Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 434 di mercoledì 3 giugno 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 11,35.

  CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 22 maggio 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Businarolo, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Censore, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, D'Ambrosio, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Ferranti, Ferrara, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Martella, Merlo, Meta, Migliore, Morassut, Nicoletti, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Schullian, Sisto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Velo, Villecco Calipari, Vitelli, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 1o giugno 2015, il deputato Federico D'Incà ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha proceduto alla sua elezione a presidente del gruppo.
  Il presidente del gruppo ha altresì comunicato che alla deputata Francesca Businarolo rimane affidato l'incarico di vicepresidente vicario e di portavoce del gruppo medesimo.

Designazione dei componenti della Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile.

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha designato l'onorevole Elena Centemero quale componente Pag. 2della Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile, istituita ai sensi dell'articolo 7 della legge 2 gennaio 1958, n. 13, presso il Ministero dell'interno.
  Il Presidente del Senato della Repubblica ha designato quale componente della stessa Commissione la senatrice Doris Lo Moro.

Discussione della proposta di legge: Verini ed altri: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive (A.C. 1460-A) e degli abbinati progetti di legge: Marazziti; Migliore ed altri; Migliore ed altri; Scotto ed altri; D'iniziativa del Governo (A.C. 1332-1334-2440-2747-2813) (ore 11,37).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge di ratifica Verini ed altri n. 1460-A: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive; e degli abbinati progetti di legge Marazziti; Migliore ed altri; Migliore ed altri; Scotto ed altri; D'iniziativa del Governo nn. 1332, 1334, 2440, 2747 e 2813.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che le Commissioni II (Giustizia) e III (Affari esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione affari esteri, onorevole Marazziti.

  MARIO MARAZZITI, Relatore per la III Commissione. Grazie, Presidente, colleghi deputati, per quanto attiene agli aspetti di competenza della III Commissione, la Convenzione mira a semplificare e rendere più efficaci le formalità e le procedure inerenti alle richieste di assistenza giudiziaria, introducendo forme e tecniche specifiche di collaborazione rafforzata con le autorità giudiziarie degli altri Paesi europei.
  Essa contempla, ad esempio, la possibilità di svolgere audizioni mediante videoconferenza e teleconferenza, di creare squadre investigative comuni, di effettuare intercettazioni di telecomunicazioni, operazioni di infiltrazione e consegne sorvegliate ed altro. Risponde, sostanzialmente, a una sempre più accentuata esigenza di collaborazione internazionale sul piano delle indagini e su quello processuale, al fine di garantire un'efficace azione di contrasto alla criminalità.
  Occorre tenere presente che le considerevoli disparità di regime, in materia di diritto sia sostanziale che processuale, esistenti tra i 28 Paesi membri dell'Unione europea hanno reso particolarmente difficile codificare in un unico strumento giuridicamente vincolante i possibili metodi di cooperazione giudiziaria.
  L'interesse comune dei Paesi membri ha portato, tuttavia, alla creazione di uno strumento di grande utilità nella lotta contro la criminalità organizzata. La finalità concreta della Convenzione risponde all'esigenza di perfezionare, cioè integrare e non sostituire, strumenti convenzionali preesistenti e appartenenti ad altri ambiti giuridici – Consiglio d'Europa, Schengen e Pag. 3altri – allo scopo di migliorare la collaborazione giudiziaria in materia penale attraverso un'assistenza giudiziaria rapida, efficace, compatibile con i principi fondamentali del diritto interno degli Stati membri e con i principi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950.
  La Convenzione risulta attualmente ratificata da 24 dei 28 Stati membri dell'Unione europea; oltre all'Italia, manca ancora la ratifica da parte di Grecia, Croazia e Irlanda.
  Venendo sinteticamente ai contenuti dell'articolato, esso è composto di un preambolo e di trenta articoli, suddivisi in cinque Titoli. La prima parte, relativa al Titolo I, reca principalmente indicazioni per uniformare le procedure e le formalità con cui devono svolgersi le rogatorie. Il Titolo II regolamenta le richieste relative a forme specifiche di assistenza giudiziaria (la restituzione al legittimo proprietario appartenente allo Stato richiedente dei beni proventi di reato; la possibilità di trasferire temporaneamente un detenuto da uno Stato membro all'altro, ogniqualvolta la sua presenza sia necessaria per lo svolgimento dell'indagine; l'audizione di testimoni mediante videoconferenza o conferenza telefonica; le squadre investigative comuni; indagini sulla criminalità attraverso agenti infiltrati o sotto falsa identità; responsabilità penale e civile in relazione ai reati subiti o commessi, o ai danni causati da funzionari che agiscono nel caso di consegne sorvegliate, di squadre investigative comuni o di operazioni di infiltrazioni).
  Il Titolo III (articoli dal 17 al 22) è interamente dedicato al tema dell'intercettazione delle telecomunicazioni (autorità competenti; contenuto della richiesta d'intercettazione; ricorso a fornitori di servizi appositamente designati; costi). Il Titolo IV, cioè l'articolo 23, tratta il tema della protezione dei dati personali e il Titolo V (articoli dal 24 al 30) detta le disposizioni finali (autorità competenti; entrata in vigore della Convenzione; specificazione che le disposizioni contenute nella Convenzione non hanno effetto retroattivo e si applicano all'assistenza giudiziaria tra Stati membri avviata successivamente alla data di entrata in vigore della stessa).
  Ricordo che la Convenzione è stata approvata prima della adozione del Trattato di Lisbona e rientrava, pertanto, nell'ambito del cosiddetto Terzo pilastro dell'architettura dell'Unione europea. A seguito dell'entrata in vigore del Trattato, il 1o dicembre del 2009, tutta la materia della cooperazione giudiziaria penale rientra invece pleno jure nella competenza dell'Unione europea, rispetto alla quale le decisioni non vengono più assunte attraverso gli strumenti della cooperazione internazionale. Conseguentemente, in base alla normativa transitoria prevista dal Trattato di Lisbona, gli effetti giuridici degli atti delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell'Unione, adottati in base al Trattato sull'Unione europea prima dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, sono mantenuti finché non saranno stati abrogati, annullati o modificati in applicazione dei Trattati. Ciò vale anche per le Convenzioni internazionali concluse tra Stati membri in base al Trattato sull'Unione europea, come quella al nostro esame.
  Prima, quindi, di lasciare la parola alla presidente Ferranti, concludo con l'auspicio di una rapida approvazione del provvedimento, frutto di un accurato lavoro istruttorio da parte delle Commissioni II e III, delle diverse proposte di iniziativa parlamentare e del disegno di legge governativo, sottolineando come la mancata ratifica di questa importante Convenzione da parte del nostro Paese a 15 anni – ripeto, a 15 anni – dalla sua sottoscrizione, è stata a più riprese stigmatizzata dalle istituzioni europee, poiché impedisce lo svolgimento una serie di doverose rogatorie internazionali presentate dalla magistratura italiana, come, a titolo esemplificativo, ma molto significativo, quella relativa all'inchiesta sull'abbattimento del DC9-Itavia del 27 giugno 1980.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione giustizia, presidente Ferranti.

Pag. 4

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice la II Commissione. Grazie, Presidente. Mi riaggancio, ovviamente, alle parole del collega relatore della Commissione affari esteri, anche attraverso una relazione scritta, di cui chiedo fin da ora l'autorizzazione alla consegna, in quanto il provvedimento è complesso e, quindi, vorrei soffermarmi ancora su alcuni principi informatori.
  Mi riaggancio alla relazione del collega Marazziti proprio per rappresentare, comunque, come questo provvedimento sia un provvedimento molto significativo, che finalmente, se approvato dalle due Camere – auspichiamo in maniera per così dire celere –, darà attuazione alla Convenzione di Bruxelles del 29 maggio 2000 in materia di assistenza giudiziaria.
  E non solo. Qui si è scelta, come si diceva prima, la linea della delega, che pone principi e criteri direttivi per l'attuazione della Convenzione, e che poi – anche in relazione al provvedimento che è stato deciso in Consiglio dei ministri il 13 gennaio 2015, il disegno di legge n. 2813 – attraverso l'arricchimento in sede di attuazione della Convenzione, andrà a riformare anche il libro XI del codice di procedura penale e alcune delle disposizioni in materia di estradizione per l'estero. Quindi si coglie quest'occasione normativa di attuazione della Convenzione per cercare di darle attuazione, ma poiché interveniamo a quindici anni di distanza è necessario in qualche modo cercare di implementare e di dare maggiore spazio a quei principi che rendono la materia dell'assistenza giudiziaria, oggetto della Convenzione, sempre più attuale proprio perché consente, rispetto ad una criminalità organizzata a livello transnazionale, di realizzare proprio un sistema di cooperazione efficace e semplificato.
  La proposta, infatti, nasce come proposta di legge n. 1460 Verini e Amendola, ad altre abbinata e trattata dalla Commissione congiunta II e III. Viene approvato un testo base e poi, dopo l'approvazione del testo base e anche la fissazione del primo termine per gli emendamenti, vi è stato l'abbinamento di quel disegno di legge governativo n. 2813 del 13 gennaio 2015, con una successiva riapertura dei tempi per la presentazione di proposte emendative, proprio perché il Governo ha ritenuto di presentare un articolo aggiuntivo che tiene conto di quel disegno di legge, ma che ovviamente, dato l'iter che si era sviluppato, va a inserirsi in quell'ambito e quindi ad aggiungersi e a completare il quadro della proposta di legge iniziale.
  Gli aspetti che attengono specificatamente alla competenza della II Commissione sono appunto gli articoli che vanno da 3 a 6. Nell'articolo 3 il Governo è delegato ad emanare, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per dare attuazione alla Convenzione, individuando alcuni principi e criteri direttivi.
  In particolare il Governo dovrà prevedere norme volte al miglioramento della cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Stati membri dell'Unione Europea ed assicurare che l'assistenza giudiziaria dell'Italia sia attuata in maniera rapida ed efficace nel rispetto della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo.
  Questo è il fulcro dei principi che vengono poi specificati in maniera dettagliata nella delega e che riguardano vari aspetti: garantire l'assistenza giudiziaria nei procedimenti anche per l'applicazione delle sanzioni amministrative, in attuazione dell'articolo 3 della Convenzione; disciplinare la restituzione delle cose pertinenti al reato, in attuazione dell'articolo 8 della Convenzione; disciplinare la procedura per il trasferimento a fini investigativi di persone detenute, in attuazione dell'articolo 9 della Convenzione; disciplinare gli effetti processuali delle audizioni compiute mediante videoconferenza, in attuazione degli articoli 10 e 11 della Convenzione; prevedere la possibilità per pubblico ministero e polizia giudiziaria di ritardare i provvedimenti di competenza, in indagini relative ai diletti per i quali è consentita l'estradizione, al fine di potere procedere alla cattura dei responsabili; Pag. 5disciplinare poi le intercettazioni all'estero in attuazione degli articoli da 17 a 22 della Convenzione.
  La procedura per l'emanazione dei decreti legislativi è descritta dal comma 2 dell'articolo in questione, che prevede, appunto, l'acquisizione dei pareri delle Commissioni competenti parlamentari.
  Gli articoli 4, 5 e 6 sono stati introdotti nel testo, come dicevo, a seguito dell'approvazione dell'articolo aggiuntivo del Governo, così come modificato anche dal subemendamento che è stato approvato. Le Commissioni hanno approvato l'articolo aggiuntivo con questa finalità: in chiave di semplificazione attraverso l'introduzione di regole speciali per la cooperazione tra le autorità degli Stati che fanno parte dell'Unione e di quelli che non fanno parte dell'Unione. Si è, infatti, tenuto conto delle prassi applicative e del sistema normativo vigente, di un sistema che rallenta e che rende pesante, troppo pesante, l'esecuzione delle richieste di altri Stati.
  Quindi, nell'intervento legislativo, che poi sarà descritto dettagliatamente nel documento scritto che deposito, si valorizza, nei rapporti tra Stati membri dell'Unione europea, il meccanismo della trasmissione diretta all'autorità giudiziaria competente all'esecuzione della rogatoria, assicurando la trattazione immediata delle rogatorie urgenti, e si elimina quel preventivo vaglio della Corte di cassazione sulla competenza, che ha provocato un ulteriore appesantimento, non necessario, e un rallentamento delle relative procedure.
  Così come va privilegiato un modello di soluzione differenziata in grado di garantire la sostanziale depoliticizzazione del sistema dell'assistenza giudiziaria nell'area circoscritta all'efficacia degli accordi internazionali stipulati tra i membri dell'Unione europea, pur conservando in capo al Ministro della giustizia una funzione di filtro, che è ben descritta dall'articolo 4, lettera a), numero 1), dove appunto vengono esplicitati gli ambiti del potere di intervento del Ministro della giustizia, che, per motivi di tutela della sovranità, della sicurezza e di altri interessi essenziali dello Stato, può decidere di non dare corso all'esecuzione della domanda di assistenza giudiziaria. Nei rapporti con gli Stati membri dell'Unione europea si prevede che tale potere possa essere ovviamente esercitato nei casi e nei limiti delle convenzioni in vigore tra gli Stati, ovvero degli atti adottati dal Consiglio dell'Unione europea.
  Ma quando questo veto non c’è, quindi quando non c’è questa valutazione politica, che comunque rimane in capo al Ministro per la tutela di interessi essenziali, allora la procedura di assistenza giudiziaria deve essere una procedura semplificata, diretta, senza eccessive farraginosità, proprio perché altrimenti chi ne guadagna è soltanto la criminalità transnazionale.
  Ed ecco, quindi, che all'articolo 4 si prosegue anche disciplinando i criteri di delega con riferimento alle acquisizioni probatorie da compiersi davanti al giudice ovvero secondo la legge dello Stato non possono svolgersi senza l'autorizzazione del giudice; si fa riferimento poi all'intervento anche del pubblico ministero; si fa riferimento a quali dovranno essere i criteri predeterminati per la concentrazione delle procedure di esecuzione di atti da compiersi in diversi distretti e le procedure semplificate per definire eventuali contrasti e conflitti.
  Ulteriori previsioni dovranno riguardare la possibilità di autorizzare la presenza alle attività da compiersi di rappresentanti o esperti dell'autorità richiedente, per rendere, appunto, più efficace l'attività di rogatoria, di assistenza giudiziaria richiesta nel territorio estero, dandone comunicazione al Ministro della giustizia, se la richiesta proviene da un'autorità diversa dagli Stati membri dell'Unione europea. Vi è poi la possibilità di compiere attività supplementari, di cui magari vengono fuori l'esigenza e la necessità mentre si svolge l'attività di assistenza giudiziaria, che magari non facevano parte dell'originaria richiesta di assistenza. Tutto questo dovrà essere disciplinato con il decreto legislativo di attuazione, in attuazione, Pag. 6appunto, dei principi della Convenzione e della delega che viene rappresentata in questo provvedimento legislativo.
  Un'altra cosa molto importante, per cui ci sono anche procedure di infrazione che riguardano lo Stato italiano, è che questi procedimenti di assistenza giudiziaria dovranno valere anche per l'applicazione delle sanzioni amministrative.
  Poi vi è la delega per la disciplina dell'efficacia processuale delle audizioni compiute mediante videoconferenza e conferenza telefonica. Infatti, anche questo si acquisisce attraverso certi strumenti, ma poi quello strumento probatorio, quella prova acquisita dovrà avere un'efficacia e, quindi, deve esserne poi disciplinata la valutazione nell'ambito del processo.
  E così, poi, dovrà essere disciplinata ulteriormente, anche se una prima fase di disciplina già l'abbiamo fatta nel decreto-legge del 2013, convertito in legge, che riguarda, appunto, le squadre investigative comuni. In quella legge, che è già in vigore, c’è un principio affermato e con la delega, ovviamente, si dovrà perfezionare quello strumento di cui credo non ci sia necessità di descriverne l'importanza a livello appunto investigativo laddove la criminalità superi il confine nazionale.
  Con riguardo alla materia delle estradizioni, il provvedimento, stante l'approvazione da parte delle Commissioni riunite dell'articolo aggiuntivo proposto dal Governo, introduce, come unici due articoli precettivi, modifiche agli articoli 708 e 714 del codice di procedura penale in materia di estradizione per l'estero. Queste modifiche pongono rimedio a una lacuna normativa espressamente segnalata da più pronunce della Corte di cassazione e prevedono un'ipotesi di sospensione del termine per la consegna in caso di sospensione dell'efficacia della decisione del Ministro da parte del giudice amministrativo. Quindi, si sospende perché c’è la sospensione del provvedimento del Ministro. Così come l'articolo 5, comma 2, interviene sull'articolo 714 del codice di procedura penale, inserendo il comma 4-bis, con la previsione di uno specifico termine massimo di durata (tre mesi) delle misure coercitive per la fase successiva all'emissione del decreto ministeriale. Il termine è poi sospeso dal deposito del ricorso al giudice amministrativo avverso la decisione del Ministro della giustizia sino alla data di deposito della sentenza che rigetta il ricorso o della decisione che dichiara l'estinzione del giudizio, comunque per un periodo non superiore a sei mesi. Si coglie immediatamente come queste norme siano norme appunto di necessario coordinamento e di completamento di una disciplina che ha portato e che porta attualmente a varie disfunzioni.
  L'altro aspetto trattato dal provvedimento in esame riguarda i principi in materia di riconoscimento delle sentenze penali di altri Stati ed esecuzione all'estero di sentenze penali italiane. La delega è ispirata in primo luogo a principi di semplificazione. Inoltre, dovranno essere previste condizioni e forme del trasferimento delle procedure. In materia di mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie nei rapporti con Stati membri dell'Unione europea si prevede che: le decisioni giudiziarie emesse dalle competenti autorità degli Stati dell'Unione europea possano essere eseguite nel territorio dello Stato; l'autorità giudiziaria italiana possa essere diretta destinataria delle decisioni giudiziarie da eseguirsi nel territorio dello Stato e possa richiedere alle competenti autorità degli altri Stati l'esecuzione di proprie decisioni in conformità al principio del mutuo riconoscimento. Viene meno, quindi, la preventiva valutazione del Ministro della giustizia, salva la sussistenza del potere di garantire, nei casi e nei modi previsti dalla legge, l'osservanza delle condizioni richieste in casi particolari per le esecuzioni all'estero o nel territorio dello Stato della decisione della quale è stato richiesto il riconoscimento; il mutuo riconoscimento riguarda anche decisioni assunte nei confronti di persone giuridiche; la decisione sul riconoscimento della decisione da eseguirsi nel territorio dello Stato deve essere adottata con la massima urgenza e in modo da assicurarne tempestività ed efficacia, con regole speciali per l'esecuzione cui l'interessato ha prestato il Pag. 7consenso. Di seguito, poi, ulteriori principi che in maniera più dettagliata sono descritti nel testo che deposito.
  In conclusione, credo che questo provvedimento in esame sia, nella sua impostazione parlamentare, perché nasce come legge d'iniziativa parlamentare, arricchito da una partecipazione attiva del Governo, un momento fondamentale per chi veramente voglia assicurare il principio di legalità e lotta alla criminalità, non più soltanto a livello nazionale, ma all'interno almeno dell'Unione europea.

  PRESIDENTE. La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto del testo della relazione. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritta a parlare l'onorevole Rostan. Ne ha facoltà.

  MICHELA ROSTAN. Grazie Presidente, colleghi, ci apprestiamo, oggi, ad avviare la discussione sulle linee generali su una proposta di legge di straordinaria importanza per quanto concerne il nostro impianto normativo, che disciplina il settore della giustizia ed in particolar modo le interazioni del nostro sistema giudiziario con i sistemi degli altri Paesi dell'Unione europea.
  Una proposta di legge, l'atto Camera n. 1460, attraverso la quale il nostro Parlamento potrà, come auspico, provvedere alla ratifica della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale fra gli Stati membri dell'Unione europea, sottoscritta a Bruxelles esattamente quindici anni fa e, contestualmente, delegare il Governo a provvedere alla sua concreta attuazione.
  La Convenzione si muove nell'ambito di una sempre più accentuata esigenza di collaborazione internazionale sul piano delle indagini e su quello processuale per una efficace azione di contrasto alla criminalità. Per molto tempo si è lavorato nell'Unione europea per il coordinamento internazionale dell'azione investigativa, un coordinamento reso, a nostro avviso, sempre più indispensabile dall'accelerazione dei fenomeni di globalizzazione ed integrazione internazionale, nonché dalla sempre più complessa mondializzazione dei conflitti fra Stati e della criminalità, anche di matrice terroristica.
  A fronte di queste sempre più pressanti esigenze, la Convenzione in esame è andata oltre, individuando lo specifico ambito dell'azione comune, che consenta di operare in tempi reali, favorendo per quanto possibile lo scambio diretto di richieste tra le diverse autorità giudiziarie. È questa, peraltro, la strada che il nostro Paese ha inteso in questi anni percorrere, anche nei rapporti con altri Stati non appartenenti all'Unione europea.
  Nella stessa direzione del rafforzamento della cooperazione penale tra Stati si muove, ad esempio, anche l'Accordo fra Italia e Svizzera, ratificato con la legge n. 367 del 2001. Nonostante, dunque, la consapevolezza da parte del nostro Paese dell'importanza del contenuto della Convenzione, questa, a distanza di esattamente quindici anni dalla firma, non è stata ancora ratificata dal Parlamento.
  Con specifico riguardo alla proposta di legge in esame si pone, pertanto, l'esigenza di un adeguamento normativo dell'attuale disciplina, che tenga conto non solo delle esigenze connesse all'adempimento della Convenzione, ma anche degli accordi in questi anni intervenuti sugli stessi aspetti con altri Stati.
  La convenzione semplifica e rende più efficaci le formalità e le procedure inerenti alle richieste di assistenza giudiziaria, introducendo forme e tecniche specifiche di collaborazione rafforzata con le autorità giudiziarie degli altri Paesi europei. Ad esempio, prevede la possibilità di svolgere audizioni mediante videoconferenze e teleconferenze, di creare squadre investigative comuni, di effettuare intercettazioni di telecomunicazioni, operazioni di infiltrazione, consegne sorvegliate, ed altro. Risponde, sostanzialmente, ad una sempre più accentuata esigenza di collaborazione internazionale sul piano delle indagini e su Pag. 8quello processuale, al fine di garantire un'efficace azione di contrasto alla criminalità.
  La Convenzione, in realtà, va ben oltre il semplice coordinamento investigativo, individuando uno specifico ambito dell'azione comune, che consenta di operare in tempi reali, favorendo per quanto possibile lo scambio diretto di richieste fra le diverse autorità giudiziarie.
  La questione della mancata ratifica della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale è tornata recentemente alla ribalta a seguito di una serie di iniziative intraprese in sede di Unione europea, al fine di sollecitare la collaborazione tra Stati membri in merito alla possibilità di acquisire documenti ed informazioni inerenti alla nota vicenda di Ustica.
  In una lettera dell'ottobre 2012, infatti, alcuni deputati europei richiamarono l'attenzione dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri sulla mancata ratifica da parte dell'Italia della Convenzione, già vincolante per ventiquattro Stati dell'Unione, sollecitando lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri ad «individuare i motivi che finora hanno ostacolato la ratifica e ad adoperarsi perché questa avvenga al più presto». I firmatari denunciavano, infatti, che la mancata ratifica era diventata causa ostativa di ogni azione di collaborazione da parte di Stati europei con riferimento alle richieste di rogatoria avanzate dalla magistratura italiana.
  Nel settembre 2012, infatti, la Commissione petizioni del Parlamento europeo – adita a seguito di un'istanza con cui i legali dei familiari delle vittime della strage di Ustica avevano chiesto di sollecitare gli Stati membri direttamente coinvolti nell'abbattimento del DC9 «Itavia» a collaborare con le autorità italiane nella ricerca della verità – aveva fatto sapere che, pur essendo a conoscenza del caso Ustica e del fatto che a più di trenta anni dal disastro «i parenti delle vittime di questa tragedia sono ancora in attesa di giustizia», l'Unione europea si rammaricava «che l'Italia ed altri due Stati membri non avessero ancora ratificato la Convenzione del 29 maggio 2000 relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea».
  Del resto nell'aprile 2012 lo stesso Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, in una lettera alla presidente dell'associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, dopo aver ribadito la sua «convinzione che i rapporti tra le autorità giudiziarie dei Paesi membri dovessero essere improntati alla massima collaborazione e cooperazione» ha avuto occasione di segnalare che l'Italia, non avendo ancora ratificato la Convenzione, non potesse invocarne l'applicazione.
  Questi esempi, onorevoli colleghi, ci confermano quanto sia importante il percorso legislativo avviato quest'oggi e, infatti, la costruzione di un sistema giudiziario moderno per il nostro Paese passa anche attraverso l'adeguamento del diritto e del processo penale agli standard internazionali ed europei, che rappresentano un punto di riferimento imprescindibile per coniugare la lotta alla criminalità con la tutela dei diritti fondamentali.
  La mancata predisposizione delle procedure di ratifica e di attuazione di numerosi strumenti normativi europei e internazionali in materia penale rischia, da un lato, di compromettere la credibilità e l'immagine del nostro Paese nell'ambito di importanti consessi internazionali ed europei e, dall'altro, appare pericolosa per la stessa effettività della collaborazione – soprattutto investigativa – che le nostre autorità giudiziarie sono chiamate ad offrire nella gestione dei sempre più frequenti rapporti con le omologhe autorità di altri Paesi per contrastare le emergenti forme di manifestazione di una criminalità organizzata ormai di dimensione transnazionale, se non, addirittura, globale. Basti solo pensare in questa sede alla necessaria collaborazione tra autorità di diversi Stati se si vuole contrastare con efficacia il terrorismo internazionale, il riciclaggio, la criminalità economico-finanziaria e la tratta degli esseri umani. È dunque arrivato il momento, sia pur con estremo ritardo, di ratificare e dare finalmente attuazione nel nostro ordinamento a questa Pag. 9Convenzione, sbloccando così, tra l'altro, anche la possibilità di acquisire da altri Paesi documenti e informazioni su ciò che accadde il 27 giugno 1980 nel cielo di Ustica, con l'abbattimento del DC-9 Itavia Bologna-Palermo che provocò la morte di tutte le ottantuno persone a bordo.
  Gli articoli 1 e 2 della presente proposta di legge prevedono le ordinarie clausole di autorizzazione alla ratifica e di ordine di esecuzione, normalmente previste per l'autorizzazione alla ratifica di trattati ricadenti nell'ambito dell'articolo 80 della Costituzione. L'articolo 3, invece, si occupa dell'attuazione delle norme della Convenzione nel nostro ordinamento, prevedendo che entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge il Governo sia delegato ad adottare uno o più decreti legislativi tesi ad articolare il contenuto della convenzione nel nostro sistema. L'articolo 4, infine, prevede che la legge entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Per tutte le motivazioni prima esposte, il Partito Democratico sostiene la proposta di legge in esame ed auspica che tutto il Parlamento italiano faccia altrettanto, cosicché il nostro ordinamento giudiziario possa adeguarsi, in tempi brevi e dopo un'attesa protrattasi oltre modo, a quello degli altri Paesi europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente, a distanza di 15 anni dalla firma, da parte del nostro Paese, della Convenzione di Bruxelles sull'assistenza giudiziaria in materia penale tra Paesi membri dell'Unione europea, appare senza dubbio ragionevole arrivare alla ratifica, anche perché sarebbero solo tre, Grecia, Croazia e Irlanda, gli Stati europei, oltre all'Italia, che non hanno ancora ratificato la Convenzione. Al riguardo c’è da segnalare che la mancata ratifica ostacola di fatto la collaborazione con gli altri Paesi europei in campo giudiziario e questo stato di cose ha inciso negativamente sulla possibilità di acquisire documenti e informazioni riguardanti, per esempio l'abbattimento del jet dell'Itavia sul cielo di Ustica.
  A prescindere da questa dolorosa vicenda c’è da dire che la globalizzazione della malavita e, soprattutto, la libera circolazione delle persone tra gli Stati aderenti al trattato di Schengen impone una rafforzata collaborazione tra gli Stati europei in materia giudiziaria come strumento forte per garantire il rispetto della legge e rendere più efficace il contrasto nei confronti della malavita organizzata, del traffico di armi e droga e degli illeciti finanziari e fiscali.
  Anche il crescente pericolo del terrorismo specie islamico consiglia una accelerazione in direzione del rafforzamento della collaborazione giudiziaria in ambito europeo. Va peraltro ricordato che questa Convenzione rappresenta un completamento degli accordi già definiti in materia di assistenza giudiziaria ed in particolare della Convenzione europea di assistenza giudiziaria del 20 aprile 1959 che evidentemente appare un po’ datata. La Convenzione non presenta profili problematici tranne uno riguardante l'articolo 3 che prevede la possibilità di richiedere assistenza giudiziaria anche per procedimenti penali di competenza di un'autorità amministrativa relativi anche ad atti che non sono punibili in entrambi gli Stati interessati e cioè lo Stato membro richiedente e lo Stato membro richiesto. Sarebbe stato meglio se tale possibilità fosse stata circoscritta ai reati punibili in base al diritto nazionale di entrambi gli Stati coinvolti, ma così non è stato. Ormai a distanza di 15 anni dalla sottoscrizione della Convenzione da parte degli Stati dell'Unione (per l'Italia la firma è dell'allora ministro Fassino) e dopo la ratifica da parte di quasi tutti gli Stati firmatari, non è possibile tornare indietro e quindi questo problema non può essere considerato un impedimento alla ratifica.
  A questa ratifica, però, il Governo, con un blitz in Commissione, ha agganciato con un emendamento, su cui ho espresso Pag. 10voto contrario in tale sede, il contenuto di un disegno di legge del Governo: l'Atto Camera n. 2813 concernente altra materia e cioè una delega al Governo stesso per la riforma del libro Xl del codice di procedura penale recante «Rapporti giurisdizionali con autorità straniere». Si tratta come risulta evidente di una materia affine, ma sostanzialmente diversa dalla ratifica della Convenzione europea del 2000, infatti mentre la Convenzione di Bruxelles riguarda l'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati dell'Unione europea, la riscrittura del libro XI del codice di procedura penale ha una valenza universale nel senso che investe i rapporti giurisdizionali con tutte le autorità straniere e non solo con gli Stati dell'Unione europea. Si tratta, con ogni evidenza di un ambito ben diverso sotto ogni profilo. Mentre gli Stati dell'Unione europea hanno un ottimo livello di garanzie giurisdizionali e tutelano pienamente nel loro territorio i diritti di libertà, così non si può dire per molti Stati extraeuropei verso i quali ci si deve comportare, in materie così delicate con molta prudenza. Non ha alcun senso quindi mettere insieme nello stesso calderone due provvedimenti che riguardano aspetti fondamentali della vita dei cittadini come le garanzie giurisdizionali e di libertà, ma che hanno ambiti di applicazione diversissimi. Noi siamo d'accordo sull'esigenza di rafforzare gli strumenti per combattere una criminalità organizzata sempre più globalizzata ed il crescente pericolo costituito dal terrorismo specie di matrice islamica, ma non possiamo tollerare scorciatoie pasticciate quando sono in gioco i diritti fondamentali dei cittadini.
  Se poi entriamo nel merito del disegno di legge recante delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale, ora divenuto: articoli 4 e 5 della proposta di legge A.C. 1460 e abbinate, al nostro esame, le perplessità aumentano notevolmente. Innanzitutto siamo di fronte ad una rinuncia eccessiva della nostra sovranità nei confronti di Stati esteri che possono essere anche non democratici o che possono avere interessi, specie economici, contrapposti ai nostri. Tale rinuncia consiste nel fatto che il potere di filtro attribuito al nostro Ministro della giustizia viene eccessivamente compresso attraverso limitazioni specifiche quali: motivi di tutela della sovranità, della sicurezza e di salvaguardia di altri interessi essenziali dello stato, mentre nei rapporti con gli Stati membri dell'Unione europea si prevede che tale potere possa essere esercitato solo nei casi e nei limiti stabiliti dalle convenzioni in vigore tra gli Stati ovvero dagli atti adottati dal Consiglio dell'Unione europea.
  Occorre ricordare a tale proposito l'assoluta peculiarità dell'ordinamento della nostra magistratura che gode di un'indipendenza assoluta dal potere esecutivo garantita dalla nostra Costituzione. Si tratta di un bene prezioso per noi cittadini, ma che può rappresentare un elemento di debolezza quando dobbiamo confrontarci con ordinamenti giudiziari non pienamente indipendenti dal potere politico-governativo. La maggior parte degli Stati europei non rispetta la totale tripartizione dei poteri e meno che mai tale netta separazione la ritroviamo in molti Paesi extraeuropei di scarse o nulle tradizioni democratiche. Pertanto quando si disciplina la materia dell'assistenza giudiziaria in ambito extraeuropeo occorre muoversi con particolare prudenza e senza decisioni frettolose e non sufficientemente meditate.
  Anche nell'ambito più ristretto e più protetto dei rapporti con gli altri Paesi europei c’è nel provvedimento presentato dal Governo in materia di riscrittura del libro XI del codice di procedura penale una norma che ci lascia a dir poco perplessi: all'articolo 4, primo comma, lettera d) punto 6) riguardante il mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie nei rapporti con gli altri Stati membri dell'Unione europea, nel testo iniziale del Governo era previsto: «... che l'autorità giudiziaria, nei casi previsti dalla legge, dia esecuzione alle decisioni giudiziarie degli altri Stati membri dell'Unione europea anche nel caso il fatto non sia previsto come reato dalla legge nazionale e che non Pag. 11possa essere sindacato il merito della decisione, il cui riconoscimento sia richiesto dall'autorità giudiziaria di un altro Stato membro dell'Unione europea...» per fortuna nel corso dell'esame nelle Commissioni tale inquietante norma di delega è stata parzialmente annacquata o meglio mascherata. Ma questo vuole essere solo un esempio di quale sia le leggerezza e la superficialità con cui il Governo intende legiferare su temi tanto spinosi e delicati e quanto sia inopportuno agganciare alla ratifica della Convenzione di Bruxelles del 2000 anche la riscrittura del libro XI del codice di procedura penale. Per tali ragioni Forza Italia ha presentato, sia nelle Commissioni che in Assemblea, due emendamenti soppressivi riferiti agli articoli 4 e 5 dell'A.C. 1460 e abbinate, oggi in discussione.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, con grande brevità, come veniva ricordato, obiettivo della Convenzione che siamo chiamati a ratificare è il miglioramento, lo snellimento, la sburocratizzazione e il rafforzamento della cooperazione giudiziaria in materia penale. Lo scopo è dunque quello, in sintesi estrema, di facilitare la reciproca assistenza tra le autorità giudiziarie e di polizia, ma la ratifica di questa meritoria intenzione ha sofferto tempi straordinariamente lunghi perché, come anche questo più volte ricordato, la Convenzione in oggetto è addirittura dell'anno 2000. Dunque, letteralmente, noi affrontiamo una ratifica collocata tra un Giubileo ed un altro, al punto che perfino una forza politica giovinetta come Sinistra Ecologia e Libertà ha fatto in tempo a presentare una propria proposta di legge.
  Il cuore del provvedimento è, come spesso accade, una delega al Governo ed un esercizio di delega che vede anche, per fortuna, il coinvolgimento delle competenti Commissioni parlamentari. Ed è semmai sull'ampiezza della delega e non sulla ratifica in sé che si concentra e si concentrerà nel corso della nostra discussione la nostra attenzione. Perché quella che brilla purtroppo è l'assenza di uno strumento, questo, che sarebbe stato di grande utilità in alcuni fatti tra i più gravi della cronaca e della storia della Repubblica. Veniva giustamente ricordata a più voci, per tutti, la strage di Ustica.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice Ferranti rinunzia alla replica.
  Poiché non è presente in aula il relatore Marazziti si intende che rinunzi alla replica.
  Prendo, altresì, atto che anche il Viceministro Costa rinunzia alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta pomeridiana.

Discussione della proposta di legge: Distaso ed altri: Istituzione del «Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno» e disposizioni per il potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della Fondazione Di Vagno, per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921 (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 1092-B) (ore 12,18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 1092-B: Istituzione del «Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno» e disposizioni per il potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della Fondazione Di Vagno, per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.

Pag. 12

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1092-B)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore Di Lello.

  MARCO DI LELLO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, la proposta di legge torna in terza lettura qui alla Camera dove l'abbiamo già approvata il 16 luglio dello scorso anno e poi modificata al Senato il 25 novembre scorso. La proposta prevede l'istituzione di un premio biennale di ricerca per la conservazione della memoria del deputato socialista Giuseppe Di Vagno assassinato il 25 settembre 1921, il primo deputato vittima del fascismo nel nostro paese. Le modifiche apportate dal Senato sostanzialmente riguardano l'aggiornamento della decorrenza dell'assegnazione del premio al 2015 e l'ente responsabile dell'organizzazione del premio resta – e non poteva essere diversamente – la Fondazione Di Vagno (che fin dagli inizi è l'ente promotore dell'iniziativa), che agisce sotto la vigilanza del Ministero dei beni e delle attività culturali. Il premio è di 40 mila euro e dunque serve a implementare quelle borse di studio che oggi invece, gestite dalla Fondazione, ha un importo di 2.500 euro e rivolto a studiosi meridionali, di età massima di 32 anni, per un lavoro di ricerca inedito o in corso di pubblicazione. Alla Fondazione spetta poi per il 2015 un contributo una tantum di 100 mila euro per la riorganizzazione e la redazione degli inventari, l'informatizzazione, nonché la definitiva apertura al pubblico della biblioteca e dell'archivio storico. La fondazione ha l'obbligo di garantire la completa accessibilità anche attraverso la pubblicazione on line delle informazioni relative all'organizzazione, di quelle relative all'utilizzo del contributo al fine di consentire il controllo nel rispetto dei principi di buon andamento e, aggiungo, della massima trasparenza.
  Ai sensi dell'articolo 2 dello statuto, la Fondazione, partendo dalla regione Puglia, opera su tutto il territorio nazionale, non si propone finalità di lucro, persegue obiettivi di sviluppo e di diffusione dei valori etici, umanitari e di solidarietà e svolge compiti di vario genere ad esso finalizzati e può appunto in questa logica indire e gestire premi di studio e di ricerca. La Fondazione è già inserita nella tabella triennale delle istituzioni culturali ammesse al contributo ordinario annuale dello Stato per il triennio 2012-2014 e ha avuto nel 2012 circa 25 mila euro. L'ultimo dato al 2013 assegna alla Fondazione 21.913 euro, una Fondazione che, nell'ambito dei suoi convegni e attività scientifica, ha visto la partecipazione e la presenza dell'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nonché dei Presidenti delle Camere Casini e Bertinotti. Dunque, sulla validità scientifica, oltre che sulla trasparenza e imparzialità della Fondazione, mi pare che abbiamo autorevoli testimonianze in questa direzione. L'articolo 3, come modificato dal Senato, prevede che i vincitori del premio siano individuati da una giuria composta da sei membri di cui quattro nominati dal Ministero, dunque nessuna possibilità di individuazione a livello locale di commissari più o meno acquiescenti o simpatizzanti per qualcuno anziché per altro. Non credo ci sia molto da aggiungere; vi è stato già un ampio consenso in questa Camera e, come dicevo prima, anche al Senato, dunque mi auguro davvero che oggi si possa concludere l'iter e dare così un segnale di attenzione alla cultura e alla ricerca nella convinzione che in questa direzione nel nostro Paese non si fa mai abbastanza e ogni euro che noi stanziamo per la cultura e la ricerca è un euro investito per il futuro dell'Italia.

