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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 417 di martedì 28 aprile 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 11,35.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bindi, Capezzone, De Menech, Epifani, Faraone, Gentiloni Silveri, La Russa, Sanga, Sereni e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative (Approvato dal Senato) (A.C. 3059). (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 11,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Invernizzi ed altri n. 1 e Palese n. 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3059) riferite al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3059: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative.
  Avverto che a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
  Illustra la questione pregiudiziale Invernizzi ed altri n. 1 il deputato Cristian Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Premetto che la formulazione criptica dell'articolo 1 del provvedimento in esame presenta una evidente criticità rispetto alla chiarezza del linguaggio normativo, ritenuta dalla recente giurisprudenza e dottrina principio costituzionalmente garantito. Ai sensi dell'articolo 1 della Costituzione, la sovranità appartiene al popolo e il popolo esercita tale sovranità nelle forme e nei limiti previsti dalla stessa Costituzione.

  PRESIDENTE. Liberate i banchi del Governo, per favore. Collega se possibile...

  CRISTIAN INVERNIZZI. Il riconoscimento del diritto di voto e le sue caratteristiche, Pag. 2enunciate nel secondo comma dell'articolo 48, concorrono pertanto alla definizione dello Stato come Stato democratico. Attraverso di esso si realizza, infatti, il principio di organizzazione che caratterizza ogni democrazia, in forza del quale ogni decisione deve essere direttamente o indirettamente ricondotta alle scelte compiute dal popolo, detentore della sovranità.
  Il principio fondamentale della rappresentanza elettorale sancito nella nostra Costituzione è garantito anche dal diritto dell'Unione europea. Il Trattato di Lisbona riunisce in un apposito titolo (Titolo II) le disposizioni intese a conferire maggiore visibilità al principio democratico insito nel funzionamento dell'Unione. Tale principio viene affermato e specificato nelle sue diverse configurazioni: la democrazia come rappresentanza e la democrazia come partecipazione all'attività pubblica. È evidente, quindi come le disposizioni introdotte dal presente disegno di legge siano in contrasto con il principio costituzionale della rappresentanza politica, che è al centro del sistema di democrazia rappresentativa, e violino il principio della garanzia della volontà dei cittadini espressa attraverso il voto, che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare, secondo l'articolo 1, secondo comma, della Costituzione.
  Il decreto-legge in esame è manifestamente elusivo dei citati principi costituzionali, in quanto la data individuata per lo svolgimento delle elezioni, domenica 31 maggio, è rilevante ai fini dell'affluenza del voto, considerato che il 2 giugno è la festa della Repubblica. Pertanto è immaginabile che i cittadini possano programmare di allontanarsi dai territori di residenza.

  PRESIDENTE. Colleghi per favore, i banchi del Governo. Abbia pazienza, Invernizzi. Per favore, colleghi, liberate i banchi del Governo...

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Considerato che la relazione introduttiva del decreto-legge motiva la scelta di indire le elezioni per il giorno domenica 31 maggio proprio per evitare ripercussioni negative sull'affluenza al voto, individuando questa data come la prima disponibile non concomitante con feste religiose o civili, noi chiediamo che questa pregiudiziale di costituzionalità venga accettata, venga accolta, perché, come ho sinteticamente espresso nella mia illustrazione, chiamare i cittadini al voto la domenica 31 maggio all'inizio, o meglio, proprio nel centro di un lungo ponte festivo, che si conclude il martedì successivo, giorno della festa della Repubblica, a nostro avviso, non incrementerebbe sicuramente la possibilità per i cittadini stessi di adempiere al loro dovere sociale di recarsi alle urne.
  Inoltre, al di là delle motivazioni che vi possano essere alla base di una simile scelta operata da parte dal Governo – e nessuno, per carità, vuole essere cinico nel pensare che magari vi sia la ben nota maggior propensione da parte degli elettori di centrosinistra a recarsi alle urne – riteniamo folle stabilire proprio delle elezioni fondamentali come quelle regionali in tale data (sappiamo che sono parecchie le regioni interessate dalla prossima tornata elettorale), sminuendo comunque la possibilità che da queste elezioni emerga anche un dato politico fondamentale di adesione o meno alle politiche portate avanti dal Governo.
  Infatti, sappiamo tutti che si tratta ovviamente di elezioni non politiche, di elezioni non generali, ma, come tutte le elezioni nel nostro Paese, il dato politico è anche quello di conferma o meno delle politiche, soprattutto finanziarie ed economiche, portate avanti dal Governo. Non vorremmo che programmare le elezioni nella giornata di domenica 31 maggio in qualche modo svilisca, come dicevo prima, l'importante significato politico-elettorale di questo appuntamento.
  Ecco perché chiediamo veramente di tornare sulla decisione presa, perché non possiamo immaginare che elezioni che coinvolgono milioni di cittadini possano in qualche modo risultare falsate dall'evidente e non sconfessabile eventualità che, ponendole proprio al centro del più lungo Pag. 3ponte, in qualche modo vengano sminuite. La ringrazio, Presidente. Con questo ho concluso il mio intervento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,45).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Il deputato Palese ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
  Chiedo, però, di liberare i banchi del Governo, per favore.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Forza Italia ha presentato questa questione pregiudiziale al decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative per un motivo molto semplice: riteniamo si sia creato nella storia repubblicana un precedente assolutamente antipatico e, a nostro avviso, anticostituzionale. Presidente, però qui non si sente.

  PRESIDENTE. Ha ragione, collega. Per favore, il tono della voce ! Non riusciamo a sentire neanche quello che dice il deputato Palese. Per favore, il tono della voce, colleghi ! Prego, deputato Palese.

  ROCCO PALESE. Vero è che l'attuale Governo ci ha abituato a tutto, però, una disposizione con cui si prorogano le assemblee legislative di sette consigli regionali non c'era mai stata nella storia repubblicana: un vulnus e un precedente altamente anticostituzionale. Le elezioni in queste sette regioni, in base alle leggi regionali (quindi, vi è anche un'invasione di competenze, nei confronti delle regioni stesse), dovevano svolgersi nei primi dieci giorni di marzo di quest'anno 2015. Invece, il Governo, prima, con la legge stabilità, ha sostanzialmente stabilito che potevano essere prorogate di sessanta giorni, e poi, peggio ancora, poiché non si capisce bene per quale calcolo di natura elettorale non si poteva farle svolgere domenica 10 maggio, ha deciso un'ulteriore proroga al 31 maggio.
  Penso che questa sia una violazione non solo delle competenze esclusive delle regioni in questo senso dettate dalla legge costituzionale n. 1 del 1999, che consentiva l'elezione diretta dei presidenti ed anche alle regioni di varare i propri statuti e le proprie leggi regionali, ma anche in riferimento all'obiettivo, legato al concetto dell’election day, di avere una riduzione della spesa.
  Il Governo, se veramente ha questo obiettivo di riduzione della spesa, così come è nello spirito della spending review e dell’election day, avrebbe dovuto necessariamente far svolgere le elezioni il 10 di marzo, evitando, Presidente, di prorogare di tre mesi le assemblee legislative delle sette regioni. Infatti, atteso che le nuove norme e gli statuti regionali per adeguarsi alla normativa nazionale hanno dovuto ridurre il numero dei consiglieri regionali (ad esempio, la Campania, così come la Puglia, passa da 70 a 50 consiglieri) ha costretto in tal modo le sette regioni a pagare indennità milionarie ad un numero imprecisato di consiglieri regionali. Ecco perché viene a cadere l'obiettivo dell’election day rispetto a queste situazioni.
  Sicuramente questa decisione è scaturita da un calcolo elettorale rispetto al ponte festivo e rispetto a tutte le situazioni che si verranno a creare che, comunque, a noi interessano poco. Noi richiamiamo l'attenzione del Parlamento in riferimento ad una norma a nostro avviso totalmente anticostituzionale: la proroga delle assemblee legislative, sette consigli regionali, per tre mesi, al di là dell'effetto devastante che tutto ciò provoca anche dal punto di vista della spesa pubblica a danno dei cittadini di quelle sette regioni.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. A nome del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico dichiaro il voto contrario a tutte queste eccezioni di incostituzionalità. Il motivo è semplice: esse fanno parte di una prassi di filibustering parlamentare e non corrispondono alla realtà di una scelta che il Governo ha fatto attraverso il decreto, valutando quale fosse l'ordinato svolgimento e la temporizzazione migliore possibile per la partecipazione del popolo all'esercizio della sua sovranità.
  D'altro canto anche argomenti estemporanei, come quelli legati alla mobilità del ponte festivo, sono, in tutta sincerità, talmente bizzarri da ritenerli assolutamente idonei ad evaporare di fronte alla necessità di garantire l'esercizio della sovranità medesima. Da questo punto di vista ribadisco ancora una volta il nostro voto contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Entrambe le pregiudiziali sono infondate perché il richiamo contenuto in esse al principio di chiarezza delle norme è purtroppo un richiamo improprio. La norma è scritta in un italiano sicuramente discutibile ma è chiarissima nel suo significato. Un principio assoluto di incostituzionalità basato sulla chiarezza delle norme purtroppo non esiste, e dico purtroppo perché Scelta Civica aveva cercato di introdurlo nella riforma costituzionale e tutti, a partire da Forza Italia, si sono opposti.
  Un secondo aspetto. Si dice che si interviene con legge a prorogare i termini di pochissimi giorni, ed è vero, tuttavia si interviene con la stessa fonte che ha regolato la prima proroga, quindi parlare di incostituzionalità mi sembra totalmente fuori luogo. La realtà è che qui si sta modificando una norma per fare una cosa totalmente ragionevole: fare votare tutte le regioni assieme. Cosa che Forza Italia e anche la Lega, a partire dalle elezioni amministrative precedenti e da quelle europee, hanno sempre chiesto si facesse in contemporanea. Qui si tratta di logica e di risparmio e dubito che il costo dei consiglieri regionali ulteriore rispetto a quelle effettivo derivante da questa legge superi quello che si avrebbe tenendo le elezioni in date diverse.
  Ancora più assurdo mi sembra il richiamo al fatto che, siccome si è vicini al 2 giugno, tutti sarebbero in partenza per la vacanza e quindi non si dovrebbe votare a causa della loro assenza. Non credo che il ponte festivo sia un principio costituzionale, che poi al problema del festeggiamento della Festa della Repubblica si attacchi la pregiudiziale della Lega mi sembra sia ancora più ironico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, noi introduciamo con questo decreto appunto la possibilità di celebrare le elezioni regionali oltre il limite dei sessanta giorni successivi alla scadenza del mandato consiliare per consentire di abbinare le stesse elezioni regionali con quelle comunali.
  In base alla normativa esistente le elezioni regionali dovrebbero tenersi entro il 27 maggio, mentre le elezioni amministrative devono tenersi in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno. Con questo decreto, pertanto, è stata individuata la data del 31 maggio 2015 per lo svolgimento abbinato sia delle elezioni regionali che di quelle amministrative, permettendo così ai cittadini di votare in un'unica tornata elettorale. Questo con scopi molteplici, uno sicuramente è quello di contenere i costi per le amministrazioni interessate e, in un momento di crisi che stiamo vivendo, sicuramente è auspicabile che si possano ottenere dei risparmi di spesa; l'altro è per consentire una maggiore affluenza al voto, anche in relazione a particolari date in cui sarebbe messo il secondo turno delle elezioni comunali, che potrebbero...

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  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce. Scusi, collega, chiedo scusa. Per favore il tono della voce, per rispetto della collega che sta parlando. Prego.

  DORINA BIANCHI. L'intervento trova la sua copertura costituzionale nell'articolo 122 della Costituzione, primo comma, che, nel riservare alle leggi regionali, nel rispetto dei principi statali, il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e incompatibilità del presidente, dei componenti della giunta e dei consiglieri, mantiene in capo al legislatore statale la possibilità di predisporre norme relative anche alla durata degli organi elettivi.
  Il decreto-legge non viola, pertanto, alcuni principi costituzionali, in quanto non incide sull'articolo 1 della Costituzione né sulla volontà di espressione del voto, ma esclusivamente sulle modalità procedurali delle elezioni e, in particolare, quelle relative alla data di fissazione del voto che, come precedentemente detto, è stata indicata nel 31 maggio.
  La stessa Corte costituzionale, con la sentenza del 10 maggio del 1995, n. 165, ha ribadito la differenza fra decreti-legge, che intervengono direttamente sul voto e, quindi, incostituzionali ai sensi dell'articolo 72 della Costituzione, e decreti-legge che, al contrario, come nel caso in esame, disciplinano le modalità procedurali del voto, che pertanto sono consentite secondo il nostro ordinamento costituzionale.
  Per questi motivi, quindi, ribadisco il voto contrario del gruppo parlamentare Area Popolare sulla pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà.

  MATTEO RICHETTI. Signor Presidente, molto brevemente, confesso di avere letto con molta attenzione le questioni pregiudiziali e avere ascoltato gli interventi sia del collega Invernizzi che del collega Palese e, forse per un mio limite, ma davvero ho trovato complicato cogliere le ragioni che supportano l'incostituzionalità, perché le considerazioni che ho sentito, che sono considerazioni non solo pienamente legittime, ma di merito, e proprio per non rassegnarmi alla mia difficoltà di comprendere l'istanza posta dai colleghi, sono andato a recuperare il dibattito avvenuto al Senato proprio sulle ragioni di incostituzionalità del provvedimento che stiamo discutendo. Si è discusso di tutto tranne che dell'incostituzionalità...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, collega Richetti. Per favore, il tono della voce, per rispetto del collega che sta parlando. Per favore ! Prego.

  MATTEO RICHETTI. Grazie, Presidente, ma capisco che siamo anche dentro un dibattito che non ha forse una valenza politica così importante, però, siccome molto spesso fra di noi ci richiamiamo al rispetto della Costituzione, rispettare la Costituzione vuol dire anche tirarla in ballo quando è ora e lasciarla in pace quando non c'entra niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Qui di incostituzionalità non c’è nulla, mentre – ripeto – è assolutamente legittimo che discutiamo sulla scelta fatta dal Governo.
  Il Governo si è mosso su due direttrici. Una direttrice è l'impossibilità di effettuare il voto in maniera accorpata nelle giornate del 24 e del 17, le giornate che anticipavano quella del 31, per ragioni che, credo, tra l'altro i colleghi possono anche condividere, perché c’è un trattato che impegna lo Stato italiano rispetto alla festività ebraica del 24 e c’è una richiesta degli amministratori locali che, rispetto all'adunata nazionale degli alpini, chiede di non individuare quella data. Non si poteva andare oltre, perché se è vero che andiamo verso un periodo che può limitare l'affluenza al voto, portarlo addirittura dopo, con il ballottaggio che interessa diverse decine di comuni, avrebbe voluto dire aggravare la situazione.
  La seconda direttrice era di non venire meno ad un principio che non sempre è stato rispettato, che è quello di accorpare Pag. 6voto regionale e voto delle amministrative, perché il collega Palese ha ragione sul dato che riguarda i consigli regionali, ma, collega Palese, anticipare il voto delle regioni avrebbe voluto dire quasi automaticamente portare allo sdoppiamento del voto tra regionali e amministrative.
  Quindi, ripeto che, pur avendo ascoltato con attenzione le considerazioni fatte dai colleghi e sottolineando che non ci sono ragioni fondative dell'incostituzionalità, il gruppo del Partito Democratico voterà contro la questione pregiudiziale posta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. A questo punto, poiché non è ancora decorso il termine di preavviso di venti minuti, previsto dal Regolamento per le votazioni nominali con il procedimento elettronico, sospendo ora la seduta, che riprenderà alle ore 12,10.

  La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 12,10.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Invernizzi ed altri n. 1 e Palese n. 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, siamo in votazione, affrettatevi per favore. Stiamo votando le questioni pregiudiziali al decreto-legge sull’election day. Chiaro ? Dall'Osso, Baroni, Simoni, Pisicchio, Bruno Bossio, Bonafede, Mannino, Cera, Pellegrino, Palma, Ottobre, Capozzolo, L'Abbate, Michele Bordo, Basilio, Cariello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  550   
   Votanti  548   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  275   
    Hanno votato  176    
    Hanno votato no  372.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Gianluca Pini e Vignaroli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Cirielli; Pisicchio; Bersani ed altri; Francesco Saverio Romano; Migliore ed altri; Lenzi; Zampa e Marzano; Zampa e Ghizzoni; Martella; Francesco Sanna; Bobba ed altri; Giachetti ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Rigoni ed altri; Rigoni ed altri; Nicoletti ed altri; Martella ed altri; Vargiu; Burtone ed altri; Balduzzi ed altri; Laffranco ed altri; Vargiu; Toninelli ed altri; Porta ed altri; Zaccagnini ed altri; Valiante ed altri; Lauricella; Michele Bordo; Marco Meloni ed altri; Di Battista ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B) (ore 12,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, n. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B: d'iniziativa popolare; Cirielli; Pisicchio; Bersani ed altri; Francesco Saverio Romano; Migliore ed altri; Lenzi; Zampa e Marzano; Zampa e Ghizzoni; Martella; Francesco Sanna; Bobba ed altri; Giachetti ed altri; Giorgia Pag. 7Meloni ed altri; Rigoni ed altri; Rigoni ed altri; Nicoletti ed altri; Martella ed altri; Vargiu; Burtone ed altri; Balduzzi ed altri; Laffranco ed altri; Vargiu; Toninelli ed altri; Porta ed altri; Zaccagnini ed altri; Valiante ed altri; Lauricella; Michele Bordo; Marco Meloni ed altri; Di Battista ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati.

(Esame e votazioni delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito e della questione sospensiva – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla discussione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito, e della questione sospensive presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3-bis-B ed abbinate).
  Saranno esaminate e poste in votazione dapprima le questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito e, ove respinte, si passerà all'esame e alla votazione della questione sospensiva.
  Ricordo che, a norma dell'articolo 40, comma 4, primo periodo, del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione.
  In tale discussione, ai sensi del comma 3, del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Chiusa la discussione, l'Assemblea decide con unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità e poi, con altra unica votazione, sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di merito.
  Il deputato Sannicandro ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Scotto ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, quanti minuti ho ?

  PRESIDENTE. Dieci minuti, come dicevo, deputato Sannicandro.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Egregia Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, il testo di questa proposta di legge, il cosiddetto Italicum, elude completamente i principi stabiliti dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014 e semmai...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile seguire questo dibattito ? Possiamo, per favore, fare un po’ di silenzio per consentire di seguirlo, grazie.
  Prego, deputato Sannicandro.

  ARCANGELO SANNICANDRO. ...semmai – dicevo – li aggrava. La Corte ha fissato dei paletti ben precisi, pur riconoscendo al Parlamento la libertà, l'autonomia, di definire il sistema elettorale più idoneo nel contesto storico in cui si vive, per consentire al popolo italiano di esercitare la sovranità popolare. Però ha posto dei paletti ben precisi e sulla base di quei paletti (che in fin dei conti non sono altro che quelli sanciti dall'articolo 1 della Costituzione «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione», quelli fissati all'articolo 48 e quelli fissati all'articolo 3) ha dichiarato incostituzionale il cosiddetto Porcellum, la legge elettorale con la quale è stato eletto questo Parlamento. Ha soprattutto censurato il cosiddetto premio di maggioranza, ritenuto abnorme, e il fatto che i deputati fossero tutti nominati e non eletti dal popolo.
  Ora, con questa legge noi, sostanzialmente, ripetiamo gli stessi errori. Qualcuno si è lasciato ingannare dal fatto che è previsto un primo turno con una soglia minima di voti validi che fa scattare il premio di maggioranza, ma che in effetti è un passaggio inutilmente dato, perché il contesto storico di questo momento ci insegna che nessuno potrebbe raggiunge il 40 per cento. Il riferimento è soprattutto al cosiddetto doppio turno, e al ballottaggio, senza previsione di soglie per accedere al ballottaggio e, soprattutto, senza una soglia per poter rendere valido il risultato del ballottaggio. Ho letto un po’ tutte le audizioni che si sono svolte, ovviamente si Pag. 8trattava di audizioni di giuristi e non di politici, per cui non mi meraviglio che nessuno abbia posto l'attenzione, tranne qualcuno, sul fatto che con il 40 per cento dei voti validi si aveva diritto a 340 seggi della Camera. Che significa questo in soldoni ? Per capirlo meglio, facciamo un po’ di conticini: la lista che prendesse il 40 per cento con il sistema proporzionale si vedrebbe attribuire 247 seggi, orbene a questa lista si darebbe un premio di maggioranza di 93 seggi, per raggiungere appunto la quota di 340. Un premio di maggioranza così cospicuo credo che non abbia precedenti in nessuna altra parte d'Europa, soprattutto se si considera che stiamo parlando di un premio non alla maggioranza, ma di un premio alla minoranza, sia pure del 40 per cento.
  Voglio ricordare all'Aula che la «legge truffa», tanto biasimata e tanto contestata, rispetto a questa proposta di legge era una legge altamente democratica, perché dava il premio non alle minoranze, sia pure cospicue, ma dava il premio a chi raggiungeva il 50 per cento dei voti validi più uno. Allora, garantita la rappresentatività degli eletti, si dava, in omaggio al principio di governabilità, un premio del 15 per cento, per cui la lista che vinceva, o la coalizione che vinceva, prendeva il 65 per cento dei seggi del Parlamento. Ma era trasparente il compromesso tra il principio di rappresentatività e il principio di governabilità. Sottolineo che il principio di rappresentatività è l'unico che è sancito esplicitamente nella Carta costituzionale. Infatti, l'articolo 1 dice chiaramente che la sovranità appartiene al popolo e l'articolo 48 dice che l'esercizio del voto va svolto garantendo eguaglianza tra tutti gli elettori.
  Ma il paradosso sta anche nel premio di maggioranza. Infatti, se un partito, una lista, come in questo caso, raggiungesse il 50 per cento dei voti validi, avrebbe sempre il diritto a 340 seggi, ma avrebbe diritto semplicemente a un premio di 31 seggi, in quanto, di per sé, con il sistema proporzionale, che è quello di partenza, ne prenderebbe 309.

  PRESIDENTE. Possiamo liberare i banchi del Governo, per favore ? Ministro Franceschini, chiedono attenzione. Prego, onorevole Sannicandro.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ripeto, ne prenderebbe appena 31. C’è una discriminazione anche all'interno delle liste che vincessero le elezioni. Questo che è stato costruito è un sistema artificioso, per costruire un Governo purché sia, indipendentemente dal fatto se abbia o meno una legittimazione popolare.
  Andiamo al ballottaggio se qualcuno non raggiunge il quorum del 40 per cento. Qui si disvela l'inganno, perché questa è una legge che si fonda su artifici e raggiri, cioè è una legge truffa vera e propria, nel senso tecnico della parola, perché trasforma una minoranza in una maggioranza. Allora, al ballottaggio – badate bene – si arriva, come normalmente si dovrebbe arrivare secondo il contesto storico della partecipazione attuale alle elezioni, con la partecipazione soltanto dei primi due, ossia delle minoranze che hanno preso più voti. È evidente che la legge prevede esplicitamente che se ci fossero due partiti, due liste che hanno preso il 30 per cento, l'una, e il 25 per cento, l'altra, questi parteciperebbero esattamente al ballottaggio e potrebbero raggiungere in ogni caso i 340 seggi pur essendo delle minoranze molto esigue. Faccio un esempio per capirci: chi prendesse il 35 per cento dei voti avrebbe, secondo il sistema proporzionale, 185 seggi, mentre con il premio di maggioranza di 155 seggi avremmo quasi un rapporto diretto tra voti avuti e premio di maggioranza.
  A tutto ciò va aggiunto che il sistema della blindatura dei capilista rafforza ulteriormente il potere delle segreterie dei partiti. E se poi aggiungiamo ancora che i capilista blindati possono, a loro volta, candidandosi in dieci collegi, decidere loro chi sarà eletto e chi non sarà eletto, noi abbiamo il panorama completo di come la sovranità popolare è stata mortificata.
  La Corte costituzionale ci ha insegnato che il voto deve essere diretto, che ci deve Pag. 9essere una corrispondenza tra il risultato elettorale e il risultato in seggi. Pertanto, in questo caso avremmo, da un lato, un premio di maggioranza che distorce il risultato elettorale e poi avremmo che si attribuisce sostanzialmente ai partiti il potere di sostituirsi agli elettori, decidendo chi deve essere eletto con l'imposizione dei capilista, che non è più il popolo, ma i capilista, blindati e candidati addirittura su dieci collegi, a decidere chi sono gli altri nove che devono essere eletti.
  Credo che non ci sia bisogno di perdere molto tempo per spiegare ulteriormente come questa legge è una vera e propria legge truffa, come ripeto, perché con dei raggiri e degli artifizi si raggiunge lo stesso risultato che la Corte ha cancellato e ha censurato.
  Si potrebbero aggiungere altre osservazioni di dettaglio, ma quello che vogliamo mettere in risalto è che praticamente noi ci avviamo, come ha detto un giurista, verso un presidenzialismo di fatto. Il suggeritore di questa legge, il consigliere di Matteo Renzi, ha dichiarato tranquillamente in Commissione che noi stiamo andando verso un presidenzialismo di fatto. Voglio ricordare che, a Costituzione invariata, questo è illegittimo sotto ogni punto di vista e non si dimentichi che il fascismo andò al potere esattamente a Statuto albertino invariato. Infatti, con una legge ordinaria all'epoca fu trasformata la forma dello Stato, con, da un lato, la Camera dei fasci e delle corporazioni e, dall'altro lato, poi, il Gran Consiglio del fascismo. Si ebbe un altro tipo di Stato e qui avremmo un'altra forma di Governo, ma senza passare attraverso la riforma costituzionale.
  Questo Governo dovrebbe smetterla di voler imporre misure al Parlamento. Non è possibile che le regole del gioco le stabilisca una parte. È come se una squadra di calcio decidesse quali sono le regole del gioco per tutti. Questa è una cosa impossibile, è una cosa inimmaginabile. E, allora, restituite a quest'Aula la libertà. E voglio dire ai colleghi: badate, che questo Renzi...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  ARCANGELO SANNICANDRO. ... che per me sembra la caricatura di un Premier, non è che è forte, avendo due occhi e due gambe come noi, ma la sua forza deriva dal fatto che noi gliel'abbiamo data. Lui non è forte come vuole apparire, ma è debole.

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Sarebbe importante che noi ci riprendessimo la nostra libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il deputato Invernizzi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente, la campagna elettorale che ha condotto tutti noi alle elezioni del 2013 aveva tra i punti qualificanti di tutti i programmi di tutti gli schieramenti che oggi sono presenti in quest'Aula sicuramente il superamento della legge elettorale cosiddetta Porcellum che avrebbe, appunto, creato un Parlamento di nominati e sottratto al popolo la possibilità di indicare direttamente i propri parlamentari. Pertanto, c'era l'impegno da parte di tutti durante la campagna elettorale a superare questa legge elettorale.
  Io richiamo, pertanto, tutti i colleghi presenti alle affermazioni che tutti noi facevamo durante quella campagna elettorale e vi chiedo uno sforzo di onestà intellettuale per dire se l'attuale legge, l'Italicum, è effettivamente corrispondente alle intenzioni che tutti noi palesavamo durante quella campagna elettorale.
  È chiaro che così non è; è chiaro che di tutte le leggi elettorali, di tutti i sistemi e i modelli che tutti noi avevamo in mente nel 2013, nessuno può essere identificato nell'Italicum, che è qualcosa di assolutamente innovativo all'interno delle leggi elettorali presenti in Europa, per limitarci ad essa, anche se, per affermazione diretta del Presidente del Consiglio, il suo auspicio Pag. 10è che poi tutta l'Europa copi questo sistema elettorale perché si dimostrerà talmente bello che coloro che insieme a noi costituiscono l'Unione europea non potranno che prendere atto di questa straordinaria genialità legislativa.
  Eppure, tutti voi sapete che obiettivamente questa non è una legge elettorale che corrisponde a quello che noi dicevamo in campagna elettorale e nemmeno a quello che è emerso dalla famosa sentenza della Corte costituzionale che ha considerato incostituzionale, appunto, la legge elettorale cosiddetta Porcellum.
  Infatti, i membri della Consulta ci hanno detto che il Porcellum non poteva essere considerato una legge costituzionale perché vi era l'irragionevolezza del premio di maggioranza e soprattutto perché, con le liste bloccate, i cittadini non potevano individuare direttamente coloro che hanno l'altissimo compito di rappresentarli in quest'Aula. L'invenzione dei cento capilista che, tra l'altro, si spartiscono poi il seggio all'interno di un collegio nazionale significa nient'altro che sottrarre – lo sapete benissimo – la possibilità ai cittadini di indicare direttamente coloro ai quali intendono affidare il compito di rappresentarli politicamente all'interno di quest'Aula per due motivi. Innanzitutto, perché i cento capilista non possono essere considerati immediatamente riconoscibili, soprattutto se pensate all'entità numerica di elettori che andrà a costituire i collegi; più o meno, ci saranno collegi costituiti sulla base di 600 mila abitanti. Ciò significa che ci saranno collegi che supereranno i confini provinciali e vi invito, pertanto, a considerare come sia possibile pensare che, indicando un capolista su una popolazione pari a 600 mila abitanti, appartenente magari a province diverse, questo sia immediatamente riconoscibile. Già questo sarebbe sufficiente per dire che no, non è immediatamente riconoscibile. Infatti, checché ne dica il Presidente del Consiglio, che dice che questo testo unificato riassume in sé i pregi del collegio maggioritario, perché ci sono i capolista, insieme ai pregi del sistema proporzionale, perché vi è la possibilità di indicare con la preferenza semplice o doppia i propri rappresentanti, lo stesso Renzi sa che così non è. Infatti, vi è la possibilità che il proprio rappresentante che, secondo il Presidente del Consiglio è il candidato nel collegio maggioritario, opti, una volta eletto, per un altro collegio e quindi, a quel punto, già crolla il principio della immediata riconoscibilità del proprio candidato.
  In secondo luogo – è questo l'aspetto veramente assurdo – noi chiederemo agli sherpa, ai portatori d'acqua, tre/sei rappresentanti per ogni collegio, di concorrere ad una elezione, quindi di girare per i mercati, di presentare il proprio programma agli elettori, di chiedere agli elettori di esprimere una preferenza e, nella stragrande maggioranza dei casi, la preferenza espressa dall'elettore sarà bellamente buttata nel water (scusate il termine), perché così sarà.
  Noi avremo persone che dovranno chiedere di accordare la preferenza e, nella migliore delle ipotesi, cioè quella del partito al quale i sondaggi attribuiranno la maggior possibilità di vincere le elezioni, saranno persone che magari – dipende poi dalle scelte che faranno i vari capilista, dipenderà anche dall'algoritmo che verrà utilizzato per l'elezione – potranno concorrere, tutti gli altri – parliamo di milioni di preferenze espresse – non avranno assolutamente alcun valore.
  Ci saranno persone che magari in determinati collegi, perché riconosciute e stimate, prenderanno decine di migliaia di preferenze ma, indipendentemente dal numero di preferenze che prendono, se il loro partito non vincerà il premio di maggioranza, queste persone staranno a casa.
  Dunque, vi chiedo come avete intenzione di organizzare la campagna elettorale e soprattutto come intendete organizzare anche il sistema delle preferenze. Avete intenzione di andare a dire ai vostri elettori che è sostanzialmente inutile esprimere la preferenza per la possibilità che non scatti il premio di maggioranza o comunque che, in base all'algoritmo che Pag. 11sta alle spalle di questa legge elettorale, non si sa o non si può capire chi viene eletto ?
  Voi chiederete veramente di esprimere decine di migliaia di preferenze ai cittadini, sapendo che non avranno alcun effetto nella rappresentanza ? Già solo questo, a mio avviso, chiama tutti noi ad un'assunzione di responsabilità, quanto meno, a riconoscerlo al nostro interno. Io vedo che, dopo gli esponenti della minoranza o, meglio, dell'opposizione, interverranno anche esponenti della maggioranza a difendere questa proposta di legge elettorale e la sua costituzionalità, quando tutti noi, invece, sappiamo che è una grandissima cavolata di proposta di legge elettorale.
  È una proposta di legge elettorale talmente brutta che, sostanzialmente, comporterà una cosa, quello che tutti noi, quanto meno dall'opposizione riteniamo: vi approvate una legge elettorale che sapete essere sostanzialmente incostituzionale; ora che ci sarà il ricorso, ora che la Corte costituzionale potrà decidere passeranno anni, ma, intanto, l'effetto che si produrrà sarà quello di vedere un Parlamento composto nuovamente per due terzi – ad andar bene – da nominati dalle segreterie e di consentire, soprattutto, a Renzi, probabilmente, di sistemare, di chiudere la sua conquista del partito, la conquista finale del partito, eliminando tutti coloro che, magari, non lo sostengono.
  È chiaramente un provvedimento fatto ad uso e consumo del Presidente del Consiglio in carica ed è chiaramente un provvedimento che, combinato con le riforme costituzionali che state portando avanti, crea, ha al suo interno una pericolosità, che, se soltanto voi foste intellettualmente onesti, riconoscereste.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Mi avvio alla conclusione. La storia ci insegna che coloro che fanno leggi elettorali a proprio uso e consumo o perché ritengono essere le più probabili a dare a loro, poi, la vittoria nelle elezioni successive, nella stragrande maggioranza dei casi, vedono queste loro aspettative svilite dal voto popolare, ed è quello che vi auguro.
  Con questa legge elettorale e con le riforme costituzionali che state portando avanti, io auguro al Partito Democratico, da qui a breve, di trovarsi di fronte a questo scenario: cioè, ad un partito sinceramente antisistema governato, comandato da un capo fortemente carismatico, che, in seguito anche alla situazione economica e sociale nella quale ci troviamo, in seguito, magari, anche a qualunque tipo di accadimento che possa avvenire, grazie alla vostra legge elettorale e grazie alla vostra riforma costituzionale...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  CRISTIAN INVERNIZZI. ... mi avvio veramente alla conclusione, vinca le elezioni. A quel punto, noi veramente ci troveremmo di fronte ad una situazione probabilmente non prevista, sicuramente da voi non prevista; una situazione nella quale noi potremmo legittimamente guardarvi in faccia...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Invernizzi.

