 il parere è favorevole con riformulazione...

  PRESIDENTE. La mozione Baldassarre ed altri n. 1-01143 ?

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. La mozione Baldassarre ed altri n. 1-01143... ce le ho messe in disordine, mi scusi Presidente. Sulla mozione Baldassarre ed altri n. 1-01143, il parere è favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: subito dopo le parole «impegna il Governo», sostituire le parole «adottare iniziative» con le parole «a svolgere pressioni», poi continua con le parole «politico-diplomatiche nei confronti del Governo della Repubblica popolare cinese»; dopodiché inserire le parole «, in raccordo con l'azione dell'Unione europea,» poi continua con la parola «affinché»; dopodiché aggiungere la parola «Pechino» e poi continua così come è scritta, ossia «assuma tutte le iniziative necessarie, inclusa eventualmente (...)» e così via.
  Per quanto riguarda la mozione Parisi ed altri n. 1-01144, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: nella premessa, al terzo capoverso, che inizia con le parole «il regime di Pyongyang (...)», dopo le parole «2016 -» sostituire le parole «ha lanciato un razzo verso l'area di Okinawa» con le parole «ha messo in orbita un satellite artificiale utilizzando un missile balistico»...

  PRESIDENTE. Sarebbe il quinto capoverso...

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Io ce l'ho al quarto.

  PRESIDENTE. Forse è una formulazione precedente ? Perché nella mozione stampata che è quella...

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Comunque, è il capoverso che inizia con le parole «il regime di Pyongyang ha dato il via a un'altra operazione missilistica quando – alle ore 1.31 italiane di domenica 7 febbraio 2016 -» dopo le quali, sostituire le parole «ha lanciato un razzo verso l'area di Okinawa» con le parole «ha messo in orbita un satellite artificiale utilizzando un missile balistico»; questa è l'aggiunta, poi prosegue così come è scritta «violando ulteriormente la normativa internazionale» per poi concluderla qui, espungendo le successive parole «sul lancio verso territori stranieri come sottolineato dal Premier Giapponese Shinzo Abe».
  Per quanto riguarda il dispositivo, al primo capoverso, dopo le parole «ad attivarsi in tutte le sedi istituzionali nazionali ed internazionali, al fine di contrastare e limitare la pericolosa progressione di» sostituire le parole «atti militari» con le parole «attività balistiche e di proliferazione nucleare», poi prosegue con le parole «in una zona del mondo già resa delicata»; al secondo capoverso, dopo le parole «a sostenere, per quanto di competenza», espungere la restante parte del capoverso e sostituirla con le parole «la ripresa e l'avanzamento del dialogo intercoreano e le iniziative volte alla stabilizzazione Pag. 3e alla denuclearizzazione della penisola coreana»; il capoverso successivo, dopo le parole «ad adoperarsi», sostituire le parole «nel condannare fermamente le» con le parole «nell'ambito dei pertinenti fori multilaterali cui l'Italia partecipa, ai fini della ferma condanna delle» e poi prosegue con le parole «violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime di Pyongyang e a intervenire, per quanto di competenza,» dopo le quali aggiungere le parole «nel contesto dell'azione portata avanti dall'Unione europea in collaborazione con i principali partner regionali asiatici» ed espungere le parole «presso il Governo della Repubblica popolare di Corea» e poi prosegue come già scritta.
  Per quanto riguarda la mozione Rampelli ed altri n. 1-01149, il parere è favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: al primo capoverso, dopo le parole «ad esprimere» aggiungere le parole «, in coordinamento con i principali partner internazionali,» poi prosegue con le parole «una chiara posizione di condanna», dopo le quali espungere le parole «nei confronti della Corea del Nord e comunque di tutti quegli Stati che si rendono responsabili di» ed inserire la parola «delle»; quindi prosegue con le parole «violazioni dei diritti umani», dopo le quali aggiungere ancora le parole «in Corea del Nord» e poi prosegue con le parole «, stigmatizzando le restrizioni (...)» e così via. Al secondo capoverso, dopo le parole «ad assumere,» sostituire le parole «anche in collaborazione con le competenti istituzioni dell'Unione europea, ogni iniziativa opportuna per» con le parole «iniziative coordinate in sede europea volte a», dopodiché la parola «promuovere» rimane, e dopo sostituire le parole «un più elevato grado di democraticità» con le parole «il rispetto dei diritti umani», poi prosegue con le parole «in Corea del Nord,»; dopodiché sostituire le parole «in primo luogo» con la parola «anche», poi si prosegue con le parole «attraverso la promozione di un»; dopodiché espungere la parola «tempestivo» e poi prosegue come è già scritta fino alla fine del capoverso. Al successivo capoverso, espungere le parole «in particolare» e nessuna aggiunta. Al capoverso successivo, che inizia con le parole «a sostenere ogni iniziativa», dopo le parole «con riferimento» sostituire le parole «alla produzione di armamenti nucleari e di armi chimiche o batteriologiche, affinché possano essere realizzate la pace, la sicurezza e la stabilità nella regione» con le parole «alla sfida posta dai test nucleari e missilistici al Trattato di non proliferazione nucleare, alla pace ed alla sicurezza internazionale e alla stabilità della regione».
  Infine, per quanto riguarda la mozione di Gianluca Pini ed altri n. 1-01150, il parere è favorevole con la seguente riformulazione del secondo e terzo capoverso del dispositivo. Al secondo capoverso, sostituire le parola «vincolare la» con le parole «valutare, anche in relazione alla», poi rimangono le parole «concessione futura», dopodiché aggiungere le parole «di aiuti», poi prosegue con le parole «alla Corea del nord»; espungere poi le parole «di qualsiasi aiuto a» e prosegue con le parole «i progressi»; dopodiché sostituire le parole «tangibili e verificabili internazionalmente del rispetto» con le parole «in ambito», dopodiché espungere la parola «dei» e lasciare le parole «diritti umani da parte delle locali autorità».
  Quindi, il testo scorre così: «a valutare, anche in relazione alla concessione futura di aiuti alla Corea del Nord, i progressi in ambito diritti umani da parte delle locali autorità».
  L'inizio del capoverso successivo, che inizia con le parole: «ad assumere in ambito internazionale», rimane uguale. Alla seconda riga, dopo la parola: «opportune», sostituire le parole: «ad indurre», con le parole: «per obbligare», e dopo le parole, che restano: «la Corea del Nord a rinunciare», sostituire le parole: «alle proprie ambizioni nel campo della proliferazione nucleare e delle tecnologie missilistiche», con le parole: «a tutte le armi nucleari ed ai programmi nucleari e missilistici esistenti in maniera completa, verificabile ed irreversibile».

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  PRESIDENTE. Grazie. Con l'augurio che i presentatori abbiano preso buona nota delle riformulazioni, anche nella loro complessità, e che non si debba, poi, ripercorrere tutto questo meccanismo di riformulazioni una seconda volta.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. La mozione che abbiamo sottoscritto lo scorso luglio arriva alla discussione del Parlamento in un contesto di estrema attualità. È dell'inizio di questa settimana la notizia che la Corea del Nord avrebbe riacceso il reattore nucleare ed è di martedì la decisione dei leader della Corea del Sud, del Giappone e degli Stati Uniti di lavorare insieme per far sì che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adotti sanzioni più dure contro la Corea del Nord alla luce dell'ultimo lancio di una testata a lungo raggio. Una preoccupante corsa al riarmo, che viene accompagnata dal perdurare delle massicce e gravi violazioni dei diritti umani – crimini contro l'umanità compresi – che continuano ad essere commesse nel Paese.
  Nel marzo del 2014, una risoluzione del Consiglio dell'ONU ha espresso una ferma condanna ed il Parlamento europeo ha approvato diverse risoluzioni nelle quali si chiede di mettere fine agli abusi perpetrati ai danni della popolazione, cessando le esecuzioni, le torture, i lavori forzati e garantendo ai cittadini l'accesso all'assistenza alimentare. Invano.
  Con l'avvento al potere di Kim Jong-un, succeduto al padre Kim Jong-il, la situazione sembra addirittura peggiorata. Il dramma di quella popolazione ci è stato raccontato, durante la sua audizione in Commissione affari esteri, da Shin Dong-hyuk, esule nordcoreano fuggito dal campo di prigionia quando aveva ventitré anni. Questa testimonianza diretta si aggiunge alla documentazione di numerosi organismi internazionali che hanno provato l'esistenza di almeno sei campi di concentramento, con oltre 15 mila prigionieri politici ed altri detenuti, per un numero totale di prigionieri stimabile attorno alle 200 mila unità. Non possiamo far finta di niente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, in questi ultimi mesi, abbiamo assistito, nella parte estrema orientale del mondo, ad una escalation di fatti che ci porta a ritenere quanto sia preoccupante la posizione tenuta dal regime nordcoreano sul lancio di missili e sulle sperimentazioni atomiche.
  Le notizie delle ultime ore ci confermano quanto queste azioni destabilizzino la sicurezza regionale e minino gravemente gli sforzi internazionali per la non proliferazione nucleare. I colloqui a sei sul programma nucleare della Corea del Nord, che coinvolgono Corea del Sud, Corea del Nord, Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone, sono in una situazione di stallo dalla fine del 2008 ed è evidente quanto il perpetuarsi di questa situazione rappresenti motivo di forte preoccupazione per la comunità internazionale.
  In questo quadro, ci sono alcuni Paesi limitrofi che potrebbero svolgere un ruolo determinante nella deterrenza dell'uso di armamenti da parte del regime nordcoreano: ci rivolgiamo, in particolare, al ruolo della Cina. È un argomento scomodo di cui si parla poco, ma è innegabile come la Cina rappresenti una figura cardine per la Corea del Nord, sia per i suoi legami commerciali e militari, sia per la parte degli aiuti alimentari ed energetici che fornisce.
  Un'azione del nostro Paese, in tutte le sedi diplomatiche e, in particolare, presso l'ONU, si rende ancora più necessaria proprio alla luce del ruolo che questo Paese rappresenta all'interno di questa regione.Pag. 5
  Contemporaneamente noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie guardiamo con angoscia la situazione interna al regime nordcoreano. I sostenitori dei diritti umani concordano sul fatto che, sessant'anni anni dopo la pubblicazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, essa rappresenti in quel Paese ancora un sogno più che una realtà. Molti dei diritti umani e delle libertà civili in Corea del Nord sono gravemente violati e, de facto, non rispettati dallo Stato, sebbene la Costituzione, anche lì, li garantisca. Non c’è libertà di parola, i media sono strettamente controllati, lasciare il Paese o muoversi al suo interno risulta praticamente impossibile.
  Il lavoro della Commissione d'inchiesta dell'ONU sui diritti umani ha portato alla pubblicazione di un rapporto terrificante sullo stato dei diritti in Nord Corea: le responsabilità – si sottolinea nel rapporto – sono molteplici, ma alla fine riconducibili ai più alti livelli del regime, che, coscientemente, pone in uno stato di sudditanza estrema la popolazione, perseguendo duramente e senza alcun rispetto per trattati e convenzioni internazionali ogni forma percepita di dissenso.
  È incredibile, si registrano, inoltre, casi di tortura e altri maltrattamenti o pene crudeli, degradanti, inumane, esecuzioni pubbliche, detenzioni arbitrarie e senza processo, assenza di dovuti processi o dell'applicazione della legge, l'uso della pena di morte per reati politici, l'esistenza di un gran numero di campi di prigionia e l'uso esteso di lavoro forzato.
  Tutto questo ci porta a ritenere come il nostro Governo abbia il dovere di farsi carico in tutte le sedi internazionali di un'azione diplomatica, che porti a bloccare la pericolosa escalation militare in una regione già resa fragile da dispute territoriali. Contemporaneamente, sarà necessario condannare le violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Corea del Nord, intervenendo, per quanto possibile, presso il Governo della Repubblica democratica popolare di Corea, affinché possano cessare al più presto le gravi violazioni dei diritti umani compiute in quel Paese.
  Pertanto, noi di ALA, voteremo favorevolmente a tutte le mozioni che andranno in quella direzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Molto brevemente, al netto delle valutazioni che si possono fare sulla Corea del Nord, ampiamente trattate da tutti e dalla stampa – non ci sono eccezioni da fare sulla posizione da prendere – oltre a valutare favorevolmente la riformulazione fatta dal Governo – anzi, sinceramente anche l'aggiunta dell'impegno integrato europeo è qualcosa che accresce l'impegno che abbiamo inserito nella mozione – quello che abbiamo fatto come Alternativa Libera-Possibile è chiedere un impegno preciso, al netto di tutte le organizzazioni internazionali, verso l'unico attore che nell'area ha un ruolo fondamentale nei confronti della Corea del Nord, che è la Cina.
  La Cina ha fatto da sola, nel primo momento di questa escalation, quando la Corea del Nord ha iniziato a testare la propria potenza missilistica, un'azione, cioè togliere l'energia elettrica alla Corea del Nord per tre giorni. Ecco, questo è l'unico Paese che, al netto delle dichiarazioni di tutti i Paesi dell'area, ha effettivamente la forza di poter rallentare o, comunque, bloccare questo tipo di escalation. Escalation che, sì, è in Corea del Nord, ma anche in tutta quell'area del Pacifico o, comunque, dell'Oriente; vi è effettivamente negli ultimi anni un incremento di armamenti e di potenza militare massiccio da parte della Cina e del Giappone, che, peraltro, ha cambiato anche la sua Costituzione, abilitandosi ad eventuali missioni internazionali, da parte di tutti gli attori che sono in quell'area, anche la Corea del Sud.
  Io penso che l'impegno verso la Repubblica popolare cinese sia l'unico impegno Pag. 6– oltre, ovviamente, agli impegni internazionali, e per questo voteremo anche a favore delle altre mozioni, anche come riformulate – che effettivamente può portare un rallentamento della paura di una guerra in quell'area.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà. No, onorevole Nastri.

  GAETANO NASTRI. Presidente, l'ultimo...

  PRESIDENTE. C’è però un problema di coordinamento, perché voi iscrivete una persona ad intervenire in dichiarazione di voto e ne parla un'altra. Va benissimo, però fatelo sapere un po’ prima. Comunque prego.

  GAETANO NASTRI. Presidente, l'ultimo avvenimento avvenuto alle prime ore dello scorso 7 febbraio da parte della Corea del Nord, relativo al lancio del missile a lunga gittata, definito dalla comunità internazionale dell'ONU un'intollerabile provocazione, che ha deciso di adottare una nuova risoluzione, che contenga sanzioni significative in tempi rapidi, rappresenta l'ennesima conferma della provocazione che uno degli ultimi più efferati regimi di stampo comunista rivolge al mondo intero. Si tratterebbe di un vettore che avrebbe trasportato in orbita un satellite; per il comando strategico degli Stati Uniti è invece un modo per camuffare un test compiuto nell'ambito del programma di sviluppo di un missile balistico intercontinentale, un armamento vietato dall'ONU ai nordcoreani, che potrebbe essere in futuro addirittura in grado di raggiungere la costa americana. Se fosse vera l'interpretazione americana, sostenuta anche da Giappone e Corea del Sud, che hanno reagito condannando il fatto, si tratterebbe di una seconda e smaccata violazione delle regole imposte al Paese dall'ONU, dopo che l'8 gennaio un comandante supremo delle Forze armate aveva dato l'ordine di effettuare il test di una bomba H, una tecnologia atomica avanzata, tanto che si ritiene che la Corea del Nord in realtà non sia ancora in grado di svilupparla per armare un missile. Di questo Paese, il meno accessibile del mondo, dalla mancanza di libertà, allo scarsissimo rispetto per i diritti umani, che assai poco concede agli altri Stati in fatto di scambi, le democrazie occidentali hanno spesso sottovalutato la gravità delle condizioni generali in cui vive il popolo coreano, di certo in profonda miseria e nell'illusione che il resto del mondo sia un posto ancora più brutto. Pertanto, con la mozione oggi all'esame, il Parlamento italiano affronta una questione di politica internazionale divenuta urgente e necessaria proprio a seguito dell'ultima provocazione, che apre un'importante e profonda discussione nell'ambito della comunità internazionale, sulla situazione esistente nella Corea del Nord, l'esempio più evidente dell'eredità che la guerra fredda ha lasciato al mondo odierno. Un Paese in cui è difficile entrare e ancora più complicato uscire, che ama esibire il suo esercito durante le parate, dalle incredibili coreografie umane disegnate per incantare e spaventare.
   La Corea del Nord è uno Stato carcere, con decine di campi di lavoro, in cui si trovano decine e decine di migliaia di persone, secondo alcune stime due ogni duecentocinquanta abitanti, detenuti in condizioni estreme, spesso senza aver commesso alcun reato, se non quello associativo di essere parenti o amici di oppositori o presunti oppositori. Questa detenzione per associazione colpisce famiglie intere, il cibo scarseggia, le condizioni di lavoro sono estenuanti e le torture e le punizioni all'ordine del giorno. Un ex funzionario di sicurezza ha raccontato di detenuti costretti a picchiarsi tra loro e a scavarsi la fossa prima di essere uccisi e di donne stuprate e poi scomparse.
   Pertanto, signor Presidente, colleghi, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale sostiene convintamente ogni iniziativa urgente necessaria in ambito internazionale, affinché si possa intervenire al fine di bloccare la pericolosa escalation militare in quella regione, già resa fragile da dispute Pag. 7territoriali, con la contemporanea presenza di tre potenze nucleari, come la Cina, la Russia e gli Stati Uniti, e al contempo di porre in essere ogni iniziativa in ambito europeo e mondiale affinché si intervenga con sanzioni pesanti nei riguardi della Corea del Nord, al fine di interrompere immediatamente i continui e ripetuti sensi di sfida alla comunità internazionale e soprattutto agli Stati Uniti d'America.
  Le minacce alla Corea del Sud e le condizioni disumane a cui è sottoposto il popolo nordcoreano impongono pertanto un'attenta analisi da parte delle istituzioni internazionali preposte come l'Unione europea e l'ONU. Anche l'Italia deve fare la sua parte in ogni contesto, sostenendo forte e chiaro che occorre porre fine al regime comunista che è diventato oggi una vera minaccia per il mondo pacifico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, è stato ricordato che, con una risoluzione del 28 marzo 2014, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nella sua sezione dei diritti umani ha condannato la Corea del Nord per le sistematiche massicce e gravi violazioni dei diritti umani, crimini contro l'umanità compresi, che continuano ad essere commesse nel Paese. Centinaia di migliaia di persone – come denunciato più volte da Amnesty International e confermato di recente dal rapporto della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Corea del Nord – sono detenute in campi di prigionia politica e in altre strutture detentive del Paese. Il testo riporta testimonianze dirette e indirette che hanno fatto luce su un Paese definito «senza paragoni nel mondo contemporaneo» dal giudice australiano Michael Kirby, che ha guidato il lavoro della Commissione d'inchiesta ONU. Le responsabilità – si sottolinea nel rapporto – sono molteplici, ma alla fine riconducibili ai più alti livelli del Governo, che coscientemente pone in uno stato di sudditanza e paura estrema la popolazione, perseguendo duramente e senza alcun rispetto per trattati e convenzioni internazionali, ogni forma di dissenso o comportamenti giudicati anormali o anche solo stravaganti.
  Dal 2008 al 2013 sono state circa 1.400 le esecuzioni pubbliche in Corea del Nord, esattamente 1.382 secondo i dati compilati dall'Istituto coreano per la riunificazione. Cifre e circostanze delle esecuzioni capitali sotto la dinastia dei Kim emergono dall'ultimo dossier sullo stato dei diritti umani nella Repubblica democratica popolare di Corea, pubblicato dal Centro studi legato al Governo di Seul. Le informazioni si basano principalmente sulle testimonianze e i racconti di circa 200 esuli e disertori nordcoreani, raccolti tra il 2008 e il 2014. Il citato rapporto, presentato a febbraio dello scorso anno dalla Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Corea del Nord, aveva comunque già fatto emergere nel dettaglio, se ancora ce ne fosse stato bisogno, le sistematiche violazioni in atto nel Paese: dalle migliaia di prigionieri rinchiusi nei campi di detenzione, spesso detenuti senza processo, alla violazione dei diritti di parola, di religione, di movimento, fino alle sparizioni forzate e alla negazione del diritto al cibo. È la stessa fotografia del Paese data dall'ultimo rapporto del think-tank sudcoreano citato. Come scrivono gli autori del documento dell'Istituto per la riunificazione, le evidenze cozzano con quanto dichiarato dal regime stesso in una recente relazione, presentata proprio all'ONU, nella quale Pyongyang sostiene di ricorrere alla pena capitale soltanto in casi eccezionali.
  Secondo il Libro bianco del Centro studi di Seul, i motivi per i quali si rischia di finire davanti a un plotone sono i più disparati: si parla, ad esempio, di nordcoreani giustiziati per aver guardato DVD di sceneggiati importati di contrabbando: un gran numero di esecuzioni sono invece legate al traffico di droga, così come molte sentenze sono legate a crimini contro il regime. In generale, la pratica delle esecuzioni pubbliche è considerata un modo Pag. 8per tenere a bada la popolazione, una sorta di avvertimento a non andare contro il regime. Non a caso, il picco delle esecuzioni pubbliche si è avuto tra il 2008 e il 2009, quando i casi documentati furono rispettivamente 161 e 160; gli anni di maggior lavoro per il boia e per i plotoni di esecuzione corrispondono a quelle della malattia di Kim Jong-il. Il 2008 è infatti l'anno nel quale il caro leader, padre di Kim Jong-un, l'attuale leader, venne colto da un ictus che lo tenne a lungo lontano dalla scena pubblica, circostanza che diede luogo e sfogo a indiscrezioni di ogni tipo sulla stabilità del regime e sulla futura successione. Il 2009 fu invece l'anno della disastrosa riforma monetaria, che aveva gettato il Paese nel caos con una drastica svalutazione del won. L'avvicendamento al potere di Kim Jong-un succeduto al padre Kim Jong-il alla fine del 2011, non ha portato alcun miglioramento della situazione dei diritti umani nella Corea del Nord, né ha favorito i rapporti con la comunità internazionale.
   Secondo i dati di Amnesty International per il 2013, si parla di almeno 70 esecuzioni, ossia un decimo delle condanne a morte eseguite in tutto il mondo. Per diventare una nazione forte e prospera, il nuovo leader Kim Jong-un dovrebbe porre fine alla repressione che ha caratterizzato decenni di storia della Corea del Nord e dare priorità a misure efficaci per garantire cibo e cure mediche essenziali all'intera popolazione. Centinaia di migliaia di persone vivono nei campi di prigionia nelle più disumane condizioni immaginabili, fuori dalla vista del resto del mondo e private di quasi tutte le protezioni relative ai diritti umani. Lo ha detto Rajiv Narayan, ricercatore della suddetta organizzazione internazionale sulla Corea del Nord. Michael Kirby, il giudice australiano citato in precedenza, ha denunciato una serie di gravi violazioni di diritti umani e di crimini contro l'umanità commessi contro i prigionieri dei campi nordcoreani, ma anche contro le persone che hanno cercato di lasciare il Paese, contro le persone religiose e la popolazione ridotta alla fame. L'estensione delle violazioni sarebbe tale che Kirby ha ricordato tre precedenti storici: la lotta contro l'ideologia nazista, la calamità rappresentata dall’apartheid in Sudafrica e la crudeltà dei Khmer Rossi in Cambogia. L'annuncio da parte del Governo nordcoreano del lancio di un razzo a lungo raggio, qualche giorno fa, seguito all'esplosione di un ordigno nucleare all'idrogeno lo scorso mese, che ha generato un terremoto, pone anche fortemente la questione della non proliferazione e della riduzione dei rischi di un'apocalisse atomica.
  Sebbene secondo la versione del regime il missile sarebbe servito a mettere in orbita un satellite, gli analisti sono quasi tutti d'accordo che si tratterebbe di una copertura per test balistici. In questo caso ci troveremmo di fronte all'ennesima violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, considerato che il test di gennaio è stato il quarto di una serie iniziata nell'ottobre del 2009. L'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha parlato di grave minaccia alla pace e alla sicurezza dell'intera regione nordorientale dell'Asia; lo testimonia la dura reazione del Giappone, l'allontanamento della Cina, storico alleato della Corea del Nord e suo primo partner commerciale, fornitore di petrolio e gas, in un momento in cui l'economia cinese mostra i segnali di una nuova fase discendente e il Paese sembra essere entrato in un periodo d'incertezza politica. Le tensioni della penisola coincidono, infatti, con un momento delicato dei suoi mercati finanziari, oggetto di un deflusso di capitali internazionali (oltre 6 miliardi di dollari hanno lasciato la Borsa negli ultimi tre mesi).
  Per tutte queste ragioni, Scelta Civica dichiara il proprio voto favorevole sulla mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri n. 1-00966, che abbiamo sottoscritto, la quale impegna il Governo ad adoperarsi in tutte le sedi internazionali per bloccare la pericolosa escalation militare in Corea del Nord nonché ad intervenire affinché possano cessare Pag. 9al più presto le gravi, gravissime violazioni di diritti umani sopra denunciate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il regime dittatoriale di Kim Jong-un rappresenta, in tutta evidenza, uno dei peggiori rigurgiti dei regimi del XIX secolo. Non si tratta di una rappresentazione come in altri casi che ne fa il blocco occidentale, ma è un regime che non fa nulla per rappresentarsi in modo diverso: basta prendere atto delle evidenze fotografiche oppure delle manifestazioni che fa il bizzarro leader di questo Paese. Campi di prigionia, situazioni di lavoro forzato, esecuzioni sommarie, sono non soltanto delle testimonianze o delle suggestioni che arrivano a noi attraverso i racconti delle persone che riescono a fuggire dal blocco di questo regime durissimo, ma sono ormai delle evidenze che sono all'attenzione della comunità internazionale ormai da tantissimi anni.
  Il regime della Corea del Nord spende la maggior parte dei propri denari e del proprio PIL nella corsa agli armamenti ed evidenza di questo è che sono continui i test balistici missilistici e i test nucleari, tutti in evidente violazione rispetto a quelli che sono i trattati internazionali. Rappresenta, per questa ragione, in tutta evidenza uno dei peggiori regimi dittatoriali che oggi sono presenti nel nostro pianeta.
  C’è stata un’escalation negli ultimi anni con il cambio di regime che porta a vedere anche la Corea del Nord in modo diverso nell'area regionale in cui insiste questo Paese. Kim Jong-un, infatti, agisce ormai da tempo senza nessuna logica politica e senza nessuna logica di alleanza anche nell'area regionale, tant’è vero che gli alleati storici, in primis la Repubblica popolare cinese, hanno iniziato ormai da tempo a considerare questo regime un elemento di forte destabilizzazione e un elemento di forte pericolo per l'area e anche per il pianeta.
  In questo contesto è doveroso evidenziare che, per quello che riguarda, invece, il tema delle sanzioni, ci sono rapporti delle Nazioni Unite e rapporti anche di agenzie indipendenti che riferiscono, ad oggi, di una cattiva attuazione delle sanzioni. Cioè, nonostante sia evidente che questo regime è un regime pericoloso, un regime che agisce continuamente in violazione dei diritti umani, in violazione delle norme internazionali, nonostante questo, molti Paesi continuano a fare affari e continuano ad avere rapporti commerciali, soprattutto per quello che riguarda la fornitura di materiale bellico o fornitura di materiali che possono consentire alla Corea del Nord di continuare la corsa al nucleare.
  Accogliamo perciò volentieri e positivamente, assieme alla nostra mozione su cui giustamente in modo consequenziale preannunziamo il voto favorevole, anche le altre mozioni che sono nella direzione di mettere in mora il regime di Pyongyang.
  Questo in modo particolare con la raccomandazione affinché il Governo italiano si adoperi in tutte le sedi internazionali, in particolare presso l'ONU e l'Unione europea, per far cessare questa pericolosa escalation militare e, in particolare, perché si agisca presso i grandi partner asiatici dell'area affinché, dal punto di vista del peso che hanno in quell'area geografica, possano agire presso il regime di Pyongyang per porre fine al più presto alla sistematica violazione militare.
  Da questo punto di vista – ripeto – noi accogliamo favorevolmente le mozioni che mettono in mora il regime di Pyongyang, come accoglieremo in futuro le azioni che metteranno in mora regimi che praticano esecuzioni capitali e che praticano regolari violazioni dei diritti umani, mozioni o azioni su cui purtroppo anche il nostro Paese e anche i Paesi europei molto spesso sono più timidi quando ci sono forti interessi economici; in modo particolare mi riferisco alla Federazione Russa e mi riferisco ad alcuni Paesi del Golfo, rispetto Pag. 10ai quali siamo, a corrente alternata, capaci di considerarli Paesi capaci di gravi violazioni internazionali e a volte, invece, grandi partner commerciali (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Chiaramente noi accettiamo la riformulazione proposta dal sottosegretario Giro, anche perché l'ultima parte del dispositivo è ancora più pungente, diciamo così, rispetto a quello che era il testo iniziale. Quindi, vediamo e notiamo che c’è un'ampia condivisione sui temi che destano preoccupazione sullo scenario internazionale, anche perché il regime di Pyongyang se inizialmente poteva essere visto, in qualche modo, quasi come uno scherzo nel quadro delle diplomazie, per gli eccessi anche mediatici cui i notiziari internazionali davano appunto segno, adesso invece l’escalation, soprattutto di natura militare e soprattutto da un punto di vista di progetti legati alla dotazione di armi missilistiche nucleari, deve, per forza di cose, ricondurre tutti quanti a una maggiore serietà nel contrasto a questo tipo di escalation.
  Quindi chiaramente, come ho detto prima, noi esprimiamo la stessa preoccupazione che hanno espresso tutti i nostri colleghi, con sfumature diverse nelle varie premesse di tutte queste mozioni che sono in discussione oggi. Accettiamo, come ho detto, la riformulazione ed esprimiamo anche un voto favorevole sui dispositivi di tutte le altre mozioni presentate dai colleghi, chiedendo per le prime due mozioni, però, la votazione per parti separate, non perché nelle premesse ci siano valutazioni di natura politica, diciamo così, non condivisibili, ma preferiremmo astenerci su alcuni passaggi che riguardano, appunto, coinvolgimenti di soggetti politici a livello internazionale, andandoci a concentrare, invece, su quella che è la necessaria presa di distanza rispetto al regime di Pyongyang che è contenuta, appunto, nei dispositivi.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pini. Approfitto per chiederle: le votazioni per parti separate che state chiedendo sulle prime due mozioni riguardano premesse e dispositivo ?