Pag. 13

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, ma prendo atto che vi rinunzia.
  È iscritta a parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

  IRENE MANZI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, la breve ma intensa vicenda umana di Giuseppe Di Vagno, la sua entusiastica adesione all'idea di politica come servizio reso alla collettività, come strumento di maturazione civile della persona umana costituisce ancora oggi uno straordinario esempio, soprattutto per le giovani generazioni, a non svilire la politica a puro pragmatismo e calcolo di carriera. Giuseppe Di Vagno cadde per affermare i suoi ideali di democrazia, di libertà, di giustizia, di solidarietà, di pace, valori oggi divenuti patrimonio comune di tutti gli italiani, anche grazie al sacrificio estremo di coloro che, come lui, non si piegarono di fronte alla violenza di un'ideologia liberticida. Con queste parole l'allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel settembre 2006 ricordava l'85o anniversario della morte del deputato socialista Giuseppe Di Vagno, eletto alla Camera dei Deputati alle elezioni politiche del 1921 e barbaramente assassinato il 21 settembre di quello stesso anno, a 32 anni, da una squadra fascista. Il primo parlamentare vittima della violenza politica e fisica del fascismo, prima ancora della presa del potere da parte di Mussolini, in quella difficile fase della storia politica del nostro Paese successiva alla conclusione della Prima guerra mondiale. Oggi torna in Aula, come ricordava il relatore Di Lello, dopo l'approvazione con modiche al Senato nel novembre dello scorso anno, la proposta di legge dedicata alla memoria del deputato socialista, caduto per mano della violenza fascista tre anni prima della morte di Giacomo Matteotti. Due figure legate dalla storia, quelle di Matteotti e di Di Vagno, unite dalla comune appartenenza socialista, quel socialismo che significava lotta ed impegno per i diritti e la libertà, per il lavoro e per la dignità, accomunate da una morte violenta e tragica, frutto ed espressione della violenza come strumento di lotta politica ed eliminazione dell'avversario, una violenza premonitrice dei caratteri del futuro regime, quella subita da Di Vagno, prima ancora della marcia su Roma, inquadrata all'interno di quei tragici eventi che, dal 1919 fino al 1922, insanguinarono il nostro Paese. Torna dunque in Aula il provvedimento che prevede l'istituzione di un Premio alla memoria del politico ucciso e un contributo a favore della Fondazione. In questi anni la Fondazione Di Vagno, che ha sede a Conversano, ha concretamente operato per conservare e diffondere la memoria del deputato pugliese, dedicandosi in particolare all'indagine della figura politica di Di Vagno e degli atti del processo a carico dei suoi assassini, esplorando a fondo il mondo del socialismo pugliese del Novecento.
  Un'attività molto fertile, che ha consentito in questi anni la costituzione di un archivio storico e di una biblioteca, dedicati alla storia dei partiti e dei movimenti politici, per i quali la legge oggi in esame stanzia uno specifico contributo una tantum diretto alla sua riorganizzazione, alla informatizzazione e alla permanente apertura al pubblico. Qualcosa dunque di prezioso ed importante per la comunità locale e per gli studiosi, ancora più importante se si considera che essa si colloca nel Mezzogiorno, dove purtroppo poche sono le istituzioni culturali dedicate alla storia e alla memoria politica e molto in realtà sarebbe il lavoro da fare.
  Mi auguro, allora, che proprio per questo, non ci sia solo un dibattito intorno all'entità delle risorse finanziarie stanziate all'interno di questa legge, come purtroppo gli emendamenti presentati da alcune forze politiche, tanto alla Camera in prima lettura, quanto al Senato, in seconda lettura, starebbero ad indicare. In realtà, non è solo una questione di trattative sulle cifre, riducendo per emendamento o eliminando del tutto l'ammontare delle risorse stanziate. Sarebbe abbastanza riduttivo, in realtà, limitare soltanto a questo il senso del provvedimento che oggi discutiamo in Aula.Pag. 14
  Si è evidenziato, spesso, da parte di qualcuno, che, in un periodo di crisi come l'attuale, non si potrebbe sostenere un impegno finanziario simile (stiamo parlando di circa 140 mila euro, 100 mila euro per il riordino della biblioteca e 40 mila euro per l'assegnazione del premio biennale). Non è solo questione risorse finanziarie e non mi limiterei a discutere se siano tante o poche le risorse stanziate con questa legge. La questione reale che dovremmo porci ogni qualvolta riflettiamo su un investimento pubblico, ancor più quando lo caliamo in un contesto come questo di natura culturale, è quella se esso sia più o meno utile, più o meno opportuno e in grado di favorire effetti e ricadute positive sulla comunità e sui soggetti che ne sono destinatari.
  È questa allora la chiave interpretativa con la quale, come Partito Democratico, leggiamo in questo provvedimento e leggiamo la necessità o meno di un provvedimento, perché è questo che sorregge il lavoro fatto intorno alla legge Di Vagno. Il fatto di voler recuperare e rendere moderno e permanentemente fruibile un archivio storico collocato nel Mezzogiorno e, quindi, di favorire un investimento significativo su un patrimonio storico importante per il Paese per noi ha una finalità pubblica. Proprio per questo, questo provvedimento va sostenuto ed è motivato.
  Una cosa è pubblica perché è sentita da tutti, perché si avverte la necessità di farsene carico. Ed è questo allora il metro con cui noi giudichiamo questa legge, non altri: il fatto che intendiamo farci carico di un patrimonio storico, della storia e della memoria politica, perché lo riteniamo meritevole ed utile per una comunità. Infatti, pensiamo che, nei momenti di crisi e di difficoltà, come quello attuale che stiamo vivendo, di crisi economica, di identità e di comprensione del senso del nostro tempo, investimenti come questo rappresentino un elemento determinante per far riemergere un senso e uno spirito di comunità. Lo abbiamo rimarcato più volte in quest'Aula, in questo biennio, in più di un provvedimento che vi è giunto.
  Ed allora facciamo sì che questo sia oggi il tema oggetto del dibattito. Valorizziamo il sostegno, dato con il premio ai giovani ricercatori che potranno prendervi parte. Ricordiamo i temi oggetto del premio: il socialismo, i cambiamenti politici e istituzionali del Mezzogiorno, i conflitti sociali e le lotte politiche, lo studio del fenomeno della violenza politica, temi che prendono spunto dall'esperienza politica umana e parlamentare di Giuseppe Di Vagno e che sono ancora profondamente attuali nel presente che stiamo vivendo. Allora, questo è il tema – penso – che dovrebbe essere oggetto oggi del nostro dibattito.
  Si tratta di un provvedimento a sostegno della memoria di fatti non troppo lontani nel tempo, di un omicidio politico che dovrebbe farci riflettere su una cosa: sul fatto che il confronto politico, la contrapposizione ideale, possa arrivare a trasformarsi in violenza e sopraffazione, a strumento di lotta politica. Un tema che, se pensate, ha attraversato e continua ad attraversare la storia del nostro Paese, che vede e ha visto idee politiche, a volte anche positive ed emancipative, trasformate in dogmi indiscutibili da affermare con qualunque mezzo, gli avversari trasformati in nemici, il confronto che diventa aggressione verbale violenta. Temi, quindi, profondamente attuali, su cui penso che, come forze politiche che siedono all'interno di questa istituzione, dovremmo essere chiamati a tenere ben alta la nostra attenzione e il nostro impegno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, siamo oggi alla terza lettura di questa proposta di legge d'istituzione del premio biennale di ricerca «Giuseppe Di Vagno», che è veramente sperabile e auspicabile, per le motivazioni espresse in quest'Aula già in occasione della prima lettura, ma ribadite in maniera pure più Pag. 15efficace e più pregnante adesso, sia dal relatore sia dai colleghi che mi hanno preceduto.
  Sostanzialmente, questo premio di ricerca, che viene istituito su Giuseppe Di Vagno, si inserisce già in un'attività profonda che viene svolta soprattutto nel territorio pugliese e a Conversano, in particolare, città di Giuseppe Di Vagno, attività svolta da parte della Fondazione «Giuseppe Di Vagno» che, nel contesto poi dell'attuazione di questa proposta di legge di istituzione del premio biennale di ricerca «Giuseppe Di Vagno», agirà d'intesa con la Presidenza del Consiglio dei ministri e sotto la vigilanza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per poter far sì che abbia così il via.
  È stata già sottolineata l'importanza storica ed educativa dell'istituzione di questo premio biennale di ricerca e non sta certo a me valorizzare quello che è stato l'impegno politico di Giuseppe Di Vagno in un momento e in un contesto molto difficile per il nostro Paese, cioè di repressione delle libertà e dell'espressione del pensiero, fino a pagare con la vita.
  E davanti a una situazione del genere io posso dire di essere testimone, anche materiale, dell'attività della Fondazione «Giuseppe Di Vagno» in Puglia e dell'importanza che ha, non solo dal punto di vista storico o del messaggio che riesce a dare, ma soprattutto per l'enorme frequentazione delle scolaresche. Le scolaresche spesso e ben volentieri si recano nella sede legale, giuridica e strutturale della Fondazione ed è motivo di orgoglio quello che è successo tempo fa, con la visita proprio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha dato ulteriore spessore a quello che è stato il messaggio di Giuseppe Di Vagno.
  Nello specifico, è fin troppo evidente che c’è necessità di questo premio per rendere ancora più pregnante e più utile non solo dal punto di vista culturale ma – ribadisco – soprattutto dal punto di vista educativo per le nuove generazioni l'attività della Fondazione e per metterla pure in queste condizioni. Per questo motivo vengono stanziati 100 mila euro una tantum, come una tantum, per la riorganizzazione e la redazione degli inventari, il potenziamento, l'automazione, l'informatizzazione e l'occupazione di risorse umane, nonché per la definitiva e permanente apertura al pubblico della biblioteca – e Dio sa quante biblioteche pubbliche rimangono chiuse e inattive, soprattutto quelle dei piccoli comuni – e dell'archivio storico della memoria democratica pugliese, collocati nella sede della Fondazione stessa.
  Quindi, già questo giustifica l'importanza di questa decisione e l'istituzione di questo premio, perché all'attività già svolta dalla Fondazione, che sicuramente sarà arricchita da questa iniziativa dal punto di vista strutturale, organizzativo ed anche tecnologico, con l'informatizzazione, si aggiunge, per dare una continuità e uno spessore culturale ancora maggiore, anche l'istituzione di questo premio.
  Non mi dilungo sul problema della trasparenza, sulla vigilanza della Presidenza del Consiglio, sulla giuria, cioè su tutto questo, perché soprattutto occorre evidenziare cosa determinano gli aspetti principali dell'intervento pubblico in un contesto in cui c’è un comitato scientifico che decide, volta per volta, anche i temi specifici su cui individuare le materie e le discipline in cui dal punto di vista storico-culturale deve poi essere redatto il bando per il premio anno per anno, che ha un impegno finanziario, anno per anno, di 40 mila euro. Vero è che la Fondazione vede anche un altro contesto, cioè l'ausilio con risorse pubbliche della regione, degli enti locali e di privati e spero che questi siano sempre più numerosi.
  Ma il comitato scientifico, dicevo, decide per ogni edizione il tema. Ma su che cosa ? Sul socialismo nel XXI secolo in Italia e nel mondo, ma anche sui conflitti sociali e le lotte politiche tra passato e futuro, il socialismo e il Mezzogiorno, i cambiamenti istituzionali regionali e locali avvenuti nel Mezzogiorno d'Italia nel XX secolo in previsione del XXI, lo studio del fenomeno della violenza politica sia verbale sia fisica, del suo sviluppo, delle sue Pag. 16forme e degli strumenti per combatterla, gli ideali di giustizia, di solidarietà e di pace in Italia e nel mondo, il riformismo e la democrazia nel Mezzogiorno d'Italia, la tutela del patrimonio paesaggistico del Mezzogiorno, le trasformazioni storiche, culturali e politiche nel Mezzogiorno d'Italia nel XX secolo e le prospettive per il XXI, il ruolo storico del Mezzogiorno d'Italia e dell'Occidente.
  Un vero e proprio programma, ampio, di grande spessore e di grande profilo, che, secondo me, sarà molto utile, soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti educativi storico-culturali, in un contesto in cui ultimamente, soprattutto nella scuola dell'obbligo, sappiamo bene quanto questo aspetto, questi profili e queste situazioni siano state fortemente trascurate, con i risultati disastrosi che abbiamo sotto gli occhi di tutti. È un grande programma, ma soprattutto l'aspetto principale è che è un grande esempio, un grande messaggio di chi in questo Paese, nei tempi bui di questo Paese, ha pagato, anche con il sacrificio della vita, la lotta per i valori di libertà, di giustizia, di democrazia e anche di espressione del libero pensiero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e del deputato Di Lello).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pizzolante, che era iscritto a parlare. Si intende che vi abbia rinunciato.
  È iscritta a parlare l'onorevole Coccia. Ne ha facoltà.

  LAURA COCCIA. Signor Presidente, siamo qui oggi nuovamente per parlare del premio Di Vagno ed è un'occasione molto importante per ricordare il valore della memoria, ma soprattutto il valore di chi studia affinché gli altri possano ricordare. In questi giorni di campagna elettorale molto accesa, spesso si è sentito alzare degli steccati tra noi e loro. Noi intesi come popolo, tra virgolette, civile e perfetto e gli altri, intesi come un nemico, non bene identificato, ma comunque un altro che era al di fuori della comunità, come se noi potessimo essere considerati perfetti, mentre gli altri dei soggetti che ci vengono contro, ci tolgono la nostra tranquillità. Ecco, se noi studiassimo un pochino di più la nostra storia, scopriremmo, ad esempio, che la nostra è una penisola che protende verso sud, che si immerge nel Mediterraneo, che ne è al centro e, standone al centro, è stata per secoli il punto di approdo e di passaggio di tantissime culture che hanno influenzato non solo i nostri usi e i nostri costumi, ma anche il nostro vocabolario: parole come «algebra» derivano dall'arabo. E non dobbiamo nascondercelo, perché questa è la nostra storia e la nostra cultura. E allora è importantissimo istituire un premio per i giovani ricercatori che vanno ad investigare su quelli che sono stati i fenomeni di violenza, di cui è stato vittima Di Vagno, che forse per primo ha subito il prezzo della violenza politica, di chi ha tentato di imporre con la forza un'idea, un principio, che in quegli anni aveva trovato terreno fertile, troppo fertile, e che poi il nostro Paese ha pagato con il sangue. Ecco, Di Vagno, Matteotti e tutti gli altri, penso anche a Gobetti, ai confinati, a chi in quegli anni, tra gli anni Venti e gli anni Trenta, aveva tentato di urlare e di opporsi con tutta la forza ad una violenza di chi voleva descriverci come il popolo che doveva andarsi a conquistare lo spazio al sole.
  Il popolo che, dopo la conquista della Libia, doveva continuare ad espandersi ancora, perché non bastava mai. Questo voler espandersi, questo voler portare un'idea colma di violenza ha portato il nostro Paese alle conseguenze che sappiamo. Quindi, far sì, partendo, appunto, dal Sud, di garantire ai nostri giovani un piccolo sostegno per continuare ad investigare, a scrivere, a scoprire e per andare a capire anche quali sono stati i meccanismi e perché quell'idea di violenza ha pervaso per venti anni il nostro Paese, è una cosa fondamentale, così come fondamentale e importante è poter restituire la biblioteca, così come i fondi, allo studio di tutti.
  Infatti, la storia non è solamente degli storici e non è solamente degli appassionati: Pag. 17la storia è qualcosa che invade e influenza le nostre vite tutti i giorni, e la cultura dovrebbe essere più valorizzata. Io, che ho avuto la fortuna, l'opportunità di andare in Germania a studiare, visitare gli archivi, fare ricerca – è il mio lavoro fuori di qui – ho trovato la possibilità di andare ad investigare proprio nelle pagine anche più buie della storia, non solo tedesca, ma europea.
  E, allora, dare la possibilità, dare un contributo ai nostri giovani, che, molto spesso, portano avanti questi studi con le proprie forze, con i propri mezzi, dargli un incentivo e dare anche la possibilità alla biblioteca e ai fondi di svilupparsi, di essere aperti e di mantenere viva la cultura, è sicuramente un qualcosa di molto importante. Quindi, ben venga questo premio e mi auguro che non vi siano modifiche, affinché il testo possa entrare subito in vigore (Applausi).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 1092-B)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano a intervenire in sede di replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione delle mozioni Palese n. 1-00838, Matarrese ed altri n. 1-00800, Duranti ed altri n. 1-00863, Pastorelli ed altri n. 1-00864, Fauttilli ed altri n. 1-00865 e L'Abbate ed altri n. 1-00870, concernenti interventi urgenti in relazione all'emergenza fitosanitaria, causata dal batterio Xylella fastidiosa, che ha colpito gli alberi di ulivo in Puglia (ore 12,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Palese n. 1-00838, Matarrese ed altri n. 1-00800, Duranti ed altri n. 1-00863, Pastorelli ed altri n. 1-00864, Fauttilli ed altri n. 1-00865 e L'Abbate ed altri n. 1-00870, concernenti interventi urgenti in relazione all'emergenza fitosanitaria, causata dal batterio Xylella fastidiosa, che ha colpito gli alberi di ulivo in Puglia (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Pizzolante ed altri n. 1-00871, Mongiello ed altri n. 1-00872, Rampelli ed altri n. 1-00873 e Segoni ed altri n. 1-00874, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto, altresì, che sono state presentate una nuova formulazione delle mozioni Palese n. 1-00838 e L'Abbate ed altri n. 1-00870. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare l'onorevole Rocco Palese, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00838 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la presentazione di questa mozione ha un preciso scopo: discutere qui, in Aula, in Parlamento, di un problema molto serio, di un problema che ha varcato abbondantemente i confini nazionali; un problema che ha ed è di una gravità eccezionale e che rappresenta un'emergenza molto pesante. Su questo argomento vi è una serie di precisazioni che vanno pure espresse in un contesto in cui si è agito da parte delle istituzioni preposte.Pag. 18
  Io non entro in una polemica, in una diatriba, che è oggetto ormai di un'indagine giudiziaria di carattere penale; sarà, infatti, la magistratura a fare il suo corso e ad accertare come, dove e quando, è intervenuto, all'inizio, il pacemaker, l'avviatore primario di questa infezione batterica fitosanitari; lo stesso dicasi per la tempistica, per le modalità, per gli strumenti utilizzati per combatterla e arginarla. Sarà la magistratura a stabilire tutto questo. Sta di fatto, però, che noi siamo davanti ad un danno incalcolabile già in atto all'interno del territorio pugliese, in particolare quello salentino, dove, dai dati che emergono dagli istituti di ricerca, dalle università, dal CNR e quant'altro, non c’è nessuna speranza che possa fermarsi. Sì e no è stato accertato che trattasi di un batterio, che trattasi della Xylella fastidiosa, ma antidoti: niente !
  Siamo al primo problema: una sottovalutazione incredibile avvenuta a partire dal 2011. Da più parti si accusa l'Europa, l'intervento dell'Europa sullo sradicamento e quant'altro. Io non entro nel merito di quello che propone o di quello che ha stabilito l'Europa, ma in questo caso dico per fortuna che l'Europa è intervenuta, perché la Puglia si sveglia solo nel luglio-agosto del 2014 allorché l'Europa ha preso delle decisioni, discutibili quanto si vuole, però è l'Europa che sveglia la Puglia e l'Italia su questo problema drammatico.
  Sin dal 2011 già si conoscevano esattamente quali erano gli effetti e che cosa comportava questa infezione, ma c’è stata una sottovalutazione terribile da diversi punti di vista. Peggio ancora è stato il comportamento del Governo allorché venne informato dalla regione, dalle associazioni, dall'Europa, da tutti, quando era fin troppo evidente che c'era la necessità di nominare un commissario. Venne informato da tutti i parlamentari salentini, e non, che erano impattati con questo grave problema, e dagli europarlamentari, primo fra tutti l'onorevole Paolo De Castro, persona estremamente competente in materia e autorevole all'interno del Parlamento europeo e della Commissione agricoltura, che già nell'agosto 2014 aveva dato l'indicazione che c'era necessità di intervenire e di intervenire attraverso un commissario, che operasse sull'emergenza con apposite ordinanze, o attraverso un decreto-legge da parte del Governo.
  Il Governo ha impiegato nove mesi, nonostante le nostre sollecitazioni, per nominare il commissario. Non solo, ma trattasi di una nomina con poteri e compiti molto azzoppati. Io ritenevo e ritengo che, nella situazione che si è venuta a creare, non sia sufficiente la nomina del commissario, ma occorra una legge speciale, perché il commissario, tra i compiti che ha, è deputato all'attuazione di un piano che non riesce ad attuare dal punto di vista amministrativo. Non entro nel merito di ciò che prevede quel piano, ma se il Governo italiano, se il CNR, se l'Europa, se tutti gli enti preposti che se ne debbono assumere la responsabilità, sono convinti che per cercare di arginare i danni e fermare questo flagello, che non riguarda solo la Puglia (l'infezione è in espansione), sia necessario attuare quel piano, è un comportamento irresponsabile del Governo non trasformarlo in legge, altrimenti quel piano non verrà mai realizzato.
  Infatti tutti, per vari motivi che non sto qui a discutere, vanno al TAR, chi per un motivo, chi per un altro. E una sospensiva i TAR non la negano a nessuno. Ora dobbiamo correre lo stesso pericolo e aspettare la stessa tempistica dell'Ilva, per cui, dopo tanti anni abbiamo avuto bisogno di tre, quattro leggi ? Dobbiamo aspettare la tempistica e i ritardi, dopo che ci sono state macerie e danni a non finire, come nella «Terra dei fuochi» ? Il Governo deve intervenire; vi è la necessità di intervenire perché qui c’è un grande pericolo e una grande emergenza per quello che rappresenta la diffusione dell'infezione, con grande distruzione di un patrimonio incredibile, che non ha solo un aspetto di importanza culturale, paesaggistica e via dicendo.
  Io che sono residente in quelle zone vi assicuro che questo è uno dei tanti aspetti, ma quello più importante è l'aspetto socio-Pag. 19economico di un territorio povero, dove l'unica fonte di sostentamento, cioè di lavoro, è l'agricoltura, l'olivicoltura. Se ciò provocasse danni ulteriori, sia dal punto di vista dei vivaisti sia soprattutto della produzione dell'olio, quello salentino è un territorio che, dal punto di vista socio-economico, è destinato ad avere come entrate solamente le pensioni e quei pochi stipendi che ci sono di pubblica amministrazione. Il resto è miseria e povertà.
  Quindi, il Governo deve necessariamente intervenire. Per questo la mozione pone problemi di intervento di sostegno al reddito degli agricoltori. Gli agricoltori hanno avuto danni incalcolabili per l'inerzia delle istituzioni. Sono quattro anni che tutto è fermo. Non solo. Ci sono i vivaisti le cui attività sono chiuse completamente. A tutto questo si è aggiunto il fatto che alla fine la Francia ha adottato il provvedimento di embargo, che tutti noi conosciamo, sulle importazioni. Altro danno, ovvero chiusa un'altra attività che c'era lì, quella dei vivaisti, più tutto quello che riguarda l'olio e tutti i danni che ci sono.
  Penso sia necessario anche altro; gli stessi interventi di sostegno al reddito non possono essere effettuati con quella misura che il Governo ha inserito in un decreto – che tratta mille altre cose dell'agricoltura e, per giunta, anche l'organizzazione del Ministero dell'agricoltura – dove c’è un articolo in cui si dice che per il problema della Xylella sono stati stanziati un milione di euro per il 2015 e dieci per il 2016. Per carità, meglio di niente, ma sono risorse da ritenersi totalmente insufficienti.
  C’è da incentivare la ricerca e questa va incentivata con risorse pubbliche, perché la soluzione del problema – e io mi auguro che quanto prima arrivi – passa attraverso la ricerca affinché si riesca a trovare l'antidoto a questo batterio, sennò è distruzione. Lo dicono i provvedimenti stessi, lo dice il commissario, lo dicono tutti.
  Per non parlare anche di quello che accade in Puglia come regione, dove c’è un piano di sviluppo rurale, con 1,6 miliardi di euro, in un contesto complesso. La Comunità europea di recente lo ha osservato, anche lì dovrebbe essere riprogrammato, ristrutturato e prevedere anche delle risorse precise per gli agricoltori e, in particolare, per eventuali ristrutturazioni dove già c’è stata la distruzione, dove già ci sono stati gli abbattimenti, non per intervento del commissario, ma perché le piante sono state distrutte da questo batterio.
  Altro problema. Quasi l'intero Parlamento, da più parti, nelle varie discussioni ha sollecitato il Governo a stabilire, così come succede quando c’è un terremoto o quant'altro, l'esenzione fiscale dall'IMU agricola per gli agricoltori colpiti. Gli agricoltori non solo hanno avuto questa disgrazia da parte del Padreterno, non solo devono affrontare queste difficoltà enormi derivanti da questa emergenza, ma, oltre a questi danni incredibili, la beffa, da parte del Governo, di pagare anche l'IMU agricola; nuova tassa, nuova grande vessazione e ingiustizia, con sordità assoluta da parte del Governo.
  Si trattava solamente di 280 milioni di euro nel bilancio di 826 miliardi di euro. Questo comporta l'entrata stimata dell'IMU agricola. E se si trattava di 280 milioni di euro, nel contesto dell'esenzione delle zone colpite dalla Xylella, grosso modo, la stima che avevano fatto le associazioni era di 21 o 22 milioni di euro. Neanche quello. Il Governo ha una grande disattenzione nei confronti di questo problema.
  E poi c’è la voce che si leva dai sindaci. I sindaci hanno delle risorse. Siccome la questione riguarda intere popolazioni di tutto quel territorio, i comuni vorrebbero partecipare, aderire, compartecipare ai finanziamenti per la ricerca relativa a questo grande flagello, a condizione che il Governo togliesse dal vincolo del Patto di stabilità le risorse utilizzate a questo fine. Mi sembra una cosa abbastanza legittima rispetto a tutte quelle che sono le determinazioni in questo senso.
  E poi penso sia necessario che, nel contesto di tutto quello che riguarda il programma di sviluppo rurale 2014-2020, da parte anche del Governo, con gli interventi Pag. 20che, in via diretta, in questo contesto vengono attuati da parte del Ministero o di enti che sono determinati dalle partecipate del Ministero stesso, ci siano degli interventi di programmazione di risorse comunitarie anche da parte del Governo a livello centrale, per cercare di intervenire al fine di poter affrontare in particolare questa grande emergenza e di salvare il salvabile in riferimento a tutto questo.
  Per questo motivo, ritengo che la mozione da me presentata, ma anche le altre mozioni che sono state presentate meritano certamente l'attenzione da parte del Parlamento – ma il Parlamento su questo problema l'ha già dimostrata in altre occasioni e anche la presentazione di tante mozioni è testimonianza di tutto questo –, ma soprattutto mi auguro che si riesca a smuovere la disattenzione che il Governo, nonostante l'emergenza, ha avuto in questo senso.
  Io ritengo che sia necessario un provvedimento legislativo che consenta veramente, se serve, di attuare il piano predisposto dall'Europa, ma soprattutto un intervento di sostegno al reddito per gli agricoltori colpiti e grandi investimenti che occorrono nelle zone che già hanno avuto i danni per gli abbattimenti, indipendentemente dal piano, e un intervento sul Patto di stabilità e sulla ricerca. Bisogna intervenire perché si tratta di un problema che non ha carattere solo pugliese, ma che ha carattere nazionale e, come si è visto, anche internazionale in riferimento all'interesse dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Matarrese, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00800. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, siamo stati tra i primi a presentare la mozione sulla Xylella, nel convincimento che fosse necessario individuare una strada e un percorso possibile su un problema che è sicuramente complesso dal punto di vista scientifico, dal punto di vista delle normative, anche quella europea, e dal punto di vista operativo. Infatti, si tratta di una realtà importante, inficiata da un patogeno molto pericoloso, che si diffonde molto rapidamente tramite delle cicale, che, per quanto insignificanti nel loro essere, hanno un raggio di azione molto limitato. Il che, da una parte, implica la necessità di intervenire rapidamente affinché l'estensione di questa propagazione venga contenuta in limiti accettabili, e, dall'altra, ci fa capire anche come la mancanza di effetti rapidi nello sviluppare questa patologia sulle piante fa sì che questo elemento sia difficilmente prevedibile nei suoi movimenti. Mentre appare abbastanza certo che la motivazione sia l'importazione da Paesi sudamericani, dove questo elemento è particolarmente presente nella vegetazione.
  Questo, quindi, riporta anche a una riflessione su quali controlli vengono fatti nell'importazione di elementi da vivaio che vengono importati nel nostro Paese dall'estero.
  È una patologia pericolosa per l'economia della Puglia ed è una patologia pericolosa per l'economia dell'Italia. In Puglia è concentrato il 10 per cento della produzione olearia e ci sono ben 270 mila aziende che operano in questo settore. Il cuore di questa economia è soprattutto nel barese, nord barese, e, quindi, da qui deriva la necessità e l'urgenza di arginare questo fenomeno laddove adesso è concentrato, dunque purtroppo nel Salento.
  Abbiamo seguito, come da procedura, la denuncia, ai sensi di una direttiva specifica dell'Europa, di contaminazione di questo elemento, che è un elemento nocivo, sin dal 2013. E dal 2013 ad oggi abbiamo seguito un po’ anche quelle che erano le indicazioni della Comunità europea, che ha dato incarico all'EFSA, che è l'autorità in materia, di individuare l'origine di questo patogeno, i rimedi e soprattutto dove fossero i focolai presenti. Questo studio ha implicato un ritardo di circa un anno e mezzo, arrivando nel 2015, ma comunque ha evidenziato la necessità di intervenire drasticamente per Pag. 21creare una zona cuscinetto, per creare una zona di focolaio, per creare fondamentalmente una zona di protezione dallo Ionio e all'Adriatico che impedisca a questo elemento di diventare una frequente presenza su tutta l'economia dell'olio pugliese.
  Con la nomina del commissario siamo intervenuti per cercare appunto di attuare un piano che fosse non penalizzante anche per l'economia. Qui si tratta di ulivi che hanno anche un valore ambientale, che hanno un valore ornamentale, che hanno una particolare presenza sul territorio e, quindi, si è anche imposto che, nell'eventuale azione su queste piante, non ci fosse un espianto completo, ma che ci fosse grande attenzione nel verificare, laddove ci sono le possibilità, anche la possibilità di un'eradicazione parziale delle piante, per salvare il più possibile il salvabile.
  Siamo partiti e, poi, come sempre capita in questo Paese, i mille ricorsi al TAR hanno bloccato anche questo intervento e, quindi, di fatto noi viviamo in una condizione di stallo che non porta nessun beneficio per la Puglia, che non porta nessun beneficio per la nostra economia, che non porta alcun beneficio neanche per quelle produzioni vivaistiche che di fatto sono bloccate.
  Abbiamo anche subito un'azione non corretta da parte della Francia, che ha impedito e ha bloccato tutte le importazioni dalla Puglia, anche se una sola e piccola parte della Puglia è inficiata da questo fenomeno. Ma, per penalizzare ulteriormente, sono state bloccate tutte le importazioni dalla Puglia, cosa non consentita credo neanche dallo spirito della Comunità europea. Su questo sin d'ora chiediamo che il Governo intervenga molto pesantemente, perché questa davvero non è una solidarietà europea per affrontare un problema. Ricordo altre problematiche che riguardano sempre e solo l'Italia e sulle quali la Comunità europea o comunque i Paesi della Comunità europea fanno i soliti distinguo.
  Noi, quindi, con questa mozione vogliamo che si riprenda l'azione efficace ed efficiente per risolvere il problema, non essendoci una soluzione in termini scientifici, perché è un patogeno molto pericoloso, molto infettivo, ma asintomatico nei suoi effetti, come dicevo prima, e non ci sono ancora delle cure tramite altro se non l'eliminazione della parte infetta della pianta. Questo, quindi, implica automaticamente una prima soluzione, che sarebbe quella di alimentare fortemente con investimenti la ricerca. Questo significa coinvolgere anche l'Europa negli investimenti per la ricerca, che ora sono solo a carico della regione Puglia, che recentemente ha stanziato 2 milioni di euro per convenzioni da stipulare con enti di ricerca come il CNR e l'università come atto di buona volontà. Ma è anche su questo che il Governo deve intervenire, perché non può essere un problema che rimane in testa alla sola regione Puglia e agli stessi agricoltori e, quindi, queste somme devono essere escluse dal Patto di stabilità. Così come è assurdo penalizzare gli agricoltori sul pagamento dell'IMU per una produzione che di fatto non hanno più. Non si giustifica neanche più l'applicazione di una tassazione di questo genere. Se non la sospensione, noi abbiamo chiesto l'eliminazione totale, dato il danno che questi agricoltori e questi produttori subiscono. Soprattutto si deve rispondere a un principio che la soluzione del problema non è degli agricoltori, ma è dello Stato, è della Comunità europea e, quindi, che si prendano i fondi della Comunità europea per indennizzare coloro che si rendano disponibili all'abbattimento, ma che non si rendono disponibili a non avere più nessuna fonte di reddito.
  Quindi, occorre intervenire anche sul Fondo di solidarietà in termini sicuramente più sostanziali di quelli che sono presenti nel decreto n. 51 all'esame del Senato, dove vengono posti un milione di euro per quest'anno e 10 milioni di euro per l'anno successivo. Questa sperequazione di risorse lascia un pò di preoccupazione. Meglio avere delle risorse importanti nell'immediato per tamponare il problema, piuttosto che portarle in tempi successivi, quando il problema rischia di dilagare e diventare sempre più importante, Pag. 22a spese dei soli produttori pugliesi, che ad oggi se ne stanno facendo carico.
  Quindi, è un problema gravoso, sul quale ci vuole un'attenzione, ci vuole una linearità d'azione e una linearità di intervento: non possiamo più rimanere, dopo tre anni, a non avere una strada da percorrere. Siamo dell'idea che la ricerca sia un momento importante per trovare una soluzione che sia parallela a quella dell'espianto, ma l'espianto, secondo il piano approvato dallo stesso Ministero, credo che sia l'unica soluzione possibile, sulla quale bisogna intervenire anche superando interventi non proprio appropriati della magistratura, che, in questo caso, non fanno altro che aumentare la rischiosità e la diffusione dello stesso problema.
  Riteniamo anche che si debbano valutare ed approfondire i controlli e i censimenti che vengono fatti sulle importazioni che noi abbiamo di piante e di soggetti che, molto spesso, diventano vettori di questo tipo di patogeno, ma anche di altri patogeni che, probabilmente, noi andremo ad importare: perché è un patogeno che sicuramente non arriva dal Costa Rica, se non tramite piante che, in maniera sintomatica, hanno incubato questo tipo di problema.
  Ma la gravità della situazione è legata al fatto che, con la stagione estiva e con l'aumento delle temperature, il vettore oggi individuato potrebbe non essere l'unico vettore. E, soprattutto, quel che è più grave è che ci sono ben centocinquanta ulteriori specie vegetali che potrebbero essere attaccate da questo tipo di patogeno e, tra queste, quelle principali dell'economia agricola pugliese: il mandorlo, la vite, il pesco, la frutta, tutte attività che sono primarie per l'economia agricola della Puglia.
  Quindi, da pugliese, chiedo che ci sia la massima attenzione nel valutare le nostre mozioni: sicuramente, credo che tutte abbiano come obiettivo primario quello di stroncare immediatamente la diffusione di questo problema e che, soprattutto, abbiano l'interesse a guardare con attenzione l'economia agricola non solo della Puglia, ma anche dell'Italia, visto che questa parte della Puglia produce olio per la gran parte della produzione italiana e, soprattutto, occupa la più grande superficie a coltivazione agricola d'Italia.
  Quindi, è un'attenzione dovuta, è un'attenzione richiesta sia con interventi diretti per gli agricoltori, sia con interventi risolutivi del problema. Questo è l'obiettivo della mozione che noi abbiamo presentato ed illustrato e ci auguriamo che ci sia un riscontro da parte del Governo in termini di azione e di recepimento, anche da parte di quest'Aula, delle proposte che sono contenute in termini d'impegno e rivolte al Governo (Applausi del deputato Distaso).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Matarrese, anche per la sintesi, che permetterà ad alcuni colleghi di intervenire prima della sospensione.
  È iscritto a parlare l'onorevole Franco Bordo, che illustrerà la mozione Duranti ed altri n. 1-00863, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, con quasi 500 milioni di tonnellate, l'Italia è il secondo produttore mondiale di olio d'oliva, rappresentando uno dei prodotti più importanti del made in Italy agroalimentare, i cui importanti risvolti socio-economici si esprimono, in particolare, nei territori del sud del Paese, in modo particolare in Puglia, dove l'olivicoltura rappresenta circa il 30 per cento della produzione olivicola nazionale, con 375 mila ettari coltivati, 270 mila imprese agricole, e dove viene prodotto il 35 per cento del fatturato complessivo degli oli extravergine a marchio DOP e IGP italiani.
  Il ritrovamento nell'area del gallipolino del patogeno da quarantena Xylella fastidiosa su piante di olivo ha determinato, sin dai primi mesi, notevole criticità per la gestione di questa emergenza fitosanitaria, unica per la sua specificità. Il ritrovamento della Xylella fastidiosa ha determinato l'avvio di un'intensa attività tecnico-amministrativa da parte della regione Puglia. Le attività svolte dalla regione sono Pag. 23sempre state supportate da istituzioni scientifiche regionali e nazionali.
  La collaborazione è stata estesa, anche per il tramite degli stessi istituti – come l'università di Bari, il CNR, l'Istituto agronomico mediterraneo, l'università di Foggia –, anche ad istituzioni internazionali di elevato riconoscimento scientifico e professionale. La professionalità riconosciuta anche a livello internazionale da ricercatori che lavorano presso le nostre istituzioni scientifiche ha consentito di identificare completamente il genoma della Xylella e di isolarlo su piastra di crescita in laboratorio.
  Nell'ambito del piano di attività sperimentali finanziato dalla regione Puglia con apposito programma di intervento sono stati effettuati rilievi in campo nelle aree focolaio e saggi di laboratorio. Dal ritrovamento iniziale della vasta area di Gallipoli e dei cinque focolai puntiformi che ad aprile 2014 sono state eradicate, le infezioni sono aumentate in modo esponenziale in tutta la provincia di Lecce, tant’è che la regione Puglia in due incontri a fine luglio e a fine agosto 2014, con il Ministro e i dirigenti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ha evidenziato la drammaticità dell'emergenza fitosanitaria e le proporzioni sempre maggiori delle infezioni, chiedendo di adottare, in modo indifferibile e urgente, strumenti straordinari e di emergenza che consentissero di attivare misure per contenere la diffusione di questo batterio sia nella provincia leccese che in tutta la regione pugliese.
  Alla luce di quanto si riscontrava nel territorio, la regione è stata costretta a rimodulare per ben tre volte la delimitazione delle aree interessate da Xylella al fine di attivare misure per contenere o eradicare la diffusione del batterio. Sono state stabilite e delimitate le diverse aree denominate come «zona infetta», «zona cuscinetto», zona di «eradicazione» e «zona profilassi».
  La presenza della Xylella è un evento unico per le proporzioni fitosanitarie con cui si è evidenziata, in particolare su una coltura, quale l'ulivo, che ha un valore al di sopra della propria resa agricola nella produzione dell'olio. Nota è infatti la sua storia culturale, che da millenni caratterizza la Puglia e i suoi paesaggi, di bellezza ambientale tale da emanare una legge regionale a loro tutela.
  Si è reso comunque necessario studiare e ricercare numerosi quesiti, dubbi e criticità che sono emersi nella gestione di tale emergenza fitosanitaria, per cui molte misure indicate per l'eradicazione e il contenimento delle infezioni non trovavano ancora un riscontro scientifico tale da giustificare la stessa applicazione. Ciò nonostante, con la definizione delle zone delimitate, sono state prese misure di estirpazione di piante di olivi risultati infetti in cinque focolai puntiformi per un totale di 104 piante. Va evidenziato l'impatto e la complessità dell'intera operazione che è stata posta in essere per ottemperare a quanto imposto dalla Commissione europea.
  Il supporto scientifico è sempre stato di elevato contributo nelle decisioni che la regione Puglia ha preso in merito all'emergenza sulla base di quanto realmente stava verificandosi nel territorio leccese e, anche grazie al contributo di esperienze maturate in altri Paesi, è emersa la convinzione che la Xylella fastidiosa non poteva essere eradicata e, quindi, andavano adottate misure diverse da quelle programmate inizialmente. Si è delineata, pertanto, la convinzione che quanto riportato nella decisione comunitaria non trovava una sufficiente validità nell'affrontare tale emergenza e nel ridurre le infezioni del batterio, in quanto l'elevata quantità di piante da abbattere era tale da non consentire una riduzione dell'inoculo.
  Su tale base è stata riprogrammata una nuova strategia da adottare nelle diverse zone delimitate e secondo il piano di azione concordato con il commissario straordinario. Le misure prevedono interventi nella fascia di profilassi, nella zona cuscinetto, nella fascia di eradicazione, nei focolai e in quelli di maggiore criticità; prevedono altresì interventi nei vivai e nelle restanti zone infette e interventi di Pag. 24tipo trasversale, misure per cui è stato stabilito l'importo di spesa, la priorità e la tempistica.
  Appare ancora incredibile che, nonostante la Commissione europea fosse a conoscenza della provenienza del ceppo presente in Puglia, non abbia emesso, da quando è stato scoperto il batterio, pur essendo presente nella lista della direttiva, alcun blocco di importazione da Paesi terzi, mentre ha imposto regole severissime nel territorio della provincia di Lecce. A conferma di ciò è sufficiente ricordare il ritrovamento di ulteriore materiale vegetale infetto proveniente dalla Costa Rica, come le piante di caffè ornamentali nei Paesi Bassi e in Lombardia nei primi mesi del 2014.
  Va rilevato che ancora oggi moltissime specie ospiti nei Paesi americani possono essere importate senza alcun controllo, perché non viene richiesto dalla normativa europea il passaporto delle piante, che, quindi, hanno libero accesso.
  È utile ricordare che nella riunione del 23 marzo 2015 della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, il deputato verde José Bové ha riferito che la Xylella è stata trovata in Corsica su ulivi ornamentali venduti nei centri commerciali.
  Dobbiamo qui evidenziare, come già ricordato da altri colleghi, che la Francia ha adottato un decreto ministeriale con cui prevede il divieto di importazione dalla Puglia di 102 specie differenti quali: ulivo, vite, fico, albicocco, mandorlo, pesco, agrumi, ciliegio, gelso e molte piante ornamentali. Tra le piante messe al bando vi sono alcune sulle quali non è mai stata certificata la presenza del batterio da quarantena, come ad esempio, la vite e gli agrumi.
  Suscita perplessità, commista a preoccupazione, la posizione della Commissione europea che ha affermato che la decisione di bloccare l'import dalla Puglia è in linea con la legislazione europea. Il rischio è che la Francia apra la strada a misure unilaterali analoghe di altri Paesi dell'Unione, oltre ad essere alquanto singolare che la Commissione europea ritenga di non intervenire sulla decisione di uno Stato membro adottata senza tenere conto dell'approfondimento politico e scientifico in corso a livello comunitario e non.
  Con molta chiarezza vogliamo dire, in questa Aula, che questa vicenda pare voler coprire l'immobilismo e i gravissimi ritardi della Commissione europea nell'affrontare l'emergenza fitosanitaria che sta minacciando gli ulivi del Salento. Le misure imposte finora alla regione Puglia dalla Commissione europea si presterebbero a censure per violazione del principio di proporzionalità anche sotto il profilo dell'inadeguatezza tra il fine stabilito e i mezzi adottati. Con altrettanta chiarezza affermiamo che le misure estreme di contenimento potrebbero non essere idonee ad evitare la diffusione della Xylella fastidiosa nel territorio comunitario.
  È alquanto singolare leggere nel comunicato stampa diffuso il 28 aprile 2015 dalla Commissione europea che la Xylella: «... è un organismo nocivo da quarantena che colpisce gli ulivi ed è potenzialmente pericoloso per molte altre piante, come la vite e gli agrumi...». Questo atteggiamento pervicace, nonostante il fatto che gli esami di laboratorio abbiano smentito la presenza del batterio sulla vite e sugli agrumi, induce a dubitare dell'imparzialità dell'azione dell'esecutivo comunitario oltre a evidenziare un modus decidendi lesivo del principio di proporzionalità. Considerato inoltre che l'atteggiamento di Francia, Germania, Grecia, Spagna sottende il tentativo di portare avanti una vera guerra commerciale contro la Puglia e l'Italia, già accennata con l'emanazione del decreto ministeriale francese, con questa mozione, Sinistra Ecologia Libertà intende, in via prioritaria; impegnare il Governo: a differire o sospendere tutti gli adempimenti tributari e fiscali dovuti dai soggetti agricoli professionali le cui colture sono state danneggiate dal batterio della Xylella; a sospendere dal pagamento dell'IMU agricola quelle imprese i cui impianti di olivicoltura sono stati colpiti dal suddetto batterio; ad escludere dal saldo finanziario rilevante ai fini del patto di stabilità interno, le risorse finanziarie provenienti Pag. 25dallo Stato e le spese in conto capitale sostenute dalle regioni e dalle province autonome per l'attuazione delle misure compensative del fondo di solidarietà nazionale; alla luce di quanto illustrato nel presente atto di indirizzo, ad avviare le necessarie iniziative politico-istituzionali con la Commissione europea al fine di predispone un tavolo tecnico con cui avviare una profonda revisione della direttiva comunitaria rivelatasi inadeguata nel sistema dei controlli dei flussi commerciali all'ingresso dell'Unione europea; in sede comunitaria a far escludere la vite e gli agrumi dalla lista delle piante quali suscettibili alla Xylella fastidiosa; a contrastare, in sede comunitaria, quelle scelte e disposizioni che, in modo arbitrario, penalizzano l'economia agricola del nostro Paese e della Puglia in particolare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fautilli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00865. Ne ha facoltà.

