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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 449 di mercoledì 24 giugno 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.

  GIOVANNI SANGA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Bratti, Cicchitto, Costa, Dambruoso, Damiano, Dellai, Di Gioia, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Guerra, La Marca, Lauricella, Lupi, Manciulli, Marotta, Merlo, Piepoli, Rosato, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Speranza, Tabacci, Turco, Valeria Valente, Vignali, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,09).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta.

  La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,30.

Seguito della discussione della proposta di legge: Costa: Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale, al codice di procedura penale, al codice di procedura civile e al codice civile in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante nonché di segreto professionale. Ulteriori disposizioni a tutela del soggetto diffamato (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 925-C).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, Atto Camera n. 925-C: Costa: Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale, al codice di procedura penale, al codice di procedura civile e al codice civile in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del Pag. 2querelante nonché di segreto professionale. Ulteriori disposizioni a tutela del soggetto diffamato.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato da ultimo l'articolo 3.

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 925-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 925-C).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, chiedo al relatore e al rappresentante del Governo di esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 5. Onorevole relatore, attendiamo i pareri sull'articolo 5.

  WALTER VERINI, Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento Pagano 5.52 il parere è contrario, così come sui subemendamenti Colletti 0.5.100.1 e 0.5.100.2, mentre sul subemendamento Colletti 0.5.100.3 vi è l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Inoltre, sull'emendamento 5.100 della Commissione il parere è favorevole, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Daniele Farina 5.8, Sannicandro 5.7 e 5.6, Vacca 5.50 e 5.51, e Businarolo 5.4.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, sull'emendamento Pagano 5.52 il Governo si rimette all'Aula, mentre il parere è contrario sui subemendamenti Colletti 0.5.100.1, 0.5.100.2 e 0.5.100.3. Inoltre, il Governo si rimette all'Aula sull'emendamento 5.100 della Commissione, mentre il parere è contrario su tutti gli altri emendamenti riferiti all'articolo 5.
  Sulla posizione espressa dal Governo, intervengo semplicemente per motivarla e argomentarla. Il Governo ritiene che la disciplina della responsabilità aggravata e della lite temeraria sia giusto affrontarla, ma in un ambito organico. È chiaro che in questo caso affrontiamo il tema nell'ambito della disciplina specifica della diffamazione a mezzo stampa, laddove nel caso di specie il convenuto è un giornalista. È evidente però che anche affrontandola in questo e anche al di là del merito di come viene definita la questione, introdurre una norma come quella che è stata introdotta dalla Commissione può determinare degli effetti, anche interpretativi, sugli altri passaggi: pensiamo al comma 3 dell'articolo 96; degli effetti indiretti dal punto di vista interpretativo che non possono essere in questo momento prevedibili.
  Quindi, il Governo si rimette alla valutazione del Parlamento su quello che è stato il percorso e aggiungo un passaggio. Chi vi parla è il primo firmatario della proposta di legge in oggetto, che era partita da dei presupposti e delle basi diverse. Sono stati introdotti, mano a mano, aspetti che possono essere anche valutabili nel merito, però devo dire che hanno rischiato di portare un po’ fuori strada quello che era il percorso originario. Ecco, devo dire che forse non è più così riconoscibile il percorso che è stato avviato all'inizio.
  Però è chiaro che si prende atto di quello che è lo svolgimento dei lavori della Commissione e quindi questa è la ragione per cui sia sull'emendamento Pagano, che sopprime la norma, sia sull'emendamento della Commissione, che la rimodula, il giudizio del Governo è un giudizio di rimessione alla valutazione dell'Aula.

  WALTER VERINI, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI, Relatore. Signor Presidente, io...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Verini. Onorevole Colletti, bisognerebbe seguire, perché i pareri sono già stati dati. Li ha dati i pareri, forse lei era distratto, ma i pareri li ha dati. Qual è il problema, onorevole Colletti ? Non ho capito. Si alzi, prenda il microfono e dica qual è il problema. Siamo ai pareri all'articolo 5, onorevole Colletti. Prego, onorevole Verini.

Pag. 3

  WALTER VERINI, Relatore. Signor Presidente, io apprezzo il tono e anche lo stimolo che il Viceministro Costa ha offerto all'Aula, devo dire che sia stimoli che tono sono stati da lui usati anche nel lavoro fattivo che tutti abbiamo svolto in Commissione. Ora ricordo anch'io che noi abbiamo iniziato in questa legislatura a trattare questo argomento sulla base di una proposta di legge che aveva come firmatario l'allora semplice deputato Costa; la Camera fece un suo percorso, che poi il Senato modificò, in alcune parti in maniera anche molto vistosa e sensibile, e la Commissione che porta questo testo all'Aula a sua volta ha riflettuto, anche sulla scorta di audizioni autorevoli, e alla fine è evidente che il cammino percorso ha fatto sì che il testo che oggi l'Aula si trova a votare non sia lo stesso da cui siamo partiti, ma sul punto delle liti temerarie – ed è questo su cui voglio parlare trenta secondi – io vorrei motivare il perché di certi pareri che abbiamo dato. Ecco, io penso che nella sede della legge...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Verini. Onorevole Buttiglione, l'onorevole Verini sta parlando ! Onorevole Costa, se lei se ne va, sta parlando con lei... Prego, onorevole Verini.

  WALTER VERINI, Relatore. Io penso che nella sede della legge di riforma della diffamazione a mezzo stampa il tema di dare un segnale di deterrenza alle liti temerarie sia un tema giusto, la professione di giornalista ha una particolarità: se uno viene intimidito – naturalmente tutto questo deve essere accertato – da una lite temeraria è evidente che si colpisce il giornalista, ma si colpisce anche una funzione di grande valore costituzionale, che è quella della libertà di espressione, della libertà di informazione. Ecco perché, pur non essendo minimamente insensibile, io sono sensibilissimo alle argomentazioni che il Viceministro Costa ha portato, sono certo che quelle riflessioni che egli ha offerto all'Aula saranno per noi patrimonio e tesoro per gli immediati e successivi provvedimenti di riforma del codice di procedura civile che il Parlamento sta per affrontare, ma oggi in questa sede dare questo segnale, timido, timido ma significativo, contro le liti temerarie quando sono usate per colpire la libertà di informazione, credo che sia un dovere importante che noi dobbiamo non tanto ai giornalisti ma a noi stessi, per il ruolo centrale che la stampa e l'informazione hanno nel Paese secondo la Costituzione.

  PRESIDENTE. Allora, colleghi, siccome ho iscritti a parlare l'onorevole Cirielli, l'onorevole Buttiglione e l'onorevole Sibilia, adesso stavamo in fase di pareri, il relatore... onorevole Sibilia, per favore, ascolti il Presidente prima di contestare, almeno senta le ragioni. È intervenuto il relatore della Commissione e ha dato un parere, è intervenuto il Governo che ha dato un parere difforme rispetto a quello del relatore della Commissione. Il relatore della Commissione, che ha titolo ad intervenire perché siamo in sede di parere, ha spiegato, anche a tutela della Commissione, le ragioni per le quali su quell'emendamento c’è un parere difforme rispetto a quello del Governo. È utilissimo per il dibattito dell'Aula, non c’è nessun motivo di fare polemica, è normale che il relatore possa intervenire in sede di pareri.
  Quindi, chiedo se qualcuno voglia intervenire per dichiarazione di voto sull'emendamento Pagano 5.52.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Abbia pazienza, onorevole Cirielli. Su che cosa intende intervenire, onorevole Sibilia ?

  CARLO SIBILIA. Presidente, sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, io ho capito lo spirito con il quale lei ha dato la parola al relatore. Però, a nostro avviso, a Pag. 4livello procedurale non è esattamente corretto perché, per quanto ci riguarda, il relatore dà i pareri sull'articolo 5 e sugli emendamenti, il Governo fa le sue considerazioni e dà i suoi pareri. Tra l'altro, il Governo in questo momento non c’è nei banchi e questa è una cosa strana, perché evidentemente dovrebbe esserci...

  PRESIDENTE. Guardi, lì c’è un sottosegretario e il Viceministro è qui. Quindi, concluda il suo intervento.

  CARLO SIBILIA. Io vorrei parlare anche con loro, per capire. Allora, se il Governo dà dei pareri, anche difformi rispetto a quelli della Commissione, il fatto che il relatore reintervenga se reinterviene è perché deve modificare dei pareri, altrimenti possiamo tranquillamente proseguire il dibattito.
  Io lo dico semplicemente perché, secondo noi, a livello procedurale la vicenda deve essere gestita diversamente. Questo è semplicemente per farlo notare. Poi, se ci vogliamo dire che c’è bisogno che tutti quanti rientrino, sospendiamo i lavori dell'Aula per dieci minuti e, poi, ci rivediamo qui. Questo lo dico soltanto se dovessero esserci dietrologie strane, ma lo spiego semplicemente a chi ci sta seguendo da casa per fare capire anche meglio i lavori dell'Aula.

  PRESIDENTE. Però, lei non porti fuori strada chi ascolta da casa, perché l'Aula è piena. Non c’è nessuna ragione... io ho un'opinione diversa dalla sua e, se non le dispiace, presiedendo io, sono io che stabilisco qual è la procedura.
  Siamo in sede di pareri e io ritengo perfettamente legittimo che il ruolo del relatore sia quello di intervenire per spiegare le cose. Dopodiché, rispetto la sua opinione, ma io penso che questa sia una fase corretta dal punto di vista procedurale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, sull'emendamento Pagano 5.52, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, intervengo sul merito dell'emendamento e anche su quello che è stato detto dal relatore e dal Governo. Io, ovviamente, nel caso specifico la penso esattamente come il Viceministro Costa, anche se poi non apprezzo, sul piano politico, che non si spinge a sostenere le tesi che pensa nel merito specifico.
  Voglio chiarire che il Parlamento ha lo scopo costituzionale innanzitutto di tutelare la parte più debole nelle controversie ed è innegabile che la stampa, soprattutto quella che si muove, appunto, sulla carta stampata, l'informazione scritta, ha un particolare potere di persuasione perché, in genere, chi legge una cosa scritta immagina che siccome è scritta è vera e non può immaginare che si possano scrivere delle falsità senza che accada niente a chi le scrive.
  Allora, non è pensabile che noi mettiamo sullo stesso piano il giornalista, che addirittura fa parte di un quarto potere, che può scrivere, può delegittimare le persone, può scrivere cose false e, addirittura, ha la scriminante che poi fa la rettifica. Quindi, indirettamente prima calunnia e diffama una persona, la svergogna, la può portare anche ad atti gravi, perché oggi sappiamo che, per come è la cultura sociale, barbara purtroppo, basta essere additati sui giornali come colpevoli di una cosa, ancora senza che sia iniziato un processo o semplicemente perché c’è un titolo ambiguo, che la persona, come persona, soprattutto se è una persona per bene ed è una persona che ha sensibilità, viene distrutta nella sua dignità e nella sua moralità.
  Allora, lo Stato deve tutelare, innanzitutto, la dignità delle persone, nei Paesi civili, e non tutelare, in maniera esagerata, coloro che invece esercitano un potere, perché ad ogni potere ci vuole una responsabilità perché, altrimenti, un potere senza responsabilità è un potere irresponsabile.
  Mi spiego e vado verso la conclusione, Presidente. Noi non possiamo mettere sullo stesso piano chi subisce da un giornale, con uno scritto, una diffamazione, anche con l'attribuzione di fatti determinati, con gravissime violazioni della libertà Pag. 5e della dignità personale, e deve avere anche la paura di poter presentare una querela e una denuncia per difendere la propria onorabilità, altrimenti poi viene condannato per lite temeraria.
  È un modo per ridurre, limitare, la giurisdizione per la persona che è vittima, talché il reato di diffamazione, nel caso specifico anche a mezzo stampa, viene inserito soprattutto perché vi è una vittima e vi è un carnefice. Ora, nella stessa vicenda giuridica, nello stesso titolo giuridico, mettere sullo stesso piano vittima e carnefice significa fare un'operazione assolutamente inaccettabile.
  Allora, per carità, va benissimo eliminare il carcere, che, peraltro, sappiamo bene non esistere per i rapinatori, per quelle persone che fanno i furti nelle abitazioni; figuriamoci se esiste per i giornalisti che fanno una diffamazione. Se vengono condannati a un mese o due mesi di detenzione, sappiamo che in galera non ci vanno.
  Quindi, va bene togliere la pena detentiva, è molto meglio la pena pecuniaria. A questo punto, dico che, probabilmente, per il potere che hanno i mezzi di informazione di influenzare la vita sociale, le pene pecuniarie che sono previste sono anche poche, perché poi sappiamo che, il più delle volte, non si tratta di tutelare i singoli giornalisti, ma le banche e le assicurazioni che sono proprietarie dei giornali (qui ci sarebbe da fare anche il discorso sull'editoria pura).
  Allora, credo che noi dobbiamo tutelare costituzionalmente soprattutto le vittime, i cittadini inermi, che non hanno il potere di diffamare le persone a mezzo stampa, e dobbiamo dargli una tutela nel momento in cui facciamo una norma che già attenua la responsabilità di chi ha un grande potere – la stampa, appunto – di influenzare l'opinione pubblica, ma, soprattutto, di delegittimare le persone.

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, ho il suo nome nell'elenco degli iscritti a parlare, ma immagino che era per parlare... bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di tutto forse è il caso di avere un'idea di quello che è lo stato effettivo di diritto all'interno del quale ci muoviamo. L'articolo 96 del codice di procedura civile già prevede per il giudice, nel caso di lite temeraria, oltre che la possibilità di far pagare le spese del procedimento a chi ha provocato la lite, anche la possibilità di una vera e propria sanzione pecuniaria. Credo che noi dovremmo considerare che, non molto tempo fa, quando abbiamo parlato della possibilità di azioni collettive, ci siamo scontrati con un problema analogo.
  Quindi, non è che l'ordinamento sia carente di questa possibilità: questa possibilità già c’è. La andiamo a rafforzare a favore di una categoria particolare ? Per quello che ricordo io, la nostra Costituzione stabilisce un principio di uguaglianza, che è stato alla base di un numero infinito di procedimenti attraverso i quali norme approvate dal Parlamento sono state demolite in quanto non conformi al principio di uguaglianza. Devo dire, anzi, che la giurisprudenza della Corte costituzionale dà al principio di uguaglianza un'estensione alquanto ampia.
  Qual è il motivo per cui noi stabiliamo un privilegio a favore della categoria dei giornalisti ? È inevitabile che nasca il sospetto che lo facciamo perché, in qualche modo, i giornalisti e i politici fanno parte della medesima casta: ci troviamo, ci parliamo, ci sono tante alleanze, dette e non dette, purtroppo anche con una parte della magistratura, e quindi si sente la protezione dei giornalisti come un qualcosa che riguarda, in qualche modo, direttamente anche noi.
  Oppure peggio, perché siamo intimiditi, perché abbiamo paura e perché vogliamo dare un segnale positivo nel momento in cui, pur togliendo la pena del carcere per il reato di diffamazione, prevediamo, giustamente, sanzioni alternative, che, probabilmente, saranno più efficaci, perché saranno Pag. 6applicate più facilmente. Infatti, io stesso, dovendo mandare un giornalista in galera, ci penso non una, ma mille volte, e probabilmente decido di no, anche se, magari, la fattispecie del reato sussiste; mentre, invece, dovendolo condannare a una pena pecuniaria, ho molte meno preoccupazioni.
  Quindi, è possibile che questa normativa nuova sia più efficace nel tutelare le persone diffamate, mentre, contemporaneamente, toglie l'ombra del carcere dall'esercizio della professione giornalistica.
  Abbiamo titolo noi per trattare in modo diverso il giornalista da qualunque altro tipo di professionista che può incorrere in azioni risarcitorie esagerate ?
  Si dice che nel caso del giornalista c’è la preoccupazione che possano esserci azioni intimidatorie volte a impedirgli di esercitare pienamente, fino in fondo, la professione. È certamente vero, ma siamo sicuri che non esista una stessa prospettiva anche nel caso di altre professioni ? Dico questo, non per spezzare una lancia contro il principio di una qualche punizione per la lite temeraria, ma semplicemente per dire che il principio di eguaglianza ci obbliga ad affrontare questo tema in un'altra sede. Stiamo discutendo di una riforma generale che riguarda il diritto penale, quello è il luogo in cui introdurre una norma di questo tipo, in modo che essa possa anche modulare differentemente la propria enunciazione secondo le peculiarità di diverse categorie, ma non dando la brutta impressione di privilegiarne una più potente a danno di altre meno potenti.
  Queste sono le ragioni che hanno ispirato la formulazione di questo emendamento e sono le ragioni per cui noi voteremo a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO. Grazie, Presidente. Sul tema dell'articolo 5...

  PRESIDENTE. No, onorevole Vazio, siamo sull'emendamento Pagano 5.52, non sull'articolo 5 in generale.

  FRANCO VAZIO. Sull'emendamento soppressivo Pagano 5.52.

  PRESIDENTE. Benissimo.

  FRANCO VAZIO. Credo che la discussione vada posta in maniera un po’ ordinata, perché stiamo parlando non di un diritto qualsiasi, ma del diritto alla libertà di stampa e di informazione, e noi sappiamo quanto la libertà di stampa sia importante per il consolidamento e anche per il rafforzamento della democrazia.
  Sotto questo profilo si discute delle cosiddette liti temerarie. Noi sappiamo che l'articolo 96 del nostro codice di procedura civile prevede e prescrive che, nei casi in cui sia introdotta una lite temeraria, con malafede o colpa grave, vi sono delle conseguenze. Ebbene, la Corte europea ha segnalato al nostro Paese non solo questioni afferenti i temi delle carceri, ma ha voluto segnalare che si doveva prestare particolare attenzione al tema delle liti temerarie quando esse avessero incrociato o potessero incrociare la libertà di stampa e di informazione.
  Ci sono ordinamenti stranieri, per esempio quelli anglosassoni, che determinano in maniera automatica, sulla base del risarcimento danni richiesto nei casi di liti temerarie, la conseguenza di queste azioni.
  Noi, con l'emendamento della Commissione, che pone al centro una liquidazione equitativa che ha come riferimento la somma risarcitoria richiesta dal soccombente che fa una lite temeraria al fine di scoraggiare il giornalista e la stampa dall'interessarsi a vicende di un certo peso, è chiaro che stiamo tutelando l'informazione in quanto tale, senza pregiudicare in nessuna maniera le questioni attinenti al diritto del danneggiato. Infatti, stiamo parlando non del danneggiato che ha ragione, ma stiamo parlando di una persona oggetto di una campagna di stampa giusta che agisce contro un giornalista in malafede non per chiedere le ragioni delle Pag. 7proprie pretese, ma per scoraggiare quel giornalista ad andare avanti. Pensiamo ad azioni di denigrazione o di aggressione nei confronti della stampa che hanno ad oggetto richieste milionarie. Ebbene, noi diciamo al giudice che, se quella persona fa un'azione temeraria di questa natura, nella somma risarcitoria determinata equitativamente il giudice deve tenere conto della somma risarcitoria richiesta.
  Faccio un ultimo riferimento anche riguardo ai temi delle liti temerarie: fu proprio il Ministro Alfano, con il disegno di legge n. 1082 del 2009, che volle la responsabilità aggravata di cui all'articolo 96.
  Quindi, sotto questo profilo, noi andiamo avanti in quel solco, nel senso di andare a scoraggiare l'introduzione di liti temerarie perché non rispondono a quel criterio di giusto processo e di giusta tutela dei diritti dei cittadini.

  PRESIDENTE. Onorevole Costa, la posso pregare di stare al suo posto ? Grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
  Presidente Lupi...

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Noi consideriamo l'introduzione di un articolato effettuata dal Senato, che riguarda le liti temerarie, come uno dei punti qualificanti di questa norma, nelle sue modificazioni, nei vari suoi passaggi e nelle sue letture. Ed è uno degli elementi che alla fine peseranno nel giudizio che daremo nel voto finale sull'intero provvedimento.
  Io ho sentito parlare di carnefici, di grandi testate, di vittime, di diffamazione. Si è detto che l'articolo 96 già lo prevede, io mi permetto di rispondere che evidentemente non lo prevede abbastanza.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Daniele Farina. Colleghi, onorevole presidente Lupi, onorevole Buttiglione, onorevole Dorina Bianchi, vi devo pregare, per favore, perché il Viceministro deve seguire il dibattito. Questo purtroppo è (Commenti del deputato Lupi)... Allora lei parli con il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, in modo che il Viceministro segua il dibattito. Prego, onorevole Daniele Farina.

  DANIELE FARINA. Infatti, noi parliamo di temerarietà, ma dovremmo invece parlare di intimidazione, di condizionamento, perché molto bene il punto di diritto, ma, nel concreto, che cosa è successo ? È successo che richieste abnormi di risarcimento sono state utilizzate al fine di condizionare la libertà di stampa e il giornalismo d'inchiesta.
  Io citavo, nel primo passaggio di questa Camera, alcuni casi concreti di questo fenomeno in riferimento a piccole testate, molto spesso di provincia, a volte online, che trattavano temi, ad esempio, quali la mafia. Ecco che cosa è successo nel concreto ed evidentemente la scarsa giurisprudenza su questa materia, di cui abbiamo disposizione, significa che forse proprio in questa sede noi dobbiamo rimarcare, per così dire, un valore aggiunto e una particolarità della funzione giornalistica e dell'informazione, che la distingue da tutte le altre. Infatti, in quel caso, il danneggiato non sarà stato e non è stato soltanto il giornalista, ma siamo stati tutti noi, sono stati gli italiani nella loro possibilità di accesso alle informazioni di inchiesta e di sapere.
  Ecco perché noi voteremo contro l'emendamento Pagano 5.52 e, invece, a favore dell'emendamento della Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, intervengo solo per informare che anche i parlamentari non sono esenti dalla diffamazione. Vorrei citare il mio caso particolare. Qualche mese dopo l'elezione alla Camera dei deputati, sono stato condannato a otto mesi di carcere in primo grado, unico caso in Italia, per diffamazione a Pag. 8mezzo stampa, per avere detto ad un comandante dei vigili urbani, sostanzialmente, che ha speso male i fondi necessari per lo svolgimento del suo mandato e per avere detto che il comandante dei vigili urbani della zona dell'Alto Garda e Ledro prende il doppio o più del doppio dello stipendio rispetto a un capitano dei carabinieri.
  Fortuna vuole che la corte di appello ha annullato la sentenza di primo grado perché il fatto non sussiste, ancora al di là se noi abbiamo o meno l'immunità parlamentare. Oltretutto, è un fatto gravissimo rispetto all'abuso del giudice di primo grado, evidentemente, che ha sottomesso ad una gogna mediatica anche me e i miei familiari. Quindi, è un tema questo che dobbiamo anche rivedere nell'articolo 68 della Costituzione italiana, perché queste cose non devono più succedere.
  Chi non può fare critiche ? Tutti possono fare critiche, sapendo anche che la Corte dei diritti europei ha sancito chiaramente che non può essere dato il carcere, a chiunque esso sia, non solo ad un direttore di giornale evidentemente, ma anche a chi muove una critica nell'ambito del proprio lavoro. Questo non è possibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Io credo che l'articolo 5 e poi, in parte, anche l'articolo 6 siano i due articoli rispetto ai quali il dibattito in quest'Aula porta le forze politiche a fare delle considerazioni diverse rispetto alla discussione del testo avuta in prima lettura e probabilmente anche a portare delle valutazioni finali e conclusive rispetto alle valutazioni che sono state fatte in prima lettura alla Camera e probabilmente, da parte di alcune forze politiche, forse anche da parte della Lega, rispetto al voto che è stato dato al Senato. Nella prima e nella seconda lettura i voti da parte del nostro gruppo sono stati sostanzialmente identici.
  Credo che questo provvedimento, che è un provvedimento che era, che è e che mi auguro possa continuare ad essere un provvedimento sostanzialmente condiviso dal Parlamento, un provvedimento di assoluto buon senso, che va a sanare probabilmente un errore, che va a sanare un'eccezione che tanti altri Paesi hanno sanato, che qualche Paese ancora mantiene, ovvero il carcere nei confronti dei giornalisti, proprio per la condivisione complessiva che ha avuto nelle prime due letture (Camera e Senato), andasse portato avanti con quello spirito di condivisione complessiva che si era maturata durante le prime due letture.
  Io credo che la modifica dell'articolo 96 e l'introduzione della lite temeraria, introdotta al Senato, nonostante non organica rispetto a un principio generale, potesse trovare, sulla valutazione in via equitativa da parte del giudice rispetto alla domanda di risarcimento, un punto di caduta accettabile e condivisibile. È evidente che nel momento in cui si decide, invece, di modificare quel principio di equità e di valutazione equitativa da parte del giudice con emendamenti da parte della Commissione, da un lato, ma anche da parte di singole forze politiche, dall'altro, ciò porta a spostare quel punto di caduta e di condivisione che era stato trovato al Senato.
  Pertanto, io credo che la modifica del Senato sia una modifica accettabile. Credo che non sia accettabile, invece, l'emendamento proposto dalla Commissione. Credo che le considerazioni e il fatto che il relatore dia un parere e il fatto che il Governo, con una punta di imbarazzo, dia un altro parere – e io mi ritrovo nel parere dato dal Governo, dal Viceministro Costa, che, tra l'altro, è il presentatore, ricordiamolo, della proposta di legge – evidenziano, anche visti i tempi e le modalità con cui questo dibattito si è incardinato tra ieri e oggi, come ci sia evidentemente, da un lato, una divergenza all'interno del Governo, o meglio all'interno della maggioranza, e tra il Governo e la maggioranza. Ma, dall'altro lato, l'elemento importante è che su questo provvedimento c'era una condivisione unanime complessiva da parte di tante forze politiche. Pag. 9Temo che quella condivisione, utile e necessaria, su questo tema e su questo argomento, rischi di essere spezzata.
  Noi manterremo coerenza rispetto a quanto detto in precedenza e a quanto votato in passato esattamente nel momento in cui i testi che usciranno dalla votazione finale di questo provvedimento non si discosteranno eccessivamente rispetto al testo approvato in prima lettura alla Camera e alle modifiche introdotte al Senato. Altrimenti, inevitabilmente il gruppo della Lega farà delle valutazioni non opposte, ma probabilmente leggermente differenti rispetto a quelle tenute nei passaggi precedenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda l'emendamento Pagano 5.52 e l'emendamento 5.100 della Commissione, Forza Italia annuncia il voto di astensione poiché la materia è molto delicata. In questo caso bisogna bilanciare due esigenze. Una è quella dell'intimidazione o dell'eventuale intimidazione nei confronti del giornalista e, quindi, una compromissione della libertà di stampa. Dall'altra parte, però, bisogna in qualche modo evitare che poi ci siano campagne diffamatorie nei confronti di un'eventuale vittima della diffamazione.
  Proprio perché la materia è delicata e proprio perché noi auspichiamo che ci sia una revisione totale dell'istituto della lite temeraria, che venga affrontata nel codice di procedura civile e non solo nella legge sulla diffamazione, ribadisco che Forza Italia si asterrà su questi due emendamenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, il MoVimento 5 Stelle voterà contro la soppressione proposta dal deputato Pagano – contro, per una serie di motivi che, poi, espliciteremo anche con riferimento ai nostri emendamenti – soprattutto perché, negli ultimi anni, abbiamo visto troppe cause civili intentate contro giornalisti, ma anche contro semplici cittadini o anche altri esponenti politici: paventando la lesione dell'immagine o dell'onore del danneggiato, si richiedevano impunemente cifre abnormi di centinaia di migliaia di euro. Allora, visto ciò che sta succedendo, è giusto che la politica, attraverso anche una previsione specifica, metta un freno a queste pratiche. Pratiche che, però, sono intimidatorie – e qui è la differenza con le altre forze politiche – non solo verso i giornalisti e, quindi, non solo verso la libertà di stampa, ma soprattutto verso la libertà di espressione. Ed è per questo motivo che noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato emendamenti per allargare la tutela verso tutti i cittadini, non solo verso una categoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagano 5.52, con il parere contrario della Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pregherei i colleghi, che sono ancora in fase di transito, di recarsi rapidamente alle loro postazioni e di votare... Palazzotto, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  365   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no    317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 10

  Passiamo alla votazione del subemendamento Colletti 0.5.100.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà. Colleghi tutti, vi pregherei di abbassare un po’ il tono della voce, grazie. Proviamo, onorevole Colletti.

  ANDREA COLLETTI. Grazie Presidente, questo è un subemendamento all'emendamento presentato ieri dalla Commissione durante il Comitato dei nove. Ci sono, in questo emendamento, come in realtà anche nell'articolo 5, degli evidenti errori di tecnica legislativa.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Colletti. Onorevole De Girolamo, grazie. Prego, onorevole Colletti, vediamo se riusciamo a svolgere questo intervento.

  ANDREA COLLETTI. Ebbene, con questo emendamento della Commissione noi andiamo ad inserire nell'articolo 96 del codice di procedura civile un concetto che civilisticamente non ha senso. Questo perché la diffamazione commessa con il mezzo della stampa è una tipica fattispecie non civilistica, ma penale. In realtà, non c’è mai nessuna richiesta di risarcimento derivante da diffamazione a mezzo stampa perché il concetto civilistico è quello della lesione dell'immagine o dell'onore, che non deriva neanche da un'ipotesi di reato.
  Infatti, come ha chiarito la Corte costituzionale in molteplici sentenze, deriva direttamente dall'articolo 2 della Costituzione ovvero la tutela della persona e quindi anche la tutela dell'immagine e dell'onore della persona. Pertanto invito – ho già parlato con alcuni colleghi – a rivedere la posizione su questo emendamento perché è intimamente sbagliato e lo dico non solo da parlamentare ma da avvocato in modo che dobbiamo dare ...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Colletti. Onorevole De Girolamo, forse non mi sono spiegato... adesso mi sono spiegato. Prego.

  ANDREA COLLETTI. Dobbiamo dare la possibilità al giudice di condannare ex articolo 96 per lite temeraria non solo quando la richiesta è a seguito di diffamazione a mezzo della stampa, perché il 90 per cento delle richieste civilistiche non sono per diffamazione a mezzo della stampa ma per lesione dell'immagine e dell'onore della persona offesa. Il rischio in realtà è che, dando una interpretazione restrittiva della norma, essa, pur meritoria nei suoi intenti, in realtà non raggiunga lo scopo e lo si capisce anche andando a leggere l'articolo 21 della legge sulla stampa che prevede solo il riferimento ai reati. In questo caso noi non siamo davanti a reati ma siamo davanti alla tutela civilistica di una lesione meramente civilistica che non dipende da un reato ma dipende direttamente dall'articolo 2 della Costituzione.
  Oltretutto, con il mio emendamento, vado a sanare una differenza. In questo caso, con l'emendamento della Commissione, noi andiamo a dare tutela a coloro che diffamano con il mezzo della stampa e ricordo che, volendo, anche un post su Facebook ultimamente è stato considerato come diffamazione a mezzo della stampa ma non andiamo parimenti a dare tutela a coloro che, ad esempio, in una piazza affermano le stesse cose che in uno stampato ma verso i quali non è stabilita la medesima tutela. La volontà in realtà è quella anche giusta di andare a tutelare la posizione di garanzia dei giornalisti ma ricordo che non solo i giornalisti scrivono su un quotidiano ma c’è tutta una serie di autori della pubblicazione che scrivono sul quotidiano. Nello stesso tempo, tuttavia, non diamo tutela a semplici cittadini. Faccio l'esempio dei consiglieri comunali e qui porto l'esempio accaduto purtroppo in Abruzzo, una terra non solo martoriata da una mala politica, di un politico vicino al centrosinistra che ha citato civilmente una consigliera comunale del MoVimento 5 Stelle perché parlava di un concetto sociologico che forse la consigliera non aveva capito, anzi il politico non aveva capito, e l'ha citata per 250 mila euro di danni. Noi tuteliamo i giornalisti e non tuteliamo quella fattispecie ? O ricordo il presidente della giunta regionale abruzzese D'Alfonso Pag. 11che ha citato per 200 mila euro per lesione dell'immagine e dell'onore un consigliere regionale per un comunicato stampa che neanche nominava il presidente D'Alfonso. Qui si rischia in realtà che la Corte costituzionale possa dire che la norma è illegittima perché tutela solo una determinata categoria di persone, anzi nemmeno una categoria, solo delle persone che scrivono sui giornali e se lo stesso concetto non viene scritto sui giornali le medesime persone non sono tutelate. Questo, dal mio punto di vista, è un abominio giuridico e con questo emendamento lo possiamo risolvere. Facciamo un lavoro decente e diamo al Senato una norma che possano approvare immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ritengo che le preoccupazioni del collega Colletti siano infondate perché è bene rileggere insieme l'articolo 96. Quest'ultimo è titolato: «Responsabilità aggravata» ed è inserito nel codice di procedura civile. Quindi, quando un qualunque giudizio civile si conclude e il giudice emette la sentenza e deve poi condannare alle spese ai sensi dell'articolo 91, c’è l'ipotesi di una responsabilità aggravata di cui abbiamo ampiamente discusso. C’è inoltre una norma di chiusura in questo articolo 96 che recita: «In ogni caso – ripeto: in ogni caso – quando pronuncia sulle spese ai sensi dell'articolo 91, il giudice anche d'ufficio – addirittura d'ufficio – può altresì condannare la parte soccombente al pagamento a favore della controparte di una somma equitativamente determinata».
  Noi, a questo articolo, abbiamo aggiunto poc'anzi, con la proposta emendativa che abbiamo approvato o che stiamo per approvare, un'altra specificazione, ma, come giustamente ha detto il collega Farina, è una specificazione che viene adottata al solo scopo di rimarcare la specialità del delitto che si può commettere a mezzo stampa, ma che, in ogni caso, da un punto di vista tecnico, io personalmente ritenevo che fosse già ricompresa in quel «in ogni caso».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO. Grazie, Presidente. Solamente perché l'Aula non abbia da pensare o da temere che le parole dell'onorevole Colletti rispondano a un criterio di verità o di equilibrio. Ciò che dice Colletti non sta né in cielo, né in terra. La responsabilità aggravata abbraccia tutti i reati, tutti i tipi e tutti i generi. Noi con questo emendamento abbiamo voluto aderire ad un invito fatto dalla Corte europea, che segnala come un diritto fondamentale il diritto a tutelare la libertà di informazione e, quindi, di intervenire sulle liti temerarie con riferimento specifico alla diffamazione a mezzo stampa, non ad altri reati come le ingiurie. Perché, se vogliamo parlare di altri delitti e altri reati, mi sentirei più portato a tutelare il diritto alla salute o il diritto alla persona, che non il diritto all'ingiuria e alla diffamazione.
  Noi abbiamo voluto segnalare in maniera particolare all'opinione pubblica e ai giudici che, per quanto riguarda la diffamazione a mezzo stampa, qualora vi sia una lite temeraria, il giudice dovrà possedere con grande attenzione e particolare riguardo la somma risarcitoria. Perché ? Perché vogliamo evitare che sia intimidito il giornalista, il giornalista di inchiesta, che noi sappiamo essere un baluardo della democrazia. Questo è il punto, non altro.
  Quindi, lo dico con chiarezza perché, quando si fanno tesi dicendo: guardate che state sbagliando perché non capite di diritto, richiamo a maggiore attenzione, così come l'onorevole Sannicandro ha testé precisato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione....

  MAURO OTTOBRE. Presidente, chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Pag. 12

  PRESIDENTE. Vi pregherei, colleghi, però, di iscrivervi per tempo, non quando sono passato ai voti.
  Prego, onorevole Ottobre, ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Mi scusi, Presidente, la ringrazio.
  Io vorrei far presente al Governo di rivedere la posizione, perché è noto che io certamente non condivido la posizione del MoVimento 5 Stelle, ma questo subemendamento di Colletti ha pienamente ragione. Bisogna cascarci dentro per capire come funziona, perché, evidentemente, io che ero stato condannato a otto mesi di carcere in primo grado e assolto perché il fatto non sussiste in Corte di appello, non avrei diritto ad alcun risarcimento. E chi lo racconta ai miei figli, quando andavano a scuola e veniva loro chiesto quando il padre sarebbe andato in galera ? E questa è la verità ! Quindi, evidentemente, non bisogna assumere posizioni o preconcetti a monte, bisogna anche entrare nelle situazioni e verificarne la questione. Questo è un subemendamento giusto al quale io porrò il mio voto favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Colletti 0.5.100.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Monchiero, Labriola, Carloni. Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  383   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato   67    
    Hanno votato no  316    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Colletti 0.5.100.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Binetti... ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  392   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato   64    
    Hanno votato no  328    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione del subemendamento Colletti 0.5.100.3, sul quale, onorevole Colletti, vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Colletti 0.5.100.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capelli, Tancredi, Giuliani, Tartaglione, Roberta Agostini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  394   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   61    
    Hanno votato no  333.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 13

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.100 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Presidente, a nome del mio gruppo desidero manifestare il voto contrario su questo emendamento. Il motivo, però, deve essere spiegato. Lo faremo meglio in sede di dichiarazione di voto finale attraverso un ragionamento complessivo, però, già adesso è opportuno anticipare qualcosa, anche per evitare che si facciano speculazioni rispetto al lavoro della Commissione, che è stato articolato e complesso, come tutti abbiamo avuto modo di capire in queste ore.
  Desidero farlo facendo, in pochissimi secondi, un riassunto. Io ricordo a tutti che questo provvedimento nasce perché lo vuole fortemente il nostro gruppo, il nostro partito. Ricordo altresì che c’è stato un ragionamento ampio attorno al mio emendamento, quello che è stato bocciato poc'anzi, su cui noi ovviamente abbiamo votato a favore. Ci veniva spiegato in maniera chiara che non possono esistere fattispecie diverse rispetto alla logica della «lite temeraria». C’è una regola aurea, cioè quella che vale sempre, ovvero che il principio generale deve essere sempre rispettato. Quest'Aula invece ha stabilito, ha deciso con acriticità che, invece, spiegheremo in dichiarazione di voto finale – che invece c’è una fattispecie ben precisa da salvaguardare e disciplinare e cioè quella che riguarda il rapporto con i giornalisti e, in generale, il mondo dell'informazione. La II Commissione, con un apprezzabile lavoro di mediazione ha cercato un compromesso. Devo dare atto e merito al relatore di avere fatto uno sforzo straordinario per venire incontro alle diverse istanze.
  Però, il principio a cui noi ci siamo ispirati era sempre lo stesso e cioè la lite temeraria non deve essere trattato in maniera diversa, a seconda di chi sia il destinatario della ipotetica denuncia e invece così è stato.
  Ecco perché oggi, pur apprezzando il lavoro della Commissione, noi dobbiamo per forza confermare il nostro voto contrario all'emendamento 5.100 della Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Il Movimento 5 Stelle e voterà contro l'emendamento proposto dalla Commissione, perché, in un certo senso, è addirittura quasi peggiorativo rispetto a quello già proposto dal Senato. Purtroppo – e capita troppo spesso –, la maggioranza è sorda rispetto a legittime richieste di miglioramenti, che non hanno nulla di ideologico e politico, di un testo di legge, testo che dovrebbe essere formalmente e tecnicamente corretto.
  Il testo, così come risulterà qualora si dovesse votare a favore di questo emendamento e per come si è votato contro i nostri emendamenti, rischierà di non raggiungere lo scopo.
  Questo perché i giornalisti o gli autori delle pubblicazioni avranno eventualmente la tutela di cui all'articolo 96, in questo caso comma 4, del codice di procedura civile solo per gli effetti civili a seguito di una sentenza penale di condanna per diffamazione a mezzo della stampa. Sinceramente non si può accedere a quanto prospettato dal collega Sannicandro secondo cui in realtà questa norma è inutile ma è solo un segnale. Noi questa norma la volevamo rendere utile e se è solo un segnale essa risulta in verità dannosa perché ultronea rispetto allo scopo ed anzi rischia, piuttosto che chiarire, di danneggiare gli stessi giornalisti che vengono citati solo civilmente per lesione dell'immagine o dell'onore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.Pag. 14
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Laforgia, Saltamartini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  371   
   Astenuti   45   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  258    
    Hanno votato no  113    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Maestri e Bonomo hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Questo emendamento ha precluso tutti i restanti emendamenti all'articolo 5 in quanto interamente sostitutivo dell'articolo stesso.

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 925-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 925-C).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  WALTER VERINI, Relatore. Sugli emendamenti Pagano 6.51 e Colletti 6.50 il parere della Commissione è contrario. La Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 6.100 e 6.101 . La Commissione raccomanda altresì l'approvazione del suo emendamento Tit. 100.
  Presidente, vorrei motivare brevemente i pareri, per evitare problemi procedurali.

  PRESIDENTE. Prego, prosegua onorevole Verini.

  WALTER VERINI, Relatore. Avendo seguito da vicino il lavoro della Commissione e anche il dibattito che si è svolto pubblicamente sui giornali, credo sia giusto spiegare il perché la Commissione proponga all'Assemblea la votazione su questo emendamento. Quando all'inizio della legislatura affrontammo la proposta di legge, all'epoca firmata dall'onorevole Costa, proposta seria e molto condivisibile, che è stata la base su cui abbiamo lavorato, nessuno ha pensato di eliminare la vergogna del carcere per fare gli interessi di qualche giornalista che aveva condanne di questo tipo. Noi abbiamo lavorato per eliminare la vergogna del carcere come norma generale di civiltà per superare un retaggio autoritario. Durante le audizioni, da parte delle associazioni che rappresentano i giornalisti, in particolare la Federazione nazionale della stampa, assieme a critiche, suggerimenti, contrarietà – perché alcuni contenuti vengono giudicati troppo timidi e di scarsa tutela nei confronti della professione giornalistica – tra le proposte che con più forza sono pervenute alla Commissione vi è stata quella di provare a tutelare dei casi particolari, quelli cioè di giornalisti, sia redattori o collaboratori sia direttori, di testate la cui proprietà non esiste più o perché fallita o per motivi simili.
  In caso di diffamazione a mezzo stampa e di condanna al risarcimento, come è noto, la legge sulla stampa vigente prevede una solidarietà tra editore, direttore responsabile e giornalista redattore, autore della pubblicazione, ma se manca uno di questi soggetti il carico del risarcimento è sulle spalle di chi rimane. La Federazione nazionale della stampa ci ha chiesto con tutte le forze di evitare questa situazione per cerca di non far cadere sui soggetti più deboli, in caso di fallimento della proprietà, tutto questo carico. Ecco la ratio del provvedimento, che poi – secondo una stima di alcune associazioni – riguarda oggi, in tutta Italia, almeno un centinaio di giornalisti e di testate piccole e medie o più grandi, che sono fallite o in corso di fallimento. Quindi, se questa norma, oggi potrebbe riguardare questi Pag. 15cento casi, è chiaro che però si tratta di una norma generale, una norma che facciamo come tutela di una professione che varrà non solo oggi, ma anche domani.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Verini.

  WALTER VERINI, Relatore. Signor Presidente, ho finito, ma sentivo il dovere di richiamare quale è stata la motivazione per cui la Commissione ha adottato questo emendamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, siamo sull'emendamento 6.51. Mi scusi, onorevole Colletti.
  Prego, il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 6 il Governo si rimette all'Aula e devo dire che la ragione è la medesima espressa sull'articolo 5: l'organicità e la sistematicità della materia che avrebbero dovuto avere, probabilmente, un approccio, al di là poi del merito, specifico delle proposte contenute nel testo. Ho ascoltato le valutazioni del relatore sulle quali chiaramente non intendo entrare in contraddizione. Quello che si rimarca è che al di là poi della bontà e della finalità che hanno queste norme introdotte, entrano in una fase e su un istituto che probabilmente dovrebbe essere analizzato ed eventualmente riformato nel suo complesso e non attraverso delle norme di settore che toccano una materia, perché di argomenti e di tematiche che potrebbero avere la medesima dignità di quella che trattiamo oggi ce ne sono sicuramente moltissime.

  PRESIDENTE. La ringrazio, e mi scusi onorevole viceministro.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, il MoVimento 5 Stelle si asterrà sull'emendamento soppressivo, così come si asterrà sulla votazione dell'articolo 6, per vari ordini di motivi. Possiamo capire da un certo punto di vista la ratio di questo articolato, ma gli effetti in realtà poi risulteranno ingiusti. Bisogna in verità analizzare la genesi di questa modifica approvata in Commissione dall'emendamento del relatore. La genesi, in realtà, si rifaceva ad un episodio specifico, ovvero la condanna, in sede civile, del direttore responsabile de l'Unità e, a seguito di quella condanna che, a differenza di altre condanne di altri giornalisti e altri direttori, non avevano avuto seguito nella stampa nazionale (perché forse avevano pochi amici o avevano amici poco potenti) l'idea era di fare questo emendamento per tutelare esclusivamente quel caso. Utilizzare una legge per tutelare uno specifico caso ci è risultato ingiusto e abbiamo accolto con favore il fatto di avere allargato la tutela, non solo al direttore responsabile, ma soprattutto al giornalista che si trovava anch'egli condannato.
  Ciò che in realtà è sbagliato, è sbagliato da un punto di vista sistematico, perché in questo caso noi andiamo a dare un privilegio a coloro che sono stati condannati, a seguito di sentenza penale o civile, per una diffamazione o per una lesione dell'immagine o dell'onore, e a questi soggetti andiamo a dare un privilegio rispetto ad esempio a imprese non artigiane che hanno fornito del materiale all'editore o al proprietario e quindi in realtà con questa previsione andiamo a danneggiare quelle imprese, imprese in questo caso non colpevole di nulla, non colpevoli di diffamazione, non colpevoli di lesioni dell'immagine o dell'onore. Quindi, sebbene la ratio sia giusta, il provvedimento in sé è ingiusto e il bilanciamento di giustizia e ingiustizia ci porta ad astenerci dalla votazione di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, anche io capisco il senso della norma e per Pag. 16questo motivo non voterò contro, mi asterrò. Tuttavia non posso non osservare che questa legge viene costruita quasi esclusivamente, le modifiche di queste norme vengono quasi esclusivamente fatte sulla scia e sulla scorta di gestioni, di strumenti, di informazioni che sono tutt'altro che strumenti di informazione, ma che spesso e volentieri sono stati organi di informazione di partiti, di coalizioni o di pezzi della politica. Anche questa norma, così come altre che sono dietro l'impianto che ha costruito questa serie di provvedimenti, sta a significare di fatto che non si guarda all'interesse collettivo dell'informazione, ma quando si colpisce e si tenta di correggere qualcosa che ha fatto uno strumento di informazione di un partito è nata così, è nata dall'altra parte della barricata questa legge. Adesso si sposta anche dalle panche, ahimè, del centrosinistra, devo dire che spesso gli strumenti di informazione di partito o di coalizione non sono utilizzati per informare ma spesso e volentieri anche per colpire l'avversario e in tante di queste situazioni la diffamazione, cioè un reato, altro che retaggio autoritario, altro che vergogna delle pene, la diffamazione è un reato che colpisce nell'onore la dignità delle persone, è stato utilizzato ai soli fini politici. Io non sono convinto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO. Signor Presidente, anche in questo caso, pur apprezzando lo sforzo del MoVimento 5 Stelle, che dichiara di astenersi così come altri gruppi, credo che vada segnalata la mancanza di coraggio, la mancanza di voglia di assumersi la responsabilità fino in fondo delle proprie azioni. Teniamo conto che questo articolo 6 è frutto anche di un emendamento presentato dallo stesso Colletti e che recepisce in larga parte l'emendamento Colletti e l'obiezione che l'onorevole Colletti fa rispetto al delitto di diffamazione commesso con dolo da parte del giornalista, che quindi verrebbe ad assurgere ad un privilegio, l'onorevole Colletti tace di un elemento importante, cioè che la Commissione, con l'emendamento 6.101, ha previsto che i fatti connessi a condotte dolose vengano esclusi da questo tipo di articolo. Quindi sotto questo profilo il rischio che dice l'onorevole Colletti non esiste, perché coloro che hanno commesso il reato di diffamazione e sono condannati per il delitto di diffamazione compiuto con dolo, non godranno dei benefici di cui all'articolo 6. Quindi, pur apprezzando lo sforzo del MoVimento 5 Stelle, che si astiene, credo che in questo caso ci vorrebbe quell'assunzione di responsabilità che sarebbe coerente con un movimento che vuole assumersi la responsabilità di guidare il Paese. Bisogna sempre avere la voglia di fare le cose fino in fondo e non fermarsi a un metro dal traguardo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Io credo che bisogna essere onesti e trasparenti con il Parlamento, perché se il principio sotteso in questa norma è un principio astrattamente condivisibile, non si può non riconoscere nell'emendamento del collega Verini, poi modificato, un'evidente norma ritagliata e costruita su un caso specifico e credo che le parole del relatore Verini, nel fraintendimento involontario che ha voluto creare, lasciassero chiaramente trasparire che questa norma nasce per una vicenda specifica, nasce per un caso specifico, nasce costruita e vestita su una persona specifica, che è il direttore o l'ex direttore de lUnità.
  Per cui, le norme devono essere generali e astratte sempre, caro collega Verini, sia quando le faceva il centrodestra sul presidente Berlusconi, sia quando le fa il centrosinistra sul direttore de l'Unità. Se il principio dell'astrattezza della norma, generale e astratta, doveva valere all'epoca, non vedo il motivo per cui non debba valere oggi.
  E, quindi, presidente Ferranti, capisco l'imbarazzo vostro e l'imbarazzo della Pag. 17maggioranza su un tema che poteva tranquillamente essere disciplinato in modi, forme, modalità e provvedimenti differenti. Avete ritenuto opportuno utilizzare il treno della norma sulla diffamazione per i giornalisti, per inserire questo specifico provvedimento, a tutela del direttore de l'Unità. Lo fate e ve ne assumete la responsabilità.
  Va bene, dunque, la modifica dell'emendamento da parte del MoVimento 5 Stelle, che estende la portata anche a quei poveri cristi giornalisti e pubblicisti, e lo dico da marito di una giornalista, quindi fuori da qualunque tipo di eventuale conflitto di interessi...

  PRESIDENTE. Ci ha dato una notizia, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. ... fuori da eventuale conflitto di interessi.
  Però, credo che non ci si possa nascondere dietro a questo emendamento. Tutti devono sapere qual è la portata e la finalità dell'emendamento che voi andate ad approvare.
  Tutto ciò al netto del fatto che evidentemente un giornalista che viene condannato – e stiamo parlando di un giornalista condannato, con una sentenza definitiva passata in giudicato – risponderebbe, in caso normale, in solido rispetto alla testata giornalista. È evidente che se la testata giornalistica fallisce non può essere gravato unicamente della responsabilità patrimoniale del dipendente l'onere di farsi carico del fallimento dell'azienda stessa e, quindi, vi è la necessità di portarlo al privilegio. Insinuarlo al privilegio sul fallimento è evidentemente una norma generale che, se fosse tale, sarebbe evidentemente di buon senso.
  Non è una norma generale, ma è una norma specifica. Per cui, il gruppo della Lega Nord si astiene.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. È ovvia l'intenzione politica palesata in questo preciso momento – non in un momento antecedente, bensì ora – ed è ovvio che ci siamo trovati davanti anche a quella che potrebbe essere una forzatura. È anche ovvio che il MoVimento 5 Stelle le sue responsabilità se le prende, soprattutto quando c’è da fare da balia a un Governo, a una maggioranza che è assolutamente inetta e va a scrivere dei testi in modo assolutamente insufficiente, anche dal punto di vista tecnico-legislativo.
  In questo momento, quindi, il MoVimento 5 Stelle si prende la responsabilità di aiutare, supportare anche, l'operato di un Governo e di un PD che scrivono le norme in modo sbagliato. Ecco perché noi abbiamo proposto questo emendamento. Ecco perché la nostra posizione è una posizione assolutamente responsabile, che va a correggere anche gli errori di questa maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagano 6.51, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino. Ci siamo ? Io non vedo mani alzate. Pizzolante e Ciracì. Ha votato, onorevole Pizzolante ? Ha votato o no ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  323   
   Astenuti   93   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato   26    
    Hanno votato no  297.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Aula.Pag. 18
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  327   
   Astenuti   89   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato  292    
    Hanno votato no   35.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Risulta precluso da questa votazione l'emendamento Colletti 6.50.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.101 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Folino, Fregolent, Romele, Leva, Lo Monte, Paola Bragantini, Impegno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  415   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  385    
    Hanno votato no   30.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Folino, Grande, Altieri, Luciano Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  337   
   Astenuti   84   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato  304    
    Hanno votato no   33.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame di un emendamento al titolo – A.C. 925-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico emendamento presentato al titolo (Vedi l'allegato A – A.C. 925-C), l'emendamento Tit. 100 della Commissione, su cui il relatore Verini mi ha anticipato prima il parere favorevole della Commissione. Qual è il parere del Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tit. 100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Capelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  407   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  403    
    Hanno votato no   4.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Ruocco ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto votare a favore e il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 19

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 925-C)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 925-C). Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gebhard n. 9/925-C/1, purché riformulato nel senso di premettere nel dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di prevedere» e di inserire, dopo la parola «rimozione», le seguenti parole: «dei commenti», perché forse un refuso aveva fatto saltare questo aspetto.
  Il Governo accoglie l'ordine del giorno Ferranti n. 9/925-C/2 in ragione proprio delle considerazioni fatte prima dal Governo.
  Non so se è così coerente con l'approvazione della norma di cui all'articolo 5, perché qua viene richiesta una coerenza normativa, quindi una nuova disciplina della lite temeraria. È quello che auspicava il Governo e che, comunque, è stato anticipato, in parte, dall'articolo 5. Quindi, il Governo esprime parere favorevole.

