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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 451 di martedì 30 giugno 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10,05.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 25 giugno 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Brunetta, Bueno, Businarolo, Capezzone, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, D'Incecco, Dambruoso, Damiano, De Menech, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Iori, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupi, Lupo, Madia, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Nicchi, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Romanini, Rosato, Domenico Rossi, Rossomando, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sisto, Tabacci, Tinagli, Valeria Valente, Velo, Vito, Zampa, Zanetti e Zanin sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 10,07).

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 27 giugno 2015, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia):
  «Conversione in legge del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria» (3201) – Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XIV.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione di cui all'articolo 16-bis del Regolamento.

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Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta il 25 giugno 2015, l'onorevole Antonio Marotta, già iscritto al gruppo parlamentare Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Area Popolare (NCD-UDC).
  La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Discussione sulle linee generali della mozione Colletti ed altri n. 1-00921 concernente iniziative volte a sospendere le procedure di espropriazione relative ad immobili adibiti ad abitazione principale (ore 10,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Colletti ed altri n. 1-00921 concernente iniziative volte a sospendere le procedure di espropriazione relative ad immobili adibiti ad abitazione principale (Vedi l'allegato A – Mozioni).
   Avverto che lo schema recante la organizzazione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 24 giugno 2015.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.
  È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Colletti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00921. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Questa è una mozione alla quale tengo particolarmente. Infatti, credo che sia capitato a molte persone e anche a molti avvocati, come me, di essere messi a conoscenza di situazioni che hanno riguardato molte famiglie con il rischio concreto e attuale di perdere la casa, la prima casa, dove abitano, magari, con i propri figli, con i propri genitori.
  È una situazione che si è aggravata enormemente in questi ultimi anni, ovviamente, complice la crisi economica, che ha aumentato l'indice di disoccupazione, che ha, altresì, impoverito quella classe media che tirava avanti anche il Paese, che magari aveva sottoscritto mutui con banche, che aveva sottoscritto i finanziamenti e che, in un momento in cui manca il lavoro, non riesce magari neanche a pagare le rate del proprio condominio. Questa mozione serve soprattutto a loro, a quelle famiglie che rischiano di trovarsi in mezzo alla strada da un giorno all'altro a causa di debiti ai quali non riescono a fare fronte in questo momento.
  Prendendo coscienza di questa situazione reale, abbiamo pensato a un modo per tamponare questa situazione, perché la politica si deve occupare in primo luogo dei più deboli, di coloro che rischiano di più. In questo momento le famiglie che rischiano di perdere la propria casa, che magari hanno già iniziato a pagare da anni con un mutuo, sono davvero coloro che rischiano di più, coloro che non vedono un futuro davanti a sé.
  Troppo spesso apprendiamo di suicidi dettati anche dall'indigenza, dalla mancata prospettiva di un miglioramento della condizione di vita propria e dei propri figli e a queste persone dobbiamo dare una risposta.
  Cosa prevediamo con la mia mozione ? Prevediamo non la vera e propria impignorabilità della prima casa, che potrebbe – questa sì – creare dei problemi. Prevediamo, invece, considerata la situazione di crisi ed anche considerato il fatto che, almeno secondo la maggioranza, le cose stanno migliorando da un punto di vista economico, una sospensione ex lege delle espropriazioni immobiliari delle abitazioni adibite a prima casa. Tale sospensione sarebbe temporanea e non definitiva: una sospensione di 36 mesi.
  Grazie a questa sospensione potremmo permettere a queste famiglie di ripensare Pag. 3il loro futuro, magari di trovare un lavoro e anche la possibilità di pagare i propri debiti, perché è giusto che tutti paghino i propri debiti, però è giusto che tutti vengano messi nelle condizioni di farlo.
  Ebbene, questa sospensione ex lege temporanea si applicherebbe ovviamente solo alle espropriazioni immobiliari delle abitazioni private e si applicherebbe a quelle espropriazioni di immobili che non hanno un eccessivo valore immobiliare, tanto è vero che abbiamo messo come limite normale quello di 300 mila euro e, per alcuni comuni, dove ovviamente il costo, il valore degli immobili è molto più alto, un limite di 400 mila euro, come per Roma, Milano, Torino, Firenze, Bologna e Venezia. Questo per tutelare i debitori, coloro che rischiano di perdere la casa.
  Ma abbiamo cercato di tutelare, in un certo modo, anche i creditori, che ovviamente continuerebbero ad avere l'ipoteca su quel bene immobile, ma potrebbero ricevere da un fondo ministeriale anche una remunerazione per quella sospensione ex lege, una remunerazione non altissima, ma che con gli attuali tassi di interesse può essere anche interessante per loro, tant’è vero che prevediamo un tasso di interesse di questa remunerazione dello 0,5 per cento sul credito vantato e fatto valere con l'intervento nell'esecuzione immobiliare. A tale scopo prevediamo anche una dotazione annua di questo fondo di 10 milioni di euro.
  Dieci milioni di euro possono apparire molti, però, nell'ottica dei miliardi di euro che ha a disposizione la pubblica amministrazione e che spesso vengono sprecati in rivoli inutili e non produttivi, riteniamo che 10 milioni di euro per questo Governo siano una bazzecola. Vi è anche da dire che noi stessi del MoVimento 5 Stelle abbiamo messo a disposizione di un Fondo ministeriale per il microcredito una somma superiore ai 10 milioni di euro in un anno e qualche mese. Se 120 persone con le restituzioni dei propri stipendi e dei rimborsi non utilizzati, non messi a disposizione, hanno versato più di 10 milioni di euro in un anno, quanto può mettere a disposizione un Governo ? Quanti soldi può spostare a favore non dei ceti più ricchi, ma a favore dei più poveri, di quelli che rischiano di più ?
  Secondo me e secondo noi del MoVimento 5 Stelle questo sarebbe davvero un ottimo investimento, perché sarebbe un investimento a favore di tutta la società. Ed è per questo che riteniamo che il Governo non possa che esprimere parere favorevole a questa mozione, perché è essenzialmente una mozione di cittadinanza, è una mozione di civiltà.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. La mozione presentata dal collega Colletti e da altri pone un problema molto serio nel nostro Paese. Circa l'80 per cento degli italiani – stando non solo ai dati statistici, ma anche ai dati fiscali e catastali – è possessore di una casa di abitazione e si tratta di un bene con cui si identifica la cultura degli italiani, si identifica il sogno degli italiani.
  Io penso che la mozione che è stata presentata ponga un problema molto serio: non c’è solo il problema della crisi che ha sconvolto gli italiani; c’è il problema della crisi che riguarda la parte finanziaria, ma c’è anche il problema del lavoro e dell'occupazione. Quanti migliaia e milioni di cassintegrati ci sono, quante persone hanno perso il lavoro ? Questo lavoro serviva, chiaramente, con la remunerazione stipendiale, a far sì che le persone potessero accedere a un mutuo per l'acquisto della prima casa.
  Quindi, si è avuto un problema molto serio, nonostante alcune moratorie e alcune iniziative che sono state assunte sulla spinta parlamentare, più che dei Governi che si sono succeduti, e che hanno consentito qualche piccolo miglioramento, qualche piccola mitigazione, sia a livello bancario, cioè per la restituzione dei mutui, sia, soprattutto, rispetto a una serie di situazioni e di rapporti.
  È fin troppo evidente che, davanti a una situazione del genere, vada esplorata fino in fondo, da parte del Governo e da Pag. 4parte del Parlamento, la strada di vedere se sia possibile, come sia possibile e in che forma sia possibile salvaguardare e intervenire su una situazione del genere per evitare che tanti sacrifici, tanti sogni, tanti sforzi vadano perduti per responsabilità che spesso e volentieri – per non dire quasi sempre – non sono dovute alle persone che si sono trovate coinvolte in questo senso, nel senso cioè di essere debitrici nei confronti di banche, nei confronti di altre situazioni che poi attivano le varie forme dei pignoramenti, della vendita della casa, dell'immobile e tutte le cose che noi sappiamo.
  Quindi, è condivisibile il tentativo di cercare di fissare alcuni parametri, su questo non c’è alcun dubbio – non può esserci discriminazione –, ma una volta fissati i parametri è fin troppo evidente che bisogna trovare la formula per intervenire in un contesto di salvaguardia. Penso che questo sia un dovere da parte dello Stato e del Governo, visto che lo stesso Governo e lo stesso Stato utilizzano questo bene prezioso, che è la prima casa, come emblema della tassazione patrimoniale, a livello sia di tasse nazionali, sia di tasse locali, in particolare.
  Solo nel 2014 alcune stime ci dicono che la casa viene tassata complessivamente per 47 miliardi di euro, tra le varie forme che ci sono all'interno di questa tassazione, che è una vera e propria patrimoniale, anzi, è un vero e proprio esproprio; lo Stato, con le tasse che fa pagare, IMU, TASI e così via sulla prima casa, di fatto, espropria il bene agli italiani; è come se gli italiani, di punto in bianco, passassero da proprietari ad affittuari, perché devono pagare una tassa così alta che, in effetti, si produce questa situazione.
  Ora, c’è la possibilità, certamente, per il Governo di istituire un fondo che serva a compensare anche l'altro diritto, perché se ci sono dei creditori, se ci sono degli istituti finanziari, delle banche che hanno prestato i soldi, è chiaro che anche quello è un diritto sacrosanto. Una formula è senza dubbio quella del fondo, però, forse il Governo potrebbe anche valutare, d'intesa con gli istituti bancari – questo potrebbe essere fatto con le banche e poi anche, eventualmente, con i creditori – lo stesso meccanismo, cercando di amplificarlo, di regolamentarlo meglio e quant'altro, che si è utilizzato per la legge che riguarda il prestito vitalizio.
  Io penso che queste possano essere le strade possibili per cercare di individuare forme che abbiano un sacrosanto dovere da parte del Governo, del Parlamento e dello Stato, di salvaguardare quanto più possibile, cercando di rispettare tutti i diritti in riferimento al problema che pone questa mozione. Il mio gruppo presenterà una propria mozione, individuando elementi inseriti in questa mozione, ma anche altre possibili soluzioni e proposte.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

  ALFREDO BAZOLI. Grazie, Presidente. Credo anche io che la mozione presentata dai colleghi del MoVimento 5 Stelle tocchi una questione delicata e importante che attiene ad un diritto fondamentale, il diritto all'abitazione, che deve essere riconosciuto e garantito. È un diritto che noi oggi sappiamo essere messo in discussione o comunque che rischia di essere pregiudicato dalle condizioni di crisi in cui versano il nostro Paese e le nostre famiglie.
  Mi riferisco, in particolare, all'emergenza degli sfratti, che sappiamo essere una questione estremamente delicata, sulla quale il Governo si sta impegnando con misure di cui dirò in seguito, e all'abitazione principale di proprietà quando questa rischia di essere aggredita dai creditori delle famiglie in difficoltà. Noi sappiamo che, purtroppo, questa condizione di difficoltà delle famiglie è sempre più diffusa in ragione della crisi economica iniziata alcuni anni fa e di cui solo oggi vediamo spiragli di conclusione.
  Sappiamo – sono i dati della Banca d'Italia che ce lo dicono – che attualmente un terzo delle famiglie italiane si è indebitato, approfittando anche dei tassi molto bassi per la sottoscrizione di mutui e finanziamenti, per l'acquisto di beni e Pag. 5servizi e che molte di queste famiglie sono in difficoltà oggi a restituire questi finanziamenti a cui hanno avuto accesso a causa del rallentamento della dinamica dei redditi, dovuto alla recessione economica proseguita in questi anni.
  Queste famiglie, quindi, si vedono spesso alle prese con il rischio dell'aggressione dei creditori al loro patrimonio, che per norma generale del codice civile, articolo 2740, possono aggredire l'intero patrimonio del debitore, perché la garanzia generica e generale del debitore nei confronti del creditore è formata dall'intero patrimonio. Sappiamo che all'interno del patrimonio spesso vi è anche l'abitazione principale di residenza e ciò mette a rischio e a repentaglio uno dei beni essenziali su cui si fonda anche la nostra comunità e la vita civile della nostra società, con rischi di depauperamento e di allargamento della marginalità sociale nell'ambito del nostro Paese.
  Su questo, però, se vogliamo essere onesti, dobbiamo anche riconoscere che qualcosa, per tutelare le famiglie da questo rischio, è stato fatto. Intanto mi riferisco ad una norma inserita nel cosiddetto decreto del fare approvato in questa Aula ormai quasi due anni fa, norma che ha stabilito che, per i crediti di natura tributaria, l'agente per la riscossione non possa dare corso all'esecuzione, quindi all'espropriazione forzata, proprio nei confronti dell'immobile di proprietà del debitore, quando ovviamente abbia certe caratteristiche, non sia quindi un immobile di lusso e sia adibito ad uso abitativo e lo stesso debitore vi risieda anagraficamente.
  È una norma quindi che tutela proprio dal rischio di espropriazione e di esecuzione forzata su un bene essenziale come la prima casa, quindi la casa di abitazione, che riguarda i crediti tributari, quindi i crediti erariali e che tra l'altro la giurisprudenza ha considerato divieto applicarsi anche alle esecuzioni, quindi ai procedimenti esecutivi già in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge e poi della legge di conversione. Per cui già per questa tipologia di crediti vi è una tutela effettiva rispetto al rischio paventato nella mozione presentata dal MoVimento 5 Stelle.
  Vorrei citare in più e inoltre la legge n. 3 del 2012, cioè la legge che ha disciplinato la composizione delle crisi da sopraindebitamento, perché credo che quello sia invece lo strumento principale attraverso il quale si può cercare di contemperare in maniera equilibrata il diritto dei creditori a soddisfare le proprie ragioni nei confronti del debitore ma anche un interesse di natura generale a evitare che appunto questa crisi economica che ha aggredito così pesantemente le famiglie possa poi tradursi in un allargamento della marginalità sociale o addirittura nei rischi di caduta per le famiglie nel dramma dell'usura o in altri fenomeni analoghi che possono capitare quando ci si trova strangolati dai debiti. Allora questa legge, che disciplina il procedimento per la crisi da sopraindebitamento è una legge approvata nel 2012 che sostanzialmente consente ai privati, ai piccoli professionisti e agli enti e le società che non sono soggetti a fallimento perché non hanno i requisiti per essere fallibili, sotto la supervisione di un giudice e quando abbiano certe caratteristiche, la ristrutturazione del proprio debito. Questa legge dispone anche che nel momento in cui il privato attraverso il piano del consumatore o il professionista o l'azienda attraverso la proposta di accordo di ristrutturazione del debito, nello stesso momento in cui viene presentata questa proposta, il giudice può sospendere le procedure esecutive in atto e, all'omologazione dell'accordo, il giudice nel momento in cui omologa le interrompe definitivamente, cioè le esecuzioni non possono essere più proseguite né iniziate nei confronti del debitore. Ora a me pare che questa procedura, proprio per il fatto che è una procedura che viene attuata sotto la supervisione di un giudice che valuta le condizioni e che può agire in maniera così efficace anche nei confronti dei creditori anche bloccando l'esecuzione, sia lo strumento più adeguato e idoneo per garantire, rispetto al rischio di esecuzione forzata che incida su beni essenziali e Pag. 6quindi dal rischio di un'ulteriore impoverimento o un ulteriore allargamento del disagio sociale. Questo è lo strumento ideale, lo strumento che contempera in maniera efficace gli interessi sotto la supervisione di un giudice. È uno strumento che per vero fino ad oggi non ha funzionato per un motivo molto semplice, e cioè che nonostante la legge sia stata approvata nel 2012 mancavano i famosi decreti attuativi, perché noi purtroppo abbiamo questo sistema legislativo per cui approviamo le leggi e poi i decreti attuativi vengono emanati molto tempo dopo e quindi leggi anche di principio molto buone alla fine non vengono applicate, ma qui bisogna ricordare che finalmente il decreto attuativo più importante che era quello che disciplina la costituzione degli organismi di gestione e di composizione della crisi che sono organismi essenziali per queste procedure, perché sono organismi che accompagnano il debitore in questa procedura di piano di risanamento e ristrutturazione dei propri debiti; finalmente quel regolamento a gennaio è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e tutti i professionisti sanno – gli avvocati e i commercialisti sanno – che oggi quello strumento è operativo e in funzione ed è uno strumento sul quale tutte le categorie professionali stanno molto puntando.
  Infatti, si riconosce a quello strumento una possibilità e un'efficacia anche appunto a tutela dei debitori che rischiano, attraverso l'esecuzione forzata e attraverso le procedure esecutive, di perdere beni essenziali. Si consente loro anche di comporre gli interessi e i propri debiti all'interno di una procedura che garantisca dai rischi che sono stati indicati. A me pare che quello sia lo strumento ideale, uno strumento molto più efficace, molto più ragionevole, molto più equilibrato rispetto a una moratoria generalizzata sulla procedura esecutiva, che è una sorta di pesca a strascico, di rete messa a strascico, che non contempera in maniera, a mio modo di vedere, corretta e ragionevole gli interessi che sono in gioco. Quello è lo strumento e io credo che il suddetto consentirà di rispondere alle legittime istanze che sono state formulate anche attraverso la mozione del MoVimento 5 Stelle.
  Certo, occorre monitorare, in maniera efficace e puntuale, l'andamento di questa disciplina, cioè occorre, ora che questa disciplina è effettivamente applicabile –, e credo che nella mozione che presenterà il gruppo del Partito Democratico questo sarà uno degli aspetti centrali – che il Governo monitori con grande attenzione, anche magari creando un organismo di controllo che aiuti a capire se c’è qualcosa da migliorare nella disciplina, se questa è una disciplina che funziona, se gli effetti auspicati e sperati sono stati raggiunti attraverso questa norma, ma credo che quello sia lo strumento e credo che il Governo debba impegnarsi a verificare, in maniera molto costante e puntuale, se quella è una disciplina che funziona.
  Aggiungo che ovviamente questa questione che riguarda il bene essenziale dell'abitazione e quindi anche della prima casa, è una questione che coinvolge ovviamente anche su un altro versante il tema delle politiche pubbliche per la casa e anche su questo tema io vorrei ricordare che il Governo ha già messo in campo diversi provvedimenti che cercano di reiterare una risposta a un problema endemico, che riguarda il nostro Paese, ed è quello della politica per la casa, delle politiche pubbliche per la casa, che io credo possano avviare un processo di miglioramento delle condizioni in cui versa oggi il patrimonio pubblico esistente, ma anche un processo di ulteriore ampliamento del patrimonio pubblico da mettere a disposizione dei ceti meno abbienti.
  Voglio ricordare in particolare alcuni provvedimenti. Intanto, ricordo il decreto-legge sull'emergenza abitativa, il decreto-legge n. 47 del 2014, orientato a dare una risposta puntuale a questo bisogno che è sempre più complesso e articolato. Ricordo i provvedimenti della Cassa depositi e prestiti, che hanno messo a disposizione delle risorse molto significative, sia per l'acquisto di immobili residenziali, sia per gli interventi di ristrutturazione e miglioramento Pag. 7dell'efficienza energetica con priorità per giovani coppie e famiglie numerose. Ricordo che è stato previsto il rifinanziamento del fondo a favore dei mutuatari in difficoltà, quindi un fondo che cerca, facendone, come dire, carico alle casse dello Stato, di rispondere a uno di quei problemi segnalati nella mozione del MoVimento 5 Stelle, che riguarda in particolare la restituzione dei finanziamenti quando le famiglie sono in difficoltà. Credo poi che ci sia, dentro il decreto, che vi ricordavo prima, un programma di recupero e razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Io credo che questi siano gli strumenti più corretti ed adeguati, cioè strumenti che, da un lato, sotto il profilo normativo, aiutano a gestire le crisi da sovraindebitamento delle famiglie italiane, cioè aiutano nella gestione, anche attraverso strumenti che consentono la ristrutturazione dei debiti delle famiglie; quelli sono strumenti che credo possano aiutare sotto il controllo e la supervisione del giudice, quindi con un organismo che può garantire il corretto bilanciamento degli interessi in gioco. Dall'altro lato, c’è finalmente un inizio di inversione di tendenza nelle politiche pubbliche relative alla casa, che mi pare sia in nuce in molti provvedimenti che sono stati già adottati dal Governo.
  Io credo, quindi, che su questi capisaldi, su queste direzioni e su queste direttrici di marcia, la mozione, che presenterà il nostro gruppo parlamentare, impegnerà il Governo a procedere ulteriormente per dare una risposta a un problema serio, reale e molto delicato, che è stato sollevato nella mozione del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, ci troviamo davanti a uno di quei problemi per i quali tutti ci sentiamo coinvolti in prima persona, tanto è forte, nella cultura e nella tradizione italiana, il senso della casa, della mia casa, della casa di appartenenza. L'Italia è uno dei Paesi in cui è più alta la percentuale di proprietari di casa, per la semplice ragione che non è soltanto un oggetto da possedere, ma è un valore simbolico, intorno al quale si costruisce quella che è anche l'identità familiare.
  Spesso i sacrifici dei genitori, per mettere i figli in condizione di poter disporre della casa, sappiamo tutti che vedono impegnare, nella stragrande maggioranza della classe media, il famoso «fondo di pensionamento». Infatti, il principale investimento che fanno le famiglie, quando vanno in pensione, è riuscire a mettere i figli, attraverso la disponibilità delle nuove risorse che hanno, in condizioni di comprare una casa attraverso il meccanismo ordinario di pagare il mutuo. Sembra quasi che possedere la casa sia elemento chiarificante e qualificante dal punto di vista anche della stabilità dei legami familiari.
  Detto questo in premessa, per dire perché non si può parlare di casa soltanto come di un oggetto come tutti gli altri, ma che bisogna parlare di casa mettendone a fuoco il valore simbolico forte, appare onestamente a volte quasi persecutorio il meccanismo con cui lo Stato trasferisce sulla casa una serie di tasse così complesse da rendere, francamente, quasi eroica la difesa e la tutela di questo bene. Sappiamo che sono molte le case in giro che non sono disponibili né per la vendita, perché appartengono troppo profondamente al radicamento familiare, né per l'affitto, perché non ci si fida molto di quella che potrebbe essere poi la solvibilità dell'inquilino che si inserisce nella propria casa di appartenenza.
  Di tutto questo va tenuto conto, perché noi ci troviamo davanti a quello che è l'oggetto concreto di questa mozione, che anche il mio gruppo sta finendo di predisporre. L'obiettivo vero è quando la famiglia non è più in grado di fare fronte al costo che quella casa suppone e, quindi, in qualche modo è soggetta al rischio dell'esproprio. Non si sta soltanto espropriando un bene, non si sta soltanto espropriando un oggetto, ma si sta espropriando una storia personale di sacrifici che sono Pag. 8andati stratificandosi, anche secondo una logica intergenerazionale, che passa dai genitori ai figli e che costituisce, conviene dire, il maggiore investimento per il futuro.
  Sappiamo, peraltro, come in molti Paesi europei, forse ancora più che in Italia, la grande crisi, che è iniziata con la bolla speculativa nel 2008, era una crisi che aveva come punto di riferimento proprio l'incapacità, da parte delle famiglie, di fare fronte ad acquisti di beni che erano stati acquistati sotto un'apparente disponibilità di risorse e di facilitazioni, venute poi meno molto velocemente. C’è stato, come dire, una sorta di millantato credito: è stato fatto credere qualcosa che non si poteva verificare. In qualche modo le banche hanno preferito, come dire, lasciare la grande illusione in queste famiglie, salvo poi intervenire per sottrarre il bene alle famiglie, che pure avevano investito in modo significativo in tutto questo.
  Ora, la domanda che noi ci poniamo, in questa mozione, è cosa fare quando la famiglia non è in grado di fronteggiare questo costo. Ci chiediamo cosa fare davanti a un bilanciamento di quei diritti e di quei doveri che sono, da un lato, il diritto, poniamo, di rientrare in possesso di un bene di cui non si soddisfano le condizioni contrattuali e, dall'altro, tutelare il diritto della famiglia al bene casa. Ci chiediamo cosa fare quando la prospettiva di futuro, che ci attende, non è una prospettiva di futuro che ti permette di credere che investendo sul proprio lavoro sarà possibile, in un tempo ragionevolmente breve, onorare gli impegni che si sono assunti. Sono i dati di oggi, i dati dell'Istat, che ci dicono come sostanzialmente, dopo un primo iniziale meccanismo che sembrava avere ridotto il tasso di disoccupazione, il tasso di disoccupazione, nelle migliori delle ipotesi, è fermo in questo momento, che significa, per noi, che sono congelate le difficoltà di coloro che dovrebbero fare fronte a questi debiti che si sono contratti.
  Se da un lato, quindi, appare giusto evidenziare che lo Stato punti al soddisfacimento dei propri crediti, è necessario, altresì, tutelare e garantire quanti sono oppressi dalle procedure di espropriazione immobiliare, soprattutto quando riguardano la prima casa di proprietà. Non è, infatti, ammissibile che una famiglia perda la propria casa, magari il suo unico bene reale, perché è quello che di fatto accade in molti casi. L'impignorabilità della prima casa risulta, altresì, necessaria anche ai fini di una perequazione sociale che salvaguardi un bene che costituisce l'elemento fondamentale di aggregazione familiare e consente di tutelare nelle famiglie il diritto di tutti ad avere un alloggio, al fine di evitare il rischio di indigenza e di disagio sociale abitativo che ne deriverebbe. A Roma è noto quante sono le persone che, una volta uscite dalla propria casa, si trovano davvero a mendicare inizialmente l'accoglienza presso amici e parenti e successivamente devono accedere ai servizi sociali pubblici, che sono quelli che, nell'estrema ratio, ti portano a vedere i famosi sans papier, i barboni delle strade, che costituiscono il popolo della notte in una città come Roma, perché diventano visibili soltanto nella notte.
  Il decreto-legge cosiddetto del fare, convertito nella legge n. 98 del 2013, ha previsto, all'articolo 32, che l'agente della riscossione non dia corso all'espropriazione, se l'unico immobile di proprietà del debitore – ovviamente con esclusione dell'abitazione di lusso – sia rappresentato dalla casa in questione. Peraltro, per i beni immobili del debitore, abitazioni non di prima casa, case di lusso, fabbricati del genere A8 o A9, l'agente della riscossione può procedere all'esproprio immobiliare se l'importo complessivo del credito per cui si procede è superiore ai 120 mila euro. Si prevede, infatti, che in tal modo l'espropriazione possa essere avviata se è stata iscritta ipoteca e sono decorsi almeno sei mesi dall'iscrizione senza che il debito sia stato estinto. È evidente che ci sono delle misure per venire incontro, ma ci si chiede se queste misure, oltre ad essere necessarie, siano poi di fatto sufficienti a rimuovere il rischio di cui si sta parlando.Pag. 9
  La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19270 del 12 settembre 2014, ha contribuito ad ampliare la tutela del diritto alla prima casa, stabilendone l'impignorabilità da parte di Equitalia, con l'estensione della validità delle disposizioni contenute nel citato decreto-legge anche per i procedimenti in corso. Il tema, come sappiamo, si è sposato e ci si è chiesti se, oltre che per i procedimenti in corso, la sentenza poteva avere anche valore retroattivo. Contrariamente alle conclusioni contenute nella nota del Ministero dell'economia e delle finanze, per il quale tale norma non ha effetto retroattivo e pertanto tutti i pignoramenti effettuati prima del 22 giugno 2013 dovevano considerarsi validi ed efficaci, la suprema Corte ha esteso la non pignorabilità a tutti gli immobili soggetti ai procedimenti di Equitalia ancora in corso. Questo la dice lunga sulla dialettica, a volte una dialettica quasi conflittiva, che molte volte si stabilisce tra le istituzioni. Qui abbiamo davanti una sentenza della Corte costituzionale, che interviene su quella che era stata una interpretazione che il MEF aveva dato di una sentenza della Cassazione, che a sua volta faceva riferimento al famoso «decreto del fare». Per il cittadino normale, cioè, risulta sorprendente come sia possibile, a fronte di è un fatto – la mia prima casa mi sta per essere sottratta –, che tutta una serie di istituzioni interagiscano con lui, a volte dandogli ragione, a volte dandogli torto; in ogni caso mostrando come, nei fatti, un accordo lineare – una presa in carico sostanziale di quello che noi consideriamo un diritto – non venga sempre soddisfatto nella maniera più giusta e più corretta. Questa conflittualità attraverso la normativa interistituzionale diventa veramente un elemento di sorpresa.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  PAOLA BINETTI. Voglio – sollecitata dal campanello evidentemente – avviarmi alla chiusura, sottolineando soltanto alcuni dei punti su cui noi insisteremo nella nostra mozione: ovviamente, ma a norma della sentenza e anche della valutazione che ne ha dato la Corte costituzionale, insisteremo per sospendere gli espropri relativi alla prima casa, come previsto anche peraltro dalla sentenza della Cassazione.
  Ma c’è un discorso in più che noi chiediamo, che è risolvere lo stato di estrema indigenza in cui versano le famiglie italiane per il protrarsi della crisi e per l'oggettiva difficoltà di essere reinseriti nel mondo del lavoro in modo adeguato. Mi sia concesso un passaggio: troppo spesso, e anche recentemente – anche i fatti della Grecia ce lo dicono –, lo Stato si è comportato come «salva banche» e troppe poche volte si è comportato come «salva famiglie».
  Abbiamo letto anche, peraltro, nella recente enciclica «Laudato sì, mio Signore», come il Papa stesso abbia preso una posizione che non si capirebbe, se non all'interno di quella che è la dottrina sociale della Chiesa nella chiamata alla responsabilità dei diritti dei più poveri, dei diritti delle fasce più fragili, e non necessariamente e sempre a schierarsi dalla parte del presunto, perlomeno, più forte.
  L'ultima cosa che voglio sottolineare è che diventa sempre più urgente un piano di edilizia popolare che dia serenità e sicurezza a tutte le famiglie: agli anziani, perché non ci dimentichiamo che, molte volte, questi espropri riguardano anziani soli, per i quali anche solo l'essere spostati dalla loro casa è un dramma, o alle famiglie più giovani, che sono in attesa di una casa per poter dare quella compattezza e quella completezza al nuovo nucleo familiare che vogliono formare.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 12 con il seguito Pag. 10della discussione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR.

  La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 12,05.

Preavviso di votazioni elettroniche.

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 12,30.

  La seduta, sospesa alle 12,06, è ripresa alle 12,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR (A.C. 3134-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3134-A: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR.
  Ricordo che nella seduta del 24 giugno 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente: Polverini 1.30, che, in relazione al maggiore impegno richiesto a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015, modifica le disposizioni della legge di stabilità 2015, in materia di patronati; Dall'Osso 1.02, volto a introdurre un limite all'importo netto dei trattamenti pensionistici per il triennio 2015-2017, destinando i relativi risparmi a misure di perequazione dell'integrazione al trattamento minimo dell'INPS dell'assegno sociale e dei trattamenti di invalidità; Agostinelli 2.1, in quanto le disposizioni di copertura, relative alla riduzione dei rimborsi da corrispondere in relazione a lodi arbitrali che coinvolgano amministrazioni e società pubbliche, costituiscono il contenuto prevalente dell'emendamento, incidendo su una materia non strettamente attinente a quelle trattate dal decreto-legge; Cominardi 2.01, volto a prevedere la cessazione dell'erogazione degli assegni vitalizi.
  Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in sede referente, in quanto del tutto estranee rispetto al contenuto del provvedimento in esame: Cominardi 1.050, che prevede l'abrogazione integrale dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, recante la riforma delle pensioni cosiddetta «riforma Fornero»; Rizzetto 1.053 e 1.054, volti rispettivamente ad abrogare integralmente o parzialmente la legge n. 92 del 2012 in materia di riforma del mercato del lavoro, incidendo in tal modo sulla disciplina sostanziale degli ammortizzatori sociali, laddove il provvedimento contiene interventi di natura finanziaria relativi ai contratti di solidarietà; L'Abbate 3.050, 3.051 e 3.052, volti a prevedere il riconoscimento di giornate lavorative figurative a favore dei lavoratori agricoli assunti a tempo determinato da imprese agricole danneggiate dalla diffusione del batterio xylella fastidiosa.
  La Presidenza non ritiene, infine, ammissibili gli articoli aggiuntivi Rizzetto 1.051 e 1.052, in quanto volti ad introdurre disposizioni di delega legislativa nell'ambito del procedimento di conversione di un decreto-legge.

Pag. 11

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3134-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 3134-A) nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3134-A) e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3134-A).
  Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3134-A), che sono in distribuzione.
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. La prego di aiutarmi con gli emendamenti dichiarati inammissibili perché non è stato facile seguire la sua descrizione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Emendamento Simonetti 1.26 ?

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. Invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento Placido 1.4 ?

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. Invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento Airaudo 1.3 ?

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. Invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Se sono tutti contrari...

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. Sì, sono tutti invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, tranne sull'emendamento Castricone 6.50, su cui il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Mi aiuta con la pagina ?

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. A pagina 41 del fascicolo, Presidente.

  PRESIDENTE. Dunque, a pagina 41 del fascicolo, sull'emendamento Castricone 6.50 c’è il parere favorevole, per tutti gli altri si intende che vi sia un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, giusto ?

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ora ai relatori di minoranza. Chiedo la cortesia ai colleghi che sono in piedi nell'emiciclo, se possono liberare l'emiciclo.
  Prego, onorevole Simonetti.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Non sono riuscito a seguire l'elenco di tutti gli emendamenti inammissibili, quindi io vado avanti e poi vediamo.
  Sull'emendamento Simonetti 1.26 il parere è favorevole, sull'emendamento Placido 1.4 il parere è contrario, sull'emendamento Airaudo 1.3 il parere è favorevole, sull'emendamento Placido 1.6 il parere è contrario...

  PRESIDENTE. Sull'emendamento Airaudo 1.3 il parere è favorevole ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Sì.

  PRESIDENTE. Sull'emendamento Placido 1.6 ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Placido 1.6 il parere è contrario, sull'emendamento Pag. 12Airaudo 1.5 il parere è favorevole, sull'emendamento Placido 1.7 il parere è contrario.
  Sull'emendamento Placido 1.8 il parere è favorevole, mentre sull'emendamento Placido 1.13 il parere è contrario.
  Il parere è poi favorevole sugli emendamenti Airaudo 1.12, Simonetti 1.25, Giorgia Meloni 1.53 e Polverini 1.2, mentre è contrario sugli emendamenti Ciprini 1.15 e Airaudo 1.19; sull'emendamento Giorgia Meloni 1.54 mi rimetto all'aula.
  Il parere è quindi favorevole sugli emendamenti Placido 1.27, Polverini 1.1, Simonetti 1.21 e Simonetti 1.23, ed è contrario sugli emendamenti Tripiedi 1.16, Placido 1.11 e Placido 1.22.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Airaudo 1.10, Airaudo 1.9, Simonetti 1.20, Ciprini 1.52 e Polverini 1.28, mentre il parere è favorevole sull'emendamento Polverini 1.30...

  PRESIDENTE. L'emendamento Polverini 1.30 è inammissibile.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, sull'emendamento Tripiedi 1.32 il parere è contrario, mentre mi rimetto all'aula sugli emendamenti Lombardi 1.29 e Chimienti 1.31.
  L'articolo aggiuntivo Cominardi 1.050 è inammissibile.

  PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo Dall'Osso 1.02 è inammissibile, così come lo sono gli articoli aggiuntivi Rizzetto 1.051, Rizzetto 1.052, Rizzetto 1.053, Rizzetto 1.054. Inoltre, è inammissibile l'articolo aggiuntivo Cominardi 2.01.
  Siamo all'emendamento Airaudo 3.1

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole, mentre sull'articolo aggiuntivo L'Abbate 3.050 il parere è...

  PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo L'Abbate 3.050 è inammissibile, così come anche gli articoli aggiuntivi L'Abbate 3.051 e 3.052.
  Andiamo all'emendamento Airaudo 4.50.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Sugli identici emendamenti Polverini 5.2 e Ciprini 5.3 ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'emendamento Polverini 6.1 ?

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole. Sull'emendamento Castricone 6.50 mi rimetto all'aula, mentre sull'emendamento Cominardi 7.1 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Chiedo al relatore di minoranza Cominardi di esprimere il suo parere sul complesso degli emendamenti presentati.
  Chiedo ai colleghi, per piacere, dietro l'onorevole Cominardi, se potete liberare quella parte o smettere comunque di parlare dietro l'onorevole Cominardi.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è favorevole sugli emendamenti Simonetti 1.26, Placido 1.4, Airaudo 1.3, Placido 1.6, Airaudo 1.5, Placido 1.7, 1.8 e 1.13, Airaudo 1.12, Simonetti 1.25, Giorgia Meloni 1.53, Polverini 1.2, Ciprini 1.15, Giorgia Meloni 1.54, Airaudo 1.19, Placido 1.27, Polverini 1.1, Simonetti 1.21 e 1.23, Tripiedi 1.16, Placido 1.11, Placido 1.22, Airaudo 1.10 e 1.9, Simonetti 1.20 e Ciprini 1.52.
  Sull'emendamento Polverini 1.28 mi rimetto all'aula, mentre il parere è favorevole sugli emendamenti Tripiedi 1.32, Lombardi 1.29, Chimienti 1.31, Airaudo 3.1 e 4.50, Ciprini 5.3 e Polverini 6.1.
  Infine, mi rimetto all'aula sull'emendamento Castricone 6.50, mentre il parere è favorevole sull'emendamento Cominardi 7.1.

Pag. 13

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 1.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  349   
   Votanti  346   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
 128    
    Hanno votato
no  218).    

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 1.4, sul quale la Commissione ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. L'emendamento introduce un meccanismo di perequazione per gli anni 2012 e 2013 e stabilisce che, per il triennio 2014-2016, la base di calcolo per la perequazione sia stabilita sulla base degli aumenti operati nel biennio 2013-2014. Si dispone che lo Stato restituisca all'INPS le somme che le fossero trasferite derivanti dai risparmi conseguenti al mancato adeguamento delle pensioni, di cui alla manovra Monti del 2011.
  Dopo avere proceduto all'adeguamento con il nuovo meccanismo del comma 2 per gli anni 2012 e 2013, si realizzano comunque dei risparmi, già contabilizzati per effetto del comma 25 dell'articolo 24 della manovra Monti.
  Si copre, con una riduzione pari a 7 miliardi di euro, a decorrere dall'anno 2015 e fino al 2020, e a 5 miliardi di euro, a decorrere dall'anno 2021, una riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale, con l'esclusione delle disposizioni che riguardano la tutela dei redditi da lavoro dipendente e autonomo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Ho dato parere contrario a questo emendamento, non perché la filosofia dello stesso sia peregrina, anzi esso va a migliorare il testo del decreto-legge. Il problema di fondo è che, a nostro avviso, gli oneri necessari a coprire queste maggiori spese non devono derivare, appunto, da maggiori entrate, attraverso la riduzione di esenzioni, esclusioni e favore fiscale, anche se con l'esclusione dei redditi da lavoro dipendente e autonomo. Infatti, a nostro avviso, bisogna andare a recuperare queste somme soprattutto nella spesa improduttiva nazionale, dello Stato centrale, attraverso l'applicazione, per esempio, dei costi e fabbisogni standard, in modo tale da ridurre la spesa pubblica e poter avere, così, risorse disponibili per riuscire a rimpinguare il maltolto, che è stato, appunto, tolto ai pensionati attraverso l'applicazione della legge Fornero, di quella parte che la Corte costituzionale ha ritenuto incostituzionale.
  Quindi, nel merito dell'emendamento, il voto contrario non riguarda la filosofia di fondo, ma il fatto che voi avete previsto una copertura che, tra l'altro, non era neanche richiesta. Fatto sta che nell'emendamento successivo riproponete lo stesso contenuto senza copertura e ci sarà il voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 14
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 1.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore di minoranza per il gruppo Lega Nord e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza per il gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli, Silvia Giordano, Mottola, Moscatt, Terzoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  364   
   Votanti  360   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
  81    
    Hanno votato
no  279).    

