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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 515 di mercoledì 4 novembre 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10,05.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIOVANNI SANGA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Bratti, Capelli, D'Ambrosio, Dambruoso, Dellai, De Menech, De Micheli, Di Gioia, Di Lello, Fava, Ferrara, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Marazziti, Marotta, Antonio Martino, Migliore, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Speranza, Tabacci, Turco, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,09).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 10,30.

  La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2015, n. 154, recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale (A.C. 3340-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3340-A: Conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2015, n. 154, recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale.
  Ricordo che nella seduta del 3 novembre 2015 si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

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(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3340-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Constato l'assenza dell'onorevole Di Gioia che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Siamo oggi in sede di conversione di un decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale. La prima considerazione che viene sempre fatta in questi casi è capire se un decreto-legge contiene i requisiti di urgenza e necessità che la nostra Costituzione prevede ai sensi dell'articolo 77. Ebbene quali sono gli argomenti su cui questo decreto-legge si basa ? L'articolato è composto da tre articoli di cui il primo riguarda l'intervento per il ripristino del decoro e della funzionalità delle scuole, il secondo è tecnico sull'amministrazione straordinaria e il terzo invece è sul Patto di stabilità relativo alle zone colpite da disastri legati alla meteorologia. Ebbene, anche soltanto l'oggetto di cui si occupa questo decreto fa capire che ci sia urgenza e necessità di intervenire in questa materia. Semmai – lo diremo dopo – si è intervenuti in maniera un po’ troppo leggera rispetto alle necessità del Paese relative a queste problematiche. Pertanto sicuramente ritengo che il Governo abbia fatto bene a intervenire con questo decreto-legge, criticando semmai l'esiguità delle risorse messe a disposizione per risolvere i problemi di cui si parla.
  L'articolo 1 del decreto-legge è quello relativo alle scuole. Parla di ripristino del decoro e della funzionalità, assegnando circa 110 milioni che, ripeto, sono una somma sicuramente esigua soprattutto per il fatto di prevedere 100 milioni per il 2015 e 10 milioni per l'anno 2016. Pertanto, possiamo considerarlo un inizio ma c’è sicuramente bisogno di molto di più per recuperare la funzionalità e il decoro delle nostre scuole che hanno una serie di problemi strutturali sia a livello di strutture portanti delle scuole che oggi in Italia riguardano i nostri figli e i nostri studenti e anche in ordine alla funzionalità delle stesse. Il livello di funzionalità può essere percepito nell'immagine di queste scuole che spesso hanno intonaci scrostati per non parlare di altre problematiche ma si comprende anche attraverso la quotidiana notizia per cui i genitori devono supplire ai bisogni della scuola e portare generi di prima necessità, generi utili per portare avanti le lezioni singolarmente e con la loro volontà. Queste sono notizie sulle nostre scuole che non vorremmo più sentire. Vorremmo che la funzionalità e il decoro venissero garantiti per la scuola pubblica da parte dello Stato e non fossero legati alla volontarietà dei singoli genitori. Proprio per questo riteniamo che bene ha fatto il Governo ad intervenire su questo punto, anche se – ripeto – pur essendo favorevoli a qualsiasi somma venga erogata per la nostra scuola, riteniamo che per adesso i 110 milioni debbano essere considerati come inizio di un percorso che ci auguriamo sia molto più lungo e molto più utile alle nostre scuole. Le scuole sono la base: da poco abbiamo approvato una riforma per alcuni versi utile, per altri più contestabile ma che sta a significare che, se c’è un interesse del Governo a far funzionare meglio la nostra scuola, anche la parte estetica, anche il decoro, anche la parte strutturale, anche la parte di funzionalità deve avere il suo giusto interesse. Pertanto, ben vengano i 100 milioni per il 2015, che sicuramente non bastano nel complesso ma significano l'interesse del Governo, ma ci auguriamo che altrettanti siano previsti per il 2016.
  Per cui la valutazione complessiva su questo articolo è positiva anche se, lo ripeto, c’è stata la richiesta di voler fare di più per quanto riguarda le somme erogate.
  L'articolo 2 più che altro è una norma di natura tecnica, riguarda le amministrazioni straordinarie. Ossia, proroga di 12 mesi l'esecuzione del programma di cessione, per quello che riguarda le cessioni Pag. 3aziendali in caso di amministrazione straordinaria che sono in parte già decise dall'articolo 66 del decreto legislativo in materia che proroga il programma di tre mesi per una volta sola. È una norma tecnica, ma che ha un significato, invece, di natura procedurale molto importante. Noi sappiamo che le norme sull'amministrazione straordinaria servono a cercare di salvare posti di lavoro e aziende, quindi, quelle grandi imprese che sono andate, magari, in crisi di liquidità a causa della crisi mondiale degli ultimi tempi, ma che, in ogni caso, hanno, magari, delle prospettive positive di crescita e di salvaguardia dei posti di lavoro ma hanno, lo ripeto, delle crisi di liquidità. In quel caso interviene la procedura per cercare di tenerle in piedi, per salvaguardare i posti di lavoro. Ma è una procedura che ha troppe rigidità, prevede l'esecuzione del programma, prevede una serie di iniziative temporali che se il commissario – e sappiamo che non sempre ci riesce – non riesce a eseguire nei tempi dovrebbe convertire tale procedura in fallimento con tutto quello che ne segue, come la perdita dei posti di lavoro per queste aziende.
  Per cui bene ha fatto il Governo a intervenire su questo aspetto che proroga questa possibilità di cessione. Infatti, un commissario che sta vendendo l'azienda per salvaguardare i posti di lavoro, scadendo i termini, dovrebbe essere costretto a convertire; in questo modo, invece, ha ulteriori 12 mesi. Ma noi riteniamo che bisognerebbe intervenire molto di più su questa materia che è così utile nell'ambito delle imprese, per cercare di salvare le aziende, per alleggerire, velocizzare e rendere più moderna la procedura in materia. Noi, oggi, abbiamo una miriade di aziende che sono in amministrazione, vi sono anche una miriade di norme, la Prodi, la Marzano quella relativa all'Alitalia; ebbene noi riteniamo che, invece, riunificare in un unico progetto questa normativa sia una cosa molto sensata. Cito, solo perché è l'unica proposta in questo momento incardinata alla Camera, proprio una mia proposta di legge, la n. 862, che tratta la materia dell'amministrazione straordinaria proprio come riduzione a un testo unico di queste norme, semplificando, liberalizzando molto di più di quello che il Governo ha fatto con questo articolo 2 quelle che sono le norme in materia. Per cui ci auguriamo che questa normativa vada anche avanti.
  Poi c’è l'articolo 3, molto importante, che introduce le modifiche alle condizioni con cui operano gli enti locali per colpa del cosiddetto Patto di stabilità. Si era parlato inizialmente, nel decreto-legge, solo di Parma e di Piacenza, per 15 milioni; successivamente, con l'introduzione di un comma 1-bis all'articolo 3, questa norma è stata estesa per tutte quelle città, per tutti quegli enti locali, per cui il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di calamità. D'altronde, non possiamo non prendere atto che nel nostro Paese il dissesto idrogeologico è una priorità, non possiamo non prendere atto che, ormai, la meteorologia non è più quella di una volta, ormai assistiamo a veri e propri tifoni che arrivano sul nostro Paese. Sono di questi giorni, purtroppo, le immagini televisive di una Calabria distrutta, in alcune parti, per colpa del maltempo e, allora, bisogna fare una riflessione su questo. È vero, oggi noi, sul Patto di stabilità, stiamo dando un piccolo aiuto a Parma, a Piacenza e alle altre città, permettendo agli enti locali di utilizzare quegli spazi della cosiddetta premialità a differenza di questo Patto di stabilità che, spesso e volentieri, strangola enti locali virtuosi e sul quale andrebbe fatto un ragionamento molto più ampio, anche se non è questa la sede per farlo. Qui è invece la sede per dire che lo Stato deve intervenire non con questi provvedimenti ex post nei quali da una parte e dall'altra si continuano a dare soldi per un costo di circa tre miliardi e mezzo di euro all'anno, ma dovrebbe intervenire con un piano di recupero del nostro dissesto idrogeologico in maniera molto più intensa, molto più completa e molto più preventiva, dovrebbe studiare delle forme, come fanno in Francia, dove viene preso un 9 per cento dal Fondo dei premi sulle assicurazioni per le calamità che viene destinato a un Fondo Pag. 4nazionale unico che poi lo Stato utilizza, ossia dobbiamo smettere di intervenire, a mio parere, con piccole toppe locali, ma intervenire in maniera più forte con un piano nazionale contro il dissesto idrogeologico.
  Insomma, si prenda spunto da questo decreto per un vero piano di recupero della situazione, nel nostro Paese, del dissesto idrogeologico. Non vorremmo più vedere situazioni in cui le nostre regioni vengono flagellate dal maltempo, con i cittadini che hanno danni enormi e lo Stato che interviene successivamente. Ripeto: lo prendiamo come uno spunto e un inizio. Ritengo comunque positivo l'intento del Governo e quanto fatto con questo decreto, a cui il gruppo ALA, Alleanza Liberlpopolare Autonomie, darà pertanto il suo voto favorevole.

  PRESIDENTE. Pregherei di liberare i banchi del Governo, grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Oggi siamo alle prese con la conversione dell'ennesimo provvedimento d'urgenza varato da questo Governo. L'ennesimo, e, come quasi tutti i precedenti, anche questo incappa nei soliti vizi attinenti ai criteri di omogeneità, straordinarietà e urgenza cui dovrebbe essere improntata l'attività normativa dell'Esecutivo. Questo decreto-legge affronta i temi più diversi e ciascuno di questi rappresenta una buona intenzione finita male. Ma cominciamo dal principio. Il primo articolo prevede il finanziamento di 110 milioni di euro in favore del cosiddetto piano «scuole belle», per il quale, nel complesso, dovrebbero essere spesi 450 milioni di euro tra il 1o luglio 2014 e il 1o aprile 2016. Il problema, però, è che le risorse vengono pescate dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, quello che una volta era il Fondo per le aree sottoutilizzate. Da questi fondi si prelevano risorse spesso e volentieri per destinarle a tutt'altra finalità, mentre a parole il nostro Presidente del Consiglio si batte il petto dicendo che rilancerà le aree svantaggiate. Poi, non contento di questo, un'altra quota di fondi da destinare alle «scuole belle» la prendete dal Fondo per l'occupazione, altro settore rispetto al quale esiste in Italia una drammatica emergenza e per il quale dovrebbe essere speso ogni singolo centesimo originariamente previsto. Per non parlare delle contraddizioni che hanno sin qui segnato l'iter autorizzatorio dell'utilizzo dei fondi, che hanno spinto la Commissione cultura, nel proprio parere, a raccomandare al Governo una più chiara e coerente procedura decisionale sul finanziamento degli interventi e una più lineare conduzione dei relativi e conseguenti procedimenti amministrativi. Ma non è solo la provenienza delle risorse a destare sconcerto, c’è infatti, ad esempio, il tema della selezione dei destinatari degli interventi, quello dell'entità dei singoli importi destinati e quello della congruità degli interventi scelti. L'anagrafe dell'edilizia scolastica varata ad agosto è ancora incompleta e non aggiornata e non offre certo quella visione complessiva degli interventi necessari rispetto alle varie strutture destinate all'edilizia scolastica. E allora si interviene a spot, secondo il criterio, piuttosto, del maggior numero di lavoratori socialmente utili da mantenere. Già, onorevoli colleghi, perché il vincolo tra «scuole belle» e LSU, che prevede il reimpiego del personale precedentemente impegnato nell'attività di pulizia delle scuole in interventi di ripristino del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti a edifici scolastici, pone proprio il rischio che la quota maggioritaria di fondi sia indirizzata laddove sia maggiore il numero degli LSU impiegati. Senza nulla togliere a questi lavoratori, sembra evidente, anzi lapalissiano, il fatto che non possa essere questo un criterio per la ripartizione dei fondi. E se già togliamo risorse a capitoli di spesa pure importanti, non sarebbe meglio, banalmente, destinarli al Fondo unico per l'edilizia scolastica per interventi strutturali di prevenzione, di adeguamenti antisismici, di messa in sicurezza degli edifici, magari secondo un programma Pag. 5organico predisposto sulla base del censimento effettuato con l'anagrafe dell'edilizia scolastica ? Noi pensiamo di sì.
  Il secondo articolo di questo provvedimento, in perfetta disomogeneità rispetto al primo, riguarda la disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza e proroga il termine temporale per la cessione di rami aziendali. Stando alla relazione illustrativa, l'obiettivo perseguito è quello di evitare alle grandi imprese commerciali che versano in stato di insolvenza e che non hanno ancora concluso nei previsti limiti temporali l'attuazione programmi per l'amministrazione straordinaria, l'automatica conversione della procedura conservativa in fallimento.
  La possibilità di disporre di 12 mesi ulteriori dovrebbe quindi aiutare le aziende in crisi, ma a quanto pare quelle che ne trarranno un beneficio effettivo, trovandosi nelle condizioni previste, saranno pochissime, per non dire, ad oggi, una soltanto.
  Infine, il terzo e ultimo articolo stabilisce una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per il 2015 in favore dei comuni della provincia di Parma e Piacenza colpiti dall'alluvione degli scorsi 13 e 14 settembre e per i quali il Governo ha già dichiarato lo stato di emergenza: un altro lodevole intento finito male ! Allo stato, per i territori interessati da questa calamità, risultano quindi disponibili complessivamente 30 milioni di euro: quasi 15 che derivano dallo sforamento del Patto, vale a dire la solita pratica di spendere soldi senza metterci soldi; 10 milioni già stanziati con l'ordinanza che dichiarava lo stato di emergenza; 5 milioni stanziati autonomamente dalla regione Emilia-Romagna. Peccato che i danni siano stimati in quasi 90 milioni: per l'esattezza, 88 milioni di euro !
  Peccato anche che notiamo almeno due clamorose assenze rispetto al tema dei disastri ambientali. La prima grande assenza che registriamo è quella di molte altre zone recentemente colpite da eventi atmosferici eccezionali, che non meritano evidentemente la stessa attenzione da parte del Governo. Pensiamo alla Sardegna, dove, nei primi giorni dello scorso mese di settembre, una tromba d'aria e forti grandinate hanno provocato rilevanti danni in diverse aree dell'isola, soprattutto rispetto alle produzioni agricole. Pensiamo alla Calabria, devastata proprio in questi giorni da un'eccezionale ondata di maltempo che ha provocato distruzioni e frane, ha isolato alcune località e rispetto alla quale i danni sono ingentissimi. Pensiamo a Messina, dove da due settimane è in corso una drammatica emergenza idrica, a causa di una frana che ha interrotto l'acquedotto e rispetto alla quale il Governo non sta facendo assolutamente nulla.
  La seconda grande assenza che registriamo è quella del Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico: ma dove sarà mai finito ? Nessuno ne parla, nessuno si preoccupa di metterlo in atto, ma soprattutto di finanziarlo; e questo avviene mentre in Italia ormai ogni pioggia crea danni, quando non autentiche tragedie.
  Ed è proprio questo che contestiamo e di cui dicevamo anche all'inizio di questo mio intervento, rispetto alla disomogeneità ed estemporaneità dell'azione di questo Governo. Si va per emergenze, e neanche, perché ci sono emergenze più emergenze di altre, ma sicuramente non c’è mai una visione, un approccio sistemico e strategico. Non c’è mai un approccio di lunga durata, un approccio che, al di là dei facili proclami, degli interventi tampone per farsi belli, affronti in modo serio i problemi del nostro malandato Paese.
  Fratelli d'Italia su questo provvedimento si asterrà, per i motivi che abbiamo sin qui detto: si asterrà perché, se pure apprezziamo le intenzioni, non condividiamo né i mezzi né, tanto meno, i risultati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, nell'esprimere il voto favorevole del gruppo Per l'Italia – Pag. 6Centro Democratico, desidero svolgere alcune brevissime osservazioni.
  La prima riguarda le attività socialmente utili, che dovrebbero essere svolte da soggetti titolari di ammortizzatori sociali, con il coordinamento di amministrazioni pubbliche nei comuni di residenza, e che hanno bisogno che siano attivati dei controlli necessari, perché queste attività siano svolte con decoro e con impegno. Di fronte agli esempi di superficialità e disinteresse di dipendenti pubblici che hanno determinato un grande allarme sociale, come dimostra il caso che è assurto alle cronache in questi giorni del comune di Sanremo, il tema dei controlli dei lavori socialmente utili è una questione di serietà, per evitare che queste forme di intervento sociale siano chiamate con un nome che è assolutamente improprio. Quindi, l'invito al Governo è di utilizzare dei meccanismi di controllo adeguati, facendone carico agli enti locali di pertinenza.
  Positiva appare la proroga del termine di esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali.
  Sulle misure finanziarie per interventi nelle alluvioni del 13 e 14 settembre di Parma e Piacenza, che richiamano la premialità agli enti locali con una riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità, vorrei osservare una cosa molto semplice: poiché nel nostro Paese questi eventi si ripetono con allarmante precisione, credo che il Parlamento debba farsi carico di un intervento legislativo complessivo che distingua i diversi eventi e la loro portata, anche con riguardo ai meccanismi di dichiarazione di pubblica calamità, e che leghi la fase emergenziale di competenza della Protezione civile alla fase di ricostruzione dei beni pubblici e privati e delle attività produttive nei diversi settori, con delle procedure che siano testate e che siano standardizzate, ma che siano certe.
  Noi stiamo conducendo – parlo come presidente della Commissione bicamerale per la semplificazione – un'indagine conoscitiva, che è in corso, che nasce dalla constatazione che nella fase della ricostruzione si frappongono tali e tanti ostacoli, spesso non giustificati e legati all'incertezza dell'attività della pubblica amministrazione, che richiedono un intervento legislativo di carattere complessivo. Senza questo, le regioni vanno in confusione e gli enti locali interessati sono privi della necessaria guida.
  Quindi, vorrei che il sottosegretario che mi ascolta prendesse buona nota di queste cose, poiché, diversamente, noi ci troviamo a rincorrere sempre gli eventi e non siamo in condizione di dare una parola di stabilità al lavoro, che, peraltro, in previsione sarà ampiamente in crescita, in quanto, se le ragioni dei mutamenti climatici incidono sugli eventi calamitosi, va da sé che dovremo stare con gli occhi aperti, ma avere anche delle procedure che, consolidate nel tempo e ben strutturate, siano in grado di evitare che, ai diluvi che vengono dal cielo, aggiungiamo anche le calamità per mano nostra (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Noi ci troviamo a discutere l'ennesimo decreto, che è un decreto snello, nel senso che è composto solo da tre articoli, ma che mette insieme tre argomenti estremamente diversi l'uno dall'altro.
  Nei tre articoli ci sono un po’ di questioni sulle quali abbiamo discusso e sulle quali abbiamo anche presentato tanti emendamenti...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Guidesi. Il Governo deve ascoltare chi parla, per favore.
  Prego, onorevole Guidesi.

  GUIDO GUIDESI. ...emendamenti che non sono stati accettati, né dalla maggioranza né dal Governo, ma che tentavano di risolvere alcune questioni che questo decreto non risolve.
  Questo decreto affronta, per esempio, l'amministrazione straordinaria e controllata dei commissari di alcune aziende con Pag. 7delle proroghe. Giustamente, innanzitutto, la prima questione che abbiamo affrontato è il fatto che ci sia in discussione, presso la Commissione in sede referente, un progetto di legge che riguarda proprio l'attività dei commissari nelle aziende e, giustamente, si è chiesto, all'interno della discussione che riguarda questo articolo e questa tematica, obiettivi di trasparenza anche sulla gestione economica dei commissari, che, ad oggi, non ci sono. Per cui, il dato di fatto è che oggi si fa una decretazione d'urgenza per un argomento che si sta affrontando e si sta cercando di risolvere dal punto di vista legislativo nella Commissione referente, ma con riferimento al quale, soprattutto, alla fine dei fatti, non sappiamo effettivamente per quale motivo ci sia un'urgenza di affrontare questo argomento, cioè a chi serve e a quali aziende serve questa norma.
  L'altra questione riguarda il programma «Scuole belle», dove il decreto interviene in maniera sostanziale, praticamente stanziando i fondi del CIPE che servivano rispetto all'accordo stipulato a suo tempo (marzo 2014) e poi ribadito in un ulteriore accordo con le regioni.
  Il provvedimento sulle «Scuole belle» è stato dibattuto ampiamente, soprattutto riguardo all'edilizia scolastica. Ma è giusto dire che questo provvedimento non riguarda l'edilizia scolastica, ma altresì riguarda la questione dei lavoratori e degli ex lavoratori socialmente utili, visto che è stato oggetto di una trattativa Stato-regioni e di un accordo, poi stipulato. Stiamo parlando non di pochi soldi, ma di tanti soldi, che arrivano anche dal CIPE e che vengono, da un lato, portati, invece, all'edilizia scolastica. Qui stiamo discutendo sostanzialmente di 150 milioni di euro per il 2014, di 130 per il 2015 e di 170 milioni per il periodo che va dal secondo semestre 2015 fino al primo trimestre 2016.
  Di cosa stiamo discutendo ? Stiamo discutendo degli ex lavoratori socialmente utili. Allora, se questo fa parte del programma «Scuole belle», ovvero di tutta l'iniziativa sulla scuola, tanto paventata dal Governo Renzi, allora è stato interessante capire come vengono gestiti questi fondi. Nella gestione di questi fondi, la cosa che ci ha lasciati estremamente perplessi, tanto da presentare una proposta di correzione per un modello di riequilibrio dello stanziamento dei fondi, è stato lo stanziamento della prima rata. Lo stanziamento della prima rata, le assegnazioni della prima rata del programma «Scuole belle» contano 130 milioni di euro e trovano immense disparità tra i vari territori nazionali. Ci sono assegnazioni che vengono fatte da regioni a regioni e ci sono delle province del nord totalmente escluse da queste assegnazioni.
  Ma la cosa che ci lascia più perplessi è che, rispetto a queste assegnazioni, abbiamo scoperto l'esistenza di molte più scuole in alcune regioni, probabilmente di scuole più belle e più pulite, visto che il programma dovrebbe servire a quello, e praticamente dell'inesistenza o della quasi inesistenza di scuole in altre regioni. Un esempio su tutti: dei 130 milioni, vengono assegnati circa 12,5 milioni alla regione Calabria; 50 milioni – per cui circa la metà dei fondi stanziati dalla prima assegnazione – alla regione Calabria per 1.087 scuole e alla povera Lombardia vengono lasciati circa 2 milioni e 900 mila euro.
  Per cui, noi pensiamo che, se il programma riguarda tutto il settore scolastico, come è stato poi paventato più volte dal Presidente del Consiglio, ci debba essere un riequilibrio di questi fondi nella seconda assegnazione, cosa che verificheremo e controlleremo, perché i furbi non possono continuamente essere sostenuti a scapito di qualcun altro.
  E, poi, c’è questa bellissima iniziativa di intervento emergenziale del Governo rispetto agli eventi di calamità naturale e, dunque, in ordine alle alluvioni e alle frane che ci sono state in Emilia, precisamente nella provincia di Parma e nella provincia di Piacenza, il 13 e il 14 settembre scorsi. Una stima dei danni, più o meno, conta 90 milioni di euro solo nella provincia di Piacenza, ma il Governo cosa fa ? Il Governo stanzia 14 milioni di euro, di cui 10 sono già degli enti locali, perché 10 vengono praticamente liberati dai vincoli Pag. 8del Patto di stabilità e possono essere spesi (4 dalla provincia di Parma e 6,5 dalla provincia di Piacenza). Poi, c’è una ripartizione tra comuni. Su 90 milioni di danni, il Governo Renzi decide di stanziare 3 milioni 679 mila euro da ripartire tra i vari comuni che hanno subito i danni.
  Allora, al di là del fatto che noi auspichiamo una discussione di questo tipo sulla prevenzione di questi eventi calamitosi e sullo status della legislazione esistente, soprattutto in ordine alla pulizia dei fiumi, bloccata da un fondamentalismo ambientale di cui oggi stiamo pagando notevoli conseguenze, il dato di fatto è che noi siamo di fronte ad una situazione dove 90 milioni di danni vengono compensati con una decina di milioni, di cui un pezzo, una gran parte è già di proprietà degli enti locali che hanno subito questi danni e la risposta del Governo è questa.
  La risposta del Governo è stata quella di abbandonare quelle popolazioni. Alcuni privati oggi sono ancora completamente isolati, alcune aziende non possono riattivarsi, alcune infrastrutture sono bloccate, vi è il rischio di frane. Tutte le nostre proposte, che riguardavano sospensione dei contributi, zone franche, riattivazione rispetto alle attività aziendali e quant'altro sono state completamente bocciate.
  Allora, noi oggi possiamo contare solo ed esclusivamente su due condizioni. La prima, per questi territori, è stata una bellissima e fantastica visita del Presidente del Consiglio, che ha fatto un giro di mezz'ora su un elicottero. L'altra condizione, sulla quale veramente possiamo contare, sono questi soldi trovati rispetto alle esigenze che ci sono, che sono la ciliegina sulla torta del giro in elicottero del Presidente del Consiglio, della presa in giro del giro in elicottero del Presidente del Consiglio.
  Chi conosce quelle vallate sa che sono tanto belle, ma ancor più bella e fantastica è la dignità di quelle popolazioni, che potranno contare solo ed esclusivamente sulla loro dignità, sul loro orgoglio...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GUIDO GUIDESI. ...sulla loro laboriosità, aiutate, magari, da qualche volontario, che, ancora una volta, ha dimostrato di essere molto più vicino a quelle popolazioni rispetto al Governo, che, magari, è venuto dalla Lombardia con qualche pala e ha aiutato queste popolazioni, completamente lasciate sole.
  Oggi abbiamo 3 milioni e 670 mila euro per le popolazioni alluvionate del piacentino e del parmigiano e in bilancio si contano 3 miliardi e 300 milioni per il sistema di accoglienza dei migranti, a cui questo Paese continua a far fronte, incentivando il business dell'immigrazione. Invito a riflettere su questi dati, perché questo non è il Paese che noi vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, signor Presidente. Signora sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 154, la cui conversione è all'esame dell'Aula, reca alcune disposizioni urgenti in due settori strategici per il Paese, la scuola e l'impresa, oltre che alcune norme volte a sostenere, da un punto di vista finanziario, i territori colpiti da eventi meteorologici di eccezionale gravità nel 2015.
  Il primo articolo del decreto intende favorire la prosecuzione degli interventi del piano straordinario per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici. Il tema della scuola e dell'istruzione è da sempre prioritario nell'ambito dell'azione di questo Governo. A luglio è stato approvato il disegno di legge di riforma della scuola, che abbiamo voluto chiamare «La buona scuola», che incide in maniera sostanziale sull'offerta formativa del nostro Paese.
  Ma «La buona scuola» risulterebbe un progetto incompleto, se non fosse accompagnato da una forte azione finalizzata a ripristinare e migliorare la sicurezza, la funzionalità e il decoro degli edifici scolastici; Pag. 9una necessità urgente e indifferibile per il nostro Paese, come già il Presidente Renzi ebbe modo di sottolineare nel suo discorso di insediamento alle Camere nel febbraio del 2014.
  Proprio in quest'ottica, è stato presentato, nel luglio dello scorso anno, un piano complessivo di edilizia scolastica, che si muove lungo tre direttrici fondamentali: la costruzione e la manutenzione straordinaria, la messa in sicurezza e gli interventi di piccola manutenzione, oggetto del già citato progetto «Scuole belle». Un progetto che prevede un finanziamento complessivo di 450 milioni di euro per il periodo intercorrente tra il luglio 2014 e il marzo 2016 e che ad oggi ha già visto uno stanziamento di complessivi 280 milioni, di cui 150 per il 2014 e 130 per il 2015.
  Tali stanziamenti hanno già prodotto risultati tangibili: 7.235 interventi effettuati nel 2014, quasi 5.300 nel primo semestre del 2015 ed altrettanti previsti entro il primo trimestre del 2016. Proprio per raggiungere questo ambizioso obiettivo, vengono stanziati, con questo decreto-legge, ulteriori 110 milioni di euro.
  Un'azione che Scelta Civica condivide e che accoglie con grande favore nella convinzione che gli oltre 40 mila ambienti di apprendimento, dove studiano e lavorano circa 9 milioni di persone, fra studenti e personale, non possono non essere sicuri ed adeguati alla funzione didattica che in quei luoghi quotidianamente si svolge.
  Nel corso dell'esame in Commissione è stato poi inserito nel decreto l'articolo 1-bis che detta disposizioni al fine di garantire, con grande buonsenso, la continuità dell'attività di titolari di ammortizzatori sociali in lavori socialmente utili presso le amministrazioni pubbliche. La possibilità di utilizzare tali lavoratori, infatti, continuerà ad applicarsi ai progetti iniziati prima dell'adozione della convenzione quadro.
  Il dispositivo di cui all'articolo 2 incide, invece, su un altro settore strategico per il Paese, il settore dell'impresa e in particolare sulle norme che riguardano l'amministrazione straordinaria di impresa, di cui al decreto legislativo n. 270 del 1999. Come è noto, la procedura di amministrazione straordinaria, a cui vengono ammesse grandi imprese che, se pur dichiarate insolventi, presentano concrete prospettive di recupero dell'equilibrio economico-finanziario, prevede due procedure alternative che presuppongono tempi diversi di attuazione: un anno se la procedura prevede la cessione di complessi aziendali, due anni in caso di azioni finalizzate alla ristrutturazione economico-finanziaria.
  Nel caso in cui al termine dei suddetti periodi il programma risulti non concluso, il tribunale dispone la trasformazione della procedura in fallimento, consentendo però, in caso di previsione della cessione di beni aziendali, una proroga di tre mesi, previo nulla osta del Mise, quando risultino in corso iniziative di imminente definizione.
  Sulla base di quanto previsto dall'articolo 2 del decreto in fase di conversione, il programma di cessione dei complessi aziendali può essere ulteriormente prorogato per una sola volta, per un periodo non superiore a dodici mesi, nel caso in cui venga accertato, sulla base di una specifica relazione predisposta dal commissario liquidatore, ed approvata dal comitato di sorveglianza, che l'attuazione del programma richiede la continuazione dell'attività dell'impresa e che tale fatto non arreca pregiudizio ai creditori.
  Una norma che condividiamo e sosteniamo, partendo dalla considerazione di base che in una fase economica difficile e particolare, come quella che stiamo vivendo, un programma di cessione di complessi aziendali strutturati e dalle molteplici sfaccettature, possa ragionevolmente richiedere tempi superiori ai dodici mesi. Si evita perciò, in questo modo, l'automatica conversione di una procedura di amministrazione controllata in fallimento, andando perciò ad enfatizzare la natura della stessa procedura, cioè la conservazione del patrimonio produttivo attraverso la prosecuzione, la riattivazione o la riconversione delle attività imprenditoriali la cui rilevanza risulta sostanziale sia sotto il profilo della produzione che della conservazione Pag. 10dei livelli occupazionali. È una norma che riteniamo possa, alla fine, favorire non solo l'interesse pubblico legato al salvataggio di un complesso aziendale ed al mantenimento dell'occupazione, ma anche i creditori, considerato che la proroga risulta preclusa nel momento in cui la prosecuzione del programma di cessione del complesso aziendale possa risultare pregiudizievole per gli stessi.
  Da ultimo, ma non certo per importanza, l'articolo 3 del decreto in esame prevede una serie di misure finanziarie in favore dei territori delle province di Parma e Piacenza colpite da eventi meteorologici di eccezionale gravità nelle giornate del 13 e 14 settembre 2015. In particolare, viene approvata, a favore dei comuni per i quali il 25 settembre il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza, una riduzione dell'obiettivo del Patto di stabilità interno per l'anno 2015 di complessivi 14,2 milioni di euro, da ripartirsi per un importo massimo di 4 milioni di euro a favore della provincia di Parma, di 6,5 milioni di euro per la provincia di Piacenza e di 3,7 milioni di euro per i comuni colpiti dall'evento. Nel corso dell'esame in Commissione è stato poi ampliato il principio del sostegno ai comuni colpiti nel 2015 da calamità naturali che possono ora escludere dal Patto le relative spese se sostenute con utilizzo dell'avanzo di amministrazione e con ricorso al debito. La riduzione degli obiettivi è posta a valere sugli spazi messi a disposizione dalla cosiddetta premialità a favore degli enti locali che rispettano i vincoli imposti dal Patto di stabilità e i tempi di pagamento dei debiti commerciali nei limiti degli spazi residuali a disposizione alla data del 24 settembre 2015.
  Anche in questo caso concordiamo con la proposta del Governo. Si tratta di un aiuto concreto, per quanto quantitativamente modesto e meritevole di essere integrato anche in altre forme, ai territori delle province di Parma e Piacenza duramente colpite, come già i comuni di Dolo, Pianiga e Mira qualche mese prima da violenti eventi meteorologici.
  Per concludere, è un decreto-legge che detta disposizioni rilevanti nei settori strategici della scuola, finanziando un'ulteriore tranche del programma «scuole belle», e delle grandi aziende in crisi, sostenendo i processi di mantenimento dell'attività produttiva e dei livelli occupazionali. Si prevedono, inoltre, doverose misure di sostegno finanziario per i territori colpiti da calamità naturali. Scelta Civica esprimerà, pertanto, voto favorevole alla conversione del decreto-legge.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti del Liceo scientifico paritario «De Nicola» di Roma e gli alunni e i docenti dell'Istituto magistrale «Regina Margherita» e della scuola elementare «Gabelli» di Palermo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, questo decreto-legge affronta questioni non omogenee. Si articola su tre grandi questioni e questo, di per sé, è censurabile, secondo quanto più volte ha detto il Presidente della Repubblica, soprattutto il passato Presidente della Repubblica, che invitava, in ordine ai decreti-legge emanati dal Governo, a trattare materie assolutamente omogenee.
  Naturalmente siamo favorevoli a stanziare con urgenza fondi a favore delle popolazioni delle province di Parma e di Piacenza, colpite dall'alluvione del 13 e 14 settembre di quest'anno, tramite la riduzione dei saldi relativi al Patto di stabilità interno.
  I deputati di Sinistra Ecologia Libertà si asterranno, perché questo decreto-legge non prevede la stabilizzazione dei lavoratori delle ditte esterne che fanno le pulizie in quasi la metà – per la precisione nel 43 per cento – delle scuole italiane. Dal mese di aprile 2016 non ci sarà nessuna certezza né di risorse né di soluzioni alla problematica occupazionale per queste lavoratrici e lavoratori, cosiddetti LSU della scuola, precari dall'anno 2000, quindi da quindici anni, una vita intera.Pag. 11
  Vi è un'altra criticità per Sinistra Ecologia Libertà in questo decreto-legge. Infatti, non sono state inserite le misure «salva regioni», per quelle regioni in particolare, come il Piemonte, che hanno utilizzato i trasferimenti destinati a pagare i fornitori per coprire le loro spese correnti o i debiti fuori bilancio. E questa è una realtà enorme, che interessa non solo il Piemonte ma anche altre regioni. Né sono state previste altre modifiche per definire correttivi per i comuni per una sanatoria delle delibere comunali su IMU, Tasi, Tari e addizionale Irpef approvate in ritardo.
  Il Governo intende, quindi, rifinanziare il cosiddetto Piano straordinario per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici, ampiamente strombazzato ai quattro venti con il nome di «scuole belle», mediante un ulteriore stanziamento di 110 milioni di euro a favore del Miur. In realtà, nonostante la propaganda MinCulPop di Renzi, si tratta di un'altra parte degli interventi calcolati e poi annunciati per 450 milioni di euro, a seguito dell'accordo siglato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 28 marzo 2014, che ha posticipato il problema e la soluzione all'esternalizzazione dei servizi di pulizia nelle scuole soltanto fino a marzo 2016, una scadenza ormai prossima a venire.
  Si tratta di un ennesimo e costoso provvedimento tampone, con lo scopo, almeno dichiarato nelle intenzioni, di avviare la definitiva soluzione della problematica occupazionale per i 24 mila lavoratori ex LSU, conseguente alle riduzioni degli affidamenti dalle espletate gare Consip e per ripristinare le condizioni economiche e contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori vigenti al 31 dicembre del 2013.
  In seguito c’è stato un susseguirsi di interventi estemporanei, tutti a seguito – questo va detto – della mobilitazione costante delle lavoratrici e dei lavoratori in cassa integrazione, senza certezza di un futuro lavorativo. Le scuole sono state lasciate sole e in seria difficoltà.
  Ricapitolo i vari e scoordinati interventi portati avanti dal Governo. Il primo, 150 milioni di euro nel 2014; il secondo, altri 130 milioni di euro stanziati dalla legge di stabilità del 2015, per finanziare gli interventi dal 1o gennaio al 30 giugno del 2015; dal 1o luglio al 31 dicembre del 2015, un altro stanziamento urgente per complessivi 100 milioni di euro, in aggiunta ai 10 milioni di euro che il Miur aveva trovato all'interno del proprio bilancio; altri 10 milioni di euro per il 2016 derivano anch'essi dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (programmazione 2014-2020). Per il periodo dal 1o gennaio al 31 marzo del 2016 serviranno ancora ulteriori 60 milioni di euro. Poi, dal mese di aprile del 2016 non si ha nessuna certezza, né di risorse, né di soluzioni, per queste lavoratrici e lavoratori, a cui va la nostra umana solidarietà. Si tratta non di bestie o di burattini ma di persone che da anni, da decenni, garantiscono il decoro e la pulizia alle scuole dove studiano i nostri figli. È immorale, dal punto di vista politico, che queste persone non possano avere un futuro garantito, che non possano avere stabilizzato il proprio posto di lavoro, dopo, in alcuni casi, più di quindici anni di lavoro precario !
  L'articolo 2 di questo decreto allunga i tempi previsti della legge Prodi-bis: spunta un nuovo ritocco alle procedure relative alle crisi di impresa. Stavolta la norma nasce con un obiettivo non scritto ma molto preciso: si tratta di una norma ad personam, serve cioè ad evitare il fallimento della compagnia aerea Blu Panorama.
  La norma in questione infatti, modificando l'articolo 57 della legge n. 270 del 1999 sull'amministrazione straordinaria, la cosiddetta legge Prodi-bis, punta ad evitare che al termine della scadenza del programma approvato dal Ministero dello sviluppo economico – dodici mesi se indirizzato alla cessione o ventiquattro mesi se finalizzato alla ristrutturazione economico-finanziaria – si arrivi all'automatico fallimento dell'azienda nel caso in cui il programma non sia stato realizzato in tutto o in parte.Pag. 12
  La norma sulla prorogabilità del programma legato all'amministrazione straordinaria è ovviamente erga omnes e non si può escludere che in futuro venga applicata in altre situazioni, ma è comunque una facoltà nelle mani del Ministero e non un meccanismo automatico.
  Nel caso di Blu Panorama, la terza compagnia italiana per numero di passeggeri, specializzata in voli per destinazioni turistiche nel Mediterraneo e nel lungo raggio, tra cui Cuba, Caraibi, Messico, dopo il primo slot di manifestazione di interesse, che si era chiuso lo scorso 30 aprile, la procedura di cessione sembra essersi complicata, richiedendo quindi il ricorso ai tempi supplementari e ciò chiama in causa anche la scarsa serietà con cui il Governo ha seguito questa delicatissima vertenza, che riguarda tantissimi lavoratori.
  In questo decreto, infine, non sono previste misure «salva regioni», né si prevedono interventi per i comuni a partire dalla sanatoria delle delibere comunali su IMU, Tasi, Tari, addizionale Irpef, approvate in ritardo dopo che erano scaduti i termini per varare i bilanci preventivi locali. A far inciampare, almeno per ora, il provvedimento è il peso specifico dell'intervento sulle regioni e il lungo elenco di interventi aggiuntivi che formerebbero un decreto di enti locali bis, dopo quello approvato appena prima della pausa estiva. Si evidenzia, anche in questo caso, l'assoluta improvvisazione con cui il Governo tratta la finanza pubblica locale e lo stato finanziario delle regioni e dei comuni.
  Per queste ragioni i deputati di Sinistra Ecologia Libertà, pur naturalmente condividendo gli interventi a favore delle popolazioni alluvionate, si asterranno, perché ritengono assolutamente sbagliato, immorale non dare una sistemazione definitiva alle lavoratrici e ai lavoratori ex LSU, che garantiscono, a prezzo di duri sacrifici, la pulizia e il decoro di quasi la metà delle scuole italiane in cui sono i nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Come è stato ampiamente detto, si tratta di un decreto di contenuto abbastanza eterogeneo. Si tratta di tre misure, divise in tre articoli, che rispondono a delle esigenze particolari e straordinarie e a delle emergenze.
  In particolare, il primo articolo, che riguarda il decoro degli edifici scolastici, risponde all'esigenza di reinvestire sulla scuola secondo un piano, di cui all'accordo tra il Ministero e le autonomie scolastiche. Questo provvedimento mette a disposizione ulteriori 110 milioni di euro dei 480 stanziati nel 2014.
  Io credo che quando parliamo di investimenti nella scuola, che è forse il comparto più importante, ma in generale di investimenti nella pubblica amministrazione, dobbiamo ricordare che negli ultimi otto anni, in particolare dal 2009 ad oggi, se andiamo a guardare le cifre che la pubblica amministrazione spende per la spesa in conto capitale, tali cifre sono ridotte di quasi il 40 per cento. Nel 2009 la pubblica amministrazione italiana, in conto capitale, spendeva circa 80 miliardi di euro, oggi, nel 2014, a consuntivo, essa spende 50 miliardi di euro, cioè, più o meno, 30 miliardi di euro in meno.
  Nello stesso periodo, Presidente, giustamente si sono alzati i livelli di tutela sulle norme che riguardano la sicurezza degli edifici, soprattutto degli edifici scolastici. Questo ha portato a questa situazione difficile, che vede parecchie scuole inadeguate e nell'impossibilità di avere collaudi e anche un patrimonio scolastico italiano che è assolutamente non all'altezza della domanda educativa che c’è nel Paese. Da questo punto di vista, il piano «scuola bella» ricomincia a spendere risorse importanti, anche se assolutamente non sufficienti. Sono risorse pronte, che andranno ai comuni, alle province e alle autonomie scolastiche per gli investimenti sulla scuola.Pag. 13
  Con un articolo aggiuntivo, l'articolo 1-bis, nel corso dei lavori in Commissione, si è cercato di dare una risposta, seppur provvisoria, ma pur sempre di una risposta e di un'attenzione si tratta – io non sono d'accordo con il catastrofismo del collega di SEL, che mi ha preceduto –, al problema dei lavoratori socialmente utili e delle attività socialmente utili nelle scuole, che si sono viste superate dall'abbassamento dei livelli di retribuzione dovuti all'introduzione della normativa Consip anche nei servizi per le scuole. Anche in questo caso, c’è la necessità di conciliare il risparmio con l'efficienza dei servizi e la tutela dei posti di lavoro.
  All'articolo 2 si tratta, secondo noi, un provvedimento che – è vero – può essere individuato per un caso specifico, ma che ha una valenza e una validità – e noi lo approviamo – anche nella genericità. Infatti, l'istituto dell'amministrazione straordinaria, che è in vigore, Presidente, dal 1999, ha risposto in maniera abbastanza efficace all'esigenza dello stato di insolvenza di grandi aziende che, però, non si trovavano nella condizione di andare verso il fallimento e verso la chiusura.
  L'amministrazione straordinaria ha cercato di tutelare gli interessi pubblici, gli interessi dei creditori, gli interessi della continuità aziendale, gli interessi delle quote di mercato da mantenere e anche e soprattutto l'interesse del mantenimento del livello occupazionale. Sono tutte caratteristiche che, come capirete, hanno bisogno di un certo tempo, della possibilità di un lavoro che sia libero da condizionamenti. Perciò, la proroga, secondo noi, va ad incidere su queste caratteristiche ed è, a nostro modo di vedere, anch'essa un provvedimento opportuno e che risponde alle esigenze per cui l'amministrazione straordinaria in molti casi è nata, ossia evitare, in tutti i modi, lo stato di fallimento che non è utile a nessuno e cercare di mantenere la continuità aziendale.
  All'articolo 3, invece, si tratta appunto un argomento del tutto diverso che, però, un po’ risponde anche a quello che dicevo all'inizio per quanto riguarda gli investimenti nella pubblica amministrazione. Infatti, come molti colleghi hanno detto, la prevenzione sarebbe necessaria con un piano mirato di interventi sul territorio e sul rischio idrogeologico, tant’è che questo provvedimento risponde ad un'urgenza, che è quella degli eventi eccezionali e dei danni causati agli enti locali dagli eventi meteorologici del 13 e 14 settembre 2015 a Piacenza e a Parma. Si tratta di spazi di riduzione del Patto di stabilità di circa 15 milioni di euro che vengono distribuiti a queste amministrazioni. Si è aperta, con il comma 1-bis, che è stato introdotto durante l'esame in Commissione, anche la possibilità di allargare ad altre amministrazioni la possibilità di spendere, nell'ambito degli avanzi di amministrazione, in deroga al Patto di stabilità. Naturalmente, come ha spiegato molto bene e molto in dettaglio ieri il sottosegretario De Micheli, non è possibile estendere questo ad una qualunque amministrazione, ma è necessario lo stato di emergenza proclamato dal Consiglio dei ministri. Mi sembra assolutamente opportuno. Così come ha ricordato bene il sottosegretario De Micheli, nella legge di stabilità sono contenute delle misure importanti su questo tema. Sono 100 milioni di euro in più rispetto allo stanziamento dello scorso anno per il Fondo per le emergenze nazionali, che va, quindi, da 150 a 250 milioni di euro. E, come si è chiarito bene anche nel corso del dibattito, esso risponde alle esigenze della prima fase, della risposta immediata alle emergenze. Così come, invece, un'importante e forte novità, che giustamente è stata enfatizzata dal Governo ieri, è lo stanziamento di un miliardo e mezzo di euro per quanto riguarda i privati, il ristoro alle imprese e alle attività produttive per tutti gli stati di emergenza dal 2013 ad oggi, per tutti gli eventi che sono ricaduti, appunto, nella proclamazione dello stato di emergenza. Un intervento molto innovativo perché, come si è detto, non si era mai disposto un intervento finanziario per privati al di fuori degli eventi grandi degli ultimi terremoti disastrosi che sono capitati a L'Aquila e in Lombardia, Veneto ed Emilia.Pag. 14
  Per tutte queste ragioni, Presidente, io dichiaro convintamente il voto favorevole di Area Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie signor Presidente, questo decreto-legge ha un difetto di base, ossia quello che affronta, in maniera disomogenea, tre argomenti importanti e fondamentali, soprattutto per il territorio, su cui certamente il Governo centrale ha l'obbligo e il dovere, in base alle leggi e in base anche agli interventi e alle risorse, di intervenire e di intervenire in maniera efficace.
  Ma siccome si tratta di tre argomenti abbastanza delicati, avrebbero meritato una trattazione distinta e approfondimenti molto analitici rispetto a quelle che sono le situazioni in campo perché tutte e tre le soluzioni che sono state date sono solamente misure tampone. Per fortuna, in Commissione bilancio c’è stata una correzione sull'articolo 3, riguardante il problema degli interventi per le avversità atmosferiche, che ci consente di astenerci da questo provvedimento perché, su nostra proposta, è stata accettata questa modifica importante.
  Capisco che c’è necessità e urgenza soprattutto per gli interventi nei comuni colpiti da avversità atmosferiche come in Veneto così come in Calabria così come in Puglia così come in Campania solo per stare alle ultime vicende. Ma l'argomento principale rimane rispetto a quelle che sono le motivazioni in campo: si interviene sul problema del piano delle scuole con l'articolo 1, cioè su due argomenti sui quali a varie riprese, quando abbiamo avuto la possibilità in Parlamento e in Commissione di discutere su altri precedenti interventi legislativi proposti dal Governo e dalla maggioranza, avevamo sostenuto la necessità delle norme, delle precisazioni che il Governo ha proposto con questo decreto-legge. Riteniamo che così non si possa andare avanti. Noi avevamo proposto una soluzione organica sia sul problema delle prime norme, sull'ammodernamento, ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici nel nostro Paese e avevamo dato anche delle proposte più estensive rispetto a quanto è stato fatto, perché quello che è stato fatto – ad onor del vero questo discorso lo abbiamo proposto quando ancora era in carica il Governo Letta – sarebbe stato determinante nel senso che, invece di correre il rischio di perdere fondi strutturali comunitari sul 2007-2013 – la cifra non sarà inferiore ai 4 miliardi e mezzo di euro – la nostra proposta all'epoca fu che queste risorse fossero utilizzate per la ristrutturazione e la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici del nostro Paese, che sono tanti, e di limitare il provvedimento, come primo intervento, rispetto alle ordinanze di inagibilità che i sindaci erano stati costretti a fare di quelle strutture che sono tante, sulle quali si poteva intervenire addirittura in situazioni di urgenza e anche rispetto al Patto di stabilità interno perché l'Unione europea non lo avrebbe consentito così come l'ha consentito successivamente. Invece, si è intervenuti in parte e non si è ottenuto alcun tipo di risultato: si è voluti intervenire con risorse diverse da quelle dei fondi strutturali per intitolare il programma «scuole belle» e poi alla fine non si è realizzato niente. Quindi, è stato un intervento totalmente disorganico così come anche le proposte che sono venute dopo sul problema dei lavori socialmente utili. Ormai non esiste più alcun provvedimento di carattere finanziario, vuoi la legge di stabilità vuoi altri decreti che comunque nel corso dell'anno arrivano qui in Aula, rispetto alla situazione delle scuole o anche altri provvedimenti dai quali non emerga questa situazione di grande difficoltà dei lavori socialmente utili che sono diretta emanazione a suo tempo di provvedimenti ministeriali. Quindi parliamo di tutto questo. Anche qui sarebbe forse arrivato il momento, sarebbe ora di mettere ordine, un punto fermo su quelli che sono gli interventi da fare perché le proposte che emergono sono moltissime ma non c’è Pag. 15ancora a tutt'oggi una ricognizione precisa né tanto meno c’è una ricognizione di controllo rispetto alle risorse che vengono erogate e come vengono spese. Il controllo deve e può essere fatto in riferimento a tutto ciò.
  Anche nell'articolo 2 sarebbe stato utile recepire qualche suggerimento, qualche emendamento che è stato oggetto di discussione anche ieri quando c’è stato l'esame di questo provvedimento in riferimento a quelle che sono le incompatibilità dei commissari che vengono nominati nelle strutture in amministrazione straordinaria perché versano in difficoltà finanziarie cioè in fallimento.
  Anche qui c’è il problema delle incompatibilità, cioè gli stessi commissari non possono stare dappertutto in diverse situazioni, sono nominati sempre gli stessi in diverse aziende, rispetto alla legge Prodi che è stata emanata in riferimento a queste difficoltà, a suo tempo, nel contesto della programmazione e della ristrutturazione occorre un controllo più efficace. Anche qui, a tanti anni di distanza, sappiamo bene che sta emergendo una grande difficoltà, con tante notizie vere e non vere, ma la difficoltà c’è, il problema esiste, per l'utilizzo e la gestione dei beni confiscati alla mafia, rispetto all'attuazione della legge Violante del 1993, anche in riferimento alla legge Prodi, forse sarebbe il caso e sarebbe stata questa l'occasione non di fare solo questa norma tampone, ma di fare una ricognizione per capire come poi vengono gestite, quali risultati stanno dando, a tanti anni di distanza, queste aziende e questa misura.
  Sono questi i provvedimenti, sostanzialmente, che noi avremmo voluto ci fossero stati. Certo, non possiamo esimerci dal condividere l'intervento finanziario a favore dei comuni colpiti da avversità atmosferiche, dove noi siamo d'accordo per la nettizzazione del Patto di stabilità interno che è stato ulteriormente affinato da questa norma, ma soprattutto noi condividiamo, avendoli anche proposti con la collega De Girolamo, ma anche con il collega Occhiuto e con la collega Jole Santelli, i provvedimenti che riguardano le ulteriori aree del Paese che sono state colpite da avversità atmosferiche. Ieri il sottosegretario, signor Presidente, ha spiegato per filo e per segno la procedura ineccepibile che esiste da tanti anni: nel momento in cui si verifica un'avversità atmosferica, c’è l'intervento della Protezione civile, del Genio civile, delle strutture regionali e anche delle prefetture e poi, in seguito, la richiesta di risarcimento dei danni per avversità atmosferiche e della dichiarazione dello stato di emergenza da parte delle giunte regionali arriva qui al Ministero e si vedrà poi quel che accade. Il fatto di aver consentito la possibilità, proposta da noi, dell'apertura rispetto ai comuni che qui sono inseriti in questo decreto-legge e che hanno la possibilità, una volta che l'iter procedimentale sarà concluso, di accedere sia alle risorse residue e a quelle stanziate sull'esercizio finanziario 2015 del Fondo unico nazionale per gli interventi per avversità atmosferiche nei vari territori, ma anche sull'esercizio finanziario del 2016, con la possibilità, anche, di intervento di ristoro sui privati.
  Questa è una norma, ovviamente, che noi condividiamo in riferimento a quello che è stato fatto, proprio perché c’è stato questo completamento. Per questo motivo, pur non condividendo il modo con cui procede il Governo, pur non condividendo le modalità con cui vengono affrontati parzialmente e con norme tampone tutti e tre questi argomenti che sono abbastanza importanti e decisivi, noi riteniamo, però, che l'interesse supremo sia quello delle popolazioni colpite da avversità atmosferiche con tanti danni e tante difficoltà. Per cui, avendo assunto tale possibilità non solo per i fatti occorsi nella regione Emilia Romagna, nella città di Piacenza e nella sua provincia, ma anche per quelli nella regione Campania, nella Regione Calabria e nella regione Puglia, soprattutto nel tarantino, tutto ciò ci consente di astenerci su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

