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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 425 di martedì 12 maggio 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.

  CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale dell'8 maggio 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Capezzone, Damiano, De Menech, Epifani, Gentiloni Silveri, Meta, Sanga, Schullian, Sereni, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative in ambito internazionale per la tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento alle persecuzioni contro i cristiani – n. 2-00757)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Binetti ed altri n. 2-00757, concernente iniziative in ambito internazionale per la tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento alle persecuzioni contro i cristiani (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni). Chiedo all'onorevole Binetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  PAOLA BINETTI. Presidente, sono molto contenta di avere l'opportunità di illustrare questa interpellanza oggi dopo che ieri si sono svolte qui in Aula una serie di mozioni che avevano come oggetto temi analoghi, come la libertà di religione. Questo significa che c’è una ripresa concreta dell'interesse reale, perlomeno io la interpreto in questo modo, da parte del Parlamento, forse in quella che potrebbe essere la componente proprio più legata alle istanze del Governo, rispetto a quella che è stata una sorta di silenzio che pure noi abbiamo avuto negli ultimi mesi. Ci troviamo davanti a una serie di eventi molto concreti, molto precisi che ci vengono rimandati dalle cronache, per i quali noi possiamo toccare con mano in concreto come, per quello che riguarda la comunità dei cristiani, in particolare nei Paesi del Medio Oriente, si sommano e si vanno amplificando iniziative di persecuzione molto precise, molto forti e molto concrete. Nello stesso tempo, noi assistiamo Pag. 2anche a una sorta di silenzio rispetto a quelle che sono le misure che vengono prese. Sembra quasi che ogni volta che uno prenda una posizione a favore di questi cristiani che sono perseguitati ci sia come una sorta di necessità di tutelare per così dire tutte le altre minoranze religiose, cosa che, ovviamente, facciamo molto volentieri, con grande convinzione e con la consapevolezza che il diritto alla religione è un diritto che tocca l'uomo, qualunque sia la religione che lui professa, ma è un diritto profondo che in quanto tale va preso in considerazione come la più grande ricchezza. Potremmo considerare la religione come la ribellione dell'uomo che non vuole vivere come una bestia. In altre parole, la religione costituisce per ogni uomo quella capacità di andare oltre se stesso, quindi di assumere quelli che sono i propri limiti, i propri difetti e quelle che possono anche essere le proprie passioni tristi per convertirle molte volte in quelle che sono concrete manifestazioni di solidarietà e, se vogliamo utilizzare una parola di altro profilo, di fraternità, di collaborazione, di capacità di fare della solidarietà la cifra di quella che è la nostra cultura e la nostra umanità.
  Noi stiamo assistendo, in questi ultimi tempi, a una progressiva scomparsa, fino quasi a una sorta di nullificazione, della presenza dei cristiani nelle terre del Medio Oriente. Noi sappiamo che molti fuggono da terre che potremmo considerare come la vera e propria culla della nostra cristianità. Sappiamo come dai tempi degli apostoli, dai tempi della primitiva persecuzione dei romani, i cristiani uscirono da Gerusalemme, uscirono da quella che era allora la terra di Galilea per spargersi intorno, per andare in Giordania, per andare in Iraq, per andare in Iran, per arrivare in terre che costituiscono davvero la culla della cristianità. Culla della cristianità che ha contribuito in maniera enorme poi allo sviluppo di una cultura anche dell'integrazione, una cultura del dialogo, una cultura della collaborazione.
  Attualmente, delle misure si stanno riattivando anche a motivo recente della costituzione di questa sorta di califfato che va riecheggiando e fantasticando sogni di un antico impero come poteva essere stato a suo tempo l'Impero Ottomano, ma senza averne la dignità e senza averne l'aspetto della cultura propria, ma piuttosto avendo la violenza dell'imposizione di modelli e dell'imposizione praticamente di misure che sono veramente all'insegna della violenza e all'insegna di una negazione di Dio che contrasta totalmente con quella che è la presunta capacità di voler difendere una sorta di monoteismo in cui Dio è totalmente estraneo.
  Infatti anche in questo senso più volte noi abbiamo sentito dire anche recentemente e ieri stesso il Papa, proprio nell'omelia che ha fatto durante la santa messa del mattino a Santa Marta, è intervenuto esplicitamente per ricordare come, se è vero che c’è una dimensione che appartiene proprio ai cristiani che è anche la dimensione di sapere assumere liberamente e consapevolmente nel senso del proprio mistero anche il fatto di essere vittime, ciò non toglie che non è tollerabile che una comunità politica, una società come la nostra si comporti davanti a questo come se questo non la toccasse, come se questo non la riguardasse. Sappiamo, ad esempio, che nel famoso campo universitario, alcune settimane fa, in Kenya c’è stata una distruzione di quelli che sono stati i luoghi delle residenze dove erano alloggiati prevalentemente gli studenti di origine cristiana. Sappiamo che Boko Haram si comporta in questo modo proprio esplicitamente aggredendo quelli che sono i cristiani. Sappiamo che c’è una pressione negativa molto forte nei confronti della quale noi riteniamo che il Governo debba prendere delle posizioni concrete, precise, forti e chiare. Non si tratta in questo senso di fare della persecuzione dei cristiani qualcosa che mortifica o comunque che toglie lo spazio e la consapevolezza anche della sofferenza che altre persone di altre religioni possono soffrire nella loro terra. Si tratta di assumere con tutta l'intensità del caso la forza che questa rappresenta.
  Nel luglio dello scorso anno mi ricordo che c'era proprio il sottosegretario Giro, Pag. 3mi ricordo che con lui vedemmo una serie di impegni e lui stesso intervenne per puntualizzarne alcuni, per renderli più concreti, per renderli più operativi. Però devo dire che, a distanza di quasi un anno – allora era luglio adesso siamo a metà maggio – mi sembra che ben poco sia stato fatto specificamente, non dico in genere per il problema dei cristiani perseguitati, ma in concreto per gli impegni che quella mozione prevedeva come se, in un certo senso – è questo il mio timore per questa mattina e il mio timore per domani, perché penso che domani discuteremo mozioni analoghe – tutti noi in qualche modo ci accontentiamo di belle parole. Ed è proprio questo il contrario di una testimonianza forte con cui ognuno di noi, nel momento in cui testimonia la presenza di Dio nella propria vita e nella società in cui vive, testimonia invece, un cambiamento reale e concreto che in alcuni momenti nella storia ha avuto la forza di un cambiamento epocale, di trasformazione di una società. Non si può essere indifferenti o, se preferiamo utilizzare un'espressione dell'Apocalisse, non si può essere così tiepidi nel vivere la propria fede da pensare che questo ci scivola addosso senza interpellare profondamente la nostra coscienza.
  Noi questo lo tocchiamo con mano, ad esempio, anche recentemente rispetto agli eventi che riguardano l'immigrazione. Allo stesso modo sappiamo sentirci profondamente feriti dalla nostra indifferenza, come ci sentiamo profondamente feriti dall'indifferenza dell'Europa, come ci sentiamo feriti dall'indifferenza dell'ONU: è una sorta, se vogliamo, di crescita progressiva in cui noi sappiamo che non possiamo girare la testa dall'altra parte perché queste persone che arrivano, queste persone che fuggono sicuramente dalla povertà, fuggono dalla miseria ma fuggono esplicitamente da vere e proprie forme di persecuzione, a queste persone noi dobbiamo dare una risposta che non è soltanto la risposta dell'oggi e di questo momento, che non è soltanto il coraggio di una testimonianza personale, deve essere il coraggio di una testimonianza politica, deve essere il coraggio di una testimonianza di Governo. L'Italia non può essere il Paese di antica tradizione cristiana, il Paese in cui continuamente si elabora una cultura, una dottrina, si elabora davvero quella che noi chiamiamo una delle ricchezze più grosse che è costituita dalla dottrina sociale della Chiesa e lo si fa attingendo alle radici della nostra fede, attingendo alle radici della dottrina cristiana ma non possiamo pensare che tutto questo sia buono soltanto per convegni, conferenze, incontri e poi, per il resto, tutto possa continuare nello stesso modo.
  Quindi, la domanda vera, forte di questa nostra interpellanza è: Governo, che cosa hai fatto ? Governo, perché quegli impegni ? Io ricordo perfettamente quel giorno, me lo ricordo e penso che sia agli atti, quindi, come tutte le cose che accadono in questo Parlamento, si possono prendere in mano, si possono correggere. Se si assume quella che era stata la nostra mozione e si considera di fatto la mozione che, poi, fu approvata a totale, ad assoluta maggioranza, si vedono tutte le correzioni che il Governo ci aiutò a compiere, proprio per poterla accettare. Correzioni che noi accettammo di buon grado, rinunciando a quella specificità che potrebbe essere per ognuno di noi il proprio punto di vista, ma optando per quella che era una scelta pragmatica. Così si potrà fare, il Governo si impegna su questo punto: se voi accettate di limare questo concetto, se voi accettate di limare questo impegno, allora, noi faremo. È un po’, francamente, con una certa delusione che noi dobbiamo assumere che questo è stato, in qualche modo, qualcosa che è stato nell'aria, che è stato nell'atmosfera, ma che non ha mai messo radici nella concretezza delle cose che noi stiamo facendo.
  Allora, io chiedo quanto segue e, in questo senso, vorrei davvero ottenere una risposta di concretezza e non soltanto una risposta di genericità, non vorrei ottenere belle parole: per questo basta la sensibilità di ognuno di noi, basta l'auspicio che ognuno di noi si porta nel cuore e si porta nella mente. Oggi, in questo Parlamento, anche se l'Aula, ovviamente, è vuota, anche Pag. 4se l'interpellanza è quasi un discorso diretto tra i pochi parlamentari – ringrazio i colleghi che ci sono – il Governo e il Presidente, però, sia pure in questa formula totalmente ridotta, io vorrei che l'impegno che ci si assume avesse una concretezza struggente tale da modificare un processo: sarà la risposta all'interpellanza di oggi, saranno gli impegni assunti nelle mozioni di domani. Non sono cose separate, c’è un filo rosso che lega le cose e che lega le circostanze, ma questo filo rosso è la volontà di cambiamento.
  Questo Governo si caratterizza con forza con la volontà di fare, con la volontà di fare delle riforme, sfida costantemente e sistematicamente una serie di luoghi comuni – qualche volta li condivido, qualche volta li condivido di meno – certamente, però, in questo cambiamento, deve cambiare anche questo atteggiamento: non si possono considerare, tra i diritti umani, solo quelli di tipo strettamente individuale e ignorare, sempre tra di essi, il primo dei diritti umani, che è il diritto a vivere la propria fede, il diritto a vivere la propria religione, il diritto a vivere con la propria libertà. È il primo dei diritti umani.
  Su questa battaglia dei diritti umani non si possono sentire sempre e solo luoghi comuni, che ignorano davvero una realtà che riguarda, in Italia, se volete, alcuni atteggiamenti, alcune situazioni, alcune circostanze, che rivelano una sorta di strisciante laicizzazione. Ebbene, questa bella parola, che è la laicità – che tutti amiamo e del cui valore siamo tutti convinti – però, de facto, impedisce, poi, dopo, una coerenza nei comportamenti o, se non la impedisce, la rende così difficile da renderla pressoché eroica.
  Ma non è solo questo: è in una prospettiva molto più ampia, è nella prospettiva che riguarda non solo il Mediterraneo, ma riguarda, prima di tutto e, soprattutto, il Mediterraneo, che, non a caso, è la cultura della nostra civiltà e lo è stato anche in virtù proprio di questa forza con cui si è animata la fede di coloro che hanno creduto di poter portare un messaggio diverso nello stile di vita, un messaggio diverso nel riconoscimento della dignità della persona umana, nel riconoscimento della dignità dell'altro; e a questo riconoscimento di dignità hanno, poi, subordinato altre scelte, altri comportamenti, altri modelli.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Mario Giro, ha facoltà di rispondere.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Grazie all'onorevole Binetti, che tiene sempre viva in quest'Aula la questione sulla tutela della libertà religiosa e, in particolare, delle minoranze cristiane che, come giustamente dice, sono a rischio di scomparsa in Medio Oriente.
  Vorrei, innanzitutto, porre in evidenza come la promozione della libertà di religione e di credo e la protezione dei diritti degli appartenenti alle minoranze etniche e religiose – cristiane e, tra le più piccole di quelle cristiane, ci sono anche, come sappiamo, le altre, pensiamo agli yazidi – sia una priorità dell'azione dell'Italia nel mondo. Il rispetto di tale libertà e diritto rappresenta, infatti, un elemento imprescindibile per società inclusive, pluralistiche, democratiche stabili, a garanzia della pace, della sicurezza internazionale e dello sviluppo sostenibile.
  Noi avremo una vera protezione delle minoranze laddove riusciremo ad aiutare queste società ad essere pluralistiche e democratiche. Non v’è dubbio che in molte parti del mondo, purtroppo, oggi sono le minoranze cristiane ad essere particolarmente colpite, come dice l'onorevole Binetti.
  Lo ha ricordato anche il ministro Gentiloni nell'audizione del 10 aprile in Commissione esteri alla Camera, un'audizione che il ministro ha svolto immediatamente a ridosso della sua missione in Kenya dove si è recato, primo tra le autorità politiche europee, subito dopo il gravissimo attentato dell'Università di Garissa in cui hanno perso la vita 150 studenti per il solo fatto di essere cristiani. Il Governo italiano è Pag. 5dunque pienamente cosciente della drammaticità di tale situazione e per questo noi sosteniamo, sia in ambito multilaterale che bilaterale, tutte quelle iniziative che possono concorrere alla tutela delle comunità colpite, alla promozione del dialogo culturale e tra le religioni, alla primazia del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, anche nell'ottica a medio-lungo termine. Questo è un lavoro lungo, non è solo un susseguirsi di convegni, peraltro molto importanti, proprio – come dice l'onorevole Binetti – per allargare l'area della sensibilità comune della wellness, direbbero i nostri colleghi britannici, in tutta Europa su questo tema così grave. Tra l'altro è una delle richieste della mozione di luglio del continuare questi discorsi a tutti i livelli.
  In questo quadro il Governo presta da tempo particolare attenzione, anche se in modo non esclusivo alla regione del Nordafrica e del Medio oriente. Dico non esclusivo perché c’è anche, giustamente, la questione del nord est della Nigeria (speriamo che dopo l'instaurazione del nuovo Presidente le cose possano cambiare) e altre zone di sofferenza. Qui, concretamente, la cooperazione italiana è fortemente impegnata nella realizzazione di numerose attività finalizzate a fornire risposte concrete e adeguate alla fase delicata di transizione democratica, in particolare il Medio Oriente, che noi sappiamo essere molto complicata in questo momento, e di ricostruzione del tessuto socioeconomico delle regioni e dei paesi coinvolti, protagonisti a partire dal 2011, delle cosiddette rivolte arabe, che hanno cambiato completamente il quadro geopolitico. I noti eventi che hanno interessato tutta l'area del Mediterraneo del Vicino Oriente, hanno reso infatti necessario rimodulare e intensificare gli aiuti allo sviluppo per adattare i programmi in corso al mutato contesto sociopolitico. Sono proseguiti, dunque, gli interventi tesi a sostenere i processi di transizione democratica, la crescita economica, con un particolare accento sul tessuto imprenditoriale e le azioni per favorire le fasce più deboli della popolazione attraverso l'utilizzo dei diversi strumenti della nostra cooperazione: il credito, la conversione del debito e le risorse a dono. L'azione della cooperazione ha confermato l'Italia tra i principali paesi donatori e partner di sviluppo nelle regioni del Medio Oriente e Nordafrica. Basti pensare che l'Italia in Tunisia è un paese leader nel coordinamento dell'iniziativa a sostegno del settore privato. La Tunisia è l'unico paese di tutta la regione coinvolta nelle cosiddette rivolte arabe dove ancora la situazione è sotto controllo.
  In Egitto è in via di realizzazione la terza fase di conversione del debito. In Palestina l'Italia ricopre il ruolo di Lead Donor nel settore sanitario e dell'uguaglianza di genere. Gli assi d'intervento principali nei paesi prioritari – Tunisia, Egitto, Palestina, Libano – indicati in stretto raccordo con i paesi partner, includono sviluppo economico, PMI, agricoltura e sviluppo rurale, socio-sanitario, patrimonio culturale e sostegno ai processi democratici e di buon governo, come anche la tutela dei diritti umani e la libertà di religione.
  Ma la cosa più importante è quanto stiamo facendo in Kurdistan dove si sono riversati quasi tutti i cristiani che abitavano la piana di Ninive, giunti lì, come l'onorevole sa benissimo, da Baghdad, da Mosul e da altre zone, nei mesi precedenti e in particolare, dopo la conquista da parte di Daesh, della regione della piana di Ninive, Qaraqosh, Mosul eccetera. Lì i cristiani sono in campi che noi stiamo aiutando e ci sono molti aiuti e moltissime visite che sono continuamente fatte e il nostro ufficio di Erbil è diventato di grande rilevanza a questo livello.
  In questo dovrei anche aggiungere un altro elemento importante: la strategia in continua evoluzione, cui l'Italia partecipa, sul contenimento di Daesh perché rappresenta il punto di pericolo più importante, ossia lo stabilirsi in maniera territoriale di questo mostro politico-militare, il cosiddetto autoproclamatosi califfato islamico. Si tratta del pericolo più grave che noi stiamo fronteggiando che punta all'assoluta omologazione sunnita di tutta la zona Pag. 6che loro chiamano Sham facendo saltare le frontiere attuali, corrispondente all'Iraq e a una parte della Siria.
  Il rispetto dei diritti umani – tra i quali va ovviamente compresa la tutela della libertà di religione o credo – è peraltro già presente, come l'onorevole interpellante sa, negli accordi UE-Paesi terzi, cui aderiamo con convinzione. In questi accordi esistono clausole essenziali ad hoc di salvaguardia che possono portare alla loro sospensione. D'altra parte, nell'ambito nelle nostre attività di assistenza umanitaria, fornire aiuti esclusivamente agli appartenenti ad una minoranza rischierebbe di essere percepito come una discriminazione nei confronti della popolazione maggioritaria di quel paese. Qui c’è un discorso delicato, perché ogni volta che noi trattiamo con il Governo iracheno o con la regione autonoma del Kurdistan abbiamo questo problema, noi e i nostri partner europei, e dobbiamo riuscire ad equilibrare in qualche modo, anche se sempre di più, almeno nella regione autonoma del Kurdistan, è abbastanza chiaro che le autorità si vogliono molto sensibili, pur essendo curde e quindi mussulmane e sunnite anch'esse, alla situazione dei cristiani che in questo momento sono perlopiù ammassati in campi o ospiti presso famiglie sia nella città di Erbil sia, soprattutto, a Ankawa, diventata ormai una città cristiana. Noi, naturalmente, cerchiamo di fare tutto il possibile affinché la presenza di questa minoranza, che sta diventando una componente importante all'interno della regione autonoma del Kurdistan, non diventi un fattore di instabilità – naturalmente non per colpa loro, poveracci – rappresenti un nuovo modo di vivere al nord dell'Iraq o una situazione che andremo a discutere con le autorità di quella regione. In molti paesi, infatti, il problema non è la vigenza di una legislazione discriminatoria ma il perpetrarsi, come ha detto giustamente l'onorevole Binetti, di vessazioni o persecuzioni radicate nel tessuto sociale e culturale, che magari sono contrarie alla legge locale ma che le autorità non sono in grado, o a volte non vogliono far rispettare, dipende anche di quali autorità locali si tratti.
  Alla luce di ciò, credo sia molto importante puntare sul dialogo, così come molto opportunamente era scritto nella risoluzione di luglio, cito: «non solo collaborazione tra istituzioni e società civile; incontro di rappresentanti del nostro Governo con esponenti delle minoranze e i leader religiosi dei vari paesi». In tal senso siamo da sempre aperti, come Governo, ad ogni interazione sul tema delle libertà religiose, in particolare la protezione dei cristiani, anche incontrando esponenti delle minoranze religiose, così come sta facendo il ministro in questo ultimo periodo sempre più frequentemente. A riprova di questo vorrei citare, da ultimo, la partecipazione del ministro Gentiloni – e del sottoscritto – al recente convegno di Bari organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio – «Quale futuro per i cristiani in Medio Oriente ?» – dove erano presenti tutti i patriarchi cristiani del Medio Oriente, e sappiamo che sono tanti, oppure il prossimo Forum di Firenze, organizzato dal sindaco Nardella ed il tavolo di Bari in cui sarà presente anche il leader dei copti, il patriarca sua santità Tawadros che, insieme al convegno tenuto sempre a Bari, dovrà elaborare proposte concrete, anche perché è molto difficile sapere quali siano: restare; andare o in che modo restare.
  Aggiungo la situazione del Libano, il paese che, forse in termini assoluti, ospita forse la maggior parte dei profughi cristiani delle aree siriana, giordana e turca, in cui le autorità, proprio per il difficile comunitarismo alla base delle istituzioni libanesi, non riescono politicamente a stabilire l'entrata legale di questi profughi – ovviamente ci sono anche sciiti – per non infierire sul balance dei numeri delle varie comunità, lasciando quindi tutta la responsabilità ai comuni che noi, attraverso la cooperazione, proviamo ad aiutare direttamente.
  Per quanto riguarda l'opportunità di utilizzare lo strumento del tirocinio per coinvolgere i giovani su questo tema, la Pag. 7maggior parte delle organizzazioni internazionali offre a laureandi e neolaureati la possibilità di effettuare un periodo di stage all'interno delle proprie strutture. Il MAE già da tempo finanzia questa serie di programmi con una specifica attenzione al tema che offrono ai giovani una significativa opportunità di formazione nel campo della cooperazione allo sviluppo attraverso la partecipazione diretta alle attività degli organismi multilaterali.
  Inoltre, offriamo borse di studio a cittadini stranieri e a cittadini italiani stabilmente residenti all'estero, come l'onorevole sa, con l'obiettivo di favorire la cooperazione culturale, in questo senso la cooperazione si sta indirizzando a favorire in particolare quelle aree.
  Per quanto riguarda le iniziative in ambito scolastico, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca fa presente come le istituzioni scolastiche, nell'ambito della propria autonomia organizzativa e didattica, possano attivare progetti e percorsi didattici finalizzati alla conoscenza della storia delle religioni, come chiesto nella risoluzione di luglio, sia all'interno dell'orario settimanale obbligatorio sia in quello extracurricolare. Già a partire dalla scuola dell'infanzia, solo per fare un esempio, è possibile strutturare percorsi didattici con i quali proporre un confronto fra modelli culturali ed esperienze religiose diverse.
  Nella prospettiva di riordino del sistema di istruzione, attualmente all'esame di questa Camera, sarà inoltre possibile per ciascuna istituzione scolastica potenziare la propria offerta formativa anche con progetti didattici dedicati alla libertà religiosa, anche con il pieno coinvolgimento di tutte le istituzioni e delle realtà locali.
  Infine, voglio dire che uno dei grandi sforzi che noi stiamo compiendo è anche rispetto a quest'area di sofferenza e alla libertà e alla tutela delle collettività cristiane cacciate da zone del Medio Oriente, tutto il lavoro che si sta svolgendo di accoglienza dei profughi, come voi sapete 170 mila profughi l'anno scorso, oltre 40 mila siriani, quasi tutti in fuga, e poi ci sono altre situazioni di sofferenza, come sappiamo, e su questo stiamo lavorando moltissimo e il Governo è molto impegnato, come dicono anche le cronache attuali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, io ringrazio il sottosegretario e diciamo che sono soddisfatta della risposta, il tema vero però non sono le parole, sono i fatti che accompagnano le risposte. Quindi, il tema oggettivamente capace di dare soddisfazione a tutti noi di un impegno del Governo saranno le misure concrete su cui potremo volgere uno sguardo che è lo sguardo dei fatti, che è lo sguardo dei risultati, che è lo sguardo del miglioramento delle situazioni e delle circostanze.
  Concretamente vorrei sintetizzare in pochi punti questo mio auspicio. Il primo è che, lì dove sono i cristiani, in queste terre, si è resa possibile la loro vita, si è reso possibile tutelarli, si è reso possibile non sradicarli dal loro territorio. Quindi, il primo aiuto che io ritengo fondamentale che il nostro Governo debba dare è garantire la presenza e la permanenza dei cristiani in questi posti, il che significa molte cose e significa non soltanto la presenza nei campi (peraltro abbiamo recentemente approvato, la settimana scorsa, un'altra mozione riguardante 3.500 bambini); non si tratta di mantenere una condizione di ghettizzazione di queste persone, perché non c’è possibilità di sviluppo, non c’è possibilità di crescita, non c’è possibilità di futuro. Quindi, il ritorno di queste persone nelle loro case e il ritorno di queste persone al loro lavoro, il ritorno di queste persone alla possibilità di vivere con semplicità e con libertà la loro fede, per esempio, senza incorrere in quel famoso reato di blasfemia che sappiamo tutti essere un reato di cui si abusa in alcune terre, per esempio in Pakistan, dove oggettivamente le persone vengono semplicemente condannate perché teoricamente non hanno reso omaggio a Maometto Pag. 8piuttosto che al Corano, laddove è abbastanza tipico nell'atteggiamento del cristiano non avere un atteggiamento né di aggressività né di violenza, ma di reclamare la possibilità di avere un atteggiamento di coerenza con la propria fede e le proprie convinzioni.
  Quindi la prima cosa che io chiedo è che i cristiani possano restare nelle loro terre, e questo richiede mediazioni governative, mediazioni parlamentari molto forti. Questo presuppone che tutte le volte che noi ci avviciniamo a questi Paesi anche per trattative, chiamiamole così, di tipo economico, il tema dei diritti umani occupi un posto fondamentale; e, nel tema dei diritti umani, il tema della tutela delle minoranze.
  E, nel tema della tutela delle minoranze, il tema della tutela dei cristiani e, nel tema della tutela dei cristiani, il tema della libertà di religione. È una serie di passaggi, in cui ognuno implica quello successivo, che richiede un Governo chiaro, forte e fermo in queste cose.
  Noi siamo un Paese sempre disponibile ad andare incontro; siamo un Paese disponibile a rendere con magnanimità i nostri aiuti, non solo per i cristiani. Io penso a una molteplicità di iniziative – chiamiamole così – di carattere sociale che sono in queste terre e lo penso per averle vissute, per averci collaborato, per averle viste molto da vicino; per esempio, iniziative concrete di presa in carico di minori con disagio o disabilità fisica, di persone con patologie di un certo tipo; sono iniziative che quasi sempre – e dico quasi sempre, perché il quasi è d'obbligo, ma, se dovessi giudicare d'istinto, direi sempre – nascono da un'iniziativa di profonda ispirazione cristiana. E sono i centri e i luoghi dove i bambini vengono curati, anche adesso.
  Quello che sta succedendo in queste terre, molte volte a carico – diciamo così – di ONG, di iniziative di ispirazione cristiana è analogo, mutatis mutandis, a quello che è successo in Italia dopo la seconda guerra mondiale per opera di Don Gnocchi, quando «l'operazione Don Gnocchi» accoglieva tutti i famosi «mutilatini» per rimetterli in condizione e in grado di affrontare, con la maggiore autonomia possibile, la loro vita.
  Stiamo facendo qualcosa di analogo in queste terre; sono molti i medici italiani impegnati in questo, sono molte le risorse economiche che vengono investite in questo e sia ben chiaro che, ogni volta che si fa una cosa di questo genere, non c’è mai discriminazione religiosa, lo si fa indifferentemente, sia che i bambini siano cristiani, musulmani, credenti, non credenti, diversamente credenti, comunque sia. C’è da parte nostra una capacità, perché è nel DNA, non perché quello è più buono di quell'altro, ma perché non sarebbe possibile immaginare di vivere diversamente la propria fede e la propria religione, se non con un atteggiamento di apertura globale.
  La prima globalizzazione è stata fatta proprio da questo punto di vista da quella grande apertura del cuore che sono le opere di misericordia e sono gli interventi sociali ad alto respiro e peraltro di altissima competenza professionale; e i migliori, molto spesso, tra i nostri medici e molti dei nostri specializzandi di medicina vanno a trascorrere un semestre presso questi luoghi, proprio per portare lì la propria competenza, la propria generosità e il proprio spirito di servizio.
  Quindi, queste sono iniziative che potremmo definire «ad quem», le iniziative che sono lì, iniziative per cui chiediamo di rimanere, per cui chiediamo di poter lavorare, per cui chiediamo di poter curare e di poterci prendere cura di tutte le persone che ci sono. Poi ci sono le iniziative qua, quando loro arrivano qua, dove io credo che sia assolutamente legittimo prestare tutta quella attenzione che nasce anche dalla condivisione di una stessa fede, dalla condivisione di una stessa cultura, dalla condivisione di una stessa apertura, che abbatte radicalmente qualunque tipo di pregiudizio. Possiamo dire che non bisogna avere pregiudizio nei confronti di nessuno; ok, però è anche vero che ci sono dei pregiudizi che possono perlomeno avere un minimo di fondamento e ci sono dei pregiudizi che non hanno nessun tipo di fondamento possibile Pag. 9e questo significa per noi offrire soprattutto possibilità di studio, possibilità di formazione, possibilità di lavoro, possibilità di futuro.
  Con quella cultura profonda che noi abbiamo vissuto in molti momenti – e che recentemente abbiamo vissuto anche qui con un'iniziativa molto bella che peraltro riguardava i cento anni dal genocidio degli armeni – abbiamo visto come questo andare fuori, perché oggetto di persecuzione, poi, nel mutare delle situazioni e delle circostanze, si è convertito in un ritorno a casa, ritorno a casa che è un ritorno di cultura, che è un ritorno di competenze, ma è un ritorno di risorse, anche sotto il profilo economico. E questa nostra formazione, questo nostro supporto e questo nostro aiuto a queste persone è nell'idea, nella prospettiva e nella logica che loro poi possano tornare nelle loro case.
  Noi chiediamo questo al Governo, di tutelarle mentre stanno lì e, quando ce ne prendiamo carico perché arrivano qui, di farlo con lo spirito di poter permettere loro di tornare a casa, perché è solo in questo modo che si realizza quella che potremmo chiamare, con un'espressione un po’ buffa, una vera contaminazione delle culture, un vero rispetto delle convinzioni e della dignità delle persone.
  Non possiamo immaginare di sradicare le persone dalle loro origini, non è fargli un servizio. Può essere una soluzione intermedia, può essere una soluzione transitoria, e noi dobbiamo lavorare perché questa sia una soluzione transitoria che permetta un ritorno in condizioni migliori, se possibile, di quelle da cui sono fuggiti quando sono venuti e l'Italia.
  Quindi, sono misure da prendere qua e – insisto – sono soprattutto misure rivolte alle giovani generazioni, sono soprattutto misure di formazione, sono soprattutto misure che vanno anche nella tempra di un carattere nella ricostruzione di una cultura che non sia la cultura, per così dire, della vendetta, che è quella che abbiamo visto in molti casi attraverso alcune espressioni di terrorismo internazionale vissute da persone naturalizzate, in qualche modo nate anche in Paesi diversi, ma tornate perché, come dire, animate da una cultura, come dire, di astio e di rancore. Non è questa. In un'autentica formazione alla libertà di religione, non c’è spazio per l'astio, non c’è spazio per la violenza, non c’è spazio per il rancore, c’è soltanto spazio per costruire una cultura della solidarietà e della condivisione.

