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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 564 di lunedì 8 febbraio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 15.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1o febbraio 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Costa, Crippa, D'Alia, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Franceschini, Garofani, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Nicoletti, Orlando, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Tabacci, Tancredi, Valeria Valente, Velo, Vignali e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 3513-A) (ore 15,03).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3513-A: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
  Ricordo che nella seduta dell'11 gennaio 2016 sono state respinte le questioni pregiudiziali Melilla ed altri n. 1, Simonetti ed altri n. 2, Crippa ed altri n. 3 e Centemero e Occhiuto n. 4.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3513-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.Pag. 2
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice per la I Commissione, deputata Gasparini.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI, Relatrice per la I Commissione. Grazie, Presidente. Il nickname del decreto noto come «milleproroghe» porta con sé l'idea di ritardi nell'attuazione di leggi e della non omogeneità dei temi che vengono affrontati. In realtà, il titolo di questo provvedimento, nello specifico «proroga di termini previsti da disposizioni legislative», è più configurabile come un'ovvia necessità di fare manutenzione alle leggi che nella fase di attuazione richiedono aggiustamenti per raggiungere più efficacemente gli obiettivi previsti.
  Non va dimenticato che le leggi vengono attuate con il concorso di regioni e comuni e non sempre tutte le regioni e i comuni italiani viaggiano alla stessa velocità o hanno le stesse opportunità. Lo stesso si può dire per altri comparti dello Stato. Le proroghe, comunque, non sono mille ma sono centocinque, e su queste centocinque molti sono stati gli emendamenti accolti in sede di discussione nelle Commissioni presentati dagli stessi parlamentari.
  Alcune sono comunque, oggettivamente, proroghe determinate dal ritardo nell'attuazione di provvedimenti legislativi, ma va sottolineato che più di un terzo delle proroghe proposte nel provvedimento sono direttamente ascrivibili all'esigenza di fare manutenzione alle leggi, tema che, a mio avviso, dovrà essere affrontato nel quadro della riforma del procedimento legislativo a seguire la riforma costituzionale. Infatti, dall'esame di questo atto, emergono chiaramente le proroghe che si sono rese necessarie in attesa di poter modificare una legge che, nell'attuazione, si è dimostrata non coerente con l'obiettivo. E oggi – lo sappiamo – cambiare una legge richiede oggettivamente tempi e modalità molto complessi e lunghi. Un esempio per tutti sono le proroghe riguardanti il comparto enti locali, unione dei comuni, fusioni, province e città metropolitane: dopo la riforma della legge n. 56, la riforma della pubblica amministrazione e l'auspicata riforma costituzionale occorrerebbe mettere mano al testo unico degli enti locali per evitare quello che abbiamo riscontrato anche con questo atto, continui aggiustamenti di norme per renderle coerenti con i tempi delle riforme e con le modifiche che in questi anni sono state man mano dalle varie leggi di stabilità messe in campo, che hanno modificato sostanzialmente le regole e le norme per quanto riguarda gli enti locali.
  L'analisi e il lavoro di correzione a questo decreto è stato un lavoro particolarmente articolato per la quantità di argomenti che abbiamo dovuto analizzare e definire, ma debbo evidenziare che, grazie all'impegno e alla professionalità dei dirigenti e funzionari delle due Commissioni coinvolte, la I e la V, e dei dirigenti e funzionari del Ministero dell'economia e delle finanze sono convinta che abbiamo fatto un buon lavoro, migliorando il testo originario approvato dal Governo.
  Voglio ringraziare Sesa Amici, sottosegretaria per i rapporti con il Parlamento, e Paola De Micheli, sottosegretaria al Ministero dell'economia e delle finanze, per il supporto e la sensibilità politica nel cercare di aiutare noi relatori ad affrontare le centinaia di emendamenti presentati dai nostri colleghi con rispetto, attenzione e sempre nella ricerca di soluzioni alle proposte fatte.
  Voglio anche ringraziare Pietro che, ben protetto dalla sua mamma, ha partecipato ad un dibattito spesso astruso, fatto di commi, numeri di articoli, rimandi legislativi: immagino si sia domandato se il mondo in cui vivrà sia così complicato e voglio rassicurarlo: stiamo lavorando per un mondo migliore e più semplice. Pietro è il bambino che sta per nascere a Paola Pag. 3De Micheli, che è stata con noi in questi giorni e, quindi, questo affetto ha avvolto anche lui.
  Per quanto riguarda il merito del provvedimento, illustrerò gli articoli di interesse della Commissione affari costituzionali, ossia gli articoli 1, 3, 4, 8 e 9.
  I commi da 1 a 3 dell'articolo 1 prorogano al 31 dicembre 2016 una serie di disposizioni in materia di assunzioni a tempo indeterminato, in determinate pubbliche amministrazioni (tra cui il comparto sicurezza e difesa e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco), anche in relazione alle cessazioni verificatisi in diversi anni.
  Viene, inoltre, prorogato alla stessa data il termine per l'utilizzo temporaneo dei segretari comunali da parte del Dipartimento della funzione pubblica.
  Il comma 3-bis, introdotto dalle Commissioni riunite, proroga dal 2014 al 2016 la disposizione che limita l'accesso con concorso alla qualifica di capo squadra del Corpo nazionale dei vigili del fuoco esclusivamente a chi già riveste la qualifica di vigile del fuoco coordinatore, tramite valutazione per soli titoli. Esso proroga, altresì, fino a tutto il 2016 la disposizione che limita l'accesso con concorso alla qualifica di capo reparto del medesimo Corpo esclusivamente ai capi squadra esperti con cinque anni di servizio effettivo nella qualifica, tramite valutazione per soli titoli.
  L'articolo 1, comma 4, proroga al 31 dicembre 2016 la previsione che dispone la sospensione delle modalità di reclutamento dei dirigenti di prima fascia fino alla conclusione dei processi di riorganizzazione degli uffici dirigenziali e delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni.
  L'articolo 1, comma 4-bis, introdotto dalle Commissioni riunite, differisce (dal 31 dicembre 2015) al 30 aprile 2016 il termine per l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale devono essere stabiliti gli indirizzi per la programmazione del reclutamento del personale universitario per il triennio 2016-2018.
  L'articolo 1, comma 5, proroga a tutto il 2016 la deroga contenuta all'articolo 1, comma 6-septies, del decreto-legge n. 300 del 2006, relativo al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, collocato in posizione di comando o fuori ruolo presso gli organi costituzionali, gli uffici di diretta collaborazione dei Ministeri e gli uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  L'articolo 1, comma 6, proroga al 31 dicembre 2016 il termine a partire dal quale la promozione a dirigente superiore della Polizia di Stato verrà subordinata alla frequenza con profitto di un corso di aggiornamento professionale, così come per la qualifica di primo dirigente.
  L'articolo 1, commi dal 7-bis al 7-quinquies, riapre i termini, fino al 25 aprile 2016, per la presentazione delle domande volte al riconoscimento del valore militare per i caduti, per i comuni e per le province.
  L'articolo 1, comma 8, interviene sull'articolo 2223 del codice dell'ordinamento militare al fine di prorogare, dal 2015 al 2016, il regime transitorio concernente il collocamento in «aspettativa per riduzione quadri» per i gradi di colonnello e generale dell'Arma dei Carabinieri dei ruoli speciale e tecnico-logistico.
  L'articolo 1, comma 9, che ha disposto la possibilità, per le province e le città metropolitane, di prorogare, per comprovate necessità, i contratti di lavoro a tempo determinato fino al 31 dicembre 2016, è stato modificato nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite. In particolare, il nuovo testo del comma 9 si limita a confermare la proroga dei contratti di lavoro a tempo determinato per le province e città metropolitane per il 2016, mentre il nuovo comma 9-bis prevede la medesima proroga per le province che non abbiano rispettato il Patto di stabilità interno dell'anno 2015 (in luogo del 2014). Il comma 9-ter, lettera a), modifica il termine per le prime elezioni dei presidenti di provincia e dei consigli provinciali successive alla legge Delrio, posticipandolo da 30 a 90 giorni dalla scadenza naturale del mandato o dalla decadenza o scioglimento anticipato degli organi provinciali. Pag. 4La lettera b) prevede l'applicazione, anche in caso di elezioni successive al 2014, della disposizione in base alla quale, alla scadenza naturale dei consigli provinciali, il presidente della provincia, assumendo anche le funzioni del consiglio provinciale, e la giunta provinciale restano in carica a titolo gratuito per l'ordinaria amministrazione e per gli atti urgenti indifferibili fino all'insediamento del nuovo presidente della provincia. Il comma 9-quater, introdotto nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite, prevede la facoltà per i contratti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, di essere prorogati fino al 31 dicembre 2016.
  L'articolo 1, comma 10, per consentire la prosecuzione dei rapporti di lavoro a tempo determinato già sottoscritti, prevede l'utilizzo da parte della regione Calabria di propri fondi per la stabilizzazione di personale cui sono interessati i comuni della regione stessa, con disapplicazione della sanzione in caso di mancato rispetto anche per l'anno 2015 – non solo per l'anno 2014, come previsto dalla normativa previgente – del Patto di stabilità interno e dell'indicatore dei tempi medi nei pagamenti.
  L'articolo 1, comma 10-bis, introdotto dalle Commissioni riunite, proroga il termine per l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento del personale docente dell'anno scolastico 2016-2017 all'anno scolastico 2018-2019. Conseguentemente, dispone anche che le graduatorie di istituto, limitatamente alla prima fascia nella quale sono iscritti gli aspiranti inseriti nelle gare per il medesimo posto o classe di concorso, sono aggiornate a decorrere dall'anno scolastico 2019-2020.
  Il comma 10-ter, introdotto dalle Commissioni riunite, differisce al 31 dicembre 2017 il termine entro cui i diplomi finali rilasciati dalle istituzioni dell'alta formazione e specializzazione artistica e musicale, AFAM, al termine dei percorsi formativi dell'ordinamento previgente, devono essere conseguiti ai fini dell'equipollenza dei diplomi accademici di secondo livello rilasciati dalle stesse istituzioni in base alla normativa vigente.
  Il comma 10-quater, introdotto dalle Commissioni, integra l'articolo 14, comma 14, del decreto-legge n. 6 del 1998, che ha disciplinato specifici interventi urgenti in favore delle zone terremotate delle regioni Marche ed Umbria e di altre zone colpite da eventi calamitosi, autorizzando per il triennio 2016-2018 la regione Umbria e i relativi comuni coinvolti a stipulare, con risorse proprie e fermo restando il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, contratti di lavoro a tempo determinato per un periodo massimo di tre anni, nei limiti strettamente necessari al completamento delle predette attività di ricostruzione, nonché nel rispetto della normativa vigente in materia di limitazioni assunzionali e finanziarie e dei limiti di durata dei contratti a tempo determinato di cui all'articolo 19 del decreto legislativo n. 81 del 2015.
  Il comma 10-quinquies, introdotto dalle Commissioni riunite, prevede che le risorse destinate al finanziamento dei fondi gestori di previdenza complementare dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato nell'anno 2016 possano essere utilizzate, per un importo massimo di 214 mila euro, anche ai fini del finanziamento delle spese di avvio dei fondi di previdenza complementare dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche. I commi 10-sexies, 10-septies e 10-octies, introdotti dalle Commissioni riunite, concernono i contratti di ricercatore universitario a tempo determinato di tipo B, nonché i decreti che definiscono le procedure per i criteri per l'attribuzione dell'abilitazione scientifica nazionale. In particolare, il comma 10-octies autorizza le università a prorogare fino al 31 dicembre 2016, con risorse a proprio carico e previo parere favorevole del dipartimento di afferenza, i contratti di ricercatore a tempo determinato del tipo B, in scadenza prima della stessa data, i cui titolari non hanno partecipato alle procedure di abilitazione scientifica nazionale nelle tornate 2012 e 2013.
  Al medesimo fine, il comma 10-septies modifica la previsione secondo cui i contratti di ricercatore di tipo B non sono Pag. 5rinnovabili, stabilendo che gli stessi sono rinnovabili non oltre il 31 dicembre 2016. Il comma 10-octies, secondo periodo, estende le possibilità di stipulare contratti di ricercatore di tipo B ai titolari di assegni di ricerca conseguiti ai sensi dell'articolo 22 della legge n. 240 del 2010. Il comma 10-sexies differisce al 31 dicembre 2016 il termine per l'emanazione del regolamento che definisce le modalità di espletamento delle procedure per l'attribuzione dell'abilitazione scientifica nazionale, che doveva essere emanato prima dell'avvio della tornata 2014; fissa, altresì, alla medesima data il termine con la riemanazione del decreto ministeriale volto a ridefinire i criteri e parametri per la valutazione dei candidati ai fini dell'attribuzione della stessa abilitazione, termine non previsto a legislazione vigente.
  L'articolo 2, comma 2, proroga al 1o luglio 2016 l'entrata in vigore dell'obbligatorietà della firma digitale nel processo amministrativo, prevedendo inoltre una fase preliminare di sperimentazione della nuova disciplina presso i TAR e il Consiglio di Stato. Il comma 2 interviene sulle norme di attuazione del codice del processo amministrativo per prevedere una fase di sperimentazione in vista della graduale introduzione del processo amministrativo telematico. Il comma 2-bis, introdotto dalle Commissioni riunite, proroga di due anni, dal 31 dicembre 2016 al 31 dicembre 2018, il temporaneo ripristino delle sezioni distaccate insulari dei tribunali di Ischia, Lipari e Portoferraio. Viene di conseguenza fissato al 1o gennaio 2019 il termine da cui cessa l'efficacia della disciplina provvisoria sul ripristino delle sezioni insulari.
  Il comma 2-ter interviene sulla legge di riforma della professione forense con particolare riferimento ai requisiti per esercitare il patrocinio davanti alla giurisdizione superiore.
  L'articolo 2-bis, introdotto dalle Commissioni riunite, proroga al 31 dicembre 2016 i termini, entrambi in scadenza il 21 febbraio 2016, per l'adozione da parte dei responsabili dei servizi automizzati del Ministero della giustizia delle specifiche tecniche necessarie per la pubblicazione dei dati per la pubblicazione in modalità informatica delle domande di iscrizione tenuta presso i tribunali di specifici albi ed elenchi di professionisti e dei soggetti specializzati per la custodia e la vendita dei beni pignorati. L'articolo 2-ter, introdotto dalle Commissioni riunite, proroga dal 28 febbraio 2016 al 31 maggio 2018 il termine entro il quale il Ministero della giustizia, adottando il decreto di modifica delle tabelle delle circoscrizioni territoriali, approva la permanenza in attività degli uffici dei giudici di pace richiesta dagli enti locali. La decisione è assunta valutate le richieste e gli impegni assunti dagli enti stessi per il mantenimento degli uffici sul loro territorio a loro integrali spese.
  L'articolo 2-quater, introdotto dalle Commissioni riunite, reca proroghe di termini in materie di competenza del Ministero del lavoro. Il comma 1 proroga per il 2016 il periodo nel quale il contributo di licenziamento pari al 41 per cento del trattamento mensile iniziale dell'ASPI, erogabile in tutti i casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per cause che, indipendentemente dal requisito contributivo, darebbero diritto all'ASPI intervenuti a decorrere dal 1o gennaio 2013, non è dovuto per casi specifici quali i licenziamenti effettuati in conseguenza dei cambi di appalto e le interruzioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore delle costruzioni edili per completamento delle attività e chiusura del cantiere. Alle minori entrate derivanti dalla richiamata disposizione, pari a 38 milioni di euro, si provvede a valere sul Fondo sociale per l'occupazione e la formazione.
  Il comma 2 prevede che, per i contratti di solidarietà difensivi stipulati prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 148 del 2015 le cui istanze di integrazione salariale siano state presentate entro la stessa data, l'ammontare del trattamento di integrazione salariale è aumentato, per il solo anno 2016, per una durata massima di 12 mesi, nella misura del 10 per cento della retribuzione persa a seguito Pag. 6della riduzione di orario, fino a concorrenza dell'importo massimo complessivo di 50 milioni di euro. Al relativo onere si provvede a valere sulle risorse del Fondo sociale per occupazione e formazione.
  Il comma 3 modifica la specifica disciplina transitoria valida per il settore privato in base alla legge di stabilità per il 2016 relativa alla trasformazione da tempo pieno a tempo parziale del rapporto di lavoro subordinato con copertura pensionistica figurativa per la quota di retribuzione perduta e con la corresponsione al dipendente da parte del datore di lavoro di una somma che non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente e non è assoggettata a contribuzione previdenziale pari alla contribuzione pensionistica che sarebbe stata a carico di quest'ultimo. L'articolo 3, comma 1, proroga dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2016 il divieto di incroci proprietari che impedisce ai soggetti che esercitano l'attività televisiva in ambito nazionale su qualunque piattaforma, i quali conseguono ricavi superiori all'8 per cento del Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC), e alle imprese del settore delle comunicazioni elettroniche che detengono una quota superiore al 40 per cento dei ricavi di detto settore, di acquisire partecipazioni in imprese editrici di quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di quotidiani, esclusi i quotidiani diffusi unicamente in modalità elettronica.
  L'articolo 3, comma 2, proroga dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2017 il servizio di interrompibilità in favore dei grandi consumatori elettrici nelle isole maggiori, Sicilia e Sardegna. Inoltre, ridetermina le tariffe, riducendo le quantità massime e il prezzo del servizio. Durante l'esame in sede referente sono stati modificati i criteri con cui l'Autorità per l'energia elettrica e il gas e il sistema idrico dovrà adeguare la struttura delle componenti tariffarie relative agli oneri generali. Più in particolare, gli oneri di sistema vengono riferiti ora ai clienti elettrici per usi diversi da quelli domestici, mentre nell'originaria formulazione si faceva riferimento solo alle utenze connesse in alta e altissima tensione.
  Viene, inoltre, esplicitamente indicata la decorrenza del 1o gennaio 2016 per l'adeguamento della struttura delle componenti tariffarie ai criteri che governano le tariffe di rete per i servizi di trasmissione, distribuzione e misura e si stabilisce che l'adeguamento stesso dovrà tenere conto dei diversi livelli di tensione e dei parametri di connessione, oltre che della diversa natura e delle peculiarità degli oneri rispetto alla tariffa, mentre nell'originaria formulazione della disposizione il criterio era riferito alla struttura degressiva della tariffa di rete. I commi 2-bis e 2-ter, introdotti in sede referente, intervengono nella disciplina delle gare per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale. Il comma 2 prevede ulteriori proroghe dei termini per la pubblicazione dei bandi di gara. Il comma 2-ter prevede una modifica all'articolo 4 del decreto-legge n. 69 del 2013.
  In particolare la lettera a) sostituisce il secondo periodo del comma 2 che prevedeva che decorsi i termini perentori di cui l'articolo 3, del decreto ministeriale n. 226 del 2011, sopra descritti, la regione avviasse la procedura di gara. La modifica in esame prevede invece che scaduti i termini, la regione competente sull'ambito, assegna ulteriori sei mesi per adempiere, decorsi i quali avvia la procedura di gara attraverso la nomina di un commissario ad acta. Decorsi due mesi dalla scadenza di tale termine, senza che la regione competente abbia proceduto dal nome del commissario ad acta, il Ministero dello sviluppo economico, sentito la regione, interviene per dare avvio alla gara, nominando un commissario ad acta. La disposizione prevede che l'importo eventualmente anticipato dai gestori uscenti per la copertura degli oneri di gara è trasferito dalla stazione appaltante al commissario ad acta entro un mese dalla sua nomina, al netto dell'importo relativo agli esborsi precedentemente effettuati per la preparazione dei documenti di gara.Pag. 7
  La lettera b), del comma 2-ter, sopprime i commi 4 e 5 dell'articolo 4 del decreto-legge n.69 del 2013. Si ricorda che il comma 4 prevedeva il potere sostitutivo statale in caso di inerzia della regione della nomina del commissario ad acta. Le disposizioni hanno ormai assorbito la nuova formulazione. Il comma 5 prevede una forma di penalizzazione economica per gli enti locali nei casi che non abbiano rispettato i termini.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI, Relatrice per la I Commissione. L'articolo 3, comma 2-quater, introdotto in sede referente, proroga dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2016 l'attivazione da parte delle regioni e delle province autonome di un programma di formazione per gli installatori di impianti a fonti rinnovabili.
  L'articolo 3, comma 2-quinquies, introdotto in sede referente, modifica le disposizioni della legge di stabilità 2015 relativa al finanziamento dell'emittenza radiotelevisiva locale. Si tratta del comma 194 che ha autorizzato la spesa di 20 milioni di euro annui a decorrere dal 2015 per il sostegno dell'emittente radiotelevisiva locale per compensare le riduzioni di spesa nel settore ammontante a 80 milioni di euro nell'anno 2014.
  L'articolo 3-bis, introdotto in sede referente, proroga di un triennio l'operatività della Scuola sperimentale del Scuola sperimentale di dottorato internazionale Gran Sasso Science Institute.
  L'articolo 4...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI, Relatrice per la I Commissione. Cosa faccio, Presidente, consegno il resto della mia relazione ?

  PRESIDENTE. A questo punto la Presidenza l'autorizza a consegnare.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la V Commissione, l'onorevole Laforgia. Anche in questo caso, se il tempo non dovesse essere sufficiente, la Presidenza preventivamente concede l'assenso alla consegna del testo.