  LUCA D'ALESSANDRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Ferranti. n. 9/925-C/2.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gebhard n. 9/925-C/1, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato e che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ferranti. n. 9/925-C/2, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 925-C)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, il gruppo di Fratelli d'Italia apprezza il lavoro svolto dalla Commissione che intende, peraltro, anche migliorare, dal nostro punto di vista, il provvedimento rispetto a quello che era stato fatto al Senato. Ovviamente, per noi rimane una serie di criticità forti rispetto alla natura di quello che si è voluto mettere in campo.
  In via pregiudiziale, voglio dire che noi non solo condividiamo il principio, pressoché sacrosanto, che non solo i giornalisti, ma nessuna persona possa andare in galera per reati di opinione o, comunque, in genere per la libertà di manifestare le proprie idee. Ci mancherebbe, siamo un partito garantista, un partito del diritto e, quindi, riteniamo assolutamente sacrosanto che in un Paese democratico non si possa andare in galera per le proprie opinioni, ancorché sappiamo bene che in galera ormai non si va neanche più per il furto, per le rapine, per effetto degli «svuota carceri» messi in campo dai Governi tecnici delle larghe intese e dal PD. Oramai in galera non ci va più nessuno, quindi figuriamoci se ci vanno i giornalisti o se è giusto che ci possano andare i giornalisti o una persona che diffama o ingiuria un'altra.
  Quello che, però, rimane inammissibile è l'idea contrapposta che ci possa essere la libertà di diffamare e ingiuriare e, peggio ancora, ci possano essere sanzioni pecuniarie, e sanzioni in generale irrilevanti, per il potere che ha invece, non il povero giornalista che fa il giornalismo d'inchiesta o che magari sbaglia nel giornale locale ad esprimere alcune posizioni, ma il grande giornalista, il grande mezzo di informazione, che ha la capacità di influenzare l'opinione pubblica, che ha la capacità di cambiare anche il corso democratico degli eventi.Pag. 20
  Immaginiamo una calunnia ben confezionata messa in campo il giorno prima dell'elezione a sindaco, piuttosto che a presidente della regione oppure delle elezioni parlamentari da cui poi scaturisce la nostra democrazia che è la pietra angolare del nostro ordinamento giuridico che si basa sulla democrazia e sulla sovranità popolare. Immaginiamo se il giorno prima dell'elezione un grande giornale decide di far perdere le elezioni a una parte, inventando di sana pianta una storia, magari con risvolti gravissimi e se la possa cavare, dopo aver scritto una vergogna falsa il sabato o la domenica, con una smentita il lunedì oppure con il pagamento di una sanzione di 20, di 30, di 40 mila euro.
  Secondo voi la democrazia del nostro Paese può valere 50 mila euro, massimo di sanzione che viene dato ad un grande giornale, che magari appartiene ad una banca o magari appartiene ad un'assicurazione ? Infatti, il problema vero della nostra democrazia è che ormai i grandi mezzi di informazione non sono più in mano all'editoria pura, a coloro che si battono per le proprie idee, a prescindere che siano sbagliate, o che fanno inchieste per fare conoscere i fatti all'opinione pubblica, ma i nostri mezzi di informazione ormai sono in mano ai poteri finanziari.
  Allora, la legge parte da una ratio giusta che noi condividiamo, quella di impedire che, per la libertà di opinione e per la libertà per eccellenza, che è la libertà di stampa, si possa essere perseguiti con la galera, cosa che sappiamo già non avvenire per effetto degli «svuota carceri» che, innalzando la soglia per cui si entra in galera, sostanzialmente, come ho già detto, impediscono l'ingresso in galera anche per rapinatori, stupratori, delinquenti incalliti e quant'altro, figuriamoci per i giornalisti. Ma il principio vale la pena che sia difeso e noi riteniamo che non si possa dare un voto favorevole.
  Così come posso anche aggiungere che l'idea di mettere sullo stesso piano il giornalista che utilizzando un giornale, che di per sé nell'immaginario collettivo rappresenta una verità acclarata, possa delegittimare il singolo cittadino e cavarsela con una smentita e, invece, magari la persona che fa una diffamazione normale non possa avere la stessa scriminante e, quindi, con una smentita, con una lettera di scuse, evitare un processo o evitare una multa. O, peggio ancora, mettere sullo stesso piano la vittima e il carnefice, il carnefice che utilizzando il giornale – peggio ancora un grande gruppo finanziario – vuole delegittimare un avversario politico che magari si batte, come facciamo noi, contro i privilegi delle banche e delle assicurazioni che il Governo Renzi sta mettendo in campo in questi anni, e che può essere dileggiato e diffamato e poi magari non avere neanche la tutela della querela o dell'azione civile, perché altrimenti può incorrere persino nel caso per cui, come qualche collega incautamente ha detto, dopo avere vinto un primo grado, perda il secondo e, quindi, con una condanna all'incontrario da parte del querelante.
  Allora, io credo che si è già andati un po’ oltre nel momento in cui si faceva una cosa buona e si evitava il carcere per i giornalisti e per quanti commettono reati di opinione. Anzi, noi dovremmo allargare ed estendere a tanti reati previsti dal nostro codice, che ancora puniscono, in maniera antiquata e sì barbarica e medievale, le espressioni di opinioni, ancorché censurabili e ancorché gravi, ma sempre nel campo del pensiero. Infatti, se ci sono norme che puniscono i reati di opinione, oggi magari che siamo in un Paese democratico puniamo cose gravi che possono essere dette, ma lasciamo che un domani magari si possano perseguire gli oppositori per opinioni che sono non condivisibili dall’establishment del potere.
  Ma non voglio allargare molto il tema. Sta di fatto che noi condividiamo fortemente la battaglia morale che la Camera in questo momento porta avanti, con la maggioranza di Governo e il Viceministro Costa che è stato il primo presentatore della proposta. Ma riteniamo che essere passati da un regime sanzionatorio sbagliato sul piano morale nei confronti dei giornalisti e delle persone che diffamano o ingiuriano gli altri ad un regime addirittura Pag. 21opposto – dove per l'esiguità delle pene pecuniarie possibili, per l'opportunità di una scriminante larga che, dopo avere fatto l'offesa, consente al gruppo editoriale o al giornalista diffamatore anche per professione di cavarsela con una multa lieve e nell'ipotesi peggiore con una sospensione dalla professione di soli sei mesi al massimo (e poi vedremo in quanti casi verrà data) – sia stato un passo troppo grande.
  Allora, il nostro gruppo – ripeto – nel condividere la moralità della battaglia, nell'apprezzare anche i tentativi e l'effettivo miglioramento che alla Camera ulteriormente si è fatto di questo provvedimento, che ha già fatto con il sistema della navetta due passaggi parlamentari, non può votare contro. Non possiamo votare, però, allo stesso tempo a favore, perché riteniamo che si sia andati troppo oltre e si sia finito, da una parte, per garantire una sorta di impunità della diffamazione e per togliere, dall'altra, troppi diritti ai diffamati che riteniamo essere, soprattutto nel caso del confronto con la carta stampata, la parte più debole e, quindi, la parte che il Parlamento e lo Stato dovrebbero tutelare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Nel presente provvedimento viene modificata la sanzione penale dei reati di diffamazione ed ingiuria. Viene, infatti, eliminata la pena detentiva ed aumentata la sanzione pecuniaria in modo da offrire una generalizzata deterrenza alla commissione di questi reati.
  Sebbene il massimo delle pene pecuniarie per le grandi testate giornalistiche sia effettivamente ancora basso, è stato osservato che, nonostante l'eliminazione delle pene detentive, la sanzione pecuniaria potrebbe comunque costituire uno spauracchio per la libertà di stampa e di libera espressione del pensiero per quei giornalisti che scrivono per le piccole testate. Nella formulazione del testo, pertanto, è doveroso, da un lato, garantire i diritti e l'interesse del danneggiato che non siano diffuse notizie che possano instillare il dubbio sull'onestà della persona che si ritiene danneggiata, e, dall'altro lato, si dovrebbe calibrare con maggiore specificità la sanzione ed i limiti per le liti temerariamente intentate nei confronti di chi quotidianamente offre le proprie informazioni al pubblico.
  Specificamente, dunque, sono due gli interessi da contemperare: l'interesse che, da una parte, risiede nella persona offesa, che vede minata la propria integrità morale e la propria onestà da parte di chi, comunque, ha dalla sua un raggio di azione molto più potente rispetto all'offeso, perché chi scrive su un giornale parla nei confronti di uno verso «n», mentre chi subisce un danno può rivalersi nei confronti di una persona e non è detto che, però, anche in seguito alla rivalsa, possa ristabilire l'ordine e ristabilire, quindi, da principio, la propria immagine e la propria onestà che vede rappresentata. Per questo motivo riteniamo che il provvedimento in esame sia molto importante e, nel contempo, anche delicato. Si valuta positivamente anche la previsione che sia tutelato il diritto alla rettifica dell'informazione senza che sia aggiunto il commento, ma semplicemente riportando il medesimo titolo con indicazione dell'autore in modo da poterlo riferire univocamente all'informazione per la quale si chiede la rettifica.
  Si accoglie, infine, di buon grado la previsione che stabilisce termini definiti e stringenti per effettuare la rettifica in modo che possa risultare tempestiva rispetto alla prima notizia che presenta delle inesattezze.
  Complessivamente quindi, per i nodi che abbiamo appena descritto, preannunziamo la nostra astensione sul provvedimento in sede di votazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piepoli. Ne ha facoltà. Non essendo presente in Aula si intende vi abbia rinunciato.Pag. 22
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, svolgerò poche considerazioni perché questa proposta di legge è già stata abbondantemente discussa in prima lettura; è stata modificata al Senato e oggi viene nuovamente modificata. Si tratta di un provvedimento indiscutibilmente giusto.
  Ma la valutazione politica che svolgo, su un provvedimento giusto, rispetto al quale il gruppo della Lega ha votato a favore, tanto nella prima lettura alla Camera quanto nella seconda lettura al Senato, è la seguente. Io credo che emerga e sia emerso, durante questo dibattito, che tutta quella grande volontà politica di dare attuazione immediata a questo provvedimento non ci sia. Io ho la netta impressione che non c’è assolutamente la volontà politica. Nonostante i proclami, gli intendimenti e le dichiarazioni che vengono fatte trasparire all'esterno, mi sembra che il dibattito a cui abbiamo assistito in questi due giorni vada esattamente nella direzione opposta. Questo proprio perché, andando a modificare alcuni aspetti, a loro volta introdotti dal Senato, è emersa nel dibattito una differenza tra le forze politiche della maggioranza, un'enorme differenza della posizione della maggioranza, in modo particolare del Partito Democratico rispetto alle posizioni del Governo, in base alle quali il disegno di legge è stato presentato.
  Quindi, ho la netta sensazione e abbiamo la netta sensazione che una proposta di legge giusta, una proposta di legge necessaria rispetto alla categoria dei giornalisti oggi avrebbe potuto trovare la luce, sarebbe potuta diventare legge e così non è. Non è così proprio perché il dibattito ha portato ad apportare delle modifiche e ad introdurre nuovi elementi che porteranno questo provvedimento nuovamente a un dibattito all'interno del Senato.
  E come spesso è capitato nel dibattito tra Camera e Senato, in modo particolare sui temi riferiti alla giustizia, le modifiche introdotte da una Camera sono state poi sistematicamente rimodificate da parte dell'altra Camera. Quindi, io temo che questa proposta di legge prenderà la via di altri provvedimenti, ovvero verrà insabbiata e una norma giusta, mirata a togliere il carcere ai giornalisti, cosa che avviene in quasi tutti i Paesi del mondo tranne alcune rare eccezioni, rimarrà unicamente un bel dibattito parlamentare, tante parole e tante chiacchiere rispetto alle quali non troverà mai la luce questa proposta di legge. Siamo in un Paese dove la libertà di opinione e la libertà di stampa non sono assolutamente in discussione. Anzi, io credo che nel nostro Paese ci sia giustamente una grande e prospera libertà di stampa. Noi abbiamo sempre creduto che prevedere il carcere e, quindi, la reclusione, in modo particolare con riferimento a fatti specifici, fosse un vulnus di democrazia probabilmente da sistemare. E la proposta di legge nasce con questa finalità ed a questa finalità, a cui si è riferita la proposta di legge presentata, ci siamo sempre attenuti, come ripeto votando a favore, tanto alla Camera, quanto al Senato.
  Vengono, però, introdotti due elementi. Noi siamo favorevoli alla cancellazione del carcere e alla cancellazione della reclusione in caso di diffamazione a mezzo stampa; siamo favorevoli all'introduzione delle sanzioni pecuniarie, a nostro avviso, giuste ed eque; e siamo anche favorevoli al potenziamento e alla rimodulazione del principio della rettifica, anche se spesso e volentieri la rettifica, sia per portata, sia per dimensioni, sia per impatto, non corrisponde mai alla notizia falsa o diffamante che viene pubblicata e, quindi, il danno per colui il quale è stato diffamato dalla prima notizia raramente e difficilmente viene sanato dalla rettifica. Però c’è il potenziamento importante dell'istituto riparatore della rettifica. Ci sono, però, due aspetti che, a nostro avviso, vanno ad inficiare la bontà del lavoro che è stato fatto, anche rispetto all'introduzione, operata al Senato, con riferimento alla lite temeraria o alla querela temeraria, istituto, tra l'altro, raramente praticato nel nostro istituto giurisdizionale e raramente attuato nelle aule dei tribunali.Pag. 23
  Io credo che l'istituto della lite temeraria, se andava modificato, andava modificato in senso generale; andava modificato con riferimento all'articolo 96, riferito, non al caso specifico dei giornalisti, ma, in maniera strutturale e organica, come modifica normativa generale e astratta riguardante tutti coloro i quali si sarebbero trovati in una situazione prevista dall'articolo 96. Credo che la valutazione equitativa da parte del giudice era un principio di equità giusto introdotto al Senato. Il parametrare il giudizio di equità rispetto alla proporzionalità della domanda risarcitoria presentata credo sia, così come introdotto con un emendamento della Commissione, un principio non equo e palesemente sproporzionato rispetto al potenziale effetto della domanda risarcitoria. Quindi, sulla lite temeraria non abbiamo riscontrato una condivisione rispetto alle posizioni della Commissione e della maggioranza. Non posso dire del Governo perché il Governo aveva una posizione esattamente opposta rispetto a quella del relatore. Così come – e l'abbiamo eccepito durante il dibattito poco fa – non abbiamo trovato riscontro rispetto alla norma, che è stata introdotta all'articolo 6, che si riferisce a un principio sacrosanto, ossia quello di tutela, non solo del direttore, ma, come ripeto, anche dei giornalisti e dei pubblicisti, come è stato giustamente modificato da un emendamento da parte del MoVimento 5 Stelle. A un principio sacrosanto segue una norma non generale ed astratta. È emerso in maniera estremamente chiaro l'imbarazzo da parte del relatore, da parte della maggioranza e da parte del Partito Democratico a giustificare una norma palesemente nata come norma ad personam; un vestito ritagliato e cucito ad hoc per un caso particolare, per un caso singolo che rappresenta, comunque, un'eccezionalità rispetto ad un panorama giornalistico che andava in una direzione esattamente opposta.
  Detto questo, il principio è giusto: il giornalista che risponde in solido con la testata giornalistica rispetto ad una diffamazione, nel momento in cui viene condannato al risarcimento del danno a fronte di una testata giornalistica fallita, evidentemente non può essere lasciato solo ad affrontare il giudizio risarcitorio, in molti casi anche pesante e in molti casi non solo di natura economica, ma spesso anche di natura patrimoniale.
  Questo principio va bene se calato in una realtà generale e complessiva, solleva invece alcune perplessità se calato su un caso specifico e particolare. Si tratta dunque di un provvedimento con luci ed ombre. Era un provvedimento nato con molte luci e rispetto a quelle luci il gruppo della Lega aveva manifestato la disponibilità ad assecondare un bisogno ed un'esigenza reale ed effettiva, oggi le ombre che subentrano rispetto alle luci ci portano in parte a modificare il nostro voto ed è il motivo per cui preannunzio l'astensione del gruppo della Lega Nord in sede di votazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, l'urgenza di apportare alcune modifiche ad una legge che risale ormai al 1948 – quella recante «Disposizioni sulla stampa» – è dettata dalla necessità di sviluppare un utile bilanciamento di diritti costituzionali per alcuni versi confliggenti, quali le libertà di espressione, di critica e di cronaca e l'inviolabile diritto del cittadino alla reputazione.
  Il testo oggi in esame pone finalmente il nostro ordinamento in linea con gli alti standard europei e con quanto da tempo affermato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, prevedendo, da un lato, l'eliminazione della pena detentiva per i reati d'opinione e, dall'altro, il rafforzamento di misure riparatorie quali la pubblicazione della rettifica e della sentenza di condanna; modifiche, queste, oggi più che mai necessarie se si considerano le numerose condanne alla reclusione che hanno colpito Pag. 24giornalisti e direttori, anche di testate nazionali, negli ultimi anni.
  Al riguardo, nel corso delle audizioni, che sono state davvero molte e importanti, in Commissione giustizia in prima lettura, abbiamo avuto modo di ascoltare l'esperienza diretta di molti prestigiosi ed esperti nomi del giornalismo italiano e l'intervento che personalmente mi ha indirizzato a proseguire con convinzione su questa strada è stato quello di Giorgio Mulé, direttore di Panorama, che, nel mese di luglio del 2013, ha subito due condanne per omesso controllo, per un totale di 16 mesi di reclusione senza condizionale. In quell'occasione, il direttore ha affermato di avere 100 giorni per impugnare le sentenze di primo grado ma di non volerlo fare, confidando nel senso di responsabilità di questo Parlamento. Lo stesso Parlamento che, solo due anni fa, con un altro direttore di un altro giornale, invece, non si era sentito di portare avanti il discorso sull'esclusione del carcere per i direttori dei giornali per omesso controllo.
  Da allora, purtroppo, sono trascorsi due anni e queste misure indispensabili in un Paese civile non sono ancora legge ! A fronte infatti, di un lavoro davvero rapido e condiviso che la Camera ha fatto in prima istanza, l'altro ramo del Parlamento, tuttavia, nonostante alcune modifiche, non ha condiviso l'impianto della proposta e ha apportato delle modifiche che hanno portato ad altri due anni di dilazione.
  In particolare, per quanto concerne la responsabilità del direttore o del vicedirettore, è stato finalmente confermato un loro obbligo di controllo su quanto pubblicato, anche perché, al pari di qualsivoglia posizione apicale all'interno di un'impresa, tale norma individua una posizione di garanzia per il fatto illecito commesso a danno di un comune cittadino. Ciò consente di distinguere il diritto ad informare dall'ingiustificabile pretesa di scrivere tutto ciò che il giornalista vuole, talvolta in accordo con il direttore e con la linea editoriale, senza alcuna assunzione di responsabilità rispetto alle notizie pubblicate.
  Nel corso dei lavori in prima lettura e, soprattutto, alla luce delle audizioni svolte, come ho già detto, mi sono ancor più convinto che l'idea iniziale contenuta nella mia proposta di legge che è stata abbinata a quella presente era davvero quella da portare avanti. La realtà è fortemente condizionata dalle comunicazioni sul web e sui social network. Ebbene, ci siamo resi conto che è necessario estendere l'ambito di applicazione della nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa anche alle edizioni telematiche di quotidiani e periodici in quanto oggi molto naviga su questi strumenti di comunicazione. Questa riforma deve tenere conto del fatto che l'informazione è profondamente cambiata, che sono cambiati i mezzi, la velocità, il modo in cui si diffondono le notizie e le piattaforme su cui sono distribuite.
  Non possiamo riproporre un sistema normativo tarato solo sui mezzi di informazione tradizionali e non regolamentare per nulla illeciti compiuti attraverso altri strumenti di diffusione. Occorre una normativa che vada oltre le disposizioni sulla stampa e si adatti alla nuova informazione, al mondo del web, ai siti Internet, che non c'erano e che oggi fanno parte del nostro quotidiano, e quindi a un modo di fare radio e televisione che oggi esiste e che ieri non era neppure immaginabile.
  Il testo oggi in esame contiene norme di buon senso che consentono una più efficace riabilitazione della parte lesa agli occhi dell'opinione pubblica e tali misure dovrebbero, a mio avviso, estendersi a tutti i siti web che svolgono attività divulgativa, ponendo queste fonti sullo stesso piano dei più tradizionali mezzi di informazione. In sede di discussione, prima in Commissione giustizia e poi in Aula, si è, però, optato per una applicazione della normativa ai soli siti Internet aventi natura editoriale, escludendo, quindi buona parte dell'informazione on-line e i blog che oggi invece rivestono un ruolo fondamentale nella circolazione delle notizie. È vero che gli esperti e i tecnici continuano a dire che si tratta soltanto di amplificatori, ma con quel «soltanto», davvero, non ci si rende conto di quanta diffamazione circoli proprio Pag. 25sui blog e di quanto sia del tutto non controllato e passi davvero di tutto proprio su quegli strumenti.
  Oggi la reputazione di chicchessia viene totalmente massacrata grazie a questa assenza di monitoraggio, che è possibile effettuare ancora oggi sui blog. I blog sono un'area che, per quanto difficile, deve essere considerata con attenzione e questo, anche in questa seconda fase di valutazione in sede di Commissione giustizia, si è cominciato a fare.
  In particolare, nell'articolato, si propone l'obbligo per il direttore o, comunque, per il responsabile del giornale di pubblicare gratuitamente nel quotidiano o nel periodico, o nelle agenzie di stampa, o ancora nel prodotto editoriale on-line le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti che si ritengano danneggiati da notizie o immagini diffamatorie e, nell'ottica di garantire un effettivo esercizio della rettifica al riparo da omissioni e manipolazioni, è stato previsto il divieto di inserire commenti, che, troppo spesso, vengono utilizzati per sminuire, ridicolizzare, o semplicemente «disinnescare» questo importante strumento riparatorio.
  Chiunque abbia frequentazione e conoscenza delle dinamiche di lettura on-line sa che, attraverso i siti di ricerca, la notizia compare per prima e la rettifica va in fondo; a ciò si aggiunga che le pagine Internet vengono lette prevalentemente nella parte iniziale, anche perché la schermata può avere un'estensione di svariate pagine. Ne consegue che la mancata specificazione del punto esatto in cui la rettifica deve essere inserita rischia di lasciare ampio spazio alla discrezionalità sulla sua collocazione, con un ulteriore danno per chi ne ha chiesto la pubblicazione.
  Nella legge si prevede anche che la rettifica avvenga con lo stesso rilievo e la stessa collocazione della notizia diffamatoria, in modo riconoscibile e, per quanto attiene i siti Internet di natura editoriale, che essa venga riportata in testa di pagina, prima dell'articolo che ne forma l'oggetto e utilizzando la medesima URL (uniform resource locator), ossia quella sequenza di caratteri che identifica in modo univoco l'indirizzo di una risorsa sul web.
  Questo rinnovato ruolo della rettifica, e la sua rivalorizzazione rappresentano un importante risultato in termini di riparazione del danno: se da una parte, infatti, viene eliminata la pena della reclusione, dall'altra, serve una regola che dia davvero piena funzione all'istituto della rettifica, tenendo presente che, in particolare sui mezzi di informazione di nuova generazione, tale strumento potrebbe arrivare in tempi molto rapidi a ristabilire la verità, riducendo sensibilmente il danno per la parte lesa.
  Ovviamente, la scelta legislativa di applicare la legge sulla diffamazione a mezzo stampa anche ai mezzi di informazione di ultima generazione, richiede un bilanciamento delle sanzioni pecuniarie, tenendo presente, nella commisurazione della pena, l'effettiva capacità lesiva della notizia diffamatoria, la sua diffusione, la tempestiva riparazione del danno ed eventualmente la capacità economica del sito o della testata giornalistica, ma certamente non ignorando il potenziale diffamatorio di questa condotta.
  Da ultimo, qualche parola e qualche riflessione sulla modifica approvata in seconda lettura dalla Commissione giustizia, che mira a dare soluzione ai casi di fallimento delle proprietà dei giornali che, troppo spesso negli ultimi anni, hanno lasciato a direttori e giornalisti ogni responsabilità sul risarcimento dei soggetti danneggiati per diffamazione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  STEFANO DAMBRUOSO. Vado a concludere, Presidente. Noi abbiamo condiviso questa impostazione, così come l'abbiamo realizzata con le votazioni svolte fino ad oggi; quindi il nostro partito, che oggi rappresento con questa dichiarazione di voto finale, è per l'approvazione del testo in esame, che è considerato un passo importante proprio perché introduce, finalmente, nel nostro ordinamento alcune misure indispensabili per una informazione Pag. 26più libera e, al contempo, più responsabile.
  Annuncio, quindi, a nome del gruppo Scelta Civica il voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Quello che ci apprestiamo a votare è un testo profondamente cambiato rispetto alla versione licenziata dalla Camera nell'ottobre 2013, ma anche rispetto alla successiva versione approvata dal Senato della Repubblica. Parliamo di un provvedimento che è a lungo sfuggito ad una riforma parlamentare, almeno per una decina di anni, e questo fatto parla da solo. Parla della difficoltà di regolamentare una materia dove si giustappongono interessi e diritti diversi, tra i quali alcuni costituzionalmente garantiti.
  Questo provvedimento ha iniziato il suo iter sotto le insegne di un anacronismo, ovvero il carcere previsto per i giornalisti, e la sua cancellazione ne segna indubbiamente l'esito. Ma la nostra discussione ripetuta è stata anche un'occasione per una riflessione su quanto sia profondamente cambiato l'universo dell'informazione, su quanta distanza vi sia, molto più ampia del tempo trascorso, tra la situazione odierna e quella della legge del 1948, normativa sulla stampa cui ancoriamo parti fondamentali del presente provvedimento.
  La Camera, in questa lettura, è intervenuta nuovamente sul testo e diciamo che sono tre i punti, a mio avviso, maggiormente significativi: la soppressione dell'originario articolo 3 del testo, che disciplinava il cosiddetto diritto all'oblio, parte che è stata espunta; la soppressione della responsabilità oggettiva del direttore o del vicedirettore responsabile,; infine, quella di cui abbiamo discusso lungamente nella giornata odierna, il tema della lite temeraria.
  Sul primo aspetto voglio ricordare le parole di Stefano Rodotà: «La previsione di un assoluto diritto all'oblio, esercitato senza contraddittorio, è destinata a produrre un infinito contenzioso tutte le volte che, di fronte a richieste ingiustificate, il direttore legittimamente decida di non accoglierlo. Ma la norma può anche indurre ad accettare la richiesta solo per sottrarsi proprio ad un contenzioso costoso e ingestibile e, soprattutto, può indurre la decisione di non rendere pubbliche notizie. I rischi non vi sono solo per la libertà di informazione, ma per la stessa democrazia», e sono rischi evidenti. Bene, dunque, abbiamo fatto ad intervenire su questo specifico punto.
  Sulla responsabilità oggettiva poco dico. Ricordo che in campo penale essa ha sempre posto delicati problemi di compatibilità con l'articolo 27 della Costituzione.
  In ultimo, vi è la cosiddetta lite temeraria, che è stata in questi anni la vera e permanente minaccia alla libertà di informazione e la distribuzione, credo, su questo tema del parere delle forze politiche dello stesso Governo ci racconta molto da questo punto di vista. Potevamo certamente fare di più, mi sembra però un deciso passo in avanti.
  Ricordavo prima che questo provvedimento è stato l'occasione per un'approfondita ricognizione sui mutamenti intervenuti nel mondo e nell'universo dell'informazione, tanto nei media quanto nell'organizzazione del lavoro giornalistico, e diciamo che sull'organizzazione del lavoro giornalistico e le figure del giornalista, del pubblicista e dell'autore dell'articolo i mutamenti non sono andati nella giusta direzione, in una buona direzione, ma nel senso di una precarizzazione che ha avuto profondi riflessi anche sulla capacità di fare informazione in questo Paese. Quindi, non tutti i mutamenti sono intervenuti in meglio, ma sono stati comunque, nel bene e nel male, mutamenti rivoluzionari. Ed è questa, credo, anche la misura della palese inadeguatezza della legislazione vigente.
  Il gruppo di SEL ha votato contro le precedenti versioni del provvedimento, lo ha fatto al Senato, lo ha fatto alla Camera dei deputati in prima lettura. Ma riconosce lo sforzo compiuto, i mutamenti avvenuti, Pag. 27l'attenuarsi di quel il rischio «bavaglio» potenzialmente presente nel testo fino ad oggi.
  Pertanto, annuncio il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente. Preannuncio che noi ci asterremo su questo provvedimento. Lo faremo in maniera chiara e precisa, lasciando anche tracce del perché su questo intervento che servirà quale riferimento a chi dovrà giudicare lo stesso provvedimento in futuro, cioè il Senato. Desideriamo farlo in maniera articolata perché, come avete visto nelle ultime battute di questo provvedimento, noi ci siamo astenuti nel complesso e abbiamo votato contro ad alcuni articoli fondamentali. È evidente che se abbiamo manifestato il «no» a questo provvedimento vuol dire che vi sono spiegazioni forti. Ecco perché la spiegazione è compiuta e completa e deve servire per essere giustamente interpretato dall'altro ramo del Parlamento.
  Ricordo a tutti che questo provvedimento nasce su nostra iniziativa e nasce perché abbiamo nelle nostre corde che la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ha considerato le sanzioni a carico dei giornalisti un'ingerenza, purché vi siano alcune condizioni: la prima, che sia prevista dalla legge; la seconda, che sia necessario perseguire una finalità utile al contesto democratico e a una società che rispetta i diritti e i doveri; la terza, che sia proporzionata al fatto. Tutto ciò è chiaro, purché il giornalista, nei modi che ho appena spiegato, non prevarichi e non leda l'altrui reputazione, non alteri la verità della notizia non provochi nocumento all'onorabilità della persona. Pertanto, per questi motivi deve essere sempre garantito l'onore e il prestigio della persona stessa.
  È ovvio, tuttavia, che tutto ciò ha trovato delle contraddizioni palesi in questo provvedimento perché – per quanto devo dare onore e merito al relatore, l'onorevole Verini, che si è speso tanto per trovare dei bilanciamenti e delle soluzioni intermedie – alla fine dell'esame il provvedimento non ci ha dato soddisfazioni da alcuni punti di vista, soprattutto riguardo alle premesse che ho appena ricordato. Il bilanciamento, visto che ho usato questa parola, continuo ad usarla, parte dal presupposto che vi debba essere sì la garanzia della libertà di pensiero nei confronti di chi scrive in quanto informatore dell'opinione pubblica, ma dall'altro anche il diritto alla garanzia dell'onore e della reputazione di chi è attaccato. Io sfido a dire il contrario a tutto questo. Coloro che sono stati calpestati nella loro onorabilità e nel loro prestigio è evidente che sono stati danneggiati e a loro resterà l'onta per tutta la vita. Poco fa è stato spiegato bene in alcuni passaggi dall'onorevole Dambruoso come la rete produca ormai danni travolgenti. Ormai appartiene alla mentalità di fette ampie della popolazione, che dietro allo schermo di un computer reiterano, moltiplicano, diffondono cattive notizie. Comprenderete che quanto sto dicendo non è banale. Quindi, la cattiva informazione, specie se in malafede, moltiplicata dagli effetti mediatici di qualunque genere e specie, produce spesso un danno: la perdita dell'onorabilità di taluni. Questo è sempre ben chiaro nella nostra testa, ed era il senso ed il principio per cui abbiamo ispirato un provvedimento, sin dalle origini, portandolo avanti con caparbietà, convinti come siamo che solo l'equilibrio di queste due forze, di questi due poteri, può produrre effetti positivi e virtuosi per la società.
  Verifichiamo alla luce di questo risultato finale che invece continua la deriva di coloro che sono propensi a uccidere una persona con la penna, piuttosto che costruire un rapporto positivo e di verità nei confronti dell'opinione pubblica. Lo dico perché abbiamo appena avuto l'esemplificazione plastica in questo provvedimento. L'emendamento che portava a mia firma mirava a spiegare che non era possibile tecnicamente, umanamente, culturalmente, Pag. 28politicamente e socialmente uno sbilanciamento a favore della stampa rispetto al principio della lite temeraria, che è per definizione un principio che vale per tutti e dove non possono esserci delle sacche di privilegio nei confronti di qualcuno, nel caso specifico la carta stampata e on line. Così come è scritta la norma l'azione giudiziaria viene inibita per colpa di elementi che a monte sono stabiliti dalla legge e che rendono difficile, irta, difficoltosa, se non addirittura impossibile l'azione giudiziaria. Ecco perché sul principio della lite temeraria abbiamo detto «no» alla proposta che ci è arrivata e «no» anche alla mediazione, per quanto abbiamo apprezzato lo sforzo del relatore.
  È evidente che a questo punto qualche considerazione politica va fatta. Perché non posso pensare che questo Parlamento continui e ricontinui ancora una volta a farsi del male. È palese che c’è un potere tecnocratico che è superiore a questo Parlamento, superiore rispetto a chi deve decidere nell'interesse del popolo. C’è stata proprio nei giorni scorsi un'intervista di un noto opinion leader, un cantante, che in questo momento sta girando su internet. Egli dice apertamente «sono stato convocato in una riunione di lobby, c'era la finanza, c'erano i mass media, c'erano i potenti del mondo e ho chiesto come mai non ci sono i politici ? Mi fu risposto: no, i politici servono in una fase successiva, quando devono eseguire le direttive». Lo ha detto un opinion leader, un cantante nazionale, a proposito delle tesi sul LGBT su cui era stato abbordato per diffonderle.
  C’è qualcosa che non quadra in questa nostra politica e noi, colleghi, dobbiamo interrogarci. Questo Parlamento tesse la canapa della corda che lo impicca e non lo impicca in una logica di controparte per cui sono i giornalisti che hanno la meglio nei confronti della politica. Noi siamo un potere della Costituzione, il terzo per definizione, che nasce e serve per difendere l'interesse del popolo. Quindi, quando ci sono dei sbilanciamenti a favore di certi poteri forti nei confronti di altri, è evidente che a cascata chi la paga è sempre l'ultimo del gradino, cioè il popolo. È chiaro che noi stiamo qui a fare delle leggi nei confronti dell'interesse del popolo. Quando questo interesse non c’è, perché nel caso specifico c’è un potere forte che prevarica gli altri, il risultato è chiaro e palese. Il bello è che tutto questo, purtroppo, non è frutto soltanto di un'occasionale, e passeggero momento di follia di questo Parlamento. No ! Esso è una costante che sta accadendo e che si ripresenta puntualmente. Come non ricordare ormai che ci sono leggi che vengono valutate da certi magistrati e che vengono poi portate qui in questo Parlamento. Lo dicono testualmente e apertamente e le loro tesi culturali vengono diffuse e poi fatte proprie da questo Parlamento. Penso che questo non sia una cosa normale, è giusto un confronto, non certamente un ricevere passivamente. Ancora, come non ricordare che la stessa cosa accade anche nell'ambito del fisco. Molte leggi sono il frutto della tecnocrazia di quel settore che impone norme a questo Parlamento il quale passivamente subisce.
  Arrivo alla conclusione per dire che certamente c’è un vulnus che deve essere elemento di riflessione. Il Parlamento si deve interrogare – chiudo veramente Presidente – su come bisogna affrontare la tecnocrazia nelle varie accezioni. Il diritto dei cittadini ad essere garantiti rispetto ad esondazioni, di taluni giornalisti, non certamente di tutti, oggi è sotto gli occhi di tutti ed è un rischio per la nostra libertà. (Applausi dei deputati del gruppo di Area Popolare (NCD-UDC).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame torna in questo ramo del Parlamento per l'approvazione in terza lettura dopo più di venti mesi. Si poteva fare prima, si poteva fare certamente di più, si poteva fare meglio, ma questa legge segna comunque un traguardo importante sulla strada della libertà di stampa e di espressione. Pag. 29È una rivoluzione innanzitutto culturale che sancisce finalmente il principio per il quale i giornalisti impegnati nello svolgimento del loro lavoro, spesso ostacolato da tentativi di intimidazione di varia natura, non rischieranno più il carcere. E questa va considerata una vittoria di Forza Italia, che ha promosso e sostenuto questo principio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). È noto come la necessità di porre quanto prima mano all'attuale legge sulla diffamazione a mezzo stampa nasca in particolare da recenti vicende che hanno portato alcuni giornalisti alle soglie della prigione, salvati dalla prigione da grazia o da provvedimenti tampone a margine della legge e non da norme che prevedevano di evitare il carcere. Era oramai evidente quindi da tempo la necessità di innovare una legge oramai troppo vecchia, nata in circostanze in cui i mezzi di comunicazione di massa si limitavano ai giornali, quotidiani, periodici e alle radiodiffusioni. Oggi il quadro è completamente cambiato con l'irrompere sulla scena di mezzi di comunicazione di grandissima potenza come la televisione, anche nella versione satellitare di internet, e quindi dei giornali on line oltre che dei siti on line e dei blog, ma quella che è cambiata radicalmente, in meglio, è la sensibilità dei cittadini sui diritti di libertà in generale e quindi anche sulla libertà di stampa, in senso specifico, che è notevolmente cresciuta specialmente negli ultimi 65 anni. Si è resa dunque necessaria una decisa inversione di rotta. In realtà sono anni che si chiede al Parlamento di superare la rigida disciplina attuale che espone il giornalista, spesso in buona fede – questo va precisato in quest'Aula perché sentir parlare di macchine di fango create a posta sì ci sono, ma poi, per quanto riguarda il mestiere di giornalista, non sono così frequenti e numerose, vanno estirpati i rami secchi, ma fortunatamente non sono così numerosi – ad elevati rischi che possono interferire con la libertà di espressione e di critica e con il diritto di cronaca. Tuttavia, non si era ancora riusciti a dare una risposta adeguata a tale legittima richiesta in ragione dell'estrema difficoltà che si incontra nel contemperare questa esigenza con quella, sicuramente non meno rilevante, di assicurare sempre e comunque un'effettiva tutela dell'onore delle persone offese dalla notizia o dal giudizio diffamatorio. L'onore è infatti un bene inscindibilmente connesso all'individuo, la cui tutela costituzionale risiede nella pari dignità sociale delle persone: un valore che se distrutto con mezzi d'informazione, difficilmente può essere recuperato. Detto questo però, si può pensare a pene non detentive, ad una serie misure interdittive e a pene pecuniarie che possono essere più deterrenti rispetto alla pena detentiva, che talvolta può apparire spropositata, oltre che soggetta all'arbitrarietà del giudice. Questo provvedimento rappresenta, quindi, un concreto passo in avanti e va ad inserirsi in un quadro di interventi necessari in relazione al mutare del tempo: si tratta di una scelta fondamentale a tutela delle libertà democratiche in quanto la libertà di stampa in tutte le sue espressioni, frutto del progresso tecnologico, è un elemento fondante della democrazia come chiaramente sancito dallo spirito e dalla lettera dell'articolo 21 della nostra Costituzione. Sappiamo bene che quello della libertà di stampa è uno dei fattori principali utilizzati per misurare il cosiddetto grado di civiltà di un Paese, e se dobbiamo stare a quello che dicono gli organismi internazionali, che ripetutamente sono intervenuti anche nei confronti del nostro Paese, ci rendiamo conto che il grado di libertà di stampa all'interno della comunità internazionale e anche dell'Italia non è certamente tra i più elevati del mondo occidentale, basti ricordare le varie relazioni del Commissario per i diritti umani, del Consiglio d'Europa, dell'OSCE, o del relatore speciale delle Nazioni Unite, tutti quanti rappresentavano la necessità di un intervento innanzitutto per eliminare la previsione del carcere per quanto riguarda i giornalisti e la libertà di stampa, ma soprattutto per adeguare la normativa italiana agli standard europei. Appaiono quindi del tutto intollerabili fatti Pag. 30come quelli che hanno coinvolto giornalisti come Sallusti e Mulè, condannati a pene detentive per il reato di diffamazione a mezzo stampa.
  Faccio queste affermazioni non certo perché si tratta di giornalisti direttori di giornali di area vicina alla parte politica che rappresento, ma poiché sono profondamente convinto che non sia possibile una liberal-democrazia evoluta, come dovrebbe essere la nostra, che qualcuno, di qualsivoglia orientamento politico, destra o sinistra, possa finire in carcere per reato di diffamazione a mezzo stampa o per l'espressione delle proprie idee.
  Certamente, l'esigenza di tutelare la stampa e la libertà di stampa, in tutte le sue forme, e quella di tutelare l'onorabilità dei cittadini devono essere conciliate attraverso disposizioni di legge equilibrate e al passo con i tempi e questo cerca di fare, pur tra mille difficoltà, ripensamenti e tattiche dilatorie, l'iniziative legislativa al nostro esame, a cui il gruppo di Forza Italia ha dato, fin dall'inizio, un convinto sostegno, anche con la presentazione, il 29 maggio 2013, della proposta di legge n. 1100. La nostra proposta si prefigge, infatti, l'obiettivo di tutelare il reato di diffamazione, percependo l'importanza della grande responsabilità della categoria dei giornalisti, avendo sempre riguardo per il diritto dei cittadini a un'informazione libera su qualsiasi argomento senza censure, tanto meno preventive.
  Non bisogna dimenticare che a difesa dei giornalisti è intervenuta anche la Corte di cassazione, che ha esplicitamente affermato che il giornalista, a meno che il reato non sia di particolare gravità, non può essere punito per diffamazione con il carcere. La Corte di cassazione, con tale pronuncia, si è allineata all'orientamento della Corte europea dei diritti dell'uomo, che esige l'esigenza di circostanze eccezionali per sostituire la multa con la detenzione, sia pure con la sospensione condizionale.
  Alla luce di questa pronuncia, appare evidente che i giudici, chiamati a valutare la condotta del giornalista che va oltre i limiti del diritto di cronaca o di critica, devono, dunque, tenere presente l'insostituibile funzione formativa esercitata da tale categoria. Proprio per questo motivo, un passo importante è stato compiuto con l'approvazione, da parte della Commissione giustizia, dell'emendamento in cui è previsto che, in caso di fallimento delle proprietà di testate di giornali, direttore e giornalisti, nel momento in cui si vedono costretti a dover pagare di tasca propria eventuali risarcimenti a favore di infamati, possono rivalersi sulla proprietà fallita, diventando loro stessi creditori.
  Su questo emendamento si è detto tanto. Si è anche asserito che possa trattarsi di una norma ad personam. A mio avviso, invece, stiamo parlando di una disposizione che va a tutelare tutti i giornalisti e che rientra, a sua volta, in un provvedimento a tutela della libertà di informazione. Su questo va precisato che sono almeno un centinaio i giornalisti messi in gravissima difficoltà dal fallimento dell'editore e costretti a rispondere, da soli, delle cause promosse contro la testata. Quello che spiace è che ci sia stato bisogno del caso del direttore de l'Unità, Concita De Gregorio, perché FNSI, ordine dei giornalisti ed esponenti politici si accorgessero di un problema pendente da anni e che coinvolge giornalisti sconosciuti ai più.
  Pur approvando, dunque, lo spirito della modifica, ci troviamo, ancora una volta, a constatare che siamo in presenza di giornalista più curati e attenzionati di altri. Ripetiamo che non siamo in presenza della migliore delle leggi, ma almeno assistiamo ad un importante passo avanti che dobbiamo salutare con favore. Come detto, l'elemento più importante, dal nostro punto di vista, è l'eliminazione, una volta per tutte, dal nostro ordinamento della possibilità, non certo solo teorica ma molto concreta, per i giornalisti di essere condannati a pene detentive per i loro articoli, se giudicati diffamatori. È ovvio che a fronte dell'eliminazione della pena detentiva per il giornalista, condannato per diffamazione a mezzo stampa, ci debba essere una più efficace e circostanziata Pag. 31disciplina legislativa dell'obbligo di rettifica di notizie ritenute false e diffamatorie.
  Naturalmente, le sanzioni, finalmente solo di natura pecuniaria per i giornalisti e i direttori responsabili delle testate in caso di condanne per diffamazione, devono essere equilibrate e devono costituire una credibile deterrenza nei confronti di comportamenti lesivi per l'onorabilità dei cittadini.
  Ritengo importante, per quanto riguarda l'obbligo della rettifica, che si precisi che debba essere dato un identico spazio e rilievo rispetto alla notizia contestata. Inoltre, la rettifica deve essere senza commenti. Naturalmente, in caso di mancata rettifica il giornalista incorre in adeguate sanzioni pecuniarie.
  È evidente che la proposta di legge, su cui siamo chiamati ad esprimere il nostro voto, abbia come obiettivo di fondo quello di contemperare l'esigenza di tutelare la libertà di stampa, intesa come riferita a tutti i mezzi di comunicazione di massa, con la tutela dell'onorabilità dei cittadini, e tale obiettivo mi sembra sia stato raggiunto ottenendo un apprezzabile punto di equilibrio, che è sicuramente migliorabile ma, come sappiamo, l'ottimo è il nemico del bene.
  Quello che mi preme nuovamente sottolineare è l'inescusabile ritardo con cui si sta legiferando su questa delicata materia. Sono passati oltre due anni da quando si è iniziato a discutere e siamo ancora qui a dover fronteggiare tattiche evidentemente dilatorie, degne di miglior causa.
  Mi auguro, in conclusione, che si giunga in tempi brevi a varare definitivamente questa normativa e che il Senato non solo faccia presto ma che eviti nuove modifiche, per arrivare finalmente all'approvazione definitiva, perché la condanna peggiore, per chi attende da anni la soluzione del problema, è quella di assistere a un gioco al rimpiattino che ha il solo risultato di non decidere.
  Per queste ragioni, preannunzio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie, Presidente. Questa proposta di legge ha avuto un iter complicato e, soprattutto, lento, molto lento, nonostante da diverse legislature si tenti di modificare la legge sulla stampa e il codice civile e penale legato ad essa. Il MoVimento 5 Stelle, in Commissione, ha svolto un lavoro costante e impegnativo a tutela della libertà di informazione e dei diritti dei cittadini, portando come risultato l'approvazione di diversi emendamenti altamente qualificanti. A circa due anni di distanza dalla prima lettura avvenuta qui alla Camera, queste sono le principali novità della proposta di legge che ci accingiamo a votare oggi in Aula e, ovviamente, le nostre considerazioni.
  Come prima cosa, viene confermata l'abolizione del carcere per i reati di ingiuria e diffamazione, prevedendo, però, una multa a partire da 10 mila euro, se c’è consapevolezza della falsità del fatto pubblicato.
  Iniziamo con il dire che le multe somministrate per i giornalisti non tengono conto della potenzialità economica del condannato. Difatti, abbiamo proposto, sia in Commissione sia in Aula, con un emendamento del MoVimento 5 Stelle, di sopprimere almeno il limite minimo, come era avvenuto durante l'esame al Senato, prevedendo una multa fino ad un massimo di 10 mila euro.
  Il secondo punto è che scompare la possibilità di chiedere la cancellazione da Internet degli articoli ritenuti diffamatori. Durante l'esame del Senato era stato inserito un articolo relativo al cosiddetto «diritto all'oblio», che poco aveva in comune con questa proposta di legge iniziale partita dalla Camera e che, per fortuna, qui, in terza lettura, è stato eliminato.
  La Commissione giustizia della Camera ha approvato i quattro identici emendamenti Pag. 32soppressivi, due del Partito Democratico e due del MoVimento 5 Stelle, del contestato articolo che prevedeva l'eliminazione, dai siti Internet e dai motori di ricerca, dei contenuti diffamatori o dei dati personali trattati in violazione delle disposizioni di legge.
  Lo stesso Garante della privacy aveva sottolineato come la questione del diritto all'oblio andasse affrontata nel complesso, senza limitarsi solo ai dati trattati in violazione di legge. Come terzo punto, vengono inasprite le sanzioni per le querele e le azioni civili temerarie, che spesso rappresentano vere e proprie intimidazioni a danno dei giornalisti.
  È stata ripristinata la misura, sia pur timida e ancora inadeguata, contenuta nella prima versione della proposta di legge, contro le querele temerarie e le liti temerarie fatte per intimidire i giornalisti. Le querele temerarie sono quelle che non hanno un vero fondamento, ma vengono comunque usate come minaccia e intimidazione dei giornalisti e dei giornali più indifesi. La misura prevede che, in caso di lite valutata come temeraria, il giudice possa condannare il querelante al pagamento di una somma da mille a 10 mila euro a favore della Cassa delle ammende.
  Nel programma elettorale del MoVimento 5 Stelle, con il quale ci siamo presentati ai cittadini, uno dei punti è il riconoscimento al querelato di risarcimento in caso di non luogo a procedere; per cui, non possiamo che essere d'accordo per queste misure adottate nella proposta di legge. Certo, avremmo voluto una misura più qualificante anche per le liti temerarie, estesa non solo ai giornalisti o agli autori degli articoli di stampa, ma a tutti i cittadini; una misura che poteva essere estesa, anche con l'approvazione di alcuni emendamenti, qui, in quest'Aula, a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Viene prevista una norma per i giornalisti che devono affrontare processi civili e penali dopo il fallimento dell'editore. Si sono disciplinati anche i casi, purtroppo frequenti, di fallimento delle proprietà dei giornali, casi nei quali direttori e giornalisti vengono lasciati da soli a risarcire, in caso di condanna, il danneggiato per diffamazione. In questi casi, ci si potrà rivalere sulla proprietà fallita. Il principio è giusto e assolutamente condivisibile, ma viene sancito ora, soltanto dopo la denuncia del caso l'Unità, attraverso una modifica del provvedimento sulla complessiva riforma della diffamazione a mezzo stampa, tesa ad escludere il carcere per i giornalisti.
  Non sarebbe la prima volta che il Partito Democratico tenta di salvare il giornale di partito. Il MoVimento 5 Stelle, tramite un'interpellanza, qui, alla Camera, aveva già portato all'attenzione del Parlamento quanto emerso durante la trasmissione Report, ad esempio, in cui abbiamo scoperto che siamo noi cittadini a pagare i debiti de l'Unità, a cominciare dai 95 milioni di euro dei decreti ingiuntivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Permane la rettifica da parte dell'offeso, senza la possibilità del giornalista di commentare: questo è un passaggio abbastanza delicato, che ha fatto anche discutere tra gli addetti ai lavori. Nel testo è previsto l'obbligo di pubblicazione della rettifica con la draconiana formula «senza commento, senza risposta e senza titolo» in tutti i casi in cui sia stato danneggiato onore e reputazione. Non possiamo reputare questo testo completo per l'avere inserito l'assenza di commento alla rettifica. Questo argomento è legato indissolubilmente anche alla lite temeraria, proprio perché chiunque si senta danneggiato da una notizia può citare in giudizio un giornalista per diffamazione o per danni, ma lo stesso giornalista non può inserire un breve commento per la richiesta di una rettifica che, magari, esula dall'articolo.
  Se il giornale ha solide prove in mano, a sostegno di quanto scritto in precedenza, dovrebbe tranquillamente poter replicare, ben sapendo che in questo caso poi si va in tribunale a vedere le carte.
  Avevamo proposto di eliminare questa limitazione, sia in prima lettura qui alla Pag. 33Camera, con un mio emendamento, sia in Commissione, in cui la modifica è stata giudicata inammissibile.
  In conclusione, ciò che sta accadendo nel mondo dimostra che il ruolo dell'informazione oggi è al centro di un interesse fortissimo proprio perché precondizione del potere politico e soprattutto economico. In Italia, il tema dell'informazione è spesso accompagnato dall'abolizione delle pena carceraria, come in questo caso, per il reato di diffamazione, dalle norme sulle intercettazioni, che volevano essere inserite proprio in questo provvedimento, e quelle sul conflitto di interessi, dalla riforma dell'editoria e della Rai, che ora è in discussione al Senato, così come la riforma dell'accesso alla professione giornalistica e l'esigenza caldeggiata, ad esempio, dal MoVimento 5 Stelle di abolire tale ordine. Tutti questi passaggi sono importanti, ma non esauriscono il problema dell'informazione nella società che ha basi relative all'educazione culturale e democratica.
  Rimane, invece, l'ossessione bipartisan della politica di mettere un bavaglio ai media. Non cade questa ossessione, proprio perché può essere un motivo per tappare la bocca a quei mezzi di informazione, soprattutto i più deboli, che possono magari dire realtà o verità scomode. Il meccanismo escogitato per la rettifica obbligatoria, infatti, sarà talmente stringente da mettere in difficoltà la libera informazione. Le rettifiche dovranno essere, come già detto, pubblicate senza commento, senza risposta e senza titolo e dovranno essere pubblicate entro due giorni, con una collocazione pari a quella della presunta notizia diffamatoria. Le multe diventeranno pesanti e il deterrente principe contro i giornalisti e i media non omologati, e meno strutturati, sarà all'ordine del giorno.
  Il MoVimento 5 Stelle si asterrà oggi in Aula, poiché questa proposta di legge, come detto in precedenza, contiene interessanti novità, ma anche allo stesso tempo forti criticità. Auspichiamo, però, anche noi, in quest'Aula, che ci sia una quarta lettura, molto veloce, al Senato e che questa proposta di legge non ritorni nuovamente, qui alla Camera, tra due anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rotta. Ne ha facoltà.

  ALESSIA ROTTA. Presidente e colleghi, noi crediamo che con l'approvazione di questa proposta di legge migliori, davvero, la libertà di stampa in Italia. Già, nel 2014, il nostro Paese aveva guadagnato nove posti nella classifica sulla libertà di stampa di Reporters sans frontières, attestandosi così al quarantanovesimo posto, sui centottanta della classifica mondiale. E questo proprio grazie alla questione della diffamazione, proprio grazie al fatto che ci stavamo accingendo a dare una risposta a questo problema.
  Tra i tanti punti deboli, alcuni non risolti ancora, del sistema dell'informazione italiana vi è la concentrazione dell'informazione e il relativo conflitto di interessi, ma anche il mancato bilanciamento tra la libertà di stampa e la tutela dell'individuo. Mancanze che hanno lo stesso risultato ovvero la manipolazione dell'orientamento dell'opinione pubblica e, quindi, lo scadimento politico e morale del nostro sistema democratico, perché di questo stiamo parlando oggi.
  Nell'Europa meridionale, vogliamo ricordarlo, così come spiega il rapporto di Reporters sans frontières presentato a Parigi, l'unica evoluzione positiva c’è stata proprio in Italia e proprio grazie a questo provvedimento, perché, così spiega il rapporto, si è riusciti finalmente a stoppare una spirale negativa con la preparazione di questa legge incoraggiante, così era stata definita. Una legge che, come è stato ripetuto più volte questa mattina in quest'Aula, pone al centro il tema del bilanciamento tra diversi diritti costituzionalmente previsti, quello tra la libertà di stampa e la tutela dei diritti dell'individuo, compreso anche il diritto a vedere tutelata la propria reputazione. È stato detto più volte: l'elemento qualificante Pag. 34del provvedimento è l'eliminazione della pena del carcere per i giornalisti.

  PRESIDENTE. Onorevole Rotta, le chiedo scusa... dopo, lo potete fare dopo. Prego.

  ALESSIA ROTTA. Una pena sicuramente figlia di altri tempi, di altri regimi, di un altro clima e di altri orientamenti, autoritari e intimidatori. Il segnale, invece, che diamo noi oggi – e io voglio dire più di un segnale – è quello di una civiltà che ci riporta ad allinearci in parallelo con gli altri ordinamenti democratici.
  È stata poi introdotta con questo provvedimento la non punibilità in caso di rettifica integrale per la parte che si senta diffamata. Questo associa, dunque, al diritto della libertà di informazione un controbilanciamento importante ad ogni diritto, cioè quello della responsabilità o meglio della responsabilizzazione di chi scrive, dei giornalisti, con la verifica puntuale delle fonti e il controllo della veridicità dei fatti e delle notizie.
  Si dà, inoltre, un segnale significativo su un altro tema importante e diffuso – è stato ricordato più volte anche questo in quest'Aula – quello della lite temeraria. Quaranta cause civili su cento oggi ci dicono e ci testimoniano questo della lite temeraria: uno strumento pericoloso, una vera e propria minaccia, perché è solo uno strumento intimidatorio, volto ad impedire il lavoro democratico, quello del diritto di informare ma anche di essere informati. Per disincentivare una prassi così diffusa, abbiamo introdotto una norma per cui il giudice dovrà tenere conto nel suo giudizio della richiesta economica del preteso danneggiato. Noi riteniamo che questo sia un giusto deterrente per chi deliberatamente agisca in malafede.
  L'altro elemento introdotto nel provvedimento qui alla Camera riguarda chi debba rispondere, se solo i giornalisti o i direttori, cioè chi rimane sul campo, parimenti leso in caso di fallimento. Purtroppo, non è responsabilità di alcuni giornalisti o dei direttori o di altri, viviamo un tempo di crisi dell'editoria, dove i giornali chiudono e, per fortuna, altri ne aprono. Questo non è il caso di qualcuno, come qualcun altro ha detto in quest'Aula, ma riguarda un centinaio di giornalisti e, giustamente, l'FNSI ha sottoposto questo tema alla nostra attenzione, all'attenzione della Camera e del legislatore. Un centinaio di giornalisti oggi, cioè oggi nel 2015. Quindi, noi non facciamo leggi ad personam; così come il carcere è una vergogna per tutti i giornalisti – lo era – e per tutti i direttori, così riteniamo che anche il fallimento di una società editoriale non debba ricadere solo su giornalisti e direttori. Questo deve valere per tutti. Quindi, da oggi ci si potrà rivalere sulle società e sulle proprietà fallite e non sui singoli, così come è giusto.
  Infine, veniamo all'ultimo aspetto che abbiamo modificato o meglio espunto in questo testo alla Camera, modificandolo appunto rispetto al Senato. Abbiamo espunto il tema della diffamazione nei blog, non già naturalmente perché questo tema non sia di estrema attualità, ma anzi il contrario, perché noi pensiamo che meriti un approfondimento serio e che debba tenere conto anche del lavoro che la Commissione presieduta da Rodotà sta compiendo.
  Quello delle nuove tecnologie è un territorio di frontiera. Come scriveva Paolo Barile, il percorso compiuto sin qui della libertà di informazione è stato certamente lungo e ancora dovrà esserlo, certamente non privo di risultati positivi, ma ancora lontano dal potersi considerare concluso. Anzi, si apre ora a nuovi sviluppi che meritano l'attenzione e l'impegno della politica. Occorre una forte vigilanza democratica da parte della politica contro un doppio rischio legato alle nuove tecnologie: da un lato, la manipolazione dell'informazione da parte di Governi autoritari e, dall'altro, un populismo di massa connesso all'uso delle tecnologie da parte di società spesso poco mature. Alla politica sta, come avvertiva Barile, trovare una sintesi democratica.
  Vengo alle conclusioni, auspicando che il Senato faccia presto e arrivi ad una rapida approvazione per poi avere una Pag. 35rapida pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per un provvedimento che, appunto, ha compiuto un lungo lavoro. Noi crediamo che questo sia un provvedimento che abbia trovato il giusto equilibrio, che porti il nostro Paese nella civiltà, che migliori la situazione delle libertà dell'informazione, ma anche della responsabilità dell'informazione nel nostro Paese, che tuteli e garantisca i cittadini, perciò esprimo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 925-C)

  PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prendere posto. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 925-C)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 925-C, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, nel seguente nuovo titolo, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Ferraresi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione con il seguente nuovo titolo:
  «Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale, al codice di procedura penale, al codice di procedura civile e al codice civile in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante nonché di segreto professionale» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (925-C):

   Presenti  414   
   Votanti  298   
   Astenuti  116   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato  295    
    Hanno votato no  3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare. Il deputato Dallai ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

  Colleghi, a questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Ricordo che a partire dalle ore 16,15 avranno luogo le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015.

  La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Invito i rappresentanti del Governo a rispettare gli orari del calendario d'Aula, soprattutto sulle interrogazioni in oggetto.

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(Chiarimenti in merito ai tempi per l'assegnazione dei titoli di pagamento della politica agricola comune agli agricoltori, anche al fine di consentire alla regione Lombardia di erogare, in tempo utile, l'anticipazione dei contributi – n. 3-01562)

  PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01562, concernente chiarimenti in merito ai tempi per l'assegnazione dei titoli di pagamento della politica agricola comune agli agricoltori, anche al fine di consentire alla regione Lombardia di erogare, in tempo utile, l'anticipazione dei contributi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente, Ministro, quest'anno è il primo anno della nuova programmazione rispetto alla PAC per cui ci sono dei nuovi calcoli che sono anche più complessi rispetto a quelli precedenti. Il suo Ministero e lei stesso avete annunciato più volte che avreste provveduto ai nuovi calcoli in maniera tale da consentire, entro il 15 giugno, alle aziende di comunicare i propri dati e in modo da provvedere ad una normale contribuzione rispetto alla PAC che, come sappiamo, per tante aziende vuol dire anche liquidità. Il caso è principalmente quello della regione Lombardia che da anni anticipa la PAC. L'anno scorso l'ha fatto al 70 per cento per la maggior parte delle aziende e al 90 per cento per le aziende dei territori terremotati. La domanda è per quale motivo questi ritardi perché il rischio è quello di non poter contribuire all'anticipazione da parte della regione Lombardia e di non poter essere d'aiuto a queste aziende.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie Presidente, credo sia necessario chiarire, per evidente incomprensione, che in merito all'assegnazione dei titoli di pagamento PAC entro marzo, come sapete, le norme europee stabiliscono che per il calcolo degli stessi è necessario acquisire le domande di assegnazione da parte di agricoltori aventi diritto in attività il cui termine era inizialmente previsto per maggio, poi prorogato dalla Commissione stessa al 15 giugno. La norma europea, tra l'altro, fissa un conseguente termine per la presentazione delle domande di rettifica, nonché il consueto termine comunitario del 30 giugno per il pagamento delle domande e dell'annualità precedente.
  Tali elementi, quindi, evidenziano l'impossibilità procedurale e materiale di assegnare i titoli entro il mese corrente, tanto meno entro l'indicato termine del marzo scorso. Credo, da questo punto di vista, che sia più utile per tutti abbandonare ogni polemica e lavorare come stiamo facendo tutti in squadra per risolvere il problema. Ricordo che valore e numero definitivo dei diritti all'aiuto, secondo la normativa comunitaria saranno stabiliti e comunicati agli agricoltori dopo che gli organismi pagatori, ivi compreso quello della regione Lombardia, avranno effettuato tutti i controlli necessari. Serve, quindi, che nelle prossime settimane un grande lavoro, un grande sforzo amministrativo venga messo in opera, sia dall'organismo pagatore nazionale, sia dagli organismi pagatori regionali, Lombardia compresa. Al riguardo, evidenzio che queste procedure si collocano nel primo anno di avvio della nuova PAC, come veniva detto, in cui si calcolano i diritti all'aiuto, di cui l'agricoltore beneficerà, per l'intero periodo di programmazione e per il quale non è possibile effettuare alcun tipo di comparazione con gli anni precedenti. A seguito del completamento delle predette fasi, sarà possibile attivare le procedure per i contributi regionali, nell'ambito del de minimis, garantiti dalla successiva riscossione dei pagamenti dei primi PAC.
  Mi preme anche ricordare in ultimo che, proprio nell'interesse di tutti gli agricoltori italiani, a livello nazionale abbiamo inserito nella legge di stabilità un apposito provvedimento che consentirà agli imprenditori Pag. 37agricoli di poter accedere alle anticipazioni erogate da ISMEA con la stessa finalità e con le stesse modalità.

  PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, Ministro, qua non è una questione di polemica, ma qua è soprattutto una questione di chiarezza, rispetto in particolare al fatto che io vengo da una regione, come lei d'altronde, la Lombardia, il cui settore agroalimentare fa praticamente tra il 15 e il 16 per cento del fatturato nazionale, tra il 18 e il 20 per cento dell’export nazionale ed è un settore estremamente in crisi per tanti motivi, come le sanzioni russe e anche la crisi economica che è evidente ancora sotto gli occhi di tutti.
  La difficoltà che c’è e la difficoltà principale è che, rispetto alle indicazioni e soprattutto alla comunicazione fatta dal suo Ministero, oggi queste aziende si aspettano ovviamente quella compartecipazione di liquidità che hanno sempre avuto tutti gli anni e della quale la regione Lombardia era riuscita, coerentemente con il proprio programma elettorale, ma sopratutto con grandissima concretezza e capacità, ad anticipare gli effetti a giugno dello scorso anno. La situazione è di notevole difficoltà e immagino che lei lo sappia. Pertanto l'invito che le rivolgiamo è di procedere con la maggiore tempestività possibile proprio per non mandare in crisi ulteriormente un settore che già è privato di moltissime, moltissime risorse e che già è limitato anche da alcune scelte politiche che voi avete fatto.

