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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 415 di venerdì 24 aprile 2015

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 10.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bratti, Damiano, Di Lello, Fontanelli, Manciulli, Pes, Portas, Ravetto e Sani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

In ricordo di Giovanni Lo Porto (ore 10,05).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, nella giornata di ieri è giunta la notizia della morte di Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano di cui non si avevano più notizie dalla data del suo rapimento, avvenuta nel gennaio 2012 nella regione del Punjab tra Pakistan e Afghanistan, e rimasto ucciso per errore durante un'operazione antiterrorismo condotta dalle Forze armate statunitensi.
  Esperto, appassionato e coraggioso, Giovanni Lo Porto aveva lasciato il sud Italia per lavorare nelle crisi umanitarie. Impegnato nella costruzione di alloggi di emergenza, era un esempio di quella realtà della cooperazione che l'Italia esporta all'estero e che costituisce, per questo, un motivo di orgoglio per l'intero Paese: un'Italia solidale, un'Italia impegnata a costruire silenziosamente la pace.
  Si tratta, infatti, di operatori – come lo era Giovanni – che, senza particolari reti di protezione, mettono a rischio la loro vita nelle zone più difficili del mondo, per portare aiuto alle popolazioni martoriate da calamità naturali e da conflitti.
  Alla famiglia di Giovanni Lo Porto, agli amici e ai colleghi, che hanno vissuto anni di angoscia, senza poi veder realizzata la speranza di un suo ritorno a casa, rinnoviamo i sentimenti della più profonda vicinanza dell'intera Camera dei deputati.
  Invito ora l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

Informativa urgente del Governo sulle recenti notizie relative all'uccisione dell'operatore umanitario Giovanni Lo Porto, avvenuta ai confini tra Pakistan e Afghanistan (ore 10,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente Pag. 2del Governo sulle recenti notizie relative all'uccisione dell'operatore umanitario Giovanni Lo Porto, avvenuta ai confini tra Pakistan e Afghanistan.
  Dopo l'intervento del Ministro interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, innanzitutto mi unisco alle parole della Presidente della Camera, rinnovando le condoglianze e la vicinanza del Governo e mia personale alla madre di Giovanni Lo Porto, la signora Giusi, e a tutti i familiari e ai suoi amici.
  Giovanni era un volontario generoso ed esperto del mondo della cooperazione allo sviluppo, ultimamente attivo nella ONG tedesca Welt Hunger Hilfe. Giovanni, che in famiglia era chiamato Giancarlo, ha vissuto dedicandosi agli altri e lo ha fatto in maniera concreta, fin dagli anni della sua laurea in cooperazione internazionale presa a Londra, dei suoi viaggi in diversi Paesi del continente africano, ad Haiti, in Birmania e, da ultimo, in Pakistan, dove aveva lavorato anche per ONG italiane, ovunque per portare solidarietà e fattiva assistenza ai più deboli e alle popolazioni sofferenti.
  Lo ha fatto con convinzione e consapevolezza, sapendo bene quali erano le sue responsabilità e le aspettative che le persone avevano nei confronti del suo lavoro e con altrettanta determinazione ed entusiasmo ha sempre portato avanti la sua attività di operatore umanitario: un'attività, cari colleghi, in cui migliaia di nostri volontari sono impegnati in decine di Paesi, nei campi profughi, negli ospedali, nell'assistenza ai più deboli; un'attività in cui crescono i pericoli in questi anni e deve crescere la prudenza, ma, soprattutto, deve crescere il sostegno nostro, del Governo e del Parlamento, e la nostra vicinanza, perché questa attività fa onore all'Italia.
  Giovanni Lo Porto era stato rapito il 19 gennaio 2012 in un'area della regione del Punjab, al confine tra Afghanistan e Pakistan, dove era andato con un collega tedesco, Bernd Muehlenbeck, per prestare assistenza di emergenza alle popolazioni di una zona rurale, la zona di Multan, che era stata pesantemente colpita da alluvioni. Il cooperante tedesco, anch'egli sequestrato insieme a Giovanni, era stato successivamente separato da Lo Porto, per poi essere liberato in Afghanistan, dove è stato rilasciato il 10 ottobre 2014, alla periferia di Kabul.
  Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha informato il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella tarda serata del 22 aprile scorso, che, purtroppo, il cooperante americano Warren Weinstein, professore di diritto ed economia dello sviluppo, rapito in Pakistan il 13 agosto 2011, e il nostro connazionale Giovanni Lo Porto avevano perso la vita a seguito di un bombardamento effettuato a metà gennaio da velivoli americani a pilotaggio remoto, i cosiddetti droni, in un'area, appunto, a ridosso del confine tra Pakistan e Afghanistan.
  Tale informazione è stata fornita al nostro Governo e all'opinione pubblica americana appena finalizzate le necessarie verifiche condotte da parte statunitense. Tali verifiche si sarebbero protratte per tre mesi per la particolarissima natura del contesto in cui si è svolta l'azione antiterrorismo: un'area di guerra teatro di numerosi sequestri, un'area che non consentiva certo facile e rapido accesso al compound colpito per accertare le conseguenze dell'azione antiterrorismo e successivamente identificare le persone rimaste colpite.Pag. 3
  Il Governo italiano prende atto di queste affermazioni e prende comunque atto dell'impegno alla massima trasparenza assunto ieri dal Presidente degli Stati Uniti. Nel corso del colloquio telefonico, il Presidente Obama ha informato di voler rendere pubblica la tragica notizia la mattina successiva, giovedì 23 aprile, in modo da poter esprimere, lui stesso, le scuse degli Stati Uniti all'Italia per il tragico epilogo dell'operazione antiterrorismo, assumendosene, come avete poi visto, la piena responsabilità di fronte al popolo americano e al popolo italiano.
  Prima della notizia è stata informata la famiglia, attraverso una missione dell'unità di crisi della Farnesina a Palermo, che è avvenuta, appunto, nella giornata di ieri.
  Secondo quanto riferito dal Governo americano, l'operazione antiterrorismo era stata condotta per colpire importanti esponenti di Al Qaeda individuati nell'area, tra cui, in particolare, il cittadino americano di origine pakistana Ahmed Farouq. Nel bombardamento, che ha colpito il compound in cui si nascondeva Farouq, sarebbero morti quest'ultimo, alcuni altri affiliati ad Al Qaeda e i due ostaggi. Il Governo statunitense ha confermato che non vi erano informazioni in base alle quali si potesse ritenere che in quel compound vi fossero i due ostaggi.
  Nel premettere che sull'intera vicenda è aperta un'inchiesta della magistratura, vorrei sottolineare come la Farnesina, per il tramite dell'unità di crisi, abbia seguito la vicenda con la più alta attenzione fin dal primo momento e nel corso di tutti questi quaranta mesi, in stretto coordinamento, ovviamente, con l’intelligence nazionale. Era nostro dovere farlo, come è nostro dovere fare ogni sforzo per soccorrere e cercare di sottrarre ai loro sequestratori i nostri connazionali. Lo abbiamo fatto negli anni passati, lo stiamo facendo ora per padre Paolo dall'Oglio in Siria e per Ignazio Scaravilli in Libia.
  A seguito della diffusione della notizia del sequestro, la Farnesina e gli altri organi del Governo interessati avevano, infatti, immediatamente attivato tutti i canali disponibili per rintracciare Giovanni Lo Porto e per avere elementi certi sulla sua condizione. In questo contesto, abbiamo mantenuto un costante scambio di informazioni con la struttura omologa, l'unità di crisi tedesca, anche con ripetuti scambi di visite nelle rispettive capitali, per tutto il periodo in cui Lo Porto è stato insieme al suo collega tedesco e anche nella fase successiva.
  L'unità di crisi si è, inoltre, tenuta in stretto contatto con la Welt Hunger Hilfe e, fin dal primo momento, il Governo italiano ha esercitato la massima pressione diplomatica possibile sulle autorità locali per far luce sulla vicenda, sollevando la questione in tutti gli incontri bilaterali e chiedendo al Governo pakistano – richiesta italiana e tedesca – di istituire, come è stato fatto, per far luce sul rapimento, un'apposita task force, ai cui lavori hanno partecipato regolarmente funzionari diplomatici e dei servizi di informazione presso l'ambasciata italiana a Islamabad.
  L'ultima evidenza secondo la quale Giovanni Lo Porto risultava in vita risale allo scorso autunno. Nell'area sono risultate poi sempre più frequenti azioni militari condotte lungo il confine afgano-pakistano. Tali azioni hanno contribuito a rendere ancora più complessa, specie negli ultimi mesi, l'attività di acquisizione delle informazioni sul terreno. La Farnesina, attraverso l'unità di crisi, ha mantenuto in tutti questi anni un costante contatto con la famiglia e, in particolare, con la madre e i fratelli di Giovanni residenti a Palermo.
  Presidente, onorevoli colleghi, voglio assicurare che l'Italia troverà il modo di onorare la memoria di Giovanni, come ha sottolineato ieri il Presidente del Consiglio, e che lavoreremo per acquisire il massimo di ulteriori informazioni possibili sulle circostanze del tragico errore riconosciuto ieri dal Presidente Obama. Ma una cosa deve essere chiara: i tragici errori e le colpe che il Presidente degli Stati Uniti ha direttamente riconosciuto non incrinano la determinazione con cui il Governo intende proseguire la lotta contro il terrorismo. È una minaccia seria, va affrontata collaborando con i Pag. 4nostri alleati, va affrontata sostenendo l'azione di tutte le forze dello Stato impegnate sul terreno, va affrontata con l'unità del Parlamento e del popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia - Centro Democratico).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Presidente, Ministro, colleghi, ringrazio, a nome del Partito Democratico, il Ministro Gentiloni per avere voluto prontamente venire a riferire in Aula rispetto alla vicenda della morte di Giovanni Lo Porto; una vicenda che, in questi tre anni dal rapimento, abbiamo anche noi, qui, in questa Camera, seguito in modo formale e informale.
  I chiarimenti sulla dinamica dell'uccisione di Lo Porto che abbiamo ricevuto questa mattina sono doverosi e tempestivi e spero davvero aiutino ad evitare polemiche in un giorno che è pieno di dolore per tutti per la scomparsa di un nostro connazionale serio e preparato, che, con la sua scelta di vita, aveva deciso di mettersi a disposizione di ideali di pace e cooperazione.
  Ci stringiamo anche noi alla famiglia e agli amici di Giancarlo Lo Porto, come fatto anche dalle più alte autorità dello Stato. Un pensiero, in questo momento di cordoglio, va anche alla famiglia di Warren Weinstein, il cittadino americano morto insieme a Lo Porto.
  In particolare, questa mattina il Ministro Gentiloni ha chiarito che effettivamente è passato molto tempo tra la morte e la comunicazione del decesso, ma è stato tutto tempo necessario per avere la certezza di una notizia che, quando deve essere resa nota ai familiari, non può che essere certissima, per non aggiungere fraintendimenti o false speranze ad una situazione già carica di angoscia e disperazione.
  Giovanni Lo Porto era uno dei molti italiani che, con professionalità, si mettono al servizio di ideali di pace e giustizia sociale. Li chiamiamo cooperanti e sono un ponte prezioso tra l'Italia e le realtà dove miseria, conflitti, disastri naturali deprivano donne e uomini di dignità, giustizia e benessere. Le persone come Lo Porto testimoniano, con le loro scelte professionali, che ci si può impegnare per contribuire a creare un mondo diverso. Sono persone che, ogni giorno, con il loro lavoro, ci aiutano a non chiudere gli occhi davanti a quello che avviene lontano da noi. Sono persone, come diceva il Ministro, sempre più esposte ai rischi di un mondo che sta cambiando e che sta rendendo difficile il lavoro di chi vuole cooperare tra popoli diversi.
  Così è morto Giovanni. Lui aveva scelto il Pakistan, un Paese chiave per la stabilità della regione, che, però, si contorce tra profonde difficoltà interne e ambiguità rispetto alla lotta contro il terrorismo talebano a cavallo tra Pakistan e Afghanistan. Lo Porto è morto per un tragico errore in un'azione di guerra americana, per la quale i nostri alleati hanno, con grande responsabilità e trasparenza, chiesto scusa, come già fatto in altri casi di azioni analoghe che hanno coinvolto civili pakistani.
  Apprendiamo oggi, con attenzione, le notizie date dal Ministro Gentiloni relative all'apertura di un'inchiesta della magistratura e a tutto il seguito che la Farnesina vorrà dare rispetto alle dinamiche della morte. Giovanni, però, è stato vittima di chi fa la guerra con modi da terrorista, rapendo non i soldati, ma chi lavora e si impegna per la pace, perché per i terroristi chi si impegna in modo altruistico, lontano da casa, per cambiare le condizioni di vita di chi sta peggio di noi, è un nemico pericolosissimo, perché racconta di un mondo diverso, di valori diversi, di possibilità di convivenza che i terroristi vogliono annullare.Pag. 5
  Giovanni Lo Porto, con la forza del suo lavoro e della sua testimonianza, era questo e va ricordato per questo. Nelle parole di padre Dall'Oglio, un altro italiano costruttore di pace, scomparso in Siria, di cui non abbiamo notizie da quasi due anni: «Le sfumature sono sempre più fragili della propaganda; se vi soddisfa l'indottrinamento, non abbiamo più nulla da dirci».
  Nella memoria di Lo Porto, dobbiamo continuare in un'azione che valorizzi le sfumature contro tutti gli integralismi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Grazie, Presidente. Io sono stanco dei minuti di raccoglimento, sono stanco di questi minuti di silenzio, di sentire che è stato ucciso per errore, di sentire che sarà onorato, di sentire che vi sarà il massimo impegno per sapere la verità. La verità, signor Paolo Gentiloni – lo dico da uomo a uomo –, è che lei oggi è stato messo dinanzi ad una scelta: poteva dimettersi e poteva venire qui a raccontarci la verità.
  Invece, lei è venuto qui ad ammazzare, per la seconda volta, Giovanni Lo Porto. Si vergogni, perché questo se lo ricorderà per sempre nella sua vita (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Deputato Tofalo, la prego di esprimersi in modo appropriato.

  ANGELO TOFALO. Lei ha definito «generoso»...

  PRESIDENTE. Deputato Tofalo, per favore.

  ANGELO TOFALO. Presidente, non mi interrompa, perché sto parlando.

  PRESIDENTE. Intanto si riferisca al Ministro come Ministro.

  ANGELO TOFALO. Presidente, non interrompa.

  PRESIDENTE. Non è qui come libero cittadino.

  ANGELO TOFALO. Da cittadino italiano mi sto riferendo al signor Paolo Gentiloni da uomo a uomo. Non mi interrompa, la ringrazio, Presidente.

  PRESIDENTE. Lei deve mantenere uno stile parlamentare quando è in quest'Aula.

  ANGELO TOFALO. Siamo uomini, prima di tutto, Presidente.
  Lei ha definito Giovanni Lo Porto «uomo generoso ed esperto», allora io mi chiedo, signor Paolo, lei lo è...

  PRESIDENTE. Si riferisca al Ministro, come Ministro, la richiamo all'ordine !

  ANGELO TOFALO. Signor Gentiloni, lei lo è ?

  PRESIDENTE. La richiamo all'ordine per la seconda volta, non mi costringa a farla uscire.

  ANGELO TOFALO. Ministro Gentiloni, va bene così, Presidente ?

  PRESIDENTE. Sì, così va bene.

  ANGELO TOFALO. Ministro Gentiloni, lei è generoso, con l'azione che ha fatto oggi ? Lei è esperto ? Lei è Ministro degli affari esteri, ma lei è soprattutto – lo ricordo a tutti, all'Aula, a chi ci segue – componente del CISR, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. Io sono un umile e semplice deputato membro del Copasir, non ho a disposizione gli strumenti per avere le informazioni che lei ha.
  Allora, lei mi dice che faremo di tutto per sapere la verità ? Ma io mi ricordo che nel 2005, ad un posto di blocco, una pallottola americana per sbaglio ha ammazzato un nostro uomo, un eroe, e le parole all'epoca dell'ambasciatore furono: I'm sorry, Pag. 6there was a mistake. Io mi ricordo di un aereo americano che tagliò i cavi, che causò delle vittime italiane, questi erano ubriachi, e non siamo stati in grado nemmeno di tenerli qui, di fare entrare i nostri carabinieri e la polizia lì dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e così per l'assassino di Calipari: I'm sorry, there was a mistake.
  
E lei oggi viene qua a dirci che faremo di tutto per sapere la verità. Lei ha già fallito come componente del CISR, il suo sedere su quello scranno doveva stare dietro le spalle della nostra intelligence, dell’intelligence americana, dell’intelligence europea, per sapere come venivano gestite le fonti dalla fine del 2012 ad oggi, ma questo lo affronteremo martedì al Copasir, con il suo collega Marco Minniti. Queste fonti che poi non vengono pagate e parlano e cacciano le carte quando succedono queste cose. Vedremo, vedremo queste operazioni come sono state monitorate e controllate, lo vedremo.
  Ministro Gentiloni, perché noi, popolo italiano, dobbiamo sapere della morte di un nostro connazionale attraverso una nota stampa ? Perché dobbiamo sapere della morte di un nostro fratello italiano dal Capo di un Governo estero ? Perché dobbiamo sapere della morte di un nostro fratello dal responsabile della morte, che ci chiede scusa ? Ma un po’ di dignità, un po’ di orgoglio ! Ogni tanto la voce la alziamo o dobbiamo fare sempre le pecorelle ? Alziamola ogni tanto la voce, siamo uno Stato sovrano ! Non c’è più la sovranità in Italia, ce ne rendiamo conto ? E parlo con cognizione di causa. Lo so che, se immaginassimo in una piazza l'Italia e l'America, abbiamo un uomo contro cinquecento e, quindi, dobbiamo per forza seguire un flusso, ma altri Stati lo fanno, altri Stati parlano, altri Stati si ribellano.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANGELO TOFALO. Cosa è andato a fare Renzi qualche giorno fa da Obama ? Non è stato informato in quell'occasione ? È andato a vedere, magari, se si poteva vendere qualche altra arma ? A vendere qualche altro F35 ? A rafforzare questo maledettissimo patto di sangue ? Non poteva venire oggi Renzi a dirci cosa si è detto con Obama qualche giorno fa in America ?
  Secondo le stime del SIPRI stiamo spendendo miliardi e miliardi di soldi per il terrorismo, il problema non si risolve e poi succede (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia: Tempo !)... Presidente ?

  PRESIDENTE. Prego, deve concludere. Prego, concluda, deputato Tofalo.

  ANGELO TOFALO. Il terrorismo è la nuova forma della guerra, è il modo di fare la guerra degli ultimi sessant'anni, contro le popolazioni, prima ancora che tra eserciti e combattenti. La guerra che si può fare con migliaia di tonnellate di bombe o con l'embargo, con lo strangolamento economico, con i kamikaze sugli aerei e sugli autobus. La guerra che genera guerra, un terrorismo contro l'altro.

