Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 489 di giovedì 24 settembre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  CATERINA PES, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Artini, Caparini, Catania, Dambruoso, Epifani, Garavini, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Marazziti, Marotta, Martella, Meta, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Ravetto, Rosato, Sanga, Scotto, Tabacci, Turco, Valeria Valente, Venittelli, Vignali e Vignaroli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,45).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 10,05.

  La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,05.

Seguito della discussione dei disegni di legge: S. 2008 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3304); S. 2009 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2015 (Approvato dal Senato) (A.C. 3305).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge, già approvati dal Senato: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2015.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica.

Pag. 2

(Esame degli articoli – A.C. 3304)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014.
  Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Forza colleghi, affrettatevi che siamo in votazione, se potete prendere posto in tempo utile. Vedo che c’è una lunga fila alle tessere, quindi, diamo ai colleghi il tempo necessario per prendere la tessera. Colleghi, affrettatevi che siamo in votazione. L'onorevole Cassano non riesce a votare dalla sua postazione. Bossa, Bergonzi, Massa, Iori, Stumpo... prego colleghi, abbiamo ancora un problema al banco delle tessere, se potete accelerare per favore. Ecco forse ci siamo, prego accomodatevi. Allasia, Bonaccorsi, Centemero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  349   
   Votanti  348   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato  243    
    Hanno votato no  105.

  La Camera approva (vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Massa, Murer, Fanucci, Colonnese, De Maria, Ruocco, L'Abbate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  356   
   Votanti  354   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato  246    
    Hanno votato no  108.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Marcon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Quartapelle, Locatelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  358   
   Votanti  356   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato  251    
    Hanno votato no  105.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 3
  (Segue la votazione).

  Russo, Adornato, D'Agostino, Malisani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  364   
   Votanti  362   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  252    
    Hanno votato no  110.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 5, con i relativi allegati 1 e 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, con i relativi allegati 1 e 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent, Tartaglione, Luigi Gallo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  372   
   Votanti  369   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  255    
    Hanno votato no  114.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Biasotti, Mazziotti Di Celso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  377   
   Votanti  375   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  260    
    Hanno votato no  115.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Misiani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  372   
   Votanti  370   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  252    
    Hanno votato no  118.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Boccuzzi, Locatelli, Minnucci, Sanga...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  377   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  260    
    Hanno votato no  117.    

Pag. 4

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell' articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, D'Agostino, Bianchi, Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  387   
   Votanti  385   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  261    
    Hanno votato no  124.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 3304), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Russo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  387   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  262    
    Hanno votato no  125.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Avverto che nessun deputato ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3304)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3304, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero, Fabbri, Tartaglione, Bersani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 2008 – «Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014» (Approvato dal Senato) (3304):

   Presenti  397   
   Votanti  395   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  269    
    Hanno votato no  126.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Nardi e Coccia hanno segnalato che non sono riuscite a esprimere voto favorevole).

(Esame degli articoli – A.C. 3305)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2015.
  La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3305), che è in distribuzione.

Pag. 5

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3305)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con le annesse tabelle, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3305).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere della Commissione.

  FABIO MELILLI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 1.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sorial Tab. 2.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Massa... Bruno Bossio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  356   
   Astenuti   46   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato   80    
    Hanno votato no  276.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sorial Tab. 2.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli... Coccia... Albini... Malpezzi... Tripiedi... Gelmini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  363   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   84    
    Hanno votato no  279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita Tab. 2.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Massa... Bossa.... Vazio... Piccoli Nardelli... Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  359   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no  278.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice Tab. 2.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nardi, Bonaccorsi, Archi, Mannino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  389   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  278.    

Pag. 6

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni Tab. 2.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Marzano, Donati, Palese, Toninelli, Matarrese, Fucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  408   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  128    
    Hanno votato no  280.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Silvia Giordano Tab. 2.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Miotto, Vazio, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  408   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  133    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero Tab. 14.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Beni, Sanga, Rabino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  408   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  120    
    Hanno votato no  288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colonnese Tab. 14.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte, Andrea Maestri, Liuzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  404   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  319.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo Tab. 14.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 7
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Brescia, Bonafede...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  413   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato   84    
    Hanno votato no  329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice Tab. 14.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Guerini, Donati, Malpezzi, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  415   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato   86    
    Hanno votato no  329.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Fiorio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con le annesse tabelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli, Miotto, Lacquaniti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  420   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  277    
    Hanno votato no  143.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fiorio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3305)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3305), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Bolognesi, Massa, Magorno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  423   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  277    
    Hanno votato no  146.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3305)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3305), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cozzolino, Tripiedi.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 8
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  280    
    Hanno votato no  146.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3305)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3305).
  Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il Viceministro Morando ad esprimere il parere del Governo.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signora Presidente, sull'ordine del giorno Vargiu n. 9/3305/1 il parere è favorevole soltanto sulla parte dispositiva, perché per la parte riguardante i presupposti non ho avuto il tempo di controllare se tutti questi presupposti siano analiticamente corretti. Per quello che riguarda l'ordine del giorno Rondini n. 9/3305/2 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/3305/3 il parere è favorevole, ma soltanto, anche in questo caso, sul dispositivo, perché in questo caso c’è un impegno che riguarda i contenuti della legge di stabilità ma riferito alla necessità di applicare in quella sede i principi generali del federalismo, e il Governo su questo è d'accordo.
  Per quello che riguarda, invece, gli altri ordini del giorno, Molteni n. 9/3305/4 e Saltamartini n. 9/3305/5, intanto, riguardano impegni che si riferiscono ai contenuti della legge di stabilità. Tra poche ore, tra pochi giorni, la Camera sarà impegnata a discutere la Nota di aggiornamento al DEF con relative risoluzioni, che fissano gli impegni per il Governo nella predisposizione della legge di stabilità. In questa sede, dunque, il Governo si pronuncia negativamente sugli ordini del giorno che lo impegnano a definire certi contenuti della legge di stabilità, non perché puntualmente non ne condivida singoli aspetti ma perché la sede corretta per impegnare il Governo a definire certi contenuti della legge di stabilità secondo gli indirizzi forniti dal Parlamento è quella della risoluzione sulla Nota di aggiornamento al DEF. Quindi, sugli ordini del giorno Molteni n. 9/3305/4, Saltamartini n. 9/3305/5, Grimoldi n. 9/3305/6, Simonetti n. 9/3305/7 e Busin n. 9/3305/8 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Burtone n. 9/3305/9 il parere è favorevole sulla parte dispositiva soltanto se così riformulata: «impegna il Governo a sollecitare le regioni a pagare le spettanze dovute anche in riferimento all'accantonamento del 5 per cento»; se l'ordine del giorno si ferma qui nella parte dispositiva, il Governo dà parere favorevole, se invece si insiste per approvare anche la parte successiva dell'impegno, riferita ai contenuti della legge di stabilità, vale per questo ordine del giorno quello che ho detto a proposito dei precedenti.

