Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 516 di venerdì 6 novembre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta del 4 novembre 2015.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bossa, Capelli, Carfagna, Coppola, Dambruoso, De Lorenzis, Dellai, Di Lello, Garofani, Giachetti, Manfredi, Pisicchio, Quintarelli, Rosato, Domenico Rossi, Sanga, Tabacci e Taglialatela sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi in merito ai benefici attesi dalle misure di riduzione degli oneri tariffari nel settore elettrico e iniziative volte a evitare incrementi dei costi a carico degli utenti – n. 2-01150)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Crippa ed altri n. 2-01150, concernente elementi in merito ai benefici attesi dalle misure di riduzione degli oneri tariffari nel settore elettrico e iniziative volte a evitare incrementi dei costi a carico degli utenti (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Crippa se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Con un comunicato stampa intitolato «Bollette elettriche, vanno a segno misure del Governo: risparmi per 2,7 miliardi» il Ministero dello sviluppo economico nel febbraio scorso dichiarava: «Con il taglia-bollette e le altre agevolazioni, le PMI, nel 2015, spenderanno 1,7 miliardi in meno (riduzione compresa tra l'8,5 e il 10 per cento)», tenendo conto dei primi effetti delle diverse misure adottate dal Governo e dal Parlamento, in particolare con il decreto-legge n. 91 del 2014, quel famoso «decreto competitività», che secondo sempre il comunicato del Ministero, indirizza Pag. 2buona parte delle azioni a favore delle PMI, aggiungendo inoltre che a ciò si sarebbero sommati «benefici significativi per le famiglie».
L'aggiornamento tariffario è definito quattro volte l'anno dall'Autorità per l'energia elettrica il gas e stabilisce le variazioni delle componenti tariffarie destinate alla copertura degli oneri generali e di ulteriori componenti nel settore elettrico e nel settore del gas. Peccato che però nell'ultima deliberazione del 28 settembre 2015 n. 451/2015/R/com di aggiornamento, dal 1o ottobre 2015, delle componenti tariffarie destinate alla copertura degli oneri generali e di ulteriori componenti del settore elettrico e del settore gas, si legge: «è confermata la previsione di un consistente aumento nel medesimo anno degli oneri per effetto del termine del meccanismo dei certificati verdi», in quanto «oltre ai costi derivanti dalle tariffe incentivanti che ne prenderanno il posto, si sosterranno i costi associati al ritiro, da parte del GSE, degli ultimi certificati invenduti», per un totale stimato dalla suddetta relazione in circa 2 miliardi di euro. Insomma, in qualche modo, l'Autorità mette in guardia da ipotetici e consistenti aumenti sulle tariffe dei cittadini.
  Gli interventi di riduzione del contributo tariffario descritti nel documento dello scorso febbraio riguardano principalmente il settore delle fonti energetiche rinnovabili, attraverso misure di riduzione degli incentivi erogati, misure meramente contabili e una misura una tantum di rimodulazione del meccanismo di pagamento degli incentivi al fotovoltaico che, posticipati, avrebbero portato a un risparmio di cassa, secondo il Governo, di 600 milioni di euro, da recuperare negli anni successivi. Si tratta di una sorta di maquillage: quello che doveva essere dato nel corso dell'anno, viene dato in maniera forfettaria percentualmente e poi viene fatto un secondo acconto di saldo finale, nel quale teoricamente al giugno successivo vengono erogati gli incentivi sulla produzione da rinnovabile che, in realtà, si riferiscono all'anno precedente. Spostiamo veramente soltanto i capitoli di spesa, ovviamente sempre e solo a discapito di quegli imprenditori e dei cittadini che hanno investito sulle rinnovabili.
  Ma andiamo oltre, perché le misure adottate dal Governo teoricamente prevedevano l'estensione della platea dei soggetti al pagamento degli oneri di sistema, quantificati sostanzialmente in 70 milioni di euro. Anche qui si tratta di un'azione non proprio in linea con una previsione rinnovabile del sistema energetico italiano, perché, di fatto, andavate a inserire, in un pagamento dei sistemi elettrici di utenza, gli oneri derivanti dall'autoconsumo, cioè voi avete deciso, in qualche modo, di applicare gli oneri di sistema anche a quella parte in cui il soggetto produce e consuma energia.
  Ma andiamo oltre, immaginavate che dal pagamento degli oneri sostenuti dal GSE per lo svolgimento delle attività di gestione, verifica e controllo inerenti ai beneficiari dei medesimi incentivi derivasse un risparmio atteso di 30 milioni di euro.
  Qui avete spostato sostanzialmente l'onere della prova: come già succede anche in altre situazioni di carattere tributario, il soggetto che è sottoposto ad un controllo da parte del GSE paga, a livello fisso annuale, un contributo di mantenimento del sistema dei controlli. A mio avviso, questo è un problema, dal momento che sarebbe utile aumentare le sanzioni e, con i relativi introiti, mantenere il sistema attivo dei controlli, visto che, dati alla mano, il 25 per cento, ed in alcuni casi arriva anche al 30 per cento, degli impianti controllati sono stati soggetti a revisione degli incentivi erogati, perché c'erano state delle formalità oppure modalità non troppo trasparenti di richiesta di incentivi non idonei.
  Avevate immaginato di rimodulare gli incentivi ai grandi impianti fotovoltaici, con una famosa opzione di scelta che avrebbe portato, secondo voi, ad un risparmio atteso di 420 milioni di euro, con una dilazione del pagamento dai venti ai venticinque anni.
  Avevate previsto la cancellazione dello sconto sul prezzo dell'energia elettrica, Pag. 3riconosciuto ai dipendenti delle imprese distributrici, per un risparmio atteso di 23 milioni di euro. Le misure adottate prevedevano anche la rimodulazione del sistema tariffario elettrico delle Ferrovie dello Stato, per un risparmio atteso di 80 milioni di euro.
  Altre misure previste per diminuire la componente tariffaria prevedevano la riduzione del sistema di interrompibilità, meccanismo definito «necessario tecnicamente per gestire in sicurezza il sistema elettrico». Ricordo a tutti che l'interrompibilità riguarda soprattutto le grandi imprese, quelle imprese oggi, nella stragrande maggioranza nel panorama italiano, in seria difficoltà operativa, alle quali viene pagato un corrispettivo tariffario in bolletta per l'interrompibilità, che sostanzialmente deriva dal fatto che loro mettono a disposizione del sistema elettrico italiano la possibilità di non consumare corrente in determinati periodi di crisi, per mantenere i sistemi elettrici italiani di emergenza, come ad esempio gli ospedali, in condizione di funzionare.
  Peccato che, con un calo così consistente della domanda e con una disponibilità energetica così elevata, ci si domanda, ancora oggi, se questo sistema, introdotto una ventina di anni fa, sia ancora attuale. Secondo noi non lo è assolutamente.
  Avevate poi introdotto il discorso del «capacity payment», il cui costo, ad oggi, non è ancora stato rivisto.
  Avevate previsto la mancata richiesta di risoluzione anticipata di convenzioni CIP6 per il 2015, salvo ulteriori richieste, che potevano essere presentate entro il 30 settembre 2015, ma ad oggi non sono state ancora presentate. Si tratta di misure che Renzi sbandierò con tanto di slides anche con riferimento alla riduzione dei benefici per il trasporto dell'energia elettrica per lo Stato vaticano, che tuttora ha garantito una fornitura di energia a prezzi ridotti, così come allo Stato di San Marino: ovviamente quegli aspetti non sono stati toccati, nonostante le convenzioni fossero da rinnovare proprio durante il mandato di Renzi.
  La riduzione della spesa per i certificati verdi, contrariamente a quanto riportato nei documenti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, secondo il Governo, avrebbe portato ad un risparmio di spesa di 456 milioni di euro. Peccato che l'Autorità ha sancito ad ottobre che porterà al contrario due miliardi di oneri: avete quindi sbagliato la previsione di circa due miliardi e mezzo. Pensavate di risparmiare 500 milioni, spenderemo, di fatto, secondo l'Autorità, due miliardi in più. Il delta tra i due è di due miliardi e mezzo.
  Non tutte le operazioni effettuate dal Governo prevedono una diminuzione degli oneri in bolletta: il comma 193 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre del 2014, n. 190, la legge di stabilità per il 2015, ha stabilito che la rete elettrica delle Ferrovie dello Stato, è inclusa all'interno della rete di trasmissione nazionale, questo, ovviamente, subordinatamente all'acquisizione di tale rete da parte di Terna, società privata, concessionaria della rete elettrica, che riceve una remunerazione del servizio attraverso una componente tariffaria.
  Avevamo già posto tale questione nel corso della discussione della legge di stabilità dell'anno scorso e il sottosegretario probabilmente ricorda il discorso di prevedere un miliardo di introiti. L'Autorità ha sancito, con una delibera di qualche settimana fa, che il prezzo è fissato a 674 milioni di euro, quindi, mancano all'appello circa 350 milioni rispetto alle previsioni contenute nella legge di stabilità, riconoscendo a Terna i maggiori costi operativi, a partire dal 2016, a cui si aggiungerà la remunerazione del capitale, a partire dal 2017, sempre con il recupero in bolletta. Quindi, ciò che noi sostenevamo, nel corso della discussione della legge di stabilità dell'anno scorso, che la probabilità che la vendita della rete elettrica delle Ferrovie dello Stato potesse comportare un maggiore onere sulla bolletta pagata dai cittadini, alla fine, si è di fatto tramutato in realtà.
  Innanzitutto, perché in qualche modo ci stiamo chiedendo se la differenza tra un miliardo di euro ipotizzato e i 674 milioni di euro debba essere coperta da qualche Pag. 4parte. Non vorremmo mai che, di nuovo, andiamo a mettere le mani nelle tasche dei cittadini italiani. Ma, per di più, purtroppo, secondo l'Autorità dell'energia elettrica e del gas e le regole che sono state ormai stabilite, per quello che è un investimento da parte della rete elettrica di Terna c’è una parte che viene caricata sempre in bolletta. Quindi, stiamo parlando di remunerazione del capitale e di maggiori costi operativi a partire dal 2016. Quindi, sono due aggravi che vengono caricati sulla bolletta dei cittadini.
  A ciò – ahimè ! – si aggiungono i costi addebitati, tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro – molto più sui 3 miliardi, perché di fatto sono 480 milioni di euro l'anno, più o meno, in sei anni, quindi sono 3 miliardi di euro –, nella voce dei costi di dispacciamento per finanziare le interconnessioni private. In questo caso si apre un capitolo allarmante della visione energetica nel nostro Paese. Noi, tramite cordate di imprenditori privati, guidate dagli esperti di Terna, stiamo realizzando infrastrutture energetiche, di fatto interconnector privati, che vedono coinvolti i maggiori operatori energetici e i maggiori consumatori energetici del nostro Paese, quindi le maggiori aziende. Peccato che, durante un'interrogazione proprio su questo tema, presentata la scorsa settimana in Commissione attività produttive, innanzitutto, ci è stato confermato, perché non smentito, il dato dei 3 miliardi di euro, che corrispondono a 500 milioni di euro l'anno, e di aver anticipato con le bollette dei cittadini uno sgravio in bolletta per questi investitori.
  Però, ricordo, ad esempio sull’interconnector Italia-Svizzera, che stiamo parlando del fatto che, su 23 investitori, 13 hanno sicuramente problemi operativi, con tavoli di crisi aperti al MISE o, per di più, cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Quindi, la domanda che ci ponevamo e che i cittadini si pongono è: un soggetto del genere può prendersi 3 miliardi di euro di anticipo senza aver fatto nulla, perché, di fatto, oggi i progetti sono meramente sulla carta ? Non vorremmo che questo sia un ulteriore aggravio delle bollette dei cittadini, che mai vedranno, neanche eventualmente, restituiti quei soldi qualora l'opera non dovesse essere realizzata. Ricordo a tutti che tra i soggetti dell’interconnector Italia-Svizzera, ad esempio, figurano Riva Acciaio e Ilva Spa, che non mi sembrano notoriamente – visto che all'interno di queste Aule parlamentari il tema Ilva ormai è arrivato prossimo quasi ai 10 decreti – che funzionino bene. Dall'altro lato, quindi, la preoccupazione dei cittadini e dei costi a carico delle bollette dei cittadini è costante e continua.
  Noi non capiamo se le modalità che il Governo ha annunciato, con quel comunicato stampa di febbraio, siano state solamente propagandistiche oppure veramente non si è tenuto conto e non si è avuta una minima visione di quelli che potevano essere gli oneri dei consumi energetici e gli aumenti dei costi durante questo periodo.
  Ricordo poi – dopo eventualmente avrò tempo di articolare questo tema anche nella replica – che il prezzo dell'energia non è calato al livello dei consumatori domestici. Quindi, vorrei capire di che famiglie stava parlando quel tipo di comunicato che prevedeva benefici significativi per le famiglie.