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 1.3, sul quale la Commissione ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole dei relatori di minoranza e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paolo Russo, Capodicasa, Gribaudo, Giancarlo Giordano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  367   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  236).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 1.6. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, formulato dal relatore.

  ANTONIO PLACIDO. Qui la logica è la stessa dell'emendamento precedentemente illustrato, quello che cambia ha a che vedere unicamente con la destinazione dei risparmi realizzati per effetto dell'articolo 24, comma 25, della manovra Monti, successivo all'adeguamento, che vengono destinati ai lavoratori esodati.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e il parere contrario del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Grassi, Bolognesi, Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  374   
   Votanti  370   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  286).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole dei relatori di minoranza e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 15

  Benamati, Guerini, Piccione, Rizzetto, Braga...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  380   
   Votanti  377   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  245).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 1.7. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, formulato dal relatore.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, questo emendamento tende a dare piena attuazione alla sentenza n. 70 della Corte e, oltre a eliminare il pregiudizio arrecato dalla norma introdotta dalla legge Fornero e dichiarata illegittima dalla Consulta, propone una rimodulazione delle percentuali già introdotte dal Governo Letta e operative fino a tutto il 2016, rendendole più eque e mettendole a regime dal 2014. Qualora l'emendamento fosse approvato, fino a tutto il 2013 varrebbero le rivalutazioni introdotte dal Governo Prodi nel 2000 e, a decorrere dal 2014, a regime varrebbero le nuove percentuali di cui all'emendamento, così sintetizzabili: fino a tre volte il trattamento minimo, 100 per cento; oltre tre volte e fino a quattro volte il trattamento minimo, 95 per cento; oltre quattro volte e fino a cinque volte, l'85 per cento; oltre cinque volte e fino a sei volte, il 50 per cento; oltre sei volte e fino a otto volte il trattamento minimo, il 30 per cento; oltre otto volte il trattamento minimo, zero.
  Questo emendamento è coperto con un fondo finanziato da una serie di misure diverse da quelle indicate dal Governo, quali: l'imposta patrimoniale, la web tax e i nuovi scaglioni IRPEF oltre i 200 mila euro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 1.7, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Benamati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  378   
   Votanti  316   
   Astenuti   62   
   Maggioranza  159   
    Hanno votato
  27    
    Hanno votato
no  289).    

  (La deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 1.8. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

  ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. Questo emendamento è, nei contenuti, esattamente corrispondente a quello precedente. Si modificano unicamente gli strumenti di copertura che, in questo caso, sono esattamente coincidenti con quelli proposti dal Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Il voto è favorevole a questo emendamento, perché, ovviamente, migliora la possibilità di recupero che, appunto, la mancata indicizzazione ha portato ai pensionati per l'annualità 2011-2012, dando la possibilità di corrispondere questi importi Pag. 16ai beneficiari in sei anni, con rate di pari importo a partire dal 1o agosto 2015.
  La tematica è importante, perché, se la problematica evidenziata dal Governo era quella di non avere le somme sufficienti nell'anno 2015 per soddisfare l'intera mancata indicizzazione, il Governo, piuttosto che forfetariamente e arbitrariamente ridurre in percentuale la riduzione dell'indicizzazione, avrebbe potuto aprire una trattativa, anche parlamentare – cosa che non è stata fatta –, per addivenire a una soluzione compensativa che portasse, quindi, non ad avere l'intero costo sull'anno 2015, ma a traslarlo in più annualità, così come è stato proposto dall'emendamento.
  Questa soluzione avrebbe dovuto impegnare il Governo in una trattativa parlamentare, cosa che questa maggioranza ovviamente non ha intenzione di fare, in quanto vuole risolvere i provvedimenti a colpi di decreti e fiducie, lo vedremo nel proseguo di questa settimana di lavoro con altri provvedimenti, come può essere quello della «buona scuola». Si vuole risolvere tutto d'imperio, a colpi di maggioranza, a decreti-legge e per fiducie.
  Un dibattito serio avrebbe portato a una soluzione che dava sia una possibilità di uscita al Governo sia una possibilità per i pensionati di ottenere maggiori risorse. Tra l'altro non si tratta di bonus come ha voluto richiamare il Presidente del Consiglio, ma sono sostanzialmente delle somme che, maldestramente, questa maggioranza, che già all'epoca votò il decreto-legge n. 201 del 2011 (già allora si lavorava attraverso la decretazione d'urgenza) per far sì che i conti dello Stato venissero pareggiati non tanto con i tagli alle spese improduttive degli apparati centrali, ma attraverso la riduzione della spesa sociale, attraverso la riduzione della spesa per le pensioni. Sono quindi i pensionati a dover mantenere il pareggio di bilancio.
  Siamo, appunto, nel Paese dell'assurdo, non viviamo in un Paese normale, perché i più poveri devono mantenere i più ricchi ! Ecco perché ho dato parere favorevole a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per ribadire quanto abbiamo già affermato nel momento in cui si è discusso della relazione al Parlamento da parte del Governo, che trattava tale questione dal punto di vista dei conti pubblici. In quella discussione e nel corso dell'audizione che abbiamo tenuto con l'Ufficio parlamentare di bilancio, è emerso che la soluzione della rateizzazione avrebbe avuto degli effetti di rateizzazione dal punto di vista del debito, perché questo viene calcolato in base alla cassa, ma dal punto di vista della competenza e, quindi, in riferimento all'indebitamento netto, cioè, per intenderci, a quel parametro rispetto al quale dobbiamo stare al di sotto del 3 per cento, sarebbe stato calcolato tutto sul 2015 e ci avrebbe portato dal 2,6 al 3,6 per cento, avendo anche effetti su altri parametri, che non sto qui a riprendere, sino a quello della clausola sulle riforme.
  Questa è quindi una soluzione sostanzialmente impraticabile, a meno che non si decida di sforare tutti i parametri della finanza pubblica o a meno che non si decida di aumentare corrispondentemente le tasse o di tagliare corrispondentemente altri livelli di spesa pubblica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Poiché si è parlato di vincoli di bilancio e di pareggio di bilancio in Costituzione, io vorrei ricordare, soprattutto ai colleghi della Lega Nord, che il 30 novembre 2011 hanno votato in uno dei due rami del Parlamento il pareggio di bilancio in Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), permettendo tra l'altro il voto in Aula e impedendo il referendum consultivo. Si tratta di una cosa vergognosa di cui tutti si devono ricordare. Hai voglia a parlare di Pag. 17politica anti-austerity quando uno nella scorsa legislatura ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione, senza consentire ai cittadini di esprimersi, come faranno a breve in Grecia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Penso che questo dibattito possa essere utile anche per illuminare i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che magari sarebbe utile che, prima di intervenire in Aula, si andassero a leggere la Costituzione così come è stata modificata, perché in Costituzione non è previsto il pareggio di bilancio, bensì l'equilibrio di bilancio, che è ben altra cosa !
  Tant’è vero che nella scorsa legislatura quelli che volevano portare nel nostro Paese l'austerità e, quando noi governavamo, l'austerità europea, avevano accusato proprio la Lega di non aver voluto introdurre in Costituzione il pareggio di bilancio. Quindi, forse si devono mettere d'accordo, forse quelli del MoVimento 5 Stelle dovrebbero leggere un po’ meglio la Costituzione, forse raccontare una bugia in meno e analizzare una verità in più è utile al Paese, forse un po’ meno utile ai voti che cerca di accaparrare il MoVimento 5 Stelle in modo imbarazzante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caparini, Gadda, Giordano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  373   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  241).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 1.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, checché ne pensi il collega del PD, noi in questo emendamento proponiamo una soluzione che è appunto quella della rateizzazione. Sarebbe interessante discutere di questi temi anche alla luce di quello che sta accadendo in Grecia ma suppongo che ne avremo l'occasione in questi giorni. Noi proponiamo con questo emendamento l'attuazione tout court della sentenza della Corte, gli arretrati per le pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo in questa ipotesi sarebbero pagati a partire dal primo agosto in sei rate annuali che dal 2015 al 2020 impegnano risorse pari allo 0,43 per cento del PIL ed esattamente ogni anno 6.934 milioni di euro. A decorrere dal 2021, 4.800 milioni tendenzialmente calanti. La riduzione pari a 7 miliardi a decorrere dall'anno 2015 e fino al 2020 e a 5 a decorrere dal 2021 si copre mettendo mano ai regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale ed escludendo le disposizioni a tutela dei redditi da lavoro dipendente e autonomo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, per osservare semplicemente che l'affermazione secondo la quale la rateizzazione era una soluzione impraticabile Pag. 18non solo non convince sul piano logico ma neanche sul piano della politica. Sostanzialmente presuppone che il posto che è stato riservato ai pensionati nell'ambito del bilancio, cioè nell'ambito della società italiana, è immutabile nel senso che è incontrovertibile che la rateizzazione è inammissibile qualora si lasciassero le cose come stanno, ma nulla impedisce o impedirebbe al Parlamento, se la politica l'avesse voluto, di modificare e di riassestare il bilancio in relazione a questa sentenza della Corte costituzionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, solo per confermare l'attestazione del mio collega Cominardi, perché la Lega ha votato il pareggio di bilancio, se poi vogliamo giocare con le parole e dire che il titolo della legge costituzionale prevedeva la parola «pareggio di bilancio» mentre all'interno del testo si parla di «equilibrio di bilancio» che è differente, possiamo anche prendere in giro i cittadini, ma l'articolo 81, Presidente, parla chiaro e dice che bisogna trovare i mezzi per far fronte a qualsiasi nuova iniziativa di spesa e questo si chiama pareggio di bilancio. Quindi la Lega ha votato il pareggio di bilancio, diciamo le cose come stanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, voglio togliere dall'imbarazzo i colleghi del MoVimento 5 Stelle, io sono un firmatario della proposta di legge costituzionale di cui si sta parlando.
  Quindi, voglio dire: non devo andare a cercare in giro per il mondo le persone, le persone che però sono responsabili anche perché hanno una vita politica che non nasce ieri o l'altro ieri, ma nasce attraverso un impegno politico e amministrativo che passa dall'elezione nei consigli comunali, nei consigli provinciali e regionali e poi si arriva in Parlamento. In Parlamento si fanno delle leggi che ovviamente devono riuscire a tutelare le casse pubbliche, casse pubbliche che non sono mai state purtroppo tutelate; si è sempre utilizzato il debito pubblico per la copertura della spesa corrente. L'equilibrio di bilancio significa che ad ogni livello di spesa ci deve essere qualcuno che è responsabile di quello che sta facendo, in modo tale da avere un equilibrio ad ogni livello di spesa, in modo tale che non sia il livello superiore o il livello orizzontale che va a pagare i buchi di bilancio degli altri. Quindi, lo spirito con il quale si fece quella riforma della Costituzione era appunto quello di non utilizzare innanzitutto il debito in spesa corrente per la copertura degli sprechi e, in più, che ogni singolo livello istituzionale fosse responsabile del raggiungimento del proprio equilibrio in modo tale che non scaricasse le proprie inefficienze sulla tassazione degli altri, cosa, molto probabilmente, che a loro non interessa perché, se loro vogliono introdurre il reddito di cittadinanza, che significa dare soldi a chi non lavora e a chi non fa nulla tutto il giorno, significa che i fondi pubblici vengono utilizzati quali spesa corrente, che è la metodologia ideale per finire come la Grecia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Tra l'altro, interverrò poi successivamente per rispondere al collega Marchi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Però onorevole Cominardi, se non sbaglio lei è già intervenuto...

  CLAUDIO COMINARDI. Non su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Allora, chiedo scusa. Prego.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Allora vogliamo dire che non è vero Pag. 19che la Lega ha votato anche il trattato di Dublino ? Quindi, non è vero che la Lega ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione, perché l'onorevole Simonetti diceva che le intenzioni erano in un modo e poi sono diventate in un altro (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ? Ma noi ce lo ricordiamo. Non è vero che la Lega ha fatto un'alleanza con un pregiudicato quale Silvio Berlusconi, alla faccia del nuovo ? Non è vero che ha avallato in qualche modo anche certe politiche dell’austerity (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ? Non è vero nulla ? Non è vera la sanatoria della Bossi-Fini ? Non è vero nulla ! Non è vero il lodo Alfano ? Non è vero nulla (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ?
  Ora siamo la Lega 2.0 e quindi tutto quello che è successo in questi vent'anni non esiste, ma i cittadini sono convinto che non siano dei deficienti. Basta avere un po’ di memoria, perché un Paese che non ha memoria è un Paese senza futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E chiedo ai miei colleghi di fare degli interventi rispetto anche alla discussione di questo emendamento perché qui si sta facendo veramente solo della falsità in assoluto rispetto alla questione del vincolo di bilancio in Costituzione. Qui sento i colleghi della Lega che parlano e che mi stanno insultando e mi hanno chiesto se faccio uso di droga o cose di questo genere, ma sinceramente...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  CLAUDIO COMINARDI. ... è una cosa che non ci riguarda, perché gli scandali fino adesso hanno riguardato altri gruppi, a partire dai rimborsi elettorali, ai soldi che la Lega si è intascata in maniera illegittima...

  PRESIDENTE. Onorevole Cominardi, lei è trenta secondi oltre il suo tempo...

  CLAUDIO COMINARDI. Allora, io lezioni di morale da questa gente non le accetto.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Quando parliamo di politica e contemporaneamente parliamo di politica economica, bisogna anche vedere chi fa da collo di bottiglia rispetto a certe politiche economiche e a certe visioni della società anche a livello europeo, per cui parliamo anche delle assenze mastodontiche del vostro leader Salvini in Europa per quanto riguarda tutti i lavori parlamentari, per cui non ha la più pallida idea di che tipo di pressione politica fa l'Europa...

  PRESIDENTE. Onorevole, le chiedo scusa, se è possibile, atteniamoci al testo dell'emendamento.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Siamo ancora in attesa di sapere che fine hanno fatto i diamanti di Belsito e i conti correnti che sono stati poi dirottati in Africa, perché quando avremo nozione di questo...

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, stiamo intervenendo sull'emendamento.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... Presidente, si avrà maggiore autorevolezza a parlare anche dei bilanci italiani e di come questi poi devono essere i partiti, perché altrimenti...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Presidente, la domanda viene spontanea: avete votato, o no il pareggio di bilancio in Costituzione ? L'equilibrio lo avete votato, o no ? Allora, siete voi i complici reali di questa «manovra Fornero» vergognosa, anche se vi pulite la faccia dicendo che non l'avete votata.Pag. 20
  Invece, implicitamente l'avete votata eccome, e, quindi, siete voi i responsabili di tutto questo casino che sta succedendo. Lo siete non solo voi, ma anche il PD e Forza Italia, questa grande ammucchiata di partiti che hanno rovinato la vita ai cittadini italiani, ai lavoratori e ai futuri pensionati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il presidente Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Io esco dalle follie imbarazzanti grilline perché vorrei tornare a parlare di questo provvedimento. Io capisco che sparare qualche stupidaggine in quest'Aula per qualcuno è più utile che entrare nel merito, però penso che sia offensivo nei confronti dei pensionati, che sono stati scippati dalla «riforma Fornero», e che vengono scippati da questo decreto.
  Penso sia irresponsabile, colpevolmente irresponsabile, anzi complice, parlare d'altro, ovviamente con motivazioni fantasiose, irrealistiche e complottistiche, piuttosto che affrontare il problema dei pensionati.
  E, allora, diciamo con chiarezza che in questo decreto vengono rubati soldi ai pensionati, soldi che hanno versato nelle casse dell'INPS (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie Lega dei Popoli-Noi con Salvini), quando c’è una sentenza della Corte costituzionale che dice chiaramente che non si poteva – e concludo – e non si doveva fare. Il Governo, invece, si inventa il «bonus Poletti», ovvero un bonus che ritorna una piccola parte dei soldi dovuti ai pensionati, perché non era un regalo.
  Dunque, Presidente, io chiedo veramente a tutta quest'Aula di riflettere – anche a chi sta facendo pagliacciate in quest'Aula – perché stiamo parlando della vita dei cittadini e non di qualche fantasiosa frase su qualche blog.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle, con il parere contrario del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Fucci. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  386   
   Votanti  383   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
  82    
    Hanno votato
no  301).    

  Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,12).

  FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente. Nei giorni passati abbiamo chiesto più volte che il Ministro Padoan possa venire in Aula a riferire su quello che sta accadendo, in queste ore e in questi giorni, con la Grecia. Riteniamo che questa sia una questione fondamentale. Anche altri gruppi hanno formulato una simile richiesta ed è per questo, Presidente, che noi chiediamo, con insistenza, che quanto prima il Ministro Padoan possa venire in Aula, appunto a riferire su questa importante questione.

Pag. 21

  PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, registro la sua richiesta che trasmetterò, ovviamente, alla Presidenza.

  RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Presidente, le comunico che ho già inviato questa mattina alla Presidente Boldrini una richiesta formale perché il Presidente Renzi nonché il Ministro Padoan vengano immediatamente in Aula a riferire sulla crisi greca.
  Non è possibile che il Paese non abbia una posizione, che il Governo italiano non abbia una posizione in merito. Leggiamo tweet, leggiamo interviste, ma non abbiamo la posizione ufficiale del Governo italiano né sappiamo cosa abbia detto o fatto il Governo italiano, perché ai recenti vertici il Governo italiano non è stato invitato.
  Per questa ragione noi chiediamo che il Presidente – si fa per dire – Renzi, visto che non è considerato tale da nessuno, né dai suoi interlocutori europei, né dai suoi interlocutori internazionali, venga immediatamente in Aula a riferire sulla vicenda greca.

  PRESIDENTE. Presidente Brunetta, la Presidenza è a conoscenza della sua lettera. Ne prende atto e, quindi, di conseguenza si regolerà.

  SILVIA FREGOLENT. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA FREGOLENT. Signor Presidente, anche noi, insieme al gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, siamo favorevoli ad un'informativa, sapendo – lo dico all'onorevole Brunetta, ma lo dico a me stessa, per ricordare la situazione attuale – che l'informativa è d'uopo perché tutti noi leggiamo i giornali e siamo preoccupati per la situazione greca. È anche vero che la situazione è talmente mobile e ogni minuto pare cambiare che probabilmente le informative dovrebbero essere costanti e continue fino alla fine di domenica, forse da lunedì, dopo l'esito del referendum. Dunque, noi accogliamo la proposta del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà per un'informativa del Governo.

  PRESIDENTE. Diciamo che vi unite, perché poi è la Presidenza che si attiva per le informative. Quindi, diciamo che il gruppo del Partito Democratico partecipa anch'esso alla richiesta.

  DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, vorrei portare l'attenzione della Aula su una questione cruciale per lo sviluppo economico del Paese e per la salute della nostra economia, ovvero il sequestro di una parte dei cantieri di Fincantieri a Monfalcone. Questo sequestro cautelare è una misura del tutto sproporzionata rispetto ai fatti che l'hanno causato, ma soprattutto per le proporzioni che questa misura ha per quanto riguarda l'operatività di quei cantieri. Io ricordo che Fincantieri, solo negli ultimi cinque anni, ha investito 1,5 miliardi di euro in Italia e ha fatto lavorare oltre tremila imprese italiane. Stiamo parlando anche di una realtà che impiega cinquemila dipendenti e che oggi, proprio a causa di questa misura cautelare, purtroppo non può più operare. Oggi qui ci lamentiamo giustamente della situazione gravissima dal punto di vista economico e occupazionale, ma da un altro punto di vista, una parte dello Stato agisce in modo del tutto sproporzionato, causando poi delle gravissime ricadute sull'occupazione e su una parte, un ganglio produttivo fondamentale, del nostro sistema economico. Allora sono qui a chiedervi, oltre che ovviamente l'interessamento del Governo (noi ovviamente presenteremo un'interrogazione a risposta immediata al Ministro della giustizia), essendo una materia che interessa direttamente lo sviluppo economico, che il Ministro Pag. 22venga a riferire in Aula e spieghi quali sono le iniziative che il Ministero intende intraprendere proprio per dare a Fincantieri la piena operatività a Monfalcone (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15,10.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bellanova, Brambilla, Damiano, Di Gioia, Epifani, Fioroni, Losacco, Gianluca Pini, Rosato e Schullian sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3134-A.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 3134-A: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR.

(Ripresa esame articolo unico – A.C. 3134-A)

  PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 4.100, che è in distribuzione, con riferimento al quale il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato alle ore 17 di oggi. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Placido 1.13. Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 1.12.

  CATERINA BINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CATERINA BINI. Signora Presidente, ci risulta che siano ancora in corso alcune Commissioni con delle audizioni anche con la Ministra Guidi e altri, chiediamo la verifica e la sconvocazione.

  PRESIDENTE. Va bene, provvediamo immediatamente. Stiamo verificando. Invito i colleghi comunque a prendere posto perché ci sono votazioni immediate. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gnecchi. Ne ha facoltà.

  MARIALUISA GNECCHI. Signora Presidente, rispetto a questo emendamento dei colleghi Airaudo, Placido, Melilla e Marcon ovviamente noi ci teniamo a far presente che questo decreto è un decreto-legge che deve tener conto sia della sentenza che ovviamente della situazione generale. È evidente che fino a tre volte il trattamento minimo la perequazione, l'indicizzazione era stata fatta al 100 per cento, quindi le pensioni più basse sono state aumentate rispetto a quella che era la regola generale mentre non sono state rivalutate tutte le pensioni superiori a tre volte il minimo. La sentenza peraltro è molto interessante per cui invito anche i colleghi che ne abbiano voglia di leggerla dettagliatamente perché oltre a lodare anche altre situazioni, per esempio del Governo Prodi, in cui l'indicizzazione era stata bloccata alle pensioni superiori a otto volte il minimo, in particolare poi viene sottolineato nella sentenza che quel blocco era stato riconosciuto costituzionale proprio perché le risorse risparmiate rimanevano nell'ambito del sistema previdenziale, Pag. 23cosa veramente molto importante e positiva, quindi si registrava un discorso di solidarietà all'interno del sistema. Ricordiamo anche che quello è il periodo in cui è stata fatta la quattordicesima per le pensioni basse, quindi è evidente che tutti gli emendamenti, anche di altri colleghi, che sono stati presentati che mirano a dare, a garantire più rivalutazione e più risorse all'interno del sistema, sono ovviamente comprensibilissimi ma bisogna tener conto che già l'attuale decreto-legge comporta praticamente un recupero all'interno del sistema previdenziale di ben 5 miliardi praticamente negli anni interessati.
  Quindi, è evidente che molto di più e meglio si sarebbe anche potuto fare, ma le risorse, rispetto a questi temi e alle correzioni della manovra Fornero, purtroppo non sono infinite; anzi, sono risorse scarse, e quindi bisogna anche essere in grado di scegliere come utilizzarle. Noi abbiamo, in Commissione lavoro, anche tante proposte di riforma reale rispetto al sistema previdenziale ed è chiaro che risorse sono necessarie anche oltre a questo decreto.
  Quindi, da un lato, il decreto tiene conto della sentenza, dall'altro, tiene conto del fatto che non possono essere solo la perequazione e solo i futuri miglioramenti per le persone che sono già pensionate l'unico bacino per utilizzare le risorse. Purtroppo, il parere della relatrice e anche del Governo è negativo rispetto a questo emendamento, ma per motivi chiari ed evidenti: il fatto che siamo in una situazione reale nella quale si devono operare delle scelte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Egregi colleghi, signora Presidente, ho letto la sentenza della Corte costituzionale, ma non ho trovato in alcun rigo scritto che quello che la Corte costituzionale ha sentenziato non dovesse essere rispettato; e non lo può dire, non lo poteva dire, perché, ai sensi della Costituzione, le sentenze della Corte hanno effetto definitivo, nel senso che vanno prese per quello che dicono.
  E la Corte, certamente, quando ha così sentenziato, ha tenuto pur conto del fatto che esiste l'articolo 81 della Costituzione, che non è una super norma, ma è una norma alla pari delle altre; semmai, è un confine entro cui tutte le altre norme devono operare. Presidente, con questo brusio non ascolto neanche me stesso.

  PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Sannicandro. Chiederei ai colleghi di abbassare il tono della voce: quando l'Aula si riempie, diventa complicato ascoltarsi. Prego.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Quello che mi fa riflettere con una certa amarezza è che noi parliamo della perequazione delle pensioni, della rivalutazione. Usate l'espressione che vi pare: noi parliamo dello strumento che è stato inventato per consentire ai pensionati, in vecchiaia, quando non sono più in condizione di produrre reddito, di poter vivere in maniera sempre adeguata e dignitosa al momento storico in cui sopravvivono. Di questo strumento si sta sempre parlando, ormai da venti anni, come di uno strumento pernicioso per la finanza pubblica.
  Infatti, è dalla riforma Amato – siamo nel 1992 – che questo andazzo è cominciato. Quando si sono palesate delle situazioni di crisi, i Governi – di qualunque colore, bisogna dirlo, bisogna riconoscerlo – hanno pensato di porre mano alle pensioni, cioè di fare in maniera tale che dalle pensioni si potesse trarre un sollievo per la finanza pubblica. Così è cominciato tutto il sistema di riduzione per fasce, di riduzione per categorie, di riduzione per importi.
  Ora, prima di quella data, del 1992, il valore delle pensioni veniva rapportato sia all'aumento del costo della vita sia, addirittura, anche all'andamento salariale, in maniera tale che i pensionati, o con l'uno o con l'altro strumento, fossero garantiti e non rischiassero di vivere in miseria.Pag. 24
  Cito le norme della riforma del 1969, del 1975, fino ad arrivare alle norme ante «riforma Amato», per richiamare la vostra attenzione su quanto siamo diversi, su quale modifica ha subito la cultura in materia di perequazione delle pensioni. Si tratta proprio di una svolta strutturale, è il caso di dire. I pensionati devono rimanere nella fascia sociale più bassa, possibilmente. D'altra parte, non è un caso che su questo punto le politiche sia di destra, che di sinistra, molto spesso si sono assimilate, basta vedere come stiamo votando qui, in quest'Aula. Io noto che sia la maggioranza, sia Forza Italia, votano unanimemente contro tutti gli emendamenti che cercano di ridurre il danno. Questo a dimostrazione del fatto che – ripeto – si è creato in questi vent'anni una sintonia culturale tra le forze della maggioranza e le forze che, si fa per dire, si richiamano al liberismo economico. Premesso che le sentenze vanno attuate, va anche aggiunto – lo dico in risposta a quanto è stato affermato precedentemente, cioè che non fosse possibile, ai sensi dei vincoli di bilancio ed europei in materia, rateizzare il debito nei confronti dei pensionati – che questo non è neanche imposto dalla legislazione in materia, perché, a fronte di eventi eccezionali, certi parametri possano essere tranquillamente derogati e lo dice la legge di attuazione dell'articolo 81 della Costituzione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ma a prescindere da questa possibilità, da questa deroga possibile, rimane il fatto che, nel contesto dato, è evidente che quando lo si prende per punto fermo, ciò può significare che ai pensionati deve rimanere quel poco che gli avevamo dato nel 2011. Questa è la scelta politica che sotto un linguaggio tecnico e raffinato si vuole nascondere. Poi, per quanto riguarda il futuro, ovviamente, si procede nella stessa maniera. Si procede nella stessa maniera, cioè...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Non ho neanche ascoltato il campanello, proprio perché non si sente niente.

  PRESIDENTE. No, no, io però ho scampanellato nel momento giusto, guardi.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Benissimo. Allora, per quanto riguarda il futuro, non si fa altro che insistere su come procedette il Governo Monti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 1.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dorina Bianchi, Dellai, Matarrelli, Schullian...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  393   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 138    
    Hanno votato
no  255).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Simonetti 1.25.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. L'emendamento è un emendamento molto semplice, però ha una valenza anche politica, visto il periodo storico e viste proprio le giornate che sta vivendo l'Europa. Mi spiego meglio, non vorrei essere epocale, ma un significato politico questo emendamento ce l'ha.Pag. 25
  Questo emendamento 1.25 prevede sostanzialmente il ripristino dell'indicizzazione ante legge «salva Italia» e ante legge Fornero. Infatti, va a ripristinare tutte le aliquote di indicizzazione della legge n. 388 del 2000, quelle che, secondo l'Unione europea, avrebbero portato a un problema di cassa per il Paese e allora l'Unione europea indicò, attraverso Monti, il taglio dell'indicizzazione per fare cassa, per quadrare i bilanci di questo Paese al collasso, quasi deficitario, facendo perno non tanto sul risanamento dei conti pubblici, ma facendo cassa sulla pelle dei pensionati.
  Ora il Premier, da questi banchi la scorsa settimana e oggi su quattro pagine del Corriere della sera, viene a dirci che l'Italia non è più sul banco degli imputati, non ha più le orecchie d'asino dietro alla lavagna della classe in cui la Merkel fa da professoressa. Quindi, ci dice che sono state varate le riforme del mercato del lavoro, della scuola, della pubblica amministrazione, la riforma elettorale, quasi quella della Costituzione, la riforma della giustizia. Addirittura ha messo le mani sopra la Cassa depositi e prestiti. Ha varato la riforma del mercato del lavoro. Allora, se un Premier serio crede a quello che dice e a quello che esprime sui giornali, in questa partita con la Grecia nell'Unione europea, andava al tavolo della trattativa e chiedeva di eliminare il vincolo del 3 per cento per questo Stato e chiedeva meno austerità anche per l'Italia. Invece, si è rintanato dietro ai tweet e ha lasciato la bandiera della democrazia a Tsipras, che di compiti a casa non ne ha fatto neanche uno.
  Se questi che voi ci dite sono veramente compiti a casa, Marchi, lei doveva andare in Europa a dire che il 3 per cento si sfora perché bisogna ridare indietro i soldi che sono stati rubati ai pensionati. Invece voi non lo fate e vi trincerate sempre dietro all'austerità, perché non credete neanche voi alle pseudo riforme che dite di aver fatto, perché queste, infatti, non lo sono.
  Ecco, quindi, un emendamento che va a ripristinare quello che era antecedentemente previsto, ossia il 100 per cento fino a tre volte il minimo, quindi 1.500 euro, da tre a cinque volte il 90 per cento e oltre le cinque volte il 75 per cento, contro, invece, quella schifezza che voi proponete di rimborso che è il 40 per cento da tre a quattro volte il minimo, il 20 per cento e il 10 per cento da cinque a sei volte il minimo: una miseria.
  Quindi, se questo fosse un Governo normale in un Paese normale, andava alla trattativa proprio perché il debito greco è composto anche per il 18 per cento di soldi nostri, di soldi che noi abbiamo messo, che abbiamo tolto ai pensionati per metterli nei fondi europei che poi sono stati regalati alla Grecia e nessuno dall'Italia è andato a dire che non si può più resistere a questa austerità. Invece venite qui oggi a dirci che il 3 per cento è un dogma, è un totem inamovibile. Questa è un'ennesima vergogna del Governo Renzi, soprattutto di chi voterà contro questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Voglio semplicemente aggiungere che il Governo e la maggioranza si illudono che con questa normativa riusciranno ad eludere il dettato della Corte costituzionale. È evidente che, elargendo ai pensionati quello che in modo indegno si chiama bonus e non restituzione, si tenta una manovra che non è all'altezza della situazione. La Corte non si farà certamente ingannare.
  Il contenzioso che stiamo suscitando sarà un contenzioso di massa e non è la prima volta nella storia d'Italia, oltre al fatto che assistiamo a una vera e propria alterazione dei rapporti tra Corte costituzionale e potere esecutivo o, se volete, anche potere legislativo.
  Ora, ridare indietro ai pensionati praticamente la decima parte di quanto a loro è stato sottratto, ripeto, è una misura risibile da un punto di vista quantitativo economico, ma soprattutto risibile come espediente idoneo a neutralizzare il significato della sentenza della Corte costituzionale.

Pag. 26

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 1.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sibilia... Lo Monte... Gebhard... Bombassei... Monchiero... Manfredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  408   
   Votanti  406   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 144    
    Hanno votato
no  262).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 1.53, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole dei relatori di minoranza e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì... Binetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  388   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 125    
    Hanno votato
no  263).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polverini 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti... Locatelli... Lo Monte... Greco... Dellai... Vitelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  405   
   Votanti  403   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 144    
    Hanno votato
no  259).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciprini 1.15. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Questo decreto-legge dà poco a pochi e niente a molti. Noi abbiamo proposto questo emendamento che anzitutto vuole dare un po’ di precedenza ai pensionati che hanno pensioni di importo non troppo elevato cioè restituiamo ad essi il 100 per cento in ottemperanza della sentenza della Corte costituzionale n. 70, a differenza di quanto fa il Governo, e diamo il 100 per cento in un'unica soluzione. Per le pensioni da cinque volte il trattamento minimo a otto volte il minimo diamo sempre il 100 per cento ma dilazionato in cinque anni. Perché facciamo questo ragionamento ? Per andare un po’ incontro anche alle esigenze di bilancio perché riteniamo che non sia difficile recuperare queste risorse. Però facciamo anche questo ragionamento: partiamo da chi ha pensioni inferiori, gli restituiamo in un'unica soluzione e in più rispettiamo non soltanto la sentenza n. 70 ma la sentenza precedente sulla stessa tematica che la sentenza n. 70 richiama e che si riferiva al blocco delle indicizzazioni durante il Governo Prodi: ci fu un blocco e Pag. 27in questa sentenza si stabilisce che, se è stabilito un blocco temporaneo per pensioni di un certo importo, che all'epoca fu fino a otto volte il trattamento minimo, si può anche accettare. Quindi, secondo noi, questa può essere una soluzione che, da una parte, va incontro ad esigenze di bilancio, dà la giusta priorità a chi ha importi inferiori e può essere affrontata perché abbiamo individuato anche le coperture.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente, così come per altri emendamenti presentati dalle opposizioni, sottolineo come la finalità sia ovviamente condivisibile. La problematica di questo emendamento, che ho già rilevato in Commissione, è la copertura che loro danno per la maggiore spesa, perché se loro prevedono che per effettuare i consumi intermedi per l'acquisto di beni, servizi e forniture bisogna fare, giustamente, la centralizzazione delle commesse, è chiaro che diventa complicato assicurare risparmi non inferiori ai 13 miliardi di euro per gli enti locali pena, per questi, appunto, una riduzione dei trasferimenti. Non sempre, quindi, passare attraverso la centralizzazione si risparmia e non è detto che, pur passando attraverso la centralizzazione, si riescano a ottenere comunque 13 miliardi di euro di risparmi. Scritto così com’è scritto, se non si ottengono quei risparmi gli enti locali hanno un trasferimento erariale ridotto; mi sembra che abbiano già pagato in modo sufficientemente abbondante gli enti locali, così come i pensionati, per l'equilibrio di bilancio e pertanto ci vediamo costretti a non appoggiare questo emendamento che ha una finalità condivisibile ma che, a mio avviso, non essendo un collegato, non aveva necessità di copertura. Mi sembra, però, che la copertura infici notevolmente lo spirito positivo delle tesi sostitutive dell'articolo 1 del decreto-legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente, sulla scorta di quanto appena detto, preannunciamo il voto in termini di astensione, perché sicuramente questo è un emendamento che va nel senso giusto, questo è del tutto evidente, l'unica cosa che effettivamente non convince è l'impegno previsto nella lettera b), ovvero: ricorrere all'indebitamento. Purtroppo, noi ce ne rendiamo conto, l'articolo 81 della Costituzione è un qualcosa che anche noi in questo momento vorremmo tagliare via e vorremmo evidentemente abrogare, penso che sia stata una delle cose peggiori in seno a quello che fu l'Esecutivo Monti rispetto al Trattato di Maastricht e così via, ma questo tipo di disposizione, contenuta nel dispositivo, crea fondamentalmente debito pubblico, cosa che noi, in questo frangente, dobbiamo impegnarci tutti ad abbassare e non ad aumentare; questo mi pare che sia lapalissiano come concetto. Tra l'altro, crea debito pubblico per quanto riguarda le spese in conto corrente, quindi, pur ritenendoci soddisfatti e d'accordo, tendenzialmente, con la finalità di questa proposta emendativa, esprimeremo un voto di astensione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Grazie Presidente, colleghi, esaminando gli emendamenti che sono stati presentati, mi rendo conto che non è chiaro, qui, che cosa debba essere o che cosa sia la perequazione delle pensioni. Noi dobbiamo deciderci: quando un lavoratore va in pensione, la sua pensione deve rimanere cristallizzata al momento in cui ha raggiunto l'età pensionabile oppure deve essere adeguata al costo della vita fino a quando decede ? Questo è il problema, perché si sta facendo una serie di emendamenti, così come d'altra parte fa lo stesso decreto-legge, che va modulando Pag. 28sempre di più, variamente, quello che deve essere l'intervento della perequazione, dimostrando che la perequazione non assolve più allo scopo per cui è stata inventata. Allora, è bene che questa questione sia chiarita una volta per sempre e, soprattutto, sia chiarita al Governo che ripete, così, stancamente, le tecniche e le procedure che hanno seguito i Governi precedenti: quando si sono trovati o si trovano di fronte a delle difficoltà finanziarie la cosa a cui pensano sono i pensionati. Questo la dice lunga, la dice lunga, caro collega Simonetti, quando lei afferma che il Governo si vanta falsamente di aver superato i compiti in classe.
  Il Governo Renzi li sta superando i compiti in classe, perché il dettato che lui ha ricevuto, che poi è lo stesso dettato che è stato fatto a Berlusconi, è quello di riportare la classe operaia ai livelli subalterni che tradizionalmente aveva e che, sciaguratamente per loro, con la Costituzione italiana e con gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, aveva sollevato la testa. Renzi sta facendo bene i compiti in classe, rispetto ai padroni, come si chiamavano una volta ! Si ricordi quando, in televisione, rivolto in modo falsamente polemico nei confronti della Confindustria, disse: cari imprenditori, che altro volete per assumere ? Vi ho ridotto l'IRAP per la quota di lavoro, vi ho tolto l'articolo 18, vi sto regalando soldi a pioggia, tanto che, per ognuno che dovesse assumere a tempo indeterminato l'operaio di cui ha bisogno, per tre anni addirittura, sono stati stanziati sgravi per l'importo massimo di 8 mila euro per ogni anno: che altro volete, disse Renzi in televisione, rivolto agli imprenditori, rivolto alla Confindustria ? Aveva ragione ! Che altro volete ? Lui è l'esecutore specifico, diligente, di questo. Sta superando i compiti. I compiti sono questi, non li possiamo camuffare per altro, perché sta al servizio della tro   a, così come la tro   a pretende che anche in Grecia si sia al servizio degli interessi del grande capitale. Questa è la questione, e lui, tra l'altro, ha l'aggravante che ha promesso di fare ancora altri compiti, per essere ulteriormente promosso e poter entrare nel club dei servitori del capitale, si diceva una volta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, intervengo solo per specificare che questa copertura è stata utilizzata più e più volte, anche dall'ex ministro Tremonti, che la Lega dovrebbe conoscere, ed è sempre stata valutata positivamente dall'Ufficio bilancio. Quindi, è una copertura che ha una sua base solida, ben strutturata. Se, poi, gli uffici delle amministrazioni pubbliche centrali non sono capaci di andare a tagliare laddove dovrebbero tagliare, quello è un altro paio di maniche ma non dipende sicuramente dalla solidità e dalla struttura della nostra copertura finanziaria, che è assolutamente valida (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 1.15, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitzgerald Nissoli, Calabria, Carella, Tinagli, Agostini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  413   
   Votanti  402   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  316).    