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  ANGELO TOFALO. Tanto a pagare saranno poi i civili inermi. Voglio dirvi che il pilotaggio remoto della CIA per eliminare 41 bersagli in Pakistan e Yemen ha causato 1.147 vittime civili, una media di 29 morti collaterali per questo bersaglio e noi accettiamo, come Governo italiano, anche la morte dei nostri fratelli per continuare a fare i vostri – e sottolineo: vostri – sporchi affari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente, signor Ministro, colleghi, il nostro primo pensiero, in questo giorno, va innanzitutto a Giovanni Lo Porto e alla sua famiglia. Giovanni Lo Porto è stato fatto prigioniero e ora è caduto per fare del bene. Non si è esposto ai pericoli per spirito di avventura o per vanità: aiutare Pag. 7gli altri era la vocazione vera della sua vita. Le nostre condoglianze di cuore a chi lo amava.
  Era un eroe del servizio quotidiano, per questo si è parlato poco di lui. Non era una star, non apparteneva al mondo dei giornalisti, né a quello dei volontari nelle mani di associazioni velleitarie, che talvolta li mandano allo sbaraglio. Nel suo caso non c’è stato il clamore e la pressione mediatica che è stata riservata in altri casi.
  Il secondo pensiero, Presidente, è per gli altri nostri connazionali in mano dei sequestratori, in particolare padre Dall'Oglio, rapito in Siria da uomini che, forse, abbiamo contribuito noi stessi ad addestrare nei campi in Giordania e in Turchia, quando cascammo nella trappola delle primavere arabe e della guerra contro Bashar al-Assad.
  Ministro, abbiamo appreso da Obama che c’è stato massimo scambio di informazioni tra autorità italiane e statunitensi. Le chiediamo: che tipo di informazioni sono state scambiate con la CIA ? L'AISE è stata in grado di comunicare alla CIA i punti dove sarebbe stato deleterio colpire per la presenza di eventuali ostaggi ? È stata ascoltata ? L'Italia è in grado di pesare qualcosa nelle decisioni militari degli USA ? Lo scambio esiste davvero ? Ne dubitiamo.
  A chiunque è noto che pesi, nei rapporti tra la nostra intelligence e quella degli altri Paesi, la sfiducia nei confronti dell'Italia, determinata dai mandati di cattura, tuttora operanti, contro 22 agenti della CIA per il caso Abu Omar. Vorremmo sapere, Ministro, se la nostra rete di informazioni, che ha consentito, fino al 2006, di contenere massimamente le perdite di militari italiani, esiste ancora oppure è stata disfatta per il repulisti successivo alla messa sotto processo dei massimi dirigenti del Sismi da parte della procura di Milano.
  Il lutto non si può liquidare con parole di circostanza. Crediamo che si debba fare di tutto – come siamo certi voglia il Governo – per liberare gli ostaggi in mano ai terroristi. Ma per essere efficaci occorre riconoscere gli insuccessi.
  Pongo queste domande qui, Ministro e colleghi, perché, con un gravissimo vulnus delle prerogative dell'opposizione, Forza Italia non è rappresentata nel Copasir, forse in modo tale che non siano poste domande scomode, come questa, ad esempio: è vero che la CIA e in generale le autorità americane non passano ai nostri servizi segreti i dati biometrici dei miliziani addestrati anche dai nostri agenti per le operazioni in Siria e poi passati tra gli islamisti ?
  Questo avremmo voluto sapere, al di là delle note un po’ burocratiche e molto apologetiche di sé stesso e della propria gestione dei servizi, che lei, Ministro Gentiloni, ci ha fornito. Veramente per noi è imbarazzante: lei oggi è venuto qui in Aula e non ha detto assolutamente niente. Dovrebbe essere imbarazzante soprattutto per lei, per il Governo e per la maggioranza. Noi veramente siamo senza parole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Grazie Presidente. Vorrei pensare che questa situazione drammatica a cui siamo esposti metta comunque all'attenzione di tutti noi quest'impegno forte per essere costruttori di pace in quei territori, in cui forse la pace in questo momento è più a rischio.
  Giovanni Lo Porto mi ha colpito come figura, leggendo le poche cose che è stato possibile trovare nelle agenzie. Mi ha colpito il fatto che fosse una persona che proveniva da una famiglia che viveva in una Palermo problematica, lì ai confini con il quartiere Brancaccio, il quartiere di don Puglisi, il quartiere dove sicuramente le situazioni dell'illegalità sono più frequenti che in altri posti.
  Eppure, questo ragazzo, il cui fratello, di cui abbiamo sentito la voce proprio ieri in alcuni telegiornali, vende il pesce al mercato e fa un lavoro di un commercio quotidiano, ha profonde ambizioni non solo di essere costruttore di pace, ma di Pag. 8affiancare al suo impegno concreto un impegno di studio e di riflessione. Non è frequente nemmeno tra i nostri giovani più brillanti andare a laurearsi a Londra e andare a fare un corso di specializzazione in Giappone per poter dare all'impegno sul campo la competenza, la coerenza, quella capacità di essere presente con la testa e con il cuore, con una gentilezza umana, ma anche con una saggezza diplomatica. Doveva essere una persona veramente straordinaria ed è così che, di fatto, lo descrivono i suoi amici di Londra ed è a questo loro amico e per questo loro amico che aprono una famosa pagina facebook per volere informazioni che, dopo il suo rapimento, permettano in qualche modo di recuperarlo alla missione di pace che si era dato.
  Non ci dimentichiamo che pochi giorni fa noi, in quest'Aula, abbiamo approvato un disegno di legge sul terzo settore e lui è una delle espressioni in qualche modo più alte di questo tipo di impegno. Per questo il Forum del terzo settore l'anno scorso lancia un appello, raccogliendo in poco tempo oltre 46 mila firme, chiedendo notizie di Giovanni; in qualche modo voleva fare arrivare a Giovanni il senso di una solidarietà che, nonostante la distanza, lo raggiungesse lì dov'era e facesse sentire che non era inutile quel sacrificio, che non era inutile quell'impegno.
  È un personaggio realmente singolare. Sarebbe stato veramente un piacere conoscerlo e capire che cosa muoveva, con tanto impegno, intelligenza, cuore ed energie, la sua volontà di stare lì dove la guerra è oggettivamente più difficile, ai confini tra il Pakistan e l'Afghanistan, in un contesto come il Pakistan, che è un contesto sicuramente altamente problematico, come più volte in queste Aule abbiamo cercato di porre all'attenzione di tutti.
  Era lì e anche questa è un'altra cosa singolare. Noi ieri abbiamo ricordato la Carta di Milano, siamo a una settimana dall'inaugurazione dell'Expo, e lui era lì con questa ONG che dichiara guerra alla fame, che in qualche modo vuole costruire, attraverso opportunità concrete, ponti, vuole in qualche modo contrastare quelli che erano stati gli effetti negativi delle inondazioni. Lui vuole aiutare a vincere la sua battaglia contro la fame nel mondo non – mi si perdoni – attraverso un evento così straordinario, come può essere l'Expo, ma in prima linea, laddove la fame veramente c’è e laddove bisogna misurarsi.
  Ecco, per persone così vale la pena combattere anche noi da qui la nostra battaglia, per garantire queste persone, per garantirle in tutti i modi, per dire un «no» chiaro e forte al terrorismo in tutti i modi possibili. Certamente il «no» al terrorismo in questo caso si è avvalso di strumenti tecnologicamente sofisticati, come sono i droni, ma anche non così intelligentemente capaci di leggere per sapere chi c’è dietro quelle mura, per saper distinguere tra i nemici e gli amici, tra coloro che sono lì per distruggere e coloro che sono lì per costruire. Io sono certa che il nostro «no» al terrorismo sia sempre più determinato. Sono certa che cercheremo strumenti sempre più capaci di distinguere direi quasi chirurgicamente, per non colpire chi è nostro alleato, perché è alleato di un ideale di pace e di sviluppo e non è veramente dalla parte di coloro che, da lì, colpiranno noi se non saremo capaci di provvedere in altri modi (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Io non conoscevo Giovanni Lo Porto, signor Ministro, anche se eravamo quasi coetanei e abbiamo vissuto nella stessa città per molti anni, anche se avevamo degli amici in comune e probabilmente ci saremo incontrati nelle tante manifestazioni per la pace che, negli anni in cui cominciava quella guerra in Afghanistan che lo ha portato alla morte, hanno attraversato la nostra città e le città di tutto il Paese e di tutto il mondo.
  Ma oggi mi sembra di conoscerlo. Il suo volto così familiare è il volto di tantissimi Pag. 9eroi silenziosi che mettono a rischio la propria vita e si battono per portare pace e solidarietà a quei popoli che soffrono le guerre, soffrono per le calamità naturali.
  Giovanni è una di quelle vittime, è l'ultima vittima di una guerra infinita, la guerra al terrorismo, che noi abbiamo dichiarato e che oggi dopo più di quindici anni ci impone di fare un bilancio su che cosa è stata questa guerra. Giovanni è una vittima collaterale di questa guerra al terrorismo. Così sono chiamate tutte le vittime uccise per sbaglio dagli interventi militari del nostro Paese, dagli interventi militari occidentali in quelle terre.
  Giovanni è sicuramente vittima del terrorismo e, quindi, dell'altro fronte che noi combattiamo e che dobbiamo combattere. Ma onorare oggi la memoria di Giovanni significa fare una riflessione approfondita, capire che cos’è stato il nostro intervento in Afghanistan, guardare quali sono gli effetti della guerra, rispondere ad una domanda semplice: dopo quindici anni di interventi militari in quella parte del mondo e in tutto il resto del continente africano e dell'area medio-orientale il mondo è un luogo più sicuro ? Abbiamo costruito condizioni di sicurezza, di pace, di giustizia sociale per i popoli a cui volevamo esportare il nostro modello democratico ? E, soprattutto, abbiamo costruito un mondo più sicuro per noi ?
  Penso che le risposte siano palesi, che questa sia una domanda retorica. No, le scelte di politica estera e di politica militare che sono state messe in campo hanno reso il mondo un posto più insicuro, hanno reso il mondo un posto in cui Giovanni Lo Porto può morire.
  E, allora, penso che noi dobbiamo fare una riflessione, dobbiamo fermarci prima di andare avanti. Questo forse è il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Lo Porto. Dovremmo fare una riflessione sui nuovi sistemi d'arma, sui danni collaterali di questi sistemi d'arma. Su 415 strike fatti solo in Pakistan dai droni americani sono state uccise 4000 persone e di queste 1000 erano civili, 200 bambini, 1700 persone sono state ferite. È un bilancio che noi possiamo sopportare ? Pensiamo che queste siano le condizioni con cui si può sconfiggere il terrorismo o probabilmente in quelle popolazioni, nel vicino Pakistan sono gli effetti collaterali di questa guerra che hanno creato l’humus su cui il terrorismo può crescere e proliferare ?
  Onorare la memoria di Giovanni oggi significa anche questo: significa riflettere, significa pensare prima di parlare e soprattutto prima di agire. Davanti a noi si trovano sfide importanti: c’è la sfida della Libia e in questi giorni, proprio qualche giorno prima della notizia di Giovanni, si è parlato dell'utilizzo dei droni per combattere gli scafisti e i trafficanti di esseri umani in Libia. Noi pensiamo di poter tollerare o sopportare altri danni collaterali ? Pensiamo che queste politiche siano in grado di risolvere il problema o di combattere realmente il terrorismo ?
  Penso che Giovanni ci ha dato una grande lezione. La lezione più grande di Giovanni è quella che ci dice che la pace si costruisce con la giustizia. Giovanni era là per costruire giustizia sociale, per portare la pace in questo modo. Io credo che noi dovremmo partire da qua. Se vogliamo costruire la pace, e questo è il miglior modo di onorare la memoria di Giovanni, dobbiamo cominciare a costruire la giustizia sociale in quei Paesi e in quei luoghi dove il terrorismo si annida. Questo è il miglior modo per fare la guerra al terrorismo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Grazie Presidente, signor Ministro, anche il gruppo parlamentare di Scelta Civica, che qui mi onoro di rappresentare, si unisce alle parole di cordoglio della Presidenza della Camera e del Governo formulando i sentimenti di più viva condoglianza ai familiari di Giovanni Lo Porto.
  Giovanni Lo Porto era un grande italiano, una di quelle persone di cui il Paese dovrebbe andare fiero e credo che onorarne Pag. 10la memoria oggi sia doveroso, ma ci debba spingere – come ho potuto constatare da diversi interventi, non tutti gli interventi, che mi hanno preceduto – ad una riflessione più ampia, più nobile, più generale sul fenomeno del terrorismo internazionale, sul fenomeno delle crisi mondiali, sull'impegno di tanti italiani, di tanti stranieri nelle aree di crisi.
  Era un grande italiano, un italiano che credeva nella pace, nella possibilità di costruire la pace anche nei luoghi più pericolosi del mondo. Era un grande italiano, che non si accontentava di vivere una pacifica esistenza dentro i confini del suo Paese, ma che, invece, aveva scelto di mettersi in gioco, di sfidarsi, di alzare lo sguardo e di portare il suo contributo per migliorare questo nostro mondo.
  Io credo che in questo dibattito siano emerse anche critiche feroci, anche critiche forti: penso all'intervento dell'onorevole Prestigiacomo, penso all'intervento di chi mi ha appena preceduto, dell'onorevole Palazzotto. È giusto che si vada a fondo, è giusto che Forza Italia possa collaborare unitariamente a tutte le forze politiche nel Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, è giusto avanzare tutte le richieste di approfondimento, di critica per sapere, attraverso un'inchiesta rigorosa, come sono andate veramente le cose, però due cose dobbiamo dirle.
  La prima: non possiamo rinunciare a rimanere nella coalizione dei Paesi che combattono il terrorismo internazionale; non possiamo attaccare gli Stati Uniti che, in tantissime situazioni, si sono presi la responsabilità di intervenire in luoghi importanti del mondo, di salvaguardare la pace e la sicurezza di tanti popoli, in alcuni casi, in modo significativo, anche del popolo italiano. Dobbiamo rispettare anche l'onestà intellettuale del Presidente Obama, il coraggio di chiedere scusa, di dire: «mi impegnerò, come Presidente degli Stati Uniti, per risarcire, per restituire dignità e onore a Giovanni Lo Porto e alla sua famiglia».
  Ma la seconda considerazione che dobbiamo dirci con forza, è che non possiamo utilizzare queste occasioni per fare sciacallaggio, per fare sceneggiate, che sono inaccettabili, che disonorano quest'Aula parlamentare. Non si può sulla morte di un nostro connazionale, comunque sia avvenuta, scatenare demagogia e populismo: questo è inaccettabile, questo disonora la Camera, disonora la memoria di Giovanni Lo Porto (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, signora Presidente. Ovviamente, anche il gruppo della Lega si associa, in questi minuti, alle parole di cordoglio che sono state espresse dal Governo e da quest'Aula alla famiglia di Giovanni Lo Porto, sapendo certo che non saranno le parole di scuse che hanno ricevuto dal Presidente Obama a poterli sollevare dell'immenso dolore che stanno provando in questo momento.
  Sia chiaro: noi, in questa fase, non possiamo e non vogliamo criticare le modalità di intervento con cui gli Stati Uniti d'America stanno agendo e, soprattutto, anche i mezzi usati per agire, nei territori dove il terrorismo sta sopravanzando, dove il terrorismo sta prendendo sempre più spazio, ma certo non ci possiamo accontentare solo delle loro scuse.
  Ministro, oggi lei ci è venuto qui a riferire, ed è in questa informativa, quanto noi abbiamo già letto sui giornali: nulla ha aggiunto in più a quello che non solo noi in quest'Aula, ma tutti i cittadini italiani, hanno potuto leggere questa mattina sui quotidiani italiani. Io credo, invece, che nella sede del Parlamento, in questa sede, la sua informativa poteva darci quegli elementi in più per capire meglio cosa è successo e perché sia potuto accadere che un nostro connazionale, un volontario, un cooperante internazionale sia morto in quel tragico attacco dello scorso gennaio.
  Vogliamo capire di più e con più certezza le modalità di comunicazione tra gli Stati Uniti e il Governo italiano. Lei ci ha detto che solo il 22 aprile il Presidente Pag. 11Obama ha informato il Premier Renzi; alcuni quotidiani americani riportano altre date, quindi vorremmo avere la certezza di quando è avvenuta l'informazione al Governo italiano. Soprattutto, Ministro, ci saremmo aspettati di chiarire qualche interrogativo in più che noi abbiamo circa il ruolo e la considerazione – rispetto a come è avvenuta la comunicazione – che l'Italia ha e ricopre nello scenario internazionale, anche in un momento come quello attuale in cui l'Italia, purtroppo, è il primo Stato a subire quello che il terrorismo sta compiendo nei Paesi dove anche il nostro cooperante è andato.
  Vede, noi possiamo capire che ci sia l'esigenza anche di non trasformare quelle informazioni delicate e riservate tra i due Stati in parole da poter dare in pasto a chiunque; è opportuno che i nostri servizi di intelligence e di sicurezza nazionale e internazionale possano agire sulla base di informazioni anche di natura riservata, ma noi riteniamo che in questo caso, posto che quello che è accaduto è accaduto tre mesi fa, questo lavoro doveva essere già stato svolto e le risposte oggi dovevano essere sicuramente e sinceramente più esaustive.
  Però poi c’è un altro problema, perché noi non dobbiamo in questa fase essere ipocriti, noi dobbiamo comprendere che c’è un secondo livello sul quale è opportuno ci si cominci a confrontare senza demagogia e senza populismo, come qualcuno ha detto. La questione più importante che oggi dobbiamo affrontare è, una volta per tutte, il ruolo del cooperante che sceglie di partire e di andare nei Paesi dove c’è un altissimo tasso di insicurezza e di violenza. Lo Stato italiano e, attenzione, voglio precisarlo... .

  PRESIDENTE. Concluda.

  BARBARA SALTAMARTINI. Mi avvio alla conclusione Presidente, Giovanni Lo Porto è stato una persona eccezionale, un cooperante, permettetemi di dirlo, di professione, che non aveva certo bisogno di un'attenuante di incoscienza o di entusiasmo, come è stato per altre due nostre ragazze che sono partite e che lo Stato per fortuna è riuscito a riportare a casa, ma che, diciamo, erano ben lontane dall'operato di Giovanni Lo Porto. Ma lo Stato italiano non può più permettere di far partire nostri connazionali e di mandarli in territori dove è altissimo il rischio per la loro vita – e quindi per la vita di un italiano – ma è anche altissimo il rischio che il nostro Stato deve correre per poterli andare a salvare.
  Io sono contenta che nell'ultimo decreto che è stato varato...

