Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 502 di mercoledì 14 ottobre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,40.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  VALERIA VALENTE, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Bratti, Caparini, Capelli, Di Lello, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Leva, Marazziti, Marotta, Pes, Pisicchio, Realacci, Rosato, Sanga, Speranza, Tabacci, Tofalo, Turco e Villecco Calipari, sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2015 (ore 9,43).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2015.
  Lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli deputati, il Consiglio europeo che domani si svolge a Bruxelles ha una serie di argomenti all'ordine del giorno, che sono quelli che conoscete, anche in ragione del dibattito politico che si è sviluppato negli ultimi anni e negli ultimi mesi, in modo particolare, all'interno del nostro Paese. Su tutti emerge l'ennesimo punto di discussione relativo alla questione dell'immigrazione.
  Vorrei essere breve e molto chiaro. A distanza di sei mesi dal Consiglio europeo straordinario dell'aprile 2015, richiesto dall'Italia dopo il terribile naufragio di 700 nostri fratelli e sorelle nel mare Mediterraneo, possiamo dire con molta chiarezza, Pag. 2senza troppi giri di parole, che sulla questione dell'immigrazione l'Italia aveva ragione, l'Europa e il resto d'Europa no. Lo dico perché non si tratta di rivendicare una scelta del Governo, non sto dicendo che il Governo aveva ragione, il Presidente del Consiglio e i ministri; non sto dicendo questo, sto dicendo che l'Italia aveva colto la complessità del problema con un approccio non legato all'isteria del momento, ma ad una visione strategica, mentre tanti altri Paesi, tanti nostri amici e tanti nostri alleati all'interno dell'Unione europea hanno cambiato posizione sulla base di singoli eventi, di momenti anche emozionali, di circostanze destinate, per loro stessa natura, a produrre un effetto sull'immediato, ma non a determinare una strategia di lungo periodo.
  Noi, dal primo giorno, abbiamo detto che era tempo di cambiare la politica dell'Unione europea su questi temi. Oggi assistiamo, dopo sei mesi in cui era sempre stato negato, all'assunzione di un principio – autorevolmente riportato dai Paesi di Germania e Francia, da François Hollande e da Angela Merkel, al Parlamento europeo – molto semplice: l'Accordo di Dublino è finito. Non lo è formalmente, non lo è tecnicamente, dovrà essere modificato. Il Commissario europeo Avramopoulos, si è impegnato a presentare un progetto nel mese di marzo 2016: ne discuteremo all'interno del Consiglio europeo.
  Ma restiamo alla politica, signore deputate e signori deputati: la politica è che Dublino è finito. «Quantum mutatus ab illo !» avrebbe detto qualche romano di qualche secolo fa, di qualche millennio fa (è la frase che Virgilio fa dire a Enea). Soprattutto quanto possiamo rivendicare, non al Governo, ma alla straordinaria qualità delle donne e degli uomini che hanno accolto sorelle e fratelli in un momento di difficoltà, che hanno salvato vite nel cuore del Mediterraneo, per il dolore devastante delle immagini del piccolo Aylan sulla spiaggia di Bodrum ! Quanti bambine e bambini sono stati salvati dalle furie del mare dalla Marina militare, della Guardia costiera, dai mezzi che avevano un tricolore sul proprio indumento, ma soprattutto che avevano i valori dell'Italia, valori millenari, scolpiti nel cuore e nelle azioni ogni giorno !
  Di tutto questo noi dobbiamo portare orgogliosi la responsabilità e, contemporaneamente, il peso nella discussione delle prossime settimane e dei prossimi mesi.
  Abbiamo detto che gli hotspot hanno un senso insieme alla ricollocazione e alla politica di rimpatrio. I primi 19 ragazzi eritrei che hanno lasciato Lampedusa (il Ministro dell'interno è andato, quel giorno, in quella terra così bella per salutarli) non sono 19 numeri in meno nelle statistiche del nostro Paese: sono l'inizio di un grande, grande, grande progetto politico, che è quello che l'Unione europea ha un valore condiviso anche sui temi dell'immigrazione, che l'Unione europea non è soltanto un indice di bilanci, che l'Unione europea non è soltanto lo spread, che l'Unione europea non è soltanto una serie di numeri affastellati dentro complicati documenti, che leggono solo gli addetti ai lavori.
  Mi piacerebbe pensare di poter dire che l'Unione europea ha un'anima e la difende e la preserva e cerca, di conseguenza, di constatare un elemento oggettivo: che oggi il centro dell'Europa è la sua periferia, che oggi il cuore dell'Europa è il suo confine e che oggi, paradossalmente, la mappa dell'Europa, se viene messa a fuoco, ha un valore maggiore sulle sue frontiere che non nel suo cuore.
  Questo io credo sia il primo punto di discussione giovedì. Sei mesi fa queste cose le dicevamo da soli o con pochi altri. Penso soprattutto a Malta. Adesso le diciamo in compagnia più ampia, non ancora in maggioranza o ad una unanimità, che non c’è, evidentemente. È l'Europa che costruisce i muri, che fa parte, come noi, dell'Europa a 28.
  E sarebbe molto interessante che, prima o poi, il nostro Parlamento discutesse e riflettesse anche al proprio interno, su un principio: negli ultimi vent'anni noi abbiamo allargato l'Europa da 15 a 28 Paesi. Io continuo a pensare, fuori da ogni diplomazia, o che sia stato un allargamento Pag. 3troppo grande o che sia stato un allargamento troppo piccolo. Cerco di spiegarmi meglio. L'Europa a 28, così come è, o è troppa o è troppo poca. Se vogliamo continuare in questa direzione, dobbiamo aprirci innanzitutto allo scenario che, nel corso dell'ultimo secolo, ha sempre scatenato conflitti, vale a dire l'area dei Balcani: la Serbia, l'Albania, il Montenegro. E naturalmente, viene naturale l'elemento di riflessione che collega la Turchia e a ciò che sta avvenendo in queste ore in quel Paese.
  Dunque, chiudo il primo punto, prima di entrare nel secondo, più legato alla Turchia, al Mediterraneo e agli scenari geopolitici, per dire che sulla questione immigrazione il Governo chiede al Parlamento semplicemente una constatazione: ciò che abbiamo fatto in questi mesi (naturalmente, si può sempre fare meglio, si può sempre fare con maggiore attenzione, con maggiore determinazione, con maggiore decisione) è però l'orizzonte corretto nel quale l'Unione europea, e non soltanto l'Italia, dovrebbe muoversi.
  Oggi, che ci stanno arrivando anche altri Paesi, che nel corso degli ultimi mesi hanno cambiato idea, è arrivato il momento per noi di riflettere in modo ancora più efficace e più incisivo.
  Qual è la politica strategica che noi abbiamo sul Mediterraneo e nel Medio Oriente ? Perché questo è il secondo punto di discussione. Confesso che nella discussione con i partner europei e non soltanto con loro, in questi primi venti mesi di azione di Governo, più volte mi sono trovato di fronte a scelte dettate – mi è parso – più dall'esigenza di dare una risposta immediata alle proprie opinioni pubbliche, che non a una raffinata elaborazione di politica estera. E tutte e tutti noi sappiamo, indipendentemente dal colore politico, che alcune delle scelte che hanno caratterizzato questo quadrante di mondo, in primis la Libia del 2011, paiono essere inserite in questa logica.
  Si dà una risposta immediata, si pensa che la risposta immediata possa risolvere il problema.
  Noi, come Italia, abbiamo cercato, dal primo giorno dell'azione del Governo, di affermare una piccola cosa, che ci sembra, però, una grande verità: il Mediterraneo è il cuore dei prossimi decenni di sviluppo dell'Italia e dell'Europa. Il Mediterraneo è il centro: la prima visita ufficiale fatta dal Governo non è stata a Parigi, non è stata a Berlino, non è stata a Londra, non è stata a Francoforte, non è stata a Washington, non è stata a Mosca, è stata a Tunisi. E con quanta gioia – credo – tutte e tutti abbiamo accolto la notizia del Premio Nobel per la pace dato a quattro personalità della società civile tunisina, autori di un cammino che forse oggi è più unico che raro: il cammino della democrazia nel Mediterraneo (Applausi).
  Ma non basta, non basta, a mio sommesso avviso, riconoscere e constatare che quella intuizione era un'intuizione giusta. Occorre oggi avere una strategia che non sia soltanto una reazione. E avere una strategia che non sia soltanto una reazione impone di prendere atto – perlomeno, questa è la lettura che noi diamo – che esiste un blocco uniforme, nel senso di un blocco che non ha soluzione di continuità, ma che è molto frastagliato, frammentato e variegato al proprio interno, che parte dall'Afghanistan e arriva all'Africa occidentale e che è unito da un filo rosso, che è il fanatismo e l'estremismo religioso, che comportano e richiamano interventi di natura militare terroristica. Questo è l'elemento con il quale noi facciamo i conti.
  Poi, lo puoi chiamare ISIS, ISIL, Al Qaeda, Boko Haram; puoi partire dai talebani e arrivare fino all'università di Garissa, in Kenya; puoi scegliere singole aree di intervento sulla base dell'impressione dell'opinione pubblica, ma l'elemento chiave con il quale dobbiamo fare i conti è che dall'Afghanistan alla Nigeria esiste un blocco, molto frammentato al proprio interno e diversificato – come è ovvio che sia –, contro il quale una grande coalizione internazionale è assolutamente necessaria, innanzitutto in termini educativi e culturali per le prossime generazioni, poi, naturalmente, in termini di aiuti allo sviluppo, di investimento sul futuro e naturalmente Pag. 4in termini di lotta contro l'estremismo e gli atti di terrore. Se noi non riconosciamo che il problema è più vasto del singolo intervento, ci troveremo tutti i giorni a discutere di un problema diverso, che le singole opinioni pubbliche, o forse l'opinione pubblica internazionale, ci presenteranno.
  Il tema dell'immigrazione è stato posto alla nostra attenzione in modo molto forte nell'estate del 2015 e ha suscitato anche reazioni che, a mio giudizio, resteranno nella piccola cronaca della sociologia politica. Come è possibile che vi siano leader politici che, nel giro di due mesi, passino dal dire: «Tutti a casa loro !» a: «Li accolgo nel mio bilocale» ? Appartiene al mistero della sociologia politica, nel quale non mi addentro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto). Ma il dato di fatto vero è che questa realtà non si risolve con atti di buonismo, tipo «Li ospito nel mio bilocale». Si risolve con una raffinata operazione di politica estera, che richiede generazioni, che si misura, come impegno, sui mesi, non sui giorni, e che deve prendere atto che o ci sono una visione e una strategia o sarà sempre una reazione tipica di chi «surfa» sull'istante, di chi è abituato ad avere una reazione sulla base di ciò che dice il giornale, l'ultimo lancio di agenzia o la televisione, che ha il rullo di notizie 24 ore su 24. Questo è il punto fondamentale.
  Oggi discutiamo di Siria. Oggi discutiamo di Siria, come ieri discutevamo di Libia, come discutevamo di Egitto, come discutevamo, qualche mese fa, di tante e tante realtà diversificate. Ma qual è la posizione dell'Europa su questi temi ?
  Io credo che qui si giochi il ruolo della credibilità italiana. E, da questo punto di vista, vorrei che fosse chiaro che il nostro problema non è a quali formati partecipiamo nelle riunioni internazionali. Lo dico perché ho sentito delle polemiche abbastanza stravaganti su questo: vi tengono fuori dal formato «cinque più uno». Sì, perché qualche Governo, qualche anno fa, è stato tenuto fuori, forse per scelta, dal formato delle discussioni iraniane. Io credo che allora quel formato fu un errore e recuperare la scelta di allora non sarà la cosa più semplice. Ci impegniamo a farlo, con l'aiuto di tutti, con l'aiuto di un sistema Paese, non cercando di dividersi, ma cercando di dire che qualunque fosse il colore di quel Governo che allora fu tenuto fuori, il nostro compito è quello di tornare dentro tutti i formati importanti che ci sono. Ma non è il formato delle discussioni di politica estera che cambia la storia della politica estera: è la credibilità di un sistema di sviluppo che tenga insieme una rinnovata stabilità del Paese e una capacità di utilizzare il soft power che l'Europa e l'Italia hanno per individuare finalmente una strategia che non sia di corto respiro.
  Insomma, se qualcuno immagina di risolvere il problema della Siria dicendo «stamattina mi alzo e decido che facciamo i bombardamenti lì», auguri e in bocca al lupo ! Ma non risolverà il problema. La Libia sta lì a dimostrarlo. E, attenzione ! Commette lo stesso errore – mi permetto di dirlo con rispetto per le opinioni di tutte e di tutti – chi oggi immagina, dopo aver teorizzato l'esclusione della Russia da tutti i formati, arrivando a dire a noi che facevamo un errore ad andare il 6 marzo al Cremlino a parlare con Putin per cercare di riportarlo nella discussione del Mediterraneo (questo era l'obiettivo della missione italiana al Cremlino del 6 marzo dello scorso anno) – di appaltare totalmente la questione della Siria alla Russia e ai suoi alleati, dimenticando gli ultimi sei mesi. Non si risolvono i problemi internazionali con soluzioni spot, ma costruendo occasioni di dialogo e di confronto, le più ampie possibili, partendo da un dato di fatto, ossia che l'accelerazione che c’è nella vita di tutti i giorni, che c’è nella discussione dei metodi di comunicazione, che c’è nella politica, che c’è nelle forme della politica, c’è anche nel nuovo ordine internazionale. Sta cambiando il mondo con una velocità che è impressionante. Cambia la geografia. I confini che sono usciti dalla Seconda guerra mondiale, Pag. 5talvolta improntati a criteri di divisione molto legati all'autorità e all'autorevolezza – più all'autorità che all'autorevolezza –, magari di singoli dittatori, stanno venendo meno. E, di fronte a questo scenario, nessuno ha soluzioni prestabilite o «prescodellate». Occorre fare la fatica della politica estera, perché è una fatica la politica estera ! Ma è riconoscersi titolari di una visione, Mediterraneo e Medio Oriente come centrali – e l'Italia l'ha fatto – ed essere capaci di stare dentro tutte le partite che sono le partite chiave. La partita dell'indipendenza energetica dell'Egitto è un pezzo della stabilità di quell'area del quadrante. La partita della crescita educativa nei Paesi subsahariani, magari con scambi universitari e con borse di studio, è un pezzo della scommessa di quello che sarà, da qui ai prossimi anni, uno dei motori del mondo. Usciamo dalla retorica banale. L'Africa, nei prossimi vent'anni, sarà uno dei motori del mondo. Già oggi alcune aree africane hanno percentuali di crescita superiori al sud-est asiatico. Ma per farlo, occorre uscire dalla volontà di rinfacciarsi reciprocamente singole scelte politiche. Occorre avere la forza di dire che siamo un grande Paese, l'Italia, che sta dentro un continente incerto. Infatti, è incerto un continente che ha accolto vent'anni fa dei Paesi perché ha tirato giù un muro e vede quegli stessi Paesi ritirare su i muri. È un fenomeno che resterà scritto nei prossimi libri di storia. Sta cambiando l'idea stessa di identità europea. L'identità europea ovviamente è nata per il grande sogno dei padri costituenti e, non a caso, nel 2017 vorremmo dedicare un'attenzione particolare a ricordare il Trattato di Roma del 1957.
  Ma poi ha avuto un momento chiave, all'inizio degli anni Novanta quando, dopo il crollo del muro di Berlino nel novembre 1989, si è aperta una stagione nuova e il processo di allargamento ha consentito di coinvolgere alcune realtà che non avevano conosciuto la pace, la democrazia e il benessere e quelle realtà lì, oggi, o almeno una parte di queste, teorizzano la propria identità in alcuni casi costruendo un nemico: la Russia. Ed è una cosa impensabile costruire come identità un proprio avversario, il principale vicino di casa. Ma contemporaneamente immaginano di poter bloccare i flussi della storia, tirando su un muro, quando abbiamo sempre visto che un muro, che dovrebbe difenderti, finisce per intrappolarti e quando abbiamo sempre visto che la storia è più forte e più alta dei muri.
  Ecco perché – e vado a concludere – questa seconda parte del dibattito, che però è propedeutica alla discussione sull'immigrazione, dovrebbe essere in grado di alzare le aspettative dell'Unione europea. Certo, ho fatto un discorso molto teorico, privo, forse, della capacità di produrre valore che hanno le emozioni e quanti di noi e quante di noi, vedendo le immagini di ciò che è accaduto in Turchia, hanno provato delle emozioni. Qualcuno che ha fatto esperienze nei movimenti giovanili dei partiti è sicuramente andato con la mente a ciò che è accaduto in Norvegia, qualche anno fa, in una dinamica totalmente diversa, vorrei essere chiaro, in un Paese che viveva e vive una stagione diversa dalla Turchia di oggi. Ma quei selfie sul pullman, sul treno, quelle immagini dei candidati che qualche ora prima di morire in quel modo mostrano il loro sorriso e la loro voglia di partecipare alla vita politica del proprio Paese, anche questo suscita emozioni. Quello che io contesto è che le emozioni non diano seguito a una politica strategica. L'Europa ha bisogno di questo. L'Europa non può limitarsi a rincorrere costantemente le emozioni di turno e non può pensare che la priorità vari di giorno in giorno sulla base delle priorità che ha una redazione di giornale. È giusto che la redazione di un giornale dia ogni giorno una notizia diversa; la politica europea, la politica estera, i singoli Paesi hanno la necessità di avere un atteggiamento diverso.
  Naturalmente il dibattito del Consiglio europeo affronterà anche altre questioni che – si tratterà, però, di un Consiglio europeo abbastanza breve, uno di quelli che finiscono in nottata, magari in serata – investono problematiche su cui avremo modo di tornare. Sul rapporto dei «quattro Pag. 6presidenti» che qualcuno chiama dei «cinque presidenti» – stanno crescendo i presidenti che lo vogliono firmare – bisognerebbe far sì che crescesse la volontà dei Governi di individuare quello strumento come uno strumento degno di questo nome per una politica davvero unitaria a livello europeo. Noi siamo pronti a fare quella discussione, abbiamo portato delle proposte, il Ministro Padoan, anche recentemente in Lussemburgo, ha rilanciato una specifica misura contro la disoccupazione temporanea. Il Ministro degli esteri ha immaginato di poter ospitare a Roma, nei prossimi mesi, nel 2017, degli appuntamenti ad hoc per riflettere sull'Unione europea dei prossimi anni, partendo dai sei Paesi fondatori.
  Possiamo discutere di tutto e di tutti; c’è un dato di fatto, però, oggettivo: ogni giorno che l'Italia mette un tassello nel complicato mosaico delle riforme, l'Italia acquista più diritto e più credibilità per dire una cosa molto semplice, che si può ragionare di governance, di rapporto dei «quattro presidenti», aggiungere un presidente, toglierne un altro, ma c’è un dato di fatto, la politica economica europea di questi anni non ha funzionato. Possiamo dirlo come ci pare, è stato fondamentale il ruolo della Banca centrale europea per consentire di avere non soltanto il QE, ma una stabilità; date le regole del gioco, la Banca centrale europea ha fatto un lavoro meraviglioso.
  È stato importante il lavoro di risanamento che tante e tanti hanno fatto a vario livello, ma il dato di fatto oggettivo è che, dal 2008 al 2015 – emerge in tutta la forza nelle prime analisi che studiano la legacy di politica economica del Presidente degli Stati Uniti, Obama –, gli Stati Uniti hanno avuto la forza di tornare alla crescita economica, l'Europa no. E l'Europa non avrà un futuro se continua ad immaginare semplicemente di puntare sui mercati emergenti – a maggior ragione se questi mostrano dei segnali di rallentamento in prospettiva – salvo poi non investire su se stessa, come una parte maggioritaria del pensiero politico, culturale ed economico europeo ha voluto fare in questi anni. E l'ha fatto perché l'Italia, in questi anni, è sempre stata richiamata, per proprie responsabilità, alla realizzazione degli impegni che prometteva e che non manteneva. Il fatto che oggi, giorno dopo giorno, le riforme stiano diventando realtà ci dà maggiore autorevolezza e credibilità per dire con forza ai tavoli europei non soltanto che c’è bisogno di una più forte azione nel Mediterraneo e nel Medio Oriente ma anche e soprattutto che la politica economica europea di questi anni non ha prodotto i risultati sperati. Se finalmente c’è un'assunzione di responsabilità e si prova a «stressare» l'aspetto della crescita anziché quello della sola austerity, come dal semestre in poi abbiamo cercato di fare anche con il contributo italiano, se c’è questo, allora la discussione sul rapporto dei quattro presidenti o dei cinque presidenti può avere un senso. Ma se la discussione è immaginare un livello di governance diverso per far le stesse cose fatte fino ad oggi, è bene che si sappia con forza che si sta semplicemente continuando ad andare nella direzione sbagliata con una governance diversa. Ecco perché ho qualche resistenza – sono anche criticato all'interno dei nostri amici di Governo – per una qualche timidezza sull'esporre personalmente l'Ufficio del Presidente del Consiglio a una posizione specifica e puntuale sui temi della governance dei cinque presidenti. Abbiamo fatto i documenti, abbiamo scritto, hanno lavorato i tecnici, hanno lavorato i politici, ha lavorato ovviamente per primo il Ministro Padoan, ma il punto forte di discussione ancora non c’è stato, perché la prima discussione sul rapporto è stata fatta per circa venti minuti nel Consiglio europeo di giugno e basta. Ovviamente c'erano delle emergenze (c'era l'immigrazione, c'era la Grecia, c'era la politica estera), ma se non c’è questo lavoro qui credo non ci sia lo spazio per nessun tipo di valutazione politica seria dei prossimi anni in Europa.
  Quindi, la discussione sulla questione del rapporto dei cinque presidenti la facciamo volentieri, ma partiamo da un assunto: bisogna cambiare linea. In questo Pag. 7senso – e ho davvero concluso – trovo che il periodo che si sta aprendo in Italia e in Europa è molto interessante. Ci sarà un breve accenno, da quello che ho capito, del Primo Ministro Cameron sul grande tema del referendum inglese sull'ipotesi di uscita dall'Europa. Sarà nel 2017 – ragionevolmente nel 2017, perché ci sono anche altre ipotesi, ma ce lo dirà il Governo inglese – e nel 2017 si svolgeranno elezioni fondamentali in Francia nel mese di maggio e in Germania nel mese di settembre. Nel 2017 assisteremo al primo anno della nuova amministrazione americana, che naturalmente non avrà impatto immediato sulle scelte di politica europea, ma è il nostro principale partner e alleato; e nel 2017 l'Italia avrà una duplice responsabilità, una verso la storia, i sessant'anni del Trattato di Roma, e una verso il futuro, la presidenza del G7. Noi arriveremo a quell'appuntamento – questo è l'auspicio del Governo e credo della maggioranza – avendo terminato un complicato percorso di riforme. Sono riforme che, come è noto, non ci vedono tutti sulla stessa linea d'onda in termini di giudizio di merito, ma sono oggettivamente delle riforme strutturali storiche per l'Italia: la riforma della Carta costituzionale, in primis, la riforma della legge elettorale, la riforma del mercato del lavoro, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma del sistema educativo; e anche a questo sono ispirate alcune misure della legge di stabilità che dalla prossima settimana, da giovedì, inizieremo ad affrontare in sede di Governo prima e poi al Senato.
  Ma c’è un punto chiave: se l'Italia avrà fatto questo, il percorso delle riforme costituzionali, terminando, ragionevolmente, nell'autunno del 2016 con il referendum, avremo di fronte a noi un periodo prima delle elezioni, che per noi andranno a scadenza naturale nel febbraio 2018, per essere punto di riferimento di un grande dibattito europeo e mondiale. Insomma, se l'Italia, finita la parte dei propri compiti a casa, come è stato spregiativamente detto da tanti, è nelle condizioni di poter portare la propria voce in questi consessi, non sarà semplicemente più forte l'Italia: sarà più forte l'Europa. Perché in questi anni – questa è la mia tesi – è mancata la forza dell'Italia nei tavoli che contavano.
  È mancata per mille motivi: qualcuno dice per incapacità, qualcuno dice per complotto; qualcuno dice perché non siamo stati in grado, qualcuno dice perché non ce l'hanno fatto fare. Non mi interessa aprire la discussione su questo: mi interessa dire che abbiamo di fronte a noi un periodo fertile, un periodo felice, felix. Dobbiamo però avere la forza di dotarci dello spirito di chi non ha paura di inventare cose nuove, anche in politica.
  Questa mattina alle 8 ho incontrato due italiani, Giovanni De Sandre e Gastone Garziera. Sono due ragazzi, allora erano ragazzi, che, esattamente cinquant'anni fa, il 14 ottobre 1965, a New York (Gastone no perché era a fare il militare, ma aveva lavorato al progetto), guidati da Pier Giorgio Perotto, presentavano una straordinaria innovazione italiana, il Programma 101. Dai laboratori della Olivetti nasceva il primo personal computer; poi, per mille motivi, la storia ha dimostrato che quella bellissima intuizione, non dico che fu strappata via, ma quel personal computer, il primo personal computer della storia (sta al Museo del computer a Mountain View, sta al MoMA come qualità di design: fatemi ricordare anche Mario Bellini, che aveva disegnato quello straordinario strumento), quel primo personal computer, quel calcolatore straordinario era nato, è nato dall'intelligenza di alcuni ragazzi piemontesi, che, in terra di Ivrea e nel Canavese, avevano avuto la possibilità e la forza di immaginare un futuro che altri non avevano neanche immaginato.
  È una storia meravigliosa che va a finire forse male per qualcuno, perché è un'intuizione da cui poi sono nate le grandi compagnie mondiali che hanno sede soprattutto in America, non soltanto in America. Ma è secondo me quello che dovrebbe muoverci: lo spirito di chi, vedendo un mondo che cambia, prova ad inventare qualcosa di nuovo. Io penso, spero e credo che questo Parlamento, nel periodo che lo separa da qui al 2018, Pag. 8terminata la fase anche dura di discussioni forti sulla grande questione delle riforme strutturali, aiuti tutte e tutti ad essere capaci di costruire, per il futuro dell'Europa e del mondo, un'Italia un pochino più forte e più solida di come è stata fino ad oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia-Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).

(Discussione)

  PRESIDENTE. La ringrazio Presidente Renzi.
  Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
  È iscritto a parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, come lei ha ricordato, il nostro Parlamento è impegnato a discutere del prossimo vertice, che sarà uno dei più importanti della nostra storia recente. Certo per le decisioni che verranno prese, ma anche perché siamo ad un tornante decisivo della storia dell'Europa: uno di quei momenti – e lei lo ha ricordato in più passaggi del suo intervento – in cui bisogna recuperare la capacità di raccontare una storia e avere una visione, per noi e per le generazioni future.
  Lei lo ha ricordato, i nostri nonni e i nostri bisnonni ebbero la visione di un'Europa senza più guerre; i nostri padri, quella di abbattere i muri e le cortine di ferro e costruire una moneta unica e la libera circolazione delle persone: quell'accordo di Schengen che oggi qualcuno intenderebbe sospendere.
  Oggi, i muri, che pensavamo cancellati dalla storia d'Europa, sono stati sì abbattuti, ma non da noi, non dagli europei, bensì da uomini e donne in fuga dall'orrore che, per conto nostro, hanno conquistato, per loro e per noi, una dignità che non perderanno più. Credo che, con questo atto, si costituisca l'Europa che viene e la nostra visione non può che essere allora quella di puntare con ancora più determinazione ad una Europa realmente federata e che concepisca effettivamente il Mediterraneo come uno dei centri del mondo.
  Vede Presidente, il carisma, che è l'opposto del populismo – il populismo rende impotenti, ti racconta una storia per impedirti poi di agire, ti abbatte e ti mette nell'angolo – infonde invece coraggio per fare cose che prima non potevi immaginare neanche di poter fare. Se guardiamo in questa ottica gli sforzi, i passi avanti fatti nel corso di questi mesi, possiamo comprendere effettivamente ciò che lei ha ricordato: il ruolo dell'Italia nel suo complesso e del Governo in particolare. Io le ricordo le parole sibilanti come proiettili vaganti che stavano in questa Aula, quelle di chi diceva che nulla sarebbe cambiato, che stavamo subendo una invasione, che dovevamo fare i blocchi navali o ispirarci alle politiche fatte dai Paesi più ostili all'arrivo dei migranti. Parole demagogiche, cariche di risentimenti, di rancori e di ignoranza. Ricordo con imbarazzo il coro di voci verde-Lega che intonava «Orban ! Orban !» in quest'aula, dopo che quell'Orban aveva fermato e respinto vite in carne ed ossa con i lacrimogeni. Ricordo anche cosa diceva il leader del Movimento 5 Stelle quando indicava Orban come il modello da seguire per l'Europa. Non abbiamo rancore, però abbiamo buona memoria. Ecco perché queste parole mentre risuonavano e rimbalzavano qui alla ricerca di una grancassa per il Paese fuori, c'era qualcun altro, il nostro Governo, che lavorava. È stata l'Italia a far cambiare la testa dell'Europa sui salvataggi in mare, non è stata una questione diplomatica, è stata una questione morale e politica, e se bruciano ancora, una per una, tutte le vite perse in quella gigantesca fossa comune che è il Mediterraneo, dobbiamo andare orgogliosi che la nostra Marina, la Guardia di finanza e la Guardia costiera abbiano salvato negli ultimi 21 mesi oltre 300 mila vite (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! E se il quadro è stato Pag. 9reso anche legale dalla recente risoluzione ONU n. 2040 ciò vuol dire che l'Italia ha fatto un buon cammino.
  È stata l'Italia la prima ad aver posto il tema della ricollocazione e del reinsediamento dai Paesi terzi. A qualcuno è venuto da dire che 120 mila ricollocamenti sono pochi, voglio solo ricordare che solo poche settimane fa erano meno di 40 mila. La strada è segnata, così, anche con il contributo importante e decisivo della Cancelliera Merkel; ha ragione chi dice che non c’è più l'accordo di Dublino. Un accordo un po’ meschino, basato su una Europa figlia delle piccole patrie e non dell'Europa che vogliamo noi. Missione compiuta ? No ! Non siamo ancora soddisfatti. Lei domani incontrerà ancora leader europei che vogliono accogliere solo profughi cristiani e ancora Orban, oppure incontrerà il Premier Cameron. Vede, magari gli potrà consigliare, se mi posso permettere con il dovuto rispetto per un Capo di Governo e vista la nostra comune appartenenza generazionale, di ascoltarla di nuovo quella canzone dei Depeche Mode che dice: «Walking in my shoes» – cammina nelle mie scarpe – perché quelli che stavano a Calais e che hanno tentato di correre attraverso l'eurotunnel non erano diversi da noi quando cercavamo non solo scampo, ma anche fortuna in altri posti del mondo. Va affrontato con coraggio il domani e l'oggi e questo processo strutturale, duraturo parla di noi e dello sviluppo, come lei ha ricordato, di un intero continente, che oggi ha la maggior parte di quei 61 milioni di profughi e migranti forzati, ma ha anche la possibilità di diventare un enorme bacino di sviluppo e propone anche, lo voglio ricordare in questa sede, l'intreccio con il vertice di Parigi sul cambiamento climatico, perché dalle migrazioni forzate dai cambiamenti climatici potrebbe dipendere la nostra storia, non solo prossima ma anche del futuro e la responsabilità di affrontare queste scelte sarà tutta della nostra generazione.
  Dobbiamo mettere negli accordi di cooperazione sempre la clausola umanitaria, il «more for more», e noi più di altri dovremo superare il vecchio modello di cooperazione basato sul rapporto con gli Stati, perché spesso dentro questi Stati si annidava la corruzione e la condanna di interi popoli. Ricordo l'Eritrea da questo punto di vista e credo che parli da sola quella storia. Lei ha ricordato la vicenda – sulla quale non mi soffermo – della Siria e della lotta all'ISIS e il nostro sostegno all'azione di Paolo Gentiloni e Federica Mogherini non mancherà.
  Anche qui però dovremo farci parte attiva, Presidente, su una questione ormai non più eludibile: noi dobbiamo affrontare la questione curda, perché sia i curdi che combattono sulle montagne, ai confini tra Siria e Turchia, sia quei giovani curdi che sono andati a manifestare per la nostra libertà e per la libertà di un'Europa che non può accettare ulteriori torsioni autoritarie, sono nostri fratelli e sorelle e, come ha detto il leader socialista del partito HDP Demirtas, noi vogliamo verità, giustizia e pace, non vendetta.
  Ma è da questo approccio che lei ha affrontato, un approccio olistico, che possiamo inquadrare anche le urgenze dell'oggi: i canali umanitari, i rimpatri, passando per una messa in efficienza del nostro sistema di accoglienza che è un perno centrale per l'attivazione di una nuova idea di Europa e anche di accoglienza. Saranno necessari, Presidente, ulteriori passi avanti, alcuni dei quali sono stati già annunciati: dichiarare l'asilo materia comune dell'Unione europea, proporre il mutuo riconoscimento dell'asilo come pratica permanente, costruire un sistema comune sia per l'accoglienza che per i rimpatri, a partire da quelli volontari, creare vie di accesso legali poiché la nostra legislazione, e anche questa definizione, è troppo semplicistica; lei ha detto, si va dalla Nigeria all'Afghanistan, non si può considerare la Nigeria un Paese sicuro nel momento in cui ci sono i matrimoni forzati, la tratta delle donne e anche Boko Haram (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Noi dobbiamo essere in grado di raccontare all'Europa la verità, che il diritto Pag. 10d'asilo è un diritto individuale, anche perché la nostra ipocrita attuale legislazione, erede della Bossi-Fini, non ha bloccato – e per fortuna, visto il contributo alla ricchezza nazionale – la crescita della presenza straniera e concludo. Siamo passati in vent'anni da 500 mila a 5 milioni e mezzo, solo con la solita ipocrisia di fare le sanatorie e non la programmazione anche dei flussi. Ieri in quest'Aula è cominciato il cambiamento, c’è di che essere orgogliosi nell'aver approvato in questo ramo del Parlamento la legge sulla cittadinanza di questi nuovi italiani, di questi nuovi europei. Le nostre stelle polari rimangano sempre la costruzione di un'Europa unita, all'altezza della nostra storia e il rispetto dei diritti umani, poiché, cari colleghi che da questo orecchio poco ci sentite, restare umani non è un vezzo da anime belle, non è né più né meno che la nostra storia e la nostra civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signora Presidente, Presidente Renzi, buongiorno, lei ha concluso il suo intervento poc'anzi parlando dell'Olivetti, una gloriosa azienda italiana. Le vorrei soltanto ricordare che chi ha contribuito alla distruzione dell'Olivetti dal 1985 al 1996, bruciando 15 mila miliardi di vecchie lire, è stato De Benedetti, soprannominato «tessera numero uno del Partito Democratico» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lei dopodomani andrà in Europa a parlare di immigrazione, bene, quando incontra la Merkel le faccia questa semplice domanda: tu hai idea di quanto ci si guadagna sugli immigrati ? Il traffico di droga rende meno. Queste parole le pronunciò Salvatore Buzzi, uno dei boss di «mafia Capitale», attualmente in carcere per associazione mafiosa nonché grande finanziatore, Presidente Renzi, del suo partito.
  Non solo: Buzzi era presente alle sue cene di finanziamento, le cene popolari da 1.500 euro a persona. A proposito, quando ci farà avere gli elenchi di chi vi partecipò ? Perché non risponde ? Di cosa ha paura ? Di infastidire qualche suo facoltoso sostenitore o, magari, di far sapere all'opinione pubblica che Buzzi non è l'unico suo commensale che hanno arrestato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ? Sull'immigrazione si fanno più soldi che con la droga: perché a lei questo non glielo sentiamo mai dire ? Perché le abbiamo sempre sentito ripetere che serve più Europa ma mai che sugli immigrati ci si fanno più soldi che con la droga ? Questo è il punto, Presidente Renzi.
  Lei si è appropriato di alcune proposte del MoVimento 5 Stelle, il che, tra l'altro, a noi va benissimo, basta che, appunto, le porti a compimento. Se le ricorda le nostre proposte, dal superamento del Regolamento di Dublino, che voi avete firmato, all'istituzione di quote massime di migranti per Paese ? Tutte soluzioni studiate, presentate e fatte approvare, qui alla Camera, dal MoVimento 5 Stelle. Sono idee logiche, ma fino a quando in questo Paese non verrà spezzato quel legame criminale tra politici e immigrazione, intesa come possibilità di fare affari sui disperati, anche le buone idee da portare in Europa saranno inutili.
  Questo lei lo sa benissimo, ma per squallidi giochi di potere, per osceni calcoli elettorali e sporche manovre di Palazzo, lei sta fermo e immobile, perché rompere quel legame significherebbe rompere alcune alleanze di Governo. Castiglione se lo ricorda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? È sottosegretario del suo Governo, è l'uomo forte di Nuovo Centrodestra in Sicilia: Nuovo Centrodestra, il partito di Alfano, il partito che politicamente la ricatta, un partito che ormai ha più indagati che elettori, un partito, tuttavia, che le consente di approvare le sue leggi al Senato come l'ignobile riforma costituzionale Renzi-Verdini. Castiglione è sempre al suo posto, nonostante sia finito sotto inchiesta nello scandalo del CARA di Mineo, il centro di accoglienza per richiedenti asilo più grande d'Europa. Pag. 11Sempre la stessa storia: politici che favoriscono le cooperative, le quali, ovviamente, restituiscono i favori alla politica. Come ? Assumendo amici dei politici e finanziando i partiti stessi con centinaia di migliaia di euro. Lei andrà in Europa a parlare di immigrazione, ma con quale credibilità ? Ma se li vede Hollande o la Merkel confermare un sottosegretario indagato in uno degli scandali peggiori degli ultimi anni ? Lei non prende posizione su Castiglione perché servono i voti del Nuovo Centrodestra in Senato. Una manciata di voti al Senato per aumentare il suo potere personale valgono la perdita di dignità, Presidente Renzi ? Ma per lei la politica è tutto questo ? Per lei i voti non avranno odore, come il denaro, evidentemente, lo stesso denaro che vi siete spartiti appena tornati dalle ferie qui alla Camera e lei era uno favorevole all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti: esca dal tunnel (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Esca dal tunnel delle menzogne, è una strada che la porterà alla rovina. Lei vive in una tragica condizione, Presidente Renzi: quella dell'impostore costretto ad aumentare ogni giorno la dimensione delle proprie falsità, per dare l'idea di un flusso inarrestabile, un flusso di balle, che ha come unico obiettivo intontire i cittadini, confonderli, distrarli, allontanare il più possibile il giorno del giudizio, che, però, arriverà. Arriverà, Presidente Renzi.
  L'immigrazione clandestina, qui in Italia, è la nuova forma di finanziamento pubblico ai partiti: lo ha detto in Europa ? È tutta una questione di soldi: glielo dica in Europa, dica loro che in Italia, non soltanto gli immigrati, ma anche i malati non sono considerati esseri umani ma mezzi per fare soldi. Proprio ieri hanno arrestato in Lombardia il Vicepresidente della regione, Mantovani, per corruzione. Lo scandalo riguarda appalti truccati sul trasporto dei malati che vanno a fare la dialisi. Mangiare su una rotatoria è osceno, ma mangiare sull'emergenza abitativa, sugli immigrati, sulla sicurezza nelle scuole, sui malati che vanno a fare la dialisi è da miserabili ! Ma non era quello del «Daspo» per i corrotti ? Noi lo abbiamo presentato, il «Daspo» per i corrotti, e il suo partito, Presidente Renzi, l'ha bocciato. Evidentemente il «Daspo», oltre che ai ladri, andrebbe dato a quei politici che annunciano e non realizzano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  A proposito, Presidente Renzi, dica in Europa anche che, con il nuovo Senato che lei e Verdini avete disegnato, lo stesso Mantovani, attualmente in carcere appunto per corruzione in ambito sanitario, sarebbe senatore e nessuno lo avrebbe arrestato. La corruzione nella sanità pubblica ci costa 6 miliardi di euro all'anno: lo sapeva, ma questo non lo dica, in Europa, piuttosto dica loro che, in realtà, per lei il problema non sono i ladri che lucrano sulle sofferenze dei malati, ma i medici che prescrivono troppi esami clinici.
  Lei si vanta di una fantomatica crescita economica nel nostro Paese, secondo il DEF stimata in uno 0,9 per cento. Perché non dice che il Fondo monetario internazionale ha stimato una crescita media dei Paesi dell'Eurozona dell'1,5 per cento ? 3,1 per cento per la Spagna, 1,5 per cento per la Germania, 3,6 per cento per l'Irlanda: cioè, nonostante un petrolio così basso e nonostante una massiccia emissione di capitali da parte della Banca centrale europea, l'Italia cresce solo dello 0,9 per cento ? E lei si vanta di questo dato !
  È come vantarsi che la disoccupazione giovanile sia scesa dello zero virgola qualcosa, quando è ormai ampiamente sopra il 40 per cento. Il dramma è che avete fatto pure questo, proprio voi che nel 2010 chiedevate a gran voce le dimissioni del presidente Berlusconi perché i giovani senza lavoro erano al 29 per cento. La verità è che in questo Paese l'unica cosa che cresce è la paura, viviamo nell'epoca della paura: paura di perdere il lavoro, paura di non trovarlo mai, paura per quel che respiriamo, paura per quel che mangiamo, paura che arriverà il giorno che non avremo nulla da mangiare, paura di ammalarsi, paura di fare un figlio.
  Anche voi, potenti della Terra, avete paura: avete paura di un popolo informato. Pag. 12E anche le lobby delle armi hanno le loro paure: su tutte, quella della mancanza delle guerre. Ma ci sta pensando il Ministro Pinotti a fargliela superare, vero ? Prima parlando di un nostro fantomatico intervento in Libia e ora di un possibile bombardamento in Iraq. Nell'epoca della recessione mondiale, soltanto un'industria non entra mai in crisi, quella della paura. Aumenta il consumo di droga e soddisfa chi ha paura di vivere; aumenta chi compra un'arma, per farsi giustizia da solo, e in tutto questo, però, diminuiscono le risorse per le forze di polizia, per la Guardia di finanza e per i carabinieri, ovvero per tutti coloro che ve ne arrestano uno al giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Così si prendono due piccioni con una fava, non è vero ? Si indebolisce la lotta all'illegalità e, contestualmente, si soffia sul fuoco della paura, perché grazie alla paura si manipola il popolo, grazie alla paura si possono sacrificare le libertà, dal diritto di scioperare a quello di farsi curare gratuitamente. Sulla paura si vincono e si perdono le elezioni, e voi pensate sempre e soltanto a questo. Nell'epoca della paura, le mafie hanno meno ostacoli per infiltrarsi un po’ dovunque, dal Campidoglio al TAV, dagli ospedali agli storici comuni rossi. Si infiltrano sfruttando la distrazione dell'opinione pubblica, occupata a stare dietro alle menzogne dei politici o intenta ad individuare ogni giorno nuovi nemici.
  Oggi, da una parte il buonismo di sinistra e dall'altra la xenofobia dei conservatori più beceri hanno creato un nuovo nemico: l'immigrato. Lei, Presidente, con i poteri forti ci va a braccetto. Lei si scontra con gli operai che perdono il lavoro, con gli insegnanti deportati, con chi sciopera, con gli studenti, con i piccoli imprenditori che combattono contro Equitalia. Lei si scontra con la stragrande maggioranza dei cittadini italiani: mai una volta che si scontrasse con chi, per errore, bombarda un ospedale in Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con chi vuole privatizzare la sanità, con le case farmaceutiche, con i concessionari del gioco d'azzardo. Con loro teme lo scontro, anche se, ultimamente, pare che, più che gli scontri, lei tema gli scontrini. A proposito, tornerà in Parlamento a rispondere nel merito sulle questioni che riguardano le sue spese ai tempi della presidenza della provincia di Firenze ? Suvvia, per lei Marino ha perso di credibilità per delle cene, mentre noi sappiamo benissimo che ha perso di credibilità per molto altro. Non vorrà perdere anche lei i rimasugli di credibilità che le restano per le sue spese pazze ? Torni qui una sola volta: parleremo di tutto quello di cui lei non ha il coraggio di parlare, dai suoi scontrini alle sue telefonate con quel generale della Guardia di finanza al quale confidava le sue manovre di palazzo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) – dica ai suoi di stare calmi ! –, dal suo sostegno al sottosegretario Castiglione al conto che Buzzi ha pagato alle sue cene.
  Ci risponde sempre su tutto ? Risponda anche su questo ! Lo so che vorrebbe abolire l'opposizione, ma difficilmente ci riuscirà, anche perché, avendo militato nel PD nell'era berlusconiana, la parola «opposizione» non le ricorderà davvero nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi siamo questo, l'opposizione, l'unica che lei davvero teme, perché gli altri chi sono ? Alfano ? Ma se sta con lei e si vanta di dettarle l'agenda di Governo ! Berlusconi ? No, con lui c’è profonda sintonia ! Verdini ? Ma se ci ha scritto la riforma costituzionale insieme ! Salvini ? No, con lui ci vota e ci voterà anche oggi il finanziamento pubblico ai partiti !
  Dica tutto questo in Europa e dica anche che, mentre in Germania o in Francia, per assegnare lo status di rifugiato, ci vogliono dai tre ai sei mesi, in Italia ce ne vogliono dai dodici ai diciotto. E quando le chiederanno perché, gli dica che ogni giorno che un immigrato passa di più in un centro, una cooperativa legata a dei partiti politici guadagna 35 euro; la cooperativa, non l'immigrato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !Pag. 13
  Gli dica anche che il MoVimento 5 Stelle ha proposto l'immediata assunzione di 15 mila giovani italiani, formati ad hoc, da inserire nelle commissioni territoriali che devono smaltire le richieste di asilo.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Glielo dica che stiamo studiando problemi su problemi e stiamo individuando soluzioni su soluzioni. Dove troviamo i soldi ? I soldi ci sono: basta tagliare quelle spese folli come quei 175 milioni di euro che lei intende spendere per comprare un nuovo aereo blu per assomigliare ad Obama, come se la qualità di un uomo politico dipendesse dal suo mezzo di trasporto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  La qualità di un uomo politico, Presidente Renzi, si basa sulla congruenza tra quel che dice e quel che fa. Dica tutto questo in Europa e aggiunga che nella bistrattata Italia, nell'Italia di «Mafia capitale», delle mazzette nella sanità, nell'Italia dei funerali mafiosi, vi è chi crede che il proprio voto, la propria onestà e le proprie idee non abbiano prezzo. Buona giornata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO LUPI. Signor Presidente del Consiglio, signora Presidente della Camera, lei ha detto bene nella sua relazione. Nel frattempo che ovviamente si congratulano con loro stessi, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, con il loro provincialismo, Presidente mi permetta solo una cosa, la dico al collega Di Battista, che forse la storia non la conosce. Io sono appena tornato da là, da Auschwitz. Non si permetta più di usare quel termine: insegnanti «deportati» (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC), Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia - Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto), perché la deve smettere. Si faccia un giro ad Auschwitz e poi capirà che cosa vuol dire per un uomo essere deportato, essere ridotto in quelle condizioni umane ! Che cosa vuol dire il frutto dell'ideologia che voi stessi qui rappresentate (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC), Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia - Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto) !
  Mi perdoni, signora Presidente, ma siamo in un'Aula, siamo nell'istituzione, siamo ciò che rappresenta questo Paese. Io credo che ognuno abbia il diritto e il dovere di rappresentare le proprie idee, di rappresentare l'idea di politica che ha. Ma un rispetto, un pezzo di rispetto per la storia dell'umanità e dell'Occidente e per ciò che l'ideologia ha prodotto come frutti negativi contro l'uomo, si deve a tutti. Poi, se il contributo che il MoVimento 5 Stelle vuole dare al Consiglio europeo e al Presidente del Consiglio – perché di questo stiamo parlando – è quello di portare domani nel Consiglio europeo i contenuti del provincialismo che l'onorevole Di Battista qui ci ha rappresentato, i contenuti della campagna elettorale che il MoVimento 5 Stelle si appresta a fare a Roma, ovviamente è libero il MoVimento 5 Stelle di farlo, ma credo che la dignità del nostro Paese, la dignità della politica e la dignità di quello che noi siamo, un grande Paese che è tornato ad essere protagonista dell'Europa, vadano in un'altra strada.
  Fatta questa premessa – ma, mi permetta, la dovevo –, io credo che il Presidente del Consiglio – e il presidente Buttiglione interverrà poi nel merito dei punti toccati nel suo intervento – abbia fatto bene, in quest'Aula e in questo momento, a metà della legislatura, di questa legislatura, a fare un bilancio. E penso abbia fatto bene a fare un bilancio, perché credo che l'Italia, che lei ha detto «aveva ragione» – non i partiti avevano ragione, non i gruppi avevano ragione, non un'identità rispetto all'altra, ma l'Italia aveva ragione –, quell'Italia che aveva ragione ha bisogno che la politica riconosca i motivi per cui c’è un momento in cui, dopo due anni e mezzo di storia politica Pag. 14di questo Paese e di questa legislatura, possiamo tornare a confrontarci con diversità, con durezza, con rozzezza, ma a confrontarci su un giudizio storico sui fatti, che sono più testardi di tutto il resto, un confronto che ci può permettere di guardare al futuro in maniera diversa. Perché l'Italia aveva ragione ? Perché l'Italia, come lei ha detto, è tornata ad essere protagonista in Europa e l'Europa è tornata ad essere più forte e a guardare con più ragione al motivo della propria unità rispetto a prima ? Per un motivo molto semplice. Perché qualcuno in questo Parlamento, sollecitato come sempre da ciò che la politica fonda e da ciò che la politica lega, e cioè dai cittadini, ha capito la lezione. Due anni e mezzo fa avevamo capito che i cittadini ci avevano detto che o la politica tornava a fare la politica, a occuparsi dei fatti, a occuparsi dei bisogni della gente, a occuparsi del bene comune, oppure il baratro sarebbe stato vicino. Due anni e mezzo fa, oppure un anno fa alla campagna delle elezioni europee, tutti noi ci siamo divisi sui temi della campagna elettorale, tra chi diceva che dovevamo uscire dall'Europa, che dovevamo uscire dall'euro, che dovevamo smetterla e dovevamo attaccare gli euro-burocrati, gli euro-contabili e via dicendo, e chi diceva che l'Europa doveva essere cambiata, che l'Europa è sempre stata una grande opportunità per tutti noi, ma dovevamo, come sempre nella vita di ognuno di noi e nella vita della storia dell'Occidente, ritornare ad essere protagonisti. I contabili, i burocrati, non si combattono a parole e non si combattono con discorsi che parlano magari alla pancia, che pure è un elemento importante del corpo dell'uomo, vuol dire che c’è un pezzo di verità; ma si combattono con quanti si assumono la responsabilità di parlare e di guidare un popolo verso il proprio futuro.
  Noi avevamo detto, un anno e mezzo fa, come sempre dividendoci nella politica di questo Paese tra chi finalmente voleva il cambiamento dell'Italia e chi, invece, vuole e continua a volere la conservazione, che, per tornare ad essere protagonisti, per tornare a cambiare l'Europa, dovevamo tornare ad essere, fino in fondo, italiani. E lo abbiamo fatto ripartendo esattamente da ciò che l'Europa ci ha testimoniato in questi anni, e lei l'ha detto.
  Cosa ha messo in crisi l'Europa in tutti questi anni ? L'Europa è stata messa in crisi da due fattori, che lei ha citato e che saranno i due punti di intervento al prossimo Consiglio europeo: l'immigrazione e l'economia.
  Per quanto attiene all'immigrazione, alla frontiera, vi è da dire che la sfida della frontiera nella storia dell'Occidente – pensiamo agli Stati Uniti d'America – è sempre stata divisa da un dilemma: una grande opportunità o una grande paura. Se la frontiera diventa una grande opportunità, i popoli si uniscono e vincono la sfida verso il futuro. Se la frontiera diventa, invece, una paura, ci si richiude in noi stessi.
  Quell'Europa, che aveva cercato, quindici anni fa, di trovare la ragione dello stare insieme e non aveva avuto il coraggio di trovarla (pensiamo alla Carta costituzionale dell'Europa), che aveva pensato che l'unica ragione per stare insieme fossero le opportunità economiche o l'idea di ampliare il mercato attraverso l'allargamento delle frontiere, che aveva solo quella regione, quell'Europa è andata in crisi quando la realtà l'ha travolta, quando le frontiere non sono state più sufficienti. Quando noi, il Ministro Alfano, il nostro gruppo parlamentare, il nostro partito, con forza e con coraggio, dicevamo che Lampedusa non era il confine dell'Italia, ma che Lampedusa era il confine dell'Europa, che l'immigrazione a cui noi stavamo assistendo non era solo un grande problema di immigrazione clandestina, che – lo ripeto – va combattuto con forza, e che stavamo assistendo ad un cambiamento epocale all'interno del mondo, un cambiamento che avrebbe chiesto all'Europa di tornare ad essere Europa o di smettere di essere l'Europa, noi ci siamo assunti la responsabilità di scegliere la politica del cambiamento e del coraggio, anziché la politica della conservazione e Pag. 15della strada più semplice. Abbiamo rischiato il consenso, ci siamo presi insulti, anno dopo anno.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MAURIZIO LUPI. Dopo due anni, signora Presidente, possiamo dire che l'Italia aveva ragione. L'Italia, non Alfano, Lupi, il gruppo di Area Popolare, il Nuovo Centrodestra, questo Governo: l'Italia aveva ragione. Ma, se possiamo dirlo – e concludo, perché questo è il succo dell'intervento politico che volevo fare qui in Aula, grazie anche allo spunto che ci hanno dato i colleghi del MoVimento 5 Stelle –, possiamo farlo non per gratificarci che avevamo visto la strada giusta, perché dire che avevamo ragione e pensare com'eravamo bravi non ci muove, non ci mette in moto. Avevamo ragione vuol dire che abbiamo individuato una strada che non ha un ritorno e che dobbiamo percorrere per andare avanti ! La strada di chi dice facciamo le riforme, cambiamo, ritorniamo – come diceva Giovanni Paolo II, un grande santo – a dire che l'Europa è unita solo se rimette al centro la persona e i popoli ! Un'Europa ritrova la propria forza di affrontare l'economia come un'opportunità per una migliore condizione dei cittadini, di vedere le frontiere come una grande opportunità, di affrontare i drammi, di combattere l'immigrazione clandestina, solo se ritrova la ragione per cui noi possiamo stare insieme.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MAURIZIO LUPI. Concludo. Perché l'Italia deve guidare l'Europa ? Perché l'Italia non ha materie prime. L'Italia ha una sola grande risorsa, che non è una materia prima. La grande risorsa dell'Italia è sempre stata una cosa sola e si chiama persona, si chiama cuore, si chiama ideale, si chiama passione, si chiama volontà (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)), si chiama capitale umano (oggi lo dicono) ! La stessa risorsa che oggi si può permettere a quell'Europa dei burocrati e dei contabili... Sia duro, Presidente del Consiglio (togliamo un minuto al mio collega, presidente Buttiglione) ! In questi casi noi non indietreggiamo di un passo ! Non c’è un burocrate in Europa che ci possa dettare le linee di politica economica del nostro Paese, perché la realtà, anche per loro, deve essere più testarda.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MAURIZIO LUPI. Noi vogliamo andare avanti e farlo con forza e siamo convinti che torneremo a confrontarci e a dividerci, ma torneremo ad avere l'orgoglio di avere passato un pezzetto della nostra responsabilità politica per dire che l'Italia non solo aveva ragione, ma che la politica, anche in questo Paese, è quella politica con la «p» maiuscola, che ha appassionato tutti noi che siamo qui e che è la ragione per cui ognuno di noi, con le proprie capacità, dà questa opportunità e dà un pezzo della propria vita a servire il proprio Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, l'ho ascoltata con grande interesse (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore... Prego, onorevole Brunetta.

