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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 563 di venerdì 5 febbraio 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Biondelli, Catania, Cirielli, Crippa, Dambruoso, Damiano, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Fico, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Losacco, Lupi, Marazziti, Pes, Pisicchio, Rampelli, Realacci, Rosato, Rughetti, Sanga e Sani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a potenziare il sistema di controllo e vigilanza sugli enti appaltanti, con particolare riferimento alla vicenda relativa a Poste Italiane Spa e a Gepin Contact Spa ed ai connessi risvolti occupazionali – n. 2-01255)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Miccoli ed altri n. 2-01255, concernente iniziative volte a potenziare il sistema di controllo e vigilanza sugli enti appaltanti, con particolare riferimento alla vicenda relativa a Poste Italiane Spa e a Gepin Contact Spa ed ai connessi risvolti occupazionali (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  L'onorevole Miccoli intende illustrare la sua interpellanza e quindi ne ha facoltà per quindici minuti.

  MARCO MICCOLI. Grazie, Presidente. L'interpellanza in oggetto riguarda alcune gare d'appalto di Poste Italiane; una di queste, a invito, è suddivisa in quattro lotti e, anche se formalmente rispetta il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, nei fatti si è trasformata in una gara al massimo ribasso, che rischia di produrre una grave ripercussione sui livelli occupazionali. Stiamo parlando di circa 700 lavoratori tra Gepin Contact e Uptime, aziende che da quindici anni si occupano del servizio di customer care della partecipata dello Stato, Poste Italiane.Pag. 2
  Possiamo dire che questa vicenda ha inizio nel febbraio 2015, quando il presidente di Gepin Contact è stato oggetto di un provvedimento della magistratura per fatti relativi ad una società da egli gestita in anni precedenti, la Getek Information Communication Technology, fallita nel 2012. Dopo ciò, pur in presenza di un intervento del Ministero dello sviluppo economico, che chiedeva di essere tenuto al corrente riguardo l'andamento del Gruppo, e a seguito delle richieste delle organizzazioni sindacali di proseguire nell'attività, Gepin perde le commesse di Poste Italiane ed Enel, prospettando così una crisi occupazionale che potrebbe portare ad una drastica riduzione degli addetti, pari al 60 per cento in meno. Inizia così, a maggio 2015, l'utilizzo della Cassa integrazione ordinaria, sia nelle sedi di Roma, che in quelle di Casavatore, provincia di Napoli. Poste Italiane, tra agosto e settembre 2015, tra le altre, ha indetto una prima gara telematica, con scadenza al 17 settembre 2015, per l'accordo quadro riguardante l'erogazione dei servizi di customer service del Gruppo Poste Italiane per la durata di 24 mesi, per un valore complessivo di circa 59 milioni di euro, divisa appunto in quattro lotti, alla quale possono partecipare imprese specializzate in servizi di contact center multicanale, tra i quali customer care, informazioni sui prodotti del Gruppo Poste Italiane, assistenza e tracciatura delle spedizioni, telemarketing, assistenza pre e post vendita, indagini telefoniche, campagne promozionali, nonché gestione dei contatti per e-mail, Internet, Skype, chat, social network ed altro.
  Il 16 ottobre 2015, sempre Poste Italiane, ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 2006, ha pubblicato il bando gara per una procedura aperta in modalità telematica per l'istituzione di accordi quadro per la fornitura di servizi per la gestione integrata delle comunicazioni di atti amministrativi e di servizi a valore aggiunto, suddiviso in due lotti non cumulabili tra loro. La gara riguarda i servizi di categoria n. 7 (servizi informatici affini) per una durata di 36 mesi, con possibilità di un rinnovo per un massimo di 12 mesi ed un valore iniziale complessivo di 10 milioni di euro; la scadenza di presentazione era, appunto, fissata per il 26 novembre 2015.
  E qui veniamo ai punti che, per quanto ci riguarda, provocano la similitudine con le gare al massimo ribasso o, perlomeno, con quelle dinamiche. Intanto c’è da dire che, per quanto riguarda la gara per l'erogazione di customer service del gruppo Poste Italiane, è del tutto evidente che ci troviamo di fronte ad una non corretta ponderazione, con riferimento alla qualità dei servizi erogati e all'affidabilità professionale, una generale insufficiente valutazione o certificazione circa la professionalità del personale delle imprese candidate, ovvero sia delle singole figure professionali da adibire, che dei relativi addetti. Abbiamo descritto prima che parliamo di servizi erogati di una certa delicatezza ed importanza: questo è un punto fondamentale rispetto a tutta la vicenda.
  E veniamo però alla vicenda del mascherato massimo ribasso.
  Nonostante la formula dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ci troviamo di fronte ad un dato che prevede che l'aspetto economico-finanziario incide nella prima gara per il 50 per cento e nella seconda per il 60 per cento rispetto al dato tecnico. È bene capire che la valutazione sul capitolato tecnico si basa esclusivamente su valori quantitativi, in questo caso i giorni, e non qualitativi. Infatti, i parametri riguardanti ogni aspetto professionale, quindi di know how, appaiono limitati solo alla formale partecipazione dell'azienda ad altre gare ed esperienze, senza specifici, dettagliati o certificabili criteri di valutazione riguardanti le esperienze acquisite, gli studi o gli approfondimenti di ogni specifica qualifica del personale adibito.
  Questa modalità – i parametri per il calcolo sulla congruità del prezzo – portano inevitabilmente a valori inferiori a quelli di mercato, trasformando di fatto le gare stesse da offerta economicamente vantaggiosa in gare al massimo ribasso. Il risultato, infatti, nella gara in quattro lotti, quella del settembre 2015, viene preassegnato Pag. 3ad un'azienda al prezzo di mercato con cui dovrebbero essere retribuiti i lavoratori, che assisteranno appunto i clienti, al prezzo di 0,29 centesimi lordi per minuto/chiamata, che risulta essere inferiore del 30 per cento al normale costo del lavoro. Se così è, le aziende vincitrici non avrebbero che due strade da percorrere: fallire o licenziare il personale. Al riguardo, vorrei ricordare che nel disegno di legge sul nuovo Codice degli appalti abbiamo, grazie al Partito Democratico, introdotto la clausola di salvaguardia occupazionale per i lavoratori dei call center durante i cambi di appalto. Pertanto il Governo, noi crediamo, proprio in virtù dell'approvazione di questa legge delega e anche al fine di potenziare il sistema di controllo e vigilanza degli enti appaltanti, dovrebbe intervenire. Si tratta in questo caso di Poste e riguarda, come abbiamo detto, i lavoratori di Gepin Contact, ma anche di Uptime.
  Ma quello che è importante sottolineare è che in molte aziende pubbliche – purtroppo, mi riferisco all'Enel, prima ancora ad Acea, all'Inps ora, e anche ad altri enti locali, a partire dai comuni, in questo caso quelli di Roma e di Milano – sui servizi che riguardano i call center si sono verificate le stesse situazioni, con le stesse dinamiche. Chi ne paga il prezzo sono sempre gli stessi: i lavoratori in primis e poi i cittadini, che spesso si trovano di fronte a servizi di minore qualità.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Passo ad illustrare l'atto parlamentare dell'onorevole Miccoli ed altri, concernente la nuova gara di appalto per l'erogazione di servizi di customer service di Poste Italiane Spa e le conseguenti vicende occupazionali dei lavoratori della Gepin Contact.
  In proposito, faccio presente che la salvaguardia dei posti di lavoro nei casi di subentro di nuovo appaltatore è stata proprio oggetto di riflessione del Governo nell'ambito dei lavori parlamentari per l'approvazione del disegno di legge delega recante delega al Governo per la riforma del Codice degli appalti, legge n. 11 del 2016. Ricordo, infatti, che l'articolo 1, comma 1, lettera fff), della predetta legge, individua, tra i principi e i criteri direttivi cui dovrà attenersi il Governo nell'esercizio della delega, la previsione di una disciplina specifica per gli appalti pubblici di servizi, con particolare riguardo a quelli ad alta intensità di manodopera, prevedendo l'introduzione di clausole sociali per la stabilità occupazionale del personale impiegato, prendendo a riferimento il Contratto collettivo nazionale di lavoro, che presenta le migliori condizioni per i lavoratori, ed escludendo espressamente al ricorso al solo criterio di aggiudicazione del prezzo o del costo inteso come criterio del prezzo più basso o del massimo ribasso d'asta o, comunque, nel rispetto del diritto dell'Unione europea.
  Questo rappresenta un'importante innovazione, soprattutto per le imprese che svolgono attività di call center, poiché mira a salvaguardare i livelli occupazionali, favorisce il ruolo della contrattazione a livello nazionale ed aziendale, contrastando proprio quelle pratiche di dumping sociale a scapito dei lavoratori. Più in particolare, per quanto riguarda la recente gara per l'assegnazione, da parte di Poste Italiane Spa, di servizi di customer care, nel cui ambito si collocano i precedenti appalti del gruppo Gepin Contact, il Ministero dello sviluppo economico ha fatto sapere che la menzionata gara è tuttora in corso di svolgimento e che è in atto, da parte di Poste Italiane Spa, la verifica di congruità delle offerte.
  Relativamente ai criteri di aggiudicazione stabiliti in capitolato, Poste Italiane ha riferito che il criterio adottato nella gara non è quello del prezzo più basso ma quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa che, come è noto, prevede una ponderazione del parametro economico con i parametri tecnico-qualitativi. Inoltre Poste Italiane Spa ha precisato che nella Pag. 4gara in argomento il criterio del prezzo non è prevalente ma ha un'incidenza pari al 50 per cento, analogamente ai parametri tecnico-qualitativi. Poste Italiane Spa ha evidenziato altresì di essersi dotata di un proprio albo fornitori dedicato ai servizi di contact center nell'ambito del quale effettua valutazioni periodiche sulla base di determinati parametri di natura economico-amministrativa, al fine di evitare la partecipazione alle gare di soggetti privi delle caratteristiche necessarie per l'erogazione di servizi di qualità. Per quanto concerne gli aspetti di specifica competenza del mio Ministero, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, voglio ricordare che con decreto direttoriale del 2 aprile 2015 è stato autorizzato, con riferimento alla sede di Roma, il trattamento di integrazione salariale a seguito della stipula di un contratto di solidarietà in favore di 131 unità per il periodo dal 1o gennaio al 31 dicembre 2015. Segnalo inoltre, sempre con riferimento alla medesima sede, che la società ha presentato lo scorso 16 dicembre un'istanza per l'accesso al trattamento di integrazione salariale per il periodo dal 18 gennaio 2016 al 17 gennaio 2017, a seguito della stipula di un contratto di solidarietà. Tale istanza è infatti attualmente in fase di istruttoria. In ordine alle problematiche segnalate dagli onorevoli interpellanti, è stata convocata presso il Ministero dello sviluppo economico una riunione avente ad oggetto la situazione della società di Gepin Contact proprio per il prossimo 9 febbraio, quindi a giorni. Da ultimo, nell'evidenziare la rilevanza della vicenda in parola e nel rappresentare che ad oggi non risulta comunque avanzata al Ministero che rappresento alcuna istanza di valutazione della situazione aziendale in questione, posso però assicurare sin d'ora la disponibilità a valutare eventuali futuri sviluppi della situazione occupazionale mettendo eventualmente in campo, ove ne ricorressero i presupposti, tutti gli strumenti di sostegno al reddito previsti dalla vigente normativa.

  PRESIDENTE. L'onorevole Miccoli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MARCO MICCOLI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto per la risposta per quanto riguarda le cose dette dal Governo, sia dal Ministero dello sviluppo economico che da quello del lavoro. Sono un po’ meno soddisfatto per quanto riguarda la risposta che fornisce Poste Italiane, nel senso che ovviamente, proprio perché l'indirizzo sulla legge delega del Governo va in una direzione che tutti noi abbiamo sostenuto e che è stata apprezzata anche dalle organizzazioni sindacali e dai lavoratori, quella proprio di salvaguardare, laddove nei settori ad alta densità di manodopera le gare al massimo ribasso vanno a incidere sostanzialmente sempre e comunque sul costo del lavoro e quindi sui livelli occupazionali, la formulazione e quindi l'incidenza che quel 50 o 60 per cento dal punto di vista del dato tecnico sulla gara di Poste va proprio ad incidere su quel costo del lavoro, tant’è che quel prezzo che ho citato anche nella relazione è il prezzo finale a cui viene preassegnata la gara appunto del servizio di customer care. Quindi il tema che noi continuiamo a proporre al Governo è proprio quello, ci troviamo di fronte a un periodo probabilmente intermedio tra i decreti attuativi della legge delega, l'applicazione della clausola sociale che invece entra in vigore subito e le gare che ad oggi sono state immesse sul mercato da aziende e da enti pubblici. In questa situazione ibrida noi crediamo che il Governo debba fare appello a queste aziende partecipate e controllate dallo Stato affinché l'indirizzo che immettono nelle gare sia quello del Governo e della legge delega. Non vorremmo adesso trovarci di fronte magari a un'immissione di gare e di bandi che sostanzialmente anticipano i decreti attuativi del Governo irrompendo in una direzione che non è quella che appunto il Governo vuole dare al Paese e alle sue aziende.
  Quindi abbiamo accolto con favore il fatto che il Ministero dello sviluppo economico abbia convocato un tavolo per il 9 Pag. 5febbraio e le rassicurazioni dell'impegno del Ministero del lavoro, ci riserviamo di continuare ad affiancare le organizzazioni sindacali dei lavoratori nella loro battaglia contro queste pratiche che appunto dirompono soprattutto sui livelli occupazionali ma, come si sta verificando, irrompono anche sulla qualità dei servizi offerti, servizi delicati che vanno rivolti soprattutto ai cittadini. Quelli di Poste in questo caso vanno rivolti molto ai pensionati, ai disabili, alle persone che hanno bisogno anche di essere assistite telefonicamente riguardo alle loro pratiche. Quindi ci auguriamo che appunto già dal 9 febbraio possa esserci una soluzione che appunto superi quelle difficoltà che hanno prodotto queste gare cosiddette al massimo ribasso.

(Interventi per tutelare l'ecosistema fluviale del Ticino colpito da una grave crisi idrica – n. 2-01245)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Scuvera ed altri n. 2-01245, concernente interventi per tutelare l'ecosistema fluviale del Ticino colpito da una grave crisi idrica (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Scuvera se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CHIARA SCUVERA. Signor Presidente, interpelliamo il Ministero dell'ambiente proprio in merito a questa grave crisi idrica che sta riguardando il fiume Ticino, con un rischio di siccità per il relativo ecosistema nella stagione 2016. Il timore naturalmente è che ci possano essere delle gravi ripercussioni rispetto al sistema economico locale, in primis al sistema agricolo e alla produzione di energia. Come rilevato più dettagliatamente nell'interpellanza, al 31 dicembre 2015 le rilevazioni sull'intero ecosistema fluviale presentavano una riduzione della portata del fiume Po, alimentato anche dal Ticino, che ora è al 25 per cento della portata media, mentre il Lago Maggiore è a meno 20 centimetri rispetto allo zero idrometrico di Sesto Calende. La scarsità di pioggia impone che si assumano da subito provvedimenti per scongiurare questo rischio siccità, sfruttando sin da marzo eventuali fenomeni piovosi con l'accumulo preventivo di acqua nel lago. Sappiamo che già nel 2012 si era verificata una minaccia di siccità sempre all'ecosistema fluviale del fiume Ticino ed era stata minacciata appunto questa grave crisi idrica che è stata scongiurata con opportuni provvedimenti. Con nota del giugno 2014 però il Ministero ha invitato il Consorzio del Ticino ad adoperare la regolazione dei livelli del lago nella stagione estiva entro il limite di un metro rispetto allo zero idrometrico di Sesto Calende, ma l'anno 2015, come sappiamo, è stato caratterizzato da scarse piogge ed alte temperature e quindi il mancato accumulo di acqua per effetto del limite imposto non è stato proprio provvidenziale. Inoltre non è dimostrato dagli studi che vengono anche valutati in questi giorni che l'innalzamento del livello estivo a 1,50 comporti il rischio di allagamenti. Quindi chiediamo come il Governo intenda affrontare queste crisi, che non è ancora emergenza ma che potrebbe gravemente danneggiare soprattutto il sistema agricolo.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito a quanto sollevato dagli onorevoli interpellanti, si rappresenta quanto segue. Intanto in via preliminare – è stato fra l'altro, mi pare, ricordato anche nell'interpellanza – con la nota del 21 maggio 2014 il Ministero dell'ambiente si è limitato a richiamare il rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente, come previsto dal disciplinare allegato all'atto di concessione n. 3680 del 24 gennaio 1940, adottato previo accordo con la Confederazione elvetica. Nel corso degli anni i limiti in questione sono stati modificati previo accordo Pag. 6con le competenti autorità elvetiche. Oggi il limite massimo è pari a più 1,50 metri sullo zero idrometrico di Sesto Calende nel periodo invernale e più 1 metro nel periodo estivo.
  L'innalzamento a più 1,5 metri del livello estivo del lago, condotto dal consorzio tra le annualità 2007 e 2013, era frutto, per le sole annualità 2007 e 2008, di una deroga di protezione civile, mentre era sprovvisto di regolare autorizzazione per le annualità successive. Tant’è che, con nota del 23 aprile 2012, il consorzio del Ticino richiedeva al Ministero dell'ambiente e alle regioni Piemonte e Lombardia di essere autorizzato, in via sperimentale, ad innalzare, nel periodo dell'anno che va dal 1o marzo al 15 settembre, la soglia di regolazione estiva del lago fino a più 1,5 metri, ossia allo stesso livello previsto per il periodo invernale; ciò al fine, come è stato rilevato, di incrementare il volume idrico immagazzinato nel lago e disporre di una riserva da utilizzare per fronteggiare eventuali carenze idriche estive e, più in generale, per sostenere le portate ecologiche nel Ticino sublacuale.
  A seguito della richiesta avanzata dal consorzio, il Ministero dell'ambiente si attivava richiedendo all'autorità di bacino del Po di convocare, con carattere d'urgenza, una conferenza di servizi l'istruttoria, al fine di valutare l'istanza. L'istruttoria, condotta nel corso della conferenza di servizi, ha consentito soprattutto di approfondire potenziali effetti dei nuovi livelli di regolazione estiva sulle condizioni di sicurezza idraulica dei territori circostanti il lago e di quelli a valle e contermini al fiume Ticino sublacuale. In particolare, il modello idraulico di simulazione ha messo in evidenza che l'innalzamento dei livelli richiesti dal consorzio, considerati gli attuali sistemi di preannuncio e previsione delle piene e la durata delle manovre attuabili sulla traversa della Miorina per effettuare eventuali operazioni di svaso preventivo, appaiono compatibili con l'esigenza di assicurare che non vi sia alcun aumento dei livelli di rischio per le aree circumlacuali e sublacuali, a condizione che il livello massimo sia mantenuta 1,25 metri, anziché 1,50, come richiesto dal consorzio.
  In esito alla predetta istruttoria tecnica, con delibera del comitato istituzionale dell'autorità di bacino del fiume Po, nella seduta del 12 maggio 2015, è stata avviata la sperimentazione relativa ai nuovi livelli di regolazione estiva del Lago Maggiore. Tale sperimentazione prevede che fino al 15 settembre 2017, infatti, il livello idrografico sarà mantenuto a 1,25 metri al di sopra dello zero idrotermico di Sesto Calende. Ci saranno, quindi, due anni per migliorare gli strumenti di controllo delle portate e il monitoraggio del lago, per avere un quadro aggiornato delle dinamiche lacustri. Alla fine del 2017, cioè alla fine anche di questa sperimentazione, si valuterà se, già da marzo 2018, si potrà portare il livello estivo a 1,30 metri. In seguito, sulla base dell'andamento della sperimentazione, si potrà procedere negli anni 2019 e 2020 fino all'innalzamento di più 1,50 metri.
  Come già affermato dal Ministro dell'ambiente nel corso del question time del 5 agosto 2015, ci si è orientati verso una soluzione equilibrata che punta a tenere insieme le ragioni degli agricoltori con quelle dei comuni rivieraschi, le ragioni dell'ambiente con quelle di tutela dei rischi idraulici e da alluvioni, le ragioni del nostro Paese con quelle di altri Paesi. Ad ogni modo, si segnala che il consorzio del Ticino ha comunicato che oggi defluiscono dalla soglia della Miorina circa 87 metri cubi al secondo, ampiamente sufficienti a mantenere l'attuale valore del deflusso minimo vitale del fiume Ticino di 24 metri cubi al secondo. Lo stesso consorzio ritiene prudente attendere gli sviluppi delle condizioni meteo, atteso che l'arrivo delle piogge coincide statisticamente con i mesi primaverili e che a tale tipo di eventi piovosi risulta collegata la possibilità di invasare acqua nel Lago Maggiore e soddisfare appieno le esigenze dell'agricoltura e delle utenze poste a valle, piuttosto che all'accumulo del manto nevoso.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Scuvera ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  CHIARA SCUVERA. Grazie, Presidente. Mi ritengo soddisfatta. Ritengo che la sperimentazione, con questo livello di 1,25 metri, possa rappresentare comunque un passo avanti che ci consentirà di rilevare se effettivamente è stato rispettato questo equilibrio tra le esigenze della produzione agricola, del sistema economico locale e le esigenze di sicurezza, che naturalmente ci stanno molto a cuore. Rilevo che questa risposta forse può essere un segnale forte per la cittadinanza. Infatti, è in corso una petizione del territorio che ha raccolto moltissime adesioni da parte di tanti cittadini e di tanti agricoltori, che vogliono semplicemente capire se il quadro è chiaro e se effettivamente le istituzioni hanno presente il rischio di danno che ovviamente potrebbe derivare da una siccità di questo ecosistema fluviale.
  Ricordiamo anche che la provincia di Pavia ha delle potenzialità turistiche molto importanti e che, naturalmente, il danno potrebbe riguardare non soltanto il sistema agricolo, ma anche il sistema turistico, oltre che la produzione di energia.
  Ritengo anche che si debba, comunque, guardare ad un nuovo rapporto rispetto agli accordi con della comunità elvetica e che, quindi, quegli accordi non debbano essere considerati intoccabili.