  FEDERICO FAUTTILLI. Grazie, Presidente. È bene ricordare che in Puglia viene prodotto l'olio a denominazione di origine protetta, il Dop Terra di Bari, con il fatturato più elevato in Italia, oltre 28 milioni di euro, rappresentando al contempo il 35 per cento del fatturato complessivo degli oli extravergine a marchio Dop e Igp italiani.
  Infatti, sono oltre 377 mila gli ettari di terreno coltivati a ulivi in Puglia, prima regione olivicola in termini di produzione con circa 270 mila imprese agricole, pari al 22 per cento delle aziende olivicole italiane e un valore della produzione di circa 500 milioni di euro all'anno. Oggi, questa eccellenza italiana è messa in serio pericolo dalla presenza di un batterio che da circa 3 anni sta infestando gli uliveti pugliesi.
  La Xylella fastidiosa è un batterio Gram-negativo che presenta 4 varianti molecolari e quella che ha attaccato gli olivi salentini è la Xylella fastidiosa pauca, originaria del Sud America. Il Comitato permanente dell'Unione europea per la salute delle piante, a seguito dell'emergenza Xylella, a cui abbiamo fatto riferimento, ha diffuso la seguente nota ufficiale. «Le nuove misure comunitarie impongono agli Stati membri di notificare nuovi focolai in Europa, di effettuare indagini ufficiali, e di delimitare rapidamente aree infestate. Misure di eradicazione rigorose in tali aree includono la rimozione e la distruzione delle piante infestate e di tutte le piante ospiti all'interno di un raggio di 100 metri, a prescindere dal loro stato di salute. Le misure forniscono anche la possibilità per l'Italia di applicare misure di contenimento in tutta la provincia di Lecce, dove l'eradicazione non è più possibile. In questo caso, viene mantenuto l'obbligo di rimuovere sistematicamente tutte le piante infette e di testare le piante circostanti (a 100 metri) in una zona di 20 chilometri adiacente alle province di Brindisi e Taranto. Sulla base del parere scientifico dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare, pubblicato nel gennaio 2015, e dei risultati dei controlli effettuati dall'Ufficio alimentare e veterinario della Commissione europea nel 2014, la Commissione ha altresì presentato una serie di misure rafforzate volte a preservare la piante sane situate nella zona interessata, così come per prevenire l'ulteriore diffusione del batterio nel resto dell'Unione europea». Sono inoltre adottate misure rigorose sulle importazioni dai Paesi terzi. Questa la posizione dell'Unione europea.
  Ma il batterio della Xylella fastidiosa, tuttavia, era già stato incluso nella lista degli organismi nocivi denunciabili dagli Stati membri dell'Unione europea nella direttiva 2000/29/CE del Consiglio dell'8 maggio 2000, concernente – questa – «le misure di protezione contro l'introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità». Questa direttiva fu modificata successivamente nel 2002 con la n. 89, al fine di migliorarla e per meglio definirne e modalità di applicazione.Pag. 26
  Il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 214, recepiva tale provvedimento secondo il quale sono rese obbligatorie alcune misure per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione del batterio. A seguito di tale indicazione si prevede che debbano essere sradicati fino a 35 mila olivi, ma forse la cifra è destinata a crescere il che significherebbe condannare definitivamente il Salento, dove si trovano anche alberi con oltre cinquecento anni di vita. Secondo quanto indicato dall'Unione europea, vi è, inoltre, il fondato rischio che vengano espiantate anche le viti che si trovano in un raggio di 100 metri dagli ulivi infetti, aggiungendo un ulteriore danno incalcolabile all'economia pugliese.
  Le ulteriori disposizioni per contenere la Xylella fastidiosa prevedono, anche, la distruzione di tutte le specie potenzialmente contaminabili: dagli ulivi agli oleandri, ai mandorli, ad altre piante da frutta e prevedono anche il divieto della loro riproduzione. La Francia, in linea con la legislazione dell'Unione europea, ha imposto l'embargo alle importazioni di piante determinando il calo del 70 per cento del fatturato dei circa 150 vivai della provincia di Lecce, vietando l'importazione di 102 tipi di piante vive dal territorio pugliese attraverso il rafforzamento di un piano di controllo su tutto il territorio transalpino, ma oltre agli ingenti danni all'agricoltura, al settore vivaistico e al considerevole indotto socio-economico che interessa tutto il settore vivaistico, si deve tenere in conto anche di quelli arrecati al turismo.
  Sempre secondo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, rispetto a tutto questo non è nota alcuna strategia precedente che abbia avuto successo nell'eradicazione del batterio, una volta insediatosi all'aperto.
  L'uso indiscriminato di diserbanti e agenti chimici e la scarsa manutenzione dei terreni potrebbero, tuttavia, aver indebolito le resistenze naturali delle piante, inducendo la regione Puglia ad imporre l'aratura obbligatoria, con multe fino a 3 mila euro per ettaro in caso di contravvenzione. Numerosi sono, dunque, i dubbi che ruotano intorno a questa vicenda: sul tempo perso prima di intervenire, sugli sforzi effettivi della ricerca dei metodi per sconfiggere il batterio, sull'espianto di ulivi secolari quale unico rimedio e sugli scarsi impegni di Governo ed Unione europea per affrontare seriamente tale emergenza.
  C’è una delibera del Consiglio dei ministri che ha dichiarato, a febbraio 2015, lo stato di emergenza, nonché il piano d'interventi, a firma del commissario delegato Giuseppe Silletti per fronteggiare il rischio fitosanitario di diffusione della Xylella fastidiosa nel territorio della regione Puglia, ma il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha sospeso il piano elaborato dal commissario delegato Giuseppe Silletti, in qualità di commissario per l'attuazione degli interventi per far fronte all'emergenza fino al 6 maggio 2015. È stata, infatti, accolta la richiesta di sospensiva presentata da 26 aziende vivaistiche, costituitesi in giudizio poiché esistono, secondo il Tar, obiettive ragioni di danno irreversibile rilevanti, in questa fase soprattutto. Quindi il piano commissariale prevedeva la distruzione entro il 30 aprile 2015, attraverso trinciatura o combustione controllata, di 296 mila piante (ulivi, oleandri, querce, pruni e poligala) sotto sigilli perché considerate ospiti del batterio. Tenuto conto quindi di questa grave crisi, sia sul mercato interno che su quello internazionale, che ha colpito il settore olivicolo-oleario, il Governo, nell'ambito del piano olivicolo nazionale, è intervenuto successivamente con il decreto-legge 5 maggio 2015, n. 51, stanziando 20 milioni di euro per il triennio 2015-2017; obiettivo dell'intervento è quello appunto di recuperare del potenziale produttivo e competitivo con aumento del 25 per cento delle quantità prodotte a livello nazionale nei prossimi 5 anni, arrivando a quota 650 mila tonnellate. Nel medesimo decreto, per andare incontro alle necessità sempre degli agricoltori e dei vivaisti danneggiati dalla diffusione del batterio, viene stabilita la deroga per l'attivazione del fondo di solidarietà nazionale, che segue la dichiarazione di calamità.
  Allo stesso tempo, vengono destinati i primi 11 milioni di euro per gli interventi Pag. 27compensativi a favore dei produttori che hanno subito danni. Quindi, è la prima volta che questa norma si applica a emergenze fitosanitarie provocate da infezioni degli organismi nocivi, prevista solo per eventi atmosferici.
  Per concludere, il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico chiede al Governo di assumere iniziative per incrementare le misure economiche e fiscali per alleggerire la grave crisi economica che sta colpendo gli agricoltori e i vivaisti pugliesi che hanno visto perdere la loro fonte di reddito; in particolare, a valutare l'opportunità di sospendere l'IMU agricola per le imprese i cui oliveti siano stati danneggiati da questa fitopatia epidemica; a sollecitare le istituzioni europee ad assumere iniziative in favore del comparto agricolo italiano danneggiato dalla diffusione del «complesso del disseccamento rapido dell'olivo» e ad assumere iniziative per escludere le relative risorse dai vincoli del Patto di stabilità; a considerare la necessità di introdurre sistemi di controllo e di prevenzione delle importazioni di vegetali provenienti da altre zone del mondo per evitare il rischio di diffusioni di infezioni come quella attuale; a procedere inoltre, per quanto di competenza, all'individuazione delle eventuali responsabilità amministrative, tenuto conto che le istituzioni, a tutti i livelli, erano a conoscenza dell'emergenza Xylella da oltre tre anni; a monitorare la diffusione della Xylella ed incentivare la ricerca per combattere il batterio e i suoi insetti vettori e per prevenire e curare gli ulivi e le altre specie vegetali colpite dalla malattia; ad assumere infine iniziative per prevedere misure compensative per gli enti locali che si sono e si impegneranno a realizzare interventi per fronteggiare l'emergenza fitosanitaria e per tutelare il patrimonio storico-ambientale ed economico dei loro territori messi fortemente a rischio.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gagnarli, che illustrerà anche la mozione L'Abbate n. 1-00870 (Nuova formulazione), di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Presidente, sarò io ad illustrare la mozione del nostro gruppo, a prima firma del collega L'Abbate, a causa della sospensione a cui è stato sottoposto per le vicende legate alla discussione delle riforme costituzionale. Oggi ci troviamo a discutere nuovamente quali indicazioni e misure il Parlamento chiede al Governo sul cosiddetto Codiro, il «complesso del disseccamento rapido dell'olivo» che ha colpito gli uliveti salentini.
  Il Governo, a quanto pare, necessita di essere impegnato ogni anno prima di darsi finalmente una mossa: alla luce di questo atteggiamento, forse sarebbe il caso di creare un nuovo strumento in grado di sollecitare gli interventi dell'Esecutivo ogni dodici mesi. Ad ottobre scorso, infatti, – e quindi ben otto mesi fa – la Commissione agricoltura della Camera approvò all'unanimità le risoluzioni presentate dalle varie forze politiche, tra cui la nostra del MoVimento 5 Stelle presentata addirittura un anno prima, ad ottobre 2013. Siamo stati i primi a portare in Parlamento l’affaire Xylella e l'emergenza degli olivi salentini, una risoluzione con impegni chiari e imprescindibili, ma sino ad oggi praticamente disattesi.
  Avevamo richiesto un coinvolgimento attivo ed un sostegno concreto alla ricerca pubblica, attirando le migliori menti ed i maggiori esperti mondiali nel campo, ma la maggioranza ed il Governo, sia regionale che nazionale, hanno preferito attardarsi sino alla nomina del commissario Silletti a cui sbolognare in toto la patata bollente. Con il risultato che oggi il mondo scientifico sta ancora attendendo che vengano redatti i bandi per lavorare finalmente sul futuro dell'olivicoltura salentina, garantendo una prospettiva agli agricoltori pugliesi, coltivatori che si sono adoperati spontaneamente per mettere in pratica quelle buone pratiche agricole necessarie a contenere il fenomeno ma che, però, non hanno ancora alcuna certezza dei rimborsi e non hanno responsabilità sull'arrivo del patogeno sul loro territorio.
  Avevamo impegnato il Governo a rendere pubblici, su un portale dedicato, i dati fino ad oggi raccolti sulla diffusione e Pag. 28sulla gravità del «complesso del disseccamento rapido dell'olivo», in modo da evitare clamore ingiustificato ed allarmismi facendo vera informazione e rendendo consapevoli tutti i cittadini di ciò che sta accadendo. Avevamo impegnato il Governo a pubblicare i risultati relativi al soddisfacimento dei postulati di Koch e, pertanto, alla patogenicità del ceppo Xylella sull'olivo, come espressamente richiesto dai protocolli europei Eppo: ma ad oggi ancora nulla.
  Abbiamo impegnato il Governo a provvedere affinché siano urgentemente attivate e sostenute politiche di controllo alle frontiere, nonché azioni di monitoraggio e di rintracciabilità per fare in modo che il batterio venga bloccato nei porti in cui arriva dall'estero, presumibilmente da oltre oceano. La politica europea delle frontiere è oggettivamente un colabrodo e non rassicura né i cittadini, né i florovivaisti, né i coltivatori.
  Abbiamo richiesto e impegnato il Governo a prevedere azioni e misure preventive e di sostegno per gli agricoltori e le aziende olivicole pugliesi colpite dal Codiro anche attraverso il programma di sviluppo rurale 2014-2020, che ha recentemente visto la secca e netta bocciatura di Bruxelles sul lavoro fatto dalla regione Puglia e che preoccupa non poco gli imprenditori agricoli ed i coltivatori pugliesi. Parliamo di 1,7 miliardi di euro di fondi a disposizione messi a rischio.
  È necessario finanziare l'attività di prevenzione e di ripristino del potenziale produttivo ridottosi a causa del Codiro nonché sostenere quelle imprese, pensiamo soprattutto a quelle vivaistiche, che sono oggi esposte a significativi rischi economici.
  Regione Puglia e Governo nazionale, purtroppo, hanno preferito rimanere sopiti dinanzi alle prime avvisaglie del fenomeno, verificatesi già anni fa. Se pensiamo che la Spagna negli ultimi trent'anni ha redatto ben cinque piani olivicoli e che nulla è stato fatto dall'Italia e dalla Puglia in tal senso, nonostante questa singola regione produca l'8 per cento dell'intero olio mondiale, comprendiamo perfettamente perché la Spagna ha superato di gran lunga la quantità di olio prodotto, divenendo una potenza commerciale. E, al contempo, ciò non fa che far accrescere i timori per il futuro dell'olivicoltura pugliese ed italiana, la quale senza un piano olivicolo non può pensare di rilanciarsi un domani, ma viene come sempre abbandonata a se stessa dalla politica e da chi amministra.
  Solo con un piano olivicolo, infatti, si potrà incrementare la produzione senza accrescere la pressione sulle risorse ambientali, rinnovando gli impianti e studiando nuovi sistemi colturali in grado di conciliare la sostenibilità ambientale con la redditività economica degli agricoltori. Solo con un piano olivicolo si potrà tutelare l'olivicoltura a valenza paesaggistica, di difesa del territorio e storica. Solo con un piano olivicolo si potrà stimolare un consumo «informato», evidenziando le diverse proprietà salutistiche dei nostri eccellenti oli extravergine di oliva, promuovendo la qualità e la biodiversità. E ovviamente la classe politica è riuscita a non redigere mai un piano olivicolo, lasciando abbandonati al proprio destino i nostri olivicoltori.
  Solo la ricerca scientifica pubblica in collaborazione con i produttori, le associazioni di categoria e quelle ambientaliste potrà garantire il futuro dell'olivicoltura pugliese. Per questo chiediamo sostegno e promozione di modelli sperimentali di agricoltura che, tenendo in dovuta considerazione l'uso dei consorzi microbici dei suoli e il rispetto della biodiversità microbica delle piante, migliorino le qualità nutraceutiche e la funzionalità fisiologica delle piante.
  Così facendo avremmo piante più forti e reattive naturalmente contro gli attacchi patogeni, tutto ciò anche in considerazione del fatto che il sistema agricolo è strettamente legato all'ambiente e alla salute dei consumatori.
  Abbiamo richiesto, inoltre, attraverso un'interrogazione parlamentare di pubblicare uno studio scientifico che possa sedare tutti i dubbi dei Paesi che importano prodotti agricoli dall'Italia e che continuano Pag. 29a mettere sul tavolo riguardo alla possibile presenza del batterio negli alimenti. L'Italia deve essere chiara e forte nel fare comprendere ai propri partner commerciali che il batterio non è presente nei prodotti agricoli e non avrebbe alcuna conseguenza per l'uomo. I timori di una guerra commerciale sono elevati tra i nostri produttori, che non possono pagare questo scotto di disinformazione.
  La politica deve darsi una svegliata e dare direttive precise, deve mettere in condizione i ricercatori e gli scienziati di trovare le soluzioni ottimali, nel giusto rapporto costi-benefici, per uscire dall'emergenza, stabilendo le vere cause di questa situazione che ha messo in ginocchio florovivaisti e olivicoltori della Puglia.
  Abbiamo richiesto di non fare pagare, almeno per quei coltivatori colpiti dal disseccamento rapido dell'olivo, l'odiosa, ingiusta, iniqua e incostituzionale tassa creata dal Governo Renzi, IMU agricola. Sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti, anche se siamo riusciti a fare strappare una promessa con un ordine del giorno approvato qui alla Camera. Non si possono utilizzare come un bancomat quegli agricoltori che già pagano un drammatico calo di produzione nonché non comprendere quale sarà il loro futuro.
  Questa ulteriore discussione su impegni già chiariti, già noti a tutti e su cui il Governo Renzi tarda a darsi una mossa, è pressoché inutile. È inutile perché è pleonastica; è inutile perché la Commissione agricoltura ha già lavorato sul Codiro, dando precise indicazioni all'Esecutivo: indicazioni sinora disattese e su cui torniamo a lottare, per garantire una via d'uscita a questa emergenza.
  Se la maggioranza in regione e in Parlamento ha pensato che tutto si sarebbe risolto da sé, senza attivarsi concretamente per fare la propria parte a sostegno di agricoltori, cittadini e florovivaisti, noi oggi li desteremo nuovamente – come abbiamo fatto da un anno e mezzo a questa parte – e gli ricorderemo quali sono i compiti che spettano loro. Rinnoviamo, quindi, l'invito al Governo a un'azione immediata, alla luce di questo torpore generale che ha caratterizzato le operazioni della regione Puglia e di Palazzo Chigi e ci attendiamo che non venga perso un solo istante.
  Il MoVimento 5 Stelle non ci sta a soluzioni che prevedono l'eradicazione delle piante di olivo, che sono il simbolo della Puglia. Auspichiamo, quindi, il sostegno della scienza, a cui è demandato il compito di tracciare i percorsi futuri per garantire la redditività del settore, la competitività degli agricoltori, preservare l'ambiente, il territorio e il paesaggio.
  I cittadini hanno bisogno di risposte concrete, che sono già state dettate dalla risoluzione approvata ad ottobre scorso e ribadite oggi con questa mozione. Quindi, i cittadini hanno bisogno di fatti, a cui auspichiamo che il Governo si attenga il prima possibile.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cera, che illustrerà la mozione Pizzolante ed altri n. 1-00871, di cui è cofirmatario, che però non vedo in Aula; s'intende che vi abbia rinunziato.
  È iscritto a parlare l'onorevole Capone, che illustrerà la mozione Mongiello ed altri n. 1-00872, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  SALVATORE CAPONE. Signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi e colleghe, la mozione, che, come Partito Democratico, a prima firma della collega Mongiello, proponiamo all'attenzione e all'approvazione dell'Aula, insiste su una problematica che sta mettendo a durissima prova l'agricoltura e l'olivicoltura salentina e che rischia, per questo stesso, di compromettere irrimediabilmente l'olivicoltura italiana. È una questione eminentemente nazionale, sia per la complessità che la caratterizza e per le criticità di cui è spia, sia per il ruolo preminente dell'olivicoltura salentina e pugliese nel panorama nazionale, in considerazione anche del contributo determinante, per quantità e qualità, dell'olivicoltura salentina e pugliese al settore olivicolo nazionale, in relazione all'eccellenza delle aziende salentine e pugliesi, che Pag. 30hanno saputo conquistare segmenti significativi sui mercati internazionali, e in considerazione della rilevantissima varietà di cultivar che caratterizza l'olivicoltura salentina.
  Giova ricordare, infatti, la posizione dominante che la Puglia, insieme a Calabria e Sicilia, ricopre su scala nazionale, dal momento che è in queste tre regioni che si concentra, con l'85 per cento di prodotto, la maggior parte della produzione italiana.
  L'emergenza di cui parlo è quella relativa all'epidemia da Xylella fastidiosa, che ha colpito e continua a colpire irrimediabilmente gli ulivi del Salento e, più precisamente, il cosiddetto complesso da disseccamento rapido degli ulivi, in cui il batterio gioca un ruolo determinante.
  Come sappiamo, questa materia è già stata ampiamente dibattuta in vari momenti in quest'Aula e nella Commissione agricoltura ed è divenuta oggetto di specifici atti del Governo e, a cascata, della regione Puglia ed è stata, ed è tutt'ora, all'attenzione dell'Unione Europea per quanto attiene le misure di contrasto e di contenimento per impedire la propagazione ad altri territori, nazionali ed europei, e per quanto attiene alle misure di ristoro destinate alle imprese colpite.
  È divenuta, negli ultimi mesi, oggetto di attenzione da parte del TAR Lazio, per i ricorsi intentati da proprietari di terreni, aziende produttrici biologiche e aziende vivaistiche avverso quanto contenuto nel Piano degli interventi per fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione della Xylella fastidiosa nel territorio della regione Puglia, predisposto dal commissario straordinario Giuseppe Silletti. Mentre, come è stato annunciato, tra qualche giorno lo stesso commissario dovrebbe presentare il nuovo Piano, che recepisce le decisioni europee pubblicate il 22 maggio scorso. Una materia delicatissima, non a caso, se si considera come il settore degli oli vergini ed extravergini di oliva sia strategico nella nostra economia, preziosissimo per l'identificazione e la riconoscibilità del brand Italia e nella impellente necessità di essere adeguatamente sostenuto per riprendere quota sui mercati internazionali. Come tutti sappiamo, infatti, l'olivicoltura italiana vive un momento particolarmente delicato. Pur rappresentando con i suoi circa 6-7 milioni di tonnellate annue il secondo produttore europeo di olio di oliva, il nostro Paese subisce da tempo l'offensiva di competitor europei ed extraeuropei particolarmente aggressivi e che, negli ultimi anni, hanno assorbito in modo considerevole l'aumento della domanda globale. Attualmente, pur potendo contare su un panorama varietale comprendente oltre 500 cultivar e su oltre quarantacinque DOP tra olio ed olive da mensa, l'Italia è il principale Paese importatore al mondo di olio di oliva e di olive da mensa e, causa il decrescere delle produzioni, non è più in grado di imporsi sul mercato internazionale, come ci hanno detto i dati della produzione 2013-2014, che, secondo alcune stime, ha rappresentato solo il 13 per cento della produzione mondiale. In questo panorama, dove tutela dell'identità, sostegno alla ricerca e all'innovazione tecnologica, sviluppo di campagne di comunicazione a sostegno dell'eccellenza delle produzioni e del brand Italia, lotta alla contraffazione, razionalizzazione dell'agricoltura tradizionale, incremento delle buone pratiche agricole sono tutti elementi rilevanti e urgenti, al pari delle azioni di salvaguardia e tutela del paesaggio e degli ulivi monumentali, l'emergenza Xylella, affacciatasi nel Salento nell'ottobre 2013, è risuonata in tutta la sua gravità come una minaccia terribile per l'olivicoltura salentina e della Puglia dove, vale ricordarlo, i circa 60 milioni di ulivi rappresentano un'importante risorsa economica e un elemento fondamentale della storia, della cultura e del paesaggio.
  Prima di entrare nello specifico dei punti con cui la mozione impegna il Governo, ricordo come il tema del sostegno alle imprese colpite dal diffondersi dell'epidemia sia contemporaneamente oggetto anche del decreto-legge 5 maggio 2015, n. 51, recante: «Disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi, di sostegno alle imprese agricole colpite da eventi di carattere eccezionale e Pag. 31di razionalizzazione delle strutture ministeriali», la cui conversione in legge è prossima. Oltre ad intervenire con azioni tese a rafforzare il comparto lattiero-caseario in relazione alla fine del regime di produzione contingentato del latte e alla conseguente necessità di ristrutturazione del settore, il decreto istituisce, infatti, il Fondo per sostenere la realizzazione del Piano di interventi nel settore olivicolo-oleario, attribuendogli una dotazione di 4 milioni di euro per il 2015 ed 8 milioni di euro per gli anni 2016 e 2017.
  Più specificamente, con l'articolo 5, e nelle more dell'avvio dei nuovi strumenti per la gestione del rischio del Programma nazionale di sviluppo rurale e delle misure di ripristino del potenziale produttivo dei programmi regionali di sviluppo rurale relativi al periodo di programmazione 2014-2020, il decreto consente che le misure compensative di sostegno, concesse alle aziende agricole non coperte da polizze assicurative agevolate colpite da eventi alluvionali nel 2014 e fino alla data di emanazione del decreto, possano essere concesse anche alle imprese agricole che hanno subito danni a causa di infezioni di organismi nocivi ai vegetali nel corso degli anni 2014 e 2015. E allo scopo, per gli interventi a favore delle imprese danneggiate dalla diffusione del batterio della Xylella fastidiosa, la dotazione del Fondo di solidarietà viene incrementata sia per l'anno 2015 che per il 2016 per una quota di 11 milioni di euro.
  Proprio queste misure del decreto, forse non sufficienti, ma importanti, esplicitano più chiaramente e confermano compiutamente la complessità della questione, rafforzando l'urgenza di azioni a vasto raggio, capaci di incidere su una emergenza che, peraltro, si riverbera in modo consistente anche sul segmento vivaistico pugliese e salentino, colpito dal blocco del movimento delle specie vegetali suscettibili di essere infettate da Xylella e soprattutto dal blocco del movimento di piante provenienti dalle zone infette.
  Lo dimostrano, tra le altre, la decisione algerina relativa al mancato acquisto di barbatelle provenienti dai vivai idruntini, quella francese con il blocco delle esportazioni di piante dirette dalla Puglia e la richiesta di blocco dell’import di tutti i prodotti ortofrutticoli pugliesi da parte degli altri Paesi europei, nonostante le evidenze scientifiche, ad esempio, abbiano smentito la presenza di questo batterio nella variante salentina su vite ed agrumi.
  Se a tutto ciò si aggiungono le drastiche misure decise in sede europea, con l'obbligo di eradicazione nella fascia di protezione non solo delle piante infestate, ma anche di quelle ospiti nel raggio di 100 metri, indipendentemente dal loro stato di salute, e con il divieto di reimpianto degli ulivi nei terreni colpiti, è facile comprendere il danno senza pari che la diffusione del batterio significa per il paesaggio salentino, per l'economia, per l'olivicoltura, per le imprese agricole, per i terreni danneggiati dal batterio.
  Per questa ragione, chiediamo che siano esentati dall'Imposta municipale unica, sollecitando, al contempo, la necessità di un negoziato in sede europea perché la drasticità di alcune misure non suoni in modo punitivo e, soprattutto, come una campana a morto, e dunque venga corretta adeguatamente. Insieme all'urgenza di sostenere le aziende colpite, individuando risorse aggiuntive rispetto a quelle fino ad oggi stanziate, e all'opportunità che le risorse utilizzate dagli enti locali per fronteggiare l'emergenza siano stralciate dal Patto di stabilità interno, il vulnus legato all'IMU va assolutamente affrontato e risolto.
  Non è possibile, infatti, che su terreni e aziende colpite in maniera così devastante e per alcuni versi irreversibile, terreni non più produttivi di reddito, si eserciti una tassa che già in condizioni normali le aziende agricole avevano contestato. Insomma, la mozione che sottoponiamo all'attenzione dell'Aula si fa dunque carico per intero delle questioni qui brevemente tratteggiate, considerandole altrettanti temi, tutti prioritari, da affrontare risolutamente, per impedire che l'epidemia da Xylella si traduca in una tragedia irreversibile, e trova una sua più pregnante coerenza se inserita nella più vasta Pag. 32cornice di atti parlamentari promossi su questo tema dal nostro partito in Aula e in Commissione.
  Infatti, intervenire su questa delicata situazione significa, dunque, per i firmatari della nostra mozione e per il Partito Democratico, sollecitare il Governo, cui diamo atto dell'azione positiva finora svolta, ad agire lungo precise ineludibili traiettorie: piena attuazione di quanto contenuto nella risoluzione 7-00461, approvata dalla Commissione agricoltura della Camera dei Deputati; pieno sostegno alle imprese colpite dalla diffusione del batterio; reperimento delle necessarie risorse aggiuntive rispetto a quelle finora già stanziate per fornire risarcimenti e sostegni agli agricoltori e ai soggetti dell'indotto colpiti dalla Xylella fastidiosa ed esclusione dal Patto di stabilità interno delle risorse utilizzate dagli enti locali per fronteggiare l'emergenza, segnatamente in relazione alle risorse da erogare per l'attuazione delle misure compensative del Fondo di solidarietà nazionale di cui al decreto legislativo 20 marzo 2004, n. 102; esenzione dall'IMU per imprese e terreni danneggiati dalla diffusione del batterio; sostegno e intensificazione delle azioni di ricerca e sperimentazione; rafforzamento delle misure di controllo per le importazioni di materiale vegetale proveniente da Paesi terzi; attivazione, soprattutto, delle misure compensative per gli agricoltori colpiti, come indicato dalla risoluzione del Parlamento europeo.
  Infine, in conclusione, chiediamo che il Governo, nell'ambito delle funzioni assegnate al Dipartimento della protezione civile per la lotta alla Xylella, promuova l'adozione di un nuovo piano di interventi per la lotta al batterio, più coerente con le misure adottate in sede europea e con i risultati delle ricerche e degli approfondimenti tecnici, di cui abbiamo necessità, degli enti di ricerca e degli organismi europei operanti nel campo agronomico e fitosanitario. Sono convinto che, anche in questa occasione, il Governo dimostrerà sensibilità politica e impegno istituzionale rispetto al tema oggetto proprio di questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nastri, che illustrerà la mozione Rampelli n. 1-00873, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Nel mese di ottobre 2013, in Salento sono stati rinvenuti i primi focolai dell'infezione da Xylella fastidiosa, che ha colpito piante di ulivo, anche monumentali, ed altre specie coltivate, ornamentali e spontanee, inizialmente nella provincia di Lecce. Nell'estate del 2014 l'estensione delle infezioni sul territorio leccese è stata tale da pregiudicare la sopravvivenza di numerose specie vegetali produttive, con ingenti effetti anche di carattere economico e un significativo impatto sul mercato occupazionale.
  L'Italia è il secondo produttore mondiale di olio e il 30 per cento della produzione olearia italiana proviene dalla regione Puglia, nella quale vi sono più di 370 mila ettari coltivati.
  Sempre nel luglio 2014, a seguito di una recrudescenza della diffusione del batterio nella provincia di Lecce, si è reso necessario un adeguamento delle strategie d'intervento nella gestione dell'emergenza fitosanitaria, e a tal fine è stato istituito uno specifico comitato tecnico-scientifico composto dai rappresentanti delle principali istituzioni scientifiche nazionali ed internazionali, per supportare il comitato fitosanitario nazionale. Il piano d'intervento elaborato dal comitato ha previsto azioni specifiche per la provincia di Lecce, tra le quali la creazione di una zona cuscinetto e di un ulteriore cordone fitosanitario tra la costa ionica e quella adriatica, con la funzione di area di sicurezza ove attuare azioni più incisive di lotta al batterio e ai suoi vettori, a tutela delle restanti aree indenni del territorio regionale e nazionale; detti interventi sono stati anche inclusi nel decreto ministeriale 26 settembre 2014. La situazione di criticità dovuta alla diffusione del batterio ha coinvolto Pag. 33aree sia pubbliche, che private, compromettendo non solo le attività produttive agricole, ma anche quelle vivaistiche e quelle legate al turismo, e arrecando un grave pregiudizio al territorio ed al patrimonio paesaggistico, tradizionalmente legati alla presenza degli ulivi monumentali.
  Con la delibera del Consiglio dei Ministri del 10 febbraio 2015 è stato dichiarato lo stato di emergenza nel territorio della regione Puglia ed è stato nominato un apposito commissario delegato. Lo stato di emergenza è previsto per una durata di centottanta giorni, alla scadenza dei quali, nella prima metà del mese di agosto, la regione Puglia dovrà provvedere alla gestione dell'emergenza in via ordinaria. Nella sua audizione innanzi alla Commissione agricoltura, lo scorso 18 marzo, il commissario straordinario per l'emergenza legata alla diffusione ha affermato che la malattia sta proseguendo rapidamente tant’è che su 97 comuni che costituiscono la provincia di Lecce ben 45 risultano con il territorio infetto.
  Lo scorso 28 aprile gli esperti degli Stati membri dell'Unione europea riuniti nel Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (PAFF) hanno approvato le misure rafforzate proposte dalla Commissione per prevenire l'ulteriore introduzione e la diffusione all'interno dell'Unione della Xylella fastidiosa, che fanno seguito alle prime misure di emergenza adottate nel febbraio 2014 e ulteriormente specificate nel luglio dello stesso anno. Le nuove misure dell'Unione europea impongono agli Stati membri di notificare la comparsa di nuovi focolai, di effettuare indagini ufficiali, e di delimitare immediatamente le zone infestate, all'interno delle quali dovranno essere applicate misure che comprendono la rimozione e la distruzione delle piante infestate e di tutte le piante ospiti nel raggio di cento metri, indipendentemente dal loro stato di salute. L'osservatorio fitosanitario regionale ha calcolato che con l'applicazione di tali misure per ogni ulivo malato, se ne abbatteranno trecento sani, secolari compresi, provocando, di fatto, più danni di quelli che sta già procurando la malattia. Inoltre, le misure imposte dall'Unione europea minano alle fondamenta uno dei settori finora più floridi del Salento, quello vivaistico, posto che si prevede il blocco totale alla commercializzazione di molte specie e nessuna deroga per le viti, sebbene il ceppo di Xylella fastidiosa riscontrato in Puglia, come è stato dimostrato scientificamente, non sia in grado di attaccarle.
  Lo scorso 7 maggio il Tar Lazio ha emesso due ordinanze con cui ha accolto le richieste avanzate da 26 aziende biologiche e 26 vivaisti del leccese contro le misure di contenimento del batterio. La motivazione alla base dei due provvedimenti è da ricercarsi in un imminente mutamento delle disposizioni di riferimento che imporrebbero la rimodulazione degli atti impugnati rispetto alla quale prevede misure differenti sia sul punto degli accertamenti tecnici da compiersi, sia in ordine alle misure da adottare.
  La mancanza di terapie efficaci per curare l'infezione e l'ampia gamma di specie vegetali sensibili rendono la Xylella fastidiosa una grave emergenza per il territorio nazionale. È fondamentale porre in essere tempestivamente tutte le iniziative di carattere straordinario ed urgente necessarie per arrestare la diffusione del predetto batterio sul territorio nazionale, intraprendere tutte le iniziative necessarie per la salvaguardia della produzione agricola pugliese, con particolare riferimento al settore dell'olivicoltura ed attivarsi in ambito europeo affinché nella revisione delle misure adottate dal PAFF sia introdotto il criterio della salvaguardia delle piante sane e, più in generale, che le misure adottate siano contemperate alle esigenze del settore agricolo pugliese. È necessario sostenere la ricerca scientifica volta a combattere il batterio, a contrastarne la diffusione e ad elaborare misure di profilassi, predisporre un'attività di ricognizione dei danni subiti dalle attività economiche e produttive e, infine, adottare le determinazioni necessarie a sospendere, almeno temporaneamente, le importazioni dai Paesi extracomunitari dai quali proviene la malattia.

