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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 410 di giovedì 16 aprile 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 8,35.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bonafede, Caparini, Cirielli, Dambruoso, De Menech, Dellai, Galati, Gitti, Guerra, Lauricella, Losacco, Mannino, Antonio Martino, Migliore, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Speranza, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattordici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-00659, Carfagna ed altri n. 1-00791, Lombardi ed altri n. 1-00794, Nicchi ed altri n. 1-00798, Rostellato ed altri n. 1-00802, Gigli ed altri n. 1-00804, Sbrollini ed altri n. 1-00806, Rondini ed altri n. 1-00809, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00812 e Rampelli ed altri n. 1-00813 in materia di politiche a favore della natalità (ore 8,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-00659, Carfagna ed altri n. 1-00791, Lombardi ed altri n. 1-00794, Nicchi ed altri n. 1-00798, Rostellato ed altri n. 1-00802, Gigli ed altri n. 1-00804, Sbrollini ed altri n. 1-00806, Rondini ed altri n. 1-00809, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00812 e Rampelli ed altri n. 1-00813 in materia di politiche a favore della natalità (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 aprile 2015, sono state presentate le mozioni Rostellato ed altri n. 1-00802, Gigli ed altri n. 1-00804, Sbrollini ed altri n. 1-00806, Rondini ed altri n. 1-00809, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00812 e Rampelli ed altri n. 1-00813, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha espresso il parere sulle mozioni presentate.
  Più precisamente, il parere è favorevole sulle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-00659, Carfagna ed altri n. 1-00791, Rostellato ed altri n. 1-00802, Sbrollini ed altri n. 1-00806 e Antimo Cesaro ed altri n. 1-00812; sulle mozioni Lombardi ed altri n. 1-00794, Nicchi ed altri n. 1-00798, Gigli ed altri n. 1-00804, Rondini Pag. 2ed altri n. 1-00809 e Rampelli ed altri n. 1-00813 il parere è favorevole subordinatamente all'accettazione delle riformulazioni proposte.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rostellato. Ne ha facoltà.

  GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, oggi affrontiamo un tema spinoso e complesso, quello della natalità in Italia. Secondo le rilevazioni ISTAT sulla natalità in Italia il trend delle nascite è sempre negativo. Ci troviamo di fronte a un Paese, il nostro, afflitto dal grave problema della bassa natalità. Basta controllare i dati: nel 2013 sono stati registrati all'anagrafe poco meno di 515 mila bambini, 12 mila in meno rispetto al record negativo del 1995, 64 mila in meno rispetto a 5 anni fa. Le donne italiane in età feconda fanno in media 1,29 figli e ce ne vorrebbero due per assicurare il ricambio generazionale e li fanno sempre più tardi, a 31 anni in media il primo figlio. La crisi economica senza dubbio mette a dura prova le famiglie italiane e scoraggia i giovani che vorrebbero mettere su famiglia e le giovani coppie che aspirerebbero ad avere figli.
  Tuttavia, si deve rilevare che l'aspetto socio-politico del fenomeno della denatalità è legato non solo alla precarietà o mancanza di lavoro, ma anche alla strutturazione del mondo del lavoro e alla mancanza di welfare. Nel nostro Paese il lavoro, non solo nel privato, ma anche nel settore della pubblica amministrazione, è strutturato in un modo che non tiene conto delle esigenze familiari e, in particolare, dei tempi del bambino e perciò difficilmente si concilia con la funzione genitoriale.
  Il carico economico sulle famiglie è pesante. Da uno studio della CGIL relativo al 2012 il 22 per cento delle donne non ha un parente a cui affidare il bambino, il 18 per cento non ha ottenuto l'iscrizione al nido, l'8 per cento si lamenta degli elevati costi di nido e baby sitter, il 2 per cento si dimette per mancata concessione del part-time. Quasi una madre su quattro, a distanza di due anni dalla nascita del figlio non ha più un lavoro e questo è gravissimo. Si aggiungono poi le difficoltà abitative, la carenza di servizi, il costo economico e sociale dei figli. Ne consegue che ci sono sempre più donne che rinunciano al lavoro per la maternità o che rinunciano alla maternità per il lavoro.
  La maternità offre emozioni, esperienze, riflessioni a cui una donna non rinuncerebbe mai, ma quando si diventa madri si può anche capire perché oggi molte donne non vogliono figli e quali siano i dubbi che le attanagliano. Chi ha un posto di lavoro pensa a come rientrare dopo la maternità, lasciando il bambino in buone mani. I nonni sono il sostegno delle famiglie di oggi, ma quando non ci sono e non possono occuparsi dei nipoti cosa si fa ? Ci sono donne che non accettano di affrontare la maternità pensando di dover lasciare il bambino ad altri tutto il giorno. Per fare una seria inversione di tendenza è necessario investire sulla famiglia, perché investire sulla famiglia significa investire sul futuro.
  Per questo è fondamentale prevedere finanziarizzazioni di sostegno delle gestanti e dei nuclei familiari. È necessario, prima di tutto, il potenziamento di servizi di qualità per la primissima infanzia, incrementandone il numero e differenziando le tipologie di offerta, sia come orari che come forme di iscrizione e frequenza. Servono persone formate e preparate nella gestione dei neonati e dei bambini, per dare la sicurezza alle madri di lasciare il bambino in buone mani. Incentivando questi tipi di servizi, si permetterebbe alla madre di mantenere il proprio posto di lavoro e si potrebbero creare centinaia di migliaia di posti di lavoro, tra l'altro sempre femminili. Per questo sono necessari sgravi contributivi e agevolazioni fiscali per l'assunzione di questo personale, il che permetterebbe, tra l'altro, di diminuire il lavoro nero in questo settore. Pag. 3Questo potrebbe sicuramente aiutare le famiglie, ma non basta, bisogna agire anche dalla parte dei datori di lavoro che assumono donne. Il datore di lavoro è spesso costretto ad assumere una persona in sostituzione della lavoratrice in maternità e si ritrova ad affrontare ulteriori costi a causa di ciò. È necessario che lo Stato si faccia carico degli ulteriori oneri dovuti dal datore di lavoro in caso di assunzione e sostituzione di personale in maternità, in maniera tale da permettere una sostituzione della dipendente assente senza modificare il normale costo mensile sostenuto. Solo un approccio di questo tipo comporterebbe una maggiore tranquillità nell'assumere una donna alle proprie dipendenze. Altro punto importante è favorire ed incentivare il telelavoro attraverso incentivi economici per i datori di lavoro che ricorrono a tale strumento, riconoscendo un rimborso totale della spesa effettuata per l'installazione negli ambienti domestici di strumentazioni di lavoro, al fine di poter garantire una maggiore flessibilità dei congedi parentali. Importantissime sono anche le agevolazioni finanziarie per le famiglie, quale, ad esempio, l'introduzione di un modello di assegno familiare unico che segua il complesso delle esigenze di cura espresse dalla famiglia e che permette l'accesso ai servizi di cura per l'infanzia e per i membri della famiglia in stato di non autosufficienza temporanea o permanente e che sia valido anche per l'acquisto di prestazioni accessorie utili alla famiglia per fronteggiare esigenze di carattere quotidiano, quali, ad esempio, servizi di supporto all'attività scolastica dei figli, l'organizzazione del trasporto scolastico e l'organizzazione dei centri estivi. La natalità può subire un incremento solo e soltanto se si fornisce alle famiglie una rete efficiente di servizi, una struttura diretta ad aiutare le madri che lavorano e si prevedono misure economiche che rendono conveniente alla famiglia avere un maggior numero di figli. Stiamo esaminando ora in Commissione lavoro lo schema di decreto legislativo della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro: credo che queste mozioni presentate oggi dovrebbero far riflettere il Governo sulla necessità di integrare quel decreto per cambiare veramente rotta, sia sul fenomeno della natalità che sull'incentivo al lavoro. Sono convinta che questi investimenti, pur richiedendo somme anche ingenti, siano necessari e non più prorogabili, se vogliamo veramente rimettere al centro la famiglia e il suo ruolo fondamentale nella società e se vogliamo dare la possibilità alle donne di poter essere indipendenti, di poter lavorare, di poter contemporaneamente mettere al mondo più figli e crescerli in piena serenità. Ringrazio quindi il Governo per il parere positivo sulla nostra mozione e dichiaro il voto favorevole su tutte le mozioni presentate così come riformulate dal Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Il tema della natalità è un tema di grandissimo rilievo sociale nella nostra epoca. L'autentica bomba ad orologeria che è predisposta sul combinato disposto della riduzione della natalità e dell'aumento dell'aspettativa di vita rischia di mettere in crisi nel futuro il nostro sistema sanitario, il nostro sistema previdenziale, la tenuta stessa della coesione sociale. Allora, l'interesse dimostrato da tutte le forze politiche per questo tema, in una maniera così corale, non può che fare piacere. C’è da sperare soltanto che il Governo, nel complesso di tutte le indicazioni, di tutti gli impegni alla gran parte dei quali ha dato anche parere positivo, voglia poi effettivamente farsene carico, dando priorità a questi impegni nelle politiche sociali del Governo stesso. Dal nostro punto di vista, vorremmo sottolineare tre aspetti soltanto. Il primo riguarda il problema della conciliazione dei tempi di lavoro-famiglia e la piena attuazione delle misure già esistenti a favore della famiglia, che troppe volte, invece, rimangono disattese o trascurate.

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  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Gigli. Onorevole Allasia, è sempre lei ! Sempre lei ! Prego, onorevole Gigli.

  GIAN LUIGI GIGLI. Il secondo aspetto, invece, riguarda il problema... Mi scusi, ma l'onorevole Allasia mi ha distratto.

  PRESIDENTE. Purtroppo siamo pochi ma quei pochi sono in grado di...

  GIAN LUIGI GIGLI. Il secondo aspetto, il più importante, riguarda invece le politiche fiscali. A tale riguardo, noi avevamo proposto, da un lato, una valutazione di impatto familiare di tutte le politiche del Governo, così come oggi esiste la valutazione di impatto ambientale, quindi rendere possibile la valutazione di impatto familiare dei provvedimenti. Dall'altro lato, abbiamo chiesto segnali concreti a favore di un'attenzione al reddito della famiglia e non più dell'individuo, come è congegnato oggi il nostro sistema fiscale. Voglio ricordare che, anche in tempi recenti, è possibile – mi riferisco ad esempio al bonus di 80 euro introdotto lo scorso anno dal Governo Renzi – per una famiglia in cui i coniugi lavorino entrambi con uno stipendio inferiore alla soglia prevista di cumulare due bonus, mentre una famiglia, magari con cinque figli, con un solo genitore che lavora, se questo supera anche di solo mille euro il tetto previsto, non gode di alcun bonus.
  È evidente che tali contraddizioni vadano risolte attraverso una politica fiscale a favore della famiglia che tenga conto effettivamente del carico familiare, il reddito quindi non è quello del singolo, ma quello della famiglia. La contribuzione alle spese della società non può essere imputata al reddito presunto del singolo, ma deve essere effettuata, tenendo conto dell'impegno che quest'uomo e questa donna attuano insieme a favore della genitorialità e della educazione dei figli.
  L'ultimo punto che vorrei sottolineare riguarda invece il tema dell'aiuto alla vita nascente. In questo senso la nostra proposta mira a due cose. Primo, potenziare il ruolo dei consultori familiari, spostandolo dal versante prevalente della certificazione a fini abortivi, valorizzandolo invece per tutti gli aspetti collegati alla possibilità di ausilio alle gestanti in difficoltà. Sulla stessa linea, abbiamo chiesto al Governo di monitorare – è stata questa la richiesta di riformulazione che abbiamo accolto – le effettive proposte alternative all'aborto che la stessa legge n. 194 del 1978 prevede che, purtroppo, non vengono sistematicamente proposte alle gestanti.
  Il Governo ci ha chiesto di riformulare il testo della nostra mozione; abbiamo accolto questa richiesta, ma monitorare vuol dire anche dotarsi degli strumenti necessari a tale scopo. Voglio ricordare allora al sottosegretario Pizzetti – non è presente oggi l'allora sottosegretario Vito, che fu colui che rispose alla mia prima interrogazione in tal senso, denunciando l'assenza degli strumenti conoscitivi da parte del Governo sui dati riguardanti la possibilità di prevenire l'aborto nel momento in cui la donna manifestava l'intenzione di interrompere la gravidanza soprattutto per un disagio di carattere socio-economico – che, se non ci dotiamo di questi strumenti, non saremo mai in grado di valutare cosa stiamo facendo. Occorre, allora che la scheda di raccolta dati, che confluisce nella relazione annuale del Ministero della salute possa essere una scheda che effettivamente risponda a questi quesiti, altrimenti si recita una inutile liturgia senza mettere in atto, di fatto, nulla di quanto prevede la legge n. 194 del 1978 a favore delle gestanti in difficoltà, compito per il quale ha ottenuto anche dei finanziamenti, alle quali rimane solo, eventualmente, la scelta dell'aborto.
  Annunciamo, quindi, il voto favorevole del nostro gruppo su tutte le mozioni, a cominciare ovviamente dalla nostra, ad eccezione degli ultimi quattro punti della mozioni Nicchi ed altri n. 1-00798, che ci sembra viaggino in senso opposto riguardo i temi che ho appena richiamato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