  PRESIDENTE. La ringrazio, Viceministro. Allora, ci sono tre pareri favorevoli con riformulazione e gli altri sono contrari.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vargiu n. 9/3305/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/3305/2, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/3305/2, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Cani, Nizzi, Abrignani.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 9
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  433   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no  279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/3305/3.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno sui quali vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/3305/4, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giorgio Piccolo, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  439   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  153    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Saltamartini n. 9/3305/5, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Stella Bianchi, Biancofiore, Mottola...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  441   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3305/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  440   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  285.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/3305/7, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Caruso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  438   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  153    
    Hanno votato no  285.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin n. 9/3305/8, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 10
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Luigi Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  436   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  140    
    Hanno votato no  296.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/3305/9, accettato dal Governo, purché riformulato.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3305)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, siamo chiamati ad approvare il Rendiconto dello Stato per il 2014 e l'Assestamento del bilancio dello Stato per il 2015, essendo già a conoscenza che il Governo ha trasmesso il 19 settembre la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza al 2015, di cui ci occuperemo in Commissione bilancio già a partire da lunedì prossimo con le audizioni programmate.
  Sul piano generale dell'economia emergono incoraggianti miglioramenti sul prodotto interno lordo, sull'occupazione, sul debito pubblico e sui consumi interni: elementi positivi che si sono confermati in questi ultimi mesi. Quindi, c’è una certa continuità e questo ci conforta nel fatto che questi elementi sembrano dare una certa concretezza alla possibilità di una ripresa.
  Questo conferma che l'azione del Governo sta consolidando, da un lato, il programma di riforme strutturali avviate in diversi settori e, dall'altro, la posizione dialettica attiva nei confronti della Commissione europea per un'applicazione di intelligente flessibilità del Patto di stabilità e di crescita.
  Questi dati confortanti avranno degli effetti positivi anche sul bilancio dello Stato, ovviamente, prima o poi; per ora sul Rendiconto (A.C. 3304) permangono i caratteri della pesante crisi che ha colpito il nostro Paese e che si riverbera sulla struttura del bilancio dello Stato sia sul versante delle entrate che in quello della spesa.
  Le procedure di contabilizzazione adottate, se non consentono di mettere in discussione il piano dell'affidabilità dei conti, pur tuttavia fanno emergere anomalie e incongruenze nelle contabilità delle amministrazioni sia del conto competenza sia del conto residui. Anche sul versante della spesa emerge il limite della trasparenza dei dati per la permanenza di un'area diffusa di capitoli promiscui. Resta, come elemento di grande preoccupazione, la reale portata del capitolo dei debiti fuori bilancio delle amministrazioni dello Stato e di quelle periferiche.
  Per quanto concerne il patrimonio, ricordo che la legge n. 94 del 1997 introduce un criterio di classificazione che dovrebbe fornire l'elenco dei beni dello Stato suscettibili di valorizzazione economica, per poter compiere un'appropriata analisi economica della gestione patrimoniale. Dal contesto del conto patrimoniale risulta invece molto difficile estrarre tale valutazione.
  Con riferimento al contenuto del disegno di legge di assestamento del bilancio per l'esercizio 2015 si prende atto delle misure adottate dal Governo anche con proposte di rimodulazione di risorse tra programmi appartenenti a missioni di spesa diverse: si tratta di una misura di flessibilità di bilancio prevista dalla legge che diventa così operativa. Ci si augura davvero che queste misure di flessibilità consentano di evitare la formazione di Pag. 11debiti fuori bilancio, agevolare i piani di rientro di debiti pregressi e rendere concreto il rispetto della direttiva europea in maniera di pagamento dei debiti commerciali, utilizzando economie di bilancio su alcune tipologie di spesa per pagarne altre sulle quali si sono stratificati debiti.
  Alla luce di queste considerazioni, annuncio con un'unica dichiarazione il voto favorevole del gruppo parlamentare Per l'Italia – Centro Democratico sia sul Rendiconto del bilancio dello Stato 2014 sia sull'assestamento 2015 (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Questo è uno dei momenti in cui si fa una verifica anche rispetto allo stato di salute del bilancio statale e in questa verifica, tutte le volte che si discute e si dibatte sullo stato di salute del bilancio statale, una delle precondizioni e una delle giustificazioni è sempre il dato dell'avanzo primario, dato che oggi, invece, risulta essere crollato. Un crollo dell'avanzo primario causa ovviamente più deficit, con un continuo ricorso al mercato privato e automaticamente più debito pubblico. Oggi i dati ci dicono questo.
  Questa è la situazione del bilancio statale. Oggi gli interessi sono bassi; domani potrebbe verificarsi una situazione molto negativa, con interessi più alti dal punto di vista percentuale e una situazione del debito pubblico fortissima, che causerebbe comunque un lascito pesantissimo alle nuove generazioni.
  Quali sono state le misure del Governo soprattutto in questo ultimo anno rispetto all'influenza della crescita ? Principalmente ci sono state due misure molto creative. La prima, quella del reverse change, è stata bocciata dalla Commissione europea e ha causato un costo di 700 milioni di euro di aumento dell'accisa della benzina.
  La seconda, lo split payment, invece, non ha dato il gettito previsto, per cui avrà bisogno di notevoli coperture. Quindi, oggi ci diciamo che quelle due misure creative hanno praticamente fallito e una neanche è partita.
  Siamo in una situazione dove con la legge di stabilità il Governo deve recuperare 12 miliardi di euro circa per evitare l'aumento dell'IVA rispetto alle clausole di salvaguardia e annuncia di voler togliere le tasse che lui stesso ha messo, per cui l'IMU e la TASI, che valgono più o meno 4 miliardi di euro. Sarà interessante capire dove verranno trovati quei 16 miliardi di euro che mancano.
  Verranno trovati molto probabilmente da una negoziazione continua con Bruxelles sulla flessibilità del deficit, negoziazione continua che comunque dimostra la mancanza di solidità dal punto di vista economico e di bilancio di questo Paese e di questo Governo.
  A questi probabilmente dovremo aggiungere – cosa che non ci auguriamo, ma che verificheremo – il taglio ulteriore, magari, alle regioni e agli enti locali e poi un possibile taglio rispetto alle detrazioni e alle deduzioni alle famiglie o alle singole categorie di lavoratori, che comunque in ogni caso determinerebbero nuove tasse.
  Allora, la situazione è di una pressione fiscale altissima, di una spesa pubblica che non cala e di una crescita che risulta molto più lenta ovviamente rispetto agli annunci del Presidente del Consiglio, ma soprattutto molto più lenta rispetto agli altri Paesi europei, dimostrazione del fatto che, se il differenziale con gli altri Paesi europei rimane così elevato, questo Governo non ha fatto e non ha attuato misure di politica economica che consentano una crescita più accelerata o comunque un aiuto alla crescita, un aiuto a un momento economico più favorevole, posto che esso ci sia, soprattutto in funzione dei tanti dati macroeconomici a livello internazionale.
  Noi continuiamo a chiedere un confronto su alcune condizioni e su alcune situazioni. Quando il Governo ci dice che la spesa pubblica nel comparto della sanità è molto elevata e potrebbe diminuire, noi chiediamo al Governo un confronto, Pag. 12basandoci sui dati di quelle regioni e di quegli enti che quella spesa pubblica nel comparto sanità l'hanno estremamente efficientata, ottenendo comunque un servizio di altissima qualità. Faccio l'esempio della Lombardia, che continua ad avere un residuo fiscale molto alto, circa 50 miliardi di euro, Viceministro, che poi vanno a finire a coprire altri buchi.
  E, poi, da un punto di vista della chiarezza, sarebbe opportuno capire che tipo di atteggiamento vuole tenere il Governo rispetto agli annunci che sono stati fatti sulla famosa spending review. Sono passati due o tre commissari alla spending review, ma noi non abbiamo mai avuto uno scadenzario o un elenco dei possibili tagli strutturali rispetto alla spesa pubblica ed è esattamente quello che dice il Ministro dell'economia: possiamo coprire alcune situazioni, fatti salvi i tagli strutturali alla spesa pubblica. Quell'elenco, nonostante tutto il lavoro che pare essere stato fatto, ancora non l'abbiamo.
  L'altra questione è che richiediamo trasparenza rispetto ad alcune situazioni di bilancio. Attendiamo ormai da mesi di capire dove vengono presi i soldi e quanti sono quelli che coprono il cosiddetto sistema di accoglienza per i migranti in questo Paese. Ad oggi noi non abbiamo un dato certo e non abbiamo soprattutto la provenienza di quei soldi nel bilancio. Altra questione da chiarire è la questione delle privatizzazioni annunciate: è stato fatto un piano, come si vuole procedere, che tipo di scadenze ci sono e, soprattutto, anche cosa ci si aspetta dal mercato rispetto a quelle privatizzazioni.
  Altra questione da chiarire è quella del comune di Roma: è stato fatto un rifinanziamento, è stato condiviso tra il comune e il Governo un piano di rientro, ma noi siamo quasi certi che quel piano di rientro non sia rispettato, indi per cui abbiamo già chiesto al presidente della Commissione bilancio che il sindaco venga a chiarire alcune situazioni.
  Queste sono alcune delle questioni che sono in essere.
  Le altre sono i bilanci degli enti locali. Voi siete certi che i bilanci degli enti locali possano rimanere in piedi, rispetto a tutti i tagli che sono stati fatti, ma anche e soprattutto rispetto alle esigenze dal punto di vista sociale che i cittadini hanno e che i comuni dovrebbero offrire ? Tutte queste condizioni si legano poi alla mancanza di investimenti da parte degli enti locali, bloccati dal Patto di stabilità interno, che voi ci avevate detto avreste variato e cancellato, ma che ancora oggi è lì e blocca alcuni investimenti.
  Chiediamo un confronto anche sulla pressione fiscale, sull'abbassamento delle tasse, sulle nostre proposte di flat tax e sulla nostra proposta di sospendere gli studi di settore, un confronto che possa consentire a questo stranissimo Paese di avere comunque una soluzione per la crescita e non un blocco. Infatti, il risultato che noi abbiamo oggi è che, rispetto ai dati di crescita degli altri Paesi dell'Unione europea, le politiche economiche di questo Governo creano un blocco alla crescita economica del Paese: non un aiuto, ma un blocco alla crescita economica del Paese.
  Come pure un blocco lo si crea all'occupazione. Non è possibile continuare a dare dati che non sono veritieri rispetto al Jobs Act, perché la situazione dell'occupazione in questo Paese è ancora oggi allarmante e, soprattutto, non è in una fase di notevole miglioramento.
  Così come chiediamo un confronto sulla «legge Fornero». Chiediamo un confronto perché pensiamo che l'occupazione possa essere aiutata, indi per cui possa anche creare un gettito maggiore dal punto di vista dei consumi, solo ed esclusivamente se noi rettifichiamo, cambiamo e cancelliamo quella normativa.
  Questa è una situazione in cui il Governo tratta con l'Unione europea, fa delle aperture di deficit e dal deficit si passa alla crescita del debito pubblico. È esattamente un po’ la stessa situazione della gestione economica da Prima Repubblica, una specie di Prima Repubblica-bis. Ma a una Prima Repubblica-bis seguirà una Seconda Repubblica-bis e noi, anzi voi, avanti di questo passo, non solo consegnerete alle nuove generazioni uno Stato Pag. 13sociale e soprattutto una base identitaria e culturale profondamente cambiata a causa delle leggi in materia di giustizia e di immigrazione che state facendo, ma anche un pesantissimo fardello di un debito pubblico che qualcuno pur dovrà pagare, che non è coinciso con una razionalizzazione della spesa e con una valutazione effettiva degli sprechi. Voi consegnereste alle nuove generazioni questo tipo di Paese e quest'allarmante situazione solo ed esclusivamente per il vostro modo di tirare a campare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'approvazione del Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014 e dell'Assestamento del bilancio 2015 ha una valenza doppia: da un lato, essi sono un passaggio tecnico fondamentale del ciclo di bilancio; dall'altro, ci offrono l'occasione per fare il punto sull'azione di Governo, verificando i risultati e gli effetti dei provvedimenti adottati nel 2014 e analizzando le prospettive e le aspettative per l'anno in corso e quelli futuri.
  Scelta Civica esprimerà un voto favorevole ai provvedimenti in esame, non per adesione preconcetta ad uno schema di maggioranza, ma per convinzione. Giorni fa ho confrontato le misure principali finora adottate da questo Governo con i programmi elettorali del 2013 del centrosinistra guidato da Bersani, del centrodestra di Berlusconi, del MoVimento 5 Stelle di Grillo e della coalizione guidata allora da Mario Monti e animata dalle donne e dagli uomini di Scelta Civica. Ebbene, sul mercato del lavoro, sul fisco, sulla scuola, sulla giustizia e sull'innovazione, l'azione del Governo Renzi è molto più in linea con le ragioni e le proposte con cui noi ci presentammo agli elettori di quanto possano dire gli altri.
  E questo accade non perché qualcuno abbia copiato qualcun altro, ma perché le ragioni che ci indussero all'impegno politico sono le stesse che guidano l'azione di questo Governo: il coraggio delle riforme, il desiderio di riportare l'Italia ad occupare il posto che merita, l'ambizione di offrire a milioni di italiani giovani e meno giovani l'opportunità di lavorare e prosperare in un Paese dinamico, libero e innovativo.
  A questo Esecutivo, di cui facciamo parte con il nostro segretario politico, continueremo ad offrire il nostro potenziale di competenze e di visione. Siamo e saremo lealmente critici quando il Governo fa meno di quel che può, ma sosterremo senza remore l'Esecutivo se continuerà a muoversi sulla via delle riforme coraggiose. I risultati di questa impostazione già si vedono ed ancora di più si vedranno nei mesi a venire: dopo aver sventato il rischio di un doloroso default, a cui altri ci stavano irresponsabilmente conducendo, il nostro Paese sta finalmente riprendendo quota.
  Ne abbiamo avuto conferma proprio in questi ultimi giorni: il prodotto interno lordo rivisto al rialzo, fino a sfiorare l'1 per cento; l'aumento dei consumi, dall'estate dello scorso anno cresciuti di oltre il 2 per cento; il tasso di disoccupazione che scende, anche se mai abbastanza; il boom dei mutui erogati, +82 per cento nei primi sette mesi dell'anno; i due milioni di italiani in più che sono riusciti ad andare in vacanza. Tutto ci lascia pensare che possiamo iniziare a sperare.
  Certo, restano ancora molti problemi da risolvere, gravi, numerosi e preoccupanti, che minano nel profondo la nostra struttura economica e sociale. Parto dal contrasto della povertà, a nostro giudizio una priorità assoluta. Nel 2014, un'ampia fascia di cittadini ha vissuto in condizioni di indigenza: secondo l'ISTAT, quasi 1 milione e mezzo di famiglie è in condizioni di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni di persone, mentre la povertà relativa coinvolge 2 milioni 600 mila famiglie e quasi 8 milioni di persone. Ben 12 milioni di italiani che non riescono – o Pag. 14riescono con estrema difficoltà – ad arrivare a fine mese: un dato drammatico ed angosciante, che deve essere in cima ai pensieri di chi governa il Paese.
  Non siamo stati fermi, come confermato anche dal rapporto Caritas sulle politiche contro la povertà, che sottolinea la positività degli interventi di supporto del reddito delle famiglie: non solo gli 80 euro, il bonus bebé o l'assegno di disoccupazione, ma anche lo stanziamento di 800 milioni di euro al Fondo nazionale delle politiche sociali, al Fondo non autosufficienze ed al Fondo nidi, con un incremento di quasi 200 milioni di euro rispetto all'anno precedente.
  Ma di più dobbiamo fare: signori del Governo, lavoriamo ad un piano «Povertà Zero». Il 2014 ha visto l'approvazione di una serie di misure che stimolano e tolgono impedimenti alla nostra economia: il decreto Irpef, con gli 80 euro netti in più per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 24 mila euro, una boccata di ossigeno in una situazione generale di stagnazione dei consumi, che diventerà una riforma strutturale l'anno successivo; il Jobs Act, con una rivoluzione del lavoro che il Paese aspettava da anni e che, secondo noi, può essere ancora irrobustita con un'ulteriore dose di flessibilità per le imprese che vogliono assumere; lo «sblocca Italia», destinato a riavviare l'esecuzione di grandi opere ferme da tempo; la riforma della pubblica amministrazione, il pacchetto cultura, il decreto competitività, le riforme istituzionali.
  Un insieme di interventi che hanno dato una scossa all'Italia, che hanno ridato fiducia alle famiglie e alle imprese, che ci hanno permesso di riguadagnare credibilità a livello internazionale e i cui primi effetti già sono visibili nel Rendiconto del 2014. Su un fronte, quello della pressione fiscale, riteniamo che siano stati fatti passi in avanti, anche se pretendiamo molto di più. Nel 2014 famiglie ed imprese hanno pagato meno imposte. Uno studio recente, pubblicato dalla CGIA Mestre, riferito ai primi 18 mesi di Governo Renzi, ha quantificato in 7,1 miliardi il risparmio per le famiglie e in 8,3 miliardi per le imprese.
  Il trend di riduzione della tassazione è parzialmente rispecchiato anche dal Rendiconto 2014: le entrate tributarie di competenza totali ammontano, infatti, a 460,3 miliardi, rispetto ai 464,9 miliardi del 2013, con un'ulteriore conferma presente anche nella manovra di assestamento 2015, che presenta una proposta di riduzione delle entrate del comparto tributario di oltre 3 miliardi, oltre al resto, parametrate ad una previsione iniziale di 447,3 miliardi. Ancora molto resta da fare.
  Il Premier ha annunciato un piano triennale di riduzione delle tasse, che partirà il prossimo anno dall'eliminazione della tassazione IMU e Tasi sugli immobili per procedere successivamente ad importanti sgravi al mondo dell'impresa ed alle famiglie. Apprezziamo in particolare – e ci piacerebbe che tale manovra potesse essere anticipata al 2016 – la riduzione della tassazione sul reddito delle imprese, affinché queste possano fare investimenti ed assumere personale.
  Occorrono scelte coraggiose: l'Irap, ad esempio, andrebbe completamente abolita, come prevede la proposta del sottosegretario Enrico Zanetti. Allo stesso tempo, siamo sempre dell'idea che debbano essere innalzati i limiti di utilizzo del contante; il tetto di 1.000 euro si è dimostrato un flop, un boomerang che ha solo penalizzato i nostri operatori economici e danneggiato la già scarsa competitività del Paese. Ma contestualmente alla riduzione dell'imposizione fiscale, il nostro Paese dovrebbe poter godere di una riduzione generalizzata della spesa pubblica. Come dimostra l'esperienza britannica, ad esempio, solo grazie ad un'autentica moderazione della spesa si potrà strutturalmente ridurre la tassazione. Su questo fronte, il rendiconto 2014 ha due chiavi di lettura: il deficit pubblico è sotto controllo e l'avanzo primario è fra i migliori d'Europa; tuttavia, continuiamo ad avere sulla spesa corrente un aumento rispetto all'anno precedente, segno della necessità di un miglioramento della governance reale delle pubbliche amministrazioni.
  Insomma, c’è la necessità di una maggiore responsabilizzazione della dirigenza Pag. 15pubblica. La revisione della spesa può e deve essere una buona pratica quotidiana, non solo un intervento straordinario da affidare ad un commissario di Governo.
  Per concludere, un bilancio, quello del 2014, che riflette una situazione generale ancora fragile, ma piena di segnali importanti di ripartenza e di ripresa, frutto del lavoro che finora abbiamo messo in campo.
  Scelta Civica continuerà, come fatto finora, ad incalzare e sollecitare il Governo, di cui riconosce l'impegno e la concretezza, sui temi che stanno a cuore agli italiani: il lavoro, le tasse, la crescita, la competitività delle nostre imprese e non ultime le partecipate pubbliche, dove il Governo sembra intenzionato a seguire la linea indicata da Scelta Civica già nel 2013 che auspicava la loro liquidazione nel caso di soglie di fatturato minimo e della presenza di più amministratori che dipendenti.
  Collaboreremo lealmente con questo Governo, come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare, perché questo Paese merita di vedere i risultati dei tanti sacrifici che gli italiani hanno sopportato. Su questi temi, cari colleghi, Scelta Civica sarà uno stimolo quotidiano. Con questo spirito, preannunzio il voto favorevole di Scelta Civica sui provvedimenti in esame (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente, signori del Governo, colleghi e colleghe, Sinistra Ecologia Libertà voterà contro il Rendiconto del 2014 e l'assestamento del bilancio dello Stato del 2015. Questi non sono altro che la fotografia finale delle scelte di politica economica e di spesa pubblica fatte nel corso di questi mesi. Scelte che noi non condividiamo e che contrastiamo. Tra i tanti aspetti che si possono segnalare del rendiconto e dell'assestamento sono da ricordare la manovra e le operazioni di finanza pubblica per ridurre le uscite al fine di migliorare il rapporto deficit-PIL.
  Una manovra e delle operazioni di rilevante dimensione per gli anni di competenza che si collocano dentro un periodo più lungo, un periodo fatto di attacco alla spesa pubblica e alla spesa sociale ed in particolare agli enti locali.
  La Corte dei conti ci ha ricordato quest'anno che in pochi anni, dal 2008 al 2015, lo Stato ha tagliato i trasferimenti agli enti locali per un importo complessivo di 22 miliardi e ha ridotto la spesa sanitaria, a danno delle regioni, di quasi 18 miliardi. Ora arriva anche la stretta sui 208 esami medici, che con la scusa della lotta agli sprechi, altro non è che una riduzione delle prestazioni sanitarie ai cittadini. Altri 11 miliardi di euro sono stati tagliati negli stessi anni al sistema formativo e dell'istruzione.
  Si è tagliata la spesa pubblica, ma sarebbe più corretto dire: sono stati tagliati i servizi sociali e di pubblica utilità ai cittadini.
  Ieri il Viceministro Morando, concludendo il dibattito generale, ci ha detto che non sono stati fatti solo tagli lineari in questi anni, ma anche operazioni di revisione vera e propria della spesa. Francamente, non ce ne siamo resi conto molto. Magari c’è stata la revisione dei tagli, più che della spesa. Inoltre, ieri il Viceministro Morando ha detto che per raggiungere gli obiettivi che vi siete dati con la spending review in tempi così stretti per forza di cose – noi riteniamo – dovrete andare ancora con la mannaia e con i tagli lineari. Una vera spending review si fa negli anni, con operazioni di cesello, con gradualità, a meno che non vogliate fare, per l'appunto, dei tagli lineari, esattamente quelli che avete fatto sino ad ora. E i margini sono molto, molto ristretti.
  Vi ha ricordato la Corte dei Conti che, sul fronte della spesa, i margini di azione sono meno ampi di quanto la percezione comune ritiene. Le stesse analisi condotte confermano – continua la Corte dei conti – la difficoltà di realizzare pienamente il programma di spending review. Per evitare, almeno in parte, le conseguenze materiali Pag. 16dei tagli, enti locali e regioni sono stati costretti ad aumentare l'imposizione fiscale locale. Sempre la Corte dei Conti ci ha detto che nell'ultimo anno la pressione fiscale locale pro capite è aumentata di 881 euro, annullando di fatto i benefici del provvedimento degli 80 euro.
  La spending review del Governo così non è la lotta agli sprechi, o lo è in minima parte, ma è principalmente l'accanimento sui cittadini. E quello che è certo è che non si può continuare oltre su questa strada, a meno che non si vogliano massacrare ulteriormente le casse degli enti locali, il sistema sanitario, il welfare.
  Io non concordo su quasi niente con il commissario per la spending review Yoram Gutgeld, ma sono d'accordo con lui quando, alcuni mesi fa, a proposito del taglio della tassa sulla prima casa ha dichiarato: «Egoisticamente sono contento perché non dovrò più pagare l'IMU sulla prima casa. Ma da esponente della sinistra sono molto triste. È un'operazione da Robin Hood alla rovescia. Si prende ai poveri per dare ai ricchi: un cedimento alla destra populista». E il commissario per la spending review ha aggiunto, due anni fa, che il taglio della tassa sulla prima casa è una grande ingiustizia sociale e morale, un atto sbagliato dal punto di vista economico, un grave errore politico. Io sottoscrivo in pieno e Gutgeld l'ha detto quando l'IMU l'ha sospesa il Governo Letta. Ma non ho dubbi che il collega non abbia cambiato idea, sosterrà coraggiosamente le sue idee e userà la stessa chiarezza ed enfasi anche con il Premier di cui è consigliere.
  Vedete, la fotografia del rendiconto e dell'assestamento ci dà preziose informazioni: ad esempio, l'ulteriore diminuzione degli investimenti fissi lordi (meno 6 per cento ed in un biennio del 15 per cento). È una tendenza gravissima. Infatti, se è vero che questa diminuzione migliora parzialmente la situazione delle uscite, ha anche un effetto devastante sulle entrate sul medio e sul lungo periodo. Meno investimenti pubblici significa minor crescita. Senza investimenti pubblici non c’è ripresa del sistema produttivo, non si alimenta la domanda interna, non si creano nuovi e durevoli posti di lavoro.
  Invece, si tagliano le risorse agli investimenti pubblici per destinare i risparmi a sgravi fiscali che dovrebbero alimentare gli investimenti privati di imprese e operatori finanziari. È una filosofia miope, che ha dimostrato in questi anni tutta la sua fallacia e inefficacia. Gli sgravi le imprese se li intascano e non li investono. Come ricorda Mariana Mazzucato, per investire nella ricerca, nella innovazione, nella formazione servono capitali pazienti. Quelli privati sono impazienti di avere un ritorno immediato. I capitali pazienti li deve mettere lo Stato, come hanno fatto in altri Paesi, tra cui la Germania e anche gli Stati Uniti. Quella del governo è la stessa filosofia, in ambito europeo, del piano Juncker: pochi soldi pubblici per alimentare, con la leva finanziaria, decine di miliardi di investimenti privati che non arriveranno mai. È pura fantasia e il fallimento di quel piano è già iniziato.
  Gli unici investimenti pubblici – che sono in realtà commesse, come si evince dall'assestamento delle spese della difesa del bilancio di quest'anno – sembrano, invece, essere solo quelli nei sistemi d'arma, negli F35, sistemi d'arma che magari – con il beneplacito di una Ministra della difesa, che fa da intermediaria dell'industria bellica privata – vengono venduti a Paesi, come lo Yemen e l'Arabia Saudita, che violano i diritti umani o sono coinvolti in guerre.
  Il rendiconto e l'assestamento di bilancio ci dicono anche altro: che invece di avere un'organica politica fiscale, che per noi deve essere giusta ed equa, progressiva, ispirata alla difesa del lavoro, della produzione e deve colpire l'evasione, le grandi speculazioni e incidere sulle ricchezze, abbiamo decine di micro-norme, come ricordava ieri il collega Melilla, ben settecento in pochi anni, tutto simbolo di confusione e disorganicità. E rendiconto e assestamento ci raccontano del fallimento di una politica economica che produce poche entrate, perché produce poca crescita Pag. 17e invece di produrre crescita alimenta una depressione economica fonte di una lunga stagnazione.
  Ieri il deputato Giampaolo Galli ha fatto l'elogio della governance politica ed economica dell'euro. In realtà, come sappiamo, quel sistema fa ormai acqua da tutte le parti. Fa aumentare il debito, alimenta le diseguaglianze geografiche, non riduce la disoccupazione, svaluta il lavoro e la crescita rimane al lumicino. E non si tratta di essere più o meno ligi alle regole. Ad esempio, la Finlandia, un Paese che è una sorta di soldatino delle politiche di austerity, nel 2015 vedrà calare il suo PIL dello 0,4 per cento. Galli ci dice della sostenibilità della permanenza dell'Italia nell'euro. In realtà, in Europa c’è una insostenibilità delle politiche, della governance e di un sistema monetario che, se vuole sopravvivere, deve essere correlato alle politiche necessarie per costruire un'Europa democratica e del lavoro e che non alimenti nazionalismi e populismi con le sue politiche sbagliate.
  Vedremo se la Commissione europea concederà la flessibilità richiesta dall'Italia per avere più soldi da spendere nella legge di stabilità. Ma il fatto che il rendiconto ci ricordi dello spostamento di un anno del pareggio di bilancio e la Nota di aggiornamento del DEF ci dica che dovremo farlo per la terza volta consecutiva è la prova provata, una delle tante, che questo sistema non funziona e non può funzionare. SEL non voterà il rendiconto e l'assestamento perché, come ricordavo all'inizio, sono la fotografia di scelte sbagliate, di una politica economica subalterna al paradigma dell'austerità e ai suoi quattro pilastri ricordati più volte negli ultimi due Documenti di economia e finanza: taglio della spesa pubblica, privatizzazioni, precarizzazione del mercato del lavoro, investimenti privati. Bisogna ribaltare questa agenda di politiche sbagliate. Non votiamo un rendiconto e un assestamento che fotografano il fallimento e la rinuncia; non votiamo un rendiconto che trasuda impotenza e subalternità; non votiamo il rendiconto dei tagli al welfare; non votiamo il rendiconto delle politiche insostenibili. Bisogna cambiare strada e mettere in campo politiche diverse che ci aiutino a scrivere nei prossimi anni un rendiconto diverso, ossia un rendiconto che ci parli di lavoro, di giustizia fiscale, di diritti sociali, di un nuovo modello di sviluppo, di un'Europa dei cittadini. Un rendiconto diverso che ci faccia capire che si sta lottando contro la disoccupazione; un rendiconto che ci mostra come si stanno facendo pagare le tasse agli speculatori; un rendiconto che ci faccia vedere come si investe nel welfare. Tutto questo non c’è nel vostro rendiconto e nell'assestamento che discutiamo oggi e per questo non lo voteremo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, se dovete parlare tra di voi, potete anche accomodarvi fuori, altrimenti sarebbe bene prestare attenzione e non voltare le spalle alla Presidenza. Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie signora Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, siamo qui per discutere del rendiconto del bilancio dello Stato e delle pubbliche amministrazioni nell'anno 2014. So che il tema non appassiona molto i colleghi, come in generale in Italia appassionano poco i numeri e ancor meno la ragioneria. Anzi, ricordo che l'invito a non fare politica da ragionieri è un invito a cui siamo stati abituati più volte nel corso di questi anni. Lasciate che io inizi invece facendo un elogio della ragioneria. La ragioneria è la capacità di tener conto di ciò che effettivamente avviene. Il mondo moderno comincia con la ragioneria. Sbagliava Marx quando diceva che cominciava con il telaio meccanico. Comincia con la ragioneria perché nel mondo antico è impossibile distinguere un imbroglione da un imprenditore o uno che ha grandi idee, ma non sa commisurare mezzi a fini, da uno che, invece, è capace di produrre qualcosa che trova un mercato Pag. 18e che in questo mercato si vende a un prezzo maggiore del costo dei fattori di produzione.
  Non è possibile costruire nessuna politica se non sulla base di finanze sane. Ragioneria è sinonimo di realismo: noi abbiamo bisogno di una politica del realismo. Sento alcuni colleghi che parlano pensando che la politica possa prescindere dal rapporto con la realtà. La democrazia non è il potere divino di dire che una cosa nera è bianca, non è il potere di dire: noi daremo tutto a tutti. Infatti, la politica deve fare i conti con il limite delle risorse. In un mondo in cui le risorse sono limitate la politica deve fare scelte, a volte difficili, a volte dolorose.
  Non ce l'abbiano con me i colleghi di SEL e ancor meno i grillini, ma a volte sento discorsi che sembrano adatti ad un mondo in cui non si fanno i conti con la scarsezza delle risorse e non si fanno i conti con la storia reale, dolorosa, difficile e dura. Non si può giudicare questo rendiconto dimenticando che i numeri raccontano una storia e questa è la storia di una guerra. Una volta nel mondo lo status di una nazione dipendeva dal risultato delle guerre, oggi dipende dall'andamento della competizione sui mercati internazionali. Noi abbiamo avuto qualcosa di analogo ad una guerra e in questa guerra alcuni Paesi sono scesi ed altri sono saliti.
  Stiamo vivendo una fase di globalizzazione mondiale nella quale, ringraziando Dio, i poveri del mondo hanno cominciato a lavorare e sono diventati meno poveri, non dirò ricchi, meno poveri. Facendo questo hanno creato una pressione competitiva sui Paesi ricchi e soprattutto sui più poveri dei Paesi ricchi, cioè sull'Italia. L'Italia è l'anello di congiunzione tra due mondi. Siamo in un certo senso tra gli ultimi dei Paesi ricchi – non l'ultimo, tra gli ultimi dei Paesi ricchi – e rischiamo di diventare tra i primi dei Paesi poveri.