(Elementi ed iniziative in ordine a irregolarità riscontrate dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) in alcuni procedimenti attuati dall'AGEA – n. 3-01563)

  PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano Bernini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01563 concernente elementi ed iniziative in ordine a irregolarità riscontrate dall'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) in alcuni procedimenti attuati dall'AGEA (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie Presidente, colleghi, grazie signor Ministro, siamo molto preoccupati di quanto sta avvenendo in AGEA e di notizie che ci giungono dall'Europa in merito ai fondi PAC essenziali per la sopravvivenza della nostra agricoltura. Stiamo seguendo con apprensione la vicenda, Ministro, ma da lei nessuna risposta, solo un silenzio tombale. Sappiamo tuttavia che nel corso del riesame svolto all'ufficio europeo per la lotta antifrode sono risultate carenze nella conformità di AGEA e per questo la Commissione europea intende proporre una rettifica finanziaria di circa 400 milioni di euro. Primo punto: sappiamo inoltre che si susseguono degli incontri bilaterali durante i quali il Governo ha chiesto un'ulteriore proroga per la presentazione della domanda unica ricevendo un secco e umiliante «no»; in secondo luogo siamo a conoscenza di enormi difficoltà nella presentazione delle domande per continue inefficienze del SIAN più volte denunciate negli anni e mai risolte. Ministro, la responsabilità del perpetrarsi di queste inefficienze è sua, considerato che AGEA è in capo al Mipaf. Per questo le abbiamo chiesto quale è lo stato dell'arte della procedura aperta dall'OLAF e quali misure intenda adottare al fine di scongiurare la decurtazione di contributi PAC destinati all'agricoltura. Non è giusto che gli agricoltori paghino per l'inefficienza di questa organizzazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Martina, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie Presidente. Nel rispondere alla vostra interrogazione credo che sia doverosa una premessa sul lavoro che questo Governo sta facendo proprio per garantire un servizio più efficiente a favore delle Pag. 38aziende agricole rispetto all'erogazione dei fondi europei della politica agricola comune. Dall'inizio del mandato, infatti, sono state attuate una serie di strumenti e di misure che hanno l'obiettivo di rendere strutturalmente più efficace e trasparente l'azione di AGEA con passi condivisi proprio con il Parlamento. Stiamo portando a soluzione molte complessità che sono eredità del passato in un momento peraltro molto delicato come l'avvio della nuova programmazione PAC con una riforma che dovrà ulteriormente essere semplificata come abbiamo avuto modo di ribadire anche recentemente al commissario europeo.
  Venendo all'oggetto dell'interrogazione, informo gli onorevoli che la riunione bilaterale programmata inizialmente per il 22 maggio è stata rinviata dai servizi della Commissione europea per problemi organizzativi loro al prossimo 7 luglio. In quell'occasione AGEA, come previsto dalle norme comunitarie, potrà fornire tutte le informazioni utili a confutare i rilievi e a ridurre l'entità finanziaria della rettifica proposta dalla Commissione. Detta riunione bilaterale rappresenta una delle fasi della procedura di conformità e se tale contraddittorio si dovesse concludere senza una modifica delle posizioni delle parti, sarà prevista un'ulteriore fase di conciliazione davanti all'organo di conciliazione che adotterà le proprie conclusioni. Nel caso in cui non dovessero andare a buon fine i rimedi sopra richiamati può comunque essere proposta l'impugnazione mediante ricorso agli organi di giustizia dell'Unione europea con le contestazioni della rettifica. Nel merito sottolineo ancora che proprio sul registro dei debitori di AGEA il Ministero stesso ha imposto all'ente pagatore l'attuazione di un piano di interventi correttivi già svolto in linea con le indicazioni della Commissione stessa ed è ancora in corso la progressiva attuazione del piano d'azione monitorato anche dal Ministero volto a migliorare e a rendere più efficiente l'organizzazione alle esigenze gestionali della politica agricola comune nel periodo di programmazione 2015-2020.
  In merito alla proposta di correzione, l'Agea non condivide le conclusioni cui sono giunti i servizi della Commissione, in quanto l'ammontare di rettifica non corrisponde all'effettiva quantificazione degli importi contestati, che si riferiscono agli esercizi finanziari pregressi, sui quali la stessa Commissione aveva già condotto attività di audit nel 2010, senza peraltro formulare contestazioni di sorta.

  PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano Bernini ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha due minuti.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, mi dispiace, ma le sue parole non ci tranquillizzano e penso che non rassicurino neanche i tanti agricoltori italiani che in questo momento ci seguono da casa con molta apprensione. Lei oggi si sta assumendo una grande responsabilità di fronte al Paese e di fronte a tutti gli agricoltori, affermando che non verrà tolto un centesimo all'agricoltura italiana. Guardi, noi lo speriamo vivamente, ma staremo a vedere. Tuttavia, il problema rimane e lo dovete risolvere. La criticità grossa è rappresentata dal sistema SIAN, che purtroppo non sta funzionando benissimo e sta creando molti problemi per la presentazione delle domande, come denunciano molti CAA, i centri di assistenza agricola, che stanno appunto portando avanti le domande uniche. Poi, le ricordo che ci sono diverse relazioni, prodotte da commissioni per l'esecuzione del collaudo finale del progetto SIAN, che già hanno evidenziato diverse criticità e diverse problematiche. Basterebbe, quindi, cercare di risolvere queste problematiche sollevate da questi eminenti enti di valutazione. Ricordo alcuni passi che per noi sono molto preoccupanti, che si possono leggere all'interno di questa relazioni, che recitano: anche le opere eseguite non possono sicuramente essere definite realizzate a regola d'arte; l'intero sistema non è conforme né alle previsioni contrattuali né alla legislazione in materia; alcune anomalie evidenziano e arrecano altresì danno all'erario. Quindi, Pag. 39per potere agire, per poter mettere mano al SIAN, gli strumenti ci sono. Ci sono queste relazioni tecniche, quindi non dobbiamo aspettare, dobbiamo farlo subito. Oggi stesso il SIAN deve funzionare, per il bene degli agricoltori e per il bene dell'agricoltura italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti del Governo in merito all'applicazione dell'IMU sui terreni agricoli – n. 3-01564)

  PRESIDENTE. La deputata Dorina Bianchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01564 concernente intendimenti del Governo in merito all'applicazione dell'IMU sui terreni agricoli (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  DORINA BIANCHI. Presidente, Ministro, noi del Nuovo Centrodestra abbiamo sempre affermato che i terreni, in agricoltura, per le imprese, sono dei beni di produzione e quindi, come tali, non debbano essere tassati. Non serve a lei ricordare, soprattutto nell'anno dell'Expo, il ruolo strategico che riveste la nostra agricoltura per il PIL nazionale e per il nostro Paese. Nei mesi di aprile e maggio di quest'anno abbiamo presentato in Parlamento una serie di mozioni che volevano porre una questione al Governo su tutta la fiscalità che riguarda l'agricoltura e abbiamo approvato in questo Parlamento una mozione in cui si prevedeva la soppressione dell'IMU agricola. È per questo motivo che noi le chiediamo che cosa state facendo lei Ministro e il Governo, e soprattutto i tempi, che non sono sicuramente una cosa secondaria e per questo settore.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle fa politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Desidero confermare l'impegno assunto dal Governo, ribadito anche dal Presidente, di rivedere tutta la questione IMU agricola all'interno della più ampia riforma dei tributi locali sugli immobili. Il Governo, come precisato anche nel Documento di economia e finanza del 2015, sta lavorando all'introduzione di una local tax che unifichi IMU e TASI e semplifichi il numero delle imposte comunali mediante un unico tributo canone, in sostituzione di imposte e tasse minori e dei canoni esistenti oggi. Il nostro obiettivo dichiarato è quello di tutelare e promuovere l'attività agricola e proprio per questo, già lo scorso anno, sono state previste, anche nei comuni parzialmente montani, esenzioni totali per i terreni di proprietà o condotti da coltivatori diretti e da imprenditori agricoli professionali. Nella revisione della tassazione, quindi, riteniamo indispensabile lavorare in questa direzione, rivolgendo una particolare attenzione alle terre in aree svantaggiate.
  Il nostro impegno sarà massimo, lo confermo, e lavoreremo quindi per il sostegno ad un settore strategico per l'economia nazionale che in questi primi mesi del 2015 sta dimostrando una vitalità superiore ad altri comparti, dando un contributo determinante anche da lotta alla disoccupazione, priorità del nostro Paese.

  PRESIDENTE. La deputata Dorina Bianchi ha facoltà di replicare.

  DORINA BIANCHI. Ministro, noi siamo consapevoli e abbiamo anche supportato il Governo nell'impegno che si sta cercando di mettere in campo, ma sicuramente dobbiamo fare di più e individuare, come dicevo prima, ampi spazi per non tassare i terreni agricoli. Perché, lei ha detto bene, l'agricoltura rappresenta una risorsa, soprattutto per i giovani e le donne, soprattutto per quelle regioni del sud dove così alta è la disoccupazione. Vorrei ricordarle che, secondo i dati diffusi dall'Istat nell'ultimo trimestre del 2014 l'agricoltura fa registrare il più elevato incremento del PIL con un valore aggiunto che sale al 6 per Pag. 40cento a livello congiunturale, spinto soprattutto dal boom delle esportazioni. A questo, però, signor ministro, non corrisponde un aumento delle risorse che vanno agli agricoltori, anzi il reddito agricolo scende dell'11 per cento.
  Per questo chiedo al Governo di mostrare, nell'ambito della fiscalità agricola, un impegno maggiore per ampliare il campo in cui la riduzione dell'IMU possa essere presente e soprattutto chiedo che ciò venga realizzato in tempi brevi.

(Iniziative volte a dare attuazione agli impegni derivanti dalla strategia nazionale LGBT 2013-2015 e dalla Convenzione di Istanbul – n. 3-01565)

  PRESIDENTE. La deputata Celeste Costantino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01565 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente. Nel 2013 l'Italia ha aderito attraverso il Dipartimento per le pari opportunità e l'Ufficio nazionale antidiscriminazione al programma del Consiglio d'Europa che adottava la strategia nazionale LGBT, il cui obiettivo è prevenire e contrastare le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere. Nel 2015 è stata confermata la pubblicazione on line del portale LGBT, che fa parte appunto della strategia nazionale sopracitata e per cui erano stati stanziati dei fondi di cui on line non si ha ancora traccia a distanza di venti giorni. C’è un clima molto pesante in Italia, in cui addirittura una dirigente scolastica emette una circolare in cui mette in guardia le famiglie dei propri studenti da una fantomatica e inventata teoria del gender, screditando e diffamando le associazioni che operano in questo settore.
  Chiediamo quindi alla Ministra quali impegni intenda assumersi attraverso la strategia nazionale LGBT, la Convenzione di Istanbul nel contrasto all'omofobia, agli stereotipi e alla violenza di genere.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Costantino, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca promuove attivamente e con continuità tutte le iniziative che pertengono alla prevenzione del contrasto di ogni tipo di violenza e di discriminazione, con riferimento specifico anche al tema della discriminazione sessuale dell'omofobia, proprio in ottemperanza ai trattati internazionali e alle convenzioni che lei citava, in particolare la Convenzione di Istanbul, ratificata due anni fa dal Parlamento della Repubblica.
  In questo senso sintetizzo le azioni fondamentali. Il contributo del Ministero all'elaborazione del piano nazionale straordinario contro la violenza sessuale di genere che è stato recentemente approvato e coordinato dal gruppo di lavoro sull'educazione della task force interistituzionale in attuazione del decreto-legge n. 93 del 2013. La partecipazione attiva alla settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione promossa anche nel corrente anno scolastico dal Ministero in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità; in questo caso ricordo che il Ministero ha finanziato specificamente con un importo di 500 mila euro progetti che nelle singole scuole fossero in grado, e sono in corso di valutazione i risultati di questa iniziativa fossero in grado di sensibilizzare e produrre una cultura della lotta alla discriminazione di ogni sorta, con particolare riferimento a quella di genere.
  Terza attività importante, forse la più importante perché strutturale e con intento strategico, è l'emanazione delle linee di orientamento per le azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, ivi incluso anche il caso dell'omofobia, per dare alle scuole un contesto pedagogico e una cornice pedagogica in cui inserire le precedenti iniziative e tutte quelle che seguiranno anche a Pag. 41seguito dell'approvazione – ci auguriamo imminente – del disegno di legge della buona scuola che prevede specificamente un'intensificazione di questo tipo di sensibilità nelle scuole italiane. Ricordo, a tale riguardo, che in questo ambito il Ministero coordina anche il progetto Safer Internet Center Italy (SIC) che ha l'obiettivo specifico della salvaguardia dell'uso di Internet e di tutti gli strumenti telematici per questo specifico capitolo.
  Infine, gli interventi di formazione a livello nazionale rivolti specificamente alle figure apicali, cioè ai dirigenti scolastici delle scuole italiane in merito alla strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
  Voglio sottolineare, in conclusione, che c’è, a fianco di tutte queste iniziative proattive, un lavoro di vigilanza, di controllo e di monitoraggio di tutte quelle iniziative particolari – concludo, signor Presidente –, ivi inclusa l'iniziativa della dirigente scolastica di «Via P. A. Micheli» che in questi giorni è oggetto di attenta valutazione da parte del Ministero, previa visita ispettiva e acquisizione della documentazione e, naturalmente, invito immediatamente accolto al ritiro della circolare.

  PRESIDENTE. La collega Costantino ha facoltà di replicare, per due minuti.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie Presidente, signora Ministro, non sono soddisfatta di questa risposta, perché intanto non ha risposto rispetto ai finanziamenti del portale, sul perché c’è questo ritardo ed è oggetto dell'interrogazione. Quindi, ha già mancato la risposta, perché in questo momento non abbiamo capito perché questi fondi che sono stati stanziati non sono attivi. E questo è il primo punto.
  La seconda questione, invece, è inerente a queste parole: sensibilizzazione e linee di orientamento. Noi vogliamo capire chi è che le fa e come vengono applicate. Infatti, se dobbiamo seguire esattamente cosa ci dicono i trattati che noi abbiamo ratificato, questa parola, che viene chiamata «sensibilizzazione», invece ha un nome bene preciso che si chiama «introduzione all'educazione e all'affettività nelle scuole»: articolo 14 della Convenzione di Istanbul. Quindi, non si riesce a capire perché il Governo continua a utilizzare parole vacue, che non hanno nessuna ricaduta pratica e concreta, e non fa invece quello che l'Europa ha chiesto di fare.
  Tra l'altro, siamo l'unico Paese, insieme alla Grecia, a non aver previsto nel proprio ordinamento scolastico l'educazione all'affettività e stiamo anche rischiando che chi in questi anni ha portato avanti questi progetti all'interno delle scuole si veda anche diffamato in maniera grave, come è avvenuto sabato, a Piazza San Giovanni, dove hanno partecipato anche rappresentanti di questo Governo, in cui in quel palco del family day veniva detto che il femminicidio in qualche modo si può giustificare nel momento in cui sono le donne che abbandonano i propri mariti.
  Voi con il vostro silenzio non state facendo altro che alimentare una regressione culturale fortissima e state dimostrando che non c’è nessuna volontà politica a voler combattere le discriminazioni sessuali e gli stereotipi di genere.

(Interventi in relazione ad iniziative sulla cosiddetta teoria del gender promosse in ambito scolastico – n. 3-01566)

  PRESIDENTE. L'onorevole Giorgia Meloni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-01566, concernente interventi in relazione ad iniziative sulla cosiddetta teoria del gender promosse in ambito scolastico (vedi l'allegato AInterrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  GIORGIA MELONI. Grazie Presidente, Ministro Giannini, il tema è più o meno lo stesso della collega che mi precede anche se la lettura personale e del mio movimento alla questione è diametralmente opposta.
  Siamo qui anche noi per accendere i riflettori su una grande manifestazione – Pag. 42vi hanno partecipato più di un milione di persone, anche al di là delle aspettative degli organizzatori – che si è tenuta lo scorso sabato a Roma e nella quale si chiedeva a gran voce a questo Governo la valorizzazione e la difesa della famiglia, abbandonata completamente da questo Governo, evidentemente in altre faccende affaccendato. Una manifestazione nella quale, soprattutto, si chiedeva e si accendevano i riflettori sul tema della diffusione della cosiddetta teoria del gender all'interno delle scuole, cioè della diffusione nelle scuole di ogni ordine e grado, asili compresi, per il tramite di opuscoli, testi scolastici, attività e aggiornamenti, di quella tesi secondo la quale il sesso è una cosa, il genere è un altro e dobbiamo far sapere ai nostri bambini quali sono tutti i possibili generi ai quali dovrebbero poter appartenere, così che possano liberamente scegliere.
  Noi siamo per...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIORGIA MELONI. Concludo, Presidente. Noi siamo per chiedere di fermare questa follia e vorremmo sapere cosa intende fare il Governo.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Meloni, proprio lei ha detto – e non posso che condividere – che il tema è sostanzialmente lo stesso posto dall'onorevole Costantino, ma ovviamente affrontato con un punto di vista diverso.
  Io con piacere e per dovere riferirò, anche in questo caso, per rispondere al suo specifico quesito, quali sono le iniziative e qual è la cultura educativa che il Ministero dell'istruzione sta con attenzione e continuità ponendo rispetto ai temi della lotta alla discriminazione e della prevenzione della violenza, di ogni forma di violenza, anche specificamente quella di genere, dell'omofobia, del cyber-bullismo, e quali sono le attività e le iniziative strutturali che questo Ministero – non solo per una volontà di politica nazionale ma per l'inserimento di questa politica all'interno di una cornice internazionale a partire dal Consiglio d'Europa, per arrivare alla ratifica dei trattati internazionali già citati, specificamente la Convenzione di Istanbul – sta attuando; quindi, le linee di formazione del personale della scuola in relazione al tema della violenza e della discriminazione di genere, la promozione dell'educazione, dell'informazione e della formazione degli studenti per prevenire la violenza nei confronti delle donne, la discriminazione di genere e l'omofobia. Episodi anche di cronaca talvolta drammatici ci hanno, credo come cittadini, indotto alla necessità di riflettere su quanto anche la scuola debba contribuire su questo piano specifico.
  Altra questione, veramente altra questione è, invece, l'introduzione della cosiddetta «teoria del gender», da lei citata, che ha un contesto culturale diverso che non coincide con questa cultura inclusiva e solidale delle linee di Governo, che si ispirano ai trattati internazionali e al modello educativo che in cornice europea viene ovviamente e continuativamente sostenuto da tutti gli Stati membri, con differente finalità.
  Io voglio ricordare che il Ministero ha anche coordinato il sottogruppo di lavoro dedicato all'educazione nell'ambito di questa task force interistituzionale che è costituita presso il nostro Governo per dare attuazione al piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere. E io credo che questo tipo di attività, ivi incluse le linee guida per l'orientamento su questi temi, siano un dovere educativo e un elemento fondamentale che nulla ha a che fare con la teoria del gender ma che è, diciamo, il principio di una scuola inclusiva, di una scuola che non confonda la tolleranza con altri atteggiamenti che nel bambino si producono con forme anche Pag. 43di violenza implicita e inconsapevole, ma che poi nella vita adulta possono diventare episodi drammatici.

  PRESIDENTE. La deputata Giorgia Meloni ha facoltà di replicare. Ha due minuti.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, Ministro, io la ringrazio perché lei chiaramente ci aiuta a fare una distinzione che è importante sul tema delle parole. Molto spesso si confonde la lotta alla discriminazione, che è questione sulla quale siamo tutti mobilitati, con il tentativo di imporre a bambini di 3, 4, 5, 6 anni ideologie legate ai loro presunti futuri orientamenti sessuali. Chiaramente tutti siamo mobilitati sulla necessità di utilizzare anche la scuola per combattere ogni forma di discriminazione, tenendo presente che, come sempre, per combattere la discriminazione non si parte dall'annullamento delle differenze, si parte dal rispetto della differenza, che è una cosa diversa. Per cui dire che noi, per combattere la discriminazione sessuale, dobbiamo insegnare ai bambini che non hanno una differenza sessuale e che il genere nulla c'entra con la sessualità biologica, perché una cosa è il sesso biologico, ma il genere è una cosa che tu ti scegli liberamente tra 50 opportunità che ti distribuiamo e raccontiamo in un opuscolo a bambini di 3, 4, 5 e 6 anni, francamente non è lotta alla discriminazione, è un'altra cosa. È un'altra cosa che non vogliamo vedere nella nostra società, è un'altra cosa della quale probabilmente non dovrebbe occuparsi la scuola italiana, che si deve occupare di tante altre cose delle quali non sempre riesce a occuparsi.

(Iniziative volte a sensibilizzare gli studenti sul tema della cultura della differenza, anche al fine di prevenire nelle scuole il bullismo basato sull'omofobia – n. 3-01567)

  PRESIDENTE. La deputata Maria Grazia Rocchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Carocci ed altri n. 3-01567, concernente iniziative volte a sensibilizzare gli studenti sul tema della cultura della differenza, anche al fine di prevenire nelle scuole il bullismo basato sull'omofobia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Grazie, Presidente, signora Ministra, il tema è analogo a quello affrontato e declinato ovviamente secondo un altro aspetto.
  Leggiamo dalla cronaca quotidiana dei rapporti conflittuali, spesso anche violenti, che connotano il comportamento e le relazioni dei giovani, spesso giovanissimi, e questo ci riporta all'attenzione il tema di un'educazione e di un'attenzione profonda all'educazione all'affettività e soprattutto a quei comportamenti atti a superare nella scuola gli atteggiamenti discriminatori, gli atteggiamenti di contrasto alle differenze e gli atteggiamenti che diano puntuale attenzione ai principi di pari opportunità, di dignità e antidiscriminatori che comunque sono principi fondanti della nostra Carta costituzionale.
  Dunque, alla luce anche delle già richiamate direttive comunitarie e degli accordi internazionali, nonché dei fatti di cronaca che sono stati portati alla luce...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Concludo subito, Presidente. Chiedo al Ministro quali azioni intenda intraprendere per favorire, incoraggiare e anche vigilare sul rispetto puntuale delle raccomandazioni e dei trattati.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, signor Presidente, onorevole Carocci, mi corre l'obbligo della sintesi per una parte di replica all'intervento, che coincide parzialmente con quanto espresso prima dalle onorevoli Costantino e Meloni, pur da differenti punti di vista.Pag. 44
  Il fenomeno specifico del bullismo e del cyberbullismo è sicuramente un fenomeno preoccupante, con indici di aumento quantitativo nel mondo della scuola, o comunque dell'infanzia, dell'adolescenza o della prima giovinezza nel nostro Paese e gli episodi di cronaca ce lo testimoniano. Di fronte a questo specifico tema, il Ministero – come lei ben sa – non sta, non è stato e non starà con le mani in mano. Cito come iniziativa strutturale e permanente fondamentale le linee di orientamento già evocate prima che hanno proprio il tema del bullismo e del cyberbullismo come obiettivo fondamentale di diffusione di una cultura del rispetto, della tolleranza, della conoscenza e dell'affermazione di un'identità che non esclude, ma accoglie la diversità, di qualunque tipo essa sia.
  Tuttavia, mi permetto di dare uno spunto in più che deriva dalla richiesta da parte sua di quali iniziative in prospettiva il Governo voglia attivare e, allora, su questo, io non posso che citare lo specifico riferimento, in particolare al comma 16 – se non ricordo male – nel nuovo articolato del testo in discussione in queste ore al Senato, del disegno di legge sulla buona scuola, in cui si fa uno specifico richiamo e uno specifico riferimento alla previsione che il piano triennale dell'offerta formativa possa e debba contenere l'attuazione di questi principi, cioè principi di pari opportunità, di educazione alla parità tra i sessi, di prevenzione della violenza di genere e di discriminazione di ogni sorta e che quindi sia, come dire, il sostrato pedagogico, educativo e culturale per poter prevenire quegli episodi che talvolta drammaticamente richiamano in maniera isolata la nostra attenzione su una devianza di comportamento.
  Quindi, l'attività è intensa; è recente ma anche passata ed attuale e, soprattutto nella prospettiva del nuovo anno scolastico, sarà strutturale e permanente.

  PRESIDENTE. La deputata Carrocci ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARA CAROCCI. Presidente, Carocci con una sola erre.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa: Carocci. Chiedo scusa.

  MARA CAROCCI. Di niente. Dovrebbe essere scontato, signora Ministra – ma pare che non sia così – che a scuola si debba educare al rispetto delle differenze in attuazione dei principi della Costituzione.
  Se vogliamo che una scuola sia veramente quella delle pari opportunità si deve educare innanzitutto al rispetto della persona e, per educare al rispetto, si deve informare.
  Lei ci ha già raccontato quali saranno le azioni del Ministero per il prossimo futuro.
  Quindi, non sto a ripetere ciò che è già stato detto dalle colleghe, ma mi sembra che un obiettivo importante sarebbe anche quello di contrastare la disinformazione costante che viene fatta. Lei ha citato il disegno di legge attualmente in discussione; ebbene, si dice che in questo disegno di legge si introduce l'educazione gender, cosa assolutamente non vera.
  Quindi, la corretta informazione mi sembra che dovrebbe essere una delle priorità. Come pure è stato detto, anche poco fa, che vengono distribuiti agli alunni, addirittura di pochi anni, opuscoli. Questo non è mai successo; ci sono stati degli opuscoli preparati per i docenti, proprio per formali ed informarli.
  Si devono ascoltare i genitori sicuramente. Però, secondo me, anche per una maggiore rappresentatività dei genitori che vengono ascoltati, forse si dovrebbero sentire anche coloro che sono stati eletti negli organi collegiali, forse più rappresentativi di altre organizzazioni, che non si sa bene, poi, quanti iscritti veramente abbiano.

(Iniziative per garantire il diritto allo studio agli alunni diversamente abili – n. 3-01568)

  PRESIDENTE. Il deputato Matarrese ha facoltà, per un minuto, di illustrare la Pag. 45sua interrogazione n. 3-01568, concernente iniziative per garantire il diritto allo studio agli alunni diversamente abili (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, Presidente. Signora Ministra, l'interrogazione ha sostanzialmente per oggetto il diritto allo studio degli studenti diversamente abili che, al pari di quelli normodotati, devono avere e sentire la presenza dello Stato e, quindi, avere un adeguato numero di ore di assistenza di insegnanti di sostegno. Le ho riportato, nel testo dell'interrogazione, il caso drammatico di quel ragazzo di Francavilla, che ha 22 anni e che da 15 anni non riesce ad avere un adeguato sostegno nella sua formazione.
  I numeri sono emblematici: sono 100 mila gli insegnanti di sostegno, 200 mila gli studenti diversamente abili e, come lei ha evidenziato nell'audizione in VII Commissione, questo problema riguarda soprattutto il sud.
  Quindi, io le chiedo quali azioni intenda prendere il Governo per sanare questa problematica che, come sempre, riguarda il sud, ma riguarda cittadini italiani che hanno bisogno di sentire lo Stato soprattutto nella loro formazione.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Io partirei, onorevole Matarrese, per rispondere – auspico esaustivamente – a questo quesito importante e delicato, dai numeri, dalla dimensione quantitativa.
  Lo sforzo del Governo è stato veramente imponente, anche sotto questo profilo, già a partire da quest'anno scolastico, perché – e riporto i numeri che non proprio precisamente ha citato anche lei (non gliene faccio ammenda, per carità) – noi avremo, nel prossimo anno scolastico, 90 mila posti, con un incremento, rispetto al precedente anno scolastico, di 35 mila posti di posizioni di organico di diritto sul sostegno. A tale dotazione vanno aggiunti, inoltre, i posti in deroga, che ciascun ufficio scolastico regionale può autorizzare. Quindi, il totale dei posti effettivamente attivati nell'anno scolastico attuale è già stato pari a 117.673 unità. Ovviamente, saranno ancora di più e, quindi, supereremo i 120 mila posti nell'anno prossimo.
  Ora questa è una misura, dicevo, quantitativa, che denota l'attenzione, la sensibilità e l'impegno del Governo su questo tema. Ma il punto che pone in evidenza lei, citando il drammatico episodio di Francavilla, riguarda non le figure di sostegno, ma riguarda il cosiddetto personale di assistenza che, come lei ben sa, è nelle attribuzioni dell'amministrazione scolastica, ma è di esclusiva competenza degli enti locali, con cui il Ministero collabora molto fattivamente per potere essere efficace risolutore di questo tema, che pure non è di nostra pertinenza diretta.
  Tuttavia, a parte il dato quantitativo e a parte la distinzione tra queste due figure, l'insegnante di sostegno e il personale di assistenza, io voglio citarle, molto sinteticamente, anche le attività che sul piano qualitativo stiamo facendo: formazione, con 70 master sui disturbi specifici di apprendimento, che hanno coinvolto oltre 10 mila docenti in tutta Italia, che sono stati organizzati per il settore della cosiddetta didattica inclusiva, che è uno dei temi fondamentali della scuola italiana, con una tradizione che risale agli anni Settanta, prima in Europa in questo senso; la creazione di centri territoriali di supporto, che sono oltre un centinaio, diffusi su tutto il territorio nazionale e che, quindi, diventano un punto di riferimento per le singole scuole su questo tema.
  Vi è poi l'attivazione del portale italiano per l'inclusione scolastica, che è anche una parte del progetto sull'autismo e che, quindi, diventa un organismo di consulenza per le scuole. Ma soprattutto Pag. 46vorrei richiamare la sua attenzione su tutti gli obiettivi che sono contenuti, come lei ben sa, da deputato, avendo partecipato al dibattito in Aula e in Commissione e avendo, in forza di maggioranza, partecipato anche alla costruzione del disegno di legge in corso. Gli obiettivi prioritari dell'offerta formativa prevedono il potenziamento dell'inclusione scolastica, con particolare riferimento al potenziamento della didattica per gli alunni con bisogni educativi speciali. Quindi, questa mi sembra un'azione di ampio respiro e una prospettiva di impegno politico molto forte da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Il deputato Matarrese ha facoltà di replicare.

  SALVATORE MATARRESE. Ministra, la ringrazio per la risposta esaustiva, che lascia ben sperare nell'aumento di insegnanti di sostegno. Le chiederei un impegno personale, affinché le sconnessioni del servizio di assistenza locale, che – giustamente diceva lei – sono affidate alle ASL, che molto spesso tagliano fondi su questi temi assai delicati, possano avere fine e che questi servizi vengano ritenuti prioritari in una visione unica che sia coordinata dal suo Ministero, proprio perché lo sforzo che noi facciamo e che lei fa in prima persona per risolvere questa problematica, nella mancanza di assistenza, viene di fatto vanificato. Infatti, molto spesso le famiglie non hanno la possibilità di portare neanche gli studenti nei plessi scolastici e di mantenerli durante l'orario di lavoro, perché impegnati nella loro attività lavorativa. Quindi, sono certo che lei non farà mancare l'impegno del Ministero affinché si verifichi, soprattutto al Sud, dove le risorse sono notoriamente molto inferiori rispetto ad altre parti d'Italia, che queste risorse siano finalizzate a questa che, secondo me, deve essere una priorità dell'agire di uno Stato verso i più deboli, verso gli ultimi, verso quelli che più chiedono di essere considerati cittadini italiani a tutti gli effetti, anche se sono al Sud.

(Iniziative di competenza per facilitare il processo di semplificazione in ambito universitario, con particolare riferimento ai contratti di collaborazione, all'acquisto di beni e servizi e al rimborso delle spese per missioni – n. 3-01569)

  PRESIDENTE. Il deputato Segoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01569, concernente iniziative di competenza per facilitare il processo di semplificazione in ambito universitario, con particolare riferimento ai contratti di collaborazione, all'acquisto di beni e servizi e al rimborso delle spese per missioni (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, signora Ministra, la ricerca universitaria dovrebbe essere prioritaria in un Paese come il nostro, assetato di innovazione e rilancio, invece il settore è in asfissia non solo per la scarsità dei fondi, ma anche per complicazioni burocratiche, regole obsolete e inadeguate alla specificità del settore universitario e della ricerca, che assorbono notevole tempo ed energia ai professori e ai ricercatori, che vedono distogliere tali risorse umane alla didattica e alla ricerca. Il consiglio universitario nazionale già da tempo ha presentato delle proposte di semplificazione normativa ed amministrativa, proposte semplici e a costo zero. Come Alternativa Libera, le facciamo nostre e chiediamo, quindi, se il Governo intenda perseguire questa strada di rilancio attraverso queste misure di semplificazione.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Segoni, io condivido totalmente la premessa da cui parte il suo quesito, la centralità della ricerca scientifica e la complessità in cui Pag. 47essa vive, con una condizione peraltro di disparità in termini di procedure e di complicatezza, talvolta, delle procedure rispetto agli altri Paesi, non solo dell'Unione europea. Io distinguerei tuttavia, nelle indicazioni che lei fa nel quesito scritto, due ordini di problemi. I primi sono quelli che vorrei definire di semplificazione a livello di sistema e che hanno una fonte normativa primaria, su cui, ovviamente è possibile agire, auspicabilmente è possibile agire. Le richiamo sostanzialmente i decreti attuativi della legge n. 240 del 2010, nello specifico il decreto n. 47 del 2013, che ha previsto procedure molto spostate sull'accreditamento ex ante ed in itinere rispetto ai controlli ex post, e soprattutto il tipo di semplificazione che, come forse ricorderà, è stata una delle parole chiave delle mie linee programmatiche, che non dismetto certo in questa fase e che vorremmo e vorrei applicare al settore della ricerca quanto prima, per quanto concerne l'attività dell'Anvur e le iniziative che ogni università è tenuta a portare all'attenzione dell'Agenzia per processi di valutazione e di misurazione dei risultati.
  Altra cosa, invece, è il capitolo di quella che definirei la semplificazione procedurale su determinati processi di controllo, che sono pertinenti alla Corte dei conti, che riguardano l'acquisto di beni e servizi, che riguardano il rimborso delle missioni del personale universitario e su cui, ad oggi, gravano norme molto specifiche, che sono la fonte di questa seconda tipologia di complessità.
  Dal punto di vista della visione, sono del tutto d'accordo che alcune di esse hanno complicato il percorso, e quindi reso meno fluido il processo attivo di lavoro dei ricercatori, e quindi della ricerca nella sua globalità. Faccio un esempio per tutti: la Corte dei conti, con delibera del 24 novembre 2009, ha chiarito che si applica...

  PRESIDENTE. Concluda.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca... anche all'università – concludo subito – la disposizione della legge n. 78 del 2009 sulla base della quale i controlli di legittimità della Corte devono prevedere anche i contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale, insomma tutto quello che è materia di normale arruolamento nel campo della ricerca scientifica di tipo universitario, così come il mercato elettronico per la pubblica amministrazione, che è stato esteso anche al settore universitario.
  La risposta complessiva e strutturale a questo secondo tipo di complessità credo che la si possa e la si debba dare con un ragionamento complessivo sulla ricerca, che ci accingeremo a fare nei prossimi mesi e che potrebbe arrivare all'obiettivo ambizioso, ma non impossibile, di scorporare il settore della ricerca, in termini procedurali e di regole, dal più ampio comparto della pubblica amministrazione. Questo, per lo meno, è un possibile obiettivo.

  PRESIDENTE. Il deputato Segoni ha facoltà di replicare per due minuti.

  SAMUELE SEGONI. Grazie, signora Ministra. Questa la prendo come un'apertura; infatti, i problemi, se si ha la volontà di affrontarli, possono essere superati. Mi permetto di sottolineare, per l'ennesima volta, il fatto che il settore universitario debba avere riconosciuta una certa specificità e una certa autonomia, che, tra l'altro, è garantita dalla Costituzione. Quindi, ho presentato questa interrogazione a lei, come Ministro competente, per farmi relatore affinché vada in porto questa linea.
  Mi permetto anche di sottolineare che già nel «decreto pubblica amministrazione», che è in corso di esame in Commissione, ho notato che vi sono alcune di queste misure, però limitate agli enti di ricerca, non alle università. Come Alternativa Libera, abbiamo presentato anche degli emendamenti per estendere queste misure anche alle università. La prego di porre l'attenzione su questi emendamenti, che, se approvati, potrebbero dare un contributo alla soluzione del problema.

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(Elementi ed iniziative di competenza in relazione al rispetto della disciplina in materia di incompatibilità tra incarichi pubblici e privati con riferimento alla situazione del rettore dell'Università di Teramo e di altri docenti universitari – n. 3-01570)

  PRESIDENTE. Il deputato Fabrizio Di Stefano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01570, concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione al rispetto della disciplina in materia di incompatibilità tra incarichi pubblici e privati con riferimento alla situazione del rettore dell'Università di Teramo e di altri docenti universitari (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, signor Presidente. La normativa universitaria ha da sempre statuito il principio di incompatibilità tra lo status di professore ordinario e talune cariche sia di carattere privato che pubblico. Il cosiddetto «decreto Gelmini» lo ha ribadito in maniera chiara e, all'articolo 13, significativamente rubricato: «Aspettativa obbligatoria per situazioni di incompatibilità», ha sancito – leggo – che le nomine alle cariche di presidente, di amministratore delegato di enti pubblici a carattere nazionale, interregionale o regionale sono incompatibili.
  Orbene, il rettore dell'Università di Teramo, professor D'Amico, il 13 agosto 2014 è stato nominato presidente della società Arpa, società pubblica di trasporto abruzzese; analogamente, il presidente del corso di laurea di economia, il professor Mattoscio, è stato nominato presidente della società Saga, che gestisce gli aeroporti.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FABRIZIO DI STEFANO. Alla luce della normativa, chiedo se il Ministero abbia conoscenza di questo e cosa farà in tal senso proprio per queste incompatibilità evidenti.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Ho il dovere di premettere, onorevole Di Stefano, che, in realtà, ai sensi della medesima legge che cita lei, la legge n. 240 del 2010, che è l'ultimo testo di complessiva riforma del sistema universitario, particolarmente secondo l'articolo 6, comma 10, secondo periodo, le verifiche sui casi di incompatibilità, nonché la decisione in merito spettano alla totale autonomia degli atenei. Tanto che non c’è nemmeno un obbligo, e infatti questo non avviene, di trasmissione di questi dati e di queste informazioni al Ministero di riferimento, cioè al nostro. Tuttavia, trattandosi di un quesito di un onorevole deputato, altrettanto doverosamente abbiamo, ed ho personalmente, messo l'occhio su questo caso specifico. Allora, l'incarico in questione che riguarda il rettore, professor D'Amico, dell'università di Teramo, dai dati che posseggo, è stato in realtà deliberato dal senato accademico e dal consiglio di amministrazione dell'ateneo, ai sensi della normativa già citata, il 15 luglio ed il 17 settembre, rispettivamente, del 2014. La motivazione, quindi la ratio dell'esclusione dell'incarico in questione da condizioni di incompatibilità, è individuata nella sussistenza delle caratteristiche di consigliere dipendente non destinatario di poteri esecutivi, ma unicamente di poteri di controllo, sorveglianza dell'integrità, correttezza dei processi decisionali e qualità degli assetti organizzativi. Questo ha come base la motivazione delle decisioni assunte in autonomia, ai sensi della legge, dagli organi di governo dell'università. Aggiungo, per inciso, che risulta che l'incarico del magnifico rettore sia a titolo gratuito, considerato che il medesimo ha rinunziato al compenso previsto e che la scadenza di tale incarico è, comunque, imminente, il 30 giugno dell'anno corrente.
  Per il professore Mattoscio, il Ministero ha attivato subito richiesta, pur con le Pag. 49medesime condizioni, direi a fortiori per un professore e non per un rettore nel caso specifico, e dagli elementi forniti, in prima istanza, dall'ateneo, risulta che la società sia a totale partecipazione pubblica, che il professore rivesta un incarico di natura gestionale e a titolo gratuito. Quindi, in questo caso, pure, le motivazioni sarebbero più o meno, approssimativamente, le stesse, ma la decisione è stata assunta con autonomia e questo non può che essere il risultato di un'applicazione di una norma di legge.

  PRESIDENTE. Il deputato Fabrizio Di Stefano ha facoltà di replicare.

  FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente, grazie signora Ministro, è evidente che non sono soddisfatto. Se la normativa non prevede il controllo da parte del Ministero, è altrettanto vero che la normativa è stata fatta da un Parlamento e deve essere rispettata. La normativa aveva anche previsto che la rinunzia ad eventuali compensi non comportava, comunque, automaticamente la normalizzazione della situazione. Di fatto, quindi, lei mi conferma che è contra legem l'ateneo teramano e il magnifico rettore, che ha rilasciato un'autorizzazione che non poteva rilasciare, mentre l'altro ateneo non lo ha neanche fatto, continuando, comunque, in entrambi ai casi a sussistere un criterio di illegittimità in merito all'articolo 13 che mi sembra sia estremamente esplicito. È evidente che se il Ministero non può intervenire con funzioni di controllo, ci dovranno essere altri organismi a cui faremo appello perché venga rispettata la norma.

(Tempi per la definizione e la presentazione al CIPE del nuovo programma nazionale per la ricerca – n. 3-01571)

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01571, concernente tempi per la definizione la presentazione al CIPE del nuovo programma nazionale per la ricerca (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Il Piano della ricerca rappresenta lo strumento fondamentale per coordinare l'azione del Governo in tema, appunto, di ricerca, anche nella sua dimensione europea ed internazionale, e per indirizzare le scelte rispetto alle sfide del Paese. Il Ministero da lei governato è responsabile del coordinamento degli altri Ministeri e della predisposizione del Piano, la cui adozione è obbligatoria per legge e per il quale è richiesta l'approvazione del CIPE.
  Ora, a oltre un anno dalla scadenza del piano 2011, del nuovo piano non sappiamo ancora nulla, eccetto che, per ripetuti annunci e bozze informali su qualche sito, ventilate estensioni della sua durata rispetto all'intervallo triennale previsto dalla legge. Non meravigliano quindi la condizione di incertezza del mondo scientifico, l'uso disordinato delle già scarse risorse da parte dei singoli ministeri – sono ben sette quelli che il MIUR dovrebbe coordinare – e il mancato coordinamento delle politiche regionali, che al piano dovrebbero riferirsi. Il ritardo nella programmazione si traduce poi inevitabilmente in un ritardo nell'allocazione delle risorse destinate agli enti di ricerca e nell'effettiva disponibilità dei fondi, tanto che non si hanno notizie sui piani annuali di attività degli enti e sulla loro approvazione da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
  Siamo qui, signora Ministro, a chiederle notizie.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Gigli, posso rassicurarla con fermezza sullo stato dell'arte e dell'elaborazione del piano nazionale della ricerca, che non è concentrato e disseminato in bozze informali, ma è un documento corposo che contiene principi, metodi e soprattutto per la prima volta – mi permetto di sottolinearlo –, per la prima volta, perlomeno nella storia recente Pag. 50del nostro Paese, rappresenta l'esercizio di quell'azione di coordinamento che, come lei diceva, viene da una norma di legge e che deve racchiudersi nella sintesi che il Ministero deputato, quello della ricerca, fa su questo capitolo fondamentale, strategico e non occasionale, nelle politiche dell'agenda di questo Governo, in riferimento agli altri ministeri che sono sostanzialmente i ministeri della difesa, della salute, delle politiche agricole, dello sviluppo economico e dell'ambiente.
  Tutto questo è, per così dire, confluito quindi in un'attività molto intensa e anche abbastanza lunga, ma già completata da molti mesi. Quindi, quello che manca è la presentazione all'organo di riferimento, che dovrà esaminarlo ed approvarlo e, naturalmente, con un eventuale, non obbligatorio ma forse pertinente e opportuno, passaggio nel Consiglio dei ministri che dovrà avvenire nelle prossime settimane.
  Io posso, se lo ritiene, citarle quali sono i punti cruciali su cui si fonda questo piano nazionale della ricerca: l'indicazione di strumenti per massimizzare il successo dei ricercatori italiani nella competizione per i fondi europei con risorse allocate; un piano di investimenti fondamentale e direi prioritario sulla valorizzazione del capitale umano; un piano di investimenti organico e razionale per le infrastrutture della ricerca, che sono state anche uno dei nostri obiettivi nel contesto della Presidenza dell'Unione europea; un programma speciale di investimenti per il Sud, che ha per così dire una fragilità da questo punto di vista riconosciuta e storicamente attestata su cui è opportuno intervenire anche di concerto e in collegamento con le politiche regionali e con l'utilizzo dei fondi di coesione; infine – e concludo signor Presidente – la specificazione di strumenti di sostegno per il potenziamento della collaborazione pubblico-privato nel finanziamento dei progetti strategici. Il piano indica altresì le priorità settoriali che si riferiscono al framework europeo di Horizon 2020.
  È quindi un'attività conclusa e pronta. Chiaramente deve essere formalizzato questo passaggio. Il mondo della ricerca ha naturalmente partecipato attivamente alla sua stesura, sia gli enti, che il CRUI che tutti gli organismi di riferimento del mondo della ricerca scientifica e questo è l'ultimo passo che ci manca.

  PRESIDENTE. Il collega Gigli ha facoltà di replicare.