  CRISTIAN INVERNIZZI. ... concludo veramente, e ridere per la vostra assoluta miopia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Il deputato Cozzolino ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente, colleghi, la sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 13 gennaio 2014 ha posto un precedente molto importante relativo al fatto che una legge elettorale, come ogni altra legge ordinaria, possa vedere cassate dal giudizio della Consulta alcune sue disposizioni, perché confliggenti con la Costituzione. Prima di quella sentenza, vi era, inoltre, la pressoché totale Pag. 12certezza che la legge elettorale non potesse, comunque, finire al vaglio del nostro giudice delle leggi, perché era di fatto impossibile trovare un appiglio o una motivazione valida che consentisse ad un giudice in tribunale di sollevare un vaglio di legittimità costituzionale.
  Le vicende che hanno portato a quella sentenza hanno, invece, dimostrato che tutto questo è possibile e potrà nuovamente ripetersi. È per questo, colleghi, che il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha presentato questa pregiudiziale, per scongiurare che, per la seconda volta, una legge elettorale possa essere considerata incostituzionale.
  Non sono poche né, tanto meno, residuali le parti di questa proposta di legge che riteniamo passibili di illegittimità costituzionale. Molte di queste parti, inoltre, perpetuano le stesse criticità che hanno costituito l'oggetto della sentenza n. 1 del 2014. La Corte costituzionale ritenne incompatibili con la nostra Carta fondamentale due aspetti della legge elettorale comunemente definita Porcellum: un premio di maggioranza eccessivamente elevato che creava una disproporzionalità troppo ampia tra i voti effettivamente espressi e il risultato che tali voti producevano e l'impossibilità per l'elettore di scegliere la propria rappresentanza parlamentare.
  Partendo da tali presupposti, la Corte costituzionale ha cassato le liste bloccate lunghe e un premio di maggioranza che distorceva enormemente il risultato dell'effettiva volontà popolare.
  Il presente provvedimento ripropone pressoché intatte entrambe le criticità, alle quali però ne aggiunge altre. Il premio di 340 seggi impiantato in una legge di fatto proporzionale, anche se attribuito alla forza che ottiene il 40 per cento dei voti, rimane molto ampio ed è tale da alterare fortemente quello è stato il reale pronunciamento della volontà popolare.
  Ma ancora più critica si presenta l'ipotesi dell'attribuzione di tale premio a seguito di un turno di ballottaggio tra le forze politiche più votate al primo turno, il che ipoteticamente potrebbe anche vedere in lizza due liste che abbiano preso entrambe il 20 per cento dei voti o anche meno.
  Ovviamente con il ballottaggio il premio di maggioranza verrebbe attribuito alle forza politica che supera il 50 per cento dei voti. Il problema è che quel 51 per cento dei voti potrebbe riguardare, ad esempio, il solo 30 per cento degli aventi diritto. Infatti, al di là di quanto sostiene il Professor D'Alimonte, che sogna un ballottaggio tra l'attuale Presidente del Consiglio e la dottoressa Marina Berlusconi, al quale parteciperanno, a suo dire, il 90 per cento degli elettori, più probabilmente, come avviene nei comuni, gli elettori delle forze politiche escluse dal ballottaggio se ne rimarrebbero a casa, e così una percentuale minima di voti assegnerebbe il 55 per cento dei seggi della Camera dei deputati.
  Sempre in tema di ballottaggio non si può non sottolineare che il doppio turno elettorale è utilizzato per l'elezione di organi monocratici, come da noi avviene appunto per i sindaci, ma da nessuna parte è utilizzato per l'elezione di un'intera assemblea, che dovrebbe essere rappresentativa della volontà popolare. Vi è poi il problema di consentire realmente all'elettore di poter scegliere i propri rappresentanti, di essere sicuro che il suo voto contribuirà a far scattare un seggio nel collegio in cui vota.
  La legge elettorale che dovremo esaminare, colleghi, distingue tra elettori di serie A e di serie B, producendo un'evidente lesione dell'articolo 3 della Carta costituzionale. I primi, gli elettori di serie A, sono costituiti da coloro che voteranno per il partito che otterrà il premio di maggioranza. Tra questi, molti di loro potranno, infatti, far valere anche il voto di preferenza, eleggendo con esso un buon numero di deputati. Lo stesso non varrà per gli elettori delle liste minoritarie che saranno costretti ad eleggere in gran parte esclusivamente candidati bloccati, senza che le preferenze da loro espresse producano alcun effetto.
  Permane, inoltre, il fenomeno negativo del cosiddetto slittamento del seggio, in Pag. 13base al quale il voto espresso da un elettore in un collegio non produce effetti in quel collegio, ma serve ad assegnare un seggio in un collegio che può trovarsi anche in una diversa circoscrizione. È la stessa legge che regola come riappianare le differenze tra le liste cosiddette eccedentarie e quelle deficitarie, con un meccanismo che, tenendo conto di tutta una serie di variabili, ad esempio, potrebbe fare in modo che il voto espresso da un certo numero di elettori a favore di una forza politica in un collegio dell'Emilia Romagna produca l'elezione di un deputato della stessa lista in Sicilia.
  Consentitemi, inoltre, di sottolineare come questa legge elettorale avrà come conseguenza che nella stessa Camera siedano deputati eletti con quattro sistemi elettorali diversi. Oltre ai deputati eletti con la candidatura bloccata e quelli eletti con le preferenze nei collegi plurinominali, di cui si è già detto, vi saranno, infatti, deputati eletti con il collegio uninominale nelle circoscrizioni di Valle d'Aosta e Trentino, e deputati eletti con le preferenze nei macro collegi esteri.
  Un altro aspetto di questa proposta di legge, che solleva forti dubbi di costituzionalità, riguarda la surrettizia modifica della forma di governo a Costituzione invariata, passando da un sistema parlamentare ad uno presidenziale di fatto.
  «Capo del Governo e maggioranza parlamentare saranno decisi dagli elettori al momento del voto. La nomina del Presidente del Consiglio spetterà sempre al Presidente della Repubblica, ma sarà una nomina obbligata. Dunque è vero: il meccanismo previsto dall'Italicum 2.0 introduce l'elezione diretta del Capo del Governo, anche se formalmente la scelta degli elettori non si configura come tale, ma sostanzialmente lo è. E in politica la sostanza conta quanto la forma. Ecco perché un sistema elettorale potente come l'Italicum influirà non solo sulla dinamica della competizione politica e sul formato del sistema partitico, ma anche sul funzionamento concreto delle istituzioni della Repubblica, in particolare Parlamento e Presidenza».
  Queste considerazioni tanto lucide quanto brutali non si trovano in uno dei capoversi della pregiudiziale che sto illustrando, ma sono state vergate sul Il Sole 24 Ore di domenica dal padre biologico dell'Italicum, il Professor D'Alimonte, che come ogni papà è giustamente entusiasta e fiero della sua creatura, quando ne mostra la foto che tiene nel portafoglio a colleghi e amici.
  È di tutta evidenza, dunque, che con l'Italicum si introduce l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, e conseguentemente si scardinano le prerogative del Presidente della Repubblica, e proprio tale scardinamento denuncia, tra l'altro, la nostra pregiudiziale di costituzionalità.
  Inoltre nel passare a un sistema presidenziale lo facciamo all'italiana, come sempre, senza cioè prevedere quei pesi e contrappesi presenti nei sistemi presidenziali. Dove si elegge il Capo del governo, ad esempio, la sua elezione non è mai contestuale a quella del Parlamento, come invece prevede questo disegno di legge a tutto danno dell'autonomia parlamentare: a questo punto chiudiamo il Parlamento che facciamo prima.
  Colleghi, non si può non vedere questo aspetto né tanto meno lo si può sorvolare, perché mentre con l'Italicum poniamo il principio dell'elezione del Capo del Governo con tutta una serie di altri provvedimenti, a partire dalla riforma costituzionale per arrivare addirittura alla legge delega sulla pubblica amministrazione, si stanno ponendo le basi per un'estensione spropositata dei poteri di questa figura. Un presidenzialismo di fatto, come stavo dicendo.
  Un ultimo punto che tocca la nostra pregiudiziale e che merita di essere adeguatamente sottolineato, riguarda il fatto che questa legge modifica solo il sistema elettorale della Camera e non quello del Senato, a Senato vigente. È ovvio che il futuro schema in cui questo provvedimento dovrà produrre i suoi effetti è quello in cui vi sia un Senato non elettivo, ma tale obiettivo dovrà essere realizzato dalla legge di riforma costituzionale con i tempi che essa richiede, e con un eventuale Pag. 14referendum confermativo da svolgere, come confermato dal Ministro. Nel frattempo però che succede ? Cosa succede se si vota a ottobre 2016 e la riforma costituzionale non è stata approvata ? Si verifica una situazione da far tremare le vene ai polsi. La Camera sarebbe eletta con questo sistema che attribuisce un forte premio alla forza che vince le elezioni e che prevede uno sbarramento relativamente basso. Ma si dovrebbe eleggere anche il Senato con un sistema totalmente proporzionale, con seggi attribuiti nelle singole regioni, e con sbarramenti altissimi, pari all'8 per cento nella singola regione. Non cito la possibilità di coalizioni, che pure persiste nel cosiddetto Consultellum, perché senza i premi di maggioranza regionali le coalizioni non avrebbero alcun senso.
  Colleghi, approvando questa versione dell'Italicum noi tutti ci assumiamo la responsabilità di adottare il modello di legge elettorale che è più suscettibile di essere dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, rischiando di porre le prossime Camere, o questa sola Camera, nella stessa scomoda situazione di precaria legittimazione nella quale si trova l'attuale Parlamento.
  Errare è umano, perseverare è diabolico. È proprio per evitare di perseverare nell'errore che chiediamo di non procedere all'esame di questa proposta di legge e di approvarne una seria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale di costituzionalità Brunetta ed altri n. 4 la deputata Micaela Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie Presidente, uno dei tanti profili di incostituzionalità della legge elettorale che ci apprestiamo a votare riguarda, come io da tempo vado sottolineando, dalla prima lettura, in particolar modo la regione Trentino Alto Adige-Südtirol cioè la regione che io rappresento in quanto deputata in questo Parlamento. Questa regione, dall'Italicum, Ministro Boschi, e lei lo sa perfettamente, perché avevo tentato di attenzionare sia lei che il Premier Renzi, viene sostanzialmente estrapolata dal sistema delle autonomie italiane senza una motivazione alcuna, senza una motivazione pertinente e viene anche violato il sacrosanto diritto all'uguaglianza che è depositato all'articolo 3 della nostra Costituzione. Paradossalmente, in virtù della difesa dell'articolo 6 della Costituzione sulle minoranze linguistiche, in realtà, come ha ben sottolineato il professor Spadacini durante l'audizione alla Commissione affari costituzionali, si lede anche il diritto della minoranza linguistica tedesca dell'Alto Adige.
  Su questo apro e chiudo una parentesi, peraltro, quando si parla di minoranza linguistica tedesca, Ministro Boschi, si parla in maniera assolutamente implicita, in questo Parlamento, sempre e soltanto della Südtiroler Volkspartei cioè del partito maggiormente rappresentativo della minoranza linguistica tedesca in Alto Adige. In realtà in Alto Adige ci sono altre minoranze linguistiche, c’è la minoranza ladina, ma soprattutto ci sono altri partiti rappresentativi di minoranze linguistiche, c’è l'Union für Südtirol, c’è il Süd-Tiroler Freiheit, ci sono altri partiti che però non hanno la possibilità di essere rappresentati, perché siccome in questo Parlamento la Südtiroler Volkspartei, da cinquant'anni a questa parte, in particolar modo al Senato, è determinante per le maggioranze al Governo si pensa sempre che Südtiroler Volkspartei sia uguale provincia autonoma di Bolzano o uguale, ovviamente, minoranza linguistica tedesca. Anche questa è una cosa assolutamente che non sta né in cielo né in terra, ma torno ai principi di costituzionalità. Amici parlamentari dovremmo stare un po’ attenti quando si affrontano queste questioni, perché l'applicazione del solo Mattarellum esclusivamente alla regione Trentino Alto Adige, come dicevo poc'anzi, estrapola la regione dal resto del contesto italiano senza una motivazione che non quella, allusiva, per interessi politici di parte, della famigerata tutela della minoranza.Pag. 15
  Bene, vi notizio che la minoranza, cioè la Südtiroler Volkspartei, non è minoranza, ma è maggioranza, nel territorio della provincia autonoma di Bolzano, laddove italiani come voi, che provengono dalle vostre stesse regioni (dalla Puglia, dal Veneto, dalla Sicilia, dalla Sardegna), che sono diventati autoctoni lì, non avranno, con l'Italicum, il diritto alla rappresentanza, in quanto minoranza in terra italiana: cosa assolutamente gravissima e che questo Parlamento sta appoggiando favorendo la non rappresentanza. In ogni modo, la Südtiroler Volkspartei, con il Porcellum abolito dalla Consulta, in realtà, ha avuto la rappresentanza, Ministro, di ben quattro parlamentari alla Camera e tre senatori al Senato. Lasciando perdere il Senato, che è altra cosa e per il quale si è votato difformemente rispetto al sistema di voto nazionale, alla Camera ha avuto una rappresentanza iper maggiore rispetto a qualunque partito che siede oggi qui in Parlamento. Cioè, come ricordate, tutti i partiti che oggi siedono in Parlamento, che dovrebbero avere un sussulto di orgoglio in merito, hanno dovuto superare la soglia del 2 per cento, se si candidavano autonomamente, e del 4 per cento, se andavano in coalizione, mentre la sola Südtiroler Volkspartei, con lo 0,043 per cento ha avuto ben quattro parlamentari, ledendo – ribadisco – il diritto di eguaglianza presente nella nostra Costituzione all'articolo 3. Sì, ma la misura del «pacchetto 110» di provvedimenti per l'autonomia speciale, in ottemperanza all'articolo 6 della riforma costituzionale, deve appunto proteggere la minoranza. C'era una soglia di sbarramento prevista nel Porcellum, ma al 20 per cento, che favoriva, come detto, nettamente l'entrata in Parlamento della cosiddetta minoranza linguistica, che – ribadisco – non è assolutamente minoranza. Allora, non si capisce il perché di ciò, Ministro, se non per un becero interesse politico che nulla ha a che fare con la costituzionalità dell'Italicum e nulla ha a che fare con appunto il diritto che noi cittadini italiani abbiamo e che tutti i partiti hanno di vedersi ugualmente rappresentati e per la volontà di schiacciare la minoranza italiana dell'Alto Adige. Ma attenzione: quale minoranza ? Si pensa a quella che vota centrodestra: no, signori ! L'unica possibilità che gli italiani hanno, con l'Italicum, o meglio con il Mattarellum per il Trentino Alto Adige – quindi parlo anche ai colleghi del PD, quelli che sono altoatesini in quest'Aula, che lo sanno meglio di me –, di entrare in Parlamento è solo grazie alla discendenza della volontà della Südtiroler Volkspartei. Cioè, se la Südtiroler Volkspartei fa desistenza nel collegio di Bolzano-Laives, allora forse anche il PD avrà una rappresentanza italiana. Vi pare possibile ? Vi pare possibile che in questo Paese dobbiamo sempre sottostare alla dittatura della minoranza della minoranza ? È un po’ quello che sta succedendo nel PD, quindi ne state prendendo atto. Però, santo Dio, Ministro, proprio perché state soggiacendo allo stesso problema, rendetevi conto di come si sente una comunità italiana allo sbando in Alto Adige, che dovrebbe essere garantita dal suo Governo e che invece si vede scaricata costantemente da qualsiasi Governo – faccio il mea culpa – che si è avvicendato in questo Parlamento. Ribadisco, c’è un conflitto palese – e lo ha sottolineato anche un costituzionalista come Spadaccini – in questa proposta di legge, attraverso l'applicazione del Mattarellum solo per il Trentino Alto Adige e per la Valle d'Aosta. C’è una contraddizione tra il principio costituzionale di diritto ed uguaglianza di tutti i cittadini e quello che tutela le minoranze, che, ribadisco ancora una volta, paradossalmente sarebbero sottostimate con l'applicazione del Mattarellum. In realtà, ribadisco il concetto che si vuole semplicemente impedire in qualsiasi modo e maniera che il centrodestra italiano, ma potenzialmente anche il centrosinistra, cioè il PD, in Alto Adige, venga in alcun modo rappresentato, perché si vuole impedire la rappresentanza di 100 mila anime residenti in Alto Adige che sono cittadini italiani come tutti voi. C’è un altro modo in realtà, per poter tutelare la Pag. 16minoranza. Ministro, Presidente, in Europa alla Südtiroler Volkspartei viene dato un collegio.
  Un collegio, perché è il diritto alla rappresentanza della minoranza linguistica, che bisogna sottolineare non è assolutamente minoranza, perché in Alto Adige abbiamo 450 mila abitanti di lingua tedesca, centomila di lingua italiana e poco più di quindici mila di anime di lingua ladina. Ebbene, Ministro, se si fosse semplicemente adottata la legge utilizzata per le elezioni europee bastava assegnare anche un solo collegio, ma noi del centrodestra, siccome siamo magnanimi, quando abbiamo avuto l'onore di governare questo Paese abbiamo rispettato il diritto della minoranza, ma l'abbiamo rispettato con una soglia che faceva in modo che la minoranza venisse rappresentata senza che fosse leso il diritto degli italiani di questa nazione di essere rappresentati sebbene residenti nella provincia autonoma di Bolzano, che si sovrappone istituzionalmente al partito Südtiroler Volkspartei.
  Peraltro vi è un altro vulnus costituzionale gravissimo in questa legge, ovvero che mentre per tutti gli altri famosi cento collegi d'Italia – oltre alla storia delle preferenze e dei capilista bloccati, io sono sempre a favore delle preferenze, anche se magari in distonia dalla linea del mio partito, ma questo è un altro discorso – i voti che non saranno computati per l'elezione dei collegi verranno comunque attribuiti alla cifra nazionale, concorreranno all'aumento dei consensi e all'elezioni di altri deputati negli altri collegi. I voti espressi per i collegi uninominali, in difformità dal proporzionale nazionale, nella sola regione Trentino Alto Adige, anche per i collegi perdenti non verranno assolutamente computati nella cifra nazionale. Capite che c’è un profondo dissidio costituzionale, un profondo conflitto di interessi politici e soprattutto c’è, Ministro, un grande masochismo da parte del Governo italiano e da parte di questo Parlamento che da cinquanta anni cede ignobilmente tutto il Trentino Alto Adige italiano ad una minoranza che non è affatto minoranza e ha tutte le leve economiche, politiche e sociali in Alto Adige.
  In ultimo, vi è un altro vulnus costituzionale in quanto non viene differita la legge tra Trentino e Alto Adige e il Trentino, non avendo minoranze, non si capisce perché debba finire in questo computo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Illustra ora la questione pregiudiziale di merito Scotto ed altri n. 1 il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Mi spiace molto che questo dibattito sia condizionato dal ricatto implicito di sciogliere il Parlamento da parte del Presidente del Consiglio, che sta evidentemente usurpando una funzione costituzionale del Presidente della Repubblica. Vorrei che ogni deputato, come stabilisce l'articolo 67 della Costituzione, rispondesse solo alla sua coscienza di rappresentante della nazione. Il voto segreto è un diritto dei parlamentari e lo difendo, anche se personalmente penso che dinanzi al futuro della democrazia e della Costituzione non si debba giocare a nascondino. È il momento di assumersi le proprie responsabilità, se sono fondate, come io credo, le obiezioni di incostituzionalità sollevate da autorevoli esponenti di questa Camera su questa legge.
  Oggi il consenso non si forza con la violenza, il carcere o l'olio di ricino, si acquisisce con nuovi strumenti, quali l'occupazione sistematica delle televisioni e dei giornali e con la disponibilità di ingenti risorse finanziarie per pianificare campagne elettorali e propagandistiche. Chiedo quindi scusa, colleghi, a chi si indignerà se utilizzerò l'esempio paradigmatico di un'altra legge elettorale passata a colpi di fiducia in questa Aula. Il 21 luglio del 1923 la legge Acerbo venne approvata a maggioranza con i voti dei fascisti e di buona parte dei liberali e del Partito Popolare.
  Contro votarono socialisti, la pattuglia comunista, i liberali di sinistra e la parte Pag. 17dei popolari che facevano riferimento a Don Sturzo. Il Governo Mussolini pose la fiducia per stroncare gli emendamenti della minoranza e decisivi furono i 53 assenti, visto che la fiducia passò per pochi voti, 178 contro 158. La legge Acerbo prevedeva che se una lista avesse avuto più del 25 per cento avrebbe avuto i due terzi dei seggi. Nel caso in cui nessun partito avesse raggiunto quella soglia i seggi si sarebbero ripartiti su base proporzionale. L'Italicum prevede al primo punto una soglia del 40 per cento ma per accedere al secondo turno non prevede nessuna soglia e dunque è peggio della legge Acerbo, che escludeva il ballottaggio. Mussolini disse che quella legge comunque garantiva il diritto di tribuna, lasciando ai perdenti un terzo dei seggi. Lo storico Alessandro Visani ha scritto che l'approvazione di quella legge fu un classico suicidio di un'assemblea rappresentativa. La riforma Acerbo fornì dall'Esecutivo lo strumento principe, cioè la maggioranza parlamentare, che gli avrebbe consentito di introdurre, senza violare la legalità formale, le innovazioni più traumatiche e più lesive della legalità statutaria sostanziale. Oggi con l'Italicum stiamo assistendo ad un suicidio della Camera. Felice Besastri, l'avvocato a cui si vede il ricorso che ha affossato il Porcellum, ha commentato così il testo uscito dal Senato con i voti del Partito Democratico e di Forza Italia: l'impianto di fondo è lo stesso del Porcellum, la sentenza n. 1 del 2014 dell'Alta Corte ha stabilito che è possibile prevedere un sistema elettorale maggioritario, ma se i seggi sono attribuiti anche in parte con criterio proporzionale, i voti devono essere eguali, devono avere cioè lo stesso peso in entrata e in uscita. Con l'Italicum sono sicuramente violati gli articoli 48 e 56 della Costituzione in quanto il voto non è eguale e non nemmeno diretto, perché con il premio di maggioranza si trasferisce in collegi diversi da quelli dove sono stati espressi i voti, perciò si vengono a eleggere candidati che non sono stati scelti dagli elettori nel loro collegio. Con ciò viene meno nell'espressione del voto anche quel rapporto di personalità che proprio l'articolo 48 della Costituzione richiede. L'Italicum provoca una disproporzionalità a favore di chi vince in modo abnorme, cancellando i partiti minori e sottorappresentando chi perde. Siamo dinanzi a un lifting del Porcellum, che si espone a nuove impugnative dinanzi all'Alta Corte. Speriamo che questa volta non siano però necessari otto anni per accertare che abbiamo eletto per tre volte il Parlamento sulla base di una legge anticostituzionale. Nel 1953 si parlò della legge elettorale di De Gasperi come di una legge truffa, eppure quella legge prevedeva un premio di maggioranza del 55 per cento dei seggi solo a chi avesse raggiunto il 50 per cento più uno dei voti, nel peggiore dei casi cioè sarebbe stata un'alterazione del 5 per cento del voto popolare. Nel caso dell'Italicum, simulando il voto delle ultime elezioni politiche, il vincitore al ballottaggio tra i primi due partiti che al primo turno, ricordo, presero il 25 per cento, prenderebbe il 55 per cento dei seggi, cioè oltre il doppio dei seggi che avrebbe avuto con il proporzionale. Il turno di ballottaggio tra le due liste più votate al primo turno non è, come si affanna a dire Renzi, una riedizione di quanto si prevede per l'elezione dei sindaci, perché la legge elettorale dei comuni prevede due cose. La prima è che i sindaci siano eletti direttamente, mentre il Premier non è eletto direttamente.
  Sono ancora vigenti l'articolo 92 della Costituzione, che pone in capo al Presidente della Repubblica la nomina del Presidente del Consiglio, e l'articolo 94, che prevede la fiducia al Governo da parte delle due Camere. Altrimenti, la Costituzione italiana dovrebbe essere cambiata, abbandonando il carattere parlamentare della nostra democrazia, checché ne dica il professor D'Alimonte circa le elezioni di fatto, come ha detto lui, con questa legge elettorale del Premier.
  Il professor D'Alimonte, in audizione presso la Commissione affari costituzionali, ha detto che studia sistemi elettorali da una vita, rivolgendosi in modo sprezzante nei confronti, in particolare, dell'onorevole D'Attorre, che aveva sollevato alcune obiezioni. Il professor D'Alimonte Pag. 18conoscerà i numeri, ma certamente non conosce la Costituzione, che è ancora centrata sul Parlamento, che sino al Porcellum era eletto direttamente dai cittadini. Poi, anche grazie a tanti cavalier serventi, con il Porcellum è stato nominato dai partiti e oggi, con l'Italicum, la questione si aggraverebbe, tenendo conto che il Senato non sarà più eletto dai cittadini e la Camera, per la maggior parte dei deputati, non lo sarebbe più.
  La seconda differenza, rispetto alla legge sui sindaci, è che con la legge sui comuni si prevede l'apparentamento tra le liste al secondo turno, cosa invece vietata da questa legge elettorale. L'assegnazione del premio di maggioranza, dunque, prescinde dal raggiungimento al primo turno di una soglia minima per la sua attribuzione, condizione che avrebbe potuto essere soddisfatta, pur nella frammentazione partitica, prevedendo una soglia minima di accesso al secondo turno e consentendo, per il suo raggiungimento, anche accordi di coalizione al secondo turno.
  L'irragionevolezza di questo abnorme meccanismo premiale si riverbera su altri delicati poteri. Un solo partito con una relativa consistenza avrebbe nella sua disponibilità, con la maggioranza della Camera, non solo il Governo, ma tutti gli organi di garanzia, dal Presidente della Repubblica alla Corte costituzionale al CSM. Potrebbe cambiare il Regolamento della Camera e, inoltre, potrebbe cambiare la stessa Costituzione. In nessun'altra democrazia esistono poteri così concentrati come quelli che ci apprestiamo a dare al partito che vincerà le elezioni. E anche la favola che si debba sapere chi ha vinto la sera delle elezioni non vale in nessuna democrazia: basti vedere cosa succede nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Francia.
  Colleghi, concludo. Renzi ha detto che è in gioco la dignità del Partito Democratico su questa legge. La dignità del PD è un problema del PD e sarà risolta nella sede di partito. Qui è in discussione la Costituzione. Per questo l'ignavia è un peccato capitale: non si può essere complici del suicidio del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La deputata Fabiana Dadone ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di merito n. 2.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Sarò anche oggi estremamente schietta e sincera con voi. Non è stato affatto facile preparare questo intervento. Perché non è stato facile ? Perché in questi 14 mesi di percorso dell'Italicum si è accavallata una mole di elementi e di fatti che possono offrire una mole esorbitante di spunti di riflessione e di considerazioni sull'operato di ognuna delle persone che siedono all'interno di questa Camera e, soprattutto, tra i banchi del Governo.
  La legge del segretario del Partito Democratico e dell'ex amico di Forza Italia viene decisa nel gennaio 2014. Ma, per essere analizzata effettivamente, va analizzata nell'intero suo percorso, prendendo in esame tutte quelle complesse dinamiche, i rovesci, le impennate e, soprattutto, i cambi di casacca e, quindi, anche di parere in merito a questo provvedimento, che si sono susseguiti a cavallo della competizione elettorale, quelle perlomeno che ci sono state fino ad oggi.
  Tutti fattori che offrono la possibilità di valutare in maniera critica questo disegno di legge, perché questo è un accordo al ribasso fra le due principali forze di opposizione degli ultimi vent'anni – ma potremmo anche dire di maggioranza, tanto è indifferente –, che non hanno, però, mai avuto come obiettivo quello di raggiungere il fine della rappresentatività, all'interno di questa Camera, del resto del Paese. Non hanno mai avuto il fine di sedersi nelle Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato per scrivere insieme un testo di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è mai arrivato nemmeno chiaramente nelle case degli italiani !
  Quello che è arrivato, Presidente, sono stati soltanto degli hashtag e delle frasi fatte, che servivano per lavarsi la faccia e Pag. 19le mani, per le forzature regolamentari che sono avvenute nelle due Camere. Se mi sbaglio, invito i deputati qui dentro ad alzarsi e a dire, guardando in faccia gli italiani, che questa è la legge scritta dal Parlamento italiano. Io li sfido !
  Ma ripercorriamo le tappe di questo maldestro percorso, in maniera che tutti possano capire perché siamo così critici. Il testo iniziale è approdato in Commissione affari costituzionali quando io, membro della I Commissione, ne conoscevo i dettagli dagli articoli di giornale. Infatti, i giornalisti, per sbaglio, ma anche giustamente, stavano ad origliare al Nazareno, anziché stare fuori dalla porta della Commissione affari costituzionali.
  Si presenta un sistema con un premio di maggioranza per la coalizione, con uno sbarramento del 37 per cento, listini bloccati, quindi niente preferenze, e soglie di sbarramento per l'accesso che erano soglie quasi da Turchia: 8, 12 o 4,5 per cento. Un testo criticato in tutti i modi dagli esperti, dagli auditi, ma uscito illeso, miracolosamente illeso, dai lavori della Camera. Non ha avuto, invece, vita così facile al Senato, perché quel patto, che inizialmente quelle due segreterie di partito avevano stilato, ha avuto un punto di stallo.
  Qui viene il bello: con degli escamotage regolamentari si superano 35 mila emendamenti e, grazie al vostro maxiemendamento, arriva il nuovo testo di legge, che accontenta un po’ tutti; insomma, qualcosina si è preso. Arriva un testo con un premio di maggioranza e la soglia di sbarramento al 40 per cento, ma stavolta per la lista, così, tanto per accontentare qualcuno. Le preferenze si introducono, ma i capilista li teniamo bloccati – perché, comunque, per sicurezza, le segreterie dei partiti qualcosa la devono decidere e, nel frattempo, diamo un contentino alla minoranza – e vi è lo sbarramento al 3 per cento, perché non è che possiamo avere tutti sbarramenti altissimi.
  Questo splendido testo torna alla Camera in soli quattro articoli. Acquisisce un relatore che, addirittura, si pensi, prima era dell'opposizione e contestava fortemente questo testo, oggi è in maggioranza e, invece, lo sostiene alla grande. Supera le questioni interne al Partito Democratico grazie a una brillantissima epurazione di una minoranza, che è semplicemente colpevole di essere critica nei confronti di un testo di legge che non è stato condiviso da nessuno, lavorato da nessuno, salvo che dalla segreteria del Partito Democratico, e di cui non si è discusso veramente all'interno di questo palazzo. Quindi, una medaglia al valore ai sostenitori dell'Italicum si aggiunge con questa ultima fase.
  Sullo sfondo cosa c’è, Presidente ? Un provvedimento da niente: vi è soltanto il destino della legge architrave della struttura democratica del nostro Paese. È la legge che designa le regole per il Parlamento di domani. Quindi, qui dentro, su questo testo, che adesso non ha mani, vi sono scritte le regole con cui le persone, da fuori, potranno eleggere i loro rappresentanti all'interno di questa sola Camera, perché, ovviamente, per il Senato è stata tolta, tanto, chi se ne importa: con due hashtag si toglierà anche il Senato !
  Questo è il livello di cui stiamo parlando. L'ipotesi della fiducia non la tocco nemmeno, perché mi fa rabbrividire pensare ai due precedenti: la «legge Acerbo» e la «legge truffa», e già solo a citarli vengono i brividi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è l'Italicum, Presidente: è un accordo al ribasso sulla legge più importante dello Stato.
  Però, tentiamo di essere costruttivi per l'ennesima volta: quali sono gli elementi critici che ci hanno spinto a presentare una questione pregiudiziale sul merito di questo provvedimento ? Primo, la non conoscibilità dell'eletto da parte dell'elettore. Secondo, il premio di maggioranza. Verrebbe da domandarsi, a un ascoltatore attento: scusate, ma questi non sono gli stessi identici profili che la Corte costituzionale ha censurato sul Porcellum ?
  La risposta è sì, sono assolutamente gli stessi. Sono assolutamente gli stessi, ma chi se ne importa di che cosa dice la Corte costituzionale, tanto la legge per governare e vincere si fa ugualmente e di quelli che Pag. 20poi sono gli effetti di questa legge e delle decisioni che prenderà questo Parlamento sul Paese non importa a nessuno.
  Ma scendiamo nel dettaglio per capire, anzi, per far capire a chi ci segue, perché tanto quest'Aula non so quanto sia interessata all'argomento. Il principio di conoscibilità dell'eletto nel presente impianto non viene rispettato, perché, proprio in base a come è scritto il testo, l'elettore esprime – è vero – un voto in un determinato collegio, ma non può conoscere quale sarà l'effetto del voto espresso a causa della distribuzione dei seggi su base nazionale. Praticamente, chi vota può unicamente sapere che favorirà la lista che vota. Quindi, si può votare Fabiana Dadone nel suo collegio, ma semplicemente quella preferenza o il voto di quella lista non vorrà dire nulla, perché l'assegnazione andrà su base nazionale e quindi potrà servire al mio collega Riccardo Nuti a Palermo. Quindi, conoscibilità perfetta, c’è proprio una rappresentatività tra l'elettore di Cuneo è l'eletto in quella circoscrizione...
  A questo si aggiungono le liste, che ovviamente continueranno, in parte, ad essere bloccate, perché restano i capilista bloccati, però c’è una possibilità, sia pure residuale, di esprimere preferenze. I capilista, rigorosamente bloccati e nominati dai partiti, sostanzialmente verranno catapultati in Parlamento e, per garantire loro la sicurezza di arrivare qui, perché con tanti collegi non si può mai sapere l'esito, viene garantita la possibilità di una pluricandidatura. Qui c’è in effetti un cambiamento tra la Camera e il Senato: da otto si aumentano le possibilità e si dà la possibilità di candidarsi come capolista in almeno dieci collegi, ma non per tutti gli altri componenti la lista.
  La domanda sorge spontanea: allora, le persone elette con le preferenze dove vanno a finire ? Per loro avanza una manciata di seggi, che sono i seggi del partito che riuscirà ad ottenere il premio di maggioranza. Questa, a casa mia, si chiama una presa in giro, non sono preferenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Passiamo al sistema. Il sistema dovrebbe essere di tipo proporzionale, ma in realtà ha un premio di maggioranza abnorme, quindi si rivela ipermaggioritario. È vero: la soglia è stata spostata dal 37 al 40 per cento. Se si riesce ad ottenere al primo turno il 40 per cento, quindi, si riuscirà ad ottenere il 55 per cento dei seggi; se invece nessuno lo raggiungerà, si andrà al ballottaggio e chi otterrà più voti al ballottaggio vincerà questo ambito premio e potrà fare ciò che vuole.
  Però, l'obiezione per cui si dice che, se deciso al doppio turno, il premio di maggioranza vada bene uguale, perché lo vuole la maggioranza del popolo, è frutto di fantasia, è una distorsione, è fantascienza.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIANA DADONE. Queste cose si fanno per le cariche monocratiche, nel caso di elezioni presidenziali. Dire che far conoscere il risultato all'elettore la sera stessa delle elezioni è ciò che si vuole ottenere con questa legge è una balla: quello che si vuole fare è l'elezione diretta dell'Esecutivo, garantendogli una maggioranza stabile all'interno della Camera. Quindi, formalmente si voterà per la scelta dei parlamentari, ma sostanzialmente si sceglierà l'Esecutivo, a cui si assegnerà una maggioranza, che ovviamente dovrà votare. Questo è l'Italicum !
  Poi c’è il problema dell'errore di calcolo, per via della disciplina speciale della Valle d'Aosta e del Trentino-Alto Adige, che sposterà i seggi da 631 a 640, e la decorrenza al 2016, che creerà problemi interpretativi.
  Mi avvio a chiudere, Presidente. L'invito è, molto semplice: in occasione di una giornata come questa, vorremmo essere testimoni di un atto di coscienza e di coerenza fortissimo; questa, secondo me, deve essere la giornata della verità. Non abbiate paura di dirla, perché la verità rende liberi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Il deputato Occhiuto ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Pag. 21di merito Brunetta ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