Pag. 34

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Nastri, anche per la sintesi. È iscritto a parlare l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghi, intendo rivolgermi anche ai tanti cittadini che oggi sono ancora in parte confusi da quanto leggono sui giornali su questa delicata materia.
  Come tutti possono facilmente comprendere, sbagliare la diagnosi vuol dire sbagliare la cura. E purtroppo, in attesa che i tecnici e i ricercatori ci aiutino a dipanare la matassa, possiamo intanto denunciare l'incompetenza degli organi politici, nazionali e locali, nel gestire la situazione.
  Dall'ottobre 2013 sono state adottate iniziative per contrastare il complesso del disseccamento rapido degli olivi, in Puglia. Ad oggi non ci sono evidenze scientifiche di quale sia la causa di questa patologia. Gli olivi sintomatici sono generalmente colpiti da un complesso di parassiti e agenti patogeni, tra cui anche alcuni funghi. I presupposti per il proliferare di tali agenti patogeni sono plausibilmente da ricercare nelle condizioni di disequilibrio microbiologico e chimico-fisico del terreno e dell'ecosistema degli uliveti.
  Tale situazione è determinata storicamente da pratiche agricole orientate ad una olivicoltura per la produzione di olio lampante mediante l'uso decennale di erbicidi e anche a causa dell'incuria e dell'abbandono dei campi agricoli per la non redditività degli stessi. Tuttavia oggi la situazione in parte del Salento è mutata, poiché sono presenti diverse aziende che producono prodotti di qualità, anche con produzioni biologiche. E ricordo all'Aula che, oltre al marchio DOP «Terra di Bari», in Salento esiste anche il marchio DOP «Terra d'Otranto» ed è relativo proprio alle province di Lecce, di Taranto e di Brindisi.
  Come è stato detto più volte in quest'Aula, lo sradicamento può essere una soluzione per eradicare il batterio. Ebbene, con la deliberazione della giunta regionale del 2 aprile 2014, n. 580, la regione Puglia delibera di approvare e sottoscrivere con l'Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, un accordo al fine di assicurare il rispetto dell'obbligo di procedere alla distruzione delle piante infette, localizzate nei cinque focolai localizzati, appunto, in provincia di Lecce. Questo accadeva il 14 e 15 Aprile 2014 con l'estirpazione di 104 piante. Tuttavia, quest'azione non ha fermato il complesso del disseccamento rapido degli olivi, che, come hanno ricordato i colleghi, procede a diffondersi in maniera esponenziale.
  Nell'audizione alla Commissione agricoltura alla Camera dei Deputati del 18 marzo 2015 – quindi praticamente un anno dopo – il commissario Silletti dichiara che l'estirpazione delle piante attuate negli Stati Uniti d'America non ha sortito alcuna conseguenza. Nella stessa occasione il commissario ammette che il vettore del batterio – ammesso sia questa la causa del disseccamento – può essere veicolato anche da esseri umani, animali da allevamento, animali selvatici, automobili, treni e autotreni, quindi ben oltre la zona cuscinetto individuata dal piano, e che presumibilmente alcuni focolai in zone lontane dal primo contagio siano state raggiunte dal batterio proprio attraverso i proprietari dei fondi, che si spostavano quindi da un fondo all'altro.
  È vero anche che il batterio Xylella è inserito nella lista dei patogeni da quarantena dell'Organizzazione per la protezione delle piante in Europa e nel Mediterraneo e ovunque i media generalisti hanno ripetuto lo slogan «Bisogna estirpare: ce lo chiede l'Europa». Invece, la verità è che abbiamo avuto solo politici irresponsabili, incompetenti, che non conoscono le norme del settore e nessun giornalista evidentemente si è premurato di verificare queste norme o quantomeno di divulgarle.
  La decisione di esecuzione della Commissione europea del 23 luglio 2014, relativa alle misure per impedire l'introduzione e la diffusione nell'Unione della Xylella fastidiosa, recepita dal decreto ministeriale n. 2777 del 26 settembre 2014, Pag. 35ha previsto – testualmente – che, nelle zone delimitate, lo Stato interessato, cioè l'Italia, è tenuto a prendere qualunque altra misura in grado di contribuire all'eradicazione dell'organismo specificato – quindi del batterio della Xylella in questo caso – tenendo conto della norma del 1998, relativa agli standard internazionali per le misure fitosanitarie, n. 9, che recita così: «Linee guida per programmi di eliminazione di patogeni».
  E cosa prevedono queste linee guida ? Il titolo del paragrafo è abbastanza chiaro: effettuazione di analisi costi-benefici dei programmi di eliminazione del patogeno. Cito sempre testualmente: una delle prime azioni da approntare è la preparazione di un elenco delle tecniche di eliminazione del patogeno più fattibili. Devono essere stimati i costi totali e il rapporto costi-benefici di ogni singola strategia di tale elenco, sia a breve e che a lungo termine. L'opzione di non intraprendere alcuna azione, oppure di seguire un approccio di gestione del patogeno, devono essere considerate quanto l'eliminazione del patogeno stesso. Tutte le opzioni fattibili devono essere descritte e discusse con i decisori, cioè con gli organi politici. Devono essere illustrati i prevedibili vantaggi e svantaggi, compresi i costi-benefici. Devono essere raccomandate una o più opzioni, riconoscendo che la decisione finale richiede considerazioni delle possibili tecniche, costi e benefici, disponibilità di risorse, fattori politici e socio-economici.
  Non ci risulta che le autorità ministeriali e regionali italiane e il commissario abbiano eseguito quanto stabilito nelle norme internazionali citate proprio dalla decisione della Commissione europea.
  Vado alla conclusione, Presidente. In un periodo storico in cui spesso le multinazionali hanno saccheggiato i territori e vista la totale assenza di risposte relative al modo in cui il batterio sia arrivato in una regione italiana, sarebbe stato il caso di dare un segnale che, dietro questa annunciata tragedia, non ci siano intenti speculativi di alcun tipo, per esempio ponendo un vincolo in merito alla possibilità di edificare costruzioni al posto degli uliveti interessati dal complesso del disseccamento rapido, vietando la possibilità di cambiare destinazione d'uso delle aree agricole.
  Il mondo della ricerca internazionale su questo sta indagando e crediamo che, in attesa dei tanto agognati esiti di queste ricerche, sia assolutamente imprescindibile acquisire e valutare con rigore e metodo scientifico anche l'efficacia delle proposte alternative allo sradicamento delle piante di olivo, attuate in forma empirica da alcuni agricoltori del Salento.
  Noi siamo gli unici oggi a prevedere misure strutturali. In molte mozioni si prevedono misure fiscali per la sospensione dei pagamenti relativi all'IMU sui terreni agricoli, mentre noi proponiamo la totale eliminazione della cosiddetta IMU agricola e il piano olivicolo nazionale e regionale come misure strutturali. Inoltre, relativamente a...

  PRESIDENTE. Onorevole De Lorenzis, siamo un minuto e 40 secondi oltre il suo tempo. Io ho pazienza, però la invito alla sintesi.

  DIEGO DE LORENZIS. Non ci si può aspettare la collaborazione dei cittadini senza trasparenza e senza alcuna condivisione delle soluzioni. Per questo auspico che siano resi pubblici anche i risultati delle analisi svolte sulle piante in campo e nei vivai specificando sempre quali patogeni sono stati individuati su ciascuna pianta.
  La responsabilità, anzi la colpa è quasi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Andrea Olivero.

Pag. 36

  ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Intervengo molto brevemente, soltanto per ringraziare gli onorevoli presentatori delle mozioni al nostro esame per aver portato all'attenzione della Camera dei deputati il tema molto serio dei danni provocati dalla Xylella fastidiosa. Desidero ricordare preliminarmente che il Governo, ed in particolare il Ministero delle politiche agricole, sta lavorando da mesi per il contenimento della diffusione del batterio, con una serie di misure e atti che non hanno precedenti in campo di malattie fitosanitarie.
  L'ultimo intervento in ordine di tempo è contenuto nel decreto-legge n. 51 del 2015, che è stato più volte richiamato dai presentatori, oggi all'esame della Commissione agricoltura, che ha fornito ulteriori risposte, che vanno nella direzione auspicata dalle mozioni al nostro esame. In particolare, per la prima volta sono state ampliate le finalità di intervento del Fondo di solidarietà nazionale, che si applica al ristoro dei danni da eventi atmosferici e che per la Xylella è stato esteso anche ai danni provocati da organismi nocivi ai vegetali. Proprio in considerazione della gravità del fenomeno dell'infezione da Xylella, sono state destinate risorse aggiuntive, pari a 11 milioni di euro complessivamente nel 2015-2016, da destinare esclusivamente al ristoro dei danni provocati alle aziende agricole e ai vivai dal batterio.
  Allo stesso tempo è stato istituito un Fondo per il rilancio del settore olivicolo, con una dotazione di 20 milioni di euro nell'arco del triennio 2015-2017. Tale Fondo finanzierà interventi in conto capitale per il recupero e il rilancio della produttività e della competitività delle aziende olivicole, nonché per il miglioramento della qualità del prodotto, in conformità alla regolamentazione europea.
  Voglio poi ricordare l'intervento straordinario del Governo, che ha decretato lo stato di emergenza a febbraio 2015, affidando alla Protezione civile la gestione del piano di interventi per il contrasto alla diffusione del batterio, elaborato sulla base del contributo tecnico di un comitato scientifico di alto profilo, come è stato rammentato a più riprese dagli intervenuti questa mattina.
  Tra gli obiettivi principali del piano rientravano le buone pratiche agricole per la gestione dei terreni e per l'eliminazione dell'insetto vettore allo stadio giovanile. Tale obiettivo, come comunicato dal commissario delegato, Giuseppe Silletti, è stato in gran parte raggiunto anche grazie a una forte mobilitazione degli agricoltori pugliesi, che in poche settimane hanno lavorato migliaia di ettari di terreni.
  Allo stato attuale, poi, è entrata in vigore la decisione della Commissione europea, che ha fissato le norme per la gestione della Xylella a livello comunitario. Il Ministero è costantemente in contatto con la Protezione civile e con la regione per la gestione delle misure previste.
  Resta fermo che la priorità assoluta è evitare il diffondersi della malattia a nord della zona già colpita, tutelare il reddito degli agricoltori e dei vivaisti pugliesi e salvaguardare il patrimonio olivicolo salentino con ogni mezzo a disposizione.

  PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16, con l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge recante «Disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR».

  La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Boccia, Fioroni, Scotto e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 37
  I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR (A. C. 3134) (Per l'esame e la votazione di questioni pregiudiziali) (ore 16,03).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Simonetti ed altri n. 1, Cominardi ed altri n. 2, Airaudo ed altri n. 3 e Brunetta ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3134), riferite al disegno di legge n. 3134: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, di ammortizzatori sociali e di garanzie TFR.
  Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Il deputato Simonetti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. Il testo del decreto-legge parla di restituire dei fondi, dei soldi, restituire ciò che la legge Fornero, all'articolo 25, comma 24, tolse, attraverso la mancata indicizzazione delle pensioni, per gli anni 2012 e 2013, a tutti i pensionati che avevano un importo della stessa superiore a tre volte il minimo.
  Oggi, tra l'altro, apprendiamo in maniera molto particolare dal dibattito in Commissione lavoro che la legge Fornero entrò in Gazzetta Ufficiale per tramite dello Spirito Santo perché nessuno la votò: il Partito Democratico non votò questa legge, anzi addirittura ci dicono in Commissione che il Governo non è neanche responsabile politicamente di questa schifezza della legge Fornero. Quindi, oggi apprendiamo che anche lo Spirito Santo riesce a legiferare e a mettere all'interno della Gazzetta Ufficiale temi legislativi che tanto hanno nuociuto alla cittadinanza del Paese a tal punto che, su di essi, la Lega Nord è riuscita a raccogliere in solitaria più di cinquecentomila firme. La Corte costituzionale poi è intervenuta sul testo della legge Fornero con lo stesso argomento con il quale ha cassato la nostra proposta di referendum: con lo stesso motivo cassa la legge Fornero.
  Una Corte costituzionale abbastanza strabica che ovviamente ci vede sempre e solo bene quando bisogna togliere diritti politici agli elettori e ai cittadini del Paese. Tuttavia, questo è un Governo – mi richiamo in questo caso all'incostituzionalità del testo – che non va ad intervenire così come la Corte costituzionale ha sentenziato con il proprio provvedimento perché l'articolo 136, primo comma, della Costituzione ci dice che, quando la Corte dichiara l'illegittimità costituzionale di una norma di legge o di un atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione e, pertanto, si deve ripristinare lo status quo ante. Cosa significa questo ? Significa che la mancata indicizzazione doveva essere restituita per intero ai pensionati, non così forfetariamente e in maniera iniqua come è stato proposto dal testo del decreto-legge. Tale testo va a penalizzare fortemente tutti coloro che sono stati ingiustamente derubati di un loro reddito perché le pensioni – ricordiamoci – sono reddito differito, non sono una prebenda che lo Stato dà ai cittadini Pag. 38perché sono somme che nascono da diritti acquisiti dei pensionati in funzione della loro storia contributiva e lavorativa.
  Nel testo si va anche ad evidenziare una parte che ci lascia completamente allibiti, perché va oltre la sentenza, quindi, in maniera incostituzionale: perché se provvede in maniera iniqua a ripristinare il maltolto – parzialmente – per gli anni 2012 e 2013, il testo della norma va anche a normare per il futuro, cosa che non era prevista nel testo della «legge Fornero», che prevedeva solo un biennio di mancata indicizzazione e, quindi, si doveva ripristinare la legge n. 488 o la «legge Letta» intervenuta successivamente.
  Qui, invece, il testo del decreto-legge va ad intervenire anche a decorrere dal 2016, prevedendo delle indicizzazioni che sono al limite del ridicolo: perché parliamo del 20 cento per le pensioni da tre a quattro volte il minimo, del 10 per cento per quelle da quattro a cinque volte, per arrivare al 5 per cento per quelle da cinque a sei volte. Poi, bisogna anche identificare a livello numerico quelle che sono pari a cinque o sei volte rispetto al minimo, perché, in televisione, si parla di cifre esorbitanti: 6-7-8 mila euro; ma non sono queste le cifre.
  Le cifre sono pari a 1.500 euro lorde – lorde –, con riferimento alle quali, poi, ovviamente, quando c’è un'imposizione fiscale nel nostro Paese che arriva al 60 per cento – non è questo il caso –, dal lordo al netto ci passa veramente molto. Quindi, le cifre non sono così esorbitanti: si arriva a 3 mila euro lorde, quelle sei volte il minimo, che sono quelle, appunto, che verranno indicizzate al 5 per cento annuo.
  Quali sono gli articoli che noi andiamo a richiamare in tema di incostituzionalità ? Noi richiamiamo l'articolo 38 della Costituzione, che prevede mezzi adeguati da assicurarsi per le esigenze di vita. Se è vero come è vero che la pensione è reddito differito, è una retribuzione differita, è chiaro che se non si allaccia al costo della vita, qui il pensionato ha un nocumento in funzione del suo potere d'acquisto. Quindi, l'articolo 38 della Costituzione non viene ad essere rispettato da questo testo che voi ci proponete.
  Così come gli articoli 3 e 53 della Costituzione, che prevedono l'adeguatezza della prestazione previdenziale: se non c’è adeguatezza, questo altera il principio di uguaglianza e di ragionevolezza, causando un'illogica discriminazione in danno della categoria dei pensionati. Perché dico questo ? Dico questo perché, ovviamente, il tema era quello – come è da tutti risaputo – di fare cassa sulla pelle dei pensionati attraverso, appunto, il decreto-legge «salva Italia», che avrà, forse, salvato l'Italia – noi non ne siamo certamente sicuri né ne dichiariamo a posteriori la validità –, ma certamente non ha salvato i pensionati, ha creato gli esodati, ha creato una serie infinita di contenziosi che hanno portato alle casse dello Stato una serie di esborsi successivi, implementati con gli interessi, tali per cui, molto probabilmente, il non aver fatto nulla all'epoca sarebbe costato decisamente meno rispetto a tutti i rimborsi che lo Stato ha, poi, successivamente, dovuto affrontare.
  Anche questo ne è un esempio lampante: esempio di incostituzionalità, come dicevo prima, con riferimento all'articolo 3, che recita che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale. Qui le leggi li creano i problemi di ordine economico e sociale e questo decreto, non andando ad indicizzare così come era previsto dalla legge n. 488, ante «legge Fornero», crea un danno sociale ed economico ad una categoria ben precisa di persone, che è quella dei pensionati.
  Così come l'articolo 53, che recita che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Cosa significa ? Significa che se tutti devono contribuire, per esempio, al cosiddetto articolo 81 della Costituzione, cioè al pareggio di bilancio, ciò deve avvenire per tutti e non solo per la categoria dei pensionati, che viene penalizzata nuovamente da una parziale restituzione del maltolto degli anni 2012 e 2013 e da un'irrisoria indicizzazione a decorrere dal Pag. 392016, andando così a normare – come già ho ricordato prima – qualcosa che nella sentenza della Corte costituzionale non era previsto che il Governo facesse.
  Quindi, noi siamo veramente in una situazione al limite e, secondo noi, fuori dalla Costituzione. È per questo che abbiamo presentato questa questione pregiudiziale di costituzionalità per chiedere a quest'Aula di rivedere le proprie posizioni, rivedere il testo di questo decreto-legge in modo tale da dare possibilità parlamentare di ampia riforma di un mondo, quello delle pensioni, che è stato oggetto, purtroppo, di troppo pressappochismo a tutto danno dei pensionati, a tutto danno dei lavoratori, che ha creato delle serie difficoltà economiche a una serie di fasce di età, che ha prodotto una disoccupazione, una grande disoccupazione, che ha prodotto una situazione «intergenerazionale al contrario», cioè i giovani sono disoccupati e abbiamo le fabbriche e le imprese piene di settantenni.
  È una cosa che non sta né in cielo né in terra ed è chiaro che un Paese che vuole dirsi civile, che vuole proporsi al mondo come forza imprenditoriale produttiva, non può avere le maestranze giovani a casa a non fare nulla e avere in fabbrica settantenni che, purtroppo, non hanno la possibilità fisica, benché il desiderio morale, di potere affrontare una quotidianità di lavoro.
  Ecco, è per tutti questi motivi, ricordando quindi l'articolo 3, l'articolo 38, l'articolo 36, l'articolo 53 della Costituzione, che la Lega Nord invita l'Aula a dichiarare incostituzionale questo provvedimento e a prendere seriamente in mano il problema delle pensioni. Ci sono in Commissione lavoro delle proposte di legge di tutti i gruppi parlamentari compresa la Lega Nord che ha proposto la quota 100...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

  ROBERTO SIMONETTI. Mi avvio a concludere; c’è la proposta del presidente Damiano che è molto simile; oggi il Ministro Poletti è venuto in Commissione, ha solo lanciato lo spot, non dico elettorale, ma quasi elettorale che in sede di legge di stabilità ci sarà, forse, una presa di posizione del Governo e qui invito il Parlamento, invece, a tornare in Commissione con questo testo, rimandare a palazzo Chigi questo testo e prendere seriamente in considerazione le proposte di legge che i gruppi parlamentari hanno depositato, altrimenti siamo alla solita fuffa, siamo alla solita propaganda, siamo alla solita politica degli annunci.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,10).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. La deputata Ciprini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Cominardi e altri n. 2, di cui è cofirmataria.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie Presidente, oramai è prassi consolidata andare sempre in deroga alla Costituzione e lo fate anche con questo decreto-legge di restituzione parziale della refurtiva. È davanti agli occhi di tutti come i principi della Carta costituzionale che tutelano il sociale e il lavoro siano ormai divenuti, nelle interpretazioni dei Governi, nulla più che paragrafi di lettura dotta, svuotati e mortificati, alla prova dei fatti, dei loro veri contenuti. Anche la Corte costituzionale diventa un inutile orpello ottocentesco le cui sentenze si interpretano e non si rispettano. Inascoltato il monito rivolto al legislatore dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 316 del 2010, teso a rimuovere il rischio della frequente reiterazione di Pag. 40misure volte a paralizzare il meccanismo perequativo. Il Ministro «troikista» Padoan lo ha detto chiaramente: la Costituzione non è più quella di una volta, perché è stato introdotto il pareggio di bilancio in ossequio alle politiche dell’austerity, con vincoli finanziari del 3 per 100 cento che impediscono di legiferare per il popolo. Eppure per ripristinare la vera natura della Carta costituzionale basterebbe togliere il pareggio di bilancio e c’è già una mia proposta di legge al riguardo, dell'ottobre 2014.
  In pratica, infatti, con questo decreto-legge rispettate solo l'articolo 81, cioè solo gli interessi finanziari, ma non contemperate le disposizioni costituzionali correlate alla garanzia dei diritti dei cittadini e al rispetto del principio di uguaglianza. Ebbene, ieri è stata la festa della Repubblica che ha iniziato il suo percorso proprio con la Costituzione. Ma ora è inutile che buttiate soldi per festeggiarla con ipocrisia, dato che la state seppellendo. Sulle modalità con cui è stato propagandato questo decreto rileviamo pura disonestà intellettuale e pubblicità ingannevole nello spacciare come bonus di 500 euro quello che in realtà è un diritto costituzionale violato e un furto legalizzato. Con la manovra Fornero rubaste subito dalle tasche degli italiani 25 miliardi di euro, così, cash, soldi facili, facili.
  Ora state restituendo una misera parte della refurtiva e non a tutti. Seicentocinquantamila pensionati rimarranno esclusi, in pratica un pensionato con millesettecento euro lordi di pensione al mese, in base alla sentenza avrebbe diritto a quattromila euro di rimborso e invece, con questo decreto, ne vedrà solo settecentocinquanta. Il Governo, cioè, applica la sentenza della Corte costituzionale al 12 per cento, questa infatti è la percentuale del rimborso, due miliardi di euro, che verrà restituito ai pensionati rispetto a quello che sarebbe loro dovuto in base alla piena applicazione della Corte, cioè sedici miliardi più interessi. In arrivo quindi una pioggia di ricorsi. Il tribunale di Napoli, con un decreto del 29 maggio ha già ingiunto all'INPS il pagamento di circa tremila euro a titolo di arretrati dopo la sentenza della Corte costituzionale. Altro appuntamento con una pioggia di ricorsi è previsto per il 23 giugno, quando la Consulta si esprimerà circa l'incostituzionalità del blocco degli stipendi dei pubblici dipendenti. Sono tre milioni e mezzo i pubblici dipendenti che aspettano il rinnovo dei contratti dal 2010 e potenzialmente interessati dalla decisione della Consulta. Inoltre si stigmatizza la vigliacca copertura, si va a rubacchiare dal tesoretto virtuale, frutto dello scarto tra deficit programmatico tendenziale del PIL, copertura del tutto aleatoria e fittizia, che Renzi diceva di voler dare ai poveri. Quindi, Renzi ora ruba ai poveri !
  Si rileva pertanto una criticità di ordine costituzionale nell'articolo 1 del decreto, nella notevole esiguità del rimborso, disposto solo per alcune fasce, le stesse sole fasce pensionistiche che vedranno riavviata l'indicizzazione dell'importo a partire dal 2016, ma anche in questo caso secondo valori scaglionati in funzione dell'importo della pensione.
  Quindi, le ragioni di incostituzionalità rilevate dalla Corte con la sentenza non sono state integralmente rimosse dal decreto legge. L'articolo 1 è incostituzionale perché provvede solamente ad una parziale e forfetaria restituzione di quanto spetta la pensionato, violando così la norma costituzionale di cui all'articolo 36 e 38 Cost.
  Il secondo rilievo di ordine costituzionale riguarda il nodo degli eredi dei pensionati che sono deceduti dopo il 2012 ed 2013, che avrebbero anch'essi diritto a percepire la rivalutazione. Il rimborso spetterebbe agli eredi poiché il credito pensionistico già maturato, trattandosi di retribuzione differita, rientrerebbe nel patrimonio del deceduto e dunque si trasmette agli eredi che hanno il diritto di percepire il rimborso. Il decreto non dice nulla in relazione a tale ipotesi e, quindi, anche questo crea contenzioso con l'INPS. Altri articoli costituzionali violati con il presente decreto sono l'articolo 3, l'articolo 23 e l'articolo 53.Pag. 41
  Si ritorna ora a parlare di rimettere mano al sistema pensionistico e i sedici milioni di pensionati italiani già tremano, perché non si fidano più di uno Stato che li ha più volte traditi facendo saltare in aria il patto sociale tra cittadini e Stato. Secondo Padoan i veri diritti acquisiti sono quelli basati sul contributivo, ma mi domando: è costituzionale un sistema, ovvero contributivo, o meglio assicurativo, che non garantisce una pensione dignitosa, che porterà a pensioni da fame ?
  È il problema delle nuove generazioni di precari, con le carriere frammentate, che versano pochissimo di contributi e avranno pensioni bassissime, e con il job act sarà sempre peggio. Il sistema contributivo puro è o non è una bomba ad orologeria ? Sentenze e ordinanze della Corte costituzionale hanno ribadito con chiarezza che la pensione è una retribuzione differita e la Suprema Corte ha invitato più volte il Governo ed il Parlamento ad istituire un adeguato meccanismo che garantisca le pensioni al reale mutamento del costo della vita. Inoltre la Corte ha stabilito che la pensione deve essere idonea ad assicurare al lavoratore e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa. Mentre con il metodo retributivo tutti sapevano a quanto ammontava la propria pensione, con il sistema contributivo nessuno sarà capace di conoscere la propria pensione. La pensione perde cioè la sua natura pubblica e diventa legata all'economia, alla aleatorietà dei mercati.
  Emergono allora con chiarezza tre punti nevralgici. Mancando i lavoratori con posto di lavoro stabile e continuativo, con buoni stipendi, com'era un tempo, si tolgono alla previdenza pubblica i veri finanziatori di tutto il sistema che sta per crollare. Si mira a privatizzare la previdenza pubblica con precise strategie di privatizzazione messi in atto dai Governi dal 1992 in poi. Si stanno portando spintaneamente i lavoratori verso la previdenza complementare in mano ai privati: banche, assicurazioni e sindacati.
  L'operazione della busta arancione di Boeri serve proprio a indicare ai lavoratori la loro misera pensione per spaventarli e spingerli ad aderire ai fondi pensione che sono gestiti in maniera scandalosa. La loro gestione è opaca e non trasparente: praticamente si sta giocando in borsa con la futura pensione degli italiani.
  Ecco allora che la questione delle pensioni non è più roba solo per vecchi, ma coinvolge e travolge anche i giovani: nessun conflitto generazionale ma giovani e vecchi sono sullo stesso fronte. Gli assegni di oggi e di domani diventano precari e non possono fare da bancomat per le esigenze di finanza. Pertanto, la difesa delle pensioni di oggi è una difesa del sistema pensionistico pubblico.
  Concludo poi con una proposta che faccio al Governo: istituire un ministero dei pensionati senza portafoglio con finalità consultive di monitoraggio e controllo su quello che vi apprestate a fare. Ovviamente l'incarico sarebbe affidato esclusivamente ai cosiddetti pensionati di latta, con pensioni al di sotto dei 1700 euro lordi al mese, perché di quelli d'oro ci siamo rotti abbondantemente le scatole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Sannicandro ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Airaudo ed altri n. 3.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, egregi colleghi, la Corte costituzionale ha emanato una sentenza ma il Governo non intende rispettarla. Vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula sul grave precedente che con il decreto-legge n. 65 del 2015 stiamo mettendo in campo.
  Guardate, qui non è soltanto questione di pensioni, ma è anche una questione di rapporto tra i poteri dello Stato: non è mai accaduto che le sentenze della Corte non fossero rispettate. Come noto, esse hanno validità ex tunc, nel senso che le norme che vengono cancellate è come se non fossero mai esistite, con gli effetti consequenziali.
  In tema di rapporto tra diritti essenziali dei cittadini e bilancio dello Stato non è la prima volta che una dialettica tra Corte costituzionale e Governo si manifesta. Pag. 42Voglio ricordare all'Aula l'esempio, molto più gravoso per le finanze pubbliche, della sentenza n. 314 del 1985, la quale stabilì che ogni pensione, qualora non lo fosse, dovesse essere reintegrata al minimo, per cui il pensionato di vecchiaia o di anzianità che, per esempio, godesse anche di una pensione di reversibilità, qualora questa fosse stata calcolata sulla base dei contributi, come l'INPS faceva, anche questa seconda pensione doveva essere integrata al trattamento minimo.
  Anche allora ci fu un gran clamore sulla stampa, tra gli opinionisti e tra i giuristi, sugli effetti devastanti che quella sentenza poteva avere sul bilancio dello Stato. Allora si parlava di 30 mila miliardi (ho qui nella borsa i giornali dell'epoca) e, finalmente, nel 1994 il Governo pose fine a questo enorme contenzioso tra i pensionati e l'INPS facendo una cosa molto semplice, distribuendo nel tempo l'onere economico.
  In altre parole, la Corte non voleva che gli arretrati fossero corrisposti immediatamente il giorno successivo alla pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale, ma voleva che i pensionati avessero quello che loro spettava; su questo vi erano state migliaia e migliaia di cause, tra i lavoratori, i pensionati e l'INPS, e alla fine il Governo si arrese.
  Si arrese decidendo, con una legge, che tutti i pensionati interessati a quella sentenza dovessero avere l'integrazione al minimo dal 1o giugno di quell'anno e gli arretrati in sei annualità.
  L'eco di questa vicenda l'abbiamo ascoltato nel dibattito che è seguito alla pubblicazione della sentenza n. 70 del 2015. Oggi come allora si cominciò a parlare di corrispondere gli arretrati sotto forma di buoni del tesoro, però, poi, anche in questo caso tale idea è stata scartata, ma non si è percorsa la vecchia strada del pagamento degli arretrati, che in questo caso sono molto, ma molto più modesti, in misura graduale e, cioè, distribuiti nel corso di alcuni anni.
  Il Governo, per la prima volta, violando il principio della separazione dei poteri, ha emanato un decreto-legge per eludere la sentenza della Corte costituzionale, per neutralizzare gli effetti del contenuto della sentenza della Corte costituzionale. È questo il principio grave che si sta instaurando e che noi dobbiamo contrastare.
  Io sono rimasto molto sorpreso dal fatto che il Presidente della Repubblica abbia firmato questo provvedimento perché è palese la violazione del principio della distinzione dei poteri, tra il potere della Corte costituzionale e il potere del Parlamento.
  Ma questo decreto-legge va censurato anche per altri motivi e, cioè, per la disomogeneità del contenuto del decreto-legge stesso. Infatti, non soltanto abbiamo un articolo che, come ho già detto, mira a neutralizzare gli effetti della sentenza n. 70 del 2015, ma è anche un decreto-legge che è stato utilizzato per finanziare ammortizzatori sociali di diversa natura. Questo da un punto di vista preliminare, e per me è sufficiente. Io mi arresterei qui e non andrei oltre perché il vulnus che è stato perpetrato dal Governo è talmente grande che fa immiserire il merito del decreto-legge stesso.
  D'altra parte, ho cominciato a leggere anche degli allarmati giudizi dei costituzionalisti. Basta andare sul sito dei costituzionalisti e trovare, appunto, la preoccupazione che io pure sto manifestando.
  Per quanto riguarda il merito della questione, è evidente qui che, nell'ambito di una politica che è tradizionalmente incline a fare cassa sui pensionati, si continua nella stessa maniera. Ma non soltanto si continuano a colpire i soliti noti, ma si colpiscono i soliti noti in modo indiscriminato. È stato già ricordato dai miei colleghi come quello che viene chiamato il bonus Poletti, che bonus poi non è perché dovrebbe essere restituita la somma che la Corte ha stabilito, è una vera e propria rapina a carico dei pensionati stessi, con effetti permanenti, badate bene. Infatti, l'altro elemento su cui la Corte si è soffermata è che, quando ci sono delle contingenze di carattere finanziario che impongono dei sacrifici, devono Pag. 43essere ben chiariti gli obiettivi che si perseguono e deve essere ben chiarito il limite temporale di questi sacrifici.
  Ora, non v’è chi non vede come, anche in questo caso, come anche nel caso precedente della legge Fornero, il riferimento alla contingenza finanziaria e alle difficoltà di bilancio sia genericamente enunciato.
  Pertanto, è evidente che davanti alla Corte costituzionale si ritornerà; si ritornerà perché è stato violato l'articolo 136 della Costituzione; si ritornerà perché non sono stati recepiti i principi di proporzionalità e di adeguatezza che la Corte ha richiamato per cassare quella normativa.
  Ora non c’è quindi da aggiungere altro da questo punto di vista perché ne parleremo più diffusamente nel merito. I rilievi di carattere costituzionale sono i seguenti: primo, violazione del principio della separazione dei poteri; secondo, disomogeneità del contenuto del decreto-legge, cosa che la giurisprudenza della Corte costituzionale ormai da tempo ha censurato e criticato aspramente; nel merito, violazione ancora del principio dell'articolo 38 della Costituzione che prevede che i cittadini hanno diritto, in caso di disoccupazione, vecchiaia e in questo caso, in caso di pensionamento, ad un'adeguata misura di sostegno al proprio reddito.
  Ora, poiché, ripeto ancora una volta e per l'ennesima volta, il monito della Corte costituzionale, già contenuto in una sentenza del 2010 ed esplicitato poi con la sentenza n. 70, non è stato raccolto, io prevedo che il contenzioso si riaprirà non soltanto a livello costituzionale ma anche a livello di tribunali civili.

