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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 562 di giovedì 4 febbraio 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Biondelli, Bonafede, Caparini, Covello, Dambruoso, Dellai, Fico, Galati, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Lauricella, Locatelli, Manciulli, Marazziti, Molea, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Ravetto, Rosato, Rossomando, Sanga, Scotto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

  I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Grassi ed altri; Argentin ed altri; Miotto ed altri; Vargiu ed altri; Binetti ed altri; Rondini ed altri: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (A.C. 698-1352-2205-2456-2578-2682-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 698-1352-2205-2456-2578-2682-A: Grassi ed altri; Argentin ed altri; Miotto ed altri; Vargiu ed altri; Binetti ed altri; Rondini ed altri: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare.Pag. 2
  Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Oggi, con l'approvazione di questa legge, stiamo facendo qualcosa di estremamente importante, oserei dire grande se pensiamo a come questo provvedimento influirà sulla vita, sulla qualità della vita delle persone gravemente disabili e dei loro familiari. Per la prima volta il Parlamento interviene a dare risposte concrete a quelle famiglie e a quei genitori, spesso anziani, che si sono presi cura per tutta la vita del proprio figlio o della propria figlia gravemente disabili e che vivono con una preoccupazione costante, al limite dell'ossessione, al pensiero di chi si occuperà dei loro familiari disabili quando non ci saranno più o quando non saranno più in grado di assisterli. Siamo in un certo numero in quest'Aula ad avere persone vicine, per parentela o amicizia, che vivono questa realtà. Il «dopo di noi» è una preoccupazione costante per quei padri, quelle madri, fratelli e sorelle, che hanno assicurato a figli, figlie e familiari, tutte le cure, l'assistenza e l'amore di cui necessitavano e temono che tutto questo finisca con la loro morte.
  Basti pensare che in Italia ci sono circa 260 mila persone con disabilità gravi, che vivono con uno o entrambi i genitori, e tra questi circa un terzo sono genitori anziani. Considerando la prospettiva di vita, si stima che due terzi, il 64 per cento dei figli con disabilità grave, circa 160-165 mila, sopravviverà a genitori e fratelli. Ecco, l'obiettivo di questa legge – che rispecchia la direttiva dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità, divenuta esecutiva nel nostro Paese con una legge del 2009 – è quello di sostenere, per quanto possibile, la «vita indipendente» del disabile e di impedirne la segregazione, escludendo qualunque intervento che porti all'istituzionalizzazione, quando non sia strettamente necessario. Da qui la necessità di puntare a percorsi di sostegno in luoghi che riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare, mantenendo il più possibile le abitudini delle persone con disabilità e rispettandone la volontà.
  Non si tratta, come hanno sostenuto i colleghi del MoVimento 5 Stelle, di favorire il privato, piuttosto di incrementare il pubblico; non di fare un regalo alle assicurazioni, ma di aiutare le famiglie...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ho finito, sì ... consentendo loro di avvalersi di tutti gli strumenti idonei ad assicurare una maggiore tranquillità e maggiori garanzie per la vita futura dei figli disabili, senza che questo voglia dire la riduzione del welfare.
  Il gruppo Socialista, nel ringraziare la relatrice Elena Carnevali, la collega Ileana Argentin e tutti coloro che hanno contribuito alla stesura di questo testo, preannunzia un voto convintamente favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Faenzi. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Grazie, Presidente. È innegabile come rappresenti motivo di forte preoccupazione, per un genitore di una persona disabile, tutto ciò che riguarda il dopo: il momento in cui, cioè, saranno anziani e non riusciranno più a garantire al figlio i medesimi livelli di assistenza. Questo è un problema sempre più sentito poiché, grazie anche allo sviluppo della medicina, alle maggiori cure e a percorsi di vita integrati, l'aspettativa di vita per le persone disabili si è allungata notevolmente. Si pensi, ad esempio, che per le persone con sindrome di Down si è raggiunta una aspettativa di 62 anni di Pag. 3vita, mentre fino a qualche anno fa si parlava di 45-50 anni. Si rendeva, quindi, opportuno inquadrare all'interno di un testo una serie di disposizioni, che potessero in qualche modo dare una risposta concreta a questa grave situazione sociale, in considerazione anche degli impegni presi dal nostro Paese a livello internazionale, sia attraverso la sottoscrizione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, sia della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.
  Inoltre era anche necessario dare piena attuazione ai principi degli articoli 3, 31 e 38 della Costituzione, i quali sanciscono che è compito proprio della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana; ed agevolare con misure economiche l'adempimento dei compiti della famiglia e garantire ad ogni cittadino inabile al lavoro il diritto all'assistenza sociale.
  Noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie siamo quindi coscienti che sostenere e motivare il nucleo familiare di questi soggetti per metterlo nelle condizioni di svolgere al meglio il difficile compito educativo di cura e di socializzazione deve essere uno dei principali obiettivi del legislatore. In particolare devono essere differenziati progettualità e sostegni con l'obiettivo di migliorare, attraverso azioni concrete, un sistema che riesca a dare risposte su tutto il territorio, in maniera uniforme, anche alle esigenze di queste persone e alle loro famiglie. In un principio di sussidiarietà verticale vediamo quindi con favore l'esigenza di affiancare le iniziative esistenti con strumenti che, diversamente dal passato, siano di assoluto supporto per tutti coloro che vivono in questa delicata situazione sociale. Osserviamo inoltre che il lavoro svolto in Commissione ha notevolmente migliorato l'impianto originario del testo, rendendolo finalmente conforme a quanto da noi auspicato originariamente: ovvero che le politiche per le persone disabili non possono essere separate e disgiunte da quelle sulla famiglia, e pur con le necessarie specificità, debbano integrarsi pienamente con queste. Per tali motivi noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie voteremo favorevolmente al testo presentato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, è un dato estremamente positivo che il Parlamento si appresti nella giornata di oggi ad approvare questa proposta di legge sul «dopo di noi»: che è un punto di partenza importante, perché si colma un vuoto legislativo, e si colma anche il vuoto di un Paese civile che ha l'ambizione di assicurare a tutti i suoi cittadini, peraltro anche in maniera uniforme, tutte le prestazioni di carattere sanitario, ma anche di carattere sociale.
  Penso che la discussione che è emersa ieri in Aula non ha per nulla riguardato l'importanza di legiferare sul problema di dare una certezza sul «dopo di noi» per la disabilità grave, nel momento in cui tutto l'apparato e la scala familiare viene a mancare. Ci sono state delle divergenze di opinioni rispetto a come avverrà poi questo tipo di gestione rispetto alla cooperazione sociale, rispetto cioè alle modalità di reperimento delle risorse; ma nessuno ha messo in discussione la necessità ineludibile di varare questo provvedimento. Per questo motivo noi lo abbiamo sostenuto, per questo motivo noi riteniamo che vada assolutamente approvato: perché ciò che si pensava di riuscire a risolvere non è stato per nulla risolto con la legge n. 328 del 2000, la legge del riordino dei servizi sociali, in riferimento a quella che è stata la sua attuazione dopo 16 anni, e ci si accorge che purtroppo la popolazione della disabilità grave è in aumento. È in aumento per una serie enorme di situazioni, ma noi ci riferiamo soprattutto alla parte grave, che poi non ha possibilità di avere assistenza.
  E per questo motivo molto probabilmente le divergenze che sono emerse ieri sulla situazione della gestione riguardano senza dubbio la fattispecie e i tantissimi Pag. 4casi di disabilità grave. La disabilità grave può essere individuata anche in un paziente anziano affetto da Alzheimer e comunque non autosufficiente; ma quel che interessa di più ed è l'obiettivo di questa proposta di legge, sono senza dubbio soprattutto tutti i soggetti che, per malattie rare o malformazioni, cioè sin dalla nascita, hanno il problema di essere seguiti, soprattutto dopo che tutto l'albero o la composizione familiare viene meno.
  È fin troppo evidente che questa possibilità viene data anche e soprattutto attraverso un iniziale stanziamento di risorse pubbliche; e io non solo non mi scandalizzo, ma penso sia fortemente necessario coinvolgere il privato non solo nel contesto della gestione rispetto alle prestazioni da erogare a questi soggetti, ma anche e soprattutto come reperimento di risorse. Il nostro è un Paese che ha una grande cultura solidaristica all'interno delle varie sfaccettature di contribuzione, di assistenza. Ritengo quindi che di concerto con le regioni... È questa la sollecitazione, signor Presidente, che rivolgo al rappresentante del Governo: un grande concerto con le regioni ! Questa legge funzionerà e riuscirà a raggiungere gli obiettivi iniziali, e forse anche aumentarli, perché ritengo che sia un punto di partenza importante, solo se ci sarà un grande coinvolgimento delle regioni; e da subito, perché poi ogni regione ha una sua organizzazione, ha una sua visione, ma globalmente ritengo che possa essere accettata anche la rete che c’è all'interno stesso delle regioni come punto di partenza, in riferimento a quella che può essere la strutturazione stessa di un'attenzione importante.
  Penso insomma che sia una buona pagina, quella che il Parlamento sta scrivendo oggi, perché hanno qualche chance in più, questi soggetti affetti da gravi disabilità, non autosufficienti, di non essere lasciati soli. Non abbiamo la certezza di risolvere completamente il problema, però qualche chance in più sicuramente ce l'hanno. Per questo il provvedimento vede il nostro grande e convinto favore, e per questo voteremo sì (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Achille Totaro. Ne ha facoltà.