  Noi abbiamo vissuto anni drammatici in cui, dopo che per lungo tempo abbiamo, con vari artifici contabili ma sopratutto attraverso l'aumento del debito pubblico, rifiutato di fare i conti con il problema, il problema c’è stato sbattuto in faccia tutto in una volta e abbiamo rischiato il collasso, il crollo.
  In quel momento alcuni hanno creduto nel futuro della patria, nel futuro dell'Italia, nel futuro dell'Europa e hanno tenuto duro, anche accettando e imponendo al Paese sacrifici duri. Nessuno lo nega. Altri sono stati dei disfattisti che volevano la resa, il cedimento: stampiamo moneta, usciamo dall'euro, rinunciamo a tutte le regole di correttezza economica e sprofondiamo nel Mediterraneo. Nel momento in cui la Cina cresce e diventa un Paese moderno, affondiamo in un mondo premoderno perché la decrescita non è felice. Tutti i Paesi che hanno sperimentato la decrescita hanno tanti aspetti diversi ma una cosa in comune: la decrescita non è felice, la decrescita è un dramma, nella decrescita la gente muore di fame.
  Noi abbiamo evitato la decrescita tenendo duro e in quest'Aula molti non erano d'accordo. In quest'Aula molti colludevano con quelli che volevano la rovina del Paese. In quest'Aula molti colludevano con gli speculatori i quali, avendo scommesso sul crollo dell'euro, poi guardavano con grande ammirazione e speranza le forze politiche che in diversi Paesi europei spingevano per uscire dall'euro e far crollare l'euro. C’è stata una grande manovra contro l'euro e contro l'Italia. L'abbiamo battuta: i numeri di questo bilancio ci dicono che con grande fatica, con grandi perdite abbiamo vinto una battaglia paragonabile ad una battaglia del Piave. Vogliamo dire che alcuni in questa battaglia hanno giocato il ruolo dei disfattisti e dei traditori ? Non ho paura di dirlo, su questo bisogna ragionare.
  La crisi non viene dal nulla, la crisi nasce da un dato oggettivo: cambiano i rapporti di forza mondiali. Il commercio mondiale si è moltiplicato per quattro volte. Quello della Germania per tre: la Germania ha perso terreno ma si è difesa. Quello dell'Italia solo per due. È possibile che questo avvenga senza che poi vi siano pesanti contraccolpi interni ? Non è possibile.Pag. 19
  Noi abbiamo lavorato per riguadagnare la fiducia dei mercati internazionali non perché siamo al servizio delle banche ma, perché se i mercati internazionali non ci davano i denari, quando andavamo a vendere i nostri BOT, non avremmo avuto i soldi per pagare gli stipendi e le pensioni. Vogliamo dirlo ?
  Abbiamo riguadagnato la fiducia dei nostri alleati europei, siamo riusciti a porre fine a una lunga serie di anni in cui la chiave di questi rendiconti era il segno meno; questo è l'ultimo rendiconto che porta il segno meno, si è bloccata la decrescita del Paese; si è bloccata la decrescita non felice, la decrescita infelice dell'Italia, perché la decrescita l'abbiamo avuta e agli italiani non è piaciuta. Lo ricordo a quelli che, a suo tempo, proponevano la decrescita come la soluzione dei problemi del Paese. È finita la decrescita, è iniziata la crescita; credo che questo sia un risultato di cui dobbiamo essere grati agli uomini di Stato che hanno saputo tenere duro e io li lodo non tanto per quello che hanno fatto, ma per quello che non hanno fatto, per non aver ceduto a pressioni drammatiche che volevano spingerli ad atti inconsulti che avrebbero sfasciato l'Italia.
  L'Italia ha retto, ha retto dentro l'Europa, ha retto facendo politiche europee, ha retto non solo l'Italia, ma ha retto l'Europa, perché il Portogallo, perché la Spagna, perché l'Irlanda, perché adesso anche la Grecia, prima di Tsipras e con Tsipras 2 anche le Grecia, sono Paesi che hanno iniziato il cammino della crescita. Una crescita dura, difficile ? Certo, perché non è una crescita trainata dalla spesa pubblica, non è una crescita trainata dal debito. Quella crescita non ce la possiamo più permettere. Magari, dovremmo dire che l'Europa dovrebbe chiedere ad altri Paesi, per esempio alla Germania, di adottare politiche keynesiane, se lo può permettere e aiuterebbe anche noi, se lo facesse, ma noi con i livelli di debito che abbiamo, non lo possiamo fare.
  Noi con i livelli di debito che abbiamo, dobbiamo puntare su una cosa: la competitività, la capacità di stare sui mercati internazionali, la crescita delle esportazioni; e questo è successo. Le nostre misure, che hanno ristretto il mercato interno, hanno spinto le nostre imprese a vendere all'estero, a darsi da fare, a ristrutturarsi, a diventare più capaci, più efficienti, più competitive. Se noi siamo qui, se il Paese non è crollato è perché le esportazioni italiane sono cresciute. Il 2014 è l'anno in cui le esportazioni italiane crescono e ci danno un cambiamento di modello del Paese, perché adesso la nostra crescita è trainata dall'efficienza, è trainata dalle esportazioni ed è una crescita sana. Oggi, non ieri; oggi è giusto dire: è il tempo del mercato interno; dopo aver riguadagnato competitività, in un momento in cui siamo, relativamente, forti sui mercati internazionali – lo dico sempre con paura, perché sono mercati, come voi sapete, molto instabili – oggi è il tempo di dire: stimoliamo il mercato interno. Abbiamo i mezzi per un ragionevole stimolo del mercato interno e questo stimolo è prima di tutto l'abbassamento del carico fiscale.
  Noto con piacere che il Governo si è fatto carico di una proposta che noi avanzavamo da tempo: tre anni alla fine della legislatura, 3 punti percentuali di carico fiscale in meno, con l'obiettivo di arrivare alla fine della legislatura con un carico fiscale sotto, se possibile, il 40 per cento del PIL. È un obiettivo ambizioso, ma realistico.
  Un'ultima considerazione chiede una riforma dello Stato. La spending review è questione politica, non tecnica; vuol dire ridefinire i confini dello Stato per avere uno Stato più piccolo e più efficiente e questo chiede di stimolare la società civile, perché faccia di più sul settore della solidarietà. Occorre costruire una nuova solidarietà per avere, domani, un'Italia più competitiva, più solidale e umana, più fiduciosa nel proprio futuro, in un'Europa più integrata e capace di esercitare un ruolo potente in mezzo alle nazioni, per la pace e lo sviluppo di tutta l'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente, il gruppo di Forza Italia ha già votato contro il disegno di legge sul rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014 e voterà anche contro il disegno di legge sull'assestamento.
  Preliminarmente c’è da fare una considerazione rispetto all'esame dei provvedimenti che oggi affrontiamo, signora Presidente, in quest'Aula, nel senso che io mi auguro e spero che la revisione della legge ordinaria che disciplina le modalità e i tempi dell'esame e dell'approvazione degli strumenti contabili del nostro Paese apporti le correzioni dovute, perché la tempistica non corrisponde esattamente alla possibilità di intervento del Parlamento se continua a essere questa.
  Un rendiconto viene varato da parte del Governo in ritardo e in ritardo viene esaminato dalle Assemblee. Conseguentemente, si porta dietro anche l'esame dell'assestamento dell'esercizio finanziario dell'anno in corso e la tempistica è quella che è.
  In questo senso, oggi quest'Aula è nella impossibilità di esprimersi e di fare le proprie valutazioni sul disegno di legge di assestamento, nel senso che non ci sono più i tempi, essendo stati approvati da parte del Governo entrambi i provvedimenti con grave ritardo. Il Senato ha già espresso la propria approvazione sui due provvedimenti. Visto che il rendiconto è chiarissimamente inemendabile, il disegno di legge sull'assestamento la Camera non lo può toccare e i relatori del provvedimento, insieme al Governo e conseguentemente anche alla maggioranza, hanno dato parere negativo a priori rispetto alle proposte che erano state formulate sia in Commissione che qui in Aula.
  Quindi, da punto di vista costituzionale, oggi, è lesa la possibilità costituzionale di espressione da parte di tutti e 600 i parlamentari sull'analisi e la votazione dell'esame dell'assestamento.
  Detto questo, rispetto anche alle correzioni della tempistica, che il Governo è responsabile, avendo approvati in ritardo questi strumenti contabili, è fin troppo evidente e le responsabilità sono enormi, ma vanno sempre nella linea politica che segue questo Governo di non tener gran conto delle espressioni vere del Parlamento.
  Noi sul rendiconto in dieci minuti possiamo fare l'analisi di quello che, effettivamente, anche nei confronti dei cittadini italiani prima dell'Europa non è avvenuto. Iniziamo con il problema della spending review. È fin troppo evidente che – lo abbiamo evidenziato già nella discussione generale ma lo ribadiamo perché riteniamo che questo possa essere un punto qualificante – la revisione di tutte le norme che prevedono una riduzione di spesa con riferimento agli ultimi tre anni è necessaria per la possibilità di avere conti pubblici veri, non fittizi, non con escamotage. Perché tante norme che riguardano la riduzione della spesa pubblica che sono state previste da diversi Governi, da Monti in poi, sono rimaste sulla carta, e citiamo alcuni esempi emblematici. Il decreto-legge n. 95 del 2012 del Governo Monti prevedeva che 7200 funzionari e dirigenti dello Stato in esubero dovessero essere collocati in mobilità da parte delle strutture con conseguente risparmio. Ad oggi risulta che nessun provvedimento è stato preso ed attuato in questo senso.
  La parte più emblematica che proprio dà il senso di come il Governo si muove in stato di confusione è l'attuazione della legge n. 56 del 2012, la cosiddetta legge di abrogazione delle province. Qui noi abbiamo preso in giro intanto l'Europa: infatti, abbiamo firmato un patto per poter uscire dalla procedura di infrazione per debito eccessivo con l'Europa per cui avremmo soppresso le province e avremmo realizzato un miliardo di risparmio. Invece, nonostante sia in Commissione più volte, sia pure qui in Aula vi avessimo sollecitato a riflettere sulla inadeguatezza di quella riforma che avrebbe fatto confusione, che sarebbe stata inapplicata, che avrebbe creato problemi veramente Pag. 21seri anche dal punto di vista contabile, purtroppo oggi non possiamo che riscontrare che avevamo avuto ragione in questo senso. Infatti, le province sono presenti lì, quindi gli italiani sono stati imbrogliati con le città metropolitane e le cosiddette aree vaste; ma soprattutto, però, non si è ottenuto nessun tipo di risparmio, anzi avviene l'inverso. Questo accade anche sulle addizionali, perché ci risulta che il sindaco e contestuale presidente della provincia di Firenze, Nardella, per la sua provincia o area metropolitana, ha aumentato l'accisa sulla RC auto, al massimo, per giunta.
  La situazione è quella che è: quindi, nessun risparmio di un miliardo di euro che doveva essere conseguito, ma peggio ancora ci sono i danni.
  Ve lo diciamo, signora Presidente e signor rappresentante del Governo, ancora una volta: convincetevi, perché dovete dividere le due gestioni contabili. La gestione contabile delle ex province deve andare sul binario della gestione liquidatoria e ci deve essere una pagina nuova. Fintanto che non farete questo provvedimento, danneggiate i cittadini, danneggiate tutti rispetto alla finanza pubblica. Ve lo diciamo ancora una volta, vi sollecitiamo ! Si è verificato un problema inaudito per la finanza pubblica del nostro Paese. Vi sono diverse cose, ma questa è emblematica, cioè che per tre anni state consentendo bilanci provvisori per le cosiddette aree vaste e per le città metropolitane. Ma noi sappiamo bene qual è il trucco, perché rispetto alle ex province non consentite di fare i rendiconti, perché il rendiconto dimostrerebbe subito il dissesto finanziario, ma se arriva, evitate questo danno. Evitatelo, perché siete ancora in tempo. Vi sono poi anche le 20 mila persone che ancora non sanno che fine faranno e i servizi. Vi abbiamo sollecitato anche perché ci potesse essere un raccordo vero: le regioni, che sono quasi tutte guidate da voi, non hanno fatto nessuna attuazione in riferimento alle funzioni ed è tutto blindato e la finanza pubblica ne soffre, a danno delle tasche dei cittadini. Questa è la realtà in cui ci avete posti rispetto a una riforma sbagliata e rispetto a tali situazioni. Quindi, quando con l'Europa si dice che è sulle riforme che vogliono la flessibilità, speriamo di farle bene, perché se no poi ci troveremmo davanti ad una realtà con effetti opposti e prima o poi queste cose le pagheremo.
  Sulla pressione fiscale al massimo si è parlato per tanto tempo e avete programmato annunci, perché il Premier fa annunci e poi pubblicità agli annunci un po’ dappertutto, ma c’è il problema della local tax. Non c’è traccia – non c’è traccia ! – in nessuna altra parte rispetto a quella che può essere la situazione generale. C’è, giorno per giorno, bollettino per bollettino, l'aumento del debito pubblico, e anche su questo abbiamo una critica severa da fare nei confronti della politica gestionale delle risorse pubbliche. Dei pagamenti della pubblica amministrazione non abbiamo più nessuna notizia; in Commissione non c’è più nessuno che ci fornisce dati veri, nonostante le richieste di audizione.
  C’è sicuramente un problema: cresciamo poco e siamo gli ultimi, il fanalino di coda, rispetto alla crescita in Europa. Quindi, non è che c’è la crisi internazionale e quant'altro, perché gli altri Paesi si stanno adeguando rispetto alla crescita. C’è qualche piccolo segnale, ma cresciamo poco. La disoccupazione è a livelli altissimi, nonostante tutti questi dati che vengono manipolati completamente. Ma se c’è una cosa è che il Governo agisce non sugli sprechi e sulla razionalizzazione vera della finanza pubblica ma sui servizi, perché alla fine la giostra che si sta verificando all'interno delle pubbliche amministrazioni e dei comuni, ma soprattutto delle ex province, è che i servizi ai cittadini sono diminuiti o sono stati sospesi o sono peggiorati. Peggio ancora, riteniamo che ci sia una situazione poco chiara.
  Dico qualche parola in conclusione sull'assestamento. Sull'assestamento, come ho già prima evidenziato, signora Presidente, solo il Governo e la maggioranza hanno potuto apportare qualche correzione. Sul problema della crescita, le uniche risorse pubbliche che abbiamo nel bilancio dello Stato – lo ripeto ancora una volta – per Pag. 22la crescita e che possono determinare un segnale vero alla crescita sono quelle dei fondi strutturali, perché qualsiasi altra risorsa pubblica per investimento e per crescita può essere ottenuta o con riduzione di spesa o con aumento delle tasse. Quelli invece sono soldi freschi, vivi ! E sul piano che abbiamo dei fondi strutturali 2014-2020, dopo venti mesi – vergogna di questo Paese veramente, del Governo e di chi governa anche la parte decentrata, le regioni – non solo non c’è un euro speso ma non c’è un euro impegnato ! Se non si assumono misure straordinarie su questo, è inutile che poi l'Unione europea faccia le sue raccomandazioni e ci dica pure: che cosa state facendo per i fondi strutturali ? Che noi, popolo italiano, contribuiamo con le tasse a costruire per 16 miliardi di euro il bilancio dell'Europa e ce ne danno 12 e poi non li spendiamo neanche per responsabilità del Governo, mi sembra che sia un grande paradosso. Per questo motivo, riteniamo che il Premier debba venire qui in Aula e prendere provvedimenti, prendere impegni precisi rispetto alla crescita, rispetto alla situazione del Mezzogiorno e rispetto anche al Patto di stabilità, perché in Europa vogliamo – ribadisco anche questo ancora una volta – che su queste cose facesse la stessa lotta che a suo tempo fece per la Mogherini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Palese faremo il dibattito in Aula anche sulla questione meridionale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vincenzo Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Il Rendiconto generale dello Stato e l'Assestamento del bilancio sono due strumenti contabili fondamentali attraverso i quali il Governo rende per l'appunto conto al Parlamento dei risultati definitivi e ufficiali della gestione economico-finanziaria dell'esercizio precedente e degli aggiustamenti da apportare al bilancio di previsione dell'anno in corso.
  Sono due provvedimenti fondamentali, dicevo, pur nella loro attuale configurazione di provvedimenti di natura meramente formale, poiché permettono di tirare le somme sull'operato del Governo. Quindi, il nostro giudizio su questi due provvedimenti non potrà che riflettere il nostro giudizio su quest'ultimo anno e mezzo di legislatura, che tra l'altro coincide con quello della gestione Renzi: un giudizio che non può che essere ovviamente negativo. Negativo non tanto per i risultati numerici raggiunti o non raggiunti; e, quindi, non starò qui a parlare del deterioramento dei conti pubblici o del mancato conseguimento degli obiettivi del DEF del 2014, rivisti al ribasso nella Nota di aggiornamento del settembre dello scorso anno: quegli obiettivi secondo noi erano sbagliati, e ve lo abbiamo già detto a suo tempo.
  Non starò qui a criticare l'aumento del debito pubblico di 66 miliardi in termini di stock solo nel 2014, che lo ha portato a raggiungere il 132,1 per cento del PIL; anche se sarebbe interessante analizzare l'andamento degli interessi sul debito (ogni anno ne paghiamo per circa 80 miliardi) e soprattutto sarebbe interessante capire nel dettaglio chi e perché ha contratto questo debito, come viene gestito negli oscuri uffici del MEF, che stipulano derivati per miliardi di euro, all'interno dei quali non si sa cosa ci sia scritto, ma questa è un'altra storia.
  Il problema non è uno 0,1 in più o in meno in questa o in quella posta di bilancio; e, a proposito di «zero virgola», vi ricordate il tormentone di Renzi sull'abbassamento della pressione fiscale ? I conti parlano chiaro: nel 2014, anno di entrata in vigore della «marchetta» elettorale degli 80 euro, la pressione fiscale si è ridotta di un miserrimo 0,1 per cento; questo poi in base ai conti del Governo, perché non credo proprio che gli italiani abbiano la stessa percezione: lo stesso ISTAT non ha registrato il benché minimo miglioramento.
  E dopo il palese tradimento della promessa sbandierata nel 2014, adesso il Governo ci riprova e torna ad assicurare Pag. 23il taglio delle tasse in stabilità. Scusate se siamo molto scettici al riguardo, non solo perché fino ad oggi il Governo non ha mai portato a compimento quanto annunciato, se non per quanto riguarda la tutela degli interessi di lobby, l'asservimento ai dettami dell'Unione europea e la difesa dello status quo delle tante caste di privilegiati in Italia, di chi detiene potere e privilegi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); ma anche perché non è chiaro come farà a finanziare un taglio strutturale delle tasse usando le concessioni una tantum che la Commissione europea probabilmente, ma non è sicuro, ci farà; e non è chiaro nemmeno il meccanismo con cui intende usare la cosiddetta clausola investimenti non per finanziare progetti ed opere strutturali, ma per ridurre questa o quell'imposta. Mistero assoluto poi sulla clausola immigrazione, che non è prevista in nessun trattato e non si è ancora ben capito da dove esca fuori.
  Una sola cosa è chiara: Renzi non ha il coraggio di ammettere che abbiamo sempre avuto ragione noi. L'unico modo per rispondere alla crisi in cui versa l'Italia è sforare i parametri di Maastricht e del Fiscal Compact per tornare ad investire. E questo non perché si vuole semplicemente far crescere il PIL: lungi da noi utilizzare come punto di riferimento un indicatore assolutamente obsoleto e portatore di valori che non ci appartengono. Infatti, quando parlo di investimenti, non mi riferisco di certo alle grandi opere infrastrutturali e ai grandi eventi tanto cari alla tradizione sia dei Governi di destra che di sinistra. Non ci sogneremmo mai di buttare miliardi di euro per una fiera del consumo e dello sfruttamento, quale si è dimostrata essere Expo, per di più rimpinguando le tasche di corrotti e delinquenti di ogni sorta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Non ci sogneremmo mai di sprecare le risorse del nostro Paese per difendere progetti insensati e dannosi, come il TAV Torino-Lione. Io parlo di investire in progetti a lungo termine, progetti che abbiano dietro una visione e le nostre battaglie in questo senso parlano chiaro: dai rifiuti zero alle energie alternative naturali, dalla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale alle piccole opere contro il dissesto idrogeologiche e a manovre finanziarie vere, come il reddito di cittadinanza, altro che gli 80 euro !
  Non c’è bisogno di andare avanti: è chiaro che si tratta di una visione totalmente opposta a quella di questo Governo.
  Ed è proprio per questo che il nostro giudizio su questi due provvedimenti è totalmente negativo.
  Come dicevo prima, i problemi non sono i numeri; il problema è la visione di insieme che vi sta dietro. Spendere in deficit non è scorretto, ma, se lo si fa timidamente, andando in punta di piedi in Europa a chiedere umilmente il permesso, e lo si fa per finanziare marchette elettorali e favori agli amici, non ha senso. Non ha senso !
  Inoltre, il risultato, nella migliore delle ipotesi, è la prospettiva idilliaca delineata da Renzi nei giorni scorsi: ottenere delle briciole con cui finanziare tagli delle tasse spot, nessun aumento della spesa in conto capitale, tagli dei servizi all'orizzonte, con in primis il rischio di una stangata sulla sanità. E poi, l'anno dopo che si fa ? Ci si vende anche il Colosseo ? Si imita il disastroso epilogo greco ?
  Tra l'altro, mi vorrei soffermare proprio su questo. In questi giorni abbiamo visto un dibattito a distanza tra l'ex Ministro greco delle finanze, Varoufakis, e il nostro Premier. L'ex Ministro Varoufakis ci racconta del nostro Premier che giocava a fare il poliziotto buono, cito testualmente: con la sua tattica del poliziotto buono sulla base dell'assunto «se non cedi essi ti distruggeranno». Chi sono questi essi ? Parliamo della Troika, Commissione europea, BCE e Fondo monetario internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non mi stancherò mai di dire che si tratta di tre organismi non eletti dal popolo. Tre organismi che si possono permettere di distruggere, come diceva il nostro Premier, un Paese ! Perché questi organismi possono farlo ? Perché questi organismi possono decidere le politiche dei nostri Paesi ? Ci sembrate tanto Pag. 24dei burattini verso l'Europa della finanza e di questa Troika, che ha sempre lo stesso modo di agire.
  Lo abbiamo già visto: il Fondo monetario internazionale con la Banca Mondiale negli anni ottanta avevano preso di mira i Paesi del sud dell'Europa, Paesi che prima erano stati gonfiati e poi, con l'arrivo della crisi, si chiude loro il rubinetto dei prestiti, facendoli ritrovare con enormi debiti e interessi triplicati che poi non riescono a pagare.
  A quel punto arrivava il Fondo monetario internazionale a proporre i suoi programmi di aggiustamento strutturale, sempre gli stessi: riduzione dello Stato sociale, aumento dell'età pensionabile, aumento dell'IVA, perdita di diritti dei lavoratori. Sempre la stessa identica storia !
  Dopo che i Paesi del sud dell'Europa si sono ribellati, in particolare i Paesi del sud America, si è provato a fare lo stesso gioco anche con i Paesi del nord, quindi l'Irlanda, la Spagna, il Portogallo e la Grecia. È sempre la stessa storia è sempre la stessa strada che voi perseguite continuamente, perché basta vedere i vostri provvedimenti: il Job Act, con cui avete portato al ribasso i diritti dei lavoratori; la legge Fornero, con cui avete aumentato in continuazione l'età pensionabile, e vale poco che si tratti di questo Governo o del Governo Monti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Come è stato detto prima dal collega Librandi, questo Governo è molto in linea con il Governo Monti.
  Oppure vogliamo parlare del TTIP, un trattato internazionale con il quale darete in pasto la nostra economia anche alle multinazionali americane; oppure le solite privatizzazioni, le quali, lungi dall'essere quella operazione efficace ed efficiente, non sono nient'altro che perdita di servizi per la popolazione e la creazione di uno Stato sempre più debole.
  O vogliamo parlare del decreto «Sfascia Italia», con cui avete dato un duro colpo all'ambiente del nostro Paese, con una concezione economica veramente assurda ? Come fate a non capire che l'ambiente è innanzitutto la prima risorsa scarsa che dobbiamo difendere ? Ve la ricordate la definizione di economia dei primi anni dell'università, in cui si parla appunto dell'allocazione delle risorse scarse ? Ecco, l'ambiente è la prima risorsa scarsa che dobbiamo difendere !
  Vi sono poi quei provvedimenti che avete fatto sempre a favore dei vostri burattinai, parliamo quindi delle banche. Chi non ricorda il decreto Imu-Bankitalia, con cui avete completamente regalato e blindato la nostra Banca centrale alle banche private ? Oppure parliamo del bail-in o delle detrazioni sulle perdite sui crediti per le banche o del disastro culturale che avete realizzato sulla scuola ?
  Il problema è che voi non riuscirete mai ad andare contro questo sistema, perché vi interessa solo conservare queste poltrone, i piccoli e grandi privilegi che il sistema vi concede.
  Siamo ancora un grande Paese, è vero, ma solo perché i cittadini italiani hanno un anticorpo naturale verso i dominatori, verso appunto i vostri burattinai, dovuti a secoli di storia di conquiste subite, ma così non c’è futuro, o meglio, purtroppo un futuro c’è, ma è sempre più roseo per una piccola fetta della popolazione e sempre più nero per la stragrande maggioranza della popolazione.
  Noi pensiamo che non si deve avere il timore di sfidare il volere europeo, di ribaltare il sistema a favore dei cittadini e dei popoli; non si deve avere il timore di osare ed è quello che mi auguro avrà la possibilità di fare il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Signora Presidente, certamente il Rendiconto avrebbe meritato e meriterebbe tutti gli anni un'attenzione e un approfondimento maggiori e uno spazio di confronto più ampio da parte del Parlamento; credo però sia una di quelle questioni che ci rimandano all'esigenza di superare il bicameralismo perfetto. Solo Pag. 25quando l'avremo superato potremo avere i tempi per un approfondimento reale di tutti i temi che riguardano il Rendiconto. Però, noi abbiamo quest'anno un'occasione, che, esaminando il Rendiconto 2014, l'assestamento 2015 e in questo periodo, quando è stata presentata, la Nota di aggiornamento del DEF 2016, abbiamo l'idea di un triennio, un triennio in cui nel 2014 si è ancora in recessione, ma si creano le condizioni per avviare una fase di fine della recessione e di ripresa della crescita.
  Un 2015 in cui si concretizza la ripresa e in termini più consistenti rispetto alle previsioni e un 2016 in cui si può ragionevolmente prevedere un ulteriore consolidamento della crescita, anche in questo caso più consistente rispetto a quanto fin qui era stato previsto. Certo, si sperava che quanto sta avvenendo nel 2015 avvenisse già nel 2014, le condizioni generali non l'hanno permesso, ma nel 2014 si sono costruite le condizioni per la svolta nel 2015 a partire dalla ripresa economica. Si è effettivamente realizzata un'applicazione meno rigida delle regole indicate nel fiscal compact, pur non prevedendo mai di superare il 3 per cento dell'indebitamento nel rapporto tra deficit e PIL e realmente stando dentro quel limite, previsioni e rendiconto. Faremo il 2,6 nel 2015 e la previsione è del 2,2 nel 2016, eventualmente 2,4 se ci fosse un'ulteriore clausola per quanto riguarda la questione dell'immigrazione nella consistenza che tutti abbiamo presente.
  Qui sta la solidità, perché non tutti i Paesi europei raggiungono questi obiettivi. L'Italia sotto questo aspetto è fra i Paesi più solidi dal punto di vista del suo bilancio annuale e abbiamo posticipato, però gradualmente, dal 2015 al 2017, il conseguimento del pareggio strutturale.
  Fra qualche giorno si proporrà un ulteriore posticipo, però – lo diceva l'onorevole Galli ieri – non è che noi siamo lontani dal raggiungere quell'obiettivo; con diverse modalità di calcolo rispetto a quelle ufficiali, come fa l'OCSE, quindi una sede certamente autorevole, noi l'avremmo anche già raggiunto. Questo ci ha permesso di prendere misure di stimolo dell'economia, a partire dagli 80 euro e dalla riduzione dell'IRAP, che, prese nel 2014, si sono confermate e ampliate nella legge di stabilità 2015; quei 18 miliardi reali di riduzione delle tasse sul lavoro e le imprese, che è un'operazione senza precedenti dal punto di vista della dimensione, ma anche della qualità, perché ha puntato anche all'equità nella redistribuzione dei redditi e a favorire il lavoro stabile, risultato che stiamo raggiungendo e che fino a poco tempo fa sembrava una questione impossibile per questo Paese.
  Ma l'applicazione meno rigida del fiscal compact non è una finanza allegra: lo voglio dire a chi, da questo punto di vista, critica i risultati che abbiamo conseguito. Il confronto con le maggiori economie dell'area dell'euro – la Francia, la Germania e la Spagna – evidenzia come l'Italia abbia attuato le politiche più restrittive, sia dal lato della spesa, che da quello delle entrate.
  In particolare, l'Italia è l'unico Paese, tra questi, ad avere attuato una politica di freno della spesa primaria sin dall'inizio della crisi e ricordo che nel 2013 l'aggregato di spesa pubblica ha fatto registrare un calo pari al 2,1 per cento in termini reali e nel 2014 all'1,6 per cento; quindi sono risultati consistenti, ma nello stesso tempo abbiamo anche sottolineato che l’austerity non ha portato in Europa e anche in Italia i risultati auspicati, a partire dai saldi, e quindi occorreva cambiare politica.
  E se nel gennaio 2015 la Commissione europea ha fornito una interpretazione autentica – quindi, non ha modificato le regole nella forma, però le ha modificate di fatto, aprendo sulla flessibilità –, è grazie, soprattutto, all'azione del Governo italiano, forte anche del fatto che il principale partito che lo sostiene, il Partito Democratico, nel 2014 è diventato il primo partito in Europa. E noi abbiamo avuto un ruolo fondamentale anche per risolvere e superare la crisi della Grecia. E la Grecia ci dimostra anche che l'idea di uscita dall'euro non porta da nessuna parte, e Pag. 26infatti vedo che anche oggi, tutto sommato, su questo piano, certamente, non lo si è sottolineato come in altre occasioni.
  La politica economica del Governo è una politica che certamente ha teso a rafforzare l'innovazione delle imprese e, quindi, l’export, ma anche a rafforzare la domanda interna, per non dipendere troppo da fattori esogeni, e i risultati ci sono, si vedono già e sono sottolineati nella Nota di aggiornamento del DEF.
  I consumi e gli 80 euro hanno avuto un ruolo fondamentale: è la Banca d'Italia ad aver certificato che il 95 per cento è andato in un aumento dei consumi; è una strana marchetta elettorale, una marchetta che si fa quando le elezioni ci sono già state, perché gli italiani hanno visto i primi segnali sugli 80 euro ad elezioni già avvenute e forse qualcuno non pensava, all'inizio, che li avremmo consolidati e, invece, ormai, questo è un dato strutturale, quindi non una marchetta.
  E poi gli incentivi agli investimenti, alla ricerca e allo sviluppo nel decreto sulla competitività del 2014 e poi nella legge di stabilità.
  E sui fattori esterni, su cui si insiste spesso, certo la politica monetaria della BCE ha avuto un ruolo fondamentale, ma ci sarà anche del nostro se oggi, in questa fase, lo spread è migliore in Italia rispetto a quello della Spagna. Questo non lo diciamo mai, non lo sottolineiamo mai, ma per diverso tempo, per molti mesi noi avevamo un dato peggiore e negli ultimi tempi, io credo anche grazie all'azione del Governo, abbiamo invece avuto un cambiamento da questo punto di vista.
  Per venire al Rendiconto, cito alcuni dati. La spesa nel 2014: siamo di fronte al quinto anno consecutivo di restrizione, coinvolgendo gran parte delle voci di spesa, quindi la revisione della spesa l'abbiamo fatta in questi anni. E, tra l'altro, dal punto di vista statistico, questa comprende anche il bonus fiscale. Se lo mettiamo, invece, come riduzione delle entrate, questo ha un effetto dal punto di vista della pressione fiscale, che passerebbe nel 2014 dal 43,5 per cento al 43,1 per cento, quindi un effetto ce l'ha.
  E abbiamo avuto anche una politica delle entrate che ci ha portato a ridurre le tasse sul lavoro delle imprese, a confermare sostanzialmente le stime che aveva fatto il Governo nella nota di aggiornamento del DEF, a un ulteriore aumento sui redditi di natura finanziaria, continuati con la legge di stabilità del 2015. Quindi, riduzione delle tasse su lavoro e impresa, aumento invece per quelle di natura finanziaria.
  Nel 2014 si è introdotta la Tasi e siamo tutti – credo – dell'opinione che da questo punto di vista occorra un cambiamento.
  La politica di revisione della spesa, però, non è stata solo restrittiva. Sul versante sociale, dove abbiamo un aumento rilevante della povertà in questi anni, noi abbiamo avuto un aumento della spesa. Era stata azzerata nel 2012, non con il Governo Monti, ma con l'ultima legge di stabilità fatta dal Governo Berlusconi nel 2011: azzerata ! L'abbiamo portata a 984 milioni nel 2014 e ad un miliardo 220 milioni nel 2015, aumentando il fondo per la non autosufficienza, quello per l'affitto, creando il fondo per l'infanzia, stabilizzando il 5 per mille, mettendo un fondo per l'introduzione al lavoro dei disabili, con il bonus bebé e concludendo l'iter sul nuovo ISEE. Anche la stessa misura degli 80 euro ha portato ad un aumento della progressività dell'Irpef, quindi, ad un'operazione di equità, dentro un quadro che ha visto un'azione di riforme di enorme portata. Anche quelle sulle istituzioni hanno un ruolo. Sono fondamentali, perché il funzionamento delle istituzioni democratiche è fondamentale per il governo dell'economia.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore, deputato Marchi.