  PRESIDENTE. Concluda.

  BARBARA SALTAMARTINI. ...sulla proroga missioni sia stata inserita da questo punto di vista una responsabilità in più per tutti coloro che scelgono di andare in quelle zone di crisi...

  PRESIDENTE. Concluda deputata.

  BARBARA SALTAMARTINI. Sì, di assumersi in proprio questa responsabilità, ma, attenzione, se noi continuiamo a permettere ai nostri cooperanti di poter partire, io credo che non ci sarà più bisogno di continuare in quest'Aula ad osservare un minuto di silenzio, perché saranno troppi i nostri cooperanti a lasciarci la vita e questo noi non lo vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie signora Presidente. Giusy Lo Porto è la mamma di Giovanni Lo Porto, sta nel suo dolore e semplicemente volevo dirle che siamo con lei, non possiamo fare più di questo.
  Giovanni, Giancarlo Lo Porto, come è stato detto, è un bell'italiano, è un ragazzo di Palermo, un ragazzo che vive in un quartiere vicino a Brancaccio. Non lo conoscevo, ma per me effettivamente era uno di famiglia, perché è di quella famiglia dei miei amici che costantemente Pag. 12sono nei luoghi che ora la collega diceva, luoghi dove non bisogna più andare.
  Ecco, invece, penso a Giovanni Lo Porto che aveva scelto di essere la proposta umana per quei ragazzi di Brancaccio, come aveva fatto Don Puglisi. Credeva nella scuola, credeva nello studio e proprio essendo come era dimostra che si possono sconfiggere le mafie non con le urla e non mettendo sempre tutti in prigione, ma diventando persone diverse e senza odio.
  Volevo dire allora che siamo grati a questo uomo giusto anche se i nostri tempi sono brutti. Capisco il dolore del Ministro degli esteri che vorrebbe arrivare qui e dire: «non è vero niente» o «abbiamo fatto tutto quello che si poteva». Oppure: «non vi posso dire quanto ci siamo rimasti male a saperlo così tardi». Brutti i tempi in cui chi fa la cosa giusta rischia di morire e muore. Brutti i tempi in cui si può morire per l'odio o per il terrorismo omicida, come è avvenuto poche settimane fa, sempre in Pakistan, l'attacco alle chiese a Lahore, dove è morta una persona della Comunità di Sant'Egidio, ma non era italiano, era pachistano. Come era morto poco prima Shabas Batty, un ministro per la riconciliazione, cristiano, pachistano e nostro familiare. Qui è il problema, non solo è morto un italiano, ma è morto anche un americano: sono morti mentre si compiva un'azione di guerra antiterrorismo. Questo è il problema: come si fa a difendere questi giusti, questa Italia migliore ? Si fa con l'uso politico del dolore e della morte, facendo ancora più salire la rabbia e spappolando ancora di più un Paese ? O creando un clima di unità attorno alle cose giuste ? Il mondo dei giusti non è il mondo dei droni ! Non basta mai bombardare con i droni per fermare il male.
  Il giornale Avvenire ha scritto che Giovanni Lo Porto era un uomo che respirava cristiano. Ecco io credo che noi dobbiamo partire da questo, ma allora la protezione per questi uomini giusti qual è ? Un'Aula divisa, un Parlamento che trova ogni occasione per dire tu hai fatto male, tu hai fatto questo, creando rabbia ? Io credo che la protezione per questi uomini giusti sia ridurre la guerra ! Sia l'Italia che salva i migranti nel Mediterraneo, che intercetta i flussi e crea i viaggi sicuri con i Paesi europei che ci vogliono stare ! È rimanere dalla parte della civiltà della vita e non di chi dice che per salvare chi scappa dalla guerra si tolgono i soldi agli italiani poveri, facendoli morire !
  Credo allora che difendere questi italiani giusti e difendere questo mondo di giusti, diventando noi stessi giusti, ci aiuta a pensare che l'unico modo è costruire occasioni per ridurre questo tasso di odio, perché rischia di entrare nella stessa logica del cosiddetto ISIS e di quelli che rapiscono le persone giuste.
  Un ultimo pensiero. I droni possono essere anche intelligenti, ma nel grande dibattito su chi dice oggi non salviamo gli immigrati, andiamo a bombardare, magari a casaccio, con azioni o droni intelligenti rispondo: lavoriamo su un altro terreno (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia - Centro Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Massimo Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Per l'esiguo tempo che ho per il mio intervento non potrò valorizzare, come hanno fatto altri colleghi meglio di me, la figura di Giovanni Lo Porto. Mi dispiace che alcuni abbiano espresso un'umanità arida rispetto a questa figura e a questa situazione fornendo uno spunto tendenzialmente poco concepibile in questa situazione istituzionale. Utilizzo questi due minuti per puntualizzare su due argomenti. La prima puntualizzazione riguarda l’intelligence. Per carità di Dio è fondamentale nella comunicazione tra Ministro e Parlamento, ma in questa fase mi interessa ben poco ricevere un giorno prima o un giorno dopo la comunicazione del fatto. Mi interessa invece sapere perché non vi è stata comunicazione con Pag. 13l’intelligence durante la fase di quell'attacco, quanto la nostra intelligence ha un valore ed è implicata in quelle scelte, visto che noi in Afghanistan ci siamo stati ben oltre dieci anni e il nostro peso, da un punto di vista sia di perdite umane che da un punto di vista economico-finanziario, è stato robusto e non capisco perché in quella situazione l'attenzione verso una persona che era lì, trattenuta in ostaggio, era fondamentale. Detto questo, passo al secondo passaggio. Noi non abbiamo come Aula parlamentare mai trattato da un punto di vista politico, di visione e di sicurezza la questione dell'utilizzo di aerei a pilotaggio remoto armati, noi ci stiamo premunendo – era un'interrogazione a cui dovevamo rispondere ieri in Commissione, che poi è saltata – cioè capire qual è la volontà dell'Italia in merito all'utilizzo di APR armati, questa è la nostra prospettiva, con i Predator che già abbiamo, è la nostra prospettiva nell'ottica di prendere più 1HH, cioè ulteriori aerei a pilotaggio remoto, anche questi armati. La domanda che mi faccio io, a fronte di questa situazione – concludo, Presidente, e chiedo una risposta al Ministro – è: ha senso questo ? Lei sa come noi ci siamo spesi molto sull'utilizzo di questi mezzi nella parte di intelligence, ma non nella parte di uso armato, perché in ogni caso il margine di errore è comunque preoccupante. Questo ne è un esempio e chi in questi giorni ha detto «armiamo e bombardiamo in maniera mirata i barconi sulla Libia» è, a mio modo di vedere, una persona che non conosce la materia. Al netto di tutti i passaggi, i controlli, il doppio pilota, l’intelligence, l'analista, il comandante che sta dietro a un aereo a pilotaggio remoto, gli errori ci possono essere sempre.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente. Saluto gli allievi e i docenti della Scuola militare aeronautica Giulio Douhet di Firenze, in visita di studio qui a Montecitorio, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Ben arrivati (Applausi). Colleghi, sospendiamo brevemente la seduta, che riprenderà con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

  La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 11,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interpellanze urgenti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative volte a garantire il corretto svolgimento dell'accertamento dei requisiti fisici e psichici per il conseguimento della patente di guida – n. 2-00907)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Pannarale ed altri n. 2-00907, concernente elementi ed iniziative volte a garantire il corretto svolgimento dell'accertamento dei requisiti fisici e psichici per il conseguimento della patente di guida (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Palazzotto se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, aspetto direttamente la risposta.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, in via preliminare evidenzio che le questioni poste attengono, principalmente, a materie di attribuzione del Ministero della salute per l'individuazione di gabinetti medici e strutture idonee a verificare i requisiti visivi dei Pag. 14conducenti di veicoli a motore, e del Ministero dell'economia e delle finanze circa il mancato rilascio di fatture o ricevute fiscali da parte dei medici accertatori.
  Tanto premesso, occorre considerare che gli accertamenti dei requisiti di idoneità psicofisica dei conducenti di veicoli a motore sono effettuati, oltre che da medici appartenenti a strutture pubbliche (ASL, Forze armate e polizia) – eventualmente anche in attività libero professionale – da medici in quiescenza che abbiano svolto l'attività di accertamento negli ultimi dieci anni o abbiano fatto parte delle commissioni mediche locali per almeno cinque anni, ai sensi dell'articolo 119, comma 4, del codice della strada.
  Al riguardo, evidenzio che, nel disegno di legge di modifica del codice della strada, attualmente in esame presso l'VIII Commissione del Senato, tra i criteri di delega è prevista la «revisione dei soggetti abilitati all'accertamento dei requisiti psicofisici per il conseguimento della patente, prevedendo l'esclusione dei medici in quiescenza».
  Quanto al dato ACI-ISTAT riportato dall'onorevole interpellante, secondo cui il 60 per cento degli incidenti stradali è imputabile a problemi di vista, il Ministero della salute fa presente che, secondo gli ultimi dati, le prime tre cause di incidenti stradali sono da imputare al mancato rispetto delle regole di precedenza, alla guida distratta e alla velocità troppo elevata. Pertanto, la questione della sicurezza stradale e dell'incolumità delle persone, con riferimento al mancato accertamento dell'idoneità visiva da parte dei medici, risulta non suffragata da alcun dato statistico o, quantomeno, non confermata da tali ultimi dati.
  Per quel che concerne la tracciabilità degli accertamenti di idoneità psicofisica, faccio presente che, sin dal gennaio 2014, i competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ricevono direttamente dal medico o dalla struttura presso la quale il sanitario opera, per via telematica, l'esito delle visite mediche per il rinnovo di validità della patente. In tal modo è possibile conoscere l'operatività di ogni singolo sanitario e, di conseguenza, effettuare i controlli per verificare se vi siano fenomeni di evasione fiscale. Infatti, il Centro elaborazione dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti fornisce costantemente i dati relativi alle predette attestazioni trasmesse dai sanitari alla Guardia di finanza, che svolge gli accertamenti di competenza.
  In proposito, il Comando generale della Guardia di finanza riferisce che, nel periodo dal 18 settembre al 17 ottobre 2013, la Compagnia di Mondragone ha eseguito undici verifiche fiscali nei confronti di professionisti abilitati al rilascio di certificazioni sanitarie per il conseguimento o il rinnovo delle patenti di guida e del porto d'armi.
  L'individuazione dei soggetti sottoposti a controllo è avvenuta mediante l'acquisizione, presso la motorizzazione civile di Caserta e l'ufficio centrale operativo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, della documentazione sanitaria rilasciata dai medici che hanno reso le prestazioni e il successivo confronto tra i corrispettivi percepiti e i redditi dichiarati, desunti dalla banca dati dell'Anagrafe tributaria.
  Tali attività di verifica si sono concluse nel seguente modo: con la constatazione di compensi non dichiarati per circa 2 milioni di euro, a fronte di oltre 94 mila certificazioni rilasciate; con la segnalazione, ai reparti territorialmente competenti, per la ripresa a tassazione di oltre 2,5 milioni di euro di compensi non dichiarati, della posizione di 14 medici in relazione ai corrispettivi incassati, a fronte del rilascio di quasi 54 mila certificazioni sanitarie.
  Non sono emerse fattispecie penalmente rilevanti nei confronti dei medici verificati.
  Da ultimo, la Direzione generale accertamento dell'Agenzia delle entrate informa che, nell'ambito delle sue ordinarie attività di controllo, è impegnata sul fronte della individuazione dei fenomeni evasivi ed elusivi attraverso un'attenta attività di analisi del rischio e selezione, basata sul Pag. 15patrimonio informativo a sua disposizione. Tale attività si fonda su elementi relativi alla pericolosità fiscale dei soggetti e riguarda sia attività professionali che di impresa, tra cui anche il settore dei medici e delle autoscuole.
  A conferma di ciò, l'Agenzia precisa che i profili di rischio fiscale legati all'attività delle autoscuole e dei professionisti, che all'interno di queste eseguono visite mediche, sono stati oggetto di approfondimento e di successivo indirizzo nei confronti del personale verificatore dell'Agenzia delle entrate, mediante apposita metodologia di controllo, pubblicata anche sul sito Internet dell'Agenzia stessa.

  PRESIDENTE. L'onorevole Palazzotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Pannarale ed altri n. 2-00907, di cui è cofirmatario.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signor sottosegretario. Io intervengo solo per sottolineare che nella stessa sua risposta emergono i dati critici che noi abbiamo sollevato e che, quindi, quello che in realtà non ci soddisfa e che manca sono quali interventi pensate di fare, rispetto al problema evidente che riguarda l'evasione fiscale che, come lei stesso ha constatato, riguarda quasi l'85 per cento dei casi accertati, e sicuramente il sistema dei controlli che la legislazione attuale non rende possibili, permettendo che le visite mediche vengano fatte in locali dove non c’è assolutamente alcun controllo.
  Pertanto, riteniamo che questo sia un problema ancora tutto in capo al Governo e che serva un intervento legislativo per risolvere la questione.

  PRESIDENTE. Prima di passare alla successiva interpellanza, saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo statale «Borgo Solestà-Cantalamessa» di Ascoli Piceno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune, insieme agli studenti e agli insegnanti dell'istituto comprensivo «Via Ceneda» di Roma (Applausi).

(Iniziative di competenza volte ad accertare le responsabilità sulla vicenda del cedimento di un viadotto sulla A19 Palermo-Catania e per garantire interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria della rete stradale e autostradale in Sicilia – n. 2-00932)