  PRESIDENTE. Il deputato Palese ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta ed altri n. 4.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, io ritengo che l'aspetto più pregnante in riferimento a quanto disposto con una sentenza da parte della Corte costituzionale, la n. 70 del 2015, ha come base una serie di ragioni che vengono illustrate nella sentenza. Forza Italia che ha presentato e ha formalizzato la questione pregiudiziale, solleva la questione pregiudiziale perché il decreto che è stato predisposto dal Governo con la pretesa di porre rimedio e di attuare la sentenza della Corte costituzionale sulla censura della norma Fornero, a nostro avviso, è ancora più anticostituzionale della norma stessa che è stata già censurata.
  Pertanto, le ragioni che hanno portato la Corte a dichiarare l'illegittimità della disposizione contenuta nel cosiddetto «Salva Italia» risultano essere principalmente le seguenti, così come ha affermato anche chi mi ha preceduto: uno, la disposizione censurata si limita a richiamare genericamente la «contingente situazione finanziaria», senza che emerga dal disegno complessivo la necessaria prevalenza delle esigenze finanziarie sui diritti oggetto di bilanciamento, nei cui confronti si effettuano interventi così incisivi; due, sono stati valicati i limiti di ragionevolezza con riferimento ai criteri di proporzionalità e adeguatezza delle prestazioni, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento pensionistico e con vanificazione delle aspettative nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività; tre, l'interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere d'acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata.
  In assenza di un intervento normativo diretto a disciplinare la materia, riprenderebbe vigore, per gli anni in esame (2012 e 2013), l'indicizzazione delle pensioni di cui alla legge n. 388 del 2000. Si tratta, in particolare, del regime generale il quale prevede, per tutte le pensioni, l'indicizzazione al 100 per cento per le fasce di pensioni fino a tre volte il trattamento minimo, al 90 per cento per le fasce di pensionati comprese tra tre e cinque volte il trattamento minimo e del 75 per cento per le fasce di importo superiore a cinque volte il trattamento minimo.Pag. 44
  Così come si rileva anche dal DEF 2015, il tutto dovrebbe risultare pari a 24,1 miliardi di euro circa di impatto per il 2015, calcolato per il periodo 2012-2015, e successivamente pari a 6,7 miliardi di euro.
  Il disegno di legge in esame prevede il riconoscimento della rivalutazione automatica per gli anni 2012 e 2013 solo nella misura del 40 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi e nella misura del 20 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi; nella misura del 10 per cento (si scende sempre) per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS.
  Per il periodo successivo, il riconoscimento della rivalutazione automatica per gli anni 2014 e 2015 è fissato nella misura del 20 per cento di quanto stabilito per le mensilità del biennio 2012-2013; mentre a decorrere dall'anno 2016 è stabilito nella misura del 50 per cento di quanto fissato per le mensilità del biennio 2012-2013.
  Noi riteniamo che la norma contenuta nel disegno di legge non risponde a nessuna delle indicazioni contenute nella sentenza della Consulta: piuttosto depotenzia la pronuncia della Corte, ed è palesemente in contrasto con i principi di cui agli articoli 3, 36 e 38 della Costituzione.
  Quindi, il Governo sposta semplicemente il problema, perché ci saranno altri ricorsi alla Corte costituzionale se non ci saranno correzioni e sicuramente questi ricorsi alla Corte costituzionale avranno lo stesso giudizio della sentenza principale, della sentenza n. 70 del 2015.
  Quindi, una decisione parziale e sbagliata da parte del Governo, perché in questo contesto è fin troppo evidente che ci sono motivi, anche qui di finanza pubblica, di tenuta dei conti pubblici e quant'altro, ma – come ha detto il collega Sannicandro che mi ha preceduto – il Governo avrebbe dovuto scegliere l'altra strada. Non c’è scritto da nessuna parte nella sentenza della Corte che la cassa e l'erogazione degli arretrati spettanti giustamente ai cittadini dovesse essere effettuata subito; poteva avvenire in maniera graduale. Così come tante altre volte è stato fatto, si poteva tranquillamente anche dare l'opzione ai pensionati e agli aventi diritto di avere la possibilità di un'erogazione graduale o anche addirittura con titoli di Stato, come nel passato già si è fatto in situazioni del genere.
  Invece, il Governo si è ostinato a ledere, ancora una volta, i diritti dei pensionati e i diritti della gente e chiaramente si andrà incontro di nuovo a ricorsi alla Corte costituzionale con esito scontato e con tante spese che debbono essere sostenute con le risorse pubbliche, spese legali, di giudizio e quant'altro, più gli intasamenti che ci sono e più il danno che la gente subisce per il ritardo nel conseguire queste risorse.
  Peraltro, ci sono pure tribunali, tipo quello di Napoli, che autonomamente possono decretare e autorizzare l'erogazione alla tesoreria dello Stato, con l'ordine a restituire la parte mancante che la Corte ha deciso.
  La decisione di restituire una somma una tantum è totalmente sbagliata. L'intervento appare dunque incostituzionale e, ancora una volta, discriminatorio. La misura varata è, infatti, inadeguata ed insufficiente, perché restituisce in media solo un sesto degli arretrati complessivi dovuti, ledendo ulteriormente i diritti dei pensionati che hanno la legittima aspettativa di ottenere quanto illegittimamente trattenuto. La ricostituzione delle pensioni rimane anch'essa limitata e non consente, neanche dal 2014 in poi, di recuperare la perdita del potere di acquisto censurata dalla Corte.
  Quindi, anche alla luce di giudizi che non sono di natura discrezionale, cioè politica, che non sono di parte perché noi Pag. 45sosteniamo sostanzialmente che il decreto sia solo parziale, cioè non sia neanche un pannicello caldo, si sono espressi pubblicamente magistrati della Corte dei conti, della sezione della Corte dei conti della regione Puglia, il dottor Raeli, che ha già sostenuto che il Governo ha sbagliato ad approvare questo provvedimento e che è sicuramente anticostituzionale perché elude completamente la sentenza della Corte costituzionale n. 70, come più volte ho richiamato.
  Quindi, per questi motivi, secondo noi, il disegno di legge è da considerare incostituzionale, come mera conseguenza della sentenza principale, della sentenza già in essere, poiché, non riportando in alcuna parte la possibilità di una restituzione integrale delle pensioni, ma solo in minima parte, stabilisce una redistribuzione disomogenea e ingiusta a discapito dei pensionati italiani, disconoscendo totalmente il valore dei contributi versati nelle casse dello Stato da parte dei lavoratori attivi.
  Quindi, la proposta di Forza Italia nel presentare la questione pregiudiziale in riferimento al decreto-legge predisposto dal Governo per l'attuazione di quanto già deciso con la sentenza della Corte costituzionale in riferimento alla indicizzazione della parte delle pensioni, è che l'Assemblea voti a favore della incostituzionalità di questo decreto, perché essa è nei fatti e nel merito.
  Si tratta, quasi quasi, di una semplice presa d'atto e l'Aula doverosamente dovrebbe procedere in questa maniera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Le sentenze della Corte costituzionale, come è stato detto varie volte, vanno rispettate. Si possono discutere – e noi abbiamo anche discusso nel merito i mancati richiami all'articolo 81 della Costituzione che c'erano nella sentenza e per degli altri aspetti – però si rispettano. Questo, però, non vuol dire, come ho sentito dire qui dentro, che si eseguono come se fossero – e torno al tribunale di Napoli – un decreto ingiuntivo. Le sentenze della Corte si rispettano nella sostanza e si possono rispettare anche con disposizioni di legge, cosa che, e sembra che tutti se ne siano dimenticati, la Corte costituzionale ha detto il giorno dopo la sentenza, proprio perché aveva sentito dire una serie di cose abbastanza assurde, tipo che l'effetto della sentenza della Corte era di prevedere l'obbligo di restituire tutto subito e di evitare qualsiasi blocco della perequazione per il futuro. Basta andare sul sito della Corte e c’è un bel comunicato che lo dice.
  Il punto diventa se questo provvedimento rispetta a o meno i principi che sono dettati nella sentenza della Corte. Mi permetto di dire all'onorevole Sannicandro, che è sempre molto preciso nei suoi interventi, che però la separazione dei poteri non c'entra nulla, perché qui il potere del Parlamento verrà esercitato. Dovremo convertire questo provvedimento e, quindi, l'intervento del Parlamento non credo che sia in questo caso lesivo dei poteri della Corte, proprio perché la stessa Corte ha detto – ripeto – il giorno dopo che questa è una situazione che il legislatore può tranquillamente normare. Il problema, ancora una volta, è se le norme sono o non sono costituzionali nel loro contenuto.
  Anche qui, a questo punto, come si può intervenire ? Si può benissimo intervenire sulle pensioni anche retroattivamente. Ho sentito parlare, dal collega di Forza Italia, dei diritti acquisiti. La Corte ha detto, chiaro e tondo più volte, che sui diritti acquisiti in materia di pensioni si può intervenire, si può intervenire per ragioni di bilancio e la nostra Costituzione contiene anche l'articolo 81 che, peraltro, una buona parte di quelli che hanno contestato – e parlo di Forza Italia – questa legge l'hanno votata ma oggi sembrano dimenticarlo. La Corte ha detto che nella prima norma dichiarata incostituzionale non era Pag. 46ben motivata la ragione di bilancio. Io ho trovato ciò un po’ strano. In questo caso la motivazione è molto chiara: si parla degli effetti sul pareggio di bilancio dell'attuazione integrale della sentenza. Quella norma rischierebbe effettivamente di essere incostituzionale per violazione dell'articolo 81.
  Si è parlato di violazione del principio di parità di trattamento e di progressività. In realtà questa norma, invece, fa una distinzione basata sull'entità della pensione e introduce la progressività, che era stata precisamente la contestazione che aveva rivolto la Corte. Su questo devo dire che sentire parlare dai colleghi della Lega Nord della violazione dell'articolo 53 della Costituzione, quando stanno sbandierando dappertutto la flat tax, che fa pagare le stesse tasse a chi guadagna 10 mila euro e a chi guadagna un milione, cosa che mi sembra abbastanza anomala...
  La verità è che con questo provvedimento si sta cercando di porre rimedio a una sentenza che è intervenuta su una legge che sicuramente presentava dei difetti, ma che è stata il frutto del comportamento che oggi si vuole evitare e, cioè, di chi ha creato dei buchi spaventosi nel bilancio dello Stato per scaricare sulle generazioni future i costi del sistema precedente. Questo provvedimento ha il pregio di evitare questo, di non scaricare un buco da 16 miliardi istantaneamente sul bilancio dello Stato, ma di intervenire attuando i principi dettati dalla Corte, attuandoli nei limiti dell'articolo 81.
  Per questo, le contestazioni che ho sentito oggi sono tutte infondate e prescindono tutte dall'articolo 81 della Costituzione che, fino a prova contraria, nella Costituzione ancora c’è e che non ho sentito citare da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Anna Giacobbe. Ne ha facoltà.

  ANNA GIACOBBE. Grazie, Presidente. I pensionati sono persone serie; io li conosco e sanno valutare. Per quello che compete a noi qui, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 65 del 2015 si propone di dare, appunto, applicazione alla sentenza n. 70 del 2015 della Corte costituzionale, ripristinando il rispetto dei principi costituzionali violati dal comma 25 dell'articolo 24 del decreto-legge cosiddetto «salva Italia», definendo, con un nuovo meccanismo di rivalutazione dei trattamenti complessivamente superiori a tre volte il minimo per gli anni 2012-2013, un corretto bilanciamento con le esigenze di finanza pubblica. La Consulta ha più volte ammesso la legittimità di interventi legislativi che incidano sull'adeguamento degli importi dei trattamenti pensionistici, sia pure nell'osservanza dei principi costituzionali di proporzionalità e adeguatezza delle pensioni. La sentenza n. 70 del 2015, dunque, non comporta di per sé la corresponsione della perequazione, che sarebbe stata riconosciuta se si fosse applicata la normativa previgente, prevista dalla legge n. 388 del 2000. Quale intervento legislativo allora e perché ? In sintesi le obiezioni contenute nel pronunciamento della Corte al «salva Italia»: avere escluso del tutto la rivalutazione di pensioni oltre un certo importo, non aver previsto alcun criterio di progressività, avere penalizzato trattamenti di importo medio-basso, avere ridotto il carattere eccezionale della misura e determinato una perdita costante nel tempo, avere motivato il blocco con il richiamo generico a esigenze finanziarie non illustrate nel dettaglio.
  Quei provvedimenti furono disposti in una situazione particolarmente difficile dell'economia mondiale, che in Italia, insieme agli errori di coloro che avevano governato e a mali antichi del nostro Stato, aveva portato a un arretramento pesante dell'economia e del lavoro e anche a rilevanti rischi per i conti pubblici. Si attuarono una serie di manovre finanziarie in un quadro di regole dell'Unione europea restrittive e improntate ad un austerità ben più attenta al rigore dei conti pubblici che alle esigenze dello sviluppo e della protezione sociale, e tra quelle manovre il blocco dell'adeguamento delle Pag. 47pensioni, che si è dimostrato non rispettoso dei principi costituzionalmente tutelati.
  Il decreto-legge n. 65 del 2015 si propone di ripristinare il rispetto di quei principi e, contemporaneamente, di avere riguardo per le conseguenze finanziarie sui conti pubblici che deriverebbero dalla semplice abrogazione delle norme del 2011, per evitare che questo passaggio possa, a sua volta, determinare un danno e una violazione dei diritti sostanziali per i cittadini, compresi gli stessi anziani. Pensiamo a cosa significherebbe la riapertura di una procedura per deficit eccessivo o l'impossibilità di usufruire della cosiddetta clausola di flessibilità o l'attivazione delle cosiddette clausole di salvaguardia, che prevedono l'aumento dell'IVA. Il provvedimento e la relazione illustrativa non contengono, quindi, un richiamo generico alla contingente situazione finanziaria che la Corte ha contestato alla norma del 2011; con l'esborso stimato di oltre 17 miliardi e mezzo netti nel 2015 e 4,5 circa dal 2016, si ridurrebbero significativamente anche i margini di intervento per misure a sostegno della crescita, a tutela delle fasce più svantaggiate della popolazione ed anche per la modifica di quelle altre parti della manovra Fornero sulle pensioni, che stanno dimostrando anch'esse, pur in assenza di una pronuncia della Corte, carattere di iniquità.
  Quanto al merito del provvedimento, oltre a confermare la rivalutazione al 100 per cento dei trattamenti sino a tre volte il trattamento minimo, si prevede per i trattamenti da tre a quattro volte il minimo una rivalutazione più significativa rispetto alle fasce superiori. La Corte nella sentenza sottolinea che è in particolar modo dall'interesse dei pensionati titolari di trattamenti previdenziali modesti che deriva il diritto costituzionalmente fondato ad una prestazione previdenziale adeguata, e questo è stato irragionevolmente sacrificato e a questo dà risposta il decreto n. 65 del 2015. Per le fasce superiori si ristabilisce una forma di progressività, almeno per una quota la rivalutazione automatica è riconosciuta anche per gli anni successivi, entrando nella base di calcolo per future rivalutazioni. Non siamo in presenza di una sospensione a tempo indeterminato del meccanismo perequativo e non si tratta di un rimborso forfettario né di un risarcimento, ma della somma di arretrati che maturano sulla base di questa nuova forma di perequazione.
  Riguardo alle obiezioni sul fatto che il decreto disattenderebbe i principi e le regole di contabilità e finanza pubblica, restano fermi i livelli del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato fissati dalla legge di stabilità del 2015, anche utilizzando il margine di miglioramento tendenziale evidenziato nelle stime del DEF. Un'applicazione integrale della normativa previgente, quella sì, avrebbe creato un serio pregiudizio alla possibilità di rispettare l'articolo 81 della Costituzione, del quale pure la Consulta è custode. Ci sono, quindi, tutte le condizioni per respingere le pregiudiziali di costituzionalità del provvedimento in esame, sulle quali dichiariamo il voto contrario del gruppo del Partito Democratico. Il Parlamento entrerà poi nel merito del decreto e potrà migliorarne i contenuti per confermare e rafforzare un'impostazione equa e insieme attenta alle esigenze della finanza pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sergio Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Alcuni colleghi – penso al collega Sannicandro, ma anche ad altri – hanno parlato di invasione di campo di questo Parlamento rispetto alla Corte costituzionale. Non saprei dire, in realtà, su questa vicenda, quale possa essere il nome dell'invasore e quale dell'invaso; ho molti dubbi che l'invasione sia arrivata da parte del Parlamento. Ricordo che questa è una scelta che è stata fatta in una situazione drammatica per il Paese, in un momento in cui erano saltati tutti i conti pubblici. Vi ricordo che in quella fase della nostra storia, dell'Italia e dell'Europa, altri Paesi, Pag. 48che erano in condizione di crisi come l'Italia o più dell'Italia, hanno preso provvedimenti ancora molto più pesanti, molto più drastici rispetto a questo provvedimento di cui parliamo o di altri di cui abbiamo discusso negli anni passati; Paesi che hanno ridotto gli stipendi dei lavoratori pubblici, hanno ridotto le pensioni, hanno licenziato decine di migliaia di lavoratori pubblici; Paesi vicini a noi come la Spagna, l'Irlanda, la Grecia ed altri. Noi non lo abbiamo fatto, abbiamo assunto altre iniziative, fatto altre scelte, pesanti, dure, ma non dure sino a quel punto. Penso, per esempio, oltre al provvedimento di cui parliamo, alla riforma delle pensioni, che è stata troppo drastica e troppo rigida, e infatti oggi, che vi sono, forse, le possibilità e le risorse per poterla correggere, stiamo cercando di correggerla. Ma questo provvedimento noi lo abbiamo preso in quella situazione drammatica, in quel momento storico. Se non lo avessimo fatto, se non fossimo intervenuti in quel modo, probabilmente, da lì a poco tempo, ci saremmo trovati nella stessa situazione dei Paesi che hanno fatto scelte più pesanti e più drastiche. E poi avrei voluto vedere, a quel punto, il parere della Corte costituzionale !
  Quindi, noi ci siamo trovati di fronte ad una scelta della Corte di quel tipo. Le scelte si possono discutere; naturalmente, noi siamo qui perché pensiamo che, con il provvedimento di cui stiamo discutendo, in qualche misura noi rispettiamo quella scelta, anzi, la rispettiamo in toto, però le scelte si possono discutere. Se noi avessimo rimborsato tutto, come qualcuno dice anche in quest'Aula, ci saremmo trovati di fronte ad un esborso fra i 15 e i 18 miliardi di euro, che l'Italia non si può permettere, con conseguenze drammatiche sui costi pubblici e sui conti pubblici, esponendo l'Italia ad una procedura per deficit eccessivo, e tale rimborso non avrebbe permesso il miglioramento dei conti pubblici concordato in sede europea, e dunque non sarebbe stato possibile per l'Italia usufruire della clausola delle riforme, inserita nel Documento di programmazione per il 2016 e di recente valutata positivamente dall'Unione europea.
  Quindi, la scelta che abbiamo fatto rispetta la sentenza, ma entra nel merito di essa. Con la restituzione ai ceti più bassi noi abbiamo risposto al principio che vuole un provvedimento equo in termini di proporzionalità, ma anche di adeguatezza rispetto alla questione dei conti pubblici. Per queste ragioni, proporzionalità nell'esborso e tenuta in considerazione dei conti pubblici, in questo equilibrio, noi pensiamo di avere rispettato la sentenza, ma, nello stesso tempo, l'abbiamo interpretata nel modo più corretto.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Lello. No, forse è il deputato Di Gioia; vedevo lei in piedi. Prego, ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie, signora Presidente, molto spesso ci si confonde.
  Io partirei da una considerazione. Credo che, fra un po’ di tempo, questo Parlamento dovrà affrontare il tema delle pensioni e, quindi, la questione della sostituzione del sistema retributivo con il sistema contributivo, se non vogliamo, come già sta accadendo in questo periodo, un conflitto generazionale. Credo che questo sia un obbligo di questo Parlamento per affrontare con determinazione, con convinzione, ma soprattutto con equità, quello che è il problema delle pensioni.
  Il Governo ha dovuto emanare questo decreto-legge, e quindi l'articolo 1, in virtù delle sentenza della Corte, ma credo anche che sia opportuno in questa circostanza ricordare a coloro i quali hanno presentato la cosiddetta pregiudiziale di incostituzionalità del provvedimento, che tutto questo deriva dal fatto che nel 2011 stavamo attraversando un problema estremamente delicato della finanza pubblica e di sistema economico e finanziario mondiale, in particolar modo nel nostro Paese, e che quelle stesse forze politiche hanno approvato la deindicizzazione per quanto riguarda le pensioni. Mi sembra quanto mai assurdo e inconcepibile che le stesse forze Pag. 49politiche che guardavano con particolare interesse al debito pubblico, a quelli che potevano essere gli spread, a quello che poteva essere il sistema economico e finanziario che saltava, oggi pongano il problema dell'incostituzionalità. Noi riteniamo che vi sia la costituzionalità, perché nella parte finale della sentenza emessa dalla Corte si dice con molta chiarezza: con particolare riferimento di quei titolari di trattamenti pensionistici modesti. Quindi, si rivolge soprattutto a coloro i quali hanno pensioni basse. Noi pensiamo che questo venga ad essere rispettato e per questo come gruppo socialista pensiamo di votare contro l'incostituzionalità del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Simonetti ed altri n. 1, Cominardi ed altri n.2, Airaudo ed altri n. 3 e Brunetta ed altri n. 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta, Di Salvo, Roberta Agostini, Vico, Carra, Pilozzi... aspettiamo che i colleghi vadano a posto, perché è il primo voto della giornata. Quindi, aspettiamo quelli che stanno entrando e posizionandosi... Bombassei, Cassano, Aiello, Gigli, Chaouki...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  416   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  132    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Chaouki e la deputata Narduolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Seguito della discussione della proposta di legge: Verini ed altri: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive (A.C. 1460-A) e degli abbinati progetti di legge: Marazziti; Migliore ed altri; Migliore ed altri; Scotto ed altri; D'iniziativa del Governo (A.C. 1332-1334-2440-2747-2813) (ore 17).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge di ratifica n. 1460-A: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive, e degli abbinati progetti di legge nn. 1332-1334-2440-2747-2813.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali. I relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo delle Commissioni. Pag. 50
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-A), che sono in distribuzione.
  In particolare, il parere della Commissione bilancio contiene due condizioni, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Tartaglione, Spadoni, Vazio, Vico.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  419   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 399    
    Hanno votato
no   20).    

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Gregori, Marzana.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  400   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 400).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere delle Commissioni.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 3, ad eccezione dell'emendamento 3.100 della Commissione bilancio.

  PRESIDENTE. Immagino che il parere del relatore per la III Commissione sia conforme a quello della relatrice per la II Commissione.
  Qual è il parere del Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Il parere del Governo è conforme a quello dei relatori.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 3.20.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

Pag. 51

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente, intervengo per spiegare questo emendamento perché questo articolo 3 di attuazione della Convenzione di Bruxelles praticamente non prevede, per così dire bypassa e non prende molto in considerazione, la disciplina delle modalità per eseguire le consegne sorvegliate secondo quanto previsto dall'articolo 12 della Convenzione. Mi riferisco infatti alla Convenzione di Bruxelles che intitola l'articolo 12 «Consegne sorvegliate» e disciplina le modalità di esecuzione delle stesse. Quindi credo che questa dimenticanza possa essere appianata riprendendo l'articolo 12 della Convenzione e definendolo meglio perché in Italia esiste la disciplina delle operazioni sotto copertura, è una specifica scriminante per le forze dell'ordine in questo caso e recepirla in questa occasione significa dare uniformità ad un sistema e assicurarsi una regolamentazione che ponga limiti all'operato degli agenti italiani e delle agenzie straniere. Quindi in questo articolo 3, dopo la lettera e), potremmo aggiungere l'attuazione dell'articolo 12 della Convenzione che prevede appunto le consegne sorvegliate e potremmo anche definirlo in modo che sia più circostanziato nel descrivere le procedure già previste chiaramente dall'ordinamento italiano. Quindi basta sostanzialmente riprendere la Convenzione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 3.20, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi... Capua... Fitzgerald... Piccolo Giorgio... Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  410   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  75    
    Hanno votato
no  335).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 3.21.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Non mi spiego perché la disciplina delle consegne sorvegliate secondo l'articolo 12 della Convenzione non sia presa in considerazione. Del resto stiamo dando attuazione a quella che era una Convenzione importante e non si capisce perché non possiamo andare a completare il pacchetto andando ad attuare anche quelle parti che non sono state prese in considerazione dalla proposta di legge che stiamo facendo. L'emendamento in esame riprende il discorso delle consegne sorvegliate di cui all'articolo 12 della Convenzione specificando – secondo me è una specificazione che può risultare anche superflua ma a mio avviso è fondamentale – che i funzionari stranieri eventualmente coinvolti in questa operazione assumono la responsabilità civile e penale per i danni causati nell'adempimento della missione conformemente al diritto italiano. Quindi andiamo a riprendere le consegne sorvegliate di cui all'articolo 12 e specifichiamo che ovviamente tutte queste operazioni rientrano in un ambito di responsabilità in cui anche i soggetti stranieri devono rientrare e che si devono assumere in conformità all'ordinamento italiano.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 3.21, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Roberta Agostini... Fregolent... Cassano... Martella... Tidei... Marti... Verini... Valente Simone...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 52
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  410   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  338).    

  Passiamo all'emendamento Ferraresi 3.22.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Qui iniziamo a porci dei dubbi, cioè a chiederci chi abbia scritto queste norme. Noi con questo emendamento chiediamo semplicemente, sempre nella previsione delle consegne sorvegliate, che non piacciono alla maggioranza, che non vuole attuarle, che le autorità italiane abbiano potere esclusivo di iniziativa, direzione e controllo in questo tipo di operazioni. Cosa vuol dire, Viceministro Costa, avere il controllo in questo tipo di operazioni ? Vuol dire riprendere l'articolo 12 della Convenzione.
  L'articolo 12 della Convenzione, colleghi di maggioranza, soprattutto, delle Commissioni giustizia ed affari esteri, ci dice che: «Le autorità competenti di tale Stato membro mantengono il diritto di iniziativa, la direzione e il controllo dell'operazione». Quindi, noi chiediamo di attuare l'articolo 12 e, in particolare, chiediamo che queste consegne sorvegliate siano portate avanti con la direzione delle autorità italiane. Viceministro, mi sembra abbastanza evidente che siano le autorità italiane a mantenere il controllo delle operazioni.
  Altrimenti, mi viene da pensare che non solo non volete attuare tutta la Convenzione, ma solo una parte, ma che qui qualche dimenticanza e qualche articolo sia stato scritto da qualcuno che con gli interessi dell'Italia non ha molto a che fare. In altri termini, queste dimenticanze e, soprattutto, l'articolo 4 sono stati inseriti da qualcuno che non vuole fare l'interesse del nostro Paese e non vuole attuare un principio fondamentale, che è quello della sovranità del nostro Paese.
  Allora, perché questo tipo di operazioni non le lasciamo alle autorità dello Stato membro e, quindi, il diritto di iniziativa, di direzione e di controllo dell'operazione ? Che ne pensano anche i colleghi di centrodestra, che hanno sempre sostenuto, appunto, che queste iniziative devono essere portate avanti dalle nostre autorità e che non ci dobbiamo far insegnare e mantenere un controllo che possa invadere la nostra sovranità nazionale ? Viceministro, mi dà una risposta del perché questa cosa non la attuate o rimaniamo nel silenzio più totale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 3.22, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Capua, Moscatt, Gribaudo, Cassano. L'onorevole Capua ancora non riesce a votare: provi onorevole, se c’è dentro qualcosa, lo tolga. Ci sono altri ? Crippa, Fitzgerald Nissoli, Luigi Cesaro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  409   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  71    
    Hanno votato
no  338).    

  (Il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo Pag. 5386, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Lainati, Colonnese, Tripiedi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  359   
   Astenuti   69   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato
 347    
    Hanno votato
no   12).    

  (Il deputato Chaouki ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Gregori, Locatelli... Gregori ancora non riesce... Pilozzi, Occhiuto, Ciprini, Caparini, Grillo, Ravetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  363   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
 361    
    Hanno votato
no    2).    

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Invito al ritiro, altrimenti parere contrario, su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Il parere del Governo è conforme a quello della relatrice.

  MARIO MARAZZITI, Relatore per la III Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prima non aveva ritenuto di esprimere i pareri. Non c'era, quindi pensavo non volesse intervenire.

  MARIO MARAZZITI, Relatore per la III Commissione. No, Presidente, ero sopra. Invito al ritiro o parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 4.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Daniele Farina 4.10 e Santelli 4.21.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ha già avuto occasione, questa mattina, di rilevare come questo sia un provvedimento colpevolmente troppo a lungo atteso. Quindici anni per la ratifica di quella Convenzione da parte di quest'Aula sono oggettivamente troppi. Intanto la storia del Paese ha vissuto fatti di cronaca, e direi di storia, importanti in cui la presenza di questa Convenzione ratificata avrebbe forse facilitato la vita a tutti noi e avrebbe dato maggiore chiarezza ai cittadini della Repubblica.
  Tuttavia questo articolo 4 contiene, come spesso accade in questi provvedimenti, una ampia delega al Governo. In Pag. 54questo caso addirittura è una delega volta, per così dire, alla riforma integrale del libro XI del codice di procedura penale. È una delega molto lunga, quella che trovate nel testo, ma in realtà assai poco dettagliata. Certo, questa ratifica di Convenzione può essere una occasione di una riforma complessiva di quel titolo, ma forse il Parlamento avrebbe dovuto assumersi la responsabilità, più di delegare, di legiferare.
  È per questo che proponiamo due emendamenti intorno a questo articolo 4. Uno è di soppressione complessiva della delega e, quindi, è un invito al Parlamento a metterci direttamente le mani nei tempi più brevi possibili. Un altro è invece quantomeno la soppressione della delega per uno dei temi più controversi e più delicati forse del libro XI del codice di procedura, che è, per così dire, il tema della regolamentazione dell'estradizione. Ecco perché abbiamo presentato questi due emendamenti che illustro congiuntamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Il MoVimento 5 Stelle voterà a favore di quest'emendamento di SEL che vuole sopprimere l'articolo 4, molto semplicemente perché noi andiamo a dare attuazione ad una Convenzione importante che, appunto, ci arriva dal lontano 2000, ma questo non vuol dire che, visto che si tratta di un argomento come quello della Convenzione, si possa allargare il campo andando a riformare un intero libro del codice di procedura penale con una delega che viene dal Governo e che, quindi, è un'autodelega.
  Quindi, c'erano delle proposte di legge che erano in discussione e il Governo, dopo che si era formato un testo, è intervenuto con un emendamento a dir poco aberrante e lunghissimo, in cui appunto si autodelega a riformare – ripeto – un intero libro del codice di procedura penale. E lo fa in che modo ? Non lo fa seguendo principi che possono rientrare nella tutela del nostro Paese e nella tutela della Convenzione, ma lo fa in un modo che chiaramente non vale solo per il territorio dell'Unione europea e per gli Stati dell'Unione europea. Andandolo a toccare, ovviamente, va a toccare l'intera normativa e disciplina delle rogatorie internazionali.
  Quindi, delle cose che possono andare bene, che possono essere legittimate, delle aperture e delle cessioni di sovranità che possono essere determinate per degli Stati dell'Unione europea non vanno assolutamente bene per altri Stati, in cui ci deve essere una disciplina più rigida e un controllo più fermo non solo da parte dell'autorità giudiziaria ma anche da parte del Ministro della giustizia. Quindi, è inappropriato che il Governo intervenga politicamente in questo modo, ma è anche inappropriato intervenire, in una riforma così ampia, a livello internazionale, su una normativa così delicata. Secondo noi questo articolo – ripeto – è stato fatto da persone che non hanno ben chiaro l'interesse dello Stato italiano e hanno ceduto sovranità, diritti e garanzie dei nostri cittadini in nome di non si sa quali patti.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Presidente, intervengo perché possa rimanere agli atti un fatto, perché le affermazioni che ha fatto adesso l'onorevole Ferraresi, se rimangono così appese, senza una risposta, mi pare che siano un po’ gravi. Quindi, vorrei rappresentare innanzitutto che l'adesione a questa Convenzione del 2000 nasce nelle Commissioni congiunte – è vero – con l'atto Camera n. 1460, proposta di iniziativa parlamentare, a cui sono state abbinate altre proposte, ma poi, dopo la presentazione del disegno di legge governativo, che amplia la materia anche alla revisione del libro XI, che attiene alle rogatorie, ai rapporti con le autorità, alle altre autorità giurisdizionali straniere, c’è stato un ufficio Pag. 55di presidenza congiunto delle due Commissioni che ha deliberato proprio consapevolmente di abbinare il disegno di legge governativo ai testi di iniziativa parlamentare, tanto da chiedere poi, con una nota dei due presidenti, alla Presidente della Camera, di assegnare il disegno governativo, che riguardava proprio la delega di riforma del libro XI, alle due Commissioni riunite e non soltanto alla Commissione giustizia. Questo perché ? Non perché c’è stata una volontà di trattare qualcosa di ultroneo o di estraneo a quella Convenzione che aspettava la ratifica da ben 15 anni, ma perché c'era la necessità di adeguare nel frattempo la normativa processuale interna per renderla più semplice, quindi anche per rendere più facile e più adeguato il recepimento delle convenzioni internazionali in materia di cooperazione che nel frattempo, dal 2000, si sono succedute, nonostante il notevole ritardo dell'Italia. Non solo: il timore espresso adesso dall'onorevole Ferraresi è esplicitamente evitato nella delega, nei principi di delega, perché, mentre alcuni principi che attengono all'assistenza giudiziaria, quindi alla cooperazione tra le autorità giudiziarie laddove vi sono reati che hanno un confine sovranazionale ma appartengono all'Unione europea – quindi ci sono dei principi che sono di diretta applicazione e su questo andrà a lavorare la delega –, espressamente, in tutti i principi dell'articolo 4 della delega, che il Governo ha ritenuto di inserire con un proprio emendamento che ha tenuto conto di quel disegno governativo assegnatoci in sede congiunta ed abbinato, in tutti questi principi viene espressamente riferito che la riscrittura degli articoli riguarderà i rapporti con gli Stati membri dell'Unione europea.
  Quindi, in tutti i punti c’è l'esplicitazione, tanto è vero che laddove si fa riferimento al potere del Ministro – che rimane ovviamente saldo e rafforzato – è un potere che ha una declinazione e una descrizione diversa nell'articolo 4, lettera a), numero 1, ad esempio, a seconda che si tratti di rapporti con Stati membri dell'Unione europea oppure di Stati fuori dell'Unione europea. Quindi, c’è una perfetta consapevolezza e presa in carico delle problematiche e spero così, anche da relatrice, di aver risposto all'onorevole Ferraresi.

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Daniele Farina 4.10 e Santelli 4.21, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia, Catania, Cassano, Colonnese, Agostini Roberta, Covello, Magorno, Pagano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  419   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  210   
    Voti favorevoli  133    
    Voti contrari  286).    

  (I deputati Franco Bordo e Zaratti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 4.12.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signora Presidente, ringrazio la presidente della Commissione per queste specificazioni e per questa tentata risposta. La prima ovviamente non mi ha smentito perché – sì – c’è stata una unione che non ho negato, una unione di due provvedimenti su materie simili e non diverse, ma io ho criticato tutt'altro, in quanto ho criticato il merito politico di un Governo che si autodelega in maniera più ampia su questioni Pag. 56internazionali e ho criticato nel merito l'articolo 4 perché va a togliere sovranità e diritti ai cittadini italiani.
  Dopo la specificazione sulla lettera a), numero 1, vado subito nel merito a spiegare di cosa sto parlando, perché prevede che il potere del Ministro della Giustizia di non dare corso all'esecuzione della domanda di assistenza giudiziaria possa arrivare ad essere esercitato soltanto in caso di pericolo per la sovranità, la sicurezza o altri interessi essenziali dello Stato. Già qui c’è una prima eliminazione di garanzie perché basta andare a prendere il titolo III dell'articolo 723 che da i poteri del Ministro della giustizia e si legge subito che il primo punto è rispettato ma il secondo viene totalmente eliminato. Quindi, vengono totalmente eliminate garanzie di controllo da parte del Ministro della giustizia per questioni che non sono solo giuridiche ma molte volte sono politiche, per esempio quando il Ministro non vuole dare la rogatoria per elementi che sono vietati dalla legge, contrari ai principi fondamentali dell'ordinamento giuridico, quando vi sono fondate ragioni per ritenere per considerazioni relative alla razza, alla religione, al sesso, la nazionalità, la lingua, le opinioni politiche le condizioni personali e sociali che possano influire negativamente sullo svolgimento e sull'esito del processo e non risulta che l'imputato abbia liberamente espresso il suo consenso o anche per altre motivazioni. Questo aleggia in tutto il provvedimento. Quindi, siamo già al primo punto e ce ne saranno altri che spiegherò prossimamente, in cui vengono tolti poteri al Ministro e alla nostra autorità in nome di una sola cosa: dello snellimento della sovranità nazionale e dello snellimento delle garanzie per i cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.12, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Capua, Distaso, Narduolo, Fossati.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  422   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  212   
    Voti favorevoli   94    
    Voti contrari  328).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 4.13.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Ecco subito, cara Presidente, un altro elemento che conferma la mia tesi. È piccolo quindi parlerò poco tempo. Lettera a) punto 3): il procuratore della Repubblica dia senza ritardo esecuzione alla richiesta con decreto motivato. Ecco noi crediamo che in questo caso si debba riflettere un attimino di più, semplicemente perché prevedere che il PM provveda senza ritardo ma non necessariamente eseguendo la richiesta, potrebbero mancare i presupposti. Quindi, una ulteriore riflessione sull'attività del procuratore sarebbe assolutamente necessaria. Infatti, noi proponiamo che le parole «dia senza ritardo esecuzione alla richiesta con decreto motivato» siano sostituite dalle innocenti «provveda senza ritardo», ossia provveda in senso favorevole o contrario, questioni che possono essere valutate rispetto che ci siano i presupposti o non ci siano. Credo che sia questa una valutazione di buon senso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.13, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 57

  Minardo, Carra, Sberna...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  402   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  56    
    Hanno votato
no  346).    