  ACHILLE TOTARO. Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, il gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si appresta a votare favorevolmente questo provvedimento, che come è stato detto in quest'Aula, colma un vuoto legislativo e un vuoto civile che ormai durava da molti anni. Sono tantissime le famiglie che chiedevano questo intervento da parte dello Stato, perché è molto presente in tante famiglie italiane (e parliamo di centinaia di migliaia di persone) la grave situazione di una persona disabile giovane da accudire, di genitori anziani che un domani non ci saranno più, e non sanno come sarà il futuro dei loro figli, che hanno assistito per tanti anni, i quali hanno problemi cognitivi, problemi che li rendono disabili e non in grado di sostenere il proprio futuro da soli.
  Quindi sicuramente questa è una legge che noi voteremo. È un principio, è soltanto l'inizio di un percorso, secondo noi, perché sicuramente il problema della disabilità in Italia, il problema degli anziani anche non autosufficienti e di tutte le non autosufficienze che ci sono nelle società occidentali, in Italia, si amplierà sempre più nel corso degli anni, perché è aumentata l'aspettativa di vita, anche da parte di queste persone, e quindi ovviamente saranno sempre di più i problemi all'ordine del giorno in questo senso: quindi sicuramente un punto di partenza. Vanno reperiti i fondi, ancor di più di quanti ne siano stati reperiti per questa legge, perché sicuramente serviranno.
  Non sappiamo quindi se ciò servirà a risolvere questo grave problema, che attanaglia molti nostri concittadini; però sicuramente è un punto di partenza, e noi non potevamo far mancare il nostro appoggio. Vedete, ci sono delle leggi, e ci sono delle questioni, come quelle che noi Pag. 5stiamo affrontando oggi in quest'Aula... Quest'Aula, non dico spesso, ma insomma quasi spesso, si confronta su cose non proprio di primaria importanza: a volte ci si accapiglia qui dentro, o ci si arrabbia per cose anche di secondaria importanza; però queste sono questioni secondo me che devono esulare dalla polemica politica: non si può far polemica politica su una legge del genere, e non si può fare strumentalizzazione politica.
  Ho sentito il dibattito in quest'Aula, ho sentito anche parlare di questioni anche reali, di problematiche reali, signora rappresentante del Governo, che ci sono in questa legge, perché sicuramente il problema del passaggio all'intervento del privato, siano essi i fondi lasciati dai familiari, siano gli interventi, diciamo, anche di società no profit o di associazioni no profit per quanto riguarda il futuro di questo persone, sicuramente si presta a interpretazioni e capisco anche le problematicità, se portate con un atteggiamento propositivo di qualcuno in quest'Aula che, ovviamente, ci ha detto di controllare. Bene, io dico che lo Stato esiste anche per fare dei controlli. Purtroppo in questa nostra nazione a vari livelli si è instaurato un clima per cui si registrano le telefonate di tutti, si perdono nelle istituzioni tempi memorabili e soldi per registrare le conversazioni private di molti, che semmai non portano nessun intervento di carattere penale, e non si controllano cose ben più importanti ! Questa è una cosa importante ! Le istituzioni devono controllare !
  Chi si adopererà per gestire questi fondi, sia privati che pubblici, deve essere controllato, perché se, ovviamente, i genitori di queste persone non ci saranno più e quindi non saranno in grado di controllare questa situazione, ci deve pensare lo Stato, ci devono pensare le istituzioni, ci deve pensare il pubblico. Se il pubblico non basta per gestire questo problema è logico che si intervenga con soldi privati, però ci deve essere il massimo controllo.
  Ecco, in questa ottica noi voteremo a favore di questo provvedimento, il gruppo di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale non farà mancare il proprio sostegno, perché questa è una legge che chiedono moltissime persone che hanno un problema nella propria famiglia, che vivono il dramma familiare nelle loro mura domestiche, che poi molto spesso sono anche persone che non hanno grandi risorse finanziarie e che hanno semmai la casa di proprietà, quei pochi averi e hanno veramente l'incubo del domani per i figli che lasceranno e che non avranno l'assistenza. Noi non possiamo far mancare il nostro voto favorevole, questo è un argomento che non si presta a strumentalizzazioni o a questioni di maggioranza e opposizione e, quindi, noi voteremo a favore di questa proposta di legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Colleghi, è sempre una bella giornata quando, magari dopo tanti anni, come accade oggi, una legge riesce a togliere angoscia, a restituire un sorriso e tranquillità a migliaia di famiglie e alla fine a milioni di persone, a chi non conta; è una bella giornata quando si liberano i prigionieri e quando finisce una guerra; quando si restituisce vita, futuro, dignità, indipendenza e serenità.
  Un diritto garantito dalla Costituzione all'articolo 3, dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità all'articolo 19, che sancisce il diritto di tutte le persone con disabilità di vivere nella società con la stessa libertà di scelta delle altre persone, diventa un diritto pieno in Italia per i disabili gravi e le loro famiglie, poveri e ricchi; un diritto umano riconosciuto in tempi di confronto sui diritti civili; è il diritto per le famiglie dei disabili gravi di vivere senza il terrore per il futuro dei propri figli; il diritto di poter morire in pace, anche di essere stanchi, sapendo che i propri figli, che senza aiuto non vivrebbero, hanno una vita vera dopo di noi.
  Ci sono leggi che segnano anche una svolta culturale, è il caso di questa legge sul «dopo di noi». Un fondo pubblico di 90 milioni per quest'anno, con i primi 150 Pag. 6milioni nel triennio, affinché le regioni e tutti i soggetti interessati possano garantire percorsi personalizzati per i disabili gravi dopo la morte dei genitori; progetti di vita personalizzati, ripeto, decisi dai genitori, da fratelli e sorelle, da chi ama la persona con quel problema e dai protagonisti stessi, se il tipo di disabilità glielo permette, assieme alle strutture pubbliche. «Dopo di noi»: è questo il diritto che si riconosce alle famiglie, il mio ragazzo, il mio caro, vivrà in un luogo e in un modo che è il più vicino ai suoi affetti e alla sua indipendenza e viene definito come opererà il cosiddetto trust e la persona di fiducia, il trustee, la legge definisce non solo lo strumento, il quanto le famiglie possono destinare per questo diritto al futuro, ma anche il chi e il come.
  Le famiglie, i privati, i cittadini, possono, con agevolazioni fiscali doverose e ovvie, destinare beni per garantire condizioni di vita dignitose e affettivamente quanto più simili a quelle che si vivono in una buona e bella famiglia, ma mentre si è ancora in vita si possono creare fondi vincolati nell'uso e nella destinazione, beni e risorse che permettano, quando noi non ci saremo più, o anche adesso, che mio figlio, mio fratello, la mia amica, possano continuare a vivere bene, ad avere quello di cui hanno bisogno; eccome ! Anche la possibilità di andare a vedere la Roma, il Napoli, o l'Inter o il Palermo, se quella è una cosa che fa parte delle proprie abitudini o desideri, uno che accompagni per non smettere di far parte di un coro, di un'associazione, di un corso di pittura o di andare a una terapia !
  Le famiglie vengono liberate da un incubo, quello di non dover essere disperate, sole, davanti all'interrogativo: chi si occuperà di lei o di lui ? E questo si può fare mentre si è in vita e già possono essere cominciati questi percorsi di vita; è l'universalismo dei diritti che arriva anche in campo sociale per i più deboli della popolazione italiana. L'ha voluto una larga maggioranza dei gruppi parlamentari: sei progetti di legge, primi firmatari come Argentin, Grassi, Binetti e altri; il lavoro della relatrice Carnevali, un grande lavoro di ascolto, il sostegno del Governo, la collaborazione convinta del PD, ovviamente di Democrazia Solidale-Centro Democratico nella Commissione affari sociali, dove non è mai mancata la sottosegretaria Biondelli, e questa Commissione che ho avuto l'onore e la responsabilità di guidare nella fase finale di questo lavoro.
  Fondo pubblico e trust, solidarietà, sussidiarietà verticale e orizzontale che si incontrano. Verticale: Stato, regioni, il pubblico che si avvicina a tutti, ricchi e meno ricchi; meno istituzionalizzazione e più autonomia e forme di vita a misura familiare. Persone e non categorie al centro; chi è disabile grave ha diritto di essere aiutato come tale anche a 65 anni e a non finire in una RSA per anziani o in istituto; è per me anche la battaglia di una vita: superare gli istituti e creare reti di solidarietà, ma va fatto con delicatezza, ci sono istituti dove si vive male e si muore e casi in cui invece persone che non potrebbero vivere senza quell'istituto vivono grazie a quell'istituto. Solidarietà orizzontale: le famiglie, la società civile, le associazioni no profit, che si integrano e creano vita più umana, risorse e opportunità aggiuntive; un ringraziamento a tutti loro.
  Il trust per la prima volta è regolamentato, all'articolo 6; dovrà essere ampliato ad altre fasce deboli per la possibilità di avere altre risorse così orientate. Troppa solitudine, però, fino ad oggi per le famiglie, sole anche con il senso di colpa, mentre una cultura dominante arretrata ha bollato, ancora oggi, solo come handicap le persone, incapace di vedere il valore della vita e della vita anche indebolita; tanti ancora definiscono la vita a partire dall'handicap e non dalla vita tutta intera.
  È una legge che ci dice anche chi siamo; vale anche per chi disabile grave non è ! Viviamo tutti nel sogno e nel mito dell'indipendenza, è un valore l'indipendenza, anche per chi ha una disabilità grave, ma non è un valore assoluto; se a essere disabili vuol dire dipendere da qualcuno, allora siamo tutti disabili in maniera diversa ! Dipendenza è anche relazione, affettività, rottura dell'isolamento, Pag. 7se tra uguali, quando si riconosce la dignità dell'altro. Siamo, sì, tutti indipendenti e tutti interdipendenti ! Tutti dipendiamo da un sorriso, l'attenzione di un altro, la considerazione degli altri ! La nostra è una società che fatica a scoprire quanta vita c’è quando non è fatta di sani, forti, intelligenti e di successo; per questo questa legge è una grande occasione per tutti, non solo per i 15 milioni che in qualche modo sono a contatto con persone con disabilità più o meno grave, non solo per le 2.200.000 persone con disabilità, come ci dice l'Istat, o le 580.000 persone con disabilità grave sotto i 65 anni, di cui 260.000 vivono assieme a uno o entrambi i genitori, e almeno 86.000 che vivono con genitori anziani, tutti, uno per uno, persone con un nome e una storia; non solo per quelli che vivono in istituti, RSA non pensate per loro, convivenze troppo grandi e troppo diverse da una famiglia se non vivono in una casa.
  I dati ci dicono che l'86 per cento dell'offerta è invece in strutture con più di 30 posti, mentre solo il 3,7 per cento vive in soluzioni alternative: case famiglia e comunità alloggio, alcune straordinarie. Tra i disabili gravi c’è così tanta vita che una legge finalmente aiuta progetti personalizzati per il futuro. Allora – vado a concludere – è un'occasione straordinaria e controcorrente, che ci fa vedere le nostre contraddizioni, in una società, la nostra, dove lunghe sono le file di chi desidera adottare un bambino, ma dove i bambini con disabilità adottati sono appena lo 0,2 per cento; dove molti non nascono nemmeno, se si scopre presto una disabilità; dove molte persone con disabilità grave temono programmi di eugenetica o di morte anticipata tutte le volte che sentono parlare di eutanasia, di vita che non è più vita. Ricordiamocelo, pensiamoci anche, in futuro. È una bella legge, non ci sono lobby; i disabili gravi sono la lobby più debole di tutte, così il no profit, il volontariato. Il trust che viene istituito per proteggere anche in futuro il disabile grave ha finalità precise: si lega al progetto di vita che ha elaborato in maniera personalizzata assieme agli stessi destinatari e, se possibile, a chi li ama ancora in vita. E magari, come dice Ileana, può garantire che anche le abitudini più semplici, quelle che hanno una ritualità affettiva, come il gelato preso d'estate, il cinema in una sera d'inverno, la partita o la messa la domenica, non si interrompano con l'invecchiamento dei familiari.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARIO MARAZZITI. Concludo davvero, Presidente, è l'ultimo pensiero. C’è chi ha parlato in quest'Aula, nel MoVimento 5 Stelle, di favore alle assicurazioni, di lobby delle assicurazioni: una favola e un disco rotto, lo dico con amicizia. Come presidente della Commissione affari sociali, da luglio, tra centinaia di richieste di incontro non ne ho ricevuta nemmeno una – e sarebbe legittima – dal mondo delle assicurazioni. Così non si aiutano le famiglie, così ci si stacca dal bene comune. Non raccontiamo un mondo che non c’è, non intristiamo questa bella giornata, non priviamo chi aspetta da anni questo po’ di luce facendoci o facendovi intrappolare, diffondendo il solito racconto che pesca nel sospetto. Per questo, sono orgoglioso, anche come presidente della Commissione affari sociali, di aver partecipato a questa accelerazione e, come gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, di annunciare il voto favorevole del gruppo. Lo faccio con allegria, a nome del gruppo, non solo con convinzione, per una legge che finalmente si occupa di molte famiglie italiane e rende un po’ migliore e meno dura la nostra società (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Solidale-Centro Democratico e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Presidente, onorevoli colleghi, oggi in quest'Aula, finalmente, dopo diversi anni, si è arrivati a discutere nel merito una proposta di legge che si attendeva da anni. Permettetemi una riflessione, una forzatura, però: resta Pag. 8un velo di tristezza nel constatare come oggi il Parlamento veda in quest'Aula deputati impegnati ad affermare un principio di giustizia a sostegno di quelle famiglie che da sempre si sono fatte carico dei problemi legati ai propri familiari disabili, anche sollevando lo Stato dalle proprie responsabilità; però, allo stesso tempo, nell'altro ramo del Parlamento si minano le fondamenta su cui poggia l'istituto della famiglia quale nucleo fondamentale della società, quale nucleo per noi fondamentale della società. Se si giungerà all'approvazione di questo progetto di legge, è grazie soprattutto alle famiglie con figli o parenti prossimi disabili, che da anni si battono per assicurare un futuro ai loro cari. Possiamo soltanto immaginare cosa significhi crescere un figlio disabile, accudirlo, farsene carico, cercando di fornirgli il sostegno necessario rinunciando a se stessi, ma vivendo sempre nell'angoscia di cosa accadrà nel momento in cui non si sarà più in grado di assolvere a questo compito. Questo semplice concetto è racchiuso in poche parole, in tre parole: il «dopo di noi», «dopo la famiglia», ma anche insieme alla famiglia ci deve essere lo Stato. Se la persona disabile è destinataria per legge di una serie di tutele correlate alla sua condizione clinica, psichica e alle sue potenzialità residue, le istituzioni hanno l'inderogabile compito di porre il relativo nucleo familiare nelle condizioni di espletare al meglio il suo difficile compito educativo, di cura e di socializzazione. La condizione di disabilità non riguarda solo le persone che ne sono colpite e le loro famiglie ma anche la comunità e le istituzioni, che devono operare in stretta collaborazione nei diversi livelli di responsabilità.
  In questo delicato settore è d'importanza fondamentale la valorizzazione della famiglia, che va aiutata con interventi mirati, in modo da favorire il processo di autonomie e di integrazione sociale del familiare diversamente abile. È necessario dare effettiva concretezza al diritto già espresso dall'articolo 1 della legge n. 104 del 1992, che ci ricorda che la Repubblica persegue il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali e assicura i servizi e le prestazioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle minorazioni. L'articolo 7 della stessa legge prevede, inoltre, che la cura e la riabilitazione della persona diversamente abile si realizzino con programmi che prevedano prestazioni sanitarie e sociali integrate tra di loro, che agiscano sulla globalità della situazione di handicap coinvolgendo la famiglia. È prioritario attivare strategie a più livelli che permettano il mantenimento delle persone disabili all'interno del proprio nucleo familiare, perché disattendere il principio della valorizzazione e del supporto del nucleo familiare a cui il cittadino disabile appartiene significa ostacolare il processo di integrazione sociale. È pertanto un dovere fondamentale del legislatore, in quest'ottica, strutturare interventi che allentino le tensioni cui è sottoposta la famiglia in presenza di componenti bisognosi di assistenza e di cure per compiere gli atti quotidiani della vita. Come è noto, l'evoluzione del modello familiare in senso mononucleare, il crescente e in moltissimi casi necessario inserimento delle donne nel mercato del lavoro, anche ai fini della sussistenza della famiglia, hanno determinato come immediata conseguenza un'inevitabile riduzione del tempo che i componenti del nucleo familiare possono dedicare alla cura e all'assistenza dei soggetti deboli, nonché vulnerabili. Se è vero che la larghissima maggioranza delle persone disabili oggi vive in famiglia, ciò deve rappresentare una reale opportunità di vita liberamente vissuta e non già un aggravio di responsabilità e oneri per chi ne fa parte. Le politiche per le persone disabili non possono essere separate e disgiunte da quelle sulla famiglia in generale e, pur con le necessarie specificità, devono integrarsi pienamente con queste. La famiglia rappresenta nel nostro Paese, difatti, la prima istituzione assistenziale. Il peso dell'assistenza porta ad un maggiore impoverimento della famiglia, dato in maniera proporzionale rispetto allo stato di gravità del bisogno assistenziale: tanto più è grande, più la famiglia non riesce a supportarlo Pag. 9ed ha necessità di azioni progettuali di accompagnamento che vanno già pensate rispetto al futuro. Lo Stato ha il dovere di considerare in modo responsabile cosa accadrà in un futuro nel quale il disabile si ritroverà senza i genitori o parenti stretti.
  La principale preoccupazione dei genitori di figli disabili è l'incertezza del dopo: dopo la loro morte chi si occuperà di loro ? Questo porta ad un'adeguata responsabilizzazione degli interventi fin dal momento che la disabilità si manifesta, ma mancando ad oggi un quadro normativo complessivo che consenta alle famiglie e alle istituzioni locali un confronto chiaro. Ciò ha prodotto risposte disomogenee e talvolta ha portato le famiglie ad intraprendere percorsi inadeguati e costosi. Ora, noi riteniamo questo provvedimento colmi questo vuoto, dando risposte, risposte concrete.
  Avviandomi poi alla conclusione, da un lato auspichiamo una rapida approvazione della presente proposta di legge, da troppo tempo oramai attesa, dall'altro lato non possiamo, anche questa volta, non sottolineare la miopia in parte di questo Governo e di questa maggioranza politica. Anche questa volta, infatti, hanno perso un'occasione per dimostrare veramente, ancora di più, la volontà di andare incontro alle famiglie che si fanno carico delle persone disabili. Infatti, se questo provvedimento offre molte risposte, è altrettanto vero che permangono delle ingiustizie macroscopiche che non vogliono essere affrontate. Il cosiddetto «Salva Italia» prevedeva la delega al Governo per la nuova regolamentazione del calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente, l'ISEE: dall'interpretazione letterale della disposizione risulta che ai fini del computo reddituale vengano inserite anche le provvidenze assistenziali erogate, che vengono quindi considerate alla stregua di un reddito da lavoro, da pensione o da rendite finanziarie. La norma è stata infatti attuata con il DPCM del 2013 recante il regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell'indicatore della situazione economica equivalente, entrato in vigore nel gennaio del 2015, che prevede che nell'indicatore della situazione reddituale vadano computati ai fini IRPEF anche trattamenti assistenziali, previdenziali, indennitari, se non già inclusi nel reddito complessivo dichiarato.
  In altre parole, se in un nucleo familiare c’è una persona con disabilità, oltre ai redditi, vanno sommate anche le altre indennità eventualmente percepite. Ci sono tre sentenze del TAR del Lazio che hanno dichiarato illegittimo il computo di queste componenti nell'ISEE e stiamo ora aspettando la pubblicazione dalla decisione al Consiglio di Stato. Abbiamo presentato un emendamento per sanare questa inaccettabile, per noi, situazione, ma non c’è stata data neanche l'occasione di discuterlo. Il Coordinamento nazionale famiglie di disabili gravi e gravissimi, ma anche l'ANFFAS e altre associazioni, hanno denunciato questa situazione. La presidente del Coordinamento nazionale delle famiglie di disabili gravi e gravissimi, Maria Simona Bellini, ha scritto al Presidente del Consiglio esortandolo ad intervenire per sanare questa iniquità.
   Oggi quindi, e mi avvio veramente alla conclusione, facciamo un passo in avanti per dare una sostanziale tutela alle persone disabili e alle loro famiglie, ma anche questo provvedimento resta viziato dal non aver colto l'occasione per sanare le criticità legate all'applicazione del nuovo ISEE.
  Al netto di questo, annuncio comunque il voto favorevole della Lega Nord, perché il provvedimento è un passo importante. Il trust che viene riconosciuto ha finalità precise e non nasconde nulla che attenda a favori al privato, né tanto meno riteniamo che questo provvedimento sia un favore alle assicurazioni. Anzi, il coinvolgimento del privato rimane per noi un coinvolgimento importante che va, fra l'altro, ad affiancarsi all'intervento pubblico per alleviare la situazione delle famiglie che hanno a carico i disabili.
  Quindi, la polemica sollevata da qualcuno in Aula rispetto al favore che verrebbe fatto, che nasconderebbe questo Pag. 10provvedimento, ai privati e alle assicurazioni, è una questione, una polemica, secondo noi, priva di fondamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Oggi giunge a compimento l'iter di una legge a lungo attesa che viene a colmare un vuoto in materia di garanzie e di continuità nei livelli di assistenza alle persone con disabilità grave. Voglio iniziare questo intervento esprimendo subito ammirata riconoscenza alla tenacia e alla capacità con la quale la collega Carnevali ha saputo fare da relatrice del provvedimento in Commissione, in un iter non sempre facile, e anche ieri in quest'Aula.
  Ricordo brevemente i punti fondamentali della legge: definizione delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale, una sorta di LEA dell'assistenza per i disabili; istituzione di un Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare; agevolazioni fiscali per la stipulazione di polizze; istituzione di trust con la specifica finalità di assistere i soggetti disabili anche dopo la perdita dei genitori e dei parenti che si erano presi cura di loro, il cosiddetto «dopo di noi». È una legge ispirata dalle migliori intenzioni tradotte in norme ampiamente condivisibili.
  Nel momento di esprimere il giudizio positivo del mio gruppo, vorrei brevemente tornare sulla discussione di ieri, in particolare sul lungo applauso che a fine mattinata ha accolto l'intervento della collega Miotto, una sorta di applauso liberatorio dall'incubo di una discussione surreale protrattasi per ore e tutta incentrata sulla contrapposizione fra pubblico e privato che la fattispecie normata dalla legge sinceramente non giustifica. Nel socio-assistenziale non vi è motivo di costruire una artificiosa contrapposizione fra il servizio pubblico e l'iniziativa privata, ogni singola assunzione di responsabilità, ogni organizzazione autonoma, ogni atto di liberalità, ogni forma di volontariato, rappresenta per la sua natura un'integrazione dell'intervento pubblico che libera risorse a favore di chi è in condizioni di maggiore solitudine e quindi di maggiore bisogno. E poiché sono state richiamate esperienze personali, vorrei dare testimonianza a quest'Aula che a pormi per la prima volta il problema del «dopo di noi» era stato un gruppo di genitori della mia città. Un gruppo di persone attive e dinamiche che aveva interpretato la propria missione di genitori di disabili non solo rivendicando diritti, come è assolutamente giusto, ma proponendo soluzioni concrete.
  Un gruppo che negli anni Settanta, gli anni della loro gioventù, aveva dato vita ad una cooperativa per la gestione di un centro diurno che ha cambiato nella nostra piccola comunità la cultura dell'accoglienza ai disabili. A quarant'anni di distanza, giunti alla vecchiaia e alle soglie della propria inevitabile decadenza, quei genitori esprimevano a me, all'epoca direttore della ASL, la volontà di garantire ai loro figli continuità e qualità dell'assistenza sino ad ora ricevuta. Quella richiesta accorata mi aveva molto colpito e immediatamente convinto della bontà di quelle ragioni. La legge che oggi andiamo ad approvare risponde a quella domanda che esprimeva un'esigenza diffusa nel Paese.
  È con soddisfazione, quindi, e con un pizzico di orgoglio, che sono qui, oggi, ad annunciare il voto favorevole di Scelta Civica a questa proposta di legge. Un «sì» espresso nella profonda convinzione che oggi sia una buona giornata per quest'Aula che sta per compiere una cosa buona, che tutti noi crediamo sarà utile (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, colleghi, oggi è davvero una buona giornata perché questa legge sulle disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone affette da disabilità Pag. 11grave e prive del sostegno familiare è una buona legge. Il cosiddetto «dopo di noi» è una legge concreta che risponde a bisogni reali. Quello che ci viene da pensare, perché è risuonato un po’ nel dibattito dell'Aula in questi giorni, è se si poteva fare di più o di meglio. Devo dire che quello che non si è fatto, non è avvenuto perché non ci si era pensato. Certo, ci potevamo occupare di una platea ben più ampia di persone disabili, non limitandoci esclusivamente alle persone gravemente disabili. Ci potevamo far carico di tante altre forme anche di disabilità (è venuto fuori oggi anche nelle dichiarazioni di voto il riferimento ad alcuni grandi anziani). Potevamo scegliere di venire incontro ai genitori e alle loro necessità non solo nel momento in cui non ci saranno più, ma cominciando molto prima, trasformando il «dopo di noi» in un «tra noi». Sappiamo perfettamente che tra le richieste di questi genitori c’è anche quella che l'assistenza ai figli gravemente disabili venga computata, in termini di tempo, come una sorta di abbreviazione del tempo necessario per andare in pensione, anche perché non c’è dubbio che l'assistenza continuativa a soggetti gravemente disabili possa essere considerata ampiamente usurante per le famiglie. Potevamo investire più dei 60 milioni di questa legge finanziaria o dei 70 dell'anno prossimo; molti di più. Ma devo dire che ognuna di queste ipotesi, che non è detto che siano ipotesi di irrealtà, rappresenta lo sfondo, il futuro sul quale muoverci, la direttiva per cui allargare la platea, la direttiva per cui riconoscere nuovi diritti alle famiglie, la direttiva per cui ottenere maggiori risorse da rendere disponibili. Ciò non toglie, però, che questa sia una buona legge. Una legge che tiene conto del contesto concreto in cui stiamo vivendo, che si fa carico di quelle che sono le difficoltà, che non dimentica che, dopo anni di tagli, tagli e tagli alle politiche sociali, per la prima volta, interviene in positivo con un'operazione non solo di restituzione, ma con – per dirlo con un lessico che appartiene a un'altra legge – una sorta di collocamento mirato.
  Il passaggio da una logica meramente assistenziale alla garanzia di diritti individuali inalienabili, a cominciare per l'appunto dal diritto alla vita, dal diritto a una vita dignitosa, è un po’ nel cuore stesso di questa legge. Di fatto, i riferimenti costanti alla nostra Costituzione, alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, soprattutto alla Convenzione ONU nel suo articolato molto preciso e molto dettagliato, ci aiutano a mettere a fuoco il cambio di passo che questa legge rende necessario e direi, tutto sommato, indifferibile. Ci permettono di capire perché non si può fare un passaggio alla semplice inclusione sociale, senza mettere in gioco quella che è una vera e propria integrazione.
  Sappiamo perfettamente che differenza c’è tra inclusione e integrazione: l'integrazione, in qualche modo, va oltre; va oltre perché chiede un abbattimento radicale, non solo delle cosiddette barriere architettoniche, ma anche di quelle barriere emotive, di quelle barriere funzionali che creano una sorta di distanza tra il cosiddetto normale e il soggetto gravemente disabile. Quindi, noi vogliamo veramente che questo approccio si traduca nella capacità di prendersi in carico, non solo i bisogni sanitari, non solo i bisogni sociali, ma, a trecentosessanta gradi, tutte le esigenze che, in qualche modo, fanno riferimento a un progetto di vita, che viene definito anche un progetto di vita indipendente, sempre che la parola indipendente venga declinata nel miglior modo possibile. D'altra parte questo ci permette anche di superare quello che poteva sembrare un approccio – chiamiamolo così – di tipo paternalistico, in cui tutte le decisioni sono in carico a qualcun altro per il bene di, e, invece, dà atto di quella espressione così cara a tutti noi, ma comunque cara anche alle persone disabili, che è «non fare tutto per me, senza farlo con me». Mai più decisioni «per» le persone che non siano decisioni «con» le persone che veramente possano assumerne la piena responsabilità. Tuttavia, uno dei meriti maggiori di questa legge è proprio quello di aver rilanciato una nuova alleanza Stato-famiglia, potremmo dire: un Pag. 12welfare di tipo creativo, un welfare di nuovo conio. Lo Stato ha fatto, per quanto poteva, in questo momento concreto, quello che poteva; ora tocca alle famiglie, alla loro generosità, alla loro creatività, alla loro capacità di creare consenso intorno ai bisogni dei propri figli. Quindi, non solo quello che loro possono fare, ma anche quello che loro sono in grado di mobilitare perché si faccia per i propri figli. È il bello di questa legge, una nuova alleanza tra famiglie e Stato per una sinergia che, non solo valorizza le risorse esistenti, rese disponibili vuoi dallo Stato, vuoi dalla famiglia, ma le moltiplica e le reinveste con un solo obiettivo specifico: garantire migliori condizioni di vita ai propri figli e a quanti versano in condizioni analoghe. Perché non ci dimentichiamo che questa legge parla anche di quella solidarietà orizzontale che crea relazioni di sinergia anche tra le famiglie; molto spesso il termine è stato declinato, non solo: la famiglia, ma proprio le famiglie delle persone disabili, immaginando quel sottile legame di collaborazione e di integrazione che corre tra di loro.
  Ma l'altro merito di questa legge è che, nel clima di questa rinnovata fiducia tra Stato e famiglia, che passa ovviamente per la mediazione delle regioni, a cui in prima istanza andranno gli stanziamenti previsti in finanziaria, il cuore stesso della legge medesima è definito dai progetti flessibili in costante evoluzione e fortemente personalizzati. Come dire, la personalizzazione dei progetti include, oltre all'adeguata assistenza sul piano sociale, anche un approccio tecnologicamente sofisticato, alla luce delle nuove possibilità che si dischiudono per facilitare nuovi possibili livelli di autonomia. E questo è un altro dei punti forti della legge; le risorse che lo Stato trasmette alle regioni vanno destinati a progetti che rifuggano esplicitamente dal rischio di una nuova istituzionalizzazione. Colleghi, sappiamo tutti che un bambino disabile suscita grande tenerezza in tutti coloro che si avvicinano a lui; l'adulto disabile, in qualche modo, non può far conto su questa tenerezza e deve invece confrontarsi su quello che è l'impatto, la durezza, che molte volte è proprio l'età che ti trasmette e, quindi, abbiamo bisogno, noi, da parte nostra, come legislatori, come famiglie, di un surplus di attenzione per il grave disabile che proprio per il riferimento che facciamo al momento in cui la famiglia non c’è, è indubbiamente un disabile adulto. Dobbiamo rifuggire e superare decisamente quella sorta di anonimato della richiesta che appiattirebbe su prestazioni omogenee, uguali per tutti, i bisogni di disabili che, invece, sono profondamente diversi tra di loro. Ogni persona deve rimanere se stessa, con il suo stile di vita, analogo a quello che aveva nella sua famiglia, garantito da una continuità di cure e di attenzioni sul piano sociale, oltre che assistenziale. E per questo occorre attivare programmi di supporto alla domiciliarità, impedendo l'isolamento dei disabili e utilizzando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie.
  Dobbiamo realizzare interventi, laddove si rendesse necessario, di permanenza temporanea in caso di emergenze familiari. Faceva notare la collega Argentin nel suo intervento che, alle volte, le madri dei soggetti disabili sembra che abbiamo perso il diritto ad ammalarsi, perso il diritto a stancarsi, e noi dobbiamo venire incontro a supportare anche i nuclei familiari, nel momento in cui si dovessero creare delle situazioni di emergenza. E poi, certamente, la legge guarda con particolare attenzione alla possibilità di realizzare interventi di residenzialità, tesi a creare strutture alloggiative famigliari, e per questo possono prevedere oneri di acquisto, di locazione, di ristrutturazione e anche di attrezzature.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLA BINETTI. Un ultimo passaggio: volevo sottolineare come l'alleanza tra la famiglia e lo Stato, soprattutto dal punto di vista delle politiche fiscali, si nutre di rimandi costanti e continui. Le famiglie possono intervenire stipulando polizze assicurative, creando un trust, attraverso elargizioni liberali; mi piace citare anche il mio ordine del giorno, di cui ringrazio per Pag. 13l'approvazione, che faceva riferimento alla possibilità di valutare come modificare anche l'asse ereditario. Ma per ognuna delle misure che le famiglie possono intraprendere, c’è, parallelamente, precisa, perfetta, con una simmetria che è frutto dello studio e anche dell'ottimo lavoro che si è svolto in un clima di collaborazione nell'ambito della Commissione, la risposta dello Stato. Se i genitori possono stipulare polizze assicurative il fisco interviene mettendo in atto la detraibilità delle spese fino a un importo di 750 euro, se c’è questa possibilità di dedicare alla successione risorse migliori, risorse aggiuntive per i figli disabili, c’è l'esenzione dalla tassa di successione, cioè, praticamente, la possibilità che le imposte catastali ed ipotecarie siano in misura fissa, c’è l'esenzione da quella sorta di ostruzionismo burocratico che ti permette, molte volte, di dover affrontare molti costi che sopraggiungono all'improvviso, l'esenzione dal bollo per gli atti e i documenti, le imposte comunali sono ridotte sugli immobili conferiti al trust, le agevolazioni per le erogazioni liberali sono esenti o per lo meno sono molto ridotte fino a 100.000 euro. Sono tante misure in cui a ciò che la famiglia fa lo Stato risponde, a ciò che lo Stato rende possibile, la famiglia dal punto suo risponde. Questo superando quelle logiche schizofreniche per cui uno va da una parte, uno va dall'altra e creando invece sinergie di grande profilo.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega.