Pag. 29

  (La deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 1.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle, mentre il relatore di minoranza della Lega Nord si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Alberti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  397   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 127    
    Hanno votato
no  270).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 1.19.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. L'emendamento propone una rivalutazione delle pensioni da tre a cinque volte il trattamento minimo, per il biennio 2012-2013, pari al 75 per cento di aumento del costo della vita, invece che, come prevede il decreto, del 40 per cento per le pensioni da tre a quattro volte il trattamento minimo e del 20 per cento per quelle da quattro a cinque volte il trattamento minimo.
  La copertura è ottenuta con 2,5 miliardi per il 2015 e 950 milioni di euro a decorrere dal 2016, riducendo i regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale, ad eccezione di quelli che riguardano il lavoro dipendente ed autonomo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 1.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo, nonché del relatore di minoranza della Lega Nord ed il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Ascani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  414   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  322).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 1.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e del relatore di minoranza della Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  409   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 142    
    Hanno votato
no  267).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polverini 1.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e del relatore di minoranza della Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 30

  Greco, Turco, Costantino, Cecconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  416   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 149    
    Hanno votato
no  267).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Simonetti 1.21.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento sostanzialmente si vogliono ripristinare le aliquote di indicizzazione che il Governo Letta stabilì nel 2013 con la legge di stabilità per il 2014, la n. 147 del 2013, all'articolo 1, comma 483. Ho richiamato nel dettaglio la norma proprio per dire che questa maggioranza di fatto ha già votato due anni fa delle aliquote di indicizzazione e se è vero, ma secondo me non è vero, quello che dice il Presidente Renzi, ossia che sostanzialmente l'economia si trova in una situazione migliore rispetto a due anni fa, che la situazione del Paese è migliore rispetto a due anni fa, non vedo perché questa maggioranza, composta dagli stessi parlamentari di allora, non va a riproporre perlomeno quello che aveva già previsto per le indicizzazioni, che ovviamente non era quanto quello antecedente al decreto Salva Italia, ma comunque è migliorativo rispetto alla proposta del 2015. Ricordo, quindi, un'indicizzazione al 100 per cento fino a tre volte la pensione minima, al 95 per cento da tre a quattro volte la pensione minima, al 75 per cento da quattro a cinque volte, al 50 per cento da cinque a sei volte, al 40 per cento da sei volte in su.
  Io credo che i parlamentari di maggioranza visto che l'hanno già votato una volta possano votarlo anche una seconda.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, a dimostrazione di quanto sia precaria la legislazione di questo Parlamento, voglio riallacciarmi a quanto ha detto il collega. L'ultima volta che si è intervenuti su questa materia è stata con la finanziaria del 2014. Dal 1992 ad oggi ci saranno state almeno una quindicina di leggi, leggine ed emendamenti che sono stati approvati da questo Parlamento per stiracchiare questa benedetta perequazione, sempre più in basso. Questa è la situazione, è come se l'articolo 36 e 38 della Costituzione non esistessero o comunque, pur esistendo, tanto bisogna battere il chiodo finché noi non sconfiggiamo l'articolo 36 e l'articolo 38 della Costituzione. Questa è la manovra in atto negli anni passati: questa è la manovra in atto con il Governo Monti; questa è la manovra in atto con il Governo Renzi.
  Allora, le forze democratiche che qua dentro albergano ancora dovrebbero prendere coscienza di quanto sia avverso al popolo lavoratore e ai pensionati questo Governo e cercarsi di muoversi di conseguenza in contro corrente. Non si può assistere impassibili a questo stravolgimento della Costituzione materiale italiana per poi arrivare allo stravolgimento della Costituzione formale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord e Autonomie – Lega dei popoli – Noi con Salvini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tripiedi.Pag. 31
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  410   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  146    
    Hanno votato no   264.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 1.23, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord e Autonomie – Lega dei popoli – Noi con Salvini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai. Archi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  405   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  144    
    Hanno votato no   261.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Tripiedi 1.16.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signora Presidente, questo emendamento in sostanza tratta delle indicizzazioni future e vuole ritornare alla legge n. 448 del 1998 che è la legge Dini, però ponendo il limite sulle rivalutazioni per quelle pensioni sopra 8 volte la minima. Per quale ragione ? Perché su questo noi abbiamo presentato una proposta di legge ma anche emendamenti, che purtroppo sono stati resi inammissibili e non capiamo il perché, visto che tutti i decreti-legge che arrivano in realtà quelli sarebbero inammissibili, perché violano l'articolo 76 della Costituzione quindi non sono né omogenei, non hanno carattere di urgenza e quant'altro. A noi, invece, ci cassano degli emendamenti come l'abrogazione della Legge Fornero, sul tetto alle pensioni e quanto altro.
  Quindi, noi in coerenza rispetto anche alla nostra proposta che vuole mettere un tetto a 5.000 euro netti alle pensioni, per tutti, applichiamo lo stesso discorso per quanto riguarda l'indicizzazione delle pensioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signora Presidente, mi sono sentito chiamato in causa in questo momento perché davvero qui è la pazzia, davvero. È stato reso inammissibile un mio emendamento sul decreto-legge pensioni che avevo pensato e previsto per ridurre le pensioni al massima 5.000 euro. Non è stato neanche bocciato, ma reso inammissibile. Ora, capite che qui si sta parlando del DL pensioni ed è reso inammissibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Come ho già detto in Commissione, questa è una decisione politica perché di politica che si parla.
  Il fatto di rendere inammissibile questo mio emendamento è davvero da fuoco negli occhi, davvero. L'altra volta, alle 10 di sera, qui non era presente nessuno e io ho anche detto chi votò la «legge Fornero» e ci sono tutti, tutti. Siete tutti dentro, davvero.
  E visto che mi mancano gli ultimi dieci secondi...

  PRESIDENTE. Li ha già superati. Comunque, finisca. Prego.

  MATTEO DALL'OSSO. Gli ultimi dieci secondi per dire che davvero qui ho un foglio pieno, un foglio pieno di nomi di Pag. 32miei colleghi, ora che l'hanno votata, ed è davvero da fuoco negli occhi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Come per l'emendamento precedente, andiamo a notare che nell'emendamento, alla lettera b), si andrebbe a «ricorrere all'indebitamente per gli investimenti, i mutui e i prestiti obbligazionari posti in essere con le istituzioni creditizie (...)».
  Ora, in questo caso noi siamo d'accordo con la ratio di questa proposta emendativa. Non siamo d'accordo per l'ennesima volta – e quindi esprimeremo un voto d'astensione – rispetto all'innalzamento evidente del debito pubblico, in questo caso, come recita la lettera a), per le spese correnti.
  Dopodiché, siamo pienamente d'accordo con il collega del MoVimento 5 Stelle, che ha parlato prima, rispetto ad una pensione massima di 5 mila euro. Ma evidentemente non capisco, allora, perché all'emendamento precedente, l'emendamento Simonetti 1.23, il MoVimento 5 Stelle ha votato a favore sulla rivalutazione in termini percentuali anche delle pensioni massime, quindi anche di coloro che percepiscono molto di più di 5 mila euro netti al mese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tripiedi 1.16, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie e con il parere favorevole del relatore del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piazzoni. Ci siamo ? No. Sblocchiamo la postazione dell'onorevole Piazzoni. Provi, onorevole. Se c’è dentro qualcosa nel dispositivo lo tolga; perfetto. Ci sono altri che non riescono a votare ? Non vedo mani alzate...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  413   
   Votanti  402   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  313).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 1.11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. Qui si propone, facendo salva la mini-rivalutazione prevista dal disegno di legge per gli anni 2012 e 2013, che dal 2014 in poi le rivalutazioni, per i trattamenti pensionistici di importo complessivo superiore a tre volte il minimo INPS, vengano ricalcolate tenendo conto del 100 per cento della rivalutazione 2012-2013.
  Questa ripartizione dei costi – e lo dico a titolo per così dire preventivo, rispetto alle obiezioni che immagino – porta l'indebitamento netto tendenziale in rapporto al PIL, nell'anno in corso, dal 2,5 per cento, previsto nel DEF, al 2,6 e nel 2016 sposta l'indebitamento netto tendenziale dall'1,4 all'1,44.
  Questo emendamento, a differenza degli altri due successivi, ipotizza che si possano recuperare le risorse attraverso una riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore, come sempre con l'esclusione delle disposizioni a tutela del lavoro dipendente ed autonomo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Repetita iuvant ! Anche in questo Pag. 33caso l'emendamento Placido 1.11 porta alla rivalutazione totale di tutte le pensioni superiori a tre volte la minima.
  Quindi, Presidente, noi spesso in Commissione lavoro ci siamo interrogati sul come riuscire ad abbassare o quanto meno a cercare di regolarizzare anche le pensioni d'oro o le pensioni d'argento. Abbiamo dei dati che sono abbastanza sconvolgenti rispetto a questo tipo di passaggio, però questo emendamento va ad indicizzare tutte le fasce massime sulla base di una indicizzazione. Quindi, anche in questo caso, noi ci asterremo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 1.11, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  400   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  316).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 1.22, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Marco Di Maio, Paola Bragantini, Ruocco, Binetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  401   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  82    
    Hanno votato
no  319).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Ciracì, D'Ottavio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  405   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  266).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 1.9.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, intervengo per dire che è il medesimo emendamento che punta al medesimo obiettivo; semplicemente in questo caso il meccanismo di copertura individuato coincide esattamente con quello del Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 1.9, con il parere contrario Pag. 34della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fusilli, Greco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  406   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  267).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 1.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco...Bolognesi...ci siamo ? Sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  413   
   Votanti  408   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  263).    

  (Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Zaccagnini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciprini 1.52.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Prima di passare all'illustrazione dell'emendamento Ciprini 1.52, giusto una replica flash al collega Rizzetto, perché prima non ho avuto l'opportunità di intervenire, perché ero già intervenuto, facendo presente che forse è meglio se si rilegge il testo. Perché, in realtà, noi diciamo, per quanto riguarda le coperture dell'emendamento Tripiedi 1.16, che il soggetto inadempiente, nell'anno successivo a quell'inadempienza, non può ricorrere all'indebitamento per gli investimenti, i mutui e quant'altro. Quindi, non può: l'esatto opposto. Sono cose che capitano, non c’è nessun problema...
  Poi, passando all'emendamento Ciprini 1.52, in sostanza noi vorremmo correggere il decreto, perché sappiamo, come ci è stato detto più volte in Commissione, che, per quanto riguarda i vitalizi, non vi è una norma che li regola, ma vi è l'autodichia: quindi, sono le Camere che li stabiliscono. Però, siccome si va a mettere mano alla legge n. 448 del 1998 di Dini, che è proprio quella che regola le indicizzazioni, aggiungere con l'emendamento Gnecchi che, ai fini delle indicizzazioni, si tiene conto dei vitalizi, si presta a cattive interpretazioni. Credo alla buona fede dell'onorevole Gnecchi, non ho dubbi; però, per evitare qualsiasi tipo di problemi e di malinterpretazioni, noi faremmo quella modifica, per cui, al comma 2, si propone di sostituire le parole: «si tiene conto altresì» con le seguenti: «ai soli fini del cumulo, si tiene conto».
  Per noi questa è una cosa importante, perché la nostra preoccupazione è che a reindicizzarsi poi saranno i vitalizi. Noi abbiamo chiesto addirittura l'abrogazione immediata, con effetto retroattivo, ma anche questo ci è stato cassato come emendamento. Vediamo di evitare che questo testo porti a rischi di questo tipo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 1.52, con il parere contrario Pag. 35della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mazziotti Di Celso, Verini... Mazziotti e Verini hanno votato... Tripiedi in arrivo, Milanato anche... Grillo... Gianni Farina... prego, onorevole... no...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  415   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 146    
    Hanno votato
no  269).    

  (Il deputato Placido ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

   Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polverini 1.28, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie; il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo... ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  355   
   Astenuti   66   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
  82    
    Hanno votato
no  273).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Tripiedi 1.32.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Allora, ho già fatto un intervento stamattina in Commissione. Cosa prevede questo emendamento ? Prevede la possibilità di rinuncia della perequazione sulle pensioni. Perché diciamo questo ? Perché noi siamo un Paese solidale, ed allora vogliamo mettere alla luce questa solidarietà. Ci sono dei pensionati che prendono una pensione molto alta ed a cui non interessa quell'aumento di 300 o 400 euro in più sulla pensione.
  Sono loro i primi a dire: signori miei, io non voglio la perequazione, date questi soldi a chi ne ha bisogno. Questo emendamento è un emendamento di buon senso che costa zero e col quale diamo la possibilità a chi ha già tanto di dare a chi non ha niente. Non si fa differenza, quindi mettiamo in pratica lo spirito solidaristico che c’è in questo paese e diamo la possibilità a chi ha di rinunciare. È un emendamento di buon senso, ripeto, basterebbe aggiungere un solo articolo. Invece questo Governo, come al solito, mette i deputati, tutti in questo caso, in un angolo perché su tutti gli emendamenti che sono stati presentati ne è stato approvato uno, uno solo ! È una vergogna ! Qui si mette il parlamentare ed il Parlamento tutto di fronte al fatto che non si va praticamente a cercare la collaborazione dei deputati, è semplicemente questo: diamo la possibilità a chi prende una pensione elevata di rinunciare alla perequazione con un emendamento di buon senso che costa zero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente io, proprio amichevolmente, al collega Tripiedi, perché ne conosco la buona fede e la passione, ma proprio in virtù di tale considerazione, io mi chiedo, e gli chiedo, possiamo strutturare un sistema pensionistico affidato alla buona Pag. 36volontà dei singoli ? Si tratta di far fare a qualcuno buona testimonianza, è come quando si dice, da parte di un'altra forza politica: perché l'extracomunitario non te lo prendi a casa ? Io lo potrei prendere a casa, ma paghiamo le tasse perché certi istituti di welfare possano essere garantiti, non so se mi spiego. Quindi nulla in contrario a poter manifestare la solidarietà dovunque sia possibile, ma se vogliamo incidere sulla struttura del sistema pensionistico credo che insomma dovremmo pensarci un po’ di più.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente. Io non conoscevo l'emendamento del mio collega e non capisco l'intervento del collega Sannicandro, perché è giusto, lei ha ragione, dovrebbe essere un sistema di welfare da solo a risolvere questi problemi, ma non vedo il motivo di una votazione contraria alla possibilità volontaria di aiutare qualcun altro. Vorrei ricordare che abbiamo dovuto dormire due notti sotto al Ministero dell'economia e delle finanze per poter fare accettare di poter far diventare norma un principio che era quello di poter versare volontariamente dei fondi all'interno del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese; il Governo dopo due giorni è riuscito a capire ed ha accettato; io, Presidente, vorrei solo chiedere, visto che ancora il Governo non l'ho sentito, quale sia la motivazione della posizione contraria su questo emendamento, perché si sta semplicemente dicendo che chi vuole può, a costo zero, con invarianza zero, e quindi vorrei sentire il Governo su come mai abbia assunto una posizione contraria.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi a titolo personale. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente. Solo per precisare che questo emendamento non è un emendamento risolutivo rispetto al problema delle indicizzazioni. Noi ne abbiamo già fatte all'articolo 1 che andavano in quel senso, siamo in un emendamento collaterale, collaterale che però potrebbe stimolare quel senso di solidarietà che noi siamo convinti che esista nel nostro Paese. Abbiamo chiesto in Commissione che se c'erano dei problemi di natura tecnica, di risolverli in quella sede lì che è la sede naturale della discussione, ne abbiamo parlato durante la discussione generale ed ora siamo qui in Aula per fare altrettanto. Quindi ora è la maggioranza, è il Governo che mi sembra il Governo dei «no», perché non costa a nessuno, non è veramente una proposta impegnativa da nessun punto di vista. Quindi non capisco per quale ragione dare parere contrario. Quindi reitero la richiesta del collega Villarosa e adesso vorrei sentire il parere del Governo.

  PRESIDENTE. Grazie, c’è l'onorevole Sibilia a titolo personale ? No, allora ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, noi capiamo i buoni intenti dei presentatori dell'emendamento, però noi ci asterremo semplicemente per un fatto molto semplice: se uno volontariamente, ed è meritevole e ben venga che le persone lo facciano, magari con la possibilità economica di voler dare un contributo alle fasce della popolazione più bisognose, lo può già tranquillamente fare facendo una donazione, aiutando le associazioni, andando ad aiutare le persone meno abbienti, non è che può dire «ti tieni la perequazione», che senso avrebbe ? La libera volontà di scelta di dove destinare le proprie risorse esiste già, ripeto, capiamo il buon intento piuttosto agiamo per aumentare gli sgravi fiscali per chi compie atti di questo tipo e per incentivare chi va ad aiutare le persone più deboli, le fasce più deboli della popolazione, altrimenti sarebbe semplicemente una ridondanza, semplicemente dice lo Stato: tieniteli tu e dalli ai bisognosi oppure lo faccio direttamente Pag. 37io. Ecco, non capisco per questo l'intento dell'emendamento, capiamo i buoni intenti invece. Per questo ci asterremo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Signora Presidente, io ho apprezzato molto il lavoro dei colleghi del MoVimento 5 Stelle in Commissione, che danno sempre un contributo positivo, come credo sia anche lo spirito di questo emendamento. Però noi siamo in un Paese dove c’è una previdenza pubblica obbligatoria e dove nel mettere in campo delle norme bisogna in qualche modo farlo sempre con questa assoluta consapevolezza. Io non vorrei che votando questo emendamento si potesse creare un precedente pericoloso laddove si va a costruire una parte della pensione che può essere ceduta in qualche modo, che non fa parte più dell'importo complessivo. Quindi anche noi di Forza Italia ci asterremo su questo emendamento perché crediamo appunto nello spirito positivo che ha portato alla formulazione dello stesso ma non ci sentiamo di creare appunto un precedente così pericoloso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giacobbe. Ne ha facoltà.

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. Signora Presidente, per motivare ulteriormente, così come abbiamo già fatto in Commissione, il parere contrario, a partire da alcune considerazioni che faceva anche l'onorevole Polverini. Al di là delle buone intenzioni dei proponenti, la rivalutazione per perequazione automatica entra a far parte in modo integrante del trattamento previdenziale, considerarla come una quota a sé stante che possa essere ceduta è sbagliato dal punto di vista non solo del principio ma della natura del trattamento previdenziale e costituirebbe un precedente sbagliato. Peraltro non si parla qui di pensioni alte, le pensioni alte non sono oggetto di questo provvedimento, nel senso che le pensioni alte, per come è confezionato il decreto e per come lo confermeremo, non hanno una rivalutazione per gli anni 2012-2013 disposto con questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tripiedi 1.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e sul quale il relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Melilla, Tacconi, Richetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  342   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
  66    
    Hanno votato
no  276).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lombardi 1.29.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signora Presidente, sulla falsariga dell'emendamento precedente, l'emendamento Lombardi 1.29 appunto vuole dare la possibilità al pensionato..., ma non si tratta solo di pensioni di importo basso, dal nostro punto di vista sbagliava il collega, perché noi volutamente non abbiamo precisato un emendamento al quale bisogna far riferimento, ci riferiamo appunto anche alle rivalutazioni in legislazioni future, per tutti i tipi di pensione. Quindi se c'erano dei problemi Pag. 38di carattere tecnico, si possono risolvere insieme, siamo qui a fare le leggi, siamo qui apposta.
  Abbiamo presentato tre emendamenti simili: l'unica cosa che li distingue l'uno dall'altro è la destinazione. Quello precedente era per andare ad aumentare le pensioni minime; in questo emendamento 1.29, in realtà, la destinazione di queste risorse sarebbe, invece, per tutti i penalizzati dalla manovra Fornero, quindi parecchie persone. Speriamo che l'Aula, questa volta, prenda un'altra scelta.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lombardi 1.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e sul quale il relatore di minoranza della Lega Nord si è rimesso all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Cassano, Mattiello, Dellai...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  347   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
  75    
    Hanno votato
no  272).    

  (Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chimienti 1.31.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Come ha già spiegato il mio collega Tripiedi, con questo emendamento vorremmo istituire per il beneficiario della pensione la facoltà di rinunciare annualmente alla propria rivalutazione automatica sul trattamento pensionistico. Questo emendamento è supportato anche da un sondaggio secondo il quale il 45 per cento dei pensionati sarebbe favorevole a rinunciare al rimborso sancito dalla sentenza n. 70 del 30 aprile 2015 della Corte costituzionale, e quindi alla successiva rivalutazione, nel caso in cui le somme ricavate da tali risparmi andassero a favore di azioni concrete e socialmente utili.
  La soluzione che noi proponiamo aiuterebbe a incrementare, mediante le somme derivanti da risparmi di spesa, gli interventi volti a favorire, questa volta, le donne lavoratrici, che da parecchio tempo, ormai, attendono una proroga che renda il pensionamento e il prepensionamento più flessibile. Visto che tutti quanti state dicendo di condividere il principio che ha ispirato questo emendamento, mi chiedo che cosa osti a riformularlo e a renderlo, quindi, attuabile.
  Anche per rispondere all'onorevole Sannicandro, certamente l'emendamento non va a risolvere tutti i problemi del sistema previdenziale italiano, però, per una volta, metteremmo in campo una cosa nuova, un principio nuovo: si farebbe leva sulla solidarietà dei cittadini, che potrebbe, in questo momento storico, essere l'unica chiave per risollevare l'economia dei Paesi e per dare un forte segnale agli usurai europei dell’austerity, che vogliono i popoli schiavi del loro strozzinaggio immorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chimienti 1.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e sul quale il relatore di minoranza della Lega Nord si è rimesso all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 39

  Dallai, Fitzgerald...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  348   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato
  73    
    Hanno votato
no  275).    

  (La deputata Nicchi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 3.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. In questo caso, l'emendamento propone unicamente di incrementare il fondo destinato alla cassa integrazione straordinaria per il settore della pesca di ulteriori cinque milioni di euro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Tartaglione, Marzano, Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  412   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 142    
    Hanno votato
no  270).    

  (Il deputato D'Alessandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 4.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. L'emendamento mette a regime l'aumento della percentuale di adeguamento delle retribuzioni corrisposte a seguito dei contratti di solidarietà cosiddetti difensivi, quelli di tipo A. La misura, quindi, introduce un meccanismo che rende non più necessaria la proroga, anno per anno, dell'adeguamento, ma lo rende, per qualche verso, automatico.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 4.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso, Abrignani, Vecchio, Fanucci, Galperti ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  413   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 147    
    Hanno votato
no  266).    

  (La deputata Malpezzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Dovremmo ora passare alla votazione dell'emendamento 4.100 della Commissione, poiché, tuttavia, la Commissione Pag. 40bilancio non ha ancora espresso il parere di competenza, dobbiamo procedere al suo accantonamento.
  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Polverini 5.2 e Ciprini 5.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Sia in Commissione, che ora in Aula, vogliamo sopprimere le parole «salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive». Stiamo parlando della rivalutazione del montante contributivo. Il Governo ha cercato di mettere una pezza in Commissione, quindi nella prossima annualità il montante contributivo non verrà svalutato, ma noi questa cosa la dobbiamo eliminare per sempre, anche per il futuro. Non possiamo fare delle previsione «nasometriche», dicendo che nei prossimi anni l'indice legato al PIL tenderà a migliorare, quindi non ci sarà una svalutazione del montante contributivo che è il tesoretto dei pensionati sul quale si calcola anche la pensione. Noi, per difendere le pensioni dei pensionati, vogliamo assolutamente che si levino, che vengano meno le parole «salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive». Tra l'altro, non è un emendamento che abbiamo presentato solo noi e, quindi, chiediamo lo sforzo di votarlo, per piacere, grazie.

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANNA GIACOBBE. Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Io credo che sia utile mettere in rilievo qui come sia intervenuta la Commissione con un emendamento che ha modificato il testo del decreto in un punto molto importante, come veniva ricordato, a proposito della rivalutazione della somma dei contributi per il calcolo della pensione con il sistema contributivo. L'articolo 5 del decreto già modificava quella disciplina, prevedendo che il coefficiente fosse in ogni caso 1.
  Infatti, nel 2014, per effetto della recessione e della bassa inflazione, il tasso di capitalizzazione avrebbe avuto per la prima volta un segno negativo che avrebbe, appunto, determinato una rivalutazione negativa del montante contributivo, quindi riducendo le aspettative pensionistiche dei lavoratori attivi.
  L'emendamento approvato in Commissione ha previsto che non ci sia il recupero per questo anno. Infatti, nel decreto-legge era, appunto, previsto che il coefficiente non potesse essere inferiore a 1, salvo recupero sulle rivalutazioni successive. L'emendamento approvato in Commissione ha previsto che, in fase di prima applicazione, cioè appunto nel passaggio in cui questa cosa avrebbe un effetto negativo concreto, cioè tra il 2014 e il 2015, non si effettui il recupero e, quindi, che il coefficiente di rivalutazione per il 2015 mantenga il proprio valore.
  Successivamente, in futuro, se questa evenienza si ripresenterà, sarà opportuno ritornarci. Ma io credo che sia utile sottolineare che, in un provvedimento che è noto soprattutto per gli interventi sulle pensioni in essere, abbiamo dedicato una qualche attenzione a come si costruiscono le pensioni del futuro, a come riusciamo a non scaricare le difficoltà di una fase di crisi sulle future generazioni di lavoratori più giovani e sulla loro prospettiva previdenziale.
  In questa vicenda si è messo anche in evidenza il fatto che i meccanismi ciechi di autoregolazione, solo dal punto di vista finanziario, contenuti nel nostro sistema hanno bisogno di essere osservati molto attentamente nei propri effetti concreti e in qualche caso ci sono da fare degli interventi correttivi.
  Ricordo che, per la copertura di quell'emendamento, sono impiegati, nell'arco di un numero di anni significativo, ma in tutto l'arco di anni nel quale è prevista la copertura di quell'emendamento, 440 milioni di euro, quindi una cifra significativa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 41
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Polverini 5.2 e Ciprini 5.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent, Molteni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  423   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 151    
    Hanno votato
no  272).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polverini 6.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Gregori, Di Stefano, Invernizzi, Iacono, Giuliani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  425   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 150    
    Hanno votato
no  275).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Castricone 6.50, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e sul quale i relatori di minoranza si rimettono all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lenzi, Rubinato, Chiarelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  433   
   Votanti  361   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
  360    
    Hanno votato
no   1).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cominardi 7.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Intervengo solo per motivare le ragioni per cui vogliamo sopprimere l'articolo 7 che riguarda alcune esenzioni rispetto all'anticipazione del TFR in busta paga, una delle tante iniziative fallimentari del Governo Renzi, una di quelle iniziative che servivano per far ripartire i consumi come gli 80 euro. È uguale: infatti abbiamo visto quanto è aumentato il risparmio privato e abbiamo visto quanti effetti macroeconomici abbiamo avuto in questo Paese pari allo zero. Le stime del Governo a regime erano che il 40 per cento dei lavoratori avrebbero aderito a questa iniziativa governativa. Ha aderito lo zero virgola qualcosa: neanche l'uno per cento. E chi c’è dietro ancora ? C’è dietro ancora l'intermediazione bancaria. Quindi questo provvedimento fa gola ed è utile alle banche. Non è utile né ai lavoratori, tant’è vero che praticamente nessuno ha aderito, e nemmeno alle imprese nel senso che sono venuti da noi in audizione a dirci: se dovevate fare delle esenzioni, potevate farle direttamente a noi come imprese, non rispetto a questa cosa qui. E per questa ragione vogliamo sopprimere questo articolo in maniera convinta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

Pag. 42

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Intervengo per motivare il voto favorevole di Forza Italia su questo emendamento. Penso che l'unica operazione che il Governo può fare per rimettere nella disponibilità dei lavoratori il trattamento di fine rapporto è quello di riportare l'aliquota all'11 per cento. Tutto il resto sono palliativi che non porteranno a nulla.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cominardi 7.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie e il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  411   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 133    
    Hanno votato
no  278).    

  (Il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Si è così esaurito l'esame degli emendamenti riferiti al decreto-legge. Rimane accantonato soltanto l'emendamento 4.100 della Commissione sul quale la Commissione bilancio esprimerà il parere nella giornata di domani.
  Dobbiamo pertanto rinviare il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta di domani e passare all'esame del successivo punto all'ordine del giorno.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare: Duranti ed altri; Lorefice ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Doc. XXII, nn. 9-39-A) (ore 16,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare: Duranti ed altri; Lorefice ed altri, Doc. XXII, nn. 9-39-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni.
  Colleghi, si vota subito, non vi voglio scoraggiare dal fare una passeggiata però vi volevo comunicare che i pareri sono già stati espressi, quindi siamo già in fase avanzata.
  Ricordo che, nella seduta del 22 giugno 2015, si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.Pag. 43
  Avverto che fuori dalla seduta l'emendamento Vito 1.20 è stato ritirato dal presentatore.
  Avverto inoltre che la Commissione ha presentato l'emendamento 3.50 che è in distribuzione.

(Esame degli articoli – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
  La Commissione (affari costituzionali) ha espresso il parere prescritto che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 9-39-A).

(Esame dell'articolo 1 – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 9-39-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Come avevo anticipato prima, si sta per votare, quindi, se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Aspettiamo che i colleghi riprendano posto... intanto che riprendete posto vi avverto che abbiamo tutte votazioni in sequenza, non ci sono nemmeno emendamenti, quindi... ci siamo, colleghi ? Grillo, Sgambato... ci sono colleghi che non riescono a votare ? Non vedo mani alzate, ma c’è un po’ di movimento...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  412   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 410    
    Hanno votato
no    2).    

(Esame dell'articolo 2 – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 9-39-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sannicandro che non chiede di parlare, ma chiede di votare... Paola Bragantini, Ginoble...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  422   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 421    
    Hanno votato
no    1).    

  (La deputata Pes ha segnalato che non è riuscita a votare a favore).

(Esame dell'articolo 3 – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 9-39-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere sull'emendamento 3.50 della Commissione.

  GENNARO MIGLIORE, Relatore. Il parere è favorevole, essendo un emendamento presentato dalla Commissione.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 44

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il parere del Governo è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.50 della Commissione, con il parere favorevole, ovviamente, del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Piepoli, Giammanco, Tancredi, Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  421   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 421).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Matarrelli, Pilozzi, Gnecchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  425   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 425).    

(Esame dell'articolo 4 – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 9-39-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Vitelli, Greco, Vico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  418   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 415    
    Hanno votato
no    3).    

(Esame dell'articolo 5 – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 9-39-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brescia, Vazio, Di Salvo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 426).    

(Esame dell'articolo 6 – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, nn. 9-39-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.Pag. 45
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Locatelli, Paola Bragantini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  428   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 428).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Va bene, la Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Sta bene, è autorizzato a consegnare il testo sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente, le chiedo gentilmente di chiedere all'Assemblea di fare un po’ di silenzio.

  PRESIDENTE. Sì. Colleghi, se volete ora potete allontanarvi un attimo, però lasciate che chi intende intervenire possa farlo in un silenzio accettabile.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Intanto voglio esprimere a nome mio e del mio gruppo la soddisfazione per come si è svolta la votazione sugli articoli di questa importante proposta di inchiesta parlamentare: in Aula abbiamo avuto tutti lo stesso orientamento, che già si era espresso e si era concretizzato in Commissione difesa. Tutti i gruppi parlamentari in Commissione difesa hanno sostenuto e condiviso questa proposta di legge per istituire una Commissione di inchiesta parlamentare, che, per la verità, non è la prima. Già in altre legislature, in particolare al Senato, sono state istituite Commissioni di inchiesta sull'uranio impoverito e l'ultima Commissione di inchiesta ha concluso i suoi lavori, con una relazione, a gennaio 2013.

  PRESIDENTE. Colleghi, un po’ di silenzio ! Abbassate il tono della voce.

  DONATELLA DURANTI. Però, era calato il silenzio sul tema, sulla problematica, che riguarda il diritto alla salute dei militari e dei civili impiegati nelle missioni all'estero e nei poligoni militari, un silenzio che ci preoccupava. Da più parti, soprattutto da parte delle associazioni dei familiari delle vittime ci veniva la richiesta di riprendere il tema e di continuare a lavorare con una Commissione d'inchiesta, perché quella conclusasi appunto il 9 gennaio 2013 ha lasciato troppi interrogativi aperti. Noi, come gruppo di Sinistra Pag. 46Ecologia Libertà, abbiamo depositato già a giugno 2013 una proposta di legge di istituzione della Commissione di inchiesta parlamentare e devo ringraziare tutti i colleghi della Commissione – il relatore, il presidente della Commissione, ma tutti i commissari –, in particolare i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che hanno depositato anche loro una proposta di legge che ci ha dato la possibilità di arrivare ad un testo unificato, che è sicuramente più idoneo a continuare il lavoro che era stato avviato nelle precedenti legislature.
  La Commissione di inchiesta, che oramai stiamo istituendo nella giornata di oggi, si occuperà dei casi di morte e di grave malattia che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, senza fare distinzione tra militari e civili, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e alla dispersione di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dall'esplosione di materiale bellico e eventuali interazioni.
  L'elemento di innovazione che abbiamo inserito in questa Commissione di inchiesta è che si dovrà occupare anche dei casi di gravi malattie e, purtroppo, anche di morte derivante dalla somministrazione di vaccini. Voglio ricordare che noi facciamo riferimento alla cosiddetta sindrome dei Balcani, cioè a quell'insieme di patologie gravi e gravissime che furono contratte dai nostri militari al ritorno dalle missioni nei Balcani. Furono, per così dire, vittime del fuoco amico, altri Paesi, in particolare gli Stati Uniti d'America, utilizzavano i proiettili all'uranio impoverito e i nostri militari furono colpiti dall'utilizzo di questo materiale che, voglio ricordare, sprigiona altissima radioattività, mentre le sue nanoparticelle si disperdono nell'ambiente, provocando gravissimi danni alla salute. La loro condizione per moltissimi anni non è stata riconosciuta e non hanno visto neanche riconosciuto il diritto al risarcimento per i danni subiti. Purtroppo sono centinaia i militari morti e migliaia quelli ammalati. A un certo punto, però, la politica si è fatta carico di questo vero e proprio dramma che ha riguardato peraltro militari anche molto giovani. Nelle Aule parlamentari si è cominciato a discutere, anche attraverso le Commissioni di inchiesta che si sono succedute. E però, fino a un certo punto, e noi ci auguriamo che questa volta non sia così, i vertici e le gerarchie militari e chi rappresentava il Governo all'interno dell'Amministrazione della Difesa, per molti anni hanno innalzato un muro di gomma per nascondere in qualche maniera la verità e non hanno dato risposte alle grida di giustizia e di dolore che provenivano sia dai militari ammalati sia dai familiari dei militari morti. Noi dobbiamo, quindi, continuare in un lavoro che ha visto impegnata per due anni la Commissione di inchiesta del Senato. Abbiamo deciso di istituire una Commissione monocamerale perché ci sembra uno strumento più agile e veloce e pensiamo appunto di giungere a conclusioni utili anche a modificare la legislazione vigente in riferimento agli indennizzi e ai risarcimenti che spettano ai militari, utile soprattutto a fare chiarezza, ad arrivare alla verità e a restituire giustizia entro 24 mesi. Ma già dopo un anno la Commissione presenterà all'Assemblea una relazione intermedia.
  A me preme in particolare fare riferimento a quello che è accaduto in questi ultimi mesi nei TAR del nostro Paese. Il TAR, e quindi la giustizia amministrativa, come spesso accade, riesce ad essere più avanti in termini del rispetto dei diritti della politica. Il TAR del Lazio prima e quello di Torino dopo, solo a marzo di quest'anno, e il TAR di Lecce il 29 aprile di quest'anno, hanno invertito l'onere della prova.
  Poiché si dice che non è possibile esattamente stabilire il nesso di causalità tra l'utilizzo dell'uranio impoverito, da una parte, e la dispersione di nanoparticelle nell'ambiente, dall'altra, e le gravi malattie che i militari hanno contratto, la giustizia amministrativa fa riferimento al principio di probabilità. Il fatto stesso di Pag. 47aver di essere stati impiegati in teatri operativi, in teatri di guerra dove si utilizzavano i proiettili all'uranio impoverito o di essere stati impiegati nei poligoni di tiro dove si disperdono le nano particelle di metalli pesanti, determina un nesso tra malattia e la sua causa sulla base di dati probabilistico-statistici. In altre parole, una vera inversione dell'onere della prova. Dovrà essere a questo punto il Ministero della difesa a dimostrare che non è così, che non c’è un nesso di causalità e non più il militare che si è ammalato. Quindi, un capovolgimento rispetto a quello che è successo fino ad adesso la possibilità cioè che i militari vedano riconosciuto il loro diritto all'indennizzo. Allora, la giustizia amministrativa ha fatto passi avanti e noi sulla base di questo dobbiamo continuare.
  Lo dobbiamo fare in riferimento a tutti i militari, quelli che hanno operato in Afghanistan, in Iraq, in Kosovo e in Libano che sono tornati ammalati. Lo dobbiamo fare anche per quei tanti ragazzi, i nostri militari, che sono stati sottoposti – questa è un'altra parte importante della nostra proposta di legge nel testo unificato – sono stati sottoposti a vaccinazioni continue, a breve distanza una dall'altra, senza che i medici militari facessero l'anamnesi ai singoli militari, senza che fossero a conoscenza, delle loro condizioni di salute. Molti di questi ragazzi dell'età di 25, 26, 28 anni sono morti a causa della somministrazione dei vaccini, senza neanche essere stati informati dei pericoli che correvano. La Commissione d'inchiesta del Senato...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Duranti.

  DONATELLA DURANTI. Vado a concludere, signora Presidente.
  La Commissione d'inchiesta del Senato i cui lavori si sono conclusi nel 2013 aveva affrontato il tema delle vaccinazioni ma noi oggi dobbiamo dedicare a questo una particolare cura. Infine, una particolare cura va dedicata alle popolazioni che insistono ai poligoni di tiro, così come e ai militari impegnati nei poligoni di tiro. Più volte i vertici della difesa hanno detto che in Italia non si sono mai utilizzati i proiettili all'uranio impoverito. Però a Camp Derby, a Livorno, a Vicenza, erano accantonati migliaia di proiettili all'uranio impoverito degli Stati Uniti d'America. Quindi, i nostri soldati si sono trovati all'interno di poligoni di tiro dove quel materiale radioattivo era presente.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Duranti. Ha sforato di un minuto.