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.14, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Carrozza, Monchiero, Bragantini Paola...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  402   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  58    
    Hanno votato
no  344).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 4.15.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Chiedo nuovamente di intervenire per sottolineare l'ennesima svista di questo Governo. Vorrei chiedere anche al Viceministro Costa se è possibile sapere chi ha scritto questo articolo, sarebbe interessante per vedere chi è e che storia politica ha, sarebbe veramente molto interessante. Con questo emendamento si vuole sopprimere il numero 7) della lettera a), il quale praticamente ci dice che l'Autorità amministrativa di uno Stato estero non deve poter fare richieste al pubblico ministero che incidono sulla libertà altrui, poiché ovviamente non offrono le stesse garanzie di terzietà, imparzialità e tutela dei diritti che offre la magistratura. Semplicemente, noi chiediamo che questa sia una operazione che venga svolta davanti ad un giudice per ottenere una ulteriore garanzia. Viceministro, rimane sempre aperta la richiesta, in riferimento a tutto l'articolo 4, su chi ha scritto questo articolo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.15, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  399   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
  56    
    Hanno votato
no  343).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 4.16.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, molto semplicemente per indicare che la disciplina delle videoconferenze che voi richiamate in questo testo esiste già... guardi, il Viceministro sta parlando...

  PRESIDENTE. Onorevole Biasotti, mi scusi... grazie.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, troppo gentile, Viceministro. Volevo ricordarle, Pag. 58Viceministro, che la procedura di videoconferenze esiste già; pensate, l'abbiamo già: è l'articolo 146-bis delle disposizioni di attuazione al codice di procedura penale. Quindi, invece che crearne una nuova, basterebbe semplicemente approvare questo emendamento e fare un semplice rinvio in modo da essere molto più veloci nell'attuazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.16, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Fregolent, Bolognesi, Cassano, Nizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  403   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  68    
    Hanno votato
no  335).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 4.17.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, qui siamo veramente arrivati a un punto, cari membri della Commissione giustizia, esteri e Viceministro, che è esemplare rispetto a quello che dicevo prima e che conferma assolutamente le nostre tesi. Cioè, cosa si vuol fare ? Si vuole introdurre una diversa ipotesi di utilizzabilità in deroga alla legge processuale per gli atti compiuti all'estero dalle squadre investigative comuni. Ciò vuol dire che noi andiamo a disciplinare un modo diverso di utilizzabilità rispetto a quello che abbiamo noi e questo può essere molto, molto pericoloso, perché l'utilizzabilità nel processo di tali atti vi sarà in quanto conforme all'ordinamento processuale; cioè, non c’è bisogno di dire che noi andiamo a creare una ulteriore forma di utilizzabilità, c’è già la legge italiana, allora cosa stiamo andando a creare ?
  Allora mi viene il dubbio – ma sicuramente è il dubbio di una persona del MoVimento 5 Stelle, che è un complottista e ovviamente ha torto – che ci sia in questo caso un processo con prove raccolte all'estero con minori garanzie probatorie rispetto a quelle presenti in Italia, nel disprezzo della legge, nel disprezzo della parità tra gli imputati. E, visto che vi riempite sempre la bocca di garanzia del processo e di garanzie degli imputati, noi qui stiamo andando a fare una bella delega che potrebbe andare in direzione opposta a quello che vi siete sempre detti tra di voi in tutti questi anni, cioè una disciplina dell'utilizzabilità diversa da quella prevista dall'ordinamento italiano. Mi chiedo che bisogno ci sia di farla, visto che ci sono già le regole del diritto italiano.
  Allora, questo potrebbe veramente essere usato in modo pericoloso e, quindi, non prevedere appunto idonee ipotesi di garanzia di rispetto della legge e soprattutto di uguaglianza fra gli imputati.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.17, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Vico, Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  399   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
  57    
    Hanno votato
no  342).    

Pag. 59

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 4.18.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signora Presidente, ecco qui siamo al comma 1, lettera a), n. 12, in cui noi diciamo appunto che le norme sulla utilizzabilità degli atti previsti dall'ordinamento processuale penale italiano siano rispettate scrivendolo nero su bianco, perché qual è la paura ? Che non solo lo Stato estero detterà le condizioni d'uso del materiale probatorio, ma anzitutto anche la legge interna perché l'ordinamento processuale non può essere vincolato dalle determinazioni di un altro Stato. È molto semplice, il nostro ordinamento non può essere sottoposto alla determinazione di un altro Stato su questo tipo di operazione.
  Sarebbe ovviamente una rinuncia – cari membri della Commissione giustizia, presidente e avvocati penalisti che stanno in Commissione giustizia – a diritti del nostro Stato e una rinuncia alla sovranità nazionale eccessiva e chiaramente irrazionale.
  In questo senso, queste operazioni, l'utilizzabilità di questi atti, deve essere scritto nero su bianco, che non può essere compromessa da operazioni e da determinazioni di altri Stati. Deve essere scritto in modo chiaro che la legge applicabile sull'utilizzabilità di questi atti deve essere derivante dall'ordinamento italiano, né più né meno, altrimenti state andando a togliere sovranità al nostro Paese e diritti ai cittadini.
  Visto che siete avvocati, visto che ci sono anche avvocati e magistrati che studiano diritto penale e che abbiamo qui presente un Viceministro, una risposta sarebbe adeguata, altrimenti viene da pensare, al «cattivone grillino» di turno, che qui state svendendo la sovranità del nostro Paese e i diritti dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non essendoci altri iscritti a parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.18, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Cani, Lorenzo Guerini, Braga...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  402   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  53    
    Hanno votato
no  349).    

  (La deputata Pannarale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palazzotto 4.11, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  401   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  66    
    Hanno votato
no  335).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 4.19. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

Pag. 60

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente, continuano le non risposte, continuano le cessioni di sovranità. Anche qui è un classico esempio, che riprende tra l'altro il punto 1) in materia di estradizione, che diminuisce i poteri del Ministro della giustizia rilegandoli solo a compromissione della sovranità – che è un paradosso – alla sicurezza o ad altri interessi essenziali dello Stato o per la decisione di non dare corso alla domanda di estradizione. Visto che esistono altri motivi per cui l'estradizione non merita di essere eseguita, che sono già ben descritti nell'articolo 698 e nell'altro articolo, 723, n. 2), essi sono già espressione ovviamente della tutela dell'essere umano, al di là degli interessi dello Stato e al di là della politica di ossessiva dismissione degli imputati o condannati stranieri, che è nata sulla scia di un'ondata migratoria che spesso dimentica la tutela dei diritti umani di tutti, senza distinzioni che la Costituzione ci imporrebbe.
  Qui è l'ennesimo lascito che si fa, con l'ennesimo potere tolto al Ministro della giustizia. Incredibile, sottosegretario, di come voi vi togliete i poteri; viene direttamente da voi, lo Stato italiano, tramite il Governo, fa un emendamento che dice: noi vogliamo sull'estradizione meno poteri; cioè vogliamo che, in casi più ampi, non abbiamo niente da dire. Quindi, non possiamo metterci nelle condizioni di dire, per ulteriori motivi, il «no» all'estradizione. È fantastico, sottosegretario ! È fantastico ! Io continuo a chiedere chi ha potuto scrivere, chi autolesionista, chi veramente, forse anche nemico del Paese, abbia potuto scrivere una cosa del genere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente, il Governo giustamente non apre bocca perché, se apre bocca il Governo, inizia nuovamente il dibattito e non possiamo permetterci di sprecare tempi parlamentari. Mi permetto io di dire due parole su di un tema banale: ma è possibile cambiare una Convenzione per atto unilaterale ? Avete mai sentito che si possa cambiare una Convenzione europea con un atto unilaterale ?
  È una Convenzione che è presa sulla base di una decisione comune e nella quale gli altri Paesi europei accettano limitazioni di sovranità, esattamente simmetriche alle nostre. E, allora, cosa dovremmo dire ? Che i poteri dei giudici italiani improvvisamente travalicano e si estendono al di là dei confini e che i cittadini dei Paesi vicini devono avere paura dei magistrati italiani ? No ! Qui stiamo agendo sulla base di uno dei principi cardine dell'Unione europea, che è il principio del mutuo riconoscimento: gli stessi diritti che noi riconosciamo all'autorità del Paese vicino vengono riconosciuti dalla nostra autorità nella relazione con il Paese vicino. E qual è la finalità ? La finalità è quella di facilitare la vita sia dei cittadini nostri sia dei cittadini del Paese vicino, in modo da rendere più facile la persecuzione dei crimini e anche più facile la difesa degli innocenti.
  Allora, smettiamola, per favore, di ripetere sempre lo stesso argomento: la cessione di sovranità o l'ordinamento giuridico italiano. Ma l'ordinamento giuridico italiano è organicamente inserito nell'ordinamento giuridico europeo o meglio, più esattamente, le leggi europee, le decisioni europee, le decisioni comuni – in questo caso una decisione comune – oppure le direttive europee sono organicamente parte dell'ordinamento italiano, tanto che non è possibile tracciare una linea retta fra i due ordinamenti, come se volessimo tracciare una linea netta fra l'ordinamento della repubblica di Lombardia... no, della regione Lombardia e quello della Repubblica italiana. Non si può, perché siamo parte di un medesimo ordinamento che va concrescendo. Questo è il senso di questo provvedimento.
  Se il Governo non risponde è liberissimo di non rispondere e credo lo faccia unicamente per non perdere tempo, ma sono cose che tutti noi dovremmo avere assimilato. Non esiste più la sovranità come c'era nell'Ottocento, non c’è più e Pag. 61per fortuna, perché ha portato alle guerre, ha portato ai massacri, ha portato allo sterminio, ha portato all'Olocausto, ha portato a tutto ciò da cui stiamo uscendo attraverso l'Europa, che è il riconoscimento dei diritti ed è anche fiducia reciproca. Noi ci fidiamo della magistratura di altri Paesi, gli altri Paesi si fidano della magistratura nostra e cresciamo insieme, come Europa e come europei.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, intervengo solo per lanciare un'osservazione all'onorevole Buttiglione. L'articolo 4 è «delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale», che non ha nulla a che vedere con le norme convenzionali con altri Stati esteri. È evidente che noi dobbiamo disciplinare l'estradizione secondo il nostro ordinamento.
  Quindi, ho l'impressione che, come dire, abbia preso un abbaglio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.19, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cozzolino, Ascani, Fusilli, Dall'Osso, Duranti. Ascani non riesce a votare; se poi Amendola smette di dare disturbo... ci sono altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  405   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  333).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 4.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Il collega Sannicandro mi ha tolto le parole di bocca sul precedente intervento del professor Buttiglione e mi dispiace correggere, da ex studente, un professore, perché qui ha preso una sbandata che dimostra che molte volte i testi non vengono neanche letti in Parlamento.
  Detto questo, parliamo dell'emendamento al comma 1, lettera d), numero 6), che prevede, appunto, la soppressione di un punto che non fa che allargare ancora di più le disposizioni di estradizione nei confronti di altri Stati senza tutele e senza garanzie. Perché ? Perché qui l'unica cosa che deve essere fatta, salvo sempre il rispetto della legge italiana, sono i principi fondamentali dell'ordinamento, categoria che potremmo definire vuota e manipolabile a piacimento e, comunque, di difficile interpretazione.
  Quindi, è un principio giusto che va inserito, ma non può essere l'unico principio.
  Quindi, secondo noi, ogni richiesta va eseguita nel rispetto della legge, che è una cosa, Presidente, molto chiara. Allora, ci sono dei vincoli, non mettiamo dei vincoli su cui l'interpretazione può essere di carattere estensivo, mettiamo dei vincoli cogenti, cioè non può essere data se ci sono delle lampanti violazioni della legge italiana, senza deroghe di nessun tipo. Quando io parlo di lasciare entrare gli altri e, quindi, di cedere sovranità, si tratta proprio di questo: ma perché noi, da legislatori della Repubblica italiana, dobbiamo in questo caso togliere garanzie, togliere la possibilità di un controllo sulla legge ? Non stiamo parlando di un controllo fantasioso, stiamo parlando di un controllo rispetto alla violazione della legge italiana, stiamo parlando di questo. Allora, io credo che sia vergognosa e pericolosa una delega al Governo che toglie garanzie di controllo al Ministro e ai Pag. 62giudici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Presidente, intervengo soltanto perché, come relatrice, non posso tacere rispetto a una argomentazione che nulla ha a che vedere né con l'emendamento né con la questione di cui si sta parlando. Qui la lettera di riferimento dell'articolo 4, cui si riferisce l'emendamento Ferraresi 4.20, ha riguardo al mutuo riconoscimento, nell'ambito dell'Unione europea, delle decisioni giudiziarie, quindi questo è il principio e nel principio di delega espressamente si dice che non c’è il sindacato di merito nell'esecuzione reciproca delle decisioni giudiziarie, ma ovviamente tutto avviene nella osservanza e nel rispetto dei principi fondamentali dell'ordinamento giuridico.

  VITTORIO FERRARESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. No, non può riprendere la parola, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori ?

  VITTORIO FERRARESI. Vorrei chiedere un'informazione, Presidente. Scusi, siamo all'emendamento 4.1 o al 4.20 ?

  PRESIDENTE. Siamo al 4.1. Non può reintervenire, però.

  VITTORIO FERRARESI. Benissimo. A posto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 4.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Cassano, Miotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  400   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  58    
    Hanno votato
no  342).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 4.20.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente, infatti avevo ragione: purtroppo anche la presidente della Commissione giustizia può compiere qualche errore: era l'emendamento 4.1 e non il 4.20. L'emendamento 4.20 è in esame adesso, però il principio – ha ragione – è anche assimilabile, è lo stesso: si vogliono togliere le parole: «necessarie ad assicurare in ogni caso il rispetto dei principi fondamentali dell'ordinamento giuridico» – e di questo ho già parlato precedentemente – per introdurre una cosa molto più chiara e cogente, ovvero: «dell'ordinamento giuridico italiano», quindi il rispetto delle nostre leggi. È molto semplice, non si devono andare a fare criteri e viaggi interpretativi di nessun tipo, si specifica semplicemente che queste violazioni devono essere intese non guardando a principi che magari ogni volta possono essere interpretabili in via discrezionale, ma appunto all'ordinamento giuridico, quindi alla legge italiana.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 63Ferraresi 4.20, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Fanucci, Cassano, Duranti, Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  414   
   Votanti  398   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
  56    
    Hanno votato
no  342).    

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Per ribadire il voto contrario del MoVimento 5 Stelle a questo articolo, inserito dal Governo, che si autodelega a riformare un intero libro del codice di procedura penale, ripeto, non solo su materie disciplinate dalla Convenzione di Bruxelles, che su alcuni punti, come l'articolo 12, non è stata ripresa, ma a livello internazionale, quindi con tutti gli Stati, belli, buoni, bravi e cattivi; quindi, con tutti.
  Noi abbiamo tentato, visto che in questo articolo ci sono comunque dei punti buoni, anche di emendarlo, e quindi di fare delle modifiche, in modo da ripulirlo da incisi pericolosi, e che quindi potesse essere approvato così com’è, salvo, appunto, che siamo contrari a questo principio del Governo che si autodelega, inserendo un emendamento a una proposta di legge che era da tempo in Commissione giustizia.
  Ma abbiamo detto: bene, presentiamo degli emendamenti, cerchiamo di asciugarlo da incisi pericolosi che vanno nell'intento di togliere il potere di controllo, garanzia e di sovranità ai giudici italiani e al Ministro della giustizia, e quindi votiamolo favorevolmente.
  Purtroppo, nessun emendamento, anche quelli più tecnici, più semplici, più chiari, che volevano riportare solo chiarezza nel codice di procedura penale e stabilire semplicemente che, se vi è una violazione del nostro ordinamento, questa richiesta va assolutamente negata, è stato accettato dalla maggioranza, che si riterrà anche responsabile, ovviamente, di quello che potrà scaturire dall'approvazione di questa legge. Per tutti questi motivi, il MoVimento 5 stelle voterà contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lainati, Vico, Cassano, Marantelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  408   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 322    
    Hanno votato
no   86).    

  (Il deputato Villarosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-A).Pag. 64
  Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Santelli 5.10.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santelli 5.10, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico, Ascani, Lainati, Carfagna, Turco, Catania...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  419   
   Votanti  401   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  47    
    Hanno votato
no  354).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Causi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  424   
   Votanti  401   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 294    
    Hanno votato
no  107).    

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 6.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Parere conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Cariello, Dall'Osso, Adornato, Zan, Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  339   
   Astenuti   87   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 337    
    Hanno votato
no    2).    

Pag. 65

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cariello, Dall'Osso, Simone Valente, Carfagna, Zan, Monchiero, Piccoli Nardelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  341   
   Astenuti   86   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 340    
    Hanno votato
no    1).    

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  340   
   Astenuti   86   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
 340).    

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Come sappiamo tutti la prima proposta di legge per ratificare la Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea è risalente al 2000. Oggi, con questo atto, dopo 15 anni, arriviamo ad approvarla, dopo che, all'inizio di questa legislatura, ho avuto l'onore di firmare il progetto di legge A.C. 1332, il 9 luglio 2013 e poi il collega Verini ed altri hanno presentato progetti analoghi e il Governo ha presentato una sua proposta che è stata unificata in un lavoro importante fatto dalla Commissione giustizia e dalla Commissione esteri insieme. Quello che volevo dire è che il nostro gruppo Per l'Italia – Centro Democratico ovviamente vede con grande favore il fatto che si colmi un grave ritardo e che finalmente si crei una collaborazione in tema giudiziario all'interno dell'Unione europea che semplifichi e renda possibili anche indagini congiunte e, finalmente, rogatorie internazionali necessarie e indispensabili finora rimandate.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18,05)

  MARIO MARAZZITI. Volevo concludere, mentre preannunzio, ovviamente, il nostro voto favorevole, ricordando che finalmente sarà possibile dare svolgimento a rogatorie internazionali per noi, per il nostro Paese, per i cittadini, per l'opinione pubblica, molto importanti, come per esempio l'indagine necessaria collegata all'abbattimento del DC9-Itavia che aspetta ancora giustizia in quanto è necessario acquisire nuovi elementi. Grazie a questo atto, oggi, noi potremo fare un rapido progresso anche in questo campo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, se abbassiamo il tono della voce.Pag. 66
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
  Colleghi, per favore, siamo in fase di dichiarazione di voto, chi non è interessato ad ascoltarle può uscire. Per favore !

  NICOLA MOLTENI. Presidente, consegno la dichiarazione di voto, annunziando il voto contrario da parte del gruppo della Lega Nord (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino.
  Ne ha facoltà. Sospetto che anche ella sia interessato a consegnare.

  MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Ha anticipato le mie intenzioni. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. E la Presidenza, consapevolmente, le permette, a questo punto, di consegnare il testo (sulla base dei criteri costantemente seguiti).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Solo qualche minuto per riconoscere che finalmente, dopo quindici anni, noi approviamo la proposta di legge di ratifica di questa Convenzione. Si tratta di una Convenzione – qui mi premeva ricordarlo in quest'Aula – che, proprio perché non è stata ratificata, non solo ha contribuito a delegittimare e in qualche modo a indebolire il nostro Paese nelle organizzazioni internazionali, ma ha anche impedito un lavoro che poteva essere fatto per ricostruire la verità e garantire giustizia alle vittime della strage di Ustica. Infatti, proprio in assenza della ratifica di questa Convenzione, nel Parlamento europeo non è stato possibile per l'Italia chiedere una cooperazione che potesse riportare verità su quei fatti.
  Noi oggi ci troviamo, come al solito, in un colpevole ritardo riguardo alla ratifica di provvedimenti di importanza strategica e fondamentale, che non solo servono, appunto, a fare luce e a ottenere giustizia su fatti del passato, ma che sono portatori di strumenti essenziali e fondamentali per il contrasto alle grandi organizzazioni criminali, che sono sempre più transnazionali, e per il contrasto e per la lotta al terrorismo.
  Ed è per questo che noi oggi annunciamo il voto favorevole di Sinistra Ecologia Libertà alla proposta di legge di ratifica, sperando che si possa procedere altrettanto velocemente con altre ratifiche che attendono e che speriamo non debbano attendere quindici anni, riguardanti provvedimenti di natura fondamentale, come questo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Tancredi, saluto il Presidente del Parlamento iracheno Salim al-Juburi, accompagnato da una delegazione di parlamentari e di diplomatici, che assiste ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Presidente. Sarò molto breve. Il provvedimento al nostro esame oggi è volto a dare applicazione nell'ordinamento interno a una Convenzione europea, mediante la ratifica, l'ordine di esecuzione e il conferimento di una delega legislativa per il conseguente adeguamento e coordinamento dell'ordinamento nazionale.
  Come è stato detto nel dibattito anche dal collega Buttiglione, la fonte della Convenzione discende dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che disciplina, al Titolo V, lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. In particolare, il capo IV è dedicato alla cooperazione giudiziaria in materia penale, quindi, la legittimità e l'attribuzione completa all'Unione su questa materia.

Pag. 67

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,10)

  PAOLO TANCREDI. Voglio dire anche che la Convenzione – penso sia molto significativo – è attualmente stata ratificata da 24 dei 28 Stati membri dell'Unione europea. Oltre all'Italia, mancano alla ratifica soltanto la Grecia, la Croazia e l'Irlanda.
  Naturalmente si usa lo strumento di uno o più decreti legislativi e della delega. Questo è inevitabile, dati la complessità e il dettaglio della materia. I decreti legislativi dovranno garantire l'assistenza giudiziaria anche nei procedimenti per l'applicazione di sanzioni amministrative: per esempio, disciplinare la restituzione delle cose pertinenti i reati; disciplinare la procedura per il trasferimento ai fini investigativi di persone detenute; disciplinare gli effetti processuali delle audizioni compiute mediante videoconferenza; prevedere la possibilità per PM e polizia giudiziaria di ritardare provvedimenti di competenza in indagini relative ai delitti per i quali è consentita l'estradizione, al fine di poter procedere alla cattura dei responsabili; disciplinare, inoltre, le intercettazioni.
  Quindi, c’è piena condivisione sulla ratifica della Convenzione. Devo solo fare una piccola segnalazione critica, in quanto nell'esame in Commissione è stato introdotto l'articolo 5, che novella il nostro ordinamento, e non c'entra niente con la ratifica della Convenzione.
  In particolare, al comma 2, esso introduce un nuovo comma all'articolo 714 del codice di procedura penale riguardante la disciplina delle estradizioni. Ciò su cui ritengo che sia necessario riflettere – chiedo anche al Governo di invitare ad una riflessione nell'esame che si svolgerà al Senato – è la prescritta sospensione del termine di tre mesi per la custodia cautelare di quei soggetti che volessero far ricorso al tribunale amministrativo avverso al provvedimento del Ministero della giustizia. La sospensione, che comunque è stata disciplinata con un tetto massimo di sei mesi dal momento del ricorso, voglio far notare – ma i colleghi più esperti lo sanno bene – che renderebbe anche inefficace l'eventuale sospensiva del provvedimento da parte del TAR. Ricordiamoci che si tutela sempre la libertà personale di persone detenute e quindi credo che questa sia una disposizione su cui il Senato dovrà fare una specifica riflessione. Per il resto siamo comunque favorevoli alla ratifica della Convezione e il voto del gruppo di Area Popolare sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Signora Presidente e onorevoli colleghi, Forza Italia ha espresso delle perplessità in riferimento ai profili estensivi di questo provvedimento. Noi riteniamo cioè che per il grande ritardo che c’è stato in questa ratifica, oltre quindici anni, e perché ci sono ancora insieme Grecia, Croazia ed Irlanda che debbono recepire tutta quella parte di ratifica, nonostante le perplessità che noi confermiamo e che abbiamo espresso durante la discussione sulle linee generali in maniera articolata e a cui rimando, riteniamo di votare comunque a favore perché non si vedano più nel nostro Paese situazioni come l'abbattimento del jet dell'Itavia sul cielo di Ustica e altri casi simili. Solo per questo spirito e solo per dare al nostro Paese, dopo 15 anni, la possibilità di cogliere un ampio consenso anche da parte del Parlamento rispetto alla ratifica di un provvedimento importante, pur ribadendo le riserve che sono state espresse da parte del mio gruppo su alcuni profili durante la discussione sulle linee generali, noi voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Questa ratifica esegue una Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in Pag. 68materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000 e, in aggiunta come abbiamo detto nel corso della discussione, conferisce una delega al Governo per la sua attuazione e una delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale in materia di rogatorie. I punti principali ovviamente sono stati già esplicati. È tornata alla ribalta in seguito ad una serie di iniziative intraprese in sede di Unione europea al fine di sollecitare la collaborazione tra Stati membri in merito alla possibilità di acquisire documenti e informazioni inerenti alla nota vicenda di Ustica. Gli obiettivi della Convenzione sono semplificare e rendere più efficaci le formalità e le procedure inerenti alle richieste di assistenza giudiziaria, introducendo forme tecniche specifiche di collaborazione rafforzata con le autorità giudiziarie degli altri Paesi europei; rispondere ad una più sempre e accentuata esigenza di collaborazione internazionale sul piano delle indagini e su quello processuale al fine di garantire un'efficace azione di contrasto della criminalità e individuare uno specifico ambito dell'azione comune che consente di operare in tempi reali favorendo per quanto possibile lo scambio diretto di richieste tra le diverse autorità giudiziarie.
  Siamo in grave ritardo, ce l'hanno sottolineato molte volte, e, quindi, il MoVimento 5 Stelle sulla ratifica di questa Convenzione non aveva nulla da dire, se non alcune specificazioni sull'articolo 3 che, secondo noi, manca di un punto principale della Convenzione, ovvero le modalità e le procedure per le consegne sorvegliate di cui all'articolo 12. Sono modalità che lo Stato italiano ha già in alcune sue leggi e che dovevano essere specificate anche con un importante emendamento che noi abbiamo proposto, ovvero che le responsabilità civili e penali di agenti stranieri sul nostro territorio devono essere riportate alla legge italiana e con la previsione, sempre con riferimento all'articolo 12 riguardante le consegne sorvegliate, che siano sempre le autorità italiane ad avere l'esclusivo potere di iniziativa, direzione e controllo di questo tipo di operazioni sulle consegne sorvegliate. Ci sembrava il minimo: è una dimenticanza che questo Governo ed anche i deputati che hanno scritto questa proposta di legge avevano introdotto e che andava sanata. Non si capisce perché non sia stata introdotta.
  Ma il punto dolente inizia con l'articolo 4. È stato detto giustamente che è stato abbinato un testo del Governo successivamente, purtroppo, non ci sono stati i tempi di audizione, perché l'articolo 4 va a riformare, come ho detto, il Libro XI del codice di procedura penale riguardante anche le rogatorie non solo a livello europeo, cioè la materia trattata dalla Convenzione di Bruxelles, ma anche a livello internazionale.
  E qui, ovviamente, il campo è notevolmente diverso: perché se noi abbiamo delle Convenzioni e un rapporto rispetto agli altri Stati europei, un'unione che si è formata negli anni andando sempre di più avanti, questo non possiamo dirlo a livello internazionale. Magari, lo avremo questo rapporto con alcuni Stati, ma, di certo, con altri Stati ci sono tutt'altri rapporti, che possono essere rapporti mediocri, quando va bene, ma anche rapporti assolutamente negativi. Quindi, non si capisce perché noi, con questo articolo 4, dobbiamo andare ad uniformare quella che è la procedura nei confronti degli Stati dell'Unione europea anche a livello internazionale, togliendo controlli e garanzie importantissime.
  Ma al Governo questo non interessa, perché ha fatto questo emendamento gigantesco ed aberrante al testo, con riferimento al quale si è data solo la possibilità di subemendare, e lo ha fatto autodelegandosi: cioè, il Governo ha fatto un emendamento, stravolgendo e riformando un intero Libro del codice di procedura penale su una materia delicata come le rogatorie internazionali e lo ha fatto dando una delega a se stesso. Questo è sicuramente un punto politico e un punto abbastanza divergente dalle nostre idee che abbiamo di legislatore e di Parlamento. Ma non solo.Pag. 69
  Questo articolo 4 – io vorrei veramente sapere, e lo chiedo ancora una volta, da chi è stato scritto, perché è importante sapere da chi sono scritte le cose – è un articolo che non solo è un problema politico e un problema procedurale a livello parlamentare, dal punto di vista del MoVimento 5 Stelle, ma senz'altro è un altro problema, che va a togliere di netto alcune garanzie, alcuni controlli sia da parte del Ministro della giustizia sia da parte delle autorità giudiziarie italiane, lasciando un alea di rischio pericolosissima per l'intero Paese.
  Non solo ci viene sottratta sovranità in questa normativa, in questa delega, che, poi, dovrà essere chiaramente attuata dal Governo – e i rischi li vedremo, magari, successivamente –, ma si tolgono anche i diritti e le garanzie ai cittadini italiani; non solo diritti e garanzie degli indagati e degli imputati, ma anche il principio di uguaglianza che può avere un indagato o un imputato rispetto ad un altro. Non solo: anche esigenze di garanzie sull'utilizzabilità dei risultati delle operazioni portate avanti e delle indagini, delle garanzie difensive.
  Quindi, viene da chiedersi perché è stato scritto, perché c’è un pericolo, che ormai ci troviamo davanti, con talmente tante pressioni a livello internazionale, non solo da parte di lobby economico-finanziarie, ma anche da parte di altri Stati: non vorrei che questo articolo, nel silenzio generale dell'opinione pubblica, fosse stato inserito in una norma giusta, che noi riteniamo assolutamente da attuare, ma non così, e che fosse stato inserito proprio da una persona che gli interessi del nostro Paese li ha in secondo piano, se non quello di voler indebolire le garanzie e i controlli della nostra sovranità nel nostro di ordinamento per fare un favore a qualcun altro o a diversi Stati a livello internazionale.
  È un dubbio che noi abbiamo, è un dubbio senz'altro molto grave. È molto grave perché non è solo un dubbio politico di una minoranza che attacca la maggioranza e attacca un Governo: è corroborato da proposte emendative, è corroborato da un testo scritto nero su bianco dal Governo. Quindi questa paura è sancita da tutti i punti che noi abbiamo cercato di modificare con degli emendamenti soppressivi, che, se fossero stati presi in considerazione – almeno uno, visto che sono stati cassati tutti – ci avrebbero sicuramente fatto cambiare idea e fatto votare favorevolmente questo provvedimento.
  Ve ne dico alcuni. Intanto la soppressione di una libertà politica di un Ministro di agire come ritenga più opportuno con gli Stati che non sono e non rientrano – ripeto – nell'Unione europea e, quindi, in modo da non limitare il suo agire non solo quando ci sia in pericolo la sovranità dello Stato – che mi sembrano i casi più eclatanti e pericolosi – ma anche quando vi sia un divieto della legge italiana, dei principi fondamentali del nostro ordinamento, previsti ovviamente dall'articolo 723, comma 2, del codice di procedura penale.
  Quindi mi riferisco al fatto che questo controllo del Ministro sia venuto meno, sia stato eliminato. Non si capisce veramente il perché di questa manovra. Il Governo si autodelega a ridursi i controlli e le garanzie in attuazione di una misura così delicata come una rogatoria a livello internazionale. Questo non solo è buffo, non solo è strano, non solo è un vulnus, ma è essenzialmente pericoloso. Io vorrei sapere chi lo ha scritto per capire chi abbiamo al Governo, se un nemico o un amico dell'Italia, se fa gli interessi del popolo italiano o se fa gli interessi di qualcun altro.
  Anche qui ci sono ulteriori specificazioni negli emendamenti che abbiamo promosso, come sempre delle procedure differenziate per l'utilizzazione dei contenuti dei risultati delle operazioni che qui andiamo a normare. Vogliono derogare dalle normative italiane per crearne ad hoc. E io qui ho molta paura. Ma perché non bastava semplicemente richiamare, per esempio, le norme sull'utilizzabilità dettate dal codice di procedura penale ? Noi diciamo che le operazioni che vengono normate con questa legge, che vengono normate anche all'estero, debbano rientrare Pag. 70nelle fattispecie dell'ordinamento giuridico italiano. Se violano la legge italiana sono assolutamente contrastanti con questi principi e, quindi, da rigettare. Ma perché questo non è stato fatto ? Perché non è stata presa in considerazione quest'idea ? Non si capisce, non si capisce perché queste garanzie debbano venire meno, non si capisce perché non si rinvii a norme italiane, non si capisce perché queste squadre investigative comuni non debbano fare riferimento alla legge italiana e non si capisce perché lo Stato estero detterà le condizioni d'uso del materiale probatorio e anzitutto detterà anche la legge interna. Infatti l'ordinamento processuale non può essere vincolato dalle determinazioni di un altro Stato. Sarebbe una rinuncia alla sovranità eccessiva ed irrazionale e, senz'altro, una violazione del principio di uguaglianza di imputati e indagati, anche rispetto alla nostra Costituzione. Questo non è stato preso in considerazione. Sono state date risposte parziali che assolutamente non sono entrate nel merito e non hanno risposto a questi interrogativi. Quindi «sì» all'attuazione della Convenzione di Bruxelles, «no» a un vero e proprio attentato alla sovranità di questo Paese, fatto da chi questo Paese non ce l'ha nei primi interessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattiello. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie Presidente. Spesso sentiamo persone che credono nell'Europa fare questo tipo di ragionamento: l'Europa è importante, ma non ci convince un'Europa fondata principalmente sulla moneta e sulle banche; vogliamo un'Europa politica.
  Ecco, io credo che tutti coloro che credono nell'Europa e vogliono un'Europa capace di essere casa di cittadinanza, capace di essere soggetto politico, non possono che essere soddisfatti di questo passo. Infatti, quando diciamo che vogliamo un'Europa meno legata alla moneta e più legata alla politica, qual è il primo e fondamentale servizio che la politica rende facendosi Stato ? È il servizio della giustizia. Questa Convenzione, che finalmente dopo quindici anni noi accogliamo nel nostro ordinamento sottoscrivendola, serve proprio a fare meglio giustizia all'interno dell'Europa, con ciò contribuendo a costruire un'Europa dei cittadini, per i cittadini, al servizio dei cittadini. Per carità, c’è anche qualcuno che in quest'Europa proprio non ci crede, c’è anche qualcuno che quindi non è semplicemente contrario all'Europa della moneta e vuole un'Europa maggiormente politica: non vorrebbe proprio l'Europa.
  Allora, Presidente, colleghi, colleghe, annunciando il voto favorevole e convinto del Partito Democratico su questo importante passo, fatemela dire così: in questi giorni ci stiamo avvicinando ad un importante e doloroso anniversario: vent'anni fa, la strage a Srebrenica; vent'anni fa, oltre ottomila innocenti ammazzati a Srebrenica. Ebbene, vent'anni dopo, la Bosnia-Erzegovina è a un passo dall'ingresso in questa Europa unita e soltanto qualche giorno fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, interveniva a Belgrado, nel Parlamento serbo, con questa frase, tra le altre, importante e commovente: la Serbia, come l'Italia, appartiene all'Europa, alla storia dell'Europa. Ecco, io credo che tutti coloro che credono in una politica capace di mediare il conflitto e di non alimentare il conflitto con il sentimento della vendetta e dell'odio oggi scelgano l'Europa, un'Europa per i cittadini, al servizio dei cittadini, capace di costruire giustizia. Questa Convenzione, dopo 15 anni, ci aiuterà a fare proprio questa Europa, un'Europa nella quale speriamo di accogliere presto anche la Bosnia-Erzegovina così come la Serbia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata Pag. 71al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1460-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1460-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gasparini, Arlotti, Valeria Valente, Ministro, Bossi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive» (1460-A):

   Presenti  401   
   Votanti  392   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  324    
    Hanno votato no  68.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Vallascas ha segnalato che ha votato a favore, ma avrebbe voluto votare contro. Il deputato Miccoli ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

  Dichiaro così assorbiti i progetti di legge nn. 1332,1334, 2440, 2747, 2813.

Seguito della discussione della proposta di legge: Bonafede ed altri: Disposizioni in materia di azione di classe (A.C. 1335-A); e dell'abbinata proposta di legge: Gitti ed altri (A.C. 3017) (ore 18,30).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, n. 1335-A, d'iniziativa dei deputati Bonafede ed altri: Disposizioni in materia di azione di classe; e dell'abbinata proposta di legge, n. 3017, d'iniziativa dei deputati Gitti ed altri.
  Ricordo che nella seduta del 20 maggio si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi il calendario).

(Esame degli articoli – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 1335-A), che sono in distribuzione.
  Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.300, 1.301 e 1.302, che sono in distribuzione.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine il gruppo Misto, per la componente politica Minoranze Linguistiche, è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Pag. 72

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1335-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ALFONSO BONAFEDE, Relatore. Grazie, Presidente. Sull'emendamento Labriola 1.155 il parere della Commissione è contrario. Sull'emendamento Colletti 1.153 tengo a precisare che il mio parere personale è favorevole, tuttavia dovendo indicare il parere della Commissione come relatore devo esprimere parere contrario.
  Esprimo ovviamente parere favorevole sull'emendamento 1.300 della Commissione, mentre il parere sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.59 è contrario. Sull'emendamento Schullian 1.160 il parere è favorevole, mentre è contrario sugli emendamenti Mazziotti Di Celso 1.52, 1.150 e 1.54.
  Sull'emendamento Colletti 1.164 vale lo stesso discorso fatto per il precedente emendamento, dico semplicemente che l'emendamento riporta la possibilità di avere dei danni punitivi riguardo all'azione di classe, comunque anche rispetto a questo emendamento il mio parere favorevole non coincide con quello contrario della Commissione che come relatore devo riportare.
  Il parere sull'emendamento Schullian 1.165 è favorevole, è parimenti favorevole il parere sull'emendamento 1.302 della Commissione e sull'emendamento Schullian 1.166, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Sannicandro 1.171, Schullian 1.167 e Mazziotti Di Celso 1.152.
  Sull'emendamento Schullian 1.170 c’è un invito al ritiro da parte della Commissione dovuto al fatto che l'emendamento 1.302 della Commissione è un emendamento che in qualche modo recepisce la ratio di questo emendamento.
  Il parere è naturalmente favorevole anche per l'emendamento 1.301 della Commissione, mentre è contrario per gli emendamenti Ricciatti 1.172 e Daniele Farina 1.173. Il parere è contrario anche sull'articolo aggiuntivo Colletti 1.0150.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labriola 1.155, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Invernizzi, Tancredi, Matarrelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  393   
   Votanti  386   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
   3    
    Hanno votato
no  383).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.153, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Turco, Parrini, Valeria Valente, Bonomo, Dorina Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  398   
   Votanti  397   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
  80    
    Hanno votato
no  317).    

Pag. 73

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Vico, Spadoni, Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  401   
   Votanti  399   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 391    
    Hanno votato
no    8).    

  L'emendamento Colletti 1.154 è precluso dall'approvazione dell'emendamento 1.300 della Commissione. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.59, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sanga, Tancredi, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  401   
   Votanti  398   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
  26    
    Hanno votato
no  372).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schullian 1.160, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marti, Pilozzi, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  400   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 391    
    Hanno votato
no    9).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  407   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  26    
    Hanno votato
no  381).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.150, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carella, Carfagna...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  404   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
  17    
    Hanno votato
no  387).    