  PAOLA BINETTI. Concludo; è una buona legge, credo che nei prossimi anni si potrà intervenire soprattutto al momento della sua valutazione con misure che la rendano ancora più efficace, ma noi per ora siamo soddisfatti del lavoro fatto (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. In Italia, l'accesso ai servizi per le persone, in particolare per gli adulti con disabilità, non è riconosciuto come un diritto esigibile, bensì come una possibilità condizionata alla disponibilità di risorse. Le politiche pubbliche a favore delle persone con disabilità e, in particolare, l'erogazione dei servizi sono sotto finanziati e il rapporto spesa sociale/PIL è al di sotto della media europea. Inoltre, l'asse portante delle politiche per chi è adulto con disabilità, in particolare con disabilità intellettiva grave, è l'istituzionalizzazione in servizi con oltre 30 posti, che rappresentano l'86 per cento dell'offerta; soluzioni alternative sono, invece, il 3,7 del totale dei servizi residenziali per adulti con disabilità. In questi anni, inoltre, le risorse dei comuni destinate alle persone con disabilità sono diminuite in modo drastico, per la combinazione nefasta di tagli, mancati trasferimenti, vincoli del Patto di stabilità interno. La proposta di legge che noi, oggi, stiamo votando si inserisce in questo contesto caratterizzato anche da un'eccessiva frammentazione degli interventi e da un loro non coordinamento. Nella discussione, non è un caso che sia ritornato il tema della lunga, colpevole attesa, ormai dal 2000, della definizione dei livelli essenziali di assistenza, i famosi LIVEAS, e di quel provvedimento capace di garantire l'effettiva tutela di diritti sociali e di contrastare le diseguaglianze territoriali. In questo contesto programmatico e finanziario critico noi consideriamo, tuttavia, un passo importante questa proposta di legge che vuole rispondere alla preoccupazione del dopo di noi.
  Il «dopo di noi» è la lama che affonda nel cuore dei genitori in tutto il corso del «durante noi». Quindi, noi pensiamo che il provvedimento sia valido, che sia stato importante rispondere a queste persone, alle 260 mila persone disabili che vivono assieme ad uno o ad entrambi i genitori. Il provvedimento, infatti, vuole scongiurare per queste 260 mila persone un domani di esclusione e di emarginazione e rispondere, seppure in modo parziale, alla legittima ansia dei familiari per il momento, Pag. 14più o meno lontano nel tempo, in cui non potranno più garantire loro l'indispensabile aiuto.
  Ci siamo confrontati nel merito e davvero il lavoro della Commissione è stato costruttivo; è stato importante anche grazie al lavoro della relatrice. Possiamo dire, quindi, di avere contribuito a qualificare il provvedimento. Ricordiamo che il sostegno familiare rappresenta, ancora oggi, la principale e più completa risposta ai bisogni assistenziali e sociali di chi è disabile. De Rita l'ha definita una sorta di sussidiarietà di massa, che vede tante famiglie arrangiarsi, ciascuna con i mezzi che ha; un arrangiarsi che ha il sapore anche di ribadire le diseguaglianze, che davvero, in questo caso, sono ancora più cattive per chi ha una disabilità e ha, quindi, una situazione di difficoltà particolare.
  Il lavoro della Commissione ha consentito di specificare meglio le finalità e gli obiettivi finanziati dal Fondo in favore della domiciliarità, escludendo l'istituzionalizzazione. Questo è il punto, la validità di questo provvedimento – che è un buon provvedimento, lo diciamo ora – si misurerà su questo decisivo aspetto e la nostra azione sarà capillare dentro e fuori il Parlamento, perché sarà tesa a vigilare, ad incalzare e ad impedire che le persone con gravi disabilità, anche mentali, siano oggetto di segregazione, in particolare, evitando la residenza impropria o presso strutture che, per numero di ospiti e caratteristiche, non consentano le condizioni della casa familiare.
  Il provvedimento si rivolge alle persone prive di assistenza familiare. Questa è una scelta di priorità, ma è una scelta che non può trascurare chi voglia avviare un percorso di autonomia personale al di fuori della famiglia di origine, anche se questa continua a vivere. Per questo noi riteniamo molto importante che si preveda nel testo anche la progressiva presa in carico della persona disabile durante l'esistenza in vita dei genitori, con progetti individuali per affermare il loro diritto a vivere dove e con chi scelgono di vivere, non dando per scontato che chi ha bisogno di sostegno intenso debba restare in famiglia assistito dai suoi familiari fino alla loro scomparsa.
  L'approccio alla Convenzione ONU implica che un'alternativa di vita al di fuori della famiglia, con il sostegno necessario, deve essere accessibile agli adulti con disabili se questa è la loro scelta. Non è giusto nemmeno umanamente per la famiglia: la delega dell'assistenza alle famiglie comporta per i familiari stessi, spesso, una condizione di isolamento sociale, di perdita di lavoro per supplire alla mancanza di sostegno e servizi, con conseguenze sulla loro salute, anche psichica. È una condizione totalizzante, con sovraccarichi emotivi e fisici senza soluzione di continuità.
  In Italia ci sono più di 15 milioni che si occupano dell'assistenza, in prevalenza donne. Ecco, noi lo ribadiamo: per noi è prioritario realizzare la transizione dai servizi segreganti a soluzioni abitative di tipo familiare inserite nella comunità. L'articolo 19 della Convenzione ONU esplicita con forza il diritto delle persone con disabilità di scegliere la propria residenza e con chi abitare e, quindi, non di vivere in istituti residenziali ad essi specificamente dedicati. Con un approccio di questo tipo, di rispetto delle persone e di inclusione in piccole strutture inserite nella comunità: chi è disabile è una persona, non è un numero assegnato ad una sezione di un lotto residenziale.
  Queste soluzioni abitative hanno anche l'ulteriore pregio di un impatto ambientale minore nella costruzione dei centri residenziali. È molto importante anche nel testo che si preveda il legame con i progetti individuali dell'articolo 14 della legge n. 328, oggi sostanzialmente gestiti dagli enti locali e dal terzo settore. Sì, il terzo settore, spesso, legato ad alcuni casi e a brutte storie, ma che noi non demonizziamo: lo consideriamo indispensabile, anzi, ne vogliamo valorizzare il ruolo e i compiti; lo vogliamo più relazionale e meno autoreferenziale, autonomo dalla politica, più sociale e non orientato all'interesse Pag. 15economico, direzione verso cui lo spinge, purtroppo, la riforma che è ferma al Senato.
  È con questa visione che guardiamo positivamente alle agevolazioni per la costituzione dei trust. La regolamentazione è stata una doverosa risposta pubblica all'esperienza di numerose associazioni, comunità, fondazioni che si occupano del «dopo di noi» e che sono nate proprio per rispondere a queste gravi sofferenze.
  Ci sono punti aperti nel testo: noi non condividiamo l'idea di una sostituzione dell'offerta pubblica di servizi socio-assistenziali, oggi, profondamente definanziati con strumenti assicurativi privati. È una questione aperta, che ci rimanda al modello di welfare, al suo finanziamento, al suo legame con un'idea di sviluppo sociale ed economico più giusto e solidale.
  Queste sono questioni aperte, che non ci impediscono, però, oggi di condividere e votare a favore del provvedimento sul «dopo di noi», perché è un provvedimento che abbiamo contribuito – con le altre forze politiche, in una discussione importante – a definire nell'idea centrale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARISA NICCHI. Concludo. L'idea centrale è che la disabilità non può essere concentrata e separata. L'istituto nega i diritti umani delle persone, perché le priva di identità, recide relazioni sociali, li allontana dagli affetti, vanifica diritti, a partire dalla cura e mette addosso uno stigma inalienabile. La diversità è una ricchezza della comunità, il suo dispetto è un titolo di civiltà: per questo votiamo a favore (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nizzi. Ne ha facoltà.