(Iniziative di competenza volte a garantire ai comuni l'erogazione dei rimborsi relativi alle spese per la gestione degli uffici giudiziari – n. 2-01240)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fragomeli ed altri n. 2-01240, concernente iniziative di competenza volte a garantire ai comuni l'erogazione dei rimborsi relativi alle spese per la gestione degli uffici giudiziari (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Marilena Fabbri se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARILENA FABBRI. Grazie, signor Presidente. Sottosegretario Migliore, con questa interpellanza urgente a prima firma Fragomeli, che, insieme ad altri colleghi, ho sottoscritto, intendiamo interpellare i Ministri della giustizia e dell'economia e delle finanze per chiedere di risolvere in via definitiva un problema annoso e, quindi, urgente, proprio per la sua ormai vetustà, rispetto al rimborso ai comuni delle spese per le sedi giudiziarie.
  La legge 23 dicembre 2014, n. 190, la legge di stabilità del 2015, all'articolo 1, commi 526 e seguenti, ha correttamente e finalmente riportato all'amministrazione centrale dello Stato la gestione diretta degli uffici giudiziari a decorrere dal 1o settembre del 2015, modificando così la disciplina, ormai risalente al 1941, che poneva le spese per tali uffici in capo ai comuni di sedi giudiziarie. Tali disposizioni, quindi, hanno finalmente rimosso questa anomalia rappresentata dalla legge 24 aprile del 1941, n. 392, che recava il trasferimento ai comuni del servizio dei locali e dei mobili degli uffici giudiziari e che, quindi, aveva posto a carico dei bilanci dei comuni le spese per la gestione degli uffici giudiziari, prevedendo poi rimborsi dal Ministero della giustizia attraverso l'erogazione di un contributo economico annuo.
  Ma se allora questa disposizione poteva anche avere una sua coerenza con le normative in materia economica e finanziaria, in particolare legata al fatto che i comuni vedevano i propri bilanci di derivazione totale dai trasferimenti dello Stato e, quindi, non c'era di fatto una differenza fra fiscalità generale e fiscalità locale, in quanto appunto i comuni spendevano ciò che gli veniva trasferito dallo Stato, questa disposizione fino al 2015 ha, invece, determinato una grave ingiustizia di carattere fiscale a carico dei cittadini dei comuni capoluogo e dei comuni sedi di studi uffici giudiziari, che sono stati chiamati a ricoprire spese di carattere generale.Pag. 8
  I comuni con senso di responsabilità istituzionale hanno, quindi, collaborato in questi mesi con il Ministero della giustizia, al fine di garantire un ordinato passaggio delle competenze, nell'ambito del quale sono poi maturate le disposizioni dell'articolo 21-quinquies del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Vito ? Grazie. Prego, onorevole Fabbri.

  MARILENA FABBRI. ... in considerazione dell'esperienza pluriennale maturata dai comuni e delle necessità espresse dall'Amministrazione la giustizia ovvero dagli uffici giudiziari sul territorio.
  Per il periodo transitorio, dal 1o settembre 2015 al 31 dicembre 2016, come da ultimo modificato dall'articolo 1, comma 617, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, gli uffici giudiziari possono continuare ad avvalersi dei servizi forniti dal personale comunale per le attività di custodia, telefonia, riparazione, manutenzione ordinaria, sulla base di accordi o convenzioni da concludere in sede locale, autorizzati dal Ministro della Giustizia, in applicazione e nei limiti della Convenzione quadro stipulata tra il Ministero della giustizia e l'ANCI il 27 agosto del 2015.
   Quindi, se per il futuro, insomma, ormai la situazione è delineata ed è stata risolta, quindi andando a risolvere appunto quella situazione di ingiustizia che dicevo prima e di fiscalità a carico solo di una parte dei cittadini che fruiscono dei servizi della giustizia, c’è però un problema legato al regresso, ai debiti maturati dalla giustizia nei confronti dei comuni e quindi ai crediti maturati da questi ultimi. I comuni infatti vantano ancora nei confronti del Ministero della giustizia, sia un consistente credito per le spese sostenute negli anni tra il 2012 e l'agosto 2015, considerato il forte ritardo nell'erogazione dei rimborsi e considerata l'assoluta insufficienza della dotazione finanziaria del relativo capitolo di bilancio e l'esiguità degli acconti finora erogati, sia un mancato rimborso delle spese relative al personale comunale comandato presso gli uffici giudiziari, per i quali invece c'erano accordi proprio per il trasferimento delle risorse dal Ministero della giustizia ai comuni. Tali risorse sono state anticipate dalle casse comunali, quindi, in questi anni, solo ed esclusivamente per garantire l'erogazione di un servizio di stretta pertinenza statale. Notizie informali riportano che per il 2012 sarebbe in via di adozione un provvedimento del Ministero della giustizia, di concerto con il MEF, che riconosce un rimborso in percentuali minime rispetto alle spese sostenute fino ad ora, ossia intorno al 25 per cento, una percentuale molto distante da quella che era invece prevista dagli accordi fra comuni e Ministero, pari almeno al 70 per cento delle spese sostenute, cifra questa che è stata iscritta nei bilanci dei comuni.
   Giusto per fornire un parametro di riferimento delle spese, tutte rendicontate per l'anno 2012, da alcuni tra i principali comuni italiani, la situazione si presenta con queste cifre: a Bologna, per l'anno 2012, a fronte di una spesa validata dal Ministero della giustizia di euro 14 milioni 515.000 euro circa – non dico le cifre, perché le conosce il sottosegretario – il rimborso è stato di circa di 3,6 milioni. A Torino, per l'anno 2012, su una cifra di circa 15 milioni 800.000, il rimborso è stato di 3,9 milioni; a Milano: 26 milioni 120.000 euro il rimborso richiesto, riconosciuti 6,5 milioni; a Palermo 15 milioni di euro il rimborso richiesto, 3,8 milioni quello riconosciuto; a Firenze 17 milioni 700.000 il rimborso richiesto, 4,4 quello riconosciuto; e non continuo con Venezia e Bari (lascerò i dati agli atti).
  Le mancate entrate in ciascun comune, a fronte di una spesa già sostenuta, comportano ripercussioni sulle risorse dei bilanci comunali, non solo in termini di minore entrata specifica, ma anche per effetto dell'obbligo di ridurre i residui attivi iscritti in bilancio, con riferimento all'annualità 2013 e successive, in ossequio ai nuovi principi di contabilità a cui sono stati sottoposti i comuni a seguito dei nostri provvedimenti legislativi. Sono quindi destinati ad incidere, tali cifre, negativamente sul livello dei servizi ai Pag. 9cittadini di quei comuni e proprio nel momento in cui le famiglie italiane sono già esposte per il progressivo impoverimento e i comuni ricevono le maggiori richieste di sostegno per interventi di carattere sociale.
   Siamo quindi a chiedere se il Governo sia a conoscenza che per l'anno 2011 alcuni comuni, tra cui il comune di Lecce, hanno già promosso ricorso al TAR, ottenendo una pronuncia positiva con l'accoglimento dei motivi sostenuti e la nomina di un commissario ad acta per determinare la misura del contributo dovuto ai comuni, se sia a conoscenza che sul medesimo procedimento contro il Ministro della Giustizia altri comuni hanno avviato analoga iniziativa in sede civile, anch'essa accolta, in relazione alla quale il giudice ha emesso decreto ingiuntivo per il pagamento a favore dei comuni interessati, della somma spettante, se sia ancora a conoscenza che tale ricorso, per la definizione di quanto di diritto, per un comune medio sede di ufficio giudiziario, ha comportato per le sole spese di procedura una quantificazione di oltre 7.000 euro per ciascuna pratica e che, essendo 181 i comuni sedi di uffici giudiziari, l'ammontare complessivo per le sole spese di tali procedure a carico del bilancio dello Stato sarebbe pari a oltre 1,2 milioni di euro.
  Considerate quindi le diverse proposte avanzate dall'Associazione nazionale dei comuni italiani, al fine di evitare inutili costi aggiuntivi per i contenziosi che rischiano di insorgere, si chiede quali siano le iniziative che i Ministri interpellati intendano assumere, anche con carattere d'urgenza, al fine di determinare un percorso di graduale ristoro delle spese già sostenute dai comuni, comprensive degli oneri relativi al personale comunale comandato presso gli uffici giudiziari e di ordinaria gestione dei residui iscrivibili in bilancio.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevole Fabbri, mediante l'atto ispettivo in discussione, gli onorevoli interpellanti, Fragomeli ed altri, sottolineano, nel contesto del trasferimento al Ministero della Giustizia delle spese di funzionamento degli uffici giudiziari, le esigenze dei comuni in relazione alla liquidazione dei contributi riferibili alle annualità pregresse, evidenziando anche l'esistenza di un contenzioso a riguardo.
   È noto come la legge di stabilità per il 2015 abbia radicalmente innovato la disciplina delle funzioni di spesa correlate alla gestione degli uffici giudiziari, poste a carico dei comuni per effetto della legge 24 aprile 1941, n. 392, e con la sola esclusione degli uffici giudiziari della capitale e di Napoli, attraverso il sistema dei rimborsi di spesa.
  Come sottolineato dal Ministro, anche nella relazione al Parlamento sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2015, l'introduzione di un innovativo modello di gestione della spesa pubblica ha inteso superare un assetto rivelatosi ormai disfunzionale, produttivo di sprechi e squilibri nella distribuzione delle risorse e che offre invece l'opportunità, una volta fronteggiata l'emergenza, di costruire una prospettiva di maggiore efficienza, equità e risparmio economico e di offrire nuove soluzioni per il miglioramento del servizio e della spesa.
   Il Ministero della Giustizia ha assunto, sin nell'immediatezza, una serie di iniziative preparatorie, nella prospettiva di agevolare l'indifferibile trasferimento di funzioni previsto, ed effettivamente entrato in vigore dal 1o settembre scorso, adottando nuove misure organizzative tese a garantire la continuità dei servizi e dell'attività giurisdizionale.
   Al fine di raccogliere attraverso il metodo del confronto i contributi dei soggetti coinvolti dall'attuazione del nuovo modello di gestione, il Ministro ha in particolare istituito un tavolo tecnico, aperto alle amministrazioni interessate, per la coerente definizione degli indirizzi politici delle amministrazioni centrali e per il monitoraggio delle attività necessarie alla relativa e coerente attuazione.Pag. 10
  L'istituzione del tavolo di lavoro è stata ispirata all'esigenza di consentire il confronto istituzionale sulle disposizioni normative, in prossimità della loro attuazione, con specifico riferimento all'impatto organizzativo, di rilevante portata, del nuovo modello destinato a produrre effetti sugli uffici giudiziari e che richiede il collegamento con il territorio e l'interlocuzione a livello locale con gli uffici.
   L'esigenza di razionalizzazione della spesa ha imposto dunque una visione di insieme, nella consapevolezza che il disegno complessivo di riorganizzazione non potesse che proseguire attraverso la collaborazione con gli enti locali, anche tenuto conto dei ristretti tempi di realizzazione del processo attuativo. È stata pertanto avviata e consolidata una proficua interlocuzione con gli enti istituzionali coinvolti, in special modo con l'Associazione dei comuni italiani, grazie alla quale si è pervenuti all'adozione congiunta di una convenzione quadro per l'attuazione del percorso di condivisione dei pilastri portanti del nuovo modello e delle convenzioni attuative, sperimentando la praticabilità di forme di collaborazione tra amministrazione centrale ed amministrazioni periferiche, in termini di assistenza e supporto.
   Nell'ottica di potere efficacemente gestire ed assicurare sul territorio la continuità dei servizi di custodia, telefonia, riparazione e manutenzione ordinaria, in precedenza svolte dal personale dei comuni già distaccato, comandato, o comunque specificamente destinato presso gli uffici giudiziari, si è sostenuta l'introduzione, nel decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, dell'articolo 21-quinquies.
  Esso prevede che gli uffici giudiziari possono continuare ad avvalersi dei servizi forniti dal predetto personale comunale sulla base di accordi o convenzioni da concludere in sede locale, autorizzati dal Ministero della giustizia e in applicazione dei limiti della convenzione quadro previamente stipulata tra il Ministero della giustizia e l'associazione nazionale dei comuni italiani.
  È stato poi adottato il decreto del Presidente della Repubblica recante il regolamento sulle misure organizzative a livello centrale e periferico per l'attuazione delle disposizioni dei commi 527, 528 e 529 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2014, n. 190, pubblicato, quest'ultimo, in Gazzetta Ufficiale il 28 agosto scorso, che assume la peculiare funzione del quadro generale consegnato dalla legge di stabilità 2015 e dalla recente adozione del regolamento di organizzazione dell'intero apparato ministeriale di approntare le misure necessarie ad individuare i soggetti funzionalmente competenti alla definizione del procedimento decisionale di spesa, a delinearne i compiti e a definire i rapporti con l'amministrazione centrale.
  L'impianto delle misure che hanno delineato il passaggio al nuovo modello di gestione della spesa è fondato, pertanto, su un rinnovato rapporto con tutti gli enti locali e, soprattutto, con i comuni, chiamati a sostenere la giurisdizione secondo un rinnovato equilibrio che intende valorizzare il patrimonio di esperienze e il ruolo tradizionalmente svolto in sede locale per potenziare i rapporti tra il cittadino e le istituzioni. È proprio grazie al sostegno dei comuni e alle sinergie sviluppate in sede locale che la transizione si è svolta senza evidenziare particolari disservizi, pur con le inevitabili difficoltà che il cambiamento ha comportato.
  In questo contesto si iscrive anche la definizione dei contributi ancora dovuti ai comuni, in virtù della pregressa gestione diretta della spesa. Sul punto va preliminarmente rilevato come, ai sensi dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 4 maggio 1998, n. 187, la determinazione del contributo da erogare ai comuni dovesse essere assunta annualmente, con decreto del Ministro della giustizia, adottato di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e dell'interno, sulla base dei consuntivi delle spese effettivamente sostenute.
  Poiché il contributo statale si era rivelato nel corso degli anni insufficiente a sostenere lo sforzo economico delle amministrazioni locali, il regolamento di cui Pag. 11al citato decreto del Presidente della Repubblica aveva previsto che il contributo fosse annualmente determinato sulla base dei consuntivi delle spese effettivamente sostenute dai comuni nel corso di ciascun anno e che detto contributo venisse erogato in due rate: la prima, in acconto, all'inizio di ciascun anno finanziario, nella misura del 70 per cento dell'intera contribuzione dell'anno precedente, come qui ricordato; la seconda, a saldo e a consuntivo, entro il 30 settembre.
  L'articolo 1, comma 26, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini, muovendo dalla necessità di allineare le scelte di politica economico-finanziaria con i generali obiettivi di contenimento della spesa pubblica fissati anche in ambito comunitario, aveva poi previsto, per il Ministero della giustizia, risparmi in misura non inferiore a 30 milioni di euro, per l'anno 2012, e a 70 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2013, derivanti dalla distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari in termini di minori contributi ai comuni per le spese di funzionamento dei suddetti uffici. I tempi per l'erogazione dei contributi sono stati pertanto essenzialmente condizionati dalla misure di risparmio previste dal citato decreto-legge n. 95 del 2012.
  Dalle informazioni assunte presso il Ministero dell'economia e delle finanze e attraverso le competenti articolazioni ministeriali consta come, con riferimento all'anno 2012, sia stato emanato il decreto interministeriale volto a rideterminare i contributi per le spese sostenute dai comuni, con il quale è stata assegnata la somma, fino alla concorrenza dell'importo stanziato sul capitolo n. 1551, da imputarsi all'esercizio finanziario 2013 pari circa a 77 milioni di euro, secondo i rendiconti dei comuni.
  Per lo stesso esercizio era già stato erogato, con decreto del direttore generale delle risorse e tecnologie di questo Dicastero del 5 marzo 2014, un acconto pari a circa 65 milioni di euro. Lo stesso decreto interministeriale ha determinato nel 25,88 per cento circa delle spese effettivamente sostenute dai comuni la misura del rimborso liquidabile. Con decreto del direttore generale delle risorse e tecnologie di questo Dicastero del 7 dicembre 2015 si è pertanto provveduto all'erogazione del saldo e per alcuni comuni è stata operata la decurtazione degli importi erogati in acconto per le annualità precedenti risultati eccedenti rispetto al contributo effettivamente determinato.
  Per venire incontro alle difficoltà rappresentate dai comuni, inoltre la Direzione generale delle risorse ha assicurato il massimo impegno nella definizione delle pendenze a fronte della prescritta rendicontazione dei comuni, precisando come sia prevista, proprio per il mese in corso, l'erogazione dell'acconto per le spese sostenute nell'anno 2014, acconto da quantificarsi con riferimento all'importo determinato per il contributo delle spese sostenute nell'anno 2012 che risulta, allo stato, liquidato in via definitiva. Lo stanziamento di bilancio del capitolo n. 1551 nello stato di previsione del Ministero della giustizia risulta, inoltre, pari a circa 111 milioni di euro per il 2014 e a 133 milioni di euro per il 2015.
  Nel quadro così delineato e con i limiti finanziari dettati dalle disposizioni normative che hanno regolato la quantificazione e la liquidazione dei rimborsi ai comuni, il Ministero della giustizia ha dispiegato la propria difesa nell'ambito dei procedimenti giudiziari promossi per il riconoscimento dei crediti ritenuti ancora insoddisfatti. È tuttavia obiettivo del Guardasigilli sostenere un percorso graduale di ristoro delle spese sostenute per gli esercizi finanziari dal 2012 al 2014, in considerazione del percorso gestionale che è ancora richiesto ai comuni e della insufficienza dei contributi corrisposti dallo Stato.
  A tal fine il Ministro ha avviato, con nota sottoscritta congiuntamente al presidente dell'ANCI, una specifica interlocuzione finalizzata all'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e con la partecipazione del Ministro dell'economia e delle finanze, di un tavolo tecnico Pag. 12che consenta, nella misura più adeguata, il soddisfacimento delle aspettative dei comuni sede di uffici giudiziari.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fragomeli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, mi dichiaro parzialmente soddisfatto dalla risposta, nel senso che questa non è un'interpellanza estemporanea, che non ha avuto un'analisi e un approfondimento, e viene a seguito di un'altra interrogazione del 4 aprile del 2014, cioè di ben due anni fa. Quindi, in quella sede si dichiararono, in modo molto chiaro e puntuale, la tempistica e le modalità di rimborso delle spese anticipate dai comuni. Non dobbiamo pensare che questa sia la modalità per applicare una spending review aggiuntiva agli enti locali, che già l'hanno subita fortemente in questi anni, e non dobbiamo neanche pensare che riforme importanti del sistema contabile degli enti locali, che abbiamo portato avanti, giuste, corrette e in linea anche con l'ordinamento europeo contabile, in qualche modo comportino un ulteriore ammanco di risorse e di problematiche rispetto ai bilanci comunali.
  Mi ritengo parzialmente soddisfatto per la questione che lei oggi ha illustrato e che è riuscito a rappresentare, cioè quello che poteva essere un processo lungo e difficile invece è stato risolto in modo – devo dire – abbastanza veloce, cioè attraverso un decreto e a seguito di convenzioni quadro, di un nuovo modello di gestione che tutti noi auspicavamo e, cioè, di ritorno in capo al Ministero di queste spese per tutto quello che riguarderà il futuro dopo il 1o settembre 2015.
  Quindi, il riassunto, la sintesi che oggi lei ci ha presentato è sicuramente frutto di un sano e, vi devo dire, ottimo rapporto di collaborazione tra gli enti.
  Sul pregresso, invece, rimangono dei dubbi per il fatto che, appunto, due anni fa, ci venne detto che, in qualche modo, non potevano essere dei rimborsi a piè di lista, determinati in modo arbitrario da parte dell'amministrazione giustizia nei termini finanziari. E invece vediamo che, per quanto riguarda il 2012, addirittura, viene confermata una percentuale assai bassa del 25 per cento, quindi difficilmente sostenibile per gli enti locali. Credo che questo, a prescindere dagli importanti tavoli che lei ha rimarcato, che si apriranno e che chiaramente fanno parte della parziale soddisfazione della risposta, non risolva il problema rispetto ad un contenzioso che, comunque, gli enti locali saranno costretti a fare. Quindi, l'auspicio è che questo tavolo, in qualche modo, non si limiti a definire le questioni delle annualità ancora aperte, ma entri nel merito anche di quella che, sentito oggi, sembrerebbe una questione chiusa su un'annualità come quella del 2012.
  In ultimo, non ho visto alcun riferimento rispetto ai dipendenti comandati, nel senso che c’è una spesa, anche questa, che sotto certi punti di vista può essere considerata indiretta, ma è un costo che i comuni si devono accollare rispetto, appunto, al funzionamento delle sedi giudiziarie presso il loro territorio. Quindi, c'era anche un costo di personale. Siccome mi è parso dalla risposta che si parlasse solo sostanzialmente del rimborso delle spese di gestione delle sedi e non tanto del personale, che, in alcuni casi, appunto, è comandato, per il suo tramite – sono convinto che lei sarà particolarmente attento alla questione – chiedo se si può anche tenere conto, in questo tavolo che verrà riaperto, del tema dei rimborsi del costo del personale, che rappresentano un costo oggettivo per i comuni interessati. Confido che la mia parziale soddisfazione possa a breve trovare, invece, pieno accoglimento.