  ROBERTO OCCHIUTO. Signora Presidente, io intervengo per illustrare la questione pregiudiziale di merito presentata dall'onorevole Brunetta e dal gruppo di Forza Italia. Vorrei, però, subito chiarire all'Aula che questa questione pregiudiziale non rappresenta l'espediente per non approvare una legge elettorale. Nessuno di noi ritiene che non si debba fare una buona legge elettorale e che non si debba fare presto. Noi, però, rifiutiamo l'idea che la legge elettorale oggi in discussione non possa essere migliorata e corretta nelle sue criticità più evidenti.
  Le criticità riferite alla lesione dei principi costituzionali, che pure sono emerse nella discussione sulle linee generali di ieri sia dai banchi della minoranza che da quelli della maggioranza, sono state già illustrate dall'onorevole Biancofiore nell'intervento precedente.
  Ci sono, però, anche ragioni pregiudiziali di merito che abbiamo voluto evidenziare. Ci riferiamo soprattutto alla relazione tra la legge elettorale e il concomitante dibattito sulla riforma costituzionale all'esame del Senato in terza lettura. Se fossero approvate nella loro attuale stesura la legge elettorale qui alla Camera e la legge di riforma costituzionale al Senato, avremmo un sistema che concederebbe un premio di maggioranza ad una sola lista, anche se questa accedesse al ballottaggio solo con il 22, il 23, il 24 per cento dei voti. A causa dell'esclusione della possibilità di apparentamento, si darebbe ad una ristrettissima minoranza elettorale il controllo assoluto della Camera dei deputati e la conseguente possibilità, per effetto della riforma costituzionale in itinere e delle attribuzioni che essa conferisce alla Camera dei deputati, di scegliere quasi tutte le cariche istituzionali, tutti gli organi di controllo. Noi avevamo provato ad evitare che questo potesse avvenire presentando un emendamento che consentisse, per esempio, l'apparentamento, ma c’è stata una netta chiusura da parte del Governo e della maggioranza. Allora, ecco che abbiamo presentato questa questione pregiudiziale.
  Avremo un sistema privo di ogni bilanciamento, senza quei pesi e quei contrappesi necessari per garantire l'equilibrio tra i poteri dello Stato. È questo quello che si vuole ? È questo quello che ha chiesto la Consulta nella sua sentenza dell'anno scorso ? Non dovrebbe essere, invece, questa proprio una ragione di merito per fermarsi, in attesa della riforma della Costituzione, o per correggere questa legge elettorale ?
  Ancora, signora Presidente, c’è un'altra ragione di merito nella questione pregiudiziale che presentiamo. Poniamo il caso che oggi o la prossima settimana si approvi in quest'Aula la legge elettorale e che poi, però, la riforma del Senato non fosse approvata, non venisse approvata nell'altro ramo del Parlamento. Come sarebbero salvaguardate le esigenze di rappresentatività e di governabilità, con una Camera dei deputati che dovrebbe essere eletta con l'Italicum, con questa legge, e un Senato, invece, che dovrebbe essere eletto con il Consultellum ? Sarebbe un pasticcio enorme, che oggi possiamo evitare, anzi che oggi dobbiamo evitare.
  Con la questione pregiudiziale di merito che abbiamo presentato chiediamo, dunque, alla maggioranza di non assecondare i diktat del Governo, di non procedere oltre. Ci rivolgiamo all'Aula perché si riappropri della sua funzione. Infatti, la materia elettorale non può appartenere soltanto ad un Governo, che oggi sembra, invece, volerne fare l'unica sua ragione costituente.
  La materia elettorale riguarda le regole di tutti, le regole della maggioranza e delle minoranze, delle maggioranze e delle minoranze di oggi e di domani. La legge elettorale serve ad esprimere la rappresentanza parlamentare incaricata di fornire gli indirizzi politici ai Governi e di controllarne l'operato. Non è materia che può essere delegata soltanto al Premier, perché va oltre la durata di un Governo e di un Premier.Pag. 22
  È un atto di grande arroganza, di straordinaria protervia istituzionale minacciare di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale.
  Legare la vita di un Governo all'approvazione della legge elettorale è una manifesta ammissione del fallimento del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Renzi ha promesso di riformare questo Paese, ma ha promesso soprattutto le riforme economiche; ha promesso che avrebbe fatto vivere meglio gli italiani e, ora, nonostante la favorevole congiuntura economica internazionale, non può appuntarsi sulla sua giacca la riduzione della disoccupazione perché la disoccupazione non l'ha ridotta; la crescita del PIL, perché il nostro Paese cresce molto meno del resto d'Europa; la riduzione delle tasse, perché la pressione fiscale aumenta. E, allora, vuole appuntarsi la medaglia di latta della legge elettorale. Noi, con la nostra questione pregiudiziale, chiediamo all'Aula della Camera dei deputati di non limitarsi a ratificare questa legge. Chiediamo all'Aula, Ministra Boschi, uno scatto d'orgoglio. Sì, utilizzo le parole usate ieri dalla Ministra Boschi, che richiamava i deputati ad uno scatto d'orgoglio – diceva proprio così – e ad approvare la legge elettorale senza cambiarla di una virgola. Lo scatto d'orgoglio sarebbe, invece, quello di votare secondo coscienza quando non si condivide una legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Ma quale scatto d'orgoglio è quello, altrimenti, per il quale ci si deve piegare al diktat del Presidente del Consiglio, pena il rischio di non essere candidati ? Dimostra orgoglio e dignità personale chi non si piega e chi con coraggio va avanti. E non può essere il Governo ad attribuire patenti di coerenza. Noi rifiutiamo le lezioni del Governo sulla coerenza, soprattutto di un Governo guidato da chi, prima di diventare Presidente del Consiglio, diceva che le riforme o si fanno insieme o falliscono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) e, dopo essere diventato Presidente del Consiglio, sostituisce i commissari nelle Commissioni perché non sono d'accordo con lui. Ma ho chiesto ieri, signora Presidente, e lo faccio oggi, che cosa sarebbe successo se a sostituire i commissari del partito del Governo nelle Commissioni fosse stato in passato il presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) o un altro presidente del Consiglio. Quanti girotondi avremmo avuto fuori di quest'Aula ? Quanti cortei ? Quanti editoriali ed editorialisti sulle colonne dei giornali più importanti del Paese avrebbero gridato al golpe di Stato ?
  Non c’è incoerenza nella posizione di Forza Italia sulla legge elettorale, assolutamente no. Questa non è la legge che abbiamo concordato. Era forse concordato il ballottaggio senza apparentamento ? No, non era concordato. E le soglie di sbarramento così basse ? No, non erano concordate. Erano ben altre le soglie di sbarramento. Non c'erano le pluricandidature. E, poi, il Governo ha cambiato questa legge per ben diciassette volte, come metteva in evidenza bene nelle settimane precedenti il presidente Brunetta. E, allora, non c’è incoerenza. Si è andati avanti a colpi di imposizioni da parte del Premier; imposizioni alle quali al Senato, è vero, avevamo risposto con generosità e con senso di responsabilità. Questa legge non ci piaceva nemmeno prima e non sarebbe onesto da parte della maggioranza non ricordare la sofferenza con la quale questa legge fu votata al Senato. Non ci piaceva neanche prima, ma confidavamo nella volontà del Presidente del Consiglio di continuare a scrivere insieme le regole di tutti; confidavamo nel fatto che le ultime modifiche proposte quasi di imperio al Senato potessero essere riviste con calma. Invece, subito dopo, ci è risultato evidente, ma è risultato evidente a tutti, e concludo, che il Presidente del Consiglio non riteneva Forza Italia un partito interlocutore da rispettare nel processo di riforma dello Stato. Ha utilizzato la generosità di Forza Italia soltanto come un mezzo da usare cinicamente per tenere buona la sua opposizione Pag. 23interna. Ha fatto la politica dei doppi forni. E, ora, fa come quelli che, avendo avuto credito senza meritarlo, avendo ricevuto fiducia senza ricambiarla, continuano a chiedere credito e fiducia come se nulla fosse successo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Ora non è più tempo di doppi forni; ora questa generosità è conclusa.
  Mi rivolgo a lei, Presidente, per rivolgermi al Presidente Renzi: non c’è più credito da questa parte dell'Emiciclo. Quei vecchi forni ormai sono chiusi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie, signora Presidente. A nome del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico noi voteremo contro le pregiudiziali di costituzionalità. Lo facciamo fondamentalmente sia pur all'interno di un dibattito che ci preoccupa rispetto allo scenario che qui non emerge, che è lo scenario della stanchezza della democrazia e della crisi morale della democrazia nel nostro Paese e di cui sono due punte dolorose e forti, da una parte, questo oramai irresistibile fenomeno di trasformismo elettorale che, in relazione alla formazione delle liste per le prossime consultazioni regionali – parlo per la mia regione – si sta verificando, dall'altro il fatto che il primo partito del nostro Paese è del tutto indifferente alle regole elettorali e parlo del partito di chi non va a votare e di chi si astiene. Ma lo facciamo proprio perché siamo consapevoli della parabola che in questo ultimo anno si è verificata e del processo che si è realizzato. Certo, il patto era da scrivere insieme, come è giusto che le regole complessive del sistema politico-istituzionale siano da scrivere insieme ma, dopo un anno, noi siamo oramai in una situazione in cui le regole che dovrebbero governare anche dal punto di vista elettorale e dal punto di vista delle riforme costituzionali il Paese, non solo ahimè purtroppo non sono state concordate con l'opposizione – intendo dire l'opposizione esterna alla coalizione che ha vinto le ultime elezioni – ma non sono ahimè spesso condivise nemmeno all'interno degli stessi partiti della coalizione. Se certo ci fossero alternative credibili, dovremmo provare a riannodare i fili ma, invece, oggi ci stiamo addirittura interrogando su come mai Forza Italia nega alla Camera un voto marginale ad un testo e ad una riforma elettorale che ha concorso a realizzare al Senato e che permette oggi di essere qui in discussione.
  La verità è che, dopo la sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum, noi dobbiamo portare a fondo il progetto riformatore e anche in un certo qual modo, quali che possano essere le nostre opinioni, dobbiamo portarlo a fondo rapidamente. Non è detto che naturalmente le fragilità di questo testo unificato siano intangibili e noi sappiamo che il potere è sub lege e soprattutto siamo sub lege rispetto ad un organo che è la Corte costituzionale e le opinioni possono essere diverse e soprattutto anche noi non avevamo le medesime opinioni rispetto ad alcuni punti della riforma elettorale. Parlo in particolare rispetto al tema delle preferenze o della coalizione. Ma oramai, dopo questo contesto e questo processo, noi dobbiamo concludere inevitabilmente e rapidamente, in un certo qual modo accettando di pagare questi prezzi ma sapendo che apriamo una nuova sfida alla politica. Quella sfida deve essere capace di riconnettere i cittadini alla politica perché altrimenti la politica finirà inevitabilmente per morire a prescindere dalle regole elettorali, perché noi sappiamo che le regole elettorali sono uno strumento non un fine. La politica è un fenomeno molto più largo e, in particolare, noi oggi dobbiamo misurarci con la sua crisi e dobbiamo misurarci con la crisi di un Paese che è alla ricerca di se stesso. Sinceramente noi non crediamo ai diktat del Governo, anzi in un certo qual modo pensiamo di dover curare la nostra malattia dell'eclissi del Parlamento e su questo forse dovremmo tutti Pag. 24quanti concentrarci (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. Signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, avendo poco tempo, vorrei tornare sul tema che dovrebbe essere quello principale di questa discussione, cioè il tema della costituzionalità della legge. Sono stati contestati alcuni aspetti.
  Il primo è il premio eccessivo e contrario a dei principi costituzionali, è stato detto da parte del rappresentante di SEL. Vorrei ricordare che la Corte ha detto chiaramente che la governabilità è un valore costituzionalmente riconosciuto e che un premio di maggioranza si giustifica anche in un sistema proporzionale a condizione che ci sia una soglia e qui la soglia c’è ed è il 40 per cento.
  Poi, si è detto che il ballottaggio non consente la parità del voto, è esattamente il contrario: il ballottaggio consente sia la conoscibilità che la parità del voto di chi va a votare. In nessun sistema elettorale con il secondo turno, tendenzialmente, si tutela il non voto, anche per evitare che il non voto diventi una scelta politica.
  Poi, è stato detto che questa proposta di legge porterebbe ad esautorare il Presidente della Repubblica dei suoi poteri ed introdurrebbe il premierato. Io qui dissento anche dal professor D'Alimonte: l'ha detto anche la Cassazione, quando ha rinviato il Porcellum alla Corte costituzionale che il fatto che ci sia l'indicazione del capo della coalizione non c'entra niente con la creazione di un diverso sistema di Governo.
  Infine, sul tema delle liste, anche qui, la Corte costituzionale non ha vietato l'indicazione dei parlamentari al di fuori del sistema delle preferenze. Anche noi di Scelta Civica preferiremmo i collegi uninominali, ma, in teoria, allora, sono nominati anche quelli, perché li scelgono le segreterie; così come quelli che partecipano alle elezioni in cui sono previste le preferenze, che sempre sono scelti dalle segreterie. Quindi, il tema della scelta da parte del partito non ha niente a che vedere con questo, a meno che il partito non si organizzi con primarie o altri meccanismi interni di democrazia che niente hanno a che vedere con la legge elettorale.
  Per quel che riguarda in questo caso il tema della lista e della lista bloccata, qui è stata eliminata la lista bloccata per una buona parte degli eletti e, comunque, è stato ridotto il collegio come dimensione: cosa che era esattamente, ancora una volta, quello che ha detto la Corte costituzionale e, cioè, che quel sistema del Porcellum era incostituzionale, perché collegi grandi, liste bloccate lunghe e assenza di voto di preferenza combinati avevano l'effetto di sottrarre all'elettore la scelta.
  Quindi, tutte le censure che io ho sentito sono totalmente contrarie non a principi generali, ma a quello della Corte ha detto un annetto fa.
  Vorrei concludere, dicendo, su temi più di merito e di coerenza, che, ancora una volta, io ho sentito – l'ho sentito sia ieri, che oggi – Forza Italia dire e presentare una pregiudiziale di costituzionalità su una proposta di legge che ha votato poco tempo fa, dicendo che era una proposta di legge positiva ed importante; ieri, ci è stato spiegato che questo è avvenuto perché è mutato il contesto, quindi, sostanzialmente, per effetto dell'elezione del Presidente della Repubblica. Io continuo a ripetere che una legge o è costituzionale o non lo è, e non è l'elezione di Sergio Mattarella che la rende incostituzionale, e la generosità di cui parlava prima l'onorevole Occhiuto, intervenendo parlando del ruolo di Forza Italia, credo sia abbastanza stupefacente, perché si sta dicendo che la generosità si estendeva a votare una legge incostituzionale. Adesso che il contesto è cambiato, questa generosità c’è stata e, quindi, si torna a tutelare la Costituzione. È un approccio abbastanza anomalo.
  Al MoVimento 5 Stelle ricorderei che il premio di lista che noi non avremmo Pag. 25voluto – perché Scelta Civica era più per il premio di coalizione – è stato un suggerimento dello stesso MoVimento 5 Stelle al Presidente Renzi quando si sono incontrati. Quindi, la contestazione oggi sul fatto che il premio di lista è assolutamente inopportuno è ancora più sorprendente.
  Noi di Scelta Civica siamo stati sempre coerenti su questo argomento, non abbiamo votato il primo Italicum perché non ci piaceva; abbiamo chiesto delle modifiche, che in buona parte sono state recepite, altre no, purtroppo, ma continueremo a mantenere questo atteggiamento coerente e voteremo contro le pregiudiziali di costituzionalità, perché il tema non si pone, e anche contro quelle di merito (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. C’è qualcosa di paradossale ed illogico nell'accusa di deriva democratica e di incostituzionalità alla proposta di legge elettorale già approvata al Senato, dove – lo ricordiamo – si è cambiato molto il testo precedente, e questo smentisce coloro che denunciano oggi la presunta fretta, la mancanza di discussione e la non disponibilità a cambiare. Cosa c’è di paradossale, illogico, incoerente, se non schizofrenico in questo dibattito ?
  Chi oggi denuncia il rischio che la legge possa essere approvata da una maggioranza ridotta ieri era fra i principali critici del patto del Nazareno, cioè del tentativo di costruire una maggioranza larga, che al Senato si è poi realizzata. Mi riferisco ad alcuni esponenti politici di maggioranza e di opposizione, e soprattutto ad alcuni opinionisti che pontificano sui giornali. Ma se volessimo assegnare il premio dell'incoerenza, vincerebbe con largo margine Forza Italia. Sullo stesso testo che oggi vogliamo approvare alla Camera, al Senato, nella dichiarazione di voto finale, il capogruppo di Forza Italia, Romani, diceva: quella che scriviamo oggi è una pagina fondamentale del nuovo assetto istituzionale; il modello di democrazia che proponiamo è chiaro ed è l'obiettivo che aveva in mente Berlusconi quando ha formato Forza Italia nel 1994. E aggiunge Romani correttamente: noi oggi qui rivendichiamo questo obiettivo con forza. Non mi sembrano dichiarazioni sofferenti, onorevole Occhiuto. Ora, cari amici di Forza Italia, o quell'obiettivo storico di Berlusconi era incostituzionale o siete voi ad avere bisogno, oggi, di ricostituire un equilibrio di opinioni e di comportamenti. Quell'obiettivo storico – certezza del vincitore alle elezioni, un sistema politico capace di decidere, un Governo forte – lo rivendichiamo noi di Area Popolare, la parte liberale, riformista e popolare che ha deciso di non seguire questa Forza Italia in una deriva oltranzista, estrema e «salvinista». L'onorevole Brunetta, che stimo, sul Corriere della Sera oggi dice che l'accusa nei loro confronti di aver votato la legge al Senato è pelosa. Abbiamo ceduto – dice – perché c'era un accordo sul Presidente della Repubblica. Le dichiarazioni entusiastiche di Romani non mi sembrano un atto di cedimento, e poi, se anche fosse, si può dire oggi: non accetto più il compromesso del Senato. Non si può affermare, di fatto, che il voto proprio espresso al Senato è stato anticostituzionale, salvo che non si abbia una visione mercantile della politica: tu mi dai Presidente, io ti do legge elettorale. E questo non è il caso, certamente, dell'onorevole Brunetta.
  C’è poi un'accusa di Forza Italia e di altri, secondo la quale con questa legge elettorale, con premio di maggioranza e soglia al 3 per cento, il Premier assumerebbe su di sé tutti i poteri, con la seguente frantumazione delle forze alternative. Ciò è sbagliato, perché questo dipende dalla politica e non dalla legge elettorale. Con il vituperato Porcellum nel 2008 abbiamo avuto coalizioni multipartitiche, nel 2003, con la stessa legge, due grandi partiti, PDL e PD. E poi, come ha detto Panebianco, se non c’è un'alternativa a Renzi la responsabilità non è di Renzi, ma di chi non riesce a costruire l'alternativa, Pag. 26come quando se non c'era l'alternativa al pentapartito la responsabilità era del PCI e non della Democrazia Cristiana. Alle accuse di deriva autoritaria e di democratura è sufficiente rispondere elencando i poteri del Primo Ministro britannico, Paese notoriamente antidemocratico: nomina e revoca dei ministri, possibilità di porre veti agli emendamenti su temi economici; in Gran Bretagna non esiste la Corte costituzionale e i magistrati non hanno le garanzie dei magistrati italiani. La deriva autoritaria è un argomento inconsistente. Il rischio autoritario viene dallo squilibrio dei poteri in questo Paese, ma questo è un altro discorso.
  Infine – concludo – si dice: Renzi vuole la legge elettorale per andare a votare subito. In questa accusa non c’è alcun rispetto, questa volta sì costituzionale, per il Capo dello Stato. Oggi l'alternativa è tra chi accetta la sfida delle riforme e del cambiamento e chi è seduto in un decadente conservatorismo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente, annunzio da parte del gruppo Fratelli d'Italia il voto a favore di tutte le richieste di dichiarare di non doversi procedere ai lavori, quindi con riferimento sia al profilo di costituzionalità che di merito, perché riteniamo che questo provvedimento, in questo momento soprattutto, non dovrebbe essere discusso dal Parlamento.
  Sia perché prima avremmo dovuto completare l'iter della riforma costituzionale, sia perché i profili di incostituzionalità e di inaccettabilità nel merito sono evidenti, ne indico solo due: innanzitutto ripercorriamo in maniera quasi uguale al Porcellum il problema dei nominati, perché per molti partiti non ci sarà neanche un deputato eletto con la volontà dei cittadini, ma saranno eletti solo, tutti, perché messi lì come capolista.
  L'altro tema, sotto il profilo sia di merito che di costituzionalità, che cito è quello dell'assenza di una soglia di presenza al voto nel ballottaggio che consentirebbe anche a chi ha avuto solo il 25 per cento, magari, di voti al primo turno, di essere eletto con il doppio dei seggi che gli spettano, magari grazie al voto al ballottaggio di un numero infimo di persone, ciò in via teorica.
  Detto questo, poiché ho cinque minuti, Presidente, io credo che sia giusto mettere in collegamento questa discussione con quello che sta avvenendo. Vede, in quest'Aula abbiamo ricordato, e credo che fosse giusto, il settantesimo anniversario della Resistenza, magari non mi sono piaciuti i toni, non li sentivo così privi di riflessione da molti, molti anni e in quest'Aula Violante aveva avuto toni ben diversi, rievocando quei giorni tragici della storia italiana, ma, vede, pazienza; il problema è che non so se per un riflesso mal riposto, mal sentito di quello che facciamo in Aula – parliamo di una cosa che agli italiani purtroppo interessa poco, mentre hanno sentito il clima, di nuovo, un po’ unilaterale della ricostruzione di quegli anni – fatto sta che questa notte, dopo molti anni che questo non avveniva, a Milano ci sono stati tre attentati.
  Noi parliamo di riforme costituzionali ma a Milano la sede di un sindacato è stata incendiata, una libreria, certo, con libri di destra, è stata bruciata, vi ricorda qualcosa, questo ? E anche la sede di una forza politica non presente in Parlamento – e perciò immagino non ci sia niente di male, secondo alcuni, invece, c’è – è stata pure bruciata.
  Io mi chiedo se una riflessione la vogliamo fare su questo o se invece tutto scivola come se niente fosse, proprio nel giorno in cui, onorevoli signori del Governo – oggi così presenti in quest'Aula, ne siamo lieti, che bello vedervi tutti qui per la cosa che più interessa agli italiani – oggi, non so se qualcuno ve l'ha detto, l'India ha di nuovo rinviato al 1o luglio – lo ripeto, al 1o luglio – l'avvio del procedimento nei confronti dei marò che, se non mi sbaglio, Renzi aveva detto essere un tema prioritario per questo Governo. Che cosa intendete fare oltre che impedirci Pag. 27di discutere la legge elettorale o anteporla a problemi più importanti ?
  Io me lo chiedo, me lo chiedo in maniera disincantata, Presidente. Noi saremo qui oggi per testimoniare il nostro «no» a questa proposta di legge elettorale e per testimoniare che ci sono cose assai più importanti di quanto voi vorreste farci credere magari grazie a un voto di fiducia che sarebbe uno scandalo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Michele Nicoletti. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Signora Presidente, colleghe e colleghi, le pregiudiziali di costituzionalità e di merito che sono state avanzate pongono questioni fondamentali a cui è doveroso, almeno, tentare di rispondere nel giro di pochi minuti. La prima questione sollevata da più parti ha a che fare con l'uguaglianza del voto che riguarda la cosiddetta problematicità del premio di maggioranza. Ora, ciò che la Corte ha chiaramente individuato come inaccettabile nella legislazione preesistente è l'attribuzione di un premio in un'elezione a turno unico, senza l'individuazione di una soglia minima da raggiungere, cosa che potrebbe portare forze che raggiungono magari il 20 per cento a conseguire il 54 per cento dei seggi in Parlamento.
  Rispetto a questo rischio, la riforma prevede, però, la fissazione di una soglia minima al 40 per cento per l'attribuzione del premio, cosa che esclude premi abnormi e fissa il massimo di un 14 per cento di quota premiale.
  Si noti che la dimensione di questo premio è tendenzialmente inferiore a quella che si produce in altri sistemi maggioritari europei, come quello inglese o quello francese, e non è affatto diversa da quella che negli anni Novanta si produceva con il Mattarellum, che dava la stessa maggioranza parlamentare a coalizioni che avevano conseguito il 41-42 per cento dei voti, con la differenza che, nel caso del Mattarellum, ci poteva essere una difformità tra il numero di voti effettivamente conseguiti sul territorio nazionale e il numero di collegi vinti.
  Questo sistema, invece, attribuisce il premio di maggioranza alla lista che consegue il maggior numero di voti su tutto il territorio nazionale. Se non si raggiunge la soglia prevista, viene introdotto un voto di ballottaggio.
  Anche su questo punto abbiamo sentito delle critiche che non sono fondate. Vi è stato chi ha detto che il problema è l'attribuzione del premio a un partito che al primo turno può conseguire un risultato modesto (il 20 per cento) e che, vincendo al secondo turno, può vedere aumentata la sua forza in modo abnorme, ma con ciò si nega il fatto che il ballottaggio è, a tutti gli effetti, un secondo voto in cui si conquista effettivamente la maggioranza assoluta dei consensi e si rafforza la possibilità decisionale dell'elettore, che, dopo una seconda campagna elettorale, un secondo serrato confronto tra le opzioni prevalenti, viene chiamato con il suo voto a determinare l'indirizzo politico. A chi ritiene che il ballottaggio possa venire usato solo per eleggere una persona e non un indirizzo di Governo, basti ricordare il tanto decantato sistema francese, dove viene utilizzato per costruire appunto un assetto di Governo e un chiaro indirizzo politico.
  Considerazioni ancora si devono fare per quanto riguarda l'elezione diretta da parte del cittadino dei propri rappresentanti. Anche in questo caso la Corte costituzionale ha condannato l'uso di liste bloccate costruite in modo da non consentire all'elettore di riconoscere con chiarezza il candidato a cui andrebbe il proprio voto, ma nel caso della riforma, la soluzione proposta – naturalmente si può discutere dal punto di vista politico –, però, soddisfa chiaramente il diritto dell'elettore di vedere con chiarezza il candidato che il partito propone come capolista in un collegio, di accettarlo o di rifiutarlo votando un altro partito, di affiancarlo con altri candidati, esprimendo preferenze anche tenendo conto della differenza di genere. A nessuno può sfuggire che il problema chiave per la selezione di una classe politica di livello degno di questo nome non sta tanto nell'uso o meno delle preferenze combinate con i collegi, Pag. 28ma nel disciplinare con legge l'articolo 49 della Costituzione, disciplinando così il modo in cui i partiti propongono agli elettori i loro candidati.
  Infine, si mette in discussione che questa proposta di legge contrasti con l'articolo 1 della Costituzione perché svuoterebbe la sovranità popolare. Abbiamo sentito evocare la legge Acerbo, ma per chi conosce il cammino così faticoso delle riforme elettorali ed istituzionali ricordiamo che sono trent'anni che questo Paese sta cercando faticosamente di uscire da una democrazia che funziona male per approdare ad una democrazia matura, attraverso un meccanismo...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  MICHELE NICOLETTI. ... attraverso un meccanismo – concludo – individuato già nella Commissione Bozzi, che prevedeva esattamente la possibilità per il cittadino di votare non solo per il partito ma per un chiaro indirizzo di Governo.
  Respingendo questo voto sulle pregiudiziali e poi votando a favore della legge elettorale noi non rinunciamo alla nostra coscienza, ma riprendiamo questo cammino di riformatori, iniziato trenta anni fa, che vuole potenziare e non diminuire la sovranità popolare (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che il gruppo Forza Italia ha chiesto, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, che le votazioni sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità e sulle questioni pregiudiziali di merito abbiano luogo a scrutinio segreto.
  Ricordo che, secondo la prassi costante, il voto sulle questioni pregiudiziali, potendo determinare la reiezione dell'intero provvedimento, deve essere effettuato con le stesse modalità adottabili per la votazione finale.
  Nel caso in esame, le norme contenute nel provvedimento, introducendo significative modifiche al sistema elettorale vigente, rientrano senz'altro, sulla base di un giudizio di prevalenza, nell'ambito delle previsioni di cui all'articolo 49, comma 1, del Regolamento, secondo la costante prassi interpretativa, come del resto confermato dal fatto che non si è proceduto al contingentamento dei tempi di esame per il seguito della discussione nel primo calendario di iscrizione.
  Alla luce delle considerazioni sopra esposte, la richiesta di scrutinio segreto sulle questioni pregiudiziali può essere accolta.
  Indìco la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Scotto ed altri n. 1, Invernizzi ed altri n. 2, Cozzolino ed altri n. 3 e Brunetta ed altri n. 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Salvo, Bolognesi, Bratti, Sorial, Realacci, Vecchio, Dellai, un attimo di pazienza c’è un collega che ha problema con il terminale. Ora hanno votato tutti.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  593   
   Maggioranza  297   
    Hanno votato  209    
    Hanno votato no  384.

