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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 561 di mercoledì 3 febbraio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Dorina Bianchi, Boccia, Bressa, Capelli, Causin, Dambruoso, Di Gioia, Fedriga, Fico, Gregorio Fontana, Giampaolo Galli, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Locatelli, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Monchiero, Pes, Piccoli Nardelli, Ravetto, Rosato, Sanga, Schullian e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 9,55.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1556 – D'iniziativa dei senatori: Maturani ed altri: Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali (Approvata dal Senato) (A.C. 3297); e delle abbinate proposte di legge: Marco Meloni ed altri; Centemero; Mucci ed altri (A.C. 1278-3354-3359).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 3297, d'iniziativa dei senatori Maturani ed altri: Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire l'equilibrio nella rappresentanza Pag. 2tra donne e uomini nei consigli regionali; e delle abbinate proposte di legge Marco Meloni ed altri; Centemero; Mucci ed altri, nn. 1278-3354-3359.
  Ricordo che nella seduta del 1o febbraio si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 3297)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3297), che è in distribuzione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento, l'articolo aggiuntivo Mongiello 1.050, non previamente presentato in Commissione, recante misure volte a garantire la parità tra i sessi nei consigli di amministrazione dei consorzi di tutela delle denominazioni di origine protetta, delle indicazioni geografiche protette e delle attestazioni di specificità.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi e riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, la deputata Mara Mucci è stata invitata a segnalare l'emendamento da porre, comunque, in votazione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3297)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3297).

  MARA MUCCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sul complesso delle proposte emendative ? No ? Non la sento deputata ! Prenda la parola... no ? Allora andiamo avanti.
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1, segnalati per la votazione.
  Il relatore Mazziotti Di Celso, prego.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Relatore. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Si deve alzare.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Relatore. Sull'articolo 1 i pareri sono tutti contrari.

  PRESIDENTE. Tutti contrari ?

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Relatore. Sì.

  PRESIDENTE. Sta bene. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme al parere del relatore.

  PRESIDENTE. Grazie, tutti contrari allora. Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 1.1, su cui la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Grazie, Presidente. Intervengo in merito al primo emendamento, che riguarda appunto l'articolo 1, di cui si costituisce questa proposta di legge. Questa è una proposta di legge tesa a garantire l'equilibrio di genere, di rappresentanza di genere tra uomini e donne anche nei consigli regionali, dopo le leggi che si sono succedute, dal 2012 in poi appunto, sia sugli enti locali, che sul Pag. 3Parlamento europeo e sulla Camera dei deputati con l'ultima legge elettorale, l'Italicum. Essa tende, in qualche modo, a colmare questa lacuna nelle leggi regionali per i consigli regionali, dove abbiamo visto che già anche nelle ultime elezioni queste lacune sono evidenti e lo si vede soprattutto nei risultati, in quanto abbiamo consigli regionali senza rappresentanza femminile.
  Si è quindi ritenuto opportuno, con questa proposta di legge, introdurre una serie di criteri di principio che non possono che essere di principio, in quanto la competenza a varare comunque le leggi elettorali rispetto alle elezioni regionali rimane in capo alle regioni, pur nell'ambito delle norme di principio di carattere nazionale. Quindi, l'articolo 1 già prevede, così come è stato declinato dal Senato e poi discusso anche in Commissione, una serie di opportunità che il legislatore regionale può scegliere nell'ambito, appunto, della garanzia della rappresentanza di genere, individuando, quindi, tre ipotesi distinte: qualora appunto i consigli regionali scelgano le liste con la possibilità di indicare le preferenze, in questo caso si chiede che le candidature siano tra il 60 e il 40 per cento e venga garantita la doppia preferenza di genere, a pena dell'annullamento della seconda qualora non sia dello stesso sesso rispetto alla prima; è prevista poi la possibilità, appunto, di alternanza dei candidati, nel rispetto sempre dei due terzi delle candidature di genere, qualora le liste siano bloccate; infine, la terza ipotesi è quella di un equilibrio delle candidature di genere qualora i collegi siano uninominali.
  Quindi, noi pensiamo che l'articolo 1, così come è stato declinato, già preveda le diverse ipotesi, sia di scelta del sistema elettorale dei consiglieri e di elezione dei consiglieri regionali, sia di garanzia delle candidature di genere e, quindi, sia ridondante l'emendamento che è stato presentato, a prima firma Costantino, che ovviamente ricalca e, diciamo, rafforza questi principi, ma che riteniamo non aggiunga nulla a quanto è già indicato nel testo. Per questo motivo, insomma, riteniamo, anche come Partito Democratico, di confermare quello che è il giudizio del relatore e del Governo in ordine al parere contrario, proprio perché siamo comunque nell'ambito delle norme di principio e non di disposizione – diciamo – da parte del Parlamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 1.1, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Guerini, De Menech, Nizzi, Latronico. Forza colleghi, che siamo in votazione; affrettatevi ! Andrea Romano, Rostellato, Marti. Chi altro ? Basso; vediamo se riesce a votare. Alcuni colleghi stanno ritirando le schede; veloci ! Gallo, che sta salendo. Giancarlo Giordano, Duranti, Bianchi. Bene, hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  257   
   Votanti  252   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  127   
    Hanno votato   23    
    Hanno votato no  229    

  Sono in missione 98 deputati.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole. Le deputate Covello e D'Incecco hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto contrario).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mucci 1.6, su cui i pareri sono contrari.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie, Presidente. La premessa è che questa norma io credo sia Pag. 4un buon punto di partenza per garantire, se non altro, l'equa possibilità di rappresentanza ai blocchi di partenza della gara elettorale. Detto questo, in questo emendamento, come in altri successivi che non ho potuto segnalare, prevedo delle sanzioni, delle sanzioni per chi non rispetta in questo caso la rappresentanza e la proporzione che viene indicata da questo testo di legge, ovvero il 60 per cento del totale di rappresentanza di ciascun sesso. Questo perché ? Perché potrebbe accadere che i consigli regionali, nel momento in cui vanno a varare le loro leggi elettorali, che dovranno essere conformi a questa norma che è una norma di indirizzo, potrebbero non indicare alcuna sanzione e, quindi, la reale rappresentanza delle donne all'interno dei consigli regionali potrebbe non essere garantita, potrebbe non essere, quindi, rappresentata realmente.
  Questa è la parte fondamentale. Nel dibattito in Commissione si è detto che, comunque sia, ci potrebbe essere il ricorso giudiziale, quindi il ricorso al TAR. Anche in questo caso, però, è da dimostrare l'interesse legittimo di chi ricorre al TAR ma, comunque sia, si perde una tornata elettorale. Per questo per me è importante prevedere delle sanzioni e poi anche le regioni dovranno comunque conformarsi a tali sanzioni che questa norma di principio indica, proprio perché non basta una norma che, in primo luogo, potrebbe non essere applicata; in secondo luogo, è possibile che i partiti stessi non si impegneranno nella direzione della rappresentanza femminile, per consentire davvero alla donna un'equa visibilità anche in campagna elettorale (ricordo un altro emendamento che ho presentato per la par condicio all'interno, appunto, dei programmi e delle regole relative alle candidature ed ai consessi elettorali). Per questo, Presidente, io ritengo – e il dibattito è stato ampio in Commissione – che delle sanzioni andavano previste.
  Detto questo, penso sia un passo in avanti e, quindi, ringrazio comunque per questa norma, che potrà concedere alle donne un'equa rappresentanza in confronto a delle percentuali che oggi sono risibili nei consigli regionali (pensiamo, ad esempio, alla rappresentanza nulla che abbiamo in alcune regioni).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mucci 1.6, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bargero, Patriarca, Stella Bianchi, Colaninno, Nicchi. Nicchi non riesce a votare anche perché sta dall'altra parte; è un po’ difficile l'operazione. Ecco, bene. Bonafede, vediamo se la tessera funziona. D'Incecco, Sorial, che sta salendo; se vuole votare veloce. Fucci; riesce a votare deputato ? Ha votato. Hanno votato tutti ? No, Vargiu sta arrivando al posto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  322   
   Votanti  315   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  158   
    Hanno votato   47    
    Hanno votato no  268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Covello hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lauricella 1.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lauricella. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE LAURICELLA. Signora Presidente, intervengo – dico subito in premessa che ritirerò l'emendamento, così nessuno si agita per l'aver presentato un emendamento – per porre una questione che mi ha creato sempre un dubbio, cioè se la pari opportunità sia una pretesa all'elezione oppure consista nel dare la Pag. 5possibilità a entrambi i sessi, come viene riportato nella norma, di partecipare e quindi di essere presente in una lista. Io credo che si debba ridurre a questo la possibilità e quindi l'opportunità e soprattutto non capisco perché a questo punto non ci siamo spinti fino in fondo, perché se pari opportunità deve essere, si parli del 50 e 50, non del 60 e 40. Mi riferisco ovviamente alla parte della norma che prevede l'espressione di una preferenza. Quindi chiedo anche magari l'aiuto del Governo e dei relatori per fare un ripensamento su questo principio, che secondo me va sancito, e la pari opportunità deve essere quella di dare la possibilità al 50 e 50 a tutti di essere presenti in una lista, dopodiché, poiché nell'emendamento è prevista la mono-preferenza, quella sarebbe l'esaltazione della pari opportunità, perché in questo modo continuiamo noi a sancire il fatto che l'altro sesso sia debole rispetto al primo. Quindi il mio non è un attacco alla parità di genere, è anzi un'affermazione di principio per quanto riguarda l'altro sesso; ovviamente quando si dice «l'altro», viene inteso surrettiziamente o implicitamente il sesso femminile, parliamoci chiaro. Quindi questo era solo l'emendamento per dire facciamo sulle preferenze una riflessione e quando ci sono le preferenze, ma direi anche negli altri casi, 50 e 50 e non 60 e 40.

  PRESIDENTE. Dunque lei ha ritirato.
  Passiamo all'emendamento Galgano 1.9.

  ADRIANA GALGANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signora Presidente, ho presentato tre emendamenti per sostituire il 60 per cento con il 50 per cento, perché una vera parità nelle opportunità si ottiene solo con il 50 per cento. Siamo però consapevoli che nel nostro Paese, dove nei consigli regionali la presenza femminile è pari al 20 per cento, con grandi differenze tra una regione e l'altra, questo 60 – 40 rappresenta un passo avanti e quindi, ringraziando tutti i colleghi che hanno firmato i tre emendamenti, compresa l'onorevole Centemero che è appena stata nominata presidente della Commissione Equality and Non Discrimination del Consiglio d'Europa – il che espone il nostro Paese ad avere ancora più responsabilità in queste scelte – io ritiro i tre emendamenti, segnalando però che la nostra battaglia per raggiungere la vera parità di genere va avanti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 1.26.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Signora Presidente, questo emendamento è in continuità con la proposta emendativa che è stata presentata dall'onorevole Mucci e che è stato elemento di grande dibattito all'interno della Commissione, cioè come noi riusciamo a far rispettare questa norma di principio all'interno delle leggi regionali, dove evidentemente c’è autonomia da parte delle regioni nel modo di doverle applicare ma che vanno applicate e che invece, come ci sarà modo poi anche di discuterne in dichiarazione di voto, purtroppo ci sono regioni che nonostante abbiano questa norma di principio all'interno del proprio sistema elettorale, non è stata rispettata. Allora il punto diventa come si creano delle norme sanzionatorie affinché venga rispettata questa norma. Nel mio emendamento dico che addirittura si debba arrivare allo scioglimento dei consigli regionali qualora non ci fosse realmente la norma antidiscriminatoria che, voglio dirlo perché forse c’è un fraintendimento, quando si parla di parità di genere, parità di genere non significa 50 e 50; parità di genere significa pari opportunità, tant’è vero che anche nel Consiglio d'Europa noi facciamo riferimento a una norma antidiscriminatoria, perché non c’è un'imposizione a dover creare degli organismi Pag. 6al 50 e 50, ma bisogna fare in modo che uno dei due sessi non venga discriminato. Quindi, da questo punto di vista, io chiedo che venga messo in votazione perché penso che questo punto che non siamo riusciti a risolvere in Commissione vale la pena che venga sottolineato qui in Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 1.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  351   
   Votanti  347   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato   27    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantino 1.27.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Signora Presidente, l'emendamento della collega Costantino dice correttamente di prevedere un sistema di monitoraggio e vigilanza e un adeguato regime sanzionatorio per quanto riguarda appunto le norme che andranno a varare i consigli regionali e questo perché ? Perché un consiglio regionale, Presidente, come ho detto precedentemente, potrebbe anche varare, come è successo in Puglia, una sanzione dall'entità risibile che non consenta di ottenere un risultato adeguato, ovvero prevedere che, nel momento in cui non si rispetta la rappresentanza, in questo caso del 60 e 40, la sanzione ad esempio è di mille euro, come è stato appunto fatto nella regione Puglia. Questa ovviamente è una sanzione che rende del tutto inutili i meccanismi che noi stiamo introducendo, perché un partito pagherà tranquillamente questa somma, che è una somma risibile; quindi rappresentanza e possibilità di poter partecipare, come ha detto giustamente la collega Costantino e non vedere genericamente applicata una formula matematica di rappresentanza per quanto riguarda appunto le donne nel consesso quindi delle gare elettorali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costantino 1.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Giuliani, Zan, Sbrollini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  358   
   Votanti  353   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   31    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Savino, Scuvera.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  365   
   Votanti  338   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  170   Pag. 7
    Hanno votato  271    
    Hanno votato no  67.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3297)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3297), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Formisano, Malisani, Stella Bianchi, Nicchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  364   
   Votanti  345   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato  273    
    Hanno votato no  72.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3297)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3297).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3297/1 è accolto dal Governo come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/3297/2 il parere del Governo è contrario. Sull'ordine del giorno Centemero n. 9/3297/3 il parere del Governo è favorevole.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Bressa.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3297/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matarrelli n. 9/3297/2, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/3297/2, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Sibilia, Gebhard.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  373   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  32    
    Hanno votato no  341.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Centemero n. 9/3297/3, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3297)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.Pag. 8
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, sono trascorsi solo poco più di tre anni dall'entrata in vigore della legge n. 215, che fissava disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali.
  Evidentemente questa legge non è stata efficace, visto che oggi siamo chiamati ad approvare un nuovo provvedimento, che dà indicazioni precise in materia di accesso alle candidature per l'elezione dei consigli regionali.
  Se guardiamo alla situazione attuale, infatti, non possiamo che essere insoddisfatti. Nessun consiglio regionale rispecchia la presenza femminile del nostro Parlamento, cioè il 30-31 per cento degli eletti. Tutto ciò dimostra che le norme sulle candidature, anche le più equilibrate numericamente, da sole non bastano e ci vogliono misure più stringenti se si vuole davvero conseguire l'obiettivo della parità di genere nelle istituzioni, quindi se si crede nella democrazia paritaria.
  Questa nuova legge fa qualche passo avanti, prevedendo la quasi parità nelle candidature per tutti i sistemi, l'espressione della doppia preferenza, se è prevista dalla legge regionale, l'alternanza di genere nel caso di liste bloccate e la quasi parità di candidature in caso di sistema basato su collegi uninominali. Ma non ci soddisfa pienamente. Manca, infatti, la regola della inammissibilità delle liste, qualora le regole che sovraintendono alla composizione della lista non fossero rispettate. Si è detto che si rimanda alle singole iniziative regionali. La storia recente, cui ho fatto cenno prima, non induce all'ottimismo, al contrario. Mi auguro, però, di essere smentito.
  Tengo a sottolineare, poi, che le regole che sovraintenderanno l'elezione dei consigli regionali sono caricate di una doppia responsabilità. Poiché la riforma costituzionale, che sta per completare il suo iter, prevede che siano proprio i consiglieri regionali a comporre il Senato, ciò rende ancora più importante tale provvedimento, per il quale la componente socialista voterà a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Conservatori e Riformisti si asterrà, non per il contenuto di questa disposizione, quanto perché noi siamo convinti che questa disposizione di legge violi il precetto dell'articolo 122 della Costituzione. L'articolo 122 della Costituzione determina che le regioni, nella loro autonomia, possano legiferare, ove abbiano adottato lo statuto, relativamente alle loro leggi elettorali, rispettando i principi fondamentali determinati dalla legge dello Stato. L'articolo 4 della legge che si tende a modificare – tutta la legge, ma l'articolo 4 in particolare – specifica bene quali sono i principi generali. Sono principi generali e fondamentali: il mandato non può essere imperativo; bisogna che venga eletto un presidente e c’è tutta una serie di precetti grandi, che sono principi fondamentali. Questa è una legge che ha uno specifico significato precettivo: l'alternanza, la preferenza vanno a sostituire un potere normativo relativo alle facoltà che la Costituzione riconosce alle regioni.
  Ripeto, non siamo contrari al principio dell'uno a uno o delle preferenze di genere, non perché è politicamente corretto, ma perché ormai, in generale, il sistema funziona così. Ma non si può fare una legge che viola, a nostro parere, la Costituzione. Qualsiasi regione potrà impugnare questa legge al momento opportuno e vedremo se ho torto o ragione.
  Avendo fatto per tredici anni il consigliere regionale e avendo un'esperienza notevole di queste faccende, ritengo sempre che si potesse benissimo fare in un'altra maniera. Si prendeva la Conferenza Stato-regioni, con i presidenti delle regioni, si faceva un documento precettivo e Pag. 9ognuno adeguava la sua legge secondo l'accordo che avevano fatto i presidenti delle regioni. In questo caso non si violava la leale collaborazione istituzionale. Qui, invece, si tende a sottrarre alle regioni una loro facoltà, che gli è riconosciuta specificatamente dalla Costituzione. Dispiace che, quando ci sono le mode e quando c’è il politicamente corretto, la Costituzione sia guardata in maniera affievolita.
  Io insisto molto, Presidente, specialmente in un momento come questo, che è molto delicato, sul rispetto del metodo e delle regole fondamentali. Se la democrazia parlamentare ha una possibilità di sopravvivenza e di adeguamento alle necessità attuali, è per il rispetto delle regole; non si possono violentare le regole anche per buone cause. Qui si violenta una regola per una buona causa ed è per questo che noi ci asterremo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente, buongiorno. Noi non ci uniremo – come dire – al coro del politicamente corretto, che va molto di moda quando si parla di quote di genere e leggi elettorali, e non lo faremo per una serie di ragioni. Quando in discussione ci sono norme come questa, il clima di solito in quest'Aula si surriscalda – ricordiamo la discussione durante la prima versione dell’Italicum nel marzo del 2014 – però noi continuiamo a ribadire che in nessun Paese europeo esistono norme sulla rappresentanza di genere di natura impositiva. In molti Paesi, esistono norme contenute negli statuti o nei regolamenti interni ai partiti e quella dovrebbe essere la sede per norme di questo genere (Austria, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Svezia e Ungheria); in altri Paesi, non c’è invece nessuna norma sulla rappresentanza di genere, penso alla Finlandia, alla Danimarca e alla Bulgaria e, nonostante questo, la Svezia ha una rappresentanza femminile pari al 47 per cento, la Finlandia al 42, i Paesi Bassi al 39, la Danimarca al 37, l'Austria e la Germania al 32. Chi ha deciso di normare il tema della rappresentanza di genere lo ha fatto – come nel caso della Grecia, del Belgio, del Portogallo e della Slovenia – con l'unico obbligo di garantire ad ogni genere almeno un terzo delle candidature.
  Noi abbiamo fatto diversamente, lo abbiamo fatto con l’Italicum, che è una delle norme, da questo punto di vista, se la si vuol considerare tale, più avanzate, però consentitemi di dire che questa norma, oltretutto – la norma che approviamo in un clima abbastanza distratto in quest'Aula –, non produrrà gli effetti che si spera di poter produrre, intanto perché in tutte le regioni esistono le preferenze. Allora, bisognerebbe avere il coraggio di dire – noi, nel nostro piccolo, ce l'abbiamo – che, se si vuole garantire l'equilibrio di genere, le preferenze non sono assolutamente lo strumento adatto e questa norma dimostrerà di essere totalmente inutile. In più, ci sono anche alcune, come dire, peculiarità che, per quel che mi riguarda, sono piuttosto bizzarre, come il tentativo di prevedere, laddove si inseriscano i collegi uninominali, lo stesso principio dell'equilibrio di genere nelle candidature. Ora, a parte che in nessuna regione d'Italia esiste una norma del genere ed esistono i collegi uninominali, io mi chiedo – e lo chiedo in particolar modo agli esponenti di quei partiti che, con forme di consultazione diretta dei cittadini, leggasi primarie o primarie sul web, sottopongono al giudizio degli elettori il candidato del collegio uninominale, perché è una persona – cosa accadrà con questa legge, una volta che i cittadini avranno deciso che in tutti i collegi uninominali della mia ipotetica regione, a vincere le primarie sarà una donna, come si farà a dire a quella donna: «tu non ti puoi candidare perché c’è una legge che te lo impone», con sommo disprezzo del voto di quei cittadini che sono stati consultati.
  Dunque, questa è una legge manifesto, la si può tranquillamente votare, ci si può inchinare al politicamente corretto; temo però che la legge manifesto tale resterà, Pag. 10non produrrà nessun effetto. Già, alcuni consigli regionali applicano la norma sulla doppia preferenza e sulla limitazione dei numeri delle candidature, ma se è il riequilibrio quello a cui vogliamo puntare, forse dovremmo, invece, dirigerci in direzioni diverse, quelle che ho citato di quei Paesi che autoregolamentano all'interno degli istituti dei partiti i meccanismi relativi alle candidature, oppure dovremmo avere il coraggio di dire che le preferenze sono il sistema che svantaggia le donne, che svantaggia i giovani e che svantaggia i neoentranti rispetto ai candidati, come dire, ricorrenti della storia politica e che utilizzano i loro anni di mandato per fare campagna elettorale, non per il proprio partito, ma per se stessi, attraverso il meccanismo delle preferenze.
  Per tutti questi motivi, la nostra componente su questo provvedimento darà voto negativo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcello Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Il tentativo di creare condizioni affinché i generi diversi siano parimenti rappresentati all'interno delle assemblee elettive va avanti da molti anni, con le cosiddette quote rosa, con il tentativo di introdurre, attraverso la doppia preferenza di genere, un'opportunità in più rispetto a quello che è accaduto storicamente con la preferenza unica. La possibilità di poter registrare nelle assemblee elettive la presenza di uomini e donne è certamente un'occasione in positivo, ma – come è stato già detto precedentemente – qualsiasi tentativo impositivo potrebbe trovare una serie di ostacoli anche per quello che riguarda la legittimità delle norme e la costituzionalità delle stesse. Personalmente, sono convinto che la preferenza di genere, di per sé, rappresenti una occasione, insieme alla obbligatorietà di avere all'interno delle liste una propulsione di presenza. È evidente che anche la necessità di regolamentare la struttura dei partiti e di legiferare, in termini di statuto degli stessi, la possibilità di introdurre il meccanismo delle primarie come norma obbligatoria nella scelta delle relative classi dirigenti è ulteriormente un elemento di valutazione.
  Per questi motivi, come Fratelli d'Italia, esprimeremo un voto di astensione sul provvedimento, per non confondere, da un lato, la necessità della presenza di genere all'interno delle assemblee elettive, e dall'altro lato per evidenziare come le soluzioni che fino ad oggi sono state prese non hanno raggiunto completamente l'obiettivo, identificando da parte nostra nello strumento delle primarie l'occasione per individuare lo strumento più utile. È questa la posizione che Fratelli d'Italia assumerà in Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Sono un sostenitore convinto del fatto che la democrazia tout court si gioverebbe – e non solo nei consigli regionali – di una effettiva rappresentanza paritaria dei due generi all'interno delle istituzioni. Tuttavia, debbo confessare che personalmente non riesco ad appassionarmi a questo tipo di meccanismi, che regolarmente saltano fuori, per cercare di realizzare, nei fatti, questo principio così condiviso.
  Ritengo, infatti, che questi tentativi, pur lodevoli in sé tutti quanti, non arrivino al dunque se non cambia una mentalità ed una cultura. Allora, per carità, possono essere tutti utili – e voteremo a favore anche di questo, senz'altro – ma credo che ciò che cambierebbe la cultura, ciò che cambierebbe la mentalità. Sarebbe, nei fatti, un approccio diverso, tale da non mettere mai in crisi la donna, tra i compiti che le derivano dalla sua vita professionale e quelli che le derivano dalla sua vita familiare, tra i compiti che le derivano appunto dalla politica e quelli che le derivano dalla sua vita familiare, tra i compiti che le derivano dalla presenza nelle istituzioni e quelli che le derivano dalla sua vita familiare.
  Allora, ripeto, pur esprimendo voto favorevole per questo provvedimento, ritengo Pag. 11più utile per la causa delle donne, per la causa della loro rappresentanza all'interno delle istituzioni e della vita politica, che questo Parlamento si assuma l'onere di uno sforzo reale per la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia, per la tutela del ruolo che le donne hanno nella maternità, per la tutela del ruolo che le donne hanno nell'educazione dei figli. La valorizzazione di tutto questo sarebbe il modo migliore per permettere alle donne di essere presenti, a tutti gli effetti e con forza, nella vita politica e nelle istituzioni.
  Per il resto, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signora Presidente. Beh diciamo che, come è già capitato nella mia esperienza parlamentare, anche stavolta, mi sembra di trovarmi di fronte ad una grandissima fiera dall'ipocrisia, un voto di fronte al quale si è quasi obbligati a dire che siamo d'accordo perché, altrimenti, c’è il rischio di passare per maschilisti, ma che tutti noi sappiamo non realizzerà quello che, almeno negli intenti, si voleva fare.
  Per l'ennesima volta ci troviamo di fronte ad un provvedimento che è quasi una petizione di principio, un provvedimento, una proposta di legge, un progetto di riforma che, in qualche modo, vorrebbe realizzare l'effettiva parità tra generi nell'accesso alle cariche pubbliche. Sappiamo che, purtroppo, così questo non avverrà e sappiamo anche che, come è stato giustamente osservato prima, se si pensa di realizzare questo mediante il discorso delle preferenze, soprattutto, sarà impossibile realizzarlo. Perché ? Perché io vedo – e mi riferisco, per carità, alla mia esperienza territoriale, quindi alla Lombardia, in cui già la legge per l'elezione del consiglio regionale lombardo prevede norme come queste – che, poi, nell'espressione delle preferenze, invece, le donne ne escono fortemente penalizzate. I motivi probabilmente sono tantissimi, però, vediamo anche che, pur essendo il corpo elettorale composto in maggioranza da genere femminile, poi, nel momento dell'espressione delle preferenze vengono sempre eletti con il maggior numero di preferenze uomini. Quindi, bisogna interrogarsi, probabilmente, su questo, bisogna interrogarsi su parecchie altre questioni.
  Io sono sempre stato ferocemente contrario al discorso delle quote rosa o quote di genere imposte per legge, perché mi sembra veramente di trattare – in questo caso, diciamo, quando si parla di quote di genere si parla soprattutto di «quote rosa», perché il problema per l'accesso alle cariche pubbliche è soprattutto femminile – le donne come dei panda, come un genere a rischio estinzione che deve essere tutelato dalla legge. Penso anche che, probabilmente, nel Terzo millennio discorsi di questo tipo debbano essere affrontati, magari, togliendosi finalmente quel velo di ipocrisia che, invece, sempre e comunque, noi utilizziamo quando affrontiamo questioni di questo tipo.
  Così come sono sempre stato ferocemente contrario ad ogni ipotesi di legge che prevedesse una limitazione nel libero esercizio dell'espressione del voto. Perché mai se io, in una lista di quattro o cinque persone, magari composte sicuramente da tre maschi, anzi, da tre uomini e due donne o da tre donne e due uomini, sarei costretto a non poter esprimere due preferenze per esponenti appartenenti al genere maschile o due preferenze per esponenti appartenenti al genere femminile ? Se io ritengo che in una lista i due migliori siano due maschi o due femmine, perché mai questo dovrebbe essermi impedito ? Eppure, noi con questo provvedimento diciamo: ”no, se esprimi due preferenze, una è per un maschio ed una è per una donna. Cosa che sinceramente mi lascia allibito, che mi fa capire – se ci ragioniamo attorno penso che lo faccia capire a tutti – che c’è qualcosa di intimamente sbagliato.Pag. 12
  Io sono d'accordo – lo sappiamo – con quanto detto in alcuni interventi precedenti: qual è il problema della donna oggi in Italia, non soltanto per quanto riguarda la politica, ma pensiamo anche al lavoro ? Che non è sufficientemente tutelata in quelle che sono le sue prerogative, in quelle che sono le sue particolarità. Io penso che la donna abbia problemi nella carriera politica per il fatto che per la stragrande maggioranza, in alcuni casi, anche il ruolo di madre è quasi incompatibile oggi con la possibilità di fare una carriera politica così come tutti noi siamo abituati a fare, così come noi conosciamo che queste cose avvengono.
  Per cui, invece che star qui a concentrarci su come obbligare, in qualche modo, l'elettore a garantire al genere femminile l'accesso alle cariche pubbliche, noi dovremmo concentrarci su come garantire alla donna, in quanto donna, con le sue prerogative, con le sue particolarità, la possibilità di svilupparsi appieno, non soltanto in politica, ma anche nella società civile. E non è inserendo queste norme che noi riusciremo a farlo.
  Ecco perché, siccome cominciamo ad essere stanchi, o almeno io personalmente, di questa, ripeto, fiera dall'ipocrisia – vi sono degli argomenti tabù nei confronti dei quali l'espressione del voto è quasi obbligatoria, perché altrimenti si ha paura, in qualche modo, di essere additati come maschilisti o, come vedremo per altri provvedimenti, come omofobi e quanto di conseguenza –, io annuncio il voto contrario della Lega Nord e rivolgo un appello a tutti, soprattutto qui presenti, a quelli che, magari, poi, diranno che la Lega – mi avvio alla conclusione – facendo così è maschilista: probabilmente, se noi vogliamo dare delle direttive ai consigli regionali, che, secondo me, comunque, sono dotati di un'autonomia che deve sempre essere garantita, cominciamo a dare noi qui dentro, per esempio, un segno di effettiva aderenza ai principi qui espressi. Rivolgo un appello soprattutto a coloro che si sciacquano sempre la bocca con l'enunciazione dei principi di cui parlavo prima: quanti sono qui, in questo Parlamento, ad esempio, i capigruppo appartenenti al genere femminile ? Beh, mi sembrano molto pochi, anzi, sono sicuramente non rappresentati. Quindi, cari colleghi parlamentari, se noi vogliamo dare lezioni, cominciamo, forse, noi a dare l'esempio prima di tutti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pinna. Ne ha facoltà.

  PAOLA PINNA. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, sono lieta di poter intervenire in occasione dell'approvazione di questa importante proposta: un ulteriore passo avanti verso la parità di genere e il buon funzionamento del sistema Italia, un cambiamento che mi auguro si diffonda capillarmente in ogni settore della vita lavorativa, economica, culturale e sociale del nostro Paese e che non può certo mancare all'interno delle istituzioni.
  La parità tra donne e uomini è uno dei valori fondanti dell'Unione europea. I risultati conseguiti in questo ambito hanno sensibilmente contribuito a cambiare in meglio la vita di molti cittadini europei ed è un principio cardine del nostro ordinamento, esplicitato agli articoli 2 e 3 del Testo costituzionale e sviluppato agli articoli 37, 51 e 117 della stessa Costituzione.
  Questa proposta che ci accingiamo a votare introduce, tra i criteri fondamentali in base ai quali le regioni sono tenute a disciplinare il loro sistema elettorale, l'adozione di specifiche misure per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso alle cariche elettive. Come ho detto già prima, questo è un ulteriore passo in avanti perché il processo è ormai avviato ed è inarrestabile. Si tratta, infatti, di un'iniziativa necessaria, che si pone in continuità con altri provvedimenti mirati a promuovere l'equilibrio di genere all'interno delle assemblee elettive.
  Nel dettaglio, nel 2012, è stata approvata la legge n. 215, finalizzata al riequilibrio delle rappresentanze di genere nei Pag. 13consigli e nelle giunte degli enti locali, mentre in questa legislatura abbiamo introdotto indispensabili misure per garantire la rappresentanza di genere nel sistema di elezione dei parlamentari europei, e con l’«Italicum», nel nuovo sistema elettorale di questa Camera, non potevamo che intervenire anche sulle regioni. Si tratta di un coordinamento necessario, specialmente se si considera che la presenza media delle donne nei consigli regionali è molto bassa e si attesta appena intorno al 18 per cento, sensibilmente al di sotto della media europea, che risulta pari al 32 per cento. Il futuro è nella parità di genere; dobbiamo superare una volta per tutte l'assegnazione di ruoli troppo rigidi all'interno della società. La presenza femminile nelle istituzioni è espressione di una democrazia pienamente compiuta. Una rappresentanza equilibrata dei sessi costituisce l'esito di un lungo percorso di progressiva valorizzazione del ruolo delle donne nella vita sociale e politica. È noto, ma è sempre meglio ricordarlo, che fino ad alcuni anni fa la scena politica italiana era caratterizzata da una presenza maschile assolutamente prevalente.
  Siamo tutti consapevoli del fatto che il pieno compimento della parità di genere sia un processo lungo, ma il nostro compito è far sì che ognuno, prescindendo dal genere, abbia uguali condizioni di partenza. Se per farlo è necessario un intervento legislativo, colleghi, interveniamo; d'altronde, come abbiamo visto, non è la prima volta che la legge accompagna e stimola mutamenti sociali troppo lenti a realizzarsi autonomamente.
  Alle donne devono essere concesse le medesime opportunità degli uomini e rimossi tutti gli ostacoli di ordine sociale che ne impediscono l'avanzare. Starà poi a loro dimostrare le proprie capacità, competenze, integrità morale. Qui si tratta di garantire la possibilità di accesso, non il risultato. Il principio a cui mi riferisco in questo ragionamento è quello dell'eguaglianza sostanziale, espresso dalla nostra Costituzione quando all'articolo 3, secondo comma, recita: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica economica e sociale del Paese. Sottolineo che la prima discriminazione che i nostri padri costituenti hanno voluto superare al primo comma del medesimo articolo è proprio la distinzione di genere: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso. L'intento è chiaro e non servono esegesi. La democrazia, lo sappiamo bene, va costruita e l'attuazione di una parte della nostra Costituzione è tuttora di fronte a noi, dunque agiamo.
  Per tornare al testo in discussione, la proposta mira ad attuare il principio costituzionale sancito in primis dall'articolo 51 della Costituzione e successivamente ribadito, a seguito della modifica del Titolo V, dall'articolo 117, settimo comma, quello cioè della pari ordinazione, del pari equilibrio, della pari opportunità e della pari rappresentanza tra uomini e donne negli organi elettivi. Bisogna dire che dopo la modifica degli articoli 122 e 123 della Costituzione, che ha dato avvio al processo di elaborazione di nuovi statuti regionali e di leggi per l'elezione dei consigli nelle regioni a statuto ordinario, tutte le regioni che hanno adottato norme in materia elettorale hanno introdotto disposizioni specifiche per favorire la parità di accesso alle cariche elettive, in attuazione del suddetto articolo 117 della Costituzione. Inoltre, per quanto concerne le regioni a statuto speciale e le province autonome, anch'esse hanno adottato norme in materia elettorale, tra cui disposizioni per favorire l'accesso alle cariche elettive di entrambi i sessi, come disposto dalla legge costituzionale 31 gennaio 2001, n. 2, relativa all'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome.
  La proposta di legge in esame stabilisce i principi fondamentali cui le regioni devono attenersi nella disciplina del proprio sistema elettorale. In particolare è oggetto di modifica la norma che prevede tra i Pag. 14principi la promozione della parità tra uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive, attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l'accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive, ovvero, in luogo del mero rinvio alle misure di incentivo, la nuova formulazione indica le specifiche misure da adottare della promozione delle pari opportunità tra uomini e donne, declinandole sulla base dei diversi sistemi elettorali adottabili a livello regionale. In tal modo si riconferma il valore della democrazia paritaria, non come una concessione, ma come un diritto.
  L'attuazione di questa legge rappresenta un atto indispensabile se la politica vuole imprimere una direzione. Pertanto, ritenendo che le misure contenute in questa proposta siano necessarie nello specifico, con riguardo ai sistemi elettorali regionali, e facciano parte di un cambiamento fondamentale e più ampio, che deve coinvolgere positivamente la nostra comunità e il nostro Paese, esprimo il voto favorevole di Scelta Civica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rosanna Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente. Votare oggi a favore della proposta di legge in esame significa rendere pienamente e direttamente operative le disposizioni relative alla presenza di uomini e donne all'interno dei consigli regionali, un'esigenza questa che un Paese veramente moderno non può e non deve trascurare.
  Nella classifica del divario della rappresentanza tra i sessi ai vertici delle società e negli organismi legislativi nel 2012 l'Italia figurava all'ottantesimo posto nel mondo, dietro a Paesi quali il Botswana e il Ghana e, per quanto riguarda la realtà europea, dietro l'Ungheria, la Grecia e Malta. A partire dal 2013, però, qualcosa ha iniziato a muoversi sul fronte della presenza femminile negli organismi legislativi. Le elezioni del 2013 avevano portato la presenza femminile nel Parlamento italiano dal 20,3 per cento della precedente legislatura al 30,7 per cento dell'attuale. Un notevole ringiovanimento di età ha inoltre interessato il Parlamento; ringiovanimento a cui hanno contribuito molto le donne elette, in media più giovani dei colleghi uomini. Anche nelle elezioni per il Parlamento europeo del maggio 2014 la tendenza all'aumento della rappresentanza femminile è stata netta: il 40 per cento degli eletti infatti sono donne. Rispetto a cinque anni prima la rappresentanza italiana femminile nel Parlamento europeo è raddoppiata e, per la prima volta, supera la media europea che si attesta al 37 per cento.
  Il settore in cui si registra invece un incremento troppo moderato della presenza delle donne è proprio quello relativo ai consigli regionali. A tal proposito, infatti, i dati ISTAT dimostrano come nel 2015 essa abbia raggiunto il 18 per cento del totale. Se confrontiamo questo dato con quello del 2012, quando la presenza femminile nei consigli regionali era ferma al 12,9 per cento, possiamo certo dire come negli ultimi tre anni vi sia stato un costante aumento, ma si tratta però di un incremento moderato, sicuramente non in grado di garantire equilibrio tra uomini e donne. Nelle ultime consultazioni per il rinnovo dei consigli regionali la rappresentanza femminile è infatti passata dal 12,9 per cento del 2012 al 18 per cento del 2015, in aumento soprattutto nelle regioni del nord e del centro. Le regioni nelle quali l'incremento delle elette è stato maggiore sono: Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise. In controtendenza però la regione Basilicata, dove nessuna donna è stata eletta, e la Sardegna dove il numero di consiglieri è diminuito passando da 8 a 4. Le differenze territoriali sono dunque aumentate e il Mezzogiorno rappresenta la situazione più critica. È quindi giunto il momento di intervenire affinché l'Italia abbandoni le poco nobili posizioni che Pag. 15attualmente occupa nella graduatoria della rappresentanza tra i sessi negli organi legislativi.
  Al fine di rimuovere gli ostacoli che impediscono l'effettiva eguaglianza di rappresentanza tra i sessi nel corso della XVI legislatura è stata approvata la legge 23 novembre 2012 n. 215, recante disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte, negli enti locali e nei consigli regionali.
  Abbiamo però visto come per le regioni la legge si limita a prevedere il principio secondo il quale le leggi regionali, che disciplinano il sistema di elezione del presidente della giunta regionale e dei consiglieri, promuovano la parità di uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive, attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l'accesso di genere sottorappresentato nelle cariche elettive. Insomma, la piena applicabilità del principio dell'equilibrio di rappresentanza viene rinviata a specifiche leggi regionali che dovrebbero recepire tale principio. La stessa legge n. 215 del 2012 prevede per i consigli dei comuni sopra i 5 mila abitanti un duplice strumento: la quota di lista e la preferenza di genere. La prima comporta che nessuno dei due generi possa figurare nelle liste di candidati alla carica di consigliere comunale in misura superiore a due terzi del totale dei candidati. La seconda permette all'elettore di esprimere due preferenze anziché una, com'era secondo la normativa previgente, che devono però riferirsi a due candidati di genere diverso, pena l'annullamento della seconda preferenza. Per tutti i comuni con popolazione fino a 15 mila abitanti è, comunque, stabilito che nelle liste dei candidati sia assicurata la rappresentanza di entrambi i sessi. Tale norma ha particolare rilievo per i comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti, ma le disposizioni esaminate per l'elezione dei consigli dei comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti si applicano anche ai consigli circoscrizionali. Per la composizione delle giunte, la legge n. 215 si è limitata a prevedere che essa rispetti il principio di pari opportunità tra donne e uomini, garantendo la presenza di entrambi i sessi.
  Scopo della presente proposta di legge è, quindi, rendere applicabili le disposizioni sulla quota minima dei due sessi nella composizione delle liste e la doppia preferenza di sesso in quelle regioni nelle quali continui a trovare applicazione, sebbene in via transitoria, la legge n. 43 del 1995, che, invece, non prevede né la quota minima dei due sessi, né tanto meno la doppia preferenza. La mancanza di una base legislativa generale in materia di parità tra i sessi nei consigli regionali e non solo, non può che costituire un ostacolo alla maturazione culturale nel Paese, nel dibattito di una questione di tale portata. È, quindi, giunto il momento di riempire questo vuoto normativo non più tollerabile in un Paese come il nostro.
  Mi auguro, quindi, che il lavoro svolto dalla Commissione affari costituzionali e l'auspicabile approvazione in Aula di questo provvedimento possano servire a incentivare, sia la presenza delle donne all'interno dei consigli regionali, sia il conseguente raggiungimento di una maggiore consapevolezza del ruolo di assolute protagoniste che le donne devono avere nella partecipazione attiva alla politica del nostro Paese. Un voto favorevole al presente provvedimento segnerebbe l'inizio di questo percorso, un percorso che certamente deve portare a una sua completa attuazione, perché così tutto ciò farebbe del nostro Paese un membro fondamentale delle istituzioni europee e, soprattutto, allo stesso livello di tutti gli altri Stati moderni, che garantiscono la corretta rappresentanza e di conseguenza la pluralità di voti.
  È per questi motivi che ribadisco il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area popolare al provvedimento sulla parità di genere nei consigli regionali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, signora Presidente. La proposta di legge che Pag. 16ci apprestiamo a votare ha come oggetto il riequilibrio della rappresentanza di genere per l'elezione dei consigli regionali: una norma in realtà già prevista nelle leggi approvate da tante regioni italiane, come per esempio la Campania, che nel 2009 è stata la prima ad introdurre la doppia preferenza di genere, ma che purtroppo non ha trovato uniformità in tutto il territorio nazionale.
  La proposta di legge è rivolta, quindi, proprio a quelle regioni che non hanno provveduto ad approvare una norma che preveda il riequilibrio di genere. Se volgiamo lo sguardo ai numeri delle assemblee elettive regionali, possiamo notare che le donne in media sono rappresentate in misura pari al 16 per cento circa; alcune regioni sono completamente sfuggite al nuovo comando costituzionale, ex articolo 117, comma settimo, della Costituzione; le regioni Basilicata, Liguria, Molise e Piemonte ancora oggi risultano prive di una propria legge elettorale, che tenga conto dell'equilibrio di genere. Ma mentre il Piemonte vanta, comunque, buone percentuali di presenza femminile, a dispetto dell'assenza di vincoli giuridici, per le altre regioni menzionate non si può dire la stessa cosa, anzi siamo in presenza di una preoccupante assenza di rappresentanza femminile. I casi più clamorosi si registrano: in Puglia, dove le donne elette sono pari al 10 per cento; in Calabria, al 3,3 per cento; in Liguria, al 16,7 per cento; in Molise, al 15 per cento come in Umbria; fino ad arrivare in Basilicata, dove c’è una totale assenza di rappresentanza femminile.
  La legge elettorale deve armonizzarsi con le forme di governo previste dagli statuti regionali. Per questo oggi procediamo alla votazione di una norma ad hoc, che suggerisce gli adempimenti, ma che lascia alla competenza delle regioni la forma in base alla quale aderire a questo principio generale. In Commissione affari costituzionali noi di Sinistra Italiana, pur condividendo l'impianto del testo, abbiamo comunque presentato emendamenti, seppur in numero limitato, ripresentati anche qui in Aula, perché volevamo sostanzialmente evidenziare due preoccupazioni: una relativa ad una lettura attenta degli statuti regionali, che mette in luce, purtroppo, frammentarietà ed eterogeneità degli interventi, che oscillano da mere affermazioni di principio a stringenti prescrizioni per la regione in materia elettorale e di composizione delle giunte; e poi il tema delle sanzioni da attribuire alle regioni che non rispettano le norme minime antidiscriminatorie.
  Su questo punto, che è stato oggetto delle audizioni in Commissione, ci sono difficoltà a capire se questo avvantaggi o addirittura penalizzi questo percorso di omogeneizzazione delle norme. Infatti, sebbene sia evidente come l'assenza di sanzioni specifiche possa influire negativamente sull'efficacia stessa delle misure proposte, è difficile immaginare che la scelta per una specifica sanzione – inammissibilità, decurtazione dei rimborsi o altre sanzioni – possa essere agevolmente qualificata come principio generale ed essere, dunque, costituzionalmente legittima rispetto alla competenza legislativa regionale.
  Ecco perché, pur ponendo l'accento su questo aspetto, non abbiamo applicato forzature, ma ci siamo limitati a sottolineare un tema probabilmente più profondo del rispetto di una norma e che richiama tutti alla responsabilità del tema sulla partecipazione delle donne alla politica. Se non in materia elettorale, altre volte questo Parlamento si è ritrovato a discutere di quote, di parità di genere e di norme antidiscriminatorie, perché purtroppo in ogni settore riscontriamo deficit importanti di protagonismo femminile e, puntualmente, quando si apre questo dibattito, ci sono donne e uomini che ci spiegano che le donne non devono essere ridotte ad una quota o ad una riserva indiana, come se ci fosse qualcuno al mondo a cui può far piacere definirsi così e non invece vedersi valorizzata e riconosciuta per il proprio lavoro.
  Quello che si omette di dire, all'interno di questa litania banale e superficiale, è che, se le cose fossero così lineari, non avremmo i dati che, purtroppo, nel nostro Pag. 17Paese si registrano. O si teorizza un'inferiorità delle donne, oppure bisogna ammettere che ci sono degli ostacoli, messi in campo dall'altro sesso, che non permettono l'accesso ad alcuni ambienti e ad alcuni ruoli. Come è possibile che le donne nel nostro Paese sono quelle che si laureano di più, in minor tempo e con risultati migliori degli uomini, e sono così ridimensionate in qualsiasi ambito lavorativo ? Nessuno di noi, penso, voglia sentirsi garantita da una norma, ma è innegabile, almeno per quei partiti che la norma antidiscriminatoria ce l'hanno nei propri statuti, che se non ci fosse stata, molte delle deputate presenti oggi in questo Parlamento non sarebbero state elette. Certo, poi c’è chi uno statuto neanche ce l'ha e vanta, comunque, una presenza femminile altrettanto numerosa, ma le scelte di un capo possono andare in varie direzioni. In questa legislatura è andata bene, ma non penso che questo metodo possa essere preso a modello per il Paese.
  Insomma – e mi avvio a concludere – tutto questo per dire che non fa piacere votare questa legge, non fa piacere registrare questa fotografia del Paese e dover prendere tali provvedimenti per sbloccare la questione della rappresentanza. Avremmo preferito che in questi anni si fossero fatte leggi per parificare i salari e avremmo preferito un investimento forte sul welfare, invece di continuare a demandare alle donne tutto il lavoro di cura di anziani e bambini; avremmo preferito politiche di conciliazione e più asili nido, invece di bonus bebé. In poche parole, avremmo voluto che la partecipazione alla politica avvenisse attraverso tutto questo, piuttosto che attraverso norme che obbligano a tenerci nella giusta considerazione, ma tutto questo non è stato fatto e a quanto pare non si ha neanche in testa di farlo.
  Allora Sinistra Italiana vota favorevolmente a qualcosa che si rende necessario, ma che speriamo che le nostre figlie non debbano dover utilizzare, perché per noi, oggi più che mai, davanti a Ministre che vogliono farsi chiamare Ministri, più che la politica di parità avremmo voluto contrapporre la politica della differenza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Elvira Savino. Ne ha facoltà.

  ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. La proposta di legge al nostro esame si pone l'obiettivo di attuare il principio costituzionale in primis sancito dall'articolo 51 della Costituzione e successivamente ribadito dall'articolo 117, settimo comma, quello cioè della pari ordinazione, del pari equilibrio, della pari opportunità e della pari rappresentanza tra il sesso maschile il sesso femminile negli organi elettivi. Voglio ricordare che proprio l'articolo 51 della Costituzione, norma fondamentale in tema di partecipazione alla vita politica, è stato oggetto di una modifica nel 2003 con il supporto fondamentale del Governo di centrodestra; una modifica che ha rappresentato un passo importante verso il conseguimento delle pari opportunità tra uomini e donne negli uffici pubblici e nelle cariche elettive. Gli stessi organi regionali – penso, in particolare, alla regione Campania – hanno adottato nel tempo leggi elettorali in grado di garantire tutela a questo fondamentale principio sancito dalla Carta costituzionale. La proposta di legge in esame rappresenta, quindi, una manifestazione di principi che sono già confluiti in altre leggi elettorali riferite a diverse espressioni elettive a partire, per esempio, dal Parlamento europeo fino ad arrivare alle elezioni comunali e provinciali; parliamo, anche in questo caso, di una normativa sostenuta anche dal centrodestra, dove egualmente è affermato il principio della pari rappresentanza democratica tra i sessi.
  Tenuto conto della pluralità dei sistemi vigenti nelle regioni, la norma che ci apprestiamo a votare si propone di entrare nella normativa di principio delle leggi elettorali regionali per garantire quindi l'effettività di una competizione equilibrata tra uomini e donne, ritenuta essa stessa, come abbiamo detto, principio assolutamente Pag. 18e reiteratamente definito meritevole di tutela nell'assetto costituzionale. La normativa oggi alla nostra attenzione riguarda, quindi, l'elemento regionale, anche se è ben vero che diversi ordinamenti regionali hanno già provveduto a introdurre misure nel senso auspicato da questa proposta di legge proprio in virtù del vigente articolo 4 della legge n. 165 del 2004, che oggi intendiamo ulteriormente modificare e che già prevede, tra i principi alla base della disciplina elettorale, la promozione della parità tra uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l'accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive. Tale disposizione, introdotta nel 2012 anche con il sostegno del centrodestra, ha portato diverse regioni ad inserire misure in tal senso; posso ricordare tra le altre, così come hanno fatto alcune colleghe, il Lazio, la Puglia, la Toscana, le Marche, la Campania, che citavo prima, l'Umbria, l'Abruzzo, la Calabria.
  Le regioni, quindi, nell'ambito della potestà legislativa a loro riconosciuta dall'articolo 122 della Costituzione e in virtù di un principio già stabilito in materia di sistema di elezione regionale dalla stessa legge n. 165 del 2004, si sono già adoperate per inserire nei propri sistemi di elezione forme di tutela del principio delle pari opportunità nelle cariche elettive. Proprio in relazione all'ampia autonomia riconosciuta in materia elettorale agli enti regionali, vorremmo sollevare qualche dubbio in merito alla piena legittimità costituzionale di una disciplina di principio che, così come è scritta, appare quasi di dettaglio, rischiando di superare i limiti imposti al legislatore statale. Una disciplina puntuale, cucita su ben tre diversi sistemi elettorali regionali, cioè quello delle liste con preferenze, quello con liste bloccate, quello con collegi uninominali, che stabilisce quote definite nonché un preciso ordine di lista ed anche l'espressione di una doppia preferenza di genere, è qualcosa in più rispetto ad un semplice principio stabilito a livello statale per regolare questioni su cui le regioni hanno il pieno diritto di legiferare, anche ponendo la giusta attenzione alle problematiche dei singoli territori di riferimento. È evidente, però, che l'interesse politico nei confronti delle tematiche di genere costituisce una novità relativamente recente nel nostro Paese, a differenza di quanto è accaduto in altri Stati, negli Stati europei e negli Stati Uniti. Soltanto a partire dall'ultimo decennio del secolo infatti anche in Italia si è preso atto dell'ormai inaccettabile condizione di svantaggio del genere femminile nella vita politica, sociale e culturale, affermandosi, come già accaduto negli altri ordinamenti, la consapevolezza per cui la democrazia paritaria costituisce oggi l'espressione di una democrazia pienamente compiuta. L'indice di parità, tra l'altro, è in qualche modo, se guardiamo a ciò che avviene in Europa, connesso all'indice di civiltà di una democrazia: nei Paesi dove c’è un livello di democrazia più maturo non c’è neanche bisogno di parlare di democrazia paritaria, perché è realizzata nei fatti. Si è pertanto spesso individuato nel ricorso ad appositi interventi normativi, evidentemente incentivanti, l'inevitabile strumento per fronteggiare con efficacia le cause sottese alla posizione di svantaggio del genere femminile. La consapevolezza di questa esigenza ha dato seguito quindi, nel corso degli anni, ad una legislazione operante su più fronti, sia sul versante sociale e lavorativo, sia su quello più strettamente politico e istituzionale.
  Anche a rischio di essere pleonastica, tengo a ribadire, in particolare in questa sede, che le donne rappresentano una risorsa fondamentale per la democrazia e per il processo di modernizzazione del Paese.
  Vale la pena di ricordare, poi, che sono proprio le donne elette in Parlamento o le rappresentanti del Governo a proporre e a fare approvare la maggior parte delle normative in campo sociale, superando a volte i problemi di schieramento politico. Le donne in politica hanno dimostrato di essere testimoni vigili ed attente dell'applicazione delle norme e dell'affermazione Pag. 19dei diritti dei soggetti più deboli. Gli studi a livello internazionale hanno poi fatto emergere come la presenza delle donne nella vita politica sia fondamentale innanzitutto per contrastare la corruzione, un fenomeno che colpisce il nostro Paese in modo drammatico.
  Ad ogni modo, nonostante sia evidente che la democrazia abbia bisogno delle donne e che è vero che si è provveduto, proprio in virtù di tale consapevolezza, a tentare di offrire misure in grado di garantire un equilibrio di pari opportunità di genere, è altrettanto vero che fino ad ora i risultati non sono apparsi così soddisfacenti se ritornando, per esempio, al livello regionale la rappresentanza femminile maggiore appartiene alla regione Campania, dove però non supera il 26 per cento. Questo, però, non significa necessariamente che la normativa messa in campo sia in difetto o che non tuteli abbastanza le pari opportunità di accesso.
  Tutti non possiamo che condividere il fine di questo tipo di disposizioni; il tema vero, però, risiede nel percorso che si attua per raggiungere l'obiettivo di una piena democrazia paritaria ed è molto spesso anche una questione culturale, in particolare nel far capire l'importanza, la tenacia, la caparbietà, la sincerità e la trasparenza con le quali noi donne agiamo. Le norme introdotte dal legislatore possono agevolare le persone e le istituzioni in un percorso che ha un chiaro fine, che in questo caso è quello di garantire pari opportunità di accesso alle cariche elettive, e che è assolutamente condivisibile. Tuttavia, bisogna tener presente che queste iniziative legislative non risolvono un problema che è ben più complesso, perché assicurare la democrazia paritaria significa soprattutto rimuovere quelle barriere che impediscono ad una parte della nostra popolazione, alle donne, soprattutto, in alcune regioni, di poter competere allo stesso modo con gli uomini.
  Con il voto favorevole di Forza Italia su questo provvedimento intendiamo ribadire con forza la condivisione di un fine, che è quello di una compiuta democrazia paritaria a cui, come legislatori, abbiamo il dovere di contribuire anche attraverso questa proposta di legge, che rappresenta un passo avanti nella rappresentanza delle donne nei consigli e nelle giunte regionali e che si pone in continuità con quanto sostenuto dalla nostra formazione politica con il sostegno alla legge sull'equilibrio delle rappresentanze di genere negli enti locali. Il nostro voto favorevole è anche un appello a tutti i gruppi politici affinché siano i primi a dare vita ad una piena attuazione della parità nelle opportunità di accesso alla politica, rendendo queste norme di principio realmente effettive e comunque rispondenti ai bisogni di tutte quelle cittadine che intendono offrire il proprio contributo alla realizzazione dell'interesse pubblico del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Edera Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame introduce l'adozione di quote rosa nel sistema elettorale regionale. Segnalo la evidente criticità del provvedimento nel rimettere alle regioni l'introduzione di sanzioni dovute alla non applicazione dello stesso. Questo significa che se i candidati di uno stesso sesso eccederanno la quota massima del 60 per cento sarà facoltà della regione decidere come muoversi, includendo anche una semplice sanzione per il gruppo politico. Inoltre, questa proposta di legge non vale per le regioni a statuto speciale, di fatto creando un corto circuito in cui alcune regioni l'applicheranno e altre invece ne saranno esenti.
  Premetto che reputo fondamentale la rappresentanza femminile nelle istituzioni, ma dico di no alle quote rosa perché non sono un soggetto debole e da difendere. Dico «no» perché si ritorna indietro di un secolo, quando la donna veniva mostrata come una minoranza sociale per la quale si devono garantire tutele particolari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento Pag. 205 Stelle). Dico «no» perché non è con il contentino del 60 e 40 che si sconfiggerà il maschilismo nel Paese. Dico «no» perché le quote rosa non annulleranno il fatto che viviamo in un Paese maschilista e questo lo si vede dalla pubblicità, dall'immagine della donna genuflessa, chinata, seminuda, ammiccante e sempre disponibile. Dovremmo partire da lì, dall'immagine che vedono i nostri figli sui pannelli pubblicitari, in televisione. Però, quel settore non si può toccare, perché si sa che il business è business.
  Dico di no perché dovremmo tutelare una donna non nell'assicurarsi un seggio ma nell'avere protezione quando viene violata, maltrattata, uccisa, infibulata, quando manca il rispetto e la violenza occupa ogni spazio domestico di troppe famiglie. Bisogna partire dal silenzio dei media, occupati a parlarne quando c’è da approvare un piano antiviolenza vuoto, che non viene portato avanti perché manca un ministro, si dimette la consigliera; manca la volontà politica proprio nella legislatura che ha visto la più alta percentuale di donne nel Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dico di no perché dobbiamo mettere in discussione la visione maschile del mondo, i modelli imposti anche nella politica e nelle istituzioni dall'uomo, perché se non facciamo questo, tutti gli sforzi che faremo per ottenere più diritti saranno magari anche utili ma non di ampio respiro. Dico di no perché l'articolo 37 della Costituzione dice che la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore, e dovremmo partire da qui perché la parità di retribuzione è ancora lontana. Dico di no perché, anche se non ufficialmente, le quote rosa già esistono e si basano sul fatto che a compilare le liste sono degli uomini. Sono quote che dovrebbero offendere le donne perché impermeate di bon ton di facciata, costruite su un'immagine ornamentale della donna. Dico di no perché la meritocrazia in questo caso si azzera e per buona consuetudine, per dimostrare quanto si sia politically correct, troppe volte si privilegiano l'affabilità, la beltà, l'accondiscendenza. Dico di no perché pretendo la meritocrazia in un Paese così poco meritocratico e accetto che se un uomo è più in gamba di me ha diritto di prendere il mio posto. Dico di no perché le quote rosa, invece di affermare la parità delle donne, ne sanciscono l'inferiorità, considerando le donne una specie da proteggere. Dico di no perché pretendo che tutti abbiano la possibilità di criticare il mio operato politico senza pensare che in quanto donna sia poco rispettoso, anzi, fuori, luogo, farlo. Dico di no perché mi rifiuto di essere vista come una dama dell'Ottocento delicata e da proteggere. Dico di no perché pretendo di poter esercitare la politica senza dovermi annullare come donna e questo è un passaggio culturale che può essere fatto solo se gli uomini finalmente capiranno che noi non possiamo più essere i soli angeli del focolaio, ma che anche loro devono prendersi cura della famiglia. Dico di no perché prima di un seggio dobbiamo dare la possibilità alle donne di poter fare politica nei fatti, cambiando la mentalità, offrendo servizi, mettendo nella condizione di poter essere soggetti attivi nella vita politica. Questo bisogna dare alle donne, non un seggio, perché nella vita reale in Italia sono sempre le donne a rimanere a casa per motivi legati alla famiglia. Nella vita reale in Italia più della metà delle interruzioni di lavoro avviene dopo la gravidanza; nella vita reale in Italia una donna su tre ha subito una qualche forma di violenza; nella vita reale l'Italia si classifica fra i Paesi dell'UE con la minore uguaglianza di genere; nella vita reale in Italia la carenza di servizi per l'infanzia e soprattutto per gli anziani rende impossibile conciliare la vita professionale e quella familiare. In Italia i tassi di disoccupazione femminile sono più elevati rispetto a quelli maschili, le donne incontrano difficoltà nell'avanzamento di carriera e sono sovrarappresentate nei posti di lavoro atipici e precari. Nella vita reale in Italia a 800 mila madri è stato chiesto, nel corso della loro vita lavorativa, di accettare le dimissioni in bianco. Nella vita Pag. 21reale in Italia si è fatta una legge per evitare questo scempio e questa stessa legge è stata abrogata, pochi mesi dopo, con il neo eletto Governo Berlusconi; è stata proposta di nuovo e adesso è insabbiata, di nuovo, al Senato. Concludo con le parole di Lea Melandri, presidente dell'Associazione per la libera università delle donne e voce storica del movimento femminista: «Col politicamente corretto non si cambia niente. Questo dibattito ignora mezzo secolo di battaglie e riflessioni, perché parte, ancora una volta, dall'idea della donna come di una minoranza da difendere e rappresentare. Io voglio e sostengo la necessità di una presenza femminile più consistente nelle istituzioni. Ma non è con le bandierine del 50-50 che la otterremmo. Non è così che verrà scalfito il maschilismo del paese» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roberta Agostini. Ne ha facoltà.

  ROBERTA AGOSTINI. Signora Presidente, fin dal suo insediamento, il nostro Parlamento ha affrontato molti temi legati all'obiettivo della democrazia paritaria, io la chiamo così, Presidente. Non quote rosa, non riserva...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, si possono sentire anche gli altri interventi ? Grazie.

  ROBERTA AGOSTINI. ... ma democrazia paritaria, appunto. Lo abbiamo fatto consapevoli che i diritti delle donne nella sfera pubblica, dal lavoro al welfare, sono ancora molto lontani dall'essere affermati compiutamente. Siamo convinti che non solo di diritti delle donne si tratti, ma che vi sia una correlazione molto stretta tra sviluppo del Paese e gender gap, quel gender gap che colloca il nostro Paese in fondo alla graduatoria mondiale per tasso di discriminazione di genere e che la presenza delle donne nelle assemblee elettive riguardi non semplicemente le donne ma la natura della democrazia, la sua capacità di includere, di accogliere punti di vista diversi, di rappresentare e governare una società complessa come la nostra.
  Il cammino della democrazia paritaria assegnato in questa legislatura ha alcune tappe molto importanti: sia la riforma costituzionale, sia la legge elettorale contengono norme precise per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle assemblee elettive. La legge n. 56 del 2014 di riforma delle province introduce una norma antidiscriminatoria per quanto riguarda le giunte, mentre con la modifica della legge elettorale per il Parlamento europeo abbiamo raddoppiato il numero di donne italiane elette in quella istituzione, che arrivano per la prima volta a quasi il 40 per cento. È il filo di un lavoro che non nasce oggi, ma affonda le sue radici, ad esempio, nella scorsa legislatura, con la legge n. 125 e l'introduzione della doppia preferenza di genere che ha consentito, secondo uno studio che ha analizzato i sedici comuni capoluogo che sono andati al voto subito dopo la nuova legge, di raddoppiare il numero delle elette in termini percentuali e la loro presenza è passata dall'11 al 29 per cento. È un lavoro trasversale questo, di cui io debbo ringraziare molte donne, anche di altre forze politiche, e complessivamente le forze di Governo, ma in primo luogo l'impegno del mio partito, del Partito Democratico, e delle donne del mio partito. Questo lavoro non può arrestarsi sulla soglia dei consigli regionali. Pur rispettosi dell'autonomia regionale, non si può non vedere che lì c’è un problema. Nonostante l'articolo 117 della Costituzione, nonostante previsioni già contenute in diverse leggi, dalla n. 165 alla n. 125, la presenza femminile nei consigli regionali si attesta al 18 per cento ed indica che un problema esiste. Esiste un problema di discriminazione, di non riconoscimento di una forza politica femminile. Si va da regioni dove le elette sono il 34 per cento, oppure come in Campania dove sono il 22 per cento, e si tratta di regioni – Toscana, Campania, Emilia Romagna – che hanno risultati positivi anche perché hanno introdotto Pag. 22alcune norme specifiche, fino a regioni, come veniva ricordato, come la Basilicata, dove le elette sono pari a zero, all'Abruzzo dove è una su trenta, in Puglia cinque su cinquanta. Rispetto a questo esito, pesano le scelte della politica, pesano le scelte dei partiti, pesano i diversi sistemi elettorali regionali e questo esito ci preoccupa anche alla luce della riforma costituzionale e del ruolo del nuovo Senato di rappresentanza delle assemblee delle istituzioni locali. Per questo la legge che ci accingiamo ad approvare fissa alcuni paletti molto precisi che, rispettando l'autonomia regionale, nello stesso tempo, vincolano le regioni a stabilire nei diversi sistemi elettorali possibili delle regole cogenti. Noi siamo consapevoli, Presidente, che non bastano le leggi, non bastano tantomeno le leggi elettorali. In tante regioni ci sono state mobilitazioni, appelli, iniziative per promuovere norme rispettose della parità tra uomini e donne ed è a questa crescente sensibilità e consapevolezza a cui noi ci rivolgiamo, approvando questa legge, e facciamo appello a questa stessa consapevolezza affinché la legge, questa legge, sia applicata ed impiegata davvero come un'opportunità per aprire nuovi spazi per includere nelle politiche pubbliche un punto di vista diverso. Comunque, facciamo appello a una mobilitazione civile e politica, facciamo appello perché le norme vivono solo se la politica e le forze politiche le alimentano quotidianamente. Presidente e colleghi, ricorre quest'anno il settantesimo anniversario del voto alle donne, le donne votano per la prima volta il 10 marzo del 1946 in più di 400 comuni e sempre del 10 marzo del 1946 è il decreto che le rende eleggibili e non solo elettrici. Il 2 giugno le donne si recano in massa a votare per scegliere tra monarchia e repubblica ed eleggono la Costituente, che vede per la prima volta sedere in Parlamento 21 donne su 556. Quelle 21 costituenti hanno aperto la strada a tante conquiste che sono state raggiunte dopo, che sono state conquiste ottenute anche grazie alle aperture che erano state inserite dentro la nostra Costituzione. Il divorzio, l'aborto, il diritto di famiglia, la legge sulla violenza, i diritti delle lavoratrici sono riforme che sono state conquiste e non concessioni. Così come è stata una conquista il voto alle donne e non una semplice concessione da parte delle forze politiche. Ce lo ricordava Marisa Rodano, durante una bella iniziativa che si è tenuta qui lo scorso anno, nel suo intervento alla Camera: è stata la partecipazione delle donne alla Resistenza che ha rappresentato il fondamento per la conquista dei diritti civili, sociali e politici.
  Presidente, mi spiace che, anche in quest'Aula, oggi, sia risuonato un po’ il ventaglio delle banalità maschiliste, perché in realtà noi non stiamo chiedendo una «quota panda», non stiamo chiedendo dei diritti per una piccola parte, dei privilegi per una parte della popolazione o per le donne che fanno politica. Io penso che mettere in discussione il modello maschile del mondo parta anche da qui, parta anche dall'approvazione di questa legge. C’è una visione nella quale la democrazia paritaria è condivisione, è responsabilità comune dello spazio pubblico.
  Eppure, lo sappiamo, è un cammino ancora incompiuto. Ce lo ricordano i dati sulla disoccupazione femminile, le violenze, i femminicidi, che purtroppo, quasi quotidianamente, fanno notizie sulle pagine dei giornali. Ma le difficoltà che le donne vivono tutti i giorni non possono costituire l'alibi per giustificare la loro assenza da quelle istituzioni che sono chiamate a rimuovere gli stessi ostacoli. Io penso che spetti a tutti noi la responsabilità di cambiare, di rendere effettiva e piena la cittadinanza femminile, quella cittadinanza femminile per la quale, prima di noi, tante donne, in modo trasversale, si sono impegnate e hanno costruito le battaglie e hanno aperto la strada a chi veniva dopo. Oggi tocca a noi far compiere qualche passo ancora in avanti al nostro Paese, verso un Paese effettivamente di donne e di uomini. Per questo esprimo, a nome del Partito Democratico, il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 23

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mara Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il mio voto favorevole a questa norma, anche se ribadisco che avrei previsto delle sanzioni e dei meccanismi di par condicio nella norma di principio. Alcuni hanno detto, durante il dibattito, che questa norma potrebbe andare a minare l'autonomia delle regioni. Peccato che ci siano già state delle norme nazionali che limitavano, ad esempio, il numero di consiglieri regionali e non sono state dichiarate incostituzionali.
  Altri hanno dichiarato, invece, che, dato che le leggi regionali sono basate soprattutto sulle preferenze, questa norma sarà inutile. Peccato che anche in questo caso una regione come l'Emilia Romagna, che si è dotata della doppia preferenza di genere, abbia una rappresentanza del 34 per cento: donne scelte.
  Questa norma sostiene la presenza femminile nelle liste elettorali, che non vuol dire l'assoluta garanzia di elezione. Non è una quota rosa di elezione, ma la competizione elettorale resta. Chi non ha capito questo passaggio non ha letto la norma. Questa norma favorisce la crescita di una classe politica femminile poiché dà opportunità.
  La rappresentanza femminile è un fattore che ha un'inevitabile impatto nella cultura della buona amministrazione. Dove le donne sono presenti, con stesso potere e analoghe dignità e libertà di espressione degli uomini, la politica e le politiche messe in atto all'interno delle istituzioni sono migliori e i servizi funzionano meglio.
  Alla base di questa norma deve esserci la volontà concreta dei partiti di fare emergere e di far crescere anche le figure femminili, che devono prendere voti per essere elette. Non c’è nessuna quota rosa. Ad oggi, invece, queste donne non trovavano spazio nei vertici della politica, come anche nei vertici del Paese, e non per loro responsabilità.
  Presidente, questa norma, per tanti di noi, non doveva essere affatto discussa. Ma per il nostro Paese è un male necessario per innescare la miccia della rappresentanza, che, una volta partita, sarà inarrestabile.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3297)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3297, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Pannarale, Buttiglione, Donati, Gianni Farina, Ghizzoni, Garavini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   S. 1556 – «Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali» (Approvata dal Senato) (3297):

   Presenti  446   
   Votanti  425   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  334    
    Hanno votato no  91.

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

  La Camera approva (Vedi votazioni – Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  Dichiaro così assorbite anche le proposte di legge nn. 1278, 3354 e 3359.

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Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Grassi ed altri; Argentin ed altri; Miotto ed altri; Vargiu ed altri; Binetti ed altri; Rondini ed altri: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (A.C. 698-1352-2205-2456-2578-2682-A) (ore 11,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 698-1352-2205-2456-2578-2682-A: Grassi ed altri; Argentin ed altri; Miotto ed altri; Vargiu ed altri; Binetti ed altri; Rondini ed altri: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare.
  Ricordo che, nella seduta del 1o febbraio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge nel testo della Commissione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estraneo rispetto alle materie trattate dal provvedimento, l'articolo aggiuntivo Rondini 7.050, volto ad escludere le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento dal computo dei redditi per la determinazione dell'indicatore della situazione economica equivalente.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate), che sono in distribuzione. Tale ultimo parere contiene quattro condizioni, formulate ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e che sono contenute nel fascicolo 2 degli emendamenti.
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 8.200, che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti.
  Avverto che fuori della seduta gli emendamenti Miotto 1.60 e 5.52 sono stati ritirati dalla presentatrice.

  MARCO RONDINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Apprendo adesso dalle sue parole che ha reso inammissibile una proposta emendativa che avevamo presentato, l'articolo aggiuntivo a mia firma, 7.050, con il quale chiedevamo di escludere dal calcolo dell'indicatore dell'ISEE le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento, a non far reddito. Questo per una questione di equità nei confronti di chi ci ha segnalato questa questione perché la vive sulla propria pelle.
   Allora, io ritengo che non ci siano gli estremi per rendere inammissibile questo articolo aggiuntivo in quanto comunque il provvedimento dovrebbe andare incontro alle necessità di quelle famiglie che si trovano, loro malgrado, ad avere a carico un disabile.
   Se questo provvedimento va in questa direzione – un provvedimento atteso, un provvedimento che ha creato tante aspettative, un provvedimento per molti versi giusto e condivisibile – è altrettanto vero che, all'interno di un provvedimento come questo, avrebbe dovuto trovare spazio la soluzione di un problema che ci è stato più volte segnalato.
   Allora, noi riteniamo veramente allucinante che, invece, a causa della sua discrezionalità, venga escluso questa nostra proposta emendativa, che avrebbe reso il provvedimento sicuramente più vicino a quelle che erano le legittime aspettative delle famiglie, che – torno a dire – vivono già un fortissimo disagio, Pag. 25avendo a carico un disabile, e, al disagio, naturalmente, con il nuovo ISEE, si è aggiunto anche il problema di vedersi computare, ai fini del reddito, l'indennità di accompagnamento, oppure tutti quegli interventi economici, che invece dovrebbero alleviare il disagio delle famiglie.
   Allora, noi ci chiediamo e le chiediamo di spiegarci la motivazione per la quale lei ritiene che questo articolo aggiuntivo non abbia nulla a che vedere con il provvedimento all'esame in Aula. Le ricordo che, non la Lega Nord, non il sottoscritto, ma le associazioni, ed in particolare l'ANFFAS, che raccoglie le famiglie che hanno a carico un disabile, ci segnalavano che il nuovo ISEE è veramente penalizzante per loro. Ci dicevano e ci ricordavano – credo che sicuramente ne sarà al corrente anche lei – che le provvidenze utili per soddisfare esigenze di assistenza continuativa e di sostentamento di chi, per tale condizione personale, non riesce a procurarsi altrimenti un proprio reddito, per eliminare il gap iniziale della persona con disabilità, vengono a non poter essere più utilizzate per tale fine, perché determinano comunque, dall'altra parte, un maggiore ISEE, e quindi un maggiore esborso per ogni altro servizio, che dovrebbe essere invece agevolato.
  Questo lo si avverte ancora di più in presenza di pluridisabilità e l'accesso alle prestazioni previdenziali per ciascuna di esse, verificandosi il paradosso che, a fronte di un maggiore disagio e della necessità di maggiori interventi previdenziali per eliminare il gap iniziale, si calcolerebbero e si calcolano però tutti gli interventi economici come una ricchezza, con innalzamento esponenziale dell'ISEE e quindi maggiori esborsi o addirittura diniego per l'accesso ai servizi e ad altri interventi sociali agevolati, quelli che vengono magari erogati dai comuni.
  Ebbene, allora, noi riteniamo che affrontare questa questione all'interno di questo provvedimento volesse dire realmente dare delle risposte a quelle famiglie che si trovano a dover gestire un disabile e la disabilità in generale.
  Quindi, chiediamo alla Presidente se ci può spiegare la motivazione che l'ha indotta invece a chiudere definitivamente la questione, non permettendo neanche un dibattito all'interno dell'Aula.

  PRESIDENTE. Deputato Rondini, io non entro nel merito, che probabilmente è un merito giusto, ma la valutazione che io sono tenuta a fare non è di merito, ma è procedurale, e poiché questa materia non era stata sollevata in Commissione, io non posso rendere ammissibile una proposta emendativa presentata in Aula su una materia non trattata in Commissione. Lei questo lo sa, dunque non è discrezione della Presidente, perché la Presidente non valuta il merito, ma deve solamente seguire l’iter procedurale, ed è per questo che è stato deciso di non ammettere il suo emendamento, non per il merito e questo deve essere chiaro, non ci può essere equivoco su questo. E, comunque, l'articolo 86, al comma 1, è molto chiaro, quindi basta rileggere quell'articolo.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).
  Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Grazie, signora Presidente. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Baroni 1.50, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Di Vita 1.51 e Nicchi 1.52. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Grillo 1.53. Il parere è contrario sugli emendamenti Baroni 1.11, Nicchi 1.54, Di Vita 1.55, Baroni 1.56, Silvia Giordano 1.57, Lorefice 1.58 e Baroni 1.59.Pag. 26
  L'emendamento Miotto 1.60 è stato ritirato. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Nicchi 1.61, purché riformulato nel seguente modo: «Al comma 2, secondo periodo, dopo le parole: “tali misure”, aggiungere le seguenti: “volte anche ad evitare l'istituzionalizzazione”».
  La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Baroni 1.70. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Iori 1.63, purché riformulato nel seguente modo: «Al comma 2, dopo il secondo periodo, aggiungere il seguente: “nel caso in cui venga nominato un amministratore di sostegno, questi, tenuto conto, ove possibile, della volontà della persona interessata o dei genitori o del genitore eventualmente in vita, definisce o aggiorna i termini del progetto individuale di vita del beneficiario”».
  Il parere è contrario sull'emendamento Di Vita 1.14, mentre è favorevole sull'emendamento Lenzi 1.65. L'emendamento Murer 1.66 è stato ritirato.
  La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Nicchi 1.67, Di Vita 1.12, Silvia Giordano 1.68 e Grillo 1.13.
  La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Miotto 1.69, purché riformulato nel seguente modo: «Al comma 3, dopo la parola: “privati”, aggiungere le seguenti: “la stipula di polizze di assicurazione”».

