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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 506 di martedì 20 ottobre 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 16 ottobre 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Castiello, Catania, Cicchitto, Cominelli, D'Ambrosio, Damiano, Epifani, Faraone, Gentiloni Silveri, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Nicoletti, Palma, Pes, Piccoli Nardelli, Polverini, Rostan, Sanga, Schullian, Sereni e Vignaroli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni (ore 10,02).

  PRESIDENTE. Invito la deputata segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge:
   ELIO DE CANDIA, da Procida (Napoli), e numerosissimi altri cittadini chiedono che non si proceda alla chiusura della brigata della Guardia di finanza nel comune di Procida (1005) – alla IV Commissione (Difesa);
   MARINA FONTANA e ARMANDO MELODIA, da Palermo, chiedono modifiche al progetto di legge n. 3169, concernente i reati di omicidio e di lesioni personali stradali, al fine di sanzionare ulteriori comportamenti pericolosi tenuti dai conducenti di autoveicoli (1006) – alle Commissioni riunite II (Giustizia) e IX (Trasporti);
   PIER LUIGI MARTINEZ, da Collegno (Torino), chiede che i cittadini possano presentare proposte di legge al Parlamento (1007) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   SALVATORE CALIGIORE, da Palazzolo Acreide (Siracusa), chiede modifiche alle modalità di presentazione e pubblicazione delle petizioni (1008) – alla Giunta per il Regolamento;
   GABRIELLA CUCCHIARA, da Roma, chiede nuove norme in materia di querela, di gradi di giudizio e ricorso per Cassazione nonché di contenuto delle sentenze relative a beni immobili (1009) – alla II Commissione (Giustizia);Pag. 2
   MASSIMILIANO VALDANNINI, da Roma, chiede norme in favore del personale di polizia laureato in scienze infermieristiche (1010) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   SERGIO DIMITRIO, da Modugno (Bari), chiede iniziative urgenti per il superamento dell'obbligo di abbattere gli ulivi sani nel raggio di 100 metri dalle piante infettate dalla xylella fastidiosa (1011) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   RENATO LELLI, da San Pietro in Cariano (Verona), chiede:
    nuove disposizioni in materia di test sulle emissioni inquinanti degli autoveicoli (1012) – alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
    iniziative per fare chiarezza sul regime fiscale di favore che sarebbe stato accordato ad alcune grandi aziende, negli scorsi anni, dal Granducato di Lussemburgo (1013) – alla III Commissione (Affari esteri);
    chiede che sia reintrodotto nell'ordinamento l'istituto della potestà dei genitori, in luogo di quello della responsabilità genitoriale (1014) – alla II Commissione (Giustizia);
    che nelle scuole pubbliche non siano adottate iniziative per la diffusione della cosiddetta «teoria gender» (1015) – alla VII Commissione (Cultura).
   MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
   l'istituzione del Ministero per gli italiani nel mondo (1016) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'attività dell'Agenzia territoriale per la casa della provincia di Vercelli (1017) – alla VIII Commissione (Ambiente).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Orientamenti in merito alla costituzione di un polo unico per effettuare le visite di accertamento medico-legale presso l'INPS – n. 3-01773)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Patrizia Maestri e Lenzi n. 3-01773, concernente orientamenti in merito alla costituzione di un polo unico per effettuare le visite di accertamento medico-legale presso l'INPS (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, senatore Massimo Cassano, ha facoltà di rispondere.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto parlamentare degli onorevoli Patrizia Maestri e Lenzi, inerente alla costituzione, presso l'INPS, di un polo unico per l'effettuazione delle visite di accertamento medico-legale, passo ad illustrare quanto segue, anche sulla base degli elementi informativi acquisti dall'INPS.
  In conseguenza degli interventi normativi che negli ultimi anni hanno comportato un drastico taglio delle spese di funzionamento degli enti pubblici di assistenza e previdenza, l'INPS ha previsto una riduzione dello stanziamento del capitolo di bilancio afferente alle visite mediche disposte d'ufficio per l'accertamento dello stato di malattia dei lavoratori assicurati aventi diritto all'indennità di malattia. Tale riduzione ha conseguentemente determinato una diminuzione delle visite mediche disposte d'ufficio dall'Istituto.
  L'eventualità di un possibile incremento della spesa per malattia, in conseguenza del depotenziamento dell'attività di Pag. 3accertamento dello stato di malattia, è stata attentamente valutata dall'INPS, che ha istituito un preciso e costante monitoraggio sull'andamento della predetta spesa, al fine di rilevare eventuali anomalie.
  Ciò posto, con specifico riferimento al quesito posto dall'interrogante, faccio presente che lo scorso 4 agosto il Parlamento ha approvato, in via definitiva, il disegno di legge n. 1557, di iniziativa governativa, recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche», ora legge di delega n. 124 del 2015. In particolare, l'articolo 17, comma 1, della predetta legge, al fine di semplificare ed uniformare gli accertamenti medico-legali sullo stato di salute dei lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato, in precedenza ripartiti tra INPS ed ASL, ha previsto la costituzione di un polo unico di medicina fiscale presso l'INPS mediante il trasferimento, in via esclusiva, a quest'ultimo delle competenze e delle risorse economiche attualmente impiegate nella pubblica amministrazione per l'espletamento di tali compiti.
  Ad oggi, sono in corso di predisposizione i successivi decreti volti a dare attuazione alla predetta normativa e concretezza ad una riforma che, prevedibilmente, consentirà un risparmio e un miglioramento dell'azione di controllo sullo stato di malattia dei dipendenti privati e pubblici.

  PRESIDENTE. L'onorevole Patrizia Maestri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PATRIZIA MAESTRI. Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario Cassano. Certo, l'interrogazione è stata presentata in data antecedente al varo della legge n. 124 sulla pubblica amministrazione, che, all'articolo 17, contiene effettivamente la possibilità di costituire un polo unico per le visite fiscali e per i controlli. Quindi, mi reputo soddisfatta della risposta, tenendo conto che il decreto attuativo che va in quella direzione, oltre a dare un maggiore efficientamento delle visite di controllo dei dipendenti sia delle aziende private che di quelle pubbliche, darà anche maggiore certezza ai circa 1.400 medici fiscali, che vedevano meno garantito e più instabile il loro rapporto di lavoro. Quindi, abbiamo efficientamento della pubblica amministrazione e maggiore stabilità per rapporti di lavoro importanti per l'INPS e per le visite di controllo.

(Problematiche riguardanti la gestione della Fondazione Ravello – n. 2-01117)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Russo ed altri n. 2-01117, concernente problematiche riguardanti la gestione della Fondazione Ravello (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Paolo Russo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  PAOLO RUSSO. Sì, Presidente. Ragioniamo di una delle più importanti istituzioni culturali del nostro Paese, che nasce nel 2002 e di cui facevano parte la regione Campania, la provincia di Salerno, il comune di Ravello e la Fondazione Monte dei Paschi. Poi la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, nel 2010, esce. Nel 2007 vi entrano a far parte l'ente provinciale del turismo di Salerno e il Ministero dei beni culturali, prima per il tramite della sovrintendenza di Salerno e poi della direzione regionale dei beni culturali e paesaggistici della Campania.
  In forza di tali rappresentazioni, nel comitato di indirizzo della Fondazione, dal 2007, è suggerito, nominato o presente un membro nominato, prima indirettamente e poi direttamente, dal Ministero dei beni culturali.
  In ragione di tutto questo, è stata concessa alla Fondazione Ravello la gestione di un prestigioso monumento, che è Villa Rufolo, di cui sono proprietari, per quota parte, l'ente provinciale per il turismo di Salerno e, per la parte demaniale, il Ministero dei beni culturali.
  La Fondazione Ravello ha ottenuto risultati straordinari, brillanti, oserei dire Pag. 4eccezionali in termini di realizzazione del famosissimo, ormai sessantennale, Ravello Festival che rappresenta ormai sul piano nazionale e internazionale uno dei fari, uno degli elementi attrattivi, anche dal punto di vista, non solo culturale, ma turistico.
  Altro elemento straordinariamente positivo è rappresentato dal modello di gestione proprio di quello straordinario monumento che è Villa Rufolo, che vive un momento felicissimo per la complessa e anche complessiva mole di lavori e di interventi realizzati con un modello gestionale di straordinaria efficienza. Parliamo di attività e di interventi ormai in piena esecuzione dopo cento anni – dico cento anni – di assoluto immobilismo e di totale degrado.
  Tutto quanto io vado raccontando è tanto vero che lo stesso Ministro interpellato quest'oggi, nel luglio 2014, in occasione di una sua visita, di un suo sopralluogo, ebbe a dire che la Fondazione Ravello è un modello da seguire.
  Ci preoccupano, viceversa, gli accadimenti dell'ultimo mese che stanno gettando ombre, lasciatemi passare questa espressione, sinistre, drammaticamente gravi su una storia che, invece, era una storia tutta da incorniciare, era un modello da rappresentare, era un esempio da indicare al nostro Paese e al mondo intero sul come valorizzare straordinarie opportunità e potenzialità culturali del nostro Paese e come rendere queste opportunità fruibili da una parte, ma anche occasioni dal punto di vista economico.
  Dalla stampa si legge che il segretario generale della Fondazione ha trasmesso una serie di note al Ministro che interpelliamo, quale appunto rappresentante istituzionale del Ministero, e da queste note emergerebbero fatti che, qualora siano confermati, obiettivamente hanno dei risvolti inquietanti. Insomma, ci sarebbe un feroce tentativo di far diventare un soggetto, come abbiamo definito esclusivamente culturale, un modello, il solito carrozzone politico, innanzitutto tentando di etichettare come politica la precedente gestione che, peraltro, ha visto come presidente proprio il presidente Renato Brunetta e che ha segnato prestigiosi risultati culturali ed economici, traghettando una fondazione che aveva di fatto un disavanzo di oltre 500 mila euro verso una fondazione in attivo, nonché traghettando una fondazione monocorde, che si occupava soltanto del Ravello Festival, ad una compiuta fondazione poliedrica, affiancando al Festival prestigiosi ed ulteriori eventi, ma soprattutto realizzando e concretizzando un modello gestionale di beni culturali quasi unico nello scenario italiano. E si vorrebbe giustificare l'attuale governance in una logica del peggiore turnover. Questa volta, questa sì, mi pare tutta azione politica.
  Ma, intanto, così come si legge dalla stampa, i primi due mesi sarebbero stati utilizzati dal nuovo corso, con procedure d'urgenza, per defenestrare anticipatamente, ad ogni scadenza contrattuale già prevista, i protagonisti della precedente gestione, per tentare di spendere immediatamente le risorse rinvenute, frutto, viceversa, di attenta e scrupolosa gestione, tralasciando, invece, le azioni veramente urgenti, volte a dare garanzie e supporto alle importanti attività in corso, segnatamente quelle riguardanti il bene monumentale Villa Rufolo, alle emergenze, alle urgenze rappresentate e così rimaste disattese.
  E allora si interroga il Ministro per sapere quali iniziative di propria competenza intenda rapidamente intraprendere per porre freno a quella che sembra, secondo quanto appena riportato, possa essere una deriva pericolosa che non solo travolge la Fondazione Ravello in nome della politica, ma finisce per travolgere uno degli esempi più fulgidi di un modello gestionale, una vera eccellenza dell'offerta culturale italiana, un monumento fiore all'occhiello del ricchissimo patrimonio nazionale. Vorremmo sapere come e quando intende intervenire per garantire che quella Fondazione continui ad essere quel faro di eccellenza che è diventato negli ultimi anni.

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  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Massimo Cassano, ha facoltà di rispondere.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza parlamentare presentata il 13 ottobre scorso, l'onorevole Paolo Russo chiede al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo quali iniziative intenda intraprendere al fine di «frenare una deriva pericolosa che, travolgendo la Fondazione Ravello in nome della politica, finirebbe per travolgere uno degli esempi più fulgidi di modello gestionale, una eccellenza della cultura italiana...».
  Preme, in via preliminare, sottolineare che le questioni sollevate nell'atto parlamentare, con particolare riferimento alle problematiche di tipo gestionale di Villa Rufolo, non attengono direttamente alle competenze istituzionali dell'amministrazione dei beni culturali, in quanto la Fondazione Ravello, costituita da regione Campania, provincia di Salerno e comune di Ravello, è una persona giuridica di diritto privato senza scopo di lucro e come tale sottoposta al controllo e alla vigilanza della regione Campania, a norma dell'articolo 25 del codice civile e dell'articolo 10 del decreto del presidente della giunta regionale n. 619 emanato in data 22 settembre del 2003.
  La Fondazione Ravello quindi non rientra tra gli istituti vigilati dal Ministero attraverso la propria direzione generale biblioteche e istituti culturali. Ed il sito monumentale risulta già da diversi anni affidato in gestione alla Fondazione Ravello. Questo non toglie che sussiste una stretta ed attenta collaborazione tra gli uffici del Ministero, soprattutto con gli uffici presenti sul territorio, e la Fondazione.
  Il 4 agosto del 2008, infatti, la direzione regionale per la Campania subentrava alla soprintendenza di settore nell'accordo di valorizzazione stipulato in data 28 dicembre 2007 tra la medesima soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici e per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per le province di Salerno e Avellino, l'ente provinciale per il turismo di Salerno e la Fondazione Ravello costituita appositamente per l'organizzazione degli eventi di Villa Rufolo.
  L'accordo, che si inquadra nell'ambito degli accordi di valorizzazione di cui all'articolo 112, comma 4, del codice dei beni culturali, aveva lo scopo di garantire una gestione unitaria ed una adeguata valorizzazione del complesso che, pur essendo un unicum, è in parte del demanio dello Stato e in parte dell'ente provinciale del turismo di Salerno.
  Si è pertanto inteso garantire che l'importante complesso culturale fosse oggetto di interventi manutentivi adeguati tanto che lo stesso segretario generale della Fondazione, con nota del 29 agosto 2014, richiedeva alla competente soprintendenza di volersi fare carico della direzione dei lavori di restauro e valorizzazione del complesso monumentale di Villa Rufolo per i lavori di restauro delle facciate, della torre della comunicazione e degli impianti tecnologici.
  L'accettazione della richiesta da parte della soprintendenza consentiva al segretario generale della fondazione di disporre l'affidamento dell'incarico con delibera del 10 ottobre del 2014. I conseguenti lavori sono ad uno stadio più che avanzato ed è la stessa soprintendenza, secondo un protocollo consolidato che dura ormai da diversi anni, che cura anche gli aspetti tecnici che investono l'organizzazione del festival di Ravello, considerato che lo svolgimento di tali attività culturali coinvolge anche strutture architettoniche del complesso monumentale. Si tratta di un festival annuale che contribuisce alla notorietà internazionale del sito, con benefici diretti e indiretti considerevoli sul territorio, dando così concreta attuazione al dettato dell'articolo 6 del codice dei beni culturali e del paesaggio, in tema di valorizzazione del patrimonio culturale.
  A tale ultimo proposito preciso che la competente direzione generale dello spettacolo del Ministero concorre con propri contributi allo svolgimento dell'importante Pag. 6iniziativa. Nel 2013 sono stati previsti 90 mila euro, regolarmente liquidati, nel 2014, 110 mila euro, in fase di liquidazione, e nel 2015, 247.536 euro.
  Per quanto concerne la gestione della Fondazione di Villa Rufolo, e concludo, l'amministrazione dei beni culturali ha partecipato esclusivamente alle attività del consiglio di indirizzo, garantendo in quella sede l'apporto del direttore regionale che è stato componente dello stesso in rappresentanza del Ministero dall'agosto del 2010. Consiglio di indirizzo che, come è noto, al momento non è più in carica, in ottemperanza a quanto disposto dal decreto dirigenziale n. 19 del 29 luglio scorso, con il quale la giunta regionale della Campania ha disposto la nomina di un commissario ad acta per la convocazione e la ricostituzione del consiglio generale di indirizzo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  PAOLO RUSSO. Grazie Presidente, mi spiace non esserlo, non essere soddisfatto, perché la risposta descrittiva del Governo conferma esattamente le preoccupazioni fin qui rappresentate; si tratta di una risposta descrittiva che articola null'altro se non il modello di eccellenza che è stato appena significato. Cioè il Governo ci dice: guardate, esattamente quello è un modello di eccellenza, guardate, esattamente si è fatta azione straordinaria negli anni scorsi, guardate, esattamente questo è un rapporto di collaborazione strettissimo tra il Ministero e la fondazione stessa, al punto tale che negli anni scorsi questa collaborazione è stata alimentata proprio dalla struttura della fondazione Ravello; ancora, ci dice che fino a qualche giorno fa il Ministero era parte, con un proprio componente, del consiglio di indirizzo. Quindi, mi pare un atteggiamento un po’ strabico, da una parte, l'essere sino a qualche giorno fa componente del consiglio di indirizzo, avere un rappresentante nel consiglio di indirizzo e, d'altra parte, voler ritenere una sorta di sottrazione alle responsabilità, come se quel modello culturale, quel faro di eccellenza non appartenesse al nostro pianeta, al nostro Paese, ma come se fosse sottratta, quella condizione: da che cosa ? Da una delibera di giunta regionale, così capisco. Cioè da una delibera di giunta regionale che, per il solo fatto, o meglio, per quel fatto, determina un commissario al fine di alimentare esattamente le lagnanze qui rappresentate, quelle cioè che rendono quella fondazione culturale un modello di piccolo cabotaggio politico.
  Ebbene, proprio per quella ragione, che è la ragione causa della criticità sin qui espressa, il Ministero dice: a noi non riguarda più; è stato un modello di eccellenza ma ora lasciamo che mesti chi deve mestare. È un atteggiamento che non ci piace, è un atteggiamento che non apprezziamo, è un atteggiamento che non approviamo, è un atteggiamento distonico rispetto esattamente a quanto è accaduto proprio in collaborazione del Ministero negli ultimi anni, ed è un pessimo segnale. Non è la sola storia della fondazione Ravello, importante faro, centro di eccellenza, luogo straordinario di cultura: è un modello che si esprime, è l'esempio che si indica. Si dice, cioè, a Ravello e altrove, che è possibile, con azioni politiche commissariali, devastare la prospettiva culturale ed economica di un territorio per riportarla sotto le grinfie di una gestione di piccolo cabotaggio politico.
  È un segnale pessimo, non posso essere soddisfatto. Su questo tema ritorneremo, chiedendo al Governo un atto di resipiscenza. Un atto di resipiscenza che è significato di responsabilità; atto di responsabilità nei confronti di quanto sia il valore della cultura su quei territori e nel Paese. Un atto di resipiscenza che sia un elemento, questo sì, indicativo, un segnale, un esempio, un modello che possa essere rappresentato per dire esattamente il contrario di quanto il Governo sta consentendo si faccia: un'azione pauperistica che serve soltanto a danneggiare straordinariamente una prospettiva culturale e che serve soprattutto ad indicare che quel Pag. 7modello culturale va devastato per diventare terreno di caccia per nuovi e vecchi politici.

(Misure per contrastare l'espansione del virus citrus tristeza che sta colpendo le produzioni agrumicole della Sicilia orientale – n. 3-01774)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Burtone n. 3-01774, concernente misure per contrastare l'espansione del virus citrus tristeza che sta colpendo le produzioni agrumicole della Sicilia orientale (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, fin dal 2012 il servizio fitosanitario della regione Sicilia, in coordinamento con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha condotto un intenso programma finalizzato al contenimento della diffusione del citrus tristeza virus, nell'ambito delle aree agrumicole della regione. Il programma ha interessato sia agrumeti commerciali che vivai. Un milione circa di piante di agrumi in vivaio sono state monitorate e si è proceduto con tutte le misure necessarie ad impedire la ulteriore diffusione della fitopatologia. Con la legge della regione siciliana n. 25 del 2011, inoltre, sono state decise misure d'intervento a favore di piccole e medie imprese del settore agricolo per la prevenzione ed eradicazione del citrus tristeza virus. Con il conseguente decreto n. 1236 del 30 aprile 2014, sono stati impegnati 10 milioni di euro. Di questi, 6.726.611 sono stati rendicontati nel 2014, con un residuo di 3.277.000 per il 2015. Ad oggi, sono stati già rendicontati ulteriori 2.619.000 euro. Peraltro, nell'ambito della nuova programmazione 2014-2020 è stata inserita una misura di sostegno nel Piano di sviluppo rurale di cui al regolamento (UE) n. 1305 del 2013, contenente interventi specifici per il contrasto alla diffusione del virus in questione e l'adeguamento del sistema produttivo e vivaistico. La misura si articola in due sottomisure di cui una finalizzata alla prevenzione dei danni causati dal virus e la seconda finalizzata alla ricostituzione degli agrumeti danneggiati in misura superiore al 30 per cento. Da circa un anno, il servizio fitosanitario della regione siciliana ha dichiarato gran parte del territorio agrumetato zona di insediamento per il citrus tristeza virus.
  In tale area, pertanto, ai sensi dell'articolo 2, lettera f), del decreto ministeriale 31 ottobre 2013, la diffusione dell'organismo nocivo è tale da rendere tecnicamente non più possibile il suo contenimento.
  Dal 2013 si è manifestata una forma «severa» che porta alla morte le piante colpite su combinazione di portinnesto sensibile, attribuita al ceppo seeding yellow. Pertanto, per realizzare in Sicilia un programma di eradicazione dell'organismo nocivo nelle sue forme severe, è stato chiesto all'Europa – e lo ha fatto il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali – un contributo finanziario per la lotta fitosanitaria di cui all'articolo 23, paragrafo 5 della direttiva 2000/29/CE. Il programma per la lotta contro il ceppo in questione è stato considerato eleggibile per un importo complessivo di 1.781.000 Euro. di cui il 50 per cento cofinanziabile dall'Unione Europea attraverso i piani di sviluppo rurale.
  Nelle aree con sintomatologia sospetta sono state effettuate circa 9 mila analisi complete, fino alla caratterizzazione dei ceppi. Faccio altresì presente che i risultati della «caratterizzazione dei ceppi» effettuata dal CRA di Acireale, oggi ICREA (anche su campione, non ricadente nella citata area prevista dal programma), hanno evidenziato la presenza del ceppo del seeding yellow su un alto numero di campioni esaminati. Detto ceppo è stato altresì riscontrato dal CRA anche su campioni provenienti dalla provincia di Enna e dalla provincia di Messina, quindi al di fuori dell'area di indagine. Abbiamo pertanto Pag. 8motivo di ritenere che il ceppo seeding yellow sia ampiamente diffuso, non comportando la distruzione delle piante qualora innestate su portinnesti tolleranti (si pensi al citrange).
  Evidenzio quindi, inoltre, che la ricerca scientifica sta continuando il suo percorso. Gli interventi sopra detti, accompagnati da adeguate risorse, potranno consentire di recuperare progressivamente la potenzialità produttiva degli agrumeti siciliani.
  Preciso infine che, come previsto dall'articolo 2 della decisione che abbiamo già menzionato, per ottenere il finanziamento in parola l'Italia dovrà inviare alla Commissione europea (e lo faremo entro il prossimo 31 ottobre) la domanda di pagamento accompagnata da una relazione di accompagnamento sulle misure che sono state già attuate. Al momento, quindi, siamo in attesa di ricevere dalla regione siciliana la documentazione sulle attività di monitoraggio ed eradicazione che sono state svolte, per contrastare la diffusione del citrus tristeza virus nelle aree infette, al fine di trasmetterla ai competenti uffici della Commissione europea per ottenere quella contribuzione che è prevista, così come avevamo detto.

  PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta del Governo: si intravede un impegno serio da parte del Ministero, della regione siciliana, in sintonia con l'Unione europea. Sappiamo che il virus citrus tristeza ha determinato danni notevoli al nostro patrimonio agrumicolo, soprattutto in Sicilia orientale. L'unico rimedio è l'eradicazione della pianta, però per fare questo c’è un costo; e finora i costi, signor sottosegretario, sono stati sostenuti dalla regione siciliana, con il contributo anche dell'Unione europea, perché ad essere stati devastati sono oltre 30 mila ettari di agrumeti.
  Ora bisogna fare di più, perché questo patrimonio non può essere depauperato. È necessario fare nuovi impianti, con varietà certificate, e soprattutto garantite dal punto di vista fitosanitario. Lei ha dato assicurazioni significative sull'impegno che possiamo e dobbiamo mettere come regione siciliana, come Governo nazionale per utilizzare al meglio i fondi del Piano di sviluppo regionale prossimo. Per fare questo c’è la necessità di continuare nello studio e nella ricerca, nelle politiche di prevenzione; ma ripeto, bisogna dare di più ai nostri produttori perché fronteggino lo stato di crisi che si determina: la pianta colpita dal virus va eradicata perché non può essere guarita, e c’è bisogno poi di sostituirla con una pianta che possa ridare produzione.
  Aggiungo a questa considerazione altre due riflessioni, signor sottosegretario. La prima è molto positiva, noi abbiamo apprezzato che nella legge di stabilità sia stata inserita, per decisione del Governo, la rimozione dell'Imu per l'agricoltura a partire dal 2016. Si tratta di una decisione importante, noi da tempo sostenevamo questo indirizzo e lei sa che in tanti avevamo mostrato anche una contrarietà al varo di questo strumento. Il Presidente del Consiglio ha voluto che venisse eliminata. Essa può essere utile e apprezzata dal mondo agricolo per riprendere vigore e superare le difficoltà che il mondo agricolo purtroppo ha attraversato in questi anni. L'altra considerazione riguarda delle segnalazioni che mi permetto di farle signor sottosegretario: ho fatto delle interrogazioni che spero possano avere delle risposte. Esse riguardano delle proroghe. Una prima per il Piano di sviluppo regionale 2009-2013, ci sono alcune pratiche, presentate con ritardo, che non sono state esitate, ma anche quelle relative all'Ismea sui vecchi aiuti del Piano scaduto nel 2014. Queste pratiche sono state presentate con ritardo perché i produttori non hanno avuto la forza finanziaria e hanno avuto notevoli difficoltà anche nell'accesso al credito. Mi permetto quindi di utilizzare questa opportunità per chiederle un'attenzione particolare affinché si faccia questa deroga perché si tratta di pochissime pratiche depositate con un ritardo determinato Pag. 9non dalla volontà dei produttori, ma per le difficoltà che hanno affrontato.
  Infine, un'ultima considerazione. Signor sottosegretario, lei sa che tra qualche settimana partirà la commercializzazione degli agrumi. Noi speriamo che, come spesso avviene, all'inizio il prezzo sia congruo, buono per i produttori. Il problema però è che dopo poche settimane dall'inizio della campagna di commercializzazione il prezzo crolla. Ora io non voglio entrare nel merito delle questioni affrontate più volte e che riguardano la concentrazione dell'offerta, un diverso modo di associarsi dei nostri produttori. Ci sono però due cause che possiamo prevenire. La prima riguarda l'entrata di prodotti da Paesi extraeuropei che arrivano con un prezzo bassissimo senza controllo fitosanitario. Si attivino quindi la Guardia di finanza o i Nas per evitare che questi prodotti ammazzino la commercializzazione e determinino una condizione negativa per i nostri produttori con un prezzo molto basso che viene a determinarsi nei nostri mercati. Vi è poi anche la vendita abusiva. Nelle nostre città ci sono tanti abusivi che vendono a prezzi stracciati. Evidentemente non tutto, ma gran parte di questo materiale è rubato, e noi sappiamo che l'abusivismo spesso è in mano alla criminalità organizzata e mafiosa. Sono convinto che anche i sindaci debbano fare la propria parte. Spero e mi auguro, però, che il Governo, da lei rappresentato, solleciti un intervento della Guardia di finanza, dei Nas, ma anche dei vigili urbani.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12 con il seguito della discussione del disegno di legge sulla riforma della Rai e del servizio pubblico radiotelevisivo, previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate.

  La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 12.

Preavviso di votazioni elettroniche.

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 12,25.

  La seduta, sospesa alle 12,02, è ripresa alle 12,30.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1880 – Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo (Approvato dal Senato) (A.C. 3272-A); e delle abbinate proposte di legge: Caparini ed altri; Anzaldi; Fico ed altri; Marazziti; Fratoianni ed altri; Caparini ed altri (A.C. 420-2846-2922-2924-2931-2942).

  .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3272-A: Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo; e delle abbinate proposte di legge Caparini ed altri; Anzaldi; Fico ed altri; Marazziti; Fratoianni ed altri; Caparini ed altri nn. 420-2846-2922-2924-2931-2942.

(Esame di questioni pregiudiziali A.C. 3272-A)

  PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Fico ed altri n. 1, Caparini ed altri n. 2, Brunetta ed altri n. 3, Pannarale ed altri n. 4 e Rampelli ed altri n. 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 3272-A).Pag. 10
  Avverto che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
  A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Chiusa la discussione, l'Assemblea deciderà con unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità.
  La deputata Dalila Nesci ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Fico ed altri n. 1.

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente, per la parola. Siccome dieci minuti sono un po’ pochi per spiegare i motivi per cui questa riforma contrasta con i principi fondamentali della Costituzione, proverò a entrare subito nel merito.

  PRESIDENTE. Scusi, deputata Nesci. Colleghi, per favore, è possibile un po’ di attenzione ? Se avete da parlare, magari potete anche accomodarvi fuori, grazie. Prego, deputata.