Pag. 74

  (La deputata Sgambato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Minardo, Alberti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  404   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
  19    
    Hanno votato
no  385).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.164, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Spadoni, Locatelli, Palma, Malpezzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  406   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  322).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schullian 1.165, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  404   
   Votanti  402   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 384    
    Hanno votato
no   18).    

  (La deputata Zampa ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.302 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Carfagna...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  401   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 396    
    Hanno votato
no    5).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schullian 1.166, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Cozzolino, Dall'Osso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  401   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 397    
    Hanno votato
no    4).    

Pag. 75

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sannicandro 1.171, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Tartaglione, Albanella. Onorevole Bruno Bossio, se vuole votare si affretti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  408   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  26    
    Hanno votato
no  382).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Schullian 1.167.

  MANFRED SCHULLIAN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANFRED SCHULLIAN. Grazie, Presidente. Ritiro questo emendamento come anche il mio successivo emendamento 1.170.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazziotti Di Celso 1.152.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazziotti Di Celso 1.152, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Di Lello, Carfagna, Galperti, Piccoli Nardelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  407   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  21    
    Hanno votato
no  386).    

  Ricordo che l'emendamento Schullian 1.170 è stato ritirato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.301 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Piccoli Nardelli, Famiglietti, Tidei. Ci siamo ora ? Mi pare di sì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  410   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 400    
    Hanno votato
no   10).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ricciatti 1.172, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Quintarelli, Murer, Ravetto. Ci siamo ? Quasi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  408   
   Votanti  403   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  31    
    Hanno votato
no  372).    

Pag. 76

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 1.173, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Piccoli Nardelli, Cariello, Zan. Mi pare che ora ci siano tutti... Zan, Matarrelli. Zan è a posto ora ? Sì. Matarrelli ? Pure.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  406   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  18    
    Hanno votato
no  388).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Palma. Non vedo altri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  410   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 398    
    Hanno votato
no   12).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Colletti 1.0150, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gribaudo, Cozzolino. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  408   
   Votanti  405   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
  96    
    Hanno votato
no  309).    

  (Il deputato Zolezzi ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole. La deputata Amoddio ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1335-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso delle proposte emendative, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Qui le proposte emendative sono tutte segnalate, quindi lascio a lei la parola, onorevole Bonafede.

  ALFONSO BONAFEDE, Relatore. Grazie Presidente, il parere è contrario rispetto a tutte le proposte emendative.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Presidente, anche per il Governo il parere è contrario su tutte le proposte emendative.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Bolognesi, Simoni, Cozzolino, Brunetta, Catania, Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 77
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  410   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 406    
    Hanno votato
no    4).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.01, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Di Lello, Bergonzi, Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  410   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  63    
    Hanno votato
no  347).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.02, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  401   
   Votanti  400   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  49    
    Hanno votato
no  351).    

  (I deputati De Rosa e Zolezzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Mi spiace, i deputati Fanucci ed Ermini non hanno votato perché non ho visto le loro segnalazioni.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.03, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Di Lello, Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  414   
   Votanti  411   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  46    
    Hanno votato
no  365).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.04, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Bolognesi, Rizzetto, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  406   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  42    
    Hanno votato
no  364).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.05, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Bolognesi, Cozzolino...Pag. 78
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  399   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
  40    
    Hanno votato
no  359).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.06, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della I Commissione (Affari costituzionali).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  412   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  41    
    Hanno votato
no  371).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.07, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Brunetta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  408   
   Votanti  405   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
  41    
    Hanno votato
no  364).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.08, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta, Cozzolino, Bolognesi, Fanucci, Luigi Gallo, Matarrese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  407   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  43    
    Hanno votato
no  364).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.09, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  413   
   Votanti  411   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  42    
    Hanno votato
no  369).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Santelli 2.010, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brunetta, Bruno Bossio...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 79
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  407   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  45    
    Hanno votato
no  362).    

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 1335-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Bolognesi, Covello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  413   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 408    
    Hanno votato
no    5).    

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 1335-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  414   
   Votanti  413   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 413).    

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 1335-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Palma, Colaninno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  419   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 419).    

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 1335-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 80

  Tartaglione, Bossa, De Maria, Duranti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Lattuca non l'ho visto...
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  407   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 406    
    Hanno votato
no    1).    

  (Le deputate Galgano e Pellegrino hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Poiché, come tutti sapete, ci sono numerose audizioni convocate dalla Commissione affari costituzionali in relazione al disegno di legge sulla pubblica amministrazione, mi sembra che i gruppi si siano nel frattempo intesi tra di loro.
  Chiederei se c’è un accordo per svolgere interventi in dichiarazione di voto brevi per proseguire questa sera, altrimenti la proposta è di proseguire domani mattina.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente. Il gruppo di Forza Italia è senza dubbio d'accordo per continuare questa sera, cercando di limitare gli interventi, in maniera tale che alle 19,30 si possa concludere tranquillamente.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, essendo una proposta di legge in forza al MoVimento 5 Stelle ci teniamo a svolgere una dichiarazione di voto congrua, per cui noi non diamo la disponibilità a ridurre i nostri tempi.

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
  Facciamo un giro rapido per capire quanti sono i gruppi che sono disposti a contenere gli interventi.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, nel rispetto del MoVimento 5 Stelle, che loro facciano la loro dichiarazione di voto nei tempi che vogliono, noi la limitiamo, siamo d'accordo con il limitarci. Capisco le loro esigenze, ma possiamo tranquillamente far tutto questa sera.

  PRESIDENTE. Va bene, mi pare che questa sia l'opinione anche degli altri gruppi.
  Constato l'assenza dell'onorevole Piepoli che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, si intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Io mi riservo eventualmente di consegnare la mia dichiarazione di voto, fermo restando, però, che credo che questo sia un provvedimento estremamente importante che va a migliorare e ad integrare l'utilità e l'applicazione della class action introdotta nel 2007 e poi reintrodotta nel 2008. Strumento che è sostanzialmente rimasto...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Molteni. Colleghi, se abbassate il tono della voce è anche più facile per gli oratori contenere e sintetizzare il loro pensiero.

  NICOLA MOLTENI. Dicevo, Presidente, che questa proposta di legge è una proposta di legge estremamente interessante, utile e importante. Credo che il lavoro del collega Bonafede sia stato un lavoro estremamente serio. Si va sostanzialmente a Pag. 81rendere probabilmente ed effettivamente applicabile qualcosa che fino ad oggi non lo è stato.
  Io ricordo il dibattito di qualche anno fa, quando venne introdotto nel 2008 questo strumento, ed era assolutamente nota e percepibile a tutti l'impossibilità di rendere applicabile lo strumento della class action a tutela e a garanzia dei cittadini.
  Io credo che oggi si vadano a colmare delle lacune evidenti nell'applicabilità. Quindi, io credo che il voto della Lega è un voto consequenziale al voto dato cinque anni fa, quando venne introdotto l'istituto, e oggi è un voto assolutamente consapevole della bontà della proposta di legge e della sua funzionalità soprattutto nell'interesse e a garanzia dei nostri cittadini.
  Detto questo, Presidente, annuncio il voto favorevole da parte del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà a questa proposta di legge.
  Anche noi non ci limiteremo a ripetere il perché era necessaria questa azione di classe, ma vorremmo portare un esempio concreto del perché fosse quanto mai urgente. Infatti, il tema dell'azione di classe sta assumendo proprio in questi giorni un certo rilievo sulla stampa nazionale con riferimento alla possibilità che venga presentata proprio una class action nei confronti del gruppo pubblico di Finmeccanica spa.
  Per quanto risulta, Finmeccanica aveva dichiarato di voler assumere 1.500 ragazzi sotto i 30 anni, mentre ne sarebbero stati presi solamente 850 e per lo più con contratti di apprendistato. In buona sostanza, i giovani candidati non assunti varcheranno le porte dei tribunali piuttosto che quelle dell'azienda, nonostante l'epilogo di questa vicenda doveva essere tutt'altro, stando alla campagna di lancio dell'iniziativa «1.000 giovani per Finmeccanica».
  Il progetto era stato promosso con l'obiettivo di fornire una risposta concreta ai problemi legati all'occupazione giovanile in Italia. Così, nel giro di soli tre mesi, ben 56 mila ragazzi si sono iscritti a questa lodevole iniziativa, attirati dalla prospettiva delle 1.500 assunzioni previste dall'azienda.
  Ma di queste migliaia di giovani, alla fine del processo di selezione, circa 3 mila persone hanno avuto accesso ai colloqui finali e per ben 850 di loro la vicenda si è conclusa con la conquista di un posto di lavoro, seppur si tratta di apprendistato. Per gli altri, invece, è calato il silenzio e i legali di questi ragazzi ritengono palese che Finmeccanica, con la propria condotta non conforme ai più generali canoni di correttezza e di buona fede, abbia arrecato un grave vulnus a migliaia di partecipanti, che, pur trovandosi in possesso di tutti i requisiti previsti per l'assunzione, si sono visti inopinatamente privati della possibilità di conseguire la posizione lavorativa ambita, ledendone, quindi, il legittimo affidamento.
  Proprio per questo arriverà il voto favorevole del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, perché vediamo che poi nei fatti concreti era un vulnus normativo che andava colmato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Il gruppo di Area Popolare voterà a favore di questo provvedimento. La class action in realtà esisteva già, era nel codice per la protezione del consumatore (articolo 140-bis), ma con questo provvedimento noi ampliamo l'ambito di applicazione, non semplicemente la rivendicazione di tutte quelle vicende nelle quali una piccola ingiustizia non vale la spesa legale necessaria per ottenere che essa venga riparata, ma la tutela di una sfera molto più ampia di diritti.Pag. 82
  Mi pare che si sia provveduto bene anche a cercare di evitare un uso speculativo della class action, di impresa contro impresa, o anche semplicemente di gruppi che tendono a ricattare un'impresa attraverso questo strumento.
  Quindi, credo che abbiamo fatto un buon lavoro e confermo il voto favorevole di Area Popolare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

  LUCA SQUERI. Grazie, Presidente. Anticipando che consegnerò il testo per abbreviare i tempi, nel contempo non voglio che evidenziare il fatto che le azioni di classe sono uno strumento molto utile per la tutela degli interessi legittimi dei cittadini, da utilizzare comunque con prudenza, proprio per evitare che provochino danni sul piano economico generale.
  Questo provvedimento, per quello che ci riguarda, sembra rispondere a queste caratteristiche di equilibrio e ragionevolezza.
  Pertanto, stigmatizzando quanto sia invece carente dal punto di vista delle azioni collettive contro la pubblica amministrazione e i gestori dei pubblici servizi, che è una competenza che a nostro avviso deve essere presa ancora più in attenzione, nonostante questa carenza, dichiariamo il nostro voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo delle Libertà – Berlusconi Presidente).
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto. (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Anzitutto mi permetta di esprimere la soddisfazione e l'orgoglio del MoVimento 5 Stelle rispetto al fatto che oggi quest'Aula sta approvando una norma che rappresenta una vera e propria rivoluzione all'interno del diritto italiano: la class action non esisteva in Italia e non è mai esistita nella sua vera formulazione che, ad esempio, negli Stati Uniti ha permesso a tanti cittadini di tutelarsi di fronte ai colossi economici. Fino ad ora abbiamo avuto una class action che era limitata soltanto al mondo dei consumatori, un mondo importante, fondamentale nella vita e nella civiltà di un Paese ma l'azione di classe non poteva riguardare soltanto il consumatore. L'azione di classe deve riguardare tutti i cittadini e quello che facciamo oggi, il passaggio fondamentale che compiamo oggi, è prendere l'azione di classe, tirarla fuori dal codice del consumo ed estenderla a tutti i cittadini italiani ogni volta che i cittadini subiscono una condotta lesiva dei loro diritti e si trovano di fronte ad una condotta lesiva che non riguarda un cittadino ma tanti. Il vero salto di qualità che viene compiuto dalla nostra Costituzione è tutto racchiuso e sintetizzato nel secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione, quello in cui ci si rende conto che non è vero che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. È vero in teoria ma viene un momento in cui quei cittadini hanno bisogno che lo Stato si faccia garante del fatto che quell'uguaglianza sia sostanziale cioè i cittadini devono essere uguali davanti alla legge considerando le loro disparità. Allora, ad esempio, il secondo comma afferma che «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Qui viene richiamato un compito fondamentale della Repubblica: quello di intervenire e far sì che tutti i cittadini possano tutelare i loro diritti e l'articolo direttamente consequenziale è l'articolo 24 della Costituzione: «Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento». Pag. 83Ora chiediamoci per un attimo: i clienti di una banca, i poveri clienti che vengono abbandonati di fronte ad un contratto che li sottopone ad interessi usurari fino ad ora erano uguali davanti alla legge ? Nel momento in cui un cliente agiva contro una banca, contro un colosso economico erano realmente uguali quando si presentavano davanti alla legge ? È evidente che la risposta è «no», perché i mezzi e gli strumenti di un singolo cittadino di fronte ad un colosso economico non possono essere uguali a quel colosso economico e quindi c’è una situazione di disparità.
  E chiediamoci ancora se l'utente di una compagnia telefonica che, per un piccolo inadempimento contrattuale, in termini economici ovviamente, si ritrova a subire un torto da una compagnia telefonica, quando agisce da solo di fronte alla compagnia per recuperare un danno di 50 o 100 euro, avrà gli stessi diritti della compagnia telefonica: assolutamente no !
  Ciò comporta che i colossi economici sino ad ora hanno fatto il bello e il cattivo tempo perché hanno sempre saputo che di fronte ad un inadempimento, il cittadino da solo non avrebbe fatto causa e non avrebbe potuto tutelare fino in fondo i propri diritti perché c'era una evidente disparità di mezzi.
  Ebbene noi oggi rendiamo gli articoli 3 e 24 della costituzione grandemente efficaci perché oggi i singoli cittadini che subiscono un torto non avranno bisogno di fare 50 o 100 o mille cause da soli per affrontare il colosso economico. Faranno invece un'unica causa e saranno tutti insieme per tutelare i loro diritti, in una vera situazione di eguaglianza e parità rispetto ai colossi economici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 stelle).
  Faccio un esempio che è oggi molto attuale: riguarda per esempio il famoso bonus per le pensioni, cioè quella norma che è stata dichiarata incostituzionale e rispetto alla quale il Governo Renzi ha ritenuto di dover restituire ai cittadini pensionati che erano stati truffati da un provvedimento del Governo una parte (chiamarla anche bonus con un evidente trasposizione di parole e significati che non ha precedenti, perché se io ho restituito una parte di quello che ho maltolto, non si tratta di un bonus ma di qualcosa in meno rispetto a quello che dovevo fare).
  E allora se sino ad ora i cittadini sono stati nella condizione di dover accettare una tutela dei loro diritti come concessione, oggi, con questa legge non sarà più così !
  Perché quelle azioni che per ora vengono intraprese da singoli cittadini nei confronti dell'Inps e nelle quali il cittadino è ancora una volta solo, grazie alla class action potranno essere fatte valere tutte insieme in un'unica causa. Tanti cittadini che sono stati truffati dallo Stato e che potranno fare causa contro l'INPS tutti insieme ed avere una forza giuridica e giudiziale che non ha precedenti nel nostro Paese.
  Aggiungo un ulteriore aspetto che è fondamentale: da due anni a questa parte il Governo ha intrapreso un'azione di svuotamento non soltanto delle carceri ma anche dei tribunali.
  Abbiamo un sovraffollamento delle cause ? Si chiede al cittadino di trasferirsi altrove con l'arbitrato o di fare tentativi di conciliazione presso organismi esterni o infine di andare a divorziare davanti ad un sindaco.
  In poche parole, lo Stato non si fa più garante in un'aula del tribunale della tutela dei diritti del cittadino. E allora, quello che adesso il MoVimento 5 stelle vuole sempre portare avanti è di adottare azioni strutturali ed efficaci. Nel momento in cui avremo mille cause contro le banche che diventano una sola, noi avremmo effettivamente smaltito tantissimo il contenzioso giudiziario ed avremo un numero di cause notevolmente inferiore. Questo non perché lo Stato avrà negato giustizia ma perché avrà sollecitato altri cittadini ad unirsi insieme.
  È questo il modello che lo Stato deve perseguire, cioè leggi fatte bene, strutturali, che si basino sulla legalità e la competenza, che siano libere da lobby di Pag. 84potere, che siano nell'interesse del cittadino e che in questo modo garantiscano un sistema più funzionale.
  Aggiungo una cosa e concludo. Oggi arriviamo a questo voto attraverso un procedimento virtuoso, cioè una forza politica, il MoVimento 5 Stelle, porta avanti la proposta di legge, ma non si chiude rispetto alle istanze di miglioramento della norma che arrivano dalle altre forze politiche ed è disposta ad accettare quelle istanze senza dire «no». Questa è la prova che non abbiamo mai detto «no» a prescindere, ma che abbiamo fatto sempre proposte nell'interesse dei cittadini e abbiamo valutato le proposte degli altri. Questa è la prova che confuta tutte le menzogne che in questi due anni sono state diffuse relativamente ad un MoVimento 5 Stelle che dice sempre «no». Oggi noi diciamo «sì» ! Lo abbiamo portato avanti e abbiamo detto «sì» anche alle proposte, alcune buone, che sono state portate avanti.
  Adesso la prova verrà al Senato, dove noi saremo determinanti e porteremo avanti una proposta di legge che avevamo promesso che avremmo portato avanti, che faceva parte del nostro programma e che oggi supera il primo vaglio importante. Ma al Senato tutte le forze politiche, che oggi si stanno impegnando votando favorevolmente, si impegnino anche a proseguire in quel percorso virtuoso e a fare lo stesso al Senato ! A tutte le lobby che in questo momento stanno sguinzagliando personaggi in giro per cercare di ostacolare il buon esito di questa proposta, a tutti i gruppi di potere, a tutti i colossi economici dico...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bonafede

  ALFONSO BONAFEDE. ... giù le mani dalla class action, perché la class action appartiene, da oggi, a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giuseppe Guerini. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GUERINI. Grazie Presidente. Il gruppo del Partito Democratico esprime il proprio apprezzamento per il provvedimento che questa sera è all'approvazione di questa Camera. Mi limito a sintetizzare i due motivi principali, i due aspetti fondamentali e sostanziali, su cui si basa il nostro voto favorevole e il nostro apprezzamento per il provvedimento dell'azione di classe.
  È un provvedimento che amplia l'accesso alla giustizia da parte dei cittadini italiani. Questo è, per così dire, reso emblematico anche semplicemente dal passaggio della norma che transita e esce dal recinto del codice del consumo per entrare in quello del codice di diritto e del codice di procedura civile, simbolizzando il fatto che non è più uno strumento di tutela e di difesa solo per consumatori e clienti, ma diventa uno strumento appannaggio di tutti i cittadini italiani.
  In secondo luogo e in seconda battuta è perché si introduce, finalmente, per potenziare veramente questo strumento, una possibilità di adesione dopo la sentenza che accoglie la domanda. Quindi ne esce sicuramente rafforzata l'efficacia dello strumento e si realizza un compromesso avanzato e virtuoso tra la modalità opt-in, cioè la modalità di adesione preventiva che è propria dei sistemi continentali e dei sistemi di civil law, e la modalità opt-out che, invece, è quella che prevede l'estensione nei confronti di tutti i membri della classe, che è caratteristica dei sistemi anglosassoni e, quindi, dei sistemi di common law e che in qualche modo aveva determinato il maggiore successo di questo strumento di tutela nei sistemi, appunto, anglosassoni e nel sistema statunitense in primis.
  Credo che con la modifica che è stata apportata, con l'introduzione di questo strumento e con la possibilità di adesione successiva all'accoglimento della domanda, si realizzi, appunto, un compromesso virtuoso tra queste due tendenze, che sono davvero molto differenziate tra i sistemi continentali e quelli anglosassoni. Credo che ne possa derivare un potenziamento Pag. 85dell'efficacia di quest'azione e di questo strumento che ne potrà decretare il successo.
  A proposito di compromesso virtuoso, ovviamente mi corre l'obbligo anche di fare riferimento al compromesso che si è realizzato e che veniva poc'anzi ricordato anche dal relatore, nei rapporti tra maggioranza e opposizione. Ricordo che questo è un provvedimento che è stato iscritto in capo alla minoranza e che è stato poi riformulato in maniera anche radicale e molto approfondita in una serie di colloqui e in una serie di incontri nel lavoro che è stato fatto in Commissione, nel lavoro emendativo e nel rapporto con il Governo e, quindi, tra Governo, maggioranza e opposizioni.
  Quindi, è un provvedimento iscritto in capo alla minoranza che viene radicalmente riformulato dal Governo e dalla maggioranza e, come ho già avuto modo di dire durante la discussione sulle linee generali, non faccio nessun appello alla concordia, anche perché credo fermamente nella distinzione dei ruoli. Credo che ognuno debba fare il lavoro per il quale è stato eletto ed è stato mandato alla Camera, quindi credo fermamente nella distinzione dei ruoli fra la maggioranza e la minoranza. Mi limito semplicemente a rivendicare con forza lo spirito collaborativo e il senso di responsabilità che ha animato la maggioranza e il Partito Democratico segnatamente nell'approvazione di questo provvedimento. Mi aspetto che, nell'ambito dei provvedimenti che arriveranno da domani all'esame dell'Aula di questa Camera, la minoranza possa abbandonare, o quanto meno limitare, le obiezioni e le contestazioni strumentali, per dedicarsi al raggiungimento del risultato positivo per tutti i cittadini italiani. Onorevole Bonafede, lei dice che questa è la prova del nove rispetto al fatto che il MoVimento 5 Stelle non dice solo dei «no». Effettivamente l'abbiamo sperimentato durante il lavoro in Commissione: quando anche voi vi siete trovati a dover fare la parte della maggioranza, sostanzialmente di chi propone un provvedimento, avete per fortuna tirato fuori atteggiamenti che sono stati ben diversi da quelli cui solitamente siamo abituati e, con grande moderazione, con grande equilibrio, siete riusciti a portare a casa un risultato in collaborazione con questa maggioranza e questo partito. Però, la prova del nove è quella che ci attende adesso, perché quando si è proponenti di un provvedimento è chiaro che si tenda ad allargare, si tenda a mediare e si tenda ad essere equilibrati. Mi auguro che da domani questo stesso spirito collaborativo, questa stessa esigenza di mettere d'accordo tutti, o quanto meno di raggiungere compromessi virtuosi, non sia vissuta dal MoVimento 5 Stelle sempre come un compromesso al ribasso, come il fatto che la maggioranza ceda su una serie di principi e che cerchi sempre di approvare dei provvedimenti al ribasso. Si prenda l'occasione, anche con l'approvazione di questo provvedimento, per capire che, se si tengono davvero a mente gli interessi dei cittadini, la mediazione e il compromesso non sono parole assolutamente da evitare nel proprio vocabolario ma sono semplicemente la prassi democratica che contraddistingue ogni forza politica matura. Per tutti questi motivi, concludo annunciando il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Colleghi, il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico voterà a favore del provvedimento in esame, un provvedimento che innesta la disciplina dell'azione di classe nel codice di procedura civile spostandola quindi dal codice del consumo. È un'iniziativa opportuna dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, che l'hanno voluta e l'hanno portata a conclusione. Si tratta di un testo equilibrato, modificato e migliorato durante il passaggio alla Camera. Con questo nuovo istituto giuridico, tipicamente anglosassone, sarà garantita la tutela degli interessi legittimi dei cittadini Pag. 86nei confronti sia delle aziende private sia delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento ai soggetti che gestiscono servizi pubblici. È per queste ragioni, cercando di sintetizzare, che confermo il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1335-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1335-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Disposizioni in materia di azione di classe» (1335-A):

   Presenti  389   
   Votanti  388   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  388.

  La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Vedi votazioni).

  (I deputati Ravetto e Impegno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 3017.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,30).

  CRISTIAN IANNUZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN IANNUZZI. Grazie, Presidente. La scorsa settimana è stato ucciso nel suo studio a Formia, in provincia di Latina, con un colpo di pistola alla testa, l'avvocato Mario Piccolino. L'identità dell'assassino è ancora ignota, ma le ragioni dell'omicidio sembra siano collegate alle battaglie contro l'illegalità che l'avvocato conduceva anche attraverso il suo blog, Freevillage.it, nel quale raccontava le vicende politiche del suo territorio. Negli ultimi tempi la sua attività di denuncia si era concentrata contro l'apertura nel comune di Formia di alcune sale slot, mentre in precedenza si era scagliato contro l'infiltrazione della criminalità organizzata nel sud pontino, denunciando prontamente la presenza in città di due famiglie legate al clan dei casalesi. A causa di tali battaglie, l'avvocato già in passato era stato oggetto di avvertimenti espliciti. Nel 2009 era stato aggredito nel suo studio con un crick sul volto da un uomo poi identificato come Angelo Bardellino, appartenente a una nota famiglia camorrista. Nel giorno dei suoi funerali voglio ricordare in questa Aula parlamentare la triste fine di un uomo onesto, un cittadino coraggioso assassinato con un metodo mafioso per interessi probabilmente legati alla criminalità organizzata.
  La mia frustrazione ed il senso di impotenza rispetto ad episodi come questo, cari colleghi, spero siano anche i vostri e mi auguro che i tanti cittadini onesti che ancora hanno il coraggio di denunciare l'ingiustizia e il malaffare quando ci si Pag. 87imbattono, non siano scoraggiati da un episodio come questo. La lotta alla criminalità organizzata alle volte può sembrare impari e senza sbocco, ma non dobbiamo, non possiamo arrenderci, affinché persone coraggiose come Mario Piccolino non siano morte invano.

  MARCO MICCOLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Grazie, Presidente. Intervengo per descrivere e denunciare quanto sta accadendo in questi giorni nel quartiere Boccea a Roma, dove mercoledì scorso una giovane mamma filippina è stata brutalmente assassinata, investita da una macchina guidata, sembrerebbe, da giovani rom che in questi giorni sono stati assicurati alla giustizia.
  Da mercoledì si sussegue una serie di manifestazioni nel quartiere, alcune del tutto legittime, come quelle degli abitanti preoccupati dalle situazioni che si sono create, o come quelle della comunità filippina a Roma, che ha fatto una fiaccolata e poi una manifestazione in Campidoglio insieme alle autorità comunali, ma altre, come quella di oggi, strumentali e che incitano all'odio razziale, che vedono protagonisti i soliti noti a Roma: alcune organizzazioni e formazioni neofasciste, tra le quali si distingue ancora una volta CasaPound. Oggi vi sono stati attimi di tensione e vorremmo chiedere come mai vengano autorizzate queste manifestazioni di Casa Pound mentre nello stesso momento vengono caricati dalla polizia i giovani antifascisti che tentavano di contromanifestare nei confronti di queste ignobili manifestazioni.
  Noi vorremmo ricordare a questi giganti della strumentalizzazione che in questi giorni a Roma quei ragazzi sono stati assicurati alla giustizia anche perché sono stati denunciati dalla mamma rom di uno di loro, e che in questi giorni a Roma sono stati compiuti altri delitti ignobili come i pedofili che sfruttavano i bambini rom alla Stazione Termini o come lo stupro di una tassista avvenuto ad opera di un italianissimo romano. Vorremmo chiedere: dove stavano questi giganti della strumentalizzazione in questi giorni ? Vorremmo chiedere, inoltre, al Ministro dell'interno, se non sia il caso di intervenire per non consentire più che queste manifestazioni che incitano all'odio continuino a svolgersi in quel quartiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  GIANLUCA RIZZO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie Presidente. Faccio riferimento alle dichiarazioni del console americano, la signora Colombia Barrosse. Le parole espresse nell'intervista rilasciata a un giornale siciliano sul tema del MUOS hanno letteralmente lasciato basiti migliaia di siciliani e non «un piccolo gruppo di persone che pensa di sfasciare tutto», come sostenuto dalla Barrosse. Tra questi cittadini c’è anche l'Associazione antimafia Rita Atria che ha inviato a tutti noi parlamentari una lettera a cui mi sono ispirato per questo intervento.
  Vorrei ricordare alla signora console che tutti noi del MoVimento 5 Stelle, le mamme No-MUOS, i comitati, le migliaia di persone che hanno partecipato alle manifestazioni da tutta Italia, facciamo parte di quel «piccolo gruppo di persone» a cui fa riferimento. Vorrei ricordare che siamo sempre stati in prima fila per rivendicare legalità e obbedienza alla Costituzione italiana, non per far valere trattati internazionali mai ratificati dal parlamento italiano.
  Vorrei ricordare alla rappresentante del Governo degli Stati Uniti d'America che non può parlare di intimidazioni di uno sparuto gruppo nei confronti di una scuola di Niscemi per aver rinunciato ad effettuare una visita presso la base di Sigonella, perché allora mi chiedo come bisognerebbe definire le parole che ha rilasciato al giornalista siciliano, e cito: «nella misura in cui gli ostacoli dovessero ancora continuare, ci sarà più attenzione e molto meno pazienza».Pag. 88
  Sapete colleghi, quali sono gli ostacoli ? La magistratura, la procura di Caltagirone che ha provveduto a porre i sigilli su un sito che non si sarebbe mai dovuto costruire in un'area considerata riserva naturale.
  Un'altra perla dell'intervista riguarda l'ipotesi di chiedere il risarcimento danni all'Italia, semmai si dovesse arrivare a dover smantellare l'installazione di Niscemi ! Ebbene, 60 milioni di euro si potrebbero prendere da uno dei tanti capitoli di spesa del nostro Ministero della difesa, che tanto ha protetto l'installazione MUOS. D'altronde, tra tutti gli F35 che vuole acquistare, saprà sicuramente come accontentare il fido alleato americano, rinunciando a un aereo. La console ha dichiarato: «Se non ci fosse Sigonella, io da siciliana mi sentirei...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  GIANLUCA RIZZO. ... più insicura». Sto concludendo. Ma lo sa cosa significa essere siciliani ? Per chi, come me, può orgogliosamente dire «sono siciliano» significa avere amore per la propria terra, per i propri figli, da troppo tempo violentati da fenomeni come la mafia, il malaffare, la corruzione, l'abbandono da parte dello Stato. Significa non abbassare più la testa contro i soprusi di qualsiasi tipo, Presidente, di qualsiasi tipo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 4 giugno 2015, alle 9:

  1. – Seguito della discussione delle mozioni Capelli, Piras, Vargiu ed altri n. 1-00697, Nicola Bianchi ed altri n. 1-00850, Nizzi ed altri n. 1-00851, Mura ed altri n. 1-00854, Piso ed altri n. 1-00855 e Rampelli ed altri n. 1-00858 e della risoluzione Pili, Saltamartini ed altri n. 6-00137 concernenti interventi a favore della Sardegna.

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   DISTASO ed altri: Istituzione del «Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno» e disposizioni per il potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della Fondazione Di Vagno, per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921 (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 1092-B).
  — Relatore: Di Lello.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Palese e Fabrizio Di Stefano n. 1-00838, Matarrese ed altri n. 1-00800, Duranti ed altri n. 1-00863, Pastorelli ed altri n. 1-00864, Fauttilli ed altri n. 1-00865, L'Abbate ed altri n. 1-00870, Pizzolante ed altri n. 1-00871, Mongiello ed altri n. 1-00872, Rampelli ed altri n. 1-00873, Segoni ed altri n. 1-00874 e Fedriga ed altri n. 1-00875 concernenti interventi urgenti in relazione all'emergenza fitosanitaria, causata dal batterio Xylella fastidiosa, che ha colpito gli alberi di ulivo in Puglia.