  GIANLUCA PINI. Sì, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Sta bene così, perfetto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Noi parliamo di coscrizione militare obbligatoria sine die, sparizioni forzate, condanne a morte assolutamente arbitrarie, lavori forzati, violazioni di diritti umani perpetua e stiamo parlando in questo caso dell'Eritrea, che poco ha a che fare con la Corea del Nord, anche geograficamente. Però, ho citato questo esempio per dire di un altro Paese che, per esempio, rispetto al nostro stesso Paese e continente ha un'incidenza maggiore, visto che la maggioranza del flusso migratorio in arrivo dall'Africa sulle coste italiane è fatta dalla popolazione dell'Eritrea, per dire di come un po’ in quest'Aula spesso facciamo delle discussioni che sembrano campate in aria, fuori da un contesto globale in cui noi ci muoviamo.
  Lo dico non perché noi non abbiamo sottoscritto la mozione Nicoletti, ma la voteremo come voteremo favorevolmente anche altre mozioni che pongono il tema del rispetto dei diritti umani e della proliferazione nucleare in Corea del Nord, ma perché ovviamente noi stiamo affrontando una discussione in quest'Aula che sembra focalizzare tutta la questione rispetto alla Corea del Nord e non allarga lo sguardo rispetto a quello che sta accadendo nel mondo. Ci sono due grandi temi, due grandi questioni che in questo momento riguardano la discussione che noi oggi facciamo sulla Corea del Nord. La prima è quella che riguarda la violazione continua dei diritti umani; un regime, una dittatura sanguinaria, probabilmente non tra le più potenti, pericolose e ricche del pianeta, perché è evidente che la Corea del Pag. 11Nord non gode di grandi risorse naturali, di grandi risorse economiche che, a differenza di altri regimi, invece gli permettono di rimanere in un contesto totalmente limitato. Molto spesso si ha l'impressione, compreso l'ultimo test missilistico, che si tratti più di una messa in scena rispetto a una reale minaccia e molte volte anche i servizi di sicurezza, sia quelli americani che quelli sud coreani, hanno paventato l'ipotesi che dietro alcuni video ci fossero dei grandi fotomontaggi per cercare di spaventare il pianeta e probabilmente trattare anche qualche risorsa economica che arrivava in Corea del Nord con canali finanziari dalla Cina nei momenti di difficoltà. Penso che noi abbiamo oggi l'esigenza di utilizzare quest'occasione di condannare la Corea del Nord sia per la proliferazione nucleare che per quanto riguarda la violazione dei diritti umani e di provare – è questo il tentativo che stiamo provando a fare in quest'Aula – ad aprire un dibattito, una discussione su che cosa significa oggi la violazione dei diritti umani da una parte e la proliferazione nucleare dall'altra. Si può affrontare il tema della proliferazione nucleare, quindi della corsa agli armamenti, solo rispetto alla Corea del Nord ? Possiamo provare a fare una discussione sul disarmo nucleare e su che cosa significa oggi parlare di disarmo nucleare ? Noi per la prima volta abbiamo di nuovo la corsa agli armamenti nucleari e non guardate solo al tema della Corea del Nord. Considerate che il 90 per cento delle testate nucleari sono ancora in possesso degli Stati Uniti d'America e della Russia e che oggi la condizione geopolitica e le tensioni in Medio Oriente rischiano anche di riaprire una conflittualità che tra i due grandi giganti militari sembrava sopita. Probabilmente mi preoccuperei di più del fatto che gli Stati Uniti d'America hanno già investito 350 miliardi nell'ammodernamento del loro apparato nucleare; mi preoccuperei di più delle previsioni di investimento di 1.000 miliardi nel bilancio americano per l'ammodernamento e l'ottimizzazione del sistema d'armamento nucleare, perché noi rischiamo che sicuramente un disastro nucleare, una guerra nucleare, non verrà scatenata dalla Corea del Nord. Allora forse cogliere l'occasione della condanna dei test missilistici della Corea del Nord per aprire una discussione che dice anche a nostri Paesi alleati che la corsa agli armamenti nucleari è fuori dal tempo e dalla storia e che noi abbiamo bisogno di mettere al bando le armi nucleari nel pianeta, a partire dai Paesi nostri alleati storici, credo sia un tema di discussione che noi dovremmo porre e mi sarebbe piaciuto nella mozione, oltre a mobilitarsi in sede ONU perché si riducano le tensioni nucleari e militari e la Corea smetta di fare i test nucleari, aggiungere una parte in cui c’è scritto dell'impegno del nostro Paese per il disarmo nucleare, per la messa al bando delle armi nucleari nel pianeta. Stessa cosa vale per il concetto dei diritti umani. Io lo voglio dire, la vicenda di questi giorni di Giulio Regeni ha tolto il velo e ci ha lasciato una fotografia nitida di un Paese dove c’è una feroce dittatura militare, dove le più alte cariche del nostro Paese sono andate. Fino ai giorni in cui c'era la tragedia di Giulio Regeni, la nostra Ministra dello sviluppo economico si trovava lì ad osannare il Governo e il regime di al-Sisi, chiudendo gli occhi su tutto quello che invece sono le violazioni dei diritti umani in quel Paese.
  Potremmo fare un lungo elenco degli osanna fatti dal nostro Governo nei confronti di Paesi e di Governi che i diritti umani non sanno nemmeno dove sono, penso all'Arabia Saudita, all'Iran e alla Turchia che, in questi giorni, sta dando prova di grande inciviltà nei confronti soprattutto dei propri cittadini nel sud-est del proprio Paese. Quindi io vorrei che oggi il tema della condanna alla Corea del Nord per la violazione continua di diritti umani e per la corsa agli armamenti nucleari fosse un momento per iniziare un ragionamento in questo Parlamento su che cosa significa tutelare lo Stato di diritto e i diritti umani in tutto il pianeta e su questo impegnare la comunità internazionale e ingaggiare una battaglia dentro le assise internazionali a partire dall'Assemblea generale dell'ONU e cosa significa Pag. 12mettere al bando le armi nucleari e impegnarsi per il disarmo nucleare. Questo è quello che noi chiediamo, pur riconoscendo e votando tutte le mozioni – non proprio tutte, ma la maggior parte delle mozioni – che pongono al centro il tema della condanna nei confronti della Corea del Nord, ma sapendo che è un grande gesto di ipocrisia fare tutto questo clamore per la Corea del Nord e chiudere invece costantemente gli occhi su tutto quello che accade intorno a noi e con Paesi nostri alleati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,52).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, il tema della Corea del Nord è uno di quei temi che dovrebbe unire il Parlamento e su cui per dare maggior forza all'azione del Governo sarebbe stato opportuno avere una mozione unitaria di tutto il Parlamento. Purtroppo questo non è avvenuto ma rimane il fatto che, al di là delle diverse sensibilità che i gruppi hanno, però c’è l'intenzione – mi sembra – unanime di tutti di votare favorevolmente alle mozioni presentate, se non altro nel dispositivo. Questo è anche l'orientamento di Forza Italia, se tutti i gruppi dovessero accogliere le riformulazione del Governo la nostra intenzione è di votare favorevolmente a tutte le mozioni. La Corea del Nord indubbiamente non è un bell'esempio di rispetto dei diritti umani, è sicuramente uno dei regimi peggiori, più cruenti e più cattivi nei confronti del proprio popolo, perché qui non dobbiamo solo vedere il regime da punire, dobbiamo tenere ben presenti anche le sofferenze che milioni di coreani del nord soffrono tutti i giorni, privati anche dei diritti più elementari. Ricordiamo le gravi carestie che ci sono in Corea del Nord, l'accesso al cibo è uno dei dati più drammatici. Certamente, come hanno ricordato alcuni colleghi, non c’è solo la Corea del Nord, ci sono altri regimi e spesso, ahimè, anche in nome di accordi commerciali, si fa finta di non vedere che non esiste il rispetto di diritti fondamentali. Però qui oggi parliamo di Corea del Nord, la condanna rimane ferma, avere a disposizione o tentare di sviluppare un arsenale nucleare in mano a un leader che è inaffidabile sotto ogni punto di vista è qualcosa che minaccia non solo la regione del Pacifico e i vicini, che peraltro sono vicini potenti e anche loro potenze nucleari, Russia e Cina, ma è una minaccia alla stabilità del mondo intero. Dobbiamo essere duri, il Governo italiano deve impegnarsi in tutte le sedi multilaterali e gli attori che sono nell'area, come già stanno facendo – il richiamo che è stato fatto alla Repubblica popolare cinese è assolutamente corretto – devono, essendo più prossimi e quelli con più facilità di dialogo con la Corea del Nord, impegnarsi affinché la minaccia nucleare e gli eccessi di questo regime veramente abbiano termine.
  Noi sosterremo ogni azione diplomatica nelle sedi multilaterali e nelle sedi bilaterali affinché le sofferenze del popolo coreano cessino. Dobbiamo sempre mantenere alta la guardia e non ci possiamo permettere che questo stato di situazioni vada avanti. Per tutti questi motivi voteremo favorevolmente alle varie mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 13

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie Presidente. Le mozioni che sono state presentate qui in Aula denotano una condivisione di intenti e di scopi che il Movimento 5 Stelle sposa in toto, poiché la tutela dei diritti umani e delle dignità sono viste dal nostro gruppo sempre come positive e quindi siamo sempre pronti ad appoggiarle e a votare favorevolmente. Nello specifico non abbiamo presentato una mozione poiché abbiamo letto le altre e ne condividiamo gli scopi ed i principi, tanto più che la nostra proposta di emendamento, che voleva appunto emendare la mozione a prima firma Nicoletti, è stata poi modificata con le modifiche del Governo che hanno interessato poi anche tutte le altre mozioni, nel coinvolgere i maggiori fori internazionali nella promozione dei diritti e della dignità dell'uomo. Per questo motivo il Movimento 5 Stelle voterà favorevolmente a tutte le mozioni se accettate come riformulate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicoletti. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Grazie Presidente. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti, hanno già illustrato ampiamente le motivazioni che ci hanno spinto ad assumere questa iniziativa. Sono lieto che ci sia un'ampia convergenza sulla valutazione preoccupata, preoccupatissima, della situazione che si è creata in Corea del Nord e sulla necessità di assumere delle misure.
  È vero, come hanno ricordato in particolare il collega Palazzotto e altri, che situazioni di violazione dei diritti umani e situazioni di ricorso a politiche autoritarie e totalitarie, rigurgiti di militarismo, politiche di aggressione, infrazione di trattati internazionali sono all'ordine del giorno purtroppo e non riguardano certo solo la Corea del Nord, però questa non può essere una giustificazione per ignorare i casi così gravi e drammatici, che ci sono stati anche direttamente raccontati.
  L'iniziativa che noi abbiamo assunto è anche stata il frutto dell'ascolto, nel corso di una audizione presso la nostra Commissione affari esteri, Sottocomitato per i diritti umani, della testimonianza di Shin Dong-Hyuk, un esule nordcoreano fuggito dal campo di prigionia a 23 anni, in visita nel nostro paese, che è venuto presso le nostre istituzioni a raccontarci quello che lui ha subito e sperimentato, e noi non siamo semplicemente un luogo di ascolto, siamo anche un luogo di iniziativa politica e per questo ci è sembrato doveroso onorare la sofferenza di tante persone e la dignità che hanno saputo conservare, anche in condizioni disumane, trovando la forza per scappare e per rendere testimonianza di fronte al mondo delle violenze subite. Noi riteniamo che tutta questa sofferenza e questa testimonianza andasse onorata. A ciò si è aggiunto poi negli ultimi mesi la preoccupazione, non solo per le violazioni dei diritti umani, ma anche il ritorno ad esperimenti nucleari.
  Giustamente è stato detto che non sappiamo esattamente che significato possano avere, ma questo rappresenta un elemento di grande preoccupazione e di grande inquietudine, che ha suscitato la condanna più ferma da parte della comunità internazionale e delle istituzioni internazionali, dell'Unione europea e del nostro Paese.
  Perché ci preoccupiamo delle violazioni dei diritti umani in un altro Paese ? Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una ingerenza in uno Stato comunque sovrano, ma noi riteniamo che dentro la nostra Repubblica, fin dall'inizio, all'interno della nostra Costituzione, vi sia un modo di intendere la politica che ha posto il rispetto della persona e la costruzione della pace tra gli elementi fondamentali, non solo all'interno dei nostri singoli Paesi, ma anche all'esterno, ammesso che sia ancora corretto parlare di interno ed esterno in un mondo che è sempre più un'unica comunità, per cui forse bisognerebbe parlare di una «politica interna del mondo», Pag. 14per usare una bella espressione di Habermas, più che di una politica interna e di una politica estera. Questo è anche il modo con cui la comunità internazionale, la dottrina internazionale, il diritto internazionale, la migliore pratica delle politiche internazionali cercano di affrontare tali questioni. La sovranità non può essere più intesa come un potere assoluto e arbitrario di disporre della vita e della morte dei propri cittadini, ma va inteso innanzitutto come «responsabilità di proteggere»; con questa bella espressione la comunità internazionale ha voluto definire nella situazione contemporanea il compito della sovranità. Proteggere la vita umana, quindi, e laddove lo Stato sovrano e le autorità di un Paese non sono in grado di proteggere la vita umana, ma al contrario rappresentano una minaccia dell'esistenza stessa delle persone, delle loro libertà fondamentali, questa responsabilità di proteggere sta in capo alla comunità internazionale, che ha il dovere di prendersi cura di tutti gli esseri umani e di intervenire con gli strumenti adeguati per tutelare ogni vita. Questa responsabilità di proteggere noi la vogliamo esercitare attraverso lo strumento principe del diritto, e questo è un altro cardine della politica internazionale del nostro Paese. Sostituire le ragioni della forza alle ragioni del diritto, per questo siamo preoccupati delle violazioni dei diritti umani e siamo preoccupati dell'uso di armi o di sperimentazioni su armi, che rappresentano una minaccia alla pace e una violazione delle convenzioni internazionali.
  È la via del diritto l'unica che può garantire sicurezza alle persone, possibilità per loro di esprimersi liberamente, costruzione della pace. Nel racconto drammatico, che abbiamo ascoltato nella sottocommissione per i diritti umani, quello che ci ha colpito non è stata solo l'esperienza di campi di prigionia in cui la violenza era all'ordine del giorno, in cui l'arbitrio era l'unica regola esistente, nessuna possibilità di conoscere i capi d'accusa, di essere difesi, trovandosi come nuda vita alla mercé della violenza dell'altro, ciò che ci ha colpito era il racconto della fame. Lo hanno già ricordato alcuni colleghi, il regime della Corea del Nord è un regime che affama buona parte dei suoi cittadini.
  L'esperienza della fame è un'esperienza così forte che, quando noi abbiamo chiesto a questo fuggitivo dalla Corea del Nord perché scappa, la motivazione prevalente era quella di cercare del cibo – lo ha riconosciuto con onestà –, tanto era stata ridotta la sua esistenza al bisogno primario di sopravvivere. Ed è questo esattamente che noi dobbiamo condannare nei regimi autoritari, nei regimi totalitari, nei regimi violenti, ossia questa disumanizzazione dell'essere umano, questa sua riconduzione all'essere un animale in cerca di cibo.
  La seconda cosa è stata la rottura delle relazioni primarie. Ci ha raccontato come dentro questi campi di prigionia, ma in generale dentro questa società violenta e totalitaria, le relazioni primarie venissero infrante. Infatti, per avere un po’ più di cibo, per avere un po’ più di pace nessuno esita a denunciare il congiunto più stretto nella speranza di avere qualche cosa di più. Questa rottura delle relazioni primarie, familiari, la denuncia di figli, di padri, di madri per poter sopravvivere è uno dei più gravi pericoli dei regimi totalitari, ossia la distruzione del tessuto delle relazioni sociali e, quindi, non solo la violenza contro un singolo essere umano, ma la violenza contro quel tessuto che rende sempre di nuovo possibile la costruzione dell'umanità, non solo nell'oggi ma anche nel domani. Rispetto a questo noi non possiamo tacere. Noi abbiamo sperimentato nella nostra storia che cosa vogliono dire i regimi totalitari, anche se non di questa brutalità, e proprio questa esperienza ci deve dare l'energia per essere, in ogni parte del mondo, al fianco di chi si batte per i diritti umani.
  La seconda questione riguarda gli esperimenti in campo nucleare. Dopo la spaventosa esperienza della Seconda guerra mondiale, in cui per la prima volta nella storia dell'umanità abbiamo sperimentato la possibilità non solo di dare vita all'umanità, ma di dare morte all'umanità attraverso Pag. 15questi strumenti di distruzione di massa, che non solo colpiscono il nemico, ma annientano ogni forma di vita nel presente e nel futuro, lo sforzo che noi, assieme a tutta la comunità internazionale, stiamo conducendo è quello di limitarli, con tutta la relatività degli strumenti a nostra disposizione, con tutte le contraddizioni che ben conosciamo. Però la comunità internazionale ha fatto dei passi avanti significativi. Penso anche alle recenti trattative con l'Iran, in cui il tema del nucleare è stato all'attenzione della comunità internazionale e in cui di nuovo, pure in presenza di contraddizione, non ci siamo stancati di ricercare possibili intese, nella convenzione che l'utilizzo e la costruzione di questi strumenti sia il male assoluto all'interno della nostra storia comune.
  Per questo noi dobbiamo non solo esprimere la nostra preoccupazione e la nostra condanna, ma chiedere con forza la possibilità di un controllo. Quello che è lo strumento fondamentale, anche a livello internazionale, sia nel campo dei diritti umani che nel campo del controllo del nucleare, è la possibilità di accedere ai Paesi, di avere trasparenza. Questo è quello che la comunità internazionale non deve stancarsi di chiedere. Noi denunciamo non solo le violazioni, ma anche la non disponibilità della Corea del Nord a garantire l'accesso della comunità internazionale e dei suoi rappresentanti per verificare le violazioni dei diritti umani.
  Per questo io ringrazio i colleghi che sono intervenuti, esprimo di nuovo soddisfazione per la convergenza che si è realizzata e raccolgo l'invito che è stato fatto a occuparci non solo di questo caso, ma di tutti i casi di violazione dei diritti umani e di minaccia nei confronti della pace. Spero che dal voto di oggi possa nascere per il Parlamento e per il Governo italiano un nuovo impegno per la pace nella nostra comunità internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Invito i colleghi a prendere posto.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate delle mozioni Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri 1-00966 (Ulteriore nuova formulazione) e Baldassarre ed altri 1-01143, nel senso di votare la premessa separatamente dal dispositivo.
  Come già preannunciato ai gruppi, costituendo la premessa un elemento complementare ed accessorio rispetto al dispositivo, procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti in tutto o in parte approvato, alla votazione della premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri n. 1-00966 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tripiedi, Villarosa, Giuliani, Segoni, Gnecchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  353   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 353).    