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  LAURA CASTELLI. Grazie Presidente, questo è uno di quei decreti-legge che passa così nel silenzio, a cui viene anche dato un nome stupido, per il quale non sono state neanche fatte le slide. E dire che si parla di temi importantissimi: scuola e messa in sicurezza, ricostruzione dei Paesi messi in ginocchio da calamità naturali e la solita marchetta per un'azienda amica. L'avete chiamato «scuole belle», ma per noi il bello è tutt'altro. Per la scuola e la sicurezza abbiamo chiesto, trovando adeguate coperture per il 2015, di mettere 50 milioni di euro su interventi per la messa in sicurezza delle scuole. In particolare, ci riferiamo a opere di prevenzione contro il rischio idrogeologico e per l'adeguamento antisismico degli edifici costruiti, per la gran parte, in un periodo in cui la cultura antisismica non esisteva. Riteniamo, infatti, che la sicurezza sia una priorità e venga prima di tutto il resto, specialmente nelle scuole che presentano maggiori problemi strutturali e manutentivi.
  Per affrontare in maniera seria il problema, si dovrebbe agire secondo un piano di interventi che garantisca finanziamenti strutturali e considerevoli ogni anno, così come previsto in una nostra proposta di legge, presentata alla Camera, che voi continuate a non prendere in considerazione.
  Al contrario, il decreto-legge non può essere uno strumento adeguato a legiferare in questa materia. Così, il Governo dimostra, ancora una volta, di intervenire sempre e soltanto in emergenza. Noi cittadini continuiamo a pagare con le nostre tasse i danni creati dal vostro pessimo e criminale modo di lavorare. Sì, Presidente, criminale, perché gli studenti ci muoiono nelle scuole. E pensare che ogni miliardo investito in dissesto idrogeologico produce 7 mila posti di lavoro, ma voi usate questo decreto per creare lavoro a modo vostro, cioè male e per nulla strutturale a una visione d'insieme.
  Avete scritto questo decreto perché vi siete accorti che le scuole erano state tinteggiate a metà o che sono state tinteggiate scuole che ancora non sono state ristrutturate e dunque toccherà farlo di nuovo, sprecando soldi preziosi di noi cittadini. Tutto questo, con il concetto di ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici, non ha nulla a che vedere. Ma ciò che è più grave è che non ci permettete di reinternalizzare servizi che costerebbero molto meno se svolti direttamente dallo Stato. Invece, per voi, ciò che è più importante è dare appalti alle vostre amiche cooperative rosse. Non cambierete mai.
  Passiamo all'articolo 2, recante misure urgenti per l'esecuzione dei programmi di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza. Questo articolo risulta essere nel concreto una proroga ad hoc di piani di cessione aziendale, di cui, però, approfitterebbe la sola Blu Panorama, una piccola compagnia aerea, una società che, negli ultimi 5 anni, ha accumulato 160 milioni di debiti. Con una flotta aerea decisamente vecchiotta, ci chiediamo: quale sarà il «capitano coraggioso» che avrà voglia di prendere in mano questa patata bollente ? Perché Blu Panorama non è certo Alitalia. Noi abbiamo provato a sopprimerlo, ma per voi aiutare gli amici è davvero un bisogno irrefrenabile.
  E poi l'ultimo, ma direi decisamente in primo piano, a causa delle tristi storie di cronaca, l'articolo 3, recante misure finanziarie per interventi nei territori colpiti dagli eccezionali eventi meteorologici dei giorni 13 e 14 settembre 2015.
  La nostra posizione è decisamente diversa dalla vostra. Le emergenze in Italia ci sono ogni giorno e non sono purtroppo più cose eccezionali. Il disastro in Calabria è notizia di questi giorni: ponti e strade che crollano; il territorio tra le Province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria è letteralmente devastato e la regione chiede lo stato di calamità: è un continuo rincorrersi drammatico di disastri dovuti al dissesto del territorio, da nord a sud.
  Ricordiamo al Governo anche la gravissima situazione di Messina, senz'acqua per oltre una settimana, dove uno smottamento ha spaccato l'acquedotto, la condotta che, dalle pendici dell'Etna, dovrebbe portare 500 metri cubi d'acqua al Pag. 17giorno a Messina. La popolazione di Messina, già tristemente vittima di un'altra gravissima alluvione nel 2009, non merita tanto disinteresse e trascuratezza da parte vostra.
  In Liguria, a settembre, la storia si ripete come un incubo: sommersa dal fango, prima la pioggia, poi i fulmini, le strade che si allagano, gli smottamenti e i morti.
  A Benevento, a metà ottobre, straripa il fiume Calore, l'acqua invade alcuni quartieri.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Castelli, le faccio recuperare il tempo. Colleghi, se possibile, abbassiamo un po’ il tono della voce, gentilmente ? Grazie. Prego, onorevole.

  LAURA CASTELLI. Anche a Benevento morti, due morti; arriva l'Esercito, le scuole chiudono e la regione chiede lo stato di calamità.
  Uno studio sui disastri naturali in Italia pubblicato dal Centro Euro-Mediterraneo di documentazione rivela che negli ultimi 50 anni le vittime per frane e alluvioni sono raddoppiate. Le cause sono diverse: dall'abusivismo, alla mancanza di manutenzione del territorio, alle norme disattese. Questi disastri evidenziano che il nostro territorio ha bisogno di cure, quindi, dal nostro punto di vista, non ha senso che il Governo autorizzi lo svincolo dal Patto di stabilità solo per chi ha dichiarato lo stato di emergenza nel 2015. Deve concederlo indistintamente, soprattutto a quegli enti che hanno avanzo di amministrazione e possono investire con progetti pronti per la cura del territorio, oltre a prevedere per il meridione, già a partire dalla legge di stabilità, un programma ad hoc di verifica dei suoli e messa in sicurezza.
  Ma non basta, non dobbiamo agire sempre e solo in funzione dell'emergenza. Lo si ripete da sempre, ma nulla viene attuato. Un buon Governo dovrebbe fare la pianificazione pluriennale e la madre di tutte le programmazioni è la pianificazione urbanistica e la pianificazione paesaggistica. Invece il Governo che fa ? Cancella i 9 miliardi promessi per mettere in sicurezza il territorio.
  Purtroppo la notizia è stata confermata dal sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, in risposta all'interrogazione urgente del MoVimento 5 Stelle: non ci saranno quei 9 miliardi promessi per mettere in sicurezza il territorio. Evidentemente Renzi dava i numeri quando parlava di «mille cantieri l'anno per sette anni».
  Serve subito una legge sul suolo e ancora di più serve una direttiva europea che lo salvaguardi, cosa che possiamo ottenere tramite la cooperazione rafforzata che abbiamo richiesto al Governo con una risoluzione del MoVimento 5 Stelle a voto unanime in Commissione ambiente, ma ad oggi ancora non è stato fatto nulla, solo chiacchiere e slogan.
  Ribadiamo, non basta un intervento parziale ed emergenziale: per il territorio serve una programmazione seria e a medio-lungo termine, ma ci viene da pensare che non ne siate capaci. Aspettando di essere al Governo per mettere a posto i vostri danni, il MoVimento 5 Stelle su questo decreto-legge si astiene e alza le braccia davanti a tanta ignoranza e incapacità di far bene a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

  SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, il provvedimento in esame è stato emanato in considerazione della necessità e dell'urgenza di dettare delle norme immediatamente operative in materia economico-sociale, concernenti decoro e funzionalità degli edifici scolastici, programmi di ristrutturazione delle grandi imprese in stato di insolvenza e interventi finanziari in zone colpite da eventi calamitosi. A conferma di tali necessità ed urgenza – lo dico ai colleghi che ne hanno lamentato l'incostituzionalità nelle dichiarazioni di voto –, rilevo che non è stata presentata Pag. 18per questo provvedimento – caso forse più unico che raro – alcuna questione pregiudiziale di costituzionalità.
  È un decreto-legge che si è concentrato quindi su pochissime tematiche e questo ha limitato, anche sul piano dell'ammissibilità formale, la possibilità di trovare soluzioni, che pure sarebbero auspicabili e urgenti, ad una serie di problematiche evidenziate dall'ANCI per consentire agli enti locali una chiusura finanziariamente ordinata e sostenibile dell'esercizio in corso.
  Su questo – come già abbiamo auspicato in Commissione, l'ha auspicato lo stesso relatore – chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di un intervento quanto mai necessario. Peraltro, veniamo da anni in cui sulla finanza locale sono stati fatti provvedimenti emergenziali disorganici, molto pesanti sul fronte dei tagli e dei vincoli, ma il disegno di legge di stabilità per il 2016 presentato dal Governo cambia verso e il Parlamento potrà provare a migliorarlo ulteriormente.
  Quanto all'articolo 1, per inquadrarlo, vorrei ricordare che il 4 luglio 2014 il Governo si è impegnato nella realizzazione di un piano di edilizia scolastica articolato in tre linee di intervento: le «scuole nuove», che prevedono la costruzione di nuovi edifici scolastici o di rilevanti manutenzioni, che ad oggi hanno avuto il via libera grazie alla liberazione di risorse dei comuni dai vincoli del Patto di stabilità per circa di 244 milioni; le «scuole sicure», con un finanziamento per 510 milioni per interventi di messa in sicurezza; le «scuole belle», per il decoro e la piccola manutenzione, per le quali il piano indica un investimento complessivo a regime, all'esito di tutti gli stanziamenti, di 450 milioni.
  L'articolo 1 di questo provvedimento, liberando risorse immediatamente disponibili e utilizzabili dagli enti locali per 110 milioni di euro, che si aggiungono ai 150 milioni per il 2014 e ai 130 milioni per il 2015, già stanziati, consente di procedere nell'attuazione del piano.
  Ricordo che il 30 luglio scorso un ulteriore accordo, sottoscritto presso la Presidenza del Consiglio, ha confermato l'impegno del Governo a garantire queste risorse finanziarie per completare l'intero programma «scuole belle», dunque lo stanziamento di ulteriori 170 milioni necessari alla copertura del periodo dal 1o luglio 2015 al 31 marzo 2016.
  Con l'articolo 1 di questo provvedimento rendiamo immediatamente disponibili 110 di questi 170 milioni; per la prosecuzione del programma rimangono da reperire ancora, entro la metà del 2016, 60 milioni. Mi pare che ad impegni presi stiano seguendo provvedimenti che, via via, danno attuazione al piano sull'edilizia scolastica: particolarmente ambizioso – non ho qui il tempo per scendere ulteriormente nel dettaglio – se consideriamo che muoverà nell'arco di tempo di tre anni, dal 2013 al 2015, 3,3 miliardi di euro, contro i 5,2 miliardi di risorse investiti in 16 anni tra il 1996 e il 2012.
  Stiamo parlando di una cifra che, per proporzioni e considerata la crisi intervenuta dal 2008, è davvero rilevante. Certo, si può fare sempre di più, però credo che stiamo misurando dei passi in avanti che da anni non si vedevano, anzi forse da decenni, considerata la rilevanza dell'investimento.
  Nel corso dell'esame in Commissione è stato inserito l'articolo 1-bis, con un emendamento parlamentare, grazie alla collaborazione con relatore e Governo, recependo anche un'osservazione della XI Commissione, per introdurre una correzione all'articolo 26, in particolare l'ultimo comma, del decreto legislativo n. 150 del 2015, attuativo del Jobs Act.
  Per cui, in tema di attività socialmente utili, si potranno continuare ad applicare gli articoli 7 e 8 della normativa previgente – il decreto legislativo n. 468 del 1997, abrogato dal decreto legislativo n. 150 del 2015 – a tutti i progetti di lavori socialmente utili iniziati prima della data di adozione della convenzione quadro, con cui si disporrà l'utilizzo dei suddetti lavoratori per le menzionate attività; convenzione quadro che deve essere, ovviamente, ancora redatta dalla istituenda Agenzia per le politiche attive del lavoro.Pag. 19
  Questo consentirà, quindi, non solo la conclusione dei progetti in corso alla data del 24 settembre scorso, data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2015, ma anche il rinnovo e l'attivazione di nuovi progetti, fino a quando non sarà adottato il nuovo schema di convenzione previsto dalla nuova normativa, evitando il blocco dei servizi di pubblica utilità che oggi comuni, scuole e IPAB, per fare alcuni esempi, riescono a garantire attingendo ai lavori socialmente utili.
  Rimane da attuare, rispetto all'accordo – che prima ho ricordato – del 30 luglio 2015, un ulteriore impegno della Presidenza del Consiglio dei ministri: quello di convocare entro l'anno un tavolo di verifica per esaminare le problematiche sociali e occupazionali più generali concernenti i lavoratori già impegnati in attività socialmente utili e di pulizia delle scuole e quelli rientranti nei cosiddetti appalti storici. Su questo punto, non abbiamo motivi di dubitare, come anche sollecitato nel parere della XI Commissione, che il Governo si impegnerà per trovare una soluzione di carattere strutturale.
  L'articolo 2, che non è una norma ad entem, ma è una norma generale, persegue l'obiettivo di evitare alle grandi imprese commerciali che versano in stato di insolvenza e che non hanno concluso, nei termini vigenti, l'attuazione dei programmi previsti per l'amministrazione straordinaria, l'automatica conversione della procedura conservativa in fallimento, prevedendo una proroga, che realizza, a nostro parere e anche a parere della Commissione competente, un bilanciamento tra l'interesse pubblico a preservare il patrimonio aziendale e il mantenimento dei livelli occupazionali e l'interesse dei creditori a non vedere ulteriormente peggiorata la propria esposizione creditoria.
  Infine, l'articolo 3: la norma stabilisce una riduzione degli obiettivi finanziari del Patto di stabilità interno per l'anno 2015 in favore degli enti locali interessati dagli eccezionali eventi meteorologici del 13 e 14 settembre 2015, che hanno colpito i territori delle province di Piacenza e Parma, per un importo di poco più di 14 milioni di euro, che seguono alla riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per l'anno 2015 in favore dei comuni di Dolo, Pianiga e Mira, colpiti dalla tromba d'aria dell'8 luglio 2015, per complessivi 7,5 milioni di euro.
  Si tratta di un intervento che può apparire minimale, ma non lo è, considerato che la scelta del Governo ha tenuto conto di due fattori: quello di approntare spazi di possibilità concrete di utilizzo di risorse – questo decreto sarà convertito entro la fine di questo mese e l'esercizio si chiude, ovviamente a dicembre 2015 – e ha altresì considerato, come già sappiamo, che il Patto di stabilità ha senso fino al 31 dicembre 2015, perché nel disegno di legge di stabilità si cambia regime in termini di contabilità, si va a pareggio di bilancio e, quindi, ci sarà una nuova normativa.
  Peraltro, in sede referente, è stato inserito il comma 1-bis, che esclude le spese sostenute dagli enti locali – quindi è stata fatta una modifica espansiva della norma – per fare fronte ai danni causati da eventi calamitosi verificatisi quest'anno, per i quali sia stato deliberato dal Consiglio dei ministri lo stato di emergenza, dal saldo valido per l'anno 2015 ai fini del rispetto del Patto di stabilità interno.
  Voglio anche ricordare che, in sede referente, il rappresentante del Governo ha manifestato l'impegno a provvedere al tempestivo finanziamento degli interventi necessari per fronteggiare gli eventi alluvionali che il 14 e 15 ottobre scorso hanno colpito anche numerosi comuni della provincia di Benevento.
  Sottolineo, infine, che nel disegno di legge di stabilità per il 2016 sul fronte delle emergenze sono attribuiti ulteriori 100 milioni di euro al Fondo per le emergenze nazionali, che arriverà, quindi, per il 2016 a 250 milioni, e si prevede, per la prima volta, uno stanziamento di un miliardo e mezzo di euro per indennizzare privati, cittadini e imprese il cui patrimonio sia stato danneggiato da eventi calamitosi.
  Ripeto: questo sul fronte – solo un minuto, Presidente – dell'emergenza, ma, sul piano strutturale, vorrei dire che proprio Pag. 20questa mattina, a Palazzo Chigi, si stanno firmando gli accordi di programma con le regioni per l'avvio di 33 importanti cantieri dei 132 previsti dal Piano aree metropolitane, un piano che vale 1,3 miliardi di euro e che, questa mattina, vede la firma delle regioni e del Governo sui primi 650 milioni.

  PRESIDENTE. Concluda...

  SIMONETTA RUBINATO. Il Governo punta ad aggiungere a questo miliardo e 300 milioni, già stanziati, altri 7 miliardi per i prossimi 5 anni. In tutto saranno 8,3 miliardi...

  PRESIDENTE. Concluda. Deve concludere, onorevole Rubinato !

  SIMONETTA RUBINATO. ...che rappresentano quello che in 15 anni altri Governi hanno investito sul dissesto idrogeologico...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rubinato. Purtroppo, abbiamo superato abbondantemente il tempo.

  SIMONETTA RUBINATO. ...annuncio quindi il voto favorevole del gruppo Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Solo così concluse le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3340-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3340-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3340-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Fauttilli, la vedo ma aspettiamo, perché è la prima votazione. Fauttilli, Rabino, Fabbri. Ci siamo ? L'onorevole Fabbri ancora non ha votato. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

  «Conversione in legge del decreto-legge 1o ottobre 2015, n. 154, recante disposizioni urgenti in materia economico-sociale» (3340-A):

   Presenti  431   
   Votanti  303   
   Astenuti  128   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato  287    
    Hanno votato no  16.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge (ore 12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
  Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la sottoindicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

  alla XIII Commissione (Agricoltura):
  LUPO ed altri: «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa» (1373);
  ZACCAGNINI: «Disposizioni per la promozione della coltivazione della cannabis Pag. 21sativa per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori, opere di bioingegneria e di bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca» (1797);
  OLIVERIO ed altri: «Norme per la promozione della coltivazione della cannabis sativa per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori, opere di bioingegneria e di bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca» (1859);
  DORINA BIANCHI: «Disposizioni in materia di coltivazione della cannabis sativa per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori, opere di bioingegneria e di bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca» (2987).

  (La Commissione ha elaborato un testo unificato).

  Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

  (Così rimane stabilito).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione culturale, scientifica, tecnologica e nel campo dell'istruzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro, con Allegato, fatto a Nicosia il 6 giugno 2005, e dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, con Allegati, fatto a Roma il 9 gennaio 2009 (A.C. 2711-A) (ore 12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione culturale, scientifica, tecnologica e nel campo dell'istruzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro, con Allegato, fatto a Nicosia il 6 giugno 2005, e dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, con Allegati, fatto a Roma il 9 gennaio 2009.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 28 ottobre 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2711-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri e comunitari) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Alli.

  PAOLO ALLI, Relatore. Grazie, Presidente. Il disegno di legge in esame provvede alla ratifica di due Accordi con la Repubblica di Cipro, entrambi finalizzati al rafforzamento della cooperazione bilaterale negli ambiti culturale, scientifico, tecnologico, dell'istruzione e dell'università. Faccio presente che Cipro rappresenta oggi, più che in passato, un Paese chiave per la stabilità della regione mediorientale, tanto più alla luce dei progressi registrati nel rapporto con la Turchia a partire dalla ripresa dei negoziati tra Ankara e Nicosia nel 2013, sui quali il risultato delle elezioni turche potrà forse incidere ulteriormente, e delle evoluzioni sul piano degli equilibri energetici regionali, a seguito del ritrovamento del grande giacimento denominato Leviathan, ma anche sul piano della gestione dei profughi siro-iracheni.
  Un Accordo in campo culturale assume, inoltre, un forte valore simbolico in tempi di un terrorismo fondamentalista che in Medio Oriente prende di mira il patrimonio culturale e lo trasforma in fattore di Pag. 22divisione. Il primo Accordo in esame sulla collaborazione culturale, scientifica e tecnologica e nel campo dell'istruzione è stato firmato a Nicosia il 6 giugno 2005 e sostituisce un precedente Accordo del 1973. L'obiettivo è l'intensificazione delle relazioni bilaterali nei settori in esso individuati e il riscontro alla forte domanda di lingua e cultura italiana proveniente dalla controparte cipriota.
  Con riferimento al contenuto dell'Accordo, si prevede la realizzazione di programmi ed attività comuni anche nell'ambito dell'Unione europea. I settori sono arte e cultura, tutela e restauro del patrimonio culturale, archivi, musei e biblioteche, istruzione professionale secondaria e universitaria, cooperazione cinematografica e radiotelevisiva, scambi giovanili, ricerca scientifica, tecnologica ed ambientale.
  L'Accordo promuove lo scambio anche nel settore degli archivi, delle biblioteche e dei musei, oltre che delle istituzioni scolastiche. Nel settore artistico-culturale viene favorita l'organizzazione di manifestazioni e di esposizioni, nonché la reciproca partecipazione a festival e a eventi culturali e artistici. La collaborazione scientifica e tecnologica viene promossa sviluppando i rapporti congiunti tra gli organismi, le università e i centri di ricerca in Italia e a Cipro, coinvolgendo anche istituzioni a carattere privato.
  Per quanto riguarda il settore dell'archeologia e del patrimonio culturale, le parti si impegnano a favorire la collaborazione sia con riguardo alle attività di ricerca e di scavo, sia rispetto alla conservazione e restauro, attraverso lo scambio di informazioni e di esperti. Inoltre, la collaborazione è estesa nel contrasto ai traffici illeciti di opere d'arte, beni culturali, reperti archeologici, anche attraverso iniziative per la formazione del personale addetto.
  La reciproca collaborazione verrà incoraggiata anche nel campo dello sport e fra enti territoriali e regioni dei rispettivi Paesi. L'Annesso I, che fa parte integrante dell'Accordo, prevede disposizioni in materia di protezione della proprietà intellettuale. L'Accordo istituisce una commissione mista, mediante la quale le parti procederanno a esaminare i progressi della cooperazione bilaterale.
  Il secondo atto pattizio è l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, Accordo firmato a Roma nel 2009, che intende promuovere lo scambio e la cooperazione bilaterale nel campo dell'istruzione di livello secondario, al fine di agevolare gli studenti di ciascuna delle parti a continuare gli studi nell'altro Paese.
  L'Accordo intende sostenere l'internazionalizzazione dei nostri atenei e diffondere, dall'altra parte, ulteriormente la lingua italiana a Cipro, dove già il numero degli studenti di italiano ammonta a circa 14 mila; quindi, un dato rilevante.
  L'Accordo definisce le modalità di accesso dei singoli studenti alle istituzioni universitarie dei due Paesi, nonché i requisiti necessari in relazione alla conoscenza della lingua locale e le procedure di selezione previste per l'accesso ai corsi di laurea a numero chiuso e disciplina, conseguentemente, le corrispondenze dei titoli accademici. Anche in questo caso è prevista una commissione permanente di esperti.
  Gli oneri sono pari a 170.900 euro per l'anno 2015, a 169.460 euro per l'anno 2016 e a 174.860 euro dal 2017.
  Auspico una rapida approvazione del provvedimento, anche alla luce del tempo già trascorso rispetto alla sottoscrizione da parte dei due Paesi.

  PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo.
  Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Pag. 23

(Esame degli articoli – A.C. 2711-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica nel testo della Commissione.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 2711-A), che è in distribuzione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2711-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Piepoli, Montroni, Pilozzi, Mucci, Colletti, Schirò, Binetti, onorevole Piccone acceleriamo gentilmente...Ghizzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  414   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  413    
    Hanno votato no  1    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2711-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Librandi, Folino, Cani, Carinelli, Pisicchio, Capelli, Sibilia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  424   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  424    
  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2711-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Piepoli, Molteni, Molea...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  424   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  424    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2711-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Di Salvo, Oliverio... onorevole Realacci, se lei si siede io vedo se l'onorevole Piccoli Nardelli ha votato... Palma ancora non riesce a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  422   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  422    
  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 24

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2711-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi abbiamo al nostro esame due provvedimenti riguardanti i rapporti culturali tra l'Italia e Cipro che sono di fondamentale importanza, visto che Cipro è ormai un Paese dell'Unione europea sin dal 2004. Infatti, si ravvisa l'esigenza di aggiornare e rafforzare il precedente Accordo bilaterale di cooperazione culturale del 1973, ormai superato dalla comune appartenenza all'Unione europea, con il nuovo accordo firmato a Nicosia il 6 giugno 2005, in cui si tiene anche conto della richiesta di apprendimento della lingua italiana a Cipro. Sono circa 14 mila, secondo alcune stime, che possono aumentare, anche grazie alla ratifica dell'altro provvedimento al nostro esame, concernente il riconoscimento dei titoli di studio.
  Si tratta di uno strumento importante per l'internazionalizzazione del nostro sistema formativo ed un passo essenziale sulla strada della formazione dell'uomo europeo. Ne siamo veramente convinti, come siamo convinti che la cooperazione culturale tra i due Paesi nei settori della tutela del patrimonio culturale, in un'area mediterranea che ha bisogno di riscoprire le sue radici, può essere prodromica alla costruzione di un Mediterraneo dei popoli, che vivano in armonia e protesi verso un futuro di pace e prosperità.
  La cooperazione scientifica, tecnologica e culturale, del resto, è foriera di sviluppo e dialogo, cose di cui abbiamo fortemente bisogno affinché il Mediterraneo torni a fiorire. Pertanto, riteniamo positivo un investimento in questa direzione e, quindi, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente. Il disegno di legge al nostro esame autorizza la ratifica e l'esecuzione non di uno, ma di due distinti Accordi internazionali stretti dal nostro Paese con la Repubblica di Cipro.
  Il primo dei due concerne la cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra Italia e Cipro. È stato fatto nel 2005 e, una volta in vigore, rimpiazzerà un precedente atto risalente al lontano 1973, adottando la nuova realtà di una Cipro greca, saldamente inserita nell'Unione europea. Contiene 18 articoli ed un annesso, che avrebbe dovuto e, a certe condizioni, potrebbe ancora rilanciare gli scambi tra il nostro Paese e la parte greca dell'isola di Cipro.
  Cipro è stato un miracolo economico per quasi tutto il decennio che ha preceduto la recente crisi finanziaria, il momento storico in cui entrambe le intese al nostro esame vennero siglate. Poi ha subito ingerenze dalle autorità internazionali, che hanno imposto al Governo locale addirittura di intervenire sui conti correnti delle banche locali.
  È nostra opinione che Cipro meriti attualmente ogni sostegno, anche in ragione della sua natura di Stato frontaliero dell'Unione europea, che fronteggia le ambizioni della Turchia, di un Erdogan che sarà uscito dalle elezioni della scorsa domenica più imbaldanzito che mai.
  Il secondo atto è più recente, essendo stato firmato nel 2009. Concerne il reciproco riconoscimento dei titoli di studio universitari o di livello equipollente. Dalla sua approvazione dipende la possibilità di integrare al meglio, sfruttando e valorizzando appieno le potenzialità, i ciprioti espatriati in Italia in possesso di istruzione e qualifica.
  Se qualche perplessità questi accordi la suscitano, in rapporto agli elevati oneri connessi alla loro gestione, si tratta, infatti, di intese molto impegnative, che contemplano, tra le altre cose, la fornitura di libri Pag. 25e materiale didattico a Cipro, lo scambio di docenti, l'istituzione di premi, di contributi e spese di missione ed altre voci, per un totale complessivo valutabile intorno ai 180 mila euro all'anno. Non poco, soprattutto in relazione alle esigue dimensioni dello Stato cipriota. Ad ogni modo, onorevoli colleghi, la Lega Nord-Noi con Salvini, voterà a favore del provvedimento, soprattutto come sostegno alla Repubblica di Cipro, in cui vediamo un confine vulnerabile del nostro continente, la nostra prima linea di difesa rispetto al caos che monta dal Medio Oriente verso di noi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare ha percorso una strada in salita: infatti, già nel corso della XV legislatura venne approvato dal Senato con modificazioni e trasmesso alla Camera, ma non riuscì ad essere definitivamente approvato a seguito della conclusione anticipata della legislatura. Questa circostanza rappresenta pertanto un ulteriore motivo per procedere velocemente alla sua approvazione, senza ulteriori ritardi.
  L'atto in votazione si compone di due accordi, entrambi finalizzati all'intensificazione delle relazioni bilaterali e alla cooperazione tra l'Italia e Cipro negli ambiti culturale, scientifico, tecnologico, dell'istruzione e dell'università.
  Il primo accordo è stato firmato a Nicosia il 6 giugno del 2005 e sostituisce un precedente accordo del 1973. Riguarda la collaborazione sul piano culturale, scientifico-tecnologico e dell'istruzione tra i due Paesi ed in particolare risponde alla forte domanda di lingua e cultura italiana proveniente dalla controparte cipriota. Desidero soffermarmi sull'importanza di alcuni passaggi dei contenuti dell'Accordo e al merito che esso ha nel dare una visione bilaterale di lungo termine alle azioni strategiche in campo culturale.
  Gli articoli 1 e 2 si rivolgono alla definizione di programmi e attività comuni ed indicano i settori di collaborazione, prevedendo che le due parti favoriscano anche forme di cooperazione nell'ambito dei programmi dell'Unione europea. L'articolo 3 afferisce alla collaborazione delle istituzioni scolastiche e universitarie delle due parti sia per ciò che attiene le metodiche, i materiali ed i programmi didattici, sia per quanto attiene i docenti, gli esperti ed i ricercatori.
  Un'attenzione particolare riveste poi l'articolo 12, che concerne la collaborazione fra le rispettive istituzioni e organizzazioni sportive. In questo articolo viene specificamente stimolata la partnership delle due parti nel campo dello sport, attesta la condivisa centralità della sua funzione educativa e sociale nella crescita e nella formazione della personalità degli allievi, a cominciare dalle giovanissime generazioni.
  Questo passaggio si sovrappone perfettamente con l'obiettivo della Strategia europea 2020, vale a dire, a configurare, in materia di sport, un'agenda efficace, pragmatica, condivisa in grado di garantire l'accesso allo sport a tutti gli studenti. Ricordo che Cipro dal 2004 è Paese membro dell'Unione europea, pertanto, spero che la ratifica di questo accordo possa costituire un ulteriore impulso alla realizzazione di quelli che sono i valori portanti della Strategia europea, ovvero la promozione dell'attività fisica non solo come vantaggio della salute, ma quale modello di inclusione sociale, di tolleranza, di sana competitività e contro ogni forma di violenza e razzismo.
  Per quanto riguarda invece il secondo atto pattizio all'esame, l'Accordo è stato firmato a Roma il 9 gennaio del 2009 ed introduce il reciproco riconoscimento dei titoli attestanti gli studi universitari rilasciati in Italia e a Cipro. Il contenuto dell'accordo intende sostanzialmente agevolare gli studenti di ciascuna delle parti a continuare gli studi nell'altro Paese, favorendo l'inserimento degli studenti ciprioti nel sistema accademico e sostenendo Pag. 26lo studio delle lingua italiana a Cipro, attualmente approfondita da circa 14 mila studenti.
  Su quest'ultimo aspetto, credo che il Governo dovrebbe farsi promotore di nuove iniziative di partenariato bilaterale volte ad incoraggiare l'insegnamento della nostra lingua all'estero che, dati alla mano, risulta essere la quarta più studiata nel mondo: un vero record, se consideriamo che siamo un Paese piccolo per estensione geografica e popolazione (appena 60 milioni di abitanti), ma «ponderoso» per peso specifico culturale.
  Mi riferisco al fatto che l'italiano è la lingua franca per la Chiesa cattolica, l'idioma ufficiale del melodramma e della musica lirica, dell'arte, della moda, della cucina e spesso anche dello sport e alla circostanza che l'Italia è una delle principali mete turistiche al mondo. Quindi, ben vengano accordi di partenariato culturale come quello che ci apprestiamo a votare, per il quale il gruppo Scelta Civica voterà convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per dichiarare il voto favorevole di Area Popolare per le ragioni espresse nel mio intervento precedente, in particolare alla luce dell'aumentato interesse per il posizionamento geopolitico di Cipro nel quadro mediorientale, che ho già sottolineato. Ragione per la quale ritengo particolarmente importante mettere in atto tutte le iniziative possibili per rafforzare il rapporto con questa realtà cipriota.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunciare il voto a favore del gruppo di Forza Italia su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. L'Accordo tra Italia e Cipro sulla collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, nonché nel campo dell'istruzione, firmato a Nicosia il 6 giugno 2005, come già sottolineato da altri colleghi, sostituisce il precedente Accordo bilaterale di cooperazione culturale, nel quadro della comune appartenenza all'Unione europea. Obiettivo dell'Accordo è sia l'intensificazione delle relazioni bilaterali nei settori in esso individuati, sia il riscontro alla forte domanda di lingua e cultura italiana proveniente dalla controparte cipriota.
  Le finalità dell'Accordo, che consiste nella realizzazione di programmi ed attività comuni, indicano i settori di collaborazione, prevedendo, inoltre, che le due parti favoriscano anche forme di collaborazione nell'ambito dei programmi dell'Unione europea e sono valutate positivamente da parte del nostro gruppo parlamentare. I principali settori di collaborazione sono arte e cultura, tutela e restauro del patrimonio culturale, archivi, musei e biblioteche; istruzione a tutti i livelli, professionale, secondaria e universitaria; cooperazione cinematografica e radiotelevisiva e scambi giovanili; ricerca scientifica, tecnologica ed ambientale: tutti settori chiave nella politica nazionale ed internazionale di un Paese e che, anzi, andrebbero ulteriormente tutelati e sviluppati.
  La cooperazione nel settore dell'istruzione, nello scambio interuniversitario, nel settore artistico-culturale, la tutela del patrimonio artistico permetterà ad entrambi i Paesi di dare un forte impulso all'organizzazione di manifestazioni e di esposizioni, nonché la reciproca partecipazione a festival ed eventi culturali e artistici, quindi anche all'organizzazione di spettacoli e tournée di compagnie teatrali.
  Anche per quanto riguarda l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti Pag. 27studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, firmato a Roma il 9 gennaio 2009, il nostro gruppo si è espresso in Commissione favorevolmente, poiché intende promuovere lo scambio e la cooperazione bilaterale nel campo dell'istruzione a livello universitario, al fine di agevolare gli studenti di ciascuna delle parti a continuare gli studi nell'altro Paese. Il riconoscimento dei periodi e dei titoli di studio e le corrispondenze dei titoli accademici rilasciati dalle università dei due Paesi sono settori che vanno sempre rafforzati al fine di promuovere lo scambio proficuo di studenti e conoscenza tra questi due Paesi.
  Pertanto, appunto, il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Censore. Ne ha facoltà.

  BRUNO CENSORE. Grazie, Presidente. Il disegno di legge al nostro esame autorizza la ratifica di due Accordi tra l'Italia e la Repubblica di Cipro. Il primo Accordo è finalizzato alla collaborazione culturale, scientifica, tecnologica e nel campo dell'istruzione tra i due Paesi. Il secondo Accordo regola, invece, il riconoscimento reciproco dei titoli relativi a studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro. Entrambi i provvedimenti hanno come obiettivo di rafforzare la cooperazione tra i due Paesi in ambito culturale, scientifico, tecnologico, dell'istruzione e dell'università.
  In particolare, l'Accordo tra Italia e Cipro che intende rafforzare la cooperazione tra Italia e Cipro in ambito culturale, scientifico e tecnologico, nonché nel campo dell'istruzione è una risposta adeguata al grande interesse dei ciprioti verso la lingua e la cultura italiana. Basti pensare che nelle scuole di Cipro ci sono circa 14 mila studenti di lingua italiana. L'Accordo contribuisce alla diffusione e alla promozione della nostra lingua e della nostra cultura, favorisce gli scambi culturali tra i due Paesi, l'inserimento di studenti ciprioti nel sistema accademico italiano e l'internazionalizzazione delle nostre università.
  Con l'autorizzazione alla ratifica di questo Accordo viene abrogato il precedente Accordo di cooperazione culturale firmato a Nicosia il 29 giugno 1973. In questi quarant'anni sono accaduti eventi molto significativi: nel maggio del 2004 Cipro ha aderito all'Unione Europea; l'intera isola è quindi territorio dell'Unione Europea – pur essendo Cipro, divisa, de facto – i turco-ciprioti sono cittadini dell'UE in quanto cittadini di un paese dell'Unione Europea (la Repubblica di Cipro) anche se vivono in una parte di Cipro che non è sotto il controllo del Governo cipriota.
  Sia l'Italia che Cipro, inoltre, sono paesi membri di organizzazioni europee e internazionali che operano nel campo dell'educazione e della cultura a sostegno dello sviluppo della conoscenza, della comprensione e della cooperazione fra i popoli. L'Accordo tra i due Paesi favorisce lo scambio fruttuoso di competenze e di esperienze in ambito scientifico e tecnologico, e offre l'occasione di consolidare e sviluppare le relazioni bilaterali attraverso iniziative di collaborazione e cooperazione nella conservazione, nel restauro, nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio artistico e archeologico. La collaborazione tra il nostro Paese e Cipro, sancita dall'Accordo, ha lo scopo, tra l'altro, di contrastare i traffici illeciti di opere d'arte, di beni culturali, di reperti archeologici e di ogni altro oggetto di interesse storico, artistico o antropologico, anche mediante iniziative congiunte di formazione del personale.
  L'Accordo rafforza i rapporti di amicizia tra i due Paesi e sviluppa la collaborazione in materia di cultura, scienza e istruzione, sia in ambito scolastico che universitario; rafforza la cooperazione scientifica e tecnica, nonché quella culturale ed educativa, anche nei settori delle arti visive, figurative e dello spettacolo.
  Gli strumenti attivati dall'Accordo per sviluppare i rapporti tra il nostro Paese e Cipro in ambito culturale e dell'istruzione, Pag. 28anche con il sostegno dei programmi dell'Unione europea, sono molteplici: tra gli altri, la collaborazione tra archivi, biblioteche e musei; gli scambi e le borse di studio per gli studenti; l'organizzazione di spettacoli e tournée di compagnie teatrali; la cooperazione tra gli enti teatrali e lirici e le rispettive istituzioni musicali; i programmi culturali e cinematografici coprodotti e scambiati dagli enti radio-televisivi e cinematografici dei due Paesi. Nel settore dell'istruzione le istituzioni scolastiche e universitarie delle due Parti collaboreranno per favorire lo scambio di docenti, ricercatori ed esperti nonché di metodiche, di materiali didattici, di programmi e di progetti di ricerca. Nel quadro della realizzazione dello Spazio euromediterraneo dell'istruzione superiore sarà dato ulteriore impulso alla cooperazione interuniversitaria. L'Accordo ha durata illimitata.
  Il secondo Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, oltre a promuovere rapporti di scambio e di cooperazione nel campo dell'istruzione a livello universitario, consente agli studenti di entrambi i Paesi l'accesso, la continuazione e il perfezionamento degli studi nell'altro Paese, individuando i titoli accademici equipollenti e le modalità e i requisiti per l'accesso alle istituzioni universitarie dei due Paesi.
  Si prevede l'istituzione di una Commissione permanente di esperti, per l'attuazione dell'Accordo, il monitoraggio di eventuali modifiche del sistema d'istruzione superiore nei due Paesi contraenti e delle eventuali conseguenti modifiche del testo dell'Accordo.
  L'Accordo ha durata illimitata ed entra in vigore il sessantesimo giorno successivo allo scambio delle notifiche sull'avvenuto espletamento degli adempimenti interni.
  A nome del Partito Democratico esprimo parere favorevole, grazie.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2711-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2711-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2711-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Vignali, Calabrò, Folino, Bombassei, Binetti, Capezzone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione culturale, scientifica, tecnologica e nel campo dell'istruzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro, con Allegato, fatto a Nicosia il 6 giugno 2005, e dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Cipro sul reciproco riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello universitario rilasciati in Italia e a Cipro, con Allegati, fatto a Roma il 9 gennaio 2009» (2711-A):

   Presenti e votanti  442   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  442.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 29

Discussione del disegno di legge: S. 1937 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America per la cooperazione nell'esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici, fatto a Washington il 19 marzo 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 3242) (ore 12,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3242: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America per la cooperazione nell'esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici, fatto a Washington il 19 marzo 2013.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 28 ottobre 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3242)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Carrozza.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Relatrice. Illustre Presidente, cari colleghi, l'Accordo al nostro esame è stato già approvato dall'altro ramo del Parlamento ed è finalizzato a consolidare lo scambio scientifico e tecnologico fra l'Italia e gli Stati Uniti, nonché ad offrire ulteriori opportunità alla ricerca italiana, alle industrie nazionali, all'Agenzia spaziale italiana e alla NASA. L'Accordo è composto di diciannove articoli e indica le aree di cooperazione e di interesse: l'esplorazione umana dello spazio, l'osservazione dell'universo e della Terra e le modalità attraverso cui realizzarle (satelliti, strumenti scientifici, piattaforme satellitari ed aeree, missioni ed esplorazioni umane). L'Accordo disciplina le modalità per la registrazione di oggetti spaziali, il trasferimento di dati tecnici e beni e il regime di proprietà intellettuale e stabilisce le modalità per la diffusione al pubblico di informazioni relative alle cooperazioni di settore e per lo scambio di personale e per il reciproco accesso alle strutture.
  L'intesa è sottoscritta in occasione del cinquantenario della cooperazione italo-statunitense in campo spaziale e costituisce uno strumento efficace per cooperare meglio, offrire nuove opportunità alle nostre industrie del settore e alle due agenzie spaziali. Ciò nella diffusa consapevolezza che lo spazio è un settore privilegiato di politica estera nazionale, come attestato in molti programmi intergovernativi e risulta tra le aree prioritarie della collaborazione tra l'Italia e altri Paesi, tra i quali gli Stati Uniti, l'Australia, l'Argentina, la Corea del Sud, la Cina, il Giappone e la Federazione Russa.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia al suo intervento.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3242)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3242), che è in distribuzione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3242), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Abrignani, Montroni, Nicchi, Di Battista, Andrea Romano...Pag. 30
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  438   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  438.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino e il deputato Falcone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3242), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni... Fitzgerald... Colonnese... Silvia Giordano... Calabrò... Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  441   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  441.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Saltamartini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3242), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  444   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  444.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3242), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori... Fratoianni... Colonnese... Gigli... Carbone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti 448   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  448.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3242)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo in esame si inserisce in una proficua cooperazione già esistente tra l'Italia e gli Stati Uniti d'America nel volo spaziale umano, nelle scienze spaziali ed astronomiche, nell'uso dello spazio per la ricerca nelle scienze della terra e nell'esplorazione e cooperazione bilaterale che l'Accordo si propone di potenziare nell'interesse delle parti contraenti e nell'ottica di potenziali benefici per tutte le nazioni. Pag. 31
  Sono noti i progetti e le forme di cooperazione tra la National aeronautics and space administration degli USA (NASA) e l'Agenzia spaziale italiana (ASI), nonché le forme di cooperazione multilaterale nell'ambito della stazione spaziale internazionale del Gruppo per l'osservazione della terra (GEO) e della Commissione sull'osservazione satellitare della terra (CEOS).
  In questa prospettiva l'Accordo stabilisce un quadro giuridico di riferimento per la cooperazione tra le parti nell'esplorazione e utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici nei settori di comune interesse.
  Sulla base delle norme dell'Accordo le parti potranno concludere accordi attuativi avvalendosi delle rispettive agenzie attuative nei settori di reciproco interesse indicati a titolo esemplificativo e non esaustivo all'articolo 3, comma 2, dell'Accordo.
  La varietà e molteplicità degli strumenti individuati all'articolo 3, comma 3, per l'attuazione dei programmi che va dall'utilizzo di satelliti a piattaforme di ricerca spaziale o di strutture di terra per la ricerca, allo scambio di personale scientifico, nonché all'organizzazione di workshop o all'attività di formazione e di divulgazione, consentirà di realizzare un'ampia gamma di programmi rispondenti ad esigenze comuni.
  L'attività di ricerca scientifica sarà inoltre l'occasione per lo sviluppo di nuove tecnologie e l'esplorazione o utilizzo dello spazio extra-atmosferico.
  A tale riguardo, l'Accordo prevede una specifica regolamentazione relativa all'attribuzione dei diritti di proprietà intellettuale sulle invenzioni congiunte, sui brevetti e le eventuali licenze. Al fine di facilitare l'attuazione dell'Accordo le parti rinunciano reciprocamente ad avviare eventuali azioni di responsabilità per danni a enti o persone derivanti da oggetti coinvolti in attività spaziali rientranti nell'oggetto dell'Accordo.
  Un particolare rilievo deve essere rivolto all'articolo 12, comma 1, dell'Accordo, che pone a carico dell'Agenzia spaziale italiana gli oneri derivanti da eventuali imposte doganali o tasse di qualsiasi tipo nel quadro della libera circolazione di beni rientranti nell'oggetto dell'Accordo. L'Accordo risponde pienamente al principio della libertà di cooperazione, soprattutto bilaterale, tra Governi. La portata strategica dell'Accordo è tanto più rilevante in quanto le attività spaziali o cosmiche si avviano ad assumere un'importanza sempre maggiore a misura che il numero dei mezzi spaziali in navigazione nel cosmo va aumentando e a seguito della progressiva commercializzazione dello spazio cosmico, che vede intervenire nel settore dell'attività spaziale, oltre agli Stati, anche gli operatori privati. Si pensi al settore delle telecomunicazioni, ai satelliti per l'osservazione scientifica o al recente interesse rivolto al cosiddetto turismo spaziale.
  Signor Presidente, mi sembra che con questa visione non possa che concludere annunciando il voto convintamente favorevole del mio gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra Italia e Stati Uniti per la cooperazione nelle attività di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici ha l'obiettivo di consolidare lo scambio scientifico e tecnologico fra i nostri due Paesi. Potrebbe, in teoria, offrire ulteriori opportunità alla ricerca delle industrie nazionali del settore spaziale e, in particolare, rafforzare la cooperazione dell'Agenzia spaziale italiana con le analoghe agenzie statunitensi, come la leggendaria NASA.
  L'intesa ha una durata prevista limitata a dieci anni, con possibilità di rinnovo. Tra le aree di collaborazione menzionate vi è anche l'esplorazione umana dello spazio, anche se, dopo la fine del programma Shuttle, il nostro Paese fa volare i suoi astronauti soprattutto su vettori russi. È rimessa all'iniziativa delle agenzie spaziali Pag. 32delle due parti l'iniziativa di stringere accordi ulteriori su progetti scientifici. È interessante che previsioni specifiche siano dedicate ad aspetti come la responsabilità civile in caso di danni, le modalità di registrazione degli oggetti spaziali e quelle per la divulgazione al pubblico di informazioni relative alla cooperazione di settore. Sembra evidente che si pensa a un'attività che è insieme scientifica, ma, eventualmente, orientata anche alla produzione di un profitto e concernente, comunque, un dominio delicato dell'azione umana, al punto di doverne sottoporre la descrizione pubblica a procedure concordate.
  Non va dimenticato come il diritto internazionale vincoli gli Stati a non utilizzare lo spazio extra-atmosferico che per finalità pacifiche e come, ciò nondimeno, lo spazio extra-atmosferico sia stato militarizzato in misura significativa. Gli stessi Stati Uniti hanno ufficialmente abbracciato una dottrina della propria politica spaziale, che rivendica esplicitamente all'America il monopolio della capacità militare spaziale. È logico, quindi, che si adottino cautele. Lo spazio è, però, una delle frontiere della tecnologia e rimanere agganciati al Paese leader nel campo è un investimento.
  Da questo Accordo non derivano maggiori oneri per la finanza pubblica e, così come giunge in quest'Aula, pare inoltre in linea con tutte le intese internazionali vigenti in materia e con gli obiettivi della politica spaziale adottata dall'Unione europea.
  Sulla base degli argomenti appena richiamati, la Lega Nord-Noi con Salvini voterà a favore della ratifica dell'Accordo di cooperazione spaziale con gli Stati Uniti, nella speranza che lo spazio extra-atmosferico diventi davvero terreno di collaborazione internazionale, pace e progresso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna il testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti). Voglio solo sottolineare che complessivamente Italia e Stati Uniti possono vantare in campo spaziale cinquant'anni di cooperazione. Questo Accordo mira quindi a disciplinare meglio e a consolidare, anche in vista delle sfide future, sinergie tecnologiche e scientifiche tra le parti. Scelta Civica vota convintamente a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottolineare rapidamente l'importanza crescente che il settore spaziale rappresenta per la vita normale di ciascuno di noi. Non sta a me ricordare l'importanza nel settore delle telecomunicazioni, nel settore dell'ambiente, della protezione del suolo e della sicurezza che le osservazioni spaziali oggi rappresentano.
  Ovviamente, anche le esplorazioni stesse che ci sono state nella storia sono un modo per mettere a punto tecnologie e materiali sempre più innovativi. Per cui, la crescente importanza del settore spaziale e il rapporto strategico con gli Stati Uniti d'America fanno considerare questo Accordo come uno strumento molto importante di consolidamento e ampliamento della collaborazione, in un quadro di riferimento sempre più chiaro sotto il profilo normativo e delle responsabilità reciproche. Mi riferisco alle previsioni sulla proprietà intellettuale, sul trasferimento di beni e informazioni, ma, più in generale, sul quadro complessivo che questo Accordo disegna.
  Certamente la collaborazione tra la NASA e l'Agenzia spaziale italiana è sempre stata e costituirà anche in futuro una grande opportunità di collaborazione e di arricchimento scientifico anche per la nostra comunità nazionale, quindi il gruppo di Area Popolare voterà favorevolmente a questo provvedimento.