  DALILA NESCI. In questa riforma andiamo ad incidere sul modello di governance della RAI, quindi dei vertici della RAI, e anche sull'attività gestionale della stessa. La RAI, per conto dello Stato, gestisce il servizio pubblico radiotelevisivo. Capiamo cos’è il servizio pubblico, per capire, poi, per quali motivi questa riforma contrasta con i principi della Costituzione. Innanzitutto, il servizio pubblico è finanziato, come sappiamo, in gran parte dalla collettività, da noi cittadini italiani, ma, per soddisfare i requisiti del servizio, sono necessarie delle condizioni minime, che, per fortuna, ha già individuato per noi la Corte costituzionale nella sentenza n. 225 del 1974, che richiameremo più volte anche dopo.
  Il nostro caposaldo, ovviamente, è l'articolo 21 della Costituzione, che garantisce la libertà di manifestazione del pensiero, ma, soprattutto ed anche, il diritto dei cittadini ad essere informati da una pluralità di fonti, cioè la possibilità di dare ai cittadini punti di vista differenti affinché si possano formare la loro coscienza critica. L'altra condizione necessaria affinché un servizio possa dirsi effettivamente pubblico è che sussista l'indipendenza dal potere economico e da quello politico.
  Vediamo, quindi, per quale motivo questa riforma contrasta con tutti questi principi e capisaldi. Innanzitutto, perché la sentenza di cui parlavo prima della Corte costituzionale afferma chiaramente che gli organi direttivi dell'ente gestore del servizio pubblico non possono essere costituiti in modo da rappresentare, in maniera diretta o anche indiretta, il potere Esecutivo. Quindi, su questo la Corte costituzionale è molto chiara: afferma che nemmeno indirettamente gli organi direttivi dell'ente gestore, in questo caso della RAI, possono rappresentare ed essere espressione del Governo.
  Su un altro punto, che è fondamentale, la Corte si esprime: in particolare, sulla struttura del consiglio di amministrazione, in questo caso della RAI. Esso viene strutturato nell'ordine del Parlamento. Per quale motivo ? Lo spiega sempre la Corte: per riferirsi sempre ad un elevato tasso di democraticità rappresentativa. Quindi, vi è un motivo per cui il consiglio di amministrazione viene ad essere strutturato all'interno del Parlamento. Ma il problema qual è ?
  Il problema è che ad oggi, quindi nell'esperienza concreta e istituzionale del Parlamento, questa procedura di nomina non è mai stata in grado di impedire a maggioranza e Governo di nominare, di fatto, i vertici della RAI. Quindi, questo non solo è già accaduto, come ad agosto quando in fretta e furia si è nominato il nuovo consiglio di amministrazione della RAI, ma avviene più che mai, perché Pag. 11questo è un Parlamento che è stato eletto con una legge elettorale che poi è stata dichiarata incostituzionale e anche la legge che vi state apprestando a modificare, «l'Italicum», probabilmente, sarà considerata incostituzionale a causa del premio di maggioranza esorbitante.
  Ma continuiamo con i motivi per cui questa riforma contrasta e si esprime come una manifesta violazione del principio del pluralismo dell'informazione. Come viene nominato il consiglio di amministrazione della RAI con questa riforma voluta dal Governo Renzi ? Innanzitutto si snellisce un po’ il consiglio di amministrazione e si passa da nove a sette membri, ma questi sette membri vengono nominati così: due li nomina il Senato, due li nomina la Camera, uno lo dovrebbero nominare i dipendenti della RAI, con una procedura che ci è ancora sconosciuta, e due – badate bene – li nomina direttamente il Governo e tra questi nomina anche l'amministratore delegato. Quindi, da un lato si aumenta, per così dire, il peso specifico dei consiglieri di amministrazione nominati direttamente dal Governo, dall'altro, addirittura, si ridimensionano le funzioni dello stesso consiglio d'amministrazione, perché molte di queste funzioni vengono trasferite all'amministratore delegato, che è un super amministratore delegato.
  Altro motivo che pregiudica la costituzionalità di questa riforma è il voto limitato, proprio per i motivi di cui vi dicevo prima. Ormai la maggioranza parlamentare del Governo è in grado di nominare ben quattro consiglieri di amministrazione. Quindi, non solo non c’è la tutela delle minoranze, ma addirittura c’è il completo esautoramento del Parlamento.
  Una cosa che ancora ci sconvolge è proprio la procedura di revoca delle componenti del consiglio d'amministrazione, perché vengono sovvertiti ancora una volta i principi che erano stati sanciti e chiariti soprattutto sempre dalla Corte costituzionale, che in un importante sentenza, la n. 69 del 2009, esclude che possa esservi una perfetta simmetria tra potere di nomina e potere di revoca, proprio per garantire l'indipendenza dei titolari di una carica. Qui, dunque, non solo sono il Governo e la maggioranza che nominano i consiglieri di amministrazione, ma addirittura possono revocarli, salvo lasciare un contentino alla commissione di vigilanza RAI che potrà semplicemente esprimersi con una mera ratifica, perché anche se il controllo, a valle, della Commissione di vigilanza RAI è un controllo dovuto e necessario, in realtà, questo è vero solo in maniera formale, perché in maniera sostanziale la Commissione di vigilanza RAI si troverà a ratificare una decisione già deliberata dall'assemblea dei soci, e quindi anche dal Governo, tra l'altro a maggioranza semplice. Non c’è nessuna garanzia che la stessa revoca dei componenti del consiglio d'amministrazione avvenga per una volontà precisa e, soprattutto, per una spinta preponderante del Governo.
  Per essere ancora più veloci mi riferisco subito ad un altro abominio di questa riforma della RAI: c’è una serie ingiustificata di deroghe all'applicazione del codice degli appalti. Anche pochi minuti fa, ci sono arrivati alcuni emendamenti da parte dei relatori che modificano, o tentano di modificare, queste ingiustificate deroghe, ma ovviamente sono una assoluta presa in giro, perché si enunciano dei principi di fondo, anche riferibili ai principi di matrice europea, ma il problema è che le deroghe rimangono praticamente intatte e sovvertono alcune direttive europee che lo stesso codice degli appalti aveva recepito. La domanda è perché questo Governo, che è così felice di stare in Europa, di accettare il Patto di stabilità, il fiscal compact, il Mes, tutti questi cappi al collo che l’austerity ha messo agli italiani, quando poi si tratta di rispettare delle buone direttive europee, in particolare le direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE2004, se ne infischia ?
  Quindi voi mi dovete spiegare come sia possibile che questa riforma possa effettivamente essere congruente con i principi costituzionali: addirittura sovverte le regole europee !
  Poi c’è un'altra schifezza all'interno di questa riforma che non la rende costituzionale, Pag. 12ovvero la delega. È una delega in bianco che il Governo inserisce in questa riforma per darsi la possibilità più in là di riassettare il Testo unico dei servizi di media audiovisivi. E questo, ovviamente, non lo diciamo solo noi del MoVimento 5 Stelle, ma lo dice un importante organo, che è qui all'interno del Parlamento, che si chiama Comitato per la legislazione, un comitato che aiuta noi parlamentari anche a legiferare meglio e a cercare di evitare di mettere ulteriore confusione nell'ordinamento italiano. Ebbene, il Governo se ne infischia anche di questo parere, che spiega benissimo come questa delega inserita nella riforma sia in contrasto con l'articolo 76 della Costituzione, che detta appunto la necessità di enunciare all'interno della delega i principi, gli obiettivi, i criteri e gli oggetti specifici. Addirittura qui si sovvertono i criteri con gli obiettivi e gli obiettivi con gli oggetti: insomma, una confusione totale.
  A chiusura di questa spiegazione, giusto anche per informare tutti quanti i colleghi e chi ci segue, segnalo che vi sono anche diversi organi internazionali che si sono espressi in maniera critica nei confronti di questa riforma, così come anche la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che si è espressa in maniera negativa nei confronti della legislazione sui media della Moldavia. Perché ? Perché ovviamente c’è una violazione del principio di libertà di espressione, in quanto i vertici della televisione pubblica sono nominati dalla maggioranza monopartitica. Così come anche la stessa commissione di Venezia, si esprime in maniera critica sulla legislazione ungherese, dove c’è una forte supremazia del Primo Ministro sulla rete pubblica. E per concludere vi è la European Broadcasting Union, che ha manifestato ampie critiche proprio nei confronti di questa riforma, dicendo che l'Italia diverrebbe l'unico ordinamento democratico europeo con il capo azienda del servizio pubblico nominato direttamente dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità n. 2.

  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente, noi crediamo che la caratteristica costitutiva del servizio pubblico radiotelevisivo debba essere la trasparenza nei confronti degli utenti. È manifestamente incostituzionale che in questo disegno di legge non si tenga conto di questo principio fondamentale sancito dalla nostra Costituzione.
  Il provvedimento in esame, infatti, non prevede l'ingresso nel consiglio di amministrazione di un rappresentante delle associazioni dei consumatori e di un rappresentante dell'Autorità garante per le comunicazioni, continuando in modo inappropriato a delegare la vigilanza alla Commissione parlamentare.
  La partecipazione del cittadino alla vita democratica è un principio che discende direttamente dal diritto di sovranità popolare e dal diritto di cittadinanza, riaffermato dalla normativa europea. Alcune azioni dell'Unione, quali la «Carta europea dei diritti dell'uomo nella città» e l'Agenda della conferenza di Fuerteventura, «Sviluppo della cittadinanza democratica e di una leadership responsabile a livello locale», sostengono la partecipazione diretta dei cittadini e la massima trasparenza nelle comunicazioni tra la pubblica amministrazione e i cittadini.
  Ebbene, questo non è assolutamente presente nel provvedimento che stiamo analizzando. Ma, come se non bastasse, il presente disegno di legge, non prevede esplicitamente forme di controllo differenti dall'attuale Commissione parlamentare di vigilanza e fa presagire una pianificazione della programmazione svolta dalla RAI come servizio pubblico non rispondente ai principi di obiettività, trasparenza e pluralismo.
  Infatti la RAI, in qualità di concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, dovrebbe garantire l'accesso ad un'informazione libera e completa a tutti i cittadini attraverso una copertura integrale sul territorio nazionale. Spesso, purtroppo, il Pag. 13vero ruolo di servizio pubblico, considerata la copertura capillare su tutto il territorio nazionale, viene svolto, però, dalle TV locali e non dalla concessionaria, che per diversi motivi, orografici o per assenza di ripetitori, non è in grado di assolvere al ruolo pubblico attribuitole.
  Quindi, alla luce di queste considerazioni, consideriamo palesemente incostituzionale continuare ad attribuire in esclusiva il rapporto di servizio pubblico alla RAI, senza considerarne gli oggettivi limiti e non ravvisando la necessità di includere altri soggetti nell'erogazione di tale servizio.
  Queste sono, in estrema sintesi, le due considerazioni principali attraverso le quali noi sosteniamo questa questione pregiudiziale di costituzionalità. Non ci sembrano cose di poco conto, in quanto questo progetto di legge, se così venisse approvato, non garantirebbe la trasparenza nei confronti di tutti gli utenti e in sostanza una forma di pianificazione e di programmazione che risponda ai principi di trasparenza, pluralismo e obiettività, che dovrebbero essere assolutamente non messi in discussione e che dovrebbero ben essere evidenziati in un disegno di legge di questa portata. Siccome questa cosa purtroppo non è contenuta, ma, altresì, viene evidenziato esattamente l'opposto, noi abbiamo presentato questa questione pregiudiziale di costituzionalità, che voteremo convintamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Il deputato Rocco Palese ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Premesso che il disegno di legge in titolo interviene per riformare l'assetto di governance della RAI, con il duplice obiettivo – dichiarato dall'Esecutivo – di renderla più efficiente e più autonoma dal condizionamento politico, allo scopo di accentuarne la funzione sociale di servizio pubblico, il testo in esame, nonostante il confronto durante l'esame in Commissione e l'accoglimento, da parte del Governo di alcune modifiche proposte dalle varie forze politiche, conserva ancora delle criticità.
  L'articolo 2 affronta il tema fondamentale della governance della RAI e reca novelle all'articolo 49 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di cui al decreto legislativo n. 177 del 2005. Viene ridotto da 9 a 7 il numero dei consiglieri d'amministrazione designati: due eletti dalla Camera dei deputati e due eletti dal Senato della Repubblica, con voto limitato a uno; due designati dal Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze; uno designato dall'assemblea dei dipendenti della RAI-Radiotelevisione italiana Spa, con modalità che garantiscano la trasparenza e la rappresentatività della designazione stessa. È disciplinata la revoca dei componenti del consiglio di amministrazione e i casi di dimissioni o impedimento permanente ovvero di revoca del presidente o di uno o più membri. Sono riformulati i compiti del consiglio d'amministrazione che nomina, su proposta dell'assemblea dei soci, un amministratore delegato di cui sono definiti i compiti. Sono ridotte le funzioni della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
  Considerato che le varie pronunce della Corte costituzionale del 1974, del 1987, del 2008 e del 2009..., se dovete fare un congresso...

  PRESIDENTE. Colleghi, giustamente, stando vicino, si disturba.

  ROCCO PALESE. Le varie pronunce della Corte costituzionale del 1974, del 1987, del 2008 e del 2009 hanno tutte ribadito la centralità del Parlamento e della Commissione di vigilanza nella scelta del consiglio di amministrazione e la necessità che il Governo ne rispetti le prerogative.
  Sono utili alcune precisazioni, anche alla luce di numerose sentenze e ordinanze Pag. 14della Corte costituzionale intervenute negli anni, tra cui le pronunce nn. 225 del 1974, 194 del 1987, 69 del 2009 e l'ordinanza della medesima Corte n. 61 del 2008. In particolare, la sentenza n. 225 del 1974, che ha dato origine alla legge 14 aprile 1975, n. 103, recante «Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva», ha definitivamente aperto la strada verso la «parlamentarizzazione» del sistema radiotelevisivo pubblico, di fatto sottraendo la RAI al controllo diretto dell'Esecutivo. In questa sentenza, la Corte costituzionale affermò la necessità di un sistema idoneo ad escludere il predominio del potere esecutivo nell'ambito dell'ente gestore. La Corte, pertanto, sollecitò il legislatore ad emanare una legge che avrebbe dovuto assicurare il raggiungimento, tra gli altri, di obiettivi volti a prevedere: a) che gli organi direttivi dell'ente gestore (si tratti di ente pubblico o di concessionario privato purché appartenente alla mano pubblica) non fossero costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo; b) che per la concretizzazione degli obiettivi indicati e per il relativo controllo fossero riconosciuti adeguati poteri al Parlamento, che istituzionalmente rappresenta l'intera collettività nazionale.
  Con la sentenza n. 194 del 1987, la Corte riconobbe la dimensione costituzionale nella quale si posiziona la Commissione di vigilanza RAI, discendente dall'attribuzione al servizio radiotelevisivo della natura di servizio sociale diretto ad assicurare l'effettività della libera manifestazione del pensiero e della libera informazione, considerate come due aspetti essenziali e inscindibili di un unico valore costituzionalmente protetto in via primaria dall'articolo 21 della Costituzione strutturato nell'orbita del Parlamento. Con l'ordinanza n. 61 del 2008 e la sentenza n. 69 del 2009, relative al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sorto a seguito della proposta di revoca del consigliere di amministrazione della RAI, professor Angelo Petroni, la medesima Corte ribadì la centralità del Parlamento nel governo del sistema radiotelevisivo pubblico. Nell'ordinanza n. 61 si legge testualmente che l'affermazione della centralità del Parlamento nel governo del sistema radiotelevisivo pubblico è presente nella legislazione a partire dalla legge 14 aprile 1975, n. 103, oltre che nella giurisprudenza della Corte costituzionale, la quale con la sentenza n. 225 del 1974 ha definitivamente aperto la strada verso la «parlamentarizzazione» del sistema radiotelevisivo pubblico, spostando il centro di determinazione delle scelte generali in tale settore a favore dell'organo rappresentativo della collettività nazionale. Dall'esame di alcune pronunce della Corte costituzionale e in particolare della sentenza n. 194 del 1987, si trae la conclusione secondo cui il Parlamento, e per esso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, costituisce la sede istituzionale naturale nella quale il principio pluralista che deve informare l'intero settore radiotelevisivo pubblico trova la più efficace garanzia, sia con riguardo all'accesso delle formazioni sociali all'uso dei mezzi radiotelevisivi, sia con riguardo a meccanismi che garantiscano la presenza di una pluralità di fonti di informazione. Ancora, nella sentenza n. 69 del 2009, con la quale la Corte ha risolto il conflitto sorto tra Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e Governo, è scritto che la difesa della Commissione segnala, in proposito, come le funzioni di indirizzo e vigilanza siano state attribuite all'organo parlamentare in considerazione dei caratteri di imparzialità, democraticità e pluralismo che devono informare lo svolgimento dell'attività del servizio pubblico radiotelevisivo ed al preciso scopo di evitare nella gestione del servizio un'ingerenza diretta ed esclusiva dell'Esecutivo.
  Sembra di evincere che in tutte queste pronunce la Corte abbia voluto rimarcare che, finché esisterà un'esigenza di tutela del pluralismo in termini effettivi, sarà comunque indispensabile il ruolo di garanzia del Parlamento, che dovrebbe essere Pag. 15la più vicina, tra le istituzioni, al sentire reale del Paese. Garanzia che, evidentemente, non si esprime solo nella legislazione, ma anche nella definizione di interventi di indirizzo e vigilanza. Giova, infine, ricordare che la legge sul riassetto del sistema radiotelevisivo, la legge n. 112 del 2004, cosiddetta legge Gasparri, ha introdotto un nuovo sistema per la designazione dei membri del consiglio di amministrazione della RAI e del presidente che ha reso al Parlamento piena sovranità sulla designazione attraverso la Commissione parlamentare di vigilanza. Si tratta di una disposizione assolutamente in linea con la giurisprudenza costituzionale. E giova anche ribadire che fintanto che la RAI resterà una società pubblica, le sentenze della Corte costituzionale devono essere rispettate e per tale ragione è auspicabile che il confronto tra Governo e Parlamento possa disegnare un assetto equilibrato.
  Con riferimento ad altri profili del disegno di legge, la delega per il riassetto normativo della RAI, di cui all'articolo 4 del disegno di legge, desta forti perplessità perché si tratta di una delega dal carattere troppo ampio e generico, come evidenziato anche nel parere espresso dal Comitato per la legislazione che si conclude con la raccomandazione alle Commissioni di specificare il principio e il criterio direttivo di delega contenuto all'articolo 4, comma 2, lettera a), che, nella sua genericità, dilata oltremodo l'orizzonte della scelta discrezionale del Governo, contestualmente verificando la portata normativa dei principi e dei criteri direttivi contenuti alle lettere da b) ad e) del medesimo comma. Per la riforma del servizio pubblico occorrerebbe una riflessione ancora più ampia e articolata, soprattutto per quanto riguarda l'evoluzione tecnologica che sta rivoluzionando lo stesso concetto di trasmissione radiotelevisiva e che impone sfide sempre più complesse. Pertanto, si propone all'Assemblea di deliberare di non procedere all'esame del disegno di legge n. 3272-A (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Il deputato Franco Bordo ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Pannarale n. 4, di cui è cofirmatario.

  FRANCO BORDO. Grazie Presidente, il testo in esame modifica principalmente la disciplina dell'assetto di governance della RAI. Le nuove disposizioni manifestano diversi profili di incostituzionalità, andando ad incidere su una normativa che, seppur presentando diverse criticità, aveva il merito di attribuire un significativo ruolo al Parlamento in una materia tanto delicata, come richiesto in più occasioni dalla Corte costituzionale.
  In particolare, si incide sulla nomina degli organi di amministrazione RAI, prefigurando un intervento governativo, decisamente invasivo, che determina una importante lesione del principio di indipendenza, una tra le basi fondanti del diritto all'informazione costituzionalmente garantito.
  Infatti all'articolo 2 del disegno di legge viene previsto, infatti, che la nomina dell'amministratore delegato avvenga su proposta dell'assemblea degli azionisti RAI, una società a totale partecipazione pubblica statale e, dunque l'assemblea risulta essere un organo di diretta emanazione governativa.
  L'amministratore delegato, tra l'altro, assume poteri di notevole rilevanza, con una compressione importante delle funzioni e del ruolo dell'organo collegiale.
  A questo si aggiunge la modalità di nomina dei membri del consiglio di amministrazione, di cui, su sette, sei sono di diretta o indiretta emanazione della maggioranza di Governo. Due consiglieri sono, infatti, di nomina governativa, mentre quattro di nomina parlamentare ma di un Parlamento che, si ricorda, sarà eletto con uno sproporzionato premio di maggioranza grazie alla nuove legge elettorale, l'Italicum. È evidente dunque, come, di fatto, il consiglio di amministrazione della RAI risulterà essere totalmente sotto la diretta influenza, se non un vero e proprio controllo, del Governo. Evidenziamo come numerose sentenze della Corte Costituzionale Pag. 16hanno individuato nei principi di indipendenza e pluralismo la base fondante del diritto riconosciuto all'articolo 21 della Costituzione.
  Si ricorda come, tra l'altro, le sentenze n. 225 e 226 della Consulta sancirono il passaggio dalla televisione di Stato, su cui pesava in modo determinante l'intervento del Governo, alla televisione pubblica di indirizzo parlamentare.
  Nello specifico, la sentenza n. 225 indicò come «condizioni minime necessarie perché il monopolio statale possa essere considerato conforme ai principi costituzionali» il principio per cui «gli organi direttivi dell'ente gestore (...) non siano costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo e che la loro struttura sia tale da garantirne l'obiettività».
  L'impostazione del testo in esame risulta, dunque, di tipo retrospettivo, con una svolta autoritaria volta ad introdurre un amministratore delegato con poteri abnormi, in grado di incidere anche sui criteri di reclutamento del personale, e un consiglio di amministrazione di nomina governativa. Inoltre è manifesta la violazione di principi costituzionalmente garantiti e dei vincoli derivanti sia dall'ordinamento comunitario sia da numerosi obblighi internazionali, e in particolare: l'articolo 21 della Costituzione, che prevede il principio fondamentale del pluralismo e di un'informazione libera e indipendente; l'articolo 10 della Convenzione dei diritti dell'uomo in materia di libertà di informazione che sancisce, tra i principali requisiti che dovrebbero annoverare una legislazione relativa al servizio radiotelevisivo, l'indipendenza dell'informazione dal potere politico soprattutto nella scelta della governance degli organi di governo. Molte sono, infatti, le risoluzioni approvate dal Consiglio d'Europa che ravvisano tra le giustificazioni e i caratteri fondamentali del servizio radiotelevisivo pubblico l'indipendenza rispetto al Governo.
  Non riscontriamo alcun accenno, nel testo del disegno di legge, ai succitati principi di indipendenza, pluralismo sociale o certezza delle risorse, punti cardine delle sentenze della Corte Costituzionale in materia. Tali assenze configurano ulteriori profili di incostituzionalità, se si pensa come del tutto trascurato sia il tema della mission del servizio pubblico, come ha efficacemente rilevato il vicepresidente emerito della Corte costituzionale Enzo Cheli in un'audizione presso la Commissione di vigilanza RAI. Non si fa inoltre alcun riferimento nemmeno al tema del finanziamento, dopo la soppressione in Senato della delega al Governo.
  Il finanziamento è, tuttavia, necessario ad assicurare l'indipendenza editoriale del servizio pubblico, ma dovrebbe essere al contempo ridefinito in base al principio della progressività nell'imposizione fiscale generale, in modo da coniugare la certezza delle risorse con l'equità sociale. Il servizio pubblico svolto dalla RAI si configura quale servizio pubblico soggettivo, che è tale non solo per il genere di materie che insegna, bensì per la natura pubblica del soggetto che lo eroga. Il servizio pubblico diventa oggettivo, cioè determinato dal genere dei programmi trasmessi e dai servizi forniti.
  Questo rovesciamento è propedeutico alla ripartizione del canone fra tutti i soggetti in grado di erogarli: il servizio pubblico, tratto peculiare del welfare europeo, viene rimpiazzato da un generico «pubblico servizio», gestibile indistintamente da aziende pubbliche o private. A questi profili si aggiunge quanto emerso attraverso alcuni emendamenti dei relatori durante l'esame in sede referente delle Commissioni congiunte VII e IX, che, all'articolo 3, hanno previsto la deroga dal codice appalti per una serie di attività che non vengono ricomprese all'articolo 10 della direttiva 2014/24/UE, ponendosi, dunque, in contrasto con la normativa comunitaria.
  Signor sottosegretario, signora Presidente, sulla base di questi presupposti, riteniamo di non procedere all'esame del disegno di legge per incostituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 17

  PRESIDENTE. Il deputato Fabio Rampelli ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 5.

  FABIO RAMPELLI. Grazie. Presidente, signor sottosegretario, colleghi deputati, penso che ancora una volta dobbiamo constatare che da parte della società c’è stata, si è levata forte ed è stata da tutti recepita una grande esigenza, una domanda di riforma del servizio pubblico televisivo, e, dopo appunto mesi e mesi di dibattito sotto questo aspetto, si è giunti, al contrario, a una riforma che viene definita tale solo e soltanto perché fa comodo che sia così, ma i cui contenuti vanno in una direzione esattamente contrapposta. La nostra richiesta di pregiudiziale di costituzionalità interviene proprio sul fatto che qui si agisce solo sulla governance della RAI, trasformando una RAI di Stato, la televisione di Stato, che in molti avrebbero voluto privatizzare, ritenendo di dover far accogliere alla RAI stessa la sfida della competitività, in televisione di regime. L'avrebbe definita così Giorgio Almirante, come la definisce tuttora così Marco Pannella: grandi personalità che hanno compiuto battaglie monumentali per la libertà e il pluralismo dell'informazione. A seguito di questo dibattito in chiaro che si è aperto tra le forze politiche e culturali della nostra nazione, si giunge in buona sostanza solo e soltanto a ridimensionare il consiglio di amministrazione, ad aumentare la presenza del Governo, cioè del regime, nel consiglio di amministrazione, a conferire poteri all'amministratore delegato – sempre designato dal Governo, cioè dal regime – e si diminuisce in realtà lo spazio – è un effetto indotto di confronto tra culture differenti, tra posizioni politiche differenti, tra sensibilità differenti, tra valori differenti – della politica a vantaggio dello spazio del regime. Abbiamo esattamente la più classica delle montagne che ha partorito il più classico dei topolini, in spregio alla Costituzione italiana, che prevede, al contrario, che il servizio pubblico sia meritevole di tutte le norme di salvaguardia rispetto al pluralismo dell'informazione, che, semmai, possiamo definire anche adesso e qui, in presenza dell'attuale legge vigente e in presenza della Commissione di vigilanza RAI e dei suoi poteri di nomina dell'attuale consiglio di amministrazione della RAI. Ancorché ci sia una centralità della politica almeno eguale e contrapposta rispetto al peso e alla capacità di condizionamento del Governo, del regime, nonostante questa centralità e quindi questo disegno che predilige il pubblico, la politica e il Parlamento rispetto al pubblico, al Governo e al regime, abbiamo un'evidente prevalenza, uno strabismo, un'asimmetria, uno spazio televisivo nei telegiornali e nei talk show che è strabordante da parte del Governo, del regime, rispetto al Parlamento, alle forze politiche.
  E automaticamente i contenuti che vengono fatti transitare sono contenuti che, da un punto di vista culturale, progettuale, valoriale sono sbilanciati verso chi rappresenta le istituzioni, con le proprie capacità di assumere funzioni amministrative, funzioni operative, funzioni di governo della cosa pubblica.
  Questo è il motivo per cui siamo assolutamente contrari a che il Parlamento possa assumersi la responsabilità di correggere la legge vigente sul servizio pubblico televisivo con una norma peggiorativa, che invece di ampliare le possibilità di confronto tra culture differenti le limita, conferendo alla televisione di Stato, alla RAI, poteri e collocandoli tutti, la maggior parte, nelle mani del Governo. È questa la ragione delle nostre perplessità !
  Abbiamo il desiderio che, sulle riflessioni fatte dagli altri colleghi delle opposizioni e dei gruppi parlamentari che hanno avanzato analoghe pregiudiziali di costituzionalità, vi sia attenzione da parte di tutti, perché, quando si discute di pluralismo, si discute di democrazia; quando la democrazia trova comunque degli effetti che sbilanciano l'azione del Governo e la presenza del Governo rispetto agli altri soggetti in campo, c’è di che preoccuparsi.
  Oggi i cittadini avrebbero voluto che si discutesse delle prospettive verso cui indirizzare la più grande industria culturale Pag. 18dell'Italia. Avrebbero voluto discutere del senso residuo che ha un canone televisivo: che noi ci auguriamo possa essere cancellato in modo tale che la RAI possa decidere se stare sul mercato attraverso la pubblicità, o se fare appunto la rete pubblica di Stato, ovvero la rete pubblica di regime, rinunciando alla pubblicità e abbeverandosi alla fonte della tassazione; ancorché revisionata, o comunque in previsione di revisione, a seconda di quello che conterrà l'ultima definizione della legge di stabilità, in ordine proprio al canone televisivo.
  Avremmo voluto, in perfetta sintonia con i cittadini italiani, che la RAI ci spiegasse la ragione per la quale si debba ricorrere a esosissimi contratti esterni, in presenza di professionalità interne capaci, con minore spesa, di assolvere alle medesime funzioni previste dai bandi, dalle gare e quindi dalle esternalizzazioni. Questo è uno degli argomenti di dibattito, insieme ai manager superpagati, insieme alle dirigenze superpagate; e invece ci si propina solo e soltanto l'intervento peggiorativo per la democrazia sulla governance della RAI. Noi tra le nostre proposte emendative, che illustreremo nel seguito della discussione, abbiamo chiesto almeno che la nomina dell'amministratore delegato, di questa sorta di futuro «monarca» che avrà in mano la RAI, possa essere ratificata dalla Commissione di vigilanza con una maggioranza qualificata di due terzi, proprio per tentare di mettere qualche pannicello caldo su un impianto che fa acqua da tutte le parti e che non è garante della democrazia e del rispetto del pluralismo dell'informazione, come avremmo desiderato.
  Avremmo volentieri preso di petto, sempre andando incontro a richieste che provengono dal territorio nazionale, dalle regioni, dalle loro peculiarità, dalle loro specificità, che ci fosse un maggiore investimento, una maggiore capacità di protagonismo da parte della rete regionale: che spesso invece viene trascurata e utilizzata solo per un'informazione di secondo livello, senza invece che possano essere sviluppate tutte le eccellenze, anche di carattere economico, anche in relazione ai potenziali investitori, agli sponsor, alle pubblicità, che possono creare nuovo reddito, nuove fonti economiche, nuovi introiti al servizio pubblico.
  Avremmo voluto parlare, ma ne parleremo nel corso del dibattito, esattamente di tutto ciò, perché riteniamo che questi e altri siano i nodi che la RAI deve sciogliere in ordine alla gestione del proprio presente e in ordine alla gestione del proprio futuro. Siamo invece qui, desolati, a dover discutere di questioncelle organigrammatiche, di come poter spostare un equilibrio in politichese stretto secondo la peggiore caratteristica del nostro Presidente del Consiglio che era, e resta, attraverso la metafora della rottamazione, quella di togliere qualcuno da un posto per prendere il suo posto. C’è solo una incostituzionale ricerca di approvvigionamento di nuove poltrone, per questo chiediamo che venga sostenuta la nostra pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Grazie, Signora Presidente. Le motivazioni che qualche mese fa ci avevano indotto ad apprezzare il proposito del Presidente del Consiglio di chiedere che i partiti facessero un passo indietro nella RAI sono le ragioni per cui non apprezziamo questo disegno di legge che chiede di sostituire i partiti con il Governo.
  È un disegno di legge che presenta un profondo segno di incostituzionalità nel momento in cui ridisegna la governance della RAI, affermando la netta subalternità della RAI al Governo, al Governo di turno naturalmente ! Non penso soltanto al sistema di nomina dei consiglieri, sei su sette di estrazione governativa o della maggioranza, penso alla scelta di sostituire il direttore generale con l'amministratore delegato di nomina governativa, con una drastica semplificazione della catena di comando che va contro i principi fissati dalla Corte costituzionale sulla necessità di Pag. 19indipendenza e pluralismo che sono propri del servizio pubblico.
  Signora Presidente, mi permetta di aggiungere due punti in termini di fatto e di diritto. Il primo riguarda la sentenza n. 225 del 1974 della Corte costituzionale alla quale si sono riferiti anche gli altri colleghi. Questa sentenza dice esplicitamente che «le condizioni minime necessarie perché il monopolio statale possa essere considerato conforme ai principi costituzionali prevedono che gli organi direttivi dell'ente gestore non siano costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente l'espressione esclusiva o preponderante del potere esecutivo». Esattamente il contrario di quanto prevede questo disegno di legge, come è stato ben ricordato dal vicepresidente emerito Cheli. Siamo di fronte ad un servizio pubblico, signora Presidente e concludo, e servizio pubblico non vuol dire che appartiene al Governo, ma che è rivolto al pubblico. Un'agenzia governativa, come la RAI si appresta a diventare, avrà come unico interlocutore il Presidente del Consiglio dei ministri di turno !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, Presidente. Sono incline a riconoscermi nell'inizio dell'intervento del collega Rampelli: dopo tante discussioni la montagna ha partorito il topolino. Sono meno incline a riconoscermi nella continuazione dell'intervento, perché se la montagna ha partorito un topolino, questo topolino minaccia veramente la libertà degli italiani ? Siamo seri ! È una riforma molto limitata, mi auguro l'inizio di un processo riformatore, che rafforza i poteri del direttore generale che diventa amministratore delegato, dandogli gli stessi poteri che ha l'amministratore delegato in qualunque azienda per garantire l'unità della conduzione dell'azienda stessa. Nulla di più, nulla di meno !
  Sento citare la sentenza n. 225 del 1974, la quale, ripeto, vuole escludere la preponderanza del potere esecutivo all'interno della RAI. Onorevole Fava, vedo invece che la preponderanza del potere esecutivo, che è da bandire, diventa invece non la presenza preponderante, addirittura, del potere legislativo, ma il divieto che esista una maggioranza fatta dalla connessione Governo-maggioranza parlamentare.
  Eh no ! È un'altra cosa ! È evidente che in un consiglio di amministrazione ci debba essere una maggioranza fatta dalla maggioranza parlamentare più l'Esecutivo: l'Esecutivo è lì perché c’è una maggioranza parlamentare. Diremmo che la maggioranza nel consiglio di amministrazione deve averla la minoranza parlamentare ? Mi pare una tesi difficile da sostenere, sempre che si rimanga all'interno del modello peraltro confermato dalla successiva sentenza n. 194 del 1987, per il quale vogliamo un prevalente controllo parlamentare. Perché, certo, si potrebbe immaginare – io immaginerei volentieri – un controllo fatto da un'assemblea composta da rappresentanti della società civile per depoliticizzare la RAI. Si vuole una conduzione unitaria per evitare quello che avviene fino ad ora, cioè che la RAI sia divisa in una serie di principati semindipendenti, ognuno dei quali ha un referente che è esterno all'azienda. Vogliamo perpetuare questo sistema, magari sostituendo, ai socialisti di ieri, i grillini, e ai comunisti di ieri, non so, SEL ? Mi pare improponibile. La società di ieri poteva legittimare una tripartizione di quel tipo perché c'erano forti culture popolari radicate e forze politiche. Oggi quelle forze politiche non esistono più e le culture sono molto mescolate.
  Vedo che si solleva la questione per la quale sarebbe incostituzionale il fatto che i rappresentanti vengano designati con voto limitato. Il voto limitato è fatto per garantire la rappresentanza delle minoranze, anche con una legge elettorale maggioritaria, e maggioritaria vuol dire che il 55 per cento va al partito di maggioranza, gli altri hanno il 45, con voto limitato gli altri hanno diritto ai loro rappresentanti. Certo, se qualcuno ha in mente che l'opposizione debba essere frammentata e non Pag. 20possa raggiungere alcun accordo al proprio interno per eleggere i propri rappresentanti, c’è il rischio che tutti i rappresentanti li elegga la maggioranza. Ma la colpa è solo dell'opposizione, di una concezione sbagliata, antidemocratica, autoritaria, tendenzialmente totalitaria, dell'opposizione, la quale vieta di parlare con altri e di fare accordi con altri. Non si può far carico alla legge di rispettare una concezione dell'esercizio dell'opposizione che non sta né in cielo, né in terra. Non è quello ciò che aiuta la democrazia italiana.
  Si dice che non ci deve essere una perfetta simmetria tra le modalità di nomina e le modalità di revoca dei consiglieri ? Ma le modalità di nomina e di revoca rimangono le stesse anche in questa legge.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Qualche attenzione maggiore merita l'obiezione che potremmo entrare in contrasto con la normativa europea. C’è un emendamento della Commissione che parzialmente risponde a questa obiezione e – non dimentichiamo – la normativa europea contempla l'eccezione culturale: nell'ambito della gestione dei beni culturali, e la RAI è un bene culturale, le regole del mercato devono essere rilette perché sono in gioco valori di livello più elevato, valori di identità e di costituzione della identità nazionale.
  Per tutte queste ragioni, crediamo che sia francamente esagerato porre l'incostituzionalità su questo provvedimento e noi voteremo contro questa pregiudiziale di incostituzionalità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Rampi. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI. Grazie, Presidente. Nelle diverse pregiudiziali è stato citato più volte il tema del pluralismo e della libertà dell'informazione. È un tema che a noi sta molto caro, tant’è che pochi giorni fa abbiamo respinto un provvedimento di legge, che minava pesantemente questo principio, proposto peraltro da uno dei gruppi che ha proposto la pregiudiziale e che, magari, se l'avesse letta prima, avrebbe potuto capire il perché della nostra contrarietà.
  Però, la tutela del principio della libertà e dell'indipendenza non passa sicuramente solo e principalmente dalla forma di governo dell'azienda pubblica di radiotelevisione: non solo e non principalmente, però oggettivamente passa anche da lì.
  Un'analisi non pregiudiziale delle questioni pregiudiziali, che non le trasformi – come a volte sembra in quest'Aula – in un ulteriore momento di discussione di merito e di esplicitazione delle diverse e legittime opinioni sui provvedimenti di legge, mette però in luce che dobbiamo respingere in maniera chiara il fatto che non esista una forte presenza del Parlamento nel meccanismo di nomina dei nuovi consiglieri d'amministrazione, anzi il nostro punto di vista è che venga rafforzato il ruolo del Parlamento, perché passando da una nomina da parte della Commissione di vigilanza a una nomina diretta dell'Aula, di fatto, tutto il Parlamento nella sua completezza può essere rappresentato in maniera forte e migliore.
  Certo, come veniva detto anche da chi è intervenuto prima di me, ciò se il Parlamento è in grado di trovare al suo interno le modalità di elezione di questi componenti.
  Non solo: la riforma costituzionale che è in via di approvazione, se verrà approvata, renderà ancora più indipendente una delle due Camere dal Governo e più rappresentativa dei territori e, quindi, quei due componenti eletti da quella Camera saranno ancor di più lontani dal potere dell'Esecutivo perché svincolati anche dal vincolo di fiducia.
  Pertanto, noi riteniamo che, da questo punto di vista, non solo non ci siano gli elementi per la pregiudiziale, ma anzi si vada verso un rafforzamento del ruolo e del potere del Parlamento.
  La stessa cosa la pensiamo rispetto al ruolo della Commissione e rispetto alla questione sulla revoca dei componenti. Pag. 21Infatti, se la Commissione di vigilanza a questo punto è più indipendente di prima perché non ha nominato lei i componenti del consiglio di amministrazione, è più svincolata e più libera di intervenire in quella fase di eventuale richiesta di revoca.
  Come è stato detto, invece, quello degli appalti è un tema su cui ritornare, ma proprio per questo intendiamo farlo in termini di emendamenti.
  In sostanza, Presidente, noi pensiamo che nel merito di questo provvedimento si possano avere molte opinioni e che ce ne siano diverse in quest'Aula. Riteniamo che con gli emendamenti se ne possano anche migliorare alcune parti. Non saremo sicuramente d'accordo sul progetto complessivamente, ma non riteniamo che ci siano né palesi né sostanziali elementi di incostituzionalità e, soprattutto, che non è questa governance che interviene sul tema del pluralismo, ma piuttosto la capacità di scegliere delle figure competenti, capaci e qualificate, in particolare nel delicato ruolo dell'amministratore delegato, come peraltro è accaduto nell'ultima nomina, individuando una figura che può essere più o meno condivisa, ma che sicuramente ha in tutta la sua storia professionale una vita all'interno della televisione e si è dimostrato un professionista della televisione.
  Certo, c’è un ultimo elemento, c’è l'aggiunta di un componente scelto dai dipendenti dell'azienda: è un tema che noi riteniamo molto qualificante e che possa rafforzare il profilo del pluralismo.
  Ci sono poi diverse norme sulla trasparenza, sulla incompatibilità e sulla ineleggibilità dei componenti del consiglio di amministrazione che, anche lì, secondo noi, rafforzano il carattere di qualità e di indipendenza di questi componenti.
  Per cui noi riteniamo che sicuramente siamo di fronte ad un intervento sulla forma di governo, non è l'elemento sostanziale che garantisce il pluralismo, ma sicuramente è un possibile passo avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Rampi.
  Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Fico ed altri n. 1, Caparini ed altri n. 2, Brunetta ed altri n. 3, Pannarale ed altri n. 4 e Rampelli ed altri n.  5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi affrettatevi, siamo in votazione... Mura, Matarrelli, Simoni, Pagani, Valente, Carra, Gadda, Bechis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  407   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no   262    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Colleghi, sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà a partire dalle ore 15.