  Altro aspetto delicato è che, a livello nazionale e mondiale, c’è una parte importante e consistente derivante dal minor costo di produzione dell'energia elettrica. A fronte di un minor costo di produzione, perché il prezzo del petrolio e il prezzo del gas sono scesi durante quest'anno, non c’è stata, almeno nella stessa percentuale, la discesa dei prezzi al consumo. Quindi, dall'altro lato, assistiamo ad un aumento nelle componenti tariffarie aggiuntive. Noi chiediamo, a questo punto, quali, tra le cifre riportate come attese, previste in premessa di quello che ho detto finora, corrispondano al vero e le iniziative che intende adottare il Governo al fine di evitare un ulteriore aggravio sulle bollette degli italiani.
  Questo perché, secondo noi, l'attenzione deve essere massima, per evitare che in un momento di crisi come quello attuale Pag. 5si continui ad andare a prendere i soldi sempre dalle tasche dei contribuenti italiani e soprattutto da quei consumatori che utilizzano il vettore elettrico per gestire la propria vita e per beni essenziali. Quindi, vorremmo avere delle indicazioni precise dal Governo su questo tema.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Grazie Presidente, l'interpellanza in esame parte da un comunicato emesso dal Ministero dello sviluppo economico a febbraio 2015, con il quale si stimavano gli effetti di riduzione delle bollette elettriche conseguenti a diverse misure: quelle del pacchetto «taglia bollette», del decreto-legge n. 91 del 2014, altre misure già operative o in corso di attuazione. Si perveniva, quindi, ad una stima di riduzione delle bollette nel 2015 di quasi 2 miliardi 700 milioni di euro su base annua. A tal riguardo, il Ministero dello sviluppo economico precisa che le stime effettuate nel febbraio 2015 sono state aggiornate a metà 2015, confermando il risultato complessivo dei risparmi. In entrambi i casi, comunque, si distingueva tra effetti strutturali e una tantum e si precisava che le valutazioni erano state effettuate a invarianza di altri fattori.
  Più nel dettaglio delle singole misure del «taglia bollette» richiamate dall'onorevole interpellante, il Ministero dello sviluppo economico evidenzia che sono stati sostanzialmente confermati tutti gli effetti positivi: l'estensione della platea dei soggetti al pagamento degli oneri di sistema, stimato in 70 milioni di euro; il pagamento degli oneri del GSE per lo svolgimento delle attività di gestione, verifica e controllo sui beneficiari degli incentivi, per 30 milioni di euro; la cancellazione dello sconto per i dipendenti del settore elettrico, per circa 23 milioni di euro.
  Relativamente alla rimodulazione degli incentivi ai grandi impianti fotovoltaici è stata riscontrata una riduzione del risparmio atteso di 25 milioni di euro, cioè da 420 milioni di euro stimati a 395 milioni di euro annui. Sulla rimodulazione degli incentivi alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico, il risparmio atteso è stato invece inferiore alle stime e pari a 27 milioni di euro. Risulta confermato il risparmio di 80 milioni di euro per il 2015 relativo alla rimodulazione del sistema tariffario elettrico riservato alle Ferrovie dello Stato. A decorrere dal 2016, il risparmio a regime dell'intervento normativo si dovrebbe attestare intorno ai 70 milioni di euro. Un effetto positivo, pari a circa 150 milioni di euro, precedentemente non conteggiato nelle stime, è stato inoltre quantificato a seguito degli interventi regolatori sulla zona di mercato della Sicilia.
  Infine, risultano confermati i risparmi conseguenti ad altre misure previste, vale a dire la revisione del servizio di interrompibilità del carico elettrico, la mancata risoluzione delle convenzioni CIP 6, la riduzione dei benefici al Vaticano, mentre non è stato possibile intervenire in riduzione della riserva di importazione a favore della Repubblica di San Marino in ragione di un accordo previgente tra i due Stati.
  Relativamente all'aumento degli oneri in bolletta per il 2016 per effetto del termine del meccanismo dei certificati verdi, occorre premettere che il ritiro dei certificati verdi da parte del GSE non costituisce, in linea di principio, un maggior onere per il consumatore, ma solo il trasferimento di un onere, di analogo valore, dal prezzo di mercato dell'elettricità alla componente A3. Infatti, il costo dei certificati usati dai termoelettrici e dagli importatori per coprire la quota d'obbligo, non ritirati dal GSE, è ovviamente inglobato nei costi di produzione e, quindi, scaricato nel prezzo finale. Il ritiro da parte del GSE degli stessi certificati ha il difetto di rendere visibile questo costo sulla componente A3, ma si tratta di un costo che i consumatori in realtà già pagavano. Anzi, con il meccanismo della quota d'obbligo e dei certificati verdi, i consumatori pagavano per le rinnovabili circa il doppio di quanto pagano con il Pag. 6sistema a incentivo diretto. Infatti, il prezzo marginale di mercato è fatto dalla produzione da fonti fossili, comprensivo del costo dei certificati verdi, e lo stesso prezzo è riconosciuto a tutta l'energia immessa in rete, compresa quella sulla quale non grava l'obbligo, principalmente cogenerazione, grande idroelettrico e produzioni da fonti rinnovabili, che costituisce quasi il 50 per cento del totale.
  Ciò premesso, il problema, noto e prevedibile dal 2012 (anno di emanazione del citato decreto 6 luglio 2012), sarà affrontato con un insieme di strumenti: per un verso, l'Autorità ha recentemente adottato misure tariffarie che consentiranno di accantonare circa 500 milioni di euro; per altro verso, il GSE, nell'ambito dei meccanismi procedurali ad esso demandati dal citato decreto 6 luglio 2012, ha già comunicato che, a partire dall'anno 2016, gli incentivi sostitutivi dei certificati verdi verranno erogati, laddove la misura dell'energia incentivata sia disponibile mensilmente, su base trimestrale entro il secondo trimestre successivo a quello di riferimento. Invece, per gli impianti a cogenerazione abbinati al teleriscaldamento e per gli impianti per i quali la misura non è disponibile su base mensile, gli incentivi saranno erogati su base annuale.
  Queste azioni, unitamente ai meccanismi di finanziamento già altre volte utilizzati dal GSE, dovrebbero consentire di far fronte al picco 2016 senza particolari criticità.
  Quanto alla cessione della rete Ferrovie dello Stato a Terna, il Ministero dello sviluppo economico evidenzia che la stessa Autorità per l'energia ha fissato il citato valore di 674 milioni di euro come rappresentativo dei benefici per la comunità degli utenti elettrici italiani derivante dall'inserimento nella rete di trasmissione nazionale delle reti elettriche di Ferrovie; dunque, non pare corretto classificare la cifra in questione tout court come maggior onere. Analoghe considerazioni possono essere svolte per le interconnessioni private con l'estero.
  Lo sviluppo delle interconnessioni comporta infatti convergenza dei prezzi e integrazione dei mercati per l'ottimizzazione delle risorse, aumenta la sicurezza energetica e la flessibilità del sistema elettrico e crea le sinergie per aumentare la cooperazione con i Paesi confinanti. Sottolineo, infine, che al termine del cosiddetto «periodo di esenzione», previsto per le interconnessioni private, le opere potranno essere acquisite da Terna e, in tal caso, rientreranno nella Rete di trasmissione nazionale diventando opere pubbliche a tutti gli effetti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Crippa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Rimango perplesso sul fatto che non si voglia prendere atto di alcuni dati ma, visto che in qualche modo ero preparato a questo tipo di risposta molto evasiva, provo ad enunciare dei dati che ho a disposizione, fonte Eurostat. All'interno del prezzo dell'energia del primo semestre 2015 – soltanto di energia, quindi escluse tasse ed oneri – registriamo una diminuzione rispetto al semestre precedente del 3 per cento per quanto riguarda i consumi sotto i 20 megawattora. Se andiamo su scale di consumo più elevato il risparmio arriva anche a meno 14 per cento rispetto al semestre precedente: questo perché c’è stato un prezzo dell'energia molto più basso dovuto alla penetrazione anzitutto delle rinnovabili che, durante il giorno, abbassano il prezzo energetico a livelli mai visti, prossimi spesso anche allo zero euro a megawattora. Dall'altro lato, c’è una situazione caratterizzata dal fatto che il prezzo del petrolio e del gas in questo periodo è particolarmente basso. Quindi, ci attenderemmo la medesima situazione sui consumatori finali.
  Caro sottosegretario, lei non ha risposto alla domanda che le rivolgevo, dal momento che nel comunicato erano citati consistenti risparmi anche per le componenti familiari. Su questa parte la sua risposta è stata assolutamente evasiva, nel senso che benefici significativi per le famiglie, promessi nel comunicato, non ce Pag. 7ne sono, tant’è che, dati alla mano, sempre fonte Eurostat, nell'andare ad analizzare il medesimo periodo, quindi primo semestre del 2015, vediamo che, se calcoliamo la sommatoria del prezzo dell'energia più le tasse e l'IVA, arriviamo ad un prezzo dell'energia del 2,7 per cento in più per le famiglie rispetto al semestre precedente, quindi assolutamente in contrasto con la previsione del Ministero.
  Ma andiamo a vedere che anche se a livello industriale c’è, sì, un calo, esso è molto minore, di almeno il 3-4 per cento, rispetto al calo che ha avuto il mercato dell'energia all'ingrosso. Quindi, caro Governo, se foste stati fermi in qualche modo il prezzo dell'energia sarebbe calato percentualmente almeno della componente energia.
  In realtà, cosa succede ? Accade che la componente energia in alcuni casi è scesa del 14 per cento, mentre la componente effettiva in bolletta è scesa dell'11 per cento. Ciò perché ? Perché qualcuno ha pensato bene di aumentare oneri, componenti tariffarie e tutta una serie di costi aggiuntivi per il consumatore. Di fatto, dati alla mano, questi sono i risultati.
  Quello che noi cerchiamo di spiegare è che, anche quando lei mi viene a dire che i 674 milioni di euro sono in realtà un potenziamento del sistema di distribuzione del nostro Paese e quindi un beneficio per i consumatori, io le ricordo che è l'Autorità stessa che dice che ci saranno maggiori costi operativi e ci sarà la remunerazione del capitale in bolletta per questi tipi di investimenti; quindi, in realtà voi state facendo fare degli investimenti a un privato, in questo caso obbligando Terna, che ricordo è una Spa, ad acquisire le reti elettriche di Rete Ferroviaria Italiana, dall'altro lato, le garanzie sulle spalle sempre dei consumatori. Una prospettiva mirabolante di risparmi a livello annuale che non ci sono, dati alla mano.
  Ma vediamo anche il sistema dell'interconnector. Sottosegretario, io non penso sia ammissibile provare a dire che in realtà questi operatori dell'interconnector privati faranno il bene del nostro Paese, perché le ricordo che per vent'anni – come giustamente lei ha omesso, cioè quando verrà restituita l'infrastruttura al pubblico, ovvero dopo vent'anni, perché per vent'anni non c’è la possibilità per terzi di accedere a quella infrastruttura, quindi la corrente che passerà lì dentro la gestirà unicamente il proprietario privato – la comunità non avrà a disposizione quell'interconnector. Ma attenzione, lei ha mentito anche sulla fase consequenziale: nel momento in cui quell'opera, dopo vent'anni, non passa al pubblico, verrà pagata, remunerata con i residui del capitale investito, sulle bollette dei cittadini italiani, ancora una volta.
  Allora, voi state creando debito futuro totalmente sulle spalle dei consumatori in maniera costante e continua. I dati alla mano testimoniano che se foste state fermi, quanto meno vista la congiuntura astrale favorevole del prezzo dell'energia in questo periodo, almeno avremmo avuto pari pari gli stessi risparmi in bolletta e non li abbiamo avuti. Questo vuol dire che di fatto voi avete aumentato le tasse delle componenti tariffarie.
  Le esemplifico, ad esempio, la componente tariffaria 2, quella famosa sullo smantellamento delle centrali nucleari, per cui sono anni che paghiamo questa cosa e anni che non vediamo nessun tipo di risultato, passa da 0,272 a 0,314. Anche la componente tariffaria 3, in virtù di quelli che erano i certificati verdi, di cui sostanzialmente avete sbagliato di 2 miliardi e mezzo la previsione, passano da 10,139 a 10,64 come componenti aggiuntive in centesimi di euro al kilowattora.
  Ma andiamo anche a parlare della UC6, totalmente raddoppiata da 0,06 a 0,11, parliamo della UC7, da 0,045 a 0,07. Questi sono dati. Dati alla mano, voi avete aumentato e continuate ad aumentare le componenti tariffarie a carico dei cittadini, a discapito sempre e solo dei soliti noti. Per di più, per le fasce di consumatori più deboli l'Autorità ha ribadito, questa settimana in Commissione attività produttive, che bisognerà stare molto attenti anche nella nuova formulazione della bolletta, che la sottosegretaria in qualche modo cercava di dipingere come la divina Pag. 8panacea. La nuova bolletta, di fatto, prevederà un meccanismo di conteggio che penalizzerà le fasce deboli, tant’è che l'Autorità ha detto, parole alla mano, che bisognerà mettere seriamente un punto fermo su quali saranno i bonus sociali di questa situazione, che vuol dire sostanzialmente togliere i bonus energetici e metterli sulla fiscalità generale, perché altrimenti la bolletta sarà sempre più cara. Per le fasce più deboli l'allarme è stato addirittura lanciato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Questo vuol dire che state costantemente aumentando le tariffe e le bollette dei cittadini, cercando sempre di prendere in giro i consumatori. Ma l'Italia si sta svegliando.