Pag. 33

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole rispetto a questo provvedimento che è in corso d'esame in Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Io vorrei un po’ uscire da questa banalità di dichiarazioni favorevoli a queste ratifiche. Chiaramente, come possiamo essere noi contrari ? Il MoVimento 5 Stelle non è contrario alla ratifica di un Accordo per la cooperazione tra il Governo italiano e quello statunitense per l'esplorazione e l'utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici. Ci si scrive anche «per scopi pacifici», quindi quale dovrebbe essere il motivo per essere contrari ? Anche se poi, andando a vedere il merito dell'Accordo, il merito della ratifica, che è già è stata firmata e quindi da noi non è modificabile, ma semplicemente, essendo appunto una mera ratifica, o votiamo a favore o votiamo contro o ci asteniamo...

  PRESIDENTE. Colleghi, possiamo abbassare un po’ tono della voce, per favore ?

  CARLO SIBILIA. ...possiamo solo segnalare la vacuità di questi Accordi. Io segnalo, ad esempio, l'articolo 9, comma 4, che enuncia quanto segue: «Per qualsiasi opera creata congiuntamente dalle parti – quindi Governo degli Stati Uniti e Governo italiano –, qualora le Parti decideranno di registrare il copyright per tale opera, le Parti, in buona fede, si consulteranno e si accorderanno in ordine a responsabilità, costi e azioni da intraprendere per registrare il copyright e mantenere la protezione del copyright (in qualsiasi Paese)». Un accordo scritto così non vuol dire niente, perché semplicemente varranno i giochi di pesi internazionali e molto probabilmente l'Italia soccomberà. Ma non è questa la riflessione che voglio fare nel merito.
  Più che altro, la riflessione è un'altra: vorrei sottolineare l'ambiguità e la contraddizione di questo tipo di accordi. In che modo ? Sappiamo che l'Unione europea è stata costretta dagli Stati Uniti a imporre delle sanzioni commerciali alla Russia. Dal 2014 l'Italia ha perso 5,3 miliardi di euro di interscambio commerciale, una contrazione dell’export dell'11,6 per cento. Il 10 luglio 2015, il MoVimento 5 Stelle organizza un evento, un confronto, un convegno sulle opportunità che oggi ci prospettano nuove organizzazioni internazionali, come quella dei BRICS, perché il MoVimento 5 Stelle non ha paura di uscire da alcune gabbie, come quella della NATO, e rivalutare alcuni accordi internazionali.
  In questa occasione, il vicepresidente della Commissione russa affari esteri della Duma, Andrey Klimov, ci dà l'informazione che l'interscambio tra le aziende aerospaziali italo-russe è calato del 20 per cento da quando ci sono le sanzioni imposte dall'Unione europea alla Russia.
  Sapete questo spazio del 20 per cento di fetta di mercato chi l'ha coperto ? Proprio gli Stati Uniti, che in questo periodo hanno incrementato del 15 per cento il loro peso nel mercato con le aziende aerospaziali tra gli Stati Uniti e la Russia.
  Voi capite bene allora che, oggi, firmare un accordo ci può anche stare bene, però vogliamo capire qual è la scelta economica e politica di questo Governo, perché, se da un lato irroghiamo le sanzioni alla Russia, e quindi oggi abbiamo imprenditori di eccellenza italiani... Perché gli italiani hanno tanti prodotti di qualità, fanno dell'ottima industria manifatturiera: una di queste industrie di eccellenza è proprio il settore aerospaziale, che è stato colpito con un gravissimo danno del 20 per cento di interscambio con la Russia grazie alle sanzioni imposte dall'Unione europea alla Russia.
  Il punto è questo: da un lato, noi facciamo gli accordi e, quindi, distruggiamo Pag. 34un mercato interno; dall'altro lato, se lo prendono gli Stati Uniti e oggi questo Accordo aumenta il potere degli Stati Uniti nel mercato aerospaziale. Secondo noi, è assolutamente contraddittorio ed è assurdo, perché danneggia quello che è un tessuto produttivo di eccellenza del nostro Paese, per quanto possa incrementare e migliorare la ricerca. Dopo, negli interventi della legge di stabilità, con i quali si finanziano con milioni di euro l'Istituto del commercio estero, dovete dare anche le armi all'Istituto del commercio estero per promuove le nostre aziende in tutto il mondo. Con questo Accordo, e in generale con questa politica contraddittoria del Governo, che, da un lato, dà un colpo alla Russia e, dall'altro, si fa rubare il mercato dagli Stati Uniti – forse evidentemente per qualche accordo che noi non conosciamo, e che nel Parlamento non c’è –, succede che oggi le nostre aziende nell'aerospaziale perdono il 20 per cento della fetta di mercato.
  Questo semplicemente per sollevare una riflessione e perché noi ogni tanto dovremmo capire che è possibile non essere necessariamente filoatlantici, ma qualche volta pensare un po’ agli affari e alla crescita, alla prosperità e allo sviluppo delle aziende italiane, cosa che questo Governo non sta facendo o sta facendo molto male (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e gli studenti dell'Istituto comprensivo «Terzo Cestelli» di San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli, che seguono i nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie, ragazzi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Marca. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA LA MARCA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della ratifica e dell'esecuzione dell'Accordo quadro tra l'Italia e gli Stati Uniti per la cooperazione nell'esplorazione e utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici.
  Il provvedimento, che con il nostro pronunciamento conclude il suo iter parlamentare, merita il voto favorevole della Camera per queste essenziali ragioni: rafforza e consolida lo scambio scientifico e tecnologico tra l'Italia e uno dei Paesi guida nel campo della ricerca aerospaziale e dell'esplorazione dello spazio, come gli USA; offre nuove e più solide opportunità di sviluppo alla ricerca italiana e all'industria nazionale in un settore strategico e di grande futuro; sostiene e fa progredire la cooperazione della nostra agenzia spaziale con quelle aventi analoghe funzioni operanti in USA, ad iniziare dalla NASA.
  Tra le aree di cooperazione tra i due Paesi vi sono l'esplorazione umana dello spazio e l'osservazione dell'universo, nonché la realizzazione degli strumenti scientifici e tecnologici atti a realizzarle. Si tratta di prospettive di vitale importanza per il nostro Paese e per l'intera umanità.
  Il provvedimento, inoltre, rispetta pienamente gli indirizzi in materia dell'Unione europea e il Trattato sull'esplorazione spaziale del 1967. Queste sono le ragioni chiare e condivisibili che sono alla base del voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3242)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3242, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vezzali, Carloni, Zardini, Di Battista, Crippa, Aiello, Mognato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   S. 1937 – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Pag. 35Uniti d'America per la cooperazione nell'esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico per scopi pacifici, fatto a Washington il 19 marzo 2013» (Approvato dal Senato) (3242):

   Presenti e votanti  432   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  432.    
  Sono in missione 82.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Nel ventesimo anniversario dell'omicidio di Yitzhak Rabin (ore 13).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo) Care colleghe e cari colleghi, come è a tutti voi noto, oggi ricorre il ventesimo anniversario dell'omicidio di Yitzhak Rabin. Nato a Gerusalemme nel 1922, militò attivamente, fin dalla sua giovinezza, nelle organizzazioni che miravano alla costituzione dello Stato d'Israele. A partire dal 1948 intraprese la carriera militare e fu Capo di stato maggiore delle Forze armate israeliane, dirigendo le operazioni militari nella «guerra dei sei giorni» nel 1967, per poi essere nominato ambasciatore negli Stati Uniti.
  Rientrato in Israele, cominciò il suo impegno politico, fino a ricoprire per due volte l'incarico di Primo ministro del suo Paese. In tale veste, ritenne che lo Stato di Israele non potesse ottenere autentica sicurezza se non attraverso l'individuazione di una formula di convivenza con il popolo palestinese e con gli Stati vicini del Medio Oriente e si trasformò così in lungimirante uomo del dialogo, agevolando il raggiungimento degli accordi con l'OLP del 1993 e del Trattato di pace con la Giordania del 1994. Quest'opera gli valse, nel 1994, il riconoscimento, insieme a Shimon Peres e Yasser Arafat, del premio Nobel per la pace.
  Nel 1995 fu ucciso, durante un comizio per la pace, in un barbaro attentato, che rese più arduo e irto di difficoltà il processo di dialogo da lui avviato.
  È doveroso, quindi, rivolgere oggi un commosso omaggio alla sua memoria e invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà, per due minuti. Prima, però, vorrei ricordare ai colleghi che dopo abbiamo altre votazioni.
  Prego, onorevole Fiano.

  EMANUELE FIANO. Ho un ricordo personale che mi lega all'immagine di Yitzhak Rabin, di cui celebriamo oggi il ventesimo anniversario dell'assassinio per mano di un estremista ebreo appartenente all'estrema destra israeliana.
  È l'immagine di Rabin che senza sorriso, con una leggera incertezza, con titubanza, con uno sforzo tangibile e storico, sotto gli occhi orgogliosi di Bill Clinton nel giardino della Casa Bianca, stringe la mano del nemico di sempre, Yasser Arafat, leader dell'OLP. Quel non sorriso diceva che la pace si fa con il nemico, che la pace la fanno due soldati che si sono combattuti, che la pace la fa la politica che individua il bene supremo, il bene che supera l'odio, la pace.
  Amos Oz, scrittore israeliano che condivideva le medesime idee sul compromesso e sulla pace con Rabin, a proposito del rapporto tra amore e pace diceva che due uomini, che amano la stessa donna, non possono arrivare ad un compromesso; invece, due popoli che amano la stessa terra sono come due uomini che hanno una stessa casa, ma che possono dividerla in due piccoli appartamenti, arrivando ad un compromesso. E, ancora, Amos Oz dice che dove c’è vita ci sono compromessi e che il contrario di compromesso non è integrità, nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione; il contrario Pag. 36di compromesso, come credeva anche Yitzhak Rabin, è fanatismo, morte.
  A questo magari pensava Yitzhak Rabin, mentre stringeva la mano del nemico di sempre, Arafat. A questo magari pensava la sera che fu ucciso, poco prima aveva arringato la folla della sinistra israeliana per convincerla che lo sforzo di pace di Oslo fosse l'unica strada possibile per garantire il diritto all'esistenza di Israele e dello Stato palestinese, nonché la pace e la sicurezza per i due popoli.
  Non so dire se questa speranza sia morta per sempre con lui e se l'idealismo dovrà sempre cedere il passo alla Realpolitik. Ma so che per mantenere viva la fiammella della speranza serve, per ricordare per sempre Yitzhak Rabin, il suo non sorriso, il suo coraggio del compromesso, per quelli che ancora hanno speranza, per chi teme di averla perduta, per chi ancora, ai giorni nostri, muore di fanatismo e per chi la combatterà sempre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Ogni anno ci raccontiamo questa storia, commemorando la scomparsa di un uomo assassinato e con il quale svanì anche la speranza di un solido processo di pace in Medio Oriente. Un premio Nobel per la pace, ucciso per avere provato a percorrere una strada opposta a quella che ancora oggi Israele persegue. Un Nobel ucciso per aver creduto che Israele e Palestina potessero convivere pacificamente uno accanto all'altro, senza più estremismi, da una e dall'altra parte.
  Però, l'autocommiserazione non basta, Presidente. Vent'anni dopo l'assassinio di Rabin, siamo nel pieno di una nuova ondata di tensioni tra Israele e Palestina. La prima intifada iniziava con il lancio di sassi e accoltellamenti proprio durante gli accordi di Oslo, e oggi siamo in un momento in cui gli stessi fenomeni stanno andando avanti proprio, a differenza di quella intifada, con cui Rabin stava avendo a che fare, ovvero con la violenza, non soltanto quella fisica ma anche quella psicologica, di persone costrette a vivere in condizioni non umane.
  L'assassinio di Rabin, nel 1995, segnò un punto di svolta e nel ventesimo anniversario del suo omicidio gli israeliani moderati, che per fortuna sono tanti, continuano a sperare in un nuovo e coraggioso leader, che riesca a riempire il grande vuoto lasciato da lui. Netanyahu non è mai stato all'altezza – e questo, ormai, è all'opinione pubblica, anche per chi ha un'opinione diversa da quella di Rabin –, ma qualcuno ha detto essere l'espressione del popolo. Questo è vero e ne siamo convinti, ma è l'espressione non del popolo ma della paura che il suo stesso Governo ha incentivato ed ha accresciuto in quel popolo.
  La soluzione dei due popoli e due Stati è la sola via percorribile, ma passa dall'eliminazione delle colonie. I muri dividono sempre e la riconciliazione riparte sempre dal dialogo e non dai soprusi dei coloni. Israele, nel giorno della commemorazione di Rabin, rispetti gli appelli dell'ONU e della Comunità europea: chiuda gli insediamenti illegali e revochi l'embargo a Gaza. Questa è la migliore commemorazione di Rabin (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, il ventesimo anniversario dell'assassinio di Rabin, Nobel per la pace e Primo Ministro di Israele, è un richiamo potente a far memoria di un uomo che ha dedicato completamente la sua vita alla pace.
  Non ha lavorato ad un concetto astratto di pace, una pace come resa, una pace come «meglio rossi che morti». Ha scelto una pace concreta, piena di promesse e di rischi, come tutte le opere degli uomini, ma voluta nella consapevolezza che con la guerra tutto è perduto. Rabin ha inteso la pace come incontro con l'altro, rinunciando a considerarlo nemico per sempre, anzi, considerandolo parte del Pag. 37proprio futuro, accogliendo i bisogni altrui e rispondendo con realismo alle esigenze del proprio popolo.
  Un uomo così è stato ucciso, ovviamente. I nemici della pace non se la prendono con gli idealisti, con chi lancia proclami, ma contro chi opera in concreto e accetta il rischio del compromesso, rinunciando anche a quello che agli occhi degli estremisti era molto, era troppo. Ma ha rinunciato a una porzione di diritti del proprio popolo per qualcosa di più importante ancora di quello che si perdeva, ed era la pace e ciò che con la pace si conquista.
  Con la pace, infatti, si guadagna l'essenziale, che è il diritto alla vita per sé e per gli altri popoli, e questo consente di recuperare in prosperità il centuplo di quello a cui, inizialmente, si aveva rinunziato. Un estremista israeliano, un oltranzista, un terrorista sorto dalle fila del suo stesso popolo lo ha, perciò, colpito. È chiaro che, in questo momento, il nostro sguardo va all'attuale situazione in Israele. La nuova intifada costituisce un attacco chiarissimo al diritto di Israele all'esistenza ed è condotta in un momento in cui l'attenzione pubblica è concentrata altrove, sulla Siria, sulla Libia.
  Sappiamo che il bene e il male non si separano con il coltello e non sono mancati episodi e parole discutibili da parte israeliana. Noi, però, non dimentichiamo che Israele è una roccia di democrazia e di libertà in quelle terre e, se, finora, in tutti questi anni, il terrorismo islamista non ha avuto partita vinta, è stato grazie alla presenza e al sacrificio di Israele. Per questo, ci inchiniamo a Rabin e al popolo di Israele. Signor Presidente, certamente Rabin è stato una grande pagina di storia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, è stato ricordato poco fa che Rabin era contemporaneamente un militare e un e un uomo anche della mediazione, ma la mediazione è possibile quando anche la controparte la rende possibile. Noi vediamo che, da una parte, Rabin fu ucciso dall'estremismo della destra israeliana, ma, dall'altra parte poi, Arafat è stato sopravanzato e Al-Fatah, è stata emarginata da una linea quelle di Hamas, che rimesse in questione l'esistenza di Israele.
  Ora, noi possiamo fare tutte le critiche possibili ad Israele; tra l'altro, le critiche se le fanno gli israeliani stessi, che, magari, conducono contemporaneamente la battaglia e discutono e litigano sulla politica, perché, come ricordava poco fa l'onorevole Palese, quello è un Paese nel quale, comunque, vi è una profonda libertà e democrazia, cosa che noi non possiamo mai dimenticare.
  Quindi, nel ricordo di Rabin, dobbiamo anche dire che da un lato c’è l'eccesso costituito dagli insediamenti e, certamente, le manifestazioni sono sempre legittime, ma le manifestazioni e le contestazioni non si fanno con il coltello, perché esso non porta da nessuna parte. In questa logica, che è una logica di riconoscimento di una grande figura nella storia di Israele, noi ricordiamo oggi Rabin (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Le idee di uomini che sono stati uccisi spesso camminano sulle gambe di altri uomini e oggi, che il Presidente successore di Yitzhak Rabin, Netanyahu, arriva a scaricare la responsabilità di una delle tragedie più grandi dell'umanità, l'olocausto, sui palestinesi, mi chiedo quanto valgano queste parole e quanto, allo stesso tempo, si senta la mancanza, in questo tempo, di uomini come Yitzhak Rabin.
  Rabin non era un pacifista: era un grande leader politico, era uno statista che aveva capito prima di altri che il prezzo che Israele avrebbe pagato e avrebbe dovuto sopportare per la guerra era insopportabile, appunto, per il suo popolo. Aveva capito che una condizione di guerra Pag. 38permanente, una spirale di violenza, una condizione di assedio permanente avrebbe determinato uno scivolamento culturale insostenibile per una società realmente libera e democratica.
  Ed è esattamente l'avveramento di questo profezia di Rabin che ci dice quanto sia stato alto il prezzo che l'umanità intera abbia dovuto pagare per la sua morte.
  Ci sono guerre che spesso nella storia sono state fatte per mancanza di scelta, Rabin aveva capito che c'era anche una pace che bisognava fare per mancanza di scelta. Il popolo palestinese e il popolo israeliano oggi non hanno altra scelta se non quella della pace e la lezione che tutti noi dobbiamo imparare oggi, a vent'anni dall'omicidio di Rabin, è che quella è una scelta obbligata e che la pace si costruisce con il nemico, con il rispetto reciproco e con il riconoscimento dell'altro. Riconoscimento che ancora manca nei confronti del popolo palestinese e che era stato il grande gesto rivoluzionario di un grande uomo come Yitzhak Rabin (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il 4 novembre 1995, Yitzhak Rabin, promotore assieme a Yasser Arafat degli Accordi di Oslo, che sancivano un processo di pace (gettando le basi per la costituzione di uno Stato palestinese) tra lo Stato ebraico e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina, veniva ucciso con due colpi di pistola. A premere il grilletto fu Yigal Amir, un estremista di destra di religione ebraica, fermamente contrario alla fine del conflitto con gli arabi.
  Quel giorno, la storia del Medio Oriente, e con essa quella del mondo intero, è cambiata profondamente e, ancora oggi, a vent'anni da quell'episodio, i popoli dei due Paesi subiscono le conseguenze di quel gesto efferato.
  Lo scorso 31 ottobre, decine di migliaia di persone si sono riunite sul luogo dell'assassinio, a Tel Aviv, nella piazza che oggi porta il nome del leader laburista israeliano, per commemorarne la morte, ma anche per lanciare un grido di speranza; «Mai come oggi sentiamo Rabin così lontano, e per questo è rassicurante vedere così tante persone in piazza», hanno raccontato diversi manifestanti. Da mesi, infatti, i dirigenti delle due parti non hanno contatti. E la domanda che molti si pongono è: come sarebbero, oggi, Israele e la Palestina se Rabin non fosse stato ucciso ?
  «Con soltanto un altro mandato di Governo, forse saremmo riusciti a firmare un accordo permanente con i palestinesi. E magari anche una pace duratura con la Siria», ha dichiarato Uri Savir, all'epoca capo-negoziatore degli Accordi di Oslo. Al contrario, dopo l'omicidio la sinistra perse le elezioni, e Benjamin Netanyahu, l'attuale Primo ministro, prese il potere per la prima volta, ahimè, «impegnandosi a smantellare minuziosamente il lavoro di Rabin», ha aggiunto Savir.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARIANO RABINO. Vado alla conclusione. Lo stesso Rabin ebbe modo di dire, nel suo ultimo discorso pubblico: sono stato un soldato per ventisette anni. Ho fatto la guerra fintantoché non c'era un'opportunità per la pace. Ma oggi io credo che ci sia un'occasione di pace, una grande occasione, e che dobbiamo coglierla. La violenza corrode le basi della democrazia israeliana, e dovrebbe essere condannata, stigmatizzata e isolata (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Ci uniamo all'omaggio nei confronti di Yitzhak Rabin, uomo di pace, ma anche di una pace nella sicurezza, che seppe garantire a Israele frontiere sicure e impostò una politica di riconciliazione il cui fallimento, che ci auguriamo solo temporaneo, Pag. 39stiamo ancora tutti pagando. Rabin comprese che la pace può richiedere sacrifici, ma ebbe sempre in mente la necessità di non compromettere la sicurezza del suo Paese da perseguire con lo stabilimento di frontiere difendibili, il ritiro, la separazione e la successiva collaborazione tra i popoli ove le circostanze lo avessero permesso, senza perdere però la capacità di rispondere alle minacce qualora se ne fossero manifestate. Queste erano le sue stelle polari. Rabin rimane così un luminoso esempio di idealismo coniugato al realistico apprezzamento delle situazioni di fatto, elemento che della sua politica viene troppo spesso trascurato e che invece lo connota. Persino il controverso Sharon, ne seguì in fondo l'esempio, ritirandosi da Gaza.
  Ci auguriamo che il sentiero della pace, precocemente interrotto, possa essere riaperto al più presto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie Presidente. Chi percorre vie di pace lascia il segno nella storia dell'umanità. Chi percorre vie di pace in Medio Oriente lascia un grande segno nella storia dell'umanità. Il clima politico e sociale che si viveva nei giorni dell'assassinio lasciava sperare in un futuro di buona coesistenza. Quel clima è finito, sono passati vent'anni, ora respiriamo un clima di sfiducia generalizzata, assistiamo ad una sospensione di prospettiva pacifica risolutiva della questione medio-orientale. Siamo preoccupati per i continui episodi bellici nella zona. La pace non è soltanto un obiettivo difficile da raggiungere, è anche un luogo difficilissimo da difendere anche per le persone di buona volontà e per le persone con una visione decisiva per il futuro di uomini e donne di oggi e di domani.
  Vogliamo ricordare Rabin per ricordare soprattutto alle nuove generazioni che ci sarà un futuro di pace, se qualcuno, anzi tanti, raccoglieranno l'eredità di Rabin e continueranno quella strada. Rabin aveva capito che era una strada con più ragioni, per questo faticosa da percorrere e in continuo e difficile equilibrio. Vittima dell'assassinio fu Rabin, vittime delle conseguenze di quell'assassinio sono stati i popoli israeliano e dei territori palestinesi, che continuano ancora oggi ad essere ostaggi degli egoismi di chi non cerca soluzioni, ma pretende ragione a qualunque costo, anche dove ragione non c’è. Oggi vogliamo ribadire che con quel gesto non è stata assassinata la speranza che il percorso di pace possa continuare: senza uomini come Rabin è più difficile, ma deve continuare (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, torniamo all'ordine del giorno e passiamo alla discussione...

  PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, avevo chiesto di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Locatelli, però, ci si iscrive prima ! Prego, onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, mi scusi ma l'avevo fatto già da ieri.

  PRESIDENTE. Non ci risulta, però, prego.

  PIA ELDA LOCATELLI. L'ho fatto di persona, quindi, ne sono sicura.
  Presidente, sono numerosissime le cerimonie di questi giorni per la commemorazione di Yitzhak Rabin, ma è oggi il giorno in cui, vent'anni fa, nel parcheggio del municipio di Tel Aviv, un estremista religioso uccise l'uomo coraggioso, capace di sfidare non solo i suoi nemici, gli avversari politici dentro e fuori il Paese, ma soprattutto i suoi amici, quelli della sua parte e del suo popolo, tanto era convinto del dovere di costruire la pace in Israele e nel Medio Oriente.
  Per anni leader del partito laburista, partito membro dell'Internazionale socialista, cui aderì nel 1973, venne subito nello Pag. 40stesso anno eletto alla Knesset e fu capogruppo subito della delegazione laburista, Ministro del lavoro nel breve Governo formato da Golda Meir, alla quale successe nel 1974.
  Durante i successivi vent'anni rimase membro della Knesset, fu Ministro della difesa e da Ministro della difesa diresse le operazioni di sicurezza sui confini israeliano-libanesi, che permetteranno il ritiro delle truppe israeliane in una stretta zona di sicurezza, avviando la sua politica, quella che seppe coniugare la sicurezza con l'impegno per la costruzione della pace.
  Nel giugno del 1992, dopo la vittoria elettorale, diviene per la seconda volta Primo Ministro e insieme Ministro della difesa. Fu durante questo secondo mandato alla guida del Governo in cui furono fatti passi fondamentali nel processo di pace con il popolo palestinese. Dopo gli incontri segreti di Oslo con il leader dell'OLP, il 13 settembre 1993 sigla con Yasser Arafat, alla presenza del Ministro degli esteri Shimon Peres, la Dichiarazione dei principi, che gli varrà il Premio Nobel.
  Consapevole che la pace va costruita con determinazione e soprattutto con coraggio, superando ostacoli, muri fisici e mentali, andò dritto all'obiettivo e per questo fu ucciso. Non sono molti i grandi in questa nostra epoca difficile. Lui certo lo è, come lo fu Willy Brandt, un altro grande uomo della storia recente che perseguì lo stesso obiettivo di Rabin: far cadere i muri tra i popoli, cambiando il mondo verso la pace.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Locatelli.

  PIA ELDA LOCATELLI. Willy Brandt – mi avvio alla conclusione – è riuscito nel suo intento e la cortina di ferro è caduta. Rabin è stato fermato da una mano e da una cultura omicide. La pace che Rabin ha tentato di costruire è, purtroppo, ancora lontana (Applausi dei deputati del gruppo misto Partito Socialista Italiano (PSI, Liberale per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Onorevole Locatelli, le devo dire che ha ragione lei e, quindi, le chiedo scusa, perché ha sbagliato il Presidente: era iscritta e le chiedo scusa.

Discussione del disegno di legge: S. 1601 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo che stabilisce una procedura di presentazione di comunicazioni, adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 3238) (ore 13,25).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3238: Ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo che stabilisce una procedura di presentazione di comunicazioni, adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2011.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 30 ottobre 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3238)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri e comunitari) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Locatelli.

  PIA ELDA LOCATELLI, Relatrice. Signor Presidente, il 19 dicembre 2011 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato il Protocollo sulla «procedura di presentazione di comunicazioni» che prevede, per la priva volta, dei rimedi contro le violazioni dei diritti fondamentali dei e delle minori, riconosciuti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo.Pag. 41
  Il Protocollo è inteso a rafforzare la salvaguardia dei loro diritti attraverso la presentazione di segnalazioni o di vere e proprie denunce al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, colmando una grave lacuna che indeboliva una piena attuazione di questo testo convenzionale rispetto a quanto accade per le altre convenzioni sui diritti umani in ambito ONU.
  Questa Convenzione, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989, costituisce il principale strumento di diritto internazionale posto a tutela dei diritti dell'infanzia, cui aderiscono 194 Paesi, fra cui l'Italia, che ha proceduto alla sua ratifica nel 1991.
  Ad oggi il Protocollo risulta essere stato sottoscritto da 44 Paesi e ratificato da 14. L'Italia, che è stata fra i primi firmatari del documento, si era impegnata a ratificarlo entro il settembre del 2013, quindi con due anni di ritardo.
  Nel merito: la prima parte del Protocollo, suddiviso in quattro parti, stabilisce che le nuove competenze attribuite al Comitato potranno da questo essere esercitate unicamente nei confronti degli Stati parte al Protocollo medesimo e non potranno riguardare disposizioni contenute in strumenti internazionali di cui lo Stato non sia parte. Si enuncia il principio del «best interest of the child», che deve guidare le attività del Comitato.
  La seconda parte del Protocollo contiene le disposizioni di sostanza, essendo dedicata alle procedure di «comunicazione», procedure di due tipi, individuali ed interstatali.
  Per quanto concerne le prime, possono presentare ricorso soggetti minori a titolo individuale, o a titolo collettivo, con riferimento a tutti i casi di violazione della Convenzione e dei primi due Protocolli opzionali (ricordo che in totale i Protocolli sono tre).
  Relativamente alle procedure di comunicazione interstatali, l'articolo 12 prevede che ciascuno Stato Parte possa – sottolineo «possa» perché non è un obbligo –, in qualsiasi momento, dichiarare di accettare la competenza del Comitato a ricevere comunicazioni in cui uno Stato sostenga che un altro Stato non stia adempiendo i propri obblighi.
  A tale riguardo preannuncio la presentazione di un ordine del giorno inteso ad impegnare il Governo a presentare direttamente, all'atto della ratifica, tale dichiarazione facoltativa, intesa a ricevere le segnalazioni di altri Stati, perché ce lo sollecitano le organizzazioni del terzo settore che si occupano attivamente dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
  La parte terza del Protocollo disciplina le procedure di inchiesta per violazioni gravi o sistematiche e la quarta parte attiene alle disposizioni finali vertenti aspetti di natura prevalentemente procedurali.
  Nel sollecitare una rapida approvazione di questo Protocollo, più volte auspicata dalle associazioni attive nella promozione e nella tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, segnalo che la sua ritardata ratifica da parte del nostro Paese ha rappresentato una delle criticità a carico emerse nel corso della revisione periodica universale svoltasi presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra nell'ottobre dell'anno scorso.
  Per questa ragione dobbiamo approvarlo subito ed approvarlo nella sua accezione più ampia. Chiedo comunque di poter consegnare una relazione più completa in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

  PRESIDENTE. È autorizzata (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti).
  Prendo atto che la rappresentante del Governo non intende intervenire.
  Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3238)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.Pag. 42
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3238), che è in distribuzione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3238) al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista, Gigli, Locatelli, Ferraresi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  371   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato 371.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3238), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ginefra, Carloni, Ginato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  380   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato 380.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Argentin e Nardi e il deputato Rampi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3238), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Locatelli, Vignali, Della Valle, Fabbri, Berlinghieri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  392   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  392.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin e il deputato Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 3238)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 3238).
  Se la presentatrice non chiede di intervenire per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3238/1, chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Si chiede alla presentatrice la possibilità di inserire nel dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di provvedere (...)». Con questa riformulazione il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Locatelli n. 9/3238/1, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

Pag. 43

  PIA ELDA LOCATELLI. Accetto la riformulazione con una precisazione...

  PRESIDENTE. Mi scusi, lei interverrà anche in dichiarazione di voto, magari la precisazione potrà farla in quella sede.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3238)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Svolgo una brevissima dichiarazione di voto. Abbiamo già parlato del ritardo di quattro anni. Si tratta di un ritardo assolutamente imbarazzante. Proprio per non ritardare ulteriormente questa ratifica, abbiamo evitato di presentare emendamenti al testo che ci è stato trasmesso dal Senato.
  Non abbiamo presentato emendamenti, ma un ordine del giorno, sottoscritto da me e dalla collega Zampa, per dare completezza all'impegno che ci assumiamo con questa ratifica. Con questo ordine del giorno avevamo chiesto al Governo una sorta di ratifica ampia, cioè di provvedere anche alle dichiarazioni opzionali che ci permetteranno di ricevere segnalazioni da altri Stati, come previsto dall'articolo 12, e – come secondo punto – di consentire nei propri confronti la procedura di inchiesta in caso di violazioni gravi e sistematiche, come previsto dall'articolo 13.
  Una ratifica come questa ha naturalmente un valore sostanziale, perché accettare il protocollo consente di implementare questa Convenzione.
  Ma ha anche un valore simbolico perché approviamo questo protocollo oggi, proprio a pochi giorni di distanza dal 20 novembre, che è la ricorrenza della Giornata mondiale per l'infanzia.
  A proposito di questa giornata, credo che potremmo celebrarla con un impegno da parte di questo Parlamento, ma anche di questo Governo, a diffondere il contenuto del Protocollo e ad informarci tutti su questo contenuto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Brevemente, voglio solo ricordare che si tratta di uno strumento di fondamentale importanza per rafforzare la tutela del fanciullo in una serie di situazioni che purtroppo la vita di tutti i giorni offre alla nostra attenzione. Uno strumento internazionale che l'Italia si era impegnata a ratificare entro un anno, già nel 2012, e che ora non può attendere oltre. Quindi, convinta dell'urgenza del provvedimento preannunzio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare e consegno l'intervento integrale per la pubblicazione in calce al resoconto (La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Quello che noi oggi ci apprestiamo a votare è per noi un atto importante. Noi riteniamo infatti che i bambini vadano salvaguardati perché rappresentano comunque il nostro futuro e ogni sforzo politico, teso a difendere l'infanzia da tutto ciò che la minaccia, non sarà mai sufficiente.
  I fanciulli sono titolari di diritti come tutti noi, ma siamo spesso nell'incapacità di tutelarli a causa della loro maggior vulnerabilità. Parte significativa della responsabilità politica di proteggerli incombe sugli Stati, sul loro diritto interno e sulla capacità delle forze dell'ordine di farlo rispettare. Ma c’è uno spazio anche per gli interventi della Comunità internazionale, oltre a quello che spetta ai governi Pag. 44nazionali, che innanzitutto determinano degli standard normativi di riferimento. È questo il caso della Convenzione sui diritti del fanciullo approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1989, che costituisce il principale strumento di diritto internazionale posto a tutela dei diritti dell'infanzia.
  Quello oggi al nostro esame è un disegno di legge che tende alla ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale a quella Convenzione; il terzo nel suo genere in ordine di tempo. Tale Protocollo stabilisce la procedura per la presentazione dei ricorsi per i minori che ritengono di aver subito una lesione dei diritti garantiti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e dai due Protocolli già in vigore. Si tratta quindi di uno strumento accessorio che serve a fornire ai minori una possibilità ulteriore di difesa.
  È interessante che in questo Protocollo abbia trovato riconoscimento il diritto dei minori ad attivare la procedura aggiuntiva di tutela disposta a loro favore, individualmente o collettivamente, anche tramite un rappresentante. Sono previste altresì garanzie per evitare che chi lo eserciti possa subire ritorsioni o maltrattamenti per averlo fatto. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato questo Protocollo opzionale nel dicembre del 2011 aprendolo alla firma due mesi più tardi. Ad oggi risulta essere stato sottoscritto da 49 Paesi e ratificato da 17 Paesi tra cui Belgio, Germania, Irlanda, Portogallo, Slovacchia e Spagna. L'Italia si era impegnata a ratificarlo entro il 2013, mancando tuttavia l'obiettivo a causa della fine della legislatura e del conseguente cambio di Governo.
  Ha quindi ragione chi sostiene che sia urgente provvedervi. Al Senato non sono emersi ostacoli significativi ed è auspicabile che non ne emergano neanche in questa Assemblea. Sul piano interno, la ratifica e l'esecuzione del Protocollo opzionale non implicheranno oneri aggiuntivi di bilancio, dal momento che, per darvi attuazione, non servirà istituire nuovi organi; si introdurranno solo alcune procedure nuove che interesseranno strutture già esistenti, come il Comitato sui diritti dell'infanzia.
  La circostanza costituisce una spinta ulteriore a rompere gli indugi e ad approvare il Protocollo.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, attese le elevate finalità del provvedimento del terzo Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo, preannunzio il voto favorevole del gruppo Lega Nord, non potendo esimermi però dal sottolineare quella che è la situazione che, in generale, vivono i minori in Italia.
  In particolare, mi riferisco alla vicenda che riguarda i minori sbarcati negli ultimi due anni. Risulta, secondo gli ultimi report, che siano più di 5 mila i minori che sono scomparsi dopo gli sbarchi. Noi ci chiediamo se approvare questo documento importante non debba voler dire anche provvedere nella pratica a salvaguardare i diritti dei minori e anche dei minori che arrivano con gli sbarchi. Oggi noi sappiamo che molto facilmente questi minori finiranno vittime magari della criminalità organizzata e magari verranno utilizzati anche per i più turpi traffici. Quindi, noi riteniamo che sia doveroso, da parte di quest'Aula, approvare questo provvedimento, ma riteniamo altrettanto doveroso sottolineare come secondo noi questo Governo faccia ben poco per andare incontro in generale a quelli che sono i diritti...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rondini.

  MARCO RONDINI. ...dei fanciulli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Grazie Presidente, oggi siamo finalmente chiamati all'approvazione in Aula del disegno di legge recante ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo. Un documento che stabilisce la procedura per la presentazione dei ricorsi Pag. 45per i minori che ritengono di aver subito una lesione dei diritti garantiti dalla Convenzione e sulla base dei protocolli già in vigore.
  La Convenzione, tra le altre cose, stabilisce il diritto del bambino alla vita, ma meglio diremmo alla qualità della vita o, se vogliamo, ad una vita di qualità. Anche dagli altri colleghi è stato sottolineato quanto i minori rappresentino il futuro del nostro Paese e, quindi, sul problema dei minori e sulle difficoltà che possono incontrare occorre avere grande attenzione e spendere tutte le nostre energie.
  In particolare, nel Protocollo che stiamo per approvare si sottolinea l'importanza dell'istruzione scolastica e dei legami familiari ritenuti, anche in altri documenti delle Nazioni Unite, un aspetto fondamentale per la tutela dell'infanzia.
  L'adozione di questo nuovo Protocollo è poi accolta con particolare soddisfazione da chi, da svariati anni, studia i mezzi per favorire il processo nazionale di concreta attuazione della Convenzione sui diritti del fanciullo. E rappresenta un fatto per noi di particolare rilevanza in quanto la Convenzione, pur costituendo un punto di riferimento giuridico essenziale per gli Stati che l'hanno ratificata, non ha previsto, tuttavia, alcun meccanismo che permetta ai minori di ricorrere direttamente a un organo internazionale in grado di offrire loro concreta tutela.
  Si gettano così le basi per consentire a un organo internazionale indipendente, il Comitato ONU, di chiedere agli Stati nei quali si sono registrati degli episodi di violazione dei diritti dei minori, dal diniego dell'istruzione primaria allo sfruttamento sessuale, di predisporre tutte le misure necessarie per far cessare questi episodi e per prevenirne di nuovi.
  In questo modo – e da qui viene la nostra soddisfazione per la ratifica che ci apprestiamo ad approvare – di fatto vengono rafforzate le tutele già operanti a livello nazionale perché potranno essere presentati dei reclami per la violazione dei diritti dei minori al Comitato ONU. E questo potrà intervenire proprio quando i meccanismi del singolo Stato non esistono o si rivelano inefficaci.
  Per quanto riguarda l'Italia, l'istituzione dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, ai sensi della legge n. 112 del 2011, già serve a risolvere a livello nazionale la maggior parte delle situazioni critiche che possono eventualmente presentarsi. L'auspicio è, dunque, che, accanto alla Convenzione e al Protocollo addizionale che oggi andiamo ad approvare, si rafforzino i poteri di intervento e gli strumenti a disposizione dell'Autorità garante. Infatti, le norme del Protocollo opzionale sembrano per lo più compatibili con la normativa italiana disciplinata dalla legge istitutiva del Garante. Quindi, il nostro Paese si rivela all'avanguardia rispetto ai problemi che con questo Protocollo addizionale cerchiamo di risolvere.
  Bene, dunque diamo fiducia e diamo anche gli strumenti all'Autorità garante per prendere in esame, anche d'ufficio, casi di violazione dei diritti del minore a cui prima facevo riferimento.
  Questo Protocollo addizionale, unito ai poteri di cui si è dotata l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, come dicevo, ci pone all'avanguardia nel panorama internazionale e per questi motivi, considerando proprio il futuro del nostro Paese, che passa attraverso l'investimento delle nuove generazioni, Scelta Civica darà il suo appoggio favorevole e convinto al Protocollo addizionale che andiamo ad approvare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per confermare il voto favorevole di Area Popolare a questo provvedimento, molto importante, a tutela dei diritti dei bambini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

Pag. 46

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Questo provvedimento ratifica il terzo Protocollo opzionale alla Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo e, nell'istituire un comitato di diciotto esperti indipendenti a spese dell'ONU, stabilisce la procedura per la presentazione dei ricorsi da parte dei minori che ritengono di avere subito una lesione dei diritti garantiti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e dai Protocolli opzionali già in vigore.
  A nostro avviso, si tratta di un passo in avanti per la tutela dei diritti di questi soggetti deboli, in quanto istituisce un meccanismo di reclamo a disposizione dei minori per denunciare la violazione dei loro diritti.
  Esso propone tre nuovi meccanismi di monitoraggio a completamento della procedura prevista dalla Convenzione, ossia la procedura di comunicazione individuale, quella di comunicazione interstatale e la procedura di inchiesta. Autorizza il comitato ad esaminare le comunicazioni di persone singole o gruppi di persone che sostengono di essere vittima di una violazione di diritti. In più, ogni Stato firmatario del Protocollo potrà affermare dinanzi al comitato che un altro Stato parte non adempie ad obblighi previsti dalla Convenzione e dai due Protocolli facoltativi. È facoltà di questo comitato avviare, di propria iniziativa, un'inchiesta sui casi di violazioni gravi.
  Auspicando che anche gli altri Parlamenti riconoscano a questo organo terzo la capacità di intervenire nel caso di violazione dei diritti dei fanciulli, il MoVimento 5 Stelle ritiene non più procrastinabile questa ratifica, considerando che il nostro Paese risulta essere tra i primi firmatari del documento che si è impegnato a ratificare entro il settembre 2013. Quindi, per questo motivo il mio gruppo voterà favorevolmente.
  Volevo approfittare, Presidente, di qualche minuto per evidenziare, sempre in tema di diritti dei minori, le problematiche relative anche alla adozioni internazionali, poiché ricevo giornalmente tante segnalazioni e da esse sono venuto a conoscenza delle problematiche legate alle adozioni della Bielorussia, gli scandali relativi alle adozioni del Kirghizistan, le vicissitudini subite dalle coppie in attesa di adottare minori dalla Repubblica democratica del Congo, gli ingenti esborsi sostenuti invano dalle famiglie desiderose di adottare dall'Etiopia.
  Ho cominciato a studiare varie vicende e ho incontrato decine e decine di famiglie, numerosi enti rappresentati in comitati per famiglie adottive. Purtroppo, non sono riuscito ad incontrare la presidente della Commissione adozioni internazionali, la dottoressa Silvia Della Monica. La CAI, ricordo, dovrebbe garantire che le adozioni dei bambini stranieri avvengano nel rispetto dei principi stabiliti dalla Convenzione dell'Aja del 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozioni internazionali.
  La CAI dovrebbe redigere il criterio per l'autorizzazione all'attività degli enti, vigilare sul loro operato, limitare l'attività degli enti in relazione a particolari situazioni di carattere internazionale e revocare l'autorizzazione concessa nei casi di gravi inadempienze, insufficienze o violazione delle norme vigenti, revocare l'autorizzazione nei casi in cui i risultati conseguiti attestino la scarsa efficacia di un'azione dell'ente, esaminare le segnalazioni, le istanze e gli esposti relativi ai procedimenti adottivi in corso. Tuttavia, ci chiediamo come la CAI possa fare tutto questo se non comunica e non ascolta le famiglie, non risponde alle sollecitazioni provenienti da queste ultime e dagli enti da essa stessa autorizzati. Quindi, mi chiedo a cosa serva questa Commissione Pag. 47assente: un ente che ormai è da tempo rinchiuso in una campana di vetro e che si limita a tessere le proprie lodi, pubblicando comunicati stampa che sembrano del tutto distaccati dalla realtà che quotidianamente le famiglie si trovano ad affrontare.
  Da parte mia, ho depositato numerosi atti ispettivi alla Camera per fare luce sugli aspetti oscuri legati alle adozioni internazionali. Ad oggi, purtroppo, non ho ricevuto risposta a nessun atto, quindi, sollecito, magari, la risposta a quegli atti e confermo, comunque, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Grazie, Presidente. Care colleghe, cari colleghi, mi piacerebbe che riuscissimo a capire cosa ci sta dietro queste decisioni di così grande valore giuridico, ma spesso difficili da comprendere nella loro ricaduta sulla vita di tutti i giorni. Ecco, io credo che oggi noi abbiamo ragione di essere davvero orgogliosi del nostro Paese e di questo Parlamento per questa decisione di votare il Protocollo opzionale. Che cosa significa ? Significa che noi diamo finalmente alla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo la possibilità di cominciare davvero a esplicare tutte le sue potenzialità, perché, fino ad ora, noi e, insieme a noi, le associazioni e chiunque abbia denunciato o si sia battuto per i diritti dell'infanzia – proprio sulla base del dettato di quella Convenzione – non avevamo, però, in mano uno strumento con il quale intervenire sullo Stato che violava questi diritti; spesso, ahimè, si tratta di Stati che hanno sottoscritto la Convenzione ONU, ebbene, non avevamo la possibilità che ci fossero provvedimenti cogenti su quello Stato. Ora, invece, noi con questa decisione e con la ratifica di questo Protocollo – ricordo che è già stato ratificato da 50 Paesi – diamo questa possibilità alla Convenzione ONU.
  Infatti, da ora in poi – pensate alla battaglia straordinaria che Malala ha saputo condurre per fare in modo che i bambini e le bambine del mondo potessero, tutti, avere diritto a imparare a leggere, a scrivere e ad andare a scuola –, noi potremo schierarci dalla sua parte e potrà farlo il comitato a cui noi oggi diamo questo strumento e questa possibilità. Ogni bambino potrà denunciare la violazione dei diritti che avviene nel suo Stato. Potrà farlo un bambino, potrà farlo un gruppo di bambini, potrà farlo qualcuno per conto loro, quindi, un adulto, più adulti o un'associazione che decide di dare una mano in questo senso e potrà anche uno Stato procedere e chiamare in causa un altro Stato, laddove vengano violati i diritti delle bambine, dei bambini e degli adolescenti.
  Noi sappiamo che mai, mai nella storia, come in questo anno, dobbiamo piangere le tragedie che hanno colpito i bambini nel mondo; mai dimenticheremo – credo, nessuno di noi, comunque la pensiamo – le immagini che abbiamo visto dei cadaveri dei bambini raccolti o dei bambini costretti ad attraversare a piedi il mondo per mettersi in sicurezza.
  Ebbene, oggi facciamo un passo in più in direzione della tutela dei loro diritti ed è per questo che sono certa che quest'Aula voterà convintamente questa decisione e l'adozione di questo Protocollo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3238)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3238, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Antimo Cesaro, Alberti, Gallinella, Pesco, Boccia, D'Arienzo, Toninelli, Pili.Pag. 48
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   S. 1601 – «Ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo che stabilisce una procedura di presentazione di comunicazioni, adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2011» (Approvato dal Senato) (3238):

   Presenti e votanti  398   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  398.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin e il deputato Marcon hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

In morte dell'onorevole Gennaro Alfano.