(Iniziative di competenza per la piena attuazione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo relativa alla fattispecie di concorso esterno in associazione di tipo mafioso – n. 2-01241)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta ed altri n. 2-01241, Pag. 13concernente iniziative di competenza per la piena attuazione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo relativa alla fattispecie di concorso esterno in associazione di tipo mafioso (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole presidente Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, tra l'altro, approfitto dell'occasione per farle i miei migliori auguri per questo suo nuovo incarico. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'interpellanza depositata dal gruppo di Forza Italia parla di giustizia, chiede giustizia. Una giustizia negata dai giudici italiani, ma riconosciuta da quelli europei. Una giustizia che, grazie ad una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo dello scorso mese di aprile, dieci mesi fa, ha gridato solo in parte la propria vendetta almeno per una persona. Una persona, Bruno Contrada, un uomo che, come confermato all'unanimità dai giudici di Strasburgo, non doveva essere condannato per un reato che non c’è, che non c'era.
  Secondo la CEDU Bruno Contrada non doveva essere, infatti, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa perché, all'epoca dei fatti contestati, risalenti agli anni 1979-1988, il reato – cita la CEDU – «non era sufficientemente chiaro e il ricorrente non poteva conoscere nello specifico la pena in cui incorreva per la responsabilità penale che discendeva dagli atti compiuti».
  Contrada si era rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo nel luglio del 2008, affermando che, in base all'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che stabilisce il principio ulpianeo «nulla poena sine lege», non avrebbe dovuto essere condannato perché il reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso è il risultato di un'evoluzione della giurisprudenza italiana posteriore all'epoca in cui lui avrebbe commesso i fatti per cui è stato condannato. Anche per un non giurista come il sottoscritto, la cosa è molto chiara, molto limpida.
  I giudici di Strasburgo, a differenza di quanto fatto da quelli italiani, che, negli anni, hanno continuato ad emanare sentenze di condanna per fatti commessi in epoca antecedente l'elaborazione giurisprudenziale del reato di concorso esterno, gli hanno dato ragione, affermando che i tribunali nazionali, nel condannare Contrada, non hanno rispettato i principi della non retroattività e di prevedibilità della legge penale.
  La CEDU ha innanzitutto riconosciuto che il concorso esterno in associazione mafiosa è una figura criminosa di origine giurisprudenziale, evidenziando come, nelle pronunce sottoposte alla sua attenzione dalle stesse parti, tale reato sia comparso per la prima volta nella sentenza Cillari (Cassazione Penale, 14 luglio 1987) e sia stato, poi, oggetto di interpretazioni divergenti fino alla famosa pronuncia Demitry, resa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione il 5 ottobre 1994 – 1994, signor Presidente, rammentiamo questo anno –, che, mettendo fine ai contrasti, ne ha espressamente riconosciuto la configurabilità. Solo nel 1994.
  All'esito di una valutazione complessiva del quadro normativo e giurisprudenziale italiano concernente il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, la Corte europea è, dunque, giunta alla conclusione che tale figura criminosa costituisce il risultato di un'evoluzione giurisprudenziale che ha avuto inizio verso la fine degli anni Ottanta del secolo scorso e si è consolidata soltanto nel 1994 con la sentenza Demitry.
  Dal momento che il contenuto essenziale del diritto convenzionalmente riconosciuto è costituito dall'accessibilità e prevedibilità della norma, ciò che risulta determinante non è solo la conoscibilità della fonte formale, ma anche la sua applicazione giudiziale. Ed è proprio da questo ultimo punto di vista che la Corte di Strasburgo rileva come l'evoluzione giurisprudenziale che ha partorito il concorso esterno, dopo un iniziale silenzio protrattosi Pag. 14dall'introduzione nel 1992 del delitto di associazione di tipo mafioso fino alla sentenza della Cassazione del 1987, risulta contraddistinta da ripetuti capovolgimenti almeno fino al 1994, con l'intervento stabilizzatore, per così dire, della Cassazione riunita.
  In altre parole, soltanto con la sentenza Demitry, resa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione il 5 ottobre 1994, è stata finalmente ammessa in maniera esplicita l'esistenza del reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso nell'ordinamento giuridico italiano.
  I giudici di Strasburgo concludono così che, all'epoca dei fatti contestati a Bruno Contrada, il reato non sarebbe stato sufficientemente chiaro e, quindi, prevedibile dall'imputato. Egli, infatti, non poteva conoscere nel caso di specie la pena a cui sarebbe andato incontro per le condotte poste in essere. La Corte, quindi, ritiene che si può considerare legge solo una norma enunciata con precisione tale da permettere al cittadino di regolare la propria condotta; aggiungerei io, ci sono i codici appunto per questo.
  La determinatezza è, dunque, l'altra faccia della prevedibilità e, pertanto, una giurisprudenza complessa e divisa, come quella in materia di concorso esterno tra gli anni Ottanta e Novanta, non avrebbe permesso di qualificare con chiarezza i fatti contestati e prevedere la conseguente sanzione.
  Ebbene, la sentenza Contrada lascia aperti, però, molti interrogativi sul fronte delle conseguenze giuridiche non solo per l'interessato, ma anche per tutti coloro che nel tempo sono stati coinvolti in situazioni analoghe, ovvero per tutti coloro che sono stati condannati per concorso esterno in associazione mafiosa in relazione a fatti anteriori al 1994. In altri termini, una volta fatta giustizia per una persona, preso atto di aver inflitto una condanna per un reato che all'epoca dei fatti non c'era, è evidente che lo Stato italiano, che in questo caso ha sbagliato, debba attivarsi per evitare in qualsiasi modo di macchiarsi di altre ingiustizie.
  Ai sensi dell'articolo 46 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, gli Stati contraenti sono obbligati a conformarsi alle sentenze definitive della Corte europea sulle controversie nelle quali sono parti. Un obbligo che non si esaurisce nel pagamento delle somme eventualmente liquidate alla parte lesa a titolo di equa soddisfazione, ma esige altresì l'adozione di tutte le misure di carattere individuale necessarie per porre fine alla violazione e per eliminare tutte le conseguenze pregiudizievoli che essa continui eventualmente a produrre ai danni della vittima, nonché di tutte le misure di carattere generale necessarie a rimuovere le cause strutturali della violazione riscontrata, allorché essa tragga origine da un difetto sistemico dell'ordinamento interno e ad evitare così il ripetersi di violazioni identiche o analoghe.
  Nel caso Contrada, dato che la violazione accertata dalla Corte scaturisce in maniera evidente da un difetto sistemico dell'ordinamento interno e, cioè, da un problema di natura generale o strutturale che trascende il singolo caso oggetto di esame, le autorità statali hanno, dunque – questo è il punto, signor sottosegretario –, l'obbligo di adottare le necessarie misure rimediali in favore di tutti i soggetti che abbiano subito gli effetti della stessa violazione, in modo tale che, nel rispetto del principio di sussidiarietà, la Corte europea non sia chiamata a reiterare le sue constatazioni di violazione in una serie successiva di casi identici.
  È evidente come coloro che hanno subito la stessa ingiustizia, e ce ne sono signor Presidente e signor sottosegretario, possono lamentare, a ragione, la stessa violazione dell'articolo 7 della CEDU per condanne a titolo di concorso esterno relative a fatti antecedenti il consolidamento giurisprudenziale in materia, facendo valere quell'identica condizione sostanziale. Ma la magistratura del nostro Paese, interpellata sul punto proprio da chi ha subito come Bruno Contrada questa tremenda ingiustizia, e che sconta proprio in virtù di questa ingiustizia, da un anno e nove mesi, una condanna dietro le Pag. 15sbarre, ha deciso, e mi sto riferendo a Marcello Dell'Utri tanto per essere chiari, di negare per un caso di inevidente analogia ciò che è stato deciso dalla Corte europea. Sul caso di Marcello Dell'Utri, lo scorso novembre, la Corte d'appello di Palermo ha infatti ritenuto che pur in presenza di situazioni identiche, e ripeto identiche, a quelle oggetto della sentenza Contrada non si possa dar luogo alla revoca o declaratoria di ineseguibilità della sentenza di condanna sulla scorta dei principi enunciati per difetto di una previsione normativa che consenta al giudice dell'esecuzione di revocare una sentenza di condanna in presenza di una sentenza della Corte EDU pronunciata nei confronti di un soggetto diverso e nell'ambito di altra procedura. Qui le confesso, signor Presidente, che non capisco più nulla, che la mia coscienza comincia a reagire. Ebbene, la Corte d'appello accusa l'ordinamento italiano di essere carente di un apposito rimedio che permetta di dare piena esecuzione alla sentenza della Corte europea rispetto a coloro che abbiano subito la medesima violazione dell'articolo 7 CEDU e ciò anche nel caso in cui trattasi di persone – attenzione – tuttora detenute in espiazione della pena. In altre parole, una lacuna normativa, così ha detto il giudice di Palermo, vale più della libertà di un uomo condannato ingiustamente a scontare una pena che non gli spetta. Qui, lo ripeto, capisco, ma non mi adeguo.
  Ora, signor sottosegretario, il nostro appello al Governo è un appello alla giustizia e al buonsenso, è un appello che chiede di porre rimedio ad un'evidente situazione di illegalità convenzionale, che si è venuta a creare a seguito della sentenza Contrada, rispetto a tutti coloro che siano stati condannati in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa per fatti commessi prima del 1994. Questo per evitare che l'Italia sia nuovamente condannata per violazione della CEDU, ma soprattutto per evitare che un innocente rimanga in carcere anche solo un giorno in più, anche una sola ora in più. Ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, che priviamo ingiustamente della libertà personale è una sconfitta dello Stato di diritto, è una sconfitta per tutti noi. Per questo ci aspettiamo molto dalla sensibilità per la giustizia da parte di chi ha la responsabilità politica in questo campo. Per questo chiediamo al Governo di aprire la strada, nel rispetto della divisione dei poteri, per una soluzione del caso di chi sta scontando una pena detentiva che non dovrebbe scontare. La ringrazio, signor Presidente, la ringrazio, signor sottosegretario.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente Brunetta.
  Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

  GENNARO MIGLIORE. Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevole Brunetta, colleghi, vista la delicatezza della materia, spero che si possa con il presente atto ispettivo dare una adeguata soddisfazione ai dubbi degli interpellanti. Gli onorevoli interpellanti hanno richiamato la pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo sul caso Contrada e chiedono al Governo quali iniziative intende adottare per garantire una generale applicazione dei principi espressi dalla Corte sul caso Contrada. Il tema, come è noto, è stato oggetto di ampio dibattito. Meritano, in merito, di essere richiamate le argomentazioni recentemente espresse dalla Corte di cassazione nella sentenza n. 34147, del 30 aprile 2015, che nell'esaminare la fondatezza della questione di legittimità costituzionale sollevata con riguardo agli articoli 110 e 416-bis del codice penale per asserito contrasto con gli articoli 25, comma 2, e 117 della Costituzione, non ha ritenuto sussistente, allo stato attuale, la violazione del principio di legalità, affermando che il cosiddetto «concorso esterno in associazione mafiosa» deriva dal generale meccanismo incriminatorio dell'articolo 110 del codice penale in tema di concorso di persone nel reato.
  La Corte, conseguentemente, ha concluso escludendo che l'ipotesi criminosa in Pag. 16questione possa considerarsi un istituto di creazione giurisprudenziale. La stessa Corte europea dei diritti dell'uomo, nella citata sentenza Contrada, ha ritenuto che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non si ponga in contrasto con il principio di legalità successivamente alla sentenza Demitry resa dalle sezioni unite della Corte di cassazione, come lei ha ricordato, il 5 ottobre 1994. Il percorso argomentativo seguito dalla Corte di cassazione evidenzia chiaramente la natura tecnico-giuridica del profilo di diritto affrontato dalla CEDU e riportato nell'atto ispettivo in discussione.
  Tanto premesso, con riferimento all'invocata estensione del principio di diritto affermato dalla CEDU, si rappresenta in via preliminare che, ai sensi dell'articolo 46 della Convenzione, grava sugli Stati membri l'obbligo di conformarsi alle pronunce della Corte. È proprio con riferimento agli effetti estensivi delle pronunce CEDU che gli interpellanti chiedono quali iniziative il Governo intenda assumere. Come è noto, la Corte costituzionale a più riprese ha affrontato il tema della vincolatività del nostro ordinamento ai principi affermati dalla Corte europea dei diritti umani. A partire dalle storiche sentenze gemelle del 2007, il rapporto tra norme convenzionali e norme costituzionali è stato regolato attribuendo alle prime il valore di norme interposte ai fini della valutazione degli obblighi internazionali assunti dall'Italia ex articolo 117 della Costituzione. La Consulta ha pertanto riconosciuto l'esistenza di un obbligo per i giudici nazionali di interpretare il diritto interno in modo conforme ai principi CEDU, con esclusione dei soli casi in cui questi confliggano con le norme costituzionali, ovviamente. È rimessa alla Corte costituzionale la valutazione di conformità dell'ordinamento italiano ai principi della Corte europea dei diritti umani come interpretati dalla Corte di Strasburgo. La stessa Corte è tornata anche di recente a pronunciarsi sui citati obblighi di interpretazione stabilendo, tra l'altro, il principio di soggezione del giudice comune alle pronunce della Corte CEDU, in modo da rispettare la sostanza di quella giurisprudenza (la sentenza è la n. 311 del 2009, richiamata dalla sentenza n. 49 del 2015). L'applicazione dei principi espressi dalla CEDU è pertanto rimessa all'esclusiva valutazione dell'autorità giudiziaria cui è devoluta l'attuazione del principio di diritto al caso concreto, senza che residuino spazi di intervento per il Ministro guardasigilli. D'altronde, nell'ordinanza della Corte d'appello di Palermo, citata dall'interpellante, è stata riconosciuta la evidente analogia delle posizioni di chi è stato condannato per fatti anteriori al 1994.
  Per quanto attiene ad iniziative normative in materia, infine, l'ufficio legislativo del Ministero ha evidenziato, peraltro, che non appare allo stato profilarsi un problema di adeguamento dell'ordinamento interno alle statuizioni contenute nella sentenza CEDU, venendo unicamente e precipuamente in rilievo questioni legate a specifiche contestazioni rimesse alla valutazione dell'autorità giudiziaria.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Grazie per la risposta, certamente, però, non posso dirmi soddisfatto. Il Governo e il Ministero della giustizia in particolare hanno responsabilità politica di far rispettare la legge e di tutelare i cittadini nei confronti delle ingiustizie, a maggior ragione se si tratta di ingiustizie evidenti, indiscutibili, proprio perché visibili attraverso la scrittura di sentenze per mano di una Corte europea. La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sul caso Contrada è chiara, limpida, inoppugnabile e segnala un'ingiustizia gravissima in pieno corso. L'ingiustizia di una detenzione in carcere illegittima, quella di Marcello Dell'Utri, che ci risulta essere l'unico caso di persona tuttora detenuta in espiazione della pena per una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per fatti antecedenti il 1994.
  Una sola persona in carcere, quindi, ma un singolo è il bene supremo che lo Pag. 17Stato tutela, perché la ragion di Stato sta esattamente lì, nell'inchinarsi al bene dei singoli, nel dare a ciascuno quel che si merita sulla base del principio che la legge è uguale per tutti. Ed è proprio la legge ad obbligare il Governo, signor sottosegretario, a promuovere gli adempimenti di competenza conseguenti alle pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo, emanate nei confronti dello Stato italiano. Obbliga il Governo. L'Italia ha assunto l'impegno solenne di dare piena attuazione alla sentenza della Corte europea all'interno del proprio ordinamento, adottando le misure di carattere generale volte a risolvere i problemi di natura sistemica e sviluppando meccanismi interni per assicurare la pronta esecuzione delle sentenze della Corte. Stiamo parlando di una sentenza che ha condannato l'Italia perché il nostro Paese ha inflitto una pena per un reato che, all'epoca dei fatti, non era prevedibile, né conoscibile. Un reato che non c'era. Lo Stato deve prenderne atto e rimuovere le cause strutturali della violazione riscontrata, perché questa trae origine da un difetto sistemico dell'ordinamento interno, ovvero l'aver violato, nel caso di un determinato reato – quello di concorso esterno in associazione mafiosa – i principi di non retroattività e di prevedibilità della legge penale.
  La magistratura parla di carenza nell'ordinamento di norme in grado di dare piena attuazione alla sentenza della Corte europea rispetto a coloro che abbiano subito la medesima violazione sollevata dalla medesima Corte. Bene. Il Governo ci risponde che per le questioni specifiche la valutazione è rimessa all'autorità giudiziaria. Signor sottosegretario, mi sembra un collasso logico. Gli uni dicono che mancano le norme, il Governo dice che tutto è rimesso all'autorità giudiziaria. Beh, nel frattempo però un innocente sta in galera e questo mi ripugna, signor sottosegretario e signor Presidente. Ciò che tutti stanno dimenticando, però, è un fatto gravissimo: dietro questo corto circuito di responsabilità, c’è la libertà personale di un uomo, un uomo che è in carcere da un anno e nove mesi. Io sono andato a trovarlo dieci giorni fa. Non ho dormito la notte, signor sottosegretario. Un uomo che ha subito un processo per diciotto interminabili anni, che è privo della propria libertà da un anno e nove mesi, un uomo a cui è stata rovinata la vita, un uomo arrestato, avvilito, carcerato e distrutto per qualcosa che, all'epoca dei fatti addebitati, non era reato. Un uomo devastato da un reato che non c'era: ebbene, all'epoca dei fatti non c'era il reato; oggi c’è una sentenza di una Corte europea che lo riconosce, ma allo stesso tempo c’è una lacuna nell'ordinamento che non è in grado di recepire i principi. Questo è il punto.
  Io sono un legislatore, assieme agli altri 629, mi farò carico di questo, però quello che posso io è ben poco, quello che può il Governo è molto. In altre parole, il nostro ordinamento non è attrezzato per far fronte a questo tipo di situazioni, ovvero non è in grado di tutelare dei diritti sanciti da una Convenzione europea e ribaditi dalla Corte europea per un caso identico. A questo punto, la domanda è inevitabile: di chi è la responsabilità, signor sottosegretario ? Chi risponde di questa lacuna ? Chi risponde degli errori ? Chi risponde per questa detenzione legittima ? Chi risponde anche solo per un minuto in più in cui priviamo Marcello Dell'Utri della sua libertà ? Seicento milioni di euro sono stati pagati dallo Stato, dal 1999 ad oggi, ma si dice anche di più, come risarcimento per ingiusta detenzione; 24 mila le persone che hanno ottenuto questo risarcimento. Numeri importanti, certamente. Ma qui, più che il denaro che lo Stato risparmierebbe restituendo a Dell'Utri la libertà di cui ha pieno diritto, esiste qualcosa di non risarcibile, ma che almeno può lenire la ferita di chi non doveva né essere condannato e neppure processato. A volte non basta coprire l'errore, tacerne; a volte è più giusto, anzi è un dovere essenziale, restituire onore e dignità alla vittima dell'errore, e porre rimedio a questo incredibile errore restituirebbe onore e dignità alla nostra giustizia e alla nostra democrazia. Grazie, signor sottosegretario. Grazie, signor Presidente.