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'interpellanza urgente Scotto e Palazzotto n. 2-00932, concernente iniziative di competenza volte ad accertare le responsabilità sulla vicenda del cedimento di un viadotto sulla A19 Palermo-Catania e per garantire interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria della rete stradale e autostradale in Sicilia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Palazzotto se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, io voglio illustrare questa interpellanza urgente, perché ci troviamo davanti a un fatto di inaudita gravità. Venerdì 10 aprile un movimento franoso ha investito almeno due piloni del viadotto Hymera, al chilometro 61, tra gli svincoli di Scillato e Tremonzelli, sulla A19 in direzione Catania.
  Le conseguenze ad oggi accertate consistono nel fatto che i due piloni andranno abbattuti e che il viadotto in direzione Catania si è appoggiato sull'altro lato, facendo in modo che tutto il tratto autostradale dovrà essere abbattuto e ricostruito.
  Questo è quanto prevede il piano dell'ANAS e della Protezione civile regionale, accertato anche dal Ministro Delrio. I lavori dureranno probabilmente intorno ai 18 mesi, con un costo di circa 30 milioni di euro. Nel frattempo, si provvederà a sistemare una viabilità secondaria, che non è assolutamente adeguata al traffico che dovrebbe collegare le due parti della Sicilia.
  Io potrei fare l'elenco di quali sono le condizioni della viabilità in Sicilia, di qual Pag. 16è lo stato del nostro territorio, relativamente al dissesto idrogeologico.
  Potrei fare anche l'elenco di tutti gli eventi che riguardano la cronistoria della frana in oggetto e alcune cose le voglio dire, perché servono a delineare il quadro entro cui noi oggi ci muoviamo. La frana che ha investito i piloni dell'autostrada è attiva dal 2005 nel territorio del comune di Caltavuturo e ha continuato lentamente dal 2005 al 2015, quindi per ben dieci anni, il suo movimento franoso. C’è stata una relazione del servizio geologico e geofisico della regione siciliana nel 2005, che prevedeva lo smottamento di questa frana fino a interessare l'autostrada. C’è stata una serie di eventi franosi che hanno praticamente cancellato la strada provinciale che passava sotto l'autostrada e collegava il comune di Caltavuturo con lo svincolo di Scillato. E la cosa più grave è che l'ultimo evento franoso risale ad una settimana prima del disastro, cioè l'8 aprile il movimento di discesa della frana è aumentato di velocità e ha portato la frana a poche decine di metri dai piloni del viadotto. E paradossalmente non serviva un geologo per capire che quella frana avrebbe coinvolto il pilone dell'autostrada. Noi ci troviamo davanti a una serie gravissima di omissioni di atti e di noncuranza rispetto alla condizione della viabilità. Avevamo tutta una serie di elementi per capirlo e nessuno è intervenuto. Da questo punto di vista, il presidente dell'ANAS ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del Ministro, ma noi riteniamo che ci siano delle responsabilità politiche grandi rispetto ad una situazione di questo tipo. Ripeto: bastava sfogliare i giornali locali per capire quello che sarebbe successo. Io stesso, rispetto a diverse frane nel comprensorio madonita in tutta la provincia di Palermo, ho depositato diverse interrogazioni al Governo, per dire che, in questo momento, la Sicilia letteralmente sta cadendo a pezzi, non simbolicamente, ma letteralmente. Noi abbiamo un sistema della viabilità rispetto al quale, come le dicevo prima, potremmo fare l'elenco – e nel testo dell'interpellanza potrà leggerlo – infinito, sterminato, di strade che non esistono più a causa di movimenti franosi e di vent'anni di non interventi né di manutenzione ordinaria né di manutenzione straordinaria, nonostante un fiume di denaro che è arrivato nella nostra terra e che non è stato speso. Su questo vorrei che si discutesse oggi in quest'Aula e vorrei avere delle risposte rispetto alle responsabilità politiche che ci sono, non solo rispetto a quelle tecniche, che vanno accertate. Infatti, se, mentre avveniva la frana sul pilone, in quel tratto di autostrada fosse transitato un mezzo, noi oggi saremmo stati qui a svolgere una commemorazione per qualche vittima. Per fortuna, noi oggi siamo qui a discutere di un problema gravissimo per le infrastrutture e per l'economia siciliana. Siamo qui a discutere del fatto che la Sicilia è tagliata in due, perché, per arrivare da Palermo a Catania, la viabilità alternativa fa aumentare di circa un'ora il transito e complessivamente i costi, soprattutto per i pendolari, per chi prende i mezzi pubblici. E abbiamo scoperto in quell'occasione che non c'erano i treni diretti da Palermo a Catania, perché al sistema disastroso della viabilità stradale corrisponde l'inesistenza di un sistema ferroviario in Sicilia.
  Quindi, lei che è Viceministro delle infrastrutture probabilmente ci potrà dire come è possibile che oggi, nel 2015, una regione dell'Italia, un Paese europeo, non abbia un sistema di trasporto pubblico adeguato a un Paese che può dire di far parte dell'Unione europea. E potrà dirci anche quali sono le misure che intendete adottare per permettere ai cittadini siciliani di vivere in una condizione di normalità, che è quella che manca ogni giorno ai cittadini siciliani. Ecco poi magari ci potrà spiegare, visto che, tra l'altro, il suo attuale Ministro è stato artefice di questa operazione – l'ha difesa – com’è possibile che, mentre le regioni del sud complessivamente e la mia regione, la Sicilia, si trovano in queste condizioni, noi prendiamo i fondi del Piano di azione e coesione (PAC), di cui una parte consistente era destinata all'ammodernamento del sistema infrastrutturale, e decidiamo, nell'ultima legge di stabilità, di sottrarli Pag. 17alle regioni che non li hanno spesi entro la data del 30 settembre. Su questo si nascondono due grandi responsabilità, anzi direi quasi a livello di criminalità, nel senso che c’è un crimine contro i cittadini siciliani, nel momento in cui per vent'anni le classi dirigenti siciliane non hanno speso tutti i fondi europei che erano destinati all'ammodernamento infrastrutturale della Sicilia.
  E quindi, probabilmente, anche rispetto ad alcuni esponenti politici della mia regione che il giorno dopo il crollo del viadotto si sono sperticati in comunicati stampa per dire che bisognava accertare le responsabilità immediatamente – guarda caso, sono tutti esponenti siciliani dell'UDC –, a questi esponenti politici mi sono proposto di offrire la rubrica telefonica degli ultimi tre assessori alle infrastrutture in Sicilia, perché, casualmente, sono tutti di quel partito, come di quel partito è stato il presidente Cuffaro, che ha governato per ben due mandati, come è stato anche durante il governo Lombardo e come al governo si trova quel partito, oggi, con il governo Crocetta.
  Ecco, penso che vi sono queste responsabilità politiche da accertare, ma, sicuramente, vi sono anche le responsabilità politiche del presente. Vorrei che lei mi rispondesse nel merito del perché sono stati scippati quei soldi alla Sicilia che servivano per ammodernare le infrastrutture; se lei ritiene che quei soldi, oggi, non servano, a fronte di questa emergenza drammatica. Ecco, noi ci troviamo oggi in questa condizione e le dico anche quali sono le preoccupazioni che, in questo momento, riguardano i cittadini siciliani.
  Io percorro quella strada, come tante altre, quasi settimanalmente, e oggi, alla luce di quanto è accaduto, ritengo che vi sia un problema di sicurezza enorme per i cittadini siciliani. Infatti, vista la sciatteria e la noncuranza con cui è stato affrontato questo movimento franoso, chi mi dice che, qualche chilometro più avanti, a Ponte Cinque Archi, dove vi sono i piloni che stanno, in questo momento, su un altro corso d'acqua e vi è un fenomeno erosivo in corso, questi non crolleranno fra qualche giorno o fra qualche settimana ? Chi mi dice che un'altra frana non colpirà un pezzo dell'autostrada Palermo-Messina, che è già stata chiusa più volte, perché vi sono stati fenomeni di smottamenti e di avvallamenti che hanno, qualche anno fa, portato alla morte di un'intera famiglia che transitava su quella strada ? Queste sono le domande a cui noi vorremmo una risposta.
  Per cui, mi auguro che lei, oggi, non ci dia una risposta burocratica, nel merito degli interventi miracolosi che si metteranno in campo per ripristinare la viabilità sulla A19, ma che, esattamente come chiede questa interpellanza, ci dia delle risposte precise sulle responsabilità tecniche rispetto a quello che non è stato fatto, e quindi chi era il vero responsabile, quali dirigenti degli assessorati regionali, perché la vicenda di questa frana non riguarda semplicemente l'ANAS: riguarda un complesso sistema istituzionale, riguarda le province – tra l'altro, oggi che sono state cancellate e non si sa di chi siano le competenze per le strade provinciali –, che, negli ultimi venti anni – dimenticavo di dire che anche la provincia di Palermo è stata guidata dall'UDC per molti anni – non hanno fatto alcun tipo di investimento sulla viabilità, che è una delle competenze principali che stavano in capo alle province.
  Nella narrativa dell'interpellanza lei troverà anche un dibattito che il consiglio provinciale di Palermo ha svolto sulla frana di Caltavuturo, dove vi era uno studio che era stato finanziato, pagato, che non ha prodotto una relazione tecnica. Vi era la richiesta di un intervento straordinario, che il consiglio provinciale ha bocciato, ritenendola non prioritaria e non urgente.
  Ecco, noi ci troviamo, oggi, davanti a questa emergenza perché, per dieci anni, non si è ritenuto prioritario e urgente intervenire su un fenomeno franoso di quelle dimensioni. Ma dicevo che ci sono, appunto, le responsabilità politiche e vi è il futuro, e noi vorremmo che oggi ai cittadini siciliani, ai cittadini di Caltavuturo, che vivono in questa condizione Pag. 18ormai disastrosa da più di dieci anni, avendo tutte le vie di collegamento interessate da fenomeni franosi, ai cittadini di Polizzi Generosa, che oggi si trovano a essere al centro del transito tra Palermo e Catania, e che solo grazie a questo fenomeno hanno potuto ottenere la riapertura della strada di collegamento con l'autostrada, che era chiusa da un'altra frana che aveva totalmente occupato la carreggiata...
  Io ho fatto quella strada nei giorni immediatamente successivi al crollo dell'autostrada. L'ho percorsa appositamente per vedere quali erano le condizioni in cui noi chiedevamo ai nostri cittadini di muoversi in Sicilia, e quindi quale era la possibilità di esercizio del loro diritto alla mobilità. Quello che abbiamo scoperto è che, nella strada che dall'autostrada, da Scillato, collega Polizzi, che era la strada obbligatoria, a quel punto, per andare a Catania, vi erano più di dieci frane in corso, e che quindi anche la strada alternativa era estremamente pericolosa per chi la doveva percorrere.
  Ecco, noi ci troviamo oggi davanti a questa situazione disastrosa e guardi che mi scoccia veramente anche fare l'elenco di quelle che sono le situazioni critiche, perché queste che le ho citato riguardano la sola provincia di Palermo, ma c’è un problema enorme nella provincia di Caltanissetta, nella provincia di Enna. C’è un problema enorme che riguarda non solo la possibilità degli abitanti dell'entroterra siciliano di recarsi al lavoro, per chi lavora non vicino alla propria casa, per i pendolari, ma c’è anche un problema di sicurezza, c’è un problema di accesso alle strutture ospedaliere, perché, mentre i continui tagli che vengono fatti alla sanità costringono le regioni a ridurre i presidi ospedalieri sul territorio e quindi ad accorparle in grandi strutture ospedaliere prevalentemente nei centri abitati più grandi, noi abbiamo comunità che sono totalmente tagliate fuori, a causa di una viabilità impercorribile, dal sistema sanitario, che per raggiungere il punto ospedaliero più vicino devono impiegare un'ora, un'ora e mezza. Noi non possiamo chiedere a dei cittadini italiani di vivere in queste condizioni. E noi non possiamo, soprattutto, chiederlo e affrontare questa vicenda come se fosse un fenomeno esclusivamente meteorologico o naturale. Il crollo dell'autostrada a causa della frana di Caltavuturo non è un evento esclusivamente naturale. È un evento su cui ci sono responsabilità tecniche, responsabilità umane, responsabilità politiche grandissime e io vorrei che oggi, in quest'Aula, il Governo del Paese si assumesse quella responsabilità e si assumesse la responsabilità complessiva di restituire alla Sicilia un piano straordinario per la viabilità. Noi non possiamo continuare a non avere un piano per la viabilità, non possiamo continuare a non avere un piano per il dissesto idrogeologico.
  Oggi discutiamo di questa frana rispetto alla viabilità, qualche anno fa abbiamo pianto i morti di Giampilieri per lo stesso motivo. Il 70 per cento dei comuni siciliani è soggetto a fenomeni di dissesto idrogeologico e ad oggi non c’è un piano di interventi.
  Allora, io vorrei che, oggi, il Governo del mio Paese mi dicesse quali misure intenda intraprendere, quali azioni intenda mettere in campo, anche nei confronti del governo regionale negligente della mia regione, per permettere ai cittadini siciliani di avere una viabilità normale nella propria regione e di avere condizioni di sicurezza normali nella propria vita rispetto ai fenomeni franosi e al dissesto idrogeologico che attanagliano la nostra terra.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Lo scorso 10 aprile un esteso movimento franoso, originatosi a circa un chilometro dall'autostrada A19 Palermo-Catania, sul versante a monte del fiume Imera, in contrada Giambretti del Comune di Caltavuturo, Pag. 19tra gli svincoli di Scillato (km 56,800) e Tremonzelli (km 72,900), ha investito alcune pile del viadotto Himera 1 e ne ha provocato l'inclinazione e il conseguente spostamento degli impalcati.
  L'ANAS riferisce di essere prontamente intervenuta, chiudendo al transito l'infrastruttura ammalorata, come misura di prima sicurezza. La stessa ANAS ha di seguito individuato percorsi alternativi per consentire al traffico leggero, medio e pesante, di svilupparsi in assenza della agibilità del tratto chiuso al transito.
  Per i mezzi leggeri, pubblici e di emergenza, è stato individuato un percorso che prevede l'uscita obbligatoria allo svincolo di Scillato, la deviazione sulla strada statale n. 643 e sulla strada statale n. 120 e il rientro in autostrada allo svincolo di Tremonzelli. Percorso inverso, invece, per i mezzi diretti verso Palermo.
  Per gli automezzi con massa a pieno carico fino a 3,5 tonnellate e diretti verso Catania, il percorso alternativo prevede l'uscita sull'autostrada A19 a Resuttano, la deviazione sulla strada provinciale n. 10 fino ad Alimena, quindi la strada statale n. 290 fino al bivio Madonnuzza, la strada statale n. 120 fino al bivio Geraci, la strada statale n. 286 fino allo svincolo Castelbuono-Pollina, la A20 Palermo-Messina e il rientro sulla A19 allo svincolo di Buonfornello.
  Tale percorso, di circa 80 chilometri, ha un tempo di percorrenza di circa 1 ora e 40 minuti. Per i mezzi superiori alle 3,5 tonnellate, il percorso alternativo prevede l'utilizzo delle autostrade A18 e A20.
  Effettivamente, la chiusura al transito della A19 per i mezzi pesanti, dirottati sulla Messina-Palermo e successivamente sulla Messina-Catania, rappresenta un problema di ordine primario per l'economia siciliana, trattandosi di arteria fondamentale per il collegamento tra la Sicilia occidentale e quella orientale. Per tal motivo, a seguito del sopralluogo congiunto con la Protezione civile, alla presenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, 1'ANAS ha individuato, quale soluzione temporanea, la realizzazione di una bretella di bypass di circa 2,5 chilometri, che consentirà la circolazione con il minor disagio possibile per gli utenti.
  Nel medesimo sopralluogo, purtroppo, si è constatato che entrambe le piste dei viadotti Himera 1 – in ragione dell'esteso scarrocciamento dell'impalcato della pista direttamente investita dalla frana, che ha investito nella traslazione l'impalcato della pista non direttamente toccata dalla frana – risultano non recuperabili al traffico. Quindi si dovrà procedere alla demolizione dei viadotti, alla stabilizzazione della frana ed alla successiva ricostruzione delle campate demolite. Tale operazione comporterà un intervento di medio periodo.
  Informo, altresì, che in relazione a tale evento il Ministro Delrio ha disposto la nomina di una Commissione ministeriale ispettiva, composta da personale di comprovata esperienza, capacità e professionalità, con il compito di verificare e analizzare le cause di quanto accaduto. I fondi necessari per la immediata costruzione della bretella di bypass e per la copertura delle operazioni di ripristino a medio termine della completa agibilità della A19, sono stati allocati nello schema di contratto di programma 2015 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'ANAS, che verrà sottoposto al CIPE nei prossimi giorni.
  La problematica generale delle situazioni di dissesto idrogeologico, che coinvolge tutte le regioni italiane, è già oggetto dell'attenzione del Governo e dei Ministeri delle infrastrutture dei trasporti e dell'ambiente. Nel corso del tavolo tecnico già istituito con la regione siciliana e dei tavoli che verranno istituiti con le altre regioni, si individueranno in primis le situazioni incombenti sulle arterie di grande comunicazione, le modalità di intervento e i fondi necessari per la loro esecuzione.
  Per completezza di informazione, riferisco che i competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in previsione dell'aumento del traffico sulle autostrade A18 e A20 gestite dal Consorzio autostrade siciliane, ha invitato lo stesso a porre in essere tutte le iniziative per agevolare la corretta fruizione delle proprie infrastrutture, tra cui il potenziamento Pag. 20del servizio di sorveglianza con gli ausiliari della viabilità per dare la massima assistenza agli utenti, il maggiore presidio dei caselli di esazione e la corretta gestione di eventuali code.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto paritario Margherita di Bari, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  L'onorevole Palazzotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Non solo non ci riteniamo soddisfatti, ma non possiamo non constatare in quest'Aula come si sia verificato quello che esattamente temevamo, ovvero una risposta burocratica fornita dagli uffici rispetto agli interventi di emergenza che vengono fatti per ripristinare la viabilità sull'autostrada A19.
  Al netto delle valutazioni che si possono fare, questi sono interventi normali, nel senso che, davanti a questa situazione, l'unica cosa che si può fare è tentare di ripristinare un collegamento, cercando di accorciare i tempi di percorrenza. Ma lei non ci ha risposto rispetto alle questioni che abbiamo messo in campo e che oggi stanno determinando un disastro, non solo infrastrutturale in Sicilia, ma un disastro dal punto di vista sociale, economico e dal punto di vista dell'immagine. Ma non si tratta solo dell'immagine esterna della rappresentazione, ma anche della sfiducia che i cittadini siciliani cominciano ad avere nei confronti delle istituzioni.
  Noi abbiamo avuto una serie, una dietro l'altra, di disastri che erano più o meno annunciati e che in qualche modo hanno costruito l'immagine della Sicilia, che era quella che rappresentavo nella prima parte, ovvero una Sicilia che cade a pezzi.
  Il 21 maggio 2009 il viadotto Geremia sulla strada statale n. 626, che collega Caltanissetta a Gela subiva il distaccamento del giunto, per crollare in data 28 maggio 2009 definitivamente. La Caltanissetta-Gela non è una strada di viabilità secondaria, è una delle strade principali e collega il polo industriale di Gela con il sistema autostradale.
  Il 2 febbraio crollava il viadotto Verdura sulla strada statale n. 115 Agrigento-Sciacca. Anche quella non è un'arteria secondaria, perché, avendo noi in Sicilia appena due autostrade (una che collega Palermo e Catania e un altro pezzetto che collega Palermo, Messina e Catania), abbiamo tutta la parte della Sicilia occidentale – da Sciacca ed Agrigento va verso la Sicilia orientale – che fa affidamento su questa statale. Pertanto, se crolla un viadotto la regione, anche in quel caso, rimane divisa in due tronconi.
  Il 30 dicembre è caduto il viadotto Scorciavacche sulla strada statale n. 189 Palermo-Agrigento. Era stato inaugurato e mai collaudato. Collassava per carenze strutturali e costruttive, come riportato dalla relazione della commissione ispettiva istituita anche in quell'occasione dal Ministero delle infrastrutture. È un'attività molto frequente al Ministero delle infrastrutture istituire commissioni ispettive rispetto ai crolli delle strade in Sicilia. Probabilmente dovreste istituire anche una commissione per aggiustare le strade in Sicilia, per metterle in sicurezza, così risolviamo il problema delle commissioni ispettive, che immagino abbiano anche dei costi.
  In data 6 giugno 2014 il servizio di vigilanza enti dell'assessorato mobilità e infrastrutture della Regione siciliana produceva una relazione sullo stato delle autostrade gestite dal Consorzio per le autostrade siciliane – quindi, la Palermo-Messina e la Messina-Catania – nel quale, appunto, evidenti apparivano le condizioni drammatiche e di mancanza di sicurezza su quella strada, come citavo nella parte introduttiva.
  Noi ci troviamo davanti a questa condizione e lei non ci ha dato nessuna risposta in merito agli interventi che si intendono mettere in campo. C’è una commissione ispettiva che dovrà accertare le responsabilità. Aspettiamo di vedere. Infatti, come le dicevo, la commissione ispettiva istituita per il crollo del viadotto Pag. 21Scorciavacche ha prodotto una relazione rispetto alle cause del crollo, ma non ci ha detto quali erano le effettive responsabilità. Si è aperta una querelle tra il Ministero, l'ANAS e la ditta che aveva costruito il viadotto e nessuno ci ha spiegato perché quel viadotto non era stato collaudato benché inaugurato.
  Questa è la situazione in cui noi ci troviamo. Dobbiamo constatare che da questo Governo non arriva nessuna risposta. Dobbiamo constatare che in questo momento voi avete tolto 3 miliardi e mezzo di euro di fondi europei alle regioni del sud che servivano per l'infrastrutturazione, spiegando che servivano per ragioni di economia generale. Li avete destinati alle misure di sgravi fiscali per le imprese e poi avete condannato la Sicilia, come altre regioni del sud, a questa condizione.
  Vede, dalla Sicilia partono ogni anno 50 mila giovani, per lo più, in generale 50 mila siciliani, che, non credendo più nella possibilità di sviluppo di quella terra, decidono di fare le valigie e, come accadeva nei primi del secolo o come accade ora per molte persone che lo fanno rischiando la vita nel Mediterraneo, prendono armi e bagagli – come si suole dire – e se ne vanno altrove, spesso al nord, la maggior parte delle volte all'estero, a cercare miglior fortuna. Infatti, sicuramente è difficile in Sicilia credere che ci sarà una possibilità di sviluppo, quando si vive in una terra in cui può crollare l'autostrada e non si sa che cosa accadrà un minuto dopo.
  E lei può immaginare quali siano i danni, sul piano economico e sociale, che una situazione di questo tipo sta producendo. Le imprese siciliane devono raddoppiare i costi rispetto alle imprese di qualunque altra parte d'Europa per poter trasportare le proprie merci, perché noi siamo totalmente isolati e tagliati fuori da un sistema di comunicazione ordinaria. Non sono mai stati spesi i soldi per le infrastrutture, non sono mai state fatte le autostrade. Come le dicevo, è crollata una delle due autostrade che ci sono in Sicilia, una regione che ha 5 milioni di abitanti, che ha nove province, che è un'isola e ha un perimetro che non è coperto da una rete autostradale, come accade in quasi tutti i Paesi occidentali.
  Noi ci troviamo davanti a questa condizione e constatiamo che qui il Governo viene a dare una risposta burocratica, ci spiega che da domani si farà una deviazione di un chilometro e mezzo. Non ci ha detto una parola rispetto alle condizioni di sicurezza dell'intero asse autostradale. Non sappiamo quali interventi verranno svolti sull'autostrada Palermo-Messina e sull'autostrada Palermo-Catania. Le ripeto, il problema non riguarda il crollo. Non è un singolo evento, è una situazione disastrosa che riguarda il sistema autostradale e, complessivamente, tutto il sistema stradale siciliano e, ancora di più, il sistema dello smottamento del territorio, che sta letteralmente mangiando porzioni di territorio in Sicilia.
  Noi ci aspettavamo non dico una risposta esaustiva, ma almeno una risposta. Le domande erano precise nell'interpellanza. Almeno su questo vorrei darmi delle rassicurazioni: infatti, noi chiedevamo se il Governo non intenda intervenire per quanto di competenza per accertare le responsabilità e lei ci ha detto che si farà l'ennesima commissione ministeriale; se il Governo non intenda avviare un attento monitoraggio sullo stato dei collegamenti stradali al fine di stanziare risorse necessarie per effettuare gli interventi più urgenti, e lei non ci ha detto niente. Vuole questo Governo fare un monitoraggio sulla situazione stradale in Sicilia ? È suo compito e sua competenza ? O lo dobbiamo iscrivere nell'elenco di omissioni che vengono fatte da chi governa questo Paese rispetto a quelli che sono i propri doveri e i diritti dei cittadini ad avere un Governo che governi e non che amministri un condominio e male ?
  Noi chiediamo di sapere se il Governo intenda utilizzare almeno in parte le risorse della programmazione europea 2014-2020 per consentire agli enti locali di avere strumenti finanziari necessari per effettuare gli interventi di infrastrutturazione Pag. 22e di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade e delle autostrade. Lei non ce l'ha detto.
  Noi vogliamo sapere se nella prossima programmazione ruberete di nuovo i soldi destinati alla infrastrutturazione del Mezzogiorno per fare le vostre campagne elettorali con le leggi di stabilità oppure, almeno questa volta, ci lascerete le risorse per fare questi investimenti. Lo dico sapendo che queste sono solo le vostre responsabilità, perché poi il fatto che voi lasciate quei soldi stanziati non significa che quei soldi verranno investiti, perché ci sono le responsabilità delle classi dirigenti siciliane, che davanti a questa situazione sono i primi responsabili. Ma io oggi sono nell'aula del Parlamento italiano e pretendo dal Governo italiano delle risposte esaustive rispetto alle azioni che questo Governo intende mettere in campo.
  Da domani gireremo la Sicilia per cercare di avere una risposta almeno dal Governo regionale su quali interventi intenda mettere in campo, perché ad oggi, a parte un po’ di balbuzie rispetto agli interventi che il Governo nazionale doveva mettere in campo, perché, come sa, in Sicilia molto spesso la colpa è sempre degli altri, il Governo regionale non ci ha detto che cosa intende fare. E allora, da questo punto di vista, noi vi chiediamo di assumervi delle semplici responsabilità e, se non vi volete assumere delle responsabilità del passato – perché restiamo in questa condizione per responsabilità politiche gravissime di chi ha governato questo Paese e di chi ha governato la Sicilia –, almeno assumete le responsabilità politiche per il futuro ! Almeno impegnatevi a spendere dei soldi per restituire ai cittadini siciliani una condizione di normalità, per rendere la Sicilia un posto in cui è possibile continuare ad investire per il proprio futuro, un posto in cui è possibile vivere in condizione di normalità per i cittadini siciliani e per i cittadini italiani !
  Il mio sogno è che un giorno ci possa essere una Sicilia in cui, invece di andare via 50 mila persone ogni anno perché non lo ritengono più un luogo dove costruire il proprio futuro, ce ne siano 50 mila che arrivano perché pensano che Sicilia sia il lungo migliore dove costruire la propria vita.