  (La deputata Nicchi e la deputata Morani hanno segnalato che non sono riuscite a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri n. 1-00966 (Ulteriore nuova Pag. 16formulazione), limitatamente alla premessa, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marti, Silvia Giordano, Giorgio Piccolo, Gigli, Biasotti, Oliaro, Tacconi, Iori.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  359   
   Votanti  350   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
 350).    

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldassarre ed altri n. 1-01143, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Capua, Malisani, Matarrelli, Librandi, Garavini, Luigi Gallo... Malisani non riesce... Malisani è riuscita, Gelmini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  363   
   Votanti  354   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
 354).    

  (La deputata Morani ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldassarre ed altri n. 1-01143, limitatamente alle premesse, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sibilia, Vezzali, Corsaro, Simoni, Caso. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  373   
   Votanti  355   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
 355).    

  (La deputata Morani ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Parisi ed altri n. 1-01144, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Berretta, Marcon, Sarro, Fossati. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  366   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 366).    

  (La deputata Morani ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01149, con riferimento alla quale i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Pag. 17Governo e, quindi, il parere del Governo si intende contrario alla mozione nella sua interezza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Simoni, Scuvera, Nicoletti, Di Lello, Silvia Giordano. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  373   
   Votanti  345   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  238).    

  (La deputata Morani ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-01150, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita, e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Fanucci, Cesaro, Calabrò, Rotondi, Lupo, Ferraresi... e poi chiudiamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  381   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
 381).    

  (La deputata Morani e il deputato Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00950, Borghi, Alli, Plangger ed altri n. 1-00952, Cominardi ed altri n. 1-01137, Polverini ed altri n. 1-01138 e Paglia ed altri n. 1-01145 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri, in particolare alla luce del recente accordo sottoscritto con la Confederazione Elvetica (ore 10,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00950 (Ulteriore nuova formulazione), Borghi, Alli, Plangger ed altri n. 1-00952 (Ulteriore nuova formulazione), Cominardi ed altri n. 1-01137 (Nuova formulazione), Polverini ed altri n. 1-01138 e Paglia ed altri n. 1-01145 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri, in particolare alla luce del recente accordo sottoscritto con la Confederazione Elvetica (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 8 febbraio 2016, sono state presentate la mozione Paglia ed altri n. 1-01145, una nuova formulazione della mozione Cominardi ed altri n. 1-01137 e un'ulteriore nuova formulazione della mozione Borghi, Alli, Plangger ed altri n. 1-00952, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare – se viene lasciato nelle condizioni di poterlo fare – il Viceministro dell'economia e delle finanze, Luigi Casero, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Nell'esprimere il parere sulle mozioni, permettetemi di svolgere alcune considerazioni su elementi comuni che contengono le varie mozioni e che trovano l'attenzione e l'impegno del Governo ad agire in questo senso.
  Innanzitutto c’è da far notare che l'accordo tra l'Italia e la Svizzera riguarda circa 62 mila cittadini italiani che vivono nelle zone di confine e lavorano in Svizzera, Pag. 18e l'accordo – che sostituirà quello esistente, risalente al 1974 – non è ancora stato firmato dai Governi, né è stato ratificato dai Parlamenti. Pertanto in questo momento, c’è una fase di dibattito e di stimolo, da parte dei Parlamenti, di sollecito a chiarire e a prendere alcune posizioni nell'ambito, poi, della firma e della ratifica dell'accordo.
  Mi sembra utile usare questa sede per chiarire anche alcuni punti che, in realtà, non sono stati ben definiti e che potrebbero, comunque, rendere la situazione più agevole e più definita. Il primo riguarda un tema, che è contenuto nelle varie mozioni e che riguarda i ristorni che vengono fatti ai comuni di confine. C’è la richiesta di un impegno a far sì che l'attuale livello dei ristorni venga mantenuto e che, quindi, questa parte venga ridestinata ai comuni di confine e c’è un impegno del Governo a mantenere questo impegno, nell'ambito della riformulazione della nuova norma e, quindi, a destinare una parte dei fondi ai comuni di confine, per mantenere lo stesso livello di ristorni. Quello è al primo punto.
  Al secondo punto c’è la richiesta a far sì che una parte di questo gettito venga destinato per lo sviluppo sia infrastrutturale, che dei rapporti di interscambio scolastico e formativo fra Italia e Svizzera. Anche per quanto riguarda questo tema, naturalmente, è un impegno che il Governo prende, ossia che nell'ambito della definizione della norma e delle finanziarie future, ci sia un livello di impegno per favorire e sviluppare il livello infrastrutturale, le infrastrutture dei comuni di confine, le infrastrutture di rapporto fra queste aree e le aree della Svizzera.
  Un secondo tema che viene posto è quello relativo al nuovo sistema fiscale che viene determinato, in cui c’è una richiesta che trova il Governo d'accordo e su cui ci sono gli impegni del Governo a far sì che il nuovo sistema fiscale non penalizzi complessivamente i lavoratori frontalieri.
  Su questo c’è un impegno a lavorare e a definire questo tema, riuscendo anche a superare alcune tematiche che ci sono in questo momento: ad esempio, quello relativo alla franchigia di detrazione che hanno i lavoratori frontalieri che stanno oltre i venti chilometri, a portarla, anche all'interno dei venti chilometri a favore dei lavoratori frontalieri, perché, al momento in cui si cambia il sistema complessivo fiscale di rapporto, diventa necessario che anche questi possano avere questa franchigia.
  L'impegno complessivo di intervento su tutto questo porterà al fatto che, nel complesso, non ci sarà una penalizzazione della pressione fiscale su tutto il comparto dei frontalieri. Su questo c’è un impegno del Governo. Nello stesso tempo – poi, riguarderà una singola mozione particolare, quella a prima firma dell'onorevole Polverini –, non ci può essere – chiederemo di stralciare questa parte – l'impegno a ritornare al vecchio sistema del 1974, ma l'impegno che si può prendere è quello di far sì che non ci sia un aggravio, dicevo, della fiscalità complessiva sui frontalieri.
  Un altro tema da chiarire, che è presente nelle varie mozioni, riguarda alcune applicazioni di interventi riguardanti la sanità che sono state attuate in una provincia ed ipotizzate in altre province, dove è stato adombrato il fatto che i frontalieri, non partecipando – qualcuno ha letto così – alla fiscalità italiana, non potevano accedere al Sistema sanitario nazionale in modo gratuito. Su questo facciamo oggi un chiarimento pubblico e, poi, chiaramente, si interverrà con il Ministero della salute per chiarire quella circolare e chiarire la volontà, che in questo momento esiste già anche da parte del Ministero della salute, che, comunque, questi lavoratori appartengono al Sistema sanitario nazionale come tutti gli altri lavoratori italiani.
  Come è necessario fare alcuni chiarimenti, che sono stati inseriti nelle mozioni su cui noi daremo parere favorevole, sul discorso dell'intervento previdenziale e, specialmente, sul secondo binario che veniva pagato dai cittadini, dai lavoratori italiani che lavoravano in Svizzera relativo a fondi che erano stati accantonati e destinati in Svizzera. Anche in questo caso, c’è la necessità di chiarire che questi Pag. 19fondi possono essere chiesti da questi lavoratori alla Confederazione elvetica. Ho visto che alcune mozioni chiedono che venga specificato anche come ottenere questi fondi e le modalità di fruizione degli stessi: penso che sia utile e su questo potremo dare un parere favorevole.
  Come ultimo tema, c’è sicuramente un impegno del Governo a favorire il rapporto e a cercare di superare attraverso accordi bilaterali fra Italia e Svizzera un rapporto formativo e scolastico più stretto e di interscambio più stretto fra i cittadini italiani che vivono nelle fasce di confine e i cittadini svizzeri che vivono nell'altra fascia di confine, in modo tale da far sì che in quest'area, che è un'area con un grande interscambio commerciale e movimento di persone, si possano effettivamente superare una serie di barriere che, in questo momento, esistono e che devono assolutamente essere superate per lo sviluppo, tendenzialmente, di tutte le due aree. Noi su questo ci impegniamo a proseguire e ad insistere nella trattativa.
  C’è un ultimo punto che è contenuto nelle mozioni: si chiede di eliminare qualsiasi attività discriminatoria fatta nel Canton Ticino nei confronti dei lavoratori italiani nel Canton Ticino. Su questo io volevo far notare che, all'interno dell'accordo, c’è una dichiarazione unilaterale fatta dall'Italia, che ha comunque subordinato la firma e il processo di ratifica dell'accordo sui lavoratori frontalieri, all'assenza di ogni forma di discriminazione – io direi anche di salvaguardia protezionistica che viene fatta all'interno della Confederazione elvetica – e all'individuazione di una soluzione eurocompatibile nell'adeguare la legislazione svizzera al risultato del voto popolare sull'iniziativa del 9 febbraio 2014. Su questo c’è un impegno che noi ci siamo già presi, c’è un impegno che stiamo portando avanti ed è già inserito, dicevo, come dichiarazione unilaterale che, comunque, è stata recepita dal Governo elvetico.
  In base a queste considerazioni e visto quello che è stato inserito nelle varie mozioni, nell'esprimere parere favorevole su tutti gli impegni delle mozioni, chiedo solo di poter riformulare la mozione a prima firma Polverini, espungendo, al primo capoverso del dispositivo, le parole: «riportando anzi la tassazione ai paramenti previgenti al rinnovo della Convenzione».
  Espungendo queste parole, io esprimerei parere favorevole su tutte le mozioni per la parte dispositiva, cioè gli impegni, rimettendomi all'Aula per la parte introduttiva e le premesse di tutte le mozioni – poi, sarà l'Aula a decidere cosa fare –, perché queste parti contengono spesso indirizzi e valutazioni diverse sull'azione fatta nella trattativa che, chiaramente, può portare, porta a giudizi completamente contrastanti.
  Quindi, come dicevo, esprimerei un parere favorevole sugli impegni, fatta la citata riformulazione, rimettendomi all'Aula per la parte relativa all'introduzione.

  PRESIDENTE. Viceministro Casero, un chiarimento: lei ha detto che si rimette all'Aula su tutte le premesse, anche su quelle della mozione a prima firma Borghi ? Su quella il parere è favorevole ? È favorevole sulla mozione a prima firma Borghi e si rimette all'Aula su tutte le altre. Perfetto.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ormai, un anno fa, nel febbraio del 2015, il nostro Governo e quello della Confederazione elvetica hanno stilato una roadmap tesa a modificare la Convenzione del 1974, che regola l'imposizione fiscale sui lavoratori frontalieri col fine di evitare la doppia tassazione.
  Sulla scia di quell'intesa, il 22 dicembre scorso il Ministro dell'economia e delle Pag. 20finanze italiano e il competente Segretario di Stato svizzero hanno concluso un accordo che ha l'obiettivo di migliorare l'esistente regime di imposizione fiscale. Il testo di quell'accordo non è ancora noto e non lo sarà fino al momento della firma ufficiale. Crediamo sia giusto, quindi, che il Parlamento torni ad occuparsi della questione dei frontalieri in questo periodo che precede l'entrata in vigore di nuove ed importanti norme.
  Pensiamo vada difeso il lavoro che tecnici, operai e professionisti italiani, ogni giorno, mettono a disposizione del sistema economico svizzero, portando con loro oltre confine competenze e professionalità. I rapporti economici fra Italia e Svizzera, per la loro mole e qualità, devono essere salvaguardati e per farlo la strada maestra è proprio quella di valorizzare l'impegno dei lavoratori frontalieri di entrambi i Paesi.
  I nuovi rapporti tra le istituzioni italiane e svizzere non riguardano certo solo il carico fiscale da imporre ai lavoratori: la partita è certo più ampia. Sappiamo dell'impegnativo dialogo che si è intrapreso per arrivare ad una collaborazione e ad uno scambio di informazioni, fondamentale per combattere l'esportazione di capitali. Questione su cui abbiamo già discusso anche in sede di conversione di decreti inerenti la voluntary disclosure.
  Come detto, non conosciamo ancora i dettagli dell'accordo che i due Paesi sottoscriveranno sostituendo quello del 1974, ma alcune informazioni sono trapelate: la reciprocità dei rapporti fra Italia e Svizzera, la definizione delle aree frontaliere, la definizione di lavoratore frontaliero, che non può essere la stessa usata con gli altri Paesi appartenenti all'Unione europea ed infine, ciò che oggi ci interessa di più, le norme sull'imposizione fiscale.
  Secondo quanto comunicato dal Ministero dell'economia e delle finanze, lo Stato in cui viene svolta l'attività lavorativa imporrà sul reddito da lavoro dipendente fino al 70 per cento dell'imposta risultante dall'applicazione delle imposte ordinarie sui redditi delle persone fisiche. Lo Stato di residenza applicherà le proprie imposte sui redditi delle persone fisiche ed eliminerà la doppia imposizione.
  Vogliamo dare fiducia al Governo sulla materia, che necessitava sicuramente di una riorganizzazione, ma dare un giudizio compiuto è difficile. Possiamo, al massimo, esprimere auspici e questo fanno in sostanza le mozioni che stiamo per votare. L'impostazione che qualcuno ha dato alla discussione è – lasciatemelo dire – preconcetta. Forse, proprio quelle forze che più si sono fatte carico delle vicende relative ai frontalieri, anche e soprattutto per radicamento territoriale, avrebbero potuto impostare diversamente e più proficuamente la loro battaglia.
  La Svizzera è il nono investitore per quantità di capitali investiti nel nostro Paese, mentre l'interscambio economico arriva quasi a 30 miliardi. I lavoratori italiani che tutti i giorni varcano i confini elvetici sono oltre 60 mila. Queste cifre fanno capire la dimensione del fenomeno di cui stiamo parlando e del profondo legame ed interesse che lega questi Paesi. Purtroppo, in Svizzera, negli ultimi anni, c’è stato una recrudescenza dei fenomeni discriminatori nei confronti dei lavoratori italiani: il Canton Ticino ha, per esempio, approvato norme che contrastano con gli accordi che la Confederazione elvetica ha stretto con l'Unione europea in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali.
  Non siamo certo tornati ai tempi di Pane e cioccolata, con uno splendido Nino Manfredi nel film del 1973, ma l'attenzione del Governo non deve mancare neanche su questo tema e il richiamo alla Svizzera, sul rispetto dei trattati cui si è impegnata, deve essere netto.
  In conclusione, il nostro giudizio è sostanzialmente positivo su tutte le mozioni che sono state presentate. Pensiamo oggi si possa arrivare a una posizione unitaria di questa Camera che potrà così dimostrare il proprio sostegno agli italiani e alle italiane che prestano la loro opera lavorativa oltre confine. Il fine che tutti ci dobbiamo porre è quello di non far pesare sulle spalle di lavoratori e lavoratrici i Pag. 21nuovi equilibri che si stanno delineando tra il nostro Paese e la Confederazione Elvetica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà. Colleghi però se abbassiamo un po’ il tono della voce riusciamo a sentire anche quelli che intervengono. Prego, onorevole.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. I recenti accordi tra Italia e Svizzera sull'imposizione fiscale dei lavoratori italiani che lavorano alla Confederazione elvetica, prevalentemente nel confinante Canton Ticino, la cui intesa tra rispettive delegazioni governative dovrà prima essere firmata con un trattato e poi ratificata dai rispettivi Parlamenti affinché possa entrare in vigore, segue l'intesa siglata lo scorso 2015 tra i due Paesi, che modifica la Convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni. L'Accordo ha una portata ben più ampia dello scambio di informazioni a scopo fiscale; i due Paesi hanno infatti sottoscritto una road map per il proseguimento del dialogo sulle questioni finanziarie e fiscali, che segna una netta evoluzione dei rapporti reciproci all'insegna di una rafforzata, costruttiva e collaborativa cooperazione e contiene un chiaro impegno politico in merito a diversi aspetti centrali delle relazioni bilaterali.
  In questo contesto, la tassazione dei frontalieri, che modifica l'imposizione fiscale sui lavoratori italiani occupati in aziende elvetiche, prevede che la Svizzera tratterà il 70 per cento dell'imposta alla fonte applicata sulla retribuzione dei frontalieri, ma beneficerà della cancellazione dei ristorni. Le autorità elvetiche infatti erano obbligate dall'accordo del 1974 a trasferire il 38 per cento dell'imposizione sui lavoratori italiani nei loro comuni di residenza, nel caso in cui fossero situati entro 20 chilometri dal confine. In questo modo, la Confederazione elvetica potrà incassare l'8 per cento di imposte in più rispetto ad ora. Per l'Italia invece è previsto che aumenterà la pressione fiscale sui frontalieri che risiedono all'interno della fascia di confine; ai lavoratori italiani sarà applicata la stessa imposta IRPEF che vale per i frontalieri che risiedono a più di 20 chilometri dal confine elvetico. I cambiamenti per i frontalieri residenti nella fascia di confine che sono la maggior parte degli oltre 60.000 italiani che lavorano in Svizzera, concentrati nelle province di Varese, Como e Verbania sarà però graduale, sempre che l'accordo siglato sia rispettato nella ratifica parlamentare.
  L'Italia ha ottenuto che l'aumento dell'imposizione fiscale sui frontalieri sia introdotto in un arco temporale particolarmente lungo, circa dieci anni. La nuova tassazione scatterebbe dal 2018 e porterà a una riduzione del netto piuttosto rilevante, tra il 15 e il 20 per cento, nel previsto 2018, tuttavia è previsto che i frontalieri potranno però beneficiare delle riduzioni IRPEF previste dalle normative italiane, come gli interessi sul mutuo. Ricordo inoltre come l'Italia ha poi chiesto alla Svizzera di vincolare l'accordo a due clausole di garanzia; la prima è la non discriminazione dei lavoratori frontalieri; la seconda è invece relativa all'intesa tra la Confederazione Elvetica e l'Unione europea. Il 9 febbraio del 2014 gli svizzeri hanno approvato un referendum che chiedeva il contingentamento dell'emigrazione comunitaria, in evidente contrapposizione alla libertà di circolazione che la Svizzera aveva adottato con i trattati bilaterali con l'Unione europea. Da più di un anno e mezzo, il Governo di Berna sta cercando di trovare una mediazione che, per ora, appare ancora impossibile, per rispettare l'esito del referendum e i vincoli europei.
  In questo quadro, le mozioni all'esame dell'Aula intervengono attraverso la richiesta di una serie di impegni nei riguardi del Governo, per la verità abbastanza articolati e differenti tra di essi. La necessità di assumere iniziative volte a prevedere che nel nuovo regime fiscale siano puntualmente disciplinati i ristorni dei frontalieri verso i comuni italiani di residenza, con la certezza dell'ammontare dei ristorni e delle modalità di distribuzione per salvaguardare i comuni di frontiera appare indubbiamente condivisibile, così come gli Pag. 22interventi che impegnano il Governo a monitorare, verificando che il nuovo sistema fiscale non contempli condizioni fiscali che siano più sfavorevoli per i lavoratori frontalieri, costituiscono misure che noi di Fratelli d'Italia non possiamo non condividere.
   Nella tendenza alla crescente fiscalizzazione dei sistemi di sicurezza sociale in atto nella maggioranza degli Stati membri, l'interazione tra i regimi di imposizione diretta e il finanziamento di sistemi nazionali di sicurezza sociale costituisce il problema forse principale e specifico del lavoro frontaliero, nel caso in cui i contributi sociali sono versati in un Paese e le imposte in un altro.
  Pertanto, può accadere che un frontaliero debba pagare due volte per la sicurezza sociale. Al riguardo, occorrerà che il Governo italiano vigili attentamente affinché i lavoratori e le imprese transfrontaliere italiane siano adeguatamente tutelate e salvaguardate in materia fiscale e di accordi di libera circolazione ed eviti un'altra beffa, come è accaduto nel nostro passato, in cui indubbiamente il nostro modo di fare sistema e di esaltare gli interessi italiani spesso è stato disatteso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Presidente, prima di entrare nei termini tecnici della mozione, credo che sia necessaria una premessa e un cappello di tipo – diciamo così – politico. Che il Parlamento italiano, che il Parlamento di Roma si occupi finalmente di una questione considerata marginale, oggettivamente di confine, e lo dice la parola stessa, è un fatto nuovo, direi inedito, e ciò evidentemente avviene grazie al fatto che la Lega Nord ha chiesto e ha ottenuto di portare all'esame dell'Aula un trattato che è stato discusso non dico nelle segrete stanze, ma che, in buona sostanza, non ha avuto l'attenzione da parte del Governo nazionale sufficiente per tutelare quella che viene considerata una categoria, una popolazione – seppure delle dimensioni che sono state ricordate nel corso del dibattito (62 mila lavoratori) – che, per quanto riguarda le zone di confine, comunque è da considerarsi rilevante e strategica.
   Allora, tocca a noi, è toccato a noi, risvegliare l'attenzione della politica nazionale e del Governo nazionale su una questione definita di dettaglio o marginale: questa è la prima considerazione. La seconda considerazione: a noi è sembrato che questa disattenzione della politica nazionale non fosse in qualche modo riconducibile semplicemente alla marginalità, al fatto che qui siamo al confine dello Stato e che quindi a Roma può interessare relativamente poco quello che succede a Como, Sondrio, Varese, Lecco o nel Verbanio-Cusio-Ossola. No, non è semplicemente questo. Purtroppo, questa vicenda, che riguarda decine di migliaia di lavoratori e le loro famiglie, è stata inserita nel dossier molto più interessante e molto più importante del Governo, per quanto riguarda il Governo di Roma, che riguarda la revisione delle doppie imposizioni e tutta la questione, diciamo così, di carattere meramente finanziario, che in qualche modo poteva essere interessante per il Governo nazionale, con riferimento all'emersione dei capitali in Svizzera e quindi alle rinvenienze finanziarie. Il dubbio e il sospetto che noi abbiamo avanzato – e per cui abbiamo portato all'attenzione dell'Aula questo trattato – è che in qualche modo, surrettiziamente, implicitamente, di nascosto, per intenderci, ci sia stato uno scambio, uno scambio che evidentemente non possiamo accettare perché è immorale, rispetto a un cedimento da parte della Confederazione Elvetica sulle norme che riguardano le banche, il segreto bancario, i depositi e gli interessi dei lavoratori, cioè dei frontalieri che quotidianamente si recano nella Confederazione Elvetica per motivi di lavoro.
   Allora, se questo scambio surrettiziamente è stato fatto, e cioè che il Governo italiano di Roma ha portato a casa benefici sotto l'aspetto finanziario, sacrificando Pag. 23gli interessi dei 62 mila lavoratori e delle loro famiglie, riteniamo questo scambio immorale e inaccettabile.
   Terza questione: noi non voteremo favorevolmente sulle premesse e neppure sulle singole parti dei dispositivi – sono due o tre e le richiameremo puntualmente – nelle quali in qualche modo viene messo sotto processo il Canton Ticino e in particolare il popolo del Canton Ticino, che, attraverso lo strumento democratico molto conosciuto dalla Confederazione Elvetica e assai poco conosciuto in Italia, ha liberamente espresso la propria opinione con riferimento ai contingenti dei lavoratori. Noi riteniamo che il popolo ticinese sia un popolo amico dei varesini, dei comaschi, dei lecchesi, dei valtellinesi, dei valchiavennaschi, di coloro che abitano nel Verbano-Cusio-Ossola. Noi siamo amici dei ticinesi, perché abbiamo una storia comune e abbiamo anche una lingua comune. Questa regione, che si chiama «Regione insubrica», ha una storia comune. Noi questi vincoli di amicizia e di solidarietà li vogliamo coltivare e non in qualche modo biasimare qui, paradossalmente a Roma.
  Ho già finito il mio tempo, Presidente, o scampanellava per altri motivi ?