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(Chiarimenti e iniziative in merito alla mancata adozione del regolamento volto a disciplinare le modalità di accesso alla banca dati SDI (Sistema d'Indagine), anche al fine di consentirne l'utilizzo da parte della polizia locale – n. 2-01254)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pagani ed altri n. 2-01254, concernente chiarimenti e iniziative in merito alla mancata adozione del regolamento volto a disciplinare le modalità di accesso alla banca dati SDI (Sistema d'Indagine), anche al fine di consentirne l'utilizzo da parte della polizia locale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Pagani se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALBERTO PAGANI. Grazie, Presidente. Illustro molto brevemente, leggendo immediatamente l'interpellanza che mi pare sufficientemente...

  PRESIDENTE. Onorevole Pagani, sia gentile, se può cambiare microfono, perché quello ci dà dei problemi.

  ALBERTO PAGANI. Questo va meglio. Premesso che molti sistemi di videosorveglianza comunale sono dotati di varchi di lettura delle targhe in grado di rilevare anche alcuni tipi di infrazione previsti dal codice della strada, grazie a collegamenti diretti con le banche dati di motorizzazione e PRA, esistono collegamenti analoghi con le banche dati del Ministero dell'interno sui veicoli rubati ma sono limitati per legge. Infatti, a parere del Ministero, tale accesso può avvenire solo attraverso il sistema centralizzato nazionale targhe e transiti, attivato per le forze di polizia dello Stato. Dunque, i cosiddetti controlli massivi, necessari per il controllo automatico delle targhe degli autoveicoli che transitano attraverso i varchi, sarebbero riservati alle forze di polizia, secondo una lettura particolare dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 378 del 3 maggio 1982.
  Questi controlli seriali sarebbero, però, contemplati nel successivo articolo 10-bis del medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 378 del 1982, che disciplina, invece, l'accesso in banca dati SDI (Sistema d'Indagine) del personale della polizia municipale, addetto ai servizi di polizia stradale in possesso della qualifica di agente di pubblica sicurezza.
  Peraltro, lo stesso schema di regolamento di modifica del decreto del Presidente della Repubblica n. 378 del 1982, sul quale il Garante della privacy, ha espresso parere favorevole con osservazioni, il 3 ottobre 2013, non è mai stato licenziato effettivamente.
  Gli interpellanti chiedono, quindi, di sapere per quale motivo non si sia adottato il regolamento previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 378 del 1982, che consentirebbe alla polizia locale l'accesso al Sistema d'Indagine per le normali attività istituzionali, compresa la consultazione massiva ed automatica delle targhe dei veicoli rubati attraverso i diffusi sistemi di videosorveglianza comunale.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Manzione, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Grazie, Presidente. L'interpellanza dell'onorevole Pagani, unitamente ad altri deputati, chiede di conoscere le motivazioni per le quali non sia stato ancora adottato il provvedimento che consentirebbe alla polizia locale l'accesso alla banca dati SDI per la consultazione automatica e massiva delle targhe dei veicoli rubati attraverso i sistemi di videosorveglianza comunale.
  Preliminarmente va rammentato che il Sistema centralizzato nazionale targhe e transiti, gestito dal Dipartimento della pubblica sicurezza, mette a disposizione delle forze di polizia i dati sui passaggi dei veicoli che transitano in corrispondenza dei sensori dei sistemi di videosorveglianza territoriale che vi sono collegati. Il sistema è direttamente connesso alla banca dati interforze SDI per i controlli massivi sulle Pag. 19autovetture rubate. Esso si compone di 1500 rilevatori e 36 sistemi server. I sensori sono dislocati in Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Val d'Aosta, nelle tratte autostradali Napoli-Salerno e Salerno-Reggio Calabria, nei territori dei comuni di Verona, Trieste, Lodi, Lecco e Reggio Emilia, che hanno sottoscritto i Patti locali per la sicurezza. Quotidianamente arrivano al sistema circa 6 milioni di transiti.
  In linea con quanto stabilito dall'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 378 del 1982, il controllo massivo di questi transiti è riservato alle forze di polizia. A tale funzione non è, invece, abilitato il personale della polizia municipale.
  Infatti, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 10-bis del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 378/1982 e dell'articolo 16-quater del decreto-legge n. 8 del 1993, il personale della polizia municipale addetto ai servizi di polizia stradale e in possesso della qualifica di agente di pubblica sicurezza è abilitato ad alcune limitate operazioni e cioè: accesso allo schedario dei veicoli rubati, accesso allo schedario dei documenti di identità rubati e smarriti, inserimento dei dati autonomamente acquisiti dalle polizie municipali in ordine ai predetti veicoli e documenti e, infine, accesso alle informazioni concernenti i permessi di soggiorno rilasciati e rinnovati. Quanto alle modalità di accesso allo schedario dei veicoli rubati, ricordo che essi sono già disciplinati, fin dal 2001, attraverso un decreto interministeriale tuttora vigente.
  Resta da completare invece il percorso normativo necessario all'attivazione in concreto delle altre operazioni consentite alle polizie municipali in base alla normativa vigente. Tale percorso prevede l'emanazione di un regolamento modificativo del più volte citato decreto del Presidente della Repubblica n. 378 e successivamente l'adozione di un decreto interministeriale di attuazione all'aggiornamento. Al riguardo posso informare che il primo di tali provvedimenti è in fase di avanzata predisposizione, residuando solo alcuni approfondimenti inerenti alla copertura degli oneri finanziari derivanti dal provvedimento all'esito del quale evidentemente vedrà definitivamente la luce.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pagani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ALBERTO PAGANI. Signor Presidente, sono certamente soddisfatto per la celerità della risposta, meno naturalmente per il contenuto che evidenzia una non celerità del Ministero nell'attuare un regolamento che da anni è atteso e che ovviamente impedisce, fino a che non viene approvato, di utilizzare nel modo migliore i sistemi di videosorveglianza, che sono già stati installati, già attivi e che sono parzialmente accecati dall'impossibilità di imputare i dati nel sistema informatico, quindi di verificare se sotto quelle telecamere e sotto quei varchi dovessero passare veicoli rubati. Sicuramente, come nella risposta è stato evidenziato, ci sono molte telecamere che funzionano a pieno regime, ce ne sono molte di più che non funzionano a pieno regime, quindi invito il Ministero ad accelerare i tempi di approvazione del regolamento.

(Intendimenti in merito ad un procedimento disciplinare avviato dalla questura di Bologna nei confronti del segretario generale del Sindacato autonomo di polizia – n. 2-01256)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Vito e Brunetta n. 2-01256, concernente intendimenti in merito ad un procedimento disciplinare avviato dalla questura di Bologna nei confronti del segretario generale del Sindacato autonomo di polizia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Vito se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ELIO VITO. Signor Presidente, nell'illustrare la mia interpellanza non farò riferimento alle vicende specifiche alle Pag. 20quali fa riferimento l'interpellanza, cioè il procedimento disciplinare a carico di Gianni Tonelli, l'ha ricordato lei, che è segretario generale di uno dei più importanti sindacati delle forze di polizia, il SAP, e un altro procedimento disciplinare a carico di un altro rappresentante dello stesso sindacato per vicende che comunque riguardano loro attività sindacali, loro diritti sindacali esercitati in forma pubblica, con apparizioni in trasmissioni televisive. Non voglio far riferimento a queste specifiche vicende per non fare innanzitutto torto alla loro battaglia, che è una battaglia sui diritti di libertà, sui diritti sindacali, sui diritti democratici all'interno delle forze di polizia e poi – ne abbiamo parlato per settimane in Commissione difesa – anche dei diritti di rappresentanza all'interno delle Forze armate. Le Forze armate e le forze di polizia esercitano un compito indispensabile per garantire la sicurezza e la difesa del nostro Paese in Italia e all'estero, esercitano questa attività con grande professionalità e a rischio della loro stessa vita. Per queste attività, diciamocelo con chiarezza, signor rappresentante del Governo, sono pagati poco e male, hanno scarsi mezzi e scarse risorse. Ciononostante, queste donne e questi uomini, ai quali il nostro Paese deve essere grato, fanno ogni giorno responsabilmente il loro lavoro, ma hanno il diritto i poliziotti, i carabinieri, i militari a poter esercitare dei diritti democratici loro riconosciuti dalla legge ? Perché stiamo parlando di questo, della rappresentanza militare di diritti che la legge prevede che rappresentanti militari possano esercitare e per le forze di polizia per diritti sindacali che la legge attribuisce a sindacati che sono stati appunto riconosciuti. Quando questo accade e quando invece si stabiliscono dei procedimenti disciplinari che cercano di limitare l'esercizio di questi diritti sindacali, io credo che sia giusto, ripeto, al di là delle vicende specifiche che avranno il loro percorso e il loro approfondimento e sono state allertate varie autorità giudiziarie istituzionali nel nostro Paese, è giusto suscitare un allarme.
  Tra l'altro ricordo che oggi è il quindicesimo giorno – lei signor Presidente, come me, conosce queste pratiche ghandiane – di sciopero della fame di Gianni Tonelli e, come lui stesso ha ricordato, comincia a mancare la benzina. Per cui io, in sede di replica, mi permetterò di rivolgermi, anche umilmente, a Gianni Tonelli affinché possa trovare una qualche forma anche di sospensione di questa sua estrema attività. Prima di poter decidere se rivolgere questo appello, signor sottosegretario, ho bisogno della sua risposta che mi auguro sia una risposta, come sempre deve intervenire da parte del Viminale, che esercita con attenzione e responsabilità i suoi compiti di guida delle attività di sicurezza nel Paese, attenta anche ai diritti di chi consente oggi questa attività di guida delle attività di sicurezza nel nostro Paese, cioè i diritti dei poliziotti.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Domenico Manzione, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, io prendo atto dell'illustrazione da parte dell'onorevole Vito, che in qualche modo si estranea dai due casi singoli per invocare il riconoscimento agli appartenenti alle forze di polizia e ai rappresentanti sindacali delle forze di polizia dell'esercizio dei diritti costituzionali che evidentemente spettano di diritto anche a loro e su questo evidentemente non posso non essere d'accordo. Le due procedure però dalle quali trae spunto l'interpellanza riguardano giustappunto i limiti tra l'esercizio di quei diritti, che sono assolutamente indiscutibili – e su questo siamo perfettamente d'accordo con l'interpellante – e l'eventuale violazione dei doveri disciplinari, quindi da esse in realtà nella risposta non si può prescindere. Il primo caso da cui trae spunto l'interpellanza, per lo meno la sua forma scritta, riguarda l'ispettore giustappunto Gianni Tonelli, che è ispettore capo della polizia di Stato e segretario generale nazionale del Sindacato autonomo di polizia, SAP. In questo caso devo precisare Pag. 21anzitutto che la contestazione degli addebiti è stata redatta a seguito di una nota inviata dal Dipartimento della pubblica sicurezza, in particolare dalla direzione centrale delle risorse umane, con la quale era stata segnalata la partecipazione del signor Tonelli, in qualità di segretario generale nazionale del SAP, alla trasmissione televisiva «In mezz'ora», condotta dalla giornalista Lucia Annunziata. Nella circostanza l'ispettore indossava una polo facente parte del vestiario in uso alla polizia di Stato con la presenza di alamari sul bavero e la scritta «polizia», con l'unica variante che sul bavero dell'indumento, nel punto in cui si applica il distintivo di qualifica, era stata apposta la denominazione «SAP». All'ispettore è stato contestato di aver contravvenuto alla norma che vieta l'uso promiscuo di capi della divisa con altri non pertinenti alla stessa, con ciò ponendo in essere una condotta non conforme al decoro delle funzioni degli appartenenti alla pubblica sicurezza, oltre che potenzialmente pregiudizievole per l'immagine dell'Amministrazione. Tuttavia devo anche aggiungere che, a seguito di questa contestazione, il 25 gennaio scorso l'ispettore ha presentato una propria memoria difensiva che ovviamente è in fase di attenta valutazione da parte degli organi a ciò deputati. Per quanto riguarda invece il secondo caso, informo che nello scorso mese di dicembre il capo della polizia direttamente, su motivata proposta del questore di Roma, ha sospeso cautelarmente dal servizio un dipendente avente la qualifica di assistente capo. Il provvedimento è stato motivato da gravi motivi disciplinari anche alla luce del grave pregiudizio arrecato dal predetto all'immagine e al prestigio dell'Amministrazione in ragione dell'ampia risonanza mediatica che l'episodio è riuscito ad ottenere. Il dipendente in questione, in divisa, con voce camuffata e il volto oscurato, ha reso l'intervista mandata in onda durante la trasmissione televisiva di RAI 3 «Ballarò» nel corso della quale ha rilasciato dichiarazioni non autorizzate su argomenti riservati, mostrando ai giornalisti materiale obsoleto e deteriorato in dotazione alla polizia di Stato. Dalla ricostruzione dei fatti è stato possibile appurare che il dipendente aveva prelevato materiale di vecchio tipo per poi esibirlo durante l'intervista. In considerazione della grave condotta posta in essere, l'assistente capo è stato altresì denunciato alla procura della Repubblica per i reati di peculato, abuso d'ufficio e diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l'ordine pubblico nonché per l'abbandono del posto di servizio.
  In conclusione, quindi, i provvedimenti disciplinari in questione sono stati adottati in applicazione della normativa vigente, in particolare ovviamente dei decreti del Presidente della Repubblica n. 737 del 1981 e n. 3 del 1957 nonché del regolamento di servizio della Polizia di Stato. Va da sé che per il procedimento pendente, ferma restando l'affermazione, pienamente condivisa da parte del Governo, già posta in premessa dall'onorevole interpellante, sarà la procedura ad appurare se si è rimasti nei limiti di quell'esercizio del diritto o se essi siano stati travalicati.

  PRESIDENTE. L'onorevole Elio Vito ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ELIO VITO. Io sono completamente insoddisfatto, signor sottosegretario, a parte la cortesia della risposta, della celerità con la quale è stata resa e anche lo scrupolo, che ho avuto modo di riscontrare direttamente quando ero Ministro, con il quale gli uffici del Viminale seguono le nostre attività.
  Sono completamente insoddisfatto perché le libertà sindacali, come la libertà in genere, non possono essere un vuoto esercizio, ma è proprio nei casi critici che vanno esercitate e che vanno tutelate, e non vanno, invece, a essere oggetto di azioni disciplinari. Lei guarda il dito anziché la luna che quel dito indica.
  Mi riferisco, innanzitutto, al secondo caso. Non una parola specifica sulla sicurezza del materiale in dotazione alle forze di polizia che quell'intervista voleva denunciare. Questo era oggetto dell'attività Pag. 22sindacali. Ripeto, non tocca a me giudicare le vicende specifiche. Ho piena fiducia nelle autorità preposte. Ma non vi è stata una parola su quello, rispetto al quale, invece, come lei ha riconosciuto, poi ci sono state inchieste giornalistiche di organi di stampa. Io ho la sensazione che quella denuncia qualche effetto lo abbia prodotto a tutela delle forze di polizia, per fare in modo che a loro sia sempre assicurato un materiale in dotazione che possa servire ad assicurare la sicurezza delle persone che devono proteggerci. Altrimenti, se non parliamo di questo, il timore è che si voglia punire chi denuncia che il materiale in dotazione possa non essere corrispondente alle norme. Questo, quindi, rientra nella libertà delle attività sindacali.
  Non discuto la forma, le modalità, l'orario, ma questo è il punto. Ho la sensazione che si vogliono limitare le libertà sindacali perché in entrambi i casi c’è stata una forma di comunicazione esterna, resa attraverso i mass media, le trasmissioni televisive, che aveva ad oggetto queste condizioni. Sulla prima vicenda, quella del segretario generale del SAP, lei ha fatto riferimento alla memoria difensiva e ho la sensazione che, anche in questo caso, stiamo discutendo di una maglietta. Dobbiamo discutere se questa maglietta era originale o era tarocca. Anche in questo caso, anziché guardare alla maglietta, sulla quale farete tutti i dovuti e approfonditi accertamenti, sulla taglia, sul numero, sulla marca, andiamo alla sostanza della denuncia, che è stata fatta in quella trasmissione, rispetto ai diritti sindacali e a che cosa si vuole provocare nei confronti dei Paesi.
  Ripeto, stiamo parlando di forze dell'ordine e di Forze armate che operano in condizioni di grave difficoltà e disagio. Quando se ne parla in questo Parlamento, quando siamo intervenuti, in genere i dibattiti che si fanno sono per mettere il numero identificativo sul casco, il reato di tortura – quasi che i colpevoli fossero loro e non le persone che cercano di arrestare –, le gravi limitazioni agli stipendi, agli scatti di categoria, al riordino di carriera e al materiale in dotazione. In genere, quando in Parlamento si parla di forze dell'ordine lo si fa con questi interventi, quasi punitivi, spesso malcelati, anche con il sostegno di forze di maggioranza o dello stesso Governo.
  Noi, invece, poniamo una questione diversa, quella di garantire a queste persone non gli stessi diritti sindacali – perché sappiamo che la Costituzione e le leggi non consentono loro, giustamente, di avere gli stessi diritti sindacali e di rappresentanza di tutti i lavoratori –, ma almeno di vedere garantiti i diritti sindacali e di rappresentanza che la legge e la Costituzione affidano loro. Cercare di dare la sensazione all'esterno e agli alti rappresentanti sindacali che, se si va in televisione a denunciare qualcosa che non va, si rischia di essere soggetti a un procedimento disciplinare – converrà, signor sottosegretario – è qualcosa di poco carino e che rende vano, inutile, vago il riferimento che lei, invece, ha condiviso con me sul pieno esercizio e sul rispetto di queste libertà sindacali. Probabilmente il Parlamento dovrà anche intervenire migliorando le norme sui sindacati delle forze di polizia, sulla rappresentanza militare.
  Nel frattempo non diamo la sensazione che, all'interno di queste Forze armate e di queste forze di polizia, ci sia non solo il senso di gratitudine e di rispetto che ci deve essere, ma ci sia anche un sentimento quasi intimidatorio e punitivo nei confronti di chi fa il proprio lavoro di rappresentante sindacale, riconosciuto dalla legge ed accettato anche dagli organi interni della polizia e delle Forze armate. Mi auguro naturalmente che le vicende alle quali ho fatto riferimento possano poi, nel merito, anche trovare una positiva conclusione.