(Iniziative di competenza per evitare l'applicazione di misure antidumping, da parte della Commissione europea, relative alle importazioni di prodotti laminati piatti di acciai al silicio detti «magnetici» a grani orientati – n. 3-01482)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Donati ed altri n. 3-01482, concernente iniziative di competenza per evitare l'applicazione di misure antidumping, da parte della Commissione europea, relative alle importazioni di prodotti laminati piatti di acciai al silicio detti «magnetici» a grani orientati (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il Viceministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

  CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, la procedura antidumping oggetto dell'interrogazione è stata avviata dall'Unione europea sulla base di una formale denuncia presentata dall'industria produttrice di lamierino magnetico. Tale procedura è pienamente conforme alla normativa comunitaria in materia di lotta alla concorrenza commerciale sleale e alle regole del commercio internazionale fissate dall'OMC, che tutelano i legittimi diritti delle imprese europee e nazionali contro la unfair competition degli esportatori dei Paesi terzi, consentendo, altresì, ai nostri prodotti di potersi confrontare nel mercato comunitario secondo i principi della leale concorrenza.
  Durante tale indagine, ogni operatore interessato, se registrato entro i termini previsti e indicati dalla Commissione europea, Pag. 10può collaborare fornendo tutte le informazioni in suo possesso e presentare dati riguardanti anche l'impatto di eventuali dazi sul proprio business. Allo stato attuale, è in corso la discussione tra la Commissione e gli Stati membri presso il competente Comitato difesa commerciale di Bruxelles, in merito ad una possibile proposta di adozione di misure provvisorie. La normativa europea prevede l'adozione di misure antidumping solo qualora non siano complessivamente contrarie all'interesse dell'Unione europea e, per verificare tale condizione, la Commissione conduce un'attenta analisi dei costi e benefici che i dazi potrebbero arrecare ai vari operatori europei, siano essi produttori, importatori o utilizzatori.
  Il Ministero dello sviluppo economico ha raccolto i commenti e i dati forniti dai vari operatori coinvolti dal caso antidumping in questione, acquisendo, così, una documentazione che sarà attentamente valutata e ponderata dagli uffici competenti nella prospettiva di stabilire una posizione nazionale.
  Occorre, tuttavia, evidenziare che, in questa fase provvisoria, la Commissione Europea ha la piena discrezionalità nell'imporre eventuali misure daziarie. Essa, infatti, informa gli Stati membri in merito alle azioni che intende intraprendere e solo in una fase successiva, dopo l'eventuale adozione delle misure, gli Stati membri possono presentare un parere in merito, di carattere non vincolante. È necessaria un'ulteriore fase, a conclusione dell'indagine, perché la decisione definitiva della Commissione europea possa essere valutata dagli Stati membri, questa volta attraverso un parere vincolante. In ogni caso, il parere del Ministero dello sviluppo economico sul caso in esame sarà il frutto di un'attenta analisi e valutazione dei seguenti fattori: gli interessi economici in gioco a livello nazionale di tutti gli operatori interessati; il documento tecnico di lavoro presentato dalla Commissione, con il quale viene effettuata in modo neutrale un'approfondita analisi tecnico-economica di tutti i requisiti necessari a livello giuridico per l'eventuale imposizione di misure; le considerazioni di politica di difesa commerciale di natura sistemica. Tengo qui a ricordare che l'Italia è il maggior beneficiario tra gli Stati membri delle misure antidumping imposte dall'Unione europea. Per tale motivo, il Governo italiano è, in linea generale, fortemente schierato in favore delle misure antidumping proposte dalla Commissione europea, qualora esse rispondano ai requisiti previsti dalla normativa comunitaria e dalla normativa dell'OMC per l'imposizione dei dazi.
  Grazie a queste misure, i settori industriali europei e nazionali vengono difesi dalla concorrenza sleale in dumping dei Paesi terzi, salvaguardando centinaia di migliaia di posti di lavoro, e ciò vale anche per quanto riguarda il settore elettronico, rappresentato dall'associazione ANIE, che è contraria alle misure in discussione, pur avendo, nel recente passato, fortemente beneficiato di alcune misure antidumping.
  Una posizione che si discosti, dunque, da quella usualmente tenuta dal Governo italiano a favore di misure antidumping, quando proposte dalla Commissione, rappresenterebbe un cambiamento significativo nella nostra linea di politica commerciale, nonché la rottura di un ampio fronte che condivide questo orientamento generale. Ciononostante, il Governo italiano valuterà, come sempre, con la massima attenzione e con obiettività tutti i fattori sopra citati, in vista della definizione di una posizione nazionale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Donati ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  MARCO DONATI. Grazie, Presidente, gentili colleghi. Signor Viceministro, mi ritengo parzialmente soddisfatto e la ringrazio per la celere risposta, che, sotto larga parte dei punti che lei ha letto e analizzato, è ineccepibile. Rimane una questione, però, che, secondo me, è il punto fondamentale di questa vicenda, che, sotto il profilo economico, coinvolge tantissime aziende, tanto che l'interrogazione è un'interrogazione urgente, che non Pag. 11ha trovato difficoltà a trovare le firme di molti colleghi deputati.
  Larga parte di questi viene da territori nei quali vi è una vera e propria filiera relativa alla produzione di trasformatori. Vi è semplicemente una questione che, secondo me, è il punto fondamentale: l'Unione europea è andata in una direzione, con il regolamento «EcoDesign» n. UE/548/2014, che, di fatto, giustamente, per andare in una direzione positiva della riduzione del consumo di energia, richiede un maggiore utilizzo della materia prima dei laminati magnetici.
  Questo fa sì che sia aumentata molto la domanda, che, affiancata a delle misure antidumping, rischia di far aumentare fortemente il prezzo delle produzioni, mettendo in difficoltà l'industria dei trasformatori, che ha – ricordavo nell'interrogazione – migliaia di addetti, 4 mila addetti, e 600 milioni di fatturato.
  Logicamente, e lei lo ha ben specificato, qui si parla di interessi e di questioni politiche che vanno anche al di là del singolo settore che l'interrogazione approfondisce, ma, logicamente, è chiaro, vi è una fortissima preoccupazione da parte di molte di queste aziende, 50 in tutta Italia, 35 che sono interessate dalla vicenda, che rischiano di dover delocalizzare in futuro le proprie produzioni, andando verso altri Paesi.
  Quindi, le rinnovo, ancora una volta, la richiesta e l'impegno a seguire la vicenda – so che lo farà con grande attenzione –, nella speranza che, chiaramente, questa vicenda possa trovare, in chiave politica e con l'attenzione da parte del Governo, una soluzione adeguata alle richieste che erano state presentate nell'interrogazione urgente.

(Iniziative normative per inasprire le pene per i reati contro il patrimonio pubblico, alla luce di un'inchiesta per peculato a carico dell'ex direttore dell'Agenzia territoriale per la Casa di Asti – n. 2-00744)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Paolo Nicolò Romano ed altri n. 2-00744, concernente iniziative normative per inasprire le pene per i reati contro il patrimonio pubblico, alla luce di un'inchiesta per peculato a carico dell'ex direttore dell'Agenzia territoriale per la Casa di Asti (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Romano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Mi riservo di intervenire in sede di replica.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Attraverso l'atto ispettivo in oggetto, l'onorevole interpellante richiede informazioni in ordine all'adozione di iniziative, anche normative, intese a fronteggiare efficacemente i sempre più frequenti fenomeni corruttivi. L'iniziativa trae origine dai fatti oggetto di indagine presso la procura della Repubblica di Asti relativi alla sottrazione di 12 milioni di euro dalle casse dell'Istituto case popolari ad opera del direttore generale Pierino Santoro ed al procedimento penale che è stato conseguentemente avviato per verificarne la responsabilità.
  In particolare, l'onorevole interpellante, dopo avere sottolineato che l'azione delittuosa del Santoro si è protratta per circa 10 anni, manifesta le proprie perplessità in ordine al mancato coinvolgimento nell'indagine di ulteriori indagati, tenuto conto della considerevole durata dell'azione delittuosa, sulla quale non risultano essere stati mai formulati rilievi da parte degli organi di vigilanza dell'ente pubblico.
  L'interpellante, infine, censura l'adeguatezza della pena irrogata rispetto alla obiettiva gravità dei fatti accertati, manifestando il timore che non possa essere in concreto espiata. In merito a quanto rilevato, la procura della Repubblica di Asti ha riferito che, con sentenza di primo grado, per cui è stato proposto ricorso per Pag. 12Cassazione in data 23 febbraio 2015, è stato accertato che l'imputato si sia appropriato, per circa dieci anni, delle somme versate dagli inquilini all'Istituto case popolari di Asti, stornandole sui propri conti correnti. Come riferito dall'autorità giudiziaria, consta, altresì, che tale condotta non risulta mai rilevata né dal consiglio di amministrazione dell'ente, né dai collegi sindacali succedutisi nel tempo e che il Santoro abbia reso ampia confessione rispetto ai fatti contestatigli, escludendo il coinvolgimento di terzi. Tali circostanze, come riferito dalla procura di Asti, sono state riscontrate dalle risultanze emerse dalle indagini specificamente effettuate. Risulta, inoltre, che la procura regionale presso la Corte dei conti del Piemonte ha avviato i propri accertamenti per omessa vigilanza.
  Quanto, invece, alla entità della sanzione, al Santoro è stata applicata, con patteggiamento, la pena di anni quattro e mesi due di reclusione, oltre la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici. La sentenza, emessa in data 20 novembre 2014, e come già indicato non ancora passata in giudicato, ha, altresì, statuito in ordine al dissequestro di somme in favore dell'Istituto case popolari ed alla confisca di beni mobili ed immobili di proprietà dell'imputato. Trattasi, all'evidenza, di sanzione determinata in virtù della diminuente conseguente alla scelta del rito dell'applicazione della pena su richiesta dell'imputato (cosiddetto rito del patteggiamento), ritenuta congrua dal giudice per le indagini preliminari in considerazione dell'intervenuta confessione, dello status di incensuratezza, del parziale risarcimento spontaneo del danno, nonché della effettività della sanzione irrogata, tenuto conto della verosimile prescrizione di buona parte della condotta, laddove il procedimento si fosse definito, invece, nelle forme ordinarie.
  In presenza degli elementi ora illustrati, e tenuto conto che le determinazioni giurisdizionali sono state adeguatamente motivate, comunque non appare esercitabile nel caso di specie alcun sindacato amministrativo, potendo essere l'intervento del Ministro limitato ai soli casi di abnormità del provvedimento e di violazione di legge. Invece, nel caso in esame, non possiamo entrare nel merito, come sindacato ispettivo, di questa sentenza di patteggiamento, la cui valutazione sulla congruità della pena spetta, ovviamente, al giudice per le indagini preliminari, che l'ha ritenuta congrua, motivando sulle circostanze che prima ho evidenziato e che, comunque, presupponeva il consenso da parte del pubblico ministero e su cui comunque dovrà ancora pronunciarsi la Corte di cassazione, essendo una sentenza patteggiamento ricorribile in Cassazione e, quindi, non essendosi ancora formato il giudicato.
  Ciò premesso, in relazione al procedimento richiamato, appare opportuno ricordare come la lotta alla corruzione costituisca obiettivo primario del Governo e, in particolare, del Ministro guardasigilli che, sin dall'inizio, si è impegnato nel potenziamento degli strumenti normativi atti a prevenirne la diffusione.
  Nella prospettiva del rafforzamento della prevenzione e della repressione di forme illecite di condizionamento è, difatti, orientato il disegno di legge recante «Disposizioni in materia di delitti contro la pubblica amministrazione, di associazione di tipo mafioso e di falso in bilancio» (Atto Senato nn. 19, 657, 810, 846, 847, 851 e 868-A), approvato dal Senato della Repubblica lo scorso 1o aprile 2015 ed attualmente all'esame della Camera dei deputati. Il Ministro della Giustizia ha seguito con grande attenzione i lavori parlamentari, proponendo alcuni significativi emendamenti, accolti in sede referente. Tra i contenuti del disegno di legge va segnalato l'inasprimento sanzionatorio, sia in materia di corruzione sia, più in generale, in tema di reati contro la pubblica amministrazione.
  In particolare, quanto al delitto di peculato, che è oggetto dell'interpellanza, la modifica consiste nell'innalzamento del massimo edittale della pena da dieci anni di reclusione a dieci anni e sei mesi di reclusione. Al maggior rigore delle pene principali corrisponde, altresì, la previsione Pag. 13di una più efficace risposta sanzionatoria delle sanzioni accessorie (incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione; estinzione del rapporto di lavoro o di impiego presso amministrazioni o enti pubblici per i delitti di peculato, concussione, corruzione ed induzione indebita a dare o promettere utilità).
  Altra proposta normativa condiziona, in caso di condanna per taluno dei delitti contro la pubblica amministrazione, la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena a forme di riparazione pecuniaria in favore dell'amministrazione lesa. Si è previsto, inoltre, l'obbligo del pagamento – per ordine imposto con la sentenza di condanna per i delitti di peculato, concussione e corruzione, nelle sue varie forme – di una somma pari all'ammontare di quanto indebitamente il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio abbiano ricevuto. Tale pagamento lascia, peraltro, impregiudicato il diritto al risarcimento del danno e viene disposto a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell'amministrazione di appartenenza del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio condannati.
  Sotto il versante processuale, infine, il disegno di legge prevede che, nei procedimenti per i reati contro la pubblica amministrazione specificamente indicati, tra cui il delitto di peculato, l'ammissione al rito speciale premiale del cosiddetto patteggiamento sia subordinata al versamento anticipato ed integrale del prezzo o del profitto del reato.
  Va, da ultimo, ribadito come nell'ambito delle misure volte a rafforzare il contrasto alla criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti – vale a dire di fenomeni criminali tipicamente connessi alle più gravi ed allarmanti manifestazioni dei processi corruttivi – il disegno di legge prevede, in uno con il rafforzamento di strumenti dall'efficacia già sperimentata (la cosiddetta confisca allargata, la confisca di prevenzione e quella per equivalente), di accrescere considerevolmente l'efficacia della normativa sulle falsificazioni dei bilanci, nella ferma convinzione che l'allentamento delle regole di una corretta concorrenza non favorisce in alcun modo la ripresa economica e certo non giova a rendere l'Italia un Paese di maggiore interesse per gli investitori internazionali.
  Al fine del raccordo tra l'esercizio della giurisdizione e le attività di prevenzione, è previsto che il pubblico ministero informi il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione quando esercita l'azione penale per i delitti di cui agli articoli 317, 318, 319, 319-bis, 319-ter, 319-quater, 320, 321, 322, 322-bis, 346-bis, 353 e 353-bis del codice penale.
  Altro dato qualificante del disegno di legge era la proposta di introduzione nel sistema penale della fattispecie del cosiddetto autoriciclaggio, che, però, è stata già inserita, per mezzo di un apposito emendamento governativo, nel disegno di legge in materia di emersione e rientro di capitali dall'estero, che, come gli onorevoli interpellanti sanno, è già diventato legge con atto del 15 dicembre 2014, legge n. 186, pubblicata in Gazzetta Ufficiale del 17 dicembre 2014, n. 292.
  Va, infine, ricordato come il 15 luglio 2014 l'ANAC e il Ministero dell'interno abbiano siglato le linee guida per l'avvio di un circuito stabile e collaborativo tra la stessa ANAC, le prefetture e gli enti locali per la prevenzione dei fenomeni di corruzione e l'attuazione della trasparenza dell'azione amministrativa.
  Non vi è dubbio, pertanto, che tutti gli strumenti normativi di recente introduzione, unitamente a quelli preesistenti, si pongano nella prospettiva di potenziamento del contrasto dei fenomeni illeciti auspicato anche dall'onorevole interpellante.

  PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Nicolò Romano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Grazie Presidente, non posso assolutamente ritenermi soddisfatto della sua risposta. Il caso giudiziario sollevato nell'interpellanza Pag. 14non riguarda solo Asti, il mio territorio, ma l'intero Paese, perché quanto è emerso dalle indagini della procura della Repubblica di Asti non rappresenta solo la più clamorosa vicenda di peculato mai scoperta in Italia, almeno in questi ultimi anni, ma un paradigma del modo di gestire gli enti pubblici nel nostro Paese. Si tratta di un modus operandi atto ad alimentare un sistema corruttivo tale da averci portato ai vertici della corruzione in Europa e tra i Paesi occidentali. Dobbiamo, allora, chiederci perché i reati dei cosiddetti colletti bianchi sono così diffusi e radicati nel nostro Paese. La risposta è semplice: abbiamo un sistema giudiziario orfano delle condizioni basilari per prevenire e reprimere tali fenomeni. Anzi, spesso succede esattamente il contrario: è talmente indulgente verso i corrotti che, paradossalmente, li favorisce.
  La vicenda sollevata in questa interpellanza è un caso da manuale di come un dirigente pubblico possa arrivare indisturbato a rubare quasi 10 milioni di euro di soldi pubblici, restituirne una minima parte ed essere ancora a piede libero. È la storia di Pierino Santoro, l'ex direttore generale dell'ATC, l'Agenzia territoriale per la casa di Asti, l'ente che gestisce migliaia di alloggi popolari nell'astigiano. Indisturbato per oltre dieci anni, Santoro ha sottratto dalle casse dell'ente case popolari di Asti un importo accertato di 9 milioni di euro, ma sicuramente si tratta di una cifra superiore. Questo, a fronte di numerose criticità dello stesso ente, impossibilitato a dare risposte, per carenza di risorse, alla diffusa domanda di edilizia pubblica residenziale che ormai è una vera e propria emergenza nel territorio astigiano. Nonostante la premeditazione, la continuità e l'odiosità del reato, l'ex direttore dell'ATC ha patteggiato una condanna per peculato a quattro anni e due mesi di carcere risarcendo, almeno da quello che si apprende dalle fonti giornalistiche, solo 800 mila euro. Parliamo di meno di un decimo di quanto sottratto. Condannato, ha impugnato la sentenza nella speranza di evitare il carcere e di mandare il tutto in prescrizione. Una vera e propria vergogna, considerata la gravità della sua condotta. Come ha bene evidenziato la Guardia di finanza nella relazione finale dell'indagine, appare evidente che Santoro, nel corso degli anni, abbia studiato metodicamente il sistema per distogliere denaro dalle casse dell'ATC; inoltre, che il reato sarebbe presumibilmente proseguito nel tempo se qualcuno non avesse fatto ritrovare l'estratto conto. Però, appena scoppia lo scandalo, l'ex direttore Santoro inizia a mettere in pratica tutte le strategie possibili per minimizzare le conseguenze delle sue malefatte. Appare subito profondamente pentito e disposto a restituire quanto sottratto, mettendo a disposizione della procura un risarcimento da 800 mila euro. Intanto, come emerge dalle intercettazioni, cerca di occultare le sue ricchezze intestando conti, veicoli e case ai familiari. Si fa anche ricoverare in una casa di cura di Bra per crisi depressiva, anche se i finanzieri appurano che dalla clinica, in modo lucido e scrupoloso, gestiva le sue proprietà, disponeva la separazione dei beni con la moglie, contattava i dipendenti di uffici postali e bancari, le agenzie immobiliari e le concessionarie.
  Dalle intercettazioni telefoniche emerge con chiarezza che Pierino Santoro stia tutt'altro che male e che il suo atteggiamento non è quello di una persona malata, ma che il ricovero, come dirà lui stesso alla figlia intercettata, è finalizzato a dimostrare la sua incompatibilità con il regime carcerario. Ebbene, dopo tutti questi riscontri, il 20 novembre 2014 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Asti, Alberto Giannone, pronuncia e pubblica la sentenza di condanna nei confronti di Pierino Santoro, reo confesso, per anni quattro e due mesi di reclusione, sentenza, come sopra ricordato, impugnata e che con ogni probabilità consentirà al reo confesso di non farsi nemmeno un giorno di carcere e di restituire solo una minima parte dei soldi di cui si è indebitamente appropriato. Considerato che le proprietà sequestrate non coprono nemmeno la metà dei 9 milioni di euro rubati, che a loro volta rappresentano il solo ammanco accertato e non andato Pag. 15prescritto, quanto sopra descritto è la giustizia in Italia. È un caso emblematico di come essere onesti nel nostro Paese è da fessi. Più sei furbo e la fai franca e più sei oggetto di ammirazione e rispetto. Gli onesti, coloro che fanno fino in fondo il loro dovere, sono dei fessi e se provi a ribellarti ti affibbiano la nomea di moralizzatore, che ormai è diventato un termine quasi dispregiativo.
  Signor sottosegretario, entrando nel merito della sua insoddisfacente risposta, le ricordo che le modifiche al nostro codice penale contenute nella proposta di legge in materia di delitti contro la pubblica amministrazione in seconda lettura alla Camera sono pura e semplice propaganda. È inutile inasprire le pene quando il vero problema del nostro Paese è la certezza della pena. Si possono aumentare tutte le sanzioni penali che si vogliono, ma risulteranno degli inutili deterrenti se rimane inalterato l'attuale sistema di prescrizione, congegnato per dare la possibilità agli indagati che se lo possono permettere di farla franca. Oppure, l'attuale sistema degli sconti di pena, che dà la possibilità ai molti Pierino Santoro di non espiare nemmeno un giorno di carcere.
  Inoltre, concludo, per i reati dei cosiddetti colletti bianchi occorre agire con severità prevedendo il sequestro di tutti i beni così come oggi è previsto per i reati di mafia. Infatti una cosa è certa: come il mafioso vuole indebolire lo Stato anche chi sottrae indebitamente risorse allo Stato si comporta da mafioso con l'aggravante di agire al suo interno da uomo dello Stato. Pertanto una vera modifica alla proposta di legge in materia di delitti contro la pubblica amministrazione sarebbe quella di prevedere un 41-bis per tutti i politici e i responsabili di corruzione nel nostro Paese con pene triplicate, se non quintuplicate, per chi ruba alla collettività. Chi ruba alla collettività non ruba ad una persona ma a 60 milioni di persone e solo così possiamo porre fine alla piaga della corruzione nel nostro Paese che è diventata una vera e propria emergenza nazionale. A mali estremi estremi rimedi.

(Iniziative per la tutela del patrimonio boschivo del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, anche alla luce di un episodio di taglio boschivo non autorizzato verificatosi nel novembre 2013 – n. 2-00307)

  PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza Pellegrino ed altri n. 2-00307, concernente iniziative per la tutela del patrimonio boschivo del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, anche alla luce di un episodio di taglio boschivo non autorizzato verificatosi nel novembre 2013 (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Pellegrino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Vedendola già in piedi, le do direttamente la parola per illustrare la sua interpellanza per quindici minuti.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente, grazie sottosegretario, questa interpellanza, che pure viene svolta in Aula a distanza ormai di 19 mesi dalla sua presentazione, si presta comunque, a prescindere dalla risposta che il Governo ci darà, a considerazioni amare purtroppo, molto amare che vanno al di là del fatto specifico, descrivendoci una situazione allarmante sia per quanto riguarda la conservazione e la tutela del nostro patrimonio ambientale sia per lo stato di sofferenza in cui versano moltissime amministrazioni comunali del nostro Paese.
  Veniamo perciò al fatto oggetto dell'interpellanza. Lo scorso 9 novembre 2013, anche a seguito delle proteste e delle pubbliche denunce di cittadini e delle associazioni ambientaliste locali, il Corpo forestale dello Stato dell'ufficio di coordinamento di Vallo della Lucania ha posto sotto sequestro in località Temponi e Piano degli Zingari del comune di Piaggine, un'area boscata di circa 110 ettari nella quale si stava realizzando un taglio boschivo in carenza di autorizzazioni oltre che il materiale legnoso già tagliato e giacente a terra nell'area di cantiere per Pag. 16un totale di circa 1000 quintali. Il Corpo forestale dello Stato aveva infatti verificato che sul terreno di proprietà comunale di tale area forestale era in corso il taglio di utilizzazione di un bosco governato ad alto fusto di specie faggio. Grazie alle indagini condotte, alle acquisizioni documentali esperite ed alle verifiche sul campo, il Corpo forestale dello Stato aveva accertato che le attività di taglio e di utilizzazione boschiva, venivano eseguiti in carenza delle necessarie autorizzazioni, mentre, ove le autorizzazioni erano state rilasciate, le medesime attività risultavano in contrasto con la vocazione cui le aree in questione sono destinate. In detta occasione sono stati inoltre denunciati all'autorità giudiziaria i titolari delle due ditte boschive che eseguivano i tagli e per i reati di taglio boschivo non autorizzato, danneggiamento e deturpamento di bellezze naturali in una zona ad alto pregio ambientale. L'area ove è avvenuta la devastazione ambientale si trova nel cuore del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, a circa 1400 metri di altitudine nella suggestiva cornice del Monte Cervati, dove il faggio trova il proprio habitat ideale. I tagli effettuati hanno arrecato seri danni all’habitat forestale tutelato ed alla biodiversità, con l'abbattimento di circa 1200-1500 piante di faggio, in gran parte di alto fusto, alcune di dimensioni monumentali con tronchi di diametro anche superiore ad un metro. I tagli sono stati effettuati persino sul ciglio di doline e di inghiottitoi carsici, con conseguente grave danno anche paesaggistico e con modalità distruttive, quali apertura di piste di esbosco con mezzi cingolati, che hanno gravemente danneggiato il soprasuolo della faggeta. Le località Temponi e Piano degli Zingari e Monte Cervati ricadono in zona B1 di riserva generale orientata secondo la zonizzazione definita dal piano del parco in vigore dal 14 giugno 2010, nelle quali il piano di gestione dell'ente parco prevede per i boschi di alto fusto solo tagli per prevalenti fini protettivi e mai tagli con finalità produttiva ed economica come è accertato nella circostanza.
  Le vigenti norme attuative del piano del Parco contengono una serie di disposizioni vincolanti che mirano a disciplinare gli interventi consentiti all'interno delle aree B1, definiti ambiti di elevato pregio naturalistico, al fine di potenziare la funzionalità ecosistemica, conservarne il ruolo per il mantenimento della biodiversità, con funzione anche di collegamento e di protezione delle zone A, di riserva naturale integrale. Sono ammesse le attività agricole tradizionali che assicurino il mantenimento della funzionalità ecosistemica e del paesaggio esistenti e le azioni di governo a prevalenti fini protettivi, ivi compresi gli interventi selvicolturali per il governo dei boschi ad alto fusto e le ceduazioni necessarie a tali fini in base alle previsioni del piano di gestione naturalistico ad oggi inesistente e nelle more della formazione dei piani di assestamento forestale approvati dall'ente parco, anch'essi, purtroppo, al di là da venire.
  Inoltre, il bosco oggetto del danneggiamento fa parte della rete «Natura 2000», istituita in attuazione della direttiva europea 92/43/CE, poiché ricade nell'ampia ZPS «Monte Cervati e dintorni». Detta area è anche ricompresa nel SIC «Monte Cervati, Centaurino e Montagne di Laurino», costituendo una delle aree forestali meglio conservate dell'intero Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, posta ai piedi del versante settentrionale del Monte Cervati.
  Nel bosco è, inoltre, accertata la nidificazione del picchio nero, specie a rischio di estinzione elencata nell'allegato I alla direttiva europea «uccelli selvatici» 2009/147/CE, oggetto pertanto della speciale disciplina di tutela prevista dall'articolo 4 della direttiva in parola «mediante misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat».
  Sottosegretario, sorgono spontanee queste domande. A parte la benemerita azione posta in atto dal locale ufficio del Corpo forestale dello Stato, quale è stata l'attività di controllo da parte degli uffici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ?Pag. 17
  Quale è stata l'azione di verifica e salvaguardia dei boschi da parte degli uffici del Parco nazionale Cilento, Vallo di Diano ed Alburni ?
  Alla luce di quanto esposto, quali sono gli intendimenti del Ministero dell'ambiente per preservare e difendere il patrimonio boschivo del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni ?
  Nell'ambito delle proprie competenze, quali iniziative si intendono adottare nei confronti di quanti hanno consentito lo scempio compiuto, con interventi che mettono a rischio o, ancor peggio, come nel caso in esame, distruggono aree di alto valore ambientale, in palese contrasto con gli strumenti di tutela, pianificazione e gestione del territorio, ma autorizzati dalla locale amministrazione comunale e con, addirittura, il nulla osta degli uffici della regione e dell'ente parco ?
  E per il futuro, quali azioni si intendono intraprendere affinché venga rispettata la vocazione e la destinazione naturale delle aree inserite per tutelare i parchi nazionali ?

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Onorevole collega, com’è stato detto nell'interpellanza, le particelle interessate dal taglio boschivo nel Parco nazionale del Cilento ricadono nella zona B1 di zonizzazione del piano del Parco dove sono ammesse – cito letteralmente – «azioni di governo a prevalenti fini protettivi, ivi compresi gli interventi selvicolturali per il governo dei boschi ad alto fusto».
  L'ente parco evidenzia che per il progetto del taglio in questione era stato acquisito, nel maggio 2008, il parere favorevole degli uffici regionali emesso a seguito di un apposito sopralluogo svolto dal Corpo forestale dello Stato che, nell'occasione, non eccepiva alcun rilievo sul taglio boschivo, così com'era stato proposto. Inoltre, l'ente parco, con il supporto tecnico-scientifico del dipartimento di agraria dell'università Federico II di Napoli, rilasciava al comune di Piaggine, il necessario nulla osta al taglio boschivo, indicando la prescrizione impartita dall'università stessa, ossia di – anche qui, cito tra virgolette – «preservare dal taglio alberi di faggio di dimensioni monumentali», intendendo, in questo caso, quelli aventi un diametro maggiore o uguale ad un metro.
  Il parere favorevole dell'Ente parco al comune di Piaggine veniva motivato dal fatto che il taglio proposto risultava coerente con la gestione sostenibile delle fustaie adulte di faggio ed era indirizzato verso l’habitat prioritario Faggete degli Appennini con taxus e ilex e che il diradamento delle faggete monofitiche si rendeva necessario per consentire la crescita di altre specie, come l'abete bianco, il tasso, l'agrifoglio, con ridotte condizioni di luminosità. Tuttavia, come è stato evidenziato nell'interrogazione, a seguito di denunce presentate da associazioni ambientaliste locali, il Corpo forestale dello Stato accertava che nell'esecuzione del taglio boschivo erano in realtà stati abbattuti diversi alberi monumentali, rilevando anche un danno al suolo forestale causato dai mezzi utilizzati per effettuare quel taglio.
  In sintesi, il taglio del bosco era stato operato dall'impresa di fatto in maniera difforme al nulla osta che aveva rilasciato l'Ente parco. Quindi, in questo sopralluogo il Corpo forestale dello Stato concludeva che la condotta posta in essere non era in realtà come prescritto a fini protettivi bensì a fini produttivi, procedendo, come Corpo forestale, al sequestro dell'area convalidato dal giudice per le indagini preliminari di Vallo della Lucania, che ha iscritto un procedimento penale per reati in danno alla pubblica amministrazione. Nel rappresentare che il Ministero dell'ambiente è preposto, ex lege, alla vigilanza dei suoi atti di programmazione e di indirizzo dell'ente parco, mentre spetta all'Ente parco la competenza per gli atti di gestione, e che il controllo, come poi è Pag. 18stato fatto, per la sollecitazione al Corpo forestale è arrivato all'Ente parco stesso, pur premettendo questo, si precisa che il Ministero attende di conoscere gli esiti del procedimento penale in essere per le valutazioni di competenza riguardo alle responsabilità e anche per eventuali iniziative a tutela degli interessi generali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, diciamo che c’è stata una ammissione dei fatti di quanto è accaduto e ringrazio di questo la sottosegretaria Velo. Certo che, a tutt'oggi, la soddisfazione che noi possiamo avere è che non si sia ripreso il taglio devastante della faggeta nel cuore del parco nazionale del Cilento. Di questo, bisogna essere grati al Corpo forestale dello Stato che ha posto sotto sequestro quell'area appena dopo il deposito della mia interpellanza. Ma il Ministero dell'ambiente all'epoca dov'era ? Forse è il caso di ricordare che dal Ministero dell'ambiente non è arrivata una parola in difesa del Corpo forestale dello Stato che il Governo Renzi e l'ineffabile Ministro Madia, vogliono invece sopprimere; su questo veramente il Governo dovrebbe fare ammenda, purtroppo, in nome sempre della semplificazione della macchina amministrativa.
  Per fortuna, i colleghi del Senato ci hanno messo ora una pezza e hanno riscritto la norma al fine di non smantellare, ma di riordinare, le funzioni di polizia ambientale e agroalimentare del Corpo forestale dello Stato, garantendo presidi territoriali, professionalità, specificità e unitarietà. In questo momento storico, nel quale è fortissima la sensibilità ambientale e la richiesta di sicurezza alimentare dei cittadini, dal Governo sono arrivati solo progetti che purtroppo mettono a rischio proprio chi vigila sull'integrità ambientale dei territori e sulla sicurezza dei prodotti agroalimentari. Che dire poi dello smantellamento dei servizi di controllo e di vigilanza ambientale resi inoperanti dalla cosiddetta riforma delle province ? Qui sappiamo bene che le ecomafie, purtroppo, sempre ringraziano. Personalmente, devo sicuramente ringraziare gli ambientalisti locali che tengono al nostro patrimonio e vigilano, con coscienza civica ed etica, il nostro bistrattato territorio. Ma anche qui dov'era il ministero dell'ambiente ? Sicuramente, devo ringraziare il WWF, Italia nostra, LIPU e FederTrek che hanno presentato esposti alla magistratura denunciando quanto stava accadendo. A distanza ormai di 20 mesi dall'accaduto, l'esposto giace ancora sul tavolo del procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania: speriamo che non sia andato perso.
  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che cosa ha fatto per perseguire i colpevoli e censurare le pubbliche amministrazioni che hanno disinvoltamente autorizzato gli abbattimenti dei faggi senza effettuare alcun controllo ? Sì, Presidente, perché tutto l’iter autorizzativo della devastazione della faggeta è un esempio di ignavia burocratica e di permessi illegittimi nella forma e nella sostanza ! Già il parere dell'Ente parco presenta diverse anomalie e non risponde ai requisiti stabiliti dall'articolo 13 della legge quadro n. 394 del 1991. Un parere favorevole del tutto sprovvisto di motivazioni che omette di citare la tipologia di interventi ammessi. La delibera comunale poi, che ha autorizzato i tagli è stata assunta oltre un mese prima del rilascio del nullaosta da parte dell'Ente parco e in assenza del parere favorevole alla valutazione di incidenza regionale. Follia ! Purtroppo anche la valutazione di incidenza favorevole redatta dalla regione Campania è un campionario di orrori, perché come è stato scritto nell'esposto alla magistratura, cito: «brilla per l'assenza di qualsiasi tipo di prescrizione, limitandosi a confermare altre prescrizioni di cui non viene menzionato il contenuto». Non è quindi un caso che la Commissione europea abbia recentemente aperto nei confronti dell'Italia una procedura di pre-infrazione, la EU Pilot n. 6730/14/ENVI, basata sulle numerose denunce di violazione da parte dell'Italia della direttiva Habitat. In particolare, Pag. 19per quanto concerne la valutazione di incidenza, nelle conclusioni la Commissione europea suggerisce che non siano ammesse deroghe alla valutazione di incidenza per determinati interventi e fa l'esempio proprio dei tagli forestali.
  Sottosegretario, le chiedo e mi chiedo, ma perché il nostro Paese detiene il record delle procedure di infrazione in campo ambientale ? Perché in questo caso non vale la fatidica frase «Ce lo chiede l'Europa», quanto denaro potremmo risparmiare dalle casse dello Stato invece di continuare a pagare multe salate con le tasse dei nostri cittadini ?
  La constatazione amara, di cui parlavo nell'illustrazione dell'interpellanza è che purtroppo il Ministero dell'Ambiente, che dovrebbe fungere da propulsore e da garante di tutto il sistema delle tutele ambientali e della salvaguardia delle aree protette italiane, appare da anni cronicamente assente al suo ruolo.
  E nel frattempo i parchi italiani cercano di sopravvivere, con sempre meno risorse e soffocati dall'inedia politica del Governo. Chissà, forse i denari spesi per le multe potrebbero essere investiti qui. È tutto questo quanto durerà ?
  Sottosegretario, le chiedo, questo Governo, il suo Ministero, pensa ancora che le aree protette abbiano un ruolo importante nella salvaguardia degli ecosistemi più preziosi e unici e nella crescita civile, culturale ed economica del nostro Paese ? Oppure no ?
  La situazione è allarmante perché alla tragica involuzione che in questi anni si è avuta nella conservazione e nella tutela del nostro patrimonio ambientale si è unito lo stato di sofferenza in cui versano tantissime amministrazioni comunali ricomprese nei perimetri dei parchi naturali.
  È possibile dare un'alternativa ai comuni dei parchi, in sofferenza per mancanza di fondi, pronti a svendere i propri gioielli pur di sopravvivere ? Certo perché è di questo che si tratta i sindaci sono alla canna del gas a causa del famigerato patto di stabilità e i più spregiudicati svendono i beni preziosi che i nostri padri ci hanno donato con tanto amore. Non dimentichiamoci che il paesaggio e la natura italiana è il frutto di secoli di manutenzione amorevole. E noi «pseudo democratici» abbiamo consumato tutti gli interessi e oggi siamo arrivati a erodere il capitale !
  L'intero sistema appenninico, le aree interne della Sicilia e della Sardegna, persino alcune aree pedemontane della fascia alpina sembrano ormai destinati a un impoverimento demografico, economico e sociale senza che vi sia alcuna azione statale che porti ad una inversione di tendenza.
  Una crisi senza precedenti rischia di travolgere irreversibilmente un'area di fondamentale importanza per il paese. Le aree interne, le aree montane e quelle certificate a parco per il loro riconosciuto valore rappresentano una miniera ecosistemica di ambiente, di cultura e di patrimoni inestimabili di storia, archeologia, architettura e urbanistica.
  La funzione ambientale, fondamentale per l'equilibrio naturale e idrogeologico italiano, è oggi messa seriamente in discussione. Importanti aree di biodiversità sono in pericolo, come nel caso che abbiamo evidenziato in questa interpellanza.
  Questo fondamentale sistema ambientale va tutelato e valorizzato, ad esempio, attraverso le compensazioni per i boschi conservati come carbon sinks e come i crediti di carbonio. Questo sì potrebbe costituire un efficace strumento di sviluppo economico, oltre che di tutela e di sviluppo sostenibile.
  Invece negli ultimi anni, sulla base della legislazione sul contenimento e sulla razionalizzazione della spesa pubblica, è stato operato un drastico taglio alle risorse dei comuni montani e di questo ne ha risentito tutto il sistema ambientale del Paese con il depauperamento del nostro capitale naturale, cioè del valore economico dell'insieme dei sistemi naturali (acque, foreste, flora, fauna e territorio), dei prodotti del territorio (agricoli, pesca, eccetera) e del patrimonio artistico e culturale.
  Per invertire tutto questo è urgente l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali, passaggio Pag. 20essenziale anche per disporre di risorse sufficienti per la salvaguardia della biodiversità.
  Qui alla Camera c’è una proposta di legge che giace in discussione in Commissione ambiente da troppi mesi, quella che tutela i piccoli comuni, i piccoli borghi sotto i 5 mila abitanti. Il Governo si attivi perché venga dotata di risorse adeguate e veda finalmente la luce. L'urgenza si trova per tutto, Presidente, ma non per i provvedimenti che davvero rimetterebbero in moto la nostra comunità italiana.
  Invece per far cassa, si continueranno, più o meno impunemente, ad abbattere boschi e alberi monumentali, con danni ambientali irreparabili e con un'ipoteca disastrosa sul futuro del bel Paese.
  Prenda nota, sottosegretario: sempre nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, nel tratto sud-occidentale dove si innalza il Monte Cocuzzo delle Puglie, probabilmente potrebbe essere accaduto qualcosa di ancora più grave di quanto oggi interpellato in merito alla devastazione del bosco, avendo l'Ente parco utilizzato circa 970 mila euro di fondi comunitari per il taglio di un bosco vetusto e la realizzazione di una strada bianca. Prenda nota, non vorremmo per l'ennesima volta dover dire: ma il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dov'era ?

