Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 471 di mercoledì 29 luglio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bernardo, Boccia, Michele Bordo, Bratti, Carbone, Cicchitto, Dambruoso, Fedriga, Giancarlo Giorgetti, Guerra, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Pes, Portas, Rampelli, Realacci, Rossomando, Sanga, Sani, Scotto, Turco, Velo e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 ottobre 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 3055).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3055, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 ottobre 2010.
  Ricordo che nella seduta del 27 luglio 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 3055)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 3055).

Pag. 2

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3055)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3055), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicoletti. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Grazie Presidente. L'Accordo che stiamo discutendo è in linea con i principi dell'organizzazione mondiale del commercio e prevede la creazione di una zona di libero scambio tra l'Unione europea, i suoi Stati membri e la Repubblica di Corea.
  Noi siamo l'ultimo Paese dell'Unione a ratificarlo e, quindi, l'urgenza di questo provvedimento è evidente a tutti e, forse, anche da parte nostra una riflessione sul modo in cui noi affrontiamo il tema delle ratifiche dei trattati internazionali andrebbe fatta, perché in troppe occasioni intercorrono tempi troppo lunghi tra la firma e la ratifica, rendendo il nostro Paese spesso esposto a critiche su una serie di trattati internazionali e di convenzioni, che nel mondo sempre più integrato di oggi sono invece uno strumento giuridico e politico fondamentale per la regolazione di una convivenza pacifica.
  Quest'Accordo punta a rimuovere la quasi totalità degli ostacoli tariffari e non tariffari tra le aree economiche, ad adeguare standard e a regolamentare importanti settori strategici, quali quelli farmaceutici, automobilistici e di elettronica di consumo. Riguarda un Paese come la Corea del sud, con cui abbiamo da tempo dei rapporti straordinariamente positivi. Si tratta di un Paese che gioca un ruolo molto importante. È un Paese che ha conosciuto uno straordinario sviluppo economico attraverso non solo legislazioni appropriate sul piano delle politiche economiche e sociali, ma anche e soprattutto investimenti in educazione, in scuola, università e centri di ricerca. È a questo modello che noi dobbiamo guardare, nella consapevolezza che il tema della crescita, che sta così a cuore al nostro Paese e al nostro Governo, oggi può essere sostenuto solo e unicamente da forti investimenti sul piano della ricerca, dello sviluppo tecnologico e della cooperazione con gli altri Paesi.
  Spesso si ritiene che questi accordi di liberalizzazione del commercio siano dannosi, ma nel caso concreto con la Corea del sud tutte le cifre sono, invece, delle cifre positive. Vi è stata una recentissima relazione annuale della Commissione europea sull'attuazione dell'Accordo al nostro esame, presentata il 26 marzo scorso, che delinea un bilancio positivo soprattutto per l'Unione europea. Le esportazioni di merci verso la Corea sono aumentate del 35 per cento, passando da 30,6 miliardi di euro nei dodici mesi precedenti l'attuazione dell'Accordo a 41,4 miliardi nel terzo anno di attuazione provvisoria dell'intesa. Nello stesso periodo le esportazioni di prodotti dall'Unione europea verso la Corea, interamente o parzialmente liberalizzate dall'Accordo, sono aumentate più delle esportazioni complessive, vale a dire rispettivamente del 46 per cento e del 37 per cento.
  Questo è un elemento da tenere presente, anche in considerazione degli altri accordi di liberalizzazione commerciale che il nostro Parlamento si appresta a discutere.
  Questo Accordo, sottoscritto nell'ottobre 2010, è entrato in vigore in via provvisoria nel luglio 2011 per i settori di esclusiva competenza comunitaria. Si compone di quindici capi, che prevedono naturalmente gli obiettivi generali e regole specifiche per ridurre le barriere tecniche nei settori dell'elettronica, dei prodotti farmaceutici, dei dispositivi medici. Un settore particolarmente importante è il comparto dell'auto, nel quale la Corea cerca di adeguarsi alle norme internazionali in materia di standard di sicurezza e ambientali, che sono per noi particolarmente rilevanti. Vi sono poi alcuni articoli relativi alla cooperazione nel settore sanitario e fitosanitario e ancora altri relativi Pag. 3al commercio dei servizi elettronico, pagamento di movimenti di capitali e degli appalti pubblici.
  Per tutte queste ragioni, noi riteniamo che sia fondamentale arrivare a una ratifica di questo Accordo, che può rappresentare un momento significativo non solo per l'Unione europea, ma anche per i rapporti del nostro Paese con questo importante Stato della Corea del sud (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Fanucci, Anzaldi, Librandi, Vazio, Fauttilli, Antimo Cesaro, Schirò, D'Arienzo, Zardini, Cuperlo, Molteni, Pelillo, Ginoble, Tabacci, Gigli, Pili.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  350   
   Votanti  349   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
 284    
    Hanno votato
no   65).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3055)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3055), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Incà, Sandra Savino, Brignone, Vico, Borghi, Daga, Chimienti, Sisto, Piazzoni ... Piazzoni deve rinunciare a questo voto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  358   
   Votanti  357   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
 288    
    Hanno votato
no   69).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole, la deputata Terzoni e il deputato Matteo Bragantini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3055)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3055).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  VINCENZO AMENDOLA, Relatore. Grazie Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 3.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 3.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente, con questo emendamento, sempre riguardante la copertura finanziaria, chiediamo che le spese di missione vengano rendicontate a piè di lista. È un emendamento che abbiamo anche richiesto in Commissione affari esteri e comunitari e crediamo che, appunto, le spese di missione, così come tutte le spese riguardanti le missioni internazionali, debbano essere opportunamente rendicontate. È una battaglia che il MoVimento 5 Stelle continua a fare proprio per una questione di trasparenza. Credo anche che il Parlamento debba essere ad esempio, sia per quanto riguarda la rendicontazione delle spese, che anche per eventuali tagli. Ricordo che nel momento in cui avremo l'approvazione del bilancio della Camera, il MoVimento 5 Stelle presenterà un ordine del giorno dove verrà richiesto che tutti i voli di Stato che hanno una durata inferiore alle quattro ore vengano necessariamente svolti in seconda classe. Questo perché crediamo che comunque ci debbano essere dei tagli, non soltanto per la popolazione – ricordo anche i tagli che sono previsti per la sanità –, ma anche per noi. Quindi, in questo emendamento chiediamo anche che le missioni vengano rendicontate come ripeto per dei principi di trasparenza che il MoVimento 5 Stelle ha sempre portato avanti e sempre porterà avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Carra, Molea, Luigi Gallo, Fantinati, Kronbichler, La Marca, Giorgio Piccolo, Piccoli Nardelli, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  387   
   Votanti  371   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
  85    
    Hanno votato
no  286).    

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole, la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sibilia 3.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Qui ci riproviamo: abbiamo chiesto precedentemente, con un emendamento che è stato bocciato, che le spese di missioni vengano rendicontate a piè di lista; se proprio questa cosa non piace e non è possibile farla, chiediamo che vengano rendicontate in maniera forfettaria. In maniera forfettaria cosa vuol dire ? Vuol dire che si trova un limite tale per cui la spesa di queste missioni può essere rendicontata. Noi crediamo – ripeto – che ci debba essere un tetto e che, comunque, ci debba essere una rendicontazione – ripeto – sempre per quel principio di trasparenza e di correttezza che, secondo me, dovrebbe esserci proprio all'interno delle istituzioni. Personalmente non capisco il parere contrario su questo emendamento, mi sembra un emendamento di buon senso, chiedo eventualmente se ci possa essere una riformulazione, proprio per venire incontro al maggior gruppo di opposizione, che chiede una semplice cosa: la trasparenza all'interno delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 5
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sibilia 3.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Basso, Lugi Gallo, Carloni, Marzana, Brignone. Ci siamo ? Paolo Nicolò Romano, che ha votato, però, adesso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  398   
   Votanti  381   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  289).    

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole, la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Battista 3.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Capisco che è un tasto che noi stiamo portando avanti: ci avete bocciato l'emendamento «rendicontate a piè di lista», ci avete bocciato l'emendamento «rendicontate in maniera forfettaria» e, chiaramente, noi ci riproviamo con l'emendamento «opportunamente rendicontate». Ripeto, è una ratifica di un Accordo internazionale, ci sono – oggettivamente parlando – poche modifiche che possono essere apportate, perché, come sappiamo, non è che possiamo entrare nel contenuto dell'Accordo, ma possiamo entrare nel contenuto della ratifica; quindi, se c’è la possibilità di apportare delle modifiche all'articolo 3, relativo alla copertura finanziaria, noi non chiediamo di togliere la copertura finanziaria, ma chiediamo semplicemente che queste spese di missione vengano opportunamente rendicontate. Ripeto, credo ci sia un principio assolutamente di trasparenza e di correttezza nei confronti di questa Camera, che – lo ricordo – molto spesso si ritrova a dover approvare dei provvedimenti e a dover accettare dei tagli, come – ripeto – quello che state portando avanti sulla sanità. Chiediamo, quindi, che almeno ci sia la rendicontazione delle spese delle istituzioni: credo proprio che le istituzioni dovrebbero dare un esempio in questo momento e, chiaramente, ribadisco che, qualora ci fosse eventualmente una possibile riformulazione, il MoVimento 5 Stelle è aperto anche per valutare un'eventuale riformulazione di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Battista 3.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Anzaldi, Tidei, Luigi Gallo, Oliverio, Gribaudo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  404   
   Votanti  387   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  293).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario, il deputato Franco Bordo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scagliusi 3.4, con il parere contrario Pag. 6della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Casati, Costantino, Sbrollini, Piepoli, Fregolent, Melilli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  408   
   Votanti  392   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  297).    

  (Il deputato Sisto e la deputata Covello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 3.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Anzaldi, Piepoli, Giuliani, Busto, Luigi Gallo, Impegno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  395   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  301).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Manlio Di Stefano 3.6.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda la copertura finanziaria – siamo sempre all'articolo 3 – per la ratifica di quest'Accordo sono previsti 23 mila euro, che non è una spesa eccessiva; il punto è che all'articolo 2 si dice che: «Nel caso in cui si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui al comma 1, il Ministero dell'economia e delle finanze provvede per gli oneri relativi alle spese di missione mediante riduzione nella misura necessaria alla copertura finanziaria (...)». Cos’è che chiediamo ? Chiediamo un tetto per queste spese di missione, perché ricordo che al comma 2 dell'articolo 3 non è prevista una cifra per queste spese di missione. Cioè, la copertura finanziaria dell'accordo viene valutata in 23 mila euro e dopo viene scritto che, se ci sono degli scostamenti, risorse verranno tolte dal fondo, però non viene detto se c’è un tetto massimo alle spese e quanto potrà essere rispetto a questi scostamenti. Quindi, quello che chiediamo con questo emendamento è che le spese di missione previste in questo comma non superino la metà dell'onere finanziario della ratifica, cioè non superino la metà di 23 mila euro. Ci sembra un emendamento di buon senso, perché chiaramente, in caso contrario, ci troviamo che, non essendoci una spesa massima non sappiamo che tipo di spesa ci può essere. Non c’è una cifra, non sappiamo effettivamente quanto potrebbero venire a costare queste spese di missione e noi mettiamo un tetto; e il tetto che ci sembra assolutamente logico è la metà dei 23 mila euro, necessari per la copertura finanziaria. Ripeto, ci sembra un emendamento di buon senso e chiediamo se un'eventuale riformulazione può essere proposta.
  Ricordo anche che all'interno della Commissione Affari esteri ci siamo sempre venuti incontro, pertanto, qualora vi sia la possibilità, dato che tutti gli emendamenti hanno avuti un parere contrario sia da parte del relatore Amendola sia da parte del Governo, chiediamo eventualmente se vi può essere una riformulazione di questo emendamento affinché si possa venire incontro Pag. 7anche alle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 3.6, non accettato da Commissione e Governo e con parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  416   
   Votanti  400   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  74    
    Hanno votato
no  326).    

  (Il deputato Zaratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Marrocu...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  411   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 318    
    Hanno votato
no   93).    

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3055)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3055), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Camani, Montroni..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  416   
   Votanti  409   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 323    
    Hanno votato
no   86).    

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3055)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Accordo di libero scambio tra l'Ue e la Corea del Sud, fatto a Bruxelles il 6 ottobre del 2010, e’ il più ampio accordo di questo tipo mai negoziato dall'Unione europea con uno Stato terzo in termini di ambiti e di volume complessivo degli scambi. L'Accordo prevede la creazione di una zona di libero scambio mediante l'abolizione di barriere tariffarie e di barriere non tariffarie, nonché l'adeguamento di standard e regolamentazioni. Conformemente alla prassi degli accordi di libero scambio ormai diffusa nelle varie aree geopolitiche e commerciali (transatlantica, transpacifica, e asiatica-orientale) e in conformità alle disposizioni del GATT 94, l'Accordo in esame intende promuovere il commercio tra l'Unione europea e la Corea. Sulla portata di tali negoziati «contrapposti» che va ben oltre la soluzione di problemi di restrizione agli scambi ed eliminazione di discriminazioni commerciali al fine di favorire l'aumento complessivo del PIL Pag. 8delle economie interessate e, non è il caso di soffermarsi. Basti ricordare le sedi di riflessione e di indirizzo anche non formalmente istituzionalizzate nelle organizzazioni economiche internazionali, quali il G7, il G20 e i BRICS.
  La natura dell'accordo è quella di un accordo misto tra Unione europea, da una parte, e Stati membri, dall'altra, per le materie che non sono di competenza esclusiva dell'Unione. I settori interessati dall'accordo riguardano ambiti strategici per l'Unione europea quali il settore automobilistico e farmaceutico. Signor Presidente, io consegno il testo perché non riesco neanche a sentirmi.

  PRESIDENTE. Onorevole Fitzgerald Nissoli, lei ha ragione e la Presidenza la autorizza a consegnare il testo per la pubblicazione in calce al resoconto. I colleghi dovrebbero essere sufficientemente maturi da ascoltare. Dice bene, ma io richiamo i colleghi, poi dopo sta a voi cercare di aderire al richiamo della Presidenza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
  Colleghi, vorrei evitare che anche il collega Borghesi dovesse fare come appena adesso ha fatto la collega Fitzgerald Nissoli.

  STEFANO BORGHESI. Signora Presidente, la Repubblica della Corea del sud è una delle più brillanti storie di successo economico del dopoguerra. Paese ad economia di mercato ha dimostrato quanto la libertà di impresa e l'apertura al commercio internazionale possano fare per il progresso di una nazione. Seul è di fatto ormai una protagonista del sistema produttivo internazionale e molti oggetti prodotti in Corea del sud fanno parte della nostra vita di tutti i giorni. Non ci spaventa pertanto che l'Unione europea abbia stretto con Seul un accordo di libero scambio che determinerà l'abbattimento dei dazi e del grosso delle barriere attualmente frapposte al commercio fra le parti. I coreani sono inoltre attivi in comparti produttivi abbastanza complementari rispetto a quelli in cui è forte il nostro Paese. Non dovremmo quindi soffrire da un accordo di libero scambio con Seul le stesse avverse conseguenze che ha prodotto l'ingresso sui mercati mondiali e sui nostri mercati della Repubblica popolare cinese. Del resto, fossimo stati convinti del contrario, nel 2010 la Lega nord avrebbe certamente fatto valere il carattere determinante della sua presenza nella maggioranza di allora, per fermare la firma. Beneficeremo probabilmente di un accesso più economico ed alcune tecnologie e beni di largo consumo, a partire dai telefoni cellulari e se sapremo cogliere l'opportunità anche delle possibilità di affacciarci delle maggiori forze sul mercato assai promettente dell'Estremo oriente. Gli oneri di gestione sono assai modesti, poco più di 24 mila euro annui. Per questi motivi, signora Presidente, annuncio che la Lega nord voterà favorevolmente a questa ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signora Presidente, intervengo molto brevemente per dire che si tratta di un accordo di libero scambio per l'abbattimento di dazi e tariffe doganali, come l'Unione europea ne ha fatti tanti in questi anni e tanti sono stati ratificati anche da questo Parlamento. Come giustamente ci indica la ottima nota del Servizio Studi della Camera si tratta, però, di un accordo unico per la sua vastità e l'impegno che pone sull'Unione europea. Voglio ricordare che la Corea è un paese, come è stato detto, in crescita esponenziale negli ultimi decenni e che l'Unione europea rappresenta il primo investitore in Corea e rappresenta anche il secondo importatore di prodotti coreani.
  Per questo l'accordo è di grande importanza e anche la semplice applicazione delle clausole di salvaguardia dal 2011 ad oggi ha portato ad un aumento degli Pag. 9scambi commerciali del circa 30 per cento che oggi si attestano su cifre intorno ai 40 miliardi di euro. La ratifica da parte degli Stati membri di questo accordo, in base alle relazioni allegate al provvedimento che oggi votiamo, porterà un ulteriore incremento nei prossimi mesi di 19 miliardi di euro negli scambi. Da queste cifre si capisce quale è l'importanza e l'interesse di un accordo di questo tipo e quindi l'opportunità di questa importante ratifica. Bisogna dire che il disegno di legge di conversione non comporta particolar criticità. Basta dire, come è stato ricordato da chi è intervenuto prima di me, che l'impegno finanziario per l'assistenza sulle pratiche doganali è di poche decine di migliaia di euro e per questo complesso di motivi che il nostro gruppo voterà favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie Presidente, Forza Italia voterà favorevolmente a questa ratifica giudicandola estremamente importante per le nostre imprese; già è stato ricordato da altri colleghi l'importante interscambio commerciale fra l'Unione europea, l'Italia in particolare, e la Corea del Sud. Ci saranno non solo i vantaggi di poter accedere a un ampio mercato, liberandosi da dazi e tariffe e quindi migliorare sia l'importazione di prodotti che l'esportazione per un Paese esportatore come l'Italia; questo è sicuramente importante, ma metterà anche le nostre aziende in una migliore posizione competitiva perché il Trattato richiede in vari capitoli e per ampi settori che le imprese coreane si adeguino a standard di sicurezza, di sicurezza ambientale, di sicurezza del lavoro molto più elevati rispetto a quelli che sono attuali. Questo farà sì che le nostre imprese potranno competere meglio. Per tutti questi motivi confermiamo il voto favorevole di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signora Presidente, a me stupisce che l'Aula discuta, diciamo, io credo con un'eccessiva leggerezza e distrazione di quello che comunque è un Accordo di liberalizzazione di importanti parti dell'economia negli scambi con quella che è una delle grandi aree commerciali e industriali dell'Asia, cioè la Corea del Sud, come se stessimo discutendo di un Trattato qualunque. In realtà questo Trattato si inserisce all'interno della cornice WTO e sarebbe anche l'occasione probabilmente non per continuare, come sempre qui dentro, a dare per scontato, come se fosse un dogma religioso, che le liberalizzazioni del mercato e degli scambi fanno bene all'economia, ma invece almeno di discutere se questo sia un assunto ancora vero, vero anche in antecedenza, o invece si possa mettere finalmente in discussione.
  Io ricordo che nel 1999, quando tutta questa storia in qualche modo partì a Seattle, accadde che per la prima volta nel cuore dell'impero, nel cuore degli Stati Uniti d'America, ci fu una sollevazione popolare esattamente contro quella cornice di regole di cui questo Accordo fa parte, cioè quelle regole che dicevano che l'unico modo per cui il mondo poteva trovare la via della crescita economica e dello sviluppo era aprire indiscriminatamente alle regole del mercato, togliere agli Stati il potere e la capacità di contrattare reciprocamente le proprie relazioni commerciali e abbandonare tutto al libero mercato.
  Noi si diceva allora che questo avrebbe portato semplicemente le multinazionali a governare il commercio mondiale, ma per una ragione molto semplice: grandi rotte commerciali necessitano di grandi capitali, grandi capitali sono in mano solo a pochi soggetti, il risultato è stato la finanziarizzazione dell'economia che abbiamo conosciuto, è stato il crollo occupazionale perché per quanto possa crescere un'economia trainata da grandissimi soggetti e Pag. 10corporation non potrà mai arrivare ai livelli occupazionali garantiti da modelli economici diversi e, quindi, in qualche modo anche alla crisi che poi si è prodotta e in cui siamo tutt'ora all'interno.
  Le cose non sono sganciate, la liberalizzazione del commercio mondiale – io lo dico molto chiaramente, noi lo avevamo intuito con largo anticipo – non ha portato benessere per tutti, ha portato esattamente il suo contrario.
  Ricordo anche che un altro Trattato simile, il TTIP, che noi stiamo in questo momento discutendo, no, discutendo non è la parola giusta, qualcuno sta trattando in totale assenza di trasparenza, il TTIP, che è una cosa ben più vasta di questo accordo di liberalizzazione degli scambi con la Sud Corea secondo tutte le stime porterà una crescita aggiuntiva al PIL dell'Unione europea, attenzione, pari allo 0,5 per cento, nelle migliori delle stime. Quindi, chi dice che questo accordo sarà decisivo o porterà grandi risultati per la nostra economia si abbaglia, semplicemente sbaglia, e chi dice che negli ultimi tre anni, come è stato detto, è cresciuto di molto l’export della Sud Corea nei confronti dell'Italia, sì, è vero. Esiste una che si chiama Samsung, forse qualcuno di voi l'ha sentito nominare, la sola esistenza della Samsung, non tanto della Corea del Sud o degli accordi di liberalizzazione, è sufficiente a spiegare per quale motivo sia esploso l’import dalla Corea verso l'Unione europea. Di questo parliamo, non di altro e meriterebbe, ripeto, un altro tipo di dibattito. Il nostro voto sarà contrario; sarà contrario perché noi siamo contrari appunto all'assunto ideologico, non economico, su cui si basa un trattato come questo.
  Siamo contrari a questo tipo di accordo. Saremo contrari al TTIP, qui come in qualsiasi altra sede in cui si potrà, appunto, fingere di discutere. Siamo contrari e crediamo anche di essere dalla parte della ragione, perché venti anni di storia ormai hanno dimostrato, in modo inequivocabile, che questo tipo di regolamentazione internazionale dell'economia non porta al benessere per i popoli, ma porta semplicemente ad una maggiore, enorme concentrazione di ricchezza verso l'alto, tutta in mano a pochissimi soggetti che ormai, anno dopo anno, si possono contare sulle dita di due mani. Forse, all'inizio erano di più, ma oggi sempre più si concentrano perché questo è, diciamo, l'altro effetto, cioè la concentrazione continua delle attività imprenditoriali e soprattutto finanziarie, ma le due cose vanno di pari passo.
  Vogliamo vivere in questo modello ? Io credo di no. Purtroppo, dispiace che quando si discute di temi apparentemente più soft siamo tutti per un altro modello di sviluppo, siamo tutti per un ritorno ad un'economia che abbia un maggiore legame con la società e con la produzione, con l'economia reale, come si dice. Quando, poi, si arriva ai grandi dibattiti, in quattro secondi si licenzia un accordo come questo, dicendo che porterà benessere maggiore all'Europa e all'Italia e con questo si è, diciamo, conclusa la capacità di analisi di questo Parlamento. Noi, appunto, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, diceva don Lorenzo Milani che «non c’è giustizia più ingiusta che fare parti uguali fra diseguali» e questa è un po’ una problematica che si ha di fronte a tutti gli accordi di libero commercio.
  Tra l'altro, Presidente, solo l'Italia sembra non accorgersi dei rischi per l'Unione europea di subire un'ancora più forte invasione di prodotti coreani. La Francia, attraverso l'allora Ministro per il rilancio produttivo, Arnaud Montebourg, ha apertamente accusato di concorrenza sleale i produttori coreani, chiedendo all'Unione europea di vigilare sull'accordo di libero scambio siglato nel 2010 che è entrato provvisoriamente in vigore.
  Dopo quel trattato, riportano alcuni titoli di stampa, la quota di mercato, nel settore delle automobili, di Kia e Hyundai, Pag. 11è aumentata notevolmente in Europa, a scapito proprio dei prodotti europei. Senza contare, poi, che con questo provvedimento di ratifica si va a dare esecuzione ad un accordo con un Paese che non ha ancora ratificato diverse convenzioni e impegni internazionali, anche dell'ONU, in materia di diritti dei lavoratori, dei diritti umani e in materia ambientale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Come abbiamo già evidenziato in altre occasioni, l'Italia dovrebbe, invece, promuovere politiche completamente differenti, con le quali perseguire la solidarietà tra le nazioni attraverso relazioni, ovviamente anche commerciali, ma comunque fondate su concetti totalmente innovativi, come la sostenibilità ecologica, la salute, le condizioni di vita dignitose dei lavoratori, la sicurezza occupazionale e i salari più alti.
  In conclusione, considerando tutti questi aspetti, diamo un parere negativo su questo trattato e lascio la parola al collega Gallinella, che ci parlerà di questioni legate all'etichettatura dei rapporti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Prego, Gallinella...

  PRESIDENTE. Magari al collega Gallinella la parola gliela do io. Onorevole Di Battista: al collega Gallinella la parola gliela do io e la prego di attenersi alle regole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Intervengo solo per fare pensare e per fare riflettere, al Parlamento, sul fatto che l'Unione europea ha questa idea di globalizzarsi prima degli altri, perché così pensa di risolvere i problemi della globalizzazione.
  Ora in Europa, purtroppo, né il Presidente Renzi né la Guidi sono riusciti a fare adottare un regolamento sul made in, sull'etichettatura chiara e trasparente, sulle materie d'origine. Quindi, noi andremo ad importare prodotti senza che ci sia, nell'Unione europea, una normativa che ci faccia sapere come è fatto un prodotto, dove è fatto un prodotto, da che Paese proviene.
  Quindi, poi non vi stupite, perché la colpa è la vostra che andate a ratificare questo Accordo (così come altri accordi e come forse, purtroppo, accadrà anche con il TTIP). Non vi stupite se poi il made in verrà usurpato, se ci sarà l’italian sounding, se le aziende chiuderanno, perché purtroppo questa idea della globalizzazione, per un Paese come l'Italia che è forte per le eccellenze e per la qualità, comporterà che sarà schiacciato dai numeri e, purtroppo, questo Parlamento non si rende conto del danno economico che andrà a fare attivando tutti questi strumenti di allargamento dei mercati senza protezioni, né italiane né dal punto di vista comunitario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, questo è un motivo valido per dire «no», così come su tutte quelle altre ratifiche che allargheranno i mercati senza tutele interne. Questa è la battaglia del MoVimento 5 Stelle contro la globalizzazione selvaggia, contro questo tipo di ratifiche, contro il TTIP che arriverà e che, purtroppo, distruggerà non solo il mercato agroalimentare ma anche gli altri mercati. E, poi, non dite che non ve l'abbiamo detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Fedi. Ne ha facoltà.

  MARCO FEDI. Signora Presidente, annuncio, in apertura del mio breve intervento, il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico; è un voto favorevole a questo disegno di legge di ratifica che, ricordo in sede di discussione sulle linee generali già il relatore Amendola ed oggi, in apertura dell'esame del primo articolo, l'onorevole Nicoletti, hanno ricordato gli elementi di valutazione di tipo tecnico di questo provvedimento.
  Voglio subito dire che non è certo indebolendo le ragioni politiche del libero Pag. 12scambio che noi possiamo rafforzare la presenza dell'Unione europea nei mercati internazionali e le posizioni che abbiamo, ad esempio, discusso ieri sull'ambiente e su temi che riguardano la sicurezza. Non è certo indebolendo le ragioni del libero scambio che noi possiamo rafforzare questa dimensione europea.
  I veri europeisti devono credere anche nel libero scambio che è in linea con i principi dell'Organizzazione mondiale del commercio e che prevede, per quanto riguarda questo Accordo, la creazione di una zona di libero scambio tra l'Unione europea, i suoi Stati membri, quindi l'Italia che arriva ultima a questa ratifica, e la Repubblica di Corea.
  La discussione al Senato ha già consentito un esame approfondito del provvedimento che punta alla rimozione della quasi totalità degli ostacoli tariffari e non tariffari fra le aree economiche, all'adeguamento di standard e alla regolamentazione di importanti settori strategici quali quelli farmaceutici, automobilistici e di elettronica di consumo.
  Il 1o luglio 2014 ha segnato il terzo anniversario dell'entrata in vigore del Trattato per il libero scambio tra l'Unione europea e la Repubblica di Corea. I dati dell'interscambio – come è stato ricordato anche oggi – ci dicono che si è passati da un deficit ad un surplus di 3,6 miliardi di euro a favore dell'Unione europea, con un aumento delle esportazioni UE verso la Corea del 35 per cento.
  La Corea è il sesto partner internazionale dell'Unione europea, oltre i confini dell'Europa, e il decimo complessivamente. L'Unione europea è tra i primi quattro mercati per le esportazioni sudcoreane, con Cina, Giappone e Stati Uniti. Questi dati da soli dovrebbero farci riflettere sull'importanza degli accordi di libero scambio (free trade agreement) sia perché hanno dimostrato ampiamente di essere uno dei modi migliori per aprire i mercati esteri alle esportazioni, sia per l'azione di riduzione delle barriere alle esportazioni.
  È vero onorevole Paglia dobbiamo verificare questo assunto a proposito dei Trattati di libero scambio e degli accordi; questa ratifica non è la soluzione di tutti i problemi ma sicuramente ci rafforza in questa dimensione. Con la ratifica di questo Accordo continuiamo a rafforzare la nostra posizione in ambito UE, a garantire la nostra presenza nel pieno del negoziato per i futuri accordi per tutelare sempre meglio i marchi di qualità delle nostre esportazioni, perché è lì che l'attenzione va posta, onorevole Gallinella, per proteggere il made in Italy e le imprese che lo producono sia in Italia sia quando esse investono all'estero, nonché a rafforzare nel commercio globale la qualità, l'innovazione e gli investimenti che vanno anch'essi tutelati quando sono italiani ed europei. Per noi le ragioni del free trade agreement, signora Presidente, sono anche legate alla lotta congiunta al crimine organizzato, agli impegni per contrastare i cambiamenti climatici e alla tutela dei diritti umani.
  Per queste ragioni il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della ratifica di questo Accordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3055)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3055, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  S. 1335 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una Pag. 13parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 ottobre 2010 (Approvato dal Senato) (3055):

   (Presenti  418   
   Votanti  416   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 322    
    Hanno votato
no   94).    

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014 (A.C. 3027-A) (ore 10,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3027-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014.
  Ricordo che nella seduta del 27 luglio 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 3027-A).

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge nel testo della Commissione. Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione. (Vedi l'allegato A – A.C. 3027-A).

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3027-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3027-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Nessuno chiedendo di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Montroni. Sblocchiamo la postazione dell'onorevole Montroni. Brignone, Colaninno. Ha votato onorevole Montroni ? Non vedo da qui. Si. Caruso, Nardi. Ci siamo ? Causin.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  405   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 316    
    Hanno votato
no   89).    

  (Il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3027-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3027-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni. Si, Ci siamo ? Covello, Colaninno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  398   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 308    
    Hanno votato
no   90).    

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

Pag. 14

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3027-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3027-A).
  Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  MARIANO RABINO, Relatore. Contrario a tutti e tre gli emendamenti, grazie.

  PRESIDENTE. Invito il Governo ad esprimere il parere.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

  PRESIDENTE. Allora, passiamo alla votazione dell'emendamento Scagliusi 3.1. C’è qualcuno che chiede di intervenire ? Onorevole Spadoni, prego.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente. Con questo emendamento chiediamo, così come è stato fatto nella prima ratifica, che abbiamo esaminato questa mattina, che le spese di missione siano pari ad un quarto dell'importo di cui al comma 1. Noi ripetiamo che c’è una spesa massima, che non è eccessiva, riguardante la copertura finanziaria di questa ratifica.
  Però crediamo che mettere nel comma 2 dell'articolo 3 sulla copertura finanziaria degli oneri relativi alle spese di missione, senza alcuna cifra, sia eccessivo, perché una cosa che veramente non è comprensibile è che in questi due anni e mezzo di legislatura ci è stato detto che servono le coperture finanziarie, ci è stato detto che vi è bisogno di mettere sempre un tetto alle spese, e poi ci ritroviamo altri provvedimenti per cui questo non vale. Ricordo, per esempio, il provvedimento sulla missione EUNAVFOR MED, una missione che prevede nella prima fase un costo di 26 milioni di euro e per le due fasi successive non è previsto un costo.
  Quindi, anche in sede referente, la Commissione affari esteri, la Commissione politiche dell'Unione europea e la Commissione difesa si stanno trovando a discutere di un provvedimento in cui è prevista una copertura finanziaria di 26 milioni di euro per la fase A, ma non è previsto alcun tipo di copertura per la fase B e la fase C. Questa missione è già partita, effettivamente, ma, una volta che si passerà alla fase B e alla fase C, non sappiamo effettivamente di quanto si tratta.
  Una cosa che personalmente non riesco proprio a concepire è perché vi siano determinati settori in cui le valutazioni sono diverse. Ricordo perfettamente la grande discussione che c’è stata e c’è tuttora, per esempio, sul reddito di cittadinanza, il primo punto del programma del MoVimento 5 Stelle, in cui ci viene ribadito il fatto che ci devono essere delle coperture – coperture che il MoVimento 5 Stelle ha trovato – e poi ci ritroviamo degli oneri relativi alle spese di missione senza effettivamente un costo, senza un numero.
  Ora, ripeto, credo che ci debba essere un limite massimo: noi abbiamo pensato un limite massimo corrispondente ad un quarto dell'importo di cui al comma 1; crediamo che sia un tetto assolutamente accettabile. Se questo tetto non è accettabile, veramente noi chiediamo al relatore o al Governo se essi vogliono effettivamente immaginare un tetto. Questo tetto non è abbastanza ampio per delle spese di missione ? Benissimo, ditecelo voi che tipo di tetto volete mettere, però mettete un tetto, perché, altrimenti, ci ritroviamo, come al solito, di fronte al fatto che vi sono determinati provvedimenti in cui vi è bisogno assolutamente di un tetto e altri, come questo, in cui genericamente si parla di oneri relativi alle spese di missione, e non si sa quanto verrà finanziato e in che modo verranno spesi questi soldi per le missioni.
  Ripeto, questo è un principio di trasparenza che il MoVimento 5 Stelle porterà avanti. Se vogliamo riformularlo in qualche modo, il MoVimento 5 Stelle è Pag. 15aperto anche ad un'eventuale riformulazione. Chiediamo, quindi, sia al relatore per la maggioranza, e quindi al collega Rabino, che, eventualmente, al Governo di valutare un'eventuale riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Al di là delle considerazioni sulle spese, perché, evidentemente, abbiamo capito che la maggioranza e il Partito Democratico non vogliono farci sapere come vengono spesi i soldi dei cittadini italiani, abbiamo capito, le votazioni sono chiare: chi avrà la pazienza di approfondire capirà che ormai la sovranità della spesa e lo scegliere dove investire i nostri soldi, dove spendere i soldi dei cittadini, non è più nelle facoltà dei cittadini italiani e del Parlamento; però vorrei sottoporre a quest'Aula una semplice contraddizione in termini, e non vi è tanto da approfondire, perché la troviamo nella prima pagina del provvedimento.
  Questo è un disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica. So per certo che i cittadini italiani si sono espressi sull'energia atomica. Allora, mi chiedo: non sarebbe il caso, da parte del Governo italiano, di riflettere e, magari, uscire dalla Comunità europea dell'energia atomica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scagliusi 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Lorenzo Guerini, Terzoni, Baruffi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  431   
   Votanti  406   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  82    
    Hanno votato
no  324).    

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 3.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, D'Incecco, Piepoli, Baruffi, Palese...ancora Fanucci e Palese...Rotta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Mi dispiace onorevole Vazio, ha alzato la mano troppo tardi.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  406   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  76    
    Hanno votato
no  330).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Manlio Di Stefano 3.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente. Siamo sempre all'articolo 3 (copertura finanziaria), comma 2. La copertura finanziaria di questo provvedimento è di 6.360 euro annui a decorrere dall'anno 2016: «si provvede mediante corrispondente riduzione» e via dicendo.
  Abbiamo poi il comma 2. Nel comma 2 si dice chiaramente: «il Ministro dell'economia Pag. 16e delle finanze provvede al monitoraggio degli oneri di cui alla presente legge. Nel caso si verificano o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui al comma 1 del presente articolo, il Ministro dell'economia e delle finanze provvede per gli oneri relativi alle spese di missione, mediante la riduzione, nella misura necessaria...» e via dicendo.
  Ora io chiedo la cortesia al Governo di esplicitare questi scostamenti, ovvero di quale tipo di scostamenti stiamo parlando riguardo appunto le spese di missione per il monitoraggio. Che tipo di scostamenti sono ? Ora se proprio questo emendamento non è accettabile – perché ricordo che la maggioranza ha deciso di respingere tutti gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle che chiedevano trasparenza, che chiedevano rendicontazione, che chiedevano un tetto massimo di spesa e io questo lo ricordo che sono stati tutti bocciati –, se proprio questi emendamenti e questi cambi non vi piacciono, allora chiedo quale sia l'ipotesi di spesa relativa a questi scostamenti.
  Credo che dovremmo avere veramente un'idea di quello che significa scostamenti in questo provvedimento. Possono essere pochi, possono essere molti, il punto non è quello: il punto è che manca, come molto spesso manca anche in altri provvedimenti, la trasparenza. E se manca la trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) noi non possiamo permetterci di portare avanti un provvedimento che al MoVimento 5 Stelle, comunque proprio non piace come contenuto, ma non piace neanche nell'articolato riguardante la copertura finanziaria.
  Quindi – e arrivo dopo questa premessa al nostro emendamento – noi chiediamo che gli oneri relativi alle spese di missione siano al massimo pari alla metà dell'importo di cui al comma 1. Noi ci ritroviamo all'articolo 3 sulla copertura finanziaria con una cifra, questa cifra è 6.360 euro annui e noi chiediamo semplicemente che le spese di missione non superino la metà di questa spesa.
  Io, come ho ribadito anche precedentemente, credo che sia un emendamento di buon senso. Personalmente, se questo emendamento viene bocciato o comunque se il Governo non ci dà delucidazioni sulle spese, arriverò a pensare che effettivamente queste spese di missione possano addirittura essere maggiori rispetto alla spesa totale della ratifica di questo Accordo. Quindi, io chiedo – ripeto – delucidazioni. Chiedo eventualmente, visto che il MoVimento 5 Stelle è anche aperto a valutare eventuali riformulazioni, se ci sono delle riformulazioni, in che modo possano essere fatte. Lavoriamo insieme per riuscire a mettere, anche all'interno di ratifiche, quei punti che sono fondamentali per il MoVimento 5 Stelle. In primis uno di questi punti è la trasparenza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 3.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bueno, Anzaldi, Taglialatela.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  445   
   Votanti  420   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
  79    
    Hanno votato
no  341).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Tancredi, Ottobre.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 17
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  413   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 315    
    Hanno votato
no   98).    

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3027-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3027-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Simoni, Gregori, Capozzolo, Bombassei, Ribaudo, Luigi Gallo, Carrozza, Binetti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  442   
   Votanti  413   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 317    
    Hanno votato
no   96).    

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3027-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà. Se avete la pazienza di abbassare il tono della voce preventivamente, così la collega Nissoli questa volta può intervenire.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. L'Accordo al nostro esame si inquadra nell'ambito della politica europea di vicinato e precisamente nel partenariato orientale, lanciato al vertice europeo di Praga del 2009 con l'intento di favorire il processo di avvicinamento di alcuni Paesi dell'est, come la Moldova, supportandone il processo di riforme interne a beneficio dei loro cittadini, secondo i valori della democrazia, dello Stato di diritto, del rispetto dei diritti umani fondamentali, dello sviluppo sostenibile e dell'economia di mercato.
  In particolare, lo strumento dell'associazione implica la creazione di una zona di libero scambio secondo una vera e propria agenda per le riforme, tesa a permettere l'avvicinamento della Moldova all'Unione europea e che va a toccare gli aspetti concernenti le regole della concorrenza, degli appalti, della proprietà intellettuale e del modello di sviluppo che l'Unione europea vuole sostenibile.
  Effettivamente con la Moldova, come con alcuni altri partner, si è avviata una cooperazione che nel tempo si è sempre più ampliata, permettendo di arrivare all'attuale Accordo di associazione al nostro esame.

  PRESIDENTE. Colleghi, almeno liberate il corridoio vicino a chi parla. Non so come dire, ma evitate di fare capannelli lì vicino. Prego, onorevole.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie. Sul piano commerciale, si prevede l'eliminazione di dazi sulle importazioni e le esportazioni dell'Unione europea, fatti salvi alcuni settori sensibili, come quello agricolo, venendo incontro alle necessità, soprattutto italiane, di salvaguardare i prodotti tipici, espressione della nostra cultura e della nostra storia sociale.
  Sul piano politico internazionale, mi preme sottolineare il fatto che l'Accordo di associazione contribuisce a sviluppare comuni politiche di sicurezza, dando un contributo positivo alla stabilizzazione della regione, anche attraverso l'impegno comune nel ricercare piste praticabili che Pag. 18portano alla soluzione della questione della Transnistria, un pomo della discordia che implica anche la necessità di tener presente il ruolo della Russia nella regione e la necessità di una distensione dei rapporti politici. Non è da dimenticare la vicinanza culturale della Moldova alla Romania, già membro dell'Unione europea, e il conseguente significato che tale associazione assume per la maggior parte dei cittadini della Moldova nella prospettiva di un riavvicinamento storico dopo il confine artificiale tracciato in seguito alla Seconda guerra mondiale. È un processo che necessita di un uso adeguato della prudenza e della ricerca di soluzioni accettabili e condivise dalle minoranze.
  Sul piano istituzionale, sottolineo la creazione di un consiglio di associazione con il potere di prendere decisioni vincolanti per i contraenti l'Accordo nei campi ad esso afferenti. Inoltre, si prevede la costituzione di un comitato di associazione che dovrebbe assistere il consiglio e la creazione di un comitato parlamentare di associazione, oltre ad una piattaforma della società civile che ritengo fondamentale per aiutare i processi di cambiamento necessari alla convergenza che desideriamo porre in essere.
  Signora Presidente, non entro nel merito dei 460 articoli, organizzati in 7 Titoli e 35 Allegati, di cui si compone l'Accordo in questione, ma voglio evidenziare che esso, nella sua azione di avvicinamento dell'ordinamento interno della Moldova all’acquis communautaire, darà un contributo fondamentale all'implementazione dei diritti umani in Europa e al mantenimento della pace, oltre che ad aiutare la sostenibilità dei processi economici.
  Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente, l'Accordo di associazione della Repubblica di Moldova all'Unione europea è il risultato degli sforzi intrapresi nel contesto del cosiddetto Partenariato orientale per attrarre nell'orbita comunitaria gli Stati nati dalla disgregazione dell'Unione Sovietica rimasti al di fuori delle maggiori organizzazioni occidentali. Si è trattato di una politica sostenuta specialmente dalla Polonia, dalla Svezia e dalle tre Repubbliche baltiche, che tuttavia è divenuta comune a tutta l'Unione quando l'ha condivisa anche la Germania. Non abbiamo nulla in via di principio, come Lega Nord, contro l'idea di una comunità di democrazie che si allarga, quando le condizioni interne ed esterne in cui si trovano i Paesi che accogliamo lo permettono. Abbiamo, però, delle riserve di natura pragmatica su quanto sta accadendo. La Moldova vanta, infatti, un record preoccupante, tanto dal punto di vista della stabilità interna, quanto della libertà economica e dell'efficienza amministrativa. Sono, inoltre, forti le pressioni, tanto in Moldova, quanto in Romania, nella direzione di una riunificazione che avrebbe notevoli implicazioni e che obiettivamente il varo dell'Accordo di associazione all'UE potrebbe incoraggiare, destabilizzando tutta l'Europa carpatica. Inoltre, la corruzione è stimata a livelli altissimi e comunque il Paese è notoriamente utilizzato come area di riciclaggio dei proventi delle grandi organizzazioni malavitose dell'est europeo.
  Non siamo, quindi, del tutto sicuri che l'approvazione di questo Accordo di euro associazione della Moldova sia un passo nella direzione della distensione nel nostro continente, né tantomeno un progresso sulla via dello sviluppo economico della nostra Unione.
  Per questo motivo, la Lega Nord voterà contro la ratifica di questo Accordo, invitando altresì il Governo a monitorare sulle modalità di attuazione dell'associazione, per evitare che le numerose organizzazioni malavitose moldave si infiltrino, come già altre in passato, anche nel territorio del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Pag. 19

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, consegnerò la relazione, ma mi preme sottolineare – come ho avuto già modo di rilevare in Commissione – che l'Accordo in esame (che si affianca a quelli già sottoscritti con l'Ucraina e poi, dopo, vedremo, con la Georgia) si inserisce nella strategia del cosiddetto Partenariato orientale, che costituisce il versante est della Politica europea di vicinato, il cosiddetto PEV, al centro del recentissimo vertice di Riga del 22 maggio scorso, nel corso del quale si è analizzato lo stato dei processi di avvicinamento all'Europa da parte dell'Ucraina, della Bielorussia, della Moldova, dell'Armenia, della Georgia e dell'Azerbaijan.
  È importante ricordare che questo strumento essenziale del Partenariato orientale prevede Accordi di associazione (che comprendono la creazione di aree di libero scambio, ampie ed approfondite, tra ciascuno di questi Paesi e l'Unione europea), nonché negoziati per la facilitazione nel rilascio dei visti (nella prospettiva, evidentemente, di una loro eventuale liberalizzazione), ed una cooperazione energetica strutturata, allo scopo di fornire all'Unione europea più elevate garanzie nella regolarità dei flussi di approvvigionamento energetico.
  Non si può non sottolineare l'indubbia rilevanza geopolitica di questo Accordo, poiché esprime da parte europea la volontà di rassicurare Chisinau dopo il passaggio della Crimea nell'orbita russa; ed ha avuto forti riflessi sul quadro politico interno, segnato dalla conferma della coalizione europea nelle elezioni del 30 dicembre scorso. Tale coalizione ha guidato il Paese nei cinque anni precedenti, cercando di realizzare un percorso di graduale integrazione, sia a livello economico che politico, agevolando lo sviluppo della fragile economia moldava (che resta la più povera del continente europeo, con un terzo della sua forza lavoro residente all'estero, di cui 150 mila persone in Italia).
  Per tutte queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia dichiara con convinzione il proprio voto favorevole al provvedimento.
  Chiedo, quindi, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Come è stato ampiamente sottolineato da chi mi ha preceduto e anche nella discussione sulle linee generali, l'Accordo di partenariato con la Moldova – come d'altronde quello che voteremo successivamente, cioè quello con la Georgia, su cui naturalmente non ripeterò la dichiarazione di voto perché le argomentazioni sono simili – non è un Accordo di partenariato come altri. Infatti, esso si inquadra, come è stato detto, all'interno della politica europea di vicinato, in particolare del partenariato orientale, a cui l'Unione, ma soprattutto gli Stati del Nord Europa stanno dando una importanza fondamentale e strategica, e rispetto a cui, secondo me, l'Italia e gli altri Paesi mediterranei hanno la colpa di un eccessivo disinteressamento su molte questioni che potrebbero essere, invece, opportunità non colte dal nostro Paese e dai Paesi dell'area mediterranea, più concentrati sui partenariati mediterranei.
  In particolare, questo accordo, come quello con la Georgia – che, ripeto, voteremo più tardi – prevede, all'inclusione dell'Accordo, delle politiche nazionali in tema di appalti, concorrenza, proprietà intellettuale e sviluppo sostenibile di previsioni specifiche volte a incidere sulla modernizzazione dell'economia della Moldova. Non è azzardato dire che l'Accordo costituisce una vera e propria agenda delle riforme per il Governo moldavo. Nel suo complesso esso si articola intorno a cinque Pag. 20fulcri fondamentali: una condivisione generale di valori e principi, una cooperazione più forte della politica estera e di sicurezza, una creazione di area di libero scambio ampia e approfondita. Che cosa vuol dire rispetto agli Accordi di libero scambio che già la UE sta portando avanti (abbiamo visto, poco fa, quello con la Corea) ?
  Si tratta proprio di creare quasi uno spazio unico di mercato, un mercato unico, come se fosse un Paese membro dell'Unione. Poi, soprattutto, un'agenda di riforma sullo spazio comune di giustizia, libertà e sicurezza e la cooperazione in 28 settori chiave. Siamo sostenitori di un maggior coinvolgimento anche dei Paesi mediterranei nel partenariato orientale in generale su tutta la politica europea di vicinato e per queste motivazioni voteremo favorevolmente all'Accordo con la Moldova.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Forza Italia voterà convintamente questa ratifica, dobbiamo però fare qualche considerazione. Come sempre l'Aula è distratta nell'affrontare questioni che hanno una portata geopolitica notevole e importante. Il caso della Moldavia, come quello di altri Paesi, segnala la mancanza totale di una politica estera comune da parte dell'Unione europea. Il fatto che l'Italia esprima come Commissario l'Alto rappresentante per la politica estera rende ancora più grave questa totale assenza di strategia nei confronti dei Paesi confinanti con l'Unione europea. Molti hanno ricordato il partenariato orientale: possiamo sostanzialmente dire che la politica di partenariato orientale e la politica europea di vicinato sono fallite; sono strategie politiche completamente da riscrivere. Dobbiamo tenere presente che il problema della Transnistria è un problema molto più importante di quanto non sia stato in passato, cioè non si può derubricare a un conflitto congelato. Teniamo presente che il confine tra Ucraina e Transnistria è sigillato, per cui non c’è più afflusso come era in passato, se non tramite ponte aereo, dei rifornimenti per i cosiddetti peacekeepers russi. Soprattutto c’è un crescente risentimento da parte dei moldavi nei confronti dell'Unione europea. Per cui, è vero che nelle ultime elezioni la coalizione pro Europa si è affermata, ma siamo di fronte a un sentimento crescente di non simpatia verso l'Unione europea, e questo può far sì che dalla Transnistria la situazione possa degenerare, con situazioni che già si sono verificate in Ucraina. Quindi, va bene ratificare questo trattato, perché questo trattato aiuterà sicuramente la Moldavia a migliorare i propri standard e a prevenire tutta una serie di situazioni come corruzione e gruppi criminali, che adesso possono agire indiscriminatamente, anche in assenza del trattato, in tutta l'Unione europea e anche, in particolare, in Italia, ma dobbiamo fare uno sforzo, come Governo, per far sì che se esista e continui ad esistere questa Unione europea ci sia anche una vera politica estera comune e una politica che riguardi tutti i Paesi confinanti, proponendo loro non solo speranze ma anche concreti aiuti per far sì che possano raggiungere i livelli di benessere che attualmente viviamo nell'Unione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Oggi mi chiedo una cosa davanti a queste ratifiche che riguardano il libero scambio con diversi Paesi: come fa un Premier come Renzi, che, come oggi apprendiamo dai giornali, ha dimenticato di destinare l'8 per mille, a cogliere l'opportunità di queste ratifiche ? Abbiamo un Premier che non è in grado di affrontare la politica estera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Pag. 21Un Premier che ha dimenticato che l'8 per mille può essere dedicato all'edilizia scolastica ! Presidente, con queste ratifiche andiamo ad affrontare dei temi importantissimi come il libero scambio, un libero scambio per il quale dobbiamo chiederci di chi va a vantaggio, perché di certo non va a vantaggio dell'Italia.
  Questo libero scambio avvantaggerà soltanto il nord Europa, in particolare la Germania. Siamo diventati gli schiavi della Germania, queste sono ratifiche volute dalla Merkel e Renzi come uno zerbino le fa approvare. In realtà queste ratifiche sono importantissime, perché oggi non andiamo più a pensare alle nostre imprese italiane che per la maggior parte sono imprese a carattere familiare e costituiscono la colonna vertebrale del nostro Paese, ma andiamo a pensare a diventare una società di servizi, perché l'Italia è destinata a questo. Abbiamo eliminato la produzione da questo Paese, in realtà stiamo eliminando la classe operaia perché non abbiamo più lavoro. Ma se non abbiamo più lavoro è proprio perché guardiamo a questi Paesi, compriamo tutto da loro, perché l'accordo con questi Paesi non ci porterà alcun vantaggio in termini di esportazione, senza dimenticare il punto di vista qualitativo, perché questi Paesi dovrebbero adeguarsi agli standard europei ed italiani, mentre sappiamo che non ce la faranno mai, ma tanto nessuno controlla perché non siete in grado di farlo. Ci troviamo così con prodotti scadenti che giungono in Italia, ci ritroviamo senza produzione e senza imprese, lasciamo morire le piccole imprese e insieme a loro gli operai che vivono in Italia perché non avranno più lavoro.
  Presidente, bisogna arrivare a fare un ragionamento più complesso. Prima di trasformare l'Italia in una società di servizi forse occorrerebbe dare un minimo di sussistenza a tutti gli italiani, magari lo facciamo con il reddito di cittadinanza, dopo possiamo vedere come affrontare la politica estera, ma soprattutto il commercio estero, perché qui si parla di commercio estero e non di politica estera. Mi ricordo che voi avete sanzionato la Russia e guarda caso la Russia nel frattempo ha aumentato il commercio con l'America. Chi ci ha rimesso siamo stati noi ! Stiamo facendo gli schiavi di una Europa che ci sta massacrando e continuiamo ad andare avanti in questa direzione, tanto si tratta di semplici ratifiche a cui nessuno da peso. In realtà esse cambiano tutto l'assetto del commercio estero. Noi voteremo contro questa e le altre ratifiche riguardanti il libero scambio, soprattutto perché si tratta di ratifiche che all'interno contengono una marea di temi che non possono essere affrontati in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianni Farina. Ne ha facoltà.