(Intendimenti del Ministro della giustizia circa l'attivazione di poteri ispettivi in relazione all'applicazione della misura della custodia cautelare all'ex assessore e vicepresidente della regione Lombardia, Mario Mantovani, e iniziative per circoscrivere l'ambito dell'istituto a situazioni di effettivo inquinamento probatorio o di estrema pericolosità – n. 2-01147)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta ed altri n. 2-01147, concernente intendimenti del Ministro della giustizia circa l'attivazione di poteri ispettivi in relazione all'applicazione della misura della custodia cautelare all'ex assessore e vicepresidente della regione Lombardia, Mario Mantovani, e iniziative per circoscrivere l'ambito dell'istituto a situazioni di effettivo inquinamento probatorio o di estrema pericolosità (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  L'onorevole Squeri ha facoltà di illustrare l'interpellanza urgente di cui è cofirmatario.

  LUCA SQUERI. Grazie, Presidente. La carcerazione preventiva è una delle misure cautelari previste dal nostro ordinamento come garanzia per il funzionamento della giustizia. La sua applicazione permette il regolare svolgimento del processo, proteggendolo da pericoli provenienti dall'indagato. Per espressa previsione del codice di procedura penale, il ricorso allo strumento della custodia cautelare è da considerarsi come extrema ratio, azionabile soltanto laddove ogni altra misura appaia inadeguata. Inteso in questo modo, è sicuramente un aiuto efficace e, in molti casi, indispensabile per poter assicurare i colpevoli alla giustizia. Troppo spesso, però – troppo spesso ! – si ricorre alla carcerazione preventiva in mancanza di reali esigenze cautelari e senza rispettare il criterio dell'assoluta indispensabilità. Come risultato di questa tendenza, le nostre carceri sono stracolme di detenuti (sono il 35 per cento in attesa di una condanna), e ciò è sbagliato sostanzialmente per due motivi: in primo luogo, perché si dimenticano spesso misure alternative e più lievi rispetto alla custodia cautelare in carcere, e poi, soprattutto, perché la misura dovrebbe essere applicata in istituti appositi, in cui i soggetti sottoposti a custodia cautelare fossero ristretti separatamente dagli altri detenuti. Questo, ovviamente per problemi di spazio, quasi mai avviene. Emerge, dunque, una stretta connessione tra il sovraffollamento degli istituti di detenzione e un ricorso con ogni probabilità smodato allo strumento della custodia cautelare in carcere, la cui funzione, purtroppo, ha subìto negli anni una radicale trasformazione: da istituto con funzione prettamente cautelare, ancorché nell'ottica di un'esigenza di prevenzione dei reati e di tutela da forme di pericolosità sociale, è diventata troppo spesso una vera e propria misura anticipatrice della pena, con evidente violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.
  Da ultimo, il legislatore, il Parlamento, con l'approvazione della legge 16 aprile 2015, n. 47, ha ulteriormente delimitato l'ambito di applicazione della custodia cautelare in carcere, circoscrivendo i presupposti per l'applicazione della misura e modificando il procedimento per la sua impugnazione. A tal fine, è stato introdotto il requisito dell'attualità e non solo della concretezza del pericolo di fuga e del pericolo di reiterazione del reato, ed è Pag. 9stato escluso che attualità e concretezza del pericolo possano essere desunti esclusivamente dalla gravità del reato per cui si procede.
  Nella sostanza, quindi, si conferma il carattere residuale del ricorso al carcere: tale misura può essere disposta soltanto quando le altre misure coercitive o interdittive risultino inadeguate. Quanto all'applicazione della custodia in carcere per alcuni reati di particolare gravità, la presunzione di idoneità della custodia in carcere continua a operare solamente con riguardo alla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per i delitti di associazione sovversiva, associazione terroristica, anche internazionale, e associazione mafiosa. Per altri reati gravi, tassativamente individuati, tra cui i reati di omicidio, induzione alla prostituzione minorile, pornografia minorile, turismo sessuale e violenza sessuale è possibile applicare la custodia in carcere, salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari. Con le ultime disposizioni approvate, il legislatore ha dunque mirato fondamentalmente a circoscrivere l'utilizzo della custodia cautelare in carcere e, quindi, della limitazione preventiva della libertà personale alle sole ipotesi in cui questa esigenza è davvero indispensabile per garantire la sicurezza della collettività e per salvaguardare il valore delle indagini e soprattutto per assicurare quel contemperamento, che più volte è stato evocato, ma non sempre con misura e con fondatezza, tra tutela della libertà personale ed esigenze di protezione della sicurezza collettiva delle nostre comunità e dei nostri territori.
  Alla luce di quanto esposto, è necessario fare chiarezza, a parere degli interpellanti, in ordine all'utilizzo della carcerazione preventiva da parte del tribunale di Milano, che lo scorso 13 ottobre 2015 ha ordinato l'arresto del vicepresidente della regione Lombardia, senatore Mario Mantovani, con le accuse di concussione, corruzione aggravata e turbata libertà degli incanti in un'inchiesta della Guardia di finanza e della procura di Milano.
  Sono stati posti in custodia cautelare in carcere anche Giacomo Di Capua, «in qualità di stretto collaboratore del senatore Mario Mantovani e dipendente della regione Lombardia» per le accuse di concorso nei reati addebitati al senatore Mantovani e stesso dicasi per Angelo Bianchi «in qualità di ingegnere del provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria».
  I reati contestati nell'indagine sarebbero stati commessi tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014; soprattutto mette conto rilevare come la richiesta di applicazione dell'ordinanza cautelare, depositata dal pubblico ministero il giorno 17 settembre 2014, sia stata emessa dal giudice per le indagini preliminari solamente tredici mesi dopo, ovvero il 12 ottobre 2015. Vi è un piccolo particolare da rilevare: si parla non del settembre di questo anno, ma del settembre 2014. Sono passati tredici mesi tra la richiesta e l'esecuzione !
  Un arresto preventivo, dunque, motivato da esigenze cautelari «attuali» (come prescrive la citata legge n. 47 dell'aprile 2015), e viene eseguito a tredici mesi di distanza dalla richiesta del pubblico ministero, determinando, a giudizio degli interpellanti, fondati elementi di dubbio in ordine alla sussistenza del requisito di urgenza del provvedimento emesso solamente ad ottobre di quest'anno; l’«urgenza» infatti presuppone tempi ragionevoli di decisione e non un'attesa di oltre un anno dalla richiesta dell'accusa. Non solo: detta grave anomalia, insita nella tardività delle decisione in merito all'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare, si connota di ulteriori criticità rispetto ai principi di civiltà giuridica sanciti nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo, ai quali più volte la Corte europea dei diritti dell'uomo ha purtroppo richiamato l'Italia contestandone l'inosservanza. Ci si riferisce al fatto che anzitutto il noto principio del termine ragionevole entro il quale si devono trattare gli affari penali dei tribunali europei, risulta, già sin da ora clamorosamente violato, laddove a distanza di oltre un anno dalla richiesta dalla misura cautelare, e di oltre tre anni Pag. 10dall'inizio del procedimento penale in questione, ancora si discute se applicare o meno la misura cautelare della custodia in carcere.
  Il giudice per le indagini preliminari ha poi respinto l'istanza di scarcerazione per il senatore Mantovani, rilevando che «resta comunque un influente politico a livello nazionale» e come tale «detiene relazioni personali, sociali, imprenditoriali e politiche». Siamo al paradosso che la funzione stessa di chi ha incarichi politici diventa motivazione dell'esigenza di restrizione della libertà. Così, per logica fattuale, ogni politico è momentaneamente a piede libero; è una condizione incredibile e drammatica del nostro sistema istituzionale, perché se è vero che l'uso eccessivo della custodia cautelare è una aberrazione per tutti i cittadini, l'abuso della stessa per chi ha un ruolo politico, cioè votato dai cittadini, altera la democrazia.
  Tra l'altro, poi la decisione non argomenta invece quella che è stata l'obiezione più forte della difesa, che ha sollevato la questione della «abnormità» dell'ordinanza d'arresto, dato che, come ho detto, la richiesta di custodia cautelare era stata depositata al giudice per le indagini preliminari ben tredici mesi prima dell'arresto.
  Siamo quindi di fronte ad un caso di applicazione della custodia cautelare in carcere, che, a parere degli interpellanti, non può che sollevare più di un dubbio in merito all'idoneità della misura come extrema ratio, coerente con i nuovi parametri prescritti dal legislatore, con la chiara intenzione di rafforzare il carattere residuale del ricorso al carcere, per evitare che la stessa custodia cautelare si trasformi in una vera e propria misura anticipatrice della pena, con evidente violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.
  Per tutto ciò premesso, si chiede al Governo di quali elementi disponga il Ministro interpellato sulla vicenda riportata in premessa, nell'ambito delle proprie competenze; se il Ministro interpellato ritenga di dover disporre opportune iniziative di competenza e di valutare la possibilità di attivare il proprio potere ispettivo al fine di verificare, nel caso esposto in premessa, la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare; se il Ministro interpellato intenda assumere le iniziative di competenza per restituire alla custodia cautelare la sua funzione di rimedio eccezionale da adottare in situazioni di effettivo inquinamento probatorio o di estrema pericolosità, ed evitare così che l'uso distorto della misura della custodia cautelare si ponga in evidente contrasto con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, mediante l'atto ispettivo in discussione, gli onorevoli interpellanti ripercorrono – nel quadro di sistema che disciplina i presupposti di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere – i termini di una vicenda giudiziaria che ha condotto all'arresto, tra gli altri, anche del vicepresidente della regione Lombardia, in esecuzione di ordinanza custodiale del GIP presso il tribunale di Milano, censurando il provvedimento sotto il profilo della attuale sussistenza dei presupposti cautelari. Tanto premesso, dalle informazioni acquisite dalle competenti articolazioni ministeriali risulta come in data 15 ottobre 2015 sia stata eseguita l'ordinanza cautelare applicativa della misura coercitiva della custodia in carcere, a carico – tra gli altri – anche del vicepresidente e senatore Mario Mantovani, in ordine ad imputazioni di concussione, corruzione e turbata libertà degli incanti, ipotizzate in riferimento alle vicende di pubblici appalti gestiti dal provveditorato interregionale alle opere pubbliche della Lombardia in epoca ricompresa tra giugno 2012 e giugno 2014. Premetto che, allo stato, il quadro indiziario ed i presupposti Pag. 11cautelari sono stati vagliati e confermati da diversi giudici. Innanzitutto, va evidenziato che, decidendo sulla richiesta cautelare del pubblico ministero, depositata in data 17 settembre 2014, il GIP ha ritenuto sussistenti le condizioni di applicabilità della misura. Successivamente il provvedimento cautelare è stato confermato anche dal tribunale per il riesame.