(Iniziative per garantire adeguata protezione a Giorgio Grimaldi, sindaco di San Giorgio Jonico (Taranto), a fronte di atti intimidatori rivolti contro la sua persona e la sua famiglia – n. 2-00697)

  PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza Duranti e Pannarale n. 2-00697, concernente iniziative per garantire adeguata protezione a Giorgio Grimaldi, sindaco di San Giorgio Jonico (Taranto), a fronte di atti intimidatori rivolti contro la sua persona e la sua famiglia (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Duranti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, i sindaci dei comuni italiani, di quelli piccoli e di quelli grandi, sono, come sappiamo, organi del comune ma nel contempo organi locali dello Stato, anche per questa ragione ritengo siano meritevoli di particolare attenzione da parte delle istituzioni nazionali.
  Essi hanno funzioni e responsabilità molteplici e gravose. Si usa dire che il lavoro più difficile per un politico è proprio quello di amministrare la sua comunità, di svolgere il ruolo da sindaco. Non sempre, nonostante le responsabilità gravose che i sindaci hanno, sono nelle condizioni di garantire i servizi che la collettività richiede loro, non hanno mezzi sufficienti anche a causa dei tagli dei trasferimenti nazionali agli enti locali, ai vincoli del Patto di stabilità interno e alla riduzione continua delle risorse per il welfare.
  Il rapporto con le collettività amministrate è contraddittorio: da un lato, i sindaci risultano essere i politici più amati dai cittadini e dalle cittadine, che li concepiscono come l'autorità istituzionale più vicina, più prossima e, per questa ragione, quella che dovrebbe essere in grado di comprendere le loro esigenze, i bisogni, le domande – il sindaco è parte della comunità che amministra – ma sono, al contempo, anche i più esposti e i più vulnerabili in questo drammatico contesto economico e sociale, perché per le ragioni prima esposte non sono messi nelle condizioni di dare le necessarie risposte.
  Eppure la stragrande maggioranza dei nostri sindaci compie il proprio ruolo con grande impegno, competenza, sensibilità. Fra di loro, però, sono sempre più diffusi i sentimenti di solitudine, di abbandono, fino a sentimenti forti di impotenza che ovviamente aumentano quando i sindaci divengono bersaglio di atti vandalici, di atti intimidatori o di veri e propri attentati che spesso coinvolgono non solo la loro persona ma anche le loro famiglie.
  È questo l'oggetto della nostra interpellanza, l'atto intimidatorio subito dal Pag. 21sindaco del comune di San Giorgio Jonico, a pochi chilometri da Taranto, nella notte del 27 settembre 2014.
  Notte in cui ignoti hanno incendiato dei copertoni dinanzi al portone dell'abitazione del sindaco e al garage del sindaco, provocando danni. Purtroppo, non era la prima volta che accadeva un fatto del genere. Il sindaco Grimaldi è stato oggetto di intimidazioni già nel febbraio del 2012 e il 13 ottobre del 2013, atti intimidatori, tutti ovviamente regolarmente denunciati all'autorità giudiziaria.
  Negli ultimi anni, nel sud Italia e, in particolare, nella provincia di Taranto, sono sensibilmente aumentati i casi intimidatori nei confronti degli amministratori pubblici e diventa questa una vicenda sempre più allarmante.
  Purtroppo, sono passati oltre sette mesi dalla presentazione di questa interpellanza e non ci risultano particolari atti a protezione del sindaco Grimaldi, per cui restano le domande che avevamo posto, se sia cioè il Ministro dell'interno a conoscenza di quanto espresso nella nostra interpellanza, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per assicurare una doverosa e duratura protezione al sindaco di San Giorgio Jonico, nonché per contribuire a fare luce sulla natura e sull'origine degli atti intimidatori illustrati.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, con l'interpellanza all'ordine del giorno gli onorevoli Duranti e Pannarale richiamano l'attenzione del Ministro dell'interno sugli atti intimidatori posti in essere nei confronti del sindaco di San Giorgio Jonico, chiedendo l'adozione di adeguate misure a tutela dell'incolumità dell'amministratore locale, come or ora illustrato e segnalato dall'onorevole interpellante.
  Come ricordato nell'interpellanza, nella notte del 27 settembre dell'anno scorso ignoti hanno dato fuoco a due pneumatici collocati dinanzi all'ingresso dell'abitazione e del vicino garage di proprietà del sindaco, causando danni agli infissi e al muro perimetrale.
  Nella mattinata successiva si è tenuta presso la prefettura di Taranto una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, durante la quale è stato deciso di istituire, nei riguardi del primo cittadino, la misura della vigilanza radiocollegata presso l'abitazione e la sede comunale.
  Gli altri due atti di intimidazione ai danni del sindaco di San Giorgio Jonico, richiamati anch'essi dagli onorevoli interpellanti, risultano accomunati dal medesimo modus operandi, consistente nell'incendio di pneumatici collocati in prossimità dell'abitazione dello stesso.
  Le indagini relative ai tre episodi delittuosi, condotte dall'Arma dei carabinieri con il coordinamento della locale procura della Repubblica presso il tribunale di quella città sono tuttora in corso e coperte da segreto istruttorio. Esse, allo stato, non hanno evidenziato elementi tali da consentire di individuare un'unica matrice, anche se si è in presenza, come già sottolineato, di un'analogia nel modus operandi.
  Peraltro, risulta che il nucleo investigativo dell'Arma dei carabinieri abbia avviato approfondimenti info-investigativi sugli episodi in questione che ne consentono l'inquadramento nell'ambito di attività di più ampio spessore criminale già all'attenzione dell'autorità giudiziaria i cui contenuti sono coperti anch'essi da segreto istruttorio.
  Su un piano più generale, riferisco che in provincia di Taranto, nel biennio 2013-2014 si sono verificati, in pregiudizio degli amministratori o funzionari di enti locali, ventinove atti di intimidazione, di cui diciassette nel 2013 e dodici nel 2014. Nella maggior parte dei casi, gli atti si sono verificati nel versante orientale della provincia, dove il comune di Lizzano è risultato essere il centro con la più elevata incidenza del fenomeno.
  Relativamente alle modalità dell'azione delittuosa, gli episodi in questione si sono Pag. 22concretizzati prevalentemente in atti di danneggiamento a beni privati degli amministratori.
  In un solo caso essi hanno interessato un'area pubblica cimiteriale. Infine, in tre casi, sono state inviate lettere minatorie.
  In ordine all'individuazione degli autori degli eventi, uno è già stato attribuito a persona psichicamente instabile.
  Confermo, inoltre, che lo scorso 3 marzo il comando provinciale dei Carabinieri di Taranto ha eseguito nove ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di persone ritenute responsabili di reati di associazione per delinquere a fini di estorsioni, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti ed intimidazioni nei confronti di amministratori del comune di Pulsano. Per gli altri episodi di intimidazione sono in corso le attività di indagine da parte dei Carabinieri.
  Estendendo la disamina a tutto il territorio regionale, rilevo come il fenomeno sia piuttosto diffuso e, quindi, oggetto di costante attività investigativa da parte delle forze di polizia, coordinate dall'autorità giudiziaria.
  Nel 2014 gli atti di intimidazione sono stati 157, i cui responsabili sono stati individuati nel 12 per cento dei casi. Non di rado le attività di indagine riscontrano difficoltà significative a causa del numero indeterminato dei potenziali autori delle intimidazioni e del contesto spesso omertoso che fa da cornice alla loro commissione.
  Anche le autorità provinciali di pubblica sicurezza dedicano alla problematica una particolare attenzione. È prassi che, al verificarsi dei singoli episodi, si proceda a una loro attenta valutazione presso la prefettura nel corso di riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia o di sedute dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, ai fini della predisposizione delle eventuali misure da attuare, tra le quali anche quelle volte a garantire la sicurezza personale degli amministratori locali ritenuti esposti a particolare rischio.
  Nel circuito decisionale relativo alle misure tutorie interviene anche l'UCIS, ufficio centrale interforze per la sicurezza personale dei soggetti esposti a particolari situazioni di rischio. Al riguardo, informo che a tutela degli amministratori locali della Puglia vengono espletati in questo momento 116 servizi di vigilanza e una misura di protezione personale.
  Il fenomeno è tanto rilevante da aver indotto il Senato della Repubblica ad approvare, con legge, l'istituzione di una Commissione d'indagine sul fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali. La Commissione di indagine, presieduta dalla senatrice Doris Lo Moro, ha concluso i propri lavori con una relazione approvata all'unanimità. In quella relazione vengono esaminati i fenomeni di intimidazione ai danni degli amministratori locali, segnalati i casi, spesso sconosciuti anche dall'opinione pubblica, e indicati anche i percorsi per irrobustire l'azione a tutela degli amministratori locali, individuando strumenti e segnalando iniziative, rispetto alle quali il Ministero dell'interno ha già avviato la necessaria attività, al fine di predisporre gli atti amministrativi e le azioni utili a qualificare i reati ai danni degli amministratori locali per la loro specificità e anche per individuare gli strumenti più utili e più solidi per rendere meno fragili le amministrazioni locali, le quali, con sempre maggiore frequenza, vedono i propri rappresentanti minacciati o le amministrazioni infiltrate da organizzazioni criminali mafiose, ’ndranghetiste e camorriste.

  PRESIDENTE. L'onorevole Duranti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, ringrazio il signor sottosegretario per la risposta organica che ha dato alla nostra interpellanza, tuttavia devo dire che mi dichiaro parzialmente soddisfatta per alcune ragioni.
  Intanto perché sono passati sette mesi dall'evento oggetto della nostra interpellanza e sette mesi sono lunghi, soprattutto quando atti intimidatori, come quelli che ha subito il sindaco di San Giorgio Jonico, Pag. 23coinvolgono anche le famiglie, e quindi minano la tranquillità della famiglia e mettono anche in difficoltà i sindaci nello svolgimento del loro ruolo.
  Sette mesi sono tanti: prima la collega Pellegrino ha illustrato la sua interpellanza e sono passati 19 mesi. Quindi, da questo punto di vista, approfitterei della sua risposta e di questo momento di confronto con lei, signor Viceministro, per fare un appello al Governo, per chiedere che si metta nelle condizioni di rispondere presto, in tempi almeno un po’ più celeri, alle interpellanze.
  E poi la mia parziale soddisfazione è anche relativa al fatto che, in questi mesi, il sindaco, non essendo a conoscenza – questo mi risulta – dell'attività investigativa svolta dalle forze dell'ordine, si è sentito solo. Capisco che le attività investigative siano coperte dal segreto istruttorio, però, forse, sarebbe stato il caso di coinvolgere, in qualche maniera, e di mettere a conoscenza delle attività il sindaco, anche per rassicurarlo e aiutarlo ad andare avanti.
  Lei ha ammesso che le amministrazioni locali sono fragili, e quindi che meritano una particolare attenzione. Devo riconoscere che il Ministro, il Ministero e lei, signor Viceministro, conoscete a sufficienza la situazione di alcuni comuni della provincia di Taranto: mi appello perché le misure di protezione diventino sempre più importanti, sempre più durature, proprio perché gli atti intimidatori e i veri e propri attentati si ripetono costantemente nel tempo. Sono 29, come lei ha ricordato, gli atti di intimidazione, nella provincia di Taranto, negli ultimi due anni.
  Vorrei anche sottolineare, per suo tramite, al Governo e al Ministero dell'interno che i sindaci non solo subiscono gli attentati, e quindi, in qualche maniera, vedono particolarmente colpita la loro attività e la serenità nello svolgimento di essa, ma poi pagano anche costi personali per assicurarsi, in qualche maniera, anche misure di protezione.
  Per esempio, nel caso del sindaco di San Giorgio Jonico, so che egli ha dotato la sua abitazione di apparecchiature di sorveglianza, oltre ad aver dovuto fare ricorso a spese per ripristinare lo stato dell'abitazione a prima dell'attentato; quindi, le ricadute e le conseguenze di atti di questo tipo sono molteplici.
  Per cui, chiedo, ancora una volta, una particolare attenzione, ovviamente, non solo rivolta a questo caso, ma rivolta a tutti i sindaci dei nostri comuni, e, soprattutto, auspico una vicinanza maggiore delle forze dell'ordine ai nostri sindaci, che, come dicevo prima, sono in prima fila e non sempre vedono riconosciuto in maniera corretta il ruolo importante che svolgono (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative contro lo sfruttamento dei migranti nell'ambito della raccolta della frutta nel comune di Saluzzo (Cuneo) – n. 2-00784)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Zaccagnini ed altri n. 2-00784, concernente iniziative contro lo sfruttamento dei migranti nell'ambito della raccolta della frutta nel comune di Saluzzo (Cuneo) (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Zaccagnini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. A Saluzzo, in questa località in provincia di Cuneo, in quest'autunno sono arrivati vari lavoratori migranti alla ricerca di lavoro nella raccolta della frutta; hanno lavorato «a chiamata» per poche settimane, spesso in maniera irregolare e con paghe inferiori al minimo sindacale. Si è creata una vera e propria tendopoli, con una comunità accampata, improvvisata e in condizioni disumane di salute e di degrado.
  La maggior parte di essi si avvale dello status di protezione sussidiaria, che, al pari di quello di rifugiato, viene riconosciuto dalla commissione territoriale competente in seguito alla presentazione di domanda di protezione internazionale. Pag. 24Molti di loro, finito il progetto di accoglienza, si sono ritrovati senza nessun tipo di garanzia.
  Il 30 ottobre 2014 il coordinamento bracciantile saluzzese, insieme ad altre associazioni solidali, ha inoltrato una richiesta al vescovo di Saluzzo, per verificare la possibilità di destinare una struttura vuota ed inutilizzata ai lavoratori e ai disoccupati migranti e rifugiati che vivevano per strada. In particolare, si trattava dell'immobile ex Ial, agenzia di formazione professionale, di proprietà di enti ecclesiastici, inutilizzato dal 2010, sito a Saluzzo, e facente parte del complesso dell'ex seminario vescovile. Il vescovo ha verificato il fatto che questa tendopoli, questi accampamenti, non offrissero alcuna prospettiva di stabilità, ma non è chiaro se vi sia stata un'iniziativa da parte della curia.
  È stata indirizzata una lettera, il 6 novembre 2014, al sindaco di Saluzzo, e ad altri sindaci dei comuni limitrofi e alla diocesi, con richiesta di intervento in merito al disagio abitativo e sanitario vissuto da lavoratori e dai disoccupati. La maggior parte dei lavoratori, dunque, è titolare di permesso per protezione sussidiaria, protezione umanitaria o asilo politico. Si tratta di persone arrivate nelle campagne del saluzzese in quanto espulse dai percorsi di accoglienza lacunosi nell'ambito di un sistema nazionale strutturalmente inadeguato rispetto alle reali necessità. Per non parlare, dato che l'inchiesta non era uscita a quei tempi, del fatto che sono emerse poi non solo lacune strutturali, ma anche veri e propri casi di corruzione legati all'immigrazione, alla gestione dei migranti, in particolare, basta citare l'inchiesta mafia capitale.
  In questo quadro, semplicemente si chiede cosa sia stato fatto dal Governo, quali azioni siano state intraprese per contrastare la prassi del lavoro nero, quali sono state le iniziative intraprese in questo periodo, nello specifico, per combattere il fenomeno del caporalato, che riguarda soprattutto i braccianti agricoli stagionali, e il caso di Saluzzo è stata una manifestazione di questo, come ci sono vari altri territori in Italia che sono affetti da questa situazione, non solo da sfruttamento lavorativo, ma come è emerso da alcune inchieste, anche da sfruttamento sessuale delle lavoratrici. Quindi, interpelliamo il Governo affinché ci dia informazioni maggiori.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie, signor Presidente. L'onorevole Zaccagnini, unitamente ad altri deputati, richiama l'attenzione del Governo sulle condizioni di irregolarità e di degrado socio-sanitario in cui sono impiegati e vivono i lavoratori stagionali stranieri impegnati nella raccolta della frutta nelle campagne di Saluzzo, in provincia di Cuneo.
  Da alcuni anni il territorio di tale comune è interessato dall'arrivo, nella stagione estiva, di numerosi cittadini extracomunitari attratti dalla speranza di un impiego, anche saltuario e temporaneo. Il numero dei lavoratori, originari principalmente dell'Africa sub-sahariana, è andato crescendo dalle poche unità del 2010 fino alle 600/700 unità dello scorso anno.
  Per quanto riguarda la posizione giuridica, si tratta per la maggior parte di titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari o per protezione sussidiaria rilasciati dalle varie questure.
  Nel 2013, a fronte di un fenomeno che vedeva alcune centinaia di stranieri fermarsi nella città di Saluzzo creandovi un accampamento di fortuna, l'Amministrazione comunale aveva approntato un piano di accoglienza con la messa a disposizione di alcune strutture di ricovero temporaneo, in collaborazione con la Caritas, la Federazione provinciale della Coldiretti e i comuni limitrofi.
  L'iniziativa, tuttavia, non era risultata risolutiva, in quanto i posti disponibili erano nettamente inferiori al numero dei migranti effettivamente giunti alla ricerca di un lavoro.
  Il fenomeno si è ripresentato anche nel 2014 e, su richiesta del sindaco di Saluzzo, Pag. 25si sono svolte presso la prefettura di Cuneo, con la presenza dei soggetti istituzionali competenti, alcune riunioni per l'individuazione e la condivisione di strategie idonee alla gestione del fenomeno. In attuazione degli impegni assunti e delle disponibilità offerte nel corso di tali incontri, il comune di Saluzzo ha assegnato in uso alla Federazione provinciale Coldiretti un'area di proprietà comunale per l'allestimento e la gestione, a cura e spese della Federazione medesima, di un certo numero di case container da destinare all'ospitalità di circa 70 lavoratori stagionali. Analoga soluzione è stata attivata dalla Coldiretti, per una cinquantina di posti complessivi, su terreni messi a disposizione dai comuni di Verzuolo e Lagnasco. Altre disponibilità, per ulteriori cinquanta posti complessivi, sono state reperite presso strutture pubbliche o private nei comuni di Saluzzo, Savigliano e Scarnafigi.
  Sempre nel comune di Saluzzo, un'altra area è stata assegnata in uso alla locale Caritas diocesana che vi ha allestito e gestito, unitamente all'Associazione Giovanni XXIII, un «campo solidale» di tende idoneo ad ospitare 200 lavoratori stagionali. La struttura è stata debitamente attrezzata sotto il profilo dei servizi essenziali, con la previsione anche di un servizio mensa, di un ambulatorio gestito da medici volontari e di uno sportello per i lavoratori gestito da alcune organizzazioni sindacali. La vita all'interno del campo solidale, come anche nelle altre strutture di accoglienza, si è svolta senza complicazioni degne di menzione, grazie al comportamento degli ospiti, rispettoso delle regole di convivenza da essi stessi accettate e sottoscritte, nonché alla continua presenza dei volontari, della Polizia municipale e delle Forze dell'ordine, che hanno fatto fronte con equilibrio a qualsiasi problematica. Il campo, gradualmente abbandonato nelle ultime settimane di ottobre dagli ospiti stranieri, come da accordi tra i vari soggetti e le istituzioni coinvolte, è stato smantellato in modo definitivo a fine novembre senza alcun problema di ordine e sicurezza pubblica. I rappresentanti delle istituzioni che hanno gestito l'accoglienza, cioè comune di Saluzzo, la Caritas diocesana e la Coldiretti, hanno espresso, a conclusione dell'esperienza, una moderata soddisfazione per gli esiti dell'iniziativa. Va anche dato atto che le risorse finanziarie investite da tali istituzioni hanno permesso di predispone un'accoglienza sicuramente migliore di quella degli anni passati, scongiurando, tra l'altro, l'insorgere di conflitti e tensioni sociali.
  Passando alle condizioni di impiego dei lavoratori in questione, informo che la direzione territoriale del lavoro, attraverso il nucleo carabinieri operante presso la stessa, ha svolto mirate attività ispettive nelle aziende agricole saluzzesi. Le ispezioni sono state effettuate secondo un calendario definito, accedendo, durante il periodo della raccolta della frutta, direttamente nei campi, tra i filari dei frutteti, e provvedendo a identificare tutti i presenti e a verificarne la regolarità dei documenti di identità e dei rapporti di lavoro. Sono state controllate complessivamente 20 aziende agricole e verificate le posizioni lavorative di 97 operai ritenute meritevoli di approfondimento. Al termine dell'esame della documentazione esibita successivamente dalle aziende assistite da professionisti o da associazioni di categoria, sono emerse irregolarità su quattro aziende ed è stata accertata l'occupazione in nero di cinque operai di nazionalità italiana e albanese. Non sono stati rilevati casi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, né sono pervenute da parte di migranti o da associazioni di categoria segnalazioni di irregolarità o abusi o richieste di intervento.
  Neanche la Compagnia dei carabinieri di Saluzzo, nell'ambito dell'attività di propria competenza, ha segnalato alla direzione territoriale del lavoro violazioni riconducibili ad irregolarità occupazionali o a reati.
  Concludendo la risposta alla parte dell'interpellanza dedicata al lavoro agricolo saluzzese, ritengo di poter dire che le istituzioni pubbliche si sono fatte carico responsabilmente dei problemi di quel Pag. 26comparto, individuando le risorse e i percorsi più efficaci per garantire ai lavoratori stagionali migranti un'accoglienza dignitosa.
  Con l'atto di sindacato ispettivo, l'onorevole Zaccagnini pone al Governo anche una domanda di carattere generale, cioè quali iniziative esso intenda intraprendere nel territorio nazionale per contrastare il lavoro nero e il caporalato nell'ambito agricolo. In proposito, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha comunicato che le proprie direzioni regionali e territoriali dedicano alla prevenzione e al contrasto di tali fenomeni una costante attività di monitoraggio e di controllo, che viene svolta sulla base di una programmazione strategica annuale. Nel corso del 2014, le direzioni regionali e territoriali del lavoro hanno ispezionato più di 140 mila aziende appartenenti ai vari settori merceologici – industria, edilizia, terziario, agricoltura – e individuato circa 74 mila lavoratori irregolari, di cui più di 41 mila lavoratori totalmente in nero. Tra questi ultimi, oltre mille sono risultati cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno. Con specifico riferimento al comparto agricolo, le aziende ispezionate sono state il 3,9 per cento del totale, cioè 5.434. Il maggior numero di accessi ispettivi è stato effettuato in Puglia, ove sono state controllate 1.818 aziende, in Calabria, ove sono state controllate 800 aziende, e in Basilicata, ove sono state controllate 464 aziende. Tali attività hanno portato ad individuare 3.720 lavoratori agricoli irregolari, di cui 2.478 totalmente in nero, con applicazione di altrettante maxisanzioni. Da questi dati emerge che la media dei lavoratori agricoli in nero per ciascun accesso ispettivo è pari a 0,46 unità, contro le 0,15 unità nell'edilizia, le 0,34 unità nel terziario e le 0,37 unità nell'industria. Si tratta di valori che sembrano indicare una maggiore incidenza del lavoro nero nel comparto agricolo rispetto agli altri settori produttivi.
  Inoltre, è stato accertato il coinvolgimento di 836 lavoratori in forme non genuine di decentramento del processo produttivo oppure in fenomeni di appalto o distacco illecito o di somministrazione abusiva o fraudolenta. Tale dato testimonia di una significativa tendenza, nel comparto agricolo, all'aumento delle esternalizzazioni dirette a realizzare illegittimamente un consistente abbattimento del costo del lavoro. Segnalo, infine, che nel corso delle attività ispettive sono stati individuati 73 lavoratori agricoli stranieri privi del permesso di soggiorno. Questi – come ho detto – i dati riferiti al 2014.
  Riguardo a quest'anno, il Ministero del lavoro ha comunicato che le ispezioni sono in corso di svolgimento secondo il programma definito, che prevede sia dedicata una particolare attenzione al lavoro agricolo nelle regioni Puglia, Calabria, Campania, Lazio e Liguria. Desidero anche far presente che sovente le ispezioni in questione sono state inserite e coordinate nel quadro di iniziative dei pubblici poteri di più ampio respiro. È quanto avvenuto, in particolare, nelle zone del territorio nazionale in cui i fenomeni del lavoro nero e del caporalato hanno assunto connotazioni di particolare gravità a causa della sussistenza di infiltrazioni della criminalità organizzata o della compresenza di fenomeni criminosi collaterali, quali la schiavitù, la tratta degli esseri umani, la violenza sessuale, o ancora, dell'estremo degrado delle condizioni di vita extralavorativa.
  Così, con riferimento a Castel Volturno, in provincia di Caserta, alla piana del Sele, in provincia di Salerno, a Vittoria, in provincia di Ragusa, alla stessa Saluzzo e a diverse altre realtà problematiche, le prefetture hanno assunto il ruolo di cabina di regia degli interventi di competenza dei soggetti interessati, dalle forze di polizia alle amministrazioni locali, dalle direzioni territoriali del lavoro all'INPS, all'INAIL e alle aziende sanitarie locali, dalle organizzazioni sindacali alle associazioni del terzo settore e del volontariato attive nell'assistenza degli stranieri. L'attivazione di tale modulo coordinamentale ha consentito di realizzare di volta in volta, tra i vari attori pubblici e privati, le sinergie operative necessarie a garantire ai lavoratori, sia italiani che stranieri, il rispetto Pag. 27dei diritti fondamentali, con ciò promuovendo anche una più ampia accezione di legalità a supporto dello sviluppo economico e civile dei territori interessati. Si tratta, quindi, di buone pratiche, sicuramente suscettibili di reiterazione in presenza di situazioni analoghe.
  Infine, su un piano più generale, informo che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali è fortemente impegnato sui temi in questione. Tra le sue iniziative, voglio segnalare, per la rilevanza, la recente istituzione della Rete del lavoro agricolo di qualità, prevista dal decreto-legge n. 91 del 2014 sulla competitività, la cui cabina di regia è composta dalle organizzazioni sindacali e dalle organizzazioni professionali, insieme alla Conferenza delle regioni e ai rappresentanti dei Ministeri interessati, ossia le stesse politiche agricole, alimentari e forestali, il lavoro e le politiche sociali e l'economia e le finanze. La presidenza della cabina di regia è stata assunta dall'INPS ed è operativa dal 16 febbraio scorso. Per la presentazione dell'avvio dei lavori della Rete, il Governo ha scelto non a caso una realtà molto problematica come Rosarno, perché il tema vero e fondamentale è capire se questo strumento innovativo riuscirà realmente a incidere sul lavoro nero e sulla piaga dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù di esseri umani nel comparto agricolo. Con la Rete, il Governo ritiene di aver creato, con il contributo essenziale del Parlamento, nuove condizioni affinché il ruolo delle imprese agricole in regola con gli adempimenti nei confronti dei lavoratori sia riconoscibile e valorizzato. Infatti, possono fare richiesta di entrare in essa e, quindi, di assumere questo dato di rilevanza reputazionale non trascurabile solo le imprese che risultino in possesso di stringenti requisiti attestanti la regolarità dal punto di vista contributivo e del rispetto delle regole. La Rete del lavoro agricolo apre la strada, per le imprese che vi aderiscono, alla fruizione di controlli semplificati da parte dell'INPS. In sostanza, abbiamo introdotto un meccanismo virtuoso, che potrà e dovrà essere completato da ulteriori sanzioni premiali capaci di far leva sulla componente reputazionale. Sulla Rete vi è una forte attenzione del Parlamento e del Governo. A questo proposito, abbiamo sostenuto senza riserve le misure volte a rafforzare tale strumento che la Commissione agricoltura del Senato ha enucleato e introdotto nel testo del disegno di legge collegato in materia di agricoltura, che proprio oggi è all'esame dell'Assemblea di quel ramo del Parlamento.

  PRESIDENTE. L'onorevole Zaccagnini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, ringrazio il Governo e mi dichiaro parzialmente soddisfatto in quanto sicuramente sono state poste in essere delle iniziative importanti perché la piaga dello sfruttamento del lavoro nero è una questione molto rilevante e che va avanti da molto tempo.
  È chiaro che c’è tanto da lavorare e quindi la soddisfazione non può che essere parziale perché sono tanti i territori ancora coinvolti da questo fenomeno e, come diceva anche il sottosegretario, dalle infiltrazioni della criminalità organizzata e quindi è anche difficile lavorare in queste zone. Ben venga appunto un coordinamento guidato dalle prefetture in questi particolari territori come in altri. Di certo territori come Rosarno, Nardò, il Ragusano, anche la stessa Puglia sono territori da tenere d'occhio, dove creare un coordinamento e relazioni tra le istituzioni che possano portare all'emersione di questo fenomeno e anche, in qualche maniera, cercare di mitigare quel disagio abitativo, umano, dei lavoratori come è stato a Saluzzo dove l'iniziativa delle istituzioni ha cercato di dare loro una situazione più dignitosa nel freddo dell'inverno e dell'autunno nel lavoro che andavano a fare quotidianamente.
  In particolare ho presentato anche altri atti di sindacato ispettivo. Mi permetto di citarne uno in particolare legato alla parte del Tavoliere delle Puglie e della Capitanata, Pag. 28cioè relativo a una vera e propria andata e ritorno tra Foggia e Sliven, che è una cittadina bulgara dove vengono reclutati attraverso l'intermediazione illegale lavoratori bulgari, in particolare, e rumeni. Sliven, inoltre, è la cittadina di partenza non solo per la Capitanata ma anche per la Piana di Sibari e la Piana di Gioia Tauro e da lì vanno a lavorare anche nel napoletano. Le situazioni sono molto difficili, a volte raccapriccianti. Pensiamo soltanto al Ragusano dove è aumentato il dato degli aborti clandestini e non clandestini e quindi c’è uno sfruttamento evidente non solo lavorativo ma sessuale. Ci troviamo di fronte ad una situazione rispetto alla quale non ci si può girare dall'altra parte come non ci si può girare dall'altra parte di fronte alle ondate migratorie che vediamo attraversare il Mediterraneo. Quindi ritengo che sia importante intervenire non solo monitorando e facendo iniziative sui territori, ma anche a livello legislativo. Invito quindi il Governo ad approntare ulteriori misure che possono circoscrivere il fenomeno e riuscire a farlo emergere e a sanzionarlo nel modo più opportuno.

(Ritiro dell'interrogazione Oliverio n. 3-01367)

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Oliverio n. 3-01367. Avverto che in data odierna l'interrogazione è stata ritirata dal presentatore.
  È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recante: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.

  La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, la deputata Rossomando è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

(Rinvio del seguito della discussione del Testo unificato – A.C. 45-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 45-933-952-1959-A: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Tuttavia, risulta alla Presidenza che la Commissione bilancio non ha ancora espresso il parere sul testo del provvedimento e sugli emendamenti presentati.