  PRESIDENTE. In realtà il suo gruppo ha utilizzato grossa parte del tempo nella discussione sulle linee generali. Però, siccome sta facendo la dichiarazione di voto, il Presidente non è che sia proprio fiscale. Io le ho già dato un po’ di più ...

  GIANCARLO GIORGETTI. Appunto. Lei è fiscale, io parlo per i lavoratori...

  PRESIDENTE. No, io non voglio essere fiscale.

  GIANCARLO GIORGETTI. Mi piace finire esattamente su questo, sull'amicizia tra i nostri popoli e il popolo ticinese proprio in virtù della nostra storia e dei nostri patrimoni comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Giorgetti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palladino. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PALLADINO. Grazie, Presidente. Colleghi, le mozioni discusse in Aula che ci apprestiamo a votare sono espressione di un problema che da diversi anni è al centro dell'attenzione del Parlamento italiano ed è oggi particolarmente sentito, soprattutto alla luce del nuovo Accordo sottoscritto con la Confederazione Elvetica. I dati denunciano una situazione drammatica, aggravata dal numero sempre crescente di frontalieri italiani occupati nel Canton Ticino e nei Paesi confinanti: si parla di oltre 60 mila lavoratori frontalieri, la maggior parte dei quali nelle province di Varese e di Como, che rappresentano un grande patrimonio lavorativo, economico e sociale non solo per il nostro Paese ma soprattutto per il territorio svizzero, dal momento che portano know-how, competenza e professionalità al sistema economico svizzero.
  Nello specifico, la presenza di un così grande numero di lavoratori impiegati in Svizzera ha indotto l'Italia e la Confederazione elvetica a negoziare numerosi accordi bilaterali per regolare soprattutto questioni riguardanti la previdenza sociale, l'imposizione fiscale e l'indennità di disoccupazione. Nonostante la crisi economica generalizzata e le difficoltà che attraversano i diversi Paesi europei confinanti, la Svizzera, in particolare, riesce a offrire occupazione e a mantenere attivo il proprio processo di sviluppo economico. Questo avviene anche grazie al lavoro degli stranieri residenti e dei frontalieri.
  Negli anni passati si è cercato di dare risposta alle esigenze di quanti lavorano oltre frontiera attraverso numerosi atti di sindacato ispettivo e proposte di legge recanti modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147. Da ultimo, l'accordo tra l'Unione europea e la Svizzera sulla tassazione dei redditi da risparmio ha realizzato una vera e propria intesa a tutto campo sul flusso di informazioni fiscali tra Stati. Con Pag. 24l'intento di applicare lo standard globale dell'OCSE per lo scambio automatico di informazioni infatti le parti concretizzano un Protocollo di modifica, che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea.
  Il 1o gennaio 2017 è la data di inizio per l'applicazione dell'Accordo. Entro tale data i requisiti previsti dalla Confederazione svizzera e dall'Unione europea per l'entrata in vigore degli accordi internazionali dovrebbero infatti essere soddisfatti per poter procedere alla raccolta delle informazioni da trasmettere a partire dal 2018. Le novità del Protocollo di intesa si concentrano su due punti chiave: lo scambio automatico di informazioni, secondo lo standard OCSE, e lo scambio di informazioni su richiesta, così come previsto dall'articolo 26 dello standard di convenzione della stessa Organizzazione. In questo specifico ambito, l'Accordo registra anche la decisione e comunicazione elvetica di non scambiare informazioni in merito a richieste basate su dati ottenuti illegalmente. Il Protocollo prevede che ogni anno la Svizzera scambi automaticamente le informazioni ottenute con gli Stati membri dell'Unione europea e viceversa. Nelle istituzioni della Confederazione svizzera è quindi sempre più diffusa la consapevolezza che lo scambio automatico di informazioni in ambito fiscale si avvia a diventare una pratica condivisa a livello globale.
  In questo contesto si inseriscono le mozioni che ci apprestiamo a votare e che hanno l'obiettivo primario di difendere e tutelare il valore del lavoro e la dignità dei lavoratori oltre confine. Questo è il motivo per cui nell'Accordo vengono circoscritti ed inclusi nella definizione di lavoratori frontalieri i lavoratori che vivono nei comuni che ricadono, per intero o parzialmente, in una fascia di 20 chilometri dal confine che ritornano quotidianamente nel proprio Stato di residenza. Inoltre, l'Accordo sarà sottoposto a riesame ogni cinque anni. Rientra in questo stesso contesto la volontà di introdurre su base cantonale un limite restrittivo di quote e di frontalieri che contraddice la competenza del Consiglio federale, mettendo in mora di fatto l'Accordo sulla libera circolazione delle persone.
  Concludendo, le richieste di impegno al Governo sono chiare e condivisibili: si chiedono strumenti d'intervento per fronteggiare le problematiche dei lavoratori frontalieri anche in considerazione delle modifiche intervenute con il nuovo Accordo siglato a gennaio di quest'anno. Apprezziamo quanto chiesto come impegno al Governo, nella speranza che si giunga al più presto ad una soluzione che porti ad una corretta attuazione della legge n. 147 del 1997. Inoltre, condividiamo la necessità di un chiarimento formale da parte della Confederazione elvetica in merito alle decisioni discriminatorie assunte in contrasto con gli accordi di libera circolazione delle persone. Occorre l'armonizzazione fiscale tra cittadini italiani frontalieri compresi entro la fascia di 20 chilometri e cittadini italiani frontalieri fuori da questa fascia. Inoltre, ribadiamo la necessità, nel nuovo quadro giuridico, di assicurare ai comuni di frontiera l'erogazione dell'equivalente dell'attuale ristorno delle imposte versate dai lavoratori frontalieri. Infine, in ordine al problema sanitario occorre riaffermare il principio di universalità sul quale si fonda il Sistema sanitario nazionale, risolvendo le controverse interpretazioni di normative relative al rischio di pagamento dell'assistenza sanitaria da parte dei lavoratori frontalieri.
  Per questi motivi, a nome del gruppo Scelta Civica, manifesto, con convinzione, il voto favorevole sulla mozione da noi sottoscritta e attraverso la quale si chiedono precisi impegni a che vengano eliminate tutte le discriminazioni verso i lavoratori frontalieri in Svizzera...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole...

  GIOVANNI PALLADINO. ...considerata la necessità di prendere delle posizioni precise prima della ratifica del nuovo accordo tra gli Stati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

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  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Il tema dei lavoratori frontalieri è un tema di per sé complesso; non esistono definizioni univoche di questo termine, né esistono comportamenti coerenti tra diverse situazioni all'interno dell'Unione europea e questo è un dato di fatto. In questo quadro si inserisce il tema dei rapporti tra l'Italia e la Confederazione elvetica per quanto riguarda i lavoratori frontalieri, 62 mila lavoratori citati dal Viceministro Casero in premessa, sui quali grava, appunto, una serie di incertezze.
  Devo premettere che qui noi scontiamo un problema politico tutto interno alla Confederazione elvetica, tra Berna e Bellinzona, perché sappiamo benissimo le tensioni che ci sono tra il Governo federale e i Governi cantonali: problemi politici, problemi legati alle autonome decisioni dei cantoni. Noi non vogliamo certamente metterci di mezzo rispetto a questioni interne svizzere, ma ovviamente abbiamo il dovere di tutelare l'interesse di questi nostri 62 mila lavoratori che, come qualche collega ha detto negli interventi che mi hanno preceduto, sono anche un asset importante per lo stesso Paese, per la Svizzera.
  Poi vorrei anche rassicurare il collega Giorgetti che nessuno intende – almeno noi non intendiamo – mettere sotto processo il Canton Ticino, che certamente è un cantone amico, soprattutto per chi vive in Lombardia, nelle zone di Varese e di Como, né vogliamo mettere sotto processo le autonome decisioni dal popolo ticinese, ma certamente non siamo dalla parte della Lega dei ticinesi, nota per eccessi in passato, in un passato remoto ma anche recente.
  Detto questo e fatte queste premesse, nel merito della vicenda io non vorrei entrare in eccessivi particolari, perché la mozione unitaria di maggioranza esprime in modo molto dettagliato, sia nelle premesse sia nel dispositivo, le richieste che noi ci sentiamo di fare e le ragioni per cui queste richieste noi vogliamo presentare al Governo. Direi semplicemente che dobbiamo ribadire alcuni criteri; anzitutto non possiamo accettare nessuna forma di discriminazione, né politica verso i nostri cittadini che lavorano in Ticino, né di tipo amministrativo, fiscale e previdenziale, e non possiamo pensare che vengano erette barriere protezionistiche, vedi il caso importante della legge del Ticino del 24 marzo 2015 sull'albo delle imprese artigiane, albo che prevede condizioni di accesso quanto meno discutibili se non vogliamo parlare di discriminazioni, ma certamente molto discutibili. Come riportato anche nella premessa della nostra mozione, si tratta di barriere che di fatto hanno molto del protezionistico e sono certamente contrarie alla libera circolazione dei lavoratori e delle imprese all'interno del dell'Unione europea. Qui dobbiamo ricordare che esiste un accordo tra la Confederazione Elvetica e l'Unione europea e questo è un dato fondamentale, perché, se questo accordo non esistesse, è chiaro che la Svizzera potrebbe comportarsi come vuole, ma se c’è un accordo tra la Svizzera e l'Europa e noi siamo parte dell'Europa, non è che la Svizzera può fare una cosa diversa rispetto agli accordi che ha sottoscritto con l'Unione Europea. Quindi il tema della garanzia della libera circolazione dei lavoratori e delle imprese, in particolare in questo caso, ribadisco, delle imprese artigiane, è assolutamente un criterio da cui non si può prescindere, altrimenti si rischia di rimettere in discussione lo stesso rapporto trilaterale tra Italia, Svizzera e Unione europea. Dunque noi siamo preoccupati in questo intervento che facciamo di impegno verso il Governo a tutelare gli interessi legittimi dei lavoratori e gli interessi dei comuni. È già stato detto da chi mi ha preceduto che esiste un tema relativo alla transizione verso nuovi sistemi fiscali, verso nuovi accordi che comunque, all'interno dei lunghi negoziati tra Italia e Svizzera, tendono a fare chiarezza e tendono a creare anche elementi di semplificazione. Qui noi riconosciamo l'impegno e il lavoro fatto dal Governo in questi anni, quindi lo sosteniamo con forza, però in particolare – sottolineo quattro delle richieste che mi stanno particolarmente a cuore – chiediamo che si vigili attentamente a che Pag. 26l'applicazione del referendum ticinese del 9 febbraio del 2014 sia implementato attraverso soluzioni eurocompatibili che non vedano alcun tipo di discriminazione; questa non è un'intromissione negli affari interni di un Paese sovrano ma è una richiesta credo assai logica alla luce proprio degli accordi che esistono tra la Svizzera e l'Unione europea. Chiediamo poi di assumere iniziative perché vengano rispettate le norme relative al riconoscimento delle qualifiche professionali alla luce delle normative europee, proprio in forza ancora di questo accordo tra la Svizzera e l'Unione europea, e in particolare a vigilare sul tema specifico che citavo già prima degli artigiani. Poi mi pare importante la garanzia ai lavoratori che il transitorio verso i nuovi regimi fiscali e previdenziali avvenga con gradualità, senza penalizzazioni iniziali, perché è diritto dei lavoratori non trovarsi da un giorno all'altro in situazioni fortemente penalizzate. Infine c’è il tema dei comuni; è chiaro che i comuni sono preoccupati che non accada che i ristorni che permettono a questi comuni di mantenere i loro bilanci vengano compromessi, quindi anche qui chiediamo al Governo uno specifico impegno per tutelare i comuni frontalieri che ovviamente mettono a disposizione le proprie risorse umane per un Paese vicino e quindi hanno diritto a che questo venga loro riconosciuto.
  Segnalo un ulteriore elemento che mi sembra significativo, quello che prevede che gli eventuali extra gettiti vengano destinati a potenziare le infrastrutture nella zona di confine con la Svizzera, perché questo è un tema di particolare importanza in quanto evidentemente l'esistenza di buone infrastrutture di collegamento facilita la vita sia dal lato italiano sia dal lato svizzero. Tutte queste ragioni credo siano abbastanza chiare ed evidenti, soprattutto per chi vive nelle zone vicino al confine con la Svizzera, ma credo lo debbano essere per tutti i membri di questo Parlamento e quindi per queste ragioni il gruppo Area Popolare voterà a favore della mozione di maggioranza e poi sulle altre mozioni verificheremo rispetto ai dispositivi come il Governo ha sottolineato (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io credo che il Governo farebbe bene a tenere nella debita considerazione le richieste che vengono fatte da tutte le mozioni parlamentari che in parte si sovrappongono e in parte si integrano a vicenda e che vada accolto con soddisfazione anche l'impegno che il Viceministro Casero ha deciso di portare qui in Aula rispetto a quello appunto che l'Esecutivo intenderà fare circa le richieste che vengono messe in campo. Infatti sono tutte richieste assolutamente ragionevoli che vanno da un lato ad implementare e dall'altra a chiarire meglio il senso di un accordo, quello complessivo con la Svizzera, fatto all'interno del più complessivo ragionamento sul ritorno dei capitali dall'estero e sulla trasparenza bancaria all'interno di quel Paese che, pur con diversi accenti, abbiamo tutti condiviso almeno per la parte che riguarda la fine del segreto bancario in Svizzera e il passaggio dallo scambio automatico di informazioni e il modo in cui questo avverrà nei prossimi anni, sempre augurandoci che sia sufficiente. È evidente che all'interno di un Accordo con la Confederazione elvetica, in un rapporto di dare e avere rispetto a quello che era ciò che interessava all'Italia, cioè finalmente far cadere appunto il segreto bancario in modo da poterne trarre benefici sul tema della lotta all'evasione fiscale e della lotta al riciclaggio, c'erano altri temi che stavano evidentemente a cuore alla Confederazione Elvetica, tra cui quello della tassazione sui transfrontalieri. Rispetto agli interessi nazionali, se voi guardate il modo in cui vengono trattati i transfrontalieri francesi o tedeschi e quelli italiani, è evidente che noi continuiamo a essere squilibrati: Francia e Germania tassano praticamente per la quasi totalità i cittadini francesi o tedeschi che vanno a Pag. 27lavorare in Svizzera dal territorio di residenza, in Italia è diverso, era diverso storicamente perché il 60 per cento della trattenuta fiscale rimaneva in Svizzera, continua a essere diverso adesso perché una parte consistente del prelievo fiscale sui nostri lavoratori, a differenza appunto di quello che avviene per tedeschi e francesi, rimarrà e continuerà a rimanere sul territorio svizzero. Al di là di questo però la cosa importante che andiamo a segnalare con tutte queste mozioni e che andrà chiarita è che non ci deve essere, non è corretto che alla fine di un'operazione di questo tipo, che va appunto a scambiare il vecchio 60 per cento di trattenute e il 40 per cento di retrocessione ai comuni e alle province limitrofe, quelle in cui i transfrontalieri vivono, vadano ad essere penalizzati sia i comuni, sia gli enti locali e sia i lavoratori all'interno del nuovo regime. Per la verità il modo in cui la questione era stata posta dall'inizio prevedeva che, non essendoci più un trasferimento diretto a comuni e province da parte della Confederazione svizzera, fosse lo Stato italiano a farsi carico di non penalizzare i bilanci di questi enti locali. Chiaramente va ribadito, perché nel rapporto fra enti locali e Stato in questo Paese siamo molto abituati a scrivere accordi, a fare protocolli e poi a non vederli mantenuti nella realtà, ma di fatto andare a tagliare i trasferimenti, eccetera, è una prassi a cui almeno negli ultimi dieci anni gli enti locali sono abituati. Quindi è del tutto comprensibile che ci sia una preoccupazione di un cambiamento rispetto a una prassi storica e che ha anche una giustificazione per chi evidentemente vive alla frontiera e vede 62 mila persone – non sono poche – cioè una parte importante dei residenti in quelle province che ogni giorno non lavora, non produce reddito all'interno dei territori in cui vive ma va a produrre reddito all'interno di un altro Paese e gli lascia peraltro anche le sue tasse, in buona parte.
  Anche la questione del Sistema sanitario nazionale, adesso è bene che oggi sia stata richiamata, perché insomma, non so come dire, è indecoroso che in Italia sia possibile che ad un cittadino italiano venga contestato il suo diritto a curarsi e a usufruire di un diritto costituzionale, quello alla salute, per il semplice fatto che è costretto a lavorare in un altro Paese come transfrontaliero. Occorre che venga ribadito che si tratta di un diritto per tutti e poi si sia conseguenti su questo, che è un diritto di tutti i cittadini italiani e anche oltre, di tutti i cittadini residenti o domiciliati in Italia di essere curati, perché il diritto alla salute è intangibile per qualsiasi essere umano che viva in Italia, per fortuna; non dovrebbe esserci bisogno appunto di chiarirlo, ma va bene che lo chiariamo purché poi si sia conseguenti. La stessa cosa vale per la tassazione delle persone fisiche, perché c’è un timore di un appesantimento. Ora, è chiaro che c’è un cambiamento, a noi più di tutto preme, lo abbiamo anche scritto e raccogliamo anche positivamente l'impegno del Governo, che soprattutto sui lavoratori dipendenti a reddito medio-basso non vi sia alcun tipo di appesantimento fiscale; anche qui le persone hanno il pieno diritto di continuare a vivere secondo la prassi anche rispetto alle loro entrate, non possono essere degli accordi fra Stati a minare le garanzie e le aspettative che un lavoratore ha sulla propria vita, peraltro parliamo di numeri non insignificanti.
  Vado a concludere, Presidente, dicendo che voteremo a favore di tutte le mozioni, perché come ho detto all'inizio riconosciamo, al di là di alcune differenze nelle premesse, che sostanzialmente c’è bisogno ed è utile l'impegno corale di tutto il Parlamento nel raccogliere tutte le indicazioni, comprese quelle che hanno a che fare con l'attuale trattamento dei lavoratori, invece, autonomi e dei professionisti, che in realtà, mi sembra in questo momento il tema più sensibile e più importante su cui occorre un chiarimento fra noi e la Svizzera e, all'interno della Svizzera, fra la Svizzera e il Canton Ticino, perché è chiaro che ci sono limitazioni importanti che vengono introdotte e per via di referendum e per via di norma; da un lato una norma che, oltre ad essere penalizzante per gli italiani – quella sulla Pag. 28presentazione del casellario giudiziario – è francamente anche insultante nei confronti dei lavoratori del nostro Paese, da un certo punto di vista mina le normali relazioni fra Stati. Francamente, che un cittadino italiano che va a lavorare in Svizzera per avere un permesso di lavoro, debba, anche se lavora lì da molti anni, presentare il proprio casellario giudiziario, è una cosa che l'Italia non può accettare per quelle che sono le normali relazioni di vicinato con quel Paese. D'altro lato preoccupano molto tutte le limitazioni che vengono imposte ai nostri artigiani e ai nostri liberi professionisti, che sono evidentemente pratiche protezionistiche, non si possono spacciare in nessun altro modo. Ora, io capirei se la Svizzera introducesse delle sorte di tariffari minimi da applicarsi a tutti, anche a chi va a lavorare lì provenendo dall'Italia. Se si vuole evitare un effetto dumping rispetto a quelle possono essere magari minori tariffe applicate, è una questione su cui io sarei disponibile a lavorare anche con la Svizzera, ma che vengano invece poste barriere, come quella ad esempio della formazione scolastico-professionale che un artigiano ha in assenza di un accordo preciso rispetto al reciproco riconoscimento dei titoli di studio e quant'altro, è una cosa che credo il Governo debba assolutamente impugnare nei nostri rapporti con la Svizzera, perché anche qui ne va della tutela di tanti nostri lavoratori, in questo caso autonomi, che ogni giorno traggono reddito e sono abituati a trarre reddito attraverso la loro professione.
  Chiudo con una riflessione generale. A noi, questo dibattito, visto che stiamo discutendo anche di cosa sia l'Unione europea, potrebbe servire, perché in realtà ci fa capire cosa significa la libertà di insediamento e la libertà di movimento lavorativo. Ci fa capire cosa sarebbe un domani un'Unione europea che dovesse tornare indietro rispetto a questi pilastri e dovesse di nuovo a cominciare a comportarsi come un continente in cui un lavoratore italiano, per andare a lavorare in Francia, in Svizzera o in Germania, non avesse più un diritto di poterlo fare liberamente come accade oggi, ma dovesse relazionarsi con un modo diverso in cui ogni Stato recupera la piena sovranità sulle proprie regole ma anche sui rapporti con gli altri Stati. Cerchiamo di far capire a tutti che quando questo accade, poi i primi a pagare, anche se apparentemente potrebbe non essere così, rischiano di essere i lavoratori.
  Voi oggi potete vedere in nuce nei rapporti con il Canton Ticino quelli che domani potrebbero essere rapporti con la Francia, con l'Austria o con la Germania se dovessimo arretrare sul processo di integrazione europea sotto il profilo della protezione dei lavoratori e del diritto di lavoro e di libertà di insediamento. Guardiamoci, perché spesso facciamo questo dibattito in Italia con una leggerezza estrema, anche usando esclusivamente slogan, salvo poi renderci conto che quando un Paese dice «adesso io voglio decidere chi può lavorare o meno qui», siamo poi i primi a invocare contro la Svizzera il rispetto di fatto dei trattati.
  La Svizzera è meno vincolata degli altri Paesi europei, è evidente, non fa parte dell'Unione, però credo che la settimana prossima ne parlerà il nostro Presidente del Consiglio nel Consiglio europeo che si terrà il diciotto, ma questo tema è evidente a tutti che in Europa c’è: se si debba andare avanti, se si debba tornare indietro e cosa significhi l'Unione europea. Io sono molto laico su questo e credo che si possa discutere su tutto, ma su una cosa – e credo che questo contribuisca appunto a farlo capire a tutti questa mozione – non tornerei mai indietro, la possibilità per un lavoratore italiano di andare liberamente a lavorare in Francia alle stesse condizioni di un lavoratore francese, la libertà di un lavoratore francese, tedesco, rumeno, polacco, di qualsiasi altra nazionalità, di venire a lavorare in Italia, alle stesse identiche condizioni di un lavoratore italiano. Certo vale anche per l'Unione europea; quello che è inaccettabile è che un lavoratore rumeno venga a lavorare in Italia con i salari e i diritti esistenti in Romania, anziché in Italia. Su questo bisogna lavorare, ma non certo su barriere Pag. 29protezionistiche, che alla fine danneggiano solo ed esclusivamente chi vive del proprio lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie Presidente, intanto in premessa voglio accogliere la proposta di riformulazione per quanto riguarda la mia mozione arrivata dal sottosegretario, che ringrazio anche per avere accolto sostanzialmente tutte le richieste fatte dai gruppi parlamentari, i quali hanno voluto concentrare oggi la loro attenzione su un tema comunque molto importante. Parliamo infatti di oltre 60.000 italiani che ogni giorno per lavorare sono costretti ad andare oltre frontiera, e per questo ad incorrere, purtroppo, in norme e legislazioni diverse da quelle del Paese in cui sono residenti. Parliamo di persone, lo voglio dire perché ancora non è stato detto, che guadagnano in quel luogo circa il 7 o 8 per cento in meno comunque dei lavoratori elvetici loro colleghi.
  Sappiamo che la maggioranza di questi lavoratori arriva dalla regione Lombardia e, quindi, quando parliamo di questo tema, seppur parlare di 62.000 lavoratori, appare comunque diciamo in termini numerici una entità sicuramente bassa rispetto ai milioni di lavoratori italiani, dobbiamo considerare che per la Lombardia può rappresentare la più grande fabbrica. Non credo che in Lombardia esista un luogo di lavoro che, appunto, veda la presenza di 62.000 persone, ed è per questo che ringrazio i colleghi che hanno voluto, insieme a me, sostenere questo impegno da parte del Governo. Sono lavoratori che i dati ci dicono in crescita. Abbiamo dei dati che ci dicono che nel 2010 erano circa 47.000, ed oggi, come abbiamo detto, nel primo trimestre sono oltre 61.000, per la precisione 61.740, quindi persone che ancora oggi devono andare a lavorare oltre frontiera.
  Qualcuno ha detto che ci dobbiamo preoccupare di questi lavoratori. Io penso che noi ci dobbiamo preoccupare di più di come gira l'economia al confine del nostro Paese, al confine nord del nostro Paese, perché oggi ci stiamo occupando dei lavoratori, ma credo anche che ci dovremmo occupare delle imprese, quelle imprese italiane che i Governi confinanti, molto spesso con offerte in particolare dal punto di vista fiscale o dal punto di vista degli incentivi all'attività produttiva, convincono ad andare appunto oltre frontiera. Lo dobbiamo fare proprio perché appunto sempre di più, ed in particolare negli ultimi anni, con l'imposizione sempre più alta nel nostro Paese, troppe sono le imprese che si sono trasferite all'estero.
  Dicevo che questi lavoratori guadagnano, in media, meno dei loro colleghi svizzeri, ma non perché siano meno competenti, tutt'altro, ci sono studi autorevoli dell'Istituto di Ricerche economiche dell'Università della Svizzera italiano a Lugano, che ci dicono che quei lavoratori vengono assunti dalle imprese elvetiche proprio perché c’è una carenza di competenze tra i residenti e perché quei lavoratori italiani mostrano dei profili altamente professionali e, soprattutto, adatti a quei posti di lavoro da ricoprire.
  Quindi sono dei lavoratori di cui dobbiamo andare orgogliosi. Come molto spesso dobbiamo essere orgogliosi degli italiani che, per motivi diversi, si recano all'estero. Lo fanno perché competenti, perché capaci e perché ai suddetti viene riconosciuta quella professionalità dai nostri colleghi elvetici, in questo caso.
  Il Governo italiano e la Confederazione elvetica, come è stato già detto stamattina, hanno stipulato, su questi lavoratori e non solo, diversi accordi bilaterali, per regolare questioni riguardanti – è stato già detto da chi mi ha preceduto – la previdenza sociale, l'imposizione fiscale e l'indennità di disoccupazione. Insomma, sono lavoratori che risiedono in Italia e che, per avere le medesime condizioni dei loro colleghi italiani, debbono ricorrere continuamente a numerosi accordi bilaterali. Come è stato già detto, nel febbraio 2015 il Governo Pag. 30italiano e il Consiglio federale svizzero hanno siglato il protocollo d'intesa fiscale, che modifica la Convenzione tra i due Paesi per evitare doppie imposizioni. In più, esiste un protocollo che, di fatto, modifica la Convenzione contro le doppie imposizioni, stipulata il 9 marzo 1976 e che sancisce la fine del segreto bancario. Unitamente a questo protocollo, c’è una road map, anche questa sottoscritta, che fissa un percorso di prosecuzione dei negoziati su altre questioni, tra cui la revisione dell'accordo del 1974 sulla tassazione dei lavoratori frontalieri. Il 22 dicembre 2015 è stato perfezionato il nuovo accordo fiscale tra l'Italia e la Svizzera, che abolisce due meccanismi che sinora non erano mai stati modificati, che riguardano i ristorni ai comuni di frontiera e la tassazione alla fonte per circa 69 mila italiani.
  Io penso che ci sia un'incognita troppo grande per quanto riguarda la tassazione futura rispetto a questi lavoratori, che si vedono tassare il proprio reddito per il 70 per cento in Svizzera e per il restante 30 per cento in Italia. Allora, come per le altre mozioni, noi chiediamo al Governo di assumere tutte le iniziative necessarie per fare in modo che i lavoratori frontalieri non siano svantaggiati rispetto ai lavoratori italiani per quanto riguarda la questione fiscale e che i ristorni siano previsti verso i comuni di residenza. Anche in questo caso, quando il Governo si impegna, anche guardando esclusivamente all'Italia, a ristornare ai comuni imposizioni fiscali, poi vediamo che troppo spesso questo non accade e i comuni stessi, per far fronte alle loro incombenze e all'erogazione dei servizi ai cittadini, sono obbligati ad aumentare le imposizioni locali. Chiediamo che, invece, questi contributi siano ristornati ai comuni di residenza. Chiediamo anche di attivarsi perché l'INPS proceda allo sblocco delle risorse per il finanziamento della legge n. 147 del 1997, che contiene un fondo finanziato con i contributi di disoccupazione pagati dai frontalieri alla Svizzera e, per questo, ristornati all'Italia. Noi ovviamente abbiamo avuto modo di vedere anche tutte le altre mozioni. Per quanto riguarda gli impegni, alcune sono simili alle nostre, altre aggiungono elementi che vogliamo unitamente sottoscrivere. Quindi, voteremo a favore di tutti gli impegni. Se si dovesse procedere a una votazione separata rispetto alle premesse, voteremo anche tutte le premesse. Ci asterremo sulla premessa della mozione Borghi, illustrata dall'onorevole Alli. Per questo ringrazio il Governo e annuncio i voti favorevoli di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà. Colleghi, vi prego di abbassare la voce.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Innanzitutto, parliamo di 62 mila lavoratori che, fino ad oggi, non sono mai stati considerati in quest'Aula. Finalmente trattiamo di un tema fondamentale, un tema importante che riguarda varie province, quali quelle di Como, Sondrio, Varese e Lecco. Ci fa piacere che il Governo abbia accolto, in qualche modo, il fatto di impedire quelle che sono le penalizzazioni del sistema fiscale nei confronti dei lavoratori transfrontalieri. Però, quello che auspichiamo è che questo si trasformi in un impegno reale.
  Sicuramente uno dei problemi principali trattati nelle mozioni in discussione è la revisione delle doppie imposizioni. Quello che ci chiediamo è a chi ha giovato l'accordo bilaterale, che è stato fatto tra Italia e Svizzera. Sicuramente, ad oggi, sappiamo una cosa: questo accordo non ha giovato e non sta giovando a questi 62 mila lavoratori transfrontalieri. Tra l'altro, un episodio strano, che si sta ripetendo nella provincia di Varese – tra l'altro, la provincia di Varese è quella che al maggior numero di lavoratori transfrontalieri –, è quello relativo alla circolare che praticamente impone a questi lavoratori il pagamento, ovviamente in base al reddito, di una somma Pag. 31dai 300 ai 2.500 euro l'anno per poter avere accesso al Servizio sanitario nazionale. Questa cosa sicuramente è da chiarire. Occorre valutare poi anche quello che ogni lavoratore transfrontaliero versa allo Stato svizzero.
  Ma soprattutto vi è una questione anche di carattere sociale. Avere 62 mila lavoratori che ogni giorno si spostano, pure nei week-end, da una provincia all'altra è importante anche dal punto di vista infrastrutturale. Parliamo di mobilità leggera. Non ci possiamo accorgere solo oggi di questi lavoratori. Ad esempio, si sta aspettando da parecchio tempo che la linea di mobilità leggera che va da Arcisate a Stabio, ossia la linea ferroviaria che praticamente collega Malpensa a Lugano, venga realizzata. È un qualcosa di importante, anche proprio per quanto riguarda i servizi nei confronti di questi lavoratori. Infatti, c’è tutto il discorso fiscale, che ovviamente noi riteniamo importantissimo, ma ci sono anche tutte queste cose correlate che pesano sulla vita di tutti questi lavoratori.
  Noi, rispetto alle mozioni in discussione, tendenzialmente siamo orientati nel dare un voto favorevole a tutte le mozioni, ad eccezione della mozione Borghi, su cui stiamo valutando l'astensione. Infatti, vogliamo un impegno forte e un impegno serio, che vada al di là di queste discussioni d'Aula, perché spesso le mozioni vengono votate e vengono trattate, ma poi non si trasformano in atti concreti.
  Vorrei cogliere l'occasione di questo intervento per leggere quelli che sono i nostri impegni in maniera molto puntuale. Sono i seguenti: ad assumere ogni iniziativa utile a garantire la parità di trattamento tra cittadini svizzeri e cittadini degli Stati dell'Unione europea, eliminando ogni causa di discriminazione a motivo della propria cittadinanza, per quanto riguarda, in particolare, condizioni di impiego e di lavoro, retribuzioni e vantaggi fiscali e sociali; ad assumere iniziative volte a favorire l'eliminazione delle ripercussioni negative che il trasferimento in un altro Stato per lavorarvi possa avere sulle coperture assistenziali e previdenziali; a garantire la corretta applicazione del regolamento dell'Unione europea (CE) n. 883 del 2004, che si applica anche alla Svizzera dal 2012, con particolare riferimento alla necessità di porre stringenti vincoli quanto alla tempistica di rimborso dei costi sostenuti dall'istituzione dello Stato di residenza (INPS), nei casi di costi posti a carico di quest'ultima; ad assumere iniziative per prevedere lo sblocco, in favore dei lavoratori frontalieri, dei fondi per il finanziamento della legge n. 147 del 1997; a favorire l'apposizione di specifici vincoli di utilizzo di quota parte delle risorse rinvenienti dalla tassazione dei lavoratori frontalieri per il sostegno del welfare domestico; ad assumere iniziative finalizzate alla previsione di un regime fiscale convenzionale, che consenta la destinazione diretta ai comuni di residenza delle somme dovute a titolo di ristorno delle spese sostenute per servizi sociali a carico dei medesimi; a chiarire con urgenza se la tessera sanitaria dei frontalieri non sia più valida in mancanza di comprovata iscrizione al Servizio sanitario nazionale e del pagamento della quota minima prevista dal decreto ministeriale 8 ottobre 1986.
  Altro tema importante sicuramente è quello relativo ai trasferimenti ai comuni. Quando questi trasferimenti arrivano direttamente nelle casse dello Stato, che poi devono rigirarle ai comuni, noi abbiamo paura sulle tempistiche e sul fatto che queste risorse vengano versate nella loro totalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