  Questo è quanto risulta dagli atti e che è pervenuto anche al Ministero della giustizia a seguito appunto di informazioni acquisite a seguito dell'interpellanza urgente presentata dagli onorevoli interpellanti. Occorre premettere però, lo devo sottolineare, il rapporto tra sindacato ispettivo e autonomia dell'esercizio della funzione giudiziaria. Quindi le considerazioni che precedono segnano, all'evidenza, il limite del sindacato del Guardasigilli il quale – già secondo il dettato costituzionale – non dispone di prerogative che possano tradursi in valutazioni del merito delle decisioni giurisdizionali, se non nelle ipotesi di abnormità che sono ravvisabili nell'operato dei magistrati secondo un principio più volte affermato, non solo esistente nella nostra Carta costituzionale, ma un principio che si è sempre più sottolineato nella giurisprudenza costituzionale, laddove si esplicita e riempie di contenuto quel principio importante della separazione dei poteri. In proposito, si evidenzia come lo spazio per un eventuale intervento del Ministro in riferimento ad un provvedimento giurisdizionale sia ristretto alle sole ipotesi di evidente abnormità dello stesso che, secondo una consolidata giurisprudenza, si ravvisano solo allorquando il provvedimento sia insuscettibile di inquadramento normativo.
  Nell'atto di sindacato, il vizio di abnormità viene prospettato in riferimento al lasso temporale intercorso tra la richiesta del pubblico ministero e la decisione del giudice che avrebbe di per sé solo escluso il carattere dell'attualità delle esigenze di cautela. Nel caso in esame, l'oggetto dell'interpellanza attiene al merito dell'agire giurisdizionale in quando sollecita una disanima della sussistenza delle condizioni che giustificano la custodia in carcere. Si intende dunque riproporre un sindacato di merito, estraneo alla competenza del Guardasigilli, piuttosto che eventuali profili di abnormità della misura adottata. Non si profilano allo stato, pertanto, le condizioni che legittimano il sindacato del Ministro sull'esercizio del potere giurisdizionale. È altresì evidenziato come nel caso in esame sia possibile, in favore dell'interessato, esperire tutti i rimedi che la legge prevede a salvaguardia della libertà personale, fra cui – è bene sottolinearlo –, anche nella vicenda all'attenzione di questa interpellanza, vi è anche il ricorso per Cassazione avverso il provvedimento del tribunale del riesame. Secondo la nota richiamata – che è stata inviata dal presidente aggiunto del Gip del tribunale di Milano – peraltro i tempi della decisione cautelare hanno risentito in concreto non solo del carico di lavoro del magistrato, ma anche della complessità della vicenda che ha richiesto i necessari approfondimenti. Il potere cautelare non appare, pertanto, essere stato esercitato oltre le coordinate che delimitano per il giudice l'ambito di applicazione della custodia cautelare in carcere, anche alla luce dei più recenti interventi normativi.
  Sul punto, però, siccome l'interpellanza parla, è ampia e sottopone alla riflessione di tutti un tema, come quello della carcerazione preventiva, che, come si dice in dottrina, ma come ritiene anche la giurisprudenza, deve essere un’extrema ratio e quindi, quando si parla di carcerazione preventiva, si pensa appunto ad una misura che deve essere applicata quando ci sono i presupposti e comunque venga ritenuta come extrema ratio, perché nel dibattito, anche politico e non solo giurisprudenziale, è chiaro che quando si parla di certezza della pena si pensa sempre alla pena che venga poi applicata a seguito dei tre gradi di giudizio, quando la sentenza passa in giudicato e quindi per questo il legislatore ha fatto la scelta di definire e delineare in maniera ben precisa e dettagliata, e da qui poi è nato l'intervento normativo più recente, su cui poi mi soffermerò e su cui il Governo e il Parlamento hanno posto l'attenzione, proprio Pag. 12per dire: la carcerazione preventiva deve essere l’extrema ratio, dobbiamo avere chiaro che la certezza della pena è quella irrogata, che ha passato il vaglio dei tre gradi di giudizio, e quindi non deve essere anticipatoria; quando però ci sono quei presupposti che il legislatore delimita e che ha rivisto con intervento normativo, può essere applicata.
  Tanto che, l'altro tema, proprio per comprendere quanto nel dibattito e nella politica della tutela dei diritti, anche di chi è detenuto, debba essere oggetto di attenzione, c’è anche il tema del circuito penitenziario, su cui stiamo lavorando, cioè il Governo pone anche il tema, nel circuito penitenziario, di creare dei circuiti diversi per chi è in attesa di giudizio – che è un altro dei temi su cui occorre riflettere, anche riguardo al circuito penitenziario – e per chi invece dentro gli istituti penitenziari sconta una pena perché è passata in giudicato, quindi è definitiva e ha magari anche anni da scontare, e per chi invece entra per la prima volta in carcere, magari alcune volte anche da incensurato se ci sono i presupposti entra in carcere. Quindi l'amministrazione si pone anche così come prevedono i nostri regolamenti, e quindi questo deve essere sempre più attuato nel nuovo modello di carceri: dunque creare strutture penitenziarie dove vengano detenute persone in attesa di giudizio, con un circuito penitenziario diverso per coloro che devono avere ancora un giudizio di primo o di secondo grado, a seconda di quale sia lo stato del procedimento, come in questo caso o per chi, invece, debba scontare pene definitive. Questo è un altro tema sul quale il Governo sta lavorando, come anche l'Osservatorio degli stati generali delle carceri.
  C’è il tema poi della durata, che è un altro tema importante, perché quando si parla di durata del processo, mi piace sempre sottolineare, bisogna parlare di durata del procedimento penale. La differenza, chiaramente lo dico a me stesso, non a chi più di me conosce queste differenze, è che la durata del procedimento riguarda anche il termine delle indagini. E questo si inserisce, perché per quanto riguarda la custodia cautelare in carcere c’è tutta una fase che riguarda i termini di fase e quindi la durata stabilita dal codice di procedura penale; però questo deve essere inserito in quel concetto di procedimento penale che deve comunque garantire anche una durata ben definita, proprio perché sia che tu sia colpevole, sia che tu sia, a maggior ragione, innocente, ma anche nel caso in cui venga dichiarata la responsabilità penale di un soggetto, è chiaro che lo Stato deve garantire una durata ragionevole non solo del processo ma anche del procedimento penale. Perché c’è la fase in cui tu devi andare ad eseguire la pena, che sia una pena definitiva o che comunque sia un'altra misura, è chiaro che deve essere il più vicino possibile a quello che dobbiamo cercare di garantire nella risposta a quella esigenza di sicurezza e di certezza della pena più vicina al fatto che hai commesso. Perché è chiaro che anche questo incide in quella ragionevole durata della procedimento su cui il Governo sta lavorando e su cui la Corte europea ci ha più volte richiamato.
  Anche in questa sede desidero quindi evidenziare come la sensibilità da parte del Governo, e per esso del Ministro della giustizia, al tema dei presupposti per l'emanazione di misure cautelari, trovi ampia dimostrazione nell'azione del Governo intrapresa in questa legislatura. Il Ministro della giustizia ha presentato tra gli altri il disegno di legge recante: «Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi e per un maggior contrasto del fenomeno corruttivo, oltre che all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena». Questo disegno di legge, già approvato, come lei Presidente ben sa, dalla Camera dei deputati ed ora all'esame del Senato, risponde all'esigenza generalmente avvertita di operare una più generale riforma del processo penale, al fine di garantire la durata ragionevole dei suoi tempi e di attuare compiutamente le regole del giusto processo. Quindi il tema dei tempi, il tema della durata è un tema ben presente e Pag. 13ragionevole, e lo voglio dire anche nel caso in cui si arrivi ad una pronuncia di condanna. Perché se vieni assolto, a maggior ragione hai diritto di saperlo in tempi brevi, perché è chiaro che tutto il meccanismo processuale ha una durata. Ma anche nel caso di condanna, comunque è giusto che per lo Stato, per la sicurezza, per la certezza della pena, si sappia il più presto possibile. In particolare, come evidenziato dagli stessi onorevoli interpellanti, i recenti interventi normativi di iniziativa governativa e parlamentare in materia di misure cautelari personali sono tutti univocamente ispirati ad un ripensamento in senso ulteriormente restrittivo delle condizioni di applicazione della custodia in carcere. E si iscrivono in un più ampio quadro di modifiche concernenti anche la fase esecutiva volta a dare concreta attuazione alle prescrizioni della Corte europea dei diritti dell'uomo.
  In tale prospettiva, con la legge 16 aprile 2015, n. 47, sono state completamente rivisitate – alla luce dei numerosi interventi della Corte costituzionale – le disposizioni concernenti la presunzione di adeguatezza della sola custodia in carcere e riformulati i presupposti applicativi di tutte le misure personali, operando in senso restrittivo sulle connotazioni che devono assumere le esigenze cautelari.
  Il sistema cautelare è, dunque, sempre più fortemente ispirato ai principi di idoneità, proporzione e – sottolineo, tra virgolette – «minimo sacrificio necessario», riservando alla custodia in carcere il carattere dell'estrema residualità e respingendo ogni forma di presunzione e di automatismo.
  Ritengo opportuno evidenziare che, nella nozione di «minimo sacrificio necessario» non rientra solo la custodia intesa quale extrema ratio, bensì la necessità che la misura custodiale si inserisca all'interno di un procedimento giurisdizionale improntato alla celerità e alla tutela della libertà personale, così come declinata dall'articolo 13 della Costituzione.
  Io ringrazio per l'attenzione, ho voluto sottolineare non solo le recenti normative, ma anche l'attenzione del Governo da un punto di vista organizzativo, nel momento in cui vuol dare e sta inserendo delle norme importanti anche per quanto riguarda l'ordinamento penitenziario, per trovare questo equilibrio tra sicurezza, certezza della pena, ma anche rieducazione, umanità e distinzione tra custodia cautelare e pena definitiva, anche per tutto quello che riguarda l'affettività, che è un altro tema presente nelle intenzioni del legislatore, relativo agli affetti familiari e personali, anche di chi può aver sbagliato, ma c’è tutto un mondo che riguarda anche l'affettività, che deve essere tenuto presente, di chi è fuori, all'esterno delle strutture penitenziarie e che ha, comunque, diritto a quella continuità del diritto di affettività, che può essere interpretato chiaramente in senso ampio, ma non è questo il tema, però per capire come sono temi presenti e come si debba procedere in questo modo nel cercare davvero normative che garantiscano la certezza della pena, ma che non perdano mai di vista l'umanizzazione e la rieducazione della pena.