  ANDREA CAUSIN, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, poiché sono emerse delle problematiche legate al fatto che la Commissione bilancio non ha ancora espresso il parere, c’è la necessità di un ulteriore approfondimento che richiede dei tempi che non sono ancora stati quantificati. Io chiederei il rinvio ad altra seduta.

Pag. 29

  PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni...

  DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, per capire, siccome non mi sembra che in Aula ci sia il presidente della Commissione bilancio, noi abbiamo appena svolto una riunione del Comitato dei nove, ci era stato riferito che in Aula il presidente Boccia avrebbe riferito in merito alla mancata espressione del parere da parte della Commissione bilancio, quindi vorrei capire come mai non è neppure in Aula e quindi chiedere tramite lei che il presidente Boccia venga a riferire.

  PRESIDENTE. Sì, anche la Presidenza era stata informata del fatto che il presidente Boccia volesse intervenire. Poi in realtà in Aula non è presente, ma credo che stia arrivando.

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, solo per chiarezza rispetto al ruolo che ho di commissario della Commissione bilancio: la Commissione bilancio è bloccata perché mancano le risposte da parte del Governo, cioè la Commissione bilancio non può esprimere il parere perché il Governo non è pronto e ha chiesto quarantotto ore di tempo per dare il parere.

  EMANUELA CORDA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, ovviamente confermo quanto appena detto dalla collega Duranti, anche noi auspichiamo che arrivi il presidente della Commissione bilancio a spiegare le motivazioni di questa problematica e aggiungiamo che noi sapevamo che c'era un problema di coperture, questo abbiamo capito, quindi vorremmo capire a quando sarà rinviato il provvedimento, perché chiedere soltanto un rinvio e non sapere neanche quando sarà stabilita appunto la data in cui il provvedimento approderà in Aula o se dovrà tornare in Commissione è un pochino allarmante, visto che si tratta di un provvedimento che stiamo attendendo da tempo e non vorremmo arrivare all'ennesimo decreto d'urgenza.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Intanto il presidente Boccia è qui in Aula, quindi non so se Palese...

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, sì infatti è superfluo che intervenga io perché è già in Aula il presidente Boccia che chiaramente spiegherà e dettaglierà lui le motivazioni.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, presidente Boccia.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, in Commissione il Ministero dell'economia ha fatto presente che era necessario un supplemento di valutazione rispetto ai pareri connessi alle coperture e ci hanno assicurato in questi minuti – per questo sono arrivato in ritardo in Aula – che entro domani mattina dovremmo avere i chiarimenti che sono stati richiesti. Quindi penso domani mattina, la Commissione bilancio è già convocata alle 9, di poter esprimere il parere e avere tutte le informazioni che consentono alla Commissione bilancio di esprimere il parere in tempo per l'Aula, per le attività di domani.

Pag. 30

  PRESIDENTE. Credo non ci siano altre obiezioni, quindi così rimane stabilito.

Seguito della discussione delle mozioni Guidesi ed altri n. 1-00755, Franco Bordo ed altri n. 1-00818, Tullo ed altri n. 1-00819, Garofalo ed altri n. 1-00820, Nicola Bianchi ed altri n. 1-00821, Palese n. 1-00823, Catalano ed altri n. 1-00828, Rizzetto ed altri n. 1-00829 e Rampelli ed altri n. 1-00848 concernenti iniziative di competenza in ordine alla razionalizzazione della rete degli uffici postali (ore 15,07).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Guidesi ed altri n. 1-00755, Franco Bordo ed altri n. 1-00818, Tullo ed altri n. 1-00819, Garofalo ed altri n. 1-00820, Nicola Bianchi ed altri n. 1-00821, Palese n. 1-00823, Catalano ed altri n. 1-00828, Rizzetto ed altri n. 1-00829 e Rampelli ed altri n. 1-00848 concernenti iniziative di competenza in ordine alla razionalizzazione della rete degli uffici postali (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 27 aprile 2015, è stata presentata la mozione Rampelli ed altri n. 1-00848 che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, solo alcune precisazioni; ricordo bene i termini della discussione sulle linee generali che si è svolta nell'Aula e devo dire che il Governo apprezza la preoccupazione, che abbiamo colto negli interventi, di coniugare l'esigenza di razionalizzazione delle attività di Poste italiane, non solo con le linee del servizio universale, ma anche con una più compiuta esigenza della comunità civile di non perdere un presidio di presenze e di servizio che è rappresentata esattamente dagli uffici postali.
  Come è noto, il Governo non ha direttamente la prerogativa e la facoltà di valutare la corrispondenza dei piani industriali di razionalizzazione di Poste alle linee del servizio universale, prerogativa che appartiene alla competente Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Tuttavia, quando Poste ha presentato il proprio piano, ho assunto direttamente l'iniziativa di convocare un incontro con l'amministratore delegato di Poste e il presidente dell'Autorità, professor Cardani, esprimendo l'auspicio, da parte del Governo, che ogni passo attuativo e ogni decisione definitiva di quel piano fossero preceduti da un confronto effettivo e non formale con gli enti locali interessati, al fine di individuare ogni possibile soluzione che riducesse il temuto impatto sociale e fosse in grado di garantire appieno, non solo la conformità alle caratteristiche del servizio universale, ma il ruolo svolto da Poste. Questo confronto è tuttora in corso; Poste ha comunicato che intende differire, rispetto a quanto inizialmente previsto, l'attuazione del piano, in modo da completare un dialogo con gli enti locali interessati, con le regioni e con i comuni, che io credo possa tradursi anche in alcune modifiche delle scelte precedentemente annunciate. Questo lo dico per precisare fin dall'inizio sia il terreno delle competenze del Governo sia l'iniziativa politica che è stata assunta dal Governo e per comprendere, dunque, il senso dei pareri che mi accingo ad esprimere.
  Prima di esprimere il parere sulla mozione Guidesi ed altri n. 1-00755, svolgo un'altra premessa, chiedo scusa, mi pare di poter dire che nella narrativa di ognuna delle mozioni vi sia lo stesso spirito, lo stesso senso costruttivo, al di là dei diversi accenti che sono determinati dalla diversa collocazione politica. Il Governo, dunque, si rimette all'Aula per tutta la parte che Pag. 31riguarda la narrativa delle premesse, non intende fare una valutazione col bisturi che porterebbe, a nostro avviso, a mio avviso, semplicemente, invece, a disperdere uno spirito costruttivo e di condivisione che mi pare di cogliere in tutte le mozioni; naturalmente, con più precisione, invece, dovrò esprimermi in ordine agli impegni.
  Sulla mozione Guidesi ed altri n. 1-00755, sul primo capoverso dell'impegno, vi è un parere favorevole con riformulazione. La riformulazione che propongo è la seguente: «a sollecitare Poste italiane Spa affinché pubblichi, al termine del confronto in atto con gli enti locali, la lista completa degli uffici postali prossimi alla chiusura o interessati ad una riduzione dell'orario di apertura, al fine di assicurare il rispetto degli obblighi in capo al fornitore del servizio universale, quale, in particolare, il mantenimento dell'operatività di un ufficio postale nel 96 per cento dei comuni italiani». Siccome questo tema tornerà in altre mozioni, comprendo la richiesta a Poste italiane perché pubblichi la lista completa degli uffici, ma vorrei dire con franchezza all'Assemblea che trovo più produttivo, per gli obiettivi di tutti, chiedere che la pubblicazione avvenga al termine del confronto, perché costringere ora Poste a pubblicare una lista a mio avviso rende più difficile poter superare qualche decisione di chiusura nel confronto, mentre trovo comprensibile che lo si chieda al tema del confronto. Anche sul secondo capoverso della mozione Guidesi ed altri n. 1-00755 vi è un parere favorevole purché riformulato nel seguente modo: «a sollecitare Agcom per lo svolgimento di una puntuale verifica di ogni misura di razionalizzazione degli uffici postali da parte di Poste italiane Spa, al fine di valutare di volta in volta, in relazione al caso concreto, la portata dei disagi eventualmente arrecati all'utenza, anche in relazione all'età anagrafica della popolazione servita e alle condizioni del trasporto pubblico che collega gli uffici postali, nonché i corrispondenti benefici in termini di miglioramento dell'efficienza complessiva della rete e di riduzione dei costi del servizio universale ricadenti sulla collettività». Sul terzo capoverso il parere è favorevole se riformulato nel seguente modo: «a fornire al Parlamento l'indicazione complessiva dei contributi statali erogati negli ultimi cinque anni a Poste italiane Spa per l'espletamento del servizio pubblico universale». Sul quarto capoverso il parere è contrario e anche sul quinto capoverso vi è un parere contrario. Il sesto capoverso è accolto mentre sul settimo capoverso propongo la seguente riformulazione: «a verificare che sia confermato il differimento comunicato il 7 aprile 2015 da Poste italiane Spa, in attesa di una concertazione fra la società e le amministrazioni locali coinvolte finalizzata a valutare l'impatto degli interventi sulla popolazione interessata e la possibile individuazione di soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale, così come previsto dalla citata delibera dell'Agcom, che siano in grado di coniugare le esigenze di equilibrio economico con quelle di tutela dell'utenza». Con queste modifiche, ove accolte, il parere complessivo è favorevole.
  Passiamo alla mozione Franco Bordo ed altri n. 1-00818. Sul primo capoverso il parere è favorevole e lo stesso sul secondo capoverso. Sul terzo capoverso propongo una riformulazione, anche se, chiedo scusa signor Presidente, devo fare una verifica, per scrupolo.

  PRESIDENTE. Prego, non si preoccupi.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Perfetto. Sul terzo capoverso la riformulazione che propongo è la seguente, semplicemente con le parole: «a favorire la prosecuzione del confronto costruttivo già in corso», solo per indicare che si tratta di un'iniziativa già in essere.
  Sul quarto capoverso la riformulazione è più completa: «a considerare ogni atto di competenza finalizzato ad assicurare, durante l'iter di privatizzazione di Poste italiane Spa la tutela, la protezione sociale e il mantenimento dei livelli occupazionali attuali di tutti i lavoratori impiegati presso l'ente, con particolare riferimento a quelli Pag. 32operanti nel settore del recapito postale in conformità all'ordine del giorno n. 9/2679-bis-A/26 presentato dal gruppo Sinistra Ecologia Libertà e accolto dal Governo in data 30 novembre 2014».
  Il quinto, il sesto ed il settimo capoverso sono accolti. Quindi con queste modifiche e riformulazioni il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Vorrei chiederle una precisazione. Ha detto prima che su tutte le premesse di tutte le mozioni si rimette all'Assemblea, è così o mi sbaglio ?

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Confermo quanto detto prima.
  Sulla mozione Tullo ed altri n. 1-00819 il parere è favorevole per i primi quattro capoversi, mentre sul quinto capoverso propongo la seguente riformulazione: «a rilanciare lo spirito costruttivo di un nuovo modello di sviluppo nel settore della logistica di recapito, rappresentato anche dalle nuove possibilità che la diffusione dell’e-commerce offre, riprendendo una sistematicità di confronto tra tutti i soggetti in gioco, come quello intrapreso con il memorandum del 2007 fra Ministero delle Comunicazioni, Poste italiane Spa e agenzie di recapito». Con questa modifica il parere è favorevole.
  Sulla mozione Garofalo ed altri n. 1-00820 propongo la seguente riformulazione del primo capoverso: «ad attuare, per quanto di competenza, interventi diretti a far sì che Poste italiane Spa si occupi e garantisca pienamente il servizio pubblico universale che presuppone la prossimità e la copertura del territorio nazionale». Propongo anche la seguente riformulazione del secondo capoverso: «a valutare che il processo di consultazione con gli enti locali avvenga, così come previsto, tramite un confronto con gli stessi per valutare attentamente la ricaduta che il piano potrà comportare sulle diverse aree del paese salvaguardando, al contempo, tutte le aree dell'Italia che sono particolarmente svantaggiate, e a sollecitare Poste italiane affinché pubblichi, al termine del confronto, la lista completa degli uffici postali destinati alla chiusura o interessati ad una riduzione dell'orario di apertura al fine di assicurare il rispetto degli obblighi in capo al fornitore del servizio universale, quale in particolare il mantenimento dell'operatività di un ufficio postale nel 96 per cento dei comuni italiani». Propongo anche una riformulazione al terzo capoverso: «a valutare tutti gli spazi nell'ambito dell'attuazione del piano di Poste italiane e del nuovo contratto di servizio per porre una maggiore attenzione allo sviluppo di servizi innovativi e tecnologici in modo da consentire ai cittadini di poter effettuare direttamente dalla propria abitazione un serie di operazioni che attualmente sono disponibili solo presso gli sportelli postali». Sul quarto capoverso il parere è favorevole, mentre sul quinto capoverso propongo la seguente riformulazione: «a sollecitare le pubbliche amministrazioni a valorizzare sempre la concorrenza, anche con riferimento all'acquisto dei servizi offerti dalle imprese del settore postale». Sul sesto capoverso propongo invece questa riformulazione: «a valutare in linea con le principali esperienze a livello internazionale, una riduzione del perimetro del servizio universale al fine di limitare l'impegno economico dello Stato ed utilizzare gli eventuali risparmi per incrementare il fondo di compensazione per l'espletamento del servizio». Il parere è favorevole per quanto riguarda il settimo capoverso anche se al Governo sembra che la direttiva dell'Unione europea sul settore postale, recepita con il decreto n. 58 del 2011, abbia già di fatto abolito la riserva dei servizi assegnati in esclusiva a Poste italiane, tuttavia in punto di principio non vi è alcuna obiezione a considerare favorevolmente l'impostazione del capoverso.
  Per quanto concerne la mozione Nicola Bianchi ed altri n. 1-00821, sul primo capoverso del dispositivo il parere è contrario, mentre i capoversi secondo, terzo e quarto sono accolti con una unica riformulazione complessiva: «a sollecitare Poste Italiane affinché continui a confrontarsi con gli enti locali, al fine di mitigare Pag. 33l'effetto del proprio piano industriale sui servizi offerti, anche a seguito di precedenti interventi di razionalizzazione, garantendo la piena operatività del servizio universale, in particolar modo per i cittadini che risiedono in aree svantaggiate del Paese e/o in condizioni di minore mobilità in considerazione anche dell'età anagrafica».
  Sul quinto capoverso del dispositivo propongo la seguente riformulazione «a sollecitare Poste Italiane affinché il rinnovato piano industriale punti con maggiore decisione sulla digitalizzazione dei processi, valutando, ove è possibile, che il gruppo Poste possa avviare programmi di alfabetizzazione digitale dei propri utenti, in particolare in favore delle fasce più deboli della cittadinanza e che eventuali interventi di razionalizzazione dei punti fisici di accesso alla rete postale siano preceduti dalla piena operatività dei servizi digitali».
  Sul sesto capoverso del dispositivo vi è la seguente riformulazione: «a considerare ogni atto di competenza finalizzato a salvaguardare gli attuali livelli occupazionali di tutti i lavoratori impiegati presso l'Ente anche alla luce del progetto di crescita illustrato da Poste».
  Sulla mozione Palese n. 1-00823 sono accolti i capoversi primo, secondo e terzo del dispositivo, mentre sul quarto capoverso propongo una riformulazione consistente soltanto nella sostituzione del verbo «intraprendano» con il verbo «proseguano». Infine, il quinto capoverso del dispositivo è accolto.
  In ordine alla mozione Catalano ed altri n. 1-00828, sul primo capoverso del dispositivo il parere non può che essere contrario. Comprendo il senso, tuttavia si entra in una dinamica in cui il Governo ritiene di non potersi esprimere nei termini detti e, quindi, il parere non può che essere negativo. Ho qui qualche considerazione da aggiungere alla motivazione del parere, ma soprattutto a parziale dimostrazione di condivisione di alcuni principi. Poste Italiane, su richiesta del Governo, comunica che, a fronte dell'esigenza di individuare criteri oggettivi che consentissero di assicurare una gestione equa delle numerosissime domande di mobilità territoriale, Poste ha sottoscritto nel 2010 un accordo sindacale, rinnovato nel 2013, nel quale sono stabiliti i requisiti necessari per poter presentare una richiesta di trasferimento e i requisiti in base ai quali il singolo lavoratore matura un punteggio e viene collocato in una specifica graduatoria di priorità. Sul secondo capoverso del dispositivo della mozione il parere è favorevole, così come sul terzo ed il quarto capoverso. Sul quinto capoverso propongo la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di instaurare un tavolo di lavoro con la partecipazione di Poste e dei principali concorrenti attivi nei diversi settori di mercato postale delle società che forniscono servizi informatici e prodotti digitali per detto mercato, al fine di individuare nuove metodologie di lavoro e di collaborazione finalizzate, attraverso il miglior utilizzo delle innovazioni tecnologiche, a garantire la più ampia soddisfazione delle esigenze degli utenti dei servizi di recapito».

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, vi prego di abbassare il tono della voce.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sul sesto capoverso il parere è contrario, anche qui per il tipo di impostazione. Non occorrerebbe nemmeno una riformulazione, ma proprio, diciamo così, non si può parlare di interconnessione delle banche dati con i sistemi telematici di sicurezza interna, quindi il parere non può che essere contrario.
  Sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-00829, sul primo capoverso del dispositivo propongo la seguente riformulazione: «a verificare che sia confermato il differimento comunicato il 7 aprile 2015 da Poste Italiane, in attesa di una concertazione fra la società e le amministrazioni locali coinvolte, finalizzata a valutare l'impatto degli interventi sulla popolazione interessata e la possibile individuazione di soluzioni alternative, qualora vi sia il rischio di non poter garantire standard di Pag. 34qualità e di efficienza del servizio a tutti i cittadini, con particolare attenzione per i territori svantaggiati come quelli di montagna». Sul secondo capoverso il parere è favorevole.
  Infine, per quanto riguarda la mozione Rampelli ed altri n. 1-00848, sui primi due capoversi del dispositivo c’è un parere favorevole con la seguente riformulazione: «a sollecitare Poste Italiane affinché continui a confrontarsi con gli enti locali, al fine di concordare gli effetti del proprio piano industriale sui servizi offerti anche a seguito dei precedenti interventi di razionalizzazione, garantendo la piena operatività del servizio universale, in particolar modo per i cittadini che risiedono in aree svantaggiate del Paese e/o in condizioni di minore mobilità, in considerazione anche dell'età anagrafica». Sul terzo capoverso la riformulazione è la seguente: «a considerare ogni atto di competenza affinché siano salvaguardati gli attuali livelli occupazionali di tutti i lavoratori impiegati presso l'ente, anche alla luce del progetto di crescita illustrato da Poste».

  PRESIDENTE. Le chiedo solo un'ultima cosa: la prima riformulazione della mozione Rampelli copre tutti e due i capoversi del dispositivo ?

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, propongo una riformulazione che riguarda sia...

  PRESIDENTE. Quindi diventa unico ?