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  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente, la denatalità in Europa è ormai un'emergenza. Entro il 2025 i primi Paesi europei, Italia, Spagna, Germania e Grecia, potrebbero sperimentare l'implosione demografica, ovvero la diminuzione effettiva della popolazione.
  Ora, l'obiettivo principale di una politica a sostegno della crescita demografica deve essere quello di incentivare la natalità attraverso una serie di strumenti che intervengano nella fascia di età più delicata del bambino, delicata in termini educativi e di richieste di attenzioni e di cure, nonché per la maggiore difficoltà nella conciliazione delle esigenze familiari con quelle lavorative.
  Si dovrebbe prendere esempio dalle politiche messe in atto in questi anni in altri Paesi; tra tutti la Francia, che in pochi anni è riuscita a invertire il trend demografico negativo, grazie a interventi mirati a considerare la famiglia parte integrante dello Stato, al centro di una politica di sicurezza sociale. Le politiche per la famiglia in Francia hanno avuto come obiettivo la ridistribuzione, sia orizzontale che verticale, del reddito per compensare i costi dovuti alla crescita dei figli. Nel sistema francese, infatti, le famiglie con più di un figlio ricevono contributi per la crescita dei figli e quelle con un reddito più basso possono beneficiare anche di altre forme di sostegno, come contributi per l'alloggio, per i libri scolastici e addirittura per le vacanze. In Francia è previsto, inoltre, un contributo economico in favore della prima infanzia, dal settimo mese di gravidanza sino al compimento del terzo anno di età.
  È doveroso garantire il diritto di ogni persona a formare una famiglia o a essere inserita in una comunità familiare. Sostenere il diritto della famiglia al libero svolgimento delle loro funzioni sociali, riconoscere l'altissima rilevanza sociale e personale della maternità e della paternità, sostenere in modo più adeguato la corresponsabilità dei genitori negli impegni di cura e di educazione dei figli, promuovere e valorizzare la famiglia, come struttura sociale e primaria di fondamentale interesse pubblico. Gli italiani, se interrogati sul numero ideale dei figli, hanno lo stesso orientamento dei francesi, degli svedesi e dei tedeschi. Ma quando poi si passa dai desideri alla realtà, la condizione italiana precipita rispetto a quella di gran parte dell'Europa.
  Anche quando si affronta il problema di misure di sostegno economico alle famiglie con interventi mirati, da noi si agisce in modo assistenzialistico e non con una politica programmata di contrasto alla denatalità. Ad esempio, la misura per il sostegno economico per le famiglie, introdotta nella legge di stabilità del 2015, nella sua struttura e formulazione è viziata da un approccio errato al problema, estendendo la misura oltre che a tutti i cittadini italiani e comunitari anche a tutti i cittadini extracomunitari. In tal modo, la misura introdotta si depotenzia rispetto ai suoi reali obiettivi e si trasforma in una disposizione di natura assistenzialistica. Una misura finalizzata alla crescita demografica deve essere limitata ai cittadini italiani e comunitari e agli stranieri extracomunitari che abbiano perlomeno dimostrato di volere, attraverso un processo di integrazione, progettare, come scelta di vita, la permanenza nel territorio del nostro Paese.
  Ogni efficace politica di sostegno alla famiglia non può, tuttavia, prescindere da strumenti fiscali mirati e graduati. In Italia il sistema fiscale sembra ancora ritenere che la capacità contributiva delle famiglie non sia influenzata dalla presenza di figli e dalla eventuale scelta di uno dei due coniugi di dedicare parte del proprio tempo a curare, crescere ed educare i figli, mentre di norma in Europa, a parità di reddito, la differenza tra chi ha e chi non ha figli a carico è consistente. Considerata l'esigenza di una maggiore equità orizzontale, appare evidente che l'introduzione di un nuovo sistema fiscale, che indichi nella famiglia e non più nell'individuo l'unità impositiva dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, segnerebbe una sostanziale inversione di rotta per il sistema fiscale italiano.Pag. 6
  Ed ancora, si rende urgente, dunque, e non più procrastinabile, una riforma dei consultori familiari, che dimostri, nei fatti, una particolare attenzione e sensibilità ai diritti dei minori e della famiglia, fortemente impegnata nella tutela sociale della genitorialità e del concepito. Di qui l'intendimento di garantire il ruolo partecipativo delle famiglie e delle organizzazioni di volontariato a difesa della vita per l'espletamento delle attività consultoriali.
  Ed ancora, noi riteniamo che sia necessario affrontare in maniera sistematica il problema della carenza, su tutto il territorio nazionale, dei servizi socio-educativi, cioè gli asili nido. Oggi l'offerta pubblica è di gran lunga inferiore rispetto alla domanda e in alcune città il rapporto è di un posto disponibile ogni dieci richiesti. Una realtà complessa e disomogenea e ancora molto lontana dal centrare gli obiettivi europei.
  Si ritiene, dunque, necessario un intervento, che nel breve periodo possa offrire una risposta rapida alle richieste di posti nelle strutture socio-educative, e per fare questo è importante agire con formule nuove, cercando di coniugare l'iniziativa pubblica a quella privata, applicando sistemi di collegamento rapidi tra le istituzioni, nel rispetto del principio di sussidiarietà verticale e orizzontale.
  Si ricorda, inoltre, che il nostro gruppo ha presentato alla Camera dei deputati una proposta di legge sempre finalizzata a potenziare il sistema territoriale dei servizi socio-educativi. Questa proposta non va a delineare il quadro entro il quale far sì che il nostro Paese si doti di nuovi strumenti finalizzati a ridisegnare l'offerta dei nidi, ma intende realizzare in tempi rapidi mille nuovi asili nido, senza una spesa eccessiva per l'erario pubblico. Quindi, alla luce di queste considerazioni e alla luce anche delle proposte che noi abbiamo già avanzato attraverso due proposte di legge, quella che citavo ed un'altra, sempre finalizzate a garantire un maggior numero e una maggiore disponibilità di asili nido, alla luce di tutto ciò, noi chiediamo degli impegni precisi al Governo: a promuovere una politica di sostegno della famiglia, quale nucleo fondamentale della società nel riconoscimento del ruolo primario che riveste nell'educazione e nella crescita dei bambini e dei giovani adolescenti; ed ancora, a garantire al concepito, quale componente a tutti gli effetti della famiglia, i propri diritti; a non farsi promotore di iniziative volte a diffondere posizioni ideologiche che scardinino i riferimenti valoriali che appartengono da sempre alla tradizione culturale, sociale e religiosa del nostro Paese; a realizzare un'indagine amministrativa che quantifichi puntualmente l'effettiva domanda di servizi di asili nido, in modo tale da predisporre una programmazione di nuovi posti in funzione della richiesta effettiva e non soltanto in base al numero complessivo dei bambini; ed infine, a riconoscere, quale priorità inderogabile, nell'attuazione delle linee politico-programmatiche, la realizzazione di interventi in materia di servizi socio-educativi per l'infanzia, finalizzati ad efficientare il funzionamento del servizio territoriale, la sua diversificazione, flessibilità e capillarizzazione sul territorio, secondo un sistema articolato, cui concorrono il pubblico, il privato, il privato sociale e i datori di lavoro, secondo diversi principi. In particolare ad un principio noi teniamo: promuovere una politica finalizzata a contrastare la crisi demografica introducendo sì, nei futuri provvedimenti a sostegno della famiglia e della natalità, un criterio volto ad individuare i beneficiari, però, solo tra i cittadini italiani comunitari e i cittadini extracomunitari che abbiano perlomeno dimostrato, come dicevo in premessa, realmente di volersi integrare, avendo acquisito, secondo i parametri di valutazione fissati dall'accordo di integrazione di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, il testo unico sull'immigrazione, un punteggio pari ad almeno trenta punti.
  Ebbene, sulla base di quanto detto, noi accogliamo le riformulazioni proposte dal Governo, che fanno riferimento al secondo impegno e al quarto impegno, mentre invece non accogliamo naturalmente la proposta del Governo di espungere il terzo impegno e la riformulazione dell'ultimo impegno. Quindi, chiediamo di mettere in Pag. 7votazione per parti separate tutto ciò che abbiamo accettato e poi, in seconda battuta, il terzo impegno e, in quarta battuta, l'ultimo impegno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, con soli 509 mila nati nel 2014, l'Italia ha raggiunto il livello di natalità più basso della sua storia: 5 mila nascite in meno nel 2014 rispetto all'anno precedente, secondo i dati ISTAT. Il problema della bassa natalità non parla solo italiano. In nessun Paese europeo è garantito il pareggio del ricambio generazionale, ma l'Italia è il primo Paese al mondo a segnare il cosiddetto punto di non ritorno, con un numero di persone ultrasessantenni che supera abbondantemente il numero dei giovani sotto i venti anni. Per la prima volta in Italia calano le nascite anche tra le mamme straniere, che finora hanno garantito la tenuta del livello demografico del nostro Paese. Lo squilibrio del capitale umano comporta una riduzione di produttività ed un inevitabile aumento della pressione sul sistema previdenziale, con conseguente impossibilità di sostegno alle giovani coppie intenzionate a creare una famiglia. La scarsa propensione degli italiani ad avere figli, infatti, è ricondotta principalmente a motivazioni economiche, con conseguenze negative, secondo una ricerca del Censis, anche per le coppie che devono ricorrere alla procreazione medicalmente assistita.
  Ovviamente, a nessuno sfugge che il child gap, ovvero il divario tra figli desiderati e figli avuti, è dovuto non solo a problemi economici, ma anche alla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Il primo ostacolo si risolve, tra l'altro, incentivando il telelavoro e l'occupazione femminile, che certamente contribuisce all'incremento del reddito familiare. Il secondo è connesso alla scarsa attenzione dello Stato e delle aziende per il cosiddetto work-life balance, la conciliazione tra vita e occupazione, con l'esclusione dal mondo del lavoro dopo la maternità e la difficoltà di fare carriera per la donna che ha figli.
  Di qui la necessità di investimenti pubblici in servizi, e sottolineo la necessità di investimenti pubblici soprattutto in servizi a sostegno della genitorialità: asili nido, consultori, baby parking aziendali. E ciò oltre i pur apprezzabili e condivisibili sforzi di questo Governo a sostegno della maternità: il cosiddetto bonus per le neomamme, tanto importante, quanto, devo dire, fino adesso, scarsamente promosso.
  A questo proposito, accogliamo con soddisfazione l'arrivo del decreto attuativo del bonus in Gazzetta Ufficiale. È un incentivo importante, un incentivo di 960 euro annui per ogni figlio, fino al compimento del terzo anno di età, per le famiglie con un reddito non superiore a 25 mila euro; addirittura, il bonus si raddoppia per i nuclei familiari incapienti sotto i 7 mila euro.
  Lo strumento del bonus bebè certamente aiuta a contrastare la crisi, una crisi che comprime il reddito disponibile, accresce l'incertezza, impone il rinvio di decisioni impegnative e costose, e, per conseguenza, deprime la natalità. Il bonus è, dunque, un importante segnale della presenza e del sostegno dello Stato alle famiglie, ma tanto resta ancora da fare, soprattutto con misure strutturali, normative e finanziarie, che non rivestano carattere sperimentale o una tantum.
  Per questi motivi, attraverso la nostra mozione, chiediamo di ripristinare l'intera consistenza del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, destinando le risorse a tutte le città del Paese. Ecco, qui deve prevalere il concetto di coesione territoriale, perché la povertà percepita, soprattutto nelle grandi città del Mezzogiorno d'Italia, venendo da una regione come la Campania e da una città come Napoli, posso assicurare che è diversa rispetto ad altre parti d'Italia.
  Abbiamo discusso a lungo di questo problema, anche legato alla coesione territoriale, nella Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. Ribadiamo la necessità di assicurare, nei futuri provvedimenti normativi, misure di finanziamento Pag. 8più adeguate per le neomamme in condizioni di disagio, anche innalzando, nei limiti di disponibilità di bilancio, il tetto di reddito ISEE per accedere al bonus previsto per incentivo alle nascite.
  Riteniamo, inoltre, importante assicurare adeguata informazione sui problemi legati alla fertilità e sulle tecniche di fecondazione previste e garantite dal nostro Sistema sanitario nazionale, mettendo sempre al centro la tutela della persona e della famiglia, anche semplificando le procedure di adottabilità.
  Sosteniamo la necessità di promuovere ogni iniziativa, anche di sostegno psicologico, in grado di aiutare la coppia e le mamme, nello specifico, sin dai primi momenti del concepimento, affinché anche l'eventuale scelta, personalissima e sempre dolorosa, della donna di abortire non sia – e in un Paese civile questo non può essere – solo motivata dalla consapevolezza di non poter offrire una vita dignitosa al proprio figlio.
  Auspichiamo, infine, la rapida approvazione dello schema di decreto legislativo n. 157, riguardante la conciliazione dei tempi di cura, vita e lavoro, ora all'esame dell'XI Commissione della Camera. Questi gli impegni, accolti dal Governo, alla base della mozione depositata da Scelta Civica: essi scaturiscono dalla constatazione di un welfare in difficoltà e dalla presa d'atto di una popolazione segnata da un tasso di natalità insufficiente a garantire il ricambio generazionale.
  Sotto questo aspetto, e concludo, il concetto di quoziente familiare può e deve essere un parametro da tenere in considerazione nelle politiche fiscali. Siamo convinti che solo quel Paese che investe sui propri bambini non è stancamente ripiegato su se stesso, ma è ancora capace di guardare con ottimismo e fiducia al proprio futuro. Siano gli impegni e gli investimenti richiesti al Governo il migliore viatico per un convinto rilancio del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,10).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione delle mozioni.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Intervengo per annunciare che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà accoglie ed accetta le riformulazioni negli impegni che il sottosegretario ci ha proposto, ma questo non può esimerci dal provare a fare una riflessione un po’ più ampia, un po’ più collettiva, anche insieme a voi.
  Due mesi fa l'ISTAT ha pubblicato il report sugli indicatori demografici e vediamo che i nuovi nati sono in costante diminuzione. La decisione di mettere al mondo dei figli viene sempre più posticipata come documenta l'aumento dell'età media delle madri al parto: trentuno anni e mezzo. Dopo il primo figlio solo in pochi casi arriva il secondo. Secondo il Censis per il 75,3 per cento dei casi non si fanno figli per motivazioni economiche. Si riconduce troppo spesso la scelta della genitorialità ad una sfera privata ed intima. È questo un errore che la politica ha commesso e continua a commettere, perché i provvedimenti che qui spesso vengono votati frettolosamente, in mezzo all'indifferenza generalizzata, toccano la carne viva di questo Paese e, per la stragrande maggioranza, i più deboli e le più deboli.
  Spiegatemi se siete capaci, qui ed ora, come potete ambire a ridurre la denatalità se costringete a far vivere le giovani generazioni nel baratro buio della precarietà ? Pag. 9Un precario vive nell'incertezza, un precario vive nella paura. Come si può pensare di mettere al mondo un figlio, quando non si ripone alcuna certezza nel futuro, quando sai che nessuna banca ti concederà mai un mutuo per una casa, non ti concederà mai un prestito ? Quando una persona non sa come vivrà tra un anno, dove trova il coraggio di mettere al mondo un figlio ?
  In un Paese dove se ti ammali non hai la possibilità di rivolgerti a un privato, rischi di morire in una lista d'attesa; in un Paese che alle ragazze non offre aspettative, non si ha il diritto di lamentare la denatalità, care colleghe e cari colleghi. Il crollo demografico non è un problema di cifre, ma è un problema sociale, un problema culturale. Voi che tagliate il welfare, che riducete al nulla i fondi per i servizi socio-educativi, che ignorate il ruolo di cura delegato alle donne e alla madri, voi che mai avete seriamente affrontato la questione dei congedi parentali, pensate davvero che le nascite in questo Paese si sosterranno con un piano nazionale sulla fertilità ? È del tutto evidente che i motivi della denatalità risiedono nell'assenza di politiche organiche ed attive di sostegno al lavoro femminile e a un nuovo rapporto tra lavoro e responsabilità di cura, nella carenza di opportunità ai servizi, nella carenza di strutture per l'infanzia. Forse non lo sapete, ma le donne vogliono poter decidere di diventare madri e lavorare, malgrado i tanti ostacoli.
  C’è l'ostacolo della precarietà, dell'insufficienza dei servizi di welfare. Quali strumenti di sostegno nella gestione del lavoro di cura e della vita professionale offriamo ed offrite ? Vi siete dimenticati delle dimissioni in bianco ? Del mancato riconoscimento sociale della maternità e dei congedi di paternità ? Quali strutture per l'infanzia abbiamo ? Abbiamo un welfare costosissimo, che peraltro ha delle forti discrepanze nell'offerta dei servizi tra il Nord e il Sud dell'Italia. Quante strutture per l'infanzia abbiamo, lo domando di nuovo ? Gli asili nido comunali sembrano più strutture a pagamento che statali, con costi medi che si aggirano intorno ai 300 euro mensili e tariffe in crescita. Voi ora capite perché una precaria non può permettersi il lusso di fare un figlio, se poi deve spendere, per poter andare a lavorare e mantenersi uno «straccio» di contratto precario, 300 euro al mese, per poter mandare la propria bambina o il proprio bambino in un asilo nido. Di fatto, poi, o non paga l'affitto, o non paga le bollette, oppure non riesce ad arrivare alla fine del mese con il cibo. Voi, però, continuate a tagliare le risorse agli enti locali. Allora, con queste premesse, costringerete moltissime giovani a non diventare madri, perché il non diventare madri e il progressivo aumento della povertà non si legano in alcun modo con la possibilità di essere genitori. Con il bonus bebè avete avviato un trasferimento monetario alle famiglie meno abbienti che decideranno di mettere al mondo dei figli. Sotto questo aspetto si è scelto un sostegno monetario e diretto, piuttosto che un rafforzamento dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, cosa che avrebbe consentito di investire nel futuro del Paese, donando, ad esempio, nuove opportunità di occupazione. Con la nostra mozione chiediamo di implementare le politiche a favore dei servizi socio-educativi per la prima infanzia. Vorremmo superare la politica del sussidio e guardare ai nuclei familiari più deboli come beneficiari di strutture e di servizi socio-sanitari. Vorremmo stabilizzare e incrementare il bonus per l'acquisto di baby-sitting. Urgono misure di sostegno alla conciliazione dei tempi di lavoro e di cura. Perché non considerare le fasi della vita dedicate alla cura come crediti ai fini pensionistici ?
  Studiamo delle misure di incentivazione al ricorso da parte dei padri ai congedi parentali e stanziamo adeguate risorse finanziarie per aumentare gli sgravi fiscali relativi alle misure a favore della maternità delle donne lavoratrici, che sono a carico dei datori di lavoro, con particolare riguardo ad esempio alle piccole e medie imprese. Agevoliamo gli orari flessibili per le mamme che lavorano. Rimuoviamo tutti gli ostacoli che impediscono alle donne di autodeterminarsi. Iniziamo Pag. 10anche a scoprire e a sfatare alcuni tabù in questo Paese. Riconosciamo alla donna il desiderio di regolare liberamente la propria fecondità. Uniformiamo su tutto il territorio nazionale le tecniche di fecondazione ed estendiamo l'accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita a tutte le donne maggiorenni e soprattutto in età fertile.
  Noi voteremo a favore di alcune mozioni e accettiamo le riformulazioni che il Governo ci ha proposto, però se non capirete che non è con una mozione che si risolve il problema della denatalità in questo Paese e se tutti noi non iniziamo a porre al centro del dibattito in questo Paese una tematica culturale e non monetaria e non di cifre, allora vedrete che questo problema, care colleghe e cari colleghi, non lo risolveremo mai (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Grazie Presidente, il tema dell'inverno demografico italiano è centrale per noi di Area Popolare – ci sta molto a cuore insieme al tema della famiglia – ma soprattutto è centrale per lo sviluppo del nostro Paese. La politica tarda a prenderne atto e, finora, non lo ha assunto come una forte priorità, anche se da tempo ormai siamo agli ultimi posti in Europa come tasso di natalità e il fenomeno è ulteriormente peggiorato negli ultimi anni, ovviamente insieme alla crisi.
  Basterebbe citare il rapporto ISTAT del 2014, secondo il quale si stima che dal 2011 il numero degli ultra sessantacinquenni fino al 2050, anzi al 2041, risulterà più che raddoppiato. A partire dal 1994 il numero delle nascite è stato superato, anno dopo anno, dal numero dei morti, raggiungendo quella che oggi i demografi chiamano fertilità più bassa possibile. Confrontando i dati di oggi con la società italiana del passato è da sottolineare come negli anni Cinquanta l'Italia fosse più popolosa del Pakistan e avesse il doppio di abitanti di nazioni come l'Egitto. Oggi, al contrario, le famiglie italiane hanno una media di 1,4 figli e si celebrano soltanto la metà dei matrimoni rispetto a quelli che si celebravano ancora negli anni Sessanta del secolo scorso. Questo è importante perché l'Italia, contrariamente a quasi tutti gli altri Paesi europei, fa figli in maggioranza all'interno del matrimonio.
  A livello geografico, le regioni della penisola più colpite dal cosiddetto fenomeno delle culle vuote sono, a parte la Liguria, la Sardegna, il Molise, la Basilicata e in genere il Mezzogiorno d'Italia, per ironia della storia, più che della sorte, proprio quel meridione, che ai tempi del club di Roma degli anni Sessanta di Aurelio Peccei e dell'allarme per la population bomb, la bomba demografica che doveva portare il Paese a implodere, era indicato come la zona destinata a deperire a causa della sovrappopolazione. Allora, si riteneva che, nell'equilibrio tra risorse e demografia, fosse necessario controllare le nascite per assicurare lo sviluppo. Oggi, quella visione appare assai poco profetica, superata dai fatti, che dimostrano invece come sia impossibile uno sviluppo economico senza un parallelo sviluppo demografico. Non c’è nessun Paese al mondo che non abbia i due elementi in parallelo. La serie dei primati in negativo, che emerge a carico dell'Italia dal rapporto ISTAT, non si ferma qui. Il calo delle nascite registrato nel 2014, con 5 mila bambini in meno rispetto al 2013, pone il nostro Paese al livello minimo delle nascita, addirittura a partire dai tempi dell'unità d'Italia fino ad oggi.
  In sintesi, tutto questo vuol dire che, in Italia, oggi il 22 per cento della popolazione è in pensione. Parliamo di uno dei livelli più alti al mondo, che non può essere ignorato né sottovalutato. Tra qualche decina di anni, venti o trent'anni, probabilmente saremo un Paese di soli anziani, se non verranno adottate misure e iniziative in grado di arginare la tendenza. Non so se questo è un Paese per vecchi, ma senza dubbio sarà un Paese di vecchi.Pag. 11
  Si tratta – e torniamo a ribadirlo alla luce di questi dati – di un fenomeno che pone gravi problemi in relazione al welfare, che viene a trovarsi in serio pericolo per quanto riguarda la tenuta sia del settore previdenziale che di quello della capacità del nostro Paese di fornire un'adeguata assistenza sanitaria ai propri cittadini. Nessuno sistema di welfare, nemmeno quello più ricco e generoso, può resistere ad una crisi demografica di questa portata e ad uno squilibrio così forte tra chi lavora, produce e paga i contributi e chi invece va in pensione e invecchiando ha maggior bisogno di assistenza socio-sanitaria.
  Alla base di questa realtà ci sono varie ragioni. Secondo un recente studio del Censis, l'83 per cento degli italiani ritiene che la crisi economico-sociale che sta gravando sul Paese renda difficile, assai difficile la scelta di avere un figlio. Questo è naturalmente vero ed è naturalmente la prima e prevalente opinione espressa da chi affronta tutti i giorni la crisi economica nella propria quotidianità. Ma per chi, come noi, ha il dovere di un'analisi approfondita la risposta non è sufficiente.
  La diminuzione delle nascite è un fenomeno di lungo periodo, in Italia come in Europa, e in genere in tutti gli Stati più avanzati – anche se è ovvio che la crisi aggrava la situazione – c’è una crisi demografica. Occorre, quindi, come del resto ha già cominciato a fare il Governo, porre il problema della natalità al centro dell'agenda politica per i prossimi anni, arginandolo attraverso iniziative mirate, magari pensando a un family act, un pacchetto che contenga una serie di provvedimenti coerenti a favore delle famiglie, in primo luogo quelle numerose. Un pacchetto di misure che può essere efficace solo, però, se accompagnato da una chiara volontà politica di valorizzare la famiglia, così come disegnata dalla nostra Costituzione, cioè come società naturale fondata sul matrimonio.
  È fondamentale valorizzare anche a livello culturale l'impegno educativo, la genitorialità, le competenze materne e paterne, tornando all'idea che i figli arricchiscono l'esistenza, sono una ricchezza e non sono un limite alla libertà personale e nemmeno soltanto un desiderio individuale da realizzare quando decidiamo che è arrivato il momento.
  Non dobbiamo commettere l'errore di considerare la crescita demografica come frutto esclusivo del benessere diffuso, dei servizi all'infanzia, di un welfare a misura di famiglia. Basta rivolgere lo sguardo all'Europa e verificare come non ci sia ormai un solo Paese in cui il tasso di fecondità sia al di sopra del fatidico livello di sostituzione, cioè 2,1 figli. Tutta l'Europa è in crisi verticale di natalità, anche i Paesi che sono stati qui citati da altri colleghi, come la Francia o la Svezia, che noi prendiamo costantemente ad esempio per le politiche famigliari, anche i Paesi che spendono, anzi sarebbe meglio dire investono, molto più dell'Italia in questo settore. E va notato che nel nostro stesso Paese non ci sono significative differenze di nascite tra le regioni con un alto livello di servizi, come l'Emilia-Romagna, con i suoi giustamente famosi asili nido, e regioni con basso numero o scarsa qualità di servizi.
  Le statistiche europee dimostrano che le donne con un lavoro extradomestico fanno più figli di quelle che non hanno un'occupazione. Eppure, anche in questo caso, in Italia non ci sono indicatori diversi tra il nord, dove in alcune zone il livello dell'occupazione femminile è pari alla media europea e persino più alto, e altre zone del nostro Paese, dove la disoccupazione femminile è drammatica. Questo lo dico perché la questione è complessa ed è importante considerare questa complessità e non semplificare troppo riducendo l'inverno demografico a un problema soltanto economico e fiscale.
  In questo senso, non posso non pensare ai nostri padri e ai nostri nonni, che hanno generato i figli sotto i bombardamenti, durante la guerra o comunque in condizioni che oggi giudicheremmo inadeguate, le giudicheremmo magari persino da irresponsabili. Ma allora i figli erano considerati una ricchezza e non venivano adoperate definizioni come quella di Pag. 12«child free», liberi da figli, con la stessa formula che si adopera per le bevande libere da sostanze nocive, come la Coca-Cola senza caffeina.
  La curva demografica italiana ha iniziato a inclinarsi verso il basso negli anni Settanta e Ottanta, forse nel periodo migliore di questo Paese dal punto di vista economico, in una condizione di prosperità, con un welfare generoso, un buon livello di occupazione stabile, crescenti garanzie sociali. Vorrei ricordare anche le analisi di economisti come Ettore Gotti Tedeschi, che rovescia la questione della crisi, affermando che è il declino demografico a produrre crisi economica e non viceversa.
  Senza dover necessariamente sposare queste tesi, credo che, però, se non affrontiamo da politici il problema anche sotto l'aspetto culturale e valoriale, non riusciremo a rovesciare la tendenza e otterremo solo risultati di scarsa consistenza e di breve durata. È necessario, quindi, non indebolire la famiglia, la stabilità del matrimonio, l'impegno e la vocazione genitoriale, ma accompagnare le politiche economiche family friendly con politiche che irrobustiscano anche la percezione del valore della famiglia e della genitorialità.
  Certo, livelli occupazionali più alti e una maggiore stabilità economica dei nuclei familiari non possono non incidere sulla disponibilità e sulla voglia dei cittadini di mettere al mondo figli e su questo fronte il Governo e la maggioranza che lo sostiene sono già impegnati, in particolare è impegnato il mio gruppo. È significativa, quindi, l'introduzione nella legge di stabilità per il 2015 del cosiddetto bonus bebè, che è stato attuato nei giorni scorsi.
  Il bonus consentirà alle famiglie di avere a disposizione un supporto economico che potrà incoraggiare le coppie che desiderano un figlio, ma sono incerte e impaurite dal futuro, aiutandole ad assecondare il proprio desiderio e a diventare genitori. Va dato atto al Governo di aver agito tempestivamente e di aver reperito le risorse necessarie. Naturalmente, quanto è stato fatto finora, seppur importante, è solo un primo passo, anzi è significativo in quanto è un primo passo e non può considerarsi sufficiente se davvero si vuole tornare ad avere più nati che morti nel nostro Paese.
  Il problema della natalità e delle politiche pro famiglia deve diventare centrale e questo significa anche che ogni Ministero dovrebbe considerare il tema come mainstream, organizzando le proprie scelte anche in funzione dell'impatto sulla natalità.
  Mi fa piacere ricordare come il Ministro della salute abbia predisposto il Piano nazionale della fertilità, i cui risultati saranno divulgati a breve. Avremo presto disponibili le linee guida del tavolo della fertilità, che potranno fornire una corretta informazione a due fasce della popolazione: quella fino ai 25 anni di età e quella fino ai 35 anni di età, con un coinvolgimento più intenso e capillare degli operatori.
  Il significato delle diverse mozioni presentate oggi, oltre a proporre e a volte a riproporre obiettivi e misure che possano favorire la natalità, è in primo luogo quello di ridare centralità al problema, di porlo come una priorità e un'urgenza ineludibile per il nostro futuro, perché non ci sia, non solo il declino demografico, ma, appunto, un declino anche socio-economico nel nostro Paese. Anche per questo, annunciamo il nostro voto favorevole a tutte le mozioni, tranne un paio di punti della mozione a prima firma Nicchi che chiederemo siano votati per parti separate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente, una società sempre più anziana che temporeggia nel mettere al mondo figli mantenendo un regime di persistente bassa fecondità. I residenti giovani che se ne vanno senza che il conteggio finale sia pareggiato da rientri o arrivi. È questo l'ultimo dato desolante tracciato dall'ISTAT; un quadro che pone in evidenza una situazione, quella delle famiglie italiane, caratterizzata da un sistema di Pag. 13welfare costretto a fronteggiare sempre maggiori criticità aggravate dalla crisi economica che attraversa il nostro Paese.
  Le trasformazioni demografiche e sociali che l'Istat rileva, caratterizzate dall'accelerazione del processo di invecchiamento della popolazione e da mutamenti della struttura delle famiglie, si collocano, infatti, in un contesto generale di riduzione dei fondi destinati alle politiche sociali, da un lato, e di crescenti condizioni di disagio delle famiglie, dall'altro. Condizioni di disagio economico, aggravate dal perdurante aumento della pressione fiscale. Un aumento anche questo certificato dall'Istat, nonostante gli annunci in senso contrario del Governo. Nel quarto trimestre 2014, la pressione fiscale è stata pari al 50,3 per cento, in progresso di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2013. Nell'intero 2014, è risultata pari al 43,5 per cento, in salita dello 0,1 per cento rispetto all'anno precedente. Un aumento incessante, che sembra non avere freno e che negli ultimi anni, dapprima con i Governi...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Prestigiacomo. Colleghi che state qua sotto, sta parlando l'onorevole Prestigiacomo e le arrivano le vostre voci.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie. Dicevo di un aumento incessante, che sembra non avere freno e che negli ultimi anni, dapprima con i Governi Monti e Letta, e poi con il Governo Renzi, ha subito gli effetti di una politica di spesa spregiudicata e incontrollata che ha visto il suo perno nell'applicazione delle clausole di salvaguardia.
  Ma andiamo oltre le percentuali. Su ogni famiglia italiana grava un carico fiscale medio annuo di oltre 15 mila euro. Tra l'Irpef e le relative addizionali locali, le ritenute, le accise, il bollo auto, il canone RAI, la tassa sui rifiuti, i contributi a carico del lavoratore e così via, ogni nucleo familiare versa all'erario, alle regioni e agli enti locali mediamente 1.277 euro al mese. Si tratta di un importo, calcolato dalla CGIA di Mestre, che fa venire i brividi, perché praticamente corrisponde allo stipendio medio percepito mensilmente da un impiegato. Considerato che una parte significativa del gettito è stata ed è tuttora impiegata per sostenere e ripianare il debito pubblico e non per interventi di stimolo alla crescita, il dato necessariamente si traduce in ulteriori effetti recessivi, comprimendo la capacità economica e la propensione alla spesa di cittadini, famiglie e imprese.
  Colleghi e signor rappresentante del Governo, è più che opportuno, direi doveroso, richiamare, proprio in occasione della discussione su mozioni che riguardano le politiche della natalità, i numeri della pressione fiscale in Italia, che incidono sulla vita di tutti cittadini e che in particolare penalizzano proprio coloro che intendono costruire e sostenere una famiglia.
  La famiglia non solo è il soggetto promotore dello sviluppo e del benessere sociale, ma anche il luogo in cui coltivare il futuro, il desiderio di maternità e di paternità. La politica ha, quindi, il dovere di individuare e risolvere le problematiche che a livello sociale, culturale ed economico impediscono il pieno sviluppo della famiglia nel nostro Paese. L'impressione è che in Italia il sistema fiscale si ostini ad operare come se la capacità contributiva delle famiglie non fosse influenzata dalla presenza di figli e dall'eventuale scelta di uno dei due coniugi di dedicare parte del proprio tempo a curare, crescere ed educare i figli.
  Il sistema italiano della tassazione, oltre che molto gravoso, è ancorato infatti a un criterio principalmente individuale: a parità di reddito, il fatto di avere coniuge e figli a carico incide molto marginalmente sul livello delle imposte da pagare. Lo stesso bonus degli 80 euro, la mancetta elettorale che questo Governo in fretta e furia ha varato prima delle elezioni europee, è stato erogato sulla base del solo reddito individuale. Ed è anche questo uno dei motivi del fallimento del bonus ai fini della ripresa economica della crescita; gli 80 euro non hanno stimolato la domanda dei cittadini anche perché non hanno Pag. 14saputo incidere in maniera efficace all'interno delle famiglie, motore decisivo per il rilancio dell'economia.
  La situazione economica e sociale incide notevolmente sulle decisioni di fecondità. Le indagini a questo riguardo confermano ciò che è facilmente riscontrabile nella realtà quotidiana di ognuno di noi. Se, infatti, è vero che la decisione di avere un figlio può dipendere da scelte di principio e valori personali, sia nel caso di volerne, sia nell'ipotesi diametralmente opposta, è altrettanto riscontrabile che nella maggioranza dei casi esse sono conseguenza di un complesso processo di valutazione di pro e contro all'interno del contesto economico e sociale, ovvero di una stima dei costi e dei benefici sia dal punto di vista economico, sia psicologico. E non possiamo ignorare l'implicazione di tale scelta, in particolare per le donne, a livello personale e professionale.
  I dati sul quadro demografico, purtroppo, sono lo specchio di un Paese in cui non solo si riscontrano i mutamenti della società, ma in cui le decisioni consapevoli e ponderate delle persone si scontrano quotidianamente con il mercato del lavoro in contrazione, il sistema previdenziale costantemente sotto revisione e in fragile equilibrio e una spesa sanitaria assistenziale sotto pressione. Un Paese in cui le cifre della disoccupazione femminile, in particolare al sud, sono disarmanti: le ragazze meridionali sotto i 35 anni senza un impiego sono il 56 per cento del totale, con un divario sempre più forte non solo occupazionale, ma anche contrattuale e retributivo tra uomini e donne. Qual è in questo caso lo spazio di scelta consapevole delle giovani donne che desiderano una famiglia e dei figli ? Perché in questa cornice la scelta libera delle persone di formare una famiglia e di avere figli diventa necessariamente una scelta condizionata...