  RENATO BRUNETTA. L'ho ascoltata con grande interesse, signor Presidente del Consiglio, e cercherò nel mio intervento di decodificare la sua narrazione.
  Magari mi sbaglio, ma mi è parso di capire questo: sì, è vero, l'Italia non ha politica estera; sì, è vero, l'Italia non ha toccato palla in Europa, perché prima ho voluto rendere credibile l'Italia all'interno, attraverso le riforme, perché, solo dopo questa cura riformatrice interna, l'Italia potrà affacciarsi credibile in Europa. Mi scusi la rozzezza della sintesi, ma mi è Pag. 16parso di capire questo. E, se questo è vero nella sua narrazione, io cercherò di spiegarle come questa sua impostazione sia sbagliata e sia, anzi, esiziale per l'Italia e per l'Europa.
  Vede, alla fine del suo intervento, signor Presidente del Consiglio, lei ha toccato due punti assolutamente rilevanti, anche se ha dedicato a questi punti pochissimo del tempo a sua disposizione: la crescita e il referendum britannico. Vede, la malattia dell'Europa, oggi, è quella della crescita. Non può una grande comunità come quella europea avere risposto alla crisi con sangue, sudore e lacrime e con le politiche restrittive, con le politiche dell'austerità, e avere prodotto i guasti, le tossine, l'antieuropeismo, ma avere prodotto anche la propensione inglese ad uscire dall'Unione europea. Perché, vede, signor Presidente del Consiglio, io credo che quest'ultimo punto, che lei ha toccato molto poco, cioè il pericolo dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, sia il pericolo della fine dell'Europa, perché, se la Gran Bretagna uscisse dall'Unione europea, questo innescherebbe una reazione a catena, che porterebbe poi alla separazione della Scozia e della Catalogna e che porterebbe alla separazione, alla divisione all'interno dell'Europa e alla fuga dall'Europa.
  E questo è il pericolo più grande che noi abbiamo oggi. E questo pericolo è in gran parte dovuto alla risposta che l'Europa ha dato – o, meglio, non ha dato – alla crisi. La risposta tedesca, la risposta dei compiti a casa, la risposta dell'austerità, di sangue, sudore e lacrime, come richiamavo, della ossessiva impostazione della cessione di sovranità richiesta dalla Germania ai Paesi, ai fini della propria egemonia.
  Lei, signor Presidente del Consiglio, non avendo politica estera, non avendo una politica europea, sembra accettare l'Europa tedesca; anzi, ha voluto accettare l'Europa tedesca, per una ragione che chiamerei di sudditanza opportunistica, cioè solo l'Europa tedesca le avrebbe consentito il tempo di prendere potere all'interno del Paese attraverso quelle che lei chiama riforme, che, in realtà, sono, invece, la presa del potere (soprattutto con la riforma elettorale e con la riforma costituzionale) e, in cambio di questa sua presa del potere interno, lei ha, di fatto, ceduto la sovranità del nostro Paese; lei ha di fatto accettato la dominanza tedesca, in cambio della benevolenza tedesca rispetto alla sua politica economica, a quella che lei chiama flessibilità, che in realtà si chiama deficit, che in realtà si chiama acquisizione del consenso in deficit.
  Io credo che questo sia esiziale per l'Italia – perché le sue non sono riforme, sono cattive riforme –, ma sia esiziale anche per l'Europa.
  Vede, in quest'Aula, da questa parte politica, in molte occasioni, c'era stata la disponibilità ad avere una voce comune in Europa. E il tema, signor Presidente del Consiglio, era proprio quello della crescita, della reflazione, cioè quello di chiedere alla Germania di reflazionare, cioè di dimezzare, eliminare, tagliare il proprio surplus, che è oggi, a detta di tutti gli economisti, alla base degli squilibri dell'Unione europea, che è alla base della bassa crescita dell'Unione europea. Io vorrei aggiungere che è anche alla base, oltre che della bassa crescita, della disaffezione crescente nell'Unione europea e, segnatamente, nella Gran Bretagna.
  Vede, un'Unione europea che avesse adottato le stesse linee di politica economica americane della Federal Reserve, che avesse fatto il quantitative easing tre, quattro, cinque anni prima di quanto non abbia fatto Draghi, sarebbe stata un'Unione europea totalmente diversa da quella che lei ha trovato. Sarebbe stata un'Unione europea con più alti tassi di crescita, un'Unione europea con minor disaffezione e, quindi, con minor antieuropeismo, con minori movimenti che avevano come proprio obiettivo la fine dell'Europa. Un'Europa che cresce è un'Europa positiva, è un'Europa che positivamente risponde e può rispondere alle domande separatiste della Gran Bretagna.
  Per questa ragione, la sua scelta, signor Presidente del Consiglio – quella di non fare politica estera, di non toccare palla Pag. 17nell'Unione europea, di non disturbare il manovratore tedesco, di non disturbare l'Europa tedesca, per avere tutto il tempo di una sua personale conquista del potere interno –, io credo che sia grave, un errore per l'Italia, perché questo non servirà all'Italia – difatti, l'Italia è il fanalino di coda tra i Paesi europei –, ma soprattutto non servirà all'Europa.
  Vede, lei ha fatto un cronoprogramma al 2017. Ma il rischio – per una cosa che le dirò adesso – è che al 2017 non ci sia più l'Europa. Infatti, vede, il Paese che era stato leader nell'impostazione della politica economica all'interno della crisi – si legga oggi Il Sole 24 Ore, se ha tempo –, quello stesso Paese, è in grave crisi. La Germania ha crisi di fiducia, crisi nei consumi, crisi di credibilità, crisi etica, dopo il caso Volkswagen.
  E lei avrebbe ceduto la nostra sovranità a un'Europa tedesca, con la leadership stessa che attualmente è priva di identità ? Con che faccia, signor Presidente del Consiglio, andrete a discutere con Cameron domani sul referendum, o meglio, sulla ridefinizione delle condizioni della permanenza della Gran Bretagna in Europa ? Prospettando quale Europa, signor Presidente del Consiglio ? L'Europa della crescita ? L'Europa del riequilibrio e della reflazione tedesca ? L'Europa dell'austerità, del sangue, sudore e lacrime ? O l'Europa che a lei piace tanto, quella che le consentirà, forse, quel piatto di lenticchie di flessibilità, che le consentirà la sua personale gestione della politica economica ai fini del consenso ?
  Questa è oggi la mia analisi, signor Presidente del Consiglio. La sua è stata una scelta scellerata, quella di non avere una politica estera e di non avere una politica in Europa. È stata una scelta scellerata per l'Italia, è stata una scelta scellerata per l'Europa. Al 2017 non si arriverà senza essere presenti, senza essere italiani ed europei. Noi questa possibilità gliela diamo comunque. La nostra risoluzione ha questo come fine, perché sono troppo importanti la politica estera e la politica europea per subordinarle alla sua personale strategia di potere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, sabato scorso ho partecipato alla presentazione di un libro, «Donne italiane a Chicago», che dà uno spaccato molto vivido e reale dell'emigrazione italiana. È servito per riflettere: in cent'anni sono partiti 25 milioni di italiani, attratti, nella partenza, dalla possibilità di avere piroscafi a basso costo. Della serie, la storia si ripete, solo che le partenze non sono le nostre, perlomeno non di questo tipo.
  Non fermarono, queste persone, né i rischi del viaggio, né le condizioni disumane nelle quali venivano trattate a Ellis Island o nelle quali dovevano vivere, perché erano persone che sfuggivano alla fame e in alcuni casi alla guerra, perché la ripresa dell'emigrazione ci fu soprattutto durante e dopo la Seconda guerra mondiale.
  Noi pensiamo allora che affrontare la questione delle migrazioni solo con il discorso delle quote, il discorso della ripartizione delle quote e il discorso di asilo europeo sia importantissimo, ma non sia sufficiente. Noi abbiamo bisogno, come ha detto giustamente il Presidente del Consiglio, di una politica di visione, che impegnerà le generazioni nel prossimo e nel medio futuro, ovvero di una politica di sviluppo dell'Africa. Infatti, se pensiamo che possiamo risolvere questo problema prescindendo dallo sviluppo dell'Africa, siamo gravemente miopi.
  Allora, lei, Presidente del Consiglio, ci ha chiesto di produrre nuove idee e una nuova idea molto importante concerne il fatto che noi ragioniamo in termini europei e in maniera diversa, ma una cosa che noi dobbiamo ribadire con forza qui è che l'Europa destina allo sviluppo delle aree povere del mondo 50 miliardi di euro l'anno, che è una cifra spaventosa, sulla quale non ha nessun controllo. E noi dobbiamo mettere il controllo degli aiuti Pag. 18allo sviluppo che dà l'Europa sotto il controllo dell'Europa stessa. Questo è il primo punto.
  Il secondo punto è che dobbiamo aumentare gli aiuti allo sviluppo e subordinarli a una collaborazione dei Paesi di transito dell'emigrazione. È importante che collaborino con l'Europa per intercettare i flussi e che siano disponibili a ospitare nel proprio territorio uffici per la verifica delle domande di asilo. Infatti, una cosa nuova e importante che l'Europa può fare è mettere dei propri uffici di richiesta di asilo nei Paesi di transito, piuttosto che far arrivare queste persone in Libia dove poi vengono sfruttate e messe in condizioni disumane dagli scafisti.
  Quindi, tre cose importanti chiede Scelta Civica, però chiede al Presidente del Consiglio e al nostro Governo anche che questa situazione di emergenza non venga usata per ridurre le libertà dei cittadini europei, ovvero per ridurre le libertà connesse alla libera circolazione che i cittadini europei hanno nell'area di Schengen.
  Quindi, il primo punto è sviluppare l'Africa. Il secondo, invece, riguarda la Turchia. La Turchia ospita quasi due milioni di profughi. È una cifra immensa. L'Europa deve avere tutto l'interesse affinché la Turchia si evolva in una dimensione democratica europea, perché una parte della Turchia è Europa e noi dobbiamo fare in modo che questa parte prevalga.
  Da questo punto di vista, cosa di meglio, per far prevalere la parte europea, di considerare con grandissima attenzione la domanda di adesione della Turchia all'Unione europea ? Io desidero ricordarvi quali sono i principi dell'adesione di un Paese all'Unione europea e cioè che siano rispettati i principi di libertà, di democrazia e di rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché dello Stato di diritto. Quindi, noi abbiamo un grandissimo interesse che in Turchia succeda questo.
  Infine, una sola riflessione sulle politiche di rigore. Noi non pensiamo che siano fallite le politiche di rigore, noi pensiamo che sia fallita l'imposizione delle riforme attraverso le politiche di rigore e l'esempio degli Stati Uniti è calzante solo se citiamo accanto alle politiche espansive anche la grande attenzione all'innovazione e alla produttività che gli Stati Uniti hanno avuto, perché il rischio è che qui da noi le politiche espansive siano prese solo per aumento della spesa pubblica, come è stato negli scorsi vent'anni.
  Concludo, dicendo che ringraziamo il Presidente del Consiglio per l'ampio respiro e la visione che emerge dalla sua relazione e su questo ampio respiro e su questa visione Scelta Civica c’è (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente del Consiglio, la ringraziamo anzitutto per porre sempre in cima alle sue preoccupazioni quelle che sono le posizioni della Lega; evidentemente la nostra azione politica le dà fastidio e questo ci fa piacere. Io non so se, come lei si è domandato, le posizioni di Matteo Salvini, che sono sempre state coerenti e lineari in materia di immigrazione, appartengano al campo dei miracoli; sicuramente appartiene al campo dell'ipocrisia la sua relazione che ha reso qui, oggi, alla Camera, al campo dell'ipocrisia perché è totalmente distante dalla realtà. Io non so in quale realtà lei viva, onestamente, ma vendere quelle che sono le posizioni che sono incluse in una bozza di conclusioni che il presidente Tusk ha dato a tutti quanti i partecipanti del Consiglio europeo, cercare di far credere ai cittadini italiani e ai partner europei che quelle conclusioni siano frutto di una politica di sei mesi di convincimento da parte dell'Italia nei confronti dei partner è veramente un esercizio di ipocrisia. Come è un esercizio di ipocrisia e anche un esercizio scorretto, secondo me, venire in quest'Aula, raccontare di posizioni che verranno prese che sono diametralmente opposte rispetto a quelle che sono all'interno del documento. Non avete neanche letto la bozza delle conclusioni che il presidente Tusk vi ha inviato e questo è Pag. 19drammatico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !
  Che lei venga qui a raccontare la sua visione... sono qui, guardi... «Task», «Tusk» ma non è la forma... anche lei ogni tanto fa degli strafalcioni in inglese che sono più pericolosi dei miei, qui, oggi, non si preoccupi... Comunque sia, all'interno di questa bozza si legge l'esatto opposto di quello che lei ci ha raccontato, perché si parla di rigore, rigore, cosa chiesta in quest'Aula dal gruppo della Lega più e più volte con delle risoluzioni bocciate dalla sua maggioranza; si parla di controllo rigido delle frontiere esterne dell'Unione europea, anche questo punto più volte richiesto da questo gruppo e non solo da questo gruppo, non sicuramente dai 5 Stelle, ma da altri che all'epoca, in qualche modo, erano nostri alleati in un Governo, e lei questa cosa non l'ha mai sponsorizzata, mai; si parla di respingimenti, cosa che voi, ideologicamente, avete sempre negato e che, invece, sono lo strumento che, in questo momento, l'Europa, il Consiglio europeo dice essere uno strumento fondamentale per il contrasto dei flussi migratori clandestini. Lei, invece, ci viene a raccontare qui che va tutto bene, che la posizione buonista dell'Italia è stata accettata. L'unica cosa che forse è stata minimamente accettata, poi con modalità operative totalmente difformi rispetto al cialtronismo mostrato dal suo Governo, è quella dei ricollocamenti, ma anche qui, smettiamola di prendere in giro gli italiani.
  Lei in qualche modo si autopremia, si convince del fatto che è un grande successo l'aver ricollocato 19 clandestini in un altro Paese europeo, quando, lo stesso giorno, ne sono arrivati 750 di clandestini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Questa è la cifra del fallimento del vostro atteggiamento ipocrita sul tema dell'immigrazione, così com’è ipocrita l'atteggiamento che voi tenete in politica estera. Infatti, c’è stata, all'interno di un Consiglio europeo dei Ministri dell'interno, una decisione quasi unanime sul fatto che la Turchia non è un Paese sicuro e voi insistete nel dire che deve essere un partner nel contrastare l'immigrazione clandestina ! Mettete d'accordo la parte destra del cervello con quella sinistra, perché altrimenti qui ci portate tutti quanti allo sfascio ! Uno sfascio pericolosissimo, tra l'altro, perché negare il coinvolgimento della crescita esponenziale dell'ISIS, negare il coinvolgimento della Turchia nella crescita esponenziale della pericolosità e del fanatismo dell'ISIS è veramente qualcosa di pericoloso in termini di visione della politica internazionale... Presidente, chiederei cortesemente che il Presidente del Consiglio ascoltasse. Ho capito che siamo fastidiosi, però vogliamo essere fastidiosi fino in fondo, non me ne voglia il collega...Vi è poi, tra l'altro, il coinvolgimento di Ankara su un ricatto che il Governo di Ankara sta facendo nei nostri confronti. Infatti, mandare il segnale al Consiglio europeo dicendo: siamo disposti a creare questi hotspots – va bene hotspots, Presidente, è corretto in inglese, sì ? –, però dovete darci dei soldi; no, questo è un ricatto che non sta né in cielo né in terra, soprattutto perché è chiarissimo il convincimento da parte della Turchia di collocare questi hotspots in realtà siriane, quindi in qualche modo utilizzare fondi europei per fare una sorta di invasione, di controllo della Siria, già preparandosi per un eventuale dopo Assad. Noi non siamo disposti a spendere soldi che già non abbiamo, che già voi drenate sistematicamente dalle tasche degli italiani, per una politica espansionista della Turchia, così come non siamo disposti assolutamente ad accettare che un corpo estraneo rispetto a una secolare cultura europea, come la Turchia, entri in Europa; così come non siamo disposti assolutamente a farci prendere in giro dalle sue posizioni ambigue e ondivaghe in tema di contrasto e di lotta all'ISIS, essere gregari o protagonisti di serie B in un contrasto all'ISIS nelle zone dell'Iraq e della Siria, che è chiaramente guerra. Invece, in qualche modo, vi appuntate la medaglia sul petto del fatto che l'intervento in Libia sarà a guida italiana perché quella è peacekeeping, ma è guerra anche quella. Basta, lei ha voluto mandare Pag. 20in qualche modo dei segnali ai suoi partner qui: non mandi dei segnali utilizzando il Parlamento, alzi il telefono e si faccia sentire, se è in grado di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mario Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Dunque il Consiglio europeo terrà un dibattito sulle migrazioni (sarà il tema centrale del vertice), anche se, non dobbiamo dimenticarlo, il referendum nel Regno Unito, previsto nel 2017, che mette in discussione la presenza della Gran Bretagna nell'Unione, non è tema da poco; non si riesce infatti a immaginare un'Europa senza la Gran Bretagna. Indubbiamente, però, il punto focale del Consiglio riguarderà le migrazioni. Affrontare il tema delle migrazioni, confrontarsi con un fenomeno profondamente umano, che più di ogni altro mette in relazione gli aspetti demografici, economici, sociali e culturali di una società, significa rinunciare a una politica nazionale o settoriale, che si preoccupa solo di trovare soluzioni semplici o rapide ai problemi contingenti, e inserire invece questo fenomeno all'interno di un processo di crescita e di sviluppo della nostra umanità e del progetto comunitario dell'intera Europa.
  La decisione di lasciare il proprio Paese per aggiungerne un altro non è sicuramente un fenomeno nuovo: tutta la storia dell'uomo è caratterizzata da una costante mobilità di singoli, di gruppi, talvolta di interi popoli da una regione all'altra della Terra, in fuga dalla guerra o alla ricerca di migliori condizioni di vita. Tuttavia, oggi si tratta di un fenomeno amplificato e reso inevitabile dalle crisi umanitarie, dai cambiamenti climatici, dalla scarsità di candidati a svolgere lavori sottopagati nei Paesi ricchi, dal deficit demografico, che oppone ad un nord che oggi non fa più figli (un vero e proprio inverno demografico) un sud abitato da popolazioni giovani ma senza occupazione e spesso senza futuro. Oggi l'Europa si scopre prima linea di un'emergenza globale, punto di caduta di conflitti che sconvolgono il Medio Oriente, l'Asia, l'Africa.
  Non solo: le migrazioni resteranno il tratto distintivo della nostra epoca, spostamenti di migliaia di persone in cerca di possibilità di vita, di opportunità e di diritti su rotte di morte e di speranza; un fenomeno che, secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, non si arresterà prima del 2050. Fino ad allora, l'Europa dovrà affrontare una serie di aggiustamenti normativi e culturali ed elaborare una strategia complessiva per affrontare scenari geopolitici sempre più fluidi.
  Con colpevole ritardo l'Europa si è resa conto che si tratta di una questione che non può essere limitata ad alcuni Paesi, quelli più vicini e coinvolti nel fenomeno migratorio, ma che tocca e scuote le basi della stessa Europa. Vede, Presidente, nel 1967 io portavo i calzoncini corti (lei non era ancora nato) e le calze traforate di cotone; e un Papa, Paolo VI, scrisse quel monumento al sud del mondo che è la Populorum progressio, nella quale disse ad un certo momento «che i ricchi sappiano almeno che i poveri sono alla loro porta e fanno la posta agli avanzi dei loro festini» In pieno boom economico qualcuno ci disse quello che sarebbe successo vent'anni dopo, quando quella porta verrà semplicemente sfondata.
  Finalmente, con colpevole ritardo, anche il tema dell'emigrazione è divenuto costante fissa dell'azione della struttura dell'Unione europea, che appunto nel luglio 2005 ha deciso di ricollocare 40 mila persone in evidente bisogno di protezione internazionale, termine eufemistico per rifugiati. Incidentalmente, infatti, si ricordi che stiamo parlando di persone e non di numeri, e che la ricollocazione non può avvenire che su base volontaria: come in effetti è avvenuto adesso, con i 19 eritrei, e altri 100 che nei prossimi giorni lasceranno l'Italia per la Germania, l'Olanda e altri Paesi.
  Si tratta di un primo inizio, positivo, che fa sperare in una sempre maggior comprensione del fatto che l'emigrazione Pag. 21non riguarda solo quei Paesi del sud d'Europa, che venivano definiti lamentosi e incapaci, quali la Grecia e l'Italia, e che oggi, anche grazie al lavoro suo e del Governo, non è questo il modo con il quale si definiscono; però evidentemente speriamo che non servano altri stragi e tragedie per continuare a parlare assieme.
  La creazione infatti di uno spazio di libertà, di sicurezza e giustizia, fondato sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà, nonché sui principi di democrazia e dello Stato di diritto, è stata la scelta politica fondamentale dell'Unione europea espressa nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione stessa. Questa scelta dev'essere sempre più sostenuta da reali ed efficaci politiche di cooperazione, in una prospettiva che abbandoni il carattere emergenziale a favore di una strategia di sviluppo fondata sulla sostenibilità nel lungo periodo: perché solo un'Europa unita e solidale può dare futuro.
  Oggi, come già detto dal Presidente Renzi, grazie anche all'Italia l'Europa è finalmente attiva nella riflessione sul che fare nei confronti dei fenomeni migratori; ma si ricordi che vi sono dati oggettivi che fanno sì che questi fenomeni non si possano fermare con un tratto di penna. Dati recenti ci informano che l'intera Africa, per esempio, è elettrificata solo per il 25 per cento, e la percentuale scenderà nei prossimi anni; e chi non ha elettricità è di fatto escluso dal progresso. Ma al tempo stesso, quella parte d'Africa elettrificata è raggiunta dalla connessione Internet, il che significa visione di una realtà che fa sperare in un futuro migliore, e che spinge tanti papà e tante mamme ad affrontare la paura del mare, di un viaggio pieno di incognite e della stessa possibilità di naufragare e di morire, come purtroppo è già troppe volte successo, pur di garantire un futuro ai propri figli e alla propria famiglia.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIO SBERNA. Si aggiunga solo un altro dato: in pochi anni la Nigeria raggiungerà l'intera popolazione dell'intera Europa. Si pensa davvero che dati del genere possano essere ignorati, che si possa dire «a casa», o che il tema sia solo italiano, greco o di altri Stati ? Pare che l'Europa stia comprendendo qualcosa delle implicazioni immense di questa realtà che bussa a quella porta di cui parlava Paolo VI. Speriamo che questa iniziale comprensione si trasformi in iniziative concrete e lungimiranti, frutto di cooperazione e condivisione, e non si trasformi in un ulteriore tradimento della nostra identità cristiano-sociale: identità che richiama costantemente la necessità di fare proprie le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto. Che sia così (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico) !

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghe e colleghi, il mio collega Nicola Fratoianni in dichiarazione di voto poi interverrà e le risponderà su quanto lei ci ha voluto dire riguardo alla posizione italiana sulle politiche migratorie; io vorrei concentrarmi sui temi economici.
  Mi consenta però, Presidente del Consiglio, di dire una cosa riguardo al punto principale della riunione di domani.
  Non è possibile affrontare l'emergenza dei profughi di questi mesi se non si creano subito canali umanitari legali, espressione che lei non ha pronunciato nella sua presentazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) e se non si ha una vera politica comune. Lei dice che Dublino è finita, ho sentito dal collega Migliore parole indignate, caustiche su Dublino, ma vorrei ricordare che la terza versione del regolamento di Dublino è stata varata nel giugno del 2013, quando al Governo non c'era la Lega, ma il Partito Democratico.
  Vorrei ricordarle che, accanto alla ricollocazione dei rifugiati accolti solo in Pag. 22alcuni Paesi, nella discussione di domani vi sarà il tema degli hotspot, che rischiano di essere dei nuovi centri di detenzione e vi sono i rimpatri dei cosiddetti migranti economici. La differenziazione tra richiedenti asilo e migranti economici, signor Presidente del Consiglio, rischia di essere lo strumento ipocrita per limitare l'esercizio di fondamentali diritti umani, soprattutto dove, nella stragrande maggioranza dei casi, il confine tra motivazioni economiche e quelle legate alle persecuzioni è labile e sovrapponibile.
  Vi sono poi domani i temi di carattere economico che voi tratterete e di cui lei ha parlato poco. Qui non possiamo dire altro che l'Europa sta ancora brancolando nel buio. Ad esempio domani, lei non ha proprio citato il tema, si discuterà della proposta della cosiddetta Capital Markets Union, che esprime con forza la confusione di questi anni e anche le scelte sbagliate fatte. L'idea che, per ovviare al problema di credito delle piccole e medie imprese, occorra creare una sorta di inedito sistema bancario ombra, fatto di strumenti finanziari border line, forme di finanziamento a dir poco rischiose e opache è il simbolo di queste scelte sbagliate. Nel mondo, signor Presidente del Consiglio, un sistema bancario ombra esiste già, ed è quello che ha contribuito a creare le condizioni della crisi del 2007-2008. Con la Capital Markets Union si espande ancora di più la finanza privata, mentre si tratterebbe di spostare la liquidità esistente dalla speculazione all'economia reale.
  Primo Ministro, lei dice di avere fatto un sacco di riforme in Italia e anche in Europa ci dicono che dobbiamo continuare a farle, ma la prima riforma che si sarebbe dovuta fare in Europa ed in Italia è mettere le mani nella giungla della finanza speculativa privata, invece niente, non avete fatto nulla ! Una giungla che in Italia lambisce anche le accuse di connivenza con l'economia criminale e la mafia, come ci ricorda l'indagine a carico del vicepresidente di Unicredit; da lei, che manda tweet su qualsiasi cosa, ci saremmo aspettati un commento su un fatto di così enorme gravità, invece niente, neanche una parolina ! Ci vuole spiegare il motivo del suo silenzio di fronte all'accusa di connivenza mafiosa che coinvolge uno dei più grandi gruppi bancari del nostro Paese ? Perché è silente su Palenzona ? Sugli intrecci fra mafia e banche italiane, un gruppo così importante, lei, Presidente del Consiglio, non deve tacere; lei ha il dovere di alzare la voce.
  Renzi, con la Capital Markets Union che discuterete domani voi ribadite in modo ideologico e, direi, ormai in modo quasi patologico l'idea che il mercato risolve tutto, che è una sorta di paradiso, anche fiscale, mentre tutto il resto è inutile, ed è la stessa ideologia e filosofia del Piano Juncker: gli investimenti li fa il mercato aiutato dalla leva finanziaria. Questa visione denota un fallimento totale, il Piano Juncker che voi sostenete è una boiata pazzesca ! Non produrrà investimenti e non aiuterà l'economia reale. Vorrei dire che è la stessa ideologia e la stessa filosofia delle vostre leggi di stabilità, che anche lei oggi ha citato, con gli sgravi alle imprese, sgravi che le imprese intascano e non investono. Servono invece investimenti pubblici, ma non li fate, serve sostenere la domanda interna, anche con la spesa pubblica, ma quella la tagliate, serve una politica progressiva, ma voi ne fate una regressiva, dove rendita e capitale finanziario ci sguazzano. Anzi, vorrei ricordarle che lei ed il suo Governo appena insediato, più di un anno fa, avete sconfessato il Presidente della Commissione Bilancio, Boccia, e l'attuale vicepresidente Fanucci, e messo il veto sulla web tax e avete poi impedito il varo di una vera Tobin tax. Così voi fate un favore a chi non paga le giuste tasse e a chi usa la finanza per fare speculazione.
  Tutto ciò riguarda anche l'Europa e le scelte di cui discuterete domani. Signor Primo Ministro, la sua esposizione è deludente, perché dimostra una ambigua ed ipocrita consapevolezza del tunnel in cui l'Europa si è infilata, una politica economica che deprime la crescita, riduce l'occupazione e fa aumentare il debito pubblico. Lei oggi ci ha detto che la politica Pag. 23economica europea è una politica sbagliata, ma che cosa ha fatto in sei mesi di Presidenza dell'Unione per cambiare questa politica ? Niente ! E perché nel DEF avete scritto che ci vuole coerenza con le regole europee ? Perché a parole dice che quella politica è sbagliata e nei fatti si comporta in modo esattamente opposto ?
  Domani voi discuterete anche del referendum sull'Europa che si farà in Gran Bretagna e ci meravigliamo del vostro aplomb, la nonchalance sulla consultazione inglese, così drammatica e decisiva e che riguarda un Paese fondatore, quando invece avete scatenato l'apocalisse su quello in Grecia, che si limitava a chiamare il popolo a decidere sull'imposizione di politiche economiche ingiuste. Evidentemente per voi i dogmi neo-liberisti sono più importanti del futuro dell'Europa. E domani discuterete anche su come andare avanti, su come completare il processo di costruzione economica e monetaria. Lei ci ha parlato del documento dei cinque Presidenti, che è un documento che sostanzialmente non dà nessuna chance di risolvere il problema di deficit democratico di quest'Europa; ci sarebbe da dire molto ma limitiamoci – concludo – alla questione democratica. Vede, lei, Presidente del Consiglio, non dice mai una parola sul come colmare il deficit democratico della governance europea. Ci sono tanti esempi, uno è quello dell'Eurogruppo, un organismo fondamentale che non ha nessuna regola di funzionamento democratico. Capiamo che dopo aver dissolto la Costituzione nata dalla Resistenza, la questione dell'Eurogruppo vi fa sorridere e vi sembra una minuzia, ma non fa sorridere chi ancora pensa che l'Europa o è democratica o non è. Non fa sorridere i lavoratori che vorrebbero l'Europa dalla loro parte e non dalla parte dei mercati finanziari, non fa sorridere chi sogna un'Europa federale, non fa sorridere chi vuole un'Europa dei cittadini, invece il Consiglio europeo di domani continuerà sulla vecchia strada, anche con il sostegno del suo Governo e questo non fa bene all'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, l'estate europea del 2015 sarà ricordata per due situazioni critiche: la crisi della Grecia, del debito greco che per la prima volta nella storia europea ha messo in forse la permanenza di un Paese membro all'interno dell'Unione, e la crisi dei flussi migratori. In entrambi i casi il nostro Paese ha svolto un ruolo attivo e sul secondo tema, quello della gestione dei flussi, ha mostrato capacità di indicazioni di soluzioni da perseguire prima degli altri: Mare nostrum, il rafforzamento di Frontex e infine il superamento di Dublino. Siamo stati i primi a dire che Dublino era sbagliato, perché quelle regole non potevano che essere trasgredite dalla maggioranza dei destinatari delle stesse. Sono regole in totale contraddizione con i progetti di chi richiede asilo, perché chi assume il rischio anche di morire pur di andarsene dal proprio Paese, figuriamoci se non assume il rischio di essere migrante illegale in Europa. Da qui il rifiuto di farsi identificare per non farsi bloccare in un Paese dove non vogliono stare. Ora si dice Dublino è superato, bene, ma a me pare che abbiamo il dovere di dare un'altra indicazione ancora una volta per primi. Mi spiego, la protezione internazionale per le persone in condizioni di pericolo, in determinate condizioni di pericolo, è un diritto soggettivo riconosciuto, da qui la concessione dell'asilo, ma l'asilo lo concediamo solo quando queste persone riescono a raggiungere un Paese europeo. Come arrivano in un Paese europeo finora sono stati affari loro, non ci hanno riguardato. Allo stesso tempo però prevediamo la missione Eunavfor Med la cui seconda fase è lotta dura agli scafisti. Mi chiedo e le chiedo, signor Presidente del Consiglio, non sarebbe più semplice togliere – e mi scuso per l'espressione – «fatturato» agli scafisti, consentendo a Pag. 24queste persone e creando le condizioni, come ad esempio l'allestimento di centri di accoglienza europei, perché queste persone possano presentare istanza per il visto se non proprio nei Paesi di guerra almeno in quelli di transito, ad esempio il Niger ? È un esempio il Niger, ma ce ne possono essere altri. È questa la richiesta che i socialisti e le socialiste le chiedono di portare al tavolo europeo.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signora Presidente, Presidente del Consiglio, un consiglio le do, da Presidente del Consiglio, di non dire bugie in Aula e soprattutto di non accettare bugie dall'Europa, perché in entrambi i casi il risultato delle bugie formulate in quest'Aula e di quelle accettate dall'Europa sarebbe certamente qualcosa di estremamente negativo per gli italiani.
  Non dire bugie in quest'Aula, non dire bugie in Italia significa non assumere paternità di successo a quello che, purtroppo, è accaduto in Europa. Mi domando se oggi il dibattito al Consiglio d'Europa, che ci sarà domani, avrebbe avuto il contenuto che probabilmente avrà, se non ci fosse stata la crisi siriana, se non ci fossero stati decine e decine di migliaia di profughi che attraversavano l'est europeo. Mi domando, in sintesi, se per assurdo ciò non si fosse verificato, quale sarebbe stato oggi il comportamento dell'Europa: probabilmente, quello che è stato per molti anni, di sostanziale indifferenza nei confronti di quello che accadeva nel Mediterraneo, di isolamento per quello che ci riguardava, di abbandono e di assoluta noncuranza rispetto a problemi che certamente sono di natura epocale e che, in quanto tali, è ancora più grave che l'Europa non abbia mai affrontato.
  Ci si dice che oggi, fortunatamente, l'atteggiamento è diverso. Ci si dice che il risultato di Dublino viene messo in discussione e che questo sarà un nostro merito e merito della fermezza italiana. Bene, questa è una bugia. Ed è una bugia pericolosa, perché determina, in futuro, la incapacità nostra italiana di poter intervenire in Europa per determinare i cambiamenti di politica necessari. E i cambiamenti di politica necessari in Europa non attengono solo alle politiche di dell'immigrazione.
  Lei sa bene, Presidente, che soprattutto da un punto di vista delle politiche economiche vi è bisogno di un cambiamento. Si è discusso di rigore, si è discusso di elasticità, si è discusso della possibilità di avere, nei confronti delle politiche sociali, un atteggiamento diverso, ma lei sa perfettamente che questa è un'Europa che non piace agli europei, questa è un'Europa che piace soprattutto ai poteri finanziari, ed è un'Europa nella quale, sostanzialmente, la sovranità popolare non incide perché viene sottomessa agli interessi economici di pochi.
  E fin quando questa Europa sarà l'Europa nella quale ci troveremo, è evidente che i risultati saranno quelli che lei stesso ha ammesso, e cioè che dal 2008 al 2015 la situazione economica è peggiorata...

  PRESIDENTE. Se può liberare il banco del Governo, grazie.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Non me la prendo col Presidente del Consiglio, ma con chi lo disturba.
  Quindi, riprendo il ragionamento: il dato che lei stesso, Presidente, ha menzionato, e cioè la consapevolezza che la situazione economica europea dal 2008 al 2015 sia peggiorata, mentre ciò non è accaduto negli Stati Uniti, è una consapevolezza che poi, alla fine, deve determinare un risultato. Le politiche economiche europee sono sbagliate perché a decidere sulla politica economica europea non è la sovranità popolare, ma è, viceversa, un piccolo cerchio di persone che decidono solo per tutelare interessi di pochi.
  Noi queste parole non le abbiamo sentite da parte sua, e quindi vi è un sostanziale silenzio rispetto ai problemi che devono essere affrontati. Guardi, Presidente, nel momento in cui si raccontano bugie in Italia e nel momento in cui si Pag. 25accettano bugie dall'Europa, ad essere sconfitta sarà soprattutto l'idea che, dell'Europa, hanno i cittadini che hanno creduto in essa. E quindi ad essere definitivamente sconfitta sarà anche la possibilità che la situazione economica europea possa migliorare per i cittadini, soprattutto per i cittadini ! Se questo non avverrà – e io spero che lei domani possa affrontare con durezza e con sincerità questi argomenti – purtroppo noi continueremo a parlare di crisi in Europa ancora per molti anni.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ignazio Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, il problema dei flussi migratori è stato un'emergenza drammatica per il nostro Paese e per l'Europa in questa torrida estate, e adesso, forse, per il «generale inverno», ci sarà una piccola sosta. E, allora, è ora il tempo di intervenire. Finalmente l'Europa, grazie, purtroppo, a delle morti di innocenti bambini, ha preso coscienza del problema e lo ha reso europeo. Il prossimo Consiglio europeo è, pertanto, un'ulteriore tappa, prima ancora di quella di Malta dell'11 novembre, per rafforzare quanto è stato fatto, ma, più che altro, promesso.
  Noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie, signor Presidente, non vogliamo assolutamente sottovalutare l'azione del suo Governo per portare oggi l'Europa sulle posizioni che lei da tempo indicava e che spesso trovavano sordi gli altri rappresentanti europei, ma sicuramente non basta. E, allora, oggi le nostre richieste sulla tematica che stiamo affrontando sono due, oltre a chiederle – e questo con vera forza – di continuare quella politica liberale di riforme che è così importante per il nostro Paese.
  La prima è quella di continuare in Europa a far sentire forte la voce del nostro Paese, sia per le problematiche dell'immigrazione che per il rispetto che gli sforzi economici che gli italiani hanno fatto sino ad oggi meritano. È sicuramente finita la discesa, ma la risalita non permette soste ed interruzioni, e la prossima legge di stabilità, i cui contenuti liberali noi di ALA stiamo guardando con molta attenzione, riteniamo possa essere la vera occasione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Per l'immigrazione, infine, signor Presidente del Consiglio, una richiesta: aumentino i centri di identificazione. Non è corretto permettere a chi arriva di non essere identificato; facciamone due o tre a provincia, prima della prossima estate. Coinvolgiamo le prefetture, svegli il suo Ministro sul punto ! Potremo così, e concludo, capire chi scappa veramente, chi scappa da una guerra o chi, invece, furbescamente, viene in Italia, perché, come ha detto lei, noi siamo orgogliosi del grande cuore che gli italiani hanno nel prendere e nell'accogliere questa gente, però, come lei stesso ha detto, non possiamo prenderli tutti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, ha ragione quando dice che l'Europa non può rincorrere le emozioni di turno. L'Europa deve dotarsi di una politica strategica, è verissimo, ed è lodevole che l'Italia, in così poco tempo, stia contribuendo a scrivere questa nuova politica strategica dell'Europa. Lo si vede bene nelle politiche migratorie: solo fino a qualche mese fa, diversi Paesi si voltavano dall'altra parte, negavano le questioni, negavano quanto la questione migratoria fosse prioritaria anche e proprio per l'Europa.
  E la cosa particolarmente positiva è che oggi, invece, quegli stessi Paesi, in primis la stessa Germania – mi rivolgo al collega Brunetta, giusto per fare riferimento anche agli interventi tenuti precedentemente Pag. 26–, stanno condividendo quelle misure che l'Italia sta proponendo da tempo per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori, e dunque in materia, ad esempio, di sistema del diritto di asilo, come ripartire equamente per una ripartizione dei migranti a livello europeo, come organizzare gli hotspot, come predisporre misure di accoglienza umana; tutte questioni che l'Italia ha messo all'ordine del giorno da tempo.
  Finalmente, iniziano a capire che è fondamentale quanto lei, Presidente Renzi, diceva sin dal suo insediamento e che ha ripetuto anche oggi nel suo intervento, cioè quanto ci sia bisogno di una politica che affronti in modo deciso le cause che determinano i vari flussi migratori, e che dunque metta al centro le politiche per il Mediterraneo e che si rivolga, in particolare, e veda al centro le politiche di sostegno ai processi di dialogo dei Paesi dai quali i vari flussi migratori partono.
  Allora, è positivo che anche altri Paesi, che fino a qualche tempo fa si trinceravano dietro al Regolamento di Dublino, adesso scoprano che quei conflitti in Medio Oriente o in Africa sono conflitti anche nostri, conflitti dei quali ci dobbiamo occupare e dove dobbiamo dare una mano per aiutare a risolverli.
  Allora sono positivi i progressi che l'emissario dell'ONU, Bernardino León, sta ottenendo in Libia. Per la prima volta c’è un piano volto a costituire un Governo di unità nazionale, basato sul dialogo e sul reciproco rispetto. È chiaramente importante che venga stilato quanto prima tra le parti coinvolte, ma è necessario che l'Europa intervenga e accompagni questo processo di pace, anche con aiuti economici e finanziari.
  Così come è fondamentale che l'Europa sostenga un altro Paese chiave nella regione: la Tunisia. La Tunisia è stata bersaglio di tentativi brutali di destabilizzazione e, ciò nonostante, il Paese è riuscito con orgoglio e con forza, continuando sulla sua strada di democrazia e libertà. C’è bisogno di continuare a sostenerla e condivido, Presidente, la sua gioia nell'attribuzione del Premio Nobel al Quartetto per il dialogo nazionale tunisino.
  Così come c’è bisogno di una politica che porti avanti il processo di Khartoum, iniziato dall'Italia nel corso del semestre di Presidenza europeo, perché l'Europa troppo a lungo si è trincerata in una politica troppo autoreferenziale, mentre con il processo di Khartoum l'Europa ha ritrovato il dialogo con i Paesi africani. Ed è positivo che questo dialogo si riproponga anche nel prossimo vertice a Malta il mese prossimo e, anzi, mi auguro che diventi una sorta di tavolo permanente.
  Ma vengo alla questione siriana. Ci troviamo di fronte ad un bivio. L'entrata in scena della Russia ci pone di fronte a due prospettive, una molto negativa, una invece positiva. Sarebbe negativa se degenerasse in una terribile spirale di provocazioni e di incomprensioni reciproche che farebbe sì che un conflitto già esplosivo andasse ben oltre i confini della Siria e diventasse un'accelerazione di conflittualità tra la Russia, da una parte, e Stati Uniti ed Europa dall'altra. Sarebbe una deriva che avrebbe conseguenze difficilmente prevedibili, ma una deriva alla quale non posso credere, mentre ritengo che ci debba, invece, essere il massimo impegno per sostenere l'altra ipotesi. E, dunque, dobbiamo lavorare in modo da imboccare una strada che ci consenta di realizzare un processo di dialogo e di riappacificazione, così che la Russia possa esprimersi come Paese pronto al dialogo e possa esprimere, invece, un contributo nella soluzione del conflitto.
  Allora è chiaro che, da un lato, dobbiamo negare e dobbiamo ribadire che sono inaccettabili i bombardamenti da parte russa. Condanniamo chiaramente questi attacchi e queste provocazioni, che purtroppo sono spesso una costante nella politica di Putin. Infatti, è chiaro che abbiamo da sostenere nella regione tutti coloro i quali combattono il terrorismo e, quindi, dobbiamo sostenere quelle forze locali anti-ISIS, così che si rafforzino e avanzino. Quindi i peshmerga curdi in questo senso sono uno degli alleati e, Pag. 27viceversa, il comportamento, appunto, della Turchia di Erdogan, in questo contesto, anche questo è pericoloso e incomprensibile.
  Ma deve essere chiaro che non può essere una soluzione solamente militare. L'esperienza dell'Iraq e dell'Afghanistan lo insegna bene: la soluzione alla fine deve essere politica e diplomatica. E nel processo di dialogo, che porti ad una soluzione politica, deve fare parte, a mio parere, anche la Russia di Putin. Così come – può piacere o non piacere – anche Assad deve fare parte del processo di dialogo, perché – è inutile negarlo – dopo quattro anni e mezzo di guerra civile, Assad rappresenta ancora una realtà politica in questo conflitto e, di conseguenza, ne va tenuto conto. È chiaro, però, che lo scenario a cui puntiamo deve prevedere alla fine un processo di pace, in cui Assad non può ricoprire nessun ruolo di guida in Siria, perché è tutt'altro e non sarebbe spiegabile ai tanti alleati che in questi anni si sono opposti al dittatore.
  Ma le priorità adesso sono due: fermare il califfato e fermare al più presto un conflitto che sta scuotendo il mondo. Le conseguenze di questa guerra le vediamo quotidianamente nelle nostre frontiere, nelle nostre stazioni, nei nostri centri di accoglienza. Per troppo tempo in troppi in Europa hanno fatto finta che quella siriana non fosse la nostra guerra. Invece, purtroppo, lo è, ecco perché è ora di agire, è ora di avviare un processo di dialogo in Siria, che porti ad un processo di pace, un processo di pace cui va invitata a partecipare anche la Russia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente. Signor Presidente, ho condiviso il suo intervento, in particolare la forte spinta ad un'Europa sociale, dopo il tempo, troppo lungo, consumato all'interno di una visione monodirezionale, quella di un'Europa della finanza. Questa attenzione al sociale non può non partire da un corretto governo del drammatico fenomeno dell'immigrazione, così come ci sembra fondamentale riuscire a far ripartire un'idea federalista, che non sia solo la ripetizione rituale di una antica intuizione, quella di Spinelli, ma rappresenti un obiettivo concreto e condiviso. L'Italia è un grande Paese, ma nella politica globale del tempo nuovo è una piccola penisola nel mondo. Anche gli altri Stati europei sono piccola cosa nel mondo. L'Europa unita è qualcosa che ha senso.
  Ma c’è un altro aspetto, Presidente, su cui è forte la mia condivisione, ma che vorrei incoraggiare a sostenere nel Consiglio europeo: il nostro rapporto con il Mediterraneo e non solo in chiave di emergenza migratoria. Ha fatto bene a ricordare la scelta del comitato dei Nobel che ha conferito ai quattro cittadini tunisini – lo ricordava la collega – il prestigioso riconoscimento per la pace. Credo che il valore del Nobel stia nel voler raccontare che il mondo guarda questi quattro campioni della società civile tunisina come a degli eroi normali, protagonisti di un ceto medio da incoraggiare e da sostenere, perché solo dove esiste un ceto medio esiste una democrazia. L'Italia, ma anche l'Europa, dunque, hanno nel Mediterraneo il loro destino. Non comprendere questo è un errore forse irrimediabile. Che la fredda Oslo ci venga a ricordare, con il Nobel, l'importanza per noi del Mare nostrum e che invece alcuni Paesi del Mediterraneo, talvolta, stentino a comprenderla, è cosa che ci deve far pensare.
  Registro con piacere, e concludo, che il Governo italiano ha scelto di caratterizzare la sua politica estera con il Mediterraneo. Su questa linea, Presidente Renzi, troverà sempre la nostra attiva condivisione.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Berlinghieri. Ne ha facoltà.