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Diventa un unico punto.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la mozione di maggioranza, rispetto alle altre concernenti il medesimo tema, delinea per il Governo un preciso piano d'azione da seguire, al fine di tutelare le reali esigenze della cittadinanza in tema di servizi universali, tra i quali quelli postali. Sebbene noi apprezzeremmo: un radicale ripensamento del piano strategico 2015-2019 di Poste Spa, l'impegno del Governo a monitorare l'impatto del piano di razionalizzazione della rete degli uffici postali sui livelli occupazionali, così come quello a far sì che non siano le piccole comunità montane e rurali a pagare il sacrificio maggiore derivante dall'attuazione del suddetto piano. Sono obiettivi concreti.
  Come già ho avuto modo di dichiarare, la mera logica del profitto non è compatibile con la missione di Poste Italiane, la quale consiste nel garantire a tutta la cittadinanza indispensabili servizi di carattere pubblico. Rispetto a questi ultimi, non importa quanto sia poco redditizia la loro presenza in determinate zone disagiate o semplicemente isolate del territorio nazionale. Tali servizi debbono continuare ad essere svolti e non c’è privatizzazione che possa cancellare questo dato.
  Nella presente mozione emerge la necessità di portare avanti questa diversa impostazione, nella quale l'ottimizzazione di una struttura, chiamata a svolgere servizi essenziali, non può consistere in una compressione dei diritti dei cittadini, specie se appartenenti alle categorie più deboli, quali gli anziani.
  Una conseguenza di questo tipo, facilmente prevedibile in relazione al nuovo piano strategico di Poste italiane, deve essere assolutamente scongiurata, e la presente mozione, rispetto alla quale esprimo il voto favorevole della componente socialista, rappresenta un primo chiaro segnale al Governo in questo senso.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente, signori del Governo, ho ascoltato con attenzione quanto appena dichiarato dal collega Pastorelli e sono a confermare quanto, a tutti gli effetti, Poste italiane rappresenti per i cittadini italiani. Lei lo sa, ci siamo visti anche in Commissione, recentemente, attraverso un'interrogazione, a cui, effettivamente, lei ha risposto, ma non siamo rimasti soddisfatti, evidentemente, dalla risposta, perché immaginiamo che anche lei, in questo frangente, come spesso ricordato, può fare effettivamente ben poco.
  Però, Poste italiane è un servizio pubblico, secondo noi, essenziale. Nel mese di dicembre 2014 è stato approvato, come prima detto e come prima ricordato, questo piano industriale per il periodo 2015-2020 che stanzia 3 miliardi di euro di investimenti per i prossimi cinque anni. Si tratta – vado a citare – di un cosiddetto «piano di sviluppo», che deve andare a prevedere prima, evidentemente, una riconsiderazione e una rivalutazione di quello che è il presidio di Poste italiane attualmente sito sul territorio italiano, affinché questo collimi con le esigenze degli utenti, ma che vada ad essere fondamentalmente visto sotto un mero profilo aziendale.
  Questo tipo di percorso, cioè, deve essere sicuramente – e giustamente, aggiungo io – sostenibile. Però, diciamoci la verità: questo è un percorso che va nell'alveo di quello che attualmente Poste italiane, entro il 2015, ha dichiarato di voler fare, o meglio – ricordiamo tutti che Poste italiane è partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze – nell'alveo di quanto lo Stato italiano vuole far fare a Poste entro l'anno 2015, ovvero la privatizzazione del 40 per cento di Poste, che serve, fondamentalmente, a fare cassa.
  Quindi, è altrettanto vero che, se deve esserci una razionalizzazione, questa ci deve essere anche con la chiusura di uffici postali, togliendo, di fatto, un servizio ai cittadini che pagano le tasse, per poter vendere meglio la quota del 40 per cento e poterla posizionare meglio sul mercato. A questo punto, il Governo e Poste italiane devono aprire anche alla concorrenza in questo settore.
  Ricordo che, sentite le regioni e sentiti anche i presidi di Poste sui territori, ad esempio nella regione Emilia-Romagna vi sarà uno sciopero il 18 maggio e si fermano i lavoratori di Poste. Quindi, evidentemente, questo passaggio non piace né ai lavoratori né alle regioni, che sono assolutamente impreparate, attualmente, in merito a quello che potrebbe essere un vulnus, un punto di caduta, che si può andare a creare chiudendo parecchi uffici postali: 455 uffici postali a livello nazionale, forse qualcuno di più, e riduzione degli orari degli stessi uffici su altri 600 presidi.
  Nessuna regione, come prima detto, si è dichiarata pronta per poter sostenere questa piccola emergenza. Quindi, dopo il passaggio delle mozioni della scorsa settimana, con mozioni anche presentate dal gruppo Alternativa Libera, ad esempio sulla rivisitazione dei tagli agli enti locali, ecco che si va ulteriormente a tagliare un servizio. Chiudete, tra l'altro, gli uffici – lei prima lo ricordava –, ma non dite quali uffici andranno ad essere chiusi: è soltanto una supposizione giornalistica quale di questi quasi 500 uffici andrete a chiudere. Quindi, per cortesia, fate una lista, in modo che le persone vadano ad essere preparate rispetto alla chiusura degli uffici postali.
  Ricordo, tra l'altro, e l'ho ricordato anche in Commissione, il caso del Friuli Venezia Giulia, dove, rispetto alla chiusura di questi quasi 500 uffici postali, la provincia di Udine è la più penalizzata, con il 70 per cento delle chiusure regionali.
  La ringrazio per aver accettato il dispositivo per quanto riguarda sia la salvaguardia dei posti di lavoro, sia, soprattutto, i territori svantaggiati, però, di fatto, in Friuli Venezia Giulia, il 70 per cento delle chiusure riguarderanno uffici postali soprattutto siti in comuni di montagna, Pag. 36quando, secondo noi, in ogni paese, in ogni presidio, in ogni cittadina, dovrebbe esserci almeno un ufficio postale che vada a garantire i livelli essenziali.
  Sicuramente riconoscerete il fatto che abitare in una cittadina è una cosa, abitare in un territorio di montagna, magari d'inverno, magari per una persona di 70 o 80 anni, che per fare una raccomandata deve andare in un altro paese, è un'altra. Ci sono evidenti difficoltà affinché questa persona anziana, o disabile, o non autosufficiente, riesca a fare questo tipo di percorso. Lo ricordiamo: è stata presentata un'interrogazione, la n. 5-04731, al Ministero dello sviluppo economico proprio per evitare la chiusura di questi uffici postali; non ci è stato risposto, ci è stato risposto in modo troppo, troppo vago.
  Quindi, noi reclamiamo il fatto che troppo spesso lo Stato, in questo caso, vada a prendere delle decisioni che sono unilaterali. Va a prendere delle decisioni, anche in merito alla privatizzazione e alla chiusura dei presidi di Poste italiane, che sono unilaterali. Non si ascoltano le regioni, non si ascoltano i lavoratori, non si ascoltano i presidi locali degli uffici di Poste italiane. Lo ricordo per l'ennesima volta, perché è importante e perché forse i cittadini questo non lo sanno: il 100 per cento di Poste italiane è partecipato dal Ministero dell'economia e delle finanze in esclusiva autonomia.
  Quindi, Presidente, io chiaramente devo accettare le riformulazioni e ringrazio per la risposta, però devo chiedere al Governo di sottolineare due punti: continuare – e lei si è reso disponibile a farlo in Commissione, lo ricordo – a monitorare quotidianamente la situazione proprio per i presidi che sono presenti, soprattutto nei piccoli paesi e nei territori di montagna, e soprattutto, e non in ultimo, andare a garantire i livelli occupazionali essenziali delle persone che lavorano all'interno di questi uffici, perché altrimenti sarebbe inutile quanto ieri affermato in termini di dati dall'INPS: da una parte, c’è un po’ di lavoro che sta iniziando a ricrescere, dall'altra, grazie alla privatizzazione e alla riduzione degli uffici, non vorrei ci fosse la nefasta possibilità che più di qualche decina di operatori che attualmente lavorano in Poste italiane venga lasciata per strada.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Poste italiane Spa è la società a capitale pubblico, affidataria del servizio postale universale fino al 2026. La legge di stabilità per l'anno in corso ha previsto la proroga dell'efficacia del contratto di programma 2009-2011 fino alla sottoscrizione del nuovo contratto di programma nel 2019. All'atto dell'affidamento del servizio postale universale la società deve garantire il proprio impegno a realizzare determinati standard di qualità, tra i quali il numero e la distribuzione degli uffici sul territorio, l'adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste e i tempi per la distribuzione.
  Lo scorso mese di febbraio la dirigenza di Poste italiane, in sede di Conferenza delle regioni, ha reso note le linee guida del nuovo piano industriale della società, che prevede la razionalizzazione degli uffici postali sul territorio nazionale. Il piano fa riferimento alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni del 29 giugno 2014, che interviene sui punti di accesso alla rete postale, modificando i criteri di distribuzione degli uffici di Poste italiane, secondo le previsioni del decreto del Ministero dello sviluppo economico del 7 ottobre 2008 e integrandoli con specifiche previsioni a tutela degli utenti che abitano nelle zone remote della nazione.
  La vigente normativa in materia di gestione del servizio postale universale stabilisce che le prestazioni rientranti nel servizio universale debbono essere fornite «permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane» e che debba essere assicurata «l'attivazione di un congruo numero di punti di accesso», sulla base di Pag. 37criteri di ragionevolezza, al fine di tener conto delle esigenze dell'utenza.
  Si fa espresso riferimento alle aree geografiche remote del territorio nazionale, individuandole come situazioni particolari, meritevoli di specifica considerazione nell'ambito dello stesso servizio. In particolare, al fine di garantire un livello di servizio adeguato nelle isole minori e nelle zone rurali e montane, la delibera introduce specifici interventi di chiusura di uffici postali, che si caratterizzano per la natura prevalentemente montana del territorio e per la scarsa densità abitativa in base a dati demografici e classificazioni ISTAT, e per le isole minori in cui sia presente un unico presidio postale.
  Tali previsioni, dettate dalla necessità di garantire la fruizione del servizio universale anche in situazioni caratterizzate da bassi volumi di domanda ed alti costi di esercizio, sono in parte controbilanciate, al fine di consentire il perseguimento degli obiettivi di contenimento degli oneri del servizio universale previsti dal contratto di programma, da una riduzione dell'orario di apertura minimo, da tre giorni e 18 ore settimanali a due giorni e 12 ore settimanali, che potrà, tuttavia, riguardare solo un numero limitato di uffici: uffici postali che siano presidio unico di piccoli comuni con popolazione residente inferiore a 500 abitanti, a condizione che in prossimità (entro 3 chilometri di distanza) vi sia un ufficio che, nei restanti giorni lavorativi della settimana, assicuri alla popolazione locale la fruizione dei servizi postali.
  La delibera, infine, impone a Poste italiane di avvisare con congruo anticipo le istituzioni locali sulle misure di razionalizzazione, al fine di avviare un confronto sull'impatto degli interventi sulla popolazione interessata e sulla possibile individuazione di soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale.
  In base all'annunciato nuovo piano industriale, nel 2015 dovrebbero chiudere circa quattrocento uffici postali sul territorio nazionale ed è altresì prevista la riduzione degli orari di molti uffici. I tagli proposti stanno suscitando la preoccupazione e il disappunto di numerose regioni ed enti locali, che stanno rivendicando un ruolo attivo nel processo di razionalizzazione. In conseguenza alle critiche al piano esposte dalle suddette categorie, Poste italiane lo ha sospeso, ma nella nota che la società ha diffuso si parla espressamente solo di rinvio per il tempo necessario a un confronto con le regioni e i comuni interessati per «conciliare le esigenze aziendali con le istanze e le possibili eccezioni rappresentate dai territori», senza intaccarne, sembrerebbe, la sostanza.
  L'annunciato piano di riorganizzazione penalizzerà gravemente l'utenza e, nell'ambito di questa, in modo particolare i soggetti che hanno difficoltà a spostarsi in altre località per accedere ai servizi. Gli uffici postali rappresentano un presidio dello Stato sul territorio oltre che un servizio a imprese e cittadini.
  Il gruppo di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale annuncia il proprio voto favorevole alla presente mozione, affinché il Governo valuti l'adozione delle misure adeguate perché Poste italiane continui a svolgere il servizio universale in ottemperanza ai criteri previsti, permettendo il pieno accesso ai servizi a tutta l'utenza. Il Governo, ai fini della distribuzione degli uffici postali sul territorio nazionale, dovrebbe attivarsi affinché siano considerati ulteriori criteri quali la distanza chilometrica da percorrere per raggiungere gli stessi e i mezzi di trasporto disponibili a tal fine, l'età media della popolazione dei comuni nei quali si ipotizzano le chiusure e i comuni che siano oggetto di particolari flussi turistici in alcuni periodi dell'anno.
  Poste italiane, come indicato dalla delibera Agcom 342/14, deve favorire il confronto con gli enti locali e operare ai fini della salvaguardia dei livelli occupazionali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Noi abbiamo voluto questa discussione e Pag. 38questa mozione rispetto alla presentazione del piano strategico di Poste – una società pubblica – e del suo nuovo amministratore delegato, datato dicembre dell'anno scorso. Si tratta di un piano strategico quadriennale, dal 2015 al 2019, in cui vengono citati i numeri della razionalizzazione: 445 sono gli uffici da chiudere e gli sportelli da chiudere e 608 sono quegli uffici dove sarà possibile e sarà un'esigenza limitarne gli orari di apertura. Tutto questo in funzione di un'improduttività e di un criterio diseconomico: questo dice la relazione del piano strategico.
  Detto questo, non possiamo certo dimenticarci che l'appartenenza pubblica della società Poste dipende ovviamente anche da un contratto di servizio.
  Un contratto di servizio che fa godere alla società Poste anche di esclusività e monopolio rispetto ad alcuni servizi. Allora, tutti sappiamo per quale motivo quel piano strategico viene presentato e per quale motivo si debba o si ha intenzione di rinunciare a questi sportelli e a questi uffici. Semplicemente perché, su indicazione del Ministero e del Governo, Poste procede a un programma di privatizzazione, per cui si mette sul mercato. E per mettersi sul mercato deve rinunciare a quei servizi che non fanno utili, che non sono economici. Ma è giusto, altresì, ricordare e specificare che questi servizi sono servizi, non solo utili alla comunità, ma in alcuni casi estremamente indispensabili, proprio perché servono talune fasce d'età che senza lo sportello nel proprio territorio non riuscirebbero ad attingere ad alcuni servizi fondamentali, tipo il ritiro della pensione. Ed è utile anche ricordare che questi sportelli sono da sempre stati e sono ancora adesso un utile servizio alla società e alla comunità dei singoli territori.
  Allora, delle due l'una: o si conferma il contratto di servizio a Poste e, allora, Poste, godendo dei privilegi di questo contratto di servizio e, quindi, dell'esclusività e del monopolio di alcuni servizi, deve anche rispondere del servizio pubblico che dà alla comunità, tenendo aperti questi sportelli e rinunciando anche ai limiti dell'apertura e degli orari; altrimenti, se si decide invece che il piano di Poste è un piano utile alla privatizzazione e serve alle indicazioni del Governo, allora a quel punto secondo noi è fondamentale e giusto rivedere quel contratto di servizio e quell'esclusività che ha Poste.
  Proprio per questo, noi non siamo disponibili a riformulare i nostri impegni e siamo anche qui a confermarli perché questa discussione l'abbiamo voluta noi proprio per evitare un piano che per alcuni territori diventerebbe difficile da affrontare e ne conseguirebbe la mancanza di un servizio fondamentale per la comunità. Noi siamo a chiedere a Poste di fornirci una lista dettagliata degli uffici postali coinvolti nella razionalizzazione e di farlo subito perché su quelli si deve discutere, specificando per ognuno il rapporto costi/benefici suddiviso per le aree territoriali di questo Paese. Chiediamo al Governo di assumere, per quanto di propria competenza, iniziative conoscitive in merito alla razionalizzazione della rete degli uffici postali da parte della società Poste italiane, al fine di valutare, di volta in volta e anche in relazione al caso concreto, la portata dei disagi arrecati, sia all'utenza, che alle singole comunità. Impegniamo il Governo – e noi crediamo che questo sia un criterio di trasparenza e sia utile anche alla discussione che c’è all'interno delle comunità e degli enti locali – a pubblicare sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze l'ammontare complessivo dei contributi statali erogati negli ultimi cinque anni a Poste italiane. Infatti, se Poste oggi dice che taglia un servizio pubblico, noi vogliamo capire quanto è stato pagato quel servizio. Impegniamo il Governo anche a rivedere, valutato il ridimensionamento del servizio pubblico offerto, l'ammontare dei contributi statali e il persistere delle convenzioni in essere. Se viene tolto un servizio pubblico, è giusto pertanto non pagarlo ed è giusto rivedere i contratti in essere. Chiediamo anche di rendere noti i dati relativi all'ammontare dei depositi postali suddivisi anche per regione, così vediamo se quegli uffici postali sono un problema dal Pag. 39punto di vista economico per Poste o se, invece, c’è qualche area territoriale che utilizza Poste anche dal punto di vista dei depositi. Inoltre, impegniamo il Governo a valutare la possibilità che alcuni servizi non ritenuti strettamente connessi all'espletamento del servizio universale, vengano offerti non in regime di esclusività a Poste italiane.
  Impegniamo infine il Governo a promuovere pertanto un rinvio dell'entrata in vigore del nuovo piano di razionalizzazione. Noi chiediamo queste cose in funzione soprattutto della discussione e dell'allarmismo che c’è stato nei territori, ma soprattutto in funzione di un concetto di equità rispetto a quanto lo Stato paga Poste per il servizio pubblico e quanto rende Poste rispetto a quel servizio. Noi crediamo che il Governo debba accettare questi impegni senza riformularli. Lasciamo la nostra mozione così e siamo estremamente convinti che non ci può essere una trattativa di rimodulazione del piano strategico presentato da Poste allorché si tenda a confermare il servizio pubblico. Se si conferma il servizio pubblico Poste deve cancellare la razionalizzazione degli sportelli, se invece si decide di razionalizzare gli sportelli e, quindi, di limitare il servizio pubblico, a quel punto ci pare giusto limitare sia l'esclusività che rivedere i contributi che lo Stato dà a Poste.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Questa ed altre mozioni nascono in seguito alla presentazione del piano strategico 2015-2019 di Poste italiane Spa in cui è previsto un fatturato in crescita verso i 30 miliardi di euro, una profittabilità che dovrebbe tornare a crescere, è previsto un investimento in piattaforme e un investimento in servizi digitali per circa 3 miliardi di euro, una crescita nella logistica, una crescita nello sviluppo, l'ingresso di ottomila nuove persone ma che di fatto ha mascherato, seppur peraltro per poco tempo, la chiusura di svariati uffici postali. Vorrei ricordare a quest'Aula che Poste italiane riceve significativi contributi da parte dello Stato nell'ambito della legge di stabilità per consentire proprio agli uffici postali periferici di garantire l'erogazione dei servizi postali essenziali. Pertanto non capiamo come mai nel piano veniva previsto a livello nazionale, nell'ambito dell'avvisato processo di privatizzazione, la chiusura e la riduzione proprio degli orari di apertura di centinaia di uffici postali. Vedete, care colleghe e cari colleghi, noi di Sinistra Ecologia Libertà non abbiamo capito: talvolta bisogna ammettere i propri limiti e bisogna avere anche il coraggio di riconoscere i propri errori e, quindi, bisogna anche chiedere spiegazioni. Non abbiamo capito qual è l'obiettivo perché se talvolta quello dichiarato è quello di tornare a far vivere e a ripopolare quelle aree più periferiche e più lontane dalle città nei fatti però vediamo che poco si fa per andare in quella direzione o almeno per bloccare gli esodi. Ci riempiamo la bocca tutte e tutti della tutela dei piccoli paesi, della qualificazione della bellezza dei nostri borghi, volano di turismo e volano di vita sana. Sappiamo tutti però che nei piccoli paesi vivono per lo più anziani che aspettano il giorno della pensione come il momento più importante di tutto il mese. La posta, come la chiesa, come il bar diventano quindi dei punti nevralgici dei piccoli centri abitati. È una questione culturale di normale vita vissuta per chi fuori di qui ce l'ha una vita e non dovrebbe essere difficile saperlo. Troppo spesso però dentro queste aule assumete decisioni che stravolgono la vita delle persone senza nemmeno rendervene conto ed è in questo perimetro che si colloca la decisione di Poste italiane Spa che segue e persegue la mera logica del profitto puntando su assicurazioni, puntando su carte di credito – certo chi delle nostre nonne ottantenni o novantenni non ha una carta di credito nel proprio portafoglio infatti ? – servizi finanziari in genere che nulla hanno a che fare con il servizio universale. Tutto ciò avviene a discapito della collettività Pag. 40chiudendo uffici che ritiene improduttivi o diseconomici, senza considerare che i servizi postali rappresentano un servizio fondamentale per lo svolgimento delle attività quotidiane di numerosissime imprese, di numerosissime famiglie e residenti anziani che si troveranno nella condizione di non poter più usufruire di prestazioni essenziali quali il pagamento delle bollette, la riscossione della pensione con la conseguenza di essere costretti a fare delle lunghe file nei giorni di apertura, ritardare le operazioni e affrontare frequenti e difficili spostamenti nei territori più disagiati. L'amministratore delegato di Poste italiane, il signor Francesco Caio, suggerisce come soluzione alla chiusura degli uffici postali il portalettere telematico.
  Ora anche qui care colleghe e cari colleghi dovete decidervi: o si fa come suggerisce la Polizia di Stato e cioè non ci si fida di aprire la porta della propria casa agli sconosciuti al fine di evitare truffe, furti e rapine, da parte di delinquenti oramai specializzati in questi tipo di reato o ci si fida del portalettere a domicilio che consegnerà le raccomandate, ricaricherà le postepay e farà pagare i bollettini.
  Noi non crediamo che le anziane e gli anziani saranno così disposti ad utilizzare il portalettere telematico, pertanto questa figura e questo servizio rischiano di non risolvere in alcun modo il problema che la chiusura degli uffici postali genererà. A fronte di queste osservazioni, infatti, l'amministratore delegato di Poste Italiane ha dovuto ammettere che il portalettere telematico, oggi come oggi, è ancora una figura evanescente. Considerate queste premesse come gruppo Sinistra Ecologia Libertà accogliamo con piacere tutte le riformulazioni ed apprezziamo anche il fatto che il Governo abbia voluto fare dei considerevoli passi in avanti, anche di apertura, nei confronti di un dialogo. Però voglio ricordare che cosa ci accingeremo a votare. Noi nella nostra mozione impegnavamo il Governo ad adoperarsi per garantire la capillarità su tutto il territorio e la permanenza degli uffici postali nei comuni rurali, montani e soprattutto svantaggiati.
  Vorremmo anche favorire il confronto già in corso – sì, è vero, signor sottosegretario – tra Poste Italiane Spa, regioni e comuni, con l'obiettivo di ridiscutere il piano di razionalizzazione degli uffici postali al fine di assicurare la piena operatività del servizio universale e di evitare che le decisioni assunte arrechino disagi agli abitanti dei comuni coinvolti, che si vedrebbero privati dell'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità, così come previsto dall'accordo siglato tra Poste Italiane Spa e lo Stato.
  Nella nostra mozione noi chiediamo anche di valutare l'impatto sociale ed occupazionale della razionalizzazione degli uffici, perché se con ogni passo avanti che facciamo all'insegna della modernità generiamo e lasciamo alle nostre spalle disoccupazione e perdita di posti di lavoro, allora voi capite che poco andiamo incontro all'ammodernamento e alla speranza di futuro. Noi vorremmo tutelare e porre al centro del dibattito il tema della protezione sociale e il mantenimento dei livelli occupazionali attuali di tutti i lavoratori impiegati presso l'ente, con particolare riferimento a quelli operanti nel settore del recapito postale; nonché a fornire al Parlamento l'indicazione complessiva dei contributi statali erogati negli ultimi cinque anni a Poste Italiane Spa per l'espletamento del servizio pubblico universale. Da ultimo, chiediamo di porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a far sì che siano illustrate e diffuse pienamente le opportunità dei nuovi servizi telematici.
  Ringrazio il signor sottosegretario per aver voluto confrontarsi con noi e, come detto, accogliamo le riformulazioni che il Governo ci propone, però, ovviamente, dobbiamo dirci, in maniera chiara, che non siamo e non saremo disponibili ad avallare in alcun modo che possano essere licenziati dei lavoratori o siano colpite, con la chiusura degli uffici postali, quelle realtà più periferiche, più lontane dai centri abitati che a parole diciamo di voler tutelare e di voler ripopolare ma che nei Pag. 41fatti rischiamo di desertificare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi abbiamo ritenuto di voler sottoporre la presente mozione, che abbiamo illustrato alcune settimane fa, all'attenzione del Governo ben consapevoli delle competenze che rimangono al Governo, allo Stato e ben consapevoli anche degli aspetti di vigilanza in ordine al rispetto dei contratti relativi al servizio universale.
  Ribadiamo i concetti già espressi nel corso dell'illustrazione anche perché, come è stato detto da diversi miei colleghi, Poste Italiane Spa, sebbene con quote diverse ma sempre all'interno del totale di competenza pubblica, è un'azienda dello Stato. Un'azienda che ha trovato fino ad oggi rispetto e una certa protezione in virtù del servizio universale fornito, che è stato oggetto di attenzione di tutti i gruppi politici.
  Io ho ascoltato le sue premesse e le ho apprezzate anche con lo spirito costruttivo con il quale lei le ha volute sottolineare, quindi, ribadendo come ho detto prima diverse competenze o una quota significativa di competenza ormai in capo all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, giustamente è intervenuto, anzi, è entrato nel merito degli impegni, ribadendo ovviamente gli impegni che il Governo dovrà mantenere. Credo che tutte le nostre mozioni non possano che essere considerate come la moltitudine di interrogazioni che sono state presentate, la maggior parte in Commissione IX, da parte di varie decine di colleghi parlamentari provenienti da qualunque parte del territorio nazionale. Questo credo sia significativo rispetto ad un concetto che – ahimè – l'amministratore delegato, in occasione dell'audizione in Commissione, non ha forse tenuto bene in considerazione, ossia quello della percezione che, di fatto, la gente ha del servizio delle Poste oggi espletato sotto il nome di «servizio universale»; il numero di interrogazioni è esattamente il frutto di una percezione non soddisfacente di questa significativa quota di servizio, che non lascia insoddisfatti soltanto in alcune aree del Paese, quelle magari meno convenienti sotto il profilo economico e quelle meno tutelate anche come previsto dal contratto, ma ritengo che questa insoddisfazione sia assolutamente diffusa in tutti i territori serviti dalle Poste, che sono ovviamente sull'intero territorio nazionale. Questo mi porta a svolgere un'altra considerazione: probabilmente Poste italiane, da troppo tempo, guarda al «servizio universale» soltanto per prelevare una quota di contributo che lo Stato offre, soltanto per preservare alcune esclusività, ma già guarda altrove perché ovviamente guarda un mondo che è influenzato da innovazione tecnologica e da mercati più ricchi. Questo non lo riteniamo totalmente sbagliato ma riteniamo sia assolutamente necessario portare parallelamente avanti un servizio di innovazione, che deve essere all'altezza dello scenario futuro e che sia collegato ai nuovi sistemi di comunicazione nonché a tutti gli effetti che può avere il comparto dell’e-commerce (è ancora troppo piccolo in Italia, ma ha margini enormi di crescita) e riteniamo giusto che Poste abbia un ruolo fondamentale in tutto ciò; tuttavia, non possiamo non osservare che, parallelamente, bisogna continuare ad affiancare un «servizio universale» assolutamente efficiente e che tenga conto anche del fatto che, se Poste italiane è cresciuta tanto in questi anni ed è un'azienda che ancora riesce a fare utili, evidentemente è riuscita a farlo anche perché ha avuto questo contesto favorevole. Rispetto a questo noi come gruppo Area Popolare riteniamo importante che il Governo continui a concentrarsi su questo tema, perché non ha abdicato totalmente alla sua azione di controllo o di verifica, come vogliamo chiamarla, nei confronti di Poste italiane, ma, al contrario, è un azionista, è l'azionista ed è il proprietario di Poste italiane e, quindi, non può, a rigor di logica, eliminare questa importante funzione Pag. 42che deve continuare a svolgere in termini di controllo di un'azienda che è propria. Ho parlato di qualità delle prestazioni e mi sembra di essere stato abbastanza chiaro. Un altro aspetto che abbiamo voluto sottolineare nella nostra mozione, che ovviamente mantiene l'attenzione sull'innovazione che Poste italiane deve portare avanti, sul ruolo da protagonista che deve assumere nello scenario futuro anche dei servizi moderni, è la seguente: non possiamo non lamentare il fatto che, in un piano di crescita di questa azienda, che prevede anche un numero cospicuo di nuove assunzioni (tutti hanno memoria di alcuni articoli di giornale con riferimento a nuove assunzioni che erano già state messe in pratica con processi poco chiari che, fortunatamente, il Ministero dello sviluppo economico è riuscito immediatamente a sospendere, anzi ad annullare, e ce ne sono tanti di articoli che ci riportano su questi temi), non possiamo non avanzare certe richieste al Governo. Spero che il sottosegretario questo aspetto lo tenga ben chiaro perché l'ho sottolineato anche nell'illustrazione della mozione, anche con riferimento al ruolo sociale dell'azienda Poste italiane, che l'amministratore delegato continua fortemente a voler tenere in considerazione nel mandato che ha; tuttavia, a mio giudizio, lo tiene in considerazione solo sotto il profilo delle entrate, della capacità che ha di raccolta anche del risparmio ma ne tiene molto poco in considerazione dal punto di vista della ricaduta occupazionale e degli effetti benefici che un'azienda pubblica deve assolutamente tenere in grande considerazione.
  Mi riferisco, particolarmente, a una cosa che a noi sta molto a cuore; diversi gruppi lo hanno anche sottolineato, ma noi lo vogliamo ribadire: è la vicenda delle agenzie di recapito. Poche centinaia di persone (tra l'altro in questi giorni anche in Liguria c’è stata un'ulteriore protesta) sono state mandate via dalle loro aziende, anzi, sono cessati i contratti a settembre 2014 e con faciloneria si è portata avanti un'ipotesi di assorbimento a tempo determinato per periodi molto brevi, per forme di impiego ovviamente a tempo determinato e per poche ore al giorno, quasi sempre, ma che sono assolutamente inaccettabili, anche perché prevedono spostamenti fisici dei lavoratori molto distanti dai loro luoghi di domicilio.
  Allora, questa non è una vicenda che può passare così in silenzio e andare avanti senza che il Governo intervenga. Invito lei, sottosegretario, ad ascoltarmi, perché su questo noi continueremo a vigilare e continueremo a sollecitare il Governo affinché la questione sia ripresa e sia ripresa sotto il profilo della giustizia, sotto il profilo dell'attenzione rispetto a un percorso che le agenzie di recapito postale hanno fatto negli anni e che, improvvisamente, è stato assolutamente cessato e abbandonato. Ora, come facciamo a spiegare che, su ottomila previste nuove assunzioni, tutte queste poche persone non sono in condizione di essere tenute nella giusta considerazione, anche a seguito di un processo di formazione che è previsto nel piano strategico «Poste 2020» che rientra anche in un perimetro di insoddisfazione che oggi esiste; infatti, se noi guardiamo le percentuali di posta inevasa che costringono gli utenti a dover andare presso gli uffici postali a recuperare la posta non recapitata, tutto questo è frutto di cicli di lavoro forse un po’ troppo accelerati, ma è, anche, spesso, frutto di una presenza nel territorio di persone che non hanno una maturata competenza e conoscenza del territorio che in effetti avevano tramite queste forze di lavoro. Allora, io ho preso parecchio tempo per sottolineare ciò, perché non vorrei che questa questione che ritengo importantissima passasse inosservata e che so bene che il Governo può assolutamente riprendere in considerazione.
  Come ho detto all'inizio, ho apprezzato le sue premesse, signor sottosegretario, e lo spirito costruttivo e anche a nome dell'intero gruppo dichiaro di accettare le riformulazioni che lei ha proposto sui nostri impegni, precisando che continueremo a mantenere alta l'attenzione nei confronti di Poste e anche del Governo, affinché gli impegni vengano rispettati.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente, la mozione che Forza Italia ha presentato è, più o meno, nel merito, rispetto agli impegni richiesti dal Governo, grosso modo uguale a tutte le altre mozioni degli altri gruppi che sono state presentate e formalizzate e il fatto che il Governo – sia nelle premesse, sia per la stragrande maggioranza anche degli impegni, tranne qualche riformulazione – abbia dato un consenso ampio rispetto alle situazioni che sono state esposte e che sono state poste dalle mozioni la dice lunga su quanto il problema esista e su quanto il problema sia grave. Indipendentemente dalle motivazioni più varie, che inducono Poste Italiane Spa a presentare piani di razionalizzazione e anche diverse misure di chiusure di uffici postali nei vari territori nazionali, noi riteniamo che il Governo debba comunque intervenire in riferimento a queste scelte, anche perché i contenziosi che sono stati attivati da vari comuni, da vari comitati, dai cittadini, per quanto riguarda l'aspetto del TAR o del Consiglio di Stato, hanno già dato un indirizzo, una linea rispetto ad alcuni criteri.
  Il servizio che viene svolto è un servizio essenziale, non sta a me dirlo o sottolinearlo ulteriormente. Ritengo, però, che il Governo, forte anche di questi indirizzi, di queste proposte che vengono presentate come impegni nelle varie mozioni da parte del Parlamento, debba poi essere conseguente e richiamare l'attenzione e anche le scelte conseguenti, che debbono riguardare il mantenimento e il potenziamento del servizio in riferimento a questo piano di ristrutturazione o di riorganizzazione – come lo si vuol chiamare – di Poste italiane, che sostanzialmente non garantisce per niente l'erogazione dei servizi, che sono essenziali. Per questo motivo, riteniamo di accettare la riformulazione che viene proposta dal Governo, ma auspicando anche ci siano delle conseguenze serie nei confronti dei Poste italiane Spa. Sarebbe ora che cessassero nella maniera più assoluta questi piani di razionalizzazione; piuttosto, che cercasse di riorganizzare i servizi in maniera diversa e le economie le facesse su tutt'altri settori e su tutt'altre spese – che all'interno di Poste italiane Spa ci sono sicuramente – e non sulla presenza e sul presidio di servizi e di sportelli, che sono essenziali per quel che riguarda la vita quotidiana dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,13).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Grazie. Signor Presidente, colleghi, Poste italiane è una Spa, cioè una società per azioni, ma Poste italiane è ancora un'azienda a totale partecipazione pubblica. La società per azioni Poste italiane ha un socio unico, e il socio unico è il Ministero dell'economia e delle finanze, alias lo Stato. Poste italiane, è giusto ricordarlo, è dei cittadini italiani. Si sta mettendo in atto una trasformazione di Poste italiane, che porta il fornitore del servizio universale, quindi la più grande infrastruttura di servizi in Italia, a mettere in secondo piano la sua originaria e tradizionale mission – per usare un termine gradito al mondo aziendale – e a diventare gradualmente un vero e proprio Pag. 44gruppo bancario. Gli squali della finanza ringraziano, i cittadini comuni penso proprio di no. Trentadue milioni di clienti – sono i dati ufficiali – restano a guardare questo spettacolo raccapricciante. Qual è lo scenario che si prospetta ? Se guardo in avanti, sulla base di quello che è stato annunciato e fatto finora, vedo, da un lato, un gruppo bancario privato e impegnato a svolgere operazioni finanziarie ovviamente di dubbio interesse pubblico. È di recente l'annuncio da parte d Poste italiane dell'acquisizione del 10,3 per cento di Anima: né è già il primo segnale. Ripeto le testuali parole che ha usato l'azienda in sede di annuncio dell'acquisizione: una buona operazione, coerente con il piano industriale di Poste. Ecco, vorrei sottolineare per qualche secondo queste parole: una buona operazione. Vale a dire, siamo già nell'ottica delle operazioni finanziarie e delle società private. È coerente con il piano industriale, quindi coerenza sia, ma a noi questa parola non piace proprio. Dall'altro lato, vedo invece la società che gestisce il servizio postale universale, una società pubblica sempre più ridimensionata. I cittadini non capiranno perché la posta prioritaria non sarà più prioritaria, perché alcuni uffici rimarranno aperti a giorni alterni, perché non potranno più usufruire nel modo più corretto di servizi che sono essenziali per l'utenza, e potrei continuare. Non capiranno ! Poste italiane si allontana sempre di più dalla funzione sociale per cui tanti anni fa è stata creata. La privatizzazione di Poste – lasciatemelo dire – la vuole soltanto il PD, la dimostrazione chiara e lampante è la votazione in Commissione circa un anno fa.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 16,16)

  NICOLA BIANCHI. Questo ovviamente porterà, da un lato, a una good company, quindi una buona azienda, una buona banca che penserà a fare affari e a investire nei mercati finanziari, a prestare importanza al settore assicurativo, alle carte di credito, alle ricaricabili e alla telefonia mobile, e, dall'altro, a una bad company, che resterà pubblica, e che non avrà ovviamente più le forze economiche per fornire un degno servizio postale universale e che dovrà garantire uno stipendio a 144 mila dipendenti. È questo che volete, colleghi del PD ? Presentate interrogazioni a raffica contro il piano di riordino degli uffici postali, per quale motivo ? Per dare conto ai vostri elettori ?
  Questa, come al solito, è l'unica cosa che vi interessa, i cittadini invece devono sapere che quegli stessi parlamentari che hanno presentato decine e decine di atti di sindacato ispettivo contro il taglio degli uffici postali hanno votato per la privatizzazione di Poste e per la finanziaria del 2015. Hanno messo, cioè, le basi per la distruzione del servizio universale postale.
  È l'ipocrisia che vi contraddistingue come sempre, con una mano togliete e con l'altra fate finta di dare ! State distruggendo una delle poche aziende pubbliche floride in Italia, un fiore all'occhiello del nostro paese da decenni. Sarei anche curioso di sapere in quale punto del programma elettorale del 2013 veniva riportata la privatizzazione di Poste.
  Gli uffici postali devono essere efficienti, devono garantire servizi, devono svolgere una funzione sociale. L'ufficio postale è la vita reale e di chi ci va quotidianamente. Ci vanno ovviamente le persone anziane a ritirare la pensione, ci vanno le persone normali a pagare le bollette, a spedire lettere e pacchi, a mettere da parte qualche soldino. A queste persone non importa di investire in Poste Vita, non vogliono code agli sportelli, non vogliono comprare dei gratta e vinci, ma vogliono che il pacco arrivi in tempo ! Ecco perché voteremo convintamente a favore della nostra mozione senza accettare la riformulazione proposta dal Governo, perché secondo noi per evitare tutte queste criticità bisogna accettare gli impegni così come sono riportati nella nostra mozione. Al contrario, invece, voteremo contro le mozioni del PD e di Area Popolare, che non fanno altro che chiedere impegni blandi che non risolveranno sicuramente il problema, mentre ci asterremo Pag. 45su tutte le altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Credo che non sia inutile discutere in generale delle mozioni e in particolare sia importante la discussione di oggi su un tema che è nello stesso di politica industriale e di giustizia sociale. Poste italiane è la più grande infrastruttura di servizi, ma nello stesso è la più grande azienda italiana, ben 143 mila lavoratori, ed è in atto un processo di privatizzazione che dovrà portare però ad una alienazione non superiore al 40 per cento. Nello stesso tempo è andato avanti in questi anni un processo di liberalizzazione del mercato postale che ha oggettivamente eroso l'area dei prodotti universali riservati ai fornitori del servizio universale. Proprio per questo abbiamo avuto nel settembre 2014 un piano industriale di Poste italiane che prevedeva la chiusura degli uffici postali, ben 445, ed una rimodulazione degli orari.
  Questo tema del piano industriale, poi riproposto dall'amministratore Caio nell'aprile 2015 prevede la chiusura degli uffici postale legata sostanzialmente alla impossibilità dell'erogazione del servizio universale H-24. Nello stesso tempo esiste, però, una delibera Agcom che sostanzialmente integra dei criteri precedenti, prevedendo il divieto di chiusura degli uffici ubicati in comuni qualificati nel contempo rurali e montani. Su questo vi è stata un'interrogazione a prima firma dell'onorevole Borghi, e su questo apprezziamo anche l'iniziativa del Governo, che è riuscito, grazie anche all'incontro fra le Autorità e Poste italiane Spa, a congelare la richiesta di chiusura degli uffici postali. A tale proposito vorrei, però, sottolineare come in questa riformulazione vadano considerati anche gli uffici postali montani già chiusi precedentemente alla delibera Agcom. Ma il tema che pone Caio sostanzialmente è quello i finanziamenti statali coprono solo parzialmente l'onere del servizio universale.
  Proprio per questo ha avviato anche un'azione di internalizzazione di alcuni servizi andando anche a produrre la chiusura di numerose aziende di recapito, con relativa perdita di posti di lavoro. Ma quale è il percorso che prevede l'amministratore Caio ? Si sottolinea in ogni caso l'esigenza di un presidio forte sul territorio, anche legato agli altri servizi non postali, in particolare del servizio bancario, su cui non va dimenticato che in molti nostri comuni le Poste rappresentano un presidio bancario unico su tutto il territorio ed essendo anche una società pubblica in qualche misura anche il presidio pubblico dei servizi su quel territorio).
  La chiusura di quegli uffici postali, che dipende anche dalla razionalizzazione del contratto di servizio, può essere risolta proprio nella direzione che indica lo stesso Caio, ovvero lo spostamento dell'impostazione di Poste Italiane da azienda di servizi legata alle Poste e al servizio postale tradizionale, alla possibilità di diventare una azienda digitale a tutti gli effetti, attraverso anche, per esempio – e in questo senso va un ordine del giorno a mia prima firma durante la fase di approvazione della legge di stabilità – la creazione e l'istituzione presso gli uffici postali, soprattutto quelli più periferici, di tutor digitali che aiutino i soggetti più indietro nell'ambito del digital divide nell'accompagnamento ai servizi digitali. Tutto questo, se è vero come è vero che il piano del Governo prevede uno switch off dei servizi della pubblica amministrazione nell'arco di tre anni dal cartaceo al digitale.
  Quindi noi pensiamo che la possibilità di impegnare il Governo a garantire anche in vista del processo di privatizzazione in atto, la sostenibilità economica del servizio universale postale, a valorizzare per i motivi che ho detto gli asset delle Poste italiane a valutare con particolare attenzione l'impatto sociale per come è stato detto, soprattutto in relazione alle situazioni più critiche delle aree interne e montane, a sollecitare l'azienda Poste italiane perché investa nei servizi innovativi Pag. 46e riesca a utilizzare appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, aumentando anche lo spazio di mercato di Poste nel settore della logistica, attraverso l’e-commerce e anche l'azione di accompagnamento al digitale, a chiedere a Poste italiane di precisare quale è effettivamente l'impatto occupazionale del piano di razionalizzazione: quindi, mantenimento degli uffici, ma anche mantenimento dei posti di lavoro. Infine, rilanciare con spirito costruttivo un nuovo modello di sviluppo nel settore della logistica, attraverso l'istituzione di un tavolo di concertazione tra tutti i soggetti interessati al processo, anche individuando un percorso comune tra la strategia industriale di Poste italiane a la valorizzazione del know-how presente nelle aziende private.
  Proprio per questo, ribadisco, apprezziamo l'iniziativa del Governo rispetto a una situazione che è molto delicata e legata al ruolo pubblico di Poste e alla sua privatizzazione, nonché alla modifica del rapporto e nell'importo anche nel contratto di servizio, accogliamo la riformulazione e invitiamo a votare la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Giacomelli. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, vorrei precisare il parere del Governo sulle mozioni, anche alla luce delle cose ascoltate e delle interlocuzioni che ci sono state.
  Il parere è favorevole sulle mozioni Tullo ed altri n. 1-00819 e Garofalo ed altri n. 1-00820, sia per quanto riguarda le premesse sia per quanto riguarda il dispositivo con le riformulazioni prima lette e ora accettate.
  Vi è un parere contrario sulle mozioni Guidesi ed altri n. 1-00755 e Nicola Bianchi ed altri n. 1-00821, a questo punto, evidentemente, anche per la parte che riguarda le premesse.
  Mentre mi rimetto all'Assemblea per la parte che riguarda le premesse delle mozioni Franco Bordo ed altri n. 1-00818, Catalano ed altri n. 1-00828, Rizzetto ed altri n. 1-00829, Palese n. 1-00823 e Rampelli ed altri n. 1-00848.
  Confermo per ciascuna le riformulazioni, ma vorrei proporre a Catalano, rispetto al punto uno degli impegni che la sua mozione propone al Governo, di passare da un parere contrario del Governo alla proposta di una riformulazione. La riformulazione che propongo è: a sollecitare, in qualità di socio unico, l'amministratore delegato a valutare l'opportunità di rafforzare i controlli interni sulla gestione dei costi, con particolare riguardo alla gestione degli appalti e del personale.

  PRESIDENTE. Colleghi, prima di procedere al voto, desidero esprimere le più vive felicitazioni da parte di tutta l'Assemblea al collega Gian Mario Fragomeli, che da qualche giorno è diventato padre della piccola Irene. Congratulazioni (Applausi) !

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Avverto che i presentatori della mozione Guidesi ed altri n. 1-00755 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario sulla mozione nella sua interezza.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Guidesi ed altri n. 1-00755, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Folino, Zoggia, Monchiero, Abrignani, Bonafede, Artini, Ferraresi, Iacono, Bonomo...
  Dichiaro chiusa la votazione.

Pag. 47

  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  392   
   Votanti  343   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato  76    
    Hanno votato no  267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franco Bordo ed altri n. 1-00818, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea sulla premessa e ha espresso parere favorevole sul dispositivo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ottobre, Prestigiacomo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  401   
   Votanti  354   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato  350    
    Hanno votato no  4.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tullo ed altri n. 1-00819, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Cancelleri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  408   
   Votanti  407   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  356    
    Hanno votato no  51.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Garofalo ed altri n. 1-00820, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Colonnese, Piazzoni, Vazio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  404   
   Votanti  389   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  340    
    Hanno votato no  49.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Nicola Bianchi ed altri n. 1-00821.
  Avverto che i presentatori della mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e pertanto il parere deve intendersi contrario sulla mozione nella sua interezza.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicola Bianchi ed altri n. 1-00821, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carnevali...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 48
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  406   
   Votanti  380   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  106    
    Hanno votato no  274.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese n. 1-00823, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea sulla premessa e ha espresso parere favorevole sul dispositivo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent, Nuti, Ragosta, De Girolamo, Prina...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  413   
   Votanti  355   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato  355.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Catalano ed altri n. 1-00828, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea sulla premessa e ha espresso parere favorevole sul dispositivo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  413   
   Votanti  346   
   Astenuti   67   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  346.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-00829, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea sulla premessa e ha espresso parere favorevole sul dispositivo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Fantinati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  411   
   Votanti  361   
   Astenuti   50   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  361.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00848, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni. Il Governo si è rimesso all'Assemblea sulla premessa e ha espresso parere favorevole sul dispositivo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  365   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  364    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 49

Nel 37o anniversario dell'assassinio di Aldo Moro e nel Giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi (ore 16,45).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo) Colleghi e colleghe, lo scorso 9 maggio ricorreva il 37o anniversario dell'assassinio di Aldo Moro. In tale data, per il valore simbolico che essa ha assunto, si celebra anche il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi.
  Quella del terrorismo è stata una lunga e buia stagione della nostra Repubblica, della storia repubblicana, nel corso della quale efferate stragi hanno insanguinato il Paese e crudeli attentati, nei confronti di esponenti del mondo del lavoro, dell'impresa, della politica, dell'università, della magistratura e delle forze dell'ordine, hanno mirato a colpire al cuore – al cuore – le nostre istituzioni democratiche.
  Non tutte le responsabilità sono state accertate e il Parlamento, attraverso la preziosa attività delle Commissioni di inchiesta, ha svolto e continua a svolgere un significativo ruolo nella ricerca della verità sugli aspetti ancora oscuri di quella drammatica stagione.
  Il Giorno della memoria costituisce l'occasione per rendere omaggio ai tanti cittadini indifesi, ai servitori dello Stato che hanno perso la vita in quegli anni e per sensibilizzare le giovani generazioni, che quel periodo non hanno vissuto in prima persona, come invece molti di noi, ai valori della difesa della democrazia e delle sue istituzioni.
  Invito l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi cui si associano i membri del Governo).
  Ora abbiamo degli interventi da parte dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Grassi. Ne ha facoltà.