  ENRICO BORGHI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, noi oggi stiamo affrontando una tematica che ha una serie molteplice di aspetti, che è giusto vengano presi in considerazione e sui quali è altrettanto giusto, anzi mi verrebbe da dire doveroso, che il Parlamento fornisca una chiara indicazione all'Esecutivo all'interno del percorso che esso è chiamato a intraprendere, Pag. 32sulla base di un atto che il medesimo ha effettuato e che noi qui in Parlamento abbiamo ratificato, che smentisce di per se stesse alcune preoccupazioni e alcune accuse che sono state formulate in precedenza nel corso del dibattito, tendenti a sostenere che l'azione del Governo e della maggioranza siano state la cessione dei diritti dei lavoratori in cambio di accordi sul sistema bancario e sul sistema fiscale.
  Non è così, tant’è vero che la legge sulla cosiddetta collaborazione volontaria è stata sganciata dalla discussione sul merito della questione relativa all'accordo fiscale Italia-Svizzera e al trattamento dei lavoratori frontalieri, e quindi è giusto che ora ci si concentri su questa seconda parte, sapendo che le due questioni sono certo due facce della stessa medaglia, ma che nessuno ha ceduto in cambio di non meglio sottaciuti accordi. Al contrario, occorre prendere la questione nella sua globalità, partendo da un dato: il dato è quello di una progressiva integrazione delle economie fra Italia e Svizzera, perché i 60 mila lavoratori di cui stiamo parlando oggi, sono la conseguenza di un processo di costante e continua integrazione delle economie tra le zone di confine, fra i cantoni del Vallese, dei Grigioni e del Ticino, e le province del Nord Italia di Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e provincia autonoma di Bolzano.
  E non va neppure sottaciuto il fatto che l'Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera e che l'interscambio commerciale fra Italia e Svizzera è addirittura superiore come volumi a quello fra Italia e Cina, che la Svizzera è uno dei nostri principali fornitori di energia idroelettrica, e che stiamo raggiungendo con loro importanti investimenti nel campo delle infrastrutture e del trasporto su ferro. Quindi, due Paesi amici. Però, signor Presidente, come si suol dire, amicus Plato, sed magis amica veritas ! E noi non possiamo sottacere, dentro questo percorso, questioni che sono sul campo e che non afferiscono a opinioni, discussioni, volontà generiche, ma a decisioni, perché è giusto che l'Aula sappia che in questo momento ci sono dei nostri concittadini che pagano più tasse sul lavoro in Canton Ticino solo ed esclusivamente per il fatto che sono italiani ! E questa è la conseguenza di una specifica campagna politica lanciata dall'estrema destra svizzera e ticinese, e per non fare nomi UDC e Lega dei ticinesi, tendenti a creare le condizioni per le quali gli italiani debbono stare a casa loro: uso frasi che essi stessi utilizzano.
  Forse l'Aula non è a conoscenza del fatto che un italiano, per lavorare in Svizzera, deve produrre una mole di documentazioni burocratiche, perché si parte dal presupposto che gli italiani delinquono di più rispetto ad altre nazioni e ad altri cittadini di altri Paesi. Forse l'Aula non sa che, a seguito di una legge varata dal Canton Ticino, le nostre aziende artigiane non potranno lavorare in Canton Ticino e hanno un'attività di dumping clamoroso, con uno sbarramento all'ingresso, proprio perché si parte dal presupposto che gli italiani non debbono lavorare in Canton Ticino.
  Forse l'Aula non sa che le campagne xenofobe che stanno alla base di questi provvedimenti vanno nella direzione di introdurre delle quote in ingresso proprio a scapito dei nostri lavoratori e dei nostri cittadini. E allora, siccome noi, signor Presidente, noi del Partito Democratico parliamo lo stesso linguaggio ed esprimiamo gli stessi valori a Roma, a Milano, a Varese, a Bellinzona e a Berna, a differenza di altri, noi poniamo questo elemento come premessa rispetto alla prosecuzione del percorso, e cioè deve essere chiaro che l'elemento di integrazione che sta alla base dell'Accordo, deve vedere l'eliminazione di qualsiasi genere di discriminazione nei confronti dei nostri lavoratori, nei confronti delle nostre aziende, nei confronti dei nostri concittadini.
  Se c’è una reale volontà di accordo lungo questo percorso, noi possiamo procedere lungo che cosa ? Lungo i versanti che abbiamo introdotto all'interno di questa mozione, che oggi, attraverso il lavoro che la maggioranza fa e che esprime, fornisce al Governo una serie molto chiara di impegni che noi vogliamo vengano poi Pag. 33tradotti all'interno della legge di ratifica: impegni che vanno dal processo di armonizzazione fiscale temperata, graduata e progressiva, dall'estensione della franchigia per i lavoratori entro fascia e che oggi viene assicurata ai lavoratori fuori fascia, dal fornire una garanzia ai comuni di frontiera che non si vedranno deprivati delle risorse che oggi vengono garantite in base all'accordo del 1974 che ci si accinge ad archiviare all'introduzione di quello che noi abbiamo voluto definire lo Statuto del frontaliere, e cioè il riconoscimento dei diritti dei nostri lavoratori e il riconoscimento dei titoli di studio, delle qualifiche professionali e della qualità della formazione delle nostre aziende, delle nostre maestranze e della professionalità dei nostri lavoratori e delle nostre imprese; mi riferisco anche – aggiungo un punto molto importante al rappresentante del Governo – al provvedimento che noi chiediamo venga immediatamente assunto a seguito dell'approvazione di questo documento, ossia sgombrare il campo definitivamente da interpretazioni astruse, di natura burocratica, che, per la verità, hanno fatto fino a questo momento in regione Lombardia, che portano a immaginare che i lavoratori frontalieri debbano pagare una quota aggiuntiva per garantire le prestazioni del Servizio sanitario nazionale. Non è così ! Sono cittadini italiani come tutti e, quindi, come tutti hanno il diritto di accedere al sistema universalistico delle prestazioni, che vanno, signor Viceministro, dall'introduzione di un sistema forfettario per il secondo pilastro delle prestazioni previdenziali per i lavoratori e per quelli che sono in previdenza, per i cittadini che lavorano e per quelli che hanno smesso di lavorare e che sono rientrati all'interno del nostro tessuto nazionale, e che vanno, da ultimo, su un risultato estremamente qualificante che noi otteniamo con questa mozione, cioè l'idea che il cosiddetto extra gettito fiscale – che non è l'aumento delle imposte, ma è il fatto che venga alla luce improvvisamente, a seguito di questa operazione, un imponibile che fino a ieri non era a conoscenza del fisco italiano – che questo aumento di extra gettito venga garantito alle zone di confine per attività di integrazione fra i due Paesi. E questa è veramente la valorizzazione dell'autonomia e il principio federalista per cui i soldi rimangono laddove vengono generati !
  In conclusione, pertanto, signori del Governo e onorevoli colleghi, il Partito Democratico ha posto quattro elementi di fondo che ci fa piacere siano stati recepiti dagli altri partner della maggioranza all'interno di questa mozione: libertà di circolazione delle persone, libertà di intrapresa, garanzia per i diritti dei lavoratori e attenzione ai territori. Su queste basi noi crediamo ci siano tutte le condizioni per procedere, qualora arrivino le risposte che ci attendiamo debbano arrivare dal Governo di Berna e dall'azione di chiarificazione nei confronti del Canton Ticino e procedere nel senso della direzione che questo documento traccia e ci pare una risposta molto importante alle esigenze del Paese e, all'interno delle esigenze del Paese, ai diritti di parti importanti dei nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite o non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00950 (Ulteriore nuova formulazione), Cominardi ed altri n. 1-01137 (Nuova formulazione), Polverini ed altri n. 1-01138 e Paglia ed altri n. 1-01145, nel senso di votare la premessa separatamente dal dispositivo. Analogamente a come abbiamo fatto con le mozioni precedenti, porremo prima in votazione il dispositivo e, successivamente, se viene approvato, la premessa, altrimenti la premessa di per sé decade.Pag. 34
  Avverto, infine, che è stata chiesta la votazione per parti separate... colleghi, per favore... della mozione Borghi, Alli, Plangger ed altri n. 1-00952 (Ulteriore nuova formulazione) nel senso di votare prima la mozione nel suo complesso ad eccezione dei capoversi primo, secondo e nono e, a seguire, congiuntamente i capoversi primo, secondo e nono del dispositivo. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molteni ed altri n. 1-00950 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pesco, Caso, Ravetto, Ciprini. Ravetto non riesce.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  450   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 450).    

  Quindi, di conseguenza, a questo punto, verrà posta in votazione la premessa. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molteni ed altri n. 1-00950 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, abbiamo prima votato il dispositivo, adesso votiamo la premessa.
  Pilozzi, Totaro non riesce. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  436   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 178    
    Hanno votato
no  258).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghi, Alli, Plangger ed altri n. 1-00952 (Ulteriore nuova formulazione), ad eccezione dei capoversi primo, secondo e nono del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sorial, Morassut, Boccuzzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  451   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 451).    

  (La deputata Nardi ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghi, Alli, Plangger ed altri n. 1-00952 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente ai capoversi primo, secondo e nono del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Furnari, Silvia Giordano, Pilozzi, Terzoni è riuscita. Altri ? Giampaolo Galli, Lattuca, Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  455   
   Votanti  338   
   Astenuti   117   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 323    
    Hanno votato
no   15).    

Pag. 35

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cominardi ed altri n. 1-01137 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Stella Bianchi, Romele, Terzoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  455   
   Votanti  452   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  227   
    Hanno votato
 452).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cominardi ed altri n. 1-01137 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Totaro, Sandra Savino, Marzano, D'Ambrosio, Casellato, Gallinella, Cani. Ancora D'Ambrosio. Epifani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  455   
   Votanti  447   
   Astenuti   8   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato
 181    
    Hanno votato
no  266).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini ed altri n. 1-01138, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Duranti è riuscita, De Menech, Guerra.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  450   
   Astenuti   1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 445    
    Hanno votato
no    5).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini ed altri n. 1-01138, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Stella Bianchi, Capua, Greco, Galperti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  450   
   Votanti  443   
   Astenuti   7   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 180    
    Hanno votato
no  263).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paglia ed altri n. 1-01145, limitatamente al dispositivo, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni. Altri ? Pisicchio.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 36
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  449   
   Votanti  448   
   Astenuti   1   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
 446    
    Hanno votato
no    2).    

  (Il deputato De Menech ha segnalato di non essere riuscito a votare a favore).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paglia ed altri n. 1-01145, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini non riesce ? Alberti, Paolo Russo. Altri ? Catania, Casati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  454   
   Astenuti   2   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 179    
    Hanno votato
no  275).    

Discussione di Relazioni della Giunta per le autorizzazioni (ore 11,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione di relazioni della Giunta per le autorizzazioni.

(Esame – Doc. IV, n. 11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Filippo Ascierto, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 11-A).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  La Giunta propone di concedere l'autorizzazione richiesta per le sole intercettazioni di conversazioni captate anteriormente alla data del 28 febbraio 2011, intendendo che l'autorizzazione debba essere negata per le restanti intercettazioni captate successivamente alla predetta data. Pertanto, l'Assemblea, ai fini della chiarezza delle votazioni, procederà a due distinte deliberazioni, una sulla proposta di concessione dell'autorizzazione all'utilizzazione processuale delle intercettazioni captate anteriormente alla data del 28 febbraio 2011, l'altra su quella di diniego dell'autorizzazione all'utilizzo processuale delle intercettazioni captate successivamente a tale data.
  Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Gianfranco Chiarelli.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI, Relatore. La Giunta per le autorizzazioni riferisce su una domanda...

  PRESIDENTE. Onorevole Chiarelli, estragga il microfono perché altrimenti è troppo lontano e non si sente. Prego anche i colleghi intorno all'onorevole Chiarelli, se lo lasciano nella condizione di poter intervenire senza disturbarlo.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI, Relatore. Dall'ordinanza con la quale l'autorità giudiziaria chiede l'autorizzazione, ex articolo 6 della legge n. 140 del 2003, risulta che nel procedimento in questione sono stati formulati tre capi d'imputazione a carico dell'interessato. Il primo e il secondo si riferiscono all'ipotesi di concorso in truffa aggravata per il conferimento di erogazioni pubbliche e di concorso in peculato. Con il terzo, che riguarda il solo Ascierto, si contesta...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole. Colleghi, per favore, stiamo discutendo su documenti anche di un certo rilievo. Pag. 37Quindi, se riusciamo a mettere il relatore nelle condizioni di poter fare un intervento. Non siete obbligati a rimanere in Aula, se non siete interessati. Se rimanete in Aula, per favore, abbassate il tono della voce. Lo chiedo anche ai colleghi al Comitato dei nove. Per favore, non mi fate richiamare nominalmente le persone. Onorevole Chiarelli, prego.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI, Relatore. Con il terzo, che riguarda solo Ascierto, dicevo, si contesta il delitto di millantato credito.
  In base alla ricostruzione degli inquirenti, infatti, costui, abusando della qualità di deputato, avrebbe millantato credito presso pubblici uffici con taluni imprenditori coimputati al fine di ricevere in cambio da essi prestazioni d'opera gratuite o a prezzo di favore nell'ambito delle opere edilizie della casa di sua proprietà.
   Il giudice dell'udienza preliminare presso il tribunale di Padova, segnatamente, chiede l'autorizzazione all'utilizzazione processuale di 31 intercettazioni di conversazioni captate su utenze in uso a terzi, alle quali ha preso parte Filippo Ascierto, deputato all'epoca dei fatti.
   Le conversazioni sono state captate per un periodo di poco superiore a un anno, dalla prima intercettazione, 12 febbraio 2011, all'ultima del 24 febbraio 2012. La Giunta per le autorizzazioni ha esaminato la domanda di autorizzazione nelle sedute dell'8, 15, 23 e 30 luglio, 1 e 29 ottobre, 11, 18 e 25 novembre e 2 dicembre 2015. L'interessato è stato audito dalla Giunta, nella seduta del 23 luglio 2015.
  Come più volte ho ribadito, si osserva in via preliminare che la giurisprudenza costituzionale, nel delineare i margini del sindacato parlamentare in materia, ha chiarito come sia estraneo alla competenza della Camera ogni sindacato di merito sulla fondatezza delle accuse mosse all'indagato e come le valutazioni dell'organo parlamentare debbano invece concentrarsi sugli elementi prodotti dall'autorità giudiziaria per dimostrare la natura casuale delle intercettazioni e la necessità del loro utilizzo processuale.