  GIAN LUIGI GIGLI. Io la ringrazio per queste informazioni, signora Ministro, ma resto perplesso rispetto a quello che ci dice. Se è pronta una bozza da mesi e visto che il mondo della ricerca la sta attendendo da tempo e siamo in ritardo con finanziamenti e con quant'altro, perché questa bozza non va avanti ?
  E poi chi ci ha lavorato a questa bozza ? Lei non lo ha chiarito. Ha parlato del mondo accademico, del mondo del MIUR. Ma gli altri Ministeri hanno collaborato ? E allora vorremmo sapere chi si è seduto a questo tavolo. Quant’è il finanziamento che viene previsto ? Abbiamo un ordine di grandezza ?
  Io credo che queste domande avrebbero meritato una risposta, perché altrimenti c’è il rischio che questa materia vada avanti ancora per chissà quanti mesi e noi, a questo punto, rischiamo di avere anche una terza bozza. Infatti, due sono sicuramente già circolanti, una è anche sul sito del Ministero, pure corredata di diapositive. Ma rischiamo poi di trovare anche la terza in itinere.
  Io credo che dobbiamo interrogarci seriamente su tutto questo, perché altrimenti il rischio è che di fronte agli occhi del mondo scientifico, di fronte agli occhi delle imprese, di fronte agli occhi delle regioni e di fronte agli occhi dell'Europa, signora Ministro, l'Italia finirà per sembrare come un Paese nel quale manca una seria politica nazionale della ricerca.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con lo svolgimento Pag. 51di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bratti, Catania, Cirielli, Dambruoso, Di Gioia, Di Lello, Fedriga, Ferranti, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lupi, Manciulli, Merlo, Pisicchio, Ravetto, Rosato, Rossomando, Sanga, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquindici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015 (ore 16,17).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015. La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta del 10 giugno 2015.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli deputate e onorevoli deputati, il Consiglio europeo di domani e dopodomani si colloca in un momento particolarmente rilevante della vita politica, economica, civile e culturale dell'Europa. Non è un caso che qualche giorno fa si sia tenuto un summit straordinario, convocato d'urgenza dal Presidente Tusk, dei Paesi appartenenti all'area dell'euro per discutere del futuro della Grecia e non è un caso che questo tema, pur non essendo formalmente iscritto all'ordine del giorno del dibattito delle prossime ore, sarà il convitato di pietra, il vero elemento di riflessione sul futuro delle istituzioni economiche e finanziarie del continente. Tuttavia, per quello che riguarda noi, comunità italiana, il valore principale della discussione non può essere limitato soltanto al fattore economico e finanziario, ma deve allargarsi in particolar modo alle questioni collegate e connesse ai flussi migratori e a ciò che sta avvenendo nel Mediterraneo.
  Dunque, con il vostro consenso e con il vostro accordo individuerei soprattutto due temi di riflessione nell'esposizione della presentazione dei lavori di domani e dopodomani: crisi economico-finanziaria e mantenimento della Grecia all'interno dell'area dell'euro, anche collegandomi alle prospettive del rapporto dei quattro Presidenti – noi diciamo dei quattro Presidenti e quattro più uno se vogliamo considerare anche l'apporto del Presidente del Parlamento europeo – e la questione immigrazione. Parto dal primo. Per la prima volta dopo quattro anni una crisi economica e finanziaria non ha l'Italia sul banco degli imputati; non ha l'Italia sul banco degli studenti che devono mostrare di aver fatto il loro compito; non ha l'Italia nel nucleo degli osservati speciali. Questo è un dato di fatto. Può piacere o meno il giudizio su questi anni e si possono avere e si hanno in questo Parlamento opinioni profondamente diverse su ciò che è accaduto, non soltanto all'interno dei vertici europei, ma all'interno dei grandi incontri internazionali, direi da Cannes in poi, dal Pag. 522011 in poi. Su questo specifico punto, il Parlamento presenta opinioni profondamente divergenti e diametralmente opposte rispetto al giudizio su ciò che è accaduto e alle cause che ne hanno suscitato gli effetti. Ma il dato di fatto oggettivo è che per la prima volta non è l'Italia oggetto di una particolare attenzione perché l'Italia è considerata e a mio giudizio oggi impegnata in un pacchetto di riforme strutturali, sul quale una volta di più le opinioni possono essere le più variegate, ma che nessuno può ignorare. Il vero fondo salva-Stati per l'Italia è il fatto che il Parlamento, più che il Governo, stia facendo delle riforme strutturali.
  La vera clausola di salvaguardia è che quel pacchetto di riforme atteso da molti anni e che spazia dalle questioni legate al lavoro alle questioni legate al mondo del credito alle questioni legate alla legge elettorale a quelle che ancora invece sono in itinere – penso alla riforma della pubblica amministrazione, alla riforma costituzionale e alla complessa opera di riforma della giustizia – questo pacchetto di riforme è un pacchetto sul quale il Parlamento, prima ancora che il Governo, sta mostrando di voler decidere. Poi naturalmente, come è ovvio che sia, vi sono opinioni diverse anche all'interno del Parlamento sul grado di efficacia, di condivisione dei singoli provvedimenti ma l'Italia è percepita come una realtà che non sta più dalla parte del problema ma è parte della soluzione in considerazione del fatto che la politica è tornata a fare il suo mestiere che è quello di decidere sul futuro delle comunità e dei figli di coloro i quali si impegnano e ovviamente credono che l'Italia abbia non soltanto un glorioso passato da raccontare ma un presente da vivere e un futuro da costruire. Vorrei che questo fosse chiaro perché è il punto di partenza di tutto per me. Noi ci avviciniamo alla questione greca uscendo dalla tradizionale vicinanza che per anni ha accompagnato il nostro Paese: l'Italia non deve fare la fine della Grecia, Italia e Grecia sono gli osservati speciali. Non è più così. Questo però paradossalmente ci impone di avere uno sguardo ancora più attento sulla situazione greca. Non è che il fatto di essere meno interessati direttamente dalle possibili conseguenze della crisi economico-finanziaria ci porta a dire che possiamo far finta di niente perché ciò che sta avvenendo è particolarmente grave. Mai come in questo momento storico esiste una parte dell'opinione pubblica di alcuni Paesi europei e non mi riferisco soltanto alla Germania che desidera con molta veemenza e forza che le prossime siano le ultime settimane della Grecia all'interno dell'area dell'euro. È un dato di fatto nel dibattito politico. È un dato di fatto che credo noi dobbiamo combattere perché, a mio giudizio, la presenza della Grecia all'interno dell'area dell'euro è un valore non soltanto per i greci e la stabilità e, in prospettiva, lo sviluppo dei 19 Paesi che compongono l'Eurozona costituisce un quadro di riferimento importante per tutti. Dunque la posizione italiana è quella di un lavoro faticoso, tenace: in queste ore il Ministro Padoan sta raggiungendo Bruxelles per l'ennesimo Eurogruppo, domani è possibile che all'interno delle riunioni del vertice vi sia spazio per un'ulteriore riunione dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi dell'euro per arrivare a raggiungere un traguardo che sia positivo per tutti in vista della scadenza del 30 giugno. È chiaro che la franchezza vuole che da parte nostra vi siano parole altrettanto nette nei confronti dei nostri amici greci a cui va ricordato, come vale per molti Paesi e vale in particolar modo per l'Italia, vale a dire che la prima condizione per rimettere in moto il Paese è scegliere al proprio interno di fare le riforme strutturali, così vale per il Governo greco che ha la necessità di sentire la solidarietà e la vicinanza anzitutto nostra ma anche di altri Paesi ma deve avere consapevolezza che il passaggio davanti al quale ci troviamo è un passaggio tutt'altro che banale e il cui sviluppo è particolarmente complicato da un clima di paura all'interno dell'Unione europea che costituisce anche la chiave di lettura del secondo capitolo del mio intervento che riguarda l'immigrazione a cui arriverò tra un attimo. Finisco sul primo punto: noi Pag. 53siamo in un momento nel quale in Europa si fatica a volare alto. Permettetemi di dirlo con grande franchezza: anche il rapporto dei quattro Presidenti, dei quattro più uno, non brilla per ambizione. Ripeto: non brilla per ambizione.
  Non c’è un grande disegno strategico. Ieri eravamo a inaugurare – tra l'altro, con alcuni di voi – la funivia sul Monte Bianco, in un luogo straordinario, un'opera che è simbolo dell'ingegneria italiana, esempio di grandezza e di capacità di innovazione, una cosa che, credo, indipendentemente dalle idee politiche, faccia contenti tutti gli italiani, perché legata all'idea di poter avere uno degli strumenti di massima qualità architettonica e ingegneristica proprio sul tetto d'Europa, e all'inaugurazione è stata citata la frase di un alpinista che mi ha colpito molto, perché dice: «Quando sali in alto vedi più lontano e quando vedi più lontano sogni più a lungo». Dal tetto dell'Europa voglio dire che non stiamo sognando molto a lungo, perché in questo momento anche l'operazione fatta dai quattro Presidenti, dai «quattro più uno», è un'operazione, a mio giudizio, che non si preoccupa di reimpostare una riflessione sul futuro delle istituzioni europee, ma si limita a una sostanziale manutenzione dell'esistente. Chiarito questo, chiarito dunque che emerge la necessità di discutere e approfondire in modo più compiuto le grandi questioni di natura economica, diciamo anche che quello di cui c’è bisogno da parte delle istituzioni italiane, non soltanto da parte del Governo e dei rappresentanti o dei Ministri, ma anche dei membri delle Commissioni parlamentari, anche da parte degli opinion leaders, anche da parte della classe dirigente italiana, è uno sforzo maggiore per fare dell'Europa quello che Lisbona aveva disegnato per questo nostro continente e che non è stato realizzato negli ultimi anni. Lisbona ci aveva raccontato che l'Europa sarebbe dovuta essere il grande luogo dell'innovazione dal 2000 al 2020; l'Europa doveva essere il luogo nel quale si andavano a creare più posti di lavoro, più speranza, più idealità, il continente nel quale si sarebbe toccato con mano un'idea di sviluppo diversa da quella alla quale oggi siamo abituati. Se ciò non è accaduto, forse è il momento di una verifica, non soltanto del presupposto troppo basato sull’austerity e poco sulla crescita, ma anche degli strumenti che sono stati percepiti – direi presentati prima e percepiti poi – più come meccanismi sanzionatori per chi non fa le cose che non come obiettivi sfidanti per chi invece ci vuole provare. Anche di questo – possiamo dirlo – il rapporto dei quattro Presidenti più uno non è in condizioni di dare parole di speranza. Primo tema, dunque: sì, contenti per il fatto che l'Italia non è più sul banco degli imputati, ma la situazione economico-finanziaria del nostro continente richiede uno sforzo in più, un colpo d'ala; richiede anche – lasciatemelo dire con molta franchezza – che l'Italia tutta intera, quando si presenta negli ambiti di discussione di politica internazionale e comunitaria, abbia un po’ più di orgoglio per quello che è, perché negli ultimi anni le discussioni interne e anche la presentazione esterna, con i problemi che tutti noi conosciamo, che hanno visto l'Italia troppo spesso essere considerata il grande malato d'Europa, ha in qualche misura impedito alla nostra classe dirigente, alla classe universitaria, alla classe accademica, alla classe politica con la «P» maiuscola, di provare ad immaginare un percorso per l'Europa del futuro. L'Italia è rimasta sempre fuori da questo dibattito, anche filosofico e politico con la «P» maiuscola: i risultati si vedono. Dovremmo abituarci a pensare che, senza di noi e senza il nostro contributo, l'Europa è meno forte. Per chi ha visitato l'Expo, nel padiglione Italia c’è una stanza, una sala particolarmente intrigante, che è – lo sa bene il Ministro Martina – una sala in cui la cartina geografica del mondo viene rappresentata in modo tridimensionale senza l'Italia e accanto una serie di schermi presentano video e commenti di alcune personalità non italiane che raccontano che cosa è stata per loro l'Italia e come sarebbe il mondo senza l'Italia. Se ci pensate, questa è una provocazione che, Pag. 54naturalmente all'interno dell'Expo, questo grande evento che, a dispetto di tante previsioni, sta funzionando e sta funzionando molto bene, fa riflettere. Ma al di là delle riflessioni sulle discussioni legate all'Expo, questo è ciò che sta accadendo in Europa o che è accaduto in questi ultimi anni, perché l'Italia si era preoccupata soprattutto di difendersi anziché di raccontare un'idea diversa dell'economia e del mondo. È il primo tema, dicevo, che è, in qualche misura, profondamente messo in discussione dal clima di paura che viviamo, che vive l'uomo di oggi sicuramente ma che vive in particolar modo la comunità delle donne e degli uomini europei di fronte, in particolar modo, alle questioni legate all'immigrazione.
  Io credo che l'appuntamento di domani e dopodomani sia un appuntamento rilevante perché per la prima volta si mette in discussione un principio che sta alla base degli accordi di Dublino e che è perfettamente legittimo dal punto di vista legale, regolamentare e normativo, perché il nostro Governo e il nostro Parlamento lo ha approvato, ma che è profondamente incapace di rispondere alla situazione di oggi, non soltanto dei flussi migratori ma dell'idea stessa di Mediterraneo.
  Io non voglio su questo utilizzare il passato per rinfacciarcelo reciprocamente. C’è un tempo per discutere e litigare, in particolar modo durante le campagne elettorali, e c’è un tempo per provare a lavorare insieme, questo è il luogo in cui l'Italia si presenta a livello internazionale. Io credo che quando si va in Europa nelle sedi istituzionali, compito di chi ha responsabilità di Governo sia quello di cercare di coinvolgere quanto più possibile tutte le opposizioni oltre che la propria maggioranza e, contemporaneamente, quando si rappresenta con diverse funzioni, anche stando all'opposizione, un Paese, se si va all'interno delle istituzioni europee si cerca di far prevalere il bene comune. In particolar modo questo vale in una cornice come quella dell'immigrazione e dei flussi migratori in cui i numeri ci dicono che la situazione problematica – che c’è, è evidente e nessuno si può permettere di negare – non ha un grado di differenza rispetto allo scorso anno particolarmente elevato. Se guardo i numeri devo ricordare che il 24 giugno dello scorso anno eravamo qui alla Camera a presentare il Consiglio europeo esattamente come oggi, lo stesso giorno, allora gli sbarchi erano stati 59.600, un numero molto significativo, questo anno sono 61.400, vi è quindi un aumento di 1.800 unità, circa il 3 per cento. Un aumento che va considerato come tale, ma non è oggi, quella che viene raccontata, una presenza profondamente diversa da quello dello scorso anno.
  Cosa è accaduto di diverso ? Due elementi. Il primo riguarda il nostro interno. C’è una costante attenzione, del tutto positiva a mio giudizio, poi si può discutere sulle modalità talvolta ansiogene, ma del tutto positiva dei mezzi della comunicazione. Un anno fa la discussione non era su questo, oggi sì ! A parità di numeri c’è un profondo cambiamento di approccio. Un anno fa la discussione era esclusivamente su altri temi, stavolta c’è una priorità che viene stabilita, come è giusto che sia, dagli organi di comunicazione. Vorrei essere chiaro, se guardiamo i sondaggi, i dati di rilevamento e il rapporto con i cittadini che ciascuno di noi ha, sappiamo che allora come quest'anno la priorità numero uno degli italiani rimane sempre la stessa: il lavoro, nettamente il lavoro ! Se guardiamo i dati vediamo che c’è un rapporto incredibile tra la priorità numero uno degli italiani – sia quest'anno che lo scorso anno – e la priorità numero due. Perché è normale che la prima preoccupazione in una Repubblica che all'articolo 1 della sua Costituzione stabilisce che essa è fondata sul lavoro non possa che vivere con grande tensione, con grande preoccupazione e talvolta con ansia e angoscia, il fatto che il lavoro non è ancora tornato ai livelli di quattro o cinque anni fa ! I segni incoraggianti che si sono registrati in questo anno – più 250 mila posti di lavoro – ancora non sono sufficienti per recuperare il milione di posti di lavoro che abbiamo perso.Pag. 55
  Ho premesso che non ho voglia di stare qui a rinfacciare reciprocamente il passato o i piccoli e grandi successi degli uni o i piccoli e grandi insuccessi degli altri. Voglio fare un passo indietro e dire che da un lato c’è una questione comunicativa enorme e dall'altro c’è oggettivamente, per la prima volta dopo anni, la consapevolezza che quello del Mediterraneo non è un problema soltanto italiano. Voi sapete che dire che esiste questa consapevolezza è insufficiente senza risultati concreti, anche se i meccanismi europei ci insegnano che occorrono piccoli passi per arrivare a raggiungere dei grandi risultati.
  Fatto sta che quando lo scorso anno, prima visita ufficiale, scegliemmo con il mio Governo di andare a Tunisi, in molti storsero il naso e guardarono con la faccia un po’ stupita di chi dice «ma con tutti i paesi scegli di partire da Tunisi ?». Perché allora, dicemmo – e lo confermo oggi, come lo confermano i fatti, prima ancora di me – che era il Mediterraneo l'ambito naturale dell'azione politica di diplomazia europea e continentale che doveva essere riaffermato. Oggi, mi permetto di dire che questa priorità è finalmente affermata anche a livello europeo.
  Che cosa stiamo discutendo ? Stiamo discutendo una strategia europea che sia meno miope di quella che è stata fino ad oggi. Per farlo c’è bisogno che anche l'Italia cambi passo in alcuni settori. Il primo, la cooperazione internazionale. Parlavamo di riforme strutturali e rendevo e rendo grazie, al Parlamento per l'attività di questi mesi. Tra le tante riforme strutturali, mi piace ricordare come tale la legge sulla cooperazione internazionale perché segna finalmente un cambio di passo nella politica estera del nostro paese e dopo 27 anni torna a individuare nel settore della cooperazione e degli aiuti allo sviluppo una priorità che farà si che, da qui al G7 che si terrà in Italia nel 2017, l'Italia smetterà di essere il fanalino di coda nei ranking internazionali sulla cooperazione dei sette paesi più industrializzati, per recuperare almeno due o tre posizioni.
  Tuttavia, insieme alla cooperazione internazionale, non possiamo che affermare la necessità degli accordi sul rimpatrio. Un pezzo della nostra politica estera deve essere collegata anche al presupposto che, per primo, in Italia, ha sancito un governo di centrosinistra, peraltro, come ricordava quest'oggi il Presidente Napolitano, nel dibattito al Senato – Presidente che allora era il Ministro degli interni proponente di quella legge – e cioè che c’è uno spazio di accoglienza che l'Italia conferma, mantiene e valorizza, ma c’è anche la necessità (questo vale, in particolar modo, per alcuni ambienti all'interno del mio partito e del mio schieramento) di dover riconoscere che il rimpatrio non può essere un tabù, non può essere una parola da considerare come una parolaccia. Ci sono degli strumenti di azione politica e diplomatica che sono più forti se collegati alla cooperazione internazionale e agli accordi di rimpatrio e di ritorno a casa. Questo è un primo elemento che, a mio giudizio, deve costituire la stella polare per l'Italia, ma che costituisce la stella polare della proposta europea.
  Accanto a questo, ovviamente, c’è l'elemento dell'accoglienza e dell'asilo, dell'accoglienza dei richiedenti protezione e dei richiedenti asilo, che poi diventano rifugiati quando le procedure permettono di verificare la correttezza dell’iter. Su questo tema Dublino 2 dice che è tutta soltanto responsabilità del Paese di primo approdo. È questo un principio giusto ? Per me, no. Vogliamo stare a discuterne insieme ? Certo, oggi non ci sono le condizioni per modificare questo approccio. Perché ? Lo vediamo dai giornali internazionali e non necessariamente dalle cancellerie. Siamo in un tempo nel quale l'identità europea, che per la mia generazione è nata con il crollo del muro di Berlino, viene messa profondamente in discussione da chi un muro lo vorrebbe fisicamente ricostruire tra l'Ungheria e la Serbia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e per L'italia – Centro Democratico). Siamo in un tempo nel quale la paura sta creando le condizioni di considerare il diverso, quello che Pag. 56è lontano da me, come un potenziale pericolo, dove torna a farsi spazio il concetto di frontiera, anziché il concetto di piazza. Di fronte a questo fatto, che è un fatto culturale, che dovrebbe far riflettere tutte e tutti indipendentemente dal proprio colore e dalla propria idea politica, pensate voi che siamo in condizione di dire che l'accordo di Dublino, negoziato in passato nelle forme e nei modi che sapete, possa essere improvvisamente modificato ? Chi lo dice assume su di sé la responsabilità di fare una politica estera, o presunta tale, basata sulla superficialità e la demagogia. Si può fare, lo dico perché io ero al G7 nel momento in cui alcune forze politiche hanno lanciato il tema dell'emergenza sanitaria in Italia in nome della scabbia. Vorrei essere chiaro: guai a sottovalutare qualsiasi cosa.
  Ma esattamente in quel momento in cui è arrivato l'sms con questo drammatico messaggio di emergenza, i leader dei Paesi del G7 stavano discutendo delle misure e contromisure da adottare in caso di un'epidemia mondiale che è una preoccupazione vera della comunità internazionale, che è una preoccupazione vera, perché quando abbiamo reagito all'Ebola nelle forme e nelle modalità in cui ricordate lo abbiamo fatto, con un coordinamento internazionale pazzesco perché tutti i santi giorni ci sono nostre donne e nostri uomini che stanno lavorando sul rischio di un'emergenza mondiale che avrebbe dei danni notevolissimi ma che non viene immaginata come la scabbia alla stazione di Milano, che viene immaginata attraverso la diffusione non nelle forme banali di un tweet ma attraverso le linee aeree che vengono da Paesi in cui certe cose si possono verificare. Di fronte a questo, se voi volete raccontare un'Italia che è un'Italia piena di emergenze sanitarie, fatelo, io difendo e rivendico l'Italia dello Spallanzani, degli infermieri, dei dottori, di coloro i quali stanno dimostrando di essere un'eccellenza mondiale e che non cedono alla paura e alla cultura del pericolo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Scelta Civica per l'Italia). Di fronte a questo lavoro, che cosa possiamo fare noi al Consiglio europeo ? Possiamo affermare il principio che la questione dell'immigrazione e dei richiedenti asilo deve essere affrontata su base internazionale e continentale. Riusciremo a farlo ? È evidente che a me piacerebbe potermi presentare al tavolo europeo con una convinta partecipazione del sistema Italia, per questo domani mattina, con il Ministro dell'interno, accoglieremo a palazzo Chigi i rappresentanti delle regioni e dei comuni, per questo saremo nelle condizioni di poter ascoltare le voci anche di chi ha espresso dei dubbi, delle contraddizioni, degli elementi di critica, ma quello che deve essere per me chiaro è che noi non possiamo continuare a giocare su questi temi senza considerare la profonda ampiezza del problema di cui stiamo discutendo, perché noi guardiamo uno scoglio di Ventimiglia – è giusto così –, perché noi guardiamo una stazione – è giusto così –, ma nel mondo in questo istante non alziamo gli occhi – forse perché siamo abituati a pensare soltanto ai nostri piccoli talk show di tutti i giorni – e non pensiamo a quello che sta succedendo a Calais fra Francia e Inghilterra, non pensiamo a quello che sta succedendo in Arizona, in Texas in questo momento, non pensiamo a quello che sta succedendo in Birmania in questo momento, non pensiamo a quello che sta succedendo in Turchia in questo momento, in Libano, nel nostro amato Libano in questo momento, in Kurdistan. Chi di voi ha visitato un campo profughi a Erbil – come ricorderete a me è capitato nello scorso agosto – si rende conto che la dimensione dei flussi migratori non sono dimensioni di qualche decina o centinaia di unità come quello delle realtà che quotidianamente sono presentate nella nostra televisione, ma sono realtà mondiali che hanno un impatto devastante nella storia dell'uomo e che noi dobbiamo avere la forza e il coraggio di gestire con la capacità di avere una visione, perché non è che domani mattina improvvisamente si mette tutto a posto. Ecco perché la posizione italiana è molto chiara, noi quando troviamo qualcuno in mare gli salviamo la Pag. 57vita, perché secoli di civiltà valgono più di un sondaggio o di un punto di opinione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia e Libertà), noi abbiamo sulle nostre spalle secoli di civiltà ai quali non rinunciamo.
  Secondo, abbiamo un diritto d'asilo che non è stato purtroppo disciplinato a livello nazionale, combattiamo per una politica europea sul diritto d'asilo, che vuol dire che i rimpatri vanno fatti a livello europeo, che vuol dire che la politica europea deve dialogare con più forza con i Paesi, in particolar modo del nord Africa e che vuol dire che non è pensabile né l'isteria né l'egoismo a cui abbiamo assistito in queste settimane. Dall'altro lato però, chiarezza per chiarezza, noi siamo in prima linea, non soltanto nel rispetto delle regole e della legalità ma anche nella sfida per un diverso modello di sviluppo e di sostenibilità, partendo dal presupposto che per primi dobbiamo cambiare noi e che per cambiare noi in una prospettiva di medio-termine occorre la cooperazione internazionale, occorre pensare che l'Africa sia una delle più grandi risorse dei prossimi trent'anni, occorre avere il coraggio di dire che chi lavora in questo settore deve essere aiutato, chi delinque e chi non rispetta le regole deve essere rimandato a casa immediatamente, e che chi ha l'ambizione di guidare un Paese deve cercare in sede europea di portare il consenso più ampio possibile senza preoccuparsi di utilizzare questo settore come il settore dello scontro e della divisione.
  È chiaro che sarebbe molto facile farlo per noi, sarebbe molto facile farlo per noi, ma sarebbe anche molto miope farlo per noi; rinfacciare agli altri il passato non serve a costruire il futuro, men che mai a vivere il presente.
  Allora, questi sono i due punti chiave: da un lato, la Grecia e, dall'altro, l'Italia non più osservata speciale, ma l'Italia che vuole dare una mano perché grande Paese che sta realizzando le riforme strutturali. Voi, con il vostro lavoro, signori del Parlamento, state consentendo all'Italia di sedersi in una posizione di forza in modo profondamente diverso rispetto al passato. In Italia è chiaro il messaggio che la politica è tornata a fare il suo mestiere e che le riforme hanno preso residenza e cittadinanza in questo Paese non semplicemente sulla spinta dell'azione del Presidente del Consiglio o del Governo, ma per condivisione ampia, molto ampia dell'intero arco parlamentare.
  In secondo luogo, sull'immigrazione, noi facciamo la nostra parte, non rinunciamo ai nostri valori, ma contemporaneamente siamo pronti ad affrontare anche le difficoltà che questa vicenda apre, perché, quando noi diciamo al Consiglio europeo che l'immigrazione è una questione europea, non lo facciamo perché pensiamo che l'Europa possa sostituirsi a noi. Noi siamo persino in grado di permetterci di fare da soli, se serve. È l'Europa che non si può permettere che l'Italia faccia da sola, perché quella frontiera è la frontiera di un continente, non la frontiera di un Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico).
  Accanto a questo – e ho finito – ci sono tre ulteriori elementi che lascio sullo sfondo, ma che sono particolarmente importanti. Il primo: discuteremo della politica di sicurezza e difesa comune alla presenza del segretario generale della NATO. La posizione italiana – mi pare anche in questo caso una posizione non solo della maggioranza di Governo ma più ampia – è quella di un Paese che crede a degli ideali comuni, che crede nei valori occidentali e che crede nella NATO come in una grande famiglia che è nelle condizioni di difendere e lottare per un ideale forte, bello e positivo. Ma questo non può essere oggi immaginato da una parte dei nostri partner amici come una riedizione 2.0 di una guerra fredda che è finita, morta e sepolta e che nessuno di noi vuole riprendere.
  Lo dico perché è chiara la posizione che ha utilizzato l'Italia in questo anno, in questo anno e mezzo e – devo dire – anche in passato. Noi vogliamo, esigiamo e chiediamo che ci sia un rispetto totale Pag. 58degli accordi di Minsk da tutte le parti impegnate e non possiamo immaginare che si utilizzi la discussione attualmente in corso sugli accordi di Minsk per tentare di aprire una pagina nuova nella dinamica dei rapporti tra Europa e Russia. Noi crediamo nel rispetto della comunità internazionale, nell'integrità dell'Ucraina, nella sovranità dell'Ucraina, crediamo che sia giusto il percorso sanzionatorio che è stato effettuato, ma diciamo anche che non è immaginabile per nessuno poter pensare oggi di utilizzare la NATO in una funzione che sarebbe stata antistorica 20 anni fa e che è, a maggior ragione, antistorica oggi.
  Secondo punto: discuteremo di mercato unico digitale, di innovazione, di competitività. Su questi punti c’è un lasciato del lavoro del semestre italiano. L'Europa non è più soltanto il luogo nel quale si parla di austerity. L'Europa non è più soltanto il luogo nel quale uniamo i nostri vincoli e i nostri parametri come un grande club di esperti di bilancio che però si dimenticano di valorizzare i valori profondi e l'anima comune che caratterizza il nostro continente.
  Per questo, sul tema della competitività, dell'innovazione digitale e dell'apertura alla crescita, l'Europa può giocare un ruolo analogo a quello che vuole giocare sul clima, che pure non sarà oggetto di discussione, su cui abbiamo visto, non soltanto qualche consiglio europeo fa, un buon dibattito con protagonismo italiano, ma anche lunedì scorso un'iniziativa importante, proprio nella sede della Camera dei deputati, perché l'intero Paese sia protagonista in vista di Europa 2015.
  Ebbene, su questi temi noi abbiamo bisogno di un'Italia che sia guida e non soltanto fanalino di coda.
  Veniamo, poi, al terzo e ultimo punto che, però, è il punto chiave. Noi possiamo fare tutti i discorsi che immaginiamo, però c’è un punto: oggi sempre di più l'Europa sta diventando coraggio contro paura. La paura è la paura che porta a dubitare delle scelte dei mercati finanziari, economici e internazionali in alcuni Paesi; la paura è il sentimento che attraversa strisciante intere popolazioni quando si rendono conto di essere sotto una minaccia che non è ben definita, i cui contorni non sono molto chiari, ma che prende, appunto, le sembianze di un fantasma, il fantasma della preoccupazione, il fantasma della diversità.
  Io credo che oggi la vera sfida che ha di fronte a sé l'Europa sia sicuramente quella di trovare le soluzioni tecniche ai flussi migratori, sapendo che è un percorso lungo, che richiederà mesi, anni; è sicuramente quella di riuscire a trovare dei meccanismi economici diversi da quelli che abbiamo visto sino ad oggi, sapendo che anche in questo caso ci sarà da lavorare molto. Ma il punto chiave, che noi dobbiamo caratterizzare e sul quale dobbiamo caratterizzarci, è raccontare un'idea di Europa in positivo, basata sul coraggio di ciò che siamo e non soltanto sulla paura di quello che gli altri ci dipingono.
  E, allora, da questo punto di vista vorrei evidenziare, concludendo, il ruolo che l'Italia può giocare, tornata finalmente dall'altra parte del tavolo e non più nel banco di fronte ai professori, che è quello di recuperare un'identità, che non è una parolaccia ma è una parola positiva, tutta giocata sulla bellezza di ciò che siamo e di ciò che possiamo essere.
  Ecco perché continuiamo a insistere su degli elementi, insieme al Ministro competente, di diplomazia culturale; ecco perché l'Expo avrà come evento principale non la visita di un leader straniero ma la visita dei 154 Ministri della cultura, che si terrà il 31 luglio; ed ecco perché, nel chiedere il consenso del Parlamento al lavoro che svolgeremo nei prossimi due giorni, vorrei invitarvi, sul punto specifico, non a sottolineare le tante cose che ci vedono divisi, ma tentare di rafforzare il senso profondo di ciò che siamo. Se l'Europa è impaurita, ha bisogno dell'Italia, del coraggio dell'Italia e di tutti gli italiani. Proviamo a farlo insieme (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia - Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).

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(Discussione)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
  È iscritta a parlare la deputata Marietta Tidei. Ne ha facoltà.

  MARIETTA TIDEI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, io credo che giovi ricordare, in primo luogo, alcuni significativi numeri che hanno il pregio di dare l'esatta portata della questione che dibattiamo. Il nuovo rapporto dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati riporta una forte escalation del numero di persone costrette a fuggire dalle loro case, con 59,5 milioni di migranti forzati alla fine del 2014, rispetto ai 51,2 milioni di un anno prima e ai 37,5 milioni di dieci anni fa.
  Più della metà dei rifugiati a livello mondiale sono bambini. Ma anche nel contesto di una forte crescita nel numero dei migranti forzati, la distribuzione globale dei rifugiati resta fortemente sbilanciata verso le nazioni più povere. Lei prima ne ricordava alcune, Presidente. L'86 per cento dei profughi si trovano in regioni e in Paesi considerati economicamente meno sviluppati e, solo per parlare della Siria, 4 milioni di rifugiati lottano per la sopravvivenza in Turchia, Libano, Egitto, Giordania.
  Le guerre nell'area subsahariana e la situazione di estrema instabilità nel Corno d'Africa hanno creato più di 3 milioni di rifugiati. Essi premono sulla frontiera meridionale dell'Europa. L'Italia, lo ricordava prima, ne ha accolti nel 2015 più di 60 mila. Ma dobbiamo comparare questa cifra con quella dello scorso anno per scoprire che il numero degli arrivi, ad oggi, è superiore allo stesso periodo dell'anno scorso di neanche 2 mila unità, numero ben lontano dall'invasione prospettata di chi gioca sulla paura della gente per conquistare consenso.
  Questo dato, però, non cancella le 1.850 vittime che abbiamo perso in quell'enorme cimitero che è diventato il mare Mediterraneo e la stima ovviamente è al ribasso, perché molte carrette del mare potrebbero essere affondate nel silenzio più assoluto.
  Ho avuto la fortuna di visitare diversi campi profughi e centri di accoglienza, e dico la fortuna perché guardare in faccia chi ha attraversato l'inferno del deserto, della Libia, della traversata in mare, chi ha percorso le strade del dolore, aiuta a capire che chi fugge dalle guerre, ma anche semplicemente dalla fame, che – voglio ricordare – non è una colpa, non può essere trattato come un criminale da punire. È troppo facile fare il pieno di consensi cavalcando le paure e le preoccupazioni dei cittadini, come stiamo guardando fare in questi giorni da molti. È facile ma falso proporre soluzioni veloci e dire: non facciamoli sbarcare, e fregarsene del fatto che questo sia inattuabile, oltre che inaccettabile.
  Dei campi che ho visitato, sono rimasta colpita in particolar modo da quello di Diyarbakir in Turchia, a 150 chilometri dalla Siria, che ospita quattromila yazidi, in fuga dalle barbarie dello Stato Islamico. I loro racconti parlano di violenze, di torture, di donne vendute come schiave, di bambini che non conoscono il destino dei loro padri o delle loro madri. La gente non si arrende e spera di rientrare prima possibile nella propria terra, perché gran parte di quelli che sono costretti ad abbandonare la propria casa sperano di poterci un giorno ritornare. E questo è uno dei tanti campi, forse anche uno tra quelli più fortunati, grazie anche alla straordinaria generosità del popolo curdo. Riesco solo ad immaginare con orrore quello che può accadere altrove, ai confini del Sahara, dove ogni minimo aiuto umanitario è sottoposto ai capricci dei signori della guerra locale.
  Ogni campo ha una cosa che lo accomuna a tutti gli altri: tutti lottano contro avversari enormi ed invisibili, gli interessi degli Stati, la complessità della geopolitica, la stupidità dei fondamentalismi e l'economia globale. Recentemente, in occasione della giornata internazionale del rifugiato, insieme alla Presidente della Commissione diritti umani dell'Assemblea dell'OSCE, Pag. 60abbiamo visitato diversi centri di accoglienza, tra cui Lampedusa. Con lei abbiamo visto anche un'altra Italia, quella di cui andare fieri, quella che non specula sulla pelle dei migranti, quella che salva le vite, quella dell'accoglienza, quella che ha risposto con rapidità ed efficienza alla situazione venutasi a creare davanti alla stazione Tiburtina di Roma.
  Lo sforzo congiunto del comune di Roma, della Croce Rossa italiana, di una miriade di associazioni e singoli volontari, ha prodotto pasti caldi, rifugio, assistenza, e si è trattato di un esempio importante non solo di civiltà, ma di contrasto al razzismo strisciante nel Paese. Le cifre dovrebbero parlare da sole, imponendoci una duplice spinta solidale dall'Europa verso i Paesi di frontiera, che ogni giorno devono affrontare emergenze – e lei lo ricordava prima, signor Presidente – e all'interno delle comunità nazionali, dove si dovrebbe fare a gara per accogliere meglio. L'Europa negli ultimi tempi è sembrata invece per noi italiani una madre strana, dai sentimenti decisamente freddi e per nulla unita sul tema dell'immigrazione, anche dal punto di vista prettamente giuridico.
  La disciplina dell'immigrazione non è definita in maniera generale dalla UE, ma regolamenti e direttive intervengono su alcuni temi specifici, seppure nel 1997 il Trattato di Amsterdam ha, per così dire, comunitarizzato il settore dell'immigrazione, così come quello dell'asilo. Ci auguriamo che, anche in tal senso, l'imminente vertice possa dare delle risposte. Va dato atto, però, al Governo di avere posto con forza la questione dell'immigrazione e delle frontiere in Europa, riuscendo a penetrare il muro di provincialismo e di piccolo interesse costruito da molti Paesi dell'Unione.
  Abbiamo anche raccolto dei frutti: la missione Triton non solo pattuglia il Mediterraneo, ma fa anche missioni di salvataggio, salva vite umane. La nuova operazione Eunavfor Med monitorerà le rotte del traffico illegale di esseri umani per neutralizzare le imbarcazioni degli scafisti, che – voglio ricordarlo – sono loro i nostri nemici, non i migranti. Inoltre il 27 maggio scorso è stata presentata una proposta di decisione che, per la prima volta, attiverebbe un meccanismo temporaneo per sostenere Italia e Grecia, in quanto Stati membri interessati da un afflusso improvviso di migranti.
  Il meccanismo prevedrebbe una distribuzione nella UE delle persone con evidente bisogno di protezione internazionale e potrebbe essere stabilizzato entro la fine del 2015 con la proposta di un sistema permanente dell'Unione europea di ricollocazione in situazioni emergenziali di afflusso massiccio. Questo sarà di fatto il nodo più difficile da sciogliere al tavolo del vertice di domani. La partita è dunque seria e cruciale per il nostro Paese ed è questo, quindi, il momento in cui tutti insieme dobbiamo sostenere l'azione diplomatica del Governo.
  Non c’è spazio per scontri istituzionali tra Stati e regioni, che hanno il solo effetto di depotenziare la nostra immagine internazionale. Come Maroni dovrebbe sapere, ma fa finta di non sapere forse, il piano di accoglienza del 2014 tiene conto sia del PIL sia della situazione della popolazione locale che del numero di rifugiati già presenti nelle regioni. Si è strumentalmente raschiato il fondo del barile della demagogia pur di raccattare un pugno di voti e un minuto nei TG, ma mi permetto di rivolgere un appello ai colleghi, anche dell'opposizione: i giorni che seguiranno saranno cruciali per sfondare il muro del NIMBY europeo.
  Essere coesi come comunità nazionale può fare la differenza, e non solo ci permetterà di ricevere finalmente un concreto aiuto da parte dell'Unione europea, ma segnerà, forse, anche una svolta nella politica europea di gestione delle migrazioni. Isolate, quindi, i fanatici e quelli che sono perennemente alla ricerca di visibilità mediatica, e lasciate venire avanti le persone che prediligono il ragionamento costruttivo. L'azione del Governo Renzi sulle migrazioni va sostenuta: non è un fatto di appartenenza politica, ma di oggettiva analisi del problema. Il nostro Governo ha saputo dare una lezione morale Pag. 61agli alfieri del not in my backyard, parlando non a nome del nostro Paese e dei suoi interessi, ma evidenziando come il problema delle frontiere sia comune a tutti.
  Lo ricordava il Presidente prima: il Mediterraneo non è una questione italiana, è il limes di tutta l'Unione europea. Mi permetto, però, di volgere lo sguardo al giorno dopo l'emergenza: le migrazioni sono figlie della situazione di instabilità della fascia di Paesi che va dalla Siria alla Libia, al Centrafrica. Se vogliamo fermare questo flusso incessante di migranti, è lì che occorre intervenire, direttamente su quei conflitti. L'azione diplomatica europea, negli anni, è risultata farraginosa, ma bisogna rafforzarla, ricercando la massima condivisione possibile e rafforzando al massimo la cooperazione internazionale.
  Intanto, se verranno ricollocati i profughi giunti in Grecia, sarà merito anche del Governo Renzi; quarantamila persone in due anni sono poche, certo, ma sono un inizio, che dobbiamo salutare con speranza. Come ogni primo passo, ha le sue incertezze, ma noi dobbiamo ribadire con forza che non è un problema italiano, francese o inglese, ma un problema europeo. Tutti gli Stati dell'Unione europea devono essere coinvolti – secondo la loro possibilità, certo – nella risoluzione dei problemi. Tutti devono accettare la loro quota di migranti, perché non saranno i muri, come ricordava il Presidente, a fermare i profughi. Neanche la Grande Muraglia cinese è riuscita a contenere i popoli in movimento !
  Non ci riuscirà il Governo ungherese, che dà prova di grande insensibilità, alzando un muro al confine con la Serbia, e spero che ci ripensi. Quei migranti, cui è sbarrato il passo, non torneranno nei loro luoghi di origine, almeno non ora; gireranno intorno all'ostacolo, esattamente come la piena di un grande fiume, riversandosi altrove. Il nostro Paese, invece, ha dimostrato di essere sensibile e disponibile. Vi è ora da tenere alta la guardia sia contro il razzismo nostrano sia contro l'indifferenza, la sottigliezza e l'ostilità dei partner europei, perché una cosa deve essere chiara a tutti, soprattutto in Occidente...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARIETTA TIDEI. ...dove in molti – concludo Presidente – in passato si sono arricchiti sulle spalle di quei popoli e hanno acceso anche diversi focolai: nessuno può essere condannato dal luogo in cui è nato ! Le regole e le leggi possono aiutarci a gestire meglio le cose, ma solo la solidarietà e il senso di responsabilità potranno davvero porre fine all'emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Renzi, buon pomeriggio, sono qui. Fino a qualche mese fa, credevo che i vostri fallimenti rispetto al dramma dell'immigrazione fossero frutto della vostra impreparazione. Vi ritenevo incompetenti, sprovveduti, dilettanti allo sbaraglio elevati a statisti non per virtù proprie, ma per i vizi del Porcellum. Quanto ero ingenuo, Presidente ! Mi sono bastati due anni qui dentro per comprendere che, nonostante di incompetenti le istituzioni siano affollate, il dramma di questo palazzo non sono gli incapaci, ma i collusi.
  Qui dentro vi è chi è colluso con un sistema che sfrutta le emergenze, siano esse abitative, ambientali o legate all'immigrazione, soltanto per arricchirsi. L'immigrazione, Presidente, è diventata una nuova forma di finanziamento pubblico ai partiti. Dato che i cittadini non vi danno più una lira, molti di voi sono alla ricerca di nuovi business per soddisfare un'avidità senza pari. Uno di questi è proprio l'immigrazione.
  Non volete risolvere il problema perché le emergenze portano denari, perché, come disse uno dei suoi commensali più facoltosi, il presunto mafioso Buzzi, con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga. A proposito, Presidente Renzi, cosa Pag. 62si prova a sapere che uno dei boss della quinta organizzazione criminale d'Italia, Mafia capitale, pagava politici del suo partito, finanziava la campagna elettorale del sindaco di Roma e partecipava alle sue cene proletarie da 1.500 euro a testa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Sa che la vergogna potrebbe anche essere un sentimento rivoluzionario, Presidente, anche se parlare a lei di rivoluzione suona piuttosto ridicolo ? Lei, che l'unica rivoluzione che ha fatto è stata abbandonare il «Renzi due» per far ritorno al «Renzi uno», ovvero passare da quel Renzi che candida in Campania un condannato come De Luca all'altro Renzi, quello che gli dà il tempo di nominare un vice governatore prima di applicare la legge e farlo decadere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dal «Renzi due» al «Renzi uno», ovvero dalla vergogna al disonore ! L'immigrazione è la nuova forma di finanziamento pubblico ai partiti; pubblico, sì, perché i soldi sono i nostri.
  Quei soldi che non vanno agli immigrati, e chi lo sostiene abdica alla propria coscienza per una manciata di voti, vanno a cooperative, siano esse rosse, come il sangue che versano le popolazioni africane martoriate da guerre, o bianche, frequentate da chi si batte il petto la domenica a messa o applaude alle parole del Papa senza capirne il significato, ma giustifica la vendita di ogni tipo di armamento in Africa, dove è più facile trovare un kalashnikov che acqua potabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Lei andrà, per l'ennesima volta, a Bruxelles dove verrà messo in scena l'ennesimo teatrino. Tornerà trionfante come Traiano dalla Dacia, gli si consumerà l'indice per i tweet esaltanti che ci regalerà, ma tutto resterà come prima e anche in questo caso non si tratta di incapacità. Lei dovrebbe dire a Bruxelles che o ci danno una mano a gestire un'emergenza che nei prossimi mesi sarà ancora più drammatica, emergenza che solo la Presidente Boldrini riesce a negare, oppure l'Italia non darà più un euro a questa Europa solidale solo verso le banche, il cui salvataggio ad ogni costo è stato fatto pagare ai popoli, come ci ricorda Papa Francesco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Lei dovrebbe ricattarla questa Europa delle lobby, d'altronde ha già imparato a farlo con gli insegnanti e i precari o con i parlamentari dell'opposizione. «O votate la buona scuola o niente assunzioni» sono parole sue Presidente. Perché non va a fare la stessa cosa in Europa ? O rivediamo immediatamente il regolamento di Dublino o l'Italia non vi darà più una lira. Perché non lo fa ?
  Non lo fa perché non può andare contro i suoi datori di lavoro che non sono i cittadini italiani, sono banchieri europei, lobbisti del petrolio, finanzieri senza scrupoli, innominabili che l'hanno messa lì con l'unico obiettivo di spolpare l'Italia e di distruggere il MoVimento 5 Stelle. Il primo obiettivo – ahimè – lo sta raggiungendo, sul secondo i sui amici tecnocrati non saranno molto soddisfatti, perché ogni giorno che passa il MoVimento 5 Stelle si dimostra, sempre più, alternativa di Governo e con il MoVimento 5 Stelle al Governo a nessuno sarebbe consentito lucrare sugli immigrati. Ci sarebbe trasparenza in quei centri di accoglienza dove spariscono i soldi dei cittadini e dove gli appalti vengono gonfiati per arricchire le solite clientele che, poi, portano pacchetti di voti ai partiti.
  Con il MoVimento 5 Stelle al Governo nessuna guerra di invasione, mascherata da missione umanitaria, verrebbe consentita, perché pensare di risolvere le controversie internazionali con le bombe è folle, oltre che anticostituzionale, perché l'aumento dei flussi migratori è una diretta conseguenza dei vostri missili intelligenti e perché la guerra ce l'abbiamo in casa e non in Siria, Somalia, Iraq o in Afghanistan, ce l'abbiamo in casa e si chiama cancro, si chiama mafia, si chiama voto di scambio, si chiama povertà.
  La nostra guerra è il volto di un imprenditore che preferisce ammazzarsi piuttosto che licenziare un operaio della sua azienda, ha il volto dei bambini di Pag. 63Taranto, di Giugliano, di Brescia, bambini che appena nati devono già fare i conti con un tumore che gli divora il futuro. La nostra guerra è il volto degli anziani ridotto alla fame dopo quarant'anni di contributi.
  La nostra guerra è il volto di giovani medici, ingegneri o agronomi costretti a lasciare l'Italia per andare ad arricchire Paesi che non hanno investito un centesimo sulla loro formazione. Con il MoVimento 5 Stelle al Governo l'ENI sarebbe senz'altro un'impresa importante, ma nessun indagato per corruzione internazionale, come l'attuale amministratore delegato, dottor Descalzi, da lei nominato, potrebbe sedere su quella poltrona di comando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo è il palazzo dell'ipocrisia, di chi critica l'oscena riforma Fornero, ma l'ha votata, di chi parla di dissesto idrogeologico, ma preferisce comprare cacciabombardieri che mettere in sicurezza i nostri territori. Ma questo è anche il palazzo della retorica più stomachevole, quella di chi dice, riferendosi agli africani, aiutiamoli a casa loro. Quelli che qui dentro dicono aiutiamoli a casa loro, sono coloro che hanno derubato casa loro; sono quelli che hanno permesso alle compagnie petrolifere francesi di prendersi pozzi libici, lasciandoci i barconi. Sono quelli che corrompono classi dirigenti africane per assicurarsi quelle materie prime che dovrebbero appartenere alla popolazione. Prima erano i diamanti, ora è il coltan, una sabbia nera che serve a costruire i telefonini. Per dare una mano all'Africa e, quindi, ridurre i flussi migratori non dobbiamo dargli di più, ma toglierli di meno. La tecnica con la quale i sui amici finanzieri, Presidente Renzi, hanno impoverito l'Africa è la stessa utilizzata per impoverire la Grecia e l'Italia: si chiama debito. Hanno indebitato interi Paesi per guadagnare sugli interessi. È la «creditocrazia», l'ultima evoluzione del capitalismo: ti riempio di missili o di titoli tossici, tu stai per morire, ma io ti aiuto, io ti do un credito, tu ti indebiti con me e sei fregato, diventi un mio schiavo, sarei costretto a pagare eternamente interessi su interessi e, se un giorno non ce la dovessi più fare, sarai obbligato a smantellare lo Stato sociale, a privatizzare la scuola pubblica, a tagliare le pensioni, a chiudere ospedali o a distruggere i diritti del lavoratore con il Jobs Act. Tutto quello che sta provando a fare lei, Presidente Renzi, costretto a farlo dai suoi burattinai che le danno in cambio un po’ di celebrità o il gusto di scattarsi un selfie con la Merkel o con Obama, i quali, in posa, penseranno certamente: questi li stiamo impoverendo, ma si vogliono persino fare le foto con noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Oggi lei dice: cambiamo gli accordi di Dublino. Però, che tempismo, Presidente ! Scusi, Presidente, ma cosa ha fatto durante il semestre europeo a guida italiana ? Il regolamento di Dublino è un regolamento stupido contro i nostri interessi, firmato nel 2003 da Berlusconi e dalla Lega e confermato nel 2013 dal Governo Letta, del quale facevano parte molti suoi Ministri.
  Ve lo abbiamo detto noi di cambiarlo. Lo scorso 18 dicembre, in questa Camera, venne approvata una nostra mozione che vi dava proposte serie per affrontare il dramma dell'immigrazione. Una di queste era il superamento di Dublino, quell'accordo che tutti i partiti presenti oggi qui dentro hanno sostenuto e che impedisce a un profugo di potere scegliere il Paese dell'Unione europea dove essere accolto, un Paese che 99 volte su cento non sarebbe l'Italia. Qui non ci vogliono più stare neppure gli ingegneri perché non c’è lavoro, figuriamoci i profughi siriani.
  Quella mozione, Presidente Renzi, parlava anche di sostegno alle famiglie italiane, perché è inaccettabile che, mentre lei ad un condannato per disastro ambientale come Scaroni dà 8 milioni di euro di buonuscita, 9 milioni di italiani vivono sotto la soglia di povertà. Quella mozione parlava di reddito di cittadinanza, una vera e propria manovra economica studiata dal MoVimento 5 Stelle per rilanciare i consumi, impedire decine di suicidi, creare nuovi posti di lavoro e ridurre le tensioni sociali, le guerre tra poveri che voi Pag. 64state facendo combattere a disperati italiani o africani. Il reddito di cittadinanza è presente in tutta Europa, Presidente Renzi, reddito di cittadinanza che lei ha definito incostituzionale, dimostrando da un lato tutta la sua insipienza culturale e giuridica, dall'altro, conformando la bontà della nostra proposta, perché se a criticarlo è uno come lei evidentemente la proposta è credibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Il reddito di cittadinanza lei l'ha definito mero assistenzialismo. Ma sempre meno persone le credono e sempre più persone hanno compreso che l'assistenzialismo è quello che voi fornite ai boss di mafia capitale sotto forma di appalti gonfiati. L'assistenzialismo sono i vitalizi che pagate a politici condannati. Il vero assistenzialismo è quello di cui gode lei, Presidente, pagato profumatamente per distruggere un Paese per conto terzi e per asfaltare un movimento di cittadini incensurati, che fa proposte su proposte, che combatte la corruzione, che rinuncia al finanziamento pubblico e che ha un solo datore di lavoro: il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente. Onorevole Presidente Renzi («onorevole» ad honorem), io voglio intervenire sforzandomi di non essere polemico, sforzandomi di essere costruttivo al massimo su un tema – e lei su questo ha ragione – che è epocale. L'immigrazione non la blocchiamo o risolviamo o controlliamo da soli e su questo le do ragione. Però una cosa è la questione dell'immigrazione, una cosa è l'emergenza sbarchi. Non bisogna pensare che l'una cosa sia identica all'altra. Vede, l'emergenza sbarchi l'Italia l'ha già affrontata due volte, una volta nei confronti dell'Albania e una volta proprio nei confronti della Libia. Entrambe le volte l'Italia è riuscita a controllarla, a bloccarla e a eliminarla addirittura, la più recente con il Governo Berlusconi e prima con un Governo diverso.
  Presidente, lei ha detto che alcuni del suo partito cominciano a non considerare tabù la parola rimpatrio. Vuol dire che c’è ancora molta gente nel suo partito che la considera tabù e che fino a oggi tutti la consideravano tabù. Il problema del rimpatrio è un finto problema, perché è impossibile rimpatriare coloro che arrivano qui illegalmente, se non in piccola, inutile parte. Il problema è affrontare la questione emergenziale: gli sbarchi.
  Lei ce lo ha proposto come. Sono sicuro che mi sta ascoltando: lei ci ha proposto che bisogna affrontare questa questione su base internazionale. Mi è venuto in mente che su un'altra questione lei, più di un anno fa, ci ha dato la stessa risposta. Era sulla vicenda marò. Ci ha detto che avremmo subito fatto ricorso all'arbitrato. Mi darà atto che ad oggi non abbiamo ancora fatto ricorso all'arbitrato e che i due marò sono ancora lì. Mi permetterà perciò di dubitare che questo ricorso per la questione, per così dire, al momento internazionale per l'emergenza sbarchi non mi lascia tranquillo, assolutamente anzi.
  Allora io le chiedo, caro Presidente, non di affrontare la questione nei termini normali di politica internazionale, ma di trarre insegnamento da ciò che sta avvenendo in Grecia. Se la Grecia decidesse di uscire dall'Europa sarebbe un fatto traumatico per tutti, ma l'Europa resterebbe in piedi. Caro Presidente, lei sa benissimo che non esiste l'Europa senza l'Italia e che l'Italia è elemento essenziale perché esista l'Europa. Lei da questo deve e può partire per costringere – voce del verbo «costringere» – l'Europa ad affrontare questo tema. Come lo deve affrontare ? È da sei mesi che io – con una voce certamente flebile tanto quanto la consistenza numerica, ma non morale, del mio gruppo – le ricordo qual è la nostra proposta. Gliela ribadisco: la nostra proposta è una missione internazionale di terra. E non mi dica che i nostri soldati verrebbero sgozzati, perché i nostri soldati affrontano situazioni molto più difficili in Afghanistan, come le hanno affrontate in Iraq e come le hanno affrontate in Kosovo. Per Pag. 65loro, anche con una mano legata, con i tedeschi, con i francesi, con gli inglesi, è possibile bloccare non la Libia ma i porti libici ed arrestare i trafficanti di uomini. Il finto moralismo che ho sentito cade se si tiene conto che da quando c’è la politica di nuova accoglienza si sono decuplicati i morti nel Mediterraneo ! Questa è l'accoglienza di cui voi parlate. Lei, Presidente, se vuole può costringere l'Europa a dare il via libera a una missione che occupi i porti, impedisca le morti e faccia accogliere lì, sotto l'egida delle organizzazioni internazionali, i disperati che vogliono venire in Europa e coloro che hanno diritto all'asilo.

  PRESIDENTE. La prego di concludere, deputato La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. Come ben dice la Presidente, che giustamente scampanella al mio indirizzo, potranno essere distribuiti non solo in Italia ma nei ventotto Paesi europei: o ci sta l'Europa o lei dica che senza di noi non c’è più nessuna Europa.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente. Colleghi, Presidente Renzi, lei ha fatto un discorso molto ampio toccando numerosi argomenti senza però, mi consenta, essere chiaro sul punto specifico oggetto del prossimo Consiglio europeo, senza dire al Parlamento cosa l'Italia, cosa il suo Governo intenderà proporre concretamente in materia di occupazione. E ancora una volta ci ha raccontato una serie di auspici. Forza Italia, lei lo deve ricordare, aveva chiesto uno specifico confronto in Aula sul tema sin dall'inizio del mese di aprile, in particolare dopo che ben quindici operazioni di soccorso coordinate dalla Guardia costiera avevano tratto in salvo in una sola giornata ben 2.371 migranti provenienti dalle coste libiche. Si era deciso di rinviare tutto ad oggi, giornata in cui il Premier avrebbe riferito in merito al prossimo Consiglio europeo. Poi lei arriva qui, tergiversa sul punto, fa un discorso più ampio – la Grecia, i talkshow, l'EXPO – e viene a spiegare a noi che la Sicilia è la frontiera dell'Europa e non certamente la frontiera italiana del Nord Africa.
  Di fatto, l'Italia oggi è lasciata sola a far fronte ad una emergenza che è impossibile gestire da soli, un fenomeno impressionante che non ha nulla a che fare con la normale fisiologia del fenomeno migratorio, soprattutto con una crisi economica che non ha ancora trovato le necessarie soluzioni.
  Presidente, non è più rinviabile il coinvolgimento di tutta la comunità internazionale, a partire dall'ONU, dalla NATO, dalla Comunità europea, dal supporto attivo del G7 e del G20. Serve subito un'azione coordinata con interventi, anche di natura militare, contro i trafficanti di persone, che isoli quegli Stati che ne favoriscono, seppure con modalità diverse, i relativi traffici.
  Tutte le iniziative poste in essere fino ad oggi non hanno, se dobbiamo essere onesti, avuto alcun esito positivo. Al contrario, si può constatare come gli interventi degli ultimi mesi abbiano determinato un peggioramento della situazione, registrando l'ennesimo fallimento di una politica europea comune delle migrazioni. La missione Mare Nostrum, che ha messo il gioco le eccezionali doti di umanità e di professionalità di Marina, Guardia costiera, Guardia di finanza e molti servitori dello Stato, si è rivelata velleitaria, presuntuosa e, mi permetta, troppo esibita come merito del Governo, dando il pretesto all'Unione europea di lavarsene le mani. La reclamizzazione di questa opera ha trasmesso messaggi sbagliati, generando un effetto boomerang. L'operazione Triton, esaltata come grande risultato del semestre europeo a guida italiana, a mio avviso e a nostro avviso è stata un inganno, espressione perfetta dell'egoismo dei Governi nord-europei che ha fatto comunque credere che il tragitto dei navigli di migranti fosse coperto da un'azione di soccorso e poi l'offerta è stata quella di 3 milioni di euro. Si tratta dell'offerta iniziale Pag. 66di investimento al mese nel soccorso di un flusso immane di persone a fronte dei 9 milioni di euro di Mare Nostrum. È l'ennesima prova della vergognosa indifferenza dell'Unione europea. Un'Unione europea che ha dato colpevolmente esclusiva attenzione al dossier Ucraina, dando la priorità alle questioni relative alla frontiera est, dimostrando cecità nel mancato coinvolgimento della Russia quale alleata preziosa per pacificare i Paesi del Mediterraneo, continuando ad insistere sulle sanzioni, controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia e le imprese anzitutto del nostro Paese; sanzioni sulle quali, Presidente Renzi, chiediamo al Governo ancora una volta di rivedere la propria posizione.
  Per non parlare delle tensioni createsi con la Francia a Ventimiglia, un caso emblematico e gravissimo che dimostra chiaramente, se ce ne fosse ancora bisogno, l'indisponibilità dello Stato francese e degli altri Paesi europei ad accogliere i profughi che sbarcano in Italia. Ecco, di fronte a questi innegabili, mi dispiace, fallimenti il nostro appello al Presidente del Consiglio diventa più forte, soprattutto alla luce del dibattito parlamentare che si ricorderà abbiamo svolto il 22 aprile alla vigilia del precedente Consiglio europeo straordinario in materia di immigrazione. È stata votata una risoluzione dall'intero Parlamento a cui il Governo non ha dato seguito. Il Consiglio europeo straordinario di aprile, infatti, non ha prodotto alcun risultato tangibile. Le nostre città e ormai non soltanto il sud sono al collasso, con il rischio di scatenare situazioni imprevedibili. L'accelerazione della crisi pone, quindi, oggi più che mai tema al centro della riflessione politica. Gli impegni assunti dal Governo dinanzi al Parlamento e non rispettati diventano macigni per un Esecutivo che non solo sa farsi valere in Europa, ma che è incapace di prendere anche quelle decisioni che potrebbe assumere in piena autonomia, come quella di mettere in mora l'Unione europea comunicando formalmente che, in mancanza di un reale e concreto impegno degli Stati membri, l'Italia non trasferirà più un euro a favore dell'Unione perché questo è il costo che noi sopportiamo per far fronte da soli all'emergenza immigrazione.
  Allo stesso modo il Governo dovrebbe battersi perché non vengano più trasferiti i fondi comunitari a quei Paesi che rifiutano di accogliere una quota dei richiedenti asilo, venendo così meno al dovere di solidarietà tra Stati. La risoluzione approvata lo scorso 22 aprile già impegnava il Governo a ricorrere alla sottrazione del costo che l'Italia sostiene per far fronte alle emergenze dal contributo che ogni anno il nostro Paese versa all'Unione europea. Ebbene, Presidente del Consiglio, ha valutato questo opportunità oppure preferisce continuare ad auspicare un intervento una collaborazione che fino ad ora l'Europa ha continuato a negare ? In particolare, la precedente risoluzione approvata impegnava il Governo a istituire un tavolo – noi le avevamo creduto Presidente – di coesione nazionale per l'emergenza immigrazione per le crisi internazionali in atto con il coinvolgimento dei rappresentanti dei Governi che avessero maturato sulla materia un'esperienza nel passato e con il coinvolgimento delle forze politiche di buona volontà. Presidente, dov’è il tavolo di coesione nazionale promesso ? Unità e coesione nazionale sono infatti necessarie nelle emergenze per impegnarci come Paese a determinare un cambiamento di rotta dell'Europa che di certo non ha alcun diritto di esistere come entità sovranazionale, né di imporre una qualsiasi regola monetaria di qualsiasi altro genere se non rispetta il codice minimo di umanità e soprattutto di collaborazione senza cui non c’è contratto o vincolo morale che tenga.
  Lo scorso aprile, inoltre, il Governo si impegnava a promuovere un'azione incisiva a livello europeo attraverso scelte chiare che implicassero in particolare il contrasto tenace e determinato ai trafficanti di morte anche attraverso interventi mirati in Libia. Ebbene, ancora una volta, Presidente Renzi, ha valutato questa possibilità ? Si è adoperato per trovare la strada giuridicamente e politicamente congrua per intervenire in un ruolo di leadershipPag. 67sulla costa libica anche nell'ambito di una forza multilaterale sotto l'egida delle organizzazioni internazionali, per contrastare in ogni modo l'azione degli scafisti e per reprimere la tratta degli esseri umani garantendo la sicurezza dei profughi ? Glielo dico io: no, non l'ha fatto. E di questo deve assumersi la responsabilità di fronte al Paese, di fronte a quei governatori e a tutti gli amministratori che stanno cercando di trovare soluzioni alla grave emergenza sociale nei territori e soprattutto deve assumersene la responsabilità di fronte a tutti i cittadini italiani allarmati e preoccupati per l'assenza di una strategia, un piano che non si chiami piano «B» ma un piano che indichi precisamente tutte le soluzioni e le strade per attuarlo. La invitiamo, Presidente Renzi, ad impegnarsi anche quest'oggi di fronte alle nostre richieste contenute nella risoluzione di Forza Italia, a portare alto il nome dell'Italia in Europa perché le stiamo offrendo ancora una volta la possibilità di dire «sì» e soprattutto la possibilità di mettere in pratica ciò che promette. Il coinvolgimento dell'Europa è ora più che mai inderogabile. I responsabili politici dei singoli Governi hanno dunque il compito urgente di predisporre risposte di soccorso immediato, di repressione pronta ed efficace della tratta degli esseri umani e di fornire strategie di lungo periodo. Le soluzioni dinanzi all'immensità di un fenomeno eccezionale saranno certo complesse, inevitabilmente imperfette ma questo processo può e deve essere governato. L'Unione europea ha le risorse per farlo e deve far cessare lo scandalo della resistenza di troppi Governi ad assumersi l'onere politico e finanziario del soccorso e dell'accoglienza, a partire dall'impegno a scardinare le basi degli schiavisti nonché a trattare con gli Stati da cui parte e da cui passa il fiume di migranti con interventi mirati che non possono più essere rinviati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente. Colleghi, Presidente Renzi, lei ha fatto un discorso molto ampio toccando numerosi argomenti senza però, mi consenta, essere chiaro sul punto specifico oggetto del prossimo Consiglio europeo, senza dire al Parlamento cosa l'Italia, cosa il suo Governo intenderà proporre concretamente in materia di immigrazione. E ancora una volta ci ha raccontato una serie di auspici. Forza Italia, lei lo deve ricordare, aveva chiesto uno specifico confronto in Aula sul tema sin dall'inizio del mese di aprile, in particolare dopo che ben quindici operazioni di soccorso coordinate dalla Guardia costiera avevano tratto in salvo in una sola giornata ben 2.371 migranti provenienti dalle coste libiche. Si era deciso di rinviare tutto ad oggi, giornata in cui il Premier avrebbe riferito in merito al prossimo Consiglio europeo. Poi lei arriva qui, tergiversa sul punto, fa un discorso più ampio – la Grecia, i talkshow, l'EXPO – e viene a spiegare a noi che la Sicilia è la frontiera dell'Europa e non certamente la frontiera italiana del Nord Africa.
  Di fatto, l'Italia oggi è lasciata sola a far fronte ad una emergenza che è impossibile gestire da soli, un fenomeno impressionante che non ha nulla a che fare con la normale fisiologia del fenomeno migratorio, soprattutto con una crisi economica che non ha ancora trovato le necessarie soluzioni.
  Presidente, non è più rinviabile il coinvolgimento di tutta la comunità internazionale, a partire dall'ONU, dalla NATO, dalla Comunità europea, dal supporto attivo del G7 e del G20. Serve subito un'azione coordinata con interventi, anche di natura militare, contro i trafficanti di persone, che isoli quegli Stati che ne favoriscono, seppure con modalità diverse, i relativi traffici.
  Tutte le iniziative poste in essere fino ad oggi non hanno, se dobbiamo essere onesti, avuto alcun esito positivo. Al contrario, si può constatare come gli interventi degli ultimi mesi abbiano determinato un peggioramento della situazione, registrando l'ennesimo fallimento di una politica europea comune delle migrazioni. La missione Mare Nostrum, che ha messo il gioco le eccezionali doti di umanità e di professionalità di Marina, Guardia costiera, Guardia di finanza e molti servitori dello Stato, si è rivelata velleitaria, presuntuosa e, mi permetta, troppo esibita come merito del Governo, dando il pretesto all'Unione europea di lavarsene le mani. La reclamizzazione di questa opera ha trasmesso messaggi sbagliati, generando un effetto boomerang. L'operazione Triton, esaltata come grande risultato del semestre europeo a guida italiana, a mio avviso e a nostro avviso è stata un inganno, espressione perfetta dell'egoismo dei Governi nord-europei che ha fatto comunque credere che il tragitto dei navigli di migranti fosse coperto da un'azione di soccorso e poi l'offerta è stata quella di 3 milioni di euro. Si tratta dell'offerta iniziale Pag. 66di investimento al mese nel soccorso di un flusso immane di persone a fronte dei 9 milioni di euro di Mare Nostrum. È l'ennesima prova della vergognosa indifferenza dell'Unione europea. Un'Unione europea che ha dato colpevolmente esclusiva attenzione al dossier Ucraina, dando la priorità alle questioni relative alla frontiera est, dimostrando cecità nel mancato coinvolgimento della Russia quale alleata preziosa per pacificare i Paesi del Mediterraneo, continuando ad insistere sulle sanzioni, controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia e le imprese anzitutto del nostro Paese; sanzioni sulle quali, Presidente Renzi, chiediamo al Governo ancora una volta di rivedere la propria posizione.
  Per non parlare delle tensioni createsi con la Francia a Ventimiglia, un caso emblematico e gravissimo che dimostra chiaramente, se ce ne fosse ancora bisogno, l'indisponibilità dello Stato francese e degli altri Paesi europei ad accogliere i profughi che sbarcano in Italia. Ecco, di fronte a questi innegabili, mi dispiace, fallimenti il nostro appello al Presidente del Consiglio diventa più forte, soprattutto alla luce del dibattito parlamentare che si ricorderà abbiamo svolto il 22 aprile alla vigilia del precedente Consiglio europeo straordinario in materia di immigrazione. È stata votata una risoluzione dall'intero Parlamento a cui il Governo non ha dato seguito. Il Consiglio europeo straordinario di aprile, infatti, non ha prodotto alcun risultato tangibile. Le nostre città e ormai non soltanto il sud sono al collasso, con il rischio di scatenare situazioni imprevedibili. L'accelerazione della crisi pone, quindi, oggi più che mai tema al centro della riflessione politica. Gli impegni assunti dal Governo dinanzi al Parlamento e non rispettati diventano macigni per un Esecutivo che non solo sa farsi valere in Europa, ma che è incapace di prendere anche quelle decisioni che potrebbe assumere in piena autonomia, come quella di mettere in mora l'Unione europea comunicando formalmente che, in mancanza di un reale e concreto impegno degli Stati membri, l'Italia non trasferirà più un euro a favore dell'Unione perché questo è il costo che noi sopportiamo per far fronte da soli all'emergenza immigrazione.
  Allo stesso modo il Governo dovrebbe battersi perché non vengano più trasferiti i fondi comunitari a quei Paesi che rifiutano di accogliere una quota dei richiedenti asilo, venendo così meno al dovere di solidarietà tra Stati. La risoluzione approvata lo scorso 22 aprile già impegnava il Governo a ricorrere alla sottrazione del costo che l'Italia sostiene per far fronte alle emergenze dal contributo che ogni anno il nostro Paese versa all'Unione europea. Ebbene, Presidente del Consiglio, ha valutato questo opportunità oppure preferisce continuare ad auspicare un intervento una collaborazione che fino ad ora l'Europa ha continuato a negare ? In particolare, la precedente risoluzione approvata impegnava il Governo a istituire un tavolo – noi le avevamo creduto Presidente – di coesione nazionale per l'emergenza immigrazione per le crisi internazionali in atto con il coinvolgimento dei rappresentanti dei Governi che avessero maturato sulla materia un'esperienza nel passato e con il coinvolgimento delle forze politiche di buona volontà. Presidente, dov’è il tavolo di coesione nazionale promesso ? Unità e coesione nazionale sono infatti necessarie nelle emergenze per impegnarci come Paese a determinare un cambiamento di rotta dell'Europa che di certo non ha alcun diritto di esistere come entità sovranazionale, né di imporre una qualsiasi regola monetaria di qualsiasi altro genere se non rispetta il codice minimo di umanità e soprattutto di collaborazione senza cui non c’è contratto o vincolo morale che tenga.
  Lo scorso aprile, inoltre, il Governo si impegnava a promuovere un'azione incisiva a livello europeo attraverso scelte chiare che implicassero in particolare il contrasto tenace e determinato ai trafficanti di morte anche attraverso interventi mirati in Libia. Ebbene, ancora una volta, Presidente Renzi, ha valutato questa possibilità ? Si è adoperato per trovare la strada giuridicamente e politicamente congrua per intervenire in un ruolo di leadershipPag. 67sulla costa libica anche nell'ambito di una forza multilaterale sotto l'egida delle organizzazioni internazionali, per contrastare in ogni modo l'azione degli scafisti e per reprimere la tratta degli esseri umani garantendo la sicurezza dei profughi ? Glielo dico io: no, non l'ha fatto. E di questo deve assumersi la responsabilità di fronte al Paese, di fronte a quei governatori e a tutti gli amministratori che stanno cercando di trovare soluzioni alla grave emergenza sociale nei territori e soprattutto deve assumersene la responsabilità di fronte a tutti i cittadini italiani allarmati e preoccupati per l'assenza di una strategia, un piano che non si chiami piano «B» ma un piano che indichi precisamente tutte le soluzioni e le strade per attuarlo. La invitiamo, Presidente Renzi, ad impegnarsi anche quest'oggi di fronte alle nostre richieste contenute nella risoluzione di Forza Italia, a portare alto il nome dell'Italia in Europa perché le stiamo offrendo ancora una volta la possibilità di dire «sì» e soprattutto la possibilità di mettere in pratica ciò che promette. Il coinvolgimento dell'Europa è ora più che mai inderogabile. I responsabili politici dei singoli Governi hanno dunque il compito urgente di predisporre risposte di soccorso immediato, di repressione pronta ed efficace della tratta degli esseri umani e di fornire strategie di lungo periodo. Le soluzioni dinanzi all'immensità di un fenomeno eccezionale saranno certo complesse, inevitabilmente imperfette ma questo processo può e deve essere governato. L'Unione europea ha le risorse per farlo e deve far cessare lo scandalo della resistenza di troppi Governi ad assumersi l'onere politico e finanziario del soccorso e dell'accoglienza, a partire dall'impegno a scardinare le basi degli schiavisti nonché a trattare con gli Stati da cui parte e da cui passa il fiume di migranti con interventi mirati che non possono più essere rinviati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, partendo dal primo dei due temi che lei ha toccato oggi che è quello della Grecia, è indubbiamente un fatto positivo quello che l'Italia non sia al centro oggi dell'analisi preoccupata di tutti gli altri Paesi europei e dei mercati ed è il risultato delle riforme che sono state fatte in questi anni e del cambiamento che c’è stato di impostazione per la maggiore attenzione alla crescita, alla competitività, all'impresa: tutte cose che sono state fondamentali. È altrettanto giusto auspicare che la Grecia resti nell'euro perché è evidente che l'uscita dalla Grecia dall'euro provocherebbe grossi problemi così come è giusto, come lei ha detto, assicurare solidarietà al Governo greco. Questo non vuol dire che non si debba essere anche severi nell'analisi perché è positivo che tenga l'area euro ma sicuramente il modello di gestione di questo Governo greco e il suo approccio all'Europa non è un modello positivo e quello che noi non vorremmo, come Scelta Civica, è che da un eventuale accordo si ricavasse la conclusione per la quale quell'approccio, l'approccio dello spendere, del non fare riforme, del farle solo tirati per il collo sia un approccio positivo perché Tsipras ha fatto del male ai greci. Le banche greche hanno subito una corsa agli sportelli, le imprese sono in difficoltà, i cittadini sono in difficoltà, viene tagliato lo Stato sociale in maniera non organizzata, non razionale e di gran corsa perché ci si è trovati in questa condizione. Noi dobbiamo essere favorevoli a quell'accordo, accettarne gli elementi positivi ma non dobbiamo minimamente cedere alla tentazione di pensare che il tentativo di fare i furbi sia positivo e quelli che per anni ci stanno dicendo che sarebbe positivo uscire dall'euro adesso dovrebbero rendersi conto che il 70 per cento dei greci la pensa già diversamente dopo aver mandato Syriza al potere e che lui si trova da una parte a negoziare in maniera tutt'altro che facile con le autorità europee e dall'altra fa i tweet dicendo che ci sono i poteri forti e non si riesce ad arrivare ad un accordo.Pag. 68
  Questo è il tipo di cose che noi abbiamo sentito e continuiamo a sentire da una certa parte del nostro Parlamento. Non vogliamo trovarci in queste condizioni, per questo bisogna continuare sul cammino delle riforme strutturali, non bisogna rallentare. Fisco, burocrazia, concorrenza, competitività: questi devono essere i mantra del Governo nei prossimi mesi.
  Un accenno al tema del rapporto dei Presidenti: è indubbiamente non particolarmente ambizioso; indubbiamente alcuni aspetti sono prudenti, anche perché in questo momento c’è la situazione greca. Io credo che quel rapporto sia condizionato dalla situazione greca. L'unità politica, monetaria, economica e fiscale di cui si parla nel rapporto è indubbiamente un passaggio fondamentale, ma non vengono gratis, ci saranno cessioni di sovranità, che saranno tanto più care quante meno riforme faremo. Noi dobbiamo migliorare la crescita del Paese, migliorare l'organizzazione, la struttura e la competitività del nostro sistema, perché quando si arriverà in quel momento e si parlerà di condivisione dei rischi economici e finanziari tra economie, il prezzo che pagheremo in termini di sovranità sarà tanto più alto quanto meno avremo fatto riforme. Questo è il passaggio essenziale – credo – di quello che noi dobbiamo fare nei prossimi mesi. Credo che per questo dovremmo andare al Consiglio europeo essendo, anche sulla Grecia, sostenitori degli accordi ma severi sul fatto che tutti debbano fare la loro parte e non cedere alle tentazioni di chi pensa che l'accordo della Grecia possa essere un'occasione di sbraco sui temi di riforma e crescita.
  Passando al tema dell'immigrazione, è vero che i numeri sono gli stessi di coloro che abbiamo accolto l'anno scorso, è anche vero, però, che non si può sottovalutare il fatto che i numeri si sommano e che lo smaltimento del problema degli immigrati non è abbastanza veloce da gestire la situazione in maniera tale che i 59 mila dell'anno scorso siano stati gestiti e smaltiti o rimandati indietro nel giro di un anno. Quindi, il fatto che i media ne parlino di più è abbastanza naturale, perché poi i numeri aumentano, perché si vedono le persone nelle stazioni, perché si vedono le persone nelle stazioni balneari, perché il problema è sentito, tanto sentito che è stato portato a livello europeo e giustamente un primo risultato importante è stato ottenuto, quello che l'Europa finalmente si stia occupando del problema. Su questo argomento vorrei soltanto dire che a livello europeo, oltre a parlare dell'accoglimento dei rifugiati, bisognerebbe parlare dei rifugiati con alta possibilità di accoglimento, come si dice, si dovrebbe insistere sulla condivisione della prima fase, che riguarda la prima ricezione, la gestione delle pratiche dei richiedenti asilo e poi i rimpatri, perché è quello che ha creato l'emergenza in questi mesi, è quello che ha dato la sensazione che non sia possibile gestire il tema immigrazione; non il fatto che siano stati 50 mila l'anno scorso e sono 50 mila quest'anno, ma il fatto che la gestione delle pratiche sia più lenta. Se dovessimo arrivare al nostro piano B, credo che il piano B si dovrebbe concentrare su aspetti quali la gestione delle commissioni che analizzano le pratiche, i magistrati che gestiscono i ricorsi, la gestione dei rimpatri e anche l'ospitalità, perché credo che non si possa continuare in futuro con alberghi e case affidate su base emergenziale, ci dovrebbe essere una gestione più programmata. Se l'Europa collabora con questi aspetti, noi dovremmo accettare il loro aiuto, collaborare con le autorità europee; se non vorranno accettare, dovremmo quanto meno porre sul tavolo il tema dei maggiori costi, non dicendo non vi mandiamo i soldi, perché i trattati non funzionano così.