  MAINO MARCHI. Certamente Presidente. Riforme della scuola, con più risorse, miglioramento della giustizia civile, il lavoro, il fisco e la pubblica amministrazione che è fondamentale per quanto riguarda la revisione della spesa.
  In conclusione, Presidente, la nota di aggiornamento al DEF ci dice che, per la Pag. 27prima volta negli ultimi anni, le previsioni aggiornate sul PIL migliorano rispetto a quelle precedenti e che, per la prima volta, si possono fare previsioni di riduzione del debito-PIL fin dall'anno immediatamente successivo, il 2016, e non rimandandole a quelli ulteriormente seguenti.

  PRESIDENTE. Deputato Marchi...

  MAINO MARCHI. Questo è anche merito della legge di stabilità 2014, dei provvedimenti del 2014, della legge di stabilità 2015 e delle riforme di questi anni. Per questo ci sarà il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3305)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3305, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, Busto, Baroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 2009 – «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2015» – (3305):

   Presenti e votanti  446   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  287    
    Hanno votato no  159    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione delle mozioni Ciprini ed altri n. 1-00878, Di Salvo ed altri n. 1-00988, Polverini ed altri n. 1-00992, Airaudo ed altri n. 1-00994, Fedriga ed altri n. 1-00997 e Pizzolante ed altri n. 1-00998 concernenti iniziative volte a sospendere o revocare il blocco della contrattazione nel pubblico impiego (ore 12,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ciprini ed altri n. 1-00878, Di Salvo ed altri n. 1-00988, Polverini ed altri n. 1-00992, Airaudo ed altri n. 1-00994, Fedriga ed altri n. 1-00997 e Pizzolante ed altri n. 1-00998 concernenti iniziative volte a sospendere o revocare il blocco della contrattazione nel pubblico impiego (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 21 settembre 2015, sono state presentate le mozioni Fedriga ed altri n. 1-00997 e Pizzolante ed altri n. 1-00998, che sono già in state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Presidente, grazie. Come prima cosa, vorrei ringraziare i gruppi parlamentari di avere posto all'attenzione della Camera dei deputati il tema dello sblocco dei contratti pubblici. Sappiamo, è stato detto, più o meno, nelle premesse di tutte le mozioni e nella discussione sulle linee generali, che il blocco dei contratti è stata una misura temporanea, scelta da diversi Governi per rispondere a una situazione di emergenza economica, di crisi del nostro Paese, e, da quando si è insediato il Governo Renzi, ho sempre detto che non Pag. 28si tratta, ovviamente, della normale dialettica contrattuale. Vi è stata, prima dell'ultima sentenza della Corte costituzionale, un'importante sentenza, sempre della Corte costituzionale, nel 2013, che ha specificato che la misura del blocco dei contratti era legittima se temporanea, e quindi legata ad una particolare esigenza di crisi economica del Paese, e, soprattutto, se solidaristica, nell'ambito di una politica economica che ridistribuiva, in un momento di difficoltà, ai più bisognosi, ai più deboli del Paese.
  Noi, da quando si è insediato il Governo Renzi, abbiamo scelto di cambiare strategia di politica economica all'Italia, di lasciarci alle spalle il binomio crisi-austerità e di entrare in una nuova stagione, che desse importanza alle parole «crescita» e «riforme». Abbiamo e stiamo portando avanti un pacchetto importante di riforme strutturali. Considero, in queste riforme, anche un cambiamento della politica economica, che è una politica economica espansiva, che abbiamo iniziato con la legge di stabilità dell'anno scorso, nella quale abbiamo confermato per un anno il blocco dei contratti.
  Infatti, ancora nella legge di stabilità dell'anno scorso ci trovavamo con dati economici negativi, ci trovavamo nel pieno, ancora – questo ci dicevano gli indicatori –, di una recessione, ma già in quella legge, proprio anche rispondendo alla sentenza della Corte costituzionale del 2013, abbiamo deciso di concentrare le risorse proprio sui più bisognosi, quindi su chi un lavoro non ce l'aveva, su chi rischiava di perderlo, investendo sugli ammortizzatori sociali, e su chi, tra i lavoratori, era economicamente più debole.
  A questo rispondeva la politica degli 80 euro, che, voglio ricordarlo ancora in quest'Aula, è stata una politica di cui hanno beneficiato, anche tra i lavoratori pubblici, un lavoratore pubblico su quattro, quei lavoratori pubblici economicamente più deboli, in quanto guadagnavano meno. Oggi siamo alla vigilia di una nuova legge di stabilità e per fortuna questa strategia del Governo sta dando i suoi frutti, per fortuna gli indicatori economici stanno cambiando, tutti gli indicatori economici. Noi possiamo dire di essere fuori da una fase di recessione economica, e quindi posso, in questa sede, impegnarmi, nell'ambito della discussione collegiale che ci sarà sulla prossima legge di stabilità, sul fatto che vi sarà finalmente la riapertura di una stagione contrattuale.
  Quindi, i pareri che darò sulle mozioni sono pareri nei quali ci sarà l'impegno pieno del Governo a riaprire una stagione contrattuale. Non farò, però, fughe in avanti, e quindi non accoglierò gli impegni che, da una parte, precedono quella che sarà una discussione collegiale nell'ambito della discussione sul disegno di legge di stabilità, che definirà in quella sede lo stanziamento di risorse, e, dall'altra, ritengo anche una fuga in avanti, lesiva dell'autonomia contrattuale, assumere impegni che, invece, saranno determinati, una volta che nella legge di stabilità si definiranno le risorse, nell'autonomia della contrattazione che si riaprirà una volta approvata la legge di stabilità.
  Con queste premesse, e in questo quadro, esprimo i pareri del Governo sulle mozioni presentate. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-00878, a condizione che nelle premesse siano espunti gli ultimi tredici capoversi, quindi vengano cancellati quelli a partire dalle parole: «In quel caso il sacrificio (...)» sino alla fine delle premesse. Io chiederei di togliere queste parti delle premesse perché, evidentemente, la mozione è stata scritta prima di un'altra importante sentenza della Corte costituzionale, l'ultima sentenza che si è pronunciata in tema di riapertura dei contratti. Quindi, dato che le premesse risultano precedenti a questa sentenza, ci sono degli aspetti che non sono aggiornati, così come ci sono dei giudizi che ritengo incompleti proprio perché precedenti a questa sentenza e, comunque, incoerenti rispetto ad altri impegni che il Governo va ad assumere. Il Governo esprime parere favorevole sul dispositivo, a condizione che: il primo capoverso sia riformulato nel modo seguente: «ad assumere iniziative per sospendere, a partire dalla prossima legge di Pag. 29stabilità, il blocco economico della contrattazione nazionale e delle tornate contrattuali del contratto collettivo nazionale dei pubblici dipendenti interessati dal decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, e successive proroghe»; il secondo capoverso sia riformulato nel modo seguente: «ad assumere iniziative per assicurare, a far data dal 1o gennaio 2016, per i dipendenti pubblici coinvolti che si proceda ad un progressivo adeguamento delle retribuzioni secondo quanto stabilito dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 178 del 2015», e che sia espunto il terzo capoverso.
  Il Governo esprime altresì parere favorevole sulle mozioni Di Salvo ed altri n. 1-00988 e Polverini ed altri n. 1-00992.
  Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Airaudo ed altri n. 1-00994 a condizione che siano espunte le premesse, quindi limitatamente al solo dispositivo, e a condizione che: il primo capoverso sia riformulato nel modo seguente: «ad assumere iniziative per assicurare la riapertura di una fase negoziale con le organizzazioni sindacali per il rinnovo della contrattazione per tutti i comparti della pubblica amministrazione dando seguito al pronunciamento della Corte costituzionale n. 178 del 2015»; sia espunto il secondo capoverso ed il terzo capoverso sia riformulato nel modo seguente: «ad individuare, nell'ambito del disegno di legge di stabilità per il 2016, le risorse necessarie all'apertura di una nuova stagione negoziale per il settore del pubblico impiego che contribuisca a superare il reiterato regime di blocco contrattuale»; si chiede di espungere, infine, il quarto e il quinto capoverso. Le ragioni per le quali gli impegni di questa mozione sono subordinati a delle riformulazioni si trovano in quello che dicevo in premessa ovvero nel fatto che in questa sede l'impegno del Governo è riaprire la stagione contrattuale, ma senza fughe in avanti, quindi senza togliere, per quanto riguarda lo stanziamento delle risorse, la discussione alla collegialità del Consiglio dei ministri, quando si discuterà del disegno di legge di stabilità, e senza togliere poi altri elementi che ritengo debbano rientrare nell'autonomia contrattuale successiva allo stanziamento delle risorse.
  Il Governo esprime parere favorevole sulle mozione Fedriga ed altri n. 1-00997 a condizione che il primo capoverso venga riformulato nel modo seguente: «ad assumere opportune iniziative affinché le retribuzioni del settore privato non subiscano eventuali significativi disallineamenti rispetto a quelle del settore pubblico».
  Concludo con l'ultima mozione, che è la mozione Pizzolante ed altri n. 1-00998, su cui il parere del Governo è favorevole, facendo solo precedere il secondo impegno dalle parole: «valutare l'opportunità di attivare». Chiederei questa piccola modifica a uno degli impegni della mozione a prima firma Pizzolante perché anche l'istituzione di un tavolo tecnico ricade in parte nell'autonomia negoziale dell'ARAN, quindi nell'autonomia che, poi, dovrà avere la contrattazione. Credo, quindi, che sia più onesto riformulare l'impegno prevedendo la valutazione dell'opportunità da parte del Governo.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per aver spiegato le motivazioni che l'hanno indotta a scegliere delle riformulazioni sul testo della nostra mozione. Non la ringrazio per quello che ha scelto. Ha cassato la parte che differenziava sostanzialmente la nostra posizione rispetto alle altre mozioni presentate e ha modificato una parte dello spirito con il quale noi ci approcciamo a questo dibattito. Nel senso che se è – sì – doveroso ripristinare quanto modificato il blocco dell'adeguamento salariale per i dipendenti pubblici, che era stato effettuato Pag. 30a seguito di numerose iniziative legislative, a partire dal decreto-legge n. 78 del 2010, in funzione della sentenza della Corte costituzionale di quest'anno, è altrettanto vero che bisogna fare un paragone tra quanto è il valore orario delle retribuzioni del settore pubblico rispetto a quello del settore privato. Già oggi sono con un differenziale positivo nei confronti del settore pubblico. Quello che lei ci chiede con la riformulazione è di non aumentare questo disavanzo.
  Noi, invece, diciamo che questo disavanzo va colmato, nel senso che le retribuzioni del settore privato devono essere aumentate almeno al pari di quelle del settore pubblico, prima che quelle del pubblico vengano aumentate nuovamente. Questo proprio per non fare un torto a chi produce il reddito affinché il pubblico abbia la possibilità di percepire il proprio stipendio. Infatti, se si può intendere produttiva la spesa pubblica legata agli stipendi del settore pubblico, è chiaro che tutto questo deriva dalla finanza pubblica, che deriva dalla tassazione pubblica, che è pagata da chi fa il lavoro privato.
  Quindi, siamo parzialmente soddisfatti della sua scelta. Siamo contrari alla volontà di cancellare il secondo dispositivo, il cui scopo è quello di garantire, già fin d'ora, che le coperture necessarie per adempiere alla sentenza della Corte costituzionale non vengano ad essere prese, come potrebbe avvenire, nel capitolo del fondo destinato agli esodati. La giornata di oggi è topica, perché, nell'audizione che è si è svolta questa mattina presso le Commissioni congiunte bilancio e lavoro di Camera e Senato, i Ministri Padoan e Poletti si sono espressi in maniera non – diciamo così – cristallina sulla risoluzione della settima salvaguardia. Un conto è avere la volontà, dare la disponibilità, esprimere il desiderio di risolvere definitivamente questa problematica, un altro è indicarci i capitoli, indicarci i numeri, indicarci le quantificazioni, sia economiche che – diciamo così – umane di coloro che potranno definitivamente essere conciliati da questa che è una delle partite più brutte della storia politica di questo Paese, uno dei pessimi risultati della legge Fornero.
  Quindi, lei mette le mani avanti per non fare delle fughe in avanti rispetto alla legge di stabilità e rispetto all'eventuale contrattazione successiva con le parti sociali. Ma noi, invece, un paletto lo vogliamo mettere fin da ora e nel senso che i fondi destinati agli esodati rimangano per quella finalità, che è quella di dare soluzione agli esodati stessi; non per altro, non per dare soldi a terzi per pagare la cancellazione della Tasi, per pagare la cancellazione dell'IMU o per rincuorare i dipendenti pubblici che si sono visti appunto impossibilitati ad un adeguamento salariale.
  Ecco, questo impegno a nostro avviso è doveroso anche perché è figlio del testo legislativo che istituisce, appunto, questo fondo, che è il fondo previsto dall'articolo 1, comma 235, della legge n. 228 del 2012, che sarebbe la finanziaria del 2013. Quindi, è già chiaro in leggi che quei soldi devono essere destinati per gli esodati, però noi, che vogliamo essere più pratici e più concreti di San Tommaso, vogliamo sempre toccare prima di credere.
  Quindi, invitiamo il Ministro a rivedere la posizione su questo secondo dispositivo e, pertanto, la nostra votazione sarà determinata in funzione di quello che lei risponderà a queste mie richieste (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Grazie signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, le mozioni che stiamo per votare mettono in evidenza ancora una volta in questa legislatura il tema delicato, trattato anche nelle legislature passate, delle misure di razionalizzazione e di contenimento della spesa in materia di pubblico impiego. Misure che, di fatto, limitano la crescita dei trattamenti economici, anche accessori, del personale delle pubbliche amministrazioni. Pag. 31Stiamo parlando di una serie di disposizioni restrittive e di proroghe che, partendo dal decreto-legge n. 78 del 2010, poi convertito nella legge n. 122 del 2013, passando attraverso la legge di stabilità del 2014, per giungere da ultimo alla legge di stabilità 2015, hanno introdotto misure gravose, sotto il profilo economico e dei diritti, per i lavoratori del pubblico impiego, con il blocco dei trattamenti economici individuali, prima per tre anni, poi per quattro e, da ultimo, per cinque anni.
  Parliamo, dunque, del blocco dei meccanismi di adeguamento retributivo, classi e scatti di stipendio, nonché di progressioni di carriera del personale contrattualizzato in un regime di diritto pubblico, ad esclusione dei magistrati.
  Come dicevo, attraverso le norme introdotte dalla legge di stabilità 2015 si è giunti alla proroga fino al 31 dicembre di quest'anno del blocco economico della contrattazione del pubblico impiego con riflessi negativi, per alcune misure, che addirittura possono potenzialmente arrivare fino al 2018. E le date qui sono importanti e l'arco temporale di riferimento è significativo. È, infatti, opportuno sottolineare che, in riferimento alla dimensione temporale di questi provvedimenti, il rinnovo dei contratti per i lavoratori del pubblico impiego è stato inserito da vari Governi per il risanamento dei conti pubblici addirittura, volendo andare indietro nel tempo, già a partire dal 2009. Misure che, succedutesi nel tempo, insieme al blocco del turnover, hanno determinato la perdita, per la pubblica amministrazione, di circa 270 mila posti di lavoro, cioè il 7 per cento della forza lavorativa totale e il potere d'acquisto dei salari medi è sceso di circa l'8,4 per cento.
  Se si prendono in considerazione i quattro anni compresi tra il 2010 e il 2014, secondo recenti stime nel settore della scuola si sono persi in media circa 2.800 euro lordi; 3 mila euro per i Ministeri e 3.800 euro per gli enti di ricerca. Ovviamente, più sale la scala gerarchica e più il blocco pesa relativamente. Ma è sui redditi più bassi che il concetto costituzionale di retribuzione proporzionata e sufficiente comincia a scricchiolare.
  Certo, i redditi più bassi hanno potuto compensare in parte i mancati aumenti per effetto del bonus di 80 euro che anche il Ministro stamattina ha ricordato e che, però, oltre ad essere erogato solo a partire da quest'anno, copre, com’è evidente, solo una parte del mancato recupero dell'inflazione.
  Noi di Scelta Civica per l'Italia – mi fa piacere ribadirlo anche in questa sede – avremmo preferito veder tenuto in considerazione il coefficiente familiare come parametro di riferimento anche per questa misura straordinaria degli 80 euro.
  Secondo stime del Il Sole 24 Ore il blocco dei contratti sino a tutto il 2014 ha comportato per i dipendenti pubblici un sacrificio di circa il 10,5 per cento dell'attuale stipendio di riferimento e il costo potenzialmente salirà – e noi non ce lo auguriamo – fino al 14,6 per cento se la macchina dei contratti non dovesse ripartire per i prossimi due anni, con un'ulteriore riduzione della forbice tra retribuzioni pubbliche tradizionalmente più ricche (forse un tempo) e quelle private.
  È in questo contesto che si inserisce la Corte costituzionale che, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale sopravvenuta – l'aggettivo qui è significativo – del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno successivamente prorogato.
  La sentenza della Corte, da un lato, salva i conti pubblici evitando di perdersi nel caso pensioni, dall'altro rende obbligatorio per il Governo riaprire la partita dei contratti che, secondo gli ultimi dati, interessa oltre 3 milioni e 300 mila lavoratori. Dunque, la Corte ha riconosciuto la legittimità degli interventi legislativi per esigenze di equilibrio di bilancio. La Corte ha negato che un blocco temporaneo – ancora una volta l'aggettivo è significativo: un blocco temporaneo – determini un contrasto con l'articolo 36 della Costituzione, Pag. 32il riferimento è al concetto di retribuzione proporzionata e sufficiente per garantire un'esistenza dignitosa. Sottolineo il terzo aggettivo: esistenza dignitosa. Andiamolo a dire ad un giovane ricercatore dell'università che, dopo aver vinto il dottorato di ricerca, conseguito master, entra finalmente nella pubblica amministrazione, magari un dipendente di un ente di ricerca o dell'università e deve adeguarsi allo stipendio di poco oltre mille euro e mettere assieme questo con il concetto costituzionale di esistenza dignitosa.
  Per sbloccare i contratti – è evidente – servono ulteriori risorse. La questione però – vorrei sottolinearlo con forza – non può e non deve essere solo economica: è anche e soprattutto una questione politica. È in gioco il Paese che abbiamo in mente, il Paese che vogliamo, il Paese che immaginiamo per il nostro futuro.
  Dunque, ci auguriamo che vengano recuperate risorse sin dalla prossima legge di stabilità anche perché ogni punto di inflazione riconosciuto ai dipendenti pubblici vale all'incirca 1,5 miliardi e, quindi, un'eventuale nuova tornata di rinnovi – ne siamo consapevoli – richiederebbe per i prossimi due anni uno stanziamento di partenza iniziale di circa 3-4 miliardi di euro.
  Capisco pertanto la cautela del Ministro accanto all'apprezzabile apertura e le buone intenzioni manifestate questa mattina.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 12,30)