  PRESIDENTE. Per favore, il banco del Governo... onorevole Misiani... Scusi onorevole Prestigiacomo.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente. Si tratta di valutazioni che risentono fortemente anche del regime di welfare, delle forme di sostegno sociale per le coppie, per le famiglie e per l'infanzia, la cui carenza di fatto scoraggia i giovani italiani a creare una famiglia.
  Le difficoltà economiche delle famiglie vessate dalle tasse potrebbero essere superate se sostenute da politiche di welfare mirate ed efficaci volte a sostenere i servizi per l'infanzia e ad abbattere la povertà minorile, l'abbandono scolastico, la disoccupazione. Un Paese che vuole crescere, ma che continua ad invecchiare e in cui la propensione ad avere figli si conferma sempre più bassa non può non investire nelle politiche familiari. Ed è qui che si inserisce il dato più allarmante registrato dall'ISTAT nell'indagine 2014: l'Italia occupa la penultima posizione tra i Paesi europei per le risorse dedicate alle famiglie per le quali lo stanziamento ammonta al 4,8 per cento della spesa totale erogata dallo Stato. Manca in Italia, da oltre quarant'anni, un quadro di riforma organica per i servizi per l'infanzia da zero a sei anni che identifichi i requisiti fondamentali mettendo al centro i diritti dei bambini alla cura e all'educazione.
  L'offerta di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia mostra ancora ampi divari territoriali: i dati evidenziano, infatti, differenze estremamente rilevanti tra il nord e il sud del Paese, che non sono più accettabili. Va, inoltre, posta la dovuta attenzione all'azione dei comuni, che svolgono un ruolo centrale nella gestione della rete di interventi e servizi sociali sul territorio; ma le azioni dei comuni sono fortemente condizionate dai vincoli posti dal Patto di stabilità interno, dalla crisi economica e, diciamolo, dalla riduzione dei trasferimenti statali destinati a finanziare le politiche sociali: tutti fattori che attendono ancora risposte soddisfacenti.
  Come abbiamo posto, poi, in evidenza nella mozione di Forza Italia, accade che le ultime scelte governative abbiano smantellato ottime misure a sostegno del lavoro varate in precedenza, che avevano contribuito Pag. 15allo sviluppo di una nuova imprenditorialità nelle aree economicamente svantaggiate del Mezzogiorno.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Basti pensare agli incentivi per l'autoimprenditorialità e l'autoimpiego che, negli ultimi anni, sono stati i principali strumenti di sostegno alla realizzazione e all'avvio di piccole attività imprenditoriali da parte dei disoccupati o di persone in cerca di prima occupazione, per lo più, giovani e donne. Tra il 2000 e il 2012 sono stati erogati incentivi per circa 4 miliardi di euro complessivi, che hanno consentito l'avvio di nuove iniziative imprenditoriali. In particolare, una percentuale significativa degli aspiranti beneficiari sono stati donne e giovani e non c’è un solo comune del sud d'Italia da cui non risulti pervenuta almeno una domanda, con effetti enormi sull'occupazione. Ecco, il Governo ha deciso di non rifinanziare questa misura senza dare una spiegazione.
  Con la mozione di Forza Italia chiediamo al Governo di incrementare le risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, ponendo attenzione alla reale ricaduta che tali risorse hanno sulle famiglie, assicurando che in tutti i comuni italiani vi sia la medesima accessibilità ai servizi e realizzando un reale monitoraggio su quanto investito da ciascun ente locale.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, perché siamo fuori tempo.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Sempre per assicurare una reale ricaduta delle azioni messe in campo, chiediamo al Governo di quantificare realmente l'esigenza dei servizi per la prima infanzia e degli asili nido non in base alle nascite, ma in base alla reale richiesta che c’è nel Paese. Infine, chiediamo che si possano escludere dal Patto di stabilità tutti gli interventi finalizzati alle iniziative sociali.