  SETTIMO NIZZI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare oggi è sicuramente caratterizzato, come è stato ampiamente dimostrato dal dibattito svolto prima in Commissione e, poi, in Aula, da un interesse e da una condivisione trasversale, che deve essere sottolineata nella sua importanza e che si è tradotta in volontà politica precisa: dare per la prima volta sostanza ad una normativa che rechi con sé misure specifiche per le persone disabili prive di sostegno familiare: il Fondo nazionale, il trust, le facilitazioni fiscali.
  Se in Italia – così come secondo la recente indagine dell'ISTAT – vivono 3.200.000 persone con disabilità e di queste circa 600 mila, nella fascia di età da zero a sessantaquattro anni, hanno una disabilità grave certificata con la legge n. 104 e di queste, ancora, 260 mila vivono ancora con i genitori – che per fortuna, ancora ad oggi, sono la principale fonte di sostegno e di assistenza per queste persone e che, spesso, si trovano in età avanzata e, quindi, una parte di queste persone perderà proprio i genitori nel prossimo futuro –, in questo momento, in Italia, circa il 10 per cento dei disabili vive da solo.
  Un riconoscimento importante quello di questo provvedimento, necessario, che arriva al termine di un lungo percorso, travagliato, tentato, senza vedere, però, la luce già nella scorsa legislatura.
  Sul tema della disabilità è stato riconosciuto, anche in sede di discussione sulle linee generali da diversi colleghi, l'Italia parte purtroppo da un forte ritardo, da una cronica mancanza di attenzione verso una riforma del welfare che tenga conto dell'attuale struttura sociale, delle esigenze di cura e benessere molto diverse rispetto a qualche decennio fa. Il modello di welfare italiano, incentrato sulla delega alle famiglie, è in profonda crisi ora che i mutamenti sociali e demografici hanno stravolto i rapporti di cura che legavano, in un circuito virtuoso di reciproca assistenza, nonni, figli e nipoti.
  Non si riflette mai abbastanza sulle problematiche legate alla disabilità, concetto molto ampio che non ha ancora trovato una sua puntuale ed univoca definizione a livello internazionale. La politica per troppo tempo ha mancato di dare risposte concrete e tempestive, fuori da Pag. 16ogni retorica, alle migliaia di famiglie che, con le loro uniche forze, si fanno interamente carico dell'assistenza sotto tutti i punti di vista dei propri familiari disabili. Il vero e unico welfare in questi casi è solo e unicamente la famiglia: non può e non deve essere così.
  Il provvedimento che ci apprestiamo a votare, frutto di due anni di gestazione, arriva sicuramente ridimensionato, specialmente nella sua dotazione di risorse. Capiamo, così come è stato ampiamente detto ieri, che lo Stato deve agire con ciò che ha, non con ciò che vorrebbe dare, e sicuramente le necessità sono tante. Però, dal primo testo ad oggi, si è progressivamente ridotto il contributo che si prevede lo Stato debba dare per finanziare questa legge: oggi si parla di 57 milioni di euro per il 2016 e 66,8 milioni di euro a regime dal 2017 in poi; è davvero poco, se si considera che i comuni spendono circa 7 miliardi di euro per la disabilità e, quindi, circa un miliardo e mezzo per i disabili di cui stiamo parlando nel provvedimento. Noi oggi stiamo, di fatto, aggiungendo una cifra che si annunziava piena di velleità, ma che di fatto si è ridotta considerevolmente, perché si tratta soltanto di circa 70 milioni di euro dal 2017 in poi, quindi è un peccato, è un'occasione che poteva essere utilizzata meglio da parte della maggioranza, ma anche da parte del Governo.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 11,08)

  SETTIMO NIZZI. I toni trionfalistici alla vigilia lasciano il passo ad una dura realtà dei trasferimenti erariali ai comuni, che, per il sociale, hanno visto una netta diminuzione, così come avviene a partire dal 2011. E poi, peraltro, i comuni spesso devono patire queste diminuzioni anche mediante il vincolo del Patto di stabilità, che impedisce loro di mettere in atto le misure che, invece, sarebbe utile mettessero in atto. Questo provvedimento è, senza dubbio, un segnale di speranza per le migliaia di famiglie, che si traduce in attenzione concreta per tutti coloro i quali si confrontano e vivono ogni giorno la disabilità e che devono, senza ulteriori ritardi, sentire il decisore politico vicino alle proprie stanze, con misure concrete, pratiche, di buonsenso. Ci sembra che in questa direzione si muova questo provvedimento, anche se forse si poteva fare di più: è una frase fatta. Occorreva, forse, più coraggio, ma probabilmente questa che ci apprestiamo a votare oggi è la migliore soluzione possibile, nonostante tutto. Non deve restare, però, un provvedimento isolato, ma si deve inserire in un meccanismo che si traduca in misure strutturate, complesse e di facile attuazione.
  Abbiamo, ieri, votato contro l'articolo 2, solo esclusivamente perché abbiamo pensato che i tempi che sono previsti nella proposta di legge per l'applicazione e l'emanazione dei LEA e dei LEP, non sono in linea: non riteniamo che entro sei mesi il Ministero possa emanare questi decreti attuativi, noi lo speriamo tanto. Sarà fondamentale mantenere alta l'attenzione sullo stato di attuazione del testo che stiamo per votare, a partire proprio dalle campagne informatiche ad attivare presso le aziende sanitarie locali, gli ospedali, i consultori, tra i medici di medicina generale e nelle farmacie. È soprattutto per quanto riguarda l'erogazione delle risorse che ci auguriamo vivamente che non si perdano nelle lungaggini burocratiche e che non servano, soprattutto, alle istituzioni.
  Signor Presidente, le migliaia di famiglie che guardano al futuro dei propri figli e parenti disabili, chiedono da tempo la giusta e dovuta attenzione da parte della politica. Per tutte queste ragioni annuncio convintamente il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giulia Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. La legge sul «dopo di noi» cerca di Pag. 17provvedere al futuro delle persone disabili quando rimangono sole. L'intento è buono, il problema è enorme, questo non lo nega nessuno. Il punto è che questa non è una legge sul «dopo di noi», dovremmo piuttosto chiamarla «nuovi strumenti per i privati».
  Come MoVimento 5 Stelle ci siamo opposti fortemente ad alcune nette modifiche rispetto al testo base, che secondo noi rappresenterebbero una pericolosa deriva in senso privatistico della legge, non curante oltretutto della normativa vigente in materia...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Grazie. Prego, deputata.

  GIULIA DI VITA. ... in particolare, i LEA, la legge n. 328 del 2000, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e il Programma, da voi adottato, di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, in particolare nella parte in cui ciascuna di esse discipline percorsi della «vita indipendente».
  Non userò mezzi termini: a nostro avviso, il testo doveva essere impostato in modo profondamente diverso, in maniera tale che venissero anzitutto confermati e rifinanziati i vigenti diritti – vigenti, ma pressoché dimenticati o sconosciuti da molti e, per questo, poco tutelati –, in modo tale che i finanziamenti previsti non vengano erogati alle solite possibili clientele, ma esclusivamente al settore pubblico, come d'altronde recitavano le proposte originali.
  Solo per citare alcune criticità di maggior rilievo, abbiamo ad esempio contestato la riformulazione in cui si prevede la detrazione fiscale per chi decida di stipulare un'assicurazione privata per persone con disabilità. A nostro avviso, simili modifiche nascondono una risposta data dalla maggioranza ai desideri di alcune lobby – assicurazioni e fondazioni in testa – con l'obiettivo di favorire il sistema privato, anziché assicurare il diritto dei cittadini con disabilità di essere assistiti dal Servizio sanitario nazionale, ignorando così la sentenza n. 36 del 2013 della Corte costituzionale sulla piena esigibilità di tali diritti. Ci siamo posti una semplice domanda in tal senso: a cosa dovrebbe servire l'attuazione dei cosiddetti LIVEAS, livelli essenziali di assistenza sociale, previsti già dalla legge n. 38 del 2000 ma mai concretamente adottati dal Governo, se in loro assenza c’è subito pronto e a disposizione l'intervento del privato ?
  Riteniamo che, con l'intervento legislativo in questione, questi ultimi resteranno ancor di più una chimera. Questa politica di trasferimento del sistema socio-sanitario dal pubblico al privato è stata fotografata dalla ricerca Censis, che certifica che nel 2014 sia stato riscontrato l'aumento di un miliardo della spesa sanitaria privata. L'effetto generale è circoscrivere sempre di più l'intervento dello Stato in campo socio-sanitario per invogliare i cittadini, quando ne abbiano le disponibilità economiche, a rivolgersi al privato.
  Stesse critiche valgono anche per l'articolo 6 del provvedimento, vero fulcro della proposta di legge, che introduce il cosiddetto istituto del trust, grazie al quale potranno vincolarsi veri e propri patrimoni, grazie all'intermediazione di banche e fondazioni. Quest'articolo prevede, in particolare, l'esenzione per le tasse di successione, in apparenza per le finalità del trust. Bello, diremmo, mi chiedo però perché non venga specificato anche che dell'esenzione non si può più beneficiare dopo la morte della persona assistita e quando il residuo del patrimonio passi ad altri, mentre ciò era precisato a chiare lettere nel testo iniziale prima che venisse emendato.
  Quali sono, allora, i reali intenti ? Fare gli interessi esclusivi della persona con disabilità o favorire gli intermediari ? In altri termini, simili disposizioni instillano in noi la fortissima preoccupazione che questi atti rischiano di generare iniziative clientelari ed enormi conflitti di interesse. Anche molte associazioni e persone con disabilità ci hanno segnalato il pericolo che il trust, inserito nel «dopo di noi», non funzioni, perché non esiste un vero controllo pubblico inequivocabile. Chi guadagnerà, Pag. 18dunque, veramente dall'operazione, oltre agli intermediari, saranno comunque principalmente le famiglie con figli disabili con un reddito tale da consentire loro l'utilizzo di tali strumenti finanziari privatistici: una vera rarità, visto che tutte le statistiche confermano che le famiglie in cui sia presente una persona con disabilità grave, sono tra quelle a maggiore rischio di povertà. Un bel regalo, ma per pochi, insomma ! Infatti, parliamo di sole 1.430 persone beneficiarie stimate dalla Commissione bilancio nella relazione tecnica. Oltretutto si aggiunga che il trust è stato inserito nel testo base soprattutto grazie all'azione di lobbying di Errico Sostegni, il primo ad aver parlato del trust proprio in audizione: segretario territoriale del PD, eletto PD alle regionali in Toscana e presidente della Fondazione «Dopo di Noi» di Empoli, di cui fanno parte anche due banche. Stessa cosa dicasi per l'Associazione «Il Trust in Italia», la cui vicepresidente Lupoi è stata addirittura definita su Panorama estensore della legge.
  La cosa interessante è che se andate a sentire le audizioni sul tema, sembra che i suggerimenti dei rappresentanti delle fondazioni siano stati presi tutti in considerazione, come ad esempio appunto l'ingresso del trust nella legge; mentre i suggerimenti delle persone disabili sono stati, se non completamente, ma principalmente ignorati. Perché ?
  Il nostro intento in questa fase è quello di far sì che i fondi previsti, relativamente pochi ma importanti nel deserto generale del welfare italiano, vengano destinati nel rispetto della vigente normativa nazionale e comunitaria, e secondo quelli che rappresentano i veri criteri dell’independent living. È opportuno far notare che nel testo unificato mancano i concetti base previsti nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, nonostante essa sia stata timidamente menzionata nell'articolo 1 grazie ai nostri emendamenti. Le principali istanze, ribadite anche in modo estenuante durante le audizioni e che riproponiamo, sono: la possibilità per le persone con disabilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza, e sul come, dove e con chi vivere; percorsi di transizione verso una reale deistituzionalizzazione, con azioni di progettazione indirizzate alla persona, finalizzate ad una vita adulta, alla partecipazione, all'inclusione sociale; misure di contrasto e di prevenzione della segregazione e dell'isolamento; misure e adozioni per l'accrescimento della consapevolezza; riferimenti all'articolo 19 della Convenzione ONU, in particolare relativi all'assistenza autogestita, anche in forma autodeterminata, tramite un progetto personalizzato e un budget destinato direttamente alla persona disabile per l'assunzione di assistenti personali liberamente scelti e formati, anche con il ricorso dell'amministratore di sostegno.
  Vorremmo insomma che la legge fosse pienamente coerente con quanto previsto dalla Convenzione ONU, che prescrive che occorre garantire a tutte le persone con disabilità il diritto di scegliere, sulla base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere. Questo disegno di legge invece propone una singola direzione per tutte quelle persone che oggi vivono con le loro famiglie, costringendole in futuro a vivere in strutture gestite da terzi.
  Mi preme rimarcare a questo proposito che nel corso della discussione di una serie di emendamenti proprio sulla Convenzione ONU, è chiaramente emersa e sottolineata la volontà di mantenere distinto il percorso di vita indipendente da quello del «dopo di noi». Noi non possiamo fare altro che giudicare queste azioni profondamente in contrasto con i principi della Convenzione ONU, articoli 1, 3 e 4, e con il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità adottato dal vostro Governo in questa legislatura, e che oggi rinnegate.
  Vorrei concludere citando Carlo Giacobini dell'Anffas: Il «dopo di noi» diventerà un capitolo di spesa, un fondo, l'ennesimo fondo, con un ennesimo decreto di riparto, con ennesimi interventi regionali, più o meno diversi, più o meno scombiccherati. Pag. 19Solo in futuro vi saranno i livelli essenziali di prestazione, la cui definizione già ci fa rabbrividire, al pari della loro effettiva esigibilità. Conclusione: quelli di noi che confidavano in un'imminente «legge n. 180» sulle istituzioni per disabili, o che speravano nell'avvento di politiche integrate e inclusive, devono rinviare il loro appuntamento con la storia”. È per tutto questo che con grande delusione e grande rammarico il MoVimento 5 Stelle voterà contro questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ileana Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Presidente, colleghi, oggi è una giornata importante, e devo dire che più che mai oggi sono felice di essere a questo mondo. Lo dico come deputata PD, ma lo dico soprattutto come chi rappresenta da tanti anni, non dico tutti, ma una buona parte del mondo della disabilità nella nostra città e nel nostro Paese. Grazie alla relatrice, e soprattutto grazie a tutti i proponenti delle proposte di legge: sono stati tanti, e tutti interessati a questo fine.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassate il tono della voce.

  ILEANA ARGENTIN. Bene, Presidente, sono molto felice che oggi sia lei a presiedere: primo perché donna, primo perché sempre attenta ai problemi delle persone con difficoltà; ma soprattutto perché dietro non ci saranno stolti paternalismo o storture di letture sbagliate. Il PD, di cui io sono fiera di far parte, oggi sta facendo un grande lavoro: sta portando ad un buon fine, sta dando risposte a chi non ha voce per parlare.
  Lo dico, e voglio ringraziare, prima di arrivare alla dichiarazione vera e propria, Livia Turco: perché da lei è iniziato questo percorso, e perché Livia ha fatto per noi tantissime, molte cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il mondo della disabilità deve molto a quella donna, e ancora oggi siamo a parlare del «dopo di noi» perché lei aveva ascoltato con attenzione e con il cuore le persone che avevano difficoltà.
  Dico questo per sottolineare che abbiamo presentato una proposta di legge in cui i protagonisti veri e propri sono le famiglie, coloro che hanno più bisogno di supporto di altri. Le famiglie che non solo non ce la fanno più... Oggi c’è una piccola delegazione in Aula di associazioni e di genitori, ricordo Eura e il signor Tronci in modo particolare: persone adulte che con fatica, quotidianamente, portano avanti la gioia e il dolore di essere genitori di figli con gravi disabilità. Hanno paura di morire, ce lo dobbiamo dire: paura di morire. Abbiamo un po’ tutti paura di morire, ma nessuno di noi ha paura di morire perché lascia un figlio a cui ha dato tutto e domani forse non ci sarà più niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Paura di morire perché per loro anche quello diverrà un lusso: vi è l'impossibilità e l'incapacità di sapere a chi rimarrà.
  Ma vede, i genitori ce la fanno, sorridono, ridono, fino all'ultimo, non mollano; e credo che il PD abbia preso questo come spunto non sono per dare risposte, ma anche per avere noi stessi la forza e la volontà di raggiungere l'ultimo obiettivo: non lasciare nessuno da solo. Per noi questo è fondamentale: anche fosse l'ultimo degli ultimi dei cittadini, vogliamo appoggiarlo e sostenerlo.
  Abbiamo parlato di questa legge in modo diverso: ci sono state tante critiche su questa legge da parte del MoVimento 5 Stelle, Presidente. Il perché è molto semplice: non hanno partecipato a nessun lavoro del Comitato dei nove, se non qualche volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non si può arrivare in Aula presentando 90 emendamenti per fare degli show ! Il «dopo di noi» è una cosa seria, e nasce all'interno di un meccanismo serio, dopo l'ascolto di centinaia e migliaia di famiglie. Non si può stare dietro alle associazioni più forti: bisogna ricordare anche che ci sono associazioni Pag. 20deboli. Il ritardo mentale e cognitivo non è rappresentativo, ed è quello che non vota ! Lo ripeto con forza. E forse per questo si punta sempre alla vita indipendente, e si punta poco a chi non vota, ripeto, a chi non ha voce per parlare. Noi non siamo così !
  Voglio ringraziare la Ministra Boschi – che è sempre stata molto criticata per le banche, eccetera – invece per la sua forza, di non lasciarci, come PD in questo caso, soli in questo percorso. Ringrazio inoltre tutti gli appartenenti alla Commissione, che hanno messo del loro per raggiungere questa legge; ma non posso negare che non devo ringraziare il MoVimento 5 Stelle. Non lo devo ringraziare, ed anzi mi permetto di dire che più volte è stato disegnato il mio modo di essere in Aula come strumentalizzazione: vorrei precisare che io sono qui per il Partito Democratico, e che le stimmate le porto addosso, la carrozzina non la posso lasciare fuori. Mi dispiace per loro: questo è un problema mio e non loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  Detto questo le dico: un nuovo capitolo di bilancio, un capitolo di bilancio straordinario, perché per la prima volta non parleremo di medici intorno ai disabili; non un profilo sanitario, bensì un profilo sociale. Finalmente il «dopo di noi» è una risposta, colleghi scusate...