  GERO GRASSI. Signora Presidente, signori sottosegretari, colleghi parlamentari, il 9 maggio ricordiamo le vittime del terrorismo; il 9 maggio sono stati uccisi Peppino Impastato, dalla mafia in Sicilia, e Aldo Moro, dalle Brigate Rosse. Ma il 9 maggio non sia soltanto un giorno di commemorazione. Moro, nel 1946, in Puglia, quando combatteva con Di Vittorio per un'Italia migliore, parlava di Stato etico, diritto e morale, unità e pluralità di reato; parlava di scuola come il mezzo perché il figlio del contadino non rifacesse il contadino. Moro in quelle piazze insegnava ai cafoni del sud il valore della democrazia e la speranza della politica e del futuro.
  Io credo, però, che non ci sarà migliore commemorazione di Aldo Moro fino a quando lo Stato non sarà in grado di dire ai cittadini italiani chi e perché ha ucciso Aldo Moro. Credo che compito dello Stato sia dire agli italiani la verità perché Aldo Moro noi non siamo in grado di resuscitarlo, ma potremmo rendergli giustizia, seppur dopo 37 anni. «Questo Paese non si salverà. La stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se non sorgerà un nuovo senso del dovere». Sono parole attualissime di Aldo Moro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente, proprio oggi hanno dichiarato l'estinzione per prescrizione delle accuse nei confronti di Claudio Scajola e Gianni De Gennaro. Marco Biagi non aveva una scorta nel 2002 e ci si continua a chiedere per quale motivo nel 2002 Marco Biagi non avesse una scorta. Tutto questo probabilmente non si saprà perché proprio oggi è arrivata la prescrizione, quindi De Gennaro e Scajola non dovranno essere interrogati su questo. A volte mi chiedo a che cosa servano effettivamente le commemorazioni. Indubbiamente, la memoria è importante e su questo non ci sono dubbi. Ma dovremmo chiedere dov'erano i parlamentari, dov'erano le istituzioni e dov'era lo Stato quando hanno negato la scorta a Marco Biagi e dov'era lo Stato, dov'erano le istituzioni quando Falcone e Borsellino si sentivano soli, perché Falcone e Borsellino si sentivano soli. Quindi, più Pag. 50che delle belle parole, credo che dovremmo agire e permettere che le vittime del terrorismo e delle stragi non vi siano. E dovremmo permettere soprattutto che le responsabilità vengano accertate perché è questo che manca in questo Paese, ossia che le responsabilità vengano accertate, che ci siano responsabilità nei confronti dell'uccisione di Falcone e Borsellino e che ci siano responsabilità nei confronti delle stragi che hanno insanguinato il nostro Paese. Accertare le colpe: questa cosa molto spesso, anzi quasi sempre non è avvenuta. I servitori dello Stato sono stati lasciati soli ? Questa è la domanda che ci dovremmo porre. Io personalmente credo di sì, credo che siano stati lasciati soli e spero vivamente che in futuro questo non avvenga e veramente le cose cambino in questo martoriato Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie signora Presidente, preliminarmente ritengo in via flash che la riflessione sulla giornata del 9 maggio fissata dall'Europa come data – quindi, per tutta l'Europa e non solo per il nostro Paese – per la commemorazione delle vittime del terrorismo e delle stragi meriterebbe forse non solo questo spazio limitato e peraltro anche improvviso. Non c’è dubbio che bisogna che lo Stato faccia veramente piena luce su quello che è accaduto in quegli anni, non solo per le vittime del terrorismo, ma anche delle stragi che ci sono state; non solo l'uccisione di Moro e della sua scorta nel 1978, dove lo Stato veramente fu colpito al cuore con vicissitudini e situazioni su cui diverse Commissioni parlamentari d'inchiesta non sono riuscite a fare piena luce.
  Ed è questo il primo dovere che noi dovremmo avere né posso raccogliere la polemica che si è pure voluta innestare sulla situazione di Biagi perché dovremmo parlare poi delle Brigate Rosse vecchie e delle Brigate Rosse nuove in questo contesto. Penso inoltre che vada fatta piena luce – cosa che ancora non è riuscita pienamente, nonostante il proficuo lavoro del senatore Pellegrino, con due Commissioni in due diverse legislature della Commissione stragi – su Piazza Fontana, sull'Italicus, sulla stazione di Bologna e quant'altro, su tutta la strategia della tensione e quello che è accaduto in questo Paese. Quindi il ricordo va alle vittime, alle forze dell'ordine così come lei poco fa ha ricordato, signora Presidente, tutte le categorie e tutti quelli che contribuivano a far crescere il Paese, le istituzioni, lo Stato che vennero colpiti o dalle stragi di terrorismo o, peggio ancora, da atti di terrorismo veri e propri con i famosi anni di piombo. Per questo motivo ritengo e mi associo alla solidarietà nei confronti delle vittime, delle famiglie e quant'altro e soprattutto vorrei che vi fosse un'azione estensiva oggi da parte dello Stato nei confronti delle scuole e delle nuove generazioni perché quelli sì del mondo politico e delle istituzioni, a partire da Moro e non solo da Moro, dagli universitari come lei ha ricordato hanno dato veramente con il loro sangue...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  ROCCO PALESE. ... con il loro esempio e con la loro azione un esempio per far diventare grande questo Paese. Oggi non penso che sia così (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Il ricordo che ho io di Aldo Moro è prima di tutto quello di un uomo buono e di un uomo di fede. L'ho incontrato la prima volta quando ero poco più che un ragazzino. Ero assistente alla cattedra di storia delle dottrine politiche della facoltà di scienze politiche dove lui era professore di diritto penale e gli assistenti, quelli giovani come me soprattutto, camminano lungo i muri, cercano di fare in modo che nessuno si accorga di loro tanto sono intimoriti dalla maestà Pag. 51dell'istituzione universitaria. Io ci riuscivo benissimo e nessuno si accorgeva di me. Nessuno, tranne Aldo Moro e Vittorio Bachelet che mi fermavano, mi chiedevano chi ero, cosa facevo, se stavo studiando qualcosa, se stavo scrivendo qualcosa. Vedete, un uomo di fede è un uomo convinto della dignità di ogni singola persona umana, attento ad ogni singola persona umana. Moro era così, era così con i suoi studenti. Faceva impressione: arrivava con questo codazzo di ambasciatori, segretari provinciali della DC, la scorta, il maresciallo Leonardi e gli altri che furono uccisi prima di lui quando fu rapito e lui si fermava, aveva cura di ogni singola persona e questo rende tanto più amaro il ricordo del fatto che fu proprio uno dei suoi studenti a consegnarlo agli assassini. Credo che prima di tutto dovremmo ricordare l'uomo, la sua lezione umana e cristiana (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianni Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Aldo Moro morì lo stesso giorno in cui fu assassinato Peppino Impastato. Perché metto insieme queste due figure ? Perché forse sono il paradigma della nostra Repubblica, una Repubblica fondata sul mistero e sul sangue innocente. Peppino Impastato all'inizio delle indagini addirittura fu accusato dagli organi che conducevano le indagini di essere un terrorista che era morto durante un attentato terroristico e ci volle il coraggio di Rocco Chinnici che individuò la matrice mafiosa di quell'assassinio. Più che anni di piombo il nostro Paese ha conosciuto anni di fumo perché quel fumo si è raggrumato e coinvolge ogni singola tragedia che ha vissuto il nostro Paese: dalla strage di Portella della Ginestra fino alle bombe sui treni a Piazza Fontana, a Piazza della Loggia, a Ustica. Quando si parla di desecretare mi viene l'amaro in bocca pensando a quanti funerali di Stato abbiamo dovuto partecipare con quelli della mia generazione.
  Il verme era nella mela. La Guerra fredda iniziò con quella calda ancora in corso e gli Stati Uniti armarono la mafia, che invase allora la Sicilia. A distanza di trentasette anni da via Fani abbiamo ancora una Commissione parlamentare di inchiesta. Il giudice Rosario Priore, a proposito di Ustica, ci ha riferito scenari internazionali allucinanti. Per questo il dolore per le vittime si unisce ad una grande rabbia e indignazione, perché come disse Pier Paolo Pasolini «Io so». Noi sappiamo i nomi degli assassini, e concluse quel suo famoso articolo dicendo: «probabilmente, se il potere lo consentirà, un giorno quei nomi dei responsabili di questi assassini saranno detti» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Vecchio. Ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Signora Presidente, grazie. Intanto chiedo scusa per la mia voce nasale, ma è una crisi di allergia che mi attanaglia...

  PRESIDENTE. Non la sentiamo.

  ANDREA VECCHIO. Stavo chiedendo scusa per il tono della mia voce, perché è un'allergia che mi assale. Io non so usare parole auliche, come hanno fatto i colleghi prima, né voglio parlare di una vittima in particolare. Io credo che le vittime hanno tutte quante la stessa dignità, quando hanno perso la vita, quando hanno dato la vita per un ideale, piccolo o grande, sono diventate degli eroi di questo Paese. Quindi, scegliere una vittima da un'altra mi sembra di fare torto agli uni e agli altri. Ma, oltre che parlare delle vittime del terrorismo, delle vittime che hanno perso la vita, credo che sia il caso di spendere una parola per le vittime delle aggressioni verbali, perché anche le aggressioni verbali fanno delle vittime, che forse soffrono più di quelle che hanno perso la vita. E le vittime delle aggressioni verbali noi le vediamo giorno per giorno, anche in quest'Aula, anche dai toni con i quali alcuni di noi si rivolgono a lei, signora Presidente, Pag. 52ma anche a tutti i nostri colleghi. E io a questi voglio rivolgere un pensiero. Grazie. (Applausi)

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Presidente, anche noi ci uniamo nella commemorazione di questa giornata sicuramente importante per ricordare le vittime del terrorismo, le vittime delle stragi di Stato del nostro Paese. Un momento che rappresenta sicuramente una delle pagine più buie della storia del nostro Paese, e quindi vogliamo ricordare tutti coloro i quali, servitori dello Stato, sono caduti per difendere il nostro Paese. Vogliamo ricordare per non dimenticare, vogliamo ricordare perché si possa diffondere quella cultura della legalità e quella cultura della democrazia che troppo spesso viene dimenticata. Vogliamo ricordare per non dimenticare, ma anche per tenere alto il livello di attenzione e il livello di guardia rispetto al fatto che episodi tanto gravi della storia del nostro Paese possano non ripetersi più, consapevoli che la lotta al terrorismo e la lotta a queste forme di violenza della democrazia devono essere combattute non solo con le parole o con le commemorazioni, ma con dei fatti. Io voglio ricordare che una delle pagine, a mio avviso, più positive della storia di questo Parlamento è stata legata alla votazione del reato di depistaggio, che è stato votato dalla Camera, che è stato votato con la partecipazione delle forze politiche, che hanno trovato un momento di sintesi e di condivisione sull'introduzione di un reato necessario per poter fare chiarezza, per poter fare luce rispetto ad episodi che ancora vedono un alveo di oscurità e di opacità.
  Io credo che è importante ricordare in questo momento, ricordando le vittime, ricordando i familiari di coloro i quali sono morti per difendere la democrazia del nostro Paese, che, con senso di responsabilità e con senso di condivisione che spesso e volentieri il Parlamento e le forze politiche hanno trovato, questa non è una battaglia impossibile, ma è una battaglia che, con responsabilità e con condivisione delle forze politiche e del Parlamento stesso, si possono trovare soluzioni positive per la legalità e per la democrazia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, se nel mese scorso abbiamo ricordato il 25 aprile, in cui un grande sacrificio di sangue di popolo ha significato l'avvento della democrazia, noi oggi, con questa pagina, con questo tributo di sangue, ricordiamo tutto ciò che ha permesso la conservazione e la crescita della nostra democrazia. Ed è soprattutto un sacrificio di sangue di popolo perché vittime inermi, dirigenti, leader politici, forze istituzionali che si sono sacrificate per tutto questo hanno fatto sì che noi potessimo raccogliere la loro lezione, la loro eredità. Per questo credo sia giusto che non indugiamo alla retorica, perché, dopo questo tributo, non si può essere così come si era prima, e si può essere solo o migliori o peggiori e, in un momento che viene definito di stanchezza della democrazia e anche di crisi morale della democrazia, questa lezione, questo tributo ci mette un po’ con le spalle al muro. Ecco perché non possiamo sciupare questa occasione, ma possiamo solo raccoglierla perché sia la premessa di una società meno divisa per un futuro comune. Grazie (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il sottosegretario Antonello Giacomelli. Ne ha facoltà. Prego.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, signora Presidente, per esprimere da parte del Governo una condivisione profonda delle cose da lei dette e per condividere con l'Aula il ricordo di Aldo Moro, uomo dello Stato e delle istituzioni, un Pag. 53cattolico ma un convinto assertore della laicità della politica e della responsabilità della coscienza individuale e per condividere il ricordo di tanti volti, di tanti nomi a cui è dedicata questa giornata. Certo, il loro sacrificio ha fatto sì che fallisse l'attacco al cuore dello Stato, un attacco fatto di responsabilità talvolta esplicite, assunte frontalmente e anche più subdole, nascoste, talvolta anche coperte dal volto delle istituzioni. Ed è fallito anche, mi permetto di aggiungere, il tentativo di colpire l'emozione popolare, di provocare l'adozione di misure speciali, di indurre il Paese ad abbandonare la via della democrazia, di andare alla contrapposizione frontale che dimenticasse che cosa è uno stato di diritto e l'umanità. Questo tentativo è stato respinto; allora, nel ricordo di tante vite spezzate, credo che possiamo dire, con il dolore per il ricordo del sangue ma anche con la consapevolezza di ciò che è stato, che la democrazia è più forte della violenza e delle stragi e che, se la forza delle comunità civile della nazione si unisce alle istituzioni, vince contro ogni tentativo più chiaro o più esplicito di superare le istituzioni rappresentative.

  PRESIDENTE. La ringrazio sottosegretario.