(Iniziative volte a ridurre gli aggravi economici derivanti dagli aumenti dei canoni sui passi carrabili disposti da Anas spa – n. 2-00937)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Prataviera ed altri n. 2-00937, concernente iniziative volte a ridurre gli aggravi economici derivanti dagli aumenti dei canoni sui passi carrabili disposti da Anas spa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Prataviera se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie Presidente, ai sensi dell'articolo 22 del codice della strada i passi carrai devono essere acconsentiti e autorizzati previo un apposito provvedimento o nullaosta da parte dell'ente proprietario della strada interessata. Se l'accesso o la diramazione insistono sulla rete stradale di interesse nazionale la competenza è ovviamente della società ANAS.
  Ai sensi della legge n. 449 del 1997, cioè a partire dal lontano 1998 – il momento di applicazione è stato nel 1998 –, sono iniziati, in base a particolare tabelle e coefficienti di calcolo, gli aumenti unilaterali da parte della società ANAS Spa del canone sui passi carrai, che hanno comportato aggravi discrezionali, al punto che, in alcune regioni, in particolare in Veneto, la regione più martoriata da questo punto di vista, sono arrivati ad aumenti anche dell'8000 per cento. Ripeto: 8000 per cento. Così, privati e imprese, ma soprattutto privati cittadini, si sono visti di fatto aumentare il balzello semplicemente perché erano proprietari di un accesso sulla strada statale e sono stati costretti quindi a pagare altissimi canoni di concessione, verificandosi in tal modo una disparità di trattamento non solo con chi Pag. 23ha accessi su strade non statali nello stesso territorio, ma anche tra cittadini delle diverse regioni.
  Le faccio un esempio. Parte sud della regione Veneto, confinante con l'Emilia Romagna: un piazzale con due accessi per autotreni di undici metri ciascuno e parcheggio ampio, solo per il 2014, avrebbe dovuto pagare, ad esempio, 16.473 euro, mentre, a pochi chilometri di distanza, nel comune di Mesola, in provincia di Ferrara – e, quindi, un compartimento di ANAS di Bologna –, un piazzale con gli stessi due accessi e undici metri quadri paga, annualmente, 1.800 euro. Capite bene che, a pochi chilometri, si pagano, per lo stesso servizio, 16 mila e rotti euro contro 1.800 euro.
  Il problema è che il comma 8 del citato articolo 27 del codice della strada prevede, di fatto, di tener conto delle soggezioni che derivano alla strada o all'autostrada, o alla tipologia di strada o autostrada, del valore economico risultante dal provvedimento e del vantaggio che il beneficiario ricava dal provvedimento stesso. Questi criteri sono stati, quindi, tradotti in una formula matematica, ma sono stati approvati unilateralmente dal consiglio di amministrazione della società ANAS.
  A seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 133 del 2014 – quindi, pochi mesi fa –, all'articolo 16-bis del citato decreto-legge è previsto che, per gli accessi esistenti su strade affidate alla gestione di ANAS Spa, a decorrere dal 1o gennaio di quest'anno, non è più dovuta alcuna somma fino al rinnovo dell'autorizzazione. Questa è una vittoria sicuramente di tutte quelle persone che, costituite in comitato, hanno di fatto raggiunto un risultato, però è un risultato parziale, perché restano da pagare tutti i pregressi. Se questo buonsenso è multilateralmente accettato come, di fatto, un buonsenso, non lo è per il Veneto, proprio per la questione relativa a tutti i pregressi.
  Infatti, tale previsione, comunque, nulla può di fronte agli importi altissimi cui devono far fronte i cittadini e gli imprenditori della regione Veneto, i quali, entro la fine di questo mese, dovranno corrispondere gli arretrati dovuti per importi che, in alcuni casi, si aggirano anche intorno ai 150-200 mila euro.
  Lei, sottosegretario, capisce tranquillamente che, nel momento in cui uno deve pagare 20-30 mila euro per veder riconosciuto il diritto di accedere ad una strada statale, con riferimento al pregresso, in pochi anni, possa raggiungere queste cifre. E sono cifre insostenibili, non solo alla luce della congiuntura economica sfavorevole, della crisi economica che stiamo vivendo, a cui, quindi, ogni commerciante, ogni imprenditore che si affaccia su una strada statale deve far fronte al pari degli altri imprenditori, ma sono assolutamente incongrue anche in una condizione normale, ottimale: non puoi pagare metà delle tue entrate solamente perché devi pagare il balzello per accedere alla strada statale. È assolutamente un controsenso.
  Quindi, a questo punto, io sono a chiederle quali misure e interventi urgenti lei intenda o, meglio, il Ministero che lei rappresenta intenda adottare, al fine di evitare che cittadini ed imprese destinatari delle cartelle di pagamento relative agli arretrati, i cui importi sono stati stabiliti in modo unilaterale dall'ANAS – questo va ribadito – subiscano gravi pregiudizi personali ed economici; e, soprattutto, se non intenda assumere delle iniziative, nelle opportune sedi di competenza, al fine di pervenire ad una sospensione delle riscossioni in attesa di una tempestiva definizione delle questioni, anche alla luce delle puntuali osservazioni dei difensori civici – che le ho riportato nel testo originale dell'interpellanza e che ho evitato di citare adesso –, che, di fatto, pongono dei rilievi relativi al contrasto con i principi fondamentali dell'ordinamento giuridico.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Premetto che i canoni ed i corrispettivi previsti dall'articolo 27 del codice della strada, nel Pag. 24cui ambito di applicazione rientrano gli accessi, passi carrabili aperti su qualsiasi strada italiana, non solo statale, vengono stabiliti unilateralmente dall'ente proprietario della strada stessa, perché solo quest'ultimo è in grado di valutare, con cognizione di causa, le soggezioni che derivano alla strada.
  A maggior garanzia tanto del cittadino, quanto delle finanze pubbliche, i provvedimenti in materia da parte dell'ANAS sono, come è noto, periodicamente soggetti alla vigilanza governativa esercitata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Per inciso, l'ANAS segnala che tale controllo, in quasi venti anni di vigenza della legge n. 449 del 1997, non ha mai portato al rigetto o alla censura delle tabelle e dei coefficienti di calcolo applicati dalla medesima società.
  Inoltre, l'ANAS riferisce che, per quanto attiene alla iperbolica cifra di 150-200 mila euro per canoni arretrati, somme di tale entità possono essere state raggiunte in casi specifici solo a seguito di morosità ultradecennale accumulatasi dal momento dell'accertamento di apertura degli accessi abusivi di natura commerciale o industriale, con richiesta delle indennità risarcitorie riferite ai cinque anni precedenti. A dette somme, comprensive di IVA ad aliquota ordinaria, si applica peraltro la disciplina agevolata introdotta dal decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, e relativa legge di conversione, la n. 164 del 2014, disciplina che per le somme dovute e non corrisposte consente di condonare fino al 70 per cento del dovuto.
  Per quel che riguarda poi le doglianze sul mancato adeguamento dell'ANAS a quanto evidenziato nel 2009 dal difensore civico di Padova, è utile sottolineare che i canoni finora applicati dalla stessa ANAS ex articolo 27 del codice della strada hanno trovato piena legittimità giuridica in numerose decisioni anche successive delle supreme magistrature di legittimità (Corte di cassazione e Consiglio di Stato).
  Infine, informo che presso i competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in attuazione dell'articolo 55, comma 23-quinquies, della legge n. 449 del 1997, così come introdotto dal citato decreto-legge n. 133 «Sblocca Italia», è in corso di predisposizione il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti atto a regolamentare nel dettaglio la nuova disciplina degli accessi sulle strade ANAS.

  PRESIDENTE. L'Onorevole Prataviera ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie Presidente, purtroppo non sono soddisfatto e mi aspettavo sinceramente qualcosa in più di una semplice riproposizione di quelli che erano già i quesiti che avevo posto, o meglio delle considerazioni che avevo posto. Non c’è stata di fatto una risposta.
  Vede, signor sottosegretario, io posso capire anche il buonsenso nel momento in cui il legislatore – cioè noi – ha approvato, di fatto, la possibilità di venire incontro con uno sgravio fino al 70 per cento in caso di un'unica soluzione o fino al 40 per cento nel caso di una rateizzazione. Questo sarebbe stato un ragionamento giusto ed equo se tutti i cittadini di questo Paese avessero pagato gli stessi canoni, cosa che, come le ho dimostrato, non accade; ma accade solamente in Veneto in cui gli aumenti sono stati fatti all'8 mila per cento. Per questo è assolutamente iniquo, iniquo ed ingiusto; chi ha accumulato delle cifre importanti di pregresso non riesce a pagarle, proprio perché i canoni sono assolutamente spropositati, sono iniqui, sono ingiusti, sono ingiustificati anche, perché a fronte di quelle entrate che ANAS richiede non viene dato alcun servizio. La strada statale Romea, ad esempio, dove questi casi si registrano in larga misura, è una delle strade più pericolose d'Italia, è una delle strade meno ben tenute d'Italia in cui non solo le condizioni del manto stradale, ma anche gli incroci a raso, anche la manutenzione ordinaria e straordinaria sono assolutamente compromessi.
  A fronte di tutto questo, i miei concittadini veneti devono pagare decine e decine Pag. 25di migliaia di euro in più rispetto ai colleghi imprenditori o concittadini che abitano in regioni a pochi chilometri di distanza.
  È questa che deve essere considerata un'ingiustizia, l'ennesima ingiustizia nei confronti del popolo veneto perpetrata da parte dello Stato. A differenza di quanto diceva il collega di SEL poc'anzi quando si riferiva alla propria interpellanza, quando ha asserito che il Governo ruba i soldi agli investimenti per la Sicilia e quindi ruba i soldi ai siciliani perché non compie investimenti. In Veneto il Governo fa una cosa ancora peggiore: non realizza investimenti, quindi ruba i soldi per gli investimenti in Veneto; e ruba i soldi anche ai cittadini che hanno la sfortuna di avere iniziato un'attività lungo una strada statale. Questa è assolutamente una vergogna, che non è assolutamente accettabile ! Parlo a nome e per conto di moltissimi miei concittadini, che non possono continuare ad accettare che a fronte di uno sgravio, che come lei ha fatto bene a ricordare, anche del 70 per cento, si vedono comunque in condizione di disparità nei confronti di propri concittadini che, come ho ricordato prima, a pochi chilometri di distanza pagano delle cifre completamente diverse.
  Non si è capito perché si è arrivati all'aumento dell'ottomila per cento solo in Veneto e non anche in altre realtà ! Da cosa è giustificato ? Voi dovreste prima giustificare questo di fronte ai cittadini ! Dovreste dire abbiamo fatto questo aumento perché questi sono gli obiettivi che abbiamo raggiunto e non invece in maniera unilaterale ! Ho fatto l'assessore provinciale alla viabilità nella stessa provincia di Venezia, quindi parlo con cognizione di causa. Anche io ho dovuto aumentare anche questo tipo di concessioni a fronte dei tagli decisi dal Governo, tuttavia vi è stato un confronto con chi era destinatario di questi aumenti. Tali aumenti sono stati decisi in maniera omogenea in tutto il territorio, al contrario di quanto è stato fatto in Italia. Nonostante vi fosse la legge si è subito trovato l'inganno per altri oppure si è voluto strafare in Veneto ad opera di qualche capocompartimento che ha voluto dimostrare a Roma che stava ottenendo un'entrata extra rispetto ad altri colleghi per mettersi in luce di fronte alla dirigenza. Di fatto noi dobbiamo denunciare che vi è una vera e propria disparità di trattamento e siccome i cittadini si sono costituiti in un comitato per difendersi voi avete l'obbligo morale in un momento di difficoltà economica di fronte a dei cittadini che hanno ipotecato la propria attività, la propria azienda e la propria casa per far fronte anche a questi debiti di chiarire prima di tutto perché solo in Veneto è stato fatto questo aumento e non da altre parti, andando a recuperare eventualmente delle somme da altre parti e non sempre dai soliti noti veneti polentoni che continuano a pagare a testa bassa e non riscattano i propri diritti.
  Sono molto deluso dalla sua risposta, purtroppo tra pochi giorni i cittadini dovranno pagare, confido in lei come persona più che come politico o amministratore per fare proprie queste considerazioni che le ho fatto. Sono disponibile confrontarmi con lei, perché queste sono le questioni, non c’è solo la cartella che arriva a fine mese, ci sono questioni pregresse. Tenga in considerazione che molte di persone purtroppo vivono dei disagi dovuti anche e soprattutto alla crisi economica. Ripeto, queste persone vogliono pagare, ma vogliono pagare il giusto !

(Iniziative di competenza volte a verificare la sicurezza e la solidità strutturale della galleria La Franca, lungo la strada statale 77 Foligno – Civitanova Marche – n. 2-00929)

  PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza Galgano e altri n. 2-00929, concernente iniziative di competenza volte a verificare la sicurezza e la solidità strutturale della galleria La Franca, lungo la strada statale 77 Foligno – Civitanova Marche (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Galgano se intenda illustrare la interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