  FRANCESCO LAFORGIA, Relatore per la V Commissione. Grazie Presidente. Il mio compito appunto è quello di completare il quadro che la collega relatrice, onorevole Gasparini ha delineato su questo provvedimento complesso e articolato, in particolare quello di soffermarmi sugli articoli che sono stati oggetto di maggiore attenzione da parte della V Commissione, benché, come è noto, il provvedimento è stato esaminato in forma congiunta. In particolare, gli articoli sono: 5, 5-bis, 6, 7, 10, 11, 11-bis, 12, 12-bis, 12-ter e 12-quater. Aggiungo una considerazione di carattere generale, che già la collega faceva: questo è un provvedimento che negli anni è stato etichettato giornalisticamente come «decreto mille proroghe» e ha assunto in questi anni, evidentemente, con questo termine, un'accezione negativa, in relazione all'idea di una modalità di legiferare un'architettura dello Stato e delle sue funzioni che magari – questa è la vulgata – preferisce prorogare dei termini, piuttosto che concentrarsi sulla possibilità e sulla capacità di risolvere in modo strutturale e a regime dei problemi. Questo evidentemente in parte è accaduto in questi anni. L'impegno che dobbiamo assumerci, lo dico in qualità di relatore che ha visto da vicino anche l'evolversi e la dinamica di un provvedimento come questo, è quello appunto di assumerci – insisto – l'impegno di far sì che nel futuro ci sia una modalità e una organizzazione del processo legislativo che faccia sì che i problemi vengano risolti in modo strutturale e a regime e che non si sia sempre come in quel famoso film Il giorno dalla marmotta in una dimensione nella quale ogni mattina ci svegliamo e il mondo sembra sempre lo stesso. Lo dico anche pensando, peraltro riprendo appunto alcune delle cose che diceva la collega, al fatto che evidentemente in questo passaggio ci sono delle cose molto positive che abbiamo cercato di risolvere pur attraverso Pag. 8lo strumento della proroga di termini.
  Si tratta di cose che io credo vadano valorizzate insieme a un impegno che non è soltanto di natura istituzionale e parlamentare, ma ha un carattere tutto politico, cioè fare in modo che in futuro si abbia sempre meno bisogno del «mille proroghe».
  Per venire al merito – e cerco di andare rapido – degli articoli: l'articolo 5, al comma 1, differisce il termine per la delimitazione dei distretti turistici da parte delle regioni al 30 giugno 2016. Più in particolare, tale articolo modifica l'articolo 3, comma 5, del decreto-legge n.70 del 2011, convertito con modificazioni dalla legge n. 106 del 2011, prevedendo un'ulteriore proroga al 30 giugno 2016, per consentire la delimitazione dei distretti turistici da parte delle regioni. Il comma 1-bis, inserito durante l'esame in Commissione, stabilisce il nuovo termine del 1o gennaio 2017, a partire dal quale il direttore generale del Grande progetto Pompei e le competenze ad esso attribuite devono confluire nella Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei Ercolano e Stabia, che dalla medesima data assume la denominazione di Soprintendenza Pompei.
  L'articolo 5-bis, inserito durante l'esame in Commissione, proroga per il triennio 2016-2018 il finanziamento di 500 mila euro annui volto garantire il funzionamento del Museo tattile statale Omero e questo è, se mi consente Presidente, una misura di cui andiamo particolarmente orgogliosi rispetto a una iniziativa che abbiamo ritenuto meritevole di attenzione.
  L'articolo 6 reca la proroga di termini in materie di competenza del Ministero della salute, in particolare il comma 1, nelle more dell'adozione del decreto interministeriale che disciplinerà i contenuti dei corsi di pronto soccorso per il personale navigante marittimo, proroga la validità dei certificati di addestramento alla gente di mare in materia di soccorso sanitario rilasciati da oltre cinque anni dalle autorità competenti. Il comma 2, proroga di un anno, dal 1o gennaio 2016 al 1o gennaio 2017, il termine entro cui effettuare la ridefinizione del sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco. Il comma 3 proroga al 30 settembre 2016 il termine della validità delle tariffe massime di riferimento per la prestazione di assistenza ambulatoriale indicate dal decreto del Ministro della salute del 18 ottobre 2012 e di assistenza protesica relativa ai dispositivi su misura di cui all'elenco 1, allegato al regolamento di cui al decreto del Ministro della sanità 27 agosto 1999, n. 332. Il comma 4 estende al 2015 la possibilità che le quote premiali da attribuire alle regioni virtuose siano utilizzate per riequilibrare in sede di riparto del Fondo sanitario nazionale le regioni altrimenti penalizzate. Il comma 4-bis, introdotto durante l'esame in sede referente, proroga al 2016 l'applicazione in tutte le regioni dei valori di costo rilevati nelle tre regioni di riferimento Marche, Umbria e Veneto, per la determinazione del fabbisogno sanitario standard di cui di all'articolo 27, comma 5, del decreto legislativo n. 68 del 2011.
  L'articolo 7 si occupa di proroga di termini in materia di infrastrutture e trasporti. Il comma 1, in particolare, proroga di sette mesi, vale a dire dal 31 dicembre 2015 al 31 luglio 2016, il termine fino al quale l'anticipazione del prezzo in favore dell'appaltatore per i contratti relativi a lavori è elevata dal 10 per cento al 20 per cento. Il comma 1-bis, introdotto durante l'esame in sede referente, detta una disposizione finalizzata a disciplinare la destinazione delle risorse non sottratte alle regioni in virtù della disapplicazione delle sanzioni nei confronti delle regioni che non hanno rispettato nell'anno 2014 i vincoli del patto di stabilità interno. Il comma 2 proroga di sette mesi, dal 31 dicembre 2015 al 31 luglio 2016, i termini previsti dai commi 9-bis e 15-bis dell'articolo 253 del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006, fino ai quali si applicano alcune agevolazioni transitorie rispetto al regime ordinario relativo alla dimostrazione di requisiti degli esecutori di lavori pubblici. Inoltre la lettera b-bis), aggiunta nel corso Pag. 9dell'esame in sede referente, prevede la medesima proroga, vale a dire al 31 dicembre 2015 al 31 luglio del 2016, del termine previsto al comma 20-bis del citato articolo 253 fino al quale le stazioni appaltanti possono applicare le disposizioni di cui agli articoli 122 comma 9 e 124 comma 8.
  Il comma 3 proroga di sette mesi, fino al 31 luglio 2016, la disciplina transitoria in base alla quale, ai fini della qualificazione come contraente generale, il possesso dei requisiti di adeguata idoneità tecnica organizzativa può essere sostituito dal solo possesso delle attestazioni rilasciate dalle società organismi di attestazione; il comma 4 apporta una conseguente modifica ai termini di cui all'articolo 357, comma 27, del regolamento di attuazione del codice dei contratti pubblici; il comma 4-bis, aggiunto nel corso dell'esame in sede referente, prevede la medesima proroga, quindi dal 31 dicembre 2015 al 31 luglio 2016, del termine fino al quale, ai fini della qualificazione degli esecutori dei lavori per la dimostrazione da parte dell'impresa del requisito della cifra di affari realizzata con lavori svolti mediante attività diretta e indiretta, il periodo di attività documentabile è quello relativo ai migliori cinque anni del decennio antecedente la data di pubblicazione del bando; il comma 5 proroga al 31 dicembre 2016 il termine per l'emanazione del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti finalizzato a impedire le pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio di noleggio con conducente; il comma 6 differisce dal 30 giugno 2014 al 31 luglio 2016 il termine entro il quale è prorogata la validità delle autorizzazioni già rilasciate entro il 31 dicembre 2011 per lo svolgimento dei corsi di formazione per addetti al salvamento acquatico e per il rilascio dei relativi brevetti; il comma 7 proroga di un anno – vale a dire il 1o gennaio 2017 – il termine per l'entrata in vigore delle disposizioni che in tema di obblighi di pubblicità relativi agli avvisi e ai bandi previsti nel codice contratti pubblici, di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006, contemplano la soppressione dell'obbligo di pubblicazione sui quotidiani per estratto del bando dell'avviso dell'affidamento dei contratti pubblici; i commi 8, 10 e 11 prorogano o differiscono alcuni termini in materia di edilizia scolastica, su questo rinvio alla relazione per i dettagli; il comma 9 proroga il contratto di programma parte servizi 2012-2014 stipulato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con Rete Ferroviarie Italiane Spa; il comma 9-bis, introdotto durante l'esame in sede referente, proroga al 30 settembre 2017 l'incarico di commissario per la redazione delle opere l'attiva la tratta ferroviaria Napoli-Bari. L'articolo 7, comma 9-ter, introdotto sempre durante l'esame in sede referente, proroga di ulteriori 30 giorni il termine di 90 giorni previsto dall'articolo 1, comma 867, della legge n. 208 del 2015. Si prevede, inoltre, che entro lo stesso termine non sia possibile intraprendere azioni esecutive, anche concorsuali, ivi inclusi atti di intervento nei confronti della società Ferrovie del Sud Est e Servizi automobilistici. Vado all'articolo 10, che arreca proroghe di termini in materia economica-finanziaria. In particolare, il comma 1 proroga, dal 31 dicembre 2015 al 30 giugno 2016, il termine di operatività delle vigenti disposizioni in materia di riscossione delle entrate locali, superando la scadenza a decorre dalla quale la società Equitalia e le società per azioni della stessa partecipata avrebbero dovuto cessare di effettuare le attività di accertamento; queste proroghe, in particolare su una materia delicata, intervengono soprattutto sulla necessità non tanto di costruire un filo conduttore fittizio con il regime precedente e il ruolo di Equitalia ma proprio per consentire ai comuni che la loro funzione fondamentale di riscossione tributaria sia gestita nella transizione nel modo più organizzato e più ordinato possibile, quindi per evitare che vi siano delle disfunzioni e degli elementi di disorganizzazione che metterebbero in difficoltà i comuni e conseguentemente i cittadini. Salto all'articolo 11, che reca proroghe di termini relative ad interventi emergenziali.Pag. 10
  Il comma 1 proroga di un anno, cioè fino al 31 dicembre 2016, il termine di durata dell'incarico di commissario delegato per interventi di ripristino della viabilità nelle strade statali e provinciali interrotte o danneggiate dagli eventi alluvionali verificatisi nel mese di novembre 2013 in Sardegna e relativi e successivi commi che riguardano sempre materiche simili, su cui si è cercato appunto di intervenire in modo puntuale. L'articolo 11-bis, inserito nel corso dell'esame in sede referente, al comma 1 proroga di 60 giorni il termine per l'adozione del programma di rigenerazione urbana delle aree di rilevante interesse nazionale del comprensorio Bagnoli-Coroglio da parte del commissario straordinario del Governo. L'articolo 12 proroga dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2016 il termine a decorre dal quale diviene obbligatoria la tracciabilità delle vendite e delle rese di quotidiani e periodici attraverso l'utilizzo di strumenti informatici e telematici basati sulla lettura del codice a barre. L'articolo 12-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, proroga dal 2 ottobre 2016 fino alla fine della legislatura in corso il termine per la conclusione dei lavori della Commissione bicamerale d'inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. L'articolo 12-ter, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, al comma 1 riapre i termini per la presentazione delle domande da parte dei congiunti delle vittime delle foibe per la concessione di un riconoscimento a titolo onorifico che consiste in un'insegna metallica, con relativo diploma a firma del Presidente della Repubblica, consegnato annualmente con cerimonia collettiva. Il comma 2 specifica che le domande, con la relativa documentazione allegata, devono essere inviate alla commissione istituita ad hoc presso la Presidenza del consiglio ai sensi l'articolo 5 della legge n. 92 del 2004. Infine, l'articolo 12-quater, inserito durante l'esame in sede referente, proroga al 31 dicembre 2016 la durata in carica dei componenti del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti e dei componenti dei consigli regionali. Come detto, il provvedimento è molto complesso, molto articolato ed ha richiesto, come si diceva anche nella relazione che mi ha preceduto, il lavoro infaticabile non solo dei parlamentari e degli uffici ma anche dei Ministeri coinvolti, a cui naturalmente va il nostro ringraziamento. Per l'esame più dettagliato del provvedimento, essendo stato molto rapido – e non poteva essere altrimenti –, rinvio alla lettura della relazione dettagliata. Quindi, se questo è il quadro che abbiamo delineato, il giudizio che esprimiamo è un giudizio favorevole al provvedimento e naturalmente, rispetto a questo giudizio, auspichiamo una rapida approvazione dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritto a parlare l'onorevole Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, anche quest'anno siamo alle solite: come accade da più di trent'anni, l'Aula di questo ramo del Parlamento e anche il Senato, dopo che questo provvedimento sarà licenziato dalla Camera, deve occuparsi del famoso decreto di proroga dei termini, chiamato non a caso «milleproroghe»; proprio così, perché il concetto principale sta proprio nella definizione. Ci sono addirittura delle norme che vengono prorogate dal 1988: questa è un'indecenza e sostanzialmente lo specchio del cattivo funzionamento dello Stato, indipendentemente dalle maggioranze, indipendentemente dai Governi che ci sono stati in tutti questi anni. È veramente mortificante dare questa grande incertezza; mortificante per tutto il sistema Italia, perché si certifica la sua totale inefficienza, spesso e ben volentieri frutto di leggi che non hanno nessuna possibilità di essere attuate, che non hanno nessuna possibilità di poter avere un'efficacia e che non si capisce bene perché siano formulate, scritte e approvate se poi continuamente vengono differite.
  Questo provvedimento, come tanti altri nel passato, mostra una caratteristica ancora Pag. 11peggiore rispetto a tale definizione di carattere generale, di inefficienza e di certificazione da parte dello Stato di impotenza e quant'altro: quella di diventare, soprattutto durante l’iter dell'esame da parte del Parlamento, diverso da com'era stato concepito dal Governo, che emana questi decreti-legge come proroga di termini previsti da disposizioni legislative, ed un vero e proprio omnibus. Si tratta di un'altra caratteristica, che purtroppo è una delle cose peggiori dell'attività del Parlamento; e dell'attività della Repubblica, perché più di trent'anni significa storia della Repubblica.
  Davanti ad una situazione del genere, penso cioè che sia in discussione anche e molto, non poco, la credibilità del Paese e delle istituzioni, sia rispetto al sistema, sia rispetto agli imprenditori, sia agli investitori esteri, sia anche rispetto all'Unione europea e a tutto quello che è in essere: danno poca affidabilità, c’è poca affidabilità. È diventato un provvedimento omnibus, e quindi per questo motivo, oltre a quelli già detti, ma soprattutto per questo motivo, ha la nostra netta contrarietà.
  Questo è un provvedimento, signor Presidente, che addirittura dopo... Ormai l'iter è consolidato: si presenta la legge di stabilità, con la legge di stabilità ogni anno si supera il record degli emendamenti, si arriva a 4-5 mila emendamenti; poi si cerca tutto sommato di farli diminuire di numero, questi emendamenti, e poi si va all'approvazione della stabilità: quest'anno siamo arrivati a 999 commi, non molto lontani dal record di Prodi, che viaggiò mi sembra intorno a 1.200-1.300 un po’ di anni fa. Dopo la stabilità, arriva puntualmente il «milleproroghe»: abbiamo già detto, anche qui circa mille sono stati gli emendamenti presentati, e poi alla fine ne sono stati selezionati quattrocento, e si è andati all'approvazione di tutte le cose che poco fa i due relatori in maniera molto sommaria hanno elencato.
  Dico questo per un motivo molto semplice: spesso e volentieri ci lamentiamo delle storture dell'Europa. Perché si tratta dell'Europa, non è l'Europa dei popoli, non è l'Europa della solidarietà, non è l'Europa nella quale i soci fondatori, tra cui il nostro Paese, hanno creduto, non è veramente l'Europa del sogno europeo che la mia generazione ha vissuto, con i grandi leader, con Kohl o con De Gaulle, con De Gasperi, con Mitterand, Schmidt e così via; non li elenco tutti perché sarebbe veramente un esercizio inutile, sono di dominio pubblico. Il sogno era quello che i cittadini europei dovevano stare meglio !
  L'Europa ultimamente ha una situazione di grande difficoltà, in riferimento alle politiche di natura soprattutto monetaria ed economica, restrizioni e quant'altro. È però inutile girare intorno al problema: sono fermamente convinto che noi non diamo un buon esempio. Non siamo credibili in Europa, sono convinto anzi del contrario: che se la Merkel partecipasse ai lavori dell'Aula della Camera, delle Commissioni, soprattutto per questi provvedimenti tipo stabilità, tipo «milleproroghe» e altri provvedimenti di natura finanziaria, e desse un'occhiata agli emendamenti per capire che tipo di responsabilità c’è in giro da parte della classe dirigente, della politica, che tipo di impostazione culturale c’è, rimarrebbe esterrefatta e anche spaventata. Quello che si propone, quello che si legge, è infatti veramente da spavento, soprattutto rispetto alla spesa pubblica e all'efficienza della pubblica amministrazione. Tanto che sono convinto che dopo una settimana tornerebbe in Germania, riunirebbe gli altri Stati membri dell'Europa per dire che debbono convocarci, perché siamo un pericolo pubblico: per pagarci, dicendo «quanto vogliono per essere cacciati ?». Perché questo è ! È inutile che giriamo intorno, e andiamo a chiedere clemenza.
  Diciamo di aver fatto i compiti a casa: se per esempio prendiamo proprio l'articolo 1, «Proroga di termini in materia di pubbliche amministrazioni», secondo coscienza e secondo gli atti, il nostro Paese ha veramente fatto i compiti a casa ? Oppure noi abbiamo preso in giro prima di tutto gli italiani, poi le istituzioni, poi l'Europa ? Perché esso parla delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni. Da quanti anni sentiamo che è bloccato il Pag. 12turnover nelle pubbliche amministrazioni, bloccato il turnover nei comuni, bloccato il turnover continuamente, razionalizzazione e tutte queste cose riguardo alla pubblica amministrazione, salvo deroghe ? Da tantissimi anni ! Perlomeno, dall'ultimo dato della legge del 2006, che stabilisce che tutta la spesa complessiva degli enti locali e della pubblica amministrazione, e comunque dello Stato per il personale non deve superare quella del 2004, diminuita dell'1,4 per cento. E chi la controlla ? Chi l'ha mai controllata, questa spesa, da tale punto di vista ?
  Ma al di là di tutto, perché dico che siamo inaffidabili ? Perché è vero che sulla carta abbiamo fatto credere all'Europa che noi blocchiamo tutto, però abbiamo approvato altre norme consentendo cose peggiori: come permettere agli enti locali, comuni, province e regioni, di istituire agenzie a gogò, di istituire partecipate a gogò, dove non solo hanno assunto plotoni di personale, altro che blocco del turnover ! Plotoni di personale assunti peraltro senza selezione e senza meritocrazia: il peggio del peggio !
  Non siamo allora per niente seri, quando diciamo in Europa, per uscire dalla procedura di deficit eccessivo, che risparmieremo 1 miliardo di euro abolendo le province. Sappiamo tutti come è finita con le province: che sono tutte in dissesto finanziario con la riforma Delrio, che il personale non si capisce dove va. E poi, da un lato non sappiamo dove collocare il personale delle province; dall'altro con questo provvedimento, signor Presidente, non con altri !, con questo provvedimento che è adesso in discussione, che cosa si fa, che cosa fanno il Governo e la maggioranza ? Propongono la proroga anche dei rapporti di lavoro cosiddetti anomali delle strutture politiche delle province ! E quindi continuiamo a prendere in giro tutti: altro che risparmiare 1 miliardo di euro con l'abolizione delle province, con la riforma Delrio  ! No, si continua addirittura ad assumere altro personale ! Oltre ad assumere altro personale degli staff, eccetera, lo si proroga, quindi neanche figure essenziali ! E così via, come in riferimento a questo si fa dappertutto: dando la possibilità poi alle province... Peraltro, se nessuno lo sa, tutte le province e le città metropolitane hanno aumentato al massimo l'accisa che riscuotono sull'assicurazione delle auto, oltre che chiaramente confermare i tributi precedenti.
  Peraltro, vi sono poi una serie di norme che non hanno nulla a che vedere con le proroghe, non hanno nulla a che vedere con altre situazioni che riguardano la parte del turismo, che riguardano la parte... Addirittura ce n’è una della Croce Rossa: un vero e proprio omnibus !
  Per questo motivo mi limito esclusivamente ad evidenziare questi aspetti di carattere generale; dal punto di vista della spesa, per fortuna – per fortuna, lo ribadisco mille volte ! – che vi è stato l'intervento della Ragioneria generale dello Stato, che ha censurato una serie cospicua di norme, di emendamenti e quant'altro, proposti dalla maggioranza: li ha resi inammissibili e censurati, perché addirittura avrebbero prodotto un danno enorme alle finanze pubbliche. Tutti interventi clientelari, tutti cioè interventi sulla scia di quanto si è fatto nella legge di stabilità, dove si son dati 900 milioni di euro, e promessi anche altri !, alla regione Sicilia, per leggere poi giorni dopo che il presidente di quella regione aveva distribuito a bande, fiere e quant'altro, eccetera, circa 18 milioni di euro.
  In questa maniera, con queste situazioni e con queste soluzioni non si va da nessuna parte. Noi siamo pronti e disponibili invece a recepire proposte, ad avanzare proposte di provvedimenti seri, che vadano nella direzione della razionalizzazione, vadano nella direzione di quel Piano di Cottarelli che è stato completamente esautorato, buttato, cestinato e quant'altro, ma che era la strada giusta !
  Infatti, quella era la strada, cioè la difesa dei cittadini e delle tasche dei cittadini del Paese e dell'Europa. Non queste miscellanee e queste nefandezze che stanno qui all'interno di questo provvedimento.