  PRESIDENTE. L'onorevole Squeri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Brunetta ed altri n. 2-01147, di cui è cofirmatario.

  LUCA SQUERI. Grazie, Presidente. Io ringrazio il Governo, ovviamente alla domanda del Presidente la risposta è «no», non ci consideriamo soddisfatti, rispetto a un tema per il quale il Viceministro Costa dichiarò che: «fintanto che ci sarà anche un solo caso di carcerazione ingiusta, illegittima o ingiustificata, dovremo batterci con forza: la civiltà giuridica di un Paese si misura anche, e soprattutto, da questi indicatori». Queste sono parole del Governo, ma qual è la realtà delle cose ?
  La realtà delle cose è che, negli ultimi cinquant'anni, 4 milioni – non 4 mila, non 40 mila, non 400 mila, ma 4 milioni ! – di cittadini sono stati dichiarati colpevoli, arrestati e rilasciati perché innocenti. Dal 1991 al 2012 lo Stato ha dovuto spendere 600 milioni di euro per risarcire chi è stato indebitamente arrestato. E il dato Pag. 14ulteriormente negativo è che questa dinamica non accenna a diminuire, anzi aumenta. Nel 2014 le somme spese dallo Stato per le riparazioni per ingiusta detenzione sono aumentate del 41 per cento rispetto al 2013.
  Questi sono i numeri, ma entriamo nel merito: perché ? Perché questa carcerazione preventiva ? Lo sappiamo, è una patologia – io la definirei una piaga – per un Paese che vorrebbe definirsi civile. E i motivi quali sono ? Nella migliore delle ipotesi, per estorcere la confessione, per riuscire ad arrivare alla prova.
  Purtroppo, però, non è solo questo il motivo, perché siamo di fronte a una patologia per la quale, siccome i tempi del processo, come diceva il sottosegretario, sono lunghi, i PM (in questo caso chiaramente con stretta sinergia con il GIP, e comunque con approccio giudiziario al tema) provvedono ad una cosiddetta «giustizia fai da te», per cui, siccome la condanna, se dovesse arrivare (a parte che è ipotetica la condanna), arriverebbe tra tanti anni, facciamo subito quello che è il compimento della nostra tesi accusatoria, per cui facciamogli scontare un po’ di galera.
  Leggo: «In Italia si è fatto e si fa un uso eccessivo della custodia cautelare in carcere, aggiungendo che tale prassi, purtroppo assai diffusa, sembra in palese contrasto con i principi stabiliti dalla nostra Costituzione in tema di presunzione di innocenza e diritto di difesa». In Italia si è fatto e si fa un uso eccessivo di custodia cautelare ! L'autore di queste parole è Gherardo Colombo, lo ricordiamo, e queste parole le ha dette adesso da pensionato, ma quando era in attività come possiamo dimenticare le umiliazioni, anche mediatiche, alle quali furono pesantemente sottoposte tante persone arrestate in via cautelare per le quali si sarebbe, invece, potuto procedere normalmente senza far scontare loro in anticipo una pena alla quale poi non sarebbero nemmeno stati condannati. E come dimenticare quelli che non furono semplici incidenti di percorso ma autentiche terribili tragedie umane, giudiziarie e politiche, nel momento in cui alcuni di questi imputati, vedendosi senza alcuna via di uscita, si tolsero addirittura la vita ? Come dimenticare il sacchetto di plastica di Gabriele Cagliari che, dopo aver scritto una struggente lettera familiare, non volendo offrire ai suoi accusatori altri nomi da arrestare preventivamente, decise di suicidarsi ? Queste parole le dico, pensando alla visite che ho fatto al senatore Mantovani e devo dire che le dico con particolare sentimento. Ho citato Mantovani e anche su questo leggo questo passaggio, non sono mie parole: il mio sentimento nei confronti della giustizia è di natura quasi di terrore, la mia esperienza mi conferma nella convinzione che sia ancora molto alta la possibilità di errori. In fondo è più facile difendersi da colpevoli che da innocenti. Un innocente è travolto dalla macchina dei sospetti e trattato con molta durezza, sembra che il passato proprio non abbia alcun peso. Per settimane si legge il proprio nome a caratteri cubitali, sui giornali poi si vedrà la notizia dell'assoluzione in venticinquesima pagina, con una notizia breve. Mi fanno paura i giudici che sono o si ritengono preparati perché conoscono a memoria i codici. Non è solo la preparazione che pure occorre e neanche il coraggio, ma l'equilibrio, la maturità, il senso delle cose. Chi afferma che anche per i giudici andrebbero fatte perizie psichiatriche o attitudinali non dice una sciocchezza, andrebbero bene per evitare di commettere sciocchezze sulla pelle di gente innocente. Queste parole sono del giudice istruttore Ferdinando Imposimato, noto alle cronache come giudice coraggio per le inchieste sul terrorismo e la criminalità, accusato di interesse privato in atti di ufficio e poi assolto.
  Vorrei concludere il mio intervento, citando le parole del senatore Mantovani che leggo oggi in un'intervista sul Corriere della Sera e che definiscono e sintetizzano il problema generale declinato a quello di cui stiamo parlando come caso specifico. Alla domanda del giornalista: «cosa l'ha colpita di più ?», la risposta è: «sapere di essere intercettato da quattro anni senza ricevere un avviso di garanzia, sapere che Pag. 15viene chiesto un arresto che però avviene dopo ben 400 giorni, sapere che le indagini devono avere un tempo pari a sei mesi e tuttavia quattro anni scorrono senza essere stato sentito dal magistrato come invece sono stati sentiti i miei delatori, sapere che questa giustizia può torturare o uccidere senza mai neppure chiedere scusa», e conclude: «al di là di tutto ho fiducia nei giudici». Io aggiungo, in quei giudici che agiscono in maniera responsabile e giusta (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente ).

(Intendimenti del Governo in vista del vertice internazionale dell'11 e del 12 novembre 2015 a La Valletta riguardante i processi di cooperazione tra i Paesi europei e quelli africani in materia di fenomeni migratori – n. 2-01151)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente all'ordine del giorno Quartapelle Procopio ed altri n. 2-01151, concernente intendimenti del Governo in vista del vertice internazionale dell'11 e del 12 novembre 2015 a La Valletta riguardante i processi di cooperazione tra i Paesi europei e quelli africani in materia di fenomeni migratori (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Tidei se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARIETTA TIDEI. Grazie, Presidente. Il vertice di La Valletta, deciso nel corso del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015, riunirà i leader dell'Unione europea e di trentacinque Paesi africani, al fine di rafforzare la cooperazione con i partner africani, affrontare le cause dell'immigrazione illegale e combattere il traffico di esseri umani. La conferenza si baserà sui processi di cooperazione esistenti tra l'Europa e l'Africa, in particolare sul processo di Rabat, lanciato nel luglio del 2006, con un focus che si è progressivamente spostato sul Sahel e l'Africa occidentale, e sul processo di Khartum, ufficializzato a Roma nel novembre del 2014 dall'Unione europea e da una ventina di Paesi africani, sulla migrazione e il dialogo Unione europea-Africa in materia di migrazione e mobilità.
  Uno degli obiettivi del vertice sarà quello di riconoscere la migrazione con una responsabilità condivisa dei Paesi di origine, di transito e di destinazione, attraverso l'assistenza ai Paesi partner nella lotta ai trafficanti, una cooperazione rafforzata in merito ad una politica di rimpatrio efficace, un approccio più mirato alla cooperazione e allo sviluppo e il potenziamento degli investimenti in Africa.
  Stando però a quanto si apprende da alcuni articoli di stampa, che riportano anche le bozze della dichiarazione finale e del piano d'azione in cinque punti su cui l'Unione europea e i partner africani stanno provando a raggiungere un accordo definitivo, ci sarebbe molta insoddisfazione da parte dell'Unione africana relativamente agli accordi finora raggiunti. In particolare sembrerebbe che alcuni Stati membri europei, come l'Austria, la Polonia o la Lituania, vorrebbero condizionare gli aiuti allo sviluppo ad uno sforzo reale dei governi africani, per accogliere i migranti illegali rimpatriati dall'Unione europea nei loro paesi di origine, secondo la logica del «more for more, less for less», che in questo caso si tradurrebbe in una richiesta di maggiori sforzi sui rimpatri e meno aiuti se questi sforzi non venissero realizzati.
  In tal modo però, si verrebbe meno ai nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile che gli stessi Stati europei hanno sottoscritto a settembre, alle Nazioni Unite, secondo il quale gli aiuti, in questo campo, non dovrebbero essere condizionabili alle suddette logiche. L'immigrazione, in Africa, non può più essere considerata come un fenomeno transitorio, ma al contrario, costituisce un fatto strutturale, destinato con ogni probabilità ad aggravarsi nei prossimi anni a causa dell'aumento della pressione demografica, del probabile permanere di conflitti locali e regionali, che si sommano a storiche ed irrisolte situazioni di povertà.Pag. 16
  Oltre che agli interventi volti alla limitazione dei flussi migratori irregolari dall'Africa all'Europa e alla distribuzione dei migranti aventi status di rifugiati tra i diversi Paesi dell'Unione europea, interventi già posti in essere dalla stessa Unione europea grazie alle pressioni del Governo italiano, occorre però cominciare a lavorare in modo organico ad una politica finalizzata al miglioramento strutturale delle condizioni di vita dei Paesi dai quali hanno origine i flussi stessi. Il prossimo summit della Valletta rappresenta un'importante occasione per attuare l'impegno assunto dal Governo, con la mozione Alli e Quartapelle Procopio, approvata proprio da quest'aula nella seduta del 27 ottobre del 2015 – impegno volto ad elaborare ed attuare una strategia specificatamente volta allo sviluppo e al co-sviluppo dei Paesi africani, da condividere con l'Unione europea e con i partner europei, volta anche a ridurre l'impatto strutturale dei fenomeni migratori dal continente africano verso l'Europa.
  La Valletta Summit Political Declaration, nella bozza in circolazione a mezzo stampa, del 23 ottobre 2015, prevederebbe l'impegno dell'Unione europea a stanziare risorse adeguate per l'attuazione di tali azioni concrete, utilizzando tutti gli strumenti disponibili, compresa la recente istituzione del Fondo fiduciario di emergenza dell'Unione europea (EU Emergency Trust Fund) per la stabilità e per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e degli sfollati in Africa. L’EU Emergency Trust Fund, ovvero il fondo fiduciario di emergenza per la stabilità e per affrontare le cause profonde della migrazione illegale in Africa è stato costituito dalla Commissione europea, che ha stanziato 1,8 miliardi di euro di risorse finanziarie dell'Unione europea, ma ci si aspetta che anche gli Stati membri partecipino. Diversi Stati membri hanno espresso interesse a partecipare; la Spagna, ad esempio, ha già confermato la sua partecipazione; alcuni Paesi, tra l'altro, hanno deciso di destinare alcune risorse originariamente stanziate per l'ODA, all'emergenza profughi, come ad esempio l'Olanda.
  La proposta di costituzione del fondo fiduciario sarà presentata agli Stati membri e l'obiettivo della Commissione, come si apprende da documenti ufficiali della Commissione stessa, è quello di completare le procedure necessarie in tempo per il summit di La Valletta, quindi in questi giorni praticamente.
  La società civile e le ONG impegnate in prima linea per l'emergenza migranti hanno espresso, però, forti perplessità in merito alle conclusioni del vertice desumibili dai documenti in circolazione. In particolare, riguardo al fondo fiduciario, vi è chi teme che non sarà effettivamente usato per progetti di sviluppo, ma piuttosto per la sicurezza delle frontiere e per il contenimento della mobilità delle persone.
  Inoltre, l'ultimo punto del piano di azione relativo ai rimpatri e alle riammissioni dei migranti in situazione irregolare nello spazio dell'Unione europea, prevederebbe la volontà degli Stati membri di concertare gli sforzi sulla sicurezza alle frontiere e i rimpatri, mentre i partner africani vorrebbero più cooperazione sulla mobilità, sia interna che dall'Africa verso l'Europa. A ciò si aggiunge che gli Stati europei vorrebbero istituire i centri di ricezione in Africa per smistare gli ingressi e avviare le eventuali pratiche di riconoscimento dello status di rifugiato internazionale, mentre gli Stati africani chiedono che i rimpatri siano volontari.
  Infine, le ONG hanno espresso rammarico poiché, per la prima volta in formati del genere di vertici europei, parrebbe non sia previsto nessun evento a latere del summit che coinvolga la società civile, né i rappresentanti dei Parlamenti nazionali né del Parlamento europeo.
  Per quanto esposto, chiediamo, quindi, di sapere quale sarà la posizione dell'Italia al vertice di La Valletta in merito all'impostazione emergente che condiziona gli aiuti internazionali, veicolati attraverso l'Emergency Trust Fund, a una più stringente collaborazione dei Paesi partner in tema di rimpatri (quindi, more for more, less for less). Chiediamo, inoltre, a quanto ammonterà il contributo italiano allo Pag. 17stesso fondo fiduciario e se risulterà addizionale rispetto all'aiuto pubblico allo sviluppo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Cosimo Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, signor Presidente. Vorrei innanzitutto ringraziare l'onorevole interpellante per avermi dato oggi, a nome del Governo, la possibilità di portare all'attenzione di quest'Aula, a pochi giorni dalla sua apertura, il vertice sulle migrazioni di La Valletta. Si tratta di un appuntamento di grande importanza, che vedrà riuniti i Capi di Stato e di Governo europei, dei Paesi africani e degli altri Paesi chiave coinvolti nel fenomeno, per discutere delle sfide e delle opportunità della migrazione, dei modi per contenere conflitti, instabilità politica ed economica, violazioni dei diritti umani e per affrontare più efficacemente il fenomeno dello sfruttamento dei migranti.
  Il Governo si avvicina a questo vertice forte del suo impegno in ambito dell'Unione europea, volto a mantenere alta l'attenzione sul fenomeno delle migrazioni e a favorire un approccio integrato, ovvero non esclusivamente limitato agli aspetti di sicurezza e di accoglienza. È su questa base che si sono proposte politiche e azioni concrete e complementari per lo sviluppo socio-economico dei Paesi di origine dei flussi. Il Fondo fiduciario di emergenza dell'Unione europea per le migrazioni in Africa, che verrà costituito proprio a La Valletta, è pienamente in linea con tale approccio e costituirà uno strumento essenziale per contribuire a creare un'area di stabilità politica e di crescente benessere. Le iniziative del Fondo fiduciario dovranno, pertanto, calibrare l'applicazione di strumenti tra loro complementari e non impiegare i fondi a disposizione per finalità diverse da quelle alle quali sono chiamati a rispondere.
  È cruciale, ai fini stessi della sostenibilità di ogni intervento, saper rispondere in modo adeguato alle aspettative dei partner africani, giustamente richiamate dall'onorevole Quartapelle. Si è discusso a lungo, in ambito dell'Unione europea, sull'opportunità di condizionare gli aiuti allo sviluppo alla collaborazione in materia di riammissione e rimpatri. Per la cooperazione italiana non è questa l'impostazione più corretta, poiché rischierebbe di essere difficilmente coerente con gli impegni da noi presi in ambito multilaterale e di irrigidire i processi di cooperazione in atto. Riteniamo, invece, – e lo abbiamo sempre sostenuto – che sia meglio offrire, ai partner che si impegnano su riammissione e rimpatri, aiuti addizionali mirati specificamente alla reintegrazione sociale e all'inserimento dei rimpatriati nel mercato del lavoro.
  Vorrei sottolineare, inoltre, alcuni aspetti del Fondo fiduciario di emergenza che testimoniano l'impegno messo in campo dal Governo in questo ambito. In primo luogo, il ruolo importante che l'Italia ha sin dall'inizio avuto nella sua creazione. Il nostro Paese è stato, infatti, tra i suoi primi e più convinti sostenitori nell'ambito dei negoziati tra Commissione e Stati membri. Vorrei, inoltre, ricordare che la consistenza del Fondo, che ricordo essere di 1,8 miliardi di euro, è indice delle sue enormi potenzialità. Si tratta di risorse a cui partecipiamo, mediante i contributi che diamo al Fondo europeo di sviluppo e agli altri strumenti finanziari esterni dell'Unione europea, per una quota parte di oltre il 13 per cento della somma totale (circa 200 milioni di euro) e che potranno essere utilizzati per progetti di sviluppo economico e creazione di impiego, soprattutto per giovani e donne, servizi sociali di base e sicurezza alimentare, gestione dei flussi migratori e governance in ventitré Paesi delle tre regioni del Sahel, Corno d'Africa e nord Africa. Il Governo ha, inoltre, deciso di stanziare un contributo addizionale di 10 milioni di euro che il Ministro Paolo Gentiloni ha già confermato all'Alto rappresentante Mogherini.
  È, infine, importante sottolineare come, grazie al proprio contributo, l'Italia risulterà tra i membri fondatori del Fondo. Ciò Pag. 18comporterà tutta una serie di vantaggi, che vorrei qui evidenziare: la possibilità di proporre e partecipare a interventi in aree per noi prioritarie e sensibili; la possibilità di indirizzare strategie ed allocazioni; la possibilità di gestire direttamente progetti del Fondo fiduciario; le accresciute opportunità di impiego di expertise italiana e ONG italiane in fase di attuazione; la possibilità di ulteriore sostegno per attività rientranti nei dialoghi regionali, tra cui il Processo di Khartum e quello di Rabat. Si tratta, come vedete, di importanti risultati che richiederanno da parte nostra l'elaborazione di una strategia di intervento coerente finalizzata allo sviluppo dei Paesi africani. La sfida che affronteremo a La Valletta e di cui abbiamo da ultimo discusso con i nostri partner europei al Consiglio sviluppo dell'Unione europea del 26 ottobre scorso è quella di fornire risposte efficaci e di impatto visibile nel breve periodo ad un fenomeno che ha però radici profonde e strutturali. Tali risposte dovranno potersi integrare con le iniziative di medio-lungo termine, per assicurare continuità degli interventi, sostenibilità e appropriazione dei processi di sviluppo da parte dei Paesi africani.
  Il Governo, in conclusione, arriva all'appuntamento de La Valletta nella consapevolezza che si tratta di una tappa importante e significativa di un percorso di cooperazione tra il continente africano e quello europeo. Un percorso in cui il nostro Paese crede e sul quale vuole investire perché il tema dell'Europa e dei Paesi africani è un tema attuale ed importante e che merita una grande attenzione, come il Governo sta facendo. Un percorso che, come Italia, siamo orgogliosi di aver contribuito a rafforzare e che deve sempre più basarsi sulla condivisione delle responsabilità per riuscire a governare efficacemente fenomeni complessi come quello migratorio.
  Su questi temi, quindi, occorre grande responsabilità, grande condivisione e un'effettiva ed efficace cooperazione internazionale che consente oggi all'Italia di svolgere, all'interno dell'Unione europea, un ruolo sempre più importante e prioritario. Quindi, per questo oggi è alta l'attenzione, come ho già detto, sul fenomeno delle migrazioni per favorire un approccio integrato, ovvero non esclusivamente limitato agli aspetti di sicurezza e di accoglienza. È su questa base che si sono proposte politiche ed azioni concrete e complementari per lo sviluppo socio-economico dei Paesi di origine dei flussi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Tidei ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Quartapelle Procopio ed altri n. 2-01151, di cui è cofirmataria.