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Gennaro Alfano, già membro della Camera dei deputati nella V e VI legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari e, in particolare, al figlio Ciro, che è stato membro della Camera nella XIV e nella XV legislatura, le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,52).

  ELIO VITO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Presidente, oggi, come sa, è il 4 novembre, si celebra la giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Da una parte, mi rammarico che la Presidenza non abbia sentito l'esigenza di celebrarla direttamente in Aula, come pure spesso è accaduto. Lo trovo un fatto grave e singolare. Voglio, però, cogliere l'occasione, nel mio piccolo, oltre che di sollecitarla a farlo, di esprimere il ringraziamento, gli auguri e i saluti ai nostri militari e alle nostre Forze armate, che difendono le nostre città e che rappresentano l'Italia nella difesa della pace e della sicurezza nel mondo. Credo che sia un atto doveroso, che dobbiamo fare anche nella massima Assemblea elettiva del Paese.
  Colgo l'occasione, Presidente, per esprimere, ancora una volta, i sentimenti miei personali, del mio gruppo e mi auguro di tutta l'Assemblea a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e alle loro famiglie (Applausi), che ormai si avviano al quarto anno di ingiusta detenzione, di privazione della loro libertà e di sofferenze indicibili, essendo ormai provata, dalle stesse documentazioni depositate dall'India all'arbitrato che finalmente abbiamo sollevato, la loro innocenza. Sono militari eccellenti, ai quali il nostro Paese deve tanto. Non so come potranno e se potranno recuperare questi quattro anni di dolore, sofferenza e privazione della libertà, ma credo che dedicare a loro e a tutti i militari queste giornate sia davvero un atto dovuto e questo intendo fare con il mio piccolo intervento, rammaricandomi che la Presidenza non abbia sentito l'esigenza di farlo essa stessa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Io mi rammarico del suo rammarico, onorevole Vito, perché la Presidente della Camera era presente al Sacrario militare dei caduti d'oltremare, di Bari, dove, rappresentando la Camera, ha commemorato la giornata di oggi. Tra le cose non gravi, ma sicuramente anomale, c’è che io le abbia dato la parola adesso e non stasera, come avrebbe avuto diritto, ma succede anche questo.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

Pag. 49

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, la Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione ed il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

(Iniziative di competenza volte ad inserire, nell'ambito della mostra dedicata al Risorgimento italiano e allestita presso il complesso del Vittoriano a Roma, un adeguato riferimento alle dieci giornate di Brescia – n. 3-01809)

  PRESIDENTE. Il deputato Sberna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01809, concernente iniziative di competenza volte ad inserire, nell'ambito della mostra dedicata al Risorgimento italiano e allestita presso il complesso del Vittoriano a Roma, un adeguato riferimento alle dieci giornate di Brescia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIO SBERNA. Signora Presidente, signor Ministro, nel Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, è stata allestita una bellissima mostra sulla storia d'Italia dal Risorgimento alla Grande guerra. C’è una sezione dedicata alle cinque giornate di Milano, con lettere, disegni, quadri del secolo scorso che ricordano il sacrificio dei milanesi; c’è la bacheca in cui si parla della nascita della Repubblica di Venezia e quella relativa alla Prima guerra di indipendenza; c’è un'ampia sezione riservata alla Repubblica romana, con la bandiera di Giuseppe Garibaldi, quadri, lettere, antichità che celebrano la battaglia nella capitale. Non c’è nessun riferimento alla città di Brescia, che proprio durante la dominazione asburgica insorse in una rivolta popolare: 35 mila bresciani hanno il merito di aver resistito per dieci giorni alle truppe del generale Haynau con grande fierezza e coraggio, tali da far meritare alla città il titolo, conosciuto da tutti, di «Leonessa d'Italia».

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIO SBERNA. Ci chiediamo se il Ministro interrogato non ritenga doveroso che in una mostra di un museo nazionale si ricordi anche l'episodio delle dieci giornate di Brescia, adottando ogni iniziativa di competenza perché i curatori della mostra, dopo quattro anni dalla sua inaugurazione, si impegnino ad adeguare il percorso rievocativo alla realtà storica, inserendo anche documenti relativi alle dieci giornate di Brescia.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signora Presidente, intanto ringrazio l'onorevole Sberna perché mi permette di chiarire che al Museo centrale del Risorgimento, che è al Vittoriano, c’è questa esposizione sulla storia d'Italia dal Risorgimento alla Grande guerra, che rievoca protagonisti, storie, episodi della storia italiana.
  È vero che non c’è in quell'esposizione nessun riferimento purtroppo al glorioso episodio delle dieci giornate di Brescia. La direzione del Museo centrale del Risorgimento mi fa presente (e qui forse nasce l'errore) che la mostra non è un'esposizione temporanea, con raccolte di materiali da altri luoghi, ma è l'esposizione permanente del Museo; quindi, si basa sulle collezioni del Museo, non è una Pag. 50mostra che viene allestita e disallestita; e nelle collezioni di proprietà del Museo purtroppo non c’è nulla, non possiede documenti od oggetti, che fanno riferimento ai fatti di Brescia del 1849. Dal 2001, quando è stato riaperto il Museo, sono state invece fatte una serie di mostre temporanee che hanno illustrato diversi aspetti delle vicende risorgimentali; in particolare, nel 2003 una mostra proprio per ricordare l'avvenimento delle dieci giornate di Brescia e della figura di Giuseppe Zanardelli.
  Non c’è dubbio che sarebbe utile avere nell'esposizione permanente dei materiali relativi alle dieci giornate di Brescia; però, non essendone in possesso il Museo, questo dipende dalla volontà, su cui possiamo assolutamente lavorare, o attraverso donazioni o attraverso depositi o attraverso un contatto con le autorità locali di Brescia. Insomma, se ci sarà la possibilità di arricchire il materiale dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano con documentazione comunque che riguardi le giornate di Brescia, saremo ben felici di integrare l'esposizione permanente.

  PRESIDENTE. Il deputato Sberna ha facoltà di replicare.

  MARIO SBERNA. Signora Presidente, signor Ministro, sono molto contento della sua risposta. Veda, io quando aveva le braghette corte alle scuole elementari, nel libro di storia insegnavano proprio le dieci giornate di Brescia, la «Leonessa d'Italia»; ancora oggi nel gonfalone della città, anzi direi di tutta la provincia, c’è la leonessa, e non possiamo dimenticare quelle giornate. Addirittura nel palazzo storico del comune – lei lo sa bene perché l'ha visto – c’è il foro di una di quelle palle di cannone che caddero sui cittadini inermi della città, e ne perirono davvero tanti.
  Per cui grazie per il suo suggerimento. Certamente sarà mio compito rivolgermi alle autorità del comune, in maniera da sanare al più presto questa che è una piccola ferita per la storia della città di Brescia.

(Iniziative urgenti volte ad affrontare sull'intero territorio nazionale l'emergenza dovuta al dissesto idrogeologico, in particolare alla luce dei recenti eventi calamitosi che hanno colpito la Sicilia, la Calabria e la Campania – n. 3-01808)

  PRESIDENTE. Il deputato D'Uva ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01808, concernente iniziative urgenti volte ad affrontare sull'intero territorio nazionale l'emergenza dovuta al dissesto idrogeologico, in particolare alla luce dei recenti eventi calamitosi che hanno colpito la Sicilia, la Calabria e la Campania (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, che il Governo abbia deciso di abbandonare il Sud non considerando alcun tipo di idea di sviluppo, infrastrutturale e non, è ormai cosa nota e grave. Costringere il popolo a battersi per evitare che non vengano meno quei pochi diritti che ad esso dovrebbero essere garantiti è gravissimo.
  La tredicesima città più grande d'Italia è rimasta per una settimana senza acqua. Messina, quasi 250 mila abitanti, a secco per colpa del dissesto idrogeologico. Strade e autostrade bloccate, parliamo della strada statale 114 e dell'autostrada Messina-Catania. Ci sono altre città in difficoltà, come Calatabiano, e, in questo momento, l'acqua che dovrebbe arrivare a Messina, sta inondando le strade. Ferrovie in Calabria ormai inesistenti. Città come Benevento devastate !
  Signor Ministro, quali misure urgenti vuole assumere il Governo per affrontare questa grave emergenza che mette in ginocchio mezza nazione ? Si parlava di 800 milioni, io voglio sapere dove sono i soldi per il Sud ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

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  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio l'onorevole interpellante che ci permette di fare il punto su una delle situazioni più difficili che stiamo affrontando: il dissesto idrogeologico. Le gravi conseguenze dell'ondata di maltempo che ha interessato in questi giorni il Mezzogiorno sono ormai tristemente note.
  Vado per ordine. Nel novembre 2012 la regione Calabria ha siglato con il Ministero dell'ambiente un accordo di programma per 185 interventi, per un importo pari a 110 milioni di euro. Nelle aree interessate dai gravi eventi alluvionali che hanno colpito la Calabria tirrenica nel mese di agosto sono stati finanziati 4 interventi per 8,7 milioni di euro, che risultano, secondo quanto comunicato dal Presidente della regione Calabria nelle sue funzioni di commissario straordinario, immediatamente cantierabili.
  In Sicilia il Ministero ha sottoscritto un accordo di programma, nel marzo 2010, cui hanno fatto seguito tre successivi atti integrativi. Attualmente l'accordo di programma prevede 220 interventi per oltre 350 milioni di euro. In particolare, per l'area della provincia di Messina sono complessivamente previsti 109 interventi, per un importo di 201 milioni di euro, dei quali 29 risultano ultimati per oltre 40 milioni di euro. Sull'evento franoso del 24 ottobre scorso, che ha danneggiato la condotta idrica che rifornisce il comune di Messina, rimasto senza acqua per vari giorni e, come sappiamo, ancora oggi in emergenza, si segnala che il Ministero era già intervenuto nel comune di Catalabiano con un intervento di regimazione idraulica e consolidamento del versante Lapide, dell'importo di 250 mila euro, finanziato proprio con l'accordo di programma 2010.
  Pertanto, in questi mesi, anche d'intesa con la struttura di missione, è stato varato un piano stralcio delle aree metropolitane per assicurare l'avvio degli interventi più urgenti e tempestivamente cantierabili. Preciso che, ai fini della redazione del piano stralcio, le regioni in questione hanno segnalato, a norma del DPCM 28 maggio 2015, già condiviso con i soggetti coinvolti, alcuni interventi che sono stati inseriti nella parte programmatica del piano. Sono 7 in Sicilia, 7 in Calabria e 8 in Campania. Sono stati inseriti nella parte programmatica in quanto non tempestivamente cantierabili, poiché mancanti di progettazione definitiva o esecutiva.
  Sull'esigenza di ulteriori risorse da destinare per fronteggiare il dissesto, ricordo che nel disegno di legge di bilancio ora presentato sono stati previsti, per il 2016, 100 milioni di euro e altre risorse per gli anni successivi. Informo, concludendo, che questa mattina abbiamo varato gli accordi di programma con 7 regioni italiane per un importo di 800 milioni.

  PRESIDENTE. Il deputato Villarosa, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Gli 800 milioni di euro sono vecchi, sono fondi suddivisi in 5 anni, di cui solo 50 milioni sono destinati al 2015 e anche questi ancora non sono arrivati.
  Quindi noi vogliamo parlare di fondi nuovi, perché sto provando lo stesso imbarazzo, Presidente, provato domenica pomeriggio quando guardavo «L'Arena» su Raiuno: il sindaco di Messina che rimpallava ad Amam, Amam che rimpallava al sindaco di Calatabiano, il sindaco di Calatabiano che dava la responsabilità ai Vigili del fuoco e poi nuovamente al sindaco di Messina e si ritornava indietro. Siete una barzelletta, questo vorrebbero dirvi i cittadini di Messina, siete una barzelletta !
  E non ridono, non ridono affatto. Ministro, lei è mai rimasto senz'acqua per dieci giorni ? È mai rimasto senz'acqua per dieci giorni ? Perché solo nei tempi della guerra e del terremoto si rimaneva senz'acqua e si vedeva una città riversata per strada con bacinelle e bidoni alla ricerca di acqua. Tutto chiuso, negozi, bar, palestre, tutto chiuso. Noi vi abbiamo fatto lavorare, ma giovedì pomeriggio ci siamo informati e voi non sapevate nemmeno le Pag. 52tempistiche. Abbiamo parlato con il prefetto, non conoscevate la stima del danno e le tempistiche. Vi abbiamo detto di inviare l'Esercito, la Protezione civile, vi abbiamo detto di chiedere lo stato di emergenza.
  Nel 2009, Ministro, abbiamo avuto 37 vittime, stiamo ancora piangendo 37 vittime, 37 ! Sono passati 30 giorni dall'evento del 10 ottobre e ora due frane mettono in ginocchio la città dal punto di vista del rifornimento idrico, cosa deve cadere, un meteorite, per dichiarare lo stato di emergenza ? Cosa deve accadere per mettere in sicurezza tutto il territorio e tutti i cittadini ?
  Poi non vi rendete conto che questo tipo di spesa pubblica, pianificata in dieci anni, porterebbe anche dei posti di lavoro, porterebbe nuove economie e non solo, avremmo dei risparmi perché non verrebbe tutto devastato così come è accaduto oggi. L'avete visto in Calabria quel tratto di ferrovia sospesa in aria ? E se fosse passato un treno ? E la litoranea jonica sprofondata ? E una vittima, un morto, Salvatore Comandè, ucciso non dallo Stato, certo, ma lo Stato avrebbe potuto ridurre il rischio di questa morte ? Questa è la domanda che vi dovete porre, non pulirvi la coscienza con le bombe d'acqua. La nave ferma ad Augusta è rimasta ad Augusta, dell'Esercito che dovevate mandare nemmeno l'ombra. Tranquillizzare una popolazione che si troverà nuovamente spiazzata di fronte alla nuova emergenza è una carognata indegna, caro Ministro.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Villarosa.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. I cittadini – Presidente, finisco – le pagano le bollette, tremila litri di acqua li hanno pagati 200 euro, loro sono persone normali, non riuscite proprio a mettervi nei panni delle persone normali, non ci riuscite. Allora, perché non ve ne andate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

(Elementi in merito all'ammontare degli introiti spettanti alla Soprintendenza in relazione alla vendita di biglietti del circuito archeologico «Colosseo, Foro romano e Palatino» con riferimento all'anno 2014 – n. 3-01810)

  PRESIDENTE. Il deputato Mazziotti Di Celso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01810, concernente elementi in merito all'ammontare degli introiti spettanti alla Soprintendenza in relazione alla vendita di biglietti del circuito archeologico «Colosseo, Foro romano e Palatino» con riferimento all'anno 2014 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, sì, questa interrogazione trova occasione nella situazione che riguarda il complesso del Colosseo. Sono stati pubblicati tutta una serie di dati riguardanti l'andamento, tra cui un incasso complessivo di una quarantina di milioni all'anno per 6 milioni di visitatori, che è un incasso di per sé abbastanza basso rispetto a comparabili strutture: per 6 milioni di visitatori si parla di circa meno di 7 euro per visitatore, che rispetto ad altri complessi museali e già di per sé basso. Siccome c’è stata grande incertezza in relazione a un procedimento che c’è stato davanti alla Corte dei conti sull'entità della quota spettante al Ministero e di quella spettante alla Sovrintendenza, abbiamo chiesto al Ministro di darci delle delucidazioni in merito anche perché la contrattualistica relativa non è pubblica e non è accessibile nei siti di trasparenza.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Presidente, l'onorevole Mazziotti mi consente di tornare brevemente su un tema Pag. 53che è già stato oggetto di dibattito in quest'Aula alcuni giorni fa, in sede di conversione del decreto sui musei e luoghi della cultura come servizi pubblici essenziali e, quindi, di fornire alcuni numeri emersi anche in quel dibattito con molti margini – consapevole o inconsapevole non lo so – di inesattezza. Intanto per il circuito del Colosseo, cioè quello che fa riferimento alla Sovrintendenza speciale di Roma, i proventi sono stati pari a 41.440.839 euro; di questi 35.639.000 euro sono entrati direttamente nelle casse della Sovrintendenza, perché l'accordo prevede il 14 per cento al concessionario e l'86 per cento alla Sovrintendenza, riguardo ai biglietti. Diverso è l'accordo che vige per le mostre, dove il 70 per cento della quota aggiuntiva del biglietto resta al concessionario, esattamente il 69 per cento, e la quota differenziata resta alla Sovrintendenza.
  Questo vuol dire che, su 16.593.968 euro di biglietti aggiuntivi delle mostre, 6.215.142 sono entrati nelle casse della Soprintendenza. Poi ci sono accordi diversi che variano anche a seconda dei singoli musei della Soprintendenza per quanto riguarda i servizi aggiuntivi e cioè i bookshop e le audioguide. Tutto questo va profondamente corretto.
  Sono tutte gare del passato o concessioni in proroga, non soltanto nel Colosseo, ma in Italia. Noi abbiamo avuto un percorso molto interessante e proficuo con la Consip perché abbiamo deciso di affidarci a questa. Per dare trasparenza alle gare, per finire il regime delle proroghe e soprattutto per fare in modo che ci sia una maggiore quota di proventi che restano nelle casse della pubblica amministrazione rispetto a quello dei concessionari abbiamo scelto di affidarci a Consip, mentre Consip sta già facendo le gare per i servizi di base, come la guardiania e la pulizia, che sono gare per le quali non c’è molta differenza se le fai in un museo o in un altro luogo pubblico. Una seconda gara, che è in fase di ultimazione, è quella per la bigliettazione, che non sostituisce la bigliettazione in sito, ma parliamo di un sito che gestisca la bigliettazione on-line nazionalmente. Il terzo tipo di gara, è quello più importante, perché è quello che confina più direttamente con l'attività scientifica del museo, che oggi era quasi esclusivamente nei musei statali appaltata fuori ai concessionari, cioè bookshop, audioguide, laboratori didattici, mostre; per questa parte è stato necessario approvare una norma di legge che consentisse a Consip di fare non le proprie gare standard, ma delle gare, che farà Consip, sulla base di un progetto scientifico preparato dai direttori dei musei. Quindi, in qualche modo, riportiamo finalmente – come è giusto – la progettazione e la direzione scientifica dentro le strutture dei musei e Consip fa solo la gara.
  Come lei sa, i direttori dei musei stanno entrando a regime adesso e, quindi, in ordine al Colosseo, come gli altri direttori di musei autonomi e anche i direttori dei poli museali, cioè dei musei statali non autonomi, prepareranno in un tempo ragionevolmente breve questi progetti scientifici su cui si faranno le gare, ci sarà più trasparenza e più efficienza e finiranno le proroghe. Tutto questo, nelle nostre intenzioni, deve avvenire entro il primo semestre del 2016.

  PRESIDENTE. Il deputato Mazziotti Di Celso ha facoltà di replicare.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per l'informazione e anche – devo dire – per aver deciso finalmente di mettere fine a una situazione che la stessa Corte dei conti ha definito di illegalità prolungata, perché ci sono state gare e rinnovi che erano anche in violazione di norme comunitarie. Questo è molto importante perché è evidente che il patrimonio è stato fino ad oggi sottoutilizzato e lo Stato ne ha anche ricavato proventi probabilmente troppo bassi rispetto alla quota dei concessionari. Io farei in questo senso due considerazioni. La prima è un appello al Ministro perché, anche seguendo le indicazioni dell'Autorità anticorruzione sui contratti in corso, ci sia una trasparenza totale sui contratti esistenti perché, mi scuso se Pag. 54qualche dato era già disponibile, però la ricerca è una specie di caccia al tesoro e quei contratti da sempre sono stati oggetto di illazioni, articoli di giornale, denunce e anche la stessa Corte dei conti non riusciva a trovare i documenti. Credo sia importante che vadano on-line, che ci vadano presto per sapere sia come è stata gestita la cosa pubblica prima, sia anche in relazione ai prossimi progetti scientifici perché è evidente che delle gare, fatte sulla base di progetti scientifico-culturali, si prestano a una qualche forma di discrezionalità, che poi al momento dell'assegnazione dell'appalto può portare a delle polemiche. È molto importante sapere quali sono i servizi, come sono stati gestiti finora, da chi erano gestiti e a quali condizioni, perché domani questo consentirà di valutare ancora meglio come saranno stati fatti i progetti e quanto equi e corretti saranno i criteri utilizzati per le gare Consip.
  Ringrazio ancora – ripeto – il Ministro perché credo che il cambiamento che si sta dando in questo momento, passando finalmente a delle gare sia essenziale per un Paese che dovrebbe sfruttare sempre al meglio il proprio patrimonio valorizzandolo anche dal punto di vista culturale.

(Chiarimenti in merito agli intendimenti del Governo relativi all'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e della strada statale n. 106 Taranto-Reggio Calabria, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del presidente dell'Anas – n. 3-01807)

  PRESIDENTE. Il deputato Occhiuto ha facoltà di illustrare è interrogazione Santelli e Occhiuto n. 3-01807, concernente chiarimenti in merito agli intendimenti del Governo relativi all'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e della strada statale n. 106 Taranto-Reggio Calabria, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del presidente dell'Anas (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Abbiamo proposto questa interrogazione perché nei giorni scorsi il nuovo presidente dell'ANAS ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno destato particolare allarme in Calabria. In particolare, ha annunciato lo stop degli investimenti per il rifacimento della Salerno-Reggio Calabria, nel tratto che, più nello specifico, riguarda i comuni di Cosenza e di Altilia, e della strada statale n. 106 che per inciso – vorrei ricordare – è definita la «strada della morte», per la numerosità degli incidenti stradali che ogni anno si registrano. Si interverrebbe, quindi, soltanto attraverso interventi manutentivi e non si rifarebbero queste strade.
  È evidente che in questo modo ci sarebbe un definanziamento delle opere, un ennesimo scippo ai danni della Calabria. Comprendiamo che il Presidente Renzi ha annunciato di voler finire l'autostrada Salerno-Reggio Calabria nel 2016, ma se il modo per finirla è quello di non farla ci dispiace molto.
  Vorremmo capire dal Viceministro Delrio se quelle di Armani erano parole in libertà o sono, invece, obiettivi condivisi dal Governo.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente, grazie, onorevole. Gli interventi di ammodernamento, adeguamento e miglioramento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria hanno richiesto, nel corso degli anni, un impegno pari a 8 miliardi 233 milioni, di cui 7 miliardi già spesi, e hanno consentito, questi miliardi spesi, su 440 chilometri interamente percorribili di adeguarne già 355, mentre altri 30 sono in corso di ammodernamento (quindi, 385 in totale). Ne rimangono 58, di cui 16 sono già finanziati.
  La voglio rassicurare. Il presidente dell'ANAS ha semplicemente detto che sulla Salerno-Reggio Calabria, come sulla Ionica e come su tutte le grandi arterie, quali la Orte-Civitavecchia, la Orte-Mestre, la Cispadana, a qualsiasi latitudine e longitudine, Pag. 55l'approccio di ANAS è quello di fare le opere in maniera che diventino sicure, ammodernate, fruibili, ma anche di avere non delle opere faraoniche che, come è noto, hanno portato semplicemente a lievitazione di costi e alla non realizzazione, nei tempi giusti e con i modi giusti, degli interventi.
  Quindi, non ci sarà nessun definanziamento, anzi i soldi verranno tutti spesi. Verranno tutti spesi in maniera più celere e se le soluzioni progettuali verranno ritenute più idonee esse verranno adottate alla svelta. Quindi, noi siamo convinti di poterli spendere più alla svelta e di poterli terminare più alla svelta. Idem dicasi per la strada statale Ionica, di cui conosciamo la difficoltà e la pericolosità e su cui sono in corso lavori per diverse centinaia di milioni e altri sono già finanziati: 969 sono in corso di finanziamento, appunto per il nuovo progetto.
  Ma voglio rassicurarla che la revisione progettuale non comporterà, in nessun modo e per nessun motivo, la riduzione dei finanziamenti. Anzi, forse potrà consentire di risparmiare alcune risorse per poterle reinvestire nel completamento definitivo della Salerno-Reggio Calabria e il completamento definitivo della strada statale Ionica.
  Quindi, la revisione progettuale fa parte di quella strategia di project review, cioè di valutazione d'impatto dei soldi spesi e di come vengono spesi e di uno Stato più attento a iniziare e a completare le opere con i costi e nei tempi giusti.

  PRESIDENTE. La deputata Santelli ha facoltà di replicare.

  JOLE SANTELLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, io mi aspettavo che oggi, in quest'Aula, lei avrebbe smentito platealmente le parole del presidente dell'ANAS. Invece, lei oggi le sta confermando. Qui non giochiamo con le parole. Non è un problema di adeguamento. Qui stiamo parlando di un nuovo tracciato sulla A3 e di revisione della strada statale n. 106. Parliamo di un nuovo tracciato, perché gli ultimi 40 chilometri, di cui lei stava parlando, sono considerati i chilometri più pericolosi, in assoluto, dell'intera A3. L'ANAS ha sempre sostenuto che con le strutture attuali non è possibile garantire alcuna sicurezza. Lo ha detto ai sindaci, che ho incontrato proprio ieri, che chiedevano almeno di poterle mantenere per usarle come strade statali. Invece, hanno detto di no, che non si poteva lavorare e che bisogna lavorare per forza per un nuovo tracciato.
  La nostra richiesta, signor Ministro, è il nuovo tracciato, che è stato progettato, e non la manutenzione straordinaria che non si può fare nelle curve che hanno un giro di gomito tale che è impossibile evitare gli incidenti.
  Ora lei sta parlando di uno scippo e di una rapina che sarebbe terribile, se dovesse avvenire. La prego di ripensare a questo, perché è gravissimo. È gravissimo per l'intera Calabria e per l'intero sud. Non ve lo consentiremo, signor Ministro.
  Questo non ve lo consentiremo e credo che troverà tutti i calabresi, e anche l'intera delegazione parlamentare, per l'importanza di questo atto, tutti conformi e concordi nel tentare di evitare questa ennesima rapina nei confronti della Calabria. Questa è una rapina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

(Iniziative volte a favorire un rapporto di piena collaborazione con i dipendenti pubblici, anche in vista della realizzazione della riforma della pubblica amministrazione – n. 3-01811)

  PRESIDENTE. Il deputato Airaudo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01811, concernente iniziative volte a favorire un rapporto di piena collaborazione con i dipendenti pubblici, anche in vista della realizzazione della riforma della pubblica amministrazione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. Buonasera, Ministro. Questo Parlamento Pag. 56ha conferito al suo Governo un'ampia delega per la riforma della pubblica amministrazione. Per questa riforma è indispensabile la collaborazione dei lavoratori, la partecipazione di un'amministrazione pubblica che si regge sulle loro mani, quotidianamente, per molti servizi che interessano i cittadini italiani. Però, questi lavoratori, da oltre sei anni, aspettano il rinnovo dei loro contratti, che sono bloccati, e in questo il vostro Governo non si è distinto dai Governi precedenti, compreso il blocco del turnover.
  Questa situazione crea ancora oggi notevoli disagi e notevoli tensioni tra i pubblici dipendenti e, ovviamente, in rapporto anche con i cittadini. I sindacati sono in una fase di assemblea e di mobilitazione, faranno una manifestazione, è annunciato uno sciopero generale, vi è una sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo questo blocco dei vari Governi.
  Noi vogliamo sapere e le chiediamo cosa intenda fare il suo Governo, il vostro Governo, per mettere fine a questa situazione, per realizzare quella sentenza e per impedire, se è possibile, quello sciopero e rendere quei lavoratori davvero partecipi di questa riforma.

  PRESIDENTE. La Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Onorevole Airaudo, prima di tutto le do una notizia, nel senso che nella legge di stabilità varata dal Consiglio dei ministri e ora all'esame del Parlamento è previsto di riaprire la tornata contrattuale, che, effettivamente, come lei ha giustamente detto, è stata bloccata per anni a causa della crisi economica. Vi è stata anche una precedente sentenza della Corte costituzionale che aveva ritenuto quel blocco legittimo a determinate condizioni, ovvero il fatto che fosse temporaneo e che le risorse risparmiate andassero per esigenze redistributive, necessarie in un Paese segnato dalla crisi economica.
  Comunque, l'Italia oggi esce dalla recessione e la legge di stabilità appena varata in Consiglio dei ministri riapre la tornata contrattuale. Questo come premessa, perché lei lega, giustamente, questo tema alla riforma della pubblica amministrazione, riforma che noi abbiamo inteso dall'inizio come una riforma per il Paese, come una riforma per avere uno Stato motore di opportunità, motore di investimenti, e quindi proprio per aumentare e migliorare lo sviluppo del nostro Paese.
  Abbiamo bisogno di uno Stato semplice, di uno Stato dove si sappia con certezza chi fa che cosa, con quali tempi e con quali regole, perché, altrimenti, sono i cittadini a risentire di mancate risposte o di risposte che arrivano tardivamente. Quindi, noi non abbiamo inteso una riforma solo del pubblico impiego, ma, dall'inizio, una riforma complessiva dell'amministrazione al servizio dei cittadini.
  In questo percorso, ovviamente, consideriamo i lavoratori pubblici come il vero motore della riforma, e non a caso abbiamo previsto, prima di tutto, l'introduzione dei fabbisogni, che devono sostituire le dotazioni organiche, per fare in modo che si superi la concezione burocratica del lavoratore come posto in organico e, invece, si passi alla valorizzazione vera di quel lavoratore come una persona che ha una professionalità importante, che, a seconda del fabbisogno dell'amministrazione, deve essere messa al servizio dei cittadini, dove è più utile per fare arrivare un servizio ai cittadini.
  Quindi, fabbisogni, riforma delle modalità di selezione e di accesso alla pubblica amministrazione, sempre per valorizzare competenze e capacità, costituzione di un ruolo unico della dirigenza, per fare in modo che i migliori possano emergere, ed emergere significa avere le responsabilità più importanti in base alla loro professionalità e al loro merito, superamento – questo dovrebbe interessarle particolarmente – delle criticità che per anni hanno caratterizzato le regole sul lavoro flessibile nella pubblica amministrazione Pag. 57e, infine, nuovi criteri per la valutazione dei rendimenti organizzativi e individuali.
  Abbiamo, inoltre, puntato con l'attuazione della legge Delrio sulla riorganizzazione degli enti di area vasta a valorizzare il ruolo dei dipendenti provinciali ricollocandoli nelle diverse amministrazioni laddove è utile la loro professionalità.
  Concludo. Noi siamo convinti, e questo elenco di punti spero convinca anche lei, che, più in generale, la valorizzazione del merito e del lavoro pubblico, di quello di migliaia di dipendenti pubblici che ogni giorno interpretano la loro funzione come un servizio al Paese, debba ispirare anche la nuova stagione contrattuale che sta per aprirsi.

  PRESIDENTE. Il deputato Airaudo ha facoltà di replicare.

  GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. Ministro non mi ha convinto, ma il problema non è convincere me (in quest'Aula è abbastanza facile o difficile a seconda dei ruoli che si occupano), il problema è che credo lei e il suo Governo non state convincendo i dipendenti pubblici, quei dipendenti che dovrebbero essere protagonisti di quella riforma, al di là del giudizio che in quest'Aula ognuno di noi ha potuto esprimere. La temporaneità è esattamente ciò che l'ultima sentenza ha detto che non c’è stata, perché la temporaneità è diventata la normalità nel pubblico impiego. Quei lavoratori non hanno un contratto da lungo tempo e lo devono avere, le risorse che voi stanziate, per adesso, nella legge di stabilità sono largamente insufficienti. Questo motiva le mobilitazioni in preparazione e in corso dei sindacati. Sentiamo che anche oggi, in queste ore, il suo Governo e lei in prima persona, parlate della libertà di licenziamento dei pubblici dipendenti che – ricordo – quando sono infedeli vanno e possono essere licenziati già oggi, basta autorizzare e non coprire quelle strutture gerarchiche che hanno la responsabilità di quei licenziamenti, perché i fannulloni e gli infedeli nessun sindacato li ha mai difesi. Ma i fannulloni e gli infedeli si possono colpire e dare una risposta ai cittadini se si premiano i lavoratori fedeli che garantiscono l'attività del pubblico impiego e i servizi. Voi, nella legge di stabilità, avete addirittura ridotto il salario per la contrattazione accessoria, quella che dovrebbe premiare nella contrattazione aziendale del pubblico impiego proprio i dipendenti pubblici migliori. Quindi temo che così voi state preparando un altro sciopero e smettetela di usare il termine del licenziamento per coprire il fatto che non siete in grado di garantire il contratto al pubblico impiego.

(Iniziative di competenza volte all'istituzione dell’«area quadri» nell'ambito della pubblica amministrazione – n. 3-01812)

  PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01812, concernente iniziative di competenza volte all'istituzione dell’«area quadri» nell'ambito della pubblica amministrazione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ministro, dunque, è ormai nota la situazione di illegalità che vige all'interno delle agenzie fiscali, dove da anni si procede a nomine illegittime nell'attribuzione delle funzioni dirigenziali. Ho chiesto, Ministro, c’è scritto, con una risoluzione, l'istituzione di un'area quadri, in quanto la mancanza di questa figura professionale intermedia ha fatto proliferare l'affidamento di incarichi fiduciari e quindi la corresponsione illegittima di laute indennità a grave danno per le casse dello Stato e per i cittadini che pagano.
  La Corte costituzionale, Ministro, ha dichiarato, come lei ben sa, illegittimi ben 1.200 dirigenti di cui 800 dell'Agenzia delle entrate. L'Italia è l'unica in Europa a non aver previsto l'area quadri nella pubblica amministrazione e l'Unione europea già nel 2001 ha censurato, di fatto, questa mancanza. Attendo, quindi, Ministro, una volta per tutte (anche leggendo i giornali Pag. 58in questi giorni si riesce a capire la vostra difficoltà), un'ottima risposta da parte sua.

  PRESIDENTE. La Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Colleghi, l'articolo 17-bis del Testo unico del pubblico impiego del 2001 rimetteva alla contrattazione collettiva del comparto Ministeri l'istituzione di un'apposita area della vicedirigenza nella quale avrebbe dovuto essere ricompreso il personale non laureato con determinate qualifiche e un'anzianità minima. Questa disposizione introdotta nel 2002 è rimasta inattuata è stata poi abrogata nel 2012 dal Governo Monti nel quadro delle misure di contenimento della spesa. Io però vorrei risponderle, onorevole Rizzetto, al di là dei riflessi finanziari dell'introduzione dell'area della vicedirigenza o dell'area quadri.
  Io credo che, al di là del fatto, appunto, che l'abrogazione fosse dovuta a misure di contenimento della spesa, la questione della selezione del personale direttivo e quella della progressione in carriera nelle pubbliche amministrazioni debbano essere affrontate con una prospettiva d'insieme, una prospettiva che tenga conto delle differenze tra i diversi comparti, della peculiarità del settore pubblico rispetto a quello privato e, ovviamente, dei principi costituzionali, prima di tutto quello dell'accesso agli impieghi pubblici per concorso.
  Mi sembra che queste esigenze debbano sconsigliare la reintroduzione di disposizioni come quella del 2002, che era relativa a un unico comparto e che, soprattutto, prescindeva dalla regola del concorso e determinava un'invasione in una materia normalmente rimessa alla contrattazione collettiva. Credo, tra l'altro, che i criteri di delega per il riordino della disciplina del pubblico impiego contenuti nella legge n. 124 del 2015 diano risposte migliori alle esigenze che ho indicato. Infatti, quando quella delega ha una gestione imparziale e professionale dei concorsi pubblici per gestire meglio sia gli ingressi nella pubblica amministrazione sia successivamente i passaggi alle carriere superiori, si crea un percorso di carriera veloce per i giovani funzionari, selezionati con rigore e formati con cura dalla Scuola nazionale della pubblica amministrazione riformata e si crea una maggiore autonomia delle amministrazioni nell'individuazione delle figure professionali necessarie. Quindi, un vero mercato della dirigenza, basato su efficienti sistemi di valutazione dei rendimenti e – mi avvio alla conclusione, ma penso che sia una parte fondamentale – l'uso della componente accessoria del trattamento economico per premiare il merito e compensare le responsabilità.

  PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di replicare.

  WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente, grazie Ministro. Ministro, siete in terribile difficoltà, questo è del tutto evidente. Io mi chiedo come faccia questo Governo, ad oggi, a non avere fatto nulla per riportare – lo rinnovo – la legalità all'interno delle agenzie fiscali rispetto alle nomine dirigenziali. L'Agenzia delle entrate in questo caso risulta percorrere un cammino di illegalità. Perché ? Perché non avete rispettato la sentenza della Corte costituzionale e vi siete inventati posizioni organizzative speciali con una norma del tutto illegittima, violando ancora una volta il principio per il quale il concorso pubblico, di cui lei accennava, deve essere la via ordinaria, non soltanto per le assunzioni pubbliche, ma anche per attribuire nuovi incarichi a chi fa già parte dell'organico.
  La presenza dell'area quadri eviterebbe proprio questa situazione d’impasse. Sotto questo Governo, Ministro, continuano – e, dalla sua risposta, continueranno – purtroppo ad esserci nomine fiduciarie, non precedute da trasparenti e regolari procedure. Addirittura non avviene quanto dice lei, ma vengono riconosciuti incarichi Pag. 59esterni, non premialità: incarichi esterni a funzionari in aspettativa. Questo – voglio dire – c’è. È chiaro che, dietro queste nomine, vi è un interesse a fare ricoprire determinate cariche a soggetti prescelti. Il sottosegretario Zanetti è stato chiaro nella sua esposizione, non confermata di fatto da chi ha avallato questo modus operandi e, nello specifico, il Ministero dell'economia e delle finanze per tramite del Ministro Padoan.
  Tra i funzionari delle agenzie vi è una situazione insostenibile, perché senza selezioni che premiano il merito vi è – le do questa notizia – un grave malcontento di tutto il personale. Ministro, questa situazione ha svuotato, di fatto, delle sue funzioni la nostra amministrazione fiscale, che era già piuttosto fatiscente ma, cosa ben più grave, questo Governo sta fallendo la sua missione fondamentale, in questo caso con l'aiuto delle agenzie fiscali e attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze. Sta fallendo – lo rinnovo – la sua missione principale, che è quella della lotta all'evasione fiscale.

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Rizzetto.

  WALTER RIZZETTO. Mi avvio alla conclusione, Presidente. Ci sono 800 funzionari, che firmano atti nei confronti di cittadini che pagano le tasse, e questi 800 dirigenti sono illegittimi.

(Iniziative di competenza per rendere obbligatoria l'indicazione in etichetta dello stabilimento di produzione e di confezionamento del latte, nonché per far ripartire le trattative con i produttori in ordine al prezzo del latte, con particolare riferimento alla situazione della regione Lombardia – n. 3-01813)

  PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01813, concernente iniziative di competenza per rendere obbligatoria l'indicazione in etichetta dello stabilimento di produzione e di confezionamento del latte, nonché per far ripartire le trattative con i produttori in ordine al prezzo del latte, con particolare riferimento alla situazione della regione Lombardia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente, Ministro, ci ritroviamo ancora una volta purtroppo a parlare di una questione ormai cronica, di un problema cronico, che voi non riuscite a risolvere e che è quello del prezzo del latte. Oggi le poniamo delle domande. Innanzitutto, quali sono le intenzioni del Governo rispetto alla questione dell'etichettatura e all'indicazione sui prodotti del latte e dei suoi derivati dello stabilimento di provenienza e di tutto quello che concerne per la tutela di un prodotto italiano.
  La seconda questione riguarda il tavolo di trattativa del prezzo del latte: se è vostra intenzione seguire e sostenere anche l'iniziativa che ha assunto la regione Lombardia con il tavolo del prezzo del latte e con le trattative tra industriali ed allevatori o se avete altre intenzioni.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie Presidente, onorevoli deputati, innanzitutto, io desidero confermare che siamo fortemente impegnati nella tutela del reddito dei 35 mila allevatori italiani e nel sostegno di un settore strategico per il Paese come quello lattiero-caseario.
  Ne abbiamo già parlato altre volte e riconfermo la particolarità del momento che sta vivendo il settore. Questa priorità è stata ribadita con la legge di stabilità che prevede una serie di misure a sostegno del settore a partire dalla cancellazione di IRAP e IMU sui terreni delle imprese agricole e, nello specifico, anche con l'aumento della compensazione IVA dall'8,8 al 10 per cento per la vendita di latte da parte degli allevatori, con uno stanziamento su questa terza leva specifica di Pag. 60oltre 30 milioni di euro. Anche con il recente decreto-legge n. 51 del 2015 abbiamo dedicato ampio spazio proprio agli interventi volti al rafforzamento degli strumenti di sostegno alle imprese. Penso, in particolare, alle misure di accompagnamento dell'offerta con regole di trasparenza e di equilibrio fra le diverse fasi e i diversi stadi della filiera.
  Per quanto riguarda l'etichettatura di origine del latte e dei prodotti derivati, sono assolutamente convinto che un rafforzamento del sistema di tracciabilità e trasparenza delle nostre produzioni possa fortemente limitare i comportamenti sleali che danneggiano il made in Italy e che rischiano di indurre in errore il consumatore sulla reale origine del prodotto. Come sapete, con Francia, Spagna e Portogallo abbiamo chiesto espressamente alla Commissione europea di introdurre norme per evidenziare l'origine della materia prima in etichetta proprio sui prodotti derivati dal latte, come strumento di informazione del consumatore e di sostegno delle produzioni nazionali. Il fatto stesso che per la prima volta questo tema passa da semplice rivendicazione nazionale ad un'alleanza di Paesi fondamentali, con Francia e Spagna in primis, è già un elemento di novità che vi pregherei di tenere presente.
  Con lo stesso obiettivo di fornire indicazioni trasparenti al consumatore, noi abbiamo inserito nel disegno di legge di delegazione europea 2015 la reintroduzione dell'indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari. È un'altra battaglia vinta non scontata.
  Con riferimento al tavolo della regione Lombardia, tenuto conto che quel tavolo purtroppo non ha raggiunto un'intesa, in particolare con la parte industriale, proprio per salvaguardare il lavoro fatto, noi abbiamo deciso di portare a livello nazionale questo tipo di trattativa. Condividiamo, infatti, l'importanza di introdurre un principio, una procedura di terzietà oggettiva alla quale le parti potrebbero fare riferimento. In questa direzione vanno proprio i lavori del tavolo tecnico della filiera a livello nazionale che sono iniziati a settembre e che, peraltro, hanno una tappa fondamentale proprio in queste ore. L'obiettivo, in conclusione, è definire un'indicizzazione del valore del latte, anche su base territoriale, attraverso l'individuazione di metodi ed elementi di analisi di mercato di riferimento. Ciò che è mancato fin qui. Dai lavori di questo tavolo, tuttora in corso, a cui sono stati invitati anche diversi enti specializzati in materia, noi ci aspettiamo una soluzione condivisa, ben sapendo che il prezzo del latte non lo fa un Ministero o un Ministro, né un Governo, ma lo fa il mercato.

  PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di replicare.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, Ministro, premetto che avremo modo di confrontarci sulla questione della pressione fiscale del settore agricolo, della quale lei ha parlato, e lo faremo quando ci confronteremo sulla legge di stabilità. Voi tagliate una tassa che avete messo e ne mettete tante altre. Ma ci sarà modo poi di confrontarci su questo.
  Noi siamo estremamente convinti che voi non vi rendiate conto della situazione che stanno vivendo gli allevatori. Intanto che lei si sta occupando principalmente di Expo e del successo di Expo, continuavano a chiudere stalle ed aziende; e queste stalle ed aziende, Ministro, in un anno e mezzo hanno perso circa il 20 per cento rispetto al mercato del latte.
  È sì vero che il prezzo del latte non lo fa il Governo e non lo fanno le istituzioni, ma è altresì vero che il prezzo del latte non può essere totalmente influenzato da un operatore straniero che ne influenza le oscillazioni e le trattative. Lo fa addirittura anche attraverso la corrispondenza ai suoi stessi fornitori decidendo unilateralmente quale prezzo più gli conviene a scapito poi delle nostre aziende.
  Inoltre, sull'etichettatura, Ministro, è stata persa una grande occasione che è stata quella del semestre europeo. Ormai è circa un anno che andiamo avanti con questa storia e andiamo avanti a sentire da voi le stesse identiche cose. Il problema Pag. 61è che le stalle chiudono: chiude ed è a rischio un comparto importantissimo come quello lattiero-caseario. Vi ricordo alcuni numeri: la filiera fa un indotto di 28 miliardi di euro; 36 mila sono le aziende coinvolte e 180 mila gli occupati: prima che sia troppo tardi vi chiediamo di occuparvene.