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 1.50, sul quale vi è il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Solo per fare una breve introduzione a quella che sarà sostanzialmente la posizione del MoVimento 5 Stelle su tutto il provvedimento. Abbiamo cercato di migliorare il provvedimento attraverso le conoscenze e le esperienze delle associazioni dei disabili e dei familiari dei disabili, apportando appunto alcune modifiche relativamente ad un provvedimento che ci vede fondamentalmente contrari. Contrari, perché non si fa nelle modalità corrette – gli anglosassoni direbbero straight, diretti –, ma si creano degli artifici attraverso cui si fanno entrare privati, fondazioni e si fanno entrare portatori di interesse, anche lobby, relativamente al mondo dei più forti, dei più potenti, dei più ricchi del terzo settore per controllare anche i soldi pubblici che vengono erogati in questo provvedimento, che sono tanti, perché sono 90 milioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,50)

  MASSIMO ENRICO BARONI. Chi ha letto bene l'articolato e il provvedimento vedrà che, di fatto, questo è un provvedimento che serve a terziarizzare servizi essenziali. Questo è un provvedimento che serve ad indebolire i diritti per la disabilità e per i loro familiari, mascherato sostanzialmente da alcune start-up, a livello programmatico, di programmi del «dopo di noi», in cui non si specifica la quota parte dei soldi che dovranno mettere i privati; ma è ovvio che se in un programma, Presidente, entrano i soldi dei privati, il controllore non sarà più il pubblico, nemmeno se ci mette il 90 per cento dei soldi.
  Per questa ragione, noi abbiamo ribadito con forza l'esigenza circa gli articoli della Costituzione che devono essere citati, i diritti della Convenzione ONU, i diritti sulla disabilità...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Baroni. Onorevole Marazziti, grazie. Prego.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Quindi, in un certo senso, tutti i disabili e i loro Pag. 27familiari che si vedranno contrari a questo provvedimento ci dovranno scusare, perché noi abbiamo in parte contribuito involontariamente anche a dare una maschera buona ad un provvedimento che contiene dei sottofondi, delle botole. In queste botole, se si va a ben vedere, c’è il grande disegno e il grande provvedimento di voler privatizzare la sanità, i diritti legati alla sanità, all'assistenza e, soprattutto, potenziare un terzo settore, che non dovrà più essere secondo la tradizione italiana ad adiuvandum, ma sarà semplicemente in sostituzione dei diritti esigibili.
  Io ringrazio il relatore che si è dichiarato favorevole, ma gli italiani e il MoVimento 5 Stelle non si faranno rabbonire da pochi emendamenti formali nel momento in cui si danno 90 milioni di euro sotto il controllo programmatico dei privati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 1.50, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Pannarale, Fitzgerald Nissoli. Colleghi, vi pregherei di prendere rapidamente posto. Anche due momenti, onorevole De Girolamo... Altri che devono votare ? Latronico. Abbiamo votato tutti ? Pastorino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  427   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  425    
    Hanno votato no  2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).
  Passiamo all'emendamento Di Vita 1.51, sul quale vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Di Vita 1.51.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Io non capisco perché il parere della relatrice, e, quindi, anche del Governo, è stato contrario, dal momento che non facciamo altro che aggiungere degli articoli fondamentali della Convenzione ONU.
  Io vorrei ricordare che, in Italia, siamo tanto bravi a ratificare le convenzioni – in questo caso, stiamo parlando della Convenzione ONU ratificata nel 2009 per i diritti delle persone disabili –, poi facciamo una bella legge che si chiama «dopo di noi», che, come vedremo e come già ha accennato il mio collega, non risolve per niente il problema del dopo di noi, e ci dimentichiamo di citare degli articoli fondamentali.
  Gli articoli che io ho aggiunto praticamente fanno tutti riferimento alla salvaguardia della persona, alla sua salute, al diritto alla protezione sociale. Siccome il pericolosissimo articolo 6 parla di un istituto giuridico privato, mi sembrava fondamentale fare riferimento anche agli articoli che parlano in maniera specifica di diritto alla giustizia, alla tutela legale e alla tutela della vita privata della persona disabile, che sappiamo – al riguardo ci siamo anche confrontati in Commissione – ha molte difficoltà, nei casi soprattutto di disabilità grave e non autosufficienza, ad esprimere le proprie volontà. E la Convenzione ONU, come sappiamo, fa un grandissimo passo avanti in questo senso, cioè nella libertà di scelta e di autodeterminazione della persona disabile.
  Quindi, ci sembrava ovvio aggiungere questi riferimenti, ma mi rendo conto che questo provvedimento non c'entra niente con la Convenzione ONU, quindi, forse, Pag. 28sono anche contenta che non lo approverete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Kronbichler, Dall'Osso. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  420   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  128    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Paola Bragantini e Gutgeld hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Nicchi 1.52, sul quale vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Nicchi 1.52 non accedono all'invito al ritiro.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 1.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole, non pensavo che mi stesse salutando, però non mi ero proprio accorto... Fitzgerald Nissoli, Furnari, Mognato. Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  427   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  123    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zaccagnini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole mentre il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 1.53, sul quale vi è il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Forza Italia voterà contro questo emendamento e spiego perché. L'articolo 1, per un problema soltanto di modalità di formulazione delle norme, è una norma chiaramente di principio e, come sulla deistituzionalizzazione legittimamente mi sembra non si sia consentito di introdurre una modalità di espletamento di determinati principi nell'ambito del primo comma dell'articolo 1, così mi sembra che sia questo il caso di questo emendamento.
  L'articolo 1 riferisce che la legge è volta a favorire il benessere, l'inclusione sociale e l'autonomia delle persone con disabilità. Io mi chiedo che significato abbia scrivere «la piena inclusione sociale» in un'affermazione di principio: come se vi fosse una semipiena inclusione sociale, una parziale, una tre quarti, e chi più ne ha, più ne metta.
  A me sembra che, nelle norme di principio, introdurre degli aggettivi che possano lasciare spazi anche a forme mediate di esclusione o di inclusione sia sbagliato. Poi, sarà la legge, nel suo articolarsi, a stabilire che cosa significa inclusione e come possa essere articolata; ma dire «piena inclusione» vuol dire che, se per caso garantisse la non piena inclusione, saremmo al di fuori di questa legge. Pag. 29
  Quindi, lasceremmo a chi interpreta la possibilità di stabilire quale tipo di inclusione sia quella prevista nel sistema. Io credo che questo ragionamento della tecnica di formulazione delle norme vada rispettato. Io invito il relatore a riflettere sul suo parere favorevole su questo emendamento; Forza Italia, comunque, voterà in modo contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Rispondo subito a questa critica, potrebbe sembrare inutile specificare «piena inclusione» e si faceva riferimento alla possibile esistenza di casi di semi-inclusione. È vero, ci sono casi di semi-inclusione, possiamo fare diversi esempi: semi-inclusione scolastica o mancanza di inclusione scolastica, semi-inclusione soprattutto nella vita sociale, perché qui stiamo parlando di persone disabili gravi, e l'inclusione sociale di persone disabili gravi è molto più complessa rispetto a disabilità intellettive o disabilità fisiche, quindi la piena inclusione ha proprio l'obiettivo, almeno sulla carta, di dichiarare che l'intento è quello di includere la persona disabile in tutti gli aspetti della sua vita, che vanno dalla scuola al lavoro, al godimento dei servizi sociali o di attività ludica. Quindi l'inclusione deve essere piena, non mi basta che si porti la persona al parco a passeggiare, gli devi riconoscere o metterla nelle condizioni di godere di tutti i suoi diritti. Quindi l'inclusione deve essere piena (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Più semplicemente, chiedo: quale sarà il parametro per determinare che si è data piena attuazione al principio della inclusione sociale ?
  Noi stiamo scrivendo un testo giuridico, non stiamo scrivendo un pezzo di giornalismo, è chiaro ! Questo lo dico non soltanto per questo emendamento, ma anche per diversi altri che sono stati già discussi prima o che saranno discussi dopo; così come l'articolo 1 sulle finalità ha un periodo di una ventina di righe in cui si enumerano tutte le leggi alle quali daremo attuazione, e forse ne abbiamo dimenticata anche qualcuna. Non si può scrivere in ogni legge «la presente legge è in attuazione della Costituzione», perché non so cosa aggiunge al testo che stiamo compilando.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. C’è anche un motivo semplicemente umanistico, che evidentemente il collega Sisto non riesce a capire o a intuire. Su questi provvedimenti di legge, mettere un rafforzativo può essere sbagliato dal punto di vista giuridico nel senso più puro del termine, ma, vede, quando poi i pubblici ufficiali, nell'esercizio delle loro funzioni, che sono assistenti sociali, che sono legislatori di secondo livello, si trovano a leggere queste leggi sentono anche il mandato sociale del legislatore, di colui che ha legiferato. Almeno noi del Movimento 5 Stelle lo sentiamo, lo sentiamo pienamente e a volte il termine pieno, senza esclusioni deve essere ribadito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 1.53, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Segoni, Piepoli, Sandra Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  391   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  196   Pag. 30
    Hanno votato  331    
    Hanno votato no  60.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fauttilli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole mentre il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 1.11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Sempre nell'ottica di migliorare questa proposta di legge, abbiamo fatto riferimento a un piano, che non si è inventato il MoVimento 5 Stelle, bensì è stato approvato dal Governo Letta, e, quindi, fa piacere anche a questa maggioranza.
  Stiamo parlando del piano di azione biennale per le persone con disabilità, che è stato adottato nel novembre del 2013 dal Consiglio dei ministri. Ora io mi chiedo: siamo sotto l'effetto di un incantesimo o è schizofrenia legislativa ? Perché noi stiamo facendo una legge sul dopo di noi e non citiamo un piano che già è stato ufficialmente adottato dal Consiglio dei ministri, la cui linea di intervento 3 fa riferimento alle misure per la vita indipendente e non viene completamente citato nella legge. Il Parlamento sta facendo una legge che, in teoria, dovrebbe andare nella stessa direzione della linea 3 di questo piano d'azione, che, ripeto, è stato adottato al Governo, quindi non stiamo parlando di una proposta dell'opposizione, tra l'altro si tratta di un piano che noi abbiamo sempre condiviso, sempre accettato, e in qualsiasi legge di stabilità o anche in altri provvedimenti abbiamo sempre promosso il finanziamento di questo piano.
  Ricordo che questo piano non è stato mai finanziato con un centesimo, nonostante voi l'abbiate presentato in pompa magna, con tanto di comunicato stampa, per la felicità di tutte le associazioni e di tutte le famiglie, ma voi tanto soldi non ce ne mettete e quindi resta solo sulla carta. Anche qui, come ho detto prima, il fatto che manchi il riferimento a questo piano d'azione biennale per le persone disabili è la dimostrazione che, come dicevo prima, questa legge non serve al «dopo di noi» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 1.11, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  400   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  99    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Rampi e Gutgeld hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 1.54, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Luigi Di Maio, Bonafede, Ferro, Ventricelli, Pes...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  358   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato  54    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 31

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 1.55, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Parisi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  429   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no  321.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati D'Incecco e Gutgeld hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 1.56, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giancarlo Giordano, Luigi Di Maio, Fitzgerald, Ginefra, Bonafede...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  430   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 1.57, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Del Grosso, La Marca, Nicoletti. Altri ? Giorgetti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  437   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  327.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 1.58, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Kronbichler. Altri ? Causin. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  438   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 1.59.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

Pag. 32

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Ritorniamo al discorso introdotto dalla mia collega Di Vita, quando affermava che il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, linea di intervento 3, non solo non viene citato, ma viene completamente ignorato, come se fosse stato lettera morta, come se il PD non avesse votato questo manifesto, un manifesto veramente di grande capacità nel riuscire a mettere in pratica una Convenzione ONU, che è stata accettata ed accolta attraverso una risoluzione.
  L'Italia ha accolto completamente e si parla finalmente in una legge dello Stato di «vita indipendente». Che cos’è per un disabile una «vita indipendente» ? È la possibilità di godere anche di una protezione giuridica delle persone con disabilità, è la possibilità di autodeterminarsi.
  Presidente, è estremamente importante capire che, già nella linea 3 di questo provvedimento – che noi chiediamo che venga finanziato e i cui soldi vengano semplicemente destinati all'azione di intervento – vengono definiti, per esempio, gli standard dei criteri minimi per l'autorizzazione, il funzionamento, il riconoscimento, l'accreditamento dei servizi per la promozione della vita indipendente, operanti in forma pubblica o anche privata nel territorio.
  Una precondizione degli standard è rappresentata dalla garanzia della partecipazione alla vita comunitaria da parte della persona disabile, dall'erogazione di prestazioni e servizi nel supporto alla domiciliarità e alla residenzialità, che si assume come criterio regolatore, affinché le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere su base di uguaglianza con gli altri il proprio luogo di residenza, cioè dove e con chi vivere, e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione.
  Questi sono tutti emendamenti che noi abbiamo fatto parzialmente inserire in questo provvedimento, e in questo caso l'assurdo è che noi chiediamo l'attuazione di un piano di intervento governativo, su cui il PD di questa legislatura ha votato favorevolmente, lasciando però uno scrigno vuoto perché non c'erano i soldi, e questi soldi vengono completamente usati non per un «durante noi», che diventa anche un «dopo di noi», ma solo ed esclusivamente per un «dopo di noi», senza prendere in considerazione che un «durante noi» aumenta la qualità della vita dei protagonisti della disabilità, dei protagonisti della loro vita.
  Non si prendono in considerazione questi aspetti. Perché ? Perché fondamentalmente il PD usa, come bacino clientelare, le cooperative, le cooperative rosse ! Le usano come bacini di voti, non possono permettersi il lusso di cercare di eliminare l'intermediazione e rendere protagonista il disabile, rendere protagonista chi ha effettivamente diritto a quel servizio. E allora questa è un'accusa forte, perché sulla carta voi dite di volere l'indipendenza delle persone disabili, ma di fatto potenziate con delle start-up, attraverso la detraibilità, altre 160 mila polizze assicurative ! Di fatto voi rendete protagonista il terzo settore nel controllo di soldi pubblici: questo è quello che fate ! Non rendete protagonista e non mettete nelle condizioni minime di autodeterminarsi la persona disabile o la famiglia della persona disabile, che praticamente ha diritto a un diritto esigibile a sapere quale sarà la presa in carico dopo che il familiare non ci sarà più; ha diritto a una programmazione terapeutica individualizzata della persona disabile, anche dopo la dipartita dei genitori. Questo è il punto !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Solamente per fare notare un altro dei paradossi a cui ormai ci stiamo abituando. La Linea di intervento 3 di questo Piano, di cui stiamo parlando io e il mio collega da due interventi, fa riferimento in maniera abbastanza specifica proprio all'articolo 19 della Convenzione ONU, viene proprio detto: l'obiettivo principale è definire linee comuni per l'applicazione dell'articolo Pag. 3319 della Convenzione ONU, Vita Indipendente e inclusione nella società, fissando i criteri guida per la concessione di contributi per la programmazione degli interventi e servizi, e la redazione dei progetti individualizzati.
  Quindi, praticamente, questo articolo 19 voi l'avete citato, tant’è che nell'articolo 1 voi stessi avete fatto riferimento all'articolo 3 e all'articolo 19 della Convenzione ONU, poi avete un piano, adottato sempre da voi, che, alla Linea 3, dà piena attuazione e si ispira proprio all'articolo 19, però non si capisce perché questo piano non può essere nemmeno citato in questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Grazie, Presidente. È importante capire cos’è la «vita indipendente» e non credo che in questa Aula ce lo debba spiegare qualcuno. La «vita indipendente», Presidente, l'ha conosciuta il PD, e proprio il Partito Democratico all'epoca – PDS ed ancor prima PCI – aveva l'esigenza di parlare di «vita indipendente», perché chi è, deve poter scegliere. Tant’è vero che esiste una legge – la legge n. 162 – che, non a caso, ha presentato e ha portato il PD. E io questa cosa la voglio dire, perché noi, se vogliamo arricchire le cooperative e fare blocchi di denaro su queste, l'avremmo potuto fare con molta più facilità monetizzando i servizi e dando i soldi in mano a quelli che ancora oggi usano i soldi per la «vita indipendente» per pagare l'affitto !
  Perché vedete, non c’è niente di più facile che mettersi d'accordo con una badante e dire «metà a me e metà a te». Questo è avvenuto per il trasporto, per anni, con i servizi taxi, proprio a Roma. E credetemi, io sono una di quelle che sostiene l'importanza della «vita indipendente»: quando ero consigliere comunale ho portato in giunta la «vita indipendente». Ma c’è chi non può avere una «vita indipendente», non facciamo finta di girare intorno a false questioni. C’è chi non può autorappresentarsi. E diciamo ancora una cosa Presidente: perché parlo con lei ? Perché l'Aula mi ascolti. Vede, lo dico con grande umiltà e con la conoscenza dei fatti: protagonisti di questa proposta di legge non sono i disabili, sono i genitori. Chi non vuole capire questo non ha capito nulla, perché noi abbiamo fatto un provvedimento a sostegno dei genitori che non ce la fanno più o che hanno paura di morire. Noi stiamo facendo una legge che dà il lusso di morire ai genitori, perché per chi ha un figlio disabile morire oggi senza questa legge è un lusso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Poi possiamo fare tutte le polemiche del mondo, possiamo dire che il trust non va bene, che non vanno bene le assicurazioni, ma sono falsi problemi, mi creda, Presidente, perché io conosco il dolore dei genitori perché ogni giorno li ascolto e quando mi dicono: «lo uccido io prima di lasciarlo solo» so esattamente di che cosa parliamo. Un figlio che non è in grado di intendere e di volere è un dolore inspiegabile all'interno di un genitore. I fratelli e le sorelle devono supplire a questo dramma per tutta la vita, ma i genitori, quando mettono al mondo dei figli, sia sani sia malati, vogliano il bene anche per i fratelli sani. Noi ce ne dimentichiamo e diciamo: «non va bene; va bene la vita indipendente». Per chi ? Per chi grida più forte e per chi vota ? Per chi vota state pensando voi a fare la legge per il dopo di noi, perché c’è tanta gente che non vota e che dimentichiamo, quelli che hanno bisogno della vita prevista dal «dopo di noi» e non certamente dalla «vita indipendente» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Presidente, penso solo, ad integrazione dell'intervento di Ileana, per spiegare dal punto di vista dei riferimenti normativi, perché il cuore che ci mette lei credo abbia già fatto capire Pag. 34l'Aula. La legge n. 162 del 1998, sulla vita indipendente, è già stata approvata, c’è già ed è in vigore. Quello che noi andiamo a fare oggi è il completamento, visto da un altro punto di vista e che affronta un altro problema.
  Per quanto riguarda l'emendamento Baroni 1.59, i programmi sono gli atti degli esecutivi non delle leggi. Il programma a cui si fa riferimento è il modo attuativo delle convenzioni internazionali già affermato; è biennale e non è scolpito nella pietra, perché ovviamente l'azione esecutiva si deve adattare. Quindi, non è possibile nel provvedimento fare riferimento a un programma biennale, peraltro già scaduto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Presidente, in realtà una risposta c’è, nel senso che questo provvedimento dimostra proprio il fatto che lo Stato ha fallito (lo possiamo dire). Ha fallito perché demanda il compito di avere dei servizi ai genitori dei disabili; quindi, non crea dei servizi reali alle persone disabili. È questo quello che stiamo denunciando.
  Quindi, questo è quello che noi stiamo dicendo attraverso i nostri emendamenti ed è quello che diciamo a quest'Aula. Noi vogliamo che ci siano dei servizi reali e non vogliamo demandare ai genitori quello che poi dovrebbe essere compito della cosa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, credo che uno degli aspetti più interessanti di questa proposta di legge sia proprio quello che se, da un lato, coinvolge maggiormente lo Stato, con misure concrete e precise a favore dei pazienti disabili gravi e, come recita proprio nel titolo, privi del sostegno familiare, dall'altra parte nulla toglie non solo alla responsabilità dei genitori ma a quella gioia profonda dei genitori di poter fare tutto il possibile per i propri figli. Non c’è una cosa senza l'altra: c’è un welfare di tipo verticale, che è quello che procede dallo Stato verso l'utente finale – in questo caso il disabile grave – e quello che è il più normale welfare orizzontale che ci sia, che è quello familiare, a cui si aggiungono, poi, le associazioni che vogliono in qualche modo collaborare in questo. Non c’è l'uno senza l'altro.
  Il bello di questa proposta di legge è che integra i due punti di vista e non c’è possibilità di farsi carico e di rispondere ai bisogni delle persone disabili, tanto più se gravi e tanto più se privi del sostegno familiare, senza tenere conto di questi elementi.
  L'attenzione messa a costruire il fondo a cui si attinge per farci carico dei bisogni delle persone gravi – per tutta una serie di cose, che vedremo successivamente nello sviluppo del dibattito – ma anche l'attenzione che si pone perché i genitori possano sottoscrivere polizze assicurative e possano creare dei trust per i propri figli, tutto questo è la misura della complementarietà con cui oggi non c’è più persona e meno Stato o meno Stato e più persona; c’è la necessità che ognuno faccia la propria parte e la faccia fino in fondo e con questa proposta di legge abbiamo cercato davvero di integrare costantemente e sistematicamente queste due prospettive (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 1.59, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Ginefra, Ravetto. Ci sono altri che non riescono a votare ? Cozzolino, Ferraresi, Giancarlo Giordano, Caso. Altri ? Non vedo mani alzate.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 35
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  359   
   Astenuti   67   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   72    
    Hanno votato no  287.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nicchi 1.61.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'emendamento Nicchi 1.61.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, appunto come diceva la mia collega, noi siamo favorevoli su questo emendamento che ci sembra fondamentale per evitare l'istituzionalizzazione e così mi ricollego a quanto affermato poco fa dalla collega Argentin che a quanto pare, se non ho capito male, ha detto che noi vorremmo fare una legge per chi vota, perché ci sono chiaramente persone disabili che non riescono ad autodeterminarsi.
  A parte il fatto che esistono degli interventi che servono per fare uscire fuori la volontà anche nei casi più gravi, io faccio presente che in questa proposta di legge ci sono sconti per le polizze assicurative e la possibilità di costituire dei trust. Quindi, parliamo di famiglie che se le possono permettere economicamente; non stiamo parlando delle famiglie che hanno una persona con disabilità al loro interno e che sono povere, perché le vorrei vedere tutte queste persone che possono permettersi una polizza assicurativa. Quindi, forse chi sta facendo la legge per chi può votare non siamo certo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 1.61, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fusilli, Tidei, Giuliani, Borghi. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  422   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  418    
    Hanno votato no  4.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Pastorelli e Marcon hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 1.70.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Presidente, preannunzio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. A parziale integrazione, ad umile integrazione di quanto affermato dall'onorevole Argentin, vogliamo affermare che non è che votano solo i genitori dei disabili o i disabili che non hanno comunque una disabilità di tipo intellettiva Pag. 36o di tipo intellettiva grave. Votano tutti gli operatori del settore e delle residenze sanitarie assistite; votano tutti gli appartenenti alle cooperative e tutta la linea di finanziamento delle cooperative dei servizi sociali, degli assistenti sociali. Votano tutti quelli che aprono delle fondazioni e a un certo punto iniziano a diventare anche finanziarizzate, per cui iniziano a diventare bracci finanziari che vogliono fare found racing. Questi sono tutti elettori. Il problema è che forse dovremmo lasciare un po’ di più all'autodeterminazione del caregiver, parola che non è ancora mai stata citata qui, come un sacco di altre cose.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 1.70, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Ferraresi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  393   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  76    
    Hanno votato no  317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Iori 1.63. Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iori 1.63, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Oliverio, Nicoletti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  425   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  417    
    Hanno votato no  8.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita 1.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, per ribadire insomma il mandato sociale, il fatto che quando veniamo in Parlamento bisognerebbe anche studiare che cosa è stato portato a termine e che cosa è stato fatto bene, ma solo all'inizio, e occorre uno sforzo per portare a termine in senso ecologico anche disposizioni bellissime e incredibili come la legge n. 328 del 2000. In parte abbiamo già detto della linea di intervento perché con l'adozione del Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, visto che non è stata data una lira, non vengono fatti poi i controlli – perché questo è il problema – all'interno di questa linea di intervento noi abbiamo chiaramente la disposizione che bisogna utilizzare l'ICF. Visto che il PD si dimostra tanto sensibile ai diritti e, anche come ha già detto la collega Argentin, ha affermato di essere attenta agli sprechi e all'eventuale truffe che il mondo della disabilità potrebbe fare a discapito dello Stato, se semplicemente iniziassimo a cercare di fare un lavoro – e parlo innanzitutto a me stesso – di implementazione e potenziamento dell’International Classification of Functioning, che è esattamente una modalità moderna, internazionale, accreditata dalla letteratura scientifica attraverso cui in questo momento in Italia noi invece stipuliamo che la disabilità è determinata dal 100 per cento, dal 73 per cento, dall'83 per cento, con tre caselline che possono essere barrate senza distinguere se la disabilità può essere di tipo acuto, per un Pag. 37oncologico, per una mastectomia radicale, o se invece è una disabilità cronica degenerativa o semplicemente cronica, perché dobbiamo andarci a studiare la cartella clinica, perché non ci affidiamo al mondo scientifico che è già accreditato a livello internazionale. Abbiamo una legge, decreto del Presidente della Repubblica, che impone al Governo e alle istituzioni di utilizzare l'International Classification of Functioning nel momento in cui vogliamo decidere su determinate prerogative o meno della disabilità, però il PD su questo ICF fa un silenzio incredibile.
  Ha semplicemente votato sulla carta l'ICF, ma pensiamo bene di erogare molti soldi, come abbiamo detto prima, per fare delle start-up a livello di polizze assicurative, ma non ci preoccupiamo di definire bene l'ambito della funzionalità in termini di disabilità. Ed è per questo che il PD ha un certo imbarazzo nel momento in cui fa una legge sul dopo di noi nel riuscire a coniugare una filosofia della vita indipendente con una filosofia del caregiver in cui non riesce semplicemente a dialogare, tra cosa ? Tra persone che soffrono, non riesce a mettere d'accordo la parte destra del cervello con la parte sinistra. Per cui io propongo anche che l’International Classification of Functioning possa essere utilizzato per il PD, perché così finalmente vediamo dove non funziona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, semplicemente a integrazione di quanto già detto dal mio collega e, collegandomi a questo punto con quanto detto dalla Lenzi, effettivamente la Lenzi ha ragione, il programma d'azione fa parte dell'Esecutivo, è un programma appunto esecutivo, e lei ha specificato proprio il fatto che questo programma è biennale. Ora, siccome è stato adottato nel 2013, siamo nel 2016, di queste sette linee di intervento non ne è stata attuata nessuna, noi semplicemente per questo ci stiamo permettendo di fare dei riferimenti, perché, se come ha detto lei il Governo in questi due anni avesse veramente posto in essere questo programma d'azione, gli ICF a quest'ora sarebbero in vigore e verrebbero utilizzati. Quindi semplicemente per questo ci stiamo permettendo di fare un riferimento in questa legge, giusto così per ricordare al Governo che il Piano biennale ormai è passato, perché sono passati tre anni, e non abbiamo nemmeno un centesimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 1.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Ambrosio, Di Battista, Scuvera...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  425   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  109    
    Hanno votato no  316.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lenzi 1.65, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mongiello, Tartaglione, Carbone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  422   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   Pag. 38
    Hanno votato  405    
    Hanno votato no  17.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Piccione ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 1.67, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Ambrosio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  424   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  120    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nardi ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita 1.12.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Chiediamo la soppressione del comma 3 in maniera importante, urgente, perché è quello che rovina fondamentalmente l'articolo 1. Infatti, l'articolo 1 è composto da tre commi. I primi due ribadiscono cose già previste da altre leggi. L'unica novità è quanto previsto dal comma 3, ovvero l'istituzione del trust che permetterà alle famiglie di lasciare i loro patrimoni a fondazioni private che gestiscono istituti. Dunque, questo è lo scopo principale di questa proposta di legge: far lasciare i patrimoni delle famiglie a volenterosi privati. Non deve sorprenderci il fatto che il trust mancava nelle prime versioni di questa proposta di legge, che hanno poi portato a questo testo, ed è stato introdotto dal signor Enrico Sostegni, vecchio sindaco del PD, attuale consigliere regionale della Toscana. Pertanto, occuparsi del privato e della finanza nel PD permette di fare carriera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Presidente, esiste qualche dimensione più privata di quella delle famiglie ? Io penso di no. La vita familiare ha sempre una dimensione privata che attiene all'ambito degli affetti. Nel caso delle persone disabili, questo vale ancora di più, perché spesso hanno trovato nelle famiglie il primo presidio, la prima attenzione e le prime cure. Bene, se stare dalla parte delle famiglie permetterà loro di preoccuparsi per quello che succederà quando i genitori non ci saranno più, pensare a un'assicurazione sulla vita per quel momento, pensare di utilizzare gli strumenti finanziari in modo da poter difendere fra più fratelli, magari, il figlio che è sentito più debole e verso il quale si nutrono più preoccupazioni, allora noi stiamo dalla parte del privato. Cioè stiamo dalla parte di quelle famiglie, dando a loro tutti gli strumenti possibili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Spero di aver capito male, perché ho sentito prima un riferimento in cui si accennava al fatto di utilizzare gli strumenti valutativi dei livelli di non autosufficienza (ICF) nei confronti del PD. Se questo è stato il passaggio e il riferimento, Pag. 39io dico che utilizzare, in ambito di insulto politico, il riferimento alla disabilità è una vergogna in primo luogo per chi lo fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, stia tranquillo e seduto, per favore. Onorevole Baroni, si segga gentilmente e attenda che andiamo avanti. Lei ha già parlato; se vuole, parla dopo. Onorevole Di Vita, lei, invece, non ha parlato e può parlare. Ma prima ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Baroni). Onorevole Baroni, si deve sedere tranquillamente, stiamo andando avanti con i lavori parlamentari. Prego, onorevole Binetti.

  PAOLA BINETTI. Mi sorprende il riferimento dei colleghi 5 Stelle al tema del trust. Infatti, nel disegno di legge che io ho presentato, a mia prima firma, e che ha concorso, insieme a tutti gli altri, a costituire questo modello unitario, su cui, in questo momento, stiamo discutendo, era già presente il trust, perché è da sempre una delle più grandi esigenze che sentono di genitori, ovviamente quei genitori che hanno la possibilità di farlo, ma che desiderano farlo non solo per il proprio figlio, ma anche per evitare che il figlio viva in una sorta di situazione di isolamento. Spesso, quando immaginano di voler creare delle case famiglia, quando immaginano di voler creare e ricreare dei contesti domestici in cui il figlio possa stare, il loro massimo desiderio è che anche qualcuno che condivida una situazione analoga a quel figlio possa stare con loro. Questa idea era presente nella proposta di legge a monte, perché è un'esigenza che da tempo le famiglie hanno espresso. Non è, con tutto rispetto, una brillante idea solo di un sindaco del PD. Noi dell'UDC ce l'avevamo avuta prima.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Due cose. Numero uno: credere che fare riferimento agli ICF sia un insulto significa non sapere assolutamente che cosa sono gli ICF. Infatti, si tratta di uno strumento che può essere utilizzato da chiunque, anche da tutti quanti noi deputati, perché semplicemente misura il grado di libertà e di autonomia nei confronti della società, nei confronti del proprio corpo. Quindi, chiunque può fare gli ICF e misurare il proprio grado di libertà e di autonomia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Secondo: visto che la Lenzi si è battuta, dicendo che noi siamo per il privato, e visto che ha parlato dei poveri fratelli che si devono prendere cura della persona disabile, allora io parlo per esperienza personale.
  Io sono sorella di una persona disabile e io non mi voglio organizzare privatamente. Io voglio che lo Stato mi metta nelle condizioni per decidere, una volta che moriranno i miei genitori, come dovrò convivere e vivere e soprattutto assicurare una vita dignitosa a mia sorella (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Presidente, intanto prendiamo atto che quello che speravamo di aver capito male invece, purtroppo, è vero e ribadiamo assolutamente il completo sgomento di fronte a questo tipo di atteggiamento (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Inoltre, vorrei sottolineare – perché la sensazione che ho, più andiamo avanti nel dibattito, è che veramente ci siano interventi di persone che non hanno neanche letto questo provvedimento – che il tema è esattamente quello di poter aiutare le famiglie, di poter aiutare le famiglie nel dopo di noi, anche quando non ci sono risorse. Lo si dice nel primo articolo, è una cosa che non si può mettere in discussione. Nulla osta a questo che ci sia anche la possibilità di mettere le famiglie Pag. 40che possono permetterselo nella condizione di mettere a disposizione i propri beni per un progetto di vita futuro. Questa è la verità e qualsiasi altro tipo di millanteria è veramente ridicola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Presidente, un minuto per dire che, come si dice, quando il gioco diventa sporco... Io credo che sia veramente vergognoso tirare fuori casi personali, perché altrimenti si potrebbe veramente fare un film in quest'Aula. Se noi siamo per il privato è perché il pubblico – lo sappiamo – non è in grado (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... No, ma mi dovete far finire di parlare...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Per favore !

  ILEANA ARGENTIN. ... e non utilizzare le parole. Però, noi siamo, a differenza di voi, quelli che hanno presentato il provvedimento, perché vogliamo le cose vere e pubbliche. Voi gridate a tutto, ma non avete presentato neanche una bozza di proposta di legge. Vergogna (Commenti della deputata Di Vita) !

  PRESIDENTE. Onorevole Di Vita ! Onorevole Di Vita ! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Si chiede, da parte del MoVimento 5 Stelle, l'abrogazione del comma 3 – se ho capito bene – dell'articolo 1, che dice: «La presente legge è volta ad agevolare l'erogazione da parte di soggetti privati e la costituzione di trust» – trust sarà chissà che cosa – «in favore di persone con disabilità, secondo le modalità e alle condizioni previste dagli articoli 5 e 6». Gli articoli 5 e 6 dicono questo: detraibilità delle spese sostenute per le polizze assicurative finalizzate alla tutela delle persone con disabilità grave e, articolo 6, agevolazione tributaria per i trust costituiti in favore di persone con disabilità grave. Dove sta lo scandalo ? Dove sta lo scandalo ? Chi se lo può permettere, perché non potrebbe donare, non potrebbe finalizzare le proprie sostanze ? Lei, che ha detto che ha una sorella disabile, potrà tranquillamente, con questa disposizione, aggiungere alle carenze dello Stato il suo intervento. E se lo farà, lo farà avendo il diritto alla detraibilità delle spese sostenute per questa attività. Qual è lo scandalo ? Qual è lo scandalo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà) ? Si sono agevolate le imprese per fare questo e ci sono tante altre agevolazioni che diamo, non capisco dov’è lo scandalo in un'agevolazione tributaria o fiscale oppure altro tipo, a favore dei privati, dei familiari poi, in fin dei conti, che volessero sostenere un proprio parente o un amico disabile per il dopo di noi. Su questa storia, che dovremmo trattare con maggiore delicatezza, stiamo facendo battaglie al di sopra delle righe, secondo me (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Ogni qualvolta vi è un intervento che consente al privato...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sisto, le posso chiedere una cortesia ? Si sposta in un altro qualunque microfono ? Ogni volta che lei parla da lì c’è un ritorno fastidioso di audio.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Mi sposto a centrodestra, visto che lei mi guarda da quella posizione.
  Ogni volta che il privato è autorizzato a intervenire, non dico in soccorso del pubblico, ma con degli strumenti che sono Pag. 41parimenti utili, per fini che sono certamente importanti, diceva qualcuno «umanistici» – io direi umanitari forse con espressione un po’ più attenta – credo che in qualche modo si debba capire che la Costituzione ha dei contrappesi, cioè, nel momento in cui il pubblico va in joint-venture con il privato, nella tematica costituzionale, per cui pubblico e privato stanno insieme, mi sembra che si debba, non solo consentire, ma favorire che il privato possa raggiungere obiettivi di matrice pubblicistica. Questa norma, tra l'altro, è scritta con attenzione, perché è una norma che chiarisce, è volta altresì ad agevolare le erogazioni e la costituzione di trust, quindi è proprio una norma che vuole, con le esenzioni tributarie di cui agli articoli 5 e 6, dare la possibilità di trust in soccorso di situazioni meritevoli di intervento che, essendo una libera determinazione, mi sembra meritino tutta la tutela che l'Aula credo vorrà riservare alla scelta del terzo comma. Voteremo contro questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grassi. Ne ha facoltà.

  GERO GRASSI. Presidente, colleghi e consiglieri, essendo io il proponente di questa legge, credo di poter dare l'interpretazione autentica, perlomeno quella mia, che l'ho scritta e sulla quale abbiamo lavorato nelle scorse legislature. La disputa ideologica tra pubblico e privato non ha senso, non ha ragione di esistere nella fattispecie, perché qui la commistione pubblico-privato è ad adiuvandum del soggetto debole, e il privato non esclude il pubblico, ma si somma o si aggiunge, per cui il riferimento al privato è per incanalare maggiori risorse nell'argomento in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. In quest'Aula si è sentito ormai di tutto, un paradosso. Il pubblico non funziona, detto da alcuni esponenti di questa maggioranza, allora che facciamo ? Ricorriamo al privato. Benissimo, questo noi non l'accettiamo e non l'accetteremo. I deputati, i Ministri, che sanno benissimo che il pubblico non funziona, devono mettere nelle condizioni il pubblico di poter funzionare bene e questo finora appunto non è avvenuto; sempre con la scusa che il pubblico funziona male, vengono sempre elargiti fondi, in generale, e risorse al privato, quindi questa è una scusa che non si piace, è una scusa che non si può utilizzare in quest'Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. In questo comma 3 dell'articolo 1 effettivamente si parla del trust, si parla della possibilità di creare quindi un istituto che abbia una finalità molto precisa e che possa avere delle risorse affidate da privati, quindi liberamente dei privati scelgono di privarsi di risorse che non potranno più usare, blindate per una finalità molto positiva che è quella a favore dei disabili gravi, e questo crea grande scandalo. In realtà, stiamo toccando un punto molto importante: è la prima volta che in Italia si crea una possibilità agevolata – come deve essere – dallo Stato, perché dei privati liberamente, invece di usare i propri soldi solo per fare più soldi, solo per giocarli al lotto, solo per buttarli via, per qualunque altra cosa, o per speculare e ancora di più speculare, invece possano darli per una buona finalità.
   C’è una concezione di contrapposizione tra statalismo e intervento privato che ritengo paleolitica, cioè io la ricordo ai primordi degli anni Settanta, quando aveva una consistenza molto maggiore. In realtà, noi dobbiamo ricostruire un sistema nazionale, dove usiamo bene tutte le risorse che abbiamo. Allora, lo Stato si prende tutte le responsabilità, lo Stato Pag. 42garantisce i livelli minimi anche per i disabili gravi, lo Stato garantisce che, se non c’è nulla, comunque fornisce il massimo della dignità. Ma noi crediamo nella necessità di usare tutto ciò che le famiglie, tutto ciò che la società civile può mettere a disposizione e lo facciamo per i più deboli.
  Per questo, inviterei i colleghi che hanno parlato fino adesso contro questo punto, che dovrebbe addirittura essere ampliato, e non solo per i disabili gravi. Noi dobbiamo creare nuove risorse che le famiglie, le imprese, gli amici possono mettere a disposizione, possono fare donazioni e possono liberarsi di beni a favore di altri, con agevolazioni anche a favore di altre categorie deboli.
   Quindi, io spero che, dopo questa legge, dove per la prima volta si utilizza in maniera positiva il trust, noi potremo utilizzare la figura del trust anche ampliata ad altre fasce deboli e anche ancora come affidamenti a un non profit che non ha alcuna finalità di profit, perché questo rimette in circolazione risorse positive. Allora, noi possiamo ricostruire un Paese non diviso paleoliticamente tra Stato e privati, ma dove finalmente si rimettono in circolazione energie aggiuntive e risorse aggiuntive. Dobbiamo aiutare le famiglie. Io credo che chiunque è contro questo punto sta combattendo seriamente, non solo contro i disabili gravi, ma contro tutte le fasce deboli e contro le famiglie italiane.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Un minuto solo per dire che non vorrei che questo dibattito venisse strumentalizzato a fini politico-elettorali. Io non vedo una contrapposizione oggi tra il pubblico e il privato in questa discussione. Il pubblico deve garantire l'esigibilità dei diritti per le persone disabili e sappiamo che non sempre questo può avvenire in regime di austerità, come siamo adesso; in molti comuni anche in cui governano i colleghi 5 Stelle, come a Bagheria, abbiamo visto quali sono le difficoltà a garantire i servizi ai disabili, se in questo si aggiunge un contributo del privato e del pubblico, perché le detraibilità sono un investimento che lo Stato fa nel favorire l'investimento del privato per garantire quei diritti e per assistere le persone disabili. Non ne farei una battaglia ideologica, ma direi che oggi portiamo a casa un risultato in entrambi i casi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevoli Colonnese e Baroni, come sapete, si può parlare una volta sola sugli emendamenti, quindi non posso darvi la parola.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 1.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ottobre, D'Ambrosio, Ravetto, Luciano Agostini, D'Incecco, Venittelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  398   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  72    
    Hanno votato no  326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Silvia Giordano 1.68.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Presidente, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

Pag. 43

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, chiaramente questo è un emendamento che va a sistemare un poco il comma che noi volevamo sopprimere. Io ne approfitto quindi per rispondere al collega Sannicandro. Qui nessuno sta dicendo che sia uno scandalo il fatto di fornire strumenti aggiuntivi e quindi di dare la possibilità ai cittadini privatamente di organizzarsi; qui lo scandalo è che noi siamo dei rappresentanti pubblici e, davanti al palese fallimento del pubblico, la prima cosa che facciamo non è, dato che il pubblico non funziona, di presentare una proposta di legge per farlo funzionare. Ma diciamo: «E vabbè, il pubblico non funziona; dai, aiutiamo i privati, gli facciamo il trust», diciamo alle famiglie: «guardate, abbiamo 90 milioni, ve li diamo così vi sistemate voi e vi arrangiate».
  Quindi, al collega Sannicandro rispondo in questo modo: se io non ho patrimonio, non ho soldi e i miei genitori al trust non possono lasciare niente per mia sorella, vorrei che magari il pubblico mi venisse incontro e mi dicesse esattamente io di che servizi posso usufruire e, come me, un sacco di altre persone, perché ricordo che le persone che hanno un familiare disabile all'interno appunto del nucleo familiare, sono quelle a maggiore rischio povertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, scusate, se ci dobbiamo intestardire bene ! Qui il comma di cui chiedevate la soppressione... Chiedevate la soppressione innanzitutto di un fatto che già c’è: nessuno oggi in Italia mi può impedire di destinare mortis causa o tra vivi, o con atto negoziale tra vivi, una somma a favore di un disabile per un'esistenza indipendente, eccetera eccetera. Questo già c’è ! Quel che introduciamo sono solo gli articoli 5 e 6, cioè delle agevolazioni per colui il quale compisse questa azione; non voglio neanche chiamarla «buona azione», voglio parlare laicamente. Questa è la questione ! Nessuno sta dicendo che lo Stato non deve funzionare: certo che deve funzionare, però se c’è qualcheduno possidente che vuole fare questo, non capisco per quale motivo non bisogna farglielo fare, agevolandolo.
  Ripeto, nessuno sta dicendo che lo Stato non deve intervenire, come dice l'articolo 3 della Costituzione: «La Repubblica deve intervenire per eliminare gli ostacoli alla parità e all'eguaglianza»; questo lo dice già l'articolo 3, e tutta la legislazione va in quella direzione. Però se c’è qualcheduno possidente che vuole aiutare un amico, e via discorrendo, non capisco perché non lo debba fare. Glielo volete impedire ? O meglio: impedirglielo non potete, perché questa legge non potrà certo impedire ai soggetti privati la libera disponibilità dei propri beni; si tratta semplicemente di aggiungere questa modalità, articolo 5. Che poi tra l'altro è una modalità molto ridotta (è chiaro, quando andremo all'articolo 5 ne parleremo). Lo ripeto quindi, questa discussione credo che non meriti una baruffa del tipo che stiamo qui sviluppando (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, sono incerto, perché da un lato mi sembra che ci sia proprio una opposizione di visioni del mondo. Lo Stato non può e non deve fare tutto: davanti al bisogno sociale, la gente si può e si deve mobilitare, e lo Stato deve intervenire per sostenere quelli che si mobilitano per rispondere al bisogno sociale. Quindi, a mio parere, la collaborazione pubblico-privato non è l'eccezione, è la regola ! E lo Stato aiuta ad affrontare il bisogno sociale, aiutando quelli che si muovono e allocano risorse.Pag. 44
  Ma in questo caso particolare mi pare che non ci sia soltanto un'opposizione di visione filosofica di fondo, ma ci sia anche un'incomprensione della fattispecie specifica. Cosa avviene ? Io ho un figlio disabile, si avvicina il tempo della morte, faccio testamento. Faccio testamento lasciando i miei beni a chi ? Al figlio disabile ? Forse è meglio che, invece di lasciare i beni al figlio disabile, li vincoli, li affidi ad una istituzione la quale si prenderà cura del figlio disabile.
  Si prenderà cura solo del mio figlio disabile ? Molte volte no: è un'istituzione che si prende cura del mio figlio disabile e di tanti altri disabili che ci sono in giro; che svolge un servizio pubblico ! Pubblico, perché aperto a tutti ! Perché è pronta a soccorrere tutti quelli che ne hanno bisogno. Lo fa con capitali privati, cioè con le donazioni che vengono da chi vuole; ma molto spesso vengono dai genitori che pensano al futuro del loro figlio, ma lo pensano dentro un contesto in cui non istituiscono una fondazione solo per il loro figlio. Possono fare anche quello, ma in genere vi sono tante fondazioni le quali solo al servizio di tutti.
  Il pubblico non è solo statale. Vogliamo dire a questa gente: fatelo, vi incoraggiamo; e i soldi che voi date noi vogliamo che in una misura più grande siano destinati a quello, e quindi una parte delle tasse che normalmente paghereste non ve le facciamo pagare, e le lasciamo all'istituzione che di questo si occupa.
  A volte questi lasciano i soldi ad istituzioni pubbliche, con capitale pubblico e proprietà pubblica; a volte le lasciano a istituzioni private; in qualche caso le lasciano ad istituzioni che hanno la funzione specifica di sostenere il loro figlio. Vogliamo impedire questo ? Non mi sembra giusto. Non ne capisco la ragione !

