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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 560 di martedì 2 febbraio 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 gennaio 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Carbone, Catania, Centemero, D'Ambrosio, Epifani, Faraone, Ferrara, Fraccaro, Gentiloni Silveri, Marotta, Mazziotti Di Celso, Meta, Pes, Piccoli Nardelli, Scanu, Schullian, Sereni, Speranza, Tofalo, Turco e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

  I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Elementi ed iniziative di competenza in merito all'operato delle forze dell'ordine in occasione dello sgombero di un immobile a Bologna, con particolare riferimento all'acquisizione delle registrazioni di dichiarazioni dell'assessore comunale Amelia Frascaroli – n. 2-01134)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Scotto e Paglia n. 2-01134, concernente elementi ed iniziative di competenza in merito all'operato delle forze dell'ordine in occasione dello sgombero di un immobile a Bologna, con particolare riferimento all'acquisizione delle registrazioni di dichiarazioni dell'assessore comunale Amelia Frascaroli (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Prendo atto che il deputato Arturo Scotto rinunzia ad illustrare la sua interpellanza e si riserva di intervenire in sede di replica.
  A questo punto il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie, signor Presidente. Con Pag. 2l'interpellanza all'ordine del giorno, l'onorevole Scotto richiama l'attenzione del Ministro dell'interno sullo sgombero di uno stabile di proprietà dell'Istituto Cavazza, eseguito a Bologna lo scorso 15 ottobre su disposizione dell'autorità giudiziaria, sottolineando il mancato coinvolgimento dell'amministrazione comunale soprattutto in relazione alla presenza nello stabile di alcuni minori.
  La città di Bologna da più di un anno è interessata da occupazioni abusive di immobili da parte di movimenti antagonisti, che li utilizzano per svolgere le proprie attività politiche, ovvero li destinano ad ospitare persone sfrattate, strumentalizzando in tal modo lo stato di precarietà abitativa che si registra nel capoluogo. La problematica è stata trattata in diverse riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, dedicate sia al fenomeno nel suo complesso, che ai singoli casi di occupazione. In tali riunioni si è addivenuti, d'intesa con gli organismi competenti, alla definizione dei criteri per l'esecuzione dei provvedimenti di sgombero in questione. Si è stabilito di dare priorità alla esecuzione dei provvedimenti di sequestro dell'autorità giudiziaria e dopo di tenere conto, quale ulteriore criterio, del carattere sociopolitico o abitativo dell'occupazione. Riguardo a quest'ultimo aspetto, si è convenuto sull'esigenza di una procedura accelerata per gli sgomberi non incidenti su situazioni a carattere abitativo e connotati da un basso numero di occupanti e favorevoli condizioni di intervento sotto il profilo della logistica, dell'ubicazione e della conformazione dei locali occupati. Per gli sgomberi caratterizzati dalla presenza di famiglie, di minori o da un consistente numero di occupanti, è stata prevista l'adozione di particolari misure e cautele da concordare di volta in volta con gli enti interessati, segnatamente con i servizi sanitari, i Vigili del fuoco, i servizi sociali e la Procura presso il tribunale dei minorenni.
  Per quanto riguarda, specificamente, lo sgombero citato dall'onorevole Scotto, rappresento che, nella mattinata del 15 ottobre scorso, il personale della questura di Bologna in servizio di ordine pubblico si è recato presso via Solferino 42; nella fattispecie, l'intervento di sgombero ha costituito esecuzione di un provvedimento giudiziario di sequestro dell'immobile di proprietà dell'Istituto dei ciechi Cavazza, occupato illegalmente il 18 febbraio 2015 da parte di attivisti del locale centro sociale Tpo Làbas. Le modalità operative dell'operazione erano state esaminate nel corso di un'apposita riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, durante la quale era emerso, sulla base delle informazioni acquisite, che l'occupazione non aveva carattere abitativo e il numero degli occupanti era costituito da poche persone aderenti al centro sociale, ragion per cui si era ritenuto che l'intervento non presentasse particolari difficoltà.
  Solo all'atto dello sgombero la questura di Bologna ha potuto verificare la presenza di quattro minori, verosimilmente aggregatisi all'occupazione in fase successiva.
  Della circostanza sono stati immediatamente informati i servizi sociali del comune, che sono prontamente intervenuti, fornendo la necessaria assistenza. Questa la ricostruzione dei fatti, che ritengo evidenzi la sostanziale correttezza dell'operato delle pubbliche autorità e il tempestivo adeguamento della loro azione alle situazioni contingenti.
  Quanto alla richiesta di conoscere i motivi per i quali si è proceduto all'acquisizione delle registrazioni audio-video delle dichiarazioni rese dall'assessore comunale Amelia Frascaroli, informo che si è trattato di attività svolte nell'ambito della delega conferita dall'autorità giudiziaria.
  Concludo assicurando che le autorità provinciali di pubblica sicurezza e le forze di polizia, a Bologna come in tutto il territorio nazionale, continueranno a prestare la massima attenzione affinché gli sgomberi degli immobili occupati senza titolo, oltre che improntati a principi di Pag. 3legalità ed efficacia, avvengano nel rispetto della dignità delle persone, tanto più se in condizioni di vulnerabilità.

  PRESIDENTE. Il deputato Arturo Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza, e ha venticinque minuti.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Non utilizzerò i venticinque minuti, ma voglio fare alcune considerazioni rispetto a una risposta che non mi trova soddisfatto, anzi che mi allarma. Mi allarma per un motivo molto semplice nel passaggio che lei fa, quando descrive la situazione di quel centro occupato dal collettivo Làbas e di altre situazioni che, nel corso degli ultimi mesi, si sono verificate a Bologna con occupazioni e sgomberi. Lei parla, in quella risposta, di una strumentalizzazione, di una condizione sociale difficile: quella degli sfrattati. Vede, io non so se i collettivi e i movimenti, che molto spesso hanno prodotto queste scelte, scelgono di strumentalizzare una condizione; una cosa è certa: che quella condizione esiste, ed è una condizione drammatica, che attraversa la città di Bologna e attraversa tanta parte del nostro Paese.
  Quando parliamo di emergenza abitativa non possiamo cavarcela con l'ordine pubblico, né possiamo cavarcela esclusivamente rimuovendo il problema e immaginando che, laddove si verifichino occupazioni, basta un'inchiesta della magistratura e un intervento energico delle questure. Rischiamo, da questo punto di vista, di aprire una stagione di conflitto molto pericolosa e dannosa per le nostre città, che andrebbe, invece, risolta in altro modo, e purtroppo a Bologna questa cosa si è verificata. Forse bisognerebbe anche interrogarsi sulla capacità della questura di gestire situazioni così drammatiche e così estreme, e occorrerebbe probabilmente interrogarsi sul perché una città come Bologna, che sicuramente non è nella stessa condizione di vaste aree del Mezzogiorno dove l'emergenza abitativa e ancora più critica, viva questa difficoltà.
  Invece mi pare che da lei, signor Viceministro, e dal suo Ministero arrivino risposte, come dire, burocratiche e che credo non ci aiutino a risolvere il problema e, soprattutto, non aiutano a scoprire e a capire come intervenire in situazioni estremamente critiche. D'altra parte, che i minori ci fossero lo ammette lo stesso Ministero: erano quattro. Ma si può, dentro una risposta, dire: verosimilmente quei minori si erano aggregati in una fase successiva ? Se c’è questo dato, se c’è questa realtà, bisogna dirla con più forza e bisogna certificarla, perché non si può andare a produrre uno sgombero di uno stabile dove ci sono quattro bambini soltanto sulla base di un'ipotesi.
  E, contemporaneamente, la vicenda e le registrazioni audiovisive dell'assessore Amelia Frascaroli, che ha detto parole molto sagge, non soltanto in questa occasione, sul valore sociale che in determinati casi caratterizza alcuni occupazioni; parole che sono state utilizzate più volte anche dallo stesso sindaco di Bologna, il quale, addirittura, insieme all'assessore Frascaroli e insieme a consiglieri comunali, si trova ad affrontare persino processi perché, magari, ha deciso, in situazioni estreme, di non procedere burocraticamente a staccare l'acqua, un diritto universale per ciascun cittadino.
  Addirittura, immaginare che si possa procedere a raccogliere quelle registrazioni senza che ci sia nessuna inchiesta aperta, soltanto perché un assessore ha pronunciato alcune parole, ha espresso un'opinione, rischia di farci precipitare in una condizione, in una situazione molto rischiosa, al limite del reato di opinione, e questo mi sembra un fatto molto grave. Ma, d'altra parte, si sa – e concludo, signor Viceministro, signor Presidente – che viviamo tempi strani, dove addirittura dal Ministero dell'interno possono arrivare – magari rispondendo a una procura, ma comunque arrivano, e chiederemo, l'abbiamo chiesta e la chiederemo nei prossimi giorni, qualche precisazione; mi auguro non si tratti solo di precisazioni, ma si tratti di dissociazione – alcuni dispacci che, magari, danno un giudizio benevolo rispetto a organizzazioni dichiaratamente fasciste come CasaPound e, addirittura, si Pag. 4attribuiscono le responsabilità di qualche insorgenza violenta, come se fosse qualche peccato di gioventù, a quel cosiddetto antifascismo militante che, a differenza di CasaPound, ha piena titolarità nel fare politica in questo Paese. Credo che questi temi siano molto seri e, siccome conosco la saggezza del Viceministro, la sua storia, la sua biografia, chiedo una risposta su questo terreno, perché rischiamo di scivolare su un crinale pericoloso, dove non si comprende fino in fondo chi sta dalla parte della storia della Repubblica, della sua democrazia e della sua Costituzione e chi, invece, la viola quotidianamente.

(Iniziative per evitare il diffondersi della xenofobia nelle periferie urbane, anche in considerazione delle dichiarazioni rese dal conduttore radiofonico Luca Casciani – n. 3-01070)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Costantino ed altri n. 3-01070, concernente iniziative per evitare il diffondersi della xenofobia nelle periferie urbane, anche in considerazione delle dichiarazioni rese dal conduttore radiofonico Luca Casciani (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie, signor Presidente. Con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Costantino ed altri stigmatizzano, a ragion veduta, il contenuto spesso xenofobo ed inneggiante alla violenza degli interventi radiofonici del conduttore Luca Casciani, sottolineando l'effetto emulativo che può scaturirne, specie in alcune aree disagiate della periferia romana. In relazione a ciò, chiedono preliminarmente di conoscere se siano state avviate indagini in merito alle dichiarazioni del conduttore.
  Premetto che il signor A.M., in arte Luca Casciani, da anni lavora presso l'emittente radio romana Radio Ti Ricordi, dove, oltre ad illustrare fatti di cronaca riportati sulla stampa nazionale, esprime le proprie opinioni in lunghi monologhi. Il predetto non è nuovo ad esternazioni di natura xenofoba, tant’è che ha già riportato nel 2005 una sentenza di condanna per il reato di cui all'articolo 3 della legge n. 645 del 1975, di ratifica della Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Con riferimento all'episodio specificamente evidenziato nell'interrogazione, informo che le indagini volte a valutarne la rilevanza penale sono ancora in corso.
  Su un piano più generale, gli onorevoli interroganti chiedono quali iniziative si intendano assumere per prevenire il diffondersi della xenofobia e delle violenze nella periferia della capitale, specie quelle in cui sono ubicate strutture governative di accoglienza dei migranti o in cui vi è comunque una concentrazione di stranieri dimoranti. In proposito, va ricordata l'importante iniziativa della costituzione nei municipi della capitale, fin dal mese di aprile dello scorso anno, di tavoli di osservazione, presieduti da un dirigente della prefettura e composti dal presidente del municipio e dai rappresentanti dei presidi territoriali delle forze di polizia e del Corpo di polizia municipale di Roma Capitale.
  Questi consessi sono stati chiamati ad assolvere ad una duplice funzione: da un lato, avvicinare al territorio il baricentro del coordinamento delle azioni suscettibili di essere sviluppate su base locale, dall'altra, costituire il trait d'union tra le singole realtà municipali e le sedi decisionali di più alto livello per lo sviluppo di iniziative di carattere sovramunicipale. Nell'ambito dei suddetti tavoli, sono state già definite diverse azioni volte nello stesso tempo a garantire il contrasto a manifestazioni violente o xenofobe e ad avviare un dialogo costruttivo tra le realtà territoriali e i cittadini stranieri.
  Con riferimento al tema specifico della sistemazione logistica dei migranti, vorrei premettere alcune considerazioni di carattere generale, ricordando che il Governo è fortemente impegnato ad evitare che il fenomeno migratorio possa innescare dinamiche di conflitto e situazioni di tensione Pag. 5intersecandosi con il disagio e la marginalità sociale, e in particolare con il degrado delle periferie. Una strategia accorta di distribuzione degli stranieri deve farsi carico delle scelte del loro impatto territoriale, se non si vuole trasformare la questione migratoria in un fattore di instabilità che possa alimentare derive di intolleranza.
  In tale ottica, la governance del sistema di accoglienza si sta orientando sempre più verso nuovi criteri di distribuzione territoriale che privilegiano l'insediamento di piccoli gruppi di stranieri in centri di dimensione più contenuta e meno popolosi, in considerazione delle maggiori opportunità che essi offrono per un'efficace integrazione, capace di andare anche a vantaggio delle stesse comunità. Sottolineo, inoltre, che le procedure di accoglienza attuate in tutto il territorio nazionale prevedono il più ampio coinvolgimento del territorio.
  La prassi seguita da tempo è infatti quella di operare con il sostegno delle realtà locali di insediamento, allo scopo di scongiurare la percezione che il fenomeno sia gestito secondo principi autoritari e con soluzioni imposte dall'alto. Tale prassi è stata di recente codificata con il decreto legislativo n. 142 del 2015, in cui si è stabilito che i prefetti, prima di attivare strutture straordinarie, debbano sentire i sindaci interessati, in maniera che la collocazione dei migranti possa avvenire con il minore impatto possibile e nel pieno rispetto delle autonomie.
  Queste nuove modalità di sistemazione stanno trovando attuazione anche nel territorio della capitale e della provincia di Roma, dove attualmente sono ospitati in centri straordinari di accoglienza circa 1.750 stranieri, ai quali si sommano i circa 850 ospiti del CARA di Castelnuovo di Porto e i circa 3.400 ospiti del circuito SPRAR. Il centro di accoglienza ubicato a Corcolle espressamente menzionato nell'interrogazione è stato invece chiuso nel mese di maggio dello scorso anno. Ai fini di un'omogenea distribuzione dei migranti a livello provinciale, la prefettura interloquisce sistematicamente con i sindaci e i presidenti dei municipi per tentare di realizzare la massima condivisione del percorso di insediamento e di integrazione, nonché delle modalità di monitoraggio delle condizioni di accoglienza.
  Peraltro, con un bando del 2015 la prefettura ha ulteriormente rafforzato la linea del decongestionamento delle zone a maggiore concentrazione di migranti nelle quali si erano registrate delle situazioni di attrito con la popolazione locale o con movimenti che approfittavano dell'occasione per alimentare il malcontento e inscenare manifestazioni di protesta anche violenta. È stato fissato, quindi, un tetto al numero degli ospiti da accogliere nei centri, non più di cento, e al totale complessivo degli ospiti in proporzione alla consistenza demografica di ogni comune o municipio, prevedendo la suddivisione del territorio provinciale in otto lotti, definiti in corrispondenza con i distretti socio sanitari, in modo da assicurare una distribuzione omogenea dei migranti in tutta la provincia. Inoltre, sono stati interessati i sindaci dei comuni nei quali non insistono centri di accoglienza, nell'auspicio di un loro coinvolgimento nell'individuazione di soluzioni idonee ad assicurare l'accoglienza di una quota di stranieri richiedenti asilo non superiore allo 0,15 per cento della popolazione locale. Tale sollecitazione è stata recepita da alcuni comuni che hanno manifestato disponibilità all'accoglienza e con i quali è in corso l'iter per il perfezionamento degli atti convenzionali necessari ad attuare tale indirizzo. Di pari passo sono proseguite le iniziative volte a favorire l'integrazione dei migranti; negli ultimi mesi è stato avviato con le parrocchie il progetto di cosiddetta «accoglienza diffusa», al fine di realizzare piccoli insediamenti a favore degli ospiti che dimostrano particolare capacità di integrazione. Inoltre, lo scorso 28 ottobre la prefettura ha stipulato con i comuni di Roma Capitale e di Nettuno due protocolli d'intesa finalizzati al coinvolgimento dei migranti ospiti dei centri di accoglienza in attività di volontariato socialmente utili. Ciò allo scopo di sottrarre tali soggetti ai rischi derivanti dalla protratta inattività e di Pag. 6promuovere percorsi di conoscenza reciproca, al fine di superare le differenze e realizzare processi di integrazione. Aggiungo che il fenomeno della xenofobia costituisce un ambito di attività a cui le forze di polizia dedicano particolare attenzione e mirati sforzi organizzativi. Segnalo in proposito la positiva esperienza dell'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, organismo interforze, operante dal 2010 presso il dipartimento della pubblica sicurezza, che si propone di acquisire ed offrire uno spaccato conoscitivo del mondo purtroppo variegato delle discriminazioni. Nel contempo esso funge da collettore generale delle segnalazioni meritevoli di interventi mirati da parte degli organi infoinvestigativi presenti sul territorio ai fini della prevenzione e della repressione di qualsiasi forma di intolleranza o di violenza nei confronti degli stranieri di diverse etnie.

  PRESIDENTE. La deputata Celeste Costantino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente. Io mi ritengo parzialmente soddisfatta; sono felice di sapere che sono in corso delle indagini di rilevanza penale sul predicatore Luca Casciani, lo voglio chiamare così, perché quelli che applica, attraverso lo strumento della radio, Radio Ti Ricordi, sono dei veri e propri sermoni, dei monologhi in cui si dicono delle cose inaccettabili. Non penso che questo Paese possa assolutamente considerare come semplicemente delle espressioni di libertà di opinione, frasi come: «nel canale di Sicilia ne sono morti 200 e speravo di più;» o, ancora: «che differenza c’è tra le scimmie, i Tarzan che attaccavano i villaggi di coloni e queste scimmie che attacco un autobus dell'ATAC ?». Questo è il riferimento che viene fatto alla vicenda di Corcolle o, ancora, che se avesse avuto una mitragliatrice ne avrebbe uccisi 34 e, invece, se ne sono salvati sei e che è stato un peccato che questi sei si fossero salvati. Ce n’è una sfilza innumerevole di dichiarazioni di questo tipo, quindi sono ben contenta di sapere che la magistratura, in questo senso, sta portando avanti un lavoro.
  Per quanto mi riguarda, viceministro, subito dopo il deposito di questa mia interrogazione, il predicatore Luca Casciani ha pensato bene, nei suoi social, di invitare tutti i suoi ascoltatori a scrivermi in merito al fatto di aver depositato un'interrogazione sulla sua trasmissione radiofonica. Il risultato è stato che per due giorni sono stata assediata da insulti, può immaginare di che natura – soprattutto, visto che io sono una donna, evito di dire che cosa mi è stato detto da questi adepti di Luca Casciani – e mi sono dovuta rivolgere a un commissariato, perché a un certo punto il tipo di frasi che mi venivano rivolte erano anche abbastanza preoccupanti, perché veniva detto che sapevano dove abitavo, che conoscevano il percorso con i mezzi pubblici che facevo per arrivare qui in Parlamento; quindi, non sono state delle settimane piacevoli all'indomani della presentazione di questa interrogazione parlamentare. Quindi, lo ripeto, parzialmente sono contenta di apprendere che c’è questo lavoro in corso. Sul piano politico, invece, non sono particolarmente soddisfatta, perché so bene le difficoltà che ci sono in questo momento nel gestire tutto il tema dell'accoglienza, so che si è deciso, in qualche modo, di cambiare anche prospettive, di riuscire a individuare anche delle modalità diverse, per esempio, di piccole aggregazioni, anziché inserire tutti gli stranieri all'interno di centri enormi, ma si va molto a rilento; ci sono municipi di questa città che indubbiamente hanno un peso maggiore e non c’è una distribuzione equa in tutto il territorio. Penso per esempio al VI Municipio di Roma dove la presenza di centri di SPRAR è numerosa e sproporzionata rispetto al resto della capitale e dove è evidente che c’è una presenza della criminalità organizzata molto forte, sia delle mafie classiche che di gruppi autoctoni, e visto che veniamo dall'esperienza di «Mafia capitale» forse sarebbe il caso di avere un'attenzione Pag. 7maggiore rispetto a questi municipi, a queste periferie, in cui, evidentemente, c’è anche la mano della criminalità organizzata oltre che l'incompetenza, spesso, della politica.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CELESTE COSTANTINO. Ho finito il mio tempo; come prima veniva detto anche dall'onorevole Scotto, sarebbe il caso – proprio in virtù di questi gruppi di estrema destra, che continuano in maniera assolutamente illegittima a fare dichiarazioni e a provocare disordini, soprattutto, nella città di Roma – di avere un po’ più cura ad evitare alcune dichiarazioni come quelle che sono state fatte su Casa Pound, perché purtroppo se Luca Casciani si è potuto permettere di dire tutto quello che ha detto fino adesso è perché, probabilmente, c’è anche una sponda politica che gli ha permesso, in questi anni, di portare avanti questo lavoro vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative di competenza in relazione ad episodi di intolleranza verificatisi nel corso di una diretta televisiva svoltasi a Napoli il 21 luglio 2015 – n. 3-01636)

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Anzaldi n. 3-01636, concernente iniziative di competenza in relazione ad episodi di intolleranza verificatisi nel corso di una diretta televisiva svoltasi a Napoli il 21 luglio 2015 (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie, signor Presidente, è esattamente così; l'interrogante richiama l'attenzione del Ministero dell'interno su quanto accaduto nel corso della diretta televisiva di RAI 3, Parallelo Italia, andata in onda lo scorso 21 luglio da piazza Municipio di Napoli. In particolare, l'onorevole interrogante segnala le proteste e i momenti di tensione che hanno caratterizzato la trasmissione televisiva, soprattutto quando, a conclusione della serata, è stata lanciata una bottiglia di plastica sul palco verso la cantante Malika Ayane, costretta ad interrompere l'esibizione. Informo che la questura di Napoli aveva appreso dell'evento in questione qualche giorno prima, il 17 luglio, tramite una nota in cui si comunicava anche che nella platea a ridosso del palco sarebbero state presenti circa 120 persone, tutte invitate.
  Nei giorni immediatamente successivi è stato quindi predisposto un apposito servizio d'ordine pubblico, ulteriormente rinforzato quando la questura è venuta a conoscenza della circostanza che gli organizzatori della trasmissione avevano dato la disponibilità a far intervenire nel corso della diretta televisiva esponenti di locali sodalizi di disoccupati. Complessivamente il servizio d'ordine era composto da 40 operatori della questura diretti da un primo dirigente della Polizia di Stato, coadiuvato da due funzionari. Un contributo aggiuntivo di personale è stato inoltre fornito dalla DIGOS.
  Tale dispositivo, che ha operato d'intesa con il servizio di sicurezza della RAI, ha consentito di assicurare la zona di rispetto intorno al palco e di contenere la protesta, favorendo il regolare svolgimento del programma televisivo. Verso la fine della trasmissione, un gruppo di contestatori, avendo ormai compreso che la propria richiesta di intervento, reiterata più volte alla produzione RAI durante la diretta, non sarebbe stata accolta, ha inscenato una protesta, tentando di salire sul palco. I dimostranti sono stati rapidamente bloccati dagli operatori di Polizia presenti, ma uno di loro, prima di allontanarsi, è riuscito a lanciare una bottiglia di plastica vuota verso il palco senza colpire nessuno.
  Riferisco infine che in ordine a quanto accaduto è stata subito avviata un'attività investigativa, che ha condotto, anche grazie all'ausilio delle videoriprese realizzate dalla Polizia scientifica, alla denuncia a Pag. 8piede libero all'autorità giudiziaria di tre manifestanti, tra i quali l'autore del lancio della bottiglia.

  PRESIDENTE. Il deputato Michele Anzaldi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

  MICHELE ANZALDI. Presidente, rappresentante del Governo, sono parzialmente soddisfatto, perché apprendo che è in corso un'inchiesta per accertare eventuali responsabilità. Rimane il fatto che la cosa poteva essere sicuramente gestita meglio dagli organi di Polizia: perché lo hanno visto tutti gli italiani, i disordini – almeno il rumore – ha portato all'impossibilità per il servizio pubblico di una trasmissione non dico tranquilla, ma che si potesse ascoltare, durante la quale si potesse dialogare; cosa che ha penalizzato anche l’audience, ha penalizzato tutto. Addirittura, sì, non ci sono stati feriti, però una cantante di livello internazionale alla fine ha reputato di lasciare il palco e di andare via, perché non si sentiva sicura, non si sentiva in condizioni di svolgere la propria esibizione. Sono contento che il Governo abbia adottato questa linea dura; però sarebbe opportuno che si avessero delle certezze che non accada mai più, perché si tratta di una trasmissione di servizio pubblico, che quindi si trasforma in una vetrina nazionale per pochi facinorosi che danneggiano un lavoro di molti e impediscono il ruolo del servizio pubblico.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 11,30 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in relazione alla candidatura di Roma Capitale come sede delle Olimpiadi 2024, con particolare riferimento a forme di consultazione dei cittadini.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 11,35.

Seguito della discussione delle mozioni Fassina ed altri n. 1-01090, Vezzali ed altri n. 1-01100, Morassut ed altri n. 1-01102, Polverini ed altri n. 1-01103, Brignone ed altri n. 1-01107, Simone Valente ed altri n. 1-01108, Buttiglione ed altri n. 1-01109, Rampelli ed altri n. 1-01110 e Saltamartini ed altri 1-01121 concernenti iniziative in relazione alla candidatura di Roma Capitale come sede delle Olimpiadi 2024, con particolare riferimento a forme di consultazione dei cittadini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Fassina ed altri n. 1-01090, Vezzali ed altri n. 1-01100, Morassut ed altri n. 1-01102, Polverini ed altri n. 1-01103, Brignone ed altri n. 1-01107, Simone Valente ed altri n. 1-01108, Buttiglione ed altri n. 1-01109, Rampelli ed altri n. 1-01110 e Saltamartini ed altri 1-01121 concernenti iniziative in relazione alla candidatura di Roma Capitale come sede delle Olimpiadi 2024, con particolare riferimento a forme di consultazione dei cittadini.
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 25 gennaio 2016, è stata presentata la mozione Saltamartini ed altri n. 1-01121, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, il Governo ritiene che la candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024 sia una candidatura importante e la Pag. 9sostiene in modo molto attivo, sia sul versante organizzativo sia sul versante del sostegno nei confronti del Comitato olimpico internazionale. Riteniamo che sia importante perché con la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024 tutto il nostro Paese, a cominciare naturalmente dalla città di Roma, si presenta sulla scena internazionale per ospitare un evento di incontro tra popoli, culture diverse, un incontro all'insegna della solidarietà e della fratellanza sportiva. Inoltre, riteniamo che l'evento sia un'occasione, per Roma e per il nostro Paese, per potenziare le proprie infrastrutture: prima di tutto sportive, ma più complessivamente le infrastrutture al servizio della popolazione; e quindi consideriamo la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024 un'occasione importante di sviluppo infrastrutturale, economico, civile per la capitale e per il nostro Paese.
  Passo ai pareri sulle mozioni, dove dagli stessi pareri che darò si comprenderà l'impostazione che poi più nei particolari il Governo dà al sostegno alla candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024.
  Per quanto riguarda la mozione Fassina ed altri n. 1-01090, il parere è contrario.
  Sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-01100, il parere è favorevole: è accolta, sia nelle premesse che nel dispositivo.
  Quanto alla mozione Morassut ed altri n. 1-01102, parere favorevole sia sulle premesse che sul dispositivo: queste due mozioni rappresentano molto bene le motivazioni per cui il Governo sostiene la candidatura di Roma nel 2024.
  Per quanto concerne la mozione Polverini ed altri n. 1-01103, possiamo formulare parere positivo previa riformulazione. La riformulazione consiste, nelle premesse, nell'espungere il quarto capoverso, quello che comincia con le parole: «la situazione finanziaria e il dissesto delle casse del comune di Roma»; e nel modificare gli impegni del dispositivo. Al primo impegno, modificarlo come lo leggo ora: «ad adottare le iniziative di competenza affinché il progetto coinvolga l'intera area della città metropolitana di Roma e non soltanto quella di Roma Capitale». Il secondo impegno: «a predisporre un piano degli interventi necessari, e dei relativi investimenti, che consideri anche progetti volti al completamento», e poi continua l'impegno. Il quarto impegno: «a valutare l'opportunità di avviare un tavolo di concertazione con la regione Lazio volto a rivedere la programmazione unitaria dei fondi strutturali. Inseriamo la formula «a valutare l'opportunità», perché riteniamo che l'interazione con la regione Lazio abbia già portato ad un'adeguata programmazione dei fondi 2014-2020; però, recepiamo un'esigenza comunque di valutazione se la programmazione stessa possa essere ulteriormente migliorata in vista della candidatura di «Roma 2024». La mozione Brignone ed altri n. 1-01107 non è accolta; il parere è contrario. Sulla mozione Simone Valente ed altri n. 1-01108, il parere è contrario. La mozione Buttiglione ed altri n. 1-01109 è accolta purché riformulata nel secondo e nel quarto impegno. Leggo il secondo impegno, come riformulato: «a predisporre la comunicazione istituzionale, anche con il concorso delle autorità sportive locali interessate, per un piano economico-finanziario che tenga conto della richiesta del Comitato olimpico internazionale (Agenda 2020) di favorire Giochi sostenibili con costi bassi e infrastrutture riutilizzabili»; poi, la riformulazione del quarto impegno: «a prevedere, nel caso in cui la candidatura di Roma sia accolta, che gli interventi infrastrutturali, ambientali e tecnologici siano orientati anche verso il riutilizzo e l'ammodernamento delle strutture già esistenti», e poi l'impegno prosegue.

  PRESIDENTE. Quindi, sui restanti impegni il parere è favorevole.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, sugli altri impegni il parere è favorevole. Sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01110 il parere è favorevole purché riformulata nel seguente modo: eliminare il secondo impegno, quello che comincia Pag. 10con le parole «a non disattendere il risultato» e riformulare l'ultimo impegno in questi termini: «a proseguire nell'azione di promozione dell'attività motoria nella scuola primaria, anche attraverso il potenziamento dell'organico, come previsto dalla legge n. 107 del 2015, articolo 1, comma 7, lettera g)»; gli altri impegni sono accolti. Sulla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01121 il parere il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, le Olimpiadi rappresentano da sempre un momento importantissimo per la vita pubblica del Paese e della città che di volta in volta le ospita. È chiaro, quindi, che la candidatura di Roma per l'edizione del 2024, anche alla luce delle recenti inchieste che hanno macchiato la capitale, rappresenterebbe una formidabile occasione di riscatto e di rinascita. Le scelte strategiche finora emerse ci raccontano, peraltro, di una candidatura sobria, priva di eccessi e di spese folli. Ebbene, anche sotto questo profilo si dovrà lavorare alacremente; non possiamo infatti permetterci di lasciare l'organizzazione di un evento del genere in mano a lobby o, peggio, ad organizzazioni criminali.
  In questo senso, la decisione di sfruttare il 70 per cento delle strutture già esistenti rappresenta un segnale incoraggiante cui devono seguire altre scelte strategiche del medesimo segno. Penso, ad esempio, al controllo dell'impatto ambientale dell'evento. Detto ciò, la candidatura di Roma alle Olimpiadi deve essere portata avanti seguendo il percorso tracciato dal nuovo codice degli appalti approvato da questo Parlamento, mettendo in campo forme di dibattito pubblico nelle comunità locali interessate alla realizzazione di progetti che prevedono grandi progetti infrastrutturali che impattano sull'assetto del territorio.
  Con l'auspicio che queste premesse vengano attuate, esprimo il voto favorevole della componente socialista sulle mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Presidente, onorevoli colleghi, con la candidatura della città di Roma ad ospitare i Giochi olimpici e paralimpici del 2024 la capitale d'Italia ha l'occasione di cogliere una grandissima opportunità. Lo sport è da sempre un fattore centrale per il nostro Paese, non solo dal punto di vista sociale ma anche economico. Un modello organizzativo esemplare può contribuire a promuovere ulteriormente la pratica sportiva nel nostro Paese e a formare la classe dirigente del futuro, sportiva e non solo. Roma ha inoltre la possibilità, in questo modo, di rinnovarsi dal punto di vista delle grandi opere infrastrutturali che si renderebbero necessarie per un evento come questo e, contemporaneamente, le imprese romane avrebbero una spinta concreta per reagire ad una crisi che da troppo tempo le sta investendo. La candidatura olimpica, se ben governata, darebbe un'iniezione di fiducia agli imprenditori e potrebbe contribuire fortemente alla loro volontà di rilanciare le proprie aziende, costituendo un volano per lo sviluppo del territorio.
  La capitale merita di ospitare le Olimpiadi, ma la sua immagine va tutelata e salvaguardata agli occhi dell'opinione pubblica internazionale, soprattutto a seguito delle ultime vicende che hanno colpito la città. Per questo, noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie siamo favorevoli a tutte quelle iniziative che, attraverso i suggerimenti di autorevoli esponenti del mondo giuridico (vedi la costituzione del comitato dei garanti nel dicembre 2015), Pag. 11permettano di attivare procedure e proposte normative che garantiscano trasparenza e legalità nella preparazione dell'evento.
  I Giochi rappresentano, oltretutto, una vetrina per sostenere l'immagine dell'Italia, per ribadire il valore distintivo e di garanzia del made in Italy, compresa la capacità, riconosciuta a livello internazionale, di organizzare grandi eventi di successo. Roma, città internazionale, fulcro della civiltà mediterranea, deve essere anche la capitale dell'accoglienza, e su questo le nostre strutture ricettive non dovranno essere impreparate. Questo può rappresentare quindi più turismo e maggiori benefici in termini sociali ed occupazionali. Inoltre, sarà possibile riqualificare le periferie, ammodernare i centri sportivi e studiare nuovi progetti di viabilità sostenibile.
  Onorevoli colleghi, nelle ultime settimane abbiamo assistito alla proposta, da parte di alcune forze politiche, di indire un referendum consultivo comunale per consentire ai cittadini romani di esprimersi sulla candidatura olimpica del 2024. Noi rispondiamo a queste forze politiche che la partecipazione diretta, quindi effettiva e democratica, non può che ritenersi positiva, ma nello stesso tempo ci auguriamo che la cittadinanza romana si esprima favorevolmente sulla realizzazione dell'evento. Per questo, noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie ci faremo promotori in tutte le sedi opportune, anche attraverso la creazione di un comitato, per far sì che si raggiunga quello che potrebbe essere un grande successo, non solo per la città ma per l'Italia intera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Brignone. Ne ha facoltà.