(Misure a sostegno del comparto lattiero-caseario – n. 3-01814)

  PRESIDENTE. Il deputato Carra ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fiorio ed altri n. 3-01814, concernente misure a sostegno del comparto lattiero-caseario (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  MARCO CARRA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, le chiediamo quali ulteriori iniziative saranno intraprese dal Governo per sostenere il settore lattiero-caseario che versa in un pesante stato di crisi, come già ricordato poco fa, con particolare riferimento al prezzo del latte, sottolineando ulteriori iniziative, perché pensiamo che molto sia stato fatto. Lei lo ha già ricordato molto bene: l'istituzione del Fondo latte, l'aumento della compensazione IVA, gli interventi a sostegno della promozione, il lavoro fatto in sede europea. In sostanza con questo lavoro per sua volontà, signor Ministro, e con il sostegno del Partito Democratico è stata riportata l'agricoltura al centro del dibattito pubblico per il suo valore strategico quale bene pubblico capace di andare ben oltre il pur importante valore economico.
  I provvedimenti che lei ha menzionato (la legge di stabilità e il decreto-legge n. 51) sono a testimoniare la grande attenzione che ha portato nei confronti dell'agricoltura. Un consiglio, oltre al quesito: lasciamo perdere la regione Lombardia. La regione Lombardia ha avuto la capacità di portare una tra le più importanti agricolture europee, cioè quella lombarda, nella trattativa con l'Europa e ha determinato la retrocessione della nostra agricoltura al settimo posto dietro ad altre importanti agricolture...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARCO CARRA. ...ma che sicuramente non hanno il peso e il valore dell'agricoltura lombarda. Grazie, signor Ministro per quello che sta facendo.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Martina, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie Presidente, onorevoli deputati, riconfermo ancora una volta l'attenzione totale del Governo sulla frontiera delicatissima dell'emergenza lattiero-casearia.
  Noi ci siamo trovati di fronte dei nodi irrisolti da anni, troppi anni, in cui si è fatta propaganda in particolare sul settore lattiero-caseario italiano a discapito degli allevatori. Si è menzionato prima, ad esempio, l'elemento assolutamente determinante che è stato generato molti anni fa ad esempio nell'infelice, a mio giudizio, prospettiva che si è data un'importantissima azienda italiana del comparto, lasciata andare oltre confine, che sta determinando proprio oggi una delle condizioni più problematiche del settore.
  Voglio qui riconfermare l'impegno del disegno di legge di stabilità con gli elementi che richiamavo prima.
  Aggiungo che nel decreto-legge n. 51 noi abbiamo previsto la rateizzazione in tre anni senza interessi per il pagamento delle ultime multe, che questa rateizzazione ha assicurato una maggiore liquidità proprio alle aziende interessate. Cito numeri ben precisi: 1260 aziende prima escluse dalla rateizzazione hanno potuto accedere a questa possibilità. Certo non è la panacea di tutti i mali ma è pur sempre un elemento di novità che ha in qualche modo aiutato una parte consistente del settore.
  Abbiamo introdotto, con un provvedimento immediato, una serie di novità sul Pag. 62versante delle relazioni contrattuali del settore, anche in vista del superamento del regime delle quote latte, rafforzando la posizione dei nostri allevatori che rappresentano la parte più debole di questo sistema, in particolare quando abbiamo cercato di organizzare strumenti nuovi per la fissazione del prezzo e per la durata dei contratti. Siamo il Governo che ha scritto in una legge che un contratto, ad esempio, su questo fronte deve avere durata almeno annuale e deve essere scritto, sembrano banalità, eppure banalità non sono, soprattutto per un settore come questo.
  In quest'ottica, informo qui che, proprio ieri, abbiamo scritto alla presidenza di Assolatte e alle principali industrie del settore lattiero-caseario una specifica lettera, manifestando la grande preoccupazione per una dinamica dei prezzi che rischia di compromettere le prospettive del sistema allevatoriale italiano. In particolare, ho evidenziato la necessità di affiancare alle richiamate iniziative del Governo delle scelte imprenditoriali orientate alla tutela della filiera italiana nel suo complesso.
  Aggiungo che queste iniziative si affiancano anche all'iniziativa che abbiamo sostenuto a livello europeo che ha portato allo stanziamento in favore del nostro Paese di ulteriori 25 milioni di euro che siamo pronti a destinare immediatamente al settore, nonché all'istituzione di un regime di aiuti speciale e specifico per l'ammasso privato dei formaggi, in ragione della crisi europea che il settore sta manifestando.

  PRESIDENTE. Il deputato Massimo Fiorio ha facoltà di replicare.

  MASSIMO FIORIO. Grazie Presidente, grazie Ministro. Noi riteniamo le risposte che sono arrivate oggi importanti, anche perché alla vigilia della discussione sulla legge di stabilità; una legge di stabilità che interviene in modo importante nel settore agricolo – le misure sull'IMU e sull'IRAP sono state ricordate – ma non tralascia di intervenire su un settore che sta attraversando un momento di particolare tensione, quello del latte.
  Le iniziative previste nella legge di stabilità, penso all'aumento della compensazione IVA dall'8,8 al 10 per cento, che quindi ha un rilievo di 0,5 centesimi per litro venduto, sono misure importanti, ma voglio ringraziare il Ministro per l'organicità dell'intervento che il Governo sta dedicando al settore lattiero-caseario.
  Gli interventi dedicati sul decreto-legge n. 51 del 2015 sul Fondo per il latte, le misure previste dalla legge di stabilità nonché l'acquisto di prodotti lattiero-caseari a sostegno degli indigenti determinano un intervento organico mai stabilito prima da un Governo nel settore. Già in passato abbiamo visto dei tentativi, tutti naufragati; sia il Piano latte a livello comunitario, sia gli interventi dei Governi precedenti non hanno avuto nessun risultato.
  Naturalmente tutti gli interventi non possono che essere di sostegno, non possono che accompagnare i nostri produttori in un mercato sempre più difficile e con un confronto molto aggressivo con i competitor internazionali, ma è evidente l'impegno che si sta portando su questo settore.
  Noi riteniamo che l'attenzione non debba scendere e anche l'intervento di iniziative verso l'industria – il Ministro ha ricordato la lettera ad Assolatte – vanno in quella direzione. Da parte del Parlamento e della Commissione agricoltura noi manteniamo l'attenzione su questo settore e siamo convinti di trovare nel Governo una parte importante.

(Iniziative in ambito europeo al fine di salvaguardare le produzioni agricole e i cibi tipici italiani, anche con riferimento alla tutela del made in Italy – n. 3-01815)

  PRESIDENTE. Il deputato Totaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01815, concernente iniziative in ambito europeo al fine di salvaguardare le produzioni agricole e i cibi tipici italiani, anche con riferimento alla tutela del made in Italy (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

Pag. 63

  ACHILLE TOTARO. Grazie Presidente, il Parlamento europeo ha approvato nei giorni scorsi una proposta di regolamento volta a semplificare le procedure di commercializzazione di nuovi alimenti. Tra i cibi interessati rientrano alimenti esotici quali alghe, insetti, cavallette, formiche e scorpioni.
  L'Unione europea, nel corso degli anni, ha consentito la commercializzazione di vino senza uva, di cioccolato senza cacao ed è di pochi mesi fa la diffida inviata all'Italia dall'Unione europea per l'eliminazione del divieto di utilizzo del latte in polvere e simili per la fabbricazione di formaggi, yogurt o latte, mentre in tutta Europa circolano liberamente imitazioni del nostro parmigiano.
  Sempre l'Unione europea, negli anni scorsi, ha di contro messo fuori legge, per un periodo limitato oppure per sempre, piatti tipici della tradizione gastronomica italiana, come la bistecca fiorentina, l'ossobuco piemontese o la «pajata». Quindi, chiediamo al signor Ministro quali iniziative intenda assumere il Governo in ambito europeo al fine di salvaguardare le nostre produzioni agricole e i nostri cibi tipici.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Martina, ha facoltà di rispondere. Prego, Ministro.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, onorevoli deputati, il made in Italy agroalimentare rappresenta di certo un patrimonio fondamentale per l'economia italiana e credo che anche il semestre di Expo l'abbia fatto comprendere molto bene. Sul fronte dei controlli, l'Unione europea ha riconosciuto che i nostri standard vanno oltre quanto richiesto dalle leggi comunitarie: siamo il Paese con più casi di successo nella tutela di prodotti di qualità in territorio comunitario. La protezione cosiddetta ex officio, introdotta a livello europeo e affidata nel nostro Paese all'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, rappresenta sicuramente uno strumento cruciale, che noi sappiamo sfruttare al meglio, abbinandolo anche al lavoro citato di protezione sul web e superando così, quest'anno, i seicento interventi fuori confine, un dato che non ha nessun altro Paese. Riguardo al contrasto delle frodi sul web, i citati accordi con le piattaforme eBay e Alibaba rappresentano un caso unico al mondo. Si tratta di un'innovazione che sta facendo scuola e che ci consente di rimuovere dagli scaffali virtuali falsi prodotti DOP e IGP, bloccando flussi di migliaia di tonnellate di produzione. Allo stesso tempo, noi chiediamo all'Unione europea che si rafforzino le norme sull'etichettatura anche in chiave di contrasto alle frodi. Abbiamo sostenuto le proposte normative che impongono la completa rintracciabilità di un alimento così da ricostruire il percorso produttivo dello stesso, di certificare l'origine territoriale delle materie prime ed i corretti comportamenti delle attività produttive nel caso di frodi o emergenze sanitarie. Per le stesse ragioni, ci siamo battuti per la reintroduzione, prevista nella legge di delegazione europea, che richiamavo anche prima, dell'indicazione obbligatoria della sede e dello stabilimento di produzione.

  PRESIDENTE. Il deputato Totaro ha facoltà di replicare.

  ACHILLE TOTARO. Presidente, ringrazio il signor Ministro per la risposta. Prendo atto del vostro impegno anche sulla questione dell'etichettatura, contenuta nella nostra interrogazione, ma, per via del tempo relativo, non ho potuto illustrare ciò che dicevamo nell'interrogazione anche su questo punto. Fatto sta che, innegabilmente, lei converrà con me che la sensazione che viene data dall'Europa a noi cittadini italiani – e non solo a noi cittadini italiani ma un po’ ai cittadini di tutta l'Europa – non è quella di voler salvaguardare le identità e le specificità del territorio. Questo è un dato di fatto oggettivo, perché ci scontriamo con questa direttiva del Parlamento europeo per semplificare le procedure di commercializzazione Pag. 64di prodotti che non hanno nulla a che vedere con la storia e la tradizione della nostra Europa e di contro, come dicevo prima, abbiamo avuto delle iniziative del Parlamento europeo che hanno messo in grave difficoltà anche la nostra economia, perché di questo si parla quando parliamo della gastronomia e di prodotti agroalimentari. Allora, signor Ministro, direi che si tratta anche di una battaglia di carattere culturale, perché l'Europa non può esser soltanto l'Europa dei burocrati, delle banche o dei bilanci che rientrano o non rientrano. L'Europa deve essere – e l'Italia deve essere in primo piano in questo senso, perché ha una storia e una tradizione particolare – anche un'Europa che difende, attraverso l'identità gastronomica, anche l'identità culturale; questa la si difende quindi non soltanto attraverso la difesa, che dev'essere fatta, della letteratura, dell'arte e delle tradizioni in generale dei vari popoli europei ma anche attraverso la gastronomia e la difesa dell'identità dei nostri cibi, che diventa fondamentale se si vuole costruire un'Europa fatta di popoli e non di burocrati, perché questa è stata l'impressione che è stata data in questi anni, purtroppo. Ovviamente faccio riferimento a lei e al Governo per rappresentare al meglio le posizioni dell'Italia, perché su questo ci giochiamo gran parte della nostra credibilità di cittadini italiani e gran parte della nostra storia e delle nostre tradizioni che vogliamo salvaguardare.

(Iniziative volte ad assicurare la tutela del cibo italiano anche oltre i confini europei, con riferimento al fenomeno dell'Italian sounding – n. 3-01816)

  PRESIDENTE. Il deputato Bosco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dorina Bianchi n. 3-01816, concernente iniziative volte ad assicurare la tutela del cibo italiano anche oltre i confini europei, con riferimento al fenomeno dell’Italian sounding (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ANTONINO BOSCO. Signora Presidente, Signor Ministro, la Corte di giustizia europea ha da poco sentenziato che l'etichettatura non deve indurre il consumatore in errore: un precedente che potrebbe appunto trasformarsi...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bosco, dovrebbe cambiare il microfono perché c’è un rumore di sottofondo: credo che disturbi anche la diretta televisiva. Mi dispiace.

  ANTONINO BOSCO. Grazie Presidente, Signor Ministro, la Corte di giustizia europea ha da poco sentenziato che l'etichettatura non deve indurre il consumatore in errore: un precedente che potrebbe appunto trasformarsi in un sostegno, in una opportunità per le nostre aziende danneggiate dal cosiddetto Italian sounding, cioè la pratica di far passare per italiani, tramite la confezione, tramite il nome, prodotti appunto che italiani non sono. Secondo fonti del Ministero dello sviluppo economico, il fenomeno dell’Italian sounding vale in giro di affari di 50 miliardi l'anno, e lei, signor Ministro, ha recentemente dichiarato che nel contesto europeo vi è la massima attenzione per quanto concerne la lotta al falso cibo italiano.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANTONINO BOSCO. Noi chiediamo, signor Ministro, di sapere quali iniziative il Governo intende adottare al fine di assicurare la tutela del cibo italiano in Europa, ma anche oltre i confini europei.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signora Presidente, mi rifaccio ovviamente alle riflessioni e agli elementi portati anche nelle interrogazioni precedenti. Confermo qui l'attenzione totale del Governo e del Ministero ad alzare sempre di più il Pag. 65livello di contrasto e di efficacia delle azioni a tutela del nostro made in Italy agroalimentare, che rimane assolutamente la priorità della nostra strategia. Riconfermo come in ambito europeo le peculiarità dell'azione italiana sono riconosciute, in particolare negli strumenti utilizzati con la tutela ex officio come tra i più efficaci nello spazio comunitario: non è un caso che la Commissione europea abbia citato il nostro Paese come Paese ed esperienza tra le migliori nel campo proprio dell'utilizzo dello strumento dell’ex officio.
  Le procedure di tutela attivate dal nostro Ispettorato centrale sono ad oggi tra le più importanti e le più consistenti anche sul fronte quantitativo: ricordavo prima, oltre 600 azioni con un tasso di efficacia, di successo nell'iniziativa di lotta alla contraffazione addirittura vicine, oltre il 70 per cento. Su Internet, sulla frontiera del web segniamo praticamente la prospettiva e siamo un caso di riferimento a livello mondiale: richiamavo prima i patti di lavoro concertati con due provider internazionali come Alibaba ed eBay, e suggerirei veramente di seguire l'evoluzione di questa strumentazione, perché è assai rilevante, in particolare per le produzioni agroalimentari italiane.
  Proprio l'occasione di Expo Milano 2015 ci ha dato modo anche di organizzare e promuovere l'Assemblea mondiale delle indicazioni geografiche mettendo a confronto diversi modelli di tutela a livello internazionale. Credo sia particolarmente rilevante che in quell'occasione si sia dato avvio anche ad un tavolo operativo tra le associazioni dei consorzi di tutela del vino e del cibo italiani e le associazioni statunitensi dei common names: questo è un punto di novità interessantissimo, strategico e cruciale per noi, in particolare sul mercato statunitense.
  Il nostro lavoro in questi mesi non è stato solo un lavoro di difesa, ma, come abbiamo detto più volte, anche di attacco, di promozione: e qui mi rifaccio con convinzione al Piano straordinario per l'internazionalizzazione del made in Italy che il Governo ha varato l'anno scorso e che ha rifinanziato con l'ultima legge di stabilità, che ha un focus sull'agroalimentare e delle risorse economiche impegnate proprio sulla frontiera agroalimentare molto, molto consistenti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Nelle prossime giornate partirà proprio negli USA – ho terminato – una campagna di contrasto all’Italian sounding e di promozione del made in Italy autentico, che nasce proprio come prima azione coordinata dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e dal Ministero dello sviluppo economico.

  PRESIDENTE. Il deputato Garofalo, che ha sottoscritto l'interrogazione in data odierna, ha facoltà di replicare.

  VINCENZO GAROFALO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'attenzione del nostro gruppo riservata a questo fenomeno dell'agropirateria, che ormai ha assunto rilevanti dimensioni, quale quella citata dal mio collega Bosco, è una attenzione che noi manterremo sempre viva, perché nonostante le sue rassicurazioni e le azioni messe in campo, da lei sottolineate e annunciate, a partire dal Forum sul cibo vero svoltosi a marzo a Lodi, e con la grande opportunità fornita da Expo, che ha permesso di mettere in campo un sistema molto severo riguardo l'attenzione alla origine dei prodotti, di questo si tratta: ingannare il consumatore vuol dire anche intaccare la sua salute.
  Perché noi oggi abbiamo sottolineato questi aspetti, chiamando fortemente in causa anche l'Unione europea ? Intanto perché il fenomeno spesso viene aggirato tramite altri Paesi che importano prodotti provenienti da Paesi non aderenti all'Unione europea per farli poi giungere in Italia, tanto è vero che anche in Italia troviamo prodotti italian sounding venduti come se fossero prodotti italiani; ma anche perché questo fenomeno, che oggi vale oltre 50 miliardi, forse addirittura anche Pag. 6660, quindi il triplo delle nostre esportazioni, rischia di continuare a crescere, questo è il trend, nonostante il buon lavoro messo in campo dagli organismi di controllo e di vigilanza, che stanno cercando di combattere questo fenomeno così complicato da contrastare.
  Secondo quanto detto da lei, noi dobbiamo proseguire esattamente su due canali, quello del contrasto alla agropirateria e alla contraffazione, ma anche quello di far conoscere ancora meglio i nostri prodotti. Si tratta di due binari molto importanti, perché da un lato bloccheremo il più possibile i contraffattori, ma dall'altro è ancora più importante riuscire a far conoscere i nostri prodotti, la loro convenienza, la loro bontà e tutto quello che c’è dietro un prodotto che vuol dire Italia nell'intera filiera. Un patrimonio che credo vada difeso con tutte le forze possibili.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei Presidenti dei gruppi.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Capelli, Catania, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Dellai, Di Lello, Epifani, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rosato, Sani, Schullian, Tabacci, Valeria Valente, Vignali, Vignaroli e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1731 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Cile sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 25 luglio 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3239) (ore 16,22).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3239: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Cile sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 25 luglio 2014.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3239)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Alessio Tacconi.

  ALESSIO TACCONI, Relatore. Grazie, Presidente, colleghi deputati, l'intesa al nostro esame risponde all'esigenza di sviluppare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Paesi, con l'intento di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare il dialogo sulle questioni della sicurezza, in un quadro di salvaguardia dei reciproci interessi anche sul versante tecnologico ed industriale.
  In base all'accordo, che si compone di un breve preambolo e di dieci articoli, la cooperazione bilaterale è regolata da principi Pag. 67di reciprocità, uguaglianza e interesse reciproco, in conformità con gli ordinamenti giuridici dei due Paesi e con gli impegni internazionali da essi assunti.
  In ordine ai profili attuativi, alle aree di intervento ed alle modalità della cooperazione, si precisa che essa verrà sviluppata sulla base di piani annuali e pluriennali, che sarà organizzata dai rispettivi Ministeri della difesa e che sarà possibile organizzare consultazioni dei rappresentanti delle parti per l'elaborazione di specifici accordi integrativi. Tra gli ambiti di cooperazione si evidenziano i campi della politica di sicurezza e difesa, della ricerca, sviluppo e supporto logistico di beni e servizi per la difesa, delle operazioni umanitarie, dell'organizzazione e dell'impiego delle Forze armate, della formazione, dell'addestramento e della sanità militare. Fra le modalità della cooperazione sono previste l'organizzazione di visite reciproche di delegazioni, lo scambio di esperienze e periodi di formazione e il trasferimento di tecnologie.
  Sul piano finanziario, ogni Stato si impegna a sostenere le spese di propria competenza. Inoltre, si stabilisce il diritto per il Paese ospitante di giudicare il personale ospitato per i reati commessi sul proprio territorio, salva la possibilità per il Paese di origine di giudicare il proprio personale per reati commessi contro la propria sicurezza interna, il proprio patrimonio o commessi in relazione al servizio. Sono anche disciplinati i casi di eventuali risarcimenti per danni provocati dal personale della parte inviante o di entrambe in relazione al servizio reso.
  Quanto alla cooperazione nel campo dei materiali per la difesa, l'Accordo prevede in particolare la possibilità di un impegno concorde in materia di navi, aeromobili e veicoli militari, armi da fuoco e altri materiali bellici, di sistemi elettronici e di altro tipo per uso militare, e le modalità attraverso cui attuare attività di cooperazione nel settore dell'industria della difesa e della politica degli approvvigionamenti, della ricerca e dello sviluppo degli armamenti e delle apparecchiature. Per la protezione dello scambio di informazioni, documenti e materiali classificati, si rinvia all'apposita Convenzione sulla protezione delle informazioni classificate tra Italia e Cile del 1996.
  Eventuali controversie sorte in seguito all'applicazione o all'interpretazione dell'Accordo sono risolte mediante trattativa o consultazione bilaterale, che le parti metteranno in atto attraverso i canali diplomatici. È data facoltà alle parti di stipulare protocolli aggiuntivi nelle tematiche della difesa che coinvolgono agenzie militari e civili.
  È inoltre previsto che l'Accordo possa essere modificato o rivisto mediante scambio di lettere tra le parti, inoltrato per i canali diplomatici. Infine, l'Accordo ha durata illimitata, salvo denuncia di una delle parti attraverso i canali diplomatici, la quale avrà effetto 60 giorni dopo la notifica all'altra parte.
  Gli oneri finanziari, di cui al disegno di legge, sono riferibili ad eventuali visite ufficiali, scambio di esperienze fra esperti ed incontri operativi e sono quantificati in poco meno di 9 mila euro all'anno. Al riguardo, desidero segnalare che la Commissione bilancio ha nuovamente espresso il proprio parere sul provvedimento nella giornata di ieri, a seguito della revoca del parere già espresso in precedenza in ragione dell'avvio della sessione di bilancio.
  Nell'auspicare una rapida approvazione del disegno di legge, già approvato dall'altro ramo del Parlamento il 15 luglio scorso, anche a nome del collega, l'onorevole Porta, che ne è stato relatore in sede referente, ribadisco l'ulteriore auspicio che si giunga celermente alla ratifica di un altro importante Accordo, che sta molto a cuore alla comunità italiana in Cile e a quella cilena in Italia: l'intesa sulla sicurezza sociale tra i due Paesi, che andrebbe incontro davvero alle esigenze di una comunità, ricordandoci anche che abbiamo ospitato, negli anni Settanta e Ottanta, tanti cileni, a seguito di una violenta e drammatica dittatura instauratasi in quel Paese l'11 settembre di 42 anni fa.

Pag. 68

  PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo, la sottosegretaria Sesa Amici, rinuncia ad intervenire.
  Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Colleghi, un attimo di pazienza, per favore. Ci dicono che è ancora in corso la riunione di una Commissione. Ci sono dei lavori in corso e, quindi, prima di passare alle votazioni vogliamo sincerarci che la Commissione sia stata sconvocata.
  Colleghi, stiamo verificando quanto ci è stato evidenziato ed abbiamo bisogno di cinque minuti. Quindi, sospendo la seduta per cinque minuti.

  La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,35.

(Esame degli articoli – A.C. 3239)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica (Vedi l'allegato A – A.C. 3239).
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3239), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Forza, colleghi, che siamo in votazione. Affrettatevi, per favore; siamo in votazione, grazie. Mi pare che tutti i colleghi abbiano votato. Monchiero, Folino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  363   
   Votanti  337   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato  289    
    Hanno votato no   48.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3239), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Bombassei, Quintarelli, Nizzi, Taglialatela, Della Valle, Nesci, Agostini, Capozzolo, Gelmini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  350   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato  300    
    Hanno votato no   50.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3239), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Luigi Gallo, Giuliani, D'Incecco, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  387   
   Votanti  356   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato  307    
    Hanno votato no   49.

  La Camera approva (Vedi votazioni).Pag. 69
  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3239), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Giulietti, Fraccaro, Aiello, Venittelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  363   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  309    
    Hanno votato no   54.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 3239), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Minnucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  363   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  310    
    Hanno votato no   53.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3239)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Solamente due parole. L'Accordo al nostro esame si inquadra nell'ambito delle politiche intraprese dal nostro Paese per favorire la sicurezza internazionale, rafforzando le capacità difensive degli Stati. Quindi, con questo Accordo, aggiungiamo ancora un tassello positivo alla cooperazione tra il nostro Paese e il Cile in cui la sfida dell'innovazione può aiutare a costruire un futuro migliore.
  Per queste ragioni, signor Presidente, annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare e chiedo di consegnare il testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione bilaterale italo-cilena nel campo della difesa rientra nel vasto ambito delle intese che il nostro Paese sta stringendo con i suoi partner esteri da diversi anni. È un indirizzo apparentemente bipartisan, al quale si sono uniformati gli Esecutivi di tutti i colori politici succedutisi dopo la fine della guerra fredda. Le ragioni del successo di questa formula sono molteplici, ma due paiono prevalenti.
  Da un lato, il moltiplicarsi degli interventi multinazionali di stabilizzazione ai quattro angoli del globo ha consigliato di estendere l'area delle collaborazioni nella sfera militare ben al di là dei confini della NATO, dal momento che sul terreno può capitare che ai nostri soldati tocchi di cooperare con i colleghi di Paesi con i quali mai hanno condiviso esperienze addestrative comuni. Il Cile è certamente geograficamente lontano, ma lo era anche Pag. 70Timor Est e conoscersi può aiutare anche quando la collaborazione investa il delicato settore dei soccorsi in caso di calamità naturali, come i terremoti, che purtroppo colpiscono entrambi i nostri Paesi.
  Dall'altro, l'integrazione mondiale del mercato dei materiali d'armamento consiglia di creare i presupposti tecnico-operativi per l'allargamento della platea delle commesse, anche attraverso l'elaborazione di requisiti comuni per i futuri sistemi d'arma. L'intesa italo-cilena rispecchia in pieno queste finalità. Lo conferma quanto si legge nel suo articolo 2 che, tra gli ambiti di cooperazione, contempla i campi della politica di sicurezza e difesa, della ricerca, dello sviluppo e del supporto logistico di beni e servizi per la difesa, delle operazioni umanitarie, dell'organizzazione e dell'impiego delle Forze armate, della formazione, dell'addestramento e della sanità militare.
  Tra le modalità di cooperazione sono previste, come di consuetudine in questi casi, l'organizzazione di visite reciproche di delegazioni, lo scambio di esperienze, periodi di formazione e il trasferimento di tecnologie. Gli oneri economici di gestione sono modesti, trattandosi di 9 mila euro annui, destinati al finanziamento di visite ufficiali, scambio di esperienze tra esperti ed incontri operativi. È casomai il caso di chiedersi se questo investimento sia sufficiente in rapporto alle ambiziose finalità perseguite.
  Onorevoli colleghi, la Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini voterà a favore del provvedimento, non solo per le ragioni anzidette, ma anche perché avvertiamo il Cile come un Paese a noi particolarmente vicino a causa della presenza di numerosi nostri connazionali, che hanno dato un contributo significativo al suo sviluppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
  Naturalmente preannunzio il voto favorevole di Scelta Civica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli, di cui constato l'assenza in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente. È un intervento flash, per preannunziare il voto a favore del gruppo di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie Presidente. Quanto tempo ho, gentilmente ?

  PRESIDENTE. Dieci minuti.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Boldrini, al netto della propaganda renziana, quasi da Corea del nord, ultimamente in Italia quel che aumentano sono vari settori. Uno è il settore delle armi. Aumenta la vendita delle armi, aumenta il consumo di droga e aumentano le persone disperate, che vanno a giocarsi lo stipendio nella speranza di potere vincere in una slot machine nel gioco d'azzardo. Se lei ci pensa, Presidente Boldrini... Non riesco a sentire la mia voce.

  PRESIDENTE. Prego, prego, parli pure, deputato Di Battista.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Io parlo, però, se si...

Pag. 71

  PRESIDENTE. Sì, l'Aula adesso saprà ascoltarla. Prego.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Se lei ci pensa, Presidente Boldrini, le armi sempre più le acquistano le persone che hanno paura di morire, di droga si fanno le persone che hanno paura di vivere e alle slot machine vanno a giocare le persone che sono così disperate da avere paura di non riuscire a pagare una bolletta.
  Ecco, è possibile che si vada sempre verso questa direzione ? Lei sa perfettamente quanto costa la Camera dei deputati: centinaia di migliaia di euro al giorno. Eppure, per ratificare accordi presi con Stati esteri, come il Cile, presi non troppo tempo fa, c’è subito tempo: vengono infilati. Per quanto riguarda misure a sostegno al contrasto della povertà o contro il dissesto idrogeologico – e, come lei sa, la guerra oggi ce l'abbiamo in casa, Presidente Boldrini – pare che non vi sia mai spazio o tempo all'interno del Parlamento della Repubblica.
  Quest'Accordo è un accordo di cooperazione. Traduciamolo: «di cooperazione» si intende di appoggio e di sostegno e anche di caduta di dazi o di barriere tra due Paesi sovrani. Possibile che la cooperazione ci debba essere sempre in riferimento a materiale bellico militare ? Possibile che le lobby delle armi riescano sempre e comunque ad ottenere i loro risultati e che la cooperazione in termini di salvaguardia del made in Italy, di supporto e di condivisione di aspetti legati al sociale e anche di cooperazione rispetto a quel che in Cile stanno facendo forse di positivo a livello legislativo, o di salvaguardia o di supporto al nostro sostegno made in Italy, perché il nostro petrolio sono la cultura e certamente l'enogastronomia e l'America latina sarebbe estremamente interessata appunto a sviluppare e a conoscere i nostri successi ... possibile che per questi settori si vada sempre ad una velocità decisamente ridotta ?
  Ecco, ho esordito parlando di paura, perché mi sembra che quello che si vuole, appunto, continuare a fare è farci credere che occorre spingere sulla paura per potere fare passare provvedimenti del genere. Il MoVimento 5 Stelle voterà contro questa ratifica, perché crediamo che oggi la cooperazione tra Italia e Cile ci debba essere in materia di cultura, di ricerca scientifica, di lotta alla povertà e diseguaglianza sociale. L'Italia dovrebbe farsi promotrice di politiche improntate alla solidarietà tra le nazioni, attraverso relazioni, ovviamente anche di natura commerciale, per l'amor di Dio, basate su concetti nuovi, come sostenibilità ecologica, condizioni di vita dignitose, salute, lavoro, cultura e non, invece, sempre armi, armi e armi, operazioni militari e approvvigionamento, appunto, di beni per la difesa.
  Mi sembra, Presidente Boldrini, che le armi oggigiorno siano un po’ come i privilegi della politica: più ne hai e più ne vuoi avere, più ne hai e più ne vuoi avere. In virtù di tutto questo e ricordando sempre che, evidentemente, ci sono lobby delle armi che impongono e spingono l'approvazione di determinati trattati, di determinati provvedimenti e anche di determinate scelte governative, a cominciare dalla Lockheed and Martin, quella multinazionale che sta dietro agli F35, ripeto che voteremo contro. E, contestualmente, le dico che il MoVimento 5 Stelle reputa che il libero commercio sia certamente un diritto, ma a patto che vi siano parti eguali fra nazioni perché oggi come oggi i trattati di libero commercio e questi accordi di cooperazione internazionale evidentemente stanno esclusivamente favorendo il grandissimo capitale e le multinazionali, a cominciare appunto dalle multinazionali degli armamenti, ma in futuro, con provvedimenti come il TTIP, anche multinazionali dell'agro-business o del transgenico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata La Marca. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA LA MARCA. Grazie Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore dell'Accordo tra l'Italia e il Cile sulla cooperazione nel settore della Pag. 72difesa. Le ragioni di questo voto sono essenzialmente tre: rafforzare le capacità difensive dei due Paesi attraverso la cooperazione bilaterale delle rispettive Forze armate, migliorare il dialogo e perfezionare il confronto sui temi della sicurezza divenuti vitali in ambito globale, consolidare la base di sviluppo delle attività tecnologiche ed industriali legate al campo della difesa e della sicurezza. Per convincersi dell'utilità di questo accordo bilaterale, basta scorrere, anche solo velocemente, i campi di possibile cooperazione: la politica di sicurezza e di difesa, quella della ricerca, sviluppo e supporto logistico di beni e servizi per la difesa, le operazioni umanitarie, l'organizzazione delle Forze armate, la formazione, l'addestramento e la sanità militare. Questi pur sintetici riferimenti sono per noi sufficienti per esprimere con convinzione il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3239)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3239, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni, Tripiedi, Del Grosso, Castiello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   S. 1731- «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 25 luglio 2014» (Approvato dal Senato) (3239):

   Presenti  423   
   Votanti  397   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  331    
    Hanno votato no   66.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Discussione del disegno di legge: S. 1926 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 14 settembre 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 3240) (ore 16,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3240: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 14 settembre 2011.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3240)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, Fucsia Fitzgerald Nissoli.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI, Relatrice. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, l'Accordo al nostro esame composto da un preambolo e da undici articoli è Pag. 73finalizzato ad incrementare la cooperazione bilaterale in materia di difesa tra l'Italia e il Montenegro, Paese candidato all'ingresso nell'Unione europea dal 2010 e con il quale il negoziato di adesione è stato avviato nel giugno 2012, consolidando le rispettive capacità e migliorando la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza. Esso è volto anche ad indurre positivi effetti indiretti in alcuni settori produttivi e commerciali dei due Paesi e ad esercitare un'azione stabilizzatrice di una regione di particolare valore strategico e politico in considerazione degli interessi nazionali e degli impegni internazionali assunti dall'Italia nell'area balcanica. Già nel 2003 era stato sottoscritto un accordo di settore tra l'allora realtà statuale di Serbia e Montenegro e l'Italia ma, a seguito della dichiarazione di indipendenza del Montenegro nel 2006, le parti hanno convenuto di sottoscrivere una nuova intesa bilaterale per disciplinare in modo esclusivo la cooperazione bilaterale in campo militare. L'obiettivo dell'Accordo è incoraggiare, agevolare e sviluppare la cooperazione nel settore della difesa sulla base del principio di reciprocità. Sono disciplinate le modalità di gestione della cooperazione tra i due Ministeri della difesa i cui rappresentanti si riuniranno con cadenza annuale e alternativamente a Roma e a Podgorica. Inoltre si individuano i settori e le modalità della cooperazione tra cui sicurezza e politica di difesa ed esperienze acquisite in operazioni umanitarie e di peacekeeping. Sono inoltre trattate questioni legate all'industria della difesa e allo scambio di armamenti e materiali. Sul piano finanziario, analogamente al provvedimento precedente, ciascuna parte sosterrà le spese di propria competenza per l'esecuzione dell'intesa ad eccezione di quelle relative al trasporto locale, ai trattamenti sanitari di emergenza, al vitto e all'alloggio se disponibili presso le installazioni militari del Paese ospitante a beneficio del personale inviato dall'altra parte.
  È disciplinata la materia del risarcimento di eventuali danni provocati dal personale in occasione dell'esecuzione di attività di servizio, oltre alle questioni afferenti la giurisdizione. Sono altresì regolamentati il trattamento delle informazioni, dei documenti e dei materiali classificati nonché le controversie derivanti dall'interpretazione o dall'applicazione dell'Accordo. È stabilito in cinque anni, rinnovabili per un uguale periodo, la durata dell'Accordo di cui sono disciplinate le modalità di denuncia e cessazione. Ad esclusione di esigue spese di missione dall'Accordo non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  Nel concludere auspico una celere approvazione del disegno di legge di ratifica al nostro esame. L'Accordo, infatti, è pienamente funzionale ad un rafforzamento di autentica amicizia e di buon vicinato tra i due Paesi e conferma il pieno sostegno dell'Italia, il maggiore investitore estero in Montenegro, alle aspirazioni europee ed ora atlantiche di Potgorica che riveste una posizione assolutamente strategica affacciata sul Mediterraneo e all'ingresso dei Balcani, come ribadito anche dal presidente Mattarella in occasione della sua ultima visita ufficiale nella Repubblica adriatica il 26 maggio scorso.

  PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3240)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo del Senato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 74

  Baroni, Ferraresi, Carfagna, Matarrelli, Calabria...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  407   
   Votanti  382   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato  316    
    Hanno votato no   66.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3240), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Valentini, Ciracì, Pilozzi, Molea...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  384   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  317    
    Hanno votato no   67.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3240), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Tidei, Di Stefano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  395   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  326    
    Hanno votato no   69.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3240), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Arlotti, Kronbichler...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  392   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  324    
    Hanno votato no   68.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 3240), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Longo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  392   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  326    
    Hanno votato no   66.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 75

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3240)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Va bene, è autorizzata.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, quest'ulteriore Accordo oggi al nostro esame mira a sviluppare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate del nostro Paese e quelle del Montenegro, Stato di recente indipendenza che persegue un disegno di progressivo avvicinamento all'Occidente.
  Come è stato ricordato nell'Aula di palazzo Madama, si tratta di uno degli ultimi atti internazionali compiuti dal Governo Berlusconi prima delle controverse vicende che portarono al suo rovesciamento.
  La Lega Nord-Noi con Salvini non si opporrà certamente alla ratifica di questa intesa, che, tra l'altro, all'articolo 5, contempla aspetti di collaborazione che concernono anche l'industria nazionale dei materiali d'armamento, una nostra eccellenza produttiva.
  I settori della collaborazione militare appaiono diversificati. Di particolare importanza è sicuramente lo scambio di conoscenze che si prefigura nel settore di interventi di mantenimento della pace, dato il fatto che i Paesi interessati ad entrare nell'Alleanza atlantica e nell'Unione europea spesso partecipano ad interventi militari multinazionali di stabilizzazione a guida occidentale per acquisire titoli di merito.
  A fronte dei benefici potenziali appena richiamati, ci sono oneri piuttosto modesti; si tratta infatti di spendere 700 euro all'anno per permettere l'effettuazione di visite ufficiali e di incontri operativi tra le delegazioni del nostro Paese e quelle del Montenegro. Non c’è quindi ragione per dire «no», anche perché il Montenegro potrà rivelarsi un partner per noi importante, pure nel controllo e nella gestione dei flussi migratori che risalgono la dorsale balcanica.
  Onorevoli colleghi, mentre annuncio il nostro voto favorevole, tuttavia, come Lega Nord, desideriamo anche sottolineare come l'appoggio all'intensificazione delle nostre relazioni bilaterali con i Paesi dell'area balcanica non implichi affatto che noi ne sosteniamo a spada tratta la più rapida integrazione nell'Unione europea e nella NATO. Al contrario, raccomandiamo prudenza.
  Riteniamo infatti che, prima di procedere ad ulteriori allargamenti, l'Europa abbia bisogno di una fase di riflessione e che vi siano altresì degli equilibri geopolitici di cui tener conto. Il Montenegro non dovrebbe essere visto – almeno in questa fase – tanto come la nuova frontiera dell'Alleanza atlantica quanto come un possibile teatro di collaborazione, anche con la Russia, in virtù di interessi anche economici che Mosca ha in quel Paese. Nel quadro internazionale già instabile e convulso in cui siamo calati, non ci sembra infatti opportuno esacerbare ulteriori lacerazioni che dilaniano il nostro continente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della Pag. 76mia dichiarazione di voto ed esprimo il voto favorevole del mio gruppo su questa ratifica.

  PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio, è autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli, che non vedo in Aula. Procediamo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. A volte, quando leggo le ratifiche che votiamo e ascolto gli interventi dei colleghi, mi chiedo se sia semplice collaborazionismo con il Governo o se non abbiano letto la ratifica, perché ho sentito prima frasi del tipo: cosa dovrebbe impedirci di votare questo Accordo con il Montenegro ? Io posso dirvene almeno quattro di motivi per votare contrariamente a questo Accordo. Uno è che la parola «cooperazione» compare soltanto nel titolo, a meno che voi per «cooperazione» non intendiate quella militare – e da ogni «decreto missione» mi pare che sia possibile – perché di cooperazione si parla soltanto in termini industriali a fini militari.
  In particolare, questo provvedimento ci costa circa 671 mila euro all'anno e chiede di spingere in cooperazione negli ambiti di industria per la difesa e politica degli approvvigionamenti, scambio e transito di materiale e attrezzature militari, ricerca e sviluppo di armamenti e apparecchiature militari, formazioni e addestramento.
  Io chiedo a voi in quale circolo del PD si definisca la cooperazione come scambio di armamenti militari, perché non credo di averne mai sentito parlare, voglio dire... lo sapremmo, quanto meno !
  E allora, probabilmente mi viene in mente che voi non abbiate letto questa ratifica e vi sia arrivata dal Governo, l'abbiate accettata – perché tanto qui accettate di tutto, pure la riforma costituzionale, figuriamoci una ratifica passeggera in Aula da dieci minuti ! – però, sono proprio queste le cose che creano i problemi ! Perché una ratifica – di cui spesso l'Aula neanche capisce il senso, perché passa veloce sia in Commissione che in Parlamento – ci costringe a degli accordi con i Paesi che sono i nostri partners internazionali dai quali, poi, non possiamo uscire così facilmente. Perché se tu ti impegni con 671 mila euro all'anno con un Paese per lo scambio militare, devi farlo poi !
  E allora, siccome abbiamo visto già oggi – ne abbiamo fatte due di questo tipo –, siccome in questi tre anni ne ho viste passare in Commissione esteri svariate di questo tipo, mi chiedo: ma di cooperazione, invece, quella che fermerebbe gran parte dei problemi che abbiamo, ne parlate mai ? Ne fate accordi di questo tipo ? Ci pensate alla cooperazione allo sviluppo ? Questa bellissima parola che viene sempre sostituita con «militare»: dove c’è «allo sviluppo», troviamo sempre «militare» !
  Quella è la cooperazione che serve ! Quella è la cooperazione che cambia le cose ! Quella è la cooperazione che crea un substrato culturale differente, che fa cambiare il mondo realmente ! Se continuiamo a fare la cooperazione degli armamenti, creiamo dei popoli che, anziché essere informati, che condividano davvero la voglia di sviluppo, pensano che un fucile o un kalashnikov sia l'arma per superare i problemi della vita !
  E allora, noi non ci stiamo, lo diciamo da sempre ! Voi continuate ad andare avanti su questa strada, continuate a condannare l'Italia ad avere attorno a sé una base militare ! Noi viviamo in una base militare: ce l'abbiamo in casa, per via delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti d'America ! Pag. 77Ce l'abbiamo intorno a noi ! Vendiamo armi a tutti i Paesi dei Balcani ed a tutti i Paesi con cui collaboriamo ! Viviamo in un mondo in cui l'arma non la vediamo per strada – ancora, perché già qualcuno che delira di applicare il modello americano sul porto d'armi c’è e siede vicino a noi – ma ne siamo circondati !
  Allora, noi questo modello lo respingiamo con forza, perché crediamo che una società matura, una società che crede nella responsabilità dell'individuo, debba essere fondata sui valori morali e sull'accrescimento spirituale dell'essere umano, e non sullo scambio di armi ! È quindi chiaro, da quello che vi ho detto, che il nostro voto sarà assolutamente contrario. E vi dico: voi andate avanti su questa strada, che un giorno la cambieremo noi, perché non va così bene ! Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Censore. Ne ha facoltà.

  BRUNO CENSORE. Grazie, Presidente. Il disegno di legge in esame, approvato dal Senato il 15 luglio ultimo scorso, richiede al Parlamento l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione nel campo della difesa tra l'Italia e il Montenegro.
  L'Accordo, sottoscritto a Roma il 14 settembre 2011, è un atto di particolare rilievo strategico e di alta valenza politica, in considerazione degli interessi nazionali e degli impegni internazionali assunti dall'Italia nella regione dei Balcani.
  Costituisce, inoltre, un preciso impegno di carattere politico assunto dal Governo italiano. L'Accordo ha, infatti, lo scopo di fissare la cornice giuridica entro cui sviluppare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate dell'Italia e del Montenegro, nell'intento di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la collaborazione sulle questioni relative alla sicurezza.
  Si inserisce, inoltre, nel quadro degli accordi di cooperazione in campo militare che il Ministero della difesa italiano ha concluso su base sia bilaterale sia multilaterale, anche allo scopo di dare impulso allo sviluppo dell'industria della difesa. L'Accordo ha, dunque, anche effetti positivi indiretti su alcuni settori produttivi e commerciali di entrambi i Paesi.
  L'Accordo si ispira ai principi della Carta delle Nazioni Unite, a cui entrambi i Paesi aderiscono.
  I Ministeri della Difesa dell'Italia e del Montenegro hanno il compito di curare l'organizzazione e la cooperazione tra i due Paesi; i rispettivi rappresentanti si riuniranno, di norma, con cadenza annuale, nelle due capitali per individuare e definire le misure da adottare per dare esecuzione all'Accordo.
  La cooperazione tra l'Italia e il Montenegro regolata dall'Accordo riguarda questioni strategiche: la politica di sicurezza e di difesa; l'industria per la difesa e la politica degli approvvigionamenti; lo scambio e il transito di materiali e di attrezzature militari, nel rispetto delle leggi nazionali in materia di importazione ed esportazione di armamenti; le operazioni umanitarie e di mantenimento della pace; la ricerca e lo sviluppo di armamenti e di apparecchiature militari; l'assistenza reciproca in materia di organizzazione e gestione delle Forze armate, nonché la formazione e l'addestramento militare. Da rilevare che è materia regolata dall'Accordo tra il nostro Paese e il Montenegro anche l'inquinamento ambientale provocato da attività militari.
  La durata dell'Accordo è stabilita in cinque anni, rinnovabili per altri cinque. Da notare ancora che entro la fine del 2015 la NATO deciderà in merito alla richiesta di adesione del Montenegro.
  Il Montenegro da tempo è impegnato nella lotta contro la corruzione e il crimine organizzato, oltre che nella riorganizzazione della sicurezza nazionale, al fine di soddisfare le condizioni previste dal cosiddetto MAP, il Membership Action Pag. 78Plan, per l'integrazione del Paese balcanico tra gli Stati dell'Alleanza atlantica. Nel contempo i rapporti con gli altri Paesi dell'Alleanza atlantica, tra cui l'Italia, che costituiscono parte integrante del presente Accordo, si vanno rafforzando, nell'ottica di una cooperazione economica che avrà effetti molto positivi sul sistema produttivo di entrambi i Paesi, garantendo loro un mercato ricco ed affidabile e una stabile cooperazione in settori produttivi strategici.
  Per questi motivi, a nome mio e del Partito Democratico, esprimo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vico. Ne ha facoltà.

  LUDOVICO VICO. Grazie Presidente, intervengo semplicemente per un elemento correttivo rispetto ad alcune dichiarazioni che sono state rese in Aula dal collega del MoVimento 5 Stelle. All'articolo 3, Copertura finanziaria, della ratifica di cui in oggetto è scritto: «Agli oneri derivanti dall'articolo 2 dell'Accordo di cui all'articolo 1, valutati in euro 671 annui (...)», diversamente da quanto mi è sembrato di capire che è stato dichiarato fossero 671 mila.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3240)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3240, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,20)

  Vecchio, Coppola, Lavagno, Arlotti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  S. 1926 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 14 settembre 2011 (Approvato dal Senato) (3240):

   (Presenti  420   
   Votanti  398   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 328    
    Hanno votato
no   70).    

  (La deputata Grillo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

TESTO AGGIORNATO AL 6 NOVEMBRE 2015

Testo sostituito con l'errata corrige del 6 NOVEMBRE 2015 Inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea dell'esame e della votazione di questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge n. 3386 e dell'esame del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 46-51-A. Inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea dell'esame e della votazione di questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 3386 e dell'esame del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 46-51-A.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente, secondo quanto anticipato nel corso dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento propongo di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, al termine degli argomenti già previsti, l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge n. 3386, recante misure urgenti per la finanza pubblica, nonché l'esame del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Documento XXII, nn. 46-Pag. 7951-A, «Istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri».