  MARINA BERLINGHIERI. Presidente, il prossimo Consiglio europeo è incentrato, in modo particolare, su come proseguire l'impegno europeo in materia di immigrazione e crisi dei rifugiati. Si tratta di un Pag. 28nuovo banco di prova per l'Europa nel definire una strategia globale sul tema, con uno sforzo che deve andare al di là degli interventi di tipo emergenziale, rispondendo alla sfida dei massicci flussi migratori, in modo da sostenere un'azione complessiva e determinata nel tempo. È un impegno sempre più orientato e aderente alle linee di indirizzo sollecitate dal nostro Paese, un riconoscimento importante del ruolo svolto dall'Italia, che trova conferma anche nell'ambito del programma di lavoro della Commissione europea per il 2016. Il Prossimo consiglio europeo fisserà importanti indirizzi e interventi anche in vista del vertice di novembre a La Valletta. Definirà, infatti, aspetti della strategia globale contenuti nell'Agenda europea della migrazione, riflettendo sui primi risultati raggiunti circa i reinsediamenti e le deroghe al Regolamento di Dublino. Il piano europeo sta andando verso la direzione giusta, importanti passi avanti sono stati fatti, adesso occorre lavorare affinché si approdi a un vero e proprio status europeo di rifugiato e al diritto di asilo comune europeo, che richiede la revisione complessiva del Regolamento di Dublino; un sistema che, come ha ben ricordato il Presidente del Consiglio, è già superato nei fatti. L'urgenza di approntare una strategia europea sulle migrazioni che non sia solo gestione dell'emergenza ci porta però a riflettere sul ruolo che l'Italia deve avere nel determinare le politiche europee e su quale agenda il nostro Paese può e deve mettere in campo per riformare l'Europa, perché è chiaro a tutti che non è solo sulla gestione dei flussi migratori che noi siamo chiamati a svolgere un ruolo di impulso in Europa. Penso al nostro ruolo nell'imprimere una svolta in favore di una politica estera e di difesa comune europea. È evidente l'importanza di un nostro contributo sui temi della governance economica che concili interessi nazionali e interessi europei, in un rapporto di collaborazione tra Governo e Parlamento per riformare la governance europea sia a livello economico, che istituzionale. Ed è proprio in tal senso che vanno le proposte del Governo italiano, contenute nel contributo trasmesso ai Presidenti lo scorso maggio, volte a promuovere una più efficace governance economica attraverso il rafforzamento della cooperazione tra i Parlamenti nell'implementazione coordinata delle riforme strutturali.
  Dobbiamo dunque lavorare per far sì che l'Unione europea sia all'altezza delle sfide dell'oggi, perché sia un'Europa molto più efficace ed efficiente di questa; un'Europa che ci serva in fretta, come il sottosegretario Sandro Gozi ha efficacemente affermato nei suoi recenti interventi. Abbiamo davanti a noi grandi sfide: il referendum nel Regno Unito, la revisione degli obiettivi finanziari pluriennali europei, le elezioni del 2017 di Germania e Francia, la valutazione sul funzionamento del fiscal compact, fino alle celebrazioni del 2017 dei sessant'anni del Trattato di Roma del 1957, appuntamenti che richiamano l'urgenza di approfondire il dibattito su dove va l'Europa e ripensare il modo in cui l'Europa e le sue istituzioni funzionano.
  In tal senso sono le linee di indirizzo segnalate dal sottosegretario per le politiche e gli affari europei Sandro Gozi, soprattutto laddove ci avverte come si possano ancora sfruttare al massimo le regole del Trattato di Lisbona attuato solo in parte e che tuttavia occorra lavorare per preparare il terreno per una nuova revisione dei Trattati proprio a partire dal 2017.
  Occorre dunque ripartire dal lavoro svolto dal nostro Esecutivo durante la Presidenza italiana del semestre europeo e dal contributo italiano alla riforma dell'Unione economica e monetaria, soprattutto in considerazione del fatto che alcune proposte europee messe in campo, per quanto utili, risultino invecchiate precocemente. Ci servono una governance economica più democratica, un maggiore intervento per la definizione di politiche sostenute da risorse del bilancio europeo, per affrontare la disoccupazione, in particolare quella giovanile, rinnovati interventi di sostegno in favore delle fasce sociali più vulnerabili, completando il Mercato unico europeo e potenziando le Pag. 29difese dello Stato di diritto per una nuova politica di promozione dei diritti fondamentali in Europa. Infine, affinché il processo di consolidamento dell'unione politica si realizzi in maniera efficace, è necessario che siano contrastate le credenze populistiche ed euroscettiche. Dobbiamo impegnarci per dimostrare concretamente ai cittadini europei i vantaggi dello stare insieme e allo stesso tempo evidenziare i rischi che possano derivare da un'inerzia che si trascina nel tempo e che rischia di relegare l'Europa ad un ruolo marginale a livello internazionale.
  Per questo motivo è indispensabile che i Parlamenti svolgano una funzione attiva promuovendo tutte le sedi di confronto e discussione come quella di oggi, utili ad aiutare i cittadini europei a capire la reale portata delle sfide da affrontare e per comprendere appieno rischi e vantaggi delle scelte che siamo chiamati a compiere.
  Per far fronte a tutto questo l'Europa dovrà aumentare l'integrazione politica attraverso il rafforzamento della legittimità democratica e delle sue istituzioni. È inutile illudersi: non ci sono risposte adeguate che si limitino a livello nazionale e che possano prescindere dalla dimensione europea alle questioni che dobbiamo affrontare e che appartengono alla sfera della globalizzazione. I nostri interlocutori hanno dimensioni largamente superiori a quelle dei singoli Stati membri dell'Unione europea. L'avanzamento dell'integrazione è un obbligo.
  Ecco, io credo che, in questo percorso di maggiore integrazione politica, il Parlamento italiano dovrà avere un ruolo da protagonista perché tradizionalmente tra i Parlamenti europei ha sempre svolto un ruolo attivo particolarmente incisivo ed è tuttora fra i Parlamenti più forti ed attrezzati anche per quanto concerne il rapporto con i rispettivi Governi.
  Nel pensare all'Italia al ruolo da protagonista che si vuole avere, mi sento infine di ricordare che, per compiere questo percorso, è anche necessario continuare a lavorare sul piano nazionale e costruire una forte politica europea italiana, lavoro che Governo e Parlamento hanno già avviato fin dal loro insediamento, dando piena attuazione agli strumenti legislativi in essere e che ha portato il nostro Paese a farsi promotore della recente dichiarazione comune dei Presidenti delle Camere di Italia, Francia, Germania e Lussemburgo, sottoscritta alla Camera dei deputati, o ancora che ha portato all'adesione al Brevetto unico europeo proprio con il lavoro di sistema auspicato dal Presidente del Consiglio che ha visto il Governo pronunciarsi per l'adesione dopo aver acquisito il parere del Parlamento.
  In questa direzione le scadenze di Roma 2017 sono per noi una bella occasione di impegno e una sfida: consolidare la politica europea del nostro Paese perché sia forte e chiara, capace di rispondere alle urgenze ma anche capace di visione di lungo periodo. Il 2017 – e concludo – potrebbe essere il momento in cui il nostro Paese, forte del lavoro che sta facendo, si faccia protagonista del rilancio dell'Europa federale e della costruzione degli Stati Uniti d'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Berlinghieri.
  Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Avverto che sono state presentate le risoluzioni Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00166, Fedriga ed altri n. 6-00167, Scotto ed altri n. 6-00168, Brunetta ed altri n. 6-00169, Sorial ed altri n. 6-00170, Abrignani ed altri n. 6-00171 e Rampelli ed altri n. 6-00172 (Vedi l'allegato A – Risoluzioni). I relativi testi sono in distribuzione.
  Prendo atto che il Governo non intende replicare.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 30

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Svolgo un richiamo al Regolamento sul rispetto dei tempi assegnati ai gruppi parlamentari. Prendiamo atto che il Governo, con 30 minuti assegnati, abbia la facoltà, senza nessun tipo di avviso da parte della Presidenza, di sforare di 2 minuti e mezzo durante la discussione.
  Ma quello che ci lascia ancora più perplessi è la discrepanza con cui lei, Presidente, ha deciso di concedere al gruppo Area Popolare, su 7 minuti assegnati, ben 3 minuti aggiuntivi. Prendiamo atto che questo costituisca un precedente. Pertanto, le chiediamo di comprendere come mai, all'interno della discussione che si è svolta poc'anzi, ai vari gruppi parlamentari è stata segnalata la scadenza dei termini con ripetuti scampanellii, ma nel caso di Area Popolare si è proseguito oltre i 2 minuti dopo il secondo scampanellio.
  Le ricordo che, in discussioni precedenti, interventi del nostro gruppo, per una mancanza di rispetto dei tempi, sono stati troncati in sede di discussione. Io le chiedo questo perché comprendiamo e rispettiamo il Regolamento nel momento in cui vengono assegnati dei tempi. Noi giustamente ci stiamo adattando a rispondere alle esigenze di tempistiche corrette. Pertanto, anche l'intervento precedente del MoVimento 5 Stelle è stato ampiamente nei tempi.
  Non discutiamo dei 20, 30 secondi con cui si sforano gli altri interventi, ma dare 3 minuti a un gruppo che ha diritto a 7 minuti credo che costituisca un precedente importante. Pertanto, su questo noi torneremo per pretendere, in alcuni casi, che lei ci faccia concludere i nostri interventi, visto che un gruppo di maggioranza, come Area Popolare, pur essendo ridotto nei ranghi, con numeri decisamente inferiori rispetto ai nostri, ha avuto sostanzialmente un tempo analogo a quello assegnato al MoVimento 5 Stelle.
  Se di rispetto del Regolamento si deve parlare, io pretendo che lei ci dia una spiegazione riguardo al fatto che ha concesso 3 minuti aggiuntivi al gruppo Area Popolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, lei avrà potuto constatare che io ho richiamato il deputato Lupi più volte a concludere.
  Dopodiché, io la ringrazio per aver sollevato questo punto, perché è evidente che i gruppi devono attenersi ai tempi stabiliti dal contingentamento. Quindi, rispetto a questo e senza che costituisca alcun precedente, io invito il gruppo di Area Popolare a contenere il proprio intervento in dichiarazione di voto, tenendo conto proprio di quello che lei sta evidenziando rispetto all'utilizzo in eccesso che è stato fatto nella fase della discussione generale.
  Quindi, la ringrazio per questo e mi auguro che il gruppo Area Popolare si regoli di conseguenza nella fase di dichiarazione di voto. Chiaramente questo non rappresenta un precedente in termini di compensazione.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente. Intervengo solo per farle rendere conto che il precedente non viene segnalato e viene ritenuto tale a sua discrezionalità, ma viene identificato nel momento in cui avviene. Essendo avvenuto un precedente in Aula dal punto di vista dei tempi ed avendo lei permesso che questo accadesse, naturalmente non è che lei può dichiarare che sia un precedente o meno. Ma attestiamo nei fatti e nella storicità di quello che è successo in quest'Aula che è avvenuto questo precedente. Quindi, noi chiederemo, ogniqualvolta ci saranno nostri interventi, di non essere interrotti e di avere la stessa discrezionalità che lei ha applicato ad alcuni interventi in quest'Aula.
  Io le voglio anche ricordare che, in data 29 luglio 2015, proprio da questo banco, proprio in quest'Aula, io venni interrotto anticipatamente rispetto al mio intervento, nel momento in cui stavo espletando la mia funzione e facendo una dichiarazione Pag. 31nei confronti di quella che era la risoluzione del 12 luglio, qui presente il Ministro Padoan.
  In quella situazione ero stato fermato anticipatamente rispetto alla conclusione del mio intervento. Quindi, è stato applicato un trattamento completamente differente. E da oggi in poi, essendo stato dichiarato il precedente in quest'Aula e avendo dato per l'appunto tre minuti in più ad un gruppo parlamentare, noi, ogni qual volta scada il tempo, le chiederemo di non scampanellarci, anzi permetterci di finire il nostro intervento nella misura di almeno il 50 per cento del nostro tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie signora Presidente. Prima di tutto voglio assicurarle che ogni suo scampanellio sarà da me osservato con religiosa devozione. Quindi, non esiste problema su questo. Ma vorrei anche fare un richiamo al Regolamento perché la gestione dei tempi degli interventi è per prassi consolidata, oltre che per Regolamento, affidata alla prudente discrezionalità del Presidente dell'Assemblea. Quindi, vorrei che non si stabilisse un precedente, ma in senso opposto, cioè nel senso che qualcuno sia autorizzato a cronometrare i tempi degli interventi e a dire al Presidente: «ha dato venti secondi di più a quello, quaranta secondi di più a quello». Sarebbe una cosa contraria al Regolamento e contraria alla consuetudine parlamentare consolidata. I tempi li amministra il Presidente dell'Assemblea e nessun altro, a suo insindacabile giudizio.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, articolo 39, comma 2. Così, quando intervengo sul Regolamento, come è stato chiesto più volte dalla Presidenza, cito l'articolo di cui voglio trattare, a differenza del collega Buttiglione. Evidentemente, non serve, per alcuni colleghi di maggioranza, citare l'articolo quando si interviene sul richiamo al Regolamento. «Trascorso il termine, il Presidente, richiamato due volte l'oratore a concludere, gli toglie la parola». Allora, io, ovviamente, la ringrazio se lei ha cambiato prospettiva di valutazione degli interventi e delle discussioni in quest'Aula rispetto alla scorsa settimana quando evidentemente ha usato un metro nelle decisioni totalmente difforme rispetto a quanto avviene quest'oggi. Mi auguro che tale sensibilità politica, che non ha dimostrato nelle precedenti sedute, malgrado anche una lettera del mio gruppo, a mia firma, che le ricordava che 17 minuti per discutere lo ius soli erano un po’ pochi e che sei emendamenti erano pochi, a discapito dei precedenti che, invece, ne avrebbero consentiti anche di più, venga ripercorsa anche da qui in futuro perché, ovviamente, permettere a un gruppo o a un collega di parlare e motivare il proprio intervento è una cosa importante per la discussione in quest'Aula. Ci auguriamo, quindi, che oggi si crei un nuovo precedente che non sia il precedente della scorsa settimana che è stato assolutamente umiliante per quest'Aula e per il dibattito di quest'Aula.

  MAURIZIO LUPI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO LUPI. Grazie signora Presidente, per confermarle quanto lei ha detto e per ribadire che, sia il presidente Buttiglione, che il sottoscritto, non solo conoscono bene i regolamenti, ma li hanno applicati per cinque anni da Vicepresidente della Camera, sia io, che il presidente Buttiglione, in quest'Aula. Sappiamo i regolamenti, li conosciamo. Lei è intervenuta diverse volte a richiamarmi e io stesso, se si va a vedere nel verbale del mio Pag. 32intervento, ho detto che eventualmente avremmo accettato la disponibilità a ridurre, anche se questo non è ovviamente previsto dal Regolamento, il tempo a disposizione della dichiarazione di voto, che è 10 minuti per il nostro gruppo. Quindi, le confermo la disponibilità, condividendo il fatto che non sia un precedente – il mio gruppo aveva 7 minuti in discussione generale e 10 minuti per dichiarazione di voto, c’è poi una prassi, come ricordava il presidente Buttiglione –, e poiché in questo caso, il richiamo c’è stato, la nostra assoluta disponibilità in via eccezionale a ridurre l'intervento di 10 minuti in dichiarazione di voto a 7 minuti, per compensare complessivamente, anche se è un'eccezione, il tempo che ho utilizzato in più nel mio intervento. Quindi, le chiedo scusa se ho sforato per 3 minuti nel mio intervento, ma non me ne ero accorto. Le ribadisco la disponibilità di tutto il mio gruppo e mia personale, per lo stesso argomento e per lo stesso oggetto, perché non è un altro oggetto, a ridurre da 10 minuti a 7 minuti la dichiarazione di voto.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Crippa, se è sullo stesso tema, no. Io le ho già dato la parola, se è sullo stesso argomento, abbiamo già chiarito. Quindi, la ringrazio, ci consenta di continuare. Se è un altro tema, d'accordo, ma se è sullo stesso abbiamo già chiarito.
  È un altro tema ? Prego.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, nella logica del richiamo al Regolamento del collega Buttiglione che esulava un po’ dal richiamo al Regolamento fatto in precedenza, vorrei ricordare al collega Buttiglione che i tempi vengono presi in maniera puntuale dagli uffici della Camera...

  PRESIDENTE. L'abbiamo già chiarito, però.

  DAVIDE CRIPPA. Pertanto, non è a discrezione di un gruppo parlamentare dire 30, 20 o 50 secondi. Collega Buttiglione, basta andare a chiedere i report dei tempi.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00166.
  Il Governo esprime parere contrario sulle risoluzioni Fedriga ed altri n. 6-00167, Scotto ed altri n. 6-00168, Brunetta ed altri n. 6-00169 e Sorial ed altri n. 6-00170. Sulla risoluzione Abrignani ed altri n. 6-00171 il Governo esprime parere contrario sulle premesse e parere favorevole sugli impegni se riformulati nel seguente modo. Al primo capoverso, dopo le parole: «ad assumere in seno al Consiglio europeo», aggiungere le seguenti: «le iniziative necessarie per attuare pienamente il recente accordo sull'asilo e l'immigrazione». Poi eliminare dalle parole: «un atteggiamento» fino alla parola: «instaurare». E quindi l'impegno proseguirebbe con: «un efficace ed egalitaria sinergia».
  Il Governo propone di sopprimere il secondo capoverso, esprime parere favorevole sul terzo capoverso e propone la riformulazione del quarto nel modo seguente. Anziché: «a manifestare, in seno al Consiglio europeo...», inserire le parole: «ribadire la proposta di procedere».
  Il Governo propone, quindi, di eliminare il quinto capoverso, mantenere il sesto e riformulare il settimo, sostituendo le parole: «a fare tutto quanto possibile...», con le parole: «a proseguire il lavoro volto ad evitare».
  Il Governo propone di riformulare l'ottavo capoverso nel senso di impegnare il Governo «a proseguire, nell'ambito dell'ONU, Pag. 33il dialogo con Stati Uniti e Russia per dare luogo ad un fronte comune...» e poi continuerebbe come nel testo originale. Al nono capoverso la riformulazione proposta prevede di eliminare, alla terza e quarta riga, dalle parole: «in ciò sostenendo» fino a: «NATO» e poi proseguirebbe come nel testo originale. Se queste riformulazioni sono accettate il parere è, lo ripeto, contrario sulle premesse e favorevole agli impegni così riformulati.
  Il Governo esprime parere contrario sulla risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00172.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente, ci sono voluti due anni dalla tragica strage di Lampedusa, dove persero la vita oltre 360 persone, per dire che quella dei flussi è una questione europea e non di uno o di singoli Paesi. Quasi due anni in cui l'Italia è stata lasciata a lungo sola ad affrontare quotidianamente il salvataggio, l'accoglienza e la gestione di migliaia di persone in fuga dalla guerra, dalle barbarie, dalla violenza e dalla morte. Ora i nostri appelli all'Europa hanno finalmente trovato risposta, gli accordi di Dublino che sembravano intoccabili sono ora riconosciuti da tutti come superati e quanto dicevamo allora in assoluta solitudine è cosa ormai condivisa.
  La decisione del Consiglio dei ministri dell'interno UE del settembre scorso per il ricollocamento dei profughi e richiedenti asilo è un primo fondamentale passo avanti, anche se la resistenza dei singoli Paesi c’è, così come la nascita di nuovi muri e barriere. Ora c’è l'Europa, speriamo che ci siano anche i diversi Paesi membri. Auspico che nel vertice di domani ci siano delle prese di posizioni chiare, anche a costo di arrivare a una decisione a maggioranza come ha suggerito l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri Federica Mogherini, ma spero in una condivisione politica e in una successiva traduzione normativa, senza lentezze. L'Italia ha una tradizione di solidarietà e di accoglienza della quale dobbiamo andare fieri, così come siamo andati fieri dell'operazione Mare Nostrum che ha permesso di salvare migliaia di vite umane e che è stata esempio e guida per rafforzare e modificare un po’ la missione Frontex.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PIA ELDA LOCATELLI. Non ci siamo mai tirati indietro, anche quando eravamo soli, speriamo di riuscire ad andare avanti, anche contro una parte dell'opinione pubblica italiana. Noi socialisti voteremo a favore della risoluzione proposta dalla maggioranza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marguerettaz. Ne ha facoltà.

  RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Grazie, Presidente. Di fronte al dramma degli immigrati, l'Italia è la frontiera dell'Europa. Dinanzi ai profughi, alle richieste di asilo, noi siamo l'Europa e, come autonomie esposte ad una posizione di confine, riteniamo indispensabile che l'Unione europea individui politiche di accoglienza nei confronti dei richiedenti asilo e, nel contempo, adotti misure rigorose e condivise contro il traffico di migranti, per un'efficace politica in questo senso. È una scelta ineludibile, che come minoranze linguistiche della Valle d'Aosta, del Trentino e dell'Alto Adige sosteniamo pienamente. Riteniamo che il diritto all'asilo sia l'istituto giuridico che possa e debba rappresentare pienamente la nostra visione dell'Europa, unito, però, nei casi dovuti, a rigorose azioni di rimpatrio. Il Consiglio europeo del 15 ottobre si colloca in un momento essenziale per l'Italia, con la definizione della legge di stabilità. È una legge di stabilità preannunciata come passo strutturale e coerente alle politiche Pag. 34di sostegno alla crescita che il Governo ha fin qui adottato. Tali politiche, unite alle riforme, hanno consentito all'Italia di avere un ruolo importante e decisivo nel porre all'attenzione dell'Unione europea la priorità di politiche convergenti attive a sostegno di un'evoluzione positiva del ciclo economico, del coordinamento delle politiche fiscali, di sviluppo del sistema infrastrutturale europeo come capitoli fondamentali per la crescita dei Paesi membri e come uniche scelte possibili per politiche di bilancio sostenibili. Le criticità che interessano l'Europa sono una delle ragioni che richiedono con urgenza una nuova prospettiva, regole innovative e di riforma del sistema del governo dell'Unione economica e monetaria. Anche sotto questi profili, il Governo italiano ha richiamato la Commissione europea a un ruolo propositivo e di iniziativa in termini di risorse di politiche strutturali. Per queste ragioni, voteremo a favore della risoluzione di maggioranza, che abbiamo sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Grazie, Presidente. Dico subito che accettiamo la risoluzione della maggioranza e accettiamo la riformulazione proposta della nostra risoluzione, che ovviamente voteremo. Lo facciamo con lo spirito di chi intende dare un sostegno a chi oggi è venuto in Parlamento non a cercare i voti della sua maggioranza ma è venuto con un discorso che ritengo si faccia carico delle aspettative del popolo che governa. Oggi noi, più che mai, abbiamo bisogno di un Paese che si presenti unito al tavolo europeo, non soltanto per rivendicare le posizioni ma anche per indicare una strada. Una strada che è anche quella che deve dire «no» ai muri che, con risposte strambe e anacronistiche, alcuni Paesi hanno voluto dare, in questa fase di grande di confusione e in questa fase di grande divisione tra i Paesi stessi dell'Unione europea, come risposta a un fenomeno che la storia si incaricherà di definire come epocale. Non sono i flussi migratori che abbiamo conosciuto fino ad adesso, ma si tratta di una ricomposizione del nuovo mondo, anche attraverso lo spostamento di persone che, per ragioni legate alla loro condizione di vita disagiata nei luoghi di origine, intendono non copiare i nostri stili di vita ma certamente intendono vivere delle condizioni migliori, come quelle che noi oggi viviamo in Europa. Allora, la domanda che ci poniamo è la seguente: ma è mai possibile che un'Europa, che è stata capace di allargare a ventisei, facendo una spesa enorme per mettere dentro interi Stati, non sia capace di dare una risposta ferma, precisa e coerente in tema di accoglienza a un flusso che è così epocale ? Ed ancora: qual è la ragione ?
  Per questo noi vogliamo dare un'indicazione chiara, che non ci permette di muoverci lungo le direttrici della repressione dei fenomeni del traffico, del terrorismo, della fame, essendo fallita quella sorta di cooperazione internazionale che parlava con gli Stati e che non riusciva a dare risposte in termini effettivi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. E allo stesso tempo l'accoglienza e l'integrazione, sistemi di gestione moderni, che non possono – e concludo – essere lasciati nelle mani di chi... Io non voglio criminalizzare le cooperative sociali, ma è mai pensabile che un fenomeno del genere possa essere gestito da chi non ha le capacità manageriali per gestirlo al meglio, poiché non è più un fenomeno congiunturale ma si appresta ad essere strutturale ?

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. E allora col nostro voto noi vogliamo dare un segnale molto chiaro al Governo e al suo Presidente del Consiglio, che quando verrà in Parlamento avrà bisogno di essere più forte con i suoi...

Pag. 35

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, siamo qui per articolare e motivare il nostro voto contrario alla risoluzione della maggioranza, e contestualmente a fare dei ragionamenti che più o meno coinvolgono e rafforzano le proposte di risoluzione presentate dalle opposizioni, la gran parte delle quali vedranno comunque il nostro voto favorevole.
  Nel dibattito di stamane io ritengo che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi abbia messo in mostra una per una tutte le sue peggiori caratteristiche. Se volessimo sintetizzarle, potremmo dire che la sua è stata una relazione divisiva e comiziale; e in tutti e due i casi, in tutte e due le definizioni penso che ciascuno dei parlamentari, certamente i parlamentari dell'opposizione si attendevano qualcosa di più incisivo. Perché c’è una sensibilità – almeno per quel che riguarda Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, ma sono convinto che questa sensibilità sia diffusa a trecentosessanta gradi – ad andare a sostenere il proprio Governo anche se è un Governo capitanato dal segretario nazionale del Partito Democratico, quindi un Governo capitanato da un avversario politico, nel momento in cui si espone nell'ennesimo Consiglio europeo; peraltro convocato per affrontare e puntualizzare vicende particolarmente importanti per l'Italia, perché sono esattamente le vicende strategiche di cui stiamo soffrendo ormai da qualche anno.
  Ma se si vuole compattare il Parlamento non si viene a comiziare. Se si vuole una sorta di sostegno aggiuntivo rispetto a quello della propria maggioranza non bisogna fare interventi divisivi: bisogna avere anche la capacità dell'autocritica, bisogna essere realisti e pragmatici. Del resto, se così fosse andata la relazione del Presidente del Consiglio non avremmo sentito toni anche molto aspri nel dibattito parlamentare; e io piuttosto che replicare con toni aspri, vorrei nei contenuti far capire che le considerazioni fatte da Matteo Renzi non stanno né in cielo né in terra.
  Intanto, ricordo che sulla richiesta di revisione del regolamento di Dublino – di cui più volte abbiamo parlato in questi anni, a prescindere da chi abbia avuto la responsabilità nel corso degli anni di sottoscrivere accordi comunque maturati in contesti internazionali totalmente difformi rispetto all'attuale drammaticità dei flussi migratori – non abbiamo raggiunto alcun risultato, se non a sei mesi di distanza una ancora insufficiente e rarefatta disponibilità di un pezzo d'Europa, peraltro controbilanciata da una indisponibilità di una altrettanto importante e maggioritaria parte dell'Europa, che non vuole procedere alla revisione del regolamento di Dublino.
  Renzi non ci ha detto nulla al riguardo, non ci ha svelato le tecniche che intende mettere in campo per essere efficace e portare a casa, per l'Italia e per i Paesi del Mediterraneo, un risultato positivo. Non abbiamo ascoltato nulla di particolarmente convincente per quel che concerne gli accordi di riammissione; e quindi la nota vicenda dei rimpatri, che pure ha animato il Consiglio d'Europa nel giugno scorso, con degli indirizzi molto chiari, che si infrangono contro la pervicacia, l'insolenza del Governo a conduzione Renzi. Io voglio ricordare che noi abbiamo avuto un Fondo rimpatri, alimentato peraltro dai fondi europei: non sono soldi nostri, lo sono solo in parte.
  L'Europa alimenta, e non da oggi, il Fondo per i rimpatri e i Governi di centrosinistra hanno pensato bene, con una delle leggi di stabilità, di azzerare il fondo rimpatri e di indirizzare i soldi per i rimpatri sulle politiche per l'accoglienza, probabilmente commettendo qualcosa che teoricamente va contro le indicazioni dell'Europa. Quindi l'Europa ci conferma a giugno scorso che dobbiamo procedere nella direzione dei rimpatri e noi in buona sostanza non possiamo far altro che esibire solo qualche migliaio, se non vado errato sono circa tremila, di rimpatri di persone che non avevano il diritto di permanere sul suolo italiano.Pag. 36
  Allo stesso modo il Presidente Renzi non ci dice nulla in ordine ai numeri giganteschi e alla loro lettura politica che si impongono all'attenzione di ciascuno di noi e di ciascuna forza politica. Nel 2014 noi abbiamo avuto 170 mila migranti che sono approdati sulle coste italiane, di questi solo 64.886 – mi riferisco al 2014 perché i dati del 2015 sono ancora incompleti – hanno fatto domanda, e di queste ne sono state esaminate solo 36.330. Intanto vorrei far presente che tra le 64 mila domande e i 170 mila immigrati c’è un leggero divario, per cui dobbiamo mettere subito in conto che oltre 100 mila di essi non hanno neanche fatto la domanda, erano qui in Italia, anzi probabilmente buona parte di loro è ancora in Italia, e questo dato va incrociato con una lettura comparata, quella dei 98 mila posti per l'accoglienza che oggi possiamo esibire e che sono, rispetto al 2011, cresciuti esattamente di 90 mila unità. Rispetto al 2011 siamo passati da circa 11 mila posti di accoglienza a circa 99 mila. Quindi noi accogliamo e ricoveriamo anche persone di cui sappiamo benissimo non esistere alcun titolo e alcun diritto per restare in Italia.
  Di fronte a ciò nessuno risponde, ma neanche in modo strutturale o culturale se preferite, nel senso che non si discute proprio di quella parte di migranti che vengono in Europa e in Italia, attraverso la porta d'accesso rappresentata dall'Italia, solo per ragioni di carattere economico. È come se non esistessero, si parla solo dei rifugiati o dei richiedenti asilo, ignorando il fatto che sulle 36.330 domande di richiedenti asilo esaminate nel 2014, vi sono stati 13.327 dinieghi, circa il 30 per cento, mentre le risposte positive sono invece 21 mila, ma di queste risposte solo il 10 per cento, 3.649, sono risposte che riconoscono definitivamente il diritto da parte del migrante ad ottenere dall'Italia la protezione internazionale, perché le altre, la gran parte, il 90 per cento, seguono la rotta della protezione sussidiaria, che ha un tempo di tre anni e poi va rinnovata o, addirittura quello della protezione umanitaria, domanda che andrebbe reiterata ogni 365 giorni per essere rinnovata.
  È un guazzabuglio inestricabile di fronte al quale il Governo non ha saputo convincere neanche sé stesso della bontà delle azioni intraprese, figurarsi, dal momento che si dichiara inconsapevole, se possa riuscire a convincere qualcuno in Europa rispetto a un suo modello di riferimento. Non è stato fatto nulla, dicasi nulla, per sollecitare la lotta ai trafficanti di uomini compresi ovviamente gli scafisti, che sono il braccio armato di questo traffico criminale che produce – anche da questo punto di vista non c’è stata autocritica – migliaia e migliaia di morti. Ho sentito il collega Gennaro Migliore poco fa citare una definizione che è nostra, il Mar Mediterraneo come la più grande fossa comune della storia contemporanea, ma non si possono prendere i meriti di aver salvato delle vite umane senza contemporaneamente sentirsi responsabili delle vite umane che non sono state salvate e che ammontano a decine di migliaia a causa del modello farraginoso quanto inefficace che è stato messo in campo dall'Italia.
  Concludo, penso che il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto coalizzare l'intero Parlamento per andare in Europa e presentare non le ragioni di un'ideologia ma le ragioni dell'Italia e dell'Europa meridionale di fronte a questi flussi ingestibili. Ha perso per l'ennesima volta una grande occasione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signora Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, qualcuno potrebbe anche definire come rituali i ricorrenti dibattiti parlamentari in vista dei Consigli europei; essi sono invece a nostro giudizio la prova evidente che il confine tra politica interna e politica comunitaria è ormai così labile che neppure si vede più. La seconda è un modo di essere della prima e viceversa. Pag. 37Questo confine diventa invece sempre più marcato nella comunicazione della cattiva politica, quella di chi indica l'Europa come un nemico minaccioso, tutt'al più un luogo nel quale andare a battere i pugni sulla tavola; di chi si nasconde dietro stucchevoli liturgie e lamentazioni auto-assolutorie; di chi è europeista a giorni alterni, a seconda del barometro degli umori e degli interessi di parte. La prospettiva europea costituisce invece a nostro giudizio una vocazione irrinunciabile e irreversibile per il nostro Paese. E chi lavora contro di essa, in tutti i modi possibili, lavora semplicemente contro il Paese ed il suo futuro, senza se e senza ma. Questo è il nostro principio ispiratore, che per noi vale molto di più di ogni pur giusta critica a ciò che fanno o non fanno i vari organismi comunitari. Riteniamo che il nazionalismo non faccia parte del codice genetico dell'Italia. E quando esso riemerge – come accade in questo tempo – palesa la sua vera natura. Non è l'esagerata esaltazione di uno spirito della Nazione, ma il ripiegamento nella ricerca di un nemico esterno utile per potersi nutrire delle paure e delle ansie di chi fa più fatica a stare al passo con questi tempi di grande e tumultuoso cambiamento. Non si può essere europeisti à la carte, tutto si lega oppure tutto si sfalda, dipende dalle scelte che si fanno. Noi siamo perché tutto si leghi e cioè perché ogni tassello del mosaico europeo trovi il proprio posto nella faticosa costruzione di un mosaico che sarà unitario ed armonico oppure non sarà.
  La proposta di risoluzione della maggioranza – nella quale ci riconosciamo – impegna il Governo su alcuni di questi tasselli ma non trascura la filigrana del disegno generale. Il tassello prevalente oggi è quello dell'emergenza migratoria, che anche per merito del Governo e del Parlamento italiani è stato assunto – come infatti è – quale tema europeo e non nazionale. La risoluzione dà mandato al Governo di sostenere i punti principali indicati nei documenti preparatori del vertice: cooperazione con i Paesi terzi per il contenimento dei flussi; rafforzamento della protezione delle frontiere esterne anche attraverso il rafforzamento di Frontex; strategia per la gestione coordinata degli afflussi e, nei casi prescritti, dei rimpatri; attivazione degli hotspot; attuazione del piano di ricollocazione dei rifugiati presenti in Italia e in Grecia; nuova disciplina europea sul diritto di asilo, che noi speriamo posa consistere nella possibilità di fare richiesta nei Paesi di transito, nei viaggi sicuri e di un database europeo.
  Un insieme di azioni, queste, ispirate ai principi di responsabilità e realismo, che raccolgono molte proposte da tempo discusse e condivise anche in quest'Aula.
  Ma noi sappiamo che le migrazioni hanno natura di fenomeno strutturale e che le emergenze, delle quali le nostre popolazioni hanno evidenza anche fisica nei rispettivi territori (spesso peraltro esagerata da una comunicazione sguaiata), hanno però la propria radice in processi ben più diffusi e radicali di cambiamento negli assetti del mondo.
  Nessuna strategia, pur necessaria, di gestione delle emergenze sarà dunque efficace e significativa se l'Europa non coglierà il senso delle due sfide globali e storiche che essa ha di fronte: la sfida dei diritti umani, che non può essere assunta a fasi alterne e secondo interessi di bottega, e quella che deriva dalla combinazione dei processi demografici, economici, energetici e ambientali. Questi processi – proiettati al vicinissimo 2050 – disegnano un mondo che non assomiglia per niente a quello conosciuto e che spazzerà via con la forza della storia ogni muro e ogni falsa certezza, Frontex o non Frontex, se l'Europa non comincerà seriamente a fare ciò per cui esiste e cioè rialimentare i propri valori di civiltà, trovare nuovi equilibri, muoversi con lungimiranza, intelligenza, coraggio e creatività, cogliere le opportunità che producono futuro e non solo le grandi criticità che scatenano la paura.
  Condividiamo ed apprezziamo in questo senso la centralità che il Governo attribuisce all'Africa. La questione africana – con la sua punta avanzata costituita dalla sponda sud del Mediterraneo, il nostro mare domestico – è l'epicentro ed Pag. 38insieme il paradigma dei processi storici di cui prima parlavo. L'Italia è il Paese del grande Giovanni Bersani, che nel 1975, con la mitica Convenzione di Lomé, ha iniziato ad impostare una straordinaria cooperazione euro-africana. È il Paese ove si è costruita la duratura pace del Mozambico. Dall'Italia sono partiti – e ancora oggi partono – missionari e volontari religiosi e laici che tengono viva – non sempre con il sostegno delle istituzioni, almeno fino agli ultimi anni – la meravigliosa esperienza della cooperazione di comunità. In Italia hanno studiato e studiano molti giovani africani, futuri leader di un continente in rapida trasformazione. Tutto questo patrimonio va rilanciato come un ponte tra l'Africa e l'Europa e anche come base per una cooperazione che può diventare – e sta già diventando – opportunità di crescita economica di interesse comune e con un profilo etico che contrasti le forme scandalose del neocolonialismo di rapina.
  Si pongono in questo scenario anche le responsabilità europee ed italiane di fronte alla drammatica situazione della Siria, dell'Iraq e della Libia e di fronte alla necessità di contrastare la minaccia del terrorismo di matrice fondamentalista.
  Avremo altre occasioni per discutere di questo e di esprimere, se del caso, specifici nuovi indirizzi parlamentari al Governo.
  In questa sede ci limitiamo a riconfermare che la soluzione non può che essere ricercata in una logica di coesione internazionale. Iniziative unilaterali – come da ultimo ha affermato il nostro Presidente della Repubblica – non conducono a risultati solidi, ma semmai rischiano di peggiorare un quadro già drammatico e complicato. La stessa azione militare, se affidata a iniziative spot come ora sta accadendo e se al di fuori di una strategia condivisa, definita e fondata su una preminente visione politica, rischia di rispondere a ragioni di parte e di provocare danni devastanti ed effetti drammatici sia sul piano umanitario, che politico.
  Sosteniamo dunque la posizione prudente, ma non remissiva assunta fin qui dal nostro Governo e confidiamo – per quanto concerne la Libia – che le recenti notizie del possibile accordo raggiunto tra le parti sul terreno possano essere confermate e rendere così praticabile una iniziativa internazionale a guida italiana per la ricostruzione civile e materiale di quel Paese.
  Un secondo tassello del mosaico è costituito dalle prospettive di rafforzamento della governance europea nel campo economico e finanziario.
  Siamo d'accordo che la governance, come diceva poco fa il Presidente Renzi, sia strumento e non fine della politica comunitaria; tuttavia, è un tema non secondario. Noi condividiamo la strategia su due livelli: salvaguardare l'Unione, negoziando con i Paesi in dubbio, come l'Inghilterra, forme realistiche e ragionevoli di compromesso, da un lato, e rafforzare la cooperazione politica ed economica della zona euro, dall'altro.
  Sotto questo secondo importante profilo, la risoluzione di maggioranza recepisce molte delle proposte concrete emerse nel recente dibattito pubblico in Italia e in altri Paesi europei, e in particolare in alcuni articoli scritti, con la conoscenza dei meccanismi e la sensibilità che lo connotano, dall'ex Ministro Enzo Moavero. Vorrei qui richiamare due di questi punti. Primo: un bilancio comune della zona euro...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LORENZO DELLAI. ...presidiato da una sorta di Ministro dell'economia che sia anche interlocutore politico della BCE. Secondo: la correlata possibilità di un debito pubblico della zona euro che finanzi investimenti per la crescita e la competitività.
  Signora Presidente, il nostro gruppo parlamentare incoraggia, dunque, il Governo a proseguire sulla strada intrapresa ed oggi ulteriormente precisata dalla risoluzione che la Camera adotterà, sempre tenendo presente la necessità di coniugare idealità con realismo politico. E, tuttavia, occorre anche andare avanti...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

Pag. 39

  LORENZO DELLAI. ... perché il costo politico, economico ed umanitario della «non Europa» incomincia a diventare insostenibile e pregiudizievole per il futuro. Sappiamo che l'Europa è chiamata a questo cammino nel momento di maggiore gracilità delle proprie cosiddette famiglie politiche, ognuna delle quali in grande crisi di identità e di rapporto con la propria matrice culturale originaria.
  E le leadership nazionali – concludo, Presidente –, che pure oggi sostengono quasi per intero l'impatto con le opinioni pubbliche sempre più inquiete, non possono da sole, alla lunga, sostenere la durezza delle decisioni di lungo periodo che devono essere prese.

  PRESIDENTE. Concluda.

  LORENZO DELLAI. Per questo, costruire Europa vuole dire, prima di tutto, ritornare ad investire sulla cultura, sul coinvolgimento, sulla partecipazione, in poche parole sulla buona politica. Riformismo nelle istituzioni...

  PRESIDENTE. No, deve concludere.