  La Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – vedi votazioni).

  Indìco la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di merito Scotto ed altri n. 1, Dadone ed altri n. 2 e Brunetta ed altri n. 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 29

  Carbone, Russo, Carrozza, Formisano, Epifani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  593   
   Maggioranza  297   
    Hanno votato  208    
    Hanno votato no  385.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Fantinati ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Essendo state dunque respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito, passiamo alla questione sospensiva Brunetta ed altri n. 1.
  A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione sospensiva può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
  Il deputato Palese ha facoltà di illustrare la questione sospensiva Brunetta ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'esame della riforma del sistema di elezione della Camera dei deputati non può prescindere dalla stretta connessione – a tutti evidente – fra riforma elettorale e riforma costituzionale.
  È attualmente in discussione in terza lettura al Senato il disegno di legge costituzionale recante «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione». L'evidente connessione è dovuta, in particolare, al fatto che la proposta di legge di modifica del sistema elettorale in esame riguarda l'elezione della sola Camera dei deputati, dando per scontato il superamento del bicameralismo paritario, che, come previsto all'interno del disegno di legge costituzionale attualmente in discussione, prevede un Senato della Repubblica non elettivo.
  La proposta di riforma dell'elezione della Camera dei deputati in esame entra in vigore il prossimo 1o luglio 2016, senza fare alcun riferimento all'entrata in vigore della riforma costituzionale; l'esito e i tempi di approvazione di quest'ultima sono assai incerti, sia per la procedura parlamentare rafforzata (con doppia delibera conforme, ad intervallo non minore di tre mesi), a cui è sottoposto il disegno di legge, sia per l'eventualità di un referendum confermativo, che potrebbe essere richiesto a norma dell'articolo 138 della Costituzione qualora la riforma non fosse approvata (cosa assai probabile) con la maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, un referendum dal risultato assolutamente imprevedibile.
  L'introduzione di forti correttivi maggioritari nel sistema d'elezione della Camera dei deputati ha senso solo qualora si giunga effettivamente al superamento del bicameralismo perfetto e all'esclusione del Senato dal circuito fiduciario. Deve, quindi, ad avviso del gruppo di Forza Italia, tenersi presente il rischio che, in caso di mancato compimento della riforma costituzionale, la legge elettorale si troverebbe inficiata da un vizio sopravvenuto. Essa introdurrebbe infatti effetti significativamente distorsivi della rappresentanza, senza realizzare lo scopo di garantire la governabilità, proprio perché ha riguardo alla sola Camera dei deputati, operando al Senato il proporzionale puro del cosiddetto Consultellum. Infine, la concomitanza dell'esame del citato disegno di revisione costituzionale rende quindi inopportuna, ad avviso di Forza Italia, la prosecuzione dell'esame della proposta di legge in esame.
  Pertanto, si propone all'Assemblea di deliberare di sospendere l'esame del testo unificato n. 3-bis-B, in attesa dell'entrata in vigore del disegno di legge costituzionale di revisione del Titolo I della parte II della Costituzione, che dispone il superamento del bicameralismo paritario.

Pag. 30

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, la questione sospensiva che qui ha proposto il gruppo di Forza Italia ci propone un'evidente – non c'era bisogno di questa questione – connessione fra la riforma della legge elettorale e la riforma costituzionale che è in corso, ma il primo punto da discutere tra di noi, Presidente, è da quale pulpito venga posta questa questione sospensiva. Viene posta da un gruppo che questo testo di legge elettorale, in altro ramo del Parlamento, ha approvato senza sottoporre a giudizio di quel ramo del Parlamento un'eventuale discrasia nella connessione tra la riforma della legge elettorale e la riforma costituzionale. Evidentemente allora non era pervenuto questo dubbio, allora non si verificava quell'ipotesi che qui viene sottoposta al vaglio della Camera e che noi respingiamo.
  Ma in secondo luogo è bene ricordare, signora Presidente, colleghi e rappresentanti del Governo, che la conformazione attuale del testo di legge che qui ci perviene, e che riguarda il modello elettivo dei membri della Camera dei deputati e non già di quelli del Senato, viene a noi in questa forma in ragione di una votazione che ebbe luogo in questo ramo del Parlamento l'11 marzo, quando votammo lo stralcio dell'articolo 2 della legge elettorale, lo stralcio, cioè, di quella parte della legge che riguardava l'elezione al Senato della Repubblica. E perché avvenne quello stralcio, signora Presidente, e per il suo tramite mi rivolgo ai colleghi proponenti...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Veramente, un po’ di attenzione. È impossibile seguire il dibattito. Un po’ di attenzione. Prego.

  EMANUELE FIANO. Mi rivolgo quindi, Presidente, per il suo tramite al presidente Brunetta, ai colleghi Gelmini e Palese, che come me, immagino, avranno seguito, in quei giorni di marzo, il dibattito che si svolse nella I Commissione affari costituzionali della Camera, nel Comitato dei nove, quel dibattito nel quale il gruppo di Forza Italia, che oggi ci propone questa questione sospensiva, addirittura sarebbe stato favorevole, in quel dibattito, non allo stralcio ma alla soppressione dell'articolo 2, tanto è vero che il presidente della Commissione e relatore, onorevole Sisto, propose a quest'Aula il voto sullo stralcio come esito del dibattito che avvenne nel Comitato ristretto, nel Comitato dei nove, perché in quella sede discutemmo anche con i rappresentanti del gruppo di Forza Italia, senza il loro disaccordo allora – senza il loro il loro disaccordo –, lo stralcio di quell'articolo 2, giacché si stava portando avanti una riforma della legge elettorale che avrebbe in seguito ritrovato nel proprio testo una clausola che ne prevedeva l'applicazione non prima dell'anno 2016.
  Quindi, trovo che sia fortemente contraddittoria la proposta di questa questione sospensiva in ragione di presunte contraddizioni che allora, sia all'epoca della votazione di questa legge in Senato, sia all'epoca in cui lo stralcio di questo articolo 2 andava bene anche ai colleghi di Forza Italia, non vennero poste.
  Noi vogliamo procedere, ovviamente, anche con la riforma della Costituzione e non ritroviamo questa contraddizione nel testo di legge elettorale che è sottoposto oggi e nei giorni seguenti al vaglio della Camera dei deputati e con l'iter procedurale di approvazione della riforma costituzionale.
  Per questo, Presidente, noi esprimeremo voto contrario sulla richiesta di questione sospensiva, non ritrovandoci in alcun modo né ritrovando la coerenza delle questioni poste dai sottoscrittori della questione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, un vecchio signore mi diceva che i galantuomini si vedono dopo che hanno litigato. Noi, invece, stiamo assistendo qui ad uno spettacolo osceno, in cui Forza Pag. 31Italia e, soprattutto, il PD fanno volare gli stracci, ricordando quanto hanno «inciuciato» – scusate l'espressione –, quanto hanno intrigato alle spalle del Parlamento.
  Orbene, al di là di questo osceno spettacolo e al di là del pulpito da cui proviene la predica, io voglio chiedere a coloro i quali sostengono che si debba andare avanti comunque: ma avete mai visto un ingegnere che costruisce prima la scala e poi il fabbricato ? Questa è la questione ! Noi stiamo facendo una legge elettorale senza che sappiamo qual è l'architettura istituzionale. Stiamo celebrando l'orgia della illogicità.
  Per cui, noi siamo favorevoli alla sospensiva, anche perché è scritto nel testo della legge che questa entrerà in vigore dopo il 1o luglio 2016. Quindi, c’è tutto il tempo per fare le cose per bene e con razionalità.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Brunetta ed altri n. 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cicchitto, Totaro, Latronico, Ricciatti, Piepoli, Marazziti, Fanucci, Placido, Cera, Bueno, Dambruoso, Lo Monte, Gigli, Fitzgerald, Dellai, Folino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  576   
   Votanti  575   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  288   
    Hanno votato  206    
    Hanno votato no  369.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Portas e Altieri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà tra un'ora, alle ore 15,15.

  La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15,20.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Merlo, Meta, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Velo, Vignali, Villecco Calipari, Vitelli, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, recanti disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono state respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito e la questione sospensiva. Ricordo altresì che nella seduta Pag. 32del 27 aprile si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore per la maggioranza Migliore, il relatore di minoranza Toninelli e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica, mentre gli altri relatori vi hanno rinunciato.

(Esame degli articoli – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge modificati dal Senato. La Commissione Bilancio ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione. (Vedi l'allegato A – A.C. 3-bis-B ed abbinate). Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato. Avverto che non sarà posto in votazione l'articolo 3, in quanto non modificato dal Senato. Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine i gruppi MoVimento 5 Stelle, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e i deputati iscritti al gruppo Misto Bragantini e Pisicchio sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione. Con lettera in data odierna, il presidente del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente ha chiesto di non procedere a votazioni riassuntive o per principi o quantomeno di prevedere un ampliamento del numero degli emendamenti da segnalare per la votazione. Analoga richiesta ha formulato il presidente del gruppo Sinistra Ecologia Libertà. La Presidenza, tenuto conto dei precedenti e in particolare di quello relativo alla discussione in prima lettura del presente provvedimento – e lo ricordo, in occasione di quel provvedimento, in presenza di due articoli fu disposta la triplicazione del numero degli emendamenti da porre in votazione – consente il raddoppio del numero degli emendamenti da votare. Avverto che, conformemente ai criteri di ammissibilità enunciati dal presidente della Commissione affari costituzionali nella seduta del 16 aprile 2015, la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento Costantino 1.26, già dichiarato tale in sede referente. La Presidenza si riserva comunque di pronunciare ulteriori dichiarazioni di inammissibilità nel corso dell'esame del provvedimento.

(Posizione della questione di fiducia – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Prego, ne ha facoltà.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei ministri pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, degli articoli 1, 2 e 4 della proposta di legge n. 3-bis-B ed abbinate (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale). ..

  PRESIDENTE. Per favore, per favore deputati, lasciate concludere la Ministra (Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) !

Pag. 33

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. ... recante disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati, nel testo della Commissione identico a quello modificato dal Senato (Vive Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Per favore !

  MAURIZIO BIANCONI. Vergogna !

  PRESIDENTE. Deputati, per favore. Deputato Bianconi, deputato Bianconi, la richiamo all'ordine !

  MAURIZIO BIANCONI. Fate schifo !

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Allora, se ci sono interventi, io darò la parola ad un deputato per gruppo, poi ci sarà alle ore 16 la Conferenza dei presidenti di gruppo.
  Presidente Scotto, prego, ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Signora Ministra, questo è un intervento che non avrei mai voluto pronunciare (Commenti).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile mantenere tutti la calma (Commenti dei deputati dei gruppo MoVimento 5 Stelle) e consentire a chi chiede la parola di parlare ? Per favore, per favore colleghi, poi darò la parola ad uno per gruppo, adesso lasciamo il deputato Scotto parlare.

  ARTURO SCOTTO. Capisco che molti colleghi ormai si sono abituati a tutto: noi no ! Noi non ci abitueremo mai all'idea che si metta la questione di fiducia su una legge di rilievo costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Non ci abitueremo mai all'idea di dover servire una maggioranza che ormai ha raggiunto livelli di tracotanza inaccettabile, inaccettabile ! Perché le regole del gioco andrebbero scritte insieme e, invece, voi decidete di farvele al vostro interno e trattate questo Parlamento come una sezione del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) per regolare conti interni che nulla hanno a che fare con il Paese.

  RICCARDO FRACCARO. Partito antidemocratico !

  ARTURO SCOTTO. Presidente, non sono tanto convinto che mettere la questione di fiducia sulla legge elettorale sia un fatto corretto anche istituzionalmente. Ci sono due precedenti: aprirono la porta a grandi traumi nel 1923 con la legge Acerbo e nel 1953 con quella «legge truffa» che oggi di fronte al mostro del «Sovieticum» appare addirittura più democratica. Oggi noi ci troviamo di fronte ad un funerale e ai funerali si partecipa con i crisantemi. Voi avete deciso di fare il funerale della democrazia, varcando le colonne d'Ercole vergognatevi (I deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà lanciano crisantemi verso i banchi del Governo) !

  PRESIDENTE. Deputati di SEL non si lanciano fiori in Aula, per favore togliete questi crisantemi, togliete questi fiori. Togliete questi fiori (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente). Grazie, agli assistenti parlamentari (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, signora Ministro, non consentiremo che quest'Aula venga ridotta a un bivacco di manipoli renziani, non lo consentiremo. Purtroppo, i precedenti sono stati molti presenti alla nostra storia patria.Pag. 34
  E tutto è cominciato proprio con quella legge Acerbo, approvata con le stesse modalità della legge truffa di Renzi. Non consentiremo che quest'Aula diventi un bivacco di manipoli renziani.
  Vede, signora Presidente, questa legislatura è nata con un sostanziale pareggio tra centrodestra e centrosinistra, solo 140 mila voti, uno 0,37 per cento di differenza percentuale tra le due coalizioni. Tra l'altro, il primo partito non era neanche il Partito Democratico, ma era il neo partito del MoVimento 5 Stelle ad essere il primo partito in questo Paese. Ebbene, la coalizione di centrosinistra ha preso il premio di maggioranza, quel premio di maggioranza che è stato dichiarato incostituzionale dalla sentenza della Corte un anno e mezzo fa.
  Renzi aveva detto in tutti i modi che le regole si cambiavano insieme, che non sarebbe stato possibile, che non avrebbe voluto in nessun caso farlo a colpi di maggioranza. Ora si ritrova solo, con i suoi parlamentari abusivi, fuori dalla Costituzione, ad imporre una legge elettorale a colpi di maggioranza per uccidere la democrazia nel nostro Paese, per diventare quello che lei ha dichiarato, signora Presidente, un uomo solo al comando. Questo è inaccettabile per la nostra democrazia. Noi non consentiremo in tutti i modi che quest'Aula sia ridotta a un bivacco di manipoli. Noi non consentiremo il fascismo renziano (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Non lo consentiremo, signora Presidente. E mi meraviglio molto che quello che rimane del Partito Democratico possa accettare una violenza di questo tipo. Non c'era nessuna ragione per mettere la fiducia su un provvedimento che non avrebbe mai dovuto vedere la fiducia, un provvedimento di rango costituzionale. Non c'era ostruzionismo, non c'era un numero in nessuna maniera esorbitante di emendamenti. Perché Renzi vuol mettere la fiducia ? Vuol mettere la fiducia per coartare, per condizionare la volontà e la libertà di voto del suo stesso partito.
  Noi non consentiremo, signora Presidente, che quest'Aula sia ridotta a un bivacco di manipoli. Per questa ragione noi faremo di tutto in quest'Aula e fuori di quest'Aula per impedire il fascismo renziano. No al fascismo di Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  IGNAZIO LA RUSSA. Si mischia la tragedia con la farsa !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente Boldrini. Io questa mattina, dopo aver registrato un voto sulle questioni pregiudiziali che ha consegnato al Governo una maggioranza chiara, netta, inconfutabile di 177 voti, quindi un vantaggio non facilmente colmabile, ho auspicato che quelle sirene, quelle sollecitazioni, quella sorta di mormorazione che circolava in quest'Aula in ordine alla scelta di imboccare la strada del voto di fiducia fossero immediatamente, in ragione di quel voto chiaro, netto, inequivocabile, rimesse fuori campo.
  Le parole del Ministro Boschi mi hanno, invece, consegnato una situazione diversa, con la scelta di imboccare una strada che certamente non renderà quest'Aula particolarmente pacifica per la strada che abbiamo anche dopo questo voto. Infatti, in tutta evidenza questo voto si annuncia come un'occasione lacerante non come un'occasione, invece, di lavoro collaborativo tra maggioranza e opposizione.
  Devo dire peccato, stiamo sciupando un'occasione. Peccato. Voglio solo consegnare la mia sensazione di disagio per questa scelta. Spero che esistano modalità per recuperare una strada comune. Comunque, in questo momento dico peccato. E, attenzione, esiste, sulle leggi elettorali in modo particolare, quella che i filosofi chiamano l'eterogenesi dei fini: si costruisce, si lavora, si immagina di confezionare un abito e quest'abito, poi, alla fine, ad insistere così tanto, va bene ad altri e non a chi l'ha immaginato (Applausi di deputati del gruppo Misto e dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie Presidente, è sicuramente difficile parlare in quest'Aula in questo momento con un clima certamente compromesso – Ministro Boschi, mi riferisco a lei – per l'apposizione della fiducia. Lei c'era in Commissione quando non c’è stato assolutamente dibattito in quanto soltanto io per l'opposizione ero presente. E questo è stato un momento certamente triste perché dibattere su una legge, anche quando si hanno idee diverse, migliora il clima, migliora il confronto e, comunque, anche se questa legge non era modificabile, noi ritenevamo opportuno sicuramente poter dibattere in merito a una legge così importante.
  Ci appelliamo all'articolo 72 della Costituzione, anche se già ci sono dei precedenti rispetto all'apposizione della fiducia su una legge di rango comunque costituzionale. Il Parlamento in questo momento viene sicuramente esautorato e, invece, dovrebbe esprimersi articolo per articolo su questa norma e non vedere il dibattito chiuso in questa maniera. Non è corretto, non è giusto da parte vostra e noi veramente siamo molto tristi sicuramente per il clima che sarà comunque peggiorato in quest'Aula in questo momento. Purtroppo, mi sento anche di dover rispondere a Brunetta che parla di fascismo quando hanno votato questa legge al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera). Non si possono sentire queste dichiarazioni. Quindi, ognuno si faccia il proprio esame e cerchi di capire che cosa poteva fare di più (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, prendo la parola come relatore di minoranza e credo che questo consentirà poi al mio gruppo di usufruire del tempo...

  PRESIDENTE. No, guardi, no.

  IGNAZIO LA RUSSA. Questo lo interpreterà lei. Capisco che in un clima restrittivo, perché fare parlare due per due motivi diversi ?

  PRESIDENTE. No, ci sono delle regole per tutti.

  IGNAZIO LA RUSSA. È meglio un minuto ciascuno.

  PRESIDENTE. Se lei parla per il suo gruppo, va bene.

  IGNAZIO LA RUSSA. È meglio un minuto ciascuno, poi lo deciderà dopo. Adesso, io sto parlando come relatore di minoranza.

  PRESIDENTE. No, come relatore no.

  IGNAZIO LA RUSSA. Si interrogherà.

  PRESIDENTE. Se lei parla per il gruppo, io sono felice di darle la parola, ma è uno per gruppo.

  IGNAZIO LA RUSSA. Uno per gruppo...

  PRESIDENTE. Quindi, prego per il suo gruppo.

  IGNAZIO LA RUSSA. ... e tutti per uno, cioè per Renzi, immagino.

  PRESIDENTE. Questo lo lascio decidere a lei.

  IGNAZIO LA RUSSA. Lei anche, per prima.

  PRESIDENTE. Questo lo lascio decidere a lei, per chi sta.

  IGNAZIO LA RUSSA. Bene, bene, bene, adesso comincio a capire quali sono le regole. Vede, Presidente, ci siamo stupiti fino a un certo punto dell'apposizione della fiducia. Era nell'aria, perché rischiare ? Sì, è vero, c'erano cento voti di maggioranza nelle pregiudiziali, ma non si Pag. 36sa mai che magari a qualcuno venisse in mente di pensare con la propria testa. Ma vuoi mettere il rischio che qualcuno del Partito Democratico, nel segreto del voto, magari non ubbidisca a Renzi ? Vuoi mettere che magari quelli di Forza Italia, quelli che hanno promesso di appoggiare nel voto segreto Renzi, se ce n’è, così dicono i giornali, cambiassero idea e facessero diventare il gruppo, così com'era molto solido nell'appoggiare la legge, adesso altrettanto solido nel votare contro ? E, allora, è meglio il voto di fiducia, meglio. E che vogliamo rischiare che il Parlamento abbia voce in capitolo nella legge elettorale ? Assolutamente no.
  Io mi chiedo: il neo Presidente della Repubblica, perché bisogna fare il nome, che io stimo e rispetto – non troverete una sola parola non di rispetto nei confronti di un Presidente che stimo veramente come persona – farà passare questa cosa ? Accetterà un voto di fiducia in un caso in cui non ci sono emendamenti in sovrannumero e non ci sono motivi di ordine temporale e di tempi perché magari c’è un'altra legge importante a seguire ? Non c’è nessuna ragione, se non quella di togliere la parola – lei l'ha detto: uno per gruppo, eh ! Cinque minuti, guai se parlano in due – al Parlamento.
  E sbrighiamoci anche ! E che vogliamo stare a discutere troppo della legge elettorale ! Mezza giornata e via tranquillamente ! Presidente, non ci meravigliamo, però a tutto c’è un limite. La corda non si può tirare troppo, non si può. Forse a fronte di questa fiducia non metteranno nell'obelisco il suo nome al posto di duce, non metteranno – mi spiace – tra gli interventi più belli del mondo quello di Brunetta che riecheggia in un momento di farsa qualcosa che nella storia ha significato tragedia. Forse non ci saranno cose di questo genere, ma l'importante è che la navigazione del Governo continui senza scosse, tranquillamente, avanti tutta, si dice. Allora sappiate che la piccola pattuglia di Fratelli d'Italia, veramente piccola, non si arrenderà, Presidente, non si arrenderà. Mi auguro che tutte le opposizioni non si arrenderanno e non diteci – concludo con questo argomento – che non si capisce come mai una legge, già approvata al Senato, oggi, dagli stessi viene contrastata. La domanda che vi dovete fare è: perché è stata approvata al Senato da parte di quelli che oggi ci dicono che non la apprezzano ? Se è vera allora la verità o se è ora la verità e, se per caso è vero che sono contrari nel merito, vuol dire che al Senato c’è stata una squallida compravendita che qualcuno dovrà avere il coraggio di denunziare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Presidente, in questo momento non ho veramente parole perché è un momento buio, ma profondamente buio per quest'Aula e per la democrazia di questo Paese. Io non so come faranno stasera le persone, che siedono tra i banchi del Governo, a guardarsi a casa dicendo: noi siamo il terzo Governo che ha chiesto la posizione della fiducia dopo la legge Acerbo e la legge truffa. Ma che urgenza c'era ? Una legge elettorale già c’è: è quella della Consulta. Quindi, questa posizione della questione di fiducia, quando c'erano solo cento emendamenti e ci avete chiesto addirittura di segnalarne ancora di meno, è una presa in giro, è un atteggiamento miserabile ! Mi dispiace dirlo, ma è veramente da miserabili (Dai banchi del MoVimento 5 Stelle si grida: Miserabili !) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà). Questa legge elettorale, che già ci sarebbe e sarebbe autoapplicativa, prevedrebbe le preferenze e non un premio di maggioranza, quindi evidentemente non farebbe comodo ai signori seduti su quel banco e alla maggioranza. Detto questo, non voglio proseguire tanto parliamo al vento perché questo Governo se ne frega di qualsiasi cosa dica chiunque qua dentro, compresa la maggioranza. Voglio solo far presente che se gli italiani sapessero quello che noi vediamo ogni giorno, i Pag. 37soprusi, le prese in giro, le violazioni regolamentari e il fatto che i loro problemi sono sempre l'ultimo degli ultimi problemi di quest'Aula verrebbero a prendervi per il colletto e vi trascinerebbero fuori a pedate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Io, forse, andrò un po’ fuori dal coro. Però vorrei riferire a lei che si facesse portavoce verso il Governo e verso il Ministro Boschi che di questa situazione non ce ne frega niente a noi della Lega. Non ce ne frega che voi facciate forzature indegne ovviamente per garantirvi la poltrona futura. Non ce ne frega che convochiate un Consiglio dei ministri straordinario per cercare di avere più posti possibili in questo Parlamento alle prossime elezioni che si terranno. Non ce ne frega niente per due ragioni. La prima perché avrei voluto vedere che questo piglio decisionista del Presidente Renzi, questa fiducia, questa umiliazione del Parlamento fosse stata messa magari per risolvere quel 13 per cento di disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).
  Mi sarebbe piaciuto che questo piglio decisionista fosse stato messo per dare una risposta a quel 44 per cento dei giovani che non trova lavoro; l'avrei voluto vedere verso quegli imprenditori che si suicidano per dare una risposta a quelle imprese che chiudono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini) ! Invece, il piglio decisionista lo vedo soltanto quando si tratta di poltrone della politica.
  E dico che me ne frego anche per un secondo motivo: perché voi pensate così di fare i furbi, soltanto che siete diventati la presa in giro di voi stessi. Perché voi pensate che con una legge elettorale, che vi garantisce, sulla carta, poltrone, potere e gestione del potere, avrete sempre la vittoria in mano. Voi vi siete, però, dimenticati di un fattore decisivo, che è quello dei cittadini: sono i cittadini che con qualsiasi legge elettorale scelgono e il consenso non è dato dal numero di poltrone o di prebende che si può fare o qualche promessa a qualche gruppuscolo di consenso che, magari, garantisce un pugno di voti; ma il consenso si dà se si danno risposte ai problemi del Paese, ai drammi che il Paese che sta vivendo in questo momento, drammi causati anche delle vostre politiche.
  Quindi, guardate – e concludo –, non pensate di averla vinta facile, perché la gente si sta svegliando e sta scoprendo che siete soltanto un bluff a disposizione del potente di turno, ma non siete la risposta ai problemi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Chiede di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà. Dov’è l'onorevole Tabacci ? Eccolo. Prego.