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  ADRIANA GALGANO. Grazie presidente. Grazie sottosegretario per essere venuto a rispondere al posto del ministro Delrio. Se noi lo avessimo saputo, avremmo chiesto che lei venisse la settimana scorsa, in quanto noi abbiamo accettato di spostare l'interpellanza urgente, urgente perché è in gioco la sicurezza dei cittadini, di una settimana proprio per consentire al ministro Delrio di ottemperare ad alcuni impegni. D'altra parte sappiamo che i programmi della Camera hanno l'aleatorietà del fixing della Borsa e quindi usiamo irritualmente questa occasione per sensibilizzare anche lei sull'importanza di rivedere i regolamenti in modo che vi sia più certezza per tutti dei tempi, rendendoli più veloci.
  Oggi il tempo è una variabile fondamentale per i cittadini e per la ripresa della nostra economia. Io mi ricordo all'inizio della legislatura – sono una nuova parlamentare – quando il Presidente Baldelli ci mise tutti in guardia sulla difficoltà che la riforma del Regolamento della Camera avrebbe avuto, è stato un buon profeta e noi chiediamo anche a lui, adesso che ci presiede, di mettercela tutta perché sarebbe veramente assurdo che facciamo prima la riforma della Costituzione ed eliminiamo il Senato piuttosto che riformare il Regolamento della Camera. Quindi, grazie di cuore per essere venuto.
  La mia interpellanza riguarda la galleria La Franca che si trova tra Foligno e Civitanova, la strada statale in costruzione rappresenta uno snodo fondamentale per i collegamenti delle nostre due regioni, Umbria e Marche, e recentemente la galleria è stata oggetto di denuncia da parte di due operai che non hanno manifestato la loro identità e che hanno asserito che nella costruzione della galleria ci sarebbero state mancanze che ne minano la sicurezza. Quindi la nostra interpellanza intende proprio chiedere quali iniziative il Governo intenda prendere perché ci siano dei controlli terzi sulle opere già fatte, sui collaudi e su quante saranno da verificare e in più, siccome la legislazione sui controlli risale al 2001, alla legge obiettivo, che affida i controlli all'interno della stazione appaltante e dell'ente contraente, se intendiate avviare una riflessione per rivedere questa normativa e affidare i controlli, che sono importantissimi per la sicurezza dei cittadini, a enti terzi, soprattutto super partes.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il progetto viario Quadrilatero Marche Umbria si sviluppa su una serie di interventi stradali che comportano un investimento complessivo di oltre 2,2 miliardi di euro; approvato dal Cipe con delibera n. 13 del 2004, è suddiviso in due maxilotti relativi alla direttrice Foligno – Civitanova Marche (ML1) e la direttrice Perugia – Ancona e Pedemontana delle Marche (ML2). La galleria La Franca fa parte del potenziamento della strada statale 77 Val di Chienti, tratto Foligno – Collesentino (completamento 4 corsie). Tale tratta è ricompresa nell'ambito del maxilotto 1, affidato con gara ad evidenza pubblica all'associazione temporanea di imprese costituita da Strabag Ag, CMC e Grandi Lavori Fincosit che hanno costituito la società di progetto «Val di Chienti» società cooperativa per azioni, costituita appunto da Strabag Ag, CMC, Grandi Lavori Fincosit, COCI).
  Dal punto di vista tecnico, la galleria si compone di due canne, una per ciascun senso di marcia, con carreggiata composta da due corsie di 3,75 metri con banchina in destra di 1,75 metri e in sinistra di 0,5 metri (sezione stradale di tipo B del decreto ministeriale del 5 novembre 2001). La lunghezza della canna nord è pari a 1.052 metri, dei quali 1.018 scavati in sotterraneo e 34 in artificiale. La lunghezza della canna sud è di 1.075 metri, dei quali 1.033 scavati in sotterraneo e 42 in artificiale. Le attività di scavo e di rivestimento definitivo della galleria sono Pag. 27state eseguite nel periodo che va dal novembre del 2009 al dicembre del 2011. La galleria La Franca, essendo ubicata in un tratto allo stato non funzionale, verrà aperta al traffico, previo collaudo, con l'apertura al traffico dell'intera tratta Foligno – Collesentino.
  Inoltre, la stessa società Quadrilatero evidenzia che in data 20 aprile 2007 il consiglio di amministrazione deliberò di adottare le «nuove norme tecniche sulle costruzioni» di cui al decreto ministeriale 14 settembre 2005, sopraggiunte successivamente alla pubblicazione dei bandi di gara del novembre 2004. Tenuto conto che la norma ha innovato totalmente la disciplina degli interventi in zona sismica, da un lato la società doveva tener conto delle garanzie di sicurezza e, dall'altro, del dettato della norma stessa che consentiva l'applicazione delle norme preesistenti, ma per un periodo transitorio. Tuttavia, il ricorso al periodo transitorio avrebbe comportato forti disomogeneità nella qualità delle opere stradali di competenza Quadrilatero; inoltre, il rischio sismico dell'area richiedeva l'adozione della nuova normativa per garantire il massimo della sicurezza e della durabilità delle infrastrutture. A valle di tale delibera, sono state richieste ai contraenti generali le modifiche necessarie a contemperare l'impiego delle nuove norme antisismiche e, conseguentemente, sono stati adeguati i progetti.
  Tanto premesso, la società aggiunge che, rispetto al progetto esecutivo e considerato il contesto geomeccanico rilevato in corso d'opera, è stata incrementata l'applicazione delle sezioni tipo impiegate per contesti mediamente instabili. Infatti, per la realizzazione della galleria sono stati impiegati 53.461 metri cubi di calcestruzzo (+3.517 metri cubi rispetto al volume teorico previsto nel progetto esecutivo, che era di 49.943,90 metri cubi, pari al 7 per cento in più) e 405,50 tonnellate di acciaio (11,16 tonnellate in più rispetto al peso teorico previsto in progetto esecutivo, che era di 393.844,22, pari al 2,8 per cento in più della originaria previsione), come risulta dal registro dei getti di calcestruzzo e dal registro degli acciai, contenuti nei dossier qualità della società Quadrilatero.
  In relazione alle maggiori quantità di materiali impiegati, i lavori sono stati contabilizzati «a corpo», come da contratto, e quindi gli importi forfettari delle singole opere previsti nel progetto esecutivo restano invariati.
  Per quanto concerne le attività svolte per il controllo della qualità dell'opera, la medesima società rappresenta che i controlli sui materiali sono determinanti ai fini dell'accettazione degli stessi, ai sensi delle norme tecniche vigenti.
  Infatti, per i calcestruzzi (cls) sono stati disposti 775 prelievi nel corso dei lavori. A fronte di una resistenza di progetto pari a 37 Megapascal, le prove effettuate hanno dimostrato valori significativamente superiori, fino a 69 Megapascal.
  Inoltre, la Quadrilatero ricorda che, nell'ambito dei protocolli di legalità, sottoscritti dalla stessa con le prefetture di Macerata e Perugia, sono stati adottati controlli specifici sulla qualità del calcestruzzo condotti dal gruppo interforze e volti a garantire la completa tracciabilità e originalità delle forniture. L'alta innovazione in questo settore, introdotta per la prima volta in Italia dal progetto Quadrilatero, riguarda l'impiego di tecnologie (microchip) con le quali è possibile monitorare e registrare i dati relativi ai movimenti dei mezzi e ogni informazione sul luogo, data, ora e nominativo del confezionatore, fornendo così la certezza che i cubetti non siano stati manipolati.
  Nel corso dei lavori sono stati anche disposti sessantacinque prelievi di terne d'acciaio che hanno evidenziato valori conformi a quanto previsto dalla normativa, sia della tensione di snervamento che del rapporto con la tensione di rottura.
  Oltre ai previsti controlli effettuati in corso d'opera, la Quadrilatero informa che nel 2013 e nel 2014 è stata disposta una indagine georadar sul 20 per cento di ciascuna opera su tutte le gallerie della tratta, al fine di indagare eventuali sottospessori nel rivestimento definitivo.Pag. 28
  In particolare, per la galleria La Franca sono stati ispezionati con tecnologia georadar 240 metri del rivestimento definitivo per ciascuna canna, pari a quattro tratte di 60 metri; i tratti da ispezionare sono stati scelti dall'alta sorveglianza Quadrilatero.
  Le risultanze dei controlli hanno evidenziato che il rivestimento di calotta presenta spessori conformi a quelli teorici, previsti nel progetto esecutivo approvato.
  Ad ogni buon fine, per fugare qualsiasi dubbio, in relazione alle testimonianze anonime citate dagli onorevoli interroganti, la Quadrilatero ha esteso all'intera galleria La Franca l'indagine georadar, già compiuta, come detto, su oltre il 20 per cento della lunghezza complessiva. I rilievi in campo hanno avuto inizio in data 10 aprile 2015. I dati acquisiti necessitano di una elaborazione di laboratorio e la loro restituzione è prevista alla fine del corrente mese. Assicuro l'attenta verifica del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti su tutte codeste azioni intraprese.
  Da ultimo, informo che la procura della Repubblica presso il tribunale di Spoleto, per tramite della legione carabinieri «Umbria», in data 15 aprile 2015 ha richiesto alla società Quadrilatero Marche Umbria tutta la documentazione inerente la galleria La Franca.

  PRESIDENTE. L'onorevole Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ADRIANA GALGANO. Presidente, io sono quasi soddisfatta, nel senso che io la ringrazio, sottosegretario, per il lungo excursus rispetto ai controlli che sono stati effettuati che, però, come ribadisco, sono stati effettuati dall'ente che ha costruito e, quindi, manca il requisito della terzietà, che è necessario per essere assolutamente sicuri che quello che è fatto corrisponde a ciò che è scritto.
  Ci sentiamo comunque rassicurati dal fatto che il Ministero verificherà quanto sta facendo la Quadrilatero per controllare, anche se non ci è chiaro sotto quale forma lo farà. Perciò, noi le chiediamo l'impegno, sottosegretario, a venire nella Commissione competente a documentare i risultati del controllo ed, eventualmente, presenteremo un'interrogazione nella Commissione competente.
  Rispetto all'ultimo punto di cui lei parlava, sulla indagine aperta presso la procura di Spoleto, segnalo questo: è importantissimo fare luce sulle responsabilità, eventualmente ci fossero, ma certamente un'altra cosa importante è garantire che l'opera venga realizzata celermente perché, come lei ha ricordato, la Quadrilatero è in ritardo, per varie vicissitudini che hanno caratterizzato la realizzazione dell'opera. Allora, è molto importante che la magistratura accerti lo stato dell'opera, per poi proseguire, ma fate quanto possibile perché eventualmente, se di sequestro si dovesse trattare, duri il meno possibile, oppure che ci sia un modo per evitare i fermi che i sequestri comportano.
  Noi crediamo che i collaudi e i controlli dovrebbero essere affidati ad enti terzi. Capisco che i Ministeri siano spesso visti come inefficienti, ma noi dobbiamo rivedere questa visione e dobbiamo far sì che i Ministeri siano posti trasparenti ed efficienti. Quindi, noi pensiamo che una struttura di collaudo e di controllo all'interno del Ministero, vista la rilevanza che i controlli e i collaudi hanno per la sicurezza dei cittadini, sarebbe molto, molto opportuna. La ringraziamo e, appunto, l'attendiamo in Commissione.