  LORENZO DELLAI. ... riforma della politica e riforma dei meccanismi della rappresentanza: tutto si lega o tutto si sfalda. Noi lavoriamo per la prima di queste due ipotesi, sostenendo il Governo in questa legislatura e preparando – per quanto compete a noi – un cantiere democratico popolare che concorra a proiettare nel futuro un centrosinistra unito, moderno e plurale (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Oggi devo dire che l'intervento del Presidente del Consiglio ha svilito, per l'ennesima volta, la dignità di quest'Aula e, credo, l'intelligenza dei colleghi. Qualcuno, supinamente, lo ha applaudito in senso acritico rispetto alla follia di potere e di onnipotenza che il Presidente del Consiglio, ogni volta che viene in quest'Aula, dimostra e sfoggia.
  È riuscito a parlare di fratelli e sorelle, come se fosse il Santo Padre. È riuscito a dire che, risolti i problemi dell'Italia, adesso si occuperà di Europa e del mondo. Quando il Presidente del Consiglio diventerà imperatore del mondo, ovviamente, ne prenderemo coscienza e gliene saremo grati. Purtroppo, però, in questo momento, stiamo parlando della vita concreta dei nostri cittadini, stiamo parlando della vita concreta di persone che vengono perseguitate in aree del mondo che l'Italia e l'Europa, per molto tempo, hanno abbandonato.
  Se il Presidente del Consiglio fosse una persona seria, oggi sarei preoccupato per le politiche che Governo e maggioranza stanno portando avanti. Ne sono, ovviamente, comunque preoccupato, ma ho la consapevolezza che non è un disegno di Renzi, perché il Presidente del Consiglio brancola in un buio disperato, ma, semplicemente, è l'inadeguatezza della classe dirigente del nostro Paese, che pensa di inseguire le mode del momento e di farsi accogliere nella grande burocrazia europea, nelle grandi lobby europee, come grande pensatore e grande difensore dei diritti mondiali; questi diritti che vengono calpestati quotidianamente nel nostro Paese e in altre aree del mondo, che, come dicevo, vengono abbandonate.
  Queste sono parole e considerazioni, Presidente, che non vengono solo dalla Lega, ma che vengono da persone che vivono in quei territori e chiedono aiuto all'Occidente, chiedono aiuto all'Europa, chiedono aiuto all'Italia, per essere aiutate a non essere estirpate dalle loro terre. Il vescovo di Aleppo ci ha ricordato più volte che l'aiuto che bisogna dare non è quello di accogliere chiunque nei nostri territori, ma di andare a difendere il diritto di esistere soprattutto dei cristiani nel Medio Oriente, cristiani che stanno venendo estirpati dalle loro terre, estirpati dalle loro famiglie, abbandonati a se stessi (Applausi Pag. 40dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  E cosa ci propone il Presidente del Consiglio oggi ? La grande alleanza con la Turchia. Turchia, Paese che sta portando avanti una politica assolutamente dubbia e assolutamente nebulosa rispetto alla vicinanza con l'estremismo dei tagliagole islamici dell'ISIS. E la soluzione che oggi ci propone Renzi è l'apertura alla Turchia ! Mi sembra geniale. Evidentemente non sa di quello che sta parlando. Incomincio a non fargliene una colpa, ma a essere compassionevole verso un Presidente del Consiglio che non si rende conto di cosa sta parlando e soprattutto di dove stanno portando le politiche del Governo.
  Come dicevo prima, sarei preoccupato se pensassi ci fosse un disegno, ma capisco che in questa mente che oggi ci ha parlato il disegno non può esserci. Sarei preoccupato perché abbiamo in contemporanea diverse posizioni e diversi voti drammatici, portati avanti da questo Parlamento, che fanno intravedere all'interno del nostro Paese un disegno chiaro di colonizzazione e una sostituzione della nostra popolazione. Abbiamo un disegno di accoglienza, per il quale siamo l'unico Paese dalle porte aperte indistintamente. Malgrado quanto ci voglia vendere Renzi e quanto ci voglia vendere il Governo, nessun altro Paese in Europa ha utilizzato la politica delle porte aperte a chiunque e ha fatto entrare chiunque sul proprio territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Solo l'Italia !
  Dall'altro lato, abbiamo l'approvazione, proprio nella giornata di ieri, dello ius soli, ovvero questo è un disegno a lungo termine, se ci fosse un disegno – ripeto –, ma sono sicuro che non sia nella testa di Renzi, perché per il disegno ci vuole quel passo successivo che, purtroppo, manca alla Presidenza del Consiglio di questo Paese. Ma – dicevo – sarei preoccupato, perché abbiamo politiche sulla famiglia che vengono totalmente abbandonate, la nostra gente che viene disincentivata a fare crescere la popolazione, a fare crescere i nostri figli, ad avere nostri figli, e, dall'altro lato, ci viene venduta, come grande risoluzione di questo problema, l'arrivo di immigrati, anche clandestini – per Renzi è indifferente –, e al contempo si dice: sapete cosa vi dico ? Vi do la cittadinanza facile.
  Io mi domando se queste scelte politiche portate avanti non siano pericolose a medio e lungo periodo. Io penso di sì. Io penso che, quando si portano avanti delle scelte che non guardano alla nostra popolazione, ma addirittura cercano di importare nuova popolazione, il problema si presenta.
  Noi stiamo portando avanti una battaglia e quando ci dicono che siamo intolleranti, che abbiamo paura del diverso e altro, ovviamente lascia il tempo che trova. Penso che questi ragionamenti siano assolutamente di buonsenso e penso che, di fronte a tali ragionamenti di buonsenso, non possa essere impedito di avere diritto di parola e di presenza all'interno delle istituzioni democratiche. Lo dico con chiarezza alla Presidenza e a tutti i colleghi. Chi vuole tappare la voce a chi la pensa in modo diverso, come reazione – sicuramente da parte della Lega Nord – non avrà un servile sissignore, ma avrà delle proteste veementi, che continueranno anche all'interno di quest'Aula. Infatti questo non è un nostro diritto: è un nostro dovere fare parlare all'interno delle istituzioni democratiche chi non la pensa come il pensiero unico che ci vogliono vendere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !
  E chi si rende responsabile, anche rappresentando istituzioni di garanzia di questo Paese, di volere tappare la bocca ha una responsabilità politica enorme e noi non taceremo con la minaccia di qualche giorno di espulsione in più da quest'Aula. Ce ne freghiamo ! Noi abbiamo la schiena dritta per difendere, non il diritto della Lega Nord, ma di tutti quelli che hanno voglia e sentono il dovere di parlare e di sapere dire anche di no.
  E noi diciamo di no oggi, esattamente – e devo dirlo a differenza di quanto ha Pag. 41detto il Presidente del Consiglio – come dice di no la stessa Europa. Altro che avallare le politiche dell'Italia ! Noi abbiamo avuto una rappresentazione grottesca di un Ministro dell'interno che va a festeggiare 19 immigrati eritrei che vengono trasferiti in un altro Paese, quando, lo scorso anno, sono arrivati 170 mila immigrati e quest'anno ne arriveranno 200 mila ! E questo va a festeggiare 19 immigrati eritrei che partono ! Siamo alla farsa generale !
  Siamo al paradosso ! Un po’ di dignità ! Non per le persone che ricoprono quelle posizioni e quei posti di potere, ma semplicemente per l'istituzione che viene rappresentata: un Ministro dell'interno che si comporta in questo modo non umilia solo se stesso – questo lo ha già fatto abbastanza –, ma umilia l'istituzione del Ministero dell'interno, che deve garantire sicurezza e deve essere rispettato dai nostri cittadini, perché dà risposte ai nostri cittadini.
  Allora, quando Renzi ci dice che l'Europa avalla le nostre politiche, l'Europa oggi, invece, ci racconta che i confini devono essere difesi, non aperti ! È l'Europa che ci dice che Schengen non prevede soltanto la libera circolazione all'interno dei confini europei, ma anche l'obbligo dei Paesi confinari di difendere i confini europei. Quando venivamo tacciati di essere dei pazzi e folli perché dicevamo che bisognava fare i rimpatri forzosi per chi è presente illegalmente sul territorio nazionale, in quest'aula, molti colleghi – quelli onesti intellettualmente possono testimoniarlo – ci deridevano: ma quali rimpatri ? Tutti qua, evviva ! Sono sicuro che hanno festeggiato molte cooperative, lo scorso anno, perché, tra costi diretti e indiretti dell'immigrazione, sono usciti dalle tasche dei contribuenti 3 miliardi di euro. Penso che fossero un po’ meno felici i cittadini, che vedono le loro città ormai diventate territorio di nessuno, invivibili, dove la sicurezza è abbandonata e dove semplicemente vige la regola del più forte. Noi pensiamo che il più forte deve essere colui che rispetta le regole, colui che rispetta le leggi di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Concluda...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Concludo, Presidente, grazie anzi per avermi segnalato che il tempo è finito. Dico con chiarezza che noi non siamo la Lega dei no: noi siamo la Lega delle politiche di buon senso, siamo la Lega della politica che cerca di portare un po’ di verità all'interno di questo dibattito. Non pretendiamo che tutti ci diano ragione, pretendiamo, però, che, quando il Presidente del Consiglio, massima carica politica di questo Paese, viene in quest'aula, racconti la verità al Parlamento e al Paese e la finisca con questi tristi spot. Se si fermassero soltanto alla sua campagna elettorale, ci sarebbe la comprensione per una persona evidentemente in difficoltà; ma quando, poi, si traducono in una difficoltà per i nostri cittadini, che vivono ogni giorno il dramma della disoccupazione, il dramma degli esodati, il dramma dell'insicurezza, il dramma dell'invasione incontrollata, allora, c’è poco da ridere, ma c’è da fare una grande battaglia; e noi, questa grande battaglia, la porteremo avanti l'8 novembre a Bologna, dove tutti cittadini che non credono in un Governo non eletto da nessuno verranno a manifestare per dire «basta» alle politiche che stanno portando avanti questa maggioranza e questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, condividiamo i contenuti della risoluzione di maggioranza, dove sono anche presenti importanti riconoscimenti delle posizioni di Scelta Civica.
  Il primo riconoscimento è che risolvere la questione dell'immigrazione non è solo Pag. 42questione di quote, redistribuzione di profughi, superamento di Dublino: materie importantissime, ma da sole non risolutive. È soprattutto impegno nello sviluppo dell'Africa. Per il prossimo futuro, Scelta Civica assicura il proprio impegno ad essere fonte di stimolo per il Governo, perché le risorse che l'Europa destina allo sviluppo delle aree povere del pianeta siano sotto il controllo dell'Europa. Attualmente non è così e, invece, l'Europa deve essere certa della loro corretta destinazione e che, soprattutto, assicurino i risultati desiderati.
  Scelta Civica ritiene inoltre che i profughi debbano essere intercettati prima che arrivino nei Paesi come la Libia, dove diventano vittime dei trafficanti di uomini. Scelta Civica lavorerà affinché uffici di asilo europeo siano collocati nei Paesi di transito e affinché le risorse allo sviluppo destinate ai Paesi di transito siano subordinate anche alla loro collaborazione alla creazione di canali legali, dove i diritti e le condizioni umane siano garantiti a chi fugge dalla disperazione e dalla fame.
  Il secondo riconoscimento per Scelta Civica è l'impegno richiesto al Governo perché l'emergenza immigrazione non venga utilizzata per ridurre i diritti conquistati dai cittadini europei, come la loro libera circolazione nell'area di Schengen.
  Il terzo riconoscimento è che alla focalizzazione sulla crescita e sullo sviluppo in Europa debba essere accompagnata una revisione organizzativa che la renda possibile.
  In questo senso il Governo deve impegnarsi ad approfondire la propria proposta avanzata durante il semestre europeo di accorpare gli organismi del Consiglio che si occupano di economia reale, per aumentare il loro peso e la loro influenza.
  Infine, il quarto importante riconoscimento, l'impegno richiesto al Governo ad adoperarsi perché il processo verso un'autentica unione economica e monetaria contempli il superamento della concorrenza fiscale dannosa che finisce per concentrare il carico impositivo sui redditi da lavoro e da impresa. L'Europa deve essere assolutamente convinta che non ci può essere ripresa dell'economia senza la ripresa delle aziende. Non possiamo prendere ad esempio gli Stati Uniti solo per le politiche espansive, rischiamo solo di dare voce a chi crede che lo sviluppo sia spesa pubblica inutile, senza controlli, che invece è proprio la causa di molti mali attuali italiani ed europei. Prendere ad esempio gli Stati Uniti per i risultati economici ha senso solo dibattendo di tutto il pacchetto: politica monetaria espansiva, misure per la produttività e l'innovazione, approccio alla fiscalità.
  Nel dichiarare il nostro voto convintamente favorevole alla risoluzione Rosato ed altri n. 6-00166, assicuriamo al Governo tutta la nostra collaborazione nel grande sforzo di portare l'Unione europea ad adeguarsi a uno scenario che cambia a velocità impressionante, nel quale ha dimostrato, troppo spesso, di muoversi troppo lentamente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie, signora Presidente. Mi permetta, in premessa, e per il suo tramite, di dare un consiglio al Presidente del Consiglio e ai suoi Ministri, lo dico per una mera questione perfino estetica e d'immagine (al netto della sottosegretaria Sesa Amici, la cui presenza in quest'Aula è sempre molto costante e del sottosegretario Gozi): abbiamo visto qui, oggi, tanti Ministri, peccato che fossero qui ad ascoltare il Presidente del Consiglio e che non ne sia rimasto uno ad ascoltare il Parlamento. Lo dico davvero per una questione di estetica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), conviene non venire, si fa una figura migliore. Oggi abbiamo ascoltato dal Presidente del Consiglio un intervento, su cui verrò naturalmente nel merito, del quale apprezziamo i toni, apprezziamo delle parole talvolta, in particolare sul tema dei migranti. Sappiamo discernere, sappiamo giudicare anche il peso del linguaggio in un'epoca nella quale le parole e il linguaggio spesso sono Pag. 43fattore pesante di imbarbarimento dei comportamenti e delle relazioni sociali. Tuttavia, signora Presidente, signore e signori del Governo, dobbiamo dire la verità. Al netto di questa differenza, pure importante, che per questo ho voluto sottolineare in apertura, abbiamo ascoltato una miscellanea del niente, del nulla, abbiamo ascoltato molta confusione. Abbiamo sentito un Presidente del Consiglio che ci ha raccontato che il trattato di Dublino è finito, non c’è più. Purtroppo non è vero, il trattato di Dublino è ancora lì e non basta dire al Parlamento «restiamo alla politica», che pure è cosa importante. Vediamo anche noi le crepe in un sistema che non funziona e siamo anche noi qui disposti a sostenere, a incoraggiare, ogni sforzo perché quelle crepe si allarghino. Ma dovremmo fare uno sforzo anche di verità, perché quando diciamo che il trattato di Dublino non c’è più, e invece quel trattato c’è ancora, il problema è che il richiamo alla politica, al fatto che a marzo 2016 arriverà forse un progetto di ridefinizione di quel trattato, dice poco o nulla ai corpi vivi dei migranti che, oggi, domani, e da qui al marzo del 2016 (al tempo in cui forse la politica che abbiamo oggi ascoltato sarà in grado di dare una risposta), continuano a vivere sulla loro pelle e sulla loro condizione le conseguenze drammatiche di quel trattato e di una politica incapace di misurarsi ancor oggi con un fenomeno le cui dimensioni e le cui conseguenze hanno ormai una caratteristica strutturale e non episodica o emergenziale. Invece è con l'emergenza che continuiamo a misurare la nostra iniziativa. Non abbiamo sentito, lo ricordava il collega Marcon, nominare in quest'Aula delle parole che pure oggi sembrano, a tutti quelli che guardano con qualche attenzione alla drammaticità di questo fenomeno, delle parole non più rinviabili: «corridoi umanitari subito».
  Nella nostra risoluzione lo chiediamo. Il Governo ci proponeva una riformulazione, ci chiedeva di scrivere: si invita a valutare la possibilità che si possano aprire i corridoi umanitari. Vedete, in quella richiesta di riformulazione c’è tutto il segno dell'incapacità di vedere come, di fronte a questo dramma, sia necessario oggi costruire soluzioni e prendere iniziative che siano in grado anche di forzare elementi di compatibilità con i quali misurarci, ma dentro la consapevolezza di quel che abbiamo di fronte. E non abbiamo sentito una parola sui nostri limiti, perché vedete è un po’ curioso portare ogni volta questa discussione sul terreno di un confronto con l'Europa.
  Abbiamo sentito Matteo Renzi dirci con qualche baldanza: l'Italia aveva ragione, l'Europa sbagliava. Vorrei sapere di quale Italia parliamo. Parliamo dell'Italia che ancora oggi, al 5 ottobre (ce lo dicono i dati del Ministero), distribuisce i migranti presenti sul nostro territorio, per oltre il 70 per cento delle loro presenze, in strutture temporanee, emergenziali. Sono settantamila su centomila migranti presenti in Italia quelli che vivono oggi in strutture emergenziali, temporanee; sono settemila quelli che vivono nei Cda, nei Cara, nei Cpsa che pure andrebbero riformati, ma che almeno sono previsti dal nostro ordinamento e sono ventimila quelli che oggi trovano ricovero nel sistema SPRAR, quello, sì, andrebbe invece implementato e assunto a modello su cui costruire un percorso di accoglienza integrato, ridotto nei numeri e capace anche di produrre elementi di integrazione più efficaci. Di fronte a questo nessuna parola.
  Allora, vede signora Presidente, vedete signore e signori del Governo, buttarla sul generico, rifiutarsi di guardare al merito delle questioni questo, sì, favorisce la demagogia, questo, sì, aiuta i colleghi della Lega a dire, ogni volta di più, che siamo di fronte all'invasione, una volta di più che arriveranno nuovi migranti, sempre di più, anche quando i dati ci dicono, come succede in questi giorni, che in Italia, al 5 di ottobre di quest'anno, sono arrivati meno migranti di quanti ne erano arrivati l'anno scorso, non perché il fenomeno si sia ridotto, esaurito ma perché hanno scelto altre strade, perché quando si pensa di affrontare un fenomeno come questo, con politiche di chiusura, di respingimento, con il rafforzamento delle frontiere, Pag. 44con la militarizzazione, con i nuovi muri, semplicemente quel fenomeno non si risolve, ma se ne aggravano le conseguenze che pesano sulla vita – ripeto – concreta, fatta di carne e sangue di centinaia di migliaia di persone, di milioni di persone ogni giorno.
  Abbiamo sentito dunque poche proposte, poche indicazioni di un'iniziativa che questo Paese dovrebbe prendere. Sappiamo che non può risolvere tutto e subito, ma non abbiamo sentito iniziative, non abbiamo sentito la determinazione che avremmo voluto, non abbiamo sentito dire al Premier Matteo Renzi che l'Italia chiederà l'attivazione dell'articolo 7.1 che prevede l'ammonimento nei confronti di quei Paesi che si esercitano in gravi violazioni di diritti umani, come è successo con l'Ungheria di Orban. Non basta dire che noi stiamo da un'altra parte, che rivendichiamo un'altra civiltà ! Bisogna anche dire che cosa facciamo con gli strumenti che ci sono per fare in modo che quello che succede in un Paese come l'Ungheria di Orban non possa ripetersi e magari allargarsi in un'Europa che rischia di perdere il senso di sé e rischia di non vederlo quando a ricordarcelo sono i migranti che, con la bandiera europea, attraversano a piedi l'Europa per dare dignità ad un continente che rischia di perderla giorno dopo giorno.
  Abbiamo sentito un Presidente del Consiglio che ci ha ripetuto, ancora una volta, della necessità di cambiare le politiche europee. Bene, lo abbiamo detto mille volte. Siamo pronti a sostenervi, ma diteci una cosa: perché volete cambiare politiche europee di cui riconoscete, con noi e con molti altri, il fallimento e non cominciate a cambiare quelle politiche che in Italia applicate in ossequio alle politiche che volete cambiare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? Perché non cominciate qui a ricostruire una politica di investimenti pubblici che rilancino un sistema industriale che è stato spazzato via da quelle politiche di austerità ? Perché non fate qui un'inversione di tendenza che faccia della formazione, della ricerca, dell'innovazione il fattore competitivo ? Perché non cominciate da qui a ricostruire sul terreno fiscale un meccanismo veramente progressivo che prenda i soldi dove ci sono e li distribuisca a chi continua a pagare e a vedere peggiorate le proprie condizioni di vita ?
  Abbiamo sentito il Presidente del Consiglio parlare dell'Europa, della sua dimensione. Vede, signora Presidente, a me non scandalizza per niente, come ai colleghi della Lega, discutere dell'allargamento dell'Europa alla Turchia. A qualcuno preoccupa, perché magari c’è qualcuno in quei Paesi che appartiene ad altre religioni.
  A me preoccupa molto, però, sentire questa discussione senza una parola chiara su quello che oggi la Turchia fa nei confronti della questione curda, senza, anche in questo caso, una parola chiara su quale iniziativa prendiamo noi rispetto a quel Paese, che è membro della NATO, al suo comportamento in quell'area, al suo comportamento che oggi è fattore di ulteriore destabilizzazione rispetto alla vicenda siriana e mediorientale, più generalmente. Mi preoccupa perché, anche in questo caso, quel discorso, senza una parola chiara su questi nodi, è un discorso – in questo caso sì – vuoto, demagogico e ulteriormente incapace di produrre soluzioni ai problemi che vengono ripetutamente elencati.
  Mi preoccupa molto – ho finito, torno al tema delle migrazioni – una politica che tratta questo fenomeno come se fosse un fenomeno che può essere diviso a pacchetti, la politica che distingue con tanta facilità i migranti, le loro storie, le loro vite, che sono fatte di vite e di percorsi specifici, tra chi può e chi non può, tra quelli che scappano dalle guerre e quelli che scappano dalla fame.
  Allora, ve lo voglio dire: purtroppo, si muore di guerra e si muore anche di fame. E se dobbiamo distinguere, su una cosa potete, anche qui, cominciare a fare un atto, ma neanche di questo abbiamo sentito traccia: cominciate a rimettere risorse sulla cooperazione allo sviluppo. Diteci perché stiamo ancora allo 0,2 per cento, di fronte allo 0,7 per cento, che è l'obiettivo Pag. 45del millennio entro il 2015. Diteci qui che nella prossima manovra finanziaria porterete l'investimento sulla cooperazione ai livelli necessari per far sì che quell'espressione – aiutare chi si può a casa sua – sia ancora una volta non uno slogan, ma una proposta e una pratica politica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, io, noi, il mio gruppo parlamentare, Area Popolare, abbiamo molto apprezzato l'intervento del Presidente Renzi e la rivendicazione del fatto che avevamo ragione, che aveva ragione l'Italia. Aveva ragione l'Italia, ma forse non avevano ragione tutti gli italiani. Vogliamo dire le cose come stanno ? Io ho sentito in quest'Aula, neanche tanto tempo fa, gente la quale diceva che questa storia dei rifugiati è tutta una balla – pardon –, è una cosa che non esiste, sono solo i migranti clandestini. Perché vengono ? Vengono perché l'Italia li accoglie troppo facilmente. Quindi, mandiamo le navi non a raccogliere i naufraghi, ma ad affondare le barche dei disperati o, quanto meno, non mandiamo affatto le navi e lasciamoli annegare lungo il tragitto.
  Io in quest'Aula tentai di spiegare che c’è un fenomeno biblico: masse umane enormi che fuggono, collega Fratoianni, non dalla fame, fuggono dalla guerra. La Turchia, in questo momento, accoglie 2 milioni, forse 3, di questi disperati. Ho tutte le riserve che ha lui sulla Turchia e anche altre ancora, ma non si può non partire dal considerare il fatto che questi hanno minimo 2 milioni di rifugiati, che alimentano, che tengono lì, che vivono lì e che, intanto, se venissero da noi, non sapremmo come fare. Quindi, si deve collaborare con loro, dare loro sostegno, perché su questo la Turchia sta facendo una grande operazione umanitaria, su altro no.
  Parliamo dei diritti civili in Turchia ? Non vanno tanto bene. Parliamo dei curdi ? Anche in quel caso va male. Ma questo oggi è il tema: 2 milioni di persone stanno lì. La Turchia non le può reggere da sola e noi dobbiamo aiutare la Turchia a reggerle. Altrimenti cosa devono fare ? Tornare indietro a farsi ammazzare o venire da noi ?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13)

  ROCCO BUTTIGLIONE. Allora, la distinzione tra i fuggitivi, i rifugiati e gli immigrati clandestini è l'asse della politica europea dell'immigrazione. Chi viene qui per ragioni economiche possiamo mandarlo indietro o possiamo non mandarlo indietro. È un atto di generosità accoglierlo, ma non è un dovere umanitario. È un dovere umanitario, invece, accogliere chi fugge davanti alla guerra.
  Allora, di cosa abbiamo bisogno ? Non basta il mutuo riconoscimento, di cui ho sentito parlare. Ci vuole un'armonizzazione delle legislazioni sul diritto d'asilo e anche un'armonizzazione delle procedure per le espulsioni.
  I colleghi della Lega sanno che io spesso polemizzo con loro. Su di una cosa non hanno tutti i torti: in Italia le procedure per le espulsioni sono molto macchinose. C’è una specie di sabotaggio. La metà delle espulsioni si riesce ad eseguire, l'altra metà, invece, no.
  Avessimo una legislazione europea di armonizzazione, una direttiva sull'armonizzazione delle procedure di espulsione, come sull'armonizzazione delle procedure di riconoscimento del diritto di asilo, questo aiuterebbe. E non riusciremo ad ottenere il mutuo riconoscimento, se non daremo ai nostri partner europei la garanzia che noi siamo capaci di distinguere fra i rifugiati e i migranti clandestini.
  E dobbiamo fare – ma li stiamo facendo e continueremo a farli – gli accordi per il rimpatrio, che vuol dire che, per poterli rimpatriare, hai bisogno dell'accordo con il Paese da cui vengono, che ti aiuta a identificarli – c’è un dovere di lasciarsi identificare che andrebbe sancito Pag. 46dalla legislazione – e poi se li riprende se li rimandi indietro. Ma questi, per poter fare questo, per poter collaborare, ti chiedono in cambio canali di immigrazione legale, commisurati alle capacità di assorbimento del mercato del lavoro italiano, dal punto di vista egoistico, e alla generosità del cuore degli italiani, dal punto di vista, invece, morale e culturale.
  Con questi bisogna trattare. Di queste cose bisogna parlare. E bisogna parlare come europei, perché il livello nazionale ormai è saltato. Davanti a questi problemi il livello nazionale è chiaramente inadeguato. E quelli che rimandiamo indietro, devono morire di fame ? No, lì c’è il problema «aiutiamoli a casa loro». Ci vuole la ripresa di quel grande progetto, che una volta l'Europa aveva, di un'area euromediterranea – la famosa Conferenza di Barcellona del 2000 – di prosperità condivisa, con investimenti, aiuto alla crescita, un mercato comune del nord del Maghreb e anche del Mashreq, forse, se ci si riesce, in modo che crescendo creino opportunità di vita lì. Ed è il modo migliore di combattere anche l'integralismo, che ha radici non economiche, ma che nella povertà e nella disperazione di masse giovanili del nord Africa ci sguazza, evidentemente, e rischia di potersele trascinare dietro.
  Ma per fare questo, per fare una politica vera dell'immigrazione – non nascondiamoci dietro un dito –, bisogna porre fine alla guerra in Libia e in Siria. E non è una questione solo della Libia e della Siria, ma è una globalizzazione mondiale che non è governata. E se noi non riusciamo a porre fine alla guerra, non avremo i quattro milioni di profughi che ci sono oggi in cammino potenziale verso l'Europa, ma avremo quaranta milioni di profughi e avremo continenti interi destabilizzati.
  La globalizzazione non ha una guida, perché Unione europea e Stati Uniti non sono più così amici come una volta. Dobbiamo ricostruire il rapporto con gli Stati Uniti e dobbiamo sederci a un tavolo con la Russia. Non puoi guidare la globalizzazione senza l'apporto della Russia. E poi dobbiamo chiamare, una volta raggiunta una visione, l'Egitto, la Turchia, l'Arabia Saudita, l'Iran, le potenze regionali, il cui conflitto sta dietro la crescita dell'ISIS, per raggiungere con loro un accordo definitivo di pace.
  I corridoi umanitari o li difendi con le armi oppure sei capace di crearli perché crei le condizioni della pace. Questa è la sfida. Io credo che il Governo italiano ha iniziato il percorso giusto. Noi su questo percorso lo appoggeremo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

  LAURA RAVETTO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, che se n’è andato, non illustrerò qui gli impegni dettagliati che la risoluzione di Forza Italia chiede al Governo. Ne dirò la filosofia, anche se ho trovato curioso che il sottosegretario Gozi abbia dato parere contrario a punti quali rivedere le clausole di Dublino III o garantire un sistema comune di asilo, che erano portati dalla nostra risoluzione.
  Mi preme, però, fare una considerazione metodologica su ciò che unisce i tre temi su cui quest'Aula oggi è chiamata a pronunciarsi, sulla domanda di fondo che ad ogni riflessione e decisione da prendere su questi temi dovremmo porci: vogliamo governare il futuro o vogliamo farci governare da esso ? Vogliamo essere protagonisti del destino della nostra comunità politica o vogliamo che la forza brutale della storia, non incontrando argini, distrugga tutto ciò che di buono abbiamo costruito in questo spazio di libertà e cultura che oggi chiamiamo Europa ? Vogliamo smetterla di subire le contingenze dell'emergenza migratoria e iniziare a gestirla come un Paese e una comunità seria o lasciare che sia l'emergenza migratoria a governare le nostre politiche e il nostro modello sociale ? Vogliamo un'Europa in cui rafforzare l'unione economica e monetaria vuol dire cristallizzare i rapporti di Pag. 47forza già esistenti o un'Europa che la smetta di essere un falco del rigore con un occhio bendato sempre orientato a sud ?
  Io non so che vogliate voi, come Europa, noi certo questa non la vogliamo.
  Sui temi economici il nostro capogruppo Brunetta ha ben chiarito la posizione di Forza Italia, quindi, io mi soffermerò sul tema migratorio. Nelle ultime settimane, proprio in seguito alle posizioni espresse dalla Cancelliera Merkel in merito al Regolamento di Dublino, è di moda ripetere, l'ho sentito dire anche poco fa dal collega Migliore, che il Regolamento di Dublino è ormai superato. Non è così, purtroppo; lo sa bene chi ha letto le considerazioni finali della Commissione proposte per il Consiglio di domani. Chi le ha lette sa benissimo che domani non si discuterà minimamente di una revisione di Dublino. Il Regolamento di Dublino – pensato in uno scenario totalmente diverso da quello attuale – è vivo e vegeto. E finché non lo si sarà superato davvero, mettiamoci in testa che l'eccezione ad esso, non confermerà la deroga, ma confermerà, semplicemente, la regola.
  Avrete notato, invece, che le considerazioni finali della Commissione riprendono due punti su cui l'opposizione, e Forza Italia in prima linea, insiste da tempo: il potenziamento del controllo delle frontiere esterne all'Unione e i rimpatri europei. Cogliete l'occasione, non possiamo più accettare un'Europa coraggiosa nel decidere le quote, ma timida nel parlare di rimpatri. Se per il futuro abbiamo in mente solo di ridistribuirci i migranti, senza agire seriamente sul modello di integrazione e sulla velocizzazione delle procedure per l'espulsione, ci troveremo a vivere nel paradosso che le segnalavamo all'inizio: quello di essere governati dal fenomeno anziché governarlo.
  Noi tutti siamo orgogliosi di ogni singola vita in mare salvata dalla nostra Guardia costiera, dalla nostra Marina e dalla missione Eunavfor Med – o, come ribattezzata oggi, Sophia –, ma proprio perché conosciamo il valore della vita, proprio perché siamo orgogliosi delle oltre 300 mila vite umane salvate negli ultimi anni nel Mediterraneo, non possiamo non interrogarci sul destino di queste donne, di questi bambini e di questi uomini. Non possiamo far finta di non vedere che il nostro Paese sta accogliendo un numero di persone superiore alle proprie capacità. Non possiamo non interrogarci sulla serietà di un Paese che, per incapacità di espellerne velocemente alcuni, mette tutti sullo stesso piano.
  È in corso una specie di campagna culturale, che non si vergogna del proprio cinismo. Consiste in questo proclama: benedetti profughi, tappeto rosso ai migranti economici, colmano il nostro buco demografico. Infatti, per mantenere in equilibrio la popolazione occorre che le donne abbiano un tasso di fecondità totale superiore a 2,1; in Europa siamo all'1,6, in Italia all'1,38. Tradotto in modo volgare: chi arriva ci pagherà le pensioni. Tradotto in termini molto semplicistici: viva l'ISIS che fa scappare la gente, in particolare i cristiani colti e laureati, colmeranno il vuoto causato dalla nostra paura di far figli, vuoi per problemi esistenziali, vuoi per ragioni più pragmaticamente di caro vita. E noi resteremo ricchi. È questo che volete ? E i Paesi d'origine ? Costretti a sopperire alla sterilità degli europei ? Su questo, silenzio.
  Non ho nessuna predisposizione a usare le parole dei Papi, ma per una volta mi permetto di citare un passaggio di Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del profugo del prossimo gennaio e reso noto ora; Papa Francesco dichiara che esiste «il diritto di non emigrare», semplice, elementare, il diritto di non emigrare, cioè di non essere costretti a farlo. E questa è una responsabilità che riguarda tutti e che va oltre l'accoglienza. Gestire fenomeni come quelli migratori è una sfida importante, una sfida su cui si pesa un Governo. E per quanto possiamo avere diverse vedute sul tema, noi vi auguriamo sinceramente di condurre l'Europa fuori dalla logica dell'emergenza e dentro una logica di governance. In tal senso, vi invitiamo ad avvalervi Pag. 48maggiormente dell'esperienza e della competenza delle opposizioni. Non escludete se non volete essere esclusi.
  Presidente del Consiglio che se n’è andato, non si arrabbi se l'Alto rappresentante europeo, su cui ha investito tanto credito politico, non la fa convocare, lasciando che siano altri Paesi a decidere per loro prima che per noi. Non si arrabbi se l'Alto rappresentante europeo non ha capito che in Europa i commissari più vicini ai propri Governi pesano di più. Non si arrabbi, ma soprattutto non commetta lo stesso errore. Dimostri all'Europa e al Paese che su temi così determinanti per il futuro dei nostri figli si può discutere e decidere insieme. Non abbia paura di presentarsi in Europa non solo con la voce del Governo, ma prima ancora con la voce di quella parte del Paese che non l'ha eletta. E si arrabbi, questo sì, mi permetta un suggerimento, con quei Capi di Governo che trattano l'Europa come fosse una cosa loro, che organizzano vertici a Parigi e che fanno politica estera giocando sulla duplicità del loro ruolo di leader europei e di leader nazionali.
  Mentre l'Europa è ancora ferma a discutere su come risolvere il fenomeno dei migranti a valle, pare debole, troppo debole, su come muoversi a monte. La politica estera dell'Italia e dell'Unione europea negli ultimi anni non è stata in grado di distinguersi per alcunché se non per la sua stessa incapacità di decidere.
  E mentre l'Europa, anziché far leva sulla saggezza, che dovrebbe derivarle dall'età, fa leva sulla distrazione e la mancanza di memoria, il mondo cambia; e mentre cambia noi ne paghiamo le conseguenze. Le abbiamo pagate, le stiamo pagando e le pagheremo.
  Signori tutti del Governo, abbiate il coraggio di esprimere una posizione più decisa sulla guerra al terrorismo, piuttosto che sulla Libia, piuttosto che sulla Siria, piuttosto che sull'Iraq, piuttosto che sul ruolo che possono avere i Paesi del Nord Africa in questa fase di cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Lasciare che siano gli altri a decidere del nostro destino, che siano gli altri a definire la nostra politica estera, vuol dire lasciare che il futuro ci governi anziché essere noi a governarlo o quantomeno a prevederlo. Non restate affacciati alla finestra aspettando che la storia vi venga a chiamare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13,12).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie, Presidente. Sinceramente, avrei voluto vedere ancora il Presidente del Consiglio in quei banchi, perché è facile venire, fare uno show, ascoltare magari anche belle parole da parte del proprio partito ma non confrontarsi seriamente, soprattutto su questi temi, che stiamo affrontando ormai da anni, come l'immigrazione.
  Sentire il Presidente del Consiglio dire che tutto sta cambiando e addirittura che il Regolamento di Dublino non esiste più, anche se in realtà esiste e viene ancora applicato, sinceramente è un po’ troppo per le opposizioni in quest'Aula. Noi non vogliamo dire che abbiamo la risposta in tasca o che siamo migliori di altri, anzi, con umiltà noi porgiamo determinate proposte a questo Parlamento. L'abbiamo già fatto a dicembre, con una mozione approvata, Pag. 49che indicava la strada per l'immigrazione, la strada che oggi l'Europa cerca di intraprendere, naturalmente senza però cambiare nulla, perché vediamo che continuano questi sbarchi, continua il flusso, tutti i flussi migratori. Quindi, assolutamente a parole vediamo molti cambiamenti ma poi, nei fatti concreti, vediamo ben poco.
  Sinceramente, è anche un po’ offensivo vedere il Presidente del Consiglio che si prende i meriti dicendo che oggi si parla del superamento di Dublino III come se fosse una sua vittoria. Bisogna dire la verità: se oggi si parla di superare Dublino III è dovuto al fatto che i flussi stanno cambiando. I flussi via mare stanno man mano riducendosi per via del maltempo, per via dell'inverno che arriverà e perché hanno aperto i flussi via terra; questo bisogna dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, ora le nazioni interessate al fenomeno migratorio non sono più solamente Italia e Grecia, come era un anno fa (quindi, non si parlava di immigrazione in Europa): ora si parla di Ungheria, si parla di Germania, si parla di tutta quella parte che conta più dell'Italia, purtroppo; dobbiamo fare i conti con questa realtà. È inutile venire a dire qui che ora si parla di immigrazione in Europa grazie a Renzi, assolutamente non è così !
  Più che altro, volevamo sentire anche qualche parola sull'immigrazione interna, non solo dare la colpa all'Europa, anche vedere che cosa sta accadendo qui in Italia. Noi ne abbiamo fatte tante di proposte: abbiamo chiesto 15 mila nuove assunzioni per quanto riguarda le commissioni per le richieste di asilo e ancora non vediamo nulla; abbiamo chiesto di intervenire sul CARA di Mineo e ancora non vediamo nulla. Ma il problema è proprio questo e qui si vede la differenza: al di là delle proposte, che vengono fatte da tutte le opposizioni, non solo da noi, c’è una differenza netta fra quello che il Presidente del Consiglio viene qui a promettere e quello che invece noi chiediamo di fare. Ciò perché, ad esempio, sul CARA di Mineo, parliamoci chiaro, chi ha oggi le mani libere per poter interveniente veramente a gamba tesa su una situazione del genere ? Forse il Governo ? Forse il PD, quando ancora vediamo, nelle intercettazioni di «Mafia capitale», uomini del PD, come Odevaine e altri, che sono invischiati nell'affare del business dell'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Oppure NCD con Alfano e il sottosegretario Castiglione ? Possono intervenire loro sul CARA di Mineo ? Non credo proprio ! Forza Italia ? Ricordiamo che il CARA di Mineo è stato aperto sotto il Governo Berlusconi e Castiglione ha detto proprio che quello era un regalo della Lega: quindi la Lega può intervenire ? Non credo proprio ! Gli unici che hanno le mani libere per intervenire siamo noi ! È questo che bisogna dire.
  Purtroppo, infatti, mentre altri fanno partecipare magari un Buzzi o un Carminati alle loro cene, pagando 1.000, 1.500 euro, noi facciamo tutt'altro: noi chiediamo semplicemente ai cittadini di partecipare alle nostre cene e magari gli serviamo anche una pizza e pagano 10 euro, 15 euro, 20 euro, non pagano 1.500 euro ! Perché oggi bisogna vedere anche questo: chi ha le mani libere di intervenire, chi non prende soldi da queste persone, chi non prende soldi dall'alta finanza, chi non prende soldi dalle lobby, chi non prende soldi dai gruppi di potere. Questo bisogna vedere e abbiamo visto, invece, come con l’«atto» Boccadutri è stata cancellata tutta quella poca trasparenza che chiedevamo. Quindi sta qui la differenza !
  Poi, le mani libere servono anche per agire a livello internazionale. Continuiamo a sentire che il fenomeno migratorio va controllato, che c’è bisogno di interventi, si parla di flussi; ma non si dice niente su quello che sta accadendo, sulla nuova guerra fredda che si sta predisponendo fra Stati Uniti e Russia. Non si dice assolutamente nulla e l'Italia non partecipa nemmeno a queste discussioni o, meglio, presenzia, ma non viene ascoltata, perché c’è una fragilità proprio nella politica estera italiana. Noi ormai siamo diventati più Pag. 50filoamericani degli americani stessi, grazie alle politiche non fatte non solo dal Governo Renzi, ma anche dai Governi precedenti. Quindi, ci troviamo veramente in una situazione di debolezza, come i famosi vasi di coccio in mezzo ai vasi di ferro.
  Non si dice nulla sull'ambiguità dell'alleato turco, che continua, da una parte, a stare nella NATO, continua, da una parte, a dire che c’è bisogno di combattere il terrorismo; però, dall'altra, c’è tutto questo approccio ambiguo alla vicenda dell'ISIS, alla vicenda dei curdi, e via dicendo. Io non ho mai sentito un Ministro del Governo italiano spendere una parola su questa ambiguità: forse perché appunto non sono in grado, non hanno le mani libere per spendere una parola su tutto questo.
  Nulla viene detto, poi, sull'esercitazione NATO che sta avvenendo, la Trident Juncture: ricordo che è la più grande esercitazione NATO dai tempi della caduta del muro di Berlino, così è stata definita, e non viene detto assolutamente nulla ed è una chiara prova muscolare da parte della NATO nei confronti della Russia e nulla viene detto dai nostri ministri ! Forse perché continuiamo a fare acquisti, a comprare F-35 made in USA, forse perché ci sono determinati interessi sotto questi acquisti. E qui ritorniamo sempre allo stesso discorso, alle mani libere: vediamo come questo Governo e quelli precedenti non hanno assolutamente le mani libere e non hanno mani libere nemmeno nelle scelte economiche.
  Noi vorremmo un Presidente del Consiglio che vada in Europa a dire che l'Italia non può più permettersi questa cessione di sovranità in ambito economico: una moneta unica che, invece, porta diseguaglianza fra i Paesi europei. Noi vorremmo un Governo che si scagli con forza contro il fiscal compact, contro il pareggio di bilancio, che dia la possibilità all'Italia di riacquistare la sovranità monetaria, perché oggi è tutta qui la chiave del futuro dell'Italia: la sovranità !
  Grazie al Governo Renzi – non solo il suo, naturalmente –, non abbiamo più sovranità monetaria, non abbiamo più sovranità militare, non abbiamo più sovranità alimentare, perché stiamo svendendo persino le nostre terre e, con Trattati come il TTIP, svenderemo per sempre anche la nostra sovranità alimentare.
  Non abbiamo nemmeno sovranità energetica: si parlava di gasdotti, si parlava di qualsiasi cosa; ma l'Italia ha sovranità energetica ? Siamo dipendenti in tutti i settori da altri alleati, che siano atlantici, che siano europei, e via dicendo.
  È questo il punto focale di tutto il discorso che doveva fare oggi Renzi. Noi dovremmo chiederci se vogliamo continuare ad essere ancora dei gregari o vogliamo diventare dei leader. Purtroppo, vediamo che questo Governo ha la scritta «zerbino» disegnata sul petto ed è questa la realtà dei fatti e per questo noi chiediamo, con la nostra risoluzione, di andare in Europa a pretendere che l'Italia ritorni ad essere uno Stato sovrano, com'era un tempo, ed è anche per questo che ci asterremo di fronte alle altre risoluzioni. È vero che ci sono dei punti interessanti in quasi tutte le altre risoluzioni, tuttavia, dall'altra parte, vi sono cose assurde come interventi militari da parte di chi diceva «aiutiamoli in casa loro» e poi però chiedono di intervenire militarmente e bombardare ancora questi Paesi destabilizzandoli.
  Se oggi abbiamo i flussi migratori, è perché in Afghanistan ancora oggi ci sono 3 milioni di rifugiati. Solo la Siria presenta 7 milioni di sfollati e 4 milioni di rifugiati, dovuti a cosa ? Dovuti proprio alla guerre e, quindi, non possiamo più permetterci di dire sissignore al primo alleato americano o europeo che ci chieda di andare a bombardare questi Paesi.
  Presidente, la ringrazio del tempo concesso e spero un giorno in un'Italia sovrana, non con questo Governo, perché – lo abbiamo capito – non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

Pag. 51

  MARINA SERENI. Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, rappresentante del Governo, ha fatto bene il Presidente del Consiglio ad allargare l'orizzonte del suo intervento sia al più complessivo sforzo di riforma su cui sono impegnati il Governo e il Parlamento nel nostro Paese, sia al contesto internazionale in cui si terrà il Consiglio europeo di domani. Ha fatto bene anche a ricordare in quest'Aula l'orrendo attentato terroristico che sabato scorso, ad Ankara, ha brutalmente stroncato le vite di oltre cento persone, ragazzi e ragazze, che manifestavano gioiosamente per la pace e la democrazia, per la fine degli scontri tra il PKK e lo Stato.
  È nostro dovere, è dovere dell'Europa, far sentire la nostra solidarietà agli organizzatori di quella mobilitazione non violenta e civile, sostenere quanti in quel Paese si battono per far prevalere il pluralismo e la coesione sulle forze che, invece, alimentano divisioni e violenze. Anche perché – vorrei dirlo al collega Fedriga – la Turchia non solo è un Paese nostro alleato, ma è anche un partner essenziale dello sforzo che la comunità internazionale sta compiendo per contrastare la minaccia terroristica di Daesh e per gestire in maniera razionale ed efficace la straordinaria pressione migratoria e la drammatica situazione dei rifugiati che la guerra in Siria sta provocando.
  Il Consiglio europeo di domani avrà nuovamente al centro il tema dell'immigrazione. È intervenuto su questo con grande passione e competenza il collega Migliore. Non tornerò sui dettagli. Credo, però, sia utile sottolineare due punti che il Presidente Renzi giustamente ricordava questa mattina. Primo: l'Italia, salvando migliaia di vite umane nel Mediterraneo e, insieme, ponendo con grande fermezza a Bruxelles l'urgenza di una comune assunzione di responsabilità e del definitivo superamento di Dublino, ha spostato significativamente gli orientamenti all'interno dell'Unione e ha ottenuto primi, importanti risultati.
  Secondo: il fenomeno delle migrazioni che sta investendo l'Europa ha dimensioni strutturali e richiede una politica comune di medio e lungo periodo, una pluralità di strumenti e di misure. Ricollocazione e reinsediamento dei richiedenti asilo; coordinamento e potenziamento della presenza in mare per salvare vite e per combattere i trafficanti di esseri umani (onorevoli Rampelli, cosa che sta a cuore a noi molto più che a voi, visto l'atteggiamento che avete tenuto in tutti questi anni) così come prevede anche la recente risoluzione delle Nazioni Unite, la n. 2240: collaborazione e sostegno con i Paesi vicini che gestiscono flussi eccezionali di rifugiati; identificazione di canali legali e sicuri per la richiesta di asilo e per l'immigrazione; rimpatri e cooperazione con i Paesi d'origine. Ecco, di tutto questo si sta discutendo in Europa e su tutti questi capitoli si stanno facendo passi avanti. Passi avanti troppo lenti ? Ancora insufficienti ? Può darsi, ma intanto questa è oggi l'Agenda europea, su questa Agenda si stanno prendendo decisioni concrete ed è merito nostro se oggi nessuno può più sfuggire dal confrontarsi con questa complessità e con questa concretezza.
  Colleghi della Lega, aggiornate i vostri interventi. In Europa – se mai c’è stato – non c’è uno scontro fra buonismo e respingimenti. Lo scontro è fra chi fa solo propaganda e chi cerca soluzioni praticabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), fra chi agita spauracchi e paure e chi, passo dopo passo, produce concreti cambiamenti, misure che pongono le basi per una politica europea comune dell'asilo e dell'immigrazione.
  Noi siamo orgogliosi di avere colto per primi questa sfida e di avere contribuito in maniera decisiva a cambiare l'atteggiamento prevalente nelle istituzioni europee.
  Certo, questa complessità richiede anche una maggiore capacità dell'Europa ad un'azione comune in politica estera. La voglio dire così: l'Italia non ha fatto e non farà mai mancare il suo apporto alla Commissione europea e all'Alto rappresentante per la politica estera Mogherini, quando l'Europa fa e farà sentire la sua voce nelle situazioni di crisi e di conflitto. L'Italia non si è sottratta, né si sottrarrà mai, dall'assumere ruoli di responsabilità, Pag. 52quando l'Europa e le Nazioni Unite lo richiedano. L'Italia – lo dico sommessamente al collega Brunetta – non ha nostalgia di un Governo che interpretava la politica estera come la pacca sulle spalle, gli scherzi o le barzellette ai vertici internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Noi siamo un grande Paese, abbiamo dimostrato in molti scenari le nostre capacità diplomatiche, politiche e militari; siamo stati ascoltati quando abbiamo richiamato l'attenzione dell'Unione europea sul Mediterraneo e sul Medio Oriente, ma di questo ha parlato la collega Garavini e non mi ci soffermo.
  La nostra bussola deve essere chiara: noi siamo per un multilateralismo efficace, siamo parte dell'Europa, siamo parte della comunità internazionale, che oggi ha identificato come priorità la sconfitta di Daesh, come priorità la capacità di dare forza a chi si batte per la pace e per il dialogo in ognuno degli scenari di crisi.
  È più facile dire che ci sono le guerre e non sapere come fermarle; è più difficile, collega Frusone, identificare i percorsi diplomatici, politici e, quando necessario, anche militari per fermare le violenze, per fermare il terrorismo, per fermare le guerre ! L'Europa questo deve fare e l'Italia questo deve aiutare l'Europa a fare. Lo dico anche al collega Fratoianni: noi l'impegno sulla cooperazione internazionale e sui fondi per la cooperazione lo abbiamo assunto, la legge di stabilità dimostrerà che siamo capaci di andare ben oltre gli slogan e ben oltre le affermazioni di principio.
  All'Europa servono riforme, l'Europa sta cambiando, ma deve cambiare ancora di più. Di questo ha parlato Renzi, ha ripreso il tema la collega Berlinghieri. Servono riforme profonde, riforma politica e riforma delle politiche. Riforma delle politiche, perché solo se noi metteremo davvero al centro la crescita, la buona occupazione, la lotta alle disuguaglianze, la creazione di opportunità per i nostri giovani, solo così l'Unione tornerà a scaldare il cuore dei cittadini europei.
  E riforma politica, perché la crisi ci ha detto che solo una nuova governance, un'Europa che riesce a decidere in tempi ragionevoli, che riesce a trovare meccanismi che superino la ricerca su tutto dell'unanimità che blocca qualsiasi possibilità di intervento, solo un'Europa così può affrontare le sfide del mondo di oggi.
  Il Governo ha inviato le sue proposte sulla governance, il Ministro Gentiloni ha lanciato un'idea, un invito ai Paesi fondatori per stimolare un dibattito ampio e aperto sulla riforma della governance europea. Il Parlamento italiano e il PD saranno protagonisti di questa importante iniziativa.
  Infine, una sottolineatura: qualche anno fa, in quest'Aula, fummo costretti a discutere di una durissima lettera della BCE. Avevamo credibilità zero ed eravamo un grave problema per l'Europa. Oggi, quella pagina sembra molto lontana, anche ad alcuni che erano al Governo in quel momento.
  Ebbene, oggi, quella pagina sembra molto lontana e domani ci possiamo presentare al Consiglio europeo con dati economici e finanziari di segno positivo e con il percorso delle riforme avviato con successo. Dimostrare di essere capaci di cambiare l'Italia è forse il modo migliore per andare a Bruxelles e poterla rappresentare con autorevolezza, dando voce alle grandi e straordinarie energie di questo straordinario nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Pag. 53Alfreider e Di Lello n. 6-00166, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Massa, Catania, Della Valle, Galperti, Mognato, Capelli, Sibilia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  404   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  303    
    Hanno votato no  101.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00167, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni, Cassano, D'Ambrosio, Chimienti, Marzana...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  486   
   Votanti  401   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   67    
    Hanno votato no  334.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Scotto ed altri n. 6-00168, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Carloni, Piccoli Nardelli, Dellai, Carinelli, Gelmini, Di Salvo, Sarti, Ferraresi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  493   
   Votanti  403   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   30    
    Hanno votato no  373.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00169, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Cassano, Stella Bianchi, Fanucci, Cicchitto, Folino, Dellai, Famiglietti, Latronico, Nicola Bianchi, Frusone... Onorevole Del Grosso e onorevole Bernini, gentilmente, evitiamo, grazie.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  492   
   Votanti  394   
   Astenuti   98   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   63    
    Hanno votato no  331.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).Pag. 54
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Sorial ed altri n. 6-00170, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Dellai, Cassano, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  495   
   Votanti  464   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  379.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione della risoluzione Abrignani ed altri n. 6-00171.
  Avverto che i presentatori di tale risoluzione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario si intendono pertanto espunte.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Abrignani ed altri n. 6-00171, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Dellai, Palma, Piccoli Nardelli, Carinelli, Caparini, Cassano, Nicchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  489   
   Votanti  399   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  296    
    Hanno votato no  103.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indico la votazione nominale mediante procedimento elettronico sulla risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00172, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carinelli, Catania, Folino, Dellai, Pisicchio...Onorevole Sisto, acceleriamo, gentilmente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  494   
   Votanti  484   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  243   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no  335.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2015.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta Pag. 55immediata, alle quali risponderanno il Ministro della difesa, il Ministro della giustizia e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

(Chiarimenti in merito al programma di acquisizione degli aerei F-35, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del vice presidente della azienda americana Lockheed Martin – n. 3-01759)

  PRESIDENTE. La deputata Duranti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01759, concernente chiarimenti in merito al programma di acquisizione degli aerei F-35, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del vice presidente della azienda americana Lockheed Martin (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente. Signora Ministro, questo nostro atto di sindacato ispettivo, come sa, è l'ennesimo sul programma di acquisizione dei cacciabombardieri F-35, su un sistema d'arma cioè che ha rilevantissime conseguenze sia sul carattere della nostra politica di difesa, sia sulla qualità della spesa pubblica del nostro Paese. Nonostante ciò, nonostante questa rilevanza, in riferimento all'acquisizione di quei velivoli, al loro numero e ai contratti sottoscritti, continua a non esserci, a nostro giudizio, trasparenza da parte del Governo e del suo Ministero. Continuate ad ignorare le mozioni parlamentari, persino quella approvata in Aula lo scorso anno, sul dimezzamento del programma e quindi del relativo budget (come sa, signora Ministro, Sinistra Ecologia Libertà è per la cancellazione del programma). Non rispettate neppure quella approvata che ne prevede il dimezzamento !

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATELLA DURANTI. La interroghiamo, per l'ennesima volta, per chiederle trasparenza e parole di verità rispetto a delle prerogative del Parlamento e perché siano date finalmente risposte ai cittadini e alle tante associazioni pacifiste che le chiedono da tempo incontri e interlocuzione sul tema.

  PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Grazie, Presidente. Nel dare risposta all'onorevole interrogante vorrei evidenziare come il segretario generale della Difesa è immediatamente intervenuto precisando che, dal profilo di acquisizione previsto e in linea con quanto approvato in sede parlamentare, gli unici impegni assunti dall'Italia riguardano otto velivoli. È stata poi la stessa Lockheed Martin a rettificare le dichiarazioni precedenti, puntualmente riportate da Il Sole 24 Ore, il giorno 7 ottobre, ammettendo di aver dato informazioni non corrette in merito agli impegni nazionali assunti per il programma F-35 e precisando che il numero di 32 aerei non è confermato da nessuna fonte. Si ritiene pertanto che non vi siano nuovi e diversi elementi da comunicare in Parlamento riguardo a questo.
  Giova evidenziare, in questa sede, come nel documento programmatico pluriennale 2015 siano già state fornite tutte le indicazioni sullo stato di avanzamento e sugli impegni assunti per il programma F-35, sui ritorni economici e occupazionali previsti, nonché sugli indirizzi governativi per il futuro. Peraltro, il Governo sta procedendo in linea con quanto indicato con le mozioni approvate in data 24 settembre 2014 dalla Camera dei deputati e con tutti – sottolineo tutti – i dispositivi in esse contenuti, compreso quello richiamato dagli interroganti che richiede il riesame del programma per chiarirne criticità e costi, con l'obiettivo finale di dimezzare il budget finanziario originariamente previsto, tenendo conto dei ritorni economici e dei caratteri industriali da esso derivanti. Il Governo, comunque, è impegnato ad accrescere gli sforzi per ampliare il ritorno industriale e occupazionale correlato al programma, per generare maggiori ricadute positive per il sistema Paese, come Pag. 56dimostra anche la scelta della Faco di Cameri quale polo di manutenzione dei tutti i velivoli schierati in Europa.

  PRESIDENTE. Il deputato Marcon, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  GIULIO MARCON. Signora Ministra, su questa interrogazione, sulla vicenda degli F-35, lei continua a non darci delle vere risposte e anche così dimostra di non avere rispetto per il Parlamento e non è la prima volta. Non ha avuto rispetto per il Parlamento quando è stata votata una mozione per il dimezzamento della spesa per gli F-35 e lei non ne ha tenuto conto. Non ha avuto rispetto per il Parlamento quando ha dato il via libera a nuovi acquisti di F-35, nonostante il Parlamento avesse votato per la sospensione di nuove acquisizioni. Non ha avuto rispetto per il Parlamento quando, un anno fa, le abbiamo chiesto se stessimo producendo due nuovi F-35, il numero 7 e il numero 8, e il suo Ministero ha cambiato versione nel giro di due mesi, prima ha detto di no, poi ha detto di sì. Non ha avuto rispetto per il Parlamento quando ha rimandato a sempre nuovi appuntamenti, prima l'indagine conoscitiva, poi il libro bianco, poi il DPP, la decisione finale sugli F-35, decisione mai arrivata e questa è una vera e autentica presa in giro.
  Lei si ricorderà, signora Ministra, che al meeting degli scout di San Rossore del 2014 il Primo Ministro Renzi ha detto: «La più grande arma per costruire la pace non sono gli F35, ma la scuola. E quando fai delle spese che sono inutili, per il gusto di buttare via i soldi, ti senti piangere il cuore».
  Signora Ministra, ma a lei non piange il cuore per questi soldi buttati ? Signora Ministra, perché a proposito di F35 e di armi, qualche settimana fa, in una trasmissione televisiva, ha accusato la Rete Disarmo di dire bugie come Salvini ? Se lo avessimo fatto noi colleghi – mi passi l'iperbole ironica – ci avrebbe mandato la Folgore sotto casa. Allora, si scusi con i pacifisti. Da un anno e mezzo le hanno chiesto un incontro sugli F35 e lei glielo nega. Ma di cosa ha paura ?
  Signora Ministra, la sua risposta all'interrogazione della collega Duranti è, ancora una volta, opaca, reticente e ambigua. Dimostra, perciò, come su altre vicende, di essere inadeguata a un incarico che farebbe meglio a lasciare.

(Iniziative di competenza con riferimento a questioni relative alla normativa in materia di legittima difesa – n. 3-01760)

  PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01760, concernente iniziative di competenza con riferimento a questioni relative alla normativa in materia di legittima difesa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Ministro, il 13 giugno 2006, Ermes Mattielli, richiamato dall'allarme, dopo aver subito numerosi furti nei giorni precedenti, si precipita nel suo deposito di rottami ferrosi ad Arsiero, in provincia di Vicenza, e lì trova due ladri armati di spranghe, che, in modo minaccioso, avevano già riunito il materiale fatto di matasse di rame da portare via.
  Per legittima difesa, spara contro questi due malviventi, ferendone uno, li mette alla fuga, salva la sua proprietà. Il risultato è che, dopo nove anni e due processi subiti, Ermes Mattielli è stato condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione per eccesso di legittima difesa e al pagamento di 135 mila euro di danni, cosa che ha ridotto sul lastrico lui e la sua famiglia.
  A questo punto, noi chiediamo, dopo il ripetersi di episodi di palese ingiustizia come questo, quali siano gli intendimenti del Ministro per restringere il campo di applicazione del reato di eccesso di legittima difesa, così come previsto dalle modifiche apportate dalla Lega, nel 2006, con la legge n. 59, e così come proposto con una proposta di legge del gruppo della Lega depositata quest'anno alla Camera.