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  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Grazie Presidente. Questo è il Governo della modernità, dell'innovazione, dell'immediatezza, della sburocratizzazione. Tutto questo sta dietro questo provvedimento. L'età media delle proroghe è di oltre quattro anni. È evidente che si tratta della tipica superfetazione di norme, funzionale, più che ad esigenze concrete di buona amministrazione, a rispondere alla domanda di qualche camarilla e di qualche clientela. Ma, addirittura, tra gli argomenti che andate trattando in questo provvedimento, taluni ristagnano in questo Parlamento da decine e decine di anni. Manutenzione di cosa ? Sembra piuttosto la demolizione e la ricostruzione, con atteggiamento discriminante, di quanto non garba e non di quanto non funziona. Incide, in questo provvedimento più che in altri, una logica propriamente di maggioranza che nulla ha a che vedere con quella manutenzione ordinaria a cui pure si poteva accedere laddove vi fosse stata una condizione di ragionevolezza. Scarsa analisi di sistema, vogliamo dire ? Scarsa sarebbe un atteggiamento rispettoso. Oserei dire assoluta assenza di analisi di sistema. Improvvido strumento normativo ? No, peggio, è uno strumento normativo che serve a talune proroghe alimentando superficialità in una partenogenesi delle norme che si aggiunge alle precedenti generando un ginepraio inestricabile dal quale sarà difficile uscire per esperti del diritto, quando una norma, viceversa, dovrebbe essere semplice, diretta, facilmente applicabile, intellegibile, facilmente leggibile anche dai cittadini, che si vedono sostanzialmente estranei e esautorati rispetto a questo provvedimento fatto di superfetazioni. Una specie di pesca a strascico. Anche di pesca vi occupate. Una sorta di treno con vari vagoni non tutti nella stessa direzione. Una sorta di pesca dal passato; un gioco antico che prova a mettere mano nel passato per recuperare clientele e amicizie. Modificare – ci siete riusciti – talvolta le date per cambiare la norma ordinaria; non per modificare la data, ma per rimestare nella norma ordinaria. Un modo innovativo di interpretare. Una sorta di legge di stabilità utilizzata in chiave di datario. La data cambiata, ma solo perché cambiando quella data è stato possibile modificare la norma. Il secondo tempo della legge di stabilità. Un sistema che dovrebbe essere abolito in questa Camera, ma che indica come la strada che voi perseguite è una strada sbagliata, confusionaria, assolutamente inidonea. Ma non vi siete fatti mancare nulla.
  E, guardate, a prova o, se volete, a riprova che nulla vi siete fatti mancare, sui bravissimi relatori e sulla loro capacità e sul loro ingegno – e per fortuna ne hanno tanto – ricade l'onere di doversi districare tra mille codicilli e norme talvolta incomprensibili e dalla dubbia ragionevolezza. E una norma prima di ogni altra cosa dovrebbe essere ragionevole. Ma talmente è così che la collega relatrice non è riuscita a rappresentare tutto ciò che c'era perché persino i tempi parlamentari non hanno consentito alla brava collega relatrice di poter rappresentare tutte le innovazioni, tutte le vivacità, tutte le trattative dietro ogni azione normativa. Le strade, le autostrade, la pesca, Bagnoli. Ma su Bagnoli, quante volte siete intervenuti ? Non bastava in legge di stabilità ? Non bastava l'anno scorso ? Non bastavano gli ultimi quattro decreti ? Ma cos'altro ci aspetta ? E, allora, sarebbe più onesto probabilmente dire: guardate, noi siamo un po’ pasticcioni e dovete avere pazienza con noi. Siamo pasticcioni e lenti. La lentezza va esercitata per approfondire i temi, per guardare con maggiore capacità di approfondimento, maggiore capacità di analisi, mentre, invece, la lentezza viene a giustificare la necessità di intervenire successivamente di volta in volta con una nuova norma. Il fatto che siete pasticcioni non lo dico io, perché non mi permetterei di dire che siete pasticcioni, ma lo dice il «milleproroghe» e lo dice il fatto che tornate sulle norme che avete appena approvato. Meno di un mese fa abbiamo ragionato di Bagnoli e meno di un mese e mezzo fa abbiamo ragionato di Pompei e ancora Pag. 14non bastava. E, allora, ci vuole dell'altro ? E, allora, delle due l'una, altro che manutenzione ! Dovete dire: guardate, noi dobbiamo risistemare le cose perché non siamo capaci a farle e abbiamo questo difetto, che le cose le facciamo a strascico, un pezzo per volta. E talvolta nel pezzo successivo dobbiamo ridemolire quello che abbiamo fatto e ricominciare daccapo. È comprensibile per chi non ha dimestichezza. Basta soltanto che il Governo dica a questo Parlamento che ha qualche problema sul fronte della dimestichezza con talune norme e soprattutto con taluni argomenti.
  Guardate, non entrerò, né nelle vicende che riguardano le tasse locali, né Equitalia, né la telefonia, né i consumatori, né il povero Moro. Come dire, tutto c'avete messo, un potpourri, una sorta di caravanserraglio dal quale è difficile uscire attraverso una lettura serena. E volete vedere che se noi proviamo a suggerire qualcosa di buonsenso, si tratta delle uniche cose per le quali servirebbe un proroga termini, per le quali servirebbe una proroga. Proprio per quelle cose, per una qualche ragione che non comprendo, talvolta l'unica ragione valida che mi sembra lecito pensare è quella che siete arrivati tardi e, quindi, vi si imputerebbe anche la responsabilità di non averla pensata voi questa proroga necessaria. Ma sono certo che poi la farete perché poi ci ritornate sulle cose e lo abbiamo visto. Quando sbagliate, avete la grande serenità d'animo, a distanza di pochi giorni, di dire: abbiamo sbagliato e ricominciamo daccapo. Il tema è: l'errore serve a rimediare, a fare esperienza. Ho la sensazione, viceversa, che l'errore diventa fine a se stesso, diventa, cioè, una sorta di allenamento nel tentativo di modificare demolendo ciò che c'era.
  Abbiamo provato a suggerirvi qualche idea, ma abbiamo visto che siamo stati poco fortunati. Proveremo in Aula, escludo che, rispetto a un tema così importante e soprattutto rispetto a più o meno 400 argomenti messi insieme – al di là delle proroghe singole gli argomenti sono 400 – il Governo possa mai immaginare di sottrarre il diritto al Parlamento di un dibattito in Aula, suggerendo emendamento su emendamento e provando a sconfiggere con la ragione, con la forza dell'idea, quegli emendamenti e non con una fiducia.
  Abbiamo provato a suggerirvi qualche emendamento, abbiamo provato per esempio a suggerirvi che per quanto attiene le strutture turistico alberghiere forse era opportuno, ai fini delle norme delle novellate norme antincendio, forse era opportuno consentire a quelle imprese, in un periodo di particolare crisi, che avevano avuto i suggerimenti funzionali alle modalità da mettere in campo, peraltro poche settimane orsono, forse sarebbe stato utile trovare un modo, una forma, per garantire a queste imprese il tempo necessario ad adeguarsi, il tempo necessario a rendere competitive le stesse imprese, ma in una chiave di ragionevolezza, non in una chiave di sterile imposizione non funzionale neanche all'obiettivo che si vorrebbe raggiungere.
  Abbiamo provato a spiegarvi come non serviva una proroga, o meglio serviva una proroga articolata che consentisse di chiarire una volta e per tutte quali erano i criteri, lo prevede già la norma, ma la norma viene puntualmente disattesa – e viene disattesa puntualmente a danno di chi ? Ma a danno del Mezzogiorno – per il riparto sul fondo sanitario; se ne sono accorti per la verità persino De Luca e persino Emiliano che la norma prevede alcuni parametri, ma siccome non vi è sanzione alla introduzione dei nuovi parametri questi nuovi parametri non saranno mai assunti, e i nuovi parametri sono, perdonatemi, sono l'aspettativa di vita ! Sono l'aspettativa di vita ! Sono parametri che si inventa Forza Italia ? No ! Sono parametri che sono già scritti in una norma, che vengono puntualmente disattesi e vengono disattesi sottraendo il diritto alla salute di intere popolazioni, prevalentemente del Mezzogiorno ! Ma il Presidente del Consiglio era venuto proprio a Caserta, ed era venuto ad incontrare le associazioni, il mondo palpitante e vivace che si occupa di Terra dei Fuochi e Pag. 15utilmente don Patriciello e tutte le associazioni non avevano detto «togliete le ecoballe», avevano detto una cosa giustissima: guardate, qui c’è una grande domanda di salute, una domanda sottaciuta, soprattutto perché a quella domanda non si risponde con le risorse adeguate. Il calcolo diverso comporterebbe per la sola regione Campania 300 milioni di euro in più. Guardate non sto qui a fare l'intervento strappalacrime su quante vite potrebbero essere salvate nel corso dei prossimi anni se si investissero, e bene, 300 milioni di euro in più in una regione come quella, ma è evidente che sottraendo quest'opportunità si vuole che quella terra stia sempre con la mano tesa a chiedere !
  Noi vogliamo una cosa diversa: applichiamo la norma; applichiamo la norma ! Voto contrario dei relatori, e me ne dispiaccio, voto contrario del Governo, e non mi meraviglio !
  Perché non mi meraviglio ? Perché la sceneggiata è perfetta ! Si va a Caserta e si promette ! Le associazioni hanno chiesto nient'altro che questo: non vogliamo più risorse, non vogliamo più soldi, dateci quello che la legge prevede ! E la legge prevede che il riparto deve essere fatto con questi criteri. Semplice, ma se si viene meno a questi criteri, qual è la sanzione ? Nessuna ! Se non ci si accorda qual è la sanzione ? Rimangono i criteri precedenti, cioè quelli che penalizzano l'aspettativa di vita ! Una vicenda che abbiamo provato in tutti i modi a spiegarvi, ma voi la conoscete bene e voi pervicacemente avete negato questo diritto di salute, pervicacemente avete deciso di sottrarre un'opportunità: la opportunità di curare in quelle terre e non altrove.
  Abbiamo provato a suggerirvi un po'di idee, un po'di idee che consentano una maggiore partecipazione alle gare pubbliche. Abbiamo provato a farvi considerare i cinque anni per gare importanti, gare sopra la soglia dei 20 milioni di euro, il tempo necessario perché quel requisito persista, ma abbiamo compreso che voi preferite i grandi e basta, i super grandi non le piccole e medie imprese che potrebbero, viceversa, competere nel settore degli appalti, dimostrando quella vivacità italica e quella capacità anche di misurarsi con le difficoltà, ma anche con le capacità.
  Vi lascerò sereni sul Sistri, anche perché ho dimenticato quale proroga è questa e faccio finta di non comprendere a cosa serve questa proroga, serve soltanto a generare ulteriore disaffezione da parte delle imprese, serve soltanto a lasciare intendere come questo Paese non ha voglia di controllare il sistema dei rifiuti.
  Abbiamo provato ad indicarvi che in una regione, in Campania, forse sarebbe stato necessario, fino all'entrata in vigore della legge regionale sui rifiuti, prorogare le attività in essere, ma ho capito che vi siete persino consultati con i potenti della regione Campania, peraltro dovete decidere in quali giorni consultarvi con quei signori, perché ci sono giorni dedicati agli avvocati o giorni dedicati all'attività, perché, come ben sapete, in quella regione la principale attività del governatore è quella di occuparsi dei suoi processi. Abbiamo provato ad indicarvi come sia utile, sia saggio, sia un elemento di buonsenso, prorogare al 2017 i termini entro i quali il Ministero dell'economia e delle finanze provvede con proprio decreto a promuovere l'effettuazione di operazioni di pagamento basate su carte di debito o di credito per importi contenuti, ovvero inferiori a 5 mila euro. Abbiamo pensato che questa era, come dire, una sollecitazione di buonsenso; abbiamo pensato che questa poteva essere una utile sollecitazione a farvi ricredere. Io capisco che il nervo su coperto sul fronte delle banche vi fa essere ancora più pervicaci e convinti sostenitori di banchieri e finanzieri a danno dei cittadini.
  Tuttavia vi inviterei, viva Iddio, a riflettere su questo. Insomma, è proprio necessario utilizzare i sistemi di pagamento elettronico, con tutto quello che ne deriva ? In chiave di vantaggio, voi dite, per il sistema Paese; a me sembra per il sistema bancario. Era proprio necessario, è questa la finalità, è questo che il Paese vuole ? A me non sembra che il Paese chieda questo, a me sembra piuttosto che il Paese chieda tutt'altro; a me sembra Pag. 16piuttosto che il Paese voglia sì semplificazione ma non voglia che in questo momento a lucrare sul disagio e sulle criticità sociali dei cittadini siano proprio quelle banche che tante volte il sistema Paese ha contribuito a salvare a danno dei cittadini, o meglio, utilizzando le risorse dei cittadini. Poi vi siete peritati di occuparvi anche di Bagnoli, siamo al ventunesimo anno, ormai non è più una proroga, è la normalità, ogni anno intervenite due volte, ogni anno ci rimettete mano, talvolta con una spinta che deriva da un'esigenza elettoralistica, talvolta a tutela di qualche interesse, mai per la finalità di rendere quegli spazi fruibili per i cittadini di quella città e di quella regione. Il giudizio è quindi critico, severo, ahimè senza appello, anche se noi ci aspettiamo che l'Aula possa incidere significativamente. Vi abbiamo suggerito come è facile risparmiare qualche centinaio di milioni di euro da parte degli enti locali, basterebbe che questi enti locali pubblicassero le gare d'appalto non sui giornaloni, ma sui loro portali; probabilmente servirebbe molto di più, rappresenterebbe una condizione organica migliore e si risparmierebbero centinaia e centinaia di milioni di euro. Questa è modernità ma è anche semplificazione, è spending review, e a voi tutto questo non piace, a voi piace togliere se c’è da punire e dare se c’è da premiare in una chiave gestionale e clientelare. Non vi piace un sistema ordinato, non vi piace trovare i tanti modi attraverso i quali sarebbe possibile risparmiare e guardate, voi pensate che a risparmiare siano gli enti locali, no, è evidente che a risparmiare sarebbero i cittadini, ma quando c’è da mettere mano nella tasca dei cittadini a voi non fa nulla, anzi, questa è una soluzione anche coperta, perché non siete voi a mettere la mano nella tasca dei cittadini, lo fate fare ai comuni, lo fate fare ai sindaci, per un servizio a cui li obbligate, un servizio inutile a cui li obbligate, un servizio superfluo a cui li obbligate, un servizio che rappresenta null'altro che una sottrazione di risorse con un travaso di risorse sostanzialmente prive di un servizio di un corrispettivo, perché quel medesimo corrispettivo potrebbe essere ottenuto meglio e con minore costo in modo diverso, ma a voi così piace. Il giudizio nei confronti di questo provvedimento è critico: abbiamo detto che è severo, abbiamo detto che è senza appello, a meno che non ci sia un atto da parte vostra di disponibilità, di resipiscenza, un atto teso a spiegare che è possibile incontrare talune domande e offrire loro una risposta. Guardate, concludo l'intervento con un'ultima vicenda che avevamo provato a sottoporre alla vostra valutazione.
  Questo quando, mi permetto di dire, diventate tanto superficiali da essere disastrosi. Ai comuni della provincia di Napoli erano state attribuite – sia quelli amministrati dal centrosinistra che quelli amministrati dal centrodestra – qualche decina di milioni di euro in risorse funzionali ad aumentare la raccolta differenziata, per comprare compostiere, per alimentare determinate filiere. La città metropolitana non ha approvato l'appostamento di queste risorse per l'anno successivo perché i vostri, come si dice, compagnucci del PD locale, insieme ai miei amici di Forza Italia, hanno fatto mancare il numero legale in quella sede di consiglio della città metropolitana. Il risultato sarà che questo Paese sottrae altri 20 milioni di euro a quella terra per cosa ? Per implementare la raccolta differenziata. E viva Dio, un atto di resipiscenza perlomeno su questo; non è un'azione clientelare, lo capisco, quindi non vi interessa; non è un'azione ma è un modo civile per mettere una toppa a risorse che possono e potrebbero essere spese nell'interesse di quei territori e di chi ha a cuore l'ambiente, di chi lo tutela, di chi è attento su queste problematiche. Ma voi siete tetragoni da questo punto di vista, totalmente distanti dalle problematiche dei territori; non infingardi, peggio, superficiali e, abbiamo detto, pasticcioni. Non ho mai pensato che siete in mala fede, temo peggio, temo che gli errori li fate nella consapevolezza di non essere in grado di scegliere la strada giusta. Noi abbiamo provato ad indicarvi qual è la strada giusta, proveremo nelle Pag. 17prossime ore a sollecitarvi ulteriormente, vi richiameremo alla responsabilità su questo fronte, sapendo che se c’è un minimo di disponibilità saremo anche pronti a fare noi ammenda, ma teniamo che un po’ la vostra attrazione ideologica, un po’ la vostra condizione di difficoltà, un po’ la vostra distanza dal Paese reale vi chiuderanno nella vostra torre eburnea e vi renderanno impermeabili alle utili sollecitazioni. Per queste ragioni, se così dovessero rimanere le cose, preannuncio da parte di Forza Italia un'azione vivacemente critica e fortemente avversa.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, il milleproroghe, come tutti gli anni, è il provvedimento che dimostra l'incapacità dei Governi che si susseguono e quanto sia insulsa la politica degli ultimi venti o trent'anni nel riuscire a fare proclami a suon di decreti e più recentemente il tempo di un tweet per poi rimangiarsi tutto quello che si è detto nell'anno o negli anni precedenti, inserendo in un decreto, che passa quasi inosservato agli occhi dei cittadini, una serie di proroghe per mantenere lo status quo o per allontanare ancora di più un obiettivo che prima si proclamava di poter ottenere in qualche mese o in qualche settimana, quando invece tutte le riforme, piccole o grandi che sono, necessitano di un accompagnamento che richiede a volte anni, se non decenni. Io da quando ero libero cittadino e pure adesso che sono parlamentare non sono mai riuscito a spiegarmi, non sono mai stato disposto a comprendere quale sia la motivazione per cui il Parlamento fa delle leggi, nessuno si premura mai di rispettarle e, se non le rispetta, non accade mai assolutamente nulla in questo Paese.
  Prendo alcuni esempi all'interno del milleproroghe che sono, diciamo, anche semplici e non particolarmente rilevanti, ma che danno la dimensione di quello di cui si sta parlando. Per esempio, c’è l'obbligo, per i comuni sotto i 5 mila abitanti, di unire le proprie dieci funzioni fondamentali assieme; questo dovevano farlo entro la fine del 2014, ma è stato prorogato a fine 2015, anzi alla prima metà del 2015, poi a fine 2015 e oggi riprorogato fino alla fine del 2016, quindi dal 1o gennaio 2017. Eppure, si parla sempre di pubblica amministrazione. I ministeri, i governi regionali e i governi locali che devono soltanto interagire – semplicemente interagire – tra di loro per ottenere un obiettivo fissato per legge, fissato per legge all'interno di queste Aule parlamentari. Oppure, la richiesta da parte degli enti locali, perché loro stessi l'hanno richiesto, di non utilizzare più Equitalia per la riscossione dei tributi locali. Anche questa misura è stata nuovamente prorogata e laddove si ha difficoltà per un ente locale di non utilizzare più Equitalia e di utilizzare un'azienda totalmente partecipata o anche parzialmente partecipata, anche insieme ad altri comuni, per riscuotere quegli esigui tributi locali, soprattutto se si parla di piccoli comuni, piuttosto che utilizzare Equitalia è un'altra cosa totalmente incomprensibile, così come centinaia sono le cose incomprensibili che ci sono all'interno di questo milleproroghe.
  Ma ancora più incomprensibili sono quelle questioni che vanno avanti ormai da decenni e solo con il milleproroghe di anno in anno in anno e, infine, di decennio in decennio vengono inesorabilmente prorogate senza riuscire mai – e dico mai – a trovare una soluzione. Una di queste, per esempio, è quella degli LSU della regione Calabria. Che poi sia soltanto la regione Calabria che utilizza gli LSU questo è un altro mistero, perché si interviene sempre sulla Calabria, più volte sulla Calabria, come se gli LSU fossero soltanto nella regione Calabria e solo immaginando che la regione Calabria sia quella regione in cui vi sia un'altissima disoccupazione, quindi una bassa occupazione e, quindi, solo lì i cittadini utilizzano – e anche la politica utilizza – lo strumento degli LSU come ammortizzatore sociale, perché questo è ciò che è successo negli anni in queste regioni: l'LSU è stato utilizzato come un reddito di cittadinanza. Dove nessuno poteva lavorare si assumevano Pag. 18persone a bassissimo reddito e con pochissime possibilità di trovare un'occupazione attraverso lo strumento dell'LSU, LSU a cui va assolutamente trovata una soluzione, perché poi l'altra faccia della medaglia è che i politici locali hanno assunto a destra e a manca cittadini calabresi – e non solo calabresi – per avere in cambio dei voti, ricattando quei cittadini, soggiogando quei cittadini sotto uno stipendio mensile, sotto un reddito, e chiedendo in cambio un voto. E come sta andando dal punto di vista politico ed elettorale la regione Calabria è sotto gli occhi di tutti. Quindi, non mi dilungo su questo.
  Voglio fare poi un piccolo accenno al famoso – ormai famoso, perché è entrato nella cronaca ormai da diversi giorni – emendamento proposto dai colleghi Carbone e Boccadutri in merito alla trasparenza dei partiti. Noi riteniamo, come MoVimento 5 Stelle, che questo emendamento sia stato fatto solo e unicamente contro di noi. Ma a prescindere da questo, se è la trasparenza che voi chiedete, per noi del MoVimento 5 Stelle non c’è nessunissimo problema a produrre il nostro rendiconto e a depositarlo qui alla Camera dei deputati, esattamente come quei partiti che vogliono e chiedono i rimborsi elettorali, il 2 per mille e le donazioni agevolate, cosa che noi assolutamente non abbiamo mai voluto e mai vorremo. Lo facciamo tranquillamente. Però, a puntare il dito contro il MoVimento 5 Stelle sembra che siano capaci tutti e c’è pure la stampa a rincorrere questo dito e a guardare ovviamente il dito piuttosto che la luna.
  Se poi ogni quarto d'ora, ogni volta che si fa l'aggiornamento, il refresh della pagina di un qualsiasi quotidiano on line, si vede che il Partito Democratico o qualsiasi altro partito – ma soprattutto in questo momento il Partito Democratico – ne tira fuori una ogni quarto d'ora, incluso «l'Affittopoli» nella nostra capitale, in cui tenevano sedi a centinaia di euro in pieno centro, quando dovevano costare migliaia di euro, a loro della trasparenza quasi quasi non gli importa nulla. Gli sfugge tutto quello che interessa al Partito Democratico, ma vogliono puntare sempre il dito nei confronti di altri.
  Questo non è un problema per noi. Volete la trasparenza ? Ve la diamo e ve ne daremo sempre di più di quella che sarete disposti e nella possibilità di dare voi ai cittadini. Un rendiconto non è nulla in confronto a quello che voi, con i soldi dei cittadini in decenni di rimborsi elettorali, avete fatto sulle spalle dei cittadini italiani – ovviamente con le tasse – e di quello che continuate a fare imperterriti, senza neanche troppa preoccupazione, con i soldi e anche con i beni che appartengono ai cittadini, perché qui a Roma quelli erano beni del comune e, se sono beni del comune, sono beni di tutti i cittadini romani e non sono nella disponibilità di un partito o di un altro partito, che se ne sta comodamente dentro palazzi e dentro sale che costerebbero al cittadino normale decine di migliaia di euro per un mese d'affitto, mentre voi ve ne state lì da decenni, da mezzo secolo, pagando una quota irrisoria come se niente fosse e, tra l'altro, andando anche in tv a giustificare che sono affitti calmierati, che sono lì da tantissimi anni. Ebbene, andatelo a spiegare a chi tutti i mesi senza neanche uno stipendio è costretto a pagare, anche se è poco, un piccolo affitto per un appartamento nella periferia della grande capitale e a dover lavorare a più di mezz'ora, a tre quarti d'ora di auto o di mezzo pubblico, che non c’è, perché pure quello vi siete mangiati, e voi siete in pieno centro a 200 euro o a 50 euro.
  Non c’è molto altro da aggiungere rispetto a questo decreto perché – ripeto – è un decreto che in un Paese normale non dovrebbe neanche esistere, ma in un Paese che non c’è, con una politica che non c’è, come l'Italia, purtroppo ogni anno siamo costretti a votare e a votare, tra l'altro, con la posizione prossima della fiducia, che è una cosa ancora più incresciosa.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cecconi.
  Dovrebbe intervenire ora l'onorevole Saltamartini. Tuttavia, l'onorevole Centemero Pag. 19mi domandava se l'onorevole Saltamartini acconsente a poterla fare intervenire, perché intende consegnare il suo intervento. Quindi, se così è, io do la parola all'onorevole Centemero.
  Dunque, è iscritta a parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Grazie, Presidente. Consegno il mio intervento e ringrazio l'onorevole Saltamartini e gli altri onorevoli che mi hanno consentito questo.
  Dunque, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Ancora una volta ci troviamo a discutere, nell'ambito di quella che è la discussione sulle linee generali, di un provvedimento importante, circa l'iter di un provvedimento che segue di poche settimane l'approvazione della legge di stabilità (ovviamente un'approvazione ottenuta con il nostro voto contrario). È un provvedimento che noi abbiamo contestato nei lavori delle Commissioni riunite e che ovviamente contestiamo anche oggi in quest'Aula, contestando anche le modalità con cui si è arrivati in Aula con questo provvedimento. È un provvedimento che, come è stato detto anche dai colleghi che mi hanno preceduto, dovrebbe, diciamo, risolvere quelle che sono delle casistiche speciali, dove il legislatore rispetto ad una legge cerca di verificare in corso d'opera se la legge effettivamente ha ottenuto gli effetti che si speravano potesse avere nei confronti, soprattutto, di quella che è la ricaduta sui cittadini e, laddove necessario, ovviamente procedere con delle migliorie in corso d'opera.