  GIANNI FARINA. Grazie, Presidente. La Moldova, come la Georgia che tratteremo poi, fa parte di quelle Repubbliche nate dopo il crollo del muro di Berlino nel novembre del 1989 e il successivo dissolvimento dell'Unione Sovietica decretato il 26 dicembre del 1992. La Moldova è uno Stato cuscinetto tra l'Ucraina e la Romania, di cui è storicamente e culturalmente componente. La Moldova è stata per almeno due decenni al centro di forti tensioni sociali e di moti scissionistici dalla sua parte orientale, la Transnistria, proclamatosi Stato autonomo riconosciuto dalla Russia, ma non dall'Europa e dalle organizzazioni internazionali. Diversamente dalle altre Repubbliche ex sovietiche, le tre Repubbliche baltiche, Lituania, Lettonia ed Estonia, che hanno trovato nell'Unione europea la possibilità di progresso civile e democratico, la Moldova, per le caratteristiche cui abbiamo succintamente accennato, ha vissuto e vive tuttora un travagliato processo democratico e sociale di cui ancora adesso non è possibile delineare gli sbocchi. Pag. 22
  L'Unione europea ha cercato con ogni mezzo la via per indicare all'est europeo nel suo complesso il percorso della democrazia e della cooperazione. Da lì è nata la strategia del cosiddetto partenariato europeo che costituisce il versante est della politica europea di vicinato. Lanciato nel 2009 al vertice europeo di Praga il partenariato si è ripromesso di stimolare i necessari processi di avvicinamento all'Europa da parte delle ex Repubbliche sovietiche, dell'Ucraina, della Bielorussia, dell'Armenia, della Georgia, dell'Azerbaijan e della stessa Moldova.
  Strumento essenziale del partenariato orientale sono gli accordi di associazione che si prefiggono la creazione di aree di libero scambio tra ognuno di questi Paesi e l'Unione europea. La novità principale del nuovo accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall'altra, oltre alle forme più strette di cooperazione previste dall'ampliamento delle forme di intervento, sta qui la novità più importante, vale a dire nella previsione della creazione di una vasta area di libero scambio come già avviene per altri Stati europei che non fanno parte dell'Unione. In un periodo di così alte tensioni e il riferimento è in questo caso all'Ucraina, ciò può essere un segnale anche alla Russia che un'altra strada è possibile rispetto alla contrapposizione e alla divisione storica dell'Europa.
  In definitiva, si può ben dire che l'accordo costituisce una peculiare forma di partenariato in gran parte assimilabile in ogni campo alla Carta dei diritti fondamentali funzionante all'interno dell'Unione europea, che sono i diritti di libera circolazione, di giustizia, di politica estera e di sicurezza. Per queste ragioni e nonostante naturalmente i pericoli e i problemi che noi affronteremo ogni giorno, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico alla ratifica dell'accordo (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3027-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3027-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3027-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, affrettarsi a raggiungere i posti. Ottobre, Pizzolante, Civati, Arlotti, Villecco Calipari, Simoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014» (3027-A):

   Presenti  438   
   Votanti  402   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  314    
    Hanno votato no   88.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Tinagli ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

Pag. 23

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009 (A.C. 1924-A) (ore 11,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di ratifica n. 1924-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009.
  Ricordo che nella seduta del 27 luglio 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  La Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 1924-A).

(Esame degli articoli – A.C. 1924-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione. Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1924-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Melilli, Gnecchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  442   
   Votanti  440   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
 439    
    Hanno votato
no    1).    

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1924-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Bargero, Fanucci, Brignone, Rotta, Impegno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  446   
   Votanti  445   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 444    
    Hanno votato
no    1).    

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 1924-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  424   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 420    
    Hanno votato
no    4).    

  (Il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

Pag. 24

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 1924-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, D'Agostino, Carra, Scuvera, Massa, Covello, Fregolent..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  441   
   Votanti  440   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
 440).    

  (Il deputato Crivellari ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1924-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, l'accordo al nostro esame sul reciproco riconoscimento dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009, colma una lacuna importante, visto che nell'anno accademico 2012-2013 sono stati stipulati ben 423 accordi tra università italiane e russe, mentre gli studenti russi in Italia erano circa 1.500. Il presente accordo infatti sostituisce quello ormai obsoleto del 1998 che consente agli studenti delle parti contraenti in possesso del titolo del studio per accedere all'università di potersi iscrivere nelle università dei due Paesi, ferme restando le richieste specifiche di accesso di ogni ateneo nel rispetto dell'autonomia universitaria.
  Si tratta in effetti di un accordo che potremmo definire atteso e che ha un forte valore simbolico nella misura in cui la cultura e l'incontro con l'altro può aiutare a superare le difficoltà che attualmente si registrano sul piano geopolitico. Le università sono chiamate ad agire su un piano globale in un contesto dove la formazione e la ricerca superano i confini nazionali e questo provvedimento va nella direzione di favorire l'internazionalizzazione del nostro sistema universitario ed essere al passo con i tempi correnti ed i processi di globalizzazione in atto che vanno comunque governati. Inoltre, se consideriamo che vi è una richiesta rilevante di apprendimento dell'italiano anche in Russia, l'accordo in questione favorirà una maggiore diffusione della lingua italiana ad un costo veramente irrisorio, circa 1.500 euro per le casse dello Stato, e cioè la copertura degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione del provvedimento. Infatti, si dovrà creare una commissione mista per l'implementazione di tale accordo.
  Signora Presidente, ho già sottolineato il ruolo dell'autonomia delle università e lo sottolineo anche a proposito della definizione della corrispondenza dei crediti formativi e dei piani formativi tra i sistemi dei due Paesi, come definito all'articolo 2, ricordando che l'Accordo si inserisce nell'alveo delle ultime riforme del sistema universitario italiano ed è in linea con la Convenzione di Lisbona del 1997, ratificata dall'Italia, e con il modello definito dal processo di Bologna del 1999.
  Desidero ricordare come negli ultimi anni sono stati attivati in varie università italiane, tra cui quelle di Roma, Milano e Torino, dei corsi di laurea a doppio titolo, italiano e russo. Queste iniziative, in progressiva lievitazione, testimoniano la tendenza dei tempi che vediamo celebrata in questo Accordo.
  Onorevoli colleghi, in conclusione mi sembra che possiamo dire che ci troviamo veramente di fronte ad un accordo del Pag. 25genere win-win, in cui l'Italia si proietta verso l'obiettivo dell'incremento del tasso di internazionalizzazione del sistema universitario nel suo complesso, con una capacità aumentata di attrazione di studenti ed una ricaduta rilevante nella promozione linguistica.
  L'auspicio è che i cinque anni previsti di durata dell'Accordo siano sempre rinnovabili automaticamente, come definito all'articolo 6, al fine di permettere una continuità di scambi nei due sistemi formativi, garantendo effettivi benefici, che sono rilevabili soprattutto a lungo termine.
  Signora Presidente, seppure sinteticamente e tralasciando gli aspetti più tecnici, penso di avere evidenziato le ragioni che spingono il mio gruppo parlamentare ad annunziare il voto favorevole, convinti della necessità di una rapida approvazione del provvedimento di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Con l'Accordo bilaterale, che è sottoposto oggi all'esame della nostra Assemblea, Italia e Federazione russa riconoscono reciprocamente la validità dei titoli di studio rilasciati dalla controparte, agevolando l'inserimento nel mondo del lavoro delle persone più qualificate delle rispettive nazionalità, al livello loro più appropriato. Dovrebbero essere facilitati anche gli scambi accademici e le collaborazioni tra le università, dischiudendo ai nostri studenti e ai talenti del nostro Paese maggiormente interessati la via di un'integrazione della propria preparazione in Russia.
  Occorre sottolineare come l'idea di giungere ad un'intesa in questa materia sia sorta nel corso di un vertice bilaterale italo-russo risalente al 2003, quando le prospettive di sviluppo delle relazioni tra il nostro Paese e la Russia erano particolarmente buone. Desideriamo ricordare come i Governi di cui la Lega Nord faceva parte diedero impulso particolare all'intensificazione dei rapporti con Mosca. Tuttavia, questo indirizzo non è venuto meno neanche nei periodi in cui il centrodestra ha dovuto passare la mano. I negoziati, finalizzati al raggiungimento di questo Accordo, sono infatti proseguiti senza risentire particolarmente del cambio di maggioranza nel nostro Paese, giungendo, infine, alla firma nel 2009.
  Noi crediamo fortemente nell'utilità di questa intesa, credendo che l'attuale fase di naturale strozzatura delle relazioni tra il nostro Paese e l'Europa più in generale, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, debba essere superata quanto prima. Nel frattempo, con il reciproco riconoscimento dei titoli di studio prepariamo il futuro. Per questi motivi, preannunzio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, interverrò molto brevemente. Si tratta di un Accordo fatto a Roma il 3 dicembre 2009, come è stato già detto, e finalizzato a disciplinare il reciproco riconoscimento dei titoli di studio universitari ai fini dell'accesso o della prosecuzione degli studi nelle istituzioni universitarie dell'altro Paese.
  Non credo sfugga a nessuno l'importanza dei rapporti culturali con la Federazione russa, che sono attualmente, in realtà, disciplinati da un Accordo di collaborazione nel campo della cultura e dell'istruzione, firmato il 10 febbraio 1998 a Roma.
  L'Accordo sul reciproco riconoscimento dei titoli di studio consentirà agli studenti di una delle due parti, in possesso del titolo finale degli studi secondari superiori, di essere ammessi all'istruzione universitaria dell'altro Stato contraente, eventualmente previo esame di idoneità al corso universitario prescelto o verifiche sulla conoscenza della lingua nazionale. L'importanza, appunto, riguarda la collaborazione Pag. 26culturale e gli interscambi che tra studenti, che sono importantissimi e che sono alla base anche degli scambi commerciali e culturali fra i Paesi.
  È bene ricordare che il numero degli scambi studenteschi in questo momento in esistenza in Italia non è rilevantissimo, ma si tratta pure di qualche migliaio di studenti russi che sono nelle nostre università, circa 2 mila, e di una buona qualità delle scuole italiane, soprattutto nelle città di Mosca e San Pietroburgo.
  Su questo punto quindi c’è l'accordo del gruppo di Area Popolare, che voterà favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente, annuncio il voto favorevole di Forza Italia, ricordando come questo Trattato, che non comporta sostanzialmente oneri per il nostro Paese, potrà favorire lo scambio sia in ambito professionale che accademico, potendo migliorare ulteriormente i rapporti tra i nostri due Paesi, ricordando come l'italiano sia una lingua sempre più studiata all'interno della Federazione russa, per cui questo Trattato va proprio nella direzione giusta.
  Dispiace che giungiamo con notevole ritardo alla ratifica, perché la controparte lo ha già ratificato dal 2010. Questo dovrebbe stimolare il Governo a far sì che tante ratifiche che sono in attesa di essere approvate dal Parlamento, e soprattutto anche molte ratifiche che hanno un costo estremamente limitato, ma che potrebbero avere ampi benefici, dovrebbero essere portate rapidamente all'attenzione del Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marta Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. L'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati dalla Repubblica italiana e dalla Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009, è finalizzato – come abbiamo già detto – a disciplinare il reciproco riconoscimento dei periodi e dei titoli di studio universitari ai fini dell'accesso e della prosecuzione degli studi in istituzioni universitarie dell'altro Paese. La mancanza di tale disciplina comporta infatti, per i cittadini che si iscrivono presso le università dell'altra Parte contraente, il conseguimento di diplomi di laurea privi di riconoscimento legale da parte delle autorità del Paese di origine, creando veramente grandi disagi agli studenti e professionisti che decidono di specializzarsi nell'altro Paese.
  È importante ricordare, come peraltro è stato fatto dai colleghi, che la cooperazione culturale tra Italia e Federazione russa è attualmente disciplinata dall'Accordo di collaborazione nel campo della cultura e dell'istruzione firmato il 10 febbraio 1998 a Roma, e ratificato a dicembre del 1999, all'entrata in vigore del quale hanno cessato di essere validi gli Accordi culturali del 1960 e l'Accordo di collaborazione culturale del 19 dicembre 1991.
  L'Accordo sul reciproco riconoscimento dei titoli di studio in esame consentirà agli studenti di una delle due Parti in possesso del titolo finale degli studi secondari superiori di essere ammessi alle istituzioni universitarie dell'altro Stato contraente, eventualmente previo esame di idoneità al corso universitario prescelto e verifiche sulla conoscenza della lingua nazionale.
  In ragione dell'elevato numero degli studenti di lingua italiana nelle scuole superiori e nelle università russe e del crescente numero degli studenti russi che si iscrivono presso i nostri atenei, l'Accordo, favorendo l'inserimento di questi studenti nel sistema accademico italiano, è destinato a contribuire all'incontro e al dialogo tra questi due Paesi.
  La relazione illustrativa che correda il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica indica in 1.500 circa gli studenti russi iscritti nell'anno accademico 2012/Pag. 272013 presso le università italiane, segnalando inoltre l'esistenza di 423 accordi di collaborazione interuniversitari.
  Con riferimento in particolare allo studio della lingua italiana nella Federazione russa, sul sito web dell'ambasciata italiana a Mosca è riportato che, quanto al settore universitario si opera attraverso gli istituti italiani di cultura di Mosca e San Pietroburgo, in ordine ai quali viene segnalato l'incremento dell'affluenza ai corsi di lingua da entrambi offerti, che è passata da 1.100 iscritti nel 2007 a 2.300 nel 2010, 2870 nel 2013, raggiungendo nel 2014 3.430.
  Quindi evidentemente questa ratifica arriva in Aula in un momento assolutamente importante dei rapporti tra l'Italia e la Russia.
  La fase negoziale dell'Accordo ha avuto origine in un memorandum di intenti italo-russi di riconoscimento dei titoli di studio firmato nel contesto del vertice bilaterale tenutosi a Roma nel dicembre 2003. Successivi studi comparati dei sistemi di istruzione, finalizzati all'individuazione dei titoli di livello formativo paragonabili, hanno condotto alla predisposizione di un primo progetto di Accordo elaborato dalla Parte russa sulla base delle consultazioni tenutesi a Mosca il 7-8 settembre 2005, formalizzato il 7 aprile 2006. Tale versione è stata sottoposta a riscrittura, tenendo conto delle osservazioni formulate al Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca italiano, finalizzate ad assicurare sia la medesima coerenza nella comparazione tra i due sistemi universitari sia la chiarezza e la conformità dell'uso della terminologia tecnico-giuridica. Un nuovo progetto di Accordo sottoposto alla parte italiana nel novembre 2007 veniva ulteriormente rivisto e inviato all'Ambasciata della Federazione russa.
  Con riferimento al contenuto, l'Accordo si compone di un breve preambolo – dove vengono sottolineati il valore della mobilità accademica e dei rapporti interuniversitari bilaterali, anche ai fini del consolidamento di uno spazio formativo europeo comune – e di sei articoli.
  Nel primo articolo viene esplicitata la finalità principale dell'Accordo, consistente nel riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati dalle università, istituti universitari, politecnici e scuole artistiche musicali legalmente riconosciute dalla Repubblica italiana e dei titoli di studio redatti in conformità del modello statale, rilasciati dalle istituzioni di formazione superiore della Federazione russa, ai fini del proseguimento degli studi e del loro uso nel territorio delle Parti contraenti. Le Parti si impegnano a scambiarsi, entro un mese dalla firma dell'Accordo, l'elenco delle università italiane degli istituti di livello universitario della Repubblica italiana e dei modelli dei titoli di studi redatti in base al modello statale della Federazione russa, impegnandosi altresì a comunicarsi a vicenda eventuali modifiche a tali elenchi.
  L'articolo 2, invece, riporta la corrispondenza tra i titoli oggetto dell'accordo. Viene inoltre precisato che l'esatta definizione della corrispondenza tra i crediti ed il contenuto dei corsi di formazione risultanti dai titoli di studi è di competenza delle singole istituzioni universitarie, che hanno la facoltà di richiedere allo studente o all'aspirante di svolgere i corsi di formazione integrativi e di utilizzare i crediti ottenuti ai fini dell'abbreviazione del periodo di formazione.
  L'articolo 3 estende la previsione del comma 3 dell'articolo 2 anche alle certificazioni relative ai periodi di studio non completati presso le istituzioni accademiche di una Parte, e che si intende proseguire nelle istituzioni accademiche dell'altra Parte.
  L'articolo 4 stabilisce che il possesso dei titoli di studio di cui ai precedenti articoli 2 e 3 non esime il titolare dall'osservanza dei requisiti di accesso alle istituzioni accademiche e alle eventuali verifiche della conoscenza della lingua ufficiale della Parte ricevente. Sono esentati dagli esami di verifica della conoscenza linguistica i possessori di un titolo conseguito al termine di un corso di studi medi Pag. 28superiori, nel cui programma risultino non meno di tre anni di apprendimento della lingua nel Paese ricevente.
  L'articolo 5 istituisce una commissione mista di esperti incaricati di esaminare e chiedere argomenti connessi con l'interpretazione ed applicazione dell'Accordo, di proporre modifiche al testo in esito agli interventi legislativi nel settore dell'istruzione eventualmente intervenuti in ciascuno degli Stati Parte.
  L'articolo 6, l'ultimo, stabilisce che l'Accordo entri in vigore alla data di ricezione della seconda delle due notifiche di espletamento degli adempimenti, in termini previsti dalla sua ratifica. Al netto, appunto, di tutti i tecnicismi, in conclusione, il MoVimento 5 Stelle riconosce la bontà di questo Accordo. Appoggiamo questa ratifica, e pertanto voteremo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Fedi. Prego, ne ha facoltà.

  MARCO FEDI. Grazie, signora Presidente. Una breve dichiarazione di voto – e ricordo il breve, così i colleghi si preparano al rientro in Aula – per il Partito Democratico, che voterà a favore del disegno di legge di ratifica di questo importante Accordo per il riconoscimento reciproco dei titoli di studio tra il nostro Paese e la Federazione russa. Un Accordo importante che trova oggi l'unanimità del Parlamento nella ratifica. Un Accordo che va a rafforzare i rapporti tra Italia e Federazione russa. Oltre alle ragioni politica estera internazionale, con tutti gli obblighi e anche le responsabilità che l'Italia ha assunto, oltre ai rapporti commerciali ed economici, annoveriamo anche con la Federazione russa una consolidata collaborazione culturale ed una cooperazione scientifica e nel campo della ricerca, che da tempo indicavano e chiedevano un Accordo teso al riconoscimento dei titoli di studio.
  Sono oltre 1.500 gli studenti russi iscritti nelle nostre università e ben 423 gli accordi di collaborazione tra università italiane e russe. Auspichiamo, quindi, una rapida approvazione della ratifica, cui la controparte russa ha già adempiuto nel 2010, con il triplice obiettivo di incrementare la presenza di studenti russi in Italia, di provvedere alla internazionalizzazione delle nostre università e di promuovere la diffusione della lingua italiana nel mondo e, ovviamente, anche nella Federazione russa.
  La definizione della corrispondenza fra crediti e contenuto dei corsi di formazione spetta alle singole istituzioni universitarie, che sono, al riguardo, autonome. L'Accordo, concluso il 3 dicembre 2009, è finalizzato a disciplinare il reciproco riconoscimento dei periodi e dei titoli di studio universitari al fine dell'accesso e della prosecuzione degli studi nelle istituzioni universitarie.
  L'assenza di accordo comporta, come è ovvio, che i cittadini che si iscrivono presso le università vi conseguono diplomi di laurea privi di riconoscimento legale da parte delle autorità del Paese di origine. La nuova intesa, che sostituisce un accordo del 1998, ormai obsoleto, consentirà, in conclusione, agli studenti di una delle parti, in possesso del titolo finale degli studi secondari superiori, di essere ammessi alle istituzioni universitarie dell'altro Stato contraente. È per queste ragioni che il Partito Democratico voterà a favore della ratifica di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 1924-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 29

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1924-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1924-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Leva, Piccoli Nardelli, Brescia, Gadda, Latronico, Sorial, Sisto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009 (1924-A):

   (Presenti  437   
   Votanti  435   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 435).    

  (Le deputate Argentin e Antezza hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014 (A.C. 3131-A) (ore 12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica n. 3131-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014.
  Ricordo che nella seduta del 27 luglio 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 3131-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3131-A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3131-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3131-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Capua, Di Lello, Caruso, Ciracì, Burtone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  437   
   Votanti  402   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 313    
    Hanno votato
no   89).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 30

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3131-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3131-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Palma, Fanucci, Luigi Gallo, Ginato, Kronbichler, Villecco Calipari, Mantero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  409   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 314    
    Hanno votato
no   95).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3131-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3131-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore Rabino ad esprimere il parere della Commissione.

  MARIANO RABINO, Relatore. Grazie Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti e tre gli emendamenti all'articolo 3.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie Presidente, il parere del Governo è contrario su tutti e tre gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Scagliusi 3.1.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scagliusi 3.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni... Abrignani e Gigli... Invernizzi, Calabria, Gigli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  418   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
  81    
    Hanno votato
no  337).    

  (Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Spadoni 3.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente, siamo sempre noi quelli che chiedono maggiore trasparenza per quanto riguarda gli oneri relativi alle spese di missione. Quindi, come anche negli altri provvedimenti, chiediamo che ci sia un tetto massimo per le spese di missione, un tetto massimo pari ad un terzo dell'importo di cui al comma 1. Questo è quello che chiede l'emendamento.Pag. 31
  Il problema, Presidente, è che quest'emendamento, con cui viene appunto richiesta una trasparenza, sempre principio del MoVimento 5 Stelle, è un emendamento che è stato valutato negativamente dalla maggioranza. Mi chiedo chiaramente come può una maggioranza che ha deciso proprio in questo momento, nell'altro ramo del Parlamento, di votare «no» all'arresto del senatore Azzollini, che è stato indagato per bancarotta fraudolenta, che nelle intercettazioni diceva: da oggi in poi comando io, sennò vi piscio in bocca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Questo è quello che diceva il senatore Azzollini alle suore della Divina Provvidenza. Quindi io mi chiedo, ad una maggioranza del genere, che tramite un voto segreto ha deciso di non aiutare la magistratura, come posso chiedere io di mettere un tetto, come posso chiedere un'opera di trasparenza di poche migliaia di euro, quando questi personaggi decidono una votazione del genere nell'altro ramo del Parlamento.
  Non chiedo questa volta una riformulazione. Non chiedo niente, tanto continuo a capire che siete esattamente la stessa schifezza che eravate due anni fa, lo siete ancora adesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Onorevole Spadoni...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ladri !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 3.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, per favore ! Fratoianni, Ricciatti, Carloni, Locatelli, Dall'Osso, Cominelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  440   
   Votanti  413   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  74    
    Hanno votato
no  339).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 3.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Fratoianni, Ermini, Cuperlo, Cecconi, Simone Valente.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  440   
   Votanti  414   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
  75    
    Hanno votato
no  339).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Adornato, Santerini, Cominardi.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 32
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  443   
   Votanti  405   
   Astenuti   38   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 306    
    Hanno votato
no   99).    

  (Il deputato Nicoletti e la deputata Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3131-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3131-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Rotta, Palma, Occhiuto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  444   
   Votanti  407   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 312    
    Hanno votato
no   95).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3131-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Onorevoli colleghi, l'Accordo al nostro esame, al pari del precedente con la Moldova, si inquadra nell'ambito della politica europea di vicinato attuata attraverso il partenariato orientale, di cui gli accordi di associazione sono parte fondamentale, come in questo caso. Questo significa, come abbiamo visto per la Moldova, la definizione di un'agenda per le riforme interne della Georgia, che poggia sui pilastri della concorrenza, della proprietà intellettuale, dello sviluppo sostenibile e degli appalti. Si tratta di riforme che servono per ammodernare il Paese e rendere la governance dello spazio economico il più possibile omogenea.
  L'Accordo si inserisce in un contesto geopolitico in cui la Georgia è da sempre il più filo-occidentale dei Paesi causaci, con una forte volontà di avvicinamento alla NATO e all'Unione europea, nonostante il permanere della questione dell'Ossezia del Sud e dell'Abcasia, regioni secessioniste che godono della protezione russa.
  Anche in questo caso l'Accordo prevede l'impegno a trovare soluzioni percorribili e condivise, mentre per la Russia vengono fatti intravedere i vantaggi negli investimenti che si verrebbero a determinare anche per loro. Dunque, la ratifica di tale Accordo rappresenta un contributo alla sicurezza e allo sviluppo in un quadro normativo più efficiente per i sistemi economici e ancora più definito e attento ai diritti di quello già condiviso in ambito OMC.
  Signora Presidente, tralascio l'articolato del testo, molto complesso e già esaminato adeguatamente in Commissione, per arrivare subito ad annunciare il voto favorevole del mio gruppo all'insegna della diffusione dei valori che animano lo spirito europeo e per l'implementazione di un'economia di mercato sostenibile anche all'interno degli ordinamenti dei Paesi con i quali intratteniamo, come Italia e come Unione europea, fruttuosi rapporti culturali ed economici.

Pag. 33

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente. Con l'Accordo di associazione all'UE che viene oggi sottoposto al vaglio della nostra Assemblea si intende consolidare l'avvicinamento all'Occidente della Georgia, Paese che nel 2008 cercò di recuperare con la forza il controllo di due sue province separatiste, l'Abcasia e l'Ossezia del Sud, determinando lo scoppio di un breve conflitto con la Federazione Russa, le cui tracce sono ancora visibili. Molte cose sono cambiate da quei caldi giorni dell'estate del 2008, in primo luogo gli equilibri politici a Tbilisi, ma un elemento è rimasto: la Georgia rimane un Paese con contenziosi territoriali aperti, veri e propri conflitti congelati, che la costituzione delle province separatiste in Repubbliche indipendenti, ancorché non riconosciute dalla comunità internazionale, ha certamente aggravato. Il passo che ci accingiamo a compiere è non meno delicato di quello concernente l'Ucraina, che, peraltro, è già stato compiuto, addirittura in coincidenza con la visita del Presidente Putin all'Expo di Milano.
  Questo provvedimento implica di fatto l'offerta di una sponda a chi potrebbe desiderare in Georgia di riaprire il confronto con la Russia, sperando questa volta di avere compattamente al proprio fianco l'intera Unione europea. Temiamo che l'approvazione da parte dei Parlamenti europei di questo Accordo possa obiettivamente incoraggiare nuovi futuri passi falsi di Tbilisi. Inutile sottolineare che dell'opportunità di procedervi dubitiamo pertanto fortemente, convinti come siamo che possa dispiegare un effetto assai destabilizzante e certi che non ci avvicini di un millimetro all'obiettivo di ricostruire le relazioni politiche di piena collaborazione tra l'Europa e la Federazione Russa. Certo, non basterà forse l'Accordo di euro-associazione a spingere i georgiani a ridiscutere i termini delle proprie relazioni con Mosca, ma si tratta comunque di un passo suscettibile di prepararne di ulteriori. La nostra diplomazia è sinceramente convinta che questi accordi di associazione all'UE non implichino la prospettiva di una futura accessione dei Paesi che ne beneficiano, ma la Farnesina non ha alcun controllo su questi sviluppi e nell'incertezza riteniamo più opportuno rendere più difficoltoso l'eventuale tentativo di una fuga in avanti fin d'ora votando no alla ratifica. Avremo certamente altri momenti delicati quando la questione dell'allargamento vero e proprio verrà certamente posta sul tappeto, non solo in relazione all'Unione europea, ma anche alla NATO, cui i georgiani ambiscono per le ragioni già menzionate, cioè per utilizzarci a casa loro come riequilibratori della locale superiorità politica strategica della Russia. Per tutti questi motivi, annuncio che il gruppo della Lega Nord voterà no alla ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Grazie Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente, solo per annunciare l'astensione di Sinistra Ecologia Libertà sul provvedimento. Ci siamo già astenuti su tutti gli articoli. Perché ? Pur comprendendo la necessità dell'Unione europea e dell'Italia di stringere buoni rapporti e anche di allargare i propri rapporti commerciali a est, in particolar modo in questo caso verso la Georgia, ma vale stesso discorso prima verso la Moldavia, e pur comprendendo che c’è una continuità territoriale e c’è un rapporto interno di un continente, tuttavia Pag. 34non possiamo fingere che i rapporti in questo caso siano pacificati. Esiste un tema dei rapporti anche con l'altro grande vicino che l'Europa ha, cioè la Russia, che non può essere ignorato.
  Noi se guardiamo alla Georgia o alla Moldava – ripeto: le due cose vanno insieme – soltanto dal punto di vista dei rapporti bilaterali, possiamo agire così. Sarebbe tuttavia stupido fingere che non esista la Russia. La Russia esiste e ha fatto sapere di avere dei problemi – giustificati o meno che siano – con la costruzione di rapporti di partenariato, come quelli che stanno alla radice di questi rapporti. Con riguardo agli stessi passi successivi che ci saranno, o non ci saranno, qui non si parla di adesione all'Unione europea – e probabilmente non se ne parlerà per molti anni – ma non sarebbe neanche sbagliato questo, ma se il tutto fosse inserito all'interno di un rapporto di cooperazione molto più allargato. Noi questo non lo vediamo. Entriamo anche in materie molto complesse, come quelle che attengono ai rapporti con l'Abkhazia o con l'Ossezia, cioè questioni aperte enormi, che hanno generato anche scontri militari negli scorsi anni.
  C’è la capacità da parte dell'Unione europea di gestirli in chiave politica e non soltanto in chiave mercantile ? Il caso ucraino, per esempio, ci dice probabilmente di no. Questa capacità noi non la vediamo. L'Ucraina avrebbe dovuto diventare uno spazio libero, uno spazio di interposizione tra Russia e Occidente: non è stato così. L'Unione europea ha gestito molto male quella partita.
  Ci dovrebbe qualcuno rassicurare sul fatto che sapremo gestire meglio le partite successive ? No. L'Unione europea ha dimostrato, peraltro anche recentemente, di non voler avere alcun ruolo politico, ma di essere appunto quel gigante economico, ma nano, dal punto di vista delle relazioni internazionali di cui purtroppo si è sempre parlato. In queste condizioni, evidentemente, è chiaro che Sinistra Ecologia Libertà non può dare un voto favorevole su questo trattato. Non vogliamo esprimere nemmeno un voto contrario proprio perché riteniamo che si debbano migliorare le relazioni economiche e commerciali e anche di diplomazia nei confronti dei nostri vicini dell'est. L'astensione diventa un'ovvia conseguenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Io annuncio il voto favorevole di Area Popolare. Come ho detto prima, qui parliamo di accordi di libero scambio con Paesi oggetto del partenariato orientale, particolarmente importante all'interno delle politiche europee di vicinato. Soprattutto a questi stanno dando molta importanza i Paesi del nord Europa e io credo che anche noi, come Paesi mediterranei, ci dovremmo concentrare maggiormente sulle questioni che riguardano il partenariato orientale. Non posso essere d'accordo con chi prima di me ha detto che va fatta una valutazione tenendo conto delle esigenze della Federazione russa.
  Io credo che di questo si tenga conto, ma si trascura come, per esempio con la Georgia, c’è già un accordo di libero scambio che è attualmente vigente, che è attivo dal 1999. Questo accordo di libero scambio, in virtù del partenariato orientale, è un accordo molto più largo; come quello precedente con la Moldova, riguarda un complesso di settori e costituisce una vera e propria agenda per le riforme per il Paese georgiano. Si configura l'accordo di libero scambio quasi come – ripeto – un'inclusione nell'area di libero mercato. Ritengo questo assolutamente positivo, naturalmente con i rischi che questo comporta. Non riesco a capire la logica di chi vorrebbe alzare ancora di più le barriere doganali, i confini e le barriere. Io veramente ho difficoltà a comprendere qual è l'alternativa agli accordi di libero scambio e al partenariato, soprattutto con i Paesi confinanti con lo spazio politico dell'Unione.Pag. 35
  Rubo ancora un minuto, Presidente. La collega Spadoni si è molto attardata sulla questione della copertura finanziaria e opportunamente; io credo che lo abbia fatto giustamente. In questo caso, la copertura finanziaria del provvedimento – è bene ricordarlo – vale 9.880 euro l'anno e non lo dico perché la cifra è esigua. È chiaro che trasparenza e spesa efficiente vanno applicate a capitoli di spesa anche esigui.
  Ma voglio ricordare alla collega Spadoni che si è dimenticata di dire che esiste una responsabilità di monitoraggio sulla spesa e sugli sforamenti da parte del Ministero dell'economia e delle finanze; gli eventuali sforamenti hanno un tetto naturale, che riguarda i capitoli da cui poi vengono prelevati i fondi per gli eventuali sforamenti. Inoltre, se tutto ciò non bastasse, il Ministero dell'economia e delle finanze deve rispondere al Parlamento, cioè deve relazionare, come scritto al comma 3 dell'articolo 3, in merito alla cause degli scostamenti e dell'adozione delle misure di cui al comma 2. Quindi, diciamo che vi è un apparato normativo che ci tiene abbastanza al sicuro dal possibile spreco di qualche centinaia di euro per le missioni relative agli accordi. Voglio anche ricordare che queste cifre riguardano anche la gestione degli spazi doganali, quindi, da questo punto di vista, non credo che dobbiamo essere preoccupati e ci possiamo rassicurare sugli sprechi. Voglio anche ricordare alla collega Spadoni – e qui concludo – che la frase che lei ha citato e messa in bocca al presidente Azzollini non è un'intercettazione – non è un'intercettazione ! – ma si tratta di una testimonianza, tra l'altro di molto dubbia attendibilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Forza Italia sostiene la ratifica di questo provvedimento, però l'occasione è, ancora una volta, quella per incitare il Governo italiano ad essere incisivo nella costruzione di una politica estera europea, politica estera europea che non c’è. Non c’è una politica estera del partenariato orientale se queste politiche, questi trattati, non sono poi affiancati anche da investimenti e risorse economiche che vengono messe a disposizioni dei Paesi che vogliamo associare. Quindi, rimane il voto favorevole di Forza Italia ma un forte, forte stimolo al Governo a contribuire a costruire una politica estera dell'Unione europea che oggi ancora non c’è.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Mentre prima ho aperto il mio intervento in dichiarazione di voto finale sulla dimenticanza che ha avuto Renzi ad assegnare l'otto per mille di quattro anni fa, senza dimenticare ovviamente, per par condicio, che anche Berlusconi ha utilizzato l'otto per mille per motivi bellici, questa volta apro il mio intervento sulla notizia che voi avete salvato Azzollini. Cioè, meno male che qui non ci sono altre ratifiche, perché altrimenti potremmo tirare direttamente lo sciacquone di questo cesso che state creando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Onorevole Del Grosso, come ho detto prima all'onorevole Spadoni, deve parlare della ratifica ! Ci siamo capiti, deve parlare della ratifica !

  DANIELE DEL GROSSO. Adesso arriviamo alla ratifica. Presidente, questa ratifica va semplicemente sulla scia di altre ratifiche che questa mattina sono state discusse in Aula.

  PRESIDENTE. Bene, stia al tema di cui stiamo parlando.

  DANIELE DEL GROSSO. È esattamente la stessa cosa. Si parla di libero scambio, di scambi commerciali, ovviamente. Pag. 36Queste ratifiche vanno poi in scia a quello che state per approvare, cioè una ratifica molto più grande, quella del TTIP, che crea una concorrenza pazzesca tra noi e gli Stati Uniti d'America. Noi pretendiamo di competere con gli Stati Uniti d'America ! Volete far competere in nostri imprenditori con gli Stati Uniti d'America ! Voi in questa maniera metterete in ginocchio completamente l'Italia ! Non ne abbiamo le possibilità ! Allora cosa avete pensato di fare ? Avete pensato bene di proporre dei piccoli TTIP nei confronti di alcuni Paesi come la Georgia, come la Moldova, l'Ucraina e così via, ma sono della ratifiche che non funzioneranno mai, perché, come ho detto prima, vanno semplicemente a vantaggio del nord Europa, non dell'Italia. Noi stiamo seppellendo le nostre imprese e quelle poche che sono rimaste stanno cercando in tutti i modi di fuggire via. Non le tratteniamo qui in Italia ! Lo ripeto ancora: state trasformando questo Paese in una società di servizi, ma non sappiamo nemmeno più a chi venderli questi servizi, perché in questo Paese non sta rimanendo più nessuno. I ragazzi vanno via dall'Italia perché non hanno possibilità, le imprese cercano di spostarsi in ogni modo e chi avvantaggiate voi ? Sono soltanto i negozi finanziari, cioè le banche.
  State avvantaggiando soltanto le banche, perché chi prende vantaggi da queste ratifiche di libero scambio sono le banche. Ma vi è un altro tema importantissimo all'interno di queste ratifiche riguardante l'aspetto energetico del nostro Paese. Voi spesso andate a ratificare semplicemente per gli approvvigionamenti energetici e non pensate mai a rinnovare la politica energetica del nostro Paese.
  Noi dobbiamo imparare a produrre energia all'interno dei confini nazionali, non dobbiamo stare continuamente a tirare elettrodotti semplicemente per le relazioni internazionali esistenti con altri Paesi. Spesso mettete su elettrodotti o gasdotti senza sapere neanche il motivo. Non conoscete neanche l'utilità di quel tracciato che deve portare energia all'Italia, ma si va avanti in questa maniera perché poi alla fin fine non ve ne frega nulla, basta che salvate qualcuno al Senato, questo ormai mi sembra ovvio (Deputati dai banchi del gruppo del MoVimento 5 Stelle gridano: Vergogna !). Presidente, dichiaro il nostro voto contrario a questa ratifica e siamo ampiamente contrari a quello che oggi avete combinato in Senato perché è una vergogna per tutto il Paese, fate schifo (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni Farina. Ne ha facoltà.

  GIANNI FARINA. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda la ratifica del Trattato di libero scambio con la Georgia valgono naturalmente tutte le considerazioni già fatte per la ratifica del Trattato con la Moldova. Voglio solo aggiungere alcune riflessione successive. Come tutti sappiamo la Georgia ha avuto dei momenti di guerra nel 2008 con la Russia che di fatto hanno portato all'amputazione del suo territorio. La guerra scoppiata nell'agosto del 2008 e terminata in poche settimane si concluse con la mediazione dell'Unione europea, guidata allora dal Presidente Sarkozy, che portò ad un cessate il fuoco e di fatto alla dichiarazione di indipendenza mai riconosciuta dall'Unione europea e dalla comunità internazionale dell'Abkhazia e dell'Ossezia del sud. In quel caso la Georgia si trovò persino nel pericolo di vedersi interrotto il suo sbocco al mare con l'occupazione del porto di Poti da parte dell'esercito russo. Noi, naturalmente, non siamo dei sognatori, conosciamo i problemi, sappiamo quali sono le difficoltà e teniamo nella giusta considerazione il cammino difficile di questo Paese verso la democrazia e verso il ristabilimento dell'unità nazionale, ma i trattati di amicizia e collaborazione non sono mai contro qualcuno, ma per fare qualcosa di positivo, rafforzando di fatto, Pag. 37cosa che noi critichiamo sempre perché non avviene, il ruolo dell'Europa e della sua politica estera.
  Questi sono i motivi di fondo che danno una speranza di un nuovo ruolo dell'Europa nell'est europeo che avvii quindi quel processo di pace e collaborazione di tutto il continente di cui oggi abbiamo bisogno se pensiamo alla drammaticità dei fatti ucraini.
  Per questo motivo siamo favorevoli alla ratifica del Trattato con la Georgia da parte dell'Italia e dell'Unione europea.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3131-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3131-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3131-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brignone, Tidei, onorevole Capua, ci provi perché se sta al telefono è difficile che vota da sola. Baruffi, Pastorelli, Gigli, Caso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Georgia, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014.» (3131-A):

   Presenti  437   
   Votanti  403   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  310    
    Hanno votato no   93.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Argentin, Covello e Rubinato hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

Discussione del disegno di legge: S. 1997 – Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED (Approvato dal Senato) (A.C. 3249) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Gianluca Pini ed altri n. 1 e Scagliusi ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3249) presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3249: Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED.
  Ricordo che a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci Pag. 38minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Il deputato Molteni ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  NICOLA MOLTENI. Signora Presidente, illustro la pregiudiziale di costituzionalità partendo da un presupposto che non è solo di costituzionalità ma anche di merito. Credo che sia opportuno far presente a quest'Aula che questa missione è una vera e propria truffa. Anzi, visto che è una missione europea a cui il nostro Paese partecipa è una vera e propria «eurotruffa», perché, Presidente, viene venduta per l'ennesima volta come una missione navale militare, ma poi alla fine questa missione diventa, come già è accaduto in passato per altre missioni militari navali nel Mediterraneo, una missione di accoglienza. Noi sostanzialmente con questa missione EUNAVFOR MED andiamo a collocare per l'ennesima volta nel Mediterraneo navi e mezzi per garantire come se fossero dei taxi o dei traghetti afflusso maggiore di immigrati clandestini nel nostro Paese.
  Ci chiediamo e vi chiediamo quale è la necessità e l'urgenza per portare in discussione e approvare questo decreto-legge. Noi riteniamo che i presupposti di necessità e di urgenza, presupposti tipici per la presentazione di un decreto-legge, non vi siano esattamente nel momento in cui nel Mediterraneo, dopo l'operazione Mare nostrum, abbiamo già altre missioni vendute sempre come missioni militari e navali ma che poi diventano missioni di accoglienza. Precisamente in questo momento abbiamo nel Mediterraneo l'operazione Triton, che è costola di Frontex. Voglio ricordare che Frontex è l'organismo europeo che dovrebbe – uso il condizionale perché così non accade – difendere proteggere e monitorare i confini esterni del nostro Paese, ma l'operazione Triton sta facendo esattamente il contrario e non sta proteggendo e difendendo nulla, non sta difendendo e proteggendo i confini, bensì sta semplicemente portando sul nostro territorio, andando nelle acque territoriali libiche, quindi tradendo i presupposti di quella missione, migliaia di immigrati clandestini.
  Abbiamo nel Mar Mediterraneo un'altra operazione, l'operazione «mare sicuro», e io voglio ricordare come è nata quella operazione, attraverso un emendamento presentato al decreto «anticorruzione», emendamento venduto dal Governo come un'operazione militare dal costo della modica cifra di 40 milioni di euro per proteggere e difendere le piattaforme petrolifere e commerciali italiane nel Mediterraneo. Così non è avvenuto, così non è accaduto perché l'operazione «mare sicuro» ha traghettato dall'inizio dell'operazione sino ad oggi oltre 35 mila clandestini sul nostro territorio. Ricordo che vi è un'altra operazione, non nel Mediterraneo ma nell'Egeo, l'operazione Poseidon, che sta svolgendo esattamente la stessa missione. Quindi cosa sta accadendo, Presidente ? Sta accadendo che con questa operazione – EUNAVFOR MED – che è la prima fase di altre due fasi concordate dal nostro Paese con l'Unione europea per le quali servirà l'avallo da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, noi sostanzialmente mettiamo nuove navi nel Mediterraneo e ve lo ricordo, ve l'abbiamo detto, ve lo ricordiamo ancora oggi e ve lo ricorderemo fino all'esasperazione, che più navi mettiamo nel Mediterraneo più incentiviamo le partenze dalla Libia, più incentiviamo gli sbarchi, più alimentiamo l'attività di scafisti e i terroristi, più alimentiamo il business dell'immigrazione clandestina sul nostro territorio come i fatti di cronaca quotidiani dimostrano e testimoniano quotidianamente, creando un vero e proprio scontro sociale sul nostro territorio.
  Noi stiamo illudendo migliaia di persone che in Italia c’è il bengodi, che in Italia c’è il benessere: venite in Italia tanto un vitto, l'alloggio, un albergo a quattro stelle non viene negato a nessuno, quando abbiamo i nostri cittadini, i cittadini italiani Pag. 39che vivono nella povertà e nella disperazione. Quindi, è una truffa, è l'ennesima truffa, è l'ennesimo imbroglio italiano ed europeo a danno degli Stati nazionali e facciamo esattamente il contrario di quello che fanno tutti gli altri Stati nazionali, tutti difendono le frontiere, tutti difendono i confini, tutti potenziano con le forze di polizia la difesa dei propri territori, tutti difendono gli interessi nazionali tranne questo Paese, governato da chi sta favorendo e incentivando un'invasione di massa senza alcun limite, creando, lo ripeto, scontri e tensioni sociali nel nostro Paese.
  Voi siete responsabili di una guerra fra poveri, siete responsabili delle periferie che stanno esplodendo, siete responsabili di questa enorme ingiustizia sociale che state scaricando sulle popolazioni da nord a sud del nostro Paese. Questa missione viene giustificata con la necessità di esercitare ulteriore attività di intelligence, bisogna raccogliere informazioni sulla rete degli scafisti nel Mediterraneo, ma questo tipo di attività, sottosegretario, viene svolta dalle decine e centinaia di navi italiane ed europee che sono presenti nel Mediterraneo, con un presupposto assurdo e incredibile, che solo per responsabilità e per colpa di questo Governo si verifica, ovvero navi che battono bandiera tedesca e francese, che accolgono migliaia di immigrati clandestini; e li definiamo immigrati clandestini perché i dati dicono che ad ottenere lo status di rifugiato politico è meno del 10 per cento di quelli che sbarcano, dati che provengono dal Ministero stesso. Abbiamo navi che battono bandiera tedesca e francese, sul cui suolo – della nave – che sarebbe territorio tedesco o francese anziché portarsi coloro i quali raccolgono nel Mediterraneo nel loro territorio, lo scaricano: scaricano questi disperati come merce, portati come merci, sul territorio del nostro Paese.
  Quindi, questa attività di intelligence viene già fatta, questa attività di informazione e raccolta dati viene già fatta, quello che non viene fatto è la lotta, è il contrasto duro all'attività degli scafisti. Avevate annunciato la distruzione dei barconi, ovviamente non carichi di individui, e non l'avete fatto; avevate annunciato una missione di polizia, una missione internazionale per sconfiggere e contrastare lo scafismo e anche il terrorismo, perché vi ricordo, e non lo dice la Lega, lo dice la Presidentessa di Eurojust, che non è leghista, è un giudice, un magistrato belga che dice due cose, che ormai il controllo dell'emigrazione clandestina sulle coste libiche è in mano al terrorismo, è in mano al califfato, in mano all'ISIS.
  Ma cosa ben più grave, la presidentessa di Eurojust ha detto, in maniera trasparente, in maniera chiara, in maniera cristallina, che l'immigrazione clandestina è uno strumento, attraverso i barchini e attraverso i barconi che partono dalle coste libiche, di infiltrazione del terrorismo. Continuare a caricare il Mediterraneo di navi militari, che all'apparenza dovrebbero svolgere un'attività di controllo ma che, nei fatti, svolgono un'attività di traghetto e di traghettamento di migliaia di clandestini sulle nostre coste, è un atto di profonda irresponsabilità e di profonda incoscienza, che va caricata sulla responsabilità di questo Governo.
  E quindi, Presidente, ci piacerebbe capire cosa accadrà dopo questa missione, che costa, tra l'altro, 26 milioni di euro fino al 30 settembre. È l'ennesimo atto di coinvolgimento e di complicità da parte del nostro Governo, di assoluta responsabilità, da parte del nostro Governo, di gestione di un fenomeno che sta toccando numero impressionanti, che sta toccando cifre gravissime, che sta continuando a produrre, purtroppo, morti nel Mediterraneo, morti rispetto alle quali ci sono delle gravi, delle gravissime responsabilità che vanno attribuite a questo Governo e, in modo particolare, al Presidente del Consiglio.
  C’è un'Italia che è un Paese complice e un'Europa che guarda dall'altra parte, perché il «piano Juncker», il piano di distribuzione per quote dei rifugiati, è stato un'emerita fregatura, è stato un fallimento, nonostante il tentativo, da parte del Governo, di attribuirsi meriti per una distribuzione che non accadrà, che Pag. 40non avverrà, soprattutto perché nel «piano Juncker» non si parla e non si dice assolutamente che fine faranno i clandestini, non si parla di rimpatri, non si parla di respingimenti, non si parla di espulsioni.
  Quindi, Presidente, la Lega Nord presenta questa pregiudiziale sia per motivazioni di carattere costituzionale ma, soprattutto, per motivazioni di carattere politico. Questa missione è l'ennesima missione di invasione che porterà problemi al nostro Paese e che continuerà a caricare sul nostro Paese migliaia di clandestini...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Molteni...