Pag. 57

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Onorevole Busin, la vicenda che lei riporta trae spunto dal tentato furto, subito all'interno del proprio esercizio, da un commerciante vicentino, per porre l'accento sull'aumento di episodi delittuosi di furti in abitazione e sull'asserito incremento di pronunce assolutorie nei confronti di imputati ai quali è stata riconosciuta la scriminante della legittima difesa, a fronte di condotte illecite in violazione della propria o altrui incolumità.
  Come è noto, proprio in conseguenza della molteplicità di tali episodi, il legislatore ha recepito, nell'anno 2006, l'esigenza di modificare la portata applicativa dell'articolo 52 del codice penale in materia di legittima difesa. Peraltro, le modifiche apportate hanno riguardato soltanto il requisito della proporzionalità, lasciando immutati gli altri presupposti della legittima difesa e rimettendo all'autorità giudiziaria la valutazione circa l'effettiva sussistenza della scriminante.
  Nel caso specifico, il giudice di primo grado ha ritenuto non sussistessero gli elementi tipici della legittima difesa né quelli dell'eccesso colposo, argomentando la propria decisione in ragione degli effetti di fatto, in particolare dei 15 colpi di arma da fuoco esplosi dal commerciante vicentino nei confronti dei suoi aggressori, dopo che i due, già colpiti, erano a terra.
  La pronuncia, come è ovvio, soggiace ai normali rimedi di impugnazione e non è sindacabile nel merito da parte del Ministero. Mi corre l'obbligo di precisare all'onorevole interrogante che, come riferito dalla competente Direzione generale del Ministero, non emerge alcuna correlazione statistica tra il volume delle iscrizioni di reati e il decremento del numero dei detenuti.
  Il Governo è, invece, fortemente e concretamente impegnato in politiche legislative volte a rafforzare le condizioni di sicurezza dei cittadini, anche per le aggressioni al patrimonio. In quest'ottica è stato, infatti, presentato il disegno di legge recante modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la ragionevole durata dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena, già approvato alla Camera dei deputati e ora all'esame del Senato, che prevede, appunto, un ampliamento dei diritti della persona offesa e un ulteriore inasprimento sanzionatorio dei delitti di furto e di rapina.

  PRESIDENTE. Il deputato Filippo Busin ha facoltà di replicare.

  FILIPPO BUSIN. Ministro, io non sono affatto soddisfatto. Mi sembra che sia sottovalutato questo aspetto. Le ricordo che c’è un altro indagato, sempre nella provincia di Vicenza, per eccesso di legittima difesa e non è ancora stato prosciolto da questa accusa. È Graziano Stacchio. Graziano Stacchio è un eroe che ha difeso una commessa asserragliata nel suo negozio e attaccata da quattro rapinatori armati di kalashnikov. Stacchio l'ha difesa, durante la sparatoria che ne è seguita, a rischio della propria vita.
  Lo stesso Stacchio si è reso protagonista di un gesto di grande generosità donando a Mattielli una parte di quanto era stato a lui stesso donato per il sostenimento delle spese processuali in virtù di quanto accaduto. Noi non ci rassegniamo a questa giustizia palesemente ingiusta, dove le vittime diventano i condannati e dove i ladri vengono assolti. Non ci rassegniamo a questo mondo all'incontrario e continueremo la nostra battaglia perché questo non è il mondo che vogliamo, questa non è la giustizia che vogliamo.

(Iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in relazione ad alcune tragiche vicende di stalking – n. 3-01761)

  PRESIDENTE. La deputata Carfagna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01761 concernente iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, Pag. 58in relazione ad alcune tragiche vicende di stalking (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie, signor Presidente. Un minuto è davvero poco per raccontare la tragedia di Enza Avino, una giovane donna di Terzigno, in provincia di Napoli, che, esattamente un mese fa, veniva uccisa dal suo ex compagno, che lei stessa aveva denunciato per stalking, aggressioni, minacce, persecuzioni e che era stato incarcerato e che poi era stato scarcerato soltanto dieci giorni dopo perché il tribunale del riesame non lo aveva ritenuto una personalità così incontrollabile ed allarmante. Signor ministro, Enza è morta ed è morta proprio per mano di quella persona che il tribunale del riesame ha inteso scarcerare: quella persona che aveva perseguitato e minacciato Enza e che, come aveva promesso, alla fine l'ha uccisa. Ecco perché le chiedo cosa intende fare perché credo che le donne non possano più morire per mano dei loro persecutori e quindi le chiedo se intende attivare i poteri ispettivi di cui dispone per fare chiarezza sulla scarcerazione del killer di Vincenza Avino.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Ringrazio gli onorevoli interroganti perché mi consentono di manifestare ancora una volta e anche in sede parlamentare la mia solidarietà a tutte le donne vittime di violenza e la massima attenzione del Governo ad assicurare forme sempre più avanzate di tutela e prevenzione. Questi gravissimi episodi, ripercorsi nell'atto di sindacato ispettivo, ripropongono il tema di atti di persecuzione che spesso radicano la loro causa nella incapacità di accettazione dell'epilogo di rapporti sentimentali logorati proprio dall'esercizio di forme di assoggettamento e violenza. I caratteri psicologicamente compositi di queste forme di aggressione rendono estremamente problematica la materia sotto il profilo della prevenzione e della repressione. Proprio in considerazione del complesso atteggiarsi del fenomeno, il nostro Paese si è dotato – l'onorevole Carfagna lo sa bene – di una legislazione avanzata. Nel 2009, infatti, è stato introdotto nel codice penale il delitto di atti persecutori, cosiddetto stalking, e la innovativa misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima. Significativa è certamente l'introduzione nel 2013 delle norme per il contrasto della violenza di genere che hanno l'obiettivo di prevenire il femminicidio e tutelare le vittime attraverso diverse disposizioni anche preventive. Il quadro è completato dalla possibilità di applicazione della custodia cautelare in carcere per il delitto di atti persecutori, anche oltre i limiti di pena generalmente previsti. Il giudice dispone pertanto di un ampio ventaglio di misure cautelari finalizzate ad impedire la reiterazione della condotta e l'aggravarsi delle forme di manifestazione del reato secondo una prognosi di pericolosità ancorata alle specifiche circostanze del caso concreto. Nel tragico caso di Vincenza Avino, esposto nell'atto di sindacato ispettivo, invece, la misura cautelare in concreto adottata si è rivelata ex post inidonea a tutelare la vittima. A tal proposito, è il caso di rilevare che il Ministero non abbia alcun potere, com’è noto, di sindacato sull'esercizio della discrezionalità giurisdizionale al di fuori delle ipotesi di violazione di legge o di abnormità. Nei limiti delle prerogative riconosciute dall'ordinamento di conseguenza, come in altri analoghi casi, ho investito la competente articolazione del Ministero dell'avvio degli accertamenti ispettivi. Rassicuro pertanto gli onorevoli interroganti che seguirò con la massima attenzione gli esiti degli approfondimenti in corso così come ogni iniziativa finalizzata ad assicurare che le migliori forme di tutela delle vittime di atti di persecuzione siano realizzate.

  PRESIDENTE. La collega Carfagna ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Ministro, onestamente ci aspettiamo di più Pag. 59perché quando Nunzio Annunziata è stato messo in carcere, ciò è stato fatto a seguito di un'ordinanza del giudice per le indagini preliminari che definiva Nunzio Annunziata una personalità refrattaria alle regole del vivere civile ed estremamente pericolosa.
  Ci chiediamo come mai, soltanto dieci giorni dopo, la stessa persona, con una decisione sorprendente, sia stata scarcerata, come mai la carcerazione preventiva sia stata trasformata in un ordine di protezione, in un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima che, evidentemente, non è bastato per salvare la vita di Vincenza Avino e che Nunzio Annunziata ha violato per uccidere la sua ex compagna.
  Vede, Ministro, io non sono una fan, una supporter della carcerazione preventiva, anzi, sono schierata da sempre contro ogni forma di abuso della carcerazione preventiva, ma ritengo che ci siano casi in cui la carcerazione preventiva, le misure cautelari che il Parlamento fornisce alla magistratura, siano fondamentali, siano indispensabili per salvare una vita umana. Credo che in questo caso, questa misura avrebbe potuto salvare la vita di Vincenza Avino; allora, credo che il sistema di protezione a cui lei ha fatto riferimento e di tutela delle vittime di violenza sia un sistema molto complesso e molto delicato che deve funzionare, ma deve funzionare alla perfezione, perché, se soltanto un anello di questa catena viene meno, la macchina finisce poi per incepparsi. Lo dobbiamo a Enza, a Giordana, la giovane mamma che è stata uccisa qualche giorno fa dalle coltellate del suo ex compagno, e a tutte le donne che quotidianamente rischiano la loro vita a causa dei loro persecutori e dei loro aggressori e, sinceramente, pensavo che il modo migliore per rendere onore alla memoria di Enza Avino a un mese esatto dalla sua morte fosse un'assunzione di responsabilità collettiva e di quest'Aula nella determinazione di fare piena luce e piena chiarezza su questa vicenda.

(Iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in relazione ad un episodio di cronaca nera verificatosi recentemente nel comune di Ercolano (Napoli) – n. 3-01762)

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01762 concernente iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in relazione ad un episodio di cronaca nera verificatosi recentemente nel comune di Ercolano (Napoli) (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Grazie Presidente, la vicenda è ben nota, la settimana scorsa, durante un tentativo di rapina, sono rimasti uccisi due rapinatori che avevano utilizzato una pistola che poi si è rivelata essere una pistola giocattolo. Però, se il Ministro non mi ascolta, con tutto il rispetto...

  PRESIDENTE. Ha ragione, liberare i banchi del Governo. Collega Carfagna per favore, liberare i banchi del Governo, perché il collega Taglialatela sta illustrando la sua interrogazione.

  MARCELLO TAGLIALATELA. La ringrazio. I fatti sono ben noti e sono di una gravità inaudita. La settimana scorsa ad Ercolano due criminali sono stati uccisi durante un tentativo di rapina. Il gioielliere che era oggetto del tentativo di rapina ha reagito, era stato minacciato con una pistola che poi si è scoperto essere una pistola giocattolo. Ma il tema principale della mia interrogazione è quello di capire quali fossero i reati specifici che i due rapinatori avevano nel loro pedigree, se possiamo utilizzare questo termine, se avessero utilizzato sconti di pena, particolari misure a favore della loro situazione carceraria e quale tipo di intervento, eventualmente si dovessero verificare elementi di carattere ispettivo, il Ministero vuole porre in essere.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

Pag. 60

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie Presidente, richiamando un recente caso di cronaca, la richiesta degli onorevoli interroganti ripropone, come nella precedente interrogazione dell'onorevole Busin, il tema relativo ai limiti dell'esercizio della scriminante della legittima difesa in riferimento alle vittime dei più gravi reati contro il patrimonio. Ricordo anche qui che l'attuale disciplina della legittima difesa, prevista dall'articolo 52 del codice penale, come modificata nel 2006, si fonda su una valutazione comparativa degli interessi coinvolti, senza prevedere alcun automatismo che legittimi forme di autotutela. L'apprezzamento della ricorrenza dei requisiti della scriminante, dunque, è rimessa all'autorità giudiziaria secondo le circostanze del caso concreto.
  Nella fattispecie oggetto dell'interrogazione risulta come la procura della Repubblica di Napoli stia svolgendo le necessarie indagini finalizzate alla ricostruzione dell'azione e delle modalità di reazione della vittima. Quanto, invece, alla condizione di pregiudicati degli autori della rapina rimasti caduti in seguito alla reazione della vittima, dalle informazioni richieste alle competenti articolazioni ministeriali risulta che gli stessi, sebbene gravati da precedenti penali per reati contro il patrimonio, non erano sottoposti, all'epoca dei fatti, a misure cautelari restrittive, avendo espiato per intero le condanne riportate in seguito a precedenti sentenze irrevocabili.
  In merito alle minacce rivolte dai familiari dei rapinatori al gioielliere nel corso di una trasmissione televisiva, risulta infine che la procura della Repubblica di Napoli ha iscritto un fascicolo per il delitto aggravato di cui all'articolo 612 del codice penale, dopo avere acquisito le relative registrazioni.
  Ribadisco l'impegno del Governo a rafforzare ogni forma di tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini. Proprio in tale ottica, è stato presentato un disegno di legge recante modifiche del codice penale e di procedura penale contenente le iniziative normative che ho già illustrato nella risposta all'onorevole Busin.

  PRESIDENTE. Il deputato Taglialatela ha facoltà di replicare.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, Ministro, io sono tra i parlamentari che non hanno mai votato un provvedimento di indulto, amnistia o sconti di pena. Il senso dell'interrogazione, che lei ha trattato nella parte finale dell'esposizione, è legato non alla domanda se i rapinatori fossero o meno latitanti, ma se i rapinatori, pure in libertà, avessero usufruito in passato di amnistie, indulti o sconti di pena, che sono il motivo per il quale probabilmente non erano in galera ma erano a piede libero, pur avendo, come lei stesso ha ammesso, dei reati specifici come precedenti in tale senso e commesso qualcosa di molto grave nel passato. Finquando il Governo, quello del quale lei fa parte, studierà provvedimenti che portano al cosiddetto svuota-carceri, al tentativo di ovviare all'esigenza di avere nuovi istituti penitenziari attraverso provvedimenti che, alla fine, sono dei provvedimenti di perdono, purtroppo episodi di questo genere se ne verificheranno ancora. E la cosa più grave è che, contemporaneamente a questo episodio e immediatamente dopo, le minacce sono arrivate nei confronti del commerciante che ha sparato in difesa della sua vita e anche del commerciante dove si è verificato l'episodio. Lei sa che quel commerciante ha ancora il negozio chiuso, quello dove si è verificato l'episodio, e che il comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza – che io sappia – non si è ancora riunito per decidere eventualmente misure a tutela della vita di coloro i quali hanno semplicemente difeso la loro vita ? Penso che il Governo si debba esprimere soprattutto per quello che riguarda il concetto della certezza della pena, che in questo momento in Italia non è certamente garantito.

Pag. 61

(Iniziative per un intervento organico a favore dell'autotrasporto, con particolare riferimento all'operatività del relativo fondo di garanzia – n. 3-01763)

  PRESIDENTE. Il deputato Ivan Catalano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01763 concernente iniziative per un intervento organico a favore dell'autotrasporto, con particolare riferimento all'operatività del relativo fondo di garanzia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. L'interrogazione mira a un dato problema: da recenti fonti di stampa pare che il Fondo di garanzia destinato all'autotrasporto sia in esaurimento o sia già esaurito in data odierna, al mese di settembre. Questo fa un po’ preoccupare la categoria, perché, come lei ben sa, il Fondo di garanzia per l'autotrasporto è uno di quei pochi fondi di garanzia che funziona in modo migliore rispetto agli altri. La categoria è abbastanza preoccupata di questo esaurimento di fondi. Con l'interrogazione le chiedo se appunto questa cosa le risulta e, nel caso sia vero, se intenda rimpinguare le risorse, e se, dato l'ordine del giorno che ho citato in premessa, ha intenzione di modificare l'apparato sussidiario dell'autotrasporto, trasformandolo in un sistema incentivante per chi sceglie soluzioni a basso impatto ambientale, con la diminuzione dei costi esterni.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Come richiamato giustamente dall'onorevole, il Fondo di garanzia è uno strumento efficace di ausilio per le imprese dell'autotrasporto, in particolare per quelle di ridotte dimensioni, che non potrebbero accedere al credito commerciale in maniera molto favorevole attraverso l'ordinario canale creditizio. Purtroppo, come richiamato da lei, il gestore del Fondo di garanzia ha proceduto alla sospensione dell'operatività della sezione speciale per l'autotrasporto in data 21 settembre 2015, pochi giorni fa.
  Questo fatto – come abbiamo già segnalato, e siamo già riuniti con l'Albo degli autotrasportatori il 29 settembre – va sicuramente corretto. Noi abbiamo già attivato i canali presso il Mise, che è responsabile della gestione, per ottenere un ripristino di questo Fondo; abbiamo dato la disponibilità, insieme all'Albo degli autotrasportatori, a trovare le risorse per finanziare il Fondo, anche all'interno delle risorse complessive dell'albo; e stiamo valutando anche la concreta possibilità di reperimento di ulteriori risorse finanziarie necessarie per rivitalizzare l'operatività del fondo all'interno delle risorse disponibili nel mio Ministero per l'anno 2016. E comunque con queste tre linee di azione, l'intervento sul Mise, l'intervento sull'albo degli autotrasportatori, l'intervento su fondi propri del MIT, dobbiamo assolutamente risolvere la questione che si è creata, visto l'effetto positivo che ha avuto sempre sull'erogazione del credito.
  Questi interventi di sostegno al credito e agli investimenti sono sempre stati concepiti nella forma e nella sostanza come misure di incentivazione al rinnovo dei mezzi, agli investimenti da parte di questi imprenditori nella loro impresa. Quindi senz'altro l'impegno del Governo sarà completo per ripristinare uno strumento che ha funzionato.

  PRESIDENTE. Il deputato Ivan Catalano ha facoltà di replicare.

  IVAN CATALANO. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta del Governo; io però chiedo al Ministro, dato che le cose più o meno stanno cambiando nel settore dell'autotrasporto, di cercare di intervenire anche sul sistema dei sussidi al settore.
  Nella scorsa legge di stabilità abbiamo discusso su questo tema, ed era stato approvato un mio ordine del giorno che mirava a cambiare un poco la gestione di questi soldi e la trasformazione del sussidio Pag. 62in un incentivo per chi utilizza tecnologie, per chi mette in piedi buone pratiche per diminuire i costi esterni nella gestione del trasporto. Uno dei problemi che segnalano molte associazioni di rappresentanza, ma anche altre imprese del trasporto, è la gestione dei fondi tramite l'intermediazione delle associazioni di rappresentanza. Sarebbe un obiettivo auspicabile da parte del Governo quello di prevedere l'erogazione di incentivi, o comunque contributi a sussidio dell'autotrasporto, direttamente alle aziende che questi contributi devono ricevere, senza l'intermediazione delle associazioni come invece oggi avviene tramite l'Albo. Questo è un auspicio che si può prevedere nella prossima legge di stabilità, quella che verrà in discussione, quindi è un invito che le rivolgo. Comunque io presenterò qualche emendamento al riguardo.

(Chiarimenti ed iniziative in merito al pignoramento di conti correnti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con riferimento alle vicende giudiziarie riguardanti l'attuazione dei piani di ricostruzione post-bellica dei comuni di Ancona, Ariano Irpino e Macerata – n. 3-01764)

  PRESIDENTE. La deputata Arianna Spessotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01764, concernente chiarimenti ed iniziative in merito al pignoramento di conti correnti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con riferimento alle vicende giudiziarie riguardanti l'attuazione dei piani di ricostruzione post-bellica dei comuni di Ancona, Ariano Irpino e Macerata (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Presidente, come si apprende da importanti fonti giornalistiche, confermate anche da fonti interne allo stesso Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le disponibilità economiche esistenti su alcuni conti del MIT, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sarebbero state bloccate a seguito della notifica di un atto di pignoramento miliardario riferito al lodo Longarini, il costruttore marchigiano detto «Al Cafone» e vecchia conoscenza del Ministero per la vicenda appalti di Ancona. Più precisamente, i conti di tesoreria del MIT sarebbero stati pignorati per la bella «cifretta» di 1 miliardo 200 milioni di euro, con la conseguenza del blocco immediato di qualsiasi erogazione dei fondi ministeriali, dalle piccole spese di amministrazione ai finanziamenti per le infrastrutture e trasporti, inclusi quelli per il trasporto pubblico locale. Lo stesso MIT avrebbe presentato un ricorso contro l'esecuzione della sentenza, ammettendo che da tale pignoramento ne conseguirebbe «un danno irreparabile del MIT e la paralisi nell'esecuzione delle opere pubbliche di interesse nazionale, oltre a una perdita di circa quarantamila posti di lavoro».
  Quello che chiediamo quindi è, a fronte di questa vicenda scandalosa, attraverso quali tagli il MIT intende far fronte al pagamento del debito, per il quale si è proceduto al pignoramento di questi conti.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, senza ripercorrere l'intera vicenda legata al lodo Longarini, che è già stato oggetto, come lei ha ricordato, dell'attenzione della stampa, e soprattutto della magistratura, non posso che ribadire che il Ministero che io guido si è da subito impegnato, e ha immediatamente sollecitato l'Avvocatura dello Stato ad attivarsi in sede giudiziale per chiedere la sospensione della fase esecutiva, invocando il principio – come lei ha ricordato – del danno grave e irreparabile, che non è però stato accolto dal giudice.
  Successivamente a tale decisione della Corte di Appello di Roma, che data 11 marzo 2015, il Longarini si è rivolto al giudice dell'assegnazione per ottenere le Pag. 63somme accantonate presso la Banca d'Italia, oggetto di pignoramento. Il 26 agosto vi è stata apposita udienza e il giudice si è riservato di decidere. A tutt'oggi non vi sono decisioni in merito.
  Con riferimento poi alla procedura di arbitrato riguardante il piano di ricostruzione di Ancona, il MIT ha presentato ricorso per Cassazione avverso la sentenza n. 4600/2014 della Corte di Appello, che aveva dichiarato inammissibili le impugnazioni proposte dall'amministrazione nei confronti del lodo parziale del 26 marzo 2012 e del lodo definitivo del 20 luglio 2012. Quindi noi abbiamo presentato ricorso. La relativa discussione ha avuto luogo il 30 settembre scorso e verosimilmente si attende la pronuncia della decisione entro il corrente anno. Ovviamente noi ci opponiamo al fatto di riconoscere al Longarini queste somme, siamo convinti di essere dalla parte del giusto e siamo contrari alle decisioni prese in precedenza.
  In tale circostanza è stata dedotta in giudizio e acquisita agli atti la sentenza n. 18614 della Corte di Cassazione del 22 settembre 2015 riguardante ricorso per Cassazione proposto da Edoardo Longarini avverso la sentenza n. 661 del 2013 della Corte di Appello di Ancona, che confermava la sentenza di primo grado e condannava Longarini al risarcimento dei danni nei confronti del comune di Ancona. La Suprema Corte si è espressa rigettando il medesimo ricorso e condannando quindi il ricorrente Longarini al pagamento delle spese di giudizio, ritenendo infondati in fatto ed in diritto tutti i motivi di gravame addotti.
  Assicuro quindi che l'azione del Ministero in questa direzione, del non riconoscere quindi questo credito, continuerà. Ovviamente siamo in attesa delle decisioni della magistratura, e comunque l'azione del Ministero nella programmazione degli interventi infrastrutturali non è stata e non sarà rallentata. Lo stesso vale per quanto attiene agli interventi relativi alla circonvallazione di Bojon che lei ha citato e lo stesso vale per la riprogrammazione della spesa. Ovviamente il danno del pignoramento è del tutto evidente ed è sotto gli occhi di tutti, ma ancora non è stato reso esecutivo, attendiamo quindi con fiducia la sentenza che ci riconosca l'impossibilità di dare a Longarini questa cifra.

  PRESIDENTE. La deputata Arianna Spessotto ha facoltà di replicare.

  ARIANNA SPESSOTTO. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta, ma le rassicurazioni che ha tentato di fornirci oggi non sono di certo sufficienti a scongiurare il rischio concreto di una paralisi del Ministero dei Trasporti, dovuta al pignoramento dei suoi conti, con conseguenze visibili a tutti e peraltro già in atto. Se infatti anche la Cassazione dovesse confermare la condanna del Ministero sarebbero a rischio i fondi per le opere strategiche, per il trasporto locale, oltre a un vero e proprio esercito di posti di lavoro, come sostenuto dallo stesso Ministero dei Trasporti.
  Come noto, la procedura giudiziaria miliardaria avviata nei confronti dei conti correnti del MIT si inserisce nella più ampia e vergognosa vicenda degli arbitrati miliardari concessi dai Ministri Di Pietro e Matteoli al signor Longarini, uno degli scandali più gravi che ricordi il nostro Paese negli ultimi anni. In particolare, per il lodo arbitrale di Ancona, lo Stato ha ricevuto una condanna di risarcimento da 1,2 miliardi di euro, cifra che, sommata a quella delle condanne subite per i lodi di Ariano Irpino e Macerata (250 milioni di euro), porta, fino ad ora, ad un totale di circa 1,5 miliardi di euro, senza contare gli oneri a carico dello Stato per le spese processuali, che porta il debito ad una cifra molto vicina ai 2 miliardi di euro.
  Quello che più ci preoccupa è che il pignoramento dei conti del MIT ha già avuto delle disastrose conseguenze per alcuni comuni italiani che si sono visti bloccare in questi mesi l'erogazione di fondi per il completamento di opere considerate necessarie e strategiche per i loro territori. È il caso, ad esempio, del Comune di Campolongo Maggiore, i cui cittadini, ormai esasperati, aspettano da anni Pag. 64il completamento degli ultimi 600 metri della circonvallazione di Bojon. Il Comune si è infatti visto bloccare i lavori dopo il provvedimento della magistratura che ha pignorato i fondi destinati appunto al completamento di questi ultimi 600 metri.
  Rimangono in ogni caso ancora aperti tutti i nostri interrogativi su come sia stato possibile che lo Stato si trovi oggi a pagare quasi 2 miliardi di euro a favore del cosiddetto re delle opere incompiute già condannato per tangentopoli, e sui motivi per i quali il Governo non abbia mai messo in atto tutte le necessarie misure per evitare questo colossale esborso di soldi pubblici !

(Iniziative per velocizzare l’iter di approvazione della convenzione di concessione tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società di progetto «Autostrada Ragusa-Catania» con riferimento al raddoppio del collegamento stradale Catania-Ragusa – n. 3-01765)

  PRESIDENTE. Il deputato Fauttilli ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01765, concernente iniziative per velocizzare l’iter di approvazione della convenzione di concessione tra il Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti e la società di progetto «Autostrada Ragusa-Catania» con riferimento al raddoppio del collegamento stradale Catania-Ragusa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  FEDERICO FAUTTILLI. Grazie, Presidente. Ministro, come avrà sicuramente avuto modo di leggere, l'interrogazione presentata interessa la realizzazione di due infrastrutture autostradali di notevole interesse per i loro territori e per le popolazioni che abitano quei territori.
  La prima, il collegamento autostradale della città di Ragusa con la costruenda Catania-Siracusa, è un'opera fortemente strategica per lo sviluppo del distretto sud-est della Sicilia e la sua mancata realizzazione avrebbe pesanti ricadute negative anche sull'economia della zona e della regione tutta. La seconda questione però riguarda l'autostrada di collegamento Roma-Latina, ovvero l'adeguamento della strada statale 148 Pontina, infrastruttura anche questa altamente strategica per la realizzazione del corridoio tirrenico meridionale, oggetto questo anche di una mia precedente interrogazione a cui l'allora Ministro Lupi aveva risposto prevedendo l'apertura dei cantieri nei primi mesi del prossimo anno.
  Concludo: questa interrogazione quindi, Ministro, è per sapere il perché dei ritardi accumulati per la Ragusa-Catania e chiedere la velocizzazione delle procedure. Inoltre conoscere se le previsioni del Ministro Lupi sulla Roma-Latina saranno rispettate dal Governo e dalla regione Lazio.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, inizio rispondendo all'ultima parte della domanda: sulla Roma-Latina l'apertura delle buste è di competenza della regione, il Ministero ha fatto tutto il possibile, quindi su questo chi deve proseguire è la regione.
  Per quanto riguarda invece la convenzione di concessione fra il MIT e la società autostrada Ragusa è stata firmata il 7 novembre 2014, appunto per il raddoppio del collegamento Catania-Ragusa. Premetto che la mancata inclusione di queste opere nella legge obiettivo, nel cosiddetto allegato infrastrutture, non comporta in nessun modo la mancata realizzazione delle stesse, come ho già avuto modo di ripetere più volte, semplicemente significa l'abbandono di quelle procedure e l'utilizzo delle procedure ordinarie che garantiscono secondo me con maggiore forza i tempi e l'aderenza ai costi previsti. La concessione del novembre 2014 vale circa 815 milioni di euro, con un contributo pubblico di 366 milioni di euro, dura circa 39 anni e cinque mesi e il decreto interministeriale di approvazione è stato trasmesso Pag. 65al concertante Ministro dell'economia e delle finanze il successivo 27 novembre 2014, quindi il problema era stato impostato così. In data 7 maggio 2015 sono pervenuti i pareri dei competenti Dipartimenti del tesoro e della ragioneria dello Stato, i quali hanno ritenuto di non sottoscrivere l'atto rilevando che era mancata la trasmissione al CIPE del piano economico-finanziario aggiornato all'esito delle procedure di gara. Questi sono i tempi, quindi il MEF non voleva sottoscrivere l'atto. Noi abbiamo controdedotto appunto, dopo aver ricevuto questa formale comunicazione, che, come disposto dalle delibere CIPE, avevamo non proceduto all'inoltro del PEF in quanto lo stesso risultava invariato e sarebbe stato poi aggiornato e sottoposto al CIPE in sede di approvazione della progettazione definitiva. Abbiamo quindi lavorato con il MEF per chiarire questo punto, abbiamo esaminato le ulteriori richieste, sono stati forniti gli ulteriori chiarimenti del caso precisando, come ho già detto più volte, che gli atti oggetto d'esame derivano da un procedimento di gara e sono già stati approvati integralmente dal CIPE. Il MEF ha sollevato dubbi circa la valenza delle pattuizioni convenzionali, ma noi abbiamo chiesto un parere all'Avvocatura dello Stato che, con parere del 9 luglio, ha asserito che la Convenzione in argomento prevede espressamente – anche per nostra volontà – che per il concedente non sorgeranno obbligazioni di sorta rispetto all'approvazione del definitivo e l'aggiornamento del PEF. Quindi non ci sarà nessun riconoscimento di indennizzi ulteriori rispetto a quelli già approvati. Come sapete, purtroppo, nel sistema delle concessioni e nel sistema del project financing molto spesso lo Stato viene poi chiamato in tempi successivi a pagare di più di quanto pattuito. Abbiamo scritto adesso che non daremo nulla di più di quanto pattuito. Quindi l'opera si fa con quelle cifre, sennò non si fa. Per noi l'opera si deve fare e per questo abbiamo risottoposto alla firma del Ministero dell'economia e delle finanze, in data 6 ottobre, il decreto interministeriale per la sottoscrizione. Appena il Ministro Padoan firmerà si potrà procedere come d'intesa.

  PRESIDENTE. Il deputato Fauttilli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, Ministro, io per quanto riguarda la Roma-Latina la ringrazio per il riferimento che ha fatto alla regione Lazio. Sicuramente la regione Lazio ha dei ritardi notevoli sulle procedure di quest'opera però l'impegno che era stato assunto dal Ministro Lupi, quindi dal Governo, all'inizio di quest'anno era che comunque le date che erano state indicate sarebbero state rispettate, cosa che purtroppo oggi constatiamo non è così.
  Quindi, se posso, vorrei invitare lei e il Governo affinché la regione Lazio possa dare delle spiegazioni, soprattutto al Governo, del perché di questi ritardi e far sì che l'opera, se anche non può iniziare, come era stato detto dal Ministro Lupi, nei primi mesi del 2016, almeno entro il 2016 i cantieri possano essere aperti, anche perché questa è una strada a forte pericolosità incidentale, c’è un alto indice di incidenti mortali, per cui ogni giorno che passa rischiamo di avere dei morti.
  Per quanto riguarda l'autostrada Ragusa-Catania, prendo atto del lavoro che è stato fatto dal suo Ministero e del fatto che ormai sono arrivate quasi in porto le procedure.
  Credo che, a questo punto, ci sia da sollecitare il Ministero dell'economia e delle finanze, lo faremo noi a livello parlamentare, ma credo che anche il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dovrà svolgere il suo compito.

(Iniziative per il potenziamento dell'asse ferroviario Salerno-Battipaglia-Paola-Reggio Calabria – n. 3-01766)

  PRESIDENTE. Il deputato Nicodemo Nazzareno Oliverio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Tino Iannuzzi ed altri n. 3-01766, concernente iniziative per il Pag. 66potenziamento dell'asse ferroviario Salerno-Battipaglia-Paola-Reggio Calabria (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, la politica infrastrutturale nel nostro Paese deve avere come priorità la modernizzazione dei collegamenti ferroviari, specialmente nel Mezzogiorno. È urgente colmare il pesante ritardo che si è da troppo tempo accumulato sulla rete ferroviaria del sud, che versa in una situazione di arretratezza fortemente penalizzante per la mobilità e la vita delle persone e per lo sviluppo economico del territorio.
  In questo contesto, è fondamentale potenziare e velocizzare la linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, anche nella diramazione verso Potenza e Taranto. Occorre pertanto realizzare celermente tutte le opere di adeguamento tecnologico già finalizzate e le varianti di tracciato indispensabili per velocizzare l'intera linea Salerno-Reggio Calabria.
  Per queste ragioni, siamo certi del forte e convinto impegno del Governo e in particolare del Ministro Delrio.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente, grazie agli onorevoli interroganti per questa occasione di discutere certamente di un problema molto grave che deve colmare ritardi storici della linea ferroviaria e, in particolare, del collegamento Salerno-Battipaglia-Reggio Calabria.
  Questa parte dell'asse ferroviario è dentro le priorità del Governo con una progettazione che riguarda sia il potenziamento del collegamento Battipaglia-Reggio Calabria con la variante di Ogliastro-Sapri in termini progettuali, sia il quadruplicamento dell'asse Salerno-Battipaglia in termini sempre progettuali, ma soprattutto, in termini di adeguamento tecnologico e infrastrutturale per l'incremento delle prestazioni e per l'affidabilità della linea Battipaglia-Reggio Calabria.
  Tutte queste progettazioni e anche il finanziamento sono all'interno del contratto di programma, parte investimenti 2012-2016, che è stato anche recentemente aggiornato e che aggiorneremo mettendo ulteriori 100 milioni di euro – è proprio la decisione di questi giorni – per gli interventi di velocizzazione ulteriore della direttrice ferroviaria.
  Come sapete, le opere hanno un costo molto importante – il potenziamento della variante Ogliastro-Sapri ha un costo complessivo di oltre 3 miliardi e 700 milioni, mentre invece stiamo concentrandoci da subito sugli interventi di potenziamento infrastrutturale e tecnologico, perché con le tecnologie si possono ottenere velocità superiori ai 200 chilometri orari anche senza variazioni importanti della linea, che hanno lo scopo di elevare gli standard prestazionali.
  È previsto l'adeguamento a sagoma di alcune gallerie, la costruzione di sottopassi, la costruzione della galleria Fiumicello; ogni singolo intervento è progettato in modo da poter essere eseguito e attivato in maniera autonoma.
  Per questo progetto di ammodernamento sono previsti 230 milioni di euro, presenti, già in corso di realizzazione e credo che riusciremo a completare l'intervento per fasi, quindi la velocizzazione a 200 chilometri orari entro il 2016, anche perché questa rete appartiene alla rete di trasporto TEN-T. Come sapete, l'Italia è una delle poche nazioni europee che ha quattro reti TEN-T e sulle reti TEN-T, le reti di trasporto europeo internazionale e ferroviario, noi dobbiamo investire molto, moltissimo.
  Quindi, intanto che reperiamo le risorse per gli altri progetti di quadruplicamento della variante Ogliastro-Sapri, comunque investiamo per velocizzare a 200 chilometri orari questa linea nell'arco di un anno e mezzo a partire da oggi.

Pag. 67

  PRESIDENTE. Il deputato Tino Iannuzzi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  TINO IANNUZZI. Grazie, Presidente. Ministro Delrio, lo sviluppo del Mezzogiorno rappresenta una questione di assoluta valenza nazionale. Infatti, la crescita del Meridione è un tutt'uno inscindibile con la crescita dell'intero Paese. Ecco perché le tematiche del sud vanno affrontate con uno spirito unitario, in una visione d'insieme della nostra Italia, e non c’è dubbio che il rilancio del Mezzogiorno passa attraverso la realizzazione di moderne ed efficienti reti di infrastrutture, materiali ed immateriali.
  Sicuramente, il potenziamento dell'asse ferroviario meridionale è fondamentale per la vita di quelle comunità, per il trasporto delle merci, per le attività economiche, per la creazione di piattaforme portuali e logistiche adeguate. Ed in questa prospettiva, strategici e prioritari sono l'ammodernamento e la velocizzazione della linea ferrovia Salerno-Battipaglia-Paola-Reggio Calabria, la cui arretratezza da troppo tempo è molto pesante e marcata.
  Va realizzato con rapidità il progetto del cosiddetto «treno veloce», come lei ha detto, capace di raggiungere e superare, lungo tutta la linea ferroviaria, i 200 chilometri orari. In questa prospettiva vanno eseguiti sollecitamente i lavori di impiantistica e di adeguamento tecnologico già finanziati nonché gli interventi strutturali e le varianti di percorso necessarie, come quella strategica tra i comuni di Ogliastro e Sapri, in provincia di Salerno.
  Signor Ministro, prendiamo atto con soddisfazione, con i colleghi parlamentari interroganti, dell'impegno e della volontà del Governo, che si è già tradotta e continuerà a tradursi in provvedimenti concreti, incisivi ed efficaci, per realizzare finalmente, da Salerno a Reggio Calabria, una linea ferroviaria moderna e degna di un grande Paese europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Orientamenti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in merito all'ipotesi di riattivazione del progetto per il ponte sullo Stretto di Messina – n. 3-01767)

  PRESIDENTE. Il deputato Fava ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01767, concernente orientamenti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in merito all'ipotesi di riattivazione del progetto per il ponte sullo Stretto di Messina (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  CLAUDIO FAVA. La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, le confesso che non avrei pensato mai di doverle proporre, a lei e a questo Governo, una domanda che ritenevo ormai seppellita dai fatti della cronaca politica e istituzionale. C’è una riesumazione di questo progetto e anche il corredo di parole un po’ approssimative che questa discussione ha subito collezionato pretende questa domanda, anche perché una voce autorevole, come quella del Ministro dell'interno, si è espressa, qualche settimana fa, in modo abbastanza, dal mio punto di vista, preoccupante, chiedendo di riprendere in considerazione la progettazione e un ordine del giorno, approvato il 21 settembre con il sostegno del Governo, chiede di riconsiderare il progetto.
  Io le chiedo qual è l'opinione sua e del Governo sulle parole che abbiamo ascoltato e su questo progetto.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie, signor Presidente e onorevole Fava. Sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00993, che è stata approvata di recente in quest'Aula, il Governo ha espresso una valutazione positiva sulla valutazione dell'opportunità, quindi di riconsiderare l'opportunità, di riconsiderare il progetto. Noi abbiamo detto che siamo favorevoli a Pag. 68valutare l'opportunità, cioè valuteremo l'opportunità di riconsiderare il progetto come infrastruttura ferroviaria.
  È una valutazione che non si nega alle opere che hanno questo tipo di importanza. Ciò sarebbe incoerente nel momento in cui approviamo il débat public come punto chiave del nuovo codice degli appalti (quindi, la discussione aperta, pubblica, su dati trasparenti). Mi sembrava impossibile dire di no sull'opportunità di valutare, di riconsiderare il progetto.
  D'altra parte, abbiamo anche contestualmente detto che questo progetto non rientra tra le priorità di questo Governo. Abbiamo altre priorità e alcune le abbiamo sentite poco fa (mettere in ordine le ferrovie). Abbiamo una serie di problematiche infrastrutturali molto più urgenti, in questo momento, rispetto a questa riconsiderazione. In particolare, sulle infrastrutture ferroviarie c’è il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie regionali, il trasporto pubblico regionale, che specialmente nelle regioni del Mezzogiorno è altamente carente e che richiede investimenti massicci, sia infrastrutturali sia per il potenziamento di servizio. Quindi, queste sono per oggi le nostre priorità. Dai documenti ufficiali non risulta il ponte sullo Stretto – nell'allegato infrastrutture –, ma altre priorità infrastrutturali.
  Detto questo, la valutazione di valutare l'opportunità per riconsiderare non l'abbiamo negata.

  PRESIDENTE. Il deputato Fava ha facoltà di replicare.

  CLAUDIO FAVA. Signor Ministro, lei stesso si rende conto che questa espressione è abbastanza bizantina, ma il dato politico di valutare l'opportunità di riconsiderare un progetto vuole dire «parliamone». Sono fermo a una decisione del Governo Letta, che aveva, per decreto, deciso di sciogliere la società per azioni Stretto di Messina e, soprattutto, sono fermo all'assenza di risposte, che nel corso degli anni non sono mai arrivate, sui problemi di sostenibilità economica e tecnica del progetto.
  Economica perché sappiamo – lo dicono gli advisor terzi – che questo progetto, questo manufatto potrà veicolare al massimo il 10 per cento del suo potenziale; tecnica perché ci dicono che quel manufatto, su una zona sismica tra le più pericolose del mondo, ha elementi di rischio altissimi. Non vi è una sola risposta alle 223 richieste di integrazioni che sono state presentate alla commissione speciale di valutazione per impatto ambientale.
  Se a questo aggiungiamo, come ha ben fatto lei, una fotografia aggiornata sullo stato dell'arte e dei trasporti nel sud, in Sicilia siamo fermi non a tempi di percorrenza ferroviaria del Governo Letta, ma del Governo Crispi: otto ore di percorrenza ferroviaria per raggiungere Ragusa da Palermo, una velocità media di 32 chilometri all'ora tra Trapani e Palermo, la Catania-Palermo interrotta.
  Di fronte a tutto questo, ci saremmo aspettati, ci aspetteremmo, ci aspettiamo da questo Governo una parola definitiva che valuti la inopportunità, per oggi e per domani, di riprendere in considerazione questo progetto, così come ci consegnano le buone pratiche e le buone risposte che nel corso degli anni abbiamo accumulato.

(Orientamenti del Governo in merito a progetti di acquisizione di alcuni tratti autostradali da parte di regioni ed enti locali – n. 3-01768)

  PRESIDENTE. Il deputato Garofalo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01768, concernente orientamenti del Governo in merito a progetti di acquisizione di alcuni tratti autostradali da parte di regioni ed enti locali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  VINCENZO GAROFALO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'interrogazione odierna entra nel campo delle informazioni che abbiamo potuto acquisire tramite gli organi di informazione rispetto a un possibile acquisto di quote private di, soprattutto, due autostrade: l'A22, quindi Pag. 69la società che gestisce l'Autostrada del Brennero, da Modena fino al Brennero, ed anche Autovie Venete Spa, che si accingerebbe ad acquisire quote di privati per arrivare ad avere il 100 per cento.
  Ora, queste notizie, se confermate, sarebbero un po’ in contraddizione rispetto a quanto il Paese e il Governo in questo periodo hanno tentato e tentano di mettere in campo, anche perché, dopo la recente messa sul mercato del 40 per cento di Poste italiane, la precedente messa sul mercato e vendita di quote di Enel, il progetto di privatizzazione di parte di Ferrovie dello Stato, ci sembra che tutto questo sia un po’ in contrasto. Allora, chiediamo di sapere se il Governo abbia sotto attenzione questa vicenda e quale sia l'orientamento in maniera molto chiara.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Garofalo per questa interrogazione. Il Governo conferma il fatto che intende continuare nella politica di affidamento a privati tramite gare, soprattutto tramite gare, come previsto dalla normativa europea, ed esclusivamente tramite gare, delle concessioni autostradali e dei tratti autostradali, anche per la realizzazione di ulteriori opere.
  Quindi, questa è la via maestra; come sapete, è una via prevista dalla normativa europea. La stessa normativa europea prevede, come possibilità, il fatto di poter affidare, in particolari condizioni e in particolari situazioni, anche a società in house di enti pubblici. Questa è una possibilità che si sta valutando all'interno delle due tratte autostradali che lei ha citato, ma che non intende in alcun modo affermare una politica di ordine generale, in quanto, appunto, la politica di ordine generale è quella di favorire le gare pubbliche, a cui partecipano soggetti privati, e di attribuire alle migliori offerte, per fare il migliore interesse dello Stato.
  È ovvio che anche le società in house che, eventualmente, saranno beneficiarie della concessione avranno tutti gli obblighi di costruire le infrastrutture stradali secondo criteri di efficienza e di efficacia, e di rispettare piani e investimenti.
  Segnalo che, purtroppo, questo rispetto degli obblighi di finanziamento dei piani quinquennali di investimento, sia da parte di soggetti molto partecipati dal pubblico che da parte di soggetti partecipati quasi esclusivamente da privati, molto spesso non è stato rispettato.
  E questo è un grave danno in termini di crescita del Paese e di sicurezza delle tratte autostradali. Quindi, nonostante, appunto, abbiamo avuto diversi casi in cui non si sono realizzate le opere convenute, però la strada che continuiamo a pensare sia la strada giusta è quella che le ho ribadito. E i due casi che si potranno verificare eventualmente di società in house non inficiano la politica generale del Governo in questo settore.

  PRESIDENTE. Il deputato Garofalo ha facoltà di replicare.

  VINCENZO GAROFALO. Grazie Presidente. Ringrazio il Ministro, ovviamente, per la chiarezza con la quale ha risposto alla nostra interrogazione. Certo, noi siamo assolutamente interessati affinché il processo, non solo di privatizzazione, ma anche di efficientamento dell'intero asse autostradale, vada avanti.
  Ovviamente guardiamo con molta attenzione che tutto questo si realizzi nel pieno rispetto delle regole comunitarie e che si realizzi, però, soprattutto nell'interesse dei cittadini. Infatti, anche se è possibile e le norme comunitarie, come lei poc'anzi ha sottolineato, consentirebbero la prosecuzione di alcune concessioni autostradali, solo nel caso in cui le società diventino società interamente pubbliche, poiché queste non sono società interamente pubbliche, io penso, noi pensiamo, che in questo caso andrebbe portato avanti un piano sempre nella direzione della privatizzazione e della liberalizzazione, cioè in maniera tale da accrescere quella concorrenzialità che abbiamo ormai sperimentato e che porta sicuramente benefici per tutti, in tutti i settori.Pag. 70
  Del resto lo Stato ha una serie di misure per potere controllare l'efficienza e la serietà delle società che devono ottemperare a quanto nei contratti è previsto. Lo può fare in termini di vigilanza, ma anche, direi, di garanzia rispetto agli utenti, con tutti quegli strumenti che abbiamo messo in campo e che sono la tutela delle garanzie in termini di golden power che abbiamo proprio previsto per le infrastrutture.
  Su questo, quindi, spero che il Governo stia non solo molto attento, ma che indirizzi anche altri enti in questa direzione, in maniera tale da evitare di impiegare denaro pubblico – che poi è dei cittadini – per fare acquisizioni, quando è possibile invece recuperare denaro privato per dare ai cittadini servizi migliori e assolutamente non impelagarsi in quotazioni e valorizzazioni di asset pubblici per acquistarli dai privati.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 16,15 con il seguito della discussione della proposta di legge recante modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Bratti, Brunetta, Caparini, Capelli, Catania, Cicchitto, De Menech, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Garofani, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rosato, Rossomando, Sanga, Sani, Scotto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione odierna ha preso in esame gli episodi verificatisi nella seduta del 7 ottobre 2015. Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare, con decorrenza immediata, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 15 giorni di seduta al deputato Fedriga e per un periodo di 15 giorni di seduta al deputato Gianluca Pini.
  Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
  Invito i deputati Fedriga e Gianluca Pini, ove presenti, a lasciare l'Aula – ma non ci sono – in ottemperanza alla decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1209 – d'iniziativa dei senatori: Puglisi ed altri: Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare (Approvata dal Senato) (A.C. 2957); e delle abbinate proposte di legge: Pes ed altri; Elvira Savino; Santerini ed altri; Marzano e Martelli (A.C. 350-910-2040-3019) (ore 16,18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato n. 2957, d'iniziativa dei senatori Puglisi ed altri: Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, Pag. 71sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare; e delle abbinate proposte di legge: Pes ed altri; Elvira Savino; Santerini ed altri; Marzano e Martelli nn. 350-910-2040-3019.
  Ricordo che nella seduta dell'8 ottobre 2015 è stata approvata dall'Assemblea la proposta di rinviare il seguito dell'esame alla settimana in corso.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2957)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2957).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  WALTER VERINI, Relatore. Grazie, Presidente. Nell'esprimere i pareri, vorrei brevissimamente confermare quanto già affermato in sede di espressione dei pareri in Commissione giustizia. La mia opinione è che un po’ tutti gli emendamenti siano stati presentati con l'intento di migliorare, a seconda dei punti di vista, il provvedimento che oggi l'Aula esamina e vota. Tuttavia un'eventuale modifica, attraverso l'accoglimento di questi emendamenti, del provvedimento, così come ci è stato inviato dall'Aula del Senato, significherebbe rimandare al Senato il provvedimento stesso, per un'ulteriore lettura. Questo, visto il delicato e paziente lavoro effettuato per raggiungere l'equilibrio del testo che il Senato ha compiuto, potrebbe significare impiegare molti altri mesi per vedere definitivamente approvato questo provvedimento, per il quale c’è grandissima attesa perché mette al centro i diritti dei minori. Per questi motivi, Presidente, confermo quindi la richiesta di invito al ritiro rivolta ai presentatori degli emendamenti riferiti all'articolo 1 – e non è un giudizio di merito – altrimenti il parere è contrario. Ciò per consentire un'approvazione del provvedimento, dell'articolo 1 in questo caso, che non costringa ad ulteriore lettura il Senato. Credo di aver spiegato anche le motivazioni.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Condivido l'impostazione espressa nell'intervento dell'onorevole Verini, perché anche il Governo ritiene che il testo, così come licenziato dal Senato e arrivato in Commissione giustizia alla Camera, sia un testo equilibrato che davvero si fonda su un unico interesse che è quello di tutelare il minore. Non solo si tutela il minore: con questo testo si è raggiunto anche un equilibrio tra due istituti noti, e con finalità diverse, come quello dell'adozione e quello dell'affidamento.
  Ci sono poi – questo vale non solo per l'articolo 1 e gli emendamenti riferiti all'articolo 1, ma anche per gli emendamenti successivi – alcuni emendamenti che si potranno riprendere o in ordini del giorno o con provvedimenti successivi. Però, allo stato, anche secondo il Governo, è opportuno approvare velocemente questo testo e non alterare questo equilibrio, che dà una corsia preferenziale alla famiglia affidataria, tiene conto, però, del tentativo di provare a reinserire il minore nella famiglia originaria, laddove fosse possibile. Però, laddove questo non sia possibile, si consente alla famiglia affidataria, che ha tenuto il minore dai due ai quattro anni – in alcuni casi alcuni tribunali prorogano anche ulteriormente i quattro anni –, di dare un valore a quella continuità e a quella stabilità che, comunque, nella crescita di un minore sono fondamentali, così come riconoscono anche tutti gli studi terapeutici dal punto di vista della psicologia.
  Quindi, sono considerazioni che voglio sottolineare nuovamente, perché questo equilibrio è stato raggiunto. Tra l'altro, c’è stato anche il coraggio di toccare e inserire il periodo dell'affidamento come uno di quei criteri presupposti per le adozioni speciali. Infatti, si interviene anche sull'articolo 44. Quindi, anche su questo c’è stata Pag. 72un'apertura significativa. Allo stesso tempo, si consente alla famiglia affidataria, anche laddove, una volta dichiarato lo stato di adottabilità, non possa, invece, adottare il bambino, di mantenere comunque un legame e di partecipare in qualche modo alla vita, alla crescita e alla formazione del minore.
  Quindi, davvero ora alterare questo equilibrio creerebbe, secondo me, delle difficoltà. Quindi, anche per il Governo sarebbe giusto – poi chiaramente si rimette alla volontà di questa Camera – approvare il testo così, dando disponibilità ad esprimere pareri favorevoli su alcuni punti e su alcuni temi che possiamo riprendere. Per esempio, ne lancio uno, come quello delle adozioni «miti». Si tratta del tema del semiabbandono, ossia il tema della famiglia che non ce la fa economicamente, che non ha le forze economiche per seguire un figlio, e consente che sia un'altra famiglia a seguirlo. Quindi, non c’è un vero stato di abbandono, ma quella che tecnicamente si chiama adozione mite.
  Ci sono emendamenti anche su questo punto. Anche in quel caso noi inviteremo al ritiro degli emendamenti, altrimenti esprimeremo parere contrario. Però, ho voluto fare queste precisazioni per far capire come su alcuni emendamenti daremo parere contrario, però siamo aperti a rivedere in successivi provvedimenti questi temi e questi istituti, che penso non abbiano né un colore né un'impostazione politica, ma sono temi che davvero devono richiamarci tutti a mostrare una grande attenzione, perché a tutti deve stare a cuore solo l'interesse del minore e la crescita di questi ragazzi e di questi bimbi, che a volte vivono proprio dei traumi per essere staccati e affidati più di una volta, secondo il nostro percorso legislativo.
  Quindi, davvero, se riusciamo ad approvare questo provvedimento, possiamo andare tutti fieri di aver dato un segnale di svolta importante, significativo, con una risposta che guarda non solo alle famiglie affidatarie, che sono tante, ma guarda ai 35 mila minori che oggi sono affidati.
  Quindi, il parere del Governo sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 è conforme a quello del relatore.