(Iniziative di competenza per tutelare gli interessi degli azionisti di minoranza di Ansaldo STS, alla luce della vendita della partecipazione di Finmeccanica – n. 2-01252)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sibilia ed altri n. 2-01252, Pag. 23concernente iniziative di competenza per tutelare gli interessi degli azionisti di minoranza di Ansaldo STS, alla luce della vendita della partecipazione di Finmeccanica (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Sibilia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Grazie, Viceministro. Gli atti sono noti, l'interpellanza è nota, quindi conosciamo di cosa stiamo parlando. Pertanto, non vorrei leggere, in maniera anche un po’ sterile, il contenuto dell'interpellanza. Più che altro, vorrei che chi ci ascolta, dal momento che si tratta di una vicenda abbastanza complessa per chi non tratta questi argomenti, riesca a capire di cosa stiamo parlando.
  Utilizzerò una metafora che è una metafora molto semplice e nota, del mercato. Il luogo in cui si svolge questa storia che andiamo a raccontare è appunto un mercato, un mercato globale dove arrivano diversi clienti da tutto il mondo. Abbiamo un fruttivendolo e questo fruttivendolo si chiama Finmeccanica. Il fruttivendolo Finmeccanica, all'interno del suo cesto, ha due cetrioli. Un cetriolo è di grande bontà e di altissima qualità e questo cetriolo si chiama Ansaldo STS. Questo cetriolo è talmente buono che si può dividere in 120 milioni, 200 milioni di pezzettini e ogni singolo pezzettino viene stimato con un valore tra gli 11,50 euro e i 15 euro. Quindi, è un cetriolo di una qualità eccelsa.
  Dall'altra parte, il fruttivendolo Finmeccanica ha un altro cetriolo, che è un cetriolo di scarsissima qualità, un cetriolo che si chiama AnsaldoBreda. Questo cetriolo viene stimato in perdita di circa 230 milioni di euro e, in quattro anni, ha fatto perdere al fruttivendolo Finmeccanica circa un miliardo di euro. Quindi, chiaramente Finmeccanica tenta in tutti i modi di disfarsene. Però, chiaramente, è difficile trovare qualcuno che acquisti un cetriolo del genere sul mercato.
  Cosa fa il fruttivendolo Finmeccanica, che è scafato nel mercato e conosce qual è la situazione ? Si avvicina, all'insaputa di tutti gli altri clienti, ad un cliente giapponese che si chiama Hitachi. Finmeccanica parla con Hitachi e gli dice: «Guarda, io ti vendo una parte del cetriolo buono se tu ti prendi anche il cetriolo cattivo. Ovviamente, ti faccio fare un affare nell'acquisto del cetriolo buono». Allora, si accorda per vendere il 40 per cento del cetriolo buono, che si chiama Ansaldo STS, alla modica cifra di 9,50 euro per ogni pezzettino, quindi è un grande affare. Dall'altra parte, dice al cliente giapponese, sempre all'insaputa di tutti gli altri clienti: «Compra anche questo cetriolo, è vero che vale 231 milioni di euro in perdita, però tu me lo paghi 308 milioni di euro». Quindi, c’è una sovrastima di circa 500 milioni di euro. Questa sovrastima, chiaramente, viene anche presa con un po’ di imbarazzo dal cliente giapponese, che chiede ai suoi consiglieri per gli acquisti: «Ti pare normale che noi compriamo a 500 milioni di euro una cosa vale 231 milioni di euro in meno, sembra un po’ troppo». Infatti, chi consiglia il cliente giapponese non risponde sul momento, però tutti gli altri consiglieri del mercato, ad esempio l’advisor indipendente del fruttivendolo Finmeccanica, tipo Equita, dicono che quella è una sovrastima di 539 milioni di euro. Gli altri advisor del CDA – quindi del padrone del fruttivendolo Finmeccanica – dicono che è una sovrastima di 554 milioni di euro.
  Benissimo, quindi, da una parte, si procede all'acquisto di questo cetriolo negativo, pessimo, in perdita per una sovrastima, un sovrapprezzo incredibile, di cui qualsiasi persona all'interno del mercato si sarebbe accorta.
  Dall'altra parte, si acquista il 40 per cento dei 200 milioni di pezzettini ad un prezzo super vantaggioso, a 9,50 euro, invece dei 12-15 euro che era il prezzo di mercato. Che succede ? Che gli altri clienti, nel momento in cui vedono che si sta realizzando questa vendita, dicono: «Questa cosa non ci sembra normale». Allora, cosa fanno ? Si catapultano all'Autorità del Pag. 24mercato. Chi è l'Autorità del mercato ? Vanno in un posto dove si trova proprio questa struttura, che si chiama Autorità del mercato e trovano questa persona che dorme, che dorme di un sonno profondo. Dicono: «non ci resta altro che svegliarla» e cercano di strattonarla. Questa Autorità si chiama Consob, il signor Consob. Tutti quanti all'interno del mercato hanno visto qual è il problema, vanno dall'Autorità che stava dormendo e le dicono: «Senti, fai qualcosa, perché non è possibile che non sappiamo nulla di quello che è successo e si sta realizzando davanti ai nostri occhi una cosa che ci sembra quanto meno strana: c’è uno sconto incredibile, da una parte, e la vendita di una cosa in perdita, dall'altra». Il fruttivendolo Finmeccanica – sia chiaro – in questo affare è a saldo zero, cioè va benissimo, tanto alla fine raggiunge i suoi obiettivi. Chi ci perde, però, sapete chi è ? Sono i coltivatori, che hanno coltivato il cetriolo buono, Ansaldo STS, cioè gli azionisti di minoranza, perché, nel momento in cui c’è la legge che dice che, una volta che tu hai comprato più del 25 per cento del cetriolo buono, devi fare un'offerta sul mercato per comprarti il restante 75 per cento, allora il cliente giapponese lancia questa offerta all'altro 60 per cento – perché nel frattempo aveva comprato il 40 per cento del cetriolo – e dice: «Io ve lo pago, però con lo stesso accordo che ho fatto con il fruttivendolo, cioè a 9,50 euro», che potrebbe significare circa 4-5,60 euro in meno sull'acquisto di ogni pezzettino di cetriolo.
  Ora che succede ? Che, stimolata, l'Autorità del mercato, nonostante il sonno profondo, risponde, però, siccome non era evidentemente stata attenta, risponde, dicendo: «vabbé, effettivamente, è successo qualcosa di strano, qualcosa di cui io non mi sono accorto perché stavo dormendo» – e questo è grave – quindi che Consob, l'Autorità del mercato, stesse dormendo è gravissimo, perché, mentre Finmeccanica-fruttivendolo e Hitachi-cliente stanno dicendo: «guardate che non abbiamo fatto nessun accordo sottobanco» e invece si stava per formare una collusione, anche l'Autorità del mercato si rende conto – e lo scrive proprio due giorni fa, l'altro ieri sera – e scrive che c’è stata collusione tra Finmeccanica e Hitachi, con tutto ciò che ne consegue e tutto il lavoro che dovrà fare la magistratura per accertare questa collusione, che svantaggia gli altri operatori del mercato e i piccoli azionisti di Ansaldo STS.
   In più, dice: «vabbè, effettivamente, il valore dei pezzettini di cetriolo è troppo basso: alziamolo di 0,399 centesimi per pezzettino» e questa, signori miei, è la classica azione che fa offesa all'intelligenza degli altri clienti del mercato che erano andati a svegliare Consob, perché chiaramente, se fosse stato un intervento così irrilevante, di 0,399 centesimi ad azione, a pezzettino di cetriolo, sicuramente questi altri operatori del mercato non se ne sarebbero accorti e sarebbero corsi da Consob, quindi è un'offesa all'intelligenza.
   Ora, la domanda è, caro Governo, che devi anche vedere il mercato dal punto di vista della protezione nei confronti dei cittadini (sappiamo quello che è successo con le banche e le obbligazioni subordinate, nel cui ambito la stessa autorità stava dormendo ed è rimasta dormiente fino ad oggi, quando si sveglia e dice: «ritardiamo l'applicazione del bail-in», salvo poi prendere degli schiaffi dalla Commissione europea, visto che è stato votato in Aula dalla maggioranza di governo): questi azionisti, questa cooperativa di agricoltori, che perde 5,60 euro per ogni pezzettino di cetriolo, il Governo come la tutela ?

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Enrico Morando, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente, in sostanza, come è stato appena richiamato, si fa riferimento nell'interpellanza urgente agli accordi vincolanti sottoscritti da Hitachi e Finmeccanica, il 24 febbraio 2015. Quegli accordi avevano per oggetto, in primo luogo, la cessione a Hitachi, o a soggetto da essa designato, da Pag. 25parte di Finmeccanica, della partecipazione di maggioranza in Ansaldo STS, ad un prezzo pari a 9,65 euro per azione. In secondo luogo, quegli accordi vincolanti affermavano la cessione, da parte di Finmeccanica e Breda a Hitachi Rail Italy Spa, una società indirettamente e interamente controllata da Hitachi, dell'attuale business Ansaldo Breda Spa, ad esclusione di alcune – sto citando letteralmente il testo dell'accordo –, dell'attività di revamping di determinati contratti residuali, il cosiddetto ramo d'azienda, ad un prezzo pari ad un euro. I cetrioli a cui si faceva riferimento sono, in sostanza, questi che ho appena nominativamente richiamato.
   Come comunicato al mercato il 6 marzo 2015, il prezzo concordato tra Hitachi e Finmeccanica, il 24 febbraio 2015, pari a euro 9,65 – come ho appena detto – è stato poi decurtato del valore del dividendo, pari a euro 0,15, distribuito nell'ambito dell'assemblea degli azionisti di Ansaldo del 23 aprile 2015 e pagato il successivo 20 maggio 2015. Di qui 9,65 diventa 9,50.
   A fronte dell'esecuzione contestuale dei suddetti accordi, cioè dei due aspetti dell'accordo unitario, avvenuta il 2 novembre 2015, Hitachi Rail Italy, in qualità di soggetto designato da Hitachi, ha acquistato la partecipazione di maggioranza ad un prezzo pari a 9,50 euro per azione e ha comunicato, ai sensi dell'articolo 102, comma 1, del decreto legislativo n. 58 del 1998, il cosiddetto Testo unico della finanza, il sorgere dell'obbligo, ovviamente essendo stata superata la relativa soglia, di promuovere un'offerta pubblica di acquisto, ai sensi dell'articolo 106, comma 1-bis del testo unico, sul restante capitale di Ansaldo, pari a circa il 59,93 per cento, al medesimo prezzo di euro 9,50 per azione. L'offerta è stata promossa, ai sensi dell'articolo 102, comma 3, del Testo unico della finanza, il 4 novembre 2015, e il documento ad essa relativo è stato approvato dalla Consob, con delibera – ora la cito – n. 19.457 del 5 dicembre 2015.
   Il periodo di adesione dell'offerta è iniziato a far data dal 4 gennaio 2016 e terminerà, a questo punto a seguito di una proroga decisa – come vedremo subito dopo – da Consob, il 19 febbraio prossimo venturo.
   In data 10 e 11 novembre 2015, come deve avvenire, secondo le regole di mercato, Amber Capital UK, Amber Capital Italia e Bluebell partners, azionisti di minoranza di Ansaldo – credo che siano questi i rappresentanti degli agricoltori a cui prima si faceva riferimento – hanno presentato, come da articolo 106, comma 3, lettera d), del Testo unico della finanza, e 47-sexies del regolamento di Consob, due istanze di aumento del prezzo dell'offerta, cioè congiuntamente questi soggetti hanno presentato istanza di tutela dei loro interessi legittimi di azionisti di minoranza, che ritenevano essere violati.
   Questo ha determinato – come deve accadere, secondo le nostre regole – che, a fronte del ricevimento delle suddette istanze, siano stati avviati da Consob due procedimenti amministrativi, ai sensi del Regolamento della Consob stessa.
   Al fine di valutare la fondatezza di queste istanze degli azionisti di minoranza, sono state ovviamente effettuate indagini – diciamo così – colloqui e istruttorie con tutti i soggetti coinvolti nell'operazione, ovviamente Finmeccanica, Ansaldo, Hitachi e così via.
  L'analisi di questi elementi informativi e documentali, trasmessi dai sopramenzionati soggetti, è stata oggetto di un'attività istruttoria ad esito della quale la Consob ha adottato, ai sensi dell'articolo 106, comma 3, lettera d), del Testo unico della finanza e del già citato articolo 47-sexies del «regolamento emittenti», in data 3 febbraio 2016 il provvedimento n. 19507, con il quale ha rettificato in aumento il prezzo dell'offerta, da euro 9,50 a euro 9,899. Gli interroganti ritengono che questa rettifica sia insufficiente, ma la rettifica c’è stata, soprattutto.
  La Consob, nell'ambito dell'istruttoria e stante il carattere unitario dell'operazione, che ha portato il venditore a cedere a Hitachi contestualmente la partecipazione di maggioranza e il ramo d'azienda – chiamiamo così i due «cetrioli» a cui si Pag. 26faceva prima di riferimento –, ha accertato l'esistenza di una collusione tra Hitachi e Finmeccanica, volta a riconoscere al venditore un corrispettivo più elevato rispetto a quello dichiarato dall'offerente. Naturalmente, sulle dimensioni e sul prezzo sostanzialmente non è il Governo che deve decidere, ma l'autorità che compie queste valutazioni. Quindi, circa le dimensioni di questo sovrapprezzo, determinato dalla collusione sostanzialmente tra venditore e acquirente, il Governo non ha nulla da commentare che si aggiunga alle decisioni dell'Autorità di vigilanza.
  In particolare, alla luce di quanto emerso dall'istruttoria – e questo lo dico solo perché sia chiaro la ragione per cui quel prezzo è stato dichiarato in aumento rispetto alla dimensione già citata – Hitachi ha riconosciuto a Finmeccanica, attraverso la sopravvalutazione del ramo d'azienda, quantificata in 32 milioni di euro secondo questa analisi, una componente di prezzo aggiuntiva rispetto al prezzo concordato per l'acquisto della quota in Ansaldo e comunicato dalle parti il 24 febbraio 2015. Tale componente ulteriore di 32 milioni di euro, suddivisa per il numero di azioni di Ansaldo oggetto del trasferimento, che sono 80.131.081 azioni, equivale ad un maggiore valore per azione pari a euro 0,399. Pertanto, il corrispettivo finale dell'offerta su Ansaldo è stato rettificato in aumento a 9,899 euro.
  Nella medesima data del 3 febbraio 2016 – in queste ore, cioè –, al fine di garantire agli oblati un congruo lasso di tempo per decidere se aderire o meno all'offerta pubblica di acquisto, alla luce della richiamata decisione della Consob, il periodo di adesione all'offerta è stato prorogato, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, del «regolamento emittenti», con delibera n. 19508 di 10 giorni di borsa aperta, quindi fino al 19 febbraio prossimo venturo.
  Si può dunque concludere, in rapporto ai quesiti posti dagli interpellanti, che: in primo luogo, le attività di indagine sviluppate da Consob abbiano appurato effettivamente l'esistenza di una collusione fra venditore ed acquirente, tale da mettere a rischio i diritti delle minoranze; in secondo luogo, che la stessa Consob abbia sviluppato tempestivamente – perché si può appurare, emerge e si può concludere – un insieme di interventi volti a tutelare quegli stessi diritti. Naturalmente, gli interpellanti sono liberi di ritenere che questa tutela non sia stata compiuta perfettamente sotto il profilo dell'entità del prezzo di cui stiamo discutendo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sibilia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Senza nulla togliere alla risposta del Viceministro, però chiaramente mi ritengo estremamente insoddisfatto, dal momento che le risposte che lei ci ha fornito sono assolutamente corrette e congruenti, al 100 per cento, a quelle che sono le delibere n. 19507 del 3 febbraio 2016 e n. 19508 del febbraio 2016 emanate da Consob.
  Però, c’è un però. Se queste delibere dicono che c’è stata collusione allora, signori, la collusione viene fatta tra chi ? Tra Finmeccanica e Hitachi. Fino a prova contraria Finmeccanica la controlla ancora un po’ questo Stato italiano da qualche parte; abbiamo ancora un'influenza su Finmeccanica e, Dio mio, facciamo delle cose scorrette e lei stesso ha detto che questa collusione è tale da mettere a rischio i diritti degli azionisti di minoranza; e quindi ? Che succede ? Cosa fa il Governo ? Finmeccanica è controllata dallo Stato: quindi ? Facciamo qualcosa ? Qualcuno pagherà per questa messa a rischio dei diritti delle minoranze ? No ! Allo stato attuale non c’è nessuno.
  Poi, ci sono altri due fattori. A me sembra anche che bisogna un attimo capire la Consob a che gioco gioca. Ci sono i membri della Consob; questa è chiaramente, almeno sulla carta, un'autorità indipendente, esattamente come indipendente è la Banca d'Italia, ma sappiamo benissimo che le partecipanti al capitale di Pag. 27Banca d'Italia sono quelle che devono essere controllate dalla Banca d'Italia (questo Paese si fonda su questo conflitto di interessi). Allora, il punto è: ma è possibile che non abbiamo nessuna influenza, come Governo ? Cioè voi, come Esecutivo, non potete dire nulla a quei membri che voi stessi, tra l'altro, infilate nella Consob, perché ultimamente sono stati comunque designati dei membri della Consob dal Presidente del Consiglio ? Gli vogliamo dire qualcosa a questi signori ? Non è possibile che devono intervenire Amber e Bluebell per dire alla Consob: «Sveglia, c’è qualcosa che non va» e poi la Consob, quindi, deve intervenire. Chiaramente è possibile, anche per le delibere della Consob, impugnarle al TAR, ma questi sono costi della giustizia, con la macchina della giustizia amministrativa che viene ingolfata, quando, invece, basterebbe un'autorità di vigilanza che fa veramente l'autorità di vigilanza.
  Allora, qui non si dimette mai nessuno, visto che la Consob è diretta responsabile anche dei disastri delle quattro banche che dite di aver salvato, ma in realtà non è così (Banca Etruria). Consob dov'era quando si vendevano le obbligazioni subordinate senza il profilo di rischio ? Nessuno paga per quello che succede. Io mi aspetto questo, perché altrimenti le delibere Consob del 3 febbraio mi sembrano analoghe a quello che è successo per la questione Monte dei Paschi. Mario Draghi era stato informato dagli ispettori di Banca d'Italia che l'acquisto di Antonveneta poteva essere la fine di una banca. Lo so, Viceministro, che a lei possono sembrare scollegate queste cose, ma non lo sono. Non lo sono assolutamente, perché se Mario Draghi ovvero, diciamo, il Vegas di turno, quindi il Mario Draghi di turno, avesse veramente ascoltato quello che gli ispettori magari avevano scritto in quel rapporto, oggi non ci troveremmo con una banca totalmente fallita come il Monte dei Paschi di Siena. Non avremmo dovuto dare 4 miliardi di euro dei cittadini italiani, prestito di Stato. Così funziona, purtroppo. Io la vedo da cittadino; forse lei ha delle esperienze chiaramente superiori, migliori delle nostre, di una qualità eccelsa, ed è per questo che non a caso lei è Viceministro e vediamo risultati che sono di una certa qualità. Quindi, chiaramente è migliore di noi, però io chiaramente ho da fare il lavoro della persona che osserva, che denuncia e cerca di dare soluzioni alternative. Non è possibile che abbiamo fatto un regalo a Hitachi a spese delle minoranze. Questo è il sunto di questa vicenda e se nessuno paga, neanche questa volta, allora noi di autorità di vigilanza in questo Paese non possiamo parlare, né di Banca d'Italia né di Consob, e mi dispiace, come penso dispiaccia anche a lei, che forse un giorno arriverà il «cavallo nero» della BCE che inizierà a fare i controlli e a sostituirsi all'autorità di vigilanza.
  A me dispiace, però purtroppo stiamo dimostrando, l'Esecutivo sta dimostrando di non essere all'altezza di avere un Paese onesto su quelle che sono le transazioni finanziarie e bancarie.