  BRUNO TABACCI. Presidente, sono ancora qui ! Io avevo suggerito al Ministro Boschi di non porre la questione di fiducia: mi dispiace di non essere stato ascoltato, ma ne capisco le ragioni parlamentari. Anzi, l'onorevole Rosato mi aveva spiegato che c'erano dei rischi sull'apparentamento: io ho considerato la questione dell'apparentamento come era stata posta in quella riunione a Palazzo Chigi quella sera in cui si riunì la maggioranza, quando l'apparentamento appariva come una riproposizione dello schema dell'elezione diretta del sindaco, e fu negato. Allora, anche l'onorevole Alfano ritenne che questa cosa non dovesse essere portata avanti. Io la registrai, così come registro il fatto che, in questo Parlamento, le idee sulla legge elettorale sono andate mutando nel corso degli anni; pur tuttavia, ci sono alcuni, come me, che ritengono che il sistema parlamentare per essere difeso e tutelato abbia bisogno di una strumentazione elettorale che sia conseguente. Ma questo dibattito non può essere portato all'infinito.
  Io ho votato contro nel passaggio alla Camera, ma non posso non vedere come, Pag. 38rispetto alle questioni poste dalla Corte costituzionale, al Senato si siano fatti oggettivamente dei passi in avanti. Allora, non posso farmi strumentalizzare dall'onorevole Brunetta. Non posso farmi strumentalizzare dall'onorevole Brunetta, il quale cita il «bivacco di manipoli»: non mi pare che sia questa la sede, perché non stiamo parlando di questo. Non stiamo parlando di questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Così come non posso farmi influenzare dal dibattito all'interno del Partito Democratico. Ve lo avevo già detto in un altro passaggio parlamentare: non potete fare tutte le parti in commedia, giocare tutto e il suo contrario. Non va bene questa impostazione parlamentare.
  Questa legge elettorale è la conseguenza dell'immagine referendaria che veniva dalle idee di Segni e di qualche altro, riproposta ancora nel 2009, che sono lontane dal mio modo di pensare, pur tuttavia, se si vuole fare il modello dei sindaci, si arrivi. Sarebbe stato molto meglio avere un modello presidenziale temperato da quegli accorgimenti che consentono di mettere in campo dei contrappesi. Non si è voluto fare questo ? Prendo atto, il modello dei sindaci.
  E allora andiamo avanti con il modello dei sindaci, anche perché vorrei segnalare il fatto che nessuna maggioranza parlamentare ha mai potuto costruire un modello elettorale che fosse finalizzato al suo successo, perché spesso accade che il popolo è più avanti delle intenzioni dei propri governanti e, quindi, non c’è da preoccuparsi, neanche i colleghi del MoVimento 5 Stelle devono preoccuparsi. Se il consenso elettorale sarà tale da spostare gli elementi di fondo questo accadrà e, quindi, perché accapigliarci poi tanto ? Io non lo avrei messo il voto di fiducia, però non mi scandalizzo sul fatto che ci sia... (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Guardi, io non so neanche lei da dove venga, quindi il fatto che lei non si sia scandalizzato di niente... (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stia tranquillo e pensi ai fatti suoi.

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Tabacci, per favore.

  BRUNO TABACCI. Stia buono, stia buono (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Prego, continui con il suo intervento.

  BRUNO TABACCI. Io le mie radici le conosco bene e non voglio confonderle con le vostre, per nessuna ragione, per nessuna ragione (Applausi) !

  PRESIDENTE. Colleghi, lasciate concludere l'onorevole Tabacci.

  BRUNO TABACCI. Avevo già completato, ma il problema è che loro sono convinti di rappresentare i cittadini e di essere sopra tutta la realtà, per cui pensano solo di essere loro a rappresentare i cittadini. Io sono un cittadino come gli altri e non ho bisogno di farmi intermediare da loro.
  Comunque sia, io penso che questa fiducia è stata posta – e ora entreremo nel merito delle questioni – e se qualcuno non è d'accordo può votare tranquillamente contro il Governo, perché non c’è l'obbligo di votare a favore se questa viene considerata un elemento di totale discrimine rispetto allo sviluppo della legislatura. La questione è aperta, però è evidente che i giochi sono finiti.
  Il Governo, nella persona del Presidente del Consiglio, ha detto che su questa questione della legge elettorale si gioca la sua permanenza: bene, il gioco è aperto. Io avrei preferito una soluzione, diciamo così, più convenzionale; non è stato possibile, ne prendo atto, ma credo che ci sia lo spazio per fare un discorso politico e una discussione che sia altrettanto seria (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Chiede di parlare il deputato Buttiglione. Colleghi, un deputato per gruppo, prego, ne ha facoltà.

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  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, non è un momento esaltante nella nostra vicenda politica nella storia del Parlamento italiano. Noi avevamo suggerito un altro percorso, il gruppo di Area Popolare aveva chiesto niente voti segreti e niente fiducie, in modo da assicurare le condizioni per un dibattito ampio e sereno. Naturalmente, l'opposizione, gli amici grillini, avevano tutto il diritto di dire «vogliamo il voto segreto»: il Regolamento dà loro questo diritto. I romani dicono: «Qui iure suo utitur neminem laedit», chi fa uso del suo diritto non fa danno a nessuno... (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'ha chiesto Forza Italia ? Ma anche voi lo avete chiesto... (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non lo avete chiesto ? Bravi, prendo atto.

  PRESIDENTE. La prego, onorevole Buttiglione, non interloquisca con altri deputati, si rivolga alla Presidenza.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo scusa, signora Presidente. Chiunque lo abbia chiesto, sarebbe stato meglio che non lo avesse chiesto per non dare l'impressione di cercare imboscate parlamentari, perché su di un argomento del genere ci si esprime ciascuno a viso aperto prendendosene la responsabilità verso gli elettori, come opportunamente prescrive il Regolamento del Senato.
  Qui è andata in un modo diverso: l'opposizione, una parte dell'opposizione, ha chiesto il voto segreto e il Governo ha replicato ponendo la fiducia. Anche il Governo fa uso di un suo diritto. Voi sapete che io non amo i toni accesi, quelli che gridano ai carri armati russi oppure ai manganelli fascisti in arrivo in ogni momento. È un passaggio non bello della nostra storia parlamentare, ma certamente non mette in dubbio la libertà e non riduce quest'Aula a un bivacco di manipoli, né di camicie nere e neanche dell'Armata rossa. Evitiamo di caricare i toni in quel modo, non fa bene a nessuno. Cerchiamo di esprimere non gli umori del Paese, ma l'intelligenza del Paese che, qui, dovrebbe essere congregata.
  Però, mi ricordo che tanto tempo fa, quando facevo un altro mestiere e ho dato la laurea honoris causa alla Internationale Akademie für Philosophie ad Alexander Solzhenitsyn, che lui fece un grande discorso dicendo che: se tutti fanno uso fino in fondo del loro diritto, il risultato non è il bene comune. Allora, dovremmo tutti imparare a trattenerci nell'uso del nostro diritto, arrivare un passo prima del limite del nostro diritto.
  Questo oggi non è successo. Il Ministro Boschi ha tutta la mia solidarietà; io capisco, capisco le ragioni politiche di questa scelta, perché ? Perché a questo punto questa legge va approvata. Come professore ho molte riserve su questa legge; se si vogliono ottenere certi risultati si fa una Repubblica presidenziale, mescolare Repubblica presidenziale e Repubblica parlamentare, cercare di ottenere risultati presidenziali da un impianto parlamentare è un gioco pericoloso. Tuttavia, qui non faccio il professore, faccio politica e politicamente vi dico che questo dossier aperto delle riforme istituzionali ha delegittimato e sta delegittimando le istituzioni. Bisogna chiuderlo, bisogna chiuderlo rapidamente, bisogna chiuderlo approvando questa legge, sapendo che il modo in cui funzionerà non lo sa nessuno.
  Quando facciamo le leggi elettorali noi ci diamo sempre l'aria di sapere quello che accadrà; nessuno lo sa quello che accadrà, ci sarà, come risultato, un grande partito al centro con un pulviscolo a destra e a sinistra ? È possibile. E qui mi rivolgo agli amici di Forza Italia: saprà il centrodestra reagire con una risposta all'altezza della sfida, accantonando, chiudendo una pagina della sua storia politica e aprendone un'altra per creare in Italia una opposizione che sia di livello europeo, non demagogica, capace di fornire alternative, di proporre alternative, di presentarsi unita alle prossime elezioni ? Non lo sappiamo, ma certo questa legge elettorale ci sfida a fare questo. L'opposizione è quella parte della maggioranza che, ovviamente, è idealmente alternativa alla sinistra, ma, per il bene comune del Paese, ha accettato di fare questo cammino.

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  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Mi consenta ancora una osservazione. Non è possibile al Senato approvare una legge e dire qui, non che si è cambiata idea, non che è sbagliata, ma che è liberticida ! Non è possibile, non è giusto. Io capisco che chi vuole lo sfascio dell'Italia voglia andare alle elezioni con questa legge elettorale, con quella vigente adesso, sapendo che dopo sarà impossibile formare qualunque Governo. Chi vuole andare al potere sulle macerie del Paese non può avere altro percorso. Non basta dire che qui si ragiona sulle poltrone, bisogna dire francamente: se si andasse davvero alle elezioni con questa legge elettorale che Governo si fa dopo, chi lo fa il Governo dopo, chi salva l'Italia dal finire nelle condizioni della Grecia, dopo ?

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Per tutte queste ragioni, noi invitiamo quelli che hanno a cuore il bene del Paese a votare la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Grazie Presidente, io penso che si possano dire molte cose su questo dibattito, sulla legge elettorale, sulle cose che hanno contraddistinto il nostro lavoro, ma essere accusati di avere fatto la legge elettorale da soli, questo no (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché durante tutto il percorso parlamentare che ha contraddistinto i lavori prima alla Camera e poi al Senato, lo sforzo del nostro gruppo e della nostra maggioranza è sempre stato quello di allargare.

  IGNAZIO LA RUSSA. Peggio, peggio, peggio !

  ETTORE ROSATO. Lo dico al collega Brunetta che oggi usa toni duri, apocalittici rispetto evidentemente ai suoi colleghi di partito del Senato, non certo rivolto a noi, perché questa legge elettorale che è stata votata al Senato da Forza Italia, non meritava una questione pregiudiziale di costituzionalità in quest'Aula. È un frutto della loro incoerenza, non dell'incoerenza della maggioranza e del nostro gruppo e l'incoerenza di Forza Italia è un elemento di quelli che spingono al voto di fiducia.
  Lo dico ai colleghi di SEL, che casualmente viaggiano evidentemente con i crisantemi ogni giorno nella borsa, perché altre motivazioni non ne vogliamo trovare, con cui noi abbiamo fatto un percorso che ha portato il nostro gruppo ad accogliere le loro richieste, ad accogliere le loro richieste, anche quelle che portavano all'abbassamento del tetto al 3 per cento della quota (Proteste dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) come era chiesto da loro...

  ARTURO SCOTTO. Stanno cancellando la democrazia con i nostri voti, con i voti di SEL ! Non si permettano, non si permettano !

  PRESIDENTE. Colleghi, deputato Scotto ! Deputato Scotto, per favore, la richiamo all'ordine !
  Continui...

  ETTORE ROSATO. Io sto continuando...

  PRESIDENTE. Allora, continui deputato Rosato.

  ETTORE ROSATO. Sto continuando, Presidente. Sto continuando dicendo, con grande serenità, che si può dire tutto ma non che abbiamo voluto fare la legge elettorale da soli (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini). Allora possiamo anche ricordare la diretta streaming con il MoVimento 5 Stelle, dove ci chiedeva il premio alla lista e non il Pag. 41premio alla coalizione. Possiamo ricordare anche quello, che considerava un elemento distintivo della legge elettorale. Poi, il MoVimento 5 Stelle non ha avuto la capacità di tenere il punto su nulla e non ha il coraggio di dire che questa legge è una legge elettorale che a loro piace ! Non ha il coraggio di dirlo (Prolungate proteste dei deputati del gruppo MoVImento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Deputati del MoVimento 5 Stelle, per favore ! Deputato Toninelli (Proteste dei deputati del gruppo MoVImento 5 Stelle) ! Dovete lasciare parlare !

  ETTORE ROSATO. Maledicono nel segreto, perché nel segreto il MoVimento 5 Stelle non dice che questa è una legge che gli piace !

  PRESIDENTE. Dovete lasciare parlare ! Dovete imparare a lasciar parlare gli altri !

  ETTORE ROSATO. Signora Presidente, è una strada molto lunga, quella di imparare a lasciar parlare gli altri. È una strada molto lunga !

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi, lasciamo parlare tutti in quest'Aula ! Lasciamo parlare chi chiede la parola ! Per favore, è una questione di rispetto ! È una questione di rispetto ! Per favore !

  ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente. Volevo riprendere anche il ragionamento – riesco a parlare comunque, Presidente – per dire che è vero che tre volte è stata posta in quest'Aula la fiducia sulla legge elettorale, ma è anche vero che, negli ultimi cinquant'anni, questa è la terza volta che il Parlamento affronta una legge elettorale. Ed è anche vero che, negli ultimi dieci anni, questo Parlamento non è riuscito a modificare una legge che oggi tutti chiamano Porcellum, caratterizzata da una sentenza della Corte costituzionale che l'ha bocciata (Commenti del deputato Toninelli) !

  PRESIDENTE. Deputato Toninelli ! La richiamo all'ordine, deputato Toninelli ! Deve lasciar parlare, perché questa è un'Aula parlamentare ! Non siete solo voi i titolari, è chiaro ? Basta con queste modalità. Loro hanno consentito a voi di parlare e voi dovete consentire loro di parlare (Proteste dei deputati del gruppo MoVImento 5 Stelle) ! È una questione di rispetto ! È una questione di rispetto !

  ETTORE ROSATO. Presidente, forse aveva ragione il presidente Brunetta quando parlava di manipoli, ma doveva guardare da un'altra parte, presidente Brunetta, parlando dei manipoli (Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida ripetutamente: «Vergogna !») !
  Dicevo, Presidente, che questa è una scelta difficile ed era una scelta difficile, ma è coerente con un impegno che noi abbiamo assunto: l'impegno con i cittadini, con gli italiani, di dare una legge elettorale a questo Paese ! Finalmente dare una legge elettorale a questo Paese ! Quello che sta accadendo in quest'Aula è la dimostrazione del clima che noi abbiamo voluto evitare. Questa è la dimostrazione di quello che noi abbiamo voluto evitare ! La scelta del Governo va in questa direzione. Concludo dicendo, Presidente, che c’è un altro punto: la scelta del Governo è assolutamente coerente con il mandato che questo Parlamento ha dato a quel Governo, il Governo delle riforme, delle riforme costituzionali, della legge elettorale, di quello che deve servire a questo Paese per ripartire, per la ripresa economica. Noi siamo convinti che questa sia la strada giusta...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ETTORE ROSATO. E lo facciamo senza paura, anche di chi urla e di chi sta cercando di impedirci di parlare e di votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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  DAVIDE CRIPPA. Presidente, vorrei fare un intervento ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento e conseguentemente dell'articolo 72 della Costituzione. Premetto il fatto che, sentire all'interno di quest'Aula parlamentare l'ipocrisia che aleggiava negli interventi precedenti, credo debba far riflettere tutti, in primis lei, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Io le chiedo questo, nel momento in cui ricordo che chi, alla mia sinistra, ha supportato questa legge elettorale oggi si presenta con un'altra faccia. Dall'altro lato...

  PRESIDENTE. Doveva svolgere un richiamo al Regolamento.

  DAVIDE CRIPPA. È un richiamo al Regolamento. Arrivo al dunque.

  PRESIDENTE. Prego, faccia il richiamo al Regolamento.

  DAVIDE CRIPPA. Arrivo al dunque. Poi, il relatore è un esule di SEL che, in qualche modo, un anno fa diceva: quello che viene chiamato Italicum ha lo stesso odore del Porcellum, che arriverà a impestare tutto il Paese.

  PRESIDENTE. Continuo a non capire il richiamo al Regolamento !

  DAVIDE CRIPPA. Il richiamo al Regolamento che volevo fare, in questo clima che stavo in qualche modo delineando, riguarda il fatto che l'articolo 72, al comma 4, stabilisce che «la procedura normale di esame di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale».
  Signora Presidente, vorrei segnalarle che questo concetto di «normale» deve far riferimento ai precedenti in atto. I precedenti in atto, ahimè, sono quelli di una fiducia posta in epoca fascista – e qui qualcuno, qualche giorno fa, ha avuto anche il coraggio di cantare «Bella Ciao» sicuramente in qualche città italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), un'ipocrisia, e qui ritorno alla premessa fatta, molto ampia all'interno di questa Aula.
  L'articolo 72, parla di procedura normale; io non considero normale due posizioni di fiducia sulla legge Scelba e sulla legge Acerbo in epoca fascista, per me quella non è la normalità, Presidente, lei si deve dissociare, lei può non considerare politicamente normale l'apposizione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'articolo 72 della Costituzione parla chiaro; è una questione di normalità e i precedenti che oggi ci vengono portati sono dell'epoca fascista. Vogliamo cercare di sgombrare il campo dal passato orrendo che ha costruito un'epoca terribile del nostro paese o vogliamo riviverla ? Questi soggetti, che si permettono di cantare quelle canzoni, come accaduto qualche giorno fa, non devono avere più il coraggio neanche di presentarsi davanti alla gente, soprattutto ai morti: non deve più succedere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! L'articolo 72 è una responsabilità sua, Presidente, perché io credo che lei abbia la facoltà di considerare...all'interno del Regolamento della Camera sicuramente la posizione della fiducia è permessa, ma quando uno mi parla di normalità all'interno dell'articolo 72 della Costituzione vorrei da lei un parere su cosa è normale e cosa «no», per il fatto che è normale secondo lei mettere la fiducia come in epoca fascista ? Secondo me «no» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Egregia Presidente, lei ha una grande responsabilità, perché deve decidere se è legittima la posizione della fiducia quest'oggi. Le voglio ricordare che l'articolo 49 del nostro Regolamento stabilisce che sulle leggi elettorali Pag. 43è possibile chiedere il voto segreto. La legge elettorale rientra nel novero di quell'elenco di leggi che si possono votare a votazione segreta. So quale obiezione è circolata in questa Aula; vi sarebbero due tipi di leggi votabili a scrutinio segreto: quelle che sono elencate nel primo periodo dell'articolo 49, per le quali, indiscutibilmente, si pone il voto segreto, e le altre materie con riferimento alle quali si procede a voto segreto se ciò viene richiesto. Da qui qualcuno ha voluto arguire una differenza ontologica tra le prime e le seconde materie. Così non è, perché il modo di votazione è sempre prescritto, non è mai libero in questa Aula. Non solo, faccio un esempio per qualcuno che, come dire, fa un altro mestiere. Faccio l'esempio dei reati perseguibili a querela e dei reati perseguibili d'ufficio. L'azione penale è sempre esercitabile dal pubblico ministero, in questo caso il voto segreto è sempre concedibile da lei, in quanto lei ne ha la titolarità. Quando alcuni reati sono perseguibili a querela di parte non è che ontologicamente sono qualcosa di diverso e che l'esercizio dell'azione penale è attribuita loro.
  Spetta sempre al pubblico ministero, solo che l'ordinamento, in quei casi, chiede al soggetto interessato, alla parte lesa, se ritiene, nella valutazione dei suoi interessi, se debba rimuovere un ostacolo all'esercizio, da parte sempre del pubblico ministero, dell'azione penale. Quindi, dico questo perché, quando l'argomento è stato posto, si è suggerito, da parte di qualcuno, che sarebbero due situazioni diverse.
  Quindi, premesso che la legge elettorale è una legge per la quale è previsto il voto segreto – e noi già questa mattina sulle questioni pregiudiziali abbiamo chiesto, e lei ci ha concesso, il voto segreto –, faccio presente che noi su questo provvedimento chiederemo, almeno per quanto mi riguarda, ma altri lo avrebbero richiesto, il voto segreto. Non è con questo mezzuccio da dozzina della Ministra Boschi, la quale ci anticipa la decisione del Consiglio dei Ministri di porre la fiducia, che abbiamo risolto il problema. Il problema c’è, perché la votazione della fiducia si fa in modo palese e, quindi, non potrà mai il voto di fiducia sopprimere il diritto dei singoli deputati di votare in modo segreto la legge elettorale.
  Faccio un altro appunto. Si è citato un vecchio precedente, oltre a quello della «legge Acerbo». Non mi soffermo, visto che lo ha fatto già egregiamente il mio giovane collega, perché mi vergogno a fare riferimento a quel precedente. Noi sostanzialmente stiamo sostenendo – da parte di qualcuno e mi riferisco a Rosato, in particolare, che lo ha detto – la continuità dello Stato italiano, repubblicano e antifascista, con quello fascista. Noi stiamo affermando, in quest'Aula, la continuità dello Stato fascista e dello Stato repubblicano (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e dei deputati Brunetta e Massimiliano Bernini) e la dignità dei Ministri, in particolare dopo la celebrazione del settantesimo anniversario in quest'Aula pochi giorni fa, non doveva neanche consentire questo accostamento e questa oscena utilizzazione.
  L'altro precedente attiene ad un'epoca in cui il Regolamento della Camera prevedeva come regola il voto segreto. Adesso il Regolamento prevede come regola il voto palese e un'eccezione al voto palese è proprio nell'elenco delle materie descritte nell'articolo 49 del Regolamento.
  Potrei ancora aggiungere che l'articolo 51 del Regolamento, nell'ultimo comma, il comma 3...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ARCANGELO SANNICANDRO. ... dice che «nel concorso di diverse richieste prevale quella di votazione per scrutinio segreto» e non bisogna essere scienziati del diritto per capire che, se confliggono due richieste, una a votazione palese e l'altra a votazione segreta, è ovvio che deve avere la prevalenza la richiesta a votazione segreta.
  Quindi, egregia Presidente, lei deve vietarla, non può porre la questione di fiducia. Lei deve rigettare al mittente questa richiesta, perché è una richiesta che, oltre a essere oscena sul piano politico generale, Pag. 44è anche una richiesta che non si sostiene sul piano regolamentare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Allora, colleghi, vi darò delle delucidazioni in merito a questo punto, circa la possibilità per il Governo di ricorrere alla questione di fiducia sulla legge elettorale, dato che questo mi pare il punto più saliente.
  Al riguardo, ricordo che, nel nostro ordinamento, il Governo può, per prerogativa costituzionale, porre in ogni fase del procedimento legislativo la questione di fiducia, individuandone l'oggetto, ciò in quanto attraverso la votazione fiduciaria esso mette in discussione la propria responsabilità politica nei confronti della Camera e, dunque, anche la propria permanenza in carica.
  Alla luce di tale principio, i casi di esclusione – di esclusione – della facoltà di porre la questione di fiducia che, come è noto a tutti in quest'Aula, sono individuati dall'articolo 116, comma 4, del Regolamento, non possono che essere di stretta interpretazione. Dal momento che tale disposizione non prevede tra le materie escluse quella elettorale, la Presidenza, senza entrare nel merito di valutazioni sull'opportunità politica del voto di fiducia (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non può che ammettere, da parte del Governo, l'esercizio di tale prerogativa costituzionale (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DIEGO DE LORENZIS. Collusa !

  PRESIDENTE. Deputato De Lorenzis, la richiamo all'ordine. Lei non può esprimersi in questo modo nei confronti della Presidenza ! Lei ne dovrà rispondere !

  DIEGO DE LORENZIS. Ne risponderò.

  PRESIDENTE. Benissimo (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Continuate con insulti perché non sapete argomentare, dunque insultate pure, insultate, liberi di insultare. Io sto dando motivazioni ad una scelta, e voi come rispondete ? Con l'insulto. Complimenti ! Se posso continuare, sempre con le motivazioni, se vi interessa, altrimenti io posso anche evitare di farlo.

  ROBERTO FICO. Non lo fare !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Non le dare. Metti la ghigliottina !

  PRESIDENTE. Deputato Fico, io sto cercando di dare delle spiegazioni, che mi sono state richieste. È chiaro ? Dovete permettere alla Presidenza di spiegare quello che è stato richiesto.
  È stato anche sostenuto che, su una materia sulla quale sia ammissibile la richiesta di scrutinio segreto, debba intendersi esclusa la possibilità per il Governo di porre la questione di fiducia. Al riguardo, osservo quanto segue: l'articolo 116, comma 4, del Regolamento esclude la questione di fiducia solo sugli argomenti per i quali il Regolamento prescrive votazioni per alzata di mano o per scrutinio segreto. Esso non trova, pertanto, applicazione nei casi in cui il ricorso allo scrutinio segreto, ove ne ricorrano i presupposti regolamentari, è previsto soltanto su richiesta. Rimando in proposito alle esplicite affermazioni del Presidente della Camera del 24 gennaio 1990, 29 giugno 2004, 24 novembre 2004, 12 maggio 2009, che, rispondendo a specifiche obiezioni sulla questione, hanno ribadito come, anche alla luce degli orientamenti emersi dai lavori della Giunta per il Regolamento, fin da subito, dopo la riforma della disciplina regolamentare del voto segreto, si sia registrata, nel corso della legislatura, una prassi applicativa e interpretativa assolutamente costante e consolidata, nel senso di ammettere la posizione della fiducia su provvedimenti per i quali l'articolo 49 preveda l'ammissibilità dello scrutinio segreto.
  In particolare, nella seduta del 24 gennaio 1990, la Presidente Iotti, proprio a fronte di obiezioni analoghe a quelle odierne, ha precisato che: il fatto che la Pag. 45nuova disciplina dell'articolo 49 abbia soppresso i casi di scrutinio segreto obbligatorio non può indurre a pervenire in via meramente interpretativa alla conclusione che quel divieto, cioè quello relativo alla posizione della fiducia, riguardi ora le materie in cui è ancora possibile ricorrere allo scrutinio segreto, che resta, infatti, comunque facoltativo. A tale conclusione, che può anche avere una sua logica, così come possono invocarsi e sono state invocate logiche opposte, può pervenirsi solo attraverso un'esplicita modificazione – quindi, ci vorrebbe un'esplicita modificazione – del comma 4 dell'articolo 116, senza la quale il Presidente non potrebbe, in alcun modo, limitare l'esercizio di quella che, attraverso una consolidata consuetudine, si è affermata come prerogativa del Governo.
  Alla luce di tali elementi, sarebbe arbitrario da parte della Presidenza escludere l'ammissibilità della questione di fiducia sulla materia in oggetto. Quindi, mi pare che questa sia stata un'ampia chiarificazione del perché siamo addivenuti a questa scelta e a questa decisione.

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Solo per riportare quest'Aula a un regime costituzionale di uno Stato di diritto e, per un attimo, alienarla da un regime dittatoriale, le ricordo, Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...so che voi non vi rendete conto di essere in dittatura. Questo è il problema per cui siamo qui, adesso, a contestarvi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ovviamente, il richiamo è agli articoli 8 e seguenti e sull'evidente disparità del Presidente nell'applicazione delle norme del Regolamento. Lei ha citato, Presidente, l'articolo 116. Perché non ha citato articoli in quella miserabile occasione in cui ha deciso di applicare, per la prima volta, la ghigliottina in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Lei ha citato...

  PRESIDENTE. Volete fare un richiamo pertinente all'argomento all'ordine del giorno, per favore, deputato (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Sta parlando !

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, il richiamo all'attuale violazione, trattandosi di una disparità da parte sua, deve fare riferimento ad una precedente applicazione in cui lei si è comportata in maniera differente. Se lei non comprende questo, allo stesso modo che per i colleghi del PD, è un suo problema, non il mio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Presidente, lei ha citato diversi precedenti, che, tra l'altro, non hanno nulla a che fare con quello di cui stiamo parlando oggi. Sotto la Presidenza Iotti un tale atto di arroganza nei confronti del Parlamento non sarebbe stato ammissibile. Ma aggiungo, Presidente, che lei fa richiami a precedenti: ma, Presidente, quale era il precedente che la autorizzava a ghigliottinare il dibattito parlamentare nella sua prima occasione in cui ha applicato la ghigliottina al dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  E allora, Presidente, vi è un'evidente e ipocrita disparità di trattamento da parte sua nei confronti delle forze parlamentari. Ma, Presidente, le chiedo...