  MARIETTA TIDEI. Mi ritengo soddisfatta e desidero ringraziare il sottosegretario per l'esaustività della sua risposta. Mi conforta sapere che il Governo terrà la barra dritta sull'aiuto allo sviluppo dei Paesi africani e che continuerà a trattare il tema dell'immigrazione con un approccio comprensivo non solo dell'assistenza ai Paesi partner nella lotta ai trafficanti e di una cooperazione rafforzata in merito alla politica di rimpatrio, ma anche e soprattutto della cooperazione allo sviluppo e del potenziamento degli investimenti in Africa.
  D'altronde credo che proprio la scelta di questo Governo di inserire nel disegno di legge di stabilità un forte incremento dei fondi destinati alla cooperazione internazionale sia il segnale migliore dell'attenzione del Governo stesso su questi temi. Credo, onorevole sottosegretario, che sia necessario ribadire la nostra posizione che lei ha espresso in quest'Aula anche nel vertice di La Valletta, posizione che più volte il Governo ha espresso nei vertici europei, una posizione che sin dall'inizio è stata chiara e che, a differenza di molti nostri partner europei, ha ben compreso che l'immigrazione, in Africa, non è un fenomeno transitorio, un fenomeno temporaneo ma un fatto strutturale, destinato purtroppo ad aggravarsi e ad aumentare a causa di quei conflitti locali, regionali, alla pressione demografica e a questa situazione di povertà che comunque continua ad essere disastrosa.
  Credo che se non si parte da qui, da tutte quelle misure che ricordava lei Pag. 19prima, sottosegretario, dalla lotta alla povertà, dalla sicurezza alimentare cioè da un approccio più inclusivo anche sui temi della sicurezza, un approccio che comprenda la lotta alla povertà, che comprenda lo sviluppo sostenibile economico di quei Paesi ma anche la tutela dei diritti umani, a poco serviranno altre misure che sono quelle di controllo delle frontiere e a poco servirà comunque in qualche modo mettere in campo quelle misure volte a limitare i flussi e a distribuire i migranti con status di rifugiati nei diversi Paesi dell'Unione europea. Qui desidero ringraziare il Governo e mi auguro che anche nel vertice di La Valletta, così come avvenuto in precedenza in diversi vertici europei, la nostra posizione sia una posizione forte, chiara e che riesca comunque a convincere anche quei partner europei che purtroppo su questo tema non hanno sempre avuto una posizione coerente.