Seguito della discussione delle mozioni Vezzali ed altri n. 1-00557, Segoni ed altri n. 1-00834, Giancarlo Giordano ed altri n. 1-00835, Gagnarli ed altri n. 1-00836, Binetti ed altri n. 1-00837, Malpezzi ed altri n. 1-00839, Faenzi ed altri n. 1-00841, Rondini ed altri n. 1-00842 e Gigli ed altri n. 1-00844 concernenti iniziative per la promozione dell'educazione alimentare nelle scuole (ore 17,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Vezzali ed altri n. 1-00557, Segoni ed altri n. 1-00834, Giancarlo Giordano ed altri n. 1-00835, Gagnarli ed altri n. 1-00836, Binetti ed altri n. 1-00837, Malpezzi ed altri n. 1-00839, Faenzi ed altri n. 1-00841, Rondini ed altri n. 1-00842 e Gigli ed altri n. 1-00844 concernenti iniziative per la promozione dell'educazione alimentare nelle scuole (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 27 aprile 2015, sono state presentate le mozioni Faenzi ed altri n. 1-00841, Rondini ed altri n. 1-00842, Gigli ed altri n. 1-00844 che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto altresì che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, il primo firmatario della mozione n. 1-00834 è diventato il deputato Segoni.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, ringrazio i deputati per il dibattito e per l'attenzione sulla materia dell'educazione alimentare nella scuola testimoniata anche dal numero delle mozioni presentate, pari a nove.
  Passo ora alla lettura dei pareri: per quanto riguarda la mozione Vezzali ed altri n. 1-00557, sulle premesse il parere è favorevole, mentre, per quanto riguarda il dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «Promuovere presso le istituzioni scolastiche percorsi mirati all'educazione ad una corretta e sana alimentazione, alla sensibilizzazione contro lo spreco degli alimenti, ferma restando l'autonomia delle stesse nella definizione dei piani dell'offerta formativa».
  Per quanto riguarda la mozione Segoni ed altri n. 1-00834 il parere è favorevole sulle premesse; per quanto riguarda il dispositivo, sul primo capoverso il parere è favorevole con la seguente riformulazione: Pag. 54«Promuovere nel primo e nel secondo ciclo di istruzione percorsi mirati all'educazione a una corretta e sana alimentazione, ferma restando l'autonomia delle istituzioni scolastiche nella definizione dei piani dell'offerta formativa». Sul secondo capoverso il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «Promuovere iniziative volte a favorire l'educazione ad una alimentazione sana, corretta a partire dalla scuola dell'infanzia, mediante percorsi mirati in particolare alla comprensione dell'importanza dell'alimentazione e alla formazione dei vari alimenti, ferma restando l'autonomia delle istituzioni scolastiche nella definizione dei piani formativi». Sul terzo capoverso del dispositivo il parere è favorevole.
  Sulla mozione Giancarlo Giordano ed altri n. 1-00835 il parere è favorevole sulle premesse; sul primo capoverso del dispositivo il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «Promuovere presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado percorsi mirati all'educazione a una sana alimentazione, corretta e sostenibile per l'ambiente, alla sensibilizzazione contro lo spreco degli alimenti, ferma restando l'autonomia delle stesse nella definizione dei piani dell'offerta formativa».
  Il Governo esprime parere favorevole sul secondo, sul terzo, sul quarto, sul quinto, sul sesto e sul settimo capoverso. Sull'ottavo capoverso del dispositivo il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «Promuovere nell'ambito delle proprie competenze, d'intesa con gli enti territoriali, misure volte a garantire il servizio di mensa gratuito per i bambini appartenenti a famiglie in condizione di povertà certificata». Sul nono capoverso il parere è favorevole.
  Per quanto riguarda la mozione Gagnarli ed altri n. 1-00836 il parere è favorevole con la seguente riformulazione del primo capoverso del dispositivo: «Proseguire iniziative volte alla promozione presso le istituzioni scolastiche di stili di vita attivi, attraverso il movimento e l'attività fisica quotidiana, nonché di percorsi mirati all'educazione ad una alimentazione sana, corretta, sostenibile per l'ambiente e altresì favorire la sensibilizzazione al corretto equilibrio tra consumo e rispetto del cibo, per rendere il consumatore consapevole degli sprechi alimentari di acqua, energia e dei loro impatti ambientali ed economico-sociali, ferma restando l'autonomia delle istituzioni scolastiche nella definizione dei piani dell'offerta formativa».
  Il secondo capoverso sarebbe assorbito dal precedente; sul terzo capoverso il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «Prevedere l'applicazione, a livello nazionale, delle linee di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica».
  Sul quarto capoverso il parere è contrario, così come sui capoversi quinto e sesto. Sul settimo capoverso il parere è favorevole, così come sull'ottavo capoverso. Sul nono capoverso il parere è favorevole, purché riformulato nel seguente modo: «a favorire opportune iniziative, per quanto di propria competenza, per migliorare la chiarezza del sistema di etichettatura per i prodotti alimentari commercializzati in Italia contenenti grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri e sali liberi, specie per quelli consumati dai minori». Sulla mozione Binetti ed altri n. 1-00837, sul primo capoverso il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a promuovere presso le istituzioni scolastiche l'adozione di stili di vita attivi attraverso il movimento e l'attività fisica quotidiana, nonché percorsi mirati all'educazione ad una alimentazione sana, corretta, sostenibile per l'ambiente, ferma restando l'autonomia delle stesse nella definizione dei piani dell'offerta formativa». Sul secondo e terzo capoverso il parere è favorevole. Sulla mozione Malpezzi ed altri n. 1-00839, il parere è favorevole sia sugli impegni che sulle premesse. Sulla mozione Faenzi ed altri n. 1-00841, il parere è favorevole sulle premesse, nonché sul primo ed il secondo capoverso del dispositivo. Sul terzo capoverso il parere è favorevole purché riformulato nel seguente modo: lettera a): «potenziare la dotazione finanziaria annuale destinata agli Stati membri.»; alla lettera c): dopo le parole: «provenienti da filiera Pag. 55corta», aggiungere la parola: «quando» e togliere la parola: «cui», quindi terminerebbe nel seguente modo: «quando le caratteristiche in termini di sicurezza, di eticità e di ecocompatibilità sono dimostrate dalla provenienza degli alimenti»; alla lettera f), espungere le parole: «è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare all'interno delle scuole e ridurre le patologie legate al sovrappeso e all'obesità»; alla lettera g), dopo le parole: «valutare l'opportunità di assumere iniziative» espungere la parola: «normative». Sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00842, sul primo capoverso del dispositivo il parere è favorevole, mentre sul secondo e sul terzo il parere è contrario. Sulla mozione Gigli ed altri n. 1-00844, il parere è favorevole sulle premesse, mentre sul primo capoverso dell'impegno il parere favorevole purché riformulato nel seguente modo: «a promuovere presso le istituzioni scolastiche percorsi mirati al potenziamento dell'educazione alimentare, ferma restando l'autonomia delle stesse nella definizione dei piani dell'offerta formativa». Sul secondo e sul terzo capoverso il parere è favorevole. Sul quarto capoverso il parere è favorevole, purché riformulato nel seguente modo: «a valutare l'opportunità di introdurre in tutte le scuole primarie (...)» e così via.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Valentina Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, la metà del cibo che viene prodotto nel mondo, circa 2 miliardi di tonnellate, finisce nella spazzatura, benché sia in gran parte commestibile. Un dato che fa riflettere, soprattutto se pensiamo che, fra le cause di questo spreco di massa, ci sono le cattive abitudini di milioni di persone, che non conservano i prodotti in modo adeguato, e le promozioni, che spingono i consumatori a comprare più cibo del necessario. A fronte dei miliardi di tonnellate di cibo gettato nella spazzatura, c’è un miliardo di persone al mondo che non ha accesso a sufficienti risorse alimentari. In Italia ogni anno finiscono tra i rifiuti dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari, per un valore di circa 37 miliardi di euro, un costo di 450 euro all'anno per famiglia; cibo che basterebbe a sfamare, secondo la Coldiretti, circa 44 milioni di persone.
  Questa realtà, chiamata «cultura del benessere», spesso fa sì che si consumino pasti veloci e non sani. Negli ultimi anni si sono sviluppate tipologie di ristoranti nei quali i menù sono basati su cibi grassi e di facile consumazione, parliamo degli americani fast food.
  La vita frenetica degli ultimi tempi incita l'uso di questo tipo di ristorazione. Questo insieme di fattori provoca spesso obesità e sovrappeso. L'Italia, paese d'origine di quella dieta Mediterranea riconosciuta come modello virtuoso di salute e patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO dal 2010, possiede una fortuna alimentare unica nel mondo, frutto di una storia plurimillenaria che ha visto svilupparsi, nel territorio italiano, il rapporto uomo-cibo, con i bisogni delle popolazioni e le locali risorse umane. Ne è nato un tesoro unico di saperi sensoriali, sensibilità e competenze, saggezze antiche e radicate. Una ricchezza fondata anche sulla biodiversità del nostro territorio, base per il recupero e la difesa di un atteggiamento sano nei confronti del cibo e dell'ambiente in cui, esso si produce e si consuma.
  Il MIUR ha diramato le «Linee guida per l'educazione alimentare nelle scuole italiane». Un documento che vuole dare indicazioni utili ai docenti per affrontare un argomento di grande attualità. Inoltre, nell'attuale disegno di legge sulla riforma scolastica, nell'ambito dell'autonomia scolastica e dell'offerta formativa, all'articolo 2, comma 3, viene introdotto anche lo sviluppo di una cultura improntata a uno stile di vita sostenibile e che valorizzi lo sport e la corretta alimentazione. In sede Pag. 56di Commissione sono stati presentati diversi emendamenti concernenti l'introduzione dell'educazione alimentare nelle scuole che tuttavia sono stati inglobati nel sub-emendamento che ha successivamente formato il comma 3-bis dell'articolo 2. Molto poco rispetto all'insegnamento vero e proprio, con lezioni specifiche a tema per gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado e auspico che quanto approvato possa trovare una concreta realizzazione dell'introduzione allo studio sulla corretta alimentazione, ma personalmente lo ritengo difficile.
  Le istituzioni socio sanitarie, gli enti locali, l'industria alimentare, il mondo agricolo, della distribuzione, della vendita e della comunicazione, e soprattutto le famiglie, i cittadini poiché tali e perché consumatori, possono e devono strutturare relazioni con la scuola, orientate a un'idea condivisa di promozione del benessere personale, sociale e ambientale, da realizzarsi in particolare attraverso l'educazione alimentare sviluppata dalla scuola stessa.
  Considerando che un'alimentazione sana non deve solo rispettare le necessità qualitative e quantitative dell'organismo, ma deve armonizzarsi con la sfera psicologica e di relazione dell'individuo, la finalità dell'educazione alimentare si persegue con il raggiungimento di alcuni obiettivi significativi per la salute e il benessere della popolazione scolastica. Quello che in sostanza non va dimenticato e che rende ragione alla mozione, è che il rapporto col cibo è direttamente connesso al rapporto con il proprio corpo, la propria identità e i propri affetti. È attraverso il cibo che s'instaurano i primi fondamentali scambi affettivi ed è attraverso di esso che continuiamo a rimarcare relazioni d'intimità, la nostra appartenenza a un gruppo, la nostra identità, il nostro bisogno di affetto e di essere amati. Il mangiare insieme scandisce ritmi e festività familiari, è contesto di scontri e conflitti in adolescenza, dove si è portati a uniformarsi alle mode e a tendenze del gruppo dei pari, ed è molto spesso oggetto di abuso o di ostinato rifiuto nel tentativo di evitare o controllare emozioni e situazioni che non si è in grado di gestire, come anoressia e bulimia e ai crescenti disturbi del comportamento alimentare, che spesso insorgono proprio in età evolutiva. Poiché l'insorgenza di questi fenomeni non riguarda più solo gli adolescenti, ma anche l'età preadolescenziale, è reso fondamentale il ruolo che può essere svolto dalle scuole.
  È necessario altresì incentivare la consapevolezza dell'importanza del rapporto cibo-salute così da sviluppare una coscienza alimentare personale e collettiva, favorendo l'adozione di sani comportamenti alimentari, adottando le metodologie didattiche più opportune e considerando con particolare attenzione la conoscenza delle produzioni agroalimentari di qualità, ottenute nel rispetto dell'ambiente, della legalità e dei principi etici, legati alla tradizione e cultura del territorio.
  Attraverso questo approccio, la scuola si configura come l'istituto sociale che prima di ogni altro può assolvere il compito di guidare il processo di riappropriazione e di esplorazione emotiva e culturale del patrimonio alimentare del nostro paese. La scuola si rivela il luogo di elezione per fare una vera educazione alimentare attraverso il suo radicamento territoriale, la sua ricchezza interculturale, il dialogo e l'osservazione quotidiana con i ragazzi con il presidio costante e interdisciplinare del percorso formativo.
  Con la scelta dell'autonomia scolastica, la scuola ha acquisito più strumenti per relazionarsi con gli studenti. Promotrice di cultura e di relazioni, essa può fornire alle famiglie e alla collettività gli strumenti necessari per comunicare e avviare un processo di reale cambiamento dei comportamenti alimentari. È quindi evidente che ogni azione educativa orientata alla promozione della salute si debba fondare sulle conoscenze scientifiche più attuali e documentate, per innestare su questa base conoscitiva le opportune metodologie didattiche. In questo senso, il rapporto tra la scuola e le istituzioni socio-sanitarie, centrali e territoriali, si configura come un'indispensabile interazione mirata ad integrare le specifiche competenze. Spetta alle istituzioni socio-sanitarie ogni valutazione Pag. 57e indicazione delle priorità concernenti la salute, così come alla scuola è riservato il compito di individuare e applicare le metodologie e gli strumenti didattici più adeguati per garantire la massima efficacia dell'azione educativa.
  Per tali ragioni, a garanzia di una piena assunzione di responsabilità del mondo scolastico, accetto la riformulazione data dal Governo atta all'inserimento dell'educazione alimentare nelle scuole di ogni ordine e grado per favorire l'introduzione di programmi di studio e campagne informative di educazione alimentare e gestione ecosostenibile delle risorse naturali, attraverso un approccio multidisciplinare alle diverse tematiche relative al cibo (Applausi dei deputati del gruppo di Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Toccafondi. Ne ha facoltà.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, c’è stato un errore nella lettura del parere sulla mozione n. 1-00842 dell'onorevole Rondini, il parere sul secondo punto del dispositivo finale è favorevole con la seguente riformulazione: «promuovere, ferma restando l'autonomia scolastica nella definizione dei piani dell'offerta formativa, linee didattiche per cui l'educazione alimentare» e poi prosegue il dispositivo. E così al punto 3 del dispositivo finale il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «promuovere, ferma restando l'autonomia scolastica nella definizione dei piani dell'offerta formativa, percorsi formativi nei quali la fattoria didattica» e così via.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, tra i ritagli del calendario d'aula siamo arrivati a questa serie di mozioni sull'educazione alimentare, un tema che per Alternativa libera riveste una grandissima importanza, basilare, perché costituisce la base del nostro futuro e non è una esagerazione. Infatti, come mangiamo si ripercuote inevitabilmente su come produciamo il cibo e su come consumiamo risorse che sono tutt'altro che infinite, come l'acqua, il terreno o l'energia. Quindi, l'alimentazione ha un impatto notevole sulla società e in una società malata come la nostra questo si vede benissimo e ce ne siamo accorti da eccessi e da benessere anche all'interno della nostra società. Una volta eravamo famosi all'estero per una delle tante eccellenze italiane, la dieta mediterranea, seguita all'estero e additata dai nutrizionisti come un esempio da seguire. Rispecchiava in sé il concetto di piramide alimentare, inconsapevolmente probabilmente, ed era una classica dieta sostenibile. Invece, anche da noi si sono diffusi, insieme a una cultura e a un modello di sviluppo insostenibile, degli stili alimentari insostenibili, non tanto per quantità ma soprattutto per qualità. Infatti, questo si ripercuote ancora maggiormente se pensiamo in globale, ossia se pensiamo a tutto il mondo. C’è questa corsa sfrenata al benessere dove se tutti i paesi adottassero gli stili alimentari dei paesi industrializzati il nostro pianeta Terra non basterebbe per sfamarci tutti.
  Cosa dire poi degli sprechi, un'altra piaga che viene affrontata in questa serie di mozioni ? È necessario secondo noi educare non soltanto ad un consumo ma anche ad un rispetto del cibo, per il pianeta, per la società e per noi stessi. Pensiamo anche a noi stessi, perché oltre la sostenibilità c’è anche il problema della salute e del benessere psicofisico inevitabilmente consequenziale agli stili alimentari.
  Anche qui dobbiamo sottolineare come degli stili alimentari sani e bilanciati, come quelli della dieta mediterranea, adesso vengono stravolti da stili dettati da eccessi da benessere, quindi disturbi comportamentali, obesità, eccessiva magrezza, malattie cardiovascolari, diabete, intolleranze, allergie. Alternativa Libera voterà sì a tutte le mozioni, oltre ovviamente alla propria, perché siamo profondamente Pag. 58convinti che è necessario ripartire dal cibo, dai ragazzi, dai bambini, per educare ed imparare a mangiare, educare ed imparare a vivere sul pianeta Terra, educare ed imparare a stare bene con gli altri, educare ed imparare a stare bene con noi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente, malgrado gli sforzi educativi degli anni passati, che hanno portato tuttavia a una qualche riduzione dei dati riguardanti la presenza dei sovrappeso e di obesità soprattutto nella popolazione infantile ed adolescenziale, resta ancora drammaticamente alto il tasso di sovrappeso e di obesità tra i ragazzi del nostro Paese. Infatti, arriviamo al 21 per cento per il tasso di sovrappeso e al 10 per cento per quanto riguarda il tasso di franca obesità. Questo dato, che è assolutamente allarmante – cercherò poi di chiarire il perché – credo che in parte sia retaggio anche di cultura antica, della fame atavica, potremmo dire, del nostro Paese, per la quale il bambino grassottello, paffuto, veniva ancora visto da tutte le brave mamme come quello in buona salute. Ma è dovuto però anche ad altro. È dovuto alla cattiva qualità della dieta: la nostra dieta mediterranea, che è famosa in tutto il mondo, certamente è stata vista come la dieta, per certi versi, della miseria, rispetto alla quale mutare le abitudini alimentari, per esempio, in un eccesso di carne e di grassi.
  Il tasso di sovrappeso è dovuto anche certamente alla bassa pratica sportiva. Nonostante anche qui gli sforzi di miglioramento, per la diffusione dello sport il nostro Paese resta certamente quello in cui lo sport viene meno praticato. Ed è dovuto anche a più nuove e negative abitudini. Basti pensare semplicemente al tempo trascorso dai ragazzi davanti alla televisione, piuttosto che a quello – più recente come abitudine – trascorso davanti ai videogiochi, così come alla riluttanza ad usare qualsiasi mezzo di trasporto che non sia l'automobile, per quanto riguarda gli spostamenti all'interno delle città. Eppure, sono proprio l'infanzia e l'adolescenza le fasi più critiche, quelle in cui bisognerebbe intervenire proprio per correggere questa tendenza all'aumento di peso. È, infatti, nell'adolescenza e poco prima che si determina quella moltiplicazione delle cellule adipose, gli adipociti, che porta poi alla costituzione dell'individuo pressoché permanente negli anni successivi, e che vede il numero di queste cellule tre volte superiore nei soggetti obesi rispetto ai soggetti normopeso. E sono, quindi, proprio l'età adolescenziale e quella infantile quelle nelle quali dovremo più intervenire a livello educativo per controllare il fenomeno, perché questo fenomeno è innanzitutto di grande rilievo dal punto di vista delle conseguenze sanitarie. Dal punto di vista delle conseguenze sanitarie infatti, vi sono malattie di grande rilievo epidemiologico, che risultano anche talvolta in maniera determinante dalla condizione di sovrappeso e da una dieta inadeguata. Basti pensare al diabete alimentare, basti pensare alle malattie cardiovascolari, alle malattie cerebrovascolari, basti pensare alla sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. Ma le conseguenze sono importanti anche dal punto di vista scolastico ed anche dal punto di vista lavorativo.
  Non solo perché il soggetto grasso fa fatica a compiere determinati tipi di attività e, talvolta, va incontro anche a un pensionamento anticipato, ma anche perché – dicevo prima – la condizione di sovrappeso si lega alle apnee ostruttive nel sonno, che causano, da parte loro, problemi di vigilanza, con conseguente calo delle prestazioni scolastiche e delle prestazioni lavorative, e anche con un aumento, ormai statisticamente documentato, degli incidenti sia sul lavoro che in ambito domestico e alla guida delle automobili.
  Tutto questo porta a conseguenze – dicevo – di non poco rilievo anche dal punto di vista economico. E poi dobbiamo pensare alle conseguenze sull'ambiente: lo Pag. 59spreco di rifiuti, prima che essere un fatto etico, è anche un fatto certamente di deterioramento ambientale, per lo sfruttamento massiccio delle risorse alimentari che comporta e per la necessità, dopo, di convogliare ed eliminare in modo appropriato i rifiuti.
  Ma l'aspetto etico, benché ne parliamo per ultimo, non è certamente quello meno importante, perché gli sprechi che caratterizzano la nostra società dell'affluenza contrastano drammaticamente con il bisogno e la fame non solo di molte popolazione da noi lontane, ma con la fame e il bisogno che lambiscono, ormai, anche alcune fasce della popolazione italiana, soprattutto in questi tempi di crisi.
  È opportuno, quindi, intensificare la prevenzione dell'obesità e della condizione di sovrappeso. E allora, capisco il problema dell'autonomia scolastica, della quale sono un sostenitore e che il sottosegretario Toccafondi ha voluto, ovviamente, richiamare, invitando a una riformulazione di quasi tutte le mozioni presentate, ma certamente occorrerà che il Ministero dell'istruzione possa favorire in tutti i modi possibili – e penso che gli impegni presi stiano a testimoniarlo – una corretta educazione alimentare nella scuola, la promozione dell'attività fisica e dello sport, la sensibilizzazione agli sprechi da evitare.
  Noi ci siamo permessi di aggiungere, negli impegni richiamati al Governo, anche una misura banale, che il sottosegretario, però, ha voluto impegnarsi solo a valutare e non a mettere in atto. È una misura molto banale, che, però, sarebbe utilissima e a costo zero dal punto di vista della prevenzione. Mi riferisco alla misurazione dell'indice di massa corporea, il cosiddetto body mass index, che è un indice banale, ricavabile semplicemente da una misura di peso e una misura di altezza, che sarebbe fattibile in ogni scuola e che costituirebbe, tuttavia, se ripetuto ogni anno, un campanello di allarme particolarmente significativo da proporre, ripeto, a costo zero, alle famiglie per sensibilizzarle e per invitarle a raccordarsi con il proprio medico di fiducia.
  Credo che potremmo andare, a questo riguardo, signor sottosegretario, anche un pochino al di là della valutazione: potremmo prenderlo, forse, già proprio come impegno. Con solo questo richiamo, credo che lo sforzo fatto oggi da parte di tutti i gruppi sia uno sforzo positivo, che gli impegni presi del Governo siano altrettanto positivi e, da parte del nostro gruppo, voteremo non solo la nostra mozione, ma voteremo anche tutte quelle parti per le quali il Governo ha espresso un parere positivo.
  Un filosofo dell'Ottocento, Feuerbach, diceva che «noi siamo ciò che mangiamo». Forse lo diceva in un modo più complesso e articolato di quello con cui stiamo utilizzando oggi questo concetto, ma certamente la correttezza della nostra alimentazione influisce e influirà anche sulla nostra condizione di benessere psichico, oltre che fisico, e sulla qualità delle relazioni che si instaureranno nella nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Premettiamo, intanto, che noi accettiamo le riformulazioni proposte dal Governo sulla nostra mozione e, naturalmente, lo facciamo perché gli impegni che avevamo previsto, seppur riformulati, sono stati accolti.
  Noi riteniamo che gli impegni vadano nella direzione auspicata da tutte le mozioni che è quella di combattere, attraverso un'educazione alimentazione corretta, quelle disfunzioni che portano a problemi quali, ad esempio, l'obesità. Noi sappiamo che l'obesità è causata, nella maggior parte dei casi, da stili di vita scorretti: da una parte, da un'alimentazione scorretta ipercalorica, dall'altra, da un ridotto dispendio energetico, quindi da poca attività fisica. L'obesità rimane, ed è, un importante fattore di rischio per varie malattie croniche, quali il diabete mellito, le malattie cardiovascolari ed è anche alla base dell'insorgenza di diversi tumori.Pag. 60
  In Italia, il sistema di monitoraggio «OKkio alla salute» del Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie del Ministero della salute ha riportato che il 22,9 per cento dei bambini in questa fascia di età è in sovrappeso e l'11,1 per cento è in condizioni di obesità (parliamo di bambini che hanno un'età compresa tra gli 8 e 9 anni).
  Quindi, è importante per noi sensibilizzare gli studenti e le loro famiglie sui corretti stili di vita alimentare, al fine di favorire l'apprendimento dei rischi connessi ai disturbi dell'alimentazione. Viviamo in una società che offre, secondo noi, una scelta e un'abbondanza di cibo senza precedenti, proponendo al contempo ideali, magari, di magrezza, spesso irrealistici, come sinonimi di successo personale e sociale. Questi fattori possono incidere molto sul rapporto che i bambini e gli adolescenti instaurano col cibo e col proprio corpo.
  Sappiamo, inoltre, quanto la pubblicità può indurre bisogni e condizionare comportamenti, in particolar modo, quando si rivolge ai bambini e agli adolescenti o, comunque, ai giovani al di sotto dei 14 anni. Un contenimento rigoroso di questo tipo di messaggi, peraltro previsto da disposizioni specifiche di normative comunitarie, disposizioni di cui spesso si sono purtroppo registrate violazioni, garantirebbe o potrebbe garantire un passo significativo verso la riduzione di alimenti ad alto contenuto di zucchero e grassi.
  Noi riteniamo che l'acquisizione di buone abitudini alimentari nella prima fase della vita è condizione dalla quale non si può prescindere per garantire la salute dei giovani e giovanissimi di oggi e degli uomini e delle donne di domani. L'educazione alimentare è una materia interdisciplinare, capace di trasmettere la conoscenza del cibo e i comportamenti alimentari. A tal fine, per il coinvolgimento, ed è un aspetto su cui noi abbiamo puntato anche negli impegni, le fattorie didattiche in Italia hanno promosso l'educazione al consumo consapevole e hanno messo in contatto le scuole con le tradizioni e i mestieri artigianali che rappresentano le radici delle tradizioni e delle abitudini alimentari del nostro Paese. In tale solco appare indifferibile promuovere la sana e corretta alimentazione dei giovani e lanciare l'utilizzo dei prodotti locali nelle mense scolastiche.
  Con questi obiettivi si pone la predisposizione e la sottoscrizione di protocolli d'intesa di collaborazione tra il mondo dell'agricoltura, la scuola e le istituzioni per la salute e l'educazione alimentare di giovani e famiglie sulla corretta e sana alimentazione.
  Mi soffermo solamente sui due impegni che il Governo ha riformulato, fermo restando che anche noi vogliamo sottolineare quanto detto dal collega Gigli ovvero che l'autonomia scolastica è un principio sicuramente da salvaguardare. Dobbiamo, però, fare in modo che le scuole rimangano quel veicolo attraverso cui trasmettere uno stile di vita sano e, quindi, anche una corretta educazione alimentare. Noi abbiamo chiesto, in particolare, che le scuole riescano ad adottare delle linee di didattica per cui l'educazione alimentare nelle scuole non sia soltanto informativa, ma intervenga su quello che è il globale rapporto che i bambini e i ragazzi hanno con il cibo, posto che in ogni famiglia vige una certa cultura alimentare orientata verso la sovralimentazione o salutista, dove quello dei pasti è momento di conflitto, silenzio o riunione dei componenti della famiglia.
  E considerato che questi e altri fattori influenzano il rapporto che bambini e ragazzi sviluppano con il cibo, un intervento di educazione alimentare nelle scuole deve tenerne conto, magari anche prevedendo l'intervento di psicologi o psicoterapeuti.
  Poi ancora, riteniamo che le scuole dovrebbero riuscire ad adottare percorsi formativi nei quali la fattoria didattica diventi una scuola di ecologia all'aperto per proporre esperienze di vita agricola, come la semina e la raccolta dei prodotti della terra, per i bambini del nido, dell'asilo e delle scuole elementari, iniziative che inseriscono l'azienda agricola nella rete delle istituzioni educative presenti nei Pag. 61territori rurali, anche per concorrere a mantenere vitali tali territori, assicurando lo svolgimento di servizi educativi in aree altrimenti destinate all'abbandono, anche al fine di avvicinare i bambini, gli insegnanti e i genitori ad una migliore conoscenza del territorio, degli alimenti e della loro storia.
  Concludo dicendo che, come dicevo all'inizio, accogliamo le riformulazioni e voteremo poi anche a favore di tutte le altre mozioni presentate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Adriano Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. La promozione dell'educazione alimentare nella scuola è certamente un elemento centrale per determinare un cambiamento spontaneo negli stili di vita dannosi per tutti nella nostra società. Per cambiare il modello di sviluppo attuale, che continua a creare disuguaglianza, è necessario un intervento continuativo e non saltuario, un impegno duraturo per formare nuove consapevoli generazioni riguardo gli impatti sull'ambiente e sulla propria salute delle azioni quotidiane e dei processi produttivi che si mettono in campo.
  Nella nostra mozione l'obiettivo è quello di porre al centro la funzione educativa della scuola, la funzione speciale che ha di trasmettere conoscenza e rendere fruibile il sapere a tutti, senza alcuna discriminazione.
  Oggi, in un tempo di grandi e nuove trasformazioni sociali e culturali, è importante ribadire che alla scuola è affidato quel compito insostituibile di diffondere il sapere e di dare strumenti utili agli studenti per fare scelte consapevoli per se stessi e sempre più rivolte al bene comune della comunità intera. Per questo l'educazione alimentare deve necessariamente entrare a far parte dei programmi scolastici, in particolar modo nel momento in cui, purtroppo, la nostra società è inondata da qualche decennio da cibo spazzatura, cibo merce, che mina alla basa la salute e la crescita dell'organismo di ogni persona.
  Sono vari gli aspetti critici da superare, prioritariamente a livello culturale, per attuare comportamenti più consapevoli rispetto all'alimentazione. Non si può non tener conto del fatto che il cibo è stato del tutto mercificato con la globalizzazione e sottoposto quasi esclusivamente alle regole della massimizzazione dei profitti, non tenendo in conto le ricadute sociali, ambientali e sanitarie. Il cibo non può essere considerato solo una merce, così come l'acqua, ma è risorsa essenziale alla sopravvivenza. Si deve diffondere la consapevolezza che il diritto al cibo per tutti, cibo sano e frutto di processi produttivi ecocompatibili, è un diritto universale e deve entrare con forza nell'agenda politica internazionale per essere riconosciuto come tale.
  Altro aspetto che non possiamo omettere è quello riguardante lo spreco alimentare. In Europa e in Nord America si stima che i consumatori buttino via tra i 95 e i 115 chilogrammi di cibo pro capite all'anno. Il fenomeno è di portata mondiale e connesso alle politiche economiche e di marketing che, negli ultimi vent'anni, hanno prodotto fattori e azioni comportamentali altamente distorsivi della realtà e conseguenze nocive ormai evidenti a tutti.
  Le politiche di marketing e di pubblicità delle multinazionali e le normative sulla brevettazione dei prodotti agroalimentari hanno contribuito a generare comportamenti sociali tendenti a produrre sempre più spreco e scarto alimentare. I Paesi industrializzati sprecano 222 milioni di tonnellate di cibo, ossia il corrispettivo della produzione alimentare disponibile nell'Africa subsahariana. La popolazione mondiale ipernutrita è pari a quella sottonutrita o denutrita. In Italia lo spreco alimentare ammonta a 6 milioni di tonnellate di cibo, pari ad un valore di 12,3 miliardi di euro, 6,9 direttamente dai consumatori.
  Queste disuguaglianze non sono più accettabili quando le possibilità di riequilibrio sono alla nostra portata. I benefici di un'alimentazione consapevole sono evidenti a tutti: vantaggi per la salute dei Pag. 62bambini che crescono e per la salute degli adulti; avere cibo sano e di qualità che, sostenuto dalle scelte dei consumatori, crea un effetto a cascata sull'economia e sui produttori virtuosi che fanno biologico o portano avanti tecniche tradizionali e prodotti unici e locali (in particolare, questo discorso è valido per l'Italia); diffusione delle buone pratiche, a partire dall'utilizzo dei prodotti biologici a filiera corta nelle mense scolastiche; diffusione degli orti didattici; donazione dei prodotti alimentari invenduti e servizio di mensa scolastica gratuita per le famiglie e i bambini in condizione di povertà certificata. È tempo di svelare cosa è e da dove viene il junk food, il cibo spazzatura; è il tempo di denunciare a quale modello di sviluppo si aderisce consumando cibo spazzatura; è il momento di dispiegare nuovi comportamenti, ripartendo dalla scuola e dalla sua funzione educativa e sociale.
  In ultimo, voglio citare una questione pratica che ci coinvolge tutti quanti. Credo sia veramente da qui che si può ripartire nel pratico perché i programmi di educazione alimentare sono importantissimi da introdurre nella scuola, ma ancora di più è importante incidere su ciò che rendiamo fruibile e disponibile quotidianamente ai giovani che frequentano la scuola. Sto parlando delle macchinette di cibo e di prodotti confezionati. Non è possibile che queste macchinette rendano disponibile cibo spazzatura quotidianamente ai giovani e agli studenti. È importante che ci siano degli standard nutraceutici minimi, sotto i quali non si può andare e sotto i quali i prodotti devono essere vietati per la vendita e l'offerta nella scuola. Questo, appunto, per dare coerenza a tutte quelle politiche che si vogliono mettere in campo riguardo all'educazione alimentare. Dichiaro il voto favorevole sulla nostra mozione e su tutte le altre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, la mozione che stiamo discutendo prende avvio da quattro premesse fondamentali, così com’è emerso anche dall'intervento di molti colleghi: l'innegabile legame che c’è tra salute ed alimentazione; la consapevolezza che c’è un enorme problema di fame nel mondo; il paradosso che, mentre alcuni muoiono di fame, altri si ammalano di obesità; infine, la convinzione che una migliore distribuzione del cibo permetterebbe di combattere, sia gli sprechi e, quindi, le patologie legate all'obesità, sia la fame, con le patologie legate alla malnutrizione. Lo spreco di cibo nella società è sempre meno sostenibile. Ne vediamo una panoramica molto precisa e molto concreta adesso con Expo 2015, laddove il tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita» affronta la questione della nutrizione ed afferma il diritto ad un'alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra.
  Ai giorni nostri il sistema alimentare è caratterizzato a livello globale da un enorme paradosso, per cui a fronte di quasi un miliardo di persone al mondo che patiscono la fame o sono malnutrite, circa un miliardo e mezzo soffre le conseguenze dell'eccesso di cibo, con un aumento del rischio di diabete, tumori, patologie cardiovascolari, eccetera. I dati ci dicono che ogni anno si registrano 36 milioni di decessi per assenza di cibo e 29 milioni di decessi per eccesso di cibo, 144 milioni di bambini sono sottopeso, 155 milioni di bambini sono obesi oppure comunque in sovrappeso. Secondo l'OMS, la prevalenza dell'obesità a livello globale si è praticamente raddoppiata dal 1980 ad oggi. Siamo concretamente davanti agli effetti di una società del benessere che, però, cresce in modo totalmente disarmonico lasciando alcuni al freddo e lasciando che altri, invece, veramente muoiano quasi per eccesso di ciò di cui farebbe molto bene poter essere generosi e disponibili nei confronti degli altri.
  La FAO ha quantificato in 1,3 miliardi di tonnellate, pari ad un terzo della produzione, lo spreco di cibo destinato al consumo umano, una quantità che potrebbe Pag. 63idealmente sfamare per un anno intero metà dell'attuale popolazione ovvero 3,5 miliardi di persone. In Europa, secondo la Commissione europea, concretamente la direzione generale della salute e della sicurezza alimentare, gli sprechi sarebbero quantificati in 100 milioni di tonnellate l'anno e il Parlamento europeo con la risoluzione 2175 del 2011 ha proclamato il 2014, l'anno appena terminato, quale anno europeo contro gli sprechi alimentari e ha riconosciuto la sicurezza alimentare come un diritto fondamentale dell'umanità, esercitabile per mezzo di politiche tese a incrementare la sostenibilità e l'efficienza delle fasi di produzione e di consumo.
  L'Italia è uno dei Paesi europei in cui si ha il maggiore aumento dell'obesità infantile, circa 3 punti percentuali al di sopra della media europea. Tra gli 8 e i 9 anni il 25 per cento è obeso, il 50 per cento della popolazione è in sovrappeso. Tra le bambine le percentuali scendono rispettivamente al 16 per cento e al 41 per cento. Soprattutto nel sud del Paese si raggiungono percentuali superiori al 40 per cento e si stimano oltre un milione e centomila bambini con problemi di obesità e sovrappeso (circa un bambino su tre). Come ricorda il piano 2014-2020 della Commissione europea per il contrasto all'obesità giovanile è fondamentale una sinergia tra tutti gli attori, centri di ricerca, industria alimentare che contribuiscano alla definizione degli stili di vita alimentari dei giovani supportando le scuole in programmi di sensibilizzazione delle famiglie per una corretta alimentazione. Cioè dobbiamo superare quello che appare una sorta di conflitto di interesse per cui il mondo dell'impresa alimentare procede in un certo modo, il mondo della ricerca scientifica procede in altro modo e poi, quasi anello debole di questa catena, ci sono le bambine, i bambini e le famiglie che in qualche modo cercano di sopperire a quella che è una cultura del gusto senza che questa cultura del gusto si trasformi in una cultura della salute. Ed è per questo che il Ministero dell'istruzione e dell'università e della ricerca ha pubblicato recentemente le Linee guida per l'educazione alimentare nella scuola italiana, valutando come prioritario l'impegno della scuola di ogni ordine e grado rispetto all'educazione alimentare. Le istituzioni scolastiche, infatti, possono assolvere al compito di guidare un processo positivo di educazione alimentare per il loro radicamento territoriale attraverso un percorso formativo che conduca ad una alimentazione sana e sicura. Nel nostro Paese, a partire dagli anni Novanta, si sono sviluppati, soprattutto nella popolazione giovanile, problemi legati a cattive abitudini alimentari. È aumentato il numero dei giovani con veri e propri disturbi del comportamento alimentare come la anoressia e la bulimia. Sono aumentate le persone che hanno problemi di questo tipo anche in maniera episodica, non in maniera stabile le cosiddette poussée bulimiche. Ciò è particolarmente grave soprattutto se si pensa al possibile incremento delle malattie cronico-degenerative che possono derivare da tali stili di vita. L'Italia è ai primi posti in Europa dicevamo per persone in sovrappeso e obesità infantile ma anche per un altro tema che è quello della tendenza ad una sedentarietà che aumenta i rischi legati alla cattiva nutrizione, perché aumenta il livello di intolleranza all'insulina e come tale crea una sorta di circolo vizioso per cui si mangia ciò che non si assimila e ciò che non si assimila in qualche modo contribuisce a creare quell'obesità caratteristica e tipica dei soggetti giovani e dei soggetti anche meno giovani. Sul sito del MIUR verso l'Expo, si afferma che il mondo della scuola ha contribuito attraverso le sue eccellenze alla stesura della Carta di Milano e alla preparazione delle linee guida sulla più recente forma di educazione alimentare e, grazie al protocollo con Expo Milano 2015 e Padiglione Italia, più di 700 scuole hanno presentato i loro lavori al pubblico e saranno e sono di fatto presentate in questi giorni alcune unità didattiche per un totale di 736 progetti rappresentativi di tutte e venti le regioni italiane. Il fatto è che i genitori non hanno sempre un quadro corretto dello stato ponderale del proprio figlio. Pag. 64Dai dati 2014 tratte da «OKkio alla salute», un sistema di sorveglianza attivato dalla Ministero della salute, emerge che tra le madri di bambini in sovrappeso o addirittura obesi il 38 per cento non ritiene che il proprio figlio sia in eccesso ponderale e solo il 29 per cento pensa che la quantità di cibo assunta sia eccessiva.
  Di questi poi, solo il 41 per cento delle madri di bambini fisicamente poco attivi ritiene che il proprio figlio svolga una scarsa attività motoria. Dicevo prima che le persone sedentarie e in sovrappeso sono più resistenti agli effetti dell'insulina, ed è questo quello che ci crea poi quel circuito di dipendenza che lega obesità e diabete. Diventa fondamentale prestare attenzione alla quantità, ma anche alla qualità del cibo, ed adottare corrette pratiche, anche attraverso la promozione di un cambiamento dei comportamenti che può essere favorito da politiche di sensibilizzazione e di educazione all'attività sportiva e ad una corretta nutrizione in tutte le fasi della vita.
  Non basta porre attenzione a quello che si mangia, ma anche a come si mangia e nel progetto di educazione alimentare i giovani debbono comprendere quante e quali varianti facilitano o rendono più difficile l'assimilazione del cibo. Dal momento che la malnutrizione non è solo la denutrizione ma una vera e propria forma di squilibrio per carenza o eccesso, ma anche per carenza di qualità, nell'assunzione del cibo, derivante dalla combinazione di più fattori. E, pertanto, l'importanza dell'educazione alimentare si colloca nella duplice istanza di salvaguardare informazione e salute, nonché di prevenire le conseguenze patologiche che si manifestano anche in età adulta. Stare a tavola serenamente e correttamente contribuisce a ridurre lo stress, che nella società moderna ha forti implicazioni nella vita, anche per i ragazzi. Quando si è sotto stress alcune sostanze nutritive vengono esaurite più velocemente e le reazioni da stress in genere ostacolano i processi di digestione e di assorbimento.
  Questo spiega perché tra le linee che noi abbiamo scelto come impegni per il Governo, oltre a quello dell'educazione alimentare, che è particolarmente importante perché costituisce l'obiettivo specifico di questa mozione, c’è anche quello di avvicinare i giovani al mondo del lavoro legato all'educazione alimentare, penso, per esempio, a tutti quei corsi di laurea che si occupano di scienze della nutrizione umana, penso al lavoro nel campo dell'agricoltura, penso al lavoro nel campo delle tecnologie alimentari. Sono molte le opportunità di lavoro che possono essere offerte ai giovani in questo campo e come tali vanno mostrate e opportunamente valorizzate.
  Il terzo impegno, di cui noi sollecitavamo l'approvazione del Governo, riguardava la cultura del riutilizzo, non come una cultura dello scarto, e quindi una cultura negativa, ma piuttosto come una cultura intelligente, della capacità di trasformazione dei cibi per poter consentire uno sguardo nuovo e poter facilitare una redistribuzione e una condivisione. Grazie.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18)

  PRESIDENTE. La ringrazio, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Grazie. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la difesa della salute di ogni individuo passa attraverso l'adozione di stili di vita corretti e coerenti, L'alimentazione si inserisce, senza possibilità di equivoci, tra i presupposti ineludibili della vita di ogni persona, costituendo la condizione base di un diritto che ogni nazione dichiara di voler assicurare ai propri cittadini e che viene indicato come benessere dell'individuo. Le rilevazioni effettuate negli ultimi anni indicano come nella popolazione giovanile crescano i problemi legati a cattive abitudini alimentari e alla pratica di stili di vita poco sani: dal 1990 ad oggi si è verificato un allarmante aumento del numero di giovani in sovrappeso e con problemi di obesità, e la cifra sembra destinata ad Pag. 65aumentare ogni giorno di più. Negli ultimi anni, il modello alimentare italiano ha subito rilevanti trasformazioni considerato che l'alimentazione non è più percepita solamente come un elemento imprescindibile della nostra vita. Questo provoca le ben note problematiche, tipiche soprattutto dei giovani, della bulimia e dell'obesità e ha portato a favorire anche comportamenti autodistruttivi come l'anoressia e l'etilismo, quindi ci rendiamo conto che non è stato fatto abbastanza a livello dei processi educativi per prevenire tali rischi. In questo processo di mutamento, va evidenziato il fatto che le nuove generazioni sono chiamate a confrontarsi ogni giorno con fattori di trasformazione sociale che condizionano fortemente e negativamente i comportamenti alimentari e le scelte fatte a tavola.
  Tra questi fenomeni ricordiamo per esempio la destrutturazione della preparazione dei pasti, la destrutturazione della giornata alimentare. Alla luce di questi fattori, sono diverse e numerose le evidenze che sostengono l'importanza di dover intervenire con urgenza per migliorare il quadro di salute soprattutto delle giovani generazioni. Così come sono molte le sollecitazioni che inducono a considerare prioritario l'impegno della scuola di ogni ordine e grado nell'agire sul piano dell'educazione alimentare, nel rispetto della propria specifica competenza educativa e in collaborazione con le altre istituzioni, nell'ottica di una reciproca valorizzazione delle relative peculiarità.
  L'impegno deve partire principalmente dalla scuola proprio perché in questi ultimi anni ha visto allargare la propria responsabilità educativa a nuovi ambiti trasversali, tra i quali quello dell'educazione alimentare. Promotrice di cultura e di relazioni, la scuola può fornire alle famiglie e alla collettività gli strumenti necessari per comunicare e avviare un processo di reale cambiamento dei comportamenti alimentari.
  Oltre ai vari tentativi apportati nel tempo dal nostro legislatore, recenti iniziative in ambito comunitario hanno previsto l'introduzione di programmi destinati a migliorare l'accesso ai prodotti alimentari, con riferimento ai bambini che frequentano scuole materne, istituti d'istruzione primaria o secondaria amministrati o riconosciuti dalle autorità competenti di uno Stato membro.
  Il regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013, che istituisce un'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, nell'ambito delle misure di applicazione, ha previsto, a tal proposito, una serie di norme di aiuto dell'Unione europea, per la distribuzione ai bambini di ortofrutticoli, anche trasformati, di banane e prodotti derivati, per la fornitura di latte e di prodotti lattiero-caseari, finalizzate a rafforzare il quadro educativo e informativo alimentare nel sistema scolastico, per una corretta alimentazione e per migliorare le abitudini degli adolescenti.
  Inoltre, alcuni interventi normativi supplementari hanno stabilito nuove misure intese a riunire in un quadro comune due distinti programmi per le scuole: «Frutta nelle scuole» e «Latte nelle scuole», con l'obiettivo di affrontare con maggiore decisione il problema della cattiva alimentazione, rafforzare la dimensione educativa dei programmi e contribuire alla lotta contro l'obesità.
  Gli interventi adottati in sede europea, attraverso i suesposti programmi di sostegno, finalizzati a instaurare un filo diretto tra aziende agricole e scuole, se, da un lato, rappresentano segnali incoraggianti, dall'altro ribadiscono la necessità di perseguire iniziative più rigorose per contrastare il fenomeno dell'obesità, specie quella infantile.
  Al riguardo, i risultati delle attività promozionali sostenute dall'Italia nell'ultimo periodo, come ad esempio per il programma «Frutta nelle scuole», sembrano ancora carenti e non pienamente in grado di invertire un trend che permane fortemente negativo, come dimostrano gli ultimi dati forniti dal Ministero della salute che confermano come l'Italia rimanga Pag. 66ai primi posti in Europa per obesità con il 20,9 per cento di bambini in sovrappeso e il 9,8 per cento obeso.
  Il programma di educazione sperimentale nelle scuole, annunciato nel marzo del 2014 dal Governo Renzi, che avrebbe dovuto coinvolgere tutte le scuole d'Italia a partire dall'anno scolastico in corso, in occasione dell'evento universale dell'Expo 2015, se, da un lato, rappresenta un'iniziativa di sensibilizzazione condivisibile sul tema del cibo sano e sostenibile per i giovani, dall'altro, se non adeguatamente sostenuto, anche attraverso interventi finanziari, rischia di non determinare alcun effetto positivo, in termini di conoscenza e divulgazione e di una corretta educazione alimentare nelle scuole.
  La necessità di intervenire in maniera più efficace in materia di educazione alimentare nelle scuole, per migliorare il quadro di salute delle giovani generazioni, risulta non più rinviabile: è quindi fondamentale incrementare l'attività conoscitiva e le linee guida dei metodi educativi alimentari che si intendono introdurre all'interno delle realtà scolastiche, attraverso un'attività sinergica e di collaborazione, oltre che con le istituzioni nazionali e regionali, anche con il sistema delle imprese agroalimentari, direttamente interessate dalla distribuzione dei prodotti dell'intera gamma agroalimentare, e quello universitario e della ricerca.
  In tale ambito, occorre perseguire all'interno del sistema scolastico nazionale la promozione della cultura alimentare, legata alla dieta mediterranea, riconosciuta come modello virtuoso di salute e patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco dal 2010, rafforzandone il valore, attraverso un approccio sistemico attento sia ai prodotti che alle relazioni tra i soggetti che ad essi li legano.
  Inoltre, con riferimento ai programmi finalizzati a migliorare l'accesso dei prodotti alimentari nelle scuole, sia essi ortofrutticoli sia di altro genere, chiediamo di incentivare la diffusione dei prodotti a «chilometro zero», provenienti da filiera corta e in grado di migliorare la qualità nutrizionale dell'offerta alimentare proposta all'interno della ristorazione scolastica, proprio perché garantiscono un limitato apporto di emissioni inquinanti legate alla fase di movimentazione dei prodotti agricoli ed agroalimentari.
  È importante che il Governo intervenga poi in sede comunitaria, per un'azione volta in via principale alla promozione e distribuzione dei prodotti agricoli, potenziando la dimensione educativa di programmi come «frutta e latte», il cui processo comunicativo, volto a migliorare le abitudini alimentari, risulta in forte ritardo.
  Auspichiamo, inoltre, che il Governo provveda ad adottare ogni opportuna iniziativa per diffondere un modello agroalimentare basato sulla presenza dei prodotti del made in Italy, il cui valore qualitativo e nutrizionale universalmente riconosciuto è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare all'interno delle scuole e ridurre le patologie legate al sovrappeso e all'obesità.
  Oggi, quindi, occorre riesaminare l'alimentazione italiana nella sua globalità, riportando in primo piano lo storico denominatore comune della pratica alimentare conviviale, semplice, misurata, economica e naturale che da sempre si sviluppa nelle famiglie ed è collegata alle vocazioni del territorio, alle stagioni, alla possibilità di proteggere la propria salute e di godere consapevolmente di un benessere personale e collettivo. Tutto ciò, coinvolgendo non solo i giovani, ma l'intera popolazione nello sforzo di intrecciare e riannodare i fili che collegano i valori del paesaggio, con quelli scientifici e tecnologici delle filiere agroalimentari, dei saperi nutrizionali e delle abilità gastronomiche, con le storie alimentari delle famiglie e le tradizioni del territorio. In una parola, è necessario promuovere una vera cultura alimentare attraverso un approccio sistemico, attento non soltanto ai prodotti e ai soggetti, ma anche e soprattutto alle relazioni che li legano tra di loro.
  Attraverso questo approccio, la scuola si configura come l'istituto sociale che prima di ogni altro può assolvere il compito di guidare il processo radicale di Pag. 67riappropriazione e di esplorazione emotiva e culturale del patrimonio alimentare del nostro Paese. La scuola si rivela il luogo di elezione per fare una vera educazione alimentare attraverso il suo radicamento territoriale, la sua ricchezza interculturale, il dialogo e l'osservazione quotidiana con i ragazzi, con il presidio costante e interdisciplinare del percorso formativo, con la possibilità di costruire connessioni cognitive mirate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente, le mozioni che ci apprestiamo a votare si inseriscono in un momento fondamentale. In Parlamento affrontiamo la riforma della scuola che avrebbe potuto essere un'occasione importante per promuovere in maniera concreta l'educazione alimentare e motoria nelle scuole dell'infanzia, primaria e secondaria, attraverso percorsi rivolti ad alunni e docenti inseriti in modo coordinato nelle attività didattiche e formative dei minori, andando, così, a svolgere un ruolo centrale nella prevenzione dell'obesità infantile.
  Fuori abbiamo l'Expo dove, mettendo per un attimo da parte gli scandali, la corruzione e lo spreco di denaro, si dovrebbe parlare di cibo, alimentazione, di come nutrire il mondo e, quindi, anche i nostri bambini. Sì, se ne parla, ma il tutto sotto gli sponsor invadenti di Coca Cola e McDonald's, considerati i principali soggetti responsabili di un modello alimentare scorretto e sicuramente in contrasto con lo spirito dell'evento. È così che si vuole tenere fede a quanto scritto nella Carta di Milano ? Leggo testualmente dalla Carta di Milano: una corretta educazione alimentare, a partire dall'infanzia, è fondamentale per uno stile di vita sano e una migliore qualità della vita. Ci impegniamo a promuovere l'educazione alimentare e ambientale in ambito familiare per una crescita consapevole delle nuove generazioni. Oppure, parliamoci chiaro, di fronte ai soldi degli sponsor, non vale più l'impegno e il principio di sana alimentazione e di una corretta educazione dei bambini.
  Sembra proprio di sì, perché, ovviamente, cosa succede nel frattempo: succede che l'assessore regionale all'istruzione della Lombardia arriva addirittura a promuovere le visite degli studenti ad Expo offrendo uno sconto del 50 per cento o un gelato gratis dopo l'acquisto del menù della McDonald's. Su questo argomento poi, abbiamo anche presentato un'interrogazione parlamentare e abbiamo anche interrogato i Ministri competenti per quanto riguarda il famoso spot della McDonald's, lo spot scorretto di questa multinazionale che discrimina una delle nostre eccellenze, ovvero la pizza, discrimina anche la categoria dei pizzaioli, induce in errore sulle corrette abitudini alimentari dei bambini, abusa dei naturali sentimenti dei genitori verso i figli e gioca sulla naturale credulità e mancanza di esperienza dei più piccoli in materia alimentare. In tutti i Paesi occidentali, compresa l'Italia, aumentano i problemi legati alla cattiva alimentazione e alla poca attività fisica che colpiscono i bambini sin dai primi anni di vita.
  I dati dell'anno scorso, diramati dal sistema di sorveglianza nazionale del Ministero della salute, ci certificano che è calato, dopo dieci anni di vertiginoso aumento, il sovrappeso e l'obesità tra i bambini, ma l'Italia resta, insieme a Cipro, maglia nera in Europa. I bambini in sovrappeso sono infatti il 20,9 per cento, mentre i bambini obesi sono il 9,8 per cento. Dietro il rapporto sbagliato con il cibo e con il proprio corpo c’è da dire che si nascondono conoscenze errate o abitudini sbagliate dei genitori stessi; basti pensare che il 21 per cento dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta o verdura ma quasi la metà dei bambini consuma abitualmente bevande zuccherate o gassate, solo il 16 per cento pratica sport un'ora a settimana o meno e il 36 per cento guarda la TV e gioca con i videogiochi per più di due ore al giorno. Ma lo stile di vita Pag. 68scorretto, l'assenza di attività fisica e gli errori alimentari hanno portato all'incremento di una serie di patologie tipiche della nostra epoca, come l'obesità, il diabete, le malattie cardiovascolari e l'ipertensione arteriosa. È per questo che educare ad una alimentazione corretta fin dall'infanzia è fondamentale. Naturalmente la scuola non si deve limitare ad insegnare in teoria la corretta alimentazione né può affidare questo importante compito solo alla campagna europea «Frutta nelle scuole», nata con l'ottima finalità di incentivare il consumo di frutta e verdura nelle scuole ma che finora si è tradotta in proteste dei genitori e risultati deludenti, legati alla modalità di distribuzione e di gestione della frutta. Il programma è stato rifinanziato anche per l'anno scolastico 2015-2016 con 26,9 milioni di euro, ma ci auguriamo che questa volta vengano spesi meglio questi soldi e che si abbia anche più chiarezza nei risultati ottenuti.
  Abbiamo proposto di prevedere l'applicazione a livello nazionale di standard nutrizionali minimi per i cibi somministrati nelle mense scolastiche ed erogati attraverso distributori automatici: basta con queste bibite e merendine ipercaloriche nei distributori, soprattutto quelli presenti nelle scuole ! Bisogna inoltre considerare che il consumo di alimenti di origine animale, legato al modello culturale ed economico dei Paesi industrializzati, è destinato a crescere, con implicazioni sulla salute e quindi anche sulla spesa sanitaria e sull'ambiente. Dagli anni Sessanta, infatti, l'Italia ha visto quasi triplicare il proprio consumo di carne, contrariamente alle raccomandazioni delle linee guide internazionali sulla salute. Per questo motivo abbiamo chiesto di indirizzare le scelte alimentari nelle mense scolastiche di tutti i livelli e gradi, garantendo sempre un'adeguata disponibilità di menù privi di qualsiasi alimento di origine animale. Voglio sottolineare che sono 7 milioni i cittadini che hanno scelto oggi di eliminare dalla propria alimentazione, nel nostro Paese, alimenti di origine animale. Parliamo di una popolazione che è in continua crescita, quindi bisogna garantire questo diritto anche a loro e soprattutto a tutti. Visto che si parla di educazione alimentare e di bambini, non possono non venirci in mente tutte quelle merendine, biscotti, snack e creme spalmabili, quindi diamo voce ad una petizione che finora ha raccolto 130 mila firme per dire «stop» all'olio di palma. Dal 13 dicembre, milioni di consumatori italiani ed europei hanno scoperto la presenza di questo ingrediente in migliaia di prodotti alimentari, fino ad oggi camuffata dietro la scritta in etichetta «oli e grassi vegetali». Qui voglio aprire una piccola parentesi, Presidente, a proposito di etichette: quando si decide questo Governo a mantenere l'obbligatorietà in etichetta di inserire lo stabilimento di produzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Volete farci sapere da dove vengono i prodotti che finiscono ogni giorno sui nostri piatti oppure no ? Chiusa parentesi.
  L'ampio utilizzo dell'olio di palma è dovuto sia al costo estremamente basso sia al fatto di avere caratteristiche simili al burro, ma l'olio di palma viene utilizzato dalla maggior parte delle aziende alimentari perché costa poco e si presta quindi a molti utilizzi. La sua produzione, inoltre, è correlata alla rapina delle terre e alla deforestazione in aree boschive, alla devastazione degli habitat naturali per lasciare spazio alle monocolture come quella della palma da olio. Queste operazioni comportano gravi violazioni dei diritti umani, l'eliminazione della sovranità alimentare e la riduzione della biodiversità: alla faccia della Carta di Milano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Secondo molti nutrizionisti inoltre, l'assunzione giornaliera di dosi elevate di questo ingrediente può risultare dannosa per la salute a causa della presenza dei grassi saturi e visto che l'olio di palma si trova nella maggior parte degli alimenti trasformati, soprattutto in quelli più consumati dai giovani, dovremmo cercare di limitarne l'assunzione, soprattutto nei bambini che sono i più esposti.Pag. 69
  Pertanto con le regioni e le province autonome proponiamo di escludere dagli appalti delle mense e degli istituti scolastici, nonché dei distributori in esse collocati, le ditte fornitrici di prodotti a base di olio di palma. Riteniamo perciò vergogno che il Governo non abbia accolto questo nostro impegno nella mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anche l'industria alimentare in questo scenario può svolgere un ruolo attivo nel contrastare l'insorgere dell'obesità, riducendo i grassi, gli zuccheri e i Sali negli alimenti, prevedendo anche un marketing responsabile, con una attenzione particolare verso i bambini e gli adolescenti. Le forme di marketing alimentare rivolte ai bambini sono molto diffuse a livello planetario, la pubblicità televisiva in particolare influenza moltissimo i bambini nelle preferenze alimentari, non solo come consumatori da blandire ed educare, ma anche come canale tra il mercato del consumo e la famiglia. In Italia, né il codice di autoregolamentazione TV e minori né la legge n. 122 del 1998, né la successiva legge Gasparri né il recente codice del consumo hanno dettato disposizioni specificamente rivolte alla regolamentazione della pubblicità di prodotti alimentari. Infatti, i citati provvedimenti legislativi e autoregolamentari non si sono mai preoccupati dei danni derivanti dalla proposizione mediatica di modelli alimentari scorretti nella convinzione che fosse sufficiente tutelare i bambini e gli adolescenti dagli spot dei prodotti da fumo e degli alcolici. Pertanto si fa riferimento alle normative comunitarie che definiscono semplicemente parametri minimi, come il divieto di inserire la pubblicità nei programmi di cartoni animati. Nel nostro paese, tuttavia, si sono riscontrati numerosi di violazioni evidenti di tali disposizioni comunitarie, come il passaggio di spot durante la trasmissione di cartoni animati, la pubblicizzazione di birra o di bevande analcoliche energetiche con alto tenore di caffeina nella fascia protetta.
  Per questo è importante introdurre norme più restrittive applicate al marketing alimentare rivolte ai bambini, comprese le pubblicità inserite all'interno di trasmissioni esclusivamente dedicate ai minori – prendendo come esempio Paesi come l'Australia, l'Olanda, la Svezia – nonché promuovendo campagne di sensibilizzazione per mezzo di specifici spot per educare ad una sana alimentazione.
  Vorrei ricordare che molti degli impegni presenti nelle mozioni oggi in votazione sono già stati approvati un anno con le mozioni sullo spreco alimentare, malgrado ciò e malgrado sappiamo che molti degli impegni sono belle parole che difficilmente si trasformeranno in fatti, voteremo lo stesso a favore di tutte le mozioni presentate. Ora il Governo faccia la sua parte e torni a ricoprire il suo vero ruolo, quello esecutivo. Il Governo esegua ciò che chiede da tempo il Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