  Ma qui non ci troviamo di fronte a un provvedimento nell'ambito del quale vi sono dei piccoli interventi per porre rimedio a quelli che possono essere stati degli errori di valutazione o delle sviste di carattere normativo. Noi qui ci troviamo di fronte a un provvedimento che è diventato un omnibus verso il quale, non a caso, nelle questioni pregiudiziali avevamo anche posto l'interrogativo sulla costituzionalità o meno del provvedimento stesso, dove le materie che si trattano sono le più svariate e dove – permettetemi di dirlo con estrema onestà, non per chi ci ascolta in quest'Aula, visto quanti siamo, ma magari perché qualcuno ha voglia di ascoltarci fuori da quest'Aula, ovviamente nel rispetto dei parlamentari presenti (ovviamente questo vale per chi non c’è) – questo è un provvedimento che di fatto è la seconda fase della legge di stabilità e ce lo dobbiamo dire, sia nel metodo, che nel merito. Infatti, questo provvedimento, invece che riparare – come dicevo prima – quelle che possono essere state delle necessità normative, si è trasformato in una panacea, dove ci sono magari le dimenticanze di qualche emendamento non approvato in legge di stabilità, dove è stata data voce alle tante richieste all'interno di questa maggioranza parlamentare, quindi la maggioranza che sostiene il Governo, cui non si era magari potuto dare ascolto durante la legge di stabilità e sono state rinviate alla seconda fase, nel cosiddetto decreto milleproroghe. Un metodo, questo, che contraddice quello che spesso sentiamo dire al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il quale, spesso e volentieri, viene qui in quest'Aula – anzi, poco spesso e forse anche poco volentieri – per sgridare l'opposizione, che grida sempre che tutto va male, e pensa di poterci insegnare il rispetto che si dovrebbe a quest'Aula, quando il primo a non avere rispetto del lavoro parlamentare è proprio il Presidente del Consiglio, perché, se ci fosse un Presidente del Consiglio che avesse rispetto per il lavoro parlamentare, non ci troveremmo a dover approvare con una questione di fiducia, tra l'altro, un decreto che contiene tutto e il contrario di tutto, un decreto nel quale si va dai temi dell'istruzione alle politiche sanitarie, nel quale si va dai temi ambientali a quello della pubblica amministrazione, nel quale Pag. 20c’è, insomma, tutto l'universo mondo e tutte quelle risposte da dare, magari, a qualche parlamentare della maggioranza, che non si è potuta dare – come ho detto – nella legge di stabilità.
  La gravità di quello che sta facendo questo Governo, con questo decreto, e ovviamente anche la maggioranza che sta sostenendo questo atto, sta nel fatto che anche le iniziative e le norme che sono state previste attraverso l'accoglimento di alcuni emendamenti durante il lavoro della Commissione creano proprio la chiara ed evidente immagine di un Governo che procede per tentativi, di un Governo che in realtà non sa come affrontare le situazioni e, al di là di una politica degli annunci propria dei tweet renziani, di fatto, quando è alla prova di testi normativi, deve andare un po'per volta, perché non sa come risolvere quelli che sono dei reali problemi e di fatto li posticipa o li affronta un po'alla volta, sperando di potersela cavare, sperando di dire: vabbè, tanto i cittadini non se ne accorgono, perché in fin dei conti quando si parla di decreto «milleproroghe» non c’è questa attenzione mediatica che magari c’è in altri provvedimenti, vedi la legge di stabilità. Mi riferisco in particolare alla gravità di agire sul sistema sanitario, così come è stato fatto in questo decreto, attraverso il ricorso sistematico a quello che è lo strumento della proroga, che in realtà, non dovrebbe essere utilizzato, perché proprio su questo settore crea un impatto sui servizi offerti al cittadino che potrebbe essere devastante, perché il tema del settore sanitario dovrebbe essere uno di quei temi, proprio per la valenza sociale e l'impatto che ha sui cittadini, uno di quegli argomenti che meritano programmazione e razionalizzazione nel tempo e che non possono essere affrontati, come invece abbiamo fatto con qualche emendamentino sparso qua e là, che è stato accolto, o magari con alcune delle norme che già il Governo aveva presentato nella prima fase, prima di quella emendativa.
   Vedete, quando in un provvedimento si arriva, per esempio, ad abrogare anche norme che sono state approvate più di dieci anni fa, qualcuno si dovrebbe porre il problema rispetto all'utilizzo stesso e alla finalità stessa di un provvedimento di questo tipo, di un decreto di questo tipo e, invece, purtroppo, questo Governo non affronta questo tema perché – come dicevo – preferisce sempre e soltanto muoversi per accontentare magari qualche singolo parlamentare della sua maggioranza o qualche amico di un amico.
  E invece purtroppo, siccome noi siamo convinti che questo decreto «milleproroghe» potesse avere qualche validità, c'eravamo impegnati anche con alcune proposte emendative, secondo noi importanti, che andavano proprio in quella direzione dell'emergenza e dell'urgenza che dovrebbero essere proprie di un decreto di tale portata, se non altro, con questo nome.
   Vi faccio alcuni esempi. Avevamo presentato un emendamento per escludere gli investimenti dal pareggio di bilancio delle regioni, che hanno rispettato ovviamente i tempi di pagamento verso gli investitori – ci sembrava questo un emendamento utile e di buon senso – ed è stato bocciato; avevamo presentato un emendamento per favorire l'intesa sui fabbisogni standard regionali in materia di sanità, al fine di far approvare in maniera celere, fin dall'inizio dell'esercizio finanziario dell'anno 2016, quell'intesa che può facilitare la predisposizione dei budget per i bilanci delle aziende sanitarie ospedaliere, quindi per dare, diciamo, un assetto di trasparenza, ma allo stesso tempo di serenità, a questo comparto – anche questo ci sembrava di buonsenso – ma c’è stato bocciato; avevamo presentato l'emendamento per posticipare il pagamento dei mutui concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e che scadranno nel 2016 per le zone terremotate dell'Emilia Romagna; oppure avevamo presentato una norma, un emendamento, che poteva semplificare ed accelerare le attuali procedure di affidamento dei lavori pubblici, al fine di consentire una rapida cantierizzazione degli interventi, al fine di poter anche conseguire nel modo più veloce possibile gli aspetti anticiclici connessi a queste cose, ma anche su questi due emendamenti c’è stato dato parere negativo Pag. 21e sono stati bocciati; anche questi erano emendamenti di buonsenso, anche questi emendamenti che segnano il carattere emergenziale dell'intervento, nel primo caso per quanto riguarda l'Emilia-Romagna, di natura calamitoso, nel secondo caso, ovviamente per quanto riguarda i lavori pubblici, di carattere economico, visto che, da questo punto di vista, anche qui il Governo si spende e si spande per dire che tutto si farà, ma poi vediamo alcuni risultati, basta guardare alcune tratte autostradali che ancora versano in condizioni devastanti e penso alla Salerno-Reggio Calabria. Quindi di fatto noi siamo di fronte, ancora una volta, all'ennesima presa in giro da parte di un Governo che, da una parte, continua ogni giorno a smantellare lo stato sociale, che privatizza o tenta di privatizzare quelli che possono essere i servizi pubblici essenziali, che dimentica gli esodati della «legge Fornero», che dimentica quella parte di personale del mondo della scuola a cui la Fornero ha reso un danno, che non è stato sanato da questo Governo, malgrado gli intenti di tutto il Parlamento, che fa crescere l'occupazione soltanto da un punto di vista statistico, che accentra il potere nelle mani di un uomo solo al comando, alias Matteo Renzi, svuotando gli enti locali di quelle che sono le loro competenze, spesso e volentieri, e soprattutto delle risorse, che fa gli interessi delle potenti lobby bancarie e degli amici degli amici, ma che di fatto lascia totalmente abbandonati a se stessi quelli che sono i cittadini, ormai sempre meno ascoltati e che pagano sulla loro pelle le mancanze di un Governo assolutamente sordo ai loro problemi.
  Lo dico perché, allo stesso tempo, questo Governo, in questo provvedimento che cosa fa ? Fa slittare il decreto che dovrebbe impedire l'esercizio abusivo dei taxi, una battaglia di rispetto verso i cittadini spesso truffati, e comunque sia nel rispetto di una categoria importante che si vede togliere il lavoro da chi non ne ha diritto, un Governo che continua a strapagare Equitalia, che avrebbe dovuto finire il suo mandato già ad inizio 2012, un Governo che fa slittare il processo telematico, un Governo che posticipa al 2017 l'obbligo della pubblicazione on-line degli avvisi e dei bandi di gara, un Governo dunque che mette in questo provvedimento tutto ciò che non serve ai cittadini, ma tutto ciò che serve a qualcun altro che non si chiama cittadino, ma che magari si chiama lobby, che magari si chiama grande impresa, che magari si chiama amico, così come nella legge di stabilità, grazie al nostro intervento, riuscimmo a far sì che un noto esponente, che finanzia anche la Leopolda, avesse magari un beneficio da un emendamento che favoriva la possibilità per alcune zone aeroportuali di poter procedere all'ampliamento e allo sviluppo senza passare dalla Commissione VIA. E senza passare dal via non è il gioco del Monopoli; forse Renzi non si è reso conto, quando voleva fare quella norma, che qui non stiamo giocando a Monopoli, qui stiamo parlando del futuro del nostro Paese e degli interessi dei cittadini.
  Ecco vede, signor Presidente, io credo che il tempo, l'unico termine che è scaduto in questo provvedimento, è quello del Governo che, al contempo, è l'unico termine che di certo non necessita di essere prorogato. E questo lo dico perché i tanti cittadini che ci chiamano e che ci chiedono di poter diventare la loro voce per poter sostenere le proprie battaglie, per poter portare avanti quelli che sono i diritti dei più deboli, di quelli che sono abbandonati da questo Esecutivo e dalla maggioranza che lo sostiene, sono veramente tanti. E io sono sicura che il nostro compito, così come è stato svolto in Commissione, sia stato quello di cercare di fare un'opposizione costruttiva, perché tutta l'opposizione maggiore, sicuramente distruttiva, non è arrivata dai gruppi dell'opposizione, che hanno portato elementi seri, politici e soprattutto rappresentativi di interessi della comunità e non del singolo o dei pochi. Chi ha voluto portare avanti un atteggiamento ostruzionistico dentro le Commissioni riunite è stata sicuramente la maggioranza che fino all'ultimo ha lottato per poter prendere qualcosa Pag. 22in cambio del proprio voto favorevole al provvedimento; così com'era accaduto nella legge di stabilità, sta accadendo nel «milleproroghe».
  Beh, questo è un provvedimento che non solo non vedrà il nostro voto favorevole, ma questo è un provvedimento che magari, e magari ciò interessa molto poco al Governo e al premier Renzi, ma questo è un provvedimento che non otterrà alcun beneficio per gli italiani e di questo gli italiani, come delle tante altre cose errate, sbagliate per non dire di peggio, che il Governo ha fatto, ne terranno assolutamente conto e lo dimostreranno a partire dalle prossime elezioni amministrative.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, questo è l'ennesimo decreto-legge «milleproroghe» che pomposamente continuate a ripetere essere un provvedimento transitorio che proroga appunto alcuni provvedimenti in essere. Ma nel contempo dite, e lo fa il Presidente del consiglio in maniera reiterata, che siete il governo delle grandi riforme, siete il governo delle rivoluzioni del Paese, il Governo che sta cambiando il Paese, come ama dire nelle sue reiterate gite per il mondo. In realtà questo decreto-legge rappresenta l'essenza del Governo stesso, ovvero il più grande elargitore di petardi. Petardi, appunto, grande rumore senza alcun risultato, senza alcuna consistenza e questo decreto dei mille petardi ne è la rappresentazione più evidente: bombette senza alcun tipo di effetto, se non un riscontro politico evidente, un Governo senza alcun tipo di strategia politica, senza alcuna visione economica e sociale del Paese, un Governo che rincorre proroghe su proroghe e che, a distanza di qualche settimana dall'approvazione della stessa legge di stabilità, ripropone temi che sono stati al centro di quel provvedimento esaminato dalle Camere, appunto, una decina di giorni fa. Un Governo delle mille camarille, che sostanzialmente ripercorre la strada dei sotterfugi, un Governo dei sottobanco, dei favori, delle prebende che si riproducono in questo decreto per amici e per amichetti, perché questa continua a essere la logica e il motivo conduttore del vostro agire.
  Si è molto discusso negli anni sul decreto «milleproroghe»; sul piano costituzionale è legittimo un decreto che riassume tante proroghe quando invece la clausola costituzionale dice che i decreti devono essere omogenei, devono essere infarciti di necessità e di urgenza, devono avere cioè tre elementi essenziali per essere costituzionalmente proponibili ? Ebbene i costituzionalisti sono arrivati alla sintesi secondo la quale l'elemento conduttore che deve essere la base per un decreto-legge è appunto quello delle proroghe, l'unitarietà della proroga che viene concessa.
  In realtà in questo decreto c’è molto di più di una semplice proroga: ci sono elargizioni puntuali ad personam; si fa un decreto per cinque persone che devono essere confermate o meno in comando rispetto a funzioni trasferite e gestite da ministeri e si fanno appunto interminabili negoziazioni; si è stabilito in questo decreto «milleproroghe» sostanzialmente di ribadire alcune cose che anche al Capo dello Stato sono sfuggite o rispetto alle quali questo Capo dello Stato reiteratamente chiude gli occhi e rivolge altrove lo sguardo, pur di non verificare quell'elemento essenziale della necessità e dell'urgenza. Che urgenza c'era di introdurre in un decreto-legge, per esempio, la proroga termini di regimi derogatori per sei volte, una proroga che riguarda il personale di comando fuori ruolo dei vigili del fuoco ? Mica vi siete occupati dei vigili del fuoco che hanno instabilità occupazionale, che non hanno quella capacità di prestare servizio puntuale perché voi, da una parte, stringete i cordoni della spesa per i piccoli ma per i grandi fate un decreto che reiterate per sei volte ? Come può essere che questa posizione di comando venga, per sei volte, con decreto reiterata ? Dove è l'urgenza, dove la necessità, dov’è l'omogeneità ?Pag. 23
  Per quanto riguarda la promozione a dirigente superiore della Polizia di Stato, il decreto iniziale del 31 dicembre del 2005 viene prorogato per cinque volte ma il Capo dello Stato si è accorto, firmando e controfirmando questo decreto, che non c'era alcuna necessità e alcuna urgenza e che si trattava di un'ulteriore elargizione di prebende del Governo a favore di pochi ? E si è accorto il Capo dello Stato che, un mese fa, il Ministro della giustizia si è recato in quest'Aula con una pomposa relazione sullo stato della giustizia a dirci che il processo amministrativo digitale della giustizia in Italia era sostanzialmente portato a compimento ? Perché allora fare una proroga per la terza volta in questo decreto ? E per quale motivo poi c’è una disposizione che viene reiterata per undici volte, che è la proroga dei poteri sostitutivi del prefetto in mancanza di approvazione dei bilanci comunali ? Proroga per undici volte. Dove sta l'urgenza se, per undici volte, il decreto viene reiterato e prorogato ? Che dire poi del mantenimento delle contabilità speciali delle province di Monza e Brianza, di Fermo, di Barletta-Andria-Trani. Nove volte reiterata la proroga, nessuna urgenza e nessuna necessità ! Quanto alla remunerazione della filiera del farmaco, il decreto è stato prorogato per cinque volte; era in essere il primo gennaio del 2013 ed è stato prorogato adesso sino al gennaio del 2017; ben cinque proroghe di seguito.
  Potrei andare avanti, ad esempio per quanto riguarda i corsi per bagnini; all'interno del decreto c’è la predisposizione di una proroga concernente i bagnini e mi riferisco in particolare al corso di formazione per il salvamento acquatico, così è scritto; bene, avete replicato questa disposizione per quattro volte ma il Capo dello Stato si sarà accorto, glielo avete fatto notare o gli avete fatto girare la faccia da un'altra parte per non accorgersi che sui bagnini c’è un'urgenza, una necessità tale che va avanti per quattro decreti di seguito di proroga ? Bene, ciò è contenuto in questo. Poi che dire dei tassisti; qui c’è una proroga termini per l'adozione di atti normativi che è stata reiterata dieci volte ed i Capi di Stato che si sono succeduti, che hanno controfirmato...e non entro nel merito della posizione politica del Governo perché è chiaro che si tratta di un Governo totalmente incapace, inattendibile, inefficiente, così come quelli che lo hanno preceduto, ma qui c’è una proroga per l'esercizio abusivo di taxi e di noleggio con conducente, reiterata dieci volte; ma come si può introdurre in un provvedimento di legge che arriva all'esame in un'Aula parlamentare, che si occupa di abusivismo di tassisti e di noleggio con conducente, una disposizione reiterata per dieci volte ? È la dimostrazione che non c'era alcun motivo di questo decreto, di una così articolata predisposizione di atti di proroghe come avete proposto.
  Per quanto riguarda il conferimento in discarica dei rifiuti, con qualità degli stessi a dir poco preoccupanti, vi è il rinvio di applicazioni di legge dal 1o gennaio 2007 al 29 febbraio 2016. Ma eravate a Parigi. Ho visto una platea di rappresentanti del Governo a Parigi alla Conferenza sul clima. Ma siete andati al night club o siete andati a firmare accordi seri ? Infatti, qui c’è una sfilza di azioni che vanno a derogare tutte le partite dell'inquinamento, dove consentite deroghe su deroghe, tempi su tempi, percentuali di inquinamento su percentuali di inquinamento. E avete messo in campo ancora una volta quell'atteggiamento, che riguarda, per esempio, l'emissione in atmosfera di grandi impianti di combustione, ossia proroga di termini di norme transitorie. Prorogate ciò che è transitorio e, quindi, sostanzialmente siete un Governo che non ha visione e che non ha affrontato su alcune delle questioni sostanziali – e vengo a queste – nessun tipo di azione concreta. È un decreto, questo, che è la più alta rappresentazione del petardo di Stato, di questo Presidente del Consiglio dei ministri, ma anche del fallimento sostanziale economico e politico di questo Esecutivo nella sostanza delle partite economiche che si giocano, dalle grandi industrie all'attività produttiva, all'efficienza della pubblica amministrazione. Non affronterò l'intero rotolo di proroghe e non Pag. 24uso a caso la parola rotolo. Mutuando quella famosa pubblicità, si potrebbe dire che si tratta di mille piani di inconsistenza. Mille proroghe che, a partire dal tema dell'energia, rappresentano davvero il Governo nella sua continuità: Monti, Letta e Renzi. Potrei citare altri Ministri, ma non ne ho il tempo.
  Vengo all'articolo 3, comma 2. Tre anni di bufale di Stato, di promesse di colui che si ammanta l'onere di essere il vicepremier, tale De Vincenti, che ripercorre più la strada dei deficienti di Stato. Infatti, credo di fatto abbia rappresentato in questi anni un'essenza chiara dell'imbroglio che è stato messo in campo sulla vertenza dell'Alcoa che non può essere assolutamente perpetrata. Deficienti su che cosa ? Deficienti sulle risposte perché ci sono stati Ministri di Stato che sono venuti in Sardegna con la prosopopea di proporre un piano Sulcis e sono scappati a bordo di un elicottero di Stato. La deficienza di quel piano e di chi ha portato quel piano in Sardegna è rappresentata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, De Vincenti, che, prima di poter essere promosso all'alto rango di vice petardo, ossia alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha firmato un memorandum con la regione Sardegna e una società svizzera, la Glencore, una multinazionale che si occupa di attività industriali energivore, dal piombo-zinco per arrivare anche all'alluminio. E in quell'accordo, in quel memorandum che è stato venduto come un grande petardo di Stato, si diceva sostanzialmente che il Governo italiano si impegnava a dare per dieci anni l'interrompibilità e la super interrompibilità alle industrie energivore perché si prendeva atto che in Sardegna vi era un costo superiore alla media europea che rendeva assolutamente impossibile la vita per le industrie energivore, cioè quelle dall'alluminio al piombo e zinco, che avevano un consumo rilevante di energia elettrica. Ebbene, per tre anni i lavoratori, i sindacati, un territorio sono stati trascinati con la promessa che sarebbe stato individuato un soggetto acquirente. De Vincenti ha prima proposto un produttore di energia con aquiloni e poi ha proposto l'Aurelius; poi ha proposto Clash; poi ha proposto la Glencore; poi è andato in Svizzera, ha cercato e ha trovato, tra una società di massaggi e una di night club, la cosiddetta Sider Alloys. A dire il vero, insieme ai massaggi e al night club c’è anche una pescheria, oltre alla Sider Alloys che dice che vuole sostanzialmente sostituirsi all'Alcoa.
  In altre parole, bufale di Stato. E il Ministro Guidi, spettatrice della vicenda, un mese fa è scesa in campo con il suo peso politico e ha detto: stiamo trattando con l'Unione europea per ottenere i dieci anni di proroga del regime di interrompibilità. E poi vengo al dettaglio di cosa si tratta e di che cosa è l'interrompibilità e qual è il sistema che ruota intorno a questo tipo di regime elettrico. Bene, il Ministro Guidi ha detto: abbiamo buone possibilità di spuntare un buon risultato con l'Europa. E l'abbiamo visto ! Questo decreto né è la rappresentazione. Diciamo che in un mese e mezzo si è passati dai dieci anni ai tre anni e poi al decreto con due anni appena di interrompibilità. Tutti sanno che per rimettere in marcia l'impianto che è stato chiuso tre anni fa, quello dell'Alcoa e dell'alluminio primario, occorreranno un anno e mezzo, due anni. Quindi, vuol dire che questo petardo di Stato contenuto in questo decreto dei mille petardi non ha alcuna consistenza, nessuna assoluta esigenza rispetto a quello che dovrà essere un progetto strategico di capacità di affrontare il tema dell'energia in maniera concreta. È colpa dell'Europa ? No. Chiunque dica che è colpa dell'Europa o è un incompetente o è in totale malafede e cercherò brevemente di spiegare perché è in malafede. Perché i due anni appena di interrompibilità sono il frutto di un provvedimento di qualche mese fa del Governo Renzi che ha detto che in Sardegna non c’è bisogno di energia. Lo ha detto con un decreto-legge e, infatti, ha diviso e ha detto: le centrali essenziali le manteniamo in Sicilia sopra i 50 megawatt e le togliamo totalmente in Sardegna perché Terna, il soggetto che regola il sistema Pag. 25elettrico del Paese, ha dichiarato che la Sardegna è al sicuro. E nel momento in cui si dice che non servono più le centrali essenziali e che quindi il sistema è sicuro, non si può andare in Europa a chiedere l'interrompibilità perché l'interrompibilità è quell'elemento che serve perché una grande industria, per esempio come Alcoa, che consuma un terzo dell'energia elettrica della Sardegna, possa con minimo preavviso cedere la sua capacità di consumo energetico al sistema globale della Sardegna e, quindi, prevenire qualsiasi tipo di blackout: Ma, come, da una parte dite che siete sicuri e dall'altra pretendevate di andare in Europa a dire che vi serviva l'interrompibilità per le industrie energivore ? Dovete mettervi d'accordo: o siete in malafede la prima volta, quando dite che la Sardegna è sicura, o siete in malafede la seconda quando dite che avete bisogno della interrompibilità. In realtà, siete in uno stato confusionale. C’è qualcuno che regola però al di sopra di voi il sistema, che sono le lobby, a partire dalla lobby delle industrie elettriche, l'ENEL per prima che dice: siccome in Sardegna sono pochi, siccome abbiamo fatto di tutto per far chiudere le industrie energivore, in Sardegna non serve più energia che ci costa molto rispetto a investimenti che possiamo fare dove sono molti, dove c’è molta economia. Non serve tenere energia e quindi costi produttivi in una terra che invece vogliamo rendere una landa desolata dove fare di più sul fronte per esempio dell'inquinamento, sul fronte delle scorie nucleari. Tentare di portare in Sardegna la povertà per poi portarci o lasciarci i 36 mila ettari di basi militari e di quant'altro. In realtà, da questo punto di vista voi avete messo in campo un'azione che è emblematica: avete sposato la tesi di Terna che ha fatto un piano di sottosviluppo elettrico funzionale al sottosviluppo economico e sociale della Sardegna. L'avete sposato in pieno. E la responsabilità è politica, di chi con la mano destra ha cancellato l'essenzialità e con la mano sinistra ha ottenuto un'elemosina di interrompibilità dall'Europa perché con la mano destra aveva creato le condizioni perché quella fosse la risposta. Che dire delle parole al vento del Presidente del Consiglio, del petardo toscano per eccellenza...