Testo sostituito con l'errata corrige del 6 NOVEMBRE 2015   PRESIDENTE. Su questa proposta darò la parola, ove ne sia fatta richiesta, ad un deputato contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno, ai sensi dell'articolo 41, comma 1 del Regolamento.
  Prendo atto che nessuno desidera intervenire.
  Ricordo che a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, per deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno è necessaria una votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione di nomi e la maggioranza dei tre quarti dei votanti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, al termine degli argomenti già previsti, l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge n. 3386 e l'esame del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 46-51-A.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  PRESIDENTE. Su questa proposta darò la parola, ove ne sia fatta richiesta, ad un deputato contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno, ai sensi dell'articolo 41, comma 1 del Regolamento.
  Prendo atto che nessuno desidera intervenire.
  Ricordo che a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, per deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno è necessaria una votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione di nomi e la maggioranza dei tre quarti dei votanti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, al termine degli argomenti già previsti, l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 3386 e l'esame del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 46-51-A.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Murer, Patriarca, Folino, Di Salvo, Fanucci, Giuliani, Zampa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  358   
   Astenuti   66   
   Maggioranza dei tre quarti
   dei componenti  267   
    Hanno votato
 357    
    Hanno votato
no    1).    

  Essendo stata approvata la proposta, avverto che il termine per la presentazione degli emendamenti al testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 46-51-A è fissato alle ore 18.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978, fatto a Milano il 23 febbraio 2015 (A.C. 3331) (ore 17,25).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978, fatto a Milano il 23 febbraio 2015.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riferiti a tale disegno di legge è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 30 ottobre 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3331)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri e comunitari) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, Alessio Tacconi.

  ALESSIO TACCONI, Relatore. Grazie, signora Presidente. Colleghi, il 23 febbraio scorso il Governo italiano ha siglato il Protocollo aggiuntivo alla Convenzione fra la Svizzera e l'Italia per evitare le doppie imposizioni e per regolare altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.Pag. 80
  Tale Convenzione risale al 1976 ed è stata poi modificata nel 1978 con un Protocollo aggiuntivo. Il Protocollo che oggi siamo chiamati a ratificare si compone di tre articoli.
  Con l'articolo 1 si sostituisce integralmente l'articolo 27 della Convenzione per renderlo rispondente e conforme agli attuali standard dell'OCSE. La Convenzione del 1976 infatti, con l'articolo 27 prevedeva semplicemente lo scambio di informazioni necessarie per l'applicazione della Convenzione stessa e prevedeva esplicitamente la possibilità di non fornire informazioni suscettibili di rivelare segreti bancari tra i due Stati. Il nuovo articolo 27 amplia la base giuridica per la cooperazione tra le amministrazioni dei due Paesi, in quanto al paragrafo 1 consente alle autorità degli Stati contraenti di scambiare le informazioni anche per l'applicazione del diritto interno di ciascuno Stato in relazione alle imposte di qualsiasi natura o denominazione e, pertanto, di operare un più efficace contrasto dell'evasione fiscale in piena coerenza con l'obiettivo prioritario della lotta all'evasione e all'elusione fiscali perseguito dalla normativa nazionale italiana.
  Significativa, a tale riguardo, è la disposizione contenuta nel paragrafo 5 dell'articolo 27, che stabilisce che in nessun caso uno Stato contraente può rifiutare di comunicare informazioni unicamente perché queste sono detenute da una banca, un altro istituto finanziario, un mandatario o una persona che opera in qualità di agente o fiduciario. La disposizione supera e abolisce definitivamente il segreto bancario.
  Lo scambio di informazioni, inoltre, in conformità allo standard dell'OCSE non è limitato dall'assenza di interesse ai propri fini fiscali dello Stato richiesto ma, come stabilito al paragrafo 4 dell'articolo 27, è sufficiente l'interesse dello Stato richiedente.
  L'articolo 2 del Protocollo si sofferma su alcune altre disposizioni in materia di scambio di informazioni e su alcuni aspetti procedurali della cooperazione amministrativa.
  Devo evidenziare a tale proposito che i principi dell'OCSE non contemplano ricerche generalizzate e indiscriminate, le cosiddette «fishing expedition», ma il richiamo a tali principi non deve in alcun modo impedire lo scambio effettivo di informazioni nella misura più ampia possibile sia riferite a singoli contribuenti sia a gruppi di contribuenti anche se non identificati individualmente. In altre parole per l'Italia è possibile chiedere il monitoraggio di tutte le movimentazioni bancarie effettuate dopo la firma del protocollo da parte dei contribuenti italiani sui loro conti detenuti in Svizzera, sia attraverso prelievi in contanti sia attraverso trasferimenti di fondi verso altri Paesi diversi dall'Italia, con l'intenzione di svuotare o alleggerire le proprie posizioni finanziarie. Il Protocollo non vieta dunque la movimentazione dei capitali ma semplicemente agevola il monitoraggio di tali movimentazioni qualora l'Italia ne faccia richiesta anche di gruppo.
  L'articolo 3 riguarda l'entrata in vigore del Protocollo, che avverrà dopo lo scambio degli strumenti di ratifica. Debbo sottolineare che il paragrafo 2 dell'articolo 3 consente allo Stato richiedente di inoltrare richieste di informazioni dalla data di entrata in vigore del Protocollo relative a fatti e/o circostanze esistenti o realizzate a partire dal giorno della firma del Protocollo, escludendo quindi una validità retroattiva.
  Grazie al nuovo Protocollo l'amministrazione finanziaria italiana avrà visibilità sui conti in Svizzera dei contribuenti italiani. Questo sistema di accesso alle informazioni costituisce uno strumento più efficace rispetto allo scambio automatico di informazioni previsto dall'Accordo tra l'Unione europea e la Svizzera firmato il 27 maggio 2015, che prevede lo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari dei contribuenti dei rispettivi Paesi a partire dal 2018 con riferimento all'annualità precedente e cioè il 2017.
  È evidente che il Protocollo dispiegherà effetti positivi sull'esito della procedura della voluntary disclosure, il protocollo infatti allarga la platea dei potenziali aderenti Pag. 81alla regolarizzazione dei capitali in Svizzera in buona sostanza per effetto della sottoscrizione tempestiva dell'accordo rispetto alla tempistica prevista dalla voluntary disclosure, la Svizzera impegnandosi allo scambio di informazioni viene equiparata ad un Paese non «black list», pertanto i contribuenti che intendono aderire alla regolarizzazione non subiscono il raddoppio dei termini di accertamento e il conseguente peggioramento del trattamento sanzionatorio previsto invece per chi regolarizza capitali da Paesi in lista nera.
  Per tutti questi motivi auspico una rapida conclusione dell’iter di approvazione del disegno di legge di ratifica, che assume una valenza storica nella prospettiva di una maggiore trasparenza delle operazioni finanziarie in ambito internazionale e avrà tra l'altro positive ricadute nella lotta all'evasione e nel recupero di importanti risorse.

  PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente. È iscritto a parlare il deputato Sanga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI SANGA. Signora Presidente, il 23 febbraio 2015 è una data che va segnata sul calendario delle relazioni fiscali e finanziarie internazionali. Da un punto di vista formale è stata modificata la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio. Secondo il linguaggio comune, e quindi più comprensibile, è stato abolito il segreto bancario, vale a dire la limitazione dello scambio di informazioni tra l'Italia e la Svizzera. È caduto un muro che si frapponeva ad una trasparenza e correttezza nei rapporti finanziari e che mascherava comportamenti che sovente sconfinavano nell'illecito nelle sue forme più diverse e gravi. Mi lasci aggiungere, Presidente, che nei giorni successivi, il 26 febbraio, è stata siglata un'analoga intesa in materia di scambio di informazioni fiscali con il Liechtenstein e il 2 maggio 2015 con il Governo del Principato di Monaco. Anche queste intese saranno oggetto di approvazione a breve.
  Più volte si è discusso in questa sede della necessità di sottoscrivere questo Accordo di per sé rivoluzionario di un sistema, più volte in quest'Aula ho sentito la rassegnazione e quasi un senso di impotenza nel guardare un obiettivo che sembrava irraggiungibile. Invece no.
  La tenacia del Governo, da un lato, e il lavoro che il Parlamento ha svolto nell'approvazione della legge sulla voluntary disclosure, dall'altro, sono stati decisivi dentro un quadro internazionale che imponeva un siffatto passaggio. A conclusione dell'iter parlamentare, il fisco italiano potrà richiedere alla Svizzera informazioni sui rapporti bancari dei contribuenti italiani a partire dalla data della firma, cioè il 23 febbraio 2015.
  Le autorità fiscali italiane potevano già ottenere informazioni di carattere economico e bancario da parte dell'amministrazione federale svizzera sulla base della convenzione precedente. Con l'entrata in vigore però di questo protocollo si potranno chiedere informazioni e documenti attinenti a comportamenti diversi, che vanno al di là delle frodi fiscali, come ad esempio l'omessa dichiarazione fiscale o la dichiarazione fiscale incompleta o non veritiera e poi saranno possibili le ormai così definite famose rogatorie di gruppo, uno strumento molto efficace di intervento.
  Alla globalizzazione economica e finanziaria, alla mobilità internazionale dei fattori produttivi, all'integrazione dei mercati non poteva mancare la globalizzazione del fisco. Uso questa espressione per dire che non si poteva e non si può rinunciare ad un'azione sistematica volta a decretare la fine dei cosiddetti paradisi fiscali. Certo, è un impegno rilevante che il nostro Paese non può svolgere da solo, ma mantenendo un ruolo da protagonista negli organismi internazionali e traducendo in comportamenti e scelte virtuose le direttive elaborate in questi contesti.
  Lo scambio delle informazioni fiscali e la lotta all'evasione fiscale internazionale è Pag. 82ormai al centro dell'attività di molte organizzazioni internazionali. Nel settembre del 2013, i leader del G20 si sono impegnati allo scambio automatico di informazioni.
  Nel luglio del 2014 l'OCSE ha poi pubblicato il modello completo per lo scambio di informazioni tra amministrazioni fiscali. Il primo effettivo scambio di informazioni automatico avverrà nel 2017 e coinvolgerà 40 Paesi, per estendersi poi a 92 Paesi nel 2018 e penso sia chiaro a tutti cosa possa significare anche sul piano della uniformità internazionale della procedura e a che cosa questo possa aprire in termini di sviluppo anche di un fisco europeo.
  Il 27 maggio del 2015 poi, l'Unione europea e la Svizzera hanno firmato un nuovo accordo sulla trasparenza fiscale, che prevede lo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari dei soggetti residenti nei rispettivi territori a partire dal 2018 con riferimento al 2017.
  C’è una convinzione ormai diffusa che la lotta all'evasione fiscale passi da accordi internazionali e che le manovre non coordinate poste in essere dai singoli Stati determinino scarsi risultati in termini di gettito, oltre a generare sfiducia e allontanamento da parte degli investitori esteri da sempre avversi a muovere capitali in Paesi in cui le regole del gioco risultino poco chiare e in continuo cambiamento.
  Ci sono pronunciamenti del Parlamento europeo, ci sono pareri di autorevoli studiosi nazionali e internazionali in tal senso. Presidente, questo accordo – lo ripeto – è un avvenimento storico e, al di là delle posizioni e delle appartenenze politiche, mi piacerebbe che tutti in quest'Aula lo potessimo riconoscere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 3331)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il Governo rinunziano alla replica.

(Esame degli articoli – A.C. 3331)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3331), che è in distribuzione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3331), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Bonafede, Palma, D'Ottavio. Veloci, colleghi. Monchiero, Martino, Ginoble. Cariello, è in arrivo e anche Tripiedi. Ci siamo ? Paolo Bernini, Carinelli. Carinelli è a posto e Paolo Bernini anche. Arriva... sono pronti... ci siamo. D'Agostino, Zan. Colleghi, però bisogna che rimaniate al posto, perché ci sono molti voti da fare. Poi non aspettiamo più. Gribaudo, Pili, Zan.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  339   
   Astenuti   68   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 339).    

  (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3331), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.Pag. 83
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai, Zaratti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  339   
   Astenuti   68   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 339).    

  (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3331), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Vecchio, Sgambato, Coppola. Coppola è a posto. Ci sono altri che non riescono a votare ? Sgambato ancora no. Palma, Rosato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  337   
   Astenuti   66   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
 337).    

  (La deputata Argentin e il deputato Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3331)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Colleghi, finalmente dopo anni di negoziati ci troviamo a ratificare un Accordo bilaterale che pone fine a lunghe diatribe tra i due Paesi, che hanno rappresentato un vero e proprio punto nero nella storia delle relazioni diplomatiche e nei rapporti di ottimo vicinato tra i due Paesi, senza dimenticare la presenza consistente della comunità italiana che vive in Svizzera e che ha dato un contributo notevole allo sviluppo di questo Paese.
  Signora Presidente, la lotta all'evasione fiscale, in un chiaro quadro europeo, deve essere una priorità del nostro Paese affinché si possa avviare un'effettiva crescita e la presente proposta di modifica fa sì che vi sia un ampliamento del perimetro delle informazioni fiscali oggetto di scambio tra i due Paesi senza oneri aggiuntivi, pur non ricorrendo a ricerche generalizzate e indiscriminate.
  Queste sono ragioni efficaci per annunciare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare. Chiedo altresì che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Fitzgerald Nissoli, certamente può consegnare per la pubblicazione in calce al resoconto il testo integrale del suo intervento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Signora Presidente. Onorevoli colleghi, del disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione italo-svizzera del 1976 per evitare le Pag. 84doppie imposizioni ciò che colpisce maggiormente è la rapidità insolita con la quale è stato portato in Parlamento. L'atto risale, infatti, allo scorso 23 febbraio ed è davvero raro vedere una ratifica raggiungere le Aule delle Camere entro lo spazio di pochi mesi. Ma qui, ed ecco la ragione probabile, si discute di un accordo internazionale bilaterale che mira a rendere più efficace la lotta all'evasione fiscale, e c’è da credere che siamo stati noi, piuttosto che gli amici svizzeri, a premere di più per portare in porto questa intesa.
  Nel dettaglio, il Protocollo che si vuole ratificare contempla solo tre articoli, uno dei quali concerne la sua entrata in vigore. Quelli che contano sono il primo e il secondo. Il primo modifica l'articolo 27 della Convenzione vigente, per adeguare lo scambio di informazioni tra le parti agli standard OCSE, che si suppone siano più rigorosi ed oggettivi di quelli utilizzati finora. Il secondo articolo interviene, invece, sulle procedure amministrative, stabilendo il principio che gli scambi di informazioni tra le parti non debbano essere ostacolati e determinando come evitare che lo siano, senza, tuttavia, spingersi sino al punto di consentire una ricerca indiscriminata di dati nel territorio della controparte.
  Non abbiamo, come Lega Nord, particolari obiezioni all'approvazione di questo accordo. Ci auguriamo soltanto che mai da questo Parlamento venga l'autorizzazione a ratificare un'intesa che renda più difficile e precaria l'integrazione fra l'economia del nostro Paese e quella della Confederazione elvetica, che è molto spinta nelle regioni di confine. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, la Lega Nord non si opporrà a questa ratifica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Alli, che non è presente in Aula; si intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Semplicemente per annunciare voto favorevole su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Diciamo che questo sistema del debito e dell'interesse oggi ci porta ad avere l'Italia a 2.274 miliardi di euro di debiti, 107 miliardi soltanto di interesse annuo: questi numeri sono i numeri dell'economia guidata dal mercato, la politica che si assoggetta al mercato e che muta proprio i concetti base dell'economia, facendo diventare risorsa ciò che risorsa oggi non è. Se non vi è acqua, l'acqua è una risorsa, e quindi vi è una crisi idrica e siamo al cospetto di una crisi. L'acqua è una risorsa. Se non vi è aria, siamo al cospetto di una crisi, perché l'aria è una risorsa; se la inquiniamo e c’è sempre meno aria salubre, siamo al cospetto di una crisi. Se vi è poco suolo, vi è una crisi; vi è consumo di suolo fatto dell'uomo e vi è una crisi. Quando c’è poca moneta, non vi è una crisi, perché la moneta è uno strumento che viene creato. Quindi, non è possibile che si abbia una crisi economica dettata dalla poca circolazione di moneta, visto che la moneta viene creata dall'uomo, non è una risorsa naturale.
  Quindi, quello che mi piace sottolineare è che spesso di questi argomenti non si parla e, quando siamo davanti a questo genere di ratifiche, viviamo quel sistema di silenzio assordante che è quello dei media di regime, italiani, chiaramente, perché sia la Reuters sia il Corriere del Ticino hanno dato notizia che il 31 ottobre scorso, avendo raccolto le 100 mila firme necessarie, la Svizzera terrà un referendum avente per oggetto l'iniziativa popolare federale «Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale svizzera (Iniziativa Moneta Intera)». Pag. 85
  Questo referendum che dovrà tenersi entro i prossimi cinque anni prevede di togliere alle banche commerciali il potere di creare moneta elettronica dal nulla, concentrando tale facoltà alla Banca centrale svizzera, in modo che il relativo profitto derivante da tale emissione vada a vantaggio dei cantoni invece che dei banchieri privati come oggi avviene esentasse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, voglio ricordare che in molteplici assemblee di primari istituti bancari alle quali ho personalmente partecipato, sia nel 2014, che nel 2015, ho avuto modo di ascoltare interventi ben documentati e finalizzati alla richiesta della contabilizzazione nell'emissione di denaro bancario secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS, ovvero che il denaro, all'atto di emissione, fosse contabilizzato nell'attivo di cassa, prima di essere impiegato, in modo tale da poterne tassare il relativo profitto cioè la rendita monetaria effettiva che deriva dal creare denaro gratis. Succede questo oggi: le banche private, quando vi concedono un prestito, creano questa moneta, nel momento in cui la creano la logica vuole che all'interno dei loro bilanci bancari questa voce venga considerata all'attivo, ma nelle banche, nei bilanci bancari, questa voce non c’è ! Soldi spariti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! I soldi spariscono ! Vi starete chiedendo cosa c'entra con questa ratifica ? Questo problema riguarda direttamente anche gli Accordi bilaterali sull'imposizione fiscale, perché la domanda sorge spontanea signori: le banche del Paese estero che hanno filiali nel nostro Paese, in Italia, dove dovranno pagare la tassazione sulla creazione di denaro che avviene nel nostro Paese prima che tale potere venga centralizzato dalle rispettive banche centrali ? Viceversa se le nostre banche creano danaro dal nulla nelle filiali o nelle partecipate estere, dove si tasseranno i relativi profitti ? Allora, stiamo parlando del vero sommerso, signori, altro che le cooperative di Buzzi e Carminati, con questo giochetto le banche private occultano una roba di 800 miliardi all'anno. Questi sono i grandi evasori e di questi che ci dobbiamo occupare. Questo è il vero accordo bilaterale. La vera lotta all'evasione va fatta nelle banche perché loro sono i veri evasori di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Banche private che non vengono controllate. Abbiamo persone come Visco che hanno ricevuto degli avvisi di garanzia, c’è gente come Vegas della Consob che non vigila assolutamente da nessuna parte altrimenti non avremmo degli scandali come quello del Monte dei Paschi di Siena. Quindi, oggi possiamo raccontarcela in tutte le salse, cari signori, che stiamo abolendo le doppie imposizioni, che siamo agevolando la lotta all'evasione fiscale, ma non è così. Finché non attaccheremo il potere delle banche di poter creare la moneta dal nulla, e non ce la prenderemo noi cittadini per poter utilizzare questi soldi tassati per il benessere dello Stato, quindi con il reddito di cittadinanza, con il finanziamento alle piccole e medie imprese, non andremo mai da nessuna parte. Noi affronteremo il problema e voi, sicuramente, non lo state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianni Farina. Ne ha facoltà.

  GIANNI FARINA. Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, giovedì e venerdì scorso si è tenuto a Milano il terzo forum Italia-Svizzera sotto l'attenta regia dell'ambasciata Svizzera in Italia e di Limes alla presenza delle massime autorità politiche e sociali, nonché di esperti sui vari problemi in discussione tra i due Paesi vicini.
  I lavori, contrassegnati da un intenso e approfondito dibattito, sono stati poi conclusi dal Presidente della Confederazione, Didier Burkhalter, e da un saluto del Pag. 86nostro Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Gentiloni, impegnato a Vienna.
  Andavano superate le divisioni, le polemiche, le resistenze, l'insieme di incomprensioni che avevano in parte avvelenato il clima dei rapporti tra le due nazioni amiche. Penso alla presenza della Svizzera nelle liste nere (black list), a causa dei capitali in centinaia di miliardi illegalmente detenuti dai nostri cittadini italiani in conti svizzeri grazie al segreto bancario, che non vanno tuttavia confusi con i conti dei cittadini italiani stabilmente residenti nella Confederazione per un'attività lavorativa e rientrati in Italia, quasi sempre da pensionati, dopo aver vissuto una vita lavorativa in territorio elvetico.
  Era evidente la necessità di regolamentare i problemi legati alla doppia imposizione fiscale, introducendo in particolare lo standard dell'OSCE sullo scambio di informazioni fiscali su domanda. Era necessaria la revisione della convenzione tra l'Italia e la Svizzera, entrata in vigore nel marzo del 1979, che stabiliva la compensazione finanziaria dei tre cantoni di frontiera non oltre il 40 per cento del gettito fiscale da versare alla tesoreria del Ministero del tesoro con il vincolo di trasferimento ai comuni di provenienza dei lavoratori frontalieri, nonché vi era da fissare il complessivo miglioramento dell'accesso al mercato italiano dei fornitori svizzeri di prestazioni finanziare, partendo dallo stato di fatto di un interscambio tra i due Paesi, oggi, oltre i 30 miliardi.
  Tutto ciò in un accavallarsi di tensioni e, per quanto riguarda i lavoratori frontalieri, la resistenza sino alla minaccia del canton Ticino di congelare i trasferimenti del gettito fiscale (ammontante all'incirca a 44 milioni di euro) all'Italia, con drammatiche conseguenze, quindi, di carattere finanziario per i comuni interessati.
  La firma dell'intesa sulle questioni fiscali tra l'Italia e la Svizzera è un passo nella giusta direzione, per quanto riguarda il nostro Paese, ma anche e soprattutto per la Svizzera, Paese in cui l'atto finale sarà dopo il pronunciamento referendario del popolo svizzero. Ecco il perché dell'intesa che, una volta completata sul piano politico e tecnico, può aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra le due nazioni.
  Il 19 dicembre 2014, la Svizzera e l'Italia hanno parafato un Protocollo di modifica alla Convenzione sulla doppia imposizione, che prevede lo scambio automatico di informazioni su domanda delle due parti. Il Protocollo di modifica è applicabile dal giorno della firma, vale a dire dal 23 febbraio 2015.
  È prevista, inoltre, una roadmap per gli obblighi politici reciproci in riferimento ai lavoratori frontalieri, all'accesso al mercato, alle questioni riguardanti l’enclave di Campione d'Italia.
  Nello scambio di informazioni i due Paesi adotteranno in futuro lo standard dell'OSCE tramite una nuova base legale da costruire in progress e che riguarda anche l'estensione dello scambio automatico d'informazioni tra la Svizzera e i Paesi membri dell'Unione Europea.
  Il capitolo più importante dell'Accordo riguarda i contribuenti italiani che detengono illegalmente un conto in Svizzera e che possono partecipare alla dichiarazione volontaria del capitale, quindi, posseduto alle stesse condizioni di quelle applicate a Paesi che non figurano nella lista nera italiana. Entrambi gli Stati possono agire per identificare le persone che intendono dissimulare tali valori patrimoniali non dichiarati. In questo caso è applicato lo standard penalizzante già previsto dell'OSCE. I contribuenti che partecipano al VDP, in scadenza a fine novembre 2015, beneficiano di progressive riduzioni delle pene.
  Per quanto riguarda i lavoratori frontalieri operanti nei cantoni confinanti con l'Italia – sono circa ben 70 mila – essi sono soggetti attualmente a imposizione Pag. 87esclusiva in Svizzera. I cantoni interessati versano all'Italia il 38,8 per cento del gettito fiscale, che è destinato ai comuni di residenza.
  In futuro, i frontalieri saranno assoggettati ad un'imposizione nello Stato in cui esercitano la loro attività professionale e ad un'imposta ordinaria nello Stato di residenza. La quota spettante allo Stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70 per cento del totale dell'imposta prelevabile alla fonte; il rimanente nel Paese di residenza del lavoratore frontaliero. Va naturalmente precisato che su tale problema sono previste delle fasi in progressione anche per rispondere, visto il differenziale impositivo tra i due Paesi (quello svizzero è molto inferiore all'italiano), alle preoccupazioni dei nostri lavoratori frontalieri e degli stessi comuni di confine. Si può ipotizzare nel tempo anche qualche forma di salvaguardia. Con l'entrata in vigore del Protocollo di modifica della Convenzione sulla doppia imposizione, la Svizzera sarà tolta successivamente dalla lista nera. Su Campione d'Italia si ricercheranno soluzioni pragmatiche concernenti le questioni fiscali e non dell'enclave.
  In conclusione, dopo anni di controversie, l'accordo tra la Svizzera e l'Italia pone le basi per il superamento delle frizioni del recente passato e per il rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi in ogni campo. E permetterà ai cantoni di confine di affrontare in positivo i problemi dei rapporti tra le comunità legati alla presenza dei lavoratori frontalieri che sono stati, purtuttavia, in tutti questi anni, gli attori protagonisti dello sviluppo. Considerati a torto portatori di concorrenza (dumping sociale), non è a loro che si può chiedere il rispetto della normativa e dei contratti aziendali, ma alle forze politiche e sociali del Ticino, del Grigioni e del Vallese, anche in stretta collaborazione con le forze politiche e sociali delle regioni italiane interessate, perché sia valorizzato appieno il loro lavoro, la loro professionalità, il sacrificio e l'impegno con cui hanno operato, oltre allo spirito aperto e solidale con cui si sono rapportati alla popolazione locale.
  Se ciò avverrà – e concludo veramente – avremo aperto una nuova pagina dei rapporti italo-svizzeri nel segno della vicinanza e della collaborazione nell'interesse delle due nazioni amiche. Per le considerazioni esposte, chiedo, a nome del gruppo del Partito Democratico, l'approvazione del Protocollo d'intesa tra la Confederazione elvetica e l'Italia che è l'atto finale degli accordi ratificati sul piano fiscale tra una serie di altri Paresi, tra i quali la Santa Sede, il Canada, Taiwan, San Marino e il Lussemburgo. Io chiedo di poter pubblicare in calce al resoconto il testo vista la limitatezza di tempo (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3331)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3331, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mazzoli, Fitzgerald Nissoli, Tripiedi, Fabrizio Di Stefano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  «Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, Pag. 88con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978, fatto a Milano il 23 febbraio 2015» (3331):

   (Presenti  409   
   Votanti  339   
   Astenuti   70   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 339).    

  (La deputata Argentin e il deputato Gutgeld hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto favorevole).

Discussione del disegno di legge: S. 2070 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, recante misure urgenti per la finanza pubblica (Approvato dal Senato) (A.C. 3386) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 17,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziale Paglia ed altri n. 1 e Pesco ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3386), presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3386: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, recante misure urgenti per la finanza pubblica.
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi l'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Il deputato Giulio Marcon ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Paglia ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

  GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, illustro la questione pregiudiziale Paglia ed altri n. 1 sul decreto-legge per le misure urgenti di finanza pubblica partendo da una considerazione di carattere generale che è la seguente: l'esercizio della potestà legislativa da parte del Governo, facendo ricorso in maniera così reiterata al decreto-legge, ha determinato da tempo che esso non possa più essere ritenuto uno strumento eccezionale, come invece richiesto dalla Costituzione. Si tratta di un ricorso ormai ordinario come ben sappiamo. In questo modo il Governo ha alterato la tradizionale divisione dei poteri e l'equilibrio definito dalla nostra Costituzione, facendo assumere alla decretazione d'urgenza un ruolo sistematico e primario rispetto al procedimento ordinario di formazione delle leggi. Tutto questo è lesivo delle prerogative parlamentari. Noi vogliamo in questo modo ribadire anche la nostra preoccupazione che tra l'altro era stata espressa anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso di insediamento, quando aveva in qualche modo sottolineato la necessità di limitare il ricorso alla decretazione d'urgenza. Purtroppo il Governo invece ha continuato a procedere in questa direzione. Tutto questo nuoce al rapporto corretto tra Governo e Parlamento e nuoce alle prerogative costituzionali del Parlamento, della Camera e del Senato, rispetto alla formazione delle leggi. Questa è la considerazione di carattere generale. Poi vi sono tre punti che vogliamo sottolineare e mettere in evidenza rispetto alla questione pregiudiziale che vogliamo qui sostenere. Intanto per il provvedimento in esame, all'articolo 1, riteniamo che non vi sia alcun requisito di urgenza in quanto la norma, che prevede l'applicazione del cosiddetto meccanismo del reverse charge per l'IVA alla grande distribuzione, al fine del contrasto delle frodi fiscali in particolare delle cosiddette «frodi carosello» è stata già introdotta con la legge di stabilità 2015 ponendo, a copertura, una norma di salvaguardia, costituita dall'aumento delle accise sui carburanti, che sarebbe scattata Pag. 89nel caso in cui la Commissione europea non avesse dato l'autorizzazione. Quindi questo è un primo punto che vogliamo sottolineare.
  Inoltre vi è un secondo punto. Nello stesso articolo in oggetto, l'articolo 1, a nostro giudizio manca assolutamente il requisito di necessità poiché la norma in oggetto risulta comunque già provvista di coperta finanziaria ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, seppur con una misura, quella dell'aumento delle accise sui carburanti, oggettivamente antipopolare e in controtendenza agli sforzi per il rilancio economico e produttivo del nostro Paese.
  Vi è poi un terzo punto che vogliamo sottolineare: la mancanza del requisito di necessità comporta di fatto la nullità della validità dell'adozione dell'atto stesso come ribadito infatti dalla deliberazione della Corte costituzionale con sentenza n. 93 del 2011 quando la sentenza dice: «la persistenza di una situazione di fatto comportante la necessità e l'urgenza di provvedere tramite l'utilizzazione di uno strumento eccezionale, quale il decreto-legge, costituisce un requisito di validità dell'adozione di tale atto, la cui mancanza configura un vizio di legittimità costituzionale del medesimo, che non è sanato dalla legge di conversione», parole molto chiare, parole molto pesanti, alle quali il Governo dovrebbe rispondere e delle quali dovrebbe tener conto. Infine – mi avvio a concludere – sono parimenti violati a nostro giudizio l'articolo 3 sul principio di uguaglianza tra i cittadini e l'articolo 53 della Costituzione sul concorso dei cittadini alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva in base ad un criterio di progressività.
  Ciò in quanto l'importo del condono, relativamente a quanto stabilito nel dispositivo normativo, non è ancorato a un indice di capacità contributiva, determinando, così, una ingiustificata disparità di trattamento tra i cittadini evasori e i contribuenti onesti. Questo è inaccettabile, si tratta di un condono, appunto, a favore degli evasori, mentre i contribuenti onesti vengono penalizzati da questa norma e da questo dispositivo.
  Per questo, e mi avvio a concludere, risulta evidente l'uso irragionevole che il Governo ha fatto e intende fare dei suoi poteri discrezionali in materia tributaria come l'arbitrarietà e la non giustificata entità dell'imposizione all'evasore che corrisponde solo al 5 per cento dell'intero capitale esportato all'estero illegalmente. Questo ovviamente ha a che vedere con le norme e con i dispositivi contenuti nel provvedimento riguardo al cosiddetto scudo fiscale cioè alla voluntary disclosure. Quindi, questo per noi è un punto grave che noi vogliamo sottolineare.
  Chiudo sul serio dicendo che questo decreto-legge è l'ennesimo, possiamo definirlo così, «telepass» per evitare il confronto con il Parlamento, per evitare, in qualche modo, l'approfondimento attraverso le procedure costituzionali corrette di temi, di misure e di norme che sono, ovviamente, molto importanti e cruciali anche per la costruzione di una politica fiscale improntata a principi di equità e di giustizia. Per questo noi poniamo la questione pregiudiziale e chiediamo alla Camera di votarla.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pesco ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

  DANIELE PESCO. Grazie Presidente, stiamo discutendo un decreto-legge che va a prorogare la cosiddetta voluntary disclosure, ovvero quella norma con la quale molti evasori fiscali hanno avuto la possibilità di non incappare nelle sanzioni penali previste dal nostro ordinamento giuridico, ma, pagando solo la sanzione amministrativa, possono, praticamente, far emergere quanto hanno fatto negli anni cioè le proprie evasioni fiscali.
  In sostanza, si tratta di un vero condono fiscale anche se riguarda solo, praticamente, le sanzioni penali e ciò in uno Stato dove la lotta all'evasione fiscale praticamente non è mai stata fatta, non è mai stata attuata e anche con questo strumento si va solo a consolidare ciò che è sempre stato fatto negli anni, cioè condoni, condoni su condoni, senza il minimo senso Pag. 90di ragionevolezza nel tentare di arginare questo fenomeno che, ormai, negli anni si è consolidato per non dire incancrenito nella cultura dei concittadini italiani; tutti evadono le tasse e questa è una cosa veramente sbagliata, perché abbiamo uno Stato che consente l'evasione fiscale.
  Ma in più ti premia, perché se hai evaso, e comunque decidi di pagare solo la sanzione amministrativa, ti toglie, come Stato, la possibilità di incappare nella sanzione penale; questa già è una cosa molto, molto grave, ma non è finita qui, perché la voluntary disclosure, così com'era stata definita e descritta con il provvedimento precedente, dava un termine per la presentazione di queste autodenunce e questo termine era fissato per il 30 settembre 2015; non è sufficiente, il tempo non è sufficiente, quindi cosa è stato fatto ? È stata fatta una proroga con la quale si dà la possibilità alle persone di presentare la denuncia entro il 30 novembre 2015. Secondo noi qui vi è una lesione del principio di ragionevolezza e di uguaglianza, soprattutto, perché si crea disparità tra quei cittadini, sempre comunque evasori fiscali, che hanno presentato la dichiarazione entro il 30 settembre 2015, e quindi hanno fatto in fretta per depositarla, e, invece, gli altri che avranno più tempo, fino al 30 novembre 2015, sempre per depositarla. Secondo noi qui vi è una vera lesione del principio di eguaglianza.
  Non basta, perché viene sancita una riduzione anche del principio di ragionevolezza; questo perché, in pratica, si stabilisce, sempre in questo decreto-legge, che tutti gli atti di accertamento, i controlli svolti dall'Agenzia delle entrate debbano concludersi entro il 31 dicembre 2016. Che cosa vuol dire questo ? Vuol dire che si mette fretta all'Agenzia delle entrate di concludere tutti gli accertamenti e, come sappiamo, come si dice, la fretta e il bene non vanno bene insieme. Quindi che cosa succederà ? Che questi accertamenti verranno fatti male, perché si poteva lasciare più tempo all'Agenzia delle entrate per concludere questi accertamenti in modo più equo, più puro e più completo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Invece no, tutto dovrà chiudersi entro il 31 dicembre 2016. Questo secondo noi è sbagliato, è incostituzionale, si va contro il principio di ragionevolezza, non si lascia l'Agenzia delle entrate lavorare bene.
  Un'Agenzia delle entrate che, come sappiamo, ha già diversi problemi, primo tra tutti quello dei dirigenti che sono stati logicamente dichiarati illegittimi con la famosa sentenza della Corte costituzionale, la n. 37 del 2015.
  Un'Agenzia delle entrate che per anni ha lavorato un po’ così, come meglio preferiva, con una squadra dirigenziale che potremmo chiamare «preferita» dal direttore stesso dell'Agenzia delle entrate.
  Quindi, un'Agenzia che ha già dei problemi viene sobbarcata di un ulteriore lavoro che poteva tranquillamente essere evitato, perché la voluntary disclosure si poteva tranquillamente non fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché se continuiamo a dire che i soldi della voluntary disclosure erano soldi necessari vuol dire che abbiamo fallito. Abbiamo fallito sempre, perché non è mai stata fatta una vera lotta all'evasione fiscale e voi siete tutti protagonisti, siete tutti responsabili di uno Stato che la lotta all'evasione fiscale non la vuole fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Non la vuole fare !
  Ma non è finita qui, si va avanti: cos’è successo ? Cosa decidete con questo decreto ? Si stabilisce anche che tutte le pratiche che verranno presentate dopo il 30 settembre 2015 e fino al 30 novembre 2015 non saranno giudicate dall'ente territorialmente deputato a farlo, cioè da quell'ufficio territoriale a cui è riconducibile il domicilio del contribuente, no: sarà un ufficio dell'Agenzia delle entrate che non è stato ancora definito. Sarà una scelta dell'Agenzia delle entrate a stabilire chi dovrà fare quegli accertamenti. Ma stiamo scherzando ? Ma siete fuori di testa, voi ! Voi siete fuori di testa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

Pag. 91

  PRESIDENTE. Onorevole Pesco, non si faccia trascinare dall'entusiasmo. Non insulti i suoi colleghi.

  DANIELE PESCO. Non si può dire che gli accertamenti li farà un ufficio che non si sa qual è ! Ma è possibile ? È possibile ? Non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Questa modifica l'hanno fatta al Senato e sono sicuro che quando la modificherete la lascerete così, perché sicuramente quegli accertamenti li farete fare a chi volete voi, come avete sempre fatto in questi anni, perché l'Agenzia delle entrate – ormai è riconosciuto – in questi anni non è stata avulsa dall'influenza politica. Non è stata avulsa, perché se il principale dirigente, il direttore dell'Agenzia delle entrate è scelto dalla classe politica, è chiaro che comunque a catena c’è condizionamento politico. È chiarissimo ! Questa, purtroppo, è una cosa che non riuscirete a sradicare, perché soprattutto non la volete sradicare.
  E così è successo, perché, guarda caso, con la ridefinizione di queste posizioni organizzative speciali praticamente andate a reinstaurare l'assetto organizzativo dirigenziale che c'era prima, allo stesso modo, identico. Identico ! Tra l'altro, le selezioni le state facendo adesso e sicuramente sappiamo bene quali saranno i risultati: la stessa classe dirigenziale dell'Agenzia delle entrate rimarrà identica da prima ad ora: uguale, uguale, uguale ! Questa è veramente una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Insomma, Presidente, ci sono altre cose riferite all'incostituzionalità della stessa voluntary disclosure. Ricordiamoci cos’è la voluntary disclosure: praticamente avete deciso che non sono più perseguibili per legge le persone che hanno commesso dei reati fiscali, ricomprendendo tutti in una fattispecie. I reati sono ben diversi, abbiamo la dichiarazione infedele, la dichiarazione fraudolenta, ma in realtà avete fatto di tutt'erba un fascio. In pratica, avete tolto la condanna penale per tutte queste persone, quando ci sono veramente tantissime sentenze della Corte costituzionale che dicono che la sanzione o la pena dev'essere comunque commisurata all'atto commesso. Quindi, anche una depenalizzazione deve essere comunque proporzionata, non si può togliere e rendere pari a zero qualsiasi sanzione penale riferita a diversi reati penali. È una cosa veramente vergognosa !
  Avete trattato in modo troppo semplicistico questa questione solo, all'apparenza, per fare cassa, ma diciamocelo benissimo che la ragione non era fare cassa: la ragione era non condannare queste persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La ragione era non macchiare queste persone, non macchiare la loro fedina penale, perché tra queste persone ce ne sono moltissime che fanno parte di consigli di amministrazione nei quali magari non si può entrare se uno ha la fedina penale macchiata e, quindi, avete voluto fargli questo piacere. Avete voluto non macchiare la fedina penale a queste persone. Questa è veramente una cosa vergognosa, una cosa vergognosa !
  Quindi, questo decreto non si doveva fare, come non si doveva fare la voluntary disclosure e, secondo noi, è incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo anticipando sin da subito che il gruppo della Lega Nord si asterrà su questa pregiudiziale di costituzionalità per le seguenti motivazioni.
  L'utilizzo dello strumento della decretazione d'urgenza, da parte del Governo, non può trovare giustificazioni differenti da quelle sancite ex articolo 77 della Costituzione, ossia le motivazioni della necessità ed urgenza debbono essere collegate alla straordinarietà dell'evento che si deve andare a regolamentare tempestivamente. Il decreto in esame va, invece, a sanare gli effetti di una norma introdotta, in modo opportunistico e strumentale, soltanto al fine di poter varare nei tempi fissati la legge di stabilità.Pag. 92
  È necessario ragionare, prima di tutto, su come il Governo, già nella fase di approvazione della legge di stabilità, avesse introdotto la clausola di salvaguardia perché impossibilitato e volutamente intenzionato ad aggirare le disposizioni costituzionali sancite ex articolo 81 della Costituzione, disposizioni che prevedono la necessaria copertura finanziaria dei provvedimenti che vengono varati.
  Questo concetto, che deve essere alla base della legislazione, trova un fondamento ancor più forte quando si tratta della legge annuale che definisce la stabilità economica dell'intero Paese. Già la Corte costituzionale, nella sentenza n. 10 del 2015, aveva ribadito come sia incostituzionale l'uso irragionevole, arbitrario ed ingiustificato dei poteri discrezionali in materia tributaria del legislatore, determinando, in via analogica, l'incostituzionalità di coperture finanziarie che, nei fatti, non tutelano l'equilibrio di bilancio, poiché producono effetti nel tempo condizionati al verificarsi di determinate condizioni e soggetti, quindi, ad una aleatorietà che, nei fatti, non determina certezza nella copertura.
  La necessità ed urgenza non trova alcuna motivazione, perché si riferisce ad un intervento la cui esigenza era prevedibile sin dal momento dell'approvazione della norma in materia di collaborazione volontaria. Un uso improprio della legislazione d'urgenza da parte del Governo esautora, nei fatti, il Parlamento, privandolo della funzione legislativa. È ovvio che un esercizio improprio della funzione legislativa da parte dell'Esecutivo possa generare una trasformazione tacita della forma del Governo verso un regime di premierato monocefalo.
  Queste considerazioni trovano ampie conferme nella gestione folle condotta dall'Esecutivo anche in materia di riforme costituzionali. Il ruolo del Parlamento, della maggioranza politica e del Governo, in questa fase storica, vengono visibilmente alterati nei modi di interpretazione delle regole, delle leggi e della Costituzione stessa. Il Governo e la maggioranza politica che lo sostiene agiscono senza alcun rispetto delle opposizioni, andando, quindi, a minare il concetto stesso su cui si fonda la nostra Repubblica democratica, come sancito dall'articolo 1 della Carta, attraverso cui, affermando che la sovranità appartiene al popolo, e che la esercita principalmente attraverso l'esercizio del diritto di voto, si tutelano le legittime aspettative delle minoranze rappresentate dalle opposizioni in Parlamento. Per questo motivo, il gruppo della Lega si astiene.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. No, noi voteremo contro la pregiudiziale di costituzionalità su questa norma. Veramente, mi sembra abbastanza curioso, Presidente, come si possa chiedere l'incostituzionalità di una norma che è già in vigore da prima che venisse approvando questo decreto, e che, con il decreto in esame, viene sostanzialmente prorogata.
  Cerco, ma molto brevemente, di giustificare questa mia posizione. Secondo me, tra l'altro, tra chi ha illustrato e sostenuto le questioni pregiudiziali c'era molto più merito che non questione di costituzionalità, ma, insomma, questa è un'abitudine del Parlamento: non ci sorprendiamo.
  Contestare l'utilizzo della forma di decreto mi sembra, a mio modo di vedere, veramente curioso: non vedo un'applicazione migliore, per decreto, di questo tipo di norma. Voi sapete bene che il decreto rispondeva, risponde ed ha risposto all'esigenza, molto urgente e pressante, di neutralizzare le clausole di salvaguardia, per la bocciatura, in sede europea, del meccanismo del reverse charge, su cui non mi dilungo. Anche lì, ci sarebbe molto da dire, ma non c’è questa credo la sede.
  In ogni caso, il prolungamento della voluntary disclosure, come ha dimostrato la sua applicazione nel corso di quest'anno, copre lo sbilancio di 781 milioni di euro che si scoprivano dalla non approvazione, in sede europea, della norma sul reverse charge.
  Io non vedo quale forma migliore potesse essere utilizzata, se non quella del Pag. 93decreto-legge, che ha fatto entrare immediatamente in vigore le disposizioni contenute nel decreto, vi ha dato diretta attuazione ed ha permesso di neutralizzare le clausole di salvaguardia.
  Qualcuno ha detto: non c'era l'urgenza perché comunque si potevano aumentare le accise: io dico che invece c'era l'urgenza, proprio per scongiurare fortemente l'uso delle accise, quindi l'utilizzo delle accise e l'aumento delle accise. Da questo punto di vista, dunque, secondo me è da rigettare assolutamente al mittente la questione pregiudiziale di costituzionalità sulla questione dell'utilizzo della forma del decreto-legge.
  Dopo di che, anche sul merito, Presidente, io non ho sentito grandi obiezioni. Sì, certo, c’è un'obiezione di uguaglianza del contribuente. È chiaro, qui parliamo di una sanatoria più che di un condono. Ho sentito parlare di condono: non è un condono, è una sanatoria volontaria, su cui, è chiaro, ci dev'essere una sanatoria su alcuni tipi di reati legati all'autoriciclaggio. Voglio ricordare che questa norma fu fatta insieme alle norme introdotte sull'autoriciclaggio, su alcuni tipi di reato fiscale riguardo all'autoriciclaggio: non è possibile, è chiaro, estenderla a tutte le truffe fiscali, e non è così, non è stata estesa ad esse.
  D'altro canto, voglio ricordare – e qui mi scusi, Presidente, se anche io vado un po’ nel sostanziale – che qui questi capitali che sono rientrati, e che rientreranno nel Paese, hanno il beneficio di ritornare nel circolo dell'imponibile: di questi capitali potrà beneficiare in seguito l'erario e saranno un beneficio per la collettività.
  Non credo, quindi, che si debba essere mai felici del successo di un'operazione di sostanziale sanatoria; ma io penso che, da questo punto di vista, questa è stata efficace, ha procurato pochi danni e i reati che siamo andati a sanare per un breve periodo di tempo, cioè solo relativo all'anno di presentazione della voluntary disclosure, sono molto relativi, e i benefici che abbiamo sono molto superiori.
  Per tutto questo, come ho detto, Area Popolare voterà «no» alla pregiudiziale di costituzionalità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Sanga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI SANGA. Grazie Presidente, intervengo sulle questioni pregiudiziali tenendo presenti due aspetti. Il primo aspetto attiene alle considerazioni di natura costituzionale, ordinamentali quindi: la Costituzione consente al Governo in caso di necessità e urgenza di adottare atti normativi aventi forza di legge. E con riferimento al decreto-legge che noi stiamo esaminando, la necessità e l'urgenza risiedono anzitutto nel disattivare gli effetti della clausola di salvaguardia disposta nella legge di stabilità: l'utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dalla procedura della voluntary per la regolarizzazione dei capitali detenuti all'estero ha consentito di evitare l'aumento delle accise sui carburanti. Lo ripeto: ha consentito di evitare l'aumento delle accise sui carburanti, come era appunto previsto dalle clausole di salvaguardia.
  La scelta compiuta dal Governo in ordine alla identificazione della copertura non può che essere costituzionale: anche perché l'articolo 81, terzo comma, della Costituzione prevede che ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri preveda anche i mezzi per farvi fronte. E, inoltre, vi era la necessità di prorogare scadenze in corso, di posporre le istanze per la voluntary disclosure dal 30 settembre al 30 novembre, quindi bisognava provvedere con urgenza.
  Il secondo aspetto attiene alle questioni di contenuto che qui sono state richiamate, laddove si fa riferimento ai «benefici agli evasori», allo «scudo fiscale», ai «condoni»; e allora voglio precisare alcune cose.
  La voluntary disclosure è un provvedimento che rientra negli schemi OCSE delle relazioni internazionali, e non ha nulla a che vedere e nulla a che fare con le pratiche condonistiche del passato. Non è uno scudo, perché non c’è anonimato: al Pag. 94contrario, è il cittadino che si autodenuncia e sceglie di collaborare facendo una istanza all'Agenzia delle entrate. Non è un condono, perché non si forfetizzano le imposte dovute: si ricostruiscono le basi imponibili, si calcolano le relative imposte, le sanzioni, gli interessi.
  La Voluntary sta dentro una fase nuova dei rapporti tra fisco e contribuenti, nell'ambito della cosiddetta «tax compliance», destinata a segnare un cambio nei rapporti tra cittadino e Stato perché proprio nel rapporto tra contribuente e fisco passa larga parte dei rapporti tra cittadino e Stato. Con la Voluntary Disclosure si richiede una forte collaborazione del contribuente che sceglie di aderire, sceglie di ricostruire la sua storia patrimoniale, reddituale e fiscale. Anche rispetto alla questione sollevata dall'onorevole Pesco sulle istanze presentate dal 10 novembre, è vero che potrebbero essere assegnate ad uffici finanziari diversi da quelli ordinari. Alla base di questo vi sono ragioni di riservatezza, ma vi è anche la possibilità di spostamento della competenza da parte del direttore dell'agenzia per consentire di redistribuire in maniera razionale il carico delle pratiche che alcune direzioni territoriali, soprattutto nelle zone frontaliere, devono sostenere per ragioni ovvie.
  Per tutte queste ragioni e per altre che non ho il tempo di richiamare noi voteremo contro le pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Paglia ed altri n. 1 e Pesco ed altri n. 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Coppola, Vico, Mantero, Piras, Schullian, Di Lello, Fitzgerald Nissoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  325   
   Astenuti   51   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato
  82    
    Hanno votato
no  243).    