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Presidente, credo che sia doveroso, giusto rivendicare e anche valorizzare i contenuti dell'articolo 1, che mi sembra che in questa discussione francamente non siano peraltro stati ben evidenziati.
  E voglio soffermarmi su alcune questioni. La prima, credo la più rilevante, non solo nella definizione della platea che abbiamo individuato: come è già stato ricordato in alcuni interventi, ci facciamo soprattutto carico di alcune persone, le più dimenticate; devo dire che riguarda soprattutto la disabilità intellettiva, e persone che hanno anche disturbi dal punto di vista cognitivo. Questi sono gli orfani della condizione attuale ! E questa legge si rivolge soprattutto a quelle persone; e tiene conto – e credo che questo sia un valore aggiunto – delle tante esperienze che invece ci sono, perché le associazioni che fino adesso hanno risposto partendo dal basso sono state per noi l'esempio da cui siamo partiti per vedere. E questo lavoro è un lavoro che noi vogliamo valorizzare, vogliamo premiare ! Non perché vogliamo che facciano loro, e noi non lo facciamo: ci sono non 90 milioni nel fondo che è pubblico, di che cosa stiamo parlando per il 2016 ? Quello che noi vogliamo, è che un sistema che tiene in conto la corresponsabilità dal punto di vista istituzionale e il principio di corresponsabilità e di sussidiarietà orizzontale, trovi il pieno compimento per garantire a queste persone un futuro.
  Ho sentito dire in quest'Aula che noi con questa legge togliamo i diritti alle persone con disabilità; ma io dico, prima di tutto abbiamo letto questo testo ? Lo sappiamo che con questo articolo 1 finalmente mettiamo fine, a mio giudizio, ad una delle cose devo dire più sgradevoli, che più mi hanno sempre colpito: il fatto che noi distinguiamo le persone per categorie ? Decidiamo che una persona è disabile fino a quando ha raggiunto il sessantacinquesimo anno, dopodiché questa persona diventa non autosufficiente e ha diritto esclusivamente ad andare in una casa di riposo oppure in una struttura dedicata ad anziani. Con questa legge queste persone che stanno dentro i progetti che si sono creati e realizzati, continueranno Pag. 45la loro vita dal punto di vista qualitativo: che vuol dire aver garantito più diritti !
  Un'ultima cosa. Quando noi parliamo di progetti individuali, di progetto di vita, con l'accoglimento degli emendamenti sull'amministratore di sostegno, con quello che abbiamo scritto che è un elemento qualificante che ci hanno riconosciuto soprattutto le associazioni, il riferimento all'articolo 14 della legge n. 328 del 2000, che per noi è ancora un caposaldo per quanto riguarda la programmazione territoriale, credo che qui non stiamo dando meno diritti: noi stiamo finalmente introducendo quei diritti che sono stati sono stati disconosciuti fino adesso; e lo facciamo soprattutto con un grande senso di responsabilità, in base al quale spetta al pubblico mettere in atto un obiettivo che vogliamo raggiungere, che è quello – in termini programmatori – dell'esigibilità del diritto. Penso che dobbiamo esserne fieri ! Invece devo che dire in quest'Aula abbiamo assistito ad una crociata contro il mondo del terzo settore, le associazioni di rappresentanza, le cooperative, le associazioni familiari, che francamente credo non solo non lo meritino, ma soprattutto meritino il nostro rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Patriarca. Ne ha facoltà.

  EDOARDO PATRIARCA. Presidente, vorrei riprendere l'intervento dell'onorevole Sannicandro, e spiegare ancora una volta – perché questo è un punto centrale, questa legge fa un passo in avanti – che il trust esiste già in questo Paese. Il trust è uno strumento finanziario di origine anglosassone già normato: esiste e viene utilizzato dalle famiglie normalmente, quasi quotidianamente; sono tante le esperienze di trust familiari. Non stiamo quindi inventando nulla di nuovo !
  Qual è la grande novità in fondo in questo testo di legge ? È che noi da una parte offriamo agevolazioni tributarie, e quindi in qualche modo sosteniamo quello che già accade: come fa un buon Stato, laddove ci sono buone pratiche, progetti di sussidiarietà, di coinvolgimento delle famiglie attive, lo Stato dice «mi sta bene, e quindi ti agevolo anche da un punto di vista fiscale, tributario». Ma questa legge dice ancora di più: per la prima volta nell'articolo 6 introduce anche dei paletti, individua delle procedure chiare, affinché il trust possa funzionare e diventare affidabile soprattutto verso la persona disabile poi abbandonata e lasciata sola.
  Quindi un trust c’è già, ma noi introduciamo una novità importantissima.
  Credo sia il primo testo legislativo che introduca una norma codificata e strutturata di come debba agire il trust in questa situazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie Presidente. Ho ascoltato con grande attenzione gli interventi delle colleghe e dei colleghi del Movimento 5 Stelle e non ho la pretesa di convincerli di quello che sto per dire e di una impostazione culturale che loro attualmente continuano respingere, come abbiamo già visto quando abbiamo parlato in questa Camera sia della riforma della scuola sia della riforma del terzo settore. Tuttavia, voglio proprio dire, con autenticità e dal profondo del cuore, un concetto che credo dobbiamo tutti condividere in quest'Aula, vale a dire: l'unica cosa che è veramente pubblica è il bene dei cittadini; l'unica cosa che veramente è di tutti è il bene dei cittadini. Allora, se questo è vero, a questo bene può concorrere sia l'intervento diretto dello Stato sia l'intervento diretto dei cittadini ! L'ho già detto a suo tempo, voi chiamate con disprezzo i cittadini «privati», noi invece li chiamiamo «cittadini». Questo è il punto di fondo sul quale si insiste anche con questo provvedimento. Su questo io vi invito realmente a riflettere, perché è un dato culturale basilare per affrontare qualsiasi tipo di intervento politico con logiche e con prassi adeguate ai tempi che stiamo vivendo, Pag. 46dove, non a caso, le persone sono animate da un nuovo senso di iniziativa di auto-responsabilità.
  L'onorevole Patriarca e l'onorevole Buttiglione hanno già spiegato nel merito di cosa si tratta, quindi su questo non mi dilungo, ma vorrei terminare con un sorriso, perché sentire il collega e amico, mi permetto e mi allargo, onorevole Sannicandro, sostanzialmente ribadire il principio di sussidiarietà è una cosa che veramente allarga il cuore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Solo per ricondurre il dibattito molto più nel merito delle questioni, perché non facciamo mistero del fatto che così come il PD ha già dichiarato che ritiene che noi non abbiamo sufficientemente approfondito la questione, anche noi riteniamo che i relatori del PD non abbiano assolutamente approfondito la questione, perché i provvedimenti inizialmente andavano bene, erano provvedimenti molto semplici, di due-tre articoli, erano dichiarazioni di intenti che non riprendevano le leggi precedenti e, come tutte le dichiarazioni di intenti, erano bellissime, erano lucide, chiare, scintillanti, e poi, cosa è successo ? Nel corso del provvedimento si sono fatti portare al guinzaglio da portatori di interessi, senza mai pubblicare situazioni, proiezioni, gestione della filiera dei soldi, come essa verrà utilizzata e chi controllerà questi soldi. Questa è la grande accusa che noi facciamo: la mancanza di trasparenza in questo momento per quanto riguarda questa proiezione di spesa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nizzi. Ne ha facoltà.

  SETTIMO NIZZI. Grazie Presidente. Colleghi, fosse stata per esperienza politica, forse avremmo potuto indicare uno stravolgimento delle parti, da sempre il centrodestra è in favore dei privati, da sempre il centrosinistra è in favore del pubblico. Forse non c’è stata un una chiara attenzione da parte dei colleghi del Movimento 5 Stelle, perché se per quanto riguarda quella che deve essere la spesa sono le regioni, sono i comuni, che procedono poi alla spesa.
  I fondi che vengono riservati in questo caso; e per fortuna sono stati inseriti questi due articoli, il 5 e il 6, che danno l'opportunità di implementare i denari in favore di queste persone, che sarebbero altrimenti abbandonate. Chiudo dicendo che questa è una è una buona legge e che questi tre articoli sono assolutamente in linea con quello che è il volere di tutti gli italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.

  RAFFAELE CALABRÒ. Presidente, solo per confutare un'affermazione proveniente dall'ultimo intervento del collega del Movimento 5 Stelle, dove non si dice che non vi è alcun controllo. A me sembra che qui vi sia una linearità assoluta di come debba funzionare il sistema. Il pubblico dà il programma, il pubblico dà l'Indirizzo e il progetto. Il privato partecipa a questo, viene accompagnato in questo dal fondo pubblico e dal fondo privato, c’è controllo da parte del pubblico, c’è monitoraggio, c’è addirittura l'eliminazione dei fondi qualora vi siano delle incapacità a portarlo avanti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 1.68, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Ambrosio, Pellegrino, Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 47
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  361   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  71    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 1.13, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Monchiero, Miotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  362   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  72    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Miotto 1.69, nella nuova formulazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie Presidente. Volevo soltanto chiedere se era possibile rileggere la riformulazione.

  PRESIDENTE. Onorevole Carnevali la prego di rileggere la riformulazione dell'emendamento Miotto 1.69.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Al comma 3, dopo la parola «privati» aggiungere le seguenti: «la stipula di polizze di assicurazione».

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 1.69, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Bargero, Garavini, Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  364   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  291    
    Hanno votato no  73.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Giancarlo Giorgetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Sì, per dichiarare il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Per entrare bene nel merito del provvedimento, abbiamo detto: è vero tutto quello che ha citato la relatrice Carnevali in merito al fatto che sia stato introdotto l'articolo 14 della legge n. 328 del 2000, il fatto che abbiamo introdotto tutti gli articoli della Costituzione, sempre su proposta del MoVimento 5 Stelle, e ci sono gli interventi di Commissione che testimoniano quanto abbiamo cercato di contribuire e migliorare fattivamente i commi 1 e 2. Quindi avremmo votato favorevolmente se fossero stati solo i commi 1 e 2, ma di fatto i commi 1 e 2 cosa fanno ? Danno una veste estremamente Pag. 48elevata esattamente a quello che è il comma 3, cioè assicurazioni, trust e controllo dei privati anche dei soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Grazie, Presidente. L'occasione per fare un chiarimento che spero, questa volta, comunichi l'emisfero destro con quello sinistro del cervello, come mi ha raccomandato prima il collega Baroni, e io sono certa che ci riuscirò (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  Collega Baroni, naturalmente per il tramite del Presidente, oggi per il «dopo di noi» non ci sono interventi pubblici, fatta eccezione per qualche meritoria iniziativa di regioni e comuni italiani, ma manca l'uniformità, manca il criterio universalistico, manca un livello essenziale. Peccato che non abbiate mai detto questo durante questa discussione, perché non basta scrivere buone leggi, non basta scrivere bei piani biennali, non basta ratificare le direttive dell'ONU, occorre creare un livello essenziale per rendere esigibile il diritto di tutti. Oggi questi diritti non sono garantiti. Con questa legge, invece, è questo il punto, si cambia, perché per la prima volta, nell'ambito sociale, non sanitario, si introduce un obiettivo di servizio, che è il primo passo per arrivare a un livello essenziale di assistenza sociale. È una invenzione che, quando fu discusso il federalismo fiscale in quest'Aula, il collega Causi introdusse con un emendamento provvidenziale, perché non ci sono le risorse per garantire il livello essenziale corrispondente alla direttiva dell'ONU sulla disabilità ! Siamo realisti ! Possiamo fare un piccolo percorso, un piccolo tratto di strada, e chi scegliamo ? Scegliamo le situazioni di solitudine più drammatiche: il «dopo di noi». Questa è la scelta politica che ha fatto il Partito Democratico: scegliere le situazioni davvero più bisognose. In questo momento, il «dopo di noi» aspetta da anni, l'ha detto la relatrice nella sua relazione lunedì. Aspetta da anni: facciamo un primo passo ? Lo facciamo ! Come ? 90 milioni. È sbagliato, collega Di Vita, dire che si consegnano 90 milioni ai privati: 90 milioni sono soldi pubblici, che saranno ripartiti fra le regioni per interventi che sono pubblici, per il 2016. Dal 2017 si interverrà affiancando i soldi pubblici a risorse private, quelle che oggi già si possono spendere sul mercato, ma per i propri figli. È una logica individualistica, che non ci appartiene.
  Noi abbiamo una logica comunitaria e solidarista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Come hanno detto i colleghi, se una persona è abbiente, se è ricca e ha un figlio disabile, ha tanti strumenti, ne ha sei a disposizione, sei, previsti dall'ordinamento, ma li destina per il proprio figlio. Noi, invece, con questa legge pensiamo anche a chi i soldi non li ha, e con quei soldi dei privati – accanto ai pubblici – diciamo che per tutti quelli che ne hanno bisogno ci sarà un intervento per il «dopo di noi». La logica che ci ispira è che a ciascuno va riconosciuto secondo il bisogno, da tutti, secondo le possibilità solidarista. Questo avviene per la sanità, avviene per la scuola, da oggi avviene anche per il sociale (Applausi prolungati dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. L'applauso rivolto all'intervento della collega Miotto raccoglie davvero anche tanti aspetti della mia sensibilità e mi unisco a molte delle affermazioni che lei ha fatto. Su qualcuna vorrei fare un piccolo distinguo: primo, ci sono state e ci sono tuttora molte associazioni che si fanno carico...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Binetti. Colleghi, però, adesso gentilmente dovremmo consentire anche all'onorevole Binetti di parlare, grazie.

Pag. 49

  PAOLA BINETTI. ... non solo del proprio figlio, ma anche partendo dai bisogni espressi dal proprio figlio, anche di persone che si trovano in situazioni analoghe. Direi che, se si ripercorre la storia di molte associazioni ma anche di molte istituzioni, si vede che all'origine c’è un problema personale, ma questo problema personale vissuto in un contesto familiare, possibilmente anche di risorse economiche disponibili, si è trasformato nel tempo in una grande operazione di sussidiarietà. Questo lo dico per amore di verità e per rispetto a tutto quello che il mondo delle associazioni ha fatto finora e a cui questa legge offre una chance in più, sicuramente. Ma direi che il punto principale, a mio avviso, in cui si centra questo articolo è il fatto che tutte queste iniziative finora si collocavano, in quello che potremmo chiamare in senso ampio «misure di beneficenza», cioè misure in cui si cercava di fare del bene e si cercava di venire incontro a bisogni diversi, declinati in modo pluralistico. Questo articolo, invece, pone l'accento su quello che non è oggetto di beneficenza, ma su quello che è un preciso...

  PRESIDENTE. Scusi. Onorevole Brandolin... onorevole Brandolin la prego... si sente fino a qui, quindi se è possibile abbassare il tono della voce, grazie.
  Prego, onorevole Binetti.

  PAOLA BINETTI. Il vero spostamento di asse che fa questa legge è che sposta l'attenzione dalle misure di beneficenza – e, quindi, in qualche modo, da quelle misure che hanno il loro fondamento nella generosità e nella magnanimità di chi elargisce – e mette invece l'accento su quello che è il diritto della persona. E questo credo che sia un punto di conquista positivo della legge: stiamo dando qualcosa a cui questa persona ha diritto, e lo stiamo facendo cercando di mettere in movimento tutte le risorse possibili che ci sono, tenendo presente che, quando parliamo di tutte le risorse possibili, non possiamo cadere nell'equivoco di credere che «pubblico» coincide con «statale». «Pubblico» coincide con tutto ciò che, anche a partenza da un privato, ha però una ricaduta che coinvolge molte altre persone e che esce dai confini strettamente individualisti.
  Fortunatamente la storia in Italia, la storia dell'assistenza, la storia della presa in carico, ha molti, molti, molti episodi virtuosi declinati in questo modo, in cui il privato non è rimasto chiuso nel proprio stretto confine ma si è aperto davvero a una condivisione.
  Questo è il vantaggio di questa proposta di legge: in primo luogo, rimette l'accento sul diritto della persona; in secondo luogo, stabilisce un nuovo patto, diciamo, non solo di reciproco rispetto e nemmeno di semplice somma, ma di sinergia, di integrazione e di potenziamento proprio tra ciò che è privato e ciò che è statale, per generare un pubblico, potremmo dire, di nuovo conio, un pubblico in cui le responsabilità marcano davvero una direzione che non è soltanto ed esclusivamente legata né a una burocratica distribuzione di risorse ne è un'individualistica affermazione di bisogni.
  Questa è la sfida di questa proposta di legge. Io credo che potrà essere una buona legge soprattutto se, al di là delle risorse economiche che mette, riuscirà a far cambiare una determinata mentalità, riuscirà a creare un'apertura reale alla condivisione di quelli che sono i bisogni degli altri e non soltanto i propri bisogni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere il voto favorevole di Sinistra Italiana, perché noi siamo d'accordo nel rispondere, con queste misure, all'angoscia e alla preoccupazione delle tante famiglie che, durante la loro vita, vivono la preoccupazione lancinante di non sapere come i figli disabili vivranno dopo la loro morte.
  Quindi, noi condividiamo l'obiettivo e miriamo, con queste misure, proprio a guardare ad un dolore grandissimo, che noi conosciamo, che abbiamo imparato a Pag. 50condividere anche con le tante associazioni che nel corso dell'esame di questo provvedimento abbiamo incontrato. Lo condividiamo perché tra le tante citazioni io voglio andare all'essenziale: in questo articolo si fanno delle scelte che sono importanti per questo nostro Paese, perché si parla di deistituzionalizzare, di andare verso linee di residenze non più segreganti o separate, isolanti, ma che vadano verso delle soluzioni capaci di rispettare la persona – non i numeri, le persone – e capaci anche di creare tessuti di comunità, tessuti di solidarietà. In un Paese in cui ancora i disabili vengono reclusi negli istituti per l'80 per cento, credo che questa tendenza, questa scelta, non possa passare inosservata.
  Siamo d'accordo perché c’è un tentativo giusto, richiesto dalle tante esperienze che nella società si sono espresse al di là, proprio per questioni sociali e per problema seri, esperienze private, perché attraverso queste hanno cercato di risolvere da sé, in modo anche differenziato, in modo proprio, questi problemi che noi vogliamo affrontare, anche attraverso queste esperienze delle fondazioni di partecipazione.
  Noi costruiamo con questo provvedimento un quadro di regole, omogeneizziamo, costruiamo dei controlli, e io credo che questo sia un fatto positivo. Inoltre, utilizziamo questa possibilità per integrare al meglio l'iniziativa pubblica e l'iniziativa privata, anche in senso solidaristico, avendo un'idea del privato che si integra – che si integra – con l'iniziativa pubblica.
  E qui arrivo all'ultimo punto. Io credo che questo passo, sicuramente positivo, non possa cancellare e far dimenticare anni di deresponsabilizzazione pubblica per le risorse in ordine a ciò che riguarda l'iniziativa dei diritti sociali, dei diritti sulle questioni sociali. Noi veniamo da anni di tagli pesantissimi alla spesa sociale e questo è un quadro critico. In questo quadro critico c’è questa scelta mirata verso una particolare condizione di dolore.
  La apprezziamo, ma noi non dimentichiamo il fatto che ci sia la necessità di un rilancio del sistema pubblico per ciò che riguarda la sanità e per ciò che riguarda il sociale. Invece ciò che vediamo è il contrario, perché in questi anni abbiamo accumulato definanziamento ed uno spostamento degli interessi a favore di soluzioni private. Noi questo non lo dimentichiamo. Questo è il contesto, ma in questo contesto questo provvedimento dà un segno diverso e per questo lo apprezziamo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Cozzolino. Vi pregherei di accelerare nel prendere posto. L'onorevole Cozzolino ancora non riesce a votare. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  295   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  148   
    Hanno votato  293    
    Hanno votato no  2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Dieni ha segnalato che non è riuscita a votare).

Per un richiamo al Regolamento (ore 13,35).

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. A quali articoli del Regolamento si riferisce, onorevole Sisto ?

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, gli articoli sono il 41 e il 59, con riferimento anche all'articolo 58.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 51

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, leggo...

  PRESIDENTE. Onorevole Sisto, deve sempre cambiare microfono, perché quello purtroppo non funziona.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. E raccolgo anche il suo impegno magari a far provvedere a sistemare il mio microfono.

  PRESIDENTE. Non mi occupo direttamente di questo, però cercherò di fare in modo che questo accada.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Se vuole, posso anche provare anche ad intervenire io.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. No, grazie.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Sisto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Illustre Presidente, leggo sul verbale stenotipico di ieri, a pagina 97, un'espressione che io non vorrei mai aver letto in un verbale della Camera. Lo dico con molta franchezza: qui non c'entrano i contenuti, non c'entra quello che è il modo di approccio. Massimo rispetto per i diritti di chiunque e massima deprecazione per chi questi diritti non rispetta nel modo corretto, al di là, poi, di scuse che può aver formulato. Nel merito dell'intervento non dico neanche una parola, come non dico neanche una parola – ma mi consentirà una sola frase – sul fatto che in quest'Aula non si debbono minimamente toccare comportamenti di altri soggetti appartenenti ad altri rami del Parlamento. Questo è un dato che noi abbiamo raccolto e di cui siamo testimoni anche nella scorsa legislatura, in cui più volte i Presidenti delle Camere hanno segnalato che non è consentito criticare alla Camera comportamenti di appartenenti al Senato e viceversa.
  Ma detto questo – e sul merito dell'intervento, ripeto, non dico nulla –, leggere sul verbale, a pagina 97, che «sono capace di mandare il Vicepresidente del Senato a f-a-n-c-u-l-o» a me sembra un dato che non può essere assolutamente, con tutto il rispetto del merito, fatto passare sotto silenzio, perché non c’è un'esimente, non c’è un'esimente di nessun tipo e di nessun genere a lasciare tracce di questo genere su un verbale della Camera.
  Per cui il mio è – come posso dire – un grido di dolore, di dispiacere, ma anche, però, la necessità di ribadire che niente e nessuno e per nessuna ragione può violare così pesantemente il decoro di quest'Aula, consentendo una corretta trascrizione di espressioni che, con tutto il rispetto, non sono degne di un parlamentare.

  PRESIDENTE. Onorevole Sisto, mi ascolti bene: come lei può notare dal resoconto stenografico non appena... anzi, addirittura prima che fosse completata la frase dall'onorevole Dall'Osso io ho tolto la parola all'onorevole Dall'Osso. Il resoconto stenografico non può che riportare fedelmente quello che accade in Aula.
  Io le ho dato la parola su un richiamo al Regolamento e le faccio presente che il richiamo al Regolamento però deve essere su un fatto di attualità. Si poteva intervenire, in quanto lei risulterà che ha chiesto la parola ieri e io non gliel'ho data sul processo verbale questa mattina. Io le ho dato comunque la parola. Resta il fatto – e le faccio anche presente – che è vero: abbiamo cercato sempre di evitare che fossero chiamati in causa in quest'Aula appartenenti non solo all'altro ramo del Parlamento, ma spesso e volentieri ricordo in più di un'occasione quando veniva chiamato in causa il presidente dell'allora regione Puglia Vendola. Le faccio presente che ieri nel dibattito che c’è stato sulla questione del Friuli Venezia Giulia anche i suoi colleghi hanno chiamato ripetutamente in causa il presidente del Friuli Venezia Giulia, al netto di tutto questo io sono non solo consapevole ma ho fatto in modo che non appena quella parola è stata pronunciata – non essendo io veggente, ovviamente non potevo immaginare Pag. 52che quella parola sarebbe stata pronunciata – io sono immediatamente intervenuto e ho tolto la parola all'onorevole Dall'Osso. Questo vale come risposta e non certo per aprire un dibattito. Onorevole Di Battista, grazie. Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15, per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'interno.

(Iniziative in relazione ad illeciti compiuti da dipendenti pubblici – n. 3-01974)

  PRESIDENTE. Il deputato Simonetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01974, concernente iniziative in relazione ad illeciti compiuti da dipendenti pubblici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente, grazie Ministro. Settemila statali, come documenta un dossier della Guardia di finanza dell'anno scorso, in dieci mesi hanno procurato un danno erariale di 4 miliardi a causa appunto della loro condotta sbagliata. Ci sono funzionari corrotti, dipendenti infedeli, che hanno compiuto omissioni, abusi, truffe nella sanità, nell'erogazione delle pensioni, nelle procedure truccate di appalti.
  Noi chiediamo sostanzialmente qual è la linea del Governo nei confronti di questi dipendenti infedeli, non tanto nel licenziamento veloce, quello delle 48 ore che voi volete procurare, ma sostanzialmente se volete cancellare le pensioni a questi, se volete radiarli dall'albo e, soprattutto, come recuperare questi 4 miliardi alle casse dello Stato.

  PRESIDENTE. La Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Presidente, grazie. In premessa vorrei ricordare che la retorica della pubblica amministrazione fatta solo di fannulloni ed incompetenti non appartiene a questo Governo. Noi, però, sin dall'insediamento del Governo abbiamo detto in modo chiaro due cose e questo lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo, prima di tutto, per dare una risposta ai tanti dipendenti pubblici onesti e competenti che lavorano ogni giorno e, ovviamente, a tutti i cittadini che hanno rapporti quotidiani con la pubblica amministrazione. I due obiettivi sono: il primo, sanzionare in modo effettivo chi sbaglia; il secondo, riuscire a semplificare una serie di procedure, perché è attraverso la certezza dei tempi e delle regole della pubblica amministrazione, che noi otteniamo semplicità e trasparenza, e questo è il modo per aggredire quella zona grigia che va dallo spreco all'illecito.
  Quindi, primo punto, sanzionare in modo concreto effettivo chi sbaglia. La norma sull'allontanamento in quarantotto ore di chi truffa la pubblica amministrazione sulla presenza, è una norma che abbiamo approvato in Consiglio dei ministri, che arriva ai pareri delle Commissioni parlamentari e che rappresenta un primo aspetto del più compiuto Testo unico sul pubblico impiego, dove entrerà questa norma, in cui eserciteremo fino in fondo la delega che ci ha dato il Parlamento sul concreto esercizio dei procedimenti disciplinari, proprio per fare in modo che non Pag. 53succeda più quello che è capitato finora, cioè che norme rimangono sulla carta, teoriche, ma poi non producono – le norme disciplinari – le sanzioni concrete ed effettive per chi sbaglia.
  Ci sono poi una serie di altri interventi, e arrivo quindi al secondo obiettivo, quello della semplificazione, che vanno dal codice sugli appalti, che ha visto approvare in via definitiva la delega al Governo, che stiamo riscrivendo in modo semplificato. Questo lavoro va in parallelo con la massima rilevanza che, fin dall'insediamento del Governo, abbiamo dato all'Autorità nazionale anticorruzione, ma anche con due ulteriori decreti legislativi, approvati in Consiglio dei ministri nel primo pacchetto di attuazione della riforma della pubblica amministrazione, che sono quelli sul reclutamento e sulla revoca per mala gestione dei direttori sanitari e quello più in generale sulla trasparenza che dovranno rispettare le diverse amministrazioni per avere un controllo sociale dei cittadini su come vengono spese tutte le risorse della pubblica amministrazione.

  PRESIDENTE. Il deputato Simonetti ha facoltà di replicare.

  ROBERTO SIMONETTI. Vede Ministro, qui non è un problema di tempistiche o di leggi. Qui il problema è che lo Stato deve dimostrare autorità e autorevolezza nei confronti, innanzitutto, dei propri contribuenti, che sono quelli che pagano tutti i servizi che lo Stato deve fornire, e autorevolezza nei confronti di quei dipendenti che si comportano, come avevo detto, in maniera fraudolenta, che utilizzano i loro incarichi per procurare corruzione, per procurare una sorta di infedeltà nei confronti di tutti quei contribuenti che tra l'altro gli pagano anche lo stipendio. Noi dobbiamo dare delle certezze ai cittadini, quindi a quei funzionari che falsificano i documenti affinché qualcuno, in maniera irregolare, possa percepire la pensione, ecco a quei funzionari bisogna togliere la pensione, sospendere la pensione.
  Quei tecnici che dicono di lavorare presso la ASL e invece sono nel loro studio professionale a fare la libera professione, devono essere radiati dall'albo. Così come quei geometri che dicono di essere nell'ufficio pubblico, ma invece sono a casa loro a fare il frazionamento o fare gli accatastamenti bisogna radiarli dall'albo affinché non abbiano più la possibilità di lavorare.

(Problematiche relative al decreto ministeriale n. 850 del 2015 recante disposizioni per le attività di formazione e dell'anno di prova dei docenti neo assunti, con riferimento ai docenti che hanno ottenuto il passaggio ad altro ruolo o ad altro insegnamento – n. 3-01975)

  PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01975, concernente problematiche relative al decreto ministeriale n. 850 del 2015 recante disposizioni per le attività di formazione e dell'anno di prova dei docenti neo assunti, con riferimento ai docenti che hanno ottenuto il passaggio ad altro ruolo o ad altro insegnamento (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MILENA SANTERINI. Signora Ministro, con un decreto ministeriale del 2015, il Ministero ha dato le disposizioni per l'immissione dei docenti, sia quelli neo assunti che quelli che dovevano fare passaggi di ruolo. Mentre per i neo assunti è evidente che devono ripetere l'anno di prova, è stato chiesto, anche a chi ha fatto soltanto un passaggio del ruolo, di ripetere appunto questo anno di prova, nonostante l'abbiano già fatto al momento della loro assunzione a tempo indeterminato.
  Ci chiedevamo quindi se il Ministero intorno a questo problema poteva dirci se è possibile evitare a questi docenti, che fanno un passaggio di ruolo, di ripetere l'anno di formazione.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

Pag. 54

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Onorevole Santerini, come lei ben sa, la riforma n. 107 ha incisivamente introdotto due punti in merito alla questione che lei solleva. Il primo è la eliminazione della distinzione tra periodo di prova e periodo di formazione, il secondo, che è intimamente correlato, anzi è la motivazione del primo, è l'inserimento della formazione come un'attività strutturale, permanente, obbligatoria, per tutti gli insegnanti, sia per gli insegnanti in ingresso che per gli insegnanti in servizio. Questo significa che ciò che troviamo nei commi dal 115 al 119 della legge e cioè la citazione di «periodo di formazione-prova», come un'unica attività che deve garantire il miglioramento della qualità e dell'attività didattica, ma anche garantire agli insegnanti la possibilità di arrivare nei differenti livelli di insegnamento con gli strumenti metodologici e didattici adeguati, è un punto di arrivo di un percorso che riteniamo fondamentale per la qualificazione del nostro sistema educativo, ed è un punto di partenza per far sì che tutta la classe dei docenti italiani abbia questo diritto, esercitato concretamente, di aggiornarsi e di formarsi. Questo è anche il motivo per cui il decreto da lei citato, precisamente il decreto ministeriale n. 850 del dicembre scorso, ha specificamente e volutamente riferito anche al passaggio di ruolo la necessità di compiere un periodo di prova e di formazione, immaginando e inserendo questa duplice attività come una garanzia della qualità migliore dell'insegnamento e una garanzia per ogni insegnante, per esempio, nel passaggio da una primaria – un esempio concreto – a una secondaria di secondo livello in materie letterarie, di poter affrontare questa nuova modalità didattica con gli strumenti adeguati e necessari.

  PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di replicare.

  MILENA SANTERINI. Grazie, signora Ministra. Ritengo di essere stata tra quelli che hanno sempre ribadito la necessità di una formazione previa dei docenti immessi in ruolo, proprio per evitare che la qualità della scuola e dell'insegnamento andasse appunto a scadere perché non c'erano le competenze necessarie, quindi è una battaglia che io condivido. Non solo, ma riteniamo assolutamente doveroso e giusto che si attui quella che nella 107 rappresenta veramente una grande novità politica, che va riconosciuta al Governo, ed è la reintroduzione della formazione in servizio obbligatorio. Io credo che sia un fatto epocale in Italia, tuttavia ci sembra che per questo tipo di categorie, cioè persone che hanno già svolto l'anno di formazione avremmo dovuto stabilire una differenza rispetto agli assunti.
  A mio parere in ogni caso occorrerà che le scuole nella loro autonomia distinguano, appunto, tra quelli che arrivano senza una formazione e i docenti che hanno un lungo iter formativo e che oggi, non a caso, lamentano questo tipo di situazione e hanno, tra l'altro, già fatto ricorso.

(Iniziative per prevenire e contrastare ogni forma di violenza nei confronti dei bambini all'interno delle strutture scolastiche – n. 3-01976)

  PRESIDENTE. Il deputato Galati ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01976, concernente iniziative per prevenire e contrastare ogni forma di violenza nei confronti dei bambini all'interno delle strutture scolastiche (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, ha suscitato forte turbamento nei giorni scorsi la notizia di una maestra di una scuola statale per l'infanzia di Pavullo, in provincia di Modena, arrestata a seguito di un'ordinanza di custodia cautelare del GIP del tribunale di Modena perché ritenuta responsabile di maltrattamenti aggravati su bambini a lei affidati in un'età compresa fra i 3 e i 5 anni. Si tratta di un fatto di accertamento, Pag. 55ma è evidente che è un campanello d'allarme rispetto alla questione traumatica della violenza nelle scuole e nelle altre strutture educative.
  Parliamo di bambini e, quindi, uno Stato deve garantire necessariamente che la disciplina scolastica sia impartita in modo da assicurare l'integrità fisica.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Il fatto che lei cita, onorevole Galati, è ovviamente un fatto molto grave, su cui il direttore dell'ufficio scolastico territoriale competente, cioè quello dell'Emilia-Romagna, si è immediatamente attivato non appena presa conoscenza diretta e circostanziata dei fatti. Posso dare anche un aggiornamento delle ultime ore: su questi temi il procuratore della Repubblica di Modena, proprio nella giornata di ieri, ha comunicato all'ufficio dell'ambito territoriale, all'ufficio scolastico, che nei confronti dell'insegnante in questione è stata eseguita ordinanza cautelare di sottoposizione alla misura degli arresti domiciliari. Immediatamente dopo il dirigente scolastico dell'ufficio territoriale di Modena ha disposto la sospensione cautelare dal servizio della docente, tenendo conto della ovvia evidente gravità dei fatti segnalati e, con un successivo atto, è stato contestualmente avviato il procedimento disciplinare nei confronti dell'insegnante, secondo quanto previsto dal decreto legislativo in merito, il n. 165 del 2001.
  È chiaro che si dovrà attendere l'esito dell'iter processuale. Ricordo naturalmente che le sanzioni eventualmente a carico dell'insegnante, ove essa risultasse – è evidente – colpevole di quanto a lei imputato, vanno dalla sospensione fino a 6 mesi dal servizio fino al licenziamento e ciò è quello che la scuola poi deve fare nei casi in cui c’è, naturalmente alla fine del percorso giudiziario, un conclamato riscontro del fatto, così come accusato.

  PRESIDENTE. Il deputato Galati ha facoltà di replicare.

  GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, capisco bene che siamo in una fase ancora interlocutoria e, quindi, l'impegno del Ministero deve valutarsi e graduarsi secondo le iniziative della procura, ma è evidente che ci troviamo di fronte a un fatto che esiste, cioè la violenza a volte che avviene in un settore educativo fondamentale, perché se i bambini rappresentano il futuro, il processo di rafforzamento della loro identità e della loro autonomia avviene in questa fase di crescita e rappresenta anche, nella vita di ogni bambino, il primo approccio verso ogni forma di socializzazione.
  Quindi, credo che su questo i messaggi devono essere chiari e senza nessun indugio. Per cui, io credo che il lavoro che va fatto non soltanto deve essere di tipo sanzionatorio, quando evidentemente saranno chiare ed evidenti le decisioni della giustizia, ma ci devono essere evidentemente anche delle misure in forma di prevenzione e, quindi, valutare questo soprattutto attraverso controlli e forme che credo che dovrebbero essere individuati in maniera più categorica.
  Ma credo che anche, signor Ministro, una prima prova, diciamo, di comprensione di un fenomeno fondamentale per la vita dello Stato potrebbe anche essere quella che il Ministero si debba costituire parte civile evidentemente nel processo, perché questa questione appartiene al futuro. Noi parliamo sempre di come accrescere la convivenza civile, ma se non abituiamo i bambini dall'inizio diventa traumatico per il futuro non solo di questa generazione ma anche di quelle future.

(Problematiche relative alla tassazione delle supplenze brevi e saltuarie dei docenti precari relative ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2015 – n. 3-01977)

  PRESIDENTE. La deputata Carocci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01977, concernente problematiche relative Pag. 56alla tassazione delle supplenze brevi e saltuarie dei docenti precari relative ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2015 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARA CAROCCI. Grazie, Presidente. Signora Ministro, le retribuzioni pagate con ritardo nel mese di gennaio ai supplenti sono state trattate come arretrati, a quanto pare, e ciò ha consentito di assoggettarle a tassazione separata, quindi senza calcolare le eventuali detrazioni fiscali o per carichi familiari o, per esempio, per gli 80 euro di bonus. Ora questo sembra penalizzare i supplenti con un reddito complessivo annuo inferiore a 8 mila euro, in quanto quelle detrazioni avrebbero consentito di essere esenti dalle imposte.
  Vorremmo sapere, quindi, come il Ministero abbia intenzione di intervenire per poter fare in modo che questi docenti abbiano riconosciuta la retribuzione non come arretrato ma come effettiva retribuzione nell'anno 2015.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. L'onorevole Carocci fa riferimento, appunto, a due tranche di pagamenti o straordinario che sono state puntualmente e precisamente realizzate nello scorso gennaio, il 12 gennaio, per un ammontare di 77 milioni di euro, per la parte più consistente delle supplenze saltuarie e brevi precedentemente svolte nell'anno scolastico 2014-2015, e una seconda emissione del 15 gennaio dello stesso anno – di quest'anno – con un importo di 17 milioni di euro.
  Tuttavia, il tema che l'onorevole solleva, cioè la liquidazione e i criteri di applicazione delle aliquote fiscali alla liquidazione delle supplenze saltuarie e brevi, è una competenza specifica ed esclusiva del Ministero dell'economia e delle finanze. Quindi, il nostro Ministero ha puntualmente sollecitato, laddove era stato necessario, il recupero di questo ritardo e questo è avvenuto – avevo annunciato le date nel mese di dicembre che si sono appunto confermate valide nel gennaio nelle due scadenze che ho detto –, ma il calcolo e l'applicazione delle aliquote fiscali è una competenza e un compito esclusivo del Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi della legge finanziaria del 2010, più specificamente ai sensi dell'articolo 7, comma 38, e non è assolutamente possibile, da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, alcun tipo di intervento su questo specifico tema, che è quello che l'interrogazione dell'onorevole Carocci pone in evidenza.