  La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bernardo, Boccia, Brunetta, Caparini, Antimo Cesaro, Di Gioia, Di Lello, Fico, Gregorio Fontana, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Losacco, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Piccoli Nardelli, Realacci, Rosato, Rossomando, Pag. 22Sanga, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3272-A: Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo e delle abbinate proposte di legge nn. 420, 2846, 2922, 2924, 2931 e 2942.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono state respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità.

(Esame degli articoli – A.C. 3272-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e degli emendamenti presentati.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3272-A), che sono in distribuzione.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero degli emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine i gruppi MoVimento 5 Stelle, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e i deputati Civati e Andrea Maestri sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 2.800, 2.801, 3.800, 3.801 e 5.800, che sono in distribuzione.
  Avverto, inoltre, che fuori della seduta sono stati ritirati gli emendamenti Pinna 1.35, 1.38, 1.40 e 1.49, Vargiu 1.48, 1.45 e 1.51, Garavini 4.226, 4.227 e 4.228 e Sammarco 4.31, 4.32 e 4.33.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Intervengo per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 85, comma 8, e 85-bis.
  Lei, poc'anzi, ha appena enunciato che la Presidenza intende applicare le votazioni sugli emendamenti in riferimento a criteri ben enunciati dall'articolo 85-bis e dall'articolo 85, comma 8, del Regolamento, ossia votazioni riassuntive o per principi.
  Su questo punto c’è una prassi a nostro avviso totalmente in contrasto con quelli che sono gli articoli 85, comma 8, e 85-bis, dove di votazioni riassuntive o per principi non ve ne è neanche mezza, perché, Presidente, nel momento in cui viene chiesto a un gruppo parlamentare di segnalare degli emendamenti dall'altro lato il criterio di votazioni per parti riassuntive o per principi non viene rispettato, perché nel momento in cui viene chiesto a un gruppo di segnalarli, appunto, di fatto noi non faremo più una votazione per principi o per parti riassuntive, ma stiamo, in questo caso, dando ai gruppi parlamentari la facoltà di scegliere come e quali emendamenti porre in votazione.
  Quindi, noi riteniamo che prima di poter dire se sia o meno ammissibile la procedura di voto riferita all'articolo 85-bis del Regolamento bisognerebbe leggere nel merito gli emendamenti e, quindi, capire quali votazioni per parti o per principi riassuntivi fare.
  Peccato che ci avete già risposto, in altre occasioni, che c’è una prassi ormai consolidata. Io non vorrei che noi oggi ci ritrovassimo davanti a questa situazione e faccio questo parallelismo: abbiamo una Pag. 23strada a senso unico dove per anni – per anni ! – ci sono costantemente ciclomotori che viaggiano in senso contrario.
  Il codice della strada è in vigore da secoli e, in questo caso, abbiamo un vigile che, nonostante il codice della strada, che è il parallelismo con il nostro Regolamento, per anni fa finta di non vedere i ciclomotori che passano in senso contrario. Allora, noi oggi vorremmo chiedere alla Presidenza se la prassi può andare a violare il codice della strada, perché, di fatto, vorrebbe dire che una prassi di quel signore o di quei soggetti che viaggiano contromano costituisce oggi un nuovo codice della strada.
  Oggi noi stiamo dicendo questo, alla Camera dei deputati stiamo dicendo che la prassi riferita all'articolo 85, comma 8 e all'articolo 85-bis è più forte del contenuto degli articoli stessi, e quindi svaluta completamente quello che vi è scritto. Infatti, la votazione per principi o per parti riassuntive, in qualche modo, non viene assolutamente presa in considerazione in quello che lei ha enunciato poco fa. Allora, o ci spiegate quali siano queste modalità oppure, purtroppo, noi avevamo già chiesto di portare la questione alla Giunta per il Regolamento.
  L'8 aprile del 2014, un intervento del collega Toninelli chiedeva di investire la Giunta per il Regolamento di questa situazione. Oggi non abbiamo ancora una risposta ufficiale da parte dalla Giunta per il Regolamento su questo termine. Le chiedo, Presidente, se è possibile far finta che in questo caso il Regolamento non esista, alla pari di un vigile che non debba vedere che uno viaggia contromano per cinque, sei o otto anni, perché la prassi vuole che quello sia un viale dove la gente viaggia contromano. Questa situazione, secondo noi, è inaccettabile: se siamo per il principio e il rispetto delle regole, questa non è carta straccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La ringrazio. Lei ha svolto un intervento un po’ veemente, ma è evidente che si tratta di prassi interpretative del Regolamento. Qui non vi è nessuno che va contromano a fronte di una norma che indica un senso di marcia. Pensi semplicemente alle norme transitorie: noi dovremmo contingentare i decreti, secondo quello che è scritto nel Regolamento, e invece, di fatto, non si fa.
  Comunque, è evidente che lei solleva la questione per avere un chiarimento e io do un chiarimento, perché è giusto che sia così. Con riferimento all'applicazione automatica dell'articolo 85-bis del Regolamento, faccio presente che, come già chiarito in altre circostanze, anche recenti, la Presidenza procede all'applicazione dell'ultimo periodo del comma 8 dell'articolo 85, che le attribuisce la facoltà di modificare l'ordine delle votazioni, quando lo reputi opportuno ai fini dell'economia o della chiarezza delle votazioni stesse.
  La possibilità di modificare l'ordine delle votazioni consentirebbe, in astratto, alla Presidenza di anticipare la votazione dell'articolo rispetto agli emendamenti ad esso riferiti, fermo restando il diritto dei gruppi a veder votati quelli segnalati a norma dell'articolo 85-bis. Come precisato nelle sedute del 29 luglio 2004 e, da ultimo, dell'8 aprile 2014, la richiamata norma regolamentare viene applicata sistematicamente a tutti i provvedimenti fin dalla XIV legislatura, ossia dalla prima legislatura successiva all'introduzione della norma, a prescindere dal loro contenuto, fatti salvi quelli espressamente esclusi dal comma 4 dell'articolo 85-bis.
  Sulla questione della moltiplicazione degli emendamenti è stato richiesto un chiarimento alla Presidenza e anche su questo la Presidenza risponde che l'articolo 85-bis è applicabile, come è noto, a tutti i provvedimenti esaminati dall'Assemblea, con limitate e tassative eccezioni ed è volto a fissare un limite massimo riferito agli emendamenti effettivamente esaminati dall'Aula. Tale numero viene definito in rapporto sia alla consistenza numerica di ciascun gruppo sia al numero degli articoli di cui i provvedimenti si compongono, ed è pari, per i progetti di legge ordinaria, a un decimo della consistenza numerica del gruppo per ciascuno degli articoli che compongono il provvedimento.Pag. 24
  In passato, in circostanze del tutto eccezionali e quasi sempre per provvedimenti di un solo articolo, tale numero è stato ampliato fino anche al triplo. Ciò è avvenuto, in particolare, nella maggior parte dei casi, con riferimento a provvedimenti composti originariamente da un consistente numero di articoli, successivamente accorpati, o in sede referente o a seguito della posizione della questione di fiducia presso l'altro ramo del Parlamento.
  La Presidenza, poi, ha ritenuto eccezionalmente di ampliare il numero degli emendamenti in presenza di provvedimenti molto controversi consistenti in un numero molto limitato di articoli o nel caso in cui i gruppi richiedenti, in ragione della loro consistenza, avrebbero avuto diritto a un numero esiguo di emendamenti da porre in votazione. In questa circostanza specifica, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che nasce già composto da cinque articoli, e che quindi consente, applicando direttamente l'articolo 85-bis, l'esame di un numero congruo di emendamenti.
  Procedere ad un ampliamento in questa fase rischierebbe di dare luogo ad una prassi che, applicata in via ordinaria, snaturerebbe la norma contenuta nell'articolo 85-bis del Regolamento.
  Per tali ragioni non posso dare seguito alla richiesta di aumento del numero degli emendamenti da porre in votazione. Rappresenterò, comunque, la sua richiesta alla Presidente della Camera.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Non riesco a comprendere quale possa essere il criterio per dire che gli articoli siano esigui oppure siano congrui. Infatti, abbiamo un esempio di poche settimane fa, quando a un gruppo di opposizione sono stati raddoppiati gli emendamenti secondo il Regolamento dei segnalati perché c'erano due articoli. Oggi siamo a cinque articoli e credo che in qualche modo debba essere data una considerazione diversa al gruppo che ne fa richiesta. Infatti, se io con due articoli raddoppio gli emendamenti a disposizione, con cinque articoli in qualche modo mi aspetto che almeno vengano aumentati di un terzo. Infatti, quando arriverà un provvedimento di 10 o 15 o 20 articoli, allora, presumibilmente, quello che lei oggi sta segnalando avrà un valore: dieci articoli, cento emendamenti.
  Io le sto segnalando questo: poche settimane fa, anzi due settimane fa, al gruppo Lega Nord furono raddoppiati gli emendamenti e c'erano due articoli. Oggi ci sono cinque articoli e noi chiediamo almeno che venga concesso di aumentare almeno di un terzo il numero delle proposte emendative da segnalare. Infatti, non riesco a capire la discrezionalità nel dire che per due articoli va bene e per cinque articoli no, perché mi sembra che in entrambi i casi siano un numero molto contenuto di emendamenti. E non stiamo parlando di 10 o 20 articoli.
  Le sto dicendo questo perché vorremmo che la Presidenza tenesse bene in considerazione questo principio, per cui le stiamo chiedendo in maniera regolamentare un aumento delle proposte emendative da segnalare. Non vorremmo che la prassi di volere creare un problema in Aula e poi ottenere un raddoppio degli emendamenti piuttosto che un raddoppio dei tempi debba diventare un principio cardine all'interno di quest'Aula. Noi non siamo di quest'avviso, pertanto auspichiamo che la Presidenza conceda almeno di aumentare di un terzo il numero di proposte emendative da mettere in votazione.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Crippa. Lei ha argomentato in maniera serena e pacata una questione. Io le rispondo che nel caso specifico, richiamandoci anche a quello che è successo la volta scorsa, la Presidenza aveva concesso il raddoppio precedentemente alle eventuali contestazioni, che non riguardavano tanto il numero degli emendamenti, quanto i tempi assegnati ai gruppi. In secondo luogo, le rispondo che un conto è l'eccezione, Pag. 25un conto è la regola. Lì si trattava di un provvedimento di due articoli, a cui erano state concesse due proposte emendative, che, se non ricordo male, sono state aumentate da due a quattro. Se quest'eccezione deve poi diventare la regola, è ovvio che la regola stessa si snatura. Ad ogni buon conto, quello che io le ho letto vale come posizione della Presidenza.
  Mi ricordo che la volta scorsa si passò da tre a sei proposte emendative. Quindi era un numero assolutamente ridotto e minimo di emendamenti e giustificava effettivamente l'applicazione dell'eccezione. Se poi si deve applicare l'eccezione, così che poi diventi la regola, è evidente che si snatura la prassi e la Presidenza non intende farlo.

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Grazie Presidente. Intervengo sempre sulla questione dell'articolo 85-bis del Regolamento.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Lei ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori. Io ho dato due volte la parola per richiamo al Regolamento al collega Crippa, a cui la Presidenza ha fornito per due volte chiarimenti. Credo che la discussione sull'articolo 85-bis a questo punto possiamo considerarla esaurita. Se lei vuole intervenire sull'ordine dei lavori, lei è relatore di minoranza, se non sbaglio, può farlo. Però, eviterei di riaprire un'altra volta la questione regolamentare e dovere ripetere magari per la seconda o terza volta lo stesso concetto.

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per denunciare un fatto (Commenti).

  PRESIDENTE. Colleghi, non è una questione da commentare così.

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. No, no, è giusto, è giusto, è giusto.

  PRESIDENTE. No, non è giusto.

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. No, no, è giusto, è giusto.

  PRESIDENTE. Se lo dice lei...

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Gli uffici, tutti, quando siamo andati a presentare il fascicolo delle proposte emendative, già avevano l'ordine sulla base dell'articolo 85-bis, senza neanche aver presentato le proposte emendative e, quindi, senza neanche arrivare sopra la soglia delle proposte emendative ostruzionistiche e così via. Quindi, è chiaro che il Governo, insieme alla Presidente della Camera, si sono messi d'accordo ben prima, esautorando la Camera dei deputati ed il Parlamento della sua funzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Allora noi possiamo leggere il Regolamento, lei legge il controregolamento, l'interpretazione dell'interpretazione, ma tutto era già deciso ! Quindi, questo teatrino rimane un semplice teatrino, perché era già tutto concordato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Fico, mi dispiace deluderla, ma quella è una prassi costante, all'interno della quale il Governo, peraltro, non è parte in causa.

  DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, proprio a fronte di ciò che lei ha appena detto all'aula, dato che i gruppi avevano la disposizione da parte della Presidenza di segnalare gli emendamenti e dato che io, per il mio gruppo, dovrò dare indicazione di voto, ad oggi – ad ora – non so quale siano le proposte emendative dei colleghi del MoVimento 5 Stelle. Quindi, c’è anche Pag. 26una certa difficoltà poi nel seguire i lavori, il corso dei lavori, e anche nel dare le giuste indicazioni ai colleghi.
  Insomma, un minimo di contezza di ciò che andremo a votare da qui a pochi minuti sarebbe perlomeno auspicabile.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Caparini.
  Lei pone una questione che certamente è relativa all'ordine dei lavori e anche fondata. La Presidenza ha ricevuto dal gruppo MoVimento 5 Stelle la segnalazione degli emendamenti e adesso li chiamerà nel corso dell'espletamento dei pareri da parte dei relatori. Quindi, in quella sede l'Assemblea sarà edotta di quali saranno gli emendamenti su cui si darà il parere e su cui si voterà e quindi si potrà prendere nota di questo. In ogni caso, anche la Presidenza è a disposizione. Questo è come si è sempre fatto, peraltro. Prego, onorevole Caparini.

  DAVIDE CAPARINI. Quindi questo ci autorizzerà, da oggi in futuro, quando ci verrà fornito un termine per la presentazione degli emendamenti da segnalare, che questo termine non è perentorio, ma si può – evidentemente – attendere l'inizio del dibattito in aula per poi presentare la lista, perché ciò che lei sta dicendo è questo ed è ciò che sta avvenendo.

  PRESIDENTE. Ovviamente, tutti i gruppi sono tenuti a rispettare i termini che la Presidenza stabilisce per le segnalazioni delle proposte emendative. Nel caso specifico, è accaduto che il gruppo MoVimento 5 Stelle li abbia consegnati in ritardo rispetto agli altri gruppi. La Presidenza ne ha preso buona nota. Ovviamente, questo non costituisce precedente e non può essere un elemento per dilazionare i lavori né una pratica ostruzionistica da mettere in atto, giacché poi non costituisce precedente.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3272-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. .C. 3272-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso delle proposte emendative, invito la relatrice per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  LORENZA BONACCORSI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Signor Presidente, i pareri sono tutti contrari, ad eccezione dell'emendamento Pannarale 1.31 (di pagina 19) su cui c’è un invito al ritiro, in quanto è stato presentato un emendamento dei relatori di...

  PRESIDENTE. L'emendamento Pannarale 1.31 non è segnalato.

  LORENZA BONACCORSI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Noi ce l'abbiamo segnalato.

  PRESIDENTE. Mi spiace per voi, ma non è segnalato.

  LORENZA BONACCORSI. Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Allora, tutti contrari.

  PRESIDENTE. Quindi, parere contrario su tutti, per capire.
  Invito il relatore per la minoranza ad esprimere il parere della Commissione.

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sull'articolo premissivo Pannarale 01.01, parere contrario sull'emendamento Brunetta 1.4, parere favorevole sugli emendamenti Fico 1.15, 1.203 e 1.210, Vacca 1.37, Simone Valente 1.46, Caparini 1.263 e Fico 1.357.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Era quasi sottointeso, ma è bene formalizzarlo.
  Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo Pannarale 01.01.Pag. 27
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Io penso che chiunque sia in quest'Aula, in un Paese che qualche decennio fa ha riconosciuto la necessità democratica di un servizio radiotelevisivo, non possa che essere d'accordo con questa proposta emendativa, che in realtà è una proposta emendativa di principio. È una proposta emendativa che ricorda quello che dovrebbe essere il profilo pubblico, indipendente e autonomo del servizio radiotelevisivo.
  Noi abbiamo già denunciato, durante la discussione sulle linee generali, quanto questo testo proposto dal Governo sia scarno ed eccessivamente modesto. È modesto perché in realtà va ad affrontare quella che dovrebbe essere una sfida tutta culturale ed educativa con degli interventi che sono meramente gestionali, puramente gestionali, ma anche pesanti. Sono pesanti perché continuiamo a pensare che l'impianto della governance costruito all'interno di questo provvedimento sia assolutamente anticostituzionale.
  Attenzione, noi non abbiamo qualcosa contro il fatto che un provvedimento debba anche occuparsi di governance. In effetti, abbiamo un testo abbinato a questo disegno di legge, che prova anche a costruire un'alternativa sul piano della governance. Ma prima c’è qualcosa, prima dovrebbe venire qualcos'altro. Dovremmo chiederci in che modo, come governare in maniera nuova la RAI purché il sistema sappia rispettare indipendenza, autonomia, pluralismo delle informazioni e sappia restituire a tutti i cittadini e a tutte le cittadine il senso di appartenenza al servizio pubblico, cittadini e cittadine che hanno visto piuttosto smarrita nel tempo questa possibilità di coinvolgimento.
  E, allora, il servizio radiotelevisivo, proprio perché incrocia il mercato, l'iniziativa economica, dovrebbe anche porsi il problema – ed è esattamente quello che non si pone questo testo del Governo – di dover intersecare, non delle prerogative degli utenti, come abbiamo già avuto modo di segnalare, ma quelli che sono diritti cruciali e diritti fondamentali della persona.
  E, allora, è un articolo premissivo che io vorrei potesse essere riconsiderato, letto, perché sostanzialmente dice una cosa chiara, ossia dice che occuparsi oggi del servizio pubblico significa occuparsi della qualità della democrazia in questo Paese; significa porsi il problema del diritto alla pluralità, all'imparzialità, alla completezza delle informazioni; significa anche interrogarsi in maniera un pochettino più profonda di come dovrebbe essere una nuova offerta editoriale, un nuovo progetto editoriale che sappia in qualche modo non più soltanto connettere questo sistema ai nuovi media, ma anche educare all'uso dei media i cittadini e le cittadine.
  E, allora, siccome in qualche modo pensiamo di poter provare ad arricchire questo testo e pensiamo che questo articolo premissivo nello specifico non vada a variare quella che invece è la decisione sulla governance, ma quantomeno comincia a porre dei punti fermi rispetto a quella che dovrebbe essere oggi la tutela fondamentale dell'indipendenza e del pluralismo dell'informazione, forse sarebbe stato il caso di avere un po’ più di cura e un po’ di attenzione sullo stesso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo Pannarale 01.01, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Biasotti, Picchi, Folino, Grimoldi, Calabria, Ciracì, Dellai, Grassi, Matarrelli, Alli, Roccella, Vecchio, Bernini...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 28
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  401   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 111    
    Hanno votato
no  290).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brunetta 1.4, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mazzoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  401   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  88    
    Hanno votato
no  313).    

  (La deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 1.15, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lupo, De Lorenzis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  365   
   Astenuti   41   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  251).    

  DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, mi risultava segnalato l'emendamento Brunetta 1.8.

  PRESIDENTE. A quale pagina ?

  DAVIDE CAPARINI. A pagina 8, era presentato dall'onorevole Brunetta.

  PRESIDENTE. È stato desegnalato in luogo di una segnalazione di un subemendamento.

  DAVIDE CAPARINI. Oltre alle segnalazioni tardive abbiamo le desegnalazioni !

  PRESIDENTE. È stato desegnalato a seguito della presentazione di un subemendamento all'emendamento della Commissione che era stato a sua volta segnalato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 1.203, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  369   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
 117    
    Hanno votato
no  252).    

Pag. 29

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 1.210, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione... Montroni... Mognato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  338   
   Astenuti   69   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  254).    

  (Il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Vacca 1.37.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Questo emendamento voleva affrontare uno dei problemi più annosi o comunque uno dei problemi più attuali che riguarda la governance della RAI e soprattutto il rapporto tra Parlamento e in questo caso il Governo e la RAI cioè la sottoscrizione del contratto di servizio che, come sappiamo, è scaduto già da molto tempo e che, nonostante questo, da molti anni non viene ancora rinnovato. È un emendamento di buonsenso che prevede che si ponga un limite temporale per il rinnovo del contratto dopo la sua scadenza, che abbiamo stabilito nel termine di sei mesi dalla scadenza del contratto, e che, quanto meno, non essendo previste né sanzioni né penalizzazione, potrebbe dare un'indicazione, potrebbe inserire nella legislazione una indicazione temporale sul termine ultimo per approvare il contratto di servizio. Tale emendamento era stato accantonato in sede di dibattito in Commissione perché comunque pone a nostro avviso, ad avviso delle Commissioni riunite che hanno discusso il provvedimento, un problema concreto e serio. Che cosa è accaduto però ?
  È successo che i relatori e il Governo hanno proposto una riformulazione che a nostro avviso – poi ne parleremo quando arriveremo all'articolo 5 – è in parte condivisibile ma che a nostro avviso non entra nel merito come avevamo previsto noi, perché si prevede appunto, secondo la riformulazione da parte delle Commissioni, che per ora per risolvere questo problema la Commissione parlamentare di vigilanza venga a conoscenza del contratto di servizio sei mesi prima della scadenza, quindi venga messa nelle condizioni sei mesi prima della scadenza di conoscere appunto il contratto di servizio. Pur condividendo questa previsione, noi però avevamo posto un altro problema, quanto meno di inserire nella legislazione un termine ultimo che servisse da indicazione – come esiste già per tanti altri ambiti – entro il quale appunto addivenire alla stipula del contratto. Purtroppo questo emendamento è stato in parte stravolto e non è stata accolta questa indicazione e noi – speriamo di no – abbiamo paura che anche in futuro ci troveremo in situazioni come quella che stiamo vivendo per cui, pur senza le indicazioni di nessun limite temporale, potremmo trovarci nel caso in cui si continuerà a lavorare con un contratto di servizio scaduto, anche da molti anni, e senza quindi avere la possibilità che quanto meno ci sia un limite temporale che serva da indicazione al Ministero e al concessionario per trovare un accordo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Governo. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico.Pag. 30Signor Presidente, anche per ribadire all'Aula il senso di questa iniziativa di cui ha parlato l'onorevole Vacca. Il contratto di servizio è un atto complesso che si realizza attraverso la proposta del Ministero, l'acquisizione del parere della Commissione di vigilanza, la decisione del Ministero circa il parere, la fase negoziale fra Ministero e RAI per la firma. È un atto complesso in cui intervengono soggetti diversi, anche di poteri diversi, interviene la Commissione parlamentare, interviene il Governo, interviene la RAI. A nostro avviso tecnicamente non è possibile, a meno che non si voglia semplicemente dare una vaga indicazione, fissare un termine per la conclusione di questo processo perché non è possibile che vengano regolamentate fasi rimesse a organi diversi e a procedure non tutte confinabili in un tempo specifico. Siccome c’è da tempo questa questione sul contratto in essere, io voglio esplicitare anche questo di fronte all'Aula: il contratto di servizio nella fase attuale è stato iniziato da un Governo diverso da questo, quindi la proposta è stata fatta da un altro Governo; la Commissione di vigilanza ha fatto, a mio giudizio, un ottimo lavoro, non dico di riscrittura ma certo un lavoro molto penetrante nel testo e ha rimesso un parere. Ora questo lavoro della Commissione di vigilanza prevede evidentemente una serie di nuovi obblighi per RAI, faccio un solo esempio: la sottotitolazione di tutti i programmi, questione di valore assoluto, nessuno discute questo. È evidente che questo comporta una serie di costi aggiuntivi ma in questa fase la fase del contratto di servizio non prevede la possibilità di ridiscutere questo elemento che è affidato ad altri atti, per cui per concludere la fase negoziale – come chiesto dai gruppi e anche da una certa campagna che si va sviluppando – per me sarebbe molto semplice la strada; io dovrei ignorare una parte del lavoro fatto dalla Vigilanza e chiudere semplicemente accogliendo solo alcune delle indicazioni. Allora la fase negoziale è più complessa di così, io penso si possa arrivare a una conclusione che valorizzi il lavoro fatto, difficile fissare un termine preciso perché intervengono molti fattori. La proposta dei relatori io penso che intendesse raccogliere lo spirito della proposta. Che cosa possiamo fissare con certezza ? Il Parlamento può fissare con certezza al Governo, può imporre con certezza al Governo l'obbligo di presentare la proposta almeno sei mesi prima della scadenza.
  Questo è un dato certo, non un'indicazione. E su questo, è evidente che l'indicazione che questa proposta sottende è che i tempi vanno rispettati da tutti i soggetti in atto. Quindi, capisco il senso delle cose dette dall'onorevole Vacca. A me pare che nella natura stessa del contratto di servizio sia difficile seguire quella strada e che il lavoro fatto dai relatori tendeva esattamente a raccogliere il senso della proposta a dare una risposta positiva.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Presidente, ricordo che il contratto di servizio regola qualcosa come millesettecentotrenta milioni di euro l'anno. Arriva tardi in Commissione ? Sì. Esce ancora più tardi dalla Commissione di vigilanza ? È altrettanto vero. Ma, al di là dello sforzo encomiabile, sia da parte del proponente sia da parte del Governo, di dare una certezza di tempi, io credo che il tema fondamentale sia il rispetto del contratto di servizio perché, in periodo di vacanza, credo che nessuno dei telespettatori del servizio pubblico se ne accorga. Nel senso che purtroppo sono più le cose che nel contratto di servizio, nel corso di questi anni, sono state disattese, pagate ma disattese, che non quelle che poi sono diventate realtà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Grazie Presidente, rispetto anche alle cose che ha detto il sottosegretario, quello che a me fa profondamente arrabbiare è che quando bisogna Pag. 31fare delle cose di buonsenso, che tutelano i cittadini, come il divieto della pubblicità del gioco d'azzardo sui canali della televisione pubblica e come il divieto degli spot pubblicitari per i bambini, si va sempre a trovare la questione dei soldi, quando in RAI è stato fatto lo schifo e lo sperpero più totale di soldi pubblici. Quando invece ci sono azioni importanti i soldi pubblici contano e dobbiamo capire come trovare la quadra. È un servizio pubblico e deve fare gli interessi dei cittadini e soprattutto delle persone più deboli affette da ludopatia. Questo chiediamo, questo pretendiamo e si deve trovare la quadra, a fronte di tutti gli sprechi che in trent'anni ci sono stati anche per colpa vostra. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, l'onorevole Bonaccorsi. Ne ha facoltà.