  MARIA CHIARA GADDA. Grazie, Presidente. La mozione che oggi il Partito Democratico propone al Parlamento, invita il Governo ad assumere alcuni impegni precisi. Il primo maggio, Expo 2015 ha aperto i suoi cancelli al mondo, e per la prima volta una esposizione universale diventa il luogo fisico dell'assunzione di impegno e di responsabilità. Come ha ricordato il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel suo discorso di apertura, Expo è uno spazio di libertà, un momento di confronto e di incontro, è il desiderio di guardare al mondo per come è, e provare a cambiarlo tutti insieme, partendo dall'impegno quotidiano. Il cibo e l'alimentazione sono espressione vitale di un paese e della sua cultura, ma anche strumenti di giustizia sociale e di equilibrio ambientale.
  Il nostro tempo è caratterizzato a livello globale da un paradosso che chiama in causa soprattutto i Paesi industrializzati e ci interroga sugli aspetti etici, sanitari e ambientali dell'attuale modo di produrre e consumare: a fronte di quasi un miliardo di persone al mondo che patiscono la fame Pag. 70o sono malnutrite, circa un miliardo e mezzo soffre le conseguenze dell'eccesso di cibo.
  Questo comporta un aumento del rischi di patologie cardiovascolari, diabete e tumori. I numeri sono importanti per capire la dimensione di questo paradosso: 144 milioni di bambini sono sottopeso e 155 milioni di bambini sono obesi o in sovrappeso. L'Italia, come indicano recenti indagini, è uno dei Paesi europei in cui si ha il maggior aumento di obesità infantile. I numeri, con la loro freddezza, parlano di un mondo diviso in due, in cui l'accesso alle risorse idriche e alimentari rappresenta il metro di valutazione della ricchezza di un paese ed è contemporaneamente causa di ingiustizie sociali tra le diverse aree geografiche del pianeta. Ma anche nei Paesi industrializzati la crisi economica, la povertà educativa e la disinformazione diffusa, hanno acuito il divario tra cittadini e disagio sociale. Questa ingiustizia si vede prima di tutto a tavola e negli scorretti stili di vita, troppo spesso sedentari. In Italia il 22 per cento dei bambini non mangia tutti i giorni la frutta e la verdura; un bambino su dieci salta la prima colazione, mentre solo uno su dieci svolge attività fisica in modo adeguato. A tutto ciò si accompagna l'elevato consumo di bevande e prodotti ad alto contenuto zuccheroso o ipercalorici.
  L'Europa si è mossa per tempo in questa direzione, prevedendo già nel 2007 il primo programma di distribuzione di frutta, verdura e latte nelle scuole. Anche in Italia per tanti bambini italiani il pasto a scuola rimane tristemente l'unico nella giornata, mentre per altri l'eccessiva alimentazione è causa dell'aumento dell'obesità infantile, che è all'origine non solo di problemi muscolari, scheletrici e respiratori, ma implica anche sofferenze di tipo psicologico legate al disagio sociale e rappresenta un costo per l'intera collettività.
  La scuola, come anche definito dal Ministero della Salute, ha la responsabilità di stimolare e creare conoscenza, consapevolezza, attitudini e abilità tali da influenzare positivamente scelte alimentari e stili di vita salutari. In questa ottica, è importante promuovere un programma di informazione e formazione per i ragazzi, ma anche per gli insegnanti, i genitori e gli operatori della ristorazione scolastica. Nel nostro paese, il Ministero della Salute ha promosso i progetti «Guadagnare salute», «Bimbi in forma» o il sistema di monitoraggio «Okkio alla salute» e allo stesso tempo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha attivato percorsi...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce.

  MARIA CHIARA GADDA. ... affinché il mondo della scuola contribuisse, attraverso le sue eccellenze, alla stesura della Carta di Milano e alla preparazione delle linee guida sull'educazione alimentare. Dall'altro lato, è importante sottolineare un altro aspetto nell'educazione alimentare che non ha direttamente a che fare con la quantità e la qualità del cibo ma piuttosto con il suo valore simbolico e con il valore simbolico della nutrizione e con l'immagine della corporeità. Parlo dei disturbi del comportamento alimentare, come l'anoressia o la bulimia, che sono sintomi di un malessere più profondo che non si può spiegare semplicemente come un rapporto difficile con il cibo. Ma certamente l'attenzione all'alimentazione nelle scuole può essere un primo strumento per cogliere in tempo i primi segnali e delineare dei percorsi educativi capaci di recuperare un positivo rapporto con il proprio corpo.
  Occorre quindi in primo luogo affrontare l'aspetto di un'adeguata e diffusa educazione alimentare col duplice obiettivo di ridurre gli sprechi, e di conseguenza le disuguaglianze, e consentire a tutti di potere godere dei benefici di una vita più sana. Per ottenere dei risultati, come indica anche la comunità europea con il piano 2014-2020 per il contrasto all'obesità infantile, è necessario fare sinergia e sistema con tutti gli attori coinvolti – istituzioni, mondo imprenditoriale, media – e supportare prima di tutto le scuole in programmi di sensibilizzazione Pag. 71dei ragazzi e delle famiglie per una alimentazione corretta, sana e soprattutto consapevole.
  I giovani sono i cittadini di domani, come spesso si dice, ed è importante agire sul fronte culturale per fare capire che gli atti individuali hanno una valenza per il singolo, ma anche una conseguenza per la collettività. È necessario diffondere fin dall'infanzia stili alimentari salutari attraverso la conoscenza del valore nutrizionale del cibo e accrescere la consapevolezza delle implicazioni emotive, culturali, economiche e sociali che l'alimentazione porta con sé.
  La scuola è il luogo privilegiato da cui partire grazie al proprio radicamento territoriale e alla sua ricchezza interculturale, al dialogo e all'osservazione quotidiana con i ragazzi, con il presidio costante e interdisciplinare del percorso formativo, con la possibilità di costruire connessioni cognitive mirate.
  A scuola è possibile sviluppare nei ragazzi la sensibilità ai temi del benessere, della salute, della prevenzione, dell'adozione di corretti stili di vita. E attraverso i progetti che vengono proposti ai ragazzi grazie al lavoro degli insegnanti, con la collaborazione di enti locali, associazioni di volontariato, del mondo imprenditoriale e del mondo agricolo, è possibile mettere in rete, fare una cosa che in genere a scuola non si dovrebbe fare, cioè copiare. Copiare le buone pratiche e comprendere in modo immediato la complessità del processo di nutrizione personale e collettiva, delle funzionalità della filiera alimentare, delle valenze mediche e ambientali, della stagionalità e territorialità dei prodotti alimentari, dei consumi responsabili oltre che dei contesti economici, etici e sociali entro i quali si muove nel suo complesso il sistema cibo. Attorno ad una tavola e sui banchi di scuola, è possibile riscoprire l'essenziale, il valore delle relazioni e del cibo.
  L'acquisizione di buone abitudini alimentari nella prima fase della vita è un bagaglio culturale e un beneficio per la salute che ci si porta dietro da adulti. Assumere impegni concreti e incentivare adeguate iniziative di educazione alimentare, sensibilizzare le giovani generazioni su un'idea di qualità più complessiva, che coinvolga, oltre al benessere del singolo, quello della società in cui vive e quello dell'ambiente da cui ottiene le risorse: è questa la sfida che dobbiamo vincere e che, grazie ad Expo, trova una vetrina mai avuta prima.
  Ancora oggi, alcuni – pochi a dire il vero, ma c’è ancora del tempo a disposizione – si ostinano a non volere vedere in Expo un'opportunità irripetibile per l'Italia di mostrare il suo volto migliore e per il mondo di potersi interrogare sui temi che riguardano il nostro presente e il nostro futuro. A queste persone dico: non vi siete accorti del fermento culturale che è cresciuto nelle nostre città sulla spinta positiva di Expo. Grazie al protocollo con Expo Milano 2015, più di 700 scuole italiane presenteranno i loro lavori al pubblico dell'Esposizione universale. Saranno presentate quattro unità didattiche al giorno per un totale di 736 progetti, rappresentativi di tutte le regioni d'Italia.
  Cogliere le opportunità, evidenziare il volto positivo dell'Italia non significa mettere la testa sotto la sabbia e non vedere le forti contraddizioni che esistono ancora nel nostro Paese. Significa fare tesoro del dibattito intellettuale e culturale che si sta sviluppando attorno alla ricerca di soluzioni globali sul tema delle risorse naturali e assumere in questa sede degli impegni. Attraverso una nuova cultura alimentare e del benessere potremo fare affidamento su generazioni più consapevoli e più sane, ed è per queste ragioni che annuncio, a nome del Partito Democratico, il voto favorevole alla mozione a prima firma Malpezzi per la promozione dell'educazione alimentare nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le Pag. 72parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-00557, come riformulata su richiesta del Governo, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Portas, Gigli, Buttiglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  409   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  409    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Segoni ed altri n. 1-00834, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla precedente votazione, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico, Dellai, Di Lello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  410   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  410    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giancarlo Giordano ed altri n. 1-00835, come riformulata su richiesta dal Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Furnari...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  410   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato   410.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Terzoni e Pellegrino hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione della mozione Gagnarli ed altri n. 1-00836.
  Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relativamente al primo, secondo, terzo e nono capoverso del dispositivo, mentre non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo concernenti l'espunzione dei capoversi quarto, quinto e sesto del dispositivo, e pertanto su tali capoversi il parere deve intendersi contrario.
  Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa e i capoversi primo, secondo, terzo, settimo, ottavo e nono del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, e a seguire ciascuno dei capoversi quarto, quinto e sesto del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00836, limitatamente alla premessa e ai capoversi primo, secondo, terzo, settimo, ottavo e nono del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e per quanto non assorbiti dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 73

  Gasparini, Portas...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti 413   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato   413.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00836, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Berretta, Chimienti, Paola Bragantini, Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  410   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  133    
    Hanno votato no   277.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00836, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Di Lello, Totaro, Marzano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  414   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no   279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00836, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Corsaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  416   
   Votanti  415   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no   280.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti ed altri n. 1-00837, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico, Adornato, Tancredi, Ermini, Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti 415   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  412    
    Hanno votato no   3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 74Malpezzi ed altri n. 1-00839, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Dell'Aringa, Fanucci, Massa, Mazziotti Di Celso, Portas...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  413   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  413    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faenzi ed altri n. 1-00841, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Portas, Cuperlo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti 417   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  417    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00842, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Fregolent, Ventricelli, Patriarca.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  414   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  414.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gigli ed altri n. 1-00844, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti, Donati, Massa, Bolognesi, Amoddio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  415   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  415.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione delle mozioni Capelli, Piras, Vargiu ed altri n. 1-00697, Nicola Bianchi ed altri n. 1-00850, Nizzi ed altri n. 1-00851, Mura ed altri n. 1-00854 e Piso ed altri n. 1-00855 concernenti interventi a favore della Sardegna (ore 18,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Capelli, Piras, Vargiu ed altri n. 1-00697, Nicola Bianchi ed altri n. 1-00850, Nizzi ed altri n. 1-00851, Mura ed altri n. 1-00854 e Piso ed altri n. 1-00855 concernenti interventi a favore della Sardegna (Vedi l'allegato A – Mozioni).Pag. 75
  Ricordo che nella seduta di lunedì 11 maggio 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che in data odierna sono state presentate le mozioni Rampelli ed altri n. 1-00858 e Saltamartini ed altri n. 1-00860 e la risoluzione Pili n. 6-00137 (vedi l'allegato A Mozioni – Risoluzione). I relativi testi sono in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, esprimendo, altresì, il parere sulle mozioni e sulla risoluzione presentate. Prego, sottosegretario Bressa.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, io ho un problema evidente di voce, spero che possa essere sufficiente.

  PRESIDENTE. Sì, se i colleghi stanno un po’ in silenzio, per favore. Visto che il sottosegretario Bressa ha una voce abbastanza bassa, per problemi di salute, per cortesia, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Collega Corsaro !

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Capelli, Piras, Vargiu ed altri n. 1-00697.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Per favore, la questione è che poi non riusciamo a sentire quali sono i pareri.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Nicola Bianchi ed altri n. 1-00850, purché sia riformulata come segue. Si invita al ritiro del punto 3, in quanto non è più di attualità, poiché il 21 luglio 2014 c’è stato un accordo tra la regione e il Governo, per cui entro il 16 settembre dell'anno scorso la regione ha ritirato i ricorsi davanti alla Corte costituzionale. Sempre relativamente a questa mozione, si chiede di ritirare il punto relativo alle trivellazioni per la ricerca, altrimenti il parere è negativo, perché i pareri devono essere espressi rispetto ad ogni singolo progetto. Non si può esprimere un parere contrario una tantum alla concessione di autorizzazioni. Il Governo invita a ritirare il punto 19, in quanto attualmente la bonifica del territorio de La Maddalena è una competenza esclusiva regionale.
  Circa il punto relativo alle aree potenzialmente idonee all'installazione del plesso nazionale per lo smaltimento, è una competenza che è in capo alla regione e, quindi, non possiamo assumere impegni a tale proposito. Mentre circa il punto ventuno, relativo al progetto di ampliamento dell'aeroporto «Mario Mameli» di Cagliari, la richiesta è di ritirarlo, altrimenti il parere è negativo, perché non ci sono ripercussioni sul territorio circostante in quanto si tratta di parcheggi aviazione generale, per cui, per quanto riguarda l'inquinamento del rumore e dell'aria, non ci sono effetti potenzialmente negativi.
  Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Nizzi ed altri n. 1-00851, a condizione che si accettino le seguenti riformulazioni: per quanto riguarda il punto relativo ad iniziative per politiche di intervento legate al miglioramento dei sistemi infrastrutturali, il parere è favorevole con esclusione delle parole: «dell'estensione delle zone franche», in quanto è sì vero che la riperimetrazione delle zone spetta al CIPE, ma la legge n. 20 del 2013 della regione Sardegna dice che è compito della regione definire la delimitazione territoriale di tutte le zone franche. Pertanto, non è possibile assumersi l'impegno laddove la responsabilità della delimitazione territoriale è in capo alla regione; mentre, non possiamo accettare la parte relativa all’ecobonus in quanto è stato considerato dalla Commissione europea aiuto di Stato.
  Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Mura ed altri n. 1-00854, a condizione che sia riformulata espungendo Pag. 76il punto relativo al mancato svolgimento del G8 sull'isola de La Maddalena perché le bonifiche, come ho già detto per la precedente mozione, sono diventate competenza esclusiva della regione. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Piso ed altri n. 1-00855. Dopodiché, io avevo la risoluzione Pili n. 6-00137, che mi è appena stata consegnata, mentre ho appreso dalla sua lettura, Presidente...

  PRESIDENTE. Vuole una sospensione ? Di quanto tempo ha bisogno ?

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, 5 minuti.

  PRESIDENTE. Va bene, allora sospendo in questo momento la seduta per 5 minuti. La seduta ricomincerà alle ore 18,55. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 18,50, è ripresa alle 19,35.

  PRESIDENTE. Avverto che è stato posto in distribuzione il testo corretto della risoluzione Pili n. 6-00137.
  Avverto che è stata ritirata la mozione Saltamartini ed altri n. 1-00860. I relativi firmatari hanno sottoscritto la risoluzione Pili n. 6-00137.

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Presidente, atteso che c'era un accordo fra tutti i gruppi per concludere questa sera alle 19,30, perché qualcuno aveva chiesto opportunamente la conclusione anticipata per altri impegni di natura politica, penso, volevo capire, una volta resi i pareri, come si intende procedere. Infatti, avevamo suggerito, visti i tempi stretti già alle 18,30, di limitarci solo ed esclusivamente alla presentazione dei pareri, però volevamo capire se si procede poi con le dichiarazioni di voto o se si rimanda alla seduta di domani.

  PRESIDENTE. Si rimanda alla seduta di domani, perché anche volendo iniziare le dichiarazioni di voto sforiamo le 21, perché abbiamo 90 minuti di interventi. Quindi è irrealistico.
  Il rappresentante del Governo ha, quindi, facoltà di intervenire integrando il parere sulla mozione e sulla risoluzione presentate e poi rinviamo.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, volevo integrare un parere...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, siccome so che vi state allontanando dall'Aula fatelo in silenzio. Il sottosegretario Bressa non ha molto voce, per rispetto suo.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, con riferimento alla richiesta che avevo fatto relativamente alla bonifica dei siti nell'isola de La Maddalena vorrei chiarire che a partire dall'11 gennaio del 2013 la competenza per la bonifica è tornata alla regione Sardegna. In virtù di questo fatto è stata fatta una convenzione nell'ottobre del 2013 tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Sardegna in cui si stanziano delle somme per la bonifica e lo stesso è stato fatto da parte del Dipartimento della protezione civile che ha stanziato 5.836.996 euro.
  Pertanto, la richiesta di stralciare quel punto deriva dal fatto che il Governo non ha più una competenza propria ad agire in questo senso, il che non significa che il Governo, come ho dimostrato, metta a disposizione le risorse perché la bonifica possa essere fatta.
  Per quanto riguarda l'altra mozione e la risoluzione che sono state presentate, la mozione a prima firma Rampelli n. 1-00858 può essere accolta se vengono stralciati – per brevità li indico così – gli Pag. 77impegni del secondo capoverso, del terzo capoverso, del quarto capoverso e del quinto capoverso. Mentre per quanto riguarda la risoluzione presentata dall'onorevole Mauro Pili n. 6-00137, nel testo corretto, premesso che molte delle questioni che vengono sollevate dalla risoluzione sono state previste da altre mozioni sui quali c’è il parere favorevole, non può essere dato parere favorevole da parte Governo a una risoluzione in cui si impegna il Governo stesso ad assumere iniziative, anche di rango costituzionale, per garantire forme di autodeterminazione. Questa, in maniera del tutto evidente, è una competenza che non può essere messa in capo al Governo, ma ci sono altri soggetti costituzionalmente preposti che possono operare in tal senso. Pertanto il parere è contrario.

  PRESIDENTE. A questo punto, apprezzati gli orari e i tempi di intervento degli iscritti, rinvio ad altra seduta il seguito della discussione.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la vicepresidente vicaria del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, Fabiana Dadone, ha reso noto che, in sua sostituzione e a decorrere dal 13 maggio 2015, assumerà le funzioni di vicepresidente vicaria la deputata Francesca Businarolo, che assolverà anche alla funzione di portavoce del gruppo, secondo quanto previsto dal relativo statuto. Nelle more dell'elezione del nuovo presidente del gruppo, la deputata Businarolo svolgerà altresì le relative funzioni.
  Con la medesima lettera, la vicepresidente vicaria del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha inoltre reso noto la seguente ulteriore nuova composizione del comitato direttivo: vicepresidenti i deputati Girgis Giorgio Sorial, Davide Crippa e Carlo Sibilia; segretario il deputato Marco Brugnerotto; tesoriere il deputato Vincenzo Caso.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,40).

  VINCENZO D'ARIENZO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZO D'ARIENZO. Grazie, Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Ministro Alfano sulla città di Verona. Dopo 42 giorni ancora la città di Verona non ha avuto la nomina del nuovo prefetto. La sede è tuttora vacante; eppure, come emerge dalle audizioni della Commissioni antimafia del 30 marzo scorso, la città di Verona è a forte rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, perché ci sono famiglie di riferimento della ’ndrangheta; ci sono imprenditori che hanno incontrato soggetti di dubbia provenienza; ci sono incontri con amministratori pubblici veronesi; sono stati organizzati dei summit presso le aziende e, ancora, a seguito di indagini dei carabinieri, sono state sequestrate nella provincia aziende fortemente condizionate dalla malavita organizzata. Con il collega Naccarato abbiamo già posto il problema con un'interrogazione, sempre al Ministro Alfano, per favorire le misure interdittive nei confronti di queste aziende. Devo ricordare che la provincia di Verona sarà interessata da investimenti infrastrutturali importanti: 3 miliardi di euro già stanziati per il tratto infrastrutturale Brescia-Padova. È necessaria quindi la nomina del prefetto, in particolare di una persona capace di leggere questi fatti e orientare le giuste azioni per impedirle, ma altrettanto chiediamo al Ministro Alfano di convocare nella città di Verona un comitato provinciale di ordine e sicurezza pubblica dedicato al rischio delle infiltrazioni, affinché lo Stato individui e dia un segnale forte alla comunità di Verona per impedire le infiltrazioni di carattere mafioso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 78

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Ministero degli affari esteri sulla grave vicenda che stanno vivendo tre italiani in Gambia, in questo Stato africano in cui è stata sequestrata la loro imbarcazione, sono stati imprigionati ed hanno subito un processo. Il giudice con sentenza li ha scarcerati ma le autorità del Gambia si rifiutano di rilasciare i passaporti a questi nostri connazionali, che praticamente sono sequestrati in quello Stato. Dopo aver conosciuto carceri tra i più duri del mondo e quindi aver passato quindici giorni nell'inferno, ora si trovano a dover sopportare una condizione di sequestro. Chiedo al Ministero degli affari esteri che cosa stia facendo e soprattutto se la nostra autorità diplomatica, l'ambasciata a Dakar, che si occupa oltre che del Senegal anche del Gambia, sta mettendo in atto tutte le iniziative per far tornare questi nostri connazionali alla libertà e fargli raggiungere il nostro Paese.

  MARCO MICCOLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Grazie, Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dell'Aula su quanto sta accadendo all'aeroporto di Fiumicino. Al di là delle cause che hanno provocato l'incendio e per cui le autorità competenti stabiliranno cause e responsabilità, vorrei segnalare quello che sta accadendo ai lavoratori di Fiumicino, quelli che lavorano al terminal T3, quello appunto interessato dall'incendio. La normalità che in questi giorni vediamo riprendere a Fiumicino sui voli, la garanzia che i voli stanno riprendendo, l'esaurirsi delle file intorno agli imbarchi sono dovute al sacrificio che stanno effettuando centinaia di lavoratori, che stanno lavorando in condizioni che mettono a rischio la loro salute. Molti di loro lavorano con le mascherine antismog, hanno bisogno continuamente di mettere il collirio negli occhi per il bruciore, denunciano difficoltà respiratorie, nausea, conati di vomito e alcuni sono stati ricoverati.
  C’è bisogno quindi di un intervento, di più vigilanza anche se la ASL ha detto, durante un sopralluogo effettuato qualche giorno fa, che non ci sarebbero rischi. Nonostante ciò i lavoratori vengono ricoverati. Noi capiamo che è assolutamente indispensabile che l'aeroporto di Fiumicino torni a funzionare, ma questo non si può fare a discapito della sicurezza e della salute dei lavoratori. Volevo semplicemente ricordare che abbiamo approvato qualche settimana fa alcune mozioni che richiamano l'attenzione e l'impegno del Governo sulle infrastrutture che riguardano anche la sicurezza e la salute di quei lavoratori che lavorano in quell'aeroporto. Mi sembrava giusto ricordare ciò che sta avvenendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  SAMUELE SEGONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie. Presidente, desidero riportare l'attenzione dell'Aula su alcuni fatti di cronaca emersi nella giornata di ieri relativi ad un'emergenza ambientale a Pietrasanta, in Toscana, dove le acque sono contaminate dal tallio. La novità è che sono venuti fuori dei carteggi e dei rimpalli di responsabilità tra l'amministrazione locale, il gestore del servizio idrico, l'Arpa regionale, la Asl. Fatto sta che questi rimpalli sono andati avanti per diversi anni, tanto che è emerso che questi enti sapevano già tutto sin dal 2013.
  Il classico caso in cui si presenta un'interrogazione parlamentare; fatto sta che l'interrogazione l'avevo già presentata e ora sono qui adesso, ai sensi dell'articolo 134, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, a pregarla, signor Presidente, di porre l'interrogazione n. 5-04107, a mia prima firma, pubblicata in data 21 novembre 2014, all'ordine del giorno della prima seduta utile della Commissione competente, di modo che si possa rispondere a questa problematica.

Pag. 79

  DAVIDE TRIPIEDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad una interrogazione, la n. 5-05053, già sollecitata in un altro intervento in Aula, riguardante la grossa crisi del fiume Po: dal bracconaggio ai continui furti che avvengono nei dintorni del fiume. Siccome è un problema grosso che ci stiamo portando avanti da diversi anni, prego il Ministero dell'agricoltura di rispondermi al più presto perché i cittadini, che vivono tutti i giorni il fiume, non ne possono più.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 13 maggio 2015, alle 10:

  (ore 10 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   CIRIELLI ed altri; DURANTI ed altri; GAROFANI ed altri; ARTINI ed altri: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (C. 45-933-952-1959-A).
  — Relatori: Manciulli, per la III Commissione; Causin, per la IV Commissione.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Capelli, Piras, Vargiu ed altri n. 1-00697, Nicola Bianchi ed altri n. 1-00850, Nizzi ed altri n. 1-00851, Mura ed altri n. 1-00854, Piso ed altri n. 1-00855 e Rampelli ed altri n. 1-00858 e della risoluzione Pili, Saltamartini ed altri n. 6-00137 concernenti interventi a favore della Sardegna.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760, Carfagna ed altri n. 1-00827, Rondini ed altri n. 1-00692, Binetti ed altri n. 1-00483, Grande ed altri n. 1-00849, Bechis ed altri n. 1-00856, Preziosi ed altri n. 1-00857 e Palazzotto ed altri n. 1-00859 concernenti iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi.

  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 19,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Guidesi e a. 1-755 392 343 49 172 76 267 84 Resp.
2 Nom. Moz. Bordo F. e a. 1-818 rif. 401 354 47 178 350 4 82 Appr.
3 Nom. Moz. Tullo e a. 1-819 rif. 408 407 1 204 356 51 82 Appr.
4 Nom. Moz. Garofalo e a. 1-820 rif. 404 389 15 195 340 49 82 Appr.
5 Nom. Moz. Bianchi N. e a. 1-821 406 380 26 191 106 274 82 Resp.
6 Nom. Moz. Palese 1-823 rif. 413 355 58 178 355 81 Appr.
7 Nom. Moz. Catalano e a. 1-828 rif. 413 346 67 174 346 81 Appr.
8 Nom. Moz. Rizzetto e a. 1-829 rif. 411 361 50 181 361 81 Appr.
9 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-848 rif. 414 365 49 183 364 1 81 Appr.
10 Nom. Moz. Vezzali e a. 1-557 409 409 205 409 79 Appr.
11 Nom. Moz. Segoni e a. 1-834 rif. 411 410 1 206 410 79 Appr.
12 Nom. Moz. Giordano G. e a. 1-835 rif. 411 410 1 206 410 79 Appr.
13 Nom. Moz. Gagnarli e a. 1-836 p.I 413 413 207 413 79 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Gagnarli e a. 1-836 p.II 412 410 2 206 133 277 79 Resp.
15 Nom. Moz. Gagnarli e a. 1-836 p.III 415 414 1 208 135 279 79 Resp.
16 Nom. Moz. Gagnarli e a. 1-836 p.IV 416 415 1 208 135 280 79 Resp.
17 Nom. Moz. Binetti e a. 1-837 rif. 415 415 208 412 3 79 Appr.
18 Nom. Moz. Malpezzi e a. 1-839 417 413 4 207 413 79 Appr.
19 Nom. Moz. Faenzi e a. 1-841 rif. 417 417 209 417 79 Appr.
20 Nom. Moz. Rondini e a. 1-842 rif. 414 414 208 414 79 Appr.
21 Nom. Moz. Gigli e a. 1-844 rif. 415 415 208 415 79 Appr.