  BEATRICE BRIGNONE. Presidente, onorevoli colleghi, è pacifico ritenere lo sport, quindi a maggior ragione i Giochi olimpici, lo strumento di condivisione di valori sani, di opportunità occupazionali, di incremento del turismo, di condivisione sociale di tutto ciò che di positivo sa trasmettere lo sport. Ma è bene ricordare che solo tre anni fa l'allora Presidente del Consiglio ha rinunciato alla candidatura di «Roma 2020» a causa della crisi economica che l'Italia attraversava e da cui ancora oggi non è uscita. Cosa è cambiato, dunque, da poter essere così sicuri che la sfida del 2024 possa lasciare in eredità al Paese e alla città di Roma solo benefici ? I dati di cui disponiamo costituiscono uno scenario alquanto approssimativo, poiché non includono tutti i costi ma soltanto quelli direttamente collegati all'organizzazione e alla gestione delle manifestazioni sportive, dunque costituiscono una stima al ribasso. È risaputo che ogni manifestazione olimpica ha puntualmente dovuto registrare un forte incremento dei costi rispetto al budget iniziale, in media del 179 per cento. Prendiamo, ad esempio, solo le due città che negli ultimi anni hanno ospitato i Giochi: Londra nel 2012 e Sochi nel 2014, per le Olimpiadi invernali. Entrambe hanno registrato la più alta spesa di sempre per oltre 50 miliardi di euro, un incremento di budget stimato di circa il 317 per cento in più rispetto a quello iniziale. Malagò ha dichiarato che la sola candidatura, cioè solo per presentarci, costerà tra i 5 e i 10 milioni di euro. Quindi, la stima di 6-7 miliardi per l'eventuale organizzazione dei giochi risulta in proporzione francamente poco credibile.
  Insomma, le perplessità sono evidenti, perché l'iniziativa di ospitare i Giochi può rivelarsi vantaggiosa solo a condizione che si rispetti la spesa programmata ed è qui che il Governo deve riflettere: dal 1960 ad oggi tutte le edizioni delle Olimpiadi sono incorse in uno sforamento del budget, senza eccezione alcuna. Noi auspichiamo che una nazione, una città, che si candidi ad ospitare i giochi, abbia bene in mente che serve una precisa progettualità legata alla riqualificazione delle strutture esistenti e alla valorizzazione di aree abbandonate, senza incidere sull'impatto ambientale. Serve mettere mano ai trasporti pubblici dell'intera nazione, non solo quelli di Roma; bisogna renderli efficienti e in grado di accogliere le persone con disabilità e aumentare la ricezione turistica Pag. 12esistente. Per fare tutto questo serve una grande squadra, per il Paese e per lo sport.
  Noi, però, quello che oggi sappiamo è che non abbiamo un Ministro dello sport, non abbiamo un rappresentante di Governo che ne abbia la delega, non abbiamo neanche un sindaco a Roma, città che in compenso è stata travolta da un'inchiesta chiamata «mafia capitale», a ricordarci che la mafia si sa inserire in un gran numero di apparati romani e non va mai sottovalutata, così come è di questi giorni la notizia dell'ennesima indagine che travolge il mondo dello sport. Occorre, quindi, una grande squadra che possa garantire efficienza, trasparenza, legalità e opportunità a lungo termine per la città di Roma, per i suoi cittadini e per l'Italia intera.
  Nel 2017 i membri del CIO sceglieranno chi ospiterà la XXXIII edizione delle Olimpiadi estive tra le città rimaste in corsa. Tra queste non ci sarà Amburgo, originariamente in corsa, perché si è ritirata a novembre scorso a seguito di un referendum cui sono stati chiamati i cittadini della città tedesca, che ne hanno bocciato la candidatura. Pochi giorni fa a Losanna la delegazione italiana, composta dal Presidente del Consiglio e dal presidente del CONI, ha fatto visita al Comitato olimpico internazionale per presentare la candidatura di Roma e due giorni prima, incidentalmente, un noto quotidiano ha pubblicato i risultati di un sondaggio secondo cui il 77 per cento degli italiani si riterrebbe favorevole a ospitare i giochi. Va detto che il sondaggio non riporta le fonti né chi l'ha commissionato e non è spiegato quale sia il campione intervistato, ma più che ai sondaggi dovremmo dare la parola ai cittadini attraverso forme di partecipazione diretta. Le grandi manifestazioni, si sa, possono mettere in ginocchio un Paese e, comunque, hanno conseguenze pesanti su ambiente e territorio. Serve dunque garantire condizioni di trasparenza, di legalità e un sicuro rilancio economico a lungo termine.
  Consideriamo, pertanto, l'opportunità di un esperimento di democrazia diretta che abbia l'obiettivo di includere la cittadinanza in decisioni che la coinvolgeranno da vicino; lo svolgimento del referendum sulla candidatura di Roma, da svolgersi nello stesso giorno delle amministrative, significherebbe restituire ai cittadini, quasi sempre costretti a subire decisioni calate dall'alto, l'espressione del proprio pensiero nel principio di libertà. La politica abbia il coraggio e l'onestà di ascoltare i cittadini e garantire loro la necessaria motivazione ad affrontare anche i disagi che un evento di tale portata procura per la realizzazione delle grandi strutture e le necessarie riqualificazioni dei territori interessati. Ricordiamo che anche il presidente Bach, pur non condividendo l'esito del referendum di Amburgo, ha ricordato, però, che il CIO suggerisce e gradisce sempre la consultazione dei cittadini, perché le Olimpiadi devono andare da chi le desidera e non da chi le subisce. La candidatura di Roma dovrebbe valorizzare un'importante parco di strutture già esistente e da integrare con nuovi investimenti. Dunque, il Governo deve garantire trasparenza e, soprattutto, candidarsi con l'ottica che i miglioramenti infrastrutturali agli impianti sportivi possono dare solo effetti positivi, sia in fase di realizzazione, sia in futuro.
  Concludendo, vi invitiamo ad appoggiare la nostra mozione, perché si ritiene fondamentale e necessario un confronto con i cittadini, perché è necessario istituire e rendere pubblico un dossier del piano di costi relativo al Comitato olimpico Roma 2024, perché è doveroso garantire l'assoluta trasparenza e legalità di ogni atto relativo alla compatibilità economica della candidatura di Roma, perché è necessario informare il Paese, in particolare i cittadini romani, dello stato di avanzamento degli studi di fattibilità, ed è fondamentale nominare un’authority per il controllo, la vigilanza e la garanzia che tutti gli appalti legati a Roma 2024 saranno svolti nell'assoluta legalità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

Pag. 13

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, per annunciare il voto favorevole su tutte le mozioni o sulle parti di mozioni su cui il Governo ha espresso parere favorevole in riferimento a quello che può essere un impegno più preciso e pregnante da parte del Governo, ma non solo da parte del Governo, anche da parte del Parlamento stesso. Le Olimpiadi sono un evento di carattere internazionale e sicuramente possono essere, se tutto è gestito bene e se è gestito in maniera trasparente e diffusa, una grande occasione non solo per il Paese ma per Roma capitale. È un'opportunità, perché dopo tutto quello che è successo, cioè con le indagini, con il commissariamento e quant'altro (che non stiamo qui a ripetere), può essere e dovrebbe essere un'occasione di rilancio della Capitale del nostro Paese, oltre che essere chiaramente un evento che sostanzialmente individua anche una forte propensione a che la popolazione possa, soprattutto i giovani, essere educata all'attività sportiva, che è una situazione non solo di natura agonistica ma anche di prevenzione rispetto agli stili di vita, al benessere e alla salute.
  Quindi io ritengo che possa essere un investimento serio, fatto con i controlli ma con il coinvolgimento e la partecipazione quanto più possibile della gente. Più partecipazione della gente c’è all'interno del cosiddetto palazzo dello sport, perché anche quello è un palazzo che spesso e volentieri nel nostro Paese, a trecentosessanta gradi, non dà e non sta dando dimostrazione di trasparenza e di legalità, meglio è, in maniera tale che possa esserci più certezza nel contesto della gestione delle iniziative e delle risorse pubbliche che il Governo e lo Stato mettono a disposizione nel contesto dell'attività del Comitato olimpico e del Comitato promotore. In riferimento a quello che può essere, cioè un'occasione per il Paese, sicuramente, sia per i rapporti e le relazioni internazionali ma sia anche e soprattutto per quello che può avere come risvolto dal punto di vista socio-economico, l'auspicio è che poi ci sia una gestione fatta perbene, efficiente ed economica nello stesso tempo e per questo motivo noi riteniamo comunque che questa sia un'iniziativa da parte del Governo e del Parlamento che vada sostenuta a trecentosessanta gradi nel senso di dare anche noi, da parte nostra, delle istituzioni, un apporto positivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, noi siamo favorevoli alla celebrazione delle Olimpiadi di Roma 2024 e siamo pronti a fare la nostra parte per collaborare il più possibile affinché queste Olimpiadi abbiano un basso impatto ambientale, un basso impatto economico e puntino soprattutto sull'opportunità di diffusione delle attività sportive nel popolo italiano. Abbiamo spinto molto nella nostra mozione su questo elemento perché riteniamo che un evento comunque gravoso sotto l'aspetto economico, per quanto lo si voglia tenere sotto controllo e minimizzare, possa essere salutato positivamente solo e soltanto nel caso in cui la ricaduta positiva di un evento apicale nella storia dello sport del pianeta intero possa essere beneficiata dai cittadini tutti. Per esempio, abbiamo sottolineato la necessità di procedere a passi veloci verso l'obbligatorietà dell'educazione motoria nella scuola primaria. Di questo dovrebbe occuparsi il Governo italiano, di questo dovrebbe occuparsi il Parlamento italiano, di questo dovrebbero occuparsi le autorità sportive, CONI in testa. Riteniamo che le Olimpiadi sarebbero una...

  PRESIDENTE. Deve concludere, collega Rampelli.

  FABIO RAMPELLI. Scusi, ho dieci minuti, o sbaglio ?

  PRESIDENTE. No, ha un minuto perché avete utilizzato tutto come gruppo nella discussione sulle generali.

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  FABIO RAMPELLI. Perfetto, allora mi avvio a concludere, non ero informato al riguardo e quindi chiedo scusa. Gli aspetti sociali, l'aspetto dell'abbattimento delle barriere architettoniche negli impianti sportivi pubblici, l'aspetto delle palestre scolastiche soprattutto nel centro-sud d'Italia, che deve essere attenzionato e accompagnare comunque una proposta di questo livello. Queste sono le ragioni per le quali noi votiamo ovviamente a favore di tutte le mozioni che vanno in questa direzione e voteremo contro le mozioni che invece chiedono che i Giochi non vengano celebrati (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà. Ha dieci minuti.

  BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, ho ascoltato attentamente l'intervento dell'esponente del Governo nell'espressione dei pareri sulle mozioni e condivido con lui che l'Italia e alcune delle nostre città necessitino di interventi infrastrutturali importanti, sia riguardo all'impiantistica sportiva, sia riguardo agli altri interventi infrastrutturali, come potrebbero essere le opere viarie legata alla mobilità e al trasporto. Condivido perché da romana non posso che guardare alla mia città e verificare purtroppo, toccandolo con mano, le inefficienze di un'amministrazione che indubbiamente negli anni non è stata capace di far sì che la nostra città sia degna di essere la capitale d'Italia, proprio per i disservizi che ci sono, proprio per la gravità in cui versa il nostro sistema del trasporto pubblico e anche alla luce – lo dico all'esponente del Governo – di alcune importanti opere infrastrutturali che furono fatte nella nostra città anche in occasione di importanti eventi sportivi di natura internazionale; penso ai mondiali del Novanta o agli ultimi mondiali di nuoto che si sono celebrati nella nostra città. E non posso, da romana, non dispiacermi del fatto che, quelle opere infrastrutturali – che tanto sono costate alla comunità dei cittadini romani, ma ovviamente ciò vale per tutta la comunità nazionale – sono state, il giorno dopo la fine dell'evento, dismesse, lasciate in uno stato di abbandono: penso anche ad alcune piscine, che dovevano nascere e sorgere durante i mondiali di nuoto e oggi sono degli scheletri in mezzo alla nostra città, con tutto ciò che questo comporta anche in termini di decoro. E, soprattutto, da romana, non posso non constatare che, purtroppo, a causa di questo, i cittadini hanno comunque pagato sulla loro pelle un disservizio, da una parte, ma anche in termini economici hanno subito tutto ciò che questo ha comportato: lo voglio ricordare, a Roma le tasse sono le più alte d'Italia.
  Detto questo, nessuno nega la valenza che possono avere grandi eventi della nostra città, della nostra Italia. Nessuno nega che questi grandi eventi potrebbero portare un valore aggiunto in più, ma qui siamo in una fase diversa, siamo in un momento per cui uno dei precedenti Governi, visto lo stato di crisi in cui versavamo, aveva dato parere contrario alla proposta di candidatura delle Olimpiadi Roma 2020; l'attuale Governo ritiene, evidentemente, la crisi superata e, quindi, ritiene che non ci siano più le condizioni economiche sfavorevoli per poter produrre, invece, una proposta di candidatura: una proposta di candidatura che – così come ha dichiarato Giovanni Malagò – ci costa, soltanto per promuoverla, 10 milioni di euro, che probabilmente potrebbero essere spesi in altro modo.
  Detto questo, però, siccome siamo convinti che i territori debbano avere la possibilità di decidere cosa sia meglio per loro e che i cittadini debbano aver la possibilità di partecipare e condividere alcune scelte che avranno inevitabilmente delle ricadute sulla loro vita, o in termini positivi o in termini negativi (certo, guardando alle due ultime olimpiadi, rispetto a quello che è stato il rapporto costi-benefici, un po'di preoccupazione c’è, non si può nascondere, non si deve nascondere e non sarebbe neanche onesto di fronte alle Pag. 15persone, di fronte anche a quei cittadini che, in quelle città, hanno subito, purtroppo, l'aumento di costi e l'esborso di risorse pubbliche che, poi, purtroppo, non hanno avuto ricadute positive, né in termini occupazionali, né in termini infrastrutturali, nelle rispettive città) noi riteniamo, comunque, che sia fondamentale far esprimere i cittadini in tal senso.
  Ed è per questo che il primo impegno che è presente nella nostra mozione è proprio quello di dare la possibilità ai cittadini, attraverso un referendum comunale, di dire «sì» o «no». Da questo discendono gli altri impegni e da questo discende, soprattutto, la consapevolezza di avere la forza. Capisco che questo Governo ne ha poca, perché il confronto con i cittadini questo Governo lo fugge sempre, o magari pensa di poterlo fare solo in occasioni nelle quali il Presidente del Consiglio pensa di poter condurre un plebiscito a suo favore o meno, ovviamente nel suo caso a suo favore da quello che lui spesso dice, ma credo che oggi più che mai – vista la situazione in cui versa il sistema Italia, il Paese Italia, vista la condizione in cui versa la città di Roma che in questa fase, come è stato ricordato, è senza un sindaco; c’è un problema di casse, di bilancio del comune di Roma, non c’è un Ministro dello sport, ci sono tante valutazioni da fare a monte, che ci impongono, credo, se fossimo veramente attenti a fare una buona politica, piuttosto che semplicemente a qualche comparsata televisiva in più del Premier accanto a membri del CIO, del comitato promotore o personaggi che possono dare lustro solo alla sua immagine – il coinvolgimento della cittadinanza sia l'unica vera cosa da fare. E, in base al risultato di quel referendum, ovviamente, dare il via o meno a tutte le iniziative necessarie, laddove il referendum confermasse la volontà dei cittadini, per far sì che sia un evento realmente controllato – quindi anche con una Commissione di garanzia che possa giudicare su tutti gli appalti, sul sistema delle gare che dovrà partire per la realizzazione eventuale delle opere infrastrutturali necessarie –, che ci sia la possibilità per i cittadini di monitorare, giorno dopo giorno, come vengono spese le risorse pubbliche; oppure, laddove nel referendum fosse confermata la volontà dei cittadini di non procedere alla proposta di candidatura alle olimpiadi, fare come è stato fatto ad Amburgo, dove il Presidente ha tenuto conto della volontà dei cittadini e ha ritirato la candidatura.
  In tal senso, spiace che il Governo abbia dato parere negativo alla nostra mozione, non è che avevamo molti dubbi al riguardo, ovviamente, eravamo già consapevoli di questa scelta politica, ma il parere negativo non è stato dato alla mozione della Lega, il parere negativo è stato dato alla possibilità dei cittadini di partecipare alle scelte della politica, e siccome questo non è un Governo eletto dai cittadini, vale la pena ricordarlo, non è un Governo che aveva nel suo programma elettorale questo, perché non si è presentato di fronte al popolo e non è stato legittimato dal popolo a sedere su questi banchi, ecco perché, ancora una volta, era opportuno che il Governo, con molta umiltà ma soprattutto con lungimiranza, avesse avviato e avesse spinto affinché ci fosse una consultazione popolare.
  Di fatto il Governo ha respinto questa opportunità, per cui, per quanto ci riguarda, ancora una volta avete negato ai cittadini la possibilità di esprimersi, ed è per questo, ovviamente, che non potremmo condividere la vostra valutazione, ma soprattutto questa candidatura, che, ad ogni effetto, purtroppo, ci fa pensare che ancora una volta la città di Roma verrà deturpata con opere inutilizzabili e i cittadini continueranno a vivere disservizi sulla loro pelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, nel 2013 ho accettato la candidatura alla Camera nella consapevolezza che, così, avrei potuto promuovere l'attività sportiva, che avrei avuto l'occasione di rappresentare un mondo Pag. 16fatto di grandi squadre, di campioni, ma anche di migliaia di società dilettantistiche che operano sul territorio, in strutture persino fatiscenti e che, nonostante le difficoltà, riescono a formare dei veri atleti, ma anche uomini plasmati dal valore del vivere civile; avrei rappresentato quelle famiglie che, grazie allo sport, hanno impedito ai loro figli di perdersi, soprattutto nei quartieri periferici delle grandi città. E lo sport non è solo questo: lo sport è educazione alla salute, lo sport è disciplina, lo sport è sacrificio e, con il cosiddetto ius soli sportivo, un importante mezzo di integrazione. I giochi – come ha ricordato il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon – hanno il potere dello sport di unire gli individui senza distinzioni di età, razza, classe, religione, sesso o identità di genere; uno spirito che, fin qui, Scelta Civica ha condiviso e sostenuto.
  La candidatura di Roma ai Giochi olimpici e paraolimpici del 2024 rappresenta l'occasione irrinunciabile per far sintesi di tutto ciò, alimentare un sogno e valorizzare il sistema Italia attraverso la promozione turistica, la creazione di posti di lavoro e la realizzazione di infrastrutture. Il 2015 è stato l'anno dell'Expo, un evento che si è chiuso con risultati soddisfacenti soprattutto per l'immagine dell'Italia nel mondo. Quella di Milano è stata una vetrina eccezionale, come potranno esserlo i Giochi olimpici e paraolimpici del 2024 per Roma e per le altre undici città coinvolte, e, quindi, per tutto il nostro Paese: un appuntamento che dobbiamo assolutamente difendere, perché potrebbe rappresentare uno strumento di crescita economica ed anche un'occasione per dotare il Paese di impianti moderni, migliorare le strutture sportive esistenti, ma soprattutto per promuovere la pratica sportiva e i valori dell'olimpismo. L'Italia ha bisogno di valori, ma anche di ritrovarsi unita, ed è proprio lo sport che può fornirci l'opportunità di tifare per i nostri colori e per i nostri atleti, e di sentirci orgogliosi di essere italiani, mentre risuona l'inno di Mameli per celebrare un successo sportivo e la conquista di una medaglia.
  Nella mia vita agonistica ho partecipato cinque edizioni dei Giochi olimpici e mi sono sentita orgogliosa di gareggiare e vincere, ma l'emozione più forte l'ho provata quando, nel luglio del 2012, a Londra, sono stata portabandiera della delegazione azzurra nella cerimonia inaugurale. Personalmente, ho deciso di restituire allo sport le soddisfazioni che mi ha regalato, di dare un contributo al suo sviluppo, e quindi non posso che essere tra i sostenitori del sogno olimpico e della candidatura di Roma ad ospitare i Giochi olimpici e paralimpici del 2024, che rappresenta anche uno straordinario veicolo di pace, ma che può divenire volano di ripresa e mezzo per promuovere nel mondo la grande bellezza che solo l'Italia può offrire.
  Ma, se vogliamo centrare un obiettivo e realizzare un sogno, è necessario il gioco di squadra. Scelta Civica voterà a favore della mozione presentata dal Partito Democratico, di cui apprezza il passaggio con il quale chiede di far conoscere la storia e le finalità dei Giochi attraverso incontri da promuovere nelle scuole su tutto il territorio nazionale. Voterà a favore di quella del Nuovo Centrodestra, dei Fratelli d'Italia e di quella presentata da Forza Italia, se accetteranno la riformulazione del Governo, e, in particolar modo, nella mozione di Forza Italia condivide la raccomandazione sull'uso accorto delle risorse disponibili per evitare sprechi di denaro pubblico, visto che ci apprestiamo a scommettere su un evento che richiede un'organizzazione complessa e articolata, e sul quale è in gioco la credibilità internazionale del Paese, anche se il comitato promotore ha già assicurato che, per restare in sintonia con gli impegni dell'Agenda 2020, redigerà un business plan che conterrà le spese, sfrutterà i progetti ed i finanziamenti già previsti per le grandi opere in vista del grande Giubileo del 2025 e risponderà ai criteri di sostenibilità e Pag. 17trasparenza, avviando una campagna di comunicazione affinché ogni cittadino contribuente possa essere informato.
  Scelta Civica esprime voto contrario sulla mozione presentata da Sinistra Italiana-SEL per l'impostazione critica e voterà contro sulle mozioni a prima firma Brignone e della Lega, perché chiedono tutte un referendum che dovrebbe assumere valore abrogativo, visto che la candidatura di Roma è già formalizzata, peraltro votata con un'ampia maggioranza dall'assemblea capitolina, e gli impegni dinanzi al CIO sono già stati assunti dal Governo, ragione che ci fa esprimere voto contrario anche sulla mozione presentata dal MoVimento 5 Stelle, che chiede il ritiro della candidatura di Roma.
  A questo punto, spetta a noi scommettere e, come nel caso di Expo, bisognerebbe far prevalere l'interesse nazionale sulle logiche politiche. Le istituzioni non possono dividersi proprio sullo sport, a maggior ragione su un evento che potrebbe aiutare a contrastare la crisi economica, dando una prospettiva ed un orizzonte di speranza all'intero Paese, e non solo a Roma. Alcuni sondaggi resi noti nei giorni scorsi rilevano che tre cittadini su quattro vedono favorevolmente i Giochi. Chi oggi è diffidente, cavalca, più o meno in buona fede, il sentimento del «non si può fare» e del «non siamo in grado», che è l'avversario più grande di qualunque sfida. Non possiamo rinunciare, invece, a sostenere Roma in una corsa che vede l'Italia in competizione.
  La sfida è ormai lanciata e rinunciare adesso rappresenterebbe un danno di immagine per il nostro Paese, che, invece, ha pieno bisogno del sostegno di Parlamento e Governo. Come affermava Blaise Pascal, il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce, ma concorrono a determinare la verità. Così, se il mio cuore parla con spirito olimpico, la ragione mi parla di opportunità, e per me i due discorsi coincidono. Mi auguro di condividere questo cammino con voi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia e del deputato Buttiglione).

  PRESIDENTE. Adesso do la parola al sottosegretario De Vincenti, che voleva intervenire. Prego, ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi scusi, Presidente, solo per chiarire la riformulazione del secondo impegno della mozione a firma Buttiglione e altri n. 1-01109. Mi scuso con l'onorevole Buttiglione per la lettura poco limpida della riformulazione. La leggo, spero, in modo adeguato: «a predisporre, curando la comunicazione istituzionale e anche con il concorso delle autorità sportive locali interessate, un piano economico-finanziario che tenga conto della richiesta del Comitato olimpico internazionale (Agenda 2020) di favorire Giochi sostenibili, con costi bassi e infrastrutture riutilizzabili».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.
  Collega Buttiglione, toccherebbe a lei.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Posso parlare da qui ?

  PRESIDENTE. Certamente. Attivate il microfono al collega Buttiglione, altrimenti può passare al posto a fianco. Eccoci.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho la massima stima per il collega Fassina e ho valutato con grande attenzione le motivazioni che egli adduce, che non sono prive di significato o prive di contenuto. Abbiamo davanti a noi alcuni episodi di grandi eventi i quali non hanno dato i risultati sperati a livello internazionale. Diciamo che, dopo una fase in cui l'organizzazione di grandi eventi ha dato sistematicamente risultati positivi, anche molto positivi, ai Paesi che li hanno organizzati, negli ultimi tempi questo trend sembra essersi interrotto.
  Potremmo dire che questo trend si interrompe anche perché alcuni di questi eventi sono stati organizzati con dimensioni assolutamente faraoniche, fuori di Pag. 18qualunque possibilità di ritorno economico, per sostenere e puntellare l'immagine internazionale di Paesi la cui credibilità democratica, e quindi il cui prestigio internazionale, non erano molto elevati. Si potrebbe dire questo e anche molte altre cose, tuttavia le ragioni addotte meritano un esame attento.
  E, tuttavia, ragioni che potevano essere forti prima di presentare la candidatura di Roma diventano deboli dopo che la candidatura è presentata. Non dimentichiamo: le elezioni si tengono al 2024: ritirare oggi la candidatura di Roma è come dire che l'Italia non ha fiducia in se stessa, non ritiene di essere in grado di organizzare in modo adeguato un grande evento mondiale e ritiene che questa situazione, anche ammesso che fosse giustificata nel presente, durerà nei prossimi otto anni. È una scelta fatta da un Paese che ha perso la fiducia in se stesso e nel proprio futuro.
  Noi, invece, crediamo, in primo luogo, che l'Italia sia meglio di quello che molti nel mondo – e purtroppo più in Italia che nel mondo – pensano che sia; in secondo luogo, che abbiamo otto anni per preparare bene un evento da tutti i punti di vista, cominciando da quello imprescindibile della legalità. Invitiamo il Governo ad avere al riguardo grande attenzione, ma sappiamo che questo è possibile. Proprio adesso, noi stiamo tirando il consuntivo dell'Expo di Milano: a Milano, nonostante grandi difficoltà, noi abbiamo gestito un avvenimento di grande rilievo internazionale, che è stato un evidente successo.
  Non mi soffermerò sulle cifre che sono state diffuse: ha aumentato il PIL dello 0,4 per cento, ha generato tanti e tanti posti di lavoro; non mi soffermerò su queste cifre, perché non ci credo molto (a volte chiediamo alla statistica economica di quantificare fenomeni che non sono quantificabili). È sotto gli occhi di tutti che è stato un grande successo, che ha lanciato con forza l'immagine dell'Italia nel mondo in un momento difficile e che ha generato fiducia, in Italia e nel mondo, nella capacità dell'Italia di gestire situazioni di eccellenza e di presentarsi al mondo come un Paese di eccellenza.
  Certo, noi sappiamo che, sotto questo manto dell'eccellenza, ci sono tanti buchi, tante cose che non funzionano, ma vorrei dire a me stesso e ai miei connazionali: guardate che non è che il mondo sia così impeccabile, perché a volte abbiamo il mito di altri Paesi i quali sarebbero totalmente esenti dalla corruzione, totalmente esenti dalla burocrazia, totalmente esenti dalle inefficienze. Non è così ! Anche altri Paesi hanno i loro problemi e l'Italia, nonostante i suoi difetti, che dobbiamo conoscere, condannare, contro i quali dobbiamo scagliarci, che dobbiamo denunciare alla pubblica opinione, nonostante questi difetti, è un grande Paese, che è in grado di reggere nel mondo il confronto con chiunque e, quindi, è anche in grado di organizzare un grande evento.
  Vorrei ricordare un altro grande evento del passato, le Olimpiadi invernali tenute a Torino. Qui voglio fare un elogio al sindaco di allora, Chiamparino, mio avversario politico anche in una contesa elettorale. Beh, è indubbio: lì, dal punto di vista finanziario, il successo è meno chiaro, perché ha lasciato uno strascico di debiti che l'Expo pare non abbia lasciato.
  Ma se si guarda a Torino, prima e dopo le Olimpiadi invernali, è evidente che le Olimpiadi invernali sono state un elemento fondamentale di una strategia per trasformare Torino da una città industriale in crisi – per la grande crisi dell'industria torinese e, soprattutto, della FIAT – in una grande città di servizi e di cultura. Chi pensava a Torino come grande città di turismo, di servizi e di cultura prima delle Olimpiadi invernali ? Pochi. Penso a come è stato rifatto il Museo egizio, a come è stata rifatta Venaria Reale... Ho già finito il tempo, Presidente ?

  PRESIDENTE. No, stavo chiedendo di abbassare la voce ai colleghi Bossa, Palma ed altri. Prego.

  ROCCO BUTTIGLIONE. La ringrazio, per un attimo mi ero preoccupato. Sono Pag. 19tutte cose – alle quali io ho dato un piccolo contributo, perché ero, allora, Ministro per i beni e per le attività culturali – che hanno trasformato una città. Certo, questo ci dovrebbe dire qualcosa; chiedere le Olimpiadi a Roma significa investirsi di una grande responsabilità che tocca, per esempio, i cittadini romani nelle scelte che faranno nelle prossime elezioni capitoline, perché le Olimpiadi inserite dentro una strategia di crescita e di sviluppo della città vogliono dire una cosa; le Olimpiadi fatte nel vuoto, fuori da una strategia e, quindi, non guidate da un ceto dirigente capace di vedere e di progettare il futuro della città, sono un'altra cosa. Ma qui mi fermo, perché entrerei in un altro argomento che, però, non è ininfluente.
  Le forze politiche che oggi votano per le Olimpiadi a Roma sappiano che a Roma poi devono prendersi la responsabilità di costruire un percorso delle Olimpiadi, certo, con il sostegno e con la collaborazione dello Stato. Allora, siamo in grado, vogliamo assumerci questa responsabilità come italiani ? Io credo di sì e vorrei dire un'altra cosa: le Olimpiadi sono un grande fenomeno che ha una grande portata economica; certamente, dobbiamo valutare ciò attentamente e vedo che, sia la tendenza del Comitato olimpico internazionale, sia anche la tendenza generale, oggi, nel mondo, è quella di non replicare dei modelli di olimpiadi faraoniche, come quelle che non ho citato (ma voi tutti avete capito quali sono) di un passato recente; è possibile organizzare olimpiadi di grande qualità con costi relativamente contenuti, soprattutto se si sfrutta la grande potenzialità di attrezzature sportive già presenti nella città di Roma e se si ha l'idea di olimpiadi le quali non devono essere concentrate in una città, ma devono investire un territorio e, quindi, possono essere decentrate su tutto il territorio nazionale, chiamando tutto il territorio nazionale a partecipare all'evento olimpico.
  Prima abbiamo richiamato la responsabilità della città di Roma e delle forze politiche nella città di Roma ma certo c’è poi una responsabilità che investe tutto il Paese; è possibile fare delle olimpiadi di grande qualità con costi relativamente contenuti ed è desiderabile farlo, perché le olimpiadi non possono coincidere con lo sfarzo di cerimonie inaugurali. Le olimpiadi sono una celebrazione dello spirito e questa è un'altra ragione per la quale noi vogliamo le olimpiadi a Roma, perché speriamo – ed è la ragione forse principale – che le olimpiadi a Roma destino all'interno del nostro popolo lo spirito olimpico e siano un grande fattore educativo. Lo sport insegna, è parte fondamentale del processo di formazione della persona. I greci scoprirono che la forma del corpo è qualcosa che non è data semplicemente dalla natura, è il risultato dell'azione dello spirito; attraverso l'esercizio io posso diventare migliore, posso superare me stesso; da lì partì poi Platone per la scoperta dell'anima: la forza che dà la forma al corpo imponendogli la disciplina è l'anima. Per questo l'educazione fisica dovrebbe essere un elemento più sentito, lo sport dovrebbe essere una parte più importante del processo di formazione dei cittadini italiani e noi ci auguriamo che le olimpiadi abbiano anche questo effetto sui nostri giovani e sul nostro sistema educativo. Per questo noi abbiamo presentato la nostra mozione e voteremo le mozioni le quali confermano l'impegno dell'Italia a organizzare le Olimpiadi del 2024.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Stefano Fassina. Ne ha facoltà, per otto minuti.

  STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Anche in questo dibattito, purtroppo, nonostante i tentativi di ancorarlo a dei dati di realtà, ricorre l'iniziativa di delegittimare, con l'accusa di disfattismo, di sfiducia nel proprio Paese, chi propone valutazioni di merito fondate su dati di realtà, ma in contrasto con le proposte del Governo. Vorrei richiamare l'attenzione di tutti i colleghi su un punto, stiamo discutendo mozioni che si propongono non di dire sì o no alle olimpiadi. In particolare, la mozione presentata da Sinistra Italiana, nel dispositivo – vi invito a leggerlo, non Pag. 20sono sicuro che tutti coloro che sono intervenuti lo abbiano letto –, al primo impegno invita il Governo a presentare un piano economico-finanziario; stiamo discutendo dei Giochi olimpici 2024 senza avere uno straccio di piano economico-finanziario che indichi i costi, che indichi i ricavi. Il secondo impegno rivolto al Governo è di attendere un referendum consultivo da fare a Roma per far pronunciare i cittadini di Roma. Questo è l'impegno che chiediamo; non chiediamo di dire all'Aula sì o no ai Giochi olimpici. Vorrei che questo punto fosse tra di noi chiaro, perché a me non è parso; non proponiamo di ritirare la candidatura di Roma perché valutiamo che il Paese non ce la possa fare; anzi, noi abbiamo la valutazione opposta, siamo sicuri che l'Italia ce la possa fare e che Roma ce la possa fare e non a caso siamo anche impegnati in prima persona affinché ci sia un salto di qualità nell'amministrazione di Roma. Siamo convinti delle possibilità dell'Italia e di Roma nonostante i precedenti non giochino proprio a nostro favore, i cadaveri immobiliari dei mondiali di nuoto li conosciamo, la Città dello sport di Calatrava è visibile a chiunque passi per la Roma-Napoli e vorrei ricordare all'ineffabile presidente Montezemolo che le sue parole di oggi sono le stesse che lui pronunciava prima dei mondiali di «Italia 90», quando era direttore generale di quel grande evento di cui ancora paghiamo i debiti dopo 25 anni, la cui l'eredità è visibile a Milano, a Torino, a Roma – a Roma la stazione di Farneto è costata 15 miliardi di lire ed è stata aperta per quattro giorni – ma nonostante i precedenti non giochino a nostro favore, noi rimaniamo convinti di poter fare un salto di qualità in termini di legalità, in termini di efficienza, in termini di capacità di implementare un progetto. Non a caso abbiamo preso a riferimento Londra 2012, non San Paolo, con tutto il rispetto, non Sochi, ma Londra 2012 e abbiamo riportato i dati, sono nella premessa della mozione. Mi sarebbe piaciuto che un economista di prima qualità come il professor De Vincenti avesse interloquito con i dati che abbiamo riportato – e che non sono stati elaborati da noi, non è stato possibile –: Londra ha quadruplicato i costi iniziali e lascia in eredità un buco di oltre 10 miliardi di euro. Questo è il punto; allora, nessuno di noi sottovaluta la portata positiva dei Giochi olimpici, crediamo fermamente nelle capacità dello sport di migliorare lo spirito umano. Chiediamo semplicemente al Governo di attendere il risultato di una scelta dei cittadini di Roma tra alternative, perché la nostra proposta non è «no» alle olimpiadi, noi chiediamo di poter far svolgere un referendum che consenta ai cittadini di Roma di scegliere tra i Giochi olimpici e l'investimento delle medesime risorse sulla mobilità sostenibile. A Roma la situazione è al collasso, il blocco della circolazione è oramai un elemento ricorrente, quindi, proponiamo investimenti delle stesse risorse sulla mobilità sostenibile, investimenti delle stesse risorse sulla riqualificazione delle periferie. Voi pensate a quante migliaia di piccole imprese dell'edilizia, dell'artigianato potrebbero lavorare con piccoli appalti da subito, se noi utilizzassimo quelle risorse per riqualificare le periferie di Roma ! Per costruire in ogni municipio, in particolare in quelli più distanti dal centro, degli impianti sportivi decenti, a proposito di diffusione dello sport e della capacità dello sport di migliorare le condizioni di vita delle persone, a cominciare dai ragazzi e dalle ragazze !
  Questa, quindi, è la scelta che proponiamo, che sia consentita di fare ai cittadini romani. Per il riscatto internazionale dell'Italia non possiamo attendere la celebrazione dei Giochi 2024 ! Vinciamo allora la sfida a partire da oggi ! Vinciamo da subito la sfida della Roma-Lido, che è in condizioni disastrose: ha vinto il premio Caronte quest'anno come linea peggiore d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà). Vinciamo la sfida della conclusione della Metro C, che è costata un'enormità e ancora è larghissimamente da concludere. Vinciamo la sfida dei cittadini di Ponte di Nona, che devono pagare il pedaggio per andare a lavorare. Vinciamo queste sfide ! Pag. 21Noi siamo sicuri che l'amministrazione di Roma, le imprese di Roma, la cultura politica di Roma siano in grado di farlo. Poi vinciamo anche la sfida delle Olimpiadi !
  Ecco allora, caro Presidente, vorrei invitare tutti i colleghi a valutare esattamente qual è l'impegno che abbiamo proposto: chiediamo al Governo di presentare un piano economico finanziario, e chiediamo al Governo di attendere, per finalizzare la candidatura dei Giochi olimpici, il referendum consultivo sul quale abbiamo incominciato la raccolta di firme; un comitato promotore che vede la presenza di personalità autorevoli come Vittorio Emiliani, Vezio De Lucia e tante altre personalità di prima qualità. Chiediamo insomma al Governo di non continuare a trattare Roma come città coloniale, e chiediamo al Governo di attendere il responso dei cittadini di Roma. Chiediamo al Governo di lasciare a Roma la possibilità di scegliere tra alternative: questo è l'oggetto della nostra mozione, questo è l'oggetto sul quale chiediamo all'Aula un impegno per la partecipazione democratica. Mi rivolgo in particolare ai colleghi del Partito Democratico, che fanno della partecipazione democratica la cifra distintiva della loro cultura politica, e in particolare a chi a Roma intende misurarsi con il governo della città, chiedendo di consentire ai cittadini romani di scegliere tra alternative (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,33).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, della possibile candidatura di Roma ad ospitare le Olimpiadi se ne parlò già a proposito di quelle che si svolgeranno nel 2020 qualche anno fa, e l'allora responsabile dell'Esecutivo, il professor Monti, decise di ritirare la candidatura, motivando il ritiro con l'argomento che la fase di crisi che il Paese stava attraversando non avrebbe consentito un investimento in quella direzione. Fu un errore, e le firme apposte sulle mozioni che oggi vengono presentate dimostrano che anche quelli che sostenevano in quella fase quel Governo oggi sono convinti che quello fu un errore. Sarebbe diabolico perseverare in quell'errore, oggi che ci troviamo di nuovo qui a discutere della candidatura di Roma per i Giochi olimpici !
  Noi di Forza Italia crediamo che le Olimpiadi, così come altri eventi di natura sportiva, ma anche di altra natura, possano rappresentare per il Paese che li ospita un'importante occasione di sviluppo sotto molti punti di vista. Noi pensiamo in questo caso specifico che la celebrazione dei Giochi olimpici a Roma possa rappresentare una straordinaria occasione per girare la pagina dell'infelice capitolo scritto con la vicenda nota nel mondo, non solo nel nostro Paese, come Mafia Capitale.
  Ci si presenta cioè la possibilità di riscattare non solo l'immagine della città di Roma, ma l'immagine dell'intero Paese, e di ricordare al mondo che Roma non è quella del malaffare ma è una città invece in grado di rilanciare la sua storia, le sue competenze, le sue professionalità. Non sarebbe giusto utilizzare a pretesto il rischio che il malaffare e la corruzione si possano insinuare nella fase organizzativa delle Olimpiadi: sarebbe l'ammissione dell'impotenza rispetto ai fenomeni corruttivi, Pag. 22che vanno con ogni mezzo contrastati ma che non possono mai essere la ragione per impedire investimenti nel nostro Paese.
  Onorevoli colleghi, contrastare la corruzione attiene alla capacità del Governo nazionale e dei governi locali di operare il controllo diffuso dei meccanismi e dei soggetti coinvolti, per esempio, nella fase di progettazione degli interventi necessari allo svolgimento dei Giochi. E anche a proposito dell'analisi costi e benefici, sono stati citati alcuni studi, anche poco prima dal collega Fassina: lui citava il caso inglese, ma altri hanno citato il caso greco, che dimostrerebbero che i costi delle Olimpiadi sono sempre sistematicamente sottostimati, arrivando a quintuplicarsi quando si calcola poi il costo finale. Certo, ci sono esempi lampanti, lo abbiamo visto; ma è proprio per questo che il Comitato olimpico internazionale ha valutato di adottare l'Agenda olimpica 2020, che contiene 40 raccomandazioni che entrano nel merito dei vari aspetti legati allo svolgimento dei Giochi olimpici, tra cui proprio il problema dell'ipertrofia delle spese e della predisposizione di impianti che risultano essere inutilizzati nel post Olimpiadi. E comunque, a fronte del caso greco, ci sono molti esempi positivi: esempi a cui possiamo guardare, altre realtà che hanno saputo trarre giovamento dall'ospitalità di grandi eventi internazionali, e che hanno saputo fare di quei momenti un'importante occasione di rilancio dell'intero Paese, e non soltanto della città o delle città che ospitavano tali eventi. Penso a Barcellona; ma, come ha detto prima di me il collega Buttiglione, penso anche a Torino, dove la lezione abbiamo iniziato a impararla, e a fronte di alcuni interventi che sono rimasti ancora inutilizzati, abbiamo una città che proprio recentemente ha attirato l'attenzione della stampa internazionale, che l'ha indicata come una delle località da visitare nel 2016, e che ha saputo cambiare la propria vocazione, da quella di polo industriale nazionale a meta turistica e culturale di livello internazionale.
  Voglio pensare che Roma si accosti alla nuova scadenza con tale spirito. In questo senso, il gruppo di Forza Italia all'assemblea capitolina ha votato con convinzione la volontà di presentare la candidatura per Roma alle Olimpiadi del 2024. Noi, con la stessa convinzione, abbiamo presentato la nostra mozione: guardiamo a questo evento come alla possibilità di rimettere Roma di fronte al mondo in maniera diversa rispetto a come è «passata» nelle cronache giornalistiche. Dobbiamo però, certo, riuscire a coniugare la necessità di operare per l'immediata finalità dei Giochi olimpici, con l'intelligenza di chi vuole utilizzare le Olimpiadi come l'occasione per intervenire in un'ottica di lungo periodo, prevedendo azioni di riqualificazione dell'assetto urbanistico destinate alla popolazione locale.
  È evidente, anche noi siamo preoccupati per quelle che possono essere le ricadute economiche negative che un'errata organizzazione dell'evento potrebbe determinare; siamo preoccupati, perché il Paese sta cercando di uscire da una crisi pesante, perché la situazione finanziaria del comune di Roma è anche quella molto pesante e negativa, perché non sfugge neanche a noi quale sia la condizione delle infrastrutture, in particolare di quelle legate alla mobilità: ma le Olimpiadi a Roma possono essere proprio l'occasione per cambiare registro.
  Questa è la scommessa che Forza Italia vuole accettare, avendo ben presente quali siano le priorità da perseguire: l'innovazione, la sostenibilità, il controllo del procedure. Quanto ai problemi di Roma, essi vanno affrontati e risolti, ma non possono essere il pretesto perché non si possano fare investimenti per Roma e per il Paese. La questione, colleghi, non è se fare o non fare le cose, il punto è fare bene le cose; questo dice la nostra mozione. Facciamo partecipare a questo appuntamento l'intero Paese e coinvolgiamo l'intera area metropolitana di Roma e non solo Roma capitale. Chiediamo nella mozione che si privilegi il completamento delle opere incompiute Pag. 23e l'adattamento di quelle preesistenti e che si implementino nei progetti per le Olimpiadi quegli interventi già previsti per la città. Penso, per esempio, ai campus universitari nelle zone adiacenti le tre Università di Roma. Chiediamo di fare di questa vicenda l'occasione per affrontare la questione della mobilità sostenibile, per dotare le periferie di attrezzature sportive, per riqualificare il territorio e rigenerare le periferie urbane in difficoltà. In questo modo i grandi eventi possono porsi come un'opportunità che dobbiamo cogliere. Certo, si dovrà mettere in atto un'attenta e capillare azione di monitoraggio, di controllo, di controllo della progettazione, anche attraverso la costituzione di un apposito organismo di vigilanza. Inoltre, crediamo non ci si possa sottrarre alla necessità di coinvolgere anche la regione Lazio, soprattutto nella fase di riprogrammazione delle risorse della programmazione europea 2014-2020, perché ammontano a circa 3 miliardi di euro, che potrebbero essere utilizzati, insieme a risorse dello Stato, per questo evento. In conclusione, questa iniziativa di cui stiamo oggi discutendo non riguarda solo Roma, noi tutti dovremmo fare in modo che questa iniziativa non fosse considerata come la candidatura di Roma ma come la candidatura dell'Italia. Dobbiamo però evitare che, ancora una volta, si possa guardare a Roma come ad una città che spreca, che non è in grado di intervenire in maniera mirata ed efficace sui propri territori. Sarà in questo senso fondamentale l'importanza di ispirare l'azione del Governo alle raccomandazioni dell'Agenda olimpica 2020 adottata dal CIO. È evidente: occorre spiegare agli italiani i vantaggi e anche i possibili pericoli insiti nell'organizzazione delle Olimpiadi, ma questo è un problema che attiene alla comunicazione, alla comunicazione istituzionale. La politica deve avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, per questo noi voteremo contro le mozioni che prevedono il ricorso al referendum per decidere se fare o non fare le Olimpiadi, voteremo a favore della mozione presentata dagli onorevoli Rampelli ed altri, che nella sua riformulazione non prevede più questo punto, accettiamo le riformulazioni del Governo e ci asterremo sulle altre mozioni, eccezion fatta per quella della collega Brignone. Ci asterremo anche sulle mozioni presentate dal Partito Democratico e dagli altri gruppi di maggioranza, non perché non le condividiamo nel merito ma perché abbiamo sperimentato in passato che spesso agli impegni che la maggioranza si propone di assumere in Parlamento non conseguono atteggiamenti concreti da parte del Governo. Quindi, questa volta, per questa ragione, su queste mozioni, pur condividendole nel merito, ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Presidente, un grande evento significa grandi appalti, tanti soldi e investimenti che la nostra classe dirigente si è dimostrata incapace di gestire, lasciando spazio a vomitevoli episodi di corruzione diffusa; e dove non c’è stata corruzione c’è stato pubblico spreco. Prendiamo un esempio: le Olimpiadi di Torino si sono svolte dieci anni fa e sono costate 3 miliardi e mezzo di euro; ci sono impianti, come quello per il bob a Cesana, dove la pista, costata milioni di euro, è rimasta chiusa e inutilizzata per tre anni. Parliamo poi della pista dello ski jumping di Pragelato: è costata circa 35 milioni di euro e secondo un'inchiesta del quotidiano La Stampa costa circa 1.200.000 euro di manutenzione annuale. Quante gare ha ospitato negli ultimi dieci anni ? Due.
  Torniamo su Roma, però, che è stata protagonista di due grandi eventi negli ultimi anni: i mondiali di calcio di «Italia ’90» e i mondiali di nuoto del 2009. Per i mondiali del 2009 era prevista la costruzione del palazzetto dello sport a Tor Vergata, progettato dall'architetto Calatrava: sarebbe dovuto costare 120 milioni Pag. 24di euro ma in breve tempo i costi lievitarono fino a 600 milioni di euro; un impianto che non era pronto per l'evento e che non lo è nemmeno oggi. Pubblico spreco. Sempre in occasioni di quei mondiali è stato costruito il polo natatorio di Valco San Paolo: è costato 16 milioni di euro per essere utilizzato un solo mese, poi assoluto abbandono, nonostante tante mancette messe qua e là per recuperarlo. I mondiali di «Italia ’90» sono costati 7 mila miliardi di lire e lo scandalo più grave è stato sicuramente il costo degli impianti, che andava pian piano aumentando. Per il «delle Alpi» di Torino, abbattuto pochi anni fa, il rialzo fu di oltre il 200 per cento. E lo Stadio Olimpico di Roma ? È costato 235 miliardi di lire. Anche qui non manca un lungo elenco di strutture non terminate, due gli esempi lampanti: l'hotel Mundial a Milano, costato 10 miliardi e poi abbattuto prima di essere terminato; poi la stazione ferroviaria di Roma Farnesina, usata per quattro corse durante i mondiali, costata 15 miliardi e abbandonata da ventisei anni. Allora guardiamo all'estero. Analizzando le manifestazioni più vicine ai tempi nostri, balza subito all'occhio l'ingente investimento pubblico per l'organizzazione di un'olimpiade: 5 miliardi per Sydney 2000, 8,5 miliardi per Atene 2004, 43 miliardi per Pechino 2008, 9 miliardi per Vancouver 2010, 12 miliardi per Londra 2012, 51 miliardi per Sochi 2014 e per ultimo Rio 2016, che si stima arriverà a costare 16 miliardi di euro. Gli stessi dati dimostrano inoltre che la valutazione preventiva dei costi si è sempre rivelata inattendibile. Dal 1960 ad oggi tutte le edizioni delle olimpiadi estive sono incorse in uno sforamento del budget, senza eccezione alcuna, con un aumento medio del 179 per cento. Emblematico è il caso di Montréal del 1976, dove lo sforamento è stato del 796 per cento e si è terminato il pagamento dei debiti dopo trentasei anni ! Il MoVimento 5 Stelle non vuole assolutamente sminuire il ruolo fondamentale dello sport, un aggregatore sociale formidabile, che è decisivo per la crescita psicomotoria dei nostri giovani, non si può però parlare di priorità. Oggi, con il disastro sociale che voi avete creato, scegliere di investire nelle olimpiadi equivale a sottrarre risorse ad altri settori vitali per la crescita di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La scelta di indebitare lo Stato è pertanto scellerata. Torniamo a parlare di sport. Risorse tanto ingenti potrebbero proficuamente favorire la diffusione e la promozione dell'attività sportiva di base, lo sviluppo dei programmi pluriennali di investimento per la costruzione, dove necessario, e la manutenzione dell'impiantistica sportiva italiana partendo dai piccoli impianti. Potrebbero essere utilizzate per il potenziamento dell'educazione fisica nella scuola primaria con personale specializzato, per la costruzione di nuove palestre scolastiche; potremmo avviare una seria lotta al doping eliminando il conflitto d'interesse presente all'interno del CONI (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma ancora, potremmo sviluppare un turismo sostenibile, supportare la creazione di nuove piccole imprese, potremmo sostenere gli enti locali, con la certezza di un impatto a lungo termine certamente superiore a quello atteso nel post olimpiade. È questo il punto. Gli italiani iniziano ad essere stufi degli slogan renziani con cui si promettono crescita, incremento del turismo, posti di lavoro e adesso le Olimpiadi di Roma 2024, come se la capitale avesse bisogno delle olimpiadi per cancellare dalla mente degli italiani uno scandalo come Mafia Capitale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dove i partiti di centrodestra e centrosinistra sono tutti coinvolti. I politici che hanno governato Roma e che sono incapaci di garantire trasparenza sono sempre lì e con la vostra colpevole incapacità avete rovinato l'Italia. Vogliamo parlare di Roma ? Per riqualificare una città come la nostra capitale non c’è bisogno di un grande evento, se effettivamente l'idea è quella di operare nel rispetto della legge e per il bene di una comunità.Pag. 25
  Allora serve normalità, quotidianità, non serve creare una nuova emergenza. Gli esempi di riqualificazione importanti, senza bisogno di manifestazioni internazionali, si sprecano. Prendiamo l'esempio di Bilbao, un esempio lampante. È drammatico vedere spendere montagne di soldi, per lo più per grandi opere inutili, quando magari nella stessa città esistono impianti sportivi fatiscenti e il sistema di trasporti fa rabbrividire. Per tutti questi motivi che ho appena illustrato chiediamo il ritiro della candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024; voteremo contro tutte le mozioni che intendono portare avanti questa candidatura ma non per questo ci tiriamo indietro nel diffondere il principio dell'onestà indicato nella Carta olimpica e che l'Italia dovrebbe imparare ad applicare quotidianamente, a tutti i livelli, ancor prima di pensare a organizzare un grande evento comune un'olimpiade. Dimenticavo, dite a Cantone di tenersi pronto perché, se la candidatura andrà in porto, ancora una volta a metterci una pezza dovrà essere l'anticorruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Giachetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi consenta di ringraziare il gruppo del Partito Democratico che mi ha consentito di fare questa dichiarazione di voto sulla mozione sottoscritta e illustrata dal collega Morassut nei giorni scorsi. Vorrei dire, signor Presidente, che la candidatura della città di Roma quale sede dei Giochi olimpici e paraolimpici del 2024 ritengo sia un'opportunità per Roma e per il Paese intero. Ha fatto bene la collega Vezzali a ricordare che non è solo Roma coinvolta in questo progetto ma ci sono altre undici città. È un motivo in più, credo, per unirsi e per dimostrare al mondo che, quando vogliamo, sappiamo centrare gli obiettivi. Roma è stata il teatro principale di importanti sfide, alcune sono state ricordate, quelle probabilmente che tornano più utili per imbastire un certo ragionamento, ma per esempio Roma ha avuto le Olimpiadi nel 1960, che sono state un grande successo non solo perché Roma fu presentata al mondo in tutta la sua bellezza, non solo per quel connubio di storia classica e sfida sportiva che solo a Roma e ad Atene si può assaporare, ma anche perché si riuscì a costruire impianti che, onorevole Valente, ancora oggi costituiscono l'ossatura del sistema sportivo. Certamente ci sono state anche esperienze negative, sono state ricordate, prima fra tutte quella dei Mondiali del Novanta, però, onorevole Valente, se lei gira per Roma – lei non è di Roma, però certamente Roma la gira – e si fa raccontare dai romani per esempio come sono stati utilizzati i fondi del grande Giubileo del 2000, come Roma è stata in grado di trasformarsi, di crescere, di rinascere senza una lira di distrazione, senza un intervento di nessuna autorità contabile, senza alcun morto nei cantieri, c’è una realtà che ha trasformato e ha rilanciato Roma grazie proprio ad un evento speciale straordinario e a soldi che sono stati bene impiegati. Vorrei dire che certamente si possono anche in questo senso utilizzare esperienze non italiane che magari – come qualcuno ha ricordato, Londra ed altre – non sono sicuramente state brillanti, però inviterei anche nella memoria a non trascurare per esempio cosa hanno rappresentato le Olimpiadi per una città come Barcellona e questa è la dimostrazione molto semplice, cari colleghi, che non è che l'evento in sé crea dei problemi, ovviamente è come si intende gestire, come si è in grado di gestire questi eventi.
  Credo che sia di straordinaria importanza il fatto che anche qui, in Parlamento, a favore di questa proposta non ci sia soltanto la maggioranza ma ci siano forze che anche in consiglio comunale si sono espresse a favore; ovviamente poi le cose nel corso cambiano, magari ci sono i colleghi di SEL che la mozione in consiglio comunale l'hanno votata e hanno votato a favore per la candidatura e poi improvvisamente hanno cambiato opinione; ci sono i colleghi del MoVimento 5 Stelle che coerentemente hanno mantenuto la loro Pag. 26posizione in consiglio comunale e anche qui dentro e credo che – verrò adesso anche al tema del referendum – certamente questa opzione potrà e dovrà essere un'opzione magari nella campagna elettorale per le amministrative, avremo un primo risultato per sapere cosa il popolo romano pensa tra chi ritiene che le Olimpiadi siano una straordinaria sfida da raccogliere e chi invece ritiene che questo non si debba fare.
  Vengo al tema del referendum, perché abbiamo a che fare con delle cose bislacche che accadono in politica. Il referendum di cui parliamo è un referendum consultivo. Il presupposto dovrebbe essere e la logica vorrebbe – collega Fassina – che un referendum consultivo si fa prima che l'amministrazione assuma una decisione, perché è consultivo, e sulla base dell'espressione popolare poi l'amministrazione decide. Ovviamente non è un obbligo: l'amministrazione della quale faceva parte anche il suo partito non ha ritenuto di fare un referendum consultivo prima della decisione, anzi, il suo partito ha votato a favore di una mozione che dava il via alla candidatura, candidatura che trova nel giorno – se non sbaglio – 17 febbraio il suo perno di consolidamento con la presentazione del primo e decisivo dossier al CIO.
  Mi sembra complicato e non so bene quanto sia sensato chiedere un referendum adesso che comunque arriverebbe quando ormai, grazie alla decisione del consiglio comunale approvata da tante forze non solo della maggioranza ma anche dell'opposizione, compresa la sua, si è deciso che quel percorso dovesse andare avanti.
  Vorrei anche dire sommessamente che siccome io penso che questa candidatura certamente sia un valore per la città di Roma, ma come abbiamo detto coinvolge undici città, trovo quanto meno singolare che si decida che un referendum a Roma, eventualmente dovesse andare in un determinato modo, possa condizionare un progetto e una candidatura che chiaramente ha un valore nazionale e che coinvolge altre undici città. Si stabilisce che Roma decide per tutti quanti, anche questo mi sembra singolare dal punto di vista del processo democratico. Ovviamente questo non toglie però – lo dico al collega Fassina e a tutti gli altri colleghi – e credo che nella mozione che abbiamo presentato questo aspetto sia particolarmente sottolineato, che non possiamo esimerci dal fare in modo che la cittadinanza romana, per la parte che la riguarda, e le altre città, per la parte che le riguarda, siano assolutamente partecipi rispetto al progetto e alle scelte che si andranno a prendere.
  Sottolineo che la mozione che io ho sottoscritto del collega Morassut tra gli impegni dice chiaramente: a sottoporre, d'intesa con il comune di Roma Capitale, il programma degli interventi olimpici ad un'ampia campagna di informazione, di consultazione e di partecipazione dei cittadini dei territori interessati, per dare al programma stesso un carattere aperto e trasparente.
  Io penso che se questo sarà realizzato – certamente augurandoci che il nostro Paese possa avere altre opportunità di questo tipo – potrà rappresentare anche un modello nuovo attraverso il quale anche le questioni che diceva il collega Occhiuto possano essere utilizzate alla stessa maniera. Si fanno ovviamente riferimenti alle criticità, si è parlato guardando indietro a tutte le situazioni negative che ci sono state nelle candidature, soprattutto le più recenti, però forse bisogna anche ricordare – lo dico all'onorevole Valente e all'onorevole Fassina – che è intervenuta una decisione del CIO, da una parte, e le garanzie che sono state date dal Comitato olimpico nazionale, dall'altra, che probabilmente ci possono far fare delle valutazioni più serene sulla sfida che dobbiamo andare a prendere perché, com’è noto, l'Agenda olimpica del 2020 ha rivoluzionato i criteri di selezione della città olimpica ponendo al centro della valutazione l'effetto catalizzatore del grande evento rispetto ai piani di sviluppo a lungo termine del Paese che sarà individuato quale sede dei Giochi nel settembre 2017. Il documento riporta una serie Pag. 27di raccomandazioni finalizzate a garantire una maggiore snellezza organizzativa dei Giochi olimpici mitigando le richieste che in passato avevano costituito fattori di difficoltà operative e gestionali e fonte di eccessivi investimenti da parte delle città ospitanti.
  In questa ottica le strutture fondamentali per l'organizzazione di un'olimpiade vanno progettate e costruite in sinergia con gli stakeholder, gettando le basi di una solida eredità della manifestazione. E ancora, le scelte strategiche che caratterizzano la candidatura di Roma, quale la costituzione di un comitato in house, la decisione di utilizzare per il 70 per cento delle strutture esistenti, l'individuazione...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ROBERTO GIACHETTI. ...di un piano dei trasporti – ho concluso, grazie – dei Giochi, completamente incentrato sulle infrastrutture, e via dicendo.
  Vorrei, altresì, dire all'onorevole Fassina che comprendo il tema dei finanziamenti; dobbiamo anche dirci, onorevole Fassina, che un miliardo e 700 milioni che il CIO dà per le Olimpiadi, non lo avremo, diversamente, per dedicarlo anche al miglioramento della città, quindi noi possiamo anche dire «dovremmo utilizzare quei fondi per qualcos'altro»; il piccolo particolare è che, se quei fondi non ci sono, non li utilizziamo né per quello, né per altro.
  Concludo semplicemente nell'annunciare che voteremo a favore, ovviamente, della nostra mozione e di tutte le mozioni sulle quali il Governo ha dato parere favorevole, e vorrei concludere, visto che stiamo parlando di sport, con una metafora sportiva e dire con grande sincerità che ritengo che si faccia più onore a Roma e al Paese, che si rispetti di più la capitale e la sua storia, se una classe dirigente dà tutto per arrivare al traguardo, piuttosto che ritirarsi prima della partenza per manifesta inferiorità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
  Prima di passare ai voti, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Giancarlo Siani, di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fassina ed altri n. 1-01090 , su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vi prego di restare ai vostri posti perché abbiamo un po’ di voti davanti e quindi facciamo prima se non vi muovete. Vecchio... chi non riesce a votare ? Chi ha problemi con il dispositivo ? Bossa, Di Salvo, Nesci, D'Incecco... Di Salvo ha ancora problemi con il dispositivo... Latronico, Nesci ancora non riesce a votare... ha votato. Melilli, Segoni sta andando a votare, Alberti, Baldassarre... chi altro non riesce a votare ? Spadoni, Sibilia, Simoni... velocemente, raggiungete la vostra postazione per favore. Mi sembra che dopo Baldassarre, abbiano votato tutti... bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  402   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  114    
    Hanno votato no  288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 28

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-01100, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico, Bossa ancora non riesce a votare, Arlotti... chi altro non riesce a votare, alzi la mano... Tidei, Giorgis, Palma, Capua... Palma ancora non riesce a votare, Capua ha votato... Epifani... chi altro ha problemi con la votazione ? Nessun altro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  389   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  275    
    Hanno votato no  114.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Morassut ed altri n.1-01102, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua... chi non ha votato ? Fossati, Librandi... chi altro non ha votato ? Nessun altro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  382   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato  269    
    Hanno votato no  113.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini ed altri n. 1-01103, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Dall'Osso, Fitzgerald Nissoli, Occhiuto... Dall'Osso ancora non riesce a votare... Fabbri, Pannarale... chi altro ? Fabbri ancora non ha votato... vediamo se c’è bisogno del tecnico, non credo... bene, sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  410   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  298    
    Hanno votato no  112.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01107, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Mantero... chi altro non riesce a votare ? Nessun altro ? Bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  363   
   Astenuti   53   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  105    
    Hanno votato no  258.    

Pag. 29

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione della mozione Simone Valente ed altri n. 1-01108. Avverto che, a seguito delle votazioni precedenti risulta precluso il primo capoverso del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simone Valente ed altri n. 1-01108, per la parte non preclusa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Dallai, Manfredi... Manfredi non riesce a votare... Tancredi, Costantino, D'Attorre. Qualcun altro ? Non mi pare... bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  362   
   Astenuti   56   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   70    
    Hanno votato no 292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Buttiglione ed altri n. 1-01109, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Magorno, Murer, Saltamartini... chi altro non riesce a votare ? Magorno, Caparini... Petraroli che sta salendo a votare, vuole che l'aspettiamo... sembra di sì... Lupo... bene. Petraroli ha votato, possiamo anche chiudere.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  370   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  257    
    Hanno votato no  113.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01110, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Capua... chi non riesce a votare ? De Lorenzis... qualcun altro ? Non mi pare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  411   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  298    
    Hanno votato no  113.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 30

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01121, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Schirò, Zardini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  388   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no  262.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Di Lello, Oliaro e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare contro. Il deputato Busin ha segnalato che non è riuscito a votare a favore).

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 1289 – D'iniziativa del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia: Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 3224); e dell'abbinata proposta di legge costituzionale: D'iniziativa del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia (A.C. 2060) (ore 13,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, d'iniziativa del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, già approvata in prima deliberazione dal Senato, n. 3224: Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare; e dell'abbinata proposta di legge costituzionale, d'iniziativa del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, n. 2060.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Ricordo che nella seduta del 27 gennaio si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame di questioni sospensive – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni sospensive Rizzetto e Prodani n. 1, Fedriga ed altri n. 2 e Sandra Savino ed altri n. 3.
  A norma del comma 5 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni sospensive ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà ai sensi dell'articolo 40, comma 5, del Regolamento, ad un'unica votazione sulla sospensiva e poi, qualora questa sia approvata, sulle diverse scadenze.
  Il deputato Rizzetto ha facoltà di illustrare la sua questione sospensiva n. 1.

  WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Dunque, Presidente, la proposta di legge in esame, di iniziativa del consiglio regionale, va, di fatto, a modificare lo Statuto speciale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia.

  PRESIDENTE. Scusi, collega, prima di farla continuare... Colleghi, per favore, noi Pag. 31stiamo ancora lavorando come Aula e c’è un collega che sta intervenendo. Vi chiedo di abbassare il tono della voce, altrimenti non andiamo avanti e perdiamo ancora più tempo. È possibile abbassare il tono della voce ? Grazie. Prego, collega Rizzetto.

  WALTER RIZZETTO. Sì, la ringrazio. Dicevamo che la proposta di legge in esame di iniziativa del consiglio regionale – sottolineiamo, del consiglio regionale – modifica, di fatto, lo statuto speciale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia sotto molteplici profili. In particolare, viene prevista la soppressione delle province. Sul punto si ritiene che la proposta di modifica dello statuto e le conseguenti modifiche dell'assetto istituzionale non possano precedere l'approvazione della riforma costituzionale attualmente in esame, e, dunque, l'entrata in vigore della legge costituzionale di revisione del Titolo V, parte seconda, della Costituzione stessa.
  Presidente, non è ragionevole, nonché di dubbia legittimità, che la soppressione delle province in Friuli-Venezia Giulia possa avvenire senza che se ne sia decisa la decostituzionalizzazione prima, a livello nazionale. Sicché, pur ipotizzando che tale riforma dell'ordinamento delle autonomie locali sia legittima, di fatto, nel merito – e legittima lo è stata – vi si potrebbe procedere soltanto – e questo noi chiediamo con forza – successivamente alla modifica della Costituzione italiana.
  Solo con la riforma costituzionale in corso di approvazione in Parlamento possono essere individuati i criteri per i percorsi di riforma del governo locale che hanno portato all'istituzione delle città metropolitane e alla trasformazione delle province. Ne consegue, di fatto, che ogni ipotesi di modifica della disciplina statutaria delle regioni speciali non può che collocarsi in una fase di fatto successiva, al termine di tale riforma a livello nazionale. Inoltre, non serve e non bisogna dimenticare che l'approvazione della riforma costituzionale sarà sottoposta a referendum, il cui esito non può, in questo momento, essere ritenuto, di fatto, scontato.
  Si mette in evidenza, Presidente... però non riesco ad ascoltare neppure me stesso. Comunque sia, vado avanti.

  PRESIDENTE. Ha ragione, la ringrazio, ma ormai è una questione di disciplina dell'Aula; siamo rimasti anche in pochi, quindi...

  WALTER RIZZETTO. Grazie, continuo.

  PRESIDENTE. Prego.

  WALTER RIZZETTO. Si mette in evidenza, peraltro, che la proposta di riforma in questione dello statuto del Friuli-Venezia Giulia prevede anche la modifica dell'articolo 11.2, stabilendo che la legge regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali.
  Pertanto, in violazione del principio del decentramento amministrativo, di cui all'articolo 5 della Costituzione, si prevede, in sostanza, che la regione diventi arbitro dei poteri e delle funzioni dei comuni, che, di fatto, vengono subordinati alla stessa, poiché, di propria iniziativa, può obbligarli ad associarsi in unioni con le modalità che la regione, di fatto, ritiene. Va da sé che, alla base di una decisione del genere, possano sussistere anche mere ragioni di convenienza politica, per non dire elettorali. Ebbene, proprio sulla legittimità della costituzione obbligatoria rispetto alle UTI, unioni territoriali intercomunali, pendono 84 ricorsi dinanzi al TAR Trieste di ben 56 comuni del Friuli-Venezia Giulia contro la regione Friuli-Venezia Giulia.
  Tali comuni, contestando gravi vizi di legittimità costituzionale, ed in particolare la lesione del principio di autonomia posto in capo ai comuni, ovvero gli articoli 5 e 119 della Costituzione, nonché il principio di equiordinazione tra comuni, Stato e regioni, ai sensi dell'articolo 114 della Costituzione, hanno impugnato il piano di riordino territoriale e, per l'appunto, la creazione di unioni territoriali intercomunali, previste dalla legge regionale n. 26 del 2014. Si ritiene, quindi, che, anche rispetto a tale profilo, in pendenza dei Pag. 32giudizi, non sia ragionevole procedere ad una modifica dello statuto del Friuli-Venezia Giulia, soprattutto per quanto concerne l'assetto istituzionale.
  Presidente, per concludere, vado ad affermare con forza che la regione ed il Parlamento, in questo caso, vanno, di fatto, a toccare quanto non devono andare a toccare e, soprattutto, il Parlamento, nel senso che, se è di competenza regionale questo tipo di modifica, doveva essere soltanto di competenza regionale. Perché ne stiamo discutendo in Aula ? Tra l'altro, Presidente, ricordo ai colleghi, che avessero l'accortezza di ascoltarmi e di seguirmi, che la regione obbliga i comuni ad associarsi in queste cosiddette e sopradette unioni territoriali, poiché, se i comuni stessi non si associano, la regione taglierà il 30 per cento dei trasferimenti.
  Significa dare il 30 per cento dei denari in meno ai comuni ! Noi abbiamo proposto, Presidente, un qualcosa che ci sembrava, in Commissione affari costituzionali, di assoluto buonsenso. La prima cosa è spostare, anche su indicazione del presidente della provincia di Udine, Fontanini, questo tipo di passaggio dopo che la riforma costituzionale avesse avuto il suo seguito, favorevole o non favorevole, in seno al referendum confermativo del prossimo ottobre – se, chiaramente, il referendum è confermato – e in seconda battuta, dare la possibilità agli stessi cittadini del Friuli-Venezia Giulia di potersi esprimere con un referendum popolare sulle cosiddette unioni territoriali.
  Tra l'altro, ricordo che lo stesso collega che siede qui alla mia destra, Pili, aveva individuato in seno alla riforma costituzionale il vero cavallo di Troia che va, di fatto, a scalfire e va, di fatto, ad essere un ponte levatoio rispetto alla sovranità delle stesse regioni in Italia, ovvero l'articolo 117, comma 4, che reintroduce, di fatto, il concetto di non sovranità delle regioni. Bene, in questo caso il Partito democratico, il partito di maggioranza, ce lo sottolinea con questo primo passaggio che va inevitabilmente a toccare la sovranità delle stesse regioni, poiché l'articolo 117, comma 4, della riforma va ad indicare l'interesse nazionale come prevalente rispetto agli interessi territoriali, anche delle regioni. Quindi, noi, Presidente, chiediamo – e chiediamo con forza – una riflessione. Prima ho detto che è legittimo questo tipo di passaggio, ci mancherebbe altro, ma chiediamo una riflessione e chiediamo semplicemente un portarsi avanti in termini di tempo, ovvero che la discussione della proposta di legge costituzionale sia rinviata fino all'entrata in vigore della legge costituzionale di revisione del Titolo V.
  Saremmo la prima regione, o quasi, in Italia, Presidente, che va ad applicare questo tipo di passaggio, questo tipo di provvedimento, prima che la riforma costituzionale possa essere valutata nel merito dai cittadini, come prima ho detto, entro il referendum di ottobre. Quindi, la nostra richiesta di sospensione penso che sia ampiamente giustificata.