(Chiarimenti in merito al nuovo sistema per la razionalizzazione e l'accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento – n. 2-01249)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Chimienti ed altri n. 2-01249, concernente chiarimenti in merito al nuovo sistema per la razionalizzazione e l'accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Chimienti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente. Sottosegretario, il fallimento delle politiche assunzionali del Governo e del disegno globale della legge n. 107, approvata a colpi di fiducia e senza ascoltare nessuno solo qualche mese fa, è tristemente sotto gli occhi di tutti e diventa ogni giorno più evidente. Le scuole sono nel caos da mesi: da settembre in maniera assai più massiccia degli anni scorsi, gli studenti italiani Pag. 28hanno visto ruotare decine di docenti; prima, le nomine provvisorie fino ad aventi diritto, poi, dopo un mese o meno, le nuove nomine dei supplenti dalle graduatorie di istituto e, infine, la roulette russa dei docenti del potenziamento.
  Ebbene, in questo vero e proprio terno al lotto delle assunzioni che, in maniera totalmente irragionevole e scriteriata, avete messo in atto, in alcuni casi, i docenti non sono proprio stati assegnati alle scuole e i ragazzi non hanno potuto fare lezione addirittura per quattro mesi. È il caso verificatosi nell'Istituto di istruzione superiore «Boselli» di Torino, dove non sono mai partite le lezioni di fisica, matematica, inglese, spagnolo, a causa della mancanza di ben quaranta insegnanti e gli studenti, anche quelli dell'ultimo anno, sono giunti agli scrutini del primo quadrimestre con un «non classificato» in pagella.
  Vede sottosegretario, noi oggi siamo qui non per velleità squisitamente politiche di attacco al Governo, ma perché, in questo Paese, c’è un'emergenza reale di cui nessuno sta parlando, ma che va affrontata immediatamente, con misure che per una volta – per una volta – perdano il carattere di improvvisazione e di estemporaneità e riescano nell'intento di attuare una rigorosa pianificazione.
  Abbiamo bisogno di certezze sui numeri, di rigore, di programmazione. La cosiddetta buona scuola è stata un fallimento sotto ogni punto di vista, ma, quanto meno, ora abbiate l'umiltà di ascoltarci. Tutte le nostre previsioni, dalla prima all'ultima, si sono avverate: voi – quelli del tweet, quelli della retorica facile, dei 148 mila, «non uno di meno» –, oggi, dovete fare i conti con la realtà di un piano assunzionale iniquo e assolutamente non straordinario, che è riuscito nel difficilissimo intento di generare più supplenze annuali rispetto agli anni precedenti e situazioni gravissime di discriminazione e di inefficienza.
  I dirigenti scolastici di tutta Italia ci riferiscono di danni enormi per l'organizzazione della scuola, la formazione delle classi e, quindi, la qualità della didattica, causati dalla scellerata invenzione di un organico del potenziamento totalmente inutile, privo di criterio, di reali finalità e di organicità, con docenti costretti all'umiliazione di fungere da jolly e di essere talora perfino di peso al dirigente scolastico e alla scuola.
  Ecco cosa avete ottenuto ostinandovi ad assumere da una sola graduatoria che in nessun modo corrispondeva al fabbisogno reale delle scuole; ma voi siete andati avanti come un treno in corsa, falcidiando senza pietà il buonsenso e la logica, negando qualsiasi tipo di ascolto e fallendo su ogni fronte, finanche su quello di esaurire le graduatorie ad esaurimento. Allora, diteci una volta per tutte: quanti sono i docenti delle graduatorie ad esaurimento ancora non assunti ? Avete il dovere, a questo punto, di rendere pubblici i numeri dei docenti che ancora attendono l'immissione in ruolo, divisi per classi di concorso e per province.
  In che modalità procederete alla loro assunzione ? Secondo i nostri calcoli, si tratta di almeno altri 60-70 mila insegnanti e, in particolare – vorrei ricordarli –, i docenti della scuola dell'infanzia, a cui avete negato il diritto della partecipazione alla fase «C» del piano e che continuate ad ignorare. Parliamo di oltre 23 mila docenti inseriti nelle graduatorie di merito del concorso 2012 e nelle graduatorie ad esaurimento, che sono stati prima illusi e, poi, tenuti buoni, con la promessa della futura assunzione tramite la riforma del sistema 0-6 anni, che non vedrà mai la luce anche quello, perché è anch'esso qualcosa di assolutamente controverso e fortemente osteggiato dagli stessi docenti dell'infanzia.
  I docenti delle graduatorie di merito del concorso 2012 in particolare corrono il rischio di essere letteralmente spazzati via dalla pubblicazione delle graduatorie del nuovo concorso e questo non è accettabile. Quando, quindi, chiediamo, questi docenti riceveranno lo stesso trattamento dei loro colleghi e potranno finalmente essere assunti ? Come stabilito dalla legge n. 107 – la cosiddetta buona scuola –, il concorso a cattedre avrebbe dovuto essere bandito Pag. 29entro il 1o dicembre, ma, a tutt'oggi, 5 febbraio 2016 – quindi, oltre due mesi dopo questo termine – il bando non è ancora stato pubblicato. Il termine perentorio del 1o dicembre 2015 è stato più volte confermato sia dal Ministro Giannini che da lei, sottosegretario Faraone, così come lo è stato quello del 1o febbraio e così come avviene continuamente in questi giorni, in cui vi dilettate a pubblicizzare date e termini improrogabili entro cui uscirà il bando, salvo, poi, disattenderli puntualmente.
  Avete, però, in questo tempo commesso un altro errore madornale: la riforma delle classi di concorso, una riforma che è l'ennesimo atto rattoppato, dettato dalla fretta del cialtronesco Governo della «volta buona». Ecco, l'unica certezza è stata la necessità di fare tutto in gran fretta perché si doveva bandire il concorso. Anche in questo caso, a nulla è servito il parere del Consiglio di Stato, che ha evidenziato innumerevoli dubbi sulla riforma delle classi di concorso e che, nella seduta del 10 settembre 2015, ha deciso di sospendere l'esame dello schema di regolamento e di richiedere al Governo una relazione integrativa, ove si legge, testuali parole: «L'Amministrazione chiarisca l'iter logico seguito nell'elaborazione delle proprie scelte ai fini della definizione delle tabelle allegate al provvedimento in esame».
  Nonostante il parere del Consiglio di Stato, le centinaia di osservazioni sulla riforma delle classi di concorso poste sia dalle opposizioni che dalla maggioranza stessa in Commissione cultura, lo schema di regolamento è stato ugualmente adottato in gran fretta e, il 20 gennaio scorso, ha ricevuto anche l'approvazione definitiva del Consiglio dei ministri; ma, fino ad oggi, il testo definitivo non è ancora stato pubblicato.
  Ecco, lo stesso iter affrettato e miope che c’è stato per la legge n. 107 e che c’è stato per la riforma delle classi di concorso, lo sta seguendo anche il bando del concorso a cattedra, in cui veramente la realtà ha superato anche le peggiori aspettative, con oltre 200 mila precari che si trovano letteralmente in standby e che non hanno, fino ad oggi, alcuna certezza sui tempi, sui programmi e sulle modalità di quello che, senza pudore, state vendendo loro come l'occasione della vita.
  Il Governo, mettendo in circolazione le bozze informali, persevera sulla via degli slogan, parlando del concorso come se non esistessero tempi tecnici da rispettare, come se un concorso pubblico con almeno 200 mila concorrenti fosse un giochino, anche in questo caso, uno scherzetto da sbrigare al più presto, in fretta e furia, non badando assolutamente agli errori e alle gravi conseguenze che questi inevitabili errori avranno sulla vita delle persone.
  Il bando, oltre ad essere già fuorilegge, avrà un numero di assunzioni ridicolo. Diteci, una volta per tutte: su quali dati, come avete calcolato il numero di 63.712 unità di docenti da assumere nei prossimi tre anni ? Noi vi chiediamo di chiarirci quale sia la previsione dei pensionamenti dei prossimi anni, perché ci risulta che, fra il 2017 e il 2018, si avrà un'ondata straordinaria di pensionamenti, effetto della «riforma Fornero» e siamo fortemente dubbiosi sul fatto che questi saranno solo 20 mila l'anno. Allora, se le nostre previsioni sono corrette, 20 mila nuove assunzioni all'anno non basteranno neppure a coprire la metà dei pensionamenti straordinari. Si continueranno, quindi, ad avere ancora una marea di supplenze annuali su posto vacante e voi sarete la causa dell'aggravarsi di quella «supplentite» che, solo a parole, volevate debellare.
  Perché, ormai, è chiarissimo che questo concorso è solo la foglia di fico di Renzi davanti all'Europa; Europa che ci ha duramente ammonito per non aver mai bandito concorsi regolari per l'accesso alla scuola. Il Governo finge, però, di non sapere che resteranno fuori decine di migliaia di docenti meritevoli e pluritestati dallo Stato italiano: tre su quattro tra coloro che si iscriveranno al concorso non verranno assunti, anche se dovessero risultare idonei, senza contare che docenti che insegnano da decenni, sottosegretario, che hanno firmato registri, pagelle, atti ufficiali, diplomato centinaia di allievi, Pag. 30migliaia di allievi, che hanno conseguito lauree, master, dottorati, abilitazioni saranno trattati nuovamente come scolaretti da esaminare alla lavagna. Quindi, cortesemente, lei e la sua collega Giannini, quanto meno, smettete di dire che uno su tre verrà assunto, perché la realtà dei numeri è diversa e ci dice che tre su quattro resteranno fuori.
  La procedura concorsuale a cui potranno partecipare solo i docenti abilitati è assolutamente iniqua, come ha espresso anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione nel parere dello scorso 28 gennaio. Il CSPI, infatti, ha espresso perplessità per quanto riguarda, ad esempio, l'esclusione dalla procedura concorsuale dei docenti non abilitati, soprattutto, per gli istruttori tecnico-pratici e per quanto riguarda i docenti della scuola dell'infanzia esclusi dalla fase «C» dell'immissione in ruolo. Il Consiglio superiore ha, poi, suggerito di rivedere tutto quanto l'allegato concernente i contenuti delle prove; ha rilevato la mancanza di qualsiasi riferimento alla normativa relativa agli alunni con DSA e un prevalente aspetto nozionistico delle prove, anche di quelle scritte, che andrebbero riequilibrate – così scrive il Consiglio superiore della pubblica istruzione – a favore delle competenze didattiche, metodologiche, relazionali richieste a un docente.
  Vorrei ricordarvi che il Ministro Giannini ha preso un preciso impegno in merito con l'approvazione di un ordine del giorno a firma Partito Democratico.
  I pareri negativi del Consiglio superiore della pubblica istruzione continuano anche per quanto riguarda, ad esempio, i quesiti in lingua e la tabella dei titoli con la scarsa valorizzazione del servizio quale elemento legato all'esperienza professionale che potrebbe portare a un diffuso contenzioso. Chiediamo, quindi, in questa sede, anche questo: in quale misura il Governo intende prendere provvedimenti e modificare le bozze circolanti in modo da tener conto delle moltissime osservazioni di questo organo ?
  Mi consenta, Presidente, di aggiungere anche una considerazione politica. I docenti che dovranno subire, e mai termine fu più appropriato, il prossimo concorso, sono gli stessi docenti che da decenni stanno mandando avanti la scuola pubblica italiana. Non si tratta di neolaureati che vivono ancora a casa dei genitori, ma si tratta di padri e madri di famiglia, con un'età media tra i 40 e 45 anni. Si tratta di lavoratori che non potranno permettersi di mettersi in aspettativa o di licenziarsi per rimettersi a studiare da capo ciò che hanno dimostrato già mille volte di conoscere. Questo concorso, sottosegretario, non va bandito, perché i docenti della seconda fascia servono alla scuola, hanno pieno diritto all'immissione in ruolo, sono già stati formati e testati. Lo Stato, lo Stato italiano, ha dato loro il pieno diritto di esercitare la professione per decenni. Allora ci chiarisca, fin da ora, sottosegretario, cosa prevedete per i tre docenti su quattro abilitati che non supereranno il concorso 2016 ? Il MoVimento 5 Stelle aveva proposto l'assunzione sul fabbisogno delle scuole, e già da quest'anno, anche dei docenti della seconda fascia, previo il superamento di un anno di prova col valore concorsuale, ci mancherebbe. Oggi, visto che la legge n. 107 è stata purtroppo approvata, noi riteniamo fondamentale istituire una fase transitoria prima dell'entrata in vigore del nuovo sistema di formazione e reclutamento che tuteli tutti coloro che ne hanno diritto e che eviti che debbano sottoporsi eventualmente ai nuovi percorsi che saranno previsti per i neolaureati con ben tre anni di tirocinio che avete inserito in una delle deleghe della legge n. 107. In tal senso, annunciamo fin da ora che presenteremo una risoluzione in Commissione cultura. Non crediate che il contentino che state dando, bandendo questo concorso dai numeri irrisori, sarà la panacea di tutti i mali e sanerà la posizione dell'Italia di fronte all'Europa.
  Presidente, i docenti italiani non hanno paura di mettersi in gioco e di essere valutati, i docenti italiani sono avviliti dal pressappochismo, dalla disorganizzazione, dalla perpetua incertezza, dai continui rinvii. Sono esasperati dall'incompetenza della politica, dal suo procedere mettendo Pag. 31toppe ai buchi, senza mai attuare una strategia e una pianificazione seria. I docenti italiani, in questo preciso momento, sono in guerra gli uni contro gli altri, la politica è riuscita ancora una volta nell'intento di dividere persone che hanno pari diritti e che oggi sono appesi a un filo, che stazionano davanti al Ministero, contattano i parlamentari, nella speranza di avere il mezzo punto in più o in meno in base a quello che è stato il loro percorso professionale. Questo è umiliante, perché si tratta di professionisti che hanno affrontato percorsi duri e qualificanti con esami, prove, tirocini e voi, solo voi, li obbligate a questa ennesima esasperante lotta tra colleghi.
   Allora, in nome veramente di tutti i precari d'Italia che oggi sono divisi perché voi li costringete a questa nuova folle guerra tra poveri all'ultimo punteggio, il MoVimento 5 Stelle chiede che finalmente, anche in questo Paese, vi sia la certezza del diritto e si proceda con serietà, effettuando una programmazione dei numeri e mostrando per una volta di avere una visione precisa e consapevole, anche sul lungo periodo.
  Presidente, vorremmo conoscere, quindi, quali sono gli intendimenti del Governo al riguardo, cosa si sente di dire ufficialmente il Ministero a tutti coloro che per ragioni esclusivamente numeriche, a prescindere dai loro meriti, dagli esiti delle prove, sono già, fin da oggi, tagliati fuori da qualunque ipotesi di assunzione nei prossimi tre anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere.

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, intanto questo Governo è il Governo che sta ponendo rimedio alle questioni e alle discriminazioni che si sono costruite in questi anni per i precari della scuola, proprio perché siamo convinti e consapevoli del fatto che si siano costruite in questi anni tante graduatorie, tante aspettative. Ogni Ministro metteva in campo una graduatoria, metteva in campo una proposta di possibile modalità per poter diventare insegnanti, costruendo di fatto percorsi paralleli e – ripeto – costruendo delle aspettative. Proprio da questa consapevolezza siamo partiti per mettere in campo la riforma della legge n. 107, per mettere ordine al disordine che negli anni passati si è costruito e che ha delle responsabilità nel passato. Il Governo decide oggi, con la legge n. 107, di partire da un assunto: va cambiata la scuola e vanno valorizzati i docenti sapendo che la classe insegnanti di questo Paese è una classe all'altezza, con merito e con caratteristiche positive. Proprio per fare emergere questo aspetto che noi reputiamo decisivo, dovevamo ripartire da zero. Vi era la necessità di un reset e da quest'anno, con l'approvazione delle legge n.107, abbiamo messo in campo un'azione di riforma che noi reputiamo importante.
  Io forse frequenterò scuole e posti diversi dai suoi, ma vedo scuole soddisfatte per le risorse che stiamo trasferendo con il raddoppio dei fondi al funzionamento alle singole scuole, con le risorse sull'alternanza scuola-lavoro, le risorse sulla digitalizzazione. Frequenteremo scuole diverse, onorevole Chimenti, ma le assicuro che noi stiamo vedendo una grossa soddisfazione anche fra i 180 mila insegnanti assunti con contratti a tempo indeterminato che erano destinati a rimanere precari a vita; 180 mila assunti e sentire da lei parole di disperazione, sinceramente, mi meraviglia.
  Rispetto al tema delle questioni poste dalla sua interpellanza occorre innanzitutto precisare che si è ritenuto opportuno e necessario bandire il concorso solo all'avvenuta conclusione dell'iter del nuovo regolamento di riordino delle classi di concorso. Credo non sia bello fare il tifo affinché il concorso non si faccia, onorevole Chimienti. Il concorso lo faremo, si farà quest'anno, e gli insegnanti entreranno in classe secondo i fabbisogni delle scuole già dal prossimo anno scolastico. Pag. 32Tifare affinché tutto questo fallisca non è una cosa positiva. Tutto ciò per far sì che, in considerazione della validità triennale delle graduatorie concorsuali, gli aspiranti docenti potranno essere selezionati sulle basi delle nuove classi. Al contrario di quello che è stato detto, e lo dirò successivamente, per mettere ordine rispetto agli insegnanti che sono entrati in servizio ora, rispetto al fabbisogno delle scuole, rispetto alle nuove modalità per selezionare gli insegnanti che intendiamo introdurre con la delega che stiamo elaborando, c’è bisogno di una fase di transizione che è il primo anno dall'approvazione della legge n. 107; già dal prossimo contiamo che tutto questo comincerà a entrare a regime. Pertanto, il bando sarà emanato non appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale il regolamento citato, che ricordo, come è noto a tutti, è stato definitivamente approvato dal Consiglio dei ministri il 20 gennaio scorso.
  In merito, ai rilievi fatti dal Consiglio di Stato e dalle Commissioni parlamentari richiamati dagli onorevoli interpellanti, informo che questi sono stati recepiti nel testo definitivo del regolamento. Quindi il tema non esiste più come questione.
   Faccio notare che per quanto riguarda il richiamato parere non vincolante del Consiglio superiore della pubblica istruzione, onorevole Chimienti, lei dovrebbe sapere, avendo letto approfonditamente la legge n. 107, che al comma 192, si dice: «per l'adozione di regolamenti dei decreti e degli atti attuativi della presente legge non è richiesto il parere dell'organo collegiale consultivo nazionale della scuola». Nonostante è scritto questo, noi abbiamo deciso di ascoltare il Consiglio superiore della pubblica istruzione. Per cui partiamo dalla considerazione positiva che il Governo ha deciso di confrontarsi con un organo cui non era obbligato a confrontarsi, ha ascoltato grossa parte delle considerazioni che sono state fatte e non avevamo l'obbligo di recepirle in toto, onorevole Chimienti. Si sottolinea che, a differenza di quanto asserito nell'interpellanza, il CSPI ha espresso un parere sempre costruttivo, anche quando ha voluto segnalare punti di vista differenti da quelli del MIUR.
  Lungi dallo stigmatizzare le scelte adottate, ne ha invece sottolineato in più casi il valore, come ad esempio l'aver predisposto prove basate su aspetti didattico-metodologici e non nozionistiche, perché i pareri, e quello che dice il CSPI andrebbe letto in tutti i suoi aspetti, non soltanto negli aspetti in cui c'erano differenti vedute, scelta che – mi fa piacere sottolinearlo – in quest'Aula è conseguenza anche di uno specifico ordine del giorno della Camera, come da lei sottolineato. Il CSPI non ha nemmeno espresso dubbi di legittimità, come sostenuto dall'interpellanza, ma al massimo ha paventato un rischio di contenzioso su singoli aspetti. Asserire e paventare sono due concetti assolutamente diversi !
  In merito alle osservazioni fatte dal CSPI sul DM concernente le prove d'esame e i programmi, è stato rivisto l'allegato A, al fine di rendere ancora più evidente il carattere delle prove e il loro rapporto con i contenuti, rendendoli inoltre più omogenei tra i diversi ambiti disciplinari.
  Con riferimento alle richieste relative alle domande in lingua straniera e al punteggio per il servizio, si riscontra quanto segue: in relazione alla lingua straniera, segnalo che il CSPI ha comunque apprezzato la scelta di riferirsi a livello B2 della competenza linguistica; non abbiamo intenzione di accogliere il tema del dimezzamento del numero delle domande in lingua, perché consideriamo questa competenza importante per i docenti che entreranno definitivamente a far parte della scuola italiana.
  Anche la richiesta di raddoppiare il punteggio attribuito per ogni anno di servizio non è accoglibile in toto, ma incrementeremo come richiesto il punteggio per il servizio, ma in misura contenuta. Sottolineo, comunque, che per la prima volta il servizio prestato viene valutato in un concorso per l'accesso ai ruoli dell'insegnamento. Onorevole Chimienti, questo lei dovrebbe sottolineare: che fino ad oggi non è stato mai valutato e per la prima Pag. 33volta il Governo introduce un elemento di valutazione che è legato al fatto che si sia prestato il servizio. Questa scelta, come altre che caratterizzano il bando del prossimo concorso, è coerente con la volontà di rispettare la specificità dei partecipanti. La stratificazione di norme, il precariato e le graduatorie non li hanno creati questo Governo. Non occorre fare il tifo per qualcuno in questo concorso, onorevole Chimienti. Noi faremo un concorso che darà la possibilità a tutti di concorrere con le stesse possibilità, un concorso equilibrato rispetto alle proposte che verranno sottoposte a coloro che concorreranno. Tifare per una parte piuttosto che per l'altra: questo è divisivo, onorevole Chimienti, non costruire regole che valgono per tutti. Abbiamo deciso di chiudere con il passato, ma lo abbiamo fatto rispettando il più possibile la storia personale e la sofferenza di chi tutto questo lo ha subito. Alcune scelte particolarmente significative, per chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto: concorso per soli abilitati; nessuna prova preselettiva – anche con riferimento a questo, onorevole Chimenti, onestà intellettuale vuole che lei sottolinei questo aspetto, che le prove preselettive, che potevano essere un elemento di selezione, visto il grosso numero di partecipanti al concorso, noi abbiamo deciso di non farle svolgere –; prove basate sulle competenze professionali e non nozionistiche; punteggio per il servizio; riconoscimento, come mai prima, del valore di un dottorato – anche questo aspetto è importantissimo, i dottorati avranno valore non soltanto per la carriera universitaria, ma per la carriera nella pubblica amministrazione e per la carriera all'insegnamento: sottolinei questo, onorevole Chimienti –; punteggio specifico per i TFA e per i laureati in Scienze della formazione primaria.
  Relativamente agli altri quesiti posti dagli onorevoli interpellanti, si precisa inoltre che: il numero delle supplenze al 31 agosto, conferite nel corrente anno scolastico, è di circa 5 mila, a fronte le 15 mila dello scorso anno. Il prossimo anno questa tipologia di supplenza sarà pressoché azzerata. Il numero sempre delle supplenze sino al termine lezioni e di circa 100 mila: un numero alto, ma analogo a quello dello scorso anno, con una piccola differenza, onorevole Chimienti, che i docenti sono cresciuti di 55 mila. Inoltre, c’è stato un aumento significativo delle supplenze in deroga sul sostegno. Sapete benissimo anche voi che questo è un anno di transizione; lo abbiamo gestito contemperando le esigenze dei singoli docenti e la necessaria attenzione ai bisogni dei nostri studenti e delle nostre scuole. Inoltre, va ricordato che un terzo di queste supplenze è su organico di fatto, per il quale non è purtroppo possibile procedere con assunzioni a tempo indeterminato. Come sa, onorevole Chimienti, il prossimo anno questa tipologia di supplenza sarà abbattuta e riguarderà sostanzialmente l'organico di fatto e i supplenti per il sostegno.
  L'attuazione della delega sul sostegno consentirà di ridurre, se non di eliminare, anche questo fenomeno, realizzando così l'obiettivo di garantire a tutti gli studenti con disabilità la continuità alla quale hanno diritto. In merito ai posti messi a concorso, si precisa che la stessa legge n. 107 ha previsto che continuerà ad applicarsi il Testo unico sull'istruzione fino a totale esaurimento delle GAE, ossia il cosiddetto doppio canale (50 per cento GAE, 50 per cento concorsi). Quindi, gli oltre 63 mila posti autorizzati per il concorso derivano dalla stima dell'effettivo fabbisogno di insegnanti per il prossimo triennio, tenuto conto delle cessazioni previste e delle assunzioni che sarà possibile effettuare mediante scorrimento delle GAE.
  Sommando le assunzioni tramite GAE e quelle effettuate con i concorsi per titoli e esami, saranno coperti tutti i posti vacanti e disponibili nel triennio. Prevediamo di assumere più di 90 mila docenti in questo triennio. Circa la consistenza della GAE si evidenzia che, a conclusione delle operazioni relative al piano assunzionale della legge n. 107, le stesse si sono ridotte di circa due terzi. Attualmente nelle GAE risultano iscritti, non 60-70 mila, come ha detto lei, ma circa 45 mila docenti, oltre un terzo in quelle della Pag. 34scuola dell'infanzia. Prevediamo, quindi, di esaurire tutte le GAE della scuola secondaria di primo e secondo grado entro il prossimo triennio.
  L'attuazione della delega sullo 0-6, che lei ha snobbato, invece consentirà di affrontare le problematiche rimaste aperte, anche quelle connesse al precariato, ma partendo sempre dalle esigenze dei bambini e delle loro famiglie e dalla necessità di estendere la qualità dell'offerta formativa su tutto il territorio nazionale per un segmento così fondamentale.
  La specifica delega sulla formazione iniziale e la selezione del personale scolastico consentirà di realizzare un sistema molto più efficace di quello attuale. Vogliamo un sistema che sviluppi le competenze professionali in un costruttivo rapporto tra università e scuola. Perché, per fare l'insegnante, non è sufficiente il sapere, è necessario saper fare, affinché le conoscenze teoriche si integrino con la pratica del tirocinio. Abbiamo posto le condizioni perché, entro la legislatura, il meccanismo delle assunzioni torni in equilibrio, riducendo in pochissimi anni il precariato a numeri fisiologici. Da adesso in poi si può lavorare per un accesso programmato alla funzione docente, che nel profilo sia coerente con la scuola dell'autonomia che abbiamo disegnato e nelle quantità non ci ricacci nel pantano di precarietà, figlio degli errori del passato.
  In attesa che le nuove modalità vadano a regime, non ha senso immaginare nuove forme di transitorietà, come richiesto dagli onorevoli interpellanti. Sarà sufficiente eventualmente procedere con i TFA e un ulteriore concorso per i soli abilitati.