  La seduta termina alle 19,40.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DELLA DEPUTATA DONATELLA FERRANTI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 1460-A ED ABB.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Come preannunciato dal collega, la mia relazione si soffermerà sulle parti che attengono alla competenza della Commissione Giustizia ed, in particolare, sugli articoli da 3 a 6, che adattano l'ordinamento interno alla Convenzione che ci accingiamo a ratificare.
  A questo proposito occorre fare due considerazioni. La prima è sullo strumento normativo prescelto per dare attuazione Pag. 89alla Convenzione. Come si vedrà, non si prevedono norme direttamente precettive da poter applicare direttamente ai procedimenti giudiziari, quanto invece delle deleghe che pongono principi e criteri direttivi che necessitano di una successiva attuazione, attraverso l'emanazione di decreti legislativi. Questa scelta è stata dettata dalla complessità ed estensione dell'intervento legislativo da fare. In questi casi, infatti, può essere più opportuno ricorrere a deleghe estremamente dettagliate, piuttosto che a disposizioni legislative che vanno a modificare direttamente il codice di procedura penale, con il rischio di formulare una nuova disciplina legislativa che potrebbe presentare delle disarmonie che con i tempi e le modalità dei lavori parlamentari potrebbero non essere immediatamente evidenti.
  Altra puntualizzazione da fare riguarda il campo dell'intervento che a ben vedere è più ampio di quello strettamente necessario per dare attuazione alla Convenzione. Si precisa immediatamente che da un punto di vista strettamente costituzionale regolamentare nulla osta a che una legge di ratifica ed attuazione di un atto internazionale preveda qualcosa in più specialmente quanto questo qualcosa è connesso con la materia oggetto dell'atto internale. Nel caso in esame questo ampliamento del contenuto della proposta di legge di ratifica risponde ad una esigenza di coerenza, in quanto la materia dell'assistenza giudiziaria, che è oggetto della Convenzione da ratificare, è attualmente disciplinata dal codice di rito in maniera non adeguata rispetto una criminalità, specie quella organizzata, che ha esteso il raggio di azione ben oltre i confini del territorio di un singolo Stato, e sa ben sfruttare tutte le opportunità offerte dalla globalizzazione dei mercati e dalle nuove tecnologie di comunicazione e di gestione dell'informazione.
  Sarebbe stato riduttivo ed improprio mettere mano alla materia dell'assistenza giudiziaria in maniera volutamente parziale, come sarebbe avvenuto qualora ci si fosse limitati alla mera attuazione della Convenzione. Ratifica ed attuazione peraltro in notevole ritardo, avvenendo a quattordici anni dalla sottoscrizione della Convenzione. Questo ritardo è stato a più riprese stigmatizzato dalle Istituzione europee, poiché impedisce lo svolgimento di una serie di doverose rogatorie internazionali presentate dalla magistratura italiana in connessione all'inchiesta sull'abbattimento nei cieli di Ustica del DC9-Itavia avvenuto il 27 giugno 1980.
  La scelta di affrontare il tema dell'assistenza giudiziaria in maniera più estesa rispetto alla Convenzione è stata presa a seguito della presentazione da parte del Governo il 13 gennaio 2015 del disegno di legge n. 2813, avente ad oggetto la delega al Governo per la riforma del Libro XI del codice di procedura penale e la modifica di alcune disposizioni in materia di estradizione per l'estero.
  Faccio presente che l'esame della proposta di legge n. 1460 Verini e delle abbinate proposte è stato avviato dalle Commissioni riunite II e III il 12 giugno 2014 e che il termine per gli emendamenti su quello che nel frattempo era stato scelto come testo base era stato posto per il 4 luglio 2014. Considerata la sovrapposizione, per alcuni versi, e la connessione, per altri, tra il disegno di legge (originariamente assegnato alla sola Commissione Giustizia) e la proposta di legge adottata come testo base, si è proceduto il 10 febbraio 2015 (previa riassegnazione alle Commissioni II e III) all'abbinamento del disegno di legge alle proposte di legge già in esame. Nel rispetto delle prerogative parlamentari è stata mantenuta come testo base la proposta di legge n. 1460, ma, a seguito dell'ampliamento della materia di esame causato dall'abbinamento del disegno di legge, si è riaperto il termine per la presentazione di emendamenti. Considerato che il Governo ha presentato un articolo aggiuntivo che riproduceva integralmente le disposizioni normative contenute nel disegno di legge, è stato fissato un termine per la presentazione di subemendamenti a tale articolo aggiuntivo. Uno dei subemendamenti presentati è stato approvato dopo esser stato riformulato.Pag. 90
  Passo ora ad esaminare il contenuto specifico degli articoli da 3 a 6.
  L'articolo 3 delega il Governo ad emanare – entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge – uno o più decreti legislativi per dare attuazione alla Convenzione, individuando alcuni principi e criteri direttivi.
  In particolare, in base alle lettere a) e b) del comma 1, il Governo dovrà prevedere norme volte a migliorare la cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Stati membri dell'UE e ad assicurare che l'assistenza giudiziaria dell'Italia sia attuata in maniera rapida ed efficace, nel rispetto della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo-CEDU.
  Più nel dettaglio, i decreti legislativi dovranno: garantire l'assistenza giudiziaria anche nei procedimenti per l'applicazione di sanzioni amministrative, in attuazione dell'articolo 3 della Convenzione; disciplinare la restituzione delle cose pertinenti il reato, in attuazione dell'articolo 8 della Convenzione; disciplinare la procedura per il trasferimento, a fini investigativi, di persone detenute, in attuazione dell'articolo 9 della Convenzione; disciplinare gli effetti processuali delle audizioni compiute mediante videoconferenza in attuazione degli articoli 10 e 11 della Convenzione; prevedere la possibilità per PM e polizia giudiziaria di ritardare provvedimenti di competenza, in indagini relative a delitti per i quali è consentita l'estradizione, al fine di poter procedere alla cattura dei responsabili; disciplinare le intercettazioni in attuazione degli articoli da 17 a 22 della Convenzione.
  Sono stati soppressi i principi inerenti alle rogatorie, in quanto trattati dagli articoli introdotti nel testo a seguito dell'approvazione del richiamato articolo aggiuntivo del Governo, e il principio relativo ai gruppi investigativi comuni tra le autorità giudiziarie degli Stati UE, poiché la materia è stata nel frattempo disciplinata dalla legge.
  Il comma 2 delinea la procedura per l'emanazione dei decreti legislativi, che prevede l'acquisizione del parere delle competenti commissioni parlamentari.
  Gli articoli 4, 5 e 6 sono stati introdotti nel testo a seguito dell'approvazione dell'articolo aggiuntivo del Governo così come modificato dal subemendamento approvato.
  In particolare, l'articolo 4 contiene la delega al Governo per la riforma del Libro XI del codice di procedura penale.
  La modifica di questo settore del codice di rito penale costituisce una priorità di azione anche nella prospettiva della ratifica di molte convenzioni internazionali, che in anni recenti hanno dato il segno di una sempre maggiore volontà di cooperazione nel contrasto ai fenomeni criminali.
  Il Governo e, quindi, le Commissioni, che hanno approvato l'articolo aggiuntivo, hanno ritenuto opportuno, in chiave di semplificazione, introdurre regole speciali per la cooperazione tra le autorità degli Stati che non fanno parte dell'Unione europea, che andranno distinte dalla regolamentazione dei rapporti con i Paesi membri dell'Unione europea.
  La ricognizione del quadro normativo vigente e delle prassi applicative effettuato dal Governo ha fatto ritenere che il sistema italiano di disciplina delle rogatorie cosiddette passive, e cioè dell'esecuzione delle richieste di altri Stati di raccolta di prove, sia «troppo pesante».
  Nell'intervento legislativo in esame si valorizza, nei rapporti tra Stati membri dell'Unione europea, il meccanismo della trasmissione diretta all'autorità giudiziaria competente all'esecuzione della rogatoria, assicurando la trattazione immediata delle rogatorie urgenti. Altresì si elimina il preventivo vaglio della Corte di cassazione sulla competenza, che ha provocato un ulteriore, pesante quanto non necessario, rallentamento delle relative procedure.
  Altra criticità è la difficoltà per un giudice come la corte d'appello di governare materie ed esigenze investigative affidate ordinariamente alle competenze di organi diversi.
  Va, dunque, privilegiato un modello di soluzioni differenziate, in grado di garantire la sostanziale depoliticizzazione del sistema dell'assistenza giudiziaria nell'area circoscritta dall'efficacia degli accordi internazionali Pag. 91stipulati tra Stati dell'Unione europea, pur conservando in capo al Ministro della giustizia una funzione di filtro.
  Inoltre si è voluto porre mano alla riforma dell'estradizione.
  Sul presupposto della conservazione della tradizionale regola di esclusione della possibilità di estradizione di un imputato o di un condannato all'estero senza garanzia giurisdizionale (salvo a considerare l'esigenza di disciplinare procedure semplificate in caso di consenso dell'avente diritto), la proposta di riforma muove dalla riconosciuta esigenza di differenziare le aree di esercizio delle concorrenti potestà dell'autorità politica e dell'autorità giudiziaria, sì da evitare la sovrapposizione di valutazioni riferite ai medesimi parametri.
  Nel quadro di una più generale manovra di semplificazione e di accelerazione della relativa procedura, ma anche di rafforzamento delle garanzie difensive, va modificata la sequenza procedimentale dell'estradizione per l'estero, potenziando i meccanismi di interlocuzione diretta dell'autorità giudiziaria con le competenti autorità dello Stato richiedente, a fini di acquisizione informativa nel rigoroso rispetto delle garanzie giurisdizionali e del principio del contraddittorio.
  V’è poi necessità che il codice di rito appresti un nucleo comune di fondamentali regole procedurali, in sé coerenti con le regole accolte nel sistema di cooperazione fra Stati dell'Unione europea nella prospettiva della progressiva attuazione del principio del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie e destinate ad applicarsi salvo il caso di espressa e successiva deroga legislativa.
  Le modifiche agli articoli 708 e 714 del codice di procedura penale rispondono invece all'esigenza di colmare una lacuna normativa, in più occasioni segnalata anche dalla giurisprudenza della Corte di cassazione.
  Nell'articolo 4, comma 1, lettera a), n. 1) vengono esplicitati gli ambiti del potere d'intervento del Ministro della giustizia, che, per motivi di tutela della sovranità, della sicurezza e di altri interessi essenziali dello Stato, può decidere di non dare corso all'esecuzione della domanda di assistenza giudiziaria. Nei rapporti con gli Stati membri dell'Unione europea, si prevede che tale potere possa essere esercitato nei casi e nei limiti stabiliti dalle convenzioni in vigore tra gli Stati ovvero dagli atti adottati dal Consiglio dell'Unione europea.
  Più in generale, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera a), numeri 2), 3) e 4), si prevede che, se la richiesta ha per oggetto acquisizioni probatorie da compiersi davanti al giudice ovvero attività che secondo la legge dello Stato non possono svolgersi senza l'autorizzazione del giudice, il procuratore della Repubblica presenti senza ritardo le proprie richieste al giudice per le indagini preliminari del tribunale del capoluogo del distretto e che negli altri casi il procuratore della Repubblica dia senza ritardo esecuzione alla richiesta di assistenza giudiziaria con decreto motivato. Si è, in particolare, previsto, sul versante passivo della cooperazione a fini di acquisizione probatoria e del sequestro a fini di confisca, l'intervento del procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto e del giudice per le indagini preliminari del medesimo ufficio, in luogo di quello del procuratore generale presso la corte d'appello e di questa medesima corte. Nella prospettiva appena delineata, si elimina l'appesantimento costituito dall'ulteriore fase processuale, finalizzata all'individuazione dell'organo competente, in capo alla Corte di Cassazione, in caso di atti da compiersi in diversi distretti giudiziari. Si è dunque previsto che dovranno essere individuati criteri predeterminati per la concentrazione delle procedure di esecuzione di atti che devono compiersi in distretti diversi e procedure semplificate per la definizione di eventuali contrasti e conflitti.
  Ulteriori previsioni dovranno riguardare la possibilità di autorizzare la presenza alle attività da compiersi di rappresentanti ed esperti dell'autorità richiedente, dandone comunicazione al Ministro della giustizia se la richiesta proviene da autorità diverse da quelle di Stati membri Pag. 92dell'Unione europea (n. 5), e la possibilità di compiere attività supplementari, non indicate nella richiesta di assistenza (n. 6).
  Un ulteriore ambito di intervento viene individuato nell'articolo 4, comma 1, lettera a), n. 7), che estende l'applicazione delle regole sull'esecuzione di domande di assistenza giudiziaria, in quanto compatibili, alle richieste presentate da uno Stato membro ad altri Stati membri dell'Unione europea nei procedimenti per l'applicazione di sanzioni amministrative, mentre al n. 8) vi è la delega per la disciplina dell'efficacia processuale delle audizioni compiute mediante videoconferenza o conferenza telefonica.
  Le previsioni di cui ai numeri 9), 10) e 11) riguardano la possibilità di costituire squadre investigativa comuni, mentre quella indicata al n. 12) concerne l'acquisizione e l'utilizzazione delle informazioni trasmesse spontaneamente dall'autorità straniera.
  Nell'articolo 4, comma 1, lettera a), n. 13) vi è la delega a prevedere una forma specifica di assistenza giudiziaria, che riguarda le procedure e l'autorità competente a consentire il trasferimento temporaneo di persone detenute a fini investigativi.
  In relazione alla materia dell'estradizione, la proposta di legge mira a differenziare le aree di esercizio delle concorrenti potestà dell'autorità politica e dell'autorità giudiziaria, sì da evitare la sovrapposizione di valutazioni riferite ai medesimi parametri.
  Alla prima, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera b), n. 1), è affidato il vaglio del complesso delle circostanze fattuali riconducibili alla sfera delle valutazioni tipicamente politiche riferite all'incidenza dell'estradizione sulla sorte degli interessi essenziali dello Stato, in primis di quello della sicurezza della Repubblica.
  In materia di estradizione dall'estero, vi è l'esplicita attribuzione al Ministro della giustizia di un potere di blocco, definitivo o temporaneo, delle procedure di estradizione avviate su richiesta dell'autorità giudiziaria, finalizzato alla tutela di interessi supremi della Repubblica.
  Quanto alla garanzia della specialità dell'estradizione – principio di diritto internazionale che non consente allo stato richiedente di processare e punire per fatti diversi da quelli indicati nella domanda di estradizione – all'articolo 4, comma 1, lettera b), n. 17) si prevede l'irrevocabilità del potere di rinunzia, salvo che intervengano fatti nuovi che modificano la situazione di fatto esistente al momento della rinuncia, in conformità al principio affermato dalle Sezioni unite della Corte di cassazione con la sentenza n. 11971 del 29 novembre 2007.
  In secondo luogo, si introduce una regolazione degli effetti processuali del principio di specialità, in grado di coniugare la massima portata espansiva di quella fondamentale garanzia di civiltà giuridica, con l'esigenza di pienezza dell'esercizio della funzione giurisdizionale compatibile con l'attuazione del medesimo principio.
  In particolare, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera b), n. 8), si prevede che, sul versante passivo, il principio di specialità operi come causa di sospensione del procedimento e dell'esecuzione della pena, così aprendosi la strada non soltanto all'assunzione di prove urgenti e comunque non rinviabili, ma anche di quelle che possono condurre al proscioglimento dell'imputato.
  L'idea della specialità come causa di sospensione assicura, inoltre, il vantaggio di potersi applicare coerentemente sia al processo che all'esecuzione della pena, nonché quello di determinare la sospensione della prescrizione senza bisogno di adottare misure per interromperne il decorso.
  Obiettive istanze di equità impongono, infine, di prevedere il computo ad ogni effetto processuale della custodia cautelare sofferta all'estero ai fini dell'estradizione e la riparazione per l'ingiusta detenzione sofferta all'estero a fini estradizionali (articolo 4, comma 1, lettera b), numeri 6 e 9).
  Principi in materia:
   La delega sulla materia del riconoscimento di sentenze penali di altri Stati Pag. 93ed esecuzione all'estero di sentenze penali italiane, prevista dall'articolo 4, comma 1, lettera c), numeri 1) e 2) non comporta rilevanti modificazioni, poiché considera, da un lato, gli effetti dell'attrazione nella sfera di disciplina dell'assistenza giudiziaria delle attività prodromiche all'esecuzione all'estero ovvero nel territorio dello Stato di provvedimenti di confisca e dell'erosione applicativa delle tradizionali regole codicistiche che può prefigurarsi nella prospettiva della progressiva attuazione del principio del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie nei rapporti tra Stati membri dell'Unione europea; dall'altro lato, le obiettive istanze di semplificazione del procedimento di esecuzione all'estero delle sentenze italiane, rivelate dalle ancora limitate esperienze applicative sin qui formatesi in forza di specifici accordi bilaterali (come quello fra Italia ed Albania del 2002).
  Inoltre, sull'applicazione della relativa disciplina sono destinate a riflettersi le scelte che sul piano della riforma del sistema di diritto penale sostanziale devono compiersi quanto all'individuazione dei fini da considerarsi obbligatoriamente per l'attivazione di una procedura di riconoscimento, nonché una più generale opzione di valorizzazione del ruolo di concentrazione informativa tipicamente da affidarsi all'autorità amministrativa centrale.
  Il nucleo fondamentale della disciplina del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie nei rapporti con gli altri Stati membri dell'Unione europea è individuato dallo scopo di assicurare unitarietà e coerenza di indirizzo alla produzione normativa finalizzata all'adeguamento del sistema processuale agli obblighi già assunti (in tema di esecuzione di ordini di blocco di beni e di sequestro probatorio, di ordini di confisca di beni, strumenti e proventi del reato, di provvedimenti di imposizione di sanzioni pecuniarie) e a quelli relativi all'ordine di indagine europeo, previsto dalla direttiva n. 2014/41/UE.
  La disciplina codicistica, con riferimento all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sentenze penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale, ai fini della loro esecuzione nell'Unione europea, è stata completata dal decreto legislativo 7 settembre 2010, n. 161, che ha recepito la decisione quadro 2008/909/GAI.
  Si è, in altri termini, accolta l'idea che la sede di specifica regolamentazione dei singoli apparati di adattamento normativo interno non può che continuare a ritrovarsi in leggi speciali, mentre il codice deve apprestare un nucleo comune di fondamentali regole procedurali, in sé coerenti con le regole accolte nel sistema di cooperazione fra Stati dell'Unione europea, nella prospettiva della progressiva attuazione del principio del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie e destinate ad applicarsi, salvo il caso di espressa, successiva deroga legislativa.
  Nell'articolo 4, comma 1, lettera d), numeri 1) e 2), si prevede che le decisioni giudiziarie emesse dalle competenti autorità degli Stati dell'Unione europea possano essere eseguite nel territorio dello Stato e che l'autorità giudiziaria italiana possa richiedere alle competenti autorità degli altri Stati dell'Unione europea l'esecuzione di proprie decisioni in conformità al principio del mutuo riconoscimento. Viene dunque meno la preventiva valutazione del Ministro della giustizia sulla richiesta di riconoscimento, al fine di verificare l'eseguibilità in Italia della decisione straniera, atteso che il controllo sul rispetto dei principi fondamentali dell'ordinamento è preventivamente effettuato in relazione ai paesi comunitari, salva la sussistenza del potere del ministro della giustizia di garantire, nei casi e nei modi previsti dalla legge, l'osservanza delle condizioni eventualmente richieste in casi particolari per l'esecuzione all'estero o nel territorio dello Stato della decisione della quale è stato chiesto il riconoscimento (n. 3).
  Sulla base del medesimo principio di mutuo riconoscimento delle decisioni degli Stati appartenenti all'Unione europea, il n. 6) nella sua formulazione originaria del testo del Governo stabiliva che l'autorità Pag. 94giudiziaria italiana, nei casi previsti dalla legge, dia esecuzione alle decisioni giudiziarie degli altri Stati dell'Unione europea anche nel caso in cui il fatto non sia previsto come reato dalla legge nazionale, e che non possa essere sindacato il merito della decisione giudiziaria, il riconoscimento della quale sia richiesto dall'autorità di altri Stati membri dell'Unione europea, salva l'osservanza delle disposizioni necessarie ad assicurare l'osservanza in ogni caso dei principi fondamentali del Trattato e dell'ordinamento giuridico (n. 6). Il subemendamento approvato ha eliminato il riferimento al caso in cui il fatto non sia previsto come reato dalla legge nazionale ed ha precisato che ci debba essere la conformità non solo alla legge, ma anche alle indicazioni contenute negli atti normativi dell'Unione Europea. Il subemendamento, inizialmente soppressivo dell'intero n. 6), era stato presentato dal deputato Ferraresi, ritenendo che tale disposizione potesse rappresentare, specialmente dove si prevedeva la possibilità che il fatto non fosse reato per la legge italiana, una eccessiva cessione di sovranità da parte del nostro Stato. In realtà, il rischio paventato dal deputato Ferraresi non trova alcun riscontro, considerato che la disposizione contiene una clausola che fa salvo sempre e comunque il rispetto dei principi fondamentali dell'ordinamento giuridico.
  Infine, ragioni di equità e di sistema impongono la previsione di idonei rimedi a tutela dei diritti dei terzi di buona fede, eventualmente pregiudicati dall'esecuzione della decisione (n. 8).
  L'articolo 5 introduce modifiche agli articoli 708 e 714 del codice di procedura penale, in materia di estradizione per l'estero.
  La modifica dell'articolo 708 codice di procedura penale, prevista al primo comma, muove dalla necessità di predisporre un intervento correttivo alla disciplina dei termini previsti dall'articolo 708, comma 5, codice di procedura penale, per la consegna del soggetto estradando allo Stato estero richiedente, all'esito delle decisione positiva del Ministro della giustizia.
  In particolare, in considerazione del disposto contenuto nell'articolo 708, comma 6, in base al quale l'estradando deve essere rimesso in libertà qualora la consegna non avvenga entro il termine previsto, a legislazione vigente la liberazione medesima deve ritenersi vincolata anche quando la mancata consegna sia dipesa non dall'inerzia dell'autorità politica, ma dalla sospensione dell'efficacia del decreto ministeriale, adottata da parte della giurisdizione amministrativa.
  Sul punto, la Suprema Corte ha rilevato che la sospensione adottata in sede giurisdizionale determina il dovere, in capo all'autorità giudiziaria, di porre in libertà l'estradando che sia stato sottoposto a misure coercitive, anche se non si determina – antecedentemente alla pronuncia definitoria da parte del giudice amministrativo – alcun effetto caducatorio del decreto ministeriale (con la conseguenza, in caso di rigetto del ricorso, che lo stesso può essere posto nuovamente in esecuzione); d'altra parte, la Corte ha chiarito che tali effetti si determinano anche in presenza delle cause di sospensione della consegna specificamente indicate dall'articolo 709 del codice di procedura penale, non essendo ipotizzabile una proroga del provvedimento coercitivo in assenza di espressa disposizione che la consenta.
  L'intervento normativo è dunque volto a risolvere la lacuna normativa, espressamente segnalata dalla Suprema Corte, mediante la modifica del comma 5 dell'articolo 708, codice di procedura penale, prevedendo un'ipotesi di sospensione del termine per la consegna, in caso di sospensione dell'efficacia della decisione del ministro da parte del competente giudice amministrativo.
  Coerentemente, l'articolo 3-ter, al secondo comma, interviene sull'articolo 714 del codice di procedura penale, inserendo il comma 4-bis e prevedendo uno specifico termine massimo di durata delle misure coercitive per la fase successiva all'emissione del decreto ministeriale (tematica pure evidenziata dalla citata sentenza 12677/07).Pag. 95
  L'articolo 5 si limita a prevedere la clausola di invarianza finanziaria e le disposizioni correttive in caso i decreti legislativi adottati determinino nuovi o maggiori oneri.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI NICOLA MOLTENI E MARIANO RABINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 1460-A

  NICOLA MOLTENI. Onorevoli Colleghi, Signor Presidente, Signori Membri del Governo !
  Il provvedimento al nostro esame deriva da una serie di iniziative legislative assunte da alcuni nostri colleghi, che avevano notato come dal lontano 2000 la Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione Europea giacesse in una sorta di dimenticatoio.
  Eppure si trattava di un atto internazionale importante, innovando una precedente Convenzione risalente al 1959, integrata successivamente da vari Protocolli e disposizioni aggiuntive, ma comunque inadeguata alla nuova realtà in cui operano ormai pericolosi soggetti criminali o terroristici transnazionali.
  Il nostro Paese era in ritardo, il Governo esitava.
  Ha supplito allora la Camera, fatto sul quale si dovrebbe riflettere in un momento in cui da tante parti, ingiustamente, si sostiene che il Parlamento è un testimone impotente e passivo di quanto si decide a Palazzo Chigi. Ed è un fatto tanto più significativo se si considera che fino agli anni novanta era dubbio che le autorizzazioni a ratificare ed eseguire i trattati potessero essere oggetto di iniziative legislative promosse dai membri della Camera o del Senato.
  A spingere alcuni deputati a muoversi è stata anche la speranza di poter utilizzare gli strumenti della Convenzione per acquisire nuovi dati sulla strage di Ustica.
  Ci sono comunque volute ben cinque Proposte di Legge prima che il Governo depositasse un suo Disegno di Legge qui, quello a firma dei Ministri Orlando e Padoan. Il Governo, peraltro, è riuscito egualmente a far danno anche in questa circostanza. Perché, pur accettando che venisse scelto come testo base un provvedimento diverso dal proprio, ha comunque ottenuto che vi figurasse un articolo aggiuntivo, il quarto, che ha scatenato vivaci polemiche nelle Commissioni, inducendo più di un gruppo parlamentare a votare contro il testo che oggi esaminiamo.
  Con l'articolo 4 di cui il Governo ha chiesto ed ottenuto l'inserimento con un proprio emendamento, infatti, alla Ratifica ed Esecuzione della Convenzione sull'Assistenza Giudiziaria si è aggiunta la delega a riformare l'intero Libro XI del Codice di Procedura Penale, che avrebbe meritato invece un provvedimento a sé e comunque una discussione ben più ampia.
  Gli articoli 1 e 2, in effetti, non pongono problemi particolari ed anche i principi dell'articolo 3, che disciplinano l'attuazione della Convenzione nel nostro ordinamento, sono passati nelle Commissioni senza eccessiva difficoltà. È buon senso, in effetti, stabilire il principio che l'assistenza giudiziaria cross-border debba comunque avere un limite nelle libertà individuali e nei diritti dell'uomo.
  L'articolo 4, invece, è molto penetrante, aprendo la via a possibili condizionamenti intrusivi nella nostra sfera sovrana, giacché viene fortemente compresso e limitato, come prevede, l'articolo 4, comma 1, lettera a) solo «in caso di pericolo per la sovranità, la sicurezza o altri interessi essenziali dello Stato», il potere del Ministro della Giustizia di negare l'assistenza richiesta dalle magistrature Paesi terzi, che quasi si potrebbe affermare, godono dell'indipendenza accordata dal nostro ordinamento ai giudici italiani, anzi molto spesso, come indicato «l'interlocutore – è il magistrato inquisente (P.M.), e non un magistrato terzo, come è chiaramente indicato dal medesimo articolo e comma, alla lettera a), n. 7) «le regole sull'esecuzione di domande di assistenza giudiziaria si applichino ... alle richieste presentate, ai fini di un procedimento concernente un Pag. 96reato, da autorità amministrative di altri Stati e che, in tali casi le richieste siano trasmesse per l'esecuzione al procuratore della Repubblica del luogo».
  Viene fortemente limitata anche la facoltà di respingere le domande di estradizione presentate dagli Stati membri dell'Unione europea. Anche in questo caso l'opportunità politica, o meglio dicansi «la sottrazione dell'atto politico» deve essere è colta, dunque, nella necessità di assicurare il rispetto del principio di separazione dei poteri pubblici, quale garanzia della reciproca indipendenza tra le diverse funzioni dello Stato, con questo provvedimento viene meno, e si lascia esclusivamente quella della compromissione della sovranità, la sicurezza o altri interessi essenziali dello Stato». Siamo in una situazione di grave «follia» istituzionale !
  È evidente che anche in questo caso si vuole fare una profonda riforma del codice di procedura penale senza passare dalla necessaria discussione, e conseguente approfondimento in merito agl'importanti impatti normativi e alla rilevante, e conseguente, cessione della propria sovranità in uno dei pilastri fondanti uno Stato, ossia «il settore penale» che viene di fatto «scippato» e dato senza possibilità quasi di opposizione, ad altre magistrature di altri Stati IJE, cercando di rilegare il Parlamento ad un mero ratificante che viene svuotato delle proprie prerogative. Onorevoli Colleghi è molto grave !
  Abbiamo quindi forti dubbi. Temiamo che anche in questo caso si sia voluti essere più realisti del re, ignorando il rischio che Paesi esteri possano esigere la nostra collaborazione per soddisfare interessi diversi da quelli nazionali di casa nostra.
  Saremo di fatto costretti a cedere a qualsiasi domanda, per di più cercando di onorare anche specifiche richieste in materia di formalità, procedure e termini procedurali, provvedendo altresì alla restituzione degli eventuali beni acquisiti per via di reato ed al trasferimento temporaneo di detenuti in attesa di giudizio nelle nostre carceri, per permetterne l'interrogatorio o la testimonianza.
  Di questo articolo 4, che comunque prevede almeno una serie di riserve in nome della sicurezza dello Stato, pare condivisibile solo l'esperimento dei pool transnazionali di investigazione, effettivamente necessari al perseguimento di crimini e reti criminali estesi a cavallo di più Stati, ma come pare ovvio un elemento positivo non è sufficiente a condizionarne un parere !
  La lezione che vi è stata data con queste ultime elezioni amministrative, certo non vi ha fatto comprendere come l'Europa come la intendete voi non esiste e per noi non potrà mai esistere.
  Per questo motivo, la Lega Nord voterà contro il provvedimento al nostro esame, considerandolo un'ulteriore, non necessaria, cessione della nostra sovranità.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, la firma di una nuova Convenzione europea sull'assistenza giudiziaria in materia penale era stata prevista dal Piano di azione contro la criminalità organizzata, approvato dal Consiglio europeo di Amsterdam nel giugno 1997, anche se una prima elaborazione era già stata avviata sotto la Presidenza italiana durante il primo semestre del 1996.
  In conformità all'articolo 34 del Trattato sull'Unione Europea allora vigente, il testo definitivo veniva adottato dal Consiglio UE il 29 maggio 2000.
  Le considerevoli disparità di regime, in materia di diritto sia sostanziale che processuale, esistenti fra i quindici Paesi membri dell'Unione hanno reso particolarmente difficile codificare in un unico strumento giuridicamente vincolante i possibili metodi di cooperazione giudiziaria; l'interesse comune dei Paesi membri ha portato tuttavia alla creazione di uno strumento di grande utilità nella lotta contro la criminalità organizzata.
  La finalità concreta della Convenzione risponde all'esigenza di «completare», quindi integrare e non sostituire, strumenti convenzionali preesistenti e appartenenti ad altri ambiti giuridici (Consiglio d'Europa, Schengen, ecc.), allo scopo di migliorare la collaborazione giudiziaria in Pag. 97materia penale attraverso un'assistenza giudiziaria rapida, efficace, compatibile con i principi fondamentali del diritto interno degli Stati membri e con i principi della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo del 1950.
  La mancata ratifica di questa importante Convenzione da parte del nostro Paese – a quattordici anni dalla sua sottoscrizione – è stata a più riprese stigmatizzata dalle Istituzione europee, poiché impedisce lo svolgimento di una serie di doverose rogatorie internazionali presentate dalla magistratura italiana.
  Essa è stata approvata prima dell'adozione del Trattato di Lisbona, e rientra pertanto nell'ambito del cosiddetto «Terzo pilastro» dell'architettura dell'UE: a seguito dell'entrata in vigore dello stesso, il 10 dicembre 2009, tutta la materia della cooperazione giudiziaria penale rientra invece pieno iure nella competenza dell'Unione europea, rispetto alla quale le decisioni non vengono più assunte attraverso gli strumenti della cooperazione internazionale.
  Conseguentemente, in base alla normativa transitoria prevista dal Trattato di Lisbona, gli effetti giuridici degli atti delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell'Unione adottati in base al Trattato sull'Unione europea prima della sua entrata in vigore sono mantenuti finché non saranno stati abrogati, annullati o modificati in applicazione dei trattati: ciò vale anche per le convenzioni internazionali concluse tra Stati membri in base al Trattato sull'Unione europea, come quella al nostro esame.
  Dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona sono stati approvate numerose direttive volte a dare attuazione alla cooperazione giudiziaria penale: segnalo, in particolare, tra le più recenti e non ancora attuate nel nostro Paese, la Direttiva 2014/41/UE relativa all'ordine europeo di indagine penale, la Direttiva 2014/42/UE relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell'Unione europea e la Direttiva 2013/48/UE relativa al diritto di avvalersi di un difensore nel procedimento penale e nel procedimento di esecuzione del mandato d'arresto europeo, al diritto di informare un terzo al momento della privazione della libertà personale e al diritto delle persone private della libertà personale di comunicare con terzi e con le autorità consolari.
  La Convenzione (che risulta attualmente ratificata 24 dei 28 Stati membri dell'Unione europea: oltre all'Italia, manca ancora la ratifica da parte di Grecia, Croazia e Irlanda) mira a semplificare e rendere più efficaci le formalità e le procedure inerenti alle richieste di assistenza giudiziaria, introducendo forme e tecniche specifiche di collaborazione «rafforzata» con le autorità giudiziarie degli altri Paesi europei.
  Essa contempla, ad esempio, la possibilità di restituzione al legittimo proprietario, appartenente allo Stato richiedente, dei beni provento di reato che si trovano nel territorio dello Stato membro richiesto; di trasferire temporaneamente un detenuto da uno Stato membro all'altro, ogni qualvolta la sua presenza sia necessaria per lo svolgimento dell'indagine; di svolgere audizioni mediante videoconferenza e teleconferenza; di creare squadre investigative comuni per lo svolgimento di indagini di natura penale; di effettuare intercettazioni di telecomunicazioni, operazioni di infiltrazione e consegne sorvegliate (nell'ambito di indagini penali relative a reati passibili di estradizione) e altro ancora.
  Viene quindi data sostanzialmente risposta ad una sempre più accentuata esigenza di collaborazione internazionale sul piano delle inchieste e su quello processuale, al fine di garantire un'efficace azione di contrasto alla criminalità.
  Per tutte queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia esprime con convinzione il proprio voto favorevole sul provvedimento.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LUCA SQUERI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 1335-A ED ABBINATA

  LUCA SQUERI. Come è universalmente noto le azioni di classe nascono nei paesi Pag. 98anglosassoni ed in particolare negli Stati Uniti e rappresentano indubbiamente uno strumento potentissimo per la tutela degli interessi legittimi dei cittadini nei confronti sia delle grandi aziende private, sia e soprattutto delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento ai concessionari di servizi pubblici.
  Occorre però ricordare che, soprattutto nelle azioni collettive nei confronti di imprese private, si contrappongono esigenze diverse e legittimi interessi in conflitto.
  Se è giusto tutelare con determinazione gli interessi dei consumatori, è anche vero che queste forme di tutela devono essere ragionevoli: le azioni collettive devono essere fondate su fatti e comportamenti concreti, e non devono assumere un carattere intimidatorio o, peggio, ricattatorio, al solo fine di ottenere risarcimenti non dovuti, altrimenti si rischia di colpire ingiustamente le imprese produttive che rappresentano la base della nostra economia.
  Per tali motivi, le modalità concrete delle azioni di classe vanno disciplinate in modo da non costituire una minaccia per le imprese corrette, e da non scoraggiare gli investimenti nelle attività produttive.
  Va considerato inoltre che le azioni di classe, se ben utilizzate, possono avvantaggiare proprio le imprese che agiscono correttamente, scoraggiando o addirittura togliendo dal mercato le imprese scorrette, che, in quanto tali, praticano forme di concorrenza sleale.
  Le azioni di classe sono pertanto uno strumento molto utile per la tutela degli interessi legittimi dei cittadini, da utilizzare comunque con prudenza, proprio per evitare che provochino danni sul piano economico generale.
  Il provvedimento al nostro esame sembra rispondere a queste caratteristiche di equilibrio e ragionevolezza, in quanto potrà fornire non solo maggiore tutela ai consumatori, ma anche favorire un miglioramento del funzionamento del mercato, determinando la marginalizzazione degli operatori economici sleali nei confronti sia dei consumatori sia dei concorrenti.
  Purtroppo nel nostro Paese ancora non c’è un «ambiente» favorevole all'impresa, e le aziende sono vincolate da un'infinità di regole farraginose: le imprese che operano nel nostro paese sono, come tutti sanno, gravate da pesantissimi oneri fiscali e parafiscali, soffrono della lentezza eccessiva della giustizia civile ed amministrativa e soffrono ancora di più della lentezza inaccettabile della pubblica amministrazione, per cui le nuove norme in materia di class action, non devono, in nessun caso, rappresentare, agli occhi degli imprenditori onesti, un ulteriore elemento disincentivante.
  Credo che questo pericolo non ci sia, data la buona articolazione del testo al nostro esame, e dato che si è raggiunto un ragionevole equilibrio tra gli interessi dei consumatori e quello dei produttori. Valutazioni molto diverse vanno fatte contro l'inefficienza delle amministrazioni pubbliche e dei concessionari dei servizi pubblici, che rappresentano uno strumento importantissimo per la tutela degli interessi dei cittadini contro il diffuso cattivo e lento funzionamento delle amministrazioni pubbliche, e la inefficiente erogazione dei servizi pubblici. Su questo tema voglio ricordare l'impegno decisivo dell'allora Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, per 1'introduzione delle norme vigenti in materia, contenute nel decreto legislativo 20 dicembre 2009, n. 198.
  In questo campo sarebbe auspicabile un ulteriore potenziamento delle tutele per i cittadini nei confronti dei perduranti malfunzionamenti di amministrazioni pubbliche e di aziende concessionarie di pubblici servizi, ma il testo al nostro esame così come è uscito dall'esame in Commissione referente poco si occupava di questo fondamentale aspetto e per tale motivo abbiamo presentato incisive proposte di modifica ed integrazione al testo uscito dalla Commissione Giustizia, modifiche tutte dirette ad agevolare un ampia applicazione del provvedimento Brunetta Pag. 99che è stato ostacolato dalle resistenze delle pubbliche amministrazioni e dalla mancata emanazione dei provvedimenti applicativi.
  Va sottolineato che la proposta di legge al nostro esame, inizialmente inserita nel calendario dell'Aula in quota opposizione, ha subito profonde modifiche nel corso dell'esame in commissione giustizia, che hanno migliorato il testo iniziale.
  L'obiettivo di fondo della proposta, che noi condividiamo, è quello di rendere più agevoli le azioni di classe attraverso varie modifiche alla normativa vigente ora inserita nel codice del consumo, in particolare all'articolo 140-bis, e che viene spostata opportunamente al codice di procedura civile, in modo da consentire l'accesso all'azione a tutti coloro che, pur non essendo consumatori o utenti, avanzino pretese risarcitorie, anche modeste. Viene poi definita in modo più puntuale la procedura, che viene sostanzialmente agevolata.
  A tale proposito c’è anche da sottolineare che la Commissione europea nel giugno 2013 ha invitato gli Stati membri a dotarsi di leggi in materia di ricorso collettivo definendo una serie di principi comuni non vincolanti tra i quali voglio ricordare le «garanzie processuali solide che assicurino l'assenza di incentivi all'uso abusivo dei sistemi di ricorso collettivo», o il fatto che «i soggetti che rappresentano i ricorrenti non devono avere scopo di lucro»... e infine la necessità di «vietare il riconoscimento di risarcimenti detti punitivi», come invece avviene negli Stati Uniti.
  Il provvedimento al nostro esame, sia pure carente sotto l'aspetto del rafforzamento delle azioni collettive contro la pubblica amministrazione ed i gestori dei pubblici servizi, appare quindi complessivamente equilibrato e positivo.
  Per queste ragioni e perché abbiamo particolarmente a cuore gli interessi legittimi dei cittadini, voteremo a favore della proposta di legge C.1335/A.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 21 maggio 2015:
   a pagina Votazioni IV, votazione nominale n. 88 nella colonna oggetto, il numero «10.5» si intende sostituito dal seguente «10.9»;
   a pagina Votazioni IV, votazione nominale n. 91 nella colonna oggetto, il numero «10.91» si intende sostituito dal seguente «10.17».

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3134 - quest. preg. 1, 2, 3, 4 418 416 2 209 132 284 78 Resp.
2 Nom. Pdl 1460-A e abb. - articolo 1 420 419 1 210 399 20 78 Appr.
3 Nom. articolo 2 418 400 18 201 400 77 Appr.
4 Nom. em. 3.20 427 410 17 206 75 335 77 Resp.
5 Nom. em. 3.21 429 410 19 206 72 338 76 Resp.
6 Nom. em. 3.22 430 409 21 205 71 338 75 Resp.
7 Nom. em. 3.100 428 359 69 180 347 12 75 Appr.
8 Nom. articolo 3 434 363 71 182 361 2 74 Appr.
9 Nom. em. 4.10, 4.21 420 419 1 210 133 286 74 Resp.
10 Nom. em. 4.12 425 422 3 212 94 328 74 Resp.
11 Nom. em. 4.13 424 402 22 202 56 346 73 Resp.
12 Nom. em. 4.14 421 402 19 202 58 344 73 Resp.
13 Nom. em. 4.15 420 399 21 200 56 343 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.16 422 403 19 202 68 335 73 Resp.
15 Nom. em. 4.17 418 399 19 200 57 342 73 Resp.
16 Nom. em. 4.18 424 402 22 202 53 349 72 Resp.
17 Nom. em. 4.11 421 401 20 201 66 335 72 Resp.
18 Nom. em. 4.19 423 405 18 203 72 333 73 Resp.
19 Nom. em. 4.1 417 400 17 201 58 342 73 Resp.
20 Nom. em. 4.20 414 398 16 200 56 342 72 Resp.
21 Nom. articolo 4 422 408 14 205 322 86 72 Appr.
22 Nom. em. 5.10 419 401 18 201 47 354 72 Resp.
23 Nom. articolo 5 424 401 23 201 294 107 72 Appr.
24 Nom. em. 6.100 426 339 87 170 337 2 72 Appr.
25 Nom. articolo 6 427 341 86 171 340 1 72 Appr.
26 Nom. articolo 7 426 340 86 171 340 72 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Pdl 1460-A e abb. - voto finale 401 392 9 197 324 68 71 Appr.
28 Nom. Pdl 1335-A e abb. - em. 1.155 393 386 7 194 3 383 71 Resp.
29 Nom. em. 1.153 398 397 1 199 80 317 71 Resp.
30 Nom. em. 1.300 401 399 2 200 391 8 71 Appr.
31 Nom. em. 1.59 401 398 3 200 26 372 71 Resp.
32 Nom. em. 1.160 402 400 2 201 391 9 71 Appr.
33 Nom. em. 1.52 409 407 2 204 26 381 71 Resp.
34 Nom. em. 1.150 406 404 2 203 17 387 71 Resp.
35 Nom. em. 1.54 406 404 2 203 19 385 71 Resp.
36 Nom. em. 1.164 409 406 3 204 84 322 71 Resp.
37 Nom. em. 1.165 404 402 2 202 384 18 71 Appr.
38 Nom. em. 1.302 403 401 2 201 396 5 71 Appr.
39 Nom. em. 1.166 402 401 1 201 397 4 71 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 1.171 411 408 3 205 26 382 70 Resp.
41 Nom. em. 1.152 409 407 2 204 21 386 70 Resp.
42 Nom. em. 1.301 411 410 1 206 400 10 70 Appr.
43 Nom. em. 1.172 408 403 5 202 31 372 70 Resp.
44 Nom. em. 1.173 407 406 1 204 18 388 70 Resp.
45 Nom. articolo 1 411 410 1 206 398 12 70 Appr.
46 Nom. articolo agg. 1.0150 408 405 3 203 96 309 70 Resp.
47 Nom. articolo 2 412 410 2 206 406 4 70 Appr.
48 Nom. articolo agg. 2.01 411 410 1 206 63 347 70 Resp.
49 Nom. articolo agg. 2.02 401 400 1 201 49 351 70 Resp.
50 Nom. articolo agg. 2.03 414 411 3 206 46 365 70 Resp.
51 Nom. articolo agg. 2.04 409 406 3 204 42 364 70 Resp.
52 Nom. articolo agg. 2.05 402 399 3 200 40 359 70 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 62)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. articolo agg. 2.06 415 412 3 207 41 371 70 Resp.
54 Nom. articolo agg. 2.07 408 405 3 203 41 364 70 Resp.
55 Nom. articolo agg. 2.08 411 407 4 204 43 364 70 Resp.
56 Nom. articolo agg. 2.09 413 411 2 206 42 369 70 Resp.
57 Nom. articolo agg. 2.010 409 407 2 204 45 362 70 Resp.
58 Nom. articolo 3 415 413 2 207 408 5 70 Appr.
59 Nom. articolo 4 414 413 1 207 413 70 Appr.
60 Nom. articolo 5 420 419 1 210 419 69 Appr.
61 Nom. articolo 6 407 407 204 406 1 69 Appr.
62 Nom. Pdl 1335-A e abb. - voto finale 389 388 1 195 388 68 Appr.