  LORENZA BONACCORSI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Presidente, solo per rafforzare il senso, invece, dell'emendamento che abbiamo presentato come relatori, e che è stato citato dal collega Vacca, e per rispondere anche al Presidente Fico. Proprio perché consideriamo fondamentale e importantissimo ridefinire il perimetro del servizio pubblico, e quindi gli obblighi del servizio pubblico, nello stesso emendamento presentato è stato previsto l'avvio di una consultazione pubblica sugli obblighi del servizio medesimo proprio per discutere, rimettere in discussione e fare un ragionamento più complessivo sugli obblighi del servizio pubblico.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vacca 1.37, con il parere contrario di Commissioni e Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nel frattempo salutiamo studenti e insegnanti dell'istituto Tecnico Industriale Baldini di Ravenna che assistono ai nostri lavori dalle tribune. (Applausi). Aspetto che dopo l'applauso riprendiate la votazione. Chimienti, Piepoli, Patriarca. Tripiedi non riesce. Ora è riuscito.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  405   
   Votanti  397   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  274).    

  (I deputati Scanu e Gutgeld hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Siamo ora a pagina 23, all'emendamento Simone Valente 1.46.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente. Solo per illustrare questo emendamento e spiegare la ratio con cui è stato creato.
  Nell'emendamento chiediamo semplicemente che nei principali canali RAI venga garantito un adeguato numero di ore di programmi televisivi (opere cinematografiche, opere teatrali) in lingua originale, e noi ci focalizziamo soprattutto sulla lingua inglese. Questo per noi è fondamentale. Non è sicuramente risolutivo del problema della conoscenza della lingua inglese a livello nazionale, perché sappiamo benissimo – l'abbiamo dimostrato anche durante l'esame delle leggi che sono passate in Commissione cultura riguardanti l'istruzione – che bisogna investire in primis sulla scuola, sulle fasce più giovani, però è fondamentale ribadire questo concetto. Ci sono studi – il più recente è quello del 2014 fatto da Englishtown – che collocano l'Italia al quart'ultimo posto in Europa per la conoscenza della lingua inglese. Siamo sempre fanalino di coda, mentre ci sono Stati, soprattutto del nord Europa ma anche dell'est, che sono avanti anni luce. Pag. 32Questa ci sembra una norma di buonsenso e anche dal dibattito in Commissione abbiamo capito che, in qualche modo, potrebbe essere – anzi è – materia da contratto di servizio. Noi comunque vogliamo ribadire questo concetto, perché, come al solito, l'Italia rimane all'età della pietra mentre il mondo va da un'altra parte. Questo, associato a un vero investimento nella scuola potrebbe veramente incentivare la conoscenza della lingua inglese nella popolazione italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Intervengo giusto per far presente ai colleghi che questo emendamento è molto intelligente. Recentemente sono stato in Inghilterra per motivi personali, mi è capitato di sintonizzarmi sulla BBC e mi sono visto Il giovane Montalbano in italiano con i sottotitoli in inglese. Eppure, in quel caso, gli inglesi non hanno alcun interesse a imparare l'italiano, lo fanno soltanto per questioni culturali. Noi, invece, avremmo la possibilità di farlo per un doppio scopo, sia culturale – di poter veramente conoscere un film e la sua lingua originale, così come è stato pensato – che, allo stesso tempo, per poter imparare una lingua straniera. In Olanda, giusto per portare un altro esempio, parlano benissimo l'inglese, perché sono abituati già da piccoli, già da bambini, a guardare la televisione, i cartoni animati, tutto quanto in inglese con i sottotitoli in olandese. Perché non possiamo fare la stessa cosa noi ? Non dobbiamo farlo su tutti i canali, ma farlo almeno su alcuni non vedo quale sia il problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simone Valente 1.46, con parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, Marzano, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  404   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 157    
    Hanno votato
no  247).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Caparini 1.263.
  Ci dicono che esso era stato segnalato per un errore materiale, e quindi va considerato non segnalato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fico 1.57.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 1.57, con parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Tinagli, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  413   
   Votanti  378   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
 123    
    Hanno votato
no  255).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 33

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  412   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 252    
    Hanno votato
no  160).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Sospendiamo la seduta per alcuni minuti, per la preparazione tecnica del fascicolo degli emendamenti riferiti all'articolo 2.
  La seduta è sospesa. Riprendiamo alle ore 16,10.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3272-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3272-A).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative all'articolo 2 l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, Presidente. Colleghi, a proposito del problema della trasparenza, o meglio ancora della total disclosure all'interno dell'ente radiotelevisivo fornitore del servizio pubblico ricordo a me stesso e a questa Aula che esiste già una normativa assolutamente precisa e puntuale che prevede per tutte le collaborazioni e i collaboratori della RAI la pubblicazione a livello aggregato e a livello singolo dei compensi tanto dei dipendenti, quanto dei dirigenti, quanto dei collaboratori esterni, siano essi collaboratori giornalistici o collaboratori artistici. Questa normativa, tuttavia – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario – è stata ad oggi disattesa dalla RAI che, o nel passato non ha pubblicato assolutamente nulla né a livello singolo né a livello aggregato o, in tempi recentissimi, ha semplicemente pubblicato dati aggregati per fasce professionali, contravvenendo in questa maniera allo spirito e alla lettera della legge, anzi direi di più leggi. Perché il legislatore aveva voluto che si conoscessero i compensi di tutti i collaboratori dell'ente radiotelevisivo ? Intanto perché la RAI viene considerata un ente pubblico con funzioni pubbliche e quindi viene assoggettato alla normativa della total discolsure che riguarda tutti gli enti pubblici. Secondariamente, perché un ente come quello radiotelevisivo ha una percezione a livello sociale e culturale molto alta e, quindi, i suoi obblighi di trasparenza, di total discolsure sono, se possibile, ancora maggiori di quelli di un qualsiasi ministero o di una qualsiasi authority. Quindi, non si è capito perché la RAI si sia sempre sottratta all'obbligo di pubblicazione di volta in volta sostenuta dai Governi pro tempore. La motivazione dell'ente radiotelevisivo è sempre stata di due tipi. Una, la privacy, vale a dire il ricorso a sentenze, ordinanze, provvedimenti dell'autorità preposta che riguardavano la pubblicazione dei compensi individuali. L'altra motivazione era quella della tutela della competitività aziendale, vale a dire che la conoscenza dei compensi tanto dei dirigenti, quanto dei giornalisti, quanto soprattutto delle star, avrebbe nuociuto alla presenza sul mercato dell'ente radiotelevisivo visto che la stessa normativa non esisteva ovviamente per il settore privato. Quindi, la RAI era tenuta a comportamenti di trasparenza che avrebbero nuociuto alla sua capacità competitiva sul mercato visto che i competitors privati non avevano lo stesso obbligo.
  La motivazione della privacy, ovviamente, non ha alcuna giustificazione, riguardando Pag. 34un ente pubblico, come è considerata ormai la RAI a tutti gli effetti. Neanche la seconda motivazione, signor Presidente, onorevoli colleghi, ha giustificazione, in quanto nel mercato specifico delle singole funzioni, sia artistiche che giornalistiche, gli operatori sono perfettamente a conoscenza dei singoli compensi tanto nella RAI quanto nel settore privato, laddove, invece, è rilevante per l'opinione pubblica la conoscenza dei compensi di chi opera in un mondo così sensibile e così delicato come quello giornalistico e dell'intrattenimento.
  Signor Presidente, ha destato scandalo nei mesi passati e negli anni passati la conoscenza di alcuni compensi per alcune star, star artistiche o star giornalistiche o star anfibie – quelle che nel gergo radiotelevisivo fanno riferimento a una terminologia un po’ strana che si chiama infotainment, vale a dire quelle trasmissioni fatte di informazione e di intrattenimento, che non sono né informazione né intrattenimento, ma fanno e informazione e intrattenimento e che hanno un grandissimo impatto nell'opinione pubblica, basti pensare a Che tempo che fa dell'infointrattenitore Fazio – che hanno compensi assolutamente rilevanti. Cito quello che si dice, perché una documentazione ufficiale non esiste: cinque, sei milioni di euro per contratti di due o tre anni per Fazio a Che tempo che fa; dicono dei ventimila euro a puntata per l'infointrattenitrice Littizzetto sempre nella suddetta trasmissione, per non parlare dei compensi di giornalisti assolutamente di rilievo che non fanno infotainment, ma fanno semplicemente informazione, come il già vicedirettore di la Repubblica, Giannini, che ha preso la conduzione di Ballarò e di cui dicono che il compenso annuale sia tra i 500 e i 600 mila euro. Nessun problema, circa l'entità della cifra pagata, rilevante però è la trasparenza della stessa.
  È bene che il pubblico conosca il compenso di queste star, anche in ragione degli altri compensi all'interno dell'ente radiotelevisivo, perché sia possibile fare una comparazione. Forse che in RAI non c'era una professionalità simile a quella del bravo vicedirettore di la Repubblica, Giannini, per condurre Ballarò ? Forse che in RAI non esistono professionalità tali, magari più a buon mercato, nella struttura giornalistica, per condurre trasmissioni che vengono affidate, invece, a soggetti esterni ? Io non entro nelle decisioni delle reti, dei dirigenti RAI, del presidente RAI, del consiglio di amministrazione della RAI; dico solo che serve, assolutamente, serve, una totale trasparenza, anche perché solo una totale trasparenza consente di ottimizzare le risorse che la RAI destina ai conduttori, alle star, alla componente artistica in ragione degli introiti pubblicitari. Perché troppo spesso le singole star che si sono intestate una fascia oraria dicono: sì, noi siamo pagati molto, ma portiamo molta pubblicità a questa fascia oraria. Il ragionamento è vero in parte, perché la parte dell'introito della pubblicità collocabile dentro la fascia oraria è perché tale fascia oraria è, magari, un prime time e un prime time non può che avere un'alta appetibilità pubblicitaria.
  Bisognerebbe calcolare il delta di attrazione pubblicitaria legato al singolo conduttore, intrattenitore o infointrattenitore.
  Per cui, molto più correttamente sarebbe necessario che i conduttori, gli intrattenitori, le star, fossero pagate in ragione del contributo aggiuntivo, in termini pubblicitari, relativo a quella fascia oraria di attrazione pubblicitaria. Ebbene, un ragionamento di ottimizzazione di questo tipo, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, si può fare solo se c’è piena trasparenza e non singoli monopoli di fascia oraria o monopoli di audience o monopoli individuali, che consentono ai singoli conduttori o infoconduttori di mantenere un potere contrattuale molto forte, spiegando questo potere contrattuale così: «Sì, ma porto tanta pubblicità».
  Per questa ragione, abbiamo presentato una serie di emendamenti alla pur lodevole apertura che il Governo ha fatto nella trasparenza, oltre i 200 mila euro, per quanto riguarda sia i dirigenti sia i giornalisti. Io vorrei che questa trasparenza Pag. 35oltre i 200 mila euro fosse estesa non solo ai dirigenti e ai giornalisti, comunque essi collocati, e quindi con questo provvedimento avere la trasparenza anche del caso – e non me ne voglia l'amico vicedirettore Giannini – di chi svolge infotainment, cioè informazione e intrattenimento, e delle star, vale a dire di chi fa semplicemente spettacolo.
  Un altro elemento collegato a questo, signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, è quello relativo ai tetti. Cioè, solo se c’è total disclosure è possibile applicare la normativa, che è stata applicata a tutta la pubblica amministrazione e a tutti gli enti pubblici, del tetto di 240 mila euro. Questo doveva essere applicato anche alla RAI, ma pare che con un escamotage, vale a dire con un aggancio di un'eccezione prevista dalla normativa che esentava gli enti pubblici che operavano nel mercato finanziario, la RAI – ma dicono, perché non si sa con certezza –, avendo emesso negli ultimi tempi dei titoli sul mercato finanziario, si sia autoconsiderata operatore finanziario e, quindi, per questa ragione abbia pensato di non sottostare al limite dei tetti. Per cui, dicono sempre che il neodirettore Campo Dall'Orto abbia uno stipendio ben superiore ai 240 mila euro (dicono addirittura tre volte tanto), così come dicono che la bravissima presidente Maggioni abbia uno stipendio ben oltre i 240 mila euro.
  Per tutte queste ragioni, signor Presidente, noi abbiamo presentato emendamenti all'articolo 2 e io chiedo a quest'Aula che nella più totale libertà, ma anche nella più totale consapevolezza, pensi di votare questi nostri emendamenti, proprio al fine di ottimizzare non solo le risorse della RAI all'interno dello stesso ente pubblico radiotelevisivo, ma di moralizzare i compensi dello stesso ente radiotelevisivo perché – ripeto – non sono concepibili sprechi come quelli che abbiamo visto per esempio riguardanti il Festival di Sanremo, dove corrono corresponsioni per star, più o meno in auge o più o meno bollite, da centinaia di migliaia se non di milioni di euro, in ragione del fatto che il Festival di Sanremo ha un'alta attrazione pubblicitaria. Se il Festival di Sanremo ha un'alta attrazione pubblicitaria va bene, ma questo serva per finanziare il servizio pubblico, non per rendere ricche star straniere o star nostrane che a quella manifestazione non apportano attrazione aggiuntiva di pubblicità.
  Per tutte queste ragioni, io credo che bisogna confermare la normativa esistente, che già lo prevede, ma occorre anche che il Governo abbia forte la sua moral suasion nei confronti dell'ente radiotelevisivo, anche in ottemperanza, signor sottosegretario – e lei lo conosce bene –, del contratto di servizio attualmente vigente in prorogatio che questo prevede.
  Ma – è la cosa più divertente – anche il nuovo contratto di servizio, che l'attuale sottosegretario ben conosce, prevede esattamente le cose che sto chiedendo da anni e che la RAI si ostina a non voler pubblicare. Non si capirebbe, altrimenti, perché, in certe trasmissioni, come L'Arena, si faccia della demagogia a buon mercato, per esempio circa – e lo dico senza tema di smentita – i vitalizi di queste Assemblee, dopodiché gli stessi conduttori de L'Arena non sentano l'esigenza di pubblicare i loro compensi.
  Infatti, noi pubblichiamo tutti i nostri compensi, sia di reddito che patrimoniali, in quest'Aula – li pubblichiamo anche, per chi vuole, online – e tanti giornalisti o infointrattenitori fanno della trasparenza altrui un loro cavallo di battaglia, salvo, come sempre e spesso succede, negarla per se stessi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Mi piacerebbe che Giletti, per esempio, mi dicesse, con grande puntualità e attenzione, quanto guadagna, Giletti, da un ente pubblico televisivo. Giletti è bravissimo, capacissimo; non so se il suo contratto, nella sua trasmissione, sia un contratto giornalistico o di infointrattenimento. Mi piacerebbe, però, nell'un caso e nell'altro, conoscere quanto guadagna; molto probabilmente, scopriremmo che guadagna due o tre volte un deputato. E questo è bene che l'opinione pubblica lo sappia, così come è bene che l'opinione pubblica sappia Pag. 36che Fazio, a Che tempo che fa, guadagna dalle sette alle otto volte un deputato; anche dieci, forse, ma non lo si sa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Quindi, non è «guardonismo», non è voyeurismo, ma è semplicemente trasparenza, moralizzazione e trasparenza; ma, soprattutto, ottimizzazione. Signor sottosegretario, so che lei, in parte, la pensa come me, anche se non lo può assolutamente dire; si tratta, semplicemente, di ottimizzare le risorse della RAI, le risorse pubblicitarie della RAI, e far sì che nessuno possa sentirsi monopolista della propria trasmissione, della propria fascia oraria. Come ben sappiamo in quest'Aula, nessuno è indispensabile, per cui abbiamo visto che, in molte occasioni, se ne va via una star, ne torna un'altra e, magari, gli introiti pubblicitari sono anche maggiori.
  L'importante è la trasparenza, che, nel contratto di servizio, deve essere messa anche nei titoli di coda delle singole trasmissioni; vale a dire, quanto costa una trasmissione, quanto personale assorbe, quanta pubblicità si colloca in quella trasmissione e quanto viene pagata la star o il conduttore di turno. Tutto questo non fa male alla RAI, ma fa bene alla RAI, fa bene all'informazione, fa bene alla nostra democrazia. Grazie, signor Presidente.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Giacomelli, che, chiaramente, ha facoltà non solo di pensiero, ma anche di parola.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, anche se cerco di esercitarla sobriamente, nel rispetto dell'economia dei lavori dell'Aula. Però, l'articolo 2 è, forse, il cuore del provvedimento e non mi pare giusto, per rispetto al confronto parlamentare, non dire l'opinione del Governo. Due sono le questioni, mi pare, essenzialmente sollevate, non da ora, dal presidente Brunetta, con cui vi è già stata occasione più volte di interloquire.
  Una è la questione cosiddetta della trasparenza, cioè della comunicazione circa i compensi relativi alla RAI. Non ho timore di dire che penso cose simili a quelle che, non solo il presidente Brunetta, ma anche molti altri in quest'Aula, credo, e se ricordo bene, pensano. La differenza semmai – il presidente Brunetta me lo deve concedere – è che questo Governo e i relatori di questo provvedimento, oltre a pensarlo, hanno fatto una proposta, forse la più avanzata finora mai fatta da qualunque altro Governo.
  Con la proposta dei relatori che facciamo, noi prevediamo che vengano messe a disposizione della conoscenza di tutti, sul sito della RAI, non solo le retribuzioni di tutti i dirigenti della RAI, compresi i giornalisti, se hanno qualifica dirigenziale, ma anche le retribuzioni che superano i 200 mila euro.
  Non vi è né un intento di moralizzazione né di chissà quale altro scopo, se non quello di una condivisione profonda che questo dato nel servizio pubblico debba essere conosciuto. Perché allora escludiamo i contratti cosiddetti artistici con le star, come dice il presidente Brunetta ? Non per un trattamento privilegiato, ma perché, siccome la logica è quella di porre a conoscenza di tutti i cittadini i dati in modo da dare una valutazione, nel caso di un ruolo dirigenziale il dato è strutturale e, quindi, è la retribuzione che deve essere conosciuta. Nel caso di una star, uno dei nomi che sono stati citati, da un punto di vista aziendale il dato che deve essere conosciuto è il dato aggregato del programma. Infatti penso sia chiaro a tutti che certo la RAI potrebbe decidere di chiedere a Giacomelli di condurre Sanremo: risparmierebbe moltissimo, basterebbero poche migliaia di euro. Non sono sicuro che il risultato sarebbe lo stesso. Allora, quello che deve interessare, rispetto ad un programma e a un evento, non è un singolo dato, ma il dato complessivo, ovvero se quell'attività imprenditoriale produce un Pag. 37beneficio o no per RAI. Quindi solo questo è il motivo per cui abbiamo dimostrato ampia disponibilità su questo tema condividendolo profondamente, ma condividendo non l'intento quasi di colpire questa o quella personalità o di esporre alla morbosa attenzione, ma di fornire il dato della conoscenza nei suoi termini esatti.
  Infine la questione dei tetti sugli stipendi. In questo provvedimento l'amministratore è invitato a tenere conto della normativa vigente e, quindi, la RAI, ovviamente, rispetterà la normativa vigente. Se la normativa attuale prevede che l'emissione di obbligazioni esoneri dal rispetto di un determinato obbligo, credo sia giusto che avvenga così. Se il Parlamento legittimamente – ripeto legittimamente – ritiene cosa diversa, bisogna intervenire sulla normativa madre di tipo generale, che regola questo fattore. Io sarei personalmente contrario un'altra volta ad una normativa specifica su RAI. RAI ha una sua specificità e, non a caso, la Commissione di vigilanza interviene su una serie di elementi. Ma da un punto di vista aziendale è esattamente sottoposta come tutte ad una normativa che il Parlamento e il Governo concordano e approvano. Se si ritiene che questa normativa di tipo generale debba essere modificata, nulla quaestio ad affrontare in tutte le sedi la discussione. L'interlocutore non sono io evidentemente, perché è una normativa più generale e riguarda io credo, prima di tutto, il Ministro dell'economia e delle finanze, ma sarei contrario ad un intervento spot tarato solo sulla specificità di RAI.

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. La Commissione esprime parere favorevole sui due emendamenti della Commissione 2.800 e 2.801.
  Chiediamo poi, Presidente, di potere accantonare l'emendamento Fico 2.99, a pagina 101 del fascicolo.
  Sulle altre proposte emendative il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Parere contrario sull'emendamento Caparini 2.2, a pagina 55 e parere favorevole sull'emendamento Fico 2.6, a pagina 62.
  Il parere è contrario sugli emendamenti Giancarlo Giordano 2.216, Pannarale 2.58, Civati 2.60, favorevole sugli identici emendamenti Brunetta 2.61 e Rampelli 2.215, contrario sull'emendamento Andrea Maestri 2.59, e favorevole sugli emendamenti Fico 2.65, Nesci 2.68 e Fico 2.71, 2.75 e 2.98.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Fico 2.99 è accantonato, ma immagino comunque che il parere lo si esprima lo stesso. Immagino sia favorevole.

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Si, parere favorevole sull'emendamento Fico 2.99. Esprimo, altresì, parere favorevole sull'emendamento Fico 2.239 e contrario sull'emendamento Borghesi 2.103. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Fico 2.108 e 2.109. Sull'emendamento della Commissione 2.800 esprimo parere favorevole. Il parere è favorevole sull'emendamento Vacca 2.243.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Fico 2.245 si trova in questa posizione per un errore materiale. Invece si voterà prima dell'emendamento Fratoianni 2.137 e dopo l'emendamento Brunetta 2.312. Comunque, esprima ora il parere.

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Fico 2.245. Parere favorevole altresì sugli emendamenti Vacca 2.306 e Nesci 2.311. Sull'emendamento Brunetta Pag. 382.312 ci rimettiamo all'aula. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Brunetta 2.123, Fico 2.129, Simone Valente 2.128 e Marazziti 2.248. Esprimo, inoltre, parere favorevole sugli emendamenti Fico 2.130, 2.134 e 2.133; sugli emendamenti Brunetta 2.138 e 2.139 ci rimettiamo all'aula.
  Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Rampelli 2.254 e Brunetta 2.143. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Brunetta 2.144. Esprimo parere contrario sull'emendamento Pannarale 2.257. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Giancarlo Giordano 2.259. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Brunetta 2.147 e Fava 2.262. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Brunetta 2.261 e Fico 2.263. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Fava 2.269. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Brunetta 2.264 e 2.265, Fico 2.153 e Brunetta 2.272. Esprimo parere contrario sull'emendamento Brunetta 2.154. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Nesci 2.279 e Brunetta 2.276. Mi rimetto all'Aula sul subemendamento Brunetta 0.2.801.1. Esprimo parere favorevole sui subemendamenti Fico 0.2.801.3 e Brunetta 0.2.801.2. Esprimo parere contrario sull'emendamento 2.801 delle Commissioni. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Brunetta 2.277. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Brunetta 2.278. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Vacca 2.283, Fico 2.159, 2.160 e 2.163 e Liuzzi 2.164. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Brunetta 2.172. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Nesci 2.173, Brunetta 2.174 e 2.175, Simone Valente 2.176, Brunetta 2.292 e 2.314.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Brunetta 2.294, mentre esprimo parere contrario sugli identici emendamenti Brunetta 2.182 e Caparini 2.295. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Fico 2.183, mentre mi rimetto all'Aula sugli emendamenti Marazziti 2.297 e Alfreider 2.192. Esprimo, infine, parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Fratoianni 2.03.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza per la IX Commissione.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Caparini 2.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Presidente, questa è la nostra proposta alternativa al carrozzone RAI, realmente alternativa alla continua lottizzazione dell'azienda che ha degli effetti evidentemente distorsivi sul mercato e pesa anche sulle casse dello Stato, ma che soprattutto è lesiva di quello che è un diritto costituzionalmente sancito, ovvero quello della corretta informazione, del pluralismo delle fonti, dell'indipendenza e quant'altro è stato più volte citato in quest'Aula, sia dalla destra, che dalla sinistra, sempre in termini di auspici, ma mai in termini di proposte realmente incisive. Questa lo è perché tratta il servizio pubblico radiotelevisivo come un servizio pubblico dovrebbe essere trattato, ovvero ne definisce le condizioni, il perimetro, i confini e dopodiché indice una gara per assegnarlo ad un soggetto privato. Infatti, nel nostro sistema radiotelevisivo, quello di un Paese civile, come noi vorremmo che fosse questo, la RAI non esisterebbe, ovvero sarebbe evidentemente privatizzata. Quindi, noi proponiamo di spacchettare quelli che sono i contenuti del servizio pubblico ovvero i programmi di informazione, le rubriche di servizio, la promozione culturale, la comunicazione sociale e quella di pubblica utilità, lo sport, i minori, le produzioni audiovisive, anche per i mercati europei e internazionali. Insomma, su tutto quello che dovrebbe essere servizio pubblico e che purtroppo oggi non è o lo è solamente in parte venga, quindi, indetta un'asta pubblica e ci sia su di essa, sulla reale, effettiva e concreta realizzazione, la vigilanza di un soggetto, questo sì, autonomo e terzo come Pag. 39l'AGCom, che in questo modo potrebbe avere tutti gli strumenti. Inoltre, questo soggetto, scevro e libero da qualsiasi tipo di condizionamento politico, potrebbe finalmente vigilare e in particolar modo verificare l'effettiva attuazione di quello che sarebbe, questo sì, un reale contratto di servizio tra il concessionario o i concessionari di servizio pubblico radiotelevisivo e lo Stato stesso.
  In questo quadro, evidentemente anche le televisioni locali private entrerebbero a pieno titolo – già oggi rivestono questo compito, ma non gli viene riconosciuto – come concessionari di servizio pubblico e svolgerebbero, quindi, quello che già oggi svolgono egregiamente, ma una volta tanto vedendoselo riconosciuto. Inoltre, in conclusione, c’è un aspetto che noi vogliamo sottolineare e che purtroppo non abbiamo colto nel dibattito di questa «riformicchia», ovvero la capacità fortemente innovativa, propulsiva, anche dal punto di vista tecnologico e non solo dal punto di vista dei contenuti, che un concessionario di servizio pubblico dovrebbe avere.
  Faccio riferimento a quanto riguarda la radiofonia perché in questo senso siamo evidentemente in ritardo rispetto a quella che potrebbe essere l'innovazione tecnologica e quindi i benefici che questa comporterebbe per tutto il settore radiofonico. Evidentemente il nostro pensiero va a quello che in passato la concessionaria del servizio pubblico è riuscita a fare. Ricordo a tutti che se oggi c’è l'alta definizione è grazie alla RAI che ha fatto un'egregia sperimentazione molti anni fa che poi evidentemente è diventata un patrimonio non solo del nostro Paese ma un patrimonio di tutti. Dunque anche qui l'innovazione tecnologica e la capacità di poter investire e rischiare fa parte di quelli che sono i confini di un servizio pubblico che purtroppo oggi non ritroviamo, non riconosciamo più in quella che è la concessione che viene data a RAI, Radio televisione italiana.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 2.2, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Placido...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  381   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
  23    
    Hanno votato
no  358).    

  (Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fico 2.6, a pagina 62, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. Con questo emendamento noi riproponiamo la nostra proposta di legge della riforma della governance della RAI dove introduciamo dei meccanismi nei quali diciamo che, per amministrare la RAI, ci vuole comprovata indipendenza e, quindi, stabiliamo che chi è stato parlamentare negli ultimi sette anni, membro del Governo o dirigente di un partito politico, non può entrare nel consiglio di amministrazione della RAI. Ci sembra una disposizione normale per comprovare l'indipendenza. Abbiamo elaborato dei concetti e dei criteri di merito perché voi indicate esclusivamente, come nella normativa e nella legge Gasparri, dei criteri generali e sappiamo che i criteri generali non sono mai rispettati. E vediamo perfettamente le nomine che avete fatto nell'ultimo consiglio di amministrazione dove avete nominato un ex spin doctor di Renzi: vorrei Pag. 40capire quale competenze ha rispetto al consiglio di amministrazione della RAI. Chiedevamo comprovata onorabilità, chiedevamo un concorso trasparente, curriculum, chiedevamo un ruolo del Parlamento ma solamente a valle e non a monte. Oggi in questo modo, voi – sottosegretario, glielo dico chiaramente – occupate la RAI tramite la nomina dell'amministratore delegato senza alcun tipo di cuscinetto da parte diretta del Governo, un qualcosa che avviene in nessun altro Stato europeo. Oggi ci equipariamo come legislazione alla Moldavia e all'Ungheria che hanno avuto più volte due richiami (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) dalla Commissione di Venezia e dalla Corte dei diritti dell'uomo d'Europa. È questo il punto a cui vogliamo arrivare, è questo che vogliamo fare: dichiariamo lo stato di occupazione della RAI da parte del Governo. Sono profondamente preoccupato del fatto che un intero Paese non si mobilita: infatti lo dobbiamo dire davanti a tutti gli italiani che, se questo disegno di legge, fosse stato proposto da Berlusconi, voi eravate tutti quanti in piedi ad urlare che è una vigliaccata incredibile e, invece siete seduti solo perché la fa la vostra parte politica: due pesi e due misure ! Questa è disonestà intellettuale piena. Qui, con questo disegno di legge, ci sarebbero stati i sindacati, ci sarebbe stato un Parlamento circondato.
  Immaginate se Forza Italia avesse detto che l'amministratore delegato con pieni poteri e non più direttore generale sarebbe stato nominato dal Governo con pieni poteri... apriti cielo, avreste fatto la guerra. Ora siete voi a fare quello che Berlusconi non ha avuto il coraggio di fare e avete tutto quanto attorno il silenzio dei sindacati, dei famosi intellettuali di sinistra, delle famose minoranze del vostro partito. Questo è quello che state facendo, occupando la RAI e siete tutti d'accordo nello spartirvi la stessa torta. Noi abbiamo fatto una legge che era sana, competente, con merito, onorabilità e indipendenza e con il controllo a valle del Parlamento come chiede la Corte costituzionale. Rispettava tutti i criteri e voi non ci siete stati perché avete in testa solo l'occupazione della RAI per andare verso la campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, semplicemente per correggere il collega Fico, che ha detto «se Berlusconi avesse fatto questa legge». Berlusconi ha contribuito a fare questa legge e lo dimostra anche la dura e tenace opposizione del gruppo Forza Italia che in questo momento, come del resto in Commissione, ha dato del filo da torcere a questa maggioranza che vedo che è effettivamente in difficoltà. Detto questo, concordo sulla proposta che ha fatto il collega Fico, perché ha introdotto un quadro fortemente innovativo per quanto riguarda i meccanismi di nomina che potrebbero valere non solo per la RAI ma sono dei meccanismi che secondo me potrebbero essere presi anche come traccia per altri soggetti o società che vedono poi la nomina pubblica come fonte ultima. Noi abbiamo proposto degli emendamenti molto simili, non li abbiamo segnalati e quindi approfitto di questo per dire che voteremo a favore di questo. Avremmo votato volentieri anche i nostri, se ci fosse stato dato tempo e modo di farlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, vi auguro che nessuno mai possa plagiarvi o addomesticarvi come vorrebbe. Queste parole le diceva uno degli esempi più belli di servizio pubblico, ovvero il maestro Manzi, ai suoi docenti nel 1960 e se il maestro Manzi fosse vivo oggi probabilmente gli verrebbe un conato di vomito a vedere quello che il Governo sta facendo con il servizio pubblico radiotelevisivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per dirlo con le parole della Pag. 41trasmissione che lui conduceva, «Non è mai troppo tardi», fermatevi, fermatevi, state fascistizzando il servizio pubblico radiotelevisivo, state ricreando il MinCulPop, il Ministero della cultura popolare. Non è possibile continuare in questo modo, voi state facendo qualcosa che, come diceva prima il collega Fico, probabilmente Berlusconi non avrebbe neanche mai sognato di fare. Voi state rovinando quello che è non solo un servizio pubblico, ma quello che dovrebbe essere un presidio di democrazia e libertà nel nostro Paese. Fermatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, questo emendamento è importante perché porta la proposta del MoVimento 5 Stelle a discapito della proposta del Governo. Il MoVimento 5 Stelle in questo modo non dice soltanto di no, ma dice e fa una proposta che addirittura è antecedente a quella del Governo, perché noi abbiamo presentato questa proposta di legge prima addirittura che la presentasse il Governo stesso ed era una proposta talmente innovativa e interessante che sicuramente applicheremo questo metodo di selezione a tutte le autorità indipendenti, a tutti quegli enti su cui spesso il Governo e la maggioranza mettono il cappello, ci mettono il politico «trombato» di turno; adotteremo sicuramente questo metodo in futuro perché secondo noi è assolutamente di garanzia e competenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lainati. Ne ha facoltà.