  CINZIA MARIA FONTANA. Basta, però, pietà !

  MAURO PILI. ... che in accordo con il presidente della regione Sardegna ha detto: metteremo nell'agenda del Governo l'insularità ? Siamo alla pari del petardo europeo sul tema del riequilibrio insulare. Due o tre giorni fa, non so esattamente, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla insularità, che nasconde in realtà la dinamite europea e di questo Governo sulla insularità stessa, perché non basta dire che la Sardegna è un'isola, lo sa anche un bambino di prima elementare che la Sardegna è circondata dal mare e che non si chiama penisola ma isola, perché su tutti i quattro fronti è isolata dal mare ! Come fa il Parlamento europeo a riconoscere le condizioni insulari e poi nel contempo a dare due anni di interrompibilità, che dovrebbe essere, insieme all'essenzialità, l'elemento cardine di uno dei fattori della produzione più importanti, cioè l'Energia, che viene visto da tutti gli indicatori statistici europei, e non solo, come uno dei limiti più importanti sul piano della insularità e del costo aggiuntivo rispetto all'economia ?! Aggiungo che la Sardegna è ulteriormente aggravata dall'assenza di metano, unica regione italiana, una delle poche in Europa senza metano, con un aggravio del 40 per cento dei costi energetici dalle famiglie per arrivare alle grandi industrie !
  La realtà è questa azione, in questo decreto, che può essere marginale, questi mille piani di inconsistenza, però ci sono atti come questo, che sono la rappresentazione più evidente di un progetto distruttivo del sistema economico della Sardegna. Non è un caso che ci siano discriminazioni in essere, pensate soltanto che alla Sicilia, nel precedente provvedimento gli avete lasciato tutte le centrali essenziali ! Alla Sardegna, che dista 500 chilometri dall'altra sponda della penisola, gli Pag. 26avete tolto l'essenzialità perché ci sarebbe il cavo SAPEI che la rende sicura. In Sicilia invece no, con la differenza che alla Sardegna avete tolto l'essenzialità e gli date pochissima interrompibilità, mentre alla Sicilia lasciate tutta l'essenzialità e gli date anche l'interrompibilità ! Allora vuol dire che c’è una discriminazione ! C’è una discriminazione che punta a quel versante che, ha detto qui un rappresentante del Governo non autorevole che non si possono confondere essenzialità e l'interrompibilità con interventi di natura sociale ed economica di assistenzialismo. Invece questo Governo, come gli altri, ritiene lecito che su quello stesso fondo si possano continuare a utilizzare le risorse finanziarie sottratte ai cittadini italiani dalle bollette per pagare l'eolico delle mafie, della camorra, della ’ndrangheta, di quel sistema di energie alternative che va a finanziare un sistema perverso di incentivi che è dieci volte rispetto a quello che succede in qualsiasi altra parte d'Italia ed Europa !
  Da questo punto di vista prendiamo atto che questo decreto milleproroghe sul piano energetico rappresenta la discriminazione evidente, che conferma che quell'azione del Governo rispetto al tema dell'ALCOA, della ripresa produttiva del Sulcis, della Sardegna con le centrali essenziali era soltanto una grande bufala di Stato, un'ulteriore petardo del Governo Renzi; così come è evidente l'articolo 7, il comma nove, sul contratto di programma della rete ferroviaria italiana. Si dice qui che, essendo scaduto il 31 dicembre del 2014, il precedente contratto di servizio, questo non deve essere fatto immediatamente, ma viene prorogato, perché deve essere sottoscritto entro il 31 12 2016, nel frattempo si può andare avanti con la precedente programmazione di 4 miliardi e 575 milioni di euro, dove non c’è un solo euro stanziato per la Sardegna. Mi si può far presente che parlo solo della Sardegna, invece io parlo del riequilibrio oggettivo, perché se guardo gli indicatori infrastrutturali del Paese, mi rendo conto che la Sardegna, fatta base 100 l'Italia, la Sardegna ha l'indice ferroviario 15, cioè la più bassa la dotazione infrastrutturale ferroviaria d'Europa ! E voi cosa fate ? Zero euro, e dite il contratto di programma lo facciamo partire dal 2016 e non richiamate quell'impegno solenne, che sarebbe dovuto essere solenne, di stanziare almeno 100 milioni di euro per il prossimo triennio, 100 milioni all'anno per riequilibrare la rete ferroviaria della Sardegna. Anzi dite pianifichiamo la privatizzazione delle Ferrovie dello Stato, sapendo che FS è proprietaria del 100 per cento della Rfi, succede cioè quello che è successo al contrario per la privatizzazione dell'energia, ossia che il privato dirà: investiamo dove c’è molta gente, dove c’è molto consumo di treni.
  Invece in Sardegna, siccome ci sono soltanto un milione e seicento mila abitanti e l'indice demografico è molto basso, che senso ha investire lì ? Il privato vi imporrà di fare scelte che invece il pubblico avrebbe dovuto fare come sacrosante; prima della privatizzazione dovevate riequilibrare e mettervi nelle condizioni di dare delle risposte sul piano oggettivo. Ma avevate altri obiettivi ! Per esempio la proroga della riscossione a Equitalia, una proroga che va avanti da anni e anni; si proroga Equitalia, lo strozzinaggio di Stato nei confronti dei comuni, la capacità di dare delle risposte uguali e contrarie a quello che si chiede con una società che applica sicuramente norme nazionali, che sono non soltanto pericolose per lo Stato sociale, dove una quota capitale di debito viene moltiplicata anche per dieci. Ma mettete in mano la riscossione a un vero killer di Stato che mette in ginocchio famiglie, imprese e piccoli e medi artigiani senza alcun tipo di remora. Voi con questa norma gli date un'ulteriore proroga.
  Concludo con l'articolo 11, comma 1, proroga al commissario governativo per il ripristino della viabilità nelle strade danneggiate dagli eventi alluvionali del novembre 2013. Renzi è venuto in Sardegna e ha detto: è tutto fatto, abbiamo fatto tutto. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è venuto e ha detto: abbiamo fatto tutto, abbiamo Pag. 27messo in sicurezza, son partiti i lavori per fare tutti gli interventi idrogeologici sull'asse di connessione tra le montagne e la costa. Tutto falso ! Anzi aggiungete qui che il termine di durata dell'incarico è sino al 31 dicembre 2016 ! Ma non c’è il presidente della regione Sardegna ? Perché, che io ricordi, questo tipo di poteri commissariali vengono dati innanzitutto al presidente della regione, a maggior ragione se il presidente è di una regione a statuto speciale ! Mai avrei consentito che un presidente dell'ANAS avesse i poteri commissariali per governare un processo che ormai da tre anni vede strade isolate e bloccate, dove niente è stato fatto, perché se dopo tre anni dall'alluvione c’è ancora bisogno della proroga, significa che non è stato fatto niente, non è stato fatto quello che doveva essere fatto, non si è compiuto quello che era necessario in un provvedimento straordinario, commissariale anch'esso, ma che andava messo nelle mani, con le procedure speciali, del presidente della regione.
  Dunque, onorevoli colleghi, si tratta di un Governo inadeguato, di un Governo inconcludente, privo di qualsiasi consistenza e questo decreto milleproroghe, che voi cercate di far passare come mille proroghe inconsistenti, in realtà è un decreto che proroga la dimostrazione della vostra incapacità, la permanente incapacità a scapito dell'economia e dello sviluppo ! Un decreto che proroga però, questo va detto con estrema chiarezza, la vostra dipendenza dalle lobby, dagli affari, dal clientelismo particolare che pervade tutte le azioni di questo Governo. Per questo motivo il mio non potrà che essere un voto contrario, contro un decreto di mille inconsistenze di un Governo incapace di governare le scelte più importanti e, anzi, di negare quell'equilibrio che invece è dovuto e che sarebbe un dovere costituzionale riconoscere anche per regioni come la Sardegna !

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cinzia Maria Fontana. Ne ha facoltà.

  CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, diciamo che dopo mezz'ora di petardi mi sento un po’ frastornata. Parto innanzitutto con una considerazione sul decreto cosiddetto milleproroghe che oggi affrontiamo in discussione generale in Aula. La mia considerazione riguarda le critiche che ogni anno si concentrano su questo strumento di proroga di alcune scadenze legislative, critiche che, queste sì, assumono la parvenza di un rituale stanco e anche un po'demagogico e ipocrita, soprattutto se provengono da parte di chi ha fatto parte della maggioranza di Governo, perché non sfugge certo a nessuno di noi che lo strumento della proroga, ragionando in astratto, rischia di rappresentare una dichiarazione di sconfitta per la qualità e l'efficacia della nostra legislazione e della nostra azione amministrativa. Purtuttavia è anche vero che se alcuni obiettivi e alcune scelte di fondo richiedono, per le più svariate ragioni, una modifica in corso d'opera, apportare degli elementi di correzione è segno di attenzione, non certo di debolezza, perché significa mettere l'orecchio a terra, significa saper coniugare gli obiettivi e la programmazione con tempi, modalità, qualità e relazioni che ne permettano una realizzazione piena ed efficace, pena il non produrre il risultato atteso. Questo è ancor più vero in una fase come quella attuale in cui il Paese è chiamato all'attuazione di riforme profonde del sistema Paese stesso. L'immagine della manutenzione utilizzata dalla relatrice Gasparini è molto appropriata nel dare senso alle mie parole. Ritengo quindi che sul provvedimento occorra entrare nel merito e capire se il nostro lavoro di parlamentari ha prodotto risultati positivi, che ci possano permettere di affermare di aver risposto nel modo migliore alle istanze e alle sollecitazioni che emergono. Questo è il punto da cui partire per dare un giudizio sul decreto. Noi abbiamo affrontato alcuni nodi importanti emersi nel corso del dibattito nelle Commissioni riunite, prova ne è il fatto che molti emendamenti riguardavano gli stessi temi, pur presentati da diversi colleghi di tutti i Pag. 28gruppi, di maggioranza e di opposizione. Di questo lavoro devo ringraziare in particolare i due relatori Gasparini e La Forgia, i presidenti Boccia e Mazziotti Di Celso, i nostri capigruppo di Commissione, le rappresentanti e i rappresentanti del Governo e, come sempre, gli uffici per la loro competenza e disponibilità. Questa proficua relazione tra Parlamento e Governo ha permesso di allargare il perimetro degli argomenti inseriti nel decreto originario del Governo ed oggi ci presentiamo con un provvedimento che guarda ancora una volta, come fatto nella recente legge di stabilità, alle imprese, al lavoro, agli enti locali. Nel merito del provvedimento si sono soffermati in modo puntuale i relatori e io voglio semplicemente evidenziare alcune questioni su cui il gruppo del PD si è particolarmente cimentato. Grazie ad un nostro emendamento abbiamo evitato per il 2016 la cosiddetta tassa sui licenziamenti a carico delle imprese, introdotta con la legge n. 92 del 2012, in caso di cambio di appalti quando l'impresa che subentra riassorbe i dipendenti dell'azienda uscente, applicando le clausole sociali. Una modifica dovuta, ma credo che ora dobbiamo insieme prenderci l'impegno di lavorare nel corso di quest'anno per rendere permanente l'esonero da questo onere. Stiamo infatti parlando di imprese che nel cambio di appalto si impegnano a riassumere e a non creare disoccupazione. Rischieremmo, altrimenti, di togliere qualsiasi senso al concetto da tutti condiviso di clausola sociale. Abbiamo evitato per il 2016 la tassa sui licenziamenti anche alle imprese edili in caso di chiusura di un cantiere per completamento delle attività; ci siamo cioè preoccupati di un settore – quello delle costruzioni edili – che oltre ad essere profondamente segnato dalla crisi sconta anche un carico contributivo superiore a quello degli altri comparti produttivi. Ritengo inoltre particolarmente importante l'approvazione degli emendamenti che consentono alle lavoratrici e ai lavoratori con contratti di solidarietà delle aziende in crisi di mantenere anche per il 2016 il 70 per cento della retribuzione, così come è positiva la modifica alla versione originale del decreto sulla proroga dei contratti precari negli enti di area vasta e nelle città metropolitane, intendendo comprendere non solo le lavoratrici e i lavoratori con contratto a tempo determinato, ma anche quelli con contratti di collaborazione coordinata e continuativa a progetto e salvaguardando l'occupazione anche per i lavoratori degli enti che non abbiano rispettato il Patto di stabilità 2015. Sul tema dell'occupazione e del lavoro quindi l'impegno del PD è stato una delle priorità più rilevanti, altro che mille piani di inconsistenza. Insomma, anche in questo decreto abbiamo messo dentro i bisogni delle persone. È il senso altresì delle proroghe relative ad interventi emergenziali, dall'alluvione in Sardegna all'emergenza rifiuti in Campania, dagli interventi di bonifica dei siti inquinati nella Terra dei fuochi a quelli per far fronte alle esigenze delle popolazioni colpite dai terremoti del maggio 2012 in Emilia, Lombardia e Veneto.
  Così come la proroga per il 2016 per la sospensione delle rate dei mutui relativi a edifici distrutti, inagibili o inabitabili a seguito di calamità avvenute in Emilia e Veneto. Molte altre sono poi le misure introdotte e del resto il «milleproroghe» per sua caratteristica si presta ad interventi di natura diversa, sia nel decreto originario approvato dal Governo, sia nel testo approvato dalla Commissione. Le relazioni del resto hanno dato conto della complessità del testo. Mi soffermo su una, la voglio sottolineare perché troppe volte si sono pretestuosamente relegate sotto la banale ed insulsa etichetta di «marchette» o «mance» – la discussione sulla legge di stabilità ne ha dato ancora una volta conferma – misure che invece hanno una profonda valenza sociale e culturale per il nostro Paese. Mi riferisco alla proroga del finanziamento al museo tattile Omero di Ancona; stiamo parlando di uno dei pochi musei tattili al mondo, unico nel nostro panorama nazionale e riconosciuto museo statale da una legge del 1999, approvata all'unanimità da questo Parlamento. Un punto di riferimento internazionale di cui, come ha detto il relatore, bisogna andare Pag. 29sicuramente fieri. Mi soffermo sull'ultimo punto che voglio trattare nel mio intervento: il tema della trasparenza e del rispetto delle regole, nello specifico il nostro emendamento sulla sanzione ai partiti e ai movimenti politici che non presentano il bilancio. L'articolo 9 della legge n. 96 del 2012 già stabiliva un obbligo di presentazione del rendiconto di esercizio – questo è l’incipit dell'articolo – allo scopo di garantire la trasparenza e la correttezza nella propria gestione contabile e finanziaria. Era tuttavia un obbligo che, se non rispettato, non faceva scattare alcuna sanzione. Riprendo proprio le parole dell'onorevole Cecconi quando parla di un Paese in cui non accade mai nulla se non si rispettano le regole. Ecco, perciò era del tutto coerente e logico definire una sanzione e contemporaneamente allungare il termine per permettere la regolarizzazione per chi ancora non avesse ottemperato a quell'obbligo. Da qui quindi l'inserimento della proroga. È stupefacente il vittimismo che ha colpito il MoVimento 5 Stelle in questi giorni, che urla all'indecenza, ai colpi bassi. Perché, mi chiedo ? Perché questo nervosismo ? Cosa si vuole nascondere ? Perché considerarla comunque una norma contro qualcuno ? Non scherziamo, questa è una norma a favore, a favore della trasparenza, della correttezza nella gestione dei contributi sia pubblici che privati, dell'accessibilità piena alle informazioni sull'utilizzo delle risorse, della repressione dell'illegalità, temi cari a tutti noi, temi da praticare e che noi da tempo pratichiamo con i nostri bilanci, non solo da sbandierare o proclamare, perché questi sono il sale di una democrazia piena, agita con autonomia, partecipazione e responsabilità. Ci fa piacere quindi oggi sentire il collega Cecconi affermare che in poche ore hanno cambiato idea, perché, al di là del tentativo di confondere le acque mischiando la questione del bilancio dei partiti e dei movimenti politici con il tema «affittopoli», la novità vera è che sono venuti dalla nostra parte, hanno deciso di combattere insieme a noi la battaglia della trasparenza e quindi finalmente anche loro presenteranno i bilanci. Concludo, Presidente, sottolineando ancora una volta il lavoro positivo svolto dal Parlamento, un Parlamento – ho sentito anche nelle discussioni di oggi – molto spesso rispetto al nostro lavoro sbeffeggiato e deriso, ma che ancora una volta invece ha dimostrato tutta la serietà di un lavoro fatto dalle Commissioni di competenza e da tutti coloro che a queste Commissioni partecipano, su un provvedimento appunto che, proprio per il merito delle misure introdotte, abbiamo la responsabilità, ora e nei prossimi giorni, di convertire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, anche io sono grato agli uffici e alle Commissioni parlamentari che hanno lavorato su questo provvedimento, che appare per molti versi non solo utile ma indispensabile, inevitabile. E, tuttavia, c’è una certa amarezza nel dire queste cose, perché questo provvedimento, in qualche modo, con la sua semplice esistenza certifica livelli ancora alti d'inefficienza della pubblica amministrazione, laddove non si è provveduto tempestivamente a degli adeguamenti che la legge pure richiedeva dando un tempo, il tempo della transizione. Ma in Italia sembra che le transizioni siano infinite, che i tempi delle transizioni non bastino mai.
  E, allora, capita che i tempi vengano prolungati, non una volta sola ma più volte, molte volte, forse troppe volte. Questo credo che sia un ammonimento a tutti noi. Vedo che il Governo sta facendo un'opera molto utile e positiva di recupero di legislazione arretrata, di decreti legislativi che da lungo tempo si sono accumulati e che adesso vengono emanati. Credo che in parte alcune proroghe nascono dal fatto che ancora quest'opera non è compiuta; altre nascono forse dal fatto che andrebbe creata una produzione legislativa più organica, la quale consenta di evitare tutte queste proroghe, perché è vero che una società complessa vede continuamente la Pag. 30necessità di adeguamenti legislativi perché il mondo cambia e la legge deve cambiare insieme con il mondo. Ma è anche vero che la certezza del riferimento del quadro normativo è un bene prezioso: lo è per le famiglie, lo è per gli operatori economici, lo è per chi deve investire, lo è per chi deve progettare il proprio futuro e deve sapere che, se la legge dice che entro la tale data, per modo di dire, il sistema di accesso all'insegnamento sarà riformato secondo nuovi criteri, entro quella data questo effettivamente avverrà, altrimenti i progetti di vita delle persone – stiamo parlando, quindi, di migliaia e migliaia di persone solo su questo esempio, ma se estendiamo il discorso a tutti gli altri raggiungiamo milioni di persone – rimangono condizionati, con il rischio evidente che negli interstizi di sistema i furbi si facciano avanti e le persone oneste e corrette, che hanno contato sul mantenimento delle promesse, perché ogni termine è anche una promessa, rimangono in qualche modo deluse. Questo credo sia qualcosa che deve investire tutti noi e chiamarci a un'assunzione collettiva di responsabilità, Governo, Parlamento e pubblica amministrazione, perché ognuno di questi soggetti ha una qualche responsabilità nel disordine normativo italiano (e questo pone tra l'altro in questione la qualità della legislazione).
  Un'altra causa di difficoltà è anche il fatto che a volte noi agiamo sotto la pressione di campagne d'opinione pubblica non ben calibrate. C’è un provvedimento qui contenuto che è stato criticato da un parlamentare che ha parlato prima di me: è quello che riguarda il cambiamento rispetto... aspettate vorrei trovarlo... dunque, abbiamo promesso di cambiare le modalità di riscossione. Quando questo è avvenuto, quando c’è stata la famosa campagna contro – i vecchietti hanno momenti di amnesia – l'ente che di questo si occupava...

  CINZIA MARIA FONTANA. Equitalia !

  ROCCO BUTTIGLIONE. ... contro Equitalia ! Quando c’è stata la famosa campagna contro Equitalia e noi abbiamo approvato provvedimenti che ne assicuravano la rapida smobilitazione, colleghi, quanti di voi erano convinti che questo era realmente possibile ? Che ci saremmo veramente riusciti entro quei termini (non ci saremmo riusciti noi, ma noi in quanto classe politica in genere) ? Che comuni, regioni e tutti gli interessati sarebbero riusciti tempestivamente, entro quei termini, a costruire adeguate soluzioni alternative ? Era evidente che si indicavano dei termini che non erano applicabili e, infatti, non sono stati applicati.
  Qui ci vuole più coraggio e questa è una buona occasione per un'autocritica non faziosa, ma per un'autocritica seria da parte della classe politica. Noi a volte facciamo delle leggi che sappiamo che non sono applicabili; qualche volta le facciamo anche troppo rapidamente, sotto la pressione di campagne d'opinione, perché allora il problema era mostrare che siamo umani. Questo è uno strano Paese: ogni tanto qualcuno dice che gli evasori fiscali vanno messi alla tortura, fucilati, impiccati nella pubblica piazza; poi, quando qualcuno fa pagare davvero le tasse e i contributi, allora improvvisamente tutti quanti ci sentiamo il cuore tenero e diciamo: «ma no, non si può sequestrare» (erano le automobili sequestrate, mi pare, quelle che destarono lo scandalo).
  Dovremmo avere in questo più consistenza e più capacità di resistere a ondate della pubblica opinione, anche sostenute da giornali i quali, concentrando l'attenzione su alcuni casi particolari, ci mettono davanti a casi pietosi ma, contemporaneamente, ignorano la totalità del fenomeno. Un grande filosofo tedesco a me caro, Federico Nietzsche, ha detto che ogni volta che c’è un caso pietoso dietro c’è un imbroglione pronto a sfruttarlo. Attenzione ai casi pietosi, perché molte volte – non sempre, ma molte volte – il caso pietoso, che è l'eccezione, viene usato per cambiare una regola che forse andava cambiata ma non in un modo così drammatico e poi entrando nell'ambito di ciò che non può essere effettivamente realizzato.Pag. 31
  Altre volte noi siamo timidi. C’è un'altra disposizione che mi aveva colpito, leggendo il provvedimento, cioè quella che riguarda le tariffe preferenziali per le isole maggiori, nelle quali vale un principio particolare che mette assieme, da un lato, la imperfetta connessione con la rete energetica nazionale e, dall'altro, le particolari esigenze locali. È un provvedimento molto utile: se in Italia noi tratteniamo un po’ di industrie energivore possiamo farlo, perché applichiamo delle tariffe particolarmente scontate in quelle aree che consentono alle industrie energivore di essere competitive a livello mondiale. Ma anche qui è possibile che non riusciamo ad affrontare, anche in sede europea, con limpidezza il problema che l'industria italiana non può essere competitiva, che certi tipi di industrie italiane non possono essere competitive se hanno costi dell'energia chiaramente difformi da quelli europei ? Ma non è colpa dell'Italia se questo avviene, perché noi dovremmo avere una rete energetica europea che non c’è, perché non abbiamo fatto le grandi opere infrastrutturali, le connessioni che dovrebbero permettere di comprare energia creando un vero mercato europeo dell'energia, per cui in ogni parte dell'Europa si possa comprare energia a costi se non proprio uguali almeno comparabili.
  Noi qui diciamo una bugia, la diciamo a noi stessi e diciamo che stiamo facendo qualcosa di provvisorio. È provvisorio, ma non siamo in grado di uscire da questa provvisorietà se non approntiamo risposte definitive. Anche qui – è un secondo esempio che io vi faccio – leggendo le proroghe noi dovremmo fare una riflessione non faziosa, non rivolta contro il Governo, perché tutti i Governi hanno fatto il milleproroghe. È un'istituzione italiana: l'hanno fatto Governi di destra, l'hanno fatto Governi di sinistra, l'hanno fatto i Governi di centro, l'ha fatto il Governo attuale e temo che lo farà anche il Governo prossimo, a meno che non ci poniamo la questione di un miglior ordinamento ed una migliore qualità della legislazione.
  Sarebbe possibile continuare con gli esempi, tuttavia io mi fermo qui dicendo che noi voteremo ovviamente il provvedimento, perché non votarlo significa mettere in condizioni drammatiche persone le quali si verrebbero private... pensate ai ricercatori universitari: non gli hai fatto le procedure dell'abilitazione per le ultime classi di età e cosa fai ? Li licenzi non perché non sono capaci, non perché non hanno i titoli per fare l'abilitazione, non perché non hanno vinto l'abilitazione, ma perché non gli è stato permesso di fare l'abilitazione. Non lo puoi fare e, tuttavia, ripeto che c’è un elemento di amarezza che qualche volta, in condizioni di maggiore serenità, fuori dalla pressione del provvedimento da approvare, andrebbe affrontato e magari potrebbe servirci per impostare la nostra attività legislativa in un modo più coordinato, più organico e, quindi, più efficiente per il bene comune del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro conclusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 3513-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice per la Commissione affari costituzionali, onorevole Gasparini, e il relatore per la Commissione bilancio, onorevole Laforgia, rinunziano alla replica.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli ed altri n. 1-00966 concernente iniziative in merito al rispetto dei diritti umani in Corea del Nord, nonché in relazione alla politica degli armamenti di tale Paese (ore 17,31).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli ed altri n. 1-00966 concernente iniziative in merito al Pag. 32rispetto dei diritti umani in Corea del Nord, nonché in relazione alla politica degli armamenti di tale Paese (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  È iscritta a parlare l'onorevole Lia Quartapelle Procopio, che illustrerà anche la mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli ed altri n. 1-00966, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. Non c’è bisogno di spiegare che viviamo in un contesto internazionale in profonda evoluzione. Tra le questioni che più agitano la ricerca di un'aggiornata definizione di ordine internazionale vi è quella dell'adesione degli attori internazionali a regole globali condivise. In questo senso, come Italia e come Europa, abbiamo salutato come un ottimo sviluppo la recente conclusione dei negoziati sul nucleare iraniano. Finalmente, un attore che per anni ha agito fuori dal sistema internazionale ha portato a termine un negoziato per rientrarvi.
  La Corea del Nord, anche in questo senso, resta invece un attore con comportamenti estremamente anomali e preoccupanti. L'annuncio da parte del Governo nordcoreano di Kim-Jong-un, del lancio di un razzo a lungo raggio nella notte di domenica, seguito all'esplosione di un ordigno nucleare all'idrogeno lo scorso mese, che ha generato un terremoto, riapre il capitolo di un libro che con difficoltà le potenze stanno cercando di scrivere, ovvero quello della non proliferazione e della riduzione dei rischi di un'apocalisse atomica.
   Sebbene, secondo la versione del regime nordcoreano, il missile sarebbe servito a mettere in orbita un satellite, gli analisti sono quasi tutti d'accordo che si tratterebbe di una copertura per test balistici. In questo caso, si tratterebbe dell'ennesima violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, considerando che il test del mese scorso è stato il quarto di una serie iniziata nell'ottobre del 2009. Il test del 6 gennaio irrompe in un momento critico per la diplomazia internazionale, impegnata su più fronti, dal Mediterraneo al Mar meridionale cinese, per almeno due ordini di motivi. In primis, alla difficile situazione mediorientale, si va ad aggiungere l'inasprimento delle dispute geopolitiche nell'area orientale. L'Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, ha in questo caso parlato di grave minaccia alla pace e alla sicurezza dell'intera regione nordorientale dell'Asia. Lo testimonia la dura reazione del Giappone e l'allontanamento della Cina, storico alleato della Corea del Nord, suo primo partner commerciale e fornitore di petrolio e gas, in un momento in cui l'economia cinese mostra i segnali di una nuova fase discendente e il Paese sembra essere entrato in un periodo di incertezza politica. Tutto questo, in un mondo sempre più interconnesso, ha ripercussioni impossibili da ignorare.
   La Corea del Nord, inoltre, si comporta da attore che viola le norme internazionali, non solo in relazione alla questione della proliferazione nucleare. Ciò che appare ancora più difficile da ignorare sono le sistematiche violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte del regime, già condannate con una risoluzione delle Nazioni Unite dello scorso marzo, dalla violazione dei diritti di parola, di religione e di movimento, fino alle sparizioni forzate e alla negazione del diritto al cibo e alle esecuzioni di massa. Centinaia di migliaia di persone – come denunciato più volte da Amnesty International – e confermato di recente dal rapporto della Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Corea del Nord, sono detenute in campi di prigionia politica e in altre strutture detentive del Paese Pag. 33e molte di loro non avendo commesso alcun reato, se non quello associativo.
   Il testo del rapporto riporta testimonianze dirette e indirette che hanno fatto luce su un Paese definito «senza paragoni nel mondo contemporaneo, per gravità, estensione e natura, delle atrocità commesse». L'estensione delle violazioni sarebbe tale che, nel suo discorso, il presidente della Commissione ha ricordato tre precedenti storici: la lotta contro l'ideologia nazista, la calamità rappresentata dall’apartheid in Sudafrica e la crudeltà dei Khmer rossi in Cambogia. In un'era sempre più interconnessa compito di tutti è interessarsi degli eventi, evitando di chiudersi nel proprio recinto geografico, ben consapevoli che questo inizio secolo ci regala uno scenario ancora più complicato che in passato, dove le violazioni dei diritti umani e la guerra asimmetrica si uniscono al ritorno della deterrenza.
   Per questo, la presente mozione impegna il Governo a monitorare la situazione nordcoreana e ad adoperarsi, in tutte le sedi internazionali, in particolare l'ONU e l'Unione europea, al fine di bloccare la pericolosa escalation militare in una regione già resa fragile da dispute territoriali e con la contemporanea presenza di tre potenze nucleari come la Cina, la Russia e gli Stati Uniti. Inoltre, la mozione impegna il Governo ad evidenziare e a condannare le violazioni dei diritti umani perpetrati dalla Corea del Nord e a intervenire, per quanto di propria competenza, e nelle organizzazioni internazionali rilevanti, presso il Governo della Repubblica democratica popolare di Corea, affinché possano cessare al più presto le gravi violazioni dei diritti umani, si possa mettere fine alle esecuzioni capitali e si possano chiudere i campi di prigionia e rieducazione.
  L'attenzione nei confronti della Corea del Nord, per entrambi questi profili, deve essere mantenuta costante e alta.
   In una situazione, come quella odierna, di ordine internazionale che va ricomponendosi, dobbiamo fare di più, sempre, affinché le regole internazionali siano rispettate e le violazioni di queste punite con puntualità e severità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta. A questo punto, sospendiamo la seduta per una breve pausa tecnica. Riprenderà tra un quarto d'ora. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 18.