  NICOLA MOLTENI. ... creando tensioni sociali...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

  NICOLA MOLTENI. ... e la responsabilità è di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Il deputato Scagliusi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Colleghi, sapete come è venuta a conoscenza l'opinione pubblica di questa missione militare ? Lo scorso maggio, grazie a Wikileaks, che ha pubblicato un documento riservato dell'European Union Military Committee, in cui si ammette che i Paesi europei stanno preparando un'azione militare, anche di terra, per distruggere i barconi dei trafficanti e interrompere il flusso migratorio. Ecco cosa si dicono i pianificatori europei di guerre all'interno di questo documento: «Facciamo una guerra tra un mese in Libia. Dicono che il conflitto durerà un anno: sarà impossibile chiamarla operazione di polizia e sarebbe scandaloso definirla missione umanitaria».
  Il titolo del dossier è tutto un programma: piano approvato dai capi della difesa europea per l'intervento militare contro le navi dei rifugiati in Libia e nel Mediterraneo. L'obiettivo dichiarato è colpire gli scafisti per bloccare i viaggi dei profughi, ma sono previste anche azioni di terra e non si esclude l'allargamento dell'operazione militare anche alle riserve petrolifere. Si chiama invasione di uno Stato sovrano, con tutte le complicazioni del caso libico.
  Questa missione, Presidente, rivela tutta l'incapacità dell'Europa di comprendere il fenomeno dell'immigrazione, anche dopo anni di ininterrotto flusso di esseri umani nel Mediterraneo. Tra gli obiettivi della missione, infatti, si legge anche la necessità di una sufficiente comprensione dei modelli di business del traffico, del finanziamento delle rotte e dei posti di imbarco, delle capacità e dell'entità dei migranti.
  Allora, Presidente, per comprendere il modello di business, che c’è dietro al traffico dei migranti, è necessario mandare delle navi o fare operazioni di intelligence ? In realtà, al suo partito serviva semplicemente chiedere magari a Buzzi e a Carminati, che nelle intercettazioni legate a «Mafia capitale» hanno detto chiaramente che questo business è molto più proficuo di quello della droga o dei vecchi business delle mafie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ormai il PD ha corrotto ha corrotto anche queste mafie, come è successo qui a Roma. Nel carteggio segreto, reso noto da Wikileaks, non manca il capitolo più spinoso, quello a cui i politici tengono di più, il capitolo sulla reputazione; sono preoccupati della cattiva reputazione che potrebbe venire all'Europa da questa missione. Non si preoccupano dei morti, delle persone che forse moriranno durante questa missione, ma solo della reputazione. Si legge che il comitato militare dell'Unione europea conosce il rischio che può derivare alla reputazione dell'Unione europea, rischio collegato a qualsiasi trasgressione percepita dall'opinione pubblica in seguito all'intervento, al potenziale impatto negativo nel caso in cui la perdita di vite umane fosse attribuita all'azione o all'inazione Pag. 41della missione europea. Quindi, si considera essenziale, fin dall'inizio, una strategia mediatica per enfatizzare gli scopi dell'operazione e per facilitare la gestione delle aspettative. In pratica, ci si preoccupa di non far conoscere ai cittadini la verità; in sostanza, Renzi, Alfano, Gentiloni e Pinotti stanno trascinando l'Italia in una nuova guerra senza informare i cittadini ed il Parlamento. Infatti, il decreto in questione, che ha già svolto il suo iter al Senato, autorizza la partecipazione del personale militare italiano all'operazione EUNAVFOR MED iniziata già il 27 giugno e prevista fino al 30 settembre. Vengono spesi per questa prima fase dell'operazione 26 milioni di euro, quasi 300 mila euro al giorno per la partecipazione di 1.020 unità di personale militare e per l'impiego di mezzi navali, la portaerei Cavour, un sommergibile di classe Todaro e mezzi aeromobili. Il mandato di EUNAVFOR MED, come definito dall'articolo 2, prevede tre fasi in parte già operative, mentre le altre saranno operative solamente nel caso di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o in caso di consenso dello Stato costiero interessato. Appare evidente che mentre alcune di queste misure sono attuabili, nel rispetto del diritto internazionale e della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, prescindendo da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza e dal consenso dello Stato costiero, altre sono subordinate all'adozione di una risoluzione o al permesso dello Stato interessato.
  Ancora più evidente è il punto c) dove appunto si dice che si possono adottare tutte le misure necessarie, anche mettendo fuori uso o rendendo inutilizzabili le imbarcazioni sospette. Con molte probabilità la Russia non accetterebbe la possibilità di distruggere le imbarcazioni, quindi sappiamo benissimo che se la Russia resta contraria alla possibilità di agire sul territorio libico potrebbe porre il veto. Molto dunque dipenderà dall'atteggiamento della Russia e della Cina, preoccupate dal ripetersi di quanto già avvenuto nel 2011 proprio in Libia, con l'intervento che portò alla caduta del regime di Gheddafi.
  Dunque, in assenza di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, vi ricordo che la nostra Costituzione – che, per il momento, non è cambiata in questa parte iniziale, resta sempre la stessa – all'articolo 11 afferma – giusto per rinfrescare la memoria di qualcuno – che L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni, promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Accettare, dunque, un intervento quale strumento di offesa alla libertà dei popoli, ma anche quale mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, condurrebbe de facto al superamento dei principi alla base del nostro dettato costituzionale.
  Anche il generale Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, che non mi risulta iscritto al MoVimento 5 Stelle, in un'intervista rilasciata circa un mese e mezzo fa, ha affermato che un blocco navale, in assenza di una risoluzione ONU o della richiesta del Paese interessato, è un'azione di guerra. Si fa contro un nemico, sarebbe controproducente e siccome in nessun caso viene meno il dovere di salvare le vite dei naufraghi, i barconi semplicemente punterebbero contro le navi del blocco.
  Ma la cosa più assurda, Signor Presidente, è che il decreto in esame punta ad avere un consenso preventivo del Parlamento sia sulle eventuali risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU sia sull'eventuale consenso dello Stato costiero interessato, senza che i contenuti di tali risoluzioni o dei confini operativi di questo consenso siano conosciuti dalle Camere.
  Questa sorta di mandato alla cieca lederebbe, però, le prerogative che la Costituzione attribuisce al Parlamento che deve poter deliberare, a maggior ragione, in presenza di missioni militari, solo avendo piena cognizione di causa di cosa Pag. 42andranno a fare le nostre Forze armate e quale effettivo mandato e regole d'ingaggio saranno decise dalle Nazioni Unite.
  Per questi motivi, noi del M5S abbiamo presentato la pregiudiziale e in più, ci teniamo a ricordare che, per affrontare la crisi del Mediterraneo, è necessario mettere da parte l'ipocrisia, evidenziando una volta per tutte le cause di questo esodo e puntare al miglioramento della sicurezza umanitaria e dei diritti umani, nonché delle condizioni socio economiche dei Paesi da dove partono i barconi.
  Per fare questo non servono navi e sottomarini. Per la cooperazione con i Paesi di transito serve il contrasto efficace dei traffici e dei trafficanti e non serve la portaerei Cavour o il sottomarino o gli aerei.
  Questa missione propone, come ultima ratio una vera e propria guerra agli scafisti libici per salvare i migranti dalle loro grinfie e ridurre i flussi in transito. La guerra agli scafisti, infatti, è un chiaro pretesto, per ricominciare con i bombardamenti che hanno devastato già la Libia nel 2011. Qualcuno crede ancora che la NATO si sia mossa allora per difendere i dimostranti libici minacciati da Gheddafi ? Figuriamoci. La NATO si è mossa, come in tutte le guerre, per assicurare ai suoi referenti: ENI per l'Italia, tanto per fare un nome, il dominio economico e territoriale del Paese bersagliato.
  Ricordiamo in più, signora Presidente, che lo stesso Mediterraneo in superficie è solcato dai disperati e in profondità è solcato dai gasdotti e dagli oleodotti. Ormai lo sanno anche i muri che in quest'Aula, dal 18 dicembre dello scorso anno, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo indicato la via, con la soluzione al problema dell'immigrazione con la mozione a prima firma del mio collega Manlio Di Stefano, approvata da tutta la Camera, per risolvere questo problema. Ma si sa, in Italia così come in Europa, si preferisce sempre l'uso delle armi, in barba ai dettami costituzionali che c'impongono un approccio completamente opposto.
  Prima di chiudere, signora Presidente, mi preme sottolineare, così come ha già fatto il mio collega Santangelo al Senato, che il MoVimento 5 stelle è vicino a tutti i militari che negli anni e da sempre si sono battuti per salvare vite umane in mare, nonostante le avversità, e per tutte le attività svolte nel loro lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole. Ha chiesto di parlare l'onorevole Michele Nicoletti. Prego, ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Grazie Presidente. Nel processo di conversione del presente decreto-legge, sono state avanzate due questioni pregiudiziali da parte della Lega e del MoVimento 5 Stelle, anche se, ascoltando gli interventi che hanno illustrato tali questioni, si comprende come le ragioni siano ben più politiche. Ora, se tali pregiudiziali dovessero venire accolte, come si legge nei rispettivi dispositivi, la Camera non dovrebbe procedere all'esame del disegno di legge in questione e tale esito sarebbe davvero paradossale. Ciò almeno per due ragioni: la prima di queste è che, se la Camera non procedesse all'esame, avremo la negazione di quel processo di parlamentarizzazione della discussione e della decisione in materia di politica estera e di politica della difesa, che rappresenta un elemento qualificante del più recente approccio alla materia, sia da parte della Camera, come è emerso con chiarezza nella discussione sulla legge quadro, relativa alle missioni internazionali, sia da parte del Governo, che ha costantemente cercato il dialogo con le Camere su materia di tale delicatezza.
  Il secondo paradosso è che il provvedimento in esame deriva da una decisione del Consiglio dell'Unione europea di avviare un intervento nel Mediterraneo centromeridionale.
  Ora, se c’è qualcosa che nei mesi scorsi abbiamo costantemente ripetuto come Paese, tutte le forze politiche, e per cui ci siamo battuti in sede europea, è che, di fronte alla grande tragedia umanitaria del Mediterraneo, l'Europa si muovesse, intervenisse, facesse qualcosa, insomma non rimanesse inerte a guardare, a deplorare il traffico di esseri umani o a piangere i Pag. 43morti. Ora, si può certo discutere le forme e i contenuti di questo intervento, come è sempre doveroso e utile fare nella dialettica parlamentare, ma precluderne l'esame alla Camera, dopo che l'Unione europea, su pressante iniziativa italiana, si è mossa, sarebbe davvero paradossale.
  D'altra parte, vi sono anche ragioni di merito per respingere le questioni pregiudiziali. La prima riguarda la presunta assenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza prescritti dall'articolo 77 della Costituzione. È del tutto evidente il carattere urgente di questo provvedimento, posto che la prima fase delle operazioni per cui è richiesta un'autorizzazione e una copertura di spesa è di immediata attuazione nei presenti mesi estivi, essendo stata assunta la decisione dal Consiglio dell'Unione europea il 22 giugno scorso.
  Ma l'urgenza non è solo amministrativa e interna, o richiesta dalle procedure europee: assai di più essa è richiesta dal contenuto umanitario della missione, volto a contrastare quella gravissima e sistematica violazione dei diritti umani che è il traffico di esseri umani; un traffico, si ricordi, che è divenuto ormai, tragicamente, uno dei fattori principali di profitto delle organizzazioni criminali nazionali e internazionali.
  Quanto, poi, alla presunta violazione di altre previsioni costituzionali, in particolare dell'articolo 11, da parte del provvedimento in esame, l'obiezione è, se si può, ancora più infondata della precedente. È evidente, infatti, che EUNAVFOR MED è un'operazione che rientra pienamente nella procedura prescritta dall'articolo 11, che, come è noto, consente, in condizioni di parità con gli altri Stati – e queste condizioni di parità sono esattamente ciò che abbiamo realizzato nell'Unione europea – alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni, e promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
  Non si vede, dunque, come l'attuazione, per la nostra parte, di una decisione dell'Unione europea potrebbe violare lo spirito e la lettera della nostra Costituzione, tanto più quando nella decisione europea e nel relativo provvedimento italiano viene esplicitamente vincolato ogni intervento al rispetto del diritto internazionale vigente, alle risoluzioni delle Nazioni Unite e al consenso dei Paesi eventualmente interessati all'intervento.
  Dunque, sia la fonte della decisione che la materia che la forma risultano pienamente conformi a quella dottrina, ormai consolidata, che prevede non solo il ripudio della guerra, ma anche una strategia di non isolamento a livello internazionale e di forte cooperazione per la costruzione di una società civile internazionale...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MICHELE NICOLETTI. ...basata – e concludo – sulla pace, sulla giustizia e sul rispetto dei diritti umani. Per queste ragioni, per difendere una più forte idea di Europa, capace di intervenire nelle grandi questioni del mondo, per difendere meglio il nostro interesse nazionale, noi respingiamo con forza le questioni pregiudiziali poste a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità che sono state presentate al decreto-legge che reca le disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione militare – ripeto, militare – dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED.
  Il provvedimento, presentato in prima lettura al Senato per la conversione, autorizza, infatti, la partecipazione di personale militare all'operazione dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale relativamente al periodo 27 giugno-30 settembre 2015. Il Consiglio degli affari esteri dell'Unione europea, nella riunione del 22 giugno 2015, ha infatti deciso l'avvio Pag. 44dell'operazione navale militare volta a contribuire a smantellare le reti del traffico e della tratta degli esseri umani nel Mediterraneo, con particolare riferimento alla piattaforma logistica che oggi, di fatto, rappresenta la Libia destabilizzata.
  Il provvedimento in esame interviene rispetto a materie, quali la politica estera, i rapporti internazionali, la difesa e le Forze armate, che sono riservate alla competenza legislativa esclusiva dello Stato (articolo 117, secondo comma, lettere a) e d) della Costituzione).
  La missione EUNAVFOR MED, in particolare, rispetta il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il disegno di legge in questione, ha per tale ragione, infatti, tutti i requisiti di necessità e di urgenza, di cui all'articolo 77 della Costituzione, in quanto si pone l'obiettivo di contribuire a smantellare le reti del traffico e della tratta di esseri umani attraverso misure volte a individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere finalizzati all'uso del traffico degli esseri umani.
  Il nostro Paese dal 1992 ad oggi, in poco meno di un quarto di secolo ha accolto 5 milioni di cittadini stranieri. Infatti, al primo gennaio 2015 il numero degli stranieri residenti regolarmente in Italia, supera i 5 milioni, un numero considerevole se rapportato ad una popolazione complessiva di poco meno di 60 milioni. È soprattutto un fenomeno enorme di dimensioni epocali, avvenuto in questi anni, senza che si verificassero particolari tensioni, rispetto al quale il binomio residenza-lavoro ha fatto sì che ci fosse di fatto una sorte di integrazione.
  L'esplosione dei conflitti sulla sponda meridionale del Mediterraneo e il perdurare delle condizioni di instabilità e di povertà estrema nei Paesi del nord Africa e dell'Africa subsahariana ha generato, negli ultimi due anni, una nuova ondata di immigrazione, che presenta un duplice aspetto di criticità. Da una parte, appunto, la tratta degli esseri umani, ovvero la squallida e crudele speculazione degli scafisti e delle organizzazioni criminali internazionali che li coordinano. Dall'altra, l'oggettiva difficoltà delle nostre comunità locali, stremate dalla crisi economica degli ultimi anni, ad accogliere nuove incontrollate ondate di profughi, nell'indifferenza e nella mancata solidarietà dei Paesi dell'Unione europea.
  Era perciò divenuto necessario intervenire con misure adeguate per arginare il traffico di esseri umani e la missione prevista dal decreto-legge costituisce in questo senso un importante traguardo raggiunto dalla nostra diplomazia, dal momento che l'Italia è riuscita a portare all'attenzione dell'Unione europea e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione che consente, per la prima volta, di agire direttamente al contrasto ai trafficanti di esseri umani, una missione che si affianca all'impegno che il nostro Paese ha generosamente svolto per il soccorso dei migranti in mare.
  L'attività prevista dal decreto si svolge anche attraverso misure di carattere militare e viene condotta sostanzialmente in tre fasi. La prima è diretta a sostenere l'individuazione ed il monitoraggio delle reti di migrazione. Con la seconda fase si procede a fermi, sequestri e dirottamenti in alto mare di imbarcazioni sospette. Una terza fase, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite, adotta tutte le misure necessarie nei confronti dell'eliminazione di mezzi relativi al trasporto di esseri umani.
  Nel ribadire il nostro voto contrario alla pregiudiziale presentata, sottolineiamo perciò il ruolo attivo del nostro Paese che è riuscito attraverso le operazioni Mare Nostrum e Triton a impedire che molti migranti morissero in mare. E ci auguriamo che il provvedimento in questione – e concludo – contribuisca a mettere un altro tassello per contrastare in modo più efficace i trafficanti di esseri umani e per controllare un fenomeno migratorio a cui oggettivamente il nostro Paese in questo momento fa fatica a fare fronte (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

Pag. 45

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, preannunzio subito che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore della richiesta di non procedere all'esame del disegno di legge n. 3249.
  Le pregiudiziali, come è stato già detto, sono due e sono molto diverse nelle premesse tra loro. Dico subito che condividiamo il senso e lo spirito della pregiudiziale a prima firma Scagliusi. Riteniamo anche noi questo disegno di legge di conversione una delega in bianco al Governo su un'operazione militare che si svilupperà in tre fasi, diverse tra di loro per natura, regole d'ingaggio e obiettivi.
  Il Governo chiede al Parlamento di approvare il finanziamento di una missione militare, l'ennesima nel bacino del Mediterraneo, che prevede ulteriori fasi di sviluppo, per le quali saranno necessarie risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU e il consenso dello Stato costiero interessato.
  Tutto questo prima, però, che esse siano rese al Parlamento. Quindi, anche noi giudichiamo che questo fatto, il fatto che le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU avvengano a posteriori, ha una precipitazione diretta sulla seconda parte dell'articolo 11 della Costituzione, di fatto determinando il suo superamento. Già questo basterebbe per indicare l'incostituzionalità del provvedimento.
  Siamo contrari alla natura della missione EUNAVFOR MED, che potrà provocare danni collaterali terribili su uomini, donne e bambini in fuga da guerra, fame e torture verso questa parte del Mediterraneo. Come sostenuto e correttamente riportato dal generale Claudio Graziano, si preannuncia come una vera e propria azione di guerra nella quale sarebbe impegnato il nostro Paese e che vedrebbe come vittime esclusivamente, o quasi esclusivamente, i profughi che scappano in cerca di sicurezza.
  Lo abbiamo ripetuto in diverse occasioni, pensiamo che la situazione meriti ben altri strumenti, ben altre azioni e ben altri provvedimenti. Ma, siccome sappiamo già che le questioni pregiudiziali saranno respinte, avremo modo durante l'esame del provvedimento di illustrare meglio le nostre proposte e soprattutto la nostra analisi della situazione.
  Poi c’è la seconda questione pregiudiziale, o meglio la prima depositata, a firma del collega Gianluca Pini. Voglio subito dire che noi siamo assolutamente contrari nello spirito, nel senso, nel contenuto di tale questione pregiudiziale, perché essa sottolinea e basa la contrarietà alla conversione del decreto-legge sul presunto carattere umanitario della missione EUNAVFOR MED.
  I deputati leghisti contestano la previsione che i mezzi militari utilizzati possano soccorrere i profughi in mare. Noi lo diciamo così: fatevene una ragione, il diritto del mare e il diritto internazionale prevedono comunque che i profughi vengano soccorsi e messi in salvo. Noi restiamo convinti che è vero che si tratti di una truffa, ma la truffa è rappresentata dal fatto che questa è, invece, una missione militare, che non ha assolutamente come priorità il soccorso e la salvezza dei profughi in mare.
  I deputati leghisti ancora una volta individuano i nemici nei profughi che arrivano sulle nostre coste, definendoli in maniera sprezzante e razzista, clandestini, riducendo così, con un vocabolo per noi inaccettabile, le persone, portatrici di diritti inviolabili, alla dimensione di illegalità e di invisibilità. Lo fate allo scopo di alimentare paure, di alimentare intolleranza. Si tratta di persone – ve lo ripetiamo – in difficoltà gravissime, anche a causa delle nostre indegne leggi, che impediscono loro di arrivare da questa parte del mondo in sicurezza e di trovare accoglienza rispettosa dei diritti umani.
  Concludo, signora Presidente. L'altra cosa gravissima e per noi inaccettabile della questione pregiudiziale dei deputati leghisti è il giudizio negativo che contiene sulla ormai conclusa – ahinoi ! – missione Mare Nostrum, che ha contribuito a salvare migliaia di vite umane, anche se però Pag. 46tragicamente non è riuscita ad evitare che centinaia di profughi morissero nelle acque del Mediterraneo. Io penso che i deputati leghisti non sappiano di cosa parlano, o meglio forse sanno perfettamente di perpetrare un inganno, lo fanno in disprezzo dei diritti delle persone e lo fanno per raccogliere un po’ di consenso, quel consenso becero che anche nel nostro Paese vede scagliarsi residenti in Italia, soprattutto nelle regioni del nord ...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DONATELLA DURANTI. ... contro uomini, donne e bambini che da questa parte del mondo cercano soltanto un'occasione di vita migliore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Questa ennesima autorizzazione per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale, denominata EUNAVFOR MED, presenta diversi elementi che non sono per niente chiari. L'aspetto principale, per quello che appare e per quello che è stato espresso anche dal Governo all'interno delle Commissioni, è che trattasi di una replica, di un replay rispetto alle altre operazioni Mare sicuro e Triton.
  Per questo motivo e per altri che emergeranno anche nella discussione di merito noi riteniamo come Forza Italia che ci sia la necessità di chiarezza e, dunque, in mancanza di una chiarezza effettiva sull'intera operazione e sugli obiettivi dell'intera operazione, sulle pregiudiziali esprimiamo un voto di astensione.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Gianluca Pini ed altri n. 1 e Scagliusi ed altri n. 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Ghizzoni, D'Incà, Galgano, Ferro, Matarrelli, Segoni, D'Ambrosio, Fantinati, Massa, Verini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  363   
   Astenuti   46   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  249).    

  Per dare ordine ai nostri lavori, avverto che avrà ora luogo la discussione sulle linee generali del provvedimento in materia di giudizio abbreviato e che sospenderemo la seduta entro le ore 14. La seduta riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, cui seguirà, a partire dalle ore 16,15, l'informativa urgente del Governo sulla posizione assunta nell'ambito dell'Eurogruppo con riguardo alla situazione economico-finanziaria della Grecia. L'esame del provvedimento in materia di giudizio abbreviato proseguirà al termine della suddetta informativa.

Discussione della proposta di legge: Molteni ed altri: Modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato (A.C. 1129-A) (ore 13,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1129-A: Modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato.Pag. 47
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 28 luglio 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1129-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Molteni.

  NICOLA MOLTENI, Relatore. Grazie Presidente, il provvedimento in esame ha per oggetto il tema dell'inapplicabilità del rito abbreviato...

  PRESIDENTE. Scusi. Colleghi, lasciate l'Aula silenziosamente così il relatore può parlare con una certa tranquillità. Prego, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI, Relatore. Riprendo, Presidente. Il provvedimento in esame ha per oggetto il tema dell'inapplicabilità del rito abbreviato a determinati delitti che l'Assemblea ha affrontato anche nella precedente legislatura approvando, pressoché all'unanimità, un testo che, poi, si arenò in seconda lettura al Senato a causa dell'innesto, da parte del Senato appunto, di un'ulteriore tematica sulla quale non vi era la condivisione delle forze politiche. Come nella scorsa legislatura, anche in questa il punto di partenza è stata una proposta di legge presentata dalla Lega nella precedente legislatura dalla collega Carolina Lussana. Anzi, il testo originario della proposta in esame riprende proprio quel testo che fu approvato dalla Camera in prima lettura nella scorsa legislatura. A seguito dell'esame in sede referente il testo è stato modificato lasciando tuttavia intatto il principio ispiratore.
  Il rito abbreviato comporta una sensibile riduzione di pena che l'opinione pubblica ritiene inaccettabile per i delitti di maggiore efferatezza e di maggiore allarme sociale. Ciò che è mutato in sede referente è l'ambito dell'esclusione del rito, che nel testo originario si riferiva a tutti i reati puniti con la pena dell'ergastolo, mentre ora si riferisce soltanto ai delitti efferati e, per lo più, delitti di sangue e quindi ad una platea di reati maggiori rispetto alla proposta precedente.
   Voglio ricordare all'Assemblea il meccanismo del funzionamento del rito speciale abbreviato. Il giudizio abbreviato è un procedimento penale speciale, che viene svolto su richiesta esclusiva dell'imputato e definito nella fase dell'udienza preliminare, attribuendo valore probatorio agli atti delle indagini preliminari e che, in caso di condanna, comporta uno sconto secco di pena di un terzo, che viene ridotta appunto di un terzo. La pena dell'ergastolo senza isolamento diurno è sostituita da quella della reclusione per anni trenta. Lo sconto di pena sarebbe il premio che viene dato dallo Stato al soggetto condannato in cambio della sua scelta processuale, che ha evitato un processo ordinario, con la formazione della prova nel dibattimento. In sostanza, colui che consente di deflazionare il carico processuale è meritevole, secondo la normativa attuale, di un premio indipendentemente dal reato compiuto. Costui meriterebbe di scontare un terzo della pena comminata anche quando abbia commesso reati gravissimi. Vediamo così, ad esempio, e sono casi di quotidiana visione e di quotidiana verificazione sul nostro territorio, persone che hanno ucciso l'ex fidanzata, la moglie, la compagna, o comunque una povera vittima, cavarsela grazie al combinato disposto del bilanciamento delle circostanze o all'applicazione del rito abbreviato e dello sconto previsto dal rito abbreviato, condanne risibili di tredici o quattordici anni e tutti sappiamo che, grazie ai benefici penitenziari previsti dall'ordinamento penitenziario, questo individuo, Pag. 48dopo sette o otto anni, lo troveremo a girare liberamente fuori dal carcere. È importante ricordare che la scelta del rito abbreviato è una scelta insindacabile da parte dell'imputato, lo chiede l'imputato. La domanda che dobbiamo porci e che porta ovviamente il gruppo della Lega e quest'Aula a discutere di questa proposta di legge e che porta a discutere tutti quanti noi, come legislatori, la domanda che ci dobbiamo porre è: lo Stato può barattare la deflazione del processo con la sicurezza dei cittadini e con la legittima aspettativa dei parenti delle vittime di vedere puniti con la pena che meritano coloro che hanno distrutto la vita dei loro cari ? La risposta dell'opinione pubblica credo che sia estremamente chiara; la risposta è «no». La risposta del sottoscritto, relatore di questo provvedimento e firmatario della proposta di legge è ovviamente «no». Io mi auguro che l'Aula, durante il dibattito e la discussione di questa proposta di legge possa confermare questo «no». C’è tutto un rapporto che si è sviluppato nel corso degli anni, che tralascio; comunque, tra l'applicazione del rito abbreviato e la pena dell'ergastolo vi sono state varie modifiche normative ante legge Carotti del 1999 e post introduzione di questa legge, vi sono state diverse pronunce da parte della Corte costituzionale e oggi, purtroppo, il rito abbreviato per reati gravissimi, reati puniti con la pena dell'ergastolo, ma anche per reati di particolare efferatezza, è un rito speciale, con il conseguente – lo ripeto – sconto di pena e premio che viene dato a chi commette reati gravissimi ed è una costante che si verifica soprattutto con riferimento a reati di particolare gravità sociale e – ripeto – quotidianamente questi presupposti si verificano.
  Quindi, a fronte di questo quadro normativo, che nel corso degli anni è mutato, per la volontà del legislatore, da un lato, e per l'intervento della Corte costituzionale, dall'altro lato, oggi vogliamo cambiare questa normativa e vogliamo porre fine a quella che è ormai divenuta una vera e propria aberrazione.
  Infatti, non si può premiare cancellando un principio che per noi è un principio fondamentale, il principio della certezza della pena e il rispetto delle vittime di reati e di coloro i quali li subiscono vivendo nel ricordo dei cari che hanno perso la vita, affinché si possa ripristinare quel minimo di dignità e quel minimo di giustizia sociale, che è imprescindibile laddove vi sono stati reati particolarmente gravi ed efferati. Sono contento che l'Aula discuta e quanto meno si ponga l'interrogativo se c’è la volontà di poter cambiare questo principio. Ringrazio la Commissione per il lavoro svolto, ringrazio tutta la Commissione e il presidente della Commissione giustizia, Donatella Ferranti, per il contributo fondamentale che hanno dato per la stesura di questo testo; ringrazio ovviamente anche coloro i quali sono stati auditi e che con opinioni diverse, anche muovendo critiche a questa proposta di legge, alla formulazione iniziale di questa proposta di legge, ci hanno permesso di trovare una definizione giuridica accettabile, mi auguro condivisibile – sicuramente condivisa all'interno della Commissione giustizia – e sostenibile da un punto di vista giuridico e costituzionale. Credo che approvando questa proposta di legge facciamo solo e unicamente il bene della giustizia applicando il principio della certezza della pena e tentiamo di ridare un minimo di dignità a chi sfortunatamente nel corso della propria vita ha visto perdere cari, parenti, amici, figli, mogli e fidanzate sotto la violenza efferata di omicidi, a chi ha subito impunite violenze efferate con sevizie per motivi futili o con particolare crudeltà, per violenza sessuale nei confronti di minori o violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti o vere e proprie stragi o sequestri di persona nei confronti di minori, che finiscono poi nella morte del minore stesso sesso. Questa proposta di legge toglie il premio, toglie lo sconto. Credo che, semplicemente per un'esigenza di natura processuale, accedere a un rito processuale e vedersi regalato uno sconto, un abbattimento di pena, sia un principio non tollerabile in una società e in una Pag. 49democrazia come la nostra. Tra l'altro, prima del 1999 non era applicabile il rito abbreviato per i reati puniti con la pena dell'ergastolo. Credo che la formulazione trovata sia una formulazione non di compromesso – il termine compromesso non mi piace – e non è un accordo al ribasso, tutt'altro. Tra l'altro, ringrazio sia l'ANM, per i risvolti critici ma propositivi e migliorativi, quanto il professore Mazza, professore ordinario di procedura penale alla «Bicocca» di Milano, quanto l'ex presidente delle Camere penali, l'avvocato Spinarelli, che con il loro contributo, con le loro audizioni e con le loro relazioni ci hanno consentito di poter trovare una dimensione – ripeto – sostenibile, riportando, tra l'altro, la competenza di giudizio al giudice naturale; non più al giudice monocratico, quindi il singolo giudice che si trova a dover applicare questo sconto rispetto a reati talmente gravi, ma riportandolo nella sede naturale, che è quella della corte d'assise, una corte mista di giudici e popolo, che è una soluzione trovata grazie alla proposta in Commissione giustizia di alcuni colleghi del Partito Democratico, che ovviamente ringrazio per questo tipo di sensibilità. I reati rispetto ai quali vogliamo escludere, attraverso una vera e propria esclusione oggettiva basata su un principio di ragionevolezza e all'interno di un quadro di costituzionalità ovviamente garantito, sono i seguenti reati, che voglio elencare, tanto per far capire che, rispetto a questi reati, nel momento in cui questa proposta di legge dovesse essere approvata, oggi o in questi giorni, alla Camera e successivamente al Senato, chi commetterà questi gravi, efferati reati non potrà più avere il premio, lo sconto, il regalo dell'abbattimento di un terzo di pena.
  Essi sono ad esempio: il sequestro di persona a scopo di terrorismo o di eversione; la strage; l'omicidio in occasione di delitti di maltrattamenti in famiglia; di atti persecutori, articolo 612-bis, lo stalking introdotto nella scorsa legislatura; lo sfruttamento sessuale dei minori; la violenza sessuale semplice o di gruppo e tutti gli atti sessuali con minorenni. Chi si macchia di omicidio con queste aggravanti non potrà mai più – ripeto – mai più avere lo sconto di un terzo semplicemente perché chiede volontariamente di poter accedere ad un rito alternativo finalizzato alla deflazione del processo, e io credo che sia fondamentale.
  Altri reati: l'omicidio premeditato, l'omicidio contro l'ascendente o il discendente, l'omicidio per motivi abbietti o futili, o commesso con sevizie o con crudeltà verso le persone, la tratta di persone, l'acquisto o l'alienazione di schiavi, il sequestro di minore cui consegue la morte, il sequestro di persone a scopo di estorsione cui consegue la morte dell'ostaggio. Io credo che questi siano reati rispetto ai quali mai più si dovrà concedere di accedere ad un rito alternativo che consente di potersi vedere garantito uno sconto di pena. È una norma di giustizia, ma credo sia soprattutto una norma di grande civiltà nel rispetto del principio della certezza della pena e nel rispetto soprattutto delle vittime dei reati.
  In questa Aula, Presidente, si è spesso parlato del problema del sovraffollamento delle carceri, noi non abbiamo mai condiviso i provvedimenti adottati dai vari Governi finalizzati ad alleggerire il problema del sovraffollamento, andando a garantire a coloro i quali si sono macchiati di reati, misure alternative rispetto al carcere. Abbiamo sempre voluto affermare un principio: chi sbaglia paga ! Credo che questa norma, al netto di tutte queste considerazioni e al netto delle posizioni diverse che le singole forze politiche possono avere sui temi appena trattati sia una norma di giustizia e, soprattutto, di civiltà nel rispetto delle vittime, delle persone offese, che questo Paese merita. Allo stesso modo questo Parlamento merita di essere protagonista di questo segno di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire Pag. 50nel prosieguo del dibattito. È iscritto a parlare il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, egregi colleghi, esprimo una mia sensazione personale di fronte a queste problematiche. Non vi nascondo che sono turbato, soprattutto quando assisto ad una disinvolta manomissione del codice penale e del codice di procedura penale. È vero che noi siamo dei legislatori, ma siamo dei legislatori che in questa materia dovremmo essere particolarmente coerenti e pensosi. Invece, assisto molto spesso a come queste problematiche siano oggetto di utile occasione per propaganda politica, per trasformare il popolo in plebaglia e non la plebe in popolo. Il tutto alla ricerca di facili consensi in questa materia e anche in molte altre ad essa connesse.
  Si tratta di una proposta di legge di appena due articoli, badate bene, ma che evocano una serie di problematiche, come l'intervento del relatore ha mostrato, molto, ma molto serie. Praticamente, attraverso questi due articoli noi scrutiamo tutto il sistema valoriale che c’è dietro, o che non c’è dietro. Ora, è accaduto spesso in questa Aula di ascoltare la Lega, e non solo, in verità devo riconoscere che in questo campo sono spesso affiancati dai colleghi del Movimento 5 Stelle e, talvolta, anche di Fratelli d'Italia, tutti accomunati in una concezione che noi non condividiamo.
  Non c’è provvedimento inerente alla materia penale, sia essa sostanziale che processuale, che non vede queste tre forze politiche sostanzialmente accomunate. Lo abbiamo visto – cito a memoria – nella introduzione dell'istituto della messa alla prova per chi commette alcuni reati e lo abbiamo visto, recentemente, in occasione degli emendamenti a quella proposta di legge relativa alla riforma del codice penale e di procedura penale. Si è discusso delle intercettazioni ma in quella proposta di legge vi è ben altro e vi è anche una parte, ripeto, che chiama a rendere conto la responsabilità di ognuno di noi e la cultura che alberga in ognuno di noi. Ora c’è una sorta di cultura ormai trasversale, che tocca la concezione della pena e della funzione del carcere. Ormai sono passati due anni, ci confrontiamo su questo e ormai le posizioni sono nette. Da un lato, c’è chi si riallaccia ad una dottrina che risale non soltanto al Vecchio Testamento o alla legge del taglione, ma che poi potrei anche aiutare a ritrovare le fonti più antiche. Non so, nel codice Hammurabi è stabilita appunto la stessa logica (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi !

  ARCANGELO SANNICANDRO. Non ti piace Hammurabi, Bonafede ? È pubblicato ovunque, lo puoi benissimo vedere.
  Ora, per 2000 anni questa dottrina ha resistito e resiste ancora e infatti in quest'aula ne abbiamo riscontro però qui vi è un'altra dottrina che ha altre fonti storiche di altrettanta dignità e che comunque trovano un suggello nella Costituzione italiana dove è scritto – sembrava una volta per tutte – che la pena non deve essere contraria al senso di umanità e deve tendere alla rieducazione del condannato. Sembrava scritto una volta per sempre ma come sappiamo le leggi non fanno gli uomini, ma sono gli uomini che fanno le leggi e quindi una certa cultura esiste, persiste e quando può fa capolino e quando può riesce anche a convincere (come in questo caso pare che abbia convinto) le forze di maggioranza a farsi spazio. Il che mi ha molto meravigliato perché il Partito Democratico e questa maggioranza si è spesa contro la Lega, contro il MoVimento 5 Stelle contro altri movimenti e opinioni che non volevano istituti che evocassero la rieducazione della pena. Ha tenuto forte e invece in questa occasione vedo che si sono arresi. Questi due articoli di legge rappresentano una resa di questa cultura democratica.
  Ha detto un collega, in una conversazione privata, che in fin dei conti di tratta di una normativa di scarsa influenza pratica, mi riferisco alla proposta della Lega, Pag. 51perché già attualmente si ha diritto alla trasformazione dell'ergastolo ostativo nell'ergastolo semplice, oppure, diversamente, dall'ergastolo semplice alla pena temporanea dei 30 anni. In sostanza, questo è il panorama.
  In verità, quello che voi approverete si tratta di un testo che restringe questo ambito generalizzato perché il Partito Democratico ha raggiunto un compromesso con la Lega e con altri. Quindi, introducete il divieto di accedere a questo istituto del giudizio abbreviato soltanto per una tipologia di reati che sono stati elencati dal collega Molteni, ma il problema rimane, come rimane la preoccupazione di fronte alla manomissione, da angoli più disparati, sia del codice penale sia del codice di procedura penale.
  Badate, visto che sono state citate le audizioni, voglio ricordare che il dottor Sabelli, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, in sede di audizione di quel provvedimento che abbiamo rinviato a settembre relativo alla riforma del codice penale e di procedura penale e penitenziaria eccetera eccetera ha detto una cosa molto semplice, ha detto guardate, sì, possiamo prendere in considerazione ognuno di questi provvedimenti, però in effetti sono tutti provvedimenti disorganici, perché il sistema penale e il sistema processuale penale non è un'accozzaglia di istituti messi lì alla rinfusa uno accanto all'altro, hanno una logica sistemica che non può essere disinvoltamente alterata, perché ne esce trasformato in un mostro l'intero sistema. Faccio un esempio che è sotto gli occhi in questi giorni di tutti quanti noi: interventi ripetuti sull'aumento delle pene. Si prende un reato e aumentiamo le pene di questo reato. È stato proposto da qualche collega e accettato – ho visto in Commissione – per esempio la triplicazione se non ricordo male delle pene per i reati contro il patrimonio. Io dirò, scusate se faccio dell'ironia, in un'epoca in cui il diritto di proprietà è ridiventato un diritto sacro e inviolabile è evidente che la lesione del diritto di proprietà può cominciare ad apparire da un po’ di tempo in qua anche una lesione peggiore che non al diritto alla persona. Quindi il furto in casa – io tra l'altro ne ho esperienza diretta e penso molti di voi – è sempre un furto comunque, la cui pena viene triplicata e viene comunque abbondantemente portata a livelli ingiustificati. Lo stesso ancora per altri tipi di reati, mi permetto di dire anche per reati, tipo la corruzione, tipo il 416 relativo allo scambio della promessa di voto politico-mafioso, cioè si prende un reato e poiché bisogna rispondere a qualche esigenza – io dico – propagandistica della piazza, diamo in pasto alla plebe, come fece Pilato che chiese di decidere tra Cristo e Barabba, un aumento di pena e ci siamo messi la coscienza a posto, quando è scientificamente dimostrato o se preferite non è scientificamente dimostrato che un aumento di pena comporti una riduzione dei reati. D'altra parte se fosse così dovremmo dire che nei Paesi dove c’è la pena di morte, dovremmo avere la pace, la tranquillità, invece mi risulta che uno degli Stati in cui, uno dei posti, dei Paesi in cui sono più frequenti gli omicidi è proprio dove la pena di morte c’è, come gli Stati Uniti d'America, e comunque non è ridotta a livelli, chiamiamoli così, fisiologici. Tutto ciò, badate, questi aumenti di pena, sono episodi in sé disinvolti, diciamo così per non parlare sopra le righe, ma sono anche episodi che rivelano che andiamo in controtendenza rispetto a quello che diciamo domani o che diremo dopodomani circa l'affollamento e il sovraffollamento delle carceri, perché è inutile che ce lo nascondiamo, gli aumenti di pena servono non soltanto a parlare in sé, a lanciare questo messaggio in sé e per sé del suo contenuto, ma hanno anche delle ricadute sulla misura cautelare e su tanti altri aspetti della pratica penale. Ora siamo stati condannati dalla giustizia europea con la famosa sentenza Torregiani ed altri, qui dentro abbiamo detto contro la Lega e contro altri che gridavano allo «svuotacarceri» che bisogna procedere a rendere più civili le carceri. E adesso invece che facciamo ? Nel frattempo, non abbiamo abolito, abrogato le leggi che hanno, io dico come «carcerogenesi», cioè tutte le leggi sull'immigrazione Pag. 52clandestina, sulla droga, che hanno riempito le carceri, e dall'altro lato in modo surrettizio aumentiamo pene a destra e a sinistra con l'effetto certamente di qui a qualche anno di ritrovare le carceri nuovamente superaffollate.
  Quindi, una politica contraddittoria, contraddittoria del Governo, contraddittoria della maggioranza, ma coerente – lo voglio dire – della Lega Nord, e questo è indiscutibile: quando si tratta di aumentare le pene, quando si tratta di rendere più, come dire, crudele il sistema, la Lega Nord è coerente e questo bisogna riconoscerlo.
  Però, io devo stigmatizzare e denunciare il comportamento ondivago, ipocrita, altalenante del Governo e soprattutto del PD, della maggioranza e del PD, che non può essere, di volta in volta, forcaiolo, da un lato, e umanitario, dall'altro lato. Hanno una maggioranza ampia e non si capisce perché palesano questi cedimenti.
  Il collega esperto della materia – ripeto – richiamava la mia attenzione sul fatto che, tutto sommato, sarà una norma che non inciderà più di tanto. Però, si tratta indubbiamente di due articoli evocativi di un panorama che si prospetta, che si sta costruendo, che non ha nulla a che vedere con quanto è stabilito nella Costituzione italiana e con i principi democratici in materia di politica criminale.
  Per questo motivo noi abbiamo proposto degli emendamenti soppressivi, sia del primo sia del secondo articolo, e non ci siamo fatti, come dire, persuadere da quegli emendamenti, introdotti dalla Commissione giustizia, che il collega Molteni ha elencato, che evidenziano un compromesso, un compromesso al ribasso, che in questa materia non è accettabile, perché in questa materia si deve essere coerenti, sia da un lato sia dall'altro. La Lega Nord è coerente: io dico che ha posizioni giustizialiste, spesso forcaiole, anche se loro, ovviamente, non condivideranno; ma dall'altro lato, si deve essere coerenti anche nel respingere e non, di tanto in tanto, dare un contentino a questo tipo di politiche.
  Per questo motivo, noi preannunziamo, già in precedenza, che noi voteremo successivamente contro sull'articolato.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rostan. Ne ha facoltà.

  MICHELA ROSTAN. Grazie, Presidente. La proposta di legge, nel testo elaborato dalla Commissione giustizia, modifica l'articolo 438 del codice di procedura penale per escludere l'applicabilità del rito abbreviato ad alcuni gravi delitti. Siamo di fronte ad un istituto che consente di tenere la gestione del processo penale senza il dibattimento: su richiesta dell'imputato, infatti, il procedimento può essere definito nella fase dell'udienza preliminare, attribuendo valore probatorio agli atti delle indagini preliminari, costituendo un'eccezione al principio del contraddittorio dibattimentale nel momento della formazione della prova.
  Presupposti di questo rito sono: la richiesta di rinvio a giudizio, la fissazione dell'udienza preliminare, la richiesta dell'imputato e la definibilità del processo allo stato degli atti, salvo la necessità di ulteriore attività di acquisizione probatoria. In caso di condanna, la pena è diminuita di un terzo; la pena dell'ergastolo è sostituita da quella della reclusione per 30 anni. Attualmente, non vi sono reati per i quali è precluso l'accesso al rito abbreviato, ed è questo il punto cruciale che il testo di legge in esame tenta di affrontare, irrigidendo, a mio avviso correttamente, il regime per l'accesso al rito abbreviato e disponendone la improponibilità in determinati casi e per certi tipi di reato.
  La struttura del testo di legge è estremamente semplice, motivo in più per apprezzarne il contenuto. Il provvedimento si compone di 3 articoli, con i quali è modificato l'articolo 438 del codice di procedura penale ed è inserito, per coordinamento, l'articolo 134-ter nelle disposizioni di attuazione del medesimo codice. L'articolo 1 modifica l'articolo 438 del codice di procedura penale: quando il procedimento penale riguarda specifici gravi delitti è escluso che l'imputato possa Pag. 53chiedere che il processo sia definito allo stato degli atti in sede di udienza preliminare con rito abbreviato.
  I reati per i quali è escluso il ricorso a questo procedimento speciale sono: sequestro di persona a scopo di terrorismo o eversione; strage; omicidio in occasione della commissione di delitti di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori, sfruttamento sessuale dei minori, violenza sessuale semplice e di gruppo e atti sessuali con minorenne; omicidio commesso contro l'ascendente o il discendente; omicidio premeditato; omicidio per motivi abbietti o futili o commesso con sevizie o crudeltà verso le persone; tratta di persone e acquisto e alienazione di schiavi; sequestro di minore cui consegua la morte dell'ostaggio; sequestro di persona a scopo di estorsione cui consegua la morte dell'ostaggio. Si tratta di casi accomunati da un innegabile livello di profonda efferatezza del crimine commesso e da un forte allarme sociale per le modalità di svolgimento del reato. Il testo di legge disciplina inoltre ipotesi in cui il reato per il quale si proceda sia uno di quelli sopra indicati, disponendo che se si procede per tali delitti, l'imputato possa comunque presentare la richiesta di giudizio abbreviato subordinandola però a una diversa qualificazione dei fatti; che se la richiesta di giudizio abbreviato subordinata a tale diversa qualificazione, ovvero la richiesta di abbreviato subordinata ad un'integrazione probatoria, viene rigettata, l'imputato potrà rinnovare la richiesta di rito speciale prima della dichiarazione di apertura del dibattimento.
  È chiaro dunque che un provvedimento legislativo di questa natura non possa non suscitare criticità e scetticismi da più parti. È del tutto evidente che la premialità cui si ispira l'istituto del rito abbreviato incontri una significativa limitazione nel momento in cui, per determinati tipi di reati, si va a precluderne l'accesso. È anche vero, però, che le tipologie di reato che sono state attentamente selezionate dal legislatore, colpiscono per una loro peculiarità che, data la particolare efferatezza stride con il forte alleggerimento che subisce il percorso sanzionatorio del reo che acceda, senza alcuna valutazione prognostica, ai benefici del rito abbreviato.
  Si potrebbe in altre parole ritenere che il testo di legge oggi all'esame dell'Aula punti più che a ridurre l'efficacia del rito abbreviato, a valorizzarne l'aspetto premiale in funzione del tipo di reato, riducendo, in tal modo, il possibile uso distorto che in taluni casi, anche nel recente passato si è fatto dello strumento previsto dall'articolo 438 del codice di procedura penale.
  Altro tema che si propone di dirimere è quello di correggere l'uso distorto dell'abbreviato che oltre alla premialità ha – come è evidente – anche delle finalità deflattive che certamente non possono trovare risposta nel caso di reati particolarmente complessi.
  Certo, bisognerà approfondire, anche nel tempo, gli effetti che il provvedimento avrà sul nostro sistema penale nel suo complesso. Nel frattempo, quest'Aula ha l'opportunità di dare una risposta concreta ed organica che, ne sono convinta, migliorerà l'applicazione e l'efficacia del rito abbreviato; al tempo stesso, desidero cogliere l'occasione per esortare l'intero Parlamento ed il Governo a lavorare ed a compiere ogni sforzo utile affinché, ferme restando le sopra evidenziate esigenze di irrigidimento del sistema sanzionatorio, le nostre carceri, i nostri istituti di pena possano diventare sempre più vivibili e degni di un Paese civile. Un appello quest'ultimo che mi sento di rivolgere trasversalmente a tutte le forze politiche: il tema cruciale è quello di garantire rigidità e credibilità al nostro sistema sanzionatorio e penale, assicurare la capacità dissuasiva che un sistema efficace è in grado di trasmettere esternamente, riducendo, di conseguenza, l'impatto ed il numero delle condotte rilevanti; garantire che, superati questi passaggi, lo Stato, oltre ad essere in grado di applicare in tempi rapidi e certi una pena completa e proporzionata, sia al tempo stesso in grado di assicurare la civiltà di quella pena e la sua finalità non soltanto afflittiva ma anche di recupero sociale. Con l'Atto Camera 1129-A il nostro Pag. 54Paese sarà messo in condizione di poter perseguire con più incisività e fermezza determinate tipologie di reato ed è per questo che auspico e sostengo un diffuso consenso attorno al testo della proposta di legge. Successivamente per dare maggiore credibilità al nostro impegno, non potremo esimerci dal completare questo percorso lavorando affinché, a prescindere dalla tipologia del rito applicato, sia assicurato ad ogni condannato il suo diritto a scontare una pena in condizioni umane e civili. Un appello quest'ultimo che ci viene rivolto non soltanto dall'interno dei Paese, rispetto al quale questo Parlamento ha già dimostrato di avere particolare sensibilità con l'approvazione prima di provvedimenti di deflazione ed umanizzazione e poi con l'istituzione del Garante nazionale dei detenuti.
  Provvedimenti di civiltà, spinti non soltanto da ondate emotive, ma anche da una razionale esigenza riorganizzativa dello Stato, più volte sottolineata dalle più alte cariche del nostro Paese. Ed ancora, sempre sull'importanza di riequilibrare le conseguenze sull'essere umano delle pene detentive e da monito alla condizione delle nostre carceri ed in generale del nostro sistema giudicante, l'Europa con sempre maggiore frequenza ha sanzionato il nostro Paese, mettendo a nudo tutti i limiti delle nostre strutture dei nostri meccanismi giudicanti che, tuttavia, ed è questo poi lo scopo ultimo della legge, si prestano ancora a tante contraddizioni, come appunto, quella di consentire un ricorso eccessivamente disinvolto ad uno strumento, quello del rito abbreviato, il cui utilizzo nei casi che elencavo in premessa, stride sia da un punto di vista penale sia da un punto di vista sociale, grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Rostan, ora siamo arrivati alle 13.53. Se il collega Ferraresi, iscritto a parlare, se la cava in dieci minuti, proseguiamo con il collega Ferraresi, altrimenti continuiamo nel pomeriggio.