  GIORGIO LAINATI. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, mi sembra curioso che da parte del MoVimento 5 Stelle e da parte della Lega vengano delle prese di posizione curiosamente simili e diverse allo stesso momento.
  Quando il Presidente della Commissione di Vigilanza, Fico – Commissione della quale io sono il Vicepresidente, lei lo sa molto bene, Presidente di turno della nostra Assemblea – dice che la sinistra si sarebbe ribellata a una proposta di legge targata Berlusconi, io vorrei ricordare, e questo lo devo fare all'onorevole Caparini, il cui partito ha attivamente contribuito al varo della legge n. 112, più nota come legge Gasparri, che in quella fattispecie si verificarono i famosi girotondi per cui ci fu questa manifestazione che le associazioni di sinistra, culturali e non solo, diedero vita a questi famosi girotondi intorno a viale Mazzini. E, si chiede l'onorevole Fico, perché non ci sono girotondi o simili cose ? Più o meno è questo quello che lei voleva dire. Su questo non spetta a me dargli una spiegazione. Però certamente ci sono delle variabili che sono note a tutti perché quel tipo di legislazione – che poi è tuttora in vigore, finché non verrà approvata questa nuova norma per quanto riguarda i criteri di nomina della governance – è una norma, la legge n. 112, che ha dato una sua relativa stabilità al servizio pubblico, nel senso che anche nei due anni di vita del Governo Prodi vi è stato il primo consiglio di amministrazione votato con i criteri della legge n. 112 e il Presidente della RAI era l'ex Presidente della Commissione di vigilanza, il senatore Petruccioli. Dunque un mix di autorevolezza ed equilibrio, a mio avviso, come tutti hanno riconosciuto al senatore Petruccioli stesso.
  Poi vorrei dire, Presidente, come ho avuto modo già di ricordare all'onorevole Fico, che non sono minimamente d'accordo sulla norma per cui bisognerebbe aspettare solo sette anni, onorevole Fico, per andare a fare il consigliere in RAI. Perché poi non è che siamo tutti giovanissimi. E quindi, se uno è un parlamentare, un giornalista, una persona perbene, dovrebbe avere il diritto di partecipare a quella corsa per quella nomina, non a distanza di sette anni dalla fine del mandato.

Pag. 42

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente. La Treccani dei nostri giorni che, come tutti sanno, corrisponde a Wikipedia, descrive il servizio pubblico televisivo come quello le cui trasmissioni sono prodotte dallo Stato o da un'impresa concessionaria – è il nostro caso – che garantiscono imparzialità e completezza dell'informazione e che puntano a coltivare la qualità della propria audience attraverso programmi educativi e culturali. Ora, non c’è bisogno di essere dei critici affermati per rilevare come nessuna delle due caratteristiche corrisponda al servizio erogato dalla RAI, radiotelevisione italiana. Ma il tema fondamentale è un altro. Il tema è capire quanto sia oggi anacronistico dovere continuare a scervellarsi sul mantenimento di un servizio televisivo di proprietà pubblica, perché i servizi radiotelevisivi sono stati di proprietà pubblica in origine ovunque, in particolare per l'eccessiva onerosità degli impianti necessari per cominciare la diffusione. Tema che oggi, con la diffusione di Internet, con le opportunità di accesso alla rete, con la molteplicità delle informazioni, non è più di attualità alcuna. Così come non vi è più la necessità, con le casse e le risorse pubbliche, di occuparsi direttamente di rendere alcun servizio radiotelevisivo, atteso che il mercato diffonde tali e tante opportunità di fruizione alla popolazione, da rendere superfluo l'impegno delle risorse pubbliche. Allora il tema vero, l'unico tema che giustifica anche il curioso riproporsi di accordi – ora io non lo so se nel caso di specie siano nazareni o betlemiti, scegliete voi – ma la curiosa riproposizione di questi accordi, di improvvisi silenzi, di improvvise amnesie su un tema che in altri tempi aveva scaldato, eccome, gli animi di forze politiche oggi piuttosto silenziose, sta nel fatto che, viceversa, si vuole continuare a gestire il servizio della radiotelevisione semplicemente come una occasione ulteriore di spartizione e di indirizzo delle formazioni delle coscienze, ora a vantaggio dell'uno ora a vantaggio dell'altro, ma con il vantaggio di tutte e due le parti di impedire che terze parti, liberamente nel mercato, possano accedere e concorrere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Dalla pausa estiva questo Parlamento ha approvato prima una legge sanatoria per continuare a prendere i finanziamenti pubblici per i partiti, subito dopo la «legge bavaglio» sulle intercettazioni, poi una legge di riforma costituzionale, che chiamare autoritaria è dir poco, con un solo soggetto politico che può praticamente nominare qualunque organo costituzionale, e infine quella che è la riforma RAI, dove praticamente il Governo deciderà tutto. Siccome in tutti questi anni tutti i partiti qui presenti, con ovviamente nomi diversi ma alla fine gli stessi soggetti, hanno lottizzato e occupato la RAI, forse un po’ di silenzio sarebbe quantomeno educato da parte di questa gente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà. Colleghi, però vi invito a prenotarvi prima che venga indetta la votazione. Prego, onorevole Dall'Osso.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente. Io vorrei dire una cosa al collega che ha appena parlato: non mi sembra di aver sentito la riforma del Senato. Cioè, nel nuovo Senato, che non viene abolito, verranno eletti i consiglieri regionali che sono già stati condannati, perché praticamente, come funziona ? Siccome non è più il popolo italiano che li sceglie, il presidente di partito andrà da loro e gli chiederà – ovviamente ai condannati – voi volete far parte del nuovo Senato ? Visto che sono già condannati, diranno: se proprio devo, preferisco il Senato alla galera. Pag. 43Quindi, i nuovi senatori saranno persone non elette da nessuno, che il lunedì, il martedì e il mercoledì lavoreranno in regione e poi il resto, con l'immunità, al Senato. Questo per dire, Presidente – mi consenta – che è un porcile. Spero che i cittadini italiani lo capiscano.

  PRESIDENTE. Eviterei espressioni di questo genere, nel rispetto comunque del contenuto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Il 19 aprile 2012 Matteo Renzi, attuale Presidente del Consiglio, «twittava» così: via i partiti dalla RAI, da Finmeccanica, dalle nomine dei CdA; l'ho detto a Servizio Pubblico ma lo diciamo fin dalla Leopolda. Poi Matteo Renzi è diventato Presidente del Consiglio, si è eletto un CdA della RAI e, guarda caso, non hanno fatto in tempo a rivedere la «legge Gasparri» e quindi hanno dovuto nominare i componenti del CdA con la legge Gasparri. Costretti a farlo ! Subito dopo si discute la riforma della RAI, che in realtà è soltanto la riforma di come si elegge il CdA della RAI, e scopriamo che nella loro riforma si fa peggio di quanto si fa nella «legge Gasparri». Quindi la lottizzazione continua e le balle di Renzi anche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Presidente, intervengo brevemente per capire se noi agli italiani diciamo che non si devono fidare più della politica e dei parlamentari, anche quelli eletti nel MoVimento 5 Stelle. Infatti, se anche loro non possono essere nominati nel CdA entro sette anni, mi chiedo sostanzialmente cosa stiamo a fare qui. Questo è il messaggio che vogliamo dare. Quindi, gli italiani non si devono fidare neanche dei parlamentari, neanche di quelli onesti, neanche di quelli che non hanno la fedina penale sporca, neanche di quelli eletti dal popolo, di nessuno. Complimenti !

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Signor Presidente, io rispetto le opinioni dei colleghi anche quando non le condivido, così come rispetto la scelta di presentare come emendamenti i progetti di legge che erano già stati depositati: così ha fatto il MoVimento 5 Stelle, così hanno fatto altri gruppi. Vorrei semplicemente segnalare, Presidente, che l'esame del provvedimento in oggetto è in seconda lettura: vuol dire che il Parlamento al Senato ha trovato un assetto rispetto a questa riforma, operando una scelta, che è quella di avvicinare l'azienda RAI al codice civile, rendendo più semplice la vita all'azienda e rendendo più chiara e trasparente la governance e la vita interna all'azienda.
  Ora, si potevano fare all'interno di quello che è previsto dalla normativa due scelte: un meccanismo più duale, che è anche in riferimento al progetto di legge di altri gruppi; o un meccanismo monistico. Questo è l'impianto che è stato scelto al Senato, e che è stato confermato dal lavoro di Commissione: avvicinare l'azienda RAI al codice civile.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 2.6, con parere contrario di Commissioni e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Colletti, Camani, Caon...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 44
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  359   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
  93    
    Hanno votato
no  266).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Giancarlo Giordano 2.216.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, quando abbiamo letto sul frontespizio del disegno di legge di cui stiamo parlando un titolo così ambizioso, «Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo», noi ci abbiamo creduto, ingenuamente: abbiamo creduto che per una volta voleste fare sul serio, e che voleste approcciarvi ad una materia così complessa con la complessità e la qualità di un riformismo che tenesse conto di tutti gli elementi in campo. Abbiamo pensato: finalmente la politica torna, torna ad occuparsi seriamente di un settore culturalmente strategico per il Paese, torna a ragionare dei suoi asset fondamentali, delle sue infrastrutture; torna a ragionare del suo piano editoriale, di quello culturale: in termini generali, ovviamente, dando un contributo ad una discussione che avrebbe meritato un'ampiezza diversa.
  Ci siamo fidati ed abbiamo presentato i nostri emendamenti, qualificando il nostro contributo alla discussione sulla base di un'ingenuità. Voi avete bisogno solo di scrivere «riforma» avanti ad ogni disegno di legge, così andate in Europa a dire che avete fatto una riforma in più; ma in realtà il contenuto del disegno di legge di cui stiamo parlando non ha nulla a che fare con una riforma: è un mero sforzo organizzativo, per la verità malriuscito, e che altro non fa che determinare una condizione di rigidità, sottoponendo, anzi subordinando l'esercizio di quella che dovrebbe essere la più grande industria culturale del Paese alle volontà dirette del Governo.
  Noi la vediamo diversamente: avevamo immaginato un'agenzia terza che potesse concorrere al controllo, alla gestione, ai contenuti culturali generali ovviamente, non specifici, del servizio pubblico – di fatto un ente terzo, non subordinato né alle volontà del Parlamento né a quelle del Governo, che avevamo denominato consiglio per le garanzie.
  Ci siamo illusi che potesse essere una traccia non la soluzione perfetta, ma una traccia di un modo di approcciare una questione collocandola sul piano dell'innovazione. Avevamo pensato anche che questa fosse la sede in cui introdurre, almeno nella discussione, alcuni elementi di giustizia sociale, come il collegamento al principio della progressività fiscale del pagamento del canone.
  Avevamo pensato, in fin dei conti, che voleste fare, dicevo all'inizio, sul serio. Lo dico al Governo e, ovviamente, alla Presidenza. Io questo emendamento lo ritirerei per estraneità di materia, nel senso che quando si scrive «riforma» bisogna avere un pensiero riformista in testa, se non lo si ha è inutile proporcelo in quanto tale. Dite: stiamo riorganizzando il servizio pubblico per le nostre comodità, noi ci adeguiamo alla discussione e alla sua altezza, ma approfittare della nostra ingenuità francamente è stato uno sgarbo molto serio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Qui di qualità c’è solo l'opera comunicativa che sta intorno a questo provvedimento in quanto, come ben ha sottolineato il collega di SEL, non c’è alcun tipo di riformismo, anzi ci sono, in alcuni punti di questa «riformicchia», così l'abbiamo ribattezzata, dei passi indietro.
  Loro, come del resto abbiamo fatto noi, hanno tentato, abbiamo tentato di fare Pag. 45uno sforzo riformatore, quindi di proporre il nostro modello di servizio pubblico disegnandolo partendo da cos’è il servizio pubblico, chi lo può svolgere, come gli viene assegnato e chi controlla che questo servizio pubblico venga svolto correttamente; infine, come questo servizio pubblico viene finanziato. Queste, secondo me, dovrebbero essere le tracce per una riforma e non, come è stato fatto, alcuni provvedimenti e alcuni emendamenti alla «legge Gasparri», che poi alla fine di questo si tratta. Legge quest'ultima di cui per alcune parti, non tutte, vado orgoglioso avendovi contribuito; per altre, già allora avrei preso volentieri altre decisioni, che noi riproponiamo qui. Tra queste, c’è un fattore che a noi sta molto a cuore, ovvero il finanziamento del servizio pubblico, il cosiddetto canone, ovvero la tassa di possesso sull'apparecchio radiotelevisivo. Ci piace, di questa proposta di SEL, il fatto che venga introdotto un criterio che noi più volte abbiamo proposto anche quando eravamo al Governo e, purtroppo, con scarsissime fortune, ovvero la progressività. Il canone è evidentemente una tassa di possesso e per sua natura iniqua perché va a colpire qualsiasi fascia di reddito, qualsiasi fascia sociale. Quindi, introdurre un elemento di progressività, oltre tutto quello che abbiamo detto prima, che magari nelle modalità non condividiamo, ma come principio lo troviamo assolutamente condivisibile, ci fa dire che voteremo a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda il gruppo MoVimento 5 Stelle, ho la richiesta di intervento dell'onorevole Liuzzi, e ho anche una precedente richiesta dell'onorevole Sarti. Prendo atto che entrambe non sussistono più.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giancarlo Giordano 2.216, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  413   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  46    
    Hanno votato
no  367).    

  (La deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pannarale 2.58 con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente, come ricordava bene il mio collega Giancarlo Giordano, prima, l'avete chiamata riforma, ma in realtà abbiamo soltanto trovato una riorganizzazione in chiave governativa degli assetti di potere interni. Noi non ci siamo soltanto limitati a segnalare l'impianto tutto regressivo e autoritario di questo disegno di legge, ma abbiamo anche provato, come il sottosegretario sa molto bene, a proporre emendamenti e anche, devo dire, una proposta di legge che considero avanzata e interessante se qualcuno avesse avuto, però, voglia di considerarla.
  In questa proposta di legge, che noi riprendiamo in questo emendamento, ad esempio, si parla di consiglio per le garanzie del servizio pubblico che, peraltro, lo voglio segnalare, è un'autorità sostanzialmente indipendente che andrebbe a sostituire nelle sue competenze quelle che sono, oggi, le funzioni della commissione di vigilanza. È interessante, in realtà, capire di cosa si occupi questo consiglio, ma soprattutto è interessante capire quale sarebbe la sua composizione, perché ci sarebbe un pezzetto, circa un Pag. 46terzo, di composizione di natura parlamentare, ma tutto il resto – e questo forse dovrebbe essere particolarmente innovativo e avanzato – sarebbe invece diretta espressione di tutto quel mondo della ricerca, dell'arte, dei media, della pubblica istruzione, del mondo dell'associazionismo no profit che, invece, è stato sostanzialmente e completamente escluso dalla capacità di poter incidere nel ripensamento del servizio pubblico.
  Abbiamo offerto la possibilità, diciamo così, di restituire prestigio, competitività al servizio pubblico, dentro quella che dovrebbe essere la multiforme industria creativa e digitale, invece, ci avete detto una cosa molto chiara: il servizio pubblico abbiamo solamente intenzione di trasformarlo in un sistema al servizio del Governo. Questo è un atto assolutamente coerente di cui, però, vi dovrete assumere, ovviamente, la responsabilità, perché, ve l'ho ricordato ieri, sottosegretario, si può essere onnipotenti fino a che si sta in maggioranza e si ha il potere nelle proprie mani, ma in un sistema democratico c’è ancora la possibilità che tutto questo non sia cristallizzato e che quelli, diciamo così, che lo hanno smantellato, perché potevano decidere, ad un certo punto subiscano le conseguenze di quello che hanno distrutto in maniera irresponsabile.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, chiedo scusa, ma non me la sento di lasciar passare questa visione di questo provvedimento che è fortemente ingiusta. Lo dico alla collega Pannarale o al presidente Fico, io capisco – suona bene – se il tema è confrontiamoci su qualche slogan di propaganda, va bene: il provvedimento tende a asservire la RAI al Governo, fascistizzazione, oppure le agenzie terze per gestire il servizio pubblico... va bene tutto. Io avevo capito – e nella discussione sulle linee generali di ieri questo era stato – che avremmo fatto un confronto leale, franco e diretto nel merito delle cose. Io sto ancora a questo punto.
  Lo dico, prima di tutto, alla collega Pannarale e agli altri che propongono di andare oltre il Parlamento nella individuazione dei soggetti. Qui c’è un richiamo che non vale solo per il Governo, ma vale per tutti. Quando la Corte costituzionale dice che il servizio pubblico prevede la centralità del Parlamento, non dice a esclusione delle agenzie terze o delle authority di invenzione. Dice della centralità del Parlamento.
  E, allora, io accetto la sfida, per vedere, in questo testo che noi proponiamo, se questo principio è rispettato, partendo da un presupposto, però, che evidentemente condividono i colleghi di SEL e del MoVimento 5 Stelle, cioè che negli anni alle nostre spalle con l'attuale sistema non ci siano mai stati interventi o linee del Governo e della maggioranza; che gli «editti bulgari» non siano mai avvenuti; che con questo sistema vi sia un perfetto controllo del pluralismo, della trasparenza, del ruolo dell'azienda; che non vi sia commistione fra la gestione dell'azienda e spezzoni di partiti. Accetto la sfida !
  Noi non partiamo da quest'idea, non pensiamo che il sistema attuale sia il migliore, ma pensiamo che debba essere corretto. Come ? Prima di tutto liberando la RAI da una commistione continuata fra la gestione quotidiana e l'ingerenza della politica e riportando al rapporto fra le istituzioni e la RAI il cuore del servizio pubblico. Per questo...

  MAURIZIO BIANCONI. Hai un coraggio da leone !

  PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, il sottosegretario avrà un coraggio da leone ma anche lei, come ruggito, non scherza.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Lasci perdere le battute. Non possiamo considerare il tema con una battuta...

Pag. 47

  PRESIDENTE. Prego, sottosegretario.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. E, comunque, quando vuole ci confrontiamo, senza battute.
  Per questo abbiamo proposto di eleggere in Aula i rappresentanti nel CdA. Per questo abbiamo proposto di riportare il ruolo dell'amministratore delegato a quello che è in qualunque azienda, cioè l'uomo che ha i poteri della gestione e le responsabilità. Ma in questo provvedimento – e voglio che rimanga agli atti – c’è un potere, che ha il CdA, che non ha mai avuto, perché non è vero – e lo dico correggendo le imprecisioni della collega Nesci e di altri – che non so che cosa accade in Romania, in Macedonia o dove volete, ma qui non è il Governo che nomina l'amministratore delegato. Il Governo propone l'amministratore delegato – propone ! –, che viene nominato dal CdA. Non è un fatto formale, perché il CdA, come prevede il testo, ha il potere di revoca dell'amministratore. Approva gli atti fondamentali, affida la gestione all'amministratore e lo può revocare, e il CdA è a maggioranza parlamentare. Quindi, se il cuore del ragionamento è il rapporto tra Parlamento e Governo, questo testo rispetta in pieno questo principio.
  Se poi, invece, si vuole dire che occorrerebbe un testo che fa sì che la minoranza in Parlamento possa avere la forza della maggioranza ci stiamo attrezzando, ma in questa riforma ancora non ci siamo. Ma per quanto riguarda il rispetto della questione istituzionale non c’è dubbio che sia così.
  E voglio anche dire un'altra cosa, che dico al presidente Fico (mi permetta, anche con stima e con simpatia): non si faccia prendere, arrivato da così poco, dalle dietrologie di palazzo. Esca all'aria aperta. La RAI è, prima di tutto, una grande azienda, di cui ha bisogno il sistema Italia. Il tema non può essere solo i secondi in più all'uno o all'altro di noi. RAI deve giocare pienamente il ruolo d'azienda per il sistema della cultura del Paese. C’è bisogno di una RAI che, liberata nella sua potenzialità, svolga questa funzione di servizio pubblico. Per la tutela dei compiti, è la Commissione che lei presiede che deve sovrintendere.
  Allora, se vogliamo confrontarci facciamolo nel merito, senza caricature, della proposta del Governo. Possono esserci dei limiti su cui possiamo discutere francamente, ma la rappresentazione che esce da qualche intervento parla di un testo diverso da quello che noi abbiamo proposto. Noi vogliamo semplicemente che ciascuno si assuma la propria responsabilità: il CdA di votare gli atti fondamentali e dare le linee; l'amministratore di gestire; la Commissione di vigilare. E vogliamo, inoltre, che ci sia chiarezza di responsabilità di fronte all'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, noi abbiamo formulato una serie di proposte in sede di dibattito, in audizione in Commissione, al Senato come qui alla Camera, però, come lei sa, nel momento in cui è venuto in Commissione, di fatto, a cassare quasi tutti gli emendamenti o accoglierne tre o quattro, sostanzialmente, a chiudere la partita della discussione... ma sì, perché o questa è una riforma o non è una riforma.
  A mio avviso, voi avete intenzione di fare una riforma della RAI, prendendovi la delega in pieno su come farla, fra l'altro rifiutando anche la centralità del Parlamento, che è quella, almeno nelle leggi delega, di poter dire: il Governo operi su questo, su questo e su questi altri punti. Un minimo di indicazione, anche rispetto alla mission, all'innovazione del servizio pubblico, alla governance e così via, non l'avete voluta recepire.
  Vi state tenendo le mani libere, ad oggi, con questo provvedimento; di questo stiamo ragionando, non di qualche cosa che nelle discussioni, poi, si è buttata lì, nel senso di dire «potremmo fare anche qualche altra ipotesi di intervento, qualche Pag. 48altro testo su cui ragioniamo, su cui ci confrontiamo». Non si fa così, non va bene ! Oggi siamo in presenza soltanto, di fatto, di una controriforma. «Contro» perché ? Perché torniamo ante 1975. Di fatto, il Governo nominerà il CdA RAI; la maggioranza di Governo, se vogliamo essere...

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. La maggioranza del Parlamento !

  FRANCO BORDO. Sì, la maggioranza di Governo, però, se mi permette. Il Parlamento con la sua maggioranza di Governo, con la sua maggioranza di Governo. Perché dico questo ? Perché, con una legge elettorale come quella attuale, non è una questione di poco conto: questo non è un Parlamento che verrà eletto su una base proporzionale. No, vi sarà un premio di maggioranza importante, per cui anche un partito che avrà il 25 o il 27 per cento potrà, oltre che nominare in autonomia tutta una serie di altri organismi, nominare anche i vertici RAI. Questo è quello che avverrà nel prossimo futuro ! Per cui, poi, suggerito l'amministratore delegato, quale sarà il consiglio di amministrazione che non lo recepirà ? Non esiste ! E qui torniamo contro la stessa indicazione della Consulta, che sanciva e indicava che il Governo non doveva pesare in modo determinante rispetto alle nomine dei vertici e rispetto alle nomine dell'azienda pubblica radiotelevisiva.
  Torniamo indietro ! Io la leggo come una controriforma, perché nel linguaggio del Paese bisogna usare parole chiare. La riforma, in genere, è un'innovazione, un progresso; qui torniamo indietro, qui si regredisce, qui diamo tutto in mano al Governo. Su questo ci sono gli elementi, dal mio punto di vista, di un ricorso anche in sede costituzionale e anche in sede europea, perché l'Europa, spesso, ha richiamato gli Stati membri a far sì che le aziende radiotelevisive di Stato non fossero assoggettate alla nomina governativa.
  Qui, di fatto, andiamo in questo senso. La proposta dell'onorevole Pannarale – che, poi, è del gruppo di SEL – poteva essere discussa, avere dei limiti, però, senza dubbio, aveva il pregio di buttare lì un elemento di ragionamento, un'innovazione, cosa che non è stata per niente recepita. Su questo, siamo non profondamente delusi, ma profondamente preoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Saluto insegnanti e studenti dell'Istituto tecnico commerciale Belotti di Bergamo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e sono presenti alla Camera per la giornata di formazione (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Grazie Presidente. Sottosegretario Giacomelli, con molta tranquillità andiamo nel merito e nei contenuti, con quel confronto franco che lei chiede, quel confronto franco che noi abbiamo cercato di avere nelle Commissioni competenti al Senato, in Aula al Senato e nelle Commissioni competenti della Camera dei deputati: abbiamo cercato di dialogare fino alla fine, punto per punto.
  Iniziamo da un contenuto che a noi sta molto a cuore. Le abbiamo chiesto di inserire nel disegno di legge i requisiti in positivo, ovvero che vi fossero delle persone nel consiglio di amministrazione con una comprovata esperienza da curriculum pubblico e che il consiglio di amministrazione fosse composto da varie competenze per avere un consiglio interdisciplinare. Abbiamo proposto le competenze dell'area tecnico-giuridica, dell'area tecnico-scientifica e abbiamo proposto le competenze dell'area autoriale, che era quella che mancava. A questi emendamenti lei ci ha risposto di no.
  Anche ciò che ha detto il relatore Peluffo ci trova d'accordo, perché anche noi nel nostro progetto di legge abbiamo avvicinato il consiglio di amministrazione della RAI al codice civile, perché vogliamo che sia un po’ più veloce, che sia più snella e che vi siano chiare e serie responsabilità. Siamo d'accordo su questo. Il punto è il Pag. 49meccanismo di nomina. Allora, siccome voi avete elaborato un disegno di legge con un consiglio di amministrazione a 7, noi vi abbiamo proposto un consiglio di amministrazione a 5, di cui possiamo dire ciò che vogliamo, sottosegretario, e qui dobbiamo giocare a carte scoperte. Per questo non sono d'accordo con il suo discorso, perché le nomine sono governative, non sono del consiglio di amministrazione. Infatti nella legge può essere scritto ciò che noi vogliamo, ma sappiamo, come avviene in Banca d'Italia, che non è mai successo nella storia che non fosse ratificato quello nominato dal Governo. È così.
  Allora andiamo a guardare tutta la legislazione europea. Siamo in Europa e andiamo a vedere e a osservare quella dei vari Paesi. Vado in Inghilterra e vedo che c’è un trust che si frappone tra il Governo e la nomina del consiglio di amministrazione; vado in Francia e vedo che c’è un consiglio degli audiovisivi, come aveva proposto SEL: ognuno ha una sorta di cuscinetto tra il Governo e il consiglio di amministrazione.
  Con questo disegno di legge – quindi questo è un contenuto molto forte – per la prima volta nella storia del nostro Paese, l'amministratore delegato, non più direttore generale, viene nominato dal Governo. Siamo unici nei Paesi d'Europa – ripeto un'altra volta – tranne la Moldavia, che ha avuto il richiamo dalla Commissione di Venezia, e tranne l'Ungheria, che ha avuto il richiamo dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, perché il capo del Governo non può nominare il capo della televisione pubblica.
  Poi abbiamo chiesto e abbiamo proposto requisiti in negativo. Anche qui avete detto no. Perché avete detto no ? Noi chiedevamo requisiti in negativo: un parlamentare che è stato parlamentare negli ultimi sette anni non può diventare consigliere di amministrazione della RAI, così un membro del Governo e così un dirigente di un partito politico. La risposta che mi è stata data è che fare il parlamentare è un grande servizio per il Paese. E io sono d'accordo. Ma non perché si fa un grande servizio o una missione per il Paese, allora per forza poi si deve essere nel consiglio di amministrazione della RAI ! Allora noi diciamo semplicemente che, siccome la televisione è il quarto potere, non possono rientrare all'interno della televisione, che è un potere, altri poteri dello Stato per influenzarla. Ci sembrava una norma di buon senso che non avete voluto accettare. Ma invece avete fatto valere un principio che così – mi permetta – è ridicolo: nell'ultimo anno i membri del Governo non possono essere consiglieri di amministrazione della RAI. Sinceramente questa proposta emendativa, così posta, non serve assolutamente a niente.
  Allora, mi chiedo io. Dico: però sono totalmente in buona fede. Il Governo è in buona fede. Il sottosegretario Giacomelli è in buona fede. Tutti sono in buona fede. Allora, quando gli si presenta l'occasione, fanno la cosa migliore. Come ? A luglio, siete stati voi, non il Governo Letta, non il Governo Monti, a nominare nel nuovo consiglio di amministrazione della RAI l'assistente del presidente della commissione istruzione del Senato della Repubblica, Rita Borioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Allora, come possiamo fidarci di un Governo che nomina l'amministratore delegato, se due mesi fa avete nominato l'assistente di un presidente di commissione, l'ex spin doctor di Renzi ? Allora, questi sono contenuti e non solo contenuti, sono anche dei fatti e dei fatti molto importanti e che fanno preoccupare legittimamente...

  PRESIDENTE. Concluda...