  DONATELLA DURANTI. Concludo dicendo che mi auguro che la Commissione d'inchiesta faccia un lavoro importante. Ce lo chiedono i soldati e le famiglie dei soldati malati e morti, ma ce lo dice anche la Costituzione italiana. Non deve più accadere che davanti ai cancelli delle caserme, oppure sulle navi militari del nostro paese, si fermi la Costituzione. Il diritto alla salute è un diritto che va garantito a tutti i cittadini, anche a quelli in divisa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitelli. Ne ha facoltà.

  PAOLO VITELLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, annuncio il voto favorevole di Scelta Civica per l'Italia e ci auguriamo come gruppo che la Commissione venga al più presto istituita con l'unanimità di tutte le forze politiche. (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia) Consegno l'intervento della dichiarazione di voto per la pubblicazione in calce al resoconto. (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguite).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Signora Presidente, dopo le richieste avvenute nelle passate legislature di istituire una Commissione Pag. 48d'inchiesta sull'argomento, prosegue oggi l'esame della proposta finalizzata a costituire anche per la presente legislatura una nuova Commissione d'inchiesta che intende tornare ad occuparsi di uranio impoverito. L'obiettivo questa volta è quello di riuscire a dimostrare scientificamente il nesso tra l'eventuale esposizione ad alcuni fattori patogeni e i casi di malattia di cui si era a conoscenza, partendo proprio da tutti quegli elementi utili ma non esaustivi dei lavori intrapresi in passato.
  Al riguardo, faccio presente che tale iniziativa, che avrà il sostegno anche del mio gruppo parlamentare, trae origine dal testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare dirette, come già detto, ad istituire una Commissione parlamentare monocamerale di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missione militare all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione e a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini. Più specificatamente, l'iniziativa è rivolta ad attribuire particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e alla dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti, prodotte dall'esplosione di materiale bellico.
  Ricordo che, in relazione alle Commissioni monocamerali d'inchiesta costituite in passato su materiale analogo a quello in esame, nella scorsa legislatura era stata istituita la Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato all'estero in relazione all'esposizione ai fattori in precedenza menzionati, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito.
  Nella legislatura precedente fu istituita la Commissione parlamentare di inchiesta per le identiche finalità in precedenza richiamate, a cui tuttora sono stati estesi gli ambiti di attenzione relativi anche alle popolazioni civili nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti alle basi militari sul territorio nazionale, con particolare attenzione all'insistenza legata agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito.
  Ricordo, inoltre, che il testo unificato, composto da 6 articoli, è stato votato all'unanimità dalla Commissione difesa, a conferma di come ci sia stata la totale unanimità politica nel proseguire, anche in questa legislatura, nell'analisi di una vicenda inquietante, qual è, appunto, quella dell'uranio impoverito, che nasce circa dodici anni fa come «sindrome dei Balcani» e che ha provocato tante vittime tra i militari italiani e non, nella speranza che questa volta si giunga finalmente ad una conclusione definitiva dei lavori che la Commissione di inchiesta dovrà svolgere.
  In più occasioni, infatti, il Parlamento ha ritenuto doveroso fare chiarezza sui tanti casi di morte o di malattia che hanno colpito, nel corso degli ultimi decenni, il personale militare e civile delle pubbliche amministrazioni che hanno operato negli enti e nei reparti delle Forze armate e delle forze di polizia, senza mai, tuttavia, concretizzarsi sia in adeguate iniziative legislative rigorose sia senza determinare, dal punto di vista scientifico, il nesso tra l'eventuale esposizione ai fattori patogeni e ai casi di malattia di cui si è a conoscenza.
  Vi è, poi, un'altra questione in cui lo Stato e le istituzioni preposte riscontrano altrettante difficoltà e ritardi. Mi riferisco all'aspetto economico nei riguardi delle vittime di questa terribile vicenda, legata al numero dei morti e dei malati vittime dell'uranio impoverito, i cui drammatici effetti sono anche quelli legati alla perdita del lavoro per coloro che sono sopravvissuti, nei confronti dei quali vi è un'evidente assenza di altre prospettive, oltre che del servizio e della vocazione dedicate alla patria.
  La frammentazione da parte dello Stato italiano – anzi direi il muro di gomma che si è eretto nel corso di questi anni – accrescono le difficoltà legate a questa vera e propria tragedia umana, che riguarda i nostri militari impegnati nell'assolvimento dell'ordinario servizio in patria e nelle missioni internazionali di Pag. 49pace e che sono stati colpiti da proiettili e dalla dispersione nell'ambiente di nanoparticelle prodotte, appunto, dall'esposizione di materiale bellico.
  Perché non viene previsto alcun tipo di indennizzo ? Perché persiste una cortina di silenzio e di reticenza da parte dell'apparato militare ? Di fronte a tali quesiti, indubbiamente rilevanti e drammatici, il mio auspicio è che si possa finalmente fare chiarezza anche per questi aspetti, nella speranza che si possa davvero trovare una soluzione economica per queste persone e per i loro parenti.
  Concludo il mio intervento ricordando a tal fine come, alla luce della recente sentenza, per certi aspetti anche storica, della corte d'appello di Roma nei riguardi del Ministero della difesa, ad oggi sono oltre 30 le sentenze a carico, la maggior parte ormai definitive, in cui viene decretata l'inequivocabile certezza tra l'esposizione all'uranio impoverito e l'insorgenza di malattie tumorali. Dunque, la Commissione d'inchiesta, che si appresta ad essere costituita, non potrà non tenere conto del dispositivo emesso dall'organo giurisdizionale, esprimendosi, a tal fine, in un'equilibrata valutazione – spero in temi celeri – da sottoporre al Governo verso la direzione del risarcimento, che apre, di fatto, la strada per oltre 2 mila militari malati.

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Prima di dare la parola al prossimo deputato, saluto il gruppo degli alpini «Gioia dei Marsi» de L'Aquila, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causin. Ne ha facoltà.
  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al prossimo deputato, saluto il gruppo degli alpini di Gioia dei Marsi in provincia de L'Aquila, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente. Intervengo solo per preannunziare il voto convintamente a favore del gruppo parlamentare di Area Popolare per l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta.
  Noi crediamo che l'accertamento della verità sia la base per poter poi porre rimedio in futuro a quelli che sono dei problemi che sono stati già accertati nel lavoro di ricerca che hanno svolto le Commissioni in passato su questa materia. I casi di militari italiani che sono state affetti da malattie patologiche legate all'esposizione ad uranio oppure legate alla permanenza all'interno di poligoni, dove probabilmente le condizioni ambientali non erano propriamente sicure, o sottoposti a vaccinazioni o ad ambienti che hanno poi prodotto malattie di tipo professionale, sono casi molto numerosi negli ultimi anni. Quindi, il lavoro della Commissione è un lavoro importante non soltanto per sapere la verità, per acquisire dei dati, per acquisire degli elementi di verità su tutte quante queste vicende, che sono vicende drammatiche che hanno toccato tantissime persone e tantissime famiglie, ma è anche importante per dare degli strumenti al Ministero della difesa e allo Stato italiano per poter rimuovere in futuro le condizioni che poi possono portare a gravi casi di malattia e molto spesso anche alla morte. Per questa ragione, noi votiamo a favore del provvedimento e lo guardiamo anche con molto interesse (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzo. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie Presidente, oggi siamo chiamati a votare per l'istituzione di una nuova Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero nei poligoni di tiro e nei siti di deposito munizioni. Ma con questo voto non decideremo se avviare o meno un nuovo capitolo della vicenda uranio impoverito, che da quasi venti anni si trascina tra Aule parlamentari, aule di tribunale, ospedali e cimiteri. Siamo chiamati a rispondere, in nome e per conto delle istituzioni, a tutti quegli italiani che nel corso di quasi un ventennio si sono trovati a dover affrontare storie, drammi, vicissitudini dolorose legate a quei giovani che, nel corso della loro vita militare, hanno lottato o lottano ancora contro Pag. 50nemici per i quali non erano stati addestrati a combattere: le patologie derivanti dall'esposizione ad uranio impoverito o per aver prestato servizio presso siti potenzialmente pericolosi o semplicemente per aver ricevuto un vaccino. Siamo chiamati a dover scardinare un mondo, quello militare, che si è sempre trincerato dietro lo spauracchio delle gerarchie per mantenere una zona grigia utile a far demordere le tante, troppe, richieste di giustizia che a gran voce arrivano dalle famiglie dei militari coinvolti in queste venture. Siamo responsabilmente tutti chiamati a dover scrivere la parola fine ad una storia recente della nostra Repubblica e a tracciare una strada per evitare che in futuro nuove tragedie, come quella oggetto della discussione odierna, possano accadere o che l'asfissiante burocrazia dell'apparato statale strangoli ulteriormente tutti coloro che attendono equi indennizzi. Ripartiamo da dove eravamo rimasti e ripartiamo dalle conclusioni della precedente Commissione di inchiesta che, citandone i contenuti e le considerazioni finali, auspicava: lo sblocco della liquidazione degli indennizzi dovuti ai sensi dell'articolo 603 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010 in favore dei militari che hanno contratto patologie invalidanti e alle famiglie di coloro che sono deceduti a causa di esse; l'avvio dei piani di caratterizzazione ambientale e delle bonifiche dei siti inquinati dei poligoni militari, per i quali sono stati destinati specifici finanziamenti nell'ambito della manovra di finanza pubblica 2013-2015; l'avvio dell'indagine epidemiologica sistematica per l'area di Salto di Quirra e degli altri poligoni della Sardegna, anche se al momento si deve prendere atto dei ritardi che ne hanno impedito la conclusione nel termine previsto; l'impegno dell'amministrazione della difesa a rafforzare a livello centrale e periferico gli uffici per i rapporti con il pubblico, dotandoli delle competenze necessarie ad assistere nelle loro delicate problematiche i militari che si sono ammalati e le famiglie di coloro che sono deceduti.
  L'articolo 32 della Costituzione italiana recita: «Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Il Ministero della difesa, invece, chiede la copertura obbligatoria dei vaccini da parte del personale militare, giustificandola con l'assolvimento dei compiti di difesa della patria e di intervento nei teatri operativi. Questa legittima richiesta del Ministero si scontra, però, con una forte limitazione della libertà di pensiero della singola persona che, pure essendo un militare, gode sempre dei diritti costituzionali.
  I militari, una volta arruolati, ricevono una notevole dose di vaccini, che si somma a quella già ricevuta durante l'infanzia. Ma nei lavori dell'ultima Commissione d'inchiesta, si è messa in evidenza una probabile responsabilità dei vaccini, ovvero somministrazioni eccessive in un breve arco temporale, controindicazioni evidenti, insorgere di infermità non previste e altro, che potrebbe avere indebolito il sistema immunitario dei cittadini in uniforme.
  Ecco, noi vogliamo continuare ad indagare su questi casi e vogliamo capire quali nessi di causalità vi siano tra chi, pur non avendo mai partecipato a missioni internazionali, abbia contratto malattie cancerogene ed essere stato esposto a fattori patogeni nei luoghi di lavoro, per essersi fatto somministrare un vaccino.
  Presidente, colleghi, deve avvenire un confronto personale tra le convenienze politiche e la propria coscienza. Infatti, presumo che tutti, in quest'Aula, siamo genitori, fratelli o figli, e ognuno di noi, nel proprio intimo, conosce per esperienza, diretta o indiretta, casi di prematura dipartita di persone care, per i quali ci siamo sentiti impotenti, indifesi e anche arrabbiati nel constatare la fugacità dell'esistenza. Rendiamo giustizia a tutti quei nomi di ragazzi morti per aver sacrificato la propria vita per spirito di obbedienza verso lo Stato, ma soprattutto dimostriamo alle persone ancora in vita, che portano nel proprio cuore questi ragazzi, che la politica si interessa attivamente a loro, per Pag. 51far sì che mai si possa dire «non sapevamo» o «non potevamo non farci nulla».
  Presidente, il MoVimento 5 Stelle voterà a favore. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanin. Ne ha facoltà.

  GIORGIO ZANIN. Grazie, Presidente. L'inchiesta che la Commissione costituenda sarà chiamata a svolgere mira, con tutta evidenza, ad offrire le giuste garanzie alla specificità della condizione militare, mirando all'omogeneità di trattamento. Si tratta di uno sforzo parlamentare che ha già trovato uno spazio qualificato nelle due Commissioni di inchiesta istituite dal Senato nelle passate legislature, le cui proposte, contenute nelle relazioni finali, costituiscono il punto di partenza per i lavori di questa nuova Commissione di inchiesta.
  Nessun sovvertimento o messa in discussione dei risultati precedentemente acquisiti, dunque, bensì una riproposizione che mira ad approfondire il fenomeno preoccupante. L'indagine viene infatti riproposta in questa legislatura per varie ragioni, che possono sinteticamente ricondursi a tre diversi fattori.
  Il primo: continuano ad essere avanzate da militari richieste di risarcimento. In alcuni casi, le patologie da cui questi soggetti sono colpiti incrociano periodi di servizio svolti in situazioni o ambienti esposti a fattori di rischio; in altri casi, nel curriculum relativo all'attività di servizio svolta, non si riscontra nessuna evidente esposizione a fattori di rischio.
  Il secondo: le sentenze della magistratura tendono a superare l'individuazione di un nesso di causalità stringente tra la patologia e la dipendenza da causa di servizio, ritenendo sufficiente una probabilità di correlazione.
  Il terzo elemento: l'entità dei risarcimenti disposti dalla magistratura varia moltissimo da un caso all'altro. Si tratta, dunque, di tre fattori che, mescolati tra loro, chiedono evidentemente un elemento di coerenza, che questa Commissione è chiamata a dipanare.
  Le indagini svolte nelle precedenti legislature si sono avvalse di un quadro di riferimento che, per la sua stessa natura, è in continua evoluzione per quanto riguarda le tecniche diagnostiche, l'evoluzione stessa delle patologie e le condizioni di impiego dei militari. Tanto per fare un esempio, l'esercito di leva poteva esporre a fattori di rischio un soldato per un periodo comunque circoscritto alla durata stessa del servizio. È evidente che, per un soldato di carriera, questa condizione può riproporsi nel tempo.
  Quando si affrontano i temi del diritto alla salute nelle condizioni di lavoro, è bene tener presente come questo diritto debba essere tutelato durante tutto un percorso, che può schematicamente riassumersi in fasi successive. In primo luogo, la prevenzione, cioè tutte le iniziative che tendono ad azzerare o ridurre il rischio. È questa la frontiera principale sulla quale operare. È però anche evidente che, in alcune particolari situazioni – basti pensare alle operazioni fuori area – non è assolutamente facile realizzare pienamente questo obiettivo.
  Il secondo: l'accertamento del danno e delle cause che lo hanno prodotto.
  In questi casi, particolarmente insidiose sono quelle patologie che insorgono a notevole distanza di tempo dal contatto con la situazione o l'agente patogeno. Il terzo è rappresentato dalla fase di assistenza e cura, infatti bisogna assolutamente evitare che questa delicatissima fase sia scaricata sulle famiglie e sul medico di base. Infine il risarcimento di cui hanno parlato già giustamente i miei colleghi. Decisivo appare garantire tempestività, adeguatezza e facilità di accesso a queste misure, lasciando nelle mani della magistratura il minor numero possibile di queste situazioni.
  Dunque, come ricordato all'inizio, la Commissione che la Camera si appresta ad istituire si pone certamente in linea di continuità con il lavoro svolto nella precedente legislatura dall'analoga Commissione istituita al Senato che ha condotto Pag. 52sulla materia in esame un importante lavoro di analisi e di raccolta di dati sui numerosi casi di malattia e di mortalità del personale militare, sulla situazione dei poligoni di tiro e sulla delicata problematica dei vaccini somministrati ai nostri militari, sulle politiche di prevenzione e sicurezza del lavoro e, infine, sulle necessarie modifiche normative.
  Il lavoro svolto al Senato nella precedente legislatura ha dedicato particolare attenzione ai fattori di rischio, ai quali si è trovato esposto il personale che ha operato nei poligoni militari. I molti dati raccolti hanno messo in evidenza che non sempre le procedure adottate di smaltimento del materiale esplosivo da esercitazione sono state in grado di eliminare i vari fattori di rischio. A questo proposito fanno testo le conclusioni votate nella relazione intermedia che furono condivise dal Governo e portarono alla decisione di intraprendere una significativa opera di bonifica di siti che risultavano sicuramente, almeno in parte, contaminati. L'attenzione riservata agli effetti sull'ambiente deve essere trasferita dunque con altrettanta scrupolosità agli eventuali effetti sulle persone. Da questo punto di vista continuano a coesistere tesi contrastanti tra loro che da un lato sono portate a negare l'esistenza di una causalità diretta e dimostrabile tra i fattori di rischio riscontrati nell'ambiente e i danni alla salute delle persone come derivanti da questi stessi fattori; d'altro canto, altrettante considerazioni scientifiche propendono ad affermare questa sicura responsabilità. Uno dei compiti della Commissione sarà sicuramente quello di pervenire a conclusioni che diano maggiori certezze, tenendo presente che quando siamo di fronte a danni gravi alla salute delle persone deve, in ultima analisi, sempre valere un principio di precauzione. Di buon auspicio all'ottenimento del risultato sarà certamente il proficuo e costruttivo dibattito svolto in Commissione che ha visto tutti i gruppi convergere su un testo unificato delle due proposte iniziali. Annuncio pertanto il voto a favore anche del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Vito, presidente della Commissione. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signora Presidente, intervengo brevemente per dire che l'esame che abbiamo compiuto in Commissione difesa di questo testo, di questa proposta di istituire una nuova Commissione d'inchiesta su un tema così delicato si è concluso, com’è stato ricordato da alcuni colleghi, all'unanimità. Si tratta di una nuova Commissione d'inchiesta che la Camera istituisce, che naturalmente terrà conto dei risultati delle altre Commissioni d'inchiesta che ci sono state nelle precedenti legislature, ma che, come è stato ricordato, ha anche alcuni elementi significativi di novità.
  Però, Presidente, io voglio sottolineare in questo mio breve intervento lo spirito con il quale noi siamo giunti a questo varo, con la piena collaborazione e disponibilità da parte di tutti i gruppi, non solo di quelli che hanno originariamente presentato la proposta, ma anche con la piena collaborazione da parte del Governo; ciò, a dimostrare come lo spirito di questa Commissione d'inchiesta dovrà essere quello di rappresentare una Commissione che manifesti innanzitutto il senso di apprezzamento e di solidarietà per i nostri militari impegnati nelle missioni all'estero e sul suolo patrio, per i rischi che essi corrono e per la necessaria solidarietà che devono ritrovare da parte dello Stato nel momento in cui questi rischi, purtroppo, si concretizzano in gravi casi di malattie o, addirittura, purtroppo, di morte. Uno Stato, insomma, che dovrà continuare ad essere vicino alle proprie donne ed ai propri uomini che per lo Stato hanno sacrificato se non la vita, spesso la propria salute. Non vi è stato nella discussione da parte della nostra Commissione alcun tono polemico o vessatorio nei confronti di eventuali responsabilità che possono aver Pag. 53comportato questi accadimenti, ma naturalmente questo spirito positivo noi lo rimettiamo alla nuova Commissione d'inchiesta che si va ad istituire.
  E voglio, con questo mio intervento, Presidente, anche confermare il voto favorevole del gruppo che rappresento, ovvero di Forza Italia, a confermare come sia importante che su questo tema, sul tema della politica di sicurezza per la difesa, vi possa sempre essere una convergenza fra gruppi e partiti di maggioranza e di opposizione, proprio perché i valori che qui sono in gioco, che qui rappresentiamo, sono quelli della sicurezza nazionale, delle Forze armate, degli uomini che rappresentano e difendono la patria in Italia e all'estero. Ed è con questo spirito che, se permette, voglio augurare anche alla nuova Commissione di inchiesta un particolare buon lavoro.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. La parola al relatore Migliore per un breve ringraziamento anche da parte sua. Prego, onorevole.

  GENNARO MIGLIORE, Relatore. Grazie, signora Presidente. Mi associo alle parole che sono state pronunciate in quest'Aula dai commissari che hanno voluto prima presentare e poi sostenere l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta monocamerale. È un'iniziativa, ritengo, fondamentale, anche in prosecuzione di quanto è già accaduto nelle precedenti legislature, in particolare al Senato.
  Ed è per questo motivo che rivolgo i miei ringraziamenti, innanzitutto, agli uffici della Camera, e in particolare della Commissione, che hanno consentito un'eccellente istruzione dei lavori e anche una redazione completa ed esaustiva del testo; poi, ovviamente, ai colleghi e alle colleghe della Commissione, in particolare al presidente, che ha voluto affidarmi anche la relazione; infine, al Governo, che ha dato un'indicazione molto chiara e collaborativa rispetto ad un'inchiesta che sarà sicuramente importante da portare avanti ai fini di acquisire non solo informazioni, ma anche indicazioni per migliorare il nostro sistema di difesa.
  E quindi, con questo, vorrei ringraziare anche l'Aula per la celerità con la quale è stata istruita e anche votata questa proposta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto anche il Governo di fare un breve ringraziamento. Siamo in questo clima di accordo generale, e quindi credo che si possa concedere. Prego, sottosegretario Rossi.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Voglio unicamente sottolineare come, a fronte di una richiesta di istituire questa Commissione, il Governo abbia subito fornito la propria disponibilità. Lo riteniamo un atto dovuto nei confronti del rispetto che dobbiamo agli uomini e alle donne in divisa e lo dobbiamo perché, evidentemente, dagli atti di una Commissione si possono trarre anche insegnamenti affinché si possano evitare errori per il futuro, ove ve ne siano stati per il passato. Pertanto, è con questo spirito che il Governo si pone, non solo di fronte al provvedimento, ma anche di fronte a tutti gli atti successivi, di cui, fin d'ora, dà la piena disponibilità.

(Coordinamento formale – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Doc. XXII, nn. 9-39-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Chiedo ai colleghi di prendere posto.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 9-39-A, di cui si è testé concluso l'esame.Pag. 54
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Attorre, D'Uva, Fraccaro, Pisicchio, Colletti, Carrozza...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni» (Doc. XXII, nn. 9-39-A):

   Presenti e votanti   405   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato   405.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 17,30).

  PRESIDENTE. Prima di passare alla discussione generale della legge di delegazione europea 2014, avverto che, sulla base di un'intesa intercorsa tra i gruppi, all'ordine del giorno della seduta di domani, alle ore 12.45, saranno iscritte le dimissioni del deputato Lapo Pistelli.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

  PRESIDENTE. Avverto, altresì, che sempre all'ordine del giorno della seduta di domani, dopo le dimissioni del deputato Pistelli, sarà iscritta l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

  alla XI Commissione (Lavoro):
   ALBANELLA ed altri: «Modifiche agli articoli 1 e 3 della legge 5 gennaio 1953, n. 4, in materia di consegna dei prospetti di paga ai lavoratori» (A.C. 2453) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto altresì che, facendo seguito ad una lettera del gruppo Sinistra Ecologia Libertà, motivata in relazione all'esigenza di tenere un'assemblea del gruppo, nella giornata di domani né l'Assemblea né le Commissioni né le Giunte terranno seduta tra le ore 13 e le ore 15.

Annunzio dello svolgimento di una informativa urgente del Governo.

  PRESIDENTE. Avverto infine che nella seduta di domani, mercoledì 1o luglio, alle ore 16.15, avrà luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione del debito della Grecia.

Annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune.

  PRESIDENTE. Comunico che giovedì 2 luglio, alle ore 15, sarà convocato il Parlamento in seduta comune per procedere alle votazioni per l'elezione di tre giudici della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Pag. 55

Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge e dei documenti: S. 1758 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3123); Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2013 (Doc. LXXXVII, n. 2) e Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2014. (Doc. LXXXVII, n. 3) (ore 17,34).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge già approvato dal Senato n. 3123: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2014; e dei documenti: Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2013. (Doc. LXXXVII, n. 2) e Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2014. (Doc. LXXXVII, n. 3).
  Avverto che lo schema recante la organizzazione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 3123, Doc. LXXXVII, n. 2 e Doc. LXXXVII, n. 3)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
  Colleghi, non siete davvero obbligati a rimanere in Aula, però, se ci rimanete per favore parlate piano, o stata zitti, che sarebbe ancora meglio, perché è veramente un rumore troppo forte.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la Commissione delle Politiche dell'Unione europea (XIV) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, Tancredi.

  PAOLO TANCREDI, Relatore sul disegno di legge n. 3123. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Assemblea della Camera avvia oggi la discussione sulle linee generali del disegno di legge di delegazione europea 2014, che costituisce insieme alla legge europea uno dei due strumenti di adeguamento all'ordinamento dell'Unione introdotti dalla legge n. 234 del 2012, che ha sostituito la legge comunitaria annuale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,32)

  PAOLO TANCREDI, Relatore sul disegno di legge n. 3123. Vorrei evidenziare che la ratio principale dello sdoppiamento della legge comunitaria in strumenti normativi distinti risiede essenzialmente nell'esigenza di evitare ritardi, o eccessivi rallentamenti, nel processo normativo di adeguamento dell'ordinamento interno alla disciplina europea che in passato, come ricordo, hanno condotto alla mancata approvazione delle leggi comunitarie 2011 e 2012.
  In particolare, con lo strumento della legge di delegazione europea si mira a garantire un rapido iter...

  PRESIDENTE. Un attimo, onorevole Tancredi. Stavo appunto intervenendo. Colleghi, per favore, siete gentilmente pregati di uscire dall'Aula, se non siete interessati, e, se siete interessati, di restare in Aula in silenzio. L'onorevole Tancredi non riprende finché non c’è silenzio in Aula. Così abbiamo risolto il problema. Onorevole Allasia, per favore, evitiamo... Prego, onorevole Tancredi.

  PAOLO TANCREDI, Relatore sul disegno di legge n. 3123. In particolare, con lo strumento della legge di delegazione europea si mira a garantire un rapido iter parlamentare che consenta all'Italia di Pag. 56attuare tempestivamente gli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione. È in questa ottica che le Commissioni competenti della Camera hanno operato nello svolgimento dell'istruttoria sul provvedimento, che – segnalo – è stato oggetto di ampie integrazioni e modificazioni nel corso dell'esame al Senato.
  L'obiettivo di una tempestiva approvazione della legge di delegazione 2014, il cui esame – ricordo – è iniziato lo scorso 5 febbraio al Senato, ha indirizzato la scelta operata da questo ramo del Parlamento...

  PRESIDENTE. Un attimo, onorevole Tancredi. Colleghi, non è possibile. Per cortesia, non siete obbligati a stare in Aula, ma consentite all'onorevole Tancredi di parlare. Per favore, tutti. È inconcepibile. Prego, onorevole Tancredi.

  PAOLO TANCREDI, Relatore sul disegno di legge n. 3123. ... di non procedere all'inserimento di nuove direttive e di non modificare ulteriormente il testo trasmesso dal Senato, ritenendo prioritaria l'esigenza di pervenire all'approvazione definitiva del provvedimento, in modo che il Governo possa celermente procedere alla predisposizione ed adozione dei decreti legislativi di recepimento. Su questo orientamento, come è noto, è stato d'accordo anche il Governo.
  Gli oltre cento emendamenti presentati in Commissione sono, quindi, stati respinti nella prospettiva di garantire la conclusione tempestiva dell'iter parlamentare, anche in relazione alla necessità di prevenire l'apertura di nuove ulteriori procedure di infrazione.
  Al riguardo, vorrei segnalare che, nelle more del percorso parlamentare alla Camera, alcune delle direttive inserite nel disegno di legge iniziale sono nel frattempo giunte a scadenza. Ciò ha comportato l'apertura di tre nuove procedure per mancata attuazione del diritto dell'Unione europea, che si vanno ad aggiungere al contenzioso pendente su tre direttive presenti nel testo trasmesso dal Senato. Complessivamente, quindi, con l'approvazione della legge di delegazione europea 2014 saremo in grado di determinare la chiusura di sei procedure pendenti nei confronti dell'Italia, abilitando, altresì, il Governo italiano ad attuare gli obblighi europei in tempo utile per scongiurare l'apertura di nuovi casi di contenzioso.
  Mi preme sottolineare a questo proposito che il Trattato sul funzionamento dell'Unione, in merito alla mancata attuazione di direttive, prescrive che la comminazione di una sanzione pecuniaria può avvenire con la sentenza che riconosce l'infrazione, senza richiedere un secondo ricorso alla Corte di giustizia della UE. Appare, pertanto, indispensabile evitare il rischio di esporre il Paese ad ulteriori condanne ed alla conseguente esposizione finanziaria. In questa ottica, ritengo opportuno che la Camera mantenga l'approccio responsabile sin qui adottato e garantisca un'approvazione in via definitiva del provvedimento senza ulteriori modificazioni.
  Ricordo, peraltro, che il Governo ha già anticipato l'intenzione di presentare un secondo disegno di legge di delegazione europea in cui dovrebbero confluire gli atti legislativi da recepire relativi agli anni 2014 e 2015. Ritengo, pertanto, che non sussistano giustificabili ragioni o motivi per l'allungamento dei tempi di esame del disegno di legge.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,35)

  PAOLO TANCREDI, Relatore sul disegno di legge n. 3123. Per quanto riguarda il contenuto del provvedimento sottoposto all'esame dell'Assemblea, mi limiterò, Presidente, a segnalare per brevi cenni le disposizioni che sono state oggetto di integrazione o modificazione nel corso dell'esame presso il Senato.
  Ricordo che il provvedimento, a seguito delle modifiche approvate dal Senato, consta di ventuno articoli ed è correlato dagli allegati A e B. Gli articoli del disegno di legge contengono disposizioni di delega per il recepimento di 58 direttive europee, per l'adeguamento della normativa nazionale a Pag. 576 regolamenti nonché per l'attuazione di 10 decisioni quadro.
  Come già evidenziato su alcune direttive inserite nel disegno di legge, risultano pendenti procedure di infrazione per mancato recepimento. Si tratta, in particolare, delle seguenti direttive: 2012/25/UE, in materia di trapianti, 2014/59/UE, in materia di risanamento degli enti creditizi e di imprese di investimento, 2014/68/UE, concernente l'attrezzatura a pressione, 2013/54/UE, in materia di lavoro marittimo, 2014/51/UE, relativa ai poteri dell'Autorità europea di vigilanza assicurativa e bancaria, e 2014/58/UE sulla tracciabilità degli articoli pirotecnici.
  L'articolo 1 reca la delega al Governo per l'attuazione delle direttive europee elencate negli allegati A e B.
  Quell'elenco è stato modificato nel corso dell'esame in Senato. L'articolo 2, inserito durante l'esame presso il Senato, prevede specifici principi e criteri direttivi per il recepimento della direttiva 2014/104/UE che introduce una disciplina per il risarcimento del danno derivante da violazione delle norme europee sulla concorrenza. In particolare, la direttiva prevede l'applicazione, in relazione ad uno stesso caso, degli articoli 101 e 102 del TFUE nonché delle disposizioni della legge antitrust in materia di intese restrittive della libertà di concorrenza e di abuso di posizione dominante.
  L'articolo 5, modificato al Senato, reca principi e criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva 2013/50/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013, in materia di obblighi di trasparenza e di informazione in capo ai soggetti che mettono valori mobiliari e strumenti finanziari negoziati sui mercati regolamentati.
  L'articolo 6, introdotto durante l'esame al Senato, delega il Governo al recepimento entro 60 giorni della direttiva 2014/40/UE sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati.
  L'articolo 7, anch'esso modificato durante l'esame al Senato, prevede che la delega per l'attuazione della direttiva 2014/49/ UE relativa ai sistemi di garanzia dei depositi sia attuata secondo principi e criteri direttivi specifici. Tra essi, le norme in commento richiamano l'obiettivo della tutela dei risparmiatori e della stabilità del sistema bancario e l'individuazione della Banca d'Italia quale autorità amministrativa competente.
  L'articolo 8, anch'esso modificato al Senato, prevede il recepimento della direttiva 2014/59/UE che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione del settore creditizio e degli intermediari finanziari.
  L'articolo 9, fissa principi e criteri direttivi per l'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva 2014/65/ UE e per l'applicazione del regolamento n. 600 del 2014, prevedendo che l'adeguamento dell'ordinamento con la nuova disciplina europea relativa ai mercati degli strumenti finanziari debba avvenire, principalmente, mediante l'aggiornamento del testo unico sulla finanza (TUF).
  L'articolo 10, inserito nel corso dell'esame al Senato, prevede principi e criteri direttivi specifici di delega al Governo per l'attuazione della direttiva 2014/91/UE in materia di organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (cosiddetti UCITS V) per quanto riguarda le funzioni di depositario, le politiche retributive e le sanzioni.
  L'articolo 11 prevede l'attuazione della nuova disciplina UE sugli abusi di mercato, direttiva 2014/57/UE anche ai fini dell'adeguamento della normativa nazionale al regolamento n. 596/2014, in particolare individuando l'autorità competente in tale ambito, la Consob, e le modalità di cooperazione tra autorità nazionale ed autorità estere.
  L'articolo 12, introdotto durante l'esame presso il Senato, delega il Governo ad adeguare entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge la normativa nazionale alle disposizioni del regolamento n. 909 del 2014, a completare l'adeguamento e la normativa nazionale alle disposizioni del Pag. 58regolamento n. 648 del 2012 e a trasporre nell'ordinamento interno le modifiche apportate alla direttiva 98/26/ UE dai citati regolamenti n. 909/2014 n. 648/2012.
  L'articolo 13, inserito durante l'esame al Senato, delega il Governo ad adottare entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge norme volte ad adeguare il quadro normativo vigente al regolamento 1286 del 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo ai documenti informativi di accompagnamento dei prodotti di investimento al dettaglio e assicurativi preassemblati.
  L'articolo 14 reca principi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega volta all'attuazione nell'ordinamento nazionale della direttiva 2014/52/UE.
  L'articolo 15 reca due criteri direttivi specifici per l'attuazione della direttiva 2013/51/EURATOM.
  L'articolo 16 riguarda la direttiva 2013/35/UE.
  L'articolo 17 riguarda la direttiva 2014/63/UE. L'articolo 18 modificato al Senato – voglio citarlo – delega il Governo a dare attuazione a sette decisioni quadro in materia di giustizia penale.
  L'articolo 19, inserito durante l'esame presso il Senato, delega il Governo a dare attuazione entro sei mesi alla decisione quadro 2009/315/GAI.
  L'articolo 20, anch'esso inserito durante l'esame al Senato, delega il Governo ad attuare entro sei mesi la decisione quadro 2009/316/GAI e la 2009/315/GAI che istituisce il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari.
  Infine, l'articolo 21 delega il Governo all'attuazione della decisione quadro 2008/675/GAI, relativa agli effetti delle sentenze penali di condanna in ambito UE.
  Come sopra evidenziato, il testo originariamente presentato dal Governo è stato modificato e ampliato in modo significativo con riguardo sia agli articoli, passati da 11 a 21, sia al numero di direttive e agli atti legislativi dell'Unione europea da recepire e da attuare con delega legislativa: da 41 a 58 le direttive, da sei a dieci le decisioni quadro, da tre a sei i Regolamenti. Auspico, pertanto, invitando i colleghi alla loro responsabile collaborazione, che si giunga a una rapida e definitiva conclusione del percorso parlamentare del disegno di legge di delegazione europea 2014, anche in vista del prossimo disegno di legge di delegazione europea per il secondo semestre, per cui il Governo si è formalmente impegnato nel corso dell'esame in Commissione.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore sulle relazioni consuntive sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per gli anni 2013 e 2014, deputato Bergonzi.