  PRESIDENTE. Sì, è veramente... colleghi sono tre volte però che vi chiedo, per cortesia, di consentire a quest'Aula di portare avanti i lavori in una condizione possibile ! Si può abbassare il tono della voce ? Potete, per favore, evitare di intralciare i lavori di quest'Aula ? Grazie.

  ILEANA ARGENTIN. Come le dicevo, finalmente non camici bianchi intorno alla disabilità, ma persone vere, operatori sociali, e di questi, a differenza di quanto è stato detto sulle cooperative in quest'Aula, credo che noi dobbiamo ringraziare moltissimo le cooperative; le dobbiamo ringraziare, perché, quando non c’è mamma e papà, o non c’è un marito, un fratello o una sorella, se non ci fossero quegli operatori sociali, che sono dentro quei contenitori, non avremmo risposte di nessun tipo. Io non sono qui a fare, come si dice a Roma, marchette a nessuna cooperativa, non mi interessano e non mi appartengono; credo che siamo stati noi del PD, gli unici a fare un emendamento di 5 milioni di euro sulla vita indipendente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quindi noi ci siamo stati per chi non ha voce per parlare, ma anche per chi si autorappresenta.
  Tornando alla legge, il trust e le assicurazioni sono un momento fondamentale ed importantissimo, perché potranno essere un principio di libertà di scelta; al genitore, che per tutta la vita si sacrifica per comprare una piccola casa e la vuole lasciare al figlio con disabilità, noi diamo l'opportunità con il trust, attraverso forme di defiscalizzazione, di risposte, così come lo facciamo con le assicurazioni.
  Certo, se avessimo voluto arricchirci con le assicurazioni e con gli avvocati che fanno il trust, vi dico che avremmo scelto strade diverse, non sicuramente queste. Inoltre, quando parliamo di questa legge parliamo di disabilità gravi. Che cosa intendiamo per disabilità gravi ? Non la persona che è borderline, come dire, che vive una situazione di disagio; noi parliamo di chi è ancorato ad un limite che gli impedisce di autorappresentarsi e di essere se stesso, cioè quelle persone che dipendono fisicamente e mentalmente dalla loro famiglia. È molto grave non capire di che parte stiamo parlando. Vogliamo anche sostenere i fratelli e le sorelle, perché si parla sempre delle mamme e dei papà, ma io ci tengo a dire che non voglio che mia sorella, e lo dico perché purtroppo, bene o male, la vivo questa situazione, un giorno o da quando è nata si deve sentire responsabile; non può essere così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lei ha la sua vita e io la mia, anche se è impossibile lavarsene le mani. Il «Dopo di noi» deve aiutare anche quelle persone, non solo i disabili, quelle persone che vivono accanto ai disabili a vivere le proprie vite; non è che un nipote per tutta la vita deve essere Pag. 21responsabile come un fratello. Mi permetto di dire inoltre che nessuno appunto deve rimanere solo, che il supporto è fondamentale attraverso quindi trust e associazioni, ma soprattutto per tutti quelli che pensano che il «Dopo di noi» sia un momento triste; noi abbiamo scritto all'interno della legge che è anche «un durante noi» quando i genitori non ce la fanno più ! Non l'abbiamo visto soltanto come il fine, come quando non ci sono più, ma abbiamo resi protagonisti questi genitori al punto di poter influire nella scelta di vita che hanno condotto fino alla fine, ma che poi continueranno a portare avanti.
  Io concludo, perché non amo parlare della disabilità quando ci sono davanti ascoltatori poco attenti, però le dico grazie, grazie a tutti i miei colleghi, perché non era mai successo che per due giorni si parlasse di «sfiga» in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ci sono stati attacchi, ci sono state cose importanti e credo che con questa legge abbiamo regalato tanti sorrisi a molte persone oggi.
  Vi dico francamente: la vera barriera che incontra il disabile ogni giorno non è quella architettonica, ma è quella culturale. Oggi abbiamo fatto un grande balzo culturale, grazie al PD e grazie a tutti voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Area Popolare (NCD-UDC), Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia e di deputati del gruppo Misto – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 698-A ed abbinate)

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Grazie Presidente. Innanzitutto voglio proporre all'Assemblea, ai sensi dell'articolo 90, comma 1 del Regolamento, la seguente correzione di forma. Le parole «persone disabili», ovunque esse ricorrano nel testo, devono intendersi sostituite dalle seguenti: «persone con disabilità», come conseguenza di tutti gli emendamenti approvati in tal senso. Inoltre, signora Presidente, mi faccia chiudere questa settimana, perché in realtà è da lunedì che stiamo discutendo in Aula di questo tema, che, credo, come ci ricordava nelle sue parole la collega Argentin, abbia fatto un po’ scuola, perché abbiamo assorbito, in questi diciotto mesi di grande lavoro, di cui devo dire è stata anche personalmente un'esperienza straordinaria, quella contaminazione positiva che proviene soprattutto dal mondo dell'associazionismo familiare, di rappresentanze del terzo settore.
  Mi faccia anche ringraziare, tramite lei, la Presidenza del Consiglio, il Governo, perché ci hanno affiancato in questi mesi con molta determinazione, la competenza con il quale siamo stati affiancati in questo lavoro da parte dei funzionari della Commissione XII, i presidenti che si sono succeduti nella Commissione e con chi ho concluso, il presidente Marazziti; e tutti i colleghi di tutti i partiti, anche quelli che, forse, non hanno ancora gli occhi così lucidi per poter vedere questa piccola-grande rivoluzione, che è sì una rivoluzione culturale, ma credo sia soprattutto una rivoluzione che permetterà di garantire qualità della vita e una vita futura alle persone con disabilità, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie alla relatrice Carnevali. Allora, colleghi, se sulla proposta di correzione di forma avanzata dalla relatrice non vi sono obiezioni, la stessa si intende accolta dall'Assemblea.
  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata Pag. 22al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 698, 1352, 2205, 2456, 2578 e 2682-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Lenzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:

  «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave, prive del sostegno familiare» (698, 1352, 2205, 2456, 2578 e 2682-A):

   Presenti  460   
   Votanti  449   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  374    
    Hanno votato no  75.

  La Camera approva (Vedi votazioni – Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Area Popolare (NCD-UDC), Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia e di deputati del gruppo Misto).

  (Il deputato Pisano ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario, la deputata Fabbri va segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione delle mozioni Ciprini ed altri n. 1-00730, Placido ed altri n. 1-01128, Miccoli ed altri n. 1-01129, Pizzolante ed altri n. 1-01130, Cirielli ed altri n. 1-01131, Occhiuto ed altri n. 1-01134 e Fauttilli ed altri n. 1-01135 concernenti iniziative volte all'assunzione dei vincitori e degli idonei dei concorsi pubblici. (ore 11,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ciprini ed altri n. 1-00730, Placido ed altri n. 1-01128, Miccoli ed altri n. 1-01129, Pizzolante ed altri n. 1-01130, Cirielli ed altri n. 1-01131, Occhiuto ed altri n. 1-01134 e Fauttilli ed altri n. 1-01135 concernenti iniziative volte all'assunzione dei vincitori e degli idonei dei concorsi pubblici (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 1o febbraio 2015, sono state presentate le mozioni Placido ed altri n. 1-01128, Miccoli ed altri n. 1-01129, Pizzolante ed altri n. 1-01130, Cirielli ed altri n. 1-01131, Occhiuto ed altri n. 1-01134 e Fauttilli ed altri n. 1-01135 che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Rughetti, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, il tema che viene esposto oggi nelle mozioni che sono oggetto di questa discussione è un tema che sta molto a cuore al Governo. Ricordo, infatti, che questo Governo ha realizzato il primo censimento sull'esistenza delle graduatorie vigenti nelle amministrazioni pubbliche, sia nazionali che territoriali – un compito che nessuno aveva svolto precedentemente –, proprio per cercare di perimetrare bene quale fosse la consistenza della partita e quali fossero i numeri sui quali dover lavorare. Aggiungo che, da quando è stato fatto il censimento, sono stati fatti degli Pag. 23importanti passi in avanti. Infatti, penso che sia importante che quest'Aula sappia che il Dipartimento per la funzione pubblica ha autorizzato 2.900 assunzioni di vincitori di concorso dal giugno 2015 ad oggi; alcune di queste autorizzazioni hanno già concluso l'iter e quindi sono state già registrate – mi riferisco alle 1.800 che riguardano le forze di polizia –, altre sono in corso di formalizzazione e quindi in corso di registrazione da parte della Corte dei conti. Quindi un passo in avanti rispetto alle 4 mila è stato già fatto e lo sforzo è stato fatto nonostante contestualmente si sia dovuto dar luogo all'applicazione di una legge di riordino istituzionale sui territori, che ha comportato, come tutti sappiamo, una procedura di mobilità, forse la più importante procedura di mobilità della storia della Repubblica. Ciò detto, il Governo, quindi, si riconosce soltanto in alcuni degli atti di indirizzo che sono in discussione e che sono stati proposti dalla maggioranza, al contrario non può accogliere quelle mozioni che nelle premesse svolgono alcune considerazioni critiche e che soprattutto non tengono conto dello sforzo che è stato fatto e che ho testé ricordato. Per queste ragioni, il parere è favorevole sulle mozioni Miccoli ed altri n. 1-01129, Pizzolante ed altri n. 1-01130 e Fauttilli ed altri n. 1-01135 e il parere è contrario sulle mozioni Ciprini ed altri n. 1-00730, Placido ed altri n. 1-01128, Cirielli ed altri n. 1-01131 ed Occhiuto ed altri n. 1-01134.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Presidente, nell'espressione delle motivazioni del Governo mi è sembrato di capire che il Governo, non condividendo le premesse di alcune mozioni, dà parere complessivamente contrario a tutte le mozioni. È evidente, come il Governo sa bene, che si può chiedere la votazione per parti separate. Se il parere del Governo è contrario – come ha motivato il sottosegretario – semplicemente per il fatto che non si condividono le premesse nelle quali, a suo dire, non è riconosciuto lo sforzo del Governo su certi temi ma sono condivisibili invece gli impegni, è di tutta evidenza che con una votazione per parti separate si andrebbero a votare le premesse in un modo e gli impegni in un altro. Quindi, è forse opportuno che il parere del Governo venga dato anche sugli impegni. Se il Governo esplicitamente riconosce che sugli impegni il parere è negativo, è altra cosa rispetto a quello che ha detto fino ad adesso il Governo.

  PRESIDENTE. Io ho inteso che il Governo ha espresso il parere sulla mozione nel suo complesso; poi, se il Governo vuole specificare e precisare, siamo qui per questo. Avevo capito che il parere era generale.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, chiedo scusa se mi sono espresso male, ma il parere del Governo è negativo sia per la parte delle premesse sia per la parte del dispositivo su tutte le mozioni. Il parere del Governo è nel merito rispetto a questo testo e, quindi, non cambiamo parere.

  PRESIDENTE. D'accordo.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Carlo Mottola, che però non vedo in Aula. Procediamo con il prossimo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

Pag. 24

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, la presentazione di un numero così considerevole di mozioni sul problema dell'acquisizione di personale nelle pubbliche amministrazioni la dice lunga su quanta confusione ci sia su questo problema; problema che, poco fa, il rappresentante del Governo, signora Presidente, ha cercato e tentato in tutti i modi di spiegare e di giustificare. Ma la situazione è molto più complessa rispetto a quello che le singole mozioni prevedono, sia all'interno stesso delle premesse sia degli impegni.
  In merito alla pubblica amministrazione, il nostro Paese non sta assumendo un comportamento di lealtà nei confronti intanto dei cittadini italiani e anche dell'Europa in genere, per un motivo molto semplice: sin dal 1980 presentiamo ogni volta una serie di norme con provvedimenti di natura finanziaria di razionalizzazione e di blocco delle assunzioni, di vincoli, di turnover e di limitazioni che riguardano anche la dotazione finanziaria perché bisogna rispettare alcuni parametri, ma nei fatti, nelle pubbliche amministrazioni, ciò avviene solo in qualche raro caso.
  Però, qui c’è anche un altro aspetto che non viene per niente affrontato: che cosa è successo veramente nel nostro Paese rispetto all'acquisizione di personale ? Da un lato, lo Stato, le regioni, i comuni, le province e gli enti pubblici hanno di fatto attuato questo blocco delle assunzioni, ma dall'altro hanno trovato una scappatoia perversa, quella cioè di creare una serie enorme di agenzie e di società partecipate per le quali addirittura il danno è stato doppio se non triplo. Doppio, perché ? Perché l'acquisizione di personale è intanto avvenuta senza nessuna selezione, solo in maniera clientelare; l'altro elemento è che, anche dal punto di vista della spesa pubblica, non c’è stato nessun tipo di controllo. Quindi, quando diciamo che c’è il blocco del turnover, che c’è il blocco nella pubblica amministrazione rispetto all'acquisizione di personale, diamo delle notizie totalmente incomplete, perché nei fatti non sono state mai bloccate. Anzi, con la situazione delle partecipate, delle agenzie e quant'altro si è andati proprio oltre ogni limite.
  È fin troppo evidente che il Governo, ultimamente, con la riforma delle province, ha anche complicato la vita – come se non bastassero tutte le situazioni ed i vincoli del Patto di stabilità, del turnover e quant'altro – alle pubbliche amministrazioni, in riferimento a quello che prevede questa riforma delle province. Riforma – e cerco di ripetere la stesse cose, signora Presidente, che il rappresentante del Governo ci ha poco fa affermato – che è la più grande operazione di mobilità che è avvenuta all'interno del Paese nella pubblica amministrazione. Questo, di fatto, è avvenuto, ma tutto ciò ha tolto l'ultima possibilità, l'ultima speranza, alla meritocrazia, perché tante e tante persone vincitrici di concorsi regolarmente banditi, regolarmente espletati, non hanno potuto poi avere la possibilità di essere chiamati, dopo che avevano superato la selezione, il concorso e quant'altro.
  Ecco perché noi riteniamo che su questo problema sia assai riduttivo tirar fuori ciò che auspicano queste mozioni perché è quello che la legge già prevede. I vincitori di concorso, è fin troppo evidente, debbono avere la priorità per essere assunti, anzi il Governo si impegni esattamente in questo tipo di direzione. Poi, per quello che riguarda la situazione degli idonei bisognerebbe fare un discorso estremamente più complesso di quello che viene affrontato.
  Per questo motivo, noi riteniamo di esprimere il nostro voto contrario sulle mozioni che prevedono l'impegno da parte del Governo ad assumere in maniera indiscriminata.
  Mi permetto anche di segnalare, signora Presidente, che in tutte queste mozioni non c’è nessuno che si è ricordato, che ha fatto menzione, che noi dobbiamo rispettare i parametri europei rispetto al problema che riguarda le risorse pubbliche e che attualmente il vincolo che bisogna rispettare è che la spesa complessiva per il personale di ogni pubblica amministrazione non può superare quella sostenuta Pag. 25nel 2004, diminuita dell'1,4 per cento, onde per cui tutto questo è aria fritta.
  Noi, comunque, ci asterremo su alcune mozioni e voteremo contro sulle altre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mottola. In via del tutto eccezionale, perché quando un deputato non è un'Aula si intende sia decaduto dalla facoltà di parlare, le ridò la parola per il suo intervento. Prego, ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie, gentile Presidentessa. Onorevoli colleghi, quante volte è capitato che taluno abbia partecipato ad un concorso pubblico e poi, nonostante essere risultato tra i vincitori, ha atteso diverso tempo prima di essere messo in ruolo.
  Più raramente, peraltro, è accaduto che il vincitore non venisse più assunto, per avere la pubblica amministrazione deciso di non procedere più alla copertura dei posti messi a concorso.
  Sul punto si sono formati in giurisprudenza due orientamenti. Secondo un primo orientamento, formatosi in epoca antecedente alla cosiddetta privatizzazione del pubblico impiego, il vincitore di un concorso non vanterebbe un diritto dall'assunzione, bensì una mera aspettativa legittima. In sostanza la scelta di assumere o meno un vincitore rientrerebbe nella potestà organizzativa della pubblica amministrazione, la quale, per sopravvenute circostanze, potrebbe ritenere di revocare l'intera procedura esecutiva. Questo secondo la sentenza del TAR del Lazio n. 7029 del 2005.
  Il secondo orientamento, consolidatosi in seguito alle privatizzazioni dei rapporti del pubblico impiego, giunge invece alla opposta conclusione: la circostanza che le nuove norme in materia di pubblico impiego abbiano devoluto alla giurisdizione del giudice ordinario il contenzioso afferente la fase successiva all'approvazione della graduatoria concorsuale, e dunque quello afferente all'assunzione, deve indurre a ritenere che il vincitore del concorso vanti un vero proprio diritto soggettivo all'assunzione. La pubblica amministrazione, infatti, dal momento successivo all'approvazione della graduatoria, si comporta nei confronti del vincitore come un datore di lavoro privato e i suoi atti pertanto non sono provvedimenti amministrativi, bensì atti di gestione. Questa tesi è ulteriormente confortata dalla più recente giurisprudenza della Corte di cassazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11,50)