  PRESIDENTE. La deputata Rocchi, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Grazie, Presidente, e grazie alla Ministra. Ministra, non ci aspettavamo la spiacevole vicenda dei ritardi nei pagamenti delle supplenze, vicenda che purtroppo, come sappiamo, si ripete da qualche anno – sebbene vi sia una conclusione della quale siamo lieti – perché effettivamente aver portato a termine il pagamento di tutte le supplenze del periodo che va da settembre 2015 a dicembre 2015 è estremamente importante, soprattutto per quei docenti che erano in condizioni di particolare difficoltà e di svantaggio, dovendo magari pagarsi anche alloggi fuori dai luoghi di residenza.
  Purtroppo, il pagamento delle retribuzioni non corrisposte si porta dietro questo strascico che proprio non ci voleva. È uno strascico fiscale che ha aggiunto al danno, che evidentemente è sotto gli occhi di tutti, una piccola beffa, quella di vedersi trattato fiscalmente come arretrato uno stipendio erogato tardivamente. Noi sappiamo bene che arretrato di lavoro può essere considerato un premio di produzione, può essere considerato un arretrato da rinnovi contrattuali, un'incentivazione, ma non certo una retribuzione ordinaria pagata in ritardo.Pag. 57
  Su quello esistono comportamenti che devono essere adeguatamente rispettati. Dunque, da questo punto di vista le conseguenze fiscali ci sono, sono già state prese in considerazione, auspichiamo che da parte del Ministero per lo meno ci sia un'iniziativa affinché possano essere effettuate delle compensazioni laddove il danno finanziario possa essere ravvisato in misura più importante.

(Iniziative per favorire lo scambio culturale tra studenti di Italia e Giappone – n. 3-01978)

  PRESIDENTE. Il deputato Dambruoso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01978, concernente iniziative per favorire lo scambio culturale tra studenti di Italia e Giappone (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, parlo nella mia veste senz'altro di deputato di Scelta Civica ma anche quale occasionale presidente del Gruppo parlamentare di amicizia Giappone-Italia. Nella visita in Giappone nel mese di agosto 2015 il Presidente del Consiglio ha evidenziato l'importanza dei rapporti tra Italia e Giappone e, come si è letto, ha assicurato l'appoggio del nostro Paese affinché l'Unione europea dia un'approvazione rapida sia all'accordo di libero scambio UE-Giappone, sia per il partenariato strategico. È proprio sulla base di queste premesse che un primo passo potrebbe essere fatto sul piano culturale, rendendo più semplice il soggiorno di studio nei due Paesi e favorendo gli scambi tra università e scuole di specializzazione. C’è un problema, Ministro, che lei forse già conosce, perché la normativa attuale sui permessi per gli studenti che vogliono trascorrere periodi di studio o di studio-lavoro prevede una possibilità di soggiorno senza visto per soli tre mesi e non consente di svolgere attività retribuita in quel periodo, per studiare, lavorare o per periodi più lunghi. Quindi dovremmo cercare di consentire una permanenza senza il vincolo dei tre mesi per agevolare e allargare sempre di più l'amore che i giapponesi hanno per la cultura italiana e per l'Italia in generale.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, sono sicuramente d'accordo, onorevole Dambruoso, sull'importanza strategica della relazione bilaterale Italia-Giappone. In modo particolare nel campo della scienza e della collaborazione interuniversitaria ci sarà un'occasione a breve molto importante, cioè un G7 della scienza organizzato e tenuto dai colleghi giapponesi, a cui parteciperò, e un già annunciato e organizzato incontro bilaterale con il Ministro omologo che si occupa di ricerca scientifica e di università e con il quale, tra gli altri dossier, affronteremo quello dell'incentivazione alla mobilità interuniversitaria che, è ben vero, oggi è piuttosto bassa. Sono complessivamente circa 150 gli studenti giapponesi presenti nelle università italiane, è un numero veramente molto modesto e sono circa altrettanto quelli presenti nel comparto AFAM, che quindi vengono per lo studio soprattutto della musica, del canto lirico o comunque delle discipline artistiche. Quindi è un lavoro che ci sta a cuore, è un lavoro che incentiveremo, ripeto, con un'occasione molto concreta nel mese di maggio.
  Il tema specifico però che lei pone, che è quello del working holiday agreement, che è una specifica attività di lavoro-studio, potrà essere da noi accompagnata e sollecitata nel rapporto tra il Ministero italiano del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero degli affari esteri nel loro rapporto con gli omologhi giapponesi, perché questa è un'iniziativa che, sia nelle norme previste dalla Farnesina, sia nella sua declinazione concreta per le istituzioni che potranno accogliere gli studenti, i lavoratori o comunque gli stagisti giapponesi in Italia, come avviene per altri Paesi Pag. 58come la Germania, l'Irlanda, la Gran Bretagna e la Francia, non è una diretta competenza del nostro Ministero perché si rivolge ad attività di stage lavorativo. Comunque credo che l'incentivazione della mobilità interuniversitaria sia una base di lavoro importante per poter poi arrivare in tempi rapidi anche a questo particolare tipo di iniziativa.

  PRESIDENTE. Il deputato Dambruoso ha facoltà di replicare.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, grazie Ministro, ho colto senz'altro non solo una pertinenza nelle sue risposte, che mi aspettavo evidentemente per mille ragioni legate al suo background e alla sua professionalità, ma voglio cogliere anche davvero un'opportunità che lei non sottovaluterà, e cioè quella di considerare senz'altro le iniziative della Farnesina, che è il Ministero competente su questo, ma lei è un Ministro ascoltato in questo Governo, non foss'altro per le mille pratiche che ogni giorno le varie scuole e le varie università italiane la vedono coinvolta, quindi un Governo che sta molto attento al suo impegno.
  Ebbene quest'anno si celebrerà il centocinquantesimo anno della firma del trattato diplomatico tra i due Paesi, proprio Italia-Giappone, e questo potrebbe davvero rappresentare un'occasione simbolica importante per poter dimostrare che le distanze, che sembrano tante e che sembrano davvero enormi tra i due Paesi, si avvicinano con l'apertura al movimento, cosa che a lei sta a cuore, come ha appena detto.

(Iniziative in ordine alla riforma dei Conservatori e degli Istituti superiori di studi musicali – n. 3-01979)

  PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01979, concernente iniziative in ordine alla riforma dei Conservatori e degli Istituti superiori di studi musicali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, signor Ministro, i conservatori sono uno straordinario patrimonio dell'Italia e sono anche un grande esempio di qualità formativa. Nondimeno, vi sono una serie di problemi aperti dovuti innanzitutto alla mancata attuazione della riforma del 1999 in merito al reclutamento dei docenti, alla statizzazione degli Istituti superiori di studi musicali e all'attivazione dei bienni e del CNAM. Inoltre il passaggio al sistema universitario degli AFAM, quindi anche le accademie, ha causato e causa attualmente problemi di gestione notevoli in relazione al disimpegno delle province. Abbiamo letto tutti sui giornali pochi giorni fa il caso dell'Accademia di Firenze, ma ha creato problemi anche il percorso formativo. La domanda riguarda proprio come intende operare il Ministero per attuare, anche modificandola, la riforma dei conservatori e degli istituti superiori di studi musicali, considerando il percorso formativo, la struttura del sistema reclutamento e la valutazione e per garantire la loro necessaria autonomia, la funzionalità nell'immediato e la sostenibilità a regime.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Vignali, io non posso che condividere totalmente l'idea che il patrimonio della musica e dell'arte – metterei tutto insieme, come del resto lo sono istituzionalmente nel comparto AFAM questi due settori della nostra cultura e della nostra identità – siano un elemento fondamentale da rilanciare, da valorizzare e da rivisitare anche nel dettaglio di un dettato di legge, la n. 508 del 1999, che non ha trovato mai piena attuazione. Questo Governo ha già dato dei segnali specifici di attenzione a questo settore, li ha dati nella legge di stabilità e li ha dati con incremento dei fondi, penso anche all'ultima legge di stabilità dove si è passati per esempio da un fondo di 5 milioni a un fondo di 12 Pag. 59milioni, quindi più che raddoppiato, per il sostegno di una situazione che comunque ha delle fragilità e delle debolezza a noi tutti ben note. Si è fatta una misura molto interessante, quella dell'incentivo ai giovani che vogliono acquistare strumenti musicali sempre nella stessa legge di stabilità, che lei ben conosce e che è un'altra spia, un segnale importante dell'attenzione. Ma, al di là di queste misure, soprattutto economiche, importanti e in qualche caso necessarie per risolvere alcune situazioni di urgenza, in particolare nel comparto dei conservatori per gli istituti pareggiati, io credo che noi adesso abbiamo un'opportunità straordinaria, che è una delle deleghe della legge n. 107 che ci chiama ad occuparci del patrimonio artistico in campo formativo e ovviamente culturale e con particolare riguardo alla formazione musicale, naturalmente con riferimento specifico alla formazione pre-accademica, che è una delle attività ma non esclusivamente l'unica dei conservatori, e nel raccordo quindi con la rivisitazione del comparto AFAM per la parte accademica e per i piani di specializzazione. Questa è una cornice giuridica dell'oggi perché, come lei sa, stiamo lavorando tra le alte delega anche a questa e credo che questa sarà l'occasione in cui, oltre a misure di sostegno finanziario necessarie, si metteranno a punto i temi del reclutamento, i temi della suddivisione tra la preparazione pre-accademica, che deve raggiungere il più ampio numero possibile di bambini italiani, e la specializzazione dei conservatori, soprattutto di quelli di eccellenza, che devono continuare a produrre i grandi musicisti che l'Italia ha dato al mondo nel corso dei secoli.

  PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di replicare. Ha due minuti.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Ministro. Io conosco bene l'impegno di questo Governo a favore della musica. Lei citava, giustamente, la «buona scuola». Tutti abbiamo salutato con grande positività il fatto che venga ampliata la formazione musicale anche nella scuola dell'obbligo.
  Detto questo, restano i problemi. Teniamo presente che il comparto AFAM equivale a un grande ateneo, ha numeri pari all'ateneo di Bologna. Non credo che all'ateneo di Bologna diamo 12 milioni e 700 mila euro. Forse sarebbe il caso di vedere di riequilibrare un po’ questo settore. Teniamo conto che con la chiusura delle province, anche laddove non ci sia stato il problema, oggi si trovano nell'impossibilità di garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria e le utenze. Non si è mai preoccupati di che fine fanno. Queste sono cose che, nell'immediato, pregiudicano la sopravvivenza.
  Poi ci sono, secondo me, problemi anche più ampi. Credo che andrebbe fatta anche una rivisitazione del percorso formativo. Questo non è un percorso, ad esempio, adeguato ai talenti. Può essere positivo per chi va a insegnare, ma non per i talenti. Forse varrebbe la pena ricominciare a rivedere il percorso, compresa la parte preaccademica. Anche su questo abbiamo dei problemi: metà dei corsi preaccademici sono stati dati all'esterno dei conservatori. Forse anche su questo varrebbe la pena fare una riflessione, anche in considerazione del problema del reclutamento. Dentro una riforma complessiva tutte le cose possono andare in ordine. Da questo punto di vista, vi diamo anche la disponibilità, anche come gruppo, ma non solo, a lavorare con lei per fare tutto il possibile che va fatto – è un obbligo – per un patrimonio straordinario di questo Paese.

(Iniziative di competenza volte ad «accorpare» il voto referendario in materia di trivellazioni con il primo turno delle elezioni amministrative previste per giugno 2016 – n. 3-01980)

  PRESIDENTE. La deputata Pellegrino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scotto ed altri n. 3-01980, concernente iniziative di competenza volte ad «accorpare» il voto referendario in materia di trivellazioni con il primo turno delle elezioni amministrative previste per giugno Pag. 602016 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, sono nove le regioni che hanno raccolto il grido unanime delle popolazioni locali contro le trivellazioni nei loro territori, richiedendo sei referendum contro quelle norme che questo Governo ha imposto, in assenza di un piano energetico e in nome di un modello di sviluppo desueto e fallimentare, devastante per il nostro meraviglioso patrimonio territoriale e dannoso per il clima. Ma il Governo, terrorizzato che gli esiti referendari possono essere un boomerang contro le sue politiche, ha fatto una brusca retromarcia, cancellando parte di quelle norme con la legge di stabilità 2016. Non tutte, però. Un quesito è rimasto valido, quello riguardante la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazione dei giacimenti già rilasciate entro le 12 miglia dalla costa.
  Ministro, ci dimostri che non teme i referendum, perché noi le chiediamo, in questa sede, con questa interrogazione, di accorpare il voto referendario con la prima tornata delle prossime elezioni amministrative. Potremmo risparmiare 300 milioni di euro e garantire la partecipazione di tutti i cittadini.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. Premetto che la legge n. 352 del 1970, che disciplina l'istituto referendario, non contiene espresse previsioni sulla possibilità o meno di abbinamento del referendum abrogativo con le consultazioni elettorali amministrative. Va anche considerato che la norma sull’election day contiene elementi in questo senso, in quanto ha considerato a parte l'esigenza di accorpamento dei referendum, distinguendoli dalle altre forme di espressione della volontà popolare.
  Ciò detto, la celebrazione contestuale di consultazioni referendarie e delle elezioni amministrative incontra anche difficoltà di natura tecnica e non superabili in via amministrativa. Mi riferisco, in particolare, alla diversa composizione degli uffici elettorali, alla ripartizione degli oneri e all'ordine di successione delle operazioni di scrutinio. Per quanto riguarda il primo aspetto, le norme prevedono proprio che l'ufficio di sezione sia composto da quattro scrutatori per le consultazioni amministrative, mentre per quelle referendari ne sono previsti tre. Per ciò che concerne il secondo aspetto, occorre rilevare che alle spese per le amministrative concorrono pro quota, insieme allo Stato, anche gli stessi comuni interessati al voto. In questo caso mancherebbe un criterio legislativo per la distribuzione del peso finanziario della consultazione referendaria, che, ovviamente avendo carattere nazionale, finirebbe per coinvolgere una platea più ampia di amministrazioni locali rispetto a quelle che andranno a rinnovare i loro organi elettivi nella prossima finestra elettorale.
  Relativamente al terzo aspetto va osservato come, in caso di contemporaneo svolgimento di più consultazioni elettorali, è sempre la legge a determinare l'ordine di scrutinio e ciò per l'evidente ragione a cui sono sottese esigenze di garanzia e trasparenza di definire in maniera dettagliata tutte le diverse operazioni, escludendo ogni discrezionalità.
  L'assenza di disposizioni specifiche sull'accorpamento tra referendum ed elezioni amministrative renderebbe inevitabile, pertanto, un intervento di carattere legislativo, non avendo né il Governo né il Ministro dell'interno alcun potere decisionale per disporre autonomamente e con strumenti amministrativi l'abbinamento delle due diverse consultazioni. In effetti, nel 2009, per consentire lo svolgimento contestuale del secondo turno di ballottaggio delle elezioni amministrative e i referendum abrogativi in materia elettorale, fu necessario ricorrere ad una legge ad hoc, la n. 40, emanata nell'aprile di quell'anno.

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  PRESIDENTE. Il deputato Arturo Scotto ha facoltà di replicare. Ha due minuti.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Io non sono soddisfatto di questa risposta, per tre motivi molto semplici. Il primo: il nostro Premier, da qualche giorno, sta discutendo animatamente in Europa per ottenere qualche margine di flessibilità sui conti – pochi spiccioli, per la verità, rispetto alla montagna di iniziative che dovrebbe fare questo Governo per rilanciare la crescita e gli investimenti – e noi ci consentiamo addirittura di non procedere a un accorpamento tra referendum ed elezioni amministrative, che farebbe risparmiare a questo Paese 300 milioni di euro, cifra non smentibile, signor Ministro.
  Secondo punto: c’è una verità politica, c’è un timore molto forte, che attraversa le stanze di Palazzo Chigi e i Ministeri, rispetto alla possibilità che si celebri questo referendum e che venga spazzata via definitivamente quell'idea, dentro lo «sblocca Italia», che cancella qualsiasi autonomia del territorio e delle regioni e, contemporaneamente, mette in discussione un modello di sviluppo che metta al centro l'ambiente e le energie rinnovabili, mentre voi, invece, scegliete ancora la strada delle trivelle del petrolio.
  Infine, le vorrei dare un consiglio, signor Ministro. La memoria non può essere rimossa, non possiamo averne cura soltanto a giorni alterni. Nel 2011 il Governo presieduto dal suo ex capo, Silvio Berlusconi, scelse di non accorpare i referendum sul nucleare e sull'acqua pubblica e le elezioni amministrative. Gli andarono male sia le elezioni amministrative sia il referendum. Se lo ricordi e magari cambi idea (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

(Intendimenti del Governo in merito all'insediamento di una commissione di accesso presso il comune di Reggio Emilia, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 – n. 3-01981)

  PRESIDENTE. La deputata Maria Edera Spadoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sarti ed altri n. 3-01981, concernente intendimenti del Governo in merito all'insediamento di una commissione di accesso presso il comune di Reggio Emilia, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  MARIA EDERA SPADONI. Amministrative di Reggio Emilia 2014. Abbiamo la moglie del sindaco, ex dirigente all'urbanistica di Reggio Emilia, che compra casa da un prestanome delle ’ndranghetisti, che tra il 2003 e il 2014 vince appalti a Reggio Emilia per 339 mila euro. Abbiamo un arrestato, durante l'operazione Emilia, che scrive una lettera al sindaco, ricordandogli le sue presunte promesse e strette di mano e che alcune persone, ora escluse dalle white list, avrebbero fatto campagna elettorale in suo favore, così come per l'ex sindaco e ora Ministro Delrio. Abbiamo un presidente di seggio che falsifica le schede elettorali scrivendo il nome di due candidati PD, che vengono poi eletti in consiglio comunale. Abbiamo l'autista del questore, anche lui arrestato in Emilia, che sconsiglia di votare per un candidato alle primarie del PD; candidato che dichiarerà: forse le primarie furono inquinate dalla malavita organizzata ? Abbiamo intimidazioni a non citare i nomi di boss mafiosi ad una parlamentare – la sottoscritta – durante un comizio. Ministro, dopo tutto questo, c’è ancora qualche dubbio sull'attivare la procedura di insediamento di una commissione di accesso a Reggio Emilia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Sì, onorevole collega, c’è ovviamente più di qualche dubbio, perché la vicenda che viene richiamata vede al centro la figura di un imprenditore di origine calabrese, Francesco Macrì, imputato nel processo «grande Emilia» per una serie di reati che avrebbero agevolato la cosca Pag. 62Grande Aracri e sui presunti rapporti con l'amministrazione comunale di Reggio Emilia. Ma occorre approfondire e che cosa viene fuori ? Da questa situazione emergerebbe la necessità, secondo voi, di un accesso per verificare il pericolo di condizionamento del comune reggiano.
  Premetto che lo strumento dell'accesso ispettivo è finalizzato alla puntuale verifica di elementi indizianti circa l'eventuale sussistenza di fatti e circostanze che possano suffragare l'ipotesi di compromissione della libera determinazione degli organi comunali, con conseguente sviamento dell'azione amministrativa dai canoni di trasparenza e legalità.
  Al riguardo, osservo che i rapporti tra l'imprenditore Macrì e l'amministrazione reggiana sono riferiti, intanto, ad una serie di appalti intervenuti tra il 2003 e il 2012, periodo, tuttavia, nel quale non si era ancora configurata l'ipotesi accusatoria di contiguità mafiosa in capo al Macrì, esente da precedenti penali fino al 2014, né erano emerse controindicazioni che avrebbero potuto influire sul rilascio della certificazione antimafia.
   Quanto alla vicenda relativa all'acquisto di un immobile di proprietà di un'impresa del Macrì che coinvolge la moglie del sindaco Vecchi di Reggio Emilia, dirigente fino a qualche anno fa, del settore urbanistico del comune reggiano, rilevato anche qui che la transazione sarebbe intervenuta prima del coinvolgimento dell'imprenditore calabrese in inchieste di mafia, è anche da dire che l'episodio di carattere privato non attiene direttamente ad attività amministrative o gestorie del comune di Reggio Emilia.
   Naturalmente, laddove successivi accertamenti dovessero suggerire il ricorso a strumenti di carattere ispettivo per accertare se il Macrì abbia effettivamente esercitato forme anche indirette di condizionamento sul comune reggiano, verrà senz'altro attivata la procedura prevista dall'articolo 143 del Testo unico degli enti locali e, in questo contesto, saranno seguiti con la massima attenzione anche gli sviluppi legati all'invio alla redazione reggiana de Il Resto del Carlino di una missiva spedita dal carcere da un imprenditore attualmente detenuto per i suoi rapporti con il clan ’ndranghetista Grande Aracri, in cui il sindaco Vecchi, al termine di sibilline informazioni, viene invitato a rassegnare le dimissioni dal suo incarico.
   A seguito di questo recente episodio, la prefettura di Reggio Emilia ha attivato un dispositivo tutorio in favore del sindaco, anche in ragione della possibile natura intimidatoria della missiva.

  PRESIDENTE. La deputata Giulia Sarti ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIULIA SARTI. Ministro, le riassumo il suo «bla bla bla». In sostanza, voi non volete una Commissione di indagine a Reggio Emilia. Lei ha fatto riferimento a un solo episodio; noi nell'interrogazione abbiamo citato ben sette motivi per richiedere e per inviare una Commissione di indagine a Reggio Emilia.
  Sa, signor Alfano, cosa fa un vero Ministro dell'interno ? Quando scopre che dei consiglieri comunali erano in contatto con imprenditori e ’ndranghetisti e uno di questi è a processo per concorso esterno in associazione mafiosa, un vero Ministro dell'interno manda una Commissione d'indagine. Quando sa che a Reggio Emilia ci sono stati brogli elettorali, in un seggio presieduto da un cutrese, rinviato a giudizio, che alterava le schede, scrivendo il nome di due attuali consiglieri comunali del PD, un vero Ministro dell'interno manda una Commissione d'indagine. Quando c’è un poliziotto, oggi a processo per mafia, che faceva telefonate durante le primarie del PD, per non far votare uno dei candidati sindaci e quel candidato ha perso le primarie, mentre il suo sfidante è diventato sindaco, un vero Ministro dell'interno manda una Commissione di indagine. Quando si scopre che il sindaco di un comune, abita in una casa comprata da un prestanome degli ’ndranghetisti e che pure i lavori in casa sua sono stati effettuati da una ditta legata alla ’ndrangheta, un vero Ministro dell'interno manda una Commissione di indagine. Quando in un comune sono stati dati per anni, per anni, Pag. 63appalti alle ditte degli ’ndranghetisti che oggi sono a processo, un vero Ministro dell'interno manda una Commissione d'indagine. Quando c’è un maxi processo in corso e il clan Grande Aracri di Cutro ha costituito una vera e propria organizzazione mafiosa autonoma dalla casa madre cutrese, con epicentro a Reggio Emilia, un vero Ministro dell'interno manda una Commissione d'indagine. Quando c’è un comune che è stato governato per dieci anni da un sindaco, oggi Ministro, che andava in processione elettorale proprio a Cutro e in quei dieci anni non si è mai accorto che la ’ndrangheta ha proliferato nel suo comune, quando c’è una situazione di imprenditori edili con dentro ’ndranghetisti che ha appoggiato in massa quel sindaco nelle scorse elezioni comunali, un vero Ministro dell'interno manda una Commissione d'indagine e lo fa per togliere il dubbio che l'attuale Amministrazione comunale non sia stata influenzata e condizionata dalla ’ndrangheta.
  Ma lei non è un Ministro dell'interno.

  PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto al Governo, collega.

  GIULIA SARTI. Mi rivolgo con rispetto al Governo e le chiedo, e chiedo, cosa state facendo per i reggiani e per quei cittadini cutresi onesti, per tutti quelli che venivano vessati, minacciati ed erano costretti a pagare il pizzo. La risposta è: niente; la vostra linea è: «non vedo, non sento, non c'ero, e, se c'ero, dormivo». Allora, buona notte, Ministro Alfano. Presto la sveglieremo nuovamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative per tutelare gli amministratori locali e le imprese calabresi, in presenza di una escalation di attentati e intimidazioni, garantendo una maggiore presenza dello Stato in Calabria – n. 3-01982)

  PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01982, concernente iniziative per tutelare gli amministratori locali e le imprese calabresi, in presenza di una escalation di attentati e intimidazioni, garantendo una maggiore presenza dello Stato in Calabria (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  JOLE SANTELLI. Grazie, Presidente e grazie Ministro. Negli ultimi mesi si sta assistendo in Calabria ad una escalation continua di attentati, gli ultimi proprio questa settimana, dall'attentato all'impresa Federico, a Locri, agli attentati di ieri e di oggi a Lamezia. Troppi gli attentati e gli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, non da ultimo, forse da primo, l'inquietante evento accaduto al dottor Nicola Gratteri. Una situazione che sicuramente ha creato allarme e insicurezza in generale. A ciò purtroppo ha corrisposto un assordante silenzio da parte del Governo. C’è una consapevolezza piena della situazione ? C’è una strategia di insieme, signor Ministro ? Quali sono le iniziative che ritenete di prendere ? C’è attenzione ? Avremo il segnale che lo Stato esiste in Calabria ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. Un vero Ministro dell'interno la prima cosa che fa è conoscere le leggi e distinguere le competenze della magistratura da quelle proprie e quindi questo distingue il Ministro dell'interno da...

  PRESIDENTE. Ministro, la prego di rispondere a questa interrogazione.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Ci mancherebbe, ma questo vale anche come cappello per ogni possibile interrogazione, quindi va bene così.
  Allora, rispondo specificamente a quanto detto dall'onorevole Santelli, e vorrei dire che, già nel 2014, nell'audizione presso la Commissione presieduta dall'onorevole Lo Moro, misi in luce la necessità di dare vita ad alcune iniziative che avrebbero potuto consentire, sia dal punto Pag. 64di vista amministrativo, che dal punto di vista normativo, una migliore conoscenza del fenomeno e un più efficace intervento.
   Ho avviato tutto quello che mi ero personalmente impegnato ad avviare e, in piena sintonia con queste indicazioni che avevo dato, abbiamo costituito un osservatorio permanente partecipato anche dai rappresentanti delle autonomie locali, che ha il compito di raccogliere ogni informazione utile proprio per fornire una visione complessiva del fenomeno delle intimidazioni. Questo Osservatorio sta per essere insediato ufficialmente con la partecipazione dei presidenti di ANCI e UPI e si articolerà in sezioni regionali che sono costituite presso le prefetture capoluogo e sarà alimentato con cadenza semestrale da un flusso informativo relativo ai vari episodi di intimidazione registrati.
   L'iniziativa che parte da un'analisi sistemica consentirà anche di tipizzare tutte le forme più consuete attraverso le quali si consuma il tentativo di condizionamento, e l'iniziativa dell'Osservatorio si prefigge di mettere in campo le misure più adeguate a sostegno degli amministratori colpiti o che siano da considerare a rischio.
  Contemporaneamente, abbiamo dato piena attenzione agli amministratori a rischio. Quindi, coordinata dai prefetti, da tempo è operativa una procedura di valutazione collegiale dei singoli fatti intimidatori, improntata alla massima tempestività, che viene svolta con la partecipazione, non solo dei vertici delle forze di polizia, ma anche con il coinvolgimento dell'amministratore interessato e dei magistrati delle procure distrettuali.
   Il livello di protezione, quello adeguato, e il corrispondente dispositivo tutorio sono valutati anche dall'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, che ha specifiche competenze nei casi in cui la condizione di rischio sia collegata a fatti di matrice mafiosa o di criminalità organizzata. Ventiquattro le misure adottate in questo specifico ambito su diretta determinazione dell'Ucis, mentre sono circa mille, esattamente 964, i dispositivi approntati su decisione delle autorità provinciali di pubblica sicurezza. Di queste misure, 158 riguardano amministratori di enti locali calabresi.
  Sul piano normativo, ho anche proposto di estendere agli amministratori locali i benefici previsti dalle disposizioni antiracket.

  PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di replicare.

  JOLE SANTELLI. Grazie, Ministro. Sul punto specifico, oggettivamente non posso che dirmi insoddisfatta, perché, se dal 2014 sono in vigore queste misure – e nonostante anche i provvedimenti di protezione che arrivano però successivamente, sicuramente per tutelare il singolo –, e sussiste l’escalation che le indicavo di atti, vuol dire che tutte queste azioni sono azioni di gran forma, ma di poca sostanza sul territorio.
  Però quello che mi interessava, signor Ministro, è che il problema degli amministratori locali è un sintomo a cui sono legati atti intimidatori sulle imprese e, in generale, una situazione di insicurezza.
  Quello che io chiedo a lei – e le chiedo un'oggettiva sensibilità da siciliano, quindi da persona del sud – è che alcuni elementi non siano trascurati. Quando in un territorio, come la Calabria – e poco fa abbiamo ascoltato i colleghi del MoVimento 5 Stelle che parlavano purtroppo di criminalità calabrese in un'altra regione – c’è una Procura che è assolutamente sottodimensionata negli organici, quando gli organici delle forze dell'ordine vengono decisamente diminuiti, quando non c’è un'attenzione formale e seria, si rischia di perdere il momento giusto per poter intervenire.
  Forse siamo già oltre, ma cerchiamo di correre ai ripari immediatamente. Venga lei a fare un comitato d'ordine pubblico e sicurezza in Calabria e venga a sentire tutti e faccia sentire e fate sentire la presenza dello Stato. Mi creda: non si sente per nulla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

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(Chiarimenti ed iniziative in merito all'utilizzo di veicoli della Croce rossa italiana per il trasporto di profughi da una struttura di Bresso, in provincia di Milano, a Forlì, presso la commissione per la concessione dello status di rifugiato – n. 3-01983)

  PRESIDENTE. Il deputato La Russa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01983, concernente chiarimenti ed iniziative in merito all'utilizzo di veicoli della Croce rossa italiana per il trasporto di profughi da una struttura di Bresso, in provincia di Milano, a Forlì, presso la commissione per la concessione dello status di rifugiato (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Le ricordo che ha un minuto. Prego.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie. Da quando abbiamo scritto l'interrogazione a quando è stato possibile interrogare il Ministro competente è passato un po’ di tempo per cui nel frattempo – e voglio dargliene atto, signor Ministro – il problema è sostanzialmente risolto come in via breve avevamo chiesto e, cioè, facendo non più andare fino a Forlì i rifugiati che erano a Bresso, ma avvicinandoli a Milano. E, quindi, lei ci darà se vuole delucidazioni. Pertanto, avendo nel frattempo risolto, io approfitto per annunziare che ho presentato cinque minuti fa, invece, un'interrogazione scritta, ma le chiedo se non è possibile avere subito in Aula il Presidente del Consiglio o lei stesso per rispondere a quello che Il Fatto Quotidiano oggi mette in prima pagina: Giallo indiano: «Marò in cambio di dossier contro Sonia Gandhi». È un fatto di una gravità incredibile. Mi perdonerà se approfitto del question time, ma siccome sui marò cala il silenzio...

  PRESIDENTE. Collega La Russa...

  IGNAZIO LA RUSSA... ogni occasione è buona.

  PRESIDENTE. Quindi, mi sembra di cogliere la richiesta di un'informativa urgente. Però, lei dovrebbe comunque attenersi al merito dell'interrogazione e, quindi, a quello di cui stiamo discutendo e che ho annunciato poco fa.
  Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie. Girerò ovviamente la questione posta dall'onorevole La Russa relativamente agli articoli di cronaca, su cui naturalmente io ho un mio personale giudizio, ma bisogna che vengano rispettate le forme e che quindi venga qui il Ministro competente a riferire. Per rispondere a quanto previsto dal quesito di questo question time, ringrazio l'onorevole collega Ignazio La Russa per la presa d'atto di quanto si è verificato. Ciò non mi esime da qualche motivazione sulle ragioni per cui ciò che si è verificato e risolto ha avuto luogo. Noi abbiamo aumentato il numero delle commissioni e abbiamo efficientato il sistema. Ormai le risposte arrivano in tempi assolutamente europei, ma evidentemente il flusso dei migranti ha determinato che non tutto ancora funziona nei termini di una distribuzione del carico del lavoro omogeneo come noi stiamo lavorando perché sia. Quindi, siamo nella direzione giusta e ancora l'obiettivo non è definitivamente centrato. In questo contesto, un aumento dei tempi di trattazione a Milano ci ha indotto ad una decisione che è quella per cui il presidente della Commissione nazionale d'asilo ha trasferito l'esame di trecento istanze alla commissione Forlì-Cesena proprio per sopportarne meglio l'onere. Nel caso evidenziato, la necessità di provvedere al trasbordo dei richiedenti asilo è legata proprio all'obbligo di svolgimento presso la commissione di Forlì del colloquio individuale delle singole persone. È imprescindibile tutto ciò per la definizione della domanda. Vi provvede la Croce Rossa, nel caso di specie, che gestisce il centro di accoglienza di Bresso, sulla base di una convenzione con la prefettura di Milano. I costi di trasporto vengono contabilizzati sui capitoli di spesa relativi al sistema di accoglienza. È il caso di notare Pag. 66che l'onere gestionale del trasporto trova quantomeno compensazione nel minore tempo di permanenza dello straniero nelle strutture governative dalle quali dovrà comunque allontanarsi dopo la decisione, sia in caso di accoglimento, che di respingimento dell'istanza. In occasione di uno di questi trasporti si è anche verificato un piccolo incidente. Posso assicurare comunque che l'incidente non ha avuto gravi conseguenze per le persone coinvolte che hanno tutte riportato lesioni lievi con una dimissione immediata dal pronto soccorso.

  PRESIDENTE. Il deputato La Russa ha facoltà di replicare, per due minuti.

  IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio. Certo far fare 600 chilometri ogni giorno ai mezzi della Croce Rossa non era la cosa ottimale. Spero che non si debba più ripetere e che più attenzione sia riservata alle esigenze della Croce Rossa.
  Ma, vede, Presidente, io la ringrazio per avere lei ricordato che la richiesta di sentire il Presidente del Consiglio in merito all'accusa che Il Fatto Quotidiano...

  PRESIDENTE. Collega, io le ho già chiesto di rimanere nel merito.

  IGNAZIO LA RUSSA. Sì, ma mi lasci usare il minuto e mezzo.

  PRESIDENTE. No, non lo può utilizzare come vuole perché...

  IGNAZIO LA RUSSA. Vede, lei sta facendo quello che fanno altri: tenere sotto silenzio la vicenda dei marò.

  PRESIDENTE. No, sto applicando il Regolamento.

  IGNAZIO LA RUSSA. Lei non vuole che gli italiani sappiano che c’è chi accusa il Presidente Renzi...

  PRESIDENTE. Collega La Russa, se vuole rispondere sul merito dell'interrogazione...

  IGNAZIO LA RUSSA... di avere nascosto una trattativa...

  PRESIDENTE. Se vuole rispondere sul merito dell'interrogazione, lo può fare, altrimenti possiamo anche andare avanti perché lei mi ha fatto una richiesta urgente di informativa in Aula e io solleciterò il Governo e il Presidente del Consiglio. Ma noi qui stiamo discutendo di un altro tema, di un'altra interrogazione.

  IGNAZIO LA RUSSA. Quindi lei non vuole che si parli dei marò ?

  PRESIDENTE. Collega La Russa, lei intende andare avanti con l'argomento che sta citando da quel quotidiano ? Glielo chiedo. Accendete il microfono al collega La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. Sì, sì, certo. Certo che intendo andare avanti e lei mi farà recuperare anche il tempo che mi ha sottratto...

  PRESIDENTE. Va bene, allora le devo togliere la parola. La ringrazio.
  È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (Commenti del deputato La Russa).
  Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 16,15 con il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bindi, Biondelli, Bratti, Bressa, Capelli, Catania, Dellai, Epifani, Giancarlo Giorgetti, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Merlo, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Ravetto, Pag. 67Realacci, Sanga e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 698-A ed abbinate.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 698-1352-2205-2456-2578-2682-A: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo 1.
  Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il parere sull'emendamento 8.200 della Commissione, che è in distribuzione.
  Avverto che fuori della seduta le proposte emendative Nicchi 4.60 e 5.50 e Lenzi 8.050 sono state ritirate dalle presentatrici.

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Presidente, sugli emendamenti Silvia Giordano 2.4, Baroni 2.7, Lorefice 2.5, Di Vita 2.51, Mantero 2.53, Di Vita 2.8, Mantero 2.6, Grillo 2.50, Baroni 2.52 e Grillo 2.54 il parere è contrario. Sull'emendamento Miotto 2.55 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Grillo 2.9 e Mantero 2.12 il parere è contrario. Sull'emendamento Miotto 2.57 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Baroni 2.58, Silvia Giordano 2.10 e Nicchi 2.56, infine, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 2.4, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lattuca, Gianni Farina, Rizzo, Polidori, Cesaro, Montroni, Prestigiacomo, Sandra Savino, Ciracì, Faenzi, Simone Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  312   
   Votanti  309   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato   45    
    Hanno votato no  264.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Manfredi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 2.7.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

Pag. 68

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, intervengo per preannunciare voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, intervengo semplicemente per specificare l'intento del nostro emendamento, che fa riferimento ad una norma diversa, che non è la legge n. 68 del 1999 bensì la n. 328 del 2000, che secondo noi è l'aspetto principale. Però a questo punto vogliamo accettare l'invito del PD formulato prima dell'interruzione della seduta ad essere realisti e a guardare in faccia la realtà, e quindi a riconoscere che i livelli essenziali, sì, sono scritti sulla carta, ma non sono garantiti. E allora a questo punto mi chiedo che senso ha l'articolo 2, comma 1, in cui definiamo per l'ennesima volta i livelli essenziali delle prestazioni, i cosiddetti LEP: chiedo al PD, siamo realisti, li scriviamo, ma quindi anche questi non saranno garantiti, o ho capito male ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, con questo emendamento noi chiediamo, non nell'ambito del procedimento della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e bla bla bla: noi chiediamo che entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della salute di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, vengano finalmente definiti i livelli delle prestazioni sociali ai sensi della vituperata ed inattuata legge n. 328 del 2000. La quale tra le altre cose individua l'obbligatorietà dei progetti individualizzati nella presa in carico della disabilità, e tante altre bellissime cose che vengono ovviamente non fatte perché non viene data una lira a questi tipi di provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 2.7, con parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli, Vignaroli, Nastri, Beni, Gandolfi, Galperti, Palma, Vezzali, Castiello, Gallinella, Gagnarli, Lupo, Parentela, Massimiliano Bernini, Borghi, Pastorino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  359   
   Votanti  355   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato   89    
    Hanno votato no  266.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lorefice 2.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, questo emendamento ricalca l'emendamento precedente. A parziale risposta del bell'intervento della collega di Commissione Miotto, volevamo ricordare che i livelli essenziali, che lei dice di fatto non vengono ottemperati nella presa in carico della disabilità grave, e di fatto afferma il fallimento dello Stato... Ma la ringraziamo, nel ricordarci che lei era...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce ! Per favore. Altrimenti diventa difficile anche ascoltare cosa dice colui che sta intervenendo. Prego.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Che la collega era presente quando a livello di prestazioni domiciliari semiresidenziali e residenziali, che sono finanziate dal Fondo sanitario per gli oneri a carico delle ASL, Pag. 69nonché dal Fondo per le non autosufficienze (legge n. 296 del 2006) e per le spese di competenza dei comuni...
  Ebbene, la cosa stupefacente è che la collega Miotto si eleva al di sopra della Corte costituzionale, la quale invece afferma, con sentenza n. 36 del 2013, con riferimento agli anziani non autosufficienti, la piena applicabilità dei livelli essenziali, che viene di fatto confermata. Poiché le norme sui diritti esigibili stabiliti dai LEA per gli anziani non autosufficienti sono identiche – questo afferma la sentenza – a quelle riguardanti i soggetti disabili, anche per questi nostri concittadini le ASL e i comuni sono obbligati, come sopra specificato, a fornire le necessarie prestazioni domiciliari, in ordine di priorità, semiresidenziali e residenziali. Va altresì evidenziato che nella stessa sentenza n. 36 del 2013 la Corte costituzionale ha precisato che sono non autosufficienti i cittadini anziani o disabili che non possono provvedere alla cura della propria persona o mantenere una normale vita di relazione senza l'aiuto determinante di altri. La piena esigibilità dei diritti sanciti dai LEA è ulteriormente confermata dalla sentenza del TAR del Piemonte n. 189 del 2014, in cui viene puntualizzata la previsione di liste di attesa per la fruizione da parte dei cittadini con handicap grave del servizio di inserimento in strutture semiresidenziali – che di fatto rientra di tutta evidenza nei LEA, livelli essenziali di assistenza –, precludendo di fatto, ad alcuni aventi diritto, la tempestiva fruizione del servizio stesso. Questo di fatto viola le predette norme. Si segnala altresì che non vi sono sentenze che neghino o limitino l'esigibilità dei diritti sanciti dai LEA. Nel momento in cui abbiamo la legge n. 328 del 2000, che all'articolo 22 prevede di fatto l'erogazione, la stabilizzazione e il finanziamento dei LEPS e nel momento in cui abbiamo un'ulteriore norma successiva che praticamente stabilisce, nel 2011, che devono essere erogati ed emanati i LEP, ovvero il decreto legislativo n. 68 del 2011, cosa pensiamo di fare ? Pensiamo di fare un ennesimo Fondo – ancora una volta un altro fondo ! – che permetterà di fatto il lavoro precedente, sistematico, puntuale, per cercare di capire come l'erogazione del denaro debba essere giustamente gestito e soprattutto la struttura di controllo che dovrebbe essere all'interno di queste erogazione di servizi, dato che le RSA ci costano 19 miliardi di euro e non c’è settimana in cui non c’è uno scandalo di istituzionalizzazione violenta in una di queste strutture, mentre il privato, accreditato attraverso le lobby, anche dell'Associazione italiana dell'ospedalità privata, riesce a godere di un finanziamento dal Servizio sanitario nazionale per le loro residenze sanitarie assistite di 19 miliardi di euro ! Siccome non si vogliono lasciare levare a loro questi soldi, si prendono un po’ di soldi e si creano alcuni istituti, alcuni artifici, per dare poche briciole e far credere agli italiani che stiamo operando nel senso dei loro diritti, che già ci sono e che non vengono di fatto difesi dai legislatori che hanno votato quelle norme.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, in realtà questo è uno degli articoli più interessanti della proposta di legge, perché mentre conosciamo bene tutta la tematica relativa ai livelli essenziali di assistenza, i famosi LEA, con tutta la complessità del definirli e con tutto l'impegno che hanno, per esempio, molte persone affette da malattie rare a entrare e a far parte in questa sorta di riconoscimento che è rappresentato dai LEA, per molto tempo ci siamo battuti perché venissero riconosciuti i famosi LEAS, cioè i livelli di assistenza anche in campo sociale.
  Questo perché noi soffriamo in molti casi – questo è uno di quelli – di quella sorta di spaccatura che ci porta a distinguere il sistema sanitario nazionale, come sistema assistenziale, da quelle che sono le politiche sociali come ambito concreto in cui ci si prende cura dei bisogni sociali dei pazienti. Non sempre, infatti, è possibile distinguere tra bisogni di assistenza e Pag. 70bisogni sociali; molto spesso questi si presentano in una forma fortemente intrecciata e in qualche modo con continui e costanti rimandi dall'uno all'altro. Questo articolo di legge, nella sua semplicità e anche nella sua discrezione, pone invece con molta chiarezza questo aspetto: pone all'ordine del giorno dell'attenzione di chiunque si appresti a legiferare in queste materie complesse come non ci possono essere livelli di assistenza scompaginati, divisi, distinti dai livelli sociali. Misurato attraverso che cosa ? Attraverso un indicatore comportamentale che sono le prestazioni. Ma ciò che interessa qui non è tanto il catalogo delle prestazioni a cui si ha diritto, quanto il principio a monte che ricuce in una visione unitaria il bisogno di assistenza e il bisogno sociale, in modo tale da poter considerare davvero la qualità del trattamento sociale parte integrante dello stato di benessere del paziente, prerequisito fondamentale anche per le sue condizioni di salute.

  PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti dell'Istituto d'istruzione superiore Ramacca-Palagonia di Ramacca, in provincia di Catania, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nizzi. Ne ha facoltà.

  SETTIMO NIZZI. Presidente e colleghi, intervengo per sottolineare il fatto che abbiamo erroneamente votato sul precedente emendamento, votando «no»; avremmo dovuto votare «sì». Per quanto riguarda questo emendamento, noi voteremo «sì», e anche per i successivi, per un motivo molto semplice: se avessimo dato al Governo il tempo di tre o sei mesi – non è importato se di tre o sei mesi – perché il Governo si fosse impegnato ad emanare i LEAPS, cioè i livelli minimi essenziali delle prestazioni sociosanitarie, sarebbe stata una cosa buona. Qui, invece, diamo i sei mesi di tempo al Governo per emanare gli obiettivi. Perché facciamo questo ? Noi dobbiamo dare dei termini perché siano i livelli di assistenza ad essere emanati piuttosto che gli obiettivi. Quali sono gli obiettivi ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 2.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Furnari, Beni, Marcon, L'Abbate, Sarti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  395   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  142    
    Hanno votato no  253.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Manfredi e Bargero hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita 2.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Presidente, intervengo per dichiarare voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, sempre per capire la gravità di come vengono fatte le cose, concentrandoci solo ed esclusivamente su una piccola platea di aventi diritto, che poi andremo ad approfondire chi sono, rimarchiamo ancora una volta che questi LEP sono stabiliti dall'articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione.
  Il fatto di non voler fare mettere in pratica la Costituzione rende questo provvedimento Pag. 71veramente piccolo, veramente un'occasione mancata da parte della storia. Vi siete concentrati su un piccolo problema nel momento in cui avevate un'occasione di sistematizzare delle cose rimaste in sospeso, in particolare per quanto ci dice la Costituzione. Questo è molto grave, Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 2.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione. No, c'era il collega Sannicandro; revoco l'indizione della votazione. Mi scusi, Sannicandro, non l'avevo vista, prego.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Lo so che la sua attenzione è rivolta altrove.

  PRESIDENTE. No, è rivolta all'Aula, solo che lei è molto a sinistra. Questo non è un problema politicamente, ma, a volte, è un problema per vedere chi alza la mano.

  ARCANGELO SANNICANDRO. È una questione di prospettiva ! Presidente, più che un intervento è un richiamo al Regolamento: molto spesso qui è invocata la norma del Regolamento che prevede preclusioni, assorbimenti, eccetera. Ora, sto notando che gli emendamenti 2.5, 2.51, 2.53, 2.8, 2.6, 2.50, 2.52 e 2.54 sono pressoché identici nel contenuto. Credo che la signoria vostra non potrà certo farsi ingannare dal fatto che talvolta è introdotto il riferimento all'articolo 117 della Costituzione, talaltra non è indicato.
  Ora, poiché, normalmente, quando ci sono queste situazioni, si può procedere anche per votazioni per principio, credo che, se lei qui scegliesse la norma che potrebbe coprire tutte le altre, potremmo agevolare il lavoro dell'Aula e il lavoro suo. Ovviamente, mi fermo a questi, ma sono una decina di emendamenti che sostanzialmente dicono esattamente la stessa cosa. Talvolta si dice tre mesi, talvolta si dice sei mesi.
  Allora, se si vota tre mesi, non si potrà votare sei mesi; se si dice sei mesi, non si potrà votare tre mesi. Non è che lo dobbiamo applicare soltanto in quelle famose occasioni in cui poi, tra l'altro, è anche contestabile.

  PRESIDENTE. Sì, la ringrazio. Come lei evidenziava, sono pressoché simili, ma non sono uguali, e la votazione per principio è stata qui ampiamente superata dalla prassi; però, è chiaro che, come diceva lei alla fine del suo intervento, se uno di questi dovesse essere approvato, precluderebbe tutti gli altri. Poi vediamo come si comporta l'Aula, però i pareri sono tutti contrari.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 2.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Fantinati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  400   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  253.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero 2.53, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Causi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 72
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  406   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no  257.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 2.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Pelillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  404   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  148    
    Hanno votato no  256.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero 2.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  402   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  255.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 2.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Questo è un emendamento che cerca di dare un minimo di dignità al Dipartimento per le pari opportunità, perché, come sappiamo, il Ministero non esiste e la Presidenza del Consiglio dei ministri sembra assolutamente lavarsi le mani dei temi di competenza del Dipartimento per le pari opportunità. Abbiamo proprio oggi discusso la proposta di legge in tema di quote rosa; ora, voglio dire, le pari opportunità non riguardano semplicemente lo status della donna e dell'uomo. Rientra perfettamente anche in questioni sulla disabilità, perché ricordo che, sempre nel vostro Piano di azione biennale per la disabilità, il Ministero per le pari opportunità ha dei ruoli da protagonista. Quindi, volevo chiedere se il parere contrario è proprio per non inserire il Dipartimento per le pari opportunità o se non va bene il riferimento alla legge n. 328 del 2000.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 2.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Bolognesi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  404   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  151    
    Hanno votato no  253.    

Pag. 73

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 2.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  405   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  258.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 2.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Vecchio, Molteni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  401   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no  252.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Miotto 2.55 su cui i pareri sono favorevoli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. In merito a quanti affermano che questo provvedimento sia sostenuto dalle associazioni, volevo fare solo un breve elenco di associazioni, e non è un caso che lo faccio sull'emendamento Miotto, Presidente: l'associazione GEAPH, Genitori e amici dei portatori di handicap, di Sangano, l'AGAFH, Associazione genitori adulti e fanciulli handicappati, di Orbassano, l'AIAS, Associazione italiana assistenza spastici, sezione di Torino, l'associazione La Scintilla, di Collegno e Grugliasco, l'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, di Torino, l'associazione Odissea 33, di Chivasso, l'associazione Oltre il Ponte di Lanzo Torinese, l'associazione Prader Willi, sezione di Torino, l'APS, associazione di promozione sociale di Torino, l'associazione Tutori volontari, di Torino, la COGEHA, Collettivo genitori dei portatori di handicap, Settimo Torinese, il Comitato per l'integrazione scolastica di Torino, il GGL, il Gruppo genitori per il diritto al lavoro delle persone con handicap intellettivo, di Torino, il GRH, Genitori ragazzi handicappati, di Venaria-Druento, Gruppo inserimento sociale handicappati di Ciriè, di Torino, l'ULCES, Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale, di Torino, e l'UTIM, infine, Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva di Torino. Visto che io ho una situazione gravissima in merito alle cooperative rosse su Roma – su 21 euro che entrano, vengono dati solo 8 euro per un'ora di lavoro a un operatore socio sanitario – mentre, probabilmente, la collega Miotto gode di un contesto culturale e economico che, forse, forse, riesce ancora a resistere ad una crisi in cui non esiste una cooperativa su Roma che riesca a lavorare senza avere una conoscenza politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non esiste un appalto su Roma che non venga definito come un'operazione di sartoria ad hoc. Probabilmente, il contesto culturale e socio economico dell'onorevole Miotto deve essere di tipo svizzero. Però, vediamo un'altra regione, la regione di Torino: tutte queste associazioni, onorevole Miotto, non la pensano come lei, ma la pensano come noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 74

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, a parte che non vedo l'attinenza rispetto all'emendamento, ma la cosa che mi rincresce moltissimo è che è stato citata solo la regione di Torino, cioè il Piemonte, o sbaglio ? E poi non so per quale motivo, perché non si è capito fondamentalmente, perché sono contrarie tutte le strutture, addirittura i GLH che non sono certamente un'associazione, ma che sono dei gruppi di lavoro scolastici. Cioè in modo così, come dire, «disincronizzato» – uso termini molto alla 5 Stelle – è stata nominata tutta una serie di associazioni solo di un territorio e poi sono state di botto criticate tutte le associazioni rosse di Roma. Vorrei ricordare che le associazioni, le cooperative, sono fatte di uomini e donne, e queste possono scegliere se essere nere, rosse o bianche, e che le persone vanno rispettato per quello che sono, anche se fanno solo gli operatori. Io credo che la famosa storia dei 21 euro e degli 8 euro sia una situazione molto grave e lo sia, però, non solo a Roma, ma in tutto il Paese; quello che voglio dire è che ci sono dei costi all'interno delle cooperative che io certamente non vado a legittimare, ma trovo assolutamente indecoroso quando parliamo di «dopo di noi», quando parliamo di livelli di intervento, andare a citare dei meccanismi di lavoro che nulla hanno a che vedere con questo provvedimento che, lo ripeto, ha al centro della sua attenzione la famiglia e non il lavoratore né, tanto meno, la persona con disabilità. Poi, visto che ci saranno le primarie a Torino, lo voglio dire, mi sembra anche strumentale politicamente questa roba, oggi, di citazioni, per cui mi permetto di dirlo prendendomi oneri e onori di quanto fatto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con molta attenzione e pazienza, nonostante, a volte, io abbia avuto voglia di urlare, in quest'Aula, il dibattito di questa mattina, su una materia così delicata da ogni punto di vista, politico, sociale, istituzionale e umano, come la condizione dei disabili. Io penso che noi dovremmo evitare una polemica politica spesso spicciola e che non ha nessun riferimento con le questioni di cui stiamo discutendo. Perché i diversi Presidenti che si sono succeduti hanno consentito che al posto di intervenire nel merito degli emendamenti si sviluppasse una discussione su questioni che non hanno niente a che vedere con questa legge. Per l'ennesima volta un deputato sputa fango sulla realtà, importante, secondo me, rappresentata dalla cooperazione sociale. Conosco tanti lavoratori delle cooperative sociali che svolgono le loro funzioni con dignità, facendo lavori di grandissimo impatto emotivo con professionalità e con umanità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà), e ritengo che sia vergognoso, da parte di alcuni deputati, per ragioni polemiche, buttare fango su una realtà che, invece, ritengo faccia onore al nostro Paese. In questo momento io sono dalla parte di quelle decine di migliaia di lavoratori delle cooperative sociali che meritano il nostro rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, semplicemente per andare ad integrare l'intervento del mio collega, vorrei sapere se qui dentro è possibile o è un tabù fare delle critiche nel merito a un testo di legge che stiamo per approvare. Siamo dei legislatori, ci sono dei pericoli, ci sono delle preoccupazioni all'interno di un testo che probabilmente diventerà legge; ci è lecito, in quanto opposizione, ma, ancor prima, in quanto rappresentanti del popolo italiano, porre all'attenzione di tutta l'Aula dei pericoli che potrebbero esserci anche in buona fede, oppure dobbiamo semplicemente Pag. 75dire che tutto è bello, tutto è buono, perché quando si parla di disabilità guai a fare critiche, se no strumentalizziamo, facciamo schifo e siamo dei terroristi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Squarciamo questo velo di polemiche ed entriamo nel merito delle questioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il collega Sannicandro chiede di parlare per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, in questo caso vorrei richiamare la Presidenza, ricordando che c’è una norma nel nostro Regolamento che impone di intervenire quando un deputato esce fuori dal seminato. Ora, mi pare – chiedo aiuto a lei – che noi stiamo sull'emendamento 2.55 Miotto, o mi sbaglio ?

  PRESIDENTE. Confermo.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Perché io ho perso la bussola, qui, sentendo parlare di tutto e di più. Ora, che cosa dice questo emendamento ? Cominciamo a parlare dell'emendamento: è un emendamento di carattere, come dire, di tecnica redazionale, perché laddove l'articolo 2, primo comma, dice: sono definiti i livelli essenziali delle prestazioni nel campo sociale da garantire ai soggetti di cui all'articolo 1 della presente legge in tutto il territorio nazionale, giustamente la collega Miotto – poiché l'articolo 1, non parla di quello che lei vuole dire o, meglio, non parla soltanto di questo, ma ci sono anche tutti i richiami alle leggi internazionali e così via – ha detto che bisogna aggiungere alle parole: di cui all'articolo 1, le seguenti: , comma 2. Il comma 2, infatti, è il comma che nell'articolo 1 definisce i destinatari dei livelli essenziali di assistenza. Questo è il tema e sfido i colleghi dei 5 Stelle o altri a non votare a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vazio. Ne ha facoltà.
  FRANCO VAZIO. Signor Presidente, ascoltiamo sempre con grande curiosità gli interventi dei colleghi del Movimento 5 Stelle, però mi sembra che questa volta siano andati oltre ogni ragionevole prudenza perché, dai loro banchi, ascoltare lezioni su come debbono essere assegnati gli appalti dimenticando che un loro sindaco, dimenticando che al comune di Pomezia (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  FRANCO VAZIO. ... l'autorità anticorruzione ha stigmatizzato quell'appalto come un appalto da rifare, illegittimo ! Sentire, anche, il sindaco di Pomezia che dice: che se ne facciano una ragione ! Capisco, inoltre, che, quando si approvavano i temi sull'anticorruzione, su cui si erano detti contrari, loro si astenevano. Ciò proprio per questa ragione, ma, credo, che noi lezioni di questo tipo non ne meritiamo affatto.

  PRESIDENTE. Va bene, io adesso però vi chiedo di rientrare: ho fatto parlare anche il collega Vazio, il collega Melilla, vi chiedo di rientrare nel tema dell'emendamento che si riferisce ad un articolo, l'articolo 1...

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Anche loro !

  PRESIDENTE. Collega Piazzoni, non c’è bisogno di urlare. Dicevo che si riferisce all'articolo 1... l'emendamento 2.5 Miotto, si riferisce all'articolo 2 che ha dentro una serie di argomenti su cui io lascerò dibattere. Se poi il dibattito inizia ad andare su altri temi, che è quello delle lezioni dall'uno all'altro, su questo non è permesso. Però, ho lasciato concludere questo giro e vi chiedo di restare nel merito. Non mi pare ci siano altri interventi.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 2.55, parere favorevole di Commissione e Governo.Pag. 76
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  355   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
 354    
    Hanno votato
no    1).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 2.9, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  416   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
  73    
    Hanno votato
no  343).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantero 2.12. ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente, anche in questo caso si vede e si capisce come mai il Movimento 5 Stelle non ha voluto abbinare una proposta di legge sul dopo di noi; c’è un motivo metodologico, un motivo di razionalità e anche un motivo di prudenza, perché Movimento 5 Stelle ritiene che prima di andare a reinventare la ruota, a creare nuovi istituti giuridici di diritto privato, per favorire magari una platea di 1.500 disabili a fronte di una platea allargata di 300.000, noi andiamo a fare alcuni controlli, andiamo a studiare come qualsiasi legislatore in buona fede che entra e vuole semplicemente cercare di ottimizzare un sistema. Un sistema in buona parte inattuato.
  Leggo testualmente il comma 2 dell'articolo 2:
   «Nelle more del completamento del procedimento di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 2011, n. 68, previa intesa in sede di Conferenza unificata, definisce, con proprio decreto, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli obiettivi di servizio per le prestazioni da erogare ai soggetti di cui all'articolo 1». Uno inizia a leggere il comma, Presidente, e dice: finalmente, nelle more dal 2011, stavamo aspettando l'emanazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali ! Invece no, c’è una curvatura nel comma in cui queste more, queste benedette more dal 2011, siamo al 2016, a un certo punto non le abbiamo trovate più perché se l’è mangiate il Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero 2.12, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  420   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 105    
    Hanno votato
no  315).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 2.57, parere favorevole di Commissione e Governo.Pag. 77
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  355   
   Astenuti   70   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
 346    
    Hanno votato
no    9).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 2.58, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  413   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  329).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 2.10, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  419   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  309).    

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 2.56, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  350   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
  37    
    Hanno votato
no  313).    

  Passiamo alla votazione dell'articolo 2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, questo articolo è importantissimo, rimandiamo a un futuro momento la possibilità da parte della Commissione affari sociali di riuscire a calendarizzare provvedimenti veramente importanti, provvedimenti che possano levare soldi pubblici alle lobby dell'ospitalità privata con una situazione, cito solo l'esempio del Lazio in cui abbiamo personaggi del calibro di Casanatta che è direttore generale dell'AIOP del Lazio, stiamo parlando del fatto che un 40 per cento di strutture accreditate, Presidente, nel Lazio accoglie il 40 per cento dei diciotto miliardi che vengono erogati in favore della sanità pubblica. Contrariamente a quello che si pensa, riguardo al privato accreditato non è la Lombardia la regione regina, bensì il Lazio. La Lombardia è conosciuta per un modello misto pubblico-privato che funziona, dobbiamo darne atto, mentre invece abbiamo situazioni di grandissimo spreco nell'erogazione di prestazioni per pazienti cronici neurodegenerativi, disabili, persone che non solo sono sopra i 65 anni, ma molto spesso Pag. 78anche disabili con diagnosi psichiatrica, Presidente. E noi andiamo a vedere l'articolo 2 che dice: definizioni delle prestazioni assistenziali da garantire in tutto il territorio nazionale e abbiamo questo senso di colpa che viene dalla legge n. 328 del 2000, che viene dal decreto del 2011, che viene dalla Costituzione che ci impone di emanare questi livelli, benedetti livelli essenziali delle prestazioni sociali, e troviamo questa coda di pavone della maggioranza, del Governo, che si apre per un provvedimento di decine di milioni, come andremo poi a vedere, di cui una buona parte, stiamo parlando di un terzo, prevede detrazioni per assicurazioni private per quali parti della disabilità, per quale platea della disabilità ? La più ricca, perché ovviamente la più povera, mi dispiace, sono comunque contento del fatto che il collega di Sinistra ecologia libertà non abbia capito che fondamentalmente la sua solidarietà, la solidarietà a quei lavoratori l'ha data sostanzialmente a me, Presidente, perché io in quelle cooperative ci ho lavorato dieci anni, io sono estremamente orgoglioso di essere uno «spingi carrozzine» e sono estremamente orgoglioso di aver avuto una formazione tra le più alte pagate dallo Stato e allo stesso momento facevo uno dei lavori più difficili in termini di burnout, in termini di capacità di entrare in empatia con una famiglia, in termini di una committenza, che era la cooperativa terza, terzializzata, che aveva problemi economici, che non pagava, che non riusciva a pagare in tempo.
  Ebbene, abbiamo perso questa grande occasione, i livelli essenziali delle prestazioni sociali, l'articolo 2 sembra proprio volersi scusare e cita continuamente il decreto legislativo n. 68 del 2011. Eppure la mia Commissione, io per primo, non siamo riusciti a creare una situazione in cui chiedere al Presidente di occuparsi di questa tematica, perché se abbiamo due milioni di disabili in Italia, dei quali questo provvedimento ne riguarda solo 250.000, se abbiamo nove milioni di italiani sotto la soglia relativa di povertà, che praticamente hanno meno di 780 euro al mese, ma cosa volete che facciano ? Che facciano delle assicurazioni e avere uno sgravio fiscale di 150 euro per 150.000 persone ? Allora, ci siamo dimenticati, la responsabilità è prima di tutto del MoVimento 5 Stelle, perché non ha fatto abbastanza fiato sul collo a questo Governo del tutto ignavo e a questa Commissione comunque inerte relativamente alle Commissioni importanti.
  Su questo articolo noi ci asterremo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Beni. Ne ha facoltà.

  PAOLO BENI. Grazie Presidente, io invece ritengo che questo articolo 2 sia di fondamentale importanza nel corpo di questa legge e direi, se ce ne fosse bisogno, che fa definitivamente chiarezza sui reali obiettivi della legge che stiamo discutendo, anche rispetto alla discussione un po'surreale di questa mattina, cioè riguardo al fatto che questa legge rappresenterebbe, a detta dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, un arretramento della responsabilità pubblica rispetto all'assistenza delle persone disabili, consegnando di fatto questo dovere pubblico al mercato, ai privati. Ebbene basta leggere la legge e l'articolo 2 in particolare, per capire che non è così, che è l'esatto opposto. Ci sono dei passaggi, ci sono tre passaggi chiarissimi nel corpo, nel testo della legge. Il primo è appunto il fatto che si definiscono, in questo articolo 2, i livelli essenziali delle prestazioni sociali che lo Stato deve garantire alle persone con disabilità. Il secondo passaggio è che si istituisce un fondo con risorse pubbliche destinato appositamente a questi scopi, a questi obiettivi, nell'articolo 3, vedremo nell'articolo 4 successivamente. Il terzo passaggio è che si prevede con questa legge anche, anche, la possibilità di incentivi, di forme di sostegno, agevolazioni fiscali, per favorire l'impiego di ulteriori risorse private, che sono aggiuntive e vanno appunto ad affiancare quelle pubbliche per i medesimi obiettivi.
  Dove sta il problema ? Stiamo restringendo il campo di intervento della legge ? Pag. 79Si, l'ha spiegato benissimo stamane la collega Miotto: non avremmo le risorse per fare diversamente e allora partiamo, giustamente io penso, dai più deboli, proprio da quelle persone con disabilità gravi che non possono contare nemmeno su un sostegno familiare, e io penso che sia giusto partire dai soggetti più deboli. Ma questa legge non è incoerente, ha una sua profonda coerenza, non viene meno alla responsabilità pubblica di garantire i livelli essenziali ad ogni cittadino delle prestazioni sociali, direi che questa legge è un bell'esempio invece di quella idea di sussidiarietà buona, nella più genuina e positiva accezione del termine, che significa universalismo dei diritti, accesso di tutti i cittadini all'esercizio dei diritti, responsabilità pubbliche che si sanno avvalere anche delle risorse messe a disposizione dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Grazie Presidente, volevo segnalare due cose che mi sembrano particolarmente interessanti, la prima è che, parlo in questo momento da romana e la città di Roma ha una lunga e antica tradizione di sanità in regime convenzionato, che è una tradizione di una qualità incredibile non solo sotto il profilo e cito, tanto per dire, le due Università, la Cattolica piuttosto che il Campus che hanno una consistenza reale di servizio pubblico offerto al malato a condizioni che sono quelle del sistema sanitario nazionale e un correlato di servizi sul piano sociale che hanno una grande qualità; ma mi riferisco anche a quella che costituisce a Roma un'eccellenza assoluta che è la Fondazione Santa Lucia dove, chi la conosce, sa bene come la gente fa carte false per andare in riabilitazione, soprattutto nelle riabilitazioni complesse.
  Quindi questo ritornare, questo ritornello, per cui ci sembra quasi che soltanto ciò che è statale garantisca qualità di risultati, e ciò che invece nasce da questa sintesi profonda, che è l'apertura ad un mondo di valori, ad un'etica della competenza, ad un'etica del servizio, viene accantonato. Forse questo, Presidente, c'entra relativamente, ma è importante segnalarlo perché non se ne può più di sopportare aggressioni a vario titolo: non è che qui chiunque si alza possa dire quello che vuole su quello che vuole, soprattutto su istituzioni, realtà, mondi che si fanno carico dell'assistenza del paziente in tutti i modi possibili e immaginabili. Non si può ! Non si può perché è scorretto, semplicemente scorretto; non è democratico, semplicemente non è democratico; e nello stesso tempo non tiene conto delle verità dei fatti, che è la volontà del paziente.
  Il paziente se può va là. Se può chiede di essere visto lì. Se può si fa assistere. Perché ? Perché al lavoro della competenza tecnica, all'accoglienza umana si aggiunge anche quello che è un certo stile, un certo modo di essere trattato. Questo perlomeno per quello che riguarda la città di Roma.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nizzi. Ne ha facoltà.

  SETTIMO NIZZI. Presidente, onorevoli, parto dal presupposto che questa sia una buona legge; però l'articolo 2... Io leggo: «Definizione delle prestazioni assistenziali da garantire in tutto il territorio nazionale». Mi rivolgo alla relatrice, al presidente di gruppo del PD. Leggo: «Nell'ambito del procedimento di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e degli obiettivi di servizio di cui all'articolo 13 dal decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, sono definiti i livelli essenziali delle prestazione nel campo sociale, da garantire ai soggetti di cui all'articolo 1 della presente legge in tutto il territorio nazionale, ai sensi della dell'articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione».
  Il secondo comma: «Nelle more del completamento del procedimento di definizione dei livelli assistenziali delle prestazioni Pag. 80di cui all'articolo 13 del decreto legislativo m. 68 di cui abbiamo parlato, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 281 del 1997, definisce con proprio decreto, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli obiettivi di servizio per le prestazioni da erogare ai soggetti di cui all'articolo 1, nei limiti delle risorse disponibili a valere sul Fondo di cui all'articolo 3».
  Faccio questo riferimento perché diamo il tempo per indicare gli obiettivi, e non certo per indicare i livelli, i LEA, i LEP, o LEPS, chiamiamoli come vogliamo. Allora, è possibile che una volta che facciamo una cosa, come sempre nelle leggi lasciamo la porta aperta affinché poi non tutte le questioni a cui siamo chiamati... Noi dovremmo determinare, così come in tutti gli altri casi, che anche in questo caso, per emanare i livelli essenziali di prestazioni socio-assistenziali, debbano essere dati dei termini; altrimenti ci danno gli obiettivi entro sei mesi, e poi i LEPS ce li daranno nell'altra vita. È solo per questo motivo che Forza Italia per quest'articolo voterà contro, solo per questo motivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, intervengo semplicemente per lasciare agli atti che se fosse vero quanto detto dal collega Beni del PD, cioè se questa legge avesse veramente questo carattere di universalismo, il MoVimento 5 Stelle l'avrebbe sicuramente appoggiata, questa proposta. Anzi, vi do un'altra rivelazione incredibile: se la proposta di legge del testo unificato fosse stata veramente la sintesi delle vostre proposte di legge originali, quindi Carnevali, Argentin, Grassi, il MoVimento 5 Stelle avrebbe votato a favore, nel comitato ristretto del «dopo di noi» ve l'abbiamo sempre detto ! E questo è anche il motivo per cui, come detto dal mio collega Baroni, non abbiamo presentato le nostre proposte di legge.
  Poi ci siamo ritrovati questa cosa, che non c'entra assolutamente niente con le vostre stesse proposte: non possiamo fare altro che quantomeno astenerci. Anche perché che i LEP poi saranno assicurati a livello universale in tutto il territorio è una bugia, perché, come detto anche da voi e nelle relazioni tecniche, la platea è di 250 mila persone, e solo 150 mila potranno godere di tutti i benefici che sono contenuti in questa legge. Questa, quindi, la nostra motivazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Franco Bordo, Santerini, Romele, Bonafede, Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  313   
   Astenuti  107   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no   30.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Gelmini ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).Pag. 81
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Sull'emendamento Silvia Giordano 3.50 il parere è contrario. Sull'emendamento Miotto 3.51 il parere è favorevole. Sull'emendamento Grillo 3.52 il parere è contrario. Sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, il parere è favorevole. Sugli emendamenti Grillo 3.1 e Silvia Giordano 3.2 il parere è contrario. Sull'emendamento Lenzi 3.57 propongo una riformulazione, che leggo: «al comma 3, sopprimere le parole “la concessione e”». Sugli emendamenti, infine, Silvia Giordano 3.58, Lorefice 3.6 e Nicchi 3.59 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Silvia Giordano 3.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, intervengo per spiegare la nostra posizione sull'istituzione di questo Fondo. Noi siamo assolutamente contrari all'istituzione di un ennesimo nuovo Fondo, perché sembra che la storia non ci abbia insegnato niente. Dico, non dovrei essere nemmeno qui a ricordarvi (lo sapete meglio di me) le vicissitudini e la continua fatica per rifinanziare il Fondo della non autosufficienza: ci sembrava assolutamente inopportuno crearne un altro, che ovviamente adesso verrà finanziato, ma in futuro chi lo sa. E quindi proponiamo di destinare le stesse somme sempre al Fondo per la non autosufficienza, vincolandone l'utilizzo per il finanziamento esclusivo di progetti per la vita indipendente e l'inclusione nella società, secondo le finalità disposte dalla vostra legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, noi voteremo contro questo emendamento, perché si propone appunto di cancellare il Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità prive del sostegno familiare, e riteniamo che invece questo Fondo sia necessario a dare concreta attuazione alla legge. Vorremmo però rilevare che questo emendamento pone una questione che credo vada approfondita, vada discussa, perché non è proprio vero che si occupa di destinare le stesse risorse al Fondo per l'autosufficienza: anzi, propone di incrementare le risorse per il Fondo per l'autosufficienza, e in sostanza si propone di aumentare la spesa per i servizi sociali nel nostro Paese.
  Vorrei segnalare che dal 2011 ad oggi la spesa per i servizi sociali in Italia è costantemente diminuita.
  I comuni spendono ogni anno circa 7 miliardi di euro per i servizi sociali e il 20 per cento di queste somme sono destinate ad interventi per la disabilità, quindi 1 miliardo e mezzo, e oggi noi stiamo facendo una legge che, di fatto, quando funzionerà a regime, dal 2017, si propone di destinare ai disabili gravi privi di assistenza familiare circa 66 milioni di euro. Noi riteniamo che questa sia la vera criticità, cioè che questa legge ha un finanziamento estremamente ridotto rispetto alle necessità. Solo chi non sa quanto costa assistere ventiquattr'ore al giorno un disabile grave in famiglia, anche con un percorso personalizzato di inclusione Pag. 82sociale, come dovrebbe essere, può ritenere che queste somme siano sufficienti. Infatti, il finanziamento di questa legge, dalla proposta originaria ad oggi, si è notevolmente ridotto, per cui il rischio è che questa sia una legge di buone intenzioni ma che, se il Governo non mette mano al rifinanziamento della spesa per i servizi sociali e socio-assistenziali nel nostro Paese, rimanga tale, solo di buone intenzioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Presidente, noi siamo favorevoli al Fondo che verrà istituito, previsto all'articolo 4 – poi discuteremo in quell'occasione –, tuttavia siamo anche favorevoli – non mancherà il nostro sostegno – a tutte quelle proposte di aumento dei sostegni per le spese sociali, perché come si ricordava precedentemente nell'intervento, siamo di fronte – questa è l'occasione anche per ricordarlo – a quello che il Censis ha chiamato una spesa sociale in picchiata nel nostro Paese, di un trend drammatico di riduzioni. Quindi, noi siamo d'accordo con tutti quegli emendamenti e quelle azioni che portano ad un incremento dei fondi e al superamento di quelli che sono i vincoli.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Presidente, voglio sottolineare una cosa: credo che, invece, il fatto che con questa legge venga istituito un Fondo sia un elemento di grande pregio. Cerco di spiegarne le ragioni. Primo, perché è in coerenza con le finalità che abbiamo scritto nell'articolo 1, al quale ho fatto riferimento anche precedentemente. Abbiamo finalmente cambiato una prassi che avveniva e che avviene nel nostro Paese per cui distinguiamo le persone – purtroppo – per categorie anagrafiche o per categorie di condizioni. Finalmente questo fondo stabilisce che viene dedicato un fondo specifico alle politiche dedicate al «durante» e il «dopo noi». Onorevole Occhiuto, io sono perfettamente d'accordo con quello che dice lei, cioè che c’è la necessità di avere un fondo, ma lei dice che è simbolico mentre a me 90 milioni di euro sembrano francamente non molto simbolici; anzi, devo dire che mi sembrano particolarmente cospicui, perché se è pur vero che gli enti locali – lo dico anche da ex amministratore – stanno riducendo o hanno ridotto le risorse destinate al Fondo per le politiche sociali, ricordo come fu particolarmente drammatico quando il Fondo della non autosufficienza vide allora la cifra «zero» di risorse dedicate ai comuni per le politiche, quando i progetti di continuità si interruppero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il tema è che, se vogliamo anche dare continuità, il valore di questo fondo non sta nella cifra – anche in questo –, che non è simbolica, ma sta in una caratteristica importante, una scelta che abbiamo fatto per il Fondo per la non autosufficienza, per il Fondo nazionale delle politiche sociali e che facciamo in questa legge, che è quella di garantire la triennalità delle risorse che diamo, che vuol dire garantire soprattutto, per le politiche sociali, la cui competenza spetta alle regioni e agli enti locali, di poter fare una buona programmazione e non di fare interventi di start up.
  Qui stiamo sostenendo una politica per cambiare una tendenza di questo Paese, che ha visto nella sola istituzionalizzazione l'unica risposta possibile alle persone con disabilità grave per il loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, la questione è molto semplice: si istituisce questo ennesimo fondo, si destina una parte di soldi – vedremo poi Pag. 83come vengono ripartiti – e di fatto si vuole elevare una proposta di legge, che sarebbe stata ottima in quota opposizione ma sicuramente non è sufficiente in quota maggioranza, in quota governativa. Abbiamo un altro dato: 429.220 ricoveri per presidi residenziali, socioassistenziali e sociosanitari; il Governo si preoccupa dei ricoveri impropri all'interno dei pronto soccorso e non si preoccupa di recuperare soldi (19 miliardi di euro) per molti ricoveri probabilmente impropri in residenze sanitarie assistite. Allora, di che cosa stiamo parlando ? I soldi ci sono per il sociale, ma vengono destinati ai lobbisti, che creano istituzioni totali per ricoveri di tipo totale di cui Basaglia si vergognerebbe, se fosse ancora in vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti dell'Istituto d'istruzione superiore «Manuppella-Mattei» di Isernia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Patriarca. Ne ha facoltà.

  EDOARDO PATRIARCA. Presidente, non entro nel tema dei lobbisti e tutto quanto viene continuamente ripetuto in questo dibattito, mi preme soltanto ribadire ancora una volta che in queste ultime leggi di stabilità, rispetto al tempo difficile che ha vissuto il nostro Paese, i momenti di crisi, noi abbiamo nuovamente rifinanziato i Fondi, quello sociale e quello della non autosufficienza; guarda caso adesso anche il fondo del «dopo di noi» e guarda caso, con la legge di stabilità, abbiamo rifinanziato un fondo per la vita indipendente, quindi il Partito Democratico ormai da due, tre anni a questa parte, sistematicamente, in ogni legge di stabilità, quindi non certo per merito del MoVimento 5 Stelle ma del Partito Democratico, ha contribuito a sostenere un rifinanziamento stabile e stabilizzato, come ricordava la collega Carnevali, per questi temi del sociale e della non autosufficienza. Di questo ce ne facciamo un po’ merito, ogni tanto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 3.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Capua, Chimienti, Zoggia, Giuliani, Battelli, Colaninno, Matarrelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  383   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   82    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 3.51, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Di Benedetto, Palma, Ventricelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  342   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato  334    
    Hanno votato no   8.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 3.52, sul quale vi sono i pareri contrari della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.

Pag. 84

  ARCANGELO SANNICANDRO. Colleghi, normalmente l'articolo 1 di una proposta di legge è dedicato alle finalità; per cui, sarebbe cosa buona e giusta che non ripetessimo questa espressione «al fine di» in tutti gli articoli, allo scopo di non appesantire il testo di cose inutili. Gli articoli successivi al primo, le finalità, sono gli articoli che devono dare attuazione a quelle finalità. Non è che ogni volta ci dobbiamo ripetere la litania «al fine di»; quindi, suggerisco al Presidente di farlo presente ai presentatori, quando abusano, ripeto, di questa ripetizione.

  PRESIDENTE. Credo che sia una libera scelta della Commissione, però, su questo, per esempio, c’è il Comitato per la legislazione che spesso interviene sulla qualità anche delle norme che esaminiamo. E poi c’è lei, che, comunque, interviene spesso, ci precisa queste cose e ci ricorda questi esercizi di stile sulle norme.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 3.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Kronbichler, Romele...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  403   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no  268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Malpezzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  343   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato  339    
    Hanno votato no   4.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 3.1, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Noi chiediamo la soppressione di questo comma perché, come al solito, il Governo e la maggioranza si lasciano le mani libere, si lasciano le mani troppo libere di poter fare, destinare, vincolare e definire chi potrà accedere alle misure di assistenza, cura e protezione a carico del Fondo, con subordinata la sussistenza di requisiti da individuare con l'ennesimo decreto.
  Per cui, ci piace tanto delegare e ci piace tanto, poi, non dire che cosa andremo a delegare, ovvero quali sono questi requisiti. Faccio solo un piccolo esempio: per quanto riguarda l'accreditamento delle residenze sanitarie assistite nel Lazio, un accreditamento è come un diamante, è per sempre, Presidente. Qualsiasi società, qualsiasi Srl, qualsiasi Sas che si occupa e fa profitto sulle spalle di questi pazienti, praticamente, se ottiene un accreditamento dalla regione, questo accreditamento non è più revocabile, perché non Pag. 85esiste una legge regionale, nazionale, che preveda la revoca dell'accreditamento. Questa è una cosa fantastica !
  Quindi, dopo questi pasticci che sono stati fatti negli ultimi dieci anni, a fronte di tutti gli scandali che quotidianamente abbiamo anche denunciato, andando in giro per ospedali e per residenze sanitarie assistite e facendo video, a fronte delle nostre denunce in molte regioni in cui c'era l'opposizione del MoVimento 5 Stelle, la maggioranza del PD, in quelle regioni, diceva: «sì, ma l'accreditamento non si può revocare». Ecco, non vorremmo che venisse fatto l'ennesimo pasticcio nell'assegnazione dei soldi di questo fondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Senaldi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  414   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  321.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 3.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai, Murer, Monchiero, Di Vita...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  412   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato   80    
    Hanno votato no  332.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice dell'emendamento Lenzi 3.57 accetta la riformulazione proposta dalla relatrice (Commenti del deputato Sannicandro). Sannicandro, vuole ascoltare la riformulazione ? È stata detta anche prima, ma la ripetiamo, non c’è problema. Se la relatrice può ripetere la riformulazione a Sannicandro e all'Aula tutta.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Non è particolarmente impegnativa. Per ragioni di testo: Al comma 3, sopprimere le parole: «la concessione e».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. No, perché era un emendamento che apprezzavamo e apprezziamo, ma avere detto che c'era una riformulazione mi ha insospettito, mi ha intimorito. Quindi, siamo d'accordo.