(Elementi ed iniziative in ordine alle operazioni in titoli derivati effettuate dal Ministero dell'economia e delle finanze, anche al fine di garantirne la piena trasparenza – n. 2-00940)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pesco ed altri n. 2-00940, concernente elementi ed iniziative in ordine alle operazioni in titoli derivati effettuate dal Ministero dell'economia e delle finanze, anche al fine di garantirne la piena trasparenza (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 29
  Chiedo all'onorevole Ruocco se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente. Buongiorno, sottosegretario. Parliamo di contratti derivati e noi qui chiediamo chiarezza e trasparenza. Quindi, anticipo che chiederei anche al sottosegretario una chiarezza nella risposta, perché è proprio questo il punto: finora, nonostante le indagini conoscitive e le richieste di accesso agli atti, questa gestione, diciamo, rimane estremamente opaca.
  Quindi, l'obiettivo dell'interpellanza, che vorremmo raggiungere, è proprio quello di avere finalmente delle risposte, poche, chiare e sintetiche, dal sottosegretario, che sicuramente non ci negherà. Non ce le negherà, perché la materia è importantissima. Noi cittadini italiani abbiamo, anche se non lo sappiamo, perché qualcuno lo ha fatto per noi, ma non ce lo dice, un ammontare complessivo di contratti derivati con degli istituti finanziari di enormi di dimensioni, pari a 163 miliardi di euro. Perché si stipulano questi contratti derivati ? Si stipulano i derivati perché fondamentalmente abbiamo un debito pubblico e dobbiamo in qualche modo – si dice – cautelare il debito pubblico, su cui chiaramente paghiamo gli interessi, proprio dagli sbalzi dei tassi di interesse sul nostro debito pubblico. Quindi, questi contratti dovrebbero cautelare da questo rischio. Bene, ricordiamo, però, che in questo momento i tassi di interesse sono molto bassi e il Governo spesso ha sbandierato che sta guadagnando sui tassi di interesse, ma non dice che ci sono dei contratti aperti che hanno scommesso proprio il contrario, cioè sul rialzo dei tassi di interesse, e su questi stiamo perdendo, tanto è vero – e anche qui chiederei conferma al Ministro – che, a fronte di un minor costo per interessi, pari a 2,76 miliardi per ribasso tassi, il Governo sta perdendo in derivati più del doppio, quindi pari a 5,46 miliardi di euro, perché il Governo italiano ha scommesso – ripetiamo – con i derivati sul rialzo dei tassi, ma i tassi sono bassi. Quindi, diciamo che abbiamo giocato d'azzardo, abbiamo giocato d'azzardo con tantissimi soldi dei cittadini, che, tra l'altro, noi garantiamo espressamente attraverso l'articolo 33 della legge di stabilità, che proprio esplicita che noi dovremmo coprire tutti questi rischi, noi cittadini. Ma non basta questo, perché le clausole contenute in questi contratti sono oscure. Abbiamo chiesto più volte chiarimenti al Ministero dell'economia, ma noi stiamo garantendo questa valanga di soldi senza sapere neanche che contratti ci sono dietro. Quindi, praticamente, sono di fatto, anche se non per legge, ma per fatto concludente, coperti da un'inspiegabile segreto di Stato. E questo è un altro motivo dell'interpellanza, perché noi non è che ci fermiamo qui, fino a che queste cose non vengono chiarite, e dato che si tratta di soldi nostri, che poi vengono presi da salute, sanità, spesa pubblica, scuola, istruzione eccetera, la cosa non ci rincuora e non ci fa stare tranquilli.
  A questo punto, proprio oggi sono stati, tra l'altro – dato ancora più allarmante – pubblicati (veramente erano già pubblicati, ma erano stati in qualche modo non evidenziati, e di questo anche chiedo conferma al Ministro) i dati Eurostat, che in sostanza sono veramente drammatici e identificherebbero il flusso di perdita sui derivati, che attesterebbe una perdita per l'Italia pari a 16,9 miliardi di euro al 2014, contro un totale europeo pari a 16,3 miliardi di euro. Quindi, l'Italia, considerato che queste perdite complessive europee sono una somma algebrica, rispetto agli altri Paesi europei – anche questo è un punto da chiarire – sta veramente, a dir poco, giocando d'azzardo proprio in maniera totalmente inconsapevole. Quindi, noi al Ministro chiediamo, a questo punto, anche i flussi del 2015, perché, a maggior ragione, chiediamo la conferma di questi in maniera chiara, cioè chiediamo se li conferma, sì o no. I flussi del 2015 sono un numero chiaramente, quindi senza parole particolari, ma un numero, del mark to market ad oggi e, data l'entità dei soldi, dovremmo farlo semplicemente con non Pag. 30click, anche perché dello spread ogni giorno si sa a quanto ammonta e, invece, di questo non si sa nulla.
  E soprattutto – questa è una cosa molto importante, perché inficia proprio sulla veridicità del bilancio dello Stato – se vi è stato un accantonamento a fondo rischi di tutta questa valanga di miliardi, perché, di fatto, se questo accantonamento non vi è stato, che valore ha la legge di stabilità, il DEF, il bilancio ? Non si tratta di due spiccioli.
  Quindi, contravverrebbe completamente ai principi contabili che devono stare alla base della redazione del bilancio pubblico, e in particolare mi rifaccio al principio di prudenza, che prevede proprio accantonamenti a fondo rischi, tra l'altro in poste ben chiare; e poi, oltre al principio di prudenza, vi sono quelli di chiarezza e trasparenza espositiva. Quindi, anche questa è un'altra domanda al Ministro, al sottosegretario. Con un sì o con un no: vi è questo accantonamento ? È espressamente chiaro ? È chiaro e trasparente, scritto nel bilancio ? Questa è la seconda e la terza domanda. Quindi, se vi è una separata contabilizzazione di questi flussi di debito.
  E poi vi è un altro discorso: vorrei precisare che, in Commissione finanze, ci è stato negato l'accesso agli atti, come dicevo, di questi derivati, di questi contratti. Non sappiamo i motivi: vorremmo venire a capo dei reali motivi, perché noi riteniamo che questo sia assurdo e impensabile, anche perché vi è un'accusa, detta anche in una trasmissione televisiva, da un massone, da una persona che comunque accusa la dottoressa Cannata, alta rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze, di appartenere alla massoneria.
  Allora, noi ci chiediamo se, dato che questa è un'accusa infamante, il Governo, il Ministro, il Ministero competente o la persona della dottoressa stessa abbiano intenzione di reagire di fronte a questa accusa attraverso, chiaramente, una querela per diffamazione, e in che modalità vuole interagire. Questo è quanto. Ripeto, credo che la risposta non dovrà rubarle molto tempo. Ci aspettiamo una velocissima risposta.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, ha facoltà di rispondere.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente. Premesso che noi rispondiamo al testo dell'interpellanza che ci è stato consegnato ed eventuali ulteriori aggiornamenti siamo disponibili a riprenderli in qualsiasi situazione, con riferimento alla presunta affiliazione della dottoressa Cannata alla massoneria, di cui è cenno nelle premesse dell'interpellanza, si fa presente che essa è priva di fondamento.
  In seguito all'intervista a Gioele Magaldi, apparsa sull'emittente televisiva La7 del 15 gennaio 2014, risulta che la dottoressa Cannata ha presentato nei confronti dello stesso, e anche per accertare eventuali responsabilità concorrenti, denuncia-querela al Nucleo operativo della Guardia di finanza presso la sede del Ministero dell'Economia e delle Finanze.
  In tale denuncia-querela è stata decisamente smentita, come non rispondente in alcun modo a verità, la citata presunta appartenenza della dottoressa Cannata alla massoneria ed è stato chiesto di procedere per il reato di diffamazione. Tale denuncia-querela risulta successivamente inoltrata all'autorità giudiziaria competente ad opera della Guardia di finanza stessa. Peraltro, in un successivo servizio del 28 settembre 2014, sempre sullo stesso tema, da parte dell'emittente La7, nel quale si riprendono frammenti della precedente intervista, il riferimento alla dottoressa Cannata è stato, con copertura tecnica di parte dell'intervista, totalmente eliminato.
  In merito ai dettagli informativi richiesti sul portafoglio derivati, è allo studio una nuova, più efficiente, metodologia di ampliamento del set informativo e della sua periodicità. In relazione ai rischi di peggioramento o alle possibilità di miglioramento Pag. 31del mark to market del portafoglio si rinvia ai dettagli forniti nell'audizione presso la Commissione finanze, facendo presente che l'eventuale miglioramento dipende dall'innalzamento della curva euro dei tassi di interesse swap.
  Per quanto riguarda il valore positivo del mark to market degli interest rate swap di specifica copertura di prestiti, esso è riconducibile al fatto che generalmente i tassi dovuti su tali prestiti, ad esempio titoli a lunghissimo termine indicizzati all'inflazione, sono stati trasformati mediante swap in esposizioni all'Euribor.
  Le attuali condizioni di mercato, con particolare riferimento alla curva euro dei tassi swap, rendono il mark-to-market complessivo di tali posizioni positivo. Come si è avuto modo di precisare in occasione dello svolgimento di precedenti atti parlamentari di analogo contenuto, riguardo ai flussi finanziari periodici attesi generati dalle operazioni di swap in corso, così come degli eventuali esborsi dovuti all'esercizio di clausole di chiusura anticipata, si tiene conto in sede di previsione di bilancio attraverso idonei stanziamenti. Comunque, gli stanziamenti per il pagamento degli interessi sul debito pubblico e anche delle operazioni derivate, sono stimati con criteri di prudenzialità. Inoltre, il valore di mercato degli swap soggetti a clausole di estinzione anticipata, al pari di quello degli altri swap, è monitorato con stretta periodicità.
  Riguardo all'ipotesi di garantire l'esposizione in derivati (collateral), si deve precisare che, allo stato, non è possibile quantificare i benefici conseguiti su operazioni (ad esempio, su nuovi cross currency swap) ancora non realizzate. Peraltro, come precisato in varie occasioni (relazione illustrativa sulla norma, risposte ad interrogazioni ed interpellanze, audizioni) lo scopo delle garanzie bilaterali è proprio quello di neutralizzare, per entrambe le parti contrattuali, il rischio di credito.
  Come riferito in sede di audizione presso la Commissione finanze, nel corso del 2014 sono state esercitate due clausole di estinzione anticipata. Una prima, il 18 giugno 2014, relativa ad un cross currency swap, nella quale sono stati versati alla controparte 253,8 milioni di euro, ed una seconda l'8 dicembre 2014, sempre in relazione ad un cross currency swap, con la quale sono stati invece incassati 74,625 milioni di euro.
  Riguardo alle clausole di estinzione anticipata presenti in passato nel portafoglio derivati (una ventina circa), citate nell'interpellanza, si fa presente che esse non sono state esercitate, ma sono state oggetto di cancellazione, nella maggior parte dei casi, contestualmente alla novazione soggettiva, ristrutturazione o rinegoziazione delle posizioni che le includevano.
  Relativamente alla richiesta di fornire gli atti collegati ai contratti derivati e creditizi sottoscritti, si confermano le ragioni che rendono la richiesta non accoglibile anche per quanto attiene all'esplicitazione in dettaglio dei rischi speculativi, che comporterebbe la sostanziale pubblicazione di quei contratti.
  Per quanto riguarda la mancata costituzione di parte civile nel procedimento penale istruito dalla procura della Repubblica di Trani, si confermano le medesime plurime risposte già fornite sul punto in questa stessa sede.
  Con riferimento agli aspetti di competenza della Banca d'Italia, quest'ultima sentita in proposito, ha fatto presente quanto segue. Per quanto concerne il riferimento alla presunta appartenenza del Governatore alla massoneria – contenuto nell'intervista a Gioele Magaldi, di cui accenna la premessa dell'atto parlamentare – la Banca d'Italia ha precisato che tale circostanza è destituita di fondamento e ogni illazione in merito è frutto di fantasia. Per quanto riguarda le considerazioni in merito all'indisponibilità dei «dati aggregati dei flussi finanziari sul sito di Banca d'Italia», si precisa che i dati di flusso sul portafoglio in strumenti finanziari derivati delle amministrazioni centrali sono riportati a pagina 23 della pubblicazione Conti finanziari – Supplementi al Bollettino Statistico – Indicatori monetari e finanziari, del 3 febbraio 2015, reperibile all'indirizzo: http://Pag. 32www.bancaditalia.it/pubblicazioni/conti-finanziari/2015-conti-finanziari/supp-06-15.pdf.
  Con alcune eccezioni, i flussi sono generalmente disponibili su base annuale; il flusso dell'anno è di norma riportato integralmente nell'ultimo trimestre. Il dato di flusso dell'intero 2014, sarà, quindi, reso noto nella prossima pubblicazione del Bollettino, relativo al quarto trimestre. I dati delle consistenze sono riportati a tutto il terzo trimestre del 2014 a pagina 22 della citata pubblicazione. Analogamente, nelle pagine immediatamente successive sono pubblicati i dati relativi alle Amministrazioni locali (confronta a pagina 25 per i flussi e 24 per le consistenze).
  Per quanto concerne, infine, la considerazione riguardante la partecipazione delle banche al Comitato di Basilea tramite le banche centrali, di cui alcune sono socie, la Banca d'Italia ha fatto presente che le banche italiane partecipanti al capitale dell'istituto, pur essendo azioniste, non influenzano l'attività istituzionale, nell'ambito della quale ricade anche la partecipazione al Comitato di Basilea. Quest'ultimo elabora principi e standard relativi alla regolamentazione.
  Ampi riferimenti sulla partecipazione al capitale dell'istituto e sui diritti di voto dei partecipanti sono contenuti nei documenti «Aggiornamento del valore delle quote di capitale della Banca d'Italia» e «Conseguenze per la Banca d'Italia della legge 29 gennaio 2014, n. 5», disponibili sul sito Internet dell'istituto stesso.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale «D'Apolito» di Cagnano Varano, in provincia di Foggia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  L'onorevole Pesco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  DANIELE PESCO. Grazie Presidente, come al solito non ci riteniamo abbastanza soddisfatti. Comunque, recepiamo con favore il fatto che la dottoressa Cannata abbia comunque querelato chi – a quanto pare e a quanto dice la dottoressa Cannata – ha querelato la stessa. Questo perché si tende, quindi, in questo modo a togliere ogni ombra di dubbio che la gestione del debito pubblico sia comunque influenzata da interessi altrui o, comunque, di altre persone, il che quindi ci dà speranza sul fatto che almeno per questo aspetto la gestione del debito pubblico sia stata svolta in modo corretto.
  In modo non corretto, secondo noi, invece, è proprio tutto ciò che è riferito ai derivati. Abbiamo chiesto dei dati oggettivi e le risposte in modo oggettivo non sono arrivate complete. Infatti, per esempio, se chiediamo perché, stranamente, un valore sul mark to market è positivo, quello riferito agli IRS cosiddetti di copertura, ebbene ci rispondono che questi derivati sono stati trasformati. Ecco, allora chiedo una maggiore specifica, quando verrà nuovamente qualcuno in audizione, in modo che ci possa dire come sono stati trasformati questi derivati e magari possa elencarli in modo corretto, per dare maggiori spiegazioni e più nel dettaglio, per riuscire a capire qual è la vera linea politica che si sta utilizzando nella gestione di questi derivati.
  Ricordiamo cosa è uscito poco fa sui giornali. In pratica è la perdita che il nostro Stato, la nostra Repubblica, ha subito, per 2,5 miliardi, nel 2012, per avere ripagato un derivato a Morgan Stanley. Ecco, si apprende ora che era riferito a tre swaption. Le swaption non sono altro che delle scommesse. In pratica, quindi, non erano derivati di copertura, ma erano derivati fatti proprio per scommettere, per sperare in un qualcosa in più, come per esempio si fa con i gratta e vinci. Ebbene, quindi, quei 2,5 miliardi sono stati pagati per riuscire a rientrare di una scommessa fatta, scommessa fatta con derivati che hanno delle scadenze lunghissime – lo apprendo ora – fino al 2058. Quindi, sono stati stipulati dei contratti derivati per ottenere magari un maggiore introito di denaro, quindi per fare cassa, con delle scadenze lunghissime, probabilmente per Pag. 33lasciare ai posteri l'onere di dovere pagare appunto anticipi di cassa, incassati subito, per intenderci.
  Insomma, la gestione dei derivati ha comportato veramente delle scelte fatte in un periodo di tempo molto lungo. Si parla degli ultimi venti e, forse, anche più anni. Guarda caso, la dottoressa Cannata proprio in questi anni è stata lei a gestire l'intero debito pubblico.
  Noi abbiamo paura che siano state fatte veramente delle scelte azzardate e che siano stati sottoscritti dei contratti veramente vessatori con delle clausole vessatorie per lo Stato. Questo perché ? Perché se i derivati vengono fatti acquistare allo Stato da parte delle stesse banche, che vendono i titoli di Stato, è chiaro che logicamente vi è quasi una forma di ricatto, perché le banche dicono allo Stato: se non compri i derivati, io non ti compro i titoli di Stato, quindi non ti posso finanziare la spesa pubblica. Capite qual è il grado di onnipotenza che hanno le banche in questo caso ?
  Quindi, lo Stato ha dovuto sottoscrivere molti, molti contratti derivati e di questo ne stiamo pagando le spese adesso. Il valore di 42 miliardi del mark to market, che sarebbe il valore dell'ammontare di derivati che ci troveremo a pagare da qui a poco – ve lo dico veramente con il cuore in mano – è un valore ottimistico, perché è basato sui dati medi.
  Niente a che fare con un valore tipo quello calcolato per gli stress test delle banche, che va magari a considerare degli scenari peggiori, che comunque possono rivelarsi tali. Quindi, la cifra di 42 miliardi di euro – quei soldi che dovremmo pagare da qui al futuro, insomma nei prossimi anni – è veramente un valore ottimistico. Rischiamo di pagare molto di più per scelte fatte; scelte che potevano essere non fatte, lo ripeto scelte che potevano essere non fatte.
  La gestione del debito pubblico deve essere una gestione trasparente. Purtroppo, non lo è stata fino ad oggi. Noi chiediamo di vedere i contratti per vedere se questi contratti sono simili ad altri che sono stati comunque impugnati da parte di altre amministrazioni pubbliche. Secondo noi questi contratti sono malati, sono viziati. Secondo noi questi contratti vanno portati in tribunale, altrimenti chi sta al Governo ora è complice. Infatti, se questi contratti sono stati fatti male, se lo Stato ci sta rimettendo dei soldi, sapendo già da quando ha stipulato questi contratti, allora vuol dire che i contratti sono fatti male. Quindi, di questi contratti va resa partecipe, bisogna informare l'autorità giudiziaria. Altrimenti, veramente chi sta al Governo ora è complice di questo malaffare, mi viene da dire.
  Presidente, veramente noi siamo alquanto costernati. Abbiamo richiesto un accesso agli atti, che ci è stato negato, abbiamo presentato un ricorso alla Commissione per l'accesso agli atti e vediamo cosa ci risponderanno. Se non c’è segreto di Stato, questi contratti vanno resi pubblici. Abbiamo, comunque, interloquito con diversi tecnici, anche durante le audizioni, e abbiamo chiesto quale può essere la difficoltà di un Paese a rendere pubblici questi contratti di derivati. Non ci dev'essere nessuna difficoltà, non c’è nessun rischio. Gli altri operatori non se ne fanno nulla di vedere cosa c’è scritto su un contratto di derivati. Non ci può essere speculazione, sono solo dati oggettivi che possono essere tranquillamente resi pubblici. Questo non sta avvenendo.
  Noi vogliamo sapere cosa c’è dietro, chi ha stipulato questi contratti, perché li ha stipulati. Sappiamo benissimo che le banche fanno riferimento al mark to market per pagare i premi e le provvigioni. Più lo Stato ci perde, quindi più il mark to market è alto, e più in banca prendono provvigioni. Questo è veramente scandaloso. Chi sta speculando, le banche che dovrebbero aiutare lo Stato speculano sullo Stato, grazie ai premi e alle provvigioni che vengono staccate logicamente ai dirigenti; gli stessi dirigenti che magari hanno lavorato prima nello Stato e poi nelle banche, come ad esempio il caso dell'ex Ministro ed ex direttore generale del Tesoro Siniscalco. Dal 2004 al 2005 ha pure rivestito una carica politica e una carica amministrativa nello stesso momento. Pag. 34Questa è una cosa scandalosa. Cose simili, poco pulite e poco chiare, le ha fatte anche per quanto riguarda l'istituto del credito sportivo.
  Insomma, veramente abbiamo persone che hanno lavorato prima al Governo, alla direzione del Tesoro e poi sono andate in banca. Prima hanno concluso contratti di derivati e poi, di là, ne traggono interessi. Questo è veramente scandaloso, scandaloso, scandaloso. Ci vuole più trasparenza, ci vuole pubblicità degli atti e speriamo che un po’ di trasparenza venga fatta con il processo che si sta svolgendo attualmente a Trani contro l'agenzia di rating. Sappiamo tutti benissimo che un derivato, proprio quello che citavo prima, 2 miliardi e mezzo di euro, pagato nei primi mesi, a gennaio 2012, era legato comunque all'andamento del rating. Ebbene, si sa o meglio si sta scoprendo come questo rating può essere stato influenzato da diversi fattori, non solo fattori oggettivi, ma anche fattori umani. Questa è una cosa molto, molto grave. Per fortuna che una procura ha indagato su questo e attualmente è in svolgimento un processo presso il tribunale.
  Quindi, veramente noi chiediamo trasparenza. Non chiediamo nient'altro. Chiediamo solo trasparenza e chiediamo veramente il massimo di disclosure possibile affinché tutti gli italiani possano veramente capire che la gestione del debito pubblico viene fatta in modo corretto.
  Presidente, non vi tedio più e spero veramente che questa politica possa cambiare nei prossimi tempi, ma soprattutto in prossimità di difficoltà che sta attraversando il nostro Paese. Abbiamo bisogno veramente che tutto sia chiaro e purtroppo questo non sta accadendo.

(Iniziative volte al controllo e alla trasparenza delle procedure di nomina e del funzionamento della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS – n. 2-00942)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Daga ed altri n. 2-00942, concernente iniziative volte al controllo e alla trasparenza delle procedure di nomina e del funzionamento della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – VIA e VAS (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Daga se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
  Prima, però, la Presidenza saluta studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo statale Canevari di Viterbo, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna. Prego, onorevole Daga.