Discussione delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00950, Borghi ed altri n. 1-00952, Cominardi ed altri n. 1-01137 e Polverini ed altri n. 1-01138 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri, in particolare alla luce del recente accordo sottoscritto con la Confederazione Elvetica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00950 (Ulteriore nuova formulazione), Borghi ed altri n. 1-00952 (Nuova formulazione), Cominardi ed altri n. 1-01137 e Polverini ed altri n. 1-01138 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri, in particolare alla luce del recente accordo sottoscritto con la Confederazione Elvetica (Vedi l'allegato A – Mozioni).
   Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che sono state altresì presentate la mozione Alli ed altri 1-01141 e Plangger ed altri n. 1-01142 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

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(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare l'onorevole Molteni, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00950 (Ulteriore nuova formulazione).

  NICOLA MOLTENI. Presidente, grazie. Innanzitutto faccio presente come quei pochi deputati presenti siano tutti deputati lombardi e anche il sottosegretario è lombardo e quindi siamo in pochi, purtroppo, siamo troppo pochi, quei pochi però sono lombardi, e ciò fa capire...

  PRESIDENTE. Anche se, diciamo, concettualmente la discussione è aperta.

  NICOLA MOLTENI. No, no, assolutamente, però il riscontro è quello. E questo fa capire come il tema sia ovviamente un tema nazionale, però è un tema che tocca alcuni lavoratori che sono lavoratori italiani delle province di Como, Sondrio, Varese, e del Verbano-Cusio Ossola. Non è la prima volta che in quest'Aula parliamo e discutiamo di lavoratori frontalieri, lavoratori frontalieri che sono lavoratori, ripeto, italiani, che vivono e risiedono in Italia, ma prestano l'attività lavorativa oltre confine, in modo particolare oltre il confine svizzero, in alcuni cantoni, in modo particolare nel Canton Ticino ed altri. Parliamo di 62.000 lavoratori frontalieri, la maggior parte delle province di Varese e di Como, lavoratori che rappresentano una grandissima ricchezza, una grandissima risorsa, un grandissimo patrimonio lavorativo, economico e sociale, tanto per le province lombarde interessate, e quindi tanto per il territorio lombardo, quanto anche per il territorio svizzero. Sono lavoratori che portano capacità, che portano know how, che portano competenza, che portano professionalità al sistema economico svizzero e che inevitabilmente portano e contribuiscono indirettamente anche alla ricchezza dei nostri territori. Non è la prima volta che discutiamo di lavoratori frontalieri, la Svizzera può, e in modo particolare questi cantoni, possono tranquillamente essere annoverati come la più grande azienda che dà occupazione a lavoratori lombardi, quindi il tema è un tema estremamente delicato. Già in passato abbiamo discusso di questa particolare categoria di lavoratori e come allora anche oggi è la Lega che porta questo tema all'attenzione del Parlamento nella consapevolezza, purtroppo, che da parte di Roma, da parte dello Stato centrale, da parte di Roma da un lato e di Berna dall'altro, abbiamo la netta sensazione che ci sia poca, scarsa e dannosa conoscenza dei diritti e delle prerogative di questi particolari lavoratori.
  In modo particolare, discutiamo oggi della mozione che noi abbiamo presentato per sollecitare il Governo, che in questi giorni, in queste settimane, in questi mesi, è impegnato nella stipula di un nuovo accordo di modifica dell'accordo del 1974 sulla tassazione dei lavoratori frontalieri, a fare chiarezza. La mozione che noi abbiamo presentato mira principalmente a fare chiarezza, mira principalmente a chiedere al Governo il coinvolgimento della politica nella determinazione di scelte assolutamente fondamentali, necessarie e basilari per la tassazione e per la dignità dei nostri lavoratori frontalieri. Dico questo e richiamo la politica alle proprie responsabilità, perché oggi questo negoziato, che nasce a febbraio del 2015 con una roadmap e che poi sfocia il 22 dicembre sempre del 2015 con la sottoscrizione di un'intesa, di un protocollo tra tecnici, sta alimentando dubbi, perplessità, incertezze, preoccupazioni, nei confronti e da parte degli stessi lavoratori frontalieri – è della settimana scorsa una grande assemblea spontanea nata tra lavoratori frontalieri in provincia di Varese – ma anche dubbi, perplessità, scetticismo e grande preoccupazione da parte dei comuni di confine.
  Infine, da parte dei sindaci, indipendentemente, lo dico in maniera chiara, dall'appartenenza politica, sindaci di destra, sindaci di sinistra, sindaci della Lega, c’è grande preoccupazione a seguito di Pag. 35questo accordo. La premessa è che, da mesi, da anni, si sta discutendo dei rapporti tra Italia e Svizzera; rapporti importanti di natura economica, commerciale e sociale. In questi anni abbiamo discusso dello scudo fiscale prima, e premetto che noi non abbiamo risparmiato critiche – e lo dico senza alcun problema – anche al Ministro Tremonti, quando era Ministro dell'economia del Governo di centrodestra: nel momento in cui venne previsto e applicato lo scudo fiscale, considerò i lavoratori frontalieri come degli evasori fiscali. I lavoratori frontalieri non sono degli evasori fiscali, i lavoratori frontalieri sono cittadini onesti che rappresentano una grande ricchezza. Si è discusso quindi all'epoca di scudo fiscale, abbiamo discusso di segreto bancario, abbiamo discusso di black list, togliendo giustamente e finalmente la Svizzera dalla black list, abbiamo discusso, proprio in questi mesi, in queste settimane, della voluntary disclosure, quindi del rientro dei capitali, tutti argomenti che attengono al grande tema della finanza, al grande tema delle banche, al grande tema dei banchieri e del capitale. Oggi parliamo di un altro grande capitale, che è il capitale umano rappresentato appunto da questi 62.000 lavoratori frontalieri. Noi abbiamo la percezione che questo Governo, e lo dico rivolgendomi ai banchi del Governo, abbia scambiato i grandi temi della grande finanza, della grande economia e delle banche a scapito dei lavoratori frontalieri perché questo accordo, che va a modificare l'accordo del 1974 sulla tassazione dei lavoratori frontalieri, appare chiaramente come una evidente penalizzazione nei confronti di questi ultimi. Non potremo mai accettare che il nostro Governo consideri il capitale umano, rappresentato dal lavoro e dai lavoratori, come merce di scambio rispetto alle operazioni della grande finanza e delle grandi banche. Mai accetteremo il principio per cui i lavoratori frontalieri diventino merce di baratto rispetto alla grande finanza: questa è oggi la nostra netta percezione rispetto a questo accordo, che vorremmo vedere, che nessuno ha ancora visto (che dovrà poi essere ovviamente stipulato dagli Stati e ratificato dal Parlamento) e che non è ancora stato reso estensibile. Nessuno conosce ancora questo accordo e dove sia e stanno ovviamente filtrando notizie e informazioni che vedono gli stessi sindacati, all'inizio favorevoli allo stesso, alla modifica dell'accordo del ’74, in particolare i sindacati di sinistra, mostrare oggi grande scetticismo, grandi dubbi e grandi preoccupazioni, che si riversano inevitabilmente sugli stessi lavoratori.
  Quindi abbiamo questa percezione: i lavoratori frontalieri vengono sacrificati sull'altare della grande finanza e dei grandi accordi finanziari e delle banche.
  Questo non lo accetteremo mai, non lo possiamo accettare e c’è il rischio che sia così. Questo è il motivo per cui noi, con questa mozione, chiediamo chiarezza su alcuni punti. Quali sono i due punti, i due nodi principali che stanno portando il mondo dei sindacati, il mondo della politica, il mondo del lavoro a interrogarsi e a chiedere chiarezza al Governo, partendo dal presupposto che l'accordo del 74 sulla tassazione dei lavoratori frontalieri è stato un grandissimo accordo ? Chi lo ha sottoscritto è stato un genio perché tutelava i lavoratori frontalieri, da un lato (con riferimento all'imposizione fiscale), e tutelava i comuni di frontiera, dall'altro lato; quindi era un grande accordo, un accordo vantaggioso, utile e necessario per i nostri lavoratori frontalieri. Se oggi quell'accordo viene messo in discussione, il principio della situazione di vantaggio e di tutela nei confronti dei lavoratori frontalieri deve rimanere.
  Quali sono i due punti centrali per noi (poi ci sono altri aspetti e ovviamente il dibattito diventa utile e necessario per chiarirli) ? Intanto la tassazione. Al riguardo, c’è la netta percezione che, con il nuovo accordo fiscale, i lavoratori frontalieri pagheranno maggiori tasse; non lo dice la Lega, lo dicono i sindacati stessi rispetto alle proiezioni che hanno fatto, perché, rispetto all'accordo (di cui, ripeto, chiediamo di vedere i contenuti), con il principio del 70/30, il lavoratore frontaliero, che oggi paga il 100 per cento alla Pag. 36Svizzera, attraverso la trattenuta e la ritenuta alla fonte, pagherà il 70 per cento di tasse in Svizzera e il 30 per cento di tasse in Italia.
  La sommatoria di questa doppia pressione fiscale rischia di far pagare maggiormente il lavoratore frontaliero. I sindacati hanno quantificato questa maggiore tassazione in 200 milioni di euro per l'Italia, a beneficio dell'Italia e, quindi, sulle spalle del lavoratore frontaliero 15 milioni di euro di tasse in più a favore del Canton Ticino; 3 mila euro di tassazione in più rischiano di gravare sulle spalle del lavoratore frontaliero. Questo è il primo tema che il Governo deve chiarire. Questo è il primo tema che i tecnici che stanno sottoscrivendo l'accordo devono chiarire. Il lavoratore frontaliero pagherà di più o pagherà di meno ? La percezione, anzi l'assoluta certezza, che oggi abbiamo è che il lavoratore frontaliero pagherà di più.
  L'altro tema è quello dei ristorni che oggi ammontavano a circa il 40 per cento; il 40 per cento di quello che il lavoratore frontaliero pagava alla Svizzera, la Svizzera lo retrocedeva allo Stato italiano, a Roma, che, da semplice e pura passacarte, fortunatamente dico io, rigirava poi questi quattrini (parliamo di circa 60 milioni di euro) ai comuni e alle province di frontiera. Soldi che servivano a garantire i servizi dei lavoratori frontalieri proprio perché i lavoratori frontalieri al mattino oltrepassano la frontiera, vanno in Svizzera, lavorano, prestano attività lavorative e poi ritornano a vivere sul territorio italiano. 60 milioni di euro fondamentali per i servizi essenziali che il lavoratore frontaliero residente in Italia merita. Soldi assolutamente fondamentali per far quadrare i bilanci dei comuni di frontiera e delle province di frontiera, della provincia di Como, della provincia di Varese, della provincia di Sondrio, della provincia del Verbano-Cusio-Ossola. I sindaci pretendono necessariamente chiarezza perché in base al nuovo accordo, i ristorni verranno sostanzialmente azzerati e sarà lo Stato centrale, rispetto alla pressione fiscale del 30 per cento che verrà pagata dal lavoratore frontaliero in Italia, che dovrà, potrà, forse, magari – io non mi fido – ristornare poi questi soldi sui comuni di frontiera. Non mi fido dello Stato centrale che spesso si è dimostrato ladro rispetto alle istanze delle autonomie locali. I 60 milioni di euro che c'erano prima dei ristorni erano certi e venivano calcolati dagli svizzeri; erano soldi sicuri; gli svizzeri li davano a Roma e Roma poi li girava (è sempre stato così) ai comuni con un elenco chiaro, preciso di quanto ad ogni comune spettava per i servizi essenziali. Non sarà più così. C’è il rischio che questi ristorni spariscano; c’è il rischio che questi ristorni vengano azzerati; c’è il rischio, quindi, che la finanza centrale dello Stato centrale inghiottisca questi benedetti 60 milioni di euro. E, quindi, va fatta chiarezza anche su questo punto. I ristorni ci sono «sì», i ristorni ci sono «no»; i ristorni vengono garantiti «sì» o i ristorni vengono garantiti «no»; le autonomie locali potranno ancora fare cassa e potranno ancora utilizzare e avere queste risorse per i servizi essenziali dei lavoratori frontalieri ? Sì o no ? Il timore nostro, il timore dei sindacati, il timore dei sindaci, anche dei sindaci di sinistra, anche dei sindaci vicini a questo Governo, c’è e si hanno dubbi e scetticismo.
  Questi sono i due punti principali su cui verte la nostra mozione. Ci sono poi altri aspetti che vanno chiariti. Uno degli aspetti principali è la sanità. Sono tantissimi oggi i cittadini italiani lavoratori frontalieri che si troveranno chiamati a pagare l'assistenza sanitaria che oggi non pagavano. Oggi tanti frontalieri vengono chiamati al pagamento delle prestazioni sanitarie, prima gratuite, proprio perché le tasse venivano pagate al 100 per cento in Svizzera; oggi i casi sono eclatanti di cittadini che vanno allo sportello, chiedono di poter cambiare il medico o chiedono di poter avere il rinnovo della tessera sanitaria e pagano. Pagano somme importanti e rilevanti. Quindi, chiarezza anche sul pagamento della Cassa malati nei confronti dei lavoratori frontalieri; chiarezza anche (sono circa tre anni che chiediamo al Governo chiarezza) su un fondo, il fondo della legge n. 147 del 1997. È la Pag. 37legge per la disoccupazione. Soldi dei lavoratori frontalieri che per legge, per la legge n. 147 del 1997 (parliamo di 280 milioni di euro), dovrebbero essere utilizzati per pagare la disoccupazione dei lavoratori frontalieri. È stata approvata una mozione della Lega due anni fa che diceva che quei soldi sono dei lavoratori frontalieri e devono essere utilizzati nella gestione separata dell'INPS solo ed esclusivamente per la disoccupazione dei lavoratori frontalieri. Noi oggi non sappiamo se di questi soldi l'INPS o lo Stato centrale se ne sono appropriati e se hanno messo le mani su questo fondo. C’è una mozione della Lega che impegna il Governo a salvaguardare questi fondi. Noi oggi non sappiamo se questi fondi ci sono oppure sono stati destinati ad altro.
  Sono fondi dei frontalieri; utilizziamoli e devono essere utilizzati per legge unicamente per la disoccupazione dei lavoratori frontalieri.
  Un'altra questione che ci sta particolarmente a cuore e che è emersa in questi giorni è il cosiddetto «tesoretto». La Svizzera ci ha avvisato che nelle casse svizzere c’è qualcosa come 2,8 miliardi di euro del secondo pilastro, la pensione integrativa. Lavoratori frontalieri che hanno lavorato per un breve periodo in Svizzera e che hanno maturato questa pensione integrativa. Sono soldi dei lavoratori frontalieri che non sono stati più riscossi. Abbiamo presentato un'interrogazione al Governo chiedendo al Governo di attivarsi in tutti i modi possibili, attraverso tutti i canali possibili, perché legittimamente il frontaliere lavoratore italiano che ha lavorato o i suoi eredi che hanno lavorato per un breve periodo in Svizzera possano ritornare in possesso di questo fondo. Sono soldi loro e sono soldi che devono ritornare alla loro disponibilità.
  L'accordo e la nostra mozione vertono su un altro punto: il rapporto Italia-Svizzera. È un rapporto importante e fondamentale anche sotto l'aspetto viabilistico e infrastrutturale. Chiediamo che una parte del famoso 70 per cento di tasse che vengono e che rimangono nella Confederazione Elvetica vengano utilizzate in maniera vincolante per migliorare, favorire e incentivare la viabilità e le opere infrastrutturali tra Italia e Svizzera, fondamentali per lo sviluppo economico e commerciale del rapporto tra i due Paesi.
  Sostanzialmente questi sono i punti principali della nostra mozione. Ovviamente chiediamo al Governo di discuterne; chiediamo al Governo di informare; chiediamo al Governo di interfacciarsi con gli organi territoriali. Troppe volte e troppo spesso ci siamo accorti che le politiche e gli indirizzi su lavoratori frontalieri sono stati mal gestiti, tanto da Berna, quanto da Roma. Sono lavoratori di territorio e nulla e nessuno meglio di chi vive i territori, ad esempio la regione Lombardia, può essere artefice e interlocutore fondamentale per difendere i diritti, i sacrosanti diritti dico io, di questa particolare forma di lavoratori frontalieri. Non lasciamo e non lasciate in mano ai tecnici, a tecnici che non conoscono i problemi, che non vivono i territori, che non conoscono le esigenze e le istanze di questa particolare categoria di lavoratori, la gestione di questo importante capitale che non è finanziario, che non è bancario, ma è capitale umano. Su questi temi si fa lavoro; su questi temi si fa occupazione. Il più grande ammortizzatore sociale della Lombardia è il Canton Ticino. La più grande azienda lombarda è il Canton Ticino. Sono oltre 60 mila questi lavoratori frontalieri. Si sta giocando sulla pelle dei lavoratori frontalieri. Non lo possiamo permettere e non lo possiamo accettare ed è il motivo per cui – e concludo Presidente – presentiamo questa mozione, siamo i primi ad averla presentata e siamo coloro i quali, noi della Lega, avviamo il dibattito su questo tema. Vogliamo che sulla pelle dei lavoratori frontalieri non si possa, né giocare, né scherzare. I loro diritti vanno tutelati e non devono essere carne da macello per logiche di alta finanza, per logiche lobbistiche per sacrificare i loro diritti rispetto ad altri temi come i temi finanziari.

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  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marantelli, che illustrerà anche la mozione Borghi ed altri 1-00952 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario.

  DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, signor Viceministro Casero, con questa mozione il PD ribadisce ancora una volta di volere difendere e tutelare il valore del lavoro e la dignità dei lavoratori. In questo caso, quella degli italiani che ogni giorno varcano il confine per andare a prestare la loro opera nel territorio elvetico. Operai, tecnici, medici che contribuiscono in maniera rilevante a creare ricchezza e benessere nei cantoni svizzeri più vicini all'Italia, che sono quelli dei Grigioni, del Vallese e del Ticino. L'Italia e la Svizzera hanno uno scambio commerciale superiore a quello che il nostro Paese ha, per esempio, con un gigante dell'economia mondiale come l'India. Per questa ragione, siamo interessati a rafforzare i legami economici e sociali con la Svizzera e quindi a migliorare sempre più le relazioni politiche, culturali e ambientali. Il negoziato tra l'Italia e la Confederazione Elvetica disciplina essenzialmente i rapporti fiscali e noi siamo consapevoli di quanto sia stata impegnativa la discussione nella classe dirigente svizzera per ridefinire una consolidata e importante vocazione.
  Per anni le banche svizzere sono state il forziere rifugio di capitali internazionali legali, qualche volta illegali, e purtroppo qualche volta anche criminali.
  Una funzione che ha consentito alla Svizzera di esercitare storicamente un ruolo di neutralità che la ha tenuta al riparo perfino dalle follie naziste. Hitler ha lasciato una scia di morti e macerie in tutta Europa, ma non in Svizzera. Questo ci aiuta a capire quanto siano profondi i cambiamenti in corso e quanto sia coraggiosa, ma realistica, la decisione di rivedere gli accordi del 1974. Realistica per togliere finalmente la Svizzera dalla black list, come è già stato detto. Ora, il nuovo accordo non è ancora stato firmato dai due Governi, né men che meno approvato dei rispettivi Parlamenti; conosciamo tuttavia, in base a quanto reso pubblico da un comunicato congiunto del Ministero dell'economia della Repubblica italiana e della Segreteria di Stato per le questioni internazionali della Confederazione Elvetica, i punti principali. Non è segreto, vorrei dire al collega Molteni, si fonda sul principio di reciprocità, fornisce una definizione di aree di frontiera, che per la Svizzera sono i cantoni Grigioni, Ticino e Vallese e per l'Italia la regione Lombardia, il Piemonte, la Val d'Aosta e la provincia autonoma di Bolzano.
  Terzo, fornisce una definizione di lavoratori frontalieri al fine dell'applicazione dell'accordo e include i lavoratori frontalieri che vivono nei comuni che ricadono, per intero o parzialmente, in una fascia di 20 chilometri dal confine, che in via di principio ritornano quotidianamente nel proprio Stato di residenza.
  Quarto, per quanto riguarda l'imposizione, lo Stato in cui viene svolta l'attività lavorativa imporrà sul reddito da lavoratore dipendente al massimo il 70 per cento dell'imposta risultante dalle imposte ordinarie sui redditi delle persone fisiche, ed eliminerà la doppia imposizione.
  Quinto, viene effettuato uno scambio di informazioni in formato elettronico relativo ai redditi da lavoro dipendente dei lavoratori frontalieri.
  L'accordo sarà sottoposto a riesame ogni cinque anni. Il testo fa comprendere evidentemente come il tema dei frontalieri assuma grande rilevanza. Tema non nuovo e che soprattutto e per decisioni in Canton Ticino ha conosciuto nel passato momenti difficili e persino tempestosi. I frontalieri italiani hanno dovuto fare i conti con pressioni indebite, discriminazioni, campagne razziste e xenofobe. Non abbiamo dimenticato l'ignobile campagna organizzata dall'UDC ticinese, nota come «Bala i ratt», con la quale i lavoratori italiani erano descritti come topi. Colgo l'occasione in questo caso per ringraziare gli amici e compagni del Partito Socialista Ticinese, che furono accanto a noi nel respingere quell'odiosa campagna, anche assumendo iniziative legislative a tutela della libertà e della dignità delle persone. Pag. 39A questo proposito c’è da chiedersi se non sia auspicabile innovare l'attuale debole esperienza del Partito Socialista Europeo di fronte a cambiamenti che il mondo non conosceva dei tempi delle scoperte geografiche. A volte la parola stessa «PSE» viene ripetuta, ma rischia di assumere un significato stanco e privo di incidenza, come stanca e ripetitiva nel calcio è la riproposizione della moviola in campo. Forse, anche da vicende come questa dovremmo spingere coraggiosamente verso un PSE che trovi legittimazione diretta, scavalcando gli Stati nazionali.
  Questa onesta riflessione, in questo caso strettamente personale, induce a chiedere coerenza a chi, come la Lega, si propone di tutelare giustamente i nostri frontalieri, ma facendolo attaccando Renzi e più in generale il Governo italiano. Ora Norman Gobbi è un esponente importante della Lega e nella sua veste di Presidente del Governo Ticinese si è distinto per diverse iniziative, ispirate, forse a causa da campagna elettorale, tutte da attacchi discriminatori e xenofobi contro i nostri frontalieri. Non si è trattato solo di dichiarazioni quotidiane lesive dei principi di libera circolazione delle persone, ma di decisioni, decisioni inaccettabili ! Come qualificare quella del Canton Ticino di obbligare ogni cittadino italiano in via di occupazione in Svizzera a presentare il certificato dei carichi pendenti in allegato alla richiesta di assunzione ? È in questa cornice che si inserisce l'avvio dell'elaborazione da parte del Consiglio di Stato del Ticino di una clausola fortemente restrittiva sul reddito dei cittadini italiani lì occupati, mediante una maggiorazione del trattamento fiscale sulla base della nazionalità italiana dei lavoratori, in evidente contrasto con l'accordo sulla libera circolazione delle persone sottoscritto tra l'Unione europea e la Confederazione elvetica. Così come la volontà di introdurre su base cantonale un limite restrittivo di quote di frontaliere che smentisce la competenza del Consiglio federale mettendo in mora di fatto l'accordo sulla libera circolazione delle persone.
  Ancora, il 24 marzo 2015 il Gran Consiglio della Repubblica del Canton Ticino ha approvato la legge sulle imprese artigianali che ostacola la libera circolazione delle imprese estere in Canton Ticino. Non sto a richiamare tutti i requisiti previsti dal regolamento che, se non rispettati, possono portare a infrazioni sino a 50.000 franchi, perché credo il Governo, sicuramente il Viceministro Casero, li conosca bene; mi limito a dire che tale iniziativa, palesemente discriminatoria, coinvolge 4.548 ditte artigiane individuali e 9.835 dipendenti di società e, quindi, 14.383 italiani che nel 2015 hanno prestato, per un periodo di tempo inferiore ai 90 giorni all'anno, lavoro in Svizzera in Canton Ticino. Il contributo di queste persone all'economia cantonale, soprattutto nella filiera dell'abitare è stato ed è rilevante in termini, non solo di quantità, ma di qualità. Non mi risulta che il solitamente vulcanico leader italiano della Lega abbia saputo o voluto contrastare ciò che è scopertamente in contrasto con accordi in essere, o in via di approvazione tra Italia e Svizzera e tra Svizzera e Unione europea.
  Mi rendo conto che in questo tempo è difficile essere coerenti e ancora più difficile trasmettere valori ideali ad un'opinione pubblica disorientata e impaurita, sono però stato colpito dalla decisione del nostro Presidente del Consiglio di recarsi domenica scorsa a Ventotene, a rendere omaggio ad Altiero Spinelli e al suo Manifesto su gli Stati Uniti d'Europa. Colpito positivamente perché, al di là della discussione sui parametri, se non si va in quella direzione l'Europa resterà una pura espressione geografica. Il rilievo però che i media italiani e internazionali hanno dato a quell'evento è stato inversamente proporzionale al suo alto valore simbolico. Mi piacerebbe, invece, si riscoprissero i valori, le idee, le suggestioni di un grande lombardo amico della Svizzera, come fu Carlo Cattaneo. Ben prima di Altiero Spinelli, a metà dell'Ottocento, sognava gli Stati Uniti d'Europa, un'Europa federale. Ora, capisco che queste riflessioni rischino di stridere per esempio con la questione Pag. 40maledettamente concreta, già richiamata, come quella del pagamento che le autorità sanitarie di Varese, diversamente da quelle di Como e Sondrio per ora, hanno chiesto ai frontalieri. Una volta, però, riaffermato il principio di universalità sul quale si fonda il sistema sanitario nazionale dobbiamo risolvere le controverse interpretazioni normative relative al rischio di pagamento dell'assistenza sanitaria italiana da parte dei lavoratori frontalieri. Altrimenti che cosa succede ? La Lega dà la colpa al Governo italiano, il PD ricorda che la sanità è di competenza regionale e che Varese è in Lombardia come Como e Sondrio e che il presidente della regione, che ha la delega alla sanità è un leghista, che il Presidente Maroni per avere chiarimenti scrive al Ministro Padoan, che il Movimento 5 Stelle, con ogni probabilità, attaccherà il Governo nazionale e quello regionale; ma mi chiedo: può essere questo il ruolo della politica ? Non so se in futuro la Svizzera farà parte degli Stati Uniti d'Europa, è facilmente prevedibile che i cambiamenti tumultuosi degli ultimi vent'anni impallidiranno rispetto a quanto accadrà nei prossimi venti. Perciò l'esperienza anche in essere delle regioni alpine, di cui fanno parte anche la Svizzera, la Lombardia e il Piemonte, può potenzialmente scrivere una pagina inedita nel futuro di un'Europa federale dei popoli, nel frattempo però noi intendiamo contrastare concretamente ogni tentativo di discriminazione. Pertanto il gruppo del PD chiede al Governo di assumere con questa mozione impegni precisi, in assenza dei quali difficilmente il Parlamento italiano potrà ratificare l'accordo nuovo tra i due Paesi. Non è in gioco solo il futuro di oltre 60.000 persone, la maggior parte delle quali proveniente, come è stato detto, dalle province di Varese e Como; oppure lo sblocco da parte dell'INPS dei fondi della legge n. 147 del 1997, sulla quale abbiamo lavorato molte volte. Bisogna sapere che l'Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera in ordine di importanza, dopo la Germania, l'interscambio sfiora i 30 miliardi di euro. La nostra bilancia commerciale presenta un attivo di otto miliardi e mezzo, la Svizzera con 20 milioni di franchi è il nono Paese investitore per importanza in Italia e crea da noi 76.000 posti lavoro. Questo è il contesto nel quale inserire questa riflessione.
  Pertanto noi chiediamo al Governo di impegnarsi per richiedere un chiarimento formale alla Confederazione Elvetica in merito alle decisioni discriminatorie assunte dal Canton Ticino in contrasto con gli accordi di libera circolazione delle persone; di fare in modo che modalità e tempistiche relative all'armonizzazione fiscale tra i cittadini italiani frontalieri compresi entro la fascia dei 20 chilometri e cittadini italiani frontalieri fuori fascia siano disciplinati, per quanto di competenza del Governo italiano naturalmente, nel disegno di legge di ratifica dell'accordo tra Repubblica italiana e Confederazione Elvetica e in altre iniziative normative, dando attuazione a un chiaro principio di gradualità su questo tema delicato. Di operare affinché in tale contesto venga prevista l'introduzione della franchigia per i lavoratori frontalieri, come abbiamo previsto nella legge di stabilità dello scorso anno, in termini di permanente agevolazioni IRPEF anche per i lavoratori frontalieri presenti all'interno dalla fascia dei 20 chilometri dal confine italo-elvetico. Di assumere iniziative per garantire che nel nuovo quadro giuridico si provveda ad assicurare ai comuni di frontiera l'erogazione dell'equivalente dell'attuale ristorno delle imposte versate dai lavoratori frontalieri secondo l'accordo del 1974 – e qui sarò preciso – mediante una specifica disposizione legislativa italiana che commisuri la ripartizione fiscale spettante ai comuni di frontiera alla dinamica del monte salari complessivamente prodotto dal comparto transfrontaliero, avendo come montante minimo di partenza il valore complessivo dei ristorni fiscali generato nell'ultimo anno fiscale di vigenza dell'accordo Italia-Svizzera del 1974. Posso permettermi di essere così preciso perché il Viceministro Casero sa di che cosa sto parlando e il contesto ambientale della Camera in questo momento lo permette. Di avviare inoltre un percorso finalizzato Pag. 41alla realizzazione dello statuto del frontaliere come parte integrante del processo di ratifica del futuro accordo tra Italia e Svizzera. Di adoperarsi per un costante coinvolgimento delle istituzioni locali interessate – regione, province – e le rappresentanze sindacali dei lavoratori frontalieri; un tema, come è stato detto, qual è quello delle infrastrutture, è rilevante, pesa. Di intervenire sospendendo ogni iniziativa tendente a introdurre un'impropria modalità di pagamento da parte dei lavoratori italiani occupati in Svizzera e per i titolari di pensione in Svizzera ai fini dell'iscrizione volontaria al Servizio sanitario nazionale. L'attuale confusione non giova a nessuno, apre soltanto varchi alle polemiche, al populismo, alla preoccupazione – peraltro giustificata – di molte persone. Noi con questa iniziativa vogliamo contribuire a portare chiarezza. Insomma, sino ad ora il lavoro impegnativo e prezioso è toccato ai tecnici e io mi permetto di ringraziarli perché hanno dovuto affrontare una trattativa complessa, assai complessa, però ora la parola passa al Parlamento, la responsabilità passa al Parlamento. Noi intendiamo esercitare sino in fondo questa responsabilità e ci attendiamo dal Governo risposte puntuali alle questioni che nella mozione abbiamo presentato, soprattutto nel dispositivo, e ci auguriamo che nei prossimi giorni questa mozione venga approvata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cominardi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01137. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, il fenomeno dei lavoratori frontalieri e la frontiera in genere provocano sovente effetti perversi agendo da barriera tra sistemi amministrativi ed economici. Per questo motivo, oramai da tempo immemore, si è costretti a rincorrere soluzioni rispetto agli aspetti di natura tanto fiscale quanto di protezione sociale legati a questa particolare categoria di lavoratori che si muove a cavallo del confine. Com’è noto assumono particolare rilievo gli aspetti legati al fenomeno frontaliero dei lavoratori italiani in Svizzera per i quali, contrariamente agli accordi UE, ove è possibile la libera circolazione come definita dal Trattato di Roma, viene previsto un regime di soggiorno e più in specifico relativa autorizzazione al lavoro. In Svizzera è infatti necessario ottenere un permesso al lavoro ove venga specificata la retribuzione, che dovrà rispettare il minimo salariale del Cantone, come definito dall'Ufficio cantonale del lavoro. Il numero dei frontalieri italiani in Svizzera è cresciuto nel tempo, l'elaborazione dei dati USTAT consente di avere l'informazione sulla provincia di provenienza per la Lombardia e per il Piemonte.
  Analizzando i dati riferiti alla provincia di provenienza emerge che, come prevedibile, sono le province caratterizzate dai più lunghi tratti di confine con la Svizzera quelle che incidono maggiormente sul movimento dei frontalieri verso il Canton Ticino. Varese e Como sono le province di residenza in cui il fenomeno è più consistente, circa 25 mila unità nel 2014 in ciascuna provincia, seguite da quella di Verbano, Cusio e Ossola, oltre 5 mila. Più contenuti i flussi dalle province confinanti Sondrio, Lecco, Aosta e Bolzano. Tuttavia i due Paesi hanno infatti sottoscritto una road map per il proseguimento del dialogo sulle questioni finanziarie e fiscali. La road map comprende anche una revisione dell'Accordo sul trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri. Alla luce dell'instaurazione di questo percorso tra Italia e Svizzera volto al perfezionamento di tutti gli aspetti di natura fiscale e di protezione sociale che riguardano i lavoratori frontalieri, parrebbe opportuno tenere in considerazione la necessità di intervento rispetto a talune problematiche che emergono in tutta la loro criticità, non da ultima quella per la quale, in seguito all'adozione del principio della tassazione concorrente, non vi sarà più alcuna compensazione finanziaria tra i due Stati, il che comporterà la necessità per l'Italia di provvedere unilateralmente con il proprio Pag. 42bilancio a ristorare i comuni frontalieri, recependo nella legge di ratifica del nuovo trattato la normativa che oggi regola distribuzione e trasferimenti ai comuni. Tale previsione appare evidentemente peggiorativa rispetto a quella antecedente e di grave danno per le casse dei comuni frontalieri italiani. Il nuovo accordo infatti, nel porre fine al meccanismo del ristorno, prevede che sia lo Stato italiano a compensare i comuni di frontiera, lasciando una preoccupante incognita sulla garanzia dell'attuale gettito ai comuni medesimi. Quanto al sistema di protezione sociale vi è da aggiungere che il Regolamento CE n. 883 del 2004, che si applica anche alla Svizzera dal 2012, con l'entrata in vigore della modifica dall'accordo sulla libera circolazione delle persone, in materia di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale prevede in particolare all'articolo 65, paragrafo 5, lettera a), che sia l'istituzione dello Stato di residenza – per l'Italia INPS – a erogare le prestazioni al disoccupato, quindi nel caso di specie ai frontalieri italiani che dovessero essere licenziati in Svizzera, come se fosse stato soggetto alla legislazione dello Stato di residenza durante la sua ultima attività lavorativa. Il successivo paragrafo 6 prevede comunque l'obbligo per il Paese di ultimo impiego – nel caso, la Svizzera – di rimborsare all'istituzione dello Stato di residenza – INPS – l'importo delle prestazioni erogate. È pertanto fondamentale assicurare pieno e puntuale adempimento di questo obbligo. Più in generale deve restare fermo un impegno a eliminare ogni causa di discriminazione a motivo della cittadinanza per quanto riguarda in particolare condizioni di impiego e di lavoro, retribuzione, vantaggi fiscali e sociali dei lavoratori frontalieri, così come opportune sarebbero iniziative volte all'apposizione di specifici vincoli di utilizzo di quota parte delle risorse rinvenienti dalla tassazione dei lavoratori frontalieri per il sostegno del welfare, mentre – mi sembra un interrogativo posto ormai da tutte le forze politiche in quest'Aula – un impegno preciso rispetto alla previsione dello sblocco in favore dei lavoratori frontalieri di fondi per il finanziamento della legge n. 140 del 1997, di cui non si hanno notizie oramai da tempo.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vignali, che illustrerà la mozione Alli n. 1-01141, di cui è cofirmatario.

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, la mozione presentata da Area Popolare riguarda due aspetti relativi ai lavoratori frontalieri che per noi sono di grande rilevanza, sicuramente il problema del trattamento fiscale e previdenziale dei lavoratori relativo all'accordo di cui si parla e anche però l'emergenza che si sta creando a seguito della legge sulle imprese artigianali del Canton Ticino, che è entrata in vigore lunedì scorso, il 1o febbraio. Per quanto riguarda la prima parte, occorre innanzitutto premettere come attualmente non esista una definizione chiara ed uniforme del lavoro frontaliero, una mancanza che produce complesse conseguenze di ordine pratico nel momento stesso in cui diverse categorie di cittadini potrebbero identificarsi in tale attività. Nell'accezione comunitaria ad esempio il lavoratore frontaliero è colui che risulta occupato sul territorio di uno Stato membro e residente sul territorio di un altro Stato membro, dove torna in teoria ogni giorno, almeno una volta alla settimana. Tale definizione si applica comunque solamente alla protezione sociale dei lavoratori in questione all'interno dell'Unione europea. Al contrario, in campo fiscale le convenzioni bilaterali di doppia imposizione che determinano il regime fiscale dei lavoratori frontalieri stabiliscono definizioni più restrittive, che impongono anche il criterio spaziale.
  Per cui il fatto di risiedere e lavorare in una zona frontaliera definita in modo variabile in ciascuna convenzione fiscale è considerato un elemento costitutivo del concetto di lavoro frontaliero. I lavoratori frontalieri residenti ed occupati nell'Unione Europea godono, come tutti i Pag. 43lavoratori migranti, del principio di non discriminazione e della parità di trattamento previsti per i lavoratori che si spostano nel territorio dell'Unione. Il regolamento europeo sulla libera circolazione dei lavoratori all'interno della Comunità europea prevede la parità di trattamento per tutte le condizioni di occupazione e lavoro, in particolare in materia di retribuzione, licenziamento, reintegrazione professionale ed occupazione, se il lavoratore è disoccupato.
  Per quanto riguarda il regime fiscale dei lavoratori, invece in assenza di una specifica competenza comunitaria si rinvia interamente alle convenzioni fiscali bilaterali firmate dagli Stati europei. Sussistono, tuttavia, casi particolari e la situazione dei frontalieri abitanti nell'Unione europea che si recano per lavoro nella Confederazione elvetica, ad esempio, presenta particolari peculiarità rispetto a quella dei frontalieri che lavorano e risiedono nell'Unione europea. La Svizzera, infatti, prevede un regime di soggiorno e di occupazione fondato sul permesso di lavoro. Il permesso è concesso in generale per un anno e vi è specificata la retribuzione, che deve rispettare il minimo salariale del cantone, definito dall'ufficio cantonale del lavoro. Il permesso è concesso solo se il lavoratore ha trovato un datore di lavoro e dopo aver verificato che non vi siano iscritti nelle liste locali di collocamento per lo stesso genere di incarico. La concessione dei permessi di ciascun cantone è subordinata ad una quota minima di lavoratori nazionali presenti in ogni impresa.
  Il 22 dicembre 2015 l'Italia e la Svizzera hanno aderito ad un Accordo sull'imposizione dei lavoratori frontalieri, unitamente ad un protocollo che modifica le relative disposizioni della convenzione contro le doppie imposizioni. L'Accordo concretizza uno degli impegni più importanti assunti da Italia e Svizzera dopo il 23 febbraio 2015, quando entrambi i Paesi hanno firmato una roadmap per la cooperazione ed il proseguimento del dialogo sulle questioni finanziarie e fiscali. L'Accordo consentirà ad entrambi i Paesi di migliorare l'attuale regime di imposizione dei lavoratori frontalieri. L'Accordo è fondato sul principio di reciprocità e fornisce una definizione di aree di frontiera che, per quanto riguarda la Svizzera, individua i cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese e, nel caso dell'Italia, le regioni Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e provincia autonoma di Bolzano.
  L'Accordo fornisce, inoltre, una definizione di lavoratori frontalieri al fine dell'applicazione dell'Accordo in questione e comprende i lavoratori frontalieri che vivono nei comuni i cui territori ricadono, per intero o parzialmente, in una fascia di 20 chilometri dal confine e che in via di principio ritornano quotidianamente nel proprio Stato di residenza.
  Per quanto riguarda l'imposizione, lo Stato in cui viene svolta l'attività lavorativa imporrà su un reddito da lavoro dipendente fino al 70 per cento dell'imposta risultante dall'applicazione dell'imposta ordinaria sui redditi delle persone fisiche. Lo Stato di residenza applicherà le proprie imposte sui redditi delle persone fisiche ed eliminerà la doppia imposizione. Sarà altresì effettuato uno scambio di informazioni in formato elettronico relativo ai redditi da lavoro dipendente dei lavoratori frontalieri. Infine, l'Accordo sarà sottoposto a riesame ogni cinque anni.
  Per quanto riguarda i lavoratori frontalieri operanti nei cantoni confinanti con l'Italia, essi sono soggetti ad imposizione esclusiva in Svizzera. I cantoni interessati versano all'Italia il 38,8 per cento del gettito fiscale che viene destinato ai comuni di residenza. In futuro i frontalieri saranno assoggettati ad un'imposizione nello Stato in cui esercitano la loro attività professionale e ad un'imposta ordinaria nello Stato di residenza. La quota spettante allo Stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70 per cento del totale dell'imposta prelevabile alla fonte ed il rimanente nel Paese di residenza del lavoratore frontaliero.
  Va comunque detto che sul problema accennato nel periodo precedente sono previste delle fasi di progressione anche per rispondere, visto il differenziale in Pag. 44positivo tra i due Paesi, con quello svizzero notoriamente molto inferiore a quello italiano, alle preoccupazioni dei lavoratori frontalieri. I principi in base ai quali l'Accordo sarà concluso prevedono che il carico fiscale totale sui frontalieri non sarà né inferiore né superiore a quello attuale. Sul piano svizzero la tassazione del moltiplicatore dovrà essere a livello medio cantonale, escludendo l'applicazione di maggiorazioni in relazione alla cittadinanza dei lavoratori.
  Lo Stato italiano da parte sua assicurerà ai comuni di confine l'ammontare delle quote oggetto dell'attuale ristorno da parte elvetica delle tasse dei frontalieri, secondo modalità e forme oggetto della legge nazionale di ratifica dell'Accordo, fermo restando che tale gettito non sarà in alcun modo diminuito ne sarà modificato l'elenco dei comuni beneficiari. Italia e Svizzera, inoltre, negozieranno un'intesa di possibile accordo bilaterale relativo alla sicurezza sociale dei lavoratori frontalieri, trattamenti pensionistici, indennità di disoccupazione, eccetera, da applicarsi eventualmente anche in caso di modifiche della normativa di libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione europea.
  È vero quello che diceva il collega Marantelli, cioè che i tecnici finora hanno fatto un ottimo lavoro. Però ora, soprattutto per quanto riguarda la fase transitoria, è fondamentale il ruolo della politica, non solo del Parlamento ma anche del Governo. A tal fine, con la mozione chiediamo al Governo: di assumere opportune iniziative dirette a non penalizzare i lavoratori frontalieri in merito al nuovo regime fiscale; di assumere iniziative sulla base delle quali lo Stato italiano dovrà assicurare ai comuni di confine che il gettito previsto non sarà in alcun modo diminuito e, nello stesso tempo, che non verrà modificato l'elenco dei comuni beneficiari; in terzo luogo, ad intervenire affinché parte della tassazione sia vincolata per investire sui collegamenti e sulle infrastrutture di trasporto che servono le zone di confine (e questo, per noi, è un elemento molto importante e qualificante).
  Il secondo problema – lo vorrei citare brevemente, ma è importantissimo – che solleviamo nella mozione riguarda gli artigiani frontalieri, che sono lavoratori a tutti gli affetti, anche se tante volte, soprattutto in Italia, si tende a dimenticarlo. Infatti, il 24 marzo 2015 il Canton Ticino ha approvato la legge sulle imprese artigiane, LIA, in base alla quale lo svolgimento dell'attività imprenditoriale in forma artigiana viene condizionato alla previa iscrizione presso l'albo delle imprese artigianali e al possesso di determinati requisiti personali e professionali. Questa legge prevede forti sanzioni a danno di coloro che eseguono lavori artigianali senza essere iscritti all'albo, per un importo fino a 50 mila franchi. La disciplina transitoria richiede, in alternativa, i requisiti professionali previsti e il requisito dell'esercizio dell'attività da almeno cinque anni in Svizzera. La richiesta di iscrizione all'albo, per le imprese e gli operatori esteri che intendono fornire una prestazione di servizio per un periodo massimo di novanta giorni all'anno, è subordinata, oltre alla dichiarazione preventiva per la verifica delle qualifiche professionali, anche dalla produzione di numerosi documenti.
  Il riconoscimento delle qualifiche professionali tra la Svizzera e gli Stati membri europei prevede l'applicabilità delle direttive comunitarie in tema di riconoscimento delle qualifiche professionali anche ai cittadini elvetici. Questa legge, che inserisce ulteriori requisiti, fa sì che si realizzi una barriera all'ingresso assolutamente inaccettabile, soprattutto quando si impongono oneri burocratici abnormi che pesano, in maniera particolare, sulla piccolissima dimensione di queste imprese. Ora l'Accordo, che è scaduto il 31 maggio 2009, è stato rinnovato per adeguarlo all'entrata in vigore della direttiva n. 2005/36/CE. In virtù del predetto Accordo, la Svizzera dovrebbe applicare ai cittadini dell'Unione europea le stesse disposizione dell'Unione europea per il riconoscimento delle qualifiche professionali. Al contrario, le disposizioni del Canton Ticino non tengono conto di Pag. 45quanto previsto dalla direttiva europea che, nell'istituire un regime di riconoscimento delle qualifiche professionali nell'Unione europea, esteso anche alla Svizzera, mira a rendere i mercati del lavoro più flessibili, a liberalizzare ulteriormente i servizi, a favorire il riconoscimento automatico delle qualifiche professionali e a semplificare le procedure amministrative, stabilendo come prova sufficiente l'aver esercitato l'attività considerata in un altro Stato membro.
  Peraltro, l'articolo 5 della citata direttiva sancisce il principio della libera prestazione dei servizi a carattere temporaneo e occasionale. Questa normativa, che potrebbe apparire un problema a prima vista minore rispetto, ovviamente, al tema del trattamento fiscale e previdenziale dei lavoratori transfrontalieri e che può comportare ingenti danni al sistema dell'artigianato italiano, in realtà è entrata in vigore – lo ripeto – lunedì scorso. In questa settimana non ci sono notizie di sanzioni che, però, sono estremamente salate.
  C’è pure una grandissima preoccupazione evidentemente in tutto il mondo artigiano.
   Per questo, chiediamo che il Governo si impegni urgentemente ad assumere iniziative, sia in sede diplomatica con il Canton Ticino, ma anche in sede europea, tese a garantire il rispetto delle norme che regolamentano il riconoscimento delle qualifiche professionali in forza dell'accordo tra l'Unione europea e la Svizzera.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Plangger, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01142. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, signor Viceministro, l'accordo tra la Svizzera e gli Stati dell'Unione europea che estende anche alla Confederazione elvetica l'applicazione dei regolamenti comunitari di sicurezza sociale, interessa diversi aspetti in materia di lavoro, in primo luogo, per quel che riguarda l'Italia, i lavoratori frontalieri che risiedono in Italia e lavorano in Svizzera.
   Nel corso dell'attuale legislatura, come Minoranze linguistiche e SVP, con i nostri ottocento frontalieri in provincia di Bolzano, abbiamo indicato al Governo, come tema prioritario ed urgente, l'adozione di misure organiche, relative alla particolare condizione dei lavoratori frontalieri, sia in merito alle politiche del lavoro, che in ordine ai problemi di natura previdenziale e fiscale e di assistenza sanitaria che riguardano la loro condizione.
   Sotto questo profilo, l'accordo tra la Svizzera e gli altri Paesi dell'Unione Europea prevede che i frontalieri residenti in Italia che lavorano in Svizzera e i titolari di pensioni in Svizzera, assicurati obbligatoriamente contro le malattie in Svizzera, ma che hanno residenza in Italia, possono scegliere di essere esentati dall'obbligo di assicurarsi in Svizzera, solo nel caso in cui possono dimostrare di beneficiare della copertura assicurativa contro le malattie in Italia, dove risiedono con regolare permesso di soggiorno. Se dunque optano per il Servizio sanitario nazionale dovranno essere iscritti obbligatoriamente all'ASL territorialmente competente. L'iscrizione al Servizio sanitario nazionale doveva essere onerosa; di fatto però è sempre rimasta gratuita e per anni le circolari e le indicazioni del Ministero della salute non sono state applicate. In attesa dei risultati delle trattative Italia-Svizzera, sul rinnovo dell'accordo Italia-Svizzera, dal 1974, le ASL regionali e provinciali non hanno dato seguito alle indicazioni concordate con il Ministero della salute. Il 23 febbraio 2015, dopo tre anni di negoziati, Italia e Svizzera hanno finalmente siglato a Milano un importante accordo finanziario in materia fiscale che definisce ex novo il trattamento fiscale dei lavoratori e probabilmente, a partire dall'anno fiscale 2019, sarà prevista una tassazione concorrente (70 per cento in Svizzera, 30 per cento in Italia), così che solo da allora anche il frontaliere dovrebbe concorrere alla spesa sanitaria con il pagamento dell'Irpef.
   La previsione di un regime concorrente (Italia-Svizzera) di tassazione, a partire dai prossimi anni, sulla base dell'accordo Pag. 46raggiunto fra Italia e Svizzera nel 2015, presenta però difficoltà di attuazione dell'intesa e prefigura situazioni di profonda incertezza.
   La provincia autonoma di Bolzano, già in data 1 dicembre 2015, ha comunicato all'organismo di collegamento svizzero che dall'1 gennaio 2016 non intende più concedere l'iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale gratuito. In attesa di ulteriori chiarimenti ministeriali sulle modalità di pagamento, anche rateizzate, da metà gennaio 2016, invita i frontalieri al pagamento del minimo previsto dal decreto ministeriale dell'8 ottobre 1986 (euro 387) a titolo di acconto, salvo conguaglio in luglio, quando i frontalieri sono in possesso della dichiarazione dei redditi, per versare poi il 7,5 per cento del reddito complessivo prodotto e documentato sia all'estero che in Italia.
  Ciò si rende però difficile perché i frontalieri residenti nella fascia dei 20 chilometri dal confine sono esentati dal fare la dichiarazione dei redditi in Italia e per adesso pagano le tasse solamente in Svizzera. Di contro, i comuni svizzeri nel cantone dei Grigioni, confinanti con la provincia autonoma di Bolzano, si sono accorti adesso delle lacune e delle incertezze legislative e delle difficoltà interpretative in Italia, per cui, dal 19 gennaio 2016, non riconoscono più la validità delle tessere sanitarie IT se non comprovate dal pagamento della quota minima alla ASL di residenza. La procedura attivata dai comuni svizzeri implica quindi per i frontalieri la necessità di dover prendere una giornata di permesso dal lavoro per recarsi al patronato vicino e all'ASL e poi, generalmente, di un'altra giornata lavorativa per recarsi al comune svizzero per esercitare nuovamente il diritto di opzione.
   Questa procedura è richiesta anche per il permesso «G» con validità quinquennale. Inoltre sembrerebbe che, a partire da marzo 2016, si dovrà pagare anche una tassa di 51 franchi svizzeri per l'esercizio di tale diritto di opzione.
  Questa prassi, per adesso messa in atto solo dalla provincia autonoma di Bolzano e dai comuni svizzeri dal Cantone Grigioni, nei confronti di circa ottocento frontalieri, a fronte quindi degli 80.000 che ci sono in Lombardia e in Piemonte, sta creando numerosi dubbi e interrogativi circa la fondatezza giuridico-costituzionale a causa della sua onerosità, la lesione del principio di universalità sul quale si fonda il Servizio sanitario nazionale e la circostanza che in questo momento si renderebbe impossibile una pratica uniforme del provvedimento poiché manca ancora in Italia l'elenco anagrafico dei frontalieri.
  Se anche i comuni ticinesi e valesi iniziano a negare la validità della tessera sanitaria IT se non viene comprovata l'iscrizione volontaria al Servizio sanitario nazionale con il pagamento del minimo previsto dal decreto ministeriale, dovranno muoversi nelle prossime settimane circa 80.000 persone ai patronati, CAF e ASL, non al comune svizzero dove lavora il frontaliere, per esercitare il diritto di opzione ex novo. Tutto ciò determina condizioni di diseguaglianze e di discriminazione, per cui chiedo l'impegno del Governo a chiarire con la massima urgenza se effettivamente, dal 1o gennaio 2016, la tessera sanitaria italiana dei frontalieri non sia più valida, in mancanza di comprovata iscrizione volontaria al Servizio sanitario nazionale e del pagamento della quota minima e, conseguentemente, di adottare tutte le iniziative utili e legittime nei confronti dei comuni svizzeri del Cantone dei Grigioni, che stanno negando la validità delle tessere sanitarie italiane solo in via cautelativa e a causa dell'incertezza normativa, che si è determinata.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione, che è rinviato ad altra seduta.