  PRESIDENTE. Adesso si sente più tranquillo ?

  ARCANGELO SANNICANDRO. Mi sento più tranquillo.

  PRESIDENTE. Bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lenzi 3.57, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallinella, Matarrese, Marroni...Pag. 86
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  417   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  334    
    Hanno votato no   83.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Silvia Giordano 3.58.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Sì, grazie, Presidente. Questi due emendamenti, il 3.58 e il 3.6, ci sembrano, diciamo, abbastanza di buonsenso, è ovvio. Faccio sempre riferimento al passato: con il Fondo per la non autosufficienza c’è stato sempre questo problema proprio della tracciabilità dei fondi. Per esempio, in Sicilia potrei fare degli esempi sui problemi di mancati trasferimenti o ritardi, e poi non si sa più dove vanno a finire esattamente questi soldi.
  E allora per prevenire stiamo semplicemente proponendo di inserire la tracciabilità di questo nuovo fondo; anche se noi siamo contrari al fondo, una volta che viene fatto, facciamolo bene e, quindi, proponiamo, in questo caso, anche un controllo telematico, in modo che possa venire più agevole, sia per le regioni, che per lo Stato centrale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, giustamente la collega ha parlato degli emendamenti 3.58 e 3.6, ne ha parlato complessivamente. Ecco, io mi chiedo per quale motivo i due emendamenti, visto che sono praticamente identici, salvo un'appendice, non sono stati, come dire, collegati, come si fa normalmente in questi casi. Avremmo evitato una votazione in più.

  PRESIDENTE. Perché c’è una parte consequenziale nel primo che non c’è nel secondo e questo impedisce di votarli insieme. No, deputato, non posso farla intervenire.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Quando c’è stata la dichiarazione di fallimento dello Stato italiano fatta dall'onorevole Miotto per quanto riguarda l'erogazione dei diritti esigibili da parte di disabili e da parte di persone che devono godere di una residenzialità, di una semiresidenzialità o, comunque, di una presa in carico, sarebbe proprio il caso di dirlo, innanzitutto, di tipo domiciliare, ricordo che il fallimento è avvenuto perché negli anni del baby boom, anni in cui si spendeva, il PIL saliva, nessuno ha mai pensato di scrivere che i controlli erano obbligatori, che i soldi pubblici dovevano essere controllati, tracciati, resi trasparenti, che la filiera doveva essere resa pubblica e pubblicizzata. Ebbene, noi chiediamo un controllo telematico delle suddette attività di verifica e tracciabilità, dato che il PD aveva previsto al comma 3 la verifica dell'attuazione delle attività svolte e le ipotesi di revoca dei finanziamenti concessi. Facciamolo in maniera telematica, che ne dite ? Siamo nel 2016.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Presidente, io vorrei solo richiamare l'attenzione dell'Aula sul testo che noi stiamo Pag. 87andando a votare, perché spesso si sentono cose che poco hanno attinenza con la realtà. Noi diciamo appunto alle regioni che devono adottare indirizzi di programmazione e definire i criteri e le modalità per l'erogazione dei finanziamenti, la modalità per la pubblicità dei finanziamenti erogati e la verifica dell'attuazione delle attività. C’è anche l'ipotesi della revoca dei finanziamenti se tutto questo non avviene e ciò deve essere fatto puntualmente sulla base di quel decreto del Ministero che veniva contestato negli emendamenti precedenti. Allora, credo che bisogna cercare di evitare di mettere sempre un sacco di parole in un calderone che porta a non capire assolutamente nulla; siamo perfettamente d'accordo sulla necessità di grande pubblicità per quello che avviene nei trasferimenti alle regioni, ma semplicemente è già previsto e non c’è nessuna ragione di rivoltare il testo inutilmente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 3.58.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Romele, Caso, Formisano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  417   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  272.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lorefice 3.6.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Dichiaro voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Vorrei far presente alla collega che ha precedentemente parlato che avremmo potuto lavorare un pochino di più insieme in Commissione su questo provvedimento prima di dire che è confusa; perché, probabilmente, un lavoro un pochino più puntuale in sede di Commissione le renderebbe praticamente la capacità di capire quanto da noi affermato. Abbiamo appena denunciato che i vincoli non sono stretti, che vengono lasciate delle maglie troppo libere in questi decreti attuativi del Ministero e chiediamo, in questo caso, visto che non è in via telematica, almeno la tracciabilità. La tracciabilità permette un sistema di feedback, è un qualcosa di cui vi siete dimenticati, che secondo me rende ancora più virtuosa la vostra proposta di legge e non vedo nulla di male, nel momento in cui venite criticati, se si cerca di far passare un emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 3.6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vazio, Palma, Bombassei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  412   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  137    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 3.59, con il parere contrario della Commissione e del Governo.Pag. 88
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Furnari, Colaninno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  413   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  161    
    Hanno votato no  252.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai, Parisi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  346   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  342    
    Hanno votato no   4.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Cassano e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito a votare).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il collega Fucci. Ne ha facoltà.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie Presidente. Intervengo sul complesso perché volevo esprimere il parere favorevole di noi Conservatori e Riformisti sull'articolo, anche perché evidenzia con caratteri abbastanza definiti quelli che sono gli interventi a supporto di programmi che mirano a un incremento della domiciliarizzazione e a un incremento anche dello sviluppo di quelle strutture che possano accentuare l'attenzione, non più ospedalocentrica, ma di una sanità che guarda al territorio con maggiore interesse. Positivamente, nel complesso di una legge abbastanza positiva, quanto affermato nell'articolo 4 lo riteniamo estremamente positivo, per cui gli emendamenti presentati non sono da noi condivisi.

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 4 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti Di Vita 4.14, Nicchi 4.50 e 4.51, Baroni 4.13 il parere è contrario.
  Sull'emendamento Nicchi 4.52 il parere è favorevole, mentre sugli emendamenti Nicchi 4.53 e Grillo 4.54 il parere è contrario.
  Sull'emendamento Grillo 4.55 il parere è favorevole con una riformulazione. La posso leggere ?

  PRESIDENTE. Sì, la legga.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Al comma 1, lettera a), sostituire le parole da «di supporto» fino a «residenze» con le seguenti: e di supporto alla domiciliarità in abitazioni.
  Sull'emendamento Marazziti 4.64 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: al comma 1, lettera c), sostituire le parole da «strutture» fino a «familiare» con le seguenti: soluzioni alloggiative di tipo familiare di co-housing. Sull'emendamento Nicchi 4.56 il parere è contrario, sugli identici emendamenti Nicchi 4.8 e Pag. 89Grillo 4.15 il parere è favorevole, mentre sull'emendamento Nicchi 4.57 vi è un invito al ritiro o parere contrario, perché è già stato assorbito...

  PRESIDENTE. Verrà eventualmente assorbito.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Sull'emendamento Nicchi 4.58 vi è un invito al ritiro o parere contrario, sull'emendamento Baroni 4.59 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: al comma 1, lettera c), aggiungendo in fine le parole «anche sostenendo forme di mutuo aiuto tra persone con disabilità». Sull'emendamento Grillo 4.16 il parere è contrario così come sull'emendamento Nicchi 4.60...

  PRESIDENTE. L'emendamento Nicchi 4.60 è stato ritirato, quindi non lo metteremo in votazione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Il parere è contrario sugli emendamenti Lorefice 4.17, Silvia Giordano 4.18, e Baroni 4.19 mentre sull'emendamento Nicchi 4.62 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: al comma 2 aggiungere, in fine, il seguente periodo: le attività di programmazione e gli interventi di cui al comma 1 prevedono il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza delle persone con disabilità. Sull'emendamento Nicchi 4.63 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Mi può dare anche il parere sull'articolo aggiuntivo Rondini 4.02 ?

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Sull'articolo aggiuntivo Rondini 4.02 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita 4.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del Movimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Quest'emendamento si sforza di dare un minimo di omogeneità alla normativa che esiste in totale. Cioè, le attività di cui all'articolo 4 verranno poi discusse con gli altri nostri emendamenti, però abbiamo voluto fare riferimento specifico al già citato Programma di azione biennale per i diritti delle persone con disabilità perché alla linea 3 sono state già elencate tutte quelle attività principali da svolgere; e il piano non è stato redatto semplicemente dal Governo ma è stato fatto insieme a un grosso numero di associazioni, grandi federazioni e associazioni anche più piccole, quindi semplicemente ci sembrava più condiviso soprattutto dal basso e, quindi, preferibile ad altre attività che possiamo indicare direttamente noi legislatori.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 4.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Carbone, Bazoli, Gigli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  401   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  288.    

Pag. 90

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 4.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Duranti, Riccardo Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  340   
   Astenuti   68   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato   34    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nicchi 4.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, intervengo per annunciare che il Movimento 5 Stelle appoggia con forza questo emendamento della collega Nicchi e ci chiediamo come sia possibile che sia il Governo che la Commissione abbiano potuto dare un parere contrario. Cioè, la priorità per questo tipo di interventi ci sembra assolutamente una cosa fondamentale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Questo emendamento ripropone sotto altra veste anche un nostro emendamento, ovvero l'elenco della spesa che fa, le finalità del fondo, cioè, non per essere denigratorio ma per essere chiaro: attivare programmi di intervento volti a favorire percorsi di deistituzionalizzazione, di supporto alla domiciliarità in residenze, gruppi appartamento, che riproducono condizioni abitative relazionali della casa familiare, poi realizzare interventi per la permanenza temporanea abitativa extrafamiliare per far fronte a eventuali situazioni di emergenza e, infine, realizzare interventi innovativi di residenzialità con alloggiative di tipo familiare o di analoghe soluzioni residenziali previste dalle normative regionali; ecco anche queste sono molto vicine alle RSA.
   È ovvio che la finalità del legislatore è di inserirlo in via residuale, ma vorremmo che fosse in ordine di priorità, cioè che questo emendamento, simile al nostro, prevedesse il rispetto della priorità di questo elenco. È molto importante.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Presidente, io credo che noi, invece, con l'accoglimento che abbiamo fatto precedentemente rispetto all'emendamento a prima firma Nicchi, per cui nell'articolo 1 abbiamo detto che queste misure si occupano anche di porre rimedio alle condizioni di deistituzionalizzazione, abbiamo già di fatto più che una priorità.
  Io credo che abbiano esattamente gli stessi diritti e, quindi, gli stessi diritti a prendersi cura e farsene carico sia delle persone che sono forse in un istituto non adatto, ma anche delle 100, 150 mila persone che in questo momento sono fuori e non hanno più nulla. Accettare questo emendamento avrebbe voluto dire che, come dire, per noi ha più importanza una parte delle persone che hanno questa esigenza e non avremmo dato la stessa meritata attenzione a tutte le persone che in questo momento mancano di una risposta.
  Secondo me, così come l'abbiamo formulato, sia con l'emendamento precedente le finalità sia con il parere contrario invece su questo emendamento, crediamo di mantenere soprattutto una legge equilibrata e che risponda alle esigenze. Qui noi non dobbiamo fare una crociata contro Pag. 91le strutture, sarebbe meglio dire le residenze che attualmente ci sono in molte regioni. In alcuni casi quella può essere la risposta ma il problema vero è che attualmente noi alle persone non consentiamo il diritto di scegliere perché l'unica scelta è questa. Noi, invece, con questa legge facciamo in modo che le persone con disabilità grave scelgano a seconda della condizione che è preferibile per loro e per il loro progetto di vita.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, d'accordissimo con la relatrice della legge, ma soprattutto per dire che quando parliamo di deistituzionalizzazione lo facciamo con la convinzione del fatto che istituzionalizzare una persona non significa lasciarla a casa con una badante, ma può significare invece creare dei gruppi dove vivere insieme. Non necessariamente le persone devono vivere nella loro casa di appartenenza, molte volte l'inclusione e l'integrazione è tutta un'altra storia. Ricordiamoci che i disabili sono uno diverso dall'altro e che i bisogni cambiano in base ad ogni soggetto. Credo che la relatrice, l'onorevole Carnevali, abbia ragione nel sottolineare che tutto deve essere potenzialmente possibile in modo tale che, così come l'anziano può scegliere tra la clinica, non so, il famoso ospizio, o vivere in casa con una badante, per tutti ci debba essere la possibilità, se non si ha un sostegno, di fare delle scelte. Proprio perché il MoVimento 5 Stelle sostiene la vita indipendente, dovrebbe sostenere il principio di libertà di scelta, che non sempre, ripeto, vuol dire vivere in casa propria, perché molte volte vivere in casa propria significa vivere agli arresti domiciliari, da soli, con una persona estranea che viene ad assisterti ma che non risponde e che nulla ha a che vedere con integrazione ed inclusione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 4.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Nardi, Misuraca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  385   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no  286.

  (Il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 4.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, io adduco comunque una distrazione alla lettera c) del primo comma dalle finalità del Fondo, perché recita: «realizzare interventi innovativi di residenzialità per le persone di cui all'articolo 1, comma 2, volti alla creazione di strutture alloggiative di tipo familiare». Io qui ringrazio l'intervento dell'onorevole Argentin, che io assolutamente sottoscrivo e sul quale sono assolutamente d'accordo. Semplicemente poi c’è un: «o di analoghe soluzioni residenziali previste dalle normative regionali che possono comprendere il pagamento degli oneri di acquisto, di Pag. 92locazione, di ristrutturazione e di messa in opera degli impianti e delle attrezzature necessari per il funzionamento degli alloggi e delle strutture medesimi». Qui c’è il pericolo che questi soldi vengano drenati da persone più potenti di altre nel riuscire a portare i propri interessi in regione e che vadano in edilizia e in sanità, che magari è stato utilizzato con il modello Angelucci nel Lazio.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Ecco questa è una pericolosissima lettera, su cui Basaglia veramente in questo momento direbbe: attenzione, signori, non è possibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, vorrei dare forza a questo ragionamento. Il discorso della priorità non è che ce lo siamo inventato, è che ispirandoci sempre al Programma d'azione biennale approvato dal Governo, cito testualmente, dice: realizzare progetti individuali di vita indipendente, percorsi di supporto alla domiciliarità, favorendo l'autogestione dei servizi assistenziali al fine di contrastare il ricorso all'istituzionalizzazione. Solo in via residuale, ove gli interventi di cui alle lettere precedenti non fossero attuabili, realizzare programmi di intervento e residenze che riproducono le condizioni abitative e relazionali della casa familiare, con la previsione di eventuale messa in opera di impianti e attrezzature necessarie per il funzionamento di tali residenze.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18,10)

  GIULIA DI VITA. Quindi diciamo che il nostro emendamento sull'ordine di priorità è per venire incontro a dei principi fondanti che sono scritti nel Piano di azione per le persone disabili. Tutto qua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Signor Presidente, noi stiamo affrontando la lettera a), mentre i ragionamenti che ho sentito riguardano la lettera c). La lettera a) è la lettera in cui si fa riferimento al finanziamento della parte progettuale e quindi tutti gli interventi che comprenderanno la presenza di un educatore, un'attività di formazione, la presenza in domicilio probabilmente di una figura di O.S. o altri assistenti di base, quindi quella parte che riguarda l'ambito più di sostegno e di assistenza. Nella lettera c) interveniamo sui finanziamenti che riguardano l'adattamento dell'appartamento, delle residenze e d'altro, in nessun punto noi facciamo riferimento alle residenze sanitarie assistite. Addirittura, con un cambiamento di cui è stato prima dato conto dalla relatrice, modifichiamo la parola «residenze» in «abitazioni» – secondo me suona pure male – proprio per levare qualsiasi dubbio: non si tratta di residenze sanitarie assistite. I colleghi lo sanno perché è già stato detto nei pareri che vengono recepiti e accolti favorevolmente gli identici emendamenti Nicchi 4.8 e Grilli 4.15, che sopprime le parole «o di analoghe soluzioni residenziali». Quindi bisogna dare conto dell'impegno che è stato assunto rispondendo ai timori che sono stati adesso espressi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, semplicemente per far notare alla collega Lenzi che evidentemente deve aver letto male il nostro emendamento, perché non ci riferiamo alla lettera a) ma al comma 1 dell'articolo 4 e semplicemente diciamo che il Fondo deve essere ripartito in base alle priorità che si evincono anche Pag. 93dallo stesso articolo 4, ovvero dall'ordine in cui sono previste. Inoltre non abbiamo mai detto che non devono essere costruite strutture per chi ha la possibilità di restare in casa, ma prima di tutto bisogna dare priorità alla residenzialità e quindi investire soprattutto in questa. Successivamente quindi distribuire il Fondo in base a questi princìpi, partendo da premiare la permanenza residenziale dei disabili.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 4.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  388   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   69    
    Hanno votato no  319.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 4.52, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colaninno, Giorgi, Montroni, Baroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  405   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  397    
    Hanno votato no   8.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati De Girolamo, Vargiu e Matarrese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Ora, prima di passare all'emendamento Nicchi 4.53, se l'onorevole Grillo accetta la riformulazione del suo emendamento 4.55, allora lo poniamo in votazione, così come riformulato e accettato a questo punto dalla presentatrice.

  MATTEO MANTERO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, intervengo per dire che accettiamo la riformulazione e voteremo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, giusto per capire che non dobbiamo essere utilizzati dal PD e dai relatori per rendere più lucida una proposta di legge che può nascondere delle insidie, può nascondere delle situazioni che si andranno a creare che non vanno bene. Noi, siccome veniamo accusati di essere gufi, vediamo dei pericoli nel fatto di come vengano utilizzati questi soldi; per cui il fatto che accettiamo la riformulazione e chiediamo che la parola «residenza» venga sostituito con «abitazione», non significa che solo nella forma o nella parola dev'essere così, ma dev'essere nella sostanza. E nella sostanza poteva essere garantita una misura residuale di investire in situazioni di edilizie «similsanitarie», se così vi fa sentire meglio, e questa occasione non è stata colta al volo da parte del PD. Questo è veramente un peccato, perché di fatto non si evita la deistituzionalizzazione; e questo comma, la lettera c) può drenare tutti i soldi che vengono messi in campo, li può drenare tutti !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 94Grillo 4.55, nel testo riformulato, con parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,20)

  Scuvera...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  399   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  399.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Avverto che gli emendamenti Nicchi 4.53 e Grillo 4.54 sono preclusi dall'approvazione dell'emendamento che abbiamo appena votato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Marazziti 4.64.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dalla relatrice.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marazziti 4.64, nel testo riformulato, con parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giancarlo Giordano, Tancredi, Labriola...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  333   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato  333.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 4.56, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Dellai, Fico, Caso, Carloni, Fraccaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  407   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no  258.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Nicchi 4.8 e Grillo 4.15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Presidente, volevo chiedere alla relatrice il motivo che l'ha spinta, l'ha indotta a dare un parere favorevole a questi emendamenti. Se può...

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Signor Presidente, abbiamo già discusso molto su questo, credo anche durante i lavori della Commissione. Per non lasciare dubbi, noi vogliamo che con questa legge soprattutto si sostenga quello che forse, in modo molto sintetico ma spero chiaro, può essere definito un'accoglienza diffusa.
  Cioè quello che vorremmo riuscire a realizzare, che avviene devo dire in alcuni enti locali lungimiranti, con l'aiuto delle Pag. 95fondazioni, che non sono lobby ma che danno una mano, con l'aiuto delle associazioni, anche delle associazioni familiari: in molte città si sta realizzando questo, e cioè la possibilità di avere appartamenti, gruppi appartamenti. Una tipologia di residenze che noi non abbiamo voluto declinare con un nome, ma che consente alle persone di continuare a vivere nei contesti che conoscono, dove hanno le loro relazioni amicali. Forse quell’«analoghe strutture» avrebbe dato adito a pensare che questa legge andava a finanziare in particolare le residenze sanitarie o socio-sanitarie per disabili, che già hanno una loro funzione, su cui non facciamo assolutamente una crociata, ma come ho spiegato più volte in quest'Aula, attualmente l'unica risposta possibile e che c’è. Credo che tutti, anche per la nostra regione, in tutte le regioni, abbiamo bisogno invece di finanziare un'altra linea.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, volevo ringraziare in particolare la relatrice, per il fatto che sia stata accolta la soppressione di questa espressione, «analoghe soluzioni residenziali previste dalle normative regionali». È esattamente quello che stavamo denunciando ! Chiediamo anche scusa per non aver fatto abbastanza attenzione. Questo elimina molti dubbi, dato che si prevedono situazioni innovative e sperimentali: le analoghe situazioni residenziali previste da normative regionali non sono sicuramente né innovative né sperimentali. E quindi ringraziamo per l'accoglienza di questo emendamento, e votiamo ovviamente a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, intervengo brevemente per apprezzare l'accoglimento di questo emendamento, che mostra in modo più chiaro una volontà, che è quella che noi condividiamo, di andare verso una linea – prendo a prestito la definizione della relatrice – di accoglienza diffusa e di negazione della soluzione istituzionalizzata. Quindi noi riteniamo questo un emendamento molto molto significativo, e apprezziamo la disponibilità della relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Nicchi 4.8 e Grillo 4.15, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  379   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  374    
    Hanno votato no   5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Cani e Cinzia Fontana hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Avverto che con l'approvazione degli identici emendamenti Nicchi 4.8 e Grillo 4.15 abbiamo precluso gli emendamenti Nicchi 4.57 e 4.58.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 4.59.Pag. 96
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'emendamento Baroni 4.59 proposta dalla relatrice.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 4.59, nel testo riformulato, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grande...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  402   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  401    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 4.16.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, dichiaro voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 4.16.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  402   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no   308.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lorefice 4.17, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, questo comma è per noi molto pericoloso: ne chiedevamo la soppressione con l'emendamento precedente, ma non siamo riusciti ad intervenire per illustrarlo e proviamo a migliorarlo leggermente. Questo comma ci farà votare contro a questo articolo, perché, come quando c’è stato lo scontro con la collega Miotto, che ha affermato il contrario di quello che sto affermando, leggo testualmente: al finanziamento dei programmi, all'attuazione degli interventi di cui al comma 1, nel rispetto del principio di sussidiarietà e delle rispettive competenze possono compartecipare le regioni, gli enti locali, gli enti del terzo settore nonché altri soggetti di diritto privato con comprovata esperienza nel settore dell'assistenza alle persone disabili e le famiglie che si associano per le finalità di cui all'articolo 1. Innanzitutto, se si associano in quel momento, non hanno comprovata esperienza, ma questo è un altro problema; ma in merito al finanziamento dei programmi per l'attuazione degli interventi, nel momento in cui noi permettiamo un cofinanziamento del privato, non c’è scritto – non c’è scritto ! – chi controllerà il programma. Nella vaghezza del provvedimento il legislatore lascia intendere che c’è la possibilità che il programma venga controllato totalmente e completamente o da un ente del terzo settore o da un altro soggetto di diritto privato, che a questo punto potrebbe essere anche un istituto giuridico di diritto privato, perché no ? Il trust è comunque un istituto giuridico di diritto privato. Chi controlla, nel momento in cui un programma sarà finanziato al 90 per cento, all'80 per cento, con i soldi del «dopo di noi» e ci sarà un cofinanziamento del 5, del 2 o del 10 per cento ? Chi Pag. 97controlla l'attuazione degli interventi ? Questo comma per noi è esattamente l'abdicazione della virtuosità dello Stato, è mettere i soldi pubblici sotto il controllo privato o la sua possibilità, perché non viene chiarito che effettivamente ci debba essere un controllo pubblico; eventualmente possono anche mettere – non sarebbe la prima volta – che il controllore privato controlla la stessa persona che è responsabile dell'attuazione del programma, ovvero dell'utilizzo dei soldi e del Fondo. Questo è fondamentale, è assolutamente fondamentale, per cui questo comma è per noi troppo vago, pericoloso e non chiaro, perché non determina chi controlla questi soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Presidente, nel dar conto del voto favorevole del Partito Democratico a questo comma, invece – quindi voteremo contro la proposta emendativa –, ricordo d'aver letto nel mio precedente intervento proprio la norma in cui le regioni avevano l'obbligo di definire prima i criteri, procedere per bando, pubblicare l'esito del bando, procedere al monitoraggio ed eventualmente anche revocare i finanziamenti a chi non avesse seguito gli obiettivi che erano stati indicati o si fosse comportato scorrettamente. Quindi, il chi controlla è affrontato nell'articolo precedente, l'abbiamo già detto e l'abbiamo già spiegato, se poi si vuol sempre vedere nero, complotti, lati oscuri, qualsiasi cosa andremo a scrivere, temo non sarebbero mai soddisfatti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Presidente, trovo abbastanza incredibile che si possa citare per ore la legge n. 328 del 2000 e poi scoprire in maniera evidente che non si ha proprio idea di quale era lo spirito della legge n. 328.
  Non si può contestare quello che è stato l'impianto che ha portato esattamente al cambiamento profondo delle nostre politiche sociali, anzi troppo ritardo c’è ancora, ma è quello che stiamo provando a fare con questa legge, tra le altre cose. Quello che è incredibile è che è evidente la non conoscenza di quello che è stato, in questi anni, il lavoro di tantissimi operatori, che hanno costruito esperienze da cui è giusto che il pubblico prenda tutta la parte positiva. Non ha nulla a che vedere con il controllo, non ha nulla a che vedere, in questo caso, con l'erogazione di fondi, ma ha a che vedere con quell'idea di progettazione partecipata, di partenariato virtuoso tra pubblico e privato, che ha dato sì, veramente, l'unico sollievo a persone che non avrebbero avuto altre soluzioni in tutti questi anni, quindi credo che per loro sia giusto veramente chiedere rispetto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, io mi sono stancata di sentire sempre la solita retorica che il MoVimento 5 Stelle vede sempre tutto nero, che siamo dei gufi e che per noi niente va bene. Come abbiamo detto prima, la risposta della Lenzi non è sufficiente, perché una piccola norma di buonsenso sulla tracciabilità non è stata ritenuta di buonsenso dal Partito Democratico. In questo momento ci stanno dicendo che le azioni di verifica e le eventuali revoche dei finanziamenti verranno fatte dalle regioni, ma sappiamo benissimo in che vicende sono invischiati i consigli regionali. Semplicemente vorremmo che allo Stato centrale restasse un minimo di controllo, di monitoraggio, anche di interfaccia con le regioni, semplicemente questo. Quindi, rifiuto la retorica che il MoVimento 5 Stelle vede sempre tutto nero. Purtroppo il nero c’è e noi lo vorremmo combattere. Se ci date una mano ogni tanto, vi ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 98
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 4.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Silvia Giordano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  398   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no  317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 4.18.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  393   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no  316.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Vargiu ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 4.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Giuliani, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  372   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato   79    
    Hanno votato no  293.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nicchi 4.62, sul quale vi è una proposta di riformulazione. Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione proposta dalla relatrice. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 4.62, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giancarlo Giordano, Carella.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  336   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato  327    
    Hanno votato no   9.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 4.63, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 99
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  328   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato   68    
    Hanno votato no  260.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  334   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  168   
    Hanno votato  334.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Rondini 4.02.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo a questo articolo aggiuntivo e per argomentarlo, perché questa è una misura agevolativa, amplia la deducibilità di alcune spese, le spese per persone non autosufficienti, e quindi incentiva quel meccanismo di compliance fiscale con cui siamo sempre stati concordi, perché chiede, ovviamente, che le spese vengano documentate. Ci lascia perplessi la parte relativa alla mancanza di specifica di quali di queste spese, in particolare, vengano ampliate, perché sappiamo che, per quello che riguarda la parte contributiva, già nell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 è prevista la deducibilità. Quindi, sarebbe stato sicuramente molto meglio specificare bene a quali spese ci si riferiva. Comunque, il nostro voto è favorevole.

  PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Rondini 4.02, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  404   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  150    
    Hanno votato no  254.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Nicchi 5.50...

  PRESIDENTE. È ritirato.

Pag. 100

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Di Vita 5.51, favorevole sull'emendamento 5.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, mentre sull'emendamento Miotto 5.52...

  PRESIDENTE. Questo pure è ritirato. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere conforme a quello della relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Di Vita 5.51.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 5.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Cozzolino, Luigi Gallo, Nardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  369   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no  265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fossati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  324   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato  320    
    Hanno votato no   4.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai, Palese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  392   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  302    
    Hanno votato no   90.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Baroni 6.26, Di Vita 6.27, Lorefice 6.4, Mantero 6.5, Nicchi 6.2 e Grillo 6.8, parere favorevole sugli emendamenti Patriarca 6.50 e Marazziti 6.51, parere contrario sull'emendamento Nicchi 6.53. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Miotto 6.54, purché riformulato nel seguente modo: Pag. 101«Al comma 3, dopo la lettera b), aggiungere la seguente: b-bis) l'atto istitutivo individui gli obblighi del trustee con riguardo al progetto di vita e agli obiettivi di benessere che lo stesso deve promuovere in favore delle persone con disabilità grave, adottando ogni misura idonea a salvaguardarne i diritti; l'atto istitutivo indichi inoltre gli obblighi e le modalità di rendicontazione a carico del trustee».
  La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Miotto 6.55 e Sbrollini 6.57, formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, dell'emendamento Silvia Giordano 6.59, esprime parere contrario sugli emendamenti Grillo 6.60, Di Vita 6.13, Mantero 6.17, Baroni 6.18 e Grillo 6.20, formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, dell'emendamento Monchiero 6.61, esprime parere contrario sugli emendamenti Silvia Giordano 6.62, Lorefice 6.63 e 6.65, Mantero 6.66 e Grillo 6.67, parere favorevole sull'emendamento 6.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere contrario sull'emendamento Artini 6.68 e parere favorevole sull'emendamento Miotto 6.69.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere conforme alla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Baroni 6.26.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 6.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  373   
   Votanti  350   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no  273.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Rocchi ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita 6.27.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Siamo arrivati all'articolo che per noi è il più critico di tutta la proposta di legge, quello che, praticamente, ci ha spinto a non appoggiare più il testo unificato, e non perché siamo contro l'istituzione del trust, ma perché, come dicevo in discussione sulle linee generali, ci siamo ritrovati, noi commissari della Commissione affari sociali, a legiferare su un istituto senza avere assolutamente le competenze per farlo, perché questa è competenza della Commissione giustizia o della Commissione finanze. Quindi, ci siamo ritrovati a leggere un articolo e a dover capire di che cosa stiamo parlando, perché ancora non esiste una normativa in Italia che dia pieno riconoscimento al trust, che però, allo stesso tempo, è parzialmente riconosciuto tramite la Convenzione dell'Aja.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIA DI VITA. Ora, in quanto commissari della Commissione affari sociali lo abbiamo voluto scrivere, ovviamente in funzione dell'assistenza alla persona disabile, quindi, non è l'istituzione di un qualsiasi tipo di trust. Questo emendamento, Pag. 102molto simile ad altri emendamenti che abbiamo stilato, fa sempre riferimento al programma di azione biennale per le persone disabili.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GIULIA DI VITA. Ho finito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente; intervengo molto velocemente per far capire all'Aula che le nostre accuse, anche dure, sono estremamente fondate. Ricordiamoci che i disabili in Italia sono 2.100.000; di questi 2.100.000 riconosciuti attraverso la relazione tecnica che abbiamo qui davanti, coloro che usufruiranno della possibilità di fare le assicurazioni rappresentano una platea di 143.000, ovvero i più ricchi, quelli dai 20.000 euro di reddito imponibile in su; quelli che usufruiranno del trust, ed è una cosa meravigliosa, sono ben 1.430 persone, a cui andranno favori fiscali di 7 milioni di euro più altre tre milioni di euro di esenzione bolli e imposte varie.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Per cui noi, di questi tanti milioni di euro, dedichiamo ben 10 milioni per una platea di persone che, evidentemente, se non è il Governo che vuole divaricare i «favori» che ricevono i disabili più ricchi, rispetto ai servizi che non ricevono i disabili più poveri, io mi faccio una bella domanda, perché 1.470 per l'istituzione di un trust è molto, molto poco....

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 6.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marzano, Caso, Ciracì, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  359   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   80    
    Hanno votato no  279.

  (Il deputato Bragantini non è riuscito a esprimere voto contrario).

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lorefice 6.4, con i pareri contrari.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Per dichiarare il voto favorevole del MoVimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Intervengo sempre per far capire in che direzione si legifera, si occupa il proprio tempo, qui, alla Camera dei deputati, per una piccola platea di 1.430 persone. Cito testualmente la relazione tecnica della Commissione bilancio: dal punto di vista delle successioni e donazioni si ha la franchigia applicata ai soggetti svantaggiati che sale da un milione di euro a un milione e mezzo di euro. Io non conosco nemmeno un disabile, ma ne conosco tanti, che usufruisce dell'assicurazione sulla vita o i cui genitori usufruiscono dell'assicurazione sulla vita; e vi assicuro che queste 1.430 persone disabili – o familiari di disabili – all'interno della platea di 250.000 persone, che è quella Pag. 103individuata per tutto il provvedimento, secondo me le conoscono loro, tutte, una per una.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Presidente, io volevo portare un contributo rispetto al tema del trust che appare come l'elemento più grave all'interno di questa proposta di legge. Voglio ricordare che una delle vicende che il MoVimento 5 Stelle ha trattato in questo Parlamento è la vicenda del fallimento di una società di navigazione che è la Deiulemar. Questa società come ha smembrato, come ha prodotto questo fallimento pilotato che poi era una truffa ? Ha portato tutti i propri immobili, tutte le proprie risorse finanziare all'interno di un trust che poteva essere scudato anche in paradisi fiscali. Allora io non vorrei che in questa proposta di legge si arrivi a creare un paravento addirittura così etico per fare operazioni di bassa lega.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente; volevo semplicemente specificare che in tutti i nostri emendamenti, che altro non sono che una riformulazione dell'articolo 6, proponiamo che nel trust venga anche inserito, come paletto, la presenza del cosiddetto guardiano, che sarebbe il controllore che verifica che effettivamente il trustee – cioè colui a cui il disponente ha dato in gestione il proprio patrimonio o i propri immobili per l'assistenza al cosiddetto beneficiario che, probabilmente, in questo caso potrebbe essere il figlio disabile –, una volta che il disponente muore, faccia veramente il volere del disponente, cosa che manca all'articolo 6 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, colleghi, io non lo farò in questo momento, però suggerisco, davvero, di leggere, punto per punto, quello che dice all'articolo 6 il comma 3, perché le indicazioni che dà sono scritte in maniera molto asciutta, molto sintetica, molto chiara e definiscono un percorso, un processo che parte dal fatto che l'istituzione del trust sia fatta con un atto pubblico e, quindi, logicamente sia fatta alla presenza di un notaio, il quale ne garantisce davvero la correttezza formale, la consistenza economica e quello che segue. Ma, poi, soprattutto, è previsto che l'atto istitutivo identifichi in maniera chiara ed univoca i soggetti coinvolti, i ruoli, compreso quindi il ruolo di chi deve fare da controllore nel processo, descriva le funzionalità, i bisogni specifici delle persone disabili, quelli a favore del quale si istituisce questo trust, indichi, addirittura, le attività assistenziali necessarie a garantire la cura e la soddisfazione dei bisogni delle persone disabili, comprese le attività finalizzate a ridurre il rischio dell'istituzionalizzazione delle persone disabili. È preciso, è puntuale, non c’è possibilità di fraintendimenti, quindi, mi sembra che tutta l'interpretazione che sa un po’ di cultura del sospetto che ne dà il collega Baroni in qualche modo identifichi un soggetto diverso, altro da quello a cui si riferisce la norma di legge che, insisto, è stata scritta avendo sempre presente il supremo interesse del disabile in questione, la correttezza delle procedure e la garanzia che tutto ciò che si fa, si faccia a suo esclusivo vantaggio, fino al punto di prevedere che cosa si farà quando lui stesso morirà e, quindi, l'atto istitutivo deve stabilire la destinazione del patrimonio residuo.
  Mi sembra che tutto il processo, punto per punto, insisto in maniera molto sintetica, molto chiara, è talmente definito che per manipolarlo e per contraffarlo ci vuole qualcosa di più che il fraintendimento, ci vuole un'esplicita cattiva volontà che può essere molto facilmente smascherata.

Pag. 104

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO. Presidente, assistiamo e ascoltiamo per l'ennesima volta a una sorta di intervento che mette al centro un clima di sospetto e di negatività rispetto ai disabili e rispetto all'istituto che si vuole utilizzare; in realtà, l'istituto che è stato utilizzato con questa riforma non è un istituto che viene disciplinato da questa norma, ma è un istituto che appartiene alla cultura giuridica dei nostri tempi, che nasce dal sistema anglosassone e che è stato recepito attraverso una ratifica negli anni Ottanta. Non è che abbiamo inventato nulla, abbiamo recepito un istituto che costituisce una sorta di garanzia, una segregazione patrimoniale, si dice in termini tecnici, cioè un modo per far sì che il patrimonio, che viene destinato alla cura e all'assistenza del disabile, sia garantito per tutta la vita del disabile; cioè, quello che viene fatto con questa legge è aver a cuore queste persone deboli per far sì che i genitori di queste persone deboli possano stare tranquilli anche dopo e dicano: questo patrimonio viene garantito e viene istituita una procedura affinché questo patrimonio possa soddisfare i bisogni del disabile.
  Ora mi verrebbe da dire – e non lo voglio dire per scatenare una guerra – che il sospetto appartiene un po’ a chi misura gli altri col proprio metro; definire sempre sospetto e sempre delinquenti coloro che vengono destinatari di una norma è un po’ come quello che cerca di definire ladro chi pensa poi, alla fine, di essere se stesso ladro a sua volta, ma io dico che questo strumento è chiaro e specificato nella legislazione di tutti i giorni, ma soprattutto la disciplina che ne dà questa legge è assolutamente rigorosa.
  Ma come si può pensare che è fatta surrettiziamente per avvantaggiare qualcuno ? Soprattutto quando diciamo che l'esenzione compete e deve essere fatta con atto pubblico, quando l'istituto identifica in maniera chiara ed univoca i soggetti coinvolti e i reciproci ruoli, cioè il trustee, colui che gestisce il patrimonio, che è intestatario dei beni, colui che ovviamente viene a controllare il trustee, il beneficiario, la persona con disabilità, i beni di qualsiasi natura che siano destinati esclusivamente a questi fini e ancora l'atto istitutivo che stabilisce il termine di finale di durata.
  Ma cos’è che si può pensare di più rigoroso di questa norma ? La fiscalità va dietro al principio di aiutare queste persone deboli, e se non ce ne sono tantissime è meglio per tutti; credo che questa finalità non è surrettizia per avvantaggiare qualcheduno, ma ha lo scopo di aiutare persone deboli e soprattutto rendere tranquilla la loro esistenza.
  Sgravatevi un po’ anche dalla cultura del sospetto che non fa bene alla discussione di questa legge, ma non fa bene neanche a voi, credetemi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie Presidente, io penso che sia giusto che pochi minuti di quest'Aula servano per spiegare e raccontare a chi ci ascolta, a chi ci segue, alle famiglie dei disabili, a tutto il Paese, che siamo di fronte, finalmente, ad una cosa molto utile: il contrario di quella che è stata definita la cultura del sospetto, cioè il trust – anche se è una parola inglese che sarebbe meglio avere in italiano – cioè assegnare dei beni, delle proprietà, dei soldi per una finalità esclusivamente buona. Questo è quello che noi stiamo cercando di fare con questo articolo. Questo trust significa non solo privarsi di un patrimonio, chi dà questi soldi, le famiglie, gli amici, chi fa delle donazioni, li dà per un motivo molto specifico che viene scritto quando si costituisce da un notaio con un atto pubblico questo trust.
  La motivazione diventa la salvezza, la vita, la qualità della vita, non solo la sopravvivenza di quella persona con disabilità grave per tutta la sua vita; per la prima volta abbiamo uno strumento molto Pag. 105utile e per la prima volta in Italia si normano con questa legge, con questo articolo, delle modalità per cui quei soldi, quei fondi possono essere usati solo per quella finalità specifica e non potranno essere usati in nessun altro modo; soldi che escono dal patrimonio dei donatori; si occupa non solo di produrre denaro, sussistenza a favore delle persone con disabilità grave, si fa molto di più, perché nell'atto istitutivo – e partecipano i genitori se sono in vita, i parenti se sono in vita, gli amici, i donatori che partecipano a questo progetto – si individua la persona migliore che garantisce secondo le volontà stesse della persona con disabilità grave, se ha la possibilità di contribuire al processo decisionale perché non ha problemi mentali ma solo fisici, oppure chi vuole bene a quella persona o a quelle persone; si stabilisce anche la qualità del servizio che si rende; è quello che la nostra collega Argentin è arrivata a definire la possibilità che il mercoledì, se quella persona ha sempre preso il gelato il mercoledì con i propri parenti, si potrà avere chi l'accompagna a prendere quel gelato perché è parte della sua identità affettiva; cioè il trust può arrivare non solo a generare i soldi, sussistenza, garanzia economica per chi ha dei problemi di disabilità grave, ma addirittura può fissare la modalità della costruzione della qualità della vita, del progetto di vita, della cosa che più si avvicina a una famiglia e all'affettività e ai bisogni complessivi delle persone con disabilità gravi. È la prima volta che accade nella storia d'Italia. Questo istituto, a mio parere, con questi vincoli, con questa precisione sarà uno strumento molto utile, poi da estendere – lo spero, dopo averlo sperimentato per le disabilità gravi – alle donazioni, per il no profit vero, per tutti quelli che aiuteranno altre fasce in difficoltà (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Solidale-Centro Democratico e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 6.4, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  369   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
  77    
    Hanno votato
no  292).    