  PRESIDENTE. L'onorevole Luigi Gallo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Chimienti ed altri n. 2-01249, di cui è cofirmatario.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Non sono soddisfatto. Sottosegretario Faraone, lei e il Ministro correte a farvi intervistare su tutte le testate giornalistiche con la solerzia di un pompiere che va a spegnere gli incendi. Il fuoco che divampa è, però, quello del distruzione della scuola pubblica statale, è il fuoco del malcontento di genitori e studenti, lavoratori, su tutto il territorio nazionale.
  Io non so se a lei scrivono, sottosegretario, oppure se lei legge la posta o spedisce solo le e-mail di propaganda insieme a Renzi ai docenti, ma i genitori delle scuole elementari, medie e superiori, si lamentano di un problema grave: sono mesi che i loro figli cambiano continuamente gli insegnanti, i loro figli girano di classe in classe ! Questo non è scuola pubblica, ma diventa un baby parking, se lo Stato non riesce a garantire la continuità dell'azione educativa e la sua qualità. Avete promesso di abolire le supplenze, e non è accaduto. Ve lo facciamo notare e rispondete che le supplenze scompariranno a regime fra tre anni. Spostate sempre più in là il traguardo, ma credete che gli italiani siano fessi ?
  La propaganda non è solo un'arma di distrazione di massa, la propaganda può uccidere. Ha ucciso un pensionato che aveva messo i suoi risparmi in Banca Etruria, uccide i cittadini colpiti da dissesto idrogeologico ed uccide quando si spendono 1,6 miliardi di euro per appaltare a cooperative e ditte amiche le pulizie delle scuole e le tinteggiature, mentre i soffitti crollano.
  Nel 2015-2016, i contratti a tempo determinato e le supplenze sono diminuiti impercettibilmente, lo ha detto anche lei, sfiorando quota 100 mila, cioè ad oggi diamo ancora 100 mila supplenze. Riusciamo a fare due conti ? Ha detto che in tre anni verranno assunte 90 mila persone; solo oggi abbiamo 100 mila supplenze, avremo nei prossimi tre anni mediamente come accade in tutti gli anni 20 mila pensionamenti, ci sono 60 mila supplenze che resteranno ancora, se sono solo 20 mila i pensionamenti.
  Visto che si afferma anche che questi pensionamenti aumenteranno, avremo il solito problema italiano con supplenze che cambiano ogni mese e i figli e i genitori che si trovano senza continuità didattica. Colpa di una programmazione di questo Pag. 35Governo punitiva nei confronti dei lavoratori della scuola, che ha lavorato a creare una nuova classe di esodati che non potranno accedere né a contratti a tempo indeterminato, né a tempo determinato, su posti vacanti e disponibili, dopo aver investito metà della loro vita per gli studenti, firmato pagelle, svolto esami di Stato e dopo essersi formati con i corsi che voi al Governo avete indicato e programmato. Dal 1o settembre 2016 non si possono più fare contratti annuali a chi arriverà a cumulare 36 mesi di servizio: 120 mila docenti abilitati, sommati ai docenti di terza fascia, che si trovano nella stessa condizione, sommati al personale scolastico, agli educatori, al personale ATA che voi continuamente dimenticate. Saranno letteralmente sbattuti fuori dalla scuola. È un'ecatombe sociale, lo prevede la legge n. 107 al comma 131, che abbiamo tentato di modificare nel milleproroghe ma il PD ha scelleratamente bocciato il nostro emendamento. Ma lei, sottosegretario, non si rende conto che ciò porterà ad un blocco totale delle scuole, considerato che i dirigenti non avranno personale a cui attingere per poter fare un contratto di supplenza secondo le norme previste ? Questa è la scuola di qualità, la «buona scuola» del PD ? Bene. Ciò che è assurdo poi è che nella vostra scuola di qualità si butta un docente abilitato con almeno tre anni di esperienza e si prende un cittadino non formato e con nessuna esperienza ad insegnare, senza che abbia superato alcun concorso, succederà il 1o settembre 2016. Una fase di reclutamento che tutela gli abilitati va individuata dopo il concorso. Avete fatto 87 mila stabilizzazioni, metà di quelle che avete annunciato, e le supplenze sono ancora 100 mila, vi rendete conto che avete fallito, che dovevate prima rispondere al fabbisogno della scuola e ridurre le classi pollaio o classi corridoio ? Perché ormai i nostri studenti studiano anche in corridoio. Invece siete riusciti a trasformare un professionista, il docente, in un tappabuchi che passa la sua giornata a fare supplenze brevi in tutte le classi. Questi non sono inconvenienti di un anno di transizione, il concorso è in ritardo di due mesi e sembra sempre più difficile che il Governo riesca a portare i nuovi docenti in Aula al suono della prima campanella di settembre. Sottosegretario, noi non facciamo il tifo contro il concorso, ci mancherebbe; siete voi al Governo che siete incapaci di programmare, incapaci di rispettare i tempi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con le classi di concorso avete raggiunto il massimo dell'incompetenza, richiedete d'improvviso esami in più all'università, programmi totalmente differenti dalla disciplina che in questi anni i docenti hanno insegnato e sulla quale si sono formati concorsi predisposti dallo Stato e, ciliegina sulla torta, avete subito la clamorosa bocciatura del Consiglio superiore della pubblica istruzione sulle prove del concorso e i punteggi che attribuite. I docenti di sostegno che supportano l'integrazione dei diversamente abili, un ruolo così delicato, la cui instabilità può causare traumi e scompenso agli alunni disabili, non saranno sufficienti perché non avete programmato adeguati corsi di abilitazione e formazione con 60 mila professionisti ancora necessari. Ci saranno meno persone che verranno al concorso dei posti disponibili, questo succederà. Potremmo pensare che i dirigenti scolastici siano meno contenti della riforma del Governo e invece troviamo dichiarazioni sulla stampa di presidi che non sanno dove sbattere la testa in questo caos che avete generato. I docenti della scuola dell'infanzia nelle graduatorie a esaurimento e tutti gli altri docenti che non avete assunto nelle gare sono ibernati in un universo senza spazio e senza tempo, senza conoscere quale sarà il loro futuro, come poter organizzare la loro vita personale e lavorativa. I docenti dell'infanzia sono appesi al filo della vostra riforma 06, sotto la scure di una privatizzazione del settore che voi seguite con il cinismo di un broker finanziario. Siete riusciti a discriminare anche nella mobilità straordinaria che avete previsto per quest'anno, decidendo a tavolino che quelli assunti nella fase zero, a e b hanno meno diritto degli altri. Voi state agendo contro la scuola della Costituzione e la Pag. 36scuola della Costituzione agirà compatta contro di voi, arrestando la vostra arroganza e mandando a casa il vostro dannoso Governo, insieme alle riforme costituzionali che vogliono un uomo solo al potere. La scuola della Costituzione voterà «no» al referendum sulle riforme costituzionali e sarà la fine di un periodo buio del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi in merito al funzionamento e all'attività svolta dalla direzione generale «Arte e architettura contemporanee e periferie urbane» del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – n. 2-01246)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Costantino ed altri n. 2-01246, concernente elementi in merito al funzionamento e all'attività svolta dalla direzione generale «Arte e architettura contemporanee e periferie urbane» del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – n. 2-01246 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Costantino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ha quindici minuti.

  CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 agosto 2014, n. 171, è stato emanato il regolamento di organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell'Organismo indipendente di valutazione della performance, con entrata in vigore del provvedimento al 10 dicembre 2014. Il decreto, all'articolo 16, istituisce la direzione generale «Arte e architettura contemporanee e periferie urbane». Il Ministro Franceschini ha dichiarato in varie occasioni pubbliche che dopo aver vinto nel secolo scorso la grande sfida dei centri storici delle nostre città, le periferie sono la grande sfida di questo secolo: «siamo chiamati a riqualificare i luoghi in cui vive, lavora e sogna la gran parte della popolazione del Paese e in questo l'arte contemporanea può essere determinante»; «rivitalizzare le periferie attraverso l'azione dei giovani e del mondo dell'associazionismo è iniziativa positiva, che va proprio nella direzione dello sforzo che deve intraprendere il Paese per recuperare il forte ritardo nel sostegno e nella valorizzazione del contemporaneo. Un'azione che può e deve essere legata, come i progetti presentati oggi, alla riqualificazione delle periferie delle nostre città». «Per questo» – dice sempre il Ministro Franceschini – «nel riformare il Ministero ho fortemente voluto una nuova direzione generale per l'arte e l'architettura contemporanea e le periferie urbane che a breve varerà un bando di 3 milioni di euro per cofinanziare progetti culturali promossi dai comuni nelle periferie». Il Touring Club, insieme al Ministro Franceschini, hanno rilasciato dichiarazioni per la rivalutazione del «Patrimonio Periferia», affermando che oggi è necessario iniziare a rivalutare le periferie, luoghi «in cui si può sperimentare e osare di più che nei centri storici anche a livello architettonico. Queste aree, sempre più abitate, dovrebbero diventare sempre più vivibili e amabili». Allora le domande sono: qual è il bilancio che trae il Ministro Franceschini dall'attività della direzione generale «Arte e architettura contemporanee e periferie urbane» ad oltre un anno dalla sua costituzione; quali programmi sono stati realizzati, quali iniziative e attività sono state intraprese, quali incontri sono stati svolti con i cittadini, gli operatori culturali e sociali ed i cittadini operanti o residenti nelle periferie urbane del nostro Paese; come e dove sono state investite le risorse della suddetta direzione generale; quali sono le informazioni sullo stato attuale dell'avanzamento dei progetti di riqualificazione e se esiste ad oggi un coordinamento e una regia comune.

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  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Dorina Bianchi, ha facoltà di rispondere.

  DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Signor Presidente, a tal proposito io seguirò le tracce offerte dall'onorevole Costantino, unitamente anche agli altri colleghi interpellanti. Per quanto riguarda i programmi, sono stati elaborati due progetti a livello europeo nell'ambito del PON Programma operativo nazionale «Cultura e sviluppo» 2014-2020: un progetto nella regione Calabria, Progetto di animazione economico-culturale del sistema museale calabrese, che propone l'attivazione di residenze e studi per artisti, architetti, designer e curatori, e un progetto nella regione Campania per la realizzazione del polo regionale sul contemporaneo denominato «Contemporary Hub» a Napoli. A livello nazionale sono stati finanziati attraverso il Piano per l'arte contemporanea 2015 il progetto di Torino «Porte aperte», un concorso per giovani artisti per la riqualificazione delle periferie attraverso interventi artistici, e il progetto di Matera «Nuovi committenti», interventi di mediazione culturale tra enti e comunità locali e artistiche. Sono state poi svolte le attività finalizzate alla definizione degli obiettivi del DPCM per il Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree degradate, previsto dalla legge di stabilità del 2015, ed è stato quindi predisposto lo schema del DPCM 15 ottobre 2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 ottobre 2015, di approvazione del bando per la presentazione di proposte per la predisposizione del Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate.
  Nell'ambito del programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia, si è proceduto alla ideazione del progetto per la costruzione della piazza del bene comune, un avamposto nei quartieri di periferia urbana particolarmente degradata, costituito da piccoli interventi finalizzati a fornire servizi ai cittadini, da realizzarsi, però, in uno spazio pubblico.
  Passo ora a quelle che sono state le attività. Innanzitutto, vi è la quindicesima Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia 2016 Padiglione Italia. Su istruttoria della direzione generale in parola, il Ministro nomina lo studio TAM associati. Il tema della mostra è «periferie e sviluppo delle città». Il titolo della proposta selezionata è «Taking care – progettare per il bene comune» e sarà presentata, con maggiori dettagli, nel corso di una prossima conferenza stampa. Poi vi sono tre workshop di formazione, in collaborazione con le università di Reggio Calabria, Catania/Siracusa, Alghero, Roma, Milano/Mantova e Padova, sul tema dell'architettura sociale, con svolgimento presso l'area periferica del parco tecnologico di Vega, sito a Marghera. Ancora, la mostra di Roma il cui titolo è «Alla ricerca di una città normale. Il ruolo dei quartieri di iniziativa pubblica nell'espansione urbana negli ultimi cinquant'anni in Italia»: una selezione di quartieri periferici di edilizia residenziale d'iniziativa pubblica, realizzati dagli anni Settanta ad oggi, con l'obiettivo di evidenziare i focus per una corretta riqualificazione urbana delle periferie. Le ricerche sono state effettuate in collaborazione con le università di Roma, Napoli e Torino. Poi segnalo il concorso del Consiglio nazionale degli architetti, paesaggisti, pianificatori e conservatori. Le istanze scaturite dalla mostra formeranno oggetto di successivi concorsi per giovani architetti under 35, d'intesa con il Consiglio nazionale stesso. I progetti realizzati dai vincitori saranno, quindi, donati ai rispettivi comuni interessati. Segnalo, poi, un numero speciale della rivista di geopolitica Limes, finalizzato alla realizzazione di un progetto dedicato alle periferie, con contributi scientifici di autori nazionali e internazionali, con la redazione di una mappa geografica delle Pag. 38periferie italiane. Seguiranno tre presentazioni pubbliche a Venezia, a Roma e a Siracusa, accompagnate dall'allestimento di carte geopolitiche.
  Proseguo con quelle che sono le iniziative. «Arte alla luce» è un progetto sviluppato con Save the children e realizzato nelle periferie di Bari, Marina di Gioiosa Ionica e Palermo, nei «punti luce» dell'associazione e in strutture socio-educative aperte in varie regioni per contrastare la povertà educativa. Il progetto promuove l'arte contemporanea tra i giovani quale fattore determinante per lo sviluppo armonioso dell'individuo. Con il coinvolgimento diretto di artisti affermati, il primo laboratorio si è svolto a Palermo a Zisa e nel quartiere dello Zen 2, sotto la guida dell'artista Domenico Mangano. Il secondo si è svolto a Bari nel quartiere Libertà, con l'artista Massimo Grimaldi. E il prossimo si svolgerà nella Locride a Gioiosa Jonica, con l'artista Adrian Paci. Si prevede di estendere il progetto a tutti i 16 «punti luce» di Save the children. «Sperimento l'arte ! Musei e artisti nelle scuole» è un'altra iniziativa legata alla convenzione tra il Ministero dei beni culturali – Direzione generale arte e architettura contemporanea, Ministero dell'istruzione e Associazione dei musei d'arte contemporanea italiana per la diffusione e l'educazione alle arti contemporanee negli istituti scolastici italiani situate nelle aree periferiche.
  Per quanto riguarda gli incontri, tutti gli incontri hanno seguito il modello bottom up, in linea con i principi della sussidiarietà orizzontale. In appuntamenti dedicati ai temi delle periferie sono state recepite, a livello nazionale, le istanze rappresentate dalle principali associazioni attive in campo di cultura, salute, sport, ambiente e cultura della legalità; ciò nonostante alla DGAAP siano stati assegnati obiettivi strategici da attuare sull'intero territorio nazionale attraverso il network relazionale fra gli attori sociali.
  Interventi partecipativi a livello locale, in attuazione degli indirizzi che sono stati dettati, sono di competenza degli istituti periferici, di concerto con gli enti locali, ai quali attiene specificatamente l'iniziativa pianificatorio-urbanistico-paesaggistico-sociale.
  Passiamo adesso a quelle che sono, invece, le risorse. Le risorse impiegate per i programmi, le attività e le iniziative sopra evidenziati sono quelle previste negli ordinari capitoli di bilancio e relativi piani gestionali del Ministero ed assegnate alla Direzione generale. Per quanto concerne il bando di 3 milioni di euro per cofinanziare i progetti culturali promossi dai comuni nelle periferie, richiamato nell'atto, preciso che si tratta del decreto interministeriale MIT/MiBAC del 12 novembre 2015, la cui procedura di programmazione e in itinere e vicina alla conclusione.
  Ricordo, infine, che il coordinamento delle attività sopra riferite è affidato al direttore generale della Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane sulla base di quanto disposto dall'articolo 16, comma 2, del DPCM n. 171 del 2014, recante regolamento di organizzazione del Ministero.
  In conclusione, sembra lecito affermare che, nei dieci mesi di effettiva attività, la nuova Direzione generale ha compiuto o avviato attività sicuramente apprezzabili per quantità e qualità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Costantino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente. Io sono parzialmente soddisfatta. Non ho un'esperienza di lungo corso in questo Parlamento, però in questi due anni e mezzo ho capito che, a volte, gli strumenti come l'interpellanza e come l'interrogazione hanno più il fine di cercare di trovare avallo ad una tesi piuttosto che rivolgere delle domande reali e concrete. Io penso che stamattina, con questa interpellanza, ho dato l'opportunità al Ministero della cultura di poter raccontare quello che è stato fatto. Però, questo fa parte dell'insoddisfazione che io registro Pag. 39nel porre queste domande. Infatti, è un po’ strano, anche rispetto a dei progetti lodevoli che si stanno portando avanti – ho sentito nella sua risposta, sottosegretario, anche dei riferimenti alla Calabria, quindi sono veramente molto contenta, come, immagino, anche lei, che ci sia questa particolare attenzione –, che sia praticamente impossibile riuscire a trovare queste informazioni. Io ho presentato questa interpellanza perché l'hanno sollecitata esattamente associazioni, comitati, cittadini che avevano guardato con favore a questo atto, questo decreto adottato dal Ministero della cultura e che immediatamente avevano voglia di impegnarsi, di mettersi a disposizione e di portare avanti anche delle proposte fattive su come poter realizzare alcuni di quei progetti che sono stati elencati da lei qui oggi. Penso ai comitati che si sono creati negli anni e che ad oggi hanno svolto un'attività veramente straordinaria. Parlo della città di Roma: a Corviale, come a Torpignattara, come a Corcolle, con l'esperienza e il lavoro fatto sul territorio oggi potrebbero veramente proporre dei progetti molto interessanti, che vanno esattamente nella direzione che ha espresso il Ministro Franceschini.
  Però, si registra un'incapacità di interlocuzione e anche una mancanza di comunicazione e di informazioni rispetto al lavoro che è stato fatto fino adesso e anche del dettaglio di come sono stati spesi i soldi. Infatti, rispetto a tutto l'elenco che è stato fatto sui 3 milioni ancora, per sua stessa ammissione, si è in corso d'opera e quindi non abbiamo ancora contezza, a più di un anno, di come verranno spesi questi soldi.
  Anche riguardo ai progetti che ha elencato prima, di ricerca, e delle mostre che sono state realizzate non c’è il dettaglio economico di come sono stati spesi questi soldi e a quanto ammonta appunto la spesa relativa a questi progetti che sono in corso.
   Aggiungo anche – ed era una delle domande che venivano poste nell'interpellanza – che viene richiesta la presenza di un coordinamento e di una regia comune su questi progetti. A chi bisogna rivolgersi ? Bisogna arrivare al punto di presentare un'interpellanza o un'interrogazione per avere dei riferimenti ? Bisogna sempre avere il filtro parlamentare affinché questi cittadini, questi comitati e queste associazioni possano attingere a delle informazioni e avere dei dati precisi ? Io penso che questo sia un errore, tanto più se – come lei ci ha detto stamattina – delle cose buone si sono provate a fare e ci sono sicuramente delle dinamiche che vanno perfezionate, ma che vanno probabilmente nella giusta direzione.
  Quindi, io la ringrazio per questa comunicazione che manca totalmente e quindi le consegno il silenzio che c’è su questa serie di progetti che sono stati presentati dal Ministero, ma la invito al più presto – ed è questa la parte di grande insoddisfazione nella sua risposta – a fornire i dettagli economici su come sono stati spesi fino ad ora questi soldi e sui 3 milioni di euro che sono esattamente al centro del decreto che io cito all'interno dell'interpellanza, come verranno spesi, in quale città e quali sono i contatti, la regia comune e il coordinamento che si vuole mettere in campo tra il Ministero e le associazioni.