  FEDERICA DAGA. Grazie, Presidente. In questo Paese e in questa stessa aula alcuni nomi risuonano tetri e suscitano, purtroppo solo in alcuni, indignazione e rabbia: ILVA, TAV Firenze, trivelle Vega B e Ombrina mare, petrolchimico di Gela, quadrilatero Marche-Umbria, raffineria di Falconara, centrali termoelettriche di Brindisi, Civitavecchia Porto Tolle, eccetera. Scandali e devastazioni, ammalati di tumore, bambini che chiedono di poter vivere, come è accaduto lo scorso 1o maggio dal palco del concerto di Taranto. Lo Stato che non tutela i cittadini ma sostiene la devastazione e il saccheggio a favore di pochi. Queste centinaia di altri progetti hanno un unico comune denominatore: il parere favorevole della commissione di valutazione di impatto ambientale nazionale, la VIA. Questa commissione, probabilmente sconosciuta al grande pubblico, è invece molto importante. Magari non politicamente ma per il funzionamento della macchina amministrativa dello Stato italiano è uno degli snodi principali. In questa commissione transitano obbligatoriamente per ottenere il necessario parere di compatibilità ambientale non solo le grandi opere inutili e azzardate, come le chiamiamo noi, dal Ministero oggi guidato dal Ministro Delrio ma tutti i progetti industriali e di infrastrutture di scala nazionale, molti dei quali di competenza del Ministero dello sviluppo economico. Si va dai grandi elettrodotti agli stoccaggi sotterranei di gas, dall'ILVA alle grandi centrali termoelettriche, dai piani di sviluppo di porti e aeroporti, alle trivellazioni Pag. 35petrolifere sia in mare sia in terraferma. A testimonianza della centralità della commissione VIA nazionale come snodo di grandi interessi che condizionano negativamente la vita del Paese da decenni è significativo che con lo «sblocca-Italia» le competenze per le trivellazioni in terraferma siano state trasferite dalle regioni alla commissione VIA nazionale, tutto ciò allontanando le scelte dai cittadini e assecondando l'irrefrenabile istinto fossile di questo Governo.
  La commissione è chiamata anche a sovraintendere la concreta attuazione di tutte le prescrizioni e dei piani di monitoraggio e su questo faremo specifiche azioni in futuro. Il peccato originale della commissione VIA di quasi due decenni or sono è aver votato «no» allo sciagurato progetto del Mose di Venezia, parere negativo poi superato dal voto del Consiglio dei ministri guidato da Prodi che si assunse la responsabilità di dare il via a quel gigantesco e probabilmente inutile giocattolo che ha divorato per oltre un decennio il denaro dei cittadini corrompendo un'intera classe politica ed imprenditoriale. La commissione da allora era stata guardata con ben altri occhi dal sistema, il potere tangentista del Paese, che ha scoperto questo strano sistema chiamato valutazione di impatto ambientale, procedura che ha introdotto la partecipazione dei cittadini al procedimento e la pubblicazione dei documenti progettuali preliminari: uno shock per chi è affetto dalla sindrome di Dracula cioè vedere la luce.
  La questione della trasparenza e della partecipazione dei cittadini alle scelte che riguardano il loro territorio meriterebbe un'interpellanza a parte ma facciamo solo un piccolo inciso. Ad ogni scandalo che riguarda le grandi opere, da TAV a TAP votate dalla commissione VIA tra le contestazioni di cittadini e innumerevoli enti locali e regioni, chi sta al Governo si sveglia dal torpore. Leggiamo oggi che il senatore Giuseppe Esposito, grande sostenitore dello sperpero di miliardi di euro della TAV Torino-Lione rivendica di aver depositato un progetto di legge sul dibattito pubblico preventivo per le decisioni sulle grandi opere. Il tutto viene preso come oro colato come se non esistesse la norma per permettere ai cittadini di esprimersi e si fa strada quindi l'idea che i nostri guai derivino non dalla corruzione ma dai buchi normativi. Sottolineo che, nel testo unico ambientale, per la precisione all'articolo 24, comma 6, esiste da nove anni – ripeto: nove anni – la norma che permette al Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare di attivare nell'ambito della procedura di VIA per progetti più complessi la cosiddetta inchiesta pubblica. In questo arco di tempo, il Ministero dell'ambiente e la commissione VIA hanno vagliato centinaia di progetti: dalla Salerno-Reggio Calabria al ponte sullo Stretto di Messina, dal metanodotto Sulmona-Foligno che passa nelle aree sismiche aquilane agli stoccaggi gas in aree sismiche e a rischio idrogeologico come quelle di Bordolano, San Benedetto del Tronto e San Martino sulla Marrucina, dai pozzi petroliferi nel Canale di Sicilia agli elettrodotti di Terna, senza mai – ripeto: mai – sentire la necessità di sottoporre all'inchiesta pubblica uno straccio di provvedimento. Su 200 e passa progetti esaminati mai si è ritenuto di dover ricorrere a questo strumento di civiltà che è l'inchiesta pubblica che permetterebbe alla commissione VIA di andare fisicamente nei territori per discutere con i cittadini e gli enti locali le opere e le criticità.
  Ora su quattro Ministri dell'ambiente nell'ultimo decennio due hanno gravi problemi con la giustizia. Corrado Clini, che è stato anche inamovibile direttore generale del Ministero, è stato arrestato con accuse gravissime sull'uso di 200 milioni di euro dei cittadini.
  L'ex Ministro Matteoli è a giudizio a Venezia per le bonifiche di Porto Marghera; l'ex direttore generale del Ministero, Mascazzini, è stato arrestato è coinvolto in numerose inchieste; l'ex capo di gabinetto del Ministro Prestigiacomo, Luigi Pelaggi, membro anche lui della Commissione VIA, è stato arrestato agli inizi del 2014 per le bonifiche mai fatte a Milano all'ex Sisal, insieme a Francesco Colucci, ras della Pag. 36Daneco, la cui moglie, in una telefonata intercettata, apostrofava il marito con un indimenticabile: «Io ti dico camorrista ! Sei un pagatore... Io ti dico tutto telefonicamente, che mi ascoltassero ! Non mi interessa...».
  Arriviamo anche a situazioni tragicomiche, perché c’è il segretario generale Antonio Agostini, che è stato proposto anche per sovrintendere il ciclo del nucleare, per il quale la procura di Roma ha chiesto, pochi giorni fa, il rinvio a giudizio per turbativa d'asta. Il suo predecessore, Corrado Clini, lo aveva nominato responsabile dell'anticorruzione.
  Nel silenzio generale, anche delle associazioni che, forse, hanno troppa contiguità con Ministeri e relative nomine, la Commissione VIA è diventata un «parerificio» ministeriale nel cuore dello Stato, dove mettere timbri, tra una serie di conflitti d'interessi e commistioni anche con la malavita organizzata.
  Il gruppo del quale faccio parte, da chi sta all'esterno delle istituzioni a chi è entrato dentro, ha tantissimo a cuore l'ambiente e crediamo che, per poter gestire il bene collettivo, ci voglia un grande amore, che stimoli la ragione ad agire in senso protettivo, in una direzione illuminata, cioè nella direzione della volontà popolare, anche perché un ambiente sano vuol dire non avere ripercussioni sulla salute umana, però ci vuole tanto amore nel voler fare il bene collettivo. Per questo grande amore abbiamo voluto fare una piccola radiografia, la punta dell’iceberg secondo noi, con quelli che sono gli strumenti a nostra disposizione, di quelli che sono i membri della Commissione.
  Il caso più spettacolare risulta essere quello del professor Antonio Grimaldi che, da cinque anni, fa parte della Commissione. È un professore universitario di ingegneria a Tor Vergata e nel suo curriculum depositato sul sito del Ministero dichiara di essere anche direttore tecnico della Progin Spa. Bastava consultare il sito dell'azienda per scoprire che è coinvolto direttamente nella progettazione di decine di opere sottoposte a VIA: dalla TAV Torino-Lione, alla Salerno-Reggio Calabria, poi il quadrilatero Marche e Umbria. Solo questo avrebbe dovuto consigliare di provvedere a quelle verifiche previste dalla legge anticorruzione, ma che, probabilmente, non ci sono state. Allora, abbiamo voluto fare noi delle verifiche e, con 26 euro di spese in due visure camerali, abbiamo accertato che il professore detiene il 9 per cento delle azioni della Progin, che, a sua volta, è controllata da una società che si chiama SIA Srl, che possiede il 52 per cento delle azioni di Progin. Quindi, Progin è controllata da SIA, che è di proprietà di Grimaldi, in sostanza, perché nella SIA lui ha un pacchetto di oltre il 94 per cento.
  La società del professor Grimaldi è riuscita a diventare anche socia di ANAS: socia, tra virgolette, perché in Colombia sono legate in tre consorzi, per un totale di 30 milioni euro per dei lavori. In questo caso, vediamo come il controllato diventa controllore di progetti in cui è coinvolta ANAS, in sostanza, per tutta una serie di richieste che sono state fatte alla Commissione VIA; il tutto pagato dallo Stato, logicamente.
  In questi anni, sono passati in Commissione VIA tantissimi progetti dell'ANAS, molti dei quali varati con la firma del professore stesso. Ci chiediamo: nessuno si è accorto di nulla, compreso anche il responsabile anticorruzione, che aveva anche questo come compito ?
  Un altro personaggio particolare è il dottor Silvio Bosetti, che, da direttore della Fondazione Energy-lab non ci ha lesinato a mezzo stampa taglienti opinioni filonucleariste e tirate filo-trivelle. È bastato passare cinque minuti sul sito Web della Fondazione per scoprire che è partecipata anche dalle Fondazioni A2A ed Edison, che hanno presentato progetti di impianti per la produzione energetica in Commissione VIA nazionale, che hanno avuto, guarda caso, il parere positivo anche del dottor Bosetti. Effettivamente, per scovare questi verbali, noi abbiamo impiegato un po’ di tempo, ma siamo sicuri che i responsabili unici dei procedimenti del Pag. 37Ministero avrebbero impiegato veramente meno tempo a reperirli: ce li hanno direttamente.
  Abbiamo presentato, quindi, un esposto alle procure, che valuteranno eventuali profili di illegalità; lo abbiamo, comunque, legato all'interpellanza, perché esistono funzioni di controllo e vigilanza di tipo amministrativo ed è su queste omissioni e criticità che stiamo cercando risposte da parte del Ministro alle nostre interrogazioni e interpellanze.
  Ad esempio, una delle persone che abbiamo citato nella precedente interpellanza e membro della Commissione, il dottor Sacco, lamentandosi mi ha segnalato di essere stato nel frattempo archiviato dalla procura di Firenze, un'informazione che purtroppo non era riportata dalla stampa.
  Nell'interpellanza, in ogni caso, al di là della rilevanza penale su cui si esprimerà la magistratura, vi sono fatti incontrovertibili su una quindicina di membri della Commissione. Partecipazioni in società, consulenze date a soggetti che presentano gli interventi alla Commissione per il parere, professionisti che cambiano ruolo di atto in atto nella stessa commedia, ma una tragedia per noi, e ci chiediamo se tutto ciò sia regolare, cioè quali controlli svolga il Ministero dovendo attuare la legge anticorruzione sulle dichiarazioni dei commissari circa i conflitti di interesse, se sono fatti legittimi secondo i codici di comportamento dei dipendenti pubblici, che ricordiamo si applica anche ai consulenti di Stato, come i commissari della VIA.
  Il collega Zolezzi in una interrogazione di qualche mese fa, a dicembre, chiedeva di conoscere le ragioni dei ritardi nella nomina della nuova Commissione VIA, il cui mandato è scaduto da quasi un anno, e i criteri che avrebbe adottato per la selezione dei curricula. Abbiamo appreso ieri dalle agenzie che ci sarà un avviso pubblico. Peccato che servano anni, denunce, interrogazioni, interpellanze, articoli di stampa e azioni, una spinta da parte di uno dei gruppi che fanno parte di questo Parlamento, per ottenere in questo Paese un bando pubblico, un fatto che dovrebbe essere naturale e non dovrebbe neanche andare sulle agenzie, ma per cui probabilmente vi abbiamo un po’ spinto.
  Chiedo ora le risposte alle otto domande che avevo inserito nell'interpellanza, grazie.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. In relazione a quanto sollevato dagli onorevoli interpellanti, appare preliminarmente opportuno sottolineare che l'attività della Commissione tecnica VIA-VAS si svolge nell'integrale rispetto delle procedure di legge e regolamentari che ne determinano e delimitano l'ambito di competenza e di funzionamento.
  Questo non vuol dire, naturalmente, ignorare i potenziali rischi di corruzione derivanti dall'ampia discrezionalità attribuita alla Commissione e alla portata economica delle scelte da essa operate, tutti debitamente analizzati in sede di predisposizione del Piano per la prevenzione della corruzione, a fronte dei quali si è inteso intervenire prevedendo tendenzialmente la non reiterazione degli incarichi e, comunque, il possesso di requisiti di alta professionalità e specializzazione, definendo altresì criteri per escludere possibili incompatibilità, anche potenziali, per tutta la durata dell'incarico e nei tre anni successivi la sua cessazione.
  Sempre nell'ottica di perseguire i migliori criteri di efficacia e trasparenza, si riferisce che è intendimento del Ministro procedere alla individuazione dei prossimi componenti della Commissione tecnica VIA-VAS mediante pubblicazione di un avviso sul sito del Ministero per acquisire disponibilità e relativi curricula da parte degli interessati, sulla falsariga di quanto recentemente fatto anche da altre amministrazioni per quanto riguarda, ad esempio, i componenti dell'Autorità nazionale anticorruzione, il presidente dell'ISTAT e il direttore generale dell'AGID.Pag. 38
  A tal fine, è in corso di avanzata definizione il provvedimento concernente l'individuazione dei profili e delle competenze richieste. In tale ambito verrà dedicata particolare attenzione all'esigenza di disporre delle migliori professionalità e, al tempo stesso, di evitare possibili conflitti di interesse, all'uopo introducendo specifici strumenti per la soluzione delle questioni di incompatibilità e dei conflitti di interesse intervenuti o successivamente accertati.
  Allo stesso tempo, è già previsto che con l'insediamento della nuova Commissione si provvederà all'aggiornamento delle relative regole di funzionamento e di organizzazione, anche al fine di sviluppare ulteriormente i già elevati standard di trasparenza e partecipazione. In tale contesto è prevista l'implementazione delle informazioni pubblicabili sul portale, quale strumento informativo che già nella configurazione attuale ha conseguito apprezzamento a livello europeo.
  Per quanto attiene al responsabile ministeriale per l'attuazione della normativa anticorruzione, si ritiene utile segnalare che, nell'ambito del procedimento di riorganizzazione del Ministero dell'ambiente ai sensi del DPCM n. 142 del 2014, con decreto del 17 aprile ultimo scorso, è già stato nominato dal Ministro il nuovo responsabile per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza con provvedimento attualmente all'esame dei competenti organi di controllo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Daga ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  FEDERICA DAGA. La ringrazio, Presidente. Sono parzialmente soddisfatta. Come dicevamo prima vi è questa volontà di partire con un bando pubblico per la nomina della nuova Commissione VIA con un cambiamento delle regole. Noi logicamente faremo attenzione anche a questa fase in quanto abbiamo abbastanza a cuore il nostro ambiente. Sicuramente è un momento storico per la Commissione VIA, prima ci auguravamo infatti che tale bando non venisse curato da chi ha qualche «problemino». Certo, è paradossale che per arrivare ad una soluzione del genere ci debba essere un lavoro d'inchiesta e continue denunce.
  Stiamo andando avanti su questa linea perché stiamo seguendo da anni il tema delle grandi opere e del mondo delle grandi imprese. Lo stiamo seguendo non da soli, ma insieme a tutti i cittadini che stanno sui territori e che di sicuro hanno più dettagliate informazioni sulle persone coinvolte nei vari casi (società, commissari, eccetera). Ovviamente, assieme ai cittadini che subiscono le conseguenze delle scelte compiute dall'attuale Commissione VIA nazionale e da quella precedente, riteniamo insopportabile che continui tutto come nulla fosse. Ci sono diversi piani e progetti per i quali non è stato emesso il relativo decreto interministeriale, faccio i nomi di Ombrina Mare ed Elsa2. Ci sono numerose opere per le quali il decreto è stato emesso recentemente, parlo degli stoccaggi gas di San Benedetto del Tronto e di San Martino sulla Marrucina di cui ci siamo occupati in altre interrogazioni, perché la Commissione VIA ha, da un lato, incredibilmente ammesso l'esistenza di sismi indotti dalle attività degli impianti e dall'altro ha sostenuto che è possibile per le aziende controllare questi sismi, riportandoli a magnitudo meno elevate.
  Ricordo che due mesi fa il Governo olandese ha dovuto chiedere scusa alla popolazione di Groningen e dintorni, aree naturalmente a rischio zero di terremoti, per i sismi, oltre cento in due anni, scatenati dall'estrazione di gas dal sottosuolo da parte di Shell ed Exxon e per la sottovalutazione dei rischi nelle fasi autorizzative. Le due società sono state chiamate a ristrutturare e riparare ben 30 mila abitazioni, con un costo di 1,2 miliardi di euro.
  Recentemente è stato emanato, pur sapendo che era in discussione una mozione, il decreto di compatibilità per un altro progetto in un'area a forte rischio sismico, quello di Castel Giorgio, in provincia di Terni, per una serie di impianti geotermici.Pag. 39
  In generale crediamo che i pareri per questi progetti in aree sismiche dove si vogliono realizzare impianti che possono indurre terremoti o che possono aumentare il livello di rischio per la popolazione – si pensi al gasdotto SNAM Sulmona-Foligno, che passa proprio a L'Aquila –, alla luce delle informazioni gravissime sui membri della Commissione debbano essere immediatamente rivisti anche in autotutela.
  Esistono fortissime criticità per moltissimi altri progetti. Elettrodotti realizzati a pochi metri da uno stoccaggio gas, è il caso dell'elettrodotto Villanova-Gissi, due opere che hanno ricevuto il parere della Commissione VIA nazionale, che non si è neanche accorta della vicinanza dei due impianti. Di conseguenza non è stato valutato l'effetto cumulo come previsto dalle normative in materia. Il tema dell'effetto cumulo praticamente non viene mai considerato ed espone il nostro Paese a continui ricorsi. Per le estrazioni petrolifere questo approccio non è stato mai utilizzato e si approvano plurimi progetti contigui, senza chiedersi se l'impatto complessivo sia sostenibile o meno.
  Tra l'altro si arriva al paradosso che il Ministero chiede la valutazione ambientale strategica per i progetti petroliferi in Adriatico proposti dalla Croazia, per poi continuare ad approvare singoli progetti nel nostro Paese senza applicare la VAS, che ha appena richiesto all'estero.
  Addirittura recentemente l'elettrodotto Rizziconi-Sorgenti, sottoposto a VIA nazionale, è stato parzialmente sequestrato dalla magistratura. Numerose sollecitazioni da parte dei cittadini erano cadute nel vuoto. Inoltre, praticamente tutti i progetti mancano di un'analisi costi-benefici.
  Noi vorremmo chiedere un impegno per fermare i progetti in itinere non ancora avviati, soprattutto quelli che comportano addirittura rischi per l'incolumità pubblica, affinché la nuova commissione VIA possa riaprire le procedure di inchiesta pubblica già ricordate, così da poter ascoltare i tanti cittadini che chiedono da anni di essere auditi. Molto spesso queste persone, che stanno sui territori, hanno maggiori conoscenze delle opere degli stessi tecnici e permettono addirittura di evitare azzardi, come quelli di realizzare opere in aree a forte rischio idrogeologico che rallentano l'esecuzione delle opere stesse e ne fanno aumentare i costi per la collettività.
  I progetti non ancora attuati devono essere immediatamente sottoposti ad attenta verifica, anche perché non è concepibile, visto che sono impiegate quasi sempre risorse pubbliche, che vi sia anche il solo sospetto del coinvolgimento della malavita organizzata in generale, addirittura direttamente all'interno delle stanze dei bottoni.
  Vorremmo conoscere, visto che abbiamo presentato la prima interrogazione a marzo, se, oltre ai casi da noi segnalati, avete attuato controlli sugli altri membri della Commissione, se intendete farli, se provvederete ad inviare tutto alla magistratura e ad agire in via di autotutela se scoprirete altri casi e altre vicende e se intendete coinvolgere l'ANAC per un'azione costante di monitoraggio a campione.
  Il piano anticorruzione del Ministero, secondo noi, fa un po’ acqua da tutte le parti ed è uno strumento mai nato; a nostro avviso, è volutamente spuntato, cioè nel momento in cui è stato tirato fuori è stato un pochino limato. Ci sono anche una serie di problemi su una parte del settore che è quello dei rifiuti e delle bonifiche. Però, sulla trasparenza il Ministero è più indietro purtroppo di molti piccoli comuni, i cittadini non possono accedere a documenti inerenti le Conferenze dei servizi, che dovrebbero essere pubblici. I dati dei monitoraggi ambientali per le opere sottoposte a VIA non sono pubblicati come prevede la legge e per moltissime opere realizzate il Ministero non conosce se sono state attuate le prescrizioni perché per anni non sono state fatte le verifiche di ottemperanza.
  Quindi, chiediamo di rivedere le opere approvate dalla Commissione VIA finora. So che è una cosa un po’ «grandina» ma siamo costretti a fare anche questo per Pag. 40poter proteggere il nostro territorio. Vi ripeto: crediamo che, per gestire il bene collettivo, ci voglia un grande amore, che stimoli la ragione ad agire nella direzione ispirata dalla volontà popolare, anche perché un ambiente sano vuol dire appunto non avere ripercussioni sulla salute umana; però, ci vuole tanto amore per fare il bene di questo Paese. Noi continueremo ad attivarci con altre azioni affinché questo Paese finalmente tratti in maniera civile la questione ambientale, che per noi è fondamentale.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Brunetta – n. 2-00941)

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-00941 dell'onorevole Brunetta. Avverto che, su richiesta del deputato e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.
  È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per la semplificazione.

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidente ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione la deputata Paola Pinna, in sostituzione del deputato Giulio Cesare Sottanelli.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse con i presentatori e tra i gruppi, l'inizio dell'esame in Assemblea della mozione concernente interventi a favore della Sardegna, previsto per lunedì 27 aprile, sarà rinviato ad altra seduta. La discussione sulle linee generali della mozione non sarà pertanto iscritta all'ordine del giorno della seduta di lunedì 27 aprile. L'argomento, quindi, non sarà iscritto nelle sedute della prossima settimana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 27 aprile 2015, alle 10:

  1. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
  D'INIZIATIVA POPOLARE; CIRIELLI; PISICCHIO; BERSANI ed altri; FRANCESCO SAVERIO ROMANO; MIGLIORE ed altri; LENZI; ZAMPA e MARZANO; ZAMPA e GHIZZONI; MARTELLA; FRANCESCO SANNA; BOBBA ed altri; GIACHETTI ed altri; GIORGIA MELONI ed altri; RIGONI ed altri; RIGONI ed altri; NICOLETTI ed altri; MARTELLA ed altri; VARGIU; BURTONE ed altri; BALDUZZI ed altri; LAFFRANCO ed altri; VARGIU; TONINELLI ed altri; PORTA ed altri; ZACCAGNINI ed altri; VALIANTE ed altri; LAURICELLA; MICHELE BORDO; MARCO MELONI ed altri; DI BATTISTA ed altri: Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 3-35-182-358-551-632-718-746-747-749-876-894-932-998-10251026-1116-1143-1401-1452-1453-1511-1514-1657-1704-1794-1914-1946-1947-1977-2038-bis-B).
  Relatori: Sisto e Migliore, per la maggioranza; Toninelli, Quaranta, Invernizzi e La Russa, di minoranza.

  2. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
  REALACCI ed altri; MICILLO ed altri; PELLEGRINO ed altri: Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 342-957-1814-B).
  Relatori: Bazoli, per la maggioranza; Micillo, di minoranza.

Pag. 41

  3. – Discussione sulle linee generali della relazione in materia di formazione delle liste delle candidature per le elezioni europee, politiche, regionali, comunali e circoscrizionali, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 3).

  4. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Guidesi ed altri n. 1-00755, Franco Bordo ed altri n. 1-00818, Tullo ed altri n. 1-00819, Garofalo ed altri n. 1-00820, Nicola Bianchi ed altri n. 1-00821, Palese n. 1-00823, Catalano ed altri n. 1-00828 e Rizzetto ed altri n. 1-00829 concernenti iniziative di competenza in ordine alla razionalizzazione della rete degli uffici postali.

  5. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Vezzali ed altri n. 1-00557, Rostellato ed altri n. 1-00834, Giancarlo Giordano ed altri n. 1-00835, Gagnarli ed altri n. 1-00836 e Binetti ed altri n. 1-00837 concernenti iniziative per la promozione dell'educazione alimentare nelle scuole.

  La seduta termina alle 13,05.