  PRESIDENTE. Va bene, mi è chiaro il senso del suo intervento, mi è chiaro (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Lo faccia finire !

  PRESIDENTE. Ho capito il senso del suo intervento. Abbiamo una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo...

Pag. 46

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, mi faccia finire; il collega di SEL ha parlato almeno il triplo di quanto ho parlato io finora. Aggiungo una cosa: lei non ha il dovere di cogliere il senso di quello che dico io. Lei ha il dovere di permettermi di esprimere il senso di quello di cui parlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Allora, se lei fa un richiamo al Regolamento, parla, altrimenti... O lo fa o non lo fa il richiamo al Regolamento, abbia pazienza !

  ALFONSO BONAFEDE. Perfetto, se lei la smette di interrompere con interventi inopportuni, finisco il mio richiamo. Presidente, lei parla...

  PRESIDENTE. Vi sono delle regole. Chi parla sul richiamo al Regolamento, interviene sul Regolamento. D'accordo (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Concluda, la prego.

  ALFONSO BONAFEDE. No, sto continuando. Io continuo, non concludo. Vi è un'altra violazione da parte sua, perché lei fa riferimento all'articolo del Regolamento senza rendersi conto del fatto che vi è una fonte (Scambio di apostrofi tra deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC))...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  ALFONSO BONAFEDE. ...vi è una fonte del diritto che è sovraordinata a tutte le altre fonti, ed è la Costituzione. Noi abbiamo fatto un richiamo al Regolamento, facendo riferimento ad un articolo preciso della Costituzione, e lei, su questo, non si è espressa, perché il nostro richiamo alla Costituzione riguarda il concetto di «normalità».

  PRESIDENTE. La ringrazio, il suo tempo è scaduto.

  ALFONSO BONAFEDE. No, Presidente, il mio tempo non è scaduto e la prego di farmi concludere.

  PRESIDENTE. Concluda !

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Presidente, il suo modo di gestire e di coordinare i lavori dell'Aula sta riducendo questi lavori parlamentari ad un calderone di formalismi che non hanno più senso. Si rende conto, Presidente, che qui vi è qualcuno che sta calpestando il Parlamento ? E le dico anche un'altra cosa: lei non è nemmeno libera di dirlo, perché l'unica volta, due mesi fa, in cui lei ha provato dire che, forse, vi era qualche forzatura da parte del Governo sui lavori parlamentari, le è stato detto che stava oltrepassando il suo perimetro istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, ma quand’è che penserà di capire che dietro questo Regolamento stanno...

  PRESIDENTE. Grazie, deputato. Allora, colleghi, a questo punto concludiamo. Adesso è convocata la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendiamo la seduta (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e del deputato La Russa)...è stato già fatto un intervento non sul Regolamento, io do la parola a Crippa, ma se non è sul Regolamento io tolgo la parola. Prego, deputato Crippa. Quale articolo del Regolamento ? No, dico al deputato Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Articolo 8. Credo che ci fosse prima il deputato La Russa...

  PRESIDENTE. Prego, continui.

  DAVIDE CRIPPA. Va bene, non vorrei prevaricarlo.

  PRESIDENTE. No, si immagini.

  DAVIDE CRIPPA. È l'articolo 8. La risposta che lei in qualche modo ha cercato di dare unendo gli interventi sul Pag. 47Regolamento del collega Sannicandro e, in precedenza, quello fatto da me, credo che però in qualche modo nel tentativo di rispondere a entrambi abbia fatto un po’ di confusione, cioè nel senso che i cittadini da casa abbiano magari compreso che nella serie dei precedenti che lei, in qualche modo, ha enunciato ci sia la risposta alla mia perplessità del fatto che l'articolo 72 della Costituzione non sia di fatto stato rispettato e non sia tuttora rispettato, cioè quello della procedura normale di esame. È qui che le chiedevo, in realtà non è il Regolamento che sancisce cosa è normale e cosa non è normale, il Regolamento sancisce alcune modalità di esecuzione interne. Io le chiedo se quelle modalità sono in linea con l'articolo 72 della Costituzione, e le ho anche ribadito che in quelle modalità si è mosso soltanto un Governo dell'epoca fascista, e quindi che i precedenti che lei mi ha citato non sono precedenti reali, che abbiamo delle spalle significative per poter parlare all'interno di quest'Aula parlamentare, fanno riferimento a un'epoca disastrata e drammatica del nostro Paese. Io le ribadisco la necessità che lei mi dia una risposta sul fatto che consideri normale, ai sensi dell'articolo 72 della Costituzione, la fiducia sulla legge elettorale, perché di fatto lei così sta dando seguito all'epoca fascista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente, sul Regolamento e anche sull'ordine dei lavori, Regolamento, il combinato disposto dell'articolo 49 e dell'articolo 116. Dico anche sull'ordine dei lavori perché correttamente mi potrebbe dire che ha già, in parte, dato risposta a una simile, ma non identica, questione che è stata posta dal collega del gruppo SEL, e per cui mi premunisco dicendo che comunque ho anche una questione sull'ordine dei lavori, che anticipo: se lei rimanesse nel convincimento che non vi è contrasto fra quanto oggi sta avvenendo in Aula, cioè la posizione del voto di fiducia, e l'articolo 116 combinato con il 49, io le chiedo subito di interrompere i lavori e di demandare la questione innanzitutto alla Giunta per il Regolamento perché mi pare che la sua risposta risiede tutta ed esclusivamente, per sua stessa ammissione, sulla frase «il Regolamento prescrive votazioni per alzata di mano o per scrutinio segreto», cioè lei da questa frase fa derivare l'esistenza di due tipi di voto segreto, uno obbligatorio, prescritto e l'altro, secondo lei, essendo facoltativo, non prescritto.
  Invece, l'interpretazione corrente, data da tutti gli studiosi di diritto costituzionale, a cui io mi inchino, ma a cui forse anche lei potrebbe, non dico genuflettersi, ma dare un po’ d'attenzione, è che il modo di votare è prescrittivo in ogni caso e che le parole, che di fatto ci sono nell'articolo 49, «Sono altresì effettuate a scrutinio segreto, sempre che ne venga fatta richiesta,» sono atte solo a rimuovere, come è stato già detto, un ostacolo posto alla prescrizione già effettuata in maniera chiara dall'articolo 49 della possibilità e, quindi del dovere, di prescrivere il voto segreto ove ne venga fatta richiesta.
  Lei mi pare che voglia dare, invece – arbitrariamente, me lo consenta – una interpretazione assai estensiva, non restrittiva, al termine «prescrive», ossia facendolo diventare una sorta di obbligo soltanto per una parte, e non per tutto il modo di votare. Lo volevo sottolineare se lei conferma questa bizzarra, bizzarra per me, interpretazione, io che non scomodo riferimenti (basta con tutti questi elogi a sistemi storici antichi, chiudo la parentesi se no dovrei quasi, quasi convincermi... non voglio dire di che cosa dovrei convincermi), che non ho alcun bisogno di paragoni con dei precedenti. Io credo che quando questo Regolamento non c'era ci potevano essere, come ci sono stati nel Parlamento italiano prefascista, nel senso complessivo del termine, altre interpretazioni, ma oggi, con questo Regolamento, quindi il paragone dei suoi precedenti è Pag. 48comunque improprio, non è possibile immaginare due ordini di prescrizione di voto segreto. È unico. In uno, c’è bisogno, come con la querela, di rimuovere un ostacolo, nell'altro non c’è bisogno, ma l'articolo è non solo unico, ma le due parti sono unite dalla parola «altresì». Altresì che vuol dire: sì altro, uguale a prima; questo vuol dire altresì.
  La chiedo formalmente, pertanto, ove la sua interpretazione univoca, arbitraria o comunque presa in solitudine, dovesse essere confermata – io la rispetto, perché lei ha il dovere di cercare un'interpretazione e lei ha dato questa, ecco la parte non riferita al Regolamento, ma all'ordine dei lavori – e, se necessario, senza bisogno di voto – io credo, però deciderà lei, perché dovrebbe appartenere alla sua valutazione – di rimettere la questione alla Giunta per il Regolamento, perché mi pare che sia proprio una questione squisitamente interpretativa e che per ribaltare un senso così chiaro della norma non basti una frettolosa decisione del Presidente della Camera, né che si possa peraltro proseguire i lavori in un clima quale quello che abbiamo visto fino qualche minuto fa e per il quale mi ero avvicinato ai banchi e le avevo detto: in altre occasioni si sospendono i lavori per molto meno; non capisco perché bisogna andare avanti come un carro armato, non quelli russi, un carro amato qualunque, in questa occasione.

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, credo di aver dato le dovute spiegazioni a quest'Aula. Come sa, la convocazione della Giunta per il Regolamento è in capo alla Presidenza, se la Presidenza non la ritiene utile, indispensabile, perché non sussistono dubbi interpretativi, non c’è bisogno di convocare la Giunta. Per quanto mi riguarda, alla luce di quanto ho sottoposto anche a quest'Aula, io ritengo che tali dubbi non vi siano e, quindi, non ritengo di convocare la Giunta per il Regolamento.
  A questo punto, direi quindi che ci possiamo riaggiornare alla fine dei lavori della Conferenza dei presidenti di gruppo, vi ringrazio.
  La Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata tra un quarto d'ora, il tempo di organizzare il lavoro.
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 18,20.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che, a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, degli articoli 1, 2 e 4, modificati dal Senato, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato, della proposta di legge n. 3-bis-B – Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (approvata dalla Camera e modificata dal Senato), i lavori saranno organizzati secondo il seguente schema, che tiene conto dell'intenzione di alcuni gruppi di avvalersi della facoltà di illustrare gli emendamenti secondo le modalità del cosiddetto lodo Iotti:

  Oggi:
  fino alle ore 22:
   interventi per l'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 1, secondo il lodo Iotti.

  Domani, mercoledì 29 aprile:
  dalle ore 9 alle ore 13,45:
   prosecuzione degli interventi per l'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 1, secondo il lodo Iotti;

  dalle ore 13,45 alle ore 15,25:
   dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta sull'articolo 1;

Pag. 49

  dalle ore 15,25 alle ore 17 circa:
   votazione della questione di fiducia posta sull'articolo 1;

  dalle ore 17 alle ore 20,30:
   interventi per l'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 2, secondo il lodo Iotti.

  Giovedì 30 aprile:
  dalle ore 9 alle ore 10,40:
   dichiarazioni di voto sulla questione fiducia posta sull'articolo 2;

  dalle ore 10,40 alle ore 12,15 circa:
   votazione della questione di fiducia posta sull'articolo 2;

  dalle ore 12,15 alle ore 14,15:
   interventi per l'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 4, secondo il lodo Iotti;

  dalle ore 14,15 alle ore 16:
   dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta sull'articolo 4;

  dalle ore 16 alle ore 17,30 circa:
   votazione della questione di fiducia posta sull'articolo 4.

  Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 11 di giovedì 30 aprile.
  Circa l'attività delle Commissioni in pendenza di fiducia, secondo la prassi consolidata, sono consentite: audizioni, attività conoscitive ed informative, riunioni degli uffici di presidenza e riunioni per l'esame dei decreti-legge pendenti.
  Domani, mercoledì 29 aprile, non avrà luogo lo svolgimento del question time.

Si riprende la discussione.

(Illustrazione delle proposte emendative – Articolo 1 – A.C. 3-bis-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione delle proposte di legge in materia di elezione della Camera dei deputati. Essendo stata posta la questione di fiducia, il dibattito proseguirà a norma dell'articolo 116, comma 2, del Regolamento, così come costantemente interpretato su conforme parere della Giunta per il Regolamento. Potranno, pertanto, intervenire i presentatori degli emendamenti riferiti all'articolo 1 che non siano stati già illustrati per non più di 30 minuti.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
  Forse l'onorevole Pisicchio è alla Conferenza dei presidenti di gruppo... ecco, l'ho visto, sta salendo per raggiungere il banco.

  PINO PISICCHIO. Grazie Presidente, ho lasciato la Conferenza dei presidenti di gruppo per poter intervenire.

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Pisicchio.
  Colleghi, siccome siamo in una fase nella quale ci sono interventi e non ci sono votazioni, pregherei davvero tutti coloro che non hanno intenzione di ascoltare di fare in modo che, però, un dibattito peraltro così acceso ed importante possa svolgersi nel modo migliore.
  Prego, onorevole Pisicchio.

  PINO PISICCHIO. Grazie Presidente. Protagonista di Soumission, il fortunato libro di Houellebecq è, in fondo, un sistema elettorale, quello vigente in Francia con il doppio turno. Come è noto, per una serie di circostanze avvolte da un iperrealismo addirittura impressionante, il nuovo partito della Fratellanza Musulmana arriva a prendere il potere nella Francia laica dei giorni nostri. Naturalmente le conseguenze dell'ascesa del partito islamico Pag. 50in un Paese europeo che ha inventato, con l'illuminismo, lo Stato laico moderno, sono notevoli, ma io non le evocherò per non togliere ai colleghi il piacere intellettuale di scoprire cosa dice quel romanzo didattico.
  Per quel che riguarda il nostro ragionamento e il gruppo degli emendamenti che sono sottoposti alla nostra attenzione vale la pena solo di ricordare, incoraggiati dall'autore francese, che i sistemi elettorali producono e possono alterare la politica. Soprattutto i sistemi ispirati da forti correzioni maggioritarie.
  Del cosiddetto Italicum è stato detto molto, anzi dei due Italicum perché la versione 1, quella che la Camera approvò lo scorso anno, era cosa assai diversa da questa seconda.
  Nel primo Italicum tutta la lista era bloccata e tutti i deputati venivano prescelti dal capo del partito, mentre nell'attuale versione sono bloccati solo i capi lista, mentre i candidati in successione sono votabili. Ancora: l'Italicum 1 premiava con 340 seggi i partiti o le coalizioni che avessero raggiunto la soglia del 37 per cento, l'Italicum 2 concede gli stessi seggi alla lista che abbia raggiunto il 40 per cento. Francamente mi ero domandato allora e mi sono chiesto anche oggi in base a quale misterioso algoritmo siano apparsi quei numeri – 37 e 40 – e non altri: la risposta non ce l'avevo e non ce l'ho, né voglio ascoltare i ragionamenti di chi, malizioso, immagina che siano sondaggi elettorali ad ispirarla.
  Ricordiamo che tre volte si è messa mano alla riforma elettorale nel Parlamento italiano dopo la Costituente: nel 1953, nel 1993 e nel 2005. In tutti e tre i casi si è andati al voto nel breve volgere di tre-cinque mesi: nel 1953 e nel 2005 eravamo in chiusura di legislatura, nel 1993 dopo aver approvato la legge si andò al voto con tre anni di anticipo. Questa è storia della Repubblica e non una suggestione, dunque quando ci apprestiamo a votare la legge elettorale ricordiamo il contesto storico-istituzionale di questa rilevantissima partita.
  Abbiamo svolto un ciclo di audizioni in I Commissione e non mi pare di aver ascoltato esclusioni di criticità nel testo consegnatoci dal Senato. Nessuno, neanche i più convinti sostenitori della formula dell'Italicum, se l’è sentita di escludere la necessità di un qualche intervento di revisione volto a rendere agibile anche tecnicamente il sistema.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pisicchio. Colleghi, onorevole Parrini, ho pregato gentilmente di parlare fuori, non è obbligatorio stare in aula. Prego, onorevole Pisicchio.

  PINO PISICCHIO. Grazie. I costituzionalisti hanno ricordato i punti di maggiore criticità rispetto alla sentenza del 2014, nonostante l'introduzione della preferenza oltre il 60 per cento degli eletti sarebbe stato sottratto al vaglio degli elettori, riproponendo in ragione dei capi lista bloccati la situazione che ha motivato non solo la pronuncia negativa della Corte, ma anche l'ostilità del corpo elettorale.
  La previsione delle candidature plurime poi, esplicitamente escluse dalla sentenza, renderebbe assai fragile la legge ad una nuova prova di resistenza al vaglio della Corte. Restano perplessità davvero fondate relative alla mancata previsione di un quorum di partecipazione nel caso di ballottaggio. Sul piano politico poi le perplessità aumentano ancora di più: infatti, il combinato disposto con la riforma del bicameralismo introduce davvero una forma di presidenzialismo surrettizio addirittura nella formula Westminister utilizzando però non un mutamento costituzionale nella forma di Governo, ma il mezzo improprio della legge elettorale. Almeno nell'Italicum 1 il premio di maggioranza andava alla coalizione, qui addirittura con la soglia di accesso bassa al 3 per cento si incentiva la parcellizzazione fra tutti i partiti che non sono il vincitore, debilitando così anche la dialettica maggioranza-opposizione.
  Risulta chiaro come alle forze intermedie resti solo il salto, l'opzione da salto nella lista del partito vincente e allora il Pag. 51premio alla lista per promuovere la semplificazione bipartitica diventerebbe un trompe l'oeil che dura soltanto il giorno delle elezioni.
  Ancora al registro politico appartiene il meccanismo del ballottaggio immaginato al tempo del Nazzareno sull'ipotesi coalizionale e poi ribaltato sullo schema della lista. Attenzione, noi non abbiamo un bipartitismo solido e rodato, ma navighiamo in quella specie di politica emozionale che, peraltro, sconta sempre più un abbandono delle urne.
  Già oggi i sondaggi non attribuiscono più a nessun partito il 40 per cento dei consensi, dunque oggi il ballottaggio apparirebbe certo. Proviamo ad immaginare allora un ballottaggio con il calo dei partecipanti al voto al 30-35 per cento.
  È plausibile, certamente, e potrebbe vincere la lista capace di raccogliere il 16-18 per cento. Ricordavo quest'oggi: attenzione all'eterogenesi dei fini, che colpisce chi fa le nuove leggi elettorali. In Italia è stata sempre la regola. Io credo che quando il Governo ha posto la questione di fiducia quest'oggi – le tre questioni di fiducia che ci apprestiamo a votare nei prossimi giorni –, credo che in quello stesso momento abbia compiuto un gesto, una scelta, che sarebbe stata più utile evitare, per consentire a questo Parlamento, attraverso il complesso degli emendamenti, che con coerenza sono stati proposti all'attenzione di quest'Aula, di modificare in meglio la legge. Si è fatta una scelta diversa, e questo mi dispiace. Cercheremo comunque, fino alla fine, di continuare a svolgere un ragionamento che punti alla coesione, che punti alla revisione di un impianto che riteniamo non soddisfacente rispetto ai bisogni del nostro popolo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Illustro un mio emendamento che avrei voluto illustrare all'Aula e che va a cercare di migliorare questo testo, ma il Governo ha posto la questione di fiducia. L'emendamento ha una finalità molto chiara e non provocatoria: non modifica l'impianto della legge ma riduce in parte il premio di maggioranza che viene assegnato alla lista che vincerà le elezioni. Il premio previsto continua ad assicurare la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera ma in numero minore, prevedendo l'assegnazione di 325 seggi e, quindi, andando a ridurre l'eccesso del premio. Con questo premio, colleghi, un Governo avrebbe i numeri per nascere e anche per governare, ma quello attribuito al Governo e alla maggioranza sarebbe un semplice potere e non uno strapotere, come configurerebbero i 340 seggi assegnati nella versione attuale. Una maggioranza più ridotta in termini numerici, ma sempre assoluta, avrebbe comunque tutti i mezzi per attuare il programma di Governo, dal momento che la futura maggioranza di questa Camera sarà espressione di un solo partito e dunque si presume sia coesa al suo interno, cosa che non sembra essere. Allo stesso tempo, però, un numero ridotto di seggi della maggioranza obbligherebbe la maggioranza a presidiare più costantemente l'Aula della Camera, per evitare assenze che potrebbero mettere in pericolo i suoi numeri. Allo stesso tempo, indurrebbe anche le opposizioni ad assicurare la massima presenza ai lavori d'Aula e di Commissione, per poter utilizzare al meglio le occasioni che le si dovessero presentare. Oggi avevamo il Governo quasi al completo, Renzi forse aveva paura. In poche parole, questo emendamento era di buonsenso per conciliare la volontà di chi ritiene che la legge elettorale debba assicurare una governabilità certa a chi vince le elezioni e chi non vuole relegare l'attività parlamentare ad una dialettica inconcludente nella quale la maggioranza, in forza dei suoi numeri, non ha alcun interesse a rimanere sulla corda, e le minoranze, schiacciate dai numeri della maggioranza, si abbandonano a un'opposizione esclusivamente propagandistica e non finalizzata all'attività parlamentare ma all'esterno del Parlamento. Questo è quello che stiamo vedendo in questi anni e tante volte ci Pag. 52accusate che facciamo opposizione troppo rumorosa. Adesso il Parlamento è quasi vuoto ma prima era più pieno e ci avete criticato. L'unico mezzo che ci rimane è questo, non avendo i numeri per poter contrastare. In Commissione si cerca di dialogare, si cerca di dialogare in Aula, ma questo Parlamento ormai è stato esautorato. A tre giorni dalla ricorrenza del 25 aprile avete sepolto la Costituzione e il Parlamento per cui sono morti i partigiani per darci la libertà, e state risuscitando un nuovo fascismo. Quindi, riflettete, spero avrete una coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor Presidente. Triste e tragico epilogo di una riforma della legge elettorale che viene da lontano. Triste e tragico epilogo perché di riforma della legge elettorale ormai in questo nostro Paese si parla da anni, criticando, almeno nell'ultima fase, il Porcellum, perché non garantiva la scelta dei parlamentari, perché dava un eccessivo potere in mano alle segreterie dei partiti, perché gli elettori con le liste bloccate lunghe non conoscevamo gli eletti e perché ci si sarebbe trovati di fronte a un Parlamento di nominati.
  Eppure, il povero Porcellum ha consentito l'alternanza, ha consentito al centrodestra e al centrosinistra di vincere le elezioni. Ha consentito, soprattutto al centrosinistra, di vincerle per pochissimi voti, per scarti percentuali bassissimi. Eppure il Porcellum è stato demonizzato, è stato demonizzato proprio da quel Presidente della Repubblica, Napolitano, che deve tutto al Porcellum, perché non dimentichiamo che quei 24 mila voti del 2006, consentirono di far scattare il premio di maggioranza e, quindi, consentirono la prima elezione del Presidente della Repubblica, Napolitano. Tuttavia, almeno nell'ultima fase del suo primo settennato e nel corso del secondo settennato, il Presidente Napolitano si è scagliato in tutti i modi contro quella legge elettorale, che a quel punto è diventata un totem da cambiare, talmente totem da cambiare che la Corte costituzionale, in maniera alquanto anomala rispetto alle procedure istituzionali, accogliendo il ricorso di un cittadino, ha posto la questione dell'incostituzionalità del premio di maggioranza ed è giunta ad una sentenza bislacca – occorre dirlo e lo possiamo dire tranquillamente – che dichiarava, un anno e mezzo fa, incostituzionale il premio di maggioranza in quanto eccessivo.
  Bene, dopo quella sentenza dei primi di gennaio del 2014, sembrava che il Parlamento dovesse fare presto e bene in ottemperanza alle prescrizioni della Corte circa la costruzione di una legge elettorale che fosse costituzionalmente corretta e coerente, innanzitutto, sul premio di maggioranza e innanzitutto limitando le liste bloccate. Quella sentenza, tra l'altro, portò ad un altro paradosso: in presenza di mancanza di convalida da parte degli eletti, soprattutto degli eletti del premio di maggioranza, taluni costituzionalisti interpretarono come il Parlamento non più legittimato a proseguire nella sua attività proprio perché i 148 deputati figli del premio di maggioranza erano, di fatto, stati dichiarati incostituzionali.
  È vero che nella sentenza della Corte vi era anche un comma che spiegava la continuità degli organi statuali e, quindi, anche del Parlamento, ma una lettura politica sostanziale di quella sentenza faceva sì che questa Aula, ma soprattutto i partiti, che sulla base di uno 0,37 per cento a favore della coalizione di sinistra avevano ottenuto il premio di maggioranza di 148 seggi, o meglio, la maggioranza, dovesse avere l'accortezza, nel corso della riforma della legge elettorale, di allargare quanto più possibile la maggioranza sulla nuova legge elettorale, proprio per assorbire il vulnus mortale della incostituzionalità almeno dei 130 deputati del Partito Democratico dichiarati di fatto incostituzionali.
  Questo era, signor Presidente, se mi ascolta, signor Presidente Giachetti, se mi ascolta può essere magari interessante anche per i suoi tweet...

Pag. 53

  PRESIDENTE. La ringrazio. Non perderò questa occasione, onorevole Brunetta.