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi !

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI, Relatore. Quanto alla valutazione sulla natura casuale, si tratta di verificare che il soggetto intercettato non fosse Filippo Ascierto, deputato all'epoca della conversazione, ma che costui sia stato captato casualmente, in quanto colloquiante con altri soggetti indagati. Se non si trattasse di intercettazioni casuali, infatti, il giudice avrebbe dovuto chiedere l'autorizzazione preventiva alla Camera, ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003 e non l'autorizzazione postuma per utilizzare le intercettazioni già captate, ai sensi – come detto – dell'articolo 6 della stessa legge.
  Il giudizio sulla casualità delle intercettazioni dunque si forma in base alla verifica, non già della mera titolarità o disponibilità dell'utenza captata, ma dalla direzione dell'atto di indagine (si vedano in argomento le sentenze della Corte costituzionale n. 390 del 2007 e n. 113 e 114 del 2010). La Corte precisa che, soprattutto quando l'attività di captazione – come nel caso di specie – è articolata e prolungata nel tempo, la verifica dell'occasionalità dell'intercettazione deve farsi particolarmente stringente. Infatti, se anche non vi fosse l'iniziale intento di captare le conversazioni di un parlamentare, qualora nel corso dell'attività di intercettazione emergano non soltanto rapporti di interlocuzione abituale tra il soggetto intercettato e il parlamentare, ma anche indizi di reità nei confronti di quest'ultimo, non si può trascurare l'eventualità che intervenga nell'Autorità giudiziaria un mutamento di obiettivi dell'indagine, nel senso che le ulteriori intercettazioni potrebbero risultare finalizzate a captare, non più soltanto le comunicazioni del terzo, ma anche quelle del suo interlocutore, ossia il parlamentare, per accertarne le responsabilità penali. In tal caso, ogni casualità iniziale verrebbe evidentemente meno e le successive captazioni delle comunicazioni del membro del Parlamento, lungi dal restare fortuite, diventerebbero mirate.Pag. 38
  Dall'esame dell'informativa della Guardia di finanza del 28 febbraio 2011, è quindi emerso che gli inquirenti, già in quella data, avevano delineato a carico di Ascierto un'ipotesi investigativa precisa e dettagliata, contenente tutti gli elementi che, in un secondo momento, si sarebbero tradotti nella contestazione del delitto di millantato credito. Tale informativa, con il relativo contenuto, è stata immediatamente portata a conoscenza dell'autorità giudiziaria. Dalla predetta nota di polizia giudiziaria del 28 febbraio 2011 emerge a carico di Ascierto un quadro indiziario tale da determinare un mutamento dell'obiettivo di indagine, che da quel momento si è rivolta anche a Filippo Ascierto, al fine di accertare le eventuali responsabilità penali.
  A conferma del concreto realizzarsi di questo mutamento, si osserva come, solo un mese dopo della successiva informativa della Guardia di finanza del 28 marzo 2011, l'Ascierto sia considerato un conclamato obiettivo di indagine, tant’è vero che la prosecuzione dell'attività di captazione ha consentito agli inquirenti di sottoporre a un attento controllo anche gli spostamenti e gli incontri del parlamentare.
   Ciò premesso, si può sostenere che, almeno a partire dal 28 febbraio 2011, le intercettazioni nei confronti di Ascierto abbiano cessato di essere casuali. Ne consegue che, solo per le prime otto intercettazioni indicate nell'ordinanza, in quanto anteriori alla data, come detto, del 28 febbraio, è possibile valutare se concedere l'autorizzazione.
   A tal proposito, sul presupposto della sussistenza di un nesso tra i risultati delle predette intercettazioni e la contestazione del fatto, per come prospettato dagli inquirenti, si può ritenere che il giudice richiedente abbia motivato la necessità dell'utilizzo processuale in termini di non implausibilità. Tanto basta, secondo i principi enunciati dalla Corte costituzionale, nella sentenza del 2010, perché la Camera concluda in senso favorevole le valutazioni di propria competenza in ordine alla sussistenza del requisito della necessità processuale, con riferimento solo ed esclusivamente alle otto intercettazioni in questione.
   Per questi motivi, la Giunta, nella seduta del 2 dicembre 2005, ha deliberato a maggioranza di proporre l'autorizzazione all'utilizzo processuale delle sole intercettazioni di Ascierto, deputato all'epoca dei fatti, captate anteriormente alla data del 28 febbraio, precisando che le stesse siano identificate nell'ordinanza con i seguenti riferimenti: n. 11375 del 12/2/2011, n. 1698 del 15/2/2011, n. 5625 del 17/2/2011, n. 2018 del 18/2/2011, n. 2162 del 21/2, n. 2241 del 22/2, n. 2353 del 26 febbraio 2011.
  Per tutto il resto si intende che dovrà essere invece negata l'autorizzazione per la richiesta così come fatta nell'ordinanza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Non essendoci iscritti in discussione, dichiaro chiusa la discussione. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Il mio sarà un unico intervento che riguarderà...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Marotta. Io vorrei farglielo fare in una condizione decente. Per favore, colleghi ! Se riusciamo ad abbassare la voce; siamo in dichiarazione di voto ! Grazie.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Come dicevo, il mio sarà un unico intervento che preannunzierà il voto contrario sull'utilizzo delle intercettazioni nei confronti di tutti i quattro ex deputati che oggi ci interessano e sarà una riflessione sull'utilizzo e sulla possibilità di intervenire nella normativa che riguarda proprio questo aspetto che è tutelato, come tutti sapete, dall'articolo 68 della Carta costituzionale. Perché ? Perché nel 1993 questo sistema è stato rivisto, proprio il sistema delle immunità parlamentari, per garantire il corretto esercizio delle funzioni Pag. 39giurisdizionali nei confronti dei parlamentari e, dunque, per proteggere l'integrità di composizione e la piena autonomia decisionale delle assemblee legislative da attività giudiziarie anche illegittime.
  Con la legge n. 140 del 2003 si è intervenuti o almeno si è tentato di intervenire – è questa la critica che noi facciamo e per la quale sollecitiamo il Parlamento e la Camera, nel caso che ci occupa, a rivedere, eventualmente con un'iniziativa legislativa, questa normativa – e intervenendo si sono fatte una serie di precisazioni su intercettazione dirette, indirette, casuali, su intercettazioni preventive o successive, con ciò dando la possibilità alla Corte costituzionale, che è intervenuta, come tutti sapete, varie volte su questo argomento, di sostituirsi al legislatore, cosa a cui ormai noi siamo abituati – diventa creatrice di diritto vivente –, intervenendo e stabilendo alcuni principi che, per quanto riguarda me e la mia formazione politica, non ci stanno bene. Perché ? Perché è il legislatore che deve intervenire in maniera chiara e precisa su alcune situazioni e non deve delegare ad altri, neanche alla Corte costituzionale, interventi che poi costituiscono dei veri e propri cambiamenti o interventi sul piano legislativo, ai quali poi tutti quanti dobbiamo giustamente sottostare.
  E, allora, si è introdotto attraverso la Corte – è questo il primo punto importante – il principio delle presunzioni. Che cosa significa ? Che se l'intercettazione è rilevante e necessaria, automaticamente è legittima e si deve autorizzare. Se mancano questi due presupposti, cioè quelli della rilevanza e della necessità, l'intercettazione deve essere considerata illegittima e, perciò, bisogna respingerla al mittente. Allora, chi è che determina il processo di questa intercettazione ? Lo determina l'autorità giudiziaria, la quale scende nel merito e trasferisce alla Camera che cosa ? Un provvedimento in cui la Camera può portare – ed è questo il punctum dolens – solamente un controllo, diciamo, sulla legittimità del percorso che ha seguito il magistrato nel chiedere l'autorizzazione, cioè nel senso che sia completa e logica la motivazione con la quale il magistrato ci chiede, appunto, l'utilizzo dell'intercettazione a carico di quel parlamentare.
  Io ricordo che il parlamentare è il diretto usufruitore di una garanzia che non è la garanzia per il parlamentare – guardate ! – ma è la garanzia del sistema democratico, è la garanzia che viene fuori e che è a garanzia del cittadino, non del deputato, così come l'autonomia della magistratura è una garanzia che non va nell'interesse del magistrato ma va nell'interesse dei cittadini che devono essere giudicati da quel magistrato. E, allora, se è vero che il nostro esame si concretizza e finisce in un esame esclusivamente di legittimità sull'iter che ha seguito il magistrato e non nel merito del provvedimento, per poter capire e difendere quella prerogativa che la Carta ha voluto inserire a favore del parlamentare che senso ha ? Ecco perché noi diciamo che dobbiamo intervenire. Il controllo del Parlamento, il controllo della Camera e del Senato, deve essere un controllo anche nel merito del discorso, perché se è solamente di legittimità – consentitemi di dirlo e non vorrei essere banale – è difficile che troveremo un magistrato che possa dire, in un provvedimento in cui chiede una qualsiasi autorizzazione nei confronti di quel deputato, che «è uno con cui ho un rapporto di odio profondo, di disistima» e, quindi, così concretizzare il fumus persecutionis.
  Noi possiamo portare un controllo serio su quello che è l'iter del discorso e delle motivazioni che sono alla base della richiesta dell'autorizzazione esclusivamente se possiamo portare un controllo nel merito del provvedimento, nel merito degli atti che sono a fondamento di quel provvedimento e non esclusivamente su un provvedimento, su un'ordinanza attraverso la quale il giudice ci porta i risultati del suo lavoro e su cui noi non abbiamo nessun ingresso. E, allora, su questo forse noi dovremmo fare un momento di attenzione e rispetto a questo la posizione del gruppo resta fermamente convinta che, fin quando non avremo questa possibilità, il nostro voto sarà sempre contrario all'autorizzazione.Pag. 40
  Faccio un'ultima considerazione di trenta secondi, che riguarda poi il gruppo di Area Popolare. Noi non siamo presenti nella Giunta per le autorizzazioni e, quindi, noi non abbiamo nemmeno la possibilità – e qui mi rivolgo al Presidente, in modo che possa eventualmente sanare questa situazione che di fatto esiste – di partecipare all'iter formativo di quello che poi dovrà essere il voto espresso in Parlamento, con riferimento a quei pochi atti che il giudice decide di inviare a sostegno della proprio decisione, né possiamo partecipare all'istruttoria, per avere un quadro preciso con riferimento al voto che dobbiamo esprimere.
  Ecco perché io preannunzio il voto contrario su questa e sulle altre richieste di autorizzazione da parte del gruppo e invito il Parlamento a porsi seriamente il problema di intervenire su questa materia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà. Tuttavia, prima di dargli la parola, approfitto per salutare studenti e insegnanti dell'istituto comprensivo statale «Don Tattoli – De Gasperi» di Corato, in provincia di Bari, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi). Onorevole Sisto, prego.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, grazie. Non posso che raccogliere il testimone che il collega Marotta ha passato all'Aula perché tutte le istanze di garanzia, che nel caso di Filippo Ascierto si presentano alla nostra attenzione, siano valutate e siano valutate compiutamente. I temi sono quelli che vedono comunque una necessaria delibazione da parte della Camera dei deputati, tenendo conto non tanto degli interventi della Corte costituzionale che è vero, qualche volta sono sintonizzati ad un legiferare criptico sotto l'egida del diritto vivente, come se fosse un'esimente a poter addirittura fare le norme anziché vagliarne la compatibilità con i principi della Costituzione, ma soprattutto mi sembra che in questa ipotesi si presentino netti tutti i temi di carattere generale che comportano per Forza Italia sempre la necessità di una posizione cauta rispetto ai tentativi di ingerenza dell'autorità giudiziaria penale nell'ambito delle prerogative dell'articolo 68. Tale norma, si potrà dire di tutto, è stata cambiata sotto l'egida e sull'onda di un momento politico molto particolare e, quando una norma dalla Costituzione viene cambiata sull'onda di un'emotività politica, non si tratta certamente di una scelta che è condivisibile tout court. Le modifiche costituzionali, soprattutto in una materia così delicata, i rapporti fra l'autorità giudiziaria penale e le prerogative del parlamentare, meritano probabilmente una sorta di maggiore metabolizzazione per poi non indebolire una parte della Costituzione così importante. Da questo indebolimento, è inutile negare, sono scaturite una serie di conseguenze che vedono il Parlamento sempre più in balìa randomizzata degli interventi dell'autorità giudiziaria, per cui le decisioni molto spesso non solo per fatti, per norme e per documenti ma sono per persone. Tutto questo non è nel DNA di Forza Italia, noi voteremo contro questo come anche sugli altri provvedimenti, ma su questo in particolare, quello per cui io sono intervenuto, mi sembra che tutte le ragioni depongano per un fermo «no» avverso la richiesta che è stata proposta. Per cui credo che nella prima parte si debba essere fermamente contrari a quella richiesta e quindi favorevoli poi alla seconda, perché nella seconda parte si chiede sostanzialmente il divieto di utilizzazione e si respinge la richiesta di autorizzazione. Tutto questo – l'abbiamo detto più volte – non possiamo fare altro che rimarcarlo e mostrare ancora una volta pacatamente ma tenacemente l'indole fortemente garantista che fanno di Forza Italia un Paese – un Paese, magari fosse un Paese – un partito a squisita ispirazione parlamentare che mette il Parlamento davanti alla giustizia penale e soprattutto i principi costituzionali davanti ai tentativi di ingerenza dell'autorità giudiziaria. Forza Italia diventerà il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 41

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, nel caso in oggetto il GUP di Padova avanza la richiesta il 2 luglio 2015 con riferimento al procedimento penale con tre casi di imputazione: delitto di millantato credito a calco del solo Ascierto, concorso in truffa aggravata per conferimento di erogazioni pubbliche e concorso di peculato. Come presidente della ONLUS Andromeda avrebbe infatti presentato falsi preventivi al comune di Padova per ricevere contributi pubblici non impiegati ai fini dello svolgimento di manifestazioni pubbliche. Il GUP chiede l'utilizzo di 31 intercettazioni captate su uso di terzi nelle quali ha preso parte anche Ascierto per un periodo poco superiore ad un anno, che va dal 12 febbraio 2011 al 24 febbraio 2012. La Giunta, durante la sua istruttoria, ha richiesto anche un'integrazione istruttoria, infatti secondo l'informativa della Guardia di finanza sarebbe emerso che gli inquirenti già alla data del 28 febbraio 2011 avevano delineato nei confronti di Ascierto dei capi di imputazione, venendo così meno l'esistenza di casualità nelle intercettazioni. Per questo la Giunta ha votato su proposta del relatore l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni solo per quanto riguarda le intercettazioni precedenti al 28 febbraio 2011, che è la prima parte del voto di oggi, e su questo anche il mio gruppo voterà favorevolmente. Per quanto riguarda invece il secondo voto, che riguarderà le intercettazioni posteriori a questa data, non ci sono degli elementi sufficienti per dimostrare un caso o l'altro per cui il mio gruppo si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amoddio. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, io esprimo il voto da parte del Partito Democratico all'autorizzazione di Giunta per le intercettazioni che riguardano l'onorevole Ascierto, deputato all'epoca dei fatti. In pratica la Giunta ha ricevuto dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Padova, come è stato già detto, la richiesta per utilizzare ben 31 intercettazioni. La Giunta chiaramente ha dovuto analizzare in maniera molto specifica se queste conversazioni risultavano captate casualmente e soprattutto se era necessario il loro utilizzo processuale ai fini del processo. Quindi la verifica da parte della Giunta è stata particolarmente stringente, abbiamo chiesto all'autorità giudiziaria le note della polizia giudiziaria richiamate nei decreti di proroga, abbiamo ricevuto queste note da parte della polizia e da queste note ci siamo accorti proprio che dal 28 febbraio 2011 gli inquirenti avevano già delineato una precisa ipotesi accusatoria nei confronti dell'onorevole Ascierto. Per questo motivo dal 28 febbraio 2011 occorreva immediatamente richiedere l'autorizzazione a proseguire le intercettazioni a carico dell'onorevole Ascierto alla Giunta per le autorizzazioni a procedere. Proprio per questo motivo non abbiamo autorizzato le intercettazioni telefoniche a datare dal 28 febbraio 2011, perché l'obiettivo e l'oggetto delle indagini era l'onorevole Ascierto. Pertanto, per queste ragioni, ad avviso della Giunta, le intercettazioni da autorizzare nei confronti dell'allora onorevole Filippo Ascierto cessano di essere casuali a datare dal 28 febbraio 2011 e la Giunta ha deliberato di proporre a questa Assemblea di autorizzare solo le prime otto intercettazioni indicate nell'ordinanza, anteriori al 28 febbraio 2011. È per questo motivo che io invito a votare favorevolmente a nome del PD all'utilizzo delle intercettazioni, ripeto, captate solo anteriormente al 28 febbraio 2011, come indicato nella richiesta del relatore negli atti già depositati alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione – Doc. IV, n. 11-A)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 42
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti di Filippo Ascierto, deputato all'epoca dei fatti, captate anteriormente alla data del 28 febbraio 2011. Preciso che chi intende concedere l'autorizzazione, deve votare «sì», e chi intende negarla, deve votare «no».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Rubinato, Anzaldi, Cominardi, Ciracì, Ruocco, Gutgeld...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  413   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 356    
    Hanno votato
no   57).    

  (Il deputato Losacco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta relativa al diniego dell'autorizzazione all'utilizzo processuale delle intercettazioni di conversazioni, nei confronti di Filippo Ascierto, deputato all'epoca dei fatti, captate successivamente alla data del 28 febbraio 2011.
  Preciso che chi intende negare l'autorizzazione deve votare «sì» e chi intende concederla deve votare «no».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carella, Palese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  344   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 342    
    Hanno votato
no    2).    

  (Il deputato Naccarato ha segnalato che non è riuscito a votare).

(Esame – Doc. IV, n. 13-A)

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del seguente documento: Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Giacomo Chiappori, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 13-A).
  Lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dall'Assemblea (vedi calandario).
  Avverto che la Giunta per le autorizzazioni propone di non concedere l'autorizzazione richiesta.
  Dichiaro aperta la discussione
  Ha facoltà di parlare la relatrice, onorevole Rossomando.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatrice. Onorevoli colleghi, siamo qui per deliberare, e in questo caso la relatrice riferisce su una domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti di Giacomo Chiappori, deputato all'epoca dei fatti, richiesta avanzata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Imperia il 20 luglio 2015.
  Nel procedimento di cui si tratta l'onorevole Giacomo Chiappori risulta indagato per il delitto di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, che avrebbe commesso all'epoca, nella sua qualità di sindaco del comune di Viano Marina. Secondo l'ipotesi dell'accusa si tratterebbe di un contratto di appalto per il servizio annuale di manutenzione ordinaria del verde pubblico affidato alla cooperativa sociale «Il Cammino» nel 2010. Sempre secondo l'ipotesi dell'accusa, questo contratto sarebbe stato prorogato sul falso Pag. 43presupposto del requisito della necessità e dell'urgenza; il tutto nelle more della redazione degli atti tecnico-amministrativi per l'espletamento della nuova gara d'appalto. In questo caso si sarebbe aggirato il limite per gli affidamenti diretti. Quindi, secondo l'accusa, l'interessato, cioè il deputato Chiappori, avrebbe ricevuto per sé un'utilità in cambio di questa proroga, senza che ne ricorressero i requisiti, consistente nell'esecuzione di lavori nella sua azienda da parte di questa cooperativa sociale. Il costo di questi lavori è stato accertato in essere 1836 euro oltre Iva. Risulterebbero secondo l'accusa pagati nella misura di mille euro su questi lavori, quindi la dazione costituente la corruzione sarebbe di circa 700-800 euro. Si chiede l'utilizzazione di tre intercettazioni telefoniche, captate sull'utenza di un terzo, nelle conversazioni avrebbe preso parte Giacomo Chiappori.
  Ricordo soltanto per titoli, perché lo abbiamo già esposto più volte, i requisiti su cui noi ci pronunciamo sono quelli della casualità e della necessità.
  La Giunta nulla ha posto sul requisito della casualità, invece merita qualche considerazione quello sulla necessità e per questo la deliberazione che la Giunta propone all'Aula è quello di negare l'autorizzazione all'utilizzo.
  Con riferimento al requisito della necessità probatoria, è noto, non ci sarebbe bisogno delle determinazioni della Corte costituzionale, ma vale la pena ricordarlo, che il giudice deve indicare gli elementi sui quali si fonda questa richiesta, le emergenze probatorie presenti agli atti e disponibili dalle quali deriva questa necessità probatoria, illustrare e motivare la necessità in termini di non implausibilità.
  Ora come Giunta ci limitiamo a citare, ed è più che sufficiente, il fatto che l'ordinanza che richiede questo utilizzo si limita a dire che le conversazioni in questione appaiono utili alla valutazione complessiva di tutti gli elementi, sia a favore che contro posti dal pubblico ministero alla base delle indagini.
  Ebbene, ha ritenuto, la Giunta, che questo tipo di motivazione sia pleonastica e non costituisca una motivazione.
  Pertanto si ritiene non motivata la necessità dell'utilizzo di queste intercettazioni, e vale la pena rammentare che il requisito della necessità processuale di per sé non significa niente.
  Allora, poiché non c’è motivazione e gli elementi sono assolutamente generici e per questo non idonei a poter concedere l'autorizzazione, le determinazioni della Giunta sono state quelle di negare l'autorizzazione all'utilizzo di queste intercettazioni, naturalmente senza entrare nel merito della sussistenza di elementi di responsabilità in ordine al reato contestato.

  PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione.
  Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Grazie, Presidente. In questo caso il GIP di Imperia avanza la richiesta nei confronti di Chiappori il 20 luglio 2015, con riferimento al procedimento penale per il delitto di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio.
  In qualità di sindaco del comune di Diano Marina avrebbe prorogato, infatti, l'appalto per il servizio di manutenzione del verde pubblico ad una cooperativa, per poi ricevere da questa lavori a fini privati nella propria azienda per l'ammontare di circa mille e ottocento euro.
  Il GUP chiede l'utilizzo di tre intercettazioni captate su utenze di terzi in un periodo ristretto nel mese di febbraio 2013, ma poi è iscritto nel registro degli indagati solo a febbraio del 2015, quindi due anni dopo.
  Dalla richiesta il relatore non ha ravvisato l'adeguata attenzione alla necessità probatoria delle intercettazioni e, quindi, la Giunta, sulla base di quanto proposto dal relatore, ha negato l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni.
  A nostro avviso, è vero che la necessità probatoria forse doveva essere motivata Pag. 44meglio, tuttavia non ci sono neanche gli elementi necessari per negare del tutto le autorizzazioni, per cui annuncio il voto di astensione sulla proposta della relatrice.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Grazie Presidente. Il gruppo del Partito Democratico condivide la proposta della Giunta per le autorizzazioni di negare l'utilizzo processuale dell'intercettazione di conversazioni nei confronti dell'onorevole Chiappori.
  La relatrice, onorevole Rossomando, ha ben evidenziato le ragioni di questa proposta. Si è riscontrata la natura casuale delle intercettazioni, ma sulla necessità del loro utilizzo processuale, la cui sussistenza è essenziale ai fini della concessione dell'autorizzazione, vi è una carenza di motivazione da parte del giudice per le indagini preliminari. Forse carenza è un eufemismo, per non dire che manca completamente, da qui la proposta di negare l'autorizzazione.
  Al riguardo, vorrei fare una valutazione politica. L'aver autorizzato in questa legislatura due richieste di arresto ed avendo il Partito Democratico una netta maggioranza relativa, quasi assoluta in quest'Aula, nonché nella Giunta per le autorizzazioni, ha fatto dire da diverse parti che il Partito Democratico ha un atteggiamento giustizialista sempre e comunque acquiescente alle richieste della magistratura. Non è così.
  Forse si può dire che nella passata legislatura c'era un atteggiamento pregiudizialmente contrario alle richieste della magistratura da parte dell'allora maggioranza. In questa non c’è alcun preconcetto; c’è l'esame rigoroso degli atti e degli aspetti di competenza del Parlamento, esprimendo la piena autonomia della Camera dei deputati.
  Quando le richieste sono corrette rispetto a ciò su cui la Camera è chiamata ad esprimersi, che non è mai una sorta di processo parallelo, ma sono aspetti specifici, ben evidenziati dalle molteplici sentenze della Corte costituzionale, in quei casi, noi propendiamo per l'autorizzazione.
  Quando le richieste non hanno tutti i requisiti necessari e, come in questo caso, quasi si sorvola, con atteggiamento di sufficienza rispetto al ruolo del Parlamento, su uno dei due requisiti più volte stabiliti, non abbiamo alcuna remora a negare l'autorizzazione ed è parzialmente successo per altri due casi.
  Cerchiamo di guardare al merito delle questioni per ciò che ci compete. Vale per quanto fin qui all'esame della Camera, per questo caso e per i prossimi all'ordine del giorno già in questa seduta.
  Concludo confermando il voto favorevole del Partito Democratico alla proposta della Giunta per le autorizzazioni di diniego dell'autorizzazione nel caso in oggetto, relativo all'onorevole Chiappori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione – Doc. IV, n. 13-A)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti di Giacomo Chiappori, deputato all'epoca dei fatti.
  Preciso che, votando l'Aula la proposta della Giunta, chi intende negare l'autorizzazione deve votare «sì» e chi intende concederla deve votare «no».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, D'Ambrosio, Giuliani, Nardi, Grande.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  410   
   Votanti  322   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato
 322).    

Pag. 45

  (La deputata Albanella ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame – Doc. IV, n. 14-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Silvio Berlusconi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 14-A).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  La Giunta propone di concedere l'autorizzazione.
  Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole presidente Ignazio La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore. La ringrazio, Presidente. Voglio innanzitutto ringraziare i componenti della Giunta delle autorizzazioni a procedere per aver esaminato questo, come gli altri casi oggi all'esame dell'Aula, in maniera approfondita e assolutamente corretta, sforzandosi tutti di svolgere questo ruolo uscendo dalla strettoia dell'appartenenza a questo o a quel gruppo parlamentare. In questo caso specifico, in cui l'interessato è il presidente Berlusconi – siamo di fronte a un procedimento penale nel quale Berlusconi risulta imputato del delitto di cui all'articolo 377-bis del codice penale –, secondo l'accusa, Berlusconi avrebbe indotto Gianpaolo Tarantini a tacere informazioni a sua conoscenza e a rendere dichiarazioni mendaci e reticenti nel corso degli interrogatori che il predetto era chiamato a rendere in qualità di indagato dinnanzi all'autorità giudiziaria.
  Secondo la prospettazione dell'accusa, tramite offerte e promesse di versamento di denaro e altre utilità, Gianpaolo Tarantini sarebbe stato indotto, in particolare, a mentire nel dichiarare che Berlusconi non avesse corrisposto utilità ad alcune donne presentategli da Tarantini e ad essere reticente circa i contatti avviati, per il tramite di Berlusconi, con i vertici del Dipartimento della Protezione civile, del gruppo Finmeccanica e delle società ad esso collegate, a cui Tarantini risulterebbe essere stato interessato.
  Quanto all'oggetto dalla domanda di autorizzazione, il pubblico ministero ha elencato 16 intercettazioni in relazione alle quali avanzare la richiesta di autorizzazione alla Camera, mentre la difesa dell'interessato – questo è un dato assolutamente rilevante – ha chiesto di potere utilizzare, in funzione difensiva, 73 conversazioni, tra le quali, però, sono comprese anche le 16 richieste dalla procura. In sostanza, in questo caso, benché la difesa richiedesse un numero più alto di intercettazioni di telefonate da autorizzare, le 16 delle quali noi discutiamo hanno visto la richiesta di utilizzo sia da parte dell'accusa che da parte della difesa. Questa circostanza ha reso ancora più sereno – diciamo così – il dibattito in seno alla Giunta delle autorizzazioni, che, più di altre volte, si è dilungata, a prescindere dal caso di specie, sulla natura della richiesta di intercettazioni, per la quale tante volte si è aperto, anche in quest'Aula, un dibattito.
  Naturalmente la difesa ha ritenuto che dalle 16 telefonate, per le quali chiede l'autorizzazione, si possano desumere elementi per accertare l'insussistenza dell'elemento soggettivo del delitto contestato, mentre secondo l'accusa da esse si può desumere la sussistenza di prove a carico. Il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Bari ha ritenuto che ci fossero i requisiti di cui all'articolo 6 della legge n. 140 del 2003 per i risultati di tutte le 73 intercettazioni indicate dalle parti, anche in considerazione della concorde richiesta delle medesime di utilizzare alcune di esse, trasmettendo quindi alla Camera dei deputati la domanda di autorizzazione in esame.
  Come è chiaro dalla giurisprudenza costituzionale, che ha delineato i margini del sindacato parlamentare in materia, dovranno essere esaminati i soli elementi addotti dall'autorità giudiziaria a supporto Pag. 46della richiesta. In particolare, occorre tenere presente come sia estraneo alla competenza della Giunta – quindi anche dell'Assemblea oggi riunita – ogni sindacato di merito sulla fondatezza delle accuse mosse all'indagato e come, invece, le valutazioni dell'organo parlamentare debbano concentrarsi sugli elementi prodotti dall'autorità giudiziaria per dimostrare la natura causale delle intercettazioni e la necessità della loro utilizzazione nel processo. Il caso in esame presenta, peraltro, una peculiarità. Noi dobbiamo valutare la sussistenza dei predetti requisiti con riferimento – questa è veramente una peculiarità raramente avuta in altri procedimenti – a due distinti procedimenti penali, poiché le intercettazioni sono state captate tra il settembre 2008 e il maggio del 2009, nell'ambito di un procedimento diverso da quello per il quale vi è la richiesta di autorizzazione. Vi è un primo procedimento penale, nel quale sono state captate le intercettazioni; era un procedimento – che aveva come imputato solo Tarantino e riguardava la legge Merlin, mentre non era imputato, e al termine non è risultato neanche indiziato, Berlusconi – in tema di induzione e sfruttamento della prostituzione. A questo primo procedimento occorre avere riguardo per valutare la natura casuale o meno delle intercettazioni. Queste ultime sono state successivamente acquisite in un altro, diverso, processo, dove invece Berlusconi risulta imputato del delitto, come abbiamo appena detto, ai sensi dell'articolo 377-bis del codice penale, dal quale scaturisce la domanda di autorizzazione in esame. A questo secondo procedimento, quindi, dobbiamo avere riguardo per valutare la sussistenza del requisito, non solo della casualità, ma anche della necessità processuale delle intercettazioni.
  Prima di passare al vaglio della motivazione dell'ordinanza, in merito alla sussistenza del requisito della casualità delle intercettazioni, appare utile richiamare alcuni significativi passaggi della giurisprudenza costituzionale in materia. La Camera, alla quale viene rivolta una richiesta di autorizzazione, secondo la Corte costituzionale deve verificare anzitutto quale sia la direzione dell'atto di indagine – sintetizzo, anziché leggere tutto –, cioè la Camera deve verificare se le indagini che portano a quella intercettazione, a carico di altro soggetto diverso dal parlamentare, sono indagini che mirano a trovare elementi di colpevolezza, o comunque utili processualmente, a carico di quel terzo, o se, invece, vi è anche una ipotesi in cui vi sia una ricerca di elementi indiziari o di prova, a carico del parlamentare. Nel primo caso, secondo la Corte costituzionale, è possibile proseguire nelle intercettazioni, nel secondo caso, invece, bisognerebbe, prima di procedere alle intercettazioni, chiedere l'autorizzazione ex articolo 68.
  Vi è, peraltro, un'altra ipotesi: che le intercettazioni comincino con l'obiettivo di indagare e di capire quali elementi di colpevolezza vi siano a carico della persona nei cui confronti le intercettazioni sono poste, e poi, nel corso delle intercettazioni e a seguito di esse, a un certo punto emergano elementi che fanno cambiare la direzione delle indagini e che, cioè, coinvolgono nelle indagini anche l'ipotesi che il parlamentare possa essere, in ipotesi, imputato. In questo caso bisognerebbe, dice la Corte costituzionale, interrompere immediatamente le intercettazioni e mandare il tutto alla Camera per la richiesta di autorizzazione. Quindi, il concetto della casualità impone che, qualora anche nel corso delle intercettazioni venga meno la assoluta estraneità del parlamentare, la magistratura chieda. Su questo, la Giunta più volte si è interrogata, perché, diciamolo con franchezza, non sempre questo dettato della Corte costituzionale è stato scrupolosamente osservato, anzi abbiamo avuto anche nel caso precedente, che abbiamo appena votato, una ipotesi concreta di indagini che proseguono anche quando è a carico del parlamentare che l'intercettazione cerca elementi.
  Nel caso in esame, l'attività di captazione è articolata e prolungata nel tempo, e la verifica dell'occasionalità delle intercettazioni deve, quindi, farsi assolutamente Pag. 47stringente. Apparentemente, ma abbiamo poi ritenuto sostanzialmente, questo indirizzo, che era di indagine verso il solo Tarantino, non muta in quel primo procedimento.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,30)

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore. Le indagini si concludono, viene rinviato a giudizio Tarantino, Berlusconi, che in quel processo è individuato come «cliente», non subisce alcuna imputazione; è solo successivamente, passato del tempo, in un altro processo, in cui Berlusconi invece risulta imputato ai sensi dell'articolo 377-bis del codice penale, che vengono riesumate queste vecchie intercettazioni, allora casuali, e ci si chiede, quindi, oggi, visto che le abbiamo, di poterle utilizzare. Devo dire che la materia, come capite, è abbastanza delicata e che, se non ci fosse stata la contestuale richiesta – che però non ha un peso, naturalmente, decisivo nella nostra decisione – sia da parte della difesa che dell'accusa di utilizzarle, avremmo avuto seri dubbi.
  In particolare, come Presidente della Giunta – benché la mia propensione fosse in questo caso in favor rei, diciamo, per semplificare, e fosse molto dubbia la possibilità di considerare che la casualità di una intercettazione in un processo rimanga tale anche in un altro processo – ho preferito lasciare che fosse la Giunta a valutare – valutazione, peraltro, ripeto, uguale a quella espressa sia dalla difesa che dall'accusa – e a considerare che gli elementi normalmente richiesti affinché si possa concedere l'autorizzazione sussistessero, atteso che non vi erano invece dubbi sulla motivazione circa la necessità dell'utilizzo di queste intercettazioni.
  Debbo dire, approfittando di questa occasione di serenità, che il dettato di alcune sentenze della Corte costituzionale lascia dei dubbi, e lo dico a chi è più avvertito nella materia, perché il sostenere che un parlamentare possa non essere intercettato solo quando è colpevole, o si possano ipotizzare elementi indiziari nei suoi confronti – ma è un problema di bilanciamento tra la necessità delle indagini e quello che l'articolo 68 prescrive – secondo la Corte costituzionale, solo in quel caso, in cui uno è colpevole, c’è bisogno dell'autorizzazione. In realtà, l'altra tesi è quella dei padri costituenti, che non inserirono questa guarentigia per le ipotesi in cui il parlamentare fosse indiziato o imputato, ma la inserirono a garanzia della libertà delle conversazioni dei parlamentari, soprattutto quando non sono imputati. Intendo dire che se un parlamentare parla con una persona imputata per caso, in altro processo, di una vicenda importante politicamente, in ordine alla fiducia o in ordine a una legge, secondo questa interpretazione, nel bilanciamento tra questa guarentigia e le necessità accusatorie può essere intercettato. Credo che prima o poi la Camera, su questo bilanciamento che la Corte costituzionale ha così indirizzato a favore delle esigenze processuali, dovrebbe interrogarsi e dare una risposta.
  Nel corso del dibattito in Giunta è, peraltro, emerso un orientamento di condivisione della motivazione dell'ordinanza.
  Io da Presidente ne ho preso atto e ho ritenuto, benché avessi forti dubbi, di non dimettermi da questo ruolo, di fare proprie le conclusioni della Giunta e di ritenere, quindi, che la richiesta di autorizzazione potesse essere accolta, così come, peraltro, ripeto, hanno chiesto sia l'accusa, che la difesa. Se ciò è vero, si è affermato, non si può ritenere né che Berlusconi sia stato ab origine un bersaglio delle intercettazioni (è la tesi della Giunta), né che successivamente vi sia stato un mutamento della direzione degli atti di indagine, poiché a carico dell'interessato non è emerso e non sarebbe potuto emergere alcun quadro indiziario, proprio in considerazione del tipo di fattispecie per il quale si procedeva nel primo procedimento. La circostanza che il nome dell'interessato non appaia nei decreti di proroga delle intercettazioni e nelle relative informazioni di polizia giudiziaria si spiegherebbe proprio in considerazione dell'assenza di Pag. 48un'ipotesi investigativa nei confronti di Berlusconi e della mancata emersione di indizi di reato a suo carico, sempre nel primo procedimento.
  Da tale circostanza, inoltre, non sarebbe possibile inferire l'irrilevanza delle intercettazioni e, comunque, la Giunta non potrebbe sostituirsi al giudice in questa valutazione. Il richiamo all'articolo 6, comma 1, della legge n. 140 del 2003 sarebbe, quindi, inconferente proprio perché la norma, senza prevedere alcuna forma di automatismo, subordina la distruzione delle intercettazioni ad una previa valutazione rimessa esclusivamente al giudice in ordine alla rilevanza o irrilevanza delle stesse intercettazioni. Con questo si è risposto alla domanda perché non erano state distrutte le intercettazioni, in quel primo processo, ritenute inutili. Secondo questa prospettazione, ogni integrazione istruttoria sarebbe superflua. Debbo dire che il collega qui alla mia destra ha richiesto con l'approvazione della Giunta che venisse inviato all'esame della Giunta tutto il fascicolo anche del primo processo e quant'altro e che l'esame di tutti gli atti fosse puntiglioso.
  In conclusione, con specifico riferimento al requisito della necessità probatoria, la Corte ha individuato gli ambiti di valutazione che competono rispettivamente al giudice richiedente e alla Camera di appartenenza del parlamentare. In particolare, la Camera deve accertare che il giudice abbia indicato gli elementi sui quali la richiesta si fonda, e vi erano. Il giudice richiedente argomenta sul punto illustrando come i risultati delle intercettazioni riguardanti taluni specifici argomenti di prova siano attinenti al capo di imputazione. Ritiene, inoltre, che la concorde richiesta di utilizzazione di alcune intercettazioni attesti univocamente alla loro necessità processuale, sia per corroborare l'assunto accusatorio, che per consentire alla difesa di argomentare sulle interlocuzioni dirette del parlamentare. A tale riguardo si osserva come dal dibattito non siano emersi...

  PRESIDENTE. Presidente La Russa, mi scusi, ma è fuori di due minuti e mezzo, quindi le chiederei di chiudere.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore. Sicuramente. Ne abbiamo approfittato (è una relazione molto lunga quella approvata dalla Giunta) perché una volta tanto si può discutere senza avere troppo riguardo al soggetto di cui parliamo.
  Proprio la circostanza che ho appena detto consente quindi di dire, a giudizio della Giunta, al quale giudizio mi sono inchinato, che sussistono tutte le condizioni perché si possa autorizzare l'utilizzo delle sedici intercettazioni richieste. Sulla base, quindi, di un prevalente orientamento che ha ravvisato la sussistenza del requisito della casualità delle intercettazioni e non essendo emersi contrasti circa la sussistenza del requisito della necessità probatoria, la Giunta ha deliberato a maggioranza di proporre all'Assemblea di concedere l'autorizzazione all'utilizzo processuale delle intercettazioni di conversazioni nei confronti di Silvio Berlusconi, deputato all'epoca dei fatti. Chiedo scusa se mi sono, di un paio di minuti, dilungato, ma se qualcuno ha ascoltato si sarà reso conto che la materia era effettivamente tale da rendere necessario un approfondimento.

  PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà, per due minuti: siccome mi sono distratta con l'onorevole La Russa, glielo dico prima.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Solo delle considerazioni. Noi voteremo contro la richiesta di autorizzazione in ordine alle intercettazioni, per una motivazione, perché riteniamo che la Giunta in questa occasione abbia perso veramente, nonostante i buoni auspici e nonostante anche l'impegno del presidente, un'occasione, quella di valutare asetticamente la questione.
  Sostanzialmente vorrei portare solo ciò all'attenzione dell'Aula: se sia immaginabile, Pag. 49secondo qualcuno di noi qui presente oggi che deve votare, che 73 intercettazioni telefoniche siano del tutto casuali ? Come è mai possibile che un soggetto per ben 73 volte venga intercettato e oggi si parli di casualità ? Il presidente La Russa ha ampiamente specificato, anche molto puntigliosamente, il lavoro della Giunta, ma vi è un altro dato che non convince: queste intercettazioni non facevano parte di un processo in cui si vede indagato un determinato soggetto, quindi diamo per scontato che siano casuali, però è strano che 73 intercettazioni possano esserlo. Quindi noi riteniamo e chiediamo, questo è stato anche oggetto di discussione all'interno della Giunta, che queste intercettazioni vadano distrutte perché, se non erano utilizzabili, se non erano finalizzate a quella che doveva essere poi la richiesta successiva, quelle intercettazioni andavano distrutte. Ecco perché io ritengo che si usino sempre all'interno di questa componente due pesi e due misure e non mi si dica che oggi abbiamo votato, abbiamo dato il diniego all'utilizzazione di intercettazioni nei confronti di Ascierto o a Chiappori, perché parliamo di reati di millantato credito o di fatti veramente banalissimi. Io penso, invece, che, quando siano all'attenzione della Giunta, contrariamente a quello che il collega del Partito Democratico prima ha detto, persone o nomi che hanno un peso politico, non vi sia nessuna obiettività. Ecco perché, insisto, noi di Conservatori e Riformisti voteremo contro l'autorizzazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Grazie Presidente. Berlusconi risulta imputato del delitto di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria. Secondo gli inquirenti, Berlusconi avrebbe indotto Tarantini, per il tramite di Lavitola, a non rispondere o a rispondere con falsità ai giudici nel corso del processo cosiddetto «escort». La richiesta è relativa ad intercettazioni raccolte tra il 2008 e il 2009, che rappresentano una minima percentuale del complesso delle conversazioni e attengono ad un diverso procedimento relativo alle attività illecite ascritte a Giampaolo Tarantini. Ricordo che il compito dell'Aula consiste nel valutare la natura casuale e la necessità processuale dell'intercettazioni. La Giunta è chiamata, infatti, a esprimersi non nel merito dei fatti contestati sulla loro veridicità, ma sui requisiti e la legittimità della richiesta di autorizzazione all'uso. Dall'esame dell'informativa della Guardia di Finanza del 23 giugno 2011 emerge che nessun addebito penale è stato elevato a carico di Berlusconi. Solo in un secondo momento sono emersi indizi di reato a carico dell'imputato che hanno portato all'iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati il 14 ottobre 2011. Per queste ragioni si può sostenere che Berlusconi non è mai stato obiettivo di indagine. Sulla base degli elementi assunti si rileva, quindi, la coerenza tra la richiesta effettuata, le motivazioni addotte a sostegno della necessità processuale delle intercettazioni indicate, nonché l'effettiva rilevanza delle stesse ai fini del quadro giudiziario. Pertanto, annuncio il voto favorevole del mio gruppo all'autorizzazione all'uso delle intercettazioni e quindi alla proposta della Giunta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rossomando. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico alla conclusione della relazione e cioè all'utilizzazione di queste intercettazioni. La discussione di oggi, interessando diversi casi, ci ha dato la possibilità di confrontarci nuovamente sulla ratio delle prerogative parlamentari e sulle riflessioni che noi dobbiamo fare per determinarci in relazione ad esse. In questo caso, l'argomento di cui abbiamo discusso è quello della sussistenza della casualità, data invece per provata la necessità, perché in Pag. 50questa ordinanza si motiva molto bene con riferimento a tutto, ma in particolar modo sulla necessità processuale, individuando gli elementi di prova e in essi i collegamenti perché debbano essere utilizzabili queste intercettazioni.
  Ciò mi dà modo di dire, anche inserendomi nel dibattito ampio che ha preceduto dell'onorevole Marotta e altri, che la questione della motivazione, su cui noi giustamente ci esprimiamo e indaghiamo, non è un requisito formale: la sussistenza della motivazione nel provvedimento, oltre che essere in generale il presupposto per l'esercizio del contraddittorio nel processo, nel caso nostro, cioè quello delle prerogative della Camera, è proprio lo strumento attraverso il quale valutare se vi sia un'esondazione rispetto alla separazione dei poteri, quindi un ingresso, diciamo, nella libertà e nell'autodeterminazione dei parlamentari e, in questo senso, la motivazione viene in esame. Quindi, è molto importante la sussistenza della motivazione e il concatenarsi delle argomentazioni.
   Ora, nel caso di specie, noi – come è stato detto – valutiamo un procedimento in cui l'onorevole Silvio Berlusconi, all'epoca deputato, è imputato con riferimento all'induzione a rendere dichiarazioni mendaci di Tarantini. Queste intercettazioni nascono da un procedimento diverso antecedente e, in questo procedimento, l'onorevole Berlusconi non era bersaglio dell'indagine perché era persona offesa – e sulla qualità di questa persona offesa all'epoca dei fatti abbiamo avuto anche, diciamo così, delle illustrazioni dotte sui giornali, del perché dovesse essere considerata persona offesa, in quanto appunto utilizzatore non coinvolto in altri tipi di condotte – e quindi, da questo punto di vista, tutti gli atti processuali in modo univoco hanno l'esclusivo scopo (parlo delle proroghe delle indagini, parlo delle informative, in particolar modo di quella assolutamente dirimente del 23 giugno) di dare conto e motivo di quello che interessava gli inquirenti con riferimento all'indagato e poi imputato Tarantini, indagato e imputato non soltanto per quanto riguarda l'attività – diciamo così – di procacciamento, nell'ambito del reato di favoreggiamento della prostituzione, ma di una serie di altri rapporti per i quali era anche imputato Lavitola.
   Quindi tutto qui si esaurisce. Anche l'argomento della distruzione o non distruzione, è assolutamente un falso problema, perché attiene a una facoltà del giudice in ordine a una valutazione e non può essere lasciato in aria, dal punto di vista logico, come è stato fatto anche nelle discussioni che hanno preceduto nel corso della seduta della Giunta, il fatto che non ci sia stata questa distruzione, cosa che era assolutamente nelle facoltà con riferimento all'obiettivo e allo svolgimento logico di quel separato procedimento.
   Certo, l'argomento che sia anche la difesa a richiedere l'utilizzo di queste intercettazioni non è un argomento, di per sé dirimente; è uno degli elementi che abbiamo valutato, perché siamo i primi a ritenere che le prerogative della Camera, o comunque del Parlamento, prescindano dalle determinazioni dei singoli, e voglio sottolineare dalle determinazioni processuali, da questo punto di vista, perché io invece – e qui utilizzo l'esposizione per tutti del collega Marotta, per comodità espositiva – davvero noi non possiamo e non dobbiamo fare un processo parallelo e non dobbiamo entrare nel merito, se non, diciamo così, lateralmente a supporto dell'oggetto della nostra investigazione; e ciò per valutare se ci sia un'esondazione rispetto a quella che è la funzione giurisdizionale ed esondazione nella funzione legislativa e nella libera autodeterminazione del Parlamento, anche perché – sembra una battuta, ma lo dico anche qui per spiegarlo con una battuta soltanto – ci troveremmo a essere dei giudici eletti dal popolo, cosa che ancora non è prevista dal nostro ordinamento e sarebbe un interessante argomento di discussione.
  Quindi, noi non entriamo nel merito, distinguiamo l'aspetto processuale, resistendo anche a qualche tentazione di molti di noi, che processualmente hanno anche qualche professionalità, e quindi non possiamo che concludere, ritenendo che anche Pag. 51questo elemento della richiesta della difesa di 73 intercettazioni, che comprendono le 16 richieste dalla pubblica accusa, sia un elemento da valutare con riferimento, diciamo così, alla necessità processuale.
   Riteniamo assolutamente quindi provata e tranquillizzante la casualità di queste intercettazioni e, ancora una volta, riaffermiamo – diciamo così – la valenza delle prerogative della Camera nel loro altissimo significato costituzionale che intendiamo difendere e ribadire anche con questa decisione.