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantero 6.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, questo è un altro emendamento, sulla scia dei precedenti, è un po’ più snellito. Ne approfitto anche per ricollegarmi al singolare intervento che ho sentito poc'anzi da parte del collega del PD giusto nel momento in cui non abbiamo detto, non abbiamo insinuato né che ci siano ladri, né che ci siano delinquenti, ma già qualcuno si sente con il carbone bagnato; già questa cosa a me sembra abbastanza indicativa.
  Evidentemente il collega non avrà letto nemmeno uno dei nostri emendamenti perché proprio uno degli aspetti fondamentali e positivi che lui elencava, fa parte proprio delle nostre proposte, alla lettera h) di questo emendamento noi diciamo: costituisca l'effetto segregativo sui beni costituiti in trust. Quindi noi ci stiamo ponendo in una fase assolutamente propositiva con questa serie di emendamenti. Semplicemente, anche sulla scia di quello che ha detto la Binetti, la vogliamo rendere, Pag. 106appunto per usare una locuzione utilizzata poc'anzi dalla collega, ancora più asciutta di quello che è all'articolo 6. Stessa cosa per il controllore: noi semplicemente stiamo specificando che si chiama «guardiano», sempre per riferirci al trust, che già non ha una normativa pienamente riconosciuta, però già può essere fatto grazie alla Convenzione dell'Aja, che soltanto gli addetti alla materia conoscono. In più, noi proponiamo degli altri aspetti, ad esempio: esaurite le finalità del trust, il patrimonio in trust che eventualmente residua è esente da imposte di successione e donazione, a condizione che lo stesso sia trasferito al beneficiario persona disabile. L'esenzione non trova applicazione se il trustee effettui erogazioni, anticipazioni, distribuzione di reddito o di capitale in favore di beneficiari diversi dalla persona o dalle persone disabili in favore delle quali il trust è istituito.
  Sono semplicemente degli accorgimenti che servono per fare questo trust migliore, ovviamente dal nostro punto di vista, fermo restando che avere inserito questo strumento all'interno di questa proposta di legge non c'entra assolutamente niente, che a questo punto la legge dovrebbe cambiare nome, perché non è più una legge sul «dopo di noi», è una legge per l'istituzione di strumenti di tipo privatistico a beneficio di persone e di famiglie che si occupano di familiari in condizione di disabilità grave. La nostra critica sta in questo: se ci fosse stata proposta all'inizio una proposta di legge per riconoscere pienamente il trust, sarebbe stato completamente un altro discorso, noi critichiamo l'inversione di rotta o comunque, come dire, il fatto di avere rigirato la frittata.
  In ultimo, volevo appunto specificare anche un'altra cosa: se la Convenzione dell'Aja già recepisce in Italia la possibilità di fare dei trust, mi chiedo: perché abbiamo fatto questo articolo 6 in questa proposta di legge che all'inizio era buona ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Collega Di Vita, le rispondo io, perché è evidente che il PD non ha intenzione di porsi...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

  MASSIMO ENRICO BARONI. ...né delle domande né di darsi delle risposte, per cui dobbiamo colloquiare fra noi sperando che qualcuno dall'altra parte raccolga alcuni ragionamenti. Ebbene, il punto è questo. Noi su una platea di circa 250.000 persone disabili, ne individuiamo 143.000 con un reddito imponibile superiore ai 22.000 euro e a loro va l'articolo sulle assicurazioni, perché sono gli unici che se lo possono permettere, gli altri sono troppo poveri. Tra questi, Presidente, che hanno reddito imponibile di 22.000 euro, che sono 143.000, ne individuiamo 1.430 che hanno lo sgravio della donazione da 1,5 milioni e hanno una stima di gettito non riscosso nell'attuazione del trust per lo Stato italiano di 7 milioni di euro e l'esenzione delle imposte degli atti e dei bolli come sopra esplicitato e si perviene una perdita di gettito dell'ordine di 10 milioni di euro. I parlamentari in Italia sono mille, voi avete occupato tutto questo tempo per fare un favore fiscale a persone disabili o non disabili che siano...

  PRESIDENTE. Deve concludere, Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... 1.430 persone. Questo è il modo in cui avete legiferato.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero 6.5, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Agostino, Gandolfi, Calabrò, Prina, Colletti, Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 107
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  377   
   Votanti  375   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   78    
    Hanno votato no  297    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 6.2 con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  376   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   24    
    Hanno votato no  352    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 6.8.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Intervengo per dichiarare il mio voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 6.8, con i pareri contrari di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Matarrelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  377   
   Astenuti    1   
   Maggioranza    189   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no  279    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Patriarca 6.50, con i pareri favorevoli di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Famiglietti, Giorgis, Librandi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  382   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato  365    
    Hanno votato no   17    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Mannino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marazziti 6.51, con i pareri favorevoli di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Albanella, Buttiglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  385   
   Votanti  311   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato  308    
    Hanno votato no   3    

Pag. 108

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi, 6.53, con i pareri contrari di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Dambruoso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  371   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  255    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Oliaro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Siamo all'emendamento Miotto 6.54, su cui vi è un parere favorevole con riformulazione.
  Chiedo alla collega se accetti la riformulazione... Prendo atto che la collega l'accetta, quindi i pareri sono favorevoli sull'emendamento così come riformulato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 6.54, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, La Marca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  383   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato  381    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 6.55, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  381   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  381.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbrollini 6.57, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Raciti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  307   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato  307.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Avverto che l'emendamento Silvia Giordano 6.59 risulta assorbito dall'approvazione dell'emendamento Miotto 6.54, così come riformulato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 6.60.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

Pag. 109

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare, sempre al collega del PD che è intervenuto prima, che abbiamo fatto un emendamento proprio su quello che lui dice: «l'atto istitutivo costituisca l'effetto segregativo sui beni costituiti in trust». Chieda al suo stesso partito perché il parere è contrario, a questo punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 6.60, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chimienti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  387   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no  279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 6.13, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Basso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  376   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   97    
    Hanno votato no  279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero 6.17, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  372   
   Votanti  369   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   95    
    Hanno votato no  274.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 6.18.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, dichiaro voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, chiediamo il voto favorevole a questo emendamento. Cerchiamo ancora una volta di spiegare che non era questa la modalità in cui pensavamo che sarebbe stato il «dopo di noi»: una platea di 1.430 persone che ha impegnato decine e decine di emendamenti, discussioni, l'Aula per chissà quanto tempo. Quanti soldi pubblici sono stati spesi e ancora verranno spesi per creare di fatto degli sconti, degli sconti a livello di tasse a queste persone ! Ebbene, sarebbe il caso di iniziare a pensare di ripartire i soldi pubblici in maniera diversa, perché queste sono stime di gettito non riscosso per persone che in media avranno delle transazioni pari a 200 mila Pag. 110euro. Ecco, io, sarà che vivo in un universo molto più povero, così come i disabili che frequento io nei miei salotti...

  PRESIDENTE. Deve concludere, Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Però, mettetevi una mano sulla coscienza: non è stata questa un'ottima idea...

  PRESIDENTE. Se la metta anche lei: è fuori tempo !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Dell'Aringa. Ne ha facoltà.

  CARLO DELL'ARINGA. Signor Presidente, è un po’ paradossale questa insistenza nel considerare tali aiuti fiscali come atti di redistribuzione a favore dei ricchi. Qui si tratta semplicemente di fare una cosa che si fa già in molti campi e in tutti i Paesi, e cioè di utilizzare anche delle risorse pubbliche per indirizzare l'uso di risorse private verso destinazioni che sono meritevoli di essere incentivate, anche se apparentemente l'impressione immediata è che si aiutano coloro che sono più ricchi, quelli che hanno già risorse. Ma lo si fa già in molti campi: per la previdenza integrativa, si danno facilitazioni fiscali a chi può farsi delle pensioni private, e naturalmente le possono fare quanti hanno i soldi necessari. O la sanità integrativa, o il welfare aziendale: nella legge di stabilità sono state approvate delle facilitazioni fiscali per il welfare aziendale, e non mi sembra che il vostro partito abbia votato contro.
  Si tratta di incentivare, di far sì che queste risorse siano finalizzate verso fini meritevoli; e in questo caso, laddove ci sono tali risorse, l'idea di fare dei trust è di procurare quelle garanzie, quelle assicurazioni che le risorse verranno utilizzate proprio in quella direzione, e non verranno disperse. E questo in futuro può portare dei risparmi a favore della collettività ! Come si fa a vedere solo questo aspetto redistributivo, quando l'incentivo fiscale è proprio per far sì che le risorse siano destinate a delle finalità sociali ? Perché non vedere invece questo aspetto positivo, che è caratteristico di questo settore, ma di altri settori, nel nostro Paese come in tanti altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 6.18, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero, Matarrelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  374   
   Votanti  366   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   73    
    Hanno votato no  293.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 6.20, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Formisano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  373   
   Votanti  371   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   74    
    Hanno votato no  297.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).Pag. 111
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Monchiero 6.61, sul quale vi è un invito al ritiro.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dalla relatrice.

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, chiedo scusa ai colleghi, ma questo emendamento si proponeva di cambiare, di modificare una formula di rito che viene spesso ripetuta nelle nostre leggi e che ritengo sbagliata; poiché a questa formula di rito è molto affezionata la Commissione finanze, che l'ha suggerita, ritiro volentieri l'emendamento, spostando questa discussione ad un'altra occasione più propizia.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Silvia Giordano 6.62.
  Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 6.62, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mognato, Bolognesi, Carloni, Tartaglione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  381   
   Votanti  378   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no   301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 6.63, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dallai, Kronbichler, Terzoni, Vignaroli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  370   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   75    
    Hanno votato no   295.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 6.65.
  Dichiaro aperta la centesima votazione della giornata.
  (Segue la votazione).

  Tripiedi, Gebhard.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  381   
   Votanti  376   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   74    
    Hanno votato no   302.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero 6.66, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Marzano, Kronbichler.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  385   
   Votanti  380   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no   303.    

Pag. 112

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 6.67, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Miotto, Lavagno, Colonnese, Cardinale, Cassano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  381   
   Votanti  380   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato   82    
    Hanno votato no   298.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  301   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  151   
    Hanno votato  298    
    Hanno votato no   3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Artini 6.68, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Garavini, Terzoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  388   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no   280.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Miotto 6.69, sul quale vi è il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, molto brevemente, credo che non ci siano i presupposti per sostituire la rubrica con istituzione di trust a favore di persone con disabilità grave e agevolazioni tributarie, perché è la questione dell'agevolazione tributaria che deve essere messa davanti, non successivamente. Bene o male, il trust era l'istituto giuridico che veniva già utilizzato (viene creato l'istituto giuridico di diritto privato), ma sostanzialmente l'articolo crea detrazioni fiscali e permette sostanzialmente minori entrate per 51 milioni di euro per il 2016. Questi 51 milioni di euro per il 2016 – l'abbiamo già detto – sono relativamente a questa platea che la Commissione bilancio ha previsto con una certa precisione e che riguarderà 1.430 persone. C’è qualcosa che non torna in questo, per cui, Presidente anche se lei mi ha detto di mettermi una mano sulla coscienza, le dico che io già l'ho fatto, però vorrei che tutta questa maggioranza, che in totale è rappresentata Pag. 113da 700 parlamentari, facesse due conti: se ciascuno di loro conoscesse due disabili, avremmo coperto 1.430 interessati sul trust.

  PRESIDENTE. Ovviamente era una battuta riferita al fatto che avesse sforato il tempo.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Presidente, credo che sia giusto – anche perché siamo arrivati alla fine dell'esame dell'articolo 6 – forse fare qualche chiarimento. Il primo è che il trust è uno degli strumenti giuridici che può essere a beneficio delle persone con disabilità; penso che non abbiamo fatto un'operazione di brillantina a questo provvedimento, anche nel cogliere la maggior parte, il cuore, del trust, che è frutto dell'emendamento del MoVimento 5 Stelle. Quindi, francamente mi sento un po’ distonica o sento distonici i colleghi quando da una parte avversano questo strumento e dall'altro, invece, poi propongono degli emendamenti che noi abbiamo colto con favore. Penso sia stata un'operazione intelligente quella di averli fatti propri all'interno della Commissione. Questo perché ? Perché questo è uno strumento – già ce lo ricordavano i colleghi precedentemente – che già esiste; il trust è uno strumento che viene utilizzato, non ce lo siamo inventati noi ma ce l'hanno suggerito le associazioni che sono venute in audizione; abbiamo tenuto conto delle proposte dei colleghi, delle proposte depositate alla Camera, quindi non credo che sia una fantasia del gruppo parlamentare. Seconda cosa: il trust non è fatto solo per le persone che hanno delle disponibilità economiche consistenti.
  Ci sono genitori, e basta forse frequentarli, conoscerli, in particolare, noi che, come cultura italiana, soprattutto miriamo di più ad avere un patrimonio immobiliare, forse più quello immobiliare di quello mobiliare, che hanno, quindi, delle proprietà, che hanno desiderio di custodirlo, di metterlo in garanzia, per garantire un futuro al proprio figlio. Queste risorse sono risorse, di fatto, integrative anche a quelle del servizio pubblico. Ci hanno detto: ma perché noi non possiamo essere considerati, in qualche modo, un po’ sussidiario del pubblico ed essere trattati esattamente come qualsiasi finanziaria ?
  È questa la risposta politica che noi stiamo dando. E poi io sono convinta di una cosa, e lo vedremo nella norma dell'articolo 8: sono convinta che ci sia una sottostima di quelli che attualmente hanno sottoscritto il trust: potenzialmente, a mio giudizio, saranno molti di più. Molto probabilmente, invece, viene sovrastimato l'utilizzo futuro delle polizze assicurative, ma questo sicuramente lo vedremo successivamente. Però, collega Baroni, attenzione, perché lei ha preso un abbaglio grande come una luna: 51 milioni non sono riferiti al trust, ma sono eventualmente – è tutta da verificare l'adesione, perché sarà un atto volontaristico – riferiti alla parte delle assicurazioni, che è quella che economicamente cuba di più, mentre la parte residuale per il trust, a mio giudizio, è, direi, quasi al limite del simbolico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Volevo specificare il modus operandi del MoVimento 5 Stelle, visto che evidentemente in Commissione non si è capito: il trust non ci piace inserito in questa proposta di legge, tant’è che la nostra prima proposta è stata sopprimerlo. Nel momento in cui voi non siete d'accordo e avente cambiato la vostra stessa proposta di legge, non ci restava altro che cercare di migliorarlo; quindi, non è che stiamo distonici. È che stiamo cercando di aggiustare l'aggiustabile. Se vi dà fastidio pure questo, ce ne andiamo e fate tutte cose da soli (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Secondo: volevo semplicemente dire...

Pag. 114

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  GIULIA DI VITA. Volevo semplicemente dire che è vero che è usanza degli italiani avere la prima casa, e quindi una persona o una famiglia che ha una persona disabile tenderà sicuramente a dare l'immobile al figlio. Vorrei semplicemente invitare i colleghi a leggere le ultime rilevazioni ISTAT che dicono che le persone che hanno all'interno una persona disabile sono quelle a maggiore rischio povertà, e quindi la casa se la stanno sognando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 6.69, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Mucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  306   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato  300    
    Hanno votato no   6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sanna, Pannarale, Battelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  387   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  313    
    Hanno votato no   74.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 7.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, ed esprime parere contrario sugli emendamenti Monchiero 7.50 e Baroni 7.51.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere conforme alla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 7.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chimienti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  305   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato  284    
    Hanno votato no   21.    

Pag. 115

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monchiero 7.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo... Prendo atto che il presentatore lo ritira.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 7.51, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. La ratio di questo emendamento è semplicemente, nel dare pubblicità di queste iniziative, darla prioritariamente alle leggi che già esistono e di cui abbiamo già ampiamente parlato per l'articolo 1 e per l'articolo 2, e, in seconda battuta, invece, a tutto il resto. Non capiamo perché il parere sia contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 7.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso, Bonaccorsi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  378   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   82    
    Hanno votato no  296.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Luigi Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  305   
   Astenuti   81   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato  302    
    Hanno votato no   3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Lenzi 8.50 e 8.200 della Commissione.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Parere conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Lenzi 8.50.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lenzi 8.50, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitzgerald, Malisani...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 116
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  376   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  376.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zolezzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  308   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato  308.

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scuvera, Bonafede...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  381   
   Votanti  379   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   379.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).
  Prima di passare ai pareri e di porre in votazione gli emendamenti, tengo a precisare che l'emendamento Nicchi 9.50 ha questa dicitura: Fondo. Preciso che il Fondo a cui la proposta emendativa fa riferimento deve intendersi quello di cui all'articolo 3, la cui dotazione non è più contemplata nell'ambito dell'articolo 9, per le votazioni che abbiamo effettuato.
  Invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Sugli emendamenti Nicchi 9.50 e 9.1 il parere è contrario. Presidente, chiedo anche di proporre all'Assemblea la seguente correzione di forma...

  PRESIDENTE. No, no, quella la facciamo dopo.
  Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 9.50 con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  385   
   Votanti  307   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato   39    
    Hanno votato no   268.    

Pag. 117

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 9.1 con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  305   
   Astenuti   79   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato   51    
    Hanno votato no   254.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Ciracì hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso, Battelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  308   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato  306    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Ciracì, Romele, Di Benedetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  302   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato  301    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 698-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 698-A ed abbinate).
  Avverto che l'ordine del giorno Nicchi n. 9/698-A/7 è stato ritirato dalla presentatrice.
  Chiedo al Governo i pareri sugli ordini del giorno.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno Minardo n. 9/698-A/1 il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/698-A/2 il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/698-A/3 il parere è contrario, perché, comunque, è già prevista l'intesa. Sull'ordine del giorno Vargiu n. 9/698-A/4 il parere è contrario, perché proprio poco tempo fa è stata votata la legge proprio sull'autismo che contiene già molte «agevolazioni». L'ordine del giorno Binetti n. 9/698-A/5, con «a valutare l'opportunità di», è accolto, il parere è favorevole.

Pag. 118

  PRESIDENTE. Quindi il parere è favorevole con riformulazione.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sull'ordine del giorno Gregori n. 9/698-A/6 il Governo propone la seguente riformulazione: a valutare attraverso ulteriori (...). Quindi togliere le parole «a prevedere» e, quindi, sostituirle con: «a valutare attraverso (...).

  PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole con riformulazione. L'ordine del giorno Nicchi n. 9/698-A/7 è stato ritirato.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/698-A/8 il Governo propone la seguente riformulazione: a valutare campagne informative.

  PRESIDENTE. Quindi, il parere è sempre favorevole se riformulato.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sull'ordine del giorno Covello n. 9/698-A/9 il Governo propone la seguente riformulazione: a valutare l'opportunità. Se viene accettata la riformulazione poi il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Pili n. 9/698-A/10 il parere è contrario.
  L'ordine del giorno Rizzetto n. 9/698-A/11 dice: «a procedere nel breve tempo ed idoneamente», però so che hanno già iniziato a lavorare, c’è già la bozza sul nomenclatore tariffario, comunque il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Minardo n. 9/698-A/1 accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/698-A/2 accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matarrelli n. 9/698-A/3, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/698-A/3, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Fitzgerald, Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  364   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  124    
    Hanno votato no   240.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Vargiu n. 9/698-A/4, non accettato dal Governo.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Chiederei di metterlo in votazione. Ovviamente so che esiste una legge sull'autismo, è una legge che è priva di risorse e l'ordine del giorno impegna il Governo a valutare se è possibile intervenire mettendo adeguate risorse nella diagnosi precoce e nei percorsi di sostegno all'autismo. Quindi questo è lo spirito dell'ordine del giorno, se il Governo ritenesse di mantenere il suo parere ovviamente chiedo che venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vargiu n. 9/698-A/4, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 119

  Dellai, Fauttilli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  373   
   Votanti  278   
   Astenuti   95   
   Maggioranza  140   
    Hanno votato   63    
    Hanno votato no   215.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'ordine del giorno Binetti n. 9/698-A/5. Chiedo al rappresentante del Governo se può rileggere la riformulazione, perché le parole: «a valutare l'opportunità di una ricognizione» già ci sono nel testo.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/698-A/5, accettato dal Governo.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gregori n. 9/698-A/6, accettato dal Governo, purché riformulato. L'ordine del giorno Nicchi n. 9/698-A/7 è stato ritirato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Carrescia n. 9/698-A/8 e Covello n. 9/698-A/9, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pili n. 9/698-A/10, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pili n. 9/698-A/10, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  375   
   Votanti  351   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no   236.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rizzetto n. 9/698-A/11, accettato dal Governo.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà, con le dichiarazioni di voto finale, nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,56).

  STEFANIA COVELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

  STEFANIA COVELLO. Signor Presidente, nella notte tra domenica e lunedì scorso si è sviluppato un incendio nell'ambito dei depositi mezzi della ditta «Autolinee Federico», di Locri, in Calabria. Su sedici mezzi parcheggiati ben quindici sono andati distrutti. Gli inquirenti stanno indagando ma, ove fosse confermata la causa dolosa, non sarebbe la prima volta che ciò accade; altri mezzi furono incendiati nel maggio 2013 e altri ancora nel gennaio 2014. La ditta di autolinee si occupa di trasporto giornaliero di pendolari della fascia ionica ed è un brand importante anche per le tratte in concessione. Il ripetersi degli episodi e il fatto che ad essere colpita sia una ditta che si occupa di mobilità è sicuramente un fatto inquietante. Colpire la possibilità di muoversi, in una terra dove questo è complicato Pag. 120da sempre, è aspetto grave e non va assolutamente sottovalutato. Noi chiediamo che venga fatta luce sull'accaduto e al tempo stesso chiediamo che quanto sta accadendo in queste settimane in territorio calabrese, in particolare nel reggino e nel comprensorio della locride, venga adeguatamente attenzionato dal Ministro dell'interno, per una risposta forte da parte di tutte le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 4 febbraio 2016, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   GRASSI ed altri; ARGENTIN ed altri; MIOTTO ed altri; VARGIU ed altri; BINETTI ed altri; RONDINI ed altri: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (C. 698-1352-2205-2456-2578-2682-A).
  — Relatrice: Carnevali.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Ciprini ed altri n. 1-00730, Placido ed altri n. 1-01128, Miccoli ed altri n. 1-01129, Pizzolante ed altri n. 1-01130, Cirielli ed altri n. 1-01131, Occhiuto ed altri n. 1-01134 e Fauttilli ed altri n. 1-01135 concernenti iniziative volte all'assunzione dei vincitori e degli idonei dei concorsi pubblici.

  La seduta termina alle 20.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIAN LUIGI GIGLI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3297 E ABB.

  GIAN LUIGI GIGLI. Il disegno di legge 3297 è identico all'Atto Senato 1556 approvato dall'altro ramo del Parlamento l'8 settembre 2015. La Commissione Affari costituzionali della Camera ha affidato il mandato al relatore Dorina Bianchi il 28 gennaio 2016.
  La proposta di legge approvata dal Senato non è stata modificata dalla Commissione, nonostante l'abbinamento di altre proposte di contenuto simile e la presentazione di vari emendamenti tutti respinti. Si è ritenuto, infatti, che prevalesse la necessità di approvare rapidamente la legge evitando un nuovo passaggio al Senato, vista l'imminenza di varie consultazioni elettorali a livello regionale. Il testo in esame introduce tra i principi fondamentali in base ai quali le Regioni sono tenute a disciplinare con legge il sistema elettorale regionale, anche quello dell'adozione di specifiche misure per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini per l'accesso alle cariche elettive. Si deve ricordare, infatti, che sono le regioni a statuto ordinario, dopo la riforma costituzionale operata dalla Legge Costituzionale 1/1999 a provvedere con propria legge alla normazione del sistema elettorale regionale. Il provvedimento in discussione si pone in linea con altri approvati dal Parlamento in questa e nella passata legislatura e volte a promuovere l'equilibro di genere all'interno delle assemblee elettive. Si tratta di un provvedimento necessario, come dimostra il semplice dato che vede la presenza delle donne nei consigli regionali pari al 18 per cento degli eletti, molto inferiore a quella, ad esempio, che si registra per questa legislatura nel Parlamento nazionale, che è pari al 30,1 per cento ed anche alla media europea che è del 32 per cento.
  In particolare, la proposta di legge è composta di due articoli. Il primo stabilisce i principi fondamentali cui le regioni devono attenersi nella disciplina del sistema elettorale. Si interviene sulla legge 215 del 2012 che prevede tra l'altro la promozione della parità tra uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l'accesso del genere sottorappresentato (di regola quello Pag. 121femminile anche se ovviamente la legge non può dirlo), alle cariche elettive. Questa dizione non è stata considerata sufficiente per ottenere in concreto l'obiettivo che la legge del 2012 si poneva, limitandosi ad un semplice rinvio alle misure d'incentivo, mentre la proposta di legge in discussione indica esplicitamente specifiche misure da adottare ai fini della promozione delle pari opportunità tra uomini e donne, concentrandosi sui diversi sistemi elettorali possibili.
  Viene in primo luogo esaminata la possibilità di liste con preferenze, stabilendo che in ogni lista non si possa superare il 60 per cento del totale di candidati di un genere (quindi di fatto si prevede un minimo del 40 per cento di candidature di donne). Viene, inoltre, introdotta la preferenza di genere: deve essere, infatti, assicurata l'espressione di almeno due preferenze, indicando due candidati di sesso diverso, pena l'annullamento della seconda indicazione di voto. Si ricorda che l’Italicum che entrerà in vigore il 1 luglio 2016 prevede per le preferenze una quota del 50 per cento di candidati di genere diverso, collocati in ordine alternato a pena di annullamento. Si nota, però, che il capolista è bloccato, nel senso che le preferenze possono essere espresse solo dalla seconda candidatura. E che nulla vieta ad un partito di presentare in tutto il territorio nazionale capilista di un solo genere, con la facilmente prevedibile conseguenza, in particolare per i partiti minori, di una sotto rappresentanza di donne elette, stante la possibilità molto concreta di elezione di un solo rappresentate per lista minore. Anche per le elezioni europee è prevista la quota del 50 per cento di genere mentre i primi due candidati di lista devono essere di sesso diverso. Infine, per le comunali è prevista, nei comuni con più di 5000 abitanti, una quota pari ad un terzo dei candidati. In tutti i casi la violazione di queste norme comporta l'inammissibilità della lista colpevole alla competizione elettorale.
  Per quel che riguarda le preferenze di genere, per la Camera e per le comunali è prevista la doppia preferenza di genere, in quanto l'elettore può scegliere se esprimere una o due preferenze ma con il vincolo che l'eventuale seconda sia di genere diverso rispetto alla prima, pena l'annullamento della suddetta seconda preferenza. Per le europee esiste, invece, la tripla preferenza di genere, con indicazione di candidato di genere diverso tra prima, seconda e terza.
  Secondo caso possibile è quello delle liste bloccate, dove deve essere prevista l'alternanza di genere tra candidati di sesso diverso, in modo tale che il sesso sovra rappresentato non superi la soglia del 60 per cento. Il Servizio Studi della Camera sottolinea che questa norma è di principio e non immediatamente applicabile e non sembra imporre quell'alternanza di genere 1-1 come, invece, stabilito dall’Italicum per la legge elettorale nazionale.
  Infine, la proposta di legge in discussione prevede il caso, al momento del tutto teorico dato che non esistono simili sistemi, del Collegio uninominale laddove nell'ambito delle candidature presentate con un medesimo simbolo i candidati di un sesso non devono superare la percentuale del 60 per cento del totale.
  Non esiste, invece, una clausola residuale che possa in qualche modo prevedere altri sistemi di votazione diversi dai tre sopra ricordati. Si tratta di una dimenticanza, diciamo così, un po’ strana dato che lo stesso Italicum non rientra nei tre modelli ricordati e, quindi, sarebbe possibile ricalcare il sistema nazionale, misto, senza doversi obbligatoriamente preoccupare di introdurre norme in favore della parità di genere come quelle ricordate sopra per i tre sistemi elettorali. Inoltre, la legge non si applica alle regioni a statuto speciale che hanno competenza legislativa esclusiva sul proprio sistema elettorale. L'articolo 2 della proposta di legge stabilisce il termine di entrata in vigore del provvedimento in discussione.
  Per quel che riguarda le leggi elettorali oggi vigenti, si può notare che solo Liguria, Molise e Piemonte non se ne sono dotate, accettando di fatto quanto prevede la normativa nazionale che non prevede specifiche Pag. 122disposizioni per la parità di genere. Anche in Basilicata si applica la normativa nazionale, dato che la Corte costituzionale ha considerato incostituzionale la legge elettorale di quella regione. Nelle altre regioni, invece, le leggi regionali intervengono già oggi in vario modo per favorire la parità di genere per le cariche elettive. Esaminando i dati relativi alle ultime elezioni regionali emerge che la percentuale più alta di donne elette si registra in Emilia Romagna (34,7 per cento), seguita dalla Toscana (27,5 per cento) e da quel Piemonte (26 per cento) che, come detto, non si è dotato di propria legge elettorale. Chiudono la classifica la Basilicata, che su 20 Consiglieri non ha eletto nemmeno una donna. In generale sembra che la doppia preferenza di genere, presente tra l'altro in Emilia Romagna e Toscana, determini un risultato positivo con una presenza femminile più ampia. Vi è, certamente, qualche eccezione come quella dell'Umbria dove la legge elettorale prevede meccanismi in favore della parità di genere, che però non viene raggiunta, dato che in Consiglio regionale si registra una scarsa percentuale di donne elette (15 per cento). I dati, infine, evidenziano una minor rappresentanza femminile al Sud rispetto al Centro e al Nord del Paese. Per quel che riguarda le regioni a statuto speciale e le province autonome, anche queste si sono dotate di meccanismi volti ad incentivare la parità di genere nelle cariche elettive con risultati particolarmente positivi nella Provincia autonoma di Bolzano, che registra un 22,9 per cento di presenza femminile in Consiglio.
  La proposta di legge in discussione, dunque, appare come un utile, anche se non certo risolutivo, passo avanti verso l'obiettivo di una completa parità di genere per quel che riguarda le cariche elettive, ossia per quel che riguarda la concreta realizzazione di una democrazia compiuta.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 3297 e abb. - em. 1.1 257 252 5 127 23 229 98 Resp.
2 Nom. em. 1.6 322 315 7 158 47 268 96 Resp.
3 Nom. em. 1.26 351 347 4 174 27 320 94 Resp.
4 Nom. em. 1.27 358 353 5 177 31 322 94 Resp.
5 Nom. articolo 1 365 338 27 170 271 67 94 Appr.
6 Nom. articolo 2 364 345 19 173 273 72 94 Appr.
7 Nom. odg 9/3297 e abb./2 378 373 5 187 32 341 94 Resp.
8 Nom. Pdl 3297 e abb. - voto finale 446 425 21 213 334 91 90 Appr.
9 Nom. T.U. 698 e abb.-A - em. 1.50 427 427 214 425 2 87 Appr.
10 Nom. em. 1.51 421 420 1 211 128 292 87 Resp.
11 Nom. em. 1.52 427 427 214 123 304 87 Resp.
12 Nom. em. 1.53 426 391 35 196 331 60 87 Appr.
13 Nom. em. 1.11 428 400 28 201 99 301 87 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.54 436 358 78 180 54 304 87 Resp.
15 Nom. em. 1.55 435 429 6 215 108 321 87 Resp.
16 Nom. em. 1.56 435 430 5 216 108 322 87 Resp.
17 Nom. em. 1.57 441 437 4 219 110 327 86 Resp.
18 Nom. em. 1.58 441 438 3 220 109 329 86 Resp.
19 Nom. em. 1.59 426 359 67 180 72 287 85 Resp.
20 Nom. em. 1.61 rif. 424 422 2 212 418 4 85 Appr.
21 Nom. em. 1.70 426 393 33 197 76 317 85 Resp.
22 Nom. em. 1.63 rif. 425 425 213 417 8 85 Appr.
23 Nom. em. 1.14 425 425 213 109 316 85 Resp.
24 Nom. em. 1.65 423 422 1 212 405 17 85 Appr.
25 Nom. em. 1.67 425 424 1 213 120 304 85 Resp.
26 Nom. em. 1.12 406 398 8 200 72 326 85 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.68 392 361 31 181 71 290 85 Resp.
28 Nom. em. 1.13 393 362 31 182 72 290 85 Resp.
29 Nom. em. 1.69 rif. 396 364 32 183 291 73 85 Appr.
30 Nom. articolo 1 371 295 76 148 293 2 85 Appr.
31 Nom. em. 2.4 312 309 3 155 45 264 99 Resp.
32 Nom. em. 2.7 359 355 4 178 89 266 96 Resp.
33 Nom. em. 2.5 397 395 2 198 142 253 95 Resp.
34 Nom. em. 2.51 404 400 4 201 147 253 94 Resp.
35 Nom. em. 2.53 411 406 5 204 149 257 94 Resp.
36 Nom. em. 2.8 409 404 5 203 148 256 94 Resp.
37 Nom. em. 2.6 408 402 6 202 147 255 94 Resp.
38 Nom. em. 2.50 410 404 6 203 151 253 94 Resp.
39 Nom. em. 2.52 411 405 6 203 147 258 94 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 2.54 405 401 4 201 149 252 94 Resp.
41 Nom. em. 2.55 419 355 64 178 354 1 92 Appr.
42 Nom. em. 2.9 424 416 8 209 73 343 92 Resp.
43 Nom. em. 2.12 425 420 5 211 105 315 91 Resp.
44 Nom. em. 2.57 425 355 70 178 346 9 91 Appr.
45 Nom. em. 2.58 419 413 6 207 84 329 90 Resp.
46 Nom. em. 2.10 424 419 5 210 110 309 90 Resp.
47 Nom. em. 2.56 425 350 75 176 37 313 90 Resp.
48 Nom. articolo 2 420 313 107 157 283 30 88 Appr.
49 Nom. em. 3.50 410 383 27 192 82 301 88 Resp.
50 Nom. em. 3.51 414 342 72 172 334 8 88 Appr.
51 Nom. em. 3.52 414 403 11 202 135 268 87 Resp.
52 Nom. em. 3.100 421 343 78 172 339 4 87 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 3.1 417 414 3 208 93 321 87 Resp.
54 Nom. em. 3.2 417 412 5 207 80 332 86 Resp.
55 Nom. em. 3.57 rif. 422 417 5 209 334 83 86 Appr.
56 Nom. em. 3.58 419 417 2 209 145 272 86 Resp.
57 Nom. em. 3.6 418 412 6 207 137 275 86 Resp.
58 Nom. em. 3.59 417 413 4 207 161 252 86 Resp.
59 Nom. articolo 3 417 346 71 174 342 4 86 Appr.
60 Nom. em. 4.14 402 401 1 201 113 288 86 Resp.
61 Nom. em. 4.50 408 340 68 171 34 306 86 Resp.
62 Nom. em. 4.51 402 385 17 193 99 286 86 Resp.
63 Nom. em. 4.13 392 388 4 195 69 319 87 Resp.
64 Nom. em. 4.52 406 405 1 203 397 8 87 Appr.
65 Nom. em. 4.55 rif. 401 399 2 200 399 87 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 4.64 rif. 405 333 72 167 333 87 Appr.
67 Nom. em. 4.56 408 407 1 204 149 258 87 Resp.
68 Nom. em. 4.8, 4.15 395 379 16 190 374 5 87 Appr.
69 Nom. em. 4.59 rif. 403 402 1 202 401 1 87 Appr.
70 Nom. em. 4.16 405 402 3 202 94 308 87 Resp.
71 Nom. em. 4.17 402 398 4 200 81 317 87 Resp.
72 Nom. em. 4.18 397 393 4 197 77 316 87 Resp.
73 Nom. em. 4.19 399 372 27 187 79 293 87 Resp.
74 Nom. em. 4.62 rif. 409 336 73 169 327 9 86 Appr.
75 Nom. em. 4.63 403 328 75 165 68 260 86 Resp.
76 Nom. articolo 4 405 334 71 168 334 85 Appr.
77 Nom. articolo agg. 4.02 406 404 2 203 150 254 85 Resp.
78 Nom. em. 5.51 395 369 26 185 104 265 85 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. em. 5.100 397 324 73 163 320 4 85 Appr.
80 Nom. articolo 5 399 392 7 197 302 90 85 Appr.
81 Nom. em. 6.26 373 350 23 176 77 273 85 Resp.
82 Nom. em. 6.27 379 359 20 180 80 279 85 Resp.
83 Nom. em. 6.4 376 369 7 185 77 292 85 Resp.
84 Nom. em. 6.5 377 375 2 188 78 297 85 Resp.
85 Nom. em. 6.2 380 376 4 189 24 352 85 Resp.
86 Nom. em. 6.8 378 377 1 189 98 279 85 Resp.
87 Nom. em. 6.50 383 382 1 192 365 17 85 Appr.
88 Nom. em. 6.51 385 311 74 156 308 3 85 Appr.
89 Nom. em. 6.53 379 371 8 186 116 255 85 Resp.
90 Nom. em. 6.54 rif. 386 383 3 192 381 2 85 Appr.
91 Nom. em. 6.55 384 381 3 191 381 85 Appr.
INDICE ELENCO N. 8 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nom. em. 6.57 383 307 76 154 307 85 Appr.
93 Nom. em. 6.60 392 387 5 194 108 279 85 Resp.
94 Nom. em. 6.13 380 376 4 189 97 279 85 Resp.
95 Nom. em. 6.17 372 369 3 185 95 274 85 Resp.
96 Nom. em. 6.18 374 366 8 184 73 293 85 Resp.
97 Nom. em. 6.20 373 371 2 186 74 297 85 Resp.
98 Nom. em. 6.62 381 378 3 190 77 301 85 Resp.
99 Nom. em. 6.63 378 370 8 186 75 295 85 Resp.
100 Nom. em. 6.65 381 376 5 189 74 302 85 Resp.
101 Nom. em. 6.66 385 380 5 191 77 303 85 Resp.
102 Nom. em. 6.67 381 380 1 191 82 298 85 Resp.
103 Nom. em. 6.100 383 301 82 151 298 3 85 Appr.
104 Nom. em. 6.68 391 388 3 195 108 280 85 Resp.


INDICE ELENCO N. 9 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 117)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nom. em. 6.69 382 306 76 154 300 6 85 Appr.
106 Nom. articolo 6 389 387 2 194 313 74 85 Appr.
107 Nom. em. 7.100 388 305 83 153 284 21 85 Appr.
108 Nom. em. 7.51 384 378 6 190 82 296 85 Resp.
109 Nom. articolo 7 386 305 81 153 302 3 85 Appr.
110 Nom. em. 8.50 382 376 6 189 376 85 Appr.
111 Nom. em. 8.200 384 308 76 155 308 85 Appr.
112 Nom. articolo 8 381 379 2 190 379 85 Appr.
113 Nom. em. 9.50 385 307 78 154 39 268 85 Resp.
114 Nom. em. 9.1 384 305 79 153 51 254 85 Resp.
115 Nom. articolo 9 384 308 76 155 306 2 85 Appr.
116 Nom. articolo 10 380 302 78 152 301 1 85 Appr.
117 Nom. odg 9/698 e abb.-A/3 371 364 7 183 124 240 85 Resp.
INDICE ELENCO N. 10 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 118 AL N. 119)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
118 Nom. odg 9/698 e abb.-A/4 373 278 95 140 63 215 85 Resp.
119 Nom. odg 9/698 e abb.-A/10 375 351 24 176 115 236 85 Resp.