(Chiarimenti circa la delega all'Ente nazionale per la meccanizzazione agricola per l'attività di coordinamento e controllo delle operazioni di certificazione OCSE dei trattori agricoli e forestali – n. 2-01239)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Massimiliano Bernini ed altri n. 2-01239, concernente chiarimenti circa la delega all'Ente nazionale per la meccanizzazione agricola per l'attività di coordinamento e controllo delle operazioni di certificazione OCSE dei trattori agricoli e forestali (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Massimiliano Bernini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

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  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente, grazie sottosegretario. L'omologazione OCSE dei trattrici agricoli e forestali – OCSE sta per Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – è basata su una normativa che prevede specifiche prove e fornisce utili elementi sulle prestazioni delle trattrici e relative strutture di protezione. Insomma, per l'omologazione di queste macchine e di queste attrezzature ai fini OCSE bisogna rispettare delle regole; queste regole sono appunto i codici OCSE. Quindi, i codici OCSE, relativi ai trattori agricoli e forestali, rappresentano questo insieme di regole e di procedure tecniche che, attraverso l'aggiornamento delle regole internazionali, permettono di certificare le macchine agricole e le strutture di protezione ad esse collegate.
  Abbiamo perciò diversi codici: abbiamo il codice 2, concernente la prestazione dei trattori, il codice 6, sulle prove dell'arco anteriore dei trattori a ruote e a carreggiata stretta, il codice 7, concernente le prove dell'arco posteriore per i trattori a ruote e a carreggiata stretta, e via discorrendo; di codici ce ne sono appunto una decina. Le attuali normative di sicurezza prevedono precise responsabilità per il costruttore, il rivenditore e l'utilizzatore, legate alla costruzione, alla vendita e all'utilizzo di macchine agricole, che permettono pertanto di adeguarsi ai suddetti codici. L'Enama, l'ente nazionale per la meccanizzazione agricola, che è un soggetto di diritto privato – e questo è importante sottolinearlo – supporta i costruttori ad ottenere queste omologazioni, quindi l'omologazione CE e le omologazioni nazionali, inoltre, grazie alla sua rete di contatti a livello internazionale consente anche di adeguare le macchine a quelle che sono le normative internazionali. Quindi, a tal fine, l'Enama prevede l'assistenza alla progettazione del prototipo da presentare a visita e a prova, l'assistenza alla redazione e predisposizione della documentazione tecnica ed amministrativa, l'assistenza tecnica ed amministrativa per l'espletamento di ogni formalità presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'assistenza tecnica e logistica per l'espletamento delle verifiche e prove di omologazione.
   Come accennato, i servizi si rivolgono appunto ai costruttori, agli importatori, agli allestitori di macchine e alle officine specializzate.
  Per quanto concerne l'aspetto della sicurezza delle macchine agricole, che è un aspetto appunto non trascurabile, i codici OCSE individuano a livello internazionale procedure di prova per l'effettuazione dei test di resistenza su vari dispositivi, sui ROPS, cioè sui dispositivi anticapovolgimento, o meglio che proteggono l'operatore dal capovolgimento del mezzo agricolo, sui sistemi di ritenzione del conducente, come le cinture di sicurezza, sui dispositivi di protezione contro la caduta di oggetti, i FOPS.
  L'autorità italiana, designata in ambito OCSE per i codici relativi alle prove sui trattori agricoli e forestali, è il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, attraverso il suo Dipartimento, quello delle politiche europee e internazionali-Direzione generale delle politiche comunitarie e internazionale di mercato. Ma che cos’è l'Enama ? L'Enama è la struttura privata – l'abbiamo detto prima – senza scopo di lucro, all'interno del quale sono rappresentati anche i costruttori di macchine agricole e le associazioni di categoria, e che al momento rappresenta il MIPAF in ambito OCSE ed effettua attività di coordinamento e controllo delle operazioni di certificazione OCSE dei trattori agricoli o forestali condotte da centri prove operanti in Italia.
  Quanto sopra è stato autorizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali tramite un decreto, il n. 10.499 del 19 dicembre 2000; inoltre Enama è riconosciuta ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 2000 ed è la struttura operativa creata per offrire al settore meccanico agrario un efficace strumento di supporto per una migliore competitività, tecnologia e riconoscimento Pag. 41delle prestazioni e sicurezza delle macchine agli operatori. L'ente è stato costituito il 5 maggio 1999, tra una Coma, che è l'Unione nazionale dei costruttori macchine agricole, la CIA, la Confederazione italiana agricoltori, la Confagricoltura e l'Unima, Unione Nazionale imprese di meccanizzazione agricola. Ad oggi, purtroppo, le specifiche competenze che il decreto ministeriale n. 10.499 del 2000 attribuisce all'Enama non sono pubblicamente fruibili. Infatti, il decreto non risulta agli interpellanti agevolmente reperibile.
  Abbiamo visto l'Enama. Poi abbiamo un altro ente, che si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro e che è l'Inail, che è un ente pubblico, appunto l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che nel 2010 ha assorbito l'Ispesl, ossia l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, un ente diritto pubblico, appunto, anche questo, del settore della ricerca, sottoposto alla vigilanza del Ministero della salute. Le competenze dell'Ispesl, assorbito dall'Inail, prevedono la ricerca, la sperimentazione, il controllo, la consulenza, l'assistenza, l'alta formazione, informazione e documentazione in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, sulle questioni concernenti la sicurezza sul lavoro e di promozione e tutela della salute negli ambienti di lavoro.
  Quindi, tra Inail ed Enama ci sono delle forti analogie. L'unica differenza è che l'Enama è un soggetto di diritto privato, mentre L'INAIL è un soggetto di diritto pubblico.
  L'INAIL, pur non essendo mai intervenuto direttamente ai lavori dell'OCSE, partecipa tuttavia in maniera attiva con i propri esperti ai gruppi di normazione tecnica internazionali ISO e CEN, ove sono trattate le stesse tematiche tecniche relative agli aspetti di sicurezza dei codici OCSE, e possiede al suo interno le necessarie risorse umane e tecniche per rappresentare adeguatamente l'Italia ai gruppi di lavoro OCSE. Infatti, il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e il Testo unico salute e sicurezza sul lavoro attribuisce all'ex Ispesl, oggi appunto INAIL, specifiche competenze in materia di sicurezza sul lavoro. Inoltre, l'INAIL possiede, presso il centro ricerche di Monte Porzio Catone, qui a Roma, esperti, mezzi e attrezzature dedicati alla ricerca e alla sperimentazione per la sicurezza nell'uso dei trattori e delle macchine agricole o forestali e, nello specifico, di un banco prova progettato e realizzato per l'effettuazione di tutti i test previsti dai codici OCSE.
  In tempi recenti, l'INAIL ha chiesto al MIPAF di valutare l'opportunità di avvalersi appunto dell'INAIL per l'espletamento delle attività di coordinamento e controllo in sede OCSE, ma il Ministero ha ribadito il conferimento ad Enama di questo incarico appunto di rappresentanza.
  Il Ministero avrebbe anche invitato Enama ad avvalersi della collaborazione dell'INAIL per assicurare una più adeguata rappresentatività in merito alle materie in oggetto, ma nonostante questa offerta la disponibilità dell'ente pubblico non è stata in nessun modo presa in considerazione. A che punto siamo con queste richieste, sottosegretario ? Questo, quindi, è un aspetto che noi chiediamo e solleviamo nell'ambito dell'interpellanza.
  Per concludere, Presidente, io ripeto un po’ quali sono gli interrogativi che poniamo nell'atto di sindacato ispettivo: chiediamo se il Governo abbia tenuto appunto conto del conflitto di interessi che potrebbe verificarsi tra gli interessi dei costruttori di macchine agricole, presenti all'interno dell'Enama, e gli interessi della collettività, che la pubblica amministrazione è tenuta a tutelare; chiediamo se le competenze interne presenti in enti o istituti pubblici, come l'INAIL, possano in qualche modo essere rappresentati e, quindi, proprio l'ente pubblico INAIL possa essere rappresentato all'interno del soggetto privato Enama; e, poi, il nodo del contendere è appunto questo, cioè se sia fruibile – e se non lo sia per quali ragioni – il decreto ministeriale n. 10499 del 19 dicembre 2000, che concede, appunto, all'Enama la delega del Ministero Pag. 42delle politiche agricole, alimentari e forestali a coordinare l'attività di certificazione nazionale.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Dorina Bianchi, ha facoltà di rispondere.

  DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Presidente, vorrei anzitutto precisare che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, autorità italiana designata in ambito OCSE per i codici relativi alle prove sui trattori agricoli e forestali, nel confermare la delega all'Enama ha tenuto conto sia delle competenze sia della composizione dell'ente in questione. L'autorevolezza di Enama è riconosciuta anche a livello internazionale, avendo ricevuto, come tra l'altro anche lei diceva, per ben tre volte il mandato di centro di coordinamento mondiale per conto dell'OCSE per la verifica dei rapporti di prova elaborati sotto i codici standard OCSE per le prove ufficiali dei trattori agricoli e forestali.
  Mi preme comunque evidenziare che, al fine di garantire un'adeguata partecipazione all'attività OCSE, oltre al servizio reso da Enama il Ministero si avvale anche del CREA, del CNR e delle università. Il CREA, in particolare, svolge ricerche e servizi relativi alla meccanizzazione principale delle aziende agricole e zootecniche. Il laboratorio CRA-ING di Treviglio è inserito nel programma nazionale di sperimentazione di mezzi meccanici innovativi per l'agricoltura e per lo sviluppo di nuove soluzioni di meccanizzazione. Detto laboratorio ha attivato, a partire dal 1984, un gruppo di lavoro dedicato all'armonizzazione internazionale delle metodiche per il rilievo delle caratteristiche prestazionali, ergonomiche e di sicurezza dei trattori agricoli e forestali nel quadro delle attività di standardizzazione in campo agricolo dell'OCSE.
  Quanto all'effettuazione delle prove, faccio presente che vengono svolte presso i seguenti centri di prova di soggetti pubblici responsabili della qualità: mi riferisco al CREA unità di ricerca per l'ingegneria agraria a Monterotondo, Roma; al CREA unità di ricerca per l'ingegneria agraria, laboratorio di Treviglio; alle università di Bologna e di Milano. Premesso quanto sopra, mi preme evidenziare che siamo favorevoli a cogliere ogni supporto e contributo che l'INAIL, con cui il Ministero già collabora appunto su diversi fronti, vorrà fornire nell'ambito delle proprie competenze.
  Preciso, infine, che il Ministero coordina la partecipazione dei rappresentanti italiani dell'OCSE. Le posizioni che essi portano sui tavoli e nei gruppi di lavoro sono preventivamente concordate con il Ministero, che in tal modo esercita il suo ruolo di vigilanza e tutela degli interessi della collettività, così come previsto dal decreto ministeriale del 19 dicembre del 2000, che risulta pubblicato sul sito Internet del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Massimiliano Bernini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Prima di dichiararmi soddisfatto o meno vorrei chiarire una questione.
  La questione è che con questa interpellanza noi non muoviamo alcun atto di accusa nei confronti dell'Enama, ovvero dell'ente nazionale per la meccanizzazione agricola, e tanto meno disconosciamo o disprezziamo il lavoro che stanno svolgendo i tecnici e tutti i professionisti che lavorano presso l'ente. Gli obiettivi che l'Enama sta portando avanti, con tutto che è un soggetto appunto di diritto privato, sono assolutamente condivisibili e riguardano gli aspetti concernenti la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, in modo particolare in un ambito lavorativo molto sensibile a incidenti, a infortuni o a malattie che è, appunto, il settore agricolo. Quindi, spero che da questo punto di vista la nostra posizione, la mia posizione sia Pag. 43chiara: nessun elemento di contrarietà, nessun atto di accusa nei confronti dell'organizzazione Enama.
  Ritornando un po’ alla questione dell'interpellanza, noi avevamo però, sottosegretario, posto un quesito: avevamo chiesto, appunto, se in termini di rappresentanza il pubblico – e per «il pubblico» intendo l'INAIL, in quanto ente competente in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – fosse adeguatamente rappresentato all'interno della struttura societaria di Enama. Per fare capire ai presenti quello che sto dicendo, leggo brevemente, riprendendo quanto è riportato dal sito di Enama, la composizione dei soci dell'ente. Ci sono due tipologie di soci: ci sono i soci di diritto, c’è il MIPAF, c’è il CRA-ING – sul sito è ancora riportato «CRA»; in realtà dovrebbero riportare correttamente CREA, quindi fusione tra CRA e INEA – che, appunto, è una branca particolare che si occupa di sperimentazione per la meccanizzazione agricola (quindi, questo per quanto concerne la compagine pubblica); e poi ci sono invece i soggetti, diciamo così, di interesse privatistico: abbiamo la CIA, abbiamo la Coldiretti, abbiamo la Confagricoltura, abbiamo Unacma, Unione nazionale delle macchine agricole, Unacoma, la Federazione nazionale costruttori macchine per agricoltura, Unima, come dicevo prima, l'Unione nazionale delle imprese per la meccanizzazione, e via discorrendo.
  Ora da questo piccolo elenco – così diciamo –, da questa rappresentazione, a nostro avviso il peso del pubblico è assolutamente sbilanciato nella direzione del privato, cioè il pubblico è poco rappresentato e il pubblico è, appunto, l'entità deputata a tutelare quelli che sono i legittimi interessi dei cittadini, ovvero la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro soprattutto quando parliamo di agricoltura. Quindi, a questa nostra obiezione che il peso sia tutto spostato verso il privato piuttosto che per il pubblico, da parte del sottosegretario non abbiamo ottenuto una risposta assolutamente confacente a nostro avviso.
  Comunque, ritorniamo a parlare di un aspetto importante che concerne, appunto, la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Anche con tutti gli sforzi propugnati da Enama e con gli sforzi propugnati da tutto il sistema pubblico e privato a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, a nostro avviso si sta facendo ancora molto poco. Si sta facendo poco e lo dimostrano i dati riportati, appunto, dall'osservatorio dell'INAIL riguardanti la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, riguardanti gli incidenti e gli infortuni che capitano, appunto, agli agricoltori e a coloro che svolgono quotidianamente l'attività agricola. Riporto alcuni dati, così a titolo del tutto esemplificativo. Dall'analisi pubblicata dall'INAIL emerge, infatti, che nel quinquennio 2009-2013 a fronte di una flessione degli incidenti denunciati pari al 23,5 per cento, ovvero da 52 mila a 40 mila casi, il settore primario ha registrato un incremento – quindi, stiamo parlando di agricoltura – del 141 per cento delle tecnopatie (le tecnopatie sono tutte le malattie correlate all'utilizzo di macchine e attrezzature durante le attività lavorative). E ancora secondo l'osservatorio istituito dall'INAIL, nell'ambito delle proprie attività di ricerca e tra le attività previste dal Piano nazionale per la prevenzione in agricoltura e silvicoltura, il 56 per cento dei casi di infortuni in agricoltura avviene con i trattori; il 49 per cento degli eventi infortunistici con conseguenze gravi in agricoltura coinvolge il trattore e lo stesso trattore è presente nel 51 per cento degli eventi infortunistici in agricoltura con conseguenze anche mortali.
  Quindi, da questi dati si evince come la questione della sicurezza delle macchine agricole sia una questione molto importante ed è per questo che il Governo dovrebbe porre maggiore attenzione nell'ambito delle rappresentanze degli enti che si occupano di questi aspetti. In che modo il Governo, le istituzioni possono aumentare gli sforzi in questo settore ? Ad esempio – e questo è il suggerimento implicito contenuto nell'interpellanza – facendo sì che l'INAIL venga annoverata Pag. 44tra i soci dell'Enama; questa potrebbe essere, per esempio, un'azione che si potrebbe, in qualche modo, prevedere, modificando il famoso decreto che citavo, appunto, nell'interpellanza. Quindi, questa potrebbe essere un'azione. Al riguardo, dalle parole del sottosegretario non si evince nessuna intenzione di operare in questa direzione; anzi, la risposta dimostra come si voglia mantenere l'attuale livello di rapporto pubblico-privato e, a nostro avviso, questo è un aspetto che non garantisce e non tutela adeguatamente gli interessi della collettività. Altra questione è quella del decreto ministeriale 10499 del 19 dicembre 2000 che, lo ripeto concede all'Enama la delega del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali a coordinare l'attività di certificazione nazionale.
  Sottosegretario, questo decreto, i cittadini non riescono a trovarlo, non è fruibile. Sono stati fatti accessi agli atti, sono state fatte interrogazioni e altri atti di sindacato ispettivo; questo elemento, la mancanza di questo decreto che non si riesce in alcun modo a reperire, a nostro avviso, ci fa molto dubitare per non dire, appunto, sospettare che si possa in qualche modo nascondere tra le righe di questo decreto qualche cosa che non tutela, che non va a favore dei cittadini. Quindi, io la invito in qualche modo a farsi portavoce presso il Governo, presso i dicasteri competenti, in modo particolare quello delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministero del lavoro, per rendere pubblico questo decreto ministeriale. Perché il Governo lo nasconde ? Quali sono le ragioni recondite per non rendere evidente questo atto governativo ? Ecco, alla luce delle risposte che mi ha dato, per il fatto che sostanzialmente non confuta le nostre interrogazioni e i nostri dubbi, io, Presidente, non posso che ritenermi insoddisfatto della risposta del sottosegretario.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 4 febbraio 2016, l'onorevole Paola Pinna, già iscritta al gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.
  La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Area Popolare ha reso noto che è stata affidato al deputato Antonino Bosco, in sostituzione della deputata Dorina Bianchi, l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 8 febbraio 2016, alle 15:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 3513-A).
  — Relatori: Gasparini, per la I Commissione; Laforgia, per la V Commissione.

  2. – Discussione sulle linee generali della mozione Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli ed altri n. 1-00966 concernente Pag. 45iniziative in merito al rispetto dei diritti umani in Corea del Nord, nonché in relazione alla politica degli armamenti di tale Paese.

  3. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00950, Borghi ed altri n. 1-00952, Cominardi ed altri n. 1-01137 e Polverini ed altri n. 1-01138 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri, in particolare alla luce del recente accordo sottoscritto con la Confederazione Elvetica.

  La seduta termina alle 12,15.