  VITTORIO FERRARESI. Si.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Il provvedimento che stiamo esaminando è una proposta di legge elaborata dalla Commissione giustizia che va a modificare l'articolo 438 del codice di procedura penale, per escludere l'applicabilità del rito abbreviato per alcuni gravi delitti.
  Il giudizio abbreviato è un procedimento penale speciale nel quale non si procede a dibattimento, su richiesta dell'imputato, infatti, il procedimento può essere definito nella fase dell'udienza preliminare, attribuendo valore probatorio agli atti delle indagini preliminari, costituendo un'eccezione al principio del contraddittorio dibattimentale nel momento della formazione della prova. Presupposto di questo rito sono la richiesta di rinvio a giudizio, la fissazione dell'udienza preliminare, la richiesta dell'imputato, quindi non è più necessario il consenso del pubblico ministero, la definibilità del processo allo stato degli atti, salva la necessità di ulteriore attività di acquisizione probatoria. In caso di condanna la pena è diminuita, quindi, qui il metodo premiale di un terzo. La pena dell'ergastolo è sostituita da quella della reclusione per trent'anni e attualmente non vi sono reati per i quali è precluso l'accesso al rito abbreviato. Benché lo spirito della norma, soprattutto quella originaria, possa trovare il MoVimento 5 Stelle favorevole, vi sono state delle riformulazioni previste in Commissione giustizia che meritano dei rilievi tecnici, perché vi sono questioni che secondo noi potrebbero creare dei problemi soprattutto dal punto di vista costituzionale. Innanzitutto, vogliamo dire che il MoVimento 5 Stelle in Commissione ha rimesso la volontà di decidere che proposta formulare al relatore, onorevole Nicola Molteni della Lega Nord, perché crediamo che questa proposta, una delle poche proposte in quota opposizione, deve arrivare all'Aula in modo concertato con il relatore. Ecco perché in Commissione giustizia, visto che la proposta è stata poi stravolta, riformulata in maniera evidente Pag. 55ed incisiva, non abbiamo proposto emendamenti proprio per lasciare al relatore la possibilità di scegliere che proposta portare in Aula. Questa scelta è stata fatta, è stata promossa una discussione che ha portato ad un testo diverso da quello del relatore, accettato dal relatore, e quindi, appunto, siamo arrivati in Aula e in questo momento abbiamo proposto degli emendamenti proprio per fare dei rilievi tecnici che spiegherò a breve. Innanzitutto, Presidente, secondo noi, il legislatore è libero di escludere il giudizio abbreviato per certi delitti, come sta facendo. Ma, essendo un rito cognitivo, e non negoziale come il patteggiamento, si giustifica difficilmente questa scelta, proprio dal punto di vista costituzionale. Tanto è che pur di estenderlo a tutti delitti, il legislatore del ’99 ha inventato un modo per applicare lo sconto senza rinunciare all'ergastolo. Tramutando l'ergastolo con l'isolamento a ergastolo senza isolamento diurno. Non so francamente come la Corte Costituzionale potrebbe reagire ad una norma del genere, ma se il parametro è la gravità del reato, il giudizio è veramente difficile.
  Da notare che resterebbero fuori da questo provvedimento i reati che sarebbero successivi, il caso di colui il quale abbia delle imputazioni cumulative che, singolarmente, non comportano l'ergastolo, quindi più imputazioni, ma insieme sì. Noi potremmo avere, cioè, l'ipotesi in cui non si ha l'ergastolo, ma si hanno differenti fattispecie, che, cumulativamente, lo comportano. È l'esempio dell'articolo 73, comma 2, del codice penale.
  Questa è una disparità che è abbastanza censurabile: ecco perché noi sul principio potremmo essere d'accordo, ma è una disparità veramente censurabile, che potrebbe portare veramente a un intervento della Corte, che, in una certa misura, c’è già oggi, ovviamente, a seconda che si proceda con giudizi separati o cumulativi, ma che sarebbe ulteriormente sottolineata da questo intervento normativo.
  Il testo della Commissione, quindi, è più problematico, secondo noi, rispetto al testo originario Molteni – ecco perché non ci siamo subito pronunciati – perché, posto che riprenda tutti i delitti puniti oggi con l'ergastolo, imporrebbe una riforma legislativa ogni volta che la legge introduca l'ergastolo per una nuova fattispecie; quindi, ogni volta si dovrebbe fare un intervento legislativo. Invece, il testo della proposta è tecnicamente preferibile, facendo riferimento alla pena e non ai delitti.
  Quindi, si potrebbe veramente inquadrare, per le ipotesi e le fattispecie che ho appena citato, un riferimento alla pena e non ai delitti. Sulla richiesta con proposta di qualificazione ho veramente poco da dire: sarebbe stata fattibile anche senza norma, ma siamo favorevoli. Invece, sarebbe auspicabile l'inserimento nei delitti magari anche dell'articolo 416-bis, sicuramente con dei vincoli costituzionali già presenti oggi nella custodia cautelare e in altre situazioni dell'ordinamento penitenziario, come secondo binario molto più giustificabile di alcuni reati che sono stati inseriti.
  La competenza della Corte d'assise, invece, secondo noi, è abbastanza inopportuna, poiché composta da sei giudici popolari, i quali, ovviamente, non essendo tecnici, hanno senso, ovviamente, nel processo, per escutere le prove nel dibattimento, ma avremo dei problemi tecnici per quanto riguarda la valutazione di questi stessi provvedimenti molto più delicati.
  Quindi, se si vuole evitare lo scandalo dell'unico uomo che giudica di reati così gravi, che, ovviamente, sussiste già in questo momento, occorrerebbe, piuttosto, trasferire la competenza per il giudizio abbreviato al tribunale in composizione collegiale, che avrebbe tre giudici togati – questa è una nostra proposta emendativa – piuttosto che alla corte d'assise, che potrebbe fare molta confusione, in quanto ne ha di meno, due togati.
  La Corte EDU tratta questa modifica come modifica alla legge penale e non processuale; quindi, l'ultimo comma dà poca sicurezza, ma è stato dato parere favorevole al nostro emendamento che prevede una misura procedurale di entrata Pag. 56in vigore transitoria rispetto alla norma attuale. Quindi, Presidente, se il principio, ovviamente, di garantire la certezza della pena e di intervenire su alcuni gravi reati che non meritano uno sconto del genere ci trova assolutamente favorevoli, il MoVimento 5 Stelle, in maniera né giustizialista né buonista, da una parte ci mettiamo sempre dal punto di vista tecnico-giuridico, fa rilevare al relatore, alle minoranze, ma anche alla maggioranza e al Governo, che questa norma di certo ha dei problemi che con alta probabilità finiranno davanti alla Corte costituzionale, con ancora più ampia probabilità di essere censurata.
  Credo che le osservazioni che ho fatto potrebbero essere prese in considerazione dal relatore, dalla maggioranza e dal Governo, perché potrebbero evitare proprio questo problema prima che sia troppo tardi, prima che il nostro intervento sia altamente inutile. Quindi, con uno spirito, che ci contraddistingue, di analisi tecnico-giuridica del tema, seppur con spirito favorevole, abbiamo fatto queste osservazioni tecniche, che spero verranno accettate e prese in considerazione, proprio per evitare situazioni poco piacevoli davanti alla Corte costituzionale.

  PRESIDENTE. Essendo giunti alle ore 14, sospendo, come già preannunciato...

  STEFANO DAMBRUOSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Dambruoso, su cosa ?

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie Presidente. Dovrei essere io il successivo iscritto a parlare, però chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

  PRESIDENTE. Se lei ritiene, la Presidenza la autorizza a pubblicare il testo scritto, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

  STEFANO DAMBRUOSO. Le chiedo solo un minuto, giusto per dare un segno dell'intervento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, come rappresentante di Scelta Civica, per tutte le ragioni che saranno appunto colte dal relatore ed anche dal Parlamento, dopo che avrà la possibilità di leggere tutto quello che è scritto nel testo che io deposito, esprimo l'orientamento favorevole sul provvedimento in esame.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dambruoso. Non so se l'onorevole Santelli ritenga di fare altrettanto per il suo intervento, ma prendo atto che non ha con sé l'intervento scritto. Quindi sospendiamo, come già preannunciato, la seduta.
  Il seguito della discussione sulle linee generali e l'ulteriore esame del provvedimento avranno luogo al termine dell'informativa urgente del Governo sulla posizione assunta nell'ambito dell'Eurogruppo, con riguardo alla situazione economico-finanziaria della Grecia.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'interno e il Ministro dell'economia e delle finanze.

Pag. 57

(Chiarimenti in merito alla destinazione dei risparmi prospettati nell'ambito della sanità pubblica, in relazione alla piena applicazione dei livelli essenziali di assistenza – n. 3-01641)

  PRESIDENTE. L'onorevole Nicchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01641, concernente chiarimenti in merito alla destinazione dei risparmi prospettati nell'ambito della salute pubblica, in relazione alla piena applicazione dei livelli essenziali di assistenza, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Ieri, con il voto di fiducia al Senato sul decreto-legge sugli enti locali, ha trovato collocazione il famoso taglio alle regioni di 2,3 miliardi di euro, concordato con le regioni, che si trasformerà in un taglio alle prestazioni sanitarie: riduzione di spesa per i beni e i servizi, per i dispositivi medici e farmaceutici, con scelte che faranno pagare questo ai medici, e di conseguenza ai cittadini, eventuali inappropriatezze.
  Ma, a quanto pare, questo colpo inferto ieri al servizio sanitario pubblico non basta. Si continuano a cercare nella sanità altri 10 miliardi di euro. Allora, Ministro le nostre domande sono le seguenti. Non le sembra che la sanità abbia già dato ? Dunque, è in grado lei di assicurare al Parlamento, qui, che tutti, tutti i risparmi sbandierati insieme al commissario Gutgeld restino nel sistema sanitario per dare più prestazioni, ridurre i ticket ed eliminare le liste di attesa ?

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Ringrazio gli onorevoli interroganti, che mi consentono di fornire, anche in questa autorevole sede istituzionale, i dovuti chiarimenti su una tematica che, negli ultimi giorni, ha registrato accese polemiche sui media, purtroppo in gran parte dovute alla non piena conoscenza del reale stato delle cose.
  Ricordo, al riguardo, che per esclusiva scelta delle regioni, poi culminata nell'intesa del febbraio 2015 in Conferenza Stato regioni, si è deciso che il fondo sanitario nazionale subirà la riduzione annua, che in realtà è in gran parte un mancato aumento rispetto all'anno 2014 di circa 2,35 miliardi di euro. Difatti, le regioni hanno scelto di reinvestire nel fondo sanitario nazionale oltre il 50 per cento delle risorse necessarie per raggiungere l'obiettivo finanziario di risparmio, pari complessivamente a 4 miliardi di euro, fissato nella legge di stabilità del 2015.
  Con la successiva intesa del 2 luglio 2015, Governo e regioni hanno conseguentemente individuato i singoli sottosettori della spesa sanitaria sui quali occorrerà agire per raggiungere l'obiettivo di risparmio fissato nella precedente intesa del febbraio 2015. È, pertanto, evidente che la riduzione del fondo sanitario nazionale non è riconducibile all'intesa del 2 luglio, bensì a quella precedente del febbraio 2015 e risponde a una scelta univoca delle regioni.
  Quanto alle ulteriori misure di spending review annunciate dal commissario Gutgeld, in vista della prossima legge di stabilità 2016, cui si richiamano gli interroganti, ho già dichiarato a mezzo stampa e intendo ribadire in quest'Aula che il Sistema sanitario nazionale non può tollerare tagli lineari, essendoci spazio esclusivamente per interventi di efficientamento e razionalizzazione in specifici settori della spesa sanitari. Come già ampiamente previsto dal vigente patto della salute 2014-2016, da me promosso e sottoscritto con le regioni, i risparmi derivanti dagli interventi di efficientamento e razionalizzazione devono rimanere nel settore sanitario ed essere finalizzati a finanziare spese incomprimibili, quali quella per l'acquisto dei farmaci innovativi, tra i quali i nuovi oncologici, lo sblocco del turnover, la promozione della medicina territoriale ed i nuovi LEA.Pag. 58
  In tale ottica, assieme al commissario per la spending review, stiamo da mesi lavorando per cogliere i seguenti obiettivi: riorganizzazione e ripensamento del sistema aziendale pubblico in una logica di valutazione e miglioramento della produttività, intesa quale rapporto tra il valore prodotto in termini quantitativi ed economici ed i fattori produttivi utilizzati in termini quantitativi ed economici; individuazione ed utilizzo di indicatori standard relativi alla gestione di immobili, strumentali e non, delle aziende sanitarie pubbliche; valutazione e valorizzazione delle esperienze e delle iniziative in ambito dei servizi sovraziendali, allo scopo di diffondere rapidamente ed efficacemente le migliori pratiche; accentramento degli acquisti di beni e servizi presso centrali di acquisto nazionali o regionali, con possibilità che una regione effettui gli acquisti per talune categorie merceologiche anche per tutte le altre.
  Inoltre, poiché Governo e regioni hanno condiviso la necessità di introdurre modifiche normative sulla responsabilità civile e penale dei professionisti sanitari, in modo da favorire l'appropriatezza prescrittiva e limitare gli effetti deleteri della cosiddetta medicina difensiva ed entro fine mese la commissione ministeriale da me nominata e presieduta dal professor Alpa completerà i lavori, è mia intenzione consegnare quanto prima il documento finale alle Camere e proporre contestualmente al Governo di valutare l'inserimento nel ddl stabilità del relativo pacchetto normativo. Tale iniziativa ci permetterà di liberare in un arco pluriennale risorse preziose per gli obiettivi sopra indicati. Ma non solo. Aggiungo, onorevole, che il parere e la volontà del Parlamento italiano di preservare il Fondo sanitario nazionale credo sia utile a tutti per capire dove agire per ridurre la spesa pubblica improduttiva nel nostro Paese e dove, invece, incentivare trasformazioni e innovazioni necessarie per garantire qualità e servizi ai nostri cittadini.

  PRESIDENTE. L'onorevole Nicchi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARISA NICCHI. Presidente, Ministro, non siamo tranquilli, non siamo soddisfatti perché le sue assicurazioni spesso sono state contraddette dai fatti. Vede, se lei avesse presentato in qualche momento un piano per combattere diseconomie, ruberie e se avesse presentato un piano concreto, mirato per affrontare quelli che sono gli sprechi, noi avremmo dato il nostro contributo. Ma questo non avviene mai. Avvengono solo promesse di risparmi. Noi di questo siamo consapevoli, ossia che almeno un quarto della spesa sanitaria debba essere sottoposta ad una vigorosa spending review. Ma questi piani concreti e mirati non li abbiamo mai visti. Ci sarebbe bisogno anche di una sfida di rinnovamento al sistema sanitario. Penso, per esempio, che attraverso il coinvolgimento degli operatori si potrebbero trovare soluzioni migliori e che servirebbe un'assoluta moralizzazione con cui si libererebbero risorse. Ma non è questo lo spirito del Governo e questo ci preoccupa, non tanto per lei, ma anche per la linea del partito di maggioranza e per questo Governo. La scelta di questo Governo è chiara: privatizzare, spingere alla privatizzazione del sistema, attraverso l'impoverimento del sistema sanitario pubblico, attraverso il perseverare di un sistema di ticket e anche incentivare verso le assicurazioni private. Ecco, questo è il vero problema, tant’è che ieri la Ministra Boschi al Senato ha detto che siamo di fronte a dei tagli. Ha chiamato questo provvedimento con il nome vero: tagli. Non parole auliche come razionalizzazione ed efficientamento, ma tagli. Tagli, come ha detto lei in qualche intervista, per contribuire alla riduzione della pressione fiscale. Questo è un modo per affossare il diritto alla salute e fare una pessima politica fiscale sul piano della giustizia e dell'equità.

(Iniziative volte a garantire il mantenimento di un efficiente servizio sanitario, anche alla luce dell'annunciato piano di razionalizzazione della spesa sanitaria – n. 3-01642)

  PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 59n. 3-01642, concernente iniziative volte a garantire il mantenimento di un efficiente servizio sanitario, anche alla luce dell'annunciato piano di razionalizzazione della spesa sanitaria (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  DONATA LENZI. Grazie Presidente, signora Ministro, proseguo in questo confronto importante e fondamentale per rassicurare l'opinione pubblica sullo stesso tema. Quanto è apparso in questi giorni sui mezzi di comunicazione, infatti, come lei sa benissimo, ha creato molta preoccupazione. Noi, ovviamente, siamo informati e abbiamo presente che si tratta, in realtà, di applicazioni di decisioni prese con la legge di stabilità di quest'anno in cui le regioni hanno poi scelto la strada di incidere sulla sanità. Sappiamo che si tratta dell'attuazione di un accordo firmato in Conferenza Stato-regioni il 2 luglio, per il quale i 2 miliardi e 300 milioni di euro circa, divisi per tre anni, hanno trovato una serie di misure di contenimento che sono state condivise con le regioni stesse. Riteniamo, però, che sia opportuno chiarire se questa cifra di 10 miliardi di euro che sta girando e che non corrisponde ai dati in nostro possesso sia in qualche modo legata a future manovre o si tratta, invece, di risparmi quali quelli prefigurati nel Patto per la salute per rimanere all'interno del sistema.
  Concludo dicendo che grande sconcerto ha creato la parte dell'accordo che si riferisce all'appropriatezza nella quale va benissimo l'appropriatezza necessaria ma riguardo alla fiducia tra medico e paziente e il rispetto per il lavoro dei professionisti si poteva forse trovare qualche strada più efficace per ottenere lo stesso risultato.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Ringrazio gli onorevoli interroganti e approfitto per rispondere ad una serie di questioni che sono state sollevate. Anzitutto siamo di fronte ad un'intervista giornalistica che, a mio parere, è stata in gran parte travisata e tra l'altro non è stata rilasciata da me, dove il titolo ha fatto un po’ l'agenda di questa settimana. Come Ministro vorrei ribadire che non è previsto alcun taglio di 10 miliardi del Fondo sanitario nazionale. Nel Patto della salute, lo scorso anno, abbiamo indicato una mappa di interventi da attuare per rendere efficiente, trasparente e sicuro il nostro Servizio sanitario nazionale e soprattutto sostenibile nei prossimi anni perché la sanità è una materia in cui si programma, non si lavora per il consenso che si può raggiungere il giorno seguente ad una dichiarazione giornalistica ma si programma da qui ai prossimi quindici anni. Noi abbiamo da affrontare due grandi sfide: una è l'invecchiamento della popolazione, l'altra l'arrivo di nuovi costosissimi farmaci. Queste due nuove sfide insieme determineranno un aumento della domanda sanitaria cui dobbiamo dare una risposta senza aumentare le tasse dei cittadini e su questo stiamo lavorando. Non siamo nella fase delle ipotesi: le norme sono già state approvate e ogni mese sta andando avanti un lavoro di attuazione con decreti attuativi o con interventi all'interno delle leggi di stabilità ogni anno o anche all'interno di momenti decisionali della Conferenza Stato-regioni. Per noi è assolutamente importante riuscire a realizzare in tempi brevi questo programma di riforme che ha già in sé una serie di misure già attuate contro la corruzione e contro lo spreco: dalle centrali uniche di acquisto, come ho già detto, alla diversa nomina dei commissari nelle regioni in piano di rientro, a, per esempio, una nuova metodologia per selezionare i direttori generali cioè i manager del sistema sanitario, la politica diverrà estranea alle decisioni in merito alle nomine dei direttori sanitari e dei primari negli ospedali. Saranno previsti elementi di controllo e di verifica molto più forte con un rafforzamento di Agenas, l'agenzia che deve verificare e controllare non solo come vengono spesi i soldi nelle singole regioni e per le singole strutture ma anche con Pag. 60quale esito perché al centro di questa politica di visione c’è il cittadino e il paziente. Quindi non vi sarà più soltanto una visione ragionieristica per dover rientrare da soldi che purtroppo sono stati spesi in modo errato solo negli ultimi anni e quindi non più un ragionamento solo sui tagli – ricordiamo che in questi anni sono stati tagliati 25 miliardi di euro al Fondo – ma invece cominceremo a lavorare sulla qualità, sugli esiti, sulla qualità delle prestazioni. In Italia noi abbiamo ancora un grandissimo Servizio sanitario nazionale. Siamo considerati tra i migliori al mondo, quindi quello che noi dobbiamo fare è preservare questo servizio e colmare quelle che sono delle divergenze, delle diversità inaccettabili tra il nord e il sud del nostro Paese e garantire a qualsiasi cittadino, dovunque sia nato nel nostro Paese, di avere accesso a cure adeguate, le migliori che può offrire il nostro Servizio sanitario nazionale e per farlo dobbiamo rimettere al centro anche gli operatori sanitari, i medici, la norma che in questo caso non è una norma contro i medici, ma è una norma che invece razionalizza le prescrizioni che sono fatte in modo non appropriato...

  PRESIDENTE. Concluda.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. ...dando ai medici anche la possibilità di difendersi contro un eccesso di denunce e questo è un dibattito in atto in quest'Aula e nella Commissione Affari sociali dove c’è un importante disegno di legge che sto seguendo e a cui sto cercando di dare un contributo per vederlo presto realizzato.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gelli, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FEDERICO GELLI. Grazie, signor Presidente. Ministro, siamo molto contenti delle sue parole e delle rassicurazioni che oggi qui ci ha dato rispetto all'assenza di tagli alla sanità pubblica nel nostro Paese. In questi giorni siamo preoccupati del rincorrersi di notizie infondate e delle interpretazioni giornalistiche. Oggi nel luogo, dove le istituzioni parlano e sul quale i cittadini possono avere un punto di certezza rispetto a tali informazioni, siamo convinti che il messaggio che lei lancia all'intero Paese sia quello di lavorare tutti insieme per migliorare ed efficientare il sistema sanitario pubblico in questo Paese, ridurre gli sprechi, eliminare la corruzione, migliorare la qualità delle prestazioni.
  Tutto ciò attraverso un percorso che ci vede tutti impegnati, a qualunque livello, nella sfida più importante, che è quella di affrontare le difficoltà nel prossimo futuro, che sicuramente ci sono e ci saranno, con la carenza delle risorse strutturali della finanza pubblica, con l'invecchiamento – come diceva lei – della popolazione e l'arrivo di nuovi farmaci, ma siamo convinti di potercela fare. Questo non ha nulla a che vedere con le «paginate» giornalistiche dei tagli da 10 miliardi di euro. Se la sanità potrà dare sicuramente il suo contributo attraverso il miglioramento della finanza pubblica, lo farà. Lo farà attraverso la riduzione degli sprechi e l'eliminazione di tante anomalie che purtroppo ancora oggi ci sono nel nostro sistema, ma non che questo voglia dire accumulare in qualche modo un credito a carico del sistema sanitario a discapito della nostra qualità, delle nostre prestazioni e della qualità del servizio nella sua completezza. Quindi, nessun taglio ma un lavoro condiviso. Su questo sa bene il Ministro che in questo Parlamento il nostro partito è a disposizione per fare questo cammino importante, a partire dalla legge sul rischio professionale e a partire da tutte le misure in termini di appropriatezza che potremo introdurre nel prossimo futuro per aiutare i professionisti, da una parte, ma soprattutto i pazienti a ricevere un ottimo sistema che possa aiutarli ad affrontare la malattia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 61

(Elementi ed iniziative di competenza in ordine al mancato finanziamento di contratti di formazione medico specialistica in Sardegna – n. 3-01643)

  PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01643 concernente elementi ed iniziative di competenza in ordine al mancato finanziamento di contratti di formazione medico specialistica in Sardegna (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, il decreto legislativo n. 368 del 1999, all'articolo 35 – come ben sa – prevede che le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano individuano il fabbisogno dei medici specialisti da formare, comunicandolo al Ministro della sanità e dell'università e della ricerca. L'articolo 5, comma 4, del decreto ministeriale 20 aprile 2015, n. 48, invece, prevede che le università possano attivare, in aggiunta ai contratti di formazione finanziati dallo Stato, ulteriori contratti di formazione specialistica coperti con risorse proprie provenienti da risorse pubbliche o private. Facendo riferimento all'articolo poc'anzi citato, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha comunicato alle regioni le scuole di specializzazione che saranno effettivamente attivate dal Ministero per le richieste presentate entro il termine del 25 maggio 2015, ma, contrariamente a quando avvenuto negli anni precedenti, in Sardegna non compaiono scuole finanziate dalla regione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO CAPELLI. Per un mero errore di copertura finanziaria, parrebbe che la regione Sardegna non sia stata in grado di finanziare le 24 borse di studio aggiuntive previste. La regione è intervenuta, pur con un po’ di ritardo, per rimediare all'errore commesso, stanziando i fondi necessari per le borse di studio e chiedendo al Ministro che risulta interrogato la riapertura dei termini del bando. Chiedo appunto quale sia lo stato dell'arte e come il Ministro intenda intervenire in merito.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole, io cerco di ricostruire molto sinteticamente il percorso che lei ha implicitamente indicato nella sua interrogazione. In data 21 maggio, con il decreto ministeriale n. 307, relativo alla ripartizione dei contratti di formazione, secondo quanto previsto dalla normativa da lei citata, il mio Ministero ha indicato le modalità e i tempi perché questo potesse avvenire come di consueto ogni anno. Ovvero, entro le ore 15 di lunedì 25 maggio 2015, i contratti aggiuntivi segnalati dalle regioni potevano essere indicati e quindi assorbiti nel successivo decreto di assegnazione e dovevano avere già in quella fase una precedente indicazione di copertura finanziaria. Il Ministero, peraltro, aveva già precedentemente, con una nota del 3 aprile invitato le regioni – anche sollecitato, in qualche caso –, tutte le regioni, a fare rapidamente e nei tempi e nei modi indicati tutti gli adempimenti necessari per arrivare alla delibera definitiva. La regione Sardegna, in quello stesso periodo, con una nota del 13 aprile, aveva comunicato formalmente al mio Ministero che, per l'anno 2014-2015 – cito –, a causa della mancanza di risorse finanziarie da destinare alla predetta finalità – cioè quella per i contratti aggiuntivi – non avrebbe potuto finanziare contratti di formazione specialistica medica aggiuntiva rispetto a quelli previsti.
  Quindi, questa è l'evidenza del fatto che non sono pervenuti nei tempi indicati e con le modalità indicate segnali specifici formali e sostanziali da parte della regione Sardegna. Ciò è avvenuto ad onor del vero, ad iscrizioni già avviate, con una nota del 4 giugno e poi con una nota successiva del Pag. 6216 giugno, a firma del presidente della regione Sardegna, che chiedeva una proroga del termine, ormai ampiamente scaduto, che però avrebbe comportato uno slittamento della data di espletamento delle prove, che peraltro ricordo sono in corso proprio in questi giorni.
  Ricordo anche che, secondo il regolamento che concerne le modalità di ammissione dei medici aspiranti alla specializzazione, la prova di esame per ogni tipologia di scuola deve svolgersi non prima di 60 giorni dalla data di pubblicazione del bando. Quindi, evidentemente ella ricava tutti i dati che, ahinoi, ci hanno costretto a non poter recepire il tardivo impegno della regione Sardegna, con rammarico, ma senza alcuna possibilità, formale o sostanziale, di andare in quella direzione.
  Mi auguro che gli apprezzabili sforzi che sono stati compiuti dalla regione, sia pur successivamente alla scadenza del bando, possano essere utilmente trascinati o comunque utilizzati per il futuro bando delle scuole di specializzazione del prossimo anno.

  PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di replicare.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Signora Ministro, in questi casi bisogna dichiarare se si è soddisfatti o meno della risposta. Ahimè, mi devo rammaricare del fatto di essere totalmente soddisfatto, perché è incontrovertibile e indiscutibile quello che ella ha riportato in risposta alla mia interrogazione. Posso soltanto prenderne atto con rammarico, vorrei ribadire che l'autonomia è sicuramente un valore e una risorsa, nel caso specifico della Sardegna, è un valore anche irrinunciabile, che obiettivamente però va saputa esercitare.
  Ricordo solo che l'associazione provinciale di Cagliari dell'Associazione italiana dei giovani medici, ha rimarcato la mancata previsione dei finanziamenti regionali, che rischia di peggiorare la già grave crisi occupazionale dei medici sardi, costretti a lasciare la regione, se non l'Italia, per poter esercitare la professione. Credo che su questo fatto, che riguarda 24 giovani, non sicuramente un'enormità, ma comunque un gruppo significativo, andrà fatta una ulteriore riflessione, certamente non in questa sede ma presso le istituzioni della regione sarda.

(Elementi ed iniziative in merito alle cosiddette «classi di concorso atipiche» – n. 3-01644)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rabino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01644 concernente elementi ed iniziative in merito alle cosiddette «classi di concorso atipiche» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Signora Ministro, una circolare del marzo 2011 forniva indicazioni riguardo la mobilità dei docenti, istituendo le cosiddette «classi di concorso atipiche» per salvaguardare le dotazioni organiche di ruolo degli istituti in attesa del riordino delle classi di concorso. Le classi di concorso atipiche sono quelle classi di concorso che possono consentire, per esempio, ad un professore di matematica e fisica e di matematica per i licei scientifici di insegnare scambievolmente, in modo flessibile e atipico appunto, la matematica nelle varie classi di liceo scientifico.
  Con le atipicità si consente l'inserimento di una stessa disciplina a docenti titolari su classi di concorso differenti, per cui il titolare di matematica potrebbe insegnare la matematica anche al secondo biennio e dal prossimo anno scolastico anche nelle classi terminali del liceo scientifico. Allo stesso modo il titolare di matematica e fisica potrà insegnare in verticale la matematica già dal primo biennio.
  Chiedo al Ministro quale sia l'orientamento del Ministero a tale riguardo, perché una sentenza del Tar Lazio ha ancora recentemente, nel marzo 2015, rilevato la non conformità di questa condotta in relazione alla normativa vigente.

Pag. 63

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Rabino, le classi di concorso atipiche, come lei ha giustamente ricordato, sono caratterizzate dal fatto che il titolo di accesso per le rispettive abilitazioni prevede percorsi formativi sostanzialmente identici, o comunque paragonabili per l'applicazione didattica dei contenuti appresi. L'esempio lo ha fatto lei: matematica e fisica. In matematica, A-49 e A-47 sono classi di concorso in cui per la classe A-49 vi è un elemento in più, la prova di fisica, ma che naturalmente prevede un percorso comune e, quindi, l'acquisizione di competenze comuni spendibili nella didattica.
  Ora lo strumento della cosiddetta classe atipica è stato introdotto nel 2011, con la circolare n. 21 del 14 marzo, ed è stato finalizzato a limitare il problema della mobilità, della discontinuità didattica, il problema degli spostamenti di personale a seguito del mutamento dei quadri-orario in modo che l'organizzazione della scuola potesse risentire al minimo grazie all'introduzione per alcune discipline di questo espediente. Due importanti novità rispetto al quadro che riguarda il passato ci danno una serenità assolutamente maggiore per il futuro. Il primo è quello che è già avvenuto, cioè l'approvazione in questa sede parlamentare della legge n. 107 che al comma 79 prevede espressamente che i docenti potranno essere utilizzati anche in discipline diverse da quelle per le quali risultano abilitate, sempre che posseggano il prescritto titolo di studio e i percorsi formativi, quindi le competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire. Questo in sostanza e in sintesi significa introdurre un principio di flessibilità e di maggiore funzionalità organizzativa nel mondo della scuola.
  Ma c’è un altro elemento che voglio introdurre ed è il nuovo regolamento sulle classi di concorso che sarà iscritto all'ordine del giorno in uno dei prossimi Consigli dei ministri e che specificamente proprio su questo tema risolve il problema della atipicità con il vero e proprio accorpamento di alcune di queste classi. Laddove l'accorpamento non sarà possibile, la legge n. 107 interviene strutturalmente in maniera generale; laddove l'accorpamento è possibile è chiaro che si risolve in maniera specifica. Colgo anche l'occasione, onorevole, per ricordare in maniera più generale che non esistono classi di concorso di serie A e di serie B, a maggior ragione con una organizzazione dell'autonomia scolastica che consentirà di integrare al meglio e nel modo più qualificato in base ai bisogni della scuola le competenze acquisite dai nostri insegnanti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rabino ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro delle precisazioni e delle considerazioni fatte. Effettivamente, questa vicenda negli scorsi anni ha creato all'interno delle scuole e degli istituti, tante volte notevoli tensioni tra docenti a discapito del diritto allo studio e dell'apprendimento degli studenti. Credo che con il provvedimento legislativo di riforma della scuola e con questo regolamento che lei oggi ci annuncia prossimo ad arrivare in Consiglio dei ministri a disciplinare in modo definitivo tutta la questione credo che alla vicenda, alla problematica si sia data davvero una importante occasione di soluzione. Grazie e buon lavoro.

(Iniziative per garantire ai dirigenti scolastici la possibilità di avvalersi del collaboratore designato mediante l'utilizzo dell'esonero o del semiesonero – n. 3-01645)

  PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01645, concernente iniziative per garantire ai dirigenti scolastici la possibilità di avvalersi del collaboratore designato mediante l'utilizzo dell'esonero o del Pag. 64semiesonero (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, l'interrogazione verte appunto sulla possibilità di coprire l'esonero o il semiesonero per il collaboratore vicario dei dirigenti scolastici, che è una figura estremamente importante vista la complessità anche alla luce della riforma della legge n. 107 del ruolo di dirigente scolastico. Noi sappiamo che nella legge di stabilità del 2015, dal 1o settembre 1015 è abolita, non c’è più la possibilità di dare l'esonero o il semiesonero al vicario. Nella legge della «buona scuola» era prevista in una prima fase la possibilità di coprire il vicario attraverso l'organico del potenzialmente che però, nella legge n. 107, come è stata modificata al Senato e poi approvata alla Camera, verrà introdotto a pieno titolo a partire non dal prossimo dall'anno scolastico ma quello successivo ancora, quindi dal 2016-2017, mentre nel prossimo anno 2015-2016 le scuole sostanzialmente non avranno la possibilità di coprire il vicario con l'esonero o il semiesonero. Quindi, chiediamo al Ministro che cosa intenda mettere in atto affinché le scuole non si trovino in questa situazione di difficoltà.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, l'onorevole Centemero come ha ben ricordato indica nella legge di stabilità un elemento che effettivamente ha abrogato l'articolo 459 del Testo unico che aveva la regolamentazione dell'Istituto dell'esonero.
  Questo come conseguenza ha prodotto l'impossibilità tecnica e procedurale di indicare nella figura del vicario o comunque dei collaboratori del dirigente scolastico figure che possano essere esonerate dal loro carico didattico.
  C’è una legge nuova, c’è un nuovo impianto della scuola e quindi siamo ben consapevoli come Governo che ci sarà anche un carico maggiore da sostenere, tuttavia io voglio ricordare che l'articolo 1, al comma 83, della legge n. 107, consente una novità importante, cioè consente ai dirigenti scolastici di potersi avvalere nella misura fino alla 10 per cento dei docenti della scuola con queste funzioni. Questo significa che in un istituto medio, che abbia un corpo insegnante medio-grande, diciamo di 100 docenti, sarà possibile individuare fino a dieci collaboratori, quindi fino a creare un team di collaborazione e ciò è un elemento di forte potenziamento della struttura organizzativa, soprattutto in un regime di autonomia scolastica.
  L'entrata in vigore della legge n. 107 e l'assegnazione dell'organico per il potenziamento, che è previsto nel punto specifico citato, dà quindi una grande opportunità ai dirigenti scolastici e alla scuola; il problema è quello dei tempi che lei identifica, ma mi permetto di dire non nei termini che l'onorevole ha indicato, perché il potenziamento dell'offerta formativa, quindi l'assunzione degli insegnanti che saranno disponibili anche per questa funzione avverrà in questo anno scolastico con un ritardo rispetto all'inizio che abbiamo già calcolato e che è puntualmente rispettato nella misura di un mese e mezzo. Quindi, a novembre le scuole avranno anche questo grande patrimonio e l'opportunità legislativa per il dirigente scolastico di avvalersi di questo. Quindi, noi siamo fiduciosi che la legge n. 107 già a partire da quest'anno – anzi, siamo certi – potrà risolvere la questione degli esoneri in maniera innovativa e potenziando quelle funzioni che l'interrogazione dell'onorevole Centemero giustamente mette come funzioni essenziali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, ovviamente l'insoddisfazione rispetto alla risposta che la Ministra ci ha Pag. 65dato è relativa ai tempi, perché è chiaro che le istituzioni scolastiche hanno bisogno dell'esonero o del semiesonero o comunque avevano bisogno dell'implementazione di uno staff di collaboratori del dirigente, come previsto dal comma 83 della legge n. 107, a partire però dal primo settembre 2015 e cioè a partire dal momento in cui inizia pienamente l'anno scolastico nelle istituzioni scolastiche. I dirigenti scolastici hanno una quantità enorme di responsabilità che proprio la legge n. 107 aumenta e implementa ulteriormente, una sola ne voglio ricordare: si dovrà a scuola redigere il piano dell'offerta formativa triennale entro il mese di ottobre e le scuole si troveranno a fare questa operazione senza avere la possibilità di avere il vicario o i collaboratori – io mi auguro che saranno più collaboratori e che non ci sia solo il vicario – che coadiuvino l'istituzione scolastica ed il dirigente scolastico proprio in un'operazione così importante. Quindi, io invito il Ministero proprio a riflettere e a cercare di trovare delle soluzioni alternative affinché ci siano dei collaboratori a disposizione del dirigente scolastico e dell'istituzione scolastica fin dal primo di settembre, magari utilizzando il fondo di finanziamento dell'istituzione scolastica in modo innovativo fino a novembre, come può essere possibile, attraverso una circolare ministeriale.

(Iniziative volte a contrastare la divulgazione di ideologie gender in ambito scolastico – n. 3-01646)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga n. 3-01646, concernente iniziative volte a contrastare la divulgazione di ideologie gender in ambito scolastico (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, noi chiediamo al Ministro, sulla scorta delle promesse che a mezzo stampa sono arrivate ad alcuni parlamentari, se intenda prendere ufficialmente una posizione volta ad assicurare che nessuna divulgazione di ideologie di annullamento delle differenze sessuali e di propaganda di un'idea diversa di famiglia, che prescinda dall'uomo e dalla donna, verrà mai effettuata nel corso delle normali attività curricolari e di assicurare altresì che se qualche insegnante prenderà iniziative divulgative simili, verrà adeguatamente sanzionato. Vorremmo chiedere in sostanza quali misure e quale posizione ufficialmente intende manifestare il Ministro.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Fedriga, come lei ricorda, il nostro Ministero è impegnato a promuovere nelle scuole...

  PRESIDENTE. Onorevole Rondini. L'onorevole Fedriga è il capogruppo, primo firmatario dell'interrogazione. L'onorevole che l'ha illustrata è Rondini.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Chiedo scusa di non aver abbinato il nome al volto.

  PRESIDENTE. Ci mancherebbe, Ministra.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Dicevo che il MIUR è impegnato a promuovere nelle scuole quella che definirei la cultura del rispetto delle differenze e la consapevolezza dei diritti e dei doveri, che derivano dalle differenze di qualunque tipo, e quindi la formazione di cittadini responsabili. Gran parte delle leggi che abbiamo approvato in questa sede ha questo obiettivo educativo generale.
  In questo ambito e in questa cornice si colloca un preciso comma, il comma 16, della legge n. 107, che molto puntualmente Pag. 66parla di un principio educativo di questo tipo e stabilisce che il piano triennale dell'offerta formativa assicuri l'attuazione, da un lato, di principi di pari opportunità, attraverso la promozione all'educazione alla parità tra i sessi e, dall'altro, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione. Questi sono i due livelli su cui si lavorerà nelle scuole con attività che in autonomia saranno ispirate a questi principi. Ma la funzione fondamentale non è solo la sensibilizzazione di tutte le componenti della comunità scolastica – genitori, studenti e insegnanti – ai temi citati, ma la funzione è anche quella di far sì che questa modalità avvenga nella maniera più corretta e più trasparente possibile.
  A tale riguardo, il mio Ministero, nella data scorsa del 6 luglio, ha inviato una nota esplicativa che, tra gli altri principi, richiama il corretto utilizzo degli strumenti normativi già esistenti per assicurare la massima informazione alle famiglie su tutte le attività previste dal piano dell'offerta formativa, ivi inclusi i principi richiamati nel comma 16.
  Questo significa sostanzialmente fare riferimento a quel patto di corresponsabilità educativa che è stato istituito con decreto del Presidente della Repubblica nel 2007 e che fa sì che per le scuole secondarie di primo e di secondo grado i ragazzi e loro famiglie trovino un'occasione di confronto indispensabile e di accordo partecipato e quindi non solo di informazione, ma anche di condivisione di tutte le attività svolte.
  Questo quindi è garantito nella sostanza e nella forma ed è stato comunicato con molta chiarezza a tutte la scuole italiane e, conseguentemente, di riflesso a tutti i membri della comunità scolastica italiana.
  Quello che voglio ribadire in questa sede, oltre all'impegno che va nella direzione richiesta dall'interrogazione a me posta, è che l'impegno culturale del Ministero nel mondo della scuola per l'attuazione dei principi di pari opportunità, di lotta alla discriminazione e di prevenzione della violenza di genere, che sono strumenti fondamentali in una società complessa e multiforme per formare giovani e adulti responsabili non hanno nulla a che fare con la teoria gender che in qualche organo di stampa e in qualche dibattito è stata – diciamo – inserita, ma impropriamente, parlando di questi argomenti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Non siamo soddisfatti perché noi riteniamo che comunque la legge, in particolare il comma 16 della legge sulla «buona scuola», rappresenti in sostanza un cavallo di Troia, attraverso il quale veicolare quelle teorie gender che il Ministro ci dice invece che sicuramente non troveranno spazio nei programmi scolastici.
  Noi crediamo che vi sia un filo rosso che collega il vostro porvi di fronte alle diverse questioni che risolvete con atti che vanno tutti in una direzione, dalle politiche sull'immigrazione, che potremmo definire «invasione assistita», al tentativo di degradare la famiglia a qualcosa di indistinto. È evidente che questi atti si tengono insieme e rispondono ad un programma, dettato da quella ideologia, che ha quale obiettivo la formazione di persone tutte uguali, i cittadini del mondo. L'inganno consiste nel far passare, come sensibilizzazione alla democrazia e alla tolleranza, come pedagogia, quella che è in realtà la cancellazione di ogni legame e identità culturale, storica religiosa, familiare e sessuale; è la rottura tra la natura e ciò che volete imporre e il pensiero gender, che voi subdolamente veicolate, ne è un esempio, una nuova antropologia dove, al posto della natura, c’è la cultura, la scelta e il desiderio che diventa diritto e dove, al posto dell'uomo, c’è l'essere indifferenziato, l'apolide, il cittadino asessuato del mondo.
  La verità che teorie pericolose vorrebbero imporci e che trovano spazio, grazie agli atti che adottate, non è quella che il bambino sente e tocca su di sé da quando è nato, quella della natura con DNA diversi fra maschi e femmine, ma quella Pag. 67del gender. I sostenitori delle ideologie del gender, a cui vi piegate, sostengono l'idea di una neutralità iniziale dell'essere umano in materia di sesso.
  Il sesso, in realtà, noi sappiamo che è deciso dalla fecondazione e voi, invece, fingete di credere all'innocenza di un pensiero che, sostenete, non troverà spazio nei programmi scolastici, un pensiero che, al contrario, vorrebbe imporsi e trovare cittadinanza, un'idea fra le idee la cui discussione dovrebbe, al più, trovare spazio in qualche brutto salotto e non certo nei programmi della scuola.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  MARCO RONDINI. Ancora una volta non perdete l'occasione e, un tassello alla volta, costruite quel futuro aberrante che è frutto di quel pensiero contro natura del politicamente corretto, che trova nella persona della Presidente della Camera dei deputati il massimo esponente.

(Intendimenti in merito all'introduzione del sistema di voto elettronico – n. 3-01647)

  PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01647, concernente intendimenti in merito all'introduzione del sistema di voto elettronico (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente. Onorevole Ministro, nell'ultima tornata elettorale, così come in altre precedenti, è accaduto che il risultato di alcune assemblee regionali fosse reso noto soltanto dopo 24 ore dalla chiusura dei seggi, a causa delle lungaggini delle operazioni di scrutinio. Questo in sé è inaccettabile e, dunque, non può essere peraltro trascurato il fatto che il sistema di voto mediante matita copiativa porti con sé strascichi polemici sulle presunte irregolarità e sugli errori materiali riscontrati nei verbali. C’è, infine, da considerare l'ingente dispendio di risorse finanziarie per allestire i tradizionali sistemi di voto, valutabili in diversi centinaia di milioni di euro per ogni turno.
  Tutto ciò premesso – e concludo – e tenendo conto dei rilevanti progressi fatti dalle tecnologie elettroniche, chiedo di sapere se il Ministro non ritenga utile introdurre in Italia il sistema di voto elettronico presente in molti Paesi democratici.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Pisicchio, anche per il rispetto dei tempi.
  Il Ministro dell'interno, onorevole Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. L'amministrazione dell'interno, già a partire dal 2001, aderì a un programma di innovazione e ricerca dell'Unione europea per la realizzazione di un progetto di voto elettronico denominato «E-Poll». In tale ambito furono effettuate varie simulazioni sperimentali che permisero di testare il cosiddetto «voto delocalizzato», per mezzo del quale ogni elettore poteva votare per le liste e i candidati del proprio comune di iscrizione elettorale pur non essendovi fisicamente presente.
  Una seconda sperimentazione, che riguardò esclusivamente le modalità di scrutinio ma non quelle di espressione del voto, previamente autorizzate con una disposizione legislativa ad hoc, si svolse in collaborazione con l'allora Ministero per l'innovazione e le tecnologie durante le elezioni politiche dell'aprile 2006. Nell'occasione, in alcune sezioni delle regioni Lazio, Sardegna, Puglia e Liguria, accanto allo scrutinio con il metodo tradizionale, fu effettuata una rilevazione informatizzata del voto, attraverso una tabella di scrutinio elettronico aggiuntiva alle due tradizionali tabelle cartacee.
  A conclusione di questo esperimento un'inchiesta giornalistica ventilò il sospetto di brogli elettronici e avanzò l'ipotesi che i dati trasmessi fossero stati manipolati. La tesi fu poi totalmente smentita dalle indagini della procura della Repubblica di Roma, che dimostrarono la correttezza Pag. 68delle operazioni compiute. Lo scrutinio informatizzato, tra l'altro, conteneva risultati non ufficiali, in quanto la proclamazione degli eletti era avvenuta sempre sulla base dei dati dei verbali cartacei. L'episodio dimostrò, comunque, la scarsa affidabilità, allo stato dell'arte, di sistemi elettronici applicati all'esercizio del voto.
  Anche all'estero, in Europa e negli Stati Uniti, l'introduzione di sistemi di voto e scrutinio elettronico ha suscitato numerosi dubbi e polemiche. In sostanza, anche i risultati ottenuti dagli altri Paesi sono tali da fare nutrire più di un remora sull'introduzione in Italia dell’e-polling. Per non parlare, poi, degli aspetti finanziari, poiché la riforma del sistema di voto, nel senso ipotizzato dall'onorevole Pisicchio, richiederebbe rilevanti stanziamenti, sia per la realizzazione della sperimentazione su larga scala, sia per la successiva implementazione a regime sul territorio nazionale.
  Ciò non toglie che ogni approfondimento ulteriore sarà compiuto, anche in una logica comparata con gli altri Paesi, per vedere se con il trascorrere del tempo si dovesse addivenire ad una soluzione altamente affidabile.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare per due minuti.

  PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Ministro, anche per la finestra di speranza che ha lasciato su questa ipotesi.
  Io vorrei riflettere un momento su questo tema e vorrei invitare anche i colleghi a farlo, affinché si possa comprendere come le consultazioni elettorali e referendarie rappresentino ormai l'unica occasione in cui nella vita civile italiana centinaia di milioni di dati sono trattati in prima istanza esclusivamente a mano. Siamo di fronte ad una anomalia forse cui è necessario immaginare di porre rimedio. D'altro canto, fin dagli anni Ottanta, quando si cominciò a parlare nel dibattito pubblico del voto elettronico si è affrontato questo tema con posizioni pro e contro. Oggi però le tecnologie elettroniche hanno fatto passi da gigante, tali da garantire la certezza di un voto libero, spontaneo, salvo dal pericolo di manipolazione, assegnando così ai componenti degli uffici elettorali il compito, loro più congeniale, di vigilare sulla correttezza delle procedure, senza obbligarli a sostituirsi nel trattamento e nel conteggio delle informazioni, affidate a questo punto ad elaboratori più rapidi, precisi e affidabili. La tecnologia digitale viene spesso invocata come strumento di democrazia, talvolta anche con attese messianiche improprie, come quella che propone l'agorà elettronica. Noi vorremmo qualcosa di meno, ma forse di più efficace: usare le tecnologie moderne al servizio della democrazia. Si dice spesso che vogliamo leggi elettorali che ci dicano la sera stessa delle elezioni chi ha vinto e chi no. Bene, a noi basterebbe raggiungere l'obiettivo di sapere chi è stato eletto e chi no in tempi ragionevoli e non come accadeva nel 1948, visto che le nuove tecnologie lo consentono. Del resto, constatiamo questa cosa: noi usiamo la stessa tecnologia, quella del voto cartaceo, fin dalla 1799. Insomma, credo sia passato un po’ di tempo.

(Iniziative in relazione alla recente sentenza della Corte di cassazione che incide sul pagamento dell'IMU da parte delle scuole paritarie – n. 3-01648)

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01648, concernente iniziative in relazione alla recente sentenza della Corte di cassazione che incide sul pagamento dell'IMU da parte delle scuole paritarie (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, la domanda l'ha già posta il Presidente. Quello che io voglio sottolineare sono due aspetti, che mi sembrano molto concreti: in Italia ci sono 13 mila 500 scuole paritarie, per un totale di un milione 300 mila studenti, il che fa circa il 10 per cento Pag. 69degli studenti italiani; su questi studenti lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo di euro. Il sistema scolastico italiano supporta una spesa annua di oltre 50 miliardi di euro con un costo per studente di circa 6 mila 800 euro; lo studente della scuola paritaria costa 600 euro nella scuola di infanzia e 50 euro alle superiori. La recente sentenza della Corte di Cassazione non tiene conto di una interpretazione che era stata data a proposito di un decreto al tempo del Governo Monti, in cui si diceva che, se la retta che lo studente paga è inferiore al costo previsto per lo studente, questo non definisce un'attività di profit assolutamente, perché è evidente che il bilancio è negativo. Ora io chiedo soltanto di precisare l'interpretazione della norma.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Binetti, risponderò ovviamente direttamente alla domanda che il presidente Lupi ha posto. Innanzitutto vorrei sottolineare che le sentenze della Corte di Cassazione 14225 e 14226 dell'8 luglio scorso riguardano esclusivamente l'imposta comunale sugli immobili, cioè l'ICI, poiché concernono l'impugnazione di avvisi di accertamento ai fini ICI per gli anni dal 2004 al 2009 relativamente ad unità immobiliari per i quali gli enti religiosi reclamavano l'esenzione prevista dall'articolo 7 del decreto 30 dicembre 1992. La suprema Corte ribadisce in sostanza quanto già stabilito in precedenti sentenze, chiarendo che la disciplina concernente l'esenzione dell'ICI – cito – «era sospettata, non senza fondamento, di essere in conflitto con la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato e con le regole sulla concorrenza, ragione per la quale essa avrebbe dovuto essere disapplicata». La circostanza che la controversia non riguarda l'IMU è stata sottolineata dalla stessa Corte di Cassazione, la quale sottolinea anche che, per ovviare alla possibile condanna da parte della Commissione europea è stato poi approvato il decreto-legge n. 1 del 2012, articolo n. 91-bis, al quale è stata data attuazione con il regolamento approvato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze n. 200 del 2012.
  La Commissione europea, con la decisione del 19 dicembre 2012, ha, in effetti, giudicato la disciplina ICI in questione un aiuto di Stato incompatibile con il mercato interno in base all'articolo 108 del Trattato. La stessa decisione ha stabilito, invece, che l'esenzione dall'IMU, come disciplinata a seguito dell'entrata in vigore del citato articolo 91-bis del decreto-legge del 2012 e dell'emanazione del regolamento approvato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze n. 200 del 2012, non costituisce un aiuto di Stato ai sensi dell'articolo 107.
  Peraltro, il citato regolamento dispone in ordine all'esercizio dell'attività didattica con modalità non commerciali che debbano essere soddisfatti alcuni requisiti specifici, tra i quali quello che l'attività sia svolta a titolo gratuito ovvero dietro il versamento di un importo simbolico, tale da coprire solo una frazione del costo effettivo del servizio, tenuto anche conto dell'assenza di relazione con lo stesso servizio. Quindi, alla luce di queste considerazioni, si ritiene – e questa è la risposta alla domanda diretta – che non sia necessario, a seguito delle sentenze citate, un intervento di modifica della normativa attualmente in vigore.

  PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di replicare.

  MAURIZIO LUPI. Grazie, signor Presidente, ringrazio il Ministro Padoan. La cosa, ovviamente, ha un interesse che riguarda, come ha detto l'onorevole Binetti, un milione 400 mila studenti, ma riguarda, ancora di più, la grande questione, che esiste, della libertà di educazione nel nostro Paese e della possibilità che non chiudano le scuole, attuando la libertà di educazione e attuando quel principio, che è stato stabilito anche dalla legge di riforma della scuola appena approvata, Pag. 70che stabilisce che la scuola è pubblica e la scuola pubblica può essere esercitata sia dalla scuola statale sia dalla scuola paritaria, a condizione che le scuole paritarie siano riconosciute, nella loro funzione pubblica, dallo Stato.
  La sua risposta la posso tradurre in questo modo, e allora deve essere molto chiara e la condividiamo con tutti, comuni, enti locali e, ovviamente, istituzioni che devono attuare questo orientamento: a seguito del decreto Monti e della sentenza dell'Unione europea, che ha confermato che non si tratta di aiuti di Stato, l'IMU non sarà pagata e non deve essere pagata dalle scuole paritarie che rientrano, ovviamente, nei criteri stabiliti, e cioè che o l'erogazione all'educazione e alla formazione è prestata in termini gratuiti oppure – ed è l'altra questione – si paga certamente una retta, ma questa retta non copre l'intero costo che l'istituto sostiene.
  Da questo punto di vista, è fondamentale fare chiarezza, perché sulla libertà di educazione – ho concluso – e sulla formazione e l'investimento in educazione dei ragazzi non ci sono questioni ideologiche. Vi è solo una grande sfida, che riguarda la qualità e la possibilità della libertà di scelta da parte di tutte le famiglie italiane, indipendentemente dal loro reddito. Credo che, da questo punto di vista, la sua risposta sia stata molto chiara – mi auguro che sia diffusa a tutti gli enti locali e a tutti i comuni – e, da questo punto di vista, ci soddisfa.

(Orientamenti del Governo in merito all'ipotesi di una «eurotassa» volta ad alimentare un bilancio comune dell'eurozona – n. 3-01649)

  PRESIDENTE. L'onorevole Sorial ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01649, concernente orientamenti del Governo in merito all'ipotesi di una «eurotassa» volta ad alimentare un bilancio comune dell'eurozona (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Presidente, prima massacrano i cittadini italiani e poi si lavano la coscienza con parole come «bilancio autonomo europeo» o «governance»; ma, dietro queste belle parole, si sta preparando l'ennesima fregatura ai danni dei cittadini italiani, la cosiddetta «eurotassa», non importa che la pressione fiscale sia in aumento – voi stessi, Governo, avete dichiarato nel DEF 42,6 per cento per il 2016 – e che i cittadini italiani vivano nell'incertezza di sapere quante tasse devono sistematicamente pagare.
  Intanto, si trova il tempo per creare una «eurotassa», attraverso la quale gli Stati dell'Eurozona introducono una tassa addizionale sull'IVA o sull'IRPEF, o destinano parte delle risorse riscosse a livello nazionale ad un fondo europeo. Ciliegina sulla torta: la commissione che sta lavorando, già da un anno, a questa «eurotassa» è guidata da Mario Monti, l'ex Presidente del Consiglio, l'incubo dei contribuenti, anche se, ufficialmente, Monti sarebbe al lavoro per trovare modalità future di finanziamento dell'Unione europea, dobbiamo ancora farci spennare da uno come Monti ?
  Pensavamo di avere già dato. Caro Ministro Padoan, il loden ormai è strappato.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, professor Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie Presidente, colgo questa opportunità per riassumere rapidamente lo stato del dibattito in Europa sulla questione della cosiddetta eurotassa. Un punto di partenza utile sono le indicazioni fornite dal Consiglio europeo del febbraio 2011 circa la necessità di perseguire obiettivi di semplificazione, trasparenza ed equità del bilancio comunitario. A questo scopo la Commissione aveva presentato allora un rapporto sul funzionamento delle cosiddette risorse proprie, eventualmente riferite impropriamente peraltro come eurotasse.
  In quell'occasione si riferiva a cinque fattispecie di tassazione indiretta e ad una afferente all'imposizione diretta, cioè ad Pag. 71una tassazione europea sul reddito societario. Discussioni successive nel Consiglio avevano mostrato la difficoltà a ricorrere agli strumenti di imposizione diretta, a causa essenzialmente della mancanza di un'armonizzazione della base imponibile societaria, su cui applicare l'eventuale tassazione, e della difficoltà per alcuni Stati di accettare le limitazioni di sovranità che una siffatta forma di armonizzazione avrebbe comportato. La proposta per una base imponibile consolidata era stata, infatti, appena presentata.
  La Commissione europea, con il piano di azione sulla tassazione societaria presentato il 17 giugno scorso, ha recentemente rilanciato il progetto di base imponibile consolidata. Quindi, vedremo gli sviluppi successivi di questa proposta in sede europea. Per quanto riguarda, invece, la preferenza allora emersa per la prosecuzione dei lavori nel settore dell'imposizione indiretta, si è discusso e si continua a discutere su un'imposta sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta FTT. Tale ipotesi è confluita in una proposta di regolamento, presentata dalla Commissione nel novembre 2011. Tale proposta non è stata per adesso approvata dal Consiglio per la contrarietà di diversi Stati membri, ma continua la discussione all'interno di un gruppo di 11 Paesi membri, tra cui l'Italia, sulla proposta di un'introduzione d'imposta europea sulle transazioni finanziarie nell'ambito della cooperazione rafforzata, che è ancora aperta e in discussione. Concludo accennando al fatto che le risorse eventualmente ottenibili da questa risorsa andrebbero possibilmente a finanziare il bilancio europeo oppure ad altre destinazioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sorial ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente. Finanziare il bilancio europeo non può essere una giustificazione per nessun tipo d'imposizione, sia essa diretta o indiretta, perché è sui cittadini italiani, che sono nelle classifiche mondiali sull'imposizione fiscale sempre all'ultimo livello.
  Soprattutto io mi chiedo perché i cittadini italiani siano sempre gli ultimi a sapere di dovere pagare una nuova tassa, se non quando lo scoprono poi nel momento in cui proprio la devono pagare. L'Italia è agli ultimi posti nella classifica mondiale che riguarda la pressione fiscale, 138o per il peso complessivo di imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali. Pazienza, se a fronte di maggiori tasse fossero erogati maggiori servizi ! Ma attorno a noi vediamo la condizione in cui sono i nostri enti locali, la situazione dei trasporti locali e come sistematicamente le nostre tasse non vadano in realtà a contribuire maggiormente ai servizi locali, ma invece vadano a contribuire alla corruzione, alla disonestà, alle ruberie varie che ci sono, sia a livello locale che a livello nazionale.
  La Cgia di Mestre ha calcolato di recente che i cittadini italiani spendono almeno (almeno !) 904 euro in più all'anno rispetto ad alcuni cugini del resto d'Europa. Il dato sale a 1.037 euro se il confronto viene fatto con la Germania. Negli ultimi vent'anni il gettito tributario è aumentato dell'88 per cento, da 258 a 486 miliardi e, naturalmente, quindi, sono soldi dei cittadini italiani. Allora il risultato di tutto ciò qual è ? Sono 1 milione 470 mila famiglie italiane in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone, e la povertà relativa che travolge invece il 10,3 per cento delle famiglie, per un totale di 7 milioni 815 mila persone, persone che hanno difficoltà a comprare da mangiare, persone che non riescono ad andare avanti.
  Allora, un'altra volta, l'Europa, che dovrebbe venire incontro agli Stati, invece, mette barricate e ci chiede altre imposizioni, ci chiede ulteriore povertà e ci chiede definitivamente di chiudere le casse dello Stato e di chiudere completamente il nostro Stato.

(Elementi ed iniziative in merito all'ipotesi di una «eurotassa» per la costituzione di un fondo europeo – n. 3-01650)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01650, concernente elementi Pag. 72ed iniziative in merito all'ipotesi di una «eurotassa» per la costituzione di un fondo europeo. (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  FABIO RAMPELLI. Ministro, pochi giorni fa il Ministro delle finanze tedesco, suo collega, Wolfgang Schäuble, ha chiesto appunto di accelerare l'introduzione di una tassa europea, di cui gli italiani non avevano ancora cognizione. Gli Stati dell'Eurozona, in base a questa proposta, dovrebbero devolvere parte delle risorse raccolte con l'IVA e l'Irpef a un fondo europeo, oppure, in alternativa, istituire di fatto una nuova tassa.
  Intanto, vorremmo sapere se tutto questo viene confermato dal Governo italiano, cosa che non sempre è stata così chiara. Vorremmo che i cittadini italiani avessero informazioni dirette.
  Secondariamente, vorremmo sapere a che punto sono i lavori della commissione, della cosiddetta task force, che sarebbe all'opera. Poi vorremmo anche conoscere la veridicità della presenza, in rappresentanza dell'Italia, dell'ex Presidente del Consiglio Mario Monti. Infine, vorremmo conoscere qual è l'orientamento del Governo italiano rispetto a questa proposta del Ministro Schäuble.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, professor Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Innanzitutto, sulle notizie relative a un'iniziativa avviata dal Ministro Schäuble, io posso semplicemente dire che ho letto anch'io sui mezzi di stampa questa informazione. Da contatti diretti con il Ministero delle finanze tedesco, non viene confermato che ci sia un'iniziativa esplicita, anche se naturalmente, in generale il tema delle tasse a livello europeo e di eventuali misure di armonizzazione fiscale è, da parecchie settimane, nel dibattito pubblico e anche in quello ufficiale, a seguito della ripresa del dibattito sul futuro dell'unione monetaria. Quindi, da questo punto di vista, posso soltanto aggiungere quanto ho appena detto.
  Sicuramente, se ci sono iniziative in corso relative all'introduzione di una eventuale «eurotassa», la più importante è quella che lei stesso, onorevole, ha citato, cioè il gruppo di alto livello sulle risorse proprie, presieduto dal senatore Mario Monti. Questo gruppo di lavoro sta ragionando su un rapporto, che verrà reso pubblico l'anno prossimo, però è forse utile rammentare alcune informazioni che già ci vengono.
  La prima versione del rapporto, che è stata presentata alla fine dello scorso anno, contiene una panoramica dell'attuale sistema di finanziamento del bilancio, con una prima analisi, la sua criticità e una sintesi delle più recenti proposte di riforma, con le posizioni assunte dal Consiglio e dal Parlamento europeo su tali proposte. Il rapporto si sofferma, in particolare, sull'ultima proposta di riforma presentata dalla commissione in sede di negoziato del quadro finanziario pluriennale 2014-2020, che prevedeva l'introduzione di una nuova risorsa IVA e una tassa sulle transazioni finanziarie, a cui ho accennato un attimo fa, che, a regime, avrebbero dovuto coprire circa il 40 per cento del bilancio dell'Unione europea, la limitazione dei rimborsi forfetari dal periodo 2014-2020 in favore di quattro Stati membri, con contestuale eliminazione di tutti gli attuali meccanismi di correzione, compresa la correzione britannica. Come è noto, su tale proposta non è stato trovato un accordo. Quindi, rimane confermato l'attuale sistema di finanziamento del bilancio.
  Il rapporto non contiene per ora, o per quello che si è visto nelle versioni disponibili, proposte specifiche, piuttosto conferma la difficoltà di qualsiasi esercizio di riforma del sistema delle risorse proprie, sottolineando gli aspetti procedurali e istituzionali che complicano ulteriormente tale esercizio.
  Una parola, molto rapidamente, per concludere sull'eventuale utilizzo di queste Pag. 73risorse proprie. Oltre naturalmente a produrre una fonte di alimentazione del bilancio europeo, varie altre ipotesi sono allo studio – eventuali, ma non a livello ufficiale –: eventuali fondi di redenzione del debito – questa è un'idea che circola molto in Germania – oppure proposte relative all'istituzione di meccanismi di assicurazione per la disoccupazione nell'unione monetaria.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, la ringrazio Ministro Padoan, ma la sua risposta non è sufficientemente soddisfacente. Intanto, perché in linea di massima ci pare che ci sia un'indicazione molto precisa che va nella direzione dell'introduzione di una nuova tassa, sia essa elaborata dalla commissione presieduta dall'ex Presidente del Consiglio Mario Monti, o sia quella proposta dal Ministro delle finanze tedesco, l'antipaticissimo Schäuble.
  Tuttavia, tutti gli esami, le analisi e gli approfondimenti che l'Europa svolge vanno sempre e soltanto nella direzione di un irrigidimento dei rapporti economici, monetari e fiscali con i Paesi membri e, in modo particolare, con i Paesi del sud dell'Europa.
  Mi piacerebbe sapere – non dico che lo debba fare l'Europa perché non ci credo finché lo vedo, ma l'Italia senz'altro dovrebbe approfondire la vicenda – quando nascerà mai una commissione tesa ad affrontare i problemi che l'Europa riversa sull'Italia, quelli, per esempio, più recenti come il via libera dato alla produzione di formaggi attraverso l'utilizzo del latte in polvere che, guarda caso, è prodotto massimamente nella Germania, piuttosto che la nota vicenda del diametro delle vongole che penalizza i nostri pescatori. O, ancora, la vicenda, sempre per rimanere nel campo della pesca, delle reti e delle loro dimensioni perché le reti da pesca sono dimensionate sulle esigenze dei mari del nord, invece che su quelli del mar Mediterraneo. Poi la nota vicenda della resistenza da parte della Germania sulla promozione e la valorizzazione del made in e, nel nostro caso, del made in Italy che è una delle eccellenze italiane, non soltanto da un punto di vista simbolico, identitario e culturale, ma anche e soprattutto da un punto di vista economico. Quando mai sarà rivisto il Regolamento di Dublino. Vorremmo anche capire perché, da un lato, l'Europa...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. ...ci propone addirittura – e concludo – l'istituzione di una nuova tassa, quando l'altro ieri ha dato una risposta inaccettabile rispetto all'equa ripartizione degli immigrati che sbarcano sulle coste meridionali della nostra nazione.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla posizione assunta nell'ambito dell'Eurogruppo del 12 luglio scorso con riguardo alla situazione economico-finanziaria della Grecia e sugli intendimenti in merito alla ristrutturazione del debito sovrano.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Boccia, Catania, Cicchitto, Di Gioia, Di Lello, Fedriga, Ferranti, Fico, Garofani, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Merlo, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci e Pag. 74Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulla posizione assunta nell'ambito dell'Eurogruppo del 12 luglio scorso con riguardo alla situazione economico-finanziaria della Grecia e sugli intendimenti in merito alla ristrutturazione del debito sovrano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla posizione assunta nell'ambito dell'Eurogruppo del 12 luglio scorso con riguardo alla situazione economico-finanziaria della Grecia e sugli intendimenti in merito alla ristrutturazione del debito sovrano.
  Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'economia e delle finanze)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie Presidente, onorevoli deputati, l'accordo per l'avvio del negoziato con la Grecia per la concessione di un terzo programma di assistenza finanziaria da parte del meccanismo europeo di stabilità, il cosiddetto ESM, segna un momento decisivo nella storia dell'unione monetaria europea. Per la prima volta il principio di irreversibilità dell'appartenenza all'unione è stato messo in discussione. L'opzione di uscita, anche se temporanea, è stata seriamente presa in considerazione. La capacità dei leader dell'Eurozona di ricomporre differenze profonde ha, però, testimoniato la volontà politica di non compromettere il progetto della moneta unica.
  Le modalità e le difficoltà dell'accordo testimoniano allo stesso tempo di un progetto di unione economica e monetaria ancora incompiuto e la cui piena realizzazione è resa ancora più urgente dagli eventi legati alla crisi greca. La prima riga della dichiarazione dell'Eurosummit del 12 luglio richiama la necessità di ricostruire un clima di fiducia tra i Paesi membri dell'Eurozona. Nel corso del negoziato negli ultimi cinque mesi questo elemento è venuto a mancare. Le posizioni negoziali spesso incoerenti hanno determinato uno stallo e il rischio di rottura.
  L'accordo testimonia, quindi, anche la volontà di ricostruzione di un clima di fiducia che dovrà comunque essere confermato e rafforzato nelle settimane a venire per concludere il negoziato e nei mesi a venire per implementare il programma.
  Come premessa all'avvio dei negoziati, a fronte di un impegno finanziario da parte dei Paesi creditori dell'ordine di oltre 80 miliardi di euro, è stato chiesto alla Grecia di adottare una serie preliminare di misure che riguardano la tassazione indiretta, il sistema pensionistico, l'indipendenza delle autorità statistiche e l'attuazione del fiscal compact. A queste si accompagnano misure volte al recepimento della direttiva sulle risoluzioni bancarie e la riforma del sistema di giustizia civile.
  È presto per poter dire se all'adempimento formale avvenuto corrispondano sin da subito gli effetti attesi delle riforme votate. Le riforme sono necessarie per testimoniare l'impegno del Governo greco a rispettare l'accordo, ma sono soprattutto necessarie per avviare finalmente un processo di ricostruzione dell'economia del Paese.Pag. 75
  Nel corso degli ultimi mesi le prospettive di crescita della Grecia si sono fortemente deteriorate. L'incertezza sugli sviluppi del programma di assistenza, il deflusso di capitali prima e l'introduzione dei controlli sui movimenti di capitale dopo, la chiusura delle banche hanno inferto danni all'economia e allo stato di fiducia della popolazione che si sono riflessi in un peggioramento delle stime di crescita. Rispetto ad aprile, quando la Commissione europea prevedeva un aumento del PIL di mezzo punto percentuale, si prevede ora per il 2015 una caduta del PIL dell'ordine di 2 fino a 4 punti percentuali. Crescita negativa è anche prevista per il 2016. Dal 2017, in un contesto di ritrovata stabilità, l'economia potrà tornare a crescere. Per il medio periodo la Commissione prevede un tasso di crescita attorno all'1,8 per cento.
  Il deterioramento delle condizioni economiche si è riflesso in un peggioramento dei conti pubblici, che, dopo aver registrato un pareggio invece che un attivo del saldo primario nel 2014, sono previsti registrare ora un disavanzo primario fino a un punto percentuale.
  Secondo il Fondo monetario internazionale, nei prossimi due anni il debito pubblico potrebbe arrivare al 200 per cento del PIL, per poi scendere al 170 per cento nel 2022, un ammontare superiore di ben 28 punti percentuali a quanto stimato solo qualche settimana fa e più alto di ben 60 punti rispetto all'obiettivo fissato nel novembre 2012, nel quadro del secondo programma di assistenza finanziaria. La Commissione ha presentato numeri leggermente inferiori ma comunque elevati.
  Le necessità di cassa del Governo greco fino al 2018 ammontano a circa 86 miliardi di euro, di cui 25 per la sola ricapitalizzazione del settore bancario, il quale necessita anche di importanti riforme di governance.
  In generale, il fabbisogno medio fino al 2018 sarà superiore al 10 per cento del PIL, con punte sopra la soglia del 15 per cento, ritenuta dal Fondo, sulla base dell'esperienza storica, come il limite massimo per garantire la sostenibilità della finanza pubblica.
  Le stime sulla sostenibilità del Fondo e della commissione divergono in virtù di diverse ipotesi sulla crescita e sulla possibilità di accesso al mercato da parte della Grecia durante il periodo del programma, 2015-2018. Quest'ultima dipenderà in gran parte dalla credibilità e dalla implementazione del programma di aggiustamento.
  Un elemento centrale del dibattito sulla sostenibilità del programma per la Grecia riguarda la necessità o meno di una ristrutturazione del debito. Va ricordato che, oltre alla cancellazione del valore nominale, vi sono diverse opzioni per aumentare la sostenibilità del debito, che comprendono la rimodulazione, l'allungamento delle scadenze, la riduzione dei tassi di interesse applicati.
  Le conclusioni dell'Eurosummit del 12 luglio escludono la possibilità di un taglio nominale, rimane però aperta l'opzione della ristrutturazione delle scadenze, che sarà affrontata in autunno, dopo l'avvio del programma.
  L'Italia è sempre stata disponibile a considerare possibili forme di alleggerimento dell'onere del debito che, limitando l'impatto per i Paesi creditori, liberasse risorse per la Grecia.
  È opportuno ricordare come gli interventi di ristrutturazione del debito greco del 2012 abbiano comportato vantaggi non indifferenti per la Grecia. Grazie a queste misure, il profilo delle scadenze del debito fino al 2023 sui prestiti europei è molto contenuto e i rimborsi sono distribuiti su diversi decenni. Il tasso di interesse sui titoli dei creditori europei è attualmente intorno all'1,35 per cento, rispetto a un tasso del 3,6 per cento sui prestiti effettuati dal Fondo monetario internazionale.
  Secondo l'ESM, le migliori condizioni di prestito hanno comportato complessivamente un beneficio in termini di valore attuale netto del debito pari a circa la metà del PIL greco del 2013. Inoltre, le misure di riduzione del debito hanno fornito alla Grecia un importante beneficio Pag. 76in termini di spazio di manovra fiscale e di profilo di rimborso. Nell'attuale struttura del debito greco vi sono comunque ulteriori margini da sfruttare ed è necessario individuare le soluzioni più opportune.
  La sostenibilità del debito, in ultima istanza, dipende dalla capacità del Paese di tornare a crescere a un ritmo sostenuto. Per questo, è necessario promuovere riforme e investimenti. Sul fronte delle riforme l'esperienza internazionale offre esempi importanti di buone pratiche che il Governo greco deve cercare di attuare. Gli spazi di riforma e, soprattutto, i margini di miglioramento dei risultati in termini di crescita e occupazione rimangono assai rilevanti, come testimoniato dalle principali organizzazioni internazionali.
  Accanto alle riforme strutturali e in sinergia con queste, la ripresa della crescita passa per una ripresa degli investimenti pubblici e privati. Su questo fronte, quello degli investimenti, le conclusioni dell'Eurosummit ricordano l'utilizzo delle risorse disponibili alla Grecia nei vari programmi europei e stimano una disponibilità di circa 35 miliardi di euro, che potranno beneficiare di modalità di cofinanziamento più agevoli.
  Più in generale, il nuovo programma di assistenza che le istituzioni e la Grecia stanno negoziando è di rilevante entità. Come già accennato, il fabbisogno sui tre anni è dell'ordine degli 86 miliardi di euro. Questa somma include 16 miliardi di ulteriori risorse disponibili per il programma del Fondo monetario, che, dopo il pagamento degli arretrati e un accordo con le altre istituzioni sulla sostenibilità del debito, potrebbe essere riavviato.
  Tenendo conto del contributo proveniente dal risparmio pubblico, le risorse di ESM necessarie saranno inferiori ai 60 miliardi. Di questi, come detto, 25 miliardi saranno necessari per ricapitalizzare il sistema bancario, che è stato pesantemente colpito dalla crisi e ha visto deteriorare le prospettive di solvibilità. È superfluo sottolineare come la rimessa in condizioni di normalità del settore bancario sia condizione indispensabile per la ripresa sostenibile della crescita. L'accordo del 12 luglio prevede anche la costituzione di un fondo cui assegnare, attività per 50 miliardi al fine di rendere più indipendente ed efficiente il processo delle privatizzazioni. Al di là del realismo della cifra, questa misura è stata molto controversa ma, anche grazie al contributo italiano, si è indicato che il Fondo, nella piena sovranità nazionale, dovesse essere uno strumento non solo di privatizzazione, ma anche di valorizzazione degli attivi, i cui proventi si potessero destinare a investimenti.
  Da ultimo vorrei soffermarmi sulle implicazioni per l'Italia del finanziamento del programma in favore della Grecia. Come è noto, il contributo italiano al primo programma per la Grecia nel 2010-2011 è avvenuto tramite un prestito bilaterale di 10 miliardi. I primi rimborsi in conto capitale sono previsti a partire dal giugno 2020 (gli ultimi nel 2041) e pertanto non sono rientrati finora nell'orizzonte temporale del bilancio pluriennale. Un allungamento delle scadenze – anche dell'ordine dei 30 anni come prospettato dal FMI in alternativa alla cancellazione – avrebbe un impatto molto contenuto. Il contributo al secondo programma avviene attraverso la concessione di garanzie sui titoli emessi dal meccanismo finanziario EFSF. Questa cifra non è limitata alla Grecia, ma corrisponde al totale del programma di emissione di EFSF. Complessivamente alla Grecia, questa istituzione ha erogato finora circa 131 miliardi di euro, la quota italiana è pari a circa 25 miliardi di euro. Sul debito verso EFSF, la Grecia ha ottenuto, con l'accordo del novembre 2012, un periodo di estensione delle scadenze pari a 15 anni (la scadenza media del debito è ora pari a 32,4 anni) e una grazia sul pagamento per interessi per 10 anni. Un ulteriore allungamento non comporterà – così come non ha comportato nel novembre 2012 – oneri finanziari a carico dei paesi creditori.
  Infine il nuovo prestito ESM non richiederà oneri aggiuntivi per i paesi creditori. Pag. 77L'Italia ha finito di versare nel 2014 la sua quota di partecipazione che ammonta a 14 miliardi di euro.
  In conclusione, l'uscita, anche temporanea, della Grecia dall'Unione monetaria è stata evitata. Sarebbe stata una soluzione disperata e dalle conseguenze imprevedibili, ma sicuramente molto più gravi di quanto generalmente ammesso. Le conseguenze sarebbero state assai gravi soprattutto, per la Grecia e in misura minore per i paesi geograficamente vicini ma non membri della zona euro.
  Gli eventi delle ultime settimane indicano che tali rischi non riguardano invece altri paesi membri della zona euro. Anche nei momenti più difficili della crisi infatti non si sono manifestati segni apprezzabili di inizio di contagio sui mercati. Certamente non per l'Italia, a conferma della acquisita solidità e fiducia della nostra economia. Si tratta ora di guardare avanti. Una volta concluso l'accordo per il programma ESM, la Grecia avrà tre anni di tempo (e significative risorse) per avviare il grande programma di ricostruzione per una crescita sostenuta e sostenibile di cui ha bisogno. Un risultato che si sarebbe potuto ottenere in tempi più rapidi e con costi assai più contenuti. Ma da questa crisi si devono trarre anche importanti lezioni per l'Unione monetaria; la crisi greca ha evidenziato la persistenza di debolezze della costruzione dell'Unione monetaria che vanno superate. Il rapporto dei 5 presidenti pubblicato nelle scorse settimane offre spunti per il processo di rafforzamento istituzionale e strutturale che vanno sviluppati. Il processo deve essere accelerato per produrre in tempi rapidi soluzioni che rafforzino la resilienza dell'area dell'euro. La solidità dell'Unione monetaria si deve misurare sia in termini di stabilità finanziaria e di bilancio sia in termini di capacità di creare ricchezza e occupazione, a maggior ragione dopo i gravi danni subiti dalla crisi finanziaria prolungata ed estesa che abbiamo attraversato.
  L'Unione monetaria deve essere affiancata da una unione bancaria, in buona parte completata, e da una autentica unione economica e fiscale, dove al rispetto delle regole si accompagni una altrettanto necessaria condivisione del rischio, necessaria e sostenuta da una adeguata mutualizzazione delle risorse. Il Governo italiano si sta impegnando per portare avanti questa linea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Scelta Civica per l'Italia).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Michele Bordo. Ne ha facoltà.

  MICHELE BORDO. Signora Presidente, colleghi, intanto consentitemi di ringraziare il Ministro Padoan per l'informativa di oggi ma soprattutto per quanto ha fatto con il Presidente Renzi e il Governo italiano per impedire che la Grecia uscisse dalla moneta unica. Non c'erano alternative all'accordo, come d'altronde il nostro paese ha sempre sostenuto. L'uscita di Atene dall'euro avrebbe prodotto effetti economici negativi e conseguenze politiche molto pesanti. Sarebbe stata probabilmente l'anticamera della fine dell'Europa e, con essa, di un progetto straordinario fondato su valori e obiettivi tutti ancora assolutamente strategici ed attuali.
  Certo, l'Unione europea ha avuto limiti enormi, come è stato detto, nell'affrontare la crisi drammatica di questi anni, ma non possiamo con questo dimenticare gli enormi benefici ottenuti anche dal nostro paese grazie al processo di integrazione. La pace, la stabilità, la libera circolazione, il mercato interno, la stessa moneta unica sono grandi realizzazioni dell'Europa che non possono certo essere messe in discussione con argomenti superficiali e spesso da campagna elettorale. L'Europa è innanzitutto questo ed è a questi valori e a questi risultati che bisogna tornare se vogliamo ricostruire un rapporto di fiducia tra l'Unione e i cittadini. Oggi è inutile negarlo, la fiducia dei cittadini nei confronti Pag. 78dell'Europa è molto bassa: crescono i movimenti e le forze politiche che sono apertamente contro l'Unione.
  L'Europa ha una grande responsabilità per la diffusione di questi fenomeni. La risposta che ha dato alla crisi economica è stata inadeguata, ha mostrato limiti nella gestione di tutte le maggiori emergenze e non ha avuto una visione comune in politica estera e sull'immigrazione. È vero tutto questo come è altrettanto vero che non c’è una alternativa all'Europa e chi pensa il contrario sa bene di fare demagogia e di spendersi solo per conquistare qualche voto nei sondaggi o alle elezioni. La strada allora non è l'uscita dall'euro, come pure si propone da qualche parte nel nostro paese, che avrebbe costi pesantissimi specialmente per le fasce più deboli della popolazione, ma semmai dalle classi dirigenti, essenzialmente di destra, che hanno determinato in Europa questo quadro così drammatico. Non è sbagliata l'Europa ma la lettura che della crisi hanno dato le classi dirigenti europee.
  Noi siamo convinti, al contrario, che ci voglia più Europa. Il punto però è quale Europa e per fare che cosa. Le politiche europee degli ultimi anni sono state sbagliate e c’è bisogno di un nuovo inizio, come da tempo sostiene il nostro Governo, e di tornare al progetto europeo di Spinelli, De Gasperi, ma anche di Kohl. Per quanto ci riguarda, la crisi greca andava risolta prima e non si doveva consentire di arrivare al collasso per trovare un'intesa. Sarebbe stato necessario maggiore senso di responsabilità da parte di tutti i protagonisti, meno arroganza da parte tedesca, ma anche meno demagogia da parte del Governo greco; meno rigore da parte dell'Europea, ma anche più riforme da parte della Grecia. Per il futuro, bisogna fare in modo che non si ripresenti mai più una crisi come quella ellenica. L'Unione europea deve cambiare politica e rimettere al centro della sua azione i valori della solidarietà, dell'unità e dell'attenzione nei confronti dei più deboli. Basta con gli egoismi nazionali e «sì» ad azioni comuni e condivise per rilanciare l'economia e il processo di costruzione europea. È necessario riorientare le politiche comunitarie intorno alle sfide globali che abbiamo di fronte, rispetto alle quali l'azione dei singoli Stati membri è ormai del tutto inadeguata a partire dalla crescita.
  Occorrerà chiedere agli Stati membri di varare, accanto alle riforme strutturali, misure di stimolo immediato della ripresa economica, per esempio, attuando finalmente quanto previsto dal piano Juncker, e investire in settori ad alto potenziale di crescita, quali le infrastrutture, e fare ogni sforzo per scomputare dai vincoli del Patto di stabilità le spese per gli interventi finanziati con i Fondi comunitari e, in prospettiva, lavorare perché si vada sempre di più verso l'emissione di titoli per sostenere programmi di investimento e di modernizzazione del sistema produttivo. Insomma, e concludo, Presidente, l'Europa deve rafforzare le sue istituzioni e assumere posizioni collegiali su tutte le maggiori questioni di attualità politica; l'Italia può svolgere in questo quadro una funzione fondamentale. Oggi, come lei ha detto, dopo aver fatto riforme importanti, il nostro Paese è tornato ad essere protagonista a livello internazionale, non è più il malato d'Europa...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Bordo.

  MICHELE BORDO. ...ha un'economia che comincia a dare segnali di ripresa. L'Italia ha bisogno di più Europa, l'Europa ha bisogno della forza e dell'autorevolezza del nostro Paese; solo insieme possiamo lavorare per costruire una prospettiva diversa e migliore per tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signora Presidente, è la schiavitù moderna, il neocolonialismo di pochi pseudo intellettuali finanziari che giocano con le sorti dei popoli. Il vostro è un piano di schiavitù ordinata e finemente organizzata del popolo Pag. 79italiano basato sulla speranza che questa lenta decadenza atrofizzi il senso di rivalsa dei cittadini italiani e che li porti ad adattarsi a un lento degrado. Noi non lo vogliamo permettere, e lei ? E lei, servitore Padoan ? E lei lo vuole permettere ?

  PRESIDENTE. Si esprima per favore propriamente verso il Ministro, per favore.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Non faccia così, Presidente; Ministro, dal latino servitore, aiutante. La vera riflessione da fare è: chi serve il Ministro Padoan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Se lei fosse veramente un Ministro della Repubblica italiana, eletto da e per gli italiani, un servitore del popolo italiano, nel suo intervento avrebbe semplicemente risposto a queste domande che i cittadini italiani vogliono sapere: se l'Italia si fosse trovata nelle condizioni finanziarie della Grecia, lei, Ministro, avrebbe accettato tutte le imposizioni della trojka o si sarebbe dimesso ? In caso di crisi finanziaria, lei presume che anche in Italia si debbano adottare gli stessi provvedimenti che le istituzioni europee hanno preteso dalla Grecia ? Il suo Governo ha già approntato un credibile e serio piano per un'uscita dall'euro e se non l'ha fatto perché non ci pensa ancora ? Perché non crede che le richieste di politica economica alla Grecia da parte delle istituzioni europee siano deflazionistiche e che nel breve procureranno invece svantaggi più che vantaggi e che il Governo abbia perso una grandissima occasione a rivedere radicalmente i meccanismi che regolano la moneta unica invece di avallare ancora una volta la posizione rigorista e intransigente della Germania ? A queste domande il silenzio, ma già il silenzio è una chiara risposta; lei non risponde non perché non sa, ma perché il suo sapere si basa sulle sue sole orecchie, ormai completamente sorde alle grida del popolo. Lei sa solo dei suoi libri, quei libri che le hanno dato i signori delle banche internazionali al Fondo monetario internazionale mentre lei curava gli interessi loro e affossava poi Paesi come la Grecia e il Portogallo, di cui era responsabile come direttore esecutivo.
  Lei, signor Ministro, non sa, con gli occhi di chi non vede arrivare il compenso per dei lavori svolti per la pubblica amministrazione; almeno 70 miliardi di euro, che gli imprenditori italiani ancora aspettano dallo Stato italiano. Lei non si sforza di sapere, con la paura del futuro che hanno i 7.293 imprenditori che hanno portato i libri in tribunale nei primi sei mesi del 2015. Lei non ha mai provato a ricercare il sapere, con il sottofondo inesorabile della pancia vuota di quel 41,5 per cento dei giovani disoccupati che non possono vivere senza un lavoro. Ma lei può solo sapere poco, perché è questo il sapere profondo e duraturo, frutto di tutto ciò che è il miglior sapere che una persona può conoscere, come saggiamente suggerisce Erri De Luca in un suo importante scritto. Lei chi è, signore ? Chi l'ha mandata ? Perché non dice agli italiani che uscire dall'euro si può e si deve fare ?
  Se lei non lo fa, lo facciamo noi. Una moneta senza uno Stato non può esistere. Ci troviamo in un'area monetaria non ottimale. Alcuni Paesi crescono ed altri retrocedono inesorabilmente. Si è imposta una valuta unica in un sistema con Paesi completamente differenti. Allora, se lei non lo dice, noi lo diciamo: questi sono i cinque punti per uscire dall'euro, un tracciato che ci porterebbe a riconquistare una nostra sovranità, sinonimo di dignità di lavoro e di vita: ripristino della Banca d'Italia, come istituto di emissione pubblico, con tutte le prerogative di cui si avvale uno Stato sovrano, ivi compresa la funzione di prestatrice di ultima istanza, disponibilità da parte del Tesoro di intervenire sul capitale degli istituti bancari e società assicurative con quote percentuali che garantiscano capitalizzazioni adeguate alla conversione della nuova moneta nazionale, predisposizione di un meccanismo tecnico di indicizzazione dei salari delle fasce sociali più esposte al fine di garantire potere d'acquisto, riconversione del debito pubblico nella nuova valuta, come è previsto dagli articoli 1277, 1278 e 1280 del Codice civile, analogamente a tutti gli Pag. 80attivi e passivi in essere al momento del concambio, ripristino delle garanzie previste dalla Carta costituzionale in merito al lavoro, alla salute, al risparmio, come già abbiamo fatto con delle proposte di legge, la n. 2923 e la n. 3244 che abbiamo già depositato. L'euro, così com’è, con i vincoli imposti dal Trattato di Maastricht non può più esistere; lei lo sa perché lo dice anche il ciclo di Frenkel: siamo nella sesta fase e la settima prevede solo l'uscita dall'euro, quindi fuori dall'euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma lei non lo può dire. Lei non lo può dire perché è solo un intermediario, il cosiddetto middleman, l'uomo di mezzo o il mezzo uomo, come meglio si preferisce tradurlo, quell'uomo di mezzo che in Africa, dal Seicento, ha iniziato la tratta ed il commercio degli schiavi africani, impiegati soprattutto nel massacrante lavoro delle miniere (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Concluda, è scaduto il suo tempo, concluda deputato.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ho ancora un minuto, Presidente.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Ho ancora un minuto e mi hanno interrotto più di una volta, Presidente. Se non li richiama...

  PRESIDENTE. Sì.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ...non so cosa devo fare.

  PRESIDENTE. Concluda, prego. Ha finito il suo tempo. Lei si occupi di concludere. Colleghi, per favore ! Colleghi ! Concluda.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie. Quell'uomo di mezzo che in Africa dal Seicento ha iniziato la tratta del commercio degli schiavi africani. Ma oggi gli schiavi non sono più africani. Sono italiani, greci e portoghesi costretti ad emigrare per trovare...

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Devo finire, Presidente. Lei mi ha tolto il tempo, quando loro mi hanno interrotto...

  PRESIDENTE. Lei è andato oltre di quaranta secondi...

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Presidente !