(Chiarimenti in merito al mancato esercizio del diritto di prelazione per l'acquisto dell'isola di Budelli, nell'arcipelago di La Maddalena – n. 2-01148)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Pili e Pisicchio n. 2-01148, concernente chiarimenti in merito al mancato esercizio del diritto di prelazione per l'acquisto dell'isola di Budelli, nell'arcipelago di La Maddalena (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Sottolineo anzitutto l'importanza che il Governo abbia scelto di far rispondere a questa interpellanza urgente il rappresentante del Ministro della giustizia. Infatti ho detto con molta chiarezza che questo è un fatto da procura della Repubblica e quindi evidentemente anche il Governo ha ritenuto che su questo tema, anche considerato che era compreso tra i Ministeri interrogati, ci fosse una preminenza della giustizia rispetto all'ambiente.
  Il tema è sostanzialmente il seguente: il Parlamento ha stabilito che attraverso una norma di diritto, una prelazione prevista dalla legge n. 394 del 1991, bisognava acquisire l'isola di Budelli. Più avanti entrerò nel merito di quanto stiamo parlando: dell'unicità di quell'isola, del significato, di quel simbolo che è quell'isola. Nella legge di stabilità 2014 il Parlamento ha stabilito che lo Stato doveva acquisire quel bene perché il Parlamento, le due Camere hanno ritenuto che era necessario dare un gradiente superiore sul piano giuridico, sul piano della tutela e della valorizzazione alla semplice gestione dei vincoli. Cioè il Parlamento ha detto: non è sufficiente che sull'isola di Budelli, isola simbolo, l'isola rosa dell'arcipelago di La Maddalena, ci sia soltanto la possibilità di apporre dei vincoli di tutela e di garanzia rispetto al patrimonio naturalistico-ambientale. Quindi, il Parlamento ha detto: dovete agire e stanziamo le risorse (3 milioni di euro) perché si faccia un rafforzamento della disponibilità dello Stato rispetto a quel patrimonio ambientale. Come è possibile che il Parlamento abbia assunto quell'importantissima decisione e poi invece, lungo il percorso, con complicità e connivenze – le vedremo nel dettaglio – si arriva a bandire quel tipo di prelazione e lo Stato e il Governo e soprattutto il Governo fanno di tutto per affondare quella prelazione e, anzi, in queste ultime giornate si registra la presenza al Ministero dell'ambiente, il soggetto che dovrebbe tutelare quel bene, di un privato che non esiste sul piano giuridico ?
  Ha convocato gli avvocati della controparte, cioè del privato che si è candidato ad acquistare ma non ha acquistato nonostante la sentenza del Consiglio di Stato, perché vi è ancora l'esigenza fondamentale e imprescindibile del versamento al tribunale di Tempio dei due milioni novecentomila euro. Per quale motivo il Governo ha ricevuto nelle stanze del Ministero questi avvocati, questi legali della controparte, se ancora non vi era e non era Pag. 20ancora nata la soggettività di quel personaggio rispetto al bene fondamentale della proprietà di quell'isola ?
  Io penso che sia questo il vulnus; mi chiedo per quale motivo il Governo non ha fatto di tutto per bloccare, per imporsi anche con la seconda clausola eventualmente della legge n. 394 del 1991, perché quella norma, poi la vedremo nel dettaglio se ne avrò il tempo, parla di prelazione qualora sia intercorsa un'azione di compravendita o di passaggio di proprietà del bene stesso oppure, fase due, esproprio. Cioè, se vi è una prelazione cosiddetta legale, che è sostanzialmente un atto precipuo, quasi anticipatorio della possibilità dell'esproprio, per quale motivo non si è arrivati al passaggio due ?
  Mi chiedo anche per quale motivo il Governo non abbia fatto nulla anche di fronte a quello che stava accadendo, di fronte agli interessi che si stavano muovendo intorno a quell'isola. Cito su tutto la mia interrogazione di qualche mese fa in cui l'ex amministrazione comunale di La Maddalena a qualche giorno dal rinnovo del consiglio comunale, (poi cacciati via sonoramente) nomina il marito dell'assessore del bilancio del comune nell'ente parco – al riguardo, segnalo: guardate che c’è questa incongruenza – e nomina il sindaco il suo segretario particolare come se l'ente parco fosse un soggetto da mettere a gestire cose proprie e affari di famiglia. Ebbene, nonostante tutto quello che stava avvenendo, segnalo l'ipotesi, che è stata poi votata preliminarmente dal consiglio, di abbassare i livelli di tutela.
  Nel frattempo, tre giorni prima della decisione del tribunale di Tempio di anticipare i tempi per la ripartizione dei fondi del fallimento della precedente società e, quindi, la richiesta di acquisizione dei fondi al privato, sono stati abbassati i livelli di tutela. Dove si diceva sostanzialmente «si possono recuperare tutti quei volumi che sono all'interno dell'isola di Budelli e farne quello che si vuole». Ed è stato un messaggio, sul piano sostanziale oltre che sul piano della comunicazione, devastante, cioè si è detto «privato vieni, tu sì che puoi fare tutto quello che vuoi perché fino ad oggi questo era vietato». Quindi, un lasciapassare sostanziale, giuridico e politico, perché vi era una valenza politica in quel tentativo.
  Ebbene, cosa fa il Ministero dell'ambiente ? Stabilisce, qualche giorno dopo la decisione del tribunale di Tempio, di applicare la decisione del Consiglio di Stato, decisione sulla quale poi rientro per le connivenze e sottolineo la parola «connivenze» che si sono verificate in quella sentenza, in quella decisione di quell'organo, e decide sostanzialmente di convocare questi signori, per fare che cosa ? Perché li convoca al Ministero insieme all'ente parco ? Perché ancora non avendo i titoli di proprietà questi signori presentano un piano per l'utilizzo e la gestione di quell'isola. Ma perché nella prima slide del piano ci sono tre isole e non solo una e per quale motivo c’è un cerchio intorno al triangolo delle tre isole dove c’è scritto «area interdetta» ? Per quale motivo un privato che viene dalla Nuova Zelanda arriva a Budelli, a La Maddalena, e propone un piano, anzi impone un piano ? Si tratta, infatti, di un'imposizione sostanziale perché dice: io faccio una fondazione, gestisco tutto io, fuori tutti. E dice sostanzialmente: in quel triangolo tra le tre isole più importanti dell'arcipelago non ci passa più una barca.
  Ci passano quelle che autorizzo io, quelle che autorizza il privato, che quindi fa prevalere la valenza privatistica di quel bene rispetto alla gestione pubblica; e tutti coloro che sono i soggetti che vi operano (gli operatori marittimi, quelli che hanno sempre e solitamente utilizzato anche l'economia che ne ricadeva dall'avvicinarsi a quell'isola), fuori. Si fa un pontile; sull'isola rosa, inviolabile, di punto in bianco, nel piano presentato al Ministero dell'ambiente, nasce un pontile. Cioè, si arriva dentro l'isola attraverso un pontile piazzato in mezzo al mare direttamente collegato con l'isola di Budelli. Ma come fa il Ministero ad accettare la presentazione in un luogo fisico, che è un luogo sostanziale, un luogo giuridico ?
  E un Ministero dello Stato, come fa ad accettare che dei privati vengano, alla Pag. 21vigilia dell'acquisto – quindi non hanno ancora pagato per comprare quell'isola –, quasi come fosse una negoziazione: compriamo, versiamo i soldi se c’è il lasciapassare rispetto a questo piano ?
  Ma se uno poi ha avuto l'accortezza, come ho avuto la possibilità di fare io, di guardare il piano nel dettaglio – e da qui si spiega la retromarcia del giorno dopo del Ministro, che è ridicola sotto il piano comunicazionale e sul piano sostanziale; questo Ministro ignora anche le più elementari norme del diritto –, c’è scritto che i volumi contenuti (ruderi senza tetto, senza mura, con un fare davvero speculativo), quei beni, quei residuati diventano «residenza temporanea per artisti e studiosi». Ma come ? Lo capisce anche un imbecille che dietro la residenza temporanea per artisti e studiosi si nascondono ville e villette dentro l'isola di Budelli ! Solo un cretino non può pensare che lì ci sia un intento speculativo ! Cosa vuol dire «temporanea», che ci sta soltanto due mesi all'anno, soltanto due mesi d'estate ? E chi sono gli artisti e chi sono gli studiosi che vanno nell'isola di Budelli in diciotto metri quadri e si mettono a studiare e a dipingere ? Chi li sceglie ? Quanto pagano ? A chi pagano ? Pagano all'ente parco o pagano al privato che lucra su queste ipotesi ? La capanna (slide 53.5) diventa atelier: residenza temporanea per artisti e studiosi; l'isola di Budelli ! E poi c’è la «casa del brigante» – mai nome fu più azzeccato ! –, che diventa residenza temporanea, anch'essa per studiosi e artisti. Ci sono due volumi che possono essere recuperati e quei due volumi diventano, guarda caso, residenza temporanea, cioè ville e villette. E poi dice: si recuperano i volumi. No ! Un Ministero che legge le carte e un Ministro che non parla a vanvera – come è capitato in questo caso – avrebbero dovuto leggere tutto il progetto, dove c’è scritto: azione 2, inserimento di nuova volumetria più terrazza. Come, nuova volumetria, a Budelli, cioè nuovo cemento ?
  Allora, questo progetto, insieme all'area interdetta e insieme al blocco del sistema economico di piccole imbarcazioni che hanno sempre fatto ruotare l'economia in quell'arcipelago, si registra sostanzialmente in quello che il legislatore ha in maniera puntuale focalizzato nella legge n. 394 del 1991, in cui cioè ha detto: non basta, è aleatorio il fatto che ci siano i vincoli e qualora questo bene sia di proprietà privata. Cioè, il legislatore, nel 1991, ha detto sostanzialmente: guardate che non è sufficiente apporre i vincoli, perché quei vincoli possono comunque essere sostanzialmente bypassati nella gestione dell'utilizzo nella visione dinamica del bene naturalistico-ambientale; e quella visione dinamica e ambientale – lo vedremo per quello che dice la Corte dei conti e il presidente emerito della Corte dei conti su questo tema – è sostanzialmente un fatto che va disciplinato. Oggi, di fronte al progetto di questo magnate neozelandese – sembriamo uno Stato che attende sempre che arrivi il mercenario di turno, che arrivi da qualche parte, basta essere un imprenditore estero e gli facciamo i tappeti rossi –, sostanzialmente tutto questo viene meno. Allora bisogna porsi il problema: per quale motivo non si è arrivati a stabilire quello che bisognava fare, per esempio con l'esproprio ?
  Direte, ma il Consiglio di Stato ha deciso. Il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza, che è una «sentenza scandalo», ed è per questo che ho chiesto che fosse il Ministero della giustizia ad occuparsi della vicenda. Come è possibile che il presidente del Consiglio di Stato che si è espresso su questo sia un «subalterno» dell'avvocato della parte privata ? Una collaborazione scientifica si dirà, ma per quale motivo c’è questa sistematica frequentazione accademica tra il presidente del Consiglio di Stato e l'avvocato subentrato nella causa proprio quando questa è approdata al Consiglio di Stato ? Per quale motivo vi è questa frequentazione ?
  Sostanzialmente cosa dice il Consiglio di Stato ? Dice: non c'era il piano e quindi non può valere il diritto di prelazione. Ma cosa si aspettava il presidente del Consiglio di Stato, Patroni Griffi, un piano di lottizzazione ? E forse il TAR Sardegna non aveva già visto in maniera puntuale che i Pag. 22vincoli costituivano essi stessi un piano ? E nel momento in cui il Governo non è intervenuto per una ulteriore azione di esproprio di quel bene significa che sta avallando tutto questo !
  Il Governo sta avallando tutto ciò nonostante l'Osservatorio delle agromafie, presieduto da Giancarlo Caselli, ex procuratore antimafia, scriva in un parere relativo alla sentenza del Consiglio di Stato: «La decisione del Consiglio di Stato si pone ai limiti di una interpretazione che trasmoda in giurisprudenza creativa, inammissibile nel nostro ordinamento alla luce del principio di separazione dei poteri». È evidente che da questo punto di vista il Governo debba dire da che parte sta ! Vuole favorire la speculazione su quell'isola o vuole farne un emblema, un simbolo da tutelare e valorizzare per il bene della Sardegna e dei sardi, ma non solo ?

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Come ha detto l'onorevole Pili la questione pone diversi aspetti giuridici proprio per la particolarità dell'intervento che vi è stato nell'individuare il diritto di prelazione e tutto quanto è seguito dal punto di vista giurisprudenziale fino a giungere alla sentenza del Consiglio di Stato richiamata. Parliamo dell'isola di Budelli, una località nota a tutti e di particolare importanza grazie anche al suo fascino.
  In merito all'interpellanza in oggetto si rappresenta quanto segue. In primo luogo, deve essere ricordato che l'isola di Budelli è in regime di proprietà privata da lungo tempo, e comunque da epoca precedente alla istituzione del Parco della Maddalena. Questo lo sottolineo perché dal punto di vista giuridico il fatto che il diritto di proprietà privata sia antecedente all'istituzione del Parco può avere delle conseguenze giuridiche. Nonostante ciò essa è stata fino ad ora preservata da ogni possibile speculazione, mantenendo inalterato il suo inestimabile valore ambientale. Voglio ribadire in questa sede che è intenzione del Governo e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare tenere e conservare alta l'attenzione sulle esigenze di salvaguardia che caratterizzano l'isola di Budelli, proprio perché occorre salvaguardare la biodiversità esistente e anche la vulnerabilità degli ecosistemi presenti nell'isola. Quindi, l'attenzione è alta e ha l'obiettivo di mantenere inalterato l'inestimabile valore ambientale di questa isola.
  Ciò in quanto l'effetto di tutela di tale valore deriva non già dalla titolarità pubblica dei diritti dominicali sul bene, quanto piuttosto – ed è un altro passaggio giuridico importante – dal regime vincolistico normativamente stabilito per il medesimo. Quindi ci sono dei vincoli ed un regime vincolistico che va rispettato e che va tutelato. A questo riguardo, un ruolo essenziale è stato svolto dalle misure previste dal decreto istitutivo del Parco, che in tutti questi anni hanno garantito la salvaguardia del valore ambientale e paesaggistico dell'isola. Tale ruolo, evidentemente, continuerà ad essere svolto anche per il futuro, e anzi non potrà che risultare irrobustito dall'approvazione del Piano del parco, al momento in itinere. In questo quadro, non paiono dunque sussistenti le condizioni per procedere all'espropriazione per pubblica utilità. Del resto anche l'articolo 1, comma 115, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, si è limitato a individuare apposite risorse economiche, al fine di garantire l'effettività dell'eventuale esercizio del solo diritto di prelazione, alle condizioni e nei termini contemplati dalle norme vigenti. A tale riguardo – e con specifico riferimento al ruolo che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha svolto nelle vicende che hanno portato all'acquisizione del diritto di proprietà dell'isola da parte del signor Harte – si deve rappresentare come tale ruolo si sia limitato alle attività, normativamente previste, svolte nell'ambito della funzione di vigilanza sulle delibere assunte dall'Ente Parco. Secondo Pag. 23quanto stabilito dalla recente sentenza del Consiglio di Stato (n. 1854 del 13 aprile 2015), la menzionata prelazione non è stata legittimamente esercitata, in ragione della mancata adozione del Piano del Parco. La procedura di approvazione del Piano versa infatti da troppo tempo in una situazione di stallo; il Parco non ha ancora, ad oggi, fornito alcun riscontro alle osservazioni presentate al progetto di Piano trasmesse dalla regione Sardegna già in data 7 agosto 2014. Per questa ragione, fin dallo scorso mese di settembre, il Ministero si è adoperato per ottenere la formale rassicurazione, da parte dell'Ente Parco, che quest'ultimo avrebbe dato immediato seguito alla procedura in itinere. Quindi il Ministero è intervenuto proprio perché verificava una situazione di stallo nell'approvazione del Piano del Parco. Quindi a seguito di queste osservazioni inviate dalla regione nell'agosto 2014, non era stato dato seguito e quindi il Ministero, correttamente, nell'ambito dei propri poteri e nel rispetto delle autonomie, ma esercitando i propri poteri, si è attivato per capire come mai ci fosse questa situazione di stallo. Il Ministero ha peraltro convocato una riunione tecnica, il 27 ottobre 2015, allo scopo di promuovere un confronto costruttivo tra le istituzioni dell'Ente Parco e i rappresentanti del signor Harte, con l'obiettivo di mantenere alta – ed è questo il fine anche di questa riunione – l'attenzione sulle imprescindibili esigenze di salvaguardia che caratterizzano l'isola di Budelli e di garantire anche per il futuro i più alti standard di tutela ambientale. Questo è stato lo scopo, l'obiettivo ed è la stella polare che guida il Ministero dell'ambiente nell'affrontare questa vicenda che, come è stato detto in maniera molto corretta dall'onorevole Pili, ha anche dei riflessi giuridici e dei diritti che vanno rispettati e ricostruiti. Nella detta riunione, i rappresentanti del signor Harte hanno illustrato una idea progettuale per Budelli e proposto la costituzione di un'apposita Fondazione onlus denominata «La Maddalena – Osservatorio per la vita marina», dotata di risorse proprie, richiedendo all'Ente Parco di farne parte.
  Nel contesto della riunione è stata evidenziata la necessità di assicurare una tutela dell'isola che sia conforme alle esigenze di salvaguardia della peculiare biodiversità esistente e della vulnerabilità degli ecosistemi presenti. All'esito del confronto attivato, l'Ente Parco ha formulato una proposta alternativa che prevede la tutela integrale «entry, no-take» di Budelli, con la possibilità di fruizione controllata, spostando le attività di ricerca della Fondazione sull'Isola di Spargi, presso la già prevista «Casa del parco».
  Ad ogni modo, non vi è dubbio che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare continuerà a porre la massima attenzione sulla questione e provvederà con ogni sollecitudine, a valle della definizione dei contenuti del Piano da parte della Regione e dell'Ente Parco, ad attivare e definire il procedimento di propria competenza per l'approvazione del Regolamento del Parco, strumento attuativo della disciplina di Piano, e più in generale, a vigilare con attenzione sulle vicende che interessano tale prezioso bene ambientale e paesaggistico, nel rigoroso rispetto della normativa vigente. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario Ferri. Salutiamo intanto studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo statale via Aretusa di Roma che assistono ai nostri lavori dalla tribuna. La Presidenza saluta anche le altre persone che stanno assistendo ai nostri lavori dalla tribuna.
  L'onorevole Pili che facoltà di dichiarare se si ritiene soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. Prego onorevole Pili.