(Votazione – Doc. IV, n. 14-A)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Silvio Berlusconi, deputato all'epoca dei fatti.
  Preciso che chi intende concedere l'autorizzazione deve votare «sì» e chi intende negarla deve votare «no».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Giuliani, Stella Bianchi, Di Lello, Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  398   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 335    
    Hanno votato
no   63).    

  (Il deputato Rosato ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame – Doc. IV, n. 15-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Marco Pugliese, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 15-A).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  La Giunta propone di concedere l'autorizzazione.
  Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Carinelli, che dovrebbe andare al banco del Comitato dei nove, se glielo fanno fare.

  PAOLA CARINELLI, Relatrice. Grazie, Presidente. Mi scusi, ma l'altra volta non c'era stata questa severità, per cui non pensavo che fosse necessario.

  PRESIDENTE. La signorina Rottenmeier ha colpito, in questo caso io.

  PAOLA CARINELLI, Relatrice. Non si preoccupi.
  Allora, Marco Pugliese, sul quale oggi ci dobbiamo pronunciare, deputato all'epoca dei fatti, risulta indagato per i delitti di concorso esterno in associazione per delinquere e truffa aggravata. L'inchiesta ruota attorno alle condotte di altri soggetti che hanno amministrato il centro fisioterapico Fisiodomus e, in particolare, per quanto di interesse della Giunta, di Ali Rashed, gestore di fatto del centro, titolare delle utenze intercettate e interlocutore dell'onorevole Marco Pugliese.
   Secondo gli inquirenti, la Fisiodomus, nonostante avesse dismesso ogni attività sin dal maggio 2010, avrebbe di fatto continuato ad operare rilasciando in maniera sistematica certificati e attestati, fatture riferiti a prestazioni fisioterapiche in realtà mai effettuate.
   Tale documentazione avrebbe consentito, per un verso, alla Fisiodomus di apparire fittiziamente operativa e, per altro Pag. 52verso, a Marco Pugliese di ottenere l'indebito rimborso del relativo importo di euro 3.960 da parte del servizio sanitario integrativo della Camera dei deputati.
  Con riferimento alle predette contestazioni l'autorità giudiziaria chiede l'autorizzazione all'utilizzo di sette intercettazioni di conversazioni e di un'intercettazione di comunicazioni di sms avvenute tra il dicembre 2012 e il 5 marzo 2013, quando Pugliese era deputato. Come più volte affermato anche dalla giurisprudenza costituzionale, esula dalle competenze della Giunta ogni sindacato di merito sulla fondatezza o meno delle accuse mosse all'interessato. Le valutazioni della Giunta devono dunque concentrarsi sugli elementi prodotti dall'autorità giudiziaria per dimostrare la natura casuale delle intercettazioni e la necessità del loro utilizzo processuale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SIMONE BALDELLI (ore 13,05)

  PAOLA CARINELLI, Relatrice. Quanto alla natura casuale delle intercettazioni, si ritiene che l'ordinanza sia adeguatamente motivata, anche tenuto conto del fatto che le operazioni di captazioni si riferiscono ad un arco temporale non particolarmente ampio e che, come si legge nell'ordinanza medesima, non era emerso nessun rapporto di vicinanza tra il Rashid e l'interessato di intensità tale da fare immaginare che l'intercettazione del Rashid potesse essere un modo indiretto per intercettare le conversazioni del Pugliese. D'altra parte, la lettura della documentazione integrativa trasmessa dall'autorità giudiziaria e, segnatamente, dalle note di polizia giudiziaria dei decreti di proroga dell'operazione di captazione sembra confermare che, nel periodo di riferimento, non vi è stato alcun mutamento dell'obiettivo di indagine e che, dunque, l'indagine non avesse come target direttamente Marco Pugliese.
  Quanto alla necessità processuale, si rileva come la motivazione dell'ordinanza sia certamente non implausibile e coerente con l'impianto accusatorio e appare quindi conforme ai principi enucleati in materia dalla Corte costituzionale. Il giudice richiedente, d'altra parte, ritiene che il legame tra i risultati delle intercettazioni e i fatti contestati sia così evidente da ritenere tali intercettazioni non solo necessarie ma addirittura indispensabili. Nell'ordinanza si legge, infatti, che «il principale elemento di prova a sostegno dell'impostazione accusatoria è costituito dalle operazioni di intercettazione telefonica. Gli esiti delle indagini rendono indispensabili, a parere di questo giudice, l'utilizzo delle conversazioni casualmente intercettate». Per queste motivazioni la Giunta formula una proposta volta all'autorizzazione dell'uso delle intercettazioni.

  PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione.
  Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la stessa onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Grazie, Presidente. Sono sempre io e intervengo solo per preannunziare il voto favorevole da parte del mio gruppo.

  PRESIDENTE. Voto favorevole alla relazione che, appunto, lei ha appena terminato di leggere.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Presidente, l'Assemblea con questo voto viene chiamata ad esprimere l'autorizzazione o meno all'uso delle intercettazioni nei confronti dell'allora deputato – all'epoca dei fatti – Marco Pugliese. Come già rilevato dalla relatrice, noi non veniamo chiamati ad esprimere un voto a favore o contro la colpevolezza dell'interessato, ma soltanto a valutare il fatto che le intercettazioni siano state captate in modo casuale o meno e il fatto che siano indispensabili per la chiusura dell'inchiesta.
  Dopo avere richiesto all'autorità giudiziaria la documentazione necessaria ed Pag. 53avere con rigorosa analisi verificato che queste due premesse sono rispettate, anche a nome del gruppo del Partito Democratico consegnando l'intervento nella sua formula integrale, esprimo appunto un voto favorevole, quindi, sull'accettazione della richiesta all'autorizzazione all'uso delle intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

(Votazione – Doc. IV, n. 15-A)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Marco Pugliese, deputato all'epoca dei fatti.
  Preciso che chi intende concedere l'autorizzazione deve votare «sì» e chi intende negarla deve votare «no».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nel frattempo che i colleghi prendono posto, saluto studenti e insegnanti dell'istituto tecnico-commerciale e liceo linguistico «Lucio Lombardi Radice» di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
  Mongiello, Grassi. Aspettiamo gli ultimi colleghi che prendono posto e poi chiudiamo. Martino, Mognato. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  338   
   Votanti  332   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
 291    
    Hanno votato
no   41).    

  (La deputata Fitzgerald Nissoli ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 13,10).

  PRESIDENTE. Avverto che lo svolgimento delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio 2016 avrà luogo nella seduta di mercoledì 17 febbraio, alle ore 17.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta di oggi.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

  CARLO SARRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Intervengo per portare all'attenzione dell'Aula una vicenda molto singolare sulla quale peraltro personalmente, con i colleghi della delegazione parlamentare campana di Forza Italia, abbiamo l'intendimento di presentare apposita interrogazione al Ministro dell'interno. Si tratta di una vicenda che riguarda un quartiere tra i più difficili e complessi della città di Napoli, quello di Scampia, dove opera da anni, tra estreme difficoltà, una benemerita istituzione, una palestra sportiva denominata oggi «La Scampia che vince» che, dal 2002, ha totalizzato dei traguardi particolarmente significativi, disponendo di ben 60 medaglie d'oro, 52 d'argento, 48 di bronzo, 50 podi nelle coppe per società e consentendo ai giovani ragazzi che vivono una condizione di estremo disagio e di estrema difficoltà, in un'area che ha nella devianza giovanile una delle problematiche più significative, una straordinaria opportunità di riscatto e di miglioramento. È il caso di Pasquale, il vincitore delle Paralimpiadi, vincitore con medaglia d'oro delle Paralimpiadi, o di William, che Pag. 54ha potuto, grazie proprio all'aiuto ottenuto in questo centro, accanto alla sua formazioni atletica, conseguire il secondo e il terzo posto rispettivamente nel campionato mondiale e nel campionato europeo di karate, la disciplina praticata appunto in questa palestra, e anche di intraprendere un proficuo percorso di studi, conseguendo il diploma di geometra ed oggi frequentando, con altrettanto profitto, la facoltà di ingegneria della «Federico II», grazie al sostegno della Fondazione «Alessandro Pavesi», una ONLUS che a Napoli dedica risorse e disponibilità economiche per favorire i giovani disagiati. Ebbene questa istituzione con tutti i meriti acquisiti sul campo oggi è ospitata in condizioni precarie presso la palestra dell'87o circolo didattico, non disponendo, nonostante le assicurazioni e gli impegni forniti dalle istituzioni, in primis dal comune di Napoli, di un'adeguata struttura.
  Noi chiederemo al Ministro dell'interno – e, in generale, rivolgeremo un appello a tutte le istituzioni, ivi compreso il Presidente della Repubblica che è stato in visita a Scampia – anche la disponibilità di beni confiscati alla criminalità organizzata, per consentire a questi giovani di poter coltivare la loro esperienza straordinaria e, soprattutto, per far sentire la vicinanza delle istituzioni, forse con meno convegni e meno passerelle ma con più testimonianze concrete di aiuto e di sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  FRANCESCO RIBAUDO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO RIBAUDO. Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per sollecitare una decina di interrogazioni che si trovano in Commissione e che ormai sono datate. Si tratta di Commissioni che dovrebbero convocare il sottosegretario per farlo rispondere, appunto, a queste Commissioni. Un paio di queste interrogazioni, guarda caso, riguardavano Poste Italiane.
  Con quello che ogni giorno leggiamo sui giornali, io credo che la politica e i colleghi parlamentari abbiamo tutto il diritto di sapere e di conoscere alcune questioni che sono importanti per i cittadini e per i risparmiatori e per il fatto che dopo un anno ancora non si risponda penso che ci sia proprio la volontà di non rispondere. Se vuole glieli posso citare uno per uno, ma sono agli atti, le Commissione non trattano più le interrogazioni e le interpellanze. In particolare, Presidente, le voglio dare solo due numeri, le interrogazioni n. 5-05024 del 12 marzo e n. 5-04544 del 25 gennaio, parliamo del 2015, non del 2016.

  PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

  SAMUELE SEGONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, stamattina la stampa ha confermato una notizia che informalmente circolava già da diversi giorni, ovvero il Consiglio dei Ministri ha indicato nel 17 aprile la data per il prossimo referendum sulle trivellazioni petrolifere in Italia, quindi sfuma qualsiasi ipotesi di un election day per stimolare la partecipazione e il voto ovviamente contro le trivellazioni petrolifere, accorpamento in election day che era richiesto a gran voce dalle regioni, da comitati e associazioni ambientaliste ed ecologiste e anche da diverse forze politiche. Cito due mozioni per esempio, una di Alternativa Libera-Possibile e una di Sinistra Italiana, che chiedevano questo election day. Ricordo anche la responsabilità del Ministro Alfano, che durante un question time ha dichiarato: non si può fare perché servirebbe una legge. Ecco, giacciono in Parlamento anche due proposte di legge per fare questo election day, sempre una di Alternativa Libera-Possibile e una di Sinistra Italiana. Invitiamo tra l'altro il MoVimento 5 Stelle, che sappiamo sensibile al tema e che non ci risulta ad oggi aver presentato nessun atto, ad aggiungere le Pag. 55proprie firme per dare più forza a questi atti. Ma io voglio stigmatizzare l'atto di codardia del Governo, che non soltanto non va verso l’election day, ma anticipa i termini il più possibile per ammazzare qualsiasi forma di dibattito. Il 17 aprile sostanzialmente è domani, quasi, io immagino che in Consiglio dei Ministri – non c'ero, non posso sapere – ci sia stata una sorta di teatrino in cui veniva chiesto a gran voce di fare... mi avvio alla conclusione... queste votazioni il prima possibile, anche domani. Immagino che sia stato detto che a termine di legge si possono fare soltanto dal 15 aprile al 15 giugno. Magari potrebbero aver detto: facciamole subito, il 15 aprile. No, il 15 aprile è venerdì, non si può. Facciamole domenica 17. Mi immagino che sia andata così la scelta della data. Noi facciamo un appello a Mattarella, l'ultimo baluardo, che deve controfirmare questa proposta, affinché non firmi. Abbiamo inviato una lettera formale proprio stamattina e chiudo il mio intervento dicendo che fare un election day, tra le altre cose, permetterebbe di risparmiare 300 milioni di euro. Ora, si fa un gran parlare di contributi e di incentivi alle fonti fossili e alle fonti energetiche rinnovabili, io voglio che venga messo agli atti che la mia componente parlamentare considera questi 300 milioni di euro buttati al vento per fare un referendum il prima possibile per ammazzarne l'esito e per favorire le fonti fossili, come un vero e proprio incentivo, un vero e proprio contributo statale alle fonti fossili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, anche noi di Sinistra Italiana ci vogliamo unire al collega che mi ha preceduto per protestare contro questa scelta del Governo di fissare la data del referendum sulle trivellazioni petrolifere per il prossimo 17 aprile. Ci saranno quindi solo due mesi appena di campagna referendaria e soprattutto viene negato l’election day, come abbiamo proposto con una nostra proposta di legge e come il movimento ambientalista ha proposto ripetutamente, anche con una petizione che ha raccolto decine e decine di migliaia di firme sulla rete, ieri, e con un presidio qui davanti al Parlamento.
  Il Governo avrebbe potuto risparmiare circa 300 milioni di euro, accorpando il referendum e le elezioni amministrative di primavera, soldi che potrebbero essere utilizzati per rispondere a tante emergenze sociali, basti pensare che per la legge per il «dopo di noi» c’è uno stanziamento di 90 milioni di euro; qui parliamo di 300 milioni di euro, quindi una somma significativa. Il Governo ha evidentemente paura di questo referendum e vuole scoraggiare la partecipazione puntando sul non raggiungimento del quorum. Il movimento ambientalista e i cittadini sapranno reagire a questo atto irresponsabile. Chiediamo al Presidente della Repubblica, Mattarella, una riflessione su questa scelta ingiusta e inaccettabile del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Presidente, voglio farmi portavoce di tutti i cittadini che sono fuori da quest'Aula parlamentare e che hanno chiesto che il referendum sulle trivelle fosse accorpato alla prima data delle amministrative, fatto che vedrebbe un risparmio incredibile di oltre 300 milioni di euro. Sappiamo bene che quando i gruppi parlamentari chiedono qualcosa che richiede una copertura di 300 milioni di euro si vedono la porta chiusa in faccia, quindi evidentemente è una cifra molto importante per la Ragioneria generale dello Stato. Invece, in questo caso, pur di affossare un referendum, pur di chiudere la bocca ai cittadini si è disposti a pagare un prezzo così alto. Pag. 56Ebbene, dico al Primo Ministro Renzi: è proprio questo quello che lui vuole, mostrare il bastone a tutti i cittadini e dirgli «adesso vediamo chi è più forte, se siamo più forti noi al Governo insieme a tutte le società multinazionali che richiedono di trivellare i nostri meravigliosi mari e le nostre meravigliose terre oppure tutti i cittadini italiani», che si sono riconosciuti, in pochissimi giorni, anche in una petizione fatta da Greenpeace, che ha raccolto già 65 mila firme in pochissimi giorni ? È questo quello che vuole il Presidente Renzi, col suo grandissimo approccio democratico nei confronti dei cittadini ? Non credo che sia così; penso che questo possa essere veramente un grande boomerang che gli può arrivare contro non affidando all’election day la consultazione referendaria. Questo lo ripeterò fino alla nausea, perché a questo punto il Presidente Renzi si dimostra veramente fossile, mentre noi siamo rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

Ordine del giorno
della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 12 febbraio 2016, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 13,25.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DELLA DEPUTATA LAURA GARAVINI SUL DOC. IV, N. 15-A.

  LAURA GARAVINI. Grazie Presidente, Onorevoli colleghi, con il voto che ci apprestiamo ad eseguire tra poco veniamo oggi chiamati ad autorizzare o meno l'uso di intercettazioni da parte del Tribunale di Napoli nei confronti di un ex collega: Marco Pugliese, deputato all'epoca dei fatti.
  Intervengo come componente della Giunta per le Autorizzazioni, a nome del Gruppo del Partito Democratico, per invitare l'Aula a votare a favore della autorizzazione all'uso delle intercettazioni in questione.
  Ricordo che la Costituzione parla chiaro in merito ai compiti che ci competono.
  Non spetta a noi addentrarci in considerazioni di merito. Non compete a noi giudicare se il collega sia autore o meno di determinati reati.
  Il nostro unico compito consiste nel verificare due cose:
   che le intercettazioni siano state raccolte in modo casuale e non con l'obiettivo precipuo di perseguire o nuocere il parlamentare. (Detto in altri termini spetta a noi verificare che le intercettazioni non siano state raccolte in modo pretestuoso)
   che l'uso processuale di queste intercettazioni sia necessario ed indispensabile per la soluzione delle indagini stesse.

  Se viceversa le intercettazioni non fossero state casuali, allora il giudice avrebbe dovuto chiedere preventivamente l'autorizzazione alla Camera, interrompendo eventuali intercettazioni già in corso. In caso di intercettazioni casuali invece, come in questo caso, ne va chiesta l'autorizzazione a posteriori, per poterne utilizzare la registrazione ai fini dell'indagine).
  Dall'attenta analisi della documentazione (fornitaci dalla Autorità giudiziaria su nostra espressa richiesta) ci sentiamo di escludere entrambi i rischi Innanzitutto riteniamo che le intercettazioni siano avvenute in modo casuale. Infatti sono state realizzate in un arco temporale molto ristretto (solo due mesi e mezzo) e non sembra essere emerso nessun rapporto di particolare vicinanza tra l'ex collega Pugliese e l'altro indagato coinvolto nelle intercettazioni.
  Per quanto poi riguarda la necessità dell'uso delle intercettazioni per la soluzione della inchiesta, il giudice del Tribunale Pag. 57di Napoli ha espressamente sottolineato quanto esse siano indispensabili per l'esito delle indagini.
  (Tutto sommato è superfluo illustrare il contesto in cui sono state raccolte le intercettazioni in questione. Comunque ne do una breve illustrazione, giusto a titolo informativo.)
  Marco Pugliese, deputato all'epoca dei fatti, risulta indagato per concorso esterno in associazione a delinquere e truffa aggravata. Viene accusato di avere richiesto ad arte ad un centro fisioterapico ormai inesistente l'emissione di certificati, attestati e fatture false, per potersi avvalere, per sé e per i propri famigliari, di rimborsi da parte del Servizio sanitario integrativo della Camera dei Deputati. L'ammontare dei rimborsi risulta essere di 3.960 euro.
  Il centro che avrebbe emesso tali documenti è la Fisiodomus Srl, un centro fisioterapico, dichiarato fallito, che avrebbe continuato ad emettere documentazione illecita, onde simulare un'attività che consentisse loro il recupero crediti nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale.
  Ma... ripeto... noi qui oggi non siamo tenuti a nessun tipo di valutazione sul merito della colpevolezza o meno dell'ex collega.
  Gli elementi raccolti in Giunta sul caso di Marco Pugliese ci hanno invece indotto alla conclusione che le intercettazioni siano state raccolte in modo casuale e che l'indagine, nel periodo in cui sono state captate le intercettazioni, non avesse come oggetto lo stesso Pugliese.
  Ecco perché abbiamo votato unanimemente per la autorizzazione al ricorso alle intercettazioni. Voto che mi sento di proporre a tutta l'Assemblea, qui oggi, a nome del Partito Democratico.

Pag. 58

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI RELATIVI ALLE COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 18-19 FEBBRAIO 2016

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 18-19 febbraio 2016

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore.

Governo 30 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti 10 minuti
Gruppi 1 ora e 25 minuti
(per la discussione)
1 ora e 45 minuti
(per le dichiarazioni di voto)
 Partito Democratico 23 minuti 10 minuti
 MoVimento 5 Stelle 10 minuti 10 minuti
 Forza Italia – Popolo della Li bertà – Berlusconi Presidente 8 minuti 10 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 6 minuti 10 minuti
 Sinistra Italiana - Sinistra Eco logia Libertà 6 minuti 10 minuti
 Scelta civica per l'Italia 5 minuti 10 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 5 minuti 10 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 5 minuti 10 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazio nale 5 minuti 10 minuti
 Misto: 12 minuti 15 minuti
  Conservatori e Riformisti 2 minuti 3 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 2 minuti 3 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 2 minuti 3 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti 2 minuti Pag. 59
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 2 minuti 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Nicoletti e a. 1-966 unf I p 353 353 177 353 95 Appr.
2 Nom. Moz. Nicoletti e a. 1-966 unf II p 359 350 9 176 350 95 Appr.
3 Nom. Moz. Baldassarre e a 1-1143 rif Ip 363 354 9 178 354 95 Appr.
4 Nom. Moz. Baldassarre e a. 1-1143 II p. 373 355 18 178 355 95 Appr.
5 Nom. Moz. Parisi e a. 1-1144 rif. 375 366 9 184 366 95 Appr.
6 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-1149 373 345 28 173 107 238 95 Resp.
7 Nom. Moz. Pini G. e a. 1-1150 rif. 381 381 191 381 94 Appr.
8 Nom. Moz. Molteni e a 1-950 u.n.f. I p 450 450 226 450 85 Appr.
9 Nom. Moz. Molteni e a 1-950 u.n.f. II p 444 436 8 219 178 258 85 Resp.
10 Nom. Moz. Borghi e a. 1-952 n.f. I p 451 451 226 451 85 Appr.
11 Nom. Moz. Borghi e a. 1-952 n.f. II p 455 338 117 170 323 15 85 Appr.
12 Nom. Moz. Cominardi e a 1-1137 nf I p 455 452 3 227 452 84 Appr.
13 Nom. Moz. Cominardi e a 1-1137 nf II p 455 447 8 224 181 266 84 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Polverini e a 1-1138 rif I p 451 450 1 226 445 5 84 Appr.
15 Nom. Moz. Polverini e a 1-1138 II p 450 443 7 222 180 263 84 Resp.
16 Nom. Moz. Paglia e a. 1-1145 I p. 449 448 1 225 446 2 84 Appr.
17 Nom. Moz. Paglia e a. 1-1145 II p. 456 454 2 228 179 275 84 Resp.
18 Nom. Doc. IV, n. 11-A concedere 425 413 12 207 356 57 83 Appr.
19 Nom. Doc. IV, n. 11-A negare 426 344 82 173 342 2 83 Appr.
20 Nom. Doc. IV, n. 13-A 410 322 88 162 322 83 Appr.
21 Nom. Doc. IV, n. 14-A 412 398 14 200 335 63 81 Appr.
22 Nom. Doc. IV, n. 15-A 338 332 6 167 291 41 81 Appr.