  PRESIDENTE. Il collega Fedriga ha facoltà di illustrare la sua questione sospensiva n. 2.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Questa questione sospensiva nasce anche da come è proceduto l'iter all'interno della Commissione referente, ovvero la I Commissione. Mi spiego a beneficio dei colleghi: capisco che, magari, l'argomento non possa interessare troppo, però penso che sia non soltanto una questione che riguardi il Friuli-Venezia Giulia, ma riguardi tutti noi che siamo qui oggi a votare, e vi spiego la ragione.
  La Lega, in I Commissione, aveva presentato un emendamento per istituire quattro province autonome, all'interno dello statuto del Friuli-Venezia Giulia, in Friuli-Venezia Giulia. Non voglio entrare nel merito che qualcuno può condividere e qualcuno può non condividere. Però, mi è stato risposto, anche per via informale – e questo devo dire anche correttamente, anzi, ringrazio il presidente per i rapporti intercorsi, anche informali, costruttivi – che comunque l'istituzione di quattro province autonome andava a incidere indirettamente sull'articolo 116 della Costituzione, Pag. 33che ha un altro iter per essere modificato, ovvero quello che prevede anche il referendum, e, dunque, tale emendamento non poteva ritenersi ammissibile con mio dispiacere, perché io sono un forte sostenitore delle autonomie, anzi, di una forte autonomia delle regioni.
  Preso atto di ciò, comunque – su cui, lo ripeto, in modo estremamente corretto, anche in via informale, la Commissione mi ha informato – mi domando e ci domandiamo perché un nostro emendamento che va incidere sull'articolo 116 è inammissibile, mentre tutto l'impianto della richiesta di riforma dello statuto del Friuli-Venezia Giulia – che va ad incidere indirettamente sull'articolo 114, dove sono previste le province – è invece assolutamente ammissibile. Mi è stato risposto che ci sono altri precedenti, come per la regione Sicilia. Peccato che lo statuto della regione Sicilia non possa essere paragonato allo statuto delle altre regioni a statuto speciale in quanto, come più sentenze della Corte costituzionale hanno sottolineato, si tratta di uno statuto antecedente alla Costituzione italiana, che gode di un regime diverso rispetto agli altri statuti.
  Detto questo e, quindi, cercando di sensibilizzare i colleghi, non sul merito, ma sul metodo che stiamo utilizzando all'interno di quest'Aula, dico con chiarezza, Presidente, che noi non possiamo piegare le regole previste anche dalla Costituzione, che possiamo ritenere giuste o ingiuste – io, per esempio, ritengo che l'autonomia sia da valorizzare e penso sia ingiusto che lo statuto del Friuli-Venezia Giulia non possa avere il più ampio margine di scelta da parte della regione, malgrado non ne condivida il contenuto – per la carriera politica di qualche presidente di regione, che deve andare con lo scalpo in televisione dicendo che ha abolito le province, (peccato che ha creato – e su questo apro una parentesi – 18 altri enti). Passiamo da quattro province a 18 enti, con 18 dirigenti che devono firmare, devono essere pagati e tutto questo a scapito dei contribuenti del Friuli-Venezia Giulia, che hanno autonomia, ovviamente, anche di finanziare gli enti locali, e a scapito della possibilità di scelta di chi amministra la cosa pubblica per i cittadini del Friuli-Venezia Giulia. Si toglie l'elezione diretta di chi gestisce i soldi e i servizi dei nostri cittadini e si dà in mano a qualche segreteria di partito la scelta dell'amministratore pubblico, esattamente come è successo per l'elezione indiretta della provincia di Pordenone. È una cosa che si allontana dalla possibilità di un cittadino di decidere se una persona ha amministrato bene o male e di mandarla a casa, perché sarà qualche segreteria di partito a decidere. Allora, questo è nel merito. Lo ripeto: capisco che adesso stiamo discutendo la questione sospensiva, ma volevo inquadrare il problema. Io però chiedo anche ai colleghi di maggioranza di non piegarsi al diktat della vostra vicesegretaria, perché guardate che lo fa non per amministrare bene la regione che è chiamata a rappresentare, lo fa per andare dal suo capobastone Renzi a dire: guarda quanto sono brava ! Io voglio il posto a Roma. Mi secca semplificare in questo modo, ma è la drammatica realtà dei fatti; sta utilizzando i nostri cittadini, i nostri enti locali per la propria personale carriera politica. Allora, oggi vi chiedo non di dire se la Serracchiani è brava o cattiva, anche se sono convinto che se ci fosse un voto segreto la stragrande maggioranza anche del Partito Democratico voterebbe per cattiva, però, detto questo, vi chiedo soltanto che le regole siano rispettate. Noi non possiamo piegare all'interesse della carriera politica di un soggetto che sta amministrando, male, la nostra regione le regole democratiche del Paese, perché le regole democratiche servono a tutela di maggioranza ed opposizione e di tutti quei cittadini che, magari, non si sentono rappresentati da coloro i quali vogliono forzare la mano, lo ripeto, forzare la mano semplicemente per avere il prossimo titolo sui giornali.
  Vi chiedo solo questo – e ve lo chiedo veramente cercando di essere il più lontano possibile da una convenienza politica – non pieghiamo le regole agli interessi politici di qualcuno. Questo deve valere per tutti, per voi e per noi, però, oggi, Pag. 34questo voto lo può dimostrare. Noi cosa chiediamo semplicemente nella questione sospensiva ? Che quando e se verrà approvata la riforma costituzionale e, quindi, entrerà in vigore dopo il referendum, decida allora il Friuli-Venezia Giulia come modificare il suo Statuto, ma all'interno di quelle regole; se noi facciamo saltare le regole, allora tutto vale e tutto vale adesso, ma tutto varrà anche in futuro. Vi chiedo ciò e faccio appello al vostro senso di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Monchiero. Anzi, scusate, prima è iscritto a parlare il collega Sisto che illustra la questione sospensiva Sandra Savino n. 3, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Questa mattina, in un editoriale che non esito a definire importante, sul Corriere della Sera, Galli della Loggia traccia una caratteristica importante di questo Governo e di questo momento storico, cioè la tendenza assolutamente percepibile di tramutare le contraddizioni, e i diritti che queste contraddizioni vorrebbero sostenere, in istanze del consenso e numeri della maggioranza. Chiarisco: sostanzialmente, laddove vi è la necessità di accontentare la pancia, di guadagnarsi aree del consenso, i numeri della maggioranza trasformano queste istanze di consenso – che non sono certamente nobili da un punto di vista legislativo, perché le leggi non si fanno per il consenso, ma si fanno per scrivere delle buone leggi – in diritti, cioè diventa diritto quello che si vuole guadagnare a soli fini di puro consenso. Un leitmotiv e una caratteristica del modo di legiferare di questo Governo che mi sembra che in questo frangente trovino una ulteriore clamorosa conferma, perché è chiaro che nel momento in cui, con questo provvedimento, si vogliono abolire le province del Friuli-Venezia Giulia – c’è una correzione materiale che va fatta nell'istanza di sospensiva riportata a verbale – è evidente che, a livello nazionale, le province sono ancora funzionanti. Allora, mettiamoci d'accordo, si tratta – e sono d'accordo col collega Fedriga da questo punto di vista – di un provvedimento che tende al consenso, ma che va in rotta di collisione clamorosa con quella che è la situazione attuale. Ha ragione, allora, chi scrive che i numeri vorrebbero trasformare le esigenze peculiari in finti diritti. Ancora, le province sono ancora oggi in Costituzione, perché alla pretesa di trasformare la pancia del Paese in un diritto, o un'istanza peculiare in un diritto di tutti, si aggiunge anche l'illogicità: le province fanno ancora parte del dettato costituzionale vigente, siamo di fronte a una riforma che andrà al referendum confermativo ed è evidente che questa soppressione delle province del Friuli-Venezia Giulia andrebbe collocata all'esito del percorso di riforma del testo costituzionale. Cioè, perché intervenire oggi, quando abbiamo in corso una fondamentale – secondo alcuni – riforma del testo costituzionale ? Qual è l'urgenza di fare prima della – come posso dire – decisiva riforma del testo costituzionale che abroga le province ? E per convincerci di quanto questo ragionamento sia assolutamente lineare basterà esaminare l'articolo 39, comma 13, delle disposizioni transitorie che prevede che espressamente le disposizioni del capo quarto non si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province di Trento e Bolzano fino alla revisione dei rispettivi statuti, sulla base di intese con le medesime regioni e province – ma il dato più singolare, ed è questo che va, davvero, in antinomia con quanto dovremmo votare – ad esclusione dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, nel testo vigente fino alla data di entrata in vigore dalla presente legge costituzionale.
  Ecco il momento di assoluta incomprensibilità del motivo per cui si dovrebbe oggi votare questo provvedimento, e non attendere le riforme ! È evidente che credo che il passaggio di questa normativa darebbe tra l'altro pregiudizio alla possibilità di disporre un quadro valido per tutti, Pag. 35snello, efficiente e duraturo, abbiamo scritto, con riferimento per esempio alle unioni di comuni.
  Ritengo quindi che quel che dovremmo innanzitutto evitare è costituire un precedente, Presidente, che possa in qualche maniera alimentare altre ipotesi di riforma degli statuti regionali anche in difformità dalle disposizioni costituzionali, con esiti che sarebbero assolutamente non controllabili. Se questo è vero, siamo di fronte ad un vero e proprio pasticcio: torniamo a quella che è stata la legge di finta abrogazione delle province, costi, paralisi amministrative, complicazioni decisionali; e se è vero – questo Governo lo ha detto più volte – che si vuole riorganizzare in modo logico, organico, ampio, arioso quello che è l'assetto degli ordinamenti, pubblica amministrazione compresa, a me sembra che questa proposta non meriti che di essere sospesa fino all'entrata in vigore della legge costituzionale di revisione del Titolo V, Parte seconda della Costituzione, e non prima del 1o dicembre 2016.
  Un'ultima considerazione di carattere generale: non si tratta di una battaglia contro i territori e per il Parlamento, si tratta di una battaglia di legalità e di logica, in cui se è vero che la riforma della Costituzione è un antecedente gerarchico, superiore a quello della riforma che ci accingiamo a votare, bene, che si vada fino in fondo su questo ragionamento. Se non si dovesse giungere a questa determinazione, vorrebbe dire che l'Aula del Parlamento è condotta davvero con una disinvoltura, qualche volta tracimante in un'arroganza, a bypassare la logica dei percorsi, ad evitare che la Costituzione venga prima delle esigenze peculiari e a fare in modo che – e qui, ripeto, richiamo le parole del collega Fedriga – per accontentare qualcuno non si rispettino le regole della Costituzione. Insistiamo perché questa sospensiva venga votata favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Presidente, onorevoli colleghi, le riforme certamente vanno fatte, il superamento delle province anche, ma non si realizza una riforma organica e di sistema semplicemente cancellando la parola «province» da tutti gli articoli della Costituzione e nello specifico dello statuto dalla regione Friuli-Venezia Giulia. Riforme avulse da un disegno organico, ignare dell'assetto delle funzioni e finalizzate a dare risposte improvvisate, ricorrendo ad una crescente e dissennata campagna di stampa populista e demolitoria !
  Il rischio che si corre semplicemente cancellando con la gomma la parola «province», è quello di ottenere come risultato finale caos, incertezza su funzioni, servizi e personale. Ed è quello che sta accadendo con la proposta di modifica allo statuto della regione del Friuli-Venezia Giulia: una riforma che a tutti gli effetti consente a chi si trova a governare quella regione di legiferare senza avere il benestare dei cittadini. Ci troviamo oggi in una situazione in cui le province vengono di fatto sostituite da un'aggregazione dei comuni stabilita su base prevalentemente demografica, che ha generato un dibattito locale molto acceso. Sebbene questa riforma sia stata votata dal consiglio regionale a larghissima maggioranza, probabilmente non prevedevano tutto quello che sarebbe accaduto successivamente ! Una proposta di riforma costituzionale, prima, e quella regionale, poi, voluta di fatto senza un dibattito con i cittadini; riforme imposte dall'alto, nel bel mezzo della riforma del Titolo V della Costituzione, che attende ancora la voce definitiva dei cittadini con l'atto referendario.
  Voglio comunicare a quest'Aula e ai miei colleghi parlamentari che da domani la regione Friuli-Venezia Giulia potrà con legge istituire nuovi comuni e modificarne circoscrizione e denominazione, semplicemente con la formula «intese le popolazioni interessate». Così scritta, questa norma nei fatti apre al rischio di unioni di Pag. 36comuni imposte dall'alto, mentre noi riteniamo necessario che per l'istituzione di nuovi comuni e per modificare la loro circoscrizione serva l'approvazione della maggioranza delle popolazioni dei comuni interessati; ma soprattutto che questa volontà sia espressa con il referendum, cioè con lo strumento di democrazia diretta previsto dalla Costituzione, in modo da dare al popolo la possibilità di esprimere la propria sovranità e la propria volontà.
  Richiamare i principi di differenziazione e adeguatezza ha senso qualora esista l'ente intermedio di area vasta, e se sia stato chiarito quale siano le competenze delle unioni territoriali intercomunali, come previsto dalla riforma regionale.
  Oggi il percorso che viene proposto non si dimostra per niente chiaro. La riforma degli enti locali in Friuli-Venezia Giulia appare infatti incerta: la prova è l'opposizione di ottanta comuni che hanno deciso di non firmare la riforma così come approvata dall'attuale consiglio regionale, il ricorso di cinquantadue comuni e la mancata approvazione di numerosi statuti delle unioni territoriali quali organi sovracomunali. Non è possibile oggi, in questo delicato passaggio legislativo, ignorare l'effetto della valanga dei ricorsi da parte dei comuni del Friuli-Venezia Giulia: una impugnazione che non mancherà di riservare significative sorprese, e che molto probabilmente introdurrà elementi nuovi in questo dibattito sulla riforma dello statuto regionale.
  Di fronte alle incertezze attuali di una riforma complessiva degli enti locali non ancora ben definita, che rischia di aprire innumerevoli contenziosi tra enti territoriali e governo regionale, riteniamo necessario e indispensabile sospendere l'esame della proposta di legge costituzionale n. 3224 almeno fino all'entrata in vigore della legge di riforma costituzionale dopo l'esito del referendum confermativo. Noi vogliamo le riforme, ma vogliamo che siano fatte bene ! Il cantiere per riscrivere lo statuto del Friuli-Venezia Giulia è ancora aperto: chiudendo in fretta, e con evidenti forzature, ci impedirebbe di ottenere i risultati che vogliamo, partecipati, stabili, corretti e armonici nel quadro complessivo delle fonti, efficaci e incontestabilmente democratici. Pertanto, il gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà voterà favorevolmente sui dispositivi delle sospensive proposte dai vari gruppi parlamentari; distinguendoci però sulla premessa della sospensiva proposta dalla Lega, poiché non risponde alle nostre finalità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Presidente e colleghi, la domanda che pongono tutte insieme le questioni sospensive è una sola, ed è contigua ad una pregiudiziale di costituzionalità: è corretto metodologicamente modificare lo statuto di una regione speciale, quando ancora una parte della Costituzione, che dispone analogamente al contenuto che si vuole modificare, rimane in piedi, perché il Parlamento non ha finito di modificarla o perché il popolo non si è espresso nel referendum ? La risposta, colleghi che avete proposto la domanda, è: sì, è metodologicamente e costituzionalmente corretto. Perché gli statuti speciali delle regioni autonome esattamente questo contenuto hanno: disporre in maniera differenziata rispetto a tutto il complesso delle altre regioni, che trovano una loro radice di contenuto costituzionale nella previsione degli statuti ordinari e nella nostra Costituzione.
  La fonte degli statuti speciali per questo motivo è una fonte costituzionale, e la legge che noi stiamo andando ad iniziare ad esaminare in Aula è una legge costituzionale. È quindi possibile che il Friuli-Venezia Giulia disponga nel proprio statuto diversamente da tutte le regioni ordinarie, ma anche da tutte le regioni ad autonomia speciale come la Sicilia, la Sardegna e le altre regioni differenziate. E anzi dovremmo dire che, se anche, come noi faremo tra qualche mese, in tutta Italia si disponesse per Pag. 37l'eliminazione delle province dalla Carta costituzionale, sarebbe comunque possibile la presenza delle province testualmente in alcuni di questi, o anche in tutti questi statuti speciali, perché questo è il significato dell'autonomia differenziata. Quindi, qui viene proposta, più che altro, una questione di opportunità un po’ dissimulata da questione costituzionale. Sull'opportunità discuteremo nel merito. C’è stato il tentativo continuo di parlare di quel che ha fatto il consiglio regionale nella sua disposizione, nella sua riforma di riorganizzazione delle autonomie locali, ma per rispetto a quell'autonomia qui dentro non se ne dovrebbe parlare. Dobbiamo anche dire che già oggi lo statuto del Friuli Venezia Giulia dà la possibilità al consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia di disporre come vuole, con la massima libertà, rispetto al tema dell'ordinamento delle autonomie locali, ecco perché respingeremo le questioni sospensive. Le disposizioni degli statuti speciali – è molto chiaro qui, non c’è nessun sovvertimento – sono poste senza distinzione, sullo stesso piano delle disposizioni costituzionali, ma non di tutte le disposizioni costituzionali; sono fatti salvi i principi supremi, sono fatti salvi senz'altro i principi fondamentali dell'unità della Repubblica, e noi questi, con questa legge, non li tocchiamo. Per questo motivo, la procedura che abbiamo scelto in Commissione e che confermeremo in Aula è assolutamente lineare, rispettosa delle competenze del Parlamento e della regione che ci propone il cambiamento del proprio statuto speciale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione sulla quale siamo chiamati oggi a pronunciarci non è banale, perché tocca una questione fondamentale per la democrazia, cioè l'articolazione dello Stato. Credo che il punto di partenza debba essere inevitabilmente lo statuto della regione Friuli Venezia Giulia, che – lo ricordo – è stato approvato con legge costituzionale. Cioè, le disposizioni contenute nello statuto hanno valore costituzionale. In questo statuto leggiamo, all'articolo 4, punto 1-bis), che nelle competenze della regione ricade l'ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni. Questo sembra indicare che la regione Friuli Venezia Giulia ha competenza costituzionale ad ordinare gli enti locali, e domando a me stesso: la provincia è un ente locale o non è un ente locale ? Sembra evidente che la provincia è un ente locale, quindi il diritto di ordinare gli enti locali comprende il diritto di ordinare le province, le modalità di esercizio dell'attività delle province, ma anche il numero delle province, eventualmente riducendolo a zero. Questo sembra dare una base molto forte alla decisione che è stata presa dalla regione. Non dimentichiamo che in questa stessa Aula, diversi di noi, me compreso, fecero notare che in Italia c’è un numero eccessivo di livelli di articolazione territoriale: lo Stato nazionale, le regioni, le province, i comuni, pure le aree metropolitane; e non dimentichiamo che soprattutto c’è l'Europa. Semplificare il sistema, passare da un sistema così articolato con modalità obbligatorie ad un sistema più fluido, in cui ci siano associazioni di comuni – magari a carattere generale, magari per l'esercizio di funzioni specifiche, come avviene in altri Paesi europei – può essere una norma di semplificazione amministrativa che sicuramente può rendere la vita più semplice e più facile a chi deve amministrare. Prima facie, sembra dunque che la regione abbia esercitato una potestà che le viene conferita dallo statuto e, come dicevano i romani, qui iure suo utitur neminem laedit: colui che fa uso del proprio diritto non fa danno a nessuno. L'interesse dell'altro a veder rispettato il proprio diritto comincia dove finisce la sfera del mio diritto. Qui potrei concludere il mio intervento, se non ci fossero in effetti elementi di non chiarezza in passaggi successivi del medesimo Pag. 38statuto. All'articolo 5, punto 5), troviamo che la regione ha potestà su ordinamento e circoscrizione dei comuni, quindi questo conferma quanto già contenuto nell'articolo 4, punto 1-bis). Tuttavia un esegeta può domandarsi: perché vengono ricordati solo i comuni e non anche le province ? Cosa ne è delle province ? C’è qui forse un difetto di tecnica legislativa. Se procediamo ulteriormente, vediamo che anche in altri punti troviamo una certa incertezza nell'espressione, nella terminologia. Per esempio, se ricordo bene, all'articolo 53 troviamo...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Ho già finito il mio tempo, signor Presidente ? Ha scampanellato ?

  PRESIDENTE. Sì.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Va bene. Esistono elementi di incertezza, tuttavia per noi è assolutamente prevalente quanto contenuto già nell'articolo 4, punto 1-bis), che dice con chiarezza che la regione ha potestà di ordinare gli enti territoriali al suo interno, quindi non vediamo una violazione costituzionale. Certo, ci sono problemi di opportunità, dei quali si parlerà entrando nel merito.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni sospensive. Passiamo ai voti. Come già preannunciato, procederemo ad un'unica votazione sulle questioni sospensive, poi, qualora queste siano approvate, sulle diverse scadenze.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni sospensive Rizzetto e Prodani n. 1, Fedriga ed altri n. 2 e Sandra Savino ed altri n. 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nicchi, Brescia, Berretta, Del Grosso, Civati, Pili.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  368   
   Votanti  352   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato  123    
    Hanno votato no  229.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con il seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 3224 recante modifiche allo statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia.

  La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amendola, Boccia, Bressa, Capelli, Catania, Antimo Cesaro, Crippa, Dambruoso, Epifani, Fedriga, Garofani, Locatelli, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Rampelli, Realacci, Sanga, Sani, Scotto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Pag. 39

Si riprende la discussione della proposta di legge costituzionale n. 3224.

  PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta l'Assemblea ha respinto le questioni sospensive Rizzetto e Prodani n. 1, Fedriga ed altri n. 2 e Sandra Savino ed altri n. 3.

(Esame degli articoli – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge costituzionale.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3224), che è in distribuzione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento Fedriga 1.7, già dichiarato inammissibile in Commissione, in quanto, configurando le province della regione Friuli-Venezia Giulia come province autonome, non definisce le particolarità e le caratteristiche dell'autonomia. Sono, invece, state ammesse all'esame e al voto dell'Assemblea le proposte emendative che, nell'attribuire alle province particolari forme di autonomia, definiscono e regolano tale autonomia.
  Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene altresì ammissibili, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento del 7 marzo 2002, le seguenti proposte emendative: Fedriga 1.54 e 1.55, volte a modificare l'articolo 116 della Costituzione nell'ambito di una proposta di legge costituzionale – quella in esame – per la quale è previsto un procedimento di approvazione diverso da quello per la revisione costituzionale delineato dall'articolo 138 della Costituzione; Vignaroli 9.58, non previamente presentato in Commissione, volto ad introdurre nell'ambito dello Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia una previsione relativa alle ulteriori forme di autonomia di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, disposizione che, invece, non è applicabile – stante il suo tenore letterale – alle regioni a statuto speciale.
  Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento, l'articolo aggiuntivo Fedriga 1.050, che introduce una nuova disciplina delle concessioni idroelettriche nella regione Friuli-Venezia Giulia, già presentato in sede referente e ritirato prima della pronuncia delle inammissibilità.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Fedriga. Immagino sullo speech del Presidente.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Sì, grazie, Presidente. Solo per capire una cosa: l'inammissibilità sull'emendamento Fedriga 1.7, dove dice che è indeterminata l'autonomia, nella sostanza, delle quattro province autonome. Vorrei capire perché, se parlo di province autonome, è indeterminato il grado di autonomia, mentre, se con un emendamento fatto al Senato vengono introdotte città metropolitane, senza dire che competenze hanno, cosa fanno, chi determina le competenze, perché questo, invece, è ammissibile.
  A me sorprende perché, anche in quel caso, non c’è scritto, nelle proposte di modifica della legge costituzionale, che la regione va a determinare le competenze delle città metropolitane, come è successo per le province autonome, tra virgolette, dei miei altri emendamenti resi ammissibili. Qui non specifica niente, parla di province autonome. Allora, non capisco perché in quel caso si può parlare di province autonome tout court, mentre, per quanto riguarda il mio emendamento, bisogna specificare come si declina l'autonomia. Questo mi sfugge, Presidente, grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fedriga. In premessa le devo dire, ovviamente, che posso parlare in riferimento a quanto decide sull'ammissibilità la Presidenza Pag. 40della Camera. Ovviamente, non sono in condizione di dirle nulla su quello che decide il Senato, che come è del tutto evidente (Commenti del deputato Fedriga)... attenda, onorevole Fedriga, adesso vengo anche a rispondere nel merito, però è chiaro che noi parliamo delle competenze della Camera dei deputati, e quindi dei vagli di ammissibilità a cui vengono sottoposte le proposte emendative.
  Con riferimento ai rilievi sollevati sulla pronuncia di inammissibilità dell'emendamento Fedriga 1.7, osservo quanto segue: in primo luogo, si tratta di una proposta emendativa già dichiarata inammissibile in sede referente ed in relazione alla quale il presentatore, con lettera in data 26 gennaio, aveva chiesto alla Presidente della Camera di rivalutare la decisione adottata dalla presidenza della Commissione.
  Dopo aver consultato il presidente Mazziotti, che ha diffusamente illustrato le ragioni della sua decisione con lettera in data 27 gennaio, la Presidenza ha ritenuto di confermare, comunicandolo al presentatore lo stesso 27 gennaio scorso, la dichiarazione di inammissibilità. Non vi sono, dunque, ragioni in questa fase per poter modificare la valutazione di inammissibilità già espressa. Come già specificato dal presidente della I Commissione, infatti, la proposta emendativa, nel configurare le province della regione Friuli-Venezia Giulia come autonome, non definisce le particolarità e le caratteristiche dell'autonomia, né stabilisce le modalità attraverso le quali tale autonomia debba essere definita e regolata.
  In ragione di tale indeterminatezza di contenuto, è da considerarsi incongrua ai sensi del punto 5.2 della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997. Tale norma prevede, infatti, che debbano essere dichiarati inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi palesemente incongrui rispetto al contesto logico e normativo. Ricordo, infine, che sono stati invece ammessi all'esame ed al voto dell'Assemblea gli emendamenti che, nell'attribuire alle province particolari forme di autonomia, definiscono e regolano i contenuti di tale autonomia, ad esempio gli emendamenti Fedriga 1.62, 1.53, 1.57, 1.58, 1.59, 1.60 e 1.61.
  Avverto, infine, che non sono pubblicati nel fascicolo, ai sensi del punto 5.5) della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, gli emendamenti aventi natura meramente formale.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, non chiedevo, ovviamente, – mi scusi, forse mi sono espresso male o non ci siamo capiti – che venisse dichiarato inammissibile un emendamento presentato al Senato – ovviamente, è stato presentato al Senato –, però le domandavo proprio questo: avendo ricevuto un testo che, volenti o nolenti, conteneva l'introduzione di città metropolitane non normate, dove non viene specificato che la regione determina le competenze della città, avendolo ricevuto, a quel punto questo è il testo che la Camera si trova ad esaminare, con questa forma. Non capisco perché, a quel punto, non accettare i miei emendamenti.
  Se sul testo originario potevo capire le motivazioni addotte dalla Presidenza della Camera, con l'introduzione, da un emendamento presentato al Senato, della dizione «anche in forma di città metropolitana» in modo assolutamente aleatorio, che non determina come la regione fa ad istituirle, se con legge regionale, non determina le competenze, non determina nulla, non capisco perché questo testo noi ci troviamo ad esaminare e il mio emendamento è dichiarato inammissibile. Per questo, Presidente; non volevo, ovviamente, dire che la Presidenza della Camera potesse intromettersi nelle decisioni prese dal Senato.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, mi dispiace se ho dato a intendere che lei volesse intendere questo. Ho capito perfettamente quello che lei intendeva dire: le Pag. 41dicevo semplicemente che il vaglio di ammissibilità che fa la Camera, ovviamente, segue una determinata procedura. Le ho dato le motivazioni che sono state date dal presidente della I Commissione, lei ha fatto richiesta che potessero essere riviste, la Presidenza della Camera le ha analizzate e ha ritenuto di confermare le ragioni per cui in sede referente è stato dichiarato inammissibile. Ovviamente, lei, come legittimo, può essere in disaccordo, però non ero minimamente intenzionato ad attribuirle una volontà diversa da quella che lei ha espresso.

  ROBERTO SIMONETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Se è sullo stesso argomento, però, consideriamo la questione chiusa con questo suo intervento. Onorevole Simonetti, prego, però consideriamo la questione chiusa con questo suo intervento.

  ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, in Commissione la tesi sostenuta oggi dal capogruppo Fedriga l'avevo sostenuta anch'io. Chiesi, altresì, in Commissione, la sospensione del provvedimento per il fatto che, essendo questa una modifica costituzionale con una tempistica più ravvicinata rispetto al referendum sul disegno di legge costituzionale Boschi, potrebbe portare ad avere la cancellazione delle province in una regione e il mantenimento delle province, qualora il referendum fosse non confermativo della riforma Boschi, in tutto il resto del Paese.
  La risposta che ottenni in Commissione, e dal Governo e dai commissari, fu quella che autonomamente la regione Friuli-Venezia Giulia, proprio per le sue caratteristiche di autonomia, può decidere quello che vuole, può decidere lei se cancellarsi o meno le province. Quindi, il sottosegretario Bressa mi ha detto sostanzialmente che la legge costituzionale permette alla regione Friuli-Venezia Giulia di costruirsi il proprio ordinamento amministrativo istituzionale, perché è compito proprio della regione quello di costruirsi la sua ossatura istituzionale e territoriale.
  Quindi, o l'una o l'altra, o è autonomia propria del Friuli-Venezia Giulia costruirsi il suo ordinamento istituzionale e, quindi, l'emendamento è ammissibile, altrimenti non vedo perché non si renda ammissibile un emendamento che non stabilisce ciò che deve fare autonomamente la regione Friuli-Venezia Giulia; quindi, o l'una o l'altra, capisce Presidente ?

  PRESIDENTE. La ringrazio, ovviamente, lo ripeto, voi potete, giustamente, avere il vostro parere sulla decisione della Presidenza che, come sapete, ovviamente è quella definitiva; io le ho spiegato – e lei lo sa perfettamente dal punto di vista procedurale – che una volta che c’è una dichiarazione di inammissibilità in Commissione, la Presidenza può riesaminarla, la Presidenza l'ha riesaminata, ovviamente, le motivazioni possono giustamente essere per voi non convincenti, ma quella rimane la decisione della Presidenza.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente; se vuole do un parere sintetico nel senso che sono tutti contrari.

  PRESIDENTE. Il parere del relatore di minoranza, Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti Della Valle 1.1, Grande 1.50, Pag. 42Pesco 1.51, Silvia Giordano 1.56, Fedriga 1.62, 1.53, 1.57 e 1.58 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Gli emendamenti Fedriga 1.54 e 1.55 sono inammissibili.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Sugli emendamenti Fedriga 1.59, 1.60 e 1.61 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. L'emendamento Fedriga 1.7 è inammissibile.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Sugli emendamenti Prodani 1.4 e 1.5 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Basta così perché poi c’è l'articolo aggiuntivo Fedriga 1.050 che è inammissibile e poi passiamo all'articolo 2.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Valle 1.1 con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Nizzi, Peluffo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  350   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato  107    
    Hanno votato no  243.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grande 1.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Bonafede, Mattiello, Ginefra, Chimienti, Molteni, Cecconi, Parrini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  373   
   Votanti  370   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  257.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Maria, Fanucci, Gutgeld, Costantino, Sandra Savino, Lattuca, Silvia Giordano, Caparini, Minardo, Allasia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  374   
   Votanti  369   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  114    
    Hanno votato no  255.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 43

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Silvia Giordano 1.56.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente, noi voteremo favorevolmente a questo emendamento, perché sta succedendo una cosa strana in Friuli Venezia Giulia, ovvero la maggioranza guidata dalla governatrice Serracchiani sta abolendo quattro province e sta creando diciotto nuovi enti, con 18 nuovi dirigenti che dovranno firmare tutte le delibere del caso; oltretutto, si tratta di enti costituiti da presidenti eletti in secondo grado, quindi non più dai cittadini, ma dai diversi sindaci che comporranno questi nuovi enti e, quindi, questa sembra una follia nei termini. Noi andiamo a eliminare quattro province per creare diciotto nuovi enti. Almeno questo emendamento toglie le parole: «attuali» e cerca un minimo di favorire, nella prima parte, ovvero quella più generale – dopo dovremo approfondire ovviamente con gli altri emendamenti – per lo meno i cardini delle province, andando a eliminare questo obbrobrio con aumento dei costi.
  Se la battaglia dell'abolizione delle province era quella di creare 18 nuove miniprovince, mi sembra una follia e una presa in giro per i cittadini !