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Questa situazione ha fatto sì che il legislatore intervenisse ripetutamente in materia sia con la legge del 2013, la cosiddetta «legge D'Alia», che ha introdotto una serie di disposizioni innovative relative alla immissione in servizio di idonei e vincitori di concorsi, sia attraverso il decreto-legge sulla pubblica amministrazione n. 101 del 2013, che ha disposto un'ulteriore proroga della graduatoria fino al 31 dicembre 2016 ed ha previsto che, fino a tale data, l'autorizzazione all'avvio di nuovi concorsi, per le amministrazioni di Stato sia subordinata alla verifica dell'assenza di graduatorie concorsuali approvate dal 1o gennaio 2007 per ciascun soggetto pubblico interessato relative alle professionalità necessarie, anche secondo criteri di equivalenza.
  Ora, al fine di evitare per il futuro il permanere del fenomeno dei vincitori di concorso non assunti e, più in generale, per consentire una programmazione complessiva degli accessi alla pubblica amministrazione coerente con le politiche di contenimento delle assunzioni e delle spese per il personale, noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie riteniamo fondamentale l'individuazione di più appropriate soluzioni strutturali per superare questo annoso problema. Per questo vediamo con favore l'opportunità di impegnare Pag. 26il Governo nel riconoscere, nell'ambito di quanto già previsto dalla legislazione vigente, la posizione degli idonei dei concorsi pubblici, non solo nella prospettiva che le amministrazioni pubbliche possano eventualmente valorizzarli in futuri processi concorsuali, ma anche facendo sì che non sia indispensabile l'indizione di nuovi concorsi nei casi in cui le medesime amministrazioni possano attingere alle graduatorie vigenti per la copertura di specifici fabbisogni professionali. Alleanza Liberalpopolare Autonomie voterà favorevolmente su tutte le proposte che andranno in questa direzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, Governo, innanzitutto siamo abbastanza stupefatti che il Governo, nel respingere in maniera generalizzata tutte queste mozioni (che hanno lo scopo che poi cercherò di illustrare in maniera semplice), sostanzialmente si rifiuti di entrare nel merito, non dia motivazioni sufficienti.
  Crediamo che questo sia anche per senso del pudore probabilmente per evitare anche atteggiamenti ingiustificabili, e cerco di spiegarmi.
  La questione degli idonei nei concorsi pubblici si incentra nel più ampio problema del blocco del turnover: dal Governo Monti in poi, i Governi del PD, delle larghe intese, i Governi delle banche, i Governi della tecnocrazia europea, i Governi dei burocrati, dove i popoli non contano più niente, hanno deciso da una parte di ridurre il rinnovo dei dipendenti pubblici (qualcuno va in pensione e viene sostituito con una persona giovane, così da che mondo è mondo avviene quella staffetta generazionale che fa andare avanti il mondo: il più anziano che lascia il testimone al più giovane), da un'altra, e in contemporanea, di innalzare il livello dell'età pensionabile.
  Il combinato disposto del blocco del turnover, cioè di impedire la sostituzione generazionale, e contemporaneamente l'innalzamento dell'età media per la pensione, ha significato e significa bruciare intere generazioni di giovani che non potranno più lavorare.
  Noi andiamo incontro a un vero e proprio disastro sociale che, da un lato, porta all'emigrazione delle classi giovani più coraggiose, e in parte anche più preparate (ma vorrei dire soprattutto forse quelle più coraggiose), e, da un altro, porta a una nuova generazione di giovani che non lavorerà per tutta la vita.
  Personaggi come Monti, a cui addirittura è stato dato il titolo nobiliare di senatore a vita, con tanto di prebende economiche in un momento in cui si vuole invece far quadrare i conti sulle spalle della povera gente, hanno deciso che i giovani non potranno lavorare mai perché si costringono gli anziani a rimanere sul posto di lavoro.
  Ovviamente si è pensato di usare la scusa del contenimento della spesa pubblica come qualche collega, persino dell'opposizione, ha scioccamente ricordato. Noi non dobbiamo cadere in questa trappola e dire che tutti possono guadagnare di meno, magari cambiando i coefficienti delle pensioni; lavorare e andare più giovani in pensione e consentire ai giovani di rientrare.
  In questo quadro, ed è il motivo per cui ho fatto questo ragionamento, anche l'obiezione di dire «noi bandiamo nuovi concorsi perché vogliamo giovani più preparati, utilizzando le graduatorie degli idonei di fatto non porteremmo i migliori nell'ambito della pubblica amministrazione», è un'altra sciocchezza. Infatti questi giovani sono idonei non vincitori, perché, da una parte, avete allungato l'età pensionabile e, quindi, ci sono meno posti a concorso e, dall'altra, avete bloccato il turnover. Quindi, è chiaro che chi prima entrava con la sua preparazione oggi si trova il passo sbarrato da minori posti a concorso disponibili.
  Ecco perché noi insistiamo nel dire che è necessaria l'utilizzazione di queste graduatorie, cosa che, peraltro, è prevista dalla giurisprudenza consolidata e da decreti Pag. 27legislativi che dicono chiaramente che, in vigenza di una graduatoria, non si possono fare nuovi bandi. E, invece, persino il Governo viola questa disposizione, emanando nuovi bandi con graduatorie ancora vigenti mentre, quindi, ci sarebbe un obbligo anche contabile di utilizzare quelle graduatorie.
  Noi ribaltiamo il ragionamento dicendo che, secondo noi, quelle graduatorie vanno addirittura prolungate, come efficacia, perché ci sono meno posti a concorso, per colpa vostra, per colpa soprattutto dei Governi Monti, dei Governi tecnici, di Governi spinti da giornali e da TV, manipolati dall'eurocrazia, dalle banche, dai poteri forti che puntano chiaramente anche a un'immissione nel mercato di nuova manodopera a basso costo.
  In questo quadro drammatico, vergognoso, illegale in cui il Governo si crogiola, si innesta una situazione paradossale che riguarda i bandi delle Forze armate e delle forze dell'ordine. Con la legge sulla professionalizzazione noi avevamo fatto delle promesse ai giovani vincitori dei concorsi, idonei, che sono precari perché hanno, minimo, per la maggior parte, un anno, moltissimi, tre o quattro anni di servizio nelle Forze armate, molti hanno rischiato la vita in Afghanistan, in Iraq, ci sono molti precari caduti in Afghanistan e in Iraq. Noi gli avevamo promesso che, se avessero prestato servizio con onore, senza demerito, nelle Forze armate sarebbero stati assunti o nelle Forze armate di appartenenza o nelle forze di polizia. Lo Stato li ha ingannati, sono stati ridotti i posti per il blocco del turnover, sono stati ridotti i posti per l'allungamento dell'età pensionabile e ci sono moltissimi precari che hanno vinto i concorsi, sono idonei e non possono essere immessi.
  Allora, noi chiediamo al Governo di essere serio – e sappiamo che è difficile chiederglielo – e denunciamo all'opinione pubblica un Governo che truffa i giovani, che, a chiacchiere, parla di nuova occupazione, ma in realtà ruba il futuro a persone che hanno un diritto, che hanno vinto un concorso; sono risultati idonei e, nella fattispecie – per specifica dell'ultimo ragionamento che ho fatto sulle Forze armate e sulle forze di polizia – sono già addestrati per fare questo lavoro, gli era stata data una parola e lo Stato non ha mantenuto questa parola.
  Concludendo, signor Presidente e colleghi, credo che sia importante rinunciare alle solite discipline del partito. Capisco che il PD di Renzi vi controlli e minacci la non ricandidatura nei futuri collegi uninominali bloccati e, quindi, ognuno vota con la testa e dimentica il cuore, ma noi stiamo truffando i giovani. Lo scorrimento delle graduatorie degli idonei è un diritto di questi giovani e dobbiamo ripensare l'allungamento dell'età pensionabile che è un'altra delle truffe PD, Monti, Fornero.
  Dobbiamo rivedere assolutamente il blocco del turnover; pensate che nelle forze dell'ordine abbiamo un'età media di 45 anni, siamo il Paese che ha le forze di polizia più vecchie al mondo, perché non reimmettiamo giovani all'interno delle forze di polizia. È un fatto di una gravità inaudita che si ripercuoterà sull'efficienza, in maniera drammatica, ma anche su quella possibilità di scambio di informazioni tra anziani e giovani. Allora, credo e spero che questo Parlamento non voglia votare secondo i ricatti e le minacce, che voti liberamente a favore dei giovani, a favore della meritocrazia, a favore del diritto al lavoro previsto dalla nostra Costituzione e questo il Governo e il PD dovrebbero ricordarlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto collega Fauttilli. Ne ha facoltà.