  ROBERTO FICO. ... l'unica opposizione del paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, onorevole Presidente, perché possa informare il Governo Pag. 50e il sottosegretario, che oggi lo rappresenta, che, anche al di qua del tavolo, tendenzialmente, siamo in grado di leggere e scrivere e far di conto; ci viene a raccontare la storiella della legge che espolia il Governo dalla gestione diretta della RAI, perché il consiglio di amministrazione sarebbe nominato dal Parlamento, dimenticandosi di dire che lo stesso Governo, nello stesso iter procedurale, ha sostanzialmente abolito dalle competenze uno dei due rami del Parlamento, ha varato una norma elettorale per cui, senza che i cittadini possano fare alcuna scelta personale, le segreterie dei partiti indicheranno le liste per la formazione della prossima Camera dei deputati, ha inserito nella norma elettorale un premio di maggioranza, per cui il primo partito che arriva piglia tutto, indipendentemente dalla sua percentuale; ha sostanzialmente costruito un modello istituzionale per cui il segretario del primo partito che arriva (e immagino che chi ha scritto una norma di questo genere l'abbia fatta su sua misura, immaginando di essere egli stesso il segretario del primo partito che arriverà alle prossime competizioni elettorali) è il padrone di tutto, inteso come padrone quello che dice a qualunque componente della maggioranza, della sua parte politica: guarda che, se non fai esattamente quello che ti dico, la prossima volta semplicemente non ti rimetto in lista...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ... e poi ci viene a raccontare che la terzietà sarebbe garantita dal fatto che un Parlamento siffatto è quello che nomina il consiglio di amministrazione che poi al suo interno nominerà – certamente scevro da condizionamenti da parte del Governo e del Presidente del Consiglio che sarà il segretario del primo partito – guarda caso, il nuovo amministratore delegato della RAI. Siamo scesi dal pero da qualche settimana e siamo ancora abbastanza capaci di capire che, lei signor sottosegretario, ci sta prendendo in giro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, farò molto alla svelta. Ho detto prima al sottosegretario, onorevole Giacomelli, che aveva un coraggio da leone. Poi lui ci ha ricordato che il servizio pubblico è per la cultura del paese e che, quindi, la RAI deve essere mantenuta pubblica per questo motivo. Io porto ad esempio per la cultura del paese una cosa che va tutte le sere sul primo canale, dove c’è un signore che vende pacchi con qualcosa che c’è dentro, ma non so cosa, e se il servizio pubblico dà quel tipo di cultura, può darsi poi che le risposte siano quelle che dà lei, onorevole.
  Lei ha detto che tutta la politica e tutti i partiti sono fuori dalla RAI. È vero. Ha detto la verità. È qui il suo coraggio da leone o una sua cultura da «Affari tuoi» ? Perché ce ne è uno solo di partito dentro la RAI. C’è il Presidente del Consiglio che è anche segretario del Partito democratico e che, di fatto, elegge l'amministratore delegato che ha tutti i poteri. Lui dice che siamo scesi dal pero. Voi ritengo che ci prendiate tutti per i trinariciuti di antica memoria. Non solo siamo scesi dal pero, ci siamo cavati la sveglia dal collo, l'anello dal naso, non siamo più disponibili ad essere presi in giro.
  Renzi comanda, si avvia un comando assoluto, nella assoluta compiacenza di questo Paese, che, appena ne vede uno un po’ differente, gli va dietro, salvo poi metterlo a testa in giù e a piedi in su, o da qualche altra parte. Anche questo è il destino di Renzi, non c’è dubbio. Tutti con lui: stampe, televisioni private, televisioni pubbliche, giornalisti, i peana, ruffiani. Tutti con lui ! La fine la conosciamo già: ci sacrificherà e finirà malissimo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

Pag. 51

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente. Ho ascoltato con grande rispetto e attenzione le parole del rappresentante del Governo e, per le ragioni spiegate dapprima dal collega Corsaro e poi dal collega Bianconi, mentirei se dicessi di essere rimasto convinto, esattamente per questo tema, appena evocato, di una pericolosa reductio ad unum, che non potete far finta di non vedere, è nelle cose. Già da molti mesi è sufficiente accendere i telegiornali e il senso di coro – per la verità non solo sulla RAI, anche su Mediaset, per essere chiari –, il senso di un'atmosfera unica, di una grande atmosfera di reductio ad unitatem, che diverrà reductio ad unum, è netta.
  Ma – svilupperò il ragionamento piano piano, anche rispetto ai successivi emendamenti – c’è un punto, signor sottosegretario, che voi state tradendo nelle vostre intenzioni. Avevate detto: «Rottameremo, cambieremo»; siete, in realtà, i continuatori nel peggio – la reductio ad unum – del vecchio. Fuori i partiti dalla RAI ? No. Maggiore competizione nel sistema radiotelevisivo ? No. Parlate del sistema radiotelevisivo del 2015 come se fosse il 1980. Privatizzazione della RAI ? No, la levate sistematicamente dal tavolo.
  La realtà è che rischiate di essere non il primo Governo della nuova serie, ma l'ultimo della vecchia serie, purtroppo in compagnia di buona parte delle vostre cosiddette opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. L'entusiasmo e il genuino desiderio di confronto da parte del sottosegretario poi cozzano con la realtà dei fatti. Anche lui sa che quella che sta difendendo è una riformicchia, è poco più che un maquillage della legge Gasparri, anzi, in alcuni casi, riporta l'orologio della storia indietro. Infatti, addirittura sancisce che «mamma RAI» sarà «mamma RAI» per sempre. È vero che la mamma rimane sempre quella, però noi ambivamo ad avere la possibilità di scegliere l'anno prossimo il soggetto più adatto ad erogare il servizio pubblico, non, come avete fatto voi, dando mano libera e carta bianca su quello che sarà il futuro del servizio pubblico.
  Mi deve spiegare in cosa cambia la nomina dell'amministratore delegato, se non in un potenziamento della longa manus del Governo all'interno dell'azienda rispetto al direttore generale. Anche in questo caso c’è una similitudine con la legge Gasparri, ma anche un evidente peggioramento dell'ottica del quadro politico che stiamo vivendo. Il CdA rimane nominato dai partiti, così com'era prima. Il contratto di servizio – ne abbiamo parlato poco fa – è esattamente la stessa cosa inapplicata e inapplicabile, in cui nessuno sarà in grado di incidere, di intervenire, di pretenderne la reale applicazione.
  La vigilanza rimane il solito club di parlamentari che si trastullano con quella che è l'idea del servizio pubblico, ma poi alla fine non possono incidere in nulla, se non audire direttori generali lottizzati, direttori di testata lottizzati, che non rispondono al Parlamento, non rispondono a loro che dovrebbero rappresentare i cittadini, ma rispondono a chi da Palazzo Chigi alza la cornetta e gli dice: «Devi far questo, devi far quell'altro», perché così funziona. Peggio andrà. Infatti, oggi voi avete semplicemente sancito, avete scritto nero su bianco quella che ormai è una prassi consolidata. Oggi, invece, diventa per legge una filiera di potere che passa da Palazzo Chigi fino ai direttori dei TG e ai direttori delle testate.
  Quindi, dulcis in fundo, la cosa che a noi sta particolarmente a cuore è la questione del canone RAI. Lei sa che io sono da sempre un obiettore di coscienza per quanto riguarda il canone RAI; non lo pago e continuo a non pagarlo, ma, purtroppo, mi vedrò costretto, a meno che non voglia fare scorta di candele a casa mia, a pagarlo perché voi lo mettete in bolletta, realizzando quello che era il sogno del vostro amatissimo professore Giulio Pag. 52Tremonti che ha tentato più volte in passato di farlo, ma, anche grazie all'opposizione della Lega Nord, non ci è mai riuscito.
  Quindi, come vede, se poi andiamo al nocciolo della questione, quello che ci state proponendo è un passo indietro clamoroso rispetto a quello che avrebbe potuto essere e che non sarà mai finché voi sarete al Governo. Infatti, voi in RAI ci siete, ci siete ben piantati dentro, volete mantenere il potere e questo è lo strumento che vi garantisce oggi, domani e per altri vent'anni il controllo assoluto su quello che dovrebbe essere il servizio pubblico, quindi il servizio di tutti, e che, invece, è il servizio di chi starà al potere nei prossimi anni, cioè, ahimè, ahinoi, voi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie Presidente, sottosegretario Giacomelli, lei dice di voler entrare nel merito di quanto è scritto in questa legge; lei dice che non è vero che è il Governo che nomina l'amministratore delegato, ma è il CdA. Il nome lo fa il Governo, lo approva il CdA, però il CdA è fatto praticamente da soggetti che sono presenti in Parlamento che, essendo stati eletti con un premio di maggioranza incostituzionale o con una legge, Porcellum o Italicum, incostituzionale, praticamente potranno fare il volere del Governo.
  Ma lei ci è o ci fa ? Io le dico solamente una cosa e parlo con le parole di un collega del PD...

  PRESIDENTE. Onorevole Nuti, la invito ad avere un atteggiamento rispettoso...

  RICCARDO NUTI. ...che al minuto 2 e 55 secondi...

  PRESIDENTE. Onorevole Nuti ! Onorevole Nuti, la invito ad avere un atteggiamento rispettoso nei confronti del Governo.

  RICCARDO NUTI. È una domanda...

  PRESIDENTE. Sì, d'accordo, però è una domanda che lascia il presupposto anche per altro.

  PRESIDENTE. Visto che veniamo costantemente presi in giro dal Governo, almeno rivolgiamo qualche domanda. Ma lei ha sentito cosa ha detto il collega del PD durante il suo intervento al minuto 2:55 di oggi durante le pregiudiziali ? Le ripeto le parole: «Abbiamo individuato l'amministratore delegato della RAI per la sua storia politica», che praticamente è quella di essere alla Leopolda ogni anno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora, mi dica lei chi è che sta prendendo in giro e chi è che vuole entrare nel merito. Avete affermato questo, è agli atti di questa Camera dei deputati e voi avete fatto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente, io l'ho ascoltata con grande attenzione, sottosegretario, come faccio in genere sempre e con tutti. C’è una cosa che non si può fare, ossia non si possono ridicolizzare gli interventi delle opposizioni, a cominciare da quelli di SEL, soprattutto quando ci si confronta nel merito e sulla base di proposte concrete. E c’è un punto che voglio ricordare, anche se siamo un po’ distanti dai nostri costituenti: i legislatori non si occupano del qui e ora, ma si occupano della prospettiva, degli scenari, del futuro; devono disegnarlo un futuro. C’è un Parlamento che sta per consegnare la sua maggioranza al partito maggiore, quello vincente. Io le ricordo, sottosegretario, chi elegge i quattro membri del nuovo CdA, Senato e Camera, e chi elegge gli altri due, il Consiglio dei ministri. Allora, questo è un CdA di nomina governativa e questo, sottosegretario, rimane agli atti sulla base del testo proposto dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 53

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Altieri. Ne ha facoltà.

  TRIFONE ALTIERI. Grazie Presidente, dai dossier che hanno accompagnato questo disegno di legge abbiamo potuto leggere come il quadro del servizio pubblico italiano, della RAI, in questo momento conta i bilanci in peggioramento, l'aumento dell'indebitamento, la diminuzione dell'investimento nei settori strategici e, tra l'altro, anche una scarsa fiducia degli ascoltatori. Si parla solo di un 5 per cento di italiani che individuano nei programmi della RAI programmi di alta qualità. Questo che vuol dire, signor sottosegretario ?
  Se vogliamo tradurre questi dati in contenuti, in un provvedimento che ha l'ambizione di chiamarsi riforma, avremmo dovuto parlare di finanziamento del sistema radiotelevisivo, di riorganizzazione del sistema radiotelevisivo, di come essere più attuali rispetto ai tempi, di come tarare la produttività di un'azienda qual è la RAI che oggi conta oltre 12.500 dipendenti: di tutto questo, in un provvedimento che ha l'ambizione di chiamarsi riforma, non si parla. Quindi si usa il termine riforma, ma vi è mancanza di contenuti veri e propri, senza parlare del sistema delle telecomunicazioni a livello più complessivo con le emittenti locali che sono in crisi.

  PRESIDENTE. Grazie.

  TRIFONE ALTIERI. Quando vorremmo parlare di riforma, allora avremmo una riforma della RAI. Questo è solo un provvedimento di potere, di governance come è stato per il Senato e per le province.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Caro Presidente, non so se se ne è mai accorto ma tutte le promesse di Renzi si trasformano nel loro esatto contrario e poi peggiorano. Aveva promesso che non avrebbe partecipato alla lottizzazione della RAI e poi lo ha fatto e subito dopo si è inventato questo testo che sostanzialmente sancisce il passaggio dalla Gasparri alla Gasparri bis. Questa non è una proposta di riforma costituzionale, questa è un manuale di occupazione del servizio pubblico. Siamo passati dal servizio pubblico radiotelevisivo al servizietto privato a favore di Renzi. Stiamo passando da Raiuno, Raidue e Raitre ad un'unica rete, telerenzi, che diventerà il megafono del potere, il bastone del potere e questo per un unico motivo, a mio avviso, perché il Partito Democratico ha paura. Infatti la vera paura del Partito Democratico è l'informazione, la libera informazione perché nessun cittadino libero e informato voterebbe mai il Partito Democratico e questo loro sanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per fortuna, Presidente – concludo – noi abbiamo incontrato molti cittadini liberi, li abbiamo incontrati questo weekend a Imola e, le dico la verità, sono sempre, sempre di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pannarale 2.58, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello... Piepoli... Zoggia... Di Battista...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  414   
   Votanti  409   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  46    
    Hanno votato
no  363).    

Pag. 54

  (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Civati 2.60, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello... Carinelli... Guidesi... Schirò... Cani... D'Attorre... Turco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  418   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
  49    
    Hanno votato
no  369).    

  (Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Brunetta 2.61 e Rampelli 2.215, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei... Fanucci... onorevole Fanucci, provi a votare, tolga la pallina e voti...onorevole Fanucci, altrimenti ogni volta è la stessa storia... onorevole Carinelli, provi a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  418   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 155    
    Hanno votato
no  263).    

  (La deputata Calabria ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Andrea Maestri 2.59, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Calabria, Capezzone, Ciracì, Piepoli, Greco, Cassano, D'Uva...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  422   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
  52    
    Hanno votato
no  370).    

  (La deputata Calabria ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 2.65, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Piepoli, Greco, Sani, Colletti, Calabria, Mannino, Agostini, Marzano, Centemero...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 55
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  435   
   Votanti  399   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 126    
    Hanno votato
no  273).    

  (La deputata Calabria ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nesci 2.68.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, il rappresentante del Governo prima parlava di mie imprecisioni, adesso io parlo delle sue imprecisioni, perché ha pensato di poter riferire all'Aula che il Governo non ha le mani sul consiglio di amministrazione della RAI perché alcuni componenti del consiglio di amministrazione della RAI sono nominati dal Parlamento, dalla Camera e dal Senato. Lei sa bene che nella sentenza della Corte costituzionale in cui si definisce anche il «servizio pubblico» al servizio pubblico è collegato un elevato tasso di democraticità rappresentativa, questione che ovviamente decade completamente quando abbiamo un Parlamento eletto con una legge incostituzionale come quella del Porcellum, quindi diciamo che l'argomento doveva essere più articolato al riguardo, altrimenti risulterebbe incompleto. Parliamo di questo emendamento a cui è collegata anche la nomina del CDA, in questo caso noi parliamo di amministratore delegato. L'amministratore delegato secondo noi è una figura cruciale sicuramente del consiglio di amministrazione, non dovrebbe avere amplissimi poteri come li ha quasi esasperati in questa riforma, ma siamo convinti che bisogna legiferare per il meglio, guardare a lungo anche e per questo siamo convinti che il mandato dell'amministratore delegato debba essere di almeno cinque anni per poter pianificare soprattutto le sfide della concessionaria della RAI molto indietro dal punto di vista dell'innovazione. Per questo motivo pensavamo di aumentare il mandato a cinque anni, di certo non pensiamo semplicemente alla figura di campo Campo Dall'Orto – perché pare che questa riforma sia stata tutta costruita intorno a lui – noi invece guardiamo a legiferare al meglio che possiamo. Per questo motivo ci sembra che il mandato di cinque anni possa essere giustificato per il lavoro che deve svolgere.
  Poi, però, c’è l'esigenza anche di rafforzare l'indipendenza di questa figura proprio dalla presenza del Governo, che lo nomina, che lo sfiducia a suo piacimento. E per questo motivo stabiliamo almeno che per la sua revoca occorra un parere a maggioranza qualificata da parte della commissione di vigilanza RAI, perché una semplice maggioranza non può essere di garanzia nei confronti dell'indipendenza e dell'autonomia dello stesso soggetto nominato dal Governo.
  E poi ancora, legato a questo emendamento, è il tema del conflitto di interessi che è stato solamente sfiorato da questa riforma anche con le modifiche al Senato, perché si parla semplicemente di conflitti di interessi che non devono esserci e quindi di conflitti di interessi in maniera molto generica e generale, e soprattutto si parla solamente di conflitti di interessi con società concorrenti. Ora noi sappiamo bene che paura fa questo tema del conflitto di interessi perché – lo può spiegare meglio di me il collega Fraccaro che per nome del gruppo ha elaborato un ottimo testo sul conflitto di interessi, che arrivò in Aula e che poi venne di nuovo rimandato in Commissione – perché evidentemente non c'era la volontà di discuterlo appieno: ma, con questo piccolo emendamento, noi proviamo a parlare non solo di conflitto di interessi con società concorrenti alla RAI, ma anche di conflitti di interessi con le società cui la RAI affida i lavori. Quindi per tali motivi pensiamo che questo emendamento potrebbe essere una correzione ad una mancanza del testo.

Pag. 56

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nesci 2.68, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baron, Pilozzi, Vacca, Beni, Biasotti, Cuomo, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  347   
   Astenuti  65   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
sì  91    
    Hanno votato no  256).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fico 2.71. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Grazie Presidente, sottosegretario, questo è per riprendere il discorso che abbiamo fatto prima, ed è un emendamento per dimostrare il lavoro che abbiamo fatto e che voi avete bocciato. Parliamo di competenze. Noi pensiamo che nella pubblica amministrazione, e quindi anche in RAI, bisogna avere delle competenze specifiche. E allora le voglio leggere l'emendamento, per ricordarlo a lei e ricordarlo a tutti gli altri. Chi può essere consigliere d'amministrazione in RAI: soggetti che con competenze economico giuridiche abbiano maturato una esperienza dirigenziale almeno triennale presso imprese pubbliche o private, enti o istituti di ricerca pubblici o privati operanti a livello nazionale o internazionale in materia attinente ai settori della radiotelevisione o delle reti di comunicazione elettronica. Andiamo avanti: soggetti dell'area della produzione audiovisiva che abbiano maturato una esperienza dirigenziale almeno quinquennale nelle attività di capo progetto, ideatore o conduttore di programmi radiotelevisivi afferenti ai generi predeterminati di cui al vigente contratto nazionale di servizio stipulato tra il Ministero dello sviluppo economico e la società RAI-Radiotelevisione italiana Spa.
  Infine, soggetti con competenze tecnico-scientifiche che abbiano maturato una esperienza dirigenziale almeno triennale presso imprese pubbliche o private, enti o istituti di ricerca pubblici o privati operanti a livello nazionale o internazionale, in materie attinenti ai settori delle radio-televisioni, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, della convergenza dei mezzi di comunicazione, delle reti di comunicazione elettronica.
  Questo è un emendamento importante, perché porta le competenze e l'interdisciplinarità nel consiglio di amministrazione della RAI. Voi come avete risposto e come avete motivato questo no ? Sono criteri troppo stringenti e quindi probabilmente sarebbe difficile trovare qualcuno. Noi abbiamo avuto il coraggio di declinarli, voi non avete avuto il coraggio di declinarli, ma avete lasciato dei criteri generici, talmente ampi, come sono scritti già nella «legge Gasparri». Detto questo, noi abbiamo lavorato per portare più qualità e più competenza, voi no. Qui abbiamo cercato il dialogo, voi no; avete respinto tutto in modo freddo. Ricorda il memorandum che le avevo mandato su tutti gli emendamenti e che poi ha portato anche ai suoi relatori al Senato, così come i nostri capigruppo al Senato l'hanno portato ai relatori ? Alla fine è arrivato il maxiemendamento governativo, che ha cancellato tutto il lavoro, delegittimando tutto quello che avevamo fatto. Se ha qualche cosa da dire... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Il rifiuto di accettare un emendamento del genere o quantomeno di aprire un dibattito Pag. 57su un argomento così importante è la dimostrazione di come a questo Governo e a questa maggioranza non interessi nulla del miglioramento del servizio pubblico radiotelevisivo e di come l'unica preoccupazione che ha questo Partito Democratico sia quella di mettere le mani sopra e di controllare direttamente la RAI senza migliorare il servizio qualitativo, perché non è possibile che in un provvedimento in cui si discute di governance si possa rifiutare di accettare un dibattito per individuare delle competenze specifiche che debbono avere i consiglieri di amministrazione. Voi non volete dei consiglieri di amministrazione, un personale e un amministratore delegato competenti, voi volete degli yes man che dicono «sì» a tutte le direttive che verranno direttamente dal Governo. Ammettetelo e facciamo prima.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 18,15)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie. Presidente, a volte sembra che quando facciamo le nomine, soprattutto nel caso delle autorità indipendenti, legate indirettamente o direttamente al Governo o al Parlamento si cerchi sempre di scegliere le persone meno adatte e meno competenti. Personalmente l'ho visto diverse volte in Commissione e l'abbiamo fatto presente più volte anche qui in Aula, però in questo caso volevamo specificare quali sono le competenze per diventare consigliere del CdA della RAI, e queste ci sembrano le competenze. Le abbiamo stilate e le abbiamo proposte al Governo. Non credo che non si possano trovare delle persone del genere. Ci sono in Italia tantissimi professori ed esperti di queste materie, di materie giuridiche. Ne abbiamo tantissimi, altrimenti non si spiegherebbe perché poi si dice sempre che noi italiani possiamo davvero essere ai primi posti se poi, davanti a queste semplici competenze, ci dicono che non c’è nessuno che può occupare i banchi del CdA della RAI (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. In questo mio intervento di un minuto mi rivolgo direttamente agli esponenti del Partito Democratico e dico loro, molto umilmente, che probabilmente non si sono accorti che quello che chiamano riforma – ma che in realtà è una «deforma» del servizio pubblico radiotelevisivo della RAI – va anche a loro svantaggio. Non penso che tutti voi amiate follemente il vostro capo politico, segretario di partito e Presidente del Consiglio, e penso di essere nel giusto mentre dico questo. Se voi oggi pigiate il pulsante verde su questo provvedimento significa che gli state dando la possibilità di decidere anche sul vostro futuro, perché lui deciderà, e non voi, quali saranno i membri del CdA da portare all'interno del CdA RAI, appunto. Se dovesse essere qualcuno di voi, dovrebbe certamente essere uno yes man nei confronti del Presidente del Consiglio. Quindi, magari, iniziate a leggere le carte che vi arrivano da palazzo Chigi e a capire quando sono a vostro favore e quando no. In questo caso ve lo dico io: no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Sottosegretario Giacomelli, lei poc'anzi ha detto di voler entrare nel merito, però, come vede, man mano che si entra nel merito, vengono smentite le vostre tesi: secondo me non le conviene entrare nel merito.
Questo emendamento, guarda caso, cerca da parte del MoVimento 5 Stelle di introdurre quantomeno dei criteri chiari, puntuali, per garantire un minimo di competenza e indipendenza.

Pag. 58

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18,20)

  RICCARDO NUTI. Lei ha affermato di voler entrare, ripeto, nel merito dell'argomento e delle proposte che stiamo facendo; ma mi dica una cosa: come mai volete entrare nel merito, però di cento emendamenti forse ne valutate uno ? Non è che possiamo stare qui a perdere tempo, solamente a parlare: noi vogliamo che certe cose vengano approvate, e non semplicemente stare qui per chiacchierare, non siamo qui per questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, il Governo nel testo indica alcuni requisiti che dovranno avere i membri del consiglio di amministrazione, ma a nostro modo di vedere sono totalmente riduttivi e non vengono specificati i criteri meritocratici, soprattutto. Non capisco quindi come mai questo emendamento venga respinto, non preso in considerazione, visto che noi elenchiamo una «paginata» intera di requisiti; e ne elenco alcuni, tra cui: soggetti con competenze economiche e giuridiche che abbiano maturato un'esperienza dirigenziale; soggetti dell'area della produzione; soggetti con competenze tecnico-scientifiche che abbiano maturato un'esperienza dirigenziale almeno triennale presso imprese pubbliche. Insomma, questo andrebbe a completare questi requisiti; voi invece, oltre ad avere lottizzato completamente il consiglio di amministrazione, volete anche che i consiglieri di amministrazione non abbiano dei requisiti meritocratici e non siano delle persone estremamente competenti.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Signor Presidente, mi sembra utile dare conto della discussione che è stata svolta in Commissione su questo emendamento e su questo punto: mi sembra utile ricordare che il contenuto dell'emendamento presentato dal MoVimento 5 Stelle ha delle caratteristiche davvero di definizione di dettaglio, sembra quasi essere un bando di gara. Per cui credo che sia apprezzabile lo sforzo, ma il punto è che noi in norma primaria dobbiamo indicare i criteri che consentano la composizione del consiglio di amministrazione; quindi ciò afferisce semmai alla responsabilità che si assume il Governo per quanto riguarda la designazione della parte che gli compete, due su sette. E soprattutto si pone il Parlamento di fronte alla sua responsabilità: è giusto ricordare che il consiglio di amministrazione è caratterizzato da un meccanismo di nomina che prevede che il Parlamento indichi quattro membri su sette; quindi da questo punto di vista c’è un'aderenza a quella che è la sentenza della Corte costituzionale.
  Voglio anche aggiungere, Presidente, che credo che i criteri che sono inseriti nella norma questo lavoro lo consentano, al Parlamento; e credo che sia anche utile sottolineare come c’è una differenza, che ho visto finora nel dibattito non è stata adeguatamente sottolineata. Il meccanismo attuale di nomina da parte del Parlamento prevede che sia la Commissione di vigilanza che indichi sette membri su nove; la Commissione di vigilanza è composta da 40 membri dei due rami del Parlamento, quindi se devi designare sette membri è abbastanza matematico, è abbastanza chiaro qual è il meccanismo di designazione, e anche la tracciabilità: credo che anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle che hanno partecipato si siano resi conto ! Il meccanismo previsto nella legge è che sia il Parlamento ad assumersi la responsabilità, ma ciò avvenga attraverso il meccanismo della designazione dell'Aula: quindi il Parlamento, i singoli gruppi parlamentari sono messi di fronte ad una responsabilità nei confronti dell'opinione Pag. 59pubblica. Da questo punto di vista, allora, con il testo noi consentiamo al Parlamento di assumersi la responsabilità fino in fondo; con l'emendamento invece definiamo un elemento di dettaglio che ha più le caratteristiche di un bando di gara, e non di norma primaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, noi con questo emendamento cerchiamo di dare delle regole abbastanza chiare. Capisco che magari alla maggioranza possano sembrare troppo stringenti, troppo chiare, troppo definite: a noi piace così, piace l'idea che il Parlamento possa decidere in sovranità quello che dovrebbe competere al Parlamento; e non semplicemente al Governo, che debbano decidere loro. Del resto voi della maggioranza avete la possibilità di decidere, qui, quello che va fatto.
  Ritenete che i criteri che noi abbiamo deciso in questo emendamento non vadano bene ? Benissimo, possiamo fare eventualmente una modifica, però cerchiamo di avere dei criteri chiari e definiti. Ne va del futuro di un'azienda pubblica, della RAI. Vogliamo lasciare totalmente carta bianca al Governo ? Io credo che questo non sia nemmeno quello che vuole la maggioranza, perché questo svilisce il Parlamento tutto, non solo l'opposizione ma anche voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Io rinnovo l'invito a votare favorevolmente questo emendamento che è una proposta emendativa di buonsenso. Quello che chiediamo sono dei criteri di competenza, di professionalità, di alta professionalità dei membri del CdA, dei consiglieri. Questa è la nostra proposta. E ci viene risposto che sono dei criteri troppo stringenti, che c’è una visione troppo specifica della cosa. Questa è stata, purtroppo, una delle risposte che abbiamo sentito molte volte in Commissione durante la votazione degli emendamenti. Non si è potuto approvare nulla che avesse a che fare, ad esempio, con la programmazione e con i contenuti della RAI. Quello che vogliamo, e che stiamo chiedendo ai colleghi di votare, è maggiore meritocrazia, almeno questo, all'interno del CdA e maggiore professionalità. Credo che questo si possa votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie, Presidente. Io non ho capito l'intervento del relatore per la maggioranza. Ci sono 4 nomine da parte del Parlamento: che problemi ci sono ad adottare questo nostro emendamento, che è abbastanza chiaro, con il quale si vuole persone di indiscussa moralità, indipendenza, autorevolezza, che non abbiano conflitti di interesse ? Io non vedo il problema; quindi, facciamo sì, che il Parlamento, nella sua maggioranza, voti questo autorevole emendamento che consente la possibilità di mettere soggetti competenti, con varie caratteristiche, all'interno del consiglio di amministrazione della RAI e, quindi, toglierà finalmente la nomina di appartenenza governativa. Non vedo una discordanza e, quindi, mi auguro che il relatore voglia votare con noi questo emendamento che è sicuramente positivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Abbiamo appena sentito dal relatore che secondo lui deve essere il Parlamento che si deve assumere la responsabilità Pag. 60di eleggere i membri del CdA della RAI, proprio questo Parlamento che ha messo Antonio Nicita, cugino della Prestigiacomo, all'Agcom (Commenti della deputata Prestigiacomo). È questo il Parlamento che si deve assumere la responsabilità di eleggere dei membri della RAI, servizio pubblico, lo stesso Parlamento che poi fa queste aberrazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Non si capisce quale sia la motivazione per cui la politica non riesce a togliere le grinfie dal servizio pubblico e non si possa decidere umanamente, normalmente, come si può fare in qualsiasi azienda privata, di mettere all'interno dei consigli di amministrazione delle persone competenti e di merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Avrei bisogno, però, Presidente di un dibattito con il Governo (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Prego onorevole Villarosa. Ha un minuto a partire da adesso.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Avremmo bisogno di un dibattito anche con il Governo perché noi non facciamo parte della Commissione e vogliamo anche noi dell'Aula determinate informazioni, perché credo che sia giusto e corretto così. L'emendamento riformula il capoverso 4-bis, ma il principio rimane sempre lo stesso. Ciò che viene aggiunto dall'emendamento 2.71 sono alcuni contrappesi ed alcune norme che permettono di avere veramente una RAI indipendente e con persone di indiscussa moralità. Come si fa a bocciare un emendamento che parla di persone di indiscussa moralità ? Allora, che qualcuno dal Governo o i relatori per la maggioranza ci dicano cosa non va all'interno di questo emendamento ! È diritto non solo dei membri della Commissione, ma di tutti noi che siamo qua avere risposte sia dal Governo che dai relatori per la maggioranza. Non siamo qui a giocare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Grazie Presidente, torno sull'intervento del relatore, perché proprio non lo si è capito, sinceramente, proprio non lo abbiamo compreso, perché il relatore ha parlato, contemporaneamente, di responsabilità del Parlamento e poi ha detto che il nostro emendamento sembra quasi un bando di gara, è troppo dettagliato, è troppo preciso, è scritto troppo bene, mi suggeriscono. Ma, signori, questo vuol dire prendersi una responsabilità, noi vogliamo scrivere e proporre una legge che sia scritta bene e non che sia data delega al Governo a fare quello che vuole. Quindi, proprio non riesco a capire il discorso che ha fatto il relatore; vogliamo prenderci la responsabilità, noi come Parlamento, di fare una legge scritta bene, decente, che non possa essere interpretata come si vuole dal Governo, oppure cos'altro vogliamo fare ? Vogliamo scaricare la responsabilità tutta al Governo di fare quello che vuole, il bello e il cattivo tempo ? Decidiamo, vediamo che cosa vogliamo fare; chiedo al relatore se può ancora intervenire e darci una risposta o anche al Governo. Siamo noi, è il Parlamento che deve legiferare o è il Governo che deve legiferare ? Ecco, chiariamo questo punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Grazie Presidente, anch'io mi soffermo sul discorso del relatore, in particolare sui numeri che sono stati evidenziati dal relatore in merito alle nomine dei consiglieri di amministrazione. Qui vorrei sottolineare la differenza tra il Pag. 61relatore, quindi, un rappresentante della maggioranza, e il MoVimento 5 Stelle. Ebbene, lui si sofferma sulla quantità, noi ci soffermiamo sulla qualità e questo emendamento, appunto, vuole sottolineare il fatto che teniamo alla qualità delle persone che ricopriranno il ruolo di consiglieri nell'ambito del consiglio di amministrazione della RAI.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Grazie Presidente, leggendo questo articolo 2 si capisce benissimo che è un articolo vuoto, alla fine, perché voi continuate a parlare di persone che devono avere la comprovata esperienza, professionalità, ma poi, quando si cerca di andare a capire quali siano questi criteri, quale sia questa competenza, subito mettete una barriera per definire dei criteri. Semplicemente, perché quei criteri voi non li volete, diciamocelo chiaramente. Allora, a questo punto, evitiamo di sprecare un po’ di carta e in quell'articolo dite che decide il Governo senza, inutilmente, andare ad inserire parole, fuffa, perché è questo quello che volete.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Anzi, chiedo scusa, l'onorevole Cominardi aveva chiesto la parola prima, per correttezza. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente, vorrei, inoltre, ringraziare per il prezioso contributo il rappresentante del Governo, il relatore di maggioranza e, anche, la maggioranza PD che vedo che ha delle difficoltà ad esprimersi su questo emendamento che secondo noi è fondamentale. Almeno, vorremmo capire le ragioni per cui il Governo ha espresso parere contrario a un emendamento nel quale si chiedono competenza e professionalità, soprattutto in un ruolo fondamentale qual è l'informazione pubblica. Ciò sapendo anche che il nostro Paese quanto a libertà di informazione non è messo così bene, forse servirebbero persone veramente di alto profilo, persone corrette, oneste e io voglio capire in questa sede – perché altrimenti questa non è una discussione, è qualcos'altro, siamo noi che ci parliamo da soli, ci parliamo addosso, in non certo senso –, vorrei sentire da parte del Governo, del relatore e della maggioranza le motivazioni per cui sono contrari a questa proposta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie Presidente, il MoVimento 5 Stelle intende, con questo emendamento, mettere nero su bianco le competenze richieste per i consiglieri di amministrazione della RAI, competenze che abbiamo, appunto, individuato sulla base dell'indiscussa moralità e indipendenza, competenze economiche e giuridiche, competenze legate all'area di produzione audiovisiva, competenze tecnico scientifiche, tutte maturate nell'ambito di un'esperienza dirigenziale. Il MoVimento 5 Stelle si sta proponendo come forza di Governo e il biglietto da visita che stiamo portando è: fare quello che diciamo. Se lei riflette, Presidente, su una nomina che il MoVimento 5 Stelle ha fatto – quella, appunto, di Carlo Freccero – è una nomina che segue esattamente queste regole che noi indichiamo.
  E Carlo Freccero non appartiene all'area del MoVimento 5 Stelle e in passato ha anche criticato il MoVimento 5 Stelle.
  Però, reputiamo che soggetti del genere sia opportuno averli all'interno della televisione pubblica, perché devono fare il bene e l'interesse della collettività, non quello di una forza politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. Noi abbiamo un vizio: ebbene, noi pretendiamo Pag. 62chiarezza e trasparenza. L'abbiamo sempre fatto e in questo modo, con questo emendamento, cerchiamo di definire alcuni concetti che potrebbero essere vaghi e che potrebbero essere anche concetti relativi. Per esempio, che cosa è la competenza ? Che cosa è la professionalità ? Per Renzi, se questo, appunto, non si definisce, potrebbe essere competente anche colui che gli finanzia la campagna elettorale.
  Noi, in realtà, riteniamo che questi concetti possano essere, appunto, definiti in maniera chiara e, quindi, fissando delle competenze legate, ovviamente, ad avere ricoperto cariche dirigenziali per un certo numero di anni. Vogliamo farlo perché non vogliamo dare delle deleghe in bianco, deleghe che finora questa maggioranza ha dato al padrone del suo partito per non andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Avanzo una riflessione che è di carattere generale, perché noi oggi parliamo della RAI ma, in realtà, quello che qui ci deve preoccupare è che questa è l'ennesima espressione e dimostrazione di un atteggiamento di lottizzazione generale, mai visto prima, da parte del Governo. Qui, ogni volta che c’è da individuare poltrone dove poter mettere amici degli amici, sembra che Renzi ci si butti a capofitto, come mai era accaduto.
  Io sentivo prima che il collega D'Incà diceva: «Noi indichiamo persone con moralità, competenza e autorevolezza». Il problema è proprio questo: che il Governo si rifiuta di fare entrare questi criteri ogni volta che c’è da decidere come le persone devono andare a occupare ruoli fondamentali per il funzionamento della nostra democrazia e questo è intollerabile, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Questo non è un emendamento di dettaglio; questo è un emendamento che stabilisce un criterio. Qual è il criterio ? Il criterio è che la cosa pubblica, ovvero i beni pubblici, quelli che sono di proprietà di tutto il popolo, di tutti i cittadini, in questo caso il servizio pubblico radiotelevisivo, vengano gestiti da persone competenti, da buoni padri di famiglia, come si fa in tutte le realtà.
  Molto spesso, Presidente, i dissesti della pubblica amministrazione sono stati, appunto, generati da dirigenti, da funzionari incompetenti o che non erano innamorati del lavoro che svolgevano, a tutela del bene comune e del pubblico interesse.
  Quindi, veramente io invito tutta la maggioranza e i membri del Governo a una riflessione su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Purtroppo stiamo vedendo, è davanti ai nostri occhi, quello che sta accadendo. Abbiamo capito che, purtroppo, Renzi se vuole rimanere ancora al Governo, sulla cresta dell'onda, al di là di una maggioranza assopita e di nominati in Parlamento, ha bisogno anche di riempire tutte le poltrone e tutte le seggiole che trova libere nella pubblica amministrazione. Questo lo vediamo ovunque: lo vediamo nella scuola, lo vediamo in tutti i campi e anche, adesso, nella RAI. È per questo che ci sono delle maglie così larghe per quanto riguarda le varie nomine. È per questo che non si mettono dei paletti ben precisi sulle competenze che queste persone devono avere per stare in RAI.
  Questo è un emendamento di buon senso. Si parla semplicemente di fare una Pag. 63RAI più vicina agli interessi dei cittadini e meno vicina agli interessi di Renzi, che vuole solamente lottizzare anche la RAI (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Ad ascoltare i miei colleghi parrebbe quasi di sentire parlare degli illusi, di sentire parlare dei demagoghi. Ebbene, Presidente, noi non siamo illusi. Noi abbiamo soltanto la speranza, quella che a voi non è dato provare. Oggi in quest'Aula noi abbiamo tracciato, per l'ennesima volta, il solco, perché dopo di noi arriveranno altre centinaia di cittadini in queste Aule e, quindi, tracciamo soltanto la differenza tra noi e voi.
  D'altronde, Presidente, se non fosse così, non ci sarebbe motivo per rivolgersi in quest'Aula alle altre forze politiche, quelle che volevano Violante alla Corte costituzionale, quelle che, nonostante tutti gli scandali di «rimborsopoli», continuano ad ignorare un referendum sul finanziamento pubblico. Oppure, ancora, Presidente, non ci sarebbe motivo di rivolgersi a questa maggioranza, che calpesta ogni giorno i Regolamenti e la Costituzione, e pone la fiducia su una legge elettorale incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Caro Presidente, caro sottosegretario, il contenuto di questo emendamento può essere riassunto, utilizzando tre semplici parole, tre parole che qui, in quest'Aula, sembrano quasi avere assunto un carattere mistico, cioè «conflitto di interesse». Allora, sembra che il Partito Democratico, nei confronti del conflitto di interesse, abbia un rapporto malato, soffra quasi di un'amnesia momentanea. Quando è all'opposizione o quando fa la campagna elettorale, si ricorda del conflitto di interesse, ma poi se ne dimentica subito dopo, quando viene eletto, magari quando va al Governo.
  Lì se ne dimentica: non si dimentica, però, del finanziamento pubblico ai partiti; non si dimentica, però, delle slot machine; non si dimentica, però, dell'Ilva di Taranto, dei lobbisti. Di questi non si dimentica mai ! Presidente, se questo è il rapporto del Governo con il conflitto di interessi, mi chiedo: una volta, una sola volta, è possibile aprire gli occhi, svegliarsi, superare e curarsi da questa malattia ? Almeno oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Invito i colleghi a riflettere, perché votare contro un emendamento che chiede una cosa così semplice è veramente ridicolo. Questo, purtroppo, dimostra che ormai tutto è deciso, che bisogna obbedire, che dovete obbedire, ovviamente, anche contro il buonsenso, perché chiedere competenza, professionalità e indipendenza per un servizio quale quello dell'informazione è la cosa più ovvia. Forse, uno potrebbe dire, commentando questo emendamento: ma è così ovvio, è inutile; lo votiamo, perché tanto è scontato.
  Invece, purtroppo, ci rendiamo conto che anche cose di buonsenso, così ovvie, così normali in un mondo normale, per quest'Aula sono strane e bisogna rifiutarle. Questo è inconcepibile: chiedo una riflessione. Se, magari, bisogna fermarsi per tornare in Commissione a discutere questa cosa, invito anche il Governo a riflettere su questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Questo emendamento, di fatto, sancisce in Pag. 64maniera chiara quali siano i requisiti, quello che non è scritto, adesso, all'interno dell'articolo 2, comma 1, lettera d), capoverso 4-bis, perché si prevede, in maniera così blanda, quanto segue: tenendo conto dell'autorevolezza richiesta dall'incarico – e chi, poi, debba valutare l'autorevolezza o meno dell'incarico –, l'assenza di conflitti di interesse – poi, qui vorremmo anche capire chi valuterà i conflitti di interesse, visto che, ad esempio, vi è una norma, che dovrebbe sancire i conflitti di interesse, arenata per altre ragioni in Commissione affari costituzionali; quindi, non so che tipi di conflitti di interesse possano valutare e in che modo – o, peggio ancora, la titolarità di cariche in società concorrenti.
  Quindi, voi state consentendo che un consulente a servizio, ad esempio, di Mediaset, possa far parte della RAI, perché essere consulente non è essere titolare di carica, e quindi non è una clausola che, in qualche modo, escluderebbe questa possibilità.
  Vi lascio riflettere anche su questo. Noi chiediamo punti precisi, senza alcun tipo di deroga; voi, invece, in realtà, lasciate tutto molto ampio, in modo tale che possa essere strumentalizzato e utilizzato a vostro piacere o a piacere dei vostri amici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. È chiaro che noi riformeremo anche la legge sul sistema radiotelevisivo, è chiaro. Se tu dici che la RAI è luogo nel quale i partiti vanno e mettono i propri...
  Ma se tu pensi che la RAI sia il pezzo di identità culturale ed educativo del nostro Paese, è chiaro per definizione che non può essere disciplinato da una legge che si chiama legge Gasparri. Questo è quello che diceva il vostro Premier «Licio Renzi» o «Matteo Gelli». Insomma uno dei due (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi perché il Partito Democratico ha paura della meritocrazia ? Perché il Partito Democratico ha paura di evitare il conflitto di interessi ? Questo è il Partito Democratico, questo è il vostro Premier che cambia idea e muta il suo pensiero alla velocità della mutazione di un batterio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Presidente, mi sembra evidente che ci stiamo prendendo in giro, perché se parliamo di emendamenti tecnici, potrei capire che magari, per interessi personali e per interessi di una parte di una lobby, qualcuno potrebbe portare avanti una posizione piuttosto che un'altra.
  In quest'emendamento, in cui si chiede competenza e preparazione, mi sembra chiaro ed evidente che l'unico interesse, che si può portare avanti votando contro, sia l'interesse dei partiti che vogliono potere mettere i soliti quattro cani che conoscono e che sono amici degli amici all'interno della RAI, per potere gestire un servizio...