  (La deputata Argentin e la deputata Pellegrino hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole. La deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

Discussione del Testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 46-51-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri (ore 18,30).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 46-51-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali – Doc. XXII, nn. 46-51-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, il deputato Andrea Causin.

  ANDREA CAUSIN, Relatore. Signora Presidente, so che i colleghi dicono: «breve», però siccome parliamo di una cosa delicata, nel senso che parliamo di una persona, penso che per il rispetto suo e della famiglia, pur nella brevità, due cose vadano dette su questa vicenda. Onorevoli colleghi, con le proposte n. 46 e n. 51, i colleghi Amoddio e Zappulla in qualità di Pag. 95primi firmatari hanno proposto di istituire una Commissione di inchiesta della Camera dei deputati sulla tragica morte del militare di leva Emanuele Scieri, avvenuta, com’è noto, il 13 agosto 1999, presso la caserma «Gamerra» di Pisa, dove lo stesso Scieri era giunto dopo aver concluso la fase di addestramento delle reclute presso la caserma «Lupi di Toscana» a Firenze. Rammento sinteticamente come si svolsero i fatti. Il 13 agosto 1999, esaurite le formalità di rito, alle reclute provenienti dalla caserma «Lupi», tra cui Emanuele Scieri, venne concessa la libera uscita, che, stando a quanto successivamente emerso dall'indagine compiuta dalla competente procura della Repubblica, il giovane Emanuele trascorse passeggiando per il centro di Pisa con alcuni commilitoni. Alle 22,15 Emanuele Scieri rientrò in caserma, ma la sera i militari addetti al contrappello accertarono che non era presente in camerata. Nei giorni seguenti, nonostante di lui non si avessero notizie, nessuno alla caserma Gamerra si attivò per cercarlo. Solo alle 13,50 di lunedì 16 agosto quattro allievi paracadutisti in servizio al magazzino-casermaggio si accorsero che il suo corpo senza vita giaceva ai piedi della scala della torretta di prosciugamento dei paracadute. Né le indagini svolte dalle autorità militari, né quelle della magistratura ordinaria hanno mai fatto piena luce sui contorni della vicenda. Ancora oggi la verità dei fatti non è stata accertata. La proposta di inchiesta che si sottopone all'esame dell'Assemblea trae origine perciò dalla necessità di fare emergere la verità su questa tragica vicenda.
  La proposta si compone di cinque articoli. Quanto alla durata, la Commissione è istituita per la durata residua della legislatura in corso. Quanto invece ai compiti, la Commissione ha i seguenti: stabilire la dinamica dei fatti, per accertare le cause e i motivi della morte di Emanuele Scieri e raccogliere gli elementi utili per l'identificazione dei responsabili; appurare se vi siano responsabilità di coloro che erano preposti al controllo all'interno della caserma ed effettuare un'indagine approfondita sulla gestione della medesima caserma, in particolare accertando l'eventuale esistenza di direttive diffuse da parte di ufficiali, sottufficiali o graduati della caserma atte a rendere operanti comportamenti gravemente lesivi del codice penale militare e dei regolamenti militari. Entro sessanta giorni dalla conclusione dei propri lavori – ma anche prima, qualora vi siano casi di particolare gravità e urgenza che lo rendano necessario – la Commissione dovrà presentare all'Assemblea una relazione. È espressamente previsto che possano essere presentate relazioni di minoranza. La Commissione è composta da ventuno deputati, nominati dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo parlamentare. Entro dieci giorni dalla nomina dei componenti, la Commissione è convocata dal Presidente della Camera per la costituzione del suo ufficio di presidenza, che avviene mediante l'elezione del presidente, di un vicepresidente e di un segretario. La Commissione – come previsto dalla Costituzione – procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria. Non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione né alla libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale. Può richiedere agli organi e agli uffici della pubblica amministrazione copie di atti e di documenti da essi custoditi, prodotti o comunque acquisiti nelle materie dell'inchiesta. Può altresì richiedere copie di atti e di documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso o conclusi presso l'autorità giudiziaria o altri organi inquirenti, nonché copie di atti e di documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari. L'autorità giudiziaria può trasmettere copie di atti e di documenti anche di propria iniziativa. Per le testimonianze da rendere davanti alla Commissione si applicano le disposizioni pertinenti del codice penale. Quanto alla Pag. 96disciplina del segreto, è previsto – sulla falsariga di quanto stabilito per altre Commissioni monocamerali di inchiesta – che la Commissione debba mantenere il segreto funzionale fino a quando gli atti e i documenti trasmessi in copia siano coperti da segreto nei termini precisati dagli organi e uffici che li hanno trasmessi. La Commissione può stabilire quali atti e documenti non debbano essere divulgati, anche in relazione a esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti, le assunzioni testimoniali e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari fino al termine delle stesse. I componenti della Commissione e il personale che vi lavora o che collabora con essa o comunque viene a conoscenza per ragioni d'ufficio o di servizio di atti o fatti coperti dal segreto sono obbligati a mantenerne la segretezza. Per il segreto di Stato si applica quanto previsto dalla legge di riferimento. Per il segreto d'ufficio, professionale e bancario si applicano le norme vigenti in materia. È sempre opponibile il segreto tra difensore e parte processuale nell'ambito del mandato. È precisato che gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria non sono tenuti a comunicare alla Commissione le fonti delle loro informazioni.
  Venendo all'organizzazione dei lavori della Commissione e alla copertura finanziaria, il testo che la Commissione difesa sottopone all'Assemblea prevede che l'attività e il funzionamento della Commissione di inchiesta siano disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa, prima dell'inizio dei lavori, fermo restando quanto previsto dal Regolamento della Camera in merito alle missioni fuori sede delle Commissioni di inchiesta. Modifiche delle norme regolamentari possono essere proposte da ogni componente. Le sedute della Commissione sono pubbliche, fermo restando che tutte le volte che lo si ritenga opportuno la Commissione può deliberare di riunirsi in seduta segreta. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e di ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie. Per l'esercizio delle sue funzioni, è previsto che la Commissione fruisca di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dal Presidente della Camera dei deputati. Quanto alle spese di funzionamento della Commissione, queste sono poste a carico del bilancio interno della Camera. Esse sono stabilite nel limite massimo di 15 mila euro per l'anno 2015 e di 100 mila euro per ciascuno degli anni successivi compresi nella XVII legislatura. Il Presidente della Camera può autorizzare un incremento delle spese di cui al periodo precedente, in misura non superiore al 30 per cento, a seguito di richiesta formulata dal presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell'inchiesta.
  Mi avvio a concludere. Nel corso dell'esame in sede referente si è registrata la convergenza pressoché unanime dei gruppi sulla proposta di inchiesta. Rispetto alle proposte iniziali il testo elaborato dalla Commissione difesa si caratterizza principalmente per il non prevedere, tra i compiti della Commissione di inchiesta, quello di indagare sulle pratiche di nonnismo e sulle condotte ad esso correlate in epoca antecedente e successiva alla sospensione del servizio di leva obbligatorio. La Commissione difesa ha infatti ritenuto che includere il fenomeno del nonnismo tra gli oggetti dell'inchiesta avrebbe disperso l'attenzione della Commissione di inchiesta impedendole di concentrarsi sull'obiettivo principale, vale a dire quello di fare piena luce sulla morte di Emanuele Scieri.
  Quanto alle Commissioni competenti in sede consultiva, le Commissioni affari costituzionali e giustizia hanno espresso pareri favorevoli; la Commissione bilancio ha espresso parere favorevole con una osservazione, che è stata recepita nel testo mediante un emendamento del relatore.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.Pag. 97
  Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – Doc. XXII, nn. 46-51-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
  Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò direttamente in votazione.
  Prego i colleghi di prendere posto.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 46-51-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vecchio. Stanno entrando tanti colleghi; poi non aspettiamo. Questo è il primo voto sul provvedimento e poi andremo più rapidamente. Ruocco è in arrivo. Guidesi... sì, aspettiamo. Camani, Naccarato, Di Lello, Rubinato, Carinelli, Marcon, Colaninno. Forza colleghi. Pesco. Quando ha votato l'onorevole Pesco chiudiamo la votazione. È rimasto Villarosa lì in mezzo. Non vedo da qui: ha votato, onorevole Pesco ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  350   
   Votanti  341   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 340    
    Hanno votato
no    1).    

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 46-51-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Dellai, Malpezzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  345   
   Votanti  335   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  168   
    Hanno votato
 335).    

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 46-51-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitzgerald Nissoli...
  Dichiaro chiusa la votazione. Mi dispiace, collega Ciracì.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  341   
   Votanti  331   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
 331).    

  (La deputata Argentin e il deputato Fossati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 46-51-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 98

  Montroni, Frusone, Quaranta, Dellai, Di Salvo, Attaguile...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  348   
   Votanti  334   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  168   
   Hanno votato
 334).   

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 46-51-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Dall'Osso, Palma, Martino, Brugnerotto, Agostinelli, Antimo Cesaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  361   
   Votanti  349   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  175   
   Hanno votato
349).   

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – Doc. XXII, nn. 46-51-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Molto brevemente, anche perché qui si parla di una vicenda molto lontana nel passato, molto dolorosa e anche molto oscura.

  PRESIDENTE. Colleghi, se abbassate un po’ il tono della voce, si sentono anche gli interventi.

  GIANLUCA PINI. Noi, onestamente, ci siamo interrogati in maniera sincera sul tipo di voto da consegnare a questo tipo di richiesta di Commissione parlamentare, e l'ho fatto anch'io in primis, perché penso di essere uno dei pochi, all'interno di questo Parlamento, a essere stato, come allievo, all'interno di quella struttura, cioè la caserma «Gamerra» di Pisa, in quanto, poi, componente della «Folgore». Non nascondo che, soprattutto in quel periodo lì e anche nel periodo antecedente, nel quale io ho svolto il servizio militare, purtroppo interrotto per un grave incidente, è chiaro che vi erano situazioni che venivano tollerate, ma che mai, personalmente, ho visto sfociare in episodi di violenza tali da generare la morte di una persona.
  Vi è stata un'indagine da parte della magistratura, che non ha scoperto, diciamo così, o non ha fatto rilevare alcun tipo di responsabilità penale personale nei confronti dei vertici o di altri commilitoni, ed è stata un'indagine abbastanza accurata. Quindi, una richiesta di Commissione di inchiesta specifica su un singolo caso, sul quale già la magistratura, per lungo tempo, ha svolto delle indagini, sembra, in qualche modo, dire che non ci si fida assolutamente di quel tipo di indagine lì.
  Sarebbe stato sì, come era nelle intenzioni iniziali, importante, magari, svolgere una ricognizione su tutti i casi che in questo Paese possono o potevano essere ricondotti a episodi di nonnismo che hanno portato alla morte o a episodi di incidenti gravi nei confronti di reclute di leva. Non lo si è voluto fare: si è voluto ricondurre il tutto a una sorta di bandierina politica da piantare in non so quale campo, cioè quella di dire «siamo riusciti Pag. 99ad ottenere una Commissione di inchiesta su un caso specifico». Un po’ poco, onestamente, se si vuole veramente far luce su quelli che erano gli episodi di nonnismo nel passato, quando esisteva e si svolgeva, fortunatamente – sottolineo, fortunatamente –, ancora la leva obbligatoria, che dava un minimo di responsabilità ai giovani dell'epoca, cosa che oggi, invece, non avviene.
  Quindi noi, lo ripeto, per il fatto che valutiamo questa richiesta una mera operazione di visibilità politica da parte di qualche collega o di qualche gruppo parlamentare, per dire abbiamo ottenuto qualcosa, che in realtà è ben poca cosa, se non riaprire una ferita dolorosissima per i parenti di questo ragazzo, non ce la sentiamo onestamente di avallare questo tipo di richieste. È un'operazione politica volta non solo ed esclusivamente (come dovrebbe essere per una Commissione di inchiesta) ad appurare la verità che speriamo comunque venga fuori. Quindi non ci opporremo, ma il nostro voto sarà di astensione per i motivi che ho anzidetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. È stato già detto, questa sera la Camera finalmente delibererà la Commissione di inchiesta per fare luce sulla morte di Emanuele Scieri, un ragazzo, una giovane recluta, un militare di leva presso la caserma Gamerra di Pisa che ha perso la vita lì dentro, sedici anni fa, tantissimi anni fa. In questi anni i sui familiari, i sui amici, le istituzioni di Siracusa e di Pisa, hanno chiesto verità sulla tragica vicenda e giustizia per Emanuele. Io penso che abbiamo il dovere di restituire la verità e la giustizia ai familiari e di restituirla a lui.
  Voglio ricordare che in Commissione difesa abbiamo lavorato anche riducendo al massimo i tempi per arrivare, questa sera, a questo risultato, all'istituzione della Commissione di inchiesta e lo abbiamo fatto con una condivisione importante. La Commissione di inchiesta avrà poteri di indagine che ci potranno consentire di arrivare alla verità. Lo voglio ricordare: il procedimento a carico degli ufficiali responsabili della caserma e dei militari del contrappello, quelli cioè che avrebbero dovuto accorgersi che Emanuele non era presente, mentre era agonizzante prima, e morto dopo, si è concluso con l'archiviazione. La vicenda, invece, è davvero drammatica e per noi è chiaro che Emanuele è stato vittima di un atto di nonnismo. Emanuele si era arrampicato su una torre e gli hanno trovato gli scarponi con i lacci legati tra di loro. Hanno trovato segni di scarponi sul dorso della mani, come se qualcuno abbia cercato di farlo cadere, di impedirgli anche di aiutarsi con le mani, già non potevo farlo con i piedi perché, appunto, aveva gli scarponi allacciati tra di loro. È stato sottoposto a un comportamento vessatorio, violento, un rituale, una pratica che abbiamo conosciuto negli anni in particolare quando il servizio militare nel nostro Paese era obbligatorio. Rituali e pratiche violente che venivano messe in atto perché i giovani militari, le reclute, potessero integrarsi nel gruppo. Si tratta di una pratica e di un fenomeno inaccettabile. Un fenomeno inaccettabile che ci risulta abbia avuto una recrudescenza negli ultimi tre, quattro anni, dal 2012 in poi. Anch'io penso, come il collega della Lega, che vada ripreso il tema del fenomeno del nonnismo più in generale e vada indagata la recrudescenza di questi ultimi anni anche in riferimento all'ingresso di tante donne nelle Forze armate. Ci sono, insomma, dei giudici dei tribunali militari che hanno già denunciato alcune situazioni di questo tipo.
  Penso, però, che Emanuele, la sua famiglia, i suoi amici, le istituzioni e tutti coloro che in questi anni hanno chiesto verità e giustizia, meritino che la Commissione d'inchiesta vada fino in fondo e che siano chiare le responsabilità. Penso sia a tutti noto che molto spesso, in particolare gli alti ufficiali, hanno sottovalutato Pag. 100i casi di nonnismo. Li hanno nascosti, se non addirittura favoriti, una pratica che era molto diffusa e che ha provocato ferite psichiche e fisiche a moltissimi giovani e a moltissimi ragazzi che hanno svolto il servizio militare di leva, il servizio militare obbligatorio. Le famiglie li affidavano in qualche maniera allo Stato e lo Stato spesso, come nel caso di Emanuele, ha restituito ragazzi chiusi in una bara.
  Penso quindi che il tema del nonnismo e del fenomeno, soprattutto se si dovesse in qualche maniera confermare la sua recrudescenza, vada ancora indagato. Penso che la Commissione difesa e la Camera dei deputati possano continuare a lavorare su questo. Ma intanto, adesso, da questa sera, i voti che noi abbiamo espresso sui cinque articoli, di cui è composta la proposta di istituzione della Commissione, dicono di una volontà condivisa. Una volontà che deve, però, portare un risultato importante: vanno scoperti e vanno indicati con esattezza i responsabili, vanno indicate e trovate con esattezza le cause della morte di Emanuele Scieri. Non si può più tacere. Penso che stasera il Parlamento, questa Camera, potrà esprimere una pagina un po’ più nobile di quelle che di solito siamo costretti a scrivere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente. Nel preannunziare il voto favorevole del gruppo di Area Popolare, vorrei rinnovare anche in questa sede il mio personale ringraziamento ai proponenti e ai colleghi che hanno fortemente voluto l'istituzione di questa Commissione, peraltro anche voluta all'unanimità in Commissione.
  Presidente, verità e giustizia, devono essere infatti dei principi cardine per dare ancora di più forza e credibilità alle istituzioni di questo Paese. Diceva Montesquieu: giustizia ritardata è giustizia negata. Ecco, io penso che la stessa cosa valga anche per la verità.
  Vorrei, vorrei tanto, che il caso di Emanuele Scieri non sia l'ennesimo caso dimenticato, un caso in cui i colpevoli non vengono individuati e soprattutto non vengono puniti. Per questo, ribadisco il voto favorevole del gruppo di Area Popolare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà convintamente a favore dell'istituzione di una Commissione di inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri. Sono anch'io firmataria della proposta Amoddio, che assieme al collega Zappulla – siamo tutti e tre siracusani – abbiamo voluto presentare. Ci sono voluti sedici lunghissimi anni perché finalmente si decidesse di aprire un'inchiesta vera. Io non so se dopo sedici lunghissimi anni sarà possibile fare piena luce su una vicenda drammatica, che ha spezzato la vita a un ragazzo meraviglioso di 27 anni, appena laureato, che svolgeva l'allora obbligatorio servizio di leva.
  Io sono tra quelle persone che hanno manifestato per mesi. Sono tra quelle persone che, con i cartelli «verità e giustizia», hanno manifestato all'interno della caserma Gamerra. Emanuele Scieri è stato lasciato per tre giorni agonizzante, sotto la torre con questa scala altissima dalla quale è caduto. Nessuno lo ho cercato. È ovvio che ci sono stati dei colpevoli silenzi. Non si è mai voluta fare piena luce su questo caso e non soltanto la famiglia non si è mai rassegnata: un'intera comunità non si è mai rassegnata.
  E oggi il risultato è proprio l'istituzione di questa Commissione di inchiesta, dopo sedici lunghissimi anni, che tenta di rompere quel muro di omertà, che tenta di risvegliare le coscienze dei circa quattrocento commilitoni che erano presenti assieme a Emanuele Scieri nella caserma «Gamerra». Io, con uno spirito non certamente di rivalsa, ho sostenuto questa proposta di legge. Gli episodi di nonnismo Pag. 101c'erano, erano tanti, lo sapevamo e probabilmente il caso di Emanuele Scieri, che ha monopolizzato i media per moltissimi mesi, ha anche condizionato le scelte poi che sono state fatte dal Parlamento e dal Governo di allora sulla riforma del servizio di leva.
  Io penso che questa Commissione di inchiesta sia un atto dovuto. Ripeto che non sono convinta che riusciremo a restituire giustizia a Emanuele Scieri; non sarà facile, ma sarà anche importante solo scrivere nero su bianco in Parlamento e lasciare una traccia e una testimonianza che ci fu insabbiamento, che sia l'inchiesta della magistratura militare, che della magistratura ordinaria fu un'inchiesta sommaria. Chi ha vissuto in prima persona tutti quegli atti e ha seguito quegli atti da vicino, sa come sono state condotte le indagini. Quindi, oggi ha anche un valore, non solo simbolico, ma di sostanza, il solo accertare che non si volle fare piena luce sulla morte di un ragazzo meraviglioso, Emanuele Scieri, che la sua città non ha mai dimenticato e al quale continua ad intitolare iniziative, manifestazioni, targhe e convegni perché la sua storia deve essere ricordata e deve essere una storia di insegnamento per tutti coloro i quali decidono di intraprendere una carriera militare all'insegna di valori ben più alti di quelli che, purtroppo, spesso animavano le caserme di quell'epoca (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzo. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie Presidente, «l'inchiesta giudiziaria sulla morte di Emanuele, condotta dalla procura di Pisa, si è fermata davanti ai silenzi, alle reticenze, alle omertà e si è conclusa con un'ingloriosa, scandalosa e vergognosa archiviazione. Ancora una volta la giustizia italiana ha dimostrato di essere una pseudogiustizia: delitti senza colpevoli, casi irrisolti, archiviazioni invece di verità, fantasmi al posto di imputati, generiche ipotesi invece di accertamenti». Presidente, queste parole, dure e dolorose, sono state pronunciate da Isabella e Corrado Scieri, madre e padre del paracadutista Emanuele Scieri, entrato con le sue gambe nella caserma «Gamerra» di Pisa nell'agosto 1999 e trovato morto, dopo tre giorni di agonia, nella stessa caserma, il 13 agosto 1999. Emanuele è morto mentre svolgeva il servizio militare, mentre serviva lo Stato e questa morte e le sue circostanze ancora non chiarite rimangono una ferita ancora aperta, non solo per i genitori, ma per tutti coloro che reputano che sia assurdo che si possa morire in questo modo, dentro le mura di una caserma italiana. Troppe omissioni e reticenze – i genitori parlano apertamente di omertà – hanno caratterizzato questa vicenda. Fa onore al Parlamento aver avuto il coraggio di riaprire questa vicenda, di non rassegnarsi all'archiviazione alla quale si è arresa la procura di Pisa. Ed è un onore per noi votare questa proposta di legge proprio il giorno in cui si celebra la festa delle Forze armate. Con questa proposta di legge il Parlamento manda un segnale chiaro a tutti i cittadini in uniforme e, cioè, che la Repubblica non li abbandona, che non si dimentica di chi serve lo Stato e la patria, anche se Stato e patria non sono riusciti ad impedire che un gioco spregevole e crudele avesse ragione sulla vita di questo nostro giovane cittadino. Ciò su cui si indagherà sarà anche il nonnismo in generale, che è stato una delle piaghe più odiose dell'esercito di leva, troppo spesso tollerato da chi invece doveva combatterlo; fenomeno che ha allontanato tanti giovani da quello che per l'articolo 52 della Costituzione rappresenta un sacro dovere per il cittadino.
  Presidente, votiamo a favore di questa Commissione d'inchiesta proprio perché riteniamo che sia il miglior modo di difendere le Forze armate e combatterne le parti non sane, quelle degenerazioni che ne minano la credibilità. Sono trascorsi sedici anni dalla tragica morte di Emanuele. Tanto tempo, ma la richiesta di verità e giustizia rimane ancora di più Pag. 102attuale. Per questo, il MoVimento 5 Stelle voterà con convinzione la costituzione di questa Commissione d'inchiesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Amoddio. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Presidente, onorevoli deputati, mi accingo a formulare la dichiarazione di voto per conto del PD su questa vicenda devo dire molto, molto scottante. Permettetemi una breve sintesi. Sarò breve ma i fatti vanno raccontati per un voto veramente consapevole. In data 13 agosto 1999, come è stato detto, Emanuele Scieri terminava la fase di addestramento e veniva trasferito con un pullman alla caserma militare di Pisa, caserma Gamerra. Già durante questo trasferimento in pullman si verificavano numerosi episodi di violenza per i quali è stato aperto un procedimento militare al tribunale di La Spezia con condanna dei responsabili. Emanuele Scieri raggiungeva la caserma Gamerra e poi la sera alle reclute veniva concessa la libera uscita. Emanuele faceva un giro per la città e rientrava alle 22,15 in caserma. Ripeto: rientrava in caserma. Anziché ritirarsi subito in camerata, fumava l'ultima sua sigaretta e si attardava a fare una telefonata. Il commilitone suo compagno, tale Viberti, rientrava. Alle 23,45 però veniva effettuato il contrappello ed Emanuele Scieri non si presentava al contrappello. Moltissimi militari dissero che Emanuele Scieri era regolarmente rientrato in caserma, che fino a pochi minuti prima era stato visto, che ritenevano strana l'assenza di Emanuele Scieri ma nessuno in quella notte lo cercò. I militari addetti al contrappello non segnalarono niente all'ufficiale di picchetto che avrebbe dovuto ovviamente effettuare e disporre le ricerche. Intorno alla mezzanotte del 13 agosto alla caserma Gamerra nessuno si preoccupò di ricercare Emanuele Scieri e così anche il 14. Fino a quando il 15 agosto, il giorno di Ferragosto, ben due ispezioni straordinarie vennero fatte alla caserma. Alle 5 e mezza del mattino di Ferragosto e alle 21,30 di Ferragosto queste ispezioni provano che i vertici della caserma sapevano benissimo che non era affatto ordinaria la scomparsa di un commilitone, ma il corpo di Emanuele Scieri venne trovato il 16 agosto alle 13,50 e il cadavere ovviamente era in stato di decomposizione.
  Le indagini della procura di Pisa hanno permesso di raggiungere purtroppo una conclusione misteriosa: un'archiviazione. Tuttavia voglio leggervi le parole scritte dal procuratore: è certo che Emanuele Scieri cadde la notte del 13 agosto 1999 all'esterno della protezione della scala posta nella torre di prosciugamento dei paracadute della caserma Gamerra; è certo che cadde con le scarpe slacciate da una altezza di almeno 10 metri; è certo che sul dorso del piede aveva aperture cutanee e la deduzione logica – scrive il procuratore – è che Emanuele Scieri venne costretto a salire sulla scaletta senza alcuno strumento di protezione e che dall'interno della scala con uno strumento contundente non rinvenuto gli vennero procurate le lesioni al piede e gli vennero percosse le mani affinché Emanuele Scieri cadesse da quella scala.
  Allora il colpevole non c’è, ha il volto coperto, ma, signori deputati, tutti quanti ci chiediamo – la Lega ha espresso i suoi dubbi – perché dopo così tanto tempo. La risposta che tutti dovete sapere è che questa Commissione di inchiesta è stata chiesta in diverse precedenti legislature ma non ha mai visto la luce, non è mai stata portata in porto per fine legislatura, è stata chiesta da numerosi deputati. Confido e sono certa che il tempo trascorso oggi non è una debolezza ma sarà una nostra forza, la forza di questa Commissione d'inchiesta. Sono certa che moltissimi che allora non hanno parlato, hanno visto e sanno, domani potranno riferire alla Commissione di inchiesta perché magari sono stati trasferiti in altre caserme o non hanno più nulla da temere nel dire la verità.
  Ringrazio tutti i deputati e tutti i partiti politici che hanno firmato all'unisono questa proposta di legge perché, contrariamente a quanto ha detto la Lega, diverse Pag. 103indagini non sono state svolte e io sono certa che le svolgerà la Commissione di inchiesta. Ci sono molti buchi neri in questa indagine.
  Ringrazio a gran voce i 13 consigli comunali che hanno chiesto l'istituzione di questa Commissione di inchiesta, perché il trascorrere del tempo non ha assolutamente sopito il legittimo anelito di verità e di giustizia dell'opinione pubblica, dei seimila suoi amici che hanno aperto un blog, della famiglia e dello Stato italiano.
  Indagare ancora sulla responsabilità della morte di Emanuele Scieri significa perseguire veramente l'interesse generale, per condannare gli episodi di nonnismo che nel caso di Emanuele Scieri hanno trovato veramente il peggiore degli epiloghi.
  Mi accingo a concludere, colleghi deputati, e ricordo in quest'Aula che dopo la morte di Emanuele Scieri, molti militari, moltissimi militari trovarono il coraggio di raccontare gli abusi subiti e il dibattito che ne seguì fu la molla per far scattare la modifica del servizio di leva da obbligatorio in facoltativo. Per la morte di Emanuele Scieri, la giustizia non può avere assolutamente una data di scadenza.
  Onorevoli deputati, oggi è il 4 novembre, festa delle Forze armate, molti militari muoiono in territori di guerra per difendere questa patria. Il 6 novembre ricorre l'anniversario della laurea in giurisprudenza di Emanuele Scieri, tra due giorni; con il voto favorevole di quest'Aula possiamo dare giustizia a un ragazzo che giustizia ha studiato e che giustizia ancora aspetta. Esprimo il voto favorevole di tutto il Partito Democratico e invito tutti a votare per l'istituzione della Commissione di inchiesta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente, a rinforzo di quanti voteranno a favore e per mettere un ulteriore dubbio relativamente a quanti voteranno contro rispetto a questa Commissione parlamentare di inchiesta, voglio solo raccontare un breve aneddoto. Io ho fatto il collegio navale Morosini a Venezia e sono stato, come prevede quel collegio che è omologo alla Nunziatella, un pivolo. Un pivolo è un allievo del primo anno e il pivolo deve essere spivolato.
  Al di là dell'idea della goliardia che gira e come leggenda ancora gira intorno a queste istituzioni totali che rispondono a dinamiche molto spesso senza senso e al di fuori di una visione effettivamente importante e forte di Stato e di costruzione di uno Stato consapevole, c'erano dei minorenni, io ero uno di questi, avevo 16 anni – è incredibile ma vero, avevo tutti i capelli – e mi ero prefisso l'idea che bisognasse difendere i più deboli all'interno di questa istituzione.
  Ebbene, questo tipo di comportamento è assolutamente impossibile, o almeno in quegli anni era impossibile, perché diventi tu, alla fine, il più debole che farà le spese di questo comportamento.
  Quindi, dopo il primo anno si diventa anziani, al secondo anno, e il tipo di recrudescenze più forti e più violente avvenivano proprio da quelli del terzo anno, gli anzianissimi. I pivoli venivano un po’ difesi dal nonno, in quanto diventavano nipoti. Ebbene, dopo due anni mi sono dovuto allontanare, perché, un po’ come qui alla Camera dei deputati, succede che, difendendo i più deboli, anche all'epoca si prendevano le espulsioni e gli isolamenti disciplinari. Riuscii a prendere 60 giorni di isolamento disciplinare, quindi due mesi su nove mesi di corso.
  È una parentesi molto dolorosa della mia vita e ritengo che questa testimonianza sia importante perché bisogna entrare nelle pieghe là dove non si dice e solo i familiari più stretti sanno, ma nessuno parla, perché, altrimenti, chi ne fa le spese è l'allievo o l'allievo sottufficiale o ufficiale.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 104

(Coordinamento formale – Doc. XXII, nn. 46-51-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Doc. XXII, nn. 46-51-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare, Doc. XXII, nn. 46-51-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni – Applausi).

  «Istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri» (Doc XXII, nn. 46-51-A):

   (Presenti  345   
   Votanti  337   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
 337).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Relazione conclusiva della Commissione di indagine richiesta dal deputato Angelo Cera (ore 19,12).

  PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lo scorso 6 ottobre 2015, è stata istituita, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, una Commissione di indagine su richiesta del deputato Angelo Cera. Nella giornata del 29 ottobre, la Commissione ha concluso i propri lavori approvando una relazione.
  Do la parola al presidente della Commissione di indagine, onorevole Simone Baldelli. Ricordo che l'Assemblea prenderà atto della relazione conclusiva senza dibattito né votazione, a norma dell'articolo 58 del Regolamento. Prego, onorevole Baldelli.

  SIMONE BALDELLI, Presidente della Commissione di indagine. Grazie, Presidente Sereni.
  Quanto ai fatti, nella seduta del 5 agosto 2015, nel corso del dibattito sugli ordini del giorno al «Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 e progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015», il deputato Giuseppe D'Ambrosio ha pronunciato le seguenti parole: «Ma vorrei ricordare all'Aula e ai cittadini, Presidente, proprio in merito a questo ordine del giorno e all'importanza di questo stesso ordine del giorno, che in quest'Aula abbiamo il Mourinho di San Marco in Lamis. Il Mourinho di San Marco in Lamis è riuscito a fare il triplete, alla faccia di tutti quanti. Infatti dovete sapere che prende lo stipendio da parlamentare, lo stipendio da sindaco e dovrebbe prendere anche il vitalizio da consigliere regionale; e queste persone vengono a parlare a noi del MoVimento 5 Stelle – che, senza che vi sia alcuna legge, facciamo già quello che abbiamo precedentemente detto – di quella che è l'importanza del ruolo politico, soprattutto di quella che è la retribuzione dei politici, Presidente, proprio nel momento in cui queste persone sono responsabili politicamente con il PD del dissesto finanziario attualmente esistente nel proprio comune di San Marco in Lamis, e lì le conseguenze, come al solito, non le pagherà la politica, ma le pagheranno i cittadini perché verranno tagliati i servizi essenziali, perché aumenteranno le tasse».Pag. 105
  Nel corso della medesima seduta, il deputato Cera chiedeva successivamente di intervenire per dichiarazione di voto e affermava: «Grazie, Presidente. Voglio solo dire al collega D'Ambrosio che conferma la sua assoluta ignoranza e gli spiego perché, perché deve sapere, essendo lui un bravo legislatore, che per legge è vietato avere non il triplo stipendio, ma il doppio stipendio. Siccome io già ho querelato – e tu lo sai – un tuo amico grillino di San Marco e il giornale Libero...». Quindi, la Presidente gli rammentava che per fatto personale sarebbe potuto intervenire a fine seduta, senza che poi l'interessato stesso chiedesse la parola.
  In data 22 settembre 2015 è pervenuta, quindi, alla Presidente della Camera una lettera con la quale il deputato Angelo Cera formulava la richiesta di nominare un Giurì d'onore, precisando quanto segue: «(...) durante i lavori d'Aula del 5 agosto 2015 il deputato D'Ambrosio Giuseppe, appartenente al gruppo parlamentare “Movimento 5 Stelle”, ha rivolto al mio riguardo accuse per fatti lesivi della mia onorabilità; tali accuse, gravi e infondate, sono leggibili nel foglio 39 del verbale della seduta che allego alla presente; in particolare, il predetto deputato asseriva la percezione da parte mia di plurime indennità o emolumenti, ricevuti dai ruoli di parlamentare, ex consigliere regionale e sindaco; tale fatto è del tutto infondato, non rispondendo al vero e al tempo direttamente aggressivo della mia reputazione». Alla richiesta sono allegate attestazioni da parte degli uffici dell'amministrazione del comune di San Marco in Lamis e dell'amministrazione del consiglio regionale della regione Puglia.
  Quanto all'ammissibilità del Giurì, l'articolo 58 del Regolamento della Camera recita testualmente: «Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al Presidente della Camera di nominare una Commissione la quale giudichi la fondatezza dell'accusa (...)».
  Nella costante prassi parlamentare, la nomina di un Giurì d'onore presuppone la sussistenza dei seguenti elementi:
   a) l'addebito personale e diretto di un parlamentare nei confronti di un altro parlamentare nel corso di una discussione in Assemblea o in Commissione;
   b) l'attribuzione di uno o più fatti determinati. Rimane escluso che possa avere luogo il Giurì in casi di mero insulto o di addebiti relativi al modo d'essere della persona. In tali casi è teoricamente possibile sollevare il fatto personale ai sensi dell'articolo 42, comma 1, o richiedere le sanzioni di cui all'articolo 60, comma 3;
   c) la possibilità che la commissione d'indagine – che, come è noto, non dispone di poteri di inchiesta – proceda in ambito parlamentare all'accertamento della fondatezza dell'accusa, acquisendo documenti e testimonianze spontanee.

  Nel caso di specie, sotto il profilo di cui alla lettera a), nell'intervento in Aula il deputato D'Ambrosio non cita espressamente il nome del deputato Cera, ma fa riferimento alla presenza in Aula del «Mourinho» di San Marco in Lamis e tale citazione viene integrata attribuendo a tale soggetto la circostanza che «prende lo stipendio da parlamentare, lo stipendio da sindaco e dovrebbe prendere anche il vitalizio da consigliere regionale».
  Si tratta quindi di un addebito personale diretto, in quanto certamente determinabile per la circostanza che il deputato Cera ha effettivamente ricoperto le tre cariche. Lo stesso deputato Cera è del resto successivamente intervenuto per rispondere in merito a quanto formulato facendo riferimento, in sede di dichiarazione di voto (pagine 44 e seguenti del resoconto stenografico della seduta del 5 agosto 2015), alla circostanza del divieto di cumulo e alla propria situazione patrimoniale risultante dalla dichiarazione dei redditi.
  Il soggetto destinatario dell'accusa è risultato determinabile in maniera non equivoca nel deputato Cera.
  Riguardo al punto b) il deputato D'Ambrosio ha riferito, in Aula, nell'ambito dell'attività parlamentare, fatti determinati per i quali è stata formulata la richiesta di Pag. 106costituire il Giurì d'onore. Si tratta dell'asserito cumulo di «stipendio da parlamentare, stipendio da sindaco» ed in formula dubitativa («dovrebbe prendere») anche del vitalizio da consigliere regionale.
  Al riguardo, ai sensi dell'articolo 13, comma 3, ultimo periodo, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (convertito con modificazioni dalla legge 14 settembre 2011, n. 148), continua ad operare per i parlamentari il divieto di cumulo delle indennità con ogni altro emolumento previsto dal Capo IV del Titolo III, relativo allo status degli amministratori locali, del Testo unico degli enti locali (di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni). Il divieto era già previsto dall'articolo 83, comma 1, del citato Testo unico come modificato dall'articolo 5, comma 8, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. Pertanto tale percezione, ove dimostrata, determinerebbe una situazione vietata per legge.
  Riguardo al punto c), l'accertamento su cui si fonda la valutazione del Giurì può essere operato in base all'acquisizione di documenti e testimonianze spontanee.
  Alla luce dell'articolo 58 del Regolamento e della relativa prassi applicativa sono stati ritenuti sussistenti dalla Presidenza della Camera i requisiti richiesti per la costituzione di un Giurì d'onore.
  La Presidente della Camera, sussistendone i presupposti, dava quindi corso alla richiesta formulata dal deputato Cera e nominava conseguentemente, nella seduta del 6 ottobre 2015, una Commissione di indagine di cui chiamava a far parte il sottoscritto, in qualità di Presidente, nonché i deputati Anna Rossomando e Manfred Schullian.
  Alla Commissione di indagine veniva fissato il termine del 13 novembre 2015 per riferire alla Camera.
  Quanto all'oggetto dell'indagine assegnato alla Commissione, essa doveva giudicare della fondatezza delle accuse rivolte dal deputato Giuseppe D'Ambrosio nel corso della seduta dell'Assemblea del 5 agosto 2015.
  La Commissione si è riunita nelle giornate del 13 e 14 ottobre 2015, procedendo alle audizioni dei deputati Cera e D'Ambrosio. Alla Commissione è stata, altresì, consegnata della documentazione dai deputati auditi.
  La Commissione è, quindi, tornata a riunirsi nella giornata del 29 ottobre, nella quale ha approvato all'unanimità la presente relazione.
  Quanto alle risultanze dell'istruttoria, Presidente, la documentazione prodotta dal deputato Cera in sede di richiesta della costituzione della Commissione di indagine consiste in attestazioni in merito alla mancata percezione di emolumenti.
  In particolare, gli uffici del comune di San Marco in Lamis attestano la non corresponsione al deputato Cera «di nessuna indennità prevista per il mandato di sindaco né alcun rimborso di spese per l'utilizzo del mezzo proprio avendo lo stesso rinunciato a qualsiasi tipo di indennità». Analogamente, gli uffici del consiglio regionale della regione Puglia attestano che lo stesso deputato è stato consigliere regionale dal 20 giugno 1995 al 29 aprile 2008, e che dalla data del 29 aprile 2008 alla data dell'attestazione (2 settembre 2015) non ha mai usufruito dell'assegno vitalizio di ex consigliere della regione Puglia. Nel corso dell'audizione, il deputato Cera ha altresì consegnato documentazione di messaggi contenenti attacchi, insulti e minacce indirizzati, in data 5 agosto 2015, alla sua persona tramite il social network Facebook.
  Peraltro, il deputato D'Ambrosio affermava di aver formulato le accuse mosse in Aula in base a notizie di stampa, di cui ha prodotto copia cartacea. Il deputato D'Ambrosio ha altresì prodotto documentazione cartacea del post pubblicato il giorno 5 agosto 2015 sulla propria pagina Facebook, che riportava il suo intervento in Assemblea, corredato con una nota nella quale venivano riportate due «precisazioni di correzione al video» dell'intervento. La prima di tali precisazioni era relativa al caso in questione, e recitava: «Cera al momento, pur ricoprendo due cariche, percepisce solo lo stipendio da parlamentare e non quello da sindaco così come il Pag. 107vitalizio regionale maturato». Tale materiale attualmente risulta rinvenibile sulla pagina Facebook dell'autore.
  Tanto premesso, resta la circostanza che l'attribuzione del fatto è avvenuta in Aula, in un contesto istituzionale ufficiale, nel corso di un dibattito parlamentare, i cui resoconti stenografici e audio-video sono di pubblica consultazione e non sono modificabili; per contro, la precisazione ha avuto luogo in un profilo pubblico personale di un social network, in un contesto di natura privata, non istituzionale e comunque modificabile o rimovibile dal titolare della pagina o da chi la gestisce.
  In conclusione, al netto delle prospettazioni delle parti in merito all'origine, agli sviluppi e alle conseguenze della vicenda, la Commissione di indagine, sulla base esclusiva del mandato ricevuto, ha approvato all'unanimità la presente relazione che accerta la non fondatezza delle accuse rivolte al deputato Cera dal deputato D'Ambrosio nel corso della seduta pubblica dell'Assemblea della Camera dei deputati del 5 agosto 2015 (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ricordo come... Colleghi ! Colleghi ! Non siamo in un contesto dove ci possano essere urla e cose del genere.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma (ore 19,18).

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che si è svolta in data odierna, si è convenuto che la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3386 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, recante misure urgenti per la finanza pubblica (Approvato dal Senato – scadenza: 29 novembre 2015) avrà luogo nel pomeriggio di mercoledì 11 novembre, al termine delle votazioni, con eventuale prosecuzione notturna, ed il seguito dell'esame da giovedì 12 novembre, con prosecuzione nelle giornate successive e con priorità rispetto agli altri argomenti già previsti.
  L'esame del disegno di legge n. 3393 – Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2015, n. 174, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (da inviare al Senato – scadenza: 29 dicembre 2015) avrà luogo a partire da martedì 17 novembre, con priorità rispetto alla proposta di legge n. 3220 – Disposizioni in materia di acquisto e dismissione delle autovetture di servizio o di rappresentanza delle pubbliche amministrazioni e con prosecuzione nei giorni successivi.
  L'esame della proposta di legge n. 2039, 948 ed abbinate – Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato è rinviato ad altro calendario.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,20).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, se abbassate il tono della voce ci possiamo sentire, almeno. Prego, onorevole.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, il prefetto Tronca è stato nominato commissario prefettizio del comune di Roma a seguito delle dimissioni ultra dimidium della maggioranza dei consiglieri comunali del Partito Democratico e del centrodestra. Storicamente i commissari prefettizi osservano un comportamento sobrio e rispettoso del fatto che non sono sindaci eletti dal popolo, e quindi non esprimono in alcun modo una valenza politica.
  Invece, questo commissario non si sottrae ad alcun rito tipico di chi rappresenta Pag. 108il popolo: tour tra corone di alloro e di fiori, baciamani e genuflessioni, addirittura il saluto dal balcone del Campidoglio ! Si parla ora, da parte del Presidente del Consiglio, di affiancargli un dream team, cioè una giunta nominata nei fatti da Renzi e non semplici sub-commissari come dispone la legge.
  Vorremmo sommessamente ricordare al commissario prefettizio del comune di Roma che la sua è una attività esclusivamente burocratica, tecnica e non ha alcuna valenza politica, altrimenti, comportandosi in un modo che va sicuramente sopra le righe lui abusa della sua funzione e viola il principio costituzionale che la sovranità appartiene al popolo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, la ringrazio per questa opportunità che mi concede e suo tramite vorrei denunciare e sollecitare il Governo attorno ad una questione diventata veramente clamorosa. In queste ore abbiamo letto che dieci bambini italiani su 150 che attendevano l'adozione dalla Repubblica del Congo avrebbero ottenuto il visto. I genitori sono naturalmente in trepidazione, sono passate 36 ore e non riusciamo a conoscere dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dalla Commissione per le adozioni internazionali chi siano questi bambini ! Naturalmente a questa angoscia si aggiunge l'angoscia di tutte quelle famiglie, circa 150, che da due anni, avendo ottenuto il visto, non riescono ad avere notizia della conclusione delle pratiche per i propri figli – dico propri perché sono stati emessi i decreti di adozione – che sono ricoverati presso istituti nella Repubblica democratica del Congo.
  Signor Presidente, io credo che questa vicenda richieda da parte del Governo una iniziativa autorevole e tempestiva. Non è possibile che organi dello Stato si trincerino dietro atteggiamenti non trasparenti, chiedendo alle famiglie, che sono già di per sé stressate, di stare calme, di avere pazienza e di attendere. Due anni sono tanti !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Sono qui a richiedere quando la Presidenza ha intenzione di rispondere ad una lettera che abbiamo inviato il 15 ottobre – ne avevamo inviata un'altra per vicende simili anche il 14 ottobre – e su cui abbiamo fatto un sollecito (io personalmente) in Aula al riguardo circa una settimana fa, o poco più. Nonostante ciò non abbiamo ancora avuto alcuna risposta da parte della Presidenza, in particolare da parte della Presidente Boldrini.
  La vicenda riguarda un caso abbastanza grave accaduto in Commissione Giustizia che riporto per farlo conoscere a tutti. Se la presidente alle 18 e 26 di un giorno convoca senza un ufficio di presidenza le votazioni di un provvedimento che non era inserito in calendario e, quindi, le persone potevano essere ovviamente non presenti a Roma o in Parlamento o avere altri impegni istituzionali già presi, come nel mio caso avevo in Commissione Antimafia, come è possibile che la presidente della Commissione decida che all'indomani si voti su un provvedimento senza che vi sia stato prima un ufficio di presidenza ?
  Abbiamo fatto notare nella lettera che abbiamo scritto che si tratta di una violazione del Regolamento, se non erro articoli 26 e 27. Abbiamo scritto nella lettera che secondo noi va valutata la validità della seduta di Commissione e nonostante questo non abbiamo ancora ricevuto una risposta. Consideri che il provvedimento giunge in Aula il 9 novembre e in questo momento stanno dando il proprio parere le varie Commissioni. Ci sembri assurdo che una lettera del 15 ottobre non trovi ancora risposta al 4 di novembre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nuti. La Presidente ha approfondito la materia chiedendo chiarimenti alla presidente della Commissione giustizia, mi risulta che la lettera sia pronta per partire. Quindi sta per arrivare la lettera di risposta.