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Presidente, intervengo solo per spiegare il senso di quel «attuali province».
  Il testo attuale è stato introdotto durante il passaggio al Senato, a seguito della precisa richiesta della Commissione bicamerale per gli affari regionali. È legato al fatto che nello statuto originario della regione Friuli-Venezia Giulia all'epoca non esisteva ancora la provincia di Pordenone; ed il territorio dell'attuale provincia di Trieste, che ugualmente non era ancora stata identificata come tale, veniva richiamato attraverso l'identificazione dei comuni che attualmente la compongono. È sembrato alla Commissione per gli affari regionali che per omogeneità di testo fosse opportuno – e il Senato ha accolto questo invito, e il consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ha poi affermato, dopo le modifiche del Senato, che quello che era stato fatto non toccava la sostanza, e quindi andava bene – che venissero richiamate le quattro province che attualmente compongono la regione Friuli-Venezia Giulia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano 1.56, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e quello favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Sandra Savino, Bossa, Vargiu, Taricco, Dall'Osso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  349   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato   88    
    Hanno votato no  261.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 1.62.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, questo è un emendamento allo statuto su cui – voglio ricordare – se, come è successo al Senato, il consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia vorrà esprimersi successivamente, potrà farlo, se questa Camera Pag. 44lo approverà, e magari sarà anche in linea rispetto ai voti espressi alla Camera dei deputati.
  Cosa fa questo emendamento ? Nella sostanza, va a risolvere il problema di cui parlavo prima: cerca di rispondere alle specificità della regione Friuli-Venezia Giulia – che ricordo ai colleghi che magari non sono dei nostri territori, ha una particolare conformazione territoriale, culturale che la contraddistingue, soprattutto nella tipicità della parte friulana rispetto a quella della Venezia Giulia, con Trieste –, che ha bisogno di risposte differenziate rispetto ad esigenze diverse. Con questo emendamento risolviamo quindi tale prima questione, ovvero cercare di dare due risposte amministrative con particolare autonomia a questi due diversi territori socio-culturali che compongono il Fiuli-Venezia Giulia; dall'altro lato andiamo a tagliare drasticamente gli sprechi portati avanti dalla regione, creando due province con particolare autonomia devolute dalla regione, andando ad eliminare 18 nuovi enti, quelli di cui parlavo prima.
  È chiaro che chi vota contro questo emendamento vota a favore dello spreco, vota a favore dell'aumento della spesa, vota a favore delle stesse logiche di palazzo che purtroppo stanno guidando la presidente Serracchiani: la quale preferisce, invece che rispondere alle esigenze dei cittadini del Friuli-Venezia Giulia, fare la spartizione delle poltrone per dire chi andrà a governare gli enti di secondo grado. Credo però che qui dentro dobbiamo tutelare la democrazia delle nostre istituzioni, che vedono il popolo sovrano scegliere chi amministra e decide sulla cosa pubblica; e il popolo sovrano deve avere anche la capacità di mandare a casa o scegliere di confermare un buon o un cattivo amministratore, cosa che viene eliminata totalmente col combinato disposto.
  È giusto che voi lo sappiate (capisco infatti che tutti i testi, anche quelli in trattazione in regione, non sono qui, ma hanno diretta conseguenza su quanto stiamo votando in questo momento): il combinato disposto prevede l'eliminazione delle province, diciotto nuovi enti con aumento di spesa, aggravio di milioni e milioni di euro, ci dicono anche importanti inchieste giornalistiche, dove i cittadini non decidono più come viene gestito il loro territorio !
  Vi chiedo allora veramente un atto quasi rivoluzionario: rivoluzionario per chi preferisce sottostare alle logiche del vicesegretario del PD (inchiniamoci a sua maestà Debora Serracchiani), e non invece sottostare a quello che prevede la Costituzione, ovvero al volere popolare. E allora io dico: un atto di coraggio, quello di scegliere per la gente e non per il «capobastone». Abbiamo il coraggio in quest'Aula di scegliere per la gente ! Minori sprechi, tagliare gli sprechi, ottimizzazione delle risorse e ribadire – capisco che non è di questo Governo – che il voto popolare, la scelta del popolo viene prima di tutto: prima degli interessi particolari della carriera politica di una triste presidente, che gestisce drammaticamente una triste regione in quanto governata da lei perché altrimenti sarebbe un'ottima regione, quella che mi onoro di rappresentare qui dentro.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Presidente, l'onorevole Fedriga ci sta in buona sostanza dicendo: ci sono altre leggi che creano problemi in combinato disposto con questa, noi adesso rimandiamo questa legge al consiglio, ripetendo, anzi aggravando quello che ha fatto il Senato, affinché il consiglio stesso torni ad esprimersi. Vorrei dire però all'onorevole Fedriga che il consiglio si è già chiaramente espresso: nella seduta del 9 settembre 2015 ha approvato a larghissima maggioranza una mozione, la n. 145, con la quale, mentre rivendicava significativamente, come da titolo della mozione, le prerogative del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia Pag. 45riguardo ai progetti di modifica dello statuto di iniziativa governativa e parlamentare, e ribadiva con chiarezza che le procedure di modifica statutaria a livello parlamentare devono prevedere l'acquisizione del parere dell'assemblea legislativa regionale, evitando un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato e una lesione nei rapporti con le regioni a statuto speciale, rilevava infine che, sul piano sostanziale, era solo perché la modifica introdotta al Senato prevedeva una mera facoltà, e non era quindi in grado di incidere sulla sostanza delle modifiche statutarie proposte dal consiglio, che quello che il Senato aveva stabilito veniva accettato.
  A noi oggi che cosa viene chiesto di fare dall'onorevole Fedriga ? Di peggiorare questo iter di rapporti, andando ad incidere significativamente, come significativo sarebbe spostare completamente l'assetto organizzativo della regione; e farlo di nostra iniziativa, chiedendo solo ex post un parere del consiglio regionale stesso. È un curioso...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Come è già successo al Senato !

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Come è successo al Senato, come già censurato, onorevole Fedriga, dal consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, e sarebbe un ben strano esercizio dell'autonomia questo ! E lo dico ad un partito che si vanta di essere autonomista, ed a tratti addirittura secessionista.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Sandra Savino, salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale «Garibaldi» di Castel Volturno, in provincia di Caserta (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Presidente, attraverso lei vorrei far presente al collega Gigli: in Commissione ci è stato ribadito più volte, durante la discussione che abbiamo avuto su questa modifica, che non potevamo entrare nel merito della legge approvata a larga maggioranza dal consiglio regionale, e ci era quindi preclusa qualsiasi tipo di modifica. Facciamo ora presente che l'onorevole Gigli fa menzione di una mozione, la n. 145, che recepisce obtorto collo la modifica che il Senato ha apportato, recependo l'introduzione della città metropolitana all'interno di questa proposta; teniamo presente che questa proposta non è ripassata al vaglio del consiglio regionale nella sua completezza, cioè rivedendo il provvedimento o facendo una legge di un unico articolo che questo prevedeva. È stata messa su in fretta e furia una mozione che dice: sì, sempre riconoscendo il rapporto pattizio fra Stato e regione autonoma Friuli Venezia Giulia, riconosciamo che il Senato ha applicato questa modifica; non siamo contentissimi, però, vista l'urgenza, procediamo. Credo che così non si possa fare. Se esistere la mozione per recepire una modifica sostanziale all'interno dello statuto della regione Friuli Venezia Giulia con l'inserimento della città metropolitana, non vedo per quale motivo tutta questa polemica sulla semplice richiesta da parte delle opposizioni di attendere una volta per tutte quella che sarà la risultanza del referendum confermativo sulla modifica del Titolo V. Chiedo se esistono due Italie o esiste un'Italia unica. Se questo referendum dovesse andare male per i proponenti, quindi per il Partito Democratico, non vedo perché la regione Friuli Venezia Giulia deve avere diciotto provincette dette unioni territoriali intercomunali e tutto il resto d'Italia si mantiene bellamente le sue province. Vorrei capire dove sta l'urgenza. Non vorrei che questo fosse un esercizio tipico del governo regionale a guida Serracchiani, che, giusto per dire «sono stata la prima a fare», fa ma poi, in realtà, fa solo confusione e niente altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 46

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, questa è l'ennesima dimostrazione di come si procede male nelle modifiche costituzionali. È fin troppo evidente che nel nostro Paese uno dei gravi errori che complessivamente la politica, la classe dirigente degli ultimi anni, continua a fare è che modifiche così profonde della Carta costituzionale, e a seguire anche, come in questo caso, dello statuto delle regioni a statuto speciali – perché di questo si tratta –, fossero state prodotte complessivamente da chi ha prodotto la Costituzione madre, cioè da un'Assemblea costituente. Abbiamo qui una contrapposizione che, stando alle situazioni che sono in campo e alle posizioni che sono state espresse dal consiglio regionale, è fin troppo evidente: una delle anomalie viene attualmente riscontrata solo in alcune occasioni, signor Presidente, solo quando si tratta della spesa pubblica, del riparto del Fondo sanitario nazionale, delle percentuali di spesa pubblica, di risorse pubbliche che dal bilancio dello Stato vanno distribuite e ripartite nelle varie regioni. Sia per il Fondo sanitario nazionale, che è la parte più grossa (oltre 111 miliardi di euro all'anno) sia per le altre risorse si dice che l'anomalia c’è e aumenta le differenziazioni, fa sì che i cittadini vengano trattati in maniera diversa nel contesto del nostro Paese. Ci sono le regioni a statuto speciale che ricevono una serie enorme di risorse in più rispetto a quelle a statuto ordinario, e poi si viene qui a richiamare una serie di modificazioni in riferimento a un aumento della portata dell'autonomia, perché leggo che le province dotate di speciale autonomia sono titolari di funzioni amministrative e fiscali. Come se non bastasse l'autonomia fiscale delle regioni, dei comuni e quant'altro, adesso aumentiamo anche quella delle province. Quindi, la nostra posizione complessivamente è fin troppo evidente: ci asterremo per i motivi che qui sono espressi rispetto al provvedimento e voteremo contro tutti quegli emendamenti che aggravano la situazione, quegli articoli che aggravano ancora di più la situazione che è già di grande diseguaglianza all'interno del complesso dell'articolazione dello Stato, di questa grande distorsione che c’è tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale. Quindi, non vorremmo aumentare i danni e le beffe nei confronti dei cittadini, perché dovrebbero essere trattati tutti in maniera uguale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Fedriga 1.62 e per ricordare, attraverso la sua persona, al relatore per la maggioranza, onorevole Gigli, che non ci sarebbe veramente nulla di male in questa richiesta, ovvero nel far tornare di fatto ad un'analisi, in termini regionali, quanto effettivamente stiamo vivendo in queste ore e in questi giorni. È altrettanto chiaro Presidente che – io mi prendo tutte le responsabilità del caso – forse abbiamo sottovalutato in parte questo passaggio, ma, visto anche quanto affermato dal collega Fedriga, farlo tornare anche in consiglio regionale potrebbe essere evidentemente cosa buona e giusta.
  Tra l'altro, Presidente, abbiamo anche presentato a firma Prodani e Rizzetto degli emendamenti tesi a dare la possibilità all'elettorato del Friuli-Venezia Giulia di potersi esprimere con un referendum; abbiamo delle possibilità, in questo caso lungo l'arco di quest'anno, e anche evidentemente di portare di fatto questo passaggio dopo il referendum confermativo di ottobre.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.62, con il parere contrario Pag. 47della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Binetti, Gadda, Tidei, Narduolo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  370   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   27    
    Hanno votato no  343.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 1.53.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, non tedio l'Aula, visto anche i voti, che evidentemente ci dicono che si preferisce accettare supinamente decisioni politiche o meglio interessi politici e partitici invece che rispondere alle esigenze dei cittadini, però sfrutto questo momento per rispondere all'onorevole Palese. Invito l'onorevole Palese ad andarsi a leggere un bilancio della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, vedere quanti soldi riceviamo e quanto gestiamo di risorse autonome, capire che non abbiamo trasferimenti per quanto riguarda la sanità e che invece abbiamo un'immigrazione sanitaria molto elevata, tutta pagata esclusivamente con i soldi dei cittadini del Friuli Venezia Giulia, così come a venire a vedere le autonomie locali, pagate esclusivamente con i soldi dei cittadini del Friuli Venezia Giulia. Non tutte le regioni a statuto speciale sono uguali, anzi mi piacerebbe che tutte le altre regioni a statuto ordinario avessero sia la medesima autonomia che possibilità di responsabilità che ha la regione autonoma Friuli Venezia Giulia e che, se hanno risorse proprie, possano spenderle per il meglio; ma se non le hanno, avendo, ad esempio, le sanità sprecone, le sanità che fanno buchi di bilancio, a quel punto è troppo comodo chiedere aiuto allo Stato nazionale per andare a coprire i buchi. La regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia è una regione virtuosa e, devo dire, ciò malgrado gli anni negativi in cui la presidente della regione, Serracchiani, sta continuando a regalare, per garantirsi piaceri del capobastone Renzi, soldi dei nostri cittadini con accordi scellerati, che regalano centinaia di milioni di euro allo Stato centrale, soldi che dovrebbero essere, per lo statuto e per i patti tra regione e Stato nazionale, appartenenti ai cittadini del Friuli Venezia Giulia per garantire quei servizi che ci siamo accollati la responsabilità di erogare. Non siamo una di quelle regioni, come altre regioni a statuto speciale, che, malgrado trattengano molto di più in termini percentuali di risorse sul territorio, addirittura più del 100 per cento, continuano a chiedere soldi a Roma per sanare i buchi; noi siamo una regione sana e dovete prenderci d'esempio. Andate un po’ a studiare invece di criticare senza sapere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Presidente, intervengo per annunciare il voto di astensione del mio gruppo su questo emendamento. Io voterò in dissenso dal gruppo, perché voterò a favore. Tuttavia, mi corre l'obbligo di specificare e di puntualizzare le argomentazioni che poco fa abbiamo sentito da parte dell'onorevole Palese. Per cinque anni ho avuto l'onore di fare il bilancio della mia regione, quale assessore alle finanze della regione Friuli Venezia Giulia, e vorrei far presente a quest'Aula, in modo particolare al collega, che la regione Friuli Venezia Giulia vive di compartecipazioni ai tributi erariali e all'interno di queste compartecipazioni, che variano di quota percentuale rispetto alle Pag. 48imposte che vengono riscosse sul territorio, la regione Friuli Venezia Giulia si occupa di pagarsi interamente la sanità, che su un bilancio che pareggia circa 5 miliardi di euro vale qualcosa come 2 miliardi 400 milioni di euro. La regione Friuli Venezia Giulia paga interamente tutto il trasporto pubblico locale; la regione Friuli Venezia Giulia paga in toto, con le compartecipazioni, stornando le compartecipazioni gli enti locali, quindi si accolla anche le finanze che riguardano i comuni e le province. Tant’è che il patto di stabilità che la regione fa lo fa come advisor – se possiamo chiamarlo così – rispetto ai comuni: quindi il patto è tra regione e comuni e, poi, tra regione e Stato. Linee d'intervento di finanziamento puntuale noi non ne abbiamo mai avute; abbiamo avuto solo un unico finanziamento che riguardava le infrastrutture ospedaliere, sull'articolo 20 del patto della salute, rispetto proprio alla possibilità di costruire dei nuovi ospedali. Ricordo a tutti che la regione Friuli Venezia Giulia ha messo a disposizione del Paese, dell'intero sistema Paese, 150 milioni di euro di garanzie al fine proprio di garantire la prosecuzione della terza corsia della A4, con soldi, quindi, della regione Friuli Venezia Giulia, per una infrastruttura che servirà tutto il Paese, tutta l'Italia e naturalmente anche gli altri Paesi europei.
  Quindi, non intendo accettare rimostranze prive di fondamento da parte dell'onorevole Palese. E mi meraviglio che l'onorevole Palese prenda queste iniziative, in virtù del fatto che so che è stato un ottimo assessore alle finanze della sua regione. Quindi, credo che l'accanimento che le regioni a statuto speciale subiscono, ormai in maniera costante e da anni, debba essere forse ridimensionato. Bisogna che le persone che attaccano le regioni a statuto speciale vadano a leggere le carte e comprendano, una volta per tutte, che le regioni a statuto speciale offrono i servizi ai propri cittadini rispetto a quello che sono in grado di produrre con il loro lavoro e non sicuramente per prebende e altri cadeaux che il Governo dà alle altre regioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Onorevole Savino, io ovviamente l'ho fatta parlare Dobbiamo venirci incontro, però, perché non può succedere che qualcuno parla esprimendo la posizione del gruppo e contemporaneamente esprimendo una posizione personale in dissenso dal gruppo. Quindi, se ci sono altre occasioni di questo tipo, è sufficiente che qualcuno del gruppo esprima la posizione del gruppo e poi lei parla a titolo personale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. È fin troppo evidente che quello che è riportato pure dagli studi sul federalismo fiscale riscontra che c’è una grande anomalia. Qui nessuno ha messo in discussione se la regione Friuli-Venezia Giulia è una regione gestita bene o male, se è virtuosa o non è virtuosa. È un delitto che all'interno del nostro Paese ci sia un finanziamento diverso da parte delle regioni. Le regioni a statuto speciale hanno forme di compartecipazione che sono le più anomale possibile. Basti pensare che cosa è successo in occasione della legge di stabilità con la regione Sicilia ultimamente. Abbiamo dovuto tirar fuori 900 milioni di euro e poi prometterne altri perché poi Crocetta facesse il saccheggio con 18 milioni di euro.
  Io non ho notizie se la regione Friuli Venezia Giulia è gestita bene o male, però ho cognizione che questa anomalia delle regioni a statuto speciale è una cosa che è ritenuta da tutti una distorsione e va corretta. Non solo, rispetto a tutto quello che io affermo, sul ricorso da parte delle regioni a statuto speciale – tra cui anche il Friuli – nei confronti del Governo, che pretendeva che per tutela dell'unità economica della Repubblica e come principi di coordinamento di finanza pubblica fossero validi anche alcuni vincoli sul patto di stabilità e non solo sul patto di stabilità, anche vincoli europei, rispetto non solo Pag. 49alle regioni a statuto ordinario, ma anche rispetto a quelle a statuto speciale, è intervenuta la Corte costituzionale, che ha dato ragione al Governo. Anche in quella sentenza la Corte Costituzionale dice che la politica farebbe bene a mettere ordine e a cercare di correggere questa anomalia.
  C’è un sistema completamente diverso sulla situazione delle compartecipazioni. Basta sfogliare i giornali dell'altro giorno per vedere quale differenza c’è tra i trasferimenti per cittadino nelle varie regioni e accorgersi che è così. Poi ognuno legittimamente fa le sue battaglie, dice le sue cose, lungi da me dire se la regione è gestita bene o male, se c’è la Serracchiani o altri: a me non interessa.
  È l'anomalia che va corretta e va anche stoppato questo tentativo di aumentare il danno. Infatti, alcuni emendamenti presentati qui da alcuni colleghi riguardano l'autonomia fiscale anche maggiore per le eventuali province e per le città metropolitane. Così poi faremo un saccheggio totale rispetto a quelle che possono essere le diseguaglianze che ancora ci sono in campo e che ad oggi sono vistosissime.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.53, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Matarrelli, Dall'Osso, Folino, Matteo Bragantini, Stella Bianchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  372   
   Astenuti   45   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato   22    
    Hanno votato no  350.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Onorevole Palese, dolenti note. Avverto che la componente Conservatori e Riformisti del Gruppo Misto ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
  Passiamo all'emendamento Fedriga 1.57. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.57, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Placido, Matarrelli, Minardo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  372   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato   19    
    Hanno votato no  353.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.58, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Matarrelli, Parrini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  360   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato   18    
    Hanno votato no  342.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 50

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Ho capito male o ha detto emendamento 1.58 ?

  PRESIDENTE. È quello che abbiamo votato.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. A me risultava che fosse inammissibile, però meglio così. Almeno sappiamo che è ammissibile.

  PRESIDENTE. No, gli emendamenti inammissibili sono gli emendamenti Fedriga 1.54 e 1.55. Siamo all'emendamento Fedriga 1.59. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.59, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Sgambato, Pannarale.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  370   
   Astenuti   48   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   19    
    Hanno votato no 351.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.60, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Bossa, Garavini, Stella Bianchi, Di Lello, Frusone. Bene, mi pare che hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  370   
   Astenuti   51   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no  353.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 1.61.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Intervengo sull'ultimo emendamento della serie così da rispondere anche ad alcuni quesiti emersi. Intanto, ci sono dei colleghi che, evidentemente, per una loro posizione legittima, se pur da me non condivisa, vedono le regioni a statuto speciale come un qualcosa di negativo. Invito loro, anche per i cittadini della loro regione, a fare la battaglia, non perché ci sia un livellamento verso il basso per tutte le regioni, ma, anzi, affinché anche le regioni a statuto ordinario vadano verso maggiore autonomia. Io sarei contentissimo se le regioni a statuto ordinario arrivassero al grado di autonomia del Friuli-Venezia Giulia. Non penso che se c’è gente che fa fatica a procurarsi il cibo, la battaglia sia quella di affamare tutti, ma quella di dare a tutti il cibo. E così penso che la battaglia sulle regioni sia quella di dare a tutti maggiore autonomia. E poi tranquillizzo l'onorevole Palese perché purtroppo io ho provato a presentare emendamenti...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fedriga. Colleghi, da questa parte, gentilmente, se possiamo abbassare un pochino il tono della voce, grazie. Prego.

Pag. 51

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Dicevo che poi tranquillizzo l'onorevole Palese perché purtroppo io avevo cercato di presentare degli emendamenti che dessero nuove competenze alla regione Friuli-Venezia Giulia. Purtroppo, mi sono stati dichiarati inammissibili, anche se vedo che l'onorevole Palese è poco interessato. Gli piace forse fare l’exploit, ma non ascoltare il dibattito, ma va bene, non importa. Questi emendamenti semplicemente danno una nuova organizzazione interna delle competenze che già ha la regione Friuli-Venezia Giulia. Qui non si tratta purtroppo – lo dico mio malgrado e sono stati dichiarati ammissibili – di dare nuove competenze alla regione, ma di organizzarle meglio affinché rispondano più alle esigenze del territorio; competenze che già la regione Friuli-Venezia Giulia ha.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente. Per rappresentare in maniera molto serena che le regioni a statuto speciale provengono da motivazioni del 1945, 1946 e, se vogliamo scialare, 1947 e che oggi, a distanza di settant'anni, queste motivazioni non hanno più ragione di esistere: o siamo tutti a statuto speciale o siamo tutti a statuto ordinario perché non ci possono essere quelli che stanno meglio e quelli che stanno peggio. A questo proposito, naturalmente io auspico anche che si riguardino i famosi patti De Gasperi-Gruber che troppo costano all'Italia in questo momento di bisogno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.61, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ? No. Dambruoso, Massa, Abrignani. Ci siamo ? Non vedo mani alzate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  369   
   Astenuti   45   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   18    
    Hanno votato no  351.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Ricordo che l'emendamento Fedriga 1.7 è inammissibile.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Prodani 1.4.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Prodani 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fragomeli, Fossati, Palese. Altri ? Molea, Parisi. Bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  345   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato   21    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Prodani 1.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prodani. Ne ha facoltà.

  ARIS PRODANI. Grazie Presidente. Questo emendamento ha l'obiettivo di riportare la definizione territoriale della regione Friuli-Venezia Giulia così come contenuta originariamente nello Statuto. Da un punto di vista storico, la provincia di Trieste ebbe esistenza giuridica dal 1922 al 1947 quando, in forza del Trattato di Pag. 52pace, l'attuale capoluogo giuliano diventò territorio libero con la cessione della sovranità italiana. Successivamente, con il Memorandum di Londra l'amministrazione civile della zona A del territorio libero di Trieste fu trasferita al Governo italiano senza il formale ripristino della provincia abrogata nel 1947. Quindi, è chiaro che si tratta di un vulnus per il quale è stato chiesto chiarimento anche al Ministero dell'interno e il Ministero dell'interno non è stato in grado di fornire una risposta plausibile e credibile. Quindi, credo che sia assolutamente importante riportare il testo alla definizione originaria.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Prodani 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Binetti, Garavini, Mongiello, Locatelli. Colleghi, vi pregherei di stare in Aula però. Bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  344   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato   20    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Colgo l'occasione appunto del voto sull'articolo per esprimere anch'io, come ha già fatto qualcuno prima di me, quello che è lo spirito che dovrebbe animare oggi l'autonomismo. Vede, onorevole Bianconi, non tutti gli statuti risalgono all'immediato dopoguerra; quello del Friuli-Venezia Giulia è molto successivo ad esso e tiene conto di ragioni storiche che erano ancora presenti comunque in quel momento. Ma a parte questo e a parte la constatazione che gli Accordi De Gasperi-Gruber non è che si possono rimettere in discussione così, trattandosi di accordi internazionali, il problema è che, se è vero che alcune ragioni storiche sono decadute, nondimeno è altrettanto vero che altre ragioni, quelle che riguardano gli aspetti etnici, quelle che riguardano gli aspetti dell'insularità, quelle che riguardano le minoranze linguistiche, sono tuttora ben presenti. Ma se anche così non fosse, noi consideriamo l'esercizio dell'autonomia, se l'autonomia è responsabile, come ha cercato di dire prima l'onorevole Fedriga, uno stimolo e un modello che potrebbe essere valido per tutte le regioni. In questo senso io ritengo che anche quanto abbiamo inserito nella riforma costituzionale da poco approvata circa il regionalismo differenziato per le regioni a statuto ordinario nient'altro vuole essere che un tentativo di elevare verso l'alto il livello dell'autonomia e il livello anche della responsabilità che necessariamente deve accompagnarla, se vuole essere efficace. Quindi lo sforzo che dovremmo fare tutti quanti insieme in nome di un principio anche di sussidiarietà non è quello di livellare verso il basso ma quello casomai di attrarre verso l'alto le ragioni dell'autonomia, le ragioni dell'autogoverno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, tramite lei, una nota soltanto. Se a distanza di settant'anni o di cinquant'anni ancora le minoranze etniche, in un Paese dove ci sono 10 o 15 milioni tra albanesi, romeni, senegalesi, dove si creano enclave in cui le minoranze etniche sono ovunque, se in un momento nel quale costa tutto troppo, ancora si deve ragionare sui criteri di specialità in uno Stato unito per cui voi, Pag. 53scusate, le regioni a statuto speciale devono avere dei privilegi inspiegabili, questo è un discorso che non va assolutamente bene. Noi facciamo un modello di regionalismo che vale per tutti e le regole sono uguali per tutti: altoatesini, siciliani, toscani, marchigiani e umbri, perché è inammissibile che ci siano privilegi veramente costosissimi in questo Paese. Un cittadino della Val d'Aosta costa dieci volte un cittadino dell'Umbria, questo è inammissibile.

  PRESIDENTE. Avverto che la componente Conservatori e Riformisti del gruppo Misto hai esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già fatto in precedenti analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tale componente lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, vorrei, in risposta all'onorevole Bianconi, dire che non stiamo discutendo la specialità o meno della regione Friuli-Venezia Giulia all'interno di questa riforma, per cui vorrei proprio scrivere questa parola da un'altra parte. In questa riforma stiamo discutendo di ben altro, stiamo discutendo della questione se esisterà da domani la parola «provincia» all'interno dello statuto della regione Friuli-Venezia Giulia o meno. Quindi vorrei veramente che da questo momento in poi non si parlasse più della specialità o meno del Friuli-Venezia Giulia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Signor Presidente, per cortesia può ricordare all'onorevole Bianconi il discorso mai chiuso sul risarcimento agli esuli dei beni abbandonati ? Cominciamo a chiudere quel capitolo lì e forse poi potremo, con rinnovato vigore, rivedere tutto l'argomento che riguarda la regione Friuli-Venezia Giulia e forse potremmo anche modificare questo impianto.

  PRESIDENTE. Colleghi, io sto per dare la parola a titolo personale all'onorevole Nizzi, suggerirei un caldo invito a ritornare un attimo all'argomento specifico dei nostri emendamenti perché, se ho un pochino di esperienza, immagino che rischiamo una deriva su argomenti importanti ma che non sono strettamente collegati agli emendamenti che stiamo discutendo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nizzi. Ne ha facoltà.

  SETTIMO NIZZI. Signor Presidente, io penso sia assolutamente e strettamente in linea con quanto si sta discutendo. La specialità di alcune regioni in Italia è tale solo per quelle che sono ricche, per quelle che sono legate alla terraferma, per quelle dove ci sono le infrastrutture, ci sono le autostrade, ci sono i treni, ci sono le varianti di valico, ci sono tutte quelle grandi infrastrutture che permettono a tutti i cittadini di vivere un pochino più tranquillamente.
  Io avrei forse – l'onorevole Bianconi si è un po'distratto, sarebbe stato meglio – sto chiudendo, Presidente – se questo Governo così come tutti i Governi precedenti avessero...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Nizzi.

  SETTIMO NIZZI. ...stabilito dall'Unione europea...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  SETTIMO NIZZI. ...l'insularità alla Sardegna.

Pag. 54

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, vorrei soltanto ricordare all'onorevole Gigli che per parlare di autonomia e soprattutto per quanto concerne l'autonomia speciale del Trentino Alto Adige e anche l'accordo De Gasperi-Gruber, che lui ha precedentemente citato, bisognerebbe conoscere la storia delle situazioni appunto di quell'autonomia speciale. L'accordo De Gasperi-Gruber, mio caro collega, è stato distrutto dalla maggioranza politica del centrosinistra negli ultimi vent'anni; l'accordo De Gasperi-Gruber prevedeva un'autonomia regionale, oggi l'autonomia è delle due province per quanto riguarda la mia terra e soprattutto la maggioranza italiana è diventata minoranza italiana all'interno dello Stato italiano, ma visto che si fa un gran parlare di Schengen evidentemente, collega Gigli, lei ha già pensato di rimettere le barriere, di rimettere le frontiere perché vede, di minoranze etniche...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MICHAELA BIANCOFIORE. ...in Italia non si può proprio più parlare, soprattutto per quanto riguarda la minoranza etnica tedesca, perché da Salorno al nord della Germania si parla una sola lingua, il tedesco, che purtroppo, come vediamo anche in questi giorni, detta la linea a trecentosessanta gradi in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Giuliani, Fossati, Carra, Antezza, Nicchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  312   
   Astenuti  102   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  272    
    Hanno votato no   40.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, i pareri sono tutti contrari.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, mi rimetto all'Aula sull'emendamento Rizzetto 2.2 e sugli identici emendamenti Sandra Savino 2.3 e Sorial 2.53 e Cozzolino 2.1 e Sandra Savino 2.4, mentre esprimo parere favorevole sugli emendamenti Pellegrino 2.5, Brescia 2.51 e Brugnerotto 2.52.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzetto 2.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.

Pag. 55

  MASSIMO PARISI. Signor Presidente, per sottoscrivere questo emendamento e anche il seguente, l'emendamento Sandra Savino 2.3, e per annunciare il voto favorevole della nostra componente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo per comprendere la posizione della maggioranza, perché fino alle votazioni per quanto riguarda gli emendamenti all'articolo 1, in modo condivisibile o meno nel merito, mi hanno detto: non possiamo votare i tuoi emendamenti perché vanno a toccare quanto deciso dal consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, si tocca l'autonomia delle regioni quindi non possiamo modificare lo statuto in quest'Aula. Questo è un emendamento che va a correggere proprio quanto fatto al Senato ovvero l'introduzione di una parte della revisione non prevista dal consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e abbozzata con quella mozione di cui parlava prima il relatore Gigli, dicendo: non va bene, ma l'accettiamo piuttosto di andare avanti; sintetizzo ma per fare capire ai colleghi. Mi auguro che i colleghi di maggioranza, in coerenza con quanto detto prima e anche con le motivazioni che hanno spinto a dare parere contrario e voto contrario sugli emendamenti, di conseguenza adesso voteranno favorevolmente. Mi auguro sia così. Se così non fosse, sarebbero palesi i due pesi e due misure, ovvero l'autonomia intoccabile delle decisioni del consiglio regionale, seppur sbagliata, seppur centralista dal punto di vista regionale rispetto all'autonomia dei territori, non può essere in discussione, però c’è la postilla secondo cui se è un deputato di maggioranza o un senatore di maggioranza a fare la politica, ce ne freghiamo altamente. Ecco, non può funzionare così, allora o siete coerenti, votate e fate tornare il testo a quello originale e, allora, malgrado, continui a condividere alcune battaglie perché entro nel merito, però riconosco la vostra coerenza e riconosco anche l'onestà intellettuale, altrimenti devo dire che viene difficile andare a cercare quella onestà intellettuale se questo emendamento venisse bocciato, addirittura, proprio per dire che sono assolutamente disinteressato in questo caso al merito, mi sono rimesso all'Aula, perché non ho un pregiudizio contro le città metropolitane, ma non erano previste dalla proposta fatta dal consiglio regionale. Se la logica è quella che noi andiamo nel merito perché è giusto salvaguardare le decisioni del consiglio regionale, qui, se volete salvaguardarle, si vota a favore dell'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Solo per fare una precisazione rispetto alla questione della città metropolitana. Non entro nel merito della scelta del Senato di fare una mozione, ma solo per dire che in realtà questa previsione non è incoerente con le scelte politiche e istituzionali della regione Friuli, in quanto la legge regionale n. 1 del 2006 prevede appunto la possibilità di istituire città metropolitane nella regione, riconoscendo il potere d'iniziativa alle città capoluogo. Nel 2014 invece è subentrata la legge Delrio, la quale, come sappiamo, nel prevedere le dieci città metropolitane prevede poi la possibilità per le regioni a statuto speciale di istituire città metropolitane in armonia coi rispettivi statuti speciali e nel rispetto della loro autonomia organizzativa, nei rispettivi capoluoghi di regione, nonché nelle province già all'uopo individuate come aree metropolitane dalle rispettive leggi regionali. Quindi, in realtà la previsione del Senato non interferisce con la volontà istituzionale della regione Friuli-Venezia Giulia, ma in questo caso rende coerente lo statuto regionale con la legge Delrio e con una precedente legge regionale, che prevedeva la possibilità di istituire le città metropolitane su iniziativa dei comuni capoluogo.

Pag. 56

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Presidente, se ciò corrispondesse al vero chiedo allora come mai sia stata istituita la Uti, ossia l'Unione territoriale intercomunale giuliana; quindi o è una o e l'altra. Il consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia si è espresso unanime contro la città metropolitana. Il processo di rinnovamento dell'ente provincia: togliendo l'ente provincia e istituendo le diciotto Unioni territoriali intercomunali, tra cui quella giuliana, non riesco a comprendere, o meglio riesco a comprendere perfettamente, come esistano all'interno del Partito Democratico due visioni diametralmente opposte sulla sorte delle nostre province, ed in modo particolare della provincia di Trieste. Tant’è che parte del PD desidera, con questi famosi blitz notturni a cui ormai siamo abituati l'introduzione della città metropolitana, dall'altra parte invece c’è un consiglio regionale che si esprime contro la città metropolitana e vota l'Unione territoriale intercomunale giuliana. Quindi, vorremmo capire come le amministrazioni comunali e regionali del Friuli-Venezia Giulia, in modo particolare della provincia di Trieste intendano comportarsi su questo argomento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzetto 2.2, con parere contrario di Commissione e Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Saltamartini, Gallinella, Monchiero, Ciracì, Bosco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  372   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  261.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Avverto che sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Businarolo 3.50, Busto 4.52, Parentela 4.53, Crippa 4.54, Baroni 4.57, Pisano 4.58, Colletti 4.62, Manlio Di Stefano 4.65, Da Villa 4.67, Daga 4.69, Zolezzi 5.50, Lombardi 5.51, Liuzzi 5.52, Cariello 8.53, Villarosa 9.56 e Gagnarli 11.50.
  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sandra Savino 2.3 e Sorial 2.53.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Presidente. Purtroppo è stato confermato anche dall'intervento dei colleghi di maggioranza quanto sostenevo. Sono entrati nel merito senza sapere nemmeno quali erano state le decisioni, quale è stata la storia delle decisioni prese all'interno del consiglio regionale Friuli-Venezia Giulia. Qui, se volete sapere come sono andate le cose intanto chiedete ai colleghi della regione, e penso che anche il collega relatore Gigli, che è onesto intellettualmente, sa benissimo che questo è stato semplicemente un emendamento introdotto dal senatore Russo, che sta portando avanti una battaglia personale, non decisa dal consiglio regionale Friuli Venezia Giulia, per cercare di scalzare – perché è giusto essere chiari in Aula – il candidato sindaco del PD a Trieste e farsi la campagna elettorale – viva la città metropolitana – soltanto che questa campagna elettorale la si fa all'interno dello statuto di una regione ! Ma siamo alla follia ! Questo è il Partito Democratico ! Che facciano le battaglie, ma non possono utilizzare lo statuto del Friuli Venezia Giulia per lotte di potere interno, per chi Pag. 57fa il candidato Sindaco a Trieste ! È inaccettabile, e se non siete voi i primi a tutelare lo statuto, se non siamo noi i primi a tutelare lo statuto di una regione invece che entrare in queste dinamiche deleterie, beh, io penso che veramente ci facciamo ridere addosso.
  Sentite la motivazione: la legge Delrio o la legge non Delrio, quando la regione è a statuto speciale la legge Delrio chiaramente non interviene sullo statuto del Friuli Venezia Giulia. Seconda cosa, si era espressa in modo molto chiaro la regione Friuli Venezia Giulia sulla città metropolitana. Ripeto io non entro nel merito, dico solo che non può ormai dalla Serracchiani o dal senatore Russo, essere usato come straccio da sventolare in campagna elettorale, lo statuto di una regione a statuto speciale !
  È inaccettabile e su questo continuo la battaglia e mi auguro che i colleghi della maggioranza un po’ lo capiscono, perché inseguire queste logiche, guardate che stiamo cadendo in fondo, ma veramente così lo tocchiamo e lo raschiamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. Non con gli stessi toni dell'onorevole Fedriga, ovviamente, ma anche noi siamo contro l'istituzione della città metropolitana, soprattutto in questa forma. Quindi, inserita al Senato, veramente sembrava quasi un emendamento dal sapore elettoralistico, noi così l'abbiamo definito ed è assolutamente inammissibile. Dal momento che, comunque, l'inserimento della città metropolitana, come ha detto bene la nostra collega precedentemente, si può già fare nel Friuli-Venezia Giulia previo referendum, quindi con una consultazione dei cittadini. Allora, per quale motivo inserirla anche con una sorta di tautologia anche all'interno della modifica statutaria che stiamo andando a esaminare ?
  Tra l'altro, voglio far presente a tutti i nostri colleghi che il Friuli Venezia Giulia è una regione molto piccola, fa 1.200.000 abitanti, veramente un piccolo fazzoletto, e l'idea di città metropolitana viene pensata nella forma almeno superiore a 200.000 abitanti. Credo che, Presidente, ai nostri colleghi del Friuli Venezia Giulia non interessi molto. Io di solito sa cosa dico ? Che Cristo si è fermato a Mestre, perché la maggior parte della gente non si interessa della regione Friuli Venezia Giulia, se non quando si parla che è a Statuto speciale. Quindi ritengo che la città metropolitana non sia una forma da poter mettere in atto nella nostra regione, pertanto l'emendamento dell'onorevole Fedriga e anche quello dell'onorevole Sorial vedranno la nostra approvazione e tutti gli emendamenti dove si chieda la cancellazione della parola città metropolitane.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Blazina. Ne ha facoltà.