  ANTIMO CESARO. Dunque, il blocco dei contratti non può essere la norma, non deve essere la norma – lo ha ribadito anche la Corte costituzionale – ma un'eccezione. Occorre perciò riaprire, come evidenziato dalla mozione sottoscritta anche dal gruppo di Scelta Civica, al più presto i termini della contrattazione, anche partendo da quanto contenuto nel decreto Madia sulla pubblica amministrazione e dalle prese di posizione del Ministro del lavoro più volte interrogato sull'argomento in questa Aula.
  È ormai improcrastinabile, oltre che una scelta utile anche per il rilancio dell'economia, procedere alla realizzazione di quanto più volte manifestato come buona volontà da parte del Governo, senza dimenticare che lo sblocco della contrattazione costituisce anche – non è irrilevante – un elemento concreto di riconoscimento e di valorizzazione per il pubblico impiego. Non possiamo pretendere efficienza da un lato e negare una giusta retribuzione dall'altro lato.
  Infine, voglio riferirmi, avvicinandomi alla conclusione, signora Presidente, in particolare, al mondo dell'università e della ricerca, ai giovani ricercatori e ai giovani docenti universitari per i quali il riconoscimento della maturazione dell'anzianità e delle posizioni salariali significherebbe dare valore a uno dei settori più rilevanti per l'effettivo rilancio del nostro Paese che vuole e deve scommettere sul rilancio dell'alta formazione e della ricerca. Non è possibile realizzare economie di spesa con tagli che incidono profondamente sugli stipendi del personale docente e ricercatore delle nostre università. Investire su di loro significa investire sui nostri giovani, creando capitale umano in grado di vincere la sfida della competitività globale.
  Per questi motivi, e nel ribadire il voto favorevole di Scelta Civica alle mozioni in discussione, chiediamo un impegno forte perché le risorse che serviranno da coperture siano recuperate nel pieno rispetto dell'articolo 36 della Costituzione sin dalla prossima legge di stabilità, così come più volte manifestato nelle intenzioni del Governo e oggi qui ribadito – e ne abbiamo preso atto – dal Ministro Madia. Scelta Civica vigilerà affinché il voto favorevole alle mozioni oggi in discussione non si risolva in un mero adempimento di una liturgia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signor Presidente, colleghe e colleghi, signora Ministra, Pag. 33le mozioni che oggi voteremo riguardano le condizioni di lavoro e di vita di 3,3 milioni di dipendenti pubblici, donne e uomini impiegati in molteplici settori della pubblica amministrazione, sanità, istruzione, difesa, sicurezza e soccorso, previdenza, prevenzione, assistenza, ricerca e sviluppo. Sono lavoratrici e lavoratori che svolgono la loro attività per garantire il funzionamento di una macchina complessa, ma essenziale per i cittadini e le cittadine del nostro Paese, ma che da anni sono sottoposti ad attacchi continui e scomposti, che sono stati definiti ora fannulloni e iperprivilegiati, ora incapaci e responsabili del cattivo funzionamento dei servizi. Ciò mentre il quadro della pubblica amministrazione nel nostro Paese è sempre più caratterizzato da profonde incertezze e instabilità, sia in riferimento alle risorse a disposizione, sia in riferimento agli assetti politici e istituzionali, un esempio per tutti la situazione delle province.
  Negli anni si è creato ad arte un clima che ha rappresentato i dipendenti pubblici come nemici da colpire, clima alimentato dai governi che si sono succeduti e che hanno messo in campo provvedimenti e interventi con l'obiettivo di bastonare il lavoro nell'ambito pubblico. Le scelte politiche in questo senso sono state caratterizzate da tagli lineari, dal blocco del turnover, dal blocco della contrattazione, dalla riduzione e dai tagli al salario accessorio con una modalità verticistica tesa a rendere marginale il ruolo del sindacato e a svuotare il contratto nazionale di istituti e competenze, sostituendolo con provvedimenti di legge intervenuti sugli aspetti economici, sui diritti e sull'organizzazione del lavoro.
  Il risultato è che oggi il nostro Paese ha un numero di dipendenti pubblici al di sotto della media OCSE con un'età media tra le più alte in Europa. Il 10 per cento dei dipendenti pubblici in Italia è sotto i 35 anni, invece è il 28 per cento in Francia e il 25 per cento nel Regno Unito. Con retribuzioni anch'esse inferiori a quelle di altri Paesi. La spesa per il pubblico impiego in Italia equivale all'11 per cento del PIL, in Francia, per esempio, al 13,4 per cento. La pubblica amministrazione italiana è stata ed è ancora il luogo della precarietà, sono centinaia di migliaia i lavoratori impiegati con tipologie contrattuali precarie. È stato e continua a essere il luogo in cui si è esternalizzato tutto quello che si poteva esternalizzate, determinando il peggioramento delle condizioni dei lavoratori delle aziende degli appalti pubblici e, quindi, dei servizi offerti alla cittadinanza, a causa soprattutto del ricorso di queste aziende al massimo ribasso nell'aggiudicazione degli appalti pubblici.
  E, come se non bastasse, il Presidente del Consiglio riesce a superare i suoi predecessori nell'attacco al pubblico impiego e alle sue organizzazioni sindacali con dichiarazioni che per noi sono inaccettabili e sono dichiarazioni del tipo: i sindacati devono capire che la musica è cambiata, i sindacati hanno più tessere che idee, i sindacati sfruttano il dolore dei lavoratori per attaccarci.
  Lo dico a lei, Ministra Madia, perché lo ricordi al suo Presidente del Consiglio: ci vorrebbe rispetto per chi rappresenta il mondo del lavoro, per chi rappresenta quelli che producono ricchezza e quelli che garantiscono i servizi. Tant’è. Temiamo che l'atteggiamento non cambierà, anzi il Governo si appresta a mettere in discussione il diritto di sciopero e a mettere mano alla rappresentanza sindacale per peggiorarla e indebolirla. Così non va.
  Le politiche di questo Governo sono periodicamente sanzionate dalla CEDU e dalla Corte costituzionale. Così è stato per l'abuso dei contratti a tempo determinato, così è per il blocco della contrattazione del pubblico impiego che dura ormai, glielo voglio ricordare, da sei anni. Blocco della contrattazione che, insieme a quello del turnover, al mancato riconoscimento dell'indennità di vacanza contrattuale, alla riduzione del salario accessorio, ha determinato l'impoverimento dei dipendenti pubblici, lo svilimento della loro professionalità e, per questa via, la dequalificazione del lavoro nella pubblica amministrazione, con la conseguenza del peggioramento dei servizi per le cittadine e i Pag. 34cittadini proprio in un momento storico caratterizzato da una diffusa e grave crisi economica e sociale.
  Signora Ministra, prima di dare il parere sulle mozioni, lei ha detto che questo Governo vuole lasciarsi alle spalle il binomio crescita e austerità. Noi le ricordiamo che non ci può essere alcuna crescita nel nostro Paese se non si fa una grande operazione di innovazione della pubblica amministrazione e se non si fa una grande operazione di valorizzazione del lavoro del pubblico impiego in questo Paese. In un altro modo non si può fare e non si può continuare a svilire il lavoro pubblico.
  Lei ha espresso un parere francamente difficile da accettare sulla nostra mozione che chiede che si ottemperi subito al pronunciamento della Corte costituzionale, che si apra immediatamente una fase negoziale con le organizzazioni sindacali per il rinnovo della contrattazione, che si individuino le risorse per la liquidazione dell'indennità contrattuale relativa al secondo semestre del 2015 e anche quelle risorse per risarcire la perdita del potere di acquisto delle retribuzioni; che si abbandoni la logica che comporta un nuovo blocco del turnover a compensazione della spesa per il rinnovo contrattuale, che si superino i tagli alle risorse destinate ai fondi unici di amministrazione e alla contrattazione integrativa.
  Siamo ancora preoccupati. Lei ha fatto una narrazione del nostro Paese che non corrisponde alla realtà sociale, economica e culturale del nostro Paese. Continuate in questa narrazione ma – diciamo così – il Re è nudo da tanto tempo. E anche nel formulare il suo parere lei ci chiede di eliminare le premesse della nostra mozione. Intanto, chiediamo alla Presidenza di mettere ai voti per parti separate la nostra mozione e, ovviamente, noi metteremo ai voti anche le premesse perché raccontano quello che è accaduto in questi anni. Accettiamo, anche se non convintamente, le riformulazioni che lei ci ha proposto con riferimento al primo e al terzo capoverso della parte dispositiva della nostra mozione, mentre ovviamente chiederemo di mettere in votazione il secondo, il quarto e il quinto capoverso del dispositivo.
  Vede, lei dice che questo tipo di riformulazione parte dal presupposto che non vuole fare fughe in avanti, che non vuole si possa ledere in alcun modo l'autonomia contrattuale e davvero sembra una beffa, mi consenta di dirle questo, signora Ministra: sentire dire da questo Governo che non vuole rischiare di ledere l'autonomia contrattuale. Voi avete impedito lo svolgimento della libera iniziativa e dell'autonomia delle organizzazioni sindacali, di fatto, bloccando il rinnovo del contratto della pubblica amministrazione.
  Quindi, noi chiederemo di votare per parti separate. Eravamo un po’ preoccupati e la sua richiesta di eliminare il punto che riguarda lo sblocco del turnover ci conferma nella nostra preoccupazione.
  Nel DEF ci sono appostamenti di bilancio per il rinnovo del contratto, ma le notizie di stampa che ci arrivano è che questo verrà fatto – se verrà fatto e quando verrà fatto – comunque con un blocco totale del turnover. Era proprio questo che chiedevamo in uno degli impegni che lei ci ha cassato, cioè che in alcun modo il rinnovo del contratto vada a scapito dello sblocco del turnover.
  Voteremo a favore della mozione a prima firma Ciprini, a favore della mozione a prima firma Fedriga e voteremo contro la mozione a prima firma Bianchi. Voglio ricordare alla collega Bianchi, che vuole attivare un tavolo tecnico per riformare la contrattazione del pubblico impiego e per legare la produttività dei dipendenti pubblici al miglioramento dei servizi, che questa cosa è già stata fatta. È stata fatta nella maniera peggiore, con la «legge Brunetta», che ha inciso sul merito e sulla produttività, lasciando alla discrezionalità del dirigente tutte le decisioni in materia di promozione e premi incentivanti, a fronte della riduzione del potere dei lavoratori di partecipare e controllare le scelte, inaugurando una stagione di clientele e di soprusi.
  Poi, ci asterremo sulle mozioni a prima firma Polverini e Di Salvo. Alla collega Di Pag. 35Salvo, che è stata un'autorevole rappresentante della CGIL, dico che non si può legare la riapertura della fase negoziale e il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del pubblico impiego alle compatibilità finanziarie. È stato questo il motivo – e la Ministra Madia lo ha detto – per cui è stato bloccato il rinnovo del contratto, perché appunto è stato subordinato a mere esigenze di finanza pubblica, e adesso, nell'impegno di questa mozione a prima firma Di Salvo, si ripete.
  Poi, davvero, basta con questa storia: non si può subordinare l'apertura della fase negoziale per il rinnovo del contratto all'applicazione della «legge Brunetta» sulla diversificazione, sul riordino dei comparti ! Va fatta subito la riapertura della fase negoziale ! I sindacati vi avevano chiesto di non sottoporvi allo smacco della sentenza della Corte costituzionale, quindi va aperto subito, indipendentemente dalla «legge Brunetta» e dalla sua applicazione.
  E poi alla Polverini voglio dire...

  PRESIDENTE. Onorevole Duranti, mi perdoni: siamo un minuto oltre...

  DONATELLA DURANTI. Chiudo. Devo dare l'ultimo parere sulla mozione Polverini...

  PRESIDENTE. I pareri... diciamo la sua opinione, l'opinione del gruppo.