  PRESIDENTE. ...il tempo a sua disposizione. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà. Attenetevi ai tempi, colleghi.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Signor ministro, onorevoli colleghi, noi riteniamo che questa informativa avrebbe richiesta la necessità – grande – della presenza del Presidente del Consiglio, senza nulla togliere al Ministro, non fosse altro perché, negli altri Paesi e Stati membri, questo grande problema, che riguarda la situazione di estrema difficoltà finanziaria, tanto da mettere in discussione la permanenza nell'eurozona da parte della Grecia, nei rispettivi Parlamenti le informazioni e le decisioni sono state portate in prima battuta dai Capi di Governo presenti all'interno degli Stati membri.
  Comunque, è ormai un dato di fatto che il nostro Paese, rispetto a quanto è emerso in questa vicenda, ha perso peso e rilevanza in Europa, e questo onestamente è totalmente inaccettabile.
  Nella lunga trattativa finalizzata a risolvere l’affaire Grecia, lei, signor Ministro, insieme al nostro Presidente del Consiglio, di fatto non ha toccato palla. Non avete fatto valere il dato che l'Italia è uno dei maggiori contributori dell'Unione europea, e che con la Grecia il nostro Paese era uno dei più esposti in caso di mutamenti geopolitici. Niente di tutto questo.Pag. 81
  I numeri parlano chiaro. Attualmente con 60 miliardi di euro, l'Italia è al terzo posto per i contributi versati ai vari Fondi salva Stati. Ma non solo. Stando ad un'elaborazione dell'Ufficio studi della CGIA di Mestre, tra il 2007 e il 2013, l'Italia ha versato all'Europa 109,7 miliardi, ricevendo in cambio fondi per 71,8 miliardi. Un saldo negativo di ben 37,9 miliardi di euro, quarti dopo Germania, Francia e Regno Unito.
  Eppure, siamo stati tagliati fuori da tutti i negoziati. Il nostro Paese è chiamato ai tavoli solo quando c’è da pagare. Mai quando si decide.
  Da quando il 26 gennaio 2015, Tsipras ha vinto le elezioni in Grecia, ci sono stati quattro Consigli europei e tredici eurogruppi.
  Eppure dopo tanti incontri, le decisioni sono state prese a quattr'occhi dalla coppia Merkel-Hollande. Piaccia o non piaccia questa è la drammatica realtà !
  È lampante la costituzione di un asse di lavoro solido tra Germania e Francia per avanzare proposte di riforma dell'attuale assetto europeo, che impedisce agli altri Stati europei di agire da protagonisti. La stretta collaborazione tra questi due Paesi, seppure nata per ragioni diverse, costituisce un nucleo europeo centrale, mentre il resto fa da sfondo: da una parte, la Francia di Hollande, che teme di essere schiacciata sui Paesi più deboli, sotto attacco; dall'altra, la Germania, che non vuole rimanere isolata e teme la formazione di un'area di Paesi guidata dalla Francia.
  L'Italia in questo quadro non c’è e la crisi della Grecia è solo l'ultima dimostrazione del rodato metodo franco-tedesco. Sono svariati gli incontri e le telefonate sul caso Grecia tra la Cancelliera tedesca e il Presidente francese, escludendo tutti gli altri. Pensiamo al faccia a faccia tra la Merkel, François Hollande e Tsipras in occasione del quarto vertice del partenariato orientale, che si è svolto a Riga il 21 e 22 maggio 2015. Tale summit ristretto si è ripetuto il 10 giugno 2015, al termine del summit UE-America latina. E che dire del vertice di emergenza tra Merkel e Hollande del 6 luglio 2015 a Parigi, dopo la vittoria dei «no» al referendum del 5 luglio, dove è stato chiesto al popolo greco se il Governo doveva accettare il piano di compromessi proposto dalla Commissione europea, il Fondo monetario internazionale, la BCE e l'Eurogruppo ?
  Ma anche quando si è creata l'occasione il nostro Presidente del Consiglio si è incredibilmente tirato indietro, è scappato. Mi riferisco al 7 luglio 2015, subito prima dell'Eurosummit poi terminato con l'ultimatum alla Grecia, quando fonti dell’Huffington Post di Bruxelles hanno riferito della possibilità, data a Matteo Renzi, di partecipare al pre-vertice ristretto con Merkel, Hollande, Tsipras e Juncker. Ma il Presidente Renzi non ha voluto, forse offeso dall'offerta tardiva o dall'esclusione dal vertice vero e proprio. Lo stesso copione si è verificato il 12 luglio 2015, e così via. Chi ha partecipato, ad esempio, l'11 febbraio 2015 a Minsk al vertice sull'Ucraina ? Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande; Matteo Renzi non pervenuto. E così anche sulla lotta al terrorismo e sull'immigrazione.
  Signor Ministro dell'economia e delle finanze, perché l'Italia continua ad essere assente in politica estera ? Qual è il senso della feroce battaglia per la nomina di Federica Mogherini ad Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea, se poi la politica estera italiana è inesistente ? Perché il Governo italiano ha permesso di essere tagliato fuori da decisioni così importanti come la crisi greca, la crisi ucraina, la lotta la terrorismo, l'immigrazione ? Perché, pur avendone diritto, quantomeno economico, il nostro Paese non svolge un ruolo da protagonista in Europa ? Perché il Governo italiano continua a sottostare ai diktat di Germania e Francia ? Queste sono solo alcune delle domande alle quali il popolo italiano, più delle parole, auspica azioni concrete...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  ROCCO PALESE. ...e speranza per poter cercare di costruire veramente l'Europa Pag. 82dei popoli, dopo quella monetaria, a trazione della gente vera, così come i soci fondatori l'hanno auspicata e creata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, signora Presidente. Ringrazio anche il Ministro per questa importante testimonianza sull'accordo del 12 luglio, ma anche sulle conseguenze che il nostro Paese potrà evitare o subire da questo momento. È un momento che è stato molto difficile nel percorso dell'Unione europea, dell'unificazione europea, un momento unico dal punto di vista simbolico e dal punto di vista sostanziale. Lo ha detto il Ministro: c’è stata, per la prima volta, un'opzione di uscita di un Paese dall'unione monetaria, un'unione monetaria ancora incompiuta, ancora in difficoltà.
  Sono emerse, in questo passaggio, tutte le difficoltà, le criticità che un'unione di questo tipo ha. Queste sono state messe molto in evidenza, naturalmente. Io credo che la principale difficoltà che ha l'Unione europea è il suo percorso ritardato verso una vera unione federale. Noi non siamo un'unione federale, manchiamo di legittimità democratica e con questo abbiamo un problema su tutti i dossier, oltre che su quello monetario.
  L'Europa su molti temi è spesso capro espiatorio, senza avere la potenza, la possibilità e l'attribuzione per risolvere alcune partite: sulla difesa, sulla politica estera, sulla politica di immigrazione l'Europa non ha potere; ha una moral suasion, ma sono gli Stati membri che comandano le partite. Finché non arriveremo ad una legittimazione democratica maggiore non ci sarà soluzione.
  I limiti dell'Europa – l'ho detto – sono stati enfatizzati e sono stati tanti. Però, dobbiamo riflettere anche sui limiti che l'approccio di molti Paesi mediterranei, compreso il nostro e soprattutto quello greco, hanno avuto – ripeto – nel rapportarsi con l'Unione europea.
  L'Unione europea non è salvifica, non può risolvere i problemi, non chiude i debiti. Nessuno aveva ipotizzato che l'entrata nell'Unione europea significasse azzerare i debiti. Vedete, signora Presidente, signor Ministro, come tutti sanno qui e sembrano nasconderlo, la Grecia se non fosse stata nell'Unione monetaria europea sarebbe fallita già cinque anni fa. Questo significa esattamente uscire dall'euro, perché questo è il termine: significa default.
  Ci sono economisti illustri che teorizzano il default in alcuni Paesi, ma il default – dobbiamo saperlo, per chi dice che bisogna uscire dall'euro – significa mancato pagamento degli stipendi pubblici per un lungo periodo, magari chiusura degli ospedali, incapacità dello Stato di finanziare il fabbisogno. I numeri che lei oggi ci ha dato Ministro – e la ringraziamo – testimoniano che da questa crisi non si è usciti e il percorso è ancora lungo e difficile e, da questo punto di vista, tutti siamo chiamati ad una responsabilizzazione. Fa impressione il fabbisogno medio nei prossimi anni del Governo greco, maggiore del 10 per cento, questo significa che il Governo greco avrà bisogno ancora e molto di più di Europa, di un'Europa sensibile, che è vero che poteva risolvere la situazione greca in un tempo migliore, più utile e in maniera più facile ed efficace, ma è vero anche che – ripeto – la sua assenza avrebbe significato la tragedia per la Grecia e il popolo greco.
  Infine, voglio rileggere gli impegni che chiedemmo in un documento che facemmo come gruppo alla Camera proprio nel momento in cui era più aspra la crisi greca e nel momento in cui sembrava che non si dovesse arrivare ad una conclusione del negoziato, come invece oggi possiamo testimoniare, con un avvio di un percorso sanifico anche per la Grecia. Noi avevamo chiesto e chiediamo di anticipare al 2015 la revisione di medio termine del bilancio pluriennale europeo prevista per il 2016. Questo è stato un fallimento di questo settennato. Sul fiscal compact, la sua integrazione nel sistema dei Trattati europei è prevista per il 2018; la situazione attuale permette una sorta di duplicazione di Pag. 83funzioni: Merkel e Hollande, da una parte, e Commissione, dall'altra. Anche qui riteniamo che la discussione vada anticipata. Six Pack: anticipare anche qui la discussione di questo pacchetto di riforme prevista entro il 2018. Poi offrire ai Paesi dell'area euro un grande scambio, un Ministro delle finanze – se ne comincia a parlare in questi giorni – un responsabile europeo delle finanze che abbia la cura complessiva del bilancio consolidato dell'area euro in cambio di una maggiore solidarietà sui debiti pubblici che ci porti alla mutualizzazione. È per forza quello l'obiettivo che dobbiamo avere. Poi il gruppo di alto livello sulle risorse europee avanzi l'introduzione di un vero sistema di risorse proprie dell'Unione. Quando si è parlato di imposizione propria in queste ore qualcuno ha strumentalizzato e ha detto: ecco, vogliono introdurre una tassa europea. No, si tratta semplicemente di finanziare l'Europa con una tassa propria e un bilancio proprio, che sposti alcuni dossier sul tavolo federale. Le risorse recuperate attraverso il lavoro del gruppo di alto livello e la revisione di mezzo termine del bilancio pluriennale comunitario si impieghino in un programma europeo di investimenti per rendere più competitiva l'Europa, creando posti di lavoro e per farne un campione della nuova economia delle conoscenze, riprendendo le intenzioni originarie del piano Juncker e potenziandolo con mezzi adeguati. Questo era, Presidente, quello che andava sintetizzato, come proposte, da parte del nostro gruppo, nel momento più aspro della crisi, e questo torniamo a ripetere, perché sono tutte richieste attualissime che oggi sono ancora sul tavolo, che hanno bisogno di risposte e definizione, senza le quali sarà difficile portare avanti dossier importanti come quello greco (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signora Presidente, signor Ministro, colleghi e colleghe, noi intanto siamo insoddisfatti per l'assenza del Presidente del Consiglio; ne avevamo chiesto la presenza qui in Aula vista l'importanza della discussione. Siamo insoddisfatti anche del suo intervento, signor Ministro, e delle posizioni e delle iniziative assunte dal Governo italiano in occasione della riunione dell'Eurogruppo del 12 luglio scorso. Ci si consenta di dire che l'Eurogruppo è un organismo un po’ strano, uno strano organismo informale, senza status legale, che però elegge un presidente per due anni e mezzo dotato di poteri molto forti e capace di prendere posizione per l'Eurogruppo senza alcuna consultazione. Uno strano organismo informale che ha il potere di decidere se mandare in paradiso o all'inferno un Paese.
  Una specie di loggia, dove si custodisce il santo Graal dell'austerità. Uno strano organismo informale, che agisce senza regole e, a proposito di regole, di cui vi riempite la bocca, senza un suo statuto, senza procedure formalizzate, sulla base di un protocollo di sette righe, in cui si dice che l'Eurogruppo si costituisce per discutere delle questioni comuni. Vi riempite la bocca di regole che gli altri Paesi devono rispettare e poi fate un organismo che agisce senza regole trasparenti e senza meccanismi decisionali formalizzati.
  L'Eurogruppo, così, è un organismo fuori dalla legittimità democratica: più che un organismo intergovernativo, sembra un gruppo di oligarchi. E agli oligarchi europei il Governo italiano, in questa vicenda, è stato subalterno: subalterno a un'imposizione e a un'impostazione punitiva, isterica e completamente sbagliata. Con la complicità italiana, avete imposto alla Grecia un accordo all'insegna del sadismo economico, che non può funzionare, che procurerà ulteriori sofferenze al popolo greco.
  Con quel piano, il Paese non crescerà e non potrà ridurre il debito e, soprattutto, la povertà. In realtà, non potevate tollerare un Governo, come quello greco, capace di rappresentare un'alternativa alle politiche di austerità e che si è permesso di portare un popolo al voto sulle vostre politiche. Un esempio che avrebbe potuto Pag. 84essere seguito da altri, per cui avete seguito l'antico adagio: colpirne uno per educarne ventisette. La questione è tutta politica, non prendiamoci in giro: il PIL greco rappresenta il 2 per cento del PIL dell'Eurozona e i suoi 370 miliardi di debito sono bruscolini rispetto a quanto si è speso – parliamo di soldi pubblici – negli Stati Uniti e in Europa, in questi anni, per salvare i grandi gruppi bancari privati.
  La Citigroup: 2.513 miliardi; Morgan Stanley: 2.041 miliardi; Goldman Sachs: 814 miliardi; BNP Paribas: 175 miliardi. E potremmo continuare ! Vi erano altre strade da poter seguire per riformare il Paese e negoziare e ristrutturare il debito, come, d'altronde, ha invitato in queste ore anche il Fondo monetario internazionale, garantendo la crescita fuori dal paradigma dell'austerità. Voi non lo avete fatto e avete imposto a Tsipras un accordo, puntandogli la pistola alla tempia.
  Vi era chi voleva cacciare la Grecia dall'euro e sostituire Tsipras con un Governo tecnico, magari con una fotocopia di Samaras, che, dal 2012 al 2014, obbedendo alle vostre politiche, aveva fatto il capolavoro di portare il debito greco dal 130 al 170 per cento, impoverendo il Paese. Avete imposto un accordo di raro sadismo economico, ma non siete riusciti a cacciare la Grecia dall'euro e a disarcionare Tsipras dal Governo. La vostra è una vittoria di Pirro: quell'accordo non può funzionare, e ve lo ha detto persino il Fondo monetario internazionale, smentendovi il giorno dopo la sigla dell'accordo.
  Quell'accordo è incompatibile con la crescita della Grecia, non può funzionare perché non funzionano le politiche di austerità. Fra tre mesi saremo da capo a dodici: non funzionano per la Grecia e non funzionano nemmeno per l'Italia; ce lo dice, ancora una volta, il Fondo monetario internazionale, quando ci informa che ci vorranno venti anni per tornare ai livelli occupazionali del 2007, che già non erano molto esaltanti.
  Ed è proprio così: le politiche di austerità ci consegnano un ventennio di glaciazione sociale ed economica, di stagnazione, di depressione senza fine. Le vostre politiche, l'austerità e l'euro, come lo avete costruito, non funzionano, non creano lavoro, non assicurano la crescita, non combattono la povertà, non riducono il debito, perpetuano gli squilibri regionali e favoriscono i più forti, creano instabilità.
  Questo vale non solo per la Grecia, ma vale anche per l'Italia e l'Europa; così non si va da nessuna parte. E concludo: se continuate su questa strada, alimenterete solamente altri nazionalismi e populismi. L'Europa politica diventerà un serraglio e un fortino sociale, e l'euro il simbolo di un fallimento economico e democratico. Noi continuiamo a pensare che il Governo Tsipras, nonostante un accordo che io definisco infame, abbia continuato a tenere aperta la strada del cambiamento e di un'Europa diversa, e quella strada noi vogliamo percorrere.
  La partita non è finita, le contraddizioni dell'Eurozona permangono. Un poeta greco importante come Costantino Kavafis, nella sua più bella poesia, ci dice: «I giorni del futuro ci stanno davanti come una fila di candele accese; restano indietro i giorni del passato, penosa riga di candele spente». Candele che, con l'accordo del 12 luglio e con le penose righe del vostro accordo, volevate spegnere per sempre. Ma il popolo greco, con il referendum e con il suo Governo, le ha tenute ancora accese; le ha tenute accese non solo per il proprio avvenire, ma anche per i giorni del futuro che sono davanti a noi e all'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie Presidente. Signor Ministro, noi di Scelta Civica siamo europeisti convinti, quindi siamo molto contenti della sua relazione e, in particolare modo, anche dell'attività svolta dal nostro Governo, dal Presidente Renzi, in un momento difficile per l'Europa.
  Penso che l'Italia, dopo tanti anni, si è potuta sedere a quel tavolo con la convinzione Pag. 85di poterci stare a testa alta. L'Italia aveva fatto i sui compiti, li aveva fatti bene e questo grazie all'attività e alle riforme, in particolar modo di questo Governo, ma anche negli ultimi quaranta mesi di tutti e tre i Governi. Quindi, è un'Italia che ha avuto un ruolo importante, perché da un lato abbiamo salvato l'Europa, la sua credibilità e la sua stabilità; dall'altro abbiamo aiutato a fare in modo che anche il Governo greco trovasse una soluzione, così come hanno fatto in precedenza tutti gli altri Stati che hanno fatto i sacrifici, che «hanno fatto i compiti». Lo abbiamo fatto noi come italiani, lo hanno fatto i portoghesi, lo hanno fatto gli spagnoli. Quindi, ci sembra corretto dire, in un discorso generale, che l'azione che il Governo Renzi ha portato avanti ha dato la possibilità di stabilizzare l'Europa.
  Che noi abbiamo dato e abbiamo fatto i compiti, lo si è anche potuto apprezzare in maniera concreta dal fatto che in quel periodo lo spread italiano è stato in salvo e non ha avuto grossi sbalzi, questo a testimonianza della stabilità dell'Italia e, quindi, della credibilità dell'Italia, una credibilità che è stata riacquistata grazie all'azione di questo Governo e degli altri due Governi precedenti. Pertanto, è sconcertante sentire anche coloro che hanno partecipato al disastro del populismo della seconda Repubblica dire anche di «non avere toccato palla». Io ritengo che questo Governo ha aiutato a salvare l'Europa in maniera determinante. Di questo quindi siamo convinti e siamo pronti a sostenerlo.
  Ma dobbiamo andare oltre. Rispetto alla matita rossa per fare i compiti, penso che dobbiamo essere bravi noi, bravi innanzitutto come Parlamento a fare e a continuare le giuste riforme, a dare forza a un Governo, in modo che quando tornerà in Europa riuscirà a far fare quel salto ancora in avanti all'Europa, quel salto che porti all'integrazione politica, ad un'integrazione fiscale, ad un'integrazione unica e ad un sistema di difesa unico. Quindi, più Europa.
  Siamo convinti che non sarà facile, perché Paesi, magari come la Germania, che sono prossimi nel 2017 al rinnovo del Parlamento, non vorranno perdere la propria sovranità e, quindi, sarà un momento difficile. Quindi sta a noi, come parlamentari, come Parlamento, dare la forza al Governo per tornare in Europa e fare in modo di riuscire a trasformare l'Europa in un'Europa politicamente più coesa.
  Allora penso anche all'azione che si sta facendo in questo periodo, quella di cercare di armonizzare i prelievi degli Stati per finanziarie l'Unione europea a saldi invariati. Ho sentito qualcuno prima che parlava di eurotassa. Non è una tassa, perché il tutto è a saldi zero, sia per i cittadini che per le imprese italiane. Però si sta avviando un percorso che ci dovrà portare verso un Ministro, un Ministro unico del tesoro e, magari, così come diceva bene il nostro Ministro, tale da arrivare anche ad un'unione bancaria il prima possibile.
  In conclusione, Scelta Civica vuole un'Europa diversa, un'Europa che funzioni di più con meno burocrazia, un'Europa più flessibile, un'Europa degli Stati uniti. Noi siamo pronti a sostenere le scelte che vanno verso questa direzione e le scelte per un'Europa politicamente più unita, più stabile, con la crescita per dare un futuro maggiore alle nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, Ministro, avevamo pronosticato una sua relazione fredda e priva di novità e così è stato. La verità è che quel motto «cambiamo l'Italia per cambiare l'Europa» di circa un anno fa di Matteo Renzi alla fine si è dimostrato, ancora una volta, essere semplicemente un annuncio. Voi non avete credibilità. Siete stati assenti da tutti i tavoli decisivi e decisionali rispetto alla questione greca. Basta guardare le foto di quei tavoli. E siete stati assenti nonostante l'Italia sia uno dei maggiori creditori nei confronti della Grecia.
  Qui ho sentito parlare di solidità e fiducia rispetto alla nostra economia. Ma Pag. 86lei, Ministro, è così convinto che noi siamo così distanti dalla situazione della Grecia ? Ci sono 4 milioni di poveri, 6 milioni di indigenti, abbiamo il record di pressione fiscale, la disoccupazione giovanile che supera il 40 per cento. Ci sono stati 121 suicidi per crisi economica negli ultimi sei mesi. L'industria manifatturiera, dalla quale dovevamo partire, è stata completamente, o quasi, ceduta agli stranieri. Le piccole e medie imprese sono state completamente abbandonate, tra tasse, studi di settore e le vessazioni dell'Agenzia delle entrate, che colpisce solo ed esclusivamente chi paga, non chi non paga. Bel bilancio, Ministro, e neanche due anni di Governo !
  Intanto, abbiamo un Presidente del Consiglio che l'anno scorso ci ha detto: «Per il 2015, 18 miliardi di euro di tasse in meno». Se li ricorda, Ministro ? Sfido chiunque a dirci che ha pagato un euro in meno di tasse rispetto all'anno scorso. Oggi è arrivato al punto di dirci: «50 miliardi di euro in meno di tasse nei prossimi tre anni». Non è credibile e lo sa anche lei, Ministro, anche perché la Banca d'Italia, nelle sue relazioni, ci dice che per rispettare di vincoli europei dei Trattati, che voi non siete in grado di cambiare, dovremmo avere un prodotto interno lordo intorno al 3 per cento. Il Fondo monetario internazionale, del quale lei faceva parte, ci dice addirittura che ci vorrebbero vent'anni, andando avanti così, per poterci riprendere.
  Intanto mancano 17 miliardi di euro rispetto all'accordo che voi avete fatto sulle clausole di salvaguardia con l'Unione europea per evitare l'aumento dell'IVA il prossimo anno. Però, qualche soldo lo avete trovato, Ministro. Tra una balla e l'altra, facendo un calcolo espandometrico, il business dell'immigrazione, finanziato con il pubblico, potrebbe arrivare a 5 miliardi di euro. Prima o poi ci direte anche dove li trovate quei soldi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Ma lei, Ministro, cosa direbbe a un sindaco che non è in grado di chiudere il bilancio oggi ? Gli direbbe che lei ha provveduto a compensare il buco di bilancio del governatore della regione Sicilia Crocetta ? O il buco di bilancio del sindaco di Roma Marino ? A proposito, Ministro, è sempre così convinto di sostenere la candidatura di Roma per le Olimpiadi 2024 o il sindaco di Boston è molto più lungimirante di quanto lo siete voi ?
  E a un giovane, Ministro, quali prospettive indicherebbe in questo momento ? Ad un artigiano o a un commerciante che rischiano di chiudere cosa direbbe ? Che abbiamo salvato l'Europa ? Che abbiamo salvato la Grecia ? E ad un anziano che non mette insieme il pranzo con la cena o che ha paura dei furti quotidiani cosa direbbe ? Che abbiamo salvato l'Europa ? Che abbiamo salvato la Grecia ?
  Questo è lo stato dell'arte, Ministro. Guardi, la Grecia ha avuto un piccolo sussulto di democrazia, anche se è stato affossato. Noi l'unica speranza che abbiamo è che quel sussulto di democrazia torni anche in Italia. Ci facciano tornare a votare in maniera tale che chiudiamo ed evitiamo ulteriori danni irreparabili che voi potreste fare. Magari gli unici contenti saranno quelli dell'Associazione bancaria italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, signor Ministro, abbiamo ascoltato la sua informativa e ci è parsa ragionevole. D'altronde, il sostegno a Tsipras, anche di questi giorni, in Grecia conferma che i greci hanno visto il referendum come una furbata. Se lo hanno voluto o se lo hanno subito, tutto sommato, è un dettaglio. Nessun greco, in realtà, voleva tornare alla dracma e neanche in Italia si vuole tornare alla lira. Sorial finge di volerlo e anche poco fa il mio amico Guidesi ci ha giocato sopra.
  E le riforme strutturali greche di questi giorni, rigettate prima in campagna elettorale per le politiche, sulle quali Tsipras ha vinto le elezioni, e poi sul referendum Pag. 87confermano che l'euro vale i sacrifici che i greci sono pronti a sobbarcarsi. Ora il debito greco va ristrutturato per renderlo sostenibile, non agendo sul nominale, ma sulla durata e sugli interessi. Ma quel che è necessario è una politica di riforme che consenta la ripresa dello sviluppo e che rimetta la Grecia tra i Paesi meritevoli di investimenti esteri.
  L'Italia ha fatto la sua parte ed è bene continui su questa linea. Ma è anche utile fare tesoro della lezione greca. I pellegrinaggi italiani degli opposti in quella domenica referendaria sono stati indicativi del nostro provincialismo – mi spiace per l'ingenua testimonianza del mio caro amico Marcon – perché esaltazioni e disillusioni si sono intrecciati tra di loro in un contesto che appariva del tutto fuori dalla realtà. Ne viene, però, una lezione anche per l'Europa monetaria: un'accelerazione del processo di governance dell'eurozona; un bilancio europeo che non può ridursi ad essere meno dell'1 per cento del PIL; una politica fiscale e bancaria integrata. Lei ne ha fatto cenno e io penso che su questa linea il Governo debba andare avanti con grande determinazione; un'unione politica perché le alternative nazionali sono del tutto inesistenti per il loro scarso peso nel contesto internazionale. L'Europa a ventotto pesa 500 milioni di abitanti. Sono meno del 7 per cento della popolazione mondiale. Davvero qualcuno pensa che questo 7 per cento si possa parcellizzare nella più totale irrilevanza ? Io penso realisticamente di no e, quindi, l'invito è di andare avanti sulla linea della politica europeista che è diventata in questi anni un punto di tutela e non un punto di irrilevanza (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente, colleghi deputati, Ministro Padoan, la discussione che oggi affrontiamo successivamente alle informazioni che lei gentilmente ha voluto offrire a quest'Aula è una discussione ahimè che già in altre circostanze abbiamo celebrato. La ringraziamo per essersi prestato, per essere venuto qui ad aggiornarci relativamente alle conseguenze, dal suo punto di vista e dal punto di vista del suo Governo, dell'accordo intrapreso con la Grecia alla fine di una lunga crisi che ha coinvolto in buona sostanza – questo forse è l'unico aspetto positivo – non solo e non tanto gli operatori economici, i burocrati, gli oligarchi, i potentati finanziari, le cancellerie, piuttosto che i Governi, ma una volta tanto è l'Europa che si è coinvolta, che ha preso parte. Lo hanno fatto i popoli europei, i cittadini europei e si sono immedesimati nella crisi della Grecia. Tuttavia, mi pare che la maggior parte degli interventi che ho ascoltato auspichino il varo di un'Unione europea – per l'ennesima volta dopo anni ascoltiamo questa cantilena – che sia innanzitutto un soggetto politico capace di esercitare il suo ruolo. È di tutta evidenza che in epoca di economia globale sarebbe improponibile – lo fanno solo alcuni patetici personaggi – stare lì a spacchettare e a disarticolare un continente intero che in quanto tale pesa poco più del 5 per cento della popolazione mondiale. Ma questo non può essere motivo per abbassare la guardia rispetto alla difesa che si deve intestare innanzitutto un Governo, che piaccia o meno, anche se non è frutto di consultazione popolare e in questo è deficitario di legittimazione, rappresenta e deve rappresentare gli interessi deboli e diffusi del popolo italiano. Quello che non ci torna, anche alla luce del ruolo esercitato dall'Italia nella crisi greca, è lo scarso protagonismo dell'Italia. Non si sa se sia frutto di distrazione, di superficialità o se molto semplicemente sia legato anche a una sorta di disorientamento della sinistra italiana rispetto a quel che accade e a quel che è capitato alle vecchie ideologie di riferimento da cui proviene o se semplicemente la fragilità è indotta dalla crisi economica italiana e, quindi, dai numeri che, rispetto soprattutto al nord Europa, sono numeri che ci penalizzano. Ma, a maggior ragione, se questi tre elementi insieme fossero tutti confermati, ci Pag. 88sarebbero motivi aggiuntivi rispetto alla disperata necessità dell'Italia di fare qualche passo avanti.
  Noi, Ministro Padoan, siamo perplessi su quanto accaduto in Grecia. Non è che vogliamo metterci noi a pagare e a far pagare ai cittadini italiani l'esplosione dei dipendenti pubblici della Grecia (uno ogni venticinque abitanti) né tanto meno vogliamo far pagare in quota parte ai cittadini italiani il sistema previdenziale, il welfare greco che, prima delle riforme, è lontano anni luce rispetto agli stessi sforzi dolorosi che sta facendo l'Italia e, in Italia e con l'Italia, i suoi lavoratori. Pensiamo invece che il metodo corretto non possa che essere quello di scambiare riforme con debito pubblico almeno relativamente al congelamento degli interessi passivi e, se non ci si è riusciti per la Grecia, ci domandiamo come farà l'Italia ad uscirne fuori visto che nel giro di pochi anni ha visto aumentare del 30 per cento il proprio rapporto debito-PIL così come la Grecia ha visto passare dal 130 al 170 per cento, con la trojka in carica, il proprio debito pubblico. Questa materia – concludo – che voi, lei Ministro Padoan insieme al Presidente del Consiglio Renzi, avete dichiarato di voler aggredire consapevoli di quanti rischi avrebbe caso mai comportato se fosse rimasta intatta e immodificata, invece è perfettamente sopita. Siamo al 133 per cento del rapporto debito-PIL, 2 miliardi e 218 milioni di euro di debito e 75 miliardi di interessi passivi....

  PRESIDENTE. Concluda per favore.

  FABIO RAMPELLI. Se avessimo il PIL della Cina ci impiegheremmo mezzo secolo per recuperare questo divario e non c’è verso di schiodarsi – concludo davvero – nelle più ottimistiche previsioni dallo 0,2-0,3 per cento di PIL...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Grazie Presidente, signor Ministro, la crisi greca ha dimostrato l'inadeguatezza delle istituzioni europee, una violazione costante delle regole e, ahimè, l'assenza di peso politico del nostro Paese. Eppure l'Italia è il terzo contribuente netto dell'Unione europea con un contributo pari a circa 25 mila euro per abitante e non si è di certo risparmiata per salvare la Grecia. Nella prima tranche per il salvataggio partecipammo con 10 miliardi di euro raccolti emettendo debito pubblico, nella seconda vi abbiamo partecipato con altri 34 miliardi di euro, terzi anche in questo caso nella particolare graduatoria tra i Paesi dell'Unione europea. Eppure, durante le recenti trattative per il terzo piano di salvataggio, purtroppo dobbiamo rilevare che l'Italia è stata praticamente inesistente perché la Commissione europea, cioè il Governo comune europeo, è stata totalmente esautorata dai Governi dei singoli Stati membri senza che nessuno, né lei né il nostro Premier, abbia contestato o lamentato la violazione del diritto comune.
  Dall'inizio della crisi globale il Governo tedesco ha monopolizzato di fatto le decisioni, spesso imposte a tutti e senza alcuna legittimazione politica; si è basato solo sulla sua forza economica e quando la politica cede il passo ai calcoli economici la rovina è quasi certa. Eppure furono gli italiani gli estensori del Manifesto di Ventotene, Rossi e Spinelli, che seppero convincere i popoli e i governanti europei che solo nell'unità ci sarebbe stata la salvezza dei popoli europei, manifesto che aprì la porta all'ideale di un'Europa unita e che portò alla creazione del mercato europeo comune. Il ruolo italiano fu fondamentale e ci fu riconosciuto, tanto che il Trattato istitutivo fu firmato a Roma nel 1957. Certo, oggi i politici europei sono cambiati: la Merkel non è Adenauer, Hollande non è Monnet e noi non abbiamo certo De Gasperi.
  Ho ricordato il Manifesto di Ventotene e chiudo l'intervento con una citazione: «Gli spiriti sono già ora molto meglio disposti che in passato ad una riorganizzazione federale dell'Europa. La dura esperienza (...) ha aperto gli occhi anche a chi non voleva vedere e ha fatto maturare molte circostanze favorevoli al nostro Pag. 89ideale». Noi, Ministro, abbiamo gli occhi aperti e auspichiamo che nelle prossime riunioni in Europa lei e il nostro Premier sappiate farvi portavoce dell'esigenza di rinnovamento dell'Europa, altrimenti non ha senso la permanenza dell'Italia nell'Unione europea e il trasferimento a questa istituzione, ogni anno, di decine di miliardi provenienti dalle tasse pagate dai cittadini italiani. Ne abbiamo bisogno quindi, e speriamo che abbiate la forza e il coraggio necessario in futuro per fare quanto da voi ci saremmo aspettati in passato.

  PRESIDENTE. Questo era l'ultimo intervento, è così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente. A questo punto, prima di passare al prossimo punto all'ordine del giorno, sospendo la seduta per cinque minuti.

  La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 1129-A.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 1129-A.
  Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, è iniziata la discussione sulle linee generali.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1129-A).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Jole Santelli. Ne facoltà.

  JOLE SANTELLI. Grazie, Presidente. Essendo rimasta soltanto io nella discussione sulle linee generali, consegno l'intervento, per la pubblicazione in calce al resoconto stenografico lasciando però agli atti che l'orientamento di Forza Italia su questo provvedimento è favorevole (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
  Ricordo, come ha già fatto il collega Molteni nella sua relazione, che questo provvedimento era già stato approvato dalla Camera dei deputati nella scorsa legislatura, dando atto alla collega Carolina Lussana, che in questa legislatura non è presente, di essere stata la presentatrice. Il provvedimento è assolutamente importante, noi per la verità avremmo preferito la originaria formulazione; ma ci auguriamo che la proposta in questa nuova formulazione passi nell'immediato. Avremo poi tempo in sede di dichiarazioni di voto finale di parlarne in maniera più approfondita.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 1129-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo ed il relatore rinunciano alla loro facoltà di replicare.

(Esame degli articoli – A.C. 1129-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 1129-A).
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.100, che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 1129-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1129-A).Pag. 90
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Sinistra Ecologia Libertà ha presentato tre emendamenti, quindi è evidente che non ha intenti ostruzionistici. Sono degli emendamenti soppressivi, in quanto non c’è accordo sul metodo e sul contenuto di questo provvedimento, perché questo testo non eviterà neanche uno dei casi che, purtroppo, la cronaca quotidiana ci sottopone. Casi a volte di grande efferatezza e spettacolarità. Infatti, nessuno degli interventi in sede di discussione sulle linee generali ha avuto il coraggio di invocare il carattere preventivo della norma. Si cita soltanto l'aspetto retributivo, ovvero l'aspetto afflittivo, con buona pace dell'articolo 27 della Costituzione sulla funzione rieducativa della pena. Viene allora spontanea la domanda: se questo provvedimento non avrà effetti preventivi su quelle tipologie di reato che escludiamo dal rito abbreviato, perché lo facciamo ? Purtroppo, lo facciamo per venire incontro alla pubblica opinione, soprattutto a quella che, sera dopo sera, segue in televisione l'evoluzione di indagini o l'evoluzione processuale di alcuni di questi casi, alcuni, perché ovviamente sono scelti sulla base di un orizzonte comunicativo e di ascolti. Non faccio nomi, perché rispetto ciascuno di questi casi, ma ciò evidenzia un deleterio meccanismo informativo che si trasferisce poi in politica. Questo è formalmente un legiferare, ma, in realtà, si chiama grattare la pancia al Paese e magari ci penserà la Corte costituzionale a valutare se si sia trattato di un buono o di un cattivo grattare. In questo provvedimento, ma anche nella riforma del codice di procedura penale, delle intercettazioni o dell'ordinamento penitenziario, di sistematico non c’è assolutamente nulla. Eppure, abbiamo sentito in tante audizioni, anche su questo provvedimento, che questo al Parlamento verrebbe chiesto: una riforma di sistema. Di questa anche qui non vi è traccia.
  Prevale in tutti questi ultimi provvedimenti che arrivano all'attenzione dell'Aula l'effetto spot e una grandissima confusione, come abbiamo visto nella giornata di ieri e dell'altro ieri sul precedente provvedimento di riforma, ma, attenzione, in questa confusione, si intravede anche un cambio di rotta del Governo Renzi in materia di giustizia.
  Politiche molto diverse rispetto a quelle cui abbiamo lavorato in questi due anni e mezzo di legislatura. Abbiamo lavorato, lo ricordo, in risposta ad una condanna in sede europea, una condanna della Corte europea per i diritti dell'uomo sulla famosa vicenda Torregiani. Ai colleghi del centrodestra ...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Farina, mi perdoni un istante.
  Colleghi, se liberiamo l'emiciclo e abbassiamo il tono della voce... Per favore, onorevole Carella. Colleghi, per favore.
  Prego, onorevole Daniele Farina.

  DANIELE FARINA. Ai colleghi del centrodestra ricordo invece quello che hanno già combinato di disastroso nei lunghi anni del loro Governo. Se pene e frequenze dei reati avessero una qualche relazione, droga e immigrazione clandestina non esisterebbero più e invece basta guardarsi attorno (Applausi dei deputati del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà).
  Però quello che resta da sottolineare con questa notazione non marginale è che resta forte il brutto patto che si concretizza in quest'aula. È un brutto patto tra maggioranza e una parte dell'opposizione, patto che non ci porterà da nessuna parte. In più – e chiudo su questo rilievo – stiamo aprendo una strada destinata ad allargarsi. Faccio una domanda: perché solo questi reati e non altri ? Questa domanda, vedrete, se la porrà il futuro cattivo legislatore che sarà certamente tentato di percorrere questa cattiva strada (Applausi dei deputati del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 91

  NICOLA MOLTENI, Relatore. Signor Presidente, il parere è contrario sull'emendamento Daniele Farina 1.1 e Ferraresi 1.11, mentre sull'emendamento Ferraresi 1.12 vi è l'invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.
  Inoltre, il parere è contrario sull'emendamento Ferraresi 1.13, mentre è favorevole sull'emendamento Amoddio 1.10. Infine, sull'emendamento della Commissione ...

  PRESIDENTE. Viene messo in votazione prima dell'emendamento Amoddio 1.10 e si tratta dell'emendamento 1.100 della Commissione su cui immagino il parere sia favorevole.

  NICOLA MOLTENI, Relatore. Esatto, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ENRICO COSTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, sull'emendamento Daniele Farina 1.1 il Governo si rimette all'aula, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Ferraresi 1.11 e 1.12. Inoltre, il Governo si rimette all'aula sull'emendamento Ferraresi 1.13 mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti 1.100 della Commissione e Amoddio 1.10.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.1, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula.
  Chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, come abbiamo già preannunciato nella discussione generale e in quella sugli emendamenti noi riteniamo che questa proposta di legge non debba andare avanti e infatti i nostri emendamenti sono tutti soppressivi. Non voglio ripetere quanto già detto stamattina, ma voglio soltanto aggiungere una cosa. Sapevo che il Partito Democratico, per bocca dei suoi massimi esponenti in materia, era contrario alla pena dell'ergastolo o meglio voleva l'abolizione della pena dell'ergastolo dal nostro codice penale. Infatti, giacciono credo alla Commissione giustizia o comunque era stata depositata all'epoca una proposta di legge firmata da Roberto Speranza, che all'epoca era il capogruppo, un'altra da Danilo Leva, che era il responsabile delle questioni di giustizia, e anche da Marazziti, se non ricordo male (anzi non ricordo male, ricordo bene). Quindi, sembrava e credevamo che si dovesse procedere, in qualsiasi momento di questa legislatura, ad affrontare questo problema.
  È un problema antico, è un problema che risale addirittura, tanto per stare alla storia repubblicana, al momento in cui fu approvata la Costituzione; ci si chiede come fosse compatibile la previsione della pena dell'ergastolo con l'indicazione che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato ed è noto che poi, da quell'anno in poi, il dibattito è stato, in alcuni momenti, molto serrato e voglio ricordare che, ultimamente, un esponente importante – vorrei essere smentito se la notizia è falsa – ha firmato l'appello di un cittadino detenuto che sta scontando la pena all'ergastolo ostativo, quel famoso appello con cui si chiede appunto a questa Camera, a questo Parlamento di intervenire. Ora, tutto questo come si concilia con l'attuale proposta di legge, cioè con la proposta di legge con la quale si tenta di far rimanere nel carcere, all'ergastolo, ancora un certo numero di persone, più di quante normalmente ci sono. Voglio far presente che sul fascicolo personale dei detenuti condannati all'ergastolo era scritto una volta: «fine pena: mai»; oggi è scritto: «fine pena anno: 9.999», è stata sostituita quella dizione. Ora è sempre più diffusa l'opinione e sono diffusi sempre più gli appelli affinché questa materia venga rivisitata; invece il contrasto e il rapporto tra giudizio abbreviato ed ergastolo Pag. 92è un rapporto che conosce fasi alterne; prima ha avuto una fase positiva, con l'ammissione del giudizio abbreviato per gli imputati di reati, per i quali è previsto l'ergastolo, perché, in caso positivo, potessero accedere alla pena temporanea dei trent'anni; poi è intervenuta anche la Corte costituzionale, è intervenuta anche la giustizia europea, poi è intervenuta la Cassazione a sezioni unite, c’è stato un lungo braccio di ferro su questo profilo.
  Ora noi oggi prendiamo atto, come abbiamo già detto ripetutamente quest'oggi, che c’è una svolta decisa da parte della maggioranza e, in particolare, del PD, non posso dire da parte della Lega perché è noto a tutti che, quando si tratta di questa materia dove viene in ballo la concezione della pena, la Lega è stata sempre coerente; la Lega ha una concezione della pena non rieducativa ma una sorta di vendetta della società rispetto a chi ha commesso un reato, cioè la famosa legge del taglione, e quindi è coerente l'atteggiamento della Lega e di coloro i quali molto spesso solidarizzano con la Lega su questa linea, però non è affatto coerente il comportamento del Partito Democratico, che, su questa linea, ha fatto pensare che si volesse volgere altrove e invece oggi ci ritroviamo invece a restringere la possibilità degli imputati per reati punibili con la pena dell'ergastolo addirittura di poter accedere alla pena temporanea.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO. Signor Presidente, per dare un po’ di chiarezza all'Aula rispetto all'intervento dell'onorevole Sannicandro, qui non discutiamo assolutamente del tema della pena dell'ergastolo; qui noi discutiamo, Presidente, del fatto se alcuni reati di gravissimo allarmo sociale, per efferatezza, per il tipo di allarme sociale che generano nella società, possano godere di uno sconto secco di un terzo per la scelta del rito. Parliamo di strage, di omicidio commesso contro l'ascendente o il discendente, omicidio in occasione della commissione di delitti di maltrattamenti in famiglia, di atti persecutori, di omicidio premeditato, omicidio per motivi abbietti o futili, tratta di persone e acquisto e alienazione di schiavi, sequestro di minore cui consegua la morte dell'ostaggio, sequestro di persona a scopo di estorsione.
  Noi diciamo che, per questi reati, non si può godere dello sconto di pena di un terzo solamente per aver scelto il rito del giudizio abbreviato, ma non diciamo che per questi reati si debba avere l'ergastolo o non avere l'ergastolo. Sarà poi il giudice, nell'ambito del giudizio di merito, nell'ambito del giudizio davanti alla corte di assise, che stabilirà se ci sarà o non ci sarà l'ergastolo. Non si mescolino i due argomenti diversi.
  Noi diciamo semplicemente che per questi reati si debba arrivare ad un giudizio di merito sulla determinazione della pena davanti a un giudice, che determina la gravità dei fatti oggettivi e soggettivi, e non che si possa giungere ad uno sconto di pena che mortifica anche gli eredi e le famiglie che hanno subito questi reati. Pensiamo, per esempio, che per un abbattimento di pena secca di un terzo si può arrivare, di fronte ad un reato punito con l'ergastolo, a pene che, addirittura, sono inferiori ai 21 anni e questa è una cosa che colpisce le coscienze della società, per le quali non risponde l'intervento dell'onorevole Sannicandro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, capisco che i colleghi del PD vogliano fare finta di non capire l'obiezione che viene mossa. Il punto che viene mosso – e questo è il Paese di Cesare Beccaria – è che vi è l'orientamento, che faceva parte della cultura politica del PD, di andare verso il superamento dell'ergastolo come pena, ritenendola inutile, essendo la pena finalizzata alla riabilitazione del detenuto; ma, se viene tenuto dentro tutta la vita, la Pag. 93riabilitazione diventa inutile. Se questo è lo spirito che il Partito Democratico ha sposato, e che sta nei suoi valori e principi fondativi, è in contraddizione l'idea, a cui noi rinunciamo e che rifiutiamo, che è la stessa per cui si possa accedere al rito abbreviato. Cioè, se siamo per l'eliminazione dell'ergastolo, non si capisce perché non siamo per un'eventuale mitigazione, qualora si acceda al rito abbreviato.
  È una grande contraddizione tra i principi e i valori fondativi del Partito Democratico sulla giustizia e questo provvedimento che voi state votando. È per questo che noi, che a quei principi teniamo, oggi proponiamo l'abrogazione di questo intero provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Grazie, signor Presidente. Intervengo velocemente per spiegare che non dobbiamo confondere le mele con le pere. Una cosa è l'ergastolo, una cosa è la possibilità dell'ottenimento del rito abbreviato. Con il rito abbreviato si ha immediatamente uno sconto di un terzo di pena. Non c'entra niente il fatto dell'ergastolo. Questa norma è stata differenziata dal problema dell'ergastolo. Sono tassativamente indicati alcuni reati, particolarmente efferati, per i quali non si può ottenere uno sconto secco di un terzo. L'ergastolo non c'entra niente !
  Qui si tratta di non vedere più famiglie che soffrono la scomparsa di un figlio o di una figlia, violentati, seviziati ed uccisi, e che vedono che chi ha commesso il reato ha una pena, magari, di 15-16 anni. Questo è un principio di civiltà a cui non possiamo derogare. Non prendiamo lezioni su quello che pensa il Partito Democratico. Sull'ergastolo siamo d'accordo. Il problema è che non possiamo non punire chi commette questi reati efferati con una pena degna di un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.1, con il parere contrario della Commissione e su cui il Governo si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Bonafede, Scopelliti, Stumpo, Romele, Calabrò, Gadda, Brignone. Onorevole Calabrò, provi a votare; provi a votare, non a sbloccarla. Niente; arriva il tecnico. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  372   
   Votanti  303   
   Astenuti   69   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato
  30    
    Hanno votato
no  273).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 1.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giacomoni, Capezzone, Fanucci, Castelli, De Lorenzis, Baroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  370   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
  68    
    Hanno votato
no  302).    

  Passiamo all'emendamento Ferraresi 1.12.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Ferraresi 1.12.

Pag. 94

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, intervengo per spiegare anche – purtroppo l'emendamento precedente è andato in votazione senza l'intervento – le due modifiche che vogliamo e volevamo fare. Con quello precedente – e intervengo perché spero che sia valutato ovviamente dal Governo per la lettura al Senato – noi volevamo sostituire il tribunale in composizione collegiale alla Corte d'assise. Perché questo ? Perché riteniamo che la Corte d'assise sia una scelta idonea a sostenere dei lavori che guardino più al processo che a procedimenti meramente formali e, quindi, che riguardano più le carte che magari l'escussione di una prova. Ecco perché noi crediamo che tre togati possano garantire, in questi procedimenti meramente formali, meramente tecnico-giuridici, una valutazione sicuramente migliore di quella della composizione della Corte d'assise, che prevede non togati e due togati. Quindi, in questa direzione, crediamo che, per queste questioni formali, precise, peculiari e meramente tecniche, il tribunale in composizione collegiale, con tre togati, sia assolutamente una scelta di maggiore garanzia e maggiore tecnica rispetto a quella che si prevede con questa norma. Quindi chiedo che sia messa agli atti la volontà del MoVimento 5 Stelle e il consiglio al Governo di pensarci per la lettura al Senato.
  Detto questo, con questo emendamento si vuole far ritornare la proposta di legge alla precedente versione, cioè alla versione del collega relatore Molteni, che la prevedeva in questa formulazione: sono esclusi dall'applicazione del comma 1 i procedimenti per i delitti per i quali la legge prevede la pena dell'ergastolo. Noi con questo emendamento proponiamo questa riformulazione e diciamo anche che – non l'abbiamo presentato come emendamento, ma lo presenteremo come ordine del giorno – ci sembra sbagliato, da questo punto di vista, inserire una serie di reati e non un limite di pena. Perché colleghi diciamo questo ? Perché ci sono ipotesi, come quella prevista dall'articolo 73, comma 2, del codice penale, che resterebbero fuori dalla disciplina: i casi in cui colui il quale abbia delle imputazioni cumulative, che però singolarmente non comportano l'ergastolo, ma insieme sì, rimarrebbero fuori. Questa ovviamente è una disparità molto censurabile, che in certa misura c’è già oggi, ma che comunque sarebbe allargata con questo provvedimento. Quindi, noi chiediamo che sia rivalutata per il Senato l'esclusione di una serie di delitti e che invece sia modificata con un limite di pena che possa includere anche la fattispecie dell'articolo 73, comma 2, del codice penale. Perché qui vi è il rischio – e lo voglio dire, visto che il principio della legge è buono – ma il MoVimento 5 Stelle vorrebbe proprio che questa legge non finisse fatta a pezzetti dalla Corte costituzionale e potesse evitare un giudizio di illegittimità e, quindi, che possa essere approvata senza alcuna paura.
  Le modifiche che noi proponiamo vanno in questa direzione, il principio ci sembra buono, ma cerchiamo di farle ragionandoci almeno al Senato, perché, altrimenti, questi dubbi tecnico-giuridici potrebbero veramente distruggere questa legge sotto il profilo della legittimità costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Noi confermiamo che voteremo contro tutti gli emendamenti, tranne i nostri, perché è un orientamento di fondo. Questo non è un provvedimento migliorabile, ma, al massimo, cestinabile. Non diamo lezioni a nessuno, ovviamente; tuttavia, qui si fa un continuo riferimento a fatti efferati, a madri, a padri, a figli, a violenze carnali, ma questa norma non eviterà uno solo di questi fatti.
  Il perché lo facciamo credo che lo abbiamo già lungamente spiegato nella discussione sulle linee generali e nelle nostre prime parole. L'onorevole Vazio, Presidente, ha fatto riferimento a una cifra scandalosa, a omicidi che hanno Pag. 95questa natura e che hanno avuto, magari, 21 o 22 anni di pena. Allora, vorrei ricordare, per far capire che, forse, ci sono anche altre strade in materia penale, un fatto di una gravità straordinaria, secondo me, eccezionale, che è accaduto il 22 luglio 2011.
  Non è accaduto in Italia, ma nella civilissima Europa: mi riferisco alla strage di Utoya, dove un pazzo, un sedicente estremista di destra, ha ucciso la bellezza di 69 ragazzi e ne ha feriti 110, oltre ad altri fatti estremamente gravi. Ebbene, questo signor Breivik è stato condannato dalla legge norvegese al massimo della pena previsto in Norvegia, che è, appunto, 21 anni.
  Certo, lì vi è la possibilità della proroga di cinque anni in cinque anni, decorsi questi 21 anni, lì non si parla di ergastolo. Forse, questa è una strada che avremmo potuto tracciare, in sintonia con l'articolo 27 della Costituzione, che continuiamo a calpestare. Queste sono le ragioni, Presidente, del nostro voto contrario e del perché non diamo lezioni a nessuno, ma neanche le accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ovviamente, onorevole Ferraresi, prendo atto che l'invito al ritiro del suo emendamento 1.12 non è accolto e che lo poniamo in votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amoddio. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Presidente, onorevoli colleghi, vorrei specificare perché noi della Commissione esprimiamo parere contrario all'emendamento del MoVimento 5 Stelle che chiede di escludere dal giudizio abbreviato, indistintamente, tutti i delitti puniti con la pena dell'ergastolo. Questo testo di legge che noi portiamo oggi alla Camera è frutto di un'attenta elaborazione in Commissione, che, come sempre, ha ascoltato i rappresentanti delle categorie giuridiche: ha ascoltato il dottor Sabelli, rappresentante dell'ANM, e l'avvocato Spigarelli, per l'Unione delle Camere Penali, i quali hanno sostenuto, e noi della Commissione siamo dello stesso avviso, come fosse ingiustificato, sul piano della coerenza complessiva del nostro sistema giuridico, escludere la possibilità tout court di accedere al giudizio abbreviato soltanto con riferimento alla natura e all'entità della pena (in questo caso, parliamo della pena dell'ergastolo).
  In altre parole, sostenere di escludere tutti i reati puniti con la pena dell'ergastolo è un giudizio semplicemente astratto; invece, la Commissione giustizia ha ritenuto non di applicare un'esclusione solo in base alla pena, all'entità e al tipo di pena, ma di escludere dal rito abbreviato solamente alcuni reati che mostrano una particolare intensità del dolo. E questo si inquadra perfettamente nel nostro ordinamento, che, pur prevedendo una pena ben precisa per ogni reato, la aumenta o la diminuisce a seconda delle modalità con cui si svolgono i reati, riconoscendo, quindi, attenuanti e aggravanti nel reato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

  JOLE SANTELLI. Grazie, Presidente. Come avevo detto già nella discussione sulle linee generali, noi avremmo preferito, per la verità, la formulazione precedente, che ricomprendeva tutti i reati per i quali è prevista la pena dell'ergastolo; l'avremmo preferita per un motivo esattamente contrario a quello per cui oggi i colleghi di SEL ci stanno accusando e si mettono contro questa proposta di legge.
  Cosa accade in realtà nella legislazione italiana ? I riti alternativi dovrebbero servire in qualche modo per deflazionare l'azione giudiziaria e rendere il processo penale più semplice. Ora questo avrebbe senso in un procedimento come l'abbreviato se effettivamente, accanto alla riforma del codice di procedura penale e dei riti alternativi, avessimo fatto anche una riforma del codice penale seria e avessimo toccato anche tutte le norme sull'ordinamento penitenziario, cioè se noi avessimo sostanzialmente un assetto della pena che avesse una sua regolarità. In Italia, in Pag. 96realtà, l'entità della pena detta dal giudice è un qualcosa di puramente nominale.
  Cosa accade per quanto riguarda il problema dell'abbreviato ? Cosa che determina..

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Santelli, io non riesco a sentire quello che lei dice. Per favore, colleghi... Prego, onorevole Santelli.