  PRESIDENTE. Onorevole Prestigiacomo, deve concludere.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Per questo dichiariamo il nostro voto favorevole, ovviamente, non soltanto sulla nostra mozione...

  PRESIDENTE. Grazie...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. ... ma anche su tutte le altre mozioni presentate, che, pur con accenti diversi, trattano la medesima problematica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbrollini. Ne ha facoltà.

  DANIELA SBROLLINI. Grazie Presidente, saluto il Governo, care colleghe e cari colleghi, a nome del gruppo del Partito Democratico, esprimiamo grande soddisfazione per la discussione di oggi e di lunedì su un tema così importante e trasversale come questo e, aggiungo, urgente, non solo sulla natalità, ma anche sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, cioè sulla necessità di misure vere, urgenti a sostegno delle famiglie e delle giovani coppie.
  I dati ISTAT pubblicati a novembre del 2014 confermano che, da un lato, è in atto una riduzione preoccupante della natalità – 62 mila nascite in meno a partire dal 2008 – e, dall'altro lato, un aumento dell'invecchiamento della popolazione: ciò fa sì che l'Italia sia oggi fortemente squilibrata, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, in termini di previdenza, di spesa sanitaria e di assistenza. Questo è un problema che riguarda l'Italia soprattutto e, forse, un po’ meno gli altri Paesi europei.
  La crisi economica, le nuove povertà delle giovani famiglie, la povertà minorile fotografano l'urgenza di risposte rapide e concrete. Molte di queste sono state già date ed intraprese, anche positivamente, da questo Governo.
  Penso al bonus bebè, penso allo stanziamento dei 100 milioni di euro per il rilancio del piano per lo sviluppo del Pag. 16sistema territoriale, dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, allo stanziamento dei 45 milioni di euro per l'anno 2015 a favore delle famiglie con un numero di figli minori pari o superiore a quattro, all'incremento per il Fondo delle politiche sociali, all'emanazione del decreto legislativo a sostegno della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Temi, quindi, fondamentali per iniziare a rispondere alle tante preoccupazioni dei nostri cittadini.
  Ma noi sappiamo che si può e si deve fare ancora di più, se vogliamo costruire un nuovo sistema di welfare capace di ridurre le troppe disuguaglianze sociali e aiutare le famiglie, le giovani coppie, le donne, sottolineo le donne, cioè coloro che pagano di più in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo. Ecco perché la discussione, oggi, non è solo fondamentale e deve essere trasversale, così come è stato detto bene anche dai colleghi che mi hanno preceduto dei diversi gruppi politici, ma deve andare proprio in questa direzione. Ed ecco quello che, come Partito Democratico, chiediamo oggi al Governo: sostenere ancora di più, incrementare ancora di più politiche attive per favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, soprattutto per chi ha redditi bassi e contratti discontinui; promuovere politiche sociali di sostegno alla maternità e alla paternità, incrementando le strutture e i servizi all'infanzia e uniformando le prestazioni in tutto il Paese, confermando, per esempio, il tempo pieno nelle scuole, perché sappiamo benissimo le differenze che ci sono, oggi, tra regione e regione, tra nord e sud del Paese.
  Chiediamo al Governo di dare continuità al bonus bebè, di incrementare le risorse economiche a sostegno delle famiglie e di dare stabilità e diritto alla genitorialità, in modo particolare alle madri per potere scegliere la maternità senza rinunciare al lavoro, come troppo spesso oggi accade.
  Ecco, io sono convinta che oggi il Governo ha imboccato la giusta direzione e anche oggi parlare di questo argomento in un'Aula parlamentare, avere mozioni, anche con toni differenti, ma che vogliono però andare, comunque, a raggiungere questo obiettivo, aiutare realmente le famiglie, le giovani coppie, penso che sia un segnale importante che noi, oggi, diamo a questo Paese. Quindi, per questo vi ringrazio e, ovviamente, esprimiamo parere favorevole a cominciare dalla nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Grazie Presidente, in Italia non si fanno più figli, questo ormai è un dato tristemente assodato. Cosa fa lo Stato per aiutare le donne a conciliare famiglia e lavoro ? Dispensa bonus bebè ? Forse è meglio di niente, ma non è certamente abbastanza e, soprattutto, è il segno che manca un progetto organico di sostegno alla famiglia che, lo voglio ricordare, è la prima forma di società in cui si svolge la personalità di ognuno di noi.
  Attraverso la mozione oggi in discussione si vuole impegnare il Governo a istituire un Fondo statale di garanzia sui prestiti concessi alle neo mamme con reddito medio basso, ad adoperarsi presso le competenti sedi europee allo scopo di prevedere la sostanziale riduzione al 4 per cento o anche fino all'azzeramento dell'IVA sui prodotti destinati alla prima infanzia. In vista della prossima legge di stabilità 2016 si vuole impegnare il Governo a cofinanziare gli investimenti promossi dalle amministrazioni locali per la costruzione o la riqualificazione di strutture destinate ad asili nido, ad avviare un piano programmatico a regime, volto a definire modalità, obiettivi, tempi e risorse per incentivare, su tutto il territorio, servizi integrativi e innovativi quali: il nido di famiglia gestito dalla Tagesmutter o mamma di giorno che accudisce ed educa, presso la propria abitazione, bambini da zero a sei anni, questo anche al fine di valorizzare il contributo delle donne alla vita economica e sociale del Paese promuovendo l'autoimprenditorialità.Pag. 17
  È inoltre fondamentale consentire ai genitori lavoratori autonomi di usufruire di particolari forme di flessibilità degli orari e dell'organizzazione del lavoro: part-time reversible, telelavoro lavoro a domicilio, orario flessibile in entrata o in uscita, banca delle ore, flessibilità sui turni, orario concentrato, con priorità per i genitori che abbiano bambini fino ad otto anni di età o fino a dodici anni in caso di affidamento o di adozione. Sarebbe ancora molto importante estendere alle lavoratrici e agli autonomi che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria, nonché alle lavoratrici iscritte ad una delle gestioni INPS previste per i lavoratori autonomi, le tutele in materia di maternità e paternità previste dal Testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001 n. 151. Misure del genere portano con sé una serie di vantaggi: consentire alle madri lavoratrici di anticipare il rientro sul posto di lavoro dopo il periodo di astensione obbligatoria, eliminare le discriminazioni professionali legate alla maternità, sostenere i percorsi di carriera della donna e la sua visibilità professionale e, quindi, favorire il radicamento della cultura delle pari opportunità, ampliare la disponibilità di posti negli asili nido attraverso la realizzazione di forme di collaborazione fra pubblico e privato. Si parla tanto di quote rosa e di incentivi per le donne, di abbattere quindi le barriere fra un uomo e donna, di lotta alla discriminazione: ebbene, oggi abbiamo l'occasione di dare concretezza a parole troppe volte usate come slogan. Realizzare asili nido nei luoghi di lavoro, pubblici o privati, rappresenterebbe un vantaggio anche per i padri lavoratori, i quali potrebbero così lavorare e accudire i figli al pari delle mamme. La donna oggi lavora per necessità, perché è impossibile mandare avanti la famiglia con un solo stipendio, quindi così si rimanda il momento di una gravidanza, anche perché le donne incinte corrono ancora oggi il rischio di perdere il posto di lavoro. È quindi necessario che lo Stato realizzi misure efficaci di sostegno della maternità e della famiglia che contribuiscano a rendere più facile la nascita di un figlio. Bisogna fare investimenti concreti e permanenti, cancellare quell'aura di incertezza sul futuro che ammanta la visione dei giovani, stanziare soldi per sostenere davvero la genitorialità, finanziare servizi educativi e asili nido; dimostreremo così di essere in grado di gestire il denaro pubblico per un fine realmente utili alla gente e al Paese. Diamo prova che siamo qui per curare gli interessi di quanti qui ci hanno mandato confidando nel fatto che saremmo stati il loro megafono. Oggi poniamoci al fianco di tutte quelle donne e anche di quegli uomini che ci chiedono di investire sul loro futuro e dunque su quello dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Colleghi, vi suggerirei di restare ai vostri posti e di seguire le votazioni; abbiamo parecchi voti e dobbiamo chiudere la seduta rapidamente, perché, come sapete, l'Aula deve essere allestita per la successiva celebrazione.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Girolamo ed altri n. 1-00659, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli, Bolognesi, Marzana, Fitzgerald.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  374   
   Votanti  302   Pag. 18
   Astenuti   72   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato  302.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-00791, per quanto non assorbita dalla precedente votazione, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Rondini, Simonetti, Massa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  357   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato  357.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lombardi ed altri n. 1-00794, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Carbone, Colonnese.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  375   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  375.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione della mozione Nicchi ed altri n. 1-00798. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare dapprima la mozione nella sua interezza, ad eccezione del quinto e del nono capoverso del dispositivo, e a seguire ciascuno dei restanti capoversi.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00798, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, ad eccezione del quinto e del nono capoverso del dispositivo, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Malisani, Di Battista, Scagliusi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  387   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  373    
    Hanno votato no   14.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00798, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Segoni, Moscatt, Distaso, Palma.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 19
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  389   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  352    
    Hanno votato no   37.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00798, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Toninelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  391   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  352    
    Hanno votato no   39.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rostellato ed altri n. 1-00802, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Carbone, Palese, Ventricelli, Giuliani, Spadoni. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  376   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  373    
    Hanno votato no    3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gigli ed altri n. 1-00804, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone, Tartaglione, Patriarca. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  390   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  371    
    Hanno votato no   19.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sbrollini ed altri n. 1-00806, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carbone, Boccia, Gregori. Ci siamo ? Onorevole Dambruoso. Prego, onorevole Adornato, faccia con comodo. Hanno votato tutti ? No. Onorevole Fontana. Ora sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  399   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  399.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Rondini ed altri n. 1-00809.Pag. 20
  Ricordo che i presentatori di tale mozione: hanno accettato le riformulazioni avanzate dal Governo con riferimento al secondo e al quarto capoverso del dispositivo; non hanno accettato, invece, le proposte del Governo relative all'espunzione del terzo capoverso del dispositivo e alla riformulazione dell'ultimo capoverso del dispositivo e, pertanto, in relazione a questi due capoversi del dispositivo il parere deve intendersi contrario.
  Ricordo, altresì, che è stata richiesta la votazione per parti separate nel senso di votare: dapprima congiuntamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole; a seguire il terzo e, quindi, l'ultimo capoverso del dispositivo.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00809, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, ad eccezione del terzo e dell'ultimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Albanella, Carinelli, Luciano Agostini. Ci sono altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  317   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  159   
    Hanno votato  317.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00809, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Airaudo, Ciracì, Dieni, Binetti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  328   
   Astenuti   70   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato   68    
    Hanno votato no  260.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00809, limitatamente all'ultimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vignali...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  339   
   Astenuti   62   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato   70    
    Hanno votato no  269.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Antimo Cesaro ed altri n. 1-00812, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Mazziotti Di Celso, Lainati, Marroni, Fantinati...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 21
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  322   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato  317    
    Hanno votato no  5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00813, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, approfitto della votazione aperta, prima che voi usciate, per darvi una comunicazione, che vi pregherei di ascoltare. Come sapete, alle ore 11, è prevista in Aula una cerimonia per la celebrazione del settantesimo anniversario della liberazione, con la presenza del Capo dello Stato. A tal fine, per consentire l'allestimento dell'Aula, invito tutti i colleghi a rimuovere dalle loro postazioni ogni effetto personale.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  373   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  372    
    Hanno votato no    1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14,30 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Ministro della giustizia sui tragici fatti avvenuti il 9 aprile scorso al Palazzo di giustizia di Milano. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 14,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Dambruoso, Gregorio Fontana, Losacco, Manciulli, Migliore, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Ministro della giustizia sui tragici fatti avvenuti il 9 aprile scorso nel Palazzo di giustizia di Milano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Ministro della giustizia sui tragici fatti avvenuti il 9 aprile scorso nel Palazzo di giustizia di Milano.
  Dopo l'intervento del Ministro, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della giustizia)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, Andrea Orlando.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, prima di illustrare l'informativa sui fatti delittuosi avvenuti al Palazzo di giustizia di Milano il 9 aprile scorso, mi sia permesso, anche in questa sede, di rivolgere il più sentito cordoglio ai parenti delle vittime Fernando Ciampi, Lorenzo Alberto Claris Appiani e Giorgio Erba, e di Pag. 22esprimere la mia vicinanza alle persone gravemente ferite e a tutti coloro che sono rimasti coinvolti.
  Vorrei premettere che ogni riferimento ad elementi e fonti di prova rilevanti per l'accertamento dei fatti accaduti a Milano viene offerto al Parlamento nel doveroso rispetto delle prerogative processuali riservate all'autorità giudiziaria. Pur nella drammatica evidenza dell'eccezionale gravità di avvenimenti caduti sotto la percezione diretta di numerosi testimoni, infatti, è necessario attenersi a fondamentali criteri di prudenza e rigore delle valutazioni.
  Le prime segnalazioni giunte alle forze d polizia di Milano indicavano la presenza di feriti da colpi di arma da fuoco all'ingresso del Palazzo di giustizia, lato via Manara, ed al terzo piano dell'edificio, presso l'aula di udienza n. 2 della seconda sezione penale del tribunale. Sul luogo intervenivano subito numerose unità operative delle forze di polizia.
  Le informazioni assunte dai militari dell'Arma dei carabinieri nell'immediatezza dei fatti consentivano di accertare che Claudio Giardiello, mentre si trovava in aula in qualità di imputato di bancarotta fraudolenta, estraeva una pistola, esplodendo diversi colpi all'indirizzo dell'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani e dei coimputati Giorgio Erba e Davide Limongelli. Sulla medesima linea di tiro si trovava il pubblico ministero designato per l'udienza, il quale, al pari di altre persone presenti nell'aula, non pativa offesa.
  Immediatamente dopo, appena uscito dall'aula, il Giardiello esplodeva almeno altri due colpi all'indirizzo di Stefano Verna, dottore commercialista in attesa di testimoniare nel medesimo processo penale, ferendolo alle gambe. Dopo l'azione di fuoco, il Giardiello raggiungeva, al secondo piano dell'edificio, l'ufficio del giudice Fernando Ciampi, al cui indirizzo esplodeva due colpi di pistola, attingendolo al torace e cagionandone il decesso immediato.
  Un'impiegata presente nella stanza rimaneva fortunatamente illesa. Immediatamente soccorsi, Giorgio Erba e Lorenzo Alberto Claris Appiani decedevano durante il trasporto d'urgenza presso il Policlinico e l'ospedale Fatebenefratelli. Davide Limongelli veniva trasportato presso l'ospedale Niguarda, dove si trova ancora adesso ricoverato in prognosi riservata.
  Claudio Giardiello riusciva, invece, a guadagnare l'uscita, ma, a seguito delle ricerche diramate, poco dopo veniva tratto in arresto dai militari dell'Arma dei carabinieri in Vimercate, nei pressi di un centro commerciale. Nella disponibilità del Giardiello veniva rinvenuta una pistola regolarmente detenuta, ma illecitamente portata in luoghi pubblici, ancora con un colpo in canna e quattro proiettili nel caricatore, oltre ad un secondo serbatoio contenente dodici colpi.
  Il Giardiello, secondo quanto riferito dalla procura di Brescia, ammetteva spontaneamente di essere l'autore dei crimini descritti, aggiungendo come fosse suo intendimento uccidere anche un ex socio in affari, residente in Bergamo ed imputato nello stesso processo, ma non presente in udienza, per poi suicidarsi.
  Vorrei qui ringraziare, ancora una volta, tutte le forze dell'ordine, e in particolare l'Arma dei carabinieri, per la prova di efficienza e coraggio che ha consentito di arrestare una probabile progressione criminosa, evitando che la tragedia assumesse proporzioni ancora più drammatiche.
  Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Monza, competente in relazione al luogo dell'arresto nella flagranza del delitto, disponeva la convalida dell'arresto e applicava all'indagato la misura cautelare della custodia in carcere.
  I magistrati della procura della Repubblica di Brescia, funzionalmente competenti, hanno quindi assunto la direzione delle indagini, iscrivendo procedimento penale a carico di Claudio Giardiello per i delitti di omicidio plurimo, aggravato dalla premeditazione e dall'uso di arma, per tentato omicidio aggravato da premeditazione ed uso di arma, per lesioni volontarie gravi, nonché per porto abusivo di armi. Un ulteriore procedimento per il delitto di omissione di atti di ufficio a Pag. 23carico di ignoti è stato iscritto in relazione all'ipotesi che l'ingresso di persona illegalmente armata all'interno del Palazzo di giustizia milanese possa essere avvenuto in conseguenza della mancata ovvero inadeguata adozione di condotte doverose. Secondo quanto riferito dalla competente autorità giudiziaria, il Giardiello, nell'immediatezza dell'arresto, ha spontaneamente dichiarato di essere entrato nel Palazzo attraverso il varco di via Manara, riservato all'accesso esclusivo dei magistrati, del personale e degli avvocati, qualificandosi come avvocato ed esibendo un documento non debitamente controllato.
  Tanto premesso con riguardo alla dinamica dei fatti criminosi e alla gravità delle loro conseguenze, è appena il caso di sottolineare che nessuna valutazione può allo stato formularsi con riferimento ad eventuali responsabilità penali, civili ed amministrative, astrattamente configurabili in relazione all'adeguatezza dei dispositivi di sicurezza, di fatto elusi dall'autore di quei gravissimi delitti, ed all'adeguatezza delle relative funzioni di vigilanza. Spetta alle competenti autorità giudiziarie tale accertamento, imponendosi vieppiù nell'attuale riservata fase investigativa un generale dovere di rispetto delle prerogative riservate alla magistratura.
  Quanto alle caratteristiche dell'impianto predisposto per la prevenzione dei rischi per la vita e l'incolumità delle persone che operano all'interno del Palazzo di giustizia di Milano, indico di seguito le informazioni comunicate dalle competenti articolazioni del mio Ministero e di quello dell'interno. Risulta, in particolare, che l'accesso principale del Palazzo di giustizia di Milano di Corso di Porta Vittoria, e di quelli di via Freguglia e di via San Barnaba, sono dotati di sistemi di scanner bagagli e di metal detector, per la decisione assunta dalla competente commissione di manutenzione. L'accesso di via Manara, dal quale avrebbe fatto ingresso il Giardiello, risulta invece, dalla scorsa estate, riservato agli avvocati, ai magistrati e al personale amministrativo ed è privo di metal detector. In generale, tutte le apparecchiature di controllo degli accessi al Palazzo di giustizia di Milano sono sottoposti a regolari verifiche e l'efficienza delle stesse è stata mantenuta con una costante manutenzione ordinaria. Sempre secondo quanto riferito dalle competenti direzioni generali del Ministero e dal Ministero dell'interno, i servizi di vigilanza sono affidati dal comune di Milano a due agenzie private, la All System Spa e la Union Delta srl, sulla base di un contratto di appalto che è stato stipulato il 17 maggio 2013 e che è tuttora in corso di esecuzione.
  Tanto precisato ai fini della compiutezza del mio intervento, credo necessario procedere ad una ricognizione del più generale delicatissimo tema degli uffici giudiziari e di quanti magistrati, avvocati, personale amministrativo e utenti, quotidianamente vi operano. Giova al riguardo premettere che l'attuale quadro di riferimento normativo si presenta connotato da obiettivi profili di frammentarietà e disorganicità, ciò principalmente in ragione dello stratificarsi nel tempo di una complessa serie di norme di carattere primario e secondario, ma anche per la complessità di articolazione delle plurime competenze che il tema della sicurezza, in realtà necessariamente, coinvolge. In questa materia, gli aspetti prettamente attinenti alla tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica sono, infatti, inscindibilmente legati agli interventi che riguardano le misure di vigilanza e controllo agli edifici giudiziari, la sicurezza dei magistrati esposti a pericoli, l'incolumità personale di avvocati e cittadini. La sicurezza degli edifici destinati a sedi di uffici giudiziari viene in rilievo sotto vari profili, dalle misure di sicurezza antintrusione, quali gli impianti di videosorveglianza, i criteri di controllo degli accessi, i sistemi di vigilanza delle strutture, alla sicurezza in materia di prevenzione incendi e di prevenzione degli infortuni, fino alla sorveglianza sanitaria. Il Ministero, per la sua generale competenza in materia di organizzazione dei servizi della giustizia, fin qui ha assunto il ruolo di centro di spesa, diretto per gli edifici giudiziari della città di Roma e per quella di Napoli, indiretto Pag. 24per tutti gli altri edifici sul territorio nazionale, alle cui spese di funzionamento provvedono sino ad oggi i comuni, con previsione di successiva erogazione di un contributo finanziario dello Stato. In particolare la direzione generale delle risorse materiali, dei beni e di servizi del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del Ministero della giustizia ha competenza per gli aspetti di programmazione degli acquisti e di tutto ciò che inerisce all'adeguamento alle normative di sicurezza e di prevenzione incendi per immobili demaniali.
  Questa direzione generale si occupa anche del coordinamento e della verifica dell'iter tecnico-amministrativo per l'edilizia giudiziaria comunale e il rilascio del parere favorevole per la concessione del mutuo da parte della Cassa depositi e prestiti; verifica e controlla, altresì, le spese sostenute dai comuni per il funzionamento degli uffici giudiziari ai fini della determinazione ed erogazione del contributo statale. Il Ministero ha poi una competenza specifica in tema di applicazione della normativa anti-infortunistica (legge n. 81 del 2008), perché utilizza ed approva i contratti per l'affidamento a professionista esterno dell'incarico di responsabile della sicurezza e di medico competente.
  Infine, in materia di sicurezza cosiddetta fisica, attinente anche alle misure di tutela dei magistrati esposti al rischio di aggressioni violente, è stato assegnato ai procuratori generali presso le corti di appello, con decreto ministeriale del 28 ottobre 1993, un ruolo essenziale in ambito distrettuale. Su questo fondamentale punto tornerò fra poco.
  Già da questi sintetici riferimenti si ricava che, in generale, il potere di indirizzo del Ministero della giustizia su tutti gli aspetti complessivamente attinenti alla sicurezza degli edifici giudiziari è articolato attraverso competenze che fonti secondarie, decreti e circolari che si sono succeduti nel tempo hanno poi ripartito in ambito locale.
  Naturalmente la ricognizione delle fonti normative non può non tenere conto della fonte normativa generale in tema di sicurezza pubblica, costituita dalla legge 1o aprile 1981, n. 121. Tale legge, come noto, attribuisce al Ministero dell'interno la generale responsabilità della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, nonché l'alta direzione dei servizi di ordine e di sicurezza pubblica ed il loro relativo coordinamento, competenze queste che contribuiscono in modo decisivo a delineare il modello di sicurezza risultante dalla lettura coordinata dalle disposizioni vigenti.
  Del resto la stessa prima ricordata distinzione tra sicurezza interna e sicurezza esterna delle strutture giudiziarie deve inquadrarsi nell'ambito di una visione necessariamente unitaria delle istanze complessivamente coinvolte dal rischio all'incolumità delle persone, richiedendo un armonico raccordo delle diverse e specifiche competenze ed un'intensa azione di promozione a garanzia della necessaria cooperazione tra le varie istituzioni interessate (amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, forze di polizia, comuni e autorità giudiziaria).
  L'intimo collegamento tra attività di sicurezza e competenze in materia di gestione degli uffici destinati a finalità di giustizia ha trovato coerente riaffermazione ed articolazione pratica nel decreto ministeriale del 28 ottobre 1993. In tale decreto si tiene conto della peculiarità degli uffici giudiziari, in particolare dell'alta esposizione a pericoli delle funzioni che in essi quotidianamente si svolgono ed è stato adottato proprio al fine di provvedere con criteri omogenei e uniformi alla sicurezza esterna e interna delle strutture in cui si svolge l'attività giudiziaria. Il decreto, anche a seguito dell'interpretazione offerta dalla circolare ministeriale n. 4 del 1994, definisce in via generale i campi di intervento delle autorità istituzionali coinvolte, attribuendo al prefetto la competenza di assumere provvedimenti in ordine all'incolumità e alla sicurezza dei magistrati, oltre che in ordine alla sicurezza esterna delle strutture in cui si svolge l'attività giudiziaria.
  Il decreto conferisce, invece, al procuratore generale presso la corte di appello Pag. 25la competenza ad adottare i provvedimenti necessari ad assicurare la sicurezza interna delle strutture in cui si svolge attività giudiziaria, sentiti il prefetto ed i capi degli uffici interessati. È fatta eccezione per i casi di assoluta urgenza, per i quali invece il procuratore generale è legittimato a provvedere senza predetta consultazione.
  Preme evidenziare che, secondo la citata circolare, al procuratore generale sono assegnati compiti che devono essere svolti con unità di programma ed integrazione reciproca delle menzionate competenze, sicché, esprimendo il preventivo parere sui provvedimenti del prefetto e adottando provvedimenti interni di natura tecnico-organizzativa, sia in definitiva perseguito l'obiettivo di rendere effettiva la sicurezza dei magistrati, fuori e dentro le strutture nelle quali essi operano, oltre che sicure in sé le strutture giudiziarie.
  Al procuratore generale presso la corte di appello è, quindi, assegnata una delicata quanto essenziale funzione di impulso e coordinamento fra le esigenze di tutela della struttura e quelle che riguardano la persona dei magistrati, esposti a pericolo di ritorsione ed azioni violente.
  Appare, altresì, evidente la nevralgica posizione funzionale del procuratore generale, significativamente individuata dalla disciplina esaminata, da un lato, come collettore di informazioni e proposte rilevanti per le funzioni di autorità di pubblica sicurezza e, dall'altro lato, quale centro di decisione nei casi in cui si verifichino situazioni di pericolo caratterizzate da urgenza.
  Un ruolo, questo, che, peraltro, viene ad intercettare le ulteriori competenze delle commissioni di manutenzione istituite presso tutte le corti di appello. Tali commissioni, le cui competenze sono specificate con decreto del Presidente della Repubblica 4 maggio 1998, n. 187, finiscono anch'esse, inevitabilmente, con le loro scelte, per incidere sulla sicurezza delle strutture giudiziarie e delle persone che vi operano, in quanto investite dei più vari problemi logistici connessi all'uso e alla distribuzione dei locali tra i vari uffici.
  Nella ricordata circolare ministeriale del 1994 opportunamente si individua anche una linea di discrimine tra le competenze anzidette delle commissioni e quelle dei procuratori generali, indicando come la gestione ordinaria della sicurezza nel lungo periodo rientra naturaliter nelle attribuzioni delle commissioni di manutenzione, la cui natura collegiale e partecipata dalle istituzioni locali consente una corretta programmazione delle concrete necessità e dei relativi interventi.
  In relazione, invece, alla custodia degli edifici e alle spese che possono derivare dall'adozione di misure per la sicurezza adottate nelle strutture giudiziarie e dalle correlate necessità organizzative, va ribadito che l'obbligo di manutenere e di procedere alla custodia degli uffici giudiziari incombe, ai sensi degli articoli 1, 2 e 3 della legge n. 392 del 1941, sul comune nel quale hanno sede gli uffici giudiziari – naturalmente i comuni diversi da quelli della capitale e di Napoli – e senza alcun concorso nelle stesse spese da parte degli altri comuni componenti la circoscrizione giudiziaria. In ogni caso, come già ricordato, il Ministero della giustizia ha una specifica competenza, oggi esercitata tramite il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, ad autorizzare gli interventi richiesti in materia di acquisizione di beni e di servizi, ivi inclusi quelli inerenti la sicurezza, su specifica richiesta dell'ufficio interessato.
  Ciò premesso, per quanto riguarda la vicenda milanese, come riferito dalla competente direzione generale di quel Dipartimento, ogni richiesta di autorizzazione in relazione alle esigenze di sicurezza del palazzo di giustizia di Milano è stata puntualmente evasa e non risultano alla data dell'evento delittuoso richieste pendenti né risultano rappresentati dagli uffici milanesi ulteriori temi di rilievo ai fini della sicurezza.
  La situazione ed il quadro giuridico di riferimento appena delineati sono, tuttavia, destinati a mutare a breve e in modo radicale. Come è noto, infatti, la legge di stabilità per il 2015, all'articolo 1, ha previsto che, a decorrere dal prossimo 1oPag. 26settembre, le spese necessarie per il funzionamento degli uffici giudiziari, che attualmente sono a carico dei comuni in base alla legge n. 392 del 1941, saranno trasferite al Ministero della giustizia. Il superamento del modello di gestione del 1941, ancora oggi prescelto per la generalità degli uffici giudiziari italiani, comporterà rilevantissime modificazioni delle competenze concernenti la sicurezza dei palazzi di giustizia italiani.
  Le nuove disposizioni prevedono, peraltro, l'adozione di un decreto interministeriale per l'individuazione dei costi standard, delle spese di funzionamento degli edifici ed un regolamento che delinei il sistema di organizzazione cui attribuire i compiti di gestione degli edifici in uso agli uffici giudiziari. Il Ministero della giustizia si è immediatamente attivato per dare completa attuazione a tale importante innovazione sulle spese di funzionamento degli uffici giudiziari. Il 26 febbraio è stato trasmesso al Ministero dell'economia e delle finanze, per il necessario concerto, lo schema di decreto interministeriale concernente la definizione della metodologia di quantificazione dei costi standard, a norma appunto dell'articolo 1, comma 529, della legge n. 190 del 2014.
  Al fine di assicurare il necessario coordinamento delle competenze complessive coinvolte dal passaggio al nuovo modello di gestione, ho provveduto, in data 18 febbraio 2015, a promuovere l'istituzione di un tavolo permanente sull'attuazione del modello di gestione degli uffici giudiziari con la partecipazione del CSM, della Presidenza del Consiglio dei ministri, dei Ministeri dell'interno, dell'economia, delle infrastrutture e della pubblica amministrazione, dell'Agenzia del demanio e dell'Associazione nazionale dei comuni italiani.
  Al fine dell'adozione del fondamentale regolamento che delinei il modello organizzativo per la gestione delle spese, è stato istituito uno specifico gruppo di lavoro per l'analisi delle questioni organizzative, giuridiche e tecniche rilevanti, con la partecipazione di tutte le articolazioni amministrative interessate e di qualificate professionalità selezionate tra magistrati e dirigenti amministrativi operanti negli uffici giudiziari. I lavori di tale ultimo organismo hanno già condotto alla redazione di una prima bozza di schema di regolamento, concentrandosi la riflessione soprattutto sulla necessità di individuare, presso ogni tribunale, una struttura competente, in grado di definire i fabbisogni e i criteri di intervento destinati a trovare espressione poi nel nuovo sistema.
  Non sarebbe responsabile, però, omettere di sottolineare l'eccezionale complessità e l'estrema difficoltà degli scenari organizzativi ed istituzionali che abbiamo davanti, cui non potrebbero non corrispondere strumenti e risorse adeguati sul piano tecnico e finanziario. In tali scenari, appare irrinunciabile una rinnovata e rafforzata cornice di virtuosa cooperazione interistituzionale. Tanto a livello centrale, che periferico, dovranno essere sottoposti a verifica ed aggiornamento i meccanismi valutativi e decisionali del tradizionale, ancora oggi vigente, sistema di gestione del funzionamento degli uffici giudiziari e della loro sicurezza, a partire da una necessaria rivisitazione della composizione e dei compiti delle commissioni di manutenzione, da individuarsi quale fondamentale sede di valutazione tecnica dei provvedimenti occorrenti per la tutela dei palazzi di giustizia. Analogamente, dovrà essere rinnovato e potenziato il ruolo di impulso, coordinamento e raccordo proprio dei procuratori generali, rafforzandone le potestà di intervento in ambito distrettuale, al fine di garantire metodologie e livelli di sicurezza tendenzialmente omogenei. Soprattutto la costruzione di un diverso modello di sicurezza esige che il quadro normativo essenziale per la razionalizzazione ed il potenziamento dell'efficacia delle funzioni di polizia, anche in funzione di una migliore cooperazione sul territorio, si orienti verso la promozione di modelli organizzativi in grado di interagire positivamente, sul presupposto dell'irrinunciabile valore generale della sicurezza dei luoghi nei quali si esercita la giurisdizione dello Stato.Pag. 27
  Dunque, se in generale la riforma appare destinata ad avere uno straordinario impatto sul tradizionale assetto di gestione degli uffici giudiziari, e come tale a essere immediatamente e profondamente incisivo sulle condizioni di esercizio della giurisdizione ordinaria, l'attuazione della scelta del legislatore del 2014 potrà costituire un'utile occasione per accelerare la costruzione di un nuovo modello di gestione degli interventi in tema di sicurezza degli edifici giudiziari. In tale prospettiva, appare necessario poter disporre dell'opportunità di razionalizzare e semplificare l'organizzazione ministeriale in modo correlato allo schema di riordino del Ministero della giustizia da me predisposto sin dal 15 ottobre 2014 ed attualmente all'esame del Consiglio di Stato in vista della definitiva approvazione del Consiglio dei ministri.
  Nell'attesa che si definisca il nuovo generale quadro organizzativo delle spese di funzionamento, non si è comunque mancato di intervenire su specifiche situazioni quando esse sono state segnalate, soprattutto sulla base di esigenze di sicurezza. Mi riferisco agli interventi per la sicurezza degli uffici giudiziari di Palermo, previsti nella legge di stabilità del 2015. Inoltre, sono state promosse alcune misure di ricognizione e innalzamento della sicurezza delle sedi giudiziarie. Come già pubblicamente annunciato, oggi, al termine di questa seduta, incontrerò i procuratori generali di ventisei distretti di corte di appello, riunione alla quale ho ritenuto fondamentale richiedere anche la partecipazione del presidente del Consiglio nazionale forense. L'occasione è assolutamente preziosa nella prospettiva, tanto di un'aggiornata e rigorosa ricognizione delle attuali condizioni di esercizio delle funzioni di prevenzione del rischio, quanto della ricerca di assetti organizzativi idonei a reggere il peso delle sfide che si profilano dinanzi a noi. All'esito di tale urgente ricognizione, si potrà definire un quadro degli interventi prioritari cui destinare tutte le risorse disponibili, nella consapevolezza che lo stato delle cose è in molte aree lontano dal potersi definire soddisfacente, poiché pesantemente condizionato da gravi deficienze delle strutture edilizie, da annosi contenziosi giudiziari paralizzanti l'esecuzione di molte opere essenziali e, più in generale, da una lunga stagione di riduzione della spesa pubblica destinata alla giustizia, che è ormai necessario superare e che le importanti novità contenute nell'ultima legge di stabilità consentono di sperare sia ormai conclusa. Soprattutto sarà possibile, acquisendo il contributo di esperienze e proposte dei procuratori generali e dell'Avvocatura, definire le linee direttive unitarie per affrontare l'attuale delicata fase di transizione ed assicurare un'indispensabile unitarietà dei modelli di gestione e dei problemi della sicurezza delle sedi giudiziarie.
  Intanto, immediate disposizioni sono state date per gli uffici giudiziari di Roma e di Napoli, unici uffici per i quali ad oggi la competenza diretta sulla gestione e sulle relative spese è attribuita al Ministero della giustizia, per giungere rapidamente ad un rapido innalzamento in quelle sedi delle condizioni di sicurezza, consapevoli che ogni progresso effettivo in questo campo è possibile soltanto attraverso il coinvolgimento informativo e la condivisione dei metodi di lavoro di tutte le componenti del sistema.
  Anche in questa prospettiva, nei giorni scorsi, è stata data al competente Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria la direttiva di considerare la materia della sicurezza come un'assoluta priorità. Analoghi interventi sono in corso per innalzare i livelli di sicurezza della sede ministeriale principale e di tutti gli altri edifici del Ministero della giustizia.
  Si rappresenta altresì che, il giorno successivo ai tragici fatti in questione, il Ministero dell'interno ha indirizzato, tramite il Dipartimento della pubblica sicurezza, a tutte le questure, una direttiva finalizzata all'immediata sensibilizzazione sulle misure di vigilanza e sicurezza degli obiettivi ritenuti a rischio.
  Il Ministero dell'interno ha altresì comunicato che, a seguito dell'apposita riunione di coordinamento delle forze di Polizia, che si è svolta lo scorso 10 aprile Pag. 28a Milano, è stato deciso per il territorio di tale comune un rafforzamento del dispositivo di sicurezza fino al 31 ottobre 2015, attraverso l'attivazione di un servizio di vigilanza dinamica dedicata, a cura di un congruo presidio di personale militare, nell'ambito del piano di coordinamento e di controllo del territorio. Peraltro, sempre con specifico riferimento al territorio di Milano, risulta già posto a disposizione del prefetto un contingente di complessivi 1.238 militari appartenenti alle Forze armate, impiegati nell'operazione «Strade sicure», per l'effettuazione di servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili, compresi quelli inerenti ad Expo 2015, in concorso e congiuntamente con le altre forze di Polizia.

  IGNAZIO LA RUSSA. Però ! Bravo ! Era ora !

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Concludo con una riflessione di carattere più generale. L'amministrazione della giustizia è una funzione che coinvolge gli aspetti più rilevanti della vita delle persone: la libertà personale, i patrimoni, gli affetti. Negli uffici giudiziari tutti i giorni vengono prese decisioni che possono produrre tensioni ed è indispensabile che, in questi luoghi, venga assicurata e, come tale, percepita una generale condizione di sicurezza per tutte le persone chiamate a frequentare le sedi giudiziarie, nonostante le difficoltà che, dal punto di vista logistico e delle risorse, ne segnano il concreto funzionamento.
  È, tuttavia, necessario continuare a mettere in campo sforzi e risorse straordinarie per raggiungere, in tempi ragionevolmente brevi, standard omogenei di sicurezza degli uffici su tutto il territorio nazionale. Come già detto, la prospettiva dell'attribuzione al Ministero della giustizia della competenza diretta sulle spese di funzionamento di tutti gli uffici giudiziari costituisce una sfida di eccezionale difficoltà, ma che può consentire, se verrà vinta, di orientare il modello di sicurezza del futuro secondo canoni di trasparenza, efficienza, partecipazione, condivisione, uniformità e ragionevolezza. Un modello condiviso da omogeneo che delinei i meccanismi di controllo e vigilanza delle aree esterne, degli accessi e di sicurezza delle aule e dei luoghi ove venga conservata la documentazione processuale, anche sfruttando al massimo le potenzialità delle innovazioni di carattere tecnologico. In questa direzione, il Ministero della giustizia eserciterà le prerogative che derivano dalle responsabilità che la Costituzione assegna al Guardasigilli.
  La terribile vicenda di Milano, che ha scosso l'opinione pubblica e noi tutti, impone degli interventi immediati e lungimiranti, investendo tutte le energie e le risorse del sistema. Credo, tuttavia, che le soluzioni da mettere in campo debbano essere ispirate da scelte che tendano verso un equilibrio tra indispensabili misure di salvaguardia dei luoghi e dell'incolumità delle persone che accedono agli uffici giudiziari e la necessità di contenere i disagi per l'utenza, evitando, come è già stato richiamato anche dal presidente Canzio della Corte d'appello di Milano, che si producano gli effetti di tipiche, improprie, sindromi d'assedio.
  Gli eccessi portano inevitabilmente con sé il rischio di acuire le tensioni e determinano effetti controproducenti rispetto all'obiettivo che si vuole raggiungere: la sicurezza e la tranquillità delle comunità locali, che guardano alla giustizia ed ai suoi simboli con fiducia e speranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Scelta Civica per l'Italia e di deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Misto).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, ringrazio, a nome del Partito Democratico, il Ministro della giustizia Pag. 29Orlando per la puntuale e dettagliata relazione che oggi ha fornito al Parlamento. Prima di fare alcune osservazioni, anch'io voglio rivolgere un deferente e sentito ricordo delle vittime e una vicinanza particolare alle famiglie del giudice Ciampi, dell'avvocato Appiani e del cittadino Erba.
  I fatti di cronaca che sono accaduti al tribunale di Milano pongono a noi tutti alcune riflessioni, che io riassumo in tre paragrafi: la sicurezza nei luoghi dove si esercita la funzione giurisdizionale, la tutela degli operatori della giustizia e la rinnovata fiducia e la rinnovata speranza che nel nostro Paese si possa avere un vivere civile degno di un grande Paese, dove le armi siano sempre vendute e possedute in modo minore.
  Sulla sicurezza dei tribunali, è evidente che nel caso in oggetto nell'apparato di sicurezza del Palazzo di giustizia di Milano ci siano state delle falle e qualcosa non abbia funzionato. Molteplici possono essere state i fattori. Lei, signor Ministro, ci ha elencato in modo preciso e dettagliato cosa si è verificato e quali sono le strutture e gli operatori che intervengono e dovranno intervenire su questo fatto.
  Noi non siamo in grado in questo momento, come lei giustamente ci ricordava, di conoscere i risultati investigativi, e comunque tutto è chiuso nel riserbo del segreto istruttorio e quindi non sappiamo quali sono i risultati a cui è giunta la procura di Brescia. Certo è che un uomo armato è entrato in un tribunale, ha ucciso e si è aggirato per il Palazzo di giustizia per alcune decine di minuti. La sicurezza, quindi, deve essere un elemento fondamentale nei luoghi dove si esercita la giurisdizione, perché, come diceva lei, i luoghi dove si esercita giurisdizione sono luoghi simbolo della civiltà di un Paese, quindi è essenziale che possano essere il simbolo del vivere civile, dell'ufficio che le persone vanno a compiere, del lavoro quotidiano che tutte le forze che lì operano fanno perché i cittadini abbiano una vita più giusta e più uguale.
  Ecco perché, le dicevo prima, sarà opportuno certo che all'interno della sicurezza, come giustamente ci diceva, la procura generale mantenga la sua peculiarità, il suo potere sull'organizzazione della sicurezza, e sarà opportuno rivedere secondo i canoni e le indicazioni che lei dava le modalità e i mezzi di controllo all'ingresso dei tribunali e approntare eventuali piani di emergenza a cui tutte le forze dell'ordine presenti a qualsiasi titolo all'interno dei palazzi di giustizia possano dare il loro contributo. Perché vede, per parlare degli operatori della giustizia e di coloro che comunque operano per la definizione delle controversie in sede istituzionale, quello è devastante, al di là delle uccisioni feroci del giudice, dell'avvocato e del cittadino Erba, quello che colpisce è il devastante impatto di un soggetto che entra nel luogo che è il luogo sacro simbolo di un Paese, di uno Stato civile, e può uccidere chi in quel momento sta compiendo il proprio ufficio.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DAVID ERMINI. Concludo, Presidente. Quindi è importante che ci sia una presa di coscienza da parte di tutti i cittadini. Quello è un luogo sacro e come luogo sacro deve essere rispettato. Per farlo rispettare cosa occorre ? Occorre rispetto e occorre anche che la legge sulle armi sia applicata, se è necessario vada anche rivista, ma sia applicata con grande severità. Ricordiamoci che a monte di tutto quello che è successo c’è il fatto che questo soggetto avesse un'arma, un'arma che in realtà non doveva avere e probabilmente se non l'avesse avuta non saremmo andati di fronte a quello a cui siamo andati.
  Nel ricordo di quello che è nostro compito, di dare un migliore assetto legislativo, ma soprattutto nel ricordo dei morti, delle persone che hanno dato la loro vita, perché questo sacrificio possa essere utile e il loro esempio sia un ricordo per tutte le generazioni che verranno, alle quali noi ci rivolgiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

Pag. 30

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, Ministro, il nostro primo pensiero va ai familiari delle vittime Fernando Ciampi, Lorenzo Alberto Claris Appiani e Giorgio Erba.
  Oggi da parlamentari viviamo una situazione drammaticamente paradossale, quella in cui il Ministro della giustizia viene a riferire al Parlamento italiano che un uomo armato è entrato nel Tribunale di Milano, ha sparato a due persone, poi ha sparato ad un'altra persona, non è stato immediatamente bloccato né nel primo caso, né nel secondo caso, ha avuto la possibilità di uscire, prendere la moto e andare per le strade di Milano dove è stato arrestato, probabilmente perché la sicurezza delle strade di Milano, a differenza di quella dei tribunali, non è ancora stata appaltata a ditte private ed è ancora sotto la vigilanza delle nostre forze dell'ordine.
  Io sono un avvocato, Ministro, e so cosa vuol dire far parte di quel flusso incessante di operatori del diritto che quotidianamente anima le aule e i corridoi dei tribunali e mi creda, come avvocato, ho provato a immaginare tantissime volte quello che è accaduto e non ci riesco – lo confesso – perché non lo considero come concepibile nella realtà e, se non lo comprendo io e se non lo concepisco io, come lo può concepire un cittadino e come può concepirlo uno dei familiari di quelle vittime ? E allora oggi noi non dobbiamo parlare di caso, di evento, perché altrimenti chiediamo a quei familiari di accettare la casualità dell'evento e non possiamo nemmeno, Ministro, parlare di tutte le leggi che regolano le competenze del singolo corridoio del tribunale, perché viene un momento – è questo il momento, di fronte a tre morti ammazzati in un tribunale italiano – in cui dobbiamo dirci la stramaledetta verità e cioè che quella tragedia mette a nudo le incapacità, le lacune e la vulnerabilità di uno Stato che non riesce più a proteggere i propri cittadini. Lo Stato, a un certo punto, mette la toga sulle spalle di un uomo e chiede a quell'uomo di decidere e di esporsi in suo nome e in suo conto e, poi, quando quella toga passa dalle spalle di quell'uomo alla sua bara, lo Stato non può rimanere a guardare o limitarsi al funerale di Stato, lo Stato deve prendersi la responsabilità perché ci sono fatti così gravi, di fronte ai quali basta dire semplicemente che si è responsabili.
  Guardi tutto con gli occhi di un cittadino, non con gli occhi di un Ministro, di un cittadino che oggi si chiede: se lo Stato non ha garantito la sicurezza all'interno di un tribunale, come può garantirla nelle strade, nei luoghi pubblici affollati o in eventi, come ad esempio quello di Expo, in cui si prevede l'afflusso di migliaia di cittadini ? E se lo Stato non riesce a difendersi da un singolo cittadino, folle o lucido che fosse, come può difendersi di fronte ad organizzazioni criminali ? E qualcuno in quest'Aula si sente di poter dar torto a quel cittadino che oggi, grazie anche all'incompetenza totale del Ministro dell'interno Alfano si trova a vivere in una sorta di farwest moderno ? Io ho sentito in questi giorni le dichiarazioni del Presidente del Consiglio; mi sarei aspettato qualche valutazione sulle carenze di organico delle forze dell'ordine – ci sono tanti idonei che chiedono soltanto di poter servire lo Stato – sulle carenze strutturali di luoghi cosiddetti sensibili, sul fatto che probabilmente aver cancellato tanti tribunali ha lasciato pochi tribunali con un sovraffollamento non soltanto di cause, ma anche di persone che comporta un problema di sicurezza e, invece, non ho sentito parlare di niente di tutto questo perché tutto questo avrebbe richiamato in qualche modo le responsabilità dello Stato.
  Ho sentito parlare in maniera subdola del porto d'armi e possiamo parlarne quanto ne volete, ma oggi non si può dire ai cittadini che lo Stato non è responsabile e che, se c’è qualche colpa, è di qualche cittadino che cammina con la pistola, perché oggi c’è un problema di sicurezza e non possiamo pensare di affrontare problematiche come quella dell'ISIS, chiedendo all'ISIS se hanno il porto d'armi o meno.
  Allora, Ministro, cosa facciamo ? Noi siamo pronti a confrontarci sulla sicurezza. Pag. 31Sinceramente, ritengo che la strada di creare una nuova struttura e nuova burocrazia non sia quella corretta; credo che sarebbe più importante investire nelle forze dell'ordine e cercare di dimostrare che la sicurezza è una priorità. Però tutto, qualsiasi azione su cui siamo pronti a confrontarci deve essere seguita da un messaggio – finisco, Presidente – un messaggio di rispetto nei confronti della magistratura e, da questo punto di vista, forse qui qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza, chi, da una parte, ha occupato quello stesso tribunale con l'attuale Ministro dell'interno e chi, dall'altro, nell'ultimo anno ha parlato dei magistrati come di persone che facevano più ferie degli altri, o che ha affrontato il problema della responsabilità civile dei magistrati come priorità rispetto alla legge anticorruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

  LUCA SQUERI. Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta esprimiamo il sincero cordoglio di tutta Forza Italia alle famiglie delle vittime: Fernando Ciampi, Giorgio Erba e – lasciatemi usare il termine – il nostro amico Lorenzo Claris Appiani. Milano è stata violata con un triplice efferato omicidio compiuto in uno dei luoghi simbolo e in uno dei luoghi più protetti o, per lo meno, visto ciò che è successo, che dovrebbe essere tra i più protetti: il palazzo di giustizia. Come non condividere, dunque, le parole pronunciate ieri dal cardinale Scola nell'omelia ai funerali di Stato, quando ha detto che questa tragedia ci lascia ancora più sconcertati perché si è consumata in un luogo emblematico, un pilastro costitutivo della vita civile del Paese; che essa ci appare come una tremenda espressione di un male inaccettabile, e quando domanda: come porvi rimedio ? Come stare di fronte alle bare di questi nostri fratelli a cui la vita è stata rubata in modo tanto atroce e sconvolgente ? La risposta a questo quesito deve chiamare tutti i rappresentanti delle istituzioni a un atteggiamento responsabile, lontano da sterili polemiche o facili demagogie. Noi non condividiamo chi ha voluto leggere il folle gesto di Claudio Giardiello come atto rilevatore di un clima che c’è oggi contro la magistratura. Nulla di tutto questo. Giardiello è stato spinto da una rabbia folle e violenta che gli hanno fatto scrivere un tragico copione dove lui era la vittima di un complotto che lo ha portato al dissesto, complotto per il quale tutti gli attori coinvolti (il giudice, ma non solo; l'ex avvocato; il PM, ancorché mancato nella sparo; i soci, ancorché uno sia stato ferito; il commercialista) dovevano pagare con la vita. Disperazione, animo violento, follia, ecco il clima intorno al quale si è consumata la tragedia, che però è potuta accadere perché in un luogo emblematico, un pilastro costitutivo della vita delle civile del Paese, come dicevamo. Qui i sistemi di sicurezza hanno dato prova di avere buchi e falle. Sarà un caso, ma un mio conoscente mi raccontava, tra lo stupito e il preoccupato, che, nello stesso pomeriggio del tragico giorno della strage eseguita a Milano, era entrato, qui a Roma, dentro il tribunale di Roma, per l'appunto, passando lateralmente, esternamente, cioè fuori dal metal detector, senza che nessuno obiettasse nulla. Se il sistema di sicurezza dà prova di avere buche e falle, è necessario intervenire, magari non affidandolo a un semplice servizio di portierato così come è avvenuto a Milano. Magari, nel contesto di promuovere chi opera nella sicurezza, sarebbe meglio smettere di alimentare, questa volta sì, un clima dove gli appartenenti alle forze dell'ordine sono messi alla berlina e non sentono quella vicinanza che invece meritano di avere. Tra due settimane comincia l'Expo e per sei mesi Milano sarà al centro dell'attenzione mondiale; immaginiamo purtroppo anche ciò che quei terroristi vogliono mettere in mostra ciò che di malvagio e criminale sono capaci di compiere, e ogni giorno purtroppo, nella vetrina del mondo, siamo spettatori di quanto stanno facendo in termini di malvagità e di criminalità. Se per quello che è successo lo scorso giovedì è necessario Pag. 32accertare chi, come e perché ha sbagliato – e sarà compito chiaramente della magistratura svolgere questi accertamenti –, noi chiediamo che siano messe in atto tutte le energie e le risorse per elevare il livello di efficienza dei controlli, soprattutto nei luoghi sensibili dal punto di vista della sicurezza. Chiediamo fortemente che il Governo agisca in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, esterniamo innanzitutto, anche a nome di Area Popolare, la volontà di esprimere cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime e dei feriti. Tutti quanti credo abbiamo seguito, se pur non direttamente, i funerali che ci sono stati ieri a Milano e a Monza.
  Ebbene, io credo che Milano debba rappresentare un simbolo di quella unità di cui il nostro Paese ha bisogno, anche perché rivedendo ciò che è accaduto e quanto purtroppo avviene all'interno anche di questa Aula è di trovarci a confrontarci nella maniera che abbiamo ascoltato con un momento in cui io sono fermamente convinto che l'unità di intenti da parte delle forze politiche – unità di intenti anche nel rispetto delle competenze degli organi istituzionali – debba costituire la risposta che noi dobbiamo dare ai nostri concittadini per contrastare quella paura e quelle preoccupazioni la cui soglia in ognuno di noi e in coloro che sono al di fuori delle istituzioni, oggi ha raggiunto rispetto a ciò che stiamo vivendo anche al di fuori dei nostri confini.
  Condivido allora il confronto sui contenuti, sulle ricette che un Governo decide di adottare per dare delle risposte al Paese, possa provocare delle reazioni da parte delle altre forze politiche. Non condivido assolutamente la ricerca della polemica giocando su alcuni fatti.
  Vedo peraltro che persiste una strana malattia che colpisce alcuni colleghi e alcune formazioni politiche: la sindrome di Alfano. Il Ministro Alfano viene spesso richiamato come se fosse il riferimento in assoluto di tutto ciò che accade di negativo nei nostri confini, non immaginando che sul tema della sicurezza, della certezza del diritto, delle risposte che dobbiamo dare, dobbiamo essere assieme. Sulla sicurezza credo che tutti quanti condividiamo le risposte da dare.
  A cominciare da me stesso credo non si possa essere tuttologi, ringrazio quindi il ministro Orlando, per aver chiarito nella relazione tutti gli aspetti, senza deresponsabilizzare il Governo e coloro che sono preposti, e fornito una lettura attenta e non strumentale di quanto accaduto.
  Per concludere, credo che le risposte che dobbiamo fornire, per la volontà che abbiamo di rendere vicini in un momento di crisi delle istituzioni i vari ambiti, debbano essere attente a non immaginare dei tribunali chiusi.
  Ovviamente siamo in attesa di comprendere cosa sia accaduto e di chi sia stata la responsabilità, ma d'altro canto dobbiamo evitare di allontanare, come a volte è capitato, dai palazzi di giustizia i nostri concittadini con delle risposte non adeguate.
  Ecco, perché io ribadisco che occorre vedere in questi momenti tutte le forze politiche convergere responsabilmente all'unità, anche rispetto a scenari internazionali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei ha giustamente ricordato che queste sono state ore di funerali e di lutto – non lo sono state soltanto a Milano – e che le indagini seguiranno, come sarebbe ovvio, il loro corso. Tuttavia, anche in questa Aula sentiamo l'eterna tensione di alcuni miei colleghi che da bambini volevano fare i magistrati e tendono costantemente a sostituirvisi. Al centro della discussione è stata messa la sicurezza dei tribunali, con effetti, devo dire, immediati e anche plastici, rappresentativi Pag. 33dello stato del servizio giustizia nel paese: code e tensioni davanti ai tribunali. Credo però che queste siano state iniziative doverose.
  Tuttavia non vorrei che perdessimo di vista il contesto, perché l'ordine pubblico nel quale rientra anche la sicurezza dei tribunali non è soltanto una questione tecnica, ma è un rapporto sociale. Questo credo abbiano voluto dire in queste difficili ore quanti hanno provato a svolgere una riflessione sulla propria professione, il proprio ruolo professionale e quello dell'amministrare la giustizia nel contesto sociale. Parlo di magistrati e di avvocati che hanno provato a fare, in quelle difficili ore, collettivamente come al tribunale di Milano o da soli, ragionamenti di valore generale ma anche di collocamento, ripeto, nell'attuale situazione generale del Paese. Possiamo migliorare la tecnica della sicurezza e, ribadisco, questo va fatto, ma la domanda è se possiamo trasformare i tribunali in fortezze senza stravolgere il ruolo dell'avvocatura, della magistratura, i diritti del cittadino. Io credo che questo non sia possibile. Lei citava la legge n. 392 del 1941, che è una legge molto antica, gli anni qualcosa ci raccontano, che assegna ai comuni il compito di assicurare le strutture necessarie per il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia, ma la questione della sicurezza rientra molto limitatamente tra le competenze dei comuni. Ricordava giustamente che dal 1o settembre 2015 tutto questo dovrebbe cambiare, come previsto nella legge di stabilità. Tuttavia – qui sarà compito nostro, oltre che della magistratura che ci assisterà – andrà stabilito se questa storica frantumazione di competenze ha avuto un ruolo anche nei fatti di Milano. Ma oltre la follia c’è la follia armata, tema che in altri Paesi, altrove, è drammaticamente quotidiana. La follia armata riempie la cronaca di quei Paesi ove la legislazione sulle armi è più lasca, permissiva, e anche qui qualche affermazione, molti silenzi in quest'Aula. Diciamo un tribunale statisticamente contro cento scuole o campus o case private, c’è una relazione certa, scientifica, su fatti come questi e la disponibilità delle armi da fuoco. Ecco perché Sinistra Ecologia Libertà pensa sia giusto un provvedimento generale più restrittivo sul possesso delle armi da fuoco nel Paese, la sicurezza al minuto è necessaria e ha dei costi, non si interviene efficacemente senza risorse ma dobbiamo anche guardare le questioni generali che precostituiscono le condizioni della sicurezza. Ed è tornando ad esprimere solidarietà alle vittime, alla città di Milano e ovviamente non solo, a tutti i coinvolti, che però torniamo a invocare una diversa legislazione sulle armi da fuoco nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Presidente, grazie Ministro per la sua informativa. A nome di Scelta Civica esprimiamo anche noi evidentemente un cordoglio sentito per la perdita di tre vite umane, tre vite umane che riguardavano un cittadino, un socio appunto dell'assassino, un avvocato e il collega Ciampi, che solo due mesi prima di andare in pensione è stato freddato nella stanza. Una sincera vicinanza però non solo alle vittime, ma davvero a tutti gli operatori della giustizia: cancellieri, semplici impiegati di segreteria, avvocati, moltissimi avvocati che sono sempre presenti nei corridoi e i giudici che hanno vissuto chiaramente e sono state vittime di un momento di terribile intimidazione nei confronti del loro operato. È stato colpito, come hanno detto molti, ma come ha detto soprattutto monsignor Scola ieri durante i funerali, un luogo simbolo della giustizia e della sicurezza. Non mi associo a chi ha voluto vedere nell'attentato, nell'assassinio un ulteriore elemento di insicurezza per la città di Milano legato per esempio al tema dell'Expo: nulla a che fare con questo tipo di associazione. Si è trattato di un episodio di follia, di un singolo episodio di follia e tutto il resto mi è sembrato una mera speculazione politica. Noi oggi ci dobbiamo confrontare appunto con le conseguenze – alcune cose già mi hanno rinfrancato Pag. 34delle cose che sono state dette, Ministro – di un gesto e di una follia che, pur avvenendo in un luogo ipoteticamente protetto, comunque non giustificano la sua espressione. Si è trattato di una strage annunciata.
  È chiaro che con il senno di poi, considerato appunto quello che è accaduto in tutti i luoghi, nella maggioranza dei palazzi di giustizia in ordine alle modalità di accesso ai palazzi di giustizia sul territorio italiano, si tratterebbe, evidentemente, di una strage annunciata, così come tutte lo sono e come tutte potrebbero essere.
  Comunque, la sicurezza assoluta evidentemente non esiste. Lo sappiamo, lo sa chi lavora. Anche lei, Ministro, va sotto scorta e sa che lei, come Ministro, non può vivere sicuro, anche per questo. La sicurezza in molte situazioni non è né prevedibile né prevenibile, evidentemente. Per prevenire al massimo bisognerebbe mettere, come alcuni hanno provato a fare in questi giorni, delle regole strettissime di accesso, per esempio, ai palazzi di giustizia. Abbiamo visto che cosa è successo a Napoli, una Napoli che voi conoscete bene, signor Presidente, signor Ministro, che ha visto addirittura, per accedere al palazzo di giustizia, cinque feriti. Questo è tutto quello che è accaduto e tutto questo, evidentemente, non può essere la risposta a quello che è accaduto.
  D'altronde, un meccanismo troppo parcellizzato, tra vigilanze esterne e vigilanza interna, non va bene. Grazie, quindi a questa iniziativa che è partita anche da una proposta di legge di Scelta Civica per l'Italia che voleva vedere trasferiti... appunto, con una proposta di legge datata aprile 2013, quindi immediatamente al principio di questa legislatura, proposta che poi è confluita nelle volontà della legge di stabilità, che finalmente fornisce un ruolo unico, una cabina unica di regia per quanto riguarda la gestione del budget e del bilancio in ordine alla manutenzione e alla sicurezza dei palazzi di giustizia.
  Quindi, nessuno deve mettere sotto accusa i sistemi di sicurezza del nostro Paese e dei palazzi istituzionali. Sicuramente non si deve fare riferimento alla deontologia delle donne e degli uomini delle forze di polizia, che sono dei veri servitori. Ma veri servitori – lo hanno detto altri e mi fa piacere che l'abbiano anticipato i colleghi del MoVimento 5 Stelle, per esempio – lo sono anche i magistrati, signor Ministro. So che lei condivide questa sensibilità della magistratura, perché forse la politica avrebbe potuto anche pensare un po’ più alla sicurezza e forse qualche volta di meno – ma fondatamente anche in via parallela –, sicuramente un po’ di meno, per esempio, ai temi della responsabilità civile e delle ferie, che, invece, hanno trattenuto troppo tempo quest'Aula a parlare, appunto, di questi temi. Nulla, invece, in materia di sicurezza.
  Comunque, si è trattato di odio, di rabbia e di disperazione. Un risentimento che rappresenta tutti i sentimenti con i quali dobbiamo fare i conti ogni giorno e con cui forse saremo costretti a farne anche in futuro (ma ci auguriamo di no). Non deve stupirci che la ferocia, che si manifesta anche nelle sedi istituzionali, sia espressione della disperazione che ci accompagna. E non c’è una legge che potrà compiutamente arginarla. Rischia, purtroppo, di colpire in base alla sorte.
  Grazie, signor Ministro, per la rappresentazione che oggi ha voluto fare in ordine all'adeguatezza dei sistemi di sicurezza dei palazzi di giustizia, allorché ha rappresentato, appunto, i mutamenti che sono già in corso e che sono precedenti all'episodio, evidentemente. Grazie, anche per l'attenzione che ha voluto prestare al ruolo della magistratura italiana. Ho davvero apprezzato, personalmente, i vari toni della sua informativa. Credo che oggi sia il minimo garantire la sicurezza, la vivibilità e la praticabilità della funzione in quei luoghi di giustizia. Questo vale per tutti, per tutti gli operatori di giustizia, avvocati, cittadini, che sono chiamati a essere giudicati, e magistrati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente, grazie, Ministro. Come abbiamo già fatto Pag. 35nell'imminenza dei fatti, ancora oggi vogliamo rinnovare, a nome del gruppo parlamentare della Lega Nord e Autonomie, il nostro cordoglio alle tre vittime, al magistrato, all'avvocato, al giovane avvocato che ha dimostrato in quell'occasione grande coraggio, grandissimo coraggio, e all'imprenditore. Io credo che queste tre vittime vadano ricordate in maniera indistinta, cosa che, purtroppo, non è accaduta nell'imminenza dei fatti stessi.
  Tre vittime che sono cadute sotto i colpi di una furia omicida, da parte non di un pazzo, ma da parte di un criminale, un criminale efferato, un criminale truffatore. Giardiello era già stato condannato nel 2011 dal tribunale di Como per reati truffa. Un criminale che mi auguro, nel rispetto ovviamente del lavoro della magistratura, venga condannato.
  Giardiello deve pagare duramente e interamente la propria pena. La deve pagare interamente, sperando che chi si macchia di reati come questi, reati efferati, reati così gravi, non abbia il beneficio di sconti, non abbia il beneficio di liberazioni anticipate, non abbia il beneficio di benefici, perché sarebbe il secondo insulto che viene rivolto alle vittime dei reati. Chi sbaglia paga e chi sbaglia in maniera così grave deve pagare in maniera estremamente severa e dura.
  Abbiamo ascoltato le parole del Ministro, che ringraziamo oggi e che ringraziamo anche per il fatto di essere andato immediatamente a Milano il giorno di quel tragico episodio. Abbiamo ascoltato le parole del Ministro che hanno ricostruito, alla luce delle risultanze, quanto è accaduto. Non basta – io credo – aver ricostruito i fatti; io credo che non tanto il Parlamento, non tanto i parlamentari o la politica, ma soprattutto i cittadini italiani si aspettano che vi siano delle responsabilità, che si capisca chi ha sbagliato, perché si è sbagliato e dove si è sbagliato.
  Evidentemente vi sono state delle falle nel sistema di sicurezza all'interno del tribunale di Milano, tribunale che io conosco, perché lo frequentavo e lo frequento, e io credo che, se viene violato un luogo sacro, un simbolo, un tempio della giustizia e della sicurezza, è evidente che si pone un problema, si pone un problema serio non solo per il tribunale stesso, ma si pone un problema serio per la sicurezza di tutti i cittadini.
  Non ci piace, e non vorremmo che si verificasse, alla luce di un fatto così grave, quel rimpallo e quel rimbalzo di responsabilità, quella moda tipica italiana, tipica del nostro Paese, dello scaricabarile rispetto ai soggetti che sono coinvolti, rispetto alle responsabilità. Mi riferisco al comune di Milano, da un lato, al Ministero o allo Stato, dall'altro lato, o alla commissione interna di valutazione sui modelli di sicurezza all'interno del tribunale stesso. Il rimpallo di responsabilità senza l'assunzione di una certezza, in merito a chi ha evidentemente delle responsabilità su quanto accaduto, è un gioco all'italiana, che rischia di non fare onore alle vittime, che rischia di non fare onore alle famiglie delle vittime, ma che rischia di non fare onore a tutto il Paese.
  Ci sono tante domande che sono rimaste inevase, tante domande che sono anche emerse durante l'informativa e durante il dibattito. Se è grave che questo criminale sia entrato all'interno del tribunale armato, è altrettanto grave – e forse ancora più grave – che ne sia uscito. E queste sono le domande: il motivo per cui si possa entrare in tribunale con un'arma, si possa entrare all'interno di un'aula di udienza con l'arma, si possa girare indisturbato all'interno del tribunale e si possa poi uscirne.
  Io non credo che il problema sia, come ha sostenuto il Presidente del Consiglio, un problema legato alla detenzione delle armi o alla proliferazione delle armi nel nostro Paese, che è la diretta e immediata conseguenza del fatto che c’è un senso di insicurezza montante. E io credo che il tema principale, che va posto con grande attenzione e rispetto al quale io punto l'indice contro il Governo, non direttamente contro il Ministro Orlando, ma contro il Governo, contro il Presidente del Consiglio, sia che il tema della sicurezza non è stato sino ad oggi una priorità nell'agenda politica di questo Governo. I Pag. 36tagli alle forze dell'ordine e i tagli al comparto sicurezza generano o possono generare episodi gravi, anche come quello che si è verificato a Milano. Invitiamo il Governo e invitiamo il Presidente del Consiglio a occuparsi meno di immigrati e ad occuparsi più della sicurezza dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, Ministro, colleghi, io credo che sia più che opportuno, ovviamente, esprimere e ribadire, da parte del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico, il cordoglio alle famiglie e ai parenti delle vittime dei fatti di Milano del 9 aprile. Però, io credo anche che non bisogna prestare il fianco a strumentalizzazioni di sorta per quanto è accaduto. Signor Ministro, lei nella sua relazione ha premesso che parlava di un fatto di eccezionale gravità, o meglio, per essere esatti, di eccezionale gravità degli eventi, e concordo pienamente. Però, io ribadirei che siamo di fronte ad un eccezionale evento, anche per la sua gravità, ma anche perché dovremmo ritornare a quel 9 aprile, un fatto inaspettato, impensabile, derivato da una follia.
  Nessuno poteva pensare che qualcuno potesse indirizzare la sua ira e la sua follia verso un magistrato, verso il suo avvocato, verso un suo ex socio; e quindi parliamo di eccezionalità di un evento, e come tale dovremo inquadrarlo. Perché dico questo ? Perché, sicuramente, è avvenuto un fatto gravissimo in un tempio della giustizia, e questo dà ulteriore gravità ed eccezionalità all'evento.
  Ma, purtroppo, ci siamo abituati, con il tempo, a non poter arginare la follia delle persone. Oggi viviamo blindati negli stadi, eppure negli stadi entra di tutto. Viviamo blindati negli uffici pubblici, in diversi uffici pubblici: parlo, per esempio, anche di uffici pubblici o privati o che collaborano con la pubblica amministrazione. Viviamo blindati nei comuni: tutti i sindaci sono esposti, in frontiera, alle reazioni, a volte non controllate, dei cittadini e anche dei folli. Abbiamo ricordato anche in quest'Aula qualche sindaco che è stato ucciso da cittadini esasperati e folli, continuo a dire.
  Però, quello che mi ha colpito di più, signor Ministro, è questo: nella sua relazione – la ringrazio per tutto ciò che ci ha esposto in maniera puntuale – sono rimasto un po’ disorientato dal prendere atto della farraginosità del sistema per arrivare ad una decisione, a una conclusione, e per arrivare alla fine del percorso. Allora mi viene in mente che, probabilmente, le soluzioni più semplici sono quelle che dimentichiamo.
  Noi abbiamo le forze dell'ordine, abbiamo i carabinieri, abbiamo delle istituzioni a cui abbiamo demandato la sicurezza dei nostri cittadini e anche dei luoghi. Invece, ho preso appunti di tutta una serie di enti responsabili, di figure responsabili, di commissioni da ascoltare, sentire, consultare, di comitati, di tavoli da aprire, per arrivare a definire la sicurezza di un luogo, un luogo simbolo, in questo caso, cioè i tribunali d'Italia, senza pensare che se, spendiamo, forse dovremmo spendere qualcosa di più, e, forse, spendendo di più, risparmieremmo qualcosa di più, qualificando ulteriormente, ma ribadendo la nostra fiducia nelle forze dell'ordine che sono deputate a quel servizio e hanno dimostrato di saperlo fare molto meglio di tanti altri.
  Un altro aspetto: le regole. Siamo pieni di regole, ma, molto spesso, siamo i primi che non le seguono; non dico i primi come parlamentari, ma come cittadini. Vogliamo le regole, ma ci sentiamo incatenati dalle stesse regole. Un esempio banale, una stupidità, che, ovviamente, non ha paragone con i fatti successi, ma anche in quest'Aula sono entrate delle catene, e, nelle mani di un folle, anche quelle catene potevano determinare qualche aspetto abbastanza complicato. Eppure vi sono i controlli: allora, mi chiedo come hanno fatto ad entrare.
  Partiamo da noi stessi, partiamo dal fatto che dobbiamo dare il giusto peso agli Pag. 37eventi che sono accaduti, ma dobbiamo dare anche fiducia e dobbiamo avere fiducia, soprattutto, in noi stessi, nelle forze dell'ordine e in quello che il Governo potrà porre in essere per garantire sempre maggiore sicurezza a tutti i cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Ovviamente, esordisco con il cordoglio per le vittime, due delle quali, peraltro, conoscevo personalmente: sia il magistrato, per motivi professionali, sia il giovane collega avvocato, che, oltre che incontrare più volte in tribunale o nei luoghi adiacenti, aveva anche fatto politica nel centrodestra, da ragazzo.
  La ringrazio per essere venuto, signor Ministro, e le dico subito che non esiste una possibilità di misure di sicurezza che impediscano sempre episodi criminosi; non esiste la sicurezza a prova di bomba, e già questa frase dà l'idea di quello che voglio dire.
  Però lei mi dovrà dare atto che esistono misure inadeguate. Se uno può dire «ho fatto tutto il possibile, poi è successo l'imponderabile» pazienza, ma era imponderabile quello che è successo, onestamente ? Io credo che siano tre, per andare in estrema sintesi, prima che mi si scampanelli, le questioni da affrontare.
  Prima di tutto, e lei non ce l'ha spiegato: perché agenzie private e non carabinieri e polizia ? Quanto costano a Milano e in tutta Italia (perché credo che anche a Napoli e a Roma, dove è diretta competenza del Ministero, ci siano agenzie private) ? Quanto costano ? Non è qualcosa che assomiglia alla questione dei migranti, a quanto ci costano i migranti ? Non lo so, ma vorrei sapere però quanto costano. Vorrei capire perché quei soldi non vengono spesi per assumere carabinieri, agenti di polizia, uomini delle Forze armate. Perché non si fanno scorrere le graduatorie ? Ci sono ragazzi che hanno vinto, sono in posizione, ma non scorrono le graduatorie perché il Governo non vuole. Perché ? Perché alle agenzie private ? Nessuna notizia al riguardo, neanche notizie frammentarie su chi ha voluto, su chi ha preso questa decisione. Un po’ di scaricabarile col comune lo state facendo, io non ho nessuna simpatia per Pisapia, però mi pare brutto che voi scarichiate su Pisapia tutte le responsabilità; sono arrivato a difendere Pisapia, che devo fare di più nella mia vita, non posso fare niente veramente di più. Lei ce lo dica se può o ce lo dica il Governo.
  Seconda questione: perché fuori dal tribunale avete eliminato il presidio delle Forze armate e dei carabinieri, quello che lei oggi ha rivendicato come novità ? Quella missione «strade sicure», che modestamente avevo inserito quando in quell'epoca remota ero Ministro, devo dire con molta, molta obiezione da parte della sua parte politica, per non parlare dell'estrema sinistra: i militari ! Adesso ci viene a dire che sono reinseriti per presidio degli obiettivi sensibili. Non basta, la novità vera erano le pattuglie a piedi miste forze dell'ordine e militari che giravano, avessero girato a piedi, quando quello è uscito, avrebbero potuto anche incontrarlo. Non c'era un controllo fuori, c’è stato a suo tempo, ma è stato abolito. Perché è stato abolito ?
  Terza e ultima questione, non era facile immaginare, io ci passo in continuazione e...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  IGNAZIO LA RUSSA. Due minuti, un minuto e mezzo.

  PRESIDENTE. Un minuto.

  IGNAZIO LA RUSSA. Va bene. Le giuro che l'ho detto un secondo dopo che è avvenuto il fatto: è chiaro quello che è successo, è entrato da via Manara con un certificato falso. L'avevo detto più volte ai collaboratori: ma come è che quelli fanno la fila e qui entra la gente a razzo ? Lei lo sa quanti sono gli avvocati in Italia ? Sono 300 mila.

Pag. 38

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Sono 250 mila.

  IGNAZIO LA RUSSA. Va bene, 250 mila, facciamo 300 mila con i magistrati e il personale amministrativo. Da quella porta potevano entrare 300 mila persone senza controllo, senza bisogno di certificato falso, e ci può anche essere un criminale tra quelle 300 mila persone, sono tante per pensare che siano tutti savi. Chi l'ha deciso ? Non lo sappiamo. Ed è arrivato l'ordine che anche per noi avvocati, e magari anche deputati, ci sia almeno una corsia privilegiata, ma che sia con lo scanner per vedere se portiamo una pistola, o dobbiamo aspettare su questo che tutti i comitati che lei ci ha annunziato si ritrovino ? Senza comitati, dia l'ordine subito, grazie !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Grazie per la sua presenza Ministro, non possiamo far altro che unirci alle sue parole di cordoglio, cordoglio però – ricordo – rimandato troppo spesso, secondo me, alle copertine, in quanto al netto degli impegni di ognuno, noto una desolante Aula vuota su di un tema assolutamente fondamentale.
  La componente Alternativa Libera reputa di rilievo la richiesta di questa informativa urgente, relativa alla tragedia verificatasi nel tribunale di Milano. L'informativa, oggi da lei resa al Parlamento, Ministro, è fondamentale, fondamentale anche nel prosieguo, per il presente e il futuro della sicurezza stessa nel nostro Paese.
  Però, Ministro, Presidente, la strage di Milano pone alla luce problemi di oggettiva sicurezza all'interno del nostro Paese. Se è vero che siamo in presenza di uno stato di massima allerta in questo periodo, ci chiediamo come sia possibile che una persona armata possa rendersi autore, pressoché indisturbato, di una strage in un luogo che dovrebbe essere ad altissima protezione. Che senso ha, Ministro, allestire una rete di controllo ad alta efficienza, come quella dell'Expo e come quella che avverrà per il giubileo, delocalizzando, tra l'altro, dalle regioni il personale della pubblica sicurezza a quella regione e a quel tipo di manifestazione, e permettere che i controlli siano azzerati nei luoghi in cui viene amministrata e garantita la giustizia ai cittadini ?
  Siamo evidentemente, Ministro, di fronte ad un fenomeno di solitudine istituzionale. Il giudice, Ministro, deve essere percepito come colui che tutela i diritti di tutti i cittadini innanzi alla legge. È un grave errore spesso lasciare soli i magistrati; è necessario proteggere la loro incolumità. Per fare questo è necessario impiegare e non togliere risorse, come state facendo nei confronti, ad esempio, come già ricordato, degli idonei, forze pronte ad un impiego immediato.
  Si attivi, Ministro, si attivi affinché, a fronte della strage del tribunale di Milano, sebbene purtroppo in ritardo, si incrementi la sicurezza impiegando le nostre forze di polizia che, seppure operando in completa confusione, meritano, come ricordato spesso dalle principali sigle sindacali, risposte certe ed in tempi brevissimi.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Ministro della Giustizia.

Sostituzione di un componente della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro-europea (Ince).

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro-europea la deputata Gianna Malisani, in sostituzione del deputato Dario Ginefra, dimissionario.

Pag. 39

In morte dell'onorevole Franco Busetto.

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Franco Busetto, già membro della Camera dei deputati dalla III alla VI legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  Saluto gli studenti e docenti della scuola media statale «Rodari-Jussi» di San Lazzaro di Savena (Bologna), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  ALESSANDRO NACCARATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, come appena ricordato, è morto ieri a Padova Franco Busetto, deputato del Partito comunista italiano per quattro legislature.
  Busetto nacque a Napoli nel 1921 e nel 1937 conseguì il diploma di maturità classica al liceo «Tito Livio» di Padova e si iscrisse alla facoltà di ingegneria. Richiamato alle armi, partecipò alla seconda guerra mondiale, come sottotenente degli alpini nella divisione «Julia», in Francia e in Jugoslavia, e dopo 1'8 settembre aderì alla Resistenza e si iscrisse al Partito comunista italiano.
  Partigiano nelle brigate Garibaldi fu arrestato dalla polizia fascista nel luglio 1944 e deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. Sopravvissuto a quella terribile esperienza, rientrò in Italia e si laureò nel 1947. Insegnante di elettrotecnica negli istituti tecnici industriali, riprese l'attività politica, diventò consigliere comunale a Padova e segretario provinciale del Partito comunista dal 1952 al 1958. In quell'anno venne eletto alla Camera dove venne confermato fino al 1976.
  Stimato per il rigore e la competenza nell'attività parlamentare, attento ai diritti dei più deboli, si impegnò per lo sviluppo economico e la ricostruzione post bellica del Veneto, promuovendo la trasformazione di una società contadina in una moderna e ricca realtà industriale. Svolse con autorevolezza un ruolo significativo come segretario della Commissione speciale per l'istituzione dell'Enel, come vicepresidente della Commissione lavori pubblici e come questore della Camera nella VI legislatura. Fu protagonista dell'approvazione di leggi importanti per l'istituzione delle zone industriali di Padova e Venezia, per la riforma dei contratti di mezzadria, a favore dell'edilizia economico-popolare, per aiutare il Polesine e le zone di montagna del bellunese. Intuì tra i primi la necessità di intervenire in difesa dell'assetto idrogeologico del territorio. Grazie al suo lavoro fu varata la Commissione d'inchiesta sulla catastrofe del Vajont e furono approvate le leggi di riordino dopo le alluvioni del 1966 e 1967, di tutela dei Colli Euganei, per la salvaguardia della laguna di Venezia e per istituire il servizio nazionale di Protezione civile.
  Franco Busetto ha lottato con sacrifici enormi per liberare l'Italia dalla dittatura fascista e ha servito con impegno e onestà assoluti le istituzioni repubblicane.
  Ai figli Sergio e Antonella, ai nipoti e a tutta la famiglia vanno le commosse condoglianze del gruppo del Partito Democratico per la scomparsa di una figura che rappresenta un esempio da seguire per le giovani generazioni (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 15,58).

  PRESIDENTE. Avverto che l'ulteriore argomento iscritto all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato a mercoledì 22 aprile, dopo il seguito della discussione delle mozioni in materia di esenzione dall'IMU per i terreni agricoli.

Pag. 40

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 17 aprile 2015, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 16.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. De Girolamo e a. 1-659 374 302 72 152 302 107 Appr.
2 Nom. Moz. Carfagna e a. 1-791 380 357 23 179 357 107 Appr.
3 Nom. Moz. Lombardi e a. 1-794 rif. 383 375 8 188 375 107 Appr.
4 Nom. Moz. Nicchi e a. 1-798 I p. rif. 388 387 1 194 373 14 106 Appr.
5 Nom. Moz. Nicchi e a. 1-798 II p. 394 389 5 195 352 37 106 Appr.
6 Nom. Moz. Nicchi e a. 1-798 III p. 394 391 3 196 352 39 106 Appr.
7 Nom. Moz. Rostellato e a. 1-802 396 376 20 189 373 3 106 Appr.
8 Nom. Moz. Gigli e a. 1-804 rif. 393 390 3 196 371 19 106 Appr.
9 Nom. Moz. Sbrollini e a. 1-806 399 399 200 399 106 Appr.
10 Nom. Moz. Rondini e a. 1-809 I p. rif. 399 317 82 159 317 106 Appr.
11 Nom. Moz. Rondini e a. 1-809 II p. 398 328 70 165 68 260 106 Resp.
12 Nom. Moz. Rondini e a. 1-809 III p. 401 339 62 170 70 269 106 Resp.
13 Nom. Moz. Cesaro A. e a. 1-812 400 322 78 162 317 5 106 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-813 rif. 396 373 23 187 372 1 106 Appr.