  MARCO BERGONZI, Relatore per i Doc. LXXXVII, nn. 2 e 3. Signora Presidente, le relazioni consuntive sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea qui vengono affrontate ed esaminate insieme, in quanto quella più attuale è quella dello scorso anno e anche la Commissione XIV, su quella dell'anno 2013, pur prendendola in considerazione insieme a quella dell'anno 2014, però, non ha indugiato con un'analisi particolarmente accurata, in quanto dal 2013 a oggi è passata una vera e propria era istituzionale sotto il profilo, anche, degli assetti europei.
  Le relazioni consuntive sono il principale strumento di verifica ex post del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea. La relazione consuntiva deve contenere un rendiconto dettagliato delle attività svolte e delle posizioni assunte dall'Italia nell'anno precedente, al fine di consentire, appunto, alle Camere di verificare l'adeguatezza e l'efficacia dell'azione negoziale italiana e la sua rispondenza rispetto agli indirizzi parlamentari. La Commissione XIV si è concentrata principalmente sull'esame della relazione del 2014. Sarebbe stata priva di utilità una verifica puntuale su quella dell'anno precedente.
  Ora, ovviamente, illustrerò soltanto alcuni aspetti, rimandando alla lettura integrale della relazione votata dalla Commissione XIV che abbiamo depositato per quanto attiene tutti gli aspetti che, prendendo in considerazione un biennio e, in Pag. 59particolare, per l'anno 2014, il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea, ovviamente, è molto ricca di argomenti e di temi. Quindi, per economia di tempo non li andrò ad illustrare tutti, ma rimando a una lettura del documento.
  Quello che vale la pena sottolineare è che queste relazioni 2013 e 2014 marcano una discontinuità netta con le relazioni precedenti, perché corrispondono alle indicazioni e agli obiettivi che a tali strumenti assegna l'articolo 13 della legge 234 del 2012. Infatti, questi documenti non si limitano a una cronaca delle iniziative delle istituzioni europee, ma riportano la posizione rappresentata dal Governo nei negoziati sui singoli atti e progetti di atti e procedono, quindi, a un dettaglio maggiore di quello a cui eravamo abituati con le relazioni fino all'anno 2012 che si limitavano a una elencazione, quasi a un diario, degli avvenimenti accaduti per la partecipazione del nostro Paese all'Unione europea.
  Alcune valutazioni: in via preliminare occorre ricordare il particolare contesto in cui si è svolto il nostro semestre, apertosi subito dopo le elezioni del Parlamento europeo e in pendenza del rinnovo della Commissione e delle altre massime cariche istituzionali dell'Unione. Ciò ha fatto sì che la Presidenza italiana potesse gestire un semestre burocratico oppure, invece, concentrarsi sulle questioni politicamente più rilevanti.
  La nostra Presidenza si è concentrata appunto sulle questioni politicamente più rilevanti e a questo atteggiamento, da questo slancio, possono essere ascritti quelli che segnaliamo come alcuni tra i principali e importanti risultati conseguiti. Infatti, già dal titolo del programma della nostra Presidenza europea, che era «Europa, un Nuovo Inizio», il Governo si è impegnato per imporre un cambio di marcia da parte dell'Unione, avviando un nuovo ciclo politico oltre che istituzionale dell'Unione, orientato su alcune grandi priorità in precedenza trascurate. Il risultato più significativo colto dal nostro Paese consiste senz'altro nell'affermazione del rilancio della crescita e dell'occupazione quali reali priorità dell'agenda politica europea. La lettura dei primi due capitoli della relazione risaltano i risultati ottenuti in questa direzione, dopo anni di misure volte essenzialmente al consolidamento fiscale e alle riforme strutturali. Nel semestre di Presidenza è stato riconosciuto che senza politiche anticicliche, segnatamente il rilancio degli investimenti, non è possibile assicurare il rilancio dell'economia europea. Traduzione concreta di questo è il Piano Juncker, il Fondo europeo per gli investimenti strategici, ora in fase di definitiva adozione. Questo è sicuramente il risultato più rilevante del nostro semestre, però vorrei segnalare anche alcuni altri punti – senza ovviamente pretesa di esaustività –, altre azioni, che sono apparentemente settoriali ma che possono essere ascritte a risultati qualificanti della nostra Presidenza. Li vado a citare velocemente: il contributo, predisposto appunto dalla Presidenza italiana, alla revisione della strategia «Europa 2020», che prevede un maggior bilanciamento tra economia reale e finanziaria (qualcosa di cui sentivamo tutti la necessità); la costituzione di un gruppo di alto livello di competitività e crescita; l'avvio di una riflessione sulla realizzazione di un'unione dei mercati e dei capitali, al fine di assicurare l'erogazione dei finanziamenti all'economia reale (anche in questo caso parliamo di economia reale); il rilancio della riflessione sull'elaborazione di un approccio integrato di politica industriale che privilegi la piccola e media impresa, che è particolarmente significativo; l'adozione, sempre nel nostro semestre, della nuova direttiva in materia di organismi geneticamente modificati, in base alla quale gli Stati membri saranno liberi di decidere se coltivare o meno OGM sul proprio territorio, tutelando così chi sceglie di dare priorità a modi di produzione tradizionali; la riforma, poi, del sistema di registrazione dei marchi, al fine di rafforzare la lotta alla contraffazione; i progressi, sebbene ancora limitati, riguardo la questione dell'introduzione di una certificazione dell'origine dei prodotti, il cosiddetto made in; l'attenzione particolare alle politiche per il turismo, Pag. 60affermando l'interdipendenza tra turismo e cultura, un tema particolarmente importante per noi; l'accento posto sulla ricerca, con particolare riguardo a due priorità: un mercato unico aperto per i ricercatori, ispirato al merito e alla trasparenza, e un allineamento alle strategie e ai programmi di ricerca nazionali sulle grandi sfide globali; infine – ultimo ma non ultimo, ce ne sarebbero diversi altri, ma mi fermo qui –, l'impegno con cui l'Italia ha inteso porre l'istruzione e la formazione al centro delle politiche per la crescita e la creazione di posti di lavoro.
  In sostanza, il rilancio di crescita e occupazione ha costituito la vera cornice per gran parte delle politiche settoriali, garantendo organicità e coerenza oltre che effettività all'azione del nostro Paese. Voglio appena ricordare un altro risultato importante, che è complessivo, sicuramente non settoriale: il rafforzamento degli strumenti per il rispetto e la protezione dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto all'interno dell'unione europea si qualifica come un passo importante verso l'affermazione della dimensione non meramente economica del processo di integrazione europeo.
  Questo è un tema particolarmente importante per l'attualità che stiamo vivendo e non soltanto come riferimento all'anno cui si riferisce la relazione. Presidente io mi fermerei qui rimandando alla lettura integrale della relazione.

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. È iscritta a parlare la deputata Vanessa Camani. Ne ha facoltà.

  VANESSA CAMANI. Grazie, Presidente. Il disegno di legge in esame, adottato dal Governo, adempie agli obblighi di cui all'articolo 29 della legge n. 234 del 2012, che ha riformato la disciplina sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione delle normative e delle politiche dell'Unione europea. Abbiamo già avuto modo di ricordare nel passaggio alla Camera delle legge europea 2014 come l'iter individuato dal Governo sia fortemente innovativo e, a nostro giudizio, anche molto efficace. In primo luogo per la scelta, faticosa ma utile, di voler utilizzare pienamente la pluralità degli strumenti messi a disposizione dal legislatore per adeguare la normativa nazionale a quella comunitaria. Mi riferisco naturalmente alla decisione di sottoporre all'approvazione parlamentare sia la legge europea sia la legge di delegazione europea e di aver scelto, come confermato dal sottosegretario Gozi in questa Aula poche settimane fa, di non saltare alcun passaggio riprendendo, pur con il ritardo accumulato in precedenza, il percorso in questo senso cominciato dal Governo precedente con la legge n. 2013-bis. Una scelta utile e ulteriormente rafforzata dalla volontà espressa dal Governo di voler procedere quanto prima anche alla presentazione di altri due provvedimenti di questa natura per il secondo semestre 2014, arrivando a realizzare l'obiettivo di presentare ben quattro progetti di legge all'anno.
  In secondo luogo riteniamo anche particolarmente positiva l'idea di voler presentare i due disegni di legge di adeguamento alla normativa UE in contemporanea. In prima lettura rispettivamente alla Camera per la legge europea e al Senato per la legge di delegazione, diversamente da come avveniva in passato quando si procedeva con l'esame congiunto e in successione dei due provvedimenti. L'aver ripartito l'esame tra le due Commissioni politiche dell'Unione europea dei due rami del Parlamento, che hanno così potuto lavorare contestualmente senza tempi di sospensione, presenta un duplice vantaggio: nella possibilità offerta al Parlamento di investire maggiormente in un proficuo lavoro di approfondimento da una parte e nella capacità di garantire una maggiore rapidità al procedimento legislativo dall'altra. I risultati di questo lavoro sono, a nostro avviso, molto positivi, avendo prodotto un testo sia in questo caso, così come in riferimento a quello relativo alla legge europea recentemente licenziato dalla Camera, migliorato rispetto alla proposta iniziale del Governo. Un testo più ampio in grado di intervenire in maniera Pag. 61precisa e puntuale in diversi settori strategici, un testo capace insomma di procedere nel percorso virtuoso e concertato che deve avvicinare il nostro Paese alle istituzioni comunitarie.
  A conferma dello sforzo di approfondimento compiuto in prima lettura dall'altro ramo del Parlamento, infatti, il testo che andiamo a valutare oggi presenta numerose e significative modifiche rispetto al testo originario. Il disegno contiene 21 articoli, erano 11 nel testo originario, ed è corredato da due allegati, A e B. Gli articoli si compongono di diversi interventi. Si recepiscono 58 direttive, nel disegno di legge originario erano solo 41, si adegua l'ordinamento nazionale a 6 regolamenti, nella versione originaria erano 3, e si dà attuazione a 10 decisioni quadro rispetto alle 6 originarie. In particolare si intende osservare che sulle direttive inserite nel disegno di legge di delegazione europea 2014 risultano attualmente pendenti 6 procedure di infrazione per mancato recepimento. Anche in questo passaggio dunque si conferma l'impegno del nostro Paese ad accelerare nel percorso di chiusura del contenzioso europeo, attualmente a quota 92 di cui 73 per violazioni del diritto dell'Unione e 19 per mancato recepimento. Un percorso che vedrà un'ulteriore e importante tappa nella presentazione dei due progetti di legge del secondo semestre 2014. Una cifra, quella del numero delle procedure attualmente in essere nei confronti dell'Italia in progressiva riduzione e che avvicina l'Italia al normale livello fisiologico degli altri grandi Paesi. In particolare, per quanto riguarda i contenuti del provvedimento si precisa che, oltre i principi e i criteri direttivi generali di delega stabiliti all'articolo 1, per alcune direttive e decisioni quadro sono previsti principi e criteri direttivi specifici a cui il Governo dovrà attenersi nell'esercizio della delega.
  In particolar modo ci si riferisce a 12 direttive, 6 regolamenti e 3 decisioni quadro. Per quanto riguarda poi il contenuto del disegno di legge, le disposizioni del provvedimento licenziato dal Senato intervengono in diversi settori e il relatore ha citato prima quelli più significativi. Oltre gli ambiti degli interventi già citati, il provvedimento prevede l'adozione di un pacchetto significativo di direttive che riguardano la riorganizzazione dei mercati bancari e finanziari. Con questo specifico intervento normativo ci si pone l'obiettivo di creare un quadro organico di regolamentazione per garantire la stabilità e la trasparenza dei mercati, da un lato, e la tutela dei risparmiatori e degli investitori, dall'altro. Nell'ambito del processo di realizzazione dell'Unione bancaria europea, vengono dunque finalmente recepite nel nostro ordinamento una serie di disposizioni volte a creare un quadro finanziario integrato al fine di rafforzare la stabilità finanziaria e ridurre al minimo il costo del fallimento delle banche. Nel disegno di legge, infatti, sono previsti specifici criteri e principi per l'adozione delle direttive che costituiscono i pilastri fondamentali dell'Unione bancaria europea. Con la delega al Governo ad emanare le norme occorrenti all'adeguamento della normativa nazionale a seguito dell'entrata in vigore del regolamento n. 1024 del 2013 in merito alle politiche in materia di vigilanza unica, con la previsione con l'articolo 8 per restituire una disciplina organica relativa alle crisi bancarie e, infine, con l'intervento relativo ai sistemi di garanzia dei depositi, previsto dall'articolo 7 con l'obiettivo di tutelare i risparmiatori e di garantire la stabilità del sistema bancario.
  Accanto a questi interventi fondamentali per realizzare pienamente l'Unione bancaria europea, si interviene anche su una serie di norme che disciplinano i mercati degli strumenti finanziari e dei servizi di investimento. Con la previsione di delega al Governo per l'emanazione di decreti legislativi per l'attivazione del pacchetto MIFID 2 e MIFIR con l'obiettivo di aumentare la trasparenza delle negoziazioni e la tutela degli investitori, attraverso una maggiore responsabilizzazione degli intermediari e una più approfondita consapevolezza degli investitori ed un rafforzamento dei poteri sia ex ante, sia ex post, delle autorità di vigilanza.Pag. 62
  In generale, dunque, appare evidente come con questo provvedimento e con una parte significativa di esso – quella illustrata fino ad ora – si stia procedendo non alla semplice adozione di atti europei, ma si stia di fatto imprimendo un'accelerazione precisa verso il completamento sistemico della governance dell'Unione. Al di là, dunque, degli aspetti prettamente tecnici, appare chiaro come il senso vero di questa legge di delegazione possa e debba essere l'occasione per il nostro paese di indicare il modo in cui si intende stare in Europa per incidere in maniera significativa sui fondamentali passaggi che stanno proprio in questi giorni vivendo l'opportunità di riscrivere i confini istituzionali dell'Unione. Non si può da questo punto di vista, non cogliere il collegamento tra l'adeguamento della normativa italiana alle regole dell'Unione bancaria e le vicende di stretta, strettissima attualità. A partire dal rapporto dei quattro presidenti, dei quattro più uno, dal tentativo cioè messo in campo congiuntamente da Consiglio europeo, Commissione, Eurogruppo, Banca centrale europea e Parlamento europeo, di ridisegnare la governance economica, finanziaria e quindi politica dell'Unione europea. Questo rapporto che sarà oggetto di analisi e approfondimenti nelle prossime settimane intende offrire un orizzonte di medio e di lungo periodo alle istituzioni comunitarie e in questo senso non mancano alcune idee importanti, al centro delle quali sta, appunto, l'idea dell'Unione economica e monetaria. È quindi da registrare positivamente la volontà di voler accelerare sull'istituzionalizzazione dell'Unione bancaria, processo sostenuto anche dalle previsioni del provvedimento in oggetto, così come valutiamo in termini positivi l'impegno ad avviare l'unione dei capitali o il rilancio della competizione del mercato unico, così come riteniamo si stia procedendo nella giusta direzione con le previsioni volte ad un rafforzamento strategico delle istituzioni comunitarie, come quelle relative alle presidenze semestrali. Certamente l'Italia ha fatto e farà la sua parte in questo percorso, ma è altrettanto evidente che oggi serve da parte dell'Europa e delle sue istituzioni uno sforzo in più per poter essere all'altezza delle grandi sfide e dei grandi rischi che abbiamo di fronte. Serve rafforzare maggiormente il pensiero lungo dell'Europea, serve un salto di qualità che consenta all'Unione di superare le divisioni fra Stati, serve definire finalmente un'autorità democratica europea.
  Certamente, la stabilità del mercato unico e dell'unione bancaria diviene necessaria e propedeutica e l'impegno del nostro Paese in questo senso credo sia indiscutibile. Ma appare evidente come oggi gli strumenti esclusivamente finanziari, pur essendo certamente utili, al contempo rischiano di essere insufficienti. Da questo punto di vista, il ruolo del nostro Paese può essere, ancora una volta, determinante, così come lo è stato nel recente passato, durante il semestre di Presidenza, riuscendo a porre al centro del dibattito europeo alcune parole fino ad allora colpevolmente ignorate, come il tema della crescita e dell'occupazione, da un lato, e della flessibilità, dall'altro.
  Anche oggi sul tavolo europeo si pongono le grandi questioni che potranno ridisegnare un'Europa diversa per il futuro. Potersi sedere a quel tavolo, con la credibilità e l'autorevolezza, consentirà all'Italia di potere proporre, con maggiore forza e convinzione, la nostra idea d'Europa, un'idea che possa diventare una costruzione politica finalmente completa, dotandosi di strumenti efficaci e condivisi che possono assicurare, a tutti i Paesi dell'Eurozona, una solidità economica e finanziaria.
  L'impegno verso l'unione economica e monetaria rappresenta solo il primo passo verso la prospettiva di una stabilità che può essere garantita solo dalle istituzioni politiche dell'Unione. Certamente, gli strumenti tecnici servono ed aiutano e, da questo punto di vista, l'impegno di questo Parlamento ad approvare rapidamente la legge europea e la legge di delegazione non può che rafforzare la credibilità dell'Italia in questo impegno. Ma oggi è necessario che questa credibilità sia spesa anche per Pag. 63giocare la partita più importante, quella del futuro delle istituzioni comunitarie.
  La vicenda greca, con l'annuncio di sottoporre a referendum popolare la proposta di accordo con l'Unione europea, ha effetti che travalicano i confini nazionali e investe il dibattito politico di tutti i Paesi, europei e non solo. La decisione di interrompere le trattative e di convocare il referendum sta ponendo sotto stress le istituzioni europee e produce certamente tensioni sui mercati. Ma, sebbene indubbiamente gli sforzi compiuti in questi anni e in questi mesi per stabilizzare l'economia della zona euro potranno ridurne le conseguenze economiche e finanziarie, è altrettanto vero che la scelta del Premier greco mina alle fondamenta le istituzioni europee democratiche e rappresentative.
  Dunque, seppure siamo convinti che l'Europa debba fare quanto possibile per riaprire e rilanciare le trattative, è altrettanto evidente che la Comunità europea abbia necessità di fare un salto significativo dal punto di vista istituzionale, un salto che consenta all'Europa di essere davvero forte, integrata e coesa e, quindi, anche meno permeabile alle tensioni politiche, a volte retoriche e strumentali, dei singoli Stati membri.
  L'altro settore strategico e politicamente rilevante, su cui si interviene con questo provvedimento, riguarda la giustizia. Il disegno di legge contiene, infatti, una serie di disposizioni importanti, volte a recepire alcune decisioni quadro in materia di giustizia, adottate prima dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, le quali, scaduto il periodo sospensivo di cinque anni previsto dal Trattato, devono essere recepite in maniera obbligatoria. Il recepimento di questo numero cospicuo di decisioni quadro era, del resto, stato più volte sollecitato in passato dal gruppo del Partito Democratico durante le precedenti legislature, senza, tuttavia, trovare alcun accoglimento da parte dei Governi precedenti. Oggi, finalmente, grazie anche all'impegno del sottosegretario Gozi, si dà risposta anche a queste richieste.
  La trasposizione di queste decisioni in materia di giustizia è resa urgente dal passaggio della cooperazione giudiziaria da materia intergovernativa a materia di competenza comunitaria. Con il Trattato di Lisbona, infatti, anche lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia diventa unico e questo impone l'accelerazione del processo di armonizzazione e di attuazione di obblighi europei, anche al fine di evitare procedure di infrazione da parte della Commissione o sanzioni da parte della Corte di giustizia. Tale processo ci impone, quindi, di adottare misure per rendere ancora più efficiente il nostro sistema giustizia, fattore chiave per investitori esterni e fattore di consolidamento sociale e di tutela certa dei diritti, così come indicato nella raccomandazione europea specifica per l'Italia nell'ambito del semestre di sorveglianza europea e così come sancito d'impegno nel programma nazionale di riforma contenuto nel DEF, che ampio spazio destina alla riforma della giustizia.
  Il giudice nazionale, nell'applicare il diritto di derivazione comunitaria, è giudice europeo. Per questo, come sottolineato nel quadro di valutazione UE della giustizia 2015, è interesse degli Stati membri che ogni Paese tenda a migliorare l'efficienza, l'indipendenza e la certezza dei propri sistemi giudiziari interni.
  Anche in questo contesto, è evidente...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  VANESSA CAMANI. Concludo Presidente. Anche in questo contesto, è evidente come la decisione del Governo di voler procedere finalmente a questo atto non rappresenta una semplice presa d'atto formale, ma testimonia la pervicace volontà del nostro Paese di voler cogliere pienamente la sfida dell'Europa unita e unitaria. Di fronte all'emergenza della minaccia del terrorismo internazionale, di fronte alle tragedie umane legate all'immigrazione, l'Europa deve abbandonare qualsiasi tentennamento e concepirsi davvero come soggetto unico all'interno tra gli Stati membri e anche verso l'esterno. È parallelamente necessario che l'Europa, unita e solidale, affronti con determinazione e Pag. 64rinnovato protagonismo la partita della difesa e della sicurezza. In tale direzione, è necessario accelerare nel processo di comunitarizzazione delle materie della giustizia e degli affari interni. Sono, dunque, molteplici le ragioni per sostenere questo provvedimento, alcune tecniche, per fornire anche ai cittadini italiani le garanzie e le tutele previste dalla normativa comunitaria, ma altre ragioni, a mio avviso quelle più rilevanti, sono tutte politiche e pongono questo provvedimento al centro del dibattito nazionale ed europeo. L'importante lavoro di approfondimento svolto in Parlamento va nella direzione di rafforzare la posizione del nostro Paese in Europa e anche procedere velocemente all'approvazione di questo disegno di legge, insieme alla legge europea, può consentire al Governo di accrescere la credibilità con cui affrontare tutti i delicati passaggi oggi in agenda, una forza e una credibilità che il nostro Paese, con il supporto concertato di Governo e Parlamento, potrà esercitare anche nella fase di formazione delle decisioni e dei negoziati e divenire, così, forza determinante nella formazione della nuova comunità europea.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, signora Presidente. Care colleghe e cari colleghi, la legge di delegazione europea 2014 delega al Governo il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea. È uno strumento del Parlamento per accelerare il processo di recepimento e di armonizzare la legislazione italiana con quella degli altri Paesi europei. Si interviene nella legge di delegazione a definire i confini entro i quali può operare il Governo. Sappiamo che non sempre il Governo è libero di rappresentare pienamente gli interessi della comunità nazionale alla quale si riferisce; esso è costretto, tra i rapporti costituitisi in ambito europeo con altri Governi, a rispondere ad una esigenza comune. Eppure questa esigenza, in realtà, non sempre è comune, ma prevale su una comune in ragione della forza di uno o più componenti dell'Unione europea e uno o più Governi che insieme costituiscono il Consiglio europeo. Su questo, signora Presidente, mi permetto di sottolineare – e l'ho fatto presentando diversi emendamenti – un limite dell'azione parlamentare, compreso quello del contrasto fra la nostra Costituzione e la normativa dell'Unione europea. Solo così potremo comprendere in che modo la Costituzione italiana è subalterna in alcune parti alla decisione assunta in ambito comunitario. Del resto, abbiamo l'obbligo di rispettare i Trattati, ma anche qui sarebbe opportuno aprire una discussione, una discussione su come li rispettiamo, con riferimento a questo argomento, perché i Trattati sono composizioni articolate di norme con possibili interpretazioni molto distanti l'una dall'altra. E anche in tal caso c’è da individuare un atteggiamento subalterno o propositivo, che non si può intraprendere nel momento in cui si deve interpretare il contenuto di un Trattato così pesante sotto il profilo della limitazione della sovranità nazionale, come quello dell'Unione europea. Ci tengo qui a ricordare che la pubblicistica giuridica di frequente si sofferma su una notoria differenza tra la giurisdizione della nostra Corte costituzionale e il Bundesverfassungsgericht tedesco. La nostra Corte è nota per dare molta attenzione alla normativa europea, attribuendole comunque una superiorità quasi naturale sul diritto nazionale.
  Tanto che certi giuristi parlano apertamente di una sudditanza nei confronti del diritto europeo. Il Bundesverfassungsgericht di Kalrsruhe, invece, è noto per la sua difesa molto gelosa del Grundgesetz, che è la Costituzione tedesca, nei confronti delle ingerenze europee. I giudici costituzionali tedeschi, pare, fanno di tutto per difendere la loro Costituzione dalle ingerenze europee, mentre i nostri costituzionalisti procederebbero nel senso opposto: vigilano più sulla eurocompatibilità della legislazione nazionale che sulla nazionalcompatibilità delle norme europee.
  Quindi, in linea con questo ragionamento, che cosa facciamo ? Nell'ambito Pag. 65della Costituzione, secondo cui il Governo può operare attraverso decreti legislativi – su delega del Parlamento, ovviamente – entro i confini stabiliti dal Parlamento stesso, ci siamo proposti di definire dei limiti. Ciò anche attraverso degli emendamenti che non so se definire estensivi, o meglio interpretativi in modo migliorativo dei contenuti dello stesso Trattato costitutivo dell'Unione europea, dei Trattati e delle disposizioni generali che si sono succedute.
  Abbiamo presentato alcuni emendamenti per il recepimento di direttive arretrate, ma i nostri problemi non consistono solo nel ritardo del recepimento di direttive, ma derivano principalmente dalla loro attuazione. Perché le recepiamo, tuttavia il problema è che vanno attuate. E il tema che blocca l'attuazione a volte è nazionale (le risorse o i tempi a disposizione che i decreti), a volte è delle regioni – non poche volte, anche della mia regione –, in particolare per quanto si riferisce alla tutela dell'ambiente. Sono due carenze che dobbiamo impegnarci a superare.
  Faccio due considerazioni di carattere generale. La prima: il rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario, formulazione che comprende l'attuazione delle direttive di cui all'articolo 117, comma primo, della Costituzione, può e deve declinarsi secondo i criteri fissati dall'articolo 81. È quindi compito e responsabilità di Governo e Parlamento individuare le soluzioni coerenti con il sistema costituzionale.
  La seconda considerazione: è dal tempo acquisita alla consapevolezza delle istituzioni la necessità di intendere la portata normativa dell'articolo 81 della Costituzione come elemento di orientamento e limite all'azione dei pubblici poteri. Ciò in vista della compatibilità rispetto agli stessi vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
  Il tema sollevato si pone, conseguentemente, come questione non solo di segno normativo in senso stretto, ma anche di carattere interpretativo e sistematico. In quanto tale, impone ad ogni istituzione, ed individualmente anche a ciascuno di noi, una chiara responsabilità in termini di coerenza e ragionevolezza costituzionale. Voglio dire: per non incorrere in nuove sanzioni da parte dell'Europa – ne sono pendenti già parecchie: abbiamo avuto occasione di parlarne nell'ambito della discussione sulla legge europea; sono tante pendenti abbastanza a nostro sfavore ed a nostri costi – abbiamo l'urgenza di approvare questo testo, ma anche di inserire, all'interno dell'allegato B, almeno quelle direttive i cui termini di recepimento sono scaduti, e che comporteranno ulteriori costi per la collettività. Cerchiamo, allora, di prendere e di attuare le norme che ci vengono fornite attraverso le direttive comunitarie, che abbiamo concorso a costruire.
  Le direttive comunitarie, infatti, non piovono in Italia senza essere passate attraverso gli uffici dei ministeri e quegli uffici in cui sono presenti anche i rappresentanti italiani nella Commissione europea; passano attraverso quegli uffici e poi il Parlamento deve ratificare quelle decisioni ma lo deve fare passivamente.
  Invito tutti i colleghi a riflettere su quale sia stata, fino ad oggi, la ragione principale per la quale questo Parlamento ha ideato la legge di delegazione europea. L'ha pensata per applicare meglio le direttive comunitarie, che sono norme condivise e che, conseguentemente, hanno contribuito allo sviluppo dello spirito europeista dell'Italia e nell'Unione europea ? Lo abbiamo fatto per questo ? Per questa ragione abbiamo inventato la delegazione europea ? No ! L'abbiamo inventata per evitare le sanzioni, ossia per evitare di pagare un prezzo per non aver applicato disposizioni che abbiamo concorso a creare attraverso gli uffici e non attraverso la libera volontà popolare. Ciò è stato creato attraverso percorsi più burocratici che politici, qualche volta subendo, qualche volta tentando di non subire e, qualche volta, poche volte, magari imponendo, con qualche scatto di orgoglio, la nostra posizione. Sono curioso di vedere, per esempio, se saremo capaci di imporci sulla questione, sollevata in questi giorni sulla stampa nazionale e non solo, della produzione Pag. 66di mozzarella con polvere di latte al posto del solo latte fresco; è su tali questioni che va misurata la convinzione europeista, non solo del Parlamento ma di ogni singola forza politica nello stesso; ogni singola forza politica deve decidere se pensa all'Europa in un'accezione non discutibile, obbligata, un'accezione rassegnata di parte della sovranità nazionale o come uno strumento effettivo di partecipazione all'intera comunità nazionale, alla costruzione di una dimensione politica, sociale, culturale più ampia, con l'onere quindi di fare proposte che siano produttive e che vanno in quella direzione.
  L'elemento essenziale della costruzione europea deve essere il superamento delle discriminazioni e delle difficoltà, la salvaguardia dell'ambiente, dello sviluppo dell'occupazione e dell'interesse generale a stare insieme per affrontare meglio le difficoltà che i tempi pongono agli uomini dell'intera comunità. Allora, se è così, se ci accorgiamo di una discriminazione, dobbiamo intervenire, introducendo un contenuto più estensivo; non dobbiamo porre dei limiti ancora più ristretti perché abbiamo la preoccupazione delle sanzioni. Dobbiamo ampliare il più possibile i limiti perché vogliamo partecipare alla costruzione di un'Europa dei popoli e delle regioni, democratica e con una visione federalista delle sue funzioni. Si tratta anche di direttive dai contenuti di non scarso rilievo: vi è una direttiva, ad esempio, concernente le moto ad acqua ma c’è anche una direttiva sull'affidamento in concessione di funzioni di comunicazioni rilevanti sul piano telematico e ci sono direttive che riguardano la ricerca, la produzione o meno di OGM e la tutela dell'ambiente in generale. Ci sono, quindi, elementi che, trasversalmente e, in modo molto preciso, incidono sulla vita delle persone e delle comunità locali di cui bisogna tenere conto.
  Signora Presidente, concludendo, lavoriamo perché l'Europa ci sia; introduciamo noi di Sinistra Ecologia Libertà, per parte nostra, e il Parlamento, per tutti, quelle condizioni che servono affinché quelle norme siano veramente a sostegno delle popolazioni degli Stati membri e, tra esse, soprattutto della nostra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente, onorevoli colleghi, desidero anch'io iniziare il mio intervento con un elogio rivolto al Governo e, credo, in modo particolare, al sottosegretario Gozi, perché questo testo della legge di delegazione europea che ci troviamo a discutere oggi è nettamente fatto meglio di quelli che abbiamo incontrato negli anni passati. Lasciatemi l'illusione che sia stato in parte anche per effetto delle critiche che ho sempre rivolto in questa sede.
  Dicevo: guardate che questo testo è illeggibile. Il diritto comunitario è sempre una cosa molto tecnica, ma noi esageriamo questa tecnicalità, affazzonando le direttive in modo tale che diventa incomprensibile discernere qual è la linea politica che esse esprimono e portano a compimento. Questo deriva in parte dal fatto che noi non le raggruppiamo secondo una linea politica, cosa che consente una discussione politica della legge.
  Questa volta, invece, abbiamo un testo che ci presenta un'articolazione ragionevole, comprensibile. Di cosa parla questa legge di delegazione europea ? Parla della formazione dell'unione bancaria, tema di grandissimo rilievo, parla di ambiente e parla, poco, anche della formazione di uno spazio giuridico comune europeo. Quindi, noi possiamo porci la domanda: quali sono i progressi che l'Unione ha fatto in questi ambiti ?
  Qui ci colleghiamo con la relazione di accompagnamento, anch'essa, devo dire, fatta in modo migliore e più comprensibile che negli anni passati, anche se rimane il rammarico di un grave ritardo temporale. Siamo nel 2015, a metà dell'anno: discutiamo adesso il 2014 – e questo potrebbe ancora essere ragionevole, visto che è un consuntivo – ma anche il 2013. Per il 2013 è un po’ tardi per fare un consuntivo !Pag. 67
  Tuttavia, sicuramente c’è un passo in avanti, di cui volentieri do atto al Governo. Questo non è di rilievo secondario: per potere esercitare le sue competenze di controllo, per poter votare con coscienza su un testo legislativo, il Parlamento ha bisogno di poter capire di che cosa si tratta, e qui ci sono dati gli strumenti per poterlo fare. Del tutto ?
  Prima di venire alle obiezioni, un ultimo elemento di lode. Avevo sempre detto: guardate, nella gran parte dei casi le direttive non hanno bisogno di criteri di delega specifici, perché le direttive sono leggi delega, che, però, sono diventate così specifiche nel tempo che diventa difficile introdurre ulteriori elementi di delega; almeno, in molti casi non è possibile né opportuno.
  In questo caso, noi vediamo che abbiamo alcuni criteri generici e generali di delega e solo alcune direttive hanno poi criteri di delega specifici. Perché è importante questo ? Perché, se si generalizza l'abitudine di ripetere, come all'articolo 1, i criteri di delega generali, che, quindi, rimangono permanenti nel tempo, negli uffici dei ministeri, quando la direttiva viene emanata, magari le stesse persone che hanno contribuito a fare la direttiva si mettono a scrivere i decreti legislativi corrispondenti, sapendo che la Camera non introdurrà criteri di delega ulteriori e specifici, salvo che vi siano motivi oggettivi per farlo.
  E, infatti, in questo documento abbiamo tante direttive, non sempre abbiamo criteri di delega specifici: è un percorso da proseguire. Veniamo, invece, a qualche osservazione critica. Quando ero giovane, il mio grande maestro, il professor Augusto Del Noce, mi ha insegnato a leggere i testi e mi ha insegnato il metodo della lettura sintomale. Cos’è una lettura sintomale ? È una lettura la quale legge quello che c’è e anche quello che non c’è.
  Cosa vuole dire leggere quello che non c’è ? Ci sono dei punti nei quali ti aspetteresti che vi fosse qualcosa, e invece non c’è. E come mai non c’è ? Vogliamo fare una lettura sintomale di questo provvedimento ? Vi è poco mercato interno; la prima cosa che salta agli occhi è che vi è poco mercato interno.
  Come mai c’è poco marcato interno ? Lasciatemi buttare lì due ipotesi, tutte e due hanno un aspetto di verità. Una prima ipotesi è che c’è poco mercato interno, perché l'Unione europea sul mercato interno sta segnando il passo. Si discute molto, c’è una serie di cose che devono essere affrontate, c’è il mercato interno del digitale che è una questione vitale per il futuro, c’è, c’è, c’è... però poi non stiamo camminando con la velocità che sarebbe necessaria. Eppure il completamento del mercato interno dei servizi è lo strumento più importante che noi abbiamo per rilanciare l'economia europea, per uscire alla grande dalla crisi nella quale ci troviamo. Certo, ci sono grandi resistenze, non solo in Italia, anche negli altri Paesi, perché noi, a volte, abbiamo il mito dell'Europa, l'Europa è tutta efficiente e l'Italia, invece, è sempre ritardo. Talvolta è vero, non sempre è vero e raramente è del tutto vero. Le resistenze ci sono in Italia, ma ci sono anche altrove, perché si va ad incidere su importanti corporazioni. L'Italia non ha molto titolo per lamentarsi in sede europea dei ritardi del mercato interno, perché nella realizzazione di quanto a livello europeo è già determinato noi siamo all'avanguardia. Però è un problema e credo che vada segnalato, e dal punto di vista interno, e dal punto di vista europeo. Che ne è successo del mercato nel interno che è il perno della prosperità dei nostri Paesi, il perno della costruzione europea di questi ultimi anni ? È un problema, non abbiamo adesso il tempo per approfondirlo adeguatamente, perché dobbiamo passare ad altre questioni, però vorrei lasciarlo come una questione. Credo che il Governo debba riprendere in mano la questione del mercato interno a livello europeo.
  Invece, e l'ho detto, noi abbiamo numerose direttive le quali sono tutte tasselli che vanno costruire l'unione bancaria. L'unione bancaria è, probabilmente, il successo più grande che noi abbiano conseguito nel 2014-2015, perché se oggi guardiamo Pag. 68alla crisi greca con una certa tranquillità quali sono le regioni ? Uno potrebbe dire che esiste l'ESM (European Stability Mechanism) che ci protegge dalle crisi. È vero. Quanto l'ESM sia in grado di proteggere dalle crisi l'Italia è cosa su cui metto un punto interrogativo, perché l'Italia è grande Paese e siccome è grande è anche pesante ed anche difficile da sostenere in caso di grande difficoltà. La Grecia ha solo 200 miliardi di euro di PIL e l'Italia circa 1.500, 1.600, non ho visto le statistiche, otto volte tanto. La Grecia dentro l'ESM ci sta, credo, tre volte, o anche di più, l'Italia non ci sta neanche una volta. Allora c’è l'ESM e va bene. Più importante dell'ESM c’è il quantitative easing che è il vero grande strumento che è stato messo appunto. Per la verità non è propriamente un termine sul quale siamo competenti, perché a termine dei trattati la politica monetaria è assolutamente nelle mani della Banca centrale europea non ci può mettere becco l'Italia, la Germania, il Consiglio dei Ministri e neanche il Parlamento europeo. Tuttavia, sappiamo che questo non è avvenuto senza un forte interazione, perché uno strumento di questo tipo non sarebbe stato messo in campo se non ci fossero state che cosa ? Amici miei, vogliamo dirci la verità: le politiche di austerità. A tutti piace parlare contro le politiche di austerità. Noi siamo in grado di uscire dalle politiche di austerità, perché le abbiamo fatte, se non le avessimo fatte non potremmo uscirne. Quando uno ha cominciato a rimettere in ordine i conti allora è possibile allentare i freni, finché uno non mostra chiaramente la volontà di applicare nella sua politica interna dei criteri interiorizzati disse stabilità, perché questo vuol dire politiche dell'austerità, i freni non possono essere allentati. Quindi io ho una qualche differenza verso i tanti che dicono «abbiamo ottenuto la vittoria abbia costretto l'Europa a rinunciare alle politiche di austerità». Non è vero, le politiche di austerità erano un passaggio duro, difficile da attraversare e lo abbia attraversato.
  E siccome lo abbiamo attraversato, abbiamo avuto titolo per dire: «Un momento, noi siamo affidabili». Come un'azienda che attraversa un periodo difficile, finché i conti vanno male deve subire, quando i conti vanno meglio va in banca e dice: «Un momento, voi avete chiesto tante garanzie e mi avete fatto tanti problemi. Adesso, guardate, non c’è più motivo. Adesso sono io in grado di dettarvi alcune condizioni».
  E questo è quello che è accaduto all'Italia e anche ad altri Paesi. Si parla tanto della Grecia, ma si parla poco del Portogallo, si parla poco della Spagna, si parla poco dell'Irlanda. L'Irlanda oggi va come un treno, il PIL cresce al 3,6 per cento l'anno. La Grecia stava crescendo anche lei prima del Governo Tsipras. Il PIL del Portogallo cresce all'1,5 per cento l'anno e quello della Spagna al 3 per cento l'anno, quello dell'Italia un po’ meno e dovremmo porci la domanda del perché.
  Visto che stiamo parlando di questo, devo però segnalare che, in questa tranquillità che noi abbiamo, oltre al quantitative easing, fondamentale è l'unione bancaria: un sistema di monitoraggio delle banche che fa in modo che siamo protetti contro il rischio di crolli bancari come quelli che nel 2007 e nel 2008 hanno messo in gravissima difficoltà tutta l'Unione europea.
  Segnalo due cose che mi sembrano non sufficientemente discusse in queste Aule, però. La prima è che noi abbiamo mantenuto un dualismo pericoloso all'interno dell'unione bancaria. Abbiamo la Banca centrale europea che svolge la vigilanza macroprudenziale, che vuol dire che guarda le grandi banche e controlla che non si imbarchino in avventure e, quando si sono imbarcate in avventure, cerca il modo in cui si possa rimediare alle avventure in cui si sono imbarcate. Guarda al rapporto tra l'andamento del settore bancario e le grandi dinamiche europee ed internazionali e mondiali. Ma abbiamo anche l'EBA, la European Banking Authority. La EBA, invece, si occupa di sorveglianza microprudenziale, quindi che il capitale sia sufficiente, che non si concedano Pag. 69più prestiti di quelli che sono legittimi sulla base del capitale di cui la banca dispone e così via.
  È possibile ed è accaduto che queste due agenzie di controllo diano indicazioni diverse ed opposte. C’è stato un momento drammatico – voi vi ricorderete – in cui la EBA diceva alle banche: «Non comprate titoli di Stato, sono pericolosi. Troppi titoli di Stato nel bilancio sono una cosa che non va bene». E la BCE, la Banca centrale europea, diceva: «Comprate titoli di Stato, vi do i soldi a costo zero per comprare titoli di Stato». E le banche sono diventate schizofreniche. Ci può essere una Banca centrale europea che dice: «Alzate il livello dei prestiti, vale la pena, il momento è favorevole. Date più ossigeno» e una Autorità bancaria europea che dice il contrario.
  Questo è un problema che non è stato risolto. Nelle difficoltà delle nostre piccole imprese nell'avere un finanziamento adeguato c'entra molto questa schizofrenia irrisolta. Io, a suo tempo, sostenni un'altra soluzione. Sostenni l'idea che era bene concentrare, come avviene anche in Italia, tutto il controllo nelle mani di un unico soggetto. Visto che abbiamo tenuto due soggetti diversi, almeno si coordino tra di loro, si trovi una modalità per assicurare un coordinamento di questi due soggetti.
  L'altro problema che rimane aperto nella costruzione dell'unione bancaria, che per il resto è un grande successo, è il cosiddetto fondo di risoluzione rischi. Se tutto va male, se poi alla fine, nonostante tutta la sorveglianza microprudenziale e quella macroprudenziale, gli interventi della BCE, lo sforzo della BCE di trovare un partner che si prenda una banca che è andata male, o le banche centrali nazionali e tutto quanto, una banca va in default, che succede ? Noi abbiamo stabilito un fondo per la risoluzione delle crisi bancarie, ma questo fondo è debole. Sono pochi soldi e sono soldi che, per il momento, non sono versati, se non in minima parte. Tra qualche anno avremo 50 miliardi di euro. Rispetto alle dimensioni del sistema bancario europeo sono di gran lunga troppo poco. Oggi non abbiamo neanche quelli.
  Davanti a una crisi come quella greca sarebbe molto più tranquillo poter dire: no, l'unione bancaria è stata veramente condotta fino in fondo. Non possiamo dirlo, e questo mi inquieta, e credo che dovrebbe inquietare tutti noi. Abbiamo fatto riferimento alla crisi della Grecia: un aspetto che manca in questo disegno di legge di delegazione europea è la politica sociale. Naturalmente qualcuno potrebbe obiettare che è inevitabile che manchi perché i Trattati non assegnano la politica sociale alle competenze dell'Unione europea: è giusto e dobbiamo ricordarcelo tutti, perché nella vicenda greca buona parte dei problemi nasce proprio dal fatto che qualcuno ha pensato che l'Unione europea volesse pagare il suo welfare. A Trattati vigenti questo non è possibile, non esiste. E vedo anche tra qualche nostro collega un'idea un po’ strana di democrazia: si oppone la democratica adesione del popolo greco alla improntitudine, alle pressioni, alle prepotenze dell'Unione europea. Un momento: qui c’è una minoranza degli elettori greci, che un sistema elettorale fortemente maggioritario trasforma in una maggioranza in Parlamento, la quale decide di non pagare i suoi debiti e di farli pagare agli altri popoli dell'Unione europea, anche a quello italiano. È democrazia questa ? Si possono cambiare le regole europee ? Si possono cambiare con il consenso di tutti i popoli europei e con il voto di tutti gli elettori europei. Fare della questione greca un problema di democrazia significa avere un'idea molto curiosa della democrazia. Vedete, la democrazia greca non era un ballo di gala. La democrazia greca conosceva Pericle, ma conosceva Tucidide, Platone, che era molto critico, Aristotele, ma anche un fior fiore di demagoghi e di irresponsabili che non avete idea. E allora mi domando se oggi invece dobbiamo vedere gli eredi di Aristotele o gli eredi dei demagoghi che hanno portato la democrazia greca alla morte. Non è durata a lungo: dal 509 avanti Cristo, dalla riforma di Pag. 70Clistene, fino al 338 avanti Cristo, la battaglia di Cheronea, poi arrivano i macedoni.
  Attenti dunque, perché bisogna essere consapevoli di quello che l'Europa è e di quello che l'Europa non è, di quello che si può chiedere e di quello che non si può chiedere. Io sostengo che sarebbe bene che l'Europa avesse una dimensione sociale, ma se vogliamo dare una dimensione sociale dovremmo fare una battaglia in sede europea per ottenerla attraverso le modifiche dei Trattati, perché i Trattati oggi questo non ce l'hanno e questo può essere un obiettivo, ma un obiettivo che va perseguito dentro l'Unione, con le metodologie proprie dell'Unione, perché l'Unione europea o è un'Unione di diritto o non è. Il problema della Grecia non è solo un problema di soldi, sarebbe una piccola cosa: in una giornata le borse europee hanno perso 350 miliardi di euro, quasi il doppio del PIL greco. Quindi, figurarsi, converrebbe a tutti dargli dei soldi purché stessero buoni. Ma non è questo il punto: sono 350 miliardi di euro fittizi che, come vanno giù, poi tornano su. Ma non è questo il punto. Il punto è che se ammettiamo che l'Unione non è più un'unione di regole e chiunque batte i pugni sul tavolo ottiene quello che vuole, e quello che vuole è che gli altri paghino i suoi debiti, l'Unione è morta, è finita, non dura un giorno di più. Ecco perché noi dobbiamo essere profondamente consapevoli della natura dell'Unione, di quello che si può ottenere nell'Unione e di quello che nell'Unione non si può ottenere. Quindi flessibilità sì, perché abbiamo vissuto l'austerità, perché siamo diventati credibili facendo la politica dell'austerità. Non opponiamo flessibilità all'austerità, ripeto, e devo dire che quanto a flessibilità questo Governo ha ottenuto molte cose. Vogliamo ricordarne qualcuna ? Sapete quanti miliardi di euro di arretrati di debiti della pubblica amministrazione noi abbiamo pagato, con il consenso della Commissione ? Non era scontato che ce lo dessero. Perché quello, non tutto ma in buona parte, era debito pubblico che noi avevamo tenuto nascosto, che portava ad un aumento del debito pubblico proprio nella fase in cui dovevamo invece rientrare dal debito pubblico, eppure hanno capito, si sono fidati.
  Perché si sono fidati ? Vogliamo parlare di flessibilità ? Noi abbiamo ottenuto molta flessibilità, perché, contrariamente a quello che dicono i giornali – uno dei drammi dell'Italia è la scarsa capacità dei giornali di formare la pubblica opinione – la regola europea non è quella del famoso 3 per cento, la regola europea è il pareggio tendenziale di bilancio, anzi, il pareggio strutturale di bilancio. Noi abbiamo largamente sfondato il pareggio strutturale di bilancio, perché ? Perché si sono fidati di noi, perché abbiamo fatto alcune riforme, perché abbiamo dato l'impressione di voler difendere l'Italia in Europa. La fiducia è tutto. Se tu dai l'impressione di voler affrontare i tuoi problemi e di rimetterti in grado, in un tempo ragionevole, di far funzionare al massimo la tua economia, ti aiutano; se tu dai l'impressione di voler vivere in ozio e spendere i soldi che non hai, non ti aiuta nessuno. È buonsenso, avviene nelle famiglie: se vostra figlia ha dei problemi, bene, non l'aiutate ? Certo che l'aiutate, ma le chiedete di cambiare tenore di vita, di riaggiustare le sue condizioni ? Certo che glielo chiedete, perché altrimenti non sarete in grado di sostenerla vita natural durante.
  Allora, queste sono le grandi questioni che dovrebbero essere discusse in connessione con questa legge e con questo rapporto, perché questo rapporto non è solo su quello che ha fatto l'Italia, ma anche su quello che l'Unione europea ha fatto nel 2013 e nel 2014, due anni decisivi. Difficilmente riusciamo a costruire una politica europea per il futuro se non cominciamo dando un giudizio sulla politica europea del passato. Qui, io vedo che, purtroppo, ci sono grandi equivoci: bisognerebbe che si costituisse un nuovo partito, potrebbe essere il partito Salvini, Brunetta, Landini, con Grillo dentro, naturalmente, il partito di quelli che pensano che stampando moneta si esca dalla crisi e tutti saremo più felici. Invece, è vero il contrario, stampare moneta, riacquisire sovranità monetaria Pag. 71per fare che cosa ? Per fare una politica monetaria severa, intelligente, utile ? No, acquisire sovranità monetaria per stampare moneta e rovinarci con l'inflazione. I greci che hanno chiesto qualcosa del genere adesso mi pare che stiano rapidamente tornando indietro.
  Noi dobbiamo avere la consapevolezza di a che cosa serve l'Europa e, qui, l'altra cosa che credo andrebbe attratta all'interno della nostra discussione è il recente documento dei presidenti. Tutti quanti, oggi, viviamo una fase che ricorda gli anni dell'eurosclerosi; i più vecchi se li ricordano, 1980 e seguenti, tutti parlavano dell'eurosclerosi: l'Europa è finita e così via e poi, invece, l'Europa è ripartita, perché è ripartita allora l'Europa ? È ripartita perché a tutti problemi che c'erano sul tavolo l'unica risposta era una risposta comune europea. Allora, c’è il rischio della crisi ? L'unione bancaria. C’è il terrorismo, c’è lo Stato Islamico in Libia e anche in Siria ? Abbiamo bisogno di una difesa comune europea, abbiamo bisogno di una politica estera comune europea, abbiamo bisogno di più Europa. Stiamo costruendo un meccanismo che per certi aspetti è giusto, ci porta avanti verso l'Europa unita, ma per un altro verso è perverso e indifendibile, perché, mancando il coraggio di costruire le strutture politiche dell'Europa unita, noi andiamo verso l'unità con mezzi meramente tecnocratici e burocratici. Noi, secondo le proposte che ci vengono adesso fatte, andremo ad avere una specie di Ministro delle finanze europeo, un presidente permanente di Ecofin che non sarà uno dei Ministri delle finanze, sarà una persona ad hoc, ma lo vogliamo legittimare politicamente, vogliamo che sia scelto dal voto dei cittadini, che faccia parte di un Governo europeo ? Altrimenti, io capisco che nella posizione dei greci c’è anche qualcosa di vero; dobbiamo prendere ordini da un gruppo di burocrati e non da politici i quali vengono ad Atene e ci dicono: in nome del bene comune europeo che noi rappresentiamo perché investiti dal voto del popolo europeo vi diciamo che avete fatto un sacco di errori e che vi aiuteremo, ma a queste condizioni ?
  È molto diverso. Io capisco che possa essere sentita come una cosa che viola una dignità, l'altra no, l'altra appartiene alla normalità dell'azione politica. Allora, di nuovo, facciamo una lettura sintomatica: cosa manca nel documento dei Presidenti ? Manca l'unione politica, che è ineliminabile. Non possiamo avere una comune politica economica se non abbiamo un'unione politica o, se l'abbiamo, allora sì che corriamo il rischio di avere la comune politica economica che è dettata da una burocrazia non legittimata dal voto popolare, che è dettata dalle grandi banche e dai grandi banchieri e che comunque non è quella voluta e votata dal popolo europeo. Viviamo questa fase e credo che su questo dobbiamo chiedere al Governo italiano un impegno più vivo e più forte. Abbiamo bisogno di una difesa comune europea. Guardiamo alla Libia: la verità è che davanti alla situazione in Libia ci sentiamo impotenti e in larga misura lo siamo, perché da soli non abbiamo gli strumenti per un intervento. Viviamo una fase in cui questa parte del mondo, sempre più, è come il far west. Ricordate quei film del far west, dove non c’è lo sceriffo ? Una volta gli americani erano lo sceriffo. Nel 1948 gli americani avevano un PIL pari al 50 per cento del PIL mondiale: avevano le risorse per fare il gendarme del mondo nell'oceano Pacifico e anche nell'oceano Atlantico; oggi gli americani hanno il 20 per cento del PIL mondiale: non hanno le risorse per fare il gendarme del mondo sia nel Pacifico che nell'Atlantico. Nel Pacifico ci sono, nell'Atlantico no. Vedo il sottosegretario Rossi, a cui sono particolarmente legato, perché è stato generale della Brigata Granatieri, che era la mia brigata: signor generale, quanti anni sono che il Mediterraneo non vede una portaerei americana ? Quanti anni sono ? Gli americani hanno detto con grande chiarezza che l'ISIS è un problema degli europei. Ma gli europei sono in grado di affrontare il problema dell'ISIS ? No che non sono in grado. Perché ? Perché non Pag. 72sono uniti. Se fossero uniti, sarebbero in grado di farlo, ma essendo divisi non sono in grado di farlo. Tra l'altro, questo è il tema di attualità del prossimo semestre di Presidenza: la difesa comune europea, che ovviamente non può essere separata dalla politica estera comune europea; politica estera, politica di difesa, politica economica. Vi è un'altra questione che non vedo e che eppure avrei voluto vedere in qualche modo e che qui non vedo forse più per colpa dell'Europa che per colpa del Governo italiano. Noi viviamo nell'epoca dell'economia digitale, dove vengono tartassate le transazioni che si fanno in rete: chi le tassa ? Chi decide dove vengono tassate e come vengono tassate ? Quanta parte di esse sfugge a qualunque tassazione ? È una grande questione, perché qui abbiamo a che fare con valori dell'ordine di centinaia di miliardi di euro. Adesso andremo tutti in vacanza – prima o poi, sempre che il Governo lo consenta – e quando andremo in vacanza prenoteremo le stanze tramite booking.com e gli appartamenti tramite airbnb: sapete cosa preleva airbnb su ogni transazione ? Dal 9 al 26 per cento del valore. Quindi un valore dal 9 al 26 per cento, se non di tutta l'industria turistica italiana di gran parte dell'industria turistica italiana, va altrove, e nell'altrove dove va forse non paga le tasse o sicuramente non le paga in Italia e comunque paga tasse troppo basse. C’è un tentativo nazionale di affrontare il problema, l'ho visto, ma non è un buon tentativo, perché stabilire il principio che le tasse sono quelle e che si pagano nel Paese del compratore imporrebbe alle imprese di dotarsi di 28 diversi tipi di uffici legali per trattare 28 diversi tipi di legislazione fiscale da applicare ad ogni singola transazione. Non è possibile ! È un tema tipicamente europeo che andrebbe collegato all'altro tema europeo di cui non ho trovato traccia ma che è fondamentale: le risorse proprie dell'Unione europea. Abbiamo una Commissione presieduta da Monti che ha il compito di studiare un progetto per le risorse proprie dell'Unione europea, e questa sarebbe tipicamente una risorsa dell'Unione europea, perché si può tassare assai meglio a livello comunitario che non a livello nazionale, del singolo Paese. Cosa fa questa Commissione ? Mi fermo, ci sono tante altre cose di cui bisognerebbe parlare. Vorrei riuscire a dare l'impressione che esiste uno spazio grande di politica e di esercizio di sovranità congiunta sul quale noi siamo un po’ in ritardo nel prenderne coscienza e nel far sentire la voce dell'Italia.
  Dobbiamo, non battere i pugni sul tavolo, ma far sentire con autorevolezza la voce di un'Italia consapevole dei problemi che avanza le sue proposte per le risoluzioni e che è capace di inserire l'interesse italiano all'interno di una visione di bene comune europeo. Infine, non dimentichiamolo, l'Europa è la pace, datemi blocchi commerciali divisi, antagonisti, in competizione tra loro in Europa, distruggete il mercato interno e io vi dico che nell'arco di 50 anni avremo di nuovo la guerra, per questo dobbiamo camminare sul sentiero della pace, che è il sentiero dell'Europa. L'Europa è il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera) !