  JOLE SANTELLI. Grazie Presidente. Nella pratica cosa accade rispetto all'abbreviato. Stiamo parlando di delitti che prevedono l'ergastolo, quindi delitti estremamente gravi. Collega, non si tratta del delitto che accade una volta ogni tanto e che crea la grande occasione. Questa è una modifica di sistema, non è una modifica da inseguimento dei giornali: è una modifica di sistema.
  L'avvocato che sceglie il rito abbreviato lo sceglie o perché è certo di avere un'indagine di fatto nulla – quindi certo dell'assoluzione – o perché è certo della colpevolezza, quindi perché è certo di avere l'ergastolo come pena e, quindi, lo chiede per avere i trent'anni; che poi con l'applicazione delle misure successive si arriva ai 7-8 anni. Quindi, questa legge – ed è per questo che noi avremmo preferito la vecchia dizione sui reati contro l'ergastolo – in realtà risponde ad una esigenza di giustizia, non ad un inseguimento della sensibilità eccessiva degli italiani, ma ad una esigenza di giustizia, perché la pena è sì rieducazione, ma ha anche altre funzioni, non solo quella della rieducazione, ma anche quella, se vuole, di prevenzione generale.

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 1.12, su cui l'invito al ritiro non è stato accettato, e quindi con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 1.12, su cui l'invito al ritiro non è stato accettato, e quindi con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Testo sostituito con errata corrige volante   Alfreider, Tripiedi, Chimienti, Totaro... lampeggia, ma non è convinto: ci metta più intenzione, onorevole Totaro. Fraccaro, Grillo... onorevole Totaro, si è sbloccata ? No. Tendiamo alla rottamazione della postazione dell'onorevole Totaro ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
   (Presenti e votanti  385   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  264).    
  Alfreider, Tripiedi, Chimienti, Totaro... lampeggia, ma non è convinto: ci metta più intenzione, onorevole Totaro. Fraccaro, Grillo... onorevole Totaro, si è sbloccata ? No. Attendiamo la rottamazione della postazione dell'onorevole Totaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  385   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  264).    

Testo sostituito con errata corrige volante   Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 1.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Vorrei solo rispondere alla collega Amoddio dicendo che il legislatore, secondo noi, è libero di escludere l'abbreviato per certi delitti. Noi ci asterremo. Quindi, la riteniamo una cosa possibile, ma ci asterremo proprio per il fatto che, essendo un rito cognitivo, e non negoziale come il patteggiamento, si giustifica difficilmente questa scelta.
  Tant’è che, pur di non estenderlo a tutti i delitti, il legislatore del 1999 ha inventato un modo per applicare lo sconto senza rinunciare all'ergastolo, la cosiddetta tramutazione dall'ergastolo con isolamento ad ergastolo senza isolamento diurno.
  Io mi chiedo solo come la Corte costituzionale potrebbe reagire; se il parametro è la gravità del reato, secondo noi – ma potremmo anche sbagliare – il giudizio è molto difficile.
  Quindi, proporremo un ordine del giorno che cambi i parametri, anche perché – come ho detto in precedenza – forse non avete valutato il fatto che all'ergastolo ci si potrebbe arrivare con una imputazione cumulativa prevista dall'articolo 73, comma 2, del codice penale.
  Detto questo, l'emendamento in esame tratta del tribunale in composizione collegiale al posto della corte d'assise che dà Pag. 97un requisito tecnico-giuridico assolutamente migliore perché è una parte altamente tecnica; quindi, crediamo che tre togati possano fare meglio rispetto a una valutazione di due togati e sei non togati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, io ringrazio gli ultimi colleghi intervenuti perché hanno chiarito effettivamente la questione. La proposta della Lega era questa: sono esclusi dall'applicazione del rito abbreviato i procedimenti per i delitti per i quali la legge prevede la pena dell'ergastolo. Dopodiché – risponde la collega – abbiamo cambiato impostazione. Abbiamo scelto dei reati e diciamo che per questi reati, data la loro efferatezza e via dicendo, non si può chiedere il giudizio abbreviato. Chiaro fino qui ?
  Ora, quali sono questi reati ? Li avete enunciati: innanzitutto, non sono reati per i quali è sempre prevista la pena dell'ergastolo, tanto per cominciare. In ogni caso, laddove sia prevista la pena dell'ergastolo, se io non posso accedere al rito abbreviato, non potrò accedere alla tramutazione della pena da ergastolo alla pena temporanea, cioè trent'anni di reclusione.
  Io davo per scontato che questo, almeno per noi, fosse chiaro e fosse noto. Qualcun altro, invece, ha sostenuto che si tratta semplicemente di non applicare più lo sconto di pena di un terzo ad una serie di reati, ma non è così.
  Per fortuna, la collega Santelli e la collega Amoddio hanno fatto giustizia di quel diversivo che era stato messo in atto all'inizio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 1.13, con il parere contrario della Commissione mentre il Governo si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  383   
   Votanti  378   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
  79    
    Hanno votato
no  299).    

  (Il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie Presidente. Ogni tempo ha la sua pena e la pena di questo tempo è lo strisciante giustizialismo che pervade oggi la nostra società e che penetra, purtroppo, fin dentro le aule di questo Parlamento.
  Ne è dimostrazione il fatto che il relatore di questo provvedimento sia un esponente della Lega, cioè di una forza della minoranza che, coerentemente, ha una visione punitiva del sistema penale, come ricordava prima il mio collega Sannicandro, legata più alla legge del taglione che al sistema filosofico che ha ispirato l'ordinamento giuridico italiano.
  E ne sono ulteriore dimostrazione anche le argomentazioni che in quest'Aula sono state usate, da ultimo quelle del collega Ermini che pone la questione dal punto di vista della vittima e non del sistema giudiziario che si deve porre il tema di come gestire una società e di come garantire che ci siano meno reati e che i soggetti pericolosi possano essere riabilitati attraverso il carcere.
  Questo è il punto centrale dell'impianto di questa legge: non è il tema della selezione dei reati. È un punto, se vogliamo, filosofico, un punto che riguarda l'istituzione del nostro sistema giuridico.Pag. 98
  Io in questo faccio appello veramente ai colleghi che di quella cultura politica si sono nutriti nel corso di questi anni. Infatti, noi rischiamo di fare un balzo indietro di quasi quattrocento anni: Dei delitti e delle pene è stato scritto nel 1764 e già lì veniva spiegata l'inutilità dell'ergastolo. Quello è uno dei capisaldi fondativi del sistema giuridico nel nostro Paese.
  Noi rischiamo oggi, purtroppo, di aprire una falla, perché il punto non sono queste piccole fattispecie, ma il punto è l'apertura di una falla nella cultura politica di questo Paese. Infatti, guardate, le argomentazioni per cui la madre di una vittima di uno stupro dovrà vedere il criminale che esce di galera sono le stesse argomentazioni con cui domani si accede all'idea che in questo Paese possa ritornare la pena di morte.
  Guardate che oggi quello che accade nella canea della pancia di un Paese spaventato è esattamente una discussione che vede l'inasprimento delle pene fino ad arrivare alla pena capitale come unica forma per combattere il crimine. Ma noi sappiamo che non c'entra l'inasprimento delle pene. È la certezza della pena che combatte la possibilità che il crimine venga ripetuto.
  Noi su questo dovremmo puntare e dovremmo improntare il nostro sistema giudiziario. Lo dico citando l'esempio che faceva prima il collega Farina. I Paesi nord europei su questo hanno fatto passi da gigante. Oggi là c’è un sistema giudiziario che permette ai criminali di riabilitarsi integralmente – quindi, sono bassissime le ipotesi di reiterazione del reato – e che permette a soggetti socialmente pericolosi di non esserlo alla fine della pena scontata nel sistema carcerario.
  Questo è il punto che noi oggi poniamo. Non è un punto tecnico, non è una questione che riguarda semplicemente un singolo reato o le fattispecie previste dentro questo provvedimento. È un punto di politica generale. Oggi si accede all'idea che la pena ha una funzione punitiva nel nostro Paese e la gravità del reato comporta un inasprimento della pena sulla funzione punitiva. Noi dobbiamo fermarci qua. È un appello che noi rivolgiamo ed è il motivo per cui continueremo a votare contro tutti gli emendamenti a questo provvedimento, che riteniamo inemendabile, e contro questo provvedimento, che rappresenta l'inizio di un percorso veramente pericoloso. Fermatevi, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Misiani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  383   
   Votanti  379   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
 343    
    Hanno votato
no   36).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amoddio 1.10, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capezzone, Malpezzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  373   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 344    
    Hanno votato
no   29).    

Pag. 99

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Matarrelli, Palma, Ravetto, Romele.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  386   
   Votanti  310   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato
 279    
    Hanno votato
no   31).    

  (Il deputato Kronbichler ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 1129-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1129-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  NICOLA MOLTENI, Relatore. Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Daniele Farina 2.1, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Ferraresi 2.10 se riformulato come comma aggiuntivo.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea sull'emendamento Daniele Farina 2.1, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Ferraresi 2.10 se riformulato come proposto dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Daniele Farina 2.1.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 2.1, con il parere contrario della Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  388   
   Votanti  313   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
  36    
    Hanno votato
no  277).    

  (La deputata Pes e la deputata Covello hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 2.10, sul quale vi è una richiesta di riformulazione. Prego, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, più che riformulazione, magari potrebbe essere una correzione formale. Invece che: «sostituirlo con il seguente», potrebbe essere scritto: « è aggiunto al seguente». Infatti, è stato solo un errore di scrittura.

  PRESIDENTE. Però tecnicamente è una riformulazione rispetto a come è scritto. Quindi, viene accolta ?

  VITTORIO FERRARESI. Va bene.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 100
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 2.10, nel testo riformulato, con il parere che a questo punto è favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Preciso che la riformulazione è nel senso di considerare l'emendamento Ferraresi 2.10 come comma aggiuntivo al comma 1 dell'articolo 2.
  Sibilia, De Mita, Pagano, Benamati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  399   
   Votanti  367   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 364    
    Hanno votato
no    3).    

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brignone, Cera...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  393   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  364    
    Hanno votato no   29.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Abbiamo così terminato le votazioni su articoli ed emendamenti.

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 1129-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 1129-A). È stato infatti appena presentato un ordine del giorno che, in quanto presentato prima della chiusura della votazione degli emendamenti, risulta ammissibile. Dobbiamo però darne conoscenza al Governo, pertanto sospendiamo per cinque minuti la seduta e riprendiamo tra cinque minuti con il parere sull'ordine del giorno ed eventualmente il voto o le dichiarazioni di voto finale.

  La seduta, sospesa alle 18,20, è ripresa alle 18,35.

  PRESIDENTE. Colleghi, vi è un unico ordine del giorno presentato. Chiedo all'onorevole Ferraresi se intenda illustrare l'ordine del giorno Sarti n. 9/1129-A/1, di cui è cofirmatario, altrimenti passiamo direttamente all'espressione del parere da parte del Governo. Prego, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, come già ho annunciato precedentemente, il nostro ordine del giorno impegna il Governo a valutare, nell'evoluzione normativa che ovviamente avverrà successivamente con la lettura al Senato, la possibilità di prevedere una sostituzione nella norma di una serie di gravi delitti con un limite di pena prestabilito, proprio anche per andare incontro all'esempio che citavo prima sull'articolo 73, comma 2, del codice penale, ed evitare che un'imputazione cumulativa di pene possa non rientrare, benché non preveda l'ergastolo come imputazione, ma lo preveda alla fine, di fatto, come cumulo di pene. Inoltre, se non verrà presa in considerazione questa valutazione dopo una riflessione che il Governo potrà fare in Senato, chiediamo la Pag. 101possibilità di inserire eventualmente, nell'elenco di reati – cosa che certo non ci piace, ci piace di più un limite di pena –, il 416-bis.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'unico ordine del giorno presentato ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Presidente, vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Onorevole Ferraresi, lo ritira o insiste per la votazione ?

  VITTORIO FERRARESI. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Ferraresi, ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Mi sembra un po’ ingenerosa la volontà del Viceministro, visto che si trattava di una valutazione di una possibilità ai fini degli effetti applicativi. Parere contrario mi sembra veramente ingiusto, anche perché noi lo facciamo un po’ per voi, perché ci dispiace anche che voi andiate ad approvare una norma che potrebbe avere dei riflessi di incostituzionalità, ed è proprio il motivo per cui ci asterremo, perché vorremmo evitare di fare leggi che poi andranno, con una certa probabilità, ad essere cassate dalla Corte.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sarti n. 9/1129-A/1, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capezzone, Agostini, Sgambato, Villecco Calipari, Busto, Chaouki, Villarosa, Santerini, Da Villa, Misuraca, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  374   
   Votanti  349   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
  71    
    Hanno votato
no  278).    

  (Il deputato Carlo Galli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1129-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. A nome del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico dichiaro che voteremo favorevolmente a questo provvedimento. Lo facciamo anche nella consapevolezza dei limiti di questa scelta, nel senso che noi non crediamo che questa sia una scelta che possa valere una volta per tutte, soprattutto in un tema come quello oggi discusso che, in particolare, coinvolge le categorie non solo sostanziali del diritto penale, ma anche gli strumenti processuali e soprattutto inevitabilmente mette in tensione la disciplina costituzionale della pena medesima, delle sue funzioni e, quindi, anche delle diverse modalità con cui questo impianto costituzionale deve essere rispettato e attuato dal legislatore ordinario.
  Vorrei dire che molte delle argomentazioni che sono state usate in questa Aula, ma anche in Commissione Giustizia, rivelano, a mio modesto parere, la difficoltà dei singoli provvedimenti che sono tessere di un mosaico globale. In particolare quel mosaico globale che il dibattito alla Costituente ha sicuramente a tutto tondo fatto affiorare e che, quindi, oggi Pag. 102per quanto ci riguarda dovrebbe, secondo me, accentuare la nostalgia di questo grande dibattito. Il legislatore ordinario non è oggi in grado, purtroppo per tante ragioni, anche per ragioni di politichetta domestica, di riagganciarsi a questo grande dibattito e riproporre positivamente il passaggio da questa nostalgia ad una sua operosa messa in pratica. Noi crediamo che questo provvedimento sia una risposta parziale, che lascia comunque un varco aperto, perché pone domande, non dà solo risposte. Noi non vogliamo inseguire le pulsioni della società né tanto meno lasciarle senza un tentativo di governo, perciò questa iniziativa legislativa vuole essere una provvisoria risposta che richiede anche altri interventi e anche una sua verifica e richiede non una sua visione da moloch, per così dire, come possibilità di risposta dura di una società ad una ferocia pur sempre esistente e da questo punto di vista noi crediamo si tratti di una risposta sicuramente precaria e provvisoria e che solo in questa chiave vada votata.
  Vorrei dire che al fine di tutto vi è la centralità della persona, la centralità della persona che ha commesso il reato, la centralità delle vittime e delle parti lese e, soprattutto, la centralità della persona che l'ordine violato non può in alcun modo mettere tra parentesi, anche quando per il suo ripristino si tenta talvolta di venire meno a luoghi di civiltà giuridica. Ricordo che da studenti studiavamo un testo di filosofia del diritto in cui si diceva che anche la pena di morte aveva una funzione rieducativa. Fortunatamente questo appartiene ad un passato a cui nessuno di noi più crede, però noi vogliamo auspicare che al di là di questo passato anche alcuni provvedimenti che sembrano fortemente dotati di una capacità repressiva si applichino nel senso di allargare una possibilità di liberazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Grazie, Presidente. Padova: ha massacrato a colpi di spranga e di ascia un giovane rumeno; Serghei Vitali, detto Barabba, moldavo condannato con rito abbreviato a 19 anni di carcere; fugge facendo perdere le sue tracce grazie ad un permesso premio di una giornata.
  Roma: ha freddato con 4 colpi di pistola il complice con cui gestiva un giro di prostitute; Ardian Hoxha, albanese, condannato con rito abbreviato a 22 anni, mentre sconta un permesso premio, compie una rapina in gioielleria e fugge.
  Soverato: ha assassinato brutalmente la sua ragazza, Luigi Campise, italiano, condannato con rito abbreviato a 30 anni per l'omicidio e altri 4 anni per altri reati e, dopo due anni e mezzo, è stato scarcerato.
  Questi sono tre dei tantissimi, troppi, esempi che, se la legge Molteni fosse stata approvata qualche anno fa, quando ancora giaceva impolverata in Commissione giustizia, non sarebbero mai accaduti. È una proposta di legge che riporta civiltà nel nostro sistema giuridico, perché niente più sconti per crimini efferati, gravissimi, intollerabili come l'omicidio volontario aggravato, il sequestro di persone con la morte del sequestrato, la strage e altri crimini efferati di questo tipo. Insomma, il rito abbreviato rientra tra quelle prassi alternative che erano state pensate per abbreviare e contenere i tempi dei processi verbali, ma che, purtroppo, si sono rivelate invece al contrario degli strumenti dilatori, a favore della difesa affinché non ci fosse più giustizia.
  L'auspicio del legislatore allora era quello di far giungere alla fase dibattimentale un ottavo dei procedimenti, ma è evidentemente miseramente naufragato e peraltro il ricorso ai riti alternativi allora sembrava che potesse portare un doppio obiettivo, ovvero quello di fare economia dei tempi, da una parte, e, dall'altra, semplificare i meccanismi. Nulla di tutto ciò.
  Prendiamo atto che quell'obiettivo è stato fallito, che il legislatore allora ha previsto una norma che, alla prova dei fatti, fa sì che, davanti al giudice dibattimentale, arrivi una gran mole di processi e che, quindi, il dato di fatto è che bisogna far qualcosa di più e di diverso. Per questi Pag. 103motivi, abbiamo sottoposto all'attenzione, abbiamo preteso che la Commissione giustizia prima e l'aula poi affrontassero questa che è una norma di civiltà e che non venga più concesso l'utilizzo dello sconto di pena per quei crimini che la collettività giudica gravissimi. A quanti di noi, di fronte a fatti di cronaca come quelli che ho elencato e tanti altri, è capitato di chiedersi dove è la giustizia ? L'opinione pubblica e, con essa, anche la Lega nord, ovviamente, pretende la giustizia ma la giustizia sta nella erogazione di una corretta pena che poi ovviamente deve essere portata a termine. Ancor più quando questo crimine desta allarme sociale e, ancor più, quando questo crimine e la pena relativa risulta ingiusta agli occhi dell'opinione pubblica. È vero che, secondo la Costituzione, la pena deve avere una funzione riabilitativa, non c’è assolutamente dubbio che sia così. Ma così non è stato per esempio per l'albanese Hoxha, di cui vi dicevo prima, che, dopo 22 anni, è uscito di galera, sfruttando una pena alternativa e un permesso premio (ha compiuto una rapina in una gioielleria). In questa mancanza di rispetto delle norme, della sentenza e della pena che ne consegue la funzione educativa viene a mancare, anche per coloro che non sono ancora in procinto di essere condannati, ma che, di fronte a uno Stato così lascivo, così buonista, che consente tutto e che non è in grado di fare rispettare esso stesso le norme che ha scritto, di fronte a uno Stato del genere, ovviamente il crimine ha gioco facile. Non siamo solo noi a dirlo, sono i fatti e sono anche coloro che di giustizia vivono.
  Per esempio Bruno Tinti, procuratore aggiunto di Torino, nel suo libro Toghe rotte spiega come sia possibile, utilizzando tutti gli sconti di pena fra cui l'abbreviato, che oggi tentiamo di cancellare per i crimini efferati, uccidere la moglie e farla franca. Adesso questo non deve essere inteso come un invito ai coniugi infelici di quest'Aula ma è un dato di fatto purtroppo, è un dato di fatto di cui noi non possiamo che prendere atto e reagire; reagire, facendo quello che un Parlamento come questo deve essere in grado di fare, ovvero approvare la norma Molteni, ovvero reagire a questa inerzia a cui purtroppo la maggioranza e il Governo Renzi ci ha abituati, a questo lassismo al quale noi non vogliamo stare. Il rito abbreviato fa parte di un meccanismo perverso, lo stesso meccanismo, giusto per citare un altro esempio, che per quanto riguarda un caso famoso, come il caso Cogne, ha consentito ad un'omicida, Franzoni, condannata in primo grado a trent'anni, in secondo grado di vedersi ridotta la pena a 16 anni, proprio grazie ai limiti imposti dal rito abbreviato. Allora, siamo qui proprio per modificare questo stato di cose nell'auspicio e nella speranza che, grazie all'impegno di Nicola Molteni e di coloro che in Commissione giustizia hanno voluto associarsi e sostenere questa proposta di legge, non solo la Camera approvi questo provvedimento ma anche al Senato lo stesso trovi la spinta propulsiva, l'energia ed i senatori disposti a cambiare le cose, a dare un nuovo segnale al Paese ed un messaggio; quello per cui deve essere chiaro che non vi sono solo coloro che hanno la capacità di stare tra le pieghe delle norme, di sfruttare, grazie ad avvocati abili e capaci o magari scaltri e furbi, tutti i riti che consentono una diminuzione, uno sconto di pena, ma che la giustizia venga riportata, perlomeno per quanto riguarda i crimini gravi, i crimini efferati, nell'ambito del rispetto della vita e del rispetto della tutela del diritto della vittima, ed è in nome quindi di tutte le vittime, in nome delle famiglie che hanno sofferto e che non hanno avuto giustizia in questo Paese, che giustizia pretendono, le deputate e i deputati della Lega Nord voteranno convintamente a favore della legge Molteni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, noi di Scelta Civica evidentemente Pag. 104abbiamo valutato con attenzione i contenuti di questo provvedimento e siamo pronti a votarlo – anticipo – in senso assolutamente favorevole per ragioni assolutamente tecniche, né polulistiche né propagandistiche. Il testo oggi in esame infatti interviene nel codice di procedura penale e mira a rendere inapplicabile il rito abbreviato ai delitti puniti dalla legge con la pena dell'ergastolo. Tra l'altro, la proposta di legge, come ha spiegato bene l'onorevole Molteni, si fonda sulla considerazione secondo cui le esigenze deflattive processuali che stanno alla base del rito abbreviato non possono giustificare l'applicazione anche a quei reati che per la loro estrema gravità sono puniti con l'ergastolo. D'altronde, è noto che il giudizio abbreviato è un procedimento penale speciale al quale non si arriva al dibattimento su richiesta dell'imputato; infatti il procedimento può essere definito nella fase dell'udienza preliminare, attribuendo valore probatorio agli atti delle indagini preliminari, costituendo quindi un'eccezione al principio del contraddittorio dibattimentale nel momento della formazione della prova. Ha detto bene anche nel suo intervento l'onorevole Santelli che oggi la spinta deflattiva di questo strumento non ha funzionato fino in fondo perché è stato utilizzato solo e soltanto in due momenti, prevalentemente in due momenti: quando l'indagine preliminare del pubblico ministero era debole e fragile, per cui conveniva attivarsi in questo senso, e dall'altro lato invece quando era stata fatta troppo bene l'indagine preliminare e conveniva allo stesso tempo evitare una condanna con una pena piena e si preferiva andare sul sicuro con un terzo di riduzione.
  Ma l'effetto deflattivo non è stato razionalizzato da chi avrebbe potuto farlo e, quindi, non ha funzionato. Dunque, il rito abbreviato, che nasceva come una misura premiale e che consentiva all'imputato, che ne facesse richiesta, di beneficiarne, in caso di condanna, con una riduzione di pena, possiamo dire che oggi rappresenta uno di quegli istituti che avrebbe potuto, nell'ottica del legislatore, funzionare meglio ma che, per mille ragioni, non ha funzionato.
  Senza associarmi – ripeto – a formule populistiche, che non condividiamo come partito, noi siamo davvero convinti che consentire una riduzione di pena al di sotto del massimo previsto dal nostro codice nei casi di omicidi aggravati e, comunque, conseguenti ad una serie di reati anche di una certa gravità, tipo la tratta o tipo la violenza sessuale, ovvero anche semplici reati senza l'omicidio, come – ripeto – la tratta di esseri umani, siano casi davvero così gravi da giustificare una severità, che non è una severità cieca da parte del legislatore, che non è una severità fine a se stessa, ma che consente davvero di riequilibrare quelle misure contenute all'interno dell'intero codice penale e che consentono, appunto, una giusta distribuzione delle pene per i reati in proporzione della loro gravità.
  In ipotesi come queste, comunque, tutte le altre figure, che sono state introdotte, di trasferimento alla corte d'assise della decisione circa l'applicabilità o meno dell'istituto stesso, trovano il nostro partito assolutamente favorevole e d'accordo, proprio perché si tratta non dell'applicazione, in automatico, della sola scelta del rito della riduzione di pena del terzo, ma questa decisione è rimessa ad una giuria, composta da tecnici e da appartenenti, appunto, alla società civile, che devono valutare se quel tipo di reato davvero merita quel tipo di riduzione di pena e in questo senso noi ci troviamo d'accordo anche sugli elementi che sono stati introdotti con gli articoli che vanno a mutare il codice proprio nella previsione di una trasmissione degli atti alla corte d'assise. Quindi, non più un giudice unico e monocratico, ma una corte d'assise che, con una maggiore ponderazione, andrà a valutare questi fatti.
  La proposta in esame, quindi, mira ad evitare che, per reati particolarmente gravi, che minano profondamente la percezione di sicurezza dei singoli individui, così come è accaduto, appunto, con riferimento a fatti anche abbastanza recenti, Pag. 105a crimini sostanzialmente efferati, unitamente alla concorrenza dei benefici premiali, via sia una prematura uscita dagli istituti di pena di soggetti che sono rimasti pericolosi, tanto è vero che hanno commesso – e ci sono una pluralità di casistiche in questo senso – reati appena usciti. Sarebbe quindi opportuno, alla luce di queste osservazioni, avviare comunque un'attenta disamina dell'intero sistema delle circostanze aggravanti e attenuanti e del concorso dei benefici premiali ai fini della quantificazione della pena. Ma nell'immediato, il provvedimento in esame ci convince che la strada intrapresa è quella condivisibile da parte di chi, appunto, tiene alla tenuta di un sistema che abbia nel criterio della proporzione il suo cuore.
  Quindi, il nostro partito, con convinzione e – ripeto – senza demagogia e populismo, ritiene che tecnicamente questa scelta sia da condividere. Dunque, noi esprimiamo il nostro consenso e voteremo favorevolmente su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, noi voteremo contro questa proposta di legge per una serie di motivi. In primo luogo, noi non siamo soddisfatti di come il Governo e questa maggioranza costringono a lavorare il Parlamento e anche la Commissione giustizia su queste problematiche. È un modo compulsivo: basta ascoltare o, meglio, rileggere le audizioni e ci accorgiamo come spesso ricorre una sollecitazione a fare presto, sia rispetto agli auditi sia rispetto ai componenti della Commissione stessa, perché giustamente i tempi che ci vengono concessi non li detta certamente la Commissione giustizia ma li detta qualcun altro e sono sempre tempi per cui lavoriamo in affanno.
  Questo accade normalmente, ed è un fenomeno ancor più aggravato dalla decretazione d'urgenza che ormai precipita su ogni cosa e su ogni argomento anche sui più delicati.
  Seconda questione. Noi non è che possiamo di tanto in tanto modificare qualche articolo del codice penale o del codice di procedura penale non tenendo presente l'intero sistema. Abbiamo già detto altre volte che questo è un sistema in cui le norme si mantengono in piedi l'una con l'altra in virtù del principio di legalità, in virtù del principio di proporzionalità. Noi non possiamo dall'oggi al domani aumentare delle pene in modo smisurato, come è accaduto, portandole quasi a livello della pena corrente per l'omicidio, quando non trattasi di omicidio. Ciò avviene perché non abbiamo una visione di insieme e, secondo la mia modesta opinione, abbiamo anche una certa disinvoltura a trattare questi argomenti, anzi un certo cinismo perché non ci rendiamo conto che la materia penale riguarda la vita stessa, la sopravvivenza delle persone. Quando si parla di ergastolo è come se si parlasse del nulla, laddove invece gli ergastolani sono delle persone sepolte vive, né più né meno, che stanno lì ad aspettare la morte. Qui si discute di ciò tra la noia, la stizza, un caffè alla buvette e via discorrendo. Questa è una cosa che veramente non fa onore.
  Terza questione. Il collega Molteni ha fatto una proposta limpida e chiara, inaccettabile sotto ogni profilo ma, come detto, limpida e chiara. Lui seguendo la sua cultura, la sua impostazione voleva che per tutti i reati per i quali era prevista la pena possibile dell'ergastolo non fosse accessibile il rito abbreviato. Questo è quanto proponeva. In Commissione e, comunque, in Aula vi è un altro tipo di proposta di legge, sostanzialmente si affronta il problema da un altro punto di vista: non si allude più all'ergastolo. Si dice: noi non siamo d'accordo, noi siamo d'accordo a rendere inapplicabile il rito abbreviato ad alcune tipologie di reato e si scelgono dei reati. Mi meraviglio che Molteni si sia arreso perché il collega poteva proporre, ad esempio, l'immigrazione clandestina, qualcosa sulla droga; abbiamo scelto alcuni dei reati connotati come efferati. Ora nell'elenco dei reati i cui Pag. 106eventuali imputati non potranno fruire del giudizio abbreviato vi sono anche dei reati infami ma per i quali è prevista una pena di 8 anni come minimo, cioè quasi meno di quanto previsto per il furto aggravato. Per questi reati è prevista la impossibilità di accedere al giudizio abbreviato e poi ci sono una serie di reati per i quali è prevista la pena dell'ergastolo. Quindi, l'ergastolo entra a piene mani, anche se hanno tentato di occultare e di nascondere la questione, l'ergastolo c’è perché i reati che sono elencati normalmente prevedono soprattutto la pena dell'ergastolo. Come si concilia tutto ciò con le promesse di procedere ad una eliminazione dell'ergastolo che molto spesso sentiamo dire da uomini della maggioranza, del PD in particolare ? Cito gli onorevoli Speranza e Marazziti che hanno firmato delle proposte di legge per abolire addirittura l'ergastolo, cosa questa che noi condividiamo. Come si concilia tutto ciò con il fatto che chi è responsabile di reati per i quali presumibilmente sarà condannato all'ergastolo non può accedere al rito abbreviato ? Che significa, fra l'altro non lo sconto di 15 anni – mi correggesse qualche penalista presente in quest'aula – ma la persona imputata per un reato per il quale è previsto l'ergastolo otterrebbe la commutazione a 30 anni, alla pena temporanea, non uno sconto come sento dire di un terzo della pena, alla pari di altri tipi di reato.
  Quindi, non è vero che l'ergastolano esce fuori, diciamo così: l'ergastolano avrebbe la tramutazione della pena in pena temporanea. Ovviamente, tutto questo poi chiama in gioco, e quindi con l'intento di criminalizzare, anche se non lo si dice, tutta la legislazione premiale, anche penitenziaria. E badate bene che, se non avessimo rinviato, ieri, l'argomento all'ordine del giorno, quello relativo alla delega in materia penitenziaria, avremmo, forse, ascoltato qui dentro la maggioranza dire che bisognava riformare il sistema, perché il sistema, forse, ha funzionato in tutti i suoi aspetti, ma va ancora migliorato, cioè in tutt'altra direzione, probabilmente.
  Almeno mi auguro che quella sia l'intenzione, però, vedendo le cose come si stanno mettendo, credo che, invece, vada eliminata la legge Gozzini e tutto ciò che dopo la legge Gozzini è venuto fuori, perché, altrimenti, non si spiegherebbe questa contraddizione. Ora, noi non siamo dell'opinione che si possa un giorno fare l'occhiolino alla Lega e l'altro giorno al papa Francesco. Questo proprio non ce lo possiamo consentire ! Do l'onore delle armi a chi la pensa diversamente da me; non rispetto chi, invece, fa di questo tema una materia che sia negoziabile, come tante altre di meno nobile spessore. Questa è la nostra posizione !
  Questa mattina abbiamo anche evocato un'altra vicenda, la vicenda relativa alla riforma del codice di procedura penale. È evidente che va rivisto, però non può essere rivisto in modo episodico, in modo empirico; senza una riflessione adeguata, non può essere rivisto. Infatti, da più parti si dice, per esempio, che l'udienza preliminare è diventata qualcosa di diverso: non più l'udienza filtro che fu pensata da coloro i quali, nel 1988, fecero la riforma. E ci sono anche tanti altri problemi.
  Non sono un esperto della materia, però ascolto. Ho ascoltato, nelle audizioni, il massimo rappresentante dell'Associazione nazionale magistrati venire a dire che quello che state facendo, sì, è apprezzabile, se volete, come si può apprezzare uno che mette una pezza sull'intonaco di un muro che si è scrostato, ma non è questo ciò di cui ha bisogno la giustizia, la riforma della giustizia. Quindi, ripeto, poiché sono una modesta voce in questo Parlamento, credo di fare ricchezza dei contributi degli esperti, che noi abbondantemente ascoltiamo.
  Però, dobbiamo ascoltarli utilmente, non soltanto abbondantemente, perché sul provvedimento che ieri è stato rinviato abbiamo fatto un sacco di audizioni, ai più alti livelli, però sono emerse anche delle posizioni contraddittorie fra gli esperti. E, allora, credo la Commissione e il Parlamento abbiano necessità di ricondurre a Pag. 107sintesi, nei limiti del possibile, queste posizioni; se, poi, non è possibile, anche di fare una scelta di campo.
  Ma, per fare questo, non si può assecondare il ritmo che il Governo vuole imporre, perché ha soltanto una preoccupazione: dimostrare che noi facciamo; poi, quello che facciamo non interessa più. D'altra parte, accade molto spesso questo, restando in questa materia: il giorno dopo che una legge è passata, vediamo sui giornali una levata di scudi, perché qui è stato fatto male, qui si poteva fare meglio, ma non è il normale dibattuto che si fa a commento di una legge.
  Molto spesso, se vai a verificare, si tratta di critiche fondate proprio nel merito, di sviste che noi abbiamo fatto. Voglio ricordare, soltanto per concludere, quello che successe qui, in quest'Aula, per un provvedimento approvato all'unanimità a proposito dello scambio politico-mafioso in materia di elezioni. Il nostro appello è che si ponga argine a questa «orgia del fare», che è del fare male, che sta caratterizzando questo Governo.
  Dobbiamo ritornare ad essere legislatori, con il tempo dovuto, con i mezzi dovuti, senza alcuna velleità propagandistica del nostro fare. È inconcepibile che si affastellino leggi su leggi, come se niente fosse, come se questa fosse la necessità. Ritengo che, se questo Parlamento stesse fermo per sei mesi, farebbe molto meglio il suo dovere che non se stesse qui ad amministrare, cambiando, molto spesso inutilmente, delle leggi che il giorno dopo non hanno alcun risultato pratico (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie Presidente. Il gruppo parlamentare Area Popolare voterà, quindi, a favore di questo progetto di legge. La proposta di legge nel testo elaborato dalla Commissione giustizia, come è noto, modifica l'articolo 438 del codice di procedura penale per escludere l'applicabilità del rito abbreviato per alcuni gravi delitti. È evidente, infatti, che chi si è macchiato di reati gravissimi non può beneficiare della normativa premiale. Non c’è bisogno di fare esempi, ma mi pare di potere dire che questo è un orientamento assolutamente certo e consolidato, non solo in generale in questo Parlamento, ma, devo dire, soprattutto davanti all'opinione pubblica.
  Quindi il fatto stesso che gli articoli di modifica dell'articolo 438 prevedano appunto che, quando ci sono procedimenti penali con specifici gravi delitti, venga escluso che l'imputato possa chiedere che il processo sia definito allo stato degli atti in sede di udienza preliminare con rito abbreviato – per dirne una, ovvero per dire quello che recita l'articolo 1 – mi pare che sia esattamente un elemento di buon senso e di logica. E visto che la cultura è l'elemento che precede sempre l'aspetto legislativo, è evidente che se questo è un fatto consolidato e se questi sono gli elementi dominanti nella nostra società, la risposta a tutto questo non poteva altro che essere un provvedimento come quello che stiamo oggi per votare.
  La sostanza, quindi, risiede nel fatto che ai reati gravi che creano allarme sociale non può essere applicato il rito abbreviato, che consiste peraltro in un procedimento penale speciale, nel quale non si procede mai al dibattimento. Infatti, su richiesta dell'imputato, il procedimento stesso può essere definito nella fase dell'udienza preliminare. Presupposto di questo rito sono le richieste di rinvio a giudizio, la fissazione dell'udienza preliminare, la richiesta dell'imputato, la definibilità del processo allo stato degli atti, salva la necessità di ulteriori attività di acquisizione probatoria.
  Nella sostanza, come dicevamo, ritornando al commento, siamo favorevoli alla proposta, perché consente di negare anche il giudizio abbreviato per reati che destano allarme sociale. È necessario, infatti, garantire la sicurezza ai cittadini, attraverso misure adeguate che permettano l'effettività della pena verso chi compie gravi reati.Pag. 108
  E ancora, qui, conviene aprire un piccolo inciso per ricordare a tutti come questo Parlamento sia stato accusato, nel senso che le decisioni in questo Parlamento sono state oggetto di accusa da parte di chi diceva che c'era una sorta di lassismo, che si erano aperte ormai le porte verso una mollezza in termini di sanzioni e di pene, che si concludevano poi concretamente nel fatto che il soggetto reo di qualche reato veniva da lì a poco tempo ad essere liberato. Questo fatto è indiscutibilmente vero, nessuno lo può negare, ma proprio perché siamo di fronte ad un fatto culturale, che poi diventa elemento legislativo, possiamo dire che finalmente siamo in controtendenza. Il fatto che sia un progetto di legge che oggi viene fatto proprio dal Parlamento – quindi non arriva dall'alto come un decreto, ma arriva attraverso una discussione generale di base che poi sfocia nel risultato che stiamo dicendo – la dice lunga su quelle che sono anche le tendenze future, su cui io personalmente e il mio partito ci ritroviamo assolutamente d'accordo, in quanto sono note in materia di giustizia le nostre posizioni, specie su questo argomento.
  Se uno dei compiti principali dello Stato, quindi, è garantire la sicurezza dei cittadini non era pensabile che a quanti commettano atti di elevata criminalità ad essi fosse consentito, nel corso del procedimento, di accedere a misure di carattere premiale. Ed ecco quindi un altro elemento su cui certamente ci siamo trovati d'accordo con il relatore e con i proponenti della legge, a cui ovviamente abbiamo aderito in toto. È del tutto evidente, infatti, che la premialità alla base dell'istituto del rito abbreviato deve trovare una limitazione nel momento in cui si escludono dalla sua applicazione una serie di reati, fatto questo che è stato abbondantemente dimostrato nel provvedimento oggi in via di approvazione.
  La presente proposta di legge, quindi, è destinata a rispondere a questo principio fondamentale, che è quello – lo ricordo – anche costituzionalmente garantito dell'effettività della pena, che crediamo sia oggi l'elemento cardine su cui costruire un ragionamento serio di una nuova giustizia, che deve trovare risposte serie e concrete, rispetto ad una deriva che il più delle volte è stata elemento di distonia rispetto al resto del Paese e che ha prodotto certamente storture.
  Nel ribadire tutto questo con il nostro voto favorevole, dichiaro concluso il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

  JOLE SANTELLI. Presidente, io ho sentito dire in quest'Aula parole abbastanza importanti come «garantismo» e «giustizialismo», che sinceramente credo poco abbiano a che fare con questo provvedimento.
  Questo provvedimento – mi rivolgo ai colleghi di SEL che hanno usato spesso questa parola – poco ha a che fare con il garantismo, poco ha a che fare con una visione giustizialista. Non c'entra assolutamente nulla.
  Questo provvedimento ha a che fare, in realtà, con una valutazione di interessi e con quello che il legislatore vuole fare nel momento in cui bilancia gli interessi. Da un lato, vi è un interesse deflattivo del processo penale, quindi un giudizio abbreviato che consente all'imputato – ed esclusivamente all'imputato – di poter accedere a questo giudizio abbreviato, quindi ad uno sconto di pena di un terzo, semplicemente scegliendo questo tipo di giudizio rispetto all'ordinario. Ciò senza che le parti civili possano dire niente, senza che la parte offesa possa dire niente, senza che il pubblico ministero possa dire niente, senza che il giudice possa dire niente. Questo per tutta una serie di reati.
  Qui noi stiamo dicendo: non per tutti i reati si può accedere a questo rito. È giustizialismo ? Non credo. D'altronde, anche per gli altri riti alternativi al giudizio ordinario il legislatore prevede degli indici di gravità di pena: non per tutti i reati si può accedere al patteggiamento, quindi c’è un equilibrio da mantenere. C’è sempre un Pag. 109equilibrio da mantenere, visto che in questo caso abbiamo un premio, all'imputato viene dato un premio.
  Stiamo parlando di un imputato, non stiamo parlando e non c'entrano niente i poveri ergastolani di cui parlava l'onorevole Sannicandro, non c'entrano assolutamente nulla. Non siamo in un ambito carcerario, non c'entra niente.
  Stiamo parlando di un processo penale, siamo in una fase molto molto meno avanzata. Stiamo parlando di un imputato, un imputato per un reato gravissimo: noi ritenevamo per reati punibili con l'ergastolo, la Commissione ha scelto, invece, una griglia diversa, una griglia in cui non vi sono tutti i reati punibili con l'ergastolo, ma vi sono anche reati che non sono punibili con l'ergastolo, reati di estrema gravità. Sono tutti reati di sangue, sono tutti reati che offendono la persona, sono tutti reati in cui – come potete vedere – è la parte offesa che può essere particolarmente protagonista nel momento in cui vede un imputato uscire troppo facilmente da un procedimento a suo carico.
  Allora, se questa premialità deve essere data, per questo tipo di reati si sceglie di non darla, il legislatore può scegliere di non darla. È semplicemente questo: si sceglie di non dare una premialità a chi ha compiuto dei reati efferati.
  Circa quello che diceva prima il collega della Lega, egli raccontava semplicemente ciò che avviene generalmente in Italia. Purtroppo, come dicevo prima in discussione generale, accanto alla riforma del codice di procedura penale noi non abbiamo riformato il codice penale. Noi abbiamo continuato a modificare l'ordinamento penitenziario, quindi nulla in Italia è certo, sicuramente certa non è la pena. Non si sa nulla sulla certezza della pena.
   Allora, è chiaro che quando si sente che una persona, che ha ucciso in maniera efferata qualcuno, dopo otto anni è libera – allora sì – non è accarezzare la pancia della gente, ma credo che tutti come italiani ci sentiamo offesi, ma soprattutto è offeso il senso di giustizia di questo Paese.
  È offesa la giustizia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Io su questo non vedo assolutamente alcun garantismo. Credo alla rieducazione della pena, ma ci deve essere stata la pena. Che rieducazione c’è nella pena nel momento in cui stiamo parlando di qualcuno che ancora neanche è entrato sotto processo ? Non c’è alcuna rieducazione della pena.
  Quindi, concludo dicendo che mi spiace che, già nella scorsa legislatura, questo provvedimento, così come era stato votato dalla Camera dei deputati, con l'esclusione del rito abbreviato per tutti i reati per cui era previsto l'ergastolo, non sia stato votato anche dal Senato e quindi non sia diventato legge già da qualche anno. Mi auguro che, con questi emendamenti che noi oggi approviamo, venga approvato velocemente dall'altra Camera e ci ritorni velocemente.
  Possiamo dare un piccolo contributo a una modifica che non è una modifica come tante altre, non è una modifica che insegue il fatto del giorno, ma è una modifica di sistema. Su questo possiamo stare tranquilli: questa volta non inseguiamo il codice penale per un aumento casuale per il fatto del giorno, questa volta stiamo apportando una modifica che riguarda il sistema in generale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Diciamolo subito: lo spirito che anima questo provvedimento, ovvero quello di togliere la possibilità a chi commette gravi delitti, efferati delitti, puniti con pene altissime, di poter usufruire del rito abbreviato, ci trova assolutamente concordi, come spirito.
  Il rito abbreviato è un procedimento penale speciale, nel quale non si procede al dibattimento. Lo richiede l'imputato. Può essere definito nella fase dell'udienza Pag. 110preliminare, attribuendo valore probatorio agli atti delle indagini preliminari. Questo costituisce ovviamente un'eccezione rispetto al normale procedimento. Alla fine di questo procedimento, il soggetto potrà avere uno sconto di pena di un terzo, quindi uno sconto di pena assolutamente cospicuo.
  Ecco perché la proposta di legge dei colleghi Molteni ed altri ci trova nel principio favorevoli. Ma non possiamo dire solo che i deputati della Repubblica sono semplici parlamentari che esprimono un giudizio politico e punto. Noi siamo anche garanti di una legislazione fatta in modo corretto, fatta vicino alla Carta costituzionale, fatta in modo preciso e puntuale, cosa che non è mai successa forse in questi due anni e mezzo, tranne pochi e rari esempi. Quindi, non siamo qui solo ad esprimere un giudizio politico, ma siamo qui anche a fare leggi che siano giuste, che siano tecnicamente corrette, che siano buone, anche dal punto di vista del rispetto dei dettami della Costituzione.
  Ecco perché, Presidente, noi abbiamo iniziato questo iter lasciando la possibilità a una delle poche proposte che arrivano in quota minoranza di essere scelta dal relatore così come la voleva formulata. In questo caso c’è stato uno stravolgimento di questa proposta, uno stravolgimento che è arrivato da un accordo fatto con i colleghi della maggioranza del Partito Democratico in Commissione giustizia, che hanno di fatto riformulato la proposta originaria del collega Molteni della Lega Nord e hanno previsto questa inapplicabilità del giudizio abbreviato per una serie di gravi delitti, che noi assolutamente riteniamo gravi per l'allarme sociale, ma anche per altre questioni.
  Bene, noi abbiamo lasciato libero, in questa prima fase di Commissione, il collega di scegliere la proposta che voleva portare avanti e che gli avrebbero lasciato portare avanti. Questa proposta, però, purtroppo, se condividiamo i principi, secondo noi, ha alcune problematiche tecnico-giuridiche anche di rilievo costituzionale.
  Ovviamente, il legislatore è libero, come ho già detto, di escludere il giudizio abbreviato per certi delitti, ma essendo un rito cognitivo, quindi non negoziale, come, per esempio, è il patteggiamento, questa scelta si giustifica difficilmente, soprattutto dal punto di vista costituzionale.
  Tant’è che, pur di non estenderlo appunto a tutti i delitti, il legislatore nel 1999 ha inventato un modo per applicare lo sconto senza rinunciare all'ergastolo, appunto come ho già detto prima tramutando l'ergastolo con isolamento in ergastolo senza isolamento diurno.
  Non so come la Corte costituzionale sinceramente possa accettare questa iniziativa. Noi abbiamo dei dubbi e sono gli stessi dubbi che ci porteranno a non votare questo provvedimento, ma non tanto per il criterio politico, ma appunto per il criterio di avere paura che in qualche modo ci siano alte probabilità che questa legge possa essere cassata dalla Corte costituzionale per come è scritta.
  Da notare, ovviamente, come abbiamo già fatto notare con gli emendamenti, che resterebbero fuori dalla disciplina coloro i quali abbiano delle imputazioni cumulative che singolarmente non comportano l'ergastolo e, quindi, sarebbero escluse da questo provvedimento, ma insieme sì. Quindi, se ci sono delle imputazioni cumulative, che hanno dei limiti di pena talmente alti appunto, potrebbero comportare ovviamente la pena dell'ergastolo secondo quanto disposto dall'articolo 73, comma 2, del codice penale. E questa è una disparità che ha grande rilievo di censura e che in una certa misura c’è già oggi. Però, veramente andrebbe ad allargare queste maglie di censura per questa disparità di trattamento tra una pena che è l'ergastolo e pene che cumulativamente potrebbero portare all'ergastolo.
  Ecco perché, in fase di esame di un ordine del giorno che è stato bocciato, noi abbiamo chiesto una valutazione da parte del Governo e la chiediamo anche oggi. Invece di prevedere, appunto, una serie di reati gravi, si ritorni alla formulazione precedente della legge Molteni o, ancora meglio, si preveda invece di una serie di Pag. 111reati un limite di pena in modo da abbracciare anche l'ipotesi dell'articolo 73, comma 2, del codice penale e quantomeno fare in modo che anche nuovi reati che possono essere approvati successivamente possano rientrare nella legge che noi stiamo andando ad approvare; altrimenti, come al solito, si fanno leggi in cui si indicano un certo numero di reati e, poi, c’è sempre la rincorsa a inserire in queste fattispecie nuovi reati che vengono approvati o reati di allarme sociale che, di giorno in giorno, appunto rientrano nell'iniziativa del legislatore.
  La competenza invece della corte d'assise ci lascia qualche dubbio. Infatti, avevamo proposto che venisse sostituita con la competenza del tribunale collegiale, ovvero tre giudici togati. Tre giudici togati che ovviamente ci danno più garanzie rispetto a una questione di carte, una questione procedurale molto importante, ma altamente tecnica. Tribunale collegiale invece che la corte d'assise fatta da sei giudici popolari e due togati, i quali – e parlo dei non togati – non essendo tecnici, hanno senso ovviamente se assistono al processo, alla discussione delle prove in dibattimento, a valutazioni anche di carattere effettivo sul processo. Ma secondo noi poco servono e possono dare poco contributo su questioni appunto come questo tipo di esclusioni. L'unico che ci potrebbe dare più garanzie, oltre al giudice monocratico, è il tribunale collegiale, appunto, che ha un togato in più rispetto a quella che è l'esperienza della corte d'assise. Ma anche questo emendamento è stato bocciato.
  Che dire, Presidente ? Come abbiamo già detto, l'iniziativa di escludere per taluni delitti gravi uno sconto di pena così rilevante è assolutamente buona perché ovviamente i cittadini sentono che la giustizia non li garantisce e anche per delitti veramente gravi e veramente efferati, vedono che alla fine l'effettività della pena non c’è. Infatti, a fronte di un limite edittale di pena alto, di un'irrogazione anche da parte dei giudici di una pena alta, poi alla fine non si riesce a far scontare appunto a questi soggetti una pena rilevante per il fatto che hanno commesso. Quindi, c’è questo senso di ingiustizia, c’è questo senso veramente di disparità di trattamento rispetto ad alcuni soggetti che, pur avendo commesso reati così gravi, si vedono irrogare veramente una pena ridicola. E questo è offensivo per le persone offese dal reato; è offensivo per i cittadini onesti che si ritrovano appunto davanti a ingiustizie vere e proprie, perpetrate nei confronti magari di amici e di familiari, e, poi, si vedono una persona per cui la pena è veramente esigua.
  Il discorso della rieducazione della pena, invece, è un altro perché in Italia mancano nelle carceri le risorse per gli educatori, per gli psicologi e mancano le risorse per dare attuazione a quella volontà di rieducare il condannato alla risocializzazione, al lavoro all'interno delle carceri, che speriamo possa arrivare, ma che per ora appunto non ha ricevuto alcun input positivo.
  Detto questo, Presidente, però come ho già detto, i parlamentari non sono solo legislatori che guardano all'indirizzo politico e a come intervenire per cercare di pianificare un intervento che possa limare le ingiustizie ma sono anche persone che devono guardare al profilo tecnico-giuridico di quanto vanno ad approvare, guardare se c’è la possibilità o meno che la legge abbia qualche problemino a livello costituzionale e questo testo senz'altro ha la possibilità di averne.
  Quindi, Presidente, annuncio l'astensione del MoVimento 5 Stelle che, pur rispettando i principi senz'altro buoni e legittimi della norma, non riesce in questo senso a votare favorevolmente ad un provvedimento che potrebbe per davvero avere rilievi di legittimità costituzionale e anche rilievi tecnici anche notevoli dal punto di vista dell'uguaglianza e quindi ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amoddio. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge sulla quale il Pag. 112Partito Democratico esprime il voto favorevole è frutto di un testo elaborato dalla Commissione Giustizia, in cui si modifica il giudizio abbreviato, escludendo la sua applicabilità ad alcuni gravi delitti.
  È utile ricordare in sintesi cosa prevede il giudizio abbreviato. È un procedimento penale speciale, che viene richiesto dall'imputato e concesso dal giudice per le indagini preliminari nel quale non si procede al dibattimento, nella normalità non si acquisiscono i testimoni né prove nuove e si definisce il processo nella fase dell'udienza preliminare, utilizzando tutti gli atti di indagine formati dal pubblico ministero.
  Contrariamente a quanto è stato oggi detto in discussione sulle linee generali, l'approvazione di questo testo non è assolutamente incompatibile con altre norme approvate dal Partito Democratico ad esempio in relazione alla sovrappopolazione carceraria perché l'ammissione del giudizio abbreviato non è assolutamente legata all'assoluzione. Sia che venga applicato o meno il giudizio abbreviato il giudice deve operare un giudizio di merito in seguito al quale può o condannare o assolvere l'imputato.
  L'elemento fondamentale del rito abbreviato è che in caso di condanna – ripeto: in caso di condanna – la pena che il giudice intende applicare è automaticamente – sottolineo: automaticamente – ridotta di un terzo. Inoltre in seguito alla legge del 2001 il giudizio abbreviato è stato esteso anche ai reati perseguibili con la pena dell'ergastolo: in questo caso il giudice automaticamente applica la pena di anni 30 se il soggetto richiede giudizio abbreviato. La proposta di legge che chiediamo di approvare elimina questo automatismo per taluni reati perché esclude l'applicazione del giudizio abbreviato ha reati veramente gravi a delitti molto gravi. In altre parole al reato punito anche con l'ergastolo il giudice, anche senza l'applicazione dell'abbreviato, potrà applicare la pena diversa e minore della reclusione nel suo libero convincimento e nella sua piena discrezionalità.
  Onorevoli deputati tutti i delitti offendono un bene giuridico tutelato sempre da una norma ma non vi è dubbio che ci sono delitti che esprimono una intensità dolosa particolarmente grave. Tutti i delitti di omicidio determinano la morte di una o più persone ma certamente non tutti gli omicidi sono uguali sia per le modalità con cui si attuano sia per l'intensità del dolo ed è questo il motivo per cui non abbiamo voluto escludere automaticamente tutti i reati punibili con l'ergastolo ma solo alcuni reati che esprimono una elevata capacità criminale e io vi chiedo colleghi tutti: non ritenete che sia particolarmente grave una strage, talmente grave da evitare uno sconto di pena automatico ? Non ritenete che sia particolarmente grave un omicidio commesso con sevizie o crudeltà ? Non ritenete che sia particolarmente grave un omicidio commesso in seguito a maltrattamenti in famiglia o a stolking, delitti per i quali questa Camera ha già aumentato la pena ? Non riteniamo gravissimo un omicidio commesso, ad esempio, in seguito a sfruttamento sessuale di minorenni o un omicidio commesso dopo aver consumato una violenza sessuale, oppure una violenza di gruppo ? Perché è di questi gravi reati che noi oggi chiediamo l'esclusione dal giudizio abbreviato.
  Penso che tutti possiamo concordare nel ritenere questi delitti di omicidio più gravi rispetto ad un omicidio commesso per dolo d'impeto in seguito ad un'improvvisa lite. È per questo motivo che chiediamo oggi di escluderli dal giudizio abbreviato. È per questi motivi che diventa socialmente inaccettabile che l'autore di omicidi così efferati come quelli che vi ho descritto possa, con un giudizio immediato, ottenere una pena anche di sedici anni, come diverse volte è accaduto. Per rispondere a SEL, dico che l'approvazione di questa proposta non è assolutamente in contrasto con le altre proposte depositate di abolizione dell'ergastolo, perché noi non vogliamo per questi gravi delitti – ripeto – sconti automatici. Poi, se il giudice ritiene di non applicare l'ergastolo, è libero di farlo nel suo pieno convincimento. Il principio più alto comune a tutte le legislazioni democratiche è di considerare il bene della vita come sacro ed inviolabile e di considerare Pag. 113i nostri simili con pari diritti. Questo è il motivo per cui abbiamo voluto escludere dal giudizio abbreviato anche reati altrettanto gravi come l'acquisto e l'alienazione di schiavi oppure la tratta di persone, delitti purtroppo attualissimi in seguito ai flussi migratori. Ma nella modifica dell'abbreviato – mi accingo a concludere – è previsto che non sia più un solo giudice, ovvero il giudice delle indagini preliminari, oberato da moltissime altre incombenze, ma la corte di assise, composta da giudici togati e popolari, a discutere di questi gravi delitti. Tengo a sottolineare che, assegnando la competenza per questi reati che vi ho elencato alla corte d'assise, ristabiliamo semplicemente il principio della naturalità del giudice sancito dall'articolo 25 della Costituzione, perché il giudice naturale, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, soprattutto per i delitti di sangue, è la corte d'assise, e non, come avete chiesto voi nell'emendamento, il tribunale. Poiché siamo legislatori, dobbiamo convenire che, se l'individuo, nell'esercizio della sua libertà, è sottoposto alla norma, il legislatore è sottoposto all'etica e all'equilibrio, principi di cui occorre tenere conto nel formulare qualunque norma. Solo quando si realizza questo rapporto ottimale, possiamo ritenerci legislatori equilibrati, e io ritengo che il Partito Democratico ha sempre dimostrato di essere ponderato ed equo nell'approvazione delle norme, proprio perché, da una parte, ha punito severamente reati gravi che evidenziano particolare allarme sociale (mi riferisco alle norme già approvate che inaspriscono le pene per i delitti di corruzione, per i reati contro la pubblica amministrazione, mi riferisco all'ampliamento della punibilità con riferimento al reato di voto di scambio politico mafioso e alla reintroduzione del reato di riciclaggio) e, dall'altra parte – ripeto e sottolineo –, proprio nell'ottica di un legislatore equilibrato, per alcuni reati meno gravi, questo Partito Democratico ha proposto e approvato norme che tendono al recupero del condannato, se costui è disponibile a riparare gli effetti del reato o a voler svolgere lavori a favore della collettività in maniera gratuita come la messa alla prova, una norma di grande civiltà che offre la possibilità all'imputato di impiegare lavoro gratuito per la pubblica utilità.
  La giustizia del PD, quindi, mette al centro l'uomo, anche con questo provvedimento che ci accingiamo a votare, e l'uomo non è solo chi ha commesso il reato ma anche le parti offese che lo subiscono. In tutte queste norme che ho indicato e nell'attuale proposta di legge c’è un Partito Democratico che è capace di fare scelte coraggiose, capace di attuare la giustizia, ovvero di porre le cose al giusto posto e di trovare il giusto equilibrio e il giusto adeguamento della pena, che deve tendere a recuperare, sì, l'uomo in errore, ma c’è anche un Partito Democratico che esprime con forza la necessità di non derogare a tutti quei principi fondamentali della tutela dei cittadini e di tutelare i cittadini nei confronti della criminalità, garantendo finalmente un sistema di giustizia che abbia una forza deterrente nei confronti di reati socialmente pericolosi ed eticamente intollerabili, come quelli che abbiamo escluso da questa norma, cioè dall'applicazione del giudizio abbreviato. È per questi motivi che esprimo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 1129-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1129-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.Pag. 114
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1129-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista, Vacca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