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputato.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Il non mandare i soldi non è una soluzione, ma bisogna porre il tema di una condivisione del costo, come è stato fatto con lo sconto inglese, che poi è diventato strutturale, perché gli inglesi sono bravi. Noi dovremmo negoziare questi aspetti, solo Pag. 69così gestiremo il problema, sia per gli italiani che per i rifugiati (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Non brilla per ambizione il rapporto dei quattro presidenti, ci ha detto qui; siamo d'accordo signor Presidente del Consiglio. Vorremmo dire che non brilla per ambizione perché non brilla per ambizione l'Europa, anzi, per dirla con parole ancora più chiare: questa Europa muore sugli scogli di Ventimiglia, muore nei nuovi muri che qualcuno, come il governo di ultradestra dell'Ungheria, vorrebbe costruire, muore nella guerra che gran parte delle istituzioni, della tecnocrazia europea, conduce nei confronti del governo e del popolo greco ridotto in macerie dalle politiche di austerità !
  Vede, signor Presidente, noi abbiamo sinceramente apprezzato le sue parole sulla irriducibilità di un'idea di civiltà che salva la vita di chi è in pericolo e rifiuta la paura che spesso viene alimentata come terreno di costruzione del consenso elettorale, ma allora vorremmo chiederle: perché avete cancellato Mare Nostrum, che quelle vite le salvava più e meglio della missione Triton (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? Volete rilanciare la cooperazione come uno degli strumenti fondamentali per ridurre, non per eliminare, le ragioni che rendono sempre più strutturale il fenomeno dell'emigrazione, ma non vi pare, signor Presidente del Consiglio, un po’ imbarazzante parlare qui oggi, in questi termini, di rilancio della cooperazione mentre il Viceministro alla cooperazione internazionale, con delega alle politiche energetiche, passa all'ENI senza alcuna soluzione di continuità ?
  Vede signor Presidente, noi sappiamo che Dublino, nelle sue varie articolazioni, non si cancella con un tratto di penna né da un giorno all'altro. Ma perché intanto il Governo italiano, questo si potrebbe farlo, non concede ora, qui, un permesso di soggiorno straordinario per motivi umanitari per quegli immigrati che a Ventimiglia sono bloccati dall'assurda rigidità di un governo francese che non riconosce in nessuna forma il terreno di un'Europa come...

  PRESIDENTE. Sta arrivando un po’ d'acqua. (Il Presidente del Consiglio dei ministri si avvicina ai banchi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e porge un bicchiere d'acqua al deputato Fratoianni – Applausi). Ha fatto prima il Presidente del Consiglio !

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie, Presidente. La ringrazio anche per questo allora, oltre che per le parole sul salvataggio delle vite !
  Dicevo, perché non concedere un permesso di soggiorno straordinario per motivi umanitari ? Fu fatto già nel 2011 dall'allora Governo Berlusconi, con Maroni come Ministro dell'interno, lo dico alla Lega che ogni giorno alimenta la paura rispetto al fenomeno dell'immigrazione ! Sarebbe questo un modo per dire ad un'Europa sorda, incapace di costruire su questo un confronto vero: noi su questo vi mettiamo davanti ad una responsabilità, voi che dite che non sospendete Schengen perché applicate gli accordi che ci sono, di fronte ad una scelta di questo tipo dovreste fino in fondo assumervi la responsabilità, per esempio, questa sì, di sospendere Schengen e di mettervi di fronte al giudizio dell'Europa e dei suoi cittadini.
  Signor Presidente, ha detto che i numeri dell'immigrazione sono sempre gli stessi, poco differenti da quelli dell'anno scorso. Ha ragione, anche su questo siamo d'accordo ! Del resto nessuno che non faccia su questo tema solo vile speculazione potrebbe negarlo, i numeri sono numeri. Però, signor Presidente, ci dica: perché, se i numeri sono sostanzialmente gli stessi, oggi come l'anno scorso siamo ancora e sempre permanentemente in emergenza ? Perché ancora questo Governo non è stato capace di mettere mano Pag. 70ad un sistema dell'accoglienza, quello dei CIE, dei Cara, dei grandi centri, che non solo non funziona, ma che è il principale produttore dell'emergenza, quel sistema che produce Mineo, che produce speculazione sulla vita della povera gente e che produce sì spreco dei soldi pubblici e nessuna soluzione ad un fenomeno che invece andrebbe affrontato una volta per tutte ed in modo strutturale ?
  E ancora – e finisco –, non crede che la nuova missione navale europea che riproduce un modello militare di gestione dei flussi migratori, sia sbagliata e pericolosa, sbagliata nel tentativo di intervenire in modo programmato sulla gestione di questo fenomeno e pericolosa perché capace di dare un messaggio non utile nella guerra contro la diffusione dei fondamentalismi e del terrorismo, incapace di produrre su questo terreno un'idea di civiltà più avanzata. In questi giorni, in Italia, con SEL, in una serie di incontri istituzionali è presente una delegazione che viene dalla regione del Rojava, una delegazione di combattenti che lì hanno respinto l'ISIS a Kobane e che in questi giorni sono, in quello scacchiere così delicato, il principale avversario dell'ISIS. Vede, signor Presidente, lo sono perché combattono naturalmente, perché combattono con le armi, ma la forza di quella lotta è data anche dalla loro capacità di mettere dentro quella lotta, l'allusione a un modello di civiltà diverso, a un'idea di democrazia più forte, capace di fare dell'inclusione, della valorizzazione delle differenze, della parità tra uomo e donna, il terreno che cementifica la capacità di resistenza di fronte alla barbarie del fondamentalismo islamico.
  Allora – e chiudo –, signor Presidente, siamo d'accordo: quest'Europa non brilla. C’è forse però una grande differenza tra noi sul giudizio sul perché questa Europa non brilla e non ce la fa. Forse andrebbero messe in discussione, in modo più netto e radicale, le politiche che determinano questa opacità. Andrebbe messa in discussione in modo radicale e definitivo l'idea che l'austerità sia la via per uscire dalla crisi e allora dovrebbe dirci qui, non solo che siamo solidali con la Grecia, non solo che auspichiamo un accordo che vada bene a tutti – questo è un po’ tautologico, me lo consenta –, dovrebbe dirci cosa diciamo noi nella trattativa tra la Grecia e le istituzioni europee. Sosteniamo l'idea che la Grecia mette in campo una ricontrattazione del debito, una revisione di accordi che oggi strangolano la possibilità di costruire una crescita e una rinascita per quel popolo e quell'economia, oppure diciamo alla Grecia «fai anche tu le riforme strutturali» che sono state imposte a gran parte dell'Europea e che sono spesso la causa dell'aggravamento di quella crisi che ha impoverito un intero continente ?
  Noi volevamo e vorremmo ancora parole più chiare, perché se parole più chiare arriveranno, su quelle parole più chiare troverà da parte di Sinistra Ecologia Libertà la disponibilità a discutere e – perché no ? – in qualche caso anche a collaborare (Applausi dei deputati del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, condivido l'impostazione che lei ha dato e aggiungo che il documento Juncker mi pare meritevole di attenzione, rappresenta un passo in avanti, anche se ci arriviamo in piena emergenza. Non prospetta certo accelerazioni di integrazione politica federalista, ma le richiama nei fatti, spingendo avanti l'unificazione economica che incide sulle sovranità nazionali. Nel prossimo decennio dovremmo andare rapidamente sui grandi obiettivi dell'Unione economica, dell'unione finanziaria e dell'unione di bilancio, perché se non si fa chiarezza su questi termini, è difficile pensare che l'Europa da sola possa restare in piedi. Ad esempio, i 18 paesi che gestiscono la stessa moneta, non possono immaginare che non sono nella condizione di rafforzare ancor di più l'integrazione economica tra di loro. La moneta per esistere ha bisogno di un assetto politico che sia coerente; se non è così, la moneta sfugge di mano.Pag. 71
  Quindi, l'unione economica richiama un sistema coordinato di autorità nazionali indipendenti che siano in grado di valutare le politiche pubbliche in ogni paese e da ciò ne deriverà per la Commissione la possibilità di introdurre vincoli e indicazioni che siano in grado di aiutare la convergenza delle politiche nazionali. Lo stesso discorso vale per l'unione finanziaria, che impone l'accelerazione non solo dell'unione bancaria, ma anche il suo stretto collegamento al tema della risoluzione delle loro crisi. È una garanzia per i depositi dei risparmiatori, è un'azione congiunta per la garanzia sul debito dei singoli Paesi, che è stata avviata in maniera molto timida con il quantitative easing di Draghi, ma che secondo me ha bisogno di essere sviluppata. E poi l'unione di bilancio vincolerà ulteriormente gli Stati alla disciplina dei parametri relativi ai conti pubblici e al loro equilibrio, con l'istituzione di un Comitato europeo per le finanze pubbliche che dovrà integrare l'esperienza delle struttura nazionali.
  Qui, alla Camera, il Parlamento italiano ha dato vita recentemente all'ufficio parlamentare di bilancio, il quale dovrebbe diventare l'interfaccia di una struttura europea che sia in condizione di valutare, con il grado di indipendenza necessario, la dimensione dei bilanci nazionali. Dalla Grecia ci viene una lezione, Presidente, in un duplice senso: una lezione all'Europa, che ha dimostrato di saper rispondere in maniera molto tardiva e una lezione anche per la Grecia. Non si possono invocare gli orientamenti elettorali dei singoli paesi, specie se essi sono indotti da una rappresentazione distorta della realtà. Come si giustifica la vittoria di Tsipras, e lo dico ai miei amici e colleghi di SEL ? Con la constatazione che ancora oggi il 65 per cento dei greci vuole l'euro e non vuole tornare alla dracma; ci sarà pure qualche elemento di contraddizione in questa distorsione, che è di tutta evidenza; non si possono raccogliere consensi, raccontando ai propri popoli delle cose che sono difformi dalla realtà.
  È la dicotomia tra diritti, doveri e responsabilità che genera illusioni e distorce la coscienza dei popoli; invece, dovremmo rilanciare la base politica dell'Europa fino al suo inevitabile sbocco federale.
  Vorrei dire due parole sul tema dell'immigrazione e sul clima di paura e di furbizia che si innesta sulla questione «immigrazione». Forse bisognerebbe, Presidente, organizzare in un certo modo l'Expo: lei, a tal proposito, oggi, ha parlato del salone in cui riscontriamo gli effetti di che cosa potrebbe essere il mondo senza l'Italia; ecco, le suggerisco di organizzare un salone con una carta geografica e un mappamondo che abbia la materializzazione delle teste di uomini e donne sulle terre emerse, con le specificazioni sui livelli di sviluppo dei consumi. Allora, si capirebbe il peso della demografia sulla geografia economica; le migrazioni dipendono certo dalle guerre ma non dipendono solo dalle guerre, dipendono dalle diverse, talvolta distorcenti, condizioni di sviluppo. 500 milioni di europei sono poco più del 7 per cento della popolazione mondiale ma non sono una enclave, sono all'interno di un mare aperto perché questa è la condizione della dimensione globale. La Francia di Ventimiglia non è quella di Calais, ma è il segno delle nostre contraddizioni; non possiamo immaginare che l'Europa reagisca, rispetto a fenomeni che sono analoghi, in maniera così diversa. Allora, va rilanciata, come lei ha detto, la cooperazione internazionale e lo sviluppo, che è la premessa centrale per migrazioni ordinate e per raccordi di rimpatrio; inoltre, accoglienza e asilo richiamano responsabilità europea. Lo dimostrano le altre frontiere sensibili, quella greca e quella serbo-ungherese. Gli europei non possono fingere che la loro politica di sicurezza e di difesa comuni possa prescindere alla lunga dai movimenti migratori e dalla loro gestione perché ciò incide anche sulla politica di sicurezza. Mi consenta poi di dire che anche il grande impero romano l'ha dovuto registrare nella sua storia millenaria; infatti, noi siamo figli di quei barbari, non siamo figli dei romani, quindi vorrei dire che, se volessimo in qualche modo catalogare i migranti come barbari, Pag. 72forse qualche connessione storica potrebbe esserci d'aiuto, lo dica ai suoi colleghi, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico (PI-CD).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie. Signor Presidente, il dato, il tema sostanziale è la difesa della sovranità nazionale e, se glielo dice la Lega, che è urgente difendere la sovranità nazionale, capisce bene che questo è un tema veramente delicato; una sovranità nazionale da difendersi in termini di difesa dei confini e di difesa delle economie nazionali, dell'impresa nazionale. In tale binario si inserisce la crisi greca, perché la difesa dell'economia nazionale non può passare che attraverso un cambio veloce delle politiche di austerità dell'Unione europea e di tutti quei parametri che sono sempre più vincolanti rispetto ad una prospettiva di sviluppo e rispetto a politiche di rilancio economico-imprenditoriale dei territori europei.
  È chiaro che i dati non sono favorevoli al suo Governo perché se è vero, come è vero, che noi dobbiamo restare all'interno del parametro del 3 per cento deficit/PIL è chiaro che se non aumenta il PIL mai riusciremo, quindi, ad avere una politica pubblica di sviluppo, perché questa verrà sempre frenata dai parametri di Bruxelles.
  Il PIL non aumenta – e l'Istat ce lo ha detto, per il periodo aprile su marzo – e anzi regredisce. E tutto quello che aumenta non è dovuto alle sue le politiche, ma è per fattori esterni, fattori endogeni, quali, appunto, il prezzo del petrolio, il prezzo dell'euro rispetto al dollaro, il quantitative easing.
  È chiaro che questa unione economica e monetaria è un danno per l'Italia, è un danno soprattutto per la Padania. Questo non lo afferma solo la Lega Nord, che lo dice da almeno cinque anni, ma lo sostengono anche personalità a lei molto vicine. Basta leggere Il Sole 24 Ore di oggi, dove Carlo De Benedetti afferma che l'unione monetaria non può reggere differenze così macroscopiche per economie che sono talmente differenti che portano esclusivamente a un solo vantaggio. Un solo Stato europeo ha un vantaggio da queste politiche ed è la Germania.
  Un fallimento di un'Europa a trazione tedesca è un fallimento totale e questo porta dei danni, anche perché la Germania sta intraprendendo delle politiche economiche che portano dei danni alla nostra economia. È venuto il Presidente Putin la settimana scorsa a trovarla e ci ha detto che l'embargo e le sanzioni, che sono volute fortemente dalla Germania e che in maniera miope sottintendono alle politiche americane, fanno sì, appunto, che le sanzioni alla Russia portano non danni a Putin ma a noi, alla nostra economia, con due miliardi in meno di commesse. Inoltre, durante il suo semestre europeo nulla è stato fatto per dare maggiore peso al nostro Paese all'interno delle istituzioni europee.
  Lei ha parlato prima di un'Italia tutta intera che deve proporsi a livello europeo. Ma come fa un Presidente del Consiglio a definirsi portatore di interessi nazionali quando all'interno delle istituzioni europee, per fare una vendetta interna al suo partito, non ha nominato, per esempio, il Presidente Letta ? Non ha fatto nominare Presidente del Consiglio europeo Enrico Letta ma ha ripiegato su una nomina di secondo ordine, come quella di lady PESC, che nulla sta facendo per la difesa, appunto, dell'identità nazionale, soprattutto nel campo della difesa dei confini. La difesa dei confini passa attraverso l'utilizzo delle nostre barche della Marina non per facilitare un'invasione, ma per fermare, appunto, quest'invasione sulle coste libiche, sulle coste del nord Africa. Le politiche di accoglienza si devono fare preventivamente lì, in modo tale che ci sia solo un afflusso di veri profughi, che noi ovviamente accogliamo, perché se uno fugge da una guerra è giusto dargli sussistenza economica e sociale.
  Però, i dati sono altri: dei 200 mila, dei 170 sbarchi, più quelli che c'erano già, solo il 6 per cento ottiene il diritto d'asilo per profughi, solo il 6 per cento ! Tra l'altro, Pag. 73questo 6 per cento sarà subordinato a una suddivisione, se gli altri Paesi d'Europa accetteranno la suddivisione di quote che, però, oggi – e mi spiace per lei, che è sempre meno fortunato nel prosieguo del suo mandato presidenziale, sempre meno fortunato – i presidenti pare non accettino la proposta di un obbligo di suddivisione delle quote e subordinano, comunque, l'accettazione delle quote dei soli profughi al respingimento alla frontiera di tutti quelli che sono clandestini, che sono, appunto, centinaia di migliaia.
  Lei non ha più soldi per fare i respingimenti, non ha più soldi perché avete svuotato il capitolo dei fondi, che sono di 4 milioni rispetto ai 100 milioni che c'erano un anno fa. Presidente, lei ha detto che non è più un tabù, ma nella risoluzione che poi voi vi voterete – e il suo partito probabilmente la riscrive, gliela faccia riscrivere – non si parla di respingimenti. Quindi, è ancora un tabù, perché lei parla ma i suoi deputati non lo scrivono e non lo votano. Quindi, il respingimento è ancora un tabù per il suo partito.
  Io sono contento che lei riceverà domani mattina i sindaci e i presidenti delle regioni, perché almeno si farà un quadro serio, un quadro reale di che cosa è l'immigrazione, di che cosa è l'accoglienza sui territori, perché oggi lei ha assistito e, tra l'altro, ha anche causato, attraverso le sue parole, a un dibattito surreale, un dibattito utopistico, un dibattito fantasioso. L'immigrazione è un problema...
  L'immigrazione è un problema per i territori, è un problema anche per i suoi sindaci, che non vogliono più o non possono più accogliere. Fortunatamente, domani lei li riceverà e le do un consiglio: se li porti dietro in Europa, perché assieme ai presidenti di regione qualcosa si riuscirà ad ottenere. Se andrà solo lei, e con quella struttura istituzionale che lei ha costruito, nulla otterrà.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO SIMONETTI. Lei domani tornerà con nulla, se non con il suo sorriso, ma, guardi, davvero faccia tesoro delle parole che i presidenti di regione domani le diranno e porti quelle parole, non quelle di questo Parlamento surreale, borbonico, chiuso su se stesso, che pensa squisitamente al buonismo e non alla realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, il Consiglio europeo che aprirà domani i suoi lavori a Bruxelles è chiamato a decisioni in materia di immigrazione, di economia, di sicurezza e difesa, ma in realtà, se sappiamo davvero leggerlo, noi sappiamo che tornerà a riproporre agli Stati membri, in particolare a quanti tra questi hanno l'onore, come noi, di essere annoverati tra i padri fondatori dell'Unione, la sfida di proseguire nel cammino dell'integrazione, di fare un passo avanti verso la realizzazione della federazione degli Stati uniti d'Europa, quel traguardo fissato in modo così lungimirante dai padri.
  Un passo avanti che, come il Ministro Padoan ci ha detto nei giorni scorsi, affrontando il problema di natura economica, è reso già possibile anche nel quadro delle regole vigenti. Nella stessa direzione va anche il cosiddetto «piano dei Presidenti», contenuto in un rapporto che ha visto l'italiano Mario Draghi, del cui lavoro dovremmo sempre dirci onorati e fieri, impegnato in modo determinante. Per l'opinione pubblica, per i mercati finanziari, il Consiglio sarà però decisivo per i destini della Grecia, e siamo davvero lieti, signor Presidente, di avere sentito dalle sue parole che nelle istituzioni europee si farà di tutto per aiutare quel Paese, pur nel rispetto di uno sforzo reciproco. A nessuno sfugge, né in quest'Aula né fuori da qui, che le questioni in gioco sono di portata enorme e che dalla loro soluzione dipenderà il futuro dell'Unione, il futuro nostro, dei nostri figli. Proprio sull'incapacità di affrontarle, sulla timidezza delle Pag. 74risposte, sui piccoli egoismi delle patrie camminano i populismi che alimentano le paure, e così, giorno dopo giorno, presso l'opinione pubblica e nel giudizio dei cittadini, l'Europa perde consenso.
  Nessuna immagine, come quella dei profughi bloccati a Ventimiglia sugli scogli nella notte, ha rappresentato ai nostri occhi e a quelli del mondo una negazione dell'Europa e dei suoi valori. È stato detto con efficacia dall'ex Ministra per le politiche per l'alloggio, Cécile Duflot, che il blocco di Ventimiglia non è solo una sconfitta politica interna al suo Paese, è stata una a Waterloo morale. Con efficaci parole lo ha ripetuto al mondo Papa Francesco, con la semplicità che gli è propria. Fa piangere – ha detto – vedere lo spettacolo di questi giorni, in cui esseri umani vengono trattati come merci, merci respinte da un capo all'altro dell'Europa, persone cacciate dai treni, tutt'altro, però, che segnali di sovranità degli Stati. Queste immagini che vengono ogni giorno riproposte sono piuttosto il segnale di una tragica impotenza dell'Europa e degli Stati di fronte a problemi che essa ha concorso a creare, e farebbero bene tutti a non dimenticarlo, a cominciare dalla Francia di Sarkozy, dall'Inghilterra di Cameron, con il sostegno dell'Italia di Berlusconi e di Maroni.
  Ma in questa gara al ribasso della politica a cui, ahimè, anche oggi, abbiamo visto partecipare troppi in quest'Aula, abbiamo assistito in Italia anche a una gara ben diversa, di tanti e tanti concittadini che hanno messo a disposizione il proprio tempo e i propri beni per soccorrere i profughi.
  La gestione del nodo immigrazione è un test decisivo per la credibilità dell'Europa, ne siamo tutti consapevoli, tutti, non c’è bisogno che venga usato come argomento per demolire ciò che si sta cercando di costruire. In particolare, signor Presidente, voglio però fermarmi su un aspetto del fenomeno degli sbarchi, riguarda i minori stranieri non accompagnati, che la burocrazia ha semplicemente bollato come MSNA; una sigla che non dice nulla a chi l'ascolta senza sapere che dietro ad essa stanno vite e destini di minori in fuga dal proprio Paese, spinti dalla fame, spinti dalla guerra, dalla violenza e persino dalla disperazione delle proprie famiglie, quando le hanno ancora, di cui loro si fanno spesso carico lasciando la propria comunità alla ricerca di un futuro.
  Sono bambine e bambini – sono sbarcati anche oggi, ce ne sono 44 appena giunti –, giovani vite ancora adolescenti. Poco meno di 6 mila di quei 61.842 arrivati in Italia sono minori, 3.779 tra loro sono senza accompagnamento, esseri umani particolarmente vulnerabili proprio in ragione della loro età i quali, sulla base di uno storico Trattato internazionale, di cui l'Italia farebbe bene ad essere fiera di aver sottoscritto nel 1991, hanno diritto di essere tutelati da ogni discriminazione e non possono essere mai respinti.
  Nella passata legislatura purtroppo abbiamo registrato violazioni del Trattato e la Corte europea ci ha condannati proprio per questa ragione, ed è una vergogna essere condannati per una ragione come questa. Le loro storie, anche in ragione dell'aumento del fenomeno, hanno riempito pagine e pagine di quotidiani e servizi televisivi, sono certa che lei, signor Presidente, che è stato sindaco, conosce bene le lungaggini burocratiche e le difficoltà finanziarie dei comuni a farsi carico dell'accoglienza. Si è fatto già molto ma possiamo fare di meglio, il loro interesse deve avere priorità assoluta nelle procedure in materia di identificazione, di accertamento dell'età, di accoglienza, di individuazione di soluzioni di vita durature. A nessuno sfugge che l'integrazione sociale e culturale per persone così giovani è assai semplice ed è destinata al successo rispetto a quella di persone adulte. Il Trattato di Dublino prevede per loro già ora la possibilità di muoversi all'interno dell'Europa per raggiungere i familiari, anche non di primo grado. Perché non farci noi, l'Italia, promotore in Europa di uno speciale piano che li riguardi ? Un piano che preveda viaggi e ricongiungimenti intra-europei in sicurezza senza esporli nuovamente a nuovi drammi e violenza. Alla Camera c’è una proposta di legge sottoscritta pressoché Pag. 75da tutte le forze parlamentari, credo sia stato un atto importante, di grande valore politico, una proposta di legge che è stata discussa con l'ANCI che è il frutto del lavoro comune con Save the children. Questa ci aiuterebbe – mi colpisce che da molte parti i media europei chiedono informazioni –, noi saremmo da questo punto di vista davvero dei capofila importanti. Perché non tenere alta la bandiera in Europa su questo punto e proporre un piano che preveda davvero che per questi giovani ci sia un futuro e una garanzia ?
  La strada verso gli Stati Uniti d'Europa, signor Presidente,...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  SANDRA ZAMPA. ... quell'Europa solidale e lungimirante – ho concluso, signora Presidente –, cammina anche sulle loro giovani gambe. L'Italia può assumere questa causa e portarla con forza all'attenzione dei decisori politici europei. Questi giovani, accolti e sostenuti nel momento della loro massima fragilità, saranno in futuro la migliore testimonianza agli occhi del mondo di quell'Europa senza muri che lei oggi ha evocato, scrivendo a un quotidiano nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, sono spesso critico sulle misure proposte dal suo Governo, anche questa mattina; Governo che sostengo, peraltro, lealmente. Devo, però, dire che un dibattito come quello che ho ascoltato mi sospinge inevitabilmente a dire che oggi in Italia non esiste una formula politica alternativa a quella che sostiene questo Governo. Mi piacerebbe vedere e sentire un centrodestra moderno, europeo, che la sfidi ad andare con più decisione, con più energia, sul cammino dell'Europa, sul cammino del futuro, sul cammino di un'Italia più competitiva, più fiduciosa delle sue forze, più capace di reggere con onore il suo posto nel mondo.
  Devo dire, purtroppo, che questo dibattito non l'ho visto emergere. Ho sentito qualcuno, alla mia destra, che invocava la fine dell'austerità, il reddito di cittadinanza come manovra per rilanciare i consumi e l'economia. Lei non lo ha fatto, signor Presidente del Consiglio, ed io la ringrazio di non averlo fatto, perché un Paese che ha l'indebitamento dell'Italia tutto può fare tranne che rilanciare l'economia stimolando il mercato interno con la spesa pubblica !
  È l'abc, non dello stare in Europa, ma dello stare nel mondo. Non possiamo permettercelo, al di là di ogni dibattito teorico sulle politiche keynesiane o non keynesiane: un Paese che ha il debito pubblico che ha l'Italia esce dalla crisi puntando sulla competitività, sull'aumento delle esportazioni, sulla capacità di stare nei mercati internazionali. Questo è quello che l'Italia, con il suo Governo, ha fatto, e io gliene rendo merito e la ringrazio di avere resistito alle tentazioni demagogiche – qualcuna anche del suo partito, forse anche più di qualcuna – che la invitavano a seguire un altro percorso.
  Ma io capisco ancora quelli che un anno fa, due anni fa, la invitavano a seguire un altro percorso. Ma come, oggi che le deprecate politiche di austerità hanno funzionato, e non solo in Italia, oggi che stiamo uscendo, dovremmo rimettere tutto in gioco, precipitare di nuovo nell'abisso della crisi, attirare su di noi un'inflazione che distrugge i nostri risparmi e distrugge il valore dei nostri salari, per fare una cosa che è chiaramente sbagliata e inaccettabile ! No, non è questo il percorso.
  E la ringrazio anche perché si è parlato molto della necessità di allentare i vincoli europei. Questo è accaduto: non dirò che è solo merito suo, ma è anche merito del suo Governo. È accaduto per iniziativa del Governo italiano, è accaduto per iniziativa della Banca centrale europea, è accaduto per iniziativa del Presidente Juncker. Si è saldata un'alleanza di cui ho citato tre Pag. 76pilastri, ma, come lei ben sa, notoriamente più ampia di questo, perché anche i tedeschi possono essere messi in minoranza in Europa, anche i tedeschi possono essere messi in minoranza in Europa.
  Bisogna saperlo fare ! L'unico modo in cui non lo si può fare è andare in Europa, cominciare a battere i pugni sul tavolo e illudersi che una sciagurata prova di forza, in cui dimostriamo di essere più irresponsabili degli altri, ci porti dei vantaggi. No, margini di flessibilità ne abbiamo ottenuti, e ne abbiamo ottenuti anche parecchi.
  E, forse, il suo addetto stampa farebbe bene, una volta, a fare un elenco, o forse non conviene farlo, perché l'opinione pubblica tedesca non sarebbe lieta di vedere quell'elenco, ma quella interna, forse, comincerebbe a capire come funziona l'Europa. Ne abbiamo ottenuti di margini di flessibilità, che partono da un dato: in Europa nessuno si scandalizza e sono anche contenti se vedono che un Paese difende con energia i suoi interessi. Ad una condizione, ad una condizione: che quando dà la parola la mantenga, che non pretenda di liberarsi in modo unilaterale dei vincoli a cui liberamente si è sottoposto.
  Il Governo italiano questo percorso lo ha seguito con qualche smarginatura, ma nessuno è perfetto. Anche l'affronto della vicenda greca è una cosa paradossale; abbiamo avuto una caduta delle Borse europee per un valore 600 miliardi di euro, quando il valore del debito Greco è la metà e, tuttavia, è un problema grave. Bisogna aiutare la Grecia, ma non bisogna dare l'impressione che i prepotenti possono esentarsi dall'osservanza delle regole. Non possiamo dare un segnale sbagliato all'Europa, perché ? Perché se poi la Spagna decidesse di fare la stessa cosa, la Grecia è piccola e tutto sommato possiamo aiutarla con una certa facilità, ma la Spagna è grande e se la Spagna segue un percorso irresponsabile i danni sarebbero drammatici per tutti.
  Allora, su questo bisogna che siamo chiari: vogliamo stare nell'Europa ? L'Europa si può cambiare ? Si può cambiare. Si può cambiare con pazienza, lungimiranza, con responsabilità e con decisione, mostrando di essere partner affidabili, altro cammino, se si vuole cambiare l'Europa, non c’è. Certo, c’è il cammino che ci fa aderire all'Organizzazione per l'unità africana ed è quello che sostengono alcuni miei amici, qualcuno anche che fa parte di un partito che si richiama al Nord. Mi trovo stranamente a dire che io vorrei un'Italia più nordica, più simile all'Europa del Nord, mentre qualcuno che ha sempre il Nord in bocca la vorrebbe far sprofondare nel Mediterraneo, con tutto il rispetto per il Mediterraneo.
  Ho sentito qualcuno che dice «i morti nel Mediterraneo si sono decuplicati da quando ci sono le missioni nel Mediterraneo», come se non sapesse che c’è la guerra in Siria, c’è la guerra in Libia, c’è la guerra nell'Africa subsahariana sotto la Libia, c’è la guerra nella Nigeria del nord e così via. È per le missioni nostre che si sono decuplicati i profughi nel Mediterraneo o per queste situazioni di crisi ? Purtroppo mi devo fermare, ma voglio soltanto dire ancora questo: in una trasmissione televisiva recente qualcuno mi ha detto «Con queste missioni nel Mediterraneo abbiamo speso tanti soldi e non abbiamo ottenuto nulla». Io quei soldi, non so se siano tanti o pochi, ma sono orgoglioso di averli spesi, perché qualche decina di migliaia di persone che oggi sono vive senza questa iniziativa generosa dell'Italia sarebbero morte e quando mi presenterò a giudizio del Padre Eterno, tra le poco cose sicuramente buone della mia vita, dirò che ho votato per quelle misure (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

(Annunzio di risoluzioni)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00144, Fedriga ed Pag. 77altri n. 6-00145, Brunetta n. 6-00146, Petraroli ed altri n. 6-00147, Rampelli ed altri n. 6-00148, Artini ed altri n. 6-00149 e Scotto ed altri n. 6-00150 (Vedi l'allegato A – Risoluzioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi non intende replicare.
  Ha facoltà di intervenire il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Rosato ed altri n. 6-00144. Il Governo esprime parere contrario sulle premesse della risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00145, mentre esprime parere favorevole sul primo e sul secondo impegno. Il Governo esprime parere favorevole sul terzo impegno se riformulato sostituendo le parole: «a varare gli interventi legislativi ed amministrativi necessari» con le seguenti «ad assumere iniziative per una maggiore cooperazione europea al fine di», mentre esprime parere contrario sull'ultimo impegno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,15)

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere contrario sulle premesse della risoluzione Brunetta n. 6-00146, mentre esprime parere favorevole sul primo impegno e contrario sul secondo. Il Governo esprime parere favorevole sul terzo impegno della risoluzione Brunetta n. 6-00146 sino alle parole «ai trafficanti di persone» e contrario dalla parola: «considerato» sino alla parola: «asilo».
  Il Governo esprime sul successivo capoverso parere favorevole, se così riformulato: «a valutare l'opportunità di istituire un tavolo di coesione nazionale...».
  Il parere è contrario sul successivo capoverso, che inizia con le parole «a mettere in mora l'UE...». Parere contrario anche sul successivo capoverso, che inizia con le parole «allo stesso modo, a prevedere la diminuzione dei fondi strutturali...».
  Sul successivo impegno il parere è favorevole se riformulato come segue: «a ribadire la necessità di una seria discussione in seno all'Unione europea...».
  Sul successivo capoverso il parere favorevole, ma con una riformulazione, nel senso di eliminare le parole: «secondo quanto previsto dalla direttiva 2001/55/CE» e di sostituire le parole «definendo quote di accoglienza» con le parole «definendo modalità di ripartizione».
  Sul capoverso successivo il parere è favorevole se riformulato. Si tratta di sostituire le parole da «a garantire...» sino a «richiedenti» con le seguenti: «a promuove un sistema europeo comune di asilo per permettere agli aventi diritto di raggiungere...» e via dicendo.
  Sul successivo capoverso il parere è favorevole con una riformulazione, nel senso di sostituire le parole «ad assicurare» con le seguenti: «a promuovere un sistema di mutuo riconoscimento tra gli Stati membri...».
  Il parere è contrario sul capoverso successivo.
  Il parere è contrario anche sul capoverso successivo che inizia con le parole «ad attivarsi per la creazione urgente...» a meno che non si accolga una riformulazione, sostituendo le parole «ad attivarsi...» fino a «... nord Africa», con le parole: «a promuovere la cooperazione con i Paesi di transito in modo da offrire aiuto...».
  Sul capoverso relativo alla task force diplomatica europea il parere favorevole, se viene accolta la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di assumere iniziative per istituire...» e poi di seguito come il proponente ha indicato.Pag. 78
  Sul capoverso successivo il parere favorevole, purché venga accolta una riformulazione, nel senso di sostituire le parole da «ad operare...» fino a «...mettere in campo», con le seguenti parole: «a proseguire gli sforzi per sostenere l'azione diplomatica in corso», eliminando la parola «serrata».
  Sul capoverso successivo il parere favorevole perché se viene accolta la seguente riformulazione, nel senso di premettere le parole: «a valutare l'opportunità di intraprendere...» fino a «immigrazione clandestina», eliminando le ultime parole da «in particolar modo...» fino a «...Triton».
  Sul capoverso successivo il Governo parere favorevole con la seguente riformulazione «ad adoperarsi per una riflessione profonda con riguardo alle sanzioni comminate alla Federazione russa e per un riesame del sistema sanzionatorio». Abbiamo proposto la stessa cosa nella risoluzione del suo gruppo al Senato con questa riformulazione.
  Il parere è favorevole sul penultimo capoverso.
  Parere favorevole sull'ultimo capoverso con la seguente riformulazione, nel senso di mantenere le parole fino a «bilancio», eliminando le parole da «onde evitare...» fino a «... Stati nazionali».
  Per quanto riguarda la risoluzione Petraroli ed altri n. 6-00147, il Governo esprime parere contrario alle premesse.
  Il Governo esprime favorevole al primo capoverso dell'impegno. Il parere è invece favorevole al secondo capoverso dell'impegno con la seguente riformulazione: «proporre una riflessione profonda sulle sanzioni...», eliminando le parole «in quanto inefficaci e controproducenti».
  Sul successivo capoverso il parere è favorevole se riformulato nel senso di premettere le parole. «a proseguire le azioni in sede europea per dare attuazione alla mozione n. 1-00605...», eliminando le ultime parole: «nonché corridoi umanitari».
  Il parere del Governo è favorevole sul capoverso successivo purché riformulato alla terza riga. Dopo le parole «Ventimiglia ed al contempo», sostituire le parole «perché si adotti in tempi brevi un testo unico europeo in materia di asilo» con le parole: «a promuovere un sistema europeo comune di asilo».
  Il parere è contrario sul capoverso successivo, quello che comincia con le parole: «a porre in essere ogni iniziativa...».
  Il parere è favorevole sul successivo capoverso se viene accolta la seguente riformulazione: «valutare l'opportunità di riprendere nelle apposite sedi i negoziati...».
  Sul capoverso successivo il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a promuovere in Libia e in tutto il Medio Oriente le iniziative necessarie per contrastare le posizioni fondamentaliste antioccidentali e terroristiche». Questa è la riformulazione che proponiamo.
  Sul successivo capoverso il parere è favorevole con la seguente riformulazione: attivarsi nelle apposite sedi perché l'UE prosegua (...) – sostituendo quindi la parola «chieda» – al nuovo Governo di Ankara. Si tratta poi di sostituire le parole «l'avvio del processo di pace di inclusione con il popolo curdo» con le parole: «i negoziati relativi ai diritti dei curdi», eliminando, dopo la parola «Turchia», le parole «ponga fine a ogni ambiguità». Ovviamente in questo caso, se accettata la riformulazione, la parola «collaborando» diventa «collabori».
  Per ciò che concerne le questioni economiche il parere il Governo esprime parere favorevole sul capoverso, con la seguente riformulazione. Si tratta di mantenere le parole fino ad «austerity», eliminando tutto il resto fino alla parola «(EMS)».
  Il parere è contrario sul capoverso successivo, anche perché non dipende dal Consiglio europeo ma si fa in sede internazionale quella riformulazione del PIL che è proposta.
  Quanto all'impegno successivo proponiamo una riformulazione nel senso di: «a valutare l'opportunità di promuovere l'utilizzo di nuovi indici quali quelli promossi dal progetto The Better Life Index dell'OCSE». Pag. 79Sull'impegno successivo il parere è favorevole fino alla parola: «bilancio», sopprimendo le parole da: «al fine» sino al termine dell'impegno medesimo. Per quanto concerne l'impegno successivo la riformulazione è nel senso non di concordare ma di «proporre in sede europea l'immediato». Per quanto riguarda il successivo impegno, sostituire alle parole: «sostenere in sede europea» le seguenti: «promuovere in sede europea», sopprimendo le parole: «l'obbligatorietà, per tutti i Paesi, di adottare». Con tale riformulazione, si avrebbe quindi: «a promuovere in sede europea politiche di sostegno economico», eliminando le parole conclusive: «mediante l'istituzione di strumenti come il reddito di cittadinanza». Sull'impegno successivo il parere è favorevole fino alla parola: «cittadini», sopprimendo le parole da: «nei casi di clamorosi fallimenti» sino al termine dell'impegno medesimo. Il parere è favorevole sul successivo impegno, che inizia con le parole: «a ricercare, in accordo con gli altri Stati membri», sul successivo impegno, che inizia con le parole: «a porre in essere ogni iniziativa», nonché sul successivo impegno ancora, che inizia con le parole: «ad assumere iniziative affinché siano varati in sede comune sistemi diversi di gestione delle situazioni critiche», sopprimendo però le parole da: «e condannati» sino alla fine dell'impegno medesimo. Il parere è contrario sull'impegno successivo, così come su quello successivo ancora relativo al TTIP.
  Per quel che riguarda l'Agenda digitale europea, il parere è favorevole sul primo impegno fino alle parole: «Commissione europea», eliminando tutto il resto. Sul successivo impegno il parere è favorevole, a condizione di sopprimere, alla seconda riga, le parole: «a prevedere delle deroghe specifiche» fino alla parola: «al fine», di modo che la riformulazione sarebbe la seguente: «iniziative presso le competenti sedi dell'Unione europea al fine di favorire gli investimenti pubblici nell'Agenda digitale». Il parere è inoltre favorevole sugli ultimi due impegni. Per quanto riguarda la risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00148, il parere è contrario sulle premesse. Per quanto riguarda gli impegni, il parere è favorevole sul primo e sul secondo impegno. Il parere è, altresì, favorevole sul terzo impegno, a condizione di sopprimere le parole: «che sia messo in atto un pattugliamento delle coste libiche». Il parere è favorevole anche sul successivo impegno, relativo alla «individuazione delle politiche necessarie», mentre è contrario sul penultimo impegno e favorevole sull'ultimo impegno. Per quanto concerne la risoluzione Artini ed altri n. 6-00149, il parere è contrario sulle premesse, come già detto in merito a tutte le altre risoluzioni, salvo la prima. Per quanto riguarda gli impegni, il parere è favorevole sui primi due impegni e contrario sul terzo e quarto impegno. Sul quinto impegno, il parere è favorevole a condizione che esso venga riformulato nei seguenti termini: «ad assumere iniziative per impegnare gli Stati dell'Unione europea a definire un sistema comune d'asilo europeo», sostituendo in tal modo l'impegno originario. Il parere è favorevole sul sesto e sul settimo impegno, mentre il parere è contrario sull'ottavo impegno relativo all'organizzazione di un tavolo negoziale sulla crisi in Siria. Il parere è favorevole sul successivo impegno, mentre è contrario sul successivo impegno volto a «proporre un'armonizzazione delle procedure tra le varie istituzioni». Il parere è contrario anche sul successivo impegno, volto a «proporre soluzioni mirate che facilitino». Per quanto riguarda il successivo impegno, volto a «predisporre semplificazioni normative per i comuni», andrebbe riformulato nel senso di: «a valutare l'opportunità di proporre»; in tal caso, il parere sarebbe favorevole. Il parere è contrario sull'impegno successivo, volto a «richiedere una valutazione delle possibili implicazioni» sul TTIP, mentre il parere è favorevole sull'impegno successivo relativo a «proporre in sede europea la sollecitazione», così come sul successivo, ultimo ed assai lungo impegno relativo «ad adoperarsi, per quanto di sua competenza». Per quanto concerne la risoluzione Scotto ed altri n. 6-00150, il parere è contrario sulle Pag. 80premesse nonché contrario sugli impegni, salvo gli ultimi due impegni, relativi all'Agenda digitale e al rapporto tra Unione europea e Regno Unito, sui quali il parere è favorevole. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Prima di passare alle dichiarazioni di voto ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il collega Brunetta. Prego, ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, è con un certo qual imbarazzo che rivolgo a lei e a chi è rimasto del Governo questa domanda: ma il Presidente del Consiglio se ne è andato o torna ?
  Perché non vorrei che noi fossimo stati convocati qui per una sua passerella (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini), per un suo discorso e per un suo ascolto più o meno attento della discussione generale. Dopodiché, non abbiamo sentito alcuna replica...

  PRESIDENTE. Collega Brunetta...

  RENATO BRUNETTA. Mi scusi, signor Presidente. Non abbiamo sentito alcuna replica perché il signor Presidente del Consiglio, si fa per dire, ha rinunciato alla replica. E, poi, senza attendere le dichiarazioni di voto, che sono, tra l'altro, relative a quanto ha fatto con grande attenzione adesso il sottosegretario per quanto riguarda i pareri del Governo sulle risoluzioni, se n’è semplicemente andato. Io spero che se ne sia uscito per esigenze naturali e fisiologiche e che sia pronto, quindi, a tornare. Ma, se così non fosse, sarebbe un'offesa al Parlamento. Siccome non è la prima volta che questo succede, io spero che qualcuno lo chiami indietro e che torni, torni ad ascoltare le dichiarazioni di voto e torni a completare l'iter di questa seduta che è importantissima, come ricordo, perché precede il Consiglio europeo di domani e di dopodomani dove si dovrebbero prendere delle decisioni fondamentali. Pertanto, il parere del Parlamento e l'opinione del Parlamento e gli impegni che il Parlamento prende nei confronti del Governo sono fondamentali. Che il Presidente del Consiglio se ne vada...

  PRESIDENTE. È chiara la proposta che lei formula.

  RENATO BRUNETTA. ... semplicemente se ne vada e lasci quest'Aula, ripeto io la colgo come un'offesa. Spero che non sia così; spero che qualcuno, lei, signor Presidente, lo richiami se se n’è andato, oppure che ritorni, perché questo è francamente inaccettabile. E questo sarà foriero di conseguenze (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. È mio dovere far presente che il Governo è presente in Aula con la persona, tra l'altro, del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e che sono presenti altri membri del Governo. Credo che possiamo andare avanti con i lavori proprio perché il Governo è presente. Poi, ovviamente, i gruppi prenderanno atto della presenza o dell'assenza del Presidente del Consiglio che, tra l'altro, come mi dicono, è qui, quindi si deve essere allontanato per una questione sicuramente personale.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. No, collega Palese, un intervento sull'ordine dei lavori per gruppo.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare sulle risoluzioni.

  PRESIDENTE. Sui pareri delle risoluzioni ? Prego.

  ROCCO PALESE. Sì, grazie, sui pareri delle risoluzioni. Per quello che riguarda la risoluzione Brunetta n. 6-00146, il Pag. 81gruppo di Forza Italia non accetta nessun tipo di riformulazione e chiede di votarla così com’è.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Grazie Presidente, signora Ministro, colleghi, membri del Governo, siamo davvero alla vigilia di un appuntamento di gran valore. Dalle decisioni che il vertice di domani e dopodomani scaturiranno su Grecia e migranti dipenderà il futuro stesso dell'Unione europea, almeno per come l'abbiamo conosciuta in questi anni. Responsabilità e solidarietà, due principi fondanti dell'Unione sin dal 1957, che pure hanno trovato spazio nei trattati. Rispetto delle regole e solidarietà: non possono che essere queste le direttrici da seguire, sia sulla vicenda Grecia, sia sul tema dei migranti. La Grecia, come ha ricordato il Presidente Renzi oggi, ha molti nemici in Europa, tutti interessati. Ma l'uscita del Paese culla della civiltà mediterranea sarebbe una sciagura prima per l'Europa. Lo scorso anno abbiamo tutti ammirato gli spot che sottolineavano i grandi risultati in termini di pace, progresso economico e crescita sociale dovuti all'Unione europea. Come si può oggi giustificare l'abbandono della Grecia al proprio destino ? So che questo non può essere un alibi per Tsipras e il suo Governo, che regole e solidarietà sono un binomio inscindibile e la Grecia deve saperlo. Ma le regole si possono cambiare, tanto quelle su austerity e Patto di stabilità, quanto quelle del Trattato di Dublino II. Alle forze di opposizione è forse il caso di ricordare come ci siano le firme di Berlusconi e Maroni e non le nostre in calce a quelle norme che impongono accoglienza ai richiedenti asilo. Mentre è grazie alle nostre politiche che nei CIE si è ridotta la presenza di immigrati clandestini ed è grazie alle nostre scelte se con Mare nostrum abbiamo salvato migliaia di vite umane. Ma le migrazioni di questi anni, conseguenti a conflitti, persecuzioni e carestie non sono e non possono essere un problema solo italiano.
  Nel 1957 – concludo – l'Europa era solo una Comunità europea: Maastricht e poi Lisbona hanno dato invece vita all'Unione. Se qualcuno vuol tornare a sessant'anni fa lo dica. Noi socialisti vogliamo invece che questa Europa ci unisca sempre di più e sono convinto lo voglia anche la maggioranza degli italiani: questo è possibile se riusciremo a coniugare responsabilità e solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Grazie, signor Presidente. L'Europa vive uno dei momenti più critici che richiede un'ulteriore assunzione di responsabilità da parte dell'Unione, dell'Europa. Condividiamo il suo appello, signor Presidente del Consiglio, ad un'Europa che torni ad essere casa dei popoli e non solo la casa della burocrazia. Non possiamo non comprendere come altrimenti sarebbe sempre più difficile impedire l'espansione dell'area dell'euro ostilità che ha già avuto e ancora potrebbe avere conseguenze pesanti sull'Unione europea e sui singoli sistemi politici nazionali. Si è aperta in Europa un'opportunità di riflessione in merito ad una revisione, e dunque, ad un rafforzamento dell'istituzione dell'Eurozona così come dei meccanismi di intervento contro la crisi finanziaria. Il Consiglio europeo presenta sotto questi profili un'agenda che potremmo definire straordinaria in ordine all'emergenza immigrazione. Sosteniamo la posizione espressa dal Presidente del Consiglio e dal Governo. Vi deve essere una piena assunzione di responsabilità in tutti i Paesi dell'Unione europea perché l'Italia è in questo caso la frontiera d'Europa. Non sarà ordinario neppure il confronto in merito alla situazione di forte criticità Pag. 82dell'Eurozona e all'esigenza di rafforzare il percorso comune ai fini della crescita dell'innovazione che continuiamo a ritenere le uniche prospettive possibili in relazione agli obiettivi di politiche di bilancio che siano sostenibili. Il punto decisivo – riteniamo – è come intervenire non soltanto per correggere, ma per evitare squilibri macroeconomici che hanno avuto e potrebbero avere conseguenze maggiori sull'occupazione. Riteniamo obiettivo strategico di una nuova Europa i programmi del Governo in merito agli interventi relativi alla diffusione della banda larga e auspichiamo, sotto questo profilo, una decisione del Governo in merito agli strumenti normativi ritenuti più efficaci ed opportuni. È essenziale operare in Europa per un'effettiva armonizzazione dei diversi sistemi fiscali. Oggi le imprese italiane devono sostenere un gap rilevante e penalizzante. Occorre fermare l'emigrazione delle nostre imprese e far tornare quelle che se ne sono già andate. Occorrono politiche attive per il trasporto su gomma: le imprese italiane del settore sono prevalentemente all'estero. Abbiamo perso oltre 10 miliardi – dico 10 miliardi di euro – solo di mancate accise. Strategica è la realizzazione del programma TNT 2014-2020 e in quest'ambito, come Italia, la definizione tratta internazionale dell'intera tratta Verona-Monaco di Baviera, in ordine alla realizzazione della galleria del Brennero e nel contempo, quale progetto unitario, delle relative tratte di accesso sul percorso Verona-Fortezza. Per questa ragione condividiamo le comunicazioni rese dal Presidente del Consiglio e voteremo la risoluzione a maggioranza che abbiamo sostenuto come deputati della Südtiroler Volkspartei e del Partito Autonomista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, le faccio solamente una valutazione anche rispetto alle comunicazione che ha fatto precedentemente. Questa volta, soprattutto sulla parte riguardante l'immigrazione, non ci sentiamo di rilevare alcun tipo di cambiamento rispetto a quelle che sono state le comunicazioni che lei fece già precedentemente a maggio. Infatti, ad eccezione di un cospicuo incremento rilevato nel numero delle navi che sono presenti nella missione Mare sicuro e comunque presenti nel canale di Sicilia, per il resto la situazione non è cambiata. In particolare, faccio riferimento al fatto che gli impegni che lei e il suo Governo si erano presi da portare in Europa circa la possibilità di creare degli uffici nelle zone dove nascono, dove sono le sorgenti dell'immigrazione, dei rifugiati o di immigrati che vengono dall'Africa, non sono state per niente applicate. Lei infatti questo passo oggi non l'ha nemmeno riportato nelle sue comunicazioni. Noi lo ribadiamo nella nostra risoluzione e chiediamo che questo impegno sia fondamentale nell'incontro a Malta perché questa è la parte fondamentale di questo tipo di azione in Europa. Noi chiedevamo, e in questa parte il sottosegretario ci ha riferito un parere contrario, l'armonizzazione di tutto quello che è l'assegnazione dello status di asilo e anche su questo non si è vista alcuna novità.
  Quelle che ci vengono fatte presenti dall'Europa sono soluzioni tendenzialmente peggiorative. Avevamo proposto nella nostra risoluzione una soluzione ponderata per la riallocazione dei migranti, ma a parere del suo Governo, anche su questa parte siete contrari.
  In più, siccome gli ambiti di questo Consiglio europeo sono molto più ampi, nessuno ha fatto riferimento al punto che verrà trattato in merito al TTIP. Alcune delle risoluzioni l'hanno verificato, ma mi preme far presente che anche questa volta tutti gli impegni del Governo sono contrari a un ripensamento di quel Trattato e anche lei non l'ha preso nemmeno in considerazione, come qualcosa che deve passare per forza a livello europeo o negli Stati.
  Mi viene poi da pensare, sempre per quanto riguarda gli impegni su cui dovrà Pag. 83andare a trattare, quello che riguarda la parte dell'agenda digitale: è una parte fondamentale, una parte per cui il Paese deve profondamente cambiare, perché non possiamo perdere questo cavallo, perché effettivamente è l'unica cosa che ci permetterà di avere sviluppo e progresso. In merito ci sono degli impegni precisi e spero che la maggior parte di essi, come il Governo ha detto, siano già stati approvati.
  Rispondo in ultimo alle richieste di riformulazione. Rispetto alle riformulazioni proposte – e concludo, Presidente – mi preme definire, in dichiarazione di voto, anche rispetto alle altre risoluzioni, che accettiamo le riformulazioni, perché mi preme in particolare che venga portata in Europa con forza quella che è la prospettiva di politica europea di difesa che si indica nell'ultimo impegno.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, Artini.