  MAURO PILI. Grazie Presidente. Ovviamente non posso dichiararmi soddisfatto, ma sarebbe limitativo rispetto a quanto invece il Governo non ha affermato, ha negato e sostanzialmente coperto oggi con la risposta che ha voluto dare a questa interpellanza. Sul piano giuridico, Pag. 24le parole hanno un valore. Come si può reiterare sistematicamente in una risposta in Parlamento, da parte di un Governo, l'affermazione «manterremo alta l'attenzione sull'isola di Budelli». «Lasceremo inalterato il livello di vincoli». Cosa significa sul piano giuridico ? Significa che Harte, il vostro amico, proprietario futuro dell'isola di Budelli, non potrà mai esercitare il diritto privatistico di proprietario di quell'isola ? Cioè significa che non potrà far pagare i biglietti per entrarci dentro ? Significa che potrà gestire il ruolo che qualcuno ha fatto trapelare nei progetti presentati al Ministero, potrà gestirlo a suo uso e consumo ? Io penso che siamo di fronte ad affermazioni prive di consistenza giuridica, perché se il legislatore ha previsto la prelazione, è evidente che ci fosse necessità per alcuni beni di un livello superiore di vincoli e l'affermazione che il sottosegretario ha portato qui è la stessa contenuta nella memoria difensiva di Harte. Quindi il Governo è totalmente schierato dalla parte privata, a difesa degli interessi privati a scapito... e sono parole testuali, quella nota ve l'ha scritta il legale di Harte, ed è scandaloso che in Parlamento si venga a rappresentare l'interesse privato rispetto a quello che ha scritto l'Avvocatura dello Stato. Perché l'Avvocatura dello Stato, nei tentativi di difesa, ha scritto l'esatto contrario. Ha detto che non bastano i vincoli e che bisogna elevare il grado di tutela, di gestione di quel bene, per evitare quello che invece si può verificare. E che cosa si può verificare ? Lo dice il Presidente emerito della Corte dei Conti, Claudio De Rosa, il quale dice «bisogna fare di tutto per evitare che il profilo delle intenzioni speculative del subentrante», intenzioni speculative del subentrante, «consistenti a quanto risulta nella creazione di un museo aperto con relativa bigliettazione – dice il Presidente della Corte dei Conti – va altresì considerato che le stesse, una volta iniziate, renderebbero necessario un rafforzamento degli attuali controlli, aumentandone il costo complessivo a carico del bilancio pubblico».
  Cosa dice il Presidente emerito della Corte dei Conti ? Che se passa l'intento speculativo di farsi le villette, se passa quello della bigliettazione e quindi si entra pagando non all'Ente parco per rifunzionalizzare e riutilizzare quelle risorse per il bene collettivo per la gestione di quell'Ente; per gestire non l'architrave delle consulenze, degli addetti stampa, che si sono dispiegati in questi anni, attuali consigli regionali, che hanno lautamente preso e guadagnato e oggi difendono il privato piuttosto che il pubblico facendo magari, appunto, gli addetti stampa... Allora, significa sostanzialmente, dice il Presidente della Corte dei conti emerito, che tale aumento tanto più risulterebbe ingiustificabile dal momento che l'Ente parco, nel cui ambito operativo rientra l'Isola di Budelli ha in progetto iniziative analoghe intese non a fini speculativi ma più propriamente al conseguimento di un valore aggiunto per il bene del quadro strategico della sua valorizzazione. Dice il presidente della Corte dei conti, perché dovete far guadagnare un privato se c’è un progetto analogo da parte dell'ente pubblico, da parte del soggetto che deve gestire quel bene ? Io, e apro una parentesi, ho sempre detto che il comune di La Maddalena deve avere su quel bene un totale controllo e non invece, come è stato prevaricato già nel 1996 dello Stato rispetto a quella gestione del bene. E dice, sostanzialmente, il presidente della Corte dei conti, in definitiva, questo primo ordine di valutazioni, quelle che richiamavo, sia per quanto detto sia perché l'isola di Budelli è un bene unico al mondo per le sue caratteristiche naturali, dovrebbe portare a conclusione naturale favorevole all'esercizio del diritto di prelazione. Il Presidente della Corte dei conti poi conclude dicendo che se non lo si fa c’è un danno erariale, cioè si spendono i soldi pubblici per controllare l'isola e poi invece non si fa niente per acquisirla al patrimonio pubblico.
  Perché l'esproprio non può essere funzionale ? Quello che manca, anzi, quello che è gravemente omesso nella risposta del Governo, è proprio il primo assunto. Chi è che deve decidere se quel bene va Pag. 25tutelato in maniera assolutamente rilevante e sulla scala gerarchica ancora in maniera più forte rispetto ai soli vincoli ? Chi lo decide ? Quale è il soggetto ? Il presidente Patroni Griffi, amico collega, subordinato dell'avvocato di Harte o lo decide il Parlamento ? Il Parlamento ha deciso, ha stanziato 3 milioni di euro per la prelazione e qualora la prelazione non possa essere utilizzata, non possa essere perseguita, ma io ritengo che possa essere ancora perseguita, perché basterebbe che il Governo anziché le fumose ambigue affermazioni di oggi dicesse che non si può fare niente, non si possono fare le villette, fare le ville, non si possono fare gli uffici vista mare del presidente della fondazione, magari il neozelandese Harte, che si piazza nella sede direzionale del parco sul fronte della spiaggia rosa. Perché è quello che si configura nello stesso progetto, una sede direzionale davanti alla spiaggia rosa, nella villa che oggi è un rudere in mano ad un guardiano dell'isola, una catapecchia, che viene trasformata in sede centrale. Perché non gli affidate lo scandalo del G8 ? Perché non gli affidate l'arsenale per fare lì il parco scientifico, così recuperate anche le bonifiche non fatte ? Tutto quello che è successo dentro a quell'arsenale, tutta quella vergogna che è anche oggi, in queste settimane, all'attenzione dell'opinione pubblica nazionale. Perché non fate qualcosa che possa valorizzare gli immobili esistenti anche nelle isole vicine che hanno già avuto la funzione... ? Perché c’è un privato che viene a disciplinare l'accesso delle barche sostituendosi allo Stato, sostituendosi in questa maniera ancora più decisa alla stessa regione. Perché lo Stato deve decidere dove entrare o non entrare in una regione autonoma, che io spero sempre di più possa essere indipendente da questo Stato che non riesce a dare alcuna risposta compiuta. Di fronte a questo da una parte la risposta del Governo afferma che non è necessario avere la pubblicità del bene perché sostanzialmente ci sono dei vincoli; ma per il Consiglio di Stato non ci sono questi vincoli, questo piano non c’è per il Consiglio di Stato; e dall'altra dice che c’è l'Ente parco che non ha approvato il piano. Dovete decidervi, o c’è o non c’è.
  C’è un regime vincolistico vigente ? Lo volete modificare ? Oggi qui avreste dovuto dire: «siamo per la tutela integrale di quel bene e per evitare che si possano fare tutte quelle azioni e quei piani».
  Ma come è possibile che questo signore non abbia ancora la proprietà del bene ? Ma da quale punto di vista giuridico ? Lei, che è anche uomo di legge, prevede che un soggetto privato, un estraneo entri al Ministero e negozi con il Ministro cosa fare e cosa non fare in un'isola. A che titolo è entrato, se non ha ancora pagato l'isola, se non ne è ancora titolare ? Quella è la dimostrazione dell'abuso che sta facendo il Governo, della sua complicità e connivenza. Compresa la cena fatta a metà settembre nell'isola di Santa Maria, dove un esponente del Governo – e anche questo è uno degli argomenti posti alla base dell'interpellanza e rispetto al quale non c’è stata alcuna risposta – avrebbe condiviso convivialmente una cena, per gestire gli altri fari, quelli di Razzoli e di Budelli e quello di Santa Maria, mettendo sostanzialmente le mani su tutto l'arcipelago. Il Governo sta coprendo i privati per interessi che sono lontani mille miglia da quelli dei sardi e della Sardegna. Bisogna tutelarla la Sardegna e non metterle le mani addosso o farle mettere al privato che ha soltanto mire speculative.

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Pili.
  È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, con lettera pervenuta in data 5 novembre 2015, ha reso noto che l'assemblea del gruppo, in data 3 novembre 2015, ha modificato la denominazione del gruppo medesimo in Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà.

Pag. 26

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 9 novembre 2015, alle 15:

  1. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   GADDA ed altri; D'INIZIATIVA POPOLARE; GARAVINI e CAPONE; VECCHIO ed altri; BINDI ed altri; BINDI ed altri; FORMISANO: Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate (C. 1039-1138-1189-2580-2737-2786-2956-A).
  — Relatore: Mattiello.

  2. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   CENNI ed altri: Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 348-B).
  — Relatore: Fiorio.

  3. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-00979, Catania ed altri n. 1-01056, Zaccagnini ed altri n. 1-01057, Falcone ed altri n. 1-01058 e Parentela ed altri n. 1-01059 concernenti iniziative, anche in sede europea, per la tutela del settore risicolo italiano, con particolare riferimento all'importazione del riso dalla Cambogia.

  La seduta termina alle 11,35.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 4 novembre 2015:
   nell'indice, a pagina IV, seconda colonna, alla quindicesima riga, a pagina 78, seconda colonna, alla ventitreesima e alla trentottesima riga, e a pagina 79, prima colonna, alla venticinquesima riga, sostituire la parola «decreto-legge» con le seguenti «disegno di legge».