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Grazie, Presidente. Con un ritardo che sta comportando una gravissima lesione delle prerogative parlamentari in tema di affari europei ci troviamo a discutere la legge di delegazione europea 2014. Il disegno di legge in discussione trova fondamento nella legge n. 234 del 2012, nei suoi articoli 29 e 30, in particolare al comma 2 dell'articolo 30, dove si definisce come la legge di delegazione europea sia l'atto normativo deputato a conferire al Governo la delega legislativa per dare attuazione alle direttive europee e alle decisioni quadro, nonché agli obblighi direttamente riconducibili al recepimento di atti legislativi europei.
  Il disegno di legge di delegazione europea 2014 è composta da 21 articoli e da due allegati, A e B, contenenti l'elenco delle direttive da recepire con decreto Pag. 73legislativo. Negli allegati troviamo rispettivamente una direttiva nell'allegato A e 56 direttive nell'allegato B. Nell'allegato B sono riportate le direttive sui cui schemi di decreto è previsto il parere delle competenti Commissioni parlamentari, mentre sulle direttive inclusa nell'allegato A non saranno richiesti i pareri alle Camere. Pertanto in questo disegno di legge troviamo disposizioni che delegano il Governo a recepire 58 direttive europee, ad adeguare il corpo normativo nazionale a 6 regolamenti comunitari e a dare attuazione a dieci decisioni quadro. Sembra opportuno ricordare che su 3 direttive dell'allegato B sono pendenti procedure di infrazione per mancato recepimento.
  Come abbiamo già avuto modo di sottolineare durante la discussione della legge europea, questa volta con ancora più rammarico, segnaliamo come tali disegni di legge vengano tenuti in ostaggio da Governo e maggioranza senza dare possibilità alle opposizioni di poter dire la loro. Ricordiamo che proprio in merito a proposte come quelle in esame sarebbe invece imprescindibile un coinvolgimento attivo del Parlamento e ancor di più di tutte le sue componenti, in particolare delle opposizioni, per poter definire delle norme che, nel pur minimo spettro di azione che le direttive lasciano, rispecchino quanto più possibile i bisogni dei nostri cittadini. L'apporto di tutte le componenti parlamentari sarebbe infatti indispensabile per adeguare le norme europee, volutamente generiche, alle necessità sia dei cittadini che del nostro Paese.
  Un coinvolgimento attivo dei rappresentanti dei cittadini appare tanto più necessario e funzionale se inserito nell'attuale necessità di incrementare quel percorso mirante a rendere più democratico il processo decisionale europeo e quindi a sanare il deficit democratico dell'Unione. Tanto più che questo percorso, in cui il coinvolgimento attivo dei parlamentari nazionali è un elemento imprescindibile, appare oggi non solo auspicabile, ma necessario; come appare evidente, aprendo qualsiasi giornale, in cui non si può più prescindere dal considerare la crisi greca e il profondo ripensamento che questa deve portare nell'Unione europea.
  In questo contesto appare perciò incredibile e vergognoso come nessuno degli emendamenti del MoVimento 5 Stelle, che ricordo sempre rappresenta 9 milioni di cittadini, sia stato accolto in Commissione e ci troveremo in Aula a discutere e votare gli emendamenti su un testo identico a quello giunto dal Senato.
  Ora, ci rendiamo conto che Renzi vuole superare il bicameralismo, ma sino a che l'impianto istituzionale è ancora questo le modifiche ai testi possono essere apportate da entrambi i rami del Parlamento. Tra l'altro la misura della forzatura istituzionale operata su questo provvedimento è evidente se si pensa che il Governo ha dato parere contrario e poi la maggioranza ha bocciato gli emendamenti senza neanche entrare nel merito in moltissime Commissioni. Se voi andate a vedervi gli stenografici i relatori dicono: «non c’è più tempo, non riusciamo a proseguire i lavori e quindi chiudiamo l'esame qua perché abbiamo pochissimo tempo». Questo è il modo in cui ha lavorato il Governo su questa legge. Infatti, non accettiamo la spiegazione della fretta, delle nuove procedure di infrazione che si aprirebbero se non si approvasse questa legge. La fretta non è una giustificazione per esautorare il Parlamento dai suoi poteri, per tagliar fuori i cittadini dalla discussione delle norme e tantomeno accettiamo la scusa della fretta da un Governo che così tante volte presenta gli atti in estremo, estremo ritardo.
  Nel merito, che non abbiamo toccato, gli emendamenti del nostro gruppo riguardavano gli articoli 6, 7, 8, 14, 15, 16 e 17. Questi emendamenti sono stati ripresentati in aula, per cui invito il Governo a rivedere le sue posizioni e in quest'aula a voler aprire un reale confronto sugli importanti temi appena citati. A mero titolo di esempio, segnalo l'articolo 8, «Principi e criteri direttivi per il recepimento della direttiva 2014/59/UE», contenente il cosiddetto bail in un termine anglosassone che nasconde la formula magica salva Pag. 74banche. La gravissima mancanza di un coinvolgimento delle minoranze parlamentari nella definizione dell'atto in discussione, va letta non solo in virtù di questo provvedimento, ma più in generale ricordando che la legge di delegazione costituisce l'ultimo elemento della fase discendente del diritto comunitario. La richiesta del coinvolgimento più attivo dei rappresentanti di tutti i cittadini ha tanto più senso se considerata in coordinato con una maggiore presa in carico delle visioni parlamentari anche in fase ascendente. La legge n. 234 del 2012 infatti prevede che tutti i progetti di atti dell'Unione europea e i relativi documenti preparatori vengano trasmessi dal Governo alle Camere per l'assegnazione alle Commissioni parlamentari competenti. Le Camere dovrebbero poi dare indirizzi al Governo secondo i rispettivi regolamenti parlamentari e controllare che quest'ultimo dia attuazione a tali indirizzi nella fase concertativa con gli Stati membri in sede di Consiglio europeo e di Consiglio dell'Unione europea. Questo controllo dovrebbe avvenire sia attraverso comunicazioni immediatamente successive del Governo, sia attraverso la relazione consultiva che ci apprestiamo ad analizzare in coordinato con la legge di delegazione del 2014. Purtroppo, ci accorgiamo che il Parlamento partecipa poco o niente alla fase ascendente visto che raramente avviene la calendarizzazione degli atti appena citati, oppure ci si limita ad audire le comunicazioni del Presidente del Consiglio prima di ogni Consiglio europeo, che praticamente si autoconferisce l'indirizzo, visto che la discussione resta fine a sé stessa e non vi è un vero dibattito sulle politiche comunitarie da portare avanti in sede europea. Inoltre, i progetti di atti dell'Unione europea e i relativi documenti preparatori di cui parla la legge n. 234, spesso non vengono nemmeno calendarizzati e anche quando vengono discussi lo si fa con tempi dilatati e i pareri quando vengono approvati spesso non sono incisivi per la dilatazione dei tempi.
  Lo stesso scarso rispetto del Parlamento lo abbiamo visto anche con le relazioni annuali che il Governo deve presentare al Parlamento. La relazione è prevista e definita dall'articolo 13, comma 2, della legge n. 234, sempre quella del 2012, ed è stata concepita dal legislatore per fornire alle Camere gli strumenti necessari al fine di valutare l'azione del Governo nelle sedi decisionali europee e la sua coerenza con gli indirizzi definiti dal Parlamento. La relazione dovrebbe consentire al Parlamento di verificare se e in quale misura il Governo si è attenuto all'obbligo previsto dall'articolo 7 della succitata legge di rappresentare a livello europeo una posizione coerente con gli indirizzi espressi dalle Camere. Si tratta dunque secondo l'impianto della legge n. 234 dello strumento fornito alle Camere per esercitare il controllo ex post del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea. La relazione andrebbe presentata alle Camere entro il 28 febbraio di ogni anno – il 28 febbraio: ricordatevi questa data –, coerentemente con gli obiettivi della relazione stessa, ma se la relazione consuntiva del 2013 è stata presentata il 27 marzo 2015 e quella del 2014 è stata presentata il 30 maggio 2015, come fa il Parlamento a dare una valutazione sull'azione del Governo e prendere le conseguenze scelte ? Ditecelo voi perché noi veramente non riusciamo a capirlo.
  Questo è solo uno degli esempi che impediscono al Parlamento – che ricordo essere l'unico organo ad espressione diretta dei cittadini – di partecipare attivamente alle politiche dell'Unione europea, una assenza pressoché totale dalla fase ascendente e mero ratificatore in fase discendente, con al centro il Governo che diventa deus ex machina dell'intera procedura. Ricordiamo, tra l'altro, che nella relazione consuntiva del 2014 viene analizzato il semestre italiano di Presidenza. Solo i media italiani mainstream e il Partito democratico difendono l'operato renziano di quel periodo ma la realtà è ben molto diversa. Si è parlato per mesi di flessibilità relativamente alle politiche finanziarie dell'UE ma nessuno dice che la tanto decantata flessibilità esiste già nei trattati e non è certo una conquista, visto Pag. 75che nessuno ha cancellato il fiscal compact o il patto di stabilità, come non sono cambiati i parametri di Maastricht e di certo l'alleggerimento quantitativo operato dalla BCE non è merito del Governo. Il problema immigrazione non è certo stato risolto durante la nostra Presidenza e ci si è ripresentato più complesso che mai con emigranti che premono da Ventimiglia per uscire da condizioni deplorevoli, vittime di uno scontro tutto interno tra gli stessi paesi dell'Unione, che invece dovrebbero applicare i principi solidaristici sul quale si sono costituiti come Unione.
  Concludo dicendo che il Parlamento, oltre ad essere già lontano dalla realtà sociale, è sempre appunto più distante dall'Europa (questo è importante sempre ripeterlo). Più il Parlamento è lontano dall'Europa, più l'Europa si allontana dai cittadini e più l'Europa si allontana dai cittadini e più misure drastiche e impopolari prenderà.
  Se, invece, si restituirà il ruolo centrale del Parlamento, forse l'Italia potrà farsi promotrice – ruolo che in Europa le è congeniale – di quel rinnovamento che porterà l'Unione ad essere ciò che i suoi padri fondatori volevano fosse: un luogo di libertà e di diritti, dove le politiche migratorie vengono affrontate congiuntamente da tutti i Paesi membri e dove le politiche economiche si affiancano alle politiche sociali.
  Questa è l'unica Europa che possiamo volere come Movimento 5 Stelle, l'unica che potrebbe portare qualche risultato. Questa è l'Europa che vogliamo e questo è il ruolo che speriamo di poter presto ricoprire in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Moscatt. Ne ha facoltà.

  ANTONINO MOSCATT. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, colleghi, sottosegretario, le relazioni consuntive sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea mostrano, già nella loro organizzazione concettuale e nella stesura, una netta discontinuità con il passato. A differenza del passato, infatti, i documenti proposti ben rispondono allo spirito e alle indicazioni previste dall'articolo 13 della legge n. 234 del 2012, perché non focalizzano l'attenzione su una ricostruzione mera dei fatti e sull'attività dell'Unione europea, ma entrano nel merito della linea negoziale seguita dal Governo, specificano non solo il quanto ma il come ed il perché e, soprattutto, evidenziano l'evoluzione dei negoziati, importante per dare una valutazione.
  Va, quindi, fin da subito dato merito al Governo – e, nello specifico, al sottosegretario Gozi – per l'impegno e la sensibilità non solo di stesura del documento ma, soprattutto, per l'attività di coordinamento che sta dietro a tutte le amministrazioni coinvolte, al fine di fornire al Parlamento un quadro complessivo del lavoro svolto nelle sedute dell'Unione europea.
  Le relazioni ci danno, quindi, l'opportunità di fare una seria verifica sul lavoro svolto e, se vogliamo, ci consentono di gettare le basi per il futuro. Ci consentono, queste relazioni, in quest'Aula, in qualsiasi momento vengono presentate, se sono analizzate, di discutere, appunto, sulle relazioni e nel merito delle relazioni.
  Proprio entrando nel merito di queste e partendo da quella del 2013, pur sottolineando anche noi che questa è giunta troppo tardi al Parlamento per effettuare un'analisi compiuta e di senso, mi pare giusto evidenziare alcuni punti in essa riportati, che ritengo essere strategici, perché gettano le basi e i presupposti di discussione su negoziati importantissimi per l'Unione europea e per il nostro Paese, come, ad esempio, il negoziato sul quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea 2014-2020, che ha permesso una distribuzione delle risorse più equilibrata e più centrata sulle politiche innovative ed orientate al futuro, con un aumento dei fondi sulle politiche della ricerca, dell'innovazione e delle grandi reti.
  Il nostro Paese è riuscito ad ottenere un incremento delle risorse sulle politiche di coesione e una stabilizzazione degli investimenti per le politiche agricole, che Pag. 76in quel momento erano a forte rischio. Allo stesso tempo, in questo anno hanno avuto luogo alcuni negoziati di grande rilevanza: dalle misure di consolidamento dell'Unione economica e monetaria ai nuovi cantieri strategici e normativi, come l'agenda digitale e le misure per la crescita e l'occupazione.
  Gli interventi proposti, inoltre, sono stati finalizzati a dare slancio alla competitività dell'economia europea tramite il miglior funzionamento del mercato interno, a mettere al centro il settore ambientale, attraverso il VII programma d'azione ambientale, a riaprire una discussione profonda sul settore sociale e ad accelerare uno strumento finanziario importante per i grandi collegamenti infrastrutturali. Questo per ciò che concerne il 2013.
  Ma adesso veniamo alla relazione 2014 che, come è ovvio e come anche i colleghi hanno ricordato, riguarda la verifica dei risultati conseguiti nel corso del semestre di presidenza europea. Sembrerebbe inutile – ma lo faccio – ricordare che il semestre di presidenza si è svolto in un momento istituzionale molto particolare: ci sono state elezioni; è iniziato il lavoro successivo, appunto, con la nomina e con il rinnovo delle Commissioni e delle alte cariche istituzionali e questo non ha permesso, al nostro Governo e al nostro Paese, di gestire numeri rilevanti di dossier legislativi.
  Ma ciò nonostante, bisogna riconoscere al Governo, a questo Governo, a questo Presidente del Consiglio, la capacità e la forza di rifuggire dal rischio di trasformare la Presidenza in una sorta di mero adempimento burocratico-amministrativo e di essersi, fin dalla fase di preparazione del semestre, concentrato nel porre con coraggio alcuni temi squisitamente politici. Il Governo, questo Governo, ha avuto il merito di riaprire il dibattito sul senso dell'Europa, sul suo ruolo, sulla sua funzione, sull'idea di Europa che vogliamo e che dobbiamo costruire. Fin da subito, si è chiesto che il rinnovo delle istituzioni non avesse alla base solo un equilibrio geopolitico, ma un programma politico chiaro, un programma forte: l'agenda strategica, adottata dal Consiglio europeo, che è in una fase di cambiamento, appunto, e i dieci punti programmatici sostenuti a sostegno di Juncker. In questo semestre, abbiamo provato a cambiare le parole d'ordine, da austerità a consolidamento fiscale; si è passati all'affermazione del rilancio della crescita e dell'occupazione quale priorità dell'agenda europea e da qui la connessa proposta di regolamento istitutivo del Fondo europeo per gli investimenti strategici e la comunicazione della Commissione europea sulla flessibilità nell'applicazione del Patto di stabilità e crescita, che sono fatti, che sono fatti realizzati, che sono fatti certi e riscontrabili. La Presidenza italiana ha, dunque, permesso l'avvio di un nuovo corso e, se volete, di un linguaggio nuovo. Durante questo semestre è rilevante l’input importante in tema di revisione della strategia 2020, la costituzione di un gruppo ad alto livello di competitività e crescita, proprio per puntare a valorizzare la competitività e la crescita. Si sono posti al centro del dibattito l'economia reale, il ruolo delle piccole e medie imprese, la qualità dei prodotti, tant’è che si è avviata la discussione sulla realizzazione di un'unione dei mercati e dei capitali; si è avviata la discussione sul rilancio e una riflessione sulle politiche industriali che privilegi la piccola e media industria e assicuri la valorizzazione della qualità dei prodotti; si è avviato un forte dibattito sui sistemi di lotta alla contraffazione e si è voluto con forza riaprire quella che ormai può essere definita una vera e propria vertenza, un'annosa vertenza, ovvero il «made in», che servirebbe per il nostro Paese, e non solo, a rilanciare i prodotti. È una vertenza aperta naturalmente, è una vertenza che vogliamo che continui ad essere posta al centro dell'agenda politica. E poi c’è stato il tentativo di rimettere al centro cultura, turismo, ricerca, come motori di una nuova economia e pilastri e modelli di una nuova crescita condivisa, e l'avvio di una discussione per la realizzazione di una politica di difesa comune, che potesse mettere assieme non solo le forze militari, Pag. 77ma le intelligence, l'idea stessa di come Stati diversi, all'interno di una grande comunità, possano condividere know how, risorse, uomini e donne, capacità di comprendere l'evoluzione e di interpretare gli eventi in ambito di sicurezza e come insieme contrastare il fenomeno del terrorismo, come insieme mettere in piedi tutte le pratiche necessarie per creare sicurezza all'interno dell'Unione europea. E poi il rafforzamento della discussione sui temi dei diritti, dei diritti degli uomini e delle donne, dei diritti degli Stati, come perno centrale di tutte le politiche europee. E poi i temi del Mediterraneo e i temi dell'immigrazione. Si è finalmente posto al centro il tema del Mediterraneo e lo si è posto come tema comune, condiviso, come una risorsa, non soltanto come luogo d'approdo di disperazione, non soltanto come mare che ospita morte, ma come elemento di crescita dell'Europa, come luogo comune di un'Europa che vuole guardare oltre, che vuole ripartire da quel mare di pace per costruire nuove strategie per una politica di cooperazione e una politica condivisa. Si è parlato di Mediterraneo ed, insieme al Mediterraneo, di immigrazione, perché è sotto gli occhi di tutti – e sarebbe falso e pretestuoso negarlo – che, in questo semestre europeo, i temi dell'immigrazione sono stati posti con forza.
  Certo, probabilmente avremmo voluto un'Europa più forte e più coraggiosa su questi temi; certo, probabilmente avremmo voluto un'Europa più solidale. Ma il nostro Governo, il Presidente del Consiglio, ha non solo battuto i pugni, ma ha posto il tema dell'immigrazione come una politica condivisa di crescita comune, come politica che rendesse dignità, come politica di rispetto della persona umana per gli Stati. Abbiamo ottenuto qualche risultato, ma è il tema di discussione centrale: cosa che per anni è stata sottovalutata.
  Se andate a leggere le altre relazioni, non penso che troverete così forte il tema dell'immigrazione. Se andate a verificare gli altri Consigli europei, non penso che troverete un Governo, il Governo italiano, così puntato su questo tema, a porre in essere soluzioni non per proteggere i confini dell'Italia, non per difendere il nostro territorio da un'invasione, ma per considerare il tema dell'immigrazione come politica condivisa, per responsabilizzare gli Stati dell'Unione europea all'interno di un contesto più grande e generale.
  Penso che questo è stato uno dei temi che, con forza, questo Governo ha posto, e non soltanto per l'elemento dell'emergenza, che, naturalmente, fa male e mette preoccupazione, ma come elemento complessivo di un'Europa cui si chiede di essere più solidale, più aperta agli uomini ed alle donne, più aperta alle competenze. Un luogo di scambio di idee e di mobilità delle nuove generazioni; un luogo che consente di sentirsi tutti realmente cittadini d'Europa; un luogo che consente alle imprese, ai prodotti ed alle merci di poter circolare, ma nella salvaguardia della qualità e delle peculiarità interne di ogni singolo territorio.
  Riteniamo che il lavoro svolto dal Governo sia stato importante ad un doppio livello, sia a livello europeo, nel ruolo che ha svolto, sia nella discussione interna con il Parlamento. Perché, vedete, chi ha partecipato realmente ed attivamente alla XIV Commissione affari europei si ricorderà quante audizioni il sottosegretario Gozi ha svolto all'interno di quella Commissione (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente), di quanto è aumentato l'impegno sulle politiche europee e quanto, in quella Commissione, il Governo ed i parlamentari presenti – a prescindere dalla loro collocazione politica – hanno, insieme, voluto creare gli strumenti di condivisione su ogni legge e su ogni provvedimento.
  Chi ha partecipato in quella Commissione si sarà reso conto che qualcosa è cambiato, e negarlo oggi sarebbe, onestamente, falso e pretestuoso. Certo, c’è bisogno di fare di più e meglio, ma bisogna sempre fare di più e meglio. Siamo abituati a non fermarci agli obiettivi che si raggiungono, ma siamo coloro che appartengono Pag. 78alla cultura di avere l'ambizione di guardare sempre oltre l'ostacolo e buttare il cuore sempre oltre l'ostacolo.
  Bisogna fare di più e meglio. Sicuramente, le relazioni del Governo vanno consegnate nei tempi che stabilisce la legge; sicuramente, va rafforzato l'interscambio di comunicazioni sui provvedimenti legislativi tra le Commissioni di competenza ed il Governo e tra i nostri referenti nell'Unione europea; sicuramente, serve un rapporto molto più intenso per permettere una partecipazione attiva del Parlamento sia in fase ascendente che in fase discendente; sicuramente, serve che questo Governo, grazie al contributo di questo Parlamento, possa continuare a svolgere il ruolo che fino ad oggi ha svolto in Europa. Probabilmente, con più intensità, ma non nella logica – mi piaceva l'affermazione del collega Buttiglione – di andare lì a battere i pugni, ma andando lì ad avanzare proposte di buonsenso...

  PRESIDENTE. La invito a concludere...

  ANTONINO MOSCATT. ... proposte di buonsenso che appartengono al nostro Paese; proposte di buonsenso condivise, senza la presunzione di averle solo noi, ma condividendole con gli altri Stati. Queste proposte apparterrebbero alla creazione di quell'Europa straordinaria che i nostri Padri immaginavano, che noi stiamo provando a costruire e che apparterrà ai nostri figli. Ed apparterrà al futuro di figli di cittadini d'Europa, che ognuno di noi, a prescindere dal ruolo politico che ha e dal posto in cui è seduto in questo Parlamento, deve provare, con generosità, ed impegnarsi a costruire non solo in questo Parlamento, ma ogni giorno, anche quando si è fuori da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Moscatt.
  Facciamo una breve pausa tecnica di cinque minuti, riprendiamo la seduta appena possiamo.