  PRESIDENTE. Onorevole De Rosa, però, sarebbe opportuno, mi perdoni, un linguaggio rispettoso. Sono sempre persone: possono non pensarla come lei, però, che lei dia del cane a delle persone non mi sembra una cosa che in quest'Aula possa essere accettata. Prego, può continuare il suo intervento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia).

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Ha ragione, non vorrei inimicarmi gli animalisti, chiedo scusa ai cani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Quindi, chiedo al Governo di rivalutare la posizione, perché non è possibile. Solo i partiti possono avere interesse che persone non preparate, magari amiche, siano all'interno di questi organi. Quindi è volere mantenere le mani nella marmellata, mantenere Pag. 65il potere sulla RAI. Questo non è più accettabile, soprattutto dopo le dichiarazioni del vostro Premier.

  PRESIDENTE. La ringrazio, la invito a riflettere sul fatto che chi dovesse fare la stessa ironia nei suoi confronti sarebbe sanzionato dalla Presidenza al pari di quanto lo è stato lei.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Grazie Presidente. Voglio solo ricordare al Partito Democratico che si sta facendo lo stesso errore che si è fatto in consiglio regionale in Lombardia. Cosa succede ? L'ex numero due di regione Lombardia nomina consulente il suo autista diplomato in lingue. Cosa dovrebbe fare quest'autista ? Dovrebbe controllare la distribuzione dei farmaci negli ospedali della regione Lombardia. Voi potete capire che si sta facendo lo stesso errore anche qua in Parlamento. Non ha nessuna competenza ! E qua voi state riducendo la RAI in una cosa vergognosa, in un'identificazione di una persona e basta, che è il Premier. La dovete finire, dovete liberare la RAI dai partiti per avere un'informazione corretta e non serva di un potere che sta logorando l'Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Presidente, è giusto una riflessione che vorrei fare proprio ai miei colleghi. Colleghi, queste persone finora in tutti questi anni hanno giocato, perché si tratta praticamente di un gioco, la spartizione di poltrone. Lo hanno fatto nei comuni, lo fanno nelle partecipate, lo fanno negli enti inutili che loro stessi creano, lo fanno nelle regioni, lo fanno nelle Asp, lo fanno in tutte le agenzie. Figuriamoci se non lo facevano anche sulla RAI, che appunto tengo a ricordare è l'informazione pubblica di questo Paese. È chiaro che loro stanno già cominciando a pensare a come programmare la campagna elettorale sulla RAI ed è chiaro che vogliono, esattamente come faceva Berlusconi, maturare ancora quest'idea del cittadino passivo e consumatore, un cittadino che non potrà mai decidere liberamente finché non avrà la libertà e l'accesso all'informazione pubblica e, soprattutto, libera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, la ragione per cui questo emendamento, che è un semplice emendamento che sarebbe degno di qualsiasi codice deontologico di una società privata o di un ordine professionale (probabilmente, li ritroviamo nei codici deontologici; noi cerchiamo di elevarlo a standard di legge), la ragione per cui voi non lo accoglierete è proprio una ragione ontologica: la ragione è che voi siete la matrice dei conflitti di interesse di questo paese. Ed essendo la matrice di questi conflitti di interesse, non potete fare delle norme, come, per esempio, la legge Severino, che diventano poi dei granelli di sabbia all'interno di un meccanismo unto, bisunto e trisunto di favori e contro favori che vengono continuamente scambiati. Figuriamoci, se nella questione...

  PRESIDENTE. Grazie.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... della libertà di stampa al settantesimo posto, voi vi mettete dei granelli di sabbia nel vostro meccanismo-partito politico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, prendo la parola perché, ad onore del vero, questo non è un semplice emendamento. Si è molto discusso. Il Parlamento Pag. 66sta analizzando, sta discutendo, e quindi eventualmente approvando, una riforma della RAI. In questo contesto, si è parlato molto del ruolo che la Corte costituzionale più volte ha ribadito e assegna al Parlamento in questa riforma o in queste modifiche della legge precedente Gasparri, come si voglia farle. Il Parlamento sta intervenendo (l'hanno proposto i colleghi con l'emendamento Fico 2.71 ed altri) e sta cercando di fissare alcune regole che racchiudono meritocrazia e competenza, deontologia e trasparenza.
  Io sono molto meravigliato della contrarietà del Governo e della maggioranza che porta avanti questo provvedimento, perché posso comprendere anche che forse qualche modifica, qualche perfezione poteva essere apportata in Commissione rispetto alla proposta, ma mi rifiuto di credere che il Parlamento non debba intervenire nel fissare criteri minimi di base. Questo è il minimo sindacale che dovrebbe essere per una piccola riforma che si è voluta apportare. Se ognuno di noi dà una lettura brevissima superficiale, si rende conto che non può che approvare questo emendamento, perché trattasi di alcune pochissime regole basilari, perché, senza queste regole, io ho l'impressione che possa essere nominato qualcuno. È una scelta, ma anche una responsabilità e in questo caso il Parlamento farebbe bene a fissare delle regole, le tante reclamate regole nel contesto di una scelta molto importante di un servizio pubblico che riguarda tutti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 2.71, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  413   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 148    
    Hanno votato
no  265).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 2.75, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cominardi, Tripiedi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  396   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  297).    

  (Il deputato Giancarlo Giorgetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Intervengo per dire che arrivano notizie dalla città di Roma di scontri e di tafferugli rispetto a una manifestazione organizzata per la casa. La polizia ha utilizzato gli idranti per allontanare la folla. Credo che sia un fatto molto grave e che sia un fatto, come quello che accaduto anche oggi a Bologna, con l'ennesimo sgombero, che meriti un dibattito parlamentare. Pertanto, chiediamo al Ministro dell'interno di venire a riferire rapidamente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Pag. 67

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 2.98, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sanga, Palese, Carinelli, Cassano, Taricco, Piepoli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  391   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  271).    

  Dovremmo passare all'esame dell'emendamento Fico 2.99, che però è accantonato su richiesta del relatore. Prendo atto che l'emendamento Fico 2.99 resta accantonato.

  ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Presidente, è sempre legittimo chiamare il Ministro dell'interno a riferire alla Camera, ma per vicende di una certa gravità e non vorrei che passassero, invece, sotto silenzio e inosservate delle altre cose. Io ho sentito l'intervento dell'onorevole Scotto. Dalle notizie di agenzia e anche dalle notizie ufficiali della questura, si trattava di una manifestazione non autorizzata, che, nonostante i tentativi di dissuasione da parte delle forze dell'ordine, ha dato vita ad un blocco stradale. Per evitare ulteriori incidenti – naturalmente le persone sono state denunciate e sono stati già assunti i primi provvedimenti amministrativi del caso –, è vero, è stato fatto anche uso di idranti, che rientra nelle possibilità in uso alle nostre forze dell'ordine.
  Allora, Presidente, io non vorrei che le forze dell'ordine, che da parte della sinistra, ma direi anche con il compiacimento del PD e del Governo, in questa legislatura sono periodicamente fatte oggetto di provvedimenti come il reato di tortura, il numero identificativo sul casco (Commenti del deputato Scotto)...

  PRESIDENTE. Grazie...

  ELIO VITO. ...si trovassero ora dalla parte anche di coloro che sono criminalizzati per tutelare la sicurezza dei cittadini e la viabilità di una zona centrale della nostra città, come Porta Pia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Vorrei, quindi, che il Ministro dell'interno fosse chiamato a riferire sullo sblocco dei contratti, sui soldi per la sicurezza e per la difesa, sul rinnovo dei contratti. Sono tutte cose che nella legge di stabilità, che non conosciamo ancora, non ci sono.

  PRESIDENTE. La ringrazio...

  ELIO VITO. Vorrei che da parte della Camera ci fosse sempre un ringraziamento alle nostre forze dell'ordine e una condanna delle manifestazioni non autorizzate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ora non apriamo un dibattito su questo, perché questo è oggetto di un'altra questione.
  C’è stata una richiesta di informativa; il presidente Scotto ha facoltà di farla e ha facoltà di farla anche lei su altri temi. La Presidenza della Camera registra queste due richieste, dopodiché torniamo al provvedimento.
  Avverto che l'emendamento Fico 2.239, collocato per un mero errore materiale a Pag. 68pagina 105 del fascicolo, deve intendersi collocato a pagina 106 del fascicolo dopo l'emendamento Caparini 2.105.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.103, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni, Sanga, Carinelli, Tancredi, Berlinghieri, Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  366   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
  23    
    Hanno votato
no  343).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fico 2.239, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

  ROBERTO FICO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Scusi Presidente, l'emendamento a mia prima firma 2.98 che era segnalato ?

  PRESIDENTE. È stato respinto prima. L'abbiamo votato, è a pagina 100. Successivamente, abbiamo accantonato l'emendamento Fico 2.99, siamo passati all'emendamento Borghesi 2.103 ed ora siamo all'emendamento 2.239, sempre a sua prima firma.
  Se intende intervenire per dichiarazione di voto su questo, io le do la parola.

  ROBERTO FICO. Mi ripete l'emendamento e la pagina ?

  PRESIDENTE. Emendamento Fico 2.239, a pagina 105 del fascicolo, ma abbiamo detto che erroneamente è posto lì perché doverosamente si sarebbe dovuto porre a pagina 106. Intende intervenire per dichiarazione di voto ?

  ROBERTO FICO. Sì, intervengo.

  PRESIDENTE. Prego.

  ROBERTO FICO. Allora, qui c’è un grande problema perché il consiglio di amministrazione è composto da sette membri, di cui quattro di nomina parlamentare, che si eleggono, tramite il Parlamento, con voto limitato a uno. Significa che, con le attuali maggioranze, la maggioranza di Governo, se vuole, si coordina bene e si mette d'accordo, può eleggere tutti i consiglieri di amministrazione. Quindi, noi chiediamo che venga sostituito il voto limitato con una maggioranza dei due terzi, che è una garanzia maggiore rispetto al voto limitato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie signor Presidente, la legge elettorale che è stata approvata attribuisce al partito che vince le elezioni il 55 per cento dei seggi in Parlamento. 55 per cento diviso due fa 27,5 per cento. L'opposizione ha il 45 per cento dei voti. È evidente che la maggioranza si vota il suo e l'opposizione si vota il suo. Non capisco, dal punto di vista matematico, la logica di questo emendamento.
  Metto invece in guardia sul fatto che quorum troppo elevati possono fare in modo che sia molto difficile riuscire ad eleggere i soggetti che devono essere eletti. Vorrei ricordare che questa Camera ha votato, non so più quante volte, senza riuscire a costruire la maggioranza necessaria, per eleggere un giudice costituzionale, che poi sono diventati due e in seguito tre.

Pag. 69

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Presidente, è un discorso che abbiamo già fatto in sede di pregiudiziale di costituzionalità ed è importante ribadirlo perché stiamo discutendo questo emendamento che sostituisce, per i consiglieri di nomina parlamentare, al metodo del voto limitato, il criterio della maggioranza dei due terzi. Abbiamo spiegato bene, infatti, come, attraverso il voto limitato, la maggioranza parlamentare, in continuità con il Governo, può direttamente nominare i quattro consiglieri del consiglio di amministrazione della RAI.
  Ovviamente questo sarebbe deleterio per tutto il sistema radiotelevisivo pubblico anche in ragione delle diverse pronunce della Corte costituzionale. Quindi trasformare il voto limitato con il criterio della maggioranza dei due terzi ci sembra abbastanza efficace in modo da giovare anche alle altre parti del Parlamento, le opposizioni, ma più che altro alle prerogative stesse del Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il presidente Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Prima qualcuno diceva quorum troppo elevati potrebbero impedire l'elezione dei membri del consiglio di amministrazione. Si è fatto il caso della Corte costituzionale. Vorrei anche ricordare l'altra faccia della medaglia: quorum molto elevati possono impedire l'elezione di Luciano Violante alla Corte costituzionale o quorum molto elevati possono evitare l'elezione di Giuliano Amato alla Presidenza della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi dipende sempre da come si vedono le cose: a volte sono garanzia di concertazione e la concertazione può portare all'elezione di personaggi e soggetti migliori di quelli in programma previsti dalla maggioranza semplice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, a parte che è veramente inaccettabile che il collega Buttiglione possa dire che è il problema della maggioranza qualificata quello che impedisce al Parlamento di votare i giudici della Corte costituzionale. Infatti, ciò che impedisce al Parlamento di votare i giudici della Corte costituzionale è il fatto che il Partito Democratico e la maggioranza vogliono lottizzare la Corte costituzionale: prima osservazione. Seconda osservazione, Presidente, farei riflettere sul fatto che noi stiamo osservando il presidente Fico avanzare proposte che sono di merito, che sono di metodo e che non sono finalizzate a favorire il MoVimento 5 Stelle. Quello che noi stiamo dicendo non è che ci vogliamo mettere i nostri, cosa che siete abituati a fare da sempre. Quello che noi stiamo dicendo è di individuare insieme criteri che possano permetterci un domani insieme di trovare persone valide e competenti ma qui è parlare arabo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Questo emendamento si può collegare al discorso che facevamo in precedenza in relazione alle nomine del Governo per i consiglieri del CdA. Se è davvero vero che il Parlamento ha la possibilità di nominare i membri del consiglio di amministrazione – due la Camera e due il Senato – è bene che lo faccia però con una maggioranza qualificata che noi proponiamo a due terzi. Questo metodo in questo modo permetterebbe anche un respiro più ampio come già detto in precedenza dai miei colleghi per la scelta dei nomi ma, allo stesso tempo, garantirebbe la minoranza perché il Parlamento, anche alla luce di quello che è la legge elettorale, in questo modo potrebbe avvantaggiare chi prende il premio Pag. 70di maggioranza del tutto illegittimo in alcuni casi e che quindi potrebbe andare anche a entrare nelle nomine del consiglio di amministrazione in modo tale che addirittura la maggioranza arrivi a nominare alla fine sei membri su sette.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie, Presidente. Questo emendamento potrebbe essere visto come la richiesta di un'iniezione di democrazia in quella che voi chiamate, per truffare i cittadini italiani con la solita truffa semantica, riforma, ma che noi chiamiamo giustamente riforma, un'iniezione di democrazia all'interno delle nomine del consiglio di amministrazione. È una procedura che abbiamo cercato di inserire ovunque in questi due anni e mezzo di legislatura e stiamo cercando di inserirla anche in questo. Perché è un'iniezione di democrazia ? Perché il cosiddetto voto limitato, come è composto questo Parlamento, come sarà composto questo Parlamento – speriamo di no – attraverso quella porcata chiamata Italicum, può portare una maggioranza del 20 per cento dei voti del Paese ma del 55 per cento dei seggi ad eleggersi tutto il CdA. Mettere i due terzi significa che questa maggioranza pseudo-dittatoriale è obbligata a sedersi ad un tavolo, a guardare negli occhi l'opposizione e a scegliere magari un nome differente perché obbligata a confrontarsi con l'opposizione e a discutere insieme per scegliere un nome e non a imporre un nome dall'alto.
  Io umilmente chiedo, sottosegretario, perché è stato rifiutato ? Perché il parere negativo ? E lo chiedo anche alla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 2.239, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Melilla, Tancredi, Ruocco, Di Stefano, Piepoli, Di Benedetto, Brescia, Ciprini, Dall'Osso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  408   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 111    
    Hanno votato
no  297).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 2.108, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Gagnarli, Molteni, Fontana, Alli, Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  389   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 117    
    Hanno votato
no  272).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fico 2.109.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Signor Presidente, con questo emendamento tentiamo per l'ennesima volta di reintrodurre i requisiti positivi e dei conflitti di interesse all'interno del consiglio di amministrazione della RAI, ma soprattutto un'altra cosa: audizioni pubbliche per i consiglieri che Pag. 71verranno scelte tramite i Regolamenti e quindi tramite le Commissioni di Camera e Senato. I cittadini possono avere il diritto di vedere le persone che voi scegliete magari con audizioni pubbliche in diretta streaming, dove maggioranza e opposizione fanno domande per comprendere se queste persone sono davvero competenti, se hanno il senso del servizio pubblico ? Possano essere queste persone con delle competenze specifiche, con dei curriculum tecnico-scientifici, economico-giuridici, con dei curriculum autoriali ? In RAI negli ultimi anni ciò che è mancata è la capacità di visione e analisi del prodotto editoriale. Abbiamo avuto una RAI simile a sé stessa proprio perché non sono mai andate le competenze all'interno del consiglio di amministrazione, in modo fortemente scarso e con una scarsità di idee dove ci si occupava magari solamente dei numeri, delle volte male anche dei numeri e oggi è un'azienda che come produzione culturale ed editoriale sta molto indietro. Ed ecco la ratio per cui tu inserisci delle competente soprattutto autoriali all'interno del consiglio di amministrazione e di conseguenza chiediamo che sì, siano competenti, ma che non siano i parlamentari, i membri del Governo, membri dei partiti politici. Ma è così difficile da comprendere e da inserire una normativa così di buon senso, che invece secondo me – lo dico alla relatore – può andare tranquillamente nella legge primaria ? Perché non è un bando.
  È una legge dello Stato che serve a far sì che la televisione pubblica sia competente, indipendente, all'avanguardia e che applichi procedure di nomina, trasparenti al cento per cento, in nome e per conto dei cittadini italiani. Come deve essere questo Parlamento fin nel suo midollo osseo. Perché noi dobbiamo rispettare i cittadini italiani come eletti del popolo, e nient'altro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Io mi chiedo quale sia il problema da parte del Partito Democratico nel dare la possibilità ad un cittadino che paga regolarmente il canone RAI di poter vedere le audizioni fatte per poter poi scegliere la persona che sarà il proprio rappresentante all'interno del consiglio di amministrazione. Questo significa essere realmente trasparenti, questo significa dar conto realmente ai cittadini che pagano e sono proprietari di quel servizio. Quindi non vediamo realmente il motivo per cui il partito democratico è contro la trasparenza, contro la meritocrazia e contro la volontà di dare al cittadino il proprio potere di controllo su quella che è una sua istituzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Presidente, questo emendamento va nel senso di inserire, oltre alla sacrosanta modalità dell'audizione pubblica per chi ambisce alla carica di consigliere di amministrazione della RAI, anche dei criteri di incompatibilità con la carica di consigliere della RAI. Tra questi c’è anche un emendamento, o meglio un criterio, che ha fatto anche discutere in commissione, ovvero quello di non essere stati precedentemente dei parlamentari. Quindi, perché abbiamo inserito questo emendamento ? Perché, evidentemente, nel tempo si è abusato della libertà di nomina. Difatti, è chiaro che nel momento in cui c’è un abuso bisogna andarlo a normare con delle norme. E non vogliamo che il consiglio di amministrazione della RAI diventi un poltronificio, anche in questo caso, per chi è fuori dalla politica e debba a tutti costi trovare un nuovo impiego e un nuovo posto. Ecco perché questo emendamento chiarisce e inserisce tutta la proposta e la tematica del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Credo che questo emendamento sia, Pag. 72tanto per cambiare, di buonsenso, qualora uno non voglia una RAI totalmente in mano ai partiti. Noi questo stiamo dicendo da qualche emendamento a questa parte, ovvero che voi volete lottizzarla la RAI. Questa è la prova perché noi chiediamo semplicemente che non ci siano persone all'interno del consiglio di amministrazione che abbiano delle cariche pubbliche elettive. Non è così strano. Io credo che se una persona debba fare il parlamentare, il consigliere regionale o qualsiasi altro tipo di carica elettiva non possa assolutamente far parte del consiglio di amministrazione della RAI perché significherebbe veramente far entrare mani e piedi tutto il Parlamento, tutte le persone, tutti i partiti all'interno di quelle che potrebbe essere una azienda pubblica. Grazie, Presidente. Per favore, votate favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Questo emendamento raccoglie un po’ tutte le proposte che abbiamo fatto in precedenza parlando dei criteri, dei requisiti che dovranno avere i consiglieri d'amministrazione. La mia collega Liuzzi ha parlato molto bene della stretta connessione, che non dovrebbe esser più esserci, tra politica e consiglio di amministrazione della RAI. Io aggiungo che nel nostro emendamento prevediamo anche una pubblicità molto ampia per ricevere le candidature a consigliere di amministrazione In questo caso innalziamo a sessanta giorni il tempo in cui dovrà essere pubblicato l'avviso pubblico, appunto, per diventare consigliere. Queste sono semplici procedure di trasparenza e di pubblicità che dovrebbero interessare tutti cittadini, che in uno Stato civile avrebbero dovuto essere in vigore già da trent'anni. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Per annunciare anche il voto a favore di quest'altro emendamento perché è integrativo del precedente sul quale abbiamo già espresso voto favorevole. Che cosa c’è di integrativo ?
  C’è di integrativo che, per l'individuazione di questi soggetti, si stabilisce che occorre un avviso pubblico e poi una serie di regole che sostanzialmente ricalcano la totale incompatibilità, per evitare che «riciclati» e «trombati» vadano a finire in questo consiglio di amministrazione, e, inoltre, tutti i condannati; ci mancherebbe pure che i condannati per fatti gravi e quant'altro andassero a finire lì. Poi, per il resto, rispetto alle competenze, ribadisce gli stessi criteri e regole del precedente emendamento di Fico su cui avevamo già espresso parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie, Presidente. Intervengo solo per rimarcare la bontà di questo emendamento, nel quale si parla appunto della possibilità di poter presentare la candidatura, come consigliere di amministrazione, a seguito di un avviso pubblico, di un bando. Addirittura, è talmente buono questo emendamento perché parla di soggetti che sono privi di requisiti di onorabilità, quando questi appunto non possono essere ammessi al bando stesso. Sono casi particolari, tra i quali vi è l'interdizione perpetua o temporanea dai pubblici uffici, ma non solo; l'interdizione perpetua e temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche delle imprese, ma non solo; l'assoggettamento a misure di prevenzione disposte dall'autorità giudiziaria ai sensi del codice delle leggi antimafia – parliamo di mafia, quindi persone che non possono entrare nel consiglio di amministrazione appunto perché hanno dei procedimenti in corso per mafia – o condanne, con sentenza definitiva, alla reclusione per uno dei delitti previsti dal Titolo XI del Libro V del codice civile, ma non solo; condanna con sentenza definitiva Pag. 73alla reclusione per un delitto contro la pubblica amministrazione. Mi sembra assolutamente un emendamento di buon senso, mi auguro che la maggioranza possa cambiare idea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Nell'intervento precedente cercavo di comprendere, ma nessuno, né dal Governo né dalla maggioranza, mi ha spiegato quali fossero quella riconosciuta onorabilità, quel prestigio e quella competenza. Visto che il parere contrario su questo emendamento riguarda lo stato di interdizione perpetua dai pubblici uffici oppure l'assoggettamento a misure di prevenzione disposte dall'autorità giudiziaria, oppure la condanna con sentenza definitiva, oppure la condanna con sentenza definitiva alla reclusione, tutti questi aspetti, in qualche modo, se non vengono contemplati, mi fanno forse comprendere che il vostro requisito di onorabilità sia quello di possedere una di queste nostre clausole di esclusione. Quindi, se per voi un requisito di onorabilità è quello di essere un condannato, capisco perché avete deciso di non votare favorevolmente questo emendamento. Qual è il motivo per cui non volete i condannati fuori dal CdA della RAI ? Perché ? Preferite averli dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Presidente, grazie per la parola. Vedo il Governo un po’ in difficoltà, perché è da un po’ che non interviene, da quando aveva lanciato il guanto di sfida sugli interventi da fare nel merito, nei contenuti, e ce ne sono tantissimi. A volte anche queste riforme sembrano proprio la riprova di come questo Governo voglia continuare a svendere il patrimonio pubblico italiano. L'avevamo visto con la svendita di Rai Way, la sua quotazione in Borsa, e con la svendita e lo svilimento di Poste italiane, che ormai stanno per essere ormai definitivamente privatizzate. Anche qui si vuole, ancora una volta, svilire la RAI, che è la concessionaria di servizio pubblico radiotelevisivo, quello che ci affanniamo a definire nelle Commissioni cultura e trasporti e in Commissione di vigilanza RAI. Quindi, per mesi e mesi lavoriamo, anche inserendo questa definizione nel contratto di servizio, e poi arriva, come al solito, una riforma, per giunta fatta male, che, ancora una volta, non definisce, in maniera ottimale, la designazione dei consiglieri di amministrazione della RAI. Con questo emendamento abbiamo, invece, una procedura trasparente e il più possibile d'avanguardia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Questo emendamento fondamentalmente cerca di trovare dei criteri che possano fare in modo che i consiglieri del consiglio di amministrazione della RAI siano delle persone il più oneste possibile. Sono dei criteri molto semplici. Chiediamo che non possano essere candidati alla carica di consigliere i soggetti che, nei cinque anni precedenti alla nomina, abbiano ricoperto cariche di Governo, quindi che siano il più libere possibili dal Governo; che non siano in stato di interdizione perpetua dai pubblici uffici o di assoggettamento a misure di prevenzione disposte dall'autorità giudiziaria secondo le leggi antimafia.
  O ancora, condanna con sentenza definitiva alla reclusione per un delitto contro la pubblica amministrazione: questi sono criteri, Presidente, che servono a garantire l'onestà dei membri del consiglio di amministrazione e che siano i più liberi possibile dal Governo, che è una garanzia per tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, è evidente che in quest'Aula le parole «meritocrazia», «trasparenza», «onorabilità», «indipendenza» non sono delle perfette sconosciute: altrimenti, non le eviterebbero !
  Le conoscono, i miei colleghi di quest'Aula, le conoscono benissimo. Allora la domanda che noi ci facciamo è: se a pensar male si fa peccato ma probabilmente si centra il bersaglio, è chiaro che con la riforma del Senato probabilmente molte delle persone elette in questa legislatura non troveranno posto nella prossima, perché ci saranno troppi condannati dei consigli regionali, e allora bisogna trovare spazio per occupare ancora una poltrona nei prossimi anni. Questa è la spiegazione molto semplice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, ci stiamo chiedendo se il Partito Democratico sia in grado di individuare i criteri con i quali collocare le persone in ruoli fondamentali per la democrazia di questo Paese. Direi che da pochi minuti la Corte costituzionale ha dato una risposta chiarissima al riguardo, rigettando il ricorso di De Magistris, con conseguenze che probabilmente si rifletteranno sul governatore della Campania De Luca, che il Partito Democratico ha candidato a tutti i costi, anche andando contro tutto quello che aveva votato in precedenza, anche andando contro tutto quello che aveva detto la Commissione antimafia nella persona della presidente Bindi; e anche andando contro quello che avrebbe fatto il Presidente del Consiglio Renzi successivamente, che da un lato metteva De Luca, e dall'altro lato si costituiva con l'Avvocatura dicendo che la legge Severino era costituzionale. Presidente, qui siamo in preda alla schizofrenia col Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, siamo stati poco fa accusati dal relatore di maggioranza di voler essere troppo dettagliati, quindi di definire in maniera analitica quelle che sono le competenze dei membri del CdA. In realtà noi non avremmo bisogno di inserire queste misure, se non fosse che siamo abituati purtroppo a vedere qualsiasi tipo di persona all'interno di questi consigli di amministrazione; in questo caso di ente pubblico, che deve erogare un servizio pubblico a tutti i cittadini italiani. Benissimo, basterebbe semplicemente un po’ di buon senso: in questo caso servono delle norme ad hoc per impedire che si possano verificare situazioni di persone all'interno di questo consiglio di amministrazione che abbiano una condanna penale con sentenza passata in giudicato per delitti contro la pubblica amministrazione. Cosa esclude che queste persone in futuro possano commettere un nuovo delitto contro la televisione pubblica, contro la RAI ? È questo che noi vogliamo impedire, ed è per questo che vorremmo inserire tale norma.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, se ho capito bene sia il Governo che la maggioranza hanno dato parere contrario a questo emendamento. Ne leggo solamente una parte, per far comprendere ai colleghi su cosa stanno votando, e che cosa stanno per votare contro questo: «Non possono essere candidati alla carica di consigliere RAI i soggetti che sono privi di requisiti di onorabilità per le seguenti cause»; ne cito solamente due: stato di interdizione perpetua o temporanea dai Pag. 75pubblici uffici; assoggettamento a misure di prevenzione disposte dall'autorità giudiziaria ai sensi del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo n. 159 del 2011, fatti salvi gli effetti della riabilitazione.
  Allora, sottosegretario, noi ancora stiamo aspettando le sue risposte nel merito: se ce le vuole dare... E vorrei far presente al relatore di maggioranza che anche se una di queste cause non andasse bene, la può eventualmente riformulare lasciando intatto tutto il resto dell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Vede noi abbiamo un dubbio: ci stiamo chiedendo da un po’ di tempo, durante questa discussione, se il Governo e, quindi, il Partito Democratico vogliano una RAI lottizzata o un CdA della RAI votato democraticamente e secondo dei principi e dei criteri meritocratici. Evidentemente, votando contrariamente sia a questo emendamento sia a quello precedente in cui noi vogliamo individuare questi criteri i nostri sospetti diventano delle certezze. C’è qualcun altro che ha detto delle cose in questo senso, un tale Massimiliano Cencelli, ex funzionario della Democrazia Cristiana che ha dato il nome al famoso manuale Cencelli. Quel manuale descriveva i metodi di assegnazione dei ruoli politici dei CdA. Bene, Cencelli ha detto che Renzi sta applicando alla lettera quanto previsto dal suo manuale. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Mi scusi Presidente, avevo segnalato la richiesta di intervento anche perché mi è stata rivolta direttamente da alcuni colleghi, onorevole Crippa ed altri. Mi faceva piacere segnalarlo avendo i due testi, l'uno a fianco dell'altro, ossia l'emendamento Fico 2.109 e il testo così come uscito dalla Commissione. Nell'emendamento al capoverso 6-bis.1 non possono essere candidati alla carica di consigliere – ci sono una serie di criteri che nel testo sono al comma 4-ter – i soggetti che sono privi dei requisiti di onorabilità per le seguenti cause: lettere a), b), c), d), e), f). Se andiamo a vedere il testo uscito dalle Commissioni, comma 4-quater, non possono essere nominati membri del CdA, a pena di decadenza, i soggetti che si trovino in una delle seguenti situazioni: lettere a), b), c), d), e), f), identiche, anzi c’è una differenza che nel testo delle Commissioni le lettere e) ed f) sono più restrittive del testo dell'emendamento Fico 2.109.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Forse il relatore avrebbe fatto bene a leggere meglio il testo e l'emendamento perché è vero che sono già fattispecie previste per la nomina, ma noi invece le introduciamo anche come requisiti per la candidabilità, cioè le persone che sono ricomprese in queste fattispecie non possono neanche candidarsi anche perché considerando che presumibilmente tra il momento della candidatura e il momento della elezione potrebbe passare un bel po’ di tempo, noi l'abbiamo previsto anche come requisito di incandidabilità. Oltretutto nell'emendamento c'erano degli altri punti qualificanti che noi abbiamo sottolineato come quello di non avere ricoperto nei cinque anni precedenti cariche elettive o incarichi di Governo, come requisito di incandidabilità, e anche un altro elemento importante, vale a dire le audizioni, che andrebbero fatte in Parlamento, delle persone Pag. 76candidate, cose che voi avete rifiutato perché, secondo voi, vanno votate a scatola chiusa senza neanche ascoltare la loro proposta di candidatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fico 2.109, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli... se ci sono altri colleghi a piazza del Parlamento non li aspettiamo... ci siamo ?... onorevole Di Lello voti con le dita e con convinzione... vedrà che ci riuscirà... perfetto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  388   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  257).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.800 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Gregori, tolga la pallina...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  383   
   Votanti  367   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 362    
    Hanno votato
no    5).    