  MILENA SANTERINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Accolgo la richiesta del relatore e ritiro i miei emendamenti. Siccome ne ho più di uno, chiedo se posso anticipare la mia richiesta sia sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 sia su quelli riferiti all'articolo 2. Proprio perché siamo ben consapevoli dell'importanza di questo provvedimento, i nostri emendamenti non erano di sostanza, ma erano migliorativi.
  Quindi rimandiamo ad un successivo colloquio con il Governo la possibilità di apportare delle misure che erano in direzione sia dell'ascolto del minore sia del maggior ascolto della famiglia affidataria anche quando non sia immediatamente prevedibile l'adozione ma anche un rientro nella famiglia naturale.

  PRESIDENTE. Sta bene. Pertanto l'onorevole Santerini ritira gli emendamenti a sua firma, accogliendo l'invito del Governo e del relatore.

  ELVIRA SAVINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELVIRA SAVINO. Grazie, signor Presidente. Anch'io intendo associarmi all'iniziativa dei miei colleghi e ritiro i miei emendamenti all'articolo 4 e ne trasfondo uno in ordine del giorno con l'auspicio che questi interventi, che avevano un intento migliorativo e in sostanza erano finalizzati ad ampliare la possibilità per gli affidatari di ricorrere all'adozione anche nei casi in cui i requisiti previsti dalla legge non ricorrano per ragioni minime, costituiscano tema di un provvedimento futuro e quindi con l'auspicio di aprire con il Governo un dialogo su questo per rivedere Pag. 73tutta la legge sulle adozioni che probabilmente necessita di una rivisitazione tout court.

  PRESIDENTE. Sta bene. Quindi anche la collega Savino accoglie l'invito al ritiro del relatore e del Governo.

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, per una considerazione se è possibile visto che siamo ancora...

  PRESIDENTE. Se è sull'invito al ritiro sì, altrimenti entriamo nel dibattito ed è molto meglio, collega Molteni, perché mi aiuta...

  NICOLA MOLTENI. Non ho emendamenti, pertanto va bene. Intervengo dopo.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, se è sempre sull'ordine dei lavori.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Presidente, non vorrei ritirare i miei due emendamenti e vorrei poterli illustrare e chiedere un parere al Governo ed eventualmente, dopo un'eventuale risposta del Governo, riservarmi se ritirarli oppure no. Lo posso fare adesso ?

  PRESIDENTE. No, quando arriviamo all'emendamento.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 1.1. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano... Richetti... Folino... D'Uva... Ciprini... Brescia... Ruocco... Villarosa... Alberti... Caso... Cariello... Micillo... Iacono.... Mantero... Bernini Paolo... Capelli... Sgambato... Quartapelle... Terzoni... Tripiedi... Librandi... Bossi... Mazzoli... Gutgeld... Calabria...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  401   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   33    
    Hanno votato no  368.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Manfredi, Colaninno, Lainati, Silvia Giordano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  409   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato   46    
    Hanno votato no  363.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Silvia Giordano, Matarrelli, Altieri, Galperti, Sarti...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 74
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  325   
   Astenuti   97   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato   10    
    Hanno votato no  315.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Matarrelli, Duranti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  342   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato   31    
    Hanno votato no  311.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Marzano 1.9.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Marzano. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Grazie Presidente, intervengo, anche se a titolo personale, per cercare di spiegare la ratio di questo emendamento. Si tratta, infatti, di una proposta di legge importante che introduce un principio finora sconosciuto ossia quello della continuità affettiva, per evitare che i bambini dati in affido vivano quello che viene definito il doppio strappo, cioè dopo aver vissuto lo strappo dalla famiglia naturale, vivere, poi, nel momento in cui vengono dichiarati adottabili, lo strappo dalla famiglia affidataria. Si tratta, però, anche di un testo che, a mio modesto avviso, è tutt'altro che equilibrato e per tale motivo: perché, in realtà, questo principio della continuità affettiva viene riconosciuto, ma se, e soltanto se, i bambini sono stati affidati a coppie sposate da almeno tre anni. Mi spiego: nell'istituto dell'affido i bambini e le bambine vengono affidati non soltanto a coppie sposate, ma vengano affidati anche a coppie di fatto e a single.
  Qualcuno mi dovrebbe spiegare per quale motivo la continuità affettiva deve essere riconosciuta e deve valere se e soltanto se la coppia è sposata, perché di fatto è questo che noi diciamo con questa legge. Limitando le caratteristiche all'articolo 6, cioè i requisiti dell'adozione, di fatto introduciamo una discriminazione, e la introduciamo a livello dei bambini. Diciamo a questi bambini affidati a single o affidati a coppie di fatto: i vostri legami affettivi non hanno lo stesso valore dei legami affettivi che hanno stabilito bambini e bambine con coppie sposate.
  Allora, ci troviamo di fronte ad un vero e proprio paradosso: da un lato, introduciamo un principio fondamentale, cioè la continuità affettiva, cioè il valore di questi legami che questi bambini stabiliscono e che, una volta dichiarati adottabili, non potrebbero più continuare a vivere perché adottati da una terza famiglia; dall'altro lato, però, facciamo pagare ai bambini una serie di ipocrisie, cioè introduciamo una discriminazione.
  Mi appello anche al Governo, sempre a titolo personale: come è possibile fare una legge in nome di un principio sacrosanto che introduca poi una discriminazione sui bambini ? Siamo dalla parte dei bambini, ma dalla parte di tutti i bambini, tanto più che sono profondamente convinta che la marea di ricorsi che ci saranno su questa legge alla Corte costituzionale faranno ben presto dichiarare questa legge incostituzionale proprio in violazione dell'articolo 3 della Costituzione.
  È assurdo che nel momento in cui si riconosca l'importanza di relazioni affettive e si voglia riparare a un torto – che poi tante volte è il torto della vita, perché ovviamente questi bambini non c'entrano nulla con la difficoltà che hanno le famiglie Pag. 75di origine, non c'entrano nulla con il fatto che a un certo punto vengono dichiarati adottabili –, per correggere questi torti, cosa facciamo ? Introduciamo giuridicamente un torto, introduciamo giuridicamente una disuguaglianza.
  Ecco, chiedo veramente di riflettere se sia necessario immaginare di colmare un bicchiere e dire che non è pieno fino alla cima ma pieno solo a metà, mentre, in realtà, con questo provvedimento così com’è introduciamo in maniera cosciente una discriminazione tra i bambini.

  PRESIDENTE. Collega, solo per precisazione: lei ha utilizzato i tempi dell'intervento a nome del gruppo, altrimenti avrebbe avuto un solo minuto. Poi ha tenuto a precisare che era a titolo personale, però adesso, se un collega del suo gruppo volesse fare l'intervento a nome del gruppo, utilizzerà un minuto e non cinque minuti. Convenzionalmente il primo è quello che parla per il gruppo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Nessuna discriminazione: non noi, ma la grande maggioranza del popolo italiano e non noi, ma la Costituzione italiana sono convinti che il luogo ideale per il bambino, perché possa crescere e maturare umanamente, è una famiglia in cui c’è un padre e una madre; il vincolo del matrimonio dà più garanzie al bambino. Questa è la ratio della norma. Nessuna discriminazione, ma la ricerca del massimo di garanzie possibili perché il bambino possa crescere e vivere felice.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole di SEL.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzano 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Carinelli, Pilozzi, Fabbri, Tidei, Cera.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  425   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  139    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Carnevali ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonafede 1.11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, colgo l'occasione per fare una riflessione di carattere generale sul provvedimento. Si tratta di un provvedimento certamente molto importante, che arriva sulla scia di una decisione della Corte di giustizia europea che spiega un principio, che è un principio sacrosanto: quello per cui, nel momento dell'affidamento di un minore che proviene già da una situazione molto delicata e particolare, si sviluppa un rapporto d'affetto tra i genitori affidatari e il minore, e quel rapporto d'affetto dev'essere...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, se potete abbassare il tono della voce, grazie. Prego, onorevole Bonafede.

  ALFONSO BONAFEDE. Quel rapporto di affetto deve essere preso in considerazione Pag. 76nel momento in cui il minore viene dato in adozione: in particolare è come se si dicesse che i genitori affidatari hanno una sorta di corsia preferenziale, nel momento in cui il minore deve essere dato in adozione.
  La Corte di giustizia europea si è espressa in un caso in cui un minore era stato dato in affidamento a una coppia di genitori, e successivamente era stato strappato: perché possiamo parlare di «strappare» affettivamente quel minore ai genitori affidatari dopo ben 18 mesi in cui quel minore aveva costruito un rapporto affettivo, che poteva rappresentare una chance che prima non aveva avuto nella sua famiglia di origine. A quel punto l'Europa sanziona l'Italia, perché dice all'Italia che deve essere preso in considerazione quel rapporto affettivo, quel rapporto di affetto che si è creato ai fini dell'adozione.
  Noi consideriamo sacrosanto quel principio, riteniamo che il provvedimento sia da valutare favorevolmente. Abbiamo però cercato di collaborare per migliorare il provvedimento su un aspetto, su cui inviterei l'Aula a riflettere. Sappiamo che, nel momento in cui si instaura un rapporto affettivo tra il minore e gli affidatari, i genitori affidatari spesso sviluppano (lo facevano già fino ad ora) una prospettiva, una possibilità di avere quel minore in adozione: è inevitabile ! Adesso noi questa prospettiva la stiamo rendendo concreta: nel momento in cui il minore viene dato in affidamento ai genitori, noi stiamo dicendo per legge a quei genitori che c’è una prospettiva molto concreta che loro diventino genitori adottivi.
  È allora evidente che se quel rapporto d'affetto dev'essere considerato importante, allo stesso modo non dobbiamo dimenticare l'esigenza di tutelare i genitori biologici come i genitori, la famiglia d'origine come la famiglia che ha però il diritto ad avere un'altra chance. Cioè dev'essere valutata in maniera attenta la possibilità che il minore venga reinserito nella famiglia d'origine: questo è un punto fondamentale, perché dobbiamo pensare ai genitori affidatari e dobbiamo pensare anche alla famiglia d'origine.
  Qui non si sta alimentando la cultura del sospetto, ci mancherebbe; e ribadisco che questo provvedimento è importantissimo, che lo consideriamo favorevolmente.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALFONSO BONAFEDE. Ma questo emendamento ci ha dato la possibilità di dire che il provvedimento poteva essere migliorato su un punto: potevamo scrivere nel comma 1, capoverso 5-bis dell'articolo 1 il fatto che doveva essere esperito il tentativo di reintrodurre il minore nella famiglia di origine. Naturalmente soltanto dove ce ne fossero state le condizioni: quindi nessuna forzatura, nessun tentativo a tutti i costi di ritornare in una famiglia d'origine, in cui il minore molto spesso non può tornare; ma almeno che venisse scritto per legge che quel tentativo deve essere esperito, e deve essere esperito concretamente.
  Ciò per far sì che si trovasse il giusto equilibrio tra il diritto primario della famiglia di origine di avere l'occasione di dimostrare di avere un'altra chance e il diritto dei coniugi affidatari a considerare quel rapporto di affetto che è stato sviluppato come il punto di partenza di una nuova vita familiare che sia nell'interesse di tutto il nuovo nucleo familiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Ferri. Ne ha facoltà.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Volevo solo aggiungere una cosa. Mantengo il parere contrario del Governo e richiamo l'attenzione su un punto. Il tentativo a volte può anche essere pregiudizievole per il minore e non dimentichiamo i casi giurisprudenziali e ciò che si verifica nella pratica: l'affidamento oggi dura quattro anni, perché dura due anni più due anni e, tra l'altro, alcuni tribunali prorogano questo termine.Pag. 77
  Quindi, queste sono considerazioni che in astratto possono avere una validità, in concreto noi ci confrontiamo con famiglie affidatarie che hanno i minori per quattro anni – lo sottolineo: quattro anni – e mi sembra che sia giusto trovare una corsia preferenziale. La norma prevede sì che il giudice debba porsi il quesito se possa esserci un collegamento o un reinserimento nella famiglia originaria, ma dopo quattro anni il tentativo può essere anche pregiudizievole. Anche in Commissione avevamo riflettuto su questo emendamento in modo costruttivo, tuttavia vi è la perplessità che possa essere pregiudizievole tentare di ricollocare un minore nella famiglia originaria dopo averlo lasciato quattro anni in quella affidataria; ciò mi lascia alquanto perplesso. Se poi vogliamo obbligare il giudice con una norma a fare un tentativo forse è meglio lasciare tutto, caso per caso, al prudente apprezzamento del giudice.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 1.11, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Businarolo, Tidei, Boccuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  448   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  131    
    Hanno votato no  317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzano 1.12, parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Sandra Savino, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  451   
   Votanti  449   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  127    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzano 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Gitti, Boccuzzi, Gribaudo, Kronbichler, Colaninno, Segoni, Carnevali, Ragosta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  447   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no  317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Marzano 1.14 e Nicchi 1.16.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, per spiegare brevemente la ratio del nostro emendamento. La legge si propone uno scopo molto importante, è una legge attesa perché afferma un principio sacrosanto, il principio alla continuità degli affetti per i bambini. Noi pensiamo che questo diritto, che la legge introduce in modo così forte e così positivo, debba valere per tutti i bambini e le bambine. In questo modo invece – l'emendamento va in questo Pag. 78senso – la legge fa riferimento ai requisiti che sono stati previsti dalla legge sull'adozione, la legge n. 183. Questi requisiti escludono una serie di bambini, quei bambini che sono stati affidati – così è l'affido – alle coppie non sposate. Noi qui non stiamo a giudicare o a penalizzare – dovremmo non penalizzare né giudicare – le scelte delle famiglie e degli adulti, qui si tratta di dare preminenza assoluta, mettere al primo posto quello che è l'interesse dei bambini e delle bambine, che è dato appunto dal dare seguito ad una continuità di affetti che non può essere subordinata a dei requisiti che in questo modo mettono in discussione per tutti i bambini questo diritto, introducono una discriminazione tra quei bambini che sono stati affidati alle coppie sposate e chi è invece stato affidato ai single o ad altre coppie. Quindi in nome di una lotta alla discriminazione, l'affermazione di un principio che deve valere e non discriminare, noi chiediamo la soppressione dei requisiti chiesti in modo tale da dare la possibilità di non escludere nessun bambino da un principio sacrosanto che questa legge afferma (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, da alcuni interventi mi sembra che alcuni qui pensino che la famiglia fondata sul matrimonio, che è quella riconosciuta dalla Costituzione italiana, non abbia nel nostro Paese nessun ruolo e che una famiglia fondata sul matrimonio o un qualunque tipo di convivenza siano giuridicamente da mettere sul medesimo piano. Non è così, non è così in Italia, non è così sulla base della Costituzione che regola la nostra vita associata. Non è così, la Costituzione ma anche la grande maggioranza degli italiani pensano che il matrimonio, e quindi la famiglia fondata sul matrimonio, offra delle garanzie maggiori al bambino anche nel caso dell'adozione e quindi, rimanendo ferma la necessità di valutare tutti gli elementi e di valutare i legami affettivi, l'individuare nella sussistenza del vincolo matrimoniale un elemento preferenziale per l'adozione è una cosa che non implicano nessuna discriminazione, implica invece una giusta attenzione a un insieme di valori consacrati costituzionalmente. Aggiungerò che la parola discriminazione etimologicamente vuol dire semplicemente distinguere, c’è la discriminazione negativa, che non ha nessuna ragione adeguata alla sua base, e ci sono discriminazioni che sono fondate su dati oggettivi.
  Dà più garanzie al bambino una coppia sposata di una coppia che domani potrebbe lasciarsi senza ulteriori formalità e la stabilità affettiva per il bambino – voi me lo insegnate – è un elemento di primaria importanza.
  Per questo, voteremo «no» su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Io credo che qui non si tratti invece di discriminazione – e prego, attraverso di lei – di portare queste parole all'attenzione dell'onorevole Nicchi. Non si tratta di discriminazione, ma si tratta semmai del tentativo, peraltro un pochino maldestro, di aggirare la legge italiana sull'adozione e forse di forzare anche un poco il dettato costituzionale, di aggirare la legge sull'adozione, perché la legge sull'adozione – non per motivi di discriminazione, ma esattamente per motivi di tutela del bambino – prevede, non solo che si tratti di coppie sposate, ma anche che si tratti di coppie sposate da almeno tre anni, quindi anche con la garanzia di una qualche stabilità.
  Ripeto: in questo modo, per questa via, questa legge verrebbe certamente aggirata, dimenticando appunto che l'obiettivo della legge sull'adozione non è quello di dare un bambino alle coppie adottanti, ma è quello di trovare una famiglia per il bambino che si sia trovato per i motivi più disparati privo di genitori, e di aggirare poi la Pag. 79Costituzione, o meglio forzarla, perché la Costituzione – come è stato ricordato – presuppone un favor familiae, presuppone una preminenza dell'istituto familiare rispetto ad altre forme di aggregazione sociale, che possono essere riconosciute o anche tutelate in parte dal legislatore e che tuttavia, se vogliamo cambiare perché la riteniamo ormai inadeguata per i nostri tempi, non possiamo certamente cambiare surrettiziamente attraverso emendamenti o interventi forzati, ma dobbiamo cambiarla eventualmente affrontando il nodo di una riforma costituzionale e su questo trovereste sicuramente non solo la gran parte del Parlamento, ma la gran parte del popolo italiano fermamente contraria.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Intervengo ovviamente per dichiarare il voto favorevole su questo emendamento per un motivo molto semplice. Se si parla di aggirare la legge, se non viene approvato questo emendamento, allora è il momento che aggiriamo veramente la legge, per di più, la legge su una modifica che stiamo facendo oggi, perché, se si parla di diritto alla continuità affettiva di bambini e bambine in affido familiare, la parte che l'emendamento vuole modificare purtroppo non dà questa continuità e quindi nella sostanza è già in contrasto con la modifica della legge che noi oggi stiamo approvando.
  Pertanto, c’è anche qui la discriminazione tra i bambini che sono affidati alle famiglie e i bambini che sono affidati ai singoli e quindi la discriminazione esiste.
  Quindi, chiedo anche io al Governo di rivedere il parere su questo emendamento e ovviamente invito i colleghi a votare a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente, per dire e per chiarire che le nostre posizioni sono invece molto diverse da quelle espresse dal collega Buttiglione e dal collega Gigli.
  Noi riteniamo che il dibattito su questa legge sia ben rappresentato dalle cose che diceva il collega Verini all'inizio. Abbiamo deciso che vogliamo fare entrare in vigore questa norma perché la riteniamo utile – verrà ben spiegato dopo in dichiarazione di voto dalla collega Pes – e riteniamo che al primo punto per noi ci siano i diritti dei bambini ed è questo l'oggetto di questa legge, non un dibattito di altro tipo.
  I diritti dei bambini sono un punto su cui il Partito Democratico è impegnato a mettere mano ancora, oltre all'appuntamento che abbiamo oggi, riprendendo i temi, anche quelli contenuti negli emendamenti della collega Marzano e quelli contenuti in altre proposte di legge che riguardano affido e adozioni e sono i punti qualificanti dell'azione di un Governo e che porteremo all'attenzione dell'Aula senza intendimenti ideologici, ma con l'attenzione a mettere al centro i problemi dei bambini che devono essere all'attenzione della politica e non usati dalla politica.

  NICOLA MOLTENI. Lo avete fatto fino ad ora, Rosato !

  PRESIDENTE. Collega Molteni, per favore ! Collega Molteni !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Marzano. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Grazie, Presidente. Effettivamente questo provvedimento ha al centro i diritti dei bambini. Ma, allora, io continuo a non capire per quale motivo proprio i bambini, i cui diritti sono al centro, si ritrovano – loro ! – a soffrire (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
  Apro una piccola parentesi, velocissima, perché ho un minuto, lo so. Mi rivolgo all'onorevole Gigli e all'onorevole Buttiglione: io non capisco perché, allora, i bambini vengono dati in affido a coppie di fatto e a single (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Se vengono Pag. 80dati in affido, ed è questa la nostra legge per cui riconosciamo la continuità affettiva, per quale motivo bisogna ferire questi bambini in nome di un principio astratto ? Noi non siamo ideologicamente per una forma di famiglia o per un'altra: siamo per garantire a tutti i bambini, che non hanno scelto nulla, che i loro affetti siano protetti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Roccella. Ne ha facoltà per un minuto.

  EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. In un minuto vorrei ricordare che l'affido non è una scorciatoia per l'adozione. Proprio perché la centralità è l'interesse del bambino, l'affido è una forma di sostegno alle famiglie d'origine, tanto è vero che ci sono molte e articolate forme di affido (ad esempio, l'affido diurno). Non è necessariamente una presa in carico totale del bambino, ma una forma di sostegno a famiglie che, anche per motivi economici, per motivi transitori, per motivi di malattia, per i mille motivi che capitano nella vita, non riescono, nel momento in cui si fa l'affido, ad avere cura dei propri figli nella maniera migliore.
  Questo è lo scopo dell'affido e l'emendamento che prima abbiamo bocciato, presentato dall'onorevole Bonafede, anche se il suo contenuto era già scontato proprio all'interno della legge, delle linee guida sull'affido – e proprio per questo era inutile –, evidenzia qual è il punto, cioè il reinserimento nella famiglia d'origine, e non può essere una scorciatoia per l'adozione. Per cui, resta la legge, con i requisiti previsti dalla legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio chiarire che noi voteremo contro su questi emendamenti per un fatto tecnico. Gli emendamenti richiedono l'abrogazione del riferimento a tutto l'articolo 6 della legge sull'adozione. Io voglio ricordare che l'articolo 6 è un articolo centrale della legge sull'adozione, che non riguarda soltanto il caso del genitore single, perché non possiamo ridurre tutto a questo, ma riguarda anche i doveri dei coniugi. Per esempio, ne cito soltanto uno: i coniugi devono essere affettivamente idonei e capaci di educare, istruire e mantenere i minori che intendono adottare. Espungere tutto l'articolo 6 da questo provvedimento potrebbe essere grave. Abbiamo, invece, accolto positivamente altri emendamenti della collega Marzano, ma su questo, proprio per motivi tecnici, non possiamo votare favorevolmente.
  Riguardo all'ultimo intervento, io voglio spiegare e ricordare che non c’è bisogno di rammentare a nessuno quali siano le ragioni che portano all'affido. Però, dobbiamo ammettere che con questo provvedimento ci stiamo spostando al momento successivo, cioè a quello in cui, una volta che sono state valutate le ragioni per dare in affido a un single o a una coppia, a quel punto il legislatore oggi – oggi, e chi fa finta di essere inconsapevole di questo sbaglia – sta dicendo che quel rapporto, a quel punto instaurato, diventa, da un punto di vista normativo, rilevante nel momento in cui si dovrà valutare l'adozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, non c'entra niente il riferimento alle ragioni dell'affido e alle funzioni dell'affido. Questo lo sappiamo tutti e non è nemmeno oggetto di discussione. Il punto è cosa succede nel momento in cui si crea una relazione affettiva stabile.
  Chiaramente, non entro nelle dinamiche interne ad una maggioranza evidentemente spaccata su un punto fondamentale; non mi interessa entrarci, anche perché sono, dal mio punto di vista, delle valutazioni totalmente ipocrite quelle dei finti dissidi tra NCD e Partito Democratico. Colgo l'occasione, anzi, per ricordare al collega Rosato, che qui si riempie la bocca dell'esigenza di tutelare bambini e Pag. 81minori, perché questa cosa, caro Rosato, non smetterò mai di rinfacciarla a lei...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  ALFONSO BONAFEDE. ... e al suo partito – sì, Presidente, a volte è difficile mantenere il controllo –, che avete votato contro la mozione su Il Forteto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che riportava le responsabilità dello Stato in ordine all'affido di minori che venivano maltrattati e abusati nel momento in cui venivano affidati, grazie alla complicità dello Stato.
  Il Partito Democratico, in quella occasione, votò contro: noi gli daremo un'altra possibilità di votare a favore, perché chiederemo, con l'istituzione della Commissione d'inchiesta, ancora una volta, il commissariamento di quella cooperativa, perché agli italiani deve essere chiaro fino a che punto può arrivare la difesa di una cooperativa da parte del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Devo dire che, con l'ultimo intervento, molte delle cose che volevo dire sono state dette, però vorrei partire da un presupposto, anche per motivare il voto contrario del gruppo della Lega Nord a questo emendamento. Mi sono posta, in maniera abbastanza oggettiva, il tema se i minori discriminati siano quelli che con questa legge cerchiamo, in qualche modo, di tutelare piuttosto che i tanti bambini che non riescono ad essere adottati perché abbiamo una legge sulle adozioni che grida vendetta e che varrebbe la pena, finalmente, in un Parlamento serio, di cominciare a discuterne, senza alcuna remora e senza perdere tanto tempo, posto che in Commissione sono state depositate decine di proposte di legge per rivedere il sistema delle adozioni nazionali e internazionali, che fa acqua da tutte le parti.
  Quindi, credo che dovremmo dare, se fossimo un Parlamento all'altezza di questa situazione, anche una risposta a quelle tante famiglie che, magari, aspettano 10 o 15 anni per poter finalmente adottare un bambino. Quindi, secondo me, i veri discriminati sono quelli a cui oggi non possiamo dare...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.

  BARBARA SALTAMARTINI. ... alcuna risposta sul tema dell'adozione. Detto questo, è stato detto che noi non possiamo usare questa legge, che prevede una tutela affettiva per i minori, per modificare la legge sulle adozioni, perché, se facessimo questo, vorrebbe dire entrare dalla finestra, anziché dalla porta, cosa che sarebbe più corretto fare. Così come, collega Rosato, sinceramente, la sua premura di dire che questo Parlamento...il suo gruppo politico, mi perdoni, il gruppo politico dell'onorevole Rosato, Presidente, prima che mi corregga lei...

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  BARBARA SALTAMARTINI. ... è a tutela dei minori, mi lascia qualche perplessità, se poi devo vedere quello che sta succedendo al Senato con la legge sulle unioni civili, il cosiddetto ddl Cirinnà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), dove prevedere che la tutela dei minori è garantita quando si dà la possibilità a una coppia omosessuale di poter avere in adozione dei figli, sinceramente, per quanto mi riguarda, non credo che sia corretto e, soprattutto, non mi sembra tutelare veramente lo stato psicologico ed affettivo del minore, in quel caso.
  Quindi, insomma, mi sorprende molto che il Partito Democratico, oggi, in quest'Aula, dica esattamente il contrario, affermando che il primo punto è la tutela dei minori. Ciò detto, semplicemente, apprezzo anche lo sforzo di chi ha lavorato su questo testo proprio per togliere tutta una serie di cose che non c'entravano Pag. 82niente, l'adozione dei single, la possibilità, quindi, di passare dall'affido all'essere una coppia di fatto o un single, che può, quindi, adottare, cioè eliminare tutto quello che non c'entrava nulla nella garanzia per quei minori che sono stati dati in affido di poter evitare il doloroso strappo affettivo.
  Allora, se questo è il senso della legge che stiamo votando adesso, tra tutti gli emendamenti che qui sto leggendo, vi è in particolare questo, dove – il collega Bonafede lo ha detto in maniera chiarissima – i requisiti previsti dal famoso articolo 6 che si vogliono andare a stralciare sono requisiti generali talmente importanti che, se noi andiamo a eliminare quelli, vuol dire che non abbiamo alcuna voglia di tutelare il minore, ma stiamo tutelando le esigenze personali e l'egoismo personale, magari, di un single o di una coppia, sia essa di fatto o non di fatto.
  Allora siccome per noi il minore va veramente tutelato e non va tutelato l'egoismo di chi vuole un figlio a tutti i costi – e questa è anche la mia personale opinione in tal senso – io credo che votare «no» a quest'emendamento significhi veramente tutelare il minore.
  Detto questo, è ovvio che ci troviamo in un'Aula dove abbiamo una maggioranza abbastanza variegata, una maggioranza numerica e non politica, che insomma litiga in maniera abbastanza anche accesa in alcune situazioni. Mi auguro che anche alla luce di questi fatti si riveda pure un appoggio ad una maggioranza, appunto non politica, che tutto sta facendo tranne che tutelare i minori, ma che vuole scardinare evidentemente alcuni principi fondamentali nei quali noi crediamo, quale quello della famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Corsaro, con cui mi scuso: l'ho iscritto in ritardo rispetto a quando aveva alzato la mano. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, ritengo che mai come in questo caso l'intervento del presidente del gruppo di maggioranza sia stato epifanico rispetto al senso di questa legislatura. Quando il collega Rosato dice «su questi temi vogliamo e vorremo mettere mano ancora», scaricando su quest'Aula l'anatema di quanto ancora di peggio potremmo essere chiamati a vedere nel corso dei prossimi mesi, fotografa esattamente la situazione di cui trattiamo.
  Vede, signor Presidente io sono anche disposto a credere che per davvero i colleghi Buttiglione, Gigli e Roccella pensino, come capita di pensare laicamente a me, che la famiglia sia quella individuata nella nostra Costituzione. Ma con altrettanta esplicita chiarezza, come ha sostanzialmente anticipato il capogruppo del Partito Democratico, a sinistra non la pensano così: fanno il loro mestiere, hanno un'immagine diversa di modello sociale.

  PRESIDENTE. Deve concludere, collega Corsaro.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo, Presidente, dicendo che questo è forse il momento in cui vale la pena di riflettere sui motivi fondanti della maggioranza politica che sostiene in questa legislatura, la colorazione del Governo. Infatti, Presidente – e concludo per il suo tramite rivolgendomi ai colleghi che ho citato – all'esito di una legislatura parlamentare, i Governi passano, le leggi di stabilità si superano e si rinnovano, ma i modelli sociali e culturali che si cambiano rimangono in via definitiva. Allora, signor Presidente, la domanda che voglio rivolgere, per davvero per il suo tramite, è: ma ne vale la pena, semplicemente per mantenere le terga di qualcuno su una poltrona ministeriale ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Santerini. Ne ha facoltà, per un minuto.

Pag. 83

  MILENA SANTERINI. Grazie Presidente. Si è parlato – e si è visto anche qui in quest'Aula – di una certa differenza di sensibilità in effetti tra i colleghi, di cui io non mi scandalizzo affatto e non credo assolutamente che sia una spaccatura della maggioranza. Lo dico con grande dispiacere ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Il problema è molto semplice: sono differenze di sensibilità su problemi della vita che attraversano trasversalmente tutto il Parlamento. Ci siamo divisi sull'identità delle origini e ci divideremo sui problemi etici. Non è un problema di destra e sinistra. Stiamo parlando di superiore interesse del bambino, il che vuol dire che è un concetto relativo e non assoluto, vuol dire meglio di qualche altra cosa. Quindi è normale che per qualcuno sia meglio in un certo modo e per un altro in un altro modo. Questo vuol dire che ci vogliono adulti saggi e non ideologici che affrontino queste situazioni.
  Io personalmente voterò contro questo emendamento e ritengo che ci vogliano i requisiti della coppia. Lavoriamo piuttosto per favorire le adozioni speciali o l'adozione mite e non ci scanniamo. Infatti il vero problema sono le migliaia, le centinaia di migliaia, di bambini che nessuno prende perché disabili e perché grandi. Quindi il problema non è affatto una spaccatura politica. Il problema è come incentivare veramente adulti saggi a prendersi cura dei bambini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Marzano 1.14 e Nicchi 1.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marchi... Vico...Pastorino... Grillo... Donati... Anzaldi... Ginoble...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  431   
   Votanti  427   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no  379    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Prestigiacomo 1.17. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente. Intervengo con rispetto per il lavoro che ha svolto la Commissione ed anche per i miei colleghi di Forza Italia che hanno contribuito a discutere questo testo e che hanno voluto ritirare gli emendamenti presentati per l'Aula.
  Non ho voluto ritirare il mio emendamento perché, credo, affronti un errore contenuto in questo testo e, francamente, sono colpita dal fatto che la Camera abbia deciso di rinunciare di contribuire a migliorare questo testo, che arriva qui alla Camera in prima lettura, perché altrimenti la voce, che è stata sparsa, è che al Senato non verrebbe mai approvato e non passerà mai più.
  Io credo che questo provvedimento affronti un tema importantissimo e risolva quella che è stata per anni una grave lacuna di tutto il sistema adozioni. È giusto salvaguardare l'affettività sviluppata tra un minore all'interno di una famiglia affidataria. Si è operato, a mio avviso, facendo un grave danno proprio ai minori quando questi minori sono stati dichiarati adottabili e sono stati sradicati dalla famiglia affidataria e poi adottati da un'altra famiglia.
  Il mio emendamento, però, pone qui un tema che pare non interessi a nessuno: se si tratta di discutere in maniera ideologica dei requisiti della coppia circa il matrimonio, tutti pronti, da una parte e dall'altra, ad esprimere le proprie opinioni; quando invece si tratta di un dato materiale, ovvero la differenza di età fra l'adottato e gli adottanti a nessuno sembra Pag. 84interessare. Deve sapere l'Aula che quando si dà un minore in affido non vi è un vincolo di differenza di età tra il minore e gli affidatari, mentre invece questo vincolo molto rigido è previsto nel caso dell'adozione. Infatti, nel caso di adozione la differenza di età non deve essere inferiore ai 18 anni e non superiore ai 45 anni. Sottosegretario, ora poniamo il caso di un minore che sta in affido per quattro anni all'interno di una coppia, di una famiglia, e che questa differenza di età venga superata di appena qualche mese, quel bambino, nel caso in cui dovesse diventare adottabile, non potrebbe essere adottato da quella famiglia. Viene, quindi, meno il principio, il presupposto sul quale si fonda questa norma. Allora, io dico che la fretta è sempre cattiva consigliera; bisognava avere il coraggio di affrontare questo tema in maniera esaustiva perché esiste l'affido, esiste l'adozione; questa è una terza fattispecie che presenta delle caratteristiche tutte particolari. I colleghi che sono intervenuti prima sugli emendamenti Marzano sanno bene che la questione dei single e delle coppie non sposate alla fine si risolve con l'adozione in casi di particolari e, quindi, c’è questa flessibilità, e il giudice può, eventualmente, riservarsi di decidere in maniera differente. Ma questo vincolo, no. Quando si dice che vale il paletto della differenza di età fra agli adottanti e l'adottato se viene mantenuto in questo testo diventa insuperabile e non c’è nessun ordine del giorno che può in qualche modo trovare una soluzione. Bisognerà intervenire con una nuova norma. La fretta è cattiva consigliera. Non siamo ancora in regime monocamerale. Ma perché non abbiamo voluto affrontare questo tema in maniera completa cercando di dare tutte le risposte a tutti i vari problemi che questa nuova fattispecie di adozione pone ? Perché non l'abbiamo voluto fare ?
  Dobbiamo per forza ratificare un lavoro, a mi avviso, incompleto, svolto dal Senato. Sono certa che su questo tema ci saranno ricorsi alla Corte costituzionale, perché sicuramente accadrà che ci saranno dei casi di bambini che non saranno adottati dalle famiglie nelle quali sono stati in affido anche per un periodo lungo, perché ci sarà il limite della differenza di età che magari verrà superato di poco. Lì i diritti dei bambini dove li tutelate, collega Rosato ? Io chiedo al Governo di dire una parola su questo tema. È un tema che sembra, non essendo ideologico, ma una questione materiale, di poco conto, ma questo problema ci sarà, si verificherà, e mi chiedo come pensate di risolverlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Intervengo per condividere pienamente l'intervento della collega: è un vincolo inaccettabile, irragionevole, e noi voteremo convintamente. Mi auguro che il Governo raccolga il senso di questa richiesta di modificare una legge che questa Camera avrebbe il diritto di modificare per migliorarla.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Mi sono riletto tutti gli interventi e avevo seguito, anche in Aula, i lavori. Per rispondere a questi interrogativi dell'onorevole Prestigiacomo, in realtà, vorrei prendere alcune argomentazioni illustrate in questa sede dall'onorevole Savino. La stessa onorevole Savino, nella precedente seduta, nell'affrontare questo tema, aveva dato atto – ripeto il ragionamento perché lo condivido – di uno sforzo del Senato recepito in questo Pag. 85testo all'articolo 4, che modifica l'articolo 44 e inserisce le seguenti parole: «anche maturato nell'ambito di un prolungato periodo di affidamento». Questa casistica può capitare e mi rendo conto che dopo quattro anni di affidamento (periodo più volte citato anche dal sottoscritto) vi è il rischio che, magari per pochi mesi, non si rientri nei requisiti dell'articolo 6. Ci si chiede: ma per due o tre mesi, mancando i requisiti dell'articolo 6, i diritti del minore vengono meno ? Questa modifica all'articolo 44, il passo che ha fatto il Senato introdotto all'articolo 4, in parte risolve, perché il giudice può inserire quei casi di adozione speciale, può fare rientrare questi casi nell'articolo 44, perché infatti si prevede anche l'ipotesi del prolungato periodo di affidamento.
  Altro tema che voglio ribadire è che insisto sull'invito al ritiro perché, come ha detto l'onorevole Rosato, noi abbiamo raggiunto in questa sede un equilibrio. Poi ci occuperemo di altri temi, come quello delle adozioni nazionali e internazionali, invocate in più occasioni, che meritano un'ampia riflessione e che non potevano essere inseriti in questo provvedimento, vista la delicatezza della materia. Con questo provvedimento, infatti, non siamo intervenuti sull'adozione e per questo oggi si va a modificare e ad incidere solo uno dei requisiti (a parte che l'articolo 6, come diceva l'onorevole Bonafede, riguarda tutta una serie di argomenti e non solo quelli dei requisiti). Abbiamo fatto la scelta di tenere distinti due istituti, di non toccare l'istituto dell'adozione, di rimandarlo ad un'analisi, ad un approfondimento, su cui il Governo dà la disponibilità al confronto. Comunque si potrà intervenire, lo ha detto anche il capigruppo del Partito Democratico, per quanto riguarda le adozioni sia nazionali, che internazionali, ma in questa sede non ci è sembrato opportuno.
  Per questo io insisto sull'invito al ritiro di questo emendamento, segnalando, però, che un passo in avanti c’è stato con l'articolo 4 dello stesso testo di legge, che incide e interviene sull'articolo 44.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Ferranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI. Presidente della II Commissione. Presidente, intervengo dopo gli interventi dei colleghi, soprattutto su questo emendamento e sulla problematica che pone l'emendamento dell'onorevole Prestigiacomo. In realtà, forse, è errato ritenere che qui si sta creando una terza specie di forma di adozione. In questo caso in realtà non si sta creando una terza via di adozione. Lo spirito di questa legge – sarebbe grave in questa sede andare a modificare, anche solo per il requisito dell'età tra adottato e adottante, l'articolo 6 della legge sulle adozioni – è quello di prevedere garanzie di continuità affettiva per i bambini e le bambine affidate, che poi vengano dichiarati adottabili. Quindi, è un evento non automatico, ma eventuale. Ovviamente sappiamo che partiamo da una situazione di affido.
  Come prevede queste garanzie il provvedimento ? Laddove gli affidatari abbiano i requisiti previsti dalla legge vigente per l'adozione, c’è un titolo di preferenza. Laddove non abbiano tutti i requisiti – perché la legge sulle adozioni verrà valutata in altro ambito, ma non è questa la sede –, viene garantito comunque, attraverso altre forme, quel legame affettivo che si è maturato. Oggi non esiste questa protezione del legame affettivo.
  Allo stesso modo, questo provvedimento mira a prevedere che l'affidatario possa essere parte in qualsiasi processo, in qualsiasi causa civile che vede quel minore coinvolto. Infatti, oggi l'affidatario non ha voce. È questo il contesto e, in questo contesto, andare a modificare, solo per questi casi, il requisito dell'età significherebbe creare un'ulteriore discriminazione non ragionevole.
  La materia dell'adozione andrà vista a 360 gradi – esistono delle proposte – e sarà uno dei punti che la Commissione giustizia prenderà a cuore per portarlo avanti con il solito impegno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

Pag. 86

  DANIELE CAPEZZONE. Intervengo non solo per esprimere il favore all'emendamento della collega Prestigiacomo, ma anche per rivolgere un appello, con rispetto, al sottosegretario e alla presidente Ferranti.
  Io ho ascoltato con grande rispetto le loro argomentazioni, ma mentirei se dicessi di essere stato convinto. Guardate, lo dico con rispetto, voi sottovalutate il rischio spaventoso di contenzioso che si determinerà. E una legge che anche viene fatta con il lodevole intento di aprire lascia, in realtà, la porta più chiusa che aperta in tanti casi al limite. Per me, che ho anche gusti anglosassoni, questo è il caso tipico che dimostra la superiorità del common law, della capacità del diritto di curvarsi sul caso singolo, rispetto al civil law e agli interventi generali ed astratti.
  Ma dico «sì» a questo emendamento – concludo, signor Presidente – anche per lo spirito con cui la collega si è mossa, che è quello di guardare alle cose concrete. Guardate, io sono un laico e un liberale. Altri hanno approccio diverso in questo Parlamento, ma un po’ tutti tendiamo a essere ideologici: i laici e i liberali, come me, a bollare chi ha posizioni diverse dicendo: «Siete oscurantisti», chi ha posizioni diverse ad accusare gli altri di volere scardinare il diritto di famiglia. Se mettessimo per un attimo da parte le scimitarre, se su questi temi evitassimo di weaponize, come direbbero gli americani, di usarli come arma, e guardassimo alle cose concrete, dovremmo approvare un emendamento come questo, quale che sia l'orientamento culturale di ciascuno.
  Altrimenti avrete un intervento fatto a metà, avrete un aumento del contenzioso e avrete una situazione per la quale tanti di coloro, bambini e famiglie, per cui la proposta di legge teoricamente è pensata non troveranno una porta aperta ma una porta chiusa e ve ne chiederanno conto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Elvira Savino per un minuto. Ne ha facoltà.

  ELVIRA SAVINO. Anch'io condivido lo spirito dell'emendamento della collega Prestigiacomo. Il punto è che, come ci ha ricordato la collega Ferranti, non è questa la sede per modificare la legge sulle adozioni perché mi chiedo: se ricorrono i requisiti dell'età ma non, ad esempio, il numero di anni in cui la coppia è sposata in quanto inferiori a tre, allora anche quelle coppie sarebbero discriminate qualora facessero richiesta di adozione. Noi abbiamo cercato una soluzione ragionevole modificando, ampliando la possibilità di ricorrere all'articolo 44 della legge n. 184. È chiaro che – ripeto – pensare di modificare con questa proposta di legge che intende tutelare – voglio ribadirlo e l'ho già fatto nella discussione sulle linee generali – solo le situazioni di fatto, quelle in essere, al fine di impedire che i bambini vengano sradicati da tali situazioni che già si trovano a vivere: è questo l'intento della proposta di legge. Peraltro la proposta di legge garantisce quei legami anche qualora la coppia non intenda chiedere l'adozione. Infatti c’è anche la possibilità che una coppia che ha un bambino in affidamento non voglia adottarlo ma, poiché non si può negare a quel bambino il diritto di avere una famiglia, con la famiglia affidataria può mantenere un legame, un contatto per non recidere quell'affetto...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ELVIRA SAVINO. È questo il senso della proposta di legge in esame, nessun altro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Prestigiacomo 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello... Gitti... Basilio... Carinelli... Bonaccorsi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 87
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  433   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  342.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Marzano 1.19.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI, Relatore. Presidente, vorrei reiterare alla collega deputata Michela Marzano l'invito a ritirare questo emendamento perché pone un problema reale ma l'emendamento sembra preso dal testo della legge. Infatti il comma 5-ter tutela comunque, come è giusto che sia, il diritto del minore alla continuità affettiva anche nel caso in cui il minore faccia ritorno o nella famiglia di origine o venga adottato da altra famiglia o affidato ad altra famiglia. In queste ipotesi, se rispondente all'interesse del minore, deve essere tutelata comunque la continuità delle relazioni socio-affettive che si sono rivelate positive, senza quindi l'interruzione di queste relazioni. La proposta di legge lo prevede. È un passo avanti importante. Credo, quindi, che, considerato che questo tema è già contenuto nel testo e in buona parte risolto, sarebbe utile ritirare l'emendamento.

  MICHELA MARZANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Grazie, Presidente. In questo caso accolgo l'invito al ritiro perché effettivamente, parlandosi già nel testo di salvaguardare le posizioni socio-affettive consolidatesi durante l'affidamento, posso considerare il mio emendamento 1.19 ridondante in questo caso specifico.

  PRESIDENTE. Sta bene. A questo punto il collega Bonafede che aveva chiesto di parlare non può più intervenire.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Daniele Farina 1.20. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Massa... Pagani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  434   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato   38    
    Hanno votato no  396.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Crippa ha segnalato che ha erroneamente votato a favore, mentre avrebbe voluto votare contro).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Prestigiacomo 1.51.
  Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, intervengo soltanto per dire che, a differenza del precedente emendamento della collega Prestigiacomo, su questo voteremo favorevolmente, perché dà una discrezionalità al giudice di valutare nella singola circostanza e ai fini del comma Pag. 885-bis la possibilità anche di non considerare il requisito previsto dalla legge, il requisito dell'età.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Prestigiacomo 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Di Lello, Sberna, Fitzgerald Nissoli, Colaninno, Di Battista...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  439   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  158    
    Hanno votato no  281.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Dallai e la deputata Covello hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Giorgis. Ne ha facoltà.

  ANDREA GIORGIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'intento da cui muove la presente proposta di legge è senza dubbio chiaro e condivisibile. Non sempre, tuttavia, come purtroppo ben sappiamo, le leggi conseguono solo e tutti gli obiettivi per il raggiungimento dei quali vengono adottate. Ogni volta che si sta per approvare una nuova disposizione occorre, dunque, cercare di esplicitare al meglio la ratio che la sostiene e, dunque, il significato che si intende attribuire alla disposizione medesima.
  In questo caso e a questo fine vorrei esplicitare, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico, che la proposta di legge di cui stiamo discutendo, nel tutelare il diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare, non intende apportare alcuna modifica all'istituto dell'affido. L'affido, a differenza dell'adozione, deve essere temporaneo e, soprattutto, deve tendere a ricostruire il rapporto tra il minore e i genitori naturali. La famiglia affidataria non si sostituisce ai genitori naturali, non prende il loro posto, ma li aiuta a recuperare la capacità di svolgere al meglio la propria funzione genitoriale. Se il rapporto tra genitori naturali e minore non si ricostruisce e il minore viene dichiarato adottabile vuol dire in qualche modo che l'affido non ha conseguito l'obiettivo.
  È evidente che all'origine di una dichiarazione di adottabilità dopo lungo periodo di affido vi possono essere molte ragioni, anche del tutto indipendenti dalla condotta della famiglia affidataria, ma ciò che dobbiamo e noi vogliamo comunque scongiurare, pur tutelando la continuità affettiva, è l'insorgere nelle famiglie affidatarie di un'aspettativa all'adozione, un'aspettativa che sarebbe sicuramente animata dall'intento di prendersi cura del bambino, ma che potrebbe, in alcuni casi, porsi in tensione con la logica cooperativa, temporanea e sussidiaria che caratterizza l'istituto dell'affido. È per questa ragione, del resto, che i requisiti per essere famiglia affidataria sono diversi da quelli richiesti per essere famiglia adottiva. La continuità affettiva, di cui la legge si occupa, non deve perciò assumere alcun rilievo in sede di individuazione delle famiglie affidatarie. Come abbiamo insomma più volte sottolineato, anche per bocca del relatore in Commissione, il comma 5-bis, che viene aggiunto all'articolo 4 della legge n. 184 del 1983 e successive modifiche, dispiega – e a nostro avviso così deve essere interpretato – i suoi effetti solo ed esclusivamente in un momento successivo ed ovviamente eventuale a quello in cui viene individuata la coppia o la singola persona affidataria che deve prendersi cura del minore, cercando altresì di garantirgli il Pag. 89pieno esercizio del fondamentale diritto alla propria famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, noi voteremo favorevolmente all'articolo 1, per tutte le motivazioni che ho esposto in precedenza e che non ripeto. Al sottosegretario Ferri, però, che aveva prima detto di aver valutato con estrema attenzione l'emendamento a mia prima firma spiegando le ragioni per cui il Governo non ha accolto quell'emendamento, ricordo che forse non l'ha letto così attentamente, perché il sottosegretario Ferri dice: ma dopo quattro anni, dobbiamo ancora andare a fare il tentativo di reinserirlo nella famiglia d'origine ? A parte che, se ci sono le condizioni, sì; se ci sono le condizioni. Ma l'emendamento non diceva questo: l'emendamento si riferiva alla verifica del tentativo di reinserirlo durante tutto il periodo dell'affidamento, che è una cosa, come è stato già ricordato in Aula, che è già obbligatoria per legge; si sottolineava però un passaggio che, alla luce di questa norma, può essere fondamentale. Quindi, volevo sottolineare questo: nessuno si aspettava di forzare un tentativo di reinserimento nella famiglia di origine dopo i quattro anni, che, ribadisco, era riferito a tutto il periodo dell'affidamento. Ritengo che il Governo, quando su un provvedimento così delicato trova una forza d'opposizione estremamente costruttiva nella realizzazione del migliore interesse, in questo caso dei minori, potrebbe vagliare davvero con più attenzione una proposta come questa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Giorgis per il bellissimo intervento che ha fatto, con il quale ha messo assolutamente in luce qual è la distinzione che la legge prevede tra la famiglia affidataria e quella adottiva. Ha chiarito quali sono i requisiti, anche diversi, che talora sono chiesti a queste due modalità di aiuto ad un minore in difficoltà. Ritengo che quello che lui ha detto possa essere, da parte nostra, sottoscritto parola per parola. Tuttavia, a questo punto, continuo a comprendere ancora meno il senso dei precedenti interventi da parte del suo gruppo, a meno che non servissero semplicemente a ricompattare le fila.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, esprimo il voto favorevole da parte del gruppo della Lega su questo articolo, consapevoli dell'utilità, del fine e dello scopo di questa normativa, ovvero, da un lato, tutelare i minori, tutelare la continuità affettiva di minori che, non per responsabilità proprie, hanno già subìto un distacco grave e feroce rispetto alla famiglia di origine e, dall'altro lato, garantire, tutelare e dare un'occasione in più, una via preferenziale anche alle famiglie affidatarie...