  TAMARA BLAZINA. Grazie, Presidente. Anch'io spenderò poche parole per parlare di questo tema così caldo, com’è stato d'altronde caldo anche in questi mesi a Trieste. Innanzitutto anch'io vorrei ribadire, ancora una volta, che stiamo parlando di un'opportunità, non di un obbligo, per cui vi è la possibilità di istituire non la città metropolitana ma le città metropolitane, il che vuol dire che non è solamente un'opportunità per la provincia di Trieste.
  Altro punto – già è stato detto – è una possibilità già prevista dalla riforma dell'ordinamento degli enti locali varata nel 2006, la cosiddetta «riforma Iacop», ed è stato lo stesso Iacop, che attualmente ricopre il ruolo di presidente del consiglio regionale, a ribadire, nell'audizione, la necessità che si proceda in tempi rapidi all'approvazione del testo, così come uscito dal Senato.
  Voglio anche ricordare che in questi mesi si è dibattuto molto a Trieste di questo tema. Il sindaco di Trieste, con la sua giunta, ha organizzato una serie di incontri di qualità, direi, e c’è stata una Pag. 58campagna durante la quale sono state raccolte anche le firme per la città metropolitana. Voglio ricordare, anche ai rappresentanti del centrodestra, che tra le firme che sono state raccolte c’è anche quella del candidato sindaco in pectore del centrodestra a Trieste, Roberto Dipiazza, il che vuol dire che anche le posizioni su questo tema sono molto trasversali.
  Ultima punto è il tema del numero degli abitanti dell'area e così via. Molto frequentemente durante questi dibattiti, che si sono svolti in questi mesi, è emersa la necessità di avere una visione un po’ più ampia dell'area metropolitana, come previsto anche da molti regolamenti e indirizzi dell'Unione europea. Per cui, quando si parla di area metropolitana a Trieste cerchiamo di guardare anche oltre quelli che sono oggi i confini della provincia di Trieste, verso Gorizia ma anche, soprattutto, verso la Slovenia, con la quale ci sono punti d'incontro su alcuni temi, come quello delle infrastrutture (in particolare la portualità e così via).
  Per cui, io penso che abbiamo una possibilità di ridisegnare anche complessivamente questo territorio così particolare come la regione Friuli-Venezia Giulia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sandra Savino 2.3 e Sorial 2.53, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Di Battista, Tripiedi, Magorno, Stella Bianchi, Matarrelli. Ci sono altri colleghi che non riescono a votare ? Tartaglione, Zoggia, Baroni. Ci siamo ? Hanno votato tutti ? Baroni ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  391   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  246.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cozzolino 2.1 e Sandra Savino 2.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Onorevole Gallinella, prendiamo un andamento più rapido. Lattuca, Malpezzi. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  393   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  140    
    Hanno votato no  253.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pellegrino 2.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che fa totalmente la differenza del nostro voto finale su questa riforma, perché è un emendamento – così definito – di buon senso, nel senso che posso leggervi l'articolo. L'articolo dice così: «Al numero 3) dell'articolo 7 della legge costituzionale n. 1 del 1963, dopo le parole: “di nuovi Comuni” sono inserite le seguenti: “, anche in forma di Città metropolitane,” ».Pag. 59
  Dal nostro punto di vista riteniamo che sia fondamentale che l'emendamento che stiamo andando a votare in questo momento debba essere così, che non ci debbano essere soltanto le «intese le popolazioni interessate», ma che vi sia «(...) l'approvazione della maggioranza delle popolazioni dei comuni interessati espressa mediante referendum». Io credo che questo veramente faccia la differenza tra votare a favore o meno su questa riforma costituzionale.
  Che cosa accade da domani nel Friuli-Venezia Giulia qualora questo non sia e non accada ? Che semplicemente dall'intesa delle regioni con i comuni si potranno fare i nuovi accorpamenti, le unità territoriali intercomunali o qualsiasi altra cosa si voglia scegliere. Ma io ho fatto un ragionamento per assurdo in Commissione con il sottosegretario: se da domani il nuovo presidente della regione, con la consultazione del suo consiglio regionale, con la maggioranza, decide di avere un unico rappresentante per tutta la regione Friuli-Venezia Giulia questo lo può fare. Per noi è assolutamente assurdo e paradossale. In qualsiasi regione, ovunque la consultazione dei cittadini è indispensabile, è indispensabile ! Pertanto, noi chiediamo con forza che le intese con le popolazioni interessate siano invece sostituite da un referendum chiaro della maggioranza dei cittadini.
  Pertanto, io veramente dico alla maggioranza di votare questo emendamento, che non è un emendamento elettoralistico ma un emendamento che davvero metterebbe d'accordo tutti, perché le ricordo, Presidente, che ci sono 80 comuni che non hanno firmato la riforma regionale che viene a seguito della riforma costituzionale e 52 hanno fatto ricorso. Questo vuol dire che sentire i comuni forse è davvero troppo poco (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pellegrino 2.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Vita. Chi non riesce a votare ? Formisano. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  403   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  202   
   Hanno votato  149    
    Hanno votato no  254.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Binetti, Grassi, Nesci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  401   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  254.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brugnerotto 2.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 60

  Sandra Savino, Saltamartini, De Menech, Massa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  404   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  148    
    Hanno votato no  256.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capelli, Caparini, Mottola.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  387   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  261    
    Hanno votato no  126.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
  L'emendamento Businarolo 3.50 è stato ritirato, quindi la invito ad esprimere il parere solo sugli identici emendamenti D'Ambrosio 3.1 e Sandra Savino 3.4.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Presidente, sugli identici emendamenti D'Ambrosio 3.1 e Sandra Savino 3.4 mi rimetto all'Assemblea.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Ambrosio 3.1 e Sandra Savino 3.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Romele, Carloni, Dallai, Ciprini, De Lorenzis, Ravetto ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  389   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  106    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Fanucci, Burtone, Vignali ...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 61
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  396   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  251    
    Hanno votato no   145    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e ad esprimere il parere della Commissione.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Pellegrino 4.3, Sandra Savino 4.50 e Del Grosso 4.51, nonché sugli identici emendamenti Mantero 4.1 e Sandra Savino 4.6. Il parere è contrario anche sugli identici emendamenti Di Benedetto 4.55 e Fedriga 4.56, nonché sugli identici emendamenti Cecconi 4.2 e Rizzetto 4.61. Il parere è contrario anche sugli emendamenti Fantinati 4.63, Rizzo 4.64, Ferraresi 4.68 e Massimiliano Bernini 4.66.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Pellegrino 4.3, Sandra Savino 4.50 e Del Grosso 4.51. Sugli identici emendamenti Mantero 4.1 e Sandra Savino 4.6 mi rimetto all'Assemblea. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Di Benedetto 4.55 e Fedriga 4.56, nonché sugli identici emendamenti Cecconi 4.2 e Rizzetto 4.61. Il parere è favorevole sull'emendamento Fantinati 4.63, mentre è contrario sull'emendamento Rizzo 4.64. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Ferraresi 4.68 e Massimiliano Bernini 4.66.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Pellegrino 4.3, Sandra Savino 4.50 e Del Grosso 4.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, in questo articolo, c’è una particolare criticità. Qui è utile fare soltanto un riferimento allo scenario di quanto sta avvenendo in Friuli Venezia Giulia. Vi prego, un attimo di attenzione, perché guardate la regione Friuli Venezia Giulia sta entrando a gamba tesa sulle autonomie degli enti locali, ovvero dei comuni. La regione, con la presidente – mi secca annoiarvi con cose che capisco che non riguardano direttamente tutti voi, però penso sia utile almeno che vi informiate – ha fatto questa riforma, di cui parlavamo prima, delle cosiddette UTI, creando da quattro a diciotto mini province – è indifferente, può piacere o non piacere – ma succede che i consigli comunali di diversi comuni votano contro la delibera per entrare in questi UTI. La regione cosa fa ? Manda un commissario ad acta per andare ad approvare, a proposito di autonomia degli enti locali, le delibere, malgrado i consigli comunali si siano espressi in maniera contraria. Capite la follia ? Il consiglio comunale non è inadempiente; semplicemente ha detto di no a un diktat della regione, ma ha votato. E la regione manda il commissario. Ovviamente i comuni fanno ricorso al TAR, bloccano tutta questa follia, che toglie la possibilità di scelta ai consigli comunali Pag. 62legittimamente eletti dei cittadini che vivono in quel territorio. La regione cosa fa ? Inserisce quest'articolo e, al comma 2, prevede che la regione disciplina anche forme obbligatorie di associazioni del comune, cioè c’è un ricorso al TAR in corso e, per una legge folle fatta dalla regione, utilizzano lo Statuto per andare ad eliminare l'autonomia dei comuni. Adesso, vi prego: un po'di dignità; vi supplico: un po'di dignità.
  Vorrei vedere se alle vostre regioni facessero uno scempio di questo tipo cosa direste, se i vostri cittadini venissero umiliati in questo modo...

  PRESIDENTE. Per favore, liberate i banchi del Governo. Per favore ! Scusi onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Vi prego, ancora un sussulto di dignità in difesa dei cittadini. Qui siamo alla follia. Vi supplico, guardate, non so più come fare. Qui ormai si vota senza neanche leggere le cose. Vi prego, non andate ad avallare questa cosa che sta facendo quella scellerata presidente della regione, a discapito e sulla testa dei cittadini della nostra regione. Non ve lo chiedo da politico, ma da cittadino che vive quei territori grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, diciamo che non ho ascoltato... Avverto che il gruppo Lega Nord e Autonomie ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Grazie, Presidente. Io non faccio finta di non aver sentito e chiedo ai colleghi se sembra normale, in un tempo in cui dovremmo tutti usare espressioni che puntano all'argomento politico, ma salvare i rapporti con l'avversario, ascoltare espressioni che riguardano, invece, le persone, che, tra l'altro, non sono in quest'Aula, non possono difendersi direttamente né sul merito e nemmeno su quello che sembra, a volte, un insulto personale. A proposito, io voglio dare la mia solidarietà in questa sede all'onorevole Meloni per quello che sta succedendo fuori di qui. Non vorrei che, invece, capitasse che proprio qui dentro ci dimentichiamo dello stile.
  Andando al merito, noi abbiamo uno statuto speciale di regione che è del 1963 e non ha nessun riguardo nei confronti delle autonomie locali, al suo articolo 11, per discutere con questi comuni, sulla base dei principi, le forme di delega amministrativa, di conferimento delle funzioni. Invece, abbiamo una proposta del Parlamento – questa sì, proposta anche compresa nel testo del consiglio regionale del Friuli – che fa riferimento a concetti moderni, anzitutto i comuni. Nella regione Friuli Venezia Giulia i comuni diventano i titolari. Certo, anche nella forma della città metropolitana, ma in quel caso dipenderà dal consiglio regionale se farlo o meno. Avete detto tutti: «Guai a fare la città metropolitana della Venezia Giulia !». Allora sicuramente non è un problema, è una facoltà che viene data al consiglio regionale, che diventa più forte nella sua potestà legislativa.
  Ma andiamo avanti. I comuni diventano i titolari primi delle funzioni amministrative, sia di quelle proprie – quindi è un riconoscimento di funzioni fondamentali, diremo in un linguaggio costituzionale – sia di quelle conferite con legge statale o regionale. Poi vengono evocati i princìpi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione per l'esercizio associato delle funzioni comunali. Cosa vuol dire questo ? Che se ci fosse una pressione indebita per associare quello che non deve essere associato, perché la regione tenga quello che non può tenersi, per evitare di riconoscere ai comuni del Friuli Venezia Giulia i poteri che costituzionalmente, in questa sede, non in altra sede, vengono attribuiti, noi avremmo una norma costituzionale, contro la quale volesse andare un cattivissimo consiglio regionale, e un giudice a Roma. La Corte costituzionale può dichiarare Pag. 63illegittima costituzionalmente una legge regionale che andasse contro questi principi. Questi principi oggi non ci sono. I comuni del Friuli Venezia Giulia non si rivolgono più al TAR, che non potrà certamente dire che una legge è illegittima costituzionalmente, ma si rivolgono al loro giudice naturale, al giudice della Costituzione. Io credo che sia un grande miglioramento rispetto allo statuto di oggi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Questo probabilmente sana quell'obbrobrio – perché di obbrobrio trattarsi – del sistema coercitivo che la regione Friuli Venezia Giulia ha avuto nei confronti dei suoi comuni quando li ha messi di fronte alla scelta, dicendo: o vi unite o noi vi tagliamo il 30 per cento dei trasferimenti.
  Allora, se questa è una riforma che parte dal basso, che ascolta i cittadini, credo che questa norma si lava le mani e mette una pietra tombale sul passato e sulla imposizione da parte della regione di togliere i trasferimenti del 30 per cento a chi non ubbidisce al progetto di legge della giunta Serracchiani. Credo che questo sia un argomento che non può essere definito uno strumento o un modello democratico di rapporti all'interno di questa regione.
  In più, c’è un altro argomento che riguarda le unioni territoriali intercomunali. Allora, io mi chiedo: 18 di queste unioni vuol dire che questi nostri comuni non saranno più governati dal sindaco che è il soggetto eletto direttamente dal popolo e più vicino ai cittadini, che si occuperà dei suoi cittadini, ma ci saranno situazioni, come quella che riguarda, per esempio, l'UTI giuliana, dove Trieste, che è una città di 200 mila abitanti, verrà governata dai comuni minori che evidentemente hanno una popolazione inferiore. Perché ? Perché, se forse a questo Parlamento sfugge, per le decisioni prese all'interno dell'UTI giuliana ci vorranno doppie maggioranze, sono previste doppie maggioranza. Quindi, credo che la giunta e questo Parlamento farebbero bene a prendere atto che, rispetto all'imposizione delle UTI e del conseguente il ricatto del meno 30 per cento qualora non vi fossero queste fusioni e in merito ai ricorsi che i sindaci hanno portato al TAR, bisognerebbe avere il coraggio di ripensarci e, senza vergogna, fare un passo indietro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Io vorrei rassicurare l'onorevole Fedriga, nel senso che le cose le abbiamo lette e siamo assolutamente consapevoli che quello di cui qui stiamo adesso discutendo riguarda un principio fondamentale. In poche parole dobbiamo capire se, ammesso il superamento, da noi almeno auspicato, del centralismo statale, possa sussistere ed essere accettabile un rischio di centralismo da parte della regione nei confronti dei comuni. Se lo vogliamo dire ancora diversamente, se il principio della sussidiarietà verticale verso il basso debba intendersi limitato al rapporto tra lo Stato e le regioni o non debba estendersi anche al rapporto tra le regioni e le autonomie locali. All'onorevole Fedriga, per il suo tramite, Presidente, vorrei dire che con il cuore sono, se vuole, anche d'accordo con lui, ma con la testa debbo dire che, al momento, la sede dell'autonomia riconosciuta è quella appunto della regione autonoma a statuto speciale, alla quale è stata data piena competenza per quanto riguarda il riordino delle autonomie locali.
  È chiaro, però, che anch'io auspico, come diceva l'onorevole Sanna, che il principio di sussidiarietà, richiamato al punto 2 di questo articolo 4, in attuazione dei principi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, possa essere eventualmente sollevato dalle autonomie locali, attraverso un'iniziativa popolare, qualora questi principi fossero non adeguatamente tenuti in considerazione da parte della regione. Io credo che sia qui la chiave attorno alla quale cercare di comporre quello che, ripeto, dal punto di vista del Pag. 64cuore, è certamente un dissidio. Per questo io voterò, comunque, a favore del testo nella sua attuale formulazione e contro l'emendamento proposto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Volevo riportare all'interno di quest'Aula il fatto che si è sentito un appello del collega Sanna a cercare di abbassare i toni e a mantenere i toni su un dialogo costruttivo, nascondendo quello che pochi mesi fa all'interno di quest'Aula lui stesso ha fatto. Ha insultato una nostra deputata con l'epiteto «zoccola», facendo dopo una specie di capriola dialettale di bassissimo profilo cercando di dire che in realtà lui intendeva dire «zacc'a strada». Una scusa degna, guardi, avendo dei figli, nemmeno del bambino sorpreso dal padre a dire una parolaccia. Viene in quest'Aula a portare delle lezioni di bon ton un soggetto del genere; a mio avviso almeno un senso di dignità dovrebbe rimanere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma capiamo che è ben difficile affiancare la questione dignità a chi in quel caso si è espresso in quella maniera. Addirittura, poi, ha anche portato quella tesi in un Ufficio di Presidenza dove, tra l'altro, ha anche trovato qualcuno che gli ha creduto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pellegrino 4.3, Sandra Savino 4.50 e Del Grosso 4.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Pannarale, Bossa, Nesci. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  380   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no    231.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mantero 4.1 e Sandra Savino 4.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni. Ci sono altri che non riescono a votare ? Dorina Bianchi, Allasia, Nesci. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  380   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  142    
    Hanno votato no    238.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Di Benedetto 4.55 e Fedriga 4.56, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sandra Savino, Kronbichler, Verini. Ci sono altri ? L'onorevole Kronbichler ancora non riesce a votare. Romanini...Pag. 65
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  401   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  128    
    Hanno votato no    273.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Mario Borghese ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cecconi 4.2 e Rizzetto 4.61, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giancarlo Giordano, Minardo. Chi non riesce a votare ? Giancarlo Giordano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  411   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  131    
    Hanno votato no  280.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fantinati 4.63, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini, Formisano, Malpezzi, Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  370   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  276.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzo 4.64.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, ho dato parere contrario perché qui, vi è non soltanto l'obbligatorietà di quella follia delle UTI, ma vorrebbero rendere obbligatoria, senza nemmeno sentire i territori e i consigli comunali, anche la fusione dei comuni. Noi siamo forti sostenitori dei municipi e dei sindaci, di quelle realtà che fino ad ora hanno continuato a tenere e a dare i servizi ai cittadini, malgrado i continui tagli anche verso quelle realtà virtuose. Quindi, ovviamente non possiamo che essere contrari all'obbligatorietà di fusione dei comuni prevista da statuto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 4.64, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Ravetto. Onorevole Saltamartini ! Ci siamo ? Tancredi. Abbiamo votato tutti ? No, Donati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  378   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   78    
    Hanno votato no  300.    

Pag. 66

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.68, con il parere contrario del relatore di maggioranza e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Manfredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  384   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  293.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massimiliano Bernini 4.66, con il parere contrario del relatore di maggioranza e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Beni, Colaninno, Ginefra, Capelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  381   
   Astenuti   52   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  291.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  403   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  249    
    Hanno votato no  154.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Busto e Baroni hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Rizzetto 5.1, gli altri sono stati ritirati.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzetto 5.1, con il parere contrario dei relatori e del Governo.Pag. 67
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Mucci, Gagnarli, Palma, Cozzolino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  428   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato   40    
    Hanno votato no  388.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  401   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  362    
    Hanno votato no   39.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Mario Borghese ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario. Il deputato Colaninno ha segnalato che non e riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti L'Abbate 6.50, Rizzetto 6.1 e Grillo 6.51.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Colleghi, passiamo ora a tre emendamenti che costituiscono una serie a scalare. Come da prassi porremo in votazione il primo di questi, l'emendamento L'Abbate 6.50, e successivamente l'ultimo della serie, l'emendamento Grillo 6.51.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento L'Abbate 6.50, con il parere contrario del relatore di maggioranza e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Giancarlo Giordano, D'Ambruoso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  405   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato   88    
    Hanno votato no   317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 68

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 6.51, con il parere contrario del relatore di maggioranza e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Dall'Osso, Zan, Guidesi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  430   
   Votanti  400   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   86    
    Hanno votato no   314.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore classica e artistica di Terni, che sono qui per la giornata di formazione della Camera, e anche il Dipartimento di giurisprudenza dell'Università degli studi di Parma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  432   
   Votanti  403   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  366    
    Hanno votato no   37.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Biancofiore ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Grazie Presidente. Parere contrario sui due identici emendamenti Marzana 7.1 e Sandra Savino 7.4.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore per la minoranza. Mi rimetto all'Aula su entrambi gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al parere del relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Marzana 7.1 e Sandra Savino 7.4, con il parere contrario di Commissione e Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Fanucci, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  379   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no   271.

  La Camera respinge.

Pag. 69

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  369   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  255    
    Hanno votato no   114.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Sugli identici emendamenti Sibilia 8.1 e Sandra Savino 8.4 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore per la minoranza. Mi rimetto all'Aula su entrambi gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al parere del relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sibilia 8.1 e Sandra Savino 8.4, con il parere contrario di Commissione e Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Silvia Giordano, Sandra Savino, Ginefra...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  430   
   Votanti  378   
   Astenuti   52   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no   276.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Piepoli, Bossa, Montroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  430   
   Votanti  368   
   Astenuti   62   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  252    
    Hanno votato no  116.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 70

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 9.

  PRESIDENTE. Segnalo all'onorevole Fedriga che l'emendamento Villarosa 9.56 è stato ritirato e quindi le chiedo il parere sui restanti emendamenti.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Grazie. Sugli emendamenti Castelli 9.52 e Carinelli 9.53 mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento Cecconi 9.54 il parere è favorevole, così come è favorevole sugli emendamenti Dieni 9.57 e Fraccaro 9.59.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al parere del relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Castelli 9.52, con il parere contrario di Commissione e Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Del Grosso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  361   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato   70    
    Hanno votato no  291.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carinelli 9.53, con il parere contrario di Commissione e Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero, Duranti, Vignaroli, Nesci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  350   
   Astenuti   67   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato   68    
    Hanno votato no  288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cecconi 9.54.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Solo per un chiarimento. L'emendamento Cecconi 9.54, aggiunge, dopo la parola «obbligatori», le seguenti «un proprio patrimonio», quindi, mi corregga se sbaglio, l'articolo, in caso di approvazione, verrebbe in questo modo: «l'ordinamento degli enti locali della regione si basa sui comuni, anche nella forma di città metropolitane, quali enti autonomi obbligatori, con un proprio patrimonio, con propri statuti, con proprie funzioni». Giusto ?

  PRESIDENTE. Sì. Lei conferma allora il parere favorevole ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Certo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 71
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi 9.54, con il parere contrario di Commissione e Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti, Sandra Savino, Locatelli, Nesci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  396   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  114    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 9.57, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Bossa, Borghi, Librandi. Borghi ha votato. Altri che non riescono a votare ? Onorevole Colletti, prego.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  430   
   Votanti  403   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fraccaro 9.59, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi è che non riesce a votare ? Di Lello, Monchiero. Altri che non riescono a votare ? Elvira Savino, Nesci. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  411   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso. Ricordo che stiamo votando l'articolo 9. Onorevole Nesci, ascolti: noi abbiamo sbloccato la postazione; quindi, lei voti direttamente perché non c’è bisogno in questo caso... altri ? Invernizzi, Miccoli. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  381   
   Astenuti   53   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  261    
    Hanno votato no  120.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 72

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Spadoni 10.1 e Sandra Savino 10.4.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza, onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Spadoni 10.1 e Sandra Savino 10.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Piepoli, non se la prenda con me... Capua. Chi non riesce a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  384   
   Astenuti   44   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Senaldi e Borghi hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto contrario. La deputata Spessotto ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Bossa, Archi, Lavagno, Vezzali. Onorevole Vezzali pian pianino vedrà che le cose si aggiustano e se non si aggiustano verrà chi le aggiusta.
  Zoggia. Onorevole Palese, io devo aspettare che le persone che non riescano a votare votino. Abbiamo fatto ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  375   
   Astenuti   60   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  259    
    Hanno votato no  116.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 73

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'unico emendamento Spessotto 11.1.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza, onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Presidente, esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Poiché l'emendamento Spessotto 11.1 è un emendamento soppressivo, non porrò in votazione l'emendamento Spessotto 11.1, ma il mantenimento dell'articolo 11.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Cova, Costantino. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  373   
   Astenuti   56   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  255    
    Hanno votato no  118.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Qual è il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Rizzetto 11.01 ?

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza, onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Presidente, esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Rizzetto 11.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ricordo che stiamo votando l'articolo aggiuntivo Rizzetto 11.01. Locatelli, Malpezzi. Altri ? Non vedo mani alzate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  323   
   Astenuti  105   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato   65    
    Hanno votato no  258.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 74

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione. Ricordo che il primo emendamento, Fedriga 12.3, è stato ritirato. Prego, onorevole relatore.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza, onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti De Lorenzis 12.51 e Agostinelli 12.52.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Prodani 12.6.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti Benedetti 12.54, Paolo Bernini 12.55, Mannino 12.64, Tripiedi 12.66, Nuti 12.56 e Gallinella 12.57.
  Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Sandra Savino 12.2 e Rizzetto 12.7.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti Ciprini 12.60 e Chimienti 12.61.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Alberti 12.62.
  Mi rimetto all'Aula sugli identici emendamenti Sandra Savino 12.8 e Tofalo 12.63 e sull'emendamento Caso 12.65.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Vacca 12.67.
  Esprimo parere contrario sull'emendamento Simone Valente 12.68.
  Infine, esprimo parere favorevole sull'emendamento Rizzetto 12.9.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Lorenzis 12.51, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Monchiero, Palma, Caso, Rubinato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  406   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  304.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Agostinelli 12.52, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Sandra Savino, Di Lello, Fanucci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  397   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato   97    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 75Prodani 12.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Ravetto, Zanna, D'Attorre.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  398   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no  263.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benedetti 12.54, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  402   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   96    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolo Bernini 12.55, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Giammanco, Sandra Savino, Di Lello, Rigoni, Tartaglione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  383   
   Astenuti   43   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   77    
    Hanno votato no  306.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mannino 12.64, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Fanucci, Sandra Savino, Colaninno, Miotto, Caparini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  374   
   Astenuti   53   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   73    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tripiedi 12.66, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 76

  Ravetto, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  374   
   Astenuti   45   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   71    
    Hanno votato no  303.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 12.56, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  400   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no  308.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gallinella 12.57, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Schullian, Ravetto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  391   
   Astenuti   45   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   75    
    Hanno votato no  316.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sandra Savino 12.2 e Rizzetto 12.7.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, questi identici emendamenti posticipano l'entrata in vigore della modifica alla legge costituzionale dello statuto del Friuli Venezia Giulia successivamente all'approvazione, all'eventuale approvazione, del referendum confermativo della riforma costituzionale. Adesso, le pongo una domanda molto chiara: perché – visto che anche i colleghi prima erano così accaniti contro le regioni a statuto speciale – i cittadini di una regione a statuto ordinario possono confermare, o meno, per esempio, l'abolizione delle province tramite referendum – perché anche se si fosse toccato soltanto l'articolo 114 con la riforma costituzionale di Renzi, si sarebbe andati a referendum e ci sarebbe stato un referendum confermativo – mentre un cittadino del Friuli Venezia Giulia non può farlo ? Io glielo domando. Ci sono diversi diritti di fronte alla Costituzione ? Allora, o questa riforma di statuto entra in vigore successivamente anche al voto che esprimeranno i cittadini del Friuli Venezia Giulia, oppure c’è qualcosa che non quadra. Ci sono cittadini di serie A e di serie B, cittadini che possono esprimere, tramite il referendum, la loro volontà e altri che non possono farlo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identiciemendamenti Pag. 77Sandra Savino 12.2 e Rizzetto 12.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Tidei, Ravetto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  394   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  134    
    Hanno votato no  260.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 12.60, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sandra Savino, Rondini, Di Lello, Covello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  386   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no  288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Vezzali ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 12.61, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Giammanco, Bianchi, Caso, Della Valle.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  401   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberti 12.62, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  403   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   79    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sandra Savino 12.8 e Tofalo 12.63, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sui quali il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 78

  Vacca.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  393   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  119    
    Hanno votato no  274.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caso 12.65, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, Ermini, Borghi, Bonafede, Lattuca.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  365   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato   72    
    Hanno votato no  293.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vacca 12.67, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  390   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato   78    
    Hanno votato no  312.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Guidesi ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simone Valente 12.68, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  394   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  303.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzetto 12.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, De Maria.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  431   
   Votanti  412   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  137    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Ravetto, Cozzolino.Pag. 79
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  362   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  266    
    Hanno votato no   96.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Baroni ha segnalato che non è riuscito a votare).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 3224).
  Prendo atto che l'onorevole Coppola non intende intervenire per illustrare l'ordine del giorno a sua prima firma.
  Invito, dunque, il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine giorno Coppola n. 9/3224/1.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Coppola n. 9/3224/1, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà. Colleghi, abbiamo la fase delle dichiarazioni di voto; comprendo che abbiamo votato rapidamente, vi pregherei, se intendete uscire, di farlo in modo silenzioso, soprattutto consentendo all'onorevole Parisi e agli altri relatori di poter intervenire nelle condizioni migliori. Prego, onorevole Parisi.

  MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Siamo oggi chiamati a dare il via libera ad un provvedimento, sollecitato dal consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, che interviene su tre aspetti dello statuto speciale della regione. Trattasi di legge costituzionale, come previsto dalla nostra Carta fondamentale. Questo provvedimento non avrà il voto favorevole della componente di Alleanza Liberalpopolare Autonomie perché non possiamo non registrare il singolare percorso che ha avuto nell'esame, in particolar modo, del Senato. Infatti, in questo caso si è registrata l'applicazione di un singolare concetto di rispetto delle autonomie regionali. Altrimenti, se si fosse stati al testo, il nostro giudizio sarebbe stato evidentemente diverso.
  Infatti, in questa revisione dello statuto è previsto l'abbassamento da 25 a 18 anni del limite di età per essere eletti in consiglio regionale, la diminuzione (da 15 mila a 5 mila) del numero di firme necessarie per l'iniziativa legislativa popolare e – questione principale – la soppressione delle province e la conseguente modifica all'assetto istituzionale della regione, che viene a delinearsi adesso con solo due livelli di governo: la regione e i comuni.
  Sulle province, la regione era già intervenuta autonomamente, disciplinandone l'elezione indiretta, con una legge regionale del 2014, che ha anticipato di qualche mese l'approvazione della legge Delrio, che ha riformato le province nelle regioni a statuto ordinario.
  Questo provvedimento ci pone, però, una serie di problemi non marginali di natura costituzionale, che attengono a rapporti fra Stato e regioni a statuto speciale e alla possibilità del Parlamento nazionale di emendare un disegno di legge approvato dal consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia.
  Questa cosa è accaduta appunto nel corso dell'esame al Senato. Rispetto, infatti, alle tre modifiche che il consiglio regionale aveva proposto, ne è stata aggiunta Pag. 80un'altra. In riferimento all'istituzione di nuovi comuni, si è prevista la possibilità che essi possano essere istituiti anche nella forma di città metropolitane, con implicito riferimento a Trieste e al territorio di quella che sarà la sua ex provincia. Ebbene, questo è secondo noi il punto dirimente, quello che ci spinge a votare contro, atteso che di città metropolitane probabilmente ne abbiamo già istituite fin troppe nel nostro Paese. Ed è per questo motivo principale che la nostra componente darà voto negativo al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie Presidente. La proposta di legge costituzionale di iniziativa del consiglio regionale ed approvata in prima lettura dal Senato lo scorso 7 luglio 2015, che modifica lo statuto speciale della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, adottato con legge costituzionale n. 1 del 1963, giunge all'esame dell'Assemblea a seguito di un iter complesso e articolato da parte di entrambi i rami del Parlamento ed evidenzia una serie di difficoltà manifestate, sia nel corso del dibattito politico a livello regionale, essendo il provvedimento anche di iniziativa del consiglio regionale, sia a livello parlamentare. Se da un lato il provvedimento si prefigge tentativi per la ricerca di obiettivi ambiziosi, quali quelli di ridefinire in modo ordinato e sistematico la razionalizzazione dei livelli di governo territoriale tenendo ben presente la specificità locale della regione Friuli Venezia Giulia, sopprimendo il livello di governo delle province, dall'altro il testo all'esame rileva evidenti profili problematici di natura costituzionale che attengono ai rapporti tra Stato e regioni a statuto speciale. Al riguardo, come ha giustamente sottolineato la collega Sandra Savino nel corso del dibattito della scorsa settimana, occorre domandarsi se effettivamente, trattandosi di un provvedimento che abolisce le province friulane, sia sostanzialmente corretto cancellare tali enti in una regione a statuto speciale, mentre a livello nazionale le province, pur essendo diventate enti di secondo livello, sono ancora funzionanti. Non vi è dubbio che il dibattito che si è innescato su questa proposta di legge costituzionale abbia acceso temi non più differibili: il ruolo delle città metropolitane e di tutti gli altri livelli di governo territoriale, nonché il valore dell'autonomia per quanto attiene alla gestione delle istanze politiche primarie del territorio. Ciononostante, a mio avviso, il provvedimento, che giunge dal Senato, ha apportato alcune modifiche, certamente sostanziali, che non vanno nella giusta direzione. Mi riferisco all'istituzione di nuovi enti locali, intesi quali comuni, nonostante la proposta costituzionale inizialmente prevedeva la modifica dello Statuto attraverso la soppressione di ogni riferimento alle province. Pertanto, introducendo la possibilità che questi enti locali possano essere istituiti anche nella forma di città metropolitane, a mio avviso si evidenzia una palese contraddizione di fatto nella volontà della stessa regione di una riforma autentica. In effetti, si allontana dal modello della semplificazione, del risparmio di spesa pubblica e della sburocratizzazione essenziale per cittadini e imprese.
  In definitiva, avviandomi alla conclusione, la proposta di legge costituzionale evidenzia, a mio avviso, gravi carenze e accresce i livelli della confusione nell'ambito delle sfere delle competenze istituzionali nei diversi livelli decisionali. Siamo di fronte ad una legge di modifica dello statuto regionale del Friuli Venezia Giulia che prevede la costituzione di due soli livelli politico-amministrativi, anche a seguito della riforma operata con legge ordinaria dello Stato sulle province e probabilmente in previsione della riforma costituzionale che è in corso di approvazione. Pertanto, la risposta normativa del Senato in prima lettura e oggi della Camera, qual è stata ? Quella di inserire un nuovo terzo livello costituito dalle città Pag. 81metropolitane che altro non sono che la designazione delle province con l'aggravante che i loro organi politici non sono eletti dai cittadini, bensì da altri politici. In questo quadro e in base alle considerazioni che ho in precedenza evidenziato, che rappresentano solo una parte delle difficoltà che a mio avviso contiene il provvedimento, il Parlamento rischia di consegnare alla regione Friuli Venezia Giulia uno strumento legislativo non idoneo per raggiungere quell'obiettivo strategico, in quanto la stessa assemblea legislativa di quella regione avrà chiare difficoltà nel costruire e organizzare in modo efficiente un governo locale che tenga in debito conto proprio quelle peculiarità culturali, sociali e linguistiche che sono a fondamento della stessa autonomia speciale, ritardando ancora la piena attuazione della potestà primaria in materia di ordinamento degli enti locali prevista già nello statuto.
  Ed è per questo motivo che ci sarà il voto contrario di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Mentre ci accingiamo a votare la legge costituzionale con cui viene modificato lo statuto della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, fortemente osteggiata, come abbiamo sentito, dalle opposizioni, vorremmo tentare una pacata riflessione sulle contestazioni avanzate nel tentativo di dimostrarne l'inconsistenza e talora la pretestuosità. È stato sollevato innanzitutto un problema di metodo, con la richiesta avanzata da alcuni partiti di rinviare l'approvazione del testo in esame, motivata con la necessità di rispettare e aspettare la conclusione dell'iter della riforma costituzionale e di evitare eventuali discrasie con l'impianto costituzionale stesso. Infatti, secondo le opposizioni, le modifiche allo statuto che stiamo per votare avrebbero potuto produrre la soppressione delle province nella sola regione Friuli-Venezia Giulia qualora l'esito del referendum previsto in autunno avesse bocciato la riforma costituzionale e, con essa, l'abolizione prevista nel resto dell'Italia.
  Rispetto a queste contestazioni di metodo, vale la pena ricordare che questa proposta di legge nasce per un'iniziativa, prevista dalla Costituzione, del consiglio della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia che nella seduta del 30 gennaio 2014 ne ha approvato all'unanimità il testo originale. Si tratta, dunque, di un esercizio positivo di autonomia responsabile da parte di una regione che ha piena competenza sulle autonomie locali. In questo senso, non possiamo non giudicare un'ingerenza e una forzatura indebita l'intervento con il quale il Senato ha voluto modificare il testo pervenuto all'esame del Parlamento introducendo ex novo la possibilità di nuove aggregazioni nella forma di città metropolitane. Tuttavia, il significato pattizio dei rapporti tra Stato e regione autonoma è stato per fortuna sanato, dato che lo stesso consiglio regionale, nella seduta del 9 settembre 2015, ha approvato a larghissima maggioranza la mozione n. 145, che ho richiamato anche nella discussione di quest'oggi, con la quale, mentre rivendicava le prerogative del consiglio regionale della regione Friuli-Venezia Giulia riguardo ai progetti di modifica dello statuto di iniziativa governativa e parlamentare e ribadiva che «le procedure di modifica statutaria a livello parlamentare devono prevedere l'acquisizione del parere dell'Assemblea legislativa regionale evitando un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato e una lesione nei rapporti con le Regioni a Statuto speciale», rilevava, altresì, che sul piano sostanziale la modifica introdotta al Senato prevede una mera facoltà e, quindi, non è in grado di incidere sulla sostanza delle modifiche statutarie proposte dal consiglio.
  È inaccettabile, quindi, la richiesta di rinvio avanzata da alcuni partiti motivata con la necessità di aspettare la conclusione dell'iter della riforma costituzionale e di evitare eventuali discrasie con l'impianto Pag. 82costituzionale nel caso in cui il referendum rigettasse l'abolizione delle province previste in Costituzione per il resto dell'Italia, permettendo, invece, di mantenerla con il nuovo statuto nella regione Friuli-Venezia Giulia. Un simile approccio rappresenta una mortificazione dell'autonomia ed è paradossale che una simile richiesta sia stata avanzata da forze che si sono sempre dichiarate federaliste, autonomiste e talora secessioniste. Quanto ascoltato oggi in Aula ne esalta la paradossalità. Come potrebbe definirsi altrimenti la richiesta che Roma blocchi un'iniziativa del consiglio di una regione autonoma ? Come potrebbe definirsi la richiesta di introdurre, da qui, da Roma, quattro province autonome ? La regione ha tutta la facoltà di fare quanto sta facendo e non è così – mi sia consentito di dirlo all'onorevole Sisto – che salterebbero le regole. Esse salterebbero se facessimo quanto c'era stato chiesto quest'oggi dagli onorevoli Fedriga e Rizzetto. Questo per quanto riguarda il metodo.
  Nel merito, le critiche si sono concentrate su due aspetti. È stata contestata la pretesa della regione di ridisegnare la mappa delle autonomie attraverso lo strumento dell'area vasta. E, soprattutto, è stato contestato l'articolo 11 che prevede come questo disegno possa essere portato avanti contro il parere delle autonomie locali.
  La prima obiezione di per sé non ha senso. Pur nell'opinabilità delle scelte infatti, è pacifico fin dalla prima approvazione dello statuto regionale che la regione Friuli Venezia Giulia gode della piena e totale competenza sulle autonomie locali. La seconda obiezione invece non è priva di fondamento, dato che l'articolo 11 del nuovo statuto lascia trasparire la scelta da parte della regione di non applicare, nel rapporto con i comuni, lo stesso principio di sussidiarietà verticale verso il basso giustamente rivendicato dalla regione rispetto allo Stato. Si tratterebbe in sostanza di una rivendicazione di autonomia verso il centro e di un atteggiamento di centralismo invece verso la periferia. Ciò ha determinato un movimento di protesta, di cui dobbiamo tener conto, di numerosi sindaci, più di un quarto del totale delle amministrazioni comunali, fino all'avvio di procedimenti in tribunale. La vicenda è esasperata dal fatto che con la precedente legge regionale n. 26 del 2014, sono state costituite in regione diciotto unioni territoriali intercomunali, enti di area vasta che vanno a sostituire di fatto le province quali organi intermedi. I sindaci contestano il fatto che l'aggregazione, alla cui non accettazione corrisponderebbe anche un meccanismo disincentivante consistente in una riduzione corposa dei trasferimenti ai comuni ribelli, ingabbierebbe le autonomie comunali in strutture troppo numerose e frazionate che, mentre vengono soppresse le province, esproprierebbero i sindaci di molte funzioni con accentramento di poteri, competenze e personale dipendente nelle mani della sola regione. Con un efficace slogan i sindaci contestano il fatto che in una regione di 1 milione e 200 mila abitanti le nuove diciotto aggregazioni costituite dalle UTI sarebbero troppe per essere delle province e troppo poche per essere dei comuni, con cariche peraltro non elettive. Sebbene dal punto di vista del merito questi rilievi non appaiono privi di significato, tuttavia da parte di questo Parlamento essi non possono che essere rinviati al dibattito in sede regionale e in particolare all'interno del consiglio regionale, lo stesso che è titolare dell'autonomia e che ha approvato all'unanimità e a larghissima maggioranza il nuovo statuto e, sebbene con minore consenso, anche la riforma delle autonomie locali. Giudichiamo pertanto improprio il tentativo effettuato dalle forze di opposizione di bloccare indirettamente la riforma delle UTI attraverso emendamenti miranti a sopprimere la previsione di obbligatorietà delle nuove aggregazioni contenuta nell'articolo 11, così come quella di prevedere nella proposta di legge in esame forme obbligatorie di referendum popolare. Se fossero state accolte queste richieste, esse si sarebbero tradotte in un'invasione di campo assolutamente indebita da parte di questo Parlamento rispetto all'autonomia speciale garantita dallo Stato alla regione. Pag. 83Proprio nella riforma costituzionale, grazie anche al contributo del nostro gruppo, è stato definito come il significato stesso dell'autonomia poggi, sull'intesa tra Stato e regione autonoma in un regime pattizio che, quand'anche fossero giustificate le riserve avanzate dai sindaci, lo Stato oggi non può infrangere senza togliere fondamento all'autonomia stessa. Sono queste le ragioni per le quali, da autonomisti convinti, abbiamo detto «no» alle modifiche, anche se avremmo potuto condividere lo spirito di alcune di esse. Tuttavia da sturziani convinti non possiamo non raccomandare alla regione Friuli-Venezia Giulia di rispettare anche nei confronti delle autonomie locali il principio della sussidiarietà verticale verso il basso, un principio di cui ci faremo comunque carico a livello di iniziativa popolare in regione. È per questi motivi, Presidente, che a nome del nostro gruppo annuncio il voto favorevole su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, è disperato ogni volta che pronuncia il mio nome nella giornata odierna, ma...

  PRESIDENTE. No, stavo guardando se era in Aula, onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Non si preoccupi. Inizio l'intervento, dopo magari entriamo nel merito di tutta la modifica dello statuto che oggi ci apprestiamo a votare, replicando anche ai colleghi. Anche avendone ascoltato la dichiarazione a me sembra alquanto particolare per esempio la posizione del relatore di maggioranza dello stesso onorevole Gigli.
  È alquanto particolare che un deputato affermi che è contrario all'impostazione centralista della regione Friuli Venezia Giulia impostata dalla governatrice Serracchiani contro i comuni, contro l'autonomia dei comuni, contro il voto dei cittadini in Friuli Venezia Giulia, perché questa riforma di statuto nella sostanza, con il combinato disposto della legge sulle UTI, toglie la possibilità ai cittadini di scegliere i propri amministratori affermando tuttavia di votare lo statuto perché è il consiglio regionale che decide. Nella sostanza, l'onorevole Gigli votando l'obbligatorietà per i comuni di sottostare in modo supino, anche contro le scelte fatte dai consiglieri comunali eletti dal popolo, eletti dai cittadini, l'onorevole Gigli e tutta la maggioranza sta armando, sta mettendo la pallottola nella pistola della regione per obbligare i comuni a fare qualcosa a cui la stessa popolazione è contraria, anche se afferma che loro sono contro. Mi sorprende, mi sorprende questa posizione che è incoerente. Noi dobbiamo approvare lo statuto per difendere anche le autonomie dei comuni, anche la libera espressione di voto da parte dei cittadini, cosa che direttamente o indirettamente, approvando questo statuto, stiamo negando. Uno statuto che invece poteva essere veramente innovativo, poteva essere rivoluzionario andando ad unire i costi dei servizi per i cittadini e migliorando quegli stessi servizi. Bastava approvare i nostri emendamenti con le province autonome, che non sarebbero costate 1 euro in più a differenza delle UTI, che costeranno milioni di euro in più. Ricordo agli altri colleghi e anche a Renzi che si lamentano e ne fanno il loro baluardo, il baluardo dello spreco delle province, che la regione a guida Serracchiani porta da 4 a 18 mini-provincie, con aumento di costi, aumento della burocrazia, aumento dell'incertezza della macchina pubblica. Ma qua bisogna votare a favore, perché il capobastone, il vice capobastone Serracchiani, ha ordinato questo. Non c’è possibilità di discussione, con la scusa che le scelte autonome del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia non si toccano. Peccato che al Senato sono state ben che toccate con l'introduzione di una modifica voluta da un senatore del Friuli Venezia Giulia, scelta rispetto alla quale qui c'era la possibilità di fare una correzione. Ma un'altra volta, supinamente, l'onorevole Gigli si è detto contrario a quella modifica. Benissimo, Pag. 84poteva votare gli emendamenti che andavano a sopprimerla; invece la maggioranza ha votato contro l'eliminazione di quella modifica introdotta in Senato con la scusa che comunque la regione Friuli Venezia Giulia avrebbe votato una mozione – che non c'entra nulla con l'iter – che serve per andare a proporre le modifiche statutarie ! Ma di cosa stiamo parlando ? Una mozione può andare a risolvere un problema di intromissione da parte del Senato, da parte del Parlamento, nella stesura della modifica statutaria del Friuli Venezia Giulia ? No, non prendiamoci in giro, è chiaramente una toppa messa male a un voto espresso dal Senato e confermato anche da quelli che oggi, come l'onorevole Gigli, si esprimono contrari a quella stessa modifica. Allora o una modifica di statuto serve per dare risposte e magari più potere ai cittadini del Friuli Venezia Giulia, oppure se serve esclusivamente, come si è dimostrato anche nei voti odierni, per dare uno scalpo alla Serracchiani di turno, per dare uno scalpo al senatore Russo di turno, che deve fare le scarpe al sindaco Cosolini, allora ci rassegniamo a questa triste evidenza, ci rassegniamo con i numeri – mi auguro che i numeri non saranno sempre questi all'interno delle Aule parlamentari – però ci rassegniamo con i numeri a dire: bene, noi non siamo qui a rispondere ai cittadini, non siamo qui a rispondere alle esigenze di coloro i quali pretendono di scegliere chi amministra la cosa pubblica e chi amministra i soldi pubblici. Siamo qui a rispondere alle piccole e squallide lotte di potere all'interno del Partito Democratico, dove da una parte si contendono i comuni utilizzando lo statuto del Friuli Venezia Giulia, quindi i diritti dei cittadini del Friuli Venezia Giulia, dall'altro utilizzano sempre lo statuto per una scalata di potere interna, penso a livello nazionale, della ancora per poco governatrice Serracchiani, che deve dimostrare che è più veloce di Renzi.
  Deve dimostrare che elimina le province prima di Renzi, che lei è più brava di Renzi e quindi questa triste lotte di potere la pagano i cittadini del Friuli Venezia Giulia. Per questo noi voteremo contrario, perché non si è voluto neanche entrare da una parte nel merito, dicendo è competenza del Friuli Venezia Giulia, dall'altra invece sono entrati nel merito dicendo «c’è una mozione, mandiamo tutto a tarallucci e vino».
  Un'incoerenza totale, giustificando ciò che non è giustificabile e tutta questa cornice è dentro una riforma costituzionale che metterà la norma di supremazia, ovvero annienterà le autonomie anche quelle conquistate con fatica anche in Friuli Venezia Giulia.
  Allora, se vogliamo fare una revisione seria dello statuto – ovviamente mi auguro che questo appello lo ascoltino anche i consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia – l'unica verità è che l'autonomia bisogna valorizzarla, che la risposta sul territorio deve essere responsabile, ovviamente ci deve essere la responsabilità, ma con questa responsabilità ci deve essere anche la libertà delle scelte del territorio, perché uno non può esser responsabile eseguendo degli ordini, perché altrimenti responsabile non lo è, perché non ha più possibilità di scelta, né tanto meno non può essere autonomo senza avere quella responsabilità. Per questo i nostri emendamenti andavano in quella direzione, abbinavano queste due esigenze, riuscivano a rispondere alla diversificazione del territorio, che compone la nostra regione in modo utile, in modo moderno, prendendo spunto dalle best practice che ci sono anche sul territorio nazionale, invece la cecità, purtroppo bendata da piccoli interessi di partito e di bottega, sta andando nella direzione di penalizzare i cittadini, di penalizzare il nostro territorio. Noi votiamo contro con un augurio, un augurio fatto ai cittadini ovviamente della mia regione, ma ai cittadini di tutto il Paese, ovvero quello che, nel più breve tempo possibile, coloro i quali utilizzano le istruzioni, utilizzano la Costituzione e utilizzano anche le leggi costituzionali, come in questo caso, dello statuto del Friuli Venezia Giulia – e mi sto riferendo ovviamente a Serracchiani e a Renzi – se ne vadano a casa il prima possibile; se ne Pag. 85vadano a casa e finalmente torni una democrazia nella quale messo viene messo davanti il cittadino e non la carriera politica di qualche triste personaggio che si aggira nella nostra regione, o nel nostro Governo, mirando a piccoli interessi di bottega e non all'interesse collettivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la legge che noi ci accingiamo ad approvare prevede sostanzialmente tre cose, di cui poi si è parlato abbastanza poco nella discussione di oggi: una è la soppressione delle province; un'altra è l'abbassamento dell'età per l'elezione in consiglio comunale dai 25 ai 18 anni e la terza è la diminuzione da 15 a 5000 delle firme necessarie per l'iniziativa legislativa. Sono tutte e tre misure che anche Scelta Civica condivide e questa è la premessa per quello che poi andrò a dire successivamente.
  La proposta viene dalla decisione a larghissima maggioranza del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, è stata già approvata al Senato, e, come è stato detto molte volte oggi, è stata approvata dal Senato con una modifica. Una modifica che è costituzionalmente legittima ovviamente, in quanto non è che la decisione di approvazione di uno statuto sia una ratifica, altrimenti non sarebbero possibili gli emendamenti e che non altera in realtà la sostanza, perché la sostanza è quella di introdurre la facoltà di avere città metropolitane, ed è semplicemente una possibilità coerente con un sistema che sta venendo introdotto a livello nazionale. Quindi non c’è alcuno scandalo particolare.
  La grande discussione che abbiamo avuto sia in Commissione sia qui in Aula è stata quella sulla soppressione delle province. In proposito, ancora una volta richiamando la costituzione e la giurisprudenza della Corte costituzionale, è pacifico che le regioni a statuto speciale hanno una competenza sull'ordinamento degli enti locali che consente di non avere province.
  Scelta Civica è sempre stata d'accordo sull'abolizione delle province e quindi non abbiamo alcun tipo di obiezione o resistenza a questo tipo di decisione. Tutti gli altri aspetti che sono stati richiamati in questa discussione, sono aspetti che attengono al merito delle scelte che sono state adottate in Friuli Venezia Giulia con riguardo ad altri aspetti, agli enti di area vasta, a come gestire il territorio, alle aggregazioni di comuni, tutte cose che rientrano – quelle sì chiaramente – nelle competenze e nell'ambito decisionale che deve restare alla regione.
  Per questo il dibattito, che è sicuramente interessante e sul quale potremmo anche avere opinioni differenti, non era corretto in quest'ambito, perché è evidente che nelle discussioni sull'area vasta, le discussioni su questo tipo di aspetti, spettano alla regione e non sono materia per la nostra discussione sulla proposta di legge costituzionale. Lo era invece, e ci ritorno, il tema delle province, nel senso che c’è stato un ampio dibattito, parecchie questioni poste soprattutto dal gruppo della Lega, sul tema della costituzionalità di queste norme. Però, basta ricordare due cose. La Sicilia non ha mai avuto le province, possiede uno statuto che non le prevede. Sono state fatte numerose leggi regionali, tra cui una nel 2013 se non erro, che esplicitamente ha portato all'introduzione dei liberi consorzi di comuni, saltando le province. La Val d'Aosta non ha province e, soprattutto, la competenza costituzionale in materia è pacificamente della regione a statuto speciale. Conseguentemente, noi nel merito pensiamo che questa proposta di legge vada nella direzione giusta, quanto meno a livello statutario, pensiamo che lo statuto che esce dalla riforma sia corretto; porta all'eliminazione delle province e prevede la possibilità di avere città metropolitane, poi sulla decisione specifica se averle o meno è un'altra questione, ma non capisco la contrarietà alla mera possibilità che abbiamo sentito qui oggi, ed inoltre introduce degli aggiustamenti sulle elezioni e Pag. 86sull'iniziativa legislativa, su cui non abbiamo alcuna obiezione. Per questo Scelta Civica voterà a favore della proposta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Grazie Presidente. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore di questo progetto di legge che concerne modifiche allo Statuto speciale per il Friuli-Venezia Giulia in materia di enti locali, di elettorato passivo e di iniziativa legislativa popolare. Il provvedimento che oggi è all'esame dell'Assemblea ed è d'iniziativa del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, è stato già approvato in prima lettura al Senato. Esso reca, come è già stato detto, modifiche allo Statuto speciale della regione autonoma del Friuli Venezia Giulia in relazione a tre aspetti: la soppressione delle province e conseguenti modifiche dell'assetto istituzionale; l'abbassamento da 25 a 18 anni del limite per poter essere eletti consiglieri regionali; la diminuzione da 15.000 a 5.000 del numero delle firme necessarie per l'iniziativa legislativa popolare.
  Questa proposta di legge ha principalmente l'obiettivo di sopprimere il livello di governo delle province e delineare un assetto istituzionale che contempli due livelli di governo: la regione e i comuni. Il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato la proposta di legge costituzionale in modo da riorganizzare il sistema delle autonomie locali secondo il principio di sussidiarietà verticale, ma anche di adeguatezza. Infatti è opportuno, proprio in ragione del principio di sussidiarietà verticale, investire di maggior responsabilità i comuni, che sono i livelli istituzionali più vicini ai cittadini e che conoscono maggiormente le problematiche e i bisogni del territorio e della collettività. Per la regione Friuli Venezia Giulia, quindi, occorre delineare un sistema più razionale che contempli due soli livelli di governo politico, espressione della sovranità popolare, cioè la regione e i comuni. In particolare, l'eliminazione del livello di governo provinciale è fondata sull'esigenza di porre le basi statutarie per la costruzione di un nuovo sistema regione-autonomie locali, per semplificare i livelli di governo locale e per l'esigenza del risparmio in una situazione di crisi dell'economia. Infine, le ragioni che hanno condotto all'approvazione di questo progetto di legge sono determinate anche dalla richiesta che proviene dalla collettività di ridurre i costi della politica.
  Tuttavia, l'obiettivo che la proposta di legge costituzionale intende perseguire è infatti proprio quello di semplificare il sistema istituzionale, come tra l'altro sta avvenendo con la riforma costituzionale che deve essere approvata definitivamente. Infatti, il disegno di legge costituzionale di riforma supera il bicameralismo perfetto e si caratterizza per un bicameralismo differenziato che migliora il sistema istituzionale, nell'ottica di un sistema più semplice ed efficiente. Del resto, dalla Costituzione viene eliminato anche il riferimento alle province, che vengono meno quali enti costituzionalmente necessari dotati, sulla base della Costituzione, di funzioni amministrative proprie. Il Governo, infatti, ha intrapreso la via delle riforme istituzionali per migliorare la qualità delle istituzioni e per rendere più semplice l'ordinamento. In tale contesto il testo legislativo modifica tutti gli articoli dello statuto in cui sono presenti le province quali enti titolari di funzioni e, nello stesso tempo, affianca la dicitura comuni a quella della città metropolitana: viene infatti attribuita alla regione la potestà legislativa di istituire le città metropolitane. Si ricorda, al proposito, che la modifica dello statuto rientra nel programma di riordino del sistema delle autonomie locali della regione Friuli-Venezia Giulia, avviato nell'ottobre 2013, che ha come punti fondamentali la soppressione delle province, la revisione delle forme associative dei comuni nonché la materia della finanza locale.
  Da sottolineare ancora la modifica all'articolo 15 dello statuto, concernente l'elettorato passivo per l'elezione del consiglio Pag. 87regionale al fine di abbassare l'esercizio del diritto di elettorato passivo da 25 anni, com’è nel testo vigente, alla maggiore età, ai 18 anni. Potranno pertanto essere eletti alla carica di consigliere regionale i cittadini che abbiano compiuto 18 anni il giorno delle elezioni. È una disposizione, quest'ultima, che rappresenta un cambiamento in tema di elettorato passivo e conferma una fiducia nelle risorse dei giovani che entrano nella vita politica. Si tratta di un rinnovamento che è fondamentale per avvicinare i giovani alla politica e alle istituzioni in un momento di disaffezione dei giovani proprio verso la politica. Le istituzioni hanno infatti bisogno di giovani preparati e con spirito di iniziativa e, pertanto, la modifica suddetta rappresenta il tentativo di accrescere la responsabilità dei giovani stessi di essere protagonisti nelle istituzioni. Infine, il progetto di legge prevede una modifica alla disciplina dell'iniziativa legislativa popolare, stabilendo una diminuzione del numero di firme necessarie per la presentazione di un progetto di legge.
  Occorre in ogni caso fare alcune riflessioni sulle ragioni che hanno portato alla presentazione del presente provvedimento che ha, come già detto, il suo elemento fondamentale nell'abolizione delle province. Infatti, le problematiche concernenti la sovrapposizione dei livelli istituzionali è certamente uno dei problemi più rilevanti, con ripercussioni sull'efficienza e sull'efficacia del governo dei territori. Avere concepito una proposta di legge costituzionale, come quella oggi all'attenzione del Parlamento, che sopprime le province, è essenziale per restituire qualità dei servizi e risposte adeguate ai cittadini, proprio in virtù dell'accennato principio di sussidiarietà che assicura opportunità di sviluppo sociale ed economico dei territori. Ma attraverso l'approvazione di questa proposta di legge costituzionale si promuove una semplificazione dei livelli di governo anche, come già detto, per ragioni di sostenibilità ordinamentale, funzionale e finanziaria. Ciò consentirà di utilizzare in modo più attento gli strumenti ordinamentali e le risorse, iniziando le riforme dall'architettura dei poteri pubblici locali per rendere maggiormente esigibili i diritti fondamentali dei cittadini. È, quindi, essenziale la ricerca di un'acquisizione di un nuovo modello istituzionale di governo democratico, più adatto alle esigenze attuali e necessariamente basato sul dualismo regioni-comuni.
  Nel ribadire il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area Popolare sulla proposta di legge costituzionale, vogliamo sottolineare l'importanza di definire nuovi assetti costituzionali per migliorare l'efficienza delle istituzioni e per renderle più vicine alle esigenze dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Grazie, Presidente. Io intervengo per esprimere il voto di astensione su questo provvedimento da parte del gruppo di Sinistra Italiana. Naturalmente qui non è in discussione la legittimità di un voto ampio, che il consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ha espresso, né il rispetto che si deve in ogni caso a una decisione di un organo democratico. Il punto è tutto politico ed è relativo al percorso che si è aperto in quella regione successivamente alla modifica dello statuto, in particolare con la legge di riforma delle autonomie locali che ha avviato la costituzione delle 18 unioni territoriali intercomunali e che cosa quel processo, per le modalità con cui è stato avviato e condotto, ha suscitato nel rapporto tra regioni e comuni.
  È un dato successivo all'approvazione dello statuto ed è un dato che credo debba interpellare la nostra valutazione e la nostra riflessione di oggi. Quel percorso di associazionismo coatto e coercitivo dei comuni, fatto senza una concertazione, senza un coinvolgimento vero dei comuni, ha prodotto il risultato che ben 52 comuni di quella regione hanno avviato ricorsi contro le procedure messe in atto dalla regione. Credo sia un punto sul quale Pag. 88riflettere e ci sarebbe anche – credo – da interrogarsi rispetto alla finalità del provvedimento di un contenimento dei costi della politica, se poi effettivamente queste 18 UTI consentiranno, in una regione di un milione 200 mila abitanti, di realizzare effettivamente una razionalizzazione e un risparmio di spesa rispetto alle quattro province oggi esistenti.
  Poi, ci sono altre argomentazioni di merito che sono state sollevate nel dibattito di questi giorni e che, per il nostro gruppo, credo siano state molto puntualmente e lucidamente sollevate dalla collega Serena Pellegrino. In primo luogo, perché questa fretta ? Perché abolire le province in una regione certo a statuto speciale, ma nel mentre è in corso una riforma costituzionale molto ambiziosa, che interviene sullo stesso terreno e che arriverà a un esito di approdo definitivo o di bocciatura con il referendum costituzionale del prossimo autunno ? Non sarebbe stato più ragionevole consentire anche al Friuli di essere parte di questo processo ?
  In secondo luogo, vi è un aspetto particolarmente rilevante, che è stato reso anche più grave, a nostro giudizio, dal modo in cui la regione ha proceduto nel costituire queste associazioni di comuni: qual è la ragione di escludere il diritto dei cittadini e dei comuni di pronunciarsi democraticamente in ordine alla costituzione di questi enti di secondo livello e in ordine, addirittura, alla possibilità che i confini dei comuni vengano ridefiniti, attraverso accorpamenti o istituzioni di nuovi comuni ? Può bastare la formula «sentite le popolazioni interessate» che configura, diciamo, un vincolo giuridico e politico molto debole ? Non sarebbe stato giusto stabilire espressamente una modalità democratica e referendaria per affidare ai cittadini la scelta ultima su decisioni di questo tipo ? E addirittura, invece, in questo progetto di riforma dello statuto si arriva a sostenere che l'istituzione degli enti intercomunali possa avvenire attraverso modalità obbligatorie da parte della regione.
  Questo si lega all'altro punto, a un'altra preoccupazione che abbiamo espresso, cioè che il segno complessivo di questa riforma sia quello non di una valorizzazione di un sano autonomismo e di un rispetto dell'autonomia e del ruolo dei comuni, ma si traduca, invece, nell'instaurazione di un nuovo e pesante centralismo regionale. Non vorrei che qui stiamo continuando a indebolire, pezzo dopo pezzo, la sovranità democratica e costituzionale e, magari, il «sovranismo» rispunta a livello regionale, anche nel caso delle regioni a statuto speciale.
  Infine, riguardo ai punti di merito, la modifica introdotta al Senato con l'introduzione della possibilità della città metropolitana, ha generato ulteriori perplessità e sconcerto, data anche la configurazione e la dimensione della regione di cui stiamo parlando. Insomma, a me pare che ragioni molto puntuali e molto argomentate, anche in questo dibattito come pure in Commissione, avrebbero suggerito più cautela, avrebbero suggerito qualche ripensamento. E, invece, viene da chiedersi il perché di questa determinazione, sorda a ogni obiezione di buonsenso, a voler procedere a tappe forzate.
  Qui mi sia consentito di introdurre, Presidente, una considerazione di carattere più generale: io ho l'impressione che, da qualche anno, nella politica italiana, si sia introdotto un virus piuttosto grave, cioè l'idea che si possa giocare con l'ordinamento dello Stato e con le regole democratiche fondamentali, per finalità di politica contingente, molto contingente, per cui magari la governatrice Serracchiani, che ha cominciato la sua brillante carriera politica – come molti ricorderanno – con una felice invettiva contro la casta e contro il gruppo dirigente inamovibile del suo partito, allora, magari avverte la necessità di consolidare questo suo elemento di caratterizzazione rispetto all'opinione pubblica, una credibilità su questo terreno, e decide di dare un'accelerata all'abolizione delle province, magari per arrivare a quel risultato ancor prima del Parlamento nazionale.Pag. 89
  Ma può essere questa la motivazione che guida un processo così complesso ? È una preoccupazione che sollevo perché ha riguardato anche riforme che sono state fatte nel corso di questa legislatura. Io adesso non voglio infierire, ma diversi di noi, quando avevamo discusso la «riforma Delrio», la riforma che doveva superare le province a Costituzione vigente, avevamo sollevato perplessità in ordine alla chiarezza – lo ricorderà il sottosegretario Bressa – all'efficacia e all'economicità di quella riforma. Oggi credo, a distanza di quasi due anni, o poco meno, dall'approvazione di quel provvedimento, sia difficile trovare in giro per l'Italia qualcuno che abbia avuto a che fare con quella riforma e che la possa ragionevolmente difendere. Poi, se fosse servito – ancora c’è l'onorevole Bressa che ha un'opinione diversa –, rispetto a un convincimento popolare più vasto, credo che il film di Checco Zalone abbia – come dire – segnato un giudizio definitivo, diciamo, rispetto alla coscienza popolare (Commenti dell'onorevole Gianclaudio Bressa, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri).

  PRESIDENTE. Onorevole Bressa !