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Vacca 2.243 con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie Presidente, anche con questo emendamento noi cerchiamo di mettere un argine alla deriva autoritaria e pseudo fascista di questo Governo, sì chiamiamo le cose con il loro nome, questa è una fascistizzazione del servizio radiotelevisivo, che vi piaccia o meno. In che modo ? Perché noi lasciamo inalterato, con questo emendamento, il sistema di nomina dei consiglieri di amministrazione, ma prevediamo, per quelli di nomina governativa, quanto meno un parere vincolante delle Commissioni parlamentari, a seguito, anche, di una fase di audizioni in Parlamento dei candidati consiglieri. Anche questo ci sembra un emendamento di buon senso che, quanto meno, darebbe una maggiore dignità a questo Parlamento e arginerebbe questo depauperamento dei poteri a cui stiamo assistendo e che il Governo sta portando avanti. Quindi, la procedura resterebbe: due consiglieri di amministrazione nominati dal Governo, ma previo parere, ovviamente, delle Commissioni parlamentari competenti. In mancanza del parere favorevole, ovviamente, la nomina sarebbe nulla. E dopo una fase di consultazione. Anche questo ci sembra un emendamento di buon senso che avrebbe, quanto meno, posto un argine a questa deriva che, invece, il Governo, con la maggioranza PD, sta portando avanti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vacca 2.243, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.Pag. 77
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nesci, Chiarelli, Sisto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  379   
   Votanti  360   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  250).    

  Dovremmo adesso passare all'emendamento Fico 2.245, ma abbiamo detto che sarà votato prima dell'emendamento 2.137. Quindi, passiamo all'emendamento Vacca 2.306.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vacca 2.306, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero, Cassano, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  378   
   Votanti  357   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  251).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nesci 2.311.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Presidente, vorrei parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Io ho iscritta l'onorevole Nesci.
  Comunque, prego.

  GIANLUCA VACCA. Il suo lapsus rende giustizia, forse, di una sua eccessiva velocità che mi ha impedito di illustrare proprio il mio emendamento 2.306 sul quale volevo intervenire. La sua eccessiva velocità, oltretutto a testa bassa, non mi ha permesso di alzare la mano per illustrare l'emendamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Vacca, ho capito, ma se non alzate la mano, non è che posso pensare e aspettare che ci sia qualcuno che, poi, magari, alza la mano, perché se no, qua...

  GIANLUCA VACCA. Con una velocità eccessiva, lei ha messo in votazione l'emendamento, ha aperto la votazione.

  PRESIDENTE. Va bene, abbiamo votato. Ad ogni buon conto, se deve intervenire può farlo.

  GIANLUCA VACCA. Faccio un intervento...

  PRESIDENTE. Chiaramente però sta intervenendo sull'emendamento Nesci 2.311.

  GIANLUCA VACCA. Allora, chiudo l'intervento sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Diamo, allora, la parola all'onorevole Nesci che è prima firmataria dell'emendamento 2.311.

  DALILA NESCI. Grazie Presidente, qui parliamo della procedura di revoca dei componenti del consiglio di amministrazione e, ancora una volta, tentiamo di inserire la maggioranza dei due terzi nella pronuncia da parte della Commissione di vigilanza RAI.
  Questo proprio perché, come abbiamo detto, sostanzialmente è necessario che nella Commissione di vigilanza RAI, così come ormai la riforma ha conformato, Pag. 78diciamo, le nomine dei consiglieri di amministrazione, sia giusto che almeno la delibera, che poi, in realtà, è una mera ratifica di quanto già scelto dall'assemblea dei soci, relativa al consiglio di amministrazione – e, quindi, anche dal Governo – quanto meno sia una ratifica che avvenga a maggioranza dei due terzi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Presidente, io voglio cercare di fare comprendere, sottosegretario, l'importanza anche di questo emendamento. Con il testo di legge il Governo nomina l'amministratore delegato e il Governo, alla fine, revoca l'amministratore delegato o un altro consigliere.
  Siccome ci vuole un controbilanciamento di questo tipo di poteri, proprio perché il Governo non può essere così ingerente nelle sue funzioni in ordine alla televisione di Stato e, soprattutto, l'amministratore delegato non può e non deve avere una sudditanza psicologica rispetto al Governo, che può in ogni momento revocarlo, chiediamo un controllo parlamentare maggiore, tramite la Commissione di vigilanza, rispetto alla revoca, con una maggioranza qualificata dei due terzi, invece che con una maggioranza semplice. Ma più chiaro di così !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Intervengo dopo la prima firmataria dell'emendamento ma, di fatto, sostanzialmente questo emendamento ricalca un po’ la ratio che era anche del mio emendamento, di quello precedente. Quindi, ho modo, almeno in questo minuto, di illustrare brevemente le ragioni di questi due emendamenti, che sono, appunto, come già anticipato dai colleghi prima, quello di compensare, quanto meno, con l'istituto della revoca, un potere fortemente sbilanciato dalla parte del Governo, perché noi, con le previsioni attuali del disegno di legge, di fatto diamo potere al Governo e, quindi, al Ministero di revocare qualsiasi consigliere di amministrazione, tutti.
  Con questi emendamenti, invece, si cerca di arginare, appunto, questo potere di revoca, prevedendo che sia in mano alle Commissioni parlamentari o che, quantomeno, non sia così sbilanciato nei confronti del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie, Presidente. L'intervento del mio collega Fico ha messo in luce una problematica della situazione in ordine all'amministratore delegato su cui, da una parte, vi è la nomina da parte del Governo e, dall'altra, vi è la revoca. Quindi, manca completamente un bilanciamento dei poteri.
  Quindi, ci pare assolutamente di buon senso l'intervento fatto attraverso questo emendamento, che stabilisce che la delibera della Commissione di vigilanza, relativa, appunto, alla revoca, non avvenga con un voto a maggioranza semplice, ma con un voto a maggioranza dei due terzi.
  Questo mi sembra corretto e credo che il sottosegretario possa anche intervenire nel caso in cui reputi questo emendamento non corrispondente alla sua visione – e questo mi sembra anche abbastanza chiaro –, per darci ulteriori informazioni. Quindi, chiedo se sia possibile l'espressione su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nesci 2.311, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giacomoni, Duranti, Verini.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 79
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  380   
   Votanti  360   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
 109    
    Hanno votato
no  251).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brunetta 2.312, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Colletti, Micillo, Mannino, Fabbri. Ci siamo ? L'onorevole Mannino ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione. Colleghi, che succede laggiù ?
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  384   
   Votanti  308   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato
  42    
    Hanno votato
no  266).    

  (Il deputato Kronbichler ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Come da intese intercorse, a questo punto, il seguito dell'esame del provvedimento riprenderà nella seduta di domani mattina.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,45).

  SABRINA CAPOZZOLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SABRINA CAPOZZOLO. Onorevoli colleghi...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi invito a uscire, se possibile, in silenzio. Prego.

  SABRINA CAPOZZOLO. Da giorni il maltempo sta flagellando ampi comprensori del Mezzogiorno. Particolarmente colpito risulta il Sannio e la provincia di Benevento, dove, a distanza di pochi giorni, si sono succedute precipitazioni eccezionali, che hanno determinato lo straripamento dei corsi d'acqua, in primis il fiume Calore, allagando il capoluogo, nonché il Fortore, il Tammaro, l'Alenta, isolando interi paesi e intere comunità, come Castelpagano, Colle Sannita ed altri, mettendo a durissima prova comuni dallo straordinario patrimonio culturale, archeologico e monumentale, come Sant'Agata de’ Goti.
  Le attività economiche sono paralizzate, aziende di eccellenza dell'agroalimentare italiano sono in ginocchio: è il caso del pastificio Rummo, con 1.500 addetti, al momento senza più lavoro. L'agricoltura è devastata, in un periodo particolare per alcune colture di pregio di questi territori, come uva e castagne. Scuole chiuse. Si registrano da più parti fenomeni franosi e di dilavamento, crollo di ponti, vasti allagamenti. La viabilità del beneventano è fortemente compromessa e permangono problemi per alcune abitazioni.

  PRESIDENTE. Concluda.

  SABRINA CAPOZZOLO. Frane e smottamenti hanno evidenziato tutte le fragilità di un territorio fortemente segnato dalla storia di simili eventi. La straordinarietà di tali eventi atmosferici crea ulteriore allarme anche in altre zone della Campania già tristemente interessate da fenomeni alluvionali, come Sarno e Gromola. Allagamenti si sono registrati anche in provincia di Salerno, come a Pontecagnano e a Battipaglia.Pag. 80
  Per queste ragioni, chiediamo che il Governo possa venire a riferire in quest'Aula, considerata la gravità di quanto accaduto nel territorio del Sannio, anche per conoscere le iniziative che vorrà adottare per sostenere i territori colpiti. Certa della sensibilità della Presidenza e del Governo, auspico che ciò possa avvenire in tempi rapidissimi: è in gioco la vita ed il futuro di una parte importante del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Il presente intervento è semplicemente per dire...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Villarosa. Colleghi, per favore, se riusciamo a uscire in silenzio. Vi è un collega che sta parlando, dopodiché non prendo altre iscrizioni. Prego.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. È arrivato il momento di finirla, di guardarci in faccia e di dire che il sistema bancario nazionale è estremamente colluso con la malavita, con interessi, con i paradisi fiscali. Oggi, dopo numerose interrogazioni e question time dei colleghi Pesco e Alberti, di tutta la Commissione, è stato indagato il Governatore della Banca d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il Governatore della Banca d'Italia, che più e più volte, da noi è stato richiamato perché non svolge il lavoro che dovrebbe svolgere. E perché non lo svolge ? Non lo svolge anche perché è in palese conflitto di interessi, caro Presidente. Prima si parlava del CdA della RAI: il funzionamento è sempre lo stesso. Vi sono gli azionisti, che devono essere controllati dalla Banca centrale. Piccolo problema: questi azionisti sono privati e scelgono il controllore, perché, come state facendo con la RAI, è lo stesso consiglio superiore della Banca d'Italia, ovvero il frutto degli azionisti, gli azionisti, che decide chi sarà il Governatore della Banca d'Italia, chi il vicedirettore, chi il direttore e gli stipendi di questi ultimi, che sono superiori a quelli dei giudici della Corte di cassazione. Capito, Presidente ? Basta nominarli, stabilire che stipendio prendono e poi è normale che la vigilanza sul sistema bancario in questo Paese non funzioni.
  È normale, se queste sono le procedure di nomina e di carica. Quindi, noi continueremo ad approfondire il discorso, continueremo ad approfondire tutto il tema della vigilanza, ma non dovremmo essere solo noi. Questo intervento lo facciamo, perché ce ne saremmo aspettati tanti altri. Banca d'Italia è la banca degli italiani, deve tornare pubblica e dobbiamo evitare il conflitto di interessi. Dopo Visco, Presidente, ce ne saranno tanti altri e ve lo dimostreremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Villarosa, ovviamente avete facoltà di presentare atti di sindacato ispettivo. Queste sono dichiarazioni che restano agli atti, ma che non hanno poi seguito, perché la Presidenza non può darvi seguito.

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Caro Presidente, oggi abbiamo assistito al tentativo del Partito Democratico di occupare la RAI, ma quest'occupazione partitica di tutti i settori nevralgici della nostra società non avviene solo a livello nazionale, avviene spesso anche a livello locale.
  Io voglio denunciare l'occupazione del Servizio sanitario nazionale avvenuta, sempre da parte del Partito Democratico, attraverso l'assessore Zeni, nella provincia autonoma di Trento, e da parte del PATT, il partito autonomista trentino, attraverso Pag. 81la figura del presidente Rossi. Che cosa è successo ? L'assessore precedente alla sanità aveva avuto la strana idea di introdurre la meritocrazia nell'ambito sanitario e fare un bando pubblico per nominare il nuovo dirigente. Questo non è piaciuto ai partiti, che hanno cacciato l'assessore Borgonovo Re e hanno introdotto l'assessore Zeni dello stesso partito che, come Renzi aveva fatto con Letta, ha cacciato – perché ? Per motivi politici, di interesse di poltrone – una persona che almeno aveva un minimo di onestà intellettuale. Questa, l'onestà intellettuale, non piace ai partiti.

  CLAUDIA MANNINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Grazie Presidente, intervengo per sottolineare la situazione infrastrutturale della regione siciliana. Dopo il crollo del viadotto Himera, è stata interrotta anche la tratta ferroviaria Agrigento-Palermo ed è stata interrotta la statale Catania-Messina. Di fatto la regione siciliana in questo momento si trova divisa in tre parti e a fronte di questa drammatica situazione infrastrutturale, ma anche sociale e commerciale, non si ha nessun intervento immediato per aiutare la popolazione siciliana, che anche in questi giorni, a seguito del maltempo, assiste – in maniera sorda da parte delle amministrazioni – alla situazione con cui anche le strade provinciali stanno crollando. Sono travolte, appunto, dai torrenti d'acqua.
  È nostra opinione che il Governo, la regione, la Protezione civile, l'ANAS e anche Rete Ferroviaria Italiana sottovalutino gravemente la situazione, perché proprio oggi Rete Ferroviaria Italiana dice che non ha i bus necessari per sostituire le tratte ferroviarie, che verranno riaperte alcune solo al 26 ottobre e altre dopo i primi di novembre.
  Chiediamo, quindi, un immediato intervento, per mezzo di lei, Presidente, affinché il Ministro delle infrastrutture si faccia carico, per questa drammatica situazione, delle infrastrutture siciliane.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mannino. Ovviamente questo può essere possibile attraverso l'atto di sindacato ispettivo, ma non può la Presidenza sollecitare una questione che è stata posta in un intervento. Io prego i colleghi di evitare interventi a carattere locale e soprattutto di evitare di dare luogo a dibattiti a fine seduta che non sono previsti nell'ordine del giorno della seduta stessa, altrimenti noi apriamo una seconda fase della seduta a schema libero in cui, quelli che rimangono in Aula, possono parlare di alcuni temi e quelli che, invece, correttamente, essendo terminati i punti all'ordine del giorno, vanno via, non hanno la possibilità di intervenire.
  In più si chiama spesso in causa il Governo che non è tenuto ad essere presente e si chiede alla Presidenza di intervenire su temi su cui la Presidenza non ha competenza, perché la Presidenza disciplina l'ordine dei lavori, ma non ha la possibilità di intervenire se un deputato solleva una questione specifica. Quindi, faccio un appello, intanto a ridurre il numero degli interventi perché non è possibile che a fine seduta ci siano 10 o 15 interventi e si apra una sessione ulteriore. Ovviamente, non è un richiamo all'onorevole Mannino: è un appello in generale. In secondo luogo, prima di disciplinare questa fase, io vi prego di attenervi a temi di carattere nazionale, perché questo non è né un consiglio regionale né un consiglio comunale.

  LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, prima di tutto, gli interventi di fine seduta, purtroppo, finiscono per riguardare questioni importantissime di questo Paese, Pag. 82perché all'ordine del giorno si piazzano sempre le cose più inutili e finché non cambieremo la disciplina dell'intervento di fine seduta, io ho visto in questa legislatura intervenire sulla «qualunque».
  Detto questo, io non le chiedo niente, non chiedo niente al Governo. Vorrei semplicemente precisare una cosa, che ci sono i cittadini di Benevento ancora sotto il fango e stanno contando i morti. E il Governo Renzi oggi ha dato una risposta a quei cittadini facendo atterrare a Fiumicino il suo nuovo giocattolo, un aereo di Stato da 175 milioni di euro, che si sommano a 45 milioni di euro che sempre il Governo Renzi e il PD si sono spartiti con la legge Boccadutri, in tempi record, qualche giorno fa, e se a questo aggiungiamo che noi vorremmo stare qui a discutere di un decreto e invece stiamo discutendo della riforma della RAI per lottizzarvela ulteriormente e aumentare gli sprechi della RAI, io credo che questo Governo, dopo quello che è successo a Benevento, debba soltanto tornarsene a casa; è una delle ragioni, ma è una ragione più che valida, perché se i 175 milioni di euro dell'aereo di Stato che hanno ordinato almeno sei mesi fa li avessero investiti in dissesto idrogeologico a Benevento e in altre parti d'Italia, oggi non staremmo contando i morti in quella zona. Quindi, per questo noi facciamo interventi di fine seduta, almeno per farci sentire in quest'Aula e lasciarli a verbale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Speriamo che venga fatto un decreto immediatamente, prendendo soldi magari dai vostri stipendi – sono 80 milioni di euro solo dai nostri stipendi, sono 80 milioni di euro solo in questa Camera – per stanziarli per quelle popolazioni. Quaranta milioni di euro risolverebbero i problemi, non solo dei cittadini di Benevento, ma di tanti altri posti di questo paese. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Maio. Io resto convinto della criticità di questo genere di interventi di fine seduta, dopo di che l'ordine del giorno lei sa benissimo come viene formato in questa Camera: è frutto della Conferenza dei presidenti di gruppo.

  GIANCARLO GIORDANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, rapidamente, per parlare anche io della Campania dove piove (a Benevento, in Irpinia) incessantemente. Le popolazioni sono in ginocchio e – diceva bene chi mi ha preceduto – con il fango al collo ormai. Lì c’è bisogno di tutto; ci chiedono pane, vestiario, carriole. Tutto. Però piovono anche pallottole in Campania, Presidente. A Napoli e in un paesino piccolo, come Quindici, in Irpinia, dove domani si inaugura un maglificio voluto da Libera, che oggi è stato oggetto di un atto intimidatorio pesantissimo da parte della camorra. Questa è una cosa nazionale. Domani sarà lì Don Ciotti, domani saremo lì anche con chi, della Commissione antimafia, con grande sensibilità, in un solo giorno, ci ha dato la sua disponibilità. Lo prendo come segno della presenza dello Stato. Volevo rappresentarlo a quest'Aula, perché penso sia un bel segnale che daremo domani tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  MAURO PILI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare un atto di sindacato ispettivo e per segnalare che oggi alle 14,19 un aereo di Stato – un Falcon – è atterrato all'aeroporto di Elmas a Cagliari e non è preannunciata nessuna visita di Stato in Sardegna: non esiste nelle agenzie di stampa nessuna annunciata visita di ministri o di sottosegretari. L'unica visita è prevista per domani mattina alle 10 nel comune Pag. 83di Pula da parte del sottosegretario alla difesa che andrà a inaugurare nientepopodimeno che una via di quel comune. Mi pare davvero improponibile che un aereo di Stato venga utilizzato per trasportare il giorno prima il sottosegretario alla difesa che va ad inaugurare una via nel comune di Pula. Credo che sia un fatto di una gravità inaudita. Vorrei che il Governo rispondesse alla precedente interrogazione sullo stesso sottosegretario che, con lo stesso aereo, è giunto a Cagliari un'altra volta. Credo che sia un fatto disdicevole utilizzare un aereo di Stato per una «pizzata» con amici in una regione che ha bisogno di ben altre attenzioni da parte di un sottosegretario alla Difesa.

  MAURO OTTOBRE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, intervengo per concordare con quanto lei ha detto, ossia che temi inerenti a comuni o regioni, eccetera, eccetera, non possono e non debbono essere discussi in quest'Aula. In particolare, volevo ricordare a qualche collega trentino che magari la nostra regione è a statuto speciale, quindi abbiamo un'autonomia e che in teoria i panni sporchi dovremmo lavarceli in casa noi.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Intervengo molto rapidamente. Abbiamo evidenziato nei giorni scorsi tutti i danni derivanti dalle alluvioni e dalle avversità atmosferiche che si sono avuti in Campania e, in particolare, nella zona di Benevento e nel Sannio. Al di là di tutte le dichiarazioni che sono state rese qui in Aula al termine della seduta, è importante che la regione Campania formalizzi la richiesta dello stato di emergenza con le ordinanze, perché questo consentirebbe, in via immediata, la prossima settimana, di presentare un emendamento al decreto-legge n. 154, che è all'attenzione e all'esame della Commissione bilancio della Camera. Infatti, se la matematica non è un'opinione, rispetto alle risorse finanziarie che sono già attribuite e assegnate a Piacenza e ai comuni intorno a Piacenza e a qualche altro comune per altri danni alluvionali, ci dovrebbe essere ancora la possibilità di assegnazione di 2 milioni di euro.

  CHIARA DI BENEDETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare la risposta a tutte le interrogazioni dell'onorevole Mannino che io ho firmato e sottoscritto sul tema e sullo stato delle autostrade siciliane, delle strade siciliane e delle linee ferroviarie siciliane.
  Vorrei anche rispondere in qualche modo alla Presidenza con rammarico. Mi dispiace che la Presidenza non ritenga di importanza nazionale lo stato in cui versano le autostrade e – ripeto – le linee ferroviarie, che sono appunto di competenza nazionale e che dovrebbero essere di interesse di tutto il Parlamento, perché è un fenomeno che ormai interessa tutta la nazione.

  PRESIDENTE. Non è che la Presidenza ritenga che le autostrade siciliane non siano un tema nazionale. Io mi sono riferito – ho precisato che non mi riferivo a ciò che ha detto l'onorevole Mannino – in particolare alla questione sollevata in ordine alla sanità di una regione peraltro a statuto speciale. Ad ogni buon conto, la Presidenza resta sempre dell'idea che temi a rilevanza locale, di competenza delle assemblee locali, non debbano essere oggetto di dibattiti estemporanei in Aula.
  Oltre a questo, le dico, invece, che, in relazione al sollecito, la Presidenza si farà parte diligente nel sollecitare al Governo la risposta alle interrogazioni a prima firma dell'onorevole Mannino e da lei sottoscritte.

Pag. 84

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 21 ottobre 2015, alle 10:

  (ore 10 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1880 – Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo (Approvato dal Senato) (C. 3272-A).
  e delle abbinate proposte di legge: CAPARINI ed altri; ANZALDI; FICO ed altri; MARAZZITI; FRATOIANNI ed altri; CAPARINI ed altri. (C. 420-2846-2922-2924-2931-2942).
  — Relatori: Bonaccorsi (per la VII Commissione) e Peluffo (per la IX Commissione), per la maggioranza; Fico, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione (C. 3315-A).
  — Relatrici: Rotta per la maggioranza; Chimienti, di minoranza.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Benedetti ed altri n. 1-00720, Zaccagnini ed altri n. 1-01019, Dorina Bianchi e Bosco n. 1-01022, Oliverio ed altri n. 1-01023, Palese n. 1-01024 e Faenzi ed altri n. 1-01026 in materia di autorizzazione alla commercializzazione e all'utilizzo dei prodotti fitosanitari.

  4. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1678 – Deleghe al Governo per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (Approvato dal Senato) (C. 3194-A).
  – Relatori: Mariani e Cera.

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Alli, Quartapelle Procopio, Locatelli ed– altri n. 1-00956, Spadoni ed altri n. 1-01018 e Vargiu ed altri n. 1-01027 concernenti iniziative per rafforzare la cooperazione allo sviluppo a favore dei Paesi africani, anche nella prospettiva della riduzione dei flussi migratori.

  (ore 15)

  6. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 20,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3272-A e ab. - q.p.c.1,2,3,4,5 415 407 8 204 145 262 81 Resp.
2 Nom. em. prem. 01.01 407 401 6 201 111 290 87 Resp.
3 Nom. em. 1.4 406 401 5 201 88 313 87 Resp.
4 Nom. em. 1.15 406 365 41 183 114 251 87 Resp.
5 Nom. em. 1.203 409 369 40 185 117 252 87 Resp.
6 Nom. em. 1.210 407 338 69 170 84 254 87 Resp.
7 Nom. em. 1.37 405 397 8 199 123 274 86 Resp.
8 Nom. em. 1.46 406 404 2 203 157 247 84 Resp.
9 Nom. em. 1.57 413 378 35 190 123 255 84 Resp.
10 Nom. articolo 1 419 412 7 207 252 160 84 Appr.
11 Nom. em. 2.2 417 381 36 191 23 358 84 Resp.
12 Nom. em. 2.6 420 359 61 180 93 266 83 Resp.
13 Nom. em. 2.216 419 413 6 207 46 367 83 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.58 414 409 5 205 46 363 82 Resp.
15 Nom. em. 2.60 420 418 2 210 49 369 82 Resp.
16 Nom. em. 2.61, 2.215 426 418 8 210 155 263 82 Resp.
17 Nom. em. 2.59 431 422 9 212 52 370 82 Resp.
18 Nom. em. 2.65 435 399 36 200 126 273 82 Resp.
19 Nom. em. 2.68 412 347 65 174 91 256 82 Resp.
20 Nom. em. 2.71 419 413 6 207 148 265 81 Resp.
21 Nom. em. 2.75 427 396 31 199 99 297 81 Resp.
22 Nom. em. 2.98 423 391 32 196 120 271 81 Resp.
23 Nom. em. 2.103 425 366 59 184 23 343 81 Resp.
24 Nom. em. 2.239 419 408 11 205 111 297 81 Resp.
25 Nom. em. 2.108 417 389 28 195 117 272 80 Resp.
26 Nom. em. 2.109 390 388 2 195 131 257 80 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 31)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.800 383 367 16 184 362 5 80 Appr.
28 Nom. em. 2.243 379 360 19 181 110 250 80 Resp.
29 Nom. em. 2.306 378 357 21 179 106 251 80 Resp.
30 Nom. em. 2.311 380 360 20 181 109 251 80 Resp.
31 Nom. em. 2.312 384 308 76 155 42 266 80 Resp.