  PRESIDENTE. Collega Binetti, per favore... Sta parlando il collega Molteni, i banchi del Governo devono essere liberi.

  NICOLA MOLTENI. ... al fine di garantire la continuità affettiva rispetto ad un rapporto nato provvisorio che, nel rispetto dei requisiti previsti dall'articolo 6 della legge sulle adozioni – nel rispetto delle prerogative e dei presupposti previsti dall'articolo 6 della legge sulle adozioni: lo sottolineo due volte – consente anche alle famiglie affidatarie di accedere all'istituto dell'adozione.
  L'affido e l'adozione sono due istituti, Presidente, estremamente complessi ed estremamente delicati e, come è già stato abbondantemente ripetuto, presentano problematiche importanti. Io mi permetto anche di ricordare – credo che a chi fa Pag. 90opposizione sia consentito, visti ormai i pochissimi spazi di dibattito parlamentare – come ha fatto prima la collega Saltamartini, il problema enorme delle adozioni (non lo tocchiamo qui, ma è inevitabile che il dibattito lo porti ad affrontare), le difficoltà e le lungaggini per accedere all'adozione; non solo all'adozione di carattere nazionale, ma anche alle adozioni internazionali.
  E colgo l'occasione – presente il sottosegretario – di far presente una cosa già emersa durante un'interrogazione parlamentare rispetto alla quale il Governo non ha dato risposta; colgo l'occasione di ripeterla e reiterarla al Governo. C’è una commissione, la CAI, la commissione per le adozioni internazionali, che da un anno non si riunisce. Da un anno non si sa nemmeno chi sono i componenti effettivi di questa commissione. Lo ricordo: è una commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio. È una commissione importante che svolge una funzione fondamentale, anche perché ricordo che i dati che abbiamo sui flussi delle adozioni internazionali sono bloccati al 2013. Abbiamo dati parziali, abbiamo dati che non sono stati più aggiornati.
  Io chiedo alla maggioranza, al Governo, alla Presidenza, a chi volete voi di spiegare, da un lato, perché questa commissione è sostanzialmente bloccata da un anno e, dall'altro lato, nell'ipotesi in cui ciò fosse confermato, di sbloccarla immediatamente. Infatti, riteniamo che parlare di continuità affettiva senza toccare il tema delle adozioni e senza risolvere i problemi gravi che il fenomeno delle adozioni sta comportando, con la difficoltà di migliaia di famiglie che vorrebbero adottare e non lo possono purtroppo fare, credo che sia un problema serio e soprattutto rischia di essere la vera discriminazione a carico delle famiglie che vorrebbero adottare un figlio.
  Detto questo, credo che ci sia consentito anche in questo dibattito fare una considerazione, alla luce degli emendamenti che – voglio ricordarlo – sono stati presentati, nel rispetto di chi li ha presentati, e che erano evidentemente il cavallo di Troia per scardinare un principio sacrosanto, cioè che l'adozione può essere garantita solo ed esclusivamente alla famiglia naturale fondata sul matrimonio. Questa battaglia politica, che è una battaglia di riconoscimento del principio della famiglia, cellula e nucleo fondamentale, così come previsto dalla Carta costituzionale, intesa come famiglia naturale – lo anticipiamo qua – sarà evidentemente un tema di durissima battaglia politica al Senato sul tema delle coppie di fatto.
  Se è vero quello che è stato affermato, cioè che l'adozione viene riconosciuta solo ed esclusivamente ai soggetti indicati all'interno di questa legge, non si capisce perché la sinistra al Senato sul DDL Cirinnà invece deve andare esattamente nella direzione opposta con la stepchild adoption.
  Anche quella è la porta per aprire in maniera completa, totale e definitiva l'adozione alle coppie di fatto. Questi per noi sono principi invalicabili, rispetto ai quali non arretreremo né alla Camera né tanto meno al Senato. Quando poi la legge sulle coppie di fatto arriverà alla Camera sarà un altro momento sciagurato che metterà a forte repentaglio il concetto di famiglia naturale fondata sul matrimonio, che per noi è l'unico concetto di famiglia riconosciuto, non solo costituzionalmente, ma anche all'interno della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roccella. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Esprimo ovviamente il voto favorevole a questo articolo, così come è, per i motivi che ha illustrato benissimo, e lo ringrazio per questo, l'onorevole Giorgis, perché il rischio di alcuni emendamenti era proprio che si perdesse il senso dell'affido, che, come abbiamo ripetuto più volte, è quello del sostegno alla famiglia naturale di origine proprio nella tutela del miglior interesse del bambino, che è quello Pag. 91di restare nella famiglia di origine. È vero che se poi si passa all'adozione, questa è in qualche modo un fallimento dell'operazione di affido, non è il destino naturale per cui l'affido era stato pensato. Il rischio di alcuni emendamenti era proprio quello che si creassero aspettative fra le famiglie affidatarie e si creasse il tentativo di scavalcare la legge sulle adozioni e i requisiti previsti, sempre nel migliore interesse del bambino, nella legge sulle adozioni. Se noi riteniamo che quei requisiti siano superati allora il problema è modificare la legge sulle adozioni.
  Non sono d'accordo con l'onorevole Capezzone, questa legge, piccola e limitata, mi sembra un buon modo di legiferare. Una legge che non si pone grandissime ambizioni, ma che ha uno scopo molto preciso e assolutamente positivo, che dobbiamo approvare velocemente e quindi anche il fatto di non accogliere emendamenti consente proprio a dare una risposta immediata ai problemi della continuità affettiva dei bambini affidatari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Grazie. Presidente, signor sottosegretario, sono convinto che se non si riesce a mantenere il bambino nella famiglia in cui è cresciuto è un fallimento. Lo posso garantire io, perché lo ho vissuto in prima persona. Sono diventato orfano a quattro anni e mezzo e ricordo benissimo che le persone di quell'istituto sono venute a casa mia a prendere me e mio fratello di undici anni e mia madre ha detto: i miei figli non si toccano ! È stato allora che il sociale ha trovato un sistema per farci rimanere a casa. Io penso che da lì debba partire la soluzione. Prima di tutto, prima di cercare nuovi affidamenti, nuovi sistemi, bisogna lasciare i figli alle proprie famiglie, altre soluzioni non ci sono e io le ho vissute sulla mia pelle.
  Se io oggi sono diventato onorevole è proprio perché mia mamma quella volta è riuscita a tenermi a casa. È quello il passaggio fondamentale, altre leggi o altri escamotage, dare i bambini così, tanto per seguire una moda e darli alle persone single non va bene ! Vuol dire che il nostro Stato sta scadendo e non riesce più a mantenere né i vecchi, né i bambini nelle proprie famiglie e nelle proprie case, e questo è veramente uno sbaglio ! È la società che sta fallendo !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Basso, Spadoni, Massa, Segoni, Benamati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  423   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  416    
    Hanno votato no   7.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Scotto ha segnalato che avrebbe voluto astenersi; la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2957)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2957).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione, anche sugli articoli aggiuntivi.

  WALTER VERINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario.

Pag. 92

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzano 2.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Spadoni, Tancredi, Locatelli, Sandra Savino, Famiglietti, Vignaroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  422   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato   20    
    Hanno votato no  402.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tino Iannuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  437   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  435    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sannicandro 2.050, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polverini, Camani, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  443   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   40    
    Hanno votato no  403.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sannicandro 2.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Beni, Pastorino, Polverini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  439   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato   36    
    Hanno votato no  403.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 2957)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 2957).
  Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.Pag. 93
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Polverini, Di Lello, Cozzolino, D'Agostino, Ragosta ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  445   
   Votanti  444   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  434    
    Hanno votato no   10    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Biasotti e Polverini hanno segnalato che hanno votato contro ma che avrebbero voluto votare a favore).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 2957)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e della proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2957).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Marzano 4.1.

  WALTER VERINI, Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento Marzano 4.1 esprimo un invito al ritiro o il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il parere del Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore, ero già intervenuto su questo emendamento con l'impegno a riprendere questo tema sulle adozioni miti, in una fase nuova con un provvedimento più ampio, perché comunque è un tema molto delicato e sul quale merita davvero fare una riflessione e cambiare anche l'attuale normativa.

  PRESIDENTE. Non essendoci interventi, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzano 4.1, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polverini, Stella Bianchi Segoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  367   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   44    
    Hanno votato no  323    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Non essendoci interventi, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Bonafede, Frusone... Scusi l'avevo scambiato per Bonafede. Gitti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  408   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  399    
    Hanno votato no    9    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2957)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2957). Se nessuno chiede di Pag. 94intervenire, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sui dieci ordini del giorno presentati.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, sul primo ordine del giorno, a firma dell'onorevole Elvira Savino n. 9/2957/1, chiedo alla proponente di riformularlo; quindi esprimerei parere favorevole se accettasse la seguente riformulazione: impegna il Governo ad intervenire per ampliare il campo di applicazione dell'articolo 6, comma 3, valutando se sia opportuno modificare i limiti di età imposti dal predetto comma per l'adozione legittimante.
  Devo dire che su questo punto c’è un altro ordine del giorno, che poi riprende il concetto e che è simile alla mia riformulazione, che è quello presentato dall'onorevole Prestigiacomo. Quindi, potrebbe anche essere sostituito forse da quello dell'onorevole Prestigiacomo, sul quale esprimo parere favorevole. Comunque, questa è la riformulazione che propongo all'onorevole Elvira Savino.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Poi, abbiamo l'ordine del giorno Vargiu n. 9/2957/2.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno Vargiu n. 9/2957/2.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/2957/3 ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, chiedo se possiamo esaminare questo ordine del giorno per ultimo, perché vorrei proporre una riformulazione che devo rivedere per un momento.

  PRESIDENTE. Lo accantoniamo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, Presidente.
  Il Governo esprime, poi, parere favorevole sugli ordini del giorno Iori n. 9/2957/4 e Zampa n. 9/2957/5.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Turco n. 9/2957/6, perché parla di servizi sociali che, però, sono già ampiamente coinvolti negli affidamenti, sulla base della normativa vigente. Quindi, penso che il coinvolgimento dei servizi sociali sia già abbondantemente previsto dalla normativa attuale e, quindi, esprimo parere contrario.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno D'Ottavio n. 9/2957/7 come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Binetti n. 9/2957/8 ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, mi pare che l'ordine del giorno Binetti n. 9/2957/8 sia stato ritirato.

  PAOLA BINETTI. È ritirato, Presidente.

  PRESIDENTE. Dunque, l'ordine del giorno Binetti n. 9/2957/8 è stato ritirato. Non ci era stato comunicato.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Nicchi n. 9/2957/9 come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Quindi, l'ordine del giorno Nicchi n. 9/2957/9 è accolto come raccomandazione.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/2957/10, dato che è simile al precedente ordine del giorno che ho riformulato. Però, su questo il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo deve esprimere il parere sull'ordine del giorno Scagliusi n. 9/2957/3.

Pag. 95

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Poiché l'ordine del giorno Scagliusi n. 9/2957/3 tocca anche dei profili di diritto internazionale, quindi è più complesso perché si inserisce in tale contesto e prevede tutta una normativa di coordinamento con la normativa internazionale, per come è formulato devo esprimere parere contrario. Se, però, il proponente lo trasforma in raccomandazione posso accoglierlo e, comunque, tocca un punto...

  PRESIDENTE. No, sottosegretario, è lei che deve accoglierlo come raccomandazione.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Sì, lo accolgo come raccomandazione, se va bene al proponente.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Elvira Savino n. 9/2957/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vargiu n. 9/2957/2, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scagliusi n. 9/2957/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che le presentatrici non insistono per la votazione degli ordini del giorno Iori n. 9/2957/4 e Zampa n. 9/2957/5, accettati dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Turco n. 9/2957/6, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Turco n. 9/2957/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carinelli, Zampa, Bianchi, Garavini, Schirò, Invernizzi. Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  403   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   11    
    Hanno votato no  392.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Guidesi ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Ottavio n. 9/2957/7, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ricordo che l'ordine del giorno Binetti n. 9/2957/8 è stato ritirato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicchi n. 9/2957/9, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/2957/10, accettato dal Governo.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2957)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Un secondo, che devo cercare gli appunti.

  PRESIDENTE. Prego, non si preoccupi.

Pag. 96

  PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, posso posticipare il mio intervento ?

  PRESIDENTE. Va bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Alessandro. Ne ha facoltà. Poi, dopo, facciamo intervenire la collega Pia Elda Locatelli.

  LUCA D'ALESSANDRO. Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge in esame, approvata in prima lettura dal Senato il 12 marzo 2015, punta a ridefinire il rapporto tra procedimento di adozione e istituto dell'affidamento familiare – il cosiddetto affido – allo scopo di garantire il diritto alla continuità affettiva dei minori. Un intervento sul tema era necessario e a dimostrarlo c’è il rapporto dell'Istituto degli Innocenti del dicembre 2012 su affidamenti familiari e collocamenti in comunità.
  Secondo questo studio, elaborato per conto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, i bambini e gli adolescenti in affidamento familiare da oltre due anni, cioè oltre il termine ordinario previsto dalla legge, costituiscono la maggioranza degli accolti, ovvero circa il 60 per cento del totale; il 62,2 per cento nel 1999, il 57,5 per cento nel 2007 e il 56 per cento nel 2008. Lo stesso rapporto riferisce che i bambini in affido da oltre 4 anni, al 31 dicembre 2012, erano addirittura il 31,7 per cento del totale. Affido ed adozione, secondo la legislazione vigente, dovrebbero essere strumenti con finalità completamente diverse tra loro.
  Nel caso dell'affido, la famiglia o la persona che si rende disponibile ad accogliere il minore è consapevole di offrirgli una casa e un ambiente affettivo temporanei, in quanto l'obiettivo cui punta l'istituto è quello di reintegrare il minore nella sua famiglia di origine. Nel caso dell'adozione, invece, la famiglia che accoglie il minore è consapevole di assumere in tutto e per tutto la responsabilità genitoriale in maniera definitiva e non reversibile.
  La prassi, come dimostrato dal rapporto poc'anzi citato, è però tutt'altra. L'affidamento, spesso, protraendosi per anni, perde il carattere di soluzione provvisoria e temporanea che la legge, invece, gli attribuisce. In un numero elevato di casi, la situazione che aveva giustificato l'allontanamento dalla famiglia originaria non si risolve ed il minore, già provato da una prima separazione, quella dalla famiglia d'origine, è sottoposto ad una seconda dolorosa separazione e viene trasferito ad una terza famiglia, perché la famiglia affidataria che se ne è presa cura, magari per diversi anni, consolidando affetti e relazioni, non può, in base alla legislazione vigente, chiedere la sua adozione.
  Riteniamo che su alcuni punti in discussione si sarebbe potuto fare di più. Qui alla Camera abbiamo deciso di non toccare il testo pervenutoci dal Senato, onde garantire una rapida entrata in vigore delle nuove norme, ma, in un provvedimento come questo, teso a favorire la continuità affettiva e anche l'adozione di un bambino da parte della famiglia affidataria, si poteva intervenire con una norma ad hoc per quanto riguarda il requisito della differenza di età tra adottato ed adottante.
  Secondo la normativa vigente, tra l'adottante e l'adottato ci vuole una differenza minima di età non inferiore a 18 anni e non superiore a 45. In un contesto sociale in cui l'età media si sta alzando e sia la maternità che la paternità arrivano in età sempre più elevate, stiamo negando ad un cinquantacinquenne la possibilità di adottare un bambino di 9 anni che gli è stato affidato e che, magari, vive in questo ambiente familiare da uno, due o più anni.
  Data la ratio della legge, non crediamo sia giusto. Pensiamo si sarebbe potuto fare di più, magari prevedendo una clausola specifica proprio nel caso in cui a procedere all'adozione sia l'affidatario con un'età anche di poco superiore ai 45 anni di differenza, valutando caso per caso; si sarebbe così garantita, ancora di più, la continuità affettiva. Va, comunque, sottolineato che questo provvedimento non trasforma direttamente l'affido in adozione: per procedere all'affido ci sono dei requisiti, per l'adozione ce ne sono altri, ed è Pag. 97giusto che le differenze tra i due istituti restino ben marcate, anche al fine di evitare possibili scorciatoie.
  Questo provvedimento, comunque, nel suo complesso, eviterà importanti traumi ai tanti bambini che ogni anno vengono separati dalle famiglie affidatarie, nonostante queste ultime abbiano tutti i requisiti per procedere all'adozione. Non possiamo, quindi, che condividere l'intento che questa legge porta con sé: garantire la continuità affettiva dei minori sia prevedendo la possibilità per le famiglie affidatarie di procedere all'adozione sia garantendo che i rapporti ormai duraturi instauratisi tra la famiglia affidataria ed il minore non vengano troncati in caso di ritorno alla famiglia di origine o di adozione da parte di una terza famiglia.
  Il provvedimento è stato salutato positivamente dalle associazioni e reti nazionali delle famiglie affidatarie, che lo ritengono un primo importante passo avanti a tutela esclusiva del minore.
  Il principio base che le Camere hanno seguito nella stesura di questo testo è la tutela del minore, la cui stabilità affettiva non può essere minata da continui cambi di figure di riferimento ed abitudini nella fase della crescita e della maturazione.
  In conclusione, auspicando anche altri interventi in materia, come per esempio regole più umane e rispettose dei minori per combattere lo scriteriato allontanamento dal nucleo familiare e conseguente affidamento alle case-famiglia, pratica diventata ormai troppo diffusa anche solo in presenza di semplici conflitti tra coniugi, noi condividiamo il complesso di questo provvedimento in discussione e daremo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli, di cui ora recuperiamo l'intervento. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie per la pazienza, signor Presidente. Il gruppo socialista voterà a favore di questa proposta di legge, che è frutto di un lavoro che si è avvalso della consulenza e competenza di associazioni che operano nel settore e che intende tutelare, quale soggetto primario, i minori e le minori coinvolti in una situazione di abbandono e di difficoltà.
  Non si tratta, come qualcuno ha sostenuto, di un provvedimento che mira a trasformare l'affido in adozione, ma di garantire il diritto di bambine e bambini alla continuità degli affetti, tutelando le relazioni significative maturate da un minore con le persone a cui è stato affidato anche per un periodo prolungato. Infatti, sono quasi 30 mila i minori da zero a 17 anni fuori dalla famiglia di origine e sono circa la metà quelli che sono affidati e un terzo di questi anche per un periodo che va attorno ai quattro anni. Quindi si tratta di relazioni lunghe.
  Lo strumento dell'affido, a differenza dell'adozione, che è dettata da un legittimo desiderio di avere un figlio o una figlia, è un atto di puro altruismo, che nasce dalla volontà di aiutare un bambino o una bambina in un momento di grande difficoltà. Spesso si tratta di bambini e bambine adolescenti, non più piccolissimi, adolescenti appunto. Ma sono minori che hanno vissuto situazioni problematiche, che hanno assistito a violenze o ne hanno subite, bambini e bambine a volte difficili, che spesso vivono il trauma della separazione dalla famiglia di origine.
  Ecco, questa proposta di legge, riconoscendo alle famiglie affidatarie – sottolineo «famiglie affidatarie» – una corsia preferenziale all'adozione, vuole soprattutto impedire che ad un primo trauma se ne aggiunga un secondo. Ma parliamo solo di famiglie affidatarie. Escludiamo le coppie e le famiglie di fatto, escludiamo i singoli e le singole affidatarie, cioè esercitiamo una differenza, per quanto riguarda una discriminazione, per il diritto alla continuità affettiva. Si escludono delle famiglie, ma di fatto escludiamo da questo diritto alla continuità affettiva alcuni minori e questo davvero non ci sembra giusto. Ci sembra una discriminazione.Pag. 98
  A noi sarebbe parsa la cosa migliore apportare qui questi cambiamenti e prevedere un rapido passaggio al Senato. Dopo tutto, tutti, ma proprio tutti, siamo d'accordo sul principio della continuità affettiva. Avremmo davvero fatto un'ottima legge. Ci accontentiamo, ahimè, di una legge che migliora la condizione di una parte di questi bambini, soltanto una parte, e per questo approviamo sì questa proposta di legge, ma lo facciamo a malincuore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bechis. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Grazie Presidente. L'atto in esame interviene sulla disciplina dell'affido contenuta nella legge n. 184 del 1983, allo scopo di garantire la continuità affettiva con la famiglia affidataria del minore di cui sia dichiarata l'adottabilità.
  L'istituto dell'affidamento del minore all'esterno del suo nucleo familiare naturale, trova il suo presupposto nella temporanea situazione d'inidoneità del nucleo familiare d'origine ad assicurare al minore il mantenimento, l'educazione, l'istruzione e le necessarie relazioni affettive. Tale istituto si attua con l'affidamento del minore ad un'altra famiglia, possibilmente con figli minori, o ad una persona singola in grado di assistere il minore materialmente ed affettivamente, oppure il minore può venire affidato ad una comunità residenziale.
  L'affidamento è disposto dal servizio sociale locale o previo assenso dei genitori esercenti la potestà con provvedimento del giudice tutelare, ovvero senza l'assenso dei genitori, con provvedimento del tribunale per i minorenni, per effetto del quale il giudice può pronunciare la decadenza dalla potestà genitoriale quando il genitore vìola, abusa o trascura i doveri ad essa inerenti con grave pregiudizio del figlio.
  Alternativa Libera si trova sostanzialmente in accordo con il testo proposto considerando la finalità di questo, quella di destinare una tutela più efficace al minore, soprattutto nel caso questo sia allontanato dalla famiglia d'origine.
  Avremmo, tuttavia, preferito veder accolte alcune proposte emendative avanzate, e ciò sempre nell'ottica di dare una protezione maggiore al superiore interesse del minore alla più equilibrata crescita psico-fisica possibile. Sarebbe, forse, stato consigliabile prevedere l'intervento dei Servizi sanitari locali, in affiancamento ai servizi sociali, poiché così si consentirebbe una più piena valutazione di ciascuna situazione di fatto capace di presentare un altro importantissimo punto di vista nella tutela del minore: quello sanitario e del benessere psico-fisico del bambino.
  Principale effetto che si otterrebbe nel coinvolgere tali due entità, il servizio sociale ed il Servizio sanitario, è una più ampia ed approfondita analisi delle disamine effettuate, sulla scorta delle quali l'autorità giudiziaria sarà poi chiamata a decidere, se e come disporre l'allontanamento del minore dalla famiglia, ma facendo questo dopo una duplice valutazione socio-sanitaria.
  Unitamente a ciò si chiedeva che la relazione dei servizi sociali inerente le esigenze del minore ed i giudizi di come stia procedendo il percorso di affidamento sia presentata ogni 3 mesi anziché 6 mesi, in quanto le circostanze di fatto, possono modificarsi rapidamente ed un controllo trimestrale si ritiene possa essere più in sintonia con la tutela del diritto del minore.
  Nello stesso alveo erano state presentate le altre proposte emendative, nel senso quindi, di comprimere il più possibile il periodo di affidamento del minore per poterlo reinserire nella famiglia d'origine. Si voleva inserire la possibilità per la famiglia naturale, per i servizi socio-sanitari, per la famiglia affidataria, nonché al minore stesso, se capace di discernimento, d'intervenire nella valutazione di rinnovo, per un secondo periodo d'affidamento del minore, in modo da poter garantire un più ampio contraddittorio, garantire il diritto di difesa della famiglia naturale, e far Pag. 99valere eventuali nuove circostanze capaci di far terminare l'affidamento del minore e consentire quindi il suo rientro nel nucleo familiare d'origine.
  Alternativa Libera è attenta alle esigenze di tutela dei minori e della famiglia, anche nei casi che non sono interessati dall'affidamento dei minori all'esterno della famiglia originaria.
  Annuncio, in conclusione, il nostro voto favorevole auspicando che il Governo voglia operare le prossime riforme del diritto di famiglia nel senso di accogliere i suggerimenti testé espressi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente, la proposta di legge che stiamo per approvare rappresenta, a nostro avviso, un ottimo compromesso. L'impianto di questo testo, infatti, come anche le sue norme di dettaglio, sono ampiamente condivisibili, posto che perseguono lo scopo di garantire una maggiore continuità affettiva ai bambini in affido, pur senza incidere negativamente né sull'istituto dell'affido, né su quello dell'adozione.
  I bambini in affido familiare sono minori che più di altri meritano l'attenzione del legislatore nella realizzazione della loro tutela perché sono bambini che provengono da contesti familiari difficili, di disagiatezza, di gravi problemi sociali o economici, che sono i motivi per i quali è stato disposto il loro allontanamento dalla famiglia d'origine. E sono, quindi, bambini che spesso portano con loro ferite profonde e che, in ogni caso, hanno già sofferto il trauma di dover lasciare la propria famiglia d'origine, i propri genitori, i fratelli e le sorelle.
  I dati sui bambini collocati presso famiglie affidatarie ci dicono che quasi un terzo degli affidi ha una durata superiore ai quattro anni, mentre il 25 per cento dura da due a quattro anni. Si tratta di periodi di tempo abbastanza lunghi, soprattutto nella vita di questi bambini, durante i quali, nella maggior parte dei casi, sia da parte del minore, sia da parte della famiglia affidataria si creano solidi rapporti affettivi che, come tali, è assolutamente giusto e auspicabile che siano salvaguardati e mantenuti. A questi fini adempie la presente proposta di legge, attraverso la previsione della possibilità per la famiglia affidataria di adottare il minore affidato qualora questo sia successivamente dichiarato adottabile. Non si può, invece, permettere che si venga a determinare una condizione di sostanziale disparità tra coppie adottanti prevedendo, come pure in questa Aula si è tentato di fare, che la possibilità di adozione da parte dei soggetti affidatari sia estesa anche ai single o alle coppie di fatto.
  La possibilità per questi soggetti di divenire affidatari di minori sottratti a contesti familiari difficili si basa, infatti, sul presupposto della temporaneità della misura dell'affido, per legge stabilita in due anni, seppure prorogabili. Estendere la possibilità di adottare i minori ad essi affidati anche a questi soggetti rappresenterebbe un primo passo, surrettiziamente introdotto, per allargare ad essi la possibilità di adottare in ogni caso. La nostra Costituzione tutela la famiglia fondata sul matrimonio, e la normativa in materia di adozioni ne prevede la possibilità esclusivamente in favore delle coppie sposate. Questi capisaldi devono essere mantenuti anche con riferimento allo specifico caso che qui si sta esaminando, per non creare discriminazioni in favore delle coppie che aspettano da molto tempo di poter adottare un figlio attraverso la creazione di una sorta di «scorciatoia» per le adozioni. Peraltro, questa stessa legge che ci stiamo apprestando a votare, contiene disposizioni specifiche affinché siano valorizzati e mantenuti i rapporti affettivi che si sono instaurati nel tempo tra il minore e la famiglia affidataria, anche nel caso in cui il minore ritorni a vivere nella famiglia d'origine o sia adottato da persone diverse perché i soggetti che lo avevano in affidamento non hanno i necessari requisiti. Ogni legge può essere migliorata, e lo Pag. 100sforzo del legislatore è sempre quello di ambire alla migliore soluzione possibile. Forse anche questa legge sarà migliorata, ma noi riteniamo, comunque, che costituisca già ora un buon risultato per la tutela dei minori meno fortunati, ed è per questi motivi che il gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico si dichiara si dichiara molto favorevole a una legge che riconosce il ruolo importante dei genitori affidatari nella vita dei bambini e vuole preservare quel legame unico che si stabilisce tra loro anche quando, nel tempo, divengano adottabili. Questa è una legge che abbiamo atteso da molti anni – io avevo depositato anche una proposta – che permette più facilmente di trasformare l'affido in adozione dove rimangano i requisiti previsti dalla legge n. 184.
  Nel sentire comune, intorno a noi, ci si stupisce, quasi, del ritardo di questa approvazione, perché non si mette in discussione il diritto di un bambino a restare nella famiglia a cui è stato affidato, se nel frattempo è diventato adottabile; invece, è successo in vari casi. L'affidamento, lo sappiamo, permette di crescere in un'altra famiglia quando i genitori naturali non sono in grado di provvedere a loro per tanti motivi. Sappiamo che è un istituto temporaneo che tende a prolungarsi nel tempo, ben oltre i due anni previsti. È per questo che, qualche volta, è particolarmente lontana dalla realtà la polemica politica che si scatena, un pochino ideologicamente, quando sappiamo, per esempio, che gli affidamenti sono in calo. Sono sempre meno le famiglie che si prestano a questo compito, perché, lo sappiamo, i bambini possono rientrare in casa se nel frattempo la famiglia di origine si è consolidata. Niente di più facile, pensiamo, che resti nella famiglia che lo ha accolto, per non creare una «terza» famiglia”. Un minore ha bisogno di sicurezza e continuità negli affetti. Perché finora, però, non è stato sempre così ? Perché ci sono molte differenze tra i tribunali e i servizi sociali che interpretano in modo diverso questo limite. Nel 2010 una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo aveva condannato l'Italia per non avere privilegiato i genitori affidatari in un procedimento di adozione. Infatti, molti operatori, per evitare scorciatoie verso l'adozione – preoccupazione legittima – ritengono che l'affidamento non possa in nessun caso trasformarsi in adozione. Ora, invece, prevediamo che il giudice, nella sua decisione, dovrà tener conto, caso per caso, di questa storia di affetti che si è costruita. Prendere un bambino in affidamento significa, infatti, sapere di rischiare una separazione se i genitori biologici si rivelano nel tempo capaci di tornare a prendersene cura.
  Ma una volta che i bambini debbano andare definitivamente in adozione, perché non a loro ? È anche questo il senso anche della battaglia che hanno fatto l'ANFAA, il Tavolo nazionale affido, La Gabbianella, Papa Giovanni XXIII. Hanno parlando di una sorta di diritto di prelazione della coppia con cui il bambino vive. Comunque, il testo della legge che approviamo, come è stato giustamente notato, tutela il mantenimento dei legami anche nel caso di ritorno nella famiglia di origine. Ed è stata saggia la scelta di lasciare i requisiti già previsti dalla legge n. 184 per l'adozione e rimandare, in caso, ad altra sede le discussioni in merito.
  Ma – attenzione ! – noi non siamo tra quelli che dicono che la legge sulle adozioni sia completamente da rifare, in realtà ha retto nel tempo. È una legge robusta. Quello che, invece, chiediamo – lo chiediamo anche al Governo – è che si faciliti l'applicazione, che si faciliti, come abbiamo chiesto nella mozione dell'anno scorso sulle adozioni internazionali, il compito, l'applicazione della legge. Non siamo tra quelli che pensano che vada completamente rifatta, ma probabilmente ci sarà bisogno di alcuni ritocchi.Pag. 101
  L'affidamento non deve essere l'anticamera dell'adozione – abbiamo tutti sostenuto questo, se, però, i tribunali e i servizi sociali funzioneranno in modo corretto. Ma un eventuale malfunzionamento dei servizi non può essere pagato dai bambini, che rischierebbero di veder reciso anche quel secondo legame significativo che hanno nella vita.
  Il pensiero va al caso Serena Cruz, la bambina filippina la cui adozione da parte di genitori piemontesi non era regolare. Lo ricorderete. Fu tolta e data in adozione a un'altra famiglia. Ma aveva quasi 4 anni e per lei erano loro i genitori. Il caso era molto diverso, ma Natalia Ginzburg scrisse che, per proteggere gli altri bambini dagli abusi, che avrebbero potuto essere danneggiati – perché questo era l'intento, non era un intento malvagio, era l'intento di impedire che potessero avvenire in seguito altri abusi –, si sacrificò Serena. Possibile che non si trovi un modo di tutelare tutti i bambini senza fare del male ad una ? Perché uno per tutti ?
  L'importanza del testo e il ritardo con cui è arrivato ci ha spinto anche a ritirare degli emendamenti a nostro parere importanti, migliorativi – li abbiamo ritirati oggi – per non allungare i tempi e non rischiare per l'ennesima volta che il provvedimento resti incompiuto.
  Un nostro emendamento prevedeva l'ascolto del minore senza limiti di età, secondo quanto stabilito delle Convenzioni: quella dell'ONU del 1989, dalla Convenzione europea di Strasburgo del 1996. E ancora, per valorizzare ancora di più il ruolo importante dei genitori affidatari, avevamo chiesto che fossero parte nei procedimenti e non solo essere convocati, come prevede il testo. Questo avrebbe rafforzato la loro capacità di intervenire nelle scelte che riguardano il minore anche quando si tratti di darlo in adozione a una terza famiglia.
  Abbiamo ascoltato con interesse un'apertura da parte del Governo e del sottosegretario nei confronti di una possibile nuova discussione della cosiddetta adozione mite. Noi siamo molto d'accordo con questo. Questa legge apre in questa direzione ? Io credo di sì, perché dobbiamo essere più consapevoli che le situazioni che andiamo ad affrontare sono miste, sono situazioni ambigue, in cui non è facile distinguere tra la famiglia che ha la capacità di poter sostenere e continuare l'adozione e le altre. Ci sono i casi di semiabbandono permanente. Che fare quando un bambino ha realmente più di una famiglia. Se si riconoscono tutti i legami affettivi che i bambini hanno nella loro vita, sia con i genitori naturali sia con quelli affidatari o adottivi, allora potremmo dire che questo è un passo in quella direzione. Per questo non abbiamo apprezzato i dibattiti ideologici che si sono scatenati intorno all'adozione da parte di single o della coppia. Noi crediamo che i requisiti della legge n. 184 devono rimanere anche in questo testo, pur sostenendo che ovviamente, nei casi delle adozioni speciali, c’è tutto il diritto a formulare adozioni da parte di single e che questo naturalmente non inficerebbe il benessere del bambino.
  Vorrei aggiungere che la continuità affettiva, che stiamo usando come criterio, è un criterio fondamentale per decidere in casi che si annunciano sempre più complicati, specie nelle situazioni di fecondazione eterologa. La madre è colei che partorisce dice la legge. Ma questa affermazione sta diventando sempre più ambigua. In tanti casi i bambini nascono da una madre, ma vengono fatti crescere da un'altra coppia. Pensiamo al caso dei gemelli del «Pertini», che sono stati scambiati in provetta e il giudice ha deciso che sono della mamma che li ha partoriti, che li ha portati in grembo, per non interrompere questo vero cordone fisico o affettivo che sia.
  Questo ci dovrebbe far riflettere e rendere più sensibili anche verso i rischi che comporta il cosiddetto utero in affitto cioè lo sfruttamento del grembo di una donna, se crediamo che questo legame affettivo che matura nei nove mesi sia fondamentale.
  Concludo dicendo che il migliore interesse del minore e il superiore interesse del minore non sono un concetto assoluto Pag. 102ma relativo: a seconda del contesto e della situazione può significare una cosa diversa ed è per questo che gli adulti litigano sulla testa dei bambini. La continuità affettiva è un criterio guida che mi pare fondamentale se lo rispettiamo, ma ci vorrà sempre un adulto che decida in quel determinato caso quale sia questo superiore interesse e speriamo che questo adulto sia saggio, ascolti il bambino perché ci vogliono genitori, educatori, assistenti sociali e giudici formati ad una comprensione profonda dei loro bisogni senza cedere alle loro ideologie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Ruberò pochissimi minuti in quanto mi riporto integralmente all'intervento fatto in dichiarazione di voto sull'articolo 1, volendo anche noi lasciare il nostro contributo ad una proposta di legge rispetto alla quale il voto del gruppo della Lega sarà un voto favorevole: ne abbiamo condiviso il fine, lo scopo, la necessità, l'utilità. Sappiamo che questa è una proposta di legge positiva, è una legge che fa del bene e, quando in Parlamento avanzano progetti di legge come questi, utili e necessari, in modo particolare, come già detto in precedenza, volti a tutelare in maniera seria e non strumentale il minore, credo che il contributo e la disponibilità anche delle forze di opposizione si manifesti. L'unica nota polemica è che questa proposta di legge avrebbe già dovuto essere legge questa settimana, se fosse stato discussa e approvata la settimana scorsa, quando invece il Partito Democratico ha ritenuto di dare priorità allo ius soli rispetto alla proposta di legge in esame. Credo che nel rispetto di quei minori e di quelle famiglie sia necessario far presente anche questo aspetto.
  Presidente, abbiamo sottolineato la necessità che su istituti così importanti, così delicati e complessi come l'istituto dell'affido e l'istituto dell'adozione, la disponibilità e il contributo da parte di tutti a migliorare istituti così importanti risultano fondamentali. Risultano in particolare essere fondamentali nel momento in cui alla famiglia affidataria viene garantita la possibilità di poter garantire a se stessa e soprattutto al minore una continuità affettiva rispetto ad un minore che ha già subito traumi in precedenza legati al distacco dalla famiglia di origine. Crediamo che esperire tutte le possibilità per poter riportare il minore nel naturale alveo familiare sia la condizione migliore e deve essere la condizione migliore: l'intera volontà degli interlocutori deve tendere in quella direzione, verso quella situazione. Laddove questa ipotesi non riesce a trovare un riscontro, è evidente che attribuire alla famiglia affidataria la possibilità di poter garantire una continuità affettiva prolungata nel tempo, acquisendo il principio della genitorialità con tutti i requisiti dell'adozione prevista dall'articolo 6 della legge sull'adozione, rappresenta sicuramente un principio importante e fondamentale. Si è parlato di discriminazioni: credo che questa legge non discrimini alcunché, anzi. L'intendimento nostro deve essere quello di evitare, laddove ve ne fossero i presupposti, di discriminare non solo, da un lato, la famiglia di origine ma anche tutte quelle famiglie – è già stato detto in precedenza e il tema si presta – tutte quelle famiglie che riscontrano e trovano difficoltà per una normativa complessa e per l'eccessiva burocrazia nelle adozioni tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale.
  L'ho già ribadito prima, sono tantissime le famiglie nel nostro Paese che tentano di adottare un minore, tante sono le difficoltà, tante sono le difficoltà che privano una famiglia di poter avere quell'affetto legato al minore che la normativa impedisce di poter raggiungere in tempi naturali e sufficientemente accettabili. Colgo l'occasione, l'ho già fatto prima, per ribadire ancora adesso al Governo e al sottosegretario che vi è una commissione, la commissione per le adozioni internazionali, la CAI, che è da un anno che non si riunisce, è da un anno che non espleta le sue funzioni; non si capisce perché e non Pag. 103si sa nemmeno quali siano i componenti di questa commissione che, lo ripeto, fa capo alla Presidenza del Consiglio; è stata anche presentata una interrogazione – e anche noi presenteremo a nostro modo un'interrogazione ufficiale – da parte del senatore Giovanardi, rispetto alla quale il Governo non ha dato risposte. Io chiedo al Governo, chiedo alla maggioranza e chiedo, poi, in modo particolare, al sottosegretario Ferri di farsi carico di questa incombenza. È importante, è fondamentale, è una commissione che ha un ruolo strategico sull'istituto delle adozioni. Averla e non farla funzionare è un vulnus che non ci possiamo permettere. È ipocrita parlare oggi di affidamento, parlare oggi di adozione quando il primo ad essere inadempiente rispetto a una propria responsabilità, a una propria funzione ad una propria incombenza è il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Non la poniamo come critica, ma la poniamo come sollecitazione, ed è il motivo per cui presenteremo una nostra interrogazione.
  Concludo sul tema della famiglia. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: per noi esiste un solo concetto di famiglia, esiste la famiglia naturale fondata sul matrimonio, un uomo e una donna, un uomo e una donna a cui viene data la possibilità di poter adottare un minore. Per noi quello è un principio sacrosanto, quello è un principio invalicabile. La famiglia è la cellula, la famiglia è il nucleo di una società e io temo – e questa è la considerazione politica che faccio – che voi, oggi, quella società e quella famiglia, lo ripeto, fondata sul matrimonio, la famiglia naturale, la stiate disfacendo, la stiate disgregando. C’è una grave responsabilità vostra, non solo sulle unioni civili, sulle coppie di fatto e sul disegno di legge Cirinnà al Senato, ma anche sul sostegno alla teoria gender all'interno delle scuole, sul fatto che qualcuno si vergogni che in una famiglia c’è il papà e c’è la mamma, non c’è il genitore 1 o il genitore 2, c’è il papà e c’è la mamma, c’è l'uomo che è l'uomo, c’è la donna che è la donna...

  PRESIDENTE. Liberate i banchi del Governo, per favore !