  DONATELLA DURANTI. La dichiarazione di voto. Capisco che i colleghi e le colleghe di Forza Italia si vogliano rifare la verginità, però a loro vorrei ricordare che il primo blocco al rinnovo del contratto è stato imposto dal Governo Berlusconi e che la riduzione del potere di contrattazione è stato imposto dalla «legge Brunetta». Non imbroglierete nessuno ! (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per il parere positivo espresso sulla nostra mozione. Naturalmente siamo d'accordo con la piccola modifica proposta.
  Noi siamo a favore della riapertura della stagione contrattuale nel pubblico impiego e quindi accogliamo con soddisfazione il pronunciamento chiaro di oggi del Governo su questo tema. Siamo a favore da tempo, a prescindere. Siamo a favore non per quello che ha scritto e ha detto la Corte costituzionale, ma a prescindere da quanto detto dalle Corte costituzionale. Siamo a favore per ragioni che poi dirò brevemente, ma non condividiamo – l'abbiamo già detto altre volte – questa invadenza, questa invasione della Corte costituzionale su quelle che sono le prerogative del Parlamento, sul ruolo del Parlamento e sulla libertà del Parlamento italiano di decidere in un momento di crisi gravissima del Paese, dove non era in discussione l'aumento delle pensioni e l'aumento degli stipendi del pubblico impiego: siamo intervenuti in una fase nella quale era in discussione esattamente la possibilità dello Stato di pagare le pensioni e pagare gli stipendi del pubblico impiego.
  Io non penso, non credo che la Corte costituzionale debba intervenire nel merito di scelte di questa natura di un Parlamento. Naturalmente le scelte possono essere giuste o sbagliate, più o meno efficaci: ogni Parlamento in Europa ha scelto diversamente, nel momento in cui è arrivata così pesante e per un periodo così prolungato la crisi, che ancora non se n’è andata via del tutto. Ricordo che in Spagna hanno ridotto gli stipendi e hanno anche ridotto il numero dei dipendenti pubblici; in Inghilterra c’è stata un'operazione massiccia di licenziamenti: sono cose che noi non abbiamo voluto fare, sono cose che noi non abbiamo fatto; noi siamo intervenuti sull'interruzione per un periodo della contrattazione e degli aumenti retributivi per il pubblico impiego.
  Quindi, noi pensiamo che questa scelta della riapertura della contrattazione la si debba fare a prescindere, non per quanto ha scritto la Corte costituzionale, che non Pag. 36può – secondo me, non deve – intervenire su vicende di questo tipo nel merito. Come non potrebbe, per esempio, decidere e intervenire dicendo che negli anni passati lo stipendio dei dipendenti pubblici poteva essere bloccato per un certo periodo, ma non quello dei magistrati; che il contributo di solidarietà poteva essere applicato per alcune categorie di lavoratori, ma non per i magistrati. Non penso che questo sia il ruolo della Corte costituzionale, credo che ci sia un problema di costituzionalità delle scelte della Corte costituzionale.
  Ciò detto, noi siamo assolutamente a favore della riapertura della contrattazione, come ho detto prima, per una serie di ragioni; ma la ragione principale è che noi dobbiamo cogliere questa occasione per un'operazione capace di rivoluzionare il pubblico impiego e i servizi che l'impiego pubblico offre ai cittadini. Noi dobbiamo cogliere questa occasione come un'occasione di valorizzazione del lavoro pubblico, un'occasione per la crescita della produttività, del miglioramento dei servizi e per l'introduzione nel servizio pubblico di nuove tecnologie, una massiccia introduzione di nuove tecnologie, e anche di nuove figure professionali che siano capaci di ringiovanire e di rendere più moderna la prestazione di servizi da parte della pubblica amministrazione.
  Diceva la collega di SEL, che metteva i voti prima ai colleghi che hanno presentato le mozioni – e quindi, a suo modo, faceva una scelta di produttività, anche se nascosta da una vecchia ideologia –, che la scelta che noi abbiamo fatto di inserire nell'impegno del Governo l'opportunità di pensare a un aumento delle retribuzioni, a un rinnovo del contratto, collegando tutto all'aumento della produttività, è una scelta sbagliata. Io ricordo che, in area di pubblico impiego in Italia, due grandi operazioni sono state fatte nel passato con successo, tutte costruite sulla riorganizzazione per produrre nuova efficienza, l'introduzione di nuove figure professionali, l'introduzione di nuove tecnologie, due scelte sono state fatte negli anni passati e hanno funzionato; e il modello verso il quale andare è per esempio il modello di riorganizzazione che c’è stato dieci, quindici anni fa dell'INPS, con l'introduzione massiccia delle nuove tecnologie e della digitalizzazione all'interno dell'INPS ed oggi l'INPS è in grado di offrire ai pensionati e ai cittadini italiani un modello di prestazione e di servizio certamente all'avanguardia in Europa.
  Lo stesso ragionamento, lo stesso modello è quello delle Poste. Io non ho alcuna simpatia e alcuna considerazione politica di Corrado Passera come leader politico e per come ha fatto il Ministro, ma sicuramente la rivoluzione che lui ha fatto alle Poste, quando era presidente, è un modello di riorganizzazione dei servizi e delle prestazioni del pubblico impiego.
  Allora, se noi cogliessimo questa occasione del rinnovo dei contratti, avendo come riferimento quei modelli, noi faremmo una grande operazione di ammodernamento del pubblico impiego e dei servizi pubblici, con un vantaggio enorme per i cittadini e per le imprese (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, grazie, sottosegretario. Intanto, ringrazio appunto i rappresentanti del Governo per avere espresso parere favorevole sulla mozione presentata dal gruppo di Forza Italia, che mi vede prima firmataria.
  Devo dire che ho trovato singolare che il Parlamento si dovesse esprimere attraverso una mozione, laddove vi era stata l'espressione molto chiara della Corte costituzionale, con la sentenza, ormai citata da tutti i colleghi che hanno preceduto il mio intervento, nel giugno del 2015, e come se non bastasse, anche il tribunale ordinario di Roma, su richiesta ovviamente di una organizzazione sindacale, aveva espresso la stessa indicazione, mettendo addirittura, se posso usare questo termine, fretta al Governo nella riapertura dei tavoli.Pag. 37
  Voglio anche dire che non abbiamo approfittato di un provvedimento messo in campo dal Governo Letta con il Ministro D'Alia, che pure dava delle indicazioni in un provvedimento legislativo per condurre appunto il Governo, attraverso l'ARAN, alla ridefinizione della parte almeno normativa dei contratti, proprio per portarci, come si dice in linguaggio povero, avanti con il lavoro. Invece, siamo qui per chiedere appunto al Governo di mettere in campo ogni azione per dare seguito a quella sentenza della Corte costituzionale.
  Voglio dire intanto alla collega di SEL, della quale purtroppo non ricordo il nome, che il Governo Brunetta aveva messo in campo.... Il Ministro Madia sta ridendo, prendiamolo come auspicio e gli facciamo gli auguri in tal senso !
  Dicevo, il Ministro Brunetta aveva messo in campo un provvedimento che rientrava nella cosiddetta spending review, che poi tutti i Governi successivi hanno in qualche modo confermato e che cercava in qualche modo di far intervenire in maniera meno pesante la spesa pubblica nel bilancio dello Stato.
  Io ricordo perfettamente dove ero nel momento in cui il Ministro Brunetta metteva in campo quella disposizione. Sarà per l'età, ma non ho alcuna intenzione di riconquistare oggi quella verginità, perché dal punto di vista della difesa dei diritti dei lavoratori non l'ho mai persa e quindi non sono qui di fronte a lei a riconquistarla. Voglio dire, però, che in quel momento, malgrado le organizzazioni sindacali esprimessero tutta la loro contrarietà, quel provvedimento si inseriva in un momento storico particolare, dove comunque la spesa pubblica andava ricondotta ad un risparmio, ma soprattutto vedeva una diversa retribuzione dal punto di vista dei lavoratori del settore pubblico rispetto a quelli del privato. Sicuramente c'era una capacità retributiva maggiore da parte dei dipendenti pubblici. Capacità che oggi purtroppo è venuta meno, perché non sarà piaciuto a tutti quel provvedimento dell'allora Ministro Brunetta, ma ricordo a me stessa che è stato confermato dai successivi Governi Monti, Letta e ora anche dal Governo Renzi.
  Se oggi la contrattazione del pubblico impiego ha recuperato in qualche modo, in termini negativi, rispetto alla contrattazione del settore privato, vi è un concorso di colpa o un merito di tutti i Governi che si sono succeduti.
  Credo però che oggi abbiamo finalmente l'opportunità di invertire la marcia, proprio perché quel recupero è stato fatto, proprio perché, come è stato ricordato dal collega Cesaro, i lavoratori del pubblico impiego hanno perso una percentuale molto rilevante della loro retribuzione nel momento in cui il blocco fu inserito nella norma, che ormai è di oltre il 14 per cento.
  Quindi, penso che il Governo debba mettere in campo – la nostra mozione va in quella direzione – ogni iniziativa utile a ricondurre al tavolo del negoziato l'ARAN con le organizzazioni sindacali.
  E voglio anche apprezzare il Ministro laddove riconosce l'autonomia contrattuale, lo ha riconosciuto più volte. Devo dire, caro Ministro, che forse è l'unica esponente del Governo che ancora crede che in questo Paese ci sia un sindacato rappresentativo dei lavoratori in grado di negoziare non soltanto retribuzioni, ma anche diritti per i lavoratori e questo le fa ovviamente onore, ma, del resto, la sua storia la conosco e so che ha sempre apprezzato questo tipo di impegno, impegno che vorremmo vedere anche da parte del Presidente del Consiglio, che invece non perde occasione per rappresentare il sindacato e i lavoratori che ne fanno parte come un male per questo Paese; un sindacato invece che nei momenti difficili ha saputo dare un contributo importante e lo ha fatto anche rispetto appunto alle retribuzioni del pubblico impiego.
  Quindi, noi auspichiamo veramente che si possa arrivare al più presto alla riapertura dei tavoli negoziali, auspichiamo che l'impegno in finanziaria vada nella direzione di consentire un rinnovo contrattuale degno di chiamarsi tale, perché non vorrei che gli 80 euro che il Presidente Pag. 38Renzi mette a disposizione quando ci sono le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e adesso l'impegno a intervenire sulle tasse in qualche modo poi facciano scomparire dal tavolo quello che è uno strumento necessario per riconoscere l'autonomia delle parte nei rinnovi contrattuali, e cioè l'impegno economico da parte del Governo.
  Ecco, io mi auguro che oggi si vada appunto in una direzione opposta rispetto a quello che questo Governo ha fatto fino ad oggi e mi auguro che non si debba ricorrere di nuovo a tribunali o a corti per vedere riconosciuto un diritto, che è quello appunto delle retribuzioni da parte di tutti i lavoratori e, in particolare, del pubblico impiego.
  Mi faccia dire che mi voglio unire al coro di coloro che oggi hanno ben rappresentato chi sono i lavoratori del pubblico impiego nel nostro Paese: sono appunto tante professionalità, molte professionalità, alle quali affidiamo tutti i giorni parte della nostra vita, perché li troviamo negli ospedali, li incontriamo quando succede qualcosa con una divisa da vigile del fuoco, li incontriamo quando chiediamo di esercitare un diritto, perché magari ci avviciniamo alla pensione. Ecco, io vorrei che da parte nostra e da parte di tutta quest'Aula ci fosse il riconoscimento dell'alta professionalità del nostro personale della pubblica amministrazione e allora anche la norma Brunetta, che premia chiaramente la professionalità e la produttività, io la vedo come un elemento positivo, in una fase in cui appunto si sono da rinnovare tutti i contratti della pubblica amministrazione.
  Quindi, ringrazio ancora il Ministro per aver espresso il parere favorevole sulla nostra mozione. Naturalmente noi voteremo a favore anche delle altre mozioni. Abbiamo chiesto per alcune di esse di votare le premesse per parti separate, dove ci asterremo, perché è chiaro che sulle premesse ciascuno di noi ha una storia, ciascuno di noi ha vissuto momenti particolari della vita politica, sociale ed economica di questo Paese e quindi da questo punto di vista sulle premesse di alcune mozioni ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, la stagione del blocco della contrattazione nel pubblico impiego è stata inaugurata da Berlusconi nel 2010 ed era passato indisturbato fra tutti i Governi, da Monti, a Letta fino ad arrivare a Renzi nel 2015. Questi Governi hanno violato la Costituzione reiteratamente, a danno di 3 milioni e 300 mila italiani, che hanno lo stipendio bloccato dal 2010. Vera e propria tassazione indiretta a danno di 3 milioni e 300 mila dipendenti pubblici. Nel 2012, con sentenza n. 223, la Corte costituzionale aveva già bocciato il congelamento retributivo dei magistrati, giudicandolo, di fatto, un prelievo tributario a carico di uno specifico segmento di cittadini e, quindi, discriminatorio. Per i magistrati venne riconosciuta la retroattività e in un baleno il MEF si prodigò a erogare immediatamente tutto il maltolto ai magistrati in due rate «razzo» del dicembre 2012 e del gennaio 2013.
  La sentenza, cioè, ebbe immediati effetti. Ebbene, con tre anni di ritardo, nel giugno 2015, arriva un'altra sentenza della Suprema Corte che ha finalmente riconosciuto l'incostituzionalità del blocco reiterato dei contratti pubblici, ma nessun effetto retroattivo è stato riconosciuto, perché evidentemente ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, a seconda dello status sociale che si ricopre.
  In questo Paese di caste, castine e castronerie l'iniquità sociale è diventata principio costituzionale.
  Nessun effetto retroattivo è stato riconosciuto anche per non incorrere nel caos causato con l'altra sentenza, che aveva dichiarato illegittimo il blocco della perequazione automatica delle pensioni, con effetto retroattivo, da cui nacque il bonus una tantum.
  Ebbene, di certo avranno influito sulle decisioni della Consulta le indebite pressioni Pag. 39del Governo nei confronti della Corte costituzionale.
  Infatti, una ventina di giorni prima della sentenza, l'Avvocatura dello Stato aveva diffuso un parere circa l'impatto potenziale sulla finanza pubblica di una eventuale sentenza della Corte costituzionale che risultasse in toto avversa al congelamento della dinamica contrattuale del pubblico impiego.
  Secondo l'Avvocatura, l'onere conseguente alla contrattazione di livello nazionale, per il periodo 2010-2015, relativo a tutto il personale del pubblico impiego, non potrebbe essere inferiore a 35 miliardi di euro, con un effetto strutturale di circa 13 miliardi di euro, a decorrere dal 2016.
  L'impatto era del tutto sovrastimato, come ho già detto in discussione sulle linee generali, dato che la Corte dei Conti, nel rapporto 2013 sul costo del lavoro, stima gli esborsi della tornata contrattuale 2013-2015, compresi gli oneri riflessi e IRAP, in 2,2 miliardi nel 2013, 4,2 nel 2014 e 6,5 miliardi a regime.
  Anche dal rapporto ARAN del giugno 2010 si evince che gli effetti del blocco dei rinnovi nel triennio 2010-2012 (il primo dei due trienni colpiti dal congelamento dei contratti) si attestano poco oltre i 12 miliardi di euro.
  Infine, va ricordato che, a ridosso dell'avvio dei blocchi contrattuali, la legge Finanziaria per il 2008 stanziò a carico del bilancio statale, per la contrattazione collettiva nazionale, appena 240 milioni di euro per l'anno 2008 e 355 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009. Si tratta quindi di dati che rendono palesemente gonfiato il calcolo dell'Avvocatura dello Stato.
  Ma gli effetti di questa manovra economica ricadono su 3,3 milioni di dipendenti pubblici, le cui buste paga sono congelate quasi a sei anni fa, quindi all’«era glaciale», con una perdita del potere d'acquisto del meno 12,5 per cento.
  Negli enti locali ad esempio il sacrificio di un impiegato medio è stato di 2.750 euro, con una perdita di salario accessorio di 1.000 euro.
  Inoltre, il blocco contributivo nel pubblico impiego ha finito per penalizzare solo il personale delle categorie, poiché quello dirigenziale, in molte amministrazioni, ha potuto aggirare il blocco mediante la modifica strumentale delle attività in capo alle strutture organizzative, con conseguente aumento della retribuzione di posizione.
  Non c’è il contratto e non c’è nemmeno l'indennità di vacanza contrattuale che è bloccata fino al 2018. E non si dica che i dipendenti pubblici hanno preso gli 80 euro di Renzi perché non si può barattare il diritto del rinnovo contrattuale con l'indennizzo.
  Non si può sospendere il diritto alla contrattazione solo perché il datore di lavoro è lo Stato. Inoltre, le misure adottate con il decreto n. 78 del 2010 e successive proroghe, coincidono con la fase apicale della crisi economica e sociale più lunga ed intensa che la storia della Repubblica italiana ricordi e che ha prodotto un impoverimento generalizzato del Paese, e della classe media in particolare.
  La sospensione dei rinnovi contrattuali ha portato ad un progressivo impoverimento delle famiglie, che hanno ferme le proprie buste paga, mentre intanto aumentavano prezzi, tariffe e tasse, e venivano introdotti nuovi balzelli come l'IMU e la TASI, con conseguente diminuzione dei consumi e immensi danni per l'economia nazionale.
  Ricordo che con il decreto-legge n. 78 si intendeva riequilibrare i diversi trattamenti contrattuali del pubblico impiego, più alti dei trattamenti corrispondenti nel settore privato.
  Ecco che, invece di alzare quelli più bassi, si sono livellati verso il basso quelli più alti.
  «A livella», per impoverirci tutti quanti. Ed è proprio questa una bella politica economica e sociale ! Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Se 1.200 euro al mese vi sembrano troppi, imponeteci voi per decreto quanto dovremmo prendere, così «famo prima».Pag. 40
  Ma nonostante l'importante decisione della Consulta circa l'illegittimità del blocco, al momento non c’è stato alcun mutamento nell'azione del Governo, né del Ministro competente, né dell'ARAN, per avviare i dovuti passi necessari per il rispetto di quanto sancito dalla suprema Corte. Anzi, continuano ad essere congelati anche quei percorsi negoziali attivati più di un anno fa con l'ARAN, quindi prima della pronuncia della Corte, che avrebbero avuto solo riflessi di carattere giuridico e funzionale.
  Occorre, quindi, intervenire perché venga data piena attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale ed è necessario che il Parlamento impegni il Governo a sbloccare questa insostenibile situazione, con il recupero pieno della perdita del potere di acquisto degli stipendi dei dipendenti pubblici.
  Le risorse per rinnovare i contratti e ridare respiro al potere d'acquisto di milioni di lavoratori ci sono. Andrebbero reperite facendo pagare il dovuto a chi invece in questi anni ha sottratto ingenti risorse alla collettività, colpendo la corruzione e il malaffare che hanno gonfiato la spesa pubblica, arricchendo la malapolitica e la criminalità organizzata. Nessuna inversione di tendenza si registra verso le esternalizzazioni delle attività, le società in house, il proliferare degli appalti e gli sprechi.
  Occorre poi denunciare come le materie, che prima erano individuate quali oggetto di percorsi contrattuali, ora diventano argomenti per decreti delegati e questo la dice lunga sulla volontà di discutere ed affrontare i temi legati al ruolo ed alle funzioni del personale all'interno di un ipotetico rinnovo contrattuale.
  Il blocco delle procedure negoziali per i soli pubblici dipendenti ha creato una situazione di forte penalizzazione in capo a una specifica categoria di lavoratori e rende inapplicabili gli istituti contrattuali retributivi legati alla qualità della prestazione. La stessa Corte dei conti ha rilevato l'anomalia del blocco prolungato degli istituti premiali, congegnati per valorizzare la produttività e la qualità dei dipendenti pubblici.
  Ma ci raccomandiamo al Governo che lo sblocco della contrattazione non venga fatto con il blocco del turn over, ovvero sulle spalle di quei tanti vincitori e idonei di concorsi pubblici che attendono da anni di entrare nella pubblica amministrazione, favorendo quel ricambio generazionale che lei, Ministra Madia, ha tante volte invocato, e che invece vengono continuamente illusi, nonostante ci sia una legge, la D'Alia, a tutelarli. Quindi, allo sblocco, non corrisponda il blocco del turn over.
  Per quando riguarda la mozione a mia prima firma non accetto la riformulazione del Governo, che praticamente me l'ha cassata tutta e, quindi, ho chiesto che la votazione avvenga per parti separate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Grazie Presidente. Per prima cosa vorrei ringraziare la Ministra Maria Anna Madia, non solo per le cose che ha detto con chiarezza sul merito e sul contenuto dell'oggetto della nostra discussione, ma per il fatto di esserci e di avere voluto, con la sua presenza, dire cose certe e chiare nell'Aula a tutti noi.
  Poi vorrei fare un'osservazione di premessa. Io mi sono un po’ stupita del fatto che, nelle dichiarazioni di voto di alcuni colleghi e alcune colleghe, in realtà l'argomento di cui stiamo ragionando è stato isolato come un fatto a sé stante. È come se il tema della qualità del lavoro del pubblico impiego e della contrattazione in quel settore fosse un tema totalmente avulso da qualunque realtà, in particolare dalla realtà che oggi noi stiamo vivendo, che non è soltanto quella della crisi: è la realtà del primo intervento organico complessivo di riforma della pubblica amministrazione.
  Infatti non è originale – ma lo dico perché mi è sembrato che invece non fosse Pag. 41così chiaro – dire che l'approccio alla pubblica amministrazione è il segno, il test principale, della visione di un Governo. E così è stato negli anni in cui la pubblica amministrazione è stata un serbatoio di voti molto importante, con uno scambio spesso non trasparente tra quei voti e le condizioni del pagamento a piè di lista delle spese della pubblica amministrazione, oppure quando magari, usando titoli diversi, si sono fatti i tagli lineari, magari chiamati in altro modo, chiamati riforme, chiamati interventi, ma di fatto tagli lineari, tagli lineari che non si misuravano con il tema del cambiamento della pubblica amministrazione.
  E il filo conduttore della visione che dicevo prima è stato un racconto che ha sostenuto dal punto di vista simbolico quegli interventi; un racconto di una pubblica amministrazione tutta grigia, con lavoratori e lavoratrici contenti di quello scambio; i fannulloni, onorevole Polverini, i fannulloni, appunto, raccontati, segnalati e indicati come, simbolicamente, i rappresentanti di quella pubblica amministrazione.
  Ora, vorrei ricordare all'onorevole Duranti, con lo stesso garbo con cui lei si è rivolta alla sottoscritta – non solo a lei, ma, attraverso lei, Presidente, a tutta l'Aula – che fu Massimo D'Antona, un grande giuslavorista, un grandissimo giuslavorista, a chiedere, lavorare, studiare e definire la modernizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, mettendo insieme la qualità di quel lavoro e la compatibilità della finanza come necessaria scelta per impedire che il pubblico impiego fosse alla dipendenza della politica.
  L'elemento dell'autonomia passa esattamente da lì, dalla responsabilità anche della contrattazione, da questo punto di vista. Oggi noi cambiamo pagina, siamo in un'altra fase, abbiamo fatto un'altra scelta: la scelta, appunto, della riforma della pubblica amministrazione. In questa fase così complicata, cioè, la scelta di investimento, la visione che è stata assunta, è quella di non rinunciare a fare una cosa difficile: non semplicemente interventi chirurgici, interventi microsettoriali, ma riproporre una visione della pubblica amministrazione al servizio del Paese e delle persone, una visione che si misura con cose molto difficili, come tenere insieme il rapporto tra il centro e il locale, tenere insieme l'elemento della necessità del controllo con quello dell'autonomia, tenere insieme la necessità degli standard di qualità con la specificità degli interventi, scegliere di riformare la dirigenza, non soltanto il tetto delle retribuzioni.
  Il Governo, cioè, ha preso una strada difficile: non ha rinunciato a misurarsi con quei problemi, in una fase in cui, però, anche la crisi, così seria, da cui stiamo uscendo, ha portato le persone a chiedere sempre di più servizi alla pubblica amministrazione e in cui, perciò, la riforma della pubblica amministrazione, che è ciò che si presenta a quelle persone come veicolo di quella risposta, è decisiva perché non sia la pubblica amministrazione l'ostacolo tra i diritti necessari, sanzionati, decisi e resistenti e la possibilità di esercitarli.
  Questa è la scommessa straordinaria che la riforma ha provato a realizzare. E il successo di quella riforma – questo è il secondo ragionamento che voglio proporre – è una scommessa collettiva, è una scommessa del Paese, perché se ne è sempre parlato, si è sempre detto ed evocato in tutti i classici manuali il fatto che la competitività del sistema, anche gli investimenti esteri, anche quelli interni, dipendevano dalla riforma, dall'efficacia e dall'efficienza della pubblica amministrazione.
  Si è sempre detto, ma essa è stata evocata e non realizzata. Il successo della scommessa della riforma della pubblica amministrazione di cui stiamo parlando è sicuramente condizionato, in maniera decisiva, dalla capacità di coinvolgere le persone, le competenze e i talenti che ci sono nella pubblica amministrazione in questa scommessa. E qui sta il punto, in quelle persone che venivano nominate prima, che non sono solo gli impiegati amministrativi, ma sono le infermiere, i vigili del fuoco, gli insegnanti, l'intero Pag. 42corpo della pubblica amministrazione, per anni relegati nel ruolo di fannulloni e considerati vittime e semplicemente destinatari di ricatti elettorali.
  Ora questa è la scommessa collettiva, Ministra, che noi abbiamo. Lei lo sa, perché qui, prima, ha esattamente detto questo, quando ci ha proposto l'autonomia contrattuale come una scelta che il Governo intende rispettare. Ora, naturalmente, il Governo eredita una situazione. Io ho sentito una fotografia dell'esistente, non ho sentito nessuno proporre un ragionamento banale: se nella pubblica amministrazione ci sono persone che hanno un'età media più alta degli altri Paesi europei, e – aggiungo – una percentuale di laureati inferiore, non è che questo è successo negli ultimi dodici mesi. Il Governo eredita un Paese in cui non c’è stata una politica industriale, non si sono investiti soldi né nella scuola, né nella ricerca (nella scuola si sono tagliati 80 mila posti di lavoro e 4 miliardi di risorse). Eredita un Paese così, con un modello di specializzazione maturo in settori molto esposti alla concorrenza ed eredita anche una pubblica amministrazione così. Allora, oggi, la sfida straordinaria è esattamente questa, che, di fronte a queste eredità, la direzione di marcia sia diversa e contraria, coerente con la scommessa generale sulla pubblica amministrazione.
  Poi, certo, c’è la sentenza della Corte. Ma io vorrei dire due cose. La prima, è vero che la legge di stabilità del 2014, dopo sei anni di interventi che bloccavano la contrattazione, proroga di un anno quel blocco, ma fa una cosa diversa, perché sblocca gli automatismi di carriera e le progressioni per tutti ed esclude da questo blocco alcuni settori, per esempio le forze di polizia. Ma, prima della sentenza della Corte, sia il Ministro Poletti, che la Ministra Madia, avevano già detto in modo chiaro che quel blocco non era una scelta strutturale, era una scelta transitoria e che, invece, la ripresa della contrattazione era l'intenzione che il Governo voleva realizzare. Oggi siamo qui, esattamente qui.
  Vorrei aggiungere altre due cose. La legge di stabilità del 2014 fa quello che ho detto ma fa anche altre scelte, fa scelte che – vorrei venissero evidenziate almeno oggi che i dati lo dicono in modo inequivocabile – vanno nel senso di redistribuire la ricchezza. Gli 80 euro sono questo, la redistribuzione della ricchezza. Gli investimenti per la riduzione dell'Irap e le decontribuzioni per le assunzioni sono scelte che vanno in questo senso. La ripresa della contrattazione collettiva è una scelta in più, non è solo redistribuzione della ricchezza, è la valorizzazione del rapporto di lavoro, è il riconoscimento dell'autonomia contrattuale, ed è per questo che è importante, perché non consente solo, in termini economici, di partecipare alla redistribuzione della ricchezza, consente invece la ripresa di autonomia contrattuale e, quindi, di essere partecipi nella scommessa collettiva di quel grande processo di riforma che abbiamo scelto di fare.