  FEDERICO FAUTTILLI. Grazie, Presidente, colleghi, sottosegretario, il tema di fondo di questa mozione, della nostra mozione, almeno, è, sì, l'assunzione dei vincitori dei concorsi della pubblica amministrazione e degli idonei, ma fondamentalmente è il rispetto delle regole e, innanzitutto, il mantenimento, la certezza degli impegni che l'amministrazione pubblica assume nei confronti di chi chiama a partecipare a un concorso pubblico, Pag. 28quindi, il rispetto della legge in quanto tale. Sappiamo che il 2016 è l'anno in cui ancora è possibile assumere chi è risultato vincitore di concorso o è risultato idoneo; le amministrazioni centrali e locali che possono e intendono assumere sicuramente non possono non assumere chi hanno già sottoposto, come amministrazione, a un esame e lo hanno valutato essere in grado di svolgere il lavoro a cui è stato chiamato. Per questo noi desideriamo impegnare il Governo a individuare tutte quelle soluzioni più adatte per risolvere, con rapidità, e giustizia, soprattutto, il problema dei vincitori di concorso, proseguendo così il cammino intrapreso con la legge n. 124 del 2015, inoltre, anche a riconoscere, nell'ambito della normativa, agli idonei la possibilità di essere assunti nelle pubbliche amministrazioni, quando, certo, se ne presenterà la necessità, senza dover passare per un nuovo concorso pubblico che sarebbe una ripetizione inutile e costosa di quanto già fatto in precedenza, e, infine, a valutare l'introduzione di ulteriori nuovi principi che regolino il reclutamento nelle pubbliche amministrazioni, concentrandosi soprattutto sul monitoraggio delle effettive necessità e superando, definitivamente, il principio della pianta organica che nel corso del tempo aveva, di fatto, creato feudi nei vari settori e rallentato in maniera intollerabile l'assunzione in servizio dei vincitori di concorso. Quindi, e concludo, come gruppo di Democrazia solidale-Centro democratico prendiamo atto positivamente del parere favorevole espresso dal Governo alla nostra mozione e voteremo a favore delle mozioni su cui il Governo ha espresso un giudizio positivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Da sempre la posizione della Lega Nord sullo scorrimento delle graduatorie per gli idonei è contraria, nel senso che non troviamo logico che si possano utilizzare quelle graduatorie su esami fatti anche più di 13 anni fa, nel 2003, per esempio, e dove, quindi, non c’è stata una progressiva formazione di tutti questi idonei. Pertanto noi riteniamo più meritevoli i neolaureati, selezionati attraverso un nuovo concorso in modo che possano portare la loro esperienza all'interno della pubblica amministrazione. Tra l'altro in questo periodo storico, in questa contingenza, più che parlare di nuove assunzioni sarebbe opportuno che questo Parlamento definisse una volta per tutte le penalità per tutti quei dipendenti che utilizzano il loro ruolo in modo fraudolento; il famoso schema di decreto legislativo di attuazione della legge Madia non l'abbiamo ancora visto – le famose quarantott'ore per il licenziamento per chi timbra il cartellino e poi va a farsi la spesa –, tanti spot, ma poi alla fine, in termini legislativi, il Governo non concretizza. Così come ieri non mi ha risposto il Ministro Madia in riferimento ai 7000 dipendenti che, secondo un dossier della Guardia di finanza, hanno rubato 4 miliardi, hanno creato un buco, un danno erariale allo Stato pari a 4 miliardi per la loro azione fraudolenta fatta da false certificazioni per finte pensioni, fatta da tecnici comunali che, al posto di essere sul loro posto di lavoro, erano nei propri uffici a fare la professione, da medici che prescrivevano, appunto, in maniera smisurata e irregolare dei medicinali, creando un danno erariale che, come ha evidenziato la Guardia di finanza, ammonta a 4 miliardi. Quindi, prima di parlare di nuove assunzioni, puliamo il settore pubblico, premiamo chi lavora fedelmente e si dedica con passione allo Stato e che tra l'altro vede il proprio stipendio pagato da quei contribuenti che sono gabbati da chi crea un danno erariale e andiamo a recuperare quelle somme che questi farabutti hanno tolto alle casse dello Stato attraverso la loro azione irresponsabile.
  Voteremo ovviamente contro a tutte queste mozioni che prevedono l'inserimento di idonei direttamente nelle piante organiche. Ovviamente, noi abbiamo sempre cercato di implementare il personale delle Forze dell'ordine, di polizia e di Pag. 29sicurezza come in una mozione viene a essere ricordato. Quindi, molto probabilmente voteremo a favore di quella mozione e non delle altre.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo non ha presentato una sua mozione e non ha sottoscritto nessuna delle mozioni presentate, per una ragione che intendo chiarire e che naturalmente spiega anche le nostre intenzioni di voto.
   Noi non crediamo che sia utile confondere le posizioni delle legittime aspettative dei vincitori di concorso con quelle delle aspettative degli idonei.
   Nei concorsi banditi dalla pubblica amministrazione capita spesso che il numero degli idonei sia dieci, cento, mille volte superiore a quello dei posti disponibili. Pensare di poter tutelare queste posizioni significherebbe bloccare le graduatorie attuali per anni, per decenni, all'infinito e questo comporta un blocco rilevante proprio nei confronti di quei giovani, a sfavore di quei giovani, che invece è nelle intenzioni dei proponenti di queste mozioni di tutelare.
   Poi ci sono altre considerazioni, quelle che ricordava adesso il collega Simonetti, e in ogni caso c’è una riforma in corso nella pubblica amministrazione, una riforma importante, una riforma per la quale il Governo ha ottenuto da questo Parlamento la delega ad adottare una serie di decreti legislativi che sono ancora in corso di predisposizione, di approvazione, di pubblicazione e conseguentemente di attuazione.
   In questo contesto, io credo che sarebbe necessaria maggiore chiarezza. Per questa ragione, annuncio il voto contrario sulle mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere contrario e l'astensione sulle mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Molto brevemente, naturalmente partendo dalle cose che ci vedono d'accordo su una posizione comune. Noi siamo per dare attuazione – come diciamo anche nel dispositivo della nostra mozione – alle norme dirette all'assunzione dei vincitori dei concorsi pubblici, le cui graduatorie siano state approvate e pubblicate entro la data di entrata in vigore della legge n. 124 del 2015.
   D'altronde è un impegno che anche il Ministro Madia ha preso più volte, con diverse sottolineature in occasioni anche formali e credo che sia un impegno banale e scontato, essendo un'oggettiva promessa da parte della pubblica amministrazione che ha bandito i concorsi, i cui vincitori è chiaro che hanno aspettative legittime di essere assunti nella pubblica amministrazione secondo criteri di metodo, appunto discendenti dai citati concorsi.
   Altra vicenda è la questione degli idonei che non sono vincitori di concorso; nessuno ha mai equiparato la posizione degli idonei a quella dei vincitori di concorso, anche se in questi anni – come tutte le mozioni ricordano – ci sono state diverse proroghe delle graduatorie in corso, probabilmente a volte opportune, perché hanno risposto alle esigenze di economicità, di gestione di molti enti, sia a livello locale che nazionale, ma che provocano una distorsione che i colleghi prima di me hanno ben descritto, che è quella del blocco nei confronti di cittadini e giovani nuovi che vogliono concorrere e competere e che sono inevitabilmente bloccati da questo tappo, che è la proroga dei concorsi esistenti e l'assunzione di chi quei concorsi non li ha vinti, ma che è semplicemente risultato idoneo.
   Io credo comunque che, detto tutto questo, l'approccio che ci deve guidare e che dovrebbe guidare un Governo, una maggioranza e un Parlamento nell'affrontare problemi di questo tipo è quello che la pubblica amministrazione venga vista Pag. 30come una macchina a cui ridare efficienza. Questo per il bene del Paese, per il bene anche delle aziende private e del lavoro privato, che il lavoro pubblico dovrebbe tutelare.
  La macchina pubblica dovrebbe essere un motore di efficienza per le pubbliche amministrazioni, ma per tutta la società. Non credo che questo sia possibile, invece, pensando a un approccio in cui il pubblico debba essere soltanto un erogatore di stipendi e di indennità. Io penso che questo sia un approccio molto deleterio.
   Detto questo, Presidente, annuncio il voto favorevole di Area popolare su tutte le mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Io comincio questo mio intervento, ricordando un evento, un evento che si svolgerà nell'aula dei gruppi parlamentari il 24 febbraio, una tavola rotonda sui diritti degli idonei fra graduatorie ancora vigenti e nuove norme in materia di concorsi nella pubblica amministrazione. Gli organizzatori – come sapete – hanno esteso l'invito a tutti noi e a tutte noi. È un invito che ci rivolgono per discutere insieme dei diritti di coloro che hanno superato i concorsi pubblici e che sono ancora in lista d'attesa; è il tema, uno dei temi, delle mozioni che oggi ci apprestiamo a votare.
  La Camera dei deputati, ancora una volta, ha chiamato in causa il Governo, ha proposto impegni per risolvere una questione che va avanti da anni, ormai, e che interessa decine di migliaia di persone, alle quali continua ad essere negato un diritto. Ci riferiamo appunto ai vincitori e agli idonei dei concorsi pubblici, a persone che, al termine della selezione pubblica, hanno diritto a ricoprire un determinato posto di lavoro, perché possessori di specifiche competenze, accertate appunto con il concorso. Ma il Governo è sordo – lo abbiamo visto anche poco fa, nell'espressione dei pareri sulle mozioni da parte del sottosegretario –, è sordo, nonostante vi siano numerose sentenze giurisprudenziali in favore dei vincitori e degli idonei di concorso, con un contenzioso già oggi molto alto, che rischia di diventare davvero enorme e di aumentare tantissimo.
   Anche qualche minuto fa, il sottosegretario ha ribadito che il problema sta a cuore al Governo, che sono stati fatti sforzi importanti, ma io lo dico così: non basta, non basta, non è sufficiente; ci vogliono atti, ci vogliono atti e provvedimenti e invece continua questo Governo, come quelli che lo hanno preceduto, a produrre norme e provvedimenti legislativi che mettono in competizione, in un'assurda guerra tra poveri, gli aventi diritto a diverso titolo, i vincitori di concorso, gli idonei, i precari, i lavoratori e le lavoratrici delle province. Ormai, la pubblica amministrazione, nel nostro Paese – lo sappiamo benissimo e lo sanno tutti quelli che oggi ci ascoltano – è il luogo della precarietà, dei diritti negati, della mortificazione della dignità e della qualità del lavoro. Eppure, nonostante ciò, la nostra pubblica amministrazione funziona, e funziona proprio grazie all'impegno delle lavoratrici e dei lavoratori, nonostante gli spiccioli di aumenti salariali che avete concesso, nonostante il blocco del turnover. Avete tanto parlato di staffetta generazionale, ma sarà una staffetta generazionale a costo zero.
  Fino a qualche anno fa, i dipendenti pubblici sapevano di svolgere un lavoro che aveva un valore sociale importante; poi è arrivata l'era delle campagne contro i fannulloni, la spending review, la foga riformatrice di Governi tecnici e politici, che ha demolito diritti e cancellato aspettative, sia di chi è già all'interno della pubblica amministrazione, sia di chi ha studiato, si è sacrificato, si è specializzato perché ha scelto di dare il proprio contributo all'interno della pubblica amministrazione, si è candidato a migliorarne l'efficienza con la propria professionalità.Pag. 31
  Eppure, continuate appunto ad essere sordi, continuate ad essere sordi e a non rispondere, non solo alle sentenze che vi inchioderebbero, ma neanche alle richieste dei tanti e delle tante che sono ancora fuori.
   Noi pensiamo che anche i pareri che il Governo ha dato siano veramente incredibili e inaccettabili. Si dà un parere contrario o si è dato un parere contrario a tutte le mozioni, che in qualche maniera, ha detto il sottosegretario, mettono in discussione, esprimono criticità rispetto a quello che è stato fatto finora. E si è dato parere favorevole ad una mozione, che per l'ennesima volta invita e impegna il Governo «a valutare la possibilità di». Guardate, siamo oramai all'ennesima richiesta di «valutazione di possibilità», ogni volta che il Parlamento, che questa Camera propone impegni al Governo, il Governo li risolve così, impegnandosi a valutare esclusivamente la possibilità. Noi diciamo che, invece, il tempo è oramai scaduto, è tempo che si arrivi ad una soluzione. Vede, sottosegretario, avete fatto degli sforzi, lei li ha considerati e li considera importanti, avete fatto un censimento, avete fatto degli sforzi che hanno portato all'interno della pubblica amministrazione alcuni dei vincitori dei concorsi, ce ne sono ancora migliaia fuori che aspettano, e soprattutto avete deciso di mandare a mare agli aventi diritto comunque ad un'assunzione, che sono appunto gli idonei ai concorsi pubblici.
  Sinistra Italiana voterà a favore solo delle mozioni che, come la nostra, chiedono al Governo di garantire urgentemente l'assunzione di tutti i vincitori e di tutti gli idonei, di superare il blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, e l'imminente perdita di efficacia delle graduatorie dei concorsi indetti dalle stesse. Dobbiamo fare presto, dovete fare presto, ve lo chiedono decine di migliaia di persone, bisogna sanare un'ingiustizia e lo dovete fare non solo per sanare l'ingiustizia di chi ha un diritto che gli è stato negato fino ad oggi, ma lo dovreste fare anche per dimostrare che davvero avete a cuore la riforma della pubblica amministrazione, la sua efficienza e la sua efficacia. Noi, invece, pensiamo che, in quella che voi avete definito la vostra foga e la vostra fretta riformatrice, non abbiate fatto altro che demolire, invece, diritti acquisiti, aspettative di chi è dentro la pubblica amministrazione e di chi è fuori dalla pubblica amministrazione.
  Vede, sottosegretario, i lavoratori e le lavoratrici della pubblica Amministrazione, i vincitori di concorso e gli idonei, sono quelle persone che dovrebbero garantire il funzionamento dei servizi alla persona e dei servizi alla collettività. Evidentemente la vostra sordità dimostra ancora una volta che di questo non vi volete occupare e che, rispetto a questo, considerate i vostri sforzi, che sono per noi minimi, già piuttosto sufficienti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Le mozioni oggi all'esame dell'Aula pongono un tema importantissimo, che è quello del reclutamento del personale della pubblica amministrazione, un tema che potrebbe ritenersi già risolto, nel senso disciplinato compiutamente dal precetto costituzionale, dall'articolo 97, che fissa il principio del buon andamento della pubblica amministrazione e l'obbligo dell'accesso nei ruoli della pubblica amministrazione attraverso un pubblico concorso, ma in realtà l'esperienza ci insegna che ciò non sempre è avvenuto.
  Abbiamo avuto esempi, anzi, esattamente e diametralmente opposti. In tal senso è emblematico l'esempio della legge n. 285 del 1977, una legge nata nella stagione storica della maggioranza di solidarietà nazionale, che ha risentito di quel clima culturale della gestione, per così dire, compartecipata e condivisa, che ha portato nella pubblica amministrazione, in particolar modo nei ruoli degli enti locali, decine di migliaia di persone che sono state stabilizzate senza concorso e che Pag. 32hanno rappresentato un serio e permanente problema per il buon funzionamento di queste pubbliche amministrazioni, perché è stata l'organizzazione degli enti locali a doversi adattare alle caratteristiche e ai profili del personale, e non viceversa, così come ordinariamente dovrebbe accadere.
  E allora, quando noi parliamo di scorrimento delle graduatorie, ovviamente facciamo salvo questo principio, perché se è vero che esiste una distinzione – che è stata anche richiamata in qualcuno degli interventi che mi hanno preceduto – tra il vincitore di concorso e l'idoneo, è altrettanto vero che l'idoneo ha superato positivamente la valutazione di merito della procedura selettiva e non viene immesso nell'organico semplicemente perché non c’è capienza di posti, perché non c’è vacanza; dunque il principio del reclutamento per concorso su una base sostanzialmente meritocratica viene salvaguardato e soprattutto noi traduciamo in termini di tutela quella che è l'aspettativa che il soggetto partecipante al concorso ha maturato proprio a seguito dello scrutinio favorevole positivo che la commissione esaminatrice ha compiuto rispetto alla sua posizione.
  Per quanto riguarda Forza Italia in particolare, dobbiamo dire che questo criterio, quello dell'utilizzo delle graduatorie esistenti, è un principio che noi abbiamo da tempo affermato, e lo abbiamo affermato a partire dal 2007, con la mozione n. 1-00137, che per la prima volta impegnava il Governo ad assumere iniziative per l'assunzione dei vincitori e degli idonei; e la nostra azione è proseguita anche con una serie di altri provvedimenti, che hanno, appunto, stabilizzato l'utilizzo delle graduatorie, prevedendo una permanenza, una ultrattività delle graduatorie anche dopo il primo iniziale assorbimento, quindi il reclutamento per la copertura dei posti immediatamente disponibili.
  E in linea con questa nostra tradizione, dal punto di vista della valutazione della politica di assunzione nel pubblico impiego, oggi noi con la mozione cosa chiediamo al Governo ? Chiediamo degli impegni precisi, degli impegni concreti, che riguardano delle procedure concorsuali che sono in essere, procedure concorsuali che hanno da tempo individuato la platea degli aventi diritto e la platea di coloro che hanno aspettativa all'assunzione, perché classificati come idonei, e che permettono anche alle pubbliche amministrazioni, sollecitamente e con salvaguardia del criterio della qualità del merito, di poter coprire le vacanze che, man mano, nel corso del tempo vengono a crearsi. E ci lascia piuttosto perplessi l'atteggiamento del Governo, che esprime un parere non favorevole su questa mozione, che ha il merito, oltre che, nelle premesse, di ricostruire quella che storicamente è stata l'evoluzione del principio dell'utilizzo delle graduatorie esistenti, e quindi del meccanismo dello scorrimento, per cui non vedo in che senso una simile ricostruzione possa non avere condivisione e possa non avere la valutazione positiva da parte del Governo, sta di fatto che poi, nelle conclusioni e negli impegni, individua precisamente quelle che sono le procedure ancora in essere e soprattutto quelli che sono i concorsi che hanno, con maggiore rilevanza e con maggiore significato, ancora la necessità di essere portati a compimento per quanto riguarda l'utilizzo delle graduatorie e, quindi, l'applicazione del principio dello scorrimento.
  Si è ricordato già il settore delle Forze armate, si ricorda quello della scuola, che rappresenta uno degli impegni precisi della nostra mozione, si ricorda ancora il personale che è stato scrutinato per accedere nei ruoli dell'Istituto per il commercio estero, si ricordano ancora i soggetti che hanno partecipato e che si sono utilmente classificati per il concorso nella posizione di allievi agenti di Polizia penitenziaria, dei Vigili del fuoco e di altri comparti della pubblica amministrazione, rispetto ai quali noi non abbiamo chiesto al Governo di assumere impegni a che l'utilizzo di queste graduatorie, e dunque il principio dello scorrimento, trovi una immediata e contestuale applicazione. Abbiamo chiesto che questo principio venga salvaguardato concretamente nella sua applicazione, Pag. 33consentendo l'ultrattività delle graduatorie anche oltre il triennio inizialmente fissato dalla normativa di settore come limite massimo di durata delle graduatorie e ribadendo anche che l'applicazione di questo criterio consente anche di ottenere un altro risultato importante per le pubbliche amministrazioni, che, nel quadro di una politica di contenimento della spesa pubblica, non sono costrette a bandire nuove procedure concorsuali, che naturalmente comportano non solo degli sforzi organizzativi e logistici particolari, ma anche degli oneri finanziari, e la possibilità, appunto, di attingere da un bacino che qualitativamente è garantito e rappresenta una risorsa permanente e disponibile per la pubblica amministrazione. Esprimiamo dunque una forte critica e un forte disappunto rispetto alla posizione e all'atteggiamento assunto dal Governo, che non chiarisce neanche quale debba essere poi il corretto rapporto tra il principio dello scorrimento – che, voglio ricordare, è comunque legislativamente tutelato – e l'altro criterio, quello dell'utilizzo del personale appartenente al comparto delle amministrazioni locali, ed in particolar modo delle province. Forse perché questo (e comprendo il disagio e le difficoltà del Governo) è uno degli effetti, certamente non il più eclatante, ma sicuramente uno dei più significativi, riguardo a quella che è stata la finta riforma delle province: che ha comportato soltanto un appesantimento burocratico, una crescita di contenzioso, una esplosione anche della confusione dei livelli di responsabilità amministrativa; ed ha anche un riflesso nella politica di gestione e di governo delle risorse umane, come dimostra la difficoltà con la quale oggi il Governo si misura con gli impegni che nella stragrande maggioranza delle mozioni sono stati formalizzati, e che in una visione di corretta politica e gestione delle risorse umane, in coerenza a criteri di selezione pubblica e meritocratica, non dovrebbe avere alcuna difficoltà a trovare ingresso nella normativa di settore.
  Ribadendo il voto favorevole alla mozione Occhiuto ed altri n. 1-01134, naturalmente noi esprimeremo voto favorevole anche per quelle mozioni che, in linea con i principi invocati dal nostro testo, si muovono nella stessa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, saluto per il suo tramite alcuni vincitori idonei di concorsi pubblici che stanno assistendo ai lavori d'Aula dalla tribuna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).
  Per spiegare un po’ ai colleghi che non hanno ben capito come funziona lo scorrimento delle graduatorie, ricordo che in tempi di austerity, di tagli lineari sulla spesa pubblica e di spending review, quindi di blocchi del turnover e assunzionali, ovvero in periodo in cui è necessario stringere la cinghia, è nato un ampio contesto legislativo, che ha ribadito più volte che le pubbliche amministrazioni, in assenza di proprie graduatorie vigenti, facciano ricorso allo scorrimento di altre graduatorie, rifacendosi in primis alla legge n. 350 del 2003. Da questo humus si sono sviluppate poi norme che andavano in tal senso, contenute ad esempio nelle leggi n. 135 del 2012, n. 125 del 2013, n. 114 del 2014 e n. 124 del 2015: lo scorrimento delle graduatorie è divenuto modalità ordinaria di acquisizioni di personale, tanto più giustificata in un'epoca in cui le risorse pubbliche sono ridotte, esonerando le pubbliche amministrazioni dalle spese, dagli oneri, dai costi e dai tempi d'attesa connessi al nuovo concorso, e rispondendo a principi di buon andamento, economicità, trasparenza e imparzialità. Quindi dopo anni di blocco, con la legge n. 125 del 2013, la legge cosiddetta D'Alia, i vincitori dei concorsi pubblici si sono visti paradossalmente riconosciuto quello che era già loro, ovvero il diritto ad essere assunti; che è stato esteso anche agli idonei, collocati nelle graduatorie delle Pag. 34amministrazioni vigenti ed approvate dal 1o gennaio 2007.
  L'obiettivo della legge D'Alia era chiaro, e andava proprio nella direzione di valorizzare il concorso pubblico e del ritorno ad una logica del reclutamento fondato sul merito. E quindi la legge subordina l'autorizzazione ad indire nuovi concorsi all'immissione in servizio di tutti i vincitori collocati nelle proprie graduatorie vigenti e degli idonei, i quali vantano il preferenziale diritto all'assunzione.
  Successivamente poi con la legge di stabilità del 2015 avete innescato la guerra tra poveri, con le vostre previsioni sulla mobilità dei dipendenti delle province, stimati all'epoca in 20 mila e poi rivelatisi invece poche migliaia: guerra tra poveri che ha bloccato la possibilità di scorrere le graduatorie dei concorsi, inibendo dunque il reclutamento degli idonei.
  La legge D'Alia pertanto rischia di rimanere lettera morta e con scarsa applicazione, quindi una legge vigente ma abrogata nei fatti. Le graduatorie infatti scadono il 31 dicembre 2016, ed è ormai divenuta insostenibile la situazione di attesa per decine di migliaia di vincitori di concorsi pubblici, che non vedono riconosciuto un diritto soggettivo all'assunzione dopo aver espletato e vinto un concorso pubblico bandito dall'amministrazione dello Stato e dagli enti locali. Di quale merito parliamo, di quale ricambio generazionale stiamo parlando, se in Italia i dipendenti pubblici non sono troppi, ma sono troppo vecchi, alcuni poco qualificati, mal distribuiti e con troppi dirigenti, soprattutto in alcune amministrazioni delle regioni e degli enti locali ? Nello specifico, nel 2013 è proseguita la riduzione della forza lavoro impegnata nelle amministrazioni pubbliche, con meno 6 mila unità. Tale riduzione generalizzata di personale è stata ottenuta introducendo limitazioni del turnover a prescindere dal contesto di un'adeguata valutazione del rapporto tra le funzioni svolte, le risorse impegnati e i servizi da rendere.
  All'alta età media, che penalizza qualsiasi innovazione e aggrava l'amministrazione di alte retribuzioni dei dirigenti e di scarsa propensione al cambiamento, si sta rispondendo quindi non sbloccando il turnover ed aprendo ai giovani, bensì irrigidendo ancora di più, alzando l'età pensionabile. Il Governo avrebbe potuto servirsi delle norme della legge D'Alia per dare una soluzione a tanti problemi di personale e di innovazione nella pubblica amministrazione: bastava applicarla sin da subito, ovvero condividere le graduatorie vigenti dei concorsi pubblici, che prevedono le stesse figure professionali. Anche la legge delega cosiddetta Madia, la n. 124 del 2015, pone in rilievo la necessità di varare tramite decreti delegati attuativi l'introduzione di norme transitorie finalizzate all'assunzione dei vincitori di concorso. In sostanza, il principio è sempre quello: condividere le graduatorie.
  Ad oggi i vincitori da assumere sono 4.472 e gli idonei 151.732, così come ricordato dal monitoraggio del Dipartimento della funzione pubblica. Sono tutte persone, queste, che hanno studiato, hanno impegnato fatica, tempo, danaro e speranze in questi concorsi pubblici: uno Stato che indice un concorso pubblico, e poi lascia appesi i partecipanti senza assumerli, non è soltanto ingiusto, ma è anche irresponsabile e truffaldino.
  Tra l'altro non condividere le graduatorie dei concorsi esistenti con i vincitori e gli idonei impegnerà risorse che potevano essere investite in maniera più proficua. C’è da chiedersi quindi a che servono le leggi, se poi non vengono nemmeno applicate; ed anzi, gli obiettivi stabiliti dalle leggi vengono addirittura frustrati !
  A costo zero si poteva fare assumendo i vincitori e gli idonei, mettendo la propria professionalità al servizio dell'amministrazione pubblica, dando attuazione all'articolo 97 della Costituzione e sanando un'ingiustizia: questo era una buona politica, questo si poteva fare; si potevano risolvere le necessità, sanare i torti e rilanciare il Paese e la fiducia. Tra l'altro l'assunzione degli idonei, dei vincitori potrebbe essere anche l'occasione per rilanciare il settore e la pubblica amministrazione, che è fondamentale sia per il Paese che per le Pag. 35imprese; e potrebbe essere anche l'occasione per riprendere molti di quei servizi che sono stati esternalizzati, con costi di personale ed inefficienze ben superiori a quello che sarebbe accaduto se tali attività fossero restate in house, quindi gestite all'interno dalle amministrazioni con il proprio personale.
  Per quanto riguarda le mozioni, rilevo che quella della collega Miccoli è praticamente la trascrizione della risposta che ha dato la Madia alla mia interrogazione qualche giorno fa: è pura «fuffa», si parla di «a valutare l'opportunità di», «valorizzare eventualmente gli idonei». Vorrei quindi invitare i colleghi del PD a farla finita di far finta di fare, quando invece si è proprio al guinzaglio del Governo. Basta prendere in giro ancora questi giovani !
  Tra l'altro è chiaro che per noi l'utilizzo delle graduatorie deve essere portato avanti non all'infinito, ma fino al completo esaurimento dei fabbisogni delle singole amministrazioni, onde evitare di ingessare le amministrazioni furbette, che di solito sono gli enti locali, che per fini elettorali tendono ad allargare oltre misura le liste degli idonei per concorsi di pochi posti. Anche io avevo fatto una proposta di legge in cui prevedevo appunto che i vincitori dovevano essere assunti entro sei mesi, e che gli idonei non potevano essere superiori a cinque volte il numero dei posti messi a bando, quindi fino al completamento dei fabbisogni. I fabbisogni ci sono, sono stringenti. C’è bisogno di questi giovani nella pubblica amministrazione. Basti pensare alla carenza cronica di personale delle Forze dell'ordine a fronte di attività di sicurezza nazionale che si devono svolgere, quindi c’è bisogno di queste persone, di questi giovani, subito, che entrino nella pubblica amministrazione, gli strumenti legislativi ci sono e bisogna utilizzarli, e fatela finita di giocare con la speranza di giovani meritevoli, che, per disperazione, sono costretti addirittura ad emigrare all'estero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rotta. Ne ha facoltà.