Pag. 109

  LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signora Presidente, sabato scorso è venuto a mancare il professor Vincenzo D'Onofrio, presidente del Teatro Pubblico Campano. A lui si deve sicuramente la crescita del teatro campano e la sua diffusione soprattutto nei piccoli centri della regione. Il teatro dei grandi attori italiani finalmente portato nei piccoli teatri di provincia. Vincenzo D'Onofrio oltre che presidente del Teatro Pubblico Campano, è stato anche per tanti anni un ottimo insegnante di latino e greco del Liceo Classico «Vittorio Imbriani» di Pomigliano d'Arco ed è stato il mio insegnante, negli ultimi anni anche dirigente scolastico. Un punto di riferimento per intere generazioni di studenti: un esempio di impegno civile attraverso la formazione ed il teatro – la sua grande passione – che ha portato nel mio Liceo. I suoi corsi di teatro, ai quali anch'io ho partecipato per anni, hanno forgiato tantissime giovani coscienze attraverso la lettura e la messa in scena non solo di classici ma anche di opere poco note come quelle di Rocco Scotellaro, dei racconti dei contadini del sud che morirono nella miniera di Marcinelle, e il racconto di ferite della mia terra come la Flobert di S. Anastasia. Il teatro ha fatto nascere in noi studenti un legame profondo con le nostre origini, con la memoria della nostra terra. È grazie alla passione con cui ci ha nutriti che molti della mia generazione hanno scelto di non lasciare la propria terra, sebbene avessero opportunità in altre regioni o all'estero. Una sua alunna ha detto: se amo il mio territorio, la mia terra, le mie radici, è grazie a lui. Se un vecchio cortile lo immagino teatro di vecchie storie e antiche tradizioni è solo grazie alla sua capacità di trasmettere la passione per la cultura popolare, sempre spiegata con la stessa nobiltà dei grandi classici greci. Questa è forse la vera essenza della cultura e dell'arte: dare voce ai valori e ai sentimenti. Presidente, Vincenzo D'Onofrio con il suo teatro ci ha insegnato come cogliere le opportunità nella nostra vita. In un'opera teatrale non importa che tu sia comparsa o attore protagonista. Ognuno ha la sua occasione e sarai apprezzato per quanto prenderai sul serio il tuo ruolo. Le arti espressive come il teatro si dovrebbero istituire per legge nel percorso di formazione dei giovani: sono senza dubbio un'importante palestra di vita. La sua lezione più grande è stato il suo impegno nella formazione dei giovani, nella formazione della loro coscienza civile attraverso le lingue antiche ed il teatro. Per questo – e concludo – ritengo che la figura di Vincenzo D'Onofrio meriti di essere ricordata qui e, Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione, in calce al resoconto della seduta odierna, del testo integrale del mio intervento.

  PRESIDENTE. Va bene (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  ARIS PRODANI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARIS PRODANI. Signora Presidente, l'Imperatore Francesco Giuseppe con il proclama «Ai miei Popoli» del 31 luglio 1914 mobilitò per la guerra le forze armate austro-ungheresi. Alla chiamata risposero più di 100.000 nativi del Litorale, del Tirolo e della Valcanale (parte degli attuali Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige/Sud Tirol). I soldati, per buona parte avi degli attuali cittadini italiani residenti nei sopracitati territori, inquadrati in formazioni di terra e di mare, combatterono con abnegazione e senso del dovere a difesa dei propri confini, collezionando migliaia di onorificenze e decorazioni al valore. La storia e le storie di questi soldati, che hanno combattuto e sono caduti indossando le divise austriache ed austro-ungariche, è stata tenuta in sordina e nascosta dalla propaganda politica già dall'Italia parlamentare del 1918, ma ancora di più dalla successiva Italia fascista che del mito della «vittoria mutilata» e di Vittorio Veneto fece dei cavalli Pag. 110di battaglia ideologici, omettendo volutamente il racconto di questi avvenimenti. La storiografia ufficiale italiana ha proseguito la narrazione classica, restando legata ad una visione «patriottica» e «liberatrice», atta ad esaltare l'epopea dell'esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale e continuando a trasmetterne i miti. Solo gli ultimi anni hanno visto una maggior attenzione ed una diversa sensibilità di ricerche storiche e pubblicazioni, quasi tutte ad opera degli eredi di quegli uomini condannati alla «damnatio memoriae». Il centenario dal Primo conflitto rappresenta, dunque, una grande occasione per infrangere il muro di silenzio e di omissioni che per troppi anni ha relegato il ricordo di quegli avvenimenti prevalentemente agli ambiti familiari, negando la possibilità di un riconoscimento ufficiale. Crediamo necessaria la proposta di costituzione di una Commissione mista di storici italiani e dei Paesi eredi dell'Austria Ungheria che videro gli avi degli attuali loro cittadini coinvolti sui fronti della Prima Guerra Mondiale.
  L'obiettivo dovrebbe essere quello di proporre una storia condivisa da tutte le popolazioni oggi unite dai legami comunitari, anche alla luce della risoluzione del Parlamento europeo del 2 aprile 2009.
  Concludo. Dando anche seguito al mio ordine del giorno, accolto lo scorso maggio, l'auspicio è che il percorso possa avere inizio in tempi brevi e rappresenti solo il punto di partenza di un processo che miri a riportare la dovuta dignità a tutti i reduci e i caduti della Prima guerra mondiale, senza i filtri di verità nascoste.

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Intervengo soltanto per segnalare che ieri sono state pubblicate sugli organi di stampa, in particolare sul sito del Fatto Quotidiano, le dichiarazioni del procuratore capo della procura di Udine, De Nicolo, il quale sostiene e denuncia il fatto gravissimo per cui sarà costretto, in conseguenza della delega fiscale del Governo Renzi e dei decreti attuativi del Governo Renzi, ad archiviare tre fascicoli su quattro riguardanti reati attinenti all'evasione fiscale.
  In particolare, il Governo ha avuto la «brillante» idea, per combattere l'evasione, di alzare le soglie da 50 a 150 mila euro per l'omesso versamento di ritenute certificate e a 250 mila euro per quanto riguarda l'omesso versamento IVA. A seguito di queste «brillanti» misure, che sono evidentemente a favore degli evasori fiscali, noi ci ritroviamo con una procura che è costretta a restituire ai sospetti evasori circa 7 milioni di euro.
  Lo scorso mese, sempre a seguito delle «brillantissime» misure del Governo Renzi, a loro dire contro l'evasione fiscale, ci sono state tre assoluzioni, in un processo che riguardava l'ex patron di ILVA, dove si parlava di una sospetta evasione ammontante a circa 52 milioni di euro.
  Insomma, dopo che il Governo ha varato i decreti attuativi della delega fiscale, in due mesi noi abbiamo – e stiamo parlando di una sola procura e di un solo processo – circa 60 milioni di euro a cui lo Stato rinuncia.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere...

  ALFONSO BONAFEDE. Attenzione, Presidente: la motivazione è che quello che era reato, prima dei decreti del Governo Renzi, non lo è più.

  PRESIDENTE. Grazie...

  ALFONSO BONAFEDE. Ora, a prescindere dalle proposte che faremo come MoVimento 5 Stelle, mi permetta di dire che è vergognoso questo modo di fare ed è uno schiaffo a tutti i cittadini che ogni giorno fanno sacrifici.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Pag. 111

  Venerdì 6 novembre 2015, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 19,40.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MARIANO RABINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3242

  MARIANO RABINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge reca la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo fra Italia e Stati Uniti per la cooperazione nelle attività di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra- atmosferico per scopi pacifici. L'Accordo è finalizzato a consolidare lo scambio scientifico e tecnologico fra i due Paesi, nonché ad offrire ulteriori opportunità alla ricerca italiana ed alle industrie nazionali del settore spaziale, rafforzando la cooperazione dell'Agenzia Spaziale Italiana con le analoghe agenzie statunitensi, fra cui principalmente la NASA.
  Complessivamente, Italia e Stati Uniti possono vantare in campo spaziale cinquant'anni di cooperazione. Questo Accordo mira quindi a disciplinare meglio e consolidare, anche in vista delle sfide future, sinergie tecnologiche e scientifiche fra le parti. L'Accordo ha una durata limitata a dieci anni, salvo proroga concordata per iscritto o risoluzione anticipata prevista ex articolo 19.
  L'Accordo non contrasta con l'ordinamento comunitario e, sul piano del diritto internazionale, è in linea con il Trattato sulla esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico del 1967. L'Accordo risulta inoltre in linea con la comunicazione della Commissione europea «Verso una strategia spaziale dell'Unione europea al servizio dei cittadini», del 4 aprile 2011, nella quale si delineano tre tipi di obiettivi (sociali, economici e strategici) collegati alla politica spaziale all'interno della regione europea.
  Dalla relazione tecnica si evince che l'entrata in vigore dell'Accordo in esame non determinerà direttamente alcun onere economico a carico del bilancio dello Stato, in quanto le Agenzie attuatrici procederanno alla stipula di specifici accordi attuativi solo nel caso in cui saranno in grado di assicurare la copertura finanziaria delle attività di loro responsabilità, nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio.
  Inoltre, anche per quanto concerne la rinuncia reciproca ad azioni per responsabilità prevista nell'articolo 6, saranno le Agenzie attuatrici a rinunciare ad azioni di richieste di risarcimento per eventuali danni subiti nel corso della realizzazione dei programmi in cooperazione ed a sostenere i relativi costi. La relazione tecnica precisa quindi che l'Agenzia spaziale italiana opera nell'ambito dei propri stanziamenti di bilancio.
  Il senso fondamentale dell'Accordo tra la Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti è la valenza tecnica e scientifica di estrema importanza. La questione viene disciplinata, ma purtroppo gli aspetti che potrebbero essere affrontati successivamente a questo tipo di lavoro e di intenzioni contenute nella ratifica potrebbero non ricadere tutti all'interno delle previsioni del documento che stiamo per ratificare.
  Infatti l'Accordo in parola è un'intesa quadro i cui effetti si svilupperanno in un lungo arco temporale, che comprende i previsti dieci anni di durata che potranno essere estesi in base a eventuali rinnovi; i programmi in cooperazione che saranno realizzati nel quadro degli specifici accordi attuativi non sono stati ancora definiti. La relazione tecnica sottolinea, inoltre, che l'ASI opera sulla base di un Piano Triennale delle Attività (PTA), aggiornato annualmente.
  Ci auguriamo che questo strumento possa risultare utile per affrontare le problematiche future, valutando anche la necessità di intervenire, in seguito per adeguare costantemente i contenuti di questo Accordo, perché le scoperte tecnologiche potrebbero imporci di seguire questa strada.
  Per questi motivi annuncio il voto favorevole del Gruppo di Scelta Civica.

Pag. 112

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DELLA DEPUTATA PIA ELDA LOCATELLI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3238

  PIA ELDA LOCATELLI, Relatrice. Signora Presidente, Colleghe e colleghi, il 19 dicembre 2011 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato il Protocollo in titolo, sulla «procedura di presentazione di comunicazioni» che prevede, per la priva volta, dei rimedi contro le violazioni dei diritti fondamentali dei minori riconosciuti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo (CRC secondo l'acronimo inglese).
  Il Protocollo è inteso a rafforzare la salvaguardia dei diritti dei fanciulli attraverso la presentazione di segnalazioni o di vere e proprie denunce al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, con sede a Ginevra, colmando una grave lacuna che indeboliva una piena attuazione di questo testo convenzionale rispetto a quanto accade per le altre grandi convenzioni sui diritti umani in ambito ONU.
  La Convenzione sui diritti del fanciullo, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989, costituisce il principale strumento di diritto internazionale posto a tutela dei diritti dell'infanzia, cui aderiscono 194 Paesi, fra cui l'Italia, che ha proceduto alla sua ratifica nel 1991.
  Ad oggi il Protocollo risulta essere stato sottoscritto da 44 Paesi e ratificato da 14, fra cui Belgio, Germania, Irlanda, Portogallo, Slovacchia e Spagna. L'Italia, che è stata fra i primi firmatari del documento, si era impegnata a ratificarlo entro il settembre del 2013.
  Nel sottolineare che il provvedimento è stato approvato dal Senato, segnalo che la prima parte del Protocollo, suddiviso in quattro parti, è di tenore generale. Rinvio alla relazione già svolta in sede referente limitandomi in questa sede a segnalare che la prima parte stabilisce che le nuove competenze attribuite dal Protocollo al Comitato potranno da questo essere esercitate unicamente nei confronti degli Stati parte al Protocollo medesimo e non potranno riguardare disposizioni contenute in strumenti internazionali di cui lo Stato non sia parte.
  Si enuncia il principio del best interest of the child, il quale deve guidare le attività del Comitato: l'organo deve tenere in considerazione i diritti e le opinioni del fanciulli, cui deve essere attribuito il giusto peso in relazione alla sua età anagrafica e alla sua maturità.
  Ai fini dell'esercizio delle sue funzioni, il Comitato adotta le proprie regole di procedura, inclusive di idonee misure di salvaguardia atte a prevenire manipolazioni dei bambini da parte di coloro che agiscano per loro conto. Il Comitato potrà rifiutarsi di esaminare comunicazioni che ritenga non essere informate al principio del miglior interesse del bambino. Infine, è dovere dello Stato parte prendere tutte le misure necessarie per assicurare che gli individui che si appellano al Comitato o che con esso cooperano non siano soggetti ad alcuna forma di violenza o intimidazione e per questo la loro identità non deve essere resa pubblica a meno che non diano il loro espresso consenso.
  La seconda parte del Protocollo contiene le disposizioni di sostanza, essendo dedicata alle procedure di «comunicazione», forme cioè di ricorso «paragiurisdizionale» volte a denunciare e ad accertare violazioni della Convenzione sui diritti del fanciullo o dei primi due Protocolli alla medesima – oggetto precipuo del documento in analisi.
  Esse sono di due tipi: comunicazioni individuali e comunicazioni interstatali.
  Per quanto concerne le prime, possono presentare ricorso soggetti minori a titolo individuale – direttamente o mediante un rappresentante che agisca per loro conto – o a titolo collettivo, con riferimento a tutti i casi di violazione della Convenzione e dei primi due Protocolli opzionali. Nel caso in cui la comunicazione pervenga da parte di un rappresentante, ciò dovrà avvenire con il consenso del minore o del gruppo di Pag. 113minori rappresentato, a meno che l'autore della comunicazione non possa altrimenti giustificare la propria azione.
  È attribuita al Comitato la competenza a richiedere allo Stato parte convenuto l'adozione di misure provvisorie a garanzia della vittima o presunta tale, senza che ciò comporti nessuna determinazione in merito all'ammissibilità o al merito della comunicazione. Una volta che il Comitato abbia ritenuto la comunicazione ricevibile, esso la trasmette in via confidenziale allo Stato interessato. Esso dovrà quindi fornire per iscritto, entro sei mesi, informazioni riguardanti il caso in oggetto e le eventuali misure adottate per rimediarvi. Il Protocollo offre inoltre la possibilità di addivenire ad una soluzione amichevole per chiudere il caso, mediante i buoni uffici del Comitato e nel rispetto delle norme della Convenzione e dei Protocolli.
  L'esame delle comunicazioni individuali dovrà avvenire tempestivamente e a porte chiuse, sulla base di tutta la documentazione fornita, a condizione che essa sia trasmessa anche alle parti interessate. L'esame dovrà essere più rapido nel caso in cui il Comitato abbia raccomandato l'adozione di misure provvisorie. Qualora la comunicazione verta su presunte violazioni di diritti economici, sociali e culturali, il Comitato dovrà tener conto della specificità di tale categoria di diritti, la cui attuazione prevede un margine di flessibilità per gli Stati. Il Comitato dovrà quindi tenere in considerazione la ragionevolezza delle misure adottate.
  Una volta concluso l'esame della comunicazione, il Comitato dà tempestivamente riscontro alle parti interessate, informandole del proprio parere e trasmettendo le proprie raccomandazioni. La procedura si chiude quindi con la replica scritta, entro sei mesi, da parte dello Stato interessato, il quale dovrà informare delle misure adottate e previste per dare attuazione ai pareri e alle raccomandazioni del Comitato. Il Comitato potrà inoltre chiedere allo Stato ulteriori informazioni (anche per quanto riguarda i seguiti dati alla soluzione amichevole, se del caso), eventualmente anche in occasione della presentazione dei rapporti richiesti agli Stati parte dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e dai primi due Protocolli.
  Relativamente alle procedure di comunicazione interstatali, l'articolo 12 prevede che ciascuno Stato Parte possa, in qualsiasi momento, dichiarare di accettare la competenza del Comitato a ricevere comunicazioni in cui uno Stato sostenga che un altro Stato non stia adempiendo i propri obblighi.
  A tale riguardo preannuncio la presentazione di un ordine del giorno inteso ad impegnare il Governo a presentare direttamente, all'atto della ratifica, tale dichiarazione facoltativa intesa a ricevere le segnalazioni di altri Stati, così come sollecitato così come auspicato dalle associazioni del Terzo Settore che si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
  La parte terza del Protocollo disciplina le procedure di inchiesta per violazioni gravi o sistematiche, allineando il sistema della Convenzione sui diritti del fanciullo a quanto previsto da altre convenzioni delle Nazioni Unite in materia di diritti umani.
  La parte quarta attiene a disposizioni finali, vertenti su aspetti di natura prevalentemente procedurale, dall'assistenza alle forme di cooperazione internazionali, al rapporto che il Comitato è tenuto a presentare ogni due anni all'Assemblea Generale, dall'impegno per le Parti alla diffusione ed informazione sul Protocollo, fino agli aspetti relativi alla ratifica, all'adesione, all'entrata in vigore, all'emendabilità ed alla denuncia del Protocollo opzionale.
  Il provvedimento, non istituendo nuovi organi ma disciplinando aspetti di carattere prevalentemente procedurale afferenti a strutture già esistenti, come il Comitato sui diritti dell'infanzia, non implica oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.
  Il nuovo Protocollo delinea nuovi scenari per la difesa dei diritti dei minori, perché nella procedura individuale il minore non dovrà necessariamente essere accompagnato da un rappresentante legale e le segnalazioni di violazioni sistematiche Pag. 114dei diritti dei minori potranno essere fatte da associazioni o altri soggetti che ne abbiano conoscenza.
  Nell'auspicare una rapida approvazione di questo Protocollo, più volte auspicata dalle associazioni attive nella promozione e nella tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, segnalo che la sua ritardata ratifica da parte del nostro Paese ha rappresentato una delle criticità a carico emerse nel corso della recente Revisione periodica universale svoltasi presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra nell'ottobre dell'anno scorso.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DELLA DEPUTATA FUCSIA FITZGERALD NISSOLI SUL DISEGNO DI RATIFICA N. 3238

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia è sempre stata in prima linea nella tutela dei diritti del fanciullo, anche mediante la ratifica di importanti Convenzioni adottate dalle Nazioni Unite, quali la Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989 e i due Protocolli opzionali, sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e sulla vendita, prostituzione e pornografia rappresentante bambini, entrambi ratificati il 9 maggio 2002. Il Protocollo all'esame, oggi, è il terzo protocollo addizionale alla Convenzione.
  Il Protocollo ha ad oggetto l'istituzione di un sistema di ricorsi, di natura para giurisdizionale, complementare a quello previsto dagli ordinamenti nazionali al fine di rafforzare la tutela dei diritti del fanciullo nelle ipotesi di violazione previste dalla Convenzione e dai due Protocolli addizionali. I ricorsi sono presentati al Comitato sui diritti dell'infanzia che dovrà esaminarli alla luce del principio del miglior interesse del bambino identificando eventuali tentativi di manipolazione. L'importanza dell'ascolto dell'opinione del bambino nell'esercizio dei suoi diritti riconosciuti al livello internazionale è al centro di un sistema di tutela «multilivello». Le procedure di comunicazione previste dal Protocollo sono di due tipi: comunicazioni individuali, nel caso in cui il ricorso sia presentato dal fanciullo o da un suo legale rappresentante; comunicazioni interstatali, nel caso in cui sia uno Stato ad investire il Comitato di una questione relativa alla violazione della Convenzione o di uno dei due Protocolli opzionali da parte di un altro Stato. In entrambe le ipotesi il Comitato offre i suoi buoni uffici per cercare di ottenere una composizione amichevole tra le parti. Il Protocollo disciplina anche una procedura di inchiesta nel caso in cui riceva informazioni attendibili in merito a presunte violazioni, gravi o sistematiche, dei diritti del fanciullo.
  Si tratta quindi di uno strumento di fondamentale importanza per rafforzare la tutela del fanciullo in una serie di situazioni che purtroppo la vita di tutti i giorni offre alla nostra attenzione; uno strumento internazionale che l'Italia si era impegnata a ratificare, entro un anno, già nel 2012, che ora non può attendere oltre !
  Quindi convinta dell'urgenza del provvedimento annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DELLA DEPUTATA FUCSIA FITZGERALD NISSOLI E DEL DEPUTATO GIOVANNI MONCHIERO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3239

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo al nostro esame si inquadra nell'ambito delle politiche intraprese dal nostro Paese per favorire la sicurezza internazionale rafforzando le capacità difensive degli Stati.
  In un'ottica di reciprocità, si registra un impegno a lavorare per la sicurezza e lo sviluppo di tecnologie appropriate alle sfide che ci troviamo di fronte in un mondo globalizzato, dove l'Italia vanta una lunga e consolidata esperienza in materia di peace keeping.Pag. 115
  Considerando il costo relativamente basso di 8.850 euro, ad anni alterni a decorrere dal 2015, relativo alle modalità applicative dell'Accordo, appare rilevante il riscontro che ne può derivare per lo sviluppo tecnologico anche in seguito all'Accordo, già discusso in quest'Aula, sulla cooperazione tecnologica e scientifica, in una logica di sviluppo ed in un quadro generale di ottima collaborazione sostenuto dal trend positivo del PIL cileno.
  Quindi, con questo Accordo, aggiungiamo ancora un tassello positivo alla cooperazione tra il nostro Paese ed il Cile in cui la sfida dell'innovazione può aiutare a costruire un futuro migliore.
  Per queste ragioni, Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame reca la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo, sottoscritto nel luglio 2014, tra l'Italia e il Cile sulla cooperazione nel settore della difesa.
  L'intesa risponde all'esigenza di sviluppare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Paesi, con l'intento di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare il dialogo sulle questioni della sicurezza, in un quadro di salvaguardia dei reciproci interessi anche sul versante tecnologico ed industriale.
  Dalla relazione tecnica si apprende che l'attuazione dell'Accordo comporta nuovi e maggiori oneri per il bilancio dello Stato in relazione all'Articolo II dello stesso che, nell'individuare le modalità attraverso le quali le Parti svilupperanno la cooperazione militare, contempla, tra l'altro, lo svolgimento di eventuali visite ufficiali ed incontri operativi tra le rispettive delegazioni al fine di elaborare e definire le misure di attuazione dell'Accordo. L'applicazione dell'Accordo comporta un onere complessivo che viene valutato, in 8.850 euro ad anni alterni a decorrere dal 2015.
  Con riferimento all'Articolo II, relativo agli incontri operativi tra le rispettive delegazioni, precisa che questi si terranno una volta l'anno, alternativamente, a Roma e a Santiago del Cile.
  Il provvedimento si inquadra nell'ambito della materia politica estera e rapporti internazionali dello Stato, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera a), della Costituzione, demandata alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, nel rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite.
  L'accordo include la cooperazione in diversi ambiti, tra cui: le politiche per la sicurezza e la difesa, la ricerca e sviluppo, la consulenza logistica e per l'acquisto di beni e servizi utili alla difesa, le operazioni umanitarie e di mantenimento della pace, l'organizzazione delle forze armate, la gestione del personale, le questioni legate alla tutela dell'ambiente, l'addestramento militare, le operazioni di sminamento, la giustizia militare e il diritto nei conflitti armati. Il documento fa riferimento inoltre al rifornimento di materiali per le rispettive forze armate, a cui potranno partecipare anche aziende private autorizzate dai rispettivi ministeri.
  Rispetto agli accordi precedenti, la durata di quest'ultima intesa è indeterminata e ha margini d'azione ben più ampi.
  Si prevede che la cooperazione oggetto dell'accordo sia attuata anche mediante la predisposizione di piani annuali e pluriennali, che conterranno i dettagli operativi delle attività comuni, e che saranno firmati da rappresentanti delle due Parti. Le consultazioni dei rappresentanti delle Parti si terranno alternativamente in Italia e in Cile allo scopo di elaborare ulteriori intese ad integrazione dell'Accordo in esame, nonché programmi di cooperazione tra le rispettive Forze Armate. È specificato che le disposizioni dell'Accordo non obbligano ad acquisire prodotti per la difesa dall'altra Parte contraente.
  Si tratta, dunque di un accordo importante per quanto riguarda la cooperazione nel settore della difesa, con un Governo molto vicino al nostro Paese, anche per la presenza di parecchi nostri connazionali che, nei decenni passati, vi si sono recati in cerca di fortuna. Essi sono stati accolti Pag. 116in una realtà in cui è stata data loro la possibilità di contribuire a portare sviluppo.
  Pertanto, stiamo per approvare un provvedimento senz'altro positivo nel complesso e già approvato dall'altro ramo del Parlamento il 15 luglio scorso. Un altro importante accordo, oltre a quello italo-cileno in materia di collaborazione scientifica e tecnologica, che sta molto a cuore alla comunità italiana in Cile e a quella cilena in Italia che investe la sfera della sicurezza sociale tra i due Paesi e che andrebbe incontro alle esigenze di una intera comunità.
  Per questi motivi, esprimo il voto favorevole di Scelta Civica al disegno di legge di ratifica in esame.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DELLA DEPUTATA FUCSIA FITZGERALD NISSOLI E DEL DEPUTATO GIOVANNI MONCHIERO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3240

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, ho già esposto nella relazione i contenuti tecnici dell'Accordo.
  Voglio solo aggiungere, a nome del mio Gruppo parlamentare, che la cooperazione bilaterale con il Montenegro in materia di difesa si inscrive in un quadro di azioni tese a stabilizzare la regione conformemente ad un impegno dell'Italia che dura da tempo e che oggi si ripropone in un orizzonte più ampio volto a garantire al sicurezza e la stabilità del Mediterraneo.
  Ovviamente, l'Accordo ha ricadute commerciali interessanti per la vicinanza dell'Italia ai Balcani e per il ruolo di primo investitore estero che il nostro Paese rappresenta. Inoltre, l'accordo conferma il ruolo chiave che l'Italia vuole esercitare sia nella prospettiva atlantica che in quella europea in cui l'Unione è attiva verso l'aerea balcanica e in dialogo serrato con il Montenegro con il quale sperimenta un «nuovo approccio» nella politica di allargamento, mettendo in evidenza sin dall'inizio del negoziato i capitoli relativi allo stato di diritto.
  La visita del Presidente Mattarella è di buon auspicio sulla strada della cooperazione e della stabilizzazione del Paese e rafforza il ruolo dell'Italia, quale espressione forte dei valori europei.
  Con queste considerazioni annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo tra Italia e Montenegro del 14 settembre 2011 è finalizzato ad incrementare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate, consolidando le rispettive capacità difensive e si inserisce nel quadro degli accordi di cooperazione in campo militare che il Ministero della difesa italiano ha concluso su base sia bilaterale che multilaterale, anche al fine di dare impulso allo sviluppo dell'industria della difesa.
  Più nello specifico, per quanto riguarda il Montenegro, va ricordato – come bene emerge dalla relazione introduttiva al disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, che è stato approvato dal Senato il 15 luglio u.s. – che i rapporti bilaterali in materia di difesa con l'Italia erano regolati fino al 2006, anno in cui il Montenegro si è reso indipendente dalla Federazione con la Serbia, da un Accordo del 19 novembre 2003: tale intesa è stata successivamente dichiarata decaduta all'entrata in vigore (27 dicembre 2012) del Memorandum italo-montenegrino sulla successione di Podgorica nei trattati bilaterali conclusi prima del 2006. Di conseguenza le Parti convenivano di sottoscrivere l'Accordo che stiamo per votare, per disciplinare ex novo la cooperazione bilaterale in campo militare.
  L'intento dell'Accordo è anche quello di introdurre effetti positivi in specifici settori produttivi e commerciali dei due Paesi e di esercitare un'azione stabilizzatrice in una regione che per noi è strategica. Basti pensare che questa regione, martoriata dalle guerre dei Balcani, si avvia oggi ad entrare nell'Unione europea. Il Montenegro ed altri Paesi sono infatti candidati ad Pag. 117entrare nell'Unione europea e noi, come Italia, li sosteniamo con convinzione.
  L'Accordo individua settori e modalità di cooperazione, anche per far acquisire a questi Paesi esperienza in operazioni umanitarie di peace-keeping. Naturalmente la cooperazione è in capo ai Ministeri della difesa e, ci sono questioni legate all'industria della difesa e allo scambio di armamenti e materiali.
  Dalla relazione tecnica si deduce che l'attuazione dell'Accordo in esame comporta nuovi e maggiori oneri per il bilancio dello Stato esclusivamente in relazione alle spese di missione da sostenere ai fini degli incontri fra le Parti, per i quali è quantificato un onere valutato in 671 euro annui a decorrere dal 2015.
  La quantificazione si basa sui seguenti elementi ed ipotesi: incontri da tenersi una volta all'anno, alternativamente a Roma e a Podgorica; invio a Podgorica di due rappresentanti nazionali; permanenza a Podgorica per tre giorni.
  Questo disegno di legge si compone di cinque articoli che dispongono l'autorizzazione alla ratifica, l'ordine di esecuzione, la copertura finanziaria, la clausola di invarianza finanziaria e l'entrata in vigore.
  L'Accordo non presenta profili di incompatibilità con la normativa nazionale, né con l'ordinamento comunitario e gli altri obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese.
  L'approvazione di questo disegno di legge di ratifica riveste, dunque, una fondamentale importanza strategica ed è perfettamente coerente con il nostro interesse ad avere il Montenegro all'interno delle strutture atlantiche, così come hanno evidenziato i colleghi prima di me, e con il nostro interesse, in prospettiva, ad avere un Montenegro pronto ad operare nel quadro delle politiche estere e di difesa europea.
  L'accordo, infatti è pienamente funzionale ad un rafforzamento di autentica amicizia e di buon vicinato fra i due Paesi e conferma il pieno sostegno dell'Italia – che è il maggior investitore estero in Montenegro – alle aspirazioni europee ed euro-atlantiche di Podgorica che – pur rappresentando la più piccola delle repubbliche ex iugoslave – riveste una posizione assolutamente strategica, affacciata sul Mediterraneo e all'ingresso dei Balcani.
  Per questi motivi dichiaro il voto favorevole del Gruppo di Scelta Civica al disegno di legge di ratifica dell'Accordo di collaborazione strategica fra Italia e Montenegro, che rappresenterà un ulteriore tassello al mosaico di rapporti politici, economici e culturali che lega l'Italia al Paese adriatico.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DELLA DEPUTATA FUCSIA FITZGERALD NISSOLI E DEL DEPUTATO GIANNI FARINA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3331

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che abbiamo esaminato reca la ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare alcune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, fatto a Milano il 23 febbraio 2015.
  Finalmente, dopo anni di negoziati, ci troviamo a ratificare un accordo bilaterale che pone fine a lunghe diatribe tra i due Paesi che hanno rappresentato un vero e proprio punto nero nella storia delle relazioni diplomatiche e nei rapporti di ottimo vicinato tra i due Paesi, senza dimenticare la presenza della consistente Comunità italiana che vive in Svizzera e che ha dato un contributo notevole allo sviluppo di questo Paese.
  Voglio segnalare, che nella scorsa legislatura, di fronte alle chiusure dell'allora Ministro Tremonti, vi furono tentativi egregi di dialogo avviati dalla Camera dei Deputati con l'approvazione unanime della mozione Narducci e successivamente con un incontro ad alto livello istituzionale promosso, in Senato, dall'allora Presidente della Commissione esteri Lamberto Dini. Pag. 118In seguito, il Governo Monti ha continuato a tenere aperta la porta del dialogo e sono contenta che oggi ne possiamo vedere i frutti agevolati anche dal mutato contesto internazionale che sente forte la lotta all'evasione fiscale, come dimostrato dai recenti accordi internazionali.
  Come è noto, fallito il tentativo di accordo basato sul modello «Rubik», il Governo italiano, il 24 gennaio del 2014, emanò il decreto sulla voluntary disclosure che lasciava individuare delle piste di lavoro per un futuro accordo italo-svizzero di cui oggi vediamo i frutti e che si presenta in forma win-win. Infatti, l'Italia riuscirà a combattere più efficacemente l'evasione e l'elusione fiscale e la Svizzera sarà definitivamente tolta dalla black list permettendo alle sue imprese di operare liberamente nel nostro Paese.
  Del resto, le entrate fiscali per l'Italia dovrebbero essere consistenti viste le stime del Ministero dell'economia che ipotizzano la presenza di circa 130-140 miliardi di euro appartenenti a cittadini italiani depositati nelle banche svizzere.
  Signor Presidente, la lotta all'evasione fiscale, in un chiaro quadro europeo, deve essere una priorità del nostro Paese affinché si possa avviare una effettiva crescita e la presente proposta di modifica fa sì che vi sia un ampliamento del perimetro delle informazioni fiscali oggetto di scambio tra i due Paesi senza oneri aggiuntivi pur non ricorrendo a ricerche generalizzate e indiscriminate. Ragioni efficaci per annunciare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

  GIANNI FARINA. Signora Presidente. Giovedì e venerdì scorso si è tenuto a Milano il terzo forum Italia – Svizzera sotto l'attenta regia dell'ambasciata Svizzera in Italia e di Limes alla presenza delle massime autorità politiche e sociali, nonché di esperti sui vari problemi in discussione tra i due paesi vicini.
  I lavori contrassegnati da un intenso e approfondito dibattito, sono poi stati conclusi dal presidente della Confederazione Didier Burkhalter e da un saluto del nostro ministro degli affari esteri e comunitari, Gentiloni, impegnato a Vienna.
  Libera Circolazione dei capitali delle merci e direi soprattutto delle persone, nuova linea transalpina (Alptransit) al seguito della prossima apertura del traforo del Gottardo e in seguito, dopo alcuni anni, del Ceneri, con tutto quanto ciò significhi per il trasporto delle merci e per gli spostamenti delle persone sull'asse nord Sud che va da Rotterdam a Genova, anche e soprattutto dopo il termine dei lavori del traforo del terzo valico.
  Sono solo alcuni dei temi affrontati a Milano nel mentre terminava quella straordinaria avventura dell'Expo con particolare attenzione al recente accordo fiscale tra i due Paesi.
  Vorremmo dire: era ora. E persino tardi. Anche perché, per utilizzare una celebre affermazione di Reiner Maria Rilke,«il futuro entra in noi molto prima che accada». Andavano superate le divisioni, le polemiche, le resistenze, l'insieme di incomprensioni che avevano in parte avvelenato il clima dei rapporti tra le due nazioni amiche.
  La presenza della Svizzera nelle liste nere (Black list) a causa dei capitali in centinaia di miliardi, illegalmente detenuti dai nostri cittadini italiani in conti svizzeri grazie al segreto bancario. Che non vanno tuttavia confusi con i conti dei cittadini italiani stabilmente residenti nella confederazione per una attività lavorativa o rientrati in Italia, quasi sempre da pensionati, dopo aver vissuto una vita lavorativa in territorio elvetico.
  Era evidente la necessita di regolamentare i problemi legati alla doppia imposizione fiscale introducendo in particolare lo standard dell'OSCE sullo scambio di informazioni fiscali su domanda.
  La revisione della convenzione tra l'Italia e la Svizzera, entrata in vigore nel marzo del ’79 che stabiliva la compensazione finanziarie dei tre cantoni di frontiera non oltre il 40 per cento del gettito fiscale da versare alla tesoreria del Ministero del tesoro con il vincolo di trasferimento ai comuni di provenienza dei lavoratori frontalieri.Pag. 119
  Nonché il complessivo miglioramento dell'accesso al mercato italiano dei fornitori svizzeri di prestazioni finanziare, partendo dallo stato di fatto di un interscambio tra i due paesi, oggi, oltre i trenta miliardi.
  Tutto ciò in un accavallarsi di tensioni e per quanto riguarda i lavoratori frontalieri, la resistenza sino alla minaccia, del cantone Ticino di congelare i trasferimenti del gettito fiscale, ammontante all'incirca a 44 milioni di Euro, all'Italia e, con drammatiche conseguenze di carattere finanziario per i comuni interessati.
  Il voto del referendum del febbraio del 2014, lanciato dalla destra svizzera, sulla limitazione della libera circolazione e degli accordi bilaterali tra la confederazione, l'Unione europea e i suoi Stati membri, approvato a stretta maggioranza (circa Ventimila voti di scarto) dal popolo svizzero, ma con un voto quasi plebiscitario degli elettori del cantone Ticino, fu un momento di forte tensione tra la svizzera, l'Italia e l'Unione.
  Le stesse votazioni federali di ottobre scorso che hanno premiato le forze di destra, hanno fornito ulteriori ostacoli alla ricerca di un compromesso tra l'UE e la Confederazione, fermo restando il principio indissolubile della libera circolazione. C’è ancora tempo, tuttavia, per un accordo onorevole o una possibile ulteriore consultazione referendaria.
  La firma dell'intesa sulle questioni fiscali tra l'Italia e la Svizzera, un passo nella giusta direzione, per quanto riguarda il nostro paese ma anche e soprattutto per la Svizzera, paese in cui, l'atto finale sarà il pronunciamento referendario del popolo sovrano.
  E di forte interesse per la comunità italiana in Svizzera da sempre fattore di progresso e di crescita. Ha sviluppato nel tempo un rapporto sociale e umano tale da superare i pregiudizi, gli steccati imposti in passato dai rispettivi confini nazionali.
  E per quanto riguarda il cantone Ticino è persino inutile rimarcare lo straordinario contributo delle Lombardia e del Piemonte al suo sviluppo.
  I tecnici, i lavoratori di ogni professione che hanno trovato in Ticino, nei Grigioni e nel Vallese la possibilità di espletare con successo la loro attività, hanno contribuito allo sviluppo dei cantoni limitrofi e nelle regioni italiane nel corso dei decenni.
  Ecco il perché dell'intesa che, una volta completata sul piano politico e tecnico, può aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra le due nazioni.
  Il 19 dicembre 2014, la Svizzera e l'Italia hanno parafato un protocollo di modifica alla convenzione doppia imposizione che prevede lo scambio automatico di informazioni su domanda delle due parti. Il protocollo di modifica è applicabile dal giorno della firma vale a dire dal 23 febbraio 2015.
  Di conseguenza ai fini della VDP, la Svizzera verrà trattata come se non figurasse sulla lista nera. Naturalmente, per quanto riguarda la Svizzera, il protocollo, oltre all'approvazione delle camere federali, dovrà sottostare a referendum facoltativo.
  È prevista inoltre una roadmap per gli obblighi politici reciproci in riferimento ai lavoratori frontalieri, all'accesso al mercato, alle questioni riguardanti l'enclave di Campione d'Italia,
  Nello scambio di informazioni i due paesi adotteranno in futuro lo standard dell'OSCE tramite una nuova base legale da costruire in progress e che riguarda anche l'estensione dello scambio automatico d'informazioni tra la Svizzera e i Paesi membri dell'Unione Europea.
  Il capitolo più importante dell'accordo riguarda i contribuenti italiani che detengono, illegalmente, un conto in Svizzera e che possono partecipare alla (VDP) dichiarazione volontaria del capitale posseduto alle stesse condizioni di quelle applicate a paesi che non figurano nella lista nera italiana.
  Entrambi gli Stati possono agire per identificare le persone che intendono dissimulare valori patrimoniali non dichiarati. In questo caso è applicato lo standard penalizzante dell'OSCE.Pag. 120
  I contribuenti che partecipano al VDP, in scadenza a fine novembre 2015, beneficiano di progressive riduzioni delle pene.
  Per quanto riguarda i lavoratori frontalieri operanti nei cantoni confinanti con l'Italia, (circa 70.000), essi sono soggetti attualmente a imposizione esclusiva in Svizzera.
  I cantoni interessati versano all'Italia il 38,8 per cento del gettito fiscale che è destinato ai comuni di residenza.
  In futuro, i frontalieri saranno assoggettati ad una imposizione nello stato in cui esercitano la loro attività professionale e ad una imposizione ordinaria nello stato di residenza.
  La quota spettante allo stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70 per cento del totale dell'imposta prelevabile alla fonte, il rimanente nel paese di residenza del lavoratore frontaliero.
  Va naturalmente precisato che su tale problema sono previste delle fasi in progressione anche per rispondere, visto il differenziale impositivo tra i due paesi (quello svizzero è molto inferiore all'italiano) alle preoccupazioni dei nostri lavoratori frontalieri e degli stessi comuni di confine. Si può ipotizzare nel tempo anche qualche forma di salvaguardia.
  Con l'entra in vigore del protocollo di modifica della CDI (Convenzione doppia imposizione) la Svizzera sarà tolta dalla lista nera.
  Su Campione d'Italia si ricercheranno soluzioni pragmatiche concernenti le questioni fiscali e non dell'enclave.
  In conclusione, dopo anni di controversie l'accordo tra la Svizzera e l'Italia pone le basi per il superamento delle frizioni del recente passato e per il rafforzamento della cooperazione tra i due paesi in ogni campo.
  E permetterà ai cantoni di confine di affrontare in positivo i problemi dei rapporti tra le due comunità legati alla presenza dei lavoratori frontalieri che sono stati, pur tuttavia, in tutti questi anni gli attori protagonisti dello sviluppo.
  Considerati a torto portatori di concorrenza (dumping sociale) non è a loro che si può chiedere il rispetto della normativa e dei contratti aziendali, ma alle forze politiche e sociali del Ticino, dei grigioni e del Vallese anche in stretta collaborazione con le forze politiche e sociali delle regioni italiane interessate perché sia valorizzato appieno il loro lavoro, la loro professionalità, il sacrificio e l'impegno con cui hanno operato oltre allo spirito aperto e solidale con cui si sono rapportati alla popolazione locale.
  Se ciò avverrà avremo aperto una nuova pagina dei rapporti italo svizzeri nel segno della vicinanza e della collaborazione nell'interesse delle due nazioni amiche.Per le considerazioni esposte chiedo a nome del gruppo democratico l'approvazione del protocolla d'intesa tra la Confederazione elvetica e l'Italia che è l'atto finale degli accordi ratificati sul piano fiscale tra una serie di Paesi tra i quali: Vaticano, Canada, Taiwan, San Marino, Lussemburgo.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO LUIGI DI MAIO SULL'ORDINE DEI LAVORI

  LUIGI DI MAIO. Signora Presidente, sabato scorso è venuto a mancare il professor Vincenzo D'Onofrio – Presidente del Teatro Pubblico Campano – a lui si deve sicuramente la crescita del teatro campano e la sua diffusione soprattutto nei piccoli centri della regione. Il teatro dei grandi attori italiani finalmente portato nei piccoli teatri di provincia.
  Vincenzo D'Onofrio oltre che Presidente del Teatro Pubblico Campano, è stato anche per tanti anni un ottimo insegnante di Latino e Greco del Liceo Classico «Vittorio Imbriani» di Pomigliano d'Arco ed è stato il mio insegnante, negli ultimi anni anche Dirigente Scolastico.
  Un punto di riferimento per intere generazioni di studenti: un esempio di impegno civile attraverso la formazione ed il Teatro – la sua grande passione – che ha portato al Liceo.
  I suoi «Corsi di Teatro», ai quali anch'io ho partecipato per anni, hanno forgiato tantissime giovani coscienze attraverso Pag. 121la lettura e la messa in scena non solo di Classici ma anche di Opere poco note come quelle di Rocco Scotellaro, dei racconti dei contadini del sud che morirono nella miniera di Marcinelle, e il racconto di ferite della mia terra come la Floberts di S. Anastasia.
  Il teatro ha fatto nascere in noi studenti un legame profondo con le nostre origini, con la memoria della nostra terra, ed è grazie alla passione con cui ci ha nutriti che molti della mia generazione hanno scelto di non lasciare la propria terra, sebbene avessero opportunità in altre regioni o all'estero.
  Far nascere in noi sensibilità e valori dandoci l'opportunità straordinaria di dare loro espressione sul palcoscenico di un teatro, è stata la straordinaria opportunità che il professore D'Onofrio ha dato ad un'intera generazione di studenti prima e cittadini poi.
  Una sua alunna ha detto: Se amo il mio territorio, la mia terra, le mie radici, è grazie a lui.
  Se un vecchio cortile lo immagino teatro di vecchie storie e antiche tradizioni è solo grazie alla sua capacità di trasmettere la passione per la cultura popolare, sempre spiegata con la stessa nobiltà dei grandi classici greci.
  Questa è forse la vera essenza della cultura e dell'arte: dare voce ai valori e ai sentimenti.
  Presidente, Vincenzo D'Onofrio con il suo teatro ci ha insegnato come cogliere le opportunità nella nostra vita. «In un'opera teatrale non importa che tu sia comparsa o attore protagonista. Ognuno ha la sua occasione e sarai apprezzato per quanto prenderai sul serio il tuo ruolo».
  Le arti espressive come il teatro si dovrebbero istituire per legge nel percorso di formazione dei giovani: sono senza dubbio un'importante palestra di vita.
  La sua lezione più grande è stato il suo impegno nella formazione dei giovani, nella formazione della loro coscienza civile attraverso le lingue antiche ed il teatro. Il suo esempio di tenacia che io e molti altri miei coetanei porteremo sempre con noi.
  Per questo – e concludo – ritengo che la figura di Vincenzo D'Onofrio meriti di essere ricordata e Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione, in calce al resoconto della seduta odierna, del testo integrale del mio intervento.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DI ARGOMENTI ALL'ORDINE DEL GIORNO

Ddl di ratifica nn. 3239 e 3240

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 17 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 23 minuti
 Partito Democratico 18 minuti
 MoVimento 5 Stelle 12 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 10 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 6 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 6 minuti
 Scelta civica per l'Italia 6 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 6 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 6 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
 Misto: 8 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 2 minuti
  Alternativa Libera 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
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Doc. XXII, nn. 46 e 51 - Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri

Discussione generale: 7 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 9 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 11 minuti
 Partito Democratico 36 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 31 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 31 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti
 Scelta civica per l'Italia 30 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 30 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 30 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti
 Misto: 31 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 10 minuti
  Alternativa Libera 10 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
5 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3340-A – voto finale 431 303 128 152 287 16 87 Appr.
2 Nom. Ddl 2711-A – articolo 1 416 414 2 208 413 1 86 Appr.
3 Nom. articolo 2 424 424 213 424 85 Appr.
4 Nom. articolo 3 424 424 213 424 85 Appr.
5 Nom. articolo 4 422 422 212 422 85 Appr.
6 Nom. Ddl 2711-A – voto finale 442 442 222 442 83 Appr.
7 Nom. Ddl 3242 – articolo 1 438 438 220 438 83 Appr.
8 Nom. articolo 2 441 441 221 441 83 Appr.
9 Nom. articolo 3 444 444 223 444 83 Appr.
10 Nom. articolo 4 448 448 225 448 83 Appr.
11 Nom. Ddl 3242 – voto finale 432 432 217 432 82 Appr.
12 Nom. Ddl 3238 – articolo 1 371 371 186 371 82 Appr.
13 Nom. articolo 2 380 380 191 380 82 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 3 392 392 197 392 82 Appr.
15 Nom. Ddl 3238 – voto finale 398 398 200 398 82 Appr.
16 Nom. Ddl 3239 – articolo 1 363 337 26 169 289 48 96 Appr.
17 Nom. articolo 2 379 350 29 176 300 50 95 Appr.
18 Nom. articolo 3 387 356 31 179 307 49 94 Appr.
19 Nom. articolo 4 392 363 29 182 309 54 93 Appr.
20 Nom. articolo 5 393 363 30 182 310 53 93 Appr.
21 Nom. Ddl 3239 – voto finale 423 397 26 199 331 66 93 Appr.
22 Nom. Ddl 3240 – articolo 1 407 382 25 192 316 66 93 Appr.
23 Nom. articolo 2 410 384 26 193 317 67 93 Appr.
24 Nom. articolo 3 420 395 25 198 326 69 93 Appr.
25 Nom. articolo 4 417 392 25 197 324 68 93 Appr.
26 Nom. articolo 5 416 392 24 197 326 66 94 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Ddl 3240 – voto finale 420 398 22 200 328 70 92 Appr.
28 Nom. Inserimento punti all'odg 424 358 66 267 357 1 92 Appr.
29 Nom. Ddl 3331 – articolo 1 407 339 68 170 339 90 Appr.
30 Nom. articolo 2 407 339 68 170 339 90 Appr.
31 Nom. articolo 3 403 337 66 169 337 90 Appr.
32 Nom. Ddl 3331 – voto finale 409 339 70 170 339 90 Appr.
33 Nom. Ddl 3386 – quest. preg. 1 e 2 376 325 51 163 82 243 88 Resp.
34 Nom. Doc. XXII, nn. 46-51-A – articolo 1 350 341 9 171 340 1 87 Appr.
35 Nom. articolo 2 345 335 10 168 335 87 Appr.
36 Nom. articolo 3 341 331 10 166 331 87 Appr.
37 Nom. articolo 4 348 334 14 168 334 87 Appr.
38 Nom. articolo 5 361 349 12 175 349 87 Appr.
39 Nom. Doc. XXII, nn.46-51-A -voto finale 345 337 8 169 337 88 Appr.