  «Molteni ed altri: Modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato» (1129-A).

   Presenti  375   
   Votanti  296   
   Astenuti   79   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato  269    
    Hanno votato no   27    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Fulvio Bonavitacola.

  PRESIDENTE. Comunico che, in data 21 luglio 2015, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Fulvio Bonavitacola: «Illustre Presidente, faccio seguito alla precedente comunicazione via mail del 15 luglio scorso per confermare e formalizzare con la presente la decisione di dimettermi dalla carica di deputato, per potermi dedicare totalmente e fin da subito alle funzioni di vicepresidente della Giunta Regionale della Campania, recentemente attribuitemi. Con rispetto e cordialità. Firmato: Fulvio Bonavitacola».
  Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Fulvio Bonavitacola dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

  PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Fulvio Bonavitacola, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, che il candidato che, nella lista n. 21 – Partito Democratico nella XX circoscrizione Campania 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Antonio Cuomo.
  Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XX circoscrizione Campania 2 Antonio Cuomo.
  Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):

  S. 1977. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali» (Approvato dal Senato) (3262) – Parere delle Commissioni I, II, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Pag. 115

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Approvazione in Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, mercoledì 29 luglio 2015, la Commissione II (Giustizia) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Senatore Vito Claudio Crimi e altri: «Modifica al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, in materia di soggetti sottoposti alla verifica antimafia» (Approvata dalla Io e 2o Commissione permanente Affari costituzionali e Giustizia del Senato della Repubblica) (A.C. 2848).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,45).

  SAMUELE SEGONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dell'Aula su un fatto che è balzato alle cronache nazionali proprio oggi e che riguarda la laguna di Orbetello, un'area di pregio ambientale notevole e molto importante anche da un punto di vista dell'attività produttiva, infatti lì vi sono attività di itticoltura.
  Proprio ieri abbiamo discusso e votato le mozioni sui cambiamenti climatici. In quest'area, nella laguna di Orbetello, il riscaldamento della temperatura ha causato un effetto molto strano. I pesci allevati nella laguna sono letteralmente bolliti perché l'acqua, che è estremamente bassa e quindi si sta mettendo in equilibrio con la temperatura dell'aria, ha raggiunto la temperatura di 35 gradi. Quindi, i pesci sono morti a tonnellate e si parla di 200 tonnellate di pesci morti e portati a bruciare nell'inceneritore a Livorno e questo ha messo in ginocchio, ovviamente, l'economia locale. Alternativa libera ha presentato proprio oggi in Aula un'interrogazione per stigmatizzare questo fatto e chiedere che venga riconosciuto il nesso causale tra i cambiamenti climatici in atto e questi effetti devastanti che saranno sempre più frequenti in Italia e spronare il Governo a finanziare adeguatamente, il prima possibile, la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, altrimenti, mangeremo per i prossimi anni meduse invece di orate.

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, mi faccio portavoce della situazione degli abilitati nella classe di concorso A077 (strumento musicale), docenti ai quali è stato negato il diritto di vedersi riconoscere un adeguato punteggio nelle graduatorie di seconda fascia d'istituto. Questi insegnanti per ottenere una semplice abilitazione, come tutti gli altri, d'altra parte, hanno dovuto affrontare un lungo percorso, strutturato in una laurea magistrale a indirizzo didattico (a numero chiuso e con tre prove selettive) e successivamente l'anno di tirocinio formativo attivo, per un totale di tre anni di corso abilitante. Tutto ciò è avvenuto anche per chi aveva già una laurea magistrale o un diploma di conservatorio a essa equipollente. Il 6 luglio però è stato emanato il decreto del direttore generale attuativo n. 680 con le istruzioni operative relative all'inserimento in graduatoria. In questo decreto viene inserita una postilla (articolo 3, comma 3) in cui si richiede che solo i docenti di strumento musicale vengano graduati secondo le vecchie disposizioni in cui alle abilitazioni in strumento musicale si assegnano soltanto 6 punti, a prescindere dalla durata legale dei corsi o dalla selezione all'accesso. Questa postilla oltre che ad essere in contrasto con il decreto di rango superiore e quindi illegittima, penalizza i docenti che Pag. 116chiedono di essere valutati equamente in termini di punteggio e che vengano quindi riconosciuti i sacrifici che hanno affrontato in questi anni di corso abilitante.
  Chiediamo che il Ministro si attivi immediatamente e comunque entro il 3 di agosto e che consenta finalmente il riconoscimento dei diritti degli abilitati della classe di concorso di strumento musicale.

  ANTONELLA INCERTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONELLA INCERTI. Signor Presidente, come molte colleghe e colleghi che mi hanno preceduto in questi interventi di fine seduta, vorrei intervenire a sostegno di quelle donne lavoratrici che hanno scelto di utilizzare la cosiddetta «Opzione donna» per andare in pensione maturando i diritti entro il 31 dicembre 2015. Come sancito infatti dall'articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004 le lavoratrici hanno la possibilità in via sperimentale di conseguire, fino al 31 dicembre 2015, il diritto all'accesso al trattamento pensionistico di anzianità secondo le regole del calcolo contributivo in presenza di anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e di un'età pari o superiore a 57 anni per le lavoratrici dipendenti e a 58 per le lavoratrici autonome.
  Aggiungo poi che la legge Fornero ha fatto salva questa facoltà lasciando in vigore la legge del 2004. Ora due circolari dell'INPS, la n. 35 a la n. 37 del 2012, a nostro parere contra legem, hanno deciso che non di maturazione di diritto ma di effettiva andata in pensione si dovrebbe trattare entro il 31 dicembre 2015, tenendo quindi anche conto della finestra di un anno per le lavoratrici dipendenti e di diciotto mesi per le autonome. Interpretazione restrittiva questa, che va rivista. Ci sono le possibilità, sappiamo esserci le risorse senza incremento di spesa previdenziale. Già quest'Aula si era espressa in proposito con una risoluzione e così aveva fatto il Senato della Repubblica. Vado a concludere. Ricordo che proprio a seguito di queste circolari si sta sviluppando un grande contenzioso, esiste un comitato «Opzione donna» che ha promosso una class action. Con questa opzione le donne accettano di andare in pensione...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANTONELLA INCERTI. ... ho finito... con il calcolo contributivo puro e questo significa un risparmio per l'amministrazione. Questa annosa questione ha bisogno di una risposta chiara, come molti comitati INPS, chiedo e sollecito un intervento dei Ministeri del lavoro...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANTONELLA INCERTI. ... e dell'economia per una tempestiva soluzione, riconoscendo a migliaia di lavoratrici la pienezza del loro diritto e, aggiungo, della loro dignità. Il 31 dicembre è vicino e non c’è più molto tempo.

  LUISELLA ALBANELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUISELLA ALBANELLA. Signor Presidente, come altre e altri colleghi della Commissione lavoro e non solo intervengo anche io per sollecitare il Governo a dare una soluzione immediata alla questione «Opzione donna». Riguarda tutte le lavoratrici che, accettando per intero il calcolo contributivo, hanno maturato o matureranno entro dicembre 2015 il raggiungimento dei 57 anni di età, 58 per le lavoratrici autonome, e i 35 anni di versamenti contributivi. La norma, Presidente, parla chiaro, si tratta di riconoscerne il diritto sancito. Il fatto che due circolari INPS ostacolino questo diritto, confondendo volutamente i termini per la maturazione del requisito con quelli della decorrenza effettiva del trattamento, è quanto mai singolare. Riteniamo questa infatti un'anomalia e una stortura del nostro sistema. Da un lato, Presidente, abbiamo l'INPS e il Ministro del lavoro Pag. 117che ne riconoscono il problema, mentre dall'altro la Ragioneria persevera in un atteggiamento ostativo. I problemi, sia ben chiaro, non sono i costi, «Opzione donna» aveva una copertura economica propria che è stata usata sono in parte. Inoltre i risparmi del calcolo contributivo su tutta la vita lavorativa di chi accede a questa possibilità consentono un risparmio di oltre 1 milione di euro.
  Presidente, per concludere, noi chiediamo al Governo di esprimersi con chiarezza sul problema e soprattutto che vi si ponga una volta per tutte rimedio. Questo lo dico, come hanno detto anche le mie colleghe, per riconoscere a migliaia di lavoratrici il loro ruolo nella società nella pienezza dei loro diritti, delle loro scelte e della loro dignità.

  ALESSIA ROTTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La preghiera che vi fa la Presidenza è quella di stare nei due minuti, se possibile, perché abbiamo diversi interventi, altrimenti facciamo la «fiume».

  ALESSIA ROTTA. Signor Presidente, è sempre la stessa tematica, quella della cosiddetta «Opzione donna». Noi conosciamo il problema, l'hanno spiegato molto bene le colleghe che mi hanno preceduto e il tema è quello della modifica delle circolari INPS perché possano godere in sostanza dell’«Opzione donna» anche le donne che maturino i requisiti alla fine del 2015. Noi sappiamo, come abbiamo già riassunto, dell'accordo sostanziale dell'INPS, del Ministero del lavoro, sappiamo che ci sono le risorse che sovente invece sono un problema perché è difficile reperirle.
  Ma soprattutto quello su cui vorrei soffermarmi è la natura delle ragioni per cui noi riteniamo che questo vada fatto e chiediamo, appunto, l'intervento del Governo in questo senso, un intervento naturalmente positivo, perché noi pensiamo che questo sia un provvedimento di giustizia che risponde ed intercetta contemporaneamente i bisogni e le esigenze reali del nostro mondo del lavoro. Tra queste esigenze voglio ricordare quelle di liberare delle risorse, in particolare dei giovani, che potrebbero accedere al lavoro con il pensionamento di altre persone, che invece, che chiedono di andare in pensione, arrivando anche a decurtare il loro trattamento pensionistico, perché vanno con il metodo contributivo.
  L'altro vantaggio è quello del risparmio di risorse perché, come è stato ricordato dalla mia collega, c’è un risparmio di oltre un milione di euro. Ma soprattutto si garantisce giustizia a donne, donne che hanno lavorato, donne che hanno anche perso il lavoro, che hanno firmato accordi di esodo o di mobilità e che oggi non trovano quella giustizia. Concludo dicendo che così si risponde soprattutto ad una libertà di scelta che noi pensiamo sia giusto garantire e pensiamo che introducendo in futuro la flessibilità nel sistema pensionistico questo troverà, appunto, costanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio per essere stata nei tempi.

  VALENTINA PARIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VALENTINA PARIS. Grazie, Presidente. L'intento di questa iniziativa di fine seduta, per ricordare e chiedere al Governo di esprimersi con chiarezza in merito all'opzione donna, ha evidentemente come obiettivo quello di far sì che la volontà del legislatore non si veda e non sia mortificata da circolari interpretative, in taluni casi in modo restrittivo.
  Noi stiamo dicendo tutti i giorni, con chiarezza e anche con determinazione, che va garantito il diritto e la dignità di quelle lavoratrici che hanno scelto e hanno, appunto, firmato accordi per potere andare in pensione, recuperando solo quello che hanno potuto versare, quindi rinunciando già a parte di quello che era il loro diritto. L'iniziativa che noi stiamo svolgendo, però, ha una premessa, e non me ne vorranno Pag. 118le colleghe se sposto leggermente l'argomento. La premessa è che i diritti e la dignità della donne non possono essere messi in discussione nemmeno laddove arrivano sentenze come quelle subite da una giovane donna di Modena e da una di Firenze alle quali è stato detto che la loro denuncia non era considerata uno stupro, uno stupro di gruppo, perché veniva messa in discussione la condotta morale delle vittime.
  Ebbene, io credo – e questo lo insegna il percorso di emancipazione delle donne, ma anche i percorsi di dignità e di emancipazione collettiva di questo nostro Paese e il lavoro che le donne e gli uomini in questo Parlamento stanno facendo – che noi non possiamo rimanere silenti. Mentre diciamo con fermezza che questo Governo ha il dovere – e siamo certi che lo farà – di esprimersi chiaramente sul diritto e sulla dignità delle lavoratrici, al contempo non possiamo tacere rispetto all'urgenza di dire che nessuno può scrivere o fare supporre che possa esserci un atteggiamento sicuramente ambivalente nei confronti del sesso, da parte di una donna, che possa legittimare uno stupro di gruppo. A questo la politica e il legislatore devono assolutamente dire «no» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, il 3 agosto 1935 giunse a Grassano, in Lucania, Carlo Levi. Era stato condannato dalla commissione provinciale fascista di Roma al confino. Sono passati ottant'anni. Quella data deve essere ricordata ed è per questo che io ho presentato un'interrogazione al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo perché venissero predisposte alcune iniziative nelle scuole, perché venisse sostenuta l'azione che vuole promuovere l'associazione «Crassanum» del territorio e ci possa essere un annullo filatelico per ricordare questa ricorrenza e soprattutto possa essere riproposto, attraverso la RAI, il film capolavoro di Rosi, Cristo si è fermato a Eboli, tratto dall'omonimo libro scritto da Carlo Levi.
  Signor Presidente, io sollecito una risposta da parte del Governo affinché queste iniziative possano essere veramente portate avanti perché le giovani generazioni debbono conoscere quello che è stato il fascismo, la crudeltà della dittatura e, quindi, questa grande storia di Carlo Levi.

  VEGA COLONNESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Grazie, Presidente. Sono qui per raccontare dei fatti che sono accaduti oggi a Napoli. A Napoli vi è stata una manifestazione di migranti accompagnati da associazioni e da giornalisti che si sono occupati dell'inchiesta che sta coinvolgendo due centri di accoglienza: uno a Terzigno e l'altro, sempre gestito dalle stesse persone, a Boscotrecase.
  Questi centri di accoglienza hanno manifestato nella loro crudeltà tutto l'uso e l'abuso che si fa nei confronti dei migranti. Dall'inchiesta emerge che vengono trattati in condizioni disumane, sono più di trenta nella stessa stanza, non viene garantita una corretta alimentazione e, forse la cosa più barbara, le iniezioni, che venivano fatte a queste persone ospitate in questi centri accoglienza, non venivano fatte da un medico ma da un cuoco che gestiva questo centro di accoglienza.
  Questo solo per dire alcuni degli abusi che sono stati fatti a queste persone. Inoltre, un altro aspetto, che vorrei fosse posto all'attenzione del Ministro dell'interno, è che a queste persone, nel momento in cui hanno trovato il coraggio di denunciare e quindi di filmare l'accaduto, gli è stato tolto presumibilmente il diritto di poter richiedere il diritto di asilo. Dico presumibilmente perché i dati devono essere accertati. Il prefetto in questo momento li ha obbligati in un limbo per cui, essendo cacciati dal centro di accoglienza, Pag. 119non hanno una struttura fissa, quindi non possono avere la convocazione della commissione che si dovrebbe occupare del loro caso. Noi come MoVimento 5 Stelle presenteremo un'interrogazione al riguardo e la invitiamo a sollecitare il Ministro dell'interno per fare chiarezza su quanto accaduto.

  PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della dichiarazione, ovviamente si potrà poi sollecitare l'interrogazione quando sarà presentata, lei correttamente l'ha annunziata.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

  ROGER DE MENECH. Signor Presidente, intervengo anch'io sulla questione dell'opzione donna. Intervengo soprattutto per ringraziare i tantissimi comitati che si sono creati in maniera spontanea in tutta Italia e che stanno portando alla luce questa battaglia rispetto ad un diritto legittimo delle donne di andare in pensione con 35 anni di contributi, una volta raggiunti i 57 anni di età, ciò per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti, pubbliche e private, e i 58 anni per le lavoratrici autonome.
  Un diritto che è anche qualcosa di più di una semplice legge; è il riconoscimento del lavoro a 360 gradi della donna; è per quello che il legislatore in quel momento storico decideva di costruire questa opzione che, ricordo a tutti, è un'opzione che di fatto non ha un costo, anzi anticipa di fatto l'evoluzione di un sistema pensionistico che porta, lo ricordo, le donne ad un sistema totalmente contributivo.
  Oggi siamo nel momento in cui anche il legislatore deve spingere perché questa opzione possa essere applicata fino in fondo perché delle circolari ministeriali non mettano il freno a questa legittima aspettativa delle donne che vogliono, in maniera individuale, fare una scelta di vita diversa: andare in pensione un po’ prima perché probabilmente hanno altro a cui pensare, altro da dare alla società. È per questo che vi è un valore intrinseco che va anche al di là della norma stessa rispetto a questa opzione possibile per le donne. In questo senso credo dobbiamo cogliere questa occasione e stimolare il cambio di quelle circolari e fare in modo che questa legittima aspettativa non soltanto venga soddisfatta, ma dia la possibilità ad un pezzo del nostro Paese – il pezzo che ritengo assolutamente più virtuoso – di scegliere liberamente come occupare il proprio tempo dopo aver contribuito al progresso del nostro Paese e aver versato 35 anni di contributi. Con questo auspicio chiudo il mio intervento sperando poi che le parole di fine seduta che stiamo accumulando in questi giorni abbiano anche l'effetto finale di far cambiare la norma di riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  EMANUELE COZZOLINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Il MoVimento 5 Stelle vuole continuare a puntare il faro sul tornado che si è abbattuto sulla Riviera del Brenta lo scorso 8 luglio. Per questo oggi abbiamo depositato una mozione che impegna il Governo a stanziare fondi che possano aiutare le famiglie. Lo sblocco che è stato fatto del Patto di stabilità serve solo per le opere pubbliche. I danni sono principalmente ai privati e questa è una mozione che impegna il Governo a stanziare maggiori fondi.
  Una provocazione: il finanziamento pubblico ai partiti che verrà spartito il 31 luglio potrebbe essere impegnato per questo nobile gesto. Mi rimetto al buon senso dei partiti e li invito a donarlo alla Riviera del Brenta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MARCO CARRA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO CARRA. Grazie Presidente. Molto rapidamente intendo sollecitare, per suo tramite, la risposta da parte del Governo Pag. 120ad una mia interrogazione, in particolare l'interrogazione n. 5-05895, che richiama un problema che Moglia, comune mantovano, il comune più colpito dal terremoto del 2012, sta vivendo.
  Si tratta della possibilità che nel territorio di questo comune si insedi un impianto di trattamento rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi. La comunità si sta opponendo.
   L'interrogazione è stata rivolta al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. C’è urgenza di conoscere l'opinione del Ministero dell'ambiente e, in particolare, l'opinione dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, per capire la compatibilità tra la possibilità di realizzare un impianto simile nel territorio di Moglia e la situazione sismica che il territorio, appunto, potrebbe conoscere. Da questo punto di vista, per suo tramite – ripeto – sollecito il Governo ad una risposta tempestiva.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Carra. La Presidenza, ovviamente, si farà carico del sollecito.
  Sono così terminati gli interventi di fine seduta che, ricordo, possibilmente vanno preannunziati nel corso della discussione dell'ultimo punto all'ordine del giorno e nella misura dell'intervento e nel contenuto. Però oggi siamo stati, per così dire, un po’ più blandi, perché forse c'erano anche delle condizioni diverse.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 30 luglio 2015, alle 9,30:

  Discussione del disegno di legge:
   S. 1997 – Conversione in legge del decreto-legge 8 luglio 2015, n. 99, recante disposizioni urgenti per la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED (Approvato dal Senato) (C. 3249).
  — Relatori: Amendola (per la III Commissione) e Causin (per la IV Commissione), per la maggioranza; Gianluca Pini, di minoranza.

  La seduta termina alle 20,10.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DELLA DEPUTATA FUCSIA FITZGERALD NISSOLI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3055

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo di libero scambio tra l'Ue e la Corea del Sud, fatto a Bruxelles il 6 ottobre del 2010, è il più ampio accordo di questo tipo mai negoziato dall'Unione europea con uno Stato terzo in termini di ambiti e di volume complessivo degli scambi. L'Accordo prevede la creazione di una zona di libero scambio mediante l'abolizione di barriere tariffarie e di barriere non tariffarie, nonché l'adeguamento di standard e regolamentazioni. Conformemente alla prassi degli accordi di libero scambio ormai diffusa nelle varie aree geopolitiche e commerciali (transatlantica, transpacifica e asiatica-orientale) e in conformità alle disposizioni del GATT 94, l'Accordo in esame intende promuovere il commercio tra l'Unione europea e la Corea. Sulla portata di tali negoziati «contrapposti» che va ben oltre la soluzione di problemi di restrizione agli scambi ed eliminazione di discriminazioni commerciali al fine di favorire l'aumento complessivo del PIL delle economie interessate e, non è il caso di soffermarsi. Basti ricordare le sedi di riflessione e di indirizzo anche non formalmente istituzionalizzate nelle organizzazioni economiche internazionali, quali il G7, il G20 e i BRICS.
  La natura dell'Accordo è quella di un accordo misto tra Unione europea da una parte e Stati membri dall'altra per le Pag. 121materie che non sono di competenza esclusiva dell'Unione. I settori interessati dall'accordo riguardano ambiti strategici per l'Unione europea, quali il settore automobilistico, farmaceutico, l'elettronica di consumo, oltre al settore dei servizi e degli investimenti. Si prevedono, inoltre, disposizioni in materia di protezione della proprietà intellettuale, degli appalti pubblici, della concorrenza, degli aiuti di Stato e di sviluppo sostenibile.
  L'Accordo si inserisce in una fitta rete di rapporti commerciali con la Corea del Sud, conforme alla strategia «Global Europe» volta all'accrescimento della competitività globale delle imprese europee. Inoltre, le disposizioni di natura commerciale trovano un necessario completamento nel dialogo politico istituzionale descritto e articolato nel contestuale Accordo quadro Unione europea – Corea.
  Un Accordo importante anche per gli aspetti sociali ed ambientali che in esso contenuti nella prospettiva dell'effettiva realizzazione di uno sviluppo che sia sostenibile.
  L'Italia è l'unico Paese a non aver ancora ratificato questo Accordo, di estrema importanza sullo scenario del commercio globale. Un ritardo non accettabile che mi porta a dichiarare con convinzione il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MARIANO RABINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3027-A

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, Rappresentanti del Governo, Onorevoli Colleghi, come ho avuto già modo di rilevare in Commissione, l'Accordo in esame (che si affianca a quelli già sottoscritti con l'Ucraina e con la Georgia) si inserisce nella strategia del cosiddetto Partenariato orientale che costituisce il versante est della Politica europea di vicinato (PEV), al centro del recentissimo vertice di Riga del 22 maggio scorso, nel corso del quale si è analizzato lo stato dei processi di avvicinamento all'Europa da parte dell'Ucraina, della Bielorussia, della Moldova, dell'Armenia, della Georgia e dell'Azerbaijan.
  Mi preme sottolineare che strumento essenziale del Partenariato orientale sono gli Accordi di associazione (che comprendono la creazione di aree di libero scambio ampie ed approfondite tra ciascuno di questi Paesi e l'Unione europea), nonché i negoziati per la facilitazione nel rilascio dei visti (nella prospettiva di una loro eventuale liberalizzazione), ed una cooperazione energetica strutturata, allo scopo di fornire all'Unione europea più elevate garanzie nella regolarità dei flussi di approvvigionamento energetico.
  Per quanto riguarda in modo specifico le relazioni tra l'Unione europea e la Moldova, rispetto all'Accordo di partenariato e cooperazione in vigore dal 1998, queste hanno conosciuto un ampliamento e un arricchimento, così da indurre le Parti nel 2010 a iniziare i negoziati per un nuovo Accordo, da stipulare appunto alla luce della nuova strategia europea del Partenariato orientale.
  La novità principale, oltre alle forme più strette di cooperazione previste e all'ampliamento della gamma di settori della cooperazione medesima, sta nella previsione della creazione di un'area di libero scambio ampia e approfondita: nel suo complesso, l'accordo va inteso alla stregua di una vera e propria agenda per le riforme, volta a stimolare l'adeguamento della Moldova agli standard normativi europei in tutti i campi.
  Dal punto di vista più strettamente commerciale, esso prevede norme per l'eliminazione dei dazi su importazioni ed esportazioni da parte dell'Unione europea (fatte salve alcune categorie del settore agricolo e zootecnico considerate sensibili dall'Unione europea). Altri prodotti zootecnici e dell'agroalimentare non vedranno alcuna liberalizzazione dei relativi dazi, ma l'utilizzazione di regimi di quote tariffarie: tali liberalizzazioni commerciali sono naturalmente facilitate dalla già consolidata Pag. 122appartenenza della Moldova all'Organizzazione mondiale del commercio sin dal 2001.
  Il testo sancisce: l'impegno da parte dell'Unione europea e della Moldova a cercare una soluzione praticabile alla questione della Transnistria, enclave secessionista moldava sotto la protezione di fatto della Russia, non riconosciuta dal governo di Chisinau né tantomeno dalle Nazioni Unite; la creazione di un'area di libero scambio ampia e approfondita; lo spazio comune di giustizia, libertà e sicurezza con riguardo ai profili migratori, alla lotta al riciclaggio, ai traffici illegali di droga e al crimine organizzato; la cooperazione in 28 settori chiave.
  Particolare rilievo assume il Titolo II, le cui disposizioni prevedono l'approfondimento del dialogo politico per facilitare una progressiva convergenza nei campi della sicurezza e della politica estera, ed il Titolo IV che contiene gli impegni delle Parti in 28 settori chiave, dalla riforma della pubblica amministrazione al diritto societario, dalla protezione dei consumatori alla fiscalità, al settore energetico, sanitario, turistico, formativo, dei trasporti e dell'ambiente.
  Nello specifico, l'articolo 4, dedicato alla riforma interna delle istituzioni giudiziarie e amministrative della Moldova; l'articolo 6, che riconosce il ruolo della Corte penale internazionale nel perseguimento dei più gravi crimini di rilievo internazionale; l'articolo 11, in base al quale le Parti si impegnano a combattere il terrorismo, anche mediante lo scambio di informazioni relative a organizzazioni o gruppi terroristici e alle loro reti di sostegno; l'articolo 53, in cui vengono riconosciuti i principi della buona governance in materia fiscale.
  Non si può non sottolineare l'indubbia rilevanza geopolitica dell'accordo, poiché esprime da parte europea la volontà di rassicurare Chisinau dopo il passaggio della Crimea nell'orbita russa; ed ha avuto forti riflessi sul quadro politico interno, segnato dalla conferma della coalizione europea nelle elezioni del 30 dicembre scorso. Tale coalizione ha guidato il Paese nei cinque anni precedenti cercando di realizzare un percorso di graduale integrazione sia a livello economico che politico, agevolando lo sviluppo della fragile economia moldava (che resta la più povera del continente europeo, con un terzo della sua forza-lavoro residente all'estero, di cui 150.000 persone in Italia).
  Per tutte queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia dichiara con convinzione il proprio voto favorevole sul provvedimento.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MARIANO RABINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3131-A

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, gli accordi di associazione con i paesi del Partenariato orientale costituiscono uno degli strumenti essenziali della politica europea di vicinato (PEV): tali intese mirano alla creazione di aree di libero scambio ampie ed approfondite tra ciascuno di questi paesi e l'Unione europea, promuovono negoziati per la facilitazione nel rilascio dei visti (nella prospettiva di una loro eventuale liberalizzazione), nonché una cooperazione energetica strutturata, allo scopo tra l'altro di fornire all'Unione europea più elevate garanzie nella regolarità dei flussi di approvvigionamento energetico.
  Le relazioni tra l'Unione europea e la Georgia hanno conosciuto un notevole ampliamento che ha indotto le Parti nel 2010 a iniziare ulteriori negoziati da stipulare, alla luce della nuova strategia europea del Partenariato orientale.
  La novità principale del nuovo Accordo, oltre alle forme più strette di cooperazione previste e all'ampliamento della gamma di settori della cooperazione medesima, risiede nella configurazione di un'area di libero scambio ampia e approfondita; nel suo complesso, esso va inteso alla stregua di una vera e propria agenda per le riforme, volta a stimolare l'adeguamento della Georgia agli standard normativi europei in tutti i campi.Pag. 123
  Nel suo complesso, il testo si articola attorno a cinque fulcri fondamentali: la condivisione di valori e principi (quali la democrazia, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, lo Stato di diritto, lo sviluppo sostenibile e l'economia di mercato); una cooperazione più forte nella politica estera e di sicurezza, con particolare riguardo alla stabilità della regione (l'Accordo sancisce l'impegno per UE e Georgia nel cercare una soluzione praticabile alla questione dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale, regioni secessioniste georgiane dal 2008, dopo la breve ma sanguinosa guerra russogeorgiana); creazione di un'area di libero scambio ampia e approfondita; spazio comune di giustizia, libertà e sicurezza (con particolare riguardo ai profili migratori, alla lotta al riciclaggio, ai traffici illegali di droga e al crimine organizzato); cooperazione in 28 settori chiave.
  Va tenuto presente che nella terminologia europea la definizione di «area di libero scambio ampia e approfondita» allude rispettivamente all'inclusione nell'Accordo delle politiche nazionali in tema di appalti, concorrenza, proprietà intellettuale e sviluppo sostenibile; e di previsioni specifiche volte a incidere sulla modernizzazione dell'economia della Georgia.
  Dal punto di vista più strettamente commerciale, vengono previste norme per l'eliminazione dei dazi su importazioni ed esportazioni da parte dell'Unione europea – fatte salve alcune categorie del settore agricolo e zootecnico considerate sensibili dall'Unione europea –, mentre da parte georgiana è contemplata la riduzione dei dazi all'importazione sulla maggior parte dei prodotti. Altri prodotti zootecnici e dell'agroalimentare non vedranno alcuna liberalizzazione dei relativi dazi, ma l'utilizzazione di regimi di quote tariffarie. Tali liberalizzazioni commerciali sono naturalmente facilitate dalla già consolidata appartenenza della Georgia all'Organizzazione mondiale del commercio, sin dal 2000.
  Scelta Civica per l'Italia voterà a favore del provvedimento, che si affianca all'altro di ratifica riguardante la Moldova: questi accordi serviranno a consolidare la posizione dell'UE nel Caucaso e a consolidare le aspirazioni europee della democrazia georgiana, rinnovate con chiarezza nel corso dell'ultimo vertice di Riga, che vede nell'Europa un indiscusso punto di riferimento culturale prima ancora che politico ed economico.

TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEL DEPUTATO STEFANO DAMBRUOSO E DELLA DEPUTATA JOLE SANTELLI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 1129-A

  STEFANO DAMBRUOSO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il testo oggi in esame interviene sul codice di procedura penale e mira a rendere inapplicabile il rito abbreviato ai delitti puniti dalla legge con la pena dell'ergastolo. La ratio della proposta di legge si fonda sulla considerazione secondo cui le esigenze deflattive processuali che stanno alla base del rito abbreviato non possono giustificarne l'applicazione anche a quei reati che per la loro estrema gravità sono puniti con l'ergastolo.
  Si tratta di crimini che creano un grave allarme sociale nell'opinione pubblica e per i quali l'applicazione del rito abbreviato comporta comunque la riduzione della pena dell'ergastolo a trent'anni di reclusione e la sostituzione della pena dell'ergastolo con isolamento diurno – nei casi di concorso di reati e di reato continuato – con la pena del solo ergastolo. L'esperienza processuale di questi anni dimostra che il giudizio abbreviato non ha sortito l'effetto deflattivo per il quale era stato previsto nel nostro ordinamento, anzi in realtà oggi rappresenta sempre più spesso un espediente processuale cui ricorrere quando non vi è alcuno spazio difensivo oppure quando si ritiene che il materiale investigativo raccolto dal pubblico ministero possa offrire alla difesa maggiori chance di assoluzione rispetto alla fase dibattimentale.
  Il rito abbreviato nasce come misura premiale e consente all'imputato che ne Pag. 124faccia richiesta di beneficiare in caso di condanna della riduzione della pena nella misura di un terzo. Anche per i reati punibili con l'ergastolo è oggi prevista dal nostro ordinamento la possibilità del ricorso al rito abbreviato che resta, quindi, impregiudicata indipendentemente dalla gravità del reato, non essendo stata introdotta alcuna ipotesi di inammissibilità ma solo la necessaria distinzione tra ergastolo e ergastolo con isolamento diurno, cui sono collegate diverse conseguenze premiali.
  La proposta di legge in esame con la nuova formulazione dell'articolo 1 frutto degli emendamenti approvati in Commissione Giustizia, modifica in alcune sue parti l'articolo 438 del Codice di procedura penale (Presupposti del giudizio abbreviato), prevedendo in primis l'introduzione di un comma 1-bis che esclude l'applicazione del rito abbreviato per i procedimenti aventi ad oggetto i delitti di strage e di omicidio per cui è prevista la pena dell'ergastolo – si pensi ai casi di omicidio aggravato dalla commissione di delitti di prostituzione o pornografia minorile, da violenza sessuale anche di gruppo o atti sessuali con minorenni o da atti persecutori nei confronti della stessa persona offesa, o ancora all'omicidio contro l'ascendente o il discendente, a quello commesso con premeditazione, per motivi abbietti o futili oppure adoperando sevizie o agendo con crudeltà – , nonché per i procedimenti relativi ai delitti di tratta, di acquisto e alienazione di schiavi, di sequestro di persona anche a scopo di terrorismo ed eversione o ancora a scopo di estorsione quando il colpevole cagiona la morte della vittima.
  In tali ipotesi, ai sensi del nuovo comma 6-bis dell'articolo 438, è consentito all'imputato di presentare richiesta di rito abbreviato solo se la richiesta è subordinata ad una diversa qualificazione dei fatti o all'individuazione di un reato diverso allo stato degli atti che non comporti l'applicabilità della pena dell'ergastolo e si prevede, ai sensi del nuovo comma 6-ter, una disciplina specifica per il rinnovo della richiesta da parte dell'imputato sia in caso di integrazione probatoria che di richiesta di diversa qualificazione dei fatti o individuazione di un diverso reato.
  L'articolo 1, comma l, lettera b), del testo in esame, approvato sempre nel corso dei lavori in Commissione, prevede poi l'introduzione di un nuovo comma 5-bis dell'articolo 438 del Codice di procedura penale secondo il quale laddove si proceda per uno dei reati indicati nell'articolo 5 del Codice di procedura penale (Competenza della Corte di Assise), il giudice, dopo aver disposto il giudizio abbreviato, trasmette gli atti alla Corte di Assise per lo svolgimento del rito, indicando alle parti il giorno, il luogo e l'ora della comparizione. A tal fine con il nuovo secondo comma dell'articolo 1 del testo in esame si introduce, dopo l'articolo 134-bis (Partecipazione a distanza nel giudizio abbreviato) delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale (decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271) un'apposita norma che prevede in questi casi l'applicazione dell'articolo 132 (Decreto che dispone il giudizio davanti alla corte di assise o al tribunale) per cui il giudice provvede con decreto che dispone il giudizio davanti alla corte di assise o al tribunale.
  Da ultimo, il nuovo articolo 2 della proposta di legge prevede l'entrata in vigore della riforma il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
  La proposta in esame mira ad evitare che per reati particolarmente gravi che minano profondamente la percezione di sicurezza dei singoli individui, la concorrenza di benefici premiali consenta una prematura uscita dagli istituti di pena di soggetti comunque pericolosi il cui iter rieducativo e di reinserimento sociale non può considerarti favorevolmente concluso. Sarebbe opportuno alla luce di queste osservazioni avviare una attenta disamina dell'intero sistema delle circostanti aggravanti e attenuanti e del concorso dei benefici premiali ai fini della quantificazione della pena, ma nell'immediato anche il provvedimento in esame ci appare utile per l'affermazione di un principio di diritto per cui anche nel pieno rispetto della Pag. 125parti lese il colpevole sconti tutta la pena prevista dalle norme vigenti senza usufruire di una procedura premiale che potrebbe portare allo stato degli atti delle indagini preliminari anche ad una ingiustificata assoluzione.
  Per tutte queste ragioni Scelta Civica voterà a favore del provvedimento in esame.

  JOLE SANTELLI. Onorevoli colleghi, Forza Italia ricorda che tale provvedimento era stato già ampiamente discusso nella precedente legislatura, su proposta della collega Lussana della Lega, e votato dalla Camera dei Deputati e dal nostro gruppo parlamentare.
  Contrariamente a molti provvedimenti che spesso vengono portati all'attenzione del Parlamento come risposte ad eventi specifici, che quindi sono la risposta soprattutto emotiva alla sensibilità dell'opinione pubblica e che sin troppo spesso toccano la materia penale, questo provvedimento ha una motivazione di sistema.
  Da un lato occorre, infatti, considerare i riti alternativi previsti dal codice di procedura penale, e la necessità negli anni di incentivare il ricorso a questi per evitare un ingolfamento eccessivo della macchina giudiziaria con il procedimento ordinario.
  Tale necessità, però, va inserita nel contesto generale delle normativa italiana: va quindi considerato che il libro delle pene nonché, in generale, gran parte della materia penale, sono ancora riferibili al codice del 1930. A ciò si aggiunge il fatto che le pene previste sono puramente nominali considerato l'impatto che su di esse hanno le norme dell'ordinamento penitenziario.
  Ciò detto occorre quindi domandarsi se risponde ad un senso di giustizia il diritto, per chi ha commesso alcuni gravissimi ed efferati reati, di accedere al rito abbreviato con conseguente sconto di un terzo della pena, e ciò attraverso autonoma ed insindacabile scelta. La pratica ci insegna che il ricorso a tale rito, salvo nel caso in cui non si ritenga che le prove raccolte siano veramente inesistenti e che sulla base degli atti appaia evidente l'innocenza, generalmente, quando si tratta di pene gravissime, la scelta dell'abbreviato è dovuta maggiormente ad un pronostico negativo e ad un'acquisizione preventiva dello sconto di pena.
  Avremmo sinceramente preferito la formulazione originaria della proposta di legge ed il riferimento limpido e chiaro alla pena dell'ergastolo. Una formulazione che avrebbe messo al riparo la norma dal giudizio della Corte Costituzionale rispetto cui quella formula aveva resistito.
  La scelta della Commissione è stata diversa ma comunque rispetta lo spirito della proposta. La nostra valutazione è positiva e ribadiamo che tale scelta risponde ad un senso di giustizia che condividiamo pienamente.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3055 - articolo 1 350 349 1 175 284 65 76 Appr.
2 Nom. articolo 2 358 357 1 179 288 69 74 Appr.
3 Nom. em. 3.1 387 371 16 186 85 286 72 Resp.
4 Nom. em. 3.2 398 381 17 191 92 289 72 Resp.
5 Nom. em. 3.3 404 387 17 194 94 293 72 Resp.
6 Nom. em. 3.4 408 392 16 197 95 297 72 Resp.
7 Nom. em. 3.5 411 395 16 198 94 301 72 Resp.
8 Nom. em. 3.6 416 400 16 201 74 326 71 Resp.
9 Nom. articolo 3 419 411 8 206 318 93 71 Appr.
10 Nom. articolo 4 416 409 7 205 323 86 71 Appr.
11 Nom. Ddl 3055 - voto finale 418 416 2 209 322 94 71 Appr.
12 Nom. Ddl 3027-A - articolo 1 425 405 20 203 316 89 71 Appr.
13 Nom. articolo 2 426 398 28 200 308 90 71 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.1 431 406 25 204 82 324 71 Resp.
15 Nom. em. 3.2 430 406 24 204 76 330 71 Resp.
16 Nom. em. 3.3 445 420 25 211 79 341 71 Resp.
17 Nom. articolo 3 441 413 28 207 315 98 71 Appr.
18 Nom. articolo 4 442 413 29 207 317 96 71 Appr.
19 Nom. Ddl 3027-A - voto finale 438 402 36 202 314 88 71 Appr.
20 Nom. Ddl 1924-A - articolo 1 442 440 2 221 439 1 71 Appr.
21 Nom. articolo 2 446 445 1 223 444 1 71 Appr.
22 Nom. articolo 3 425 424 1 213 420 4 71 Appr.
23 Nom. articolo 4 441 440 1 221 440 71 Appr.
24 Nom. Ddl 1924-A - voto finale 437 435 2 218 435 69 Appr.
25 Nom. Ddl 3131-A - articolo 1 437 402 35 202 313 89 69 Appr.
26 Nom. articolo 2 444 409 35 205 314 95 69 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 3.1 444 418 26 210 81 337 70 Resp.
28 Nom. em. 3.2 440 413 27 207 74 339 70 Resp.
29 Nom. em. 3.3 440 414 26 208 75 339 70 Resp.
30 Nom. articolo 3 443 405 38 203 306 99 70 Appr.
31 Nom. articolo 4 444 407 37 204 312 95 70 Appr.
32 Nom. Ddl 3131-A - voto finale 437 403 34 202 310 93 70 Appr.
33 Nom. Ddl 3249 - Quest. preg. n. 1 e 2 409 363 46 182 114 249 68 Resp.
34 Nom. Pdl 1129-A - em. 1.1 372 303 69 152 30 273 79 Resp.
35 Nom. em. 1.11 376 370 6 186 68 302 78 Resp.
36 Nom. em. 1.12 385 385 193 121 264 76 Resp.
37 Nom. em. 1.13 383 378 5 190 79 299 76 Resp.
38 Nom. em. 1.100 383 379 4 190 343 36 75 Appr.
39 Nom. em. 1.10 376 373 3 187 344 29 75 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 45)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 1 386 310 76 156 279 31 75 Appr.
41 Nom. em. 2.1 388 313 75 157 36 277 74 Resp.
42 Nom. em. 2.10 rif. 399 367 32 184 364 3 74 Appr.
43 Nom. articolo 2 396 393 3 197 364 29 74 Appr.
44 Nom. odg 9/1129-A/1 374 349 25 175 71 278 75 Resp.
45 Nom. Pdl 1129-A - voto finale 375 296 79 149 269 27 72 Appr.