  PRESIDENTE. Concluda.

  TITTI DI SALVO. Insisto, quindi, non si tratta di eseguire la sentenza della Corte, ma di una scelta perché la Corte non parla della quantità delle risorse, non parla del passato; invita a non rendere strutturale il blocco e, quindi, la scelta del Governo è una scelta e come tale la riconosco e la valorizzo.
  Infine, la nostro mozione è stata accolta dal Governo, ringrazio la Ministra e il sottosegretario per questa scelta. La nostra mozione dice due cose.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Salvo, siamo un minuto oltre.

  TITTI DI SALVO. Ho finito. Dice due cose. Dice che bisogna, come prevede la legge, arrivare alla riduzione dei comparti come premessa e poi stanziare nella legge di stabilità le risorse che servono. E infine...

  PRESIDENTE. No, onorevole Di Salvo, infine abbiamo concluso, perché lei è un minuto e dieci secondi oltre il tempo.

Pag. 43

  TITTI DI SALVO. I dati di oggi ci dicono che le riforme funzionano...

  PRESIDENTE. Io capisco l'intervento a braccio, però.

  TITTI DI SALVO. I dati di oggi ci dicono che le riforme funzionano e, quindi, penso che sia la direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Colleghi, prendiamo posto, perché saranno diversi e articolati.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Passiamo alla votazione della mozione Ciprini ed altri n. 1-00878.
  Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, quindi il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
  Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la premessa, insieme al primo capoverso del dispositivo, a seguire, distintamente il secondo e il terzo capoverso del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-00878, limitatamente alla premessa congiuntamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  362   
   Astenuti  56   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  273).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-00878, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallo, De Maria, Pes, Moscatt, Cardinale.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  407   
   Astenuti  14   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 134    
    Hanno votato
no  273).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-00878, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palazzotto, Pastorino, Vaccaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  410   
   Astenuti   13   Pag. 44
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 136    
    Hanno votato
no  274).    

  (La deputata Argentin e il deputato Borghi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione della mozione Di Salvo ed altri n. 1-00988. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Salvo ed altri n. 1-00988, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, D'Incà.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  282   
   Astenuti  144   
   Maggioranza  142   
    Hanno votato
 278    
    Hanno votato
no    4).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Salvo ed altri n. 1-00988, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Kronbichler.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  314   
   Astenuti  112   
   Maggioranza  158   
    Hanno votato
 313    
    Hanno votato
no    1).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini ed altri n. 1-00992, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Gelmini, Sereni, Ginefra, Guerra.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  318   
   Astenuti  110   
   Maggioranza  160   
    Hanno votato
 318).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione della mozione Airaudo ed altri n. 1-00994. Avverto che i presentatori di tale mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo con esclusivo riferimento al primo e al terzo capoverso del dispositivo. Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Airaudo ed altri n. 1-00994, limitatamente alla premessa e ai capoversi secondo, quarto e quinto del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Boccuzzi...Pag. 45
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  372   
   Astenuti   60   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  271).    

  (La deputata Argentin ed il deputato Arlotti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Airaudo ed altri n. 1-00994, limitatamente ai capoversi primo e terzo del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Boccuzzi, Moscatt, Oliverio, Fantinati, Cesaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  341   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 338    
    Hanno votato
no    3).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione della mozione Fedriga ed altri n. 1-00997. Avverto che i presentatori di tale mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza. Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fedriga ed altri n. 1-00997, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Invernizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  385   
   Astenuti   46   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  275).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fedriga ed altri n. 1-00997, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  428   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 147    
    Hanno votato
no  281).    

  (La deputata Argentin e il deputato Romanini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Pag. 46

  Passiamo alla votazione della mozione Pizzolante ed altri n. 1-00998. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pizzolante ed altri n. 1-00998, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Taricco, Kronbichler, Verini, Rostan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  433   
   Votanti  383   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 280    
    Hanno votato
no  103).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pizzolante ed altri n. 1-00998, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  416   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 315    
    Hanno votato
no  101).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. Il deputato Cani ha segnalato che si è erroneamente astenuto, mentre avrebbe voluto votare a favore).

Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Fedriga ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione nonché sui costi del fenomeno immigratorio. (Doc. XXII, n. 38-A) (ore 13,30).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare di iniziativa dei deputati Fedriga ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione nonché sui costi del fenomeno immigratorio.
  Ricordo che nella seduta del 21 settembre 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – Doc. XXII, n. 38-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di inchiesta parlamentare della quale la Commissione propone la reiezione.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, n. 38-A), che è distribuito in fotocopia.

(Esame dell'articolo 1 – Doc. XXII, n. 38-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unico emendamento integralmente soppressivo ad esso riferito (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, n. 38-A).Pag. 47
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Costantino 1.1.

  ALAN FERRARI, Relatore per la maggioranza. Presidente, coerentemente con quanto ho già avuto modo di illustrare nel riferire all'Assemblea in senso contrario, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento soppressivo Costantino 1.1.

  PRESIDENTE. Onorevole Invernizzi ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Esprimo parere contrario sull'emendamento Costantino 1.1.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Costantino 1.1.

  PRESIDENTE. Poiché, come ricordato, all'articolo 1 è riferito un solo emendamento soppressivo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento verrà posto ai voti il mantenimento del medesimo articolo 1.
  Avverto sin d'ora che l'eventuale reiezione dell'articolo 1 comporta la reiezione del provvedimento nel suo complesso.
  Pertanto, ove tale articolo non venisse approvato, non procederemo all'esame degli ulteriori emendamenti presentati, né alla votazione degli articoli. Per la medesima ragione non si procederà all'esame degli ordini del giorno e alla votazione finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

  LAURA RAVETTO. Grazie, Presidente. Intervengo con velocità per confermare l'intendimento di Forza Italia di sostenere questa proposta di Commissione d'inchiesta. Quindi, la nostra è una posizione di contrarietà all'emendamento soppressivo perché, al contrario di quanto ci è stato riferito in Commissione sia dal Governo sia dai colleghi di maggioranza, noi riteniamo che non ci sia una sovrapposizione con la Commissione di inchiesta sui CIE, peraltro ben presieduta dal presidente Migliore, perché questa è una proposta di Commissione più ampia che va a verificare non soltanto i costi di destinazione dei fondi sui CIE e sui CARA ma sul sistema dell'accoglienza in generale e quindi anche i soldi che vengono erogati dagli enti locali in altre forme di accoglienza nonché finalizzata a verificare, a nostro avviso a ragione, la destinazione dei fondi europei. Quindi, per esigenze di trasparenza noi supportiamo questa proposta.

  ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signor Presidente, l'onorevole Ravetto ha già espresso a nome del mio gruppo la posizione su questa proposta di emendamento soppressivo. Vorrei invece fare un richiamo al Regolamento perché si tratta di un voto straordinariamente importante non solo ai sensi del nostro Regolamento ma anche per la prassi che si è instaurata in questa legislatura ed inoltre per una piccola ulteriore chicca di gravità che ha aggiunto poco fa con molta superficialità il rappresentante del Governo.
  Questa è una delle poche occasioni nelle quali, in questa legislatura, la Camera è chiamata ad esprimere un voto su una proposta dell'opposizione. Il Regolamento garantisce che vengano costantemente votate – non solo messe all'ordine del giorno ma votate – proposte di iniziativa dell'opposizione. In genere la formula con la quale queste proposte sono scelte, un po’ dalle opposizioni ma soprattutto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, è quella della mozione. Qui siamo, invece, di fronte non ad una mozione, nemmeno ad una proposta di legge, ma ad un atto tipico di competenza delle opposizioni: la proposta, cioè, di istituire una Commissione di inchiesta parlamentare.Pag. 48
  È vero che in questa legislatura siamo abituati ad una certa preclusività della maggioranza. Tale preclusività – mi consenta – viene in qualche modo anche tollerata dalla Presidenza della Camera, nonostante si tratti di una maggioranza che è stata dichiarata dalla Corte costituzionale non conforme agli stessi principi di costituzionalità della legge elettorale e nonostante che sia una maggioranza che è molto variata nel corso della legislatura perché quel premio dichiarato incostituzionale prevedeva i colleghi di SEL oggi all'opposizione, mentre oggi invece della maggioranza fanno parte diversi colleghi di diversi gruppi eletti in diverse liste dell'opposizione. Quindi, questo dovrebbe consigliare un maggior riguardo e una maggiore attenzione alle proposte dell'opposizione.
  Ma il Regolamento prevede anche, signor Presidente, che queste proposte vengano di norma collocate al primo punto dell'ordine del giorno, non certo all'ultimo, il giovedì pomeriggio, quando tutti i colleghi, nel bene e nel male, a torto o a ragione, stanno con le valigie in mano, quasi come se fosse una formalità da risolvere e da sbrigare in fretta.
  Fatti salvi gli atti dovuti e i decreti-legge, queste proposte hanno una loro dignità, per la dignità della rappresentanza e dell'opposizione del Parlamento, e vanno quindi collocate al primo punto dell'ordine del giorno della seduta.
  Quindi, Presidente, credo che questo modo di fare, questo trattamento riservato alle opposizioni parlamentari in questa legislatura e alle loro proposte, sia un modo disdicevole, non conforme al Regolamento, tollerato o consentito dalla Presidente della Camera e dimostra, ancora una volta, l'arroganza con la quale, nonostante le condizioni particolari in cui si svolge questa legislatura, la maggioranza, e il PD in primis, si sta comportando.
  Credo che sarebbe opportuno permettere alle opposizioni di avanzare una proposta di legge su una Commissione di inchiesta parlamentare, di votarla e magari di assegnarle anche la presidenza visto che è stato ricordato che su un'altra Commissione d'inchiesta, come in quasi tutte, per la verità, la maggioranza si è presa anche la presidenza. Una volta questo era tema di una proposta costituzionale condivisa dal PD, il diritto delle opposizioni ad avanzare proposte e ad ottenere l'istituzione di Commissioni parlamentari di inchiesta; una volta si parlava di statuto dell'opposizione nei nostri Regolamenti che garantivano il diritto delle opposizioni ad avere la presidenza delle Commissioni di inchiesta, ora pare che le modifiche dei Regolamenti debbano essere fatte solo per salvaguardare i diritti della maggioranza.
  Concludo, quindi, Presidente, con l'esprimerle il mio sconcerto per il modo con il quale stiamo procedendo, lo ripeto, non conforme al Regolamento per il rispetto che devono avere queste proposte e per richiamare, con quel poco di autorevolezza che mi resta e che resta alle opposizioni in questo Parlamento, il comportamento del Governo che non si sarebbe mai dovuto esprimere su una proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta.
  Non posso permettere, Presidente, che anche questo passi in silenzio; il parere del Governo su questi atti parlamentari è francamente sconsigliato; ho una certa esperienza anche per aver ricoperto quel ruolo importante tra i banchi del Governo e credo, Presidente, che in passato non sarebbe mai accaduto; che oggi questo venga tollerato credo sia un ulteriore segno del degrado dei tempi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ricordo che la programmazione di questa settimana e di questo percorso parlamentare è avvenuta all'unanimità in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giuseppe Guerini. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GUERINI. Grazie Presidente, anch'io molto brevemente cerco di intervenire su questa proposta di istituzione Pag. 49di Commissione e in qualche modo anche di rassicurare le perplessità dell'onorevole Vito, che parlava di una qualche forma di abuso dei diritti dell'opposizione.
  Oggi ci viene chiesto, in quest'Aula, di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione, nonché sui costi del fenomeno immigratorio. Ricordo a me stesso, prima che all'Aula, anche se ne faccio parte, che con delibera di questa Camera dei deputati adottata il 17 novembre del 2014 la Camera ha istituito, appunto, nella data che prima ricordavo, una Commissione parlamentare di inchiesta, denominata Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione. Scusatemi se sono andato di fretta, ma era la stessa cosa che avevo letto 30 secondi fa.
  Quindi, è abbastanza incomprensibile che i proponenti chiedano a quest'Aula di istituire una Commissione che è nei fatti, sostanzialmente, già operativa da qualche mese e che vede anche la collaborazione di esponenti della Lega Nord.
  Oltretutto, chiedono a quest'Aula di istituire una Commissione con un mandato che è infinitamente più limitato di quello della Commissione che già esiste e che ha un mandato molto più ampio, a più ampio raggio, a più ampio spettro, sia sui costi del fenomeno migratorio che sulle condizioni di trattenimento; chiedono di spendere 150 mila euro pubblici per l'istituzione di una Commissione che già esiste, lo ripeto per l'ennesima volta.
  A questo punto, io, coerentemente con quanto annunciato e già sostenuto dai colleghi del Partito Democratico nella Commissione affari costituzionali, non posso fare a meno che riconfermare la nostra totale contrarietà, logica prima ancora che politica, all'istituzione di una Commissione con un mandato più limitato e molto più riduttivo rispetto a quella che già esiste e che già sta operando con una serie di missioni alle quali, lo ripeto, partecipano tutti i commissari, compresi quelli dell'opposizione.
  Ricordo o, perlomeno, prendo atto con favore del fatto che con quasi un anno di distanza i colleghi della Lega Nord abbiano cambiato opinione rispetto al fatto che adesso intendano chiederci conto di come sono stati gestiti i fondi pubblici sull'istituzione dei centri di accoglienza per migranti.
  Ricordo, per esempio, il famigerato, ormai, CARA di Mineo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e ricordo anche chi c'era al Governo quando venne istituito. Quindi, accettiamo con favore il fatto che anche la Lega Nord abbia preso atto che è stata adottata una filosofia completamente perdente, per non dire altro, in questi anni.
  Mi limito a ricordare, in chiusura, una dichiarazione di voto rispetto all'istituzione, l'anno a scorso a novembre, quando questa Camera ha chiesto e ottenuto di istituire una Commissione di indagine a 360 gradi sul fenomeno migratorio e sull'accoglienza dei cittadini stranieri, siano essi richiedenti asilo, profughi o rifugiati. Ricordo – e prendo atto del fatto che c’è stato un grande cambiamento di posizione – che un mio collega diceva: «non ci rassegniamo ed è per questo che non potevamo e non possiamo condividere provvedimenti come questo. Concludo quindi annunciando che voteremo contro questa inutile Commissione», che costa 100 mila, ed era il collega Rondini della Lega Nord.
  Prendiamo atto che la Lega Nord ha cambiato opinione, gli facciamo risparmiare 150 mila euro e chiediamo che non venga istituita questa Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, la proposta della Lega Nord prevede Pag. 50l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione, nonché sui costi del fenomeno dell'immigrazione. Questa proposta si concentra, nello specifico, sulla gestione dei centri e degli appalti.
  Essa potrebbe sembrare interessante e condivisibile nel contenuto, visto che contiene alcuni aspetti da noi proposti durante il cosiddetto «decreto stadi». Tuttavia, quello che propone è già uno degli aspetti di cui si occupa la Commissione d'inchiesta sui centri d'accoglienza, al momento ancora attiva.
  La suddetta Commissione sta affrontando la questione immigrazione a tutto tondo e finora si è occupata della gestione dei centri d'accoglienza, ma quasi nulla di appalti, argomento che forse volutamente si evita di affrontare e indagare. Potrebbe essere occasione per aprirlo nella Commissione esistente.
  In questa Commissione è presente anche la Lega Nord e, se vuole impegnarsi nel fare chiarezza su appalti e procedure di espulsione, può battagliare con noi in Commissione, dove spesso siamo i soli a chiedere di voler spulciare le carte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siamo, quindi, a chiedere un maggiore impegno, serio e concreto su questo, piuttosto che aprire il CARA di Mineo, finanziare campi rom e votare il regolamento di Dublino, che obbliga il migrante a rimanere nel primo Paese che ha effettuato il riconoscimento.
  I componenti di questa Commissione, dove sono presenti rappresentanti di ciascun gruppo parlamentare, hanno gli stessi poteri della magistratura. Quindi, finora avrebbero potuto, tramite la Commissione, richiedere atti, audizioni, fare ispezioni; insomma, approfondire il tema specifico, cosa che finora non ci risulta sia stata fatta dai commissari di Commissione della Lega Nord.
  In ogni caso, riteniamo altresì che chiunque abbia il diritto di presentare e discutere una proposta di legge in questo Parlamento e troviamo odioso l'atteggiamento del Partito Democratico, che, grazie ad un premio di maggioranza incostituzionale, può presentare e approvare emendamenti totalmente soppressivi delle leggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), senza entrare nel merito e soffocare il dibattito, come è già avvenuto con la nostra proposta di legge per abolire Equitalia e come, con ogni probabilità, avverrà con la nostra proposta di legge per abolire i fondi pubblici all'editoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Fino a prova contraria e a Costituzione immutata, il potere legislativo appartiene al Parlamento e questo Governo ne fa abuso. Il Governo deve solo esercitare il potere esecutivo: le leggi si scrivono in Parlamento con opposizione e maggioranza. Quindi, voteremo in senso contrario alla soppressione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, intervengo soltanto per annunciare la votazione di Alternativa Libera per il mantenimento del testo, anche perché effettivamente, se si evita di rimanere al titolo della richiesta di questa Commissione, si entra anche nel dispositivo del provvedimento e si guardano i punti, effettivamente, c’è necessità e – concordo con i colleghi di Forza Italia – di questo tipo di Commissione d'inchiesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Intervengo solo per puntualizzare alcune cose rispetto alla discussione che stiamo facendo.
  Ci sono dei punti di metodo sollevati in questa discussione che noi condividiamo: c’è sicuramente un errore da parte del Governo, che doveva rimettersi all'Assemblea rispetto a una discussione di questo tipo, che non riguarda il Governo, come è Pag. 51stato giustamente sollevato dal collega Vito, perché l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta, in questo caso monocamerale, riguarda la Camera dei deputati e non sicuramente il Governo, anche perché sarebbe una Commissione d'inchiesta sul Governo.
  Sicuramente in questo alcune pecche da parte di questa maggioranza ci sono. Ci sono anche nella Commissione di cui faccio parte, l'altra Commissione, quella istituita, che ha eletto due vicepresidenti di maggioranza. Anche questo è un vulnus che andrà sanato, perché abbiamo una Commissione d'inchiesta che ha un presidente e due vicepresidenti di maggioranza. Su questo, c’è un fatto anche di stile, rispetto alla necessità di garantire alle opposizioni la possibilità di esercitare bene un diritto d'inchiesta, fermo restando che il lavoro che stiamo svolgendo nella Commissione d'inchiesta è un lavoro molto approfondito, che mi sento di difendere dentro quest'Aula; un lavoro che l'onorevole Rondini, che è mio collega dentro quella Commissione, dovrebbe quanto meno spiegare perché non va bene.
  Infatti, abbiamo dentro quella Commissione, come veniva ricordato esattamente, tutti gli obiettivi e tutti i poteri richiesti per la costituzione di questa Commissione, che sarebbe esattamente un duplicato. Siamo facendo quegli approfondimenti – lo dico all'onorevole Cozzolino –, perché abbiamo chiesto e acquisito, anche con l'aiuto e il lavoro prezioso dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, tutte le carte che riguardano gli appalti, a partire dal CARA di Mineo, che è uno dei punti di crisi maggiore del nostro sistema d'accoglienza e su cui ci sono responsabilità ampie che andranno chiarite.
  Credo che probabilmente il presidente Maroni, allora Ministro dell'interno che appose la sua firma sull'apertura del CARA di Mineo, farebbe bene a trovare il tempo necessario per venire in audizione – così com’è stato richiesto – nella Commissione d'inchiesta che è già presente, invece che la Lega proporre in quest'Aula un'ulteriore Commissione d'inchiesta, che serve a fare propaganda. Allora, siccome i componenti di quella Commissione d'inchiesta fanno parte di tutti i gruppi parlamentari, probabilmente è lì dentro che, se c’è qualche problema, si può porre; è dentro quella Commissione che si può svolgere un lavoro anche sui costi del sistema di accoglienza e sulle responsabilità rispetto a quei costi.
  Noi voteremo favorevolmente all'emendamento soppressivo – che abbiamo tra l'altro presentato –, perché, oltre a ritenere inutile l'istituzione di una nuova Commissione, riteniamo anche inutile, se non a fini propagandistici, affrontare questa discussione in quest'Aula dopo che già è stata affrontata più volte (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, le proposte di inchiesta parlamentare seguono le procedure previste per i progetti di legge e quindi, anche in questo caso, il parere del Governo; e ciò anche secondo una prassi consolidata.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Noi ricordiamo benissimo sotto quale Governo è stato istituito il CARA di Mineo; se però volete avere informazioni sulla gestione del CARA di Mineo, chiedetelo ai vostri colleghi di Governo dell'NCD o, se volete qualche informazione magari anche su un CARA più vicino a noi, qui a Roma, dove tre giorni fa la Guardia di finanza, su richiesta dell'Anac guidata da Cantone, ha fatto delle ispezioni per verificare tutta una serie di questioni, chiedete a Buzzi, che mi sembra avesse in tasca la tessera del PD e non certo quella della Lega Nord.
  Per quanto riguarda il merito della questione, vi invito – e invito soprattutto l'onorevole Guerini, che ha fatto un intervento a mio avviso assolutamente fuori merito – a leggere però le carte e non a limitarvi semplicemente all'intitolazione e chiuderla lì, perché sembra quasi che Pag. 52questo sia il modo corrente del fare le cose in quest'Aula.
  Se vi leggete semplicemente le funzioni della Commissione, l'articolo 1 del progetto Fiano-Migliore che è stato approvato il 17 novembre 2014, e l'articolo 2 della nostra proposta, sfido chiunque ad alzarsi e dire che queste sono già ricomprese nell'ambito, così come previsto, della Commissione di inchiesta cosiddetta Migliore; e a dire addirittura, come ho sentito da Guerini, che la nostra proposta è riduttiva.
  Per esempio, la Commissione «Fiano-Migliore» ha il compito di accertare se nei CDA, CARA o CIE si siano verificate condotte illegali e atti lesivi dei diritti fondamentali e della dignità umana; e se, in particolare, siano stati praticati trattamenti disumani o degradanti nei confronti di migranti ivi accolti o trattenuti; accertare se nei CDA, CARA o CIE si siano verificate gravi violazioni delle regole dei centri, nonché comportamenti violenti o commessi in violazione di disposizioni normative da parte delle persone ospitate; indagare sui tempi delle modalità di accoglienza dei CDA e dei CARA e sulle modalità di trattenimento nei CIE e, in relazione a tali ultimi centri, verificare se sia data effettiva e puntuale applicazione alle disposizioni e alle garanzie a tutela degli stranieri espulsi e trattenuti previste dalla direttiva 2008/115/CE, anche al fine di accertare eventuali responsabilità che possano avere determinato eventuali eventi critici in tali centri; verificare l'adeguata tenuta di registri di presenza delle persone trattenute all'interno di ciascun CIE, CARA e quanto di conseguenza; valutare l'efficacia del sistema dei CIE sotto il profilo dell'identificazione delle persone ivi trattenute. Ma perché verificare questo ? Lo dice il vostro provvedimento istitutivo in relazione sia alla durata massima del periodo di trattenimento all'interno dei centri, sia alla sua proporzionalità rispetto al grado di privazione della libertà personale delle persone sottoposte a detenzione amministrativa; quindi, controlliamo se sono trattati bene e vediamo il rispetto dei diritti civili. Verificare le procedure adottate per l'affidamento della gestione CDA, esaminare convenzioni stipulate con gli enti gestori dei centri e accertare eventuali responsabilità; e qui si dice che andiamo controllare ogni euro speso ? No, perché la legge istitutiva dice: accertare eventuali responsabilità relative alla mancata offerta dei servizi ivi previsti secondo livelli adeguati e di qualità e che gli stessi non siano implicati in procedimenti penali relativamente alla gestione; vediamo se i soldi spesi lo siano stati per garantire la qualità, eccetera. Verificare l'effettivo rispetto dei criteri di gestione previsti nelle vigenti disposizioni per ciò che attiene ai servizi di orientamento nonché di tutela legale e sociale erogati nei CDA, nei CARA e nei CIE.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Chiedo un attimo di pazienza.
  Valutare l'attività dell'autorità responsabile e, infine, sostenibilità dell'attuale sistema sotto il profilo economico e la possibilità di adottare, a parità di risorse impiegate (non vediamo come risparmiare), nuove e diverse soluzioni normative per la gestione della questione dell'immigrazione.
  Questo è quello che per legge la Commissione cosiddetta Migliore deve fare. Io qui non vedo scritto: verifichiamo quanti soldi vengono spesi in tutto il loro complesso, se questi soldi effettivamente sono spesi in modo adeguato, se c’è stata malversazione, se ci sono state appropriazioni indebite, se c’è stato l'assoluto rispetto di quello che viene stabilito dalle nostre leggi e dei nostri regolamenti. Qui voi con la vostra Commissione (perché avete voluto farla voi) vi siete preoccupati di dire: verifichiamo se c’è stata umanità di trattamento all'interno di questi CIE di questi CARA, eccetera.
  Cito semplicemente (mi spiace, è quello però che ci viene concesso: ce ne faremo una ragione) l'articolo 2, comma 1, lettera a), della nostra proposta e ditemi se lo trovate nella vostra (e mi limito a quella): «Indagare e accertare se e in quale misura nei CDA, centri di primo soccorso, CARA, Pag. 53CIE e nell'ambito del sistema di protezione per richiedenti asilo o rifugiati si siano verificati casi di gestione indebita o inefficiente di risorse, di fondi pubblici, statali e dell'Unione europea». Questo lo avete voi nella legge istitutiva ? No, non lo avete !

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

  CRISTIAN INVERNIZZI. «Ricostruire in maniera puntuale le circostanze in cui si siano eventualmente»... Insomma, signor Presidente, e mi avvio alla conclusione: io capisco...

  PRESIDENTE. Guardi siamo arrivati a 49 secondi: io le lascio concludere il ragionamento, però, ecco...

  CRISTIAN INVERNIZZI. Sto solo dicendo che, per carità, potete dire quello che volete: potete anche dire che voi controllate, che voi state facendo e non lo state facendo; ma, per piacere, quanto meno non dite che noi stiamo facendo propaganda su una cosa che – ripeto – è stata sollevata dalla magistratura: si sa che in questi sistemi stanno «mangiando» centinaia di cooperative, centinaia di associazioni. Lo sapete anche voi !
  Concludo dicendo che a questo punto non vedo l'ora di leggere gli «straordinari» risultati della Commissione Migliore, per vedere quali e quante «mangiatoie» sarà in grado di trovare ! Scommettiamo che non ne troverà nessuna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che chi è favorevole alla reiezione dell'articolo 1 deve votare «no» e chi è contrario deve votare «sì».
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  405   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  277).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario. Il deputato Giancarlo Giorgetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Essendo stato respinto l'articolo 1, anche il provvedimento nel suo complesso si intende respinto.
  Secondo le intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato a martedì 29 settembre; in tale seduta, come già stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, l'esame di tali argomenti sarà iscritto all'ordine del giorno con priorità rispetto a quelli già previsti dal calendario dei lavori.

Modifica nella denominazione e nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che il vicepresidente del gruppo parlamentare Misto, in rappresentanza della componente politica MAIE – Movimento Associativo Italiani all'Estero – Alleanza per l'Italia (API), con lettere pervenute in data 23 e 24 settembre 2015, ha reso noto che la nuova denominazione della componente è: «Alleanza Liberalpopolare Autonomie (ALA) – MAIE – Movimento Associativo Italiani all'Estero». Alla componente così denominata hanno chiesto di aderire i deputati Ignazio Abrignani, Luca D'Alessandro, Monica Faenzi, Giuseppe Galati, Giovanni Carlo Francesco Mottola, Massimo Parisi e Francesco Saverio Romano. Il rappresentante della predetta componente ha comunicato di aver accolto tali richieste.

Pag. 54

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Giovanni Monchiero ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia ha proceduto, in data 23 settembre 2015, alla sua elezione a presidente del gruppo in sostituzione del deputato Andrea Mazziotti Di Celso, dimissionario.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 14).

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Avrei voluto farlo ieri, ma credo che quest'Aula debba parlarne e debba anche interrogarsi su come celebrare il trentesimo anniversario della morte di Giancarlo Siani, una delle figure più importanti del giornalismo di inchiesta italiano, ucciso trent'anni fa dai clan della camorra a Torre Annunziata. Un giovane pubblicista de Il Mattino, che ebbe il merito da solo di aprire inchieste molto serie, che poi nel corso degli anni hanno portato agli arresti esponenti di clan rilevantissimi di quell'area.
  Giancarlo Siani era un giovane e aveva una grande voglia di inseguire e di conoscere la giustizia insieme ad Amato Lamberti fondò l'Osservatorio sulla camorra. Credo che oggi sia giusto, di fronte alla città di Napoli e alla regione Campania, che in questi giorni stanno portando avanti delle celebrazioni sulla sua figura, ricordarlo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scotto, anche la Presidenza si associa a questo ricordo.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, da venerdì 25 settembre a domenica 27 settembre a Milano ci sarà il XII congresso nazionale dell'associazione «Luca Coscioni» per l'affermazione del diritto alla libertà di ricerca e a beneficiare della progresso scientifico come già riconosciuto a livello internazionale. Sessantamila cittadini hanno sottoscritto la proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita promossa dall'associazione «Luca Coscioni». Alcuni giorni fa 155 parlamentari hanno chiesto di calendarizzare la proposta di legge d'iniziativa popolare sul fine vita. Torno a chiedere alla Presidenza di farsi carico nella prossima Conferenza dei presidenti di gruppo di prevedere la calendarizzazione di questa importante proposta di legge di iniziativa popolare che riguarda tante persone che stanno aspettando una legge moderna e innovativa in questo campo.

  PRESIDENTE. Onorevole Melilla, ovviamente la questione, come lei giustamente ha sottolineato, va affrontata in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo e per iniziativa o del Governo o dei gruppi o di chi comunque ne ha la titolarità.

  VITTORIO FERRARESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, vorrei sollecitare l'interrogazione a risposta scritta a mia prima firma n. 4-02590. È un'interrogazione sottoscritta da numerosi deputati del MoVimento 5 Stelle, abbiamo già sollecitato in data 20 gennaio 2015, sono nuovamente a sollecitare e a chiedere appunto, visto che l'attuale delegato a rispondere è il Ministero degli affari esteri, che sia rivista questa delega nella risposta, perché ci sembra alquanto strano perché parliamo di questioni attinenti a Pag. 55episodi di violenza all'interno di un carcere. Poi vorrei sottolineare anche il sollecito all'interrogazione a risposta scritta n. 4-02112 a prima firma Bernini Paolo e come cofirmatario il sottoscritto, che è un'interrogazione molto vecchia e che noi sollecitiamo ulteriormente la risposta alla stessa.

  PRESIDENTE. La Presidenza si farà parte diligente ovviamente nel sollecito della risposta alle sue interrogazioni. In ordine invece al destinatario delle interrogazioni stesse, evidentemente questa è una cosa che rimane agli atti e speriamo a questo punto di doverne prendere atto, altrimenti va cambiata proprio la formulazione dell'interrogazione stessa.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 25 settembre 2015, alle 9,30:

  Svolgimento di una interpellanza urgente.

  La seduta termina alle 14,05.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 23 settembre 2015, a pagina 25, seconda colonna, trentasettesima riga, le parole da «in» a «francamente» sono sostituite dalle seguenti «metropolitani – francamente, però,».

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3304 – articolo 1 349 348 1 175 243 105 90 Appr.
2 Nom. articolo 2 356 354 2 178 246 108 90 Appr.
3 Nom. articolo 3 358 356 2 179 251 105 90 Appr.
4 Nom. articolo 4 364 362 2 182 252 110 90 Appr.
5 Nom. articolo 5 372 369 3 185 255 114 90 Appr.
6 Nom. articolo 6 377 375 2 188 260 115 90 Appr.
7 Nom. articolo 7 372 370 2 186 252 118 90 Appr.
8 Nom. articolo 8 379 377 2 189 260 117 90 Appr.
9 Nom. articolo 9 387 385 2 193 261 124 90 Appr.
10 Nom. articolo 10 389 387 2 194 262 125 89 Appr.
11 Nom. Ddl 3304 – voto finale 397 395 2 198 269 126 89 Appr.
12 Nom. Ddl 3305 – Tab. 2.1 402 356 46 179 80 276 89 Resp.
13 Nom. Tab. 2.2 413 363 50 182 84 279 89 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Tab. 2.3 408 359 49 180 81 278 89 Resp.
15 Nom. Tab. 2.4 413 389 24 195 111 278 89 Resp.
16 Nom. Tab. 2.5 418 408 10 205 128 280 89 Resp.
17 Nom. Tab. 2.6 413 408 5 205 133 275 89 Resp.
18 Nom. Tab. 14.1 415 408 7 205 120 288 89 Resp.
19 Nom. Tab. 14.2 411 404 7 203 85 319 89 Resp.
20 Nom. Tab. 14.3 421 413 8 207 84 329 89 Resp.
21 Nom. Tab. 14.4 422 415 7 208 86 329 89 Resp.
22 Nom. articolo 1 421 420 1 211 277 143 89 Appr.
23 Nom. articolo 2 424 423 1 212 277 146 87 Appr.
24 Nom. articolo 3 427 426 1 214 280 146 87 Appr.
25 Nom. odg 9/3305/2 435 433 2 217 154 279 85 Resp.
26 Nom. odg 9/3305/4 439 439 220 153 286 85 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/3305/5 442 441 1 221 155 286 85 Resp.
28 Nom. odg 9/3305/6 440 440 221 155 285 85 Resp.
29 Nom. odg 9/3305/7 439 438 1 220 153 285 85 Resp.
30 Nom. odg 9/3305/8 436 436 219 140 296 85 Resp.
31 Nom. Ddl 3305 – voto finale 446 446 224 287 159 81 Appr.
32 Nom. Moz. Ciprini e a. n. 1-878 I p. 418 362 56 182 89 273 77 Resp.
33 Nom. Moz. Ciprini e a. n. 1-878 II p. 421 407 14 204 134 273 77 Resp.
34 Nom. Moz. Ciprini e a. n. 1-878 III p. 423 410 13 206 136 274 77 Resp.
35 Nom. Moz. Di Salvo e a. n. 1-988 I p. 426 282 144 142 278 4 77 Appr.
36 Nom. Moz. Di Salvo e a. n. 1-988 II p. 426 314 112 158 313 1 77 Appr.
37 Nom. Moz. Polverini e a. n. 1-992 428 318 110 160 318 78 Appr.
38 Nom. Moz. Airaudo e a. n. 1-994 I p. 432 372 60 187 101 271 77 Resp.
39 Nom. Moz. Airaudo e a. 1-994 II p. rif. 429 341 88 171 338 3 77 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 44)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Moz. Fedriga e a. n. 1-997 I p. 431 385 46 193 110 275 77 Resp.
41 Nom. Moz. Fedriga e a. n. 1-997 II p. 431 428 3 215 147 281 77 Resp.
42 Nom. Moz. Pizzolante e a. n. 1-998 I p. 433 383 50 192 280 103 77 Appr.
43 Nom. Moz. Pizzolante e a 1-998 II p rif 434 416 18 209 315 101 77 Appr.
44 Nom. Doc. XXII, n. 38-A – em. 1.1 405 405 203 128 277 75 Resp.