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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 402 di martedì 31 marzo 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,35.

  CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale del 27 marzo 2015.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bruno Bossio, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Causin, Censore, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, D'Uva, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Faraone, Fava, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Lotti, Madia, Manciulli, Merlo, Meta, Morassut, Naccarato, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scopelliti, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Vargiu, Velo, Vignali, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (A.C. 2893-A/R) (ore 10,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2893-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Ricordo che nella seduta del 26 marzo 2015 si è concluso l'esame degli emendamenti.Pag. 2
  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2893-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2893-A/R).
  Avverto che l'ordine del giorno Frusone n. 9/2893-AR/26 deve intendersi a prima firma del deputato L'Abbate e che l'ordine del giorno Crippa n. 9/2893-AR/30 deve intendersi a prima firma del deputato Cozzolino.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Santelli n. 9/2893-AR/35, che essendo volto a prevedere iniziative idonee per il reclutamento degli idonei di concorsi per il reclutamento dei vigili del fuoco, reca un contenuto estraneo alle materie oggetto del provvedimento.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cimbro n. 9/2893-AR/1. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rampi n. 9/2893-AR/2 se riformulato, espungendo, al nono capoverso della premessa, le parole «le Forze armate italiane e (...) in particolare» – pertanto il capoverso si legge: «l'Arma dei carabinieri annovera tra le proprie fila» – e riformulando il dispositivo nel modo seguente: « considerati i primi promettenti esiti conseguiti alla proposta del Ministro Franceschini, a promuovere negli opportuni consessi internazionali, ogni ulteriore ed ancora più immediata sinergia volta a determinare la costituzione e l'impiego di appositi contingenti multinazionali di personale, operanti sotto l'egida delle organizzazioni internazionali per la sicurezza, da impiegare nei teatri operativi, a raggiunte condizioni di stabilizzazione del Paese interessato e ad esplicita richiesta di quest'ultimo, in attività di tutela del patrimonio artistico e culturale, nonché nel contrasto del traffico di opere d'arte finalizzato al finanziamento dell'azione di matrice terroristica internazionale, affidando al personale dell'Arma dei carabinieri, in virtù dell'altissima specializzazione dei propri reparti di settore, la responsabilità dei relativi nuclei, che dovranno agire in stretta simbiosi con i complessi minori delle brigate dell'Esercito dedicati alla protezione e messa in sicurezza dei beni culturali, storici, artistici ed archeologici, presenti nei territori di intervento delle Forze armate nelle missioni internazionali di pace e di stabilizzazione».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Romanini n. 9/2893-AR/3, purché sia riformulato nel modo seguente. Nel primo capoverso della premessa, dopo le parole: «Il popolo Saharawi in esilio è composto da», sostituire la parola: «oltre» con la parola: «circa»; sostituire le parole: «propria terra» con le seguenti: «regione del Sahara Occidentale, di cui il Fronte Polisario (movimento rappresentante l'etnia Saharawi) rivendica l'indipendenza»; eliminare le parole: «per lo più donne e bambini che vivono», le parole: «algerino – la Repubblica Araba Saharawi democratica (Rasd)» e le ultime parole: «oltre che i normali supporti per la gestione quotidianità»; eliminare il secondo capoverso. Nel terzo capoverso eliminare le prime parole: «dopo anni di scontri con l'esercito marocchino»; dopo le parole: «nel 1990, con la mediazione delle Nazioni Unite si è pervenuti» eliminare la parola: «arriva»; dopo le parole: «le condizioni di vita dei rifugiati», aggiungere le seguenti: «non sono migliorate»; dopo le parole: «il referendum» aggiungere le seguenti: «con cui far scegliere al popolo Saharawi tra l'indipendenza o l'autonomia all'interno dello Stato Pag. 3marocchino» ed eliminare le parole da: «di autodeterminazione» in poi. Nel quarto capoverso eliminare le parole: «del Mediterraneo» sostituendole con la parola: «contesa», cioè: «con questa regione contesa». Nel quinto capoverso dopo le parole: «le difficili condizioni di vita del popolo Saharawi» aggiungere: «completamente dipendente dagli aiuti umanitari», eliminare le parole: «continua e sistematica» e le parole: «nei territori occupati»; pertanto l'ultimo periodo si legge: «le violazioni dei diritti umani, ma anche la volontà di arrivare a una soluzione pacifica del conflitto decennale con il Marocco». Nel sesto capoverso dopo le parole: «missione internazionale» aggiungere: «di pace (MINURSO), il cui mandato viene rinnovato annualmente». Nel settimo capoverso, dopo le parole: «con concreti rischi» aggiungere: «di ripresa dello scontro, saldandosi il peggioramento della situazione socioeconomica con una situazione di malessere e di frustrazione che sta aumentando soprattutto tra la componente giovanile dei campi profughi» ed eliminare le ultime parole fino alla virgola. Per quanto riguarda l'impegno, dopo le parole: «con ogni possibile sollecitudine», aggiungere le parole: «alla partecipazione italiana alla missione MINURSO e alle iniziative di sostegno» e via dicendo.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Manciulli n. 9/2893-AR/4.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Caparini n. 9/2893-AR/5 purché sia riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole: «di matrice islamica», le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare», quindi vengono aggiunte le parole: «valutare l'opportunità».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Amendola n. 9/2893-AR/6.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2893-AR/7, Marcolin n. 9/2893-AR/8, Invernizzi n. 9/2893-AR/9 e Gianluca Pini n. 9/2893-AR/10.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rondini n. 9/2893-AR/11, purché sia riformulato nel senso di eliminare il quarto capoverso della premessa.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2893-AR/12, purché sia riformulato nel modo seguente: eliminare l'impegno così come scritto e sostituirlo con: «ad adoperarsi per ridurre al minimo il rischio che il nostro Paese venga condizionato politicamente attraverso lo strumento della presa di ostaggi, anche invitando il personale cooperante volontario italiano dipendente dalle ONG italiane o straniere a recarsi nei teatri di crisi ove queste ultime siano presenti solo dopo apposita consultazione con il MAECI sulle condizioni di sicurezza e segnalazione sul suo sito istituzionale».
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/2893-AR/13.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Coppola n. 9/2893-AR/14, purché sia riformulato nel senso di eliminare il quarto e il quinto capoverso della premessa, rimanendo inalterato l'impegno al Governo.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Faenzi n. 9/2893-AR/15.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fauttilli n. 9/2893-AR/16.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Giammanco n. 9/2893-AR/17.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2893-AR/18, a condizione che l'impegno sia riformulato nel modo seguente: dopo le parole: «il piano di impiego del contingente militare, al fine di», inserire le parole: «valutare l'opportunità». Quindi, si legge: «a modificare, ex articolo 2, comma 2, del decreto interministeriale del 27 febbraio 2015, il piano di impiego del contingente militare, al fine di valutare l'opportunità di inserire».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Sarti nn. 9/2893-AR/19, Pag. 4Ferraresi 9/2893-AR/20, Bonafede 9/2893-AR/21, Colletti 9/2893-AR/22, Agostinelli 9/2893-AR/23, Businarolo 9/2893-AR/24, Basilio 9/2893-AR/25 e L'Abbate 9/2893-AR/26, mentre formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Corda n. 9/2893-AR/27, altrimenti il parere è contrario.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/2893-AR/28, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: al secondo capoverso della premessa, eliminare l'ultimo periodo, cioè le parole: «dove l'eventuale trasferimento con carattere d'urgenza del personale non sempre può essere garantito, come avvenuto in Libia»; inoltre, modificare l'impegno nel senso di stralciare quanto previsto e inserire: «impegna il Governo a mantenere un adeguato livello di risorse in favore dell'unità di crisi della Farnesina e delle altre articolazioni dello Stato coinvolte per la pronta applicazione dei piani di evacuazione esistenti, in coerenza con il ricorso anche alle forze speciali ove necessario».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno nn. Tofalo 9/2893-AR/29, Cozzolino 9/2893-AR/30, Dadone 9/2893-AR/31, Sibilia 9/2893-AR/32, Caso 9/2893-AR/33, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/2893-AR/34, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: al primo capoverso della premessa, dopo le parole: «il PKK e YPG sono tra le», eliminare la parola: «principali» e aggiungere la parola: «varie»; eliminare, inoltre, sempre al primo capoverso, le parole: «da subito e nel silenzio della comunità internazionale»; al secondo capoverso, dopo le parole: «laica e femminista», inserire le parole: «ancorché non abbia ad oggi rinnegato il proprio passato di militanza armata»; al terzo capoverso, dopo le parole: «la risoluzione della questione curda», inserire le parole: «ancora in fase di dibattito all'interno del PKK stesso»; inoltre, sempre al terzo capoverso, dopo le parole: «Tra le proposte», aggiungere le parole: «del leader, ancora da approvare da parte del congresso del PKK», eliminando la parola: «avanzate»; infine, eliminare l'ultimo capoverso e inserire, all'inizio dell'impegno, le seguenti parole: «qualora il rinnovato processo di dialogo tra il Governo turco e i vertici del PKK desse esiti positivi, il PKK rinunciasse all'uso delle armi a scopo politico e rinnegasse il proprio passato di militanza armata, a proporre» e, poi, successivamente, come nell'impegno originario.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Santelli n. 9/2893-AR/35 è inammissibile.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Palazzotto n. 9/2893-AR/36, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: dopo la parola: «a», aggiungere le parole: «verificare la possibilità di».

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,49).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 2893-A/R)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cimbro n. 9/2893-AR/1, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rampi n. 9/2893-AR/2 e Romanini n. 9/2893-AR/3, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del Pag. 5giorno Manciulli n. 9/2893-AR/4, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2893-AR/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Amendola n. 9/2893-AR/6, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2893-AR/7, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Devo, quindi, sospendere la seduta, che, a questo punto, riprenderà alle ore 11,10. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11,10.

  PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta è iniziato l'esame degli ordini del giorno.
  Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'ordine del giorno Bonafede n. 9/2893-AR/21.
  Passiamo all'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2893-AR/7. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2893-AR/7, con il parere contrario del Governo. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2893-AR/7, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Catania... Cassano... Bolognesi... Folino... Palma... Carfagna... Impegno... Turco... Ginoble...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  269   
   Maggioranza  135   
    Hanno votato   41    
    Hanno votato no  228.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Zan e Cani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e la deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/2893-AR/8, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/2893-AR/8, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Della Valle... Locatelli... Carfagna... Baroni... Zan... Bergamini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  338   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato   44    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2893-AR/9, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2893-AR/9, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 6

  Nizzi, Piepoli, Vico, Galperti, Carinelli, Piccoli Nardelli, Di Salvo, Bratti, Bonaccorsi, Carfagna. Carinelli ha ancora problemi: sta arrivando il tecnico. Chi non ha votato ancora ? Quartapelle Procopio, La Russa. Aspettiamo Rostellato. Bechis, Rizzetto, Segoni, Baldassarre, Kronbichler, Parisi. Chi altro non ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  359   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato   47    
    Hanno votato no  312.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Marcon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2893-AR/10, non accettato dal Governo.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente, intervengo per invitare il Governo a rivedere, eventualmente anche con una riformulazione, il parere su questo ordine del giorno, anche perché la vicenda Battisti, seppur non direttamente, non immediatamente collegata con quello che è il tema di questo decreto, ha comunque un risvolto nei rapporti politico-militari che abbiamo con il Brasile. Quindi, al netto di tutte le valutazioni e le cautele che la Difesa o il Governo, in generale, vorranno adottare, penso che un segnale da parte di questo Parlamento nei confronti di una vicenda che, per troppo tempo, è rimasta sul tavolo non solo della politica, ma anche dei rapporti internazionali, debba avere, in qualche modo, una risposta, anche alla luce degli ultimi fatti che hanno coinvolto questo terrorista. Visto che si parla di antiterrorismo, non sarebbe male per un Paese civile dare una qualche forma di risposta. Quindi, cerco di capire se il Governo, magari, ha intenzione di riformulare il proprio parere su questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, tenuto conto delle precisazioni dell'onorevole Gianluca Pini e del fatto che, evidentemente, la vicenda di Cesare Battisti è una vicenda che il Governo segue con particolare attenzione, riformulo il parere, e dunque l'ordine del giorno, come segue: «Impegna il Governo ad intraprendere, tenendo conto della collaborazione esistente con il Brasile, tutte le iniziative politiche necessarie a consentire l'estradizione in Italia di Cesare Battisti».

  PRESIDENTE. Onorevole Gianluca Pini ?

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, direi che l'obiettivo politico è colto, quindi accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, accetta la riformulazione e non insiste per la votazione.

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, io voterò contro la riformulazione, mentre avrei votato a favore del testo originario, perché riteniamo che sia pleonastico l'impegno del Governo per far rientrare in Italia una persona pluricondannata con l'ergastolo per omicidi. Io credo che, così come avviene nei rapporti con l'India, il Governo non dovrebbe accettare supinamente una situazione senza azioni concrete, che, in questo caso, erano ben individuate nella modifica dei rapporti con il Brasile.
  Infatti, non vi è dubbio che, così come sosteniamo da lunghissimo tempo – ricordo che un gruppo di deputati, allora Pag. 7neanche deputati, c'era anche Giorgia Meloni, Fidanza che era deputato al Parlamento europeo, mio fratello Romano, consigliere regionale, andarono...

  PRESIDENTE. Collega, scusi se la interrompo: dal momento che il collega Pini ha accettato la riformulazione, questo ordine del giorno non lo voteremo. Io le ho dato la parola perché prima lei ha alzato la mano e io non l'ho vista, quindi ho subito dato la parola al rappresentante del Governo. Se, quindi, può concludere, così chiudiamo questo ordine del giorno e andiamo avanti.

  IGNAZIO LA RUSSA. Lei avrebbe dovuto, come correttamente ha ricordato, darmi la parola prima e io avrei potuto svolgere questo intervento sostenendo che ero a favore del testo precedente.
  Noi andammo anche in Francia a incatenarci davanti al Parlamento francese chiedendo la restituzione, chiamiamola così, l'estradizione di Battisti. A distanza di anni, così come i nostri marò sono prigionieri in India, così Battisti è libero in Brasile. Voterò, quindi, contro questa riformulazione.

  PRESIDENTE. Ricordo che non si vota, andiamo avanti.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rondini n. 9/2893-AR/11 e Allasia n. 9/2893-AR/12, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/2893-AR/13, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/2893-AR/13, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Meloni... Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  372   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato   48    
    Hanno votato no  324.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Coppola n. 9/2893-AR/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n. 9/2893-AR/15, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Faenzi n. 9/2893-AR/15, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Catania... Folino... Taricco... Cassano... Tidei... Di Lello... Galli... Gallinella... Busin... Mongiello... Toninelli... Giammanco... Pastorelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  384   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fauttilli n. 9/2893-AR/16, accettato dal Governo.Pag. 8
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Giammanco n. 9/2893-AR/17, non accettato dal Governo.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Presidente, chiedo al Governo di rivalutare questo parere contrario, altrimenti sono costretta a chiedere di porlo in votazione. Infatti, visto che si sono respinti diversi emendamenti riguardanti l'allargamento dell'organico delle forze di polizia, penso che anche in vista dell'Expo e del Giubileo, si debba necessariamente poter dare una risposta in termini di sicurezza ai cittadini, anche per quanto riguarda il rischio terrorismo che purtroppo stiamo vivendo.
  Per cui io chiedo al Governo di valutare una riformulazione, altrimenti insisto per metterlo in votazione perché credo sia necessario dare anche una risposta ai tanti idonei che hanno vinto il concorso di polizia nel 2014, come appunto idonei e non come vincitori, ma che comunque attendono di essere reclutati e di servire lo Stato anche in vista di questi importanti eventi di rilevanza internazionale.

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo chiede di intervenire.

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare...

  PRESIDENTE. La Russa, siamo nella fase in cui, se il rappresentante del Governo cambia il parere e la collega non insiste per la votazione, non c’è alcuna dichiarazione di voto. Prego, Viceministro Bubbico.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie Presidente, intervengo per confermare il parere contrario, nella consapevolezza che le questioni poste sono fondate. Quest'Aula ne ha già discusso in altre circostanze, anche durante l'esame di questo provvedimento. L'ordine del giorno non può essere accolto per due ragioni: perché si propone una deroga che può essere disposta solo per legge, e tale deroga può essere disposta in presenza della necessaria copertura finanziaria. Per questo motivo confermo il parere contrario.

  PRESIDENTE. La collega Giammanco chiede nuovamente di intervenire: ci dica se, a questo punto, insiste per porlo in votazione.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Sì, in quanto si tratta semplicemente di un ordine del giorno, per cui il Governo potrebbe benissimo disporre di una deroga in futuro. Io, per dare una risposta alle tante persone che attendono di essere assunte nel corpo delle forze di polizia, insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa. Prego, ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, ha fatto bene la collega a chiedere la votazione su questo ordine del giorno. Trovo veramente incomprensibili le parole del rappresentante del Governo. Tutti gli ordini del giorno possono impegnare il Governo ad assumere una iniziativa legislativa. Dire che ci vuole una legge è negare la ragione stessa degli ordini del giorno. Mi meraviglio, su una cosa così, una matita blu e una cancellazione dalla funzione è il meno che ci si possa aspettare – lo dico senza cattiveria – nei confronti dell'esponente del Governo che ha appena preso la parola.
  Io credo, signor Presidente, che su questo tema tutto il Parlamento possa tranquillamente votare l'ordine del giorno della collega Giammanco. Si auspica, in sostanza, che vi sia la possibilità – la possibilità, si dice – di valutare che le forze di polizia siano adeguate alle nuove e più ampie esigenze, e, in particolare, anche che tutti gli idonei al concorso per i 650 agenti della polizia di Stato possano essere utilizzati. Mi sembra che sia un invito al Governo – con la forza di un ordine del giorno, che sappiamo qual è – non solo utile, ma assolutamente necessario. Pag. 9E mi meraviglierei se non fosse votato da chi, a parole, dice di considerare la sicurezza un fatto importante.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente, intervengo innanzitutto per aggiungere all'ordine del giorno della collega Giammanco le firme di tutti i parlamentari del gruppo della Lega.
  Presidente, rubo pochissimi secondi perché tanto su questo tema abbiamo già abbondantemente parlato la settimana scorsa. Noi della Lega siamo più volte intervenuti, il Governo ha bocciato più di un emendamento in cui si chiedeva un impegno imminente del Governo per dare una risposta di sicurezza da un lato, e per dare una risposta sul futuro e sulla speranza di tanti giovani e ragazzi che ci stanno ascoltando: impegno che costa pochi milioni di euro, a differenza dei tanti milioni di euro che state spendendo e buttando via per l'accoglienza degli immigrati clandestini. Pochi milioni di euro sarebbe stata una risposta importante.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  NICOLA MOLTENI. Credo che sia scandaloso – e concludo Presidente – non solo che siano stati bocciati gli emendamenti, ma che venga bocciato un ordine del giorno che rappresenta un impegno futuro. Bocciando questo ordine del giorno, il Governo mette su questi ragazzi una pietra tombale.
  Ci saremmo aspettati, invece, un minimo di apertura, in modo tale che, in uno dei provvedimenti successivi, da parte del Governo, ci fosse almeno una piccola disponibilità che lasciasse accesa almeno una piccola fiammella per questi ragazzi, una fiammella di speranza e una fiammella per il loro futuro.
  Il Governo, bocciando questo ordine del giorno, boccia inesorabilmente la speranza di migliaia e migliaia di ragazzi che vogliono servire il nostro Paese indossando la divisa per garantire la sicurezza a milioni di cittadini del nostro Paese. È una vergogna il parere contrario del Governo ! Mi auguro che, da parte della maggioranza, da parte del Partito Democratico, ci sia un sussulto di orgoglio, soprattutto nei confronti di questi ragazzi che ci stanno ascoltando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Sono sorpreso dalle affermazioni del rappresentante del Governo, che dice che effettivamente il problema esiste e poi esprime parere contrario, non proponendo, quanto meno – visto che il problema esiste – una riformulazione con cui si impegna il Governo a valutare di assumere iniziative.
  In un contesto in cui la criminalità è dilagante, c’è necessità di rafforzare le forze dell'ordine. Ci sono interrogazioni che sono state presentate per le carenze presenti sull'intero territorio nazionale, soprattutto per quello che riguarda la polizia di Stato e tutte le questure. Sono enormi le carenze che ci sono ! Insomma, invito il Governo, quanto meno, a proporre una riformulazione, perché non mi sembra la fine del mondo se il Governo si impegna a valutare di assumere iniziative in tal senso.

  PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo. Collega Fiano, per favore; chiedo di liberare i banchi del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giammanco n. 9/2893-AR/17, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Guidesi, Capua, Bazoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 10
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  250.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  NICOLA MOLTENI. Vergogna !

  GABRIELLA GIAMMANCO. Vergogna !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2893-AR/18, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  GREGORIO FONTANA. Presidente, intervengo brevemente per dire che prendo atto di questa riformulazione. Il problema della distribuzione dei militari dell'operazione «Strade sicure» è sicuramente un problema importante, che noi abbiamo sottolineato. Mi auguro che la riformulazione proposta dal Governo non sia un ennesimo escamotage per disattendere quello che viene chiesto nell'ordine del giorno, cioè una maggiore presenza, nelle zone della Lombardia, di militari al fianco di polizia e carabinieri. Quindi, lo vedremo presto, quando i nuovi provvedimenti normativi che prevedono la distribuzione dei militari sul territorio verranno presi. Lì verificheremo se questa riformulazione è solo una scusa per eludere il problema.

  PRESIDENTE. Quindi, accetta la riformulazione ?

  GREGORIO FONTANA. Sì.

  PRESIDENTE. Quindi, essendo stata accettata la riformulazione, non posso far intervenire l'onorevole La Russa, che aveva chiesto di parlare.
  Onorevole Sarti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2893-AR/19, sul quale vi è il parere contrario del Governo ?

  GIULIA SARTI. Presidente, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di adottare, in tempi rapidi, ulteriori iniziative volte ad intervenire sul nuovo delitto di arruolamento con finalità di terrorismo, in modo tale che nella nuova normativa si possa stabilire la determinatezza della fattispecie penale e il rispetto del principio di offensività. Questo perché nell'articolo 1 di questo decreto-legge non è affatto chiaro cosa si intenda nella lettera della norma per «persona arruolata».
  La genericità del termine rischia di comportare conseguenze gravi in termini di assunzione di iniziative inquirenti nei confronti di una massa tanto eterogenea quanto numerosa di condotte. Il termine arruolati non è definito e rimane quindi suscettibile di un numero eccessivo di interpretazioni, ancora una volta rimettendo nelle mani di un magistrato una scelta che spetterebbe invece al legislatore. I principi di tipicità e determinatezza della fattispecie qui praticamente vengono violati, non si capisce come mai in quest'Aula, anzi il Governo stesso si ostina a introdurre nuovi reati per dire che sì, dobbiamo combattere il terrorismo a livello internazionale, però poi non ci si preoccupa di scriverli bene, questi nuovi reati che si stanno introducendo nel codice penale, quindi continuiamo a produrre norme che poi in realtà saranno di difficile interpretazione per chi poi dovrà applicare la legge.
  Questo è veramente svilente, è avvilente per quest'Aula non avere la possibilità di valutare nel merito e di migliorare articoli come questo primo articolo del decreto antiterrorismo. Per fortuna con un nostro emendamento approvato in Aula la scorsa settimana siamo riusciti almeno in parte a limitare la portata di un ulteriore reato creato ad hoc sempre dall'articolo 1 di questo decreto, parlo dei viaggi finalizzati al compimento delle condotte con finalità di terrorismo. Ecco, su questo articolo Pag. 11270-quater, anche qui insomma facciamoci una risata perché ormai abbiamo talmente tanti articoli nel nostro codice penale tali per cui anche il modo stesso in cui introduciamo nuovi reati sembra ridicolo; poi ricordo che nel testo del decreto venivano introdotti in fase emendativa proprio degli emendamenti del Governo stesso, che quindi modificava se stesso e poi dei subemendamenti del relatore che modificavano gli emendamenti del Governo. Insomma, cose assurde, ma tornando al merito siamo riusciti almeno a delimitare l'area di questi viaggi dicendo che essi devono essere in territorio estero, finalizzati al compimento delle condotte con finalità di terrorismo, quindi ciò è stato fatto proprio per impedire che magari un pulman che parte da Tivoli per andare in Val di Susa, per andare magari a manifestare contro il Tav, venga ricompreso in questa fattispecie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e questo è stato almeno in parte un successo. Il problema è che questi viaggi sono appunto vincolati all'articolo 270-sexies del codice penale, qui si dice che questi viaggi vengono finalizzati al compimento delle condotte con finalità di terrorismo di cui al 270-sexies, ma le condotte, se uno si legge questo articolo 270-sexies, non sono specificate, quindi indeterminatezza totale perché appunto l'articolo parla di condotte che per loro natura o contesto possono arrecare grave danno ad un Paese, eccetera, e il margine di discrezionalità dell'interprete è quindi massimo e l'ambito di applicazione è tale da ricomprendere ogni tipo di condotta, anche al di là dello specifico riferimento al terrorismo internazionale.
  Questo articolo che era stato introdotto nella legge del 2005, dall'articolo 15 di un decreto-legge poi convertito in legge, sempre per contrastare il terrorismo internazionale, era già indeterminato allora; è possibile che oggi dopo dieci anni, con un ordine del giorno che chiede finalmente di specificare quali diavolo debbano essere queste condotte finalizzate al terrorismo, non si possa pretendere l'approvazione da parte del Governo ? Quindi io invito i colleghi perché qui stiamo semplicemente chiedendo che il Governo possa adottare una nuova normativa o magari che lo facciamo noi parlamentari per finalmente specificare quali siano le condotte di cui all'articolo 270-sexies del codice penale. È un intervento che deve essere fatto il prima possibile perché non possiamo continuare a regalare ai magistrati norme che poi non sanno come applicare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, come diceva la mia collega, questo ordine del giorno è molto importante perché richiede proprio di specificare le condotte da considerare terrorismo, per evitare che i magistrati possano dare interpretazioni sbagliate.
  Con questo atto Camera ci troviamo, non soltanto davanti all'ennesimo decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni militari internazionali a cui partecipa l'Italia, tra l'altro di segno opposto tra di loro; ma, in questo caso, si aggrava la situazione, avendo il Governo inserito nei primi dieci articoli, disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo. Esso riguarda misure per il contrasto del terrorismo che avrebbero dovuto nel merito formare un omogeneo provvedimento da parte del decreto specificato.
  L'approccio preventivo della risoluzione n. 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto alla radicalizzazione dell'estremismo violento, le misure di prevenzione in senso stretto e soprattutto rispetto ai controlli sul movimento di sospetti terroristi e la risposta giudiziaria, nel senso dell'anticipo della tutela penale, erigendo a reati gli atti cosiddetti preparatori, ossia che precedono la commissione dell'atto terroristico.
  La risposta dell'Italia, se verrà approvato questo decreto, rischia di essere imprecisa ed inefficace: non si delineano interventi diretti e adeguati per la prevenzione efficace, ma al contempo si rischia Pag. 12di ottenere una compressione della libertà individuale dei cittadini.
  In effetti, anche se il decreto-legge interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo, lo fa a nostro giudizio in maniera inadeguata. L'articolo 9 istituisce, ad esempio, nuove attribuzioni al procuratore nazionale antimafia, riportando, ma solo in parte, il dettato della proposta di legge, da un anno all'esame della Commissione giustizia. Anche in questo caso, non possiamo non registrare una costante prevaricazione da parte del Governo delle tipiche prerogative parlamentari ed altrettanto incongrue appaiono le norme destinate all'aumento della pena per l'istigazione a delinquere di chi commette il fatto tramite strumenti informatici e telematici, perché appare del tutto evidente come in questo caso si debba vincolare tale aumento, in maniera estremamente stringente, a condotte e a reati riguardanti il terrorismo. Non si può sfruttare il terrorismo per perseguire in maniera particolarmente stringente fattispecie che rischiano di non avere niente a che fare con il terrorismo; ne va della libertà dei cittadini e della natura stessa della democrazia. Non si può utilizzare la decretazione d'urgenza per perseguire condotte generiche che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo.
  Con riferimento a questo ordine del giorno, come dicevo prima, all'articolo 1 non è affatto chiaro cosa si intenda, nella lettura della norma, per «persona arruolata». La genericità del termine rischia di comportare conseguenze gravi in termini di assunzione di iniziative inquirenti nei confronti di una massa tanto eterogenea, quanto numerosa, di condotte.
  Il termine «arruolati» non è definito e rimane pertanto suscettibile di un numero eccessivo di interpretazioni, ancora una volta, rimettendo nelle mani del magistrato la scelta che spetta invece al legislatore. I medesimi rilievi valgono per il nuovo reato dei viaggi finalizzati al compimento di condotte con finalità di terrorismo.

  PRESIDENTE. Colleghi, liberate i banchi del Governo, per favore.

  MATTEO MANTERO. Grazie Presidente. Questo reato viene legato al dettato dell'articolo 170-sexies del codice penale, che tuttavia non indica e nemmeno offre indicazioni circa i comportamenti che configurano i reati di terrorismo, limitandosi a parlare di condotte che per loro natura o contesto possono arrecare grave danno al Paese. Il margine di discrezionalità dell'interprete è massimo e l'ambito di applicazione è tale da ricomprendervi ogni tipo di condotta anche al di là dello specifico riferimento al terrorismo internazionale.
  Il Governo, da un lato, rivendica ancora una volta il diritto alla decretazione d'urgenza, e lo fa utilizzando il riferimento all'emergenza terrorismo internazionale, dall'altro, incide su condotte che non hanno alcuna finalità di terrorismo internazionale, ma che probabilmente costituiscono un fastidioso ostacolo alla realizzazione di un'attività permanente di elevata opportunità...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MATTEO MANTERO. ... per un interesse particolare. Concludo subito.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Mantero.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie, Presidente. Intervengo anch'io su questo importante ordine del giorno per una mia dichiarazione. La partecipazione dello Stato alle cosiddette missioni internazionali certamente andrebbe subordinata ad un piano complessivo, non certamente ciò che fa questo provvedimento di origine governativa. In particolare, il decreto mira all'ennesimo rifinanziamento di missioni internazionali, che non solo non hanno prodotto risultati concreti, a livello globale, ma che hanno aggravato la situazione, contribuendo a porre, in alcuni casi, Pag. 13le basi per la degenerazione del fenomeno, come nel caso degli eventi che hanno condotto alla nascita del cosiddetto Stato islamico in Siria ed in Iraq. Accanto al finanziamento di queste missioni, questo decreto interviene pesantemente sulla materia penale, con una norma eterogenea rispetto a quelle relative alle missioni ed incidente su ambiti estremamente sensibili, per questo oggetto di specifica protezione a livello costituzionale.
  L'intervento del Governo sembra inseguire esigenze più mediatiche che, invece, essere ponderato e bilanciato ed è del tutto generico ed indeterminato. In altre parole, il Governo è intervenuto con l'accetta in una materia in cui avrebbe dovuto intervenire con il bisturi. La norma su cui va ad intervenire è l'articolo 270-quater del codice penale, che punisce il delitto di arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale ovvero, secondo la previsione, il delitto commesso da chi arruola una o più persone per il compimento di atti di violenza, ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero o organismo internazionale. La norma in questione è già di per sé ampia e vaga e, soprattutto, dopo dieci anni dalla sua introduzione è ancora inapplicata. Solo nei giorni scorsi vi sarebbe stato il primo arresto effettuato sulla base di questa previsione, per cui non vi sono elementi per valutarne l'operatività in concreto, ovvero i problemi interpretativi che essa pone, anche a livello giurisprudenziale, in rapporto con altri reati e fattispecie. Ciò è ammesso anche nel caso degli arresti recenti, dove si ricade realmente nel reato introdotto nel 2005, che con questo decreto si va ad estendere, considerato che il terrorismo internazionale e la costituzione e promozione di associazioni ad esso finalizzate era già previsto quale reato dall'articolo 270-bis del codice penale.
  Questo punto di partenza sarebbe essenziale per intervenire sul reato od estenderlo, ma il Governo ha deciso di intervenire ugualmente, estendendo la previsione anche a chi compie l'azione di arruolarsi, che sembra ancora più vaga ed indefinibile in concreto e che involge elementi di natura prettamente psicologica, sui quali sarebbe opportuno soffermarsi prima di introdurre una disciplina limitativa della libertà.
  In base al testo della disposizione, dunque, deve essere punita la mera adesione alla richiesta di arruolamento, che non presuppone il compimento di specifici atti, sebbene sia la stessa relazione illustrativa del provvedimento a precisare che la condotta dell'arruolato, cui si fa riferimento, non si esaurisce nella prestazione del mero assenso al compimento di reati con finalità terroristiche. Sempre la relazione illustrativa afferma che la condotta in questione consiste nel mettersi seriamente e concretamente a disposizione come milite e, quindi, soggiacendo a vincoli di obbedienza gerarchica per il compimento di atti di terrorismo, pur al di fuori ed a prescindere dalla messa a disposizione con assunzione di un ruolo funzionale all'interno di una compagine associativa tradizionalmente intesa. Ciò, tuttavia, non emerge chiaramente dalla norma in questione, che, dunque, sconta un'indeterminatezza intollerabile per una norma che deve essere di natura penale.
  Alla luce della specificazione sull'ambito di operatività della norma si capisce, quindi, la necessità di un intervento più mirato in quest'ambito, che specifichi in modo più selettivo e rispondente ai canoni stringenti che i principi dell'ordinamento e quelli costituzionali impongono in materia penale, da cui l'invito all'approvazione del presente ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Qui trattiamo, sull'articolo 1, dei cosiddetti foreign fighter, da come si vede dalla relazione introduttiva che ha predisposto il Governo che, ovviamente, è una fattispecie leggermente diversa dai cosiddetti «terroristi». Di queste fattispecie se Pag. 14ne sono occupati vari Paesi, sia all'interno dell'Unione europea sia vari Paesi occidentali, quali Australia, Stati Uniti e Canada, in realtà sin dalla primavera del 2013.
  Questi Paesi non si sono solo preoccupati, come avviene adesso, dei cosiddetti foreign fighter, ovvero di coloro che, in questo caso specifico, residenti in Italia o nei Paesi cosiddetti occidentali, vadano a combattere in vere e proprie guerre, ad esempio, nel Medio Oriente, per l'ISIS o per altre organizzazioni criminali; potremmo già pensare quasi alla Libia o ad altri luoghi dove avvengono delle vere e proprie guerre civili.
  Il vero problema, in realtà, è che si dovrebbero normare due fattispecie diverse che sono state conglobate in una sola, quindi con il rischio che una tale fattispecie criminale vada a toccare solo coloro che si vanno ad addestrare, ad esempio, nei campi di addestramento in Yemen, in Pakistan o in Somalia, ma che non vada a toccare, in realtà, ciò che il Governo vuole andare a toccare, ovvero i foreign fighter, ovvero persone che, in realtà, non vanno proprio o solamente ad addestrarsi per poi compiere gli atti terroristici, bensì vanno a partecipare fattivamente e attivamente ad una guerra, quasi ad una guerra civile. Quindi, già la differenza della fattispecie penale e criminale è rilevante, tant’è vero che negli altri Paesi occidentali queste norme sono state introdotte via via in ogni Paese dalla primavera 2013, quindi parliamo di due anni fa, dunque abbastanza risalenti. In questi Paesi le autorità, soprattutto giudiziarie, non sono riuscite a criminalizzare tali comportamenti perché ritenevano molto difficoltoso, se non impossibile, dare la dimostrazione che questi soggetti si recassero in quei Paesi per commettere azioni terroristiche. Il vero problema è quello, tant’è vero che l'unica condanna che si è avuta in Occidente fino adesso riguarda una fattispecie avvenuta in Olanda da qualche mese, una fattispecie per cui non si era andati a criminalizzare per fattispecie terroristiche, bensì si era andati a criminalizzare il cosiddetto foreign fighter per crimini normali, ovvero per tentata strage o tentato omicidio. Questo fa capire, in realtà, come queste fattispecie siano state purtroppo errate in sede di redazione del provvedimento da parte del Governo ed è per questo che chiediamo un voto favorevole per questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Presidente, con questo atto non ci troviamo soltanto davanti all'ennesimo decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni militari a cui partecipa l'Italia, alcune tra l'altro di segno opposto tra di loro. In questo caso, si aggrava la situazione, avendo il Governo inserito nei primi dieci articoli disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali e a interventi di cooperazione allo sviluppo e che riguardano misure per il contrasto del terrorismo, che avrebbero dovuto, per merito, forma e omogeneità del provvedimento, far parte di un decreto specifico e non disomogeneo come quello che abbiamo oggi.
  L'approccio preventivo della risoluzione n. 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto della radicalizzazione e dell'estremismo violento, le misure di prevenzione in senso stretto, soprattutto rispetto ai controlli sul movimento dei sospetti terroristi, la risposta giudiziaria, nel senso dell'anticipo della tutela penale, erigendo a reati atti cosiddetti preparatori, ossia che precedono la commissione di un atto terroristico.
  La risposta dell'Italia, se verrà approvata la conversione di questo decreto, rischia di essere imprecisa ed inefficace. Non si delineano interventi diretti ed adeguati per una prevenzione efficace, ma al contempo si rischia di ottenere una compressione delle libertà individuali dei cittadini. In effetti, anche dove il decreto interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo, lo fa, a nostro giudizio, Pag. 15in maniera inadeguata. L'articolo 9 statuisce, ad esempio, nuove attribuzioni al procuratore nazionale antimafia riproponendo, ma solo in parte, il dettato di una proposta di legge di un anno fa all'esame della Commissione giustizia e, in questo caso, non possiamo non registrare una costante prevaricazione da parte del Governo delle tipiche prerogative parlamentari. Ed altrettanto incongrue appaiono le norme destinate all'aumento di pena per l'istigazione a delinquere di chi commette il fatto tramite strumenti informatici e telematici, perché appare del tutto evidente come in questo caso si debba vincolare tale aumento in maniera estremamente stringente a condotte e reati riguardanti il terrorismo.
  Non si può sfruttare il terrorismo per perseguire in maniera particolarmente stringente fattispecie che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo: ne va della libertà dei cittadini e della natura della nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non si può utilizzare la decretazione d'urgenza per perseguire condotte generiche, che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo.
  Con riferimento al presente ordine del giorno, anche dove il decreto interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo, lo fa in maniera incompleta. L'articolo 9 istituisce nuove attribuzioni del procuratore nazionale antimafia, riproponendo, ma solo in parte, il dettato di una proposta di legge da un anno all'esame della Commissione giustizia e giunta in uno stato avanzato dell'iter parlamentare. Un anno di lavoro che prevedeva anche l'istituzione delle direzioni distrettuali antiterrorismo e il loro coordinamento, norme che il Governo ha cestinato il 15 gennaio scorso, quando ha chiesto alla Commissione giustizia di sospendere i lavori per poter presentare il testo che noi ora stiamo esaminando.
  Il problema è che il Governo, nel testo originario del decreto, aveva previsto che il nuovo procuratore antimafia-antiterrorismo, fino ad oggi solo antimafia, fosse senza poteri specifici; non erano state coordinate le norme per dare la possibilità al procuratore e alla direzione nazionale di poter davvero esercitare le loro funzioni in materia di lotta al terrorismo.
  I poteri del procuratore non sono sovrapponibili a quelli del procuratore antimafia, ma, invece di prevedere specifiche attribuzioni e funzioni in capo allo stesso, il Governo aveva scelto di operare solo nell'aggiunta della dicitura antiterrorismo di fianco ad antimafia. Queste osservazioni sono state svolte proprio in sede di audizione dello stesso procuratore antiterrorismo Franco Roberti.
  Conseguentemente, durante l'esame degli emendamenti nelle Commissioni, si è in parte riusciti a colmare le lacune evidenziate, grazie anche ai nostri emendamenti, dotando il nuovo procuratore antiterrorismo dei poteri che gli spettano. Per questo, chiediamo che questo ordine del giorno venga approvato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sarti n. 9/2893-AR/19, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Palma, Matarrelli, Berlinghieri, Parisi, Scagliusi, Amato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  398   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no  299.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i deputati Airaudo e Nicchi hanno segnalato che non sono riusciti a votare. Chiedo al deputato Ferraresi Pag. 16se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2893-AR/20, non accettato dal Governo.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno chiede al Governo, come il precedente, un intervento legislativo futuro che possa di certo avere più accortezza degli interventi fatti da questo Governo in questo decreto assurdo.
  Credo veramente che non solo ci dobbiamo chiedere perché tante leggi vengano prodotte da questo Parlamento, ma ci dovremmo chiedere, sinceramente, se queste leggi sono buone, se sono, soprattutto, scritte bene. Come ho ripetuto diverse volte, anche a livello europeo, una cosa che si nota di questo Paese è senz'altro che vengono approvate tante leggi fatte male.
  E, quindi, ci dovremmo prendere un po’ più di tempo, un po’ più di calma per valutare anche le singole parole che vengono scritte perché qui stiamo parlando, non di leggi su materie non importanti, ma stiamo parlando di leggi in materia penale; stiamo parlando di andare a toccare il codice penale e, quando si va a toccare il codice penale, di solito non si dovrebbe fare questo per decreto-legge, ma si dovrebbe fare un intervento invece bilanciato e soprattutto specifico e determinato. E da qui appunto nasce l'ordine del giorno. Noi sappiamo che al punto 3, lettera a), dell'articolo in questione, che è l'articolo 1, viene disciplinato l'inserimento degli addestramenti in cui si specifica che anche autonomamente il soggetto può addestrarsi per le condotte dell'articolo 270-sexies, ovvero per le condotte con finalità di terrorismo. Qui già c’è un primo problema, come è già stato detto in precedenza, ossia per le condotte con finalità di terrorismo non vi è un articolo che prevede una punizione penale, ma rimanda ad altri articoli e disciplina solo le condotte. Da qui il primo problema e, infatti, sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che per la loro natura o contesto possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o a astenersi dal compiere un qualsiasi atto o a destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un'organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o da altre norme di diritto internazionale vincolanti per l'Italia. Peccato che non ci sia alcun precetto punito penalmente, ma si disciplinano solo queste condotte, che sono richiamate in tutti gli altri articoli appunto sul terrorismo.
  In realtà, si dovrebbe intervenire per specificare meglio questa norma e rivedere, appunto, l'intera sistematicità che ha questa norma con le altre. Ma si dovrebbe intervenire anche nel senso di fare nuove norme, come questa, ma nel modo più adeguato, più specifico e determinato. Questo non è successo e almeno che si usino dei termini in questo senso tecnici e specifici, usati, per esempio, per un altro articolo del codice penale, che è l'articolo 56, ovvero il delitto tentato. Per il delitto tentato si usano questi termini: chi compie atti idonei, diretti in modo non equivoco, a commettere un delitto, risponde del delitto tentato se l'azione non si compie o l'evento non si verifica. Allora, in questo senso il legislatore è stato molto attento a disciplinare quello che potrebbe essere un profilo altamente delicato. Noi, quindi, con questo ordine del giorno chiediamo un intervento legislativo successivo che preveda la facoltà del Governo di intervenire in modo da specificare meglio questo autoaddestramento e le istruzioni per il compimento dello stesso, che sia, appunto, finalizzato con atti idonei, diretti in modo non equivoco, a portare avanti le condotte di cui all'articolo 270-sexies. In questo senso, quindi, assolutamente le disposizioni per il delitto tentato sono necessarie e sono necessarie ancora di più perché stiamo parlando di pene alte e perché stiamo parlando di condotta appunto con finalità di terrorismo. Quindi, non sono condotte semplici da adottare. Se noi non Pag. 17utilizziamo neanche i termini giusti, io credo che ci sia un grave pregiudizio, non solo nei confronti dell'interprete, ma anche nei confronti dei magistrati. E i magistrati stessi sono venuti in audizione a ricordarci appunto di quanto siano indeterminate e poco specifiche le condotte che noi andiamo qui a disciplinare con questo decreto-legge e che, quindi, andavano assolutamente disciplinate. Alcuni emendamenti sono stati accettati e in questo senso, quindi, è stata fatta un'operazione positiva; altri rimangono totalmente indeterminati.