  RENATO BRUNETTA. È un arricchimento reciproco. Per questa ragione noi abbiamo detto subito di sì all'apertura del segretario del Partito Democratico, Renzi, quando, dopo aver vinto le primarie, manifestò l'esigenza di cambiare le regole, sia costituzionali sia elettorali, con la più ampia maggioranza possibile, e cioè coinvolgendo le opposizioni e cioè coinvolgendo anche il nostro partito, Forza Italia, proprio perché in questo modo si sarebbe superato il vulnus dei 130 deputati del Partito Democratico, visto che gli altri erano passati all'opposizione con SEL, che erano stati di fatto, politicamente e sostanzialmente, dichiarati incostituzionali.
  In questa maniera la nuova legge elettorale, fatta con la partecipazione più ampia delle opposizioni, del Parlamento, sarebbe stata politicamente ma anche costituzionalmente legittima. E questo fu lo spirito originario del Nazareno, che poi Renzi spiegò (Nazareno per quanto riguarda Forza Italia). Ma Renzi tentò, in quelle settimane, anche il dialogo con le altre opposizioni e questo era da noi assolutamente ben visto e favorito proprio per questa ragione, ossia che le regole costituzionali e le regole elettorali si cambiano insieme, anche perché questo Parlamento – ripeto – dopo la sentenza della Corte costituzionale, di fatto, era un Parlamento delegittimato proprio da quella sentenza.
  E su questa base abbiamo costruito quello che è stato chiamato il «patto del Nazareno». Su questa base abbiamo costruito il patto del Nazareno, che voleva dire riforma della legge elettorale, in senso bipolare e in senso maggioritario, tale da fare conoscere meglio – e quindi limitare le liste bloccate – i singoli parlamentari eletti rispetto agli elettori, che consentisse un migliore equilibrio di genere, insomma che superasse, sulla base delle prescrizioni della Corte costituzionale, il vecchio Porcellum, ma anche la riforma del bicameralismo paritario, con il superamento della doppia lettura, che, ripeto, tante complicazioni ha prodotto alla storia della nostra Repubblica. Però, guardando i pericoli che stiamo correndo anche in queste settimane, rispetto all'autoritarismo dell'attuale maggioranza e dell'attuale Presidente del Consiglio, non vorrei che il bicameralismo paritario fosse rimpianto, vista la natura che si è andata definendo, non so se ancora in via definitiva – ma poi parlerò nella mia mezz'ora anche di questo – e che va assumendo la riforma del cosiddetto Senato.
  Ma torniamo alla legge elettorale, legge elettorale che doveva nascere originariamente sul modello spagnolo: circoscrizioni piccole, alte soglie di sbarramento implicito, proprio legate alla piccola circoscrizione e, quindi, ai quozienti molto alti, in maniera tale da avere una perfetta conoscenza da parte degli elettori nei confronti degli eletti. Ma si disse allora: «Troppo bello per essere vero, lo spagnolo» almeno nei dialoghi e nelle discussioni dette del Nazareno.
  Si optò per un modello che subito venne chiamato Italicum, che, guarda caso – il presidente Giachetti se lo ricorderà benissimo – iniziò il proprio iter entusiasta, sulla spinta dell'accordo del Nazareno e, quindi, sulla spinta di questa ampia maggioranza, trovò dibattito, discussione e approfondimento proprio in questo ramo del Parlamento. Mi ricordo – penso di non svelare nulla di segreto – le telefonate della Ministra Boschi anche al sottoscritto, per accertarsi della partecipazione attiva di Forza Italia, visto che c'erano dei problemi, già da allora e già in quella formulazione dell'Italicum, all'interno del Partito Democratico, ma tant’è. E noi approvammo la prima formulazione dell'Italicum proprio in quest'Aula, il 14 o 15 di marzo dell'anno scorso, in una formulazione, a detta di molti, soddisfacente. Nel frattempo, si era votato per il ballottaggio, vale a dire Renzi pensò che fosse utile avere una soglia del 35 per cento, poi portata al 37 per cento, che potesse, se qualcuno la superava, far vincere quella coalizione che avesse ottenuto quel livello direttamente, mentre chi non avesse raggiunto quella soglia poteva avere un turno Pag. 54di ballottaggio, in maniera tale che, alla fine, vi fosse la certezza del vincitore. Noi non eravamo originariamente d'accordo sul ballottaggio, ma, per senso di responsabilità, accettammo il ballottaggio, quando il ballottaggio – lei lo sa, signor Presidente – non era mai stato nelle nostre impostazioni politico-programmatiche rispetto alle riforme elettorali. Ma tant’è e accettammo anche quello. Definimmo insieme delle soglie, inizialmente alte, 5 e 8 per cento, che poi vennero abbassate, proprio al fine di garantire un bipolarismo non frastagliato. Anche su questo, sull'abbassamento di alcune soglie, abbiamo deciso di dire di sì, capendo le esigenze di maggioranza del Presidente Renzi, che, nel frattempo, guarda caso, con un colpo di palazzo, era diventato Presidente del Consiglio, dicendo: stai sereno Enrico, al precedente Primo Ministro espresso dal Partito Democratico. Abbiamo anche in quel caso detto di sì, ossia accettando con realismo le esigenze di maggioranza, anche perché, altrimenti, il partito di Alfano, che nel frattempo si era formato da una costola del PDL e di Forza Italia, avrebbe abbandonato il Governo e la maggioranza, e quindi Renzi non sarebbe stato più Presidente del Consiglio. Abbiamo accettato anche quello. Bene, di proposta leonina – come l'ho chiamata io, solitario – in proposta leonina, abbiamo finito per accettare fino a diciassette modifiche del cosiddetto Italicum, che, nel frattempo, di modifica in modifica, si andava sempre più sartorialmente – direbbe qualcuno – definendo sulle esigenze via via sempre più egoistiche del Presidente del Consiglio e non tanto – attenzione – del suo partito d'origine, il Partito Democratico, ma del Presidente del Consiglio e di quello che sarebbe stato o che voleva essere il suo partito, il partito della nazione. Ci rendevamo assolutamente conto di questa deriva sartoriale, sartoriale – ripeto – non di Renzi e del suo Partito Democratico, che rispetto, ma di Renzi e della sua visione politica futura, che con il Partito Democratico, presidente Bindi, non aveva nulla a che fare e non ha nulla a che fare.
  E spiegherò nella mia mezz'ora, che mi rimane, perché la deriva autoritaria di Renzi non abbia nulla a che fare con la natura del Partito Democratico. Eppure, abbiamo continuato a dire di «sì» sull'altare di un senso di responsabilità che voleva le riforme costituzionali e le riforme elettorali condivise, approvate dal più ampio spazio parlamentare, anche perché un punto implicito, fondamentale e fondante di questo «Patto del Nazareno» era l'elezione condivisa del Presidente della Repubblica, perché questo avrebbe voluto dire la fine della delegittimazione reciproca, la fine della guerra civile strisciante che, dal dopoguerra, ha sempre afflitto la nostra democrazia e la nostra democrazia parlamentare; arrivare a un Presidente della Repubblica condiviso, garante anche di questa transizione costituzionale, doppiamente costituzionale, sia sul bicameralismo paritario sia sulla legge elettorale. Non più, cioè, una legge elettorale contro il resto del Parlamento, ma una legge elettorale per la rappresentanza equilibrata, maggioritaria, bipolare, e una riforma del bicameralismo paritario per l'efficienza istituzionale delle Camere.
  È sull'altare di questa illusione, signor Presidente, sull'altare di questa volontà di superare la guerra civile strisciante, sull'altare di questa speranza di legittimazione reciproca che il mio partito, il mio leader di partito, Berlusconi, ha continuato ad accettare i continui mutamenti delle carte in tavola, proprio perché vi era la garanzia esplicita – e qui lo dico in Parlamento, qui lo dico davanti agli italiani – che il Presidente della Repubblica non sarebbe stato più e solo appannaggio di una parte di questo Parlamento, ma del più ampio consenso parlamentare, senza sfruttare il premio di maggioranza che, proprio perché dichiarato incostituzionale, avrebbe reso quel Presidente della Repubblica, se così fosse andata, debole, fragile.
  Sappiamo tutti come sono andate le cose: si rielegge Napolitano per un breve periodo, poi il Presidente della Repubblica se ne va nel bel mezzo del confezionamento delle due riforme, con Renzi sempre più insofferente nei confronti della sua Pag. 55minoranza di partito e di gruppo e sempre più strumentale e leonino nei confronti di Forza Italia.
  La storia di quanto è avvenuto al Senato, e lo dico a tutti i colleghi che hanno stigmatizzato e criticato la posizione del mio partito, è emblematica. Io, in questo ramo del Parlamento, in tutti i modi ho voluto posporre la prima approvazione della riforma costituzionale all'elezione del Presidente della Repubblica per un senso di responsabilità dell'accordo del Nazareno, e cioè affinché si realizzi l'elezione condivisa del Presidente della Repubblica e si porti a termine, fino alle estreme conseguenze, il Patto del Nazareno.
  Altrettanto non è stato fatto nell'altro ramo, al Senato, dove il condizionamento renziano ha colpito più duramente, anche perché i numeri, in quel ramo del Parlamento, erano molto più traballanti.
  Abbiamo assistito ad una sindrome che avevamo già visto, ma in quella occasione l'abbiamo vista nella maniera più bieca e cinica: l'uso del Patto del Nazareno contro la minoranza del Partito Democratico. Purtroppo, la nostra generosità ci ha fatto dire ancora una volta di sì, approvando il famigerato emendamento Esposito che metteva tutto insieme, tutte le ultime aberrazioni: soglia minima al 3 per cento, altrimenti Alfano se ne andava e cascava il Governo, e soprattutto – colpo di scena – il premio di maggioranza, senza alcuna soglia preventiva, il che ci porterà ad una sentenza della Corte costituzionale di incostituzionalità rispetto a questo mostro; quindi senza nessuna soglia al primo turno si è previsto di dare il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione. Paradosso dei paradossi perché, signor Presidente, siamo, in questo momento, in una situazione in cui, pro tempore, perché nulla in politica è definitivo – vero collega Guerini ? –, il Partito Democratico è l'asso piglia tutto, i sondaggi lo danno tra il 35 e il 40 per cento, laddove il centrodestra per ragioni facilmente comprensibili (storiche, per quello che è successo a Berlusconi, per la sua decadenza, perché abbiamo perso, per poco, le elezioni, perché nella Lega è cambiata leadership e per tante altre regioni) è frastagliato, mentre, pro tempore, non si sa per quanto, la sinistra del PD è unita. Pensare di dare il premio di maggioranza non più alla coalizione, ma alla lista, consentendo poi, come frutto avvelenato, soglie minime al 3 per cento, per cui non solo frastagliati, ma convenientemente frastagliati, per i piccoli partiti, era la follia. Accettare quel tipo di emendamento, l'emendamento Esposito, che sanciva tutto questo o era la follia o era la follia generosa di un leader, Berlusconi, che, in cambio della fine della guerra civile strisciante, era disposto anche a fare questa scommessa sul futuro, ossia accettare non più il bipolarismo, ma il bipartitismo. Mal ce ne incolse e stiamo ancora pagando quel prezzo. Abbiamo accettato di votare l'emendamento Esposito e cioè le soglie avvelenate, il premio di maggioranza alla lista e no alla coalizione, l'abbiamo accettato, pur di avere un Presidente della Repubblica condiviso, che doveva essere Giuliano Amato, non un uomo di Forza Italia, ma l'iscritto, il fondatore numero uno del Partito Democratico, per ragioni di prestigio, ma anche per le ragioni delle iniziali del nome: Amato. La bulimia di potere del nostro Presidente del Consiglio, però, non era appagata abbastanza. Non gli erano bastate le diciassette modifiche leonine dell'Italicum, non gli era bastato il prezzo pagato da noi con l'emendamento Esposito, questa scommessa folle sul futuro, avendo un centrodestra – ripeto – frastagliato e disunito contro un centrosinistra tetragono, all'apparenza. Non gli è bastato, ha pensato di fare l'ultimo trucco, l'ultimo imbroglio, questa volta a parti invertite; mentre con l'emendamento Esposito aveva usato Forza Italia contro la sua minoranza, con l'elezione del Presidente della Repubblica ha pensato di usare la sua minoranza, con cui si sarebbe ricompattato, contro Forza Italia in maniera tale da ottenere tutto. Bulimia del potere ! Ma come sappiamo la bulimia produce effetti nefasti. La bulimia fa male, la bulimia produce affezioni gastriche, produce acidi, Pag. 56produce notti insonni, produce collassi cardiocircolatori (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, grazie.

  RENATO BRUNETTA. Apprezzate...

  PRESIDENTE. In particolare lei, onorevole Guerini.

  RENATO BRUNETTA. Apprezzate un discorso di questo genere. Quanto ho ancora, signor Presidente ?

  PRESIDENTE. Quattro minuti e mezzo.

  RENATO BRUNETTA. Grazie. Con quattro minuti e mezzo si raccontano tante cose. Bene, la bulimia perderà, la bulimia di potere perderà questo Presidente del Consiglio.
  E devo dire: onore a Roberto Speranza e a Pierluigi Bersani per le loro dichiarazioni dell'ultima mezz'ora, in cui affermano di non votare questa fiducia, le fiducie. Bene, non so se si rende conto, signor Presidente, non so se si rende conto onorevole Guerini, vicesegretario del Partito Democratico, di quello che sta succedendo in casa vostra. Il segretario del partito che ha vinto le elezioni, il segretario del partito che vi ha portato tutti qui, legittimi e illegittimi, 130 senza 130, quel segretario di partito, quello del giaguaro che doveva essere smacchiato, quel segretario di partito non voterà la fiducia al suo Governo. Il capogruppo uscente, dimissionario del Partito Democratico, il mite ed equilibrato Roberto Speranza, non voterà le fiducie al suo Governo.
  Ma come si è potuti arrivare a questo punto, signor Presidente ? Un Presidente del Consiglio che distrugge, come Crono che mangia i suoi figli, che distrugge il suo partito, che cerca di distruggere il principale o uno dei principali partiti dell'opposizione, Forza Italia, strumentalizzando un patto nobile, quello del Nazareno. Perché ? Lei sorride, collega La Russa; penso che apprezzi. Mi chiedo: perché questa bulimia ? Perché questa bulimia che distrugge le istituzioni, che distrugge la democrazia – come ha detto Bersani, come ha detto Speranza –, la democrazia nel nostro Paese, la democrazia parlamentare nel nostro Paese ?
  Io mi rifiuto. Vede, io vengo da una storia, da una tradizione socialista e ho avuto un'unica stella polare: dove sono i comunisti, io sto dall'altra parte. Però, ho riconosciuto l'evoluzione del Partito Democratico, questo tentativo di mettere insieme la cultura cattolica di sinistra con la migliore cultura democratica. Bene, Renzi sta distruggendo anche questa storia, questa storia del Partito Democratico. Verso dove ? Non si sa. Il partito della nazione ? Cos’è ?
  Vede, signor Presidente, noi voteremo «no» alla prima fiducia, perché vogliamo salvare la democrazia nel nostro Paese. Non lo dico solo io, lo dicono i tanti colleghi del Partito Democratico che fin qui sono stati dolorosamente violentati. Io chiedo a quest'Aula di riflettere. Io chiedo a tutti i colleghi di quest'Aula di fermarsi e di dire «no» non alle riforme – basta con questa retorica, Renzi, basta con questa retorica –, ma di dire «no» alle cattive riforme e al combinato disposto di una cattiva riforma della legge elettorale e della cattiva riforma istituzionale.
  Non vogliamo un uomo solo al comando. Non vogliamo soprattutto – come ho detto oggi – che quest'Aula, che non è sorda e grigia e che non deve essere un bivacco di manipoli, venga violentata. Questa è il luogo della democrazia nel nostro Paese, non consentiremo a nessuno, tanto meno a Renzi, di renderla sorda e grigia e bivacco di manipoli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà. Ricordo che siamo nella fase di illustrazione degli emendamenti all'articolo 1, così en passant.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente, anche della raccomandazione, di cui vedrò di fare un uso accettabile. Anche perché Pag. 57devo dire che è un piacere sotto molti aspetti intervenire dopo l'onorevole Brunetta che ha voluto regalare a quest'Aula, dal suo punto di vista, una narrazione interessante, una narrazione che è quella della genesi dell'Italicum, ma che è anche la genesi del Governo Renzi e della storia in qualche modo dall'anno che abbiamo alle spalle. Devo dire che si tratta di un anno non particolarmente positivo, un anno che non verrà ricordato come particolarmente brillante per le istituzioni di questo Paese.
  È sempre bello, è sempre piacevole, per chi è stato eletto da questa parte dell'Aula, per chi è stato eletto a sinistra, sentirsi raccontare del Patto del Nazareno, sentirsi raccontare di uno scambio voluto, e fino ad un certo punto realizzato, sognato, tra l'elezione della massima carica istituzionale dello Stato, il Presidente della Repubblica, e una legge elettorale. È bello e utile sentirsi raccontare e sapere di come la legge elettorale, elemento centrale delle nostre vite e della democrazia di un Paese, che dovrebbe essere il massimo istituto di garanzia della democrazia in un Paese, quello che permette a tutte le forze politiche, ma soprattutto a tutti i cittadini, di esercitarsi nel gioco importante della democrazia per realizzare la rappresentanza della nazione, e quindi, anche il Governo, sia stata prima partorita, poi modificata, poi sia passata in mezzo agli eterni giri di valzer che hanno accompagnato Berlusconi e Renzi in quest'anno, fra accuse di reciproci tradimenti, di passaggi poco limpidi, di cose incomprensibili al Paese, se non lette dopo.
  Quindi, è così che siamo arrivati qui, è così che siamo arrivati a discutere una legge elettorale in un'Aula semivuota, ma questa volta non semivuota per una cattiva abitudine dei parlamentari di non frequentarla, semivuota perché oggi pomeriggio è successa una cosa che credo resterà nelle pagine meno nobili della storia della Repubblica. È successo che si è deciso di mettere, non una, ma tre fiducie sulla legge elettorale. È stato fatto richiamando precedenti che quando ero studente di scienze politiche, forse addirittura prima studente del liceo, ricordavamo come quelle cose accadute nel passato che la democrazia non ci avrebbe riproposto, come la fiducia sulla legge Acerbo e la fiducia sulla «legge truffa». Su queste leggi elettorali è stata messa la fiducia prima di oggi. È incredibile, lo dico, ma è stato già detto da molti colleghi nella discussione sulle linee generali, che io qui sono a discutere gli emendamenti, che poi non voteremo, sul primo articolo di una legge elettorale su cui è stata messa la fiducia chiamando a precedente ciò che successe all'alba del fascismo. Questo non significa evidentemente, colleghe e colleghi deputati, che noi oggi siamo all'alba di un nuovo fascismo – io questo non lo credo, lo dirà la storia eventualmente –, tuttavia, anche solo il fatto simbolico, il fatto che si sia voluto e si sia preteso che questo pezzo di storia entrasse a condizionare le scelte che noi oggi facciamo, questo da solo – vi prego di ascoltare e vi prego di pensare – è grave. Se vi avessero detto qualche anno fa che per giustificare una scelta avremmo dovuto dire che questa scelta è già stata fatta da Mussolini e dal Governo Mussolini il giorno in cui approvando quella legge elettorale e, quindi, la lista nazionale fascista, si apriva di fatto la via del regime in questo Paese, cosa avremmo detto ? Avremmo detto che quei precedenti non appartengono alla storia repubblicana, non appartengono alla storia costituzionale, e sarebbero stati rigettati. Oggi dobbiamo registrare anche, appunto, questa importante innovazione, cioè il fatto che diamo e riconosciamo una linea di continuità inedita nella storia del nostro Paese. In altre parole, per la prima volta il fascismo si attacca alla storia della Repubblica anche all'interno della sua massima istituzione democratica.
  Una brutta pagina, colleghi deputati, che da sola sarebbe stata sufficiente a far recedere il Governo. Non è stato così, è stata messa, appunto, la fiducia. Questo dovrebbe portarmi a chiudere forse qui la discussione perché, vedete, a me non piace, né perdere tempo, né perdere fiato. Non mi è mai piaciuta nemmeno l'arte di illudere gli italiani, ma nemmeno me Pag. 58stesso, che sia possibile usare gli schemi della democrazia quando gli schemi della democrazia vengono palesemente negati.
  Cosa ci chiederete domani ? Chiederete a noi, opposizione di votare evidentemente contro la fiducia ad un Governo che non la merita né per la legge elettorale né per ciò che ha fatto nel suo recente passato né per ciò che annuncia di fare nel suo prossimo futuro. Se questo Governo domani e dopodomani cadesse, dal nostro punto di vista sarebbe un bene per l'Italia. Lo voglio dire molto chiaramente: un bene assoluto per l'Italia. Non ci sarebbe assolutamente nulla da piangere e forse questo Parlamento ricorderebbe a se stesso di avere una funzione nobile, non fosse altro che schiacciare l'arroganza dei forti, perché i Parlamenti servono a questo. Servono anche ad impedire che qualcuno pensi di ergersi oltre quelli che dovrebbero essere i suoi pari deputati e detenere un potere fuori controllo, usando la fiducia come un maglio. Infatti questa fiducia – lo sappiamo tutti – non è stata utilizzata contro l'ostruzionismo delle opposizioni, tant’è che noi siamo qui a parlare e avevamo presentato un numero di emendamenti molto limitato, che avrebbero forse, forse, permesso di migliorare una legge nata con un impianto orrendo, con un impianto che porterà molti pericoli – e poi proverò a spiegare perché – al nostro Paese e alla salute della sua democrazia. Tuttavia la fiducia di oggi è stata messa contro la maggioranza, e, guardate, quando si arriva ad un punto – lo dico oggi – quando si arriva alla fiducia contro la maggioranza che è qui dentro e la maggioranza arriva ad applaudirsi, questo è un segno della debolezza di una classe dirigente e insieme della sua arroganza. Una classe dirigente talmente debole da avere bisogno di utilizzare, per forzare se stessa, gli strumenti che il Regolamento parlamentare forse – almeno secondo un'interpretazione un po’ osée, mi permetterete – mette a disposizione ma diciamo pure che li mette a disposizione. Non ha la forza delle proprie ragioni, non ha la forza di convincere nemmeno se stessa, mette la fiducia e poi si applaude, perché ci vuole anche l'arroganza di dire che quelle che sono scelte sbagliate sono comunque giuste, e sono giuste solo ed esclusivamente in virtù del principio di maggioranza. È il principio della forza che, dal vostro punto di vista, rende corretti i vostri argomenti, non il principio della ragione. Anche questo nega in qualche modo la funzione del luogo in cui siamo in cui, invece, il dibattito dovrebbe servire esattamente a convincere ciascuno almeno di un pezzo delle ragioni dell'altro, e questo qui non è stato possibile.
  Ci avete portato, noi, a gettare oggi crisantemi in quest'Aula per segnalare il funerale della democrazia, ma non è un atto che abbiamo fatto volentieri. È un atto che non abbiamo fatto per nulla volentieri: a noi non piacciono le azioni simboliche, eclatanti, a noi non piace utilizzare parole forti quando si parla delle istituzioni democratiche. Ci avete costretto a questo.
  Perché ci avete costretto a questo ? Perché voi, maggioranza, che siete qui solo ed esclusivamente a dettare legge in virtù di un accordo che avete con noi. E qui io – l'ho detto anche pubblicamente – io oggi devo dire che chiedo scusa ai nostri elettori, chiedo scusa agli italiani per aver consentito anche con il mio voto di portare voi ad avere il diritto di fare quello che voi state facendo. Io di questo chiedo scusa. Lo dico con la massima onestà. Non è per questo che eravamo qui. Non è per questo né per tutto quello che è alle nostre spalle che eravamo qui ma, badate, quando si arriva a giocare con le regole fondanti della democrazia, si va oltre. Quando si arriva a giocare con la Costituzione, si va oltre. Quando si arriva a giocare irresponsabilmente e con la Costituzione e con la legge elettorale insieme, si va a fare una cosa molto grave.

  PRESIDENTE. Colleghi... sta parlando...

  GIOVANNI PAGLIA. Noi veniamo da una pessima storia di legge elettorale in Italia, veniamo dal Porcellum. Veniamo da una legge elettorale che... anche a questo pensate: pensate cosa succede ad un popolo Pag. 59quando abbia la consapevolezza di avere eletto tre Parlamenti con una legge non costituzionale. Non è una cosa che si assorbe molto bene in democrazia per il fatto di essere eletti, per il nome stesso che essi hanno: «eletti», ci facciamo chiamare addirittura «onorevoli». Non ci basta essere chiamati «eletti», ma anche «onorevoli», quindi in qualche modo dotati di quello che dovrebbe essere un prestigio che permette loro di prendere scelte importanti per la nazione.
  Ecco, il fatto che da molti anni questi «eletti» «onorevoli» lo siano in virtù di una norma che contrasta con la Costituzione al punto da essere cancellata dall'ordinamento non pensate che non impatti su quello che il popolo italiano pensa dello stato di salute della sua democrazia, impatta eccome. In realtà, chiunque di noi, quando parla almeno con se stesso, questo lo sa e questo lo ammette.
  La legge che voi oggi state approvando, dal nostro punto di vista, non risolve alcuno dei problemi che hanno portato la legge precedente ad essere incostituzionale, non fosse altro che per una ragione fondamentale, perché la Corte costituzionale, al fondo, una cosa ci ha detto, molto precisa: che per la nostra Costituzione non c’è governabilità che tenga davanti alla negazione o allo smarrimento o all'indebolimento del principio di rappresentanza. La nostra Costituzione è fondata sul principio di rappresentanza. La legge elettorale proporzionale che accompagnò i lavori della Costituente era una diretta conseguenza di questo. Noi abbiamo una Costituzione che in qualche modo è disposta, in tutto il suo ordinamento, è disposta a perdere i vantaggi che derivano persino dalla certezza e dalla continuità del Governo, in nome del fatto che esiste una sacralità della rappresentanza, perché la rappresentanza è l'elemento che lega il popolo agli eletti. Il fatto che io sono qui è perché so – e ogni giorno so – di rappresentare qualcuno fuori da qui, e so che se un Governo nasce è perché a me, a noi, è stata data alla responsabilità di farlo nascere, a noi è stata data la responsabilità di farlo nascere, perché se Dio vuole, anche con riforma costituzionale che voi state mettendo in campo, sempre al Parlamento toccherà dare la fiducia al Governo e sempre al Parlamento toccherà negare la fiducia al Governo qualora un Governo si dimostrasse di non meritare quella fiducia. Questo è un punto fondamentale, è un punto fondamentale: è quello che fa sì che noi abbiamo quella parola che si chiama responsabilità e che dovrebbe essere l'orientamento di tutte le nostre scelte: responsabilità verso il Paese, responsabilità verso i nostri elettori, che non sono tutti uguali.
  Guardate, voi state creando una legge elettorale che fa due cose: dice sostanzialmente che qualora un partito sia abbastanza grande da avere non il 51 per cento, ma il 40 per cento dei voti, dovrebbe avere il 55 per cento dei seggi. Perché fate questo ? A me è una domanda che rimane, perché, badate, il premio di maggioranza è piuttosto vasto: un 15 per cento di premio di maggioranza rispetto a chi prende il 40 per cento è già piuttosto vasto, ci si potrebbe anche fermare lì. Anche perché prima o poi potremmo anche riconoscere che se il popolo italiano decide di non dare a una lista il 51 per cento dei voti un motivo forse ci sarà; non è che possiamo costringere qualcuno a votarti anche se non desidera farlo, anche se è il Partito Democratico, anche se è il Partito di Renzi, anche se è il Partito della nazione. Qualsiasi cosa sia, i voti se li deve conquistare e se non ve li vogliono dare, non ve li daranno.
  Dopodiché, anche qualora ad un partito – e dico un partito non a caso, qui proverò anche a spiegare il perché – non venga dato il 40 per cento, anche il turno di riserva volete, non vi basta il premio di maggioranza al primo turno, volete anche il turno di riserva. Il turno di riserva – cioè il doppio turno – cosa significa ? È già stato spiegato tante volte, repetita iuvant, un po’ perché abbiamo tempo, un po’ perché il dibattito è totalmente inutile e quindi possiamo concederci anche di ripetere le cose che almeno restino ad imperitura memoria; ogni tanto qualcuno forse avrà curiosità di sapere nei prossimi Pag. 60anni, qualora le cose non dovessero andare esattamente come previsto, qualora ci fosse anziché un'astuzia della storia, un'astuzia della storia in negativo; succede anche questo, sapete, ogni tanto – ecco forse qualcuno avrà il coraggio, avrà la curiosità di vedere quale tipo di dibattito produsse queste scelte, e vedrà che queste scelte furono prodotte all'interno di un dibattito che in ultima fase coinvolgeva solo l'opposizione, perché la maggioranza aveva deciso di autoflagellarsi con un voto di fiducia. Appunto, significa che potenzialmente il secondo turno può portare una forza residuale ad avere la maggioranza in questo Paese, è già successo. Non è detto che chi vince al primo e chi ha il 39 per cento dei voti al primo turno sconfigga chi al primo turno aveva il 15 per cento; può anche succedere il contrario, perché poi accadono cose.
  Accade anche, come succede ormai sempre più spesso nei ballottaggi dei nostri comuni, che al secondo turno, quello che dovrebbe incoronare della maggioranza anche chi non se la sia meritata al primo, vada a votare una parte assolutamente residuale, minimale del popolo italiano. Succede, perché, appunto, non si può costringere la gente ad andare a votare per ciò che non vuole, per ciò che non desidera. Si può provare a dare un'offerta politica un po’ migliore, a questo dovremmo tendere e questo non facciamo, non lo fate voi, forse non lo facciamo nemmeno noi, per la nostra parte, ma non si può forzare al voto le persone. Io vengo da una regione, l'Emilia Romagna, in cui, di recente, al primo e unico turno elettorale ha votato il 38 per cento degli italiani.
  Noi abbiamo un problema drammatico, colossale, di rappresentanza, e anziché affrontare il tema, appunto, della rappresentanza, di come allargare la platea di quelli che qui dentro si potrebbero sentire rappresentati, noi facciamo leggi elettorali come questa che puntano a rinchiudere, puntano a stringere, puntano a buttare fuori, lanciano un tema escludente. L'unica cosa che chiedono è, come spesso ama ripetere il Presidente del Consiglio: io voglio sapere, la sera stessa in cui si chiuderanno le elezioni, chi avrà vinto. Chi avrà vinto, quale minoranza, in virtù di un premio di maggioranza indecente, potrà dire di avere il 55 per cento dei seggi, cioè quale sia il minore degli sconfitti, potremmo dire, stante la crisi di rappresentanza che ci attanaglia. Eppure voi questo state facendo.
  Il popolo italiano vi chiedeva un'altra cosa, vi chiedeva di poter finalmente tornare a scegliere i propri rappresentanti, giusto o sbagliato che sia, io credo giusto. Vedo che ci sono ogni giorno editoriali, articoli, opinionisti che cercano di convincerci del contrario, cioè che il fatto che gli elettori possano scegliere i loro rappresentanti sia in qualche modo foriero di corruzione, di negatività, poi chissà mai che non facciano anche la scelta sbagliata da questo punto di vista, però dovrete prendere atto del fatto che ci veniva chiesto – almeno io questo ho sentito in campagna elettorale, ho sentito nei mercati, nelle piazze – di tornare a scegliere il proprio rappresentante cioè, tradotto, di non avere più liste bloccate.
  Ora, voi lasciate le liste bloccate per un pezzo di Parlamento e date il privilegio della preferenza soltanto a chi vince, sostanzialmente o quasi. Gli elettori di chi vince, oltre che avere il premio di maggioranza e governare il Paese pur essendo una minoranza, potranno anche avere l'agio di poter dire: è stato eletto qualcuno grazie alla mia preferenza; gli altri, a cui di fatto è consentito un diritto di tribuna, no, quelli no; quegli elettori – non quei partiti né tanto meno quegli eletti – non avranno nemmeno il diritto o il piacere di poter dire: ho contribuito a eleggere la mia rappresentanza, perché loro saranno sempre ostaggio delle liste bloccate, dei capilista bloccati e che noi sceglieremo nel migliore dei modi possibili, siamo tutti saggi, sappiamo scegliere, più o meno, poi ognuno giudica dagli esiti anche del comportamento di ciascuno quelle che sono le scelte che sono state fatte, il modo in cui siamo arrivati qui e così via. Però diciamo che mediamente potranno anche esservi soddisfatti, ma essere soddisfatti di ciò che un parlamentare fa non significa averlo Pag. 61scelto, significa semplicemente poter valutare a posteriori che forse per fortuna o forse per caso è andata bene.
  Questo: liste bloccate, doppio turno, turno unico con maggioranza data a chi raggiunga il 40 per cento; questo è sostanzialmente quello che ci state imponendo. A cosa porta, questo ? Ecco, questo può portare a tante cose, può portare a una minoranza molto aggressiva, molto pericolosa, molto poco democratica, noi in questo Paese non siamo ancora riusciti nemmeno ad avere una legge che disciplini e vincoli i partiti ad avere degli statuti democratici, non ce l'abbiamo. In questo Paese è tuttora legittimo avere dei partiti che si fondano su un principio autoritario. Si può fare, esistono d'altronde partiti che hanno degli statuti che non prevedono la democrazia, anche qui dentro, ma non è un problema, è legittimo perché la legge lo consente. Eppure, in un Paese così messo può succedere anche che una minoranza molto aggressiva, in virtù di una buona campagna elettorale, in virtù di una particolare situazione del Paese, in virtù dell'incapacità di dare risposte da parte delle forze politiche maggiori – queste cose sono accadute anche nel passato recente – possa imporsi grazie al secondo turno. Guardate, tutte le forze più aggressive d'Europa, siano esse, come le chiamate, populiste di destra, populiste di sinistra, io credo che apprezzerebbero questa legge elettorale, perché qualsiasi legge elettorale si fonda su un principio di precauzione, non è solo fatta per permettere di governare a chi vince.
  È anche fatta per evitare il rischio che possa appunto vincere una minoranza aggressiva e, soprattutto, è anche fatta per far sì che qualora quella minoranza aggressiva vinca, abbia bisogno di formare una coalizione che la tenga sotto controllo. Succede dappertutto. In un Paese che io apprezzo molto, come potete immaginare, cioè la Grecia, Syriza, vincendo contro l’establishment, vincendo contro le strutture di potere interno, vincendo contro le oligarchie europee, nonostante questo, vincendo, ma non stravincendo, ha dovuto fare un Governo di coalizione.
  Ed è giusto così, perché quando sei un partito che per quanto forte arrivi attorno al 35-40 per cento, perché non dovresti fare una coalizione, perché non dovresti andare a cercare altrove quei voti che gli elettori non ti hanno voluto dare ?
  Con questa legge elettorale potrebbe essere che una minoranza aggressiva sia essa di destra, di sinistra, non è questo il punto, o di centro, né di destra, né di sinistra, ecco questa minoranza aggressiva potrebbe prendere il potere assoluto in questo Paese. Potrebbe nominare, eleggere, tutte le istituzioni di garanzia, potrebbe intervenire sulla Rai-Tv, con la riforma che in qualche modo si pensa state mettendo in piedi con la nomina, di fatto, da parte del Governo o della maggioranza parlamentare di quello che manca, quindi l'informazione.
  Può eleggere il Presidente della Repubblica, con l'aiuto di una sola opposizione, può fare tante cose, questa minoranza aggressiva. Oppure può succedere un'altra cosa. Può succedere che vada in porto quello che forse è il disegno politico del Presidente del Consiglio.
  Può essere che nasca questo Partito della Nazione, può essere che a forza di mettere nel frullatore tutto, centro, destra, sinistra, qualsiasi cosa, come si sta vedendo nella formazione delle liste elettorali per le regionali, per esempio, mettendo dentro qualsiasi cosa e trasformando il Partito della Nazione in una specie di blob, al cui interno possa stare tutto e il contrario di tutto, a patto che chiunque stia lì dentro abbia un po’ di relazioni, un po’ di potere, un po’ di cose da portare dentro, un po’ di consenso, un po’ di voti, ecco, può pure essere che questa cosa qui, mettendosi al centro dello schieramento politico, tenga; tenga un 40 per cento stabile, forse anche un 45 per cento stabile.
  D'altronde, questo Paese l'ha già vissuto per cinquant'anni una situazione in cui c'era un grande partito centrista che stava al centro del sistema politico ed era il partito di Governo. Io credo che, alla fine, il disegno sia quello, cioè di arrivare ad una situazione in cui c’è un partito di Pag. 62Governo e tanti partiti di opposizione. Ma anche qui, non in virtù del fatto che lo abbiano deciso gli elettori, in virtù del fatto che è così, come dire, per definizione ontologica, per diritto divino.
  Il partito di Governo e i partiti di opposizione. Un bel partitone con il 40-45 per cento e tanti partiti ideologici, identitari, con il 10-15 per cento che stiano lì attorno, ad avere il loro gradito e gradevole diritto di tribuna, fino a quando non succede che uno di questi, per caso, riesca a vincere le elezioni. È una cosa buona per il Paese ? È una buona cosa parlare di bipolarismo e, invece, puntare di fatto ad un monopartitismo imperfetto ? Io, credo, di no.
  A me il bipolarismo non è mai necessariamente piaciuto granché. Ho sempre visto dei rischi nel bipolarismo; uno dei rischi per una lunga fase di questo Paese, forse dovuta più alla storia che al sistema istituzionale stesso, è stato che il bipolarismo ha portato alla concorrenza al centro. Per me che di centro non sono mai stato, anzi mi sarei posizionato più verso l'estremo di uno di questi due poli, il fatto che si dovesse competere e governare al centro, capirete non era una grandissima soddisfazione. Eppure il bipolarismo almeno un vantaggio ce l'ha, e questo, in un Paese come l'Italia, non è vantaggio da poco.
  Il bipolarismo porta almeno di tanto in tanto al ricambio delle classi dirigenti. Porta al ricambio delle élite al potere. Porta al fatto che non può esistere un partito-Stato. Ogni tanto, una maggioranza diversa si sussegue, si sussegue un Governo diverso, idee diverse. Per un Paese come l'Italia questo è salutare perché noi tendiamo, abbiamo sempre teso in qualche modo, alla palude. La palude non piace a nessuno. Eppure se tu determini un sistema che possa portare, che auspicabilmente da parte di chi lo promuove, possa portare appunto ad una sorta di monopartitismo di Governo, quella è la palude. E non importa chi ci sguazza. Se passi sopra o sotto le correnti, se sembri più un caimano vecchia maniera o se sembri più un faro posizionato su un isolotto sorridente e ottimista, non è questo il punto.
  Il punto è che la palude porta con sé la corruzione, e di corruzione questo Paese – lo sappiamo tutti – sta morendo, in parte; porta immobilismo, porta fissità, porta le classi dirigenti progressivamente ad invecchiare senza cambiarsi. Non porta a nessuna rottamazione il monopartitismo. La rottamazione è figlia anche di un naturale evolvere della politica fra vittorie e sconfitte. Le sconfitte fanno parte della democrazia così come il fatto di essere di tanto in tanto opposizione. Non è sempre necessario essere al Governo. È necessario essere al Governo quando gli elettori ti affidano quel tipo di incarico all'interno di quel delicato equilibrio che è una democrazia matura. Avremo nostalgia del bipolarismo ? Credo di sì, quando dovessimo essere all'interno di un Parlamento dominato da un partito. In realtà ci siamo già nel Parlamento del partito della nazione, ci stiamo arrivando. Ogni giorno sentiamo e leggiamo di truppe in arrivo, di consolidamenti opachi. Vorrei porre una domanda e vado a chiudere, perché non credo di avervi tolto troppo tempo, visto che il tempo ce lo avete già tolto tutto e ci stiamo semplicemente accontentando di mordere i resti; però, comunque sia, l'esercizio di parlare eccessivamente non è mai positivo. Chiederei solo questo agli amici e ai compagni – come li chiamavamo una volta – del Partito Democratico: siete contenti di quello che state diventando ? Questa è l'ultima domanda che rimane. Siete contenti di essere un porto di mare in cui qualunque cosa possa arrivare perché tutto è utile a consolidare un potere e i numeri all'interno di un Parlamento ? Siete contenti di avere abbandonato quella che era la tradizione del centrosinistra in questo Paese, brutta o bella che fosse, e di buttarla a mare per sempre ?
  Non si tratta di dire «nessun nemico a sinistra». Io credo che sia un bene non avere nemici a sinistra, però, veleggiare nella parte immobile del mare, era questa la vostra aspirazione, per quanto su un vascello vasto, confortevole e accogliente ? Pag. 63Questo io non lo credo, eppure – ed ho finito – la legge elettorale, che ci state portando a boicottare in tutti i modi possibili – ma che poi evidentemente credo approverete –, ci porta lì. Non porta lì solo noi, porta lì soprattutto voi. Cambia voi, non cambia noi, perché noi non cambieremo nemmeno con questa legge elettorale. Anzi, ancora di più, con questa legge elettorale, proveremo noi a fare quello che era necessario, cioè costruire una forza in grado di vincere e di cambiare l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.