  La seduta, sospesa alle 19,15, è ripresa alle 19,20.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, non mi dilungherò sull'analisi analitica dei singoli articoli che compongono la legge di delegazione europea, ma intervengo per segnalare all'Aula, in particolare, la nostra contrarietà, la contrarietà di Forza Italia, all'articolo 8 di questa legge, che recepisce una direttiva comunitaria che prevede la possibilità per le banche in crisi di default di effettuare prelievi forzosi sui depositi dei depositanti, e per svolgere qualche brevissima riflessione sulla relazione circa la partecipazione dell'Italia all'Unione europea.
  Non mi dilungherò sugli altri articoli, perché non abbiamo alcuna contrarietà rispetto allo strumento della legge di delegazione, che serve a recepire direttive europee; in assenza del loro recepimento, esse produrrebbero delle sanzioni per il Paese, e quindi degli oneri per i cittadini. Crediamo che sia assolutamente necessario e che non vi sia, quindi, ragione di essere contrari allo strumento. Vorrei, però, rilevare preliminarmente che si sarebbe potuta migliorare questa legge, se solo il Governo non avesse deciso di approvarla così come uscita dal Senato.
  A causa del ritardo con il quale il disegno di legge è stato trasmesso alla Camera, i tempi a disposizione per la definitiva approvazione del provvedimento sono ormai ridottissimi. In tale contesto, il Governo ha ritenuto prioritario perseguire l'obiettivo di giungere all'approvazione del provvedimento senza modifiche ulteriori, per evitare l'apertura di procedure di infrazione nei confronti dell'Italia a causa del mancato recepimento delle numerose direttive indicate nel testo.
  Ma nel testo vi sono anche molte norme che riguardano, in particolare, il settore bancario e finanziario, e, nonostante il Governo si sia dichiarato disponibile a valutare con attenzione gli ordini Pag. 79del giorno nei quali sarà trasfuso il contenuto delle proposte emendative presentate nelle Commissioni e ad affrontare alcune questioni nella prossima legge di delegazione europea, nonché a tener conto del contenuto di alcune proposte emendative nella stesura dei decreti legislativi, abbiamo la preoccupazione e l'impressione che tutto ciò resterà, come al solito, lettera morta.
  Forse, allora, su alcune questioni, come quella contenuta all'articolo 8, un atteggiamento del Governo nella direzione di affrontarle con maggiore approfondimento sarebbe stato auspicabile. L'esigenza prospettata dal relatore e dal Governo di approvare il provvedimento in tempi molto stretti e senza ulteriori modifiche sottolinea, ancora una volta, come al Parlamento vengano imposte decisioni vincolanti su temi rilevanti per il Paese.
  In particolare, in riferimento alle proposte emendative presentate da Forza Italia sia nella Commissione di merito, laddove abbiamo chiesto l'abrogazione dell'articolo 8, e quindi della possibilità di ricorrere a prelievi forzosi presso i depositanti da parte delle banche, sia in Commissione finanze, dove pure avevamo chiesto un'attenuazione di questa possibilità, dando maggiore informazione ai correntisti, sottolineiamo la nostra contrarietà al recepimento della direttiva che prevede questo prelievo forzoso.
  Lo strumento del bail-in, previsto dalla direttiva nel quadro dei meccanismi di risoluzione delle crisi bancarie, dovrebbe essere oggetto, secondo noi, di un maggiore e più adeguato approfondimento, in quanto esso tocca questioni fondamentali che coinvolgono i diritti dei risparmiatori e dei depositanti. La tematica della risoluzione delle crisi bancarie deve essere affrontata in un altro modo, non può essere affrontata in questo modo; così si rischia di provocare una vera e propria ondata di panico presso i risparmiatori.
  Noi oggi qui abbiamo discusso di molti aspetti contenuti in questa legge senza rivolgere l'attenzione a questa questione che, però, sta catalizzando l'interesse dei cittadini preoccupati da quello che potrebbe accadere. Sarebbe più utile prevedere, invece del bail-in, meccanismi di controllo preventivi che impediscano a priori il verificarsi delle crisi bancarie. Sappiamo che non recepire questa direttiva potrebbe far incorrere il nostro Paese in un'apertura di procedura di infrazione per il mancato recepimento, avremmo, però, potuto almeno mitigare gli effetti di questi meccanismi, così come avevamo chiesto con emendamenti specifici nella Commissione finanze. Questi emendamenti sono stati respinti, così come è stato respinto l'emendamento che prevedeva l'abrogazione del bail-in. L'introduzione di questo strumento del prelievo forzoso consentirà di passare da un sistema in cui la risoluzione delle crisi è impegnata sul ricorso ad apporti esterni forniti dalle Stato, il cosiddetto bail-out, a un nuovo sistema che ricerca all'interno degli stessi intermediari le risorse necessarie tramite il coinvolgimento di azionisti e di creditori, limitando al massimo l'erogazione di risorse pubbliche a favore delle banche in crisi e configurando, pertanto, il salvataggio pubblico solo come estremo rimedio. Si prevede, insomma, che i depositi bancari possano essere utilizzati per patrimonializzare le banche in crisi, quando si tratta di depositi bancari superiori ai 100 mila euro. Questa è la sostanza della direttiva in questione, questo è il risultato dell'assenza del nostro Paese alla formazione negoziale che si svolge in Europa quando si fanno le direttive. Questa è una direttiva che l'Europa ha partorito senza che ci fosse, in alcun modo, uno spazio di protagonismo del nostro Governo, del nostro Paese, che avesse suggerito prudenza all'Europa, perché le risorse dei depositanti non sono risorse delle banche, non sono nemmeno risorse dello Stato, sono i soldi dei cittadini. È una direttiva assurda che avremmo dovuto, forse, contrastare con maggiore incisività. Faccio un esempio: è come s’è tre o quattro italiani, avendo bisogno del pane, andassero in una panetteria e in quel momento la panetteria fallisce, allora c’è qualcuno che dice «voi tre, voi quattro, che siete qui e che siete clienti di questa panetteria dovete pagare Pag. 80i debiti del panettiere»; che significa ? I depositanti sono clienti delle banche, non sono tenuti a rispondere a quelle che sono le crisi e il default delle banche stesse. Ecco, noi abbiamo espresso una forte contrarietà su questo tema e probabilmente condizioneremo anche il nostro atteggiamento rispetto al voto finale di questa legge alla volontà del Governo di approfondire, o meno, questo tema. Vorrei però prima di concludere, signora Presidente, prendere qualche minuto, pochissimi minuti, perché la discussione che stiamo svolgendo è una discussione congiunta e una discussione che riguarda la legge di delegazione, ma anche è una discussione che riguarda la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Vorrei approfittare della discussione sulle linee generali per annunziare che noi presenteremo una risoluzione proprio sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, esprimendo un giudizio politico fortemente negativo rispetto ai risultati conseguiti dal Governo, con particolare riferimento al semestre di Presidenza italiana nel Consiglio dell'Unione europea. Vorrei ricordare per inciso che qualche mese fa, più di un anno fa, quando all'ordine del giorno c'era la necessità di un avvicendamento al Governo tra due Presidenti del Consiglio non eletti, ma entrambi del PD, Letta e Renzi, l'argomento utilizzato da molti che tifavano per questo avvicendamento era che dovevamo avere un Governo più forte, perché non potevamo perdere l'occasione di utilizzare il semestre europeo per far svegliare l'Europa sui temi della crescita dello sviluppo.
  A giudicare dai risultati di questo semestre europeo, forse tutta quella preoccupazione era assolutamente strumentale. Infatti, la presidenza italiana dell'Unione europea ha prodotto, secondo noi di Forza Italia, un risultato nullo e non ha inciso in alcun modo sulle questioni relative alla crescita e allo sviluppo delle politiche comunitarie né sulla gestione delle emergenze che l'Unione europea si è trovata e si sta trovando ad affrontare. Vogliamo nascondere la testa nella sabbia e non riconoscere che non siamo riusciti a porre all'attenzione dell'Unione europea, ottenendo risultati concreti, il tema della necessità di una sicurezza integrata, capace di fronteggiare il terrorismo islamico, il tema dell'immigrazione, che è lasciato completamente sulle nostre spalle, il tema della inerzia dell'Europa rispetto ai desiderata degli Stati Uniti ?
  Questa è un'Europa che a volte ai cittadini si rappresenta come forte con i deboli e debole con i forti. Mi riferisco a ciò che l'Europa ha deciso circa le sanzioni alla Russia, che determinano per l'Europa, ma per noi soprattutto, perché siamo i secondi esportatori, i secondi partner europei della Russia, un danno economico quantificabile tra i 3 e i 5 miliardi di euro all'anno, in una condizione di crescita stagnante, che dovrebbe suggerire, invece, l'apertura e non la chiusura di nuovi mercati, l'incentivo a investimenti verso i mercati in espansione e non la distruzione degli investimenti già fatti.
  Vogliamo dimenticare quello che sta succedendo proprio in queste ore in ordine alle questioni che riguardano l'uscita e il possibile default della Grecia, con l'esposizione che il nostro Paese avrebbe e con il rischio di contagio che dovremmo subire ?
  Ecco, queste quattro emergenze dimostrano che l'Europa descritta dai colleghi del PD negli interventi che mi hanno preceduto non esiste e che l'impegno del Governo per cambiarla nella direzione di costruire un'Europa politica è un impegno che non ha prodotto alcun risultato. Il Premier italiano ha continuato a partecipare al Consiglio europeo senza influire concretamente sulle decisioni chiave dell'Europa e senza capacità di esercitare una proposta o una mediazione sul ruolo decisivo nella governance dell'Unione europea, dove i singoli Paesi continuano a far valere i loro interessi, il più delle volte i loro egoismi nazionali in senso disgregativo, privi della forza e della visione di una vera Europa, quella che avevano immaginato i nostri padri fondatori.
  Non è vero – lo dico rivolgendomi a Buttiglione – che noi siamo quelli che Pag. 81vorrebbero distruggere l'Europa o che la nostra proposta si limita semplicemente a dire: «Stampiamo moneta». No, noi siamo quelli che vorrebbero un'Europa più forte. Ma un'Europa più forte non è solo quella che fa l'integrazione bancaria, finanziaria. Un'Europa più forte è quella capace di realizzare l'integrazione politica, che davvero è necessaria per non allontanare i cittadini da questa istituzione e per non fare in modo che per l'Europa possa valere quello che per Metternich poteva valere per l'Italia, quando diceva che l'Italia era una mera espressione geografica. Noi non vogliamo un'Europa che sia una mera espressione geografica, ma vorremmo un'Europa forte, politicamente integrata e capace di integrarsi anche su valori fondamentali come quelli della solidarietà, che non sono stati in alcun modo praticati se solo guardiamo a come ci hanno lasciato soli sul tema dell'immigrazione.
  L'Italia non ha saputo offrire all'Europa quell'impulso decisivo in grado di mettere in campo le misure necessarie per governare questo fenomeno, il fenomeno dell'immigrazione, altrimenti destinato a creare una frattura indelebile nel patto sociale tra cittadini e Stato europeo nonché negli equilibri tra gli Stati membri con conseguenze drammatiche per la stessa tenuta democratica e la convivenza tra Stati. Noi ci saremmo aspettati che il semestre di Presidenza italiano che oggi qui dobbiamo giudicare, esprimendo un voto sulla relazione consuntiva, sulla partecipazione dell'Italia all'Italia europea, potesse servire a costruire una solidarietà di interessi tra i popoli dell'area euromediterranea del continente, in un rapporto dialettico con la solidarietà di interessi che purtroppo si è costruita tra i popoli dell'area settentrionale dell'Europa e che attraversa trasversalmente le due grandi famiglie della politica, tutto questo non è stato fatto e per questo esprimiamo un giudizio fortemente negativo sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea non per segnalare la nostra contrarietà all'Europa – noi siamo e rimaniamo fortemente europeisti – ma siamo contro questa Europa, l'Europa degli egoismi e non delle solidarietà nazionali che il Governo italiano benché abbia presieduto il semestre europeo con tanti annunci e tanti proclami non è riuscito sinora a cambiare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Petrini. Ne ha facoltà.

  PAOLO PETRINI. Grazie, Presidente. Come numerosi colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato, in questo provvedimento sono contenute direttive di straordinaria importanza che riguardano la regolamentazione dei mercati bancari e finanziari europei. L'intento è evidente: creare un quadro organico di norme finalizzate a migliorare la stabilità e la trasparenza dei mercati ma anche la tutela dei risparmiatori e degli investitori. Le più rilevanti tra queste direttive sono sicuramente quelle riguardanti il processo di realizzazione dell'Unione bancaria europea che vengono finalmente recepite nel nostro ordinamento e che si propongono di creare un quadro finanziario integrato con l'obiettivo di integrare la stabilità finanziaria e ridurre al minimo il costo del fallimento delle banche. Ritengo sia necessario continuare a progettare o riprogettare le nostre istituzioni finanziarie intorno alle reali vicende umane, aiutando le persone ad adattare le innovazioni finanziarie alle loro vite e permettendo al sistema finanziario di funzionare in maniera più regolare. Ciò significa che non dobbiamo mai smettere di smussare gli spigoli del nostro sistema finanziario da quegli aspetti che possano causare problemi quando si commettono errori. Significa anche che occorre dire la verità sui contratti finanziari e sulle loro potenziali conseguenze dannose future affinché le parti coinvolte possano valutare con attenzione prima di sottoscrivere. Rimaniamo convinti della necessità dell'intervento pubblico, ma non in misura tale da vanificare le soluzioni del mercato. Compito del Governo europeo e nazionale è Pag. 82fornire un chiaro insieme delle regole del gioco che protegge i consumatori e promuova l'interesse pubblico, permettendo al contempo ai giocatori di competere in quello che fanno meglio: fornire prodotti e servizi migliori. A tale riguardo la vera sfida è rappresentata dal fatto che queste regole devono avere una dimensione internazionale, non solo europea perché oggi i mercati finanziari hanno sia portata globale sia effetti istantanei. Proprio a questo proposito voglio concentrarmi solo su un aspetto contenuto in una delle direttive di questo provvedimento, un aspetto che già il Financial stability board e il G20 avevano lungo analizzato prima di orientare a soluzione. Infatti tra i nuovi principi stabiliti da queste regole europei quello più innovativo è rappresentato dal bail in che prevede di mettere a carico di azionisti e creditori dell'intermediario le perdite emerse a seguito della crisi, prima di ogni eventuale sostegno pubblico che potrà avvenire solo in casi estremi.
  Dietro l'etichetta bail-in c’è un sistema che chiama in causa i risparmiatori privati per colmare le perdite delle banche; un precedente, ricorderete, si è avuto nel caso «Cipro» nel 2013, ma dal 1o gennaio del prossimo anno, dopo che anche il nostro Governo avrà approvato i decreti delegati, il sistema sarà a regime per tutta l'Unione europea. Il 15 aprile 2014 l'euro Parlamento ha dato il via libera alla direttiva BRRD sul meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie. Questa direttiva prevede il potere di assoggettare al bail-in tutte le passività diverse da quelle espressamente escluse, ossia i depositi protetti, le passività garantite da attivi emessi dalla stessa banca e i prestiti interbancari con scadenza originaria inferiore ai sette giorni.
  Dopodiché 26 Stati membri, Svezia e Gran Bretagna esclusi, hanno creato, anzi, abbiamo creato il Fondo di dotazione che dovrà mettere a disposizione i capitali nel caso di crisi di una banca europea. Di fatto, saranno coinvolti gli investitori. Il passaggio dal bail-out, in cui i costi dei salvataggi bancari sono pagati dai contribuenti, al bail-in prevede che nel caso in cui una banca dell'Unione europea sia insolvente, i suoi azionisti, creditori, obbligazionisti e correntisti coprano fino all'8 per cento delle passività. Azionisti e sottoscrittori di bond possono perdere fino al 100 per cento di quanto investito.
  Il meccanismo di risoluzione prevede come novità sostanziale il coinvolgimento degli investitori prima dell'intervento del Fondo unico di risoluzione. Costoro saranno, infatti, chiamati a far fronte allo stato di crisi della banca fino a un massimo dell'8 per cento del passivo della stessa e attraverso un ordine prestabilito, prima gli azionisti, dopo gli obbligazionisti junior, attraverso i vari gradi di subordinazione, poi gli obbligazionisti senior e, infine, i correntisti con giacenze superiori ai 100 mila euro.
  Bene ha fatto, visto il quadro, il governatore della Banca d'Italia a segnalare che le banche dovranno adottare un approccio nei confronti della clientela coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove regole che non consentono, d'ora in poi, il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori. La clientela va resa pienamente consapevole del fatto che potrebbe dover contribuire al risanamento di una banca, anche nel caso in cui investa in strumenti finanziari diversi dalle azioni. Non è cosa da poco, Presidente, poiché questo rappresenta un forte cambiamento culturale, proprio perché fa venir meno la certezza del mantenimento del capitale investito, finora radicata nell'investitore. Solamente l'ipotesi in cui le perdite accollate dai privati fino all'8 per cento non fossero sufficienti, interverrà il Fondo di risoluzione che, a sua volta, potrà accollarsi perdite per un massimo del 5 per cento delle passività dell'istituto. Qualora le perdite dovessero essere ancora superiori, interverrà lo Stato di appartenenza della banca e i fondi pubblici nazionali potranno finanziare il Fondo di dotazione per la copertura delle perdite oltre il 5 per cento a carico dello stesso. Solo in caso di grave crisi sistemica, ovvero con più banche coinvolte, il Fondo di dotazione si accollerà le perdite superiori a quelle che Pag. 83vedono coinvolti i privati. Verranno in ogni caso esclusi dalle perdite i conti correnti e i depositi bancari inferiori ai centomila euro, le obbligazioni bancarie garantite, i cosiddetti covered bond, gli stipendi, le pensioni dei dipendenti dell'istituto e le posizioni debitorie verso il fisco. Anche gli investimenti che il correntista ha effettuato tramite la banca non rientrano nella procedura del bail-in, se i relativi titoli non sono stati emessi dalla banca. Infine, anche tutto ciò che è stato fisicamente depositato va restituito al legittimo proprietario. I conti correnti e i conti deposito fino a 100 mila euro sono al riparo, in quanto garantiti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi. La tutela si applica per ciascun depositante e per banca.
  Quindi, se un depositante possiede due conti correnti in altrettante banche, il livello di copertura è pari a 100 mila euro per ciascuna banca e, nel caso di un conto cointestato, la garanzia di 100 mila euro è per ciascun depositante, a condizione che i titolari non possiedano altro conti correnti presso lo stesso istituto. Al contrario, quindi, di quanto affermato dalla solita vulgata «internettiana», i piccoli risparmiatori non rischiano nulla dopo l'approvazione di questa norma, altri, la generalità dei cittadini europei, avrà solo da guadagnarci, poiché in qualità di contribuenti non dovranno più scucire neanche un soldo o, riguardo a noi italiani, non dovremo mai iniziare a farlo. Ricordo che, al contrario di altri Paesi, non solo europei, quindi a partire dagli Stati Uniti, sono state finanziate banche per centinaia di miliardi, cosa che noi non abbiamo fatto. I salvataggi delle banche, decisi in seguito alle crisi finanziarie, sono stati necessari per la stabilità finanziaria e per ragioni macroeconomiche ma hanno rafforzato l'azzardo morale in modo molto significativo, aumentando il leverage e l'assunzione di rischio. La paura di guai peggiori ha indotto lo Stato a correre in soccorso dei banchieri. L'assumere rischi diventa non solo più semplice e moralmente insostenibile ma aumenta l'instabilità del sistema. Se uno sa di non poter fallire prende più rischi e intasca più soldi, di fatto una costosissima assicurazione kasko a carico dello Stato. E siccome gli Stati non sono tutti uguali, capita che una banca tedesca goda di credito sul mercato più di una banca italiana, anche quando quest'ultima è più forte della prima: un evidente caso di concorrenza falsata e un grave rischio di spirali perverse tra crisi bancarie e crisi degli Stati, perversioni a cui questo provvedimento mette fine. Certo, avremo una maggior sicurezza e, a fronte di una maggior sicurezza, avremo anche maggiori vincoli, che determineranno una maggiore difficoltà nell'erogazione del credito, ma sta nei nostri poteri e nelle nostre facoltà, nei nostri compiti – che, tra l'altro, presto affronteremo –, anche quello di dare alle banche una maggior capacità nell'erogazione del credito. Attraverso i provvedimenti già varati dal Governo, che riguardano la riduzione delle perdite sui crediti, le novità in materia di diritto fallimentare e altro, che probabilmente potremo aggiungere nel prossimo futuro, riusciremo anche in questo obiettivo di dare un sostegno alla ripresa in atto attraverso un credito adeguato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. La Carta costituzionale, all'articolo 47, sancisce che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. È un articolo importante e prezioso perché dice in modo semplice e diretto che il risparmio va tutelato, in tutte le sue forme. Anzi, la Repubblica si prende la briga di farlo ! In molti, tra cui Matteo Renzi, dicono che la Costituzione va ammodernata, come se fosse una vecchia casa o un'automobile da «tagliandare» in officina. La Costituzione ha quasi 70 anni e questo articolo, secondo me, secondo noi del MoVimento 5 Stelle, è limpido e puro. Presidente, non mi sarei mai permesso di immaginare una modifica a questo articolo, ma dopo aver visto ciò Pag. 84che stava accadendo ed è accaduto a Bruxelles e a Strasburgo – mi riferisco a due di queste direttive che stiamo recependo – ho proposto, nella riforma costituzionale intrapresa mesi fa dal Governo solo per accentrare il potere nelle mani di pochi, la modifica e l'integrazione di questo articolo, per creare maggior tutela per i risparmiatori, contro l'imminente previsione del prelievo forzoso. L'ho fatto, Presidente, perché i nostri padri costituenti sono stati veramente in gamba a scrivere questo testo, l'articolo 47, ma forse non sono stati abbastanza lungimiranti, in quanto all'epoca non sono riusciti a immaginare che la stessa Repubblica italiana, in nome della benedetta pace tra i popoli e dell'Unione europea, sulla spinta di banchieri spavaldi e spocchiosi, si sarebbe trovata a dover accettare modifiche al proprio ordinamento giuridico e a dover ignorare quel principio fondamentale della tutela del risparmio in ogni sua forma, e si sarebbe trovata quindi a scrivere delle norme incostituzionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Con questa delega, signor Presidente, con la quale si dice che il risparmio è violabile da parte di terzi, in barba all'articolo 47 della Costituzione, stiamo chiedendo, state chiedendo, al Governo di scrivere delle norme incostituzionali, contro la tutela dei diritti dei risparmiatori.
  Ebbene sì, in questi giorni, in queste ore, si sta consumando la demolizione di questo principio, lo sgretolamento dei principi base del risparmio, della sicurezza di cui hanno diritto tutti i cittadini quando decidono di mettere i soldi in banca senza rischiare di dover subire delle sottrazioni di denaro. E sarà così, grazie alla Commissione europea, a un parlamento europeo assente e a un Governo italiano complice e maggiordomo dei banchieri, il risparmio non sarà più tutelato dalla Repubblica italiana in quanto la stessa Repubblica incoraggia, con il recepimento di queste direttive, il prelievo forzoso sui conti correnti per far fronte alla cattiva gestione degli istituti di credito.
  Solo pochi mesi fa sarebbe stato veramente difficile solo immaginare una cosa del genere, nessuno avrebbe mai potuto spingere la propria fantasia, pensando a un ossimoro istituzionale come questo, ma basta vedere i fatti di questi giorni e tutte le storture di questa Unione europea legata alla finanza, alle banche, al potere, a questa assoluta tecnocrazia per capire che da questo Governo europeo comandato dalle banche dobbiamo aspettarci di tutto anche ossimori istituzionali come questo che buttano dalla finestra il risparmio dei cittadini o che mollano l'ormeggio di una nazione intera come la Grecia solo per i debiti che la stessa ha nei confronti di banche e nazioni. Ma siamo una comunità o una società per azioni ? A me sembra che siamo allo sbando, che siete allo sbando noi certe cose non le condividiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Proprio ciò che sta avvenendo ora in Grecia ci fa capire che le decisioni prese a livello europeo, anche con la partecipazione dei singoli Stati membri rappresentati da validi e fieri Capi di Governo, ebbene, queste decisioni non si curano del bene comune, della vita e della salute dei cittadini, della partecipazione degli stessi al miglioramento nazionale, al miglioramento culturale e sociale dei popoli, bensì sono solo tese a tutelare le finanze, il potere e il predominio di quelle nazioni che decidono, che alla fine sono solo capaci di impartire lezioni di vita agli altri Stati membri, incuranti della dignità dei popoli, che se non sbaglio doveva essere un baluardo o meglio un pilastro fondamentale della cosiddetta Unione europea.
  E mentre, da una parte, si preferisce abbandonare a se stessa una nazione per colpa dei soldi che la stessa dovrebbe restituire a banche e nazioni, incuranti del fatto che uno degli attuali creditori, la Germania, ha goduto in passato del dimezzamento dei debiti di guerra del Secondo conflitto mondiale, e mi riferisco alla conferenza di Londra del 1953, senza la quale la Germania non sarebbe riuscita a risollevarsi; ebbene, dall'altra parte, si legittima il fatto che i risparmiatori possano o anzi debbano essere privati delle loro risorse par pagare i debiti delle banche ! Pag. 85È una cosa vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) ! Vergognosa !
  Ma questo è un modo primitivo e barbaro di fare politica e costruire istituti al solo scopo di penalizzare i cittadini risparmiatori in nome dell'intoccabile potere bancario.
  Presidente, qui le direttive incriminate sono due: la 2014/59/UE e la 2014/49/UE; una è sul bail-in e prevede ciò che ho anticipato prima e l'altra è sul sistema di garanzia dei depositi, in pratica la garanzia dei conti correnti. Garanzia che, secondo noi e secondo tutti i cittadini, dovrebbe essere integrale, ma che invece è stata fissata solo fino a 100 mila euro.
  Ma la legge delega non contiene solo queste, bensì molte decine di altre direttive. Anche qui non posso non criticare questo sistema di riversare al Governo l'onere e l'onore di recepire una tal mole di direttive senza neanche lasciare al Parlamento la facoltà di approfondire il miglior modo di recepimento, è una cosa veramente intollerabile.
  Ma torniamo al bail-in: bail-in vuol dire Cipro, ce lo ricordiamo vero cosa è successo a Cipro nel 2013 ? A Cipro hanno prelevato i soldi dai conti correnti ! Tanti soldi ! Tutta l'opinione pubblica rimase sbigottita, ma come al solito, bastano pochi giorni per dimenticare, pensando che tanto a noi non capiterà mai !
  Bail-in vuol dire che, se una banca è in crisi, i correntisti, insieme ad azionisti e obbligazionisti, possono vedersi sottrarre parte delle loro risorse, quelle superiori a 100 mila euro, ma una cosa è essere azionisti, che vuol dire partecipare al capitale di rischio, quindi rischiare, altra cosa è essere risparmiatore e cioè affidare i propri risparmi alla banca affinché la stessa li custodisca e li restituisca secondo il desiderio del risparmiatore, e invece no ! Con questa direttiva si stravolgono le cose più normali, più banali, le cose essenziali. I correntisti diventano azionisti, ma solo quando c’è da perdere ! Guarda caso, solo quando c’è da perdere !
  Me lo ricordo Ignazio Visco quando è venuto a parlarci di queste cose, era Natale (tra l'altro, in tutta fretta venne a parlarci di queste cose), insomma, ad annunciare questa meravigliosa schifezza, enfatizzando l'unione bancaria, il sistema di protezione e, con estrema pacatezza e tranquillità, asserì: sì, il bail-in riguarderà i correntisti, ma solo quelli sopra ai 100 mila euro. Presidente, in molti dicono che, se una persona ha 100 mila euro, può permettersi questi trattamenti, ma invece è sbagliato il principio, che va contro l'articolo 47 della Costituzione. Una volta che il principio è adottato e trasferito nel nostro ordinamento giuridico, una volta che il principio viene sdoganato, vuole dire che, dall'oggi al domani, può essere modificato, implementato, integrato, peggiorato, con molta più facilità rispetto all'inserimento che sta avvenendo ora. Ebbene, signora Presidente, se qui si legittima il prelievo forzoso e si fissa il limite dei 100 mila euro, domani possiamo facilmente e tranquillamente aspettarci, con tutta la serenità e pacatezza del governatore della Banca d'Italia, che questo limite potrà venire abbassato e questo mette paura, Presidente ! E mette paura in tal modo che tanti giornali non ne parlano e non ne parla nessuno perché è strano che i cittadini possano aver paura di questo e non ne parla nessuno. Ero rimasto al fatto che eravamo schiavi delle banche e tutto ad un tratto siamo diventati tutti banchieri che parteciperemo, anche in questo caso, solo alle perdite. Guarda caso solo alle perdite ! Ma che cosa sta succedendo ? In che direzione stiamo andando ? Presidente, noi non ci stiamo: noi diciamo «no» ! E la cosa che più mi dà ai nervi è che non ne parla nessuno, neanche quei pochi giornali attenti o quei blog tecnici che trattano di finanza: non ne parla nessuno !
  Per fortuna, almeno Papa Francesco se ne è accorto e, nell'enciclica sull'ambiente, attacca la finanza e le banche e il fatto che le loro responsabilità, i loro errori non possono essere scaricati sui cittadini. Presidente, so che non interessa a nessuno: lo so, lo so benissimo. Ma io non sono né credente, non credo in Dio, in Gesù, nella Chiesa, nelle parabole, nei miracoli, ma sono straordinariamente contento che almeno Pag. 86Papa Francesco si sia accorto di questo abuso colossale e lo abbia denunciato come lo stiamo facendo noi ora.
  Presidente, l'articolo 8, riferito alla direttiva sul bail-in, secondo me va stralciato e il rischio delle sanzioni che la Commissione europea ci ha già ricordato – perché ci ha già scritto – va affrontato a testa alta, senza troppe sottomissioni a banchieri e tecnocrati. E poi pensiamoci bene, stiamo parlando delle banche, delle banche italiane che hanno 180 miliardi di sofferenze, di cui due terzi – lo ricordo volentieri a tutti – di queste sofferenze non hanno garanzie reali: ma che banche vogliamo tutelare ? Con i nostri soldi ? Ma stiamo scherzando ? Stiamo scherzando, Presidente ! L'articolo 7 sul sistema di garanzia dei depositi anch'esso sarebbe da rinviare al mittente perché i depositi vanno tutelati in forma integrale e non solo fino a 100 mila euro, perché le cose vanno tutelate in forma integrale, come ribadisce la direttiva 2014/49/UE in recepimento. E invece, no, si arriva solo a 100 mila euro e non è soltanto la direttiva che ci ha lasciato sgomenti ma il fatto che il legislatore europeo ha comunque lasciato degli spazi di manovra e di miglioramento che il Governo non ha sfruttato ed, anzi, è andato contro. Faccio soltanto due esempi, Presidente. La direttiva europea sancisce che gli Stati membri possano limitare il periodo entro il quale i depositanti, i cui depositi non sono stati rimborsati o riconosciuti entro i termini di cui all'articolo 8, possono reclamare il rimborso dei loro depositi. Quindi dice proprio che gli Stati membri possono limitare il periodo. Nella delega cosa c’è scritto ? Tra i criteri direttivi specifici c’è scritto: «limitare il periodo entro il quale i depositanti, i cui depositi non sono stati rimborsati o riconosciuti dai sistemi di garanzia dei depositi, possono reclamare il rimborso dei loro depositi». Limitare il tempo ! Ma come ? La direttiva ci dice che possiamo limitare e loro dicono che bisogna limitarlo per forza. Ma stiamo scherzando ?

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DANIELE PESCO. Stessa cosa per i conti cointestati. Prima non so se ho capito bene, ma la direttiva dice che gli Stati membri possono limitare il fatto che, se ci sono più persone cointestatarie, potranno al massimo prendere 100 mila euro insieme. Gli Stati membri possono farlo ma, in realtà, nella legge delega che stiamo dando al Governo c’è scritto di non farlo questo: c’è scritto che, se un conto sarà cointestato a più persone, al massimo si arriverà a 100 mila euro. Potevamo anche non farla questa cosa: si rende conto, Presidente ? È una cosa veramente vergognosa.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANIELE PESCO. La ringrazio moltissimo per il tempo che mi ha dato e possiamo già annunciare che noi siamo contro questa direttiva fatta in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Buonasera, Presidente, lei ha dei soldi in banca, vero ? È una domanda retorica, lo so, però ha un suo senso, ci arriviamo.
  Ha un suo senso anche dire che se lei non avesse un conto corrente oggi non potrebbe neanche lavorare. Lo sa ? Perché non potrebbe lavorare ? Perché il suo datore di lavoro, i cittadini, non potrebbero darle, in contanti, più di mille euro. Perché ? Perché è vietato, per legge. Quindi, la Repubblica italiana è, sì, fondata sul lavoro, però solo se hai un conto in banca.
  Presidente, lei i suoi guadagni se li merita – sono frutto del suo sudore – e a lei queste materie prime, queste materie frutto del suo lavoro, le arrivano direttamente su un conto corrente, così come stavo spiegando prima. Lei, quindi, è costretta ad avere quei soldi all'interno di un conto corrente. Visto che lei è costretta ad avere quei soldi all'interno di un conto Pag. 87corrente, Presidente, lei dovrebbe essere costretta anche a ritrovarli, perché altrimenti, lo sa bene, è dittatura.
  Lei non può chiedere il pagamento del suo stipendio in contanti, perché è superiore a mille euro, perché lo Stato la sta obbligando ad avere un deposito bancario. Non solo: se lei volesse, casomai, poi ritrasferire, per metterli più al sicuro, questi fondi, che obbligatoriamente lo Stato le chiede di tenere all'interno del conto corrente, lo potrà fare, ma verrà segnalata. Verrà segnalata, perché le operazioni, anche se successive, non in un'unica soluzione e superiori a mille euro, vanno segnalate a tutto il sistema bancario. Lo deve sapere tutto il sistema bancario, Presidente, quello che lei fa con i suoi soldi.
  Nonostante tutto questo, quindi nonostante gli obblighi che abbiamo ad avere un conto corrente, noi vogliamo introdurre, anzi voi volete, introdurre all'interno del nostro sistema normativo, un principio che prevede il prelievo, o decurtamento, forzoso sui conti correnti o sui titoli. Che cos’è il bail-in ? Spieghiamolo facilmente. Il bail-in, in sostanza, significa che da domani il deficit di patrimonio rispetto a quello necessario perché la banca possa continuare ad operare, la famosa soglia minima di patrimonio, non verrà più trovata all'esterno, ma presso gli stessi finanziatori o correntisti.
  In pochissime parole, Presidente, i correntisti diventeranno soci della banca nel momento in cui depositano i propri fondi all'interno della stessa banca. Però, Presidente, sono «soci polli». Sono «soci polli» perché verranno chiamati solo a ripianare le perdite, ma mai per partecipare agli utili. Come disse Visco, i clienti andranno pienamente informati del fatto che potrebbero dovere contribuire al risanamento di una banca.
  Presidente, oggi inizia l'esame della legge di delegazione europea. Quanti giornali hanno parlato di questa procedura ? Quanti ? Noi stiamo discutendo una procedura che prevede che qualcuno, privato, possa mettere le mani nel mio conto corrente, nel suo conto corrente, senza che uno Stato ne sappia niente, perché l'Autorità di risoluzione in parte è pubblica e in parte è privata, e perché quei fondi, che metteranno le banche per coprire ex ante eventuali crisi, verranno utilizzati da un privato e verranno investiti per farci i soldi. Ecco a cosa serve questa operazione.
  Quindi, oggi inizia l'esame del disegno di legge di delegazione europea e noi ne stiamo discutendo, Presidente, alle 20. Voi sapete bene che le informazioni i tg le prendono fino alle 18,30. Come mai questo disegno di legge di delegazione europea lo stiamo trattando a quest'ora ? Mi chiedo come mai un giornalista prima mi ha fermato e mi ha detto: «Ma perché nessuno ne parla ? L'ho saputo ora». Un giornalista di un'agenzia di stampa mi è venuto a dire che non lo sa. È passato al Senato e non ne ha parlato nessuno. È passato al Senato e l'hanno approvato.
  Noi oggi siamo nella fase della discussione sulle linee generali e oggi i tg non ne parleranno, perché ormai è troppo tardi. Domani mattina probabilmente chiuderemo tutto e da dopodomani qualcuno potrà entrare – ripeto – nel mio conto corrente a prendere dei soldi che io ho lasciato in custodia, perché parliamo di deposito. Ma l'articolo 1834 del codice civile prevede chiaramente una cosa: che quella somma che viene depositata, anche se in denaro, dev'essere restituita nella stessa specie monetaria. È chiaro ? Il codice civile dice una cosa ben chiara: è un deposito e me lo custodisci. Stranamente, a differenza del classico deposito, ne diventi pure proprietario, quindi ci puoi anche fare i soldi con i miei soldi, ma nel momento in cui io li richiedo tu me li devi ridare.
  Voi, invece, nel silenzio di tutti, grazie anche alla stampa a volte partitica a volte omertosa, grazie a questa stampa riuscite a fare passare questi principi come normali.
  Siamo a riusciti a strappare qualcosa a Visco durante l'ultima audizione, che non parlava di bail-in, parlava di tante cose, poi si parlava anche di bail-in, una sola domanda siamo riusciti a strappare. È dal 2012 che un'assicurazione privata parla Pag. 88con la Banca d'Inghilterra per introdurre in Europa questo principio che si chiama bail-in. Lo sa, Presidente ? Presidente, lo sa che questa assicurazione privata è la stessa che copre i depositi in America, dove i bail-in già esiste. È la stessa che ha scritto la direttiva in America, l'FDIC; ha scritto quella direttiva e poi è l'assicurazione che copre i depositi. Bella direttiva ! Previsti nella direttiva ! Non c’è conflitto di interessi, ma voi non sapete neanche cos’è il conflitto di interessi. In pratica, ci arriva una direttiva importantissima che sancisce un principio mai visto prima, ma nessun giornale ne scrive, ma neanche gli altri gruppi parlamentari si sono degnati di fare un comunicato stampa per informare i propri elettori di questa novità mai vista, mai vista, nel sistema normativo nazionale ed europeo. Ma la paura vostra lo sapete qual è ? È quella che gli italiani poi si ricordino Amato, che si ricordino Cipro, che si ricordino Lehman Brothers. Vi ricordate Lehman Brothers ? Quando la banca di investimento fallì, i creditori non garantiti hanno ottenuto 8 centesimi per un dollaro, l'8 per cento. Quindi io domani avrò la mia banca che va a comprare titoli tossici e che trasferisce i soldi alle Cayman, in Lussemburgo, o chissà in quale altro Paese, per pagare meno tasse, magari d'accordo con il Presidente della Commissione europea Juncker – la conoscete tutti l'indagini Lux Leaks – per andare a pagare ancora meno tasse; compra titoli tossici e guadagna provvigioni, sposta i soldi alle Cayman o in Lussemburgo, poi domani viene da me, che ho solo depositato i miei soldi in quella banca, e mi chiede di partecipare alla crisi. Ma nel momento in cui fanno i guadagni straordinari, Presidente, noi partecipiamo a questi utili ? Governo, partecipiamo a questi utili ? No. Allora perché devo partecipare alle perdite ? Perché non lo spiegate ai cittadini italiani ? Non avete fatto un comunicato stampa; è dal 2012 che si parla di bail-in. Il bail-in è un sistema ingiusto. Quale altra azienda privata – spiegatemi – viene salvata dai propri clienti se va in crisi. Non è che domani mi trovo il mio commercialista o l'avvocato fuori che sta fallendo e mi dice: no guardi la sua parcella oggi costa di più, perché lei deve partecipare alle mie perdite. È questo il principio. Quindi da domani lascio una macchina in un garage perché parto per una settimana, gliela lascio lì in deposito, come deposito i miei soldi, la lascio lì, poi dopo una settimana torno e non la trovo più, perché il curatore fallimentare, che curava il fallimento del garage può utilizzare la mia macchina per ripianare i debiti del garagista. È questo il principio che volete introdurre ? Vi dovreste vergognare. Siamo gli unici che ne parlano, siamo gli unici che ne parlano. Non va bene neanche il bail-out, perché le banche se li devono pagare da sole i loro danni, perché basta avere un po’ di prudenza. Esistono riserve obbligatorie, le vigilanze, esistono tutte le norme tecniche che volete. Le possiamo mettere tranquillamente in piedi, ma si controlla prima, come è sempre stato, fino al 1993, finché il sistema bancario era pubblico. Tutte queste grosse crisi con i titoli tossici fino al 1993 non c'erano, perché le banche davano un servizio al pubblico, erano di interesse pubblico e le azioni della Banca centrale italiana, degli italiani, che stampa soldi degli italiani, non è più degli italiani. Non è più degli italiani, è di azionisti privati che secondo voi dovrebbero controllare, quindi sono azionisti di una Banca centrale, che li dovrebbero controllare, nel momento in cui loro decidono chi è il governatore, perché lo indicano al Presidente del Consiglio, e decidono anche che stipendio deve avere il governatore, che stipendio deve avere il direttore, il vicedirettore. Non c’è conflitto di interessi, non c’è conflitto di interessi. Presidente, per noi quello che è mio è mio, quello che è suo è suo, quello che è nostro è nostro; per le banche il concetto è molto diverso: per le banche quello che è mio è mio e quello che è tuo è mio. Questo è il vostro futuro: niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 89

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 3123 e Doc. LXXXVII, nn. 2 e 3)

  PRESIDENTE. I relatori hanno fatto sapere per le vie brevi che non intendono replicare, così come non intende replicare il rappresentante del Governo.

(Annunzio di risoluzioni)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate e sono in distribuzione le risoluzioni Bergonzi, Berlinghieri, Camani, Albini, Bonomo, Michele Bordo e Tancredi n. 6-00151, Battelli ed altri n. 6-00152 e Brunetta e Occhiuto n. 6-00153 (Vedi l'allegato A – Risoluzioni), riferite alle relazioni consuntive sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per gli anni 2013 e 2014.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,10).