  ALFREDO D'ATTORRE. Poi, naturalmente, l'onorevole Bressa è liberissimo di mantenere i suoi convincimenti a dispetto della realtà.
  Così come credo che il modo in cui abbiamo proceduto sulla riforma costituzionale, con strappi continui, con una costante espropriazione delle prerogative anche del Parlamento, con un ruolo esorbitante del Governo, con l'idea che un provvedimento atteso da anni, ma che andava certo costruito con un consenso ampio, la riforma del bicameralismo, potesse diventare il brand di successo del Governo in carica, la madre di tutte le riforme, quella una volta approvata – tante volte il Presidente del Consiglio ce lo ha detto – ci avrebbe spalancato le porte in Europa. Fatta la riforma del Senato, l'Italia sarebbe diventata leader in Europa, la nostra posizione negoziale si sarebbe rafforzata e noi finalmente saremmo riusciti a imporre la nostra linea.
  Ora, io anche qui evito di infierire, ma mi pare che gli sviluppi successivi abbiano – come dire – messo in luce il carattere velleitario di questa impostazione. Il modo in cui il Presidente del Consiglio sta anche affannosamente provando a riposizionare la sua politica europea, prendendo atto lucidamente di un fallimento in questi due anni, credo che ne sia la più evidente testimonianza. Io credo che non possiamo procedere più così; non si può procedere giocando con l'ordinamento dello Stato e con regole democratiche fondamentali, piegandole a finalità politiche molto, molto ristrette e io sono convinto che il referendum costituzionale del prossimo autunno sarà il momento in cui i cittadini italiani riaffermeranno un principio chiaro: La Costituzione e le regole fondamentali della democrazia appartengono ai cittadini e non certo alla convenienza di corto respiro del Governo in quel momento in carica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il tema in discussione, oltre che riguardare, in primis, la regione da cui provengo, il Friuli Venezia Giulia, pone in evidenza, ancora una volta, la totale incapacità, che assume i connotati di malafede, da parte del centrosinistra, di governare il territorio e l'organizzazione degli enti locali.
  La proposta di modifica dello Statuto della regione Friuli Venezia Giulia va infatti necessariamente letta assieme alla riforma assolutamente negativa dell'ordinamento degli enti locali, portata avanti dalla governatrice Serracchiani, ovvero la cosiddetta riforma delle UTI.
  Con la riforma costituzionale che ci apprestiamo a votare, il Parlamento discute l'abrogazione delle quattro province, mentre nel frattempo la regione istituisce ben diciotto nuovi enti, con un aggravio di costi e con l'eliminazione della possibilità per i cittadini di scegliere chi amministra Pag. 90i soldi pubblici tramite delle elezioni democratiche dirette. Ennesimo esempio, questo, di come la sinistra intende gestire la cosa pubblica, ovvero attraverso la proliferazione di poltrone in enti di secondo livello, che non sono scelti direttamente dagli elettori, moltiplicando i costi e diminuendo drasticamente il livello di rappresentatività. È quanto accaduto con la riforma delle province della «legge Delrio», una riforma caotica e insoddisfacente che fa acqua da tutte le parti, venduta come abolizione delle province, ma che nei fatti si è tradotta nella soppressione di libere elezioni, aggravio di costi, paralisi amministrativa e complicazioni decisionali, una riforma ricca di contraddizioni che sta gettando nel caos le pubbliche amministrazioni di tutta Italia, con particolare gravità per il riparto di funzioni e per il riassetto dei dipendenti, una riforma, quella che porta il nome del Ministro Delrio, che non può che far riflettere anche sul ruolo delle città metropolitane, che la proposta di legge costituzionale oggi in discussione intende introdurre anche per il Friuli Venezia Giulia.
  Il disegno di legge, presentato inizialmente dal consiglio regionale, prevedeva la modifica dello Statuto della regione in materia di enti locali attraverso la sola soppressione delle province. Nel corso dell'esame al Senato, con riferimento all'istituzione di nuovi comuni, è stata infatti prevista la possibilità che questi possano essere istituiti anche nella forma di città metropolitane, contraddicendo di fatto la volontà della stessa regione, espressa all'unanimità, e allontanandosi dal modello della semplificazione, del risparmio e della sburocratizzazione, essenziale per cittadini e imprese. La stessa riforma Delrio ha evidenziato tutti i limiti dell'ente città metropolitana. L'automatica trasformazione di interi territori provinciali in città metropolitane non ha infatti avuto considerazione per i criteri più oggettivi, quali i livelli di popolamento e urbanizzazione, attrazione di flussi di pendolarismo e di mobilità generale, presenza di funzioni produttive di pregio, indebolendo il concetto stesso di poli metropolitani, come aree strategiche per il rilancio della competitività.
  La città metropolitana è diventata nei fatti un mero luogo di concertazione fra comuni, ognuno dei quali resta titolare delle proprie funzioni sul proprio territorio.
  Con il provvedimento al nostro esame andiamo quindi ad approvare una riforma dello Statuto del Friuli Venezia Giulia che comprende un nuovo ente, la città metropolitana, che nel territorio nazionale si sta dimostrando fallimentare, e di cui lo stesso consiglio regionale aveva rifiutato l'introduzione. Una riforma che dà il via libera alla soppressione delle province quando, a livello nazionale, le province esistono ancora anche nella Costituzione vigente, una riforma che, da ultimo, si sovrappone ad una ulteriore riforma degli enti locali messa in atto dalla governatrice, con la creazione delle diciotto unioni territoriali intercomunali che gli stessi comuni non vogliono. In altre parole, un capolavoro di contraddizioni che – come spesso succede e come già sta accadendo – finirà nelle mani della magistratura amministrativa, con il triste risultato per la gestione Serracchiani di delegare la modifica dell'architettura istituzionale alle aule dei tribunali, anziché a scelte che derivano dalla volontà popolare.
  Su 219 comuni della regione Friuli-Venezia Giulia, quasi 60 hanno fatto ricorso contro la costituzione delle Unioni territoriali intercomunali. Il dato grave è l'evidente esclusione dei sindaci alla discussione della riforma delle UTI. La regione non ha minimamente coinvolto i soggetti più vicini al territorio, si è imposta agli enti senza alcuna procedura concertativa, né tanto meno democratica, non ha percorso la via della democrazia all'interno del territorio, demandando nei fatti la soluzione della vicenda alla giustizia amministrativa.
  Abbiamo già avuto modo di rimarcare la necessità di rivedere l'impianto delle province, al fine di un miglioramento dei servizi, di una ottimizzazione dei servizi e di una diminuzione delle spese.Pag. 91
  Tuttavia, non possiamo pensare di abolire le province senza tenere debitamente conto di quello che è il nostro impianto costituzionale vigente. In questo momento storico Forza Italia non intende difendere l'istituzione provincia, ma intende sottolineare come esiste una unità nazionale garantita dalla Costituzione, che dovrebbe prevedere dei livelli, nelle architetture istituzionali, uguali per tutto il Paese. Se approviamo questa riforma per il Friuli Venezia Giulia, creiamo un precedente anomalo e rilevante, che potrebbe alimentare nuove ipotesi di riforma degli statuti regionali, anche in difformità alle disposizioni costituzionali, con esiti difficilmente controllabili.
  Ad oggi le province fanno ancora parte del dettato costituzionale. La riforma che le elimina è stata approvata in seconda deliberazione dal Senato a maggioranza assoluta e sarà, quindi, sicuramente sottoposta al vaglio del referendum confermativo. Ogni ipotesi di modifica dello statuto d'autonomia della regione Friuli Venezia Giulia, per la parte che concerne la soppressione delle province, andava quindi collocata al termine del percorso di riforma del testo costituzionale.
  È vero che, anche come rilevano le disposizioni transitorie contenute nel disegno di legge di riforma costituzionale, le regioni a statuto speciale godono di ampi margini entro cui riorganizzare limiti, confini e funzioni degli enti locali, ma ciò che rileva è soprattutto la necessità evidente che tali processi siano collocati in una visione unitaria e coerente, rispettosa dei principi costituzionali e soprattutto utile al raggiungimento degli obiettivi di efficacia ed efficienza, connessi anche ai vincoli e agli obiettivi posti dall'Unione europea.
  La proposta di legge in discussione, come abbiamo avuto modo di evidenziare in occasione della questione pregiudiziale sospensiva presentata, nel disporre la soppressione di un ente che esiste ancora nell'architettura della Repubblica, disposta dal vigente articolo 114 della Costituzione, pregiudica la possibilità di disporre di un quadro ordinamentale valido per tutti. Né si può sottovalutare il rischio del fallimento del referendum confermativo della modifica del Titolo V, che, qualora dovesse essere respinto, determinerebbe la configurazione di un Paese che ha ancora le province e di una regione che non ha più le province, ma 18 unioni territoriali intercomunali.
  La politica dovrebbe avere il compito di amministrare al meglio la cosa pubblica, di semplificare, di sburocratizzare, di garantire i servizi ai cittadini, di utilizzare con criterio e responsabilità il denaro pubblico. Ebbene, la gestione Serracchiani ha risposto a queste esigenze con imposizioni che hanno eliminato ogni confronto e che sono lontane dalla definizione di un apparato snello, efficace e duraturo; imposizioni che creano solo strascichi nei tribunali o che rilevano questioni di dubbia costituzionalità, come la proposta di legge oggi in discussione, sulla quale esprimo, a nome di Forza Italia, il voto contrario.
  Il voto di Forza Italia è un voto contrario ad una pessima gestione del processo di riorganizzazione degli enti territoriali in Friuli Venezia Giulia e, soprattutto, dei tempi e delle modalità con le quali si sta procedendo la riforma degli stessi: riorganizzazione, modalità e tempi assolutamente inidonei a garantire efficienza, qualità e continuità dei servizi al cittadino e alle imprese. È evidente, quindi, che con il nostro voto contrario prendiamo atto che i cittadini e le imprese non rientrano negli interessi che porta avanti la politica che ad oggi governa il Friuli Venezia Giulia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, colleghi, il gruppo del MoVimento 5 Stelle voterà contro questa proposta di legge costituzionale, che modifica alcune parti dello Statuto della regione Friuli Pag. 92Venezia Giulia. È una posizione che il MoVimento 5 Stelle ha già assunto, in prima lettura, al Senato e che in questa sede riconfermiamo per le motivazioni che ho voluto illustrare diffusamente durante la discussione sulle linee generali e che qui mi accingo a riassumere.
  Di questa legge non condividiamo il metodo che si è seguito, ma non condividiamo neppure il merito di alcune delle modifiche apportate, che, rispetto al testo originario, sono, a nostro avviso, peggiorative. Per quanto riguarda il metro, il Parlamento è stato chiamato ad approvare la legge costituzionale che nasce dall'iniziativa legislativa della regione interessata. Il testo di questa proposta di legge nasce da un documento approvato all'unanimità dalle forze politiche rappresentate in consiglio regionale, dunque votato tanto dalla maggioranza quanto dall'opposizione, in cui ci sono anche i nostri consiglieri del Movimento 5 Stelle. Il Parlamento ha approvato delle modifiche a quel testo e lo ha fatto senza neppure sentire i rappresentanti della regione interessata. Al Senato sono stati presentati una serie di emendamenti e sono stati approvati. Qui la Camera stiamo mantenendo ferme le modifiche apportate nell'altro ramo del Parlamento: monocameralismo alternato.
  Il MoVimento 5 Stelle non vuole sostenere la tesi che il Parlamento non abbia diritto di apportare modifiche ad una proposta di legge presentata dal consiglio regionale, meno che mai quando si tratta di una legge costituzionale.
  Noi diciamo un'altra cosa: compito del legislatore nazionale, nell'esaminare le modifiche proposte a uno statuto regionale di una delle regioni alla quale la Costituzione riconosce, a norma l'articolo 116, primo comma, della Costituzione, uno status particolare di autonomia, è che queste modifiche si scrivano all'interno della cornice costituzionale, che non vadano a infrangere quell'armonia con la Costituzione che l'articolo 123 della Carta fondamentale prescrive per lo statuto di ciascuna regione. Posto che il testo iniziale di questa proposta di legge era perfettamente compatibile con la Costituzione, non vi era necessità e, a nostro avviso, non era neanche opportuno apportare modifiche ad un testo sul quale la volontà politica e istituzionale di tutte le forze politiche del Friuli Venezia Giulia si era mostrata in maniera palese e unanime.
  E se proprio si volevano apportare modifiche, perché non usare lo stesso metro che si utilizza per quasi tutti gli esami dei testi normativi che svolgiamo sia alla Camera che al Senato, procedendo, dunque, alle audizioni dei soggetti interessati ? Si poteva chiedere l'audizione della governatrice Serracchiani o del presidente dell'assemblea legislativa regionale, poi il legislatore nazionale avrebbe legittimamente operato nel modo ritenuto più appropriato. Si è scelta, invece, un'altra strada: soluzione contestata dalla regione interessata dal punto di vista formale, istituzionale e sostanziale, come dimostra la mozione approvata il 9 settembre 2015 dall'assemblea del Friuli, ancora una volta, a voto unanime di tutte le forze politiche.
  Se poi andiamo a vedere le modifiche che sono state apportate nel merito, il dissenso rimane, per quanto ci riguarda. Se sul nuovo articolo 1 del testo in esame si può anche discutere, perché introduce una formulazione più razionale del territorio ricompreso all'interno della regione, citando, ad esempio, la provincia Trieste al posto dell'attuale elenco di territori (formulazione imposta all'epoca per ragioni di carattere internazionale e diplomatico, non potendosi nominare la provincia di Trieste), le altre modifiche sono decisamente peggiorative.
  Il Friuli Venezia Giulia, uniformandosi alla riforma delle province disposta dalla legge Delrio, ha posto una modifica al suo statuto, nel quale erano presenti solo due livelli amministrativi di governo: la regione e i comuni. Veniva, dunque, eliminato, ovunque ricorresse, il riferimento alle province. Con le modifiche apportate dal Senato si è introdotto un terzo livello, che il Friuli Venezia Giulia aveva correttamente eliminato, introducendo il riferimento alla città metropolitana. I consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia erano perfettamente al corrente dell'approvazione, Pag. 93ormai avvenuta da tempo, della legge Delrio. Ci sono colleghi in quest'Aula, con incarichi di grande rilievo nel partito di maggioranza, che sono di quella regione e che, si presume, abbiano un contatto diretto con il territorio e la politica locale. Se nel redigere il testo di modifica ad alcune disposizioni dello statuto, il Friuli Venezia Giulia ha ritenuto di non fare riferimento alle città metropolitane e ha la facoltà di poterle istituire per legge, è probabile che ciò non sia dovuto a un lapsus, a una di quelle distrazioni anche tipiche in cui tanto il legislatore incorre a qualsiasi livello. Al contrario, si è trattato di una specifica volontà politica con l'idea di architettura istituzionale e amministrativa che non prevedesse più livelli intermedi.
  È evidente che il testo in esame prevede solo la facoltà di istituire...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cozzolino. Colleghi !

  EMANUELE COZZOLINO. ... la città o le città metropolitane e non l'obbligo.
  Ciò detto, con queste modifiche quella volontà istituzionale e politica espressa chiaramente dal legislatore del Friuli Venezia Giulia è stata corretta, o meglio contraddetta dal legislatore nazionale. Il MoVimento 5 Stelle, come movimento politico, è contrario non solo in Friuli, ma ovunque alle città metropolitane, perché questi enti non sono altro che la riproposizione delle province con un altro nome e, a questo punto, anche con l'aggravante di essere composte da politici che non sono più eletti dai cittadini, ma da politici loro colleghi. Ci sarebbe molto da dire anche sulle città metropolitane e sui frutti che sta producendo, nel suo complesso, la riforma Delrio, ma, non essendo questa la sede deputata, me ne astengo.
  Concludendo, colleghi, approvando questa legge nella versione attuale stiamo compiendo un errore, un errore che questa volta, almeno formalmente, non è imputabile al Governo, ma al Parlamento. Io so che le modifiche apportate nascono tutte da iniziativa di parlamentari al Senato. Mi viene da dire che il tema delle regioni a statuto speciale non porta fortuna al Parlamento, che in molti casi, nei confronti di queste istituzioni, è stato indulgente, benevolo, quando non avrebbe dovuto. Penso ad alcuni passaggi della delega della riforma della pubblica amministrazione, della quale a breve vedremo, forse, i decreti attuativi. In questo caso sarebbe stato opportuno limitarsi a un semplice vaglio, che si concludesse con il nulla osta, invece si sono voluti mettere i puntini sulle «i»; puntini che, a nostro avviso, sono stati messi a sproposito. È per questi motivi che il gruppo MoVimento 5 Stelle dichiara il proprio voto contrario a questa proposta in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Coppola. Ne ha facoltà.

  PAOLO COPPOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa proposta di modifica allo statuto della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, le province, come enti locali, nella nostra regione non esisteranno più, abbasseremo la soglia per l'elettorato passivo a 18 anni, ridurremo a 5 mila le firme necessarie per l'iniziativa legislativa popolare e daremo piani e strumenti alla regione per disciplinare le forme di esercizio associato delle funzioni comunali.
  Nel dibattito parlamentare si è parlato a sproposito di fretta, ma noi siamo giunti oggi agli ultimi passi di un percorso partito da lontano; un dibattito iniziato alla fine degli anni Novanta sull'opportunità, data dalla specialità del nostro ordinamento regionale, di ripensare l'assetto istituzionale al fine di renderlo conforme alle aspettative e alle esigenze di un territorio e dei propri cittadini. Una forma virtuosa di autogoverno e di autodeterminazione, pur nel rispetto dell'istituzione centrale. Altro che fretta, è un quarto di secolo che se ne parla ! Evidentemente serviva la giunta Serracchiani per passare dalle parole ai Pag. 94fatti. Con questo atto i cittadini del Friuli Venezia Giulia diranno addio alle province e, credetemi, non ho avuto modo di leggere nei loro occhi preoccupazione per la possibile perdita di identità, così come, invece, ha paventato un nostalgico presidente della provincia di Udine che, durante le audizioni in I Commissione, ha chiesto a più riprese di fermare l'iter legislativo e di attendere il risultato del referendum confermativo sulla riforma della Costituzione. Una richiesta reiterata in Aula dall'onorevole Fedriga, evidentemente rispondendo alla volontà e all'interesse del suo capobastone, come piace dire a lui. Una richiesta diametralmente opposta a quella del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, che a larga maggioranza, invece, ci chiede di far presto e di approvare senza ulteriori modifiche e senza indugio questa riforma. La materia rientra, infatti, nella competenza esclusiva della regione autonoma Friuli Venezia Giulia relativa all'ordinamento degli enti locali e, quindi, non avrebbe nessun senso rimandare aspettando l'esito del referendum. Anche il sottosegretario Bressa, nei lavori di Commissione, ha stigmatizzato il comportamento tenuto durante l'audizione dal presidente della provincia di Udine. Un comportamento alquanto bizzarro, perché proveniente da chi si è sempre dichiarato un autonomista convinto. Autonomista a corrente alterna, aggiungerei io, che evidentemente si spegne quando si percepiscono la propria sede e la propria indennità in pericolo.
  Il gruppo del Partito Democratico ritiene che questa iniziativa della regione Friuli Venezia Giulia rappresenti un esempio virtuoso di come un territorio in maniera responsabile possa esercitare al meglio la propria autonomia. Autonomia che non va intesa solo in termini istituzionali, come sancito dall'articolo 116 della Costituzione, ma in quanto autonomia di pensiero e di primato della politica; del primato, cioè, di un'idea coerente di organizzazione e di sviluppo sociale e territoriale che viene portata avanti con correttezza nelle sedi di dibattito opportune. Questo percorso è reso ancora più evidente se si confronta, invece, con il comportamento di alcune opposizioni che in Friuli Venezia Giulia hanno preferito rinunciare al dibattito, alla bellezza del confronto e della discussione politica all'interno dei consigli comunali, con pretestuosi ricorsi al TAR, abdicando così al proprio ruolo in ultima istanza, alla propria funzione, di proporre, cioè, alternative valide e credibili. La regione Friuli Venezia Giulia si è data il compito di ripensare al proprio ordinamento e le modifiche che andremo ad approvare forniscono gli strumenti per dare piena attuazione alla legge regionale n. 26 del 12 dicembre 2014 sul riordino delle autonomie locali che prevede, all'articolo 2, un ordinamento regionale basato essenzialmente sui comuni quali enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni, secondo i principi fissati dalla Costituzione, organizzati in unioni territoriali intercomunali, volte ad un pieno soddisfacimento dei bisogni del cittadino. Nessun nuovo costo, come erroneamente dichiarato in quest'Aula dall'onorevole Fedriga; nessun nuovo costo, nessuna nuova poltrona, ma un coordinamento efficiente delle funzioni di area vasta.
  La modifica rispetto al testo originale, così come risultato dalla discussione in Commissione affari costituzionali del Senato, ha avuto l'avallo del consiglio regionale e ha messo in luce la necessità di normare in modo più efficace l'iter di questo tipo specifico di leggi di rango costituzionale. La modifica dello statuto, infatti, non può che seguire un procedimento che assicuri il rispetto delle prerogative, sia del Parlamento sia del consiglio regionale, su un piano paritario, sottolineando che l'autonomia speciale trova il suo fondamento in una decisione dello Stato sovrano. Il Friuli Venezia Giulia è una terra che è stata capace negli anni di dimostrare come l'autonomia possa rappresentare un valore e non una fonte di spreco e di privilegio. Ricorre quest'anno – è d'obbligo ricordarlo – il quarantesimo anniversario del terremoto, della ferita che segnò per sempre Pag. 95la regione e con essa la sua memoria, a cui seguì quella ricostruzione che da tutti è presa come modello, non solamente tecnico, ma anche e soprattutto un modello di organizzazione, per l'efficienza e le soluzioni normative che le istituzioni locali dimostrarono e assunsero dopo l'ottenimento della delega di funzioni da parte dello Stato.
  La libertà oggi come allora va dunque esercitata con serietà e con costante attenzione, in sintonia con l'evoluzione dei mondi che ci circondano. La velocità con cui avvengono i cambiamenti economici e sociali, visti anche i fattori e le influenze esogene cui è sottoposta una terra di confine, seppure inserita nel punto più vivo e vitale dell'Europa, che corre il rischio di tornare a essere muro, non opportunità, con la messa in discussione proprio in questi giorni dei principi contenuti nel Trattato di Schengen, poco si concilia con i tempi lunghi della politica e delle istituzioni. Ed è questo il motivo essenziale per cui viene chiesto a noi, rappresentanti ad ogni livello, di essere coraggiosi e lungimiranti nel ripensare l'assetto istituzionale che dovrà accompagnare le nostre vite e le nostre azioni dei prossimi anni. La regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ha fatto tutto ciò; ha semplificato i livelli di governo; ha avvicinato i comuni alla regione e di conseguenza i cittadini responsabilizzandoli e organizzandoli in modo tale da indurli al dialogo e alla condivisione; ha riorganizzato in maniera omogenea il territorio e ripensato i servizi, razionalizzandoli. Con questa proposta di legge costituzionale, inoltre, viene abbassato da 25 a 18 anni il limite di età per poter essere eletti in consiglio regionale e si diminuisce da 15 mila a 5 mila il numero di firme necessarie...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po’ la voce, grazie.

  PAOLO COPPOLA. ... per avviare un'iniziativa legislativa popolare con numeri maggiormente corrispondenti alla composizione geografica e demografica della regione. In definitiva, quella che ci prestiamo ad approvare è una buona legge perché rappresenta un buon esercizio dell'autonomia eliminando le province. Un esempio di ascolto delle istanze dei cittadini e di interpretazione della volontà popolare. Un buon esercizio dell'autonomia nell'innovazione e nella sperimentazione di modalità per avvicinare i cittadini alle istituzioni, soprattutto i giovani, abbassando il limite di età per l'elettorato passivo e il numero di firme da raccogliere per le iniziative di legge popolare. Una buona legge che rispetta le prerogative di autonomia della regione e il rapporto pattizio con il Parlamento. Una buona legge che la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ci chiede di approvare senza indugio. Pertanto, senza indugio annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3224)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale, già approvata in prima deliberazione dal Senato, n. 3224, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Placido, Malisani, Tidei, Palma, Terzoni, Ferro, Gnecchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   S. 1289 – «Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni Pag. 96regionali e di iniziativa legislativa popolare» (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato) (3224):

   Presenti  367   
   Votanti  337   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato  231    
    Hanno votato no  106.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Dichiaro così assorbita la proposta di legge costituzionale n. 2060.
  Lo svolgimento di ulteriori punti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

In morte dell'onorevole Stefano Servadei (ore 19,33).

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Stefano Servadei, già membro della Camera dei deputati nella IV, V, VI, VII e VIII legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  Vi pregherei di fare un po’ di silenzio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, grazie per aver ricordato Stefano Servadei, che è stato per tante legislature deputato, è stato questore della Camera, uno dei questori storici della Camera. Stefano Servadei è stato un grande socialista romagnolo, dopo Nenni e Andrea Costa per tantissimi anni è stato uno dei costruttori del Partito Socialista in Romagna, un uomo conosciuto per la sua grande autorevolezza, per il suo coraggio, per la sua onestà, per l'amore per la politica e per il...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, stiamo commemorando un collega !

  SERGIO PIZZOLANTE. ... e per il Partito Socialista. È stato anche un grande combattente per l'autonomia della Romagna, ha fondato infatti il MAR, il Movimento per l'autonomia della Romagna, ed è stato negli ultimi quindici anni della sua vita il suo impegno principale. Lo ricordo, l'ho conosciuto che era un ragazzo, sono entrato nel Partito Socialista con lui, è un ricordo forte, rivolgo a lui un saluto e alla sua famiglia un abbraccio (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Giovanna Petrenga, già iscritta al gruppo parlamentare Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale. La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta... colleghi... in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,35).

  GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, ieri all'età di 72 anni è scomparso Nanni Savio, esponente pacifista, teorico della non violenza, attivista politico, è stato per tanti anni punto di riferimento per il movimento non violento per tutto il mondo pacifista. All'età di diciannove anni ha aderito al movimento antimilitarista italiano, poi negli anni Settanta ha collaborato all'organizzazione e allo sviluppo di movimenti come il movimento internazionale di riconciliazione, movimento non violento. Ha fondato a Torino il centro Sereno Regis. È stato protagonista della Pag. 97lotta per l'obiezione di coscienza, per il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza. Nel 1982 ha fondato insieme ad altri non violenti e pacifisti la campagna per l'obiezione alle spese militari. È stato protagonista anche dell'esperienza dei Verdi, è stato nel 1985 consigliere comunale a Torino per i Verdi. Ha lavorato con tanti esponenti pacifisti e non violenti di tutto il mondo, da Galtung, a Gene Sharp, a Ebert e tanti altri. Ha lavorato insieme a Giuliano Pontara, ha lavorato insieme a molti di noi. Ha scritto decine di libri, è stato protagonista, insieme a tanti esponenti, della Torino degli anni Settanta e Ottanta ad un impegno pacifista e non violento continuato. Ha scritto importanti testi sul rapporto tra economia e non violenza. Con lui scompare una persona che è stata, dal punto di vista teorico ed etico, una persona rigorosa ed esigente, una persona che è stato un punto di riferimento per molti di noi e che ci mancherà. Ci mancherà la sua lucidità, ci mancherà il suo rigore morale, ci mancherà il suo impegno continuo a favore della pace e della non violenza (Applausi).

  MARCO DONATI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO DONATI. Signor Presidente, come lei pensa pochi giorni fa l'Aula ha affrontato in terza lettura la legge che prevede l'introduzione nel nostro codice penale del reato di omicidio stradale. Anche se la votazione finale ha visto prevalere i voti favorevoli, il testo è passato nuovamente al Senato a causa dell'emendamento votato a scrutinio segreto, che modificando il testo, ha richiesto l'ennesimo passaggio parlamentare. Purtroppo, Presidente, le tragedie non aspettano le norme e in questi pochi giorni sono numerosi i fatti di cronaca che hanno interessato le nostre strade, non ultimo un episodio drammatico che ha riguardato Arezzo, la mia città. Da sempre ritengo che il nostro ordinamento debba dotarsi di norme che introducono tale fattispecie di reato ed è chiarissima la volontà del Governo ad andare in questa direzione.
  Pertanto le chiedo, nel limite dei suoi poteri, di sensibilizzare la Presidenza del Senato a calendarizzare la legge prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Capisco la sensibilità sull'argomento. Ovviamente, onorevole Donati noi non possiamo sensibilizzare la Presidenza del Senato, che autonomamente deciderà quando calendarizzare il provvedimento.

  MATTEO DALL'OSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, vorrei esprimere la nostra profonda indignazione per la disgustosa battuta del Vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, che al Family Day dello scorso sabato, rispondendo ad un giornalista delle Iene, ha esclamato: ma questo è il Family Day, non l’handiccappato day ! Ecco, l'utilizzo, peraltro fuori dal tempo, del termine handicappato come insulto, è deplorevole e schifoso per qualsiasi cittadino, figuriamoci per chi ha un ruolo pubblico. Gasparri deve dimettersi dall'alta carica che ricopre e, direi, ritirarsi per sempre dalla politica. Io in quanto handicappato avrò le mie disabilità, ma le assicuro che sono capace di mandare il Vicepresidente del Senato a fan culo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. No, no onorevole Dall'Osso, per favore !

  LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, devo denunciare l'omertà del Governo sulla centrale di Tirreno Power, sul nuovo caso Pag. 98da «Terra dei fuochi» su cittadini esposti ad elevati quantitativi di contaminanti che stanno pagando un alto prezzo: tumori alla vescica o all'utero, casi di mieloma, malformazioni, infertilità. È dal 2013 che ho depositato l'interrogazione, restata inevasa, e che poi ho ripresento nell'atto n. 3-01278 il 9 febbraio 2015, sotto forma di interrogazione a risposta orale. Oggi, dopo tre anni, mi trovo qui in Aula a sollecitarla. Nel frattempo, Presidente, la gente muore e io tre anni fa, quando ho incontrato i cittadini di Napoli est, ho visto una luce di speranza accendersi nei loro occhi; ho visto persone che hanno percepito di nuovo le istituzioni vicino, ma al Governo del Partito Democratico non interessa che una nuova centrale termogas di Tirreno Power Spa dal 2004 procede la sua attività senza le normali e legali procedure di impatto ambientale. Mentre il Governo fa affari con alcune aziende, che distruggono il Paese, dai rubinetti di questi cittadini, Presidente, esce acqua nera per tre giorni. I cittadini sono barricati in casa per il rumore degli impianti, costretti a subire allarmi emessi dalle sirene della centrale senza conoscerne i motivi. L'ARPA nel 2013 ha evidenziato odore di idrocarburi presenti in notevole quantità nel mare di un colore giallo chiaro. Insomma, ce n’è abbastanza per interessare magistratura ed antimafia, ma non il Governo. Speriamo che almeno dopo questo sollecito ci possa degnare di una risposta; i cittadini non si meritano questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Do quindi lettura dell'ordine del giorno della seduta di domani... Colleghi ! Colleghi ! Per favore !

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Sisto, non posso darle la parola, onorevole Sisto, perché a termini di Regolamento... onorevole Sisto, non posso darle la parola perché a termini di Regolamento, così come stabilito dalla Giunta per il Regolamento, per gli interventi di fine seduta bisogna iscriversi entro due ore dall'inizio della seduta pomeridiana. Quindi la pregherei... onorevole Sisto, io le dò la parola sull'ordine dei lavori, ma lei non interviene sul merito, perché io le tolgo immediatamente la parola. Prego... colleghi, fino a prova del contrario, qui ci sto io (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), poi quando ci starete voi, deciderete diversamente. Prego, onorevole Sisto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Vorrei soltanto conoscere se la norma regolamentare prevede anche il fatto personale tra quelli per cui non è possibile intervenire, solo questo.

  PRESIDENTE. Il fatto personale riguarda la persona, poiché lei non si chiama come la persona che è stata chiamata in causa, non può intervenire. La ringrazio. La Seduta è tolta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 3 febbraio 2016, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 1556 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MATURANI ed altri: Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali (Approvata dal Senato) (C. 3297).
  e delle abbinate proposte di legge: MARCO MELONI ed altri; CENTEMERO; MUCCI ed altri (C. 1278-3354-3359).
  – Relatore: Mazziotti Di Celso.

Pag. 99

  2. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   GRASSI ed altri; ARGENTIN ed altri; MIOTTO ed altri; VARGIU ed altri; BINETTI ed altri; RONDINI ed altri: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (C. 698-1352-2205-2456-2578-2682-A).
  – Relatrice: Carnevali.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Ciprini ed altri n. 1-00730, Placido ed altri n. 1-01128, Miccoli ed altri n. 1-01129, Pizzolante ed altri n. 1-01130 e Cirielli ed altri n. 1-01131 concernenti iniziative volte all'assunzione dei vincitori e degli idonei dei concorsi pubblici.
  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 19,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Fassina e a. 1-1090 417 402 15 202 114 288 81 Resp.
2 Nom. Moz. Vezzali e a. 1-1100 418 389 29 195 275 114 81 Appr.
3 Nom. Moz. Morassut e a. 1-1102 417 382 35 192 269 113 81 Appr.
4 Nom. Moz. Polverini e a. 1-1103 rif. 416 410 6 206 298 112 81 Appr.
5 Nom. Moz. Brignone e a. 1-1107 416 363 53 182 105 258 81 Resp.
6 Nom. Moz. Valente S. e a. 1-1108 418 362 56 182 70 292 81 Resp.
7 Nom. Moz. Buttiglione e a. 1-1109 rif. 417 370 47 186 257 113 81 Appr.
8 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-1110 rif. 420 411 9 206 298 113 81 Appr.
9 Nom. Moz. Saltamartini e a. 1-1121 418 388 30 195 126 262 81 Resp.
10 Nom. Pdl cost. 3224 e abb.-q. sosp.1,2, 368 352 16 177 123 229 80 Resp.
11 Nom. Pdl cost. 3224 e abb. - em. 1.1 350 350 176 107 243 96 Resp.
12 Nom. em. 1.50 373 370 3 186 113 257 95 Resp.
13 Nom. em. 1.51 374 369 5 185 114 255 95 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.56 384 349 35 175 88 261 94 Resp.
15 Nom. em. 1.62 405 370 35 186 27 343 92 Resp.
16 Nom. em. 1.53 417 372 45 187 22 350 91 Resp.
17 Nom. em. 1.57 421 372 49 187 19 353 91 Resp.
18 Nom. em. 1.58 419 360 59 181 18 342 91 Resp.
19 Nom. em. 1.59 418 370 48 186 19 351 90 Resp.
20 Nom. em. 1.60 421 370 51 186 17 353 90 Resp.
21 Nom. em. 1.61 414 369 45 185 18 351 91 Resp.
22 Nom. em. 1.4 423 345 78 173 21 324 91 Resp.
23 Nom. em. 1.5 419 344 75 173 20 324 91 Resp.
24 Nom. articolo 1 414 312 102 157 272 40 91 Appr.
25 Nom. em. 2.2 421 372 49 187 111 261 91 Resp.
26 Nom. em. 2.3, 2.53 423 391 32 196 145 246 91 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.1, 2.4 425 393 32 197 140 253 90 Resp.
28 Nom. em. 2.5 418 403 15 202 149 254 90 Resp.
29 Nom. em. 2.51 419 401 18 201 147 254 90 Resp.
30 Nom. em. 2.52 422 404 18 203 148 256 90 Resp.
31 Nom. articolo 2 418 387 31 194 261 126 90 Appr.
32 Nom. em. 3.1, 3.4 426 389 37 195 106 283 89 Resp.
33 Nom. articolo 3 424 396 28 199 251 145 88 Appr.
34 Nom. em. 4.3, 4.50, 4.51 397 380 17 191 149 231 88 Resp.
35 Nom. em. 4.1, 4.6 409 380 29 191 142 238 88 Resp.
36 Nom. em. 4.55, 4.56 427 401 26 201 128 273 88 Resp.
37 Nom. em. 4.2, 4.61 426 411 15 206 131 280 88 Resp.
38 Nom. em. 4.63 434 370 64 186 94 276 88 Resp.
39 Nom. em. 4.64 436 378 58 190 78 300 88 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 4.68 434 384 50 193 91 293 88 Resp.
41 Nom. em. 4.66 433 381 52 191 90 291 88 Resp.
42 Nom. articolo 4 438 403 35 202 249 154 88 Appr.
43 Nom. em. 5.1 440 428 12 215 40 388 88 Resp.
44 Nom. articolo 5 435 401 34 201 362 39 88 Appr.
45 Nom. em. 6.50 436 405 31 203 88 317 88 Resp.
46 Nom. em. 6.51 430 400 30 201 86 314 88 Resp.
47 Nom. articolo 6 432 403 29 202 366 37 88 Appr.
48 Nom. em. 7.1, 7.4 429 379 50 190 108 271 88 Resp.
49 Nom. articolo 7 428 369 59 185 255 114 88 Appr.
50 Nom. em. 8.1, 8.4 430 378 52 190 102 276 88 Resp.
51 Nom. articolo 8 430 368 62 185 252 116 88 Appr.
52 Nom. em. 9.52 422 361 61 181 70 291 88 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 9.53 423 356 67 179 68 288 88 Resp.
54 Nom. em. 9.54 428 396 32 199 114 282 88 Resp.
55 Nom. em. 9.57 430 403 27 202 119 284 88 Resp.
56 Nom. em. 9.59 439 411 28 206 119 292 88 Resp.
57 Nom. articolo 9 434 381 53 191 261 120 88 Appr.
58 Nom. em. 10.1, 10.4 428 384 44 193 101 283 88 Resp.
59 Nom. articolo 10 435 375 60 188 259 116 88 Appr.
60 Nom. Manten. articolo 11 429 373 56 187 255 118 88 Appr.
61 Nom. articolo agg. 11.01 428 323 105 162 65 258 87 Resp.
62 Nom. em. 12.51 428 406 22 204 102 304 87 Resp.
63 Nom. em. 12.52 419 397 22 199 97 300 87 Resp.
64 Nom. em. 12.6 425 398 27 200 135 263 87 Resp.
65 Nom. em. 12.54 427 402 25 202 96 306 87 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 12.55 426 383 43 192 77 306 87 Resp.
67 Nom. em. 12.64 427 374 53 188 73 301 87 Resp.
68 Nom. em. 12.66 419 374 45 188 71 303 87 Resp.
69 Nom. em. 12.56 428 400 28 201 92 308 87 Resp.
70 Nom. em. 12.57 436 391 45 196 75 316 87 Resp.
71 Nom. em. 12.2, 12.7 415 394 21 198 134 260 87 Resp.
72 Nom. em. 12.60 403 386 17 194 98 288 87 Resp.
73 Nom. em. 12.61 419 401 18 201 101 300 87 Resp.
74 Nom. em. 12.62 417 403 14 202 79 324 87 Resp.
75 Nom. em. 12.8, 12.63 421 393 28 197 119 274 87 Resp.
76 Nom. em. 12.65 424 365 59 183 72 293 87 Resp.
77 Nom. em. 12.67 414 390 24 196 78 312 87 Resp.
78 Nom. em. 12.68 418 394 24 198 91 303 87 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 81)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. em. 12.9 431 412 19 207 137 275 87 Resp.
80 Nom. articolo 12 426 362 64 182 266 96 87 Appr.
81 Nom. Pdl cost.3224 e abb. - voto finale 367 337 30 169 231 106 86 Appr.