  ROSY BINDI. Grazie, Presidente. Voglio ricordare volentieri che questo intervento, come quelli che mi hanno preceduto e mi seguiranno, è possibile grazie a quello che tra noi definiamo il «lodo Iotti», quindi mi viene spontaneo rivolgere un ricordo e un pensiero a una donna che ha presieduto questa Camera con grande fermezza, grande rispetto delle istituzioni e grande passione politica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).
  Ho chiesto di intervenire perché credo ci siano dei momenti nella nostra vita personale, così come la nostra vita politica e parlamentare, che finiscono per assumere un significato particolarmente importante, anche nostro malgrado. Quindi, credo che sia giusto lasciare nei verbali, nei resoconti di questa Camera alcuni pensieri, ma anche alcuni sentimenti, alcune emozioni che ci attraversano e mi attraversano in questo momento.
  Ponendo la fiducia sulla legge elettorale il Presidente del Consiglio ha detto: il Parlamento ha il diritto di mandarmi a casa se vuole, la fiducia serve a questo. Sì, il Parlamento ha il diritto di mandare a casa il Governo, ma il Governo non ha il diritto di impedire la discussione del Parlamento sui singoli provvedimenti. Credo che riflettere su questo punto sia molto importante. Vedete, la mia difficoltà principale in questa che ritengo la mia ultima legislatura è di trovarmi in un gruppo parlamentare, il mio, con il quale non riesco a condividere la serietà e gravità delle cose che accadono. Io ho iniziato nel 1994, quando Berlusconi aveva vinto le elezioni contro ogni previsione, quelle elezioni che noi Popolari, che avevamo rotto con una Democrazia Cristiana corrotta nella sua ultima fase, ma non certo con i suoi ideali, e lo schieramento dei Progressisti, che in maniera miope non si vollero unire in quelle elezioni, lasciammo il passo a Berlusconi, la Lega, Alleanza Nazionale, con un Governo che di lì a sette mesi crollò, ma che diede inizio ad una fase in cui sono avvenute molte cose che hanno cambiato profondamente la vita del nostro Paese. Quel cambiamento è sempre avvenuto in presenza di una forte opposizione e di una forte consapevolezza delle cose che stavano accadendo, perché era grave che si approvassero leggi elettorali a maggioranza, che si cambiasse la Carta costituzionale a colpi di maggioranza, che si stravolgessero gli elementi fondamentali della vita di questo Paese, che non erano solo le sue istituzioni, ma che era anche la visione della sua democrazia, fatta di partecipazioni, di parti sociali, di partiti. Anni nei quali abbiamo assistito alla denigrazione del partito, dei politici di professione, del sindacato, ma in questi anni non è mai mancata un'opposizione, tanto è vero che questa opposizione ha anche vinto qualche volta le elezioni ed è anche riuscita a rimediare a quelli che io consideravo danni gravissimi che la destra stava facendo a questo nostro Paese. Non solo per gli atti normativi, ma soprattutto per il tipo di comunicazione, di narrazione che aveva iniziato nella vita di questo Paese.
  La mia amarezza più grande di questa fase è far parte di un gruppo nel quale non si coglie la tragicità di approvare una riforma di una Costituzione con mezzo Parlamento vuoto, con voti che non raggiungono la maggioranza assoluta. Così abbiamo modificato la Costituzione, mandandola al Senato nell'ultima lettura, perché il Governo, anche in quella circostanza, Pag. 64ha assunto degli atteggiamenti di imposizione, dicendo che non si poteva cambiare, a parte sentirsi dire oggi che potrebbe cambiare di nuovo il Senato, quando ci si è impedito di apportare alcune piccole modifiche che avrebbero sicuramente migliorato la riforma. Di non cogliere la gravità dell'approvazione di una legge elettorale con una maggioranza che è addirittura inferiore a quella che sostiene il Governo, quando per anni abbiamo sostenuto che le riforme si fanno tutti insieme e abbiamo riconosciuto un errore anche quando noi le abbiamo fatte da soli, penso al federalismo. Non a caso quello è stato uno dei capitoli peggiori della storia del centrosinistra e, a tuttora, non siamo contenti neanche di come stiamo cercando di rimediare i danni di quel Titolo V approvato a colpi di maggioranza.
  Però, c’è sempre stata questa consapevolezza. Abbiamo vinto un referendum che ha annullato una riforma della Costituzione, che stravolgeva l'impianto della nostra Carta costituzionale. Lo ripeto: la mia sofferenza più grande in questo momento è di non poter condividere con le giovani generazioni di questo Parlamento e soprattutto del mio gruppo la gravità di quello che sta avvenendo.
  La si può pensare anche diversamente nel merito, ma in democrazia il rispetto delle regole, dei principi costituzionali, il metro del confronto, la chiarezza delle responsabilità della maggioranza e delle opposizioni, il ruolo del Parlamento, valgono forse di più delle divergenze nel merito. Ecco, io credo che siamo a un punto del quale, mi auguro, non ci pentiremo in futuro. Uso la prima persona plurale perché credo che, se siamo arrivati a questo punto, un po’ di responsabilità ce l'abbiamo tutti, evidentemente. Ciascuno si prende le proprie.
  Ed allora voglio lasciare al resoconto di quest'Aula il senso degli emendamenti che ho presentato a questa proposta di legge elettorale. Sono due, solo due emendamenti perché nessuno ha presentato emendamenti ostruzionistici, nessun gruppo. Faccio notare che il primo voto segreto sulle questioni pregiudiziali dava al Governo un'amplissima maggioranza e con quella maggioranza non c'era nessun bisogno di compiere un atto di forza, una prepotenza che attribuirei ad un atteggiamento di paura, questa volta, e non di coraggio, di un timore, mi dispiace dirlo, senza nessun fondamento.
  Due emendamenti. Il primo credo di averlo illustrato ieri, nel mio intervento nella discussione sulle linee generali: il premio o alla lista o alla coalizione, neanche in alternativa tra di loro: o alla lista o alla coalizione. Questo per un motivo molto semplice, che ho spiegato ieri e che ripeto oggi: leggi elettorali perfette non ne esistono. Possiamo fare la migliore legge elettorale, se dichiariamo che intenti vogliamo raggiungere e se ci collochiamo nel tempo e nello spazio nel quale approviamo ed applichiamo le leggi elettorali. Abbiamo dichiarato tutti che vogliamo una legge che assicuri una democrazia dell'alternanza competitiva nel nostro Paese, dove si sa chi vince ma si sa anche che chi perde è in condizioni di poter vincere la prossima volta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico), perché questo è il sale della democrazia. Io ho visto finire la Democrazia Cristiana perché qualcuno, ammazzando Aldo Moro, interruppe quel processo di riforme che aveva iniziato con Berlinguer, che non era semplicemente il «compromesso storico» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico), ma era la solidarietà nazionale, legata ad un unico obiettivo: legittimarsi reciprocamente per garantire la democrazia dell'alternanza in questo Paese, per non condannare la Democrazia Cristiana a governare e il Partito Comunista all'opposizione, perché la condanna a governare della Democrazia Cristiana la portò alla fine e infatti finì per questo.
  In questi vent'anni abbiamo fatto tanti errori, ma questo principio lo avevamo affermato: una legge maggioritaria che mettesse in sicurezza il bipolarismo e garantisse la democrazia dell'alternanza. Chi vince governa, chi perde è in grado di Pag. 65fare una forte opposizione e di candidarsi a governare il Paese la prossima volta. Ma le leggi elettorali, una volta che si individuano gli obiettivi, si fanno prestando attenzione al tempo nel quale ci si trova. Ora, se il mio partito ha preso il 41 per cento alle europee lo scorso anno lo ha preso perché c’è stata una rottura completa delle fila del centrodestra, non per altro. Quel campo è distrutto. Certo, si può approfittare e fare una legge elettorale ad uso e consumo del vincitore, ma si può anche fare una legge elettorale ad uso e consumo della vita democratica di un Paese, mettendo in condizione tutte le parti politiche di competere.
  Dare il premio alla lista o alla coalizione significa addirittura, in questo momento, creare una democrazia competitiva a tre gambe, perché il MoVimento 5 Stelle, che dice che non vuole fare coalizioni e apparentamenti, si avvantaggia del premio alla lista, il Partito Democratico si avvantaggia del premio alla lista, il centrodestra si può avvantaggiare del premio alla coalizione. Voglio fare un favore a Berlusconi ? Sono al di sopra di ogni sospetto, credo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico). Voglio fare un piacere alla democrazia italiana, che voglio competitiva e dell'alternanza, e voglio fare un piacere al mio partito, perché, se sono forti le parti in competizione tra di loro, ciascuno gioca per il bene della nazione la propria parte, ed io voglio che il mio partito faccia la propria parte, non che sia messo in condizioni di fare la parte di tutti e, alla fine, non fare davvero gli interessi della nazione. Perché se c’è un forte centrodestra e c’è un forte MoVimento 5 Stelle, se il Partito Democratico, con i suoi alleati, o se decide da solo, vince le elezioni, può governare il Paese, ma avendo opposizioni forti che si candidano a loro volta a governare il Paese e sono in condizioni di far governare bene, perché fanno una sana e forte opposizione. Questa legge elettorale darà al partito di maggioranza relativa un premio che lo porterà ad essere qui dentro di maggioranza assoluta, circondato da tante piccole opposizioni in lotta tra di loro e sicuramente non in grado, nessuna, di competere nel giro del periodo di una legislatura per il governo del Paese. E questo, certo, snaturerà anche il mio partito, perché, come è stato detto da interventi che mi hanno preceduto, non solo chiederà i voti a tutti, come è legittimo, ma si sentirà in dovere di garantire gli interessi di tutti, provocando al proprio interno un consociativismo degli interessi, che abbiamo già conosciuto, che fa tanto male al Paese, che non snatura un partito, snatura la democrazia e fa male agli interessi veri del Paese, lasciando peraltro, come giustamente SEL sottolinea, molto scoperto il fianco a sinistra. In questi giorni, infatti, qualcuno ha notato che c’è un certo sindacato, che si chiama CGIL, che fa difficoltà a pensare di continuare a votare PD, e ci sono pezzi di classe dirigente del centrodestra che vengono in soccorso e chiedono anche di entrare dentro il mio partito. Ci sarà una mutazione genetica in atto, sì o no ?
  Attenti, lo dico a chi è di veltroniana memoria: questo non è il partito della vocazione maggioritaria, perché il partito della vocazione maggioritaria è un partito rigorosamente ancorato al centrosinistra, non il partito della nazione, ma il partito per la nazione. E c’è un altro dato di fatto in questo premio solo alla lista. Si dice: ma come, finalmente si superano quelle coalizioni così litigiose; tu che hai fatto parte del Governo dell'unione, dove i ministri andavano in piazza gli uni contro gli altri. Vero. Ebbene, quella litigiosità sarà dentro l'unica lista, perché tutti faranno la corsa ad entrare in quella lista, a chiedere ospitalità a quella lista, snaturando così anche la vita di un partito, che, avendo un gruppo parlamentare costretto ad andare dalle estreme di una parte alle estreme di un'altra, automaticamente perderà anche la sua funzione di comunità politica, perché l'unico elemento unificante sarà il diktat del capo del partito, rompendo definitivamente una lunga tradizione di democrazia partecipata nella vita di questo Paese. Proviamo a rifletterci, se ancora siamo in tempo.Pag. 66
  E c’è un altro emendamento che ho presentato: la possibilità dell'apparentamento al secondo turno. Perché questo ? Perché io criticavo il sindaco d'Italia, quando mi veniva proposto da Mario Segni e vagheggiava un certo interesse da parte del centrodestra, e non cambio idea.
  Infatti, una cosa è fare il sindaco di una città, una cosa è fare il Presidente del Consiglio di un Paese. Ora, se tu vai al ballottaggio, il capo del partito contro l'altro capo del partito, mi volete spiegare che differenza c’è rispetto a una qualunque elezione di una Repubblica di tipo presidenziale ? Che differenza c’è, che peraltro si chiama «capo» in questa legge elettorale ? Vogliamo il presidenzialismo ?
  Io preferisco la democrazia parlamentare e mi batterò fino in fondo per renderla funzionante, ma, se uno vuole il presidenzialismo, lo fa all'americana, con un Congresso forte, che è riuscito a fermare le riforme di Obama, perché viene eletto in una fase diversa e perché ha dei poteri di bilanciamento nei confronti del potere presidenziale, e ha la stessa base popolare, ma che non coincide con la stessa elezione, nel quale il peso e il contrappeso fra potere esecutivo, presidenziale e parlamentare è reale.
  Quante cose buone non è riuscito a fare Obama e quante cose cattive il Congresso ha fermato nei Presidenti repubblicani ! Non la guerra, purtroppo, ma alcune cose cattive le ha fermate. Almeno l'apparentamento, che almeno non vinca uno solo, che almeno non vinca il capo di quel partito che è diventato la lista pigliatutto, ma che è costretto, in qualche modo, a confrontarsi con un pluralismo che è reale negli schieramenti politici di questo Paese.
  Si provi a riflettere anche su questo, perché questa legge non l'ho scritto io che è organica a quella riforma della Costituzione che abbiamo mandato al Senato. È scritto nella legge della Costituzione e nella legge elettorale. E noi andiamo, giustamente, verso un'unica Camera, e io sono d'accordo, ma andiamo verso un Senato non elettivo, che è un piccolo mostro, perché fosse almeno il Senato delle regioni, delle giunte regionali, creando almeno una camera di compensazione tra i poteri nazionali e i poteri regionali. Non è neppure quello ! È un insieme tra sindaci, senatori a vita ed ex Presidenti della Repubblica, che non conterà nulla, ma che avrà, in certe circostanze, poteri di veto assolutamente pericolosi per la speditezza del processo legislativo, e che comunque rappresenta, insieme a questa legge elettorale, uno sbilanciamento di poteri verso l'Esecutivo e, di fatto, un forte ridimensionamento dei poteri di questo Parlamento e di questa Camera.
  Credo che questo sia il passaggio dentro il quale siamo e credo che, quando si arriva a questi passaggi, un Governo non si assume la responsabilità di un voto di fiducia, perché non sta legando il suo destino ad un'azione di Governo: sta legando il destino della nazione al destino del Governo, che è esattamente l'opposto di quello che dovrebbe essere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico). È esattamente l'opposto !
  Riconosco a questo Governo e al Presidente Renzi il grande merito di avere dato impulso alle riforme. Ha ragione, siamo stati per troppo tempo dentro una palude, e questo gli va riconosciuto. Ma, proprio perché vi è questo coraggio, proprio perché vi è questo piglio, proprio perché vi è questa forza, che paura si ha di un Parlamento che discute ? Che paura si deve avere della possibilità di migliorare una legge ? Perché il confronto è temuto ?
  La prima legge elettorale ci è arrivata dal Patto del Nazareno. La seconda legge ci è arrivata completamente modificata, scritta non si sa dove, in un altro Patto del Nazareno, che, di lì a poco tempo, è morto – Berlusconi, poveretto, è andato via, ma un giorno ci dovrà spiegare perché ha accettato il premio alla lista: ci autorizza a pensare che lo scambio era un altro, evidentemente, e non chiamiamo in causa il Presidente della Repubblica, per cortesia –, ma ci è tornata completamente diversa.
  Si è detto: abbiamo accolto alcuni emendamenti. Certo, infatti non ho presentato emendamenti sulle preferenze, Pag. 67perché ne avevo presentato uno sui capilista bloccati, però abbiamo deciso, con questa legge, che il lusso della scelta dei parlamentari è dato soltanto al partito che vince; tutti gli altri hanno i parlamentari bloccati, scelti dal segretario del proprio partito, il che rende ancora più deboli le minoranze, ancora più ricattabili. Da chi ? Dal proprio segretario di partito ? No, dal partito di maggioranza relativa che diventa il gruppo di maggioranza assoluta e che ha il Governo.
  Parità di genere migliorata ? Non ci sono dubbi.
  Il mistero, poi, sono le soglie. Si parte dal 2 o dal 4 per cento all'interno di una coalizione, non mi ricordo quanto era, all'8 per cento esterno. Tutti noi abbiamo detto: abbassiamole – troppa grazia Sant'Antonio ! – al 3 per cento. Il che significa che, con questa affluenza alle urne, che è inferiore al 50 per cento, ormai con 600 mila elettori si fa un gruppo parlamentare. All'anima di quelli che volevano semplificare il sistema politico, lo si vuole semplificare, sì certo, rendendo sempre più forte l'unico partito, non c’è altro modo, è questo.
  Allora, credo di poter essere autorizzata ad interpretare questa stagione – come ho detto prima – come un momento drammatico e invitare soprattutto le giovani generazioni a riflettere, a provare ad avere qualche dubbio se proprio si è sbagliato tutto per settant'anni e improvvisamente si ricomincia daccapo, smentendo nel profondo quelli che sono i principi fondamentali della nostra vita democratica, che è quella di una democrazia parlamentare partecipata, dove i partiti, i sindacati, le formazioni sociali, non sono uno scherzo, sono la storia della nostra Repubblica. L'Italia è diventata grande per questo, l'Italia non è un Paese ad alto senso civico; se non ha una continua e permanente pedagogia politica, civile, culturale, smarrisce presto il suo senso democratico. Questa non è sfiducia nei confronti del popolo italiano, è consapevolezza delle nostre responsabilità. Tutto questo abbiamo deciso di archiviarlo. Qualche dubbio, provate a pensarci.
  Per concludere, non posso non dichiarare quello che penso che farò domani. Io considero che il Governo compia un atto improprio nel porre la fiducia sulla riforma della legge elettorale, così come ha compiuto un atto improprio, forzando l'approvazione della Costituzione con trecento parlamentari in Aula. Io non voglio che questo Governo vada a casa. Renzi ha detto che abbiamo il diritto, io non voglio esercitare il diritto di mandare a casa il Governo, però il Governo non mi può imporre, non mi può impedire di discutere e di votare la legge elettorale senza il ricatto e il capestro della fiducia al Governo. Io credo che negherò la fiducia al Governo su questo atto improprio, non al Governo, ma all'atto improprio che il Governo compie, perché è grave nella vita del Paese l'atto improprio che il Governo compie; molto grave. Dichiarerò poi, siccome il voto sarà segreto, come intendo votare alla fine della legge elettorale. Se non avesse posto la fiducia, forse non avrei partecipato al voto, se non fossero passati i miei emendamenti, ma, dal momento che pone la fiducia, non può non essere preso in considerazione il voto contrario ad una legge che si è resa immodificabile per il comportamento del Governo. Lasciatemi dire che non vale neanche l'argomento che, se fosse stata modificata al Senato, sarebbe successa l'ira di Dio. Non è vero, perché tutti potevano rientrare in campo, Forza Italia, il MoVimento 5 Stelle, la minoranza del PD, SEL, gli alleati di Governo, tutti con la loro dignità. E poi, che fretta c’è se si vota nel 2018 ?
  Se le leggi elettorali valgono per il tempo e nello spazio, se ci si avvicina un po’ alla data delle elezioni forse si fanno leggi elettorali più adeguate al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo dati. E soprattutto, che senso ha approvare questa legge elettorale così in fretta, quando il processo dell'approvazione della Costituzione ci porterà avanti almeno di un anno e mezzo ?
  Sarebbe caduto il Governo se non fosse passata la legge elettorale ? E perché mai ? Chi sarebbe andato a spiegare in Europa che il Governo era caduto perché era Pag. 68passato un emendamento alla legge elettorale ? E quale Presidente del Consiglio si prendeva la responsabilità di lasciare un Paese senza Governo con le grandi emergenze che abbiamo in questo momento (l'immigrazione, la disoccupazione) ? Veramente ? Posso credere che questi sono argomenti credibili ? No. Anche questo aspetto non appartiene alla correttezza dei rapporti politici e anche per questo non può essere preso in considerazione.
  È un passaggio – l'ho detto prima – molto grave nella mia vita personale, parlamentare e politica, ma non per un fatto di emozione personale, perché è un fatto grave del passaggio della vita parlamentare, politica e democratica di questo Paese. Se c’è ancora tempo per riflettere, prendiamocelo tutto per cercare di fare le cose in maniera migliore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori interventi per l'illustrazione degli emendamenti riferiti all'articolo 1, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 13,45, con lo svolgimento delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia sull'articolo 1, cui seguirà la votazione per appello nominale.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostinelli, non essendo presente si intende vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corsaro, non essendo presente si intende vi abbia rinunciato.

  EMANUELE COZZOLINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Oggi, 28 aprile, si celebra la Giornata mondiale delle vittime dell'amianto al fine di ricordare le tante persone che hanno perso la vita a causa dell'asbesto e per attirare l'attenzione sull'attuale situazione in tema di interventi e bonifiche. Abbiamo vissuto la prescrizione del processo Eternit e sono fermi i reati ambientali.
  Quella della contaminazione da fibre di amianto è infatti un'emergenza della quale non si vede la fine, visti i tempi di incubazione. Secondo i dati diffusi oggi dal registro INAIL, dal 1993 al 2008 sono stati diagnosticati solo in Italia oltre 15 mila casi di mesotelioma maligno; ogni anno in Italia muoiono 4 mila persone per malattie asbesto correlate. E noi stiamo a parlare di legge elettorale.
  Un problema che a livello medico è ancora lontano dall'essere risolto, ma che a livello amministrativo è ben lontano dal vedere uno sbocco: secondo le stime diffuse da CNR-INAIL in Italia esisterebbero 32 milioni di tonnellate di amianto da bonificare, distribuite su una superficie di 75 mila ettari di territorio, secondo il programma nazionale di bonifica del Ministero dell'ambiente.
  La messa al bando dell'amianto è avvenuta ben ventitré anni fa, ma nonostante tutto continua imperterrita la battaglia contro il killer silenzioso. Io vorrei ricordare anche tutte le persone morte o comunque malate e che non hanno nessun riconoscimento da parte dello Stato riguardo alla malattia professionale. E il Parlamento piuttosto che perdersi in leggi elettorali come regolamento di conti interni dei partiti o tra partiti, si occupasse delle persone e in particolare dei malati di amianto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA RIZZO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie, Presidente. Vorrei sollecitare una risposta alla mia interrogazione, la n. 4-05857, presentata il 7 agosto 2014. Il tema dell'interrogazione, mai come ora, risulta essere attuale e riguarda il caso degli appalti delle pulizie delle caserme nella Marina militare.Pag. 69
  È evidente che, a furia di tagliare costi dove non si dovrebbe, il malessere sfocia in protesta. Sono diverse le basi militari in Italia che rischiano il collasso per la riduzione delle spese di pulizia, ma mentre il personale in divisa non può che obbedire agli ordini dei propri superiori, il personale civile fa sentire la propria voce di protesta anche attraverso le forze sindacali.
  Augusta, La Spezia, Taranto, sono tutte alle prese con i tagli agli appalti dei servizi di pulizia, tagli che, oltre a creare gravi disagi al personale interno, pongono le basi per la creazione di nuovi disoccupati, vista anche l'impossibilità da parte delle aziende appaltatrici di sostenere contratti che vengono riveduti periodicamente al ribasso. Chiediamo all'ammiraglio De Giorgi e al Ministro Pinotti di voler rivedere i finanziamenti al capitolo di spesa del Ministero della Difesa e tagliare i costi da altre parti, magari rinunciando a qualche F-35 o a qualche altra nave.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Grazie Presidente, volevo fare una doppia sollecitazione tramite lei al Governo. La prima riguarda il Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiediamo di firmare subito il riparto dei fondi del 2014 per gli operai in cassa integrazione in deroga. Sono famiglie stremate dalle difficoltà. Noi speriamo che il Ministro firmi prima del 1o maggio in modo da dare una risposta vera di solidarietà a questi cittadini che attendono da mesi ormai di avere delle risorse fondamentali per loro e per le loro famiglie.
  L'altra sollecitazione che volevo chiederle è relativa ad un'interrogazione che ho presentato e che riguarda un piano industriale presentato da Auchan, centri commerciali che sono presenti in Italia. In modo particolare, in Sicilia sono previsti dei licenziamenti. In Sicilia ci sono sei centri commerciali ed è prevista una riduzione del 25 per cento del personale. Noi ci auguriamo che il Governo intervenga tempestivamente in modo da evitare questa ennesima crisi in una realtà difficile qual è quella siciliana.

Ordine del giorno
della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 29 aprile 2015, alle 13,45:

  Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   D'INIZIATIVA POPOLARE; CIRIELLI; PISICCHIO; BERSANI ed altri; FRANCESCO SAVERIO ROMANO; MIGLIORE ed altri; LENZI; ZAMPA e MARZANO; ZAMPA e GHIZZONI; MARTELLA; FRANCESCO SANNA; BOBBA ed altri; GIACHETTI ed altri; GIORGIA MELONI ed altri; RIGONI ed altri; RIGONI ed altri; NICOLETTI ed altri; MARTELLA ed altri; VARGIU; BURTONE ed altri; BALDUZZI ed altri; LAFFRANCO ed altri; VARGIU; TONINELLI ed altri; PORTA ed altri; ZACCAGNINI ed altri; VALIANTE ed altri; LAURICELLA; MICHELE BORDO; MARCO MELONI ed altri; DI BATTISTA ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-1025-1026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B).
  — Relatori: Sisto e Migliore, per la maggioranza; Toninelli, Quaranta, Invernizzi e La Russa, di minoranza.

  La seduta termina alle 20,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3059 – quest. preg. 1 e 2 550 548 2 275 176 372 9 Resp.
2 Segr TU pdl 3 e ab-bis-B-q.p.c.1,2,3,4 593 593 297 209 384 4 Resp.
3 Segr TU pdl 3 e ab-bis-B-q.p.m.1,2,3 593 593 297 208 385 4 Resp.
4 Nom. TU pdl 3 e ab-bis-B-q.p.sosp.1 576 575 1 288 206 369 4 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.