  MASSIMO ARTINI. Quindi, accetto le riformulazioni. Per le altre risoluzioni, ci asterremo su tutte, tranne che su quelle presentate dai gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor, Presidente, Presidente del Consiglio, signori membri del Governo, colleghi deputati, è in corso una forte tensione, anche simbolica, intraeuropea, che potrebbe segnare un pesante arretramento o, come l'Italia è impegnata a promuovere, un'importante transizione verso un Governo europeo più coeso e solidale, in linea con la necessità di innovazione, crescita economica, espansione della democrazia attraverso una maggiore diffusione di accesso ai servizi primari e alla giustizia sociale, in linea con la Carta di Lisbona, cioè con quell'articolo 80 che fissa la solidarietà come tema centrale. Non solo solidarietà negativa, ma solidarietà fortemente positiva oggi disattesa. Noi crediamo alla necessità di più democrazia, espansiva e solidale, ma la democrazia e la giustizia sociale non si allargano con la paura, come lei, Presidente del Consiglio, ha detto con chiarezza. Molti degli impegni che riguardano il Consiglio europeo dei prossimi giorni riguardano l'anima dell'Europa, l'essenza stessa dell'Europa, di fronte alla fatica della nascita di una politica dell'immigrazione europea.
  Il nostro gruppo, Per l'Italia-Centro Democratico, ha sottoscritto, assieme alla maggioranza, una risoluzione impegnativa per il Governo e alcune considerazioni sullo sviluppo e sul ruolo del nostro Governo sono state già espresse molto bene dal collega Tabacci, ma oggi abbiamo il sogno, la necessità, sì, di Stati uniti d'Europa, di una difesa europea, ma non si può perdere oggi il treno di una politica europea dell'immigrazione. L'Italia sta esercitando un ruolo particolare: è in prima fila nel salvataggio di vite umane; è porta europea; svolge un'azione decisiva di accelerazione nei processi decisionali europei; è stata portata, anche grazie all'azione dell'Italia, una convergenza importante tra Governo e Commissione europea con l'agenda condivisa; una sostanziale sintonia tra Timmermans, Juncker, Mogherini, Avramopoulos, impensabile pochi mesi fa; ma siamo a un passaggio decisivo. I morti nel Mediterraneo, i trafficanti umani e le crisi di sistema dei confini del Nord Africa e del Medio Oriente hanno tempi diversi dall'Europa. Venticinquemilaventitré morti accertati dal 1990 ad oggi, ma una crescita inaccettabile, per la credibilità europea, negli ultimi tre anni. Ogni morto accertato ne porta con sé uno o forse due mai trovati.
  Almeno 50 mila morti è il risultato della guerra nel Mediterraneo, senza che una politica europea dell'immigrazione, non dico una agenzia europea, sia ancora seriamente partita. Sono giusti allora gli impegni sul pacchetto di misure dell'agenda europea sulla migrazione del 13 maggio verso una gestione comune delle politiche migratorie, per trovare un accordo Pag. 84sulla redistribuzione dei richiedenti asilo adeguato alla realtà e non solo simbolico, un riequilibrio europeo che non lasci soli i Paesi di primo approdo, la necessità di introdurre il mutuo riconoscimento delle decisioni positive in chiave operativa, come previsto dal regolamento di Dublino, ma tuttora non regolamentato e inattivo. Siamo ben lontani dalla creazione della figura del rifugiato europeo. Dublino va cambiata, l'Italia può essere trainante, ma serve tempo in questo processo di revisione, adesso che il 90 per cento dei richiedenti asilo arriva in Europa in maniera irregolare e dopo viaggi terribili, al contrario di quando la Convenzione di Dublino è nata. Essa è stata firmata quando il 90 per cento di essi arrivava regolarmente via terra e poi chiedeva asilo e protezione.
  Ma ci dobbiamo chiedere cosa fare di più ! Anche a legislazione europea vigente manca una parte nell'attuazione di Dublino e di Schengen. Mentre le decisioni negative sono vincolanti per tutti, se uno è allontanato o non è fatto entrare da uno Stato membro, non viene fatto entrare o è allontanato anche dagli altri, invece, se uno gode dello status di rifugiato o di altra protezione sussidiaria da parte di uno Stato membro, questo non vale ancora negli altri Stati. Dobbiamo lavorare per la reciprocità positiva, dobbiamo lavorare per la solidarietà in senso anche positivo e permettere all'Europa di smettere di violare se stessa, quel principio di solidarietà attiva che è nella Carta di Lisbona all'articolo 80.
  Lo stesso vale, provo ad essere concreto, per l'articolo 25 del regolamento comunitario dei visti, nella parte che prevede la concessione di visti umanitari. È un'altra strada per ridurre l'abnormità a cui assistiamo, con i muri che vengono evocati e che da Calais al confine ungherese si vogliono alzare o reintroducendo le frontiere interne. Per questo, mentre comprendiamo l'impegno al contrasto del traffico umano, sottolineiamo che nell'agenda europea su questo tema manca ancora la parte positiva e risolutiva. Ricordo che anche il contrasto del traffico umano, gli accordi bilaterali, diventano parole pericolose quando si parte dalla realtà e la realtà sono Paesi che si chiamano Libia, senza un governo unitario legittimo riconosciuto dalle parti, Eritrea, Sudan, Siria. Rendere più difficili e dure le rotte, spesso può diventare maggiore lucro per trafficanti e organizzazioni terroriste e più vittime. L'Italia può e deve aiutare l'Europa a non perdere nel Mediterraneo la sua credibilità, perché questo diventerebbe la fine dell'Europa e il trionfo dei populismi e degli egoismi nazionali.
  Come fare ? L'immigrazione è un dato strutturale e non una emergenza, non si può affrontare con le semplificazioni populiste di chi amplifica la paura. Sessanta milioni di profughi nel mondo quest'anno, metà sono ragazzini, è un Paese fantasma grande come l'Italia. Ogni minuto una famiglia siriana è costretta a fuggire, e allora ? Attacchiamo i barconi ? Che facciamo ? Sicuramente dobbiamo resistere alle tentazioni ignoranti e populiste di chi predica paura e disprezzo ! Chi dice, l'abbiamo sentito, aiutiamoli a casa loro, sta dicendo in molti casi: regaliamoli agli aguzzini di Daesh in Libia o agli oppressori in Eritrea, ai persecutori in Sudan, ai massacratori in Siria ! O, abbiamo ascoltato, fermiamoli sul bagnasciuga – lo avevamo già sentito !
  Chi dice rialziamo le frontiere, come la Lega, ripetendo il mantra della signora Le Pen, sta dicendo: tutti gli immigrati che arrivano devono restare in Italia ! Perché la Le Pen lo dice per questo, ma se lo dice una forza politica italiana sta dicendo qualcosa di surreale, contro gli italiani e contro gli immigrati. Certo i rimpatri non sono un tabù se necessari, se motivati, se esistono gli Stati dall'altra parte e non vi è rischio di persecuzione e non vi sono profughi e perseguitati.
  Signor Presidente del Consiglio nel quadro delle normative vigenti l'Italia può indicare la strada. Il piano A e il piano B coincidono.
  La differenza è se lo farà solo l'Italia per prima, in compagnia di altri Paesi europei o con l'appoggio di una larga parte dell'Europa. Sinteticamente, search and rescuePag. 85con Triton, Frontex e tutte le operazioni del Mediterraneo, con una capacità di salvataggio pari almeno a Mare nostrum. Dobbiamo dire con chiarezza, in questo Parlamento, ai nostri cittadini, agli europei, che salvare una vita umana è costato solo 600 euro al mese: due caffè al giorno; relocation non solo come principio per 20 o 40 mila unità. Oggi sono 3.600.000 i profughi siriani, un milione in Libano, uno in Giordania e gli altri tra Turchia, Egitto ed Iraq, come se in Italia fossero 20 milioni. Invece, tutti i migranti arrivati quest'anno, di ogni nazionalità, fino a ieri – lo ha ricordato lei – sono 63.789. Moltissimi vorrebbero ricongiungersi alle reti parentali in altri Paesi europei. L'Unione europea ospita poco più di 100 mila siriani: una eccezione siriana va proposta e creata in Europa.
  Contro le morti nel Mediterraneo e il traffico di esseri umani, vanno creati, secondo il buon senso, viaggi legali e sicuri. La proposta di legge sulla disciplina organica del diritto di asilo che oggi abbiamo presentato e che è stata incardinata in prima Commissione qui alla Camera, contiene soluzioni che vanno in questo senso. Partendo da progetti pilota, ancora, che possono diventare tipologici e contagiosi, esemplari, per esempio il desk umanitario che Chiese evangeliche e Comunità di Sant'Egidio stanno approntando in Marocco, che rappresenta un esempio e l'Italia sta vedendo come fare. L'Italia può intercettare i flussi prima della Libia, dal Niger al Sudan, e costruire la possibilità di ricezione della domanda di protezione per un permesso umanitario e fare il viaggio sicuro. Ripristinare il meccanismo delle sponsorship, in questo modo permettendo anche i viaggi legali e la riunificazione ai propri familiari, anche in altri paesi. Visti per motivi umanitari, per i siriani, come accaduto in passato per gli albanesi e gli ex Iugoslavi. In questo caso, non c’è bisogno della valutazione, di individuare le commissioni: basta un decreto del Presidente del Consiglio. Gli stessi migranti potrebbero inserirsi e lavorare o muoversi all'interno dell'Unione europea.
  Concludendo, tutto questo è possibile, è il passo in più che manca, una volta che si è capito che le migrazioni non sono un'emergenza, ma un fenomeno strutturale del nostro tempo e l'Italia può aiutare l'Europa a non perdere la propria credibilità e la propria anima. Chi per primo in Europa, sul pianeta, sarà capace di predisporre misure umane intelligenti, per primo ne trarrà anche vantaggi non solo oggi, ma anche nel ruolo internazionale dei prossimi anni e nelle aree di influenza. L'Italia può essere contagiosa (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maietta. Ne ha facoltà.

  PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, sono ormai anni che in Italia si parla dell'emergenza emigrazione e di come affrontarla e sono anni che siamo fermi e nulla è cambiato, a parte i nuovi scandali che ci rivelano traffici e imbrogli di ogni genere dietro l'affare dell'emigrazione. E già, perché per alcuni è diventato un vero e proprio affare e questi soggetti certamente sono i primi che non vogliono che l'emergenza sia risolta, perché l'emergenza porta soldi. Ma verrebbe da pensare che i signori della truffa legata all'immigrazione incontrollata non sono gli unici a trarne profitto, perché altrimenti non si spiega come sia possibile che nulla sia stato fatto sin qui per affrontare in modo efficace il problema. Il Ministro Alfano ha da poco avuto modo di dichiarare che il problema immigrazione in Italia è un problema strutturale, ma con tutto il rispetto per il Ministro non avevamo bisogno che lo venisse a dire lui. L'Italia è in balia di un'immigrazione incontrollata da decenni e gli sconvolgimenti politici che hanno interessato soprattutto l'Africa settentrionale, a partire dal periodo delle cosiddette primavere arabe e i conflitti che continuano a insanguinare larga parte dei territori africani, peggiorano la situazione Pag. 86creando migliaia di persone disperate pronte a tutto pur di abbandonare i Paesi in cui vivono.
  Milioni di profughi sono distribuiti nel mondo, è vero, ma questo nulla toglie al fatto che l'Italia, per il mero fatto di costituire l'avamposto dell'Europa verso quella parte del pianeta, non debba essere lasciata sola nell'accoglienza e nella gestione di questo immane flusso di esseri umani.
  Si continua a parlare di una maggiore cooperazione dell'Unione – e nell'Unione – rispetto al fenomeno migratorio. Avete realizzato Mare Nostrum, spendendo miliardi dei nostri soldi per un'operazione completamente incapace di risolvere il problema. Avete poi cantato vittoria con l'annuncio dell'operazione Triton – anch'essa fallimentare – che sta determinando un ulteriore aumento delle morti in mare e che, di fatto, ha continuato a scaricare la questione tutta sulle spalle dell'Italia, non appena i nostri «brillanti» partner hanno scaricato gli immigrati salvati con le loro preziose navi di nuovo sulle nostre coste, affidandoli alla nostra accoglienza, pagata con i nostri fondi, e continuando ossequiosamente a rispettare il regolamento di Dublino.
  Ora state sbandierando improvvisamente la presa di coscienza dell'Europa, una sua supposta assunzione di responsabilità, una presa in carico effettiva da parte sua del problema dell'immigrazione; ma anche questa volta state vendendo fumo perché di fatto non solo più di un paese sta dichiarando apertamente e fattivamente la propria contrarietà alla condivisione dell'accoglienza, ma soprattutto, in ambito ufficiale, in questo Consiglio europeo l'unico risultato che si otterrà sarà una redistribuzione su base volontaria di quarantamila migranti (oltretutto dilazionata in due anni). È sfumato quindi l'ideale di una redistribuzione su base non volontaria che imponesse ai paesi membri la corresponsabilità degli immigrati.
  Inoltre, ovviamente, non vi è nessun accenno ad una modifica del cosiddetto sistema di Dublino, il vero responsabile della diseguaglianza profonda che anima la gestione dell'immigrazione in ambito europeo. Ci siamo sgolati per chiedere al Governo di proporre una revisione di questo sistema di Dublino. Abbiamo svolto interventi, abbiamo parlato, abbiamo scritto e depositato mozioni, anche accolte dal Governo, ma nulla... Nulla perché – checché lei ne dica, Signor Presidente del Consiglio – il ruolo dell'Italia in Europa è tristemente poco importante e poco considerato, e neanche la presidenza di turno dell'Unione e neanche la nomina della Mogherini all'incarico di rappresentante per la politica estera hanno cambiato questo stato di cose.
  Il problema è solo che non abbiamo più tempo. Non abbiamo più tempo per i venditori di fumo. Non abbiamo più tempo per le false promesse dell'Unione europea. Abbiamo bisogno di un piano coordinato e serio per gestire l'immigrazione e per aiutare queste persone anche a ricongiungersi con i parenti che le aspettano in altri Paesi europei. Abbiamo bisogno di strumenti per combattere i trafficanti di morte, sempre più crudeli e responsabili di centinaia di morti, e distruggere le imbarcazioni che utilizzano. Abbiamo bisogno dell'aiuto delle organizzazioni internazionali per creare delle strutture nei luoghi di partenza dei barconi, che possano effettuare una valutazione circa la validità delle richieste di protezione internazionale avanzata dalle persone che vogliono venire in Europa. Abbiamo bisogno che l'Europa mantenga la parola data e si impegni davvero ad aiutare il nostro Paese ad uscire dall'emergenza e ad aiutare i migranti.
  E seppure dubitiamo – signor Presidente del Consiglio – che lei abbia l'autorità per affermare le nostre richieste dinanzi al Consiglio europeo, è di questo che l'Italia ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Devo dire che oggi il Presidente Pag. 87del Consiglio mi ha spiazzato; il suo discorso mi ha decisamente spiazzato... Di solito siamo abituati a contestare e confutare le balle che viene a raccontare in questo Parlamento, o in qualche talk show televisivo. Invece, oggi ci ha presentato una relazione che rappresenta il nulla più assoluto: non una soluzione, non una proposta, niente di concreto. Lei ha citato, Presidente, una cosa molto grave con estrema leggerezza: ovvero il cosiddetto documento dei quattro presidenti. Un documento che – nelle intenzioni del documento stesso – toglierà sovranità ai Paesi, ai Governi nazionali e alle scelte democratiche che compiono durante le elezioni i cittadini di ogni paese europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  Lei oggi ha fatto finta di nulla, come se non sapesse – mi auguro invece che lo sappia – che l'intenzione europea è quella di costringere i cittadini di questa Europa a vivere sotto un governo di tecnocrati, non eletti da nessuno, al soldo di qualche finanza internazionale, molto potente ma poco consistente nei numeri e nel consenso.
  Presidente, lei è riuscito, da Paese che ha il massimo storico di disoccupazione, il massimo storico di disoccupazione giovanile, il massimo storico di debito pubblico e in cui siamo stati per la prima volta in deflazione da cinquant'anni, a fare la morale alla Grecia. È una situazione imbarazzante oggettivamente, considerando oltretutto che se lei fa questo si tramuta semplicemente in servo sciocco dell'Europa. È un servo sciocco che non va a contestare le politiche europee portate avanti proprio in Grecia con la Trojka, che hanno portato a politiche di lacrime e sangue per i cittadini greci e ad un aumento dal 120 al 180 per cento del rapporto debito/PIL greco (quindi, un fallimento su tutti i fronti). Lei, invece di andare e contestare e a dire che queste politiche europee del rigore sono sbagliate, anche verso la Grecia, e che bisogna andare verso una politica dello sviluppo, oggi è venuto a fare l'ottimo portavoce di qualche burocrate di Bruxelles, che vuole affamare i nostri cittadini per aiutare qualche grosso finanziere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  Ma adesso entriamo, Presidente, sul tema principale di questo dibattito, ovvero la questione immigrazione. Lei oggi ci ha raccontato che non c’è nessun problema, che il problema è di quei cittadini che si lamentano e – cito le sue parole – che «sono isterici ed egoisti». Lei oggi, Presidente, ha detto che non esiste alcun tipo di problema sanitario legato all'immigrazione. Lei oggi ha detto che non dobbiamo guardare alla situazione presente all'interno del nostro Paese, ma guardare cosa succede negli altri Paesi, volare alto. Lei ci ha detto che le politiche portate avanti da questo Governo sono le migliori e che l'Europa ci seguirà sulle nostre scelte.
  Questa intanto – le ricordo – è l'ennesima volta che ce lo racconta. Quando è iniziata Triton ricordo le dichiarazioni entusiastiche del Governo, di diversi rappresentanti del Governo, lei compreso, che dicevano: «Finalmente l'Europa c’è e si muove». Dopo, con le quote, è tornato dicendo: «Finalmente l'Europa c’è e si muove». Dopo, con l'ultima missione per quanto riguarda gli scafisti, con le nuove navi presenti nel Mediterraneo, ha detto: «L'Europa c’è e si muove». Si tramutano, tutti questi suoi annunci, nel nulla più assoluto. Io, invece, la vorrei riportare alla realtà. Le vorrei chiedere di non umiliare quei cittadini che vivono quotidianamente le nostre città. Faccia un giro nella stazione Tiburtina di Roma, a Milano, al parco Moretti di Udine, oppure vada a vedere l'ex villaggio olimpico di Torino e veda qual è la situazione di degrado e di allarme sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  Presidente, la colpa non è della Lega Nord, che denuncia l'allarme sociale che state portando avanti con queste politiche o non politiche sull'immigrazione, ma di chi queste politiche le porta avanti, e siete lei e il suo Governo. Presidente, io le ricordo che i cittadini non sono egoisti e Pag. 88isterici; semplicemente sono esasperati. Sono esasperati da un lavoro che non c’è e da un welfare che sta scomparendo e vedono, nel mentre, che vengono regalati 1.350 euro al mese per ogni clandestino accolto. Forse il vostro buonismo – l'abbiamo capito con qualche giorno di ritardo – non è semplicemente dei bei discorsi da salotto, che vi piace fare per fare vedere che siete vicini e terzomondisti, ma è un buonismo che nasconde dei portafogli pieni, che magari finanziano qualche campagna elettorale, casi che abbiamo visto con «Mafia capitale» e CARA di Mineo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  Però, forse ha guardato qualche sondaggio, Presidente del Consiglio, qualche sondaggio che dice che le vostre politiche sull'immigrazione fanno crollare il consenso suo e del suo partito. Allora, oggi ci è venuto a dire che non è poi così contrario ai rimpatri forzosi, ovvero alle espulsioni dal Paese. Intanto, mi dispiace, sembra banale dirlo, ma le ricordo che siamo da diversi mesi, se non anni, che ricordiamo al Governo che questa è una politica da portare avanti, ma lei e la sua maggioranza, quando lo dicevamo, ci tacciavate di essere xenofobi, razzisti, intolleranti, persone che non guardano al futuro, che non vedono l'importanza dell'immigrazione.
  E poi, Presidente del Consiglio, io le ricordo che le sue dichiarazioni, come sempre, sono molto lontane dalla realtà delle politiche che porta avanti il suo Governo. Infatti, voi, se non lo sapesse glielo dico io, se è stato poco attento alle leggi che avete portato e fatto approvare in questo Parlamento, avete annullato nella sostanza il Fondo rimpatri, da 100 milioni a 4 milioni di euro; nella sostanza nessuno può essere rimpatriato. Lei può dire che è d'accordo, ma i soldi li ha tolti. Voi avete approvato la delega per l'eliminazione del reato di immigrazione clandestina, e, come sa anche – mi auguro – il sottosegretario Gozi, se non c’è reato penale, non si può procedere all'espulsione, come prevede la direttiva rimpatri.
  Voi avete intasato i tribunali, altro che il reato di immigrazione clandestina intasava i tribunali, quelli andavano dal giudice di pace, ma con i ricorsi per i diritti d'asilo, soltanto il tribunale di Milano è passato da 20 ricorsi nel 2013, a 630 nel 2014, e si parla di 3.500 ricorsi nel 2015. Voi avete chiuso, nella sostanza, quasi tutti i CIE e ridotto la permanenza negli stessi. Cosa significa ? Meno è la permanenza, e, quindi, non c’è tempo di riconoscere il clandestino e, dunque, non si può effettuare l'espulsione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  
Una politica fallimentare su tutti i fronti, però in tutto questo, come suo solito, ha detto: ma non è colpa mia, è colpa di chi c'era prima, senza però entrare nel dettaglio. Ha detto: no, io non voglio parlare di chi c'era prima. Ebbene, gliene parlo io, Presidente del Consiglio: nel Governo che ha preceduto quelli non eletti, ovvero quelli, Monti, Letta e Renzi, ovvero quelli non eletti dai cittadini, il Ministro dell'interno si chiamava Ministro Maroni. Il Ministro Maroni aveva fatto crollare gli sbarchi nel Paese portandoli a 4 mila in un anno e a venti morti in mare. Ricordiamo i morti in mare con il vostro Governo. Capisco che è un paragone drammatico, però è un paragone fatto con i numeri della realtà. E persino durante le Primavere arabe, con il Ministro Maroni, che vedevano molti Paesi in un conflitto di guerra civile – pensiamo soltanto alla Tunisia e all'Egitto – gli sbarchi erano stati un terzo rispetto allo scorso anno. Il paragone con quest'anno sarebbe ancora più infelice nei vostri confronti. E poi parliamo liberamente e giustamente di Dublino. Dublino firmato nel 1990, nel 2003 e nel 2013, quindi dal Governo Letta, e nel 2003 con il Ministro Pisanu. Quindi, quando va in televisione, che a lei piace, Ministro, le ricordo che nel 2003 Maroni non era Ministro dell'interno. Ma detto questo, nel 2003 gli sbarchi erano 13 mila. Dublino serviva proprio a difendere il nostro territorio dall'arrivo di clandestini da altri Paesi europei che avevano confini colabrodo, confini colabrodo che adesso Pag. 89ha il nostro Paese, ed è un problema nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini). Voi avete aperto le frontiere indiscriminatamente e, se qualche altro Paese dice di no ai clandestini, non si può accusare che sia un Paese cattivo e crudele; è un Paese che vuole difendere i propri cittadini, a differenza vostra, che invece fate entrare chiunque. I numeri ci dicono che chi ha diritto all'asilo politico – e concludo Presidente – e scappa veramente da una guerra sono una grande minoranza. Chi, invece, qui è un clandestino, che voi tenete sul territorio nazionale. Caso emblematico è la persona con decreto di espulsione, presente a Torino, che ha violentato una donna disabile, e voi non l'avete espulso. Altro che rimpatri !

  PRESIDENTE. Deve concludere, collega Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Concludo, Presidente, vado veramente alla fine. Devo solo sottolineare l'ultima e velocissima cosa. Il Presidente Renzi ha detto: siamo in grado di fare da soli. Se siete in grado di fare da soli, cosa avete fatto fino adesso ? Significa che non eravate soltanto incompetenti per affrontare la situazione, ma siete colpevoli e collusi con coloro che hanno portato all'invasione del nostro Paese, e si chiamano scafisti, e si chiamano organizzazioni criminali e si chiama mafia. Se voi potete farlo e non lo fate, siete omertosi e siete collusi.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiudo veramente, Presidente.

  PRESIDENTE. È oltre il minuto.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiudo veramente, una frase.

  PRESIDENTE. Telegrafico.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Quindi, Presidente, la invito veramente a cambiare strada. Guardi che noi siamo disposti a collaborare, però vogliamo collaborare sulla concretezza e non sulle illusioni e le promesse, perché dopo non deve subirla la Lega la disillusione, ma la devono subire i cittadini di questo Paese, che stanno vivendo un dramma economico, che lei non risolve e continua a negare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, Ministri e onorevoli colleghi, io inizio, a differenza dell'oratore che mi ha preceduto, con una ventata di ottimismo. In effetti è vero, per la prima volta l'Italia non è sul banco degli imputati e questa è una grande e bella notizia. Io voglio anche ringraziare il Presidente del Consiglio per il riconoscimento che ha fatto al Parlamento, perché ce lo meritiamo. Abbiamo fatto un gran lavoro, ce n’è altrettanto da fare, perché in realtà a maggio la Commissione europea ci ha inserito nei cinque Paesi che hanno ancora degli squilibri eccessivi e quindi siamo a rischio apertura di procedura di infrazione.
  Cosa ci consiglia la Commissione europea ? Ci raccomanda di lavorare sulla produttività del lavoro e questo è un punto molto importante e questo punto molto importante significa innovazione ed economia digitale. Noi dobbiamo essere consapevoli che in questo momento in Europa altri Paesi stanno lavorando a pieno ritmo su questo, andando oltre anche quello che sta facendo la Commissione europea, perché i quattro Ministri tedeschi hanno contattato quattro commissari dell'Unione europea per sottoporre il tema dell'economia digitale. In Germania al primo punto dell'agenda politica c’è l'industria manifatturiera 4.0, ovvero un modello digitale applicato alla manifattura. Ministro dello sviluppo digitale e dell'economia tedesco e Pag. 90francesi stanno lavorando su questi temi, noi dobbiamo essere presenti sui tavoli europei e dobbiamo essere presenti sul tema. Noi chiediamo aiuto al Presidente del Consiglio per la parte culturale che sottiene a tutto questo, perché, cari colleghi, ci dobbiamo dire che anche chi nel Paese e chi nel Parlamento dice che privilegia all'innovazione il profumo di un foglio di carta sta inconsapevolmente condannando il nostro Paese ai margini dell'economia sviluppata e questo lo dobbiamo ripetere molto forte. Una cosa che chiediamo al Governo è di essere veloce per quanto riguarda l'attuazione dei decreti che servono ad attuare il piano per la banda ultralarga, perché da una parte è cultura, da un'altra parte è struttura e da un'altra parte ancora è immaginare un mondo diverso, e su questo noi ci dobbiamo stare.

  PRESIDENTE. Per favore, liberare i banchi del Governo. Collega, per favore, i banchi del Governo.

  ADRIANA GALGANO. L'altro punto che ha trattato il Presidente del Consiglio è stata l'innovazione per quanto riguarda l'Agenda di Lisbona, cioè sull'innovazione l'Europa in questo momento ha fallito l'obiettivo e io dico, certo che ha fallito l'obiettivo, come facciamo a raggiungere l'obiettivo quando abbiamo l'obiettivo innovazione e dall'altra parte il 70 per cento delle risorse sono ancora destinate all'agricoltura ? Se non prendiamo atto che a obiettivi devono corrispondere strumenti non andiamo lontani. A questo punto mi aggancio a un'altra delle raccomandazioni che ci fa l'Europa, che è quella di far partire velocemente l'Agenzia per la coesione. L'abbiamo approvata nel 2013, dopo due anni non è ancora partita, siamo troppo lenti, deve partire velocemente perché usare i fondi europei, usarli bene, usare Horizon è una priorità di questo Paese. A questo punto un'altra osservazione sui tempi dell'Europa, perché non è solo l'Italia ad essere lenta, è lentissima l'Europa, perché dopo due anni che noi in Commissione chiediamo di rivedere le regole per l'utilizzo dei fondi europei, viene annunciata una Commissione di studio che si dà come obbiettivo temporale per migliorare le regole di utilizzo dei fondi tre anni.
  Noi dobbiamo dire all'Europa che tre anni sono troppi. Altro punto importante è il fatto che stiamo per avviare un percorso con tempi definiti in cui avremo finalmente un'unione economica, finanziaria e di bilancio. Volevo rassicurare il collega che ha parlato prima, che, evidentemente, ha letto solo una parte della comunicazione, perché tutto questo percorso deve avvenire con piena legittimità democratica. Quindi, le sue preoccupazioni non hanno ragione di esistere. Noi chiediamo che, però, su questo tema, siccome è vero che noi rinunceremo a porzioni di sovranità, si lavori in stretto raccordo con il Parlamento e con le Commissioni parlamentari che hanno il compito di occuparsene, perché è veramente il tema del futuro.
  Legato a questo, vi è il discorso delle normative: leggendo le proposte dei 4+1, Presidente, si legge che non cesserà questa produzione di normative. Su questo dobbiamo vigilare, perché sicuramente l'Europa deve diventare più snella rispetto alle regole. Infatti, uno dei problemi dell'Europa e dell'Italia è sicuramente l'aggravio di costi che un eccesso di normazione provoca in tutti i settori.
  Infine – e qui mi rivolgo al sottosegretario Gozi, e lo faccio con tutta la stima che ho per lui – voglio ricordare l'impegno che noi di Scelta Civica abbiamo messo in XIV Commissione per chiedere, per due anni, una valutazione di impatto per quanto riguarda la decisione di aderire al brevetto europeo. Non lo abbiamo fatto per torturare il Ministero dello sviluppo economico; lo abbiamo fatto perché pensiamo che una cosa che l'Italia deve migliorare siano i dati e i fatti su cui prende le decisioni e su cui negozia in Europa.
  Avere una valutazione di impatto, un nucleo di persone che faccia valutazioni di impatto su cosa significa prendere determinate decisioni e che possa aiutare a costruire le posizioni dell'Italia in Europa, Pag. 91è assolutamente indispensabile. Quindi, la rassicuriamo: su questo punto noi continueremo ad insistere. Concludo, dichiarando il nostro voto favorevole alla risoluzione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, lei è stato un sindaco, un amministratore locale, e una delle funzioni principali di chi governa il territorio è fare il piano regolatore. Oggi la sfida che abbiamo di fronte a noi è esattamente questa: fare il piano regolatore dell'Europa. Non è un fatto tecnico, è una scelta squisitamente politica. Un territorio privo di piano regolatore è preda di speculatori, di abusivisti, di affaristi; non è vivibile e non ha una prospettiva di sviluppo duratura, né sostenibile. È un luogo difficile nel quale abitare.
  Oggi quell'utopia che ha attraversato generazioni, che ha portato l'Italia a scommettere sul sogno europeo, sembra infrangersi davanti a un'Europa che non riesce a darsi regole comuni o si dà regole sbagliate, e che sceglie di condividere una cosa: erigere muri.
  Signor Presidente del Consiglio, forse lei oggi avrebbe dovuto presentarsi qui con una cartina, magari dandola anche ad alcune forze che negano l'evidenza. Guardiamo cosa è oggi l'Europa: l'Europa che noi immaginavamo di costruire è un insieme di muri e di fili spinati.
  C’è l'Ungheria, un Paese bellissimo, un Paese che si era ribellato prima degli altri a un comunismo che aveva abbandonato e smarrito la strada delle riforme e che fu invasa dall'Unione sovietica. Oggi, l'Ungheria alza il muro con la Serbia, un filo ospitato per 200 chilometri. Poi c’è il muro che stiamo alzando nel Mediterraneo, quel muro che vorrebbero i colleghi della Lega e loro sanno benissimo perché questo accade: non perché c’è un'invasione, perché i numeri sono chiari, sono meno di un anno fa, ma perché dentro quel Mediterraneo sono aperte le contraddizioni che vive la nostra Europa. Cari colleghi della Lega, quelle persone scappano dalle guerre che molto spesso abbiamo determinato noi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) e la scelta che dovremmo fare non è semplicemente quella di erigere muri, ma sarebbe quella di disarmare un Medio Oriente all'interno del quale sono arrivate armi che abbiamo venduto noi con le nostre aziende e con i nostri sporchi traffici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Poi ci sono i muri che legano la nostra Europa, il nostro confine naturale, quel muro di Ventimiglia, quegli scogli nei quali sono state abbandonate persone che scappavano dalle guerre. Lei ha detto oggi una parola che mi ha colpito molto, mi ha fatto riflettere: anche a sinistra c’è bisogno di capire che la parola «rimpatrio» è importante. Vede non vorrei che la parola «rimpatrio» facesse rima con la parola «respingimenti» è un concetto che allude ad altro. Allude a scelte coattive e a violazione di diritti umani. Ma voglio seguirla sulla sfida. «Rimpatrio», ma quale patria ? Quale patria hanno i ragazzi che abbiamo incontrato nella stazione di Milano, che in Siria sono costretti a scegliere tra Assad e l'ISIS ? Quale patria hanno i ragazzi dell'Eritrea, che sono costretti ad essere reclutati a 14 anni dalla leva obbligatoria di una dittatura con cui, almeno, dovremmo avere il buon gusto di rompere tutte le relazioni diplomatiche ? Quale patria hanno i ragazzi e le ragazze dell'Africa subsahariana, gli ecoprofughi, quelli che scappano non solo dalla fame e dalle guerre, ma da quei cambiamenti climatici di cui diciamo sempre che ci occupiamo, ma non facciamo mai nulla (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ? Allora il tema sta qua, la sfida di un'Europa che decide di cambiare sta su questo. Per cui dobbiamo capirci sulle parole, perché altrimenti hanno un significato diverso. E poi dobbiamo capirci su cosa fare su quel piano regolatore per l'Europa. A me hanno insegnato Pag. 92che un uomo politico può scegliere due strade: o le piccole ambizioni, o le grandi ambizioni. Le piccole ambizioni, molto spesso, determinano scelte che sono pericolose per sé e per gli altri. Le grandi ambizioni sono quelle di chi decide di prendere il toro per la corna e aggredire il problema. Mi sembra che Matteo Renzi, oggi, in questa Camera, abbia svolto più una funzione di commentatore, piuttosto che di attore. Allora, se non va bene il disegno dei quattro Presidenti, bisogna rivoltarlo come un calzino e mettere noi al centro un'idea di Europa diversa. Si sprecano gli stati generali, avete addirittura annunziato gli stati generali sulla scuola a luglio, poi avete scelto di mettere la fiducia e avete azzerato quell'intuizione. Facciamo gli stati generali dell'Italia per la riforma della governance europea e facciamo una scelta chiara sulla Grecia.
  Ho sentito consigli che vengono dispensati, tutti utili, e addirittura citazioni colte in latino: amicizia e verità. Benissimo: quale amicizia abbiamo praticato nei confronti di Alexis Tsipras ? Non possiamo semplicemente dire: noi abbiamo fatto i compiti a casa, fateli come noi. C’è una piccola differenza ed è la domanda principale che dovrebbe assillare le classi dirigenti europei: si chiama voto democratico. I cittadini greci hanno votato un programma e quel programma chiedeva di rinegoziare i debiti e di mettere fine alla politica dell'austerità. O l'Europa riprende questa bussola o rischia di essere soltanto sottoposta al giudizio inappellabile di un pezzo di nomenclatura che, tra il voto dei cittadini e i parametri, scegli i parametri e fa morire la povera gente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  E dobbiamo dire una cosa chiara: la verità significa fallimento delle politiche dell'austerità. E quando c’è quella verità, io preferisco scegliere tra chi cerca un'altra verità piuttosto che chi ha verità assolute, i dogmi degli scienziati del rigore che hanno portato questo Paese ad avere 2 mila 200 milioni di euro di debito pubblico, nonostante tagli, tasse, sacrifici ed età pensionabile più alta d'Europa.
  Allora questa è la scelta da mettere in campo, è la svolta che viene chiesta da tutti quanti noi, è quella svolta che persino dalle raccomandazioni dell'Europa ci arriva, dal Country Specific Recommendations. L'Italia ha registrato un tasso – scrivono – di aumento di povertà e di esclusione tra i più alti dell'Unione europea, con impatto particolare sui bambini. Quando questo accade e aumenta la forbice della disuguaglianza, la sinistra, in Italia come in Europa, aggredisce quel problema. E invece io ho ascoltato parole molto spesso anche sbagliate, fra le quali anche quella di liquidare un tema enorme come il reddito di cittadinanza come anticostituzionale. Signor Presidente, si vada a leggere l'articolo 38 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), che dice che lo Stato deve intervenire laddove ci sono assenze di opportunità di lavoro e ci sono aree larghe del Paese che vivono questa difficoltà.
  Io sono per accettare la sfida in Europa e aprire una nuova stagione. Ma deve essere chiara una cosa al Partito Democratico e a tutto il socialismo europeo: le politiche di austerità sono il carburante che alimenta la crescita del peggior populismo e del peggior leghismo. O noi scegliamo un'altra strada o l'Europa diventerà una gabbia e diventerà un'altra cosa rispetto a quella che abbiamo immaginato e rispetto a quello che una generazione aveva provato a costruire e che oggi noi, voi, state distruggendo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Lupi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, una crisi come quella in cui siamo immersi e da cui stiamo tentando di uscire da molti anni è una crisi profonda. Non dobbiamo dimenticarcelo e, purtroppo, signor Presidente del Consiglio e signori onorevoli colleghi, ce ne dimentichiamo spesso ed è la dimostrazione dei Pag. 93tanti dibattiti in cui ci confrontiamo. Questa crisi ci costringe a tornare alle questioni fondamentali, perché le questioni fondamentali esigono risposte che, come diceva Hannah Arendt, scaturiscano dall'esame diretto dei problemi che dobbiamo affrontare. Se invece a guidarci sono i preconcetti e i pregiudizi – diceva sempre la Arendt – i nostri tentativi di soluzione aggraveranno la crisi, trasformandola in tragedia.
  Noi quello che abbiamo tentato di fare in questi anni è stato esattamente questo: affrontare i problemi diretti, affrontarli con serietà ed evitare che questi problemi diretti e questa crisi potessero trasformarsi in tragedia. C’è una crisi economica e il Presidente del Consiglio oggi lo ha ripetuto al Senato e alla Camera, dicendo che si iniziano a vedere i primi segni positivi di uscita da questa crisi economica.
  È un dato oggettivo, per la prima volta, è vero. Quante volte ci siamo incontrati e confrontati qui in Parlamento nel rapporto con il Consiglio europeo e prima del Consiglio europeo. È la prima volta in cui l'Italia non è sul banco degli imputati. C’è una crisi economica da cui stiamo uscendo. Lei ha citato il suo discorso e il suo confronto con il Parlamento di un anno fa. Forse pochi di noi si ricordano, o troppi se ne sono dimenticati, che allora, prima dell'inizio della nostra presidenza del Semestre italiano, la vera sfida era sostituire alla parola «rigore» la parola «crescita». Perché la parola «rigore» e la parola «crescita» non erano soltanto delle parole vuote, ma rappresentavano esattamente lo specchio di una realtà che non poteva più vivere nel rigore e che aveva bisogno, per riportare al centro i cittadini, le famiglie e le imprese di un Paese, di tornare a guardare al futuro tornando a crescere. E questa doveva essere l'agenda dell'Europa. Oggi, a distanza di un anno, quella parola «crescita» è diventata il tema di confronto, il tema di un'azione molto concreta all'interno dell'Europa – e pensiamo al Piano Juncker – ed è diventata anche la sfida su cui il Governo, a torto o a ragione, con giudizi positivi o negativi, si sta confrontando. Noi abbiamo sostenuto con coraggio, signor Presidente del Consiglio, il piano delle riforme. Abbiamo insistito perché venissero superati i conservatorismi di destra e di sinistra – soprattutto di sinistra, me lo lasci dire – che si opponevano a una vera riforma del lavoro. Abbiamo insistito perché si cancellasse quella vergogna della tassa sul lavoro contenuta nell'IRAP, liberando così risorse per la crescita. Amici del centrodestra: quanti anni, quante discussioni, quante battaglie abbiamo fatto perché si eliminasse quella tassa dell'IRAP sul lavoro, che era una vergogna ? Perché una volta che c’è un fatto, un fatto positivo, non lo riconosciamo come un fatto positivo ed iniziamo, partendo da lì, a sollecitare affinché ancora di più la dimensione della pressione fiscale possa cadere ? Questo vuol dire partire da una crisi e non avere un pregiudizio, partire da una crisi e aver voglia di risolverla perché al centro della nostra azione, con tutte le nostre diversità, ci sono le famiglie, le imprese e le persone. C’è una crisi economica, ma c’è anche una seria emergenza immigrazione, tuttavia agitarla in maniera demagogica come uno spauracchio alimenta solo l'insicurezza, l'incertezza e la paura, che possono innescare meccanismi di egoismo, di chiusura, di trinceramento e di difesa del proprio particolare sino a sfociare nell'odio, che è la negazione della nostra natura di italiani e di europei, il contrario della nostra storia e della nostra realtà. Bisogna avere il coraggio di dirlo, bisogna avere il coraggio di affermare questo perché il ruolo della politica – della politica con la «P» maiuscola – è guidare, è indicare una strada, è dare una direzione. E, come ha detto il Presidente del Consiglio denunciando la mancanza in Europa, è dare un sogno, una prospettiva, perché è il futuro quello che noi siamo chiamati a costruire, e non un giudizio sul passato o il rimpiangere cose che non abbiamo fatto. La sfida che abbiamo è questa. Così il Parlamento e le istituzioni possono tornare ad essere centrali e recuperare la fiducia dei cittadini. Allora, solo la dura e testarda realtà dei fatti contro la realtà Pag. 94percepita è la strada indicata anche nell'affrontare l'emergenza immigrazione, avendo il coraggio di dire i fatti e non di sottovalutarli. Ieri il Ministro dell'interno Alfano, nel corso della sua audizione presso Senato, ed oggi l'ha ripresa il Presidente del Consiglio, ha parlato di fatti, drammatici certo, ma di fatti: 59.606 migranti nel corso di 428 eventi di sbarco. In tutto lo scorso anno sono stati 170 mila in un Paese di 60 milioni di abitanti. In Turchia – questi sono i fatti – in tre anni sono arrivati due milioni di profughi. In Libano, un Paese di quattro milioni di abitanti, si sono rifugiati due milioni di siriani, che non sono immigrati clandestini, ma persone e popoli che scappano perché possono essere uccisi, perché hanno paura per i propri figli o perché vogliono avere una speranza verso il futuro. Allora, guardiamo la realtà in faccia e chiamiamo le cose con il loro nome. C’è un'emergenza umanitaria rispetto alla quale dobbiamo rispondere per quello che è: uomini e donne da salvare in mare, intere famiglie in fuga da situazioni di guerra e di persecuzione. Non si discute: è un imperativo morale che, se non assolto, metterebbe in serio dubbio la nostra umanità, il nostro senso di accoglienza, l'impeto di solidarietà che ha costruito questo Paese e che ha costruito l'Europa stessa dopo la tragedia delle guerre.
  Dire che c’è un'emergenza umanitaria non vuol dire negare che esiste un problema, diverso dall'emergenza umanitaria, diverso dal tema che stiamo affrontando, che è quello, dopo il dramma del lavoro, dopo la questione e la sfida della crescita, della sicurezza del nostro Paese. E la sicurezza del nostro Paese deve essere affrontata seriamente, sia se chi mette in gioco la sicurezza delle nostre famiglie e dei nostri cittadini è un italiano, sia se è un immigrato clandestino o un romeno, perché non si può violare il diritto alla sicurezza dei cittadini e non si può violare il diritto alla sicurezza delle famiglie.
  Lei domani, signor Presidente del Consiglio, sarà al Consiglio europeo. L'Europa su questo punto, mi perdoni, ma lo ha detto anche lei in maniera molto velata, è stata abbastanza deludente. Sembra non voler capire che il suo atteggiamento nei confronti dell'emergenza umanitaria che il nostro Paese deve affrontare può solo generare esasperazione e antieuropeismo di bassa lega. Soprattutto sembra non capire che, di fronte a questa sfida, come sempre nella storia si gioca la sua identità e il suo ruolo sulla scena internazionale. L'Europa è nata intorno a poche grandi parole, come persona, lavoro, progresso, libertà, sicurezza e diritto. L'unità europea ha risposto, attraverso la concretezza dell'economia e dell'aiuto allo sviluppo, al bisogno di sicurezza dei popoli europei dopo la tragedia di due guerre mondiali. Oggi sembra aver dimenticato questa strada, a meno che oggi, come nel 1915 e nel 1940, pensiamo che la soluzione dei problemi dell'immigrazione sia la guerra. L'Europa oggi necessita di una nuova consapevolezza. Di sé le ragioni del passato non bastano. Le ragioni di un'unione, se non si rinnovano, non lasciano le cose come sono, ma le fanno regredire. L'Europa deve decidere che cosa vuole fare da grande. Non possiamo stare insieme solo per lo spread. Se decidiamo di stare insieme, dobbiamo farlo. Questo ci muove. Certamente, come ha detto il Presidente del Consiglio, potremmo fare da soli, ma sappiamo che affrontare da soli questa emergenza è una debolezza, non innanzitutto per l'Italia, ma è una debolezza per quel progetto di Europa in cui noi abbiamo creduto.
  Signor Presidente del Consiglio, so che le piace Chesterton e credo che qualcuno in Europa possa anche conoscerlo dei suoi colleghi dove andrà domani alla riunione del Consiglio europeo. Ebbene, questo geniale scrittore inglese del secolo scorso diceva una cosa che deve fare molto riflettere noi, ma fare molto riflettere Bruxelles: nessuna catena è più forte del suo anello più debole. Ripeto: nessuna catena è più forte del suo anello più debole. L'Italia, di fronte all'arrivo di migliaia di profughi sulle nostre coste, che, ripeto, sono coste europee, rischia di essere questo anello più debole. La Grecia, rispetto a quel tema, rischia di essere Pag. 95quell'anello debole. Se si spezza, se sull'immigrazione rischia di spezzarsi, se sul tema della Grecia rischia di spezzarsi, si rompe tutta la catena e si rischia di mandare in frantumi l'idea stessa di Europa, con la soddisfazione – e concludo – magari di alcuni che irresponsabilmente lanciano parole d'ordine, di cui non considerano le conseguenze, ma con danni per tutti i cittadini, imprese, famiglie e per l'Europa stessa. Lei domani va a Bruxelles con un mandato chiaro da parte di uno dei Paesi fondatori dell'Europa. Certo, rivendichiamo la capacità di fare da soli.

  PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

  MAURIZIO LUPI. Ho concluso. Ma un'Europa che non si concepisce insieme di fronte alle grandi sfide della storia non è l'Europa per la quale ci siamo battuti e per la quale, nonostante il suo trasformarsi da opportunità politica in controllore burocratico, riteniamo valga la pena ancora battersi. Questo è il mandato che il Parlamento le affida, nonostante le differenze e nonostante le tante sensibilità ed è la ragione per cui il gruppo di Area Popolare convintamente voterà sì alla risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Presidente, signor Presidente del Consiglio, questa Europa non ci piace. Questa Europa egoista, a trazione tedesca, non solidale, non ci piace.
  Ma sono profondamente convinto che non piace neanche a lei, signor Presidente del Consiglio. L'ordine del giorno di domani e di dopodomani a Bruxelles appare come un guazzabuglio di temi e chiacchiere devianti e quasi fastidiose: sicurezza, Ucraina, Federazione russa, immigrazione, terrorismo, agenda digitale, conti pubblici, riforme, Grecia ovviamente, TTIP, vale a dire l'accordo commerciale con gli Stati Uniti e, infine, un documento preparato dal Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, in collaborazione con il Presidente del Consiglio, dell'Eurogruppo e della BCE sulla governance dell'Eurozona. Sembra un addendum. In realtà, signor Presidente del Consiglio, qui sta il punto che riassume tutti i malesseri dell'Europa di oggi e, mi consenta, di domani. Noi, che siamo abituati a pensare male da bravi gufi, non vorremmo anzi che questo documento sia stato messo all'ordine del giorno, insieme a tutti gli altri punti che ho elencato, proprio per farlo passare in secondo piano e le dirò, con una qualche dose di autocritica, come troppe volte è successo nel passato, magari sotto la pressione della crisi, dello spread, dell'euro che rischia di crollare o della famigerata Grecia. Noi ci aspettavamo che lei ci segnalasse questo pericolo, signor Presidente del Consiglio. Ma temiamo, invece, che sia caduto ancora una volta nel tranello purtroppo come tante altre volte.
  Per questo, signor Presidente del Consiglio, in pieno spirito collaborativo ci permettiamo invece di segnalarle le nostre perplessità. La governance dell'area euro sta prendendo una brutta china e non da oggi, una brutta china antidemocratica per cui se un Governo dei 19 Paesi che hanno adottato l'euro cerca di rimanere sovrano contravvenendo a quella prassi europea che ormai è diventata paradossalmente Costituzione materiale dell'UE, quel Governo che non ci sta viene fatto fuori, gli si scatena contro la speculazione finanziaria, lo si sostituisce, come già avvenuto in casa nostra, con un Governo tecnico. In questa Europa a trazione tedesca, signor Presidente del Consiglio, se il giocatore Germania trova di fronte a sé un altro player ancor più spudorato e senza scrupoli, il gioco implode come rischia di succedere oggi con la Grecia. Saltano le regole, salta la scacchiera ma salta anche l'Europa. È successo con il Governo Berlusconi nel 2011, sta succedendo oggi ancora una volta. L'Europa a trazione tedesca si alimenta inesorabilmente dello Pag. 96scippo di sovranità degli Stati membri non allineati e della conseguente delegittimazione politica dei loro leader.
  Questo dimostra che l'attuale Europa non ha intelligenza politica e democratica ma vive di violenza tecnocratica e irresponsabile nel vero senso della parola di dominio della Germania, con vassalli ipocriti e fragili come la Francia e servi – non vorrei dire sciocchi – obbedienti come l'Italia di Monti, di Letta e sua, signor Presidente Renzi. Una Germania forte con i deboli, che poi però a volte si vendicano, e debole con i forti come con Obama, come nel caso delle sanzioni alle Federazione russa. Bel risultato dell'Europa deviata dei burocrati e di Angela Merkel: senza politica, senza democrazia, senza solidarietà, senza sviluppo, con il triste finale di partita che il vecchio continente non esiste più politicamente ma è destinato a diventare una mera espressione geografica. Signor Presidente, un'Europa sempre più affetta dal vizietto antidemocratico, incapace di sintesi, che fa fuori chi non ci sta è anche un'Europa debole, fragile e subalterna. E questo si sta vedendo icasticamente e plasticamente nella crisi ucraina e nelle sanzioni alla Federazione russa da cui il vecchio continente ci rimette e basta, perdendo il potenziale alleato russo sul quadrante mediorientale tanto nella lotta al terrorismo quanto nel fronteggiare l'immigrazione clandestina.
  Così, l'Unione europea a trazione tedesca torna ad essere schiacciata ed impotente tra due imperi. Bel risultato ! Tra l'altro, signor Presidente, tutto questo accade sopra la nostra testa, sopra la testa dei cittadini italiani, lo dimostrano gli incontri e le telefonate dell'ultimo mese sul caso Grecia, cui hanno partecipato la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il Presidente francese, François Hollande. Lei è stato tagliato fuori da tutti i negoziati, e non è la prima volta. Il nostro Paese è chiamato ai tavoli solo quando c’è da pagare o, ancor peggio, da obbedire, mai quando si decide. Noi siamo qui oggi, in quest'Aula, per chiedere al nostro Presidente del Consiglio – e per questo avevamo, sottosegretario Gozi, fatto una risoluzione impegnativa, che non meritava il suo «taglia e cuci», che non meritava il suo «togli là e metti qua», che doveva essere invece assunta nel suo valore di responsabilità patriottica –, siamo qui oggi, in quest'Aula, per chiedere al nostro Presidente del Consiglio – non solo per modo di dire, Presidente del Consiglio, ma almeno per una volta sul serio –: sia il nostro Presidente del Consiglio, difenda gli interessi nazionali, che coincidono, oggi più di ieri, con una vera idea di Europa. Intervenga sul documento «Juncker», che è la chiave di tutto, signor Presidente del Consiglio. Ne sveli l'ambiguità, ne sveli l'asimmetria ! Non è stato il suo Ministro Padoan, di recente, a pontificare sull'obiettivo dell'unità federale dell'Europa ? Ebbene, con il documento che domani va ai voti, l'unità politica dell'Europa viene consegnata al museo dei sogni perduti. Non possiamo accettare, signor Presidente del Consiglio, che si stringa l'imbuto dei controlli europei sul piano economico e finanziario e cresca ancora di più la forza di una burocrazia comunitaria sempre più occhiuta, se questo processo non è controbilanciato da un rafforzamento dell'unione politica dell'Europa. Fermiamo questa deriva ! Fermiamo questa asimmetria ! Se procedono le unioni bancarie, economiche e di bilancio, in parallelo deve procedere anche l'unione politica. Così non sta avvenendo, nell'Europa tedesca di oggi, e di deriva in deriva si stanno svuotando gli Stati della propria sovranità nazionale, esponendoli ai ricatti delle sempre più frequenti ondate speculative. Dov’è finito, signor Presidente del Consiglio, lo spirito originario di costruzione di un'Europa politica, con il relativo spirito di solidarietà ? Così come già nel 1997 il Trattato di Maastricht venne profondamente modificato dai due regolamenti che costituivano il Patto di stabilità e crescita, così nel 2012 e nel 2013 il six-pack e il two-pack sono intervenuti nella legislazione europea rendendo ancora più stringenti i parametri originari di Maastricht, il tutto, però, senza che tutto questo fosse riequilibrato da più Europa politica. Allo stesso modo, dal documento cosiddetto Pag. 97«Juncker», di cui discuterà il Consiglio europeo di domani, non potrà che derivare l'ennesima limitazione della sovranità nazionale dei singoli Stati a vantaggio delle burocrazie europee e dell'egoismo tedesco. Questa accelerazione è inaccettabile, se non accompagnata da un'altrettanto rapida ripresa della costruzione politica in Europa. Presidente, sono convinto che lei è d'accordo su questo, ma allora usi questo Parlamento, usi la democrazia in Italia per costruire quest'Europa, un'unità politica, che era il cuore dell'Europa voluta dai padri fondatori, ma che, al contrario, rischia di uscire rottamata – per usare un termine a lei caro – dal Consiglio europeo dei prossimi giorni. Faccia il Presidente del Consiglio dell'Italia, se ne è capace. Basta con la subalternità ! Basta le cessioni di sovranità se non c’è l'unione politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Petraroli. Ne ha facoltà.