  NICOLA MOLTENI. C’è l'uomo che è l'uomo, c’è la donna che è la donna e nessuno può attribuirsi una propria sessualità, c’è una sessualità che è definita, che è precisa, che è quella, senza confusione, senza equivoci e senza fraintendimenti.
  Per noi la difesa della famiglia naturale è un principio sacrosanto. Per quello ci batteremo, perché è dalla famiglia che si generano una società e una civiltà migliore. Voi quella famiglia la state disgregando; c’è un processo di disgregazione e di disfacimento della cellula fondamentale della nostra società che ha una grave responsabilità politica rispetto alla vostra azione politica e, quindi, evidentemente se oggi noi diamo il sostegno a questa proposta di legge, che è una proposta di legge di assoluto buon senso, faremo le barricate e impediremo che, invece, la famiglia naturale fondata sul matrimonio venga disfatta. E vedremo qua in Aula quale sarà la reazione, quale sarà il comportamento del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Grazie Presidente, vorrei partire dal titolo di questa proposta di legge che è stato modificato. È un titolo che sottolinea bene il valore della norma in approvazione: diritto alla continuità affettiva dei minori in affido. Il titolo originario, a mio giudizio, non rendeva bene conto del valore del provvedimento e, infatti, questo provvedimento era rubricato alla voce: modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sulla possibilità di adottare da parte degli affidatari. Nel nuovo titolo, quindi, si pone l'accento sui minori, nella rubrica precedente si faceva riferimento agli affidatari. È un cambiamento di prospettiva che salutiamo con Pag. 104favore, perché questo provvedimento normativo tutela gli interessi del minore.
  Spiace che su questi temi talvolta, nel dibattito in Aula, si sviluppi una discussione di materia politica. È chiaro che anche all'interno di uno stesso partito, su una materia così delicata, possano esserci sensibilità diverse, la cosa non stupisce, figuriamoci se emergono sensibilità diverse all'interno di vari partiti di maggioranza o di opposizione. L'altra cosa che vorrei sottolineare nelle premesse è che si tratta di una norma semplice, breve ed efficace. Noi di Scelta Civica, che facciamo della semplificazione del lessico normativo un punto di attenzione, salutiamo questa norma con grande soddisfazione. È composta di soli quattro articoli e, in particolare, l'attenzione deve concentrarsi sull'articolo 1, che introduce tre nuovi commi, il 5-bis, il 5-ter e il 5-quater, all'articolo 4 della legge n. 184 del 1983. Passando dai numeri astratti alla concretezza dei contenuti della norma, possiamo dire che si introduce una corsia preferenziale, un favor, per l'adozione della famiglia affidataria, ovviamente a due condizioni, cioè che sia impossibile ricostruire il rapporto tra minore e famiglia di origine, che per noi rappresenta un bene da salvaguardare e sul quale il tribunale dei minori vigila sempre con attenzione e, dunque, se questo rapporto non è possibile recuperarlo, interviene la dichiarazione di adottabilità, che è sempre da considerare un’extrema ratio, perché l'allontanamento dalla famiglia d'origine è un’extrema ratio. In questo caso, però, è giusto che una famiglia affidataria, subentrata in una relazione affettiva con quel bambino, che si è presa cura del quel bambino, possa essere considerata con favor – abbiamo detto in via prioritaria –, nell'adozione che si va a predisporre, sempre che siano rispettati però i requisiti previsti dall'articolo 6 della legge n. 184 del 1983, su cui ci siamo prima intrattenuti, poiché c'erano varie proposte emendative di soppressione di questo articolo. Qual è la ratio del provvedimento ? È semplicissima: evitare che al minore si procuri una doppia lacerazione dei suoi affetti: una lacerazione all'origine rispetto alla famiglia naturale e poi una seconda, successiva lacerazione di questi affetti e di queste relazioni rispetto alla famiglia affidataria. I numeri qui sono importanti, parliamo di 32 mila minori che possono essere potenzialmente interessati da questa norma. I numeri sono importanti anche in considerazione del tempo dell'affido, che normalmente dovrebbe essere di due anni e che, invece, come scopriamo, può arrivare fino a quattro anni. Questo dimostra quanto la vita sia molto più complicata delle norme che tentano di disciplinarla. In quest'ottica, la proposta di legge in esame intende valorizzare il ruolo della famiglia affidataria, considerando che la famiglia affidataria compie sempre un atto di generosità nei confronti dei bambini o di bambini che ne hanno bisogno, ha la consapevolezza della temporaneità dell'affido e, inoltre, l'affidatario non sa quale bambino gli sarà affidato. Tutto questo rientra in quella generosità che contraddistingue un atto di messa a disposizione e di accoglienza in famiglia di un minore che ha bisogno. Ma è chiaro che, una volta accolto un bambino in affido, si stabiliscono relazioni affettive significative e prolungate, ben oltre, l'abbiamo già sottolineato, i due anni previsti dalla norma. Mi limiterò a dire che il 60 per cento degli affidi supera i due anni (24 mesi) di durata e il 32 per cento addirittura i quattro anni. Ovviamente la proposta di legge che ci accingiamo a votare e a licenziare in quest'Aula non intende assolutamente snaturare l'istituto dell'affido, che nasce e permane – è bene sottolinearlo –, anche dopo l'approvazione di questo provvedimento, con requisiti diversi dall'adozione: per protegge ed accogliere un minore temporaneamente, per poi reinserirlo, se possibile – ce lo auguriamo sempre – nella famiglia di origine, superate le difficoltà. Aggiungo che la valorizzazione del ruolo della famiglia affidataria si concretizza in questo provvedimento anche nel fatto di consentire e di mantenere una relazione, un rapporto con il bambino accolto in affido, anche quando non si procede all'adozione.Pag. 105
  È questo il senso del comma 5-ter dell'articolo 1 perché si possono salvaguardare relazioni affettive e legami interpersonali anche a prescindere dal passaggio dall'affido all'adozione. Ed è un grosso passo avanti su cui poco si è insistito nel dibattito che ha preceduto il voto in quest'Aula. Ovviamente, il tutto se rispondente all'interesse del minore. Solo in questo caso, se l'interesse del minore lo consente, nella sua considerazione, viene tutelata la continuità delle relazioni socio affettive instauratesi con la famiglia affidataria.
  Dunque, approvando questa legge, evitiamo che prevalga mi permetto di dire una sorta di burocrazia delle relazioni interpersonali. Tra l'altro, sull'esigenza di valorizzare il rapporto di affidamento si è espressa, nel 2010, anche la Corte europea dei diritti dell'uomo, come ha ricordato giustamente la collega Santerini. Quindi, colmiamo anche una lacuna passata sotto la lente di ingrandimento della CEDU.
  Il legame affettivo, in conclusione, entra così nel lessico giuridico che, per definizione, deve essere sempre in continua evoluzione. Si manifesta una nuova cultura dell'infanzia e la continuità affettiva e il sistema degli affetti diventano una categoria giuridica innovativa.
  Il minore con la sua personalità in evoluzione diviene il titolare di nuovi diritti da garantire e tutelare e non semplicemente il destinatario di una serie di doveri degli adulti nei suoi confronti.
  Mi permetto di dire che, davanti agli occhi grandi di un bambino che cerca e dona affetto non c’è che da invocare il buon senso. Talvolta, come in questo caso, il buonsenso si fa norma. È per questo che Scelta Civica voterà convintamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie Presidente, siamo all'approvazione di una legge attesa, desiderata, importante, di cui si chiede una rapida conclusione, dunque senza cambiamenti. Noi siamo sensibili a queste richieste e per questo la voteremo.
  Siamo sensibili alle richieste che sono pervenute dalle associazioni perché ci facciamo carico delle molte sofferenze che questa legge può sanare. Ma siamo ben consapevoli che il testo, così com’è, non sana tutte le sofferenze.
  Proprio in questi giorni la Repubblica sulla cronaca ha riproposto la storia di una relazione tra una donna medico single e un bambino eritreo da lei accudito in affido fino a 12 anni e poi dato in adozione ad altra famiglia. Uno strappo doloroso, e non è una storia isolata: ce ne sono tante, c’è una letteratura vastissima. Purtroppo, però, la legge che stiamo approvando non risparmia lo strazio di quella donna – si chiamava Silvana, credo un nome inventato – e anche di quel bambino che sono stati divisi per un cattivo pregiudizio diventato legge. E questo per una volontà politica del maggiore partito, il PD, che continua a non voler distinguere tra maggioranze di Governo e maggioranze parlamentari, magari più progressiste sui temi che attengono alla libertà e ai diritti civili.
  Vede, Presidente, è accaduto, è stato così quando, malgrado i cupi Governi a guida democristiana, il Parlamento approvava con maggioranze diverse quelle leggi che hanno portato il nostro Paese nella civiltà democratica e nella modernità: la legge sull'aborto volontario, la legge sul superamento dei manicomi, sul divorzio, il nuovo diritto di famiglia.
  Questo non accade, visto che sui diritti civili e di libertà si continua a voler blindare il Parlamento nei confini della maggioranza di Governo con le trincee fissate e definite da Alfano e da una parte regressiva dello schieramento parlamentare.
  E così il nostro Paese sprofonda negli ultimi posti d'Europa in merito ai diritti civili e ai temi della libertà, richiamato dalle sentenze, dalle condanne della Corte europea dei diritti dell'uomo e anche dalla Corte costituzionale.Pag. 106
  Già, i diritti civili e di libertà che non trovano mai un posto prioritario nemmeno nelle agende delle opposizioni, anche da quella parte non si vedono fiamme, non c’è mai tempo su questi temi e sento anche in giro una temperie in cui si dice che bisogna accontentarsi di poco. I famosi diritti light, non quelli giusti ma quelli leggeri.
  Veniamo al merito. La legge 4 maggio 1983, n. 184 sull'adozione ha delineato un insieme di misure finalizzate a tutelare l'interesse della/del minore a crescere e ad avere un'educazione nel proprio nucleo familiare. In questo insieme di norme, vi è già l'istituto dell'affidamento, nelle sue diverse forme e percorsi, interviene in caso di temporanea difficoltà della famiglia di nascita ed è finalizzato, e questo lo ribadiamo, al rientro della/del minore nella famiglia di origine, con la quale d'intesa con il servizio sociale deve mantenere i rapporti. L'uscita della/del minore dalla famiglia, dopo la tutela temporanea è una soluzione «limite», che avviene in accertati casi di difficoltà insuperabili della famiglia di origine.
  In questa delicata materia è intervenuta la sentenza, della Corte Europea che ha condannato l'Italia a risarcire una coppia di coniugi che, dopo essersi presi cura in affidamento per 19 mesi di un minore si era vista esclusa dall'adozione in favore di una terza famiglia. La sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo, pur escludendo l'affermazione del diritto all'adozione delle/degli affidatari, ha riconosciuto, tuttavia, a questi ultimi la possibilità di fare domanda di adozione nei casi in cui tra chi è in affido e gli affidatari si sia realizzato un importante e significativo rapporto familiare. Si riconosce così il diritto preminente del minore alla tutela della continuità degli affetti. Un giusto rimedio a non spezzare legami in vite già segnate da abbandoni, disagi, sofferenze.
  La proposta che stiamo varando ha lo scopo nobile di rispettare le relazioni affettive che nascono tra una/un minore e la sua famiglia affidataria. Ammettere, però, come fa il testo in approvazione, il diritto alla continuità degli affetti è finalmente è un passo in avanti e noi lo sosteniamo con convinzione, purché valga per tutti. Proprio la validità e la forza di questo principio ci fa sottolineare la questione critica che rimane aperta. Questione tutt'altro che minimale. Il diritto dei minori di rimanere con i genitori affidatari laddove sia stata dichiarata la loro adottabilità, non può riguardare solo chi è stato affidato a coppie sposate e non essere riconosciuto a coloro che sono stati affidati a singole persone o a famiglie diverse.
  Il sacrosanto principio della continuità affettiva che vuole evitare ai minori adottabili la costrizione di lasciare anche chi li ha già accolti, deve valere per tutti per scongiurare la doppia separazione: la prima dalla famiglia d'origine e poi da quella affidataria, visto che, giustamente, gli affidi sono riconosciuti anche a non sposati ed a single.
  In altri termini, non possiamo mettere tra parentesi il principio costituzionale di eguaglianza, e anche l'articolo 74 del codice civile, che non ha fatto parte di questa discussione e che equipara davanti alla legge i figli/e di coppie sposate, naturali o in adozione. Affermare il preminente interesse dei minori al riconoscimento e al rispetto degli affetti deve essere garantito a tutti senza discriminare. Qui si tratta di tutelare i bambini, non di giudicare i comportamenti delle famiglie e penalizzare le scelte degli adulti nella sfera privata, cosa che invece il testo fa per aver voluto mantenere il riferimento all'articolo 6 della legge n. 184. Nella ratio della legge ciò che deve prevalere per noi è l'interesse dei minori alla continuità degli affetti, interesse primario rispetto alla non soddisfazione dei requisiti per l'adozione previsti da quell'articolo. Infatti, è evidente che il riferimento ai requisiti dell'articolo 6 della legge n. 183 è stato il prezzo pagato alle posizioni ideologiche anacronistiche e motivate da assurdi irrigidimenti, di cui abbiamo sentito gli echi in questa discussione, del tutto incomprensibili, astratti dalla realtà, ma che dettano il loro volere alla maggioranza.Pag. 107
  Adottare per esempio un bambino da single continua ad essere negato, eppure i single possono adottare bambini disabili – meno male – ma il legame affettivo-adottivo con tutti gli altri bambini continua ad essere negato. Perseverare in questa esclusione, perfino quando siamo in presenza di reali, solide relazioni affettive già instaurate con l'affido, è irragionevole (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Non si può essere insensibili a questo, dobbiamo evitare che i bambini siano strappati da chi li ha cresciuti e amati fino a quel momento, magari esclusi perché single o in coppia non sposata. I diritti dei bambini che un tribunale e i servizi sociali hanno deciso di dare in affido familiare a un genitore single sono eguali a quelli dei bambini che il tribunale e i servizi sociali hanno invece deciso di dare in affido a famiglie regolarmente sposate. Presidente, voglio ricordare che questa legge che noi votiamo ha questa contraddizione, giuridica e umana. E voglio ricordare anche che quando una legge interviene in materia di relazioni familiari non può imporre concezioni dall'alto, deve rispettare tutte le concezioni in campo e soprattutto non sovrapporsi d'autorità alle reali e concrete relazioni umane, per un principio di responsabilità e libertà. Invece permane una doppiezza. Per accogliere, educare, crescere un minore in affido, si fanno valere giustamente le relazioni e la loro qualità e profondità, ma queste buone relazioni non sono considerate idonee per l'adozione. Quando si interviene nella sfera privata servono leggi miti, che non abbiano la pretesa di indirizzare secondo un paternalismo statalista. Noi siamo avvertiti di come certi pregiudizi facciano male, perché non riconoscere l'adozione nei casi di affido a single e a coppie non sposate è come dire che quell'affetto vale meno, non è buono come quello degli altri, fa male.
  Malgrado questo, comunque, la legge è un passo avanti e quindi un passo significativo che noi apprezziamo con il nostro voto favorevole e siamo anche convinti che è la prima parte di un processo che deve modificare la legge n. 184. L'ha detto il PD: modificheremo la legge n. 184. Noi siamo pronti a questo contributo ma ricordiamo a questo partito che se la vuole modificare in senso progressista deve volgere lo sguardo da questa parte e non dalla parte più conservatrice di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, questa legge ha come punto positivo centrale quello di assumere l'ottica del punto di vista del bambino, momento per cui noi consideriamo questa legge positiva. Nonostante alcune ombre che eventualmente cercherò di analizzare più tardi, voglio dire che ci dà la serena consapevolezza che siamo partiti dal punto di vista del bambino, concretamente dai suoi bisogni di natura affettiva. Aver posto al centro della riflessione – della riflessione parlamentare, quindi anche poi sul piano della riflessione sociale con le associazioni, con tanti movimenti anche di famiglie affidatarie e di famiglie adottanti – questo punto di vista ha aiutato a comprendere come il cuore stesso della vita di famiglia, il cuore stesso della relazione, sia essa una relazione affidataria o una relazione adottante, è la qualità della relazione affettiva. Non c’è di fatto possibilità di creare quel nucleo profondo dei legami familiari senza una capacità di amare e una capacità di sentirsi amati e come tale questa capacità di amare e di sentirsi riconosciuti nell'amore è quella che fa sentire il bambino più sicuro, accolto, accettato e quindi anche in grado di affrontare le difficoltà che indubbiamente nell'ambiente esterno, sia la scuola, sia il contesto sociale, sia le mille difficoltà con cui si dovrà imbattere, potranno trovare nella sua capacità di sentirsi «capace di».
  Sappiamo tutti quanti come in una famiglia in cui i legami affettivi sono fragili, in una famiglia in cui prevale l'individualismo, l'indifferenza o in cui prevale la violenza o, in qualche modo, Pag. 108prevale la capacità, come dire, di essere totalmente concentrati su di sé e distratti da quelli che sono i bisogni affettivi ed effettivi dell'altro, non c’è nemmeno famiglia, tanto è vero che noi consideriamo la famiglia generativa soprattutto generativa di legami. Consideriamo la famiglia nella sua capacità profonda, che è quella di generare coesione. Si riconosce una famiglia per il grado di coesione interna; si riconosce una famiglia perché si potrebbe dire, guardandoli: «guardate come si vogliono bene, guardate come si amano».
  Questa osservazione non è un'osservazione, per così dire, romantica e sentimentale, non è un'osservazione in qualche modo stucchevole. È, piuttosto, l'essenza stessa che faceva dire a Pascal che il cuore ha la sue ragioni che la ragione non comprende e in questo senso le ragioni del cuore, cioè le ragioni della continuità affettiva, sono il cuore di questa proposta di legge.
  Per questo noi consideriamo molto positiva la prospettiva che si presenta a un bambino, nel momento in cui diventa adottabile, di potere rimanere inserito in quel contesto in cui è vissuto fino a quel momento. Per così dire, la caratteristica di adottabilità è una caratteristica che compete all'assetto giuridico, alla prospettiva burocratica, ma non introduce cambiamenti in quella che è la sua dimensione familiare.
  Che la famiglia affidataria, che ne ha la possibilità e che ne ha la volontà, decida di tenere con sé il bambino a tempo, per così dire, indeterminato, costituisce una svolta importante nella prospettiva di chi comunque, perlomeno inizialmente, aveva imboccato il tema dell'affido temporaneo, perché non ci dimentichiamo che all'inizio, in modo, direi, quasi originale, le famiglie che vogliono adottare un bambino sono diverse dalle famiglie che accolgono in affido un bambino.
  Chi adotta un bambino si sottopone a tutta una serie di prove, a tutta una serie di esami, a tutta una serie di valutazioni che sappiamo, per esperienza, possono essere molto stressanti e sappiamo che questo stress a volte deriva anche da un atteggiamento non sempre benevolo, non sempre collaborativo, che viene anche dai servizi sociali, che si sentono più impegnati sul piano di giudicare quella famiglia che vuole adottare il bambino che non, piuttosto, di affiancare quella famiglia nel difficile percorso dell'adozione.
  Nel caso, invece, delle famiglie affidatarie, molto spesso abbiamo un problema concreto, abbiamo una criticità che nasce dai bisogni del bambino e, quindi, dalla necessità di trovare una soluzione che in quel momento risponda a questi bisogni, che in quel momento possa farsi carico, per esempio, di una difficoltà della famiglia, perché qualcuno è ammalato in famiglia, perché c’è una condizione di povertà estrema, perché c’è un livello di tensione che separa le persone che compongono quella famiglia. Comunque, il vulnus da cui viene il bambino che sarà dato in affido è un vulnus molto concreto, molto acuto, laddove, invece, nel caso della famiglia adottante può essere un vulnus che in qualche modo è, come dire, cronicizzato. A volte sono bambini che sono in istituto, a volte sono bambini che vengono da esperienze diverse.
  Allora, nel cambio di mentalità, che presuppone, per una famiglia affidataria, passare da un affido temporaneo a un affido definitivo, c’è, in qualche modo, una nuova scelta. Potremmo dire che è come se questi bambini fossero scelti due volte, così come direbbe Pontiggia con il titolo di un suo famoso romanzo, Nati due volte. Sono bambini che nascono due volte all'attenzione, all'accoglienza e all'affetto di questa famiglia.
  Ecco perché noi guardiamo con un occhio particolarmente attento e positivo a questo provvedimento, perché ci restituisce il senso dei legami familiari, ci restituisce il senso delle relazioni, ci restituisce anche il senso di una gratuità e di una generosità che va oltre quelli che possono essere gli ostacoli e i vincoli che la cultura del nostro tempo ci propone in molte situazioni e in molte circostanze.
  Però, proprio la differenza che c’è a monte tra le famiglie adottanti e le famiglie affidatarie fa sì che ci siano alcune Pag. 109prerogative che si esigono dalle famiglie adottanti e che, viceversa, non si esigono dalle famiglie affidatarie, anche sull'onda di un bisogno emergente che in quel momento attraversa, immediatamente e direttamente, l'esperienza che fanno i servizi sociali piuttosto che il magistrato, eccetera.
  Ora, nel momento in cui, però, l'affido temporaneo diventa un affido permanente, è chiaro che l'attenzione nel momento della selezione iniziale e nel momento della scelta delle famiglie affidatarie va posta proprio in questa direzione. È chiaro che noi desideriamo che le famiglie affidatarie possano trasformarsi in famiglie adottanti e non vogliamo «scippare» due volte a un bambino l'esperienza di questi vincoli e di questi legami; vogliamo che li possa conservare come una sorta di ricostruzione di quella che è la sua personalità, di quella che è la sua identità, di quella che è la sua sicurezza personale.
  È chiaro che toglierlo, in quel momento, da una famiglia affidataria, perché non ha tutti i requisiti che noi ci attenderemmo e auspicheremmo, potrebbe essere veramente doloroso e significherebbe mettere in carico al bambino quello che è stato un errore di programmazione iniziale, qualcosa di cui non si è tenuto conto a monte. In questa direzione va, a mio avviso, il desiderio che si presti particolare attenzione alle famiglie affidatarie, si scelgano con particolare cura, si assuma una prospettiva che non è più quella transitoria, ma che è quella potenzialmente definitiva.
  Questo perché noi riteniamo – lo abbiamo detto e ripetuto molte volte, e sarà comunque il punto e la bussola alla quale ispiriamo molte delle nostre scelte sul piano politico e quasi tutte le nostre scelte sul piano sociale – che un bambino abbia bisogno di una madre e di un padre. Senza una madre e un padre, a nostro avviso, qualunque tipo di sviluppo della personalità può senz'altro raggiungere dei livelli accettabili, ma al bambino viene preclusa la completezza e la compiutezza di un'esperienza che solo si fa con una madre e un padre che svolgono un ruolo di complementarietà dell'una rispetto all'altro.
  Usiamo molte volte la metafora biologica. Per quanto un bambino possa nascere in provette, nessuno si illuda: quel bambino ha una madre e ha un padre. E per questo anche noi riteniamo che il progetto di sviluppo e di crescita del bambino richieda una madre e un padre. Allora, questo non stupisca l'Aula: è una scelta forte, culturale, valoriale, a monte, che difenderemo sempre e in tutti i modi. Quando si sceglieranno le famiglie affidatarie, si tenga conto anche di questo elemento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Elvira Savino. Ne ha facoltà.

  ELVIRA SAVINO. Grazie, signor Presidente. Desidero, in primo luogo, esprimere il mio compiacimento per essere riusciti ad approvare questo testo di legge e desidero ringraziare tutti i colleghi del Senato e della Camera dei deputati, che ci hanno creduto, per l'ottimo lavoro svolto; un lavoro che ha permesso di raggiungere questo grande traguardo. Stiamo, infatti, per votare un importante provvedimento a tutela dei minori e del loro primario interesse a veder riconosciuti i loro legami affettivi.
  Non mi dilungherò sugli aspetti tecnici del testo, che sono già stati ampiamente illustrati durante la discussione di oggi e durante la discussione sulle linee generali. Desidero, però, sottolineare che questo è un provvedimento dalla parte dei bambini ed è solo ed esclusivamente pensato e scritto nel loro interesse e per la fondamentale tutela dei loro legami di affetto e della loro affettività. È una legge dedicata a Cassandra, a Mathias, a Giorgia, a tanti altri bambini che sono stati allontanati dalle persone che li avevano cresciuti ed amati.
  È stata una lunga battaglia, nonostante fare il superiore interesse del minore fosse, evidentemente, un'idea condivisibile da chiunque. La domanda, apparentemente, Pag. 110era semplice: qual è il superiore interesse del minore affidato e successivamente, spesso anche dopo anni, dichiarato adottabile ? La risposta non è stata, fino ad oggi, altrettanto semplice ed univoca, come si potrebbe credere. Non credo sia difficile comprendere che per un bambino, già figlio di genitori inadeguati, essere separato dalla famiglia affidataria, dove ha vissuto per lungo tempo, magari molto di più del tempo stabilito dalla legge per l'affido, che è di due anni, sia estremamente e gravemente destabilizzante.
  Purtroppo, ci sono voluti anni di battaglie e mobilitazioni da parte delle famiglie affidatarie e delle associazioni che le sostengono per arrivare dove siamo oggi e consentire alle famiglie affidatarie che dispongano dei requisiti previsti dalla legge di avere una corsia preferenziale per adottare i bambini loro affidati e successivamente dichiarati, appunto, adottabili.
  Molte ricerche in ambito psicologico da lungo tempo hanno dimostrano che i sostituti genitoriali non sono meno importanti dei genitori naturali, quando tra adulti e bambini si sia sviluppato un rapporto empatico profondo, quando i genitori affettivi siano diventati figure di riferimento fondamentali nella vita del bambino. Non possiamo negare che il cambiamento di famiglia, l'essere sradicato da una famiglia, sia per un bambino un grave danno, forse un danno gravissimo, una sofferenza profonda, vissuta come un ulteriore abbandono. E non è certo questo quello che si intende quando si fa riferimento al suo superiore interesse presente e futuro !
  Fino ad oggi, si sono verificati casi di affidamenti sine die, in cui i minori in teoria non hanno mai avuto il diritto di chiamare mamma e papà le persone che si prendevano amorevolmente e responsabilmente cura di loro. Sono stati definiti i «bambini del limbo». Da oggi, finalmente, non ci saranno più orfani per legge. Grazie a questo provvedimento non sarà più possibile che ai bambini in affidamento vengano negati e magari bruscamente interrotti i legami affettivi. Nessuno più potrà permettersi di spezzare il filo della vita di un bambino o di una bambina. I rapporti instauratisi tra i minori affidati e i membri della famiglia affidataria saranno, come abbiamo ampiamente descritto, riconosciuti e protetti, anche nel caso in cui non si possa procedere all'adozione.
  Certo, tutto è migliorabile e si poteva fare di più. Si poteva avere più coraggio e lo abbiamo detto. Al Senato, probabilmente, si sarebbe potuto avere più coraggio. Mi riferisco in particolare al fatto che non si è voluto eliminare, ad esempio, come abbiamo dibattuto oggi, il requisito dell'età per i genitori affidatari. Inevitabilmente, quindi, non tutti i legami d'affetto saranno tutelati e magari solo per una questione anagrafica. In un'epoca in cui si diventa genitori a cinquanta anni, forse si sarebbe potuto osare di più. Io stessa ho presentato un emendamento finalizzato a sanare questa iniquità cercando, attraverso l'articolo 44, quello sulle adozioni in casi speciali, di rendere più ampia la tutela di questi legami. Ma poi l'ho ritirato e l'ho convertito in un ordine del giorno, perché comunque questo provvedimento resta una grande conquista, un provvedimento atteso da troppo tempo. Credo che non avremmo assolutamente dovuto permettere che tornasse in Senato. Se fosse tornato in Senato sarebbe stato molto grave, perché si sarebbero aperte nuovamente le porte a coloro che questa legge hanno cercato più volte di strumentalizzare e snaturare. Mi riferisco a tutti coloro che tentano, ogni volta che ne intravedano la possibilità, di imporre nuove teorie per snaturare definitivamente la famiglia.
  Oggi più che mai si mette in discussione, se non sott'accusa, addirittura lo statuto antropologico familiare e stiamo assistendo allo scardinamento dello stesso principio di eterosessualità dei coniugi-genitori. Si parla di matrimonio gay, di omogenitorialità, di teoria del gender, di utero in affitto – lo abbiamo sentito in questi giorni – e non bisogna essere cattolici per capire che ad essere negate, contraddette o semplicemente ignorate Pag. 111sono le più elementari verità della legge naturale, condivisibili da ogni uomo attraverso il semplice uso della ragione.
  Aristotele, filosofo pre-cristiano, definì il matrimonio come necessariamente eterosessuale, monogamico, unitario e sussidiario. Oggi, in nome della libertà personale e privata e dei bisogni individualistici, tutto deve essere permesso a tutti, ignorando le innegabili differenze naturali e soprattutto ignorando quale sia il bene comune e superiore di una collettività. E se è sacrosanto, come si sta facendo in questi giorni e come è giusto che sia, discutere e regolamentare le unioni civili, ciò che intendo dire – ed è invece il concetto che mi sembra si tenti di far passare – è che non esiste, non esiste, un diritto ad essere genitori. Esiste, invece, un diritto, quello sì, quello dei minori, ad avere un padre e una madre. Ed anche l'adozione in casi speciali, ex articolo 44, permessa alle persone single, non nasce dall'esigenza di soddisfare il loro desiderio di essere genitori, ma corrisponde sempre ed unicamente alla ratio di questo provvedimento, che è tutelare l'interesse del minore e non vedere negati i suoi legami affettivi.
  Dunque questa non è una legge dalla parte degli affidatari. Non è una legge dalla parte delle famiglie adottive. Non è una legge dalla parte dei single. Non è né di destra né di sinistra. E non vuole esser una legge di riforma delle adozioni. Non è una legge per trasformare l'affido in adozione, come qualcuno ha detto. Non è una apertura alle adozioni da parte delle persone single o delle coppie omosessuali. Questa è una legge dalla parte dei minori. Se mai qualcuno dovesse pensare di passare attraverso lo strumento dell'affido per poi arrivare all'adozione, commetterebbe un grande errore.
  Signor Presidente, stiamo per approvare finalmente una proposta di legge da troppo tempo attesa e sono lieta che non sia stata modificata e che non torni al Senato. Non possiamo e non potevamo permettere che tanti bambini dovessero ancora aspettare per vedere riconosciuti e rispettati i loro affetti, i loro vissuti, le loro storie. È per loro che noi voteremo favorevolmente, affinché non ci siano più affetti negati e bambini strappati, in nome della legge o di una sua cattiva interpretazione, a coloro che considerano la loro famiglia, a coloro che li hanno cresciuti ed amati.
  Approvando questo testo stiamo garantendo l'interesse superiore e non comprimibile dei bambini in affido familiare alla continuità dei loro affetti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Oggi viene approvata questa proposta di legge che è molto importante perché arriva a far diventare il concetto di continuità affettiva come un concetto giuridicamente rilevante. Sostengo che questo sia un passo avanti importante; pensare che un legislatore si occupi degli affetti per tutelarli, per coltivarli, permettere ai cittadini di coltivarli all'interno del nucleo familiare, è un aspetto importante ed è anche una conquista di civiltà, che arriva grazie ad una decisione della Corte europea per i diritti dell'uomo.
  Di che cosa stiamo parlando ? Di un bambino o di una bambina, di un minore che viene dato in affido ad una coppia – per ora dobbiamo parlare della coppia – e, successivamente, almeno su questo si è pronunciata la Corte europea per i diritti dell'uomo, dopo che si è protratto questo rapporto di affettività per un lungo periodo e dopo che viene accertato che c’è un livello di affettività stabile e duraturo a quel punto, nel momento in cui il minore deve essere adottato, la legge dice al giudice di prendere in considerazione quel rapporto di affettività e di prenderlo in considerazione nel momento in cui il minore deve essere adottato.
  È evidente a tutti che, nel momento in cui un minore viene strappato – uso questo termine che è duro, ma è così – alla sua famiglia di origine per ragioni che Pag. 112non dipendono da quel minore e viene dato in affido ad una nuova famiglia, è atroce pensare, come invece accadeva fino ad ora, che quel minore venga di nuovo strappato a quello che era un embrionale nucleo familiare per essere consegnato, come se fosse un pacco postale, ad una nuova famiglia, ai nuovi genitori adottivi. Allora, fino a qui ci siamo, la norma ci piace; è stato fondamentale considerare questo rapporto di continuità affettiva come criterio da prendere in considerazione al momento dell'adozione.
  La norma, poi, nei successivi articoli stabilisce che anche quando il minore torni nella sua famiglia d'origine, anche in quel caso, comunque, deve essere coltivato il rapporto di continuità affettiva. Insomma, l'affidamento che ha di per sé, per definizione, delle finalità temporanee può, però, far maturare dei rapporti di affetto e di amore di cui il legislatore tiene conto, anzi suggerisce di coltivare anche nel caso in cui il minore torni nella famiglia d'origine.
  Fino a qui va tutto bene, e noi voteremo favorevolmente a questa norma. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che c’è una famiglia d'origine e che è sacrosanto il diritto della famiglia d'origine di continuare a coltivare il rapporto con il minore. È sacrosanto il diritto di quella famiglia d'origine di dimostrare di avere un'altra chance. È questo la legge sull'adozione, questo lo voglio chiarire, già lo prevede. È evidente che nel momento in cui il minore viene dato in adozione è perché non c'era più alcuna possibilità di andare nella famiglia d'origine.
  Ma quello che noi avevamo chiesto per migliorare quella norma è che venisse scritto, anche in questa legge, che durante il periodo di affidamento deve essere esperito il tentativo, laddove ci siano le condizioni, di far ritornare il minore nella sua famiglia di origine, perché non dobbiamo dimenticare che il nucleo familiare a cui viene affidato il minore, pur nella consapevolezza che può trattarsi di un provvedimento temporaneo, tende a farsi delle aspettative e oggi queste aspettative sono ancora più giuridicamente concrete. Oggi il legislatore dice al genitore affidatario già dal giorno dopo «guarda che se crei un rapporto duraturo, e ci saranno le possibilità di adottare, tu sarai preferito rispetto ad altri». Allora, forse, il legislatore avrebbe dovuto sottolineare in una parte della norma – era il nostro emendamento – a quel genitore affidatario che il primo obiettivo deve essere quello, laddove ce ne sono le possibilità, di reinserire il minore nella famiglia d'origine. Questa proposta non è stata accettata. Ciò non precluderà il nostro voto favorevole, ma nell'arco dell'iter parlamentare è stato posto un punto, da parte in particolare della deputata Marzano, del Partito Democratico, ovvero la possibilità di tutelare quel rapporto di affettività anche nel caso in cui il genitore affidatario sia single. Voglio ricordare che sono tantissimi i casi in cui la legge decide che il genitore affidatario è un single. Allora in tanti hanno detto che l'idea era buona che forse poteva essere coltivata, ma che per ora era meglio limitarci alla parte sicura del provvedimento. Mi dispiace che in tanti, in particolare da parte dell'NCD, o qualunque nomenclatura utilizzino, o della Lega, hanno strumentalizzato questo argomento per parlare di società naturali, di ciò che è naturale e di ciò che è innaturale, per dare spazio ad argomenti beceri e così anacronistici di cui non ha senso parlare nemmeno rispetto alla normativa attuale. Vi do una notizia: l'adozione da parte del single è già possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) in determinati casi particolari e qua qualcuno forse ha paura di usare il termine omosessuale, perché tutti fanno finta di parlarne, sfiorano il tema. Vogliamo parlarne ? Diciamo che adesso nell'adozione, nei casi particolari, non si va a giudicare l'eterosessualità del genitore adottivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi già esiste una situazione di adozione in casi particolari. Si valutava semplicemente di stabilire se una volta che lo Stato affida – lo Stato lo sta già affidando – ad un single un minore e quel minore coltiva un rapporto di continuità affettiva che dura più anni, bisogna capire Pag. 113se si deve costringere quel minore ad un ulteriore cambiamento e ridarlo ad un altro nucleo familiare. Oppure siete andati a controllare se quel genitore single affidatario è etero o omosessuale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Perché dobbiamo parlare di certi argomenti, parlandone con serietà. Chiaramente, io non entro nel merito delle decisioni, però parliamo di ciò che sappiamo e parliamo di ciò che è veramente. Qui su questa legge una riflessione sulle unioni civili non si è mai aperta e perché ? Il Partito Democratico dice forse sarebbe stato troppo temerario, troppo difficile. Perché sarebbe stato troppo temerario ? Perché la maggioranza è gravemente divisa, dovrebbe avere il coraggio di dirlo, su argomenti che sono importanti e su cui ha paura di confrontarsi. Allora mi chiedo, soprattutto alla luce dell'iter che vi è stato al Senato (il collega Verini più volte ha detto che al Senato ci sono state le opposizioni che hanno avuto un atteggiamento costruttivo) perché immediatamente, se l'argomento era così importante, e poteva essere affrontato con più coraggio, il Partito Democratico non ha chiesto al MoVimento 5 Stelle o ad altre opposizioni, di confrontarsi e di capire se fin da subito la norma poteva essere più coraggiosa ?
  Troppo facile, troppo facile iniziare per conto proprio, arrivare poi alla seconda lettura e dire: «Adesso non possiamo tornare più indietro». Troppo facile per un partito che ha paura di confrontarsi con le opposizioni quando si parla di unioni civili o di diritti civili o quando si parla di adozioni e di affidamento dei minori, ma che non ha paura – e questo per me è incredibile – di confrontarsi con Denis Verdini quando, invece, deve massacrare la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Qual è il discrimine con cui vi confrontate o non vi confrontate con altre forze politiche ? Io ritengo che questo sarebbe stato un argomento e un tema, essendo – come è secondo me – privo di colore politico, su cui ci poteva essere un confronto più coraggioso, che non c’è stato. Votiamo comunque favorevolmente il provvedimento, nella consapevolezza che la priorità sia quella di tutelare i diritti dei cittadini e, in particolare, dei minori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Caterina Pes. Ne ha facoltà.

  CATERINA PES. Grazie, Presidente. La prima cosa importante di questa legge è il suo nome: si chiama legge sulla continuità degli affetti. Abbiamo creato un percorso che dall'affido può condurre all'adozione – dove se ne verifichino le circostanze –, condotto a passo di bimbo, seguendo il suo tempo e il ritmo della sua vita.
  È difficile normare gli affetti, è complicato più che redigere un bilancio aziendale: dentro ci sono mille aspetti da considerare perché in ballo c’è la vita delle persone. Credo che questa legge, proprio perché sancisce il principio della continuità affettiva, piegando le rigidità di una norma ai diritti del cuore, sia una legge giusta, sia una legge empatica, profonda, perché somiglia alle cose della vita. Infatti, signor Presidente, con questa legge abbiamo abbattuto un muro odioso che divideva i bambini dai loro affetti, dando priorità assoluta alla loro storia personale. Abbiamo mandato avanti una legge buona, che per la prima volta mette al centro i bambini e non gli interessi e i bisogni degli adulti, non volendo rischiare ancora che gli oltre 14 mila minori in affido in Italia debbano ricominciare il loro odioso giro di affetti, magari strappati a famiglie che li hanno amati per anni e che poi non rivedranno mai più.
  Il 64 per cento dei bambini resta nella famiglia affidataria oltre i due anni e in molti casi anche quattro: un tempo che a noi può sembrare breve, ma per un bimbo è un'eternità. Infatti, vede, nei primi quattro anni di vita un bambino cresce tra i 6 e gli 8 centimetri ogni anno e, fino agli 11 anni, in media cresce 5 centimetri ogni anno. Mai più nella vita di un essere umano ci sarà un simile esplosivo cambiamento, Pag. 114mai in nessun altro momento della vita c’è tanto bisogno di stabilità, di sicurezza, di casa. Ogni anno sono più di 3 mila i bambini che vivono questi momenti di confusione. Consentire loro, che sono già in credito di sofferenze con la vita, di avere una serena integrità nella continuità dei loro affetti, facendo in modo che coloro che conoscono come genitori lo diventino per sempre, una volta per tutte, senza fare un periodo di prova che li lascerebbe sul pavimento dell'abbandono ancora una volta, è una grande e importante conquista.
  Voglio precisare – è già stato detto – che gli istituti dell'affido e dell'adozione sono differenti e questa legge non ne modifica gli impianti. L'affido è un atto di grande generosità, che, per sua natura e sempre nel rispetto del bambino, è temporaneo. Ci sono situazioni difficili per cui risulta necessario l'allontanamento dei minori dai genitori biologici, che possono e devono restare presenti nella vita del piccolo. L'adozione è, al contrario, un atto definitivo, senza ritorno, come sono i legami più profondi della nostra vita. Ma l'adozione, ne siamo consapevoli, è un istituto che ha bisogno di essere rivisto sotto molti aspetti. Abbiamo detto anche questo oggi.
  Così come siamo consapevoli che non possiamo permetterci un'altra sentenza di condanna dalla Corte europea e che certamente dobbiamo intervenire sulla cosiddetta adozione mite, che altro non è che la possibilità che il bambino possa avere una famiglia allargata, dove non esiste qualcuno che non si possa conoscere né, forse, nominare, dove non ci sono i buchi neri del passato, dove la sterilizzazione degli affetti di origine sia un lascito del tempo che fu.
  Siamo consapevoli, Presidente, del fatto che abbiamo ancora molto da fare e che questa è la prima tappa di un percorso che dovrà cambiare le norme in vigore. Infatti, semplicemente sono cambiate le famiglie, sono più allargate, sono più capaci di condividere legami e affetti mettendo ordine tra passato e presente. Dobbiamo fare uno sforzo culturale in questa direzione, coscienti che spesso la società è più pronta della politica alle novità. In questo caso possiamo dire di essere in equilibrio perché questo è un Parlamento che sui diritti civili, sulla vita quotidiana delle persone sta facendo molto.
  Quella che ci accingiamo a votare è una buona proposta di legge, Presidente, un primo passo da cui dobbiamo partire con la promessa che, il giorno dopo la sua approvazione, lavoreremo perché nessun bambino sia discriminato. Penso ai bambini che oggi sono in affido a coppie non sposate o a single. Il prossimo passo è pensare a come risolvere queste situazioni, che sono meno frequenti ma certamente non meno significative agli occhi di chi ha la responsabilità di essere un legislatore della Repubblica.
  Siamo convinti che aver introdotto il concetto della tutela dell'integrità affettiva sarà una rivoluzione etica e morale anche nei tribunali, anche per questi bambini. La continuità affettiva è, infatti, un messaggio a quanti operano nel campo e nella gestione degli affidi e delle adozioni. Nel frattempo, una volta affermato in modo forte il principio della continuità degli affetti, sarà più facile per i giudici applicare l'articolo 44 della legge sulle adozioni che prevede il ricorso all'adozione nei casi speciali. Il Partito Democratico vigilerà sul destino di ognuno di questi bambini, nessuno escluso, tutti speciali.
  In conclusione, Presidente, abbiamo scelto di stare dalla parte dei bambini, non da quella degli adulti come si faceva un tempo. Infatti fino ad oggi questi bambini erano precari della famiglia, venivano dati in affido, magari per anni: il tempo di fare i conti su dove ci si trova e sulle ragioni per cui la nostra storia personale ci rende diversi dagli altri, giusto il tempo per affezionarsi ed iniziare a considerare l'eventualità che i tuoi genitori possano esistere davvero per il futuro, che arriva il turno di un'altra famiglia, quella adottiva. In quei casi il passato dei bambini ancora una volta spariva. In questo modo, in nome di una legge, il bambino senza più passato perdeva tutte le sue abitudini (pensiamo ai più piccoli), i suoi riti, i suoi Pag. 115profumi, i suoi colori. Troppo dolore c'era in questa modalità perché non scegliessimo la continuità degli affetti. Perché, signor Presidente, nella vita ci sono anche dolori evitabili e quelli abbiamo il dovere morale di risparmiarli a bambini che hanno già sofferto tanto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Marzano. Ne ha facoltà per due minuti.

  MICHELA MARZANO. Grazie, Presidente. Io non voterò questa proposta di legge perché non trovo che sia una legge equilibrata e giusta. Certo, è stato detto molto bene dalla collega Pes: il principio e la ratio è garantire la continuità affettiva, è introdurre questo principio, è evitare la doppia separazione. Ma, Presidente, quando si introduce un principio, sul principio non ci sono mezze misure. Prendere in considerazione il dolore dei bambini certo è necessario, ma di tutti i bambini. Noi con questa proposta di legge discriminiamo perché diciamo a determinati bambini: il vostro dolore ci importa e faremo di tutto per evitarlo. Ma diciamo ad altri bambini: il vostro dolore vale di meno perché valgono di meno i vostri affetti perché siete stati affidati, come vuole la legge sull'affido, a coppie non sposate oppure a persone single.
  Per questo, signor Presidente, io non posso, non voglio e non devo votare questa proposta di legge. Non è compito del legislatore introdurre discriminazioni ulteriori (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, signor Presidente. Ho chiesto di intervenire perché nella scorsa legislatura ho avuto la fortuna di essere il relatore di questa proposta di legge che poi non riuscì a vedere la luce per molte ragioni di carattere burocratico e no, per così dire logistico in senso lato. Quindi sono molto molto contento che oggi ci sia un Parlamento capace di provvedere in modo efficace.
  Perché efficace significa, collega Marzano, non soltanto un provvedimento che accontenti tutti, ma che cerchi di risolvere un problema che può essere di tutti. E questa è l'altra caratteristica: niente automatismi, il giudice tiene conto di questo legame affettivo, perché i bambini non possono essere sottoposti al vaglio aritmetico della giustizia, sono sottoposti al prudente apprezzamento di giudici minorili che sono poco giudici e molto attenti ai fenomeni sociali. Mi sembra che da questo punto di vista il risultato sia molto soddisfacente; credo che questo Parlamento abbia dato un'ottima prova di sé, intervenendo finalmente su una materia che vedeva spezzati i legami affettivi. Riannodarli – mi sembra questo il termine più giusto – è opera sicuramente meritoria e importante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro della giustizia, Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie. Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per ringraziare la Commissione, tutti i parlamentari e, in questo caso, tutte le forze politiche. In una fase in cui, ahimè, aumentano le distanze, risorgono delle barriere, io credo che sia importante che tutte le forze politiche abbiano saputo superare le divisioni per abbattere una barriera – per citare le parole dell'onorevole Pes –, una barriera che separa ancora oggi molti bambini dalla loro affettività. Credo che sia un fatto positivo; ci si può dividere se sia un primo passo o se sia un passo positivo, io credo che sia un primo passo. È tuttavia importante che questo passo sia stato compiuto insieme, credo che questa scelta e scelte come queste possano contribuire Pag. 116davvero a riavvicinare le istituzioni ai cittadini, perché sono in grado di dare un segnale forte e chiaro della direzione di marcia verso la quale si vuole andare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI, Relatore. Grazie Presidente, soltanto per esprimere brevissimamente dei ringraziamenti per il lavoro che tutta la Commissione ha compiuto, per coloro che hanno contribuito a raggiungere questo risultato e anche al Governo, non solo per le parole del Ministro, ma anche per il lavoro che il sottosegretario Ferri ha compiuto insieme con noi, per tutto questo periodo. In questo dibattito ho sentito molte parole, alcune si potrebbero anche dire un po’ estranee alla materia, ma quello che conta alla fine è che verba volant ma «vota» manent e quel tabellone, che dalle dichiarazioni di voto si prevede in gran parte verde, rimarrà per fare quegli ulteriori passi che insieme dovremo ancora compiere.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2957)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 2957, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polverini, Marzano, Fanucci, Gitti, Moretto, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   S. 1209 – «Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare» (Approvata dal Senato) (A.C. 2957):

   Presenti  390   
   Votanti  387   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  385    
    Hanno votato no    2    

  La Camera approva (Vedi votazioni) (Applausi).

  (Il deputato Censore e le deputate Argentin, Morani, Cardinale e Dieni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 350, 910, 2040 e 3019.
  L'esame degli ulteriori punti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse fra tutti i gruppi, all'ordine del giorno della seduta di domani non sarà iscritto il seguito dell'esame del disegno di legge recante deleghe al Governo in materia di appalti pubblici, che è rinviato alla prossima settimana.
  Sempre secondo le medesime intese, l'ordine degli argomenti della prossima settimana previsti a partire da martedì 20 ottobre risulta così rimodulato: Riforma della Rai; Decreto-legge in materia di fruizione del patrimonio storico-artistico; Mozione in materia di utilizzo dei prodotti fitosanitari; Delega al Governo in materia di appalti pubblici; Mozione in materia di riduzione dei flussi migratori; Mozione concernente la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024.
  Conseguentemente, nella seduta del lunedì 19 ottobre, la discussione generale della mozione in materia di prodotti fitosanitari precederà quella della mozione in materia di riduzione dei flussi migratori.
  Ricordo che domani, giovedì 15 ottobre, avrà luogo in Aula, alle ore 11, una cerimonia per la celebrazione del 60o anniversario dell'adesione dell'Italia alle Nazioni Unite, con la partecipazione del Pag. 117Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, alla presenza del Capo dello Stato.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,50).

  BEATRICE BRIGNONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo cortesemente un po’ di silenzio in Aula, anche perché potete lasciarla comodamente.

  BEATRICE BRIGNONE. Grazie Presidente, ho chiesto di intervenire per informare quest'Aula della gravissima decisione presa da un mio concittadino, nonché amico carissimo, Massimo Fanelli, gravemente malato di SLA, che da mesi si batte affinché venga calendarizzata la legge di iniziativa popolare sul fine vita, depositata da oltre due anni e sottoscritta da decine di migliaia di italiani. Tante sono state le dimostrazioni di solidarietà nei suoi confronti e una vicinanza concreta e autentica di colleghi che siedono in quest'Aula, a partire dalla Presidente Boldrini. Max, però, ha deciso di sospendere i trattamenti per la SLA, perché in questi mesi nulla si è mosso. Lo fa in segno di protesta, rivolgendosi ai capigruppo di Camera e Senato affinché la legge venga al più presto calendarizzata. Max è grave, l'ultima sua finestra sul mondo, l'ultimo muscolo che riesce a muovere, cioè l'occhio destro, è parzialmente compromesso. A breve Max sarà murato vivo nel suo lucidissimo corpo. Per suo desiderio, do voce in quest'Aula alle sue parole: Ora basta ! A nulla sono valse la legge di iniziativa popolare sul fine vita, gli innumerevoli appelli di malati e familiari, i nostri appelli ad occuparsi del problema. Nel nulla sono finiti questi appelli scritti e videoregistrati al Presidente Mattarella e anche al Papa. È inaccettabile che vengano trattati in questo modo migliaia di malati terminali, costretti dall'assenza di una legge sul fine vita a subire dolori e sofferenze condivise sia dal malato che dalla famiglia. È incredibile che cadano nell'oblio così velocemente le nostre richieste. Noi parliamo di dolore, di malattia e di morenti. Rivendichiamo il diritto alla libertà ed alla dignità, di tutti. Caro Stato, se non mi dai la libertà e la dignità, tieniti pure le medicine per la SLA (Applausi di deputati del gruppo Misto) !

  LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Ci sono atteggiamenti, azioni, pensieri che urlano più di mille comizi e colpiscono al cuore e alle coscienze di tante persone. Davanti a un gesto simbolico ma forte, fortissimo, come quello di un malato di SLA che dice: caro Stato, tu che non mi dai dignità, tu che non mi dai libertà, allora tieniti le medicine, perché io non le voglio più, non possiamo restare né inermi né indifferenti. Qualcuno diceva che l'indifferenza è il peso morto della storia, io penso che noi, qui, che siamo chiamati a legiferare e a farci carico delle istanze di tutte le persone, soprattutto degli invisibili, di quelli che non hanno più la voce per urlare ma hanno la dignità per chiedere diritti, non possiamo voltarci dall'altra parte. L'appello che voglio fare è a tutte le capigruppo e a tutti i capigruppo, cercando di raccogliere anche l'appello che il mio gruppo parlamentare sta facendo invano da mesi, quello di procedere alla calendarizzazione non di una proposta di Sinistra Ecologia Libertà ma di una proposta che parte da cittadine e cittadini italiani, una proposta di legge di iniziativa popolare. Penso che il Parlamento debba farsi carico della volontà delle persone che stanno qui fuori, perché qui dentro ci hanno messo loro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  ADRIANA GALGANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 118

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere la solidarietà al giornalista Michele Inserra, che è stato minacciato dalla ’ndrangheta, a Terni, nella mia regione, mentre stava conducendo un'inchiesta sulla ’ndrangheta. Esprimo solidarietà a lui e chiedo che venga fatto altrettanto dalla Presidenza della Camera, perché questi giornalisti svolgono un ruolo veramente importante per portare all'attenzione dell'opinione pubblica questi aspetti così inquietanti, a rischio dell'incolumità personale. Per quanto mi riguarda, rispetto a quello che lui afferma, rispetto alla presenza delle cosche nella mia regione, preparerò un'interrogazione. Questo perché non pensino di essere da soli nel loro importante lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. È notizia di oggi che l'ex sindaco di Novara, ex assessore allo sviluppo economico della regione Piemonte, giunta regionale Cota, nonché uno dei più importanti esponenti della Lega Nord nel Piemonte, Massimo Giordano, è stato rinviato a giudizio insieme ad altri 18 imputati per i reati di corruzione e concussione.
  Una storia che parte da lontano, 5 anni fa, cioè quando Giordano ancora sedeva al piano più alto di palazzo Cabrino per continuare dopo seduto comodo in giunta regionale. Una storia che poi ha aperto davanti ai magistrati un vero e proprio sistema che intreccerebbe, stando ai soggetti rinviati a giudizio, politica, dirigenti del comune, imprenditori, giornali e televisioni locali.
  Uno spaccato che, se si guarda alle notizie che ogni giorno ormai intasano i mezzi di informazione a livello nazionale, non sarebbe altro che un piccolo riflesso di un'abitudine tutta italiana, di una politica malsana, vittima e carnefice di un sistema che la rende invincibile, intoccabile.
  La Lega Nord non è estranea a questi fatti ieri e oggi tra Milano e Roma, a parlare sono gli atti delle procure. Tutto questo sistema resiste fino a quando, però, la giustizia non bussa alle loro porte.
  Agli occhi dei cittadini è ormai chiaro come il MoVimento 5 Stelle abbia una missione di trasparenza e di legalità. Una missione che parte dai gruppi locali passando dai consigli comunali, a quelli regionali per poi arrivare fino a qui, in Parlamento. I fatti lo testimoniano, i rinviati a giudizio siete sempre voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MONICA GREGORI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie Presidente. In questi mesi, in questi giorni nel nostro Paese si sta lavorando per realizzare un nuovo soggetto a sinistra e molte sono le persone, uomini e donne di tutte le età, che stanno lavorando al nostro fianco, che ci stanno credendo; tra essi, purtroppo, però, alcuni giorni fa si è spento un compagno, Fernando Proietti.
  Fernando è colui che ha vissuto e militato nella sinistra italiana dal PCI ad oggi o, meglio, fin quando anche lui, dopo il trasformismo e la totale perdita di valori nel Partito Democratico, decise di abbandonarlo per costruire insieme a noi il progetto citato poc'anzi.
  Era un uomo d'altri tempi, non ha mai saltato un appuntamento elettorale fino all'ultimo ed era tra i primissimi ad esprimere il proprio voto a seggi appena aperti.
  Moltissime le riunioni, le feste dell'unità, le scadenze elettorali affrontate insieme. Quanta saggezza aveva e quanta ne trasmetteva. Quanta fiducia aveva nei giovani, diceva sempre che la sua generazione aveva lavorato per noi ed ora toccava a noi lavorare per loro e per il popolo tutto. Pag. 119
  Tutte le volte che mi salutava, dopo le nostre chiacchierate mi diceva: fate le cose fatte bene, mi raccomando. Beh, caro Fernando, ti dico da quest'Aula: con questo nuovo progetto a sinistra ci stiamo provando, il cammino è lungo e complesso, ma i tuoi saggi consigli lo renderanno sicuramente un po’ più semplice.
  La mia vicinanza va ai suoi figli, alle nuore, ai nipoti e alla famiglia tutta. Ciao compagno !

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a venire a rispondere alle tante interrogazioni che ho presentato relative al problema dei disoccupati in deroga. In Basilicata proprio ieri è stato firmato un accordo per il pagamento delle spettanze relative a settembre e ottobre del 2014. In Calabria ancora devono essere pagate le indennità che riguardano i molti mesi del 2014. In Sicilia ormai questi lavoratori sono dei veri e propri fantasmi.
  Ecco perché mi permetto, per la gravità della situazione che riguarda questi cittadini, di sollecitare il Governo a venire a dare delle risposte e, soprattutto, a operare per dare le spettanze dovute a questi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MARA MUCCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Presidente, io le vorrei ricordare che lei veste un importante ruolo istituzionale acquisito anche grazie al mio voto, a quello dei miei colleghi e a quello della maggioranza. Lei ha il dovere di essere garante di tutti in quest'Aula e fuori da quest'Aula, anche nei salotti televisivi.
  Io mi domando con quale coraggio, Presidente, lei continui ad andare in televisione raccontando menzogne ad uso e consumo della sua propaganda di partito, raccontando motivi che invece lei sa bene essere diversi da quelli che lei ripete nei salotti televisivi e che riguardano scelte politiche che ci hanno allontanato dal partito del MoVimento 5 Stelle. Motivi che dipendono dall'impossibilità di poter esprimere e far valere un'opinione diversa da quella di un capo politico, Gianroberto Casaleggio, non eletto da nessuno, non presente in nessuno statuto e non statuto, e non è questo che lei racconta in televisione.
  Capisco la sua voglia di andare a raccattare voti aizzando la folla o parlando alla pancia delle persone, tuttavia, anche attraverso questi mezzi forniti dalla Casaleggio e associati, lei fa due danni: uno a queste istituzioni che lei dovrebbe garantire per il ruolo che le impongono e l'altro al suo movimento politico, che era nato sotto una luce diversa, Presidente, sotto una luce di onestà intellettuale, che non sta osservando, su un altro modo di fare politica, che a nostro avviso non sta osservando.
  Lei dovrebbe rispettare le nostre opinioni invece di raccontare in giro che siamo usciti dal MoVimento 5 Stelle per motivi diversi. Le chiedo, quindi, un po’ di rispetto per le opinioni politiche differenti e le chiedo di portare la bandiera di queste istituzioni con un po’ di onestà, lei per primo che va a sbandierare la Camera dei deputati in tutti i salotti televisivi (Applausi) !

  PRESIDENTE. La ringrazio; quando sarò seduto tra quei banchi avrò modo di risponderle, ora non ho intenzione di portare la Presidenza nell'agone politico e nel dibattito politico (Applausi).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Pag. 120

  Giovedì 15 ottobre 2015, alle 14,30:

  Seguito della discussione delle mozioni Rondini ed altri n. 1-01008, Di Vita ed altri n. 1-01009, Dorina Bianchi ed altri n. 1-01010, Nicchi ed altri n. 1-01011, Palese n. 1-01012, Lenzi ed altri n. 1-01013 e Monchiero e Vargiu n. 1-01014 concernenti iniziative per assicurare adeguate risorse al Servizio sanitario nazionale e per l'introduzione del sistema dei costi standard quale presupposto per l'effettività del diritto alla salute.

  La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ris. Rosato e a n. 6-166 477 404 73 203 303 101 61 Appr.
2 Nom. Ris. Fedriga e a n. 6-167 486 401 85 201 67 334 61 Resp.
3 Nom. Ris. Scotto e a n. 6-168 493 403 90 202 30 373 60 Resp.
4 Nom. Ris. Brunetta e a n. 6-169 492 394 98 198 63 331 60 Resp.
5 Nom. Ris. Sorial e a n. 6-170 495 464 31 233 85 379 60 Resp.
6 Nom. Ris. Abrignani e a n. 6-171 rif. 489 399 90 200 296 103 60 Appr.
7 Nom. Ris. Rampelli e a n. 6-172 494 484 10 243 149 335 59 Resp.
8 Nom. Pdl 2957 e abb. – em. 1.1 404 401 3 201 33 368 91 Resp.
9 Nom. em. 1.2 411 409 2 205 46 363 88 Resp.
10 Nom. em. 1.3 422 325 97 163 10 315 87 Resp.
11 Nom. em. 1.7 413 342 71 172 31 311 86 Resp.
12 Nom. em. 1.9 428 425 3 213 139 286 86 Resp.
13 Nom. em. 1.11 451 448 3 225 131 317 84 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.12 451 449 2 225 127 322 84 Resp.
15 Nom. em. 1.13 449 447 2 224 130 317 84 Resp.
16 Nom. em. 1.14, 1.16 431 427 4 214 48 379 85 Resp.
17 Nom. em. 1.17 436 433 3 217 91 342 84 Resp.
18 Nom. em. 1.20 435 434 1 218 38 396 84 Resp.
19 Nom. em. 1.51 441 439 2 220 158 281 84 Resp.
20 Nom. articolo 1 438 423 15 212 416 7 84 Appr.
21 Nom. em. 2.2 440 422 18 212 20 402 85 Resp.
22 Nom. articolo 2 445 437 8 219 435 2 84 Appr.
23 Nom. articolo agg. 2.050 443 443 222 40 403 84 Resp.
24 Nom. articolo agg. 2.01 439 439 220 36 403 84 Resp.
25 Nom. articolo 3 445 444 1 223 434 10 84 Appr.
26 Nom. em. 4.1 441 367 74 184 44 323 84 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 4 443 408 35 205 399 9 84 Appr.
28 Nom. odg 9/2957 e abb./6 426 403 23 202 11 392 84 Resp.
29 Nom. Pdl 2957 e abb. – voto finale 390 387 3 194 385 2 81 Appr.