  ALESSIA ROTTA. Colleghi, io vorrei contestualizzare questa mozione e il tema che stiamo affrontando oggi, quello del reclutamento dei vincitori di concorsi e di idonei, e inserirlo nel quadro più ampio di quello che sta facendo questo Governo in tema di pubblica amministrazione. Per anni la pubblica amministrazione è stata ostaggio di blocchi e di retoriche opposte, da un lato la retorica dei fannulloni, che abbiamo purtroppo dovuto ascoltare, che vede la pubblica amministrazione solo come un luogo di incompetenti e assenteisti, una visione ovviamente che ci vede dall'altra parte; dall'altra parte invece della retorica di questi anni quella di chi si opponeva ad ogni cambiamento, spesso solo per conservare rendite di posizione. Nel mezzo c'erano i cittadini, i 60 milioni di cittadini ai quali l'Amministrazione era rappresentata come un ostacolo o un avversario, invece che un partner e un motore per quello che deve essere, cioè per poter esercitare i propri diritti e le opportunità.
  Le cose, per fortuna, stanno cambiando radicalmente, lo dicono le leggi che stiamo facendo e lo dicono le risorse che questo Governo sta investendo. In particolare, partiamo dalla legge delega, la n. 124 del 2015, un progetto complessivo che rimette in moto la pubblica amministrazione, valorizzando innanzi tutto le forze e le competenze sane, che sono la stragrande maggioranza che dentro la pubblica amministrazione lavorano. In questo progetto, quindi, arriviamo al tema di oggi, cioè il tema del reclutamento e dei concorsi, che negli anni passati hanno generato un alto numero di vincitori e di idonei non assunti. Anzitutto, vorrei che quest'Aula riconoscesse il massimo rispetto a chi nell'esercizio di un diritto costituzionale fondamentale, cioè che si entra nella pubblica amministrazione per concorso, si è confrontato con un concorso pubblico studiando con passione e sacrificio; è facile, però, colleghi del Movimento Pag. 365 Stelle, fare retorica su questo e ricavare vantaggi dal disagio di vincitori non assunti e idonei, ma proprio per il rispetto che dobbiamo a queste persone il tema va trattato della massima serietà e non per convenienza politica.
  Voglio ricordare a chi mi ha preceduto, la collega Ciprini, che cosa facciamo rispetto ai lavoratori pubblici che hanno maturato una certa età ed esperienza ? Li buttiamo via nel cestino, oppure troviamo delle soluzioni, con questi provvedimenti, ma anche con altri ? Penso al grande tema del pensionamento dei lavoratori pubblici e privati che ci vedrà impegnati per questo anno.
  Torniamo a noi, il Governo sin dal suo insediamento si è occupato del problema, uno dei primi provvedimenti da noi votati nel decreto n. 90 del 2014, è stata l'abolizione della doppia autorizzazione a bandire i concorsi e ad assumere da parte delle pubbliche amministrazioni. Questo sdoppiamento, di fatto, creava i vincitori non assunti, problema di oggi. Con questa semplificazione, invece, si rende più immediata l'immissione in ruolo dei vincitori dei concorsi pubblici. Esiste poi, indubbiamente, il problema del turnover sottolineato, non vorremmo fosse così, ma il Governo e la maggioranza hanno fatto delle scelte politiche sulle risorse esistenti, che sono un altro dei temi fondamentali, se questo Stato per troppi anni ha speso più risorse, indebitando lo Stato e quindi i cittadini più del dovuto. Abbiamo fatto però delle scelte precise anche in questo senso, per sostenere il reddito di molti italiani, di milioni di italiani e anche dei lavoratori pubblici, lo voglio ricordare con la misura che tutti conosciamo come gli «80 euro», ma anche con l'investimento nella scuola, con 160.000 assunzioni, ma anche nell'ultima legge di stabilità, con il concorso bandito per quanto riguarda le figure professionali da immettere nei beni culturali, ma anche nelle Forze dell'ordine, ma anche la lotta alla povertà, che è stata rafforzata con l'ultima legge di stabilità, e la riapertura della parte economica dei contratti del pubblico impiego. Poche risorse ? Quelle che ci potevamo permettere, ma voglio ricordare anche che questa contrattazione era ferma da troppi anni.
  Ora, sul fronte, siamo in attesa che i sindacati trovino un'intesa con l'ARAN sul riordino dei comparti, per poter procedere proprio su questo. Abbiamo avuto poi l'attuazione della legge Delrio, che è stata ricordata più volte stamattina, che ha portato al superamento dell'ente provincia in un'ottica di semplificazione del nostro Stato, ma con la necessità, la doverosa necessità di ricollocazione del personale, che altrimenti avrebbe perso il posto, ci chiediamo chi lo avrebbe voluto. Per questo, come ricordava la mozione Miccoli, abbiamo votato misure nella legge di stabilità per subordinare le assunzioni alla ricollocazione dei dipendenti delle province all'assunzione dei vincitori di concorso non assunti, ma vogliamo anche ricordare, per quanto riguarda gli enti territoriali, che abbiamo posto il turnover al cento per cento, per i comuni virtuosi cioè quelli che realizzano spese inferiore del 25 per cento, perché a noi interessa anche una logica premiale, cioè che i comuni virtuosi possano essere appunto premiati e possano assumere e vengano trattati diversamente da chi non ha stretto la cinghia e che invece la ha allargata. Mi rivolgo ad alcuni colleghi che sembrano non cogliere questo. È una cosa abbastanza semplice, come semplice è la ratio di questa norma: chi ha vinto un concorso ha un diritto urgente, cioè deve essere assunto. L'impegno della mozione nei confronti del Governo è quindi secondo noi condivisibile: valorizzare nei futuri concorsi chi è risultato idoneo a un concorso passato e attingere a graduatorie vigenti per la copertura di specifici fabbisogni professionali, senza ricorrere ai concorsi. Possiamo anche ragionare, ma senza retorica e senza strumentalizzazioni sulla possibile ulteriore proroga delle graduatorie, anche se al momento il termine scadrà alla fine del 2016.
  A proposito di numeri, però, voglio anche ricordare che su 4000 vincitori di concorso, tanti risultano censiti nel 2015, per 2900 c’è già l'autorizzazione all'assunzione Pag. 37e nella pubblica amministrazione centrale sono 700 le persone che presto si vedranno assunte e collocate.
  Ciò che conta di più, e vado a concludere colleghi, è quanto il Governo attuerà sulla questione del reclutamento nella pubblica amministrazione, i cui principi abbiamo votato all'articolo 17 della legge delega, bisogna evitare cioè che nel futuro si formino situazioni patologiche, come quelle dei vincitori non assunti e delle immense liste di idonei. La legge delega porterà all'accentramento dei concorsi e alla riforma delle modalità di selezione, cercando e valorizzando le competenze più innovative, di cui sicuramente la nostra amministrazione ha bisogno, ma soprattutto porterà al superamento di quello che è il blocco che ha prodotto queste situazioni, cioè il concetto di pianta organica, di una struttura rigida di organizzazione delle amministrazioni, che è spesso sganciata delle reali esigenze di personale e di competenze. Si deve arrivare al criterio innovativo e flessibile dei fabbisogni professionali. Le assunzioni devono essere programmate sulla base dei fabbisogni reali rilevati dalle amministrazioni e non sulla base della struttura rigida. Questo è anche uno degli impegni richiesti dalla mozione Miccoli, forse quello più rilevante, che assieme agli altri mi porta a nome del gruppo del Partito Democratico a condividere appieno l'impianto della mozione e a dichiarare in maniera convinta un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Un esempio è la città di Mantova, dove appunto sono stati assunti un bel numero di dirigenti dal nuovo sindaco, di cui uno a 170.000 euro all'anno di stipendio, a Beltrami, senza scorrere le graduatorie preesistenti, grazie all'articolo 110, si riesce a non scorrere graduatorie e non si ha il meglio, perché un concorso chiaramente garantisce il meglio nella pubblica amministrazione. Se vogliamo che funzionino le pubbliche amministrazioni bisogna votare la mozione come l'abbiamo scritta noi, altrimenti succederà come a Mantova che con tanti dirigenti non sono riusciti neanche a prendere un finanziamento per avere misure di sostenibilità contro l'inquinamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  CATERINA BINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CATERINA BINI. L'intervento a titolo personale è un'altra cosa rispetto a questo, e se dobbiamo metterci anche noi a fare cento interventi a titolo personale, facendo così altre cento dichiarazioni di voto, siamo in grado di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Avete tutto il diritto di farlo.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, vorrei ricordare alla collega che, come richiamo al Regolamento esiste una prassi che a voi piace così tanto spesso ricordare, per cercare di stracciare questo Regolamento, che prevede una prassi in questo caso, dove gli interventi ormai a titolo personale siano contemplati anche quando non siano in dissenso dal gruppo.
  Quindi, cara collega, ogni tanto, però, la prassi che evocate...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

  DAVIDE CRIPPA. ... le regole, qualche volta, va anche valutato quando queste regole vengono in qualche modo ormai messe sul piatto da tutti, compresi voi.

Pag. 38

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-00730, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Carnevali.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  444   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  158    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Placido ed altri n. 1-01128. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa e il primo capoverso, lettere a) e b) del dispositivo, e a seguire il primo capoverso, lettera c), del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Placido ed altri n. 1-01128, limitatamente alla premessa e al primo capoverso, lettere a) e b) del dispositivo, su cui il Governo espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fossati, Gianluca Vacca, Falanga, Plangger.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  444   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  158    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Placido ed altri n. 1-01128, limitatamente al primo capoverso, lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Monchiero.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  442   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  77    
    Hanno votato no  365.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Miccoli ed altri n. 1-01129, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Romano, Donati, Ginoble, Sorial.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  432   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  256    
    Hanno votato no  176.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 39

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pizzolante ed altri n. 1-01130, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Totaro, Malisani, Lattuca, Rotta.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  435   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  288    
    Hanno votato no  147.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cirielli ed altri n. 1-01131, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Rotta, Chimienti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  444   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  156    
    Hanno votato no  288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Occhiuto ed altri n. 1-01134, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  418   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prima di passare all'ultimo voto, saluto studenti e docenti dell'Istituto d'istruzione superiore «Vincenzo Moretti» di Roseto degli Abruzzi, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fauttilli ed altri n. 1-01135, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Matarrelli, Massa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  313   
   Astenuti  132   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  258    
    Hanno votato no   55.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Per un richiamo al Regolamento (ore 12,57).

  DANIELE DEL GROSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Presidente, intervengo sull'articolo 135-bis, comma 1, per chiedere la calendarizzazione al più Pag. 40presto di un Premier Question-time, alla luce delle notizie che sono uscite ieri sulla questione del patto segreto tra Modi e il Premier Renzi. Quindi, siamo qui per chiedere un Premier Question-time al più presto e, meglio ancora, se possibile, un'informativa, perché abbiamo bisogno di sapere in quali acque navigano i nostri marò (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Riferirò alla Presidente della Camera.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,58).

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Per favore, colleghi, vi chiedo di allontanarvi in maniera silenziosa, così che la nostra collega possa fare il suo intervento.

  PIA ELDA LOCATELLI. Io pregherei che restassero ad ascoltare, però.

  PRESIDENTE. Visto che si allontanano, almeno che lo facciano in maniera...

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiaramente.

  PRESIDENTE. Non si può voler tutto dalla vita purtroppo.

  PIA ELDA LOCATELLI. Intendo parlare di mutilazioni genitali femminili, perché il 6 febbraio è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, lo ha deciso l'ONU, tre anni fa, anzi quasi quattro, con una risoluzione approvata all'unanimità, dichiarando la messa al bando universale di questa pratica. In molti Paesi è stata formalmente proibita e l'Italia è stata tra i primi nel 2006, ma le leggi e le risoluzioni, quando vanno ad incidere su usi e costumi tradizionali molto radicati, hanno un impatto molto limitato. Le mutilazioni genitali femminili rientrano nel novero delle pratiche patriarcali basate sulle disuguaglianze di genere, volte a controllare i corpi e i diritti sessuali e riproduttivi di donne e ragazze, cancellando il loro diritto all'integrità fisica e mentale, alla libertà dalla violenza, al godimento del miglior stato di salute possibile. Sono alcuni milioni le bambine e le ragazze che subiscono le mutilazioni genitali ogni anno, decine e decine di milioni le ragazze e le donne che nel mondo ne vivono le conseguenze, sia a breve termine, con dolori, emorragie, infezioni, a volte la morte, sia a lungo termine, con traumi psicologici, disturbi post-traumatici da stress, diminuzione o impossibilità del piacere sessuale, complicanze durante il parto e tanto altro. Decine di milioni nel mondo, centinaia di migliaia in Europa, migliaia nel nostro Paese ! In questo senso le mutilazioni genitali femminili sono un fenomeno che ci riguarda. La dimensione globale di questo fenomeno impone lo sviluppo di interventi transnazionali e transcontinentali per costruire ponti tra le comunità che vivono in Italia e in Europa e quelle nei Paesi interessati dalla pratica, in particolare l'Africa, favorendo un approccio dal basso e coinvolgendo l'intera comunità, uomini compresi. Non solo, la questione delle mutilazioni genitali deve essere inserita nell'ambito della cooperazione internazionale e della politica di sviluppo che includa la prospettiva di genere, tenendo conto dei diritti delle donne e delle bambine e il loro empowerment (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. La ringrazio Presidente e chiedo un attimo di attenzione. Tra la serata di ieri sera e questa notte, le notizie che abbiamo letto sui media, sui giornali, sulle agenzie, ci hanno dato la tragica conferma che Giulio Regeni, uno Pag. 41studente di Cambridge, ma originario di Fiumicello, in provincia di Udine, è stato trovato cadavere in Egitto. Quindi, questo mio intervento, Presidente, è semplicemente per ricordare questo ragazzo che a ventott'anni stava facendo un dottorato in Egitto ed è stato – pare, se tutto confermato – assassinato. Chiaramente, Presidente, noi dobbiamo indicare che le istituzioni, per suo tramite, vadano necessariamente a fare luce sulla vicenda, oltre che a fare le più sentite condoglianze alla famiglia, nello specifico alla madre Paola Defendi e al padre Claudio Regeni.

  PRESIDENTE. La ringrazio, la Presidenza si associa alle condoglianze.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 5 febbraio 2016, alle 9:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 13.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 698 e abb.-A - voto finale 460 449 11 225 374 75 87 Appr.
2 Nom. Moz. Ciprini e a 1-730 450 444 6 223 158 286 86 Resp.
3 Nom. Moz. Placido e a 1-1128 p. I 451 444 7 223 158 286 86 Resp.
4 Nom. Moz. Placido e a 1-1128 p. II 450 442 8 222 77 365 86 Resp.
5 Nom. Moz. Miccoli e a 1-1129 451 432 19 217 256 176 86 Appr.
6 Nom. Moz. Pizzolante e a 1-1130 451 435 16 218 288 147 86 Appr.
7 Nom. Moz. Cirielli e a 1-1131 450 444 6 223 156 288 85 Resp.
8 Nom. Moz. Occhiuto e a 1-1134 452 418 34 210 143 275 85 Resp.
9 Nom. Moz. Fauttilli e a 1-1135 445 313 132 157 258 55 85 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.