  COSIMO PETRAROLI. Grazie, Presidente. Fa piacere che sia con noi anche il Presidente del Consiglio. Avevo dodici anni quando ho sentito parlare per la prima volta di Europa, era il 1992, frequentavo la seconda media di un paese in provincia di Taranto. Non capivamo bene cosa fosse l'Europa e sinceramente neanche gli insegnanti riuscivano a spiegarlo. Ricordò però che vi era una speranza diffusa, la speranza che un territorio senza lavoro, con poche prospettive, potesse finalmente raggiungere il tenore di vita di altri Paesi europei. Questo si credeva, quello che di fatto la televisione lasciava intendere. Sono passati 25 anni e ad oggi gli uliveti pugliesi, alberi millenari, sono quasi completamente abbandonati perché importiamo olio dall'estero. Abbiamo perso una generazione di agricoltori con la speranza di una industrializzazione che di fatto non è mai avvenuta, anche l'Ilva di Taranto sta chiudendo, perché l'acciaio italiano non è più competitivo né in Europa né con i Paesi extraeuropei.
  Mi sono poi trasferito a Varese, il territorio più ricco d'Italia, e nell'arco di pochi anni abbiamo perso l'industria tessile, il calzaturiero, con la Whirlpool tuttora in bilico.
  La domanda è: cosa non ha funzionato ? A distanza di 25 anni, nel Consiglio Ecofin di maggio si certificano squilibri finanziari per 16 Stati membri su 28, oltre la metà, con la Grecia sull'orlo della miseria ! Presidente, la realtà è che l'Europa è matematicamente un'area geografica fallimentare (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) ! Come pensate di risolvere il problema ? Con un altro dei mille piani fallimentari, il FEIS, Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici. Un Fondo che dovrebbe smuovere 300 miliardi di investimenti. Peccato che non si comprende quali siano i progetti da finanziare e soprattutto dove ! Non esiste un vincolo geografico, quindi può tranquillamente accadere, e accadrà, che l'Italia partecipi al 30 per cento del Fondo con soldi pubblici ma solo il 5 per cento sarà utilizzato per investimenti sul territorio italiano e il 60 per cento su quello tedesco. Alla fine è questo lo scopo dell'Europa ! Renzi, se gli 8 miliardi promessi al Piano Juncker tu li mettessi nel nostro Fondo per il microcredito, dove noi mettiamo i nostri stipendi in soli due noi rilanceremmo l'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) !
  Si parla come sempre di finanziare le infrastrutture per il trasporto, come se importare in Sicilia le mozzarelle cinesi dal porto di Amsterdam fosse una conquista sociale ! Questa è la visione europea dei partiti, una visione arcaica, medievale ! Scavi una buca, ricopri una buca ! Converti terreni agricoli in edificabili, compri il gas dall'Azerbaijan fai lo stoccaggio in Italia per poi rivenderlo al nord Europa, quando tutti i dati, anche della Snam rete gas, ci dicono che i consumi di gas stanno diminuendo !
  Presidente, per noi la causa di questa disastrosa situazione è di fatto l'assenza di una politica economica unitaria, l'assenza di un sistema unico di indebitamento, la Pag. 98ricerca spasmodica del pareggio di bilancio e, soprattutto, l'Europa che non obbliga gli Stati membri a dotarsi di un vero reddito minimo garantito, di un salario minimo e di una fiscalità uniforme per tutti i Paesi d'Europa !
  Poi c’è la questione immigrazione. La Francia sta continuando a respingere migranti nel nostro territorio. La stessa Francia che nel 2011 ha guidato gli attacchi NATO in Libia. Bene, grazie a quella guerra siamo stati invasi da uno tsunami migratorio senza precedenti e l'Italia sembra incapace di reagire. Sembriamo noi i clandestini d'Europa ! E questo perché il nostro Presidente del consiglio non ha di fatto gli attributi per andare in Europa a dire: o risolvete questo problema oppure addio vincoli e vincoletti di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) ! Questo è quello che dovrebbe fare un vero Presidente del Consiglio ! E invece cosa fa ? Dice di voler dare incentivi ai comuni che accolgono i migranti, quando nello stesso momento ci sono altri comuni, come quello di Varese, nel quale il Movimento 5 Stelle sta studiando il reddito minimo municipale ! Questa è la differenza tra noi e voi ! Ma qui parliamo di trattati europei, regolamenti che avete ratificato senza il consenso dei cittadini, come il regolamento di Dublino. Infatti non lo conosce praticamente nessuno ! E la Lega ovviamente si guarda bene dallo spiegare ai suoi elettori lo schifo che ha firmato nel 2003 (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) ! Si perché ogni volta che c’è un'emergenza qualcuno ci fa affari sopra !
  Mafia capitale e il regolamento di Dublino, appunto, sono legati da questo filo conduttore: trascinare l'Italia nell'emergenza. Quanto ha guadagnato Castiglione e gli alfaniani con il CARA di Mineo ? E Comunione e Liberazione quanti milioni di euro si è intascata ? Quanto ha guadagnato il PD dai finanziamenti di Salvatore Buzzi ? E il segretario del PD cosa fa ? Invece di fare pubblica ammenda, invece di fare l'unica cosa consentita, cioè quella di vergognarsi, parla del piano B. E quale sarebbe il piano B ? Perché fino a prova contraria non ci siamo neanche accorti di un piano A (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle). Sarebbe quello europeo ? L'agenda UE che avete firmato con le quote di migranti ? Tempo 24 ore, Francia e Regno Unito ci rimandano indietro i clandestini. Un successone ! Chapeau ! E poi arriva la Lega. La Lega, straordinaria, che oggi si erge a cattedra morale del Paese, la Lega che ha governato otto anni insieme a mafiosi e pregiudicati, corresponsabili dello sfascio economico di una nazione non dicono che la Dublino 2 è stata firmata proprio da loro. Quindi, ci ritroviamo in questa situazione disastrosa di invasione e criminalità, grazie soprattutto al contributo della Lega e sono ancora in televisione a dirci come risolvere il problema. Voi che il problema lo avete creato (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle – Commenti) !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  COSIMO PETRAROLI. Signor Presidente – concludo –, era il 1991, l'Italia e soprattutto la Puglia (Commenti dei deputati della Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) quell'anno fu invasa da migliaia e migliaia di migranti albanesi, migranti che fuggivano dalla dittatura comunista. Nei barconi che attraccavano a Brindisi, però, non c'erano solo uomini in cerca di un futuro migliore, ma c'erano interi nuclei familiari, gente di ogni età con i propri figli, uomini e donne. I migranti furono smistati nelle strutture ricettive dei comuni limitrofi e anche al mio paese fu affidata la rispettiva quota. Quell'anno, però, vidi un qualcosa che non ho mai visto in tutta la mia vita. Partì una vera e propria maratona di solidarietà, che gli anziani definirono pari solo alla seconda guerra mondiale. Accadde che molti pugliesi ebbero la forza di volontà di ospitare nella propria casa intere famiglie di rifugiati e chi non poteva farlo o donava generi alimentari o li invitava a pranzo per la domenica. Oggi molta gente si definisce solidale e antirazzista, soprattutto da chi si definisce di sinistra, ma chi è disposto Pag. 99realmente ad aprire porte di casa propria per ospitare dei migranti e dei rifugiati ? Chi è disposto ? Questo dimostra che gli italiani a volte, in alcun periodi storici, sanno essere persone straordinarie, soprattutto di fronte alla disperazione, perché è la disperazione la condizione nel quale i partiti e l'Europa ci vogliono portare. Per questo, un altro periodo storico straordinario di solidarietà e felicità si sta lentamente avvicinando. Quel giorno non è lontano è il giorno in cui quelle persone riapriranno nuovamente quelle porte della propria casa per accogliere questa volta un cambiamento straordinario e quel giorno al Governo ci sarà il Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, e invece no – lo dico al collega del Movimento 5 Stelle –, l'Unione europea non è un amaro destino, l'Unione europea è una scelta illuminata, faticosa, di chi ha saputo costruire tra Paesi, che fino a pochi anni prima si erano aspramente combattuti, un'alleanza per disegnare insieme il loro futuro. L'Europa è quella comunità dove c'erano prima garitte e fili spinati, oggi ci sono piste ciclabili e dove prima c'erano monete diverse, oggi c’è l'euro, e dove c'erano cambi e passaporti oggi c’è la carta d'identità, dove c'erano osservatori militari dei rispettivi Paesi oggi ci sono Forze armate integrate.

  PRESIDENTE. Per favore, il tono della voce, mi scusi collega Rosato se la interrompo.
  Per favore se si può abbassare il tono della voce. Prego.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, dicevo che l'Europa è molto di più; oggi l'Europa è la sanità transfrontaliera, la mobilità degli studenti e dei lavoratori e mille altre cose che abbiamo saputo costruire insieme faticosamente in questi anni.
  Ma, comunque, siamo a metà di un guado di un percorso difficile. L'Europa può restare immobile, con i rischi che l'immobilismo comporta. Li abbiamo sentiti, anche oggi, raffreddare sempre più lo spirito di appartenenza europeo, gonfiare gli egoismi, alzare i muri, quelli che dividono i nostri Paesi e quelli che dividono l'Europa da chi ci sta accanto, il concentrarsi solo su regolamenti e vincoli.
  «Se noi costruiremo soltanto amministrazioni comuni, senza una volontà politica superiore, rischieremo che questa attività europea appaia, al confronto della vitalità nazionale, senza calore, senza vita ideale. Potrebbe anche apparire ad un certo momento una soprastruttura superflua e forse anche oppressiva. In questo caso le nuove generazioni, prese dalla spinta più ardente del loro sangue e della loro terra, guarderebbero alla costruzione europea come ad uno strumento di imbarazzo ed oppressione».
  Non sono parole mie, naturalmente; sono parole che De Gasperi pronunciò nel 1954, all'Assemblea del Consiglio d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e sono parole molto attuali e noi, davanti ad una prospettiva di un'Unione europea debole, abbiamo bisogno di infondere e pretendere coraggio, quel coraggio che i cittadini ci chiedono per affrontare le due questioni che anche lei, Presidente Renzi, ricordava stamattina nel suo intervento. La prima: il lavoro, gli strumenti per rafforzare e consolidare la ripresa. Non solo rigore dei conti pubblici, ma anche strumenti per la crescita economica. È stato il punto su cui noi abbiamo concentrato le nostre energie, in tutto il semestre di Governo italiano; è stata la linea su cui abbiamo pressato l'Unione europea per cambiare registro.
  La nostra parte la stiamo facendo in casa, la stiamo facendo con le riforme e il Presidente Renzi lo ha riconosciuto a questo Parlamento, qui, e oggi io lo dico anche alle forze di opposizione: noi qui stiamo cambiando l'Italia, stiamo facendo riforme radicali per il nostro Paese, riforme che abbiamo sempre detto, che abbiamo detto da sinistra ma che avete Pag. 100detto anche da destra. Voi non le avete fatte, noi le stiamo facendo per rendere questo Paese più moderno, per rendere questo Paese più funzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  ETTORE ROSATO. ... e per rispondere alle esigenze dei cittadini, che non hanno colore politico. Si aspettano un sistema efficiente e noi lo stiamo facendo.
  Ma la crescita e lo sviluppo non sono legati solo a quello che ognuno fa a casa propria, ma sono anche legati alla salute di tutta l'Unione europea, Grecia compresa, Grecia che deve fare la sua parte, che deve fare le sue riforme, che deve fare le cose che l'Europa accompagna a fare, ma Grecia che va aiutata rispetto a chi oggi la vuole fuori dalle istituzioni europee e noi lavoriamo perché la Grecia continui a essere un partner forte dell'Unione europea, anche attraverso il suo momento di crisi più dura.
  L'Europa poi potrà uscire più forte da questa crisi solo se cambierà la sua agenda. Lo abbiamo detto con enfasi in tutti questi mesi e continuiamo a sostenerlo e l'Italia ha offerto il contributo più avanzato a questo cambiamento di agenda europea, superando l'Europa intergovernativa, ma superandola nei fatti, lavorando per la cooperazione rafforzata sulle riforme strutturali, che servono all'Italia ma servono anche all'Europa, sulle forme di assicurazione per contrastare la disoccupazione ciclica, che non è solo un problema italiano, costruendo un bilancio finalmente di risorse proprie da potere destinare per le priorità, completando l'unione bancaria, con la garanzia unica sui depositi bancari. Un'Europa, insomma, che sia sempre più soggetto vivo e autonomo, piuttosto che una somma di compromessi, perché i compromessi generalmente sono sempre al ribasso.
  E poi ci sono i temi della sicurezza, che maturano dentro e fuori i nostri confini. Ci sono, innanzitutto, i temi geopolitici, che affrontiamo con uno sguardo oltre i nostri confini dell'Unione europea, quelli soprattutto all'est, con l'Ucraina, con quello che accade in Moldavia, con quello che accade in Ossezia, che appaiono simulacri di una nuova forma di guerra fredda, esempi del grande problema irrisolto del rapporto tra Europa e Russia, ancora in bilico tra la ricerca di una forte partnership e le diffidenze reciproche.
  C’è l'instabilità del Medio Oriente, in Africa, con il fantasma sempre reale e più concreto dello Stato Islamico, che si traduce in una pressione senza precedenti alle nostre frontiere di rifugiati, richiedenti asilo, uomini e donne che fuggono non solo più dalla miseria, ma da dittature, da guerre, da conflitti etnici. Alle legittime preoccupazioni che noi leggiamo, legate ai flussi migratori, non possiamo rispondere con urla o con slogan, quelli che abbiamo sentito anche in quest'Aula, ma con il lavoro e scelte concrete. Su questo l'agenda Juncker ha fissato e approvato il 13 maggio una road map, che è frutto in gran parte del lavoro voluto dal nostro Governo, da un protagonismo italiano, che si è anche materializzato per il lavoro svolto dalla Vicepresidente Mogherini. Ne voglio ricordare i tratti principali, perché sono quelli che affrontano le questioni di cui noi abbiamo bisogno: triplicati i fondi europei per le missioni di salvataggio in mare nel Mediterraneo, una missione è un problema che prima era solo italiano e che adesso è diventata una missione a guida italiana, ma una missione europea, per contrastare i nuovi schiavisti, quelli che portano oggi i migranti da una parte all'altra del Mediterraneo, finanziando la criminalità organizzata, finanziando il terrorismo internazionale con i loro proventi; e poi la realizzazione – ed è la prima volta che l'Europa ne parla, ci lavora e li realizza – dei punti di prima accoglienza a sud della Libia, in Africa, dove ci sono i punti di passaggio di questi grandi flussi migratori, per contrastare lì coloro che dopo affrontano le marce nel deserto, dove muoiono più che nel Mediterraneo; e la riapertura del confronto Pag. 101politico su Dublino 2, una responsabilità grave che noi subiamo, una responsabilità che sta nei Governi di centrodestra, che sta nella Lega, che ha firmato un trattato che oggi impone al nostro Paese di non poter... (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi, collega Pini, collega Molteni, collega Invernizzi.

  ETTORE ROSATO. ... far valere il principio di solidarietà europea, perché è stata la Lega, insieme al centrodestra, a fissare quei paletti che noi oggi stiamo subendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Colleghi.

  ETTORE ROSATO. Così come la redistribuzione delle quote dei richiedenti asilo. Anche lì è una responsabilità della Lega, che in Europa non è capace neanche di votare a favore dell'Italia, per i problemi degli italiani (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), speculando e continuando a speculare su quelle che sono invece situazioni su cui il nostro Paese dovrebbe saper essere unito. È così nell'agenda di Juncker è prevista finalmente una politica di rimpatri, una politica di rimpatri seri (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Colleghi per favore. È il secondo richiamo.

  ETTORE ROSATO. ... non solo nazionali, ma una politica di rimpatri europei, su cui si possa lavorare con una sinergia e con una serietà che consente di garantire al nostro lavoro di essere unitario. Suggerisco a chi urla oggi qui di leggersi l'editoriale di Galli Della Loggia oggi sul Corriere della Sera, non certo un uomo morbido con la sinistra, in cui spiega – vi prego leggetelo, lo dico ai colleghi che rumoreggiano – cosa significa e anche come affrontare i temi dell'immigrazione, cosa vuol dire l'immigrazione in un Paese con calo demografico come il nostro. Propone anche delle ricette che noi non condividiamo, ma mette in luce un punto che mi sembra essenziale: noi in questo Paese dobbiamo costruire delle condizione nuove, in cui l'integrazione dei cittadini deve essere realizzata facendo scomparire quel messaggio che oggi appare, in cui ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, perché questo non è nel DNA degli italiani, non lo è mai stato. E poi, andando verso le conclusioni, Presidente, noi non intendiamo essere buonisti o morbidi sui temi dell'immigrazione. Conosciamo i rischi, li conosciamo meglio dei colleghi della Lega, perché amministriamo tante città e conosciamo i rischi per la sicurezza e la coesione sociale. Però vogliamo essere realisti, responsabili e concreti nell'affrontare questi temi e vogliamo far sì che quello spirito che invece gli italiani hanno, quello sì di solidarietà, quello che abbiamo visto nella stazione di Milano, quello che abbiamo visto nella stazione di Roma, quello che vediamo nei militari e negli uomini delle forze di polizia nel Mar Mediterraneo, a raccogliere quei bambini e quelle donne che arrivano su quei barconi, quello spirito possa concretizzarsi anche in un'Europa diversa, in un'Europa che sappia corrispondere in maniera solidale alle politiche di cambiamento che il nuovo secolo ci chiede. Per questo, noi ci riconosciamo nella risoluzione che abbiamo presentato come maggioranza, Presidente, e per questo voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Argentin. Ne ha facoltà. Ha un minuto.

  ILEANA ARGENTIN. Presidente del Consiglio, una cosa veramente al margine di questa grande discussione: sono tantissimi Pag. 102gli immigrati che arrivano, i clandestini e soprattutto le persone che vengono da guerre e da situazioni di difficoltà, che vivono situazioni di handicap. La invito a mettere sul tavolo dell'Europa anche questa questione, perché abbiamo una pessima accoglienza ed una incapacità di gestire un problema enorme, soprattutto per quanto riguarda le persone che arrivano dalle guerre, mi ripeto, e questo mi pare un argomento non del tutto relativo, ma un argomento importante e, per questo, chiedo scusa e mi sento rappresentata dal mio capogruppo, ma volevo sottolineare questo aspetto (Applausi).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

  ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo chiede di intervenire ?

  ERASMO PALAZZOTTO. Sulla votazione.

  PRESIDENTE. Sulla votazione ? Sull'ordine dei lavori, quindi.
  Prego, ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, volevo chiedere se era possibile votare per parti separate la risoluzione Petraroli ed altri n. 6-00147, relativamente al diciannovesimo capoverso degli impegni.

  PRESIDENTE. Sicuramente la possiamo votare per parti separate...

  ERASMO PALAZZOTTO. Solo il diciannovesimo capoverso degli impegni.

  PRESIDENTE. ... giusto il tempo di organizzare i lavori.
  Come dicevo, da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che i presentatori delle risoluzioni Fedriga ed altri n. 6-00145, Brunetta n. 6-00146, Petraroli ed altri n. 6-00147 e Rampelli ed altri n. 6-00148 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere su tali risoluzioni deve intendersi contrario.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00144, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Paolo Russo, Chimienti... chi altro non riesce a votare ? Chimienti la aspettiamo... Bellanova non riesce a votare... sta votando... Bellanova provi a votare... sta votando ? Benissimo. Chi altro non riesce a votare ? Fitzgerald Nissoli la aspettiamo... c’è qualcun altro che ha problemi col dispositivo ? Non mi pare. Hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  408   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  281    
    Hanno votato no  127.

  La Camera approva (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00145, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 103
  (Segue la votazione).

  Gribaudo, Carrozza, Greco... chi altro non ha votato ? Carrozza ancora non riesce a votare... provi a votare... le mandiamo un tecnico... ecco, Carrozza ha votato. Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  404   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato   47    
    Hanno votato no  357.

  La Camera respinge (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario – Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta n. 6-00146, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  C’è qualcuno che non riesce a votare ? Colletti... qualcun'altro ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  346   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato   45    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario – Vedi votazioni).

  È stata chiesta la votazione per parti separate della risoluzione Petraroli ed altri n. 6-00147, distinguendo l'impegno n. 19 dal resto della risoluzione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Petraroli ed altri n. 6-00147, con l'eccezione dell'impegno n. 19, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Pannarale, Latronico, Fitzgerald, Cicchitto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  410   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato   85    
    Hanno votato no  325.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Petraroli ed altri n. 6-00147, limitatamente all'impegno n. 19, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Cicchitto, Piccolo, Costantino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  388   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   60    
    Hanno votato no  328.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pag. 104Rampelli ed altri n. 6-00148, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Bolognesi, Formisano, Lo Monte, Pilozzi, Invernizzi, Sibilia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  345   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato   46    
    Hanno votato no  299.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione della risoluzione Artini ed altri n. 6-00149.
  Avverto che i presentatori di tale risoluzione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo concernenti l'espunzione della premessa e le modifiche del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Artini ed altri n. 6-00149, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sani, Cani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  390   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  279    
    Hanno votato no  111.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione della risoluzione Scotto ed altri n. 6-00150.
  Avverto che, poiché i presentatori non hanno accettato di espungere le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario, il parere deve intendersi contrario sull'intera risoluzione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Scotto ed altri n. 6-00150, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  400   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   22    
    Hanno votato no  378.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25-26 giugno 2015.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR (A.C. 3134-A) (ore 20,14).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3134-A: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante Pag. 105disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR.
  Ricordo che nella seduta del 3 giugno 2015 sono state respinte le questioni pregiudiziali Simonetti ed altri n. 1, Cominardi ed altri n. 2, Airaudo ed altri n. 3 e Brunetta ed altri n. 4.
  Prima di aprire la discussione sulle linee generali, sospendo per alcuni minuti la seduta che ricomincerà alle 20,25.

  La seduta, sospesa alle 20,15 è ripresa alle 20,30.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3134-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la XI Commissione (Lavoro) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, deputata Anna Giacobbe. Se possiamo liberare i banchi del Governo, grazie.

  ANNA GIACOBBE, Relatrice per la maggioranza. Grazie Presidente, il decreto-legge n. 65 nasce dall'esigenza di definire un meccanismo di adeguamento delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo per gli anni 2012 e 2013, dopo la sentenza della Consulta n. 70 del 2015, che ha dichiarato incostituzionale la norma prevista dalla cosiddetta legge Fornero del 2011.
  Come è noto, la norma del 2011 escludeva, per quei due anni, da ogni adeguamento i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo. Va ricordato che inizialmente il «salva Italia» prevedeva che fosse bloccata l'indicizzazione per le pensioni oltre due volte il minimo. L'azione parlamentare, anche in seguito all'iniziativa delle organizzazioni dei pensionati, produsse il risultato di proteggere dall'inflazione almeno le pensioni sotto circa 1.400 euro lordi. E, tuttavia, il blocco per due anni di pensioni di valore non particolarmente elevato, senza successivo recupero, è stato considerato dalla Corte non rispettoso dei principi costituzionali. Da qui l'esigenza di dare a quelle pensioni, ora per allora, un sistema di recupero della perdita di potere d'acquisto.
  Nel decreto-legge sono state inserite anche altre questioni urgenti, in particolare il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e dei contratti di solidarietà, la correzione del coefficiente di rivalutazione del montante contributivo per le pensioni calcolate con il sistema contributivo, la revisione della disciplina degli adempimenti e delle garanzie connessi all'erogazione anticipata del TFR prevista dalla legge di stabilità per il 2015, il pagamento di tutte le prestazioni previdenziali e assistenziali erogate dall'INPS il primo giorno del mese.
  Nell'esame in Commissione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 65, ci siamo proposti, per quanto riguarda la perequazione delle pensioni, innanzitutto di rendere più chiaro il funzionamento del nuovo sistema di indicizzazione per gli anni 2012-2013. In particolare, è stato chiarito che gli aumenti delle pensioni che derivano dal nuovo meccanismo continueranno ad avere effetto anche per il futuro, inserendoli nella base di calcolo delle successive perequazioni. Questo serve anche a fare in modo che la nuova norma risponda correttamente alle obiezioni della Corte.
  Dall'altra parte abbiamo considerato importante, in questo stesso provvedimento, dare maggiori certezze ai giovani dal punto di vista previdenziale e sostegno ai lavoratori in difficoltà. E, quindi, da un lato, la massa di contributi versati, sulla quale verrà calcolata la pensione con il Pag. 106sistema contributivo, non subirà svalutazioni per gli andamenti negativi dell'economia registrati negli anni scorsi, così come già previsto nel decreto-legge n. 65, né successivi recuperi che ne riducano il valore.
  Dall'altro lato, abbiamo condiviso con il Governo la necessità di incrementare in modo sostanziale il finanziamento dei contratti di solidarietà. È importante, infatti, dare certezze alle organizzazioni dei lavoratori e alle imprese che ricorrono a questo strumento per affrontare le situazioni di crisi, senza disperdere il patrimonio professionale ed umano dei lavoratori, questo accanto al rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga.
  Complessivamente il provvedimento riporta nel sistema pensionistico circa 4 miliardi in 5 anni e 460 milioni per ciascuno degli anni successivi per le pensioni in essere e quasi 440 milioni per i futuri pensionati con sistema contributivo, nell'arco di tempo considerato per la copertura, in misura crescente. Poco più di 5 miliardi tornano al sistema previdenziale in quell'arco di tempo, sino al 2021, nel quale i risparmi stimati ai tempi del «Salva Italia» erano circa 40 miliardi e saranno invece di oltre 80, secondo le stime dell'INPS. Inoltre il provvedimento rifinanzia gli strumenti di sostegno al reddito per affrontare le crisi per un totale di un 1 miliardo e 315 milioni.
  Per quanto concerne le pensioni della sentenza n. 70 del 2015 voglio mettere in evidenza soprattutto un elemento. La Corte ha richiamato l'esigenza che il legislatore operi un corretto bilanciamento dei valori costituzionali, ogniqualvolta si profili l'esigenza di un risparmio di spesa. Dopo la sentenza n. 70, in assenza di un intervento normativo, sarebbe tornato in vigore il meccanismo di indicizzazione previsto dalla legge n. 388 del 2000. In termini finanziari, questo avrebbe determinato oneri quantificati, al netto degli effetti fiscali, in circa 17,6 miliardi di euro per l'anno 2015 e in oltre 4 miliardi di euro a regime a decorrere dal 2016.
  I saldi di finanza pubblica avrebbero raggiunto valori sostanzialmente incompatibili con gli obiettivi richiesti dall'adesione all'unione economica e monetaria. Vi sarebbe stato il rischio dell'apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese.
  Occorre invece rimanere a un indebitamento programmatico del 2,6 per cento nel 2015, utilizzando quel margine dello 0,1 per cento rispetto al tendenziale, denominato da varie parti «tesoretto», che è l'unica via seriamente percorribile per finanziare in questo anno, per la parte più consistente, l'applicazione della sentenza della Corte. Come va confermato l'obiettivo per il 2015, così vanno confermati anche quelli per gli anni futuri, come definiti dal DEF, e questo per utilizzare tutti gli elementi di flessibilità delle regole europee che il nostro Governo ha conquistato e che il nostro Paese ha ottenuto in sede di Unione europea. Su tutti questi elementi si è soffermata la discussione sulla Relazione ex articolo 10-bis, comma 6, della legge n. 196 del 2009 che l'Aula ha approvato la scorsa settimana. Da queste considerazioni derivano le disposizioni contenute nel decreto-legge n. 65. Anche nella sentenza n. 70, come in altri pronunciamenti in passato, la Consulta ha ammesso la legittimità di interventi legislativi che incidano sull'adeguamento dei trattamenti pensionistici. Già in passato erano stati introdotti meccanismi di blocco della perequazione automatica. Nella sentenza n. 70 la Corte evidenzia come il provvedimento del 2011 si differenzi anche dalla legislazione successiva. La legge di stabilità per l'anno 2014 ha previsto infatti per il triennio 2014-2016 una rimodulazione della perequazione automatica per il complesso dei trattamenti pensionistici. Il decreto-legge n. 65 intende quindi dare attuazione ai principi affermati dalla sentenza n. 70, assicurando nel contempo il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica e del principio dell'equilibrio di bilancio. Torno a sottolineare che, con un emendamento approvato in Commissione, è stato chiarito che gli aumenti delle pensioni che derivano dal nuovo meccanismo previsto dal decreto-legge n. 65 continueranno ad avere effetto anche per il futuro, Pag. 107inserendoli nella base di calcolo delle successive perequazioni. Le somme arretrate dovute saranno corrisposte, come sappiamo, dal 1o agosto. Non si tratta di un bonus ma della corresponsione degli arretrati derivanti dall'attivazione della perequazione anche per chi non aveva avuto nulla negli anni passati. Coloro che più hanno patito il blocco dell'adeguamento delle pensioni al costo della vita, sono quelli con le pensioni lorde tra 1.500 e 2.000 euro – chi ha pensioni inferiori ha già avuto in questi anni, come è noto, la perequazione al 100 per cento –; queste persone riceveranno, come è stato calcolato, ad esempio, per una pensione di 1.700 euro lordi, circa 1.350 euro netti, oltre 900 euro lordi, che corrispondono a circa 700 euro netti. Le cifre si riducono al crescere del valore delle pensioni, come sappiamo. Nella relazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio vengono forniti dati che permettono di valutare come, pur con una rivalutazione per il 2012 e il 2013 che ha attribuito aumenti complessivamente più limitati rispetto alle attese, con questo provvedimento si realizzi un'operazione redistributiva, che dà risposte più significative alle pensioni medie, quelle che ne hanno più bisogno.
  Si è scelto dunque di privilegiare i redditi medio-bassi considerando che siamo ancora in un periodo difficile e che le risorse che si rendessero disponibili dovrebbero essere usate anche per altre finalità: soprattutto per chi in pensione non riesce ad andarci e anche per non danneggiare il futuro previdenziale dei giovani e, ancora, per dare risposte ai pensionati che hanno pensioni molto basse nonostante i contributi versati in una vita di lavoro. Si tratta per la maggior parte di donne con pensioni dirette o di reversibilità. Certamente più penalizzate dalla rivalutazione prevista dal decreto-legge n. 65 sono le pensioni più alte e anche i vitalizi, che faranno cumulo, per così dire, con le pensioni per il calcolo della rivalutazione delle pensioni stesse, un intervento limitato ma che va nella direzione giusta. Con un emendamento approvato in Commissione abbiamo dato a questo il valore di norma generale e non solo riferita al provvedimento in questione. In questo ambito è importante che il Governo abbia deciso di riavviare un confronto con le organizzazioni sindacali; esso potrà essere utile anche per discutere di quale meccanismo di rivalutazione delle pensioni per l'avvenire sia più utile ed efficace.
  L'articolo 2, che non è stato modificato nel corso dell'iter in Commissione, prevede l'incremento di un miliardo e 20 milioni di euro del Fondo sociale per occupazione e formazione, ai fini del rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga. La somma si aggiunge ai 700 milioni di euro già previsti portando le risorse complessivamente stanziate ad un livello che dovrebbe essere sufficiente a coprire le esigenze.
  Questo del rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga è un tema rilevante. Noi stiamo affrontando una fase delicata di transizione tra regimi normativi diversi, nell'ambito della quale occorre assicurare appunto un finanziamento adeguato agli strumenti di tutela dei lavoratori.
  L'articolo 3 prevede che siano incrementate le risorse destinate alla cassa integrazione in deroga per il settore della pesca. L'articolo 4 autorizzava una spesa di 70 milioni di euro per il finanziamento dei contratti di solidarietà di tipo B; con l'emendamento approvato in Commissione tale importo passa a 140 milioni di euro. Nell'iter è stata inserita anche una nuova norma che prevede il rifinanziamento pure dei contratti di solidarietà di tipo A, per i quali il Governo ha messo a disposizione un importo di 150 milioni di euro. Lo stanziamento a favore dei contratti di solidarietà passa, quindi, nel complesso, a 290 milioni di euro.
  Ritengo importante, poi, quanto già previsto nel decreto-legge ed ancor più l'ulteriore miglioramento apportato con l'emendamento in Commissione, a proposito della rivalutazione della somma dei contributi per il calcolo della pensione con il sistema contributivo. L'articolo 5 del decreto-legge modifica la disciplina del coefficiente di rivalutazione del montante Pag. 108contributivo utilizzato per il calcolo del valore della pensione. Nel 2014 per effetto della recessione e della bassa inflazione il tasso di capitalizzazione avrebbe avuto per la prima volta un segno negativo, che avrebbe determinato una rivalutazione negativa, riducendo le aspettative pensionistiche dei lavoratori attivi.
  Il decreto-legge n. 65 del 2015 ha previsto che, in ogni caso, il coefficiente non possa essere inferiore a uno, salvo recupero sulle rivalutazioni successive. L'emendamento approvato in Commissione ha previsto, invece, che, in fase di prima applicazione, cioè, appunto, nel passaggio tra il 2014 e il 2015, non si effettui il recupero e che il coefficiente di rivalutazione per il 2015 mantenga il proprio valore. Abbiamo dedicato attenzione a come si costruiscono le pensioni del futuro, a come riusciamo a non scaricare le difficoltà della fase di crisi che abbiamo attraversato sulle generazioni di lavoratori più giovani e sul loro futuro previdenziale. In questa vicenda si è messo in evidenza anche il fatto che i meccanismi ciechi di autoregolazione solo dal punto di vista finanziario, contenuti nel nostro sistema previdenziale, possano avere anche effetti deleteri. La sostenibilità economica del sistema non va messa in discussione, è fondamentale, ma anche quella si realizza, in prospettiva, solo se c’è sostenibilità sociale, altrimenti prevale la tendenza ad uscire dal sistema, se quel sistema non dà garanzie.
  Sempre all'articolo 5, abbiamo inserito un'interpretazione autentica di un comma della legge di stabilità 2015, che garantisce un'applicazione corretta alla norma approvata allora per consentire l'accesso al pensionamento a centinaia di lavoratori esposti all'amianto, ai quali erano stare revocate immotivatamente le certificazioni. L'articolo 6, con una modifica alle disposizioni introdotte nella legge di stabilità, prevede, appunto, che i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento vengano corrisposti dal 1o di ogni mese. Io ricordo le forti obiezioni e le proteste dei pensionati quando, per una serie di situazioni, si unificò il giorno di pagamento al 10 del mese, ritardando il pagamento di molti assegni. Dal 1o giugno si è posto rimedio a questo.
  Infine, l'articolo 7 modifica la disciplina introdotta dalla legge di stabilità relativamente alla corresponsione nella busta paga dei lavoratori delle quote del TFR, semplificando alcuni adempimenti delle aziende. Alla copertura degli oneri appunto si provvede in un modo che è stato anche chiarito dalla Commissione attraverso alcuni emendamenti.
  Recentemente su questo punto la fondazione Studi dei consulenti del lavoro ha evidenziato che l'utilizzo di questa opportunità è molto basso. Gli elementi di disincentivo sono probabilmente altri rispetto a quelli affrontati in questa norma. Sarebbe appunto opportuno realizzare una verifica più generale di quali siano davvero gli ostacoli ad un utilizzo più diffuso di questa opportunità.
  In conclusione, si tratta di un provvedimento che destina in questo anno risorse comunque significative a persone con redditi medio-bassi e a lavoratori e a lavoratrici in situazioni di crisi e nello stesso tempo cerca di rivolgere uno sguardo al futuro, pensando a non danneggiare le prospettive previdenziali per i più giovani, a non disperdere il patrimonio umano e professionale di lavoratori e lavoratrici attraverso gli strumenti degli ammortizzatori sociali. Il Parlamento, nei limiti stretti dei vincoli di bilancio, ha scelto di esercitare la propria funzione intervenendo sul testo, concordando con l'Esecutivo miglioramenti e risorse aggiuntive che ci permettono di presentare all'Aula un provvedimento molto buono.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Cominardi.

  CLAUDIO COMINARDI, Relatore di minoranza. Grazie Presidente, eviterò di leggere lunghissime e noiose relazioni e vedrò di fare un'analisi più a braccio dell'articolato, a partire dall'articolo 1. L'ammanco nelle tasche dei pensionati a seguito Pag. 109di questa sospensione dell'indicizzazione delle pensioni è stato quantificato in quasi 18 miliardi di euro. Il Governo con questo decreto-legge restituisce oltre 2 miliardi. È evidente che quello che è stato l'intervento del Governo non è assolutamente sufficiente, perché non restituisce il maltolto: si fa passare per bonus quello che in realtà è un diritto dovuto.
  Noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo fatto una proposta che tiene in considerazione due aspetti: uno è il fatto di dare una certa priorità a chi ha pensioni di un importo non troppo elevato e la nostra proposta è proprio quella di dare il 100 per cento del rimborso ai pensionati che hanno una pensione fino a quattro volte la minima e in un'unica soluzione, mentre ai pensionati che percepiscono una pensione da cinque volte la minima fino ad otto volte sempre il 100 per cento ma dilazionato negli anni, in cinque anni per precisione. Per quanto riguarda le pensioni sopra le otto volte la minima non abbiamo previsto alcun rimborso: per quale ragione ? Perché la sentenza n. 70 della Corte costituzionale va a richiamare una sentenza precedente nella quale si specifica il fatto che, se vi sono delle sospensioni in un arco temporale dell'indicizzazione delle pensioni di un importo abbastanza sostanzioso, non c’è la necessità di doverle rimborsare. Quindi abbiamo un precedente: il Governo Prodi. La nostra proposta è anche quella di stimolare la solidarietà che c’è nel nostro Paese: ne siamo certi. Ovvero abbiamo fatto un emendamento nel quale proponiamo ai pensionati di rinunciare al rimborso. Per quale ragione ? Perché se un pensionato crede di avere una pensione comunque congrua e sa benissimo che in Italia i pensionati che percepiscono pensioni sotto i mille euro sono circa 9-10 milioni se non erro, comunque più della metà dei pensionati, può pensare a chi sta peggio. Quindi dare l'opzione al pensionato di rinunciare al rimborso e destinarlo a chi ha pensioni inferiori a partire dalle minime sarebbe un'ottima cosa. Purtroppo in Commissione questa cosa non è passata perché da parte del Governo, da parte del relatore, si è considerata una opzione non praticabile. Noi ovviamente non riteniamo sia così: le condizioni si possono creare, si possono modificare ed essere messe in discussione per trovare la soluzione per arrivare a questo risultato. Inoltre la destinazione di queste rinunce da una parte poteva essere data, perché noi abbiamo fatto tre emendamenti distinti, ai pensionati minimi, dall'altra ai penalizzati della legge Fornero, che sono moltissimi, e dall'altra parte ancora per incentivare l'opzione donna, cioè per il pensionamento delle donne che noi sappiamo benissimo che sono state le più penalizzate della manovra Fornero.
  Passando agli articoli un po’ più di sostanza, sull'articolo 3 giusto una nota: si rifinanziano ancora gli ammortizzatori sociali in deroga per il settore della pesca, che effettivamente presenta grosse difficoltà. Ma vorrei anche ricordare i problemi per cui il settore della pesca in Italia ha tali difficoltà. Ci sono le regole comunitarie e a volte il fatto che ci sono e a volte il fatto che manchino tali regole comunitarie penalizza spesso i piccoli pescatori.
  Sul discorso degli ammortizzatori sociali e di tutti gli interventi che si possono fare per andare incontro al settore non solo della pesca ma anche al settore agricolo, se ne possono fare molti altri, ad esempio noi troviamo i lavoratori che si occupano degli olivi in Puglia molto penalizzati da un'infestazione lo scorso anno. In più quest'anno con la Xilella hanno grosse difficoltà e cercheremo di fare interventi che vanno nel senso di sostenere questi lavoratori.
  Poi, passando all'articolo 4, vi è il rifinanziamento dei contratti di solidarietà, con una disponibilità di 70 milioni di euro, che sono ridicoli. Secondo noi, tra tutti gli ammortizzatori esistenti, il migliore è proprio il contratto di solidarietà, perché permette di far lavorare tutti i lavoratori, seppur con una decurtazione dello stipendio, però permette di non escludere nessuno dal proprio posto di lavoro. Quindi, 70 milioni di euro rappresentano sicuramente un intervento ridicolo; Pag. 110noi abbiamo proposto un emendamento che li rifinanzia con maggiori risorse.
  Poi, passerei all'articolo 5, in merito alla determinazione del coefficiente di capitalizzazione, del montante contributivo. Sì, è vero, il testo è stato corretto in Commissione con un emendamento, però vogliamo ricordare che è una pezza, nel senso che il coefficiente per il 2015 manterrà il proprio valore ma negli anni successivi dipenderà dagli andamenti anche economici di questo Paese, e noi non vediamo grandi prospettive davanti. Quello che chiedevamo era di togliere la locuzione «salvo recupero», che sicuramente ci toglieva da qualsiasi problema, invece qui si rischia di andare a toccare il montante contributivo di milioni di pensionati, che comporterà sicuramente dei grossi problemi per le loro tasche.
  Poi, altro articolo – secondo noi – estremamente delicato e importante è l'articolo 7, in merito all'anticipazione del TFR in busta paga, che è stata una delle iniziative fallimentari del Governo Renzi. Prima c'erano gli 80 euro, che dovevano essere lo strumento per riattivare i consumi – e abbiamo visto che non ci sono proprio –, poi l'anticipazione del TFR in busta paga. Quanti hanno aderito a questa iniziativa governativa ? Lo «zero virgola» per cento, neanche l'1 per cento, da come mi risulta. Quali erano le prospettive di adesione del Governo a pieno regime ? Il 40 per cento circa di lavoratori, invece è assolutamente fallimentare. Dubitiamo un attimino sul senso e su vero intento del Governo con questa iniziativa, perché per noi era agevolare il circuito bancario, perché anche stavolta vi è intermediazione bancaria per anticipare questi soldi, sapendo poi che le aziende hanno detto in audizione più volte che preferiscono che questi soldi rimangano nelle loro disponibilità, nei loro bilanci. Quindi, i lavoratori non sono rimasti soddisfatti, perché non hanno richiesto di aderire, le imprese ci hanno chiesto tutt'altro e c’è l'intermediazione bancaria. Con delle agevolazioni fiscali si agevola l'intermediazione bancaria e questo per noi è sicuramente qualcosa che va in controtendenza e che, come abbiamo visto, non dà alcun effetto, soprattutto di natura macroeconomica, quindi siamo proprio fuori strada.
  In merito alle proposte emendative: abbiamo presentato degli emendamenti, che però sono stati «cassati»; uno era sul tetto alle pensioni d'oro, di cui parlerà il collega Matteo Dall'Osso, che prevedeva l'inserimento di un tetto alle pensioni pari 5 mila euro, perché non è possibile ancora oggi avere delle persone che portano a casa 90 mila euro di pensione al mese a fronte di milioni di pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese – è una cosa allucinante ! –, sapendo poi che, considerato che questo è uno dei pochissimi Paesi in Europa in cui non esiste un vero sostegno qual è il reddito di cittadinanza, il primo ammortizzatore sociale che abbiamo sono le famiglie e spesso i nonni pensionati.
  Quindi, nel complesso, evidenziamo molte criticità. Siamo molto critici nei confronti di questo provvedimento e abbiamo presentato tutta una serie di emendamenti che poi illustreremo domani, sperando che qualcosa venga accolto, ma ovviamente, come sempre, non siamo molto fiduciosi.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Roberto Simonetti.

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Proprio per l'economicità dei lavori, proprio per non ripetere ciò che abbiamo espresso in sede di dibattito in Commissione e tenuto conto che comunque nel merito entreremo durante la fase emendativa, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione di minoranza, in modo tale da non tediare – come purtroppo ha detto il collega Cominardi – con la lettura di un testo scritto.

  PRESIDENTE. È autorizzato, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

Pag. 111

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Credo che anche i testi scritti letti sono rispettabili, però per l'economia dei lavori preferisco consegnare il mio intervento. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Mi riservo di intervenire in un'altra fase della discussione.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baruffi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE BARUFFI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale la norma del decreto-legge n. 201 del 2011, quella che blocca le indicizzazioni delle pensioni per gli anni 2012 e 2013 non è stata un fulmine a ciel sereno. Si fonda su principi che la Corte aveva già fissato e ribadito in più circostanze e sono stati giustamente richiamati anche dai due relatori che mi hanno preceduto, ovvero il corretto bilanciamento dei valori costituzionali, la salvaguardia dell'adeguatezza della prestazione previdenziale, principio irragionevolmente sacrificato alle esigenze della finanza pubblica, scolpisce la Corte, l'eccezionalità e la temporaneità delle misure in quanto tali.
  Noi riteniamo che non sia questa l'unica parte del cosiddetto decreto «salva Italia» passibile di incorrere in un giudizio di incostituzionalità, in particolare proprio per la parte relativa alla manovra finanziaria operata sul regime previdenziale. Altrettanta preoccupazione desta per noi il brusco innalzamento operato circa l'età pensionabile senza alcuna gradualità. Un altro principio richiamato spesso dalla Corte, in particolare per le donne. Per questa ragione il Partito Democratico fin dall'avvio di questa legislatura, ma più precisamente fin dal giorno dopo in cui il Governo di allora approvò questo decreto, ha avanzato proposte per ripristinare sia meccanismi di perequazione più progressivi e socialmente sostenibili, sia per reintrodurre elementi di gradualità e flessibilità per l'accesso alla pensione. Nel primo caso, cioè la perequazione, ricordo come su nostra iniziativa con la legge di stabilità per il 2014 si è tornati ad una rivalutazione pressoché piena per tutti i trattamenti pensionistici fino a quattro volte il minino e si è data comunque una prima risposta anche alle pensioni superiori fino a sei volte il minimo. A riprova che non solo questo problema lo avevamo visto e denunciato ma che a noi stanno a cuore, in particolare, i redditi più bassi e, quindi, quando è toccato a noi abbiamo anche provveduto, per quanto nelle nostre possibilità.
  Per quanto riguarda, invece, il secondo corno del problema che indicavo, cioè la gradualità e la flessibilità, abbiamo avanzato proposte per correggere strutturalmente la manovra Fornero. Anzitutto, in tre anni e mezzo, ci siamo fatti promotori di sei salvaguardie successive per tutelare le prime vittime, cioè gli esodati, riportando nel sistema previdenziale 11,6 miliardi di euro dai saldi di finanza pubblica. Il nostro lavoro proseguirà sino a quando tutti gli esodati avranno trovato una risposta ragionevole. Poi abbiamo corretto altre storture, penso alle cosiddette penalizzazioni per i lavoratori precoci che maturavano oltre 41 anni senza avere i 62 anni di età anagrafica, o correggendo il concetto di prestazione effettiva di lavoro.
  In questa settimana ci stiamo poi confrontando come forze politiche, tra Governo, Parlamento e INPS proprio a partire dalle nostre proposte di legge per trovare soluzioni concrete e sostenibili che introducano flessibilità nel sistema pensionistico anche in vista del lavoro della prossima legge di stabilità. Per noi è una cosa molto importante, è una questione di giustizia sociale, e non vorremmo quindi che fosse la Consulta ma il Parlamento ad intervenire per riparare a problemi che ha creato.
  Come evidenziato dalla relatrice, la onorevole Giacobbe, il primo obiettivo di questo decreto è quello di corrispondere Pag. 112alla sentenza n. 70 della Corte costituzionale. Ripariamo oggi ad un problema che si è prodotto nel 2011 e quella manovra «salva Italia», fatta in emergenza, era la risposta per molti aspetti anche disperata, certamente con errori, al disastro prodotto dalla gestione precedente, quella della Destra. Ci si accusa anche oggi, anche in questi giorni e settimane, di voler correggere errori che anche noi abbiamo prodotto.
  È legittimo e questa accusa può starci. Quello che però è inaccettabile è che questa accusa ci venga mossa da chi aveva precipitato il Paese nel baratro, a partire dalla Lega Nord. È il primo caso in cui il piromane contesta l'operato dei vigili del fuoco.
  Il decreto-legge n. 65 risarcisce i pensionati ingiustamente penalizzati, lo fa tempestivamente, ancorché parzialmente, in modo equo e sostenibile. Tempestivamente, perché va dato atto al Governo che non si è attesa la legge di stabilità per intervenire: il 1o di agosto i pensionati avranno i loro rimborsi. Parzialmente, perché non restituisce tutto a tutti, cosa peraltro non richiesta dalla Consulta: il decreto da di più a chi ha e aveva di meno e dà di meno a chi ha e aveva di più. Quindi, è un provvedimento parziale ma equo, cioè c’è gradualità, il principio che ho richiamato già due volte, come richiesto dalla Corte. Si ripristina un po’ di giustizia sociale nei limiti delle condizioni date ed è proprio il rispetto di queste condizioni date a rendere il provvedimento sostenibile. Gli obiettivi di finanza pubblica per il 2015 e per il prossimo triennio sono rispettati. I vincoli fissati dal Parlamento e validati dalla Commissione europea per non riprecipitare il Paese nelle condizioni di cui al 2011. Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che ogni volta che si provoca e si interviene nell'emergenza i primi farne le spese sono propri gli strati sociali meno abbienti e noi questo non lo vogliamo più.
  Le proposte avanzate dalle minoranze, ho ascoltato anche il relatore Cominardi e ho letto la relazione di minoranza della Lega, propongono invece proprio questo: 17,6 miliardi da contabilizzare sul 2015, facendo saltare il banco dei conti pubblici; viceversa, dovremmo già ora tagliare ulteriori servizi e introdurre nuove tasse per ripristinare quei saldi di finanza pubblica. Ce lo ha spiegato bene il Ministro Padoan in audizione, lo ha richiamato qualche giorno fa proprio in quest'Aula il nostro capogruppo in Commissione bilancio, Maino Marchi, anche l'idea di spalmare la restituzione su 5 anni, mentre può funzionare in punto di saldi contabili e, quindi, per quanto riguarda l'indebitamento netto, non funziona ai fini del rapporto tra il deficit e il PIL, che viene contabilizzato in termini di competenza. Quindi, la proposta che è stata avanzata non è una proposta compatibile: ci riprecipiterebbe nella situazione che prima richiamavo.
  Noi nel lavoro di Commissione abbiamo fatto cose importanti, credo, ne va dato atto a tutta la Commissione e al lavoro che ha svolto la relatrice. Abbiamo anche chiarito, precisato e corretto alcuni aspetti del testo che sono stati richiamati: il fatto che questi aumenti – intendo dire delle pensioni in termini di restituzione –, pur una tantum, non vadano dispersi dalla futura base di calcolo per i successivi interventi di indicizzazione. È un elemento che dà strutturalità alla manovra. La correzione del coefficiente di rivalutazione del montante contributivo: non potrà più scendere sotto l'1 per cento. Credo che anche questo ci mette al riparo, non solo per l'oggi, certamente per l'oggi, ma anche per il futuro e rappresenta un'altra correzione possibile della manovra Fornero. Sono correzioni e correttivi strutturali alla manovra Fornero per renderla un po’ meno manovra finanziaria e un po’ più riforma previdenziale: assicurano più equilibrio, più equità, più sostenibilità nel tempo.
  Questo decreto contiene, infine, altre misure improntati, meno dibattute sulla stampa e quindi meno note probabilmente, all'opinione pubblica, ma non per questo di minore impatto sociale. Mi riferisco, in particolare, al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, un miliardo e Pag. 11320 milioni di euro in più per la cassa integrazione in deroga, la dotazione iniziale, come ricordato, era di 700 milioni: passiamo a un miliardo e 720 milioni; 70 milioni di euro per i contratti di solidarietà a cui nel lavoro della Commissione, in accordo con il Governo, ne abbiamo aggiunti complessivamente altri 220. Quindi, 290 milioni in più sia per i contratti di solidarietà di tipo B (lo stanziamento iniziale era di 70 milioni), sia per quelli di tipo A, inizialmente, non previsti dal decreto che ora hanno una nuova dotazione di 150 milioni. Infine, 5 milioni aggiuntivi per la cassa in deroga per il settore della pesca, per una manovra complessiva, come ricordava Anna Giacobbe, di un miliardo e 315 milioni aggiuntivi per gli ammortizzatori sociali.
  Sono misure importanti, quanto mai necessarie e urgenti per fare fronte ai bisogni delle aziende in crisi e dei lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro, misure per salvaguardare la produzione, l'occupazione e i redditi. Il Jobs Act si è dato l'obiettivo di spostare le tutele dal posto di lavoro al mercato del lavoro. Bene ! È una sfida che abbiamo accettato, non senza dibattito, e che stiamo affrontando, per parte del Governo, con l'emanazione dei decreti e per parte nostra, cioè della Commissione lavoro, esaminando ed entrando nel merito di questi decreti. Proprio oggi abbiamo incardinato in XI Commissione lo schema di decreto che riforma gli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.
  Ora, è del tutto evidente che fino a quando questi nuovi strumenti non saranno a regime – ripeto: questo decreto l'abbiamo incardinato oggi – ma, soprattutto, non sarà a regime e funzionante il sistema delle politiche attive – incardineremo il decreto domani – occorre avere risposte certe per bisogni urgenti. Risposte in questo decreto ci sono e dal lavoro della Commissione io credo che queste risposte escano rafforzate, sia per portata sia per quantità di risorse destinate. Possiamo mandare un messaggio positivo a tanti lavoratori e a tante imprese, come anche le forze di opposizione hanno riconosciuto nel corso del dibattito della Commissione (e io gliene do atto).
  Ci sono, poi, altre misure su cui non voglio soffermarmi, dato che lo hanno fatto i relatori, come, ad esempio, l'avere reso più agevole per le imprese l'anticipazione del TFR in busta paga per i lavoratori.
  Invece, voglio concludere con un ultimo – un altro – provvedimento, apparentemente minore, contenuto in questo decreto, cioè il pagamento di tutte le pensioni e degli assegni, anche INAIL, al primo di ogni mese. Oltre ad essere una misura razionale, di semplificazione e di pulizia organizzativa, questa misura rappresenta per noi, anche sul piano simbolico, una sfida che abbiamo lanciato al Governo e anche all'INPS. Una vera riforma previdenziale potrà dirsi tale quando al primo del mese ciascuno avrà la propria – una sola – pensione, che raccoglie tutti i contributi versati nel corso di una vita lavorativa, a prescindere anche dalla cassa di riferimento, maturata con analoghi criteri di calcolo e di coefficienti di trasformazione e su un'aspettativa di vita reale, commisurata al percorso di lavoro effettivamente svolto. Da oggi, risolta questa emergenza, io credo che dovremo lavorare per questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente, grazie al sottosegretario Bellanova. Oggi discutiamo della sentenza ormai famosa della Corte costituzionale, la n. 70 del 10 marzo scorso, che, secondo il gruppo di Forza Italia, è molto chiara e non ammette repliche. Una sentenza che come tutte – lo abbiamo ascoltato per tanti anni – andrebbe applicata e non interpretata.
  La Corte costituzionale, infatti, dichiara l'illegittimità costituzionale, appunto, dell'articolo 24, comma 25, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, che è appena stato ricordato bene dal collega Baruffi, Pag. 114che poi fu convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2011, n. 214, nella parte in cui prevede che «in considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall'articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è riconosciuta, per gli anni 2012 e 2013, esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 100 per cento».
  È la Corte costituzionale stessa che indica, nelle righe, il percorso da seguire, che altro non è che quello di applicare il citato comma 1 dell'articolo 34 della legge n. 448 del 1998, che prevede due cose: la prima è che il meccanismo di rivalutazione delle pensioni si applica per ogni singolo beneficiario in funzione dell'importo complessivo dei trattamenti corrisposti a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle relative gestioni per i lavoratori autonomi nonché dei fondi sostitutivi, esclusivi ed esonerativi della medesima e dei fondi integrativi ed aggiuntivi; la seconda è che l'aumento della rivalutazione automatica viene attribuito su ciascun trattamento in misura proporzionale all'ammontare del trattamento da rivalutare rispetto all'ammontare complessivo.
  Noi crediamo che l'Esecutivo avrebbe dovuto prendere atto di ciò e trovare nei meandri del bilancio dello Stato, magari fra quei 66 miliardi di spese, chiamiamole generali, non ben chiare che ricorrono ogni anno nel bilancio dello Stato, le risorse per assicurare la perequazione di tutte le pensioni, a prescindere dal loro ammontare. E lo dico perché la stessa Corte, con diverse sentenze, ha sempre sostenuto – e non poteva che essere così – che il trattamento previdenziale altro non è che una retribuzione differita e, pertanto, proprio in ragione di questo, la sentenza andava applicata e non ancora una volta da questo Governo interpretata. Sarà stato magari anche l'effetto di questa sentenza se oggi la Consulta sul contratto dei pubblici dipendenti decide di intraprendere un percorso a metà, cioè dice che è incostituzionale il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, però salva il Governo, perché lo dichiara incostituzionale soltanto da oggi e non per il passato.
  Mi auguro che il Governo in queste ore abbia già – approfitto di questo momento naturalmente, visto che è una questione quotidiana – approfittato per aprire il tavolo di trattative e rimettere anche il personale pubblico nelle condizioni di avere il rinnovo contrattuale. Dicevo, tornando alla sentenza, che il Governo segue sempre le proprie alchimie, adottando un decreto-legge che ripropone con poche variazioni quanto già sonoramente bocciato dalla Corte costituzionale a marzo e che, per tale ragione, si pone a forte rischio di una nuova bocciatura in futuro. E non solo: io penso che quando il primo pensionato nel mese di agosto avrà la sua indicizzazione non soltanto ricorrerà per quello che non gli è stato restituito, rispetto ad una scelta parziale di restituzione da parte del Governo, ma tutti gli altri pensionati si troveranno nelle condizioni di fare ricorso e, quindi, l'unica cosa che vedremo, dal mese di agosto in poi, sarà evidentemente una grande attività negli istituti legali che si occupano di queste questioni, e anche nei patronati. E non è un caso se avevo chiesto, con un emendamento in questa norma, per esempio, di rinviare la scadenza per la riorganizzazione dei patronati, perché avranno talmente tanto lavoro che magari non avranno il tempo per riorganizzarsi rispetto alla nuova normativa, ma naturalmente anche quello come altri cinque – solo sei erano gli emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia – è stato bocciato. La soluzione del Governo rappresenta soltanto una variazione nel tema tracciato dal comma 25 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, in quanto non è sufficiente variare alcune percentuali per rispondere alla sentenza della Corte costituzionale. Infatti, con il gruppo di Forza Italia avevamo presentato un emendamento che andava a stralciare l'articolo 1. Perché dico questo ? Perché ci dispiace votare contro questo provvedimento, Pag. 115in quanto nello stesso provvedimento, per materie diverse da quella previdenziale, ci sono invece cose importanti, che avremmo votato con convinzione, ma è inevitabile quindi che il giudizio sull'articolo 1, che rimane così, con pochissime variazioni, come il Governo l'ha presentato, non può che influenzare la valutazione complessiva del decreto-legge, che – dicevo – meriterebbe invece, su alcuni punti, altro parere. È stato già ricordato: all'articolo 2 c’è un incremento del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, per gli ammortizzatori in deroga per il 2015; l'articolo 3 incrementa le risorse destinate, sempre nell'ambito del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione e il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga per il settore della pesca; l'articolo 4 autorizza la spesa di 290 milioni di euro per il 2015 per i contratti di solidarietà e l'articolo 5 modifica la disciplina di coefficiente di rivalutazione del montante contributivo. Ci sono tante cose che pure avremmo voluto votare, non ultimo l'articolo 5-bis, presentato dalla relatrice, che abbiamo apprezzato, che è una norma di interpretazione autentica in materia di benefici previdenziali riconosciuti in caso di esposizione ad amianto.
  Queste sono alcune delle cose che noi avremmo voluto votare convintamente, anche perché, malgrado la storia che quotidianamente il nostro Presidente del Consiglio continua a raccontarci, siamo un Paese ancora profondamente in crisi, dove ci sono oltre 3 milioni di disoccupati, 14 milioni di persone inattive, 9 delle quali donne, e dove l'unica risposta che il Governo ha dato a questa, ormai, piaga occupazionale è quella del tanto decantato Jobs Act, il quale, alla fine della fiera, come stiamo vedendo, si tradurrà in pochi e mirati interventi volti a favorire una più ampia libertà di licenziamento, dopo quello che aveva già fatto la Fornero, il demansionamento, ed un maggiore controllo sui dipendenti, ben oltre – come ci è stato anche ricordato ieri dal Garante della privacy – la legge che garantisce, appunto, la privacy delle persone.
  Quindi, voglio dire, ci sarebbero stati dei motivi per votare questo provvedimento, ma non possiamo farlo laddove, appunto, interviene in maniera parziale sulla sentenza della Corte. E non voglio nemmeno accettare il ragionamento, che pure è stato fatto, che coloro che, come noi, intendono la restituzione totale ai pensionati, sono coloro che vogliono premiare le pensioni alte. Noi vogliamo semplicemente restituire a coloro che hanno versato contributi, che hanno un tenore di vita che, ovviamente, è adattabile al lavoro che hanno svolto e alla pensione che percepiscono, e vogliamo anche premiare le persone e i pensionati più poveri. Allora, mi sarei aspettata, da questo Governo, che con la non restituzione totale a quelle persone che la Consulta, invece, individua, ci fosse stato finalmente, magari, il famoso bonus – quello sì che era un bonus – degli 80 euro promessi ai pensionati durante la campagna elettorale delle europee, oppure un adeguamento delle pensioni minime, che, ormai, sono al di sotto, ma molto al di sotto, della soglia di povertà. Quindi, non ci sto a farmi dire che noi siamo tra coloro che vogliono restituire a chi ha già di più, perché è il Governo che in questo momento può intervenire su fasce più povere di pensionati e, invece, non lo fa.
  Concludo con un ultimo intervento. Io ringrazio il sottosegretario e ringrazio anche i colleghi di maggioranza perché in Commissione – l'ho sempre detto ogni volta che intervengo in Aula – facciamo un lavoro molto puntuale, molto certosino, anche andando molto d'accordo, perché quando si ha a che fare con il lavoro delle pensioni, con i redditi delle pensioni, è doveroso trovare delle soluzioni al di là dei partiti di appartenenza, al di là dell'essere maggioranza od opposizione.
  Però, la norma sul trattamento di fine rapporto sappiamo perfettamente perché non funziona. È inutile che cerchiamo dei correttivi che non sposteranno di una virgola. La norma sul trattamento di fine rapporto non funziona perché, anche lì, dopo averla aumentata sulla casa, si è aumentata una aliquota fiscale che ha Pag. 116portato, purtroppo, i lavoratori a non vedere alcun tipo di vantaggio nell'avere in anticipo il trattamento di fine rapporto; e lo si è fatto anche scardinando un sistema che in questo Paese si era costruito, anche lì, con grande pazienza, perché, come stiamo vedendo, le pensioni, almeno per quello che riguarda la parte pubblica, sono sempre più basse; passando naturalmente dal retributivo al contributivo, e con tutto quello che abbiamo visto in questi anni, era doveroso, come facemmo allora, indicare almeno alle giovani generazioni che era necessario, anzi obbligatorio, affiancare alla previdenza pubblica anche una parte complementare. Lo avevamo fatto anche incentivando con la ritenuta fiscale più bassa: dall'11 per cento portata, invece, poi dal Governo Renzi al 20 per cento.
  Quindi, io apprezzo anche – ripeto – il lavoro fatto in Commissione per tentare di modificare questo decreto, ma assolutamente non ha soddisfatto le posizioni di Forza Italia. Noi riteniamo che, continuando in questa direzione, continuando come purtroppo, sicuramente, sarà in quest'Aula, con il bocciare di nuovo tutti gli emendamenti che noi consideriamo migliorativi di questo Governo presentati dalle opposizioni, troveremo sicuramente persone che non avranno quanto, invece, è loro dovuto, ma soprattutto – ripeto, l'unica cosa che ci sarà – una nuova bocciatura della Consulta e, prima ancora, tanti tanti tanti ricorsi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Tancredi, che non vedo in Aula.
  È iscritto a parlare il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Come è stato già riferito, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di una parte di un articolo della legge Fornero, nella parte in cui prevede che, in considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici è riconosciuta per gli anni 2012 e 2013 esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS nella misura del 100 per cento.
  In sintesi, la Corte come ha motivato questa sua decisione ? L'ha motivata – leggo testualmente, per evitare enfasi – affermando che l'interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva, in modo consequenziale, il diritto ad una prestazione previdenziale adeguata.
  Tale diritto risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio. Risultano, dunque, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondato su inequivocabili parametri costituzionali, cioè la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita, e l'adeguatezza, quest'ultima da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà di cui all'articolo 2 della Costituzione e, al contempo, attuazione del principio di uguaglianza sostanziale.
  Ho letto questa sintesi, fatta dalla stessa Corte, della sua lunga sentenza, perché, soprattutto ascoltando qualche collega, ho riflettuto su quale cattiva sorte abbia subito l'istituto della perequazione, della rivalutazione delle pensioni. Ad un certo punto della storia repubblicana, il movimento sindacale e i lavoratori ritennero che, in effetti, anche le pensioni, così come le retribuzioni, dovessero essere adeguate in modo da consentire ad un lavoratore e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa, e quindi si sono escogitati vari sistemi.
  Tra questi, tecnicamente, vi è il sistema della rivalutazione, dell'indicizzazione, della perequazione delle pensioni. Però, se si passa in rassegna la legislazione che, perlomeno dal 2000, ma anche prima, anzi, abbastanza prima, è stata varata su questa materia, notiamo che, a poco a poco, a poco a poco, della perequazione si Pag. 117è fatto un uso sempre più limitato, al fine di fronteggiare eventuali problemi di cassa dei vari Governi.
  Questo ci fa dire che ormai siamo ad una riforma quasi strutturale della perequazione automatica delle pensioni; ci fa dire, sostanzialmente, che abbiamo fatto giganteschi passi indietro rispetto al 1969, quando fu escogitato questo sistema che noi oggi conosciamo e che abbiamo visto calpestato dalla legge Fornero. Rimane l'unica speranza nella cultura della Corte, che ha conservato questo principio, però pare che i Governi abbiano completamente dimenticato di che cosa si parla.
  Si è dimenticata anche un'altra cosa: quando la Corte costituzionale dichiara illegittima una norma, quest'ultima semplicemente scompare dal nostro ordinamento giuridico. È una sorta di principio fondante del nostro ordinamento: nella separazione dei poteri, alla Corte spetta controllare se le leggi sono conformi alla Costituzione, ma, una volta che stabilisce ciò, questa norma è scomparsa e non può essere ripristinata in modo surrettizio.
  Il Governo con questo decreto-legge n. 65, che cosa ha fatto ? Ha fatto finta che la Corte nulla avesse detto e, di conseguenza, crede di superare il vuoto normativo che così si è creato, con una normativa retroattiva che fa esattamente il contrario di quello che la Corte ha stabilito e cioè non restituisce sostanzialmente ai pensionati quello che a loro è stato tolto. Si sono fatti dei calcoli, si parla di 17-18 miliardi. Si sono utilizzati questi calcoli per cercare anche di delegittimare la Corte, ma di questo parleremo in un'altra occasione. Ma di questi 17 miliardi, cosa si restituisce ai pensionati ? Una ben misera somma. È stato detto da qualcuno che si sarebbe creata una voragine nei conti pubblici. Questa voragine, certamente, se considerata l'entità del maltolto, è una cifra enorme, però non è detto che non poteva trovarsi una risoluzione diversa. Io ho già detto in sede di pregiudiziale, che già altre volte i Governi italiani si sono trovati di fronte a questa situazione e ho citato una vicenda del 1985. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 314 del 1985, stabilì che ogni pensione doveva essere integrata al trattamento minimo. Qual era la situazione a quell'epoca ? Era che un pensionato che godeva della pensione, ad esempio, di anzianità o di vecchiaia, qualora, per disgrazia, godeva della pensione di reversibilità del coniuge defunto, questa pensione veniva calcolata sui contributi, a calcolo. Per cui c'erano pensioni miserabili di poche centinaia di euro addirittura. Io vi posso mostrare un giornale dell'epoca. Ci vollero dieci anni...