  GIORGIO BRANDOLIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

  GIORGIO BRANDOLIN. Grazie, faccio sempre queste... tra me e lei, Presidente !
  Ieri, il Nucleo operativo ecologico (NOE) dei Carabinieri di Udine, su mandato della procura della Repubblica di Gorizia, ha posto sotto sequestro nelle aree di stoccaggio dei materiali non tossici, esiti dei processi di lavorazione sulle navi, del cantiere di Monfalcone della Fincantieri. La contestazione ipotizzata è di gestione illecita dei rifiuti. Ricordo che questi pseudorifiuti sono, semplicemente, gli scarti delle lavorazioni delle lamiere (che sono migliaia di tonnellate), dei tubi (che sono chilometri) e dei fili (che sono anch'essi chilometri) per ogni nave.
  Nel cantiere di Monfalcone, è inutile che lo ricordo a tutti, lavorano circa 1.500 addetti diretti e 3 mila-4 mila, a seconda dei giorni e delle lavorazioni, lavoratori di altre ditte, oltre ad avere altri 3 mila lavoratori nell'indotto nella provincia di Gorizia.
  Questo sequestro ha praticamente bloccato l'attività del cantiere di Monfalcone, tant’è vero che oggi in cantiere hanno lavorato soltanto meno di 100 lavoratori, addetti all'inevitabile attività di manutenzione. Ricordo ancora che nel cantiere di Monfalcone, dal 1o giugno 2011 al 31 marzo 2015, sono state effettuate, sempre su ordine della procura della Repubblica, ben 280 ispezioni relative alla sicurezza e all'ambiente.
  Per questo, signor Presidente, preoccupati come son tutti, non soltanto nella nostra Regione, ma anche nel nostro Paese, di questo andazzo, chiedo, per il suo tramite, un intervento del Governo, per capire quali azioni intenda fare per scongiurare che il blocco delle attività industriali del sito della Fincantieri di Monfalcone determini conseguenze irreparabili; secondo, chiedo al Ministro della giustizia un intervento specifico ispettivo...

  PRESIDENTE. La invito a concludere...

  GIORGIO BRANDOLIN. ...proprio per comprendere e capire il comportamento della procura della Repubblica di Gorizia, con le cose che ho detto, che io definirei provocatorio e, a dir poco, anche vessatorio nei confronti della Fincantieri. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MASSIMILIANO BERNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, signora Presidente. Oggi, purtroppo, la Provincia di Viterbo è andata alla ribalta delle cronache nazionali per l'ennesimo caso di spreco e di sperpero di denaro pubblico. Con tutto che esistono numerosi edifici di Pag. 90proprietà della ASL di Viterbo, dimessi o sfitti, questa ASL paga annualmente 2,6 milioni di euro di locazione per gli uffici, per gli ambulatori, eccetera. Penso che questa sia una cosa inaccettabile, e per questo, a suo tempo, io presentai un atto di sindacato ispettivo, una interrogazione, che questa sera sollecito: è la numero 4-02675. Urge, a questo punto, una risposta da parte del Governo.
  Poi, vorrei sollecitare un altro atto di sindacato ispettivo a mia prima firma, la numero 4-06696. Grazie.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Sì, grazie Presidente, io intervengo semplicemente per sottolineare alcune delle cose che sono accadute in queste ore in merito alla vicenda greca. Innanzitutto, sottolineo il fatto che il Governo Tsipras è riuscito, in una settimana, a realizzare la richiesta di referendum, quindi ad organizzare un referendum per chiedere ai cittadini l'assenso o meno su una proposta fatta dalla Commissione europea in merito ai conti pubblici. Questo, secondo noi, è storico: quindi, significa che tutti quei «ce lo chiede l'Europa» in realtà sono una grande balla: in realtà, i cittadini possono essere coinvolti su quelle che sono le proposte della Commissione europea, e questa è una cosa che non deve passare inosservata.
  La seconda è che, in queste ore, Juncker, che è il Presidente della Commissione europea, ha fatto una proposta dell'ultima ora: l'hanno chiamata proposta last minute, come fossimo ad un supermercato di quarto ordine. Dopodiché, sembra che Tsipras abbia inviato una controproposta, e poi c’è la signora Merkel che interviene dicendo che è tutto fermo fino al referendum. Allora, chi è che decide in quest'Europa ? È la Germania ? La Merkel ha più potere del Presidente della Commissione europea ? E tutto questo passa inosservato !
  In ultima aggiunta, come chicca, il nostro Presidente del Consiglio si lascia andare a una dichiarazione, dicendo che Tsipras e la UE devono avere il coraggio di farsi carico di quello che è il volere dei cittadini greci. Allora, chiedo al Presidente del Consiglio quale sia la sua paura nell'affrontare lo stesso giudizio da parte dei cittadini italiani: mandiamo anche i cittadini italiani al referendum avente ad oggetto se vogliono o meno restare in questa unione monetaria che ci sta distruggendo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 1o luglio 2015, alle 9,30:

  (ore 9,30 e al termine del punto 7)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR (C. 3134-A).
  — Relatori: Giacobbe, per la maggioranza; Cominardi e Simonetti, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge e dei documenti:
   S. 1758 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2014 (Approvato dal Senato) (C. 3123).
  — Relatore: Tancredi.
   Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2013 (Doc. LXXXVII, n. 2).
  — Relatore: Bergonzi.
   Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2014 (Doc. LXXXVII, n. 3).
  — Relatore: Bergonzi.

Pag. 91

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Colletti ed altri n. 1-00921, Sberna ed altri n. 1-00924, Binetti e Dorina Bianchi n. 1-00926 e Rondini ed altri n. 1-00927 concernenti iniziative volte a sospendere le procedure di espropriazione relative ad immobili adibiti ad abitazione principale.

  (ore 12,45)

  4. – Dimissioni del deputato Lapo Pistelli.

  5. – Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2453.

  (ore 15)

  6. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16,15)

  7. – Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione del debito della Grecia.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

  alla XI Commissione (Lavoro):
   ALBANELLA ed altri: «Modifiche agli articoli 1 e 3 della legge 5 gennaio 1953, n. 4, in materia di consegna dei prospetti di paga ai lavoratori» (2453).
  (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

  La seduta termina alle 20,20.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI ROBERTO CAPELLI, MARCO MARCOLIN E PAOLO VITELLI SUL DOC. XXII, NN. 9-39-A

  ROBERTO CAPELLI. La IV Commissione Difesa della Camera ha iniziato la discussione sull'istituzione di una Commissione d'inchiesta il 14 gennaio del 2015, anche se la prima proposta a firma di Sel, era stata già depositata il 20 giugno 2013. Ad essa se n’è aggiunta un'altra, quella del Movimento 5 Stelle il 21 gennaio 2015. Il 22 aprile, all'unanimità, la Commissione ha dato mandato al relatore Gennaro Migliore di riferire favorevolmente in Aula sul testo unitario approvato.
  In realtà, la Commissione si occuperà di tre grandi filoni d'indagine: quello relativo alle conseguenze dell'uso dell'uranio impoverito, in particolare sul personale militare impiegato in missioni di pace; quello relativo all'uso di vaccini (così come voluto dal 5 Stelle) e quello riguardante i poligoni e le altre istituzioni militari presenti nei vari territori italiani, in particolare in Sardegna ed in Puglia.
  In passato le Camere avevano già svolto inchieste parlamentari su queste materie. In particolare nella XVI Legislatura in Senato è stata costituita una Commissione d'inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici, ecc. con particolare attenzione agli effetti dell'uranio impoverito. Nella precedente XV Legislatura, sempre in Senato, era stata istituita una Commissione d'inchiesta sulla stessa materia, ma chiamata ad indagare anche sugli effetti possibili per le popolazioni civili, fossero esse residenti nei teatri di guerra o nei pressi di basi militari nel territorio nazionale.
  Il tema è, però, in discussione almeno dalla fine del XX secolo. È, infatti, utile ricordare che già nel dicembre del 2000, su impulso dell'allora Ministro della difesa Sergio Mattarella, era stata costituita una Commissione medico scientifica, presieduta dal professor Franco Mandelli e che coinvolgeva vari esperti del mondo della ricerca scientifica italiana nel campo della medicina, e della fisica delle radiazioni. Nel suo intervento in Senato del 10 gennaio Pag. 922001, l'allora Ministro osservava tra l'altro trattarsi di «una Commissione indipendente e di piena garanzia. La Commissione, che ho costituito con il pieno appoggio del Governo, ha un mandato aperto e, ovviamente, totale libertà e autonomia di indagine a tutto campo per accertare le vere cause di queste patologie. Per questa indagine, alla Commissione è stata data piena facoltà di accesso a tutte le fonti e a tutte le informazioni disponibili». Facendo riferimento ai dati messi a disposizione dal Ministero della difesa e dalla letteratura scientifica dell'epoca, la Commissione Mandelli nella seconda e definitiva relazione (28 maggio 2001), rilevava che era stata riscontrata un'associazione statisticamente significativa tra linfomi di Hodkin ed un'esposizione esterna (fondamentalmente ai raggi gamma), quando fosse stato preso in esame un intervallo di 10 anni tra esposizione ed insorgenza della malattia, ma che non si giungeva da ciò a sostenere l'esistenza di un nesso di causalità perché ciò sarebbe stato in contrasto con le risultanze delle analisi sui sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki che, come detto esplicitamente dalla relazione della Commissione Mandelli «a tutt'oggi [metà 2001] costituiscono la base di dati epidemiologici fondamentale su cui la radioprotezione elabora le stime di rischio».
  Sempre in questa relazione della Commissione si precisava che gli studi utilizzati non consideravano il ruolo dell'esposizione interna e di altri fattori di rischio, quali il fumo o l'esposizione a componenti chimiche, e che l'adozione di un simile punto di vista avrebbe potuto produrre risultati diversi. In secondo luogo, si osservava che i coefficienti di rischio basati sui dati racconti sui sopravvissuti alle due bombe atomiche dell'agosto 1945 erano riconducibile ad un'esposizione esterna uniforme ed acuta, ma non erano compatibili con quando si prefigurava nel caso del contingente italiano in Kosovo e Bosnia, laddove le emissioni dell'uranio impoverito (raggi alfa e beta, invece dei gamma di Hiroshima e Nagasaki), l'esposizione esterna doveva essere ritenuta di modestissima entità, al contrario di quella interna, dovuta prevalentemente a inalazione/o ingestione. Per questo la Commissione riteneva necessarie ulteriori conferme dei risultati ottenuti, ritenendo necessario tra l'altro un forte coordinamento della ricerca a livello internazionale.
  Si osserva, poi che, al di là delle diverse ipotesi scientifiche formulate circa le origini della malattie, nel corso del primo decennio del secolo una più attenta valutazione dei contesti nei quali sono insorte gravi patologie invalidanti tra il personale militare (a partire dai reduci delle missioni internazionali) ha reso necessaria una maggiore attenzione nei confronti di fattori di rischio che, anche se noti, presumibilmente non sono stati in passato adeguatamente valutati per i loro effetti potenziali e devono essere pertanto riconsiderati al fine di mettere a punto le conseguenti ed auspicabilmente più efficaci azioni di tutela. Per questo si sono costituite le Commissioni parlamentari ricordate precedentemente, ed i cui risultati serviranno come base di partenza per il lavoro d'indagine della Commissione votata dalla Camera.
  Si ricorda anche che già il 10 gennaio 2001, in concomitanza con l'intervento dell'allora Ministro Mattarella sulla vicenda dell'uranio impoverito, la Commissione Difesa della Camera aveva deliberato un'indagine conoscitiva sul tema, così come l'omologa Commissione del Senato pochi giorni dopo. Le due indagini non sarebbero giunte in porto per la fine della Legislatura. Il tema è stato anche trattato a livello internazionale e sovranazionale nella Risoluzione 62/30 dell'Assemblea Generale dell'Onu del 2007 e nella risoluzione di ampio respiro del Parlamento europeo del 22 maggio 2008.
  Il testo elaborato dalla Commissione difesa si compone di sei articoli. La Commissione della Camera che sta per essere istituita dovrà, come già accennato, occuparsi dei casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni. Inoltre, sarà compito della Commissione Pag. 93d'inchiesta indagare sulle specifiche condizioni ambientali dei diversi contesti operativi, sull'adeguatezza della raccolta e delle analisi epidemiologiche dei dati sanitari relativi al personale militare e civile, sulle componenti dei vaccini somministrati e sull'adeguatezza degli istituti di indennizzo di natura previdenziale o di sostegno al reddito previsti in favore dei soggetti colpiti da patologie correlate agli oggetti dell'indagine. Al riguardo si fa presente che vi sono oggi sentenze della magistratura che prevedono il risarcimento di militari malati, sulla base del nesso probabilistico, pur non essendo ancora accertato (ma nemmeno escluso) il nesso causale tra malattia ed esposizione all'uranio impoverito.
  Per quel che riguarda l'indagine sui vaccini, la Commissione dovrà tenere conto dei risultati del progetto SIGNUM (Studio per l'impatto genotossico nelle unità militari) promosso nel 2004 dal Ministero della difesa al fine di identificare possibili fattori di rischio per i militari impegnati nella missione «Antica Babilonia» in Iraq.
  La decisione di fondare le attività della nuova Commissione su quanto già concluso dalle omologhe del Senato nelle scorse Legislature vuole chiarire che non s'intende sovvertire quanto già stabilito in passato ma riprendere ed approfondire i dati forniti dalle Commissioni d'inchiesta del Senato. Su questo punto forte è stato il consenso di tutti i Gruppi. Appare utile ricordare, in particolare, un brano delle conclusioni della Commissione d'indagine del Senato del 9 gennaio 2013, che dovrà certo essere tenuto a mente dalla nuova Commissione, per evitare semplificazioni eccessive, già apparse in alcuni interventi in discussione generale:
  «Più di una volta, sono state ascoltate tesi scientifiche non coincidenti circa le possibili cause delle patologie, la tossicità degli agenti patogeni, la dimensione e la diffusione dei rischi di varia natura per i militari e per le popolazioni. A ,fronte di un dibattito ancora aperto, la Commissione ha ritenuto di doversi astenere da valutazioni improprie e di dovere invece ribadire principi e criteri che a suo avviso possono costituire un elemento di orientamento per l'azione delle istituzioni: in primo luogo, la necessità di ispirare la legislazione in materia di indennizzi ad un criterio probabilistico, che prescinda dall'accertamento puntuale di un nesso di causalità tra esposizione ad agenti patogeni di varia natura e malattie invalidanti, spesso indimostrabile, e si concentri sulle circostanze di fatto che consentono di identificare, in determinati contesti ambientali ed operativi, cause possibili o concomitanza di cause possibili riguardo all'insorgere delle patologie, secondo un principio di multifattorialità causale che consente di prescindere da spiegazioni unilaterali, suscettibili di dare luogo a condanne spesso ingiustificate e ad altrettanto ingiustificate assoluzioni; in secondo luogo, la necessità di applicare il principio di precauzione in tutti i casi nei quali la ricerca scientifica non sia giunta a conclusioni definitive su possibili fattori di rischio, la cui sola presenza deve peraltro indurre a comportamenti caratterizzati dal massimo della cautela; il principio della leale collaborazione tra le istituzioni, principio peraltro largamente applicato nell'interlocuzione istituzionale delle Forze Armate e dell'Amministrazione della difesa con altri soggetti pubblici quali ad esempio la Magistratura e la stessa Commissione parlamentare di inchiesta».
  La Commissione sarà composta di 20 membri, nominati dal Presidente della Camera tenendo conto della rappresentanza proporzionale dei Gruppi parlamentari, ed avrà gli stessi poteri e limiti dell'autorità giudiziaria, non potendo, però, adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di altra comunicazione, né alla libertà personale, tranne che per l'accompagnamento coattivo previsto dall'articolo 133 c.p.p. Sarà, inoltre, possibile chiedere a organi e uffici della pubblica amministrazione e all'autorità giudiziaria copie di documenti ed atti. La Commissione potrà stabilire che alcuni di questi atti e documenti possano essere segretati, anche in relazione a esigenze attinenti ad altre Pag. 94istruttorie o inchieste in corso. La nuova Commissione durerà 24 mesi e dovrà riferire alla Camera non solo al termine dei lavori ma anche dopo un anno con una relazione intermedia. Inoltre, in risposta a chi osservava che le conclusioni delle precedenti Commissioni non si sono mai trasformate in atti legislativi concreti, la Commissione d'inchiesta decisa dalla Camera potrà formulare osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull'eventuale necessità di adeguamento della normativa nazionale e dei trattati internazionali vigenti, anche individuando misure di prevenzione e di assistenza che possano essere adottate, nonché sull'adeguatezza dei vigenti istituti d'indennizzo di natura previdenziale e di sostegno al reddito. È previsto il diritto di presentare relazioni di minoranza. La Commissione si doterà di un regolamento interno e potrà avvalersi dell'opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni necessarie, che non supereranno, però, un numero fissato dal regolamento interno. Infine, le risorse per il funzionamento della Commissione sono poste a carico del bilancio interno della Camera, e stabilite nel limite massimo di 100 mila euro per ciascuno dei due anni di attività. In particolare 50 mila euro sono il limite previsto per il secondo semestre del 2015, quando la Commissione inizierà i suoi lavori, 100 mila per il 2016 e 50 mila per il primo semestre del 2017, periodo in cui l'indagine dovrà terminare.
  Durante l'espressione dei pareri delle Commissioni competenti, la XII, Affari sociali, ha proposto che la Commissione, così come accaduto per quella varata dal Senato nella XV Legislatura, si occupasse anche di indagare sull'incidenza delle malattie correlate all'eventuale esposizione di agenti patogeni nelle popolazioni civili residenti in prossimità di zone nelle quali si svolte l'attività di poligoni di tiro o di siti di deposito di munizioni ubicati in Italia. La IV Commissione non ha espresso obiezioni in linea di principio, ma ha ritenuto di rinviare eventualmente ad emendamenti presentati in Aula la soluzione della vicenda, in modo da avere una valutazione più attenta, ricordando che la Commissione d'inchiesta dovrà chiudere i suoi lavori entro il primo semestre del 2017. La richiesta è stata fatta propria in discussione generale il 22 giugno 2015 dal deputato Piras (Sel), per quel che riguarda in particolare la Sardegna e dal deputato Palese (FI) in particolare per la Puglia.

  MARCO MARCOLIN. Onorevoli colleghi, Signor Presidente, Signori Membri del Governo, la Lega Nord ha manifestato storicamente grande interesse nei confronti di tutte le questioni relative alla condizione ed alla salute del personale militare, Lo ha fatto anche in questa legislatura, sollevando ad esempio, credo per la prima volta in queste Aule, il problema dei suicidi tra i reduci delle nostre missioni militari internazionali, largamente ignorato nel nostro Paese ed invece fortemente studiato all'estero.
  Nello specifico, esaminiamo oggi un atto che mira a costituire in questo ramo del Parlamento una Commissione d'inchiesta per indagare sulle cause che hanno provocato tra i nostri soldati un'ondata obiettivamente anomala di gravissime patologie, costate la morte già ad un significativo numero di giovani che avevano deciso di servire lo Stato.
  Il nuovo organismo sarà in carica per due anni, disporrà dei poteri costituzionalmente riconosciuti all'autorità giudiziaria e consegnerà al Parlamento una relazione intermedia ed una finale, rispettivamente sui progressi e sulle risultanze delle proprie indagini.
  Come già in passato, e penso in particolare ad un'esperienza analoga fatta nell'altro ramo del Parlamento proprio dieci anni fa, sotto la guida del senatore leghista Paolo Franco, anche questa volta sarà importante che nel suo lavoro d'indagine la Commissione non escluda alcuna pista ed eviti di percorrere solo quelle che sono funzionali a porre in discussione la nostra alleanza politico-militare con gli Stati Uniti.
  Il testo unitario elaborato dalla Commissione Difesa nei giorni scorsi ci pare garantire questo obiettivo.Pag. 95
  È per noi vitale che l'indagine che prende oggi le mosse sia soprattutto orientata a tutelare la salute dei nostri ragazzi e non ad offrire pretesti per chi conduce battaglie di natura del tutto differente sulla politica estera della nostra Repubblica.
  Vogliamo esser chiari. Ci sono molte possibili ragioni per esser critici nei confronti degli Stati Uniti, soprattutto quando riteniamo che abbiano imboccato vie incerte e potenzialmente pericolose per gli interessi dell'Europa e del nostro Paese in particolare.
  Lo abbiamo detto e ridetto più volte, come Lega Nord, in particolare in relazione a quanto sta avvenendo in Ucraina ed alle assurde sanzioni che sono state successivamente imposte nei confronti della Russia. Ma questo fatto non dovrebbe impedirci di essere obiettivi, specialmente quando ad essere in discussione è il futuro dei nostri giovani in divisa.
  Che si indaghi quindi sui cicli di vaccinazioni, sui solventi impiegati per pulire le armi, sulle condizioni igienico-sanitarie degli ambienti in cui operano o riposano i nostri militari ed altresì sull'esposizione alle polveri da uranio impoverito, che sono sprigionate tanto dai proiettili che contengono questa materia prima, quanto dalle corazze degli obiettivi protetti eventualmente colpiti nei teatri operativi.
  L'uranio impoverito, in effetti, è entrato nell'industria dei materiali d'armamento non perché si desiderasse produrre un'arma non convenzionale, o di distruzione di massa, ma semplicemente perché costava poco e garantiva a parità di peso maggior potere di penetrazione ai proiettili, aggiungendovi inoltre la capacità di generare calore.
  La sua resistenza, tuttavia, per gli stessi motivi, ne ha giustificato l'impiego anche nelle strutture protettive di altre armi, come appunto i carri armati. La questione, quindi, ha molte sfaccettature. Saremo aperti a considerare ogni conclusione.
  La pericolosità dell'uranio impoverito, ove accertata, potrà forse indurci a ripensare altre situazioni, giacché questo prodotto di scarto dell'industria nucleare viene impiegato anche in ambito civile, ad esempio nella componentistica destinata agli aerei di linea.
  La medicina e la ricerca fanno quotidianamente progressi. Tornare sulla medesima questione alla quale il Parlamento ha già in passato dedicato inchieste approfondite non vuol dire quindi esercitarsi in un lavoro ripetitivo. È invece compiere uno sforzo per andare avanti e porci nella condizione di proteggere più efficacemente tanto i nostri militari quanto gli utilizzatori anche civili di tecnologie e beni strumentali costruiti con l'apporto di uranio impoverito.
  Siamo sinceramente convinti che la nostra conoscenza del fenomeno possa uscirne potenziata, con benefici per tutti.
  Per questi motivi – onorevoli colleghi, Signor Presidente, Signori membri del Governo – la Lega Nord voterà a favore della costituzione di questa nuova Commissione d'inchiesta che viene oggi proposta. E contribuirà con lealtà e dedizione alle sue attività.

  PAOLO VITELLI. Signora Presidente, Onorevoli Colleghi ! Siamo al cospetto di un documento di estrema importanza che tocca un tema molto sensibile, che interessa la salute, di quanti, militari impegnati in missioni all'estero, sono stati colpiti da gravi malattie, causate dall'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, nel corso di missioni militari.
  Si tratta di un provvedimento esaminato con estrema attenzione nel corso del dibattito in IV Commissione (Difesa), che prevede l'istituzione presso la Camera dei deputati di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito sopracitato personale. Nello specifico, la Commissione dovrà prestare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico.
  L'importanza dell'approvazione del documento che porterà all'Istituzione di Pag. 96detta Commissione è legata anche a fattori di continuità rispetto alle legislature passate, in cui il tema è stato affrontato e approfondito attraverso meticolose indagini conoscitive. Nel frattempo sono stati affinati metodi di indagine, per questo motivo, oggi, riteniamo che, tutto il materiale raccolto, debba essere trattato più approfonditamente.
  Si intende partire da queste conclusioni, per garantire il rispetto del lavoro fatto dai colleghi nelle passate legislature (l'ultima della quale – chiusa anticipatamente, non permise l'affinamento degli strumenti di indagine ottenuti), e per impedire che le indagini cui si è giunti vadano perdute.
  Il tema trattato è stato affrontato, sia nella XV, che nella XVI legislatura. Nella XV legislatura era stata costituita, al Senato, una Commissione di inchiesta chiamata a indagare sui casi di morte o di grave malattia riguardanti non solo il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, ma anche le popolazioni civili nei teatri di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio nazionale.
  Nella XVI legislatura, invece, la Commissione di inchiesta costituita al Senato riguardava il personale italiano impiegato all'estero, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti, prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni.
  È evidente l'importanza di questo argomento, che ancora una volta è stato trattato con grande sensibilità ed oculatezza dalla Commissione difesa, e che ha come interesse principale, i nostri militari e i loro familiari, nella ricerca della verità sulle possibili cause delle malattie, in alcuni casi estremamente gravi, che – come già detto – hanno colpito molti nostri soldati impegnati nelle missioni internazionali di pace.
  Intendiamo istituire, dunque, una Commissione d'inchiesta tecnico-scientifica, in grado di dare risposte, il più possibile certe, in merito all'eventuale correlazione fra le malattie segnalate e l'esposizione ad uranio impoverito, senza partire da certezze precostituite ma non dimostrate, senza processi politici su eventuali responsabilità date per scontate e non accertate.
  In Commissione Difesa, c’è stata unanimità, sulla necessità di istituire questa Commissione di inchiesta, per questo motivo ci auguriamo che il testo venga licenziato tempestivamente, e con lo stesso clima di serenità e collaborazione anche in questa Aula.
  L'istituzione della Commissione è la conseguenza di anni di battaglie che hanno fatto seguito ad un periodo di colpevole sottovalutazione da parte delle gerarchie militari, di silenzi costruiti, dopo – soprattutto – le giovani vittime tra i soldati italiani nelle missioni militari all'estero.
  È chiaro che la Commissione, di cui ci accingiamo a votare l'istituzione oggi non è la soluzione di questi problemi, non è suo compito assegnare cause di servizio. Ha, anzi, un ambito circoscritto, tuttavia riveste un ruolo importante soprattutto per le vittime, i loro familiari, le associazioni dei militari, che spesso hanno sostituito lo Stato in questi anni nelle funzioni di vigilanza sul fenomeno, di raccolta dati, di denuncia e perfino di mutua assistenza.
  Ancora una volta, l'istituzione di questa Commissione è un'occasione da parte dell'istituzione parlamentare, di impegnarsi e non abbandonare le vittime e i familiari dei nostri militari, di dare loro l'impressione di non essere più soli e abbandonati, nella tutela dei diritti della salute e delle tutele dei settori più esposti.
  Si tratta di un segnale di disponibilità delle istituzioni ad affrontare questi problemi, a muoversi finalmente verso il riconoscimento della causa di servizio per coloro che risultano vittime da contaminazioni di sostanze che possono portare anche alla morte.
  La Commissione può studiare e analizzare le cause delle malattie spesso mortali, cui sono stati sottoposti i nostri militari, e il dramma vissuto dalle loro famiglie, ha la possibilità di rendere visibile ciò che finora non è stato, raccogliendo contributi Pag. 97scientifici e testimonianze che ci aiutino a capire, creando quindi le condizioni per affrontare questo grave problema, trasformatosi troppo spesso e troppo velocemente in drammatici lutti.
  Si ritiene che la Commissione d'inchiesta possa svolgere un ruolo politico ben preciso: assicurare, cioè, il diritto alla verità su una materia sulla quale vi sono molti dubbi, paure e preoccupazioni.
  Si dovranno mettere a confronto i risultati, e a conclusione del lavoro della Commissione, indicare le condizioni perché il rischio ed il dubbio siano definitivamente superati.
  I rischi professionali, in futuro, per i nostri militari vanno ricercati e rimossi, per impedire le situazioni drammatiche fino ad oggi vissute da intere famiglie.
  La Commissione è chiamata ad indagare sulle specifiche condizioni ambientali dei diversi contesti operativi, sull'adeguatezza della raccolta e delle analisi epidemiologiche dei dati sanitari relativi al personale militare e civile, sulle componenti dei vaccini somministrati al personale militare e sulle modalità della loro somministrazione, sul monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati, sui rischi associati alla presenza di gas radon e di materiali contenenti amianto negli ambienti in cui il personale militare presta servizio, nonché sull'adeguatezza degli istituti di indennizzo, di natura previdenziale o di sostegno al reddito, previsti in favore dei soggetti colpiti da patologie correlate agli oggetti dell'indagine.
  La continuità del testo in esame rispetto alle conclusioni delle passate legislature è prevista nel testo stesso che dispone esplicitamente che la nuova Commissione fondi la sua attività sulle conclusioni conseguite dalle due Commissioni di inchiesta istituite al Senato nelle passate legislature e che promuova l'attuazione delle proposte contenute nelle relazioni finali di quelle Commissioni.
  Tutto ciò, perché l'istituenda Commissione vuole riprendere e approfondire i risultati delle precedenti Commissioni d'inchiesta, facendo sempre più e sempre meglio luce sui contorni di un fenomeno che suscita giustamente preoccupazione e allarme.
  Si tratta di un punto importante, sul quale si è registrato nel corso del dibattito in Commissione difesa un consenso ampio tra i gruppi.
  Concordiamo con la necessità che la Commissione, proceda con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria. Viene precisato, sulla falsariga di quanto stabilito per altre Commissioni di inchiesta monocamerali, che la Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione né alla libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale.
  È garantita la riservatezza delle informazioni acquisite o degli atti prodotti, nello specifico, la Commissione può stabilire che determinati atti e documenti non debbano essere divulgati, anche in relazione a esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso.
  Il testo ha ottenuto i pareri favorevoli delle commissioni che hanno esaminato il provvedimento in sede consultiva.
  Nello specifico, la Commissione affari costituzionali e la Commissione giustizia hanno espresso parere favorevole, la Commissione bilancio e la Commissione affari sociali hanno espresso entrambe parere favorevole con osservazione.
  Recepita, quella meramente tecnica espressa dalla Commissione bilancio.
  Condivisibile l'osservazione dei colleghi della Commissione XII Affari sociali che hanno proposto di indagare anche sull'incidenza epidemiologica delle malattie correlate all'eventuale esposizione ad agenti patogeni nella popolazione civile residente in prossimità di zone in cui si svolge l'attività dei poligoni di tiro o di siti di deposito di munizioni ubicati in Italia.
  L'uranio impoverito ha causato la morte di migliaia di nostri militari.
  Negli ultimi dieci anni sarebbero 3.700 i reduci da missioni all'estero che hanno Pag. 98avuto un tumore. In 532 hanno richiesto un risarcimento al ministero della Difesa.
  Si tratta di uomini, prima che di militari, che hanno servito con onore la bandiera italiana, di diversa appartenenza militare, è con in comune, la patologia provocata da esposizioni all'uranio impoverito o al radon, un gas radioattivo completamente inodore che deriva sempre dallo stesso metallo.
  La lista di morti e malati sottoposti a cure estenuanti continua ad aumentare, con segnalazioni dettagliate in tutta Italia. Siamo al cospetto anche di uomini giovanissimi, fra i 22 e i 45 anni.
  Purtroppo, ancora oggi, l'Italia, si mostra scettica di fronte a un collegamento fra l'esposizione al materiale con cui sono costruite le teste di guerra delle munizioni usate dalla prima Guerra del Golfo ad oggi e l'insorgenza delle forme tumorali.
  Tutto ciò anche se i rischi delle esposizioni da uranio impoverito, alle autorità italiane, sono noti da tempo. In particolare dal 1999, da quanto l'U.S. Army divulgò un'informativa rivolta ai vertici militari di tutti i Paesi presenti in missioni nella ex Jugoslavia sulla pericolosità delle neoparticelle di uranio impoverito.
  Il documento illustrava in inglese come difendersi dai rischi dovuti al contatto con l'uranio, per esempio lavandosi le mani e coprendo la pelle esposta. Inoltre, per quanto riguarda le missioni in Kosovo, una cartina segnalava le zone bombardate da armi di uranio impoverito.
  Una polvere terribile, l'uranio, in grado di infilarsi nelle divise dei militari e di provocare negli anni malattie irreversibili.
  I soldati hanno cominciato a scoprire tutto ciò, sulla propria pelle una volta rientrati in Italia, nei primi anni Duemila. Gli strascichi continuano ancora oggi, perché gli effetti deleteri dell'uranio possono metterci anche quindici anni a manifestarsi. Come conferma il boom di segnalazioni arrivate nel corso degli anni passati.
  Alcuni dei militari colpiti, sono ancora vivi e lottano ogni giorno fra chemioterapie e cure più disparate, con un tumore che sembra estirpato in alcuni periodi, ma che si risveglia, a distanza di anni, ancora più subdolo e feroce. Altri, invece, non ci sono più. E la loro voce arriva attraverso i familiari a colpi di cartelle cliniche, diari di guerra, documentazione.
  Vi è anche un altro ruolo essenziale che la Commissione parlamentare, a differenza di commissioni tecnico-scientifiche, è chiamata a svolgere: occorre indicare le condizioni di impiego dei nostri militari non solo nei contingenti nazionali, ma soprattutto nelle operazioni internazionali.
  Inoltre, non può essere sottovalutato il fatto che l'uranio impoverito ha un impatto ambientale non solo diretto; quindi, bisogna assicurare, nel complesso, che tutte le misure di prevenzione a tutela dei militari italiani, e in generale dei militari che partecipano a missioni internazionali, siano garantite. Numerose inchieste sono state svolte e sono tuttora in corso.
  Annunciando il voto favorevole di Scelta Civica, ci auguriamo che la commissione venga al più presto istituita, con l'unanimità di tutte le forze politiche, e consegua l'intervento della dichiarazione di voto.

Pag. 99

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 3123 – LEGGE DI DELEGAZIONE EUROPEA 2014, DOC. LXXXVII, N. 2 – RELAZIONE CONSUNTIVA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'UNIONE EUROPEA RELATIVA ALL'ANNO 2013 E DOC. LXXXVII, N. 3 – RELAZIONE CONSUNTIVA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'UNIONE EUROPEA RELATIVA ALL'ANNO 2014

Discussione congiunta sulle linee generali

Tempo complessivo: 7 ore e 30 minuti.

Relatori 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti
 Partito Democratico 50 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà
 – Berlusconi Presidente
30 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
30 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti
 Misto: 31 minuti
  Alternativa Libera 13 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
5 minuti
Pag. 100

Ddl n. 3123 - Legge di delegazione europea 2014

Seguito dell'esame: 6 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 12 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 2 minuti
 MoVimento 5 Stelle 37 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà
 – Berlusconi Presidente
32 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 18 minuti
 Lega Nord e Autonomie –
 Lega dei Popoli – Noi con Salvini
17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 14 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
3 minuti

Doc. LXXXVII, n. 2 - Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2013

Seguito dell'esame: 2 ore e 30 minuti.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 10 minuti Pag. 101
Interventi a titolo personale 22 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 38 minuti
 Partito Democratico 22 minuti
 MoVimento 5 Stelle 14 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà
 – Berlusconi Presidente
12 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 8 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 7 minuti
 Scelta civica per l'Italia 7 minuti
 Lega Nord e Autonomie –
 Lega dei Popoli – Noi con Salvini
7 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 7 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 6 minuti
 Misto: 8 minuti
  Alternativa Libera 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
2 minuti

Doc. LXXXVII, n. 3 - Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2014

Seguito dell'esame: 2 ore e 30 minuti.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 22 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 38 minuti
 Partito Democratico 22 minuti
 MoVimento 5 Stelle 14 minuti Pag. 102
 Forza Italia – Popolo della Libertà
 – Berlusconi Presidente
12 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 8 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 7 minuti
 Scelta civica per l'Italia 7 minuti
 Lega Nord e Autonomie –
 Lega dei Popoli – Noi con Salvini
7 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 7 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 6 minuti
 Misto: 8 minuti
  Alternativa Libera 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3134-A – em. 1.26 349 346 3 174 128 218 79 Resp.
2 Nom. em. 1.4 364 360 4 181 81 279 79 Resp.
3 Nom. em. 1.3 371 367 4 184 131 236 79 Resp.
4 Nom. em. 1.6 374 370 4 186 84 286 79 Resp.
5 Nom. em. 1.5 380 377 3 189 132 245 78 Resp.
6 Nom. em. 1.7 378 316 62 159 27 289 78 Resp.
7 Nom. em. 1.8 375 373 2 187 132 241 78 Resp.
8 Nom. em. 1.13 386 383 3 192 82 301 76 Resp.
9 Nom. em. 1.12 397 393 4 197 138 255 72 Resp.
10 Nom. em. 1.25 408 406 2 204 144 262 70 Resp.
11 Nom. em. 1.53 409 388 21 195 125 263 70 Resp.
12 Nom. em. 1.2 405 403 2 202 144 259 70 Resp.
13 Nom. em. 1.15 413 402 11 202 86 316 70 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.54 417 397 20 199 127 270 70 Resp.
15 Nom. em. 1.19 414 414 208 92 322 70 Resp.
16 Nom. em. 1.27 409 409 205 142 267 70 Resp.
17 Nom. em. 1.1 417 416 1 209 149 267 70 Resp.
18 Nom. em. 1.21 413 410 3 206 146 264 70 Resp.
19 Nom. em. 1.23 415 405 10 203 144 261 70 Resp.
20 Nom. em. 1.16 413 402 11 202 89 313 69 Resp.
21 Nom. em. 1.11 411 400 11 201 84 316 69 Resp.
22 Nom. em. 1.22 412 401 11 201 82 319 69 Resp.
23 Nom. em. 1.10 417 405 12 203 139 266 69 Resp.
24 Nom. em. 1.9 418 406 12 204 139 267 68 Resp.
25 Nom. em. 1.20 413 408 5 205 145 263 68 Resp.
26 Nom. em. 1.52 421 415 6 208 146 269 68 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.28 421 355 66 178 82 273 68 Resp.
28 Nom. em. 1.32 417 342 75 172 66 276 68 Resp.
29 Nom. em. 1.29 423 347 76 174 75 272 68 Resp.
30 Nom. em. 1.31 426 348 78 175 73 275 68 Resp.
31 Nom. em. 3.1 422 412 10 207 142 270 68 Resp.
32 Nom. em. 4.50 419 413 6 207 147 266 68 Resp.
33 Nom. em. 5.2, 5.3 424 423 1 212 151 272 68 Resp.
34 Nom. em. 6.1 427 425 2 213 150 275 68 Resp.
35 Nom. em. 6.50 433 361 72 181 360 1 68 Appr.
36 Nom. em. 7.1 424 411 13 206 133 278 68 Resp.
37 Nom. Doc. XXII, nn. 9-39-A – articolo 1 412 412 207 410 2 66 Appr.
38 Nom. articolo 2 422 422 212 421 1 66 Appr.
39 Nom. em. 3.50 422 421 1 211 421 66 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 44)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 3 426 425 1 213 425 66 Appr.
41 Nom. articolo 4 419 418 1 210 415 3 66 Appr.
42 Nom. articolo 5 427 426 1 214 426 66 Appr.
43 Nom. articolo 6 429 428 1 215 428 66 Appr.
44 Nom. Doc. XXII, n. 9-39-A – voto finale 405 405 203 405 64 Appr.