Pag. 47

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 9 febbraio 2016, alle 10,30:

  1. – Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

  (ore 14)

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 3513-A).
  – Relatori: Gasparini, per la I Commissione; Laforgia, per la V Commissione.

  3. – Seguito della discussione della mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli ed altri n. 1-00966 concernente iniziative in merito al rispetto dei diritti umani in Corea del Nord, nonché in relazione alla politica degli armamenti di tale Paese.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00950, Borghi ed altri n. 1-00952, Cominardi ed altri n. 1-01137, Polverini ed altri n. 1-01138, Alli ed altri n. 1-01141 e Plangger ed altri n. 1-01142 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri, in particolare alla luce del recente accordo sottoscritto con la Confederazione Elvetica.

  5. – Discussione delle Relazioni della Giunta per le autorizzazioni:
   Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Filippo Ascierto (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 11-A).
  – Relatore: Chiarelli.
   Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Giacomo Chiappori (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 13-A).
  – Relatrice: Rossomando.
   Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Silvio Berlusconi (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 14-A).
  – Relatore: La Russa.
   Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Marco Pugliese (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 15-A).
  – Relatrice: Carinelli.

  La seduta termina alle 19.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA RELAZIONE DELLA DEPUTATA DANIE- LA MATILDE MARIA GASPARINI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3513-A.

  DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI, Relatrice per la I Commissione. L'articolo 4, comma 1, proroga per l'anno 2016 l'applicazione della procedura che attribuisce al prefetto i poteri di impulso e sostitutivi, prima spettanti al Comitato regionale di controllo, relativi alla nomina del commissario ad acta incaricato di predisporre lo schema del bilancio di previsione degli enti locali, ovvero di provvedere all'approvazione del bilancio stesso, in caso di inadempimento dell'ente locale agli obblighi fondamentali di approvazione del bilancio di previsione e dei provvedimenti necessari al riequilibrio di bilancio.
  L'articolo 4, comma 1-bis, introdotto dalle Commissioni riunite, proroga per l'anno 2016, la norma che consente agli enti territoriali di utilizzare le risorse derivanti da operazioni di rinegoziazione Pag. 48di mutui nonché dal riacquisto dei titoli obbligazionari emessi senza vincoli di destinazione.
  L'articolo 4, comma 1-ter, approvato in sede referente, proroga al 15 giugno 2016 – relativamente ai soli esercizi degli anni 2013 e 2014 – il termine, fissalo dalla legge n. 96 del 2012 al 15 giugno di ogni anno, entro cui i rappresentanti legali o i tesorieri dei partiti devono trasmettere alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici il rendiconto ed i relativi allegati unitamente al giudizio espresso dalla società di revisione sul rendiconto ed il verbale di approvazione dello stesso.
  È stabilito inoltre (comma 1-quater) che, ai partiti e ai movimenti politici che non ottemperano all'obbligo di trasmissione di tali atti, nei termini previsti (quindi entro il 15 giugno di ogni anno) o in quelli eventualmente prorogati da norme di legge (il 15 giugno 2016 per gli esercizi riferiti agli anni 2013 e 2014), la Commissione applica la sanzione amministrativa di euro 200.000.
  L'articolo 4, comma 2, stabilisce che l'adeguamento delle strutture adibite a servizi scolastici alle vigenti disposizioni legislative e regolamentari in materia di prevenzione incendi venga completato entro sei mesi dalla data di adozione del decreto ministeriale previsto dall'articolo 10-bis del decreto-legge 104/2013 (a tutt'oggi non ancora emanato) e comunque non oltre il 31 dicembre 2016.
  Il comma 2-bis, inserito nel corso dell'esame in sede referente, differisce al 31 dicembre 2016 il termine per l'adeguamento alla normativa antincendio delle strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre 25 posti letto, esistenti alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale 9 aprile 1994 e in possesso dei requisiti per l'ammissione al piano straordinario biennale di adeguamento antincendio, approvato con decreto del Ministro dell'interno del 16 marzo 2012.
  Il comma 3, proroga dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2016 il termine per l'acquisto dell'efficacia delle disposizioni che consentono anche ai cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea, purché regolarmente soggiornanti in Italia, di utilizzare dichiarazioni sostitutive (le cosiddette autocertificazioni) limitatamente agli stati, alle qualità personali e ai fatti certificabili o attestabili da parte di soggetti pubblici italiani.
  L'articolo 4, comma 4, proroga al 31 dicembre 2016 i termini entro i quali diventa obbligatoria la gestione in forma associata delle funzioni fondamentali dei piccoli comuni. Inoltre, con una modifica introdotta in sede referente, i comuni istituiti per fusione entro il 1o gennaio 2016, sono esonerati dall'obbligo del rispetto delle disposizioni relative alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per gli enti territoriali introdotti dalla legge di stabilità 2016.
  L'articolo 4, comma 5, proroga di un anno, al 31 dicembre 2016, il termine per utilizzo delle risorse disponibili sulle contabilità speciali intestate alle tre province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani.
  L'articolo 4, comma 6, interviene sulla data di entrata in vigore delle novelle recate al decreto legislativo n. 81 del 2008, concernente talune attività connesse alla bonifica da ordigni bellici inesplosi, specificando che le medesime decorrono trascorsi dodici mesi (anziché sei) dalla data di pubblicazione del decreto del Ministro della difesa che ha definito i criteri per l'accertamento dell'idoneità delle imprese che intendono iscriversi nell'albo delle imprese specializzate in bonifiche da ordigni esplosivi residuati bellici.
  L'articolo 4, comma 6-bis, introdotto dalle Commissioni riunite, reca alcune disposizioni di interesse per le province per l'anno 2016. I primi due periodi della norma confermano, per il 2016, l'applicazione dei criteri già adottati negli anni precedenti per le modalità di riparto del fondo sperimentale di riequilibrio per e province delle regioni a statuto ordinario. Il terzo periodo determina anche per il 2016 i trasferimenti erariali non fiscalizzati da corrispondere alle province appartenenti Pag. 49alla regione Siciliana e alla regione Sardegna secondo i medesimi criteri adottati nel 2014 e nel 2015.
  L'articolo 4, comma 6-ter, prevede: da un lato, la proroga, fino al 31 maggio 2017 del mandato dei componenti in carica del Consiglio centrale interforze della rappresentanza militare, nonché del consigli centrali, intermedi e di base dell'Esercito italiano, della Marina militare, dell'Aeronautica militare, dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della Guardia di finanza, eletti nelle categorie del personale militare in servizio permanente e volontario; dall'altro, la conclusione, entro il 15 luglio 2017, dei procedimenti elettorali per il rinnovo dei consigli di rappresentanza.
  L'articolo 4, comma 6-quater proroga di un anno – dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2016 – un terzo dei contratti conclusi dall'Agenzia Industrie difesa. In base a tale disposizione l'Agenzia può assumere, in relazione a particolari e motivate esigenze, cui non si può far fronte con il personale in servizio, e nell'ambito delle proprie disponibilità finanziarie, personale tecnico o altamente qualificato, con contratti a tempo determinato di diritto privato, previa procedura di valutazione comparativa che accerti il possesso di un'adeguata professionalità in relazione alle funzioni da esercitare, desumibile da specifici e analitici curricula culturali e professionali.
  L'articolo 4-bis, introdotto dalle Commissioni riunite, proroga agli anni 2015, 2016 e 2017 la concessione di un contributo ad incremento della massa attiva della gestione liquidatoria degli enti locali in stato di dissesto finanziario, finanziato con le somme non impegnate e disponibili sul capitolo 1316 «Fondo ordinario per il finanziamento dei bilanci degli enti locali» dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'interno.
  L'articolo 4-ter proroga di un anno (al 31 gennaio 2017) il termine entro il quale il Presidente del Consiglio può richiedere all'autorità giudiziaria competente che i direttori del D.I.S. (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) o altro personale dipendente espressamente delegato siano autorizzati ai colloqui con detenuti e internati, al solo fine di acquisire informazioni per la prevenzione di delitti con finalità terroristica di matrice internazionale.
  L'articolo 4-quater, introdotto dalle Commissioni riunite, proroga di sei mesi la deroga alle ordinarie modalità di conservazione dei dati telefonici e telematici detenuti dagli operatori dei servizi di telecomunicazione. Modificando il recente decreto antiterrorismo, la disposizione prevede che fino al 30 giugno 2017 i suddetti operatori debbano conservare i dati del traffico telefonico e telematico, nonché i dati relativi alle chiamate senza risposta, in deroga a quanto previsto dal Codice della Privacy, che ne imporrebbe la distruzione dopo 30 mesi. Attualmente, la deroga al Codice è consentita fino al 31 dicembre 2016. La conservazione dei dati di traffico, che non riguarda dunque i contenuti delle comunicazioni, è finalizzata all'accertamento e repressione dei reati di grave allarme sociale e di terrorismo.
  Passando all'esame dell'articolo 8, le lettere a) e b) del comma 1 prorogano di un anno, ossia fino al 31 dicembre 2016, rispettivamente il periodo in cui continuano ad applicarsi gli adempimenti e gli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti antecedenti alla disciplina del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti SISTRI e non si applicano le sanzioni relative al sistema medesimo, nonché il termine finale di efficacia del contratto con l'attuale concessionaria del SISTRI.
  La lettera b-bis), inserita nel corso dell'esame in sede referente, stabilisce che, in ogni caso, all'attuale concessionaria del SISTRI sono corrisposti – a titolo di anticipazione delle somme da versare per l'indennizzo dei costi di produzione e salvo conguaglio – 20 milioni di euro (10 milioni per ciascuno degli anni 2015-2016).
  Nel corso dell'esame in sede referente è stato altresì integrato il comma 1, al fine di dimezzare le sanzioni concernenti l'omissione dell'iscrizione al SISTRI e del pagamento del contributo per l'iscrizione Pag. 50stessa. Tale riduzione opera fino al 31 dicembre 2016 e comunque non oltre il collaudo con esito positivo della piena operatività del nuovo sistema di tracciabilità individuato a mezzo di procedure ad evidenza pubblica (bandite dalla Consip S.p.A. il 26 giugno 2015).
  L'articolo 8, comma 2, proroga di un anno, vale a dire al 1o gennaio 2017, il termine a decorrere dal quale i «vecchi» grandi impianti di combustione, vale a dire quelli anteriori al 1988 che hanno ottenuto apposita esenzione e quelli anteriori al 2013, devono rispettare i nuovi e più severi limiti di emissione previsti dalla direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali. La proroga riguarda gli impianti per cui il codice dell'ambiente ha previsto specifiche deroghe, e a condizione che siano state presentate le istanze di deroga.
  L'articolo 8, comma 3, proroga di due mesi, cioè fino al 29 febbraio 2016, il termine di entrata in vigore del divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti (urbani speciali) con PCI (Potere calorifico inferiore) superiore a 13.000 kJ/Kg.
  L'articolo 9 proroga al 30 giugno 2016, limitatamente alle operazioni di pagamento e riscossione riferite all'annualità 2015 ed alle annualità precedenti, l'autorizzazione del dirigente delegato del Ministero per le politiche agricole ad effettuare pagamenti e riscossioni utilizzando il conto di tesoreria dell'ex Agenzia per lo sviluppo del settore ippico.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DELLA DEPUTATA ELENA CENTEMERO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3513-A.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, il decreto-legge in esame reca interventi diversi per la proroga dei termini previsti da disposizioni legislative e si ripropone all'attenzione della Camera nella logica di quello che è ormai diventato un triste rito annuale. Abbiamo avuto modo di argomentare nel testo della pregiudiziale come si tratti chiaramente di proroghe di termini relativi ad un ampio e disomogeneo ventaglio di materie negli ambiti più disparati: assunzioni nella pubblica amministrazione, giustizia amministrativa, procedure di competenza del Ministero dell'interno, distretti turistici, prestazioni di assistenza ospedaliera, lavoratori marittimi, infrastrutture e trasporti, edilizia scolastica e così via.
  È un elenco lunghissimo, che cela non solo una serie di inadempimenti e ritardi da parte delle amministrazioni che devono dare seguito a disposizioni di legge, ma che nasconde anche errori compiuti nell'elaborazione di norme sbagliate e inattuabili, che nulla hanno a che vedere con i necessari processi di razionalizzazione dell'azione legislativa ed amministrativa.
  Il provvedimento è quindi viziato dal punto di vista della legittimità costituzionale sia perché presenta un contenuto disomogeneo, che probabilmente comporterà interventi successivi ed integrativi, non soddisfacendo dunque le esigenze di chiarezza e di semplificazione della legislazione, sia perché è privo dei requisiti degli straordinari motivi di necessità e urgenza che un decreto-legge dovrebbe avere.
  L'articolo 1, comma 10-bis, inserito durante l'esame in Commissione, sembrerebbe disporre, anzitutto, che la validità delle graduatorie ad esaurimento (GaE) del personale docente è prorogata (dall'a.s. 2016/2017) all'a.s. 2018/2019.
  Ove l'interpretazione sia corretta, nel primo periodo occorrerebbe sostituire le parole «termine per l'aggiornamento» con le parole «termine di validità» e sopprimere le parole «per il triennio successivo».
  Nell'interpretazione esposta, si tratterebbe di una deroga alla previsione (articolo 1, comma 4, del decreto-legge 97/2004) in base alla quale l'aggiornamento delle GaE è effettuato con cadenza triennale, volta a prorogare la validità delle graduatorie attualmente utilizzate, senza possibilità, per quanti vi sono inclusi – ad esempio – di chiedere l'aggiornamento del punteggio o il trasferimento in altra provincia Pag. 51(in base al decreto ministeriale n. 235 del 1 aprile 2014, le GaE sono valide per il triennio scolastico 2014/2015, 2015/2016 e 2016/2017).
  La previsione sembrerebbe finalizzata a facilitare la pianificazione dei posti da bandire nel concorso previsto dalla L. 107/2015, le cui assunzioni dovrebbero avvenire negli a.s. 2016/2017, 2017/2018, 2018/2019.
  Emerge come avevamo sottolineato durante la discussione sulla cosiddetta Buona Scuola che le GAE e Le GM 2012 non si sarebbero esaurite in un solo anno, che c'era bisogno di un intervento pensato e non della fretta che poi richiede aggiustamenti come questi o peggio ancora come il piano di mobilità straordinaria i cui effetti verranno pagati dai nostri studenti.
  Noi siamo intervenuti invece con emendamenti che riguardano le GM della scuola dell'infanzia per cercare di sanare una grave ingiustizia e soprattutto una disparità di trattamento.
  Nella legge 13 luglio 2015, n. 107, è stabilito che coloro che risultano inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e nelle graduatorie di merito, di cui al comma 96 sono «assunti a tempo indeterminato» senza distinzione di ordine e grado di scuola. Invece In vista di un riordino del cosiddetto 0-6 anni, su cui la pensiamo in modo molto diverso, si esauriranno le GM di tutti gli ordini e gradi di scuola ad eccezione delle GM infanzia.
  Voglio ricordare che il Governo, nell'imminente concorso a cattedra, che doveva essere bandito entro il 1o dicembre 2015, ritiene che il fabbisogno dell'organico della scuola dell'infanzia nei prossimi tre anni sarà composto da 6.800 docenti. Ad oggi, è emerso che i circa 15.000 docenti di scuola dell'infanzia che hanno prodotto domanda di partecipazione al piano straordinario di assunzioni sono stati letteralmente posti in stand-by in attesa della delega che servirà a riformare il segmento scolastico da O a sei anni e le graduatorie di merito per il 2012 per la scuola dell'infanzia sono ancora vigenti soltanto in Sicilia, Campania, Lazio, Calabria e Puglia. Va sottolineato che in Sicilia e in Lazio dette graduatorie sono state pubblicate nel 2014 e nel complesso sono presenti soltanto 2.129 candidati. In base al testo unico le graduatorie di merito hanno decorrenza triennale e, alle immissioni 2016/2017, tali graduatorie di merito entreranno nel terzo anno di validità. Dunque va sanata una situazione che evidentemente è ingiusta e i nostri emendamenti che prorogano la scadenza delle Graduatorie di Merito per la scuola infanzia sono una buona occasione per far vedere che tutti i cittadini di questo paese sono davvero uguali.