  PRESIDENTE. No, non lo può esibire, ce lo racconti.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Sto leggendo.

  PRESIDENTE. No, perché diceva «vi posso mostrare», allora pensavo lo volesse mostrare all'Aula.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Questa è la pagina de Il Giorno, del 3 luglio 1994. Vi sono due cedolini di pensione, pensione diretta e pensione di reversibilità. La pensione di reversibilità era di 6.330 lire che, se non sbaglio, corrisponde a circa 30 euro di oggi, a fronte di una pensione diretta di 599.320. Lì si pose il problema, si parlava di 32 mila miliardi, di lire ovviamente, del 1994. Cosa fece il Governo dell'epoca ? Fece quello che oggi si è tentato di minimizzare. Fece una legge con la quale si stabilì che i pensionati avrebbero preso gli arretrati in sei anni, rate che furono puntualmente onerate. Ma qual è il commento del giornalista per cui io ho il giornale sottomano. Il giornalista dice: non è possibile che lo Stato con una mano dice una cosa e con l'altra ne fa un'altra, perché l'INPS è lo Stato e l'INPS era stato condannato dalla Corte costituzionale. La Corte costituzionale aveva detto che la pensione andava integrata al trattamento minimo, invece lo Stato, a sua volta, con un'altra legge voleva fare diversamente. È quello che sta praticamente accadendo ora. Questo aspetto non è eludibile, i soldi ai pensionati devono essere restituiti per Pag. 118intero, perché altrimenti si aprirà un contenzioso enorme, come si aprì tra il 1985 e il 1994. Ciò è stato già ricordato dalla collega Polverini e certamente il 1o agosto, quando i pensionati scopriranno che non riceveranno quello che la Corte ha stabilito (e non ha stabilito che bisogna pagarli subito ed immediatamente) è evidente che andranno ai patronati, agli uffici legali, e si aprirà in Italia un contenzioso enorme come accadde a quell'epoca.
  Un contenzioso che si risolse nel 1994 con una legge di quell'epoca, la n. 240.
  Infatti allora il Governo scelse la strada di fare finta di niente, tanto le cause erano nei confronti dell'INPS e non tutti i cittadini italiani fanno causa. È evidente che si faceva affidamento, per così dire, sulla diffidenza che normalmente si ha nei confronti dei tribunali. E, in effetti, un risparmiano notevole talvolta ci può essere in questa maniera. Però la cosa non funzionò, perché i pensionati, sostenuti dai sindacati, fecero contenzioso di massa.
  Qui, invece, il Governo ha scelto un'altra strada, la strada di intervenire immediatamente. E lo dice anche in modo beffardo, perché l'articolo 1 di questo decreto-legge – badate – sembra quasi scherzarci sopra: «al fine di dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015, nel rispetto del principio dell'equilibrio di bilancio e degli obiettivi di finanza pubblica, assicurando la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche in funzione della salvaguardia della solidarietà intergenerazionale». Ripeto, è un articolo dal contenuto abbastanza beffardo, perché quello che poi si va a leggere successivamente è tutto il contrario, nel senso che ai pensionati non si restituisce tutto e non si restituisce tutto a tutti, perché questa parte, quella degli arretrati, è indiscutibilmente fissata e non eludibile.
  Per quanto riguarda poi il futuro, anche qui il Governo ha messo le mani avanti e ha rifatto una disciplina che, come è stato anche già ricordato, non evita i pericoli di una nuova eccezione di incostituzionalità davanti a qualche tribunale. Ma quello che è peggio, in sostanza, mentre la Corte dice che si possono fare dei sacrifici, purché siano chiaramente indicate le finalità, che siano temporanei, qui praticamente si è legiferato per tutto il futuro possibile e immaginabile, ovvero praticamente eludendo, anche sotto questo profilo, la sentenza della Corte costituzionale.
  Ma c’è – ripeto, come ha già detto all'inizio – un fatto che mi ha veramente, per così dire, impressionato, perché quando si parla di contingenza di crisi, quando si tratta di difficoltà finanziarie, gira e rigira l'argomento va a finire sui lavoratori e sui pensionati. Questa è la questione politica. E quando si dice che altrimenti finiamo come la Grecia, io dico: certo, c’è il pericolo di finire come la Grecia e io dico che la Grecia la stiamo già realizzando, perché da anni non si assume. Lì hanno licenziato, ma qui da anni non si assume. In Grecia le pensioni sono ridotte al lumicino, ma anche qui stiamo operando in tale direzione. Ma quando si vuole evitare uno scenario di crisi, ma per quale motivo si pensa soltanto ai pensionati ? Questa è la risposta che il Governo deve dare. E la risposta non può che essere unica ed è quella per cui la classe sociale a cui questo Governo ormai fa riferimento non è più quella che eravamo abituati a considerare quando stavamo in un'altra epoca, in un'altra Repubblica, noi a sinistra e la Democrazia Cristiana con la sua cultura cristiano-sociale.
  Oggi siamo in un altro mondo, c’è una sorta di mutazione genetica che è avvenuta nella classe politica attuale: è completamente imbevuta di alcune dottrine liberiste che hanno fatto dell'impresa il centro del mondo e il centro dello sviluppo, per cui di conseguenza il lavoratore non è considerato altro che un'appendice e i lavoratori non sono altro che un ingranaggio del meccanismo che entra in funzione solo se serve al capitale italiano.
  Ora cos'altro si può aggiungere dal punto di vista politico ? Bisogna chiedersi quale sia la conseguenza di tutti questi interventi nei confronti dei pensionati. La legge si chiamava «salva Italia», mi pare. Pag. 119Ora la domanda è: ma l'Italia si è salvata ? Se l'Italia non si è salvata con questi provvedimenti, se l'Italia non si è salvata con i provvedimenti precedenti, ma per quale motivo si insiste ?
  Infatti il problema è che, quando si dice «Salva-Italia», si usa questa espressione per dimenticare che in Italia esistono gli abbienti e i meno abbienti e che coloro i quali comandano oggi non sono certamente, ormai da tempo, le classi meno abbienti, anche perché qua dentro non riescono a trovare un'adeguata rappresentanza e non riescono a far sentire la loro voce in modo efficace. Questa è la verità.
  Un'ultima postilla: ho ascoltato questo riferimento, con positività, all'articolo 81 della Costituzione e alla validazione che avviene da parte dell'Europa di questi provvedimenti. Innanzitutto voglio chiarire – lo dice la Corte – che l'articolo 81 della Costituzione non è una super norma costituzionale, bensì una norma costituzionale uguale a tutte le altre, anzi subordinata ai principi dei primi dodici articoli della Costituzione, ovvero ai principi fondamentali. Ripeto, non è una super norma costituzionale. D'altra parte, che cosa vuole significare: vuole significare che i conti devono stare in ordine, non vuole significare che le entrate devono essere sempre attinte da quella classe di cittadini e da quella classe di lavoratori. Non vuole significare affatto questo, ma qui si sta cercando di identificare l'equilibrio del bilancio con l'equilibrio a danno dei lavoratori e dei pensionati, e questa storia arriverà un momento in cui certamente cambierà.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Burtone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, due considerazioni. La prima è più politica e riguarda alcune critiche che sono state mosse al Governo per questo provvedimento, critiche che noi consideriamo pretestuose, figlie di questo tempo. Infatti, c’è chi sostiene demagogicamente che il Governo avrebbe dovuto restituire tutto a tutti. C’è in questa posizione una dose di cinismo irresponsabile, che avvelena il clima politico. Non va sottovalutato il fatto che il provvedimento sia strettamente collegato al «Salva-Italia». Uno degli aspetti più dibattuti in quell'occasione, quando fu varato quel decreto-legge, fu proprio il blocco della indicizzazione delle pensioni superiori a 1.400 euro. Noi votammo quel provvedimento, come Partito Democratico, perché il Paese era in grande difficoltà. C'era una fase delicatissima, si rischiava il default e il non pagamento delle pensioni e degli stipendi e vi era altresì una difficoltà nella distribuzione di un sistema sanitario. Ora una sentenza della Corte pone il superamento di quella decisione. A noi sembrano equilibrate le scelte del Governo, nel senso di dare una prima risposta privilegiando gli assegni più bassi e di fare decrescere le restituzioni man mano che sale l'assegno. Dire e sostenere: «bisogna restituire tutto a tutti e subito» in un Paese che sta lentamente portando avanti la propria ripresa, pur avendo ancora tante difficoltà, significa alimentare risentimenti, dare forza ai populismi spiccioli per arraffare qualche voto in più.
  L'aspetto ancora più grave è che quelli che spingono verso questa direzione sono proprio quelli che vorrebbero subito anche il reddito di cittadinanza. I pensionati sanno che il Paese sta risalendo – lo diciamo senza enfasi, con sobrietà. C’è una crescita dell'occupazione, quindi lo sforzo maggiore, anche per i pensionati, va fatto verso questa direzione, per le future generazioni, per il diritto di cittadinanza e il diritto al lavoro.
  La seconda considerazione riguarda la criticità che coglie i percettori degli ammortizzatori in deroga: le regioni stanno definendo il 2014, mentre per il 2015 si è ancora in attesa del primo riparto, e sono passati già sei mesi.
  Il decreto ministeriale n. 83473 del 1o agosto 2014 ha segnato una sorta di avanti Cristo e dopo Cristo: chi aveva più di tre anni consecutivi di beneficio di mobilità in deroga è fuori oggi da ogni tutela. Le regioni stanno tamponando, c’è chi sta Pag. 120facendo corsi di formazione, chi si appresta ad avviare una sperimentazione di reddito minimo: queste persone però rischiano di diventare dei fantasmi. In questa platea ci sono lavoratori che se non ci fosse stata la Fornero sarebbero già in pensione e vivono anche in aree in cui è impossibile oggi la ricollocazione per la crisi economica e per le difficoltà strutturali che in quei territori sono presenti. Non voglio sostenere che bisognava tenere l'intervento all'infinito ma penso che bisognava guardare ad un passaggio meno traumatico per coloro che hanno anni e contributi vicino alla pensione, che bisognava pensare ad una migliore gestione nel passaggio tra il vecchio regime degli ammortizzatori in deroga e la riforma del lavoro, tentare di accorpare al nuovo sistema queste persone che sono in assenza di qualsiasi copertura. Per questi tra l'altro dopo il danno c’è anche la beffa: hanno ricevuto l'indennità spettante per il 2014 e per il 2015 e, per il sistema della tassazione separata, hanno avuto un cumulo di più mensilità e si sono visti decurtare il sussidio. È un fatto grave perché per questi cittadini viene meno un principio di equità. Essi si vedono penalizzati dal fisco che toglie il poco del loro sussidio solo perché lo Stato ha distribuito a loro queste risorse nel 2015. Avevo posto – il sottosegretario, lo sa – il tema con un'interrogazione: ancora non ha avuto risposta. Mi auguro che il Governo anche per gli altri provvedimenti che sono stati annunciati si faccia carico di queste problematiche del tema del fisco ma anche e soprattutto di riannodare il nuovo e il vecchio sistema senza lasciare nella terra di nessuno persone e famiglie.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie Presidente, colleghi, ora mi vorrei rivolgere a tutti cittadini in ascolto chiedendovi scusa per le prime righe che leggerò scritte in politichese. Poi capirete tutto benissimo, nomi e cognomi compresi.
  Com’è o dovrebbe essere noto la Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 24, comma 25, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, disposizioni urgenti per la crescita, l'equità il consolidamento dei conti pubblici, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 nella parte in cui prevede che, in considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici secondo il meccanismo stabilito dall'articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1994 n. 174 è riconosciuta per gli anni 2012-2013 esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo dell'INPS nella misura del 100 per cento, con riferimento all'articolo 3 sotto il profilo del principio di ragionevolezza e 36, primo comma, principio della sufficienza della retribuzione e 38, secondo comma, principio dell'adeguatezza della retribuzione della Costituzione. Il testo del decreto-legge n. 21 maggio 2015 n. 65, disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 116, articolo 1, tenta di porre rimedio alla nota sentenza della Corte costituzionale che ha ritenuto illegittimo il blocco dell'indicizzazione delle pensioni statuito dalla famigerata riforma pensionistica Fornero.
  Ancora, a distanza di quasi tre anni, si continua a parlare della «lacrimata» riforma Fornero.
  Quanto al rimedio offerto dall'Esecutivo in relazionale alla sentenza n. 70 del 2015 della Corte costituzionale, sembra – sembra ! – di potere sin d'ora individuare una criticità di ordine costituzionale nella notevole esiguità del rimborso disposto per le sole fasce di pensioni più basse, in specie se si associa tale elemento alla preannunciata adozione, dal 2016, di ulteriori norme di riduzione e/o blocco dell'indicizzazione, che si pongono in sostanziale continuità anche temporale con quelle dichiarate incostituzionali. Il combinato disposto di tali elementi porta a ritenere che le ragioni di incostituzionalità individuate dalla Corte con la sentenza Pag. 121n. 70 del 2015 non siano state integralmente rimosse dal decreto-legge in esame.
   Il MoVimento 5 Stelle si è schierato – e continua a farlo – in modo deciso contro le politiche dell’austerity del Governo Monti e Fornero. Il blocco dell'indicizzazione sulle pensioni, deciso alla fine del 2011 è stato bocciato dalla sentenza n. 70 del 2015 – è la terza volta che lo ripeto – della Consulta, che ha statuito la necessità di provvedere alla restituzione di quanto sottratto con la mancata rivalutazione dei trattamenti per gli anni 2012 e 2013, a partire da quelli superiori tre volte le pensioni minime.
  Il MoVimento 5 Stelle rigetta il decreto-legge del Governo Renzi, che risponde alla sentenza della Corte costituzionale con una misera mancetta travestita da un bonus – bonus ! – una tantum e con un meccanismo di rivalutazione molto ridotto. In sede emendativa, il MoVimento 5 Stelle ha proposto un meccanismo di rimborso alternativo, più attento al potere di acquisto degli assegni di importo basso e capace di contemperare le esigenze di giustizia sociale con quelle di bilancio.
  Questo decreto sulle pensioni, invece, è privo di criteri che sono presenti nella Costituzione, ovvero criteri di omogeneità e carattere di urgenza. In questi articoli c’è di tutto ! C’è di tutto ! In primo luogo, montante contributivo; TFR, secondo; contratti di solidarietà, terzo; ammortizzatori sociali, quarto; indicizzazione pensioni, quinto. Come è possibile che il presidente della Commissione lavoro, ex sindacalista ed ex ministro del Governo Prodi, abbia reso inammissibile e quindi – questo è forte – abbia evitato il voto della Commissione perché volevo mettere un tetto alle pensioni d'oro superiori a 5 mila euro, per ridare dignità alle pensioni più basse. Come è possibile ? Come è possibile che lo Stato italiano molte volte elargisca pensioni più basse di 780 euro, quando questa è la cifra che viene percepita e stabilita come soglia di povertà ? Ditemi voi !
  Poi la cosa bella è che il Governo Renzi lo ha chiamato bonus; come se ti rubassero a casa e lo chiamassero «bonus». Mi rubano in casa e lo chiamano «bonus»: Oh, mi hanno «bonussato» la casa oggi, che fortuna ! Chiedetevi come cavolo è possibile.
  Ora invece vorrei ripetervi chi votò la cosiddetta legge Fornero, che ricordo essere incostituzionale, detto dalla Corte Costituzionale e non da me !
  I nomi altisonanti che hanno votato a favore della riforma Fornero sulle pensioni, che siedono alla mia sinistra, che fanno parte del centrodestra, i più noti sono: gli onorevoli Carfagna, Cicchitto, Fitto, Lorenzin, Giorgia Meloni, Prestigiacomo, Angelino Alfano, Berlusconi, Brunetta, Buttiglione, Casini, Verdini.
  Seduti, invece, alla mia destra, per il centrosinistra, ma tanto sono tutti uguali, sono: gli onorevoli Cuperlo, Colaninno, Franceschini, Gentiloni, Gozi, Mogherini, Orlando, Sereni, Veltroni, Verini, Bersani, Rosy Bindi, Boccia, D'Alema, Fiano, Fioroni, Giachetti, Picierno, Walter Tocci.
  Veniamo ora alla parte succosa, i membri del Governo Renzi che votarono la riforma:
1. Sandro Gozi (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), 2. Marco Minniti (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), 3. Maria Teresa Amici (sottosegretario alle riforme costituzionali), 4. Gentiloni (Ministro degli affari esteri), 5. Pistelli (Viceministro agli affari esteri), 6. Della Vedova (sottosegretario agli affari esteri), 7. Alfano Angelino (Ministro dell'interno), 8. Bubbico Filippo (Viceministro dell'interno), 9. Bocci Gianpiero (sottosegretario per l'interno), 10. Orlando (Ministro della giustizia), 11. Costa Enrico (Viceministro della giustizia), 12. Pinotti (Ministro della difesa), 13. Gioacchino Alfano (sottosegretario per la difesa); 14. Casero Luigi (Viceministro dell'economia e delle finanze); 15. Morando (Viceministro dell'economia e delle finanze); 16. Baretta (sottosegretario per l'economia e le finanze); 17. De Micheli (sottosegretario per l'economia e finanze); 18. Antonello Giacomelli (sottosegretario per lo sviluppo economico), 19. Gian Luca Galletti (Ministro dell'ambiente); 20. Silvia Velo (sottosegretaria per le politiche agricole); 21. Franca Biondelli (sottosegretaria per il lavoro); 22. Teresa Pag. 122Bellanova (sottosegretaria per il lavoro), presente in Aula e, quindi, mi complimento, perché mentre prima c'erano tutti ora è rimasta soltanto lei !

  PRESIDENTE. Collega, il Governo è comunque presente in Aula ed è rappresentato dalla sottosegretaria. Andiamo avanti.

  MATTEO DALL'OSSO. Infatti, Presidente, la stavo ringraziando. Riprendo con l'elenco: 23. Luigi Bobba (sottosegretario per il lavoro); 24. Gabriele Toccafondi (sottosegretario per l'istruzione); 25. Dario Franceschini (Ministro per i beni culturali); 26. Lorenzin (Ministro della salute).
  Ora, se io avessi fatto un errore molto, ma molto più piccolo, quando non dico andavo all'università, non dico andavo alle superiori, non dico andavo alle medie o alle elementari, ma prima ancora, quando ancora ero in culla, i miei genitori mi avrebbero accarezzato dolcemente, mi avrebbero detto: «guarda, non ti preoccupare, stai a casa, che è meglio».
  Comunque, e concludo, è vero che la Corte costituzionale ha detto che la legge elettorale con la quale è governata è incostituzionale, perciò il mio grido è: basta, basta speculare, basta aiutare i soliti amici degli amici, i soliti ricchi. Basta, abbiate pietà, la vita è di tutti, è di tutti per tutti, tutti. Grazie.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Pili. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Signor Presidente, rappresentante del Governo che anche a quest'ora segue questa discussione generale. Colleghi, ho ascoltato con grande attenzione il dibattito di stasera e ho notato che gran parte dei colleghi hanno derubricato questo dibattito su una formalità, un atto dovuto: il recepimento di una sentenza della Corte costituzionale in materia pensionistica. Nessuno, ha invece posto rilievo sulla seconda parte del provvedimento che è quella invece sulla quale poi io mi soffermerò. Il ragionamento che è stato fatto da gran parte dei colleghi, ma lo ha fatto anche il Governo: c’è una sentenza della Corte costituzionale e quella va applicata. I colleghi dell'opposizione dicono che andava applicata in un altro modo, il Governo ha detto che va recepita in un altro.
  È evidente che si tratta di una partita ben più rilevante rispetto a quella a cui è stata invece derubricata. Poi c’è l'altra partita, quella degli ammortizzatori sociali, dove si registra in tutto il Paese e in tutte le regioni una crescita esponenziale degli ammortizzatori sociali e anche in questo caso la derubricazione è appunto con lo stanziamento di altre risorse senza affrontare né il tema della crescita di questi ammortizzatori sociali e soprattutto senza affrontare la concreta individuazione delle risorse finanziarie necessarie. Permettetemi, me lo consenta il rappresentante del Governo, di dissentire da questa lettura che ne è stata fatta, diciamo, per molti versi leggera, sbarazzina, senza invece affrontare in termini strategici quello che invece pensioni e ammortizzatori sociali rappresentano per la strategia di un Governo che è rappresentato da questo decreto che è la fotografia esemplare di un Esecutivo e di quelli che lo hanno preceduto. È la fotografia di un Governo che ha dimostrato, anche con questo provvedimento, di essere privo di qualsiasi tipo di visione strategica da una parte e di visione economica dall'altra.
  Si tratta di un Governo più specializzato nel piccolo cabotaggio delle questioni marginali del Paese e soprattutto incapace quelle serie del lavoro e dello sviluppo.
  Questo decreto è l'ennesimo atto di ordinarissima amministrazione, compiuto su due questioni che sono invece rilevanti e strategiche: quella del lavoro e quella dello sviluppo economico. Su questi due temi il Governo fa semplicemente un ragionamento ragionieristico, nemmeno corretto, anzi profondamente sbagliato, senza dare alcuna compiuta e risolutiva risposta su questo tema.
  Se potessi dire di questo decreto direi che è la fotografia del Presidente del Consiglio, di un giocatore di tweet, uno convinto di fare affermazioni moderne Pag. 123solo perché usa lo smartphone: in realtà, con lo smartphone riesce a dire le cose più vecchie, più desuete e consunte e molto spesso anche banali, come in questo caso. La realtà è, invece, drammaticamente un'altra, è quella che si registra nei posti di lavoro e soprattutto in quei posti di lavoro che hanno visto le saracinesche abbassarsi per l'incapacità di questo Governo, così degli altri che lo hanno preceduto, di dare risposte compiute sul tema della crescita economica.
  E mi riferisco, in particolar modo, a Monti e a Letta. Questo Governo è uguale e, per molti versi, per l'inconsistenza anche politica delle azioni che mette in campo, è anche peggiore di quelli che l'hanno preceduto. È un Governo che, sotto molti punti di vista, pensa in piccolo e pensa, di potersi atteggiare da grande visione politica e strategica per il Paese. Basterebbe il frontespizio di questo provvedimento per capire che siamo dinanzi ad un Governo a capacità limitata. Per quale motivo è stato firmato soltanto da due Ministri, quello dell'economia e delle finanze e quello del lavoro e delle politiche sociali ? Due questioni fondamentali, sociali ed economiche chiuse con chi paga e chi spende e, dall'altra, vi è l'assenza totale del Ministero dello sviluppo economico. Com’è pensabile fare un decreto-legge sugli ammortizzatori sociali senza tener conto del Ministero dello sviluppo economico che ha in capo a sé tutte le vertenze industriali che riguardano, poi, la parte relativa alla socialità ? Infatti, la nascita dell'ammortizzatore sociale è propria del Ministero dello sviluppo economico. La crisi di un'azienda genera la conseguente azione del Governo per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali.
  Siete stati talmente poco lungimiranti e così poco originali che avete liquidato il decreto-legge con due sole firme: del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro dell'economia e delle finanze. Manca il Ministero dello sviluppo economico, che, andando a vedere, ma lo esamineremo nel dettaglio, non ha soltanto la competenza di aprire tavoli e di reiterare i tavoli di giorno in giorno, ma ha la competenza di dare delle risposte per arginare il fenomeno degli ammortizzatori sociali che cresce in maniera esponenziale perché questo Governo, così come quelli che lo hanno proceduto, non è stato in grado di arginare il tema fondamentale della ripresa industriale, della ripresa produttiva e della capacità di mettere a correre delle risposte che sappiano arginare quei termini degli ammortizzatori sociali che sono comunque limitati e che rischiano davvero di mettere in ginocchio il Paese sul piano economico e sul piano sociale.
  Non mi soffermerò più di tanto sulle pensioni. Le avete affrontate come le ha affrontate il Presidente del Consiglio. Una questione seria e delicata con il metodo Renzi: sparate ad altezza d'uomo con la caratteristica dell'approssimazione all'ennesima potenza. E anche in questo caso l'ha dimostrato. Servivano 18 miliardi di euro, come si è detto, per coprire quel vulnus creato dalla legge Fornero che il sottoscritto non ha votato pur facendo parte di un partito politico che l'ha sostenuta, ma in maniera puntuale, precisa, decisi, proprio per quell'azione che veniva messa in campo, di non votarla e di non sostenerla in quel passaggio politico. Pensate di cavarvela con 2 miliardi di euro, un'elemosina di 500 euro ad agosto, che spacciate anche per un gentile omaggio di Renzi e compagni. È quello delle pensioni un tema ben più delicato che andrebbe affrontato diversamente dalla logica e dal piglio di un provetto giocatore della ruota della fortuna, ma con la consapevolezza che si tratta di una questione ben più delicata e che va affrontata, non con un tweet, ma con una strategia economica e sociale vera e non come è avvenuto in questa partita.
  E, poi, vi è la questione degli ammortizzatori sociali e su questo mi soffermerò in maniera puntuale. Su questo tema, ancor più delle pensioni, come dicevo prima, manca e si registra l'assenza rumorosa del Ministro dello sviluppo economico. Non è un caso che sia stato sostituito il Viceministro dello sviluppo economico senza che nessuno se ne sia accorto, Pag. 124trasferito per premio alla Presidenza del Consiglio dei ministri e non si è sentito nemmeno il bisogno di sostituirlo, a dimostrare che era totalmente inutile che restasse lì a seguire tutte quelle vertenze, perché non vi è una sola vertenza, se non quelle il cui interesse politico e geopolitico di Renzi fosse preminente, che sia stata portata a risoluzione. E porterò casi puntuali per far comprendere dove la responsabilità politica del Governo è totale su questa mancata risposta sulle vertenze industriali del Paese.
  Come si può affrontare il tema degli ammortizzatori sociali, di un miliardo e 20 milioni che vengono aggiuntivamente messi a un sistema che non è stato in grado di misurare le esigenze, le crescite esponenziali della questione relativa agli ammortizzatori sociali ? Come è possibile che in un Paese, dove c’è l'informatica, non si sappia prevedere che si debba già a giugno inoltrato prevedere un incremento di quelle somme di un miliardo e 20 milioni ? Questo perché evidentemente sfugge al controllo, non vi è la capacità di pianificare, di monitorare il sistema e c’è uno slaccio totale del rapporto tra il Ministero dello sviluppo economico e quello del lavoro e delle politiche sociali che non consente di dare delle risposte compiute in questa materia. È come affrontare l'esondazione di un fiume con le bacinelle; è come pretendere di affrontare il rischio terremoto facendo vivere la gente in macchina. Così voi state affrontando il tema degli ammortizzatori sociali nel nostro Paese.
  È, in realtà, una questione strategica, che va affrontata alla radice, che va affrontata alla radice dello sviluppo economico e della crescita esponenziale di quelle opportunità e di quegli strumenti che sono le precondizioni dello sviluppo che in gran parte di quelle regioni, che sono oggetto di una crescita esponenziale degli ammortizzatori sociali, non solo non vengono affrontati ma vedono il Governo nemico giurato di quelle soluzioni, magari schierato, questo Governo così come altri, a favore di quei poteri forti – ENI, ENEL, Tirrenia, Alitalia – creando su due elementi fondamentali, per esempio i trasporti e l'energia, gli elementi che portano a quelle diseconomie, che portano alla chiusura dell'industria, delle fabbriche e delle attività produttive. Sono gli argini a monte che mancano, non le bacinelle a valle.
  E che siamo dinanzi ad un Governo approssimato e vago lo dimostra lo stanziamento di un miliardo e 20 milioni della seconda parte di questo provvedimento. Non esiste da nessuna parte di questo atto una minima valutazione ex ante. Cosa significa valutazione ex ante ? Significa che quando si fa un provvedimento di legge bisogna avere la capacità di pianificare lo stanziamento e di prevederne anche la visione dei risultati futuri. Si stanzia un miliardo e 20 milioni e non si dice quale parte del Paese, quali società, quali aziende, quali industrie, quali lavoratori saranno beneficiati da questo tipo di attività. Non vi è nessuna valutazione ex ante che consenta, sul piano economico e sul piano sociale, di fare capire quale possa essere preventivamente la ricaduta sul territorio.
  E capitano situazioni come quelle della Sardegna, dove vi sono 15 mila cassaintegrati che hanno ricevuto appena due mensilità dell'anno 2014. Sulla cassa integrazione in deroga si è avuto da poco anche un accordo con il Ministero per 55 milioni di euro, che non basterà per tutto il 2014 e che, comunque, non risulta essere stato ancora pagato, perché non sono state trasferite ancora le risorse all'ente erogatore.
  Quindi, siamo di fronte a uno Stato che lesina le risorse sul tema più delicato del sociale, che non riesce a pianificare e che toglie le risorse a quella parte più debole del Paese. Tutto questo è frutto dell'approssimazione da parte del Governo su un tema principale del Paese, appunto il lavoro e lo sviluppo.
  Potrei citare, Presidente, decine di casi in cui la cassa integrazione è il risultato dell'ignavia e dell'incapacità del Governo. È evidente su molti versanti e mi limiterò a quelli della Sardegna, che conosco direttamente perché vivo in quella terra. E Pag. 125in questa incapacità del Governo si annida l'altro rischio, della riforma degli ammortizzatori sociali che si sta proponendo e che porterà all'esaurimento e al taglio, come se la risoluzione dei problemi fosse quella di limitare le risorse sugli ammortizzatori sociali. No ! Il tema non è limitare gli ammortizzatori sociali; è evitare che i lavoratori siano costretti a ricorrere agli ammortizzatori sociali e non, invece, il contrario.
  E da questo punto di vista sono assolutamente convinto, per esempio, che i problemi della Sardegna, che sono il 18,6 per cento di disoccupazione, il 52 per cento di disoccupazione giovanile, 17.152 cassa integrati ordinari, di cui oltre 8 mila a zero ore, 28.500 persone in deroga e altri 14.500 in mobilità in deroga, non si risolvono tagliando le risorse o lesinandole. Questi problemi si possono e si devono affrontare soltanto creando quelle precondizioni per lo sviluppo in modo che le imprese possano ripartire.
  Perché la dignità di questi lavoratori non venga calpestata da un Governo che stanzia con il contagocce a seconda delle disponibilità, che poi ci sono. Potrei elencare oggi alcune spese – se avrò il tempo lo farò – quanto si è speso, per esempio, per le spese militari nel Paese in questo ultimo anno, per capire quanti carri armati sono stati comprati, che valgono quanto l'intera cassa integrazione guadagni in Sardegna; centinaia di milioni di euro quelli stanziati in ammortizzatori sociali per la Sardegna, miliardi per l'Italia, zero in termini di sviluppo. Basti pensare a quel viaggio, l'ultimo fatto da Renzi in Sardegna, a Olbia, ridicolo sotto ogni punto di vista, farsesco, direi, nel suo modo di comportarsi. Ha detto ai lavoratori dell'Alcoa: ci vediamo a settembre. Ma a settembre scade la cassa integrazione, si esce dal terzo anno, e un Governo, un Presidente del Consiglio, che non ha l'onestà intellettuale di dire: sediamoci e risolviamo il problema che riguarda l'energia e che riguarda i trasporti, è un Presidente del Consiglio totalmente incapace di affrontare le questioni fondamentali dello sviluppo di una terra. Anzi, diciamoci le cose come stanno, per essere più chiari, perché siamo nel Parlamento, quindi possiamo e dobbiamo dire le cose come stanno: questo Governo ha la continuità politica con quelli di Monti e Letta, e De Vincenti che era Viceministro dello sviluppo economico – lo era con Letta e lo era con Monti, e lo è diventato oggi ancora di più – è la continuità politica del Governo Renzi con quelli precedenti; è uomo che ha difeso e continua a difendere gli interessi dell'ENI e dell'ENEL. Questo Governo continua con Improta; cito Improta, ex assessore comunale a Roma, uomo renziano, che si dice che si sia dimesso magari per entrare al Governo; è quello che ha favorito in tutti i modi l'Alitalia a scapito dei trasporti e della continuità territoriale per la Sardegna. I temi che riguardano lo sviluppo economico non si affrontano perché ci sono altri interessi e la generazione dei cassintegrati nasce dal fatto che questo Governo è funzionale, davvero totalmente funzionale, a questo tipo di azioni. E voglio citare un caso, che è appunto quello dell'Alcoa. L'Alcoa e il sistema Alcoa ha generato in partenza 5367 lavoratori. Ad oggi siamo a 1882, cioè il sistema industriale del Sulcis, che è quello che Renzi dice di voler affrontare, è passato da 5367 a 1882. La mancata attività comporta un minore fatturato di 560 milioni di euro all'anno, e un mancato trasferimento di risorse sul territorio di 170 milioni di euro, che non arrivano in quel territorio. Bene, sapete quanto sarebbe bastato per riportare le tariffe elettriche alla media europea e consentire agli smelter di piombo e zinco, dell'alluminio, di continuare a produrre e di lasciare aperte le fabbriche ? 50 milioni. Sarebbe bastato mettere alla pari, non regalie di Stato alle multinazionali, ma mettere alla pari le condizioni energetiche rispetto agli smelter spagnoli, per esempio, o francesi, metterci nelle condizioni di produrre, per esempio, alluminio primario, senza mettere in cassa integrazione e rischiando di far uscire fuori dal sistema Pag. 126anche degli ammortizzatori sociali tutte quelle migliaia di lavoratori che rischiano di perdere il lavoro per colpa dell'ignavia, della complicità con i poteri forti di questo Governo. Bene, noi abbiamo di fronte la sostenibilità economica delle aziende e senza il tema dei trasporti e dell'energia crescerà in maniera esponenziale quello degli ammortizzatori sociali. Di fronte a un Governo che si sta dimostrando, da questo punto di vista, molto più strabico dei precedenti, incapace di affrontare alla radice questi temi, io penso che questo decreto sia davvero un decreto che non affronta nessuna delle due questioni, né quella delle pensioni né quella degli ammortizzatori sociali. È un Governo ancora una volta latitante, che tappa buchi, ma non riesce a pianificare il futuro del Paese e tanto meno riesce a dare risposte compiute a quella fascia debole, e guardo ai lavoratori della Sardegna, ad Ottana, dove anche su quella partita il Governo ha tolto l'essenzialità della centrale elettrica, mandando in crisi quello stabilimento, penso alla Keller di Villacidro, penso a tutte quelle aziende che sono state chiuse per responsabilità diretta di questo Governo.
  Di fronte a questo, non può esserci un voto favorevole a questo provvedimento perché è un provvedimento totalmente incapace di affrontare e di risolvere le questioni del Paese.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 3134-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore di minoranza, deputato Claudio Cominardi, rinunzia alla replica, che il relatore di minoranza, deputato Roberto Simonetti, non è presente in Aula e che la relatrice per la maggioranza, Anna Giacobbe rinunzia alla replica; prendo, altresì, atto che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.
  Il seguito del dibattito è, dunque, rinviato ad altra seduta.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di luglio 2015 e programma per il periodo agosto-settembre 2015.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione odierna della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di luglio 2015:
  Martedì 30 giugno (antimeridiana)
   Discussione sulle linee generali della mozione Colletti ed altri n. 1-00921 concernente iniziative volte a sospendere le procedure di espropriazione relative ad immobili adibiti ad abitazione principale.

  Martedì 30 giugno (ore 12 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 1o e giovedì 2 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 3 luglio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3134 – Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR (da inviare al Senato – scadenza: 20 luglio 2015).
   Seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 9-39-A – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni.Pag. 127
   Seguito dell'esame della mozione Colletti ed altri n. 1-00921 concernente iniziative volte a sospendere le procedure di espropriazione relative ad immobili adibiti ad abitazione principale.

  Martedì 30 giugno, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3123 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2014 (approvato dal Senato) e delle Relazioni consuntive sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all’anno 2013 (Doc. LXXXVII, n. 2) e all’anno 2014 (Doc. LXXXVII, n. 3).
  Il seguito dell'esame avrà luogo nei giorni successivi, dopo il disegno di legge n. 3134 – Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR (da inviare al Senato – scadenza: 20 luglio 2015).

  Lunedì 6 luglio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2819, 2985 ed abbinate – Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie (Approvata dal Senato).
   Discussione sulle linee generali della mozione Bergamini ed altri n. 1-00922 concernente iniziative di competenza in relazione alla vicenda della cooperativa «il Forteto».

  Martedì 7, mercoledì 8 e giovedì 9 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 10 luglio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2819, 2985 ed abbinate – Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie (Approvata dal Senato).
   Seguito dell'esame della mozione Bergamini ed altri n. 1-00922 concernente iniziative di competenza in relazione alla vicenda della cooperativa «il Forteto».

  Martedì 7 luglio, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2994-B – Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti (ove modificato dal Senato). Il seguito dell'esame avrà luogo nei giorni successivi, con priorità rispetto agli altri argomenti.

  Nel corso della settimana avrà luogo la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 3098 – Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dal Senato).

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 13 luglio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3098 – Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dal Senato).
   Discussione sulle linee generali della mozione Locatelli ed altri n. 1-00553 concernente iniziative in ambito internazionale in relazione al fenomeno dei matrimoni precoci e forzati di minori.

  Martedì 14, mercoledì 15 e giovedì 16 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 17 luglio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3098 – Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni Pag. 128pubbliche (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dal Senato).
   Seguito dell'esame della mozione Locatelli ed altri n. 1-00553 concernente iniziative in ambito internazionale in relazione al fenomeno dei matrimoni precoci e forzati di minori.

  Nella seduta di mercoledì 15 luglio avrà luogo la votazione sulle dimissioni dell'onorevole Letta.

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 20 luglio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 (Doc. VIII, n. 5) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Doc. VIII, n. 6).
   Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
    disegno di legge n. 2798 ed abbinate – Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi e per un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo, oltre che all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena;
    proposta di legge n. 1990 – Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria.

   Discussione sulle linee generali della mozione Pellegrino ed altri n. 1-00815 concernente iniziative per contrastare i cambiamenti climatici, anche in vista della Conferenza di Parigi di dicembre 2015.

  Martedì 21, mercoledì 22 e giovedì 23 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 24 luglio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame dei progetti di legge:
    disegno di legge n. 2798 ed abbinate – Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi e per un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo, oltre che all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena;
    proposta di legge n. 1990 – Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria.

  Seguito dell'esame della mozione Pellegrino ed altri n. 1-00815 concernente iniziative per contrastare i cambiamenti climatici, anche in vista della Conferenza di Parigi di dicembre 2015.

  Nella seduta di giovedì 23 luglio avrà luogo il seguito dell'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 (Doc. VIII, n. 5) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Doc. VIII, n. 6).

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 27 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
   Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
    disegno di legge S. 1977 – Conversione in legge del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 18 agosto 2015);Pag. 129
    proposta di legge n. 9 e abbinate – Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza;
    proposta di legge n. 1129 – Modifiche agli articoli 438 e 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo.

  Martedì 28, mercoledì 29 e giovedì 30 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 31 luglio) (con votazioni)
   Seguito dell'esame dei progetti di legge:
    disegno di legge S. 1977 – Conversione in legge del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 18 agosto 2015);
    proposta di legge n. 9 e abbinate – Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza;
    proposta di legge n. 1129 – Modifiche agli articoli 438 e 442 del codice di procedura penale. Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo.

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9).
  Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni. Il 30 giugno non avrà luogo.
  Nell'ambito del calendario sarà inserito l'esame dei disegni di legge di ratifica: n. 3055 – Accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 6 ottobre 2010 (Approvato dal Senato); n. 3027 – Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Moldova, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014 e n. 1924 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio rilasciati nella Repubblica italiana e nella Federazione russa, fatto a Roma il 3 dicembre 2009.
  Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Per quanto riguarda la discussione dei progetti di legge n. 3123, n. 2819, 2985 e abb., n. 2994-B, n. 3098, n. 2004, n. 3055, n. 3027, n. 1924, n. 2798 ed abb., n. 1990, n. 9 ed abb. e n. 1129, nonché dei Doc. LXXXVII, nn. 2 e 3 l'eventuale organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle Commissioni di merito.
  La convocazione delle Commissioni permanenti, già prevista per mercoledì 1o luglio 2015, è rinviata a mercoledì 8 luglio al fine di procedere al loro rinnovo biennale, con due turni di convocazione (rispettivamente alle 13 per le Commissioni dalla I alla VII ed alle 14 per le Commissioni dall'VIII alla XIV).

  Il Parlamento in seduta comune sarà convocato nel mese di luglio, in date da definire.

  È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, Pag. 130del regolamento, il seguente programma dei lavori per i mesi di agosto e settembre 2015:

  Agosto

  Seguito dell'esame degli argomenti previsti nel mese di luglio e non conclusi.

  Esame di eventuali disegni di legge di conversione di decreti-legge.

  Settembre

  Esame dei disegni di legge:
   n. 2953 – Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile;
   n. 2722 – Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto (approvato dal Senato);

  Esame del disegno di legge Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014 e del disegno di legge Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2015 (ove presentati dal Governo e conclusi dalle Commissioni).

  Esame dei disegni di legge:
   n. 3194 – Delega al Governo per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);
   n. 3012 ed abbinate – Legge annuale per il mercato e la concorrenza.

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 275 A/R ed abbinate – Disposizioni in materia di conflitti di interessi.

  Esame della proposta di legge n. 1039 ed abbinate – Norme per accelerare i procedimenti in materia di contrasto ai patrimoni illeciti e per favorire il riutilizzo sociale dei beni e delle aziende confiscati alle mafie e tutelare il lavoro.

  Esame della mozione Occhiuto ed altri recante iniziative per la conclusione dei lavori dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e il potenziamento dei sistema dei trasporti della regione Calabria (in corso di presentazione).

  Esame delle proposte di legge:
    n. 2957 ed abbinate – Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare (Approvato dal Senato);
    n. 1751 – Disposizioni per la protezione degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità nell'interesse pubblico;
    n. 2188 ed abbinate – Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali. Modifiche alla disciplina in materia di astensione e ricusazione dei giudici (Approvato dal Senato).

  Esame della mozione Ciprini ed altri n. 1-00878 concernente iniziative volte a sospendere o revocare il blocco della contrattazione nel pubblico impiego.

  Esame delle proposte di legge:
   n. 1742 – Modifica all'articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, in materia di separazione tra le banche commerciali e le banche d'affari (ove concluso dalla Commissione);Pag. 131
   n. 2578, 698 ed abbinate – Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone affette da disabilità grave prive del sostegno familiare.

  Esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 38 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione nonché sui costi del fenomeno immigratorio.

  Nell'ambito del programma potranno essere inseriti progetti di legge che verranno successivamente presentati alla Camera, nonché ulteriori progetti di legge trasmessi dal Senato.

Sull'ordine dei lavori (ore 22,15).

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, intervengo come parlamentare nato a Catania, profondamente toccato da questa vicenda che ha visto negativamente protagonista la società calcio Catania. Intervengo anche a nome di tantissimi, migliaia di tifosi, appassionati tifosi, che hanno seguito da anni la squadra. Intervengo a nome dei cittadini che non vivono più a Catania e che ogni domenica si informano sul risultato della squadra, seguono attraverso le TV la partita. Intervengo a nome di quei bambini che giocano nelle scuole calcio di Catania e della provincia, che sognano un giorno di poter essere protagonisti nella squadra rossazzurra.
  Non intervengo per retorica, Presidente, ma perché colgo che nella comunità questo fatto sta profondamente colpendo, perché i cittadini, coloro i quali, e tanti, si lasciano appassionare dal calcio, si chiedono se veramente si tratti di uno sport che è corretto, che ha regole, che vive sull'agonismo, sulla capacità di una squadra, oppure se tutto, invece, è invischiato in un sistema di corruzione, in cui vi sono corrotti e corruttori.
  Visto che vi è questa ampia partecipazione, mi sono permesso di intervenire per dire che noi ci aspettiamo che l'inchiesta vada avanti in maniera decisa e vengano colpiti i colpevoli, i protagonisti negativi di questa vicenda, ma il mio intervento è anche politico. Credo che il Governo debba venire in Commissione con il sottosegretario, perché non si tratta di un caso isolato. Infatti, abbiamo visto più volte le federazioni navigare a vista e fare interventi inopportuni, così come il sistema sembra marcio anche a grandi livelli, con la vicenda della FIFA.
  Vi è la necessità di rivedere un sistema di governance, non solo perché le squadre, in gran parte, sono quotate in Borsa, quelle della serie A, ma perché vi è una comunità che si appassiona allo sport...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE....e ha bisogno di avere regole certe, di avere lealtà, e non scorrettezza.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 25 giugno 2015, alle 10,30:

  1. – Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00591, Brunetta e Giammanco n. 1-00901, Grande ed altri n. 1-00913, Ricciatti ed altri n. 1-00914, Bechis ed altri n. 1-00916, Gianluca Pini ed altri n. 1-00919 e Cicchitto, Amendola, Mazziotti Di Celso, Marazziti, Locatelli ed altri n. 1-00920 concernenti iniziative volte alla revoca delle sanzioni dell'Unione europea contro la Federazione russa e al raggiungimento di una soluzione politico-diplomatica della crisi ucraina.

Pag. 132

  (ore 12)

  2. – Informativa urgente del Governo sulle vicende note come «mafia capitale».

  (ore 15)

  3. – Informativa urgente del Governo sulla situazione dell'aeroporto di Fiumicino dopo il grave incendio che ne ha colpito alcune strutture e sulle iniziative per ripristinare la piena funzionalità dello scalo.

  La seduta termina alle 22,20.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ROBERTO SIMONETTI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3134-A

  ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Onorevoli Colleghi ! Il testo approvato dalla maggioranza nella Commissione XI, non può ritenersi in alcun modo esauriente, essendo limitato ad interventi correttivi di precedenti errori e non a sanare la situazione creatasi all'indomani della sentenza della Corte Costituzionale n. 70 del 201. Tale sentenza, si ricorda, ha dichiarato l’ illegittimità costituzionale della norma di cui all'articolo 24, comma 25 della Riforma pensionistica Fornero, che prevedeva il blocco delle indicizzazioni per il biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a tre volte il minimo, ovvero a 1.443 euro lordi mensili. La predetta sentenza della Corte n. 70/2015, ha motivato la bocciatura del succitato comma 25 del decreto Salva-Italia affermando che «l'interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto di somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate nel dettaglio».
  Con l'articolo 1 del testo all'esame, invece, il Governo intende aggirare la pronuncia costituzionale e persistere nel sacrificare diritti costituzionalmente garantiti per ragioni di bilancio. Nella relazioni di accompagnamento al DDL ed al documento presentato dal Governo ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, nonché nello stesso intervento del ministro Padoan lo scorso 20 maggio presso le Commissioni riunite V e XI, è stato ribadito il concetto che un'attuazione automatica della sentenza, con conseguente applicazione del meccanismo di indicizzazione ex legge n. 388/2000, avrebbe comportato un incremento della spesa pensionistica nel 2015 e negli anni seguenti non sostenibile, impedendo all'Italia di rispettare le regole di bilancio europee. Il Governo, infatti, prevede – considerati gli oneri connessi alla pronuncia della Corte Costituzionale, pari nel 2015 a circa 17,6 miliardi di euro netti – che l'indebitamento netto tendenziale delle amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL salirebbe nell'anno in corso dal 2,5%, previsto nel Documento di economia e finanza 2015, al 3,6%; il peggioramento sarebbe riconducibile a fattori transitori, legati al pagamento degli arretrati, per circa 0,8 punti percentuali, mentre sarebbe considerato permanente la restante parte. Nel 2016, l'indebitamento netto tendenziale passerebbe, in rapporto al PIL, dall'1,4% all'1,7%. Sulla base di questi dati, quindi, la maggioranza governativa e parlamentare ha scelto di procedere a mini rimborsi forfettari. Nel lontano 2011, con il decreto-Salva Italia – e dunque con la famigerata riforma Fornero – l'allora Governo Monti – tecnico di sinistra – scelse di fare cassa per risanare i conti pubblici colpendo i pensionati in quanto categorie certe. L'attuale Governo Renzi – sorretto da quella stessa sinistra che votò la riforma Fornero – per ripararsi da eventuali procedure di infrazione da parte europea, persegue nel sacrificare la categoria dei pensionati, ignorando quanto più volte enunciato dalla Corte Costituzionale – e riaffermato da ultimo proprio con la sentenza n. 70/2015 – che Pag. 133l'interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto di somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Ma soprattutto sottovalutando che in tal modo non si ripara dall'eventualità di azioni giudiziarie a carattere risarcitorio i cui oneri sul bilancio pubblico non sono quantificabili. Basti ricordare come già a Napoli, lo scorso 29 maggio, il tribunale partenopeo abbia dato ragione al pensionato ricorrente, o rammentare che il Codacons ha avviato una class action alla quale sembra abbiano già aderito oltre 5 mila pensionati, con l'invio di una diffida all'Inps ed al Ministero del lavoro.
  Pertanto non possiamo che valutare negativamente l'intero impianto dell'articolo 1 del disegno di legge all'esame, ritenendo necessario intervenire sulla causa – e cioè l'abrogazione della riforma delle pensioni Fornero – invece che solo sui disastrosi effetti e peraltro a step con provvedimenti tampone in base all'emergenza nata (vedi esodati, legge 104, pensioni d'oro, etc.).
  Che l'azione di Governo è caratterizzata da una serie di errori cui lo stesso deve poi intervenire per porvi rimedio trova conferma anche nella disposizione recata dall'articolo 5 del provvedimento, relativa all'unificazione dei termini di pagamento di tutte le prestazioni erogate dall'INPS. È stata proprio questa maggioranza governativa a prevedere con la legge di stabilità per il 2015 il pagamento delle prestazioni in tre differenti date: 1o del mese per tutte le prestazioni previdenziali erogate dall'Inps ante 2012, 10 del mese per quelle ex Enpals e 16 del mese per quelle ex Inpdap. Ora il Governo ci ripensa, si ricrede e, prendendo atto che tale norma non solo non ha prodotto alcuna semplificazione amministrativa ma ha anche penalizzato molti soggetti il cui importo cumulato delle prestazioni è basso e vedono differito al 10 del mese il pagamento della prestazione di importo più elevato, corre ai ripari con l'articolo 5 all'esame.
  Per le ragioni sopraesposte, rimaniamo critici ed insoddisfatti sull'impostazione del decreto-legge all'esame. Tuttavia, comprendendo l'importanza degli altri interventi da esso recati, come il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga o l'incremento delle risorse del settore della pesca, auspichiamo un miglioramento del provvedimento con la piena attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale n.70 del 2015, e, per questo motivo, non abbiamo ritenuto necessario presentare un testo alternativo.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 23 giugno 2015:
   a pagina 37, seconda colonna, prima riga, le parole «che non è riuscita a votare» si intendono sostituite dalle seguenti: «di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi dal voto».

Pag. 134

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO.

Mozione n. 1-00921 – Iniziative volte a sospendere le procedure di espropriazione relative ad immobili adibiti ad abitazione principale

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà
 – Berlusconi Presidente
28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 135

Mozione n. 1-00922 – Iniziative di competenza in relazione alla vicenda della cooperativa “il Forteto”

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà
 – Berlusconi Presidente
28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-00553 – Iniziative in ambito internazionale in relazione al fenomeno dei matrimoni precoci e forzati di minori

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti Pag. 136
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà
 – Berlusconi Presidente
28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Doc. VIII, n. 5 e 6 – Conto consuntivo e bilancio della Camera dei deputati

Tempo complessivo: 15 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione congiunta: 8 ore.
• seguito dell'esame congiunto: 7 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Deputati questori 1 ora e 30 minuti 40 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti Pag. 137
Interventi a titolo personale 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 13 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 10 minuti 5 ore e 12 minuti
 Partito Democratico 36 minuti 1 ora e 33 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti 39 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
31 minuti 33 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 31 minuti 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 22 minuti
 Scelta civica per l'Italia 30 minuti 22 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
30 minuti 20 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 30 minuti 19 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazio nale 30 minuti 18 minuti
 Misto: 30 minuti 22 minuti
  Alternativa Libera 12 minuti 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 6 minuti 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 4 minuti

Mozione n. 1-00815 – Iniziative per contrastare i cambiamenti climatici, anche in vista della Conferenza di Parigi di dicembre 2015

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) Pag. 138
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà
 – Berlusconi Presidente
28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 925-C – em. 5.52 405 365 40 183 48 317 96 Resp.
2 Nom. subem. 0.5.100.1 409 383 26 192 67 316 96 Resp.
3 Nom. subem. 0.5.100.2 413 392 21 197 64 328 96 Resp.
4 Nom. subem. 0.5.100.3 416 394 22 198 61 333 96 Resp.
5 Nom. em. 5.100 416 371 45 186 258 113 96 Appr.
6 Nom. em. 6.51 416 323 93 162 26 297 95 Resp.
7 Nom. em. 6.100 416 327 89 164 292 35 95 Appr.
8 Nom. em. 6.101 424 415 9 208 385 30 95 Appr.
9 Nom. articolo 6 421 337 84 169 304 33 95 Appr.
10 Nom. em. Tit. 100 422 407 15 204 403 4 95 Appr.
11 Nom. Pdl 925-C – voto finale 414 298 116 150 295 3 92 Appr.
12 Nom. Ris. Rosato e a. 6-144 412 408 4 205 281 127 79 Appr.
13 Nom. Ris. Fedriga e a. 6-145 408 404 4 203 47 357 79 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 19)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Ris. Brunetta 6-146 409 346 63 174 45 301 79 Resp.
15 Nom. Ris. Petraroli e a. 6-147 – I p. 412 410 2 206 85 325 79 Resp.
16 Nom. Ris. Petraroli e a. 6-147 – II p. 411 388 23 195 60 328 79 Resp.
17 Nom. Ris. Rampelli e a. 6-148 408 345 63 173 46 299 79 Resp.
18 Nom. Ris. Artini e a. 6-149 rif. 406 390 16 196 279 111 79 Appr.
19 Nom. Ris. Scotto e a. 6-150 409 400 9 201 22 378 78 Resp.