  PRESIDENTE. Concluda.

  VITTORIO FERRARESI. Quindi, questo è un impegno che assolutamente il Governo si deve prendere perché, altrimenti, appunto la giurisprudenza...

  PRESIDENTE. La ringrazio, Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. ... si ritroverà sempre in difficoltà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente, il cosiddetto decreto-legge antiterrorismo, che prevede misure urgenti per il contrasto del terrorismo nonché proroga delle missioni internazionali e delle Forze armate di polizia, è composto da provvedimenti finalizzati alla lotta contro il terrorismo e al rinnovo delle missioni italiane all'estero.
  Nella parte di competenza della II Commissione, prevede nuove ipotesi di reato: persone che si autoaddestrano, aggravanti per reati commessi attraverso Internet, detenzione di precursori di esplosivi, provvedimenti nei confronti dello straniero per la prevenzione dei reati di terrorismo, nuove norme sulla privacy, con finalità di prevenzione, e, per gli agenti sotto copertura, l'istituzione della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.
  All'interno del DL antiterrorismo sono riportate norme che, oltre a favorire il decreto missioni, risultano essere provvedimenti inefficaci nella lotta al ben più grave e importante problema del terrorismo, che ha visto purtroppo negli ultimi tempi una crescente espansione, con una serie di gravissimi attentati che sono ancora impressi nella memoria di tutti noi.
  Per la maggior parte i provvedimenti del decreto-legge in esame, invece, si delineano come altamente repressivi e limitanti dei diritti fondamentali della persona, quali quelli alla privacy, alla libera circolazione e all'espressione. Con l'introduzione nel DL degli articoli che sanciscono la nascita di una nuova figura di reato per chi organizza, finanzia e propaganda viaggi per commettere condotte terroristiche, possono essere puniti con una reclusione da tre a sei anni anche gruppi come i No TAV, che non hanno nulla a che vedere con il terrorismo, ma che si limitano a criticare la realizzazione di infrastrutture per l'alta capacità e l'alta velocità ferroviaria.
  Vi sono criticità riscontrabili anche nella punibilità, sul modello francese, di colui che si autoaddestra alle tecniche terroristiche, modificando la norma tutt'oggi in vigore, tramite la quale è punito solo colui che viene addestrato da un terzo, oppure la punibilità di un soggetto che viene reclutato con finalità di terrorismo anche fuori dai casi di partecipazione ad associazioni criminali operanti con le medesime finalità, rischiando così di assoggettare al terrorismo anche l'individuo che si interessi a determinate finalità solo per scopo informativo.
  Per quanto riguarda il cosiddetto terrorismo digitale, preso in considerazione dal DL in esame, anche il Garante italiano della privacy, Antonello Soro, ha espresso tutte le sue riserve per un decreto-legge che presenta più ombre che certezze, dichiarando che suscitano seria preoccupazione alcuni emendamenti al decreto-legge antiterrorismo approvati in Commissione, che alterano il necessario equilibrio tra privacy e sicurezza. E la stessa Corte di giustizia dell'Unione europea si è espressa Pag. 18chiaramente contro alcune procedure considerate lesive della privacy digitale, tra cui la data retention, ovvero la conservazione dei dati di traffico telefonico da parte degli operatori, per consentirne, su richiesta, l'accesso delle Forze dell'ordine. Il Garante della privacy, al riguardo, ha espressamente criticato l'emendamento che porta a due anni il termine di conservazione dei dati di traffico telematico e delle chiamate senza risposta, che attualmente è di un anno per i primi e di un mese per i secondi, sostenendo che va nel senso esattamente opposto a quello indicato dalla Corte di giustizia europea, che l'8 aprile 2014 aveva dichiarato invalida la precedente direttiva. La Corte di giustizia europea, infatti, esige un'adeguata differenziazione in base al tipo di reato, alle esigenze investigative, al tipo di dato e di mezzo di comunicazione utilizzato.
  Inammissibile è anche l'emendamento che ammette le intercettazioni preventive avviate dall'autorità di pubblica sicurezza nei confronti dei presunti sospettati, anche per i reati commessi on line o comunque con strumenti informatici. Anche in questo caso si evince un forte squilibrio tra protezione dei dati ed esigenze, attribuendo eccessivo potere alle forze di polizia, oltre a una massiccia limitazione della legge sulla privacy, in quanto non tutto ciò che viaggia in rete è passibile di monitoraggio e di analisi.
  Inaccettabile è anche la norma che il Governo prova ad inserire nel decreto-legge antiterrorismo mediante la quale prevede l'assunzione di nuovi diplomatici, stanziando 2,6 milioni di euro, a dispetto di qualsiasi spending rewiev, che ha previsto tagli pesanti, come per esempio quelli nella sanità e nell'istruzione, o che ha formalizzato il blocco delle assunzioni dei dipendenti pubblici e il blocco dei contratti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, abbiamo esaminato il testo del disegno di legge 2893-A/R del Governo, di conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto al terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  La nuova formulazione dell'articolo 270-quinquies, si aggrava con la pena prevista per il delitto di addestramento alle attività con finalità di terrorismo, quando le condotte di chi addestra o istruisce siano commesse attraverso strumenti telematici e informatici.
  Nel testo, infatti, si parla anche di «persona che avendo acquisito, anche autonomamente, le istruzioni per il compimento degli atti di cui al primo periodo, pone in essere comportamenti univocamente finalizzati alla commissione delle condotte di cui all'articolo 270-sexies». È necessaria, secondo il collega, l'emanazione di una norma che preveda la sostituzione della parola «comportamenti» con la locuzione «atti idonei diretti in modo non equivoco», mutuata dall'articolo 56 del codice penale, per conferire sia maggiore materialità che maggiore determinatezza alla fattispecie, richiamando le parole e la loro consolidata interpretazione usata dal legislatore per il delitto tentato.
  Infatti, sempre in ossequio a materialità e determinatezza, dopo l'addestramento subìto o autonomo, la punibilità dovrà scattare non quando vi sarà la prova di voler perseguire le finalità di cui all'articolo 270-sexies (Condotte con finalità di terrorismo), ma quando vi sarà la prova che l'imputato ha tentato – ripeto: ha tentato – la commissione di reati precisi (quali che siano, ma vanno individuati) animato da quelle finalità terroristiche.
  Quindi, il collega chiede di valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di adottare ulteriori iniziative volte ad intervenire affinché Pag. 19i comportamenti sanzionabili siano specificati in maniera maggiormente determinata quali «atti idonei diretti in modo non equivoco», così come previsto dall'articolo 56 del codice penale, al fine di conferire sia maggiore materialità che maggiore determinatezza alla fattispecie, richiamando le parole e la loro consolidata interpretazione usate dal legislatore per il delitto tentato.
  Presidente, a nostro avviso, è veramente importante essere precisi nella redazione delle norme per fare in modo che le stesse vengano utilizzate dai giudici in modo preciso, congruo, senza che vi sia la possibilità di diverse interpretazioni che possano ledere il motivo principale per il quale le norme vengono realizzate. Quindi, secondo noi, è assolutamente necessario modificare queste locuzioni in quanto, come dicevo, potrebbero essere interpretate in modo diverso.
  Poi soprattutto, leggendo e studiando questo decreto-legge, ci si rende conto che spesso alcuni articoli che dovrebbero essere riferiti con specificità agli atti o all'addestramento al terrorismo vengono, invece, finalizzati ad un più ampio gruppo di reati non meglio precisati. Ciò, secondo noi, è sbagliato, perché se volevamo andare ad inasprire una più ampia fattispecie di reato, secondo il MoVimento 5 Stelle, a mio avviso, bisognava emanare un decreto apposito, non inserirlo in questo decreto-legge che tra l'altro unisce, come ben sappiamo, diverse finalità quali, prima di tutto, le missioni internazionali e poi la lotta al terrorismo che non sono specificamente due cose congrue, pur perseguendo magari a tratti la stessa finalità.
  Secondo noi è assolutamente fondamentale che si intervenga al più presto per riuscire a modificare le locuzioni che ho illustrato poc'anzi ed è assolutamente importante che si continui con più precisione a fare qualsiasi proposta di legge e...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  DANIELE PESCO. ... soprattutto a modificare quei decreti che appunto, come in questo caso, non sono abbastanza precisi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, prima di entrare nel merito dell'ordine del giorno, credo sia necessario capire di che cosa stiamo parlando, cioè snocciolare un po’ di dati e un po’ di informazioni rispetto a quello che è il terrorismo, un fenomeno e un problema di carattere internazionale e, quindi, colmo di complessità e molto articolato.
  Quindi, per capire bene di cosa stiamo parlando, proviamo a definire il terrorismo, che, nella dicitura utilizzata dal Global terrorism index è: «L'uso minacciato o effettivo della forza illegale e della violenza da parte di un attore non statale per raggiungere un obiettivo politico, economico, religioso o sociale attraverso la paura, la coercizione o l'intimidazione». Secondo l'annuale ricerca pubblicata dall’Institute for economics and peace sul terrorismo globale – che è, appunto, il Global terrorism index –, le vittime del terrorismo sono quintuplicate dagli attacchi dell'11 settembre 2001 ad oggi, nonostante la «guerra al terrore» lanciata dagli USA e i 4.400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, in Afghanistan e in operazioni antiterrorismo in giro per il mondo.
  Il terrorismo è diventato un fenomeno globale, con un aumento, nel 2013, del 61 per cento di morti in attacchi terroristici nel corso dell'ultimo anno. Nel dettaglio, se nel 2000 le vittime sono state 3.361, nel 2013 l'attività terroristica è aumentata notevolmente: il numero di morti è salito addirittura a 11.133 nel 2012 e a 17.958 nel 2013, registrando, come detto, un aumento del 61 per cento. Oltre l'80 per cento delle morti per attività terroristiche nel 2013 si è verificato in soli cinque Paesi – Iraq, Afghanistan, Pakistan, Nigeria e Siria –, tuttavia, altri cinquantacinque Paesi hanno registrato vittime causate da attività terroristiche.Pag. 20
  Nello stesso periodo, il numero di Paesi che hanno subito più di cinquanta morti per attacchi terroristici è salito da quindici a ventiquattro. Nel 2013, solo in settantacinque Paesi del mondo non c’è stato un attacco terroristico. Ciò evidenzia che non è solo l'intensità del terrorismo a crescere, ma anche la sua estensione.
  Negli ultimi quarantacinque anni, l'80 per cento delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico finalizzato all'inclusione e alla risoluzione dei problemi che erano alla base del sostegno ai gruppi terroristici. Appena il 7 per cento è stato eliminato dall'uso diretto della forza militare.
  Sempre nel 2013 – dati del Global terrorism index –, il quadro terroristico mondiale è stato dominato da quattro gruppi: talebani, Boko Haram, ISIS e Al-Qaeda. Il 66 per cento di tutte le vittime di attacchi terroristici rivendicati sono stati causati proprio da questi quattro gruppi. Gli obiettivi primari di attacchi terroristici sono stati i cittadini e le proprietà private. Più del 90 per cento di tutti gli attacchi si verificano in Paesi che hanno gravi violazioni dei diritti umani: l'Iraq è il Paese più colpito dal terrorismo. Nel 2013, ci sono stati 2.492 attacchi terroristici, che hanno ucciso 6.362 persone. Nella maggior parte degli attacchi terroristici si usano esplosivi. A partire dal 2000, solo il 5 per cento erano attacchi suicidi.
  Anche se il terrorismo è in aumento, il suo impatto nel mondo è relativamente più contenuto rispetto a quello degli omicidi: 437 mila persone sono state uccise da un omicidio nel 2013. Negli Stati Uniti, un individuo è sessantaquattro volte più a rischio di essere vittima di un omicidio che di un attacco terroristico.
  Ciò per dire cosa ? Che la politica internazionale, per quanto riguarda il contrasto al terrorismo, non ha avuto alcun effetto; anzi, ha avuto un effetto peggiore, nel senso che, dopo i conflitti in Medio Oriente, gli atti di terrorismo sono aumentati a livello esponenziale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  CLAUDIO COMINARDI. Quindi, forse, bisogna rivedere tutto dal punto di vista dell'intervento militare e dell'azione da intraprendere per quanto riguarda la risoluzione di questo tipo di problemi, che, comunque...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  CLAUDIO COMINARDI. ... coinvolgono tutta la popolazione. E qui concludo. Quindi, è fondamentale che si prenda una via legata alla cooperazione e legata alla radice dei problemi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferraresi n. 9/2893-AR/20, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  397   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato   97    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Vezzali e D'Agostino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Bonafede n. 9/2893-AR/21, nella versione corretta, non accettato dal Governo.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, innanzitutto specifico che, a causa di un errore di battitura, c'era una formulazione sbagliata nel fascicolo degli ordini del Pag. 21giorno che è stato consegnato a tutti i deputati. Nella vecchia formulazione, infatti, c'era una frase in più che adesso, nella nuova e corretta formulazione, è stata eliminata. Rileggo quindi, a beneficio dell'Assemblea, il nuovo impegno che si chiede al Governo, un impegno che, voglio subito sottolineare, è specifico e non generico, in una materia in cui non può esistere nessun impegno degno di essere definito tale, se non specifico ed efficace.
  Allora, l'ordine del giorno chiede l'impegno del Governo «a valutare con particolare attenzione gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa», quindi a seguito di una ponderazione accurata delle conseguenze di questo provvedimento, «al fine di considerare l'opportunità che l'applicazione della norma possa limitarsi ai soli casi in cui il contravventore rientri nel territorio dello Stato» e qui avviene la correzione «e che la prescrizione per il reato resti sospesa fino al giorno in cui si verifichi il reingresso nel territorio italiano».
  Qui abbiamo una problematica di carattere generale, quella della prescrizione, che torna di nuovo nel dibattito relativo all'emergenza terrorismo. Anche questa volta noi combattiamo il principio distorto secondo cui la prescrizione finisce paradossalmente con il favorire il reo o colui su cui deve essere ancora accertata la verità giudiziaria, poiché la prescrizione ricordiamo, semmai, dovrebbe garantire il cosiddetto diritto all'oblio rispetto ad azioni commesse in passato, ma rispetto alle quali lo stato non sia ancora accertato.
  Insomma, di nuovo in una situazione in cui c’è una evidente peculiarità dovuta al fatto che il soggetto di cui si parla è stato all'estero, noi chiediamo che per quel periodo la prescrizione venga sospesa e poi possa riprendere, una volta che il soggetto rientra nel territorio nazionale.
  È una norma di buon senso che non fa altro che facilitare, assecondare e rendere più efficace la lotta al terrorismo. Non ha senso concepire una prescrizione che continua a decorrere durante la permanenza del soggetto all'estero, noi avevamo presentato anche un emendamento in tal senso.
  Mi rendo conto che questa è un'Aula che, di fronte all'idea della sospensione delle prescrizioni, si fa venire sempre qualche allergia, spesso per interessi personali, ma qui, per una volta in cui non parliamo di prescrizione di reati commessi da politici, almeno questa volta si poteva fare un'eccezione. D'altronde, noi abbiamo parlato della prescrizione, proprio da poco; in quel caso avevamo chiesto un impegno coraggioso che non è arrivato, purtroppo.
  Adesso, non comprendiamo le ragioni del parere contrario da parte del Governo, perché chiediamo un intervento altrettanto coraggioso in una materia in cui, stavolta, le responsabilità penali, eventuali, della politica non c'entrano. Quindi, per una volta in cui la politica può votare in maniera disinteressata, allora che lo faccia con coraggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vallascas. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Grazie Presidente, questo è un ordine del giorno volto a sollecitare un impegno preciso da parte del Governo in merito alla necessità di valutare con attenzione gli effetti delle misure previste in questo provvedimento. In particolare si sottolinea la necessità di fare chiarezza e specificare meglio quali saranno le ricadute di questo insieme di misure in relazione ai cosiddetti foreign fighters. Un aspetto particolarmente delicato che, soprattutto per le modalità operative del terrorismo internazionale, dovrebbe essere al centro di un provvedimento di materia, oltre ad essere trattato con grande precisione e competenza.
  Viceversa, come abbiamo visto nel dibattito in Aula, il decreto-legge sul terrorismo e sulle missioni internazionali è frutto di un approccio pericolosamente superficiale che il Governo ha su una molteplicità di temi ciascuno dei quali di Pag. 22grande complessità. Una complessità che avrebbe richiesto la predisposizione di tanti provvedimenti dettagliati quanti sono i temi, oggi, all'esame. La stessa trattazione delle missioni internazionali avrebbe richiesto un provvedimento per ciascuna delle missioni programmate. Viceversa, abbiamo il solito intervento del Governo che accorpa e semplifica, facendo calare dall'alto un documento che è stato accolto con grande preoccupazione da esperti e osservatori sul fenomeno del terrorismo.
  Il terrorismo internazionale – terrorismo che oggi sta dirompendo in tutta la propria drammaticità – non può essere oggetto di un decreto-legge né può esser affrontato con strumenti antiquati; strumenti vecchi che non tengono conto di come si sia diabolicamente sviluppata la fabbrica del terrore, di quali strumenti sia dotata e su quali sostegni, a livello internazionale, può contare.
  Con questo provvedimento il Governo mostra tutta la sua impreparazione di fronte alle nuove ondate di terrorismo, un terrorismo che agisce nel cuore dell'Occidente, un terrorismo che ha colpito drammaticamente l'Italia e i nostri connazionali all'estero. Di fronte alla drammaticità di un fenomeno che non sta solo premendo alla porta di casa, ma ormai è dentro casa, l'Esecutivo propone un provvedimento pervaso, in tutte le sue parti, da un sentimento di fretta; fretta con cui si cerca di colmare il ritardo accumulato per la superficialità e il pressappochismo con cui si sono guardati, per troppo tempo, gli eventi internazionali.
  In particolare, l'ordine del giorno richiama l'attenzione del Governo sui contenuti dell'articolo 4, uno dei tanti esempi con cui si manifesta l'incompetenza del Governo in materia di prevenzione e contrasto del terrorismo internazionale. Con questo articolo, che inoltre prevede misure del tutto inefficienti, questo Governo ci espone al ridicolo. Ad esempio, sono del tutto fumosi i contorni dei comportamenti che possono essere sanzionati e sono ridicole le misure di contrasto. Tra queste misure sono previste nuove fattispecie di reato con l'applicazione di forme di restrizione della libertà personale. È difficile scorgere quali comportamenti possano rientrare tra le fattispecie contemplate e perseguibili in base al testo, con il risultato che ci può essere una estensione della norma a contesti diversi rispetto a quelli per i quali il provvedimento è pensato ed è assolutamente ridicolo che, tra gli strumenti adottati per prevenire e contrastare il terrorismo, vi siano il ritiro del passaporto e l'obbligo di soggiorno nel comune di residenza abituali. Queste misure mostrano chiaramente la confusione e i ritardi con cui il Governo si appresta ad affrontare la questione difficile del terrorismo internazionale.
  Eppure, anche a un semplice osservatore non può sfuggire che le caratteristiche con cui si muove oggi il terrorismo internazionale sono completamente diverse rispetto alla visione che sembra avere l'autore di questa norma. Le modalità operative di chi vuole compiere atti rivolti a destabilizzare l'ordine, causare violenza e infondere il germe della violenza nelle nostre comunità si basano sulla velocità, le comunicazioni digitali e la grande confusione organizzativa che spesso sono nel nostro sistema. Proprio l'Italia è un caso particolare: siamo la porta dei flussi migratori e siamo anche la porta del terrorismo internazionale. I nostri sistemi di intelligence – che dovrebbe distinguere i profughi da coloro che vengono nel nostro Paese per delinquere – oggi possono fare affidamento unicamente sulle grandi capacità e competenze del personale delle forze di polizia; un personale di polizia che si caratterizza, però, per risorse limitate, organici ridotti all'osso e per l'assenza di turnover. Non possiamo affrontare il terrorismo internazionale con un personale delle forze di polizia, seppur di grande valore, che ha bisogno di un ricambio generazionale. Nel corso del dibattito in Aula abbiamo in più circostanze ribadito...

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Vallascas.

Pag. 23

  ANDREA VALLASCAS. ... che le misure approntate dal Governo con questo decreto sono inutili e in molti casi dannose.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Presidente, parlare di terrorismo deve essere fatto in maniera adeguata, perché è qualcosa che sicuramente spaventa, ed è giusto che spaventi, Presidente. Però, ci sono tanti modi per spaventare le persone, e uno di essi è quello di ridurre la loro qualità di vita, la loro qualità di lavoro, minacciarli di licenziamento, minacciarli di non rinnovo dei contratti. Penso, per esempio, Presidente, ai lavoratori della Fincantieri di Riva Trigoso, in Liguria, minacciati di non rinnovo del contratto se proseguiranno con le agitazioni, visto che adesso sono minacciati di dover usare i microchip nelle scarpe, nonostante non ci sia neanche un decreto attuativo del vergognoso Jobs Act, votato appunto dai portavoce, qui in Parlamento, del partito della disperazione. Penso al fatto che tutto il loro lavoro, che dura da 117 anni, in quella fabbrica, viene buttato al vento. Lavoratori minacciati, ai quali viene detto che dovranno solo produrre armi e navi militari perché se no chiuderà la loro ditta, la loro grande azienda, dove ci sono al momento più di mille lavoratori in maniera stanziale. Gli viene detto che devono produrre armi militari magari da vendere all'estero, quindi vogliano aumentare il rischio terroristico e poi votiamo questo provvedimento, assolutamente impreciso, con dettagli che, dal punto di vista normativo, sono assolutamente opinabili. Ho visto questi lavoratori, davvero terrorizzati, provare a manifestare il loro sdegno presso Fincantieri, una società totalmente statale che fa un'azione contro i lavoratori, contro i cittadini. D'altronde, è questa la politica che si estrinseca in questo Parlamento, con una maggioranza contraria ai cittadini, con un Governo contrario ai cittadini, con un Governo che esercita terrore sui propri cittadini.
  Che cosa succede nel mondo ? Nel mondo succede che per il lavoro ci si suicida, chi perde il lavoro, gli imprenditori che sanno che i lavoratori che resteranno a casa – se chiudono le loro aziende – non avranno neppure un reddito cittadinanza. Noi la nostra proposta l'abbiamo, con 780 euro al mese coperti e garantiti dalla Ragioneria generale dello Stato. In Italia i suicidi sono aumentati del 60 per cento nell'ultimo anno, durante appunto questo Governo del partito della disperazione, e sono molti di più delle vittime del terrorismo. Nel mondo si suicidano ogni anno circa 800 mila persone; nel mondo muoiono per omicidi, ogni anno, circa 430 mila persone; di terrorismo, nonostante il crescendo – ed è chiaro che parliamo sempre di fatti drammatici e gravissimi –, muoiono circa 17 mila persone, quindi meno dell'1 per cento delle morti auto o eterodirette che avvengono al mondo. Per cui, è giusto occuparci anche del terrorismo, ma stiamo attenti a non esercitare un'azione governativa di terrorismo verso le persone che davvero vedono sempre più i propri diritti e le proprie vite a rischio. Per cui, davvero, in questo provvedimento si vede che la normativa antiterroristica viene affrontata in maniera davvero superficiale, mentre sarebbe molto più importante affrontare le norme per dare sovranità al nostro Stato.
  Sovranità e felicità alle persone, perché in quel modo nessuno sarebbe attirato da queste forze del male e dalle forze del terrorismo, ci sarebbe una maggiore sovranità, ci sarebbe una maggiore cultura; questo Governo va assolutamente nella direzione opposta con tutti i provvedimenti che fa, sarebbe quello il modo di avere uno Stato che si difende dal terrorismo in primis con la cultura e con la forza e con la difesa che ha il proprio Stato. Ricordiamo che l'Italia fino a tre anni fa era uno Stato con i minori suicidi d'Europa, meno del cinque per 100.000 abitanti, spiccava in una classifica comunque drammatica. Adesso, con questo aumento del 60 per cento, purtroppo stiamo risalendo anche in questa classifica, che Pag. 24davvero fa paura, che davvero fa terrore e che troppo spesso viene taciuta dai media principali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Presidente, l'ordine del giorno a prima firma del collega Bonafede interviene sull'articolo 4 del provvedimento, che introduce disposizioni che consentono la comminazione di misure personali nei confronti dei cosiddetti foreign fighters. Anche qui, come in molti altri articoli del provvedimento, la disciplina dettata dal decreto appare non sufficientemente definita, in quanto rischia di ricomprendere all'interno della fattispecie astratta casi diversi da quelli che hanno ispirato la norma in esame. Si impegna pertanto il Governo a valutare con particolare attenzione gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di considerare l'opportunità che l'applicazione della norma possa limitarsi ai soli casi in cui il contravventore rientri nel territorio dello Stato e che la prescrizione per il reato resti sospesa fino al giorno in cui si verifichi il reingresso nel territorio italiano.
  Con l'atto Camera n. 2893 non ci troviamo soltanto davanti all'ennesimo decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni militari internazionali a cui partecipa l'Italia, alcune tra l'altro di segno opposto tra di loro. In questo caso si aggrava la situazione avendo il Governo inserito nei primi dieci articoli disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo e che riguardano misure per il contrasto del terrorismo che avrebbero dovuto, per merito, forma e omogeneità del provvedimento, far parte di un decreto specifico. L'approccio preventivo della Risoluzione n. 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto alla radicalizzazione e all'estremismo violento, le misure di prevenzione in senso stretto, soprattutto rispetto ai controlli sul movimento dei sospetti terroristi, la risposta giudiziaria nel senso dell'anticipo della tutela penale erigendo a reati atti cosiddetti preparatori, ossia che precedono alla commissione di un atto terroristico.
  La risposta dell'Italia, se verrà approvata la conversione di questo decreto – e così è – rischia di essere imprecisa e inefficace. Non si delineano interventi diretti e adeguati per una prevenzione efficace, ma al contempo si rischia di ottenere una compressione delle libertà individuali dei cittadini. In effetti, anche dove il decreto interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo, lo fa, a nostro giudizio, in maniera inadeguata. L'articolo 9 assegna, ad esempio, nuove attribuzioni al Procuratore nazionale antimafia riproponendo – ma solo in parte – il dettato di una proposta di legge da un anno all'esame della Commissione giustizia; anche in questo caso non possiamo non registrare una costante prevaricazione da parte del Governo delle tipiche prerogative parlamentari. Altrettanto incongrue appaiono le norme destinate all'aumento di pena per l'istigazione a delinquere di chi commette il fatto tramite strumenti informatici e telematici, perché appare del tutto evidente come in questo caso si debba vincolare tale aumento, in maniera estremamente stringente, a condotte e reati riguardanti il terrorismo. Non si può sfruttare il terrorismo per perseguire, in maniera particolarmente stringente, fattispecie che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo, ne va della libertà dei cittadini e della natura della nostra democrazia. Non si può utilizzare la decretazione d'urgenza per perseguire condotte generiche che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo.
  Con riferimento al presente ordine del giorno, il decreto in esame mira, almeno nelle intenzioni, a eliminare una serie di norme più puntuali, per un'efficace lotta al terrorismo internazionale, tuttavia sia la modalità di trattazione della materia che l'impianto normativo non appaiono adeguati Pag. 25a costituire la risposta efficacia che i cittadini si aspettano e hanno il diritto di pretendere dallo Stato.
  Illustri esponenti della lotta al terrorismo internazionale, coloro che quotidianamente si adoperano per la sicurezza nel nostro territorio, hanno evidenziato chiaramente, in sede di audizioni in Commissione, l'insufficienza delle norme contenute nel decreto, per vaghezza delle formule utilizzate. Il rilievo non è solo in relazione all'insufficienza del dettato normativo a far fronte ad un pericolo attuale e concreto, ma anche in relazione al gravissimo livello di approssimazione della disciplina delle singole fattispecie, tale da lasciare aperte applicazioni a casi concreti che restano coinvolti, malgrado non abbiano nulla a che vedere con la lotta al terrorismo internazionale. Quanto detto è particolarmente evidente, ad esempio, nelle norme relative alla configurazione di nuove ipotesi di reato o di circostanze aggravanti.
  Per questi motivi, abbiamo ritenuto necessario chiedere al Governo un impegno specifico affinché valuti con particolare attenzione gli effetti applicativi delle disposizioni relative alla disciplina delineata nel provvedimento, anche in relazione ai cosiddetti foreign fighters.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI (ore 12,40)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Presidente, io voterò contro questo ordine giorno, e desidero dire agli amici grillini che non mi risulta di avere pendenze penali.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buttiglione. Per favore, onorevole Pagano.
  Prego, onorevole.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Volevo dire agli amici grillini che non mi risulta di avere pendenze penali e che il giudizio che ho dato sulla prescrizione era un giudizio motivato unicamente da elementari principi di rispetto della persona umana e dei fondamenti del diritto.
  Per le stesse ragioni voterò contro questo ordine del giorno e l'insinuazione che qui si voti sulla prescrizione per tutelare interessi personali credo che sia indegna di quest'Aula e di persone intelligenti come stimo gli amici grillini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/2893-AR/21 (versione corretta), con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini, Tancredi, Fitzgerald Nissoli, Pagano, Civati, Vacca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  394   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato    71    
    Hanno votato no  323.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Moscatt, Franco Bordo e Di Lello hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Colletti n. 9/2893-AR/22 per il quale il presentatore insiste per la votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti, per due minuti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, con questo ordine del giorno, andiamo ad intervenire, sebbene purtroppo non con gli emendamenti, che sono stati bocciati, sulla problematica inerente la Procura nazionale antimafia e quella antiterrorismo, Pag. 26ovvero il Governo, mentre c'era in discussione un provvedimento di natura parlamentare, che in realtà conferiva nuove attribuzioni alla già intestata procura nazionale antimafia, con tutte le problematiche sull'antiterrorismo, in realtà andava a intervenire, non proprio nel solco di quegli interventi che erano stati già previsti, ad esempio con i provvedimenti che pensavo fossero già calendarizzati in Commissione giustizia, in una forma leggermente diversa e, per certi versi, incompleta, talché un tale provvedimento potrebbe addirittura andare ad inficiare le potenzialità di un'intrinseca centralizzazione della Procura antiterrorismo e della procura antimafia. Questa centralizzazione, in realtà, poteva portare a diverse competenze perché si innestano su tali problematiche diversi profili.
  Da una parte c’è l'antiterrorismo; però, sappiamo bene che l'antiterrorismo per funzionare prevede il raccordo spesso anche con le cosiddette organizzazioni mafiose presenti in loco, che possono servire, ad esempio, per la raccolta di armi – uno può pensare a esplosivi – o anche per altre fattispecie, che possono permettere di entrare in una realtà territoriale, come, ad esempio, possono essere le realtà territoriali dove è molto presente la criminalità organizzata, senza destare sospetto e, quindi, avendo a disposizione un'organizzazione ulteriore, che non è quella terroristica, per alimentare le fattispecie terroristiche.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 12,45)

  ANDREA COLLETTI. Ora, Presidente, ho capito che ho purtroppo concluso il tempo. Quindi, spero che i miei colleghi, che interverranno successivamente, possano andare ad analizzare ancora più compiutamente questo ordine del giorno, per far sì che l'Aula possa esprimere un voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Grazie, Presidente. Con l'atto Camera n. 2893-AR non ci troviamo soltanto davanti all'ennesimo decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni militari internazionali a cui partecipa l'Italia, alcune, tra l'altro, di segno opposto tra di loro. In questo caso si aggrava la situazione, avendo il Governo inserito nei primi dieci articoli disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo e che riguardano misure per il contrasto del terrorismo, che avrebbero dovuto, per merito, forma e omogeneità del provvedimento, fare parte di un decreto specifico.
  L'approccio preventivo della risoluzione n. 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto alla radicalizzazione e all'estremismo violento; le misure di prevenzione in senso stretto, soprattutto rispetto ai controlli sul movimento dei sospetti terroristi; la risposta giudiziaria, nel senso dell'anticipo della tutela penale, erigendo a reati atti cosiddetti preparatori, ossia che precedono la commissione di un atto terroristico.
  La risposta dell'Italia, se verrà approvata la conversione di questo decreto, rischia di essere imprecisa e inefficace. Non si delineano interventi diretti ed adeguati per una prevenzione efficace, ma al contempo si rischia di ottenere una compressione delle libertà individuali dei cittadini. In effetti, anche dove il decreto interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo, lo fa, a nostro giudizio, in maniera inadeguata. L'articolo 9 assegna, ad esempio, nuove attribuzioni al procuratore nazionale antimafia riproponendo, ma solo in parte, il dettato di una proposta di legge da un anno all'esame della Commissione giustizia. Anche in questo caso non possiamo non registrare una costante prevaricazione del Governo delle tipiche prerogative parlamentari.
  Ed altrettanto incongrue appaiono le norme destinate all'aumento di pena per l'istigazione a delinquere di chi commette il fatto tramite strumenti informatici e telematici, perché appare del tutto evidente Pag. 27come in questo caso si debba vincolare tale aumento in maniera estremamente stringente a condotte e reati riguardanti il terrorismo. Non si può sfruttare il terrorismo per perseguire, in maniera particolarmente stringente, fattispecie che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo: ne va della libertà dei cittadini e della natura della nostra democrazia. Non si può utilizzare la decretazione d'urgenza per perseguire condotte generiche, che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo.
  Con riferimento all'ordine del giorno, anche dove il decreto interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo, lo fa in maniera incompleta. L'articolo 9 istituisce nuove attribuzioni per il procuratore nazionale antimafia, riproponendo, ma solo in parte, il dettato di una proposta di legge da un anno all'esame, come ho detto già prima, della Commissione giustizia. Un anno di lavoro che prevedeva anche l'istituzione delle direzioni distrettuali antiterrorismo ed il loro coordinamento, norme che il Governo ha cestinato il 15 gennaio scorso, quando ha chiesto alla Commissione giustizia di sospendere i lavori per poter presentare il testo che noi ora stiamo esaminando.
  Il problema è che il Governo, nel testo originario del decreto, aveva previsto che il nuovo procuratore antimafia e antiterrorismo, fino ad oggi solo antimafia, fosse senza poteri specifici. Non erano state coordinate le norme per dare la possibilità al procuratore nazionale e alla direzione nazionale di poter davvero esercitare le loro funzioni in materia di lotta al terrorismo.
  I poteri del procuratore antiterrorismo non sono sovrapponibili a quelli del procuratore antimafia. Ma invece di prevedere specifiche attribuzioni e funzioni in capo allo stesso, il Governo aveva scelto di operare solo con l'aggiunta della dicitura «antiterrorismo» di fianco ad antimafia.
  Queste osservazioni sono state svolte proprio in sede di audizione dello stesso Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti.
  Conseguentemente, durante l'esame degli emendamenti in Commissione, si è in parte riusciti a colmare le lacune evidenziate grazie ai nostri emendamenti, dotando il nuovo procuratore antiterrorismo dei poteri che gli spettano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, è colpa mia, ma volevo sapere il parere su questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. È contrario.

  FILIPPO GALLINELLA. Immaginavo, ma era per correttezza. Allora, io provo un attimo... il Governo magari vuole intervenire.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, volevo dire che su questo ordine del giorno, il Colletti n. 9/2893-AR/22, e anche sugli ordini del giorno Agostinelli n. 9/2893-AR/23 e Businarolo n. 9/2893-AR/24, mi sono consultato anche con il Viceministro, il collega Bubbico, e con il collega Rossi e il Governo esprimerebbe parere favorevole, però trasformandolo in raccomandazione, quindi se i proponenti...

  PRESIDENTE. Quindi li accoglie come raccomandazione ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Esatto tutti e tre gli ordini del giorno: Colletti n. 9/2893-AR/22, Agostinelli n. 9/2893-AR/23 e Businarolo n. 9/2893-AR/24.

  PRESIDENTE. Chiedo, dunque, al deputato Colletti se insista per la votazione Pag. 28del suo ordine del giorno n. 9/2893-AR/22, accolto dal Governo come raccomandazione.

  ANDREA COLLETTI. Ci devo pensare.

  PRESIDENTE. Ci deve pensare ? Non è una questione, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione. Prendo atto allora che insiste per la votazione. Prego, deputato Gallinella, vada avanti.

  FILIPPO GALLINELLA. Il collega ha rifiutato l'accoglimento come raccomandazione, quindi, a questo punto, io proverò a convincere l'Aula. Colleghi, intervengo perché il Governo si è avvicinato un po’ alla posizione espressa nel nostro ordine del giorno e io mi auguro che magari quest'Aula, con la mia opera di convinzione, potrà magari votare favorevolmente su questo ordine del giorno, di cui adesso vado brevemente a richiamare le motivazioni e l'impegno, ovviamente. Il decreto-legge in esame si prefigge, come sapete, di adeguare le disposizioni normative interne ad esigenze legate all'emergenza terrorismo, questo anche in virtù della risoluzione n. 2178 adottata dal Consiglio di sicurezza dell'ONU nel 2014. Di questo decreto-legge voi sicuramente conoscete gli articoli 9 e 10: l'articolo 9 conferisce nuove attribuzioni al Procuratore nazionale antimafia riportando, ma solo in parte, il dettato di una proposta di legge da un anno all'esame della Commissione giustizia, mentre l'articolo 10 interviene in materia di coordinamento delle competenze. Per questo, con questo ordine del giorno, noi volevamo impegnare il Governo, che è appena intervenuto e ha detto che lo avrebbe accolto come raccomandazione. Ci sembra forse più logico, anche perché chiediamo al Governo solo di valutare, non era un impegno così stringente e formale. Questa valutazione era anche un atto che avrebbe, in qualche modo, avvicinato le posizioni su una materia così importante come il terrorismo, che sarebbe opportuno affrontare in maniera più completa e con più tranquillità, senza sempre queste forzature dei decreti-legge. Io non so se il Governo voglia nuovamente ripensarci. Ha detto di no. Quindi, noi comunque volevamo impegnare il Governo a valutare – lo ripeto – gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative volte a rivedere la disciplina istitutiva della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, in modo da prevedere anche l'istituzione delle relative procure distrettuali. Ora, accogliere come raccomandazione questo ordine del giorno, che prevede solo un impegno a valutare, ci sembra quasi un po’ una presa in giro. Per questo chiediamo che venga posto in votazione, come ha detto il collega Colletti, che è il firmatario dell'ordine del giorno, e per questo chiediamo all'Aula di valutare questa nostra posizione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, questo decreto-legge è l'ultimo disastro di Alfano che ha scioccato magistratura, autorità e pure parte della maggioranza. Oltre alla scandalosa introduzione di uno Stato di cyberg-polizia, che di fatto rischia di limitare la libertà di tutti i cittadini, vorrei evidenziare che, come è ormai abitudine, ci troviamo a discutere di un provvedimento che è altro rispetto al titolo con cui viene divulgato.
  Dentro questo testo, lo sappiamo, vi sono una serie di norme che hanno poco a che fare con terrorismo e missioni internazionali. Mi soffermo, in particolare, sugli articoli 9 e 10 in materia di coordinamento delle competenze della magistratura e del Procuratore nazionale antimafia. Il Governo sa bene che, proprio su questi temi, il Parlamento stava già lavorando da tempo, con un lavoro approfondito e di concertazione che stava vedendo la luce, quando, il 15 gennaio, il Governo ha chiesto alla Commissione giustizia di sospendere i lavori, per poter presentare il testo che noi ora stiamo qui esaminando. Si stava lavorando troppo bene e allora hanno sospeso i lavori. Ci si aspettava, Pag. 29ovviamente, che il testo del Governo tenesse conto del lavoro svolto dalla Commissione. Invece no: stralcia in maniera arbitraria la parte sull'istituzione delle procure distrettuali, creando, quindi, una struttura che dovrebbe affiancare il procuratore e renderlo un istituto veramente operativo. Senza un'organizzazione di questo tipo, infatti, stiamo parlando di aria fritta. Stiamo parlando, semplicemente, di cambiare l'etichetta sul citofono della procura nazionale, aggiungendo, dopo il termine «antimafia», anche quello di «antiterrorismo». In pratica, è un lavoro di restyling, per rimanere alla moda; un semplice cambiamento formale, perché anche tutte le nuove attribuzioni, che pure l'articolo 9 conferisce al procuratore e che abbiamo anche noi, come MoVimento 5 Stelle, contribuito a definire meglio in Commissione, con un lavoro di tanti e tanti emendamenti, rimarranno, naturalmente, inapplicabili. È lo stesso procuratore Roberti che lo ha spiegato in Commissione, parlando chiaramente di una scatola vuota. In pratica, siamo davanti a un paradosso: esiste la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, ma non esistono le direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo. Le procure distrettuali antiterrorismo sono rimaste esterne alla procura distrettuale antimafia. Il risultato è che i poteri del procuratore antiterrorismo non sono sovrapponibili a quelli del procuratore antimafia. Quindi, ditemi voi se questa non è una tipica assurdità tutta italiana, parole e non fatti. Quindi, Roberti, dall'alto della sua visuale, potrà, forse, spiegarci come vanno le cose, ma non avrà la possibilità di intervenire in maniera tempestiva.
  La situazione ricorda, in parte, quella delle tante authority, che paghiamo per farci raccontare le cose come stanno; però, una volta che poi sappiamo le cose come stanno, naturalmente nessuno interviene. Parlo, ad esempio, anche del settore dell'anticorruzione, dove maggiori poteri garantirebbero un tempestivo intervento dell'Anac, che potrebbe essere di aiuto nell'importantissima lotta contro la corruzione, in particolare negli appalti pubblici, e in particolare nelle grandi opere. Siamo, quindi, stanchi di pagare poltrone inutili. Con questo ordine del giorno, chiediamo di adottare ulteriori iniziative volte a rivedere la disciplina istitutiva della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, in modo da «prevenire» anche l'istituzione delle relative procure distrettuali e, soprattutto, di avvalersi del lavoro svolto nell'ultimo anno dalla Commissione giustizia – che esiste ancora, quindi, se c’è, magari usiamola – che aveva elaborato un testo che non può essere così arbitrariamente cestinato, buttato nel cestino.
  Il Governo deve smetterla di prevaricare costantemente le prerogative parlamentari, e quindi ignorare costantemente il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/2893-AR/22, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico, Nardi, Lauricella, Lavagno, Calabria...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  394   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no  313.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Agostinelli n. 9/2893-AR/23, che – ricordo – il Governo aveva accolto come raccomandazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

Pag. 30

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, ringrazio i miei colleghi che sono qui ad ascoltarmi. Con l'atto Camera 2893 non ci troviamo soltanto davanti all'ennesimo decreto-legge che proroga tutte le missioni internazionali a cui partecipa l'Italia, alcune, tra l'altro, di segno opposto tra di loro. In questo caso si aggrava la situazione, avendo il Governo inserito nei primi dieci articoli disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo, che riguardano misure per il contrasto del terrorismo che avrebbero dovuto, per merito, forma e omogeneità del provvedimento, far parte di un decreto specifico. Aggiungo che è stata anche eliminata dalla diretta specificità del decreto-legge la Commissione affari esteri, che, invece, doveva essere coinvolta quanto meno per la parte legata alle missioni internazionali.
  L'approccio preventivo della risoluzione n. 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto alla radicalizzazione dell'estremismo violento, le misure di prevenzione in senso stretto, soprattutto rispetto ai controlli sul movimento dei sospetti terroristi, la risposta giudiziaria, nel senso dell'anticipo della tutela penale, erigendo a reati atti cosiddetti preparatori, ossia che precedano la commissione di un atto terroristico.
  La risposta dell'Italia, se verrà approvata la conversione di questo decreto-legge, rischia di essere imprecisa ed inefficace. Non si delineano interventi diretti ed adeguati per una prevenzione efficace, ma al contempo si rischia di ottenere una compressione delle libertà individuali dei cittadini. In effetti, anche dove il decreto-legge interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo, lo fa, a nostro giudizio, in maniera inadeguata. L'articolo 9 assegna, ad esempio, nuove attribuzioni al procuratore nazionale antimafia, riproponendo, ma solo in parte, il dettaglio di una proposta di legge da un anno all'esame della Commissione giustizia. Anche in questo caso non possiamo non registrare una costante prevaricazione da parte del Governo delle tipiche prerogative parlamentari.
  Ed altrettanto incongrue appaiono le norme destinate all'aumento di pena per l'istigazione a delinquere di chi commette il fatto tramite strumenti informatici e telematici. Infatti, appare del tutto evidente come in questo caso si debba vincolare tale aumento in maniera estremamente stringente a condotte e reati riguardanti il terrorismo. Non si può sfruttare il terrorismo per perseguire in maniera particolarmente stringente fattispecie che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo; ne va della libertà dei cittadini e della natura della nostra democrazia. Non si può utilizzare la decretazione d'urgenza per perseguire condotte generiche che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo.
  Con riferimento al presente ordine del giorno, avevamo chiesto in fase emendativa, durante l'esame in Commissione, che l'autorizzazione di cui tratta l'articolo 6 fosse concessa dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo o per lo meno che dello svolgimento del colloquio fosse data comunicazione scritta anche ai soggetti oggetto dei colloqui personali. Almeno questa seconda richiesta è stata accolta e adesso vi è un termine per poter esercitare questi colloqui in carcere. Lo stesso termine è stato inserito per le previsioni di cui all'articolo 8, grazie all'approvazione di emendamenti redatti dai membri del Copasir.
  La nostra preoccupazione è che l'autorità giudiziaria venga nuovamente scavalcata da servizi di informazione per la sicurezza della Repubblica, in sostanza dal potere esecutivo, dato che i servizi dipendono dal Presidente del Consiglio. In tutti questi anni i rapporti tra il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e AISI, prima Sisde, sono stati oggetto di forti problematiche legate proprio al fatto che i membri dei servizi potessero entrare tranquillamente nelle carceri per via di protocolli e accordi siglati direttamente dai vertici dei due organi, esautorando completamente il controllo e le autorizzazioni Pag. 31dell'autorità giudiziaria. Si veda, solo per fare un esempio, la vicenda legata al Protocollo Farfalla, di cui per tanti anni è stata perfino negata l'esistenza, emersa proprio l'anno scorso.
  Tutt'ora vige una convenzione tra DAP e AISI, siglata nel 2010, che presenta numerose preoccupazioni per gli stessi motivi del Protocollo Farfalla. In Commissione antimafia e al Copasir in questa legislatura ci si è occupati moltissimo di questi temi ed è svilente vedere oggi che, invece di una seria legge di iniziativa parlamentare che vada a regolare e a disciplinare sia il funzionamento di questi rapporti sia le garanzie funzionali dei servizi di informazione per la sicurezza toccati dall'articolo 8, si sia scelto di intervenire attraverso un intervento diretto del Governo.
  Non si tratta solo di una questione specifica, ma esiste da tempo nel nostro Paese un'evidente mancanza di equilibrio tra intervento legislativo da parte del Governo e quelle che dovrebbero essere le prerogative legislative tipiche del Parlamento.
  Purtroppo, questa maggioranza sembra voler risolvere di fatto tale mancanza di equilibrio attraverso l'imposizione di una prevalenza governativa a scapito delle funzioni tipiche del Parlamento. Noi, invece, restiamo convinti che l'equilibrio di poteri sia l'architrave fondante su cui debba fondarsi una democrazia matura, mentre, evidentemente, molti esponenti dell'attuale maggioranza non la pensano più in questo modo.
  Chiediamo, quindi, di approvare senza raccomandazione questo ordine del giorno perché crediamo che il dipartimento antimafia sia quello che debba dare l'autorizzazione e, quindi, che questo potere non possa passare sotto le mani del Governo. Non accettiamo, dunque, la raccomandazione perché crediamo che non abbia senso in questo caso e chiediamo che i colleghi votino questo ordine del giorno secondo la formulazione attuale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Grazie Presidente, il decreto-legge in esame avrebbe dovuto adeguare le disposizioni normative interne ad esigenze legate alla cosiddetta emergenza terrorismo, nonché alla necessità di dare attuazione alla risoluzione n. 2178 del 2014, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vincolante per gli Stati. Rischia, invece, come in larga parte dimostrato dai decreti che in modo ininterrotto si sono succeduti su questi argomenti, di rappresentare, più che una soluzione al problema della minaccia del terrorismo alla pace e alla convivenza tra i popoli, il proseguimento di una politica internazionale fallimentare.
  Nell'articolo 6, così come nell'articolo 8, siamo di fronte ad un abuso di potere da parte del Governo che si fatica a giustificare nonostante il bene supremo tutelato, la sicurezza dei cittadini, sia certamente meritevole della massima attenzione e delle migliori previsioni normative.
  All'articolo 6 il decreto-legge interviene in maniera molto pesante sulla legge n. 155 del 2005, che reca misure urgenti per il contrasto al terrorismo internazionale, e sulla legge n. 124 del 2007, che disciplina i servizi informativi per la sicurezza della Repubblica. Il comma 1, lettera b), introduce una norma temporanea volta a consentire, fino al 31 gennaio 2016, ai servizi di informazione di effettuare colloqui personali con qualsiasi soggetto detenuto o internato, al fine di acquisire informazioni per la prevenzione dei delitti con finalità terroristica di matrice internazionale. La norma precisa che tali colloqui sono effettuati su richiesta del Presidente del Consiglio dei ministri, formulata anche a mezzo del direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza e previa autorizzazione del procuratore generale presso la corte d'appello di Roma, concessa quando sussistono specifici e concreti elementi informativi che rendano assolutamente indispensabile l'attività di prevenzione. Vi è, quindi, la preoccupazione che l'autorizzazione data dal procuratore generale della Pag. 32corte d'appello di Roma non sia sufficiente per garantire il necessario coinvolgimento e controllo dell'autorità giudiziaria.
  In fase emendativa, durante l'esame nelle Commissioni, avevamo chiesto che l'autorizzazione di cui tratta l'articolo 6 fosse concessa dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo o perlomeno che dello svolgimento del colloquio fosse data comunicazione scritta anche ai soggetti oggetto dei colloqui personali. Almeno questa seconda richiesta è stata accolta e adesso vi è un termine per poter esercitare questi colloqui in carcere. Lo stesso termine è stato inserito per la previsione di cui all'articolo 8 grazie all'approvazione di emendamenti redatti dai membri del Copasir.
  La nostra preoccupazione è che l'autorità giudiziaria venga nuovamente scavalcata dai servizi di informazione per la sicurezza della Repubblica e, in sostanza, dal potere esecutivo, dato che i servizi dipendono dal Presidente del Consiglio.
  La Commissione antimafia e il Copasir in questa legislatura si sono molto occupati di questi temi ed è davvero svilente vedere che, invece di una serie legge d'iniziativa parlamentare, che vada a regolare e a disciplinare sia il funzionamento di questi rapporti sia le garanzie funzionali dei servizi di informazione per la sicurezza toccati dall'articolo 8, si sia scelto di intervenire attraverso l'intervento diretto del Governo. Naturalmente, non si tratta in questo caso sempre di una questione specifica, che esiste da tempo nel nostro Paese, ma di un'evidente mancanza di equilibrio tra l'intervento legislativo da parte del Governo e quelle che dovrebbero essere le prerogative legislative tipiche di un Parlamento. Purtroppo, questa maggioranza sembra voler risolvere di fatto la mancanza di equilibrio attraverso l'imposizione della prevalenza governativa a scapito delle funzioni tipiche del Parlamento. Noi, invece, restiamo convinti che l'equilibrio di poteri sia l'architrave fondamentale su cui debba fondarsi una democrazia matura, mentre, evidentemente, molti esponenti dell'attuale maggioranza non la pensano in questo modo. Per questo, chiediamo che questo ordine del giorno venga votato così com’è.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/2893-AR/23, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma... Turco... Nuti... Pili... Grassi... Turco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  388   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no  307.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Onorevole Businarolo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2893-AR/24, accolto dal Governo come raccomandazione ?

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, con il provvedimento che è oggi all'esame dell'Aula ci troviamo di fronte al solito mix di disposizioni di contenuto completamente diverso che, come quasi sempre accade quando si ricorre alla decretazione d'urgenza, contribuiscono a generare una gran confusione e soprattutto non intervengono come dovrebbero in maniera adeguata ed efficace rispetto a quelli che sono gli obiettivi del testo. Si spazia infatti dalle misure antiterrorismo alla proroga e, dunque, ai finanziamenti delle missioni militari internazionali a cui partecipa anche l'Italia in una sequenza, ribadisco, piuttosto confusa. L'approccio preventivo della risoluzione n. 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto alla radicalizzazione e all'estremismo violento, Pag. 33le misure di prevenzione soprattutto per quanto concerne i controlli sul movimento sospetto dei sospetti terroristi, la risposta giudiziaria nel senso dell'anticipo della tutela penale, erigendo a reati atti cosiddetti preparatori ossia che precedono la commissione di un atto terroristico. Questo decreto-legge, così com’è, non darebbe invece una risposta efficace ed adeguata perché, se da un lato non contiene interventi davvero utili, dall'altro entra a gamba tesa nella sfera della libertà dei cittadini. Per quanto concerne l'ordine del giorno da me presentato, su cui auspico esprimiate voto favorevole, premetto che siamo di fronte ad un intervento particolarmente delicato che può destare non poche preoccupazioni e che, per certi versi, si fatica a comprendere e anche a giustificare. Nonostante il bene supremo tutelato, la sicurezza dei cittadini, sia certamente meritevole della massima attenzione e delle migliori previsioni normative, alcuni interventi destano non poche preoccupazioni. In particolare, con gli articoli 6 e 8 del decreto, si modifica sia la legge n. 155 del 2005, che reca misure urgenti per il contrasto al terrorismo internazionale, sia la legge che regola i servizi informativi per la sicurezza della Repubblica. Lo si fa, prevedendo, in particolare, che i direttori dei servizi di informazione per la sicurezza ovvero il personale dipendente espressamente delegato, su richiesta del Presidente del Consiglio, possano entrare nelle carceri e fare colloqui con qualsiasi detenuto o internato, che sia un boss mafioso o un ladro di polli, al fine di acquisire informazioni per la prevenzione di delitti con finalità terroristica e di matrice internazionale. L'autorizzazione per effettuare questi colloqui è concessa dal procuratore generale presso la Corte d'appello del distretto in cui si trova il soggetto da sottoporre al controllo ovvero, nel caso in cui non sia determinabile, del distretto in cui sono emerse le esigenze di prevenzione. Dello svolgimento dei colloqui è data comunicazione scritta sempre al procuratore generale di cui sopra. Il Copasir viene altresì informato di detti colloqui solo al termine delle operazioni.
  Alla luce dell'estrema delicatezza delle norme in esame – anche queste, come molte altre volte, modificate tramite decreto –, riteniamo necessario che il Governo valuti con estrema attenzione gli effetti applicativi delle disposizioni descritte, al fine di adottare ulteriori iniziative volte a prevedere che le autorizzazioni e le successive comunicazioni siano annotate in un apposito registro riservato tenuto presso la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Invito il Governo a rivalutare il parere espresso sull'ordine del giorno e a cambiarlo in favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Micillo. Ne ha facoltà. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore. Prego.

  SALVATORE MICILLO. Grazie, Presidente, questo è l'ennesimo calderone. In questo decreto, che non smentisce la linea del Governo, vi è un po’ di tutto o di tutto un po’: gli argomenti più vari, mischiati, senza distinzione tra quello che è discutibile con ciò che, invece, è indiscutibile. Mi riferisco alla proroga sulle missioni internazionali, che occupa molta parte del formulato: sono davvero meritevoli del più ampio dibattito sul perché vadano riviste, ridimensionate, abolite, un capitolo a parte, insomma.
  E, poi, c’è un provvedimento importante come le misure antiterrorismo, un'emergenza planetaria: è indiscutibile, appunto, che siano approvate, ma non di certo vanno unite ad altri argomenti. È un tema di portata mondiale e la linea renziana non può liquidarle, unendo questa impellenza ad altre cose, che devono camminare, invece, da sole.
  Le misure antiterrorismo dovevano avere un decreto ad hoc, a sé stante, non andare con altre cose; andavano ponderate bene e studiate misure efficaci, che rispettassero in pieno la magistratura, senza prevaricazioni o accavallamenti di ruolo. Non si fanno le cose «tanto per»: l'argomento Pag. 34meritava un dibattito e un provvedimento tutto suo. Così facendo, il provvedimento nasce già monco, inefficace, scarso, insufficiente. Quand’è che la politica di questo Paese la smetterà di usare iniziative tampone ?
  Parliamo di un fenomeno che è andato crescendo nel tempo, che ha mietuto vittime con attentati, che sfrutta le tecnologie più avanzate per incutere timore. Questo decreto finirà per avere solo ripercussioni nel già delicato rapporto con la magistratura: mi riferisco all'articolo 9 che istituisce nuove attribuzioni per il Procuratore nazionale antimafia. Il decreto presenta, poi, dei passaggi con cui rischia di comprimere la libertà dei cittadini.
  Sarebbe preferibile, infine, una decentralità del Presidente del Consiglio, che dovrebbe, invece, curare esclusivamente la linea politica del proprio Governo, lasciando ad altri organismi interni già esistenti il deferimento degli articoli 6 e 8 del decreto, con cui si è deciso di modificare sia la legge n. 155 del 2005, che reca misure urgenti per il contrasto al terrorismo internazionale, sia la legge n. 124 del 2007, che regola i servizi informativi per la sicurezza della Repubblica, oggi DIS, AISI e AISE.
  Vale la pena, allora, ricordare quali sono le reali e previste funzioni da svolgersi da parte del Presidente del Consiglio, funzioni elencate, tra l'altro, anche sul portale del Governo. Al Presidente del Consiglio, in quanto capo dell'Esecutivo, la Carta costituzionale conferisce un'autonoma rilevanza, facendolo il centro nevralgico dell'intera attività del Governo. Egli, infatti, ne dirige la politica generale e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuove e coordina l'attività dei Ministri. Il Presidente del Consiglio è, dunque, titolare di un potere di direzione dell'intera compagine governativa, che lo abilita a svolgere ogni iniziativa volta a mantenere omogeneità nell'azione comune della coalizione, finalizzandola alla realizzazione del programma esposto in Parlamento nel momento del voto di fiducia. Tali funzioni, però, non si spingono sino a determinare unilateralmente la politica generale del Governo, compito questo assolto collegialmente dal Consiglio dei ministri attraverso le sue deliberazioni.
  L'autorizzazione per effettuare questi colloqui è concessa dal procuratore generale presso la corte d'appello del distretto in cui si trova il soggetto da sottoporre a controllo ovvero, nel caso in cui non sia determinabile, del distretto in cui sono emerse le esigenze di prevenzione. Dello svolgimento del colloquio è data comunicazione scritta sempre al procuratore generale. Il Copasir viene altresì informato di detti colloqui al termine delle operazioni.
  Era stato chiesto dal MoVimento 5 Stelle, in fase emendativa e durante l'esame in Commissione, che detta autorizzazione fosse data dal Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo o, perlomeno, che dello svolgimento del colloquio fosse data comunicazione scritta anche a lui. Almeno questa seconda richiesta è stata accolta e vi è un termine per poter esercitare questi colloqui in carcere fino al 31 gennaio 2016.
  Non si può non restare perplessi rispetto al fatto che i direttori dei servizi di informazione per la sicurezza, ovvero il personale dipendente espressamente delegato, su richiesta del Presidente del Consiglio, possano entrare nelle carceri e fare colloqui con qualsiasi detenuto o internato; così facendo, nessuno può escludere, da oggi a un futuro prossimo, che, in nome di un paventato timore terroristico, si vada a colloquio con detenuti che nulla abbiano a che vedere con il terrorismo, al solo fine di carpirne informazioni che diversamente non si avrebbe l'adeguata giustificazione per ricevere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/2893-AR/24, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 35

  Bolognesi... Paola Bragantini... Dall'Osso... Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  387   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Matarrelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/2893-AR/25, non accettato dal Governo.

  TATIANA BASILIO. Presidente, vorrei spiegare le motivazioni per cui ho presentato questo ordine del giorno che verte sulla base distaccamento nazionale di Gibuti. Questo ordine del giorno è nato da ben due visite di sindacato ispettivo che ho fatto in due mesi, tra ottobre e dicembre, nel distaccamento nazionale della base militare italiana di Gibuti, proprio per le motivazioni per cui il Governo non ci ha mai fornito delle informazioni concrete e reali in merito al lavoro che svolgevamo in quel di Gibuti.
  Vorrei ricordare che, all'articolo 13, comma 4, della legge di proroga del finanziamento alle missioni internazionali investiamo ben 21 milioni circa di euro per delle operazioni che sono EUTM Somalia e Eucap Nestor e altre iniziative che vengono svolte dall'Unione europea; ad esempio, tra questi 21 milioni, c’è anche il finanziamento della base militare nazionale della Repubblica di Gibuti e la proroga per l'impiego delle forze militari.
  Ora, abbiamo già investito anche nello scorso decreto missioni 330 mila euro che, a nostro avviso, erano una sorta di regalo, in quanto si pagavano le certificazioni dei manuali che noi fornivamo ai militari gibutini. Ora mi ritrovo di nuovo 91 mila euro per 4 VBL Puma e 11 kit per la manutenzione alle Forze armate della Repubblica gibutina. A quanto pare la Repubblica di Gibuti ci sta proprio a cuore.
  Vorrei fare un excursus storico per comprendere le motivazioni per cui potremmo avere la necessità di avere questa base distaccamento nazionale. Fino al 2012 le acque maggiormente battute dai pirati del terzo millennio erano quelle che circondano il cosiddetto Corno d'Africa. Il problema interessava maggiormente la Somalia, ma anche Kenya, Gibuti e l'Eritrea.
  Dalla conclusione della Guerra fredda la minaccia piratesca nelle acque prospicienti il Corno d'Africa è andata sempre crescendo, con un grande incremento di episodi a partire dal 2015, fino a investire un'area di azione che oggi si estende a destra fino a 500 miglia, a sud fino a mille miglia dalla Somalia, penetrando addirittura nel cuore dell'oceano Indiano, nei pressi dello stretto di Hormuz e delle coste meridionali dell'India.
  Attraverso il Canale di Suez, dove operavano gran parte dei pirati somali, passano ogni anno tra ventiduemila e venticinquemila imbarcazioni, che sono circa il 75 per cento del flusso totale dei mercantili portacontainers, e 3,3 milioni di barili di petrolio greggio al giorno, equivalenti a circa il 30 per cento del fabbisogno energetico mondiale. Circa il 60 per cento del commercio estero italiano viaggia su mare e oltre duemila navi controllate da interessi italiani, novecento delle quali battenti bandiera tricolore, viaggiano ogni anno in acque con alto rischio di attacchi pirateschi.
  Le statistiche dell'IMB, ossia l'Ufficio marittimo internazionale, indicano che gli attacchi dei pirati sono diminuiti nel 2013 dell'11 per cento, scendendo a 264 incidenti registrati: 106 di questi si sono verificati nelle acque indonesiane, zona che registra un incremento del 700 per cento rispetto al 2009. La maggior parte degli attacchi continuano ad essere semplici furti opportunistici di basso livello eseguiti da piccole bande, ma in assenza di adeguate iniziative di contrasto vi è la possibilità di un'evoluzione verso forme di Pag. 36pirateria maggiormente organizzate. Forme più organizzate di pirateria sono già rinvenibili nel nuovo punto caldo emergente del Golfo di Guinea, con 48 incidenti nel 2013, equivalenti al 18 per cento di tutti gli attacchi mondiali. Gli attacchi dei pirati sono invece positivamente diminuiti in Somalia, con soli sette casi segnalati nel 2013, rispetto ai 160 del 2011.
  Il numero di basi militari delle potenze occidentali nella Repubblica del Gibuti crescono in questi anni e hanno avuto l'effetto di contribuire all'allontanamento, dalle rotte del Corno d'Africa, del fenomeno della pirateria. Se questo è un successo dal punto di vista militare, esso pone, però, diversi rilievi critici da un punto di vista politico della sovranità nazionale dei Paesi del Corno d'Africa e sotto il profilo del diritto internazionale. Appare evidente che non può esser una soluzione il fatto che ogni Paese si faccia la propria base militare e si impone la necessità di superare l'attuale fase di «polizia privata» dentro un più condiviso quadro della comunità internazionale. Quindi, proprio per questo motivo, avevamo impegnato il Governo e spero che almeno il Governo...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, deputata Basilio.

  TATIANA BASILIO. Spero che il Governo possa prendere in considerazione di assumere un'iniziativa presso le Nazioni Unite, anche con il coinvolgimento dei Paesi che oggi dispiegano militari nella Repubblica di Gibuti e nei Paesi del Corno d'Africa, in quanto secondo noi, non è sostenibile che ogni Paese, per andare a difendere il proprio traffico commerciale internazionale, ossia i propri interessi, vada a mettere una singola bandierina, la bandiera della propria nazione.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  TATIANA BASILIO. Ci vorrebbe, a questo punto, un intervento ONU, in quanto siamo ben consapevoli che un controllo sulla pirateria sia necessario in quella zona e in quella parte di mare. Essendomi recata per ben due volte, in due mesi, lì, ho riscontrato quanto un controllo sia necessario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Grazie Presidente, mi ricollego anch'io a quanto stava dicendo la collega Basilio. Della base di Gibuti si parla all'articolo 13, comma 4, dove viene autorizzata, a decorrere dal 1o gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di euro 21.235.771. Questo per la proroga della partecipazione di personale militare a varie missioni; le missioni dell'Unione europea EUTM Somalia e EUCAP Nestor e poi alle ulteriori iniziative dell'Unione europea per la Regional maritime capacity building nel Corno d'Africa e nell'Oceano indiano occidentale, nonché per il funzionamento della base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti e per la proroga dell'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane, di cui all'articolo 3, comma 5, del decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109.
  Quindi, abbiamo fatto una valutazione durante questo lavoro, sia in Commissione che in Aula; secondo noi ci sono missioni che possono essere chiuse e vorrei, ad esempio, sottolineare, appunto, come durante il lavoro di Commissione, sempre grazie al MoVimento 5 Stelle, sia stato deciso, ad esempio, di far terminare altre due piccole missioni entro il 31 marzo 2015: la missione nella Repubblica centrafricana, Mozambico, come anche la missione in Libia. Poi, invece, ci sono missioni che, comunque, hanno una forte valenza strategica, come la missione italiana presso Gibuti, perché, come già anticipava la collega Basilio, il traffico merci in quella zona, la zona del Canale di Suez, ha una consistenza importante. Vi passano ogni anno tra le ventiduemila e le venticinquemila imbarcazioni, sono circa il 75 per cento del flusso totale dei mercantili portacontainer, e circa il 60 per cento del commercio estero italiano viaggia su mare, Pag. 37quindi capiamo bene che ha una sua importanza. Questo però non significa che siamo d'accordo con un'ulteriore espansione che era quella prevista sempre all'articolo 13, comma 4, infatti, avevamo proposto un emendamento per togliere le ulteriore iniziative dell'Unione europea per la Regional maritime capacity building nel Corno d'Africa e nell'Oceano indiano occidentale; chiedevamo di sopprimere questa parte con un emendamento.
  Poi, l'altra riflessione che vorrei fare in merito, visto che questo Paese soffre di perenne amnesia, è ricordare che, a settembre scorso, sul decreto-legge missioni internazionali, esaminando le voci di spesa, avevamo chiesto che fosse tolto lo stanziamento da 333 mila euro per la traduzione in francese di manuali tecnici dei veicoli Puma e semoventi M109, che erano già stati regalati da decreti precedenti alla Repubblica di Gibuti.
  Sono questi i provvedimenti targati Governo Renzi che rovinano anche la valenza strategica di determinate missioni come quella a Gibuti, di cui, invece, proponiamo una razionalizzazione. Infatti, con questo ordine del giorno proponiamo il superamento dell'attuale situazione di basi militari nazionali distinte tra loro. Infatti, ci sono diversi Paesi coinvolti nella valenza strategica del Canale di Suez per il commercio internazionale. Allora, visto che si tratta di una questione internazionale, proponiamo che la tutela contro la pirateria a favore del commercio sia una tutela portata avanti da un'unica base dell'ONU. Questo significherebbe accorpare le forze dei vari Paesi. Quindi, si accorpano le forze e in questo modo si accorpano anche le spese, dal momento che poi, tra l'altro, anche sulla spesa per l'affitto della nostra base a Gibuti tuttora non si hanno informazioni chiare.
  Quindi, riteniamo che questa razionalizzazione sia assolutamente di buonsenso e sia anche una razionalizzazione che ci consente di risparmiare, visto che siamo anche in un momento di crisi. Vediamo se il Governo intende andare in questa direzione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Basilio n. 9/2893-AR/25, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Monchiero, Lombardi, Ciprini, Dall'Osso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  355   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato   86    
    Hanno votato no  269.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 15,05).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Artini, Bratti, Caparini, Dambruoso, De Girolamo, Di Lello, Fedriga, Ferranti, Gregorio Fontana, La Russa, Manciulli, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rossomando e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 38

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2893-A/R.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 2893-A/R)

  PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno Basilio n. 9/2893-AR/25.
  Passiamo all'esame dell'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2893-AR/26. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente. Il decreto-legge in esame prevede alla lettera b) dell'articolo 14 la concessione di materiale di armamento alla Repubblica d'Iraq pari a 220.000 euro; tale disposizione non chiarisce affatto se tale materiale sarà destinato al governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, sia pure tramite quello della Repubblica d'Iraq, quindi con questo ordine del giorno impegnamo il Governo a verificare e monitorare che queste armi arrivino effettivamente ai curdi e non restino, come è quasi certo, nella sola disponibilità del Governo della Repubblica d'Iraq; in tal senso si potrebbero far transitare le armi per Baghdad ma inviandole direttamente all'aeroporto internazionale di Erbil.
  Per quanto riguarda la questione armamenti ricordiamo che la relazione annuale 2013 sull'export armi è stata trasmessa dal Governo e annunciata nella seduta del 25 giugno 2014. Ai sensi della legge 9 luglio 1990 n. 185, all'articolo 5, comma 1, vi è l'obbligo governativo di riferire analiticamente alle Commissioni parlamentari circa i contenuti della relazione entro 30 giorni dalla sua trasmissione. Cosa manca nella richiamata relazione ? Prima di tutto manca il rapporto tra Governo e associazioni sul controllo delle esportazioni di armamenti, senza citare il passaggio presente nei passati rapporti. Ad esempio, l'impegno del Governo a continuare il dialogo con i rappresentanti delle organizzazioni non governative (ONG) interessate al controllo delle esportazioni e dei trasferimenti dei materiali da armamento con la finalità di favorire una più puntuale e trasparente informazione nei temi di interesse. Manca, inoltre, l'allegato che per diversi anni ha riportato l'elenco dei paesi ritenuti dall'ONU responsabili di gravi violazioni di diritti umani o che destano preoccupazione sotto tale profilo, il cosiddetto Allegato C. Tale allegato risulta quindi mancante da alcuni anni. Manca anche il riepilogo in dettaglio, suddiviso per istituti di credito. Quest'ultimo è stato sostituito da un riepilogo in dettaglio suddiviso per aziende, che non rende possibile conoscere i dettagli delle singole operazioni autorizzate agli istituti di credito, rendendo così impossibile il controllo parlamentare sulle conformità delle operazioni autorizzate dal Ministero dell'economia e delle finanze con il dettato legislativo. Con la riscrittura dell'articolo 27 della legge n. 185 del 1990, le banche non sono più obbligate a chiedere l'autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, cosiddetto MEF, per i trasferimenti bancari collegati a operazioni in tema di armamenti. Tutte le transazioni bancarie concernenti le operazioni disciplinate dalla presente legge devono essere semplicemente comunicate entro 30 giorni dalla loro effettuazione al Ministero dell'economia e delle finanze.
  Il primo aprile 2013 è stato approvato e sottoscritto in seno all'Assemblea generale della Nazioni Unite il trattato sul commercio internazionale delle armi Arms trade treaty (ATT). Per quanto riguarda l'esportazione l'articolo 7 del trattato ATT impone un'attenta valutazione della destinazione che le armi avranno nel paese importatore.
  Ai sensi dell'articolo 1, comma 6, della citata legge n. 185, l'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati verso i paesi in stato di conflitto armato in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse Pag. 39deliberazioni del Consiglio dei ministri da adottare previo parere delle Camere.
  L'intermediazione di materiale d'armamento è anche vietato verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione o verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni unite o dell'Unione europea o da parte dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, verso i Paesi i cui Governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa. Chiediamo quindi che questo ordine del giorno venga approvato favorevolmente per poter verificare l'esatta ubicazione degli armamenti che invieremo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, con l'atto Camera 2893-A/R non ci troviamo soltanto davanti all'ennesimo decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni militari internazionali a cui partecipa l'Italia, alcune tra l'altro di segno opposto tra di loro. In questo caso si aggrava la situazione avendo il Governo inserito nei primi dieci articoli disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo che riguardano misure per il contrasto al terrorismo che avrebbero dovuto, per merito, forma e omogeneità del provvedimento, far parte di un decreto-legge specifico. L'approccio preventivo della risoluzione 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto alla radicalizzazione e all'estremismo violento, le misure di prevenzione in senso stretto, soprattutto rispetto ai controlli sul movimento dei sospetti terroristi, la risposta giudiziaria nel senso dell'anticipo della tutela penale erigendo a reati atti cosiddetti preparatori, ossia che precedono la commissione di un atto terroristico. La risposta dell'Italia, se verrà approvata la conversione di questo decreto, rischia di essere imprecisa ed inefficace proprio come qualsiasi misura di questo Governo, quindi siete pienamente in linea. Non si delineano gli interventi diretti e adeguati per una prevenzione efficace, ma della prevenzione questo Governo non ne conosce minimamente il significato, dato che fa sempre tutto «post» e poi si è costretti a intervenire continuamente per correggere sempre il tiro delle misure sbagliate, ma al contempo si rischia di ottenere una compressione delle libertà individuali dei cittadini. In effetti anche dove il decreto interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo lo fa, a nostro giudizio, in maniera inadeguata. L'articolo 9 assegna ad esempio nuove attribuzioni al procuratore nazionale antimafia riproponendo – ma solo in parte – il dettato di una proposta di legge che è da un anno all'esame della Commissione giustizia quando, in questo caso, non possiamo non registrare una costante prevaricazione da parte del Governo delle tipiche prerogative parlamentari. Quindi eravate qui a spellarvi le mani mentre il Presidente della Repubblica leggeva il suo discorso e chiedeva meno atti del Governo che andassero ad esautorare il lavoro del Parlamento, voi puntualmente ve ne fregate e continuate con queste modalità che stanno trasformando questa nostra Repubblica in una dittatura mascherata. Ed altrettanto incongrue appaiono le norme destinate all'aumento di pena per l'istigazione a delinquere di chi commette il fatto tramite strumenti informatici o telematici perché appare del tutto evidente come in questo caso si debba vincolare tale aumento in maniera estremamente stringente a condotte e reati riguardanti il terrorismo. Non si può sfruttare il terrorismo per perseguire in maniera particolarmente stringente fattispecie che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo.
  Ne va della libertà dei cittadini e della natura della nostra democrazia, di cui voi non conoscete il significato. Non si può Pag. 40utilizzare la decretazione d'urgenza per perseguire condotte generiche, che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo.
  Con riferimento al presente ordine del giorno, alla luce della volontà espressa dal Governo, si ritiene necessario intervenire affinché si possa essere certi che gli armamenti siano destinati, in particolare, al Governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, sia pure tramite quello della Repubblica d'Iraq.
  Quindi, non è possibile, non c’è nessuna ragione per non votare favorevolmente su questo ordine del giorno.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Mi segnalano che la Commissione lavoro sarebbe ancora in convocazione per audizioni. Quindi, voglio chiedere se avete questa informazione e se può essere sconvocata per partecipare ai lavori dell'Aula.

  PRESIDENTE. Verifichiamo subito, onorevole Sibilia, e ovviamente se la Commissione è riunita deve assolutamente sconvocarsi. In questo caso io sospendo la seduta finché non abbiamo certezza che la Commissione sia sconvocata. È l'ennesima volta e credo che si sia obiettivamente superato il limite. Quindi, spero che l'informazione che ci ha dato l'onorevole Sibilia non sia corretta; diversamente...

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Immagino che intenda intervenire sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Sì, Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Confermo quanto appena detto dal collega, nel senso che la Commissione lavoro è attualmente in seduta per l'indagine conoscitiva sui call center, nel senso che non c’è tecnicamente una seduta della Commissione ma è in svolgimento una riunione nella Sala del mappamondo per un'indagine conoscitiva sulle problematiche del mondo dei call center.
  Quindi, starà al suo giudizio, evidentemente, decidere se sospendere la seduta o meno.

  SERGIO PIZZOLANTE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, confermo che la Commissione lavoro non è in seduta e non è nemmeno convocata per un'indagine conoscitiva. Si tratta semplicemente di un convegno promosso dalla Commissione lavoro.

  PRESIDENTE. Allora, facciamo così: a noi risulta che le Commissioni siano tutte sconvocate. Però, a questo punto diamo mandato e informiamo tutte le Commissioni che alle ore 15,20 riprenderà la seduta.
  Quindi, sospendo la seduta per cinque minuti.

  La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,20.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Informo i colleghi che quello che si sta svolgendo è un convegno. Ovviamente è nella piena libertà di tutti i deputati partecipare a un convegno, ma non è una riunione formale della Commissione. Quindi, le Commissioni sono sconvocate e possiamo proseguire con i nostri lavori. Eravamo rimasti all'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2893-AR/26.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2893-AR/26, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 41

  Bolognesi, Carfagna, Ravetto, Giorgio Piccolo, Brandolin, Marroni, Folino, Vico, Artini, Zardini, Saltamartini, Amoddio, Malpezzi, Bombassei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  349   
   Votanti  329   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato   75    
    Hanno votato no  254.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Chiedo alla presentatrice se insista per la votazione dell'ordine del giorno Corda n. 9/2893-AR/27.

  EMANUELA CORDA. Grazie Presidente, so che c’è un invito al ritiro, però preferiamo che venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. No, a dire il vero c’è proprio un parere contrario.

  EMANUELA CORDA. Perfetto, comunque vorrei intervenire.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, c’è un invito al ritiro, ha ragione lei. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente. Intervengo perché questo è un argomento che ci interessa particolarmente. Abbiamo già presentato una proposta di legge ed è già stata istituita un'altra Commissione d'inchiesta sul tema delle vaccinazioni nei confronti del personale militare, quindi con questo ordine del giorno intendiamo impegnare il Governo ancor più su questo tema affinché siano applicate tutte le normative vigenti. La questione dei vaccini somministrati al personale militare tocca oggi la sensibilità di molti, poiché si è finalmente preso atto di un problema che esiste, mentre qualche decennio fa era difficile anche parlarne e chi denunciava problematiche relative a tale questione veniva quasi tacciato di eresia. La vaccinazione militare è stata trattata anche nella scorsa legislatura, proprio nell'ambito di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale militare impiegato nelle missioni operative non solo in territorio internazionale, ma anche nazionale. Proprio nell'ambito di tale Commissione, si è ipotizzata una correlazione tra specifiche patologie invalidanti contratte dal personale militare e una errata somministrazione dei vaccini.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Corda. Onorevole Marazziti... onorevole Marazziti, il sottosegretario sta qui anche per ascoltare gli altri, anzi soprattutto per ascoltare gli altri. Prego, onorevole Corda.

  EMANUELA CORDA. Nello specifico possiamo pensare, ad esempio, al fatto che a molti militari venissero inoculate massicce dosi di farmaci diversi in un arco temporale troppo esiguo. Quindi, in questi casi il rischio che l'organismo reagisse negativamente era abbastanza elevato e, quindi, tali organismi venivano aggrediti evidentemente da agenti patogeni con più facilità. La correlazione tra l'errata somministrazione di vaccini e alcune patologie è stata, inoltre, confermata anche da una recente sentenza del tribunale di Ferrara.
  Sentenza che ha riconosciuto al ricorrente la corresponsione di un assegno una tantum, condannando, dunque, il Ministero della salute al pagamento del relativo trattamento economico. Quindi, con questo ordine del giorno intendiamo impegnare il Governo affinché verifichi la corretta applicazione delle norme vigenti, per tutelare quelle persone che abbiano contratto patologie invalidanti nel corso di missioni operative, ovunque siano state svolte.
  Ovviamente, ci riferiamo a soggetti vari, a prescindere dallo status, siano essi militari o civili, poiché non è pensabile che un lavoratore che serve lo Stato sia utilizzato Pag. 42come cavia da laboratorio ad appannaggio di chissà quale interesse e di chi. Ci vengono in mente, per esempio, le case farmaceutiche: non vorremmo che questa pratica della vaccinazione massiccia, e quindi l'inoculazione di farmaci diversi in un arco temporale così breve, sia, in realtà, una pratica che possa favorire, magari, le grosse case farmaceutiche.
  Questo sarebbe veramente scandaloso e, comunque, su questa questione, va fatta luce al più presto. Ripeto: è stata istituita un'altra Commissione di inchiesta anche in questa legislatura, però, ribadisco, l'impegno al Governo affinché si vigili e affinché tutte le normative vigenti siano rispettate va ribadito, poiché, ad oggi, comunque, sono tante le persone che si sono ammalate, tante le persone...

  PRESIDENTE. Concluda.

  EMANUELA CORDA. ...che meritano risposte – la ringrazio e vado a concludere – e, soprattutto, chiediamo che anche ai militari venga riconosciuta la dignità di lavoratori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Il 27 gennaio 2014 un quotidiano dà questo titolo: «Tumore legato al vaccino fatto durante il militare: Ministero della salute condannato». Sentenza storica: il tribunale di Ferrara ha stabilito che la famiglia di Francesco Finessi, alpino di 22 anni di Codigoro, morto nel 2002 per un linfoma non Hodgkin, sarà risarcita. Il giudice: «Farmaci somministrati macroscopicamente in modo sbagliato dai medici».
  Il Ministero della salute è condannato dal tribunale di Ferrara, che, per la prima volta in Italia, ha riconosciuto un nesso di causalità tra il tumore e i vaccini fatti durante il servizio militare di leva. Dopo 10 anni di battaglie giudiziarie, la famiglia di Francesco Finessi, alpino di 22 anni di Codigoro, morto nel 2002 per un linfoma non Hodgkin, sarà risarcita.
  Ma non solo. Il 24 giugno 2014 un altro quotidiano titola: «Vaccini mortali ai militari, due sentenze condannano lo Stato». Il TAR del Friuli e la Corte d'appello di Lecce riconoscono le responsabilità dei Ministeri della difesa e della salute nei casi di morti sospette denunciate da un'inchiesta di la Repubblica. L'avvocato: «Ora devono ammettere che si tratta di una malattia professionale».
  Ma non è tutto, perché, negli stessi giorni, la Corte d'appello di Lecce ha condannato il Ministero della salute in appello a risarcire la famiglia di Fabio, anche lui militare morto per leucemia dopo un bombardamento di vaccini. Fabio si è spento nel 2002, Francesco nel 2008. Da quel momento è iniziata una battaglia legale infinita per veder riconosciute le responsabilità di chi ha causato a loro e ad almeno altri 2.800 ragazzi un abbassamento delle difese immunitarie da risultare letale.
  Finita la licenza, quando uscì di casa con lo zaino sulle spalle, sul pianerottolo, davanti all'ascensore, tornò un momento indietro, abbracciò la madre: «Mamma, senti, fatti capace, perché andrò sempre più su, più lontano». Lei pensò al Veneto o al Friuli, ben distanti dal Salento. Con le mani sottili gli strinse le braccia, lui che era di poche smancerie, con quella faccia seria e gli occhi scuri. Non sapeva che era l'ultima volta che ci parlava.
  «Poi ti capita di ripensarci e unisci le frasi per formare una linea, e alla fine pensi che una parte profonda di lui forse sapeva che stava morendo e che “su” non era il nord», racconta lei, un fiume in piena, una voce limpida, per raccontare fino a notte fonda tutti i dettagli migliori di quel figlio di cui non si è perso neanche un piccolo ricordo. Si chiamava Fabio (la famiglia preferisce non si diffonda il cognome), classe 1981, ed è morto di leucemia a vent'anni. Sulla sua scheda sono segnati 14 vaccini in un solo giorno. Vorrei ripeterlo: sulla sua scheda sono segnati 14 vaccini in un solo giorno.
  La sua famiglia ha appena vinto in appello la causa contro il Ministero della salute, ora condannato ad un indennizzo Pag. 43che supera i 220 mila euro. Anche il Ministero della difesa dovrà risarcirgli il danno fatto da medici inadeguati, incompetenti o, forse, solo negligenti, ma manca ancora l'ultimo pronunciamento della Cassazione.
  Dopo anni di ricerche, negoziazioni, omertà, arrivano ora le prime condanne. Il riconoscimento ad alcune famiglie che hanno sostenuto quello che dicono diversi medici e importanti istituti scientifici: fare dieci, dodici, quattordici vaccini in un giorno significa far correre un rischio mortale a una persona, con grandi probabilità di mandare in tilt il suo sistema immunitario. Due di queste sono state seguite dall'avvocato Francesco Terrulli, il primo ad aver vinto due cause su questo argomento su cui prima incombeva il marchio «non è dimostrato il nesso di causalità».
  Questo ordine del giorno, ovviamente, è solo un passo avanti rispetto anche a tutto il resto che è stato proposto dal MoVimento 5 Stelle (oltre alla Commissione di inchiesta, anche la proposta di legge a prima firma della mia collega Emanuela Corda). Cerchiamo di non far ricapitare questa occasione e di non aspettare sempre, cose che ormai è una consuetudine nel PD, le sentenze della magistratura o dei giudici. Questi qui sono veramente dei reati mortali e dovete considerarvi tutti responsabili. Quattordici vaccini in giorno non sono umanamente e scientificamente sopportabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Grazie Presidente, dalle parole dei miei colleghi si capisce che si tratta di un argomento particolarmente delicato. Si parla dei vaccini militari, riguardo ai quali è stata istituita una Commissione parlamentare di inchiesta anche in questa legislatura. Nel corso dei lavori sono emerse somministrazioni di farmaci avvenute in un arco temporale talvolta anche molto ristretto, procurando in alcuni casi seri danni ai pazienti. In base alle relazioni conclusive delle due Commissioni parlamentari di inchiesta che si sono succedute sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale impiegato nelle missioni militari sia all'estero, sia nei poligoni di tiro presenti nel territorio nazionale, con riferimento anche alla popolazione civile coinvolta, si possono trarre molti elementi utili. È necessario, innanzitutto, sottolineare come l'ambito di indagine delle Commissioni si sia via, via, ampliato. Sì è, infatti, passati dalla valutazione sui casi di morte e di grave malattia che hanno colpito il personale militare italiano impiegato nelle missioni internazionali di pace, sulle condizioni della conservazione e sull'eventuale utilizzo di uranio impoverito nelle esercitazioni militari sul territorio nazionale – fonti del 2006 – a quella relativa ai casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (fonte del 2010).
  Negli anni i risultati cui si è giunti non sono stati di certo eccellenti. Ad oggi, infatti, non si è riusciti a determinare in maniera incontrovertibile, dal punto di vista scientifico, il nesso di causalità fra l'eventuale esposizione a tali fattori patogeni e i casi di malattia di cui si è a conoscenza. Si è, quindi, dovuto far riferimento al criterio delle probabilità, utilizzando strumenti statistico probabilistici nella valutazione delle possibili cause delle patologie e sganciando l'effetto dalla causa, con pesanti ripercussioni sulle cause di indennità. Sulla base di tale presupposto, le domande risarcitorie accolte sono in gran numero inferiori rispetto a quelle presentate. Questi dati ci fanno capire che è fondamentale che Pag. 44venga anche discussa la proposta di legge a prima firma Corda, proprio perché sia dai dati che sono stati esposti dalla mia collega Silvia Giordano, che ancor prima della mia collega Corda, si capisce che c’è un problema. C’è una questione che non è necessariamente legata solo ai vaccini, ma può essere legata anche alla somministrazione dei vaccini: cercare di utilizzare un numero maggiore di vaccini in un'unica applicazione.
  Noi, con questo ordine del giorno, che è una cosa ben più blanda di una proposta di legge, chiediamo comunque un impegno al Governo: di verificare la corretta applicazione delle norme vigenti e a promuoverne la modifica, attraverso gli strumenti normativi di cui dispone, soprattutto in riferimento ai soggetti, qualunque sia il loro status (militari o civili) ed il loro inquadramento gerarchico, che abbiano contratto patologie invalidanti nel corso di missioni operative ovunque esse siano state svolte. Secondo me l'approvazione di un ordine del giorno del genere e, soprattutto, la volontà successiva di discutere la proposta di legge che ha presentato il MoVimento 5 Stelle, ci fanno capire che c’è una volontà di capire e di tutelare dei militari e anche dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, voglio ricordare una cosa: l'articolo 32 della Costituzione, al secondo comma, dispone che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può, in nessun caso, violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Perché dico questo ? Perché parlando appunto di militari, si sa che sono soggetti alle limitazioni costituzionali dovute al loro status. Si tratta di limitazioni che, però, devono essere sancite con una legge di rango primario che nel caso dei vaccini obbligatori non esiste.
  Il Ministro della difesa impone la vaccinazione per il fatto che i militari devono assolvere obbligatoriamente il compito della difesa della Patria, e per farlo è necessario barattare la libertà del singolo con l'interesse nazionale. Voglio portare, allora, un esempio su questo tema che è stato descritto da un quotidiano nazionale e che è quello della testimonianza di una persona, una donna di 35 anni ammalatasi dopo essere stata sottoposta a dosi massicce e ripetute di vaccini. È entrata nell'esercito nel 2000; era sportiva e in perfetto stato di salute fino alla sera in cui le sono stati somministrati otto vaccini insieme. A quel punto questa donna si sentì male. Le avevano preparato, infatti, un cocktail di farmaci, nonostante avesse segnalato di aver avuto alcune di quelle malattie per cui la stavano vaccinando. Da allora tutto cambiò, le sue difese immunitarie sembravano crollate.
  La questione dei vaccini somministrati e la modalità di somministrazione al personale militare nonché il monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati costituisce negli ultimi tempi un tema particolarmente delicato, soprattutto alla luce degli spiacevoli episodi di malasanità all'interno di alcuni ambiti militari. Alla luce di tali misfatti, è stata istituita una Commissione parlamentare di inchiesta, che ha accertato come effettivamente le somministrazioni di farmaci siano avvenute in un arco temporale molto ristretto, procurando in alcuni casi seri danni ai pazienti.
  Quindi, l'uso indiscriminato delle pratiche di vaccinazione è stato preso in considerazione anche da passate Commissioni, ma evidentemente non è stato adeguatamente approfondito né si è provveduto con interventi normativi volti a migliorare una situazione di violazione dei diritti. Sono stati, infatti, riscontrati e documentati numerosi casi di vaccinazioni ripetute in lassi di tempo brevissimi – come già detto –, senza alcun rispetto delle precauzioni indicate dalle stesse case farmaceutiche e senza addirittura la preventiva e indispensabile anamnesi del paziente, come se la normativa nazionale Pag. 45sulla salute procedesse su un binario parallelo rispetto a quella applicata dagli Stati militari.
  Quanto, invece, è emerso nel corso dei lavori portati avanti dall'attuale Commissione è stato di recente confermato anche in ambito giurisprudenziale, con le due sentenze che condannano lo Stato, l'una pronunciata dal TAR del Friuli e l'altra dalla corte di appello di Lecce, che riconoscono la responsabilità dei Ministeri della difesa e della salute. Ciò perché ci si è resi conto che fare dieci, dodici, quattordici vaccini in un giorno significa far correre un rischio mortale a una persona, con grandi probabilità di mandare in tilt il suo sistema immunitario. Certamente i vaccini sono importanti e utili, ma non sono acqua fresca. Se usati male possono produrre danni gravissimi.
  Quindi, cosa chiediamo con il presente ordine del giorno, che ci apprestiamo a votare e che – ricordo – è stato depositato a prima firma della mia collega Corda ? Impegniamo il Governo a verificare la corretta applicazione delle norme vigenti e a promuovere la modifica attraverso gli strumenti normativi di cui dispone, soprattutto in riferimento ai soggetti, qualunque sia il loro status, quindi militari o civili, ed il loro inquadramento gerarchico, che abbiano contratto patologie invalidanti nel corso di missioni operative, ovunque esse siano state svolte.
  Ho esaurito il tempo, Presidente, e vado in conclusione appellandomi, appunto, a tutta l'Aula per votare questo ordine del giorno che, se non altro, è un ordine del giorno di buonsenso...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  SIMONE VALENTE. ...che vede alle spalle anche due Commissioni d'inchiesta. Pertanto, chiedo all'Aula un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Corda n. 9/2893-AR/27, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, D'Arienzo, Simone Valente, Zan, Labriola...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  384   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  142    
    Hanno votato no  242.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Placido ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Rizzo n. 9/2893-AR/28, accettato dal Governo, purché riformulato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà, onorevole Dall'Osso, ma mi deve dire se si accetta la riformulazione proposta dal Governo.

  MATTEO DALL'OSSO. Io vorrei parlare. Mi dica lei se posso o no.

  PRESIDENTE. Le due cose non sono in contrapposizione. Nel suo parlare, però, mi deve anche dire se si accetta la riformulazione.

  MATTEO DALL'OSSO. Accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Perfetto. E, allora, non può parlare, a meno che non si chieda di metterlo comunque in votazione.

  MATTEO DALL'OSSO. Chiediamo comunque la votazione, però vorrei parlare.

  PRESIDENTE. Molto bene, abbiamo trovato una sintesi. Ne ha facoltà.

Pag. 46

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie Presidente, la situazione internazionale, dettata dall'aumento esponenziale di aderenti a gruppi terroristici, sia di matrice islamica, sia anche con adesioni di connazionali, quali mercenari e convertiti ad hoc alla religione islamica, sta degenerando e creando un clima di paura e di incertezza, sia politica, che economica, che psicologica nelle persone. Le sedi diplomatiche italiane, fulcro e punto di riferimento per i connazionali all'estero, sia per vacanza, che soprattutto per lavoro, non possono continuare a subire violazioni e stop alla propria attività, dovuti alla pericolosità della situazione che spesso viene a crearsi in alcuni Paesi. Occorre garantire l'incolumità del personale diplomatico in forza e, dove occorre, prevedere per esso e per i familiari al seguito un rientro d'urgenza al fine di scongiurare ogni tipo di pericolo. L'approccio preventivo della risoluzione n. 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto alla radicalizzazione dell'estremismo violento, le misure di prevenzione in senso stretto, soprattutto rispetto ai controlli sul movimento dei sospetti terroristi e la risposta giudiziaria nel senso dell'anticipo della tutela penale erigendo a reati atti cosiddetti preparatori, ossia che precedono la commissione di un atto terroristico.
  Tuttavia anche l'aumento di deleghe al procuratore nazionale antimafia rischia da un lato, in senso assolutamente positivo, di incrementare la prevenzione ma, dall'altro, di restringere con la scusa del terrorismo la libertà individuale dei soggetti. Si deve trovare una via ottimale e condivisa al fine di proteggere le persone senza far venire meno la loro libertà di azione e per questo motivo vorremmo – in particolare io vorrei e per questo chiedo il voto positivo dell'Aula – impegnare il Governo affinché disponga un protocollo di evacuazione per le sedi delle rappresentanze diplomatiche che permettano agevolmente l'intervento delle Forze Speciali italiane e l'immediato trasferimento con mezzi aerei del personale dislocato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignaroli. Ne ha facoltà.

  STEFANO VIGNAROLI. Signor Presidente, mi riallaccio a quanto detto dal mio collega Dall'Osso. Con l'ordine del giorno Rizzo 9/2893-AR/28, relativamente al cosiddetto decreto-legge «emergenza e terrorismo», facciamo riferimento ad un fatto di cronaca: il rimpatrio del personale italiano dell'ambasciata d'Italia a Tripoli avvenuto il 15 febbraio scorso. A seguito delle dichiarazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni, che ha auspicato l'intervento dell'ONU ed ha assicurato la partecipazione italiana in un'eventuale missione internazionale, per la Farnesina i rischi per i nostri connazionali sarebbero aumentati. Per questo motivo si è deciso di evacuare l'ambasciata velocemente, l'unica peraltro ancora aperta dopo la grande fuga da Tripoli dello scorso agosto. La situazione nel Paese si è aggravata a causa anche dell'avanzata degli jihadisti che, nella città costiera, hanno preso il controllo di alcune radio locali e trasmesso discorsi di Al Baghdadi. Le Nazioni Unite hanno parlato di un crescente disordine e mancanza di legge amplificati da una moltitudine di gruppi parlamentari armati in una crisi politica che si aggrava sempre di più. Nonostante questa delicata situazione, l'operazione di trasferimento dei nostri connazionali dalla Libia è avvenuta tramite una nave mercantile, via Malta, sotto la sorveglianza dei carabinieri e di un unico velivolo a pilotaggio remoto dell'aeronautica, quindi senza un pilota umano, che ha controllato lo spazio aereo dove è avvenuto l'imbarco, in un tratto di mare solcato dalle rotte dei profughi e da scafisti, un protocollo che non sembra eccellere per tempestività e sicurezza. Il trasferimento via mare com’è evidente non è celere quanto quello aereo. Secondo il protocollo americano, invece, in situazioni di pericolo il rimpatrio avviene tempestivamente via elicottero. In situazioni di emergenza questo tipo di velivolo è infatti autorizzato ad atterrare sui tetti abbattendo Pag. 47anche, se ve ne fossero, le antenne dei palazzi, velocità quindi e maggiore sicurezza per i cittadini rispetto a quello italiano. Pertanto il MoVimento 5 Stelle, attraverso questo ordine del giorno, chiede al Governo di impegnarsi a disporre un protocollo di evacuazione per le sedi delle rappresentanze diplomatiche che permettono agevolmente l'intervento delle forze speciali italiane e l'immediato trasferimento con mezzi aerei del personale dislocato e, quindi, non via mare com’è avvenuto lo scorso 15 febbraio. La sicurezza delle persone deve essere al primo posto e ben pianificata e si deve dare una risposta efficace a gravi minacce di incolumità dei nostri cittadini all'estero. Nel mondo, infatti, esistono 319 rappresentanze diplomatiche dislocate in tutti i continenti, alcune di esse in Paesi con costanti situazioni di precaria sicurezza. Inoltre risulta di fondamentale importanza mantenere un adeguato livello di risorse in favore dell'unità di crisi della Farnesina e delle altre articolazioni dello Stato coinvolte per la pronta applicazione dei piani di evacuazione esistenti, in coerenza con il ricorso anche delle Forze Speciali ove necessario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/2893-AR/28, nel testo riformulato con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent... Zardini... Tartaglione... Bonaccorsi....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  387   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  375    
    Hanno votato no   12.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Tofalo n. 9/2893-AR/29, non accettato dal Governo.

  ANGELO TOFALO. Grazie, Presidente, con questo ordine del giorno, relativo all'articolo 5 – che, ricordo è quello che riguarda il potenziamento e la proroga dell'impiego del personale militare appartenente alle Forze armate –, si chiede di voler impegnare il Governo a relazionare al Parlamento, entro trenta giorni dalla scadenza del 30 settembre 2015, sulle reali attività di prevenzione e contrasto del terrorismo, elencando quali siti di interesse nazionale si sia provveduto a difendere fuori dal territorio nazionale. Per cui, ci tengo, a precisare che è un intervento post operazione, quindi, non andiamo a svelare nessuna informazione classificata, riservata o sensibile.
  Ma, il nocciolo dell'ordine del giorno non è il limite temporale dei trenta giorni, bensì il voler relazionare al Parlamento, perché ci troviamo, ormai – sono due anni –, un muro davanti, ci troviamo in una dittatura governativa. E oggi, stiamo convertendo in legge questo decreto-legge che, a mio giudizio, è completamente vuoto e privo di idee utili alla lotta e al contrasto al terrorismo: da una parte, si sono volute regalare delle poltrone a una parte di magistratura, dall'altra parte, si sono voluti accontentare i servizi interni, dall'altra parte ancora, si sono voluti accontentare i servizi esterni. Ognuno si è preso i suoi giochini, tutti felici e contenti. Abbiamo – avete – utilizzato questo strumento per applicare un reale controllo sui cittadini italiani e all'estero e della sicurezza dei cittadini non se ne cura nessuno.
  Oltre il danno, la beffa: stiamo parlando di lotta al terrorismo e, proprio ieri – proprio ieri –, mentre noi stiamo convertendo in legge, ripeto, un decreto-legge volto alla lotta al terrorismo, il Governo si accanisce sui familiari delle vittime della strage di Ustica, chiedendo di condannarli al pagamento delle spese processuali. Qui stiamo proprio perdendo ogni senso della ragione: da una parte, oggi, convertiamo in Pag. 48legge qualcosa che va in direzione di lotta al terrorismo – secondo quello che ci dite voi –, ma dall'altra parte, ci accaniamo contro i familiari delle vittime di una situazione che entra proprio in ambito terroristico. E non lo dico io, lo dice la Commissione d'inchiesta. Qualche volta, le relazioni leggetele: tante sono inutili, ma quella io me la sono letta bene. La Commissione d'inchiesta appurò con certezza che il DC-9 dell'Itavia non cadde per un cedimento strutturale e che, intorno all'aereo civile, vi era un'intensa attività di aerei militari stranieri, tanto da poter utilizzare il termine, lo scenario di «guerra aerea». Poi, anche ulteriori approfondimenti rilevarono dei collegamenti con la strage che ci fu nelle settimane successive, la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. E oggi – ieri –, su incarico del Ministro della difesa e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, l'avvocato dello Stato, Maurilio Mango, ha chiesto alla Corte d'appello civile di Palermo il rigetto delle domande e di porre a carico dei familiari il pagamento delle spese di lite oltre che quelle prenotate a debito.
  Allora, io dico, mettetevi d'accordo: ma che messaggi diamo ai cittadini ? Non solo non ci impegniamo per la loro sicurezza, ma, poi, lo stesso giorno in cui in Aula c’è un decreto concernente la lotta al terrorismo, bastoniamo i familiari delle vittime di un attentato terroristico. Siete veramente vergognosi !
  Presidente, io mi appello, come tutto il MoVimento 5 Stelle, al Ministro della difesa Pinotti su questo episodio gravissimo di Ustica e, ironia della sorte, al Presidente del Consiglio Renzi che, attualmente, è ad interim, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, proprio per la decisione saggia del deputato, non più Ministro, Maurizio Lupi a dimettersi dal ruolo di Ministro.
  Quindi ci appelliamo al ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in questo caso Matteo Renzi, e al ministro Pinotti. Inoltre mi appello a molti deputati del Partito Democratico, perché seguano almeno il buon senso e l'esempio dell'ex ministro Lupi: mi riferisco a tutti i sottosegretari indagati, a tutti i deputati indagati – proprio nella mia regione c’è un candidato presidente, Vincenzo De Luca, condannato per abuso d'ufficio – e a tutti quelli che continuano a procedere, a fregarsene della legge. Se continuiamo a procedere così, signori miei, che credibilità volete avere ? Avete distrutto la politica con le vostre azioni degli ultimi vent'anni, oggi è l'esempio lampante di questo controsenso: da una parte il decreto antiterrorismo, dall'altra la bastonata ai familiari delle vittime di Ustica. Vergognatevi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. L'ordine del giorno presentato dal collega Tofalo impegna il Governo a relazionare al Parlamento entro trenta giorni dalla scadenza del 30 settembre 2015 sulle reali attività di prevenzione e contrasto del terrorismo, elencando quali siti di interesse nazionale si sia provveduto a difendere fuori dal territorio nazionale.
  Quanto suonano strane queste parole, vero ? In realtà l'impegno sembra un controsenso. Ed infatti lo è: segue il controsenso insito nell'intero provvedimento in discussione. In questo decreto si fa un pout-pourri di politica di difesa e politica di sicurezza, senza neppure cercare di mantenere una minima omogeneità riguardo agli obiettivi. Si mischia l'antiterrorismo con delle missioni internazionali che nulla hanno a che fare con il terrorismo, dimenticando peraltro di considerare che l'impegno militare all'estero non sia necessariamente lo strumento più utile per contrastare il radicalismo.
  Nella giornata di ieri si è tenuta un'interessante tavola rotonda organizzata dai membri del Copasir del Movimento 5 Stelle. Ciò che è emerso, a seguito degli interventi di diversi autorevoli convenuti, anche di posizioni e di estrazione diversa, è stata una sola cosa. Gli interventi militari sul campo delle potenze occidentali all'estero hanno incrementato il terrorismo. Pag. 49Anzi, alcune volte l'hanno addirittura creato. Se è vero, ad esempio, che lo Stato Islamico è stato una conseguenza della missione in Iraq, cui – come è bene ricordare – anche l'Italia ha partecipato in passato, forse sarebbe bene approfondire in modo diverso il senso delle missioni internazionali e, più in generale, delle operazioni all'estero, riflettendo sugli effetti che hanno sulla sicurezza in Patria.
  Una tale ponderazione delle conseguenze deve essere fatta e verificata costantemente e non può essere un atto estemporaneo e preventivo, basato sull'esclusivo convincimento di pochi burocrati o – peggio – di pochi politici. E neppure può seguire il moto di un momento o una fuga in avanti da cui difficilmente poi si può tornare indietro. Ciò che per l'ordine del giorno del collega Tofalo dovrebbe essere posto in atto, in realtà dovrebbe esserlo per ogni legge di questo Parlamento. La verifica delle ricadute rispetto agli obiettivi che ci si propone è un processo di verifica che un essere razionale compie costantemente in ogni sua attività.
  A mio modo di vedere il Governo, sulla politica estera e di sicurezza sta dimostrando il vuoto pneumatico che sta dietro le vuote parole del suo Premier. Noi ereditiamo delle posizioni prese dai Governi del passato, ma non vediamo una strategia chiara dietro a questo Esecutivo. Volete un esempio ? Prendiamo la questione della Libia. Nella giornata di ieri è piovuta una tegola di natura diplomatica che sembra aver raffreddato i rapporti con le istituzioni rappresentative insediate in Cirenaica e a tradizione egiziana, che com’è noto sono supportate dal Governo italiano e da quelli occidentali. Come riportato dall'agenzia Agi, il Parlamento di Tobruk ha avvertito che le relazioni con Roma «potrebbero risentire» del mancato riconoscimento dell'ambasciatore designato a novembre dall'esecutivo che si oppone alle milizie filo-islamiche che occupano Tripoli. L'avvertimento è contenuto in una lettera inviata dal presidente del Parlamento, Akila Saleh Quedar, alla presidente della Camera, Laura Boldrini, nella quale si chiede di «sollecitare il governo affinché la situazione si possa risolvere.» Si ricorda che «l'ambasciatore Safar è stato destituito e l'incarico di capo missione dello Stato libico presso il Quirinale è stato affidato ad Azzeddin M. Alawami». Quest'ultimo è arrivato in Italia il 5 gennaio e il 9 marzo si è presentato al cancello dell'ambasciata in via Nomentana a Roma per prendere funzione, presentando la lettera di incarico del governo di Tobruk, ma il personale addetto alla sicurezza lo ha respinto dopo una colluttazione in cui il diplomatico sarebbe stato anche minacciato.
  Tradotto: in Libia non solo abbiamo deciso di supportare una delle due parti in causa, ma riusciamo pure a farcela nemica con beghe diplomatiche. E voi venite a dirci che avete la situazione della politica estera sotto controllo ? Forse è meglio che accogliate questo ordine del giorno. E lo dico pure ai colleghi della maggioranza: guardando alle grandi prove del Governo in questo campo, credo che sia un bene rafforzare e precisare il dovere dell'Esecutivo di dar conto a questa Camera.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Dieni.

  FEDERICA DIENI. Concludo, Presidente; come diceva Voltaire: «Tanti errori sono nati da una verità di cui si abusa». Purtroppo il terrorismo è una realtà, ma ancor più reale è la tentazione dello Stato, molte volte, di usare la promessa di maggior sicurezza per limitare la libertà. Noi, come opposizione e come Parlamento, siamo qui a impedirlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente; questo ordine del giorno è particolarmente significativo poiché vuole intervenire su una parte del decreto-legge, nello specifico nella parte che riguarda il terrorismo e che, a nostro avviso, sarebbe dovuto essere Pag. 50oggetto di un decreto-legge a parte, evitando di inglobarlo all'interno di questo specifico atto.
  Con questo provvedimento non ci troviamo soltanto davanti all'ennesimo decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni militari internazionali a cui partecipa l'Italia, alcune, tra l'altro, di segno opposto tra di loro. In questo caso, si aggrava la situazione, avendo il Governo inserito nei primi 10 articoli disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo e che riguardano misure per il contrasto del terrorismo che avrebbero dovuto – per merito, forma e omogeneità del provvedimento – far parte di un decreto-legge specifico. L'approccio preventivo della risoluzione 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto alla radicalizzazione e all'estremismo violento; le misure di prevenzione in senso stretto, soprattutto rispetto ai controlli sul movimento dei sospetti terroristi; la risposta giudiziaria, nel senso dell'anticipo della tutela penale, erigendo a reati atti cosiddetti preparatori, ossia che precedono la commissione di un atto terroristico.
  È evidente che la risposta dell'Italia, se verrà approvata la conversione di questo decreto-legge, rischia di essere imprecisa e inefficace. Non si delineano interventi diretti e adeguati per una prevenzione efficace, ma al contempo si rischia di ottenere una «compressione» delle libertà individuali dei cittadini. Il dilemma tra sicurezza nazionale e libertà individuali, già iniziato dopo il 2001, pertanto continua, senza trovare risposta nella sede legislativa italiana.
  Tornando a questo ordine del giorno, con esso si intende impegnare il Governo affinché venga data contezza al Parlamento su quanto sarà ottenuto in termini di effettiva prevenzione e contrasto al terrorismo e per avere informazioni dettagliate su quali siti di interesse nazionale il nostro Paese riuscirà effettivamente a difendere, fuori dal territorio nazionale.
  È evidente, pertanto, che il senso di questo ordine del giorno vuole andare verso un maggiore controllo parlamentare sulle operazioni di antiterrorismo che verranno condotte e, quindi, di maggiore cognizione e analisi delle nostre condotte, risultati e azioni all'estero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente, questo ordine del giorno si rifà all'articolo 5 del decreto-legge in esame. Proprio relativamente all'articolo 5, riguardante il potenziamento del personale militare appartenente alle Forze armate, non siamo riusciti in alcun modo a far recepire le nostre richieste, i nostri emendamenti. Non sono stati approvati in Commissione gli emendamenti riguardanti lo scorrimento di alcune graduatorie né l'assunzione di personale idoneo.
  È opinione di tutti, non esclusivamente del MoVimento 5 Stelle, che la minaccia principale alla quale è sottoposto il nostro Paese sia la minaccia interna, riguardante i cosiddetti lupi solitari, tal che è prioritaria la necessità che il Governo intervenga in questa materia di sicurezza interna. La sicurezza interna non si proclama con spot televisivi o titoloni di prima pagina, ma investendo fondi, in risorse umane, soprattutto, risorse umane addestrate che operino professionalmente sul territorio. Sarebbe bastato ridurre, anche di poco, una sola unica voce di una qualunque missione internazionale per avere i fondi necessari per investire in sicurezza interna.
  In generale, come è stato ricordato dai miei colleghi, questo decreto-legge non ci troviamo di fronte soltanto all'ennesimo decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni militari internazionali a cui partecipa l'Italia, alcune, tra l'altro, anche in contrasto tra di loro. In questo caso, si aggrava la situazione, avendo il Governo inserito, nei primi dieci articoli, disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali. Ad esempio, parliamo dell'articolo 9, che istituisce nuove attribuzioni al procuratore nazionale antimafia, riproponendo, Pag. 51ma solo in parte, il dettato di una proposta di legge da un anno all'esame in Commissione giustizia. Anche in questo caso, non possiamo non registrare una costante prevaricazione da parte del Governo delle tipiche prerogative parlamentari. Altrettanto incongrue appaiono le norme destinate all'aumento di pena per l'istigazione a delinquere di chi commette il fatto tramite strumenti informatici e telematici, perché appare del tutto evidente come in questo caso si debba vincolare tale aumento in maniera estremamente stringente a condotte e reati riguardanti il terrorismo.
  Non si può sfruttare il terrorismo per perseguire in maniera particolarmente stringente fattispecie che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo. Ed è questo uno dei pericoli che abbiamo evidenziato più volte come gruppo del MoVimento 5 Stelle qui in Aula. Ne va, del resto, della libertà dei cittadini e della natura della nostra democrazia. Non si può usare una decretazione d'urgenza per perseguire condotte generiche che rischiano di non avere assolutamente nulla a che fare con il terrorismo.
  Per questo, con quest'ordine del giorno, chiediamo di impegnare il Governo affinché venga data contezza al Parlamento – quindi, venga ristabilito un senso di questa Camera – su quanto sarà stato ottenuto in termini di effettiva prevenzione e contrasto al terrorismo e per avere anche informazioni dettagliate su quali siti di interesse nazionale il nostro Paese è riuscito effettivamente a difendere. Quindi, credo che sia un ordine del giorno di buonsenso che deve essere accolto da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Valle. Ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Grazie, Presidente. Nell'ambito della lotta al terrorismo internazionale, un atto di riferimento è la risoluzione ONU n. 2178; questo testo si basa su tre principi: contrastare la radicalizzazione del terrorismo violento di matrice estremista; controllare i movimenti dei presunti terroristi; formulare una risposta giudiziaria relativa che riconosca quali reati degli atti cosiddetti preparatori e cioè che siano preliminari a un atto terroristico.
  Il Governo sta facendo tutto questo con il presente decreto-legge ? Ciò che notiamo è la totale inefficacia delle misure preventive ma uno specifico interesse nel controllo personale dei cittadini. La mia non è un'accusa velata ma una seria preoccupazione: pare proprio che con queste misure si possano perseguire cittadini sotto la falsa accusa del terrorismo, proprio per questioni che nulla hanno a che vedere col terrorismo.
  E cito ancora in quest'Aula la Val Susa, lì dove ragazzi sono stati accusati di terrorismo per avere praticato atti di sabotaggio contro una grande opere inutile che flagella il territorio e deruba i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io ero lì quella mattina, nelle case di quei ragazzi che si sono visti l'incursione delle forze dell'ordine, quegli uomini che sul verbale di perquisizione hanno dovuto annotare, tra le armi micidiali, qualcosa come torce, magliette nere e bandane. Io sto dalla parte di Erri De Luca, al quale rivolgo un saluto col cuore, lui che ora si ritrova in un processo per avere istigato alla violenza con le sue parole libere, parole che difendono la non violenza e che elogiano il sabotaggio quale unica strada che hanno le popolazioni per farsi ascoltare da una classe politica sorda, che le ignora da vent'anni. In Val Susa abbiamo visto cosa accade quando si parla di siti di interesse strategico nazionale e fantomatici atti di terrorismo. Il Governo ci mette le mani, anche grazie a personaggi come un certo Incalza – non so se a qualcuno possa suonare familiare –, e cerca di frenare ogni tipo di obiezione dei cittadini. Ma poi si vede – e si è visto – come vanno a finire queste cose. Proprio in Val Susa, l'accusa di terrorismo, è decaduta. E allora chi andrà nelle case di quei giovani a scusarsi ? Chi ammetterà di essersi sbagliato, e direi non di poco ? Di Pag. 52certo non quelle persone che oggi servono un sistema – quello degli Incalza, dei Perotti e dei Lupi, per intenderci – che vuole grandi opere e vuole mettere a tacere le comunità locali; tutto per farsi i suoi beati interessi.
  Con l'ordine del giorno del collega Tofalo, ordine del giorno che sottoscrivo in pieno, chiediamo al Governo che venga in Aula a dire che cosa ha fatto realmente contro il terrorismo. Il Governo dovrà poi anche rispondere alle nostre domande, vogliamo capire dove vanno a finire i soldi e vedere nero su bianco, punto per punto, ogni singola azione. Ma, soprattutto, il Governo dovrà venire a giustificare certe azioni. Io ho portato l'esempio della Val Susa, ma potrei citare altri esempi di cittadini in lotta che domani potrebbero vedersi accusati di terrorismo: parlo di chi protesta contro l'Ilva di Taranto, per la quale il Governo non è riuscito a fare nulla, di chi vive nella «terra dei fuochi» e non ce la fa più di vedere morire i propri cari per colpa di chi dovrebbe difenderti, di chi protesta contro il gasdotto TAP che ancora non riusciamo a giustificare.
  Io li porterò qui quei ragazzi e voglio che il Ministro dell'interno guardi le tribune e chieda loro scusa, scusa per avervi dato dei terroristi, voi che lottate per il bene comune e che siete così diversi da me, messo qui a tutelare poteri forti che vivono su grandi opere, denaro e corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Grazie Presidente, grazie colleghi. Anche io volevo dare il mio contributo su questo ordine del giorno. Lo trovo molto sensato, non tanto nella sua singolarità, quanto nel fatto che permette di fare una cosa che noi dovremmo fare sempre con qualsiasi provvedimento, con qualsiasi decreto-legge, con qualsiasi cosa che noi, come legislatori, dovremmo fare: il controllo.
  Tutti noi siamo dell'idea che in Italia le leggi non manchino, anzi ve ne sono sicuramente più di quelle che servirebbero, tuttavia come si sa nessuno controlla. Ciò si evince da quello che i politici dicono e da quello che fanno dopo, anche da chi fa un po’ il furbacchione con la legge, da chi invece fa il delinquente, tanto dopo, alla fine, nessuno controlla.
  È nell'intento di questo ordine del giorno mettere un controllo, mettere una misura, un numero, dare una grandezza significativa in modo che anche chi fa delle operazioni al fuori della realtà italiana, fuori dai confini domestici, anche lontano, possa comunque andare a riferire costantemente con una certa frequenza al Parlamento quello che sta facendo. Altrimenti, qualsiasi provvedimento, qualsiasi legge, senza nessun controllo, senza nessun feedback, senza nessuna misura, senza dei passi, è soltanto inchiostro scritto su carta bianca. Questo non è ciò vogliamo fare noi, soprattutto come gruppo politico, ma anche voi come parlamentari, voi come portavoce, voi come politici. Quindi, ciò che chiedo è di iniziare a fare dei controlli, iniziamo a mettere delle misure. Ecco perché impegnamo il Governo a presentare una relazione, entro un certo tempo, di ciò che succede.
  Noi abbiamo messo come termine 30 giorni, ma se il Governo vuole fare 60 giorni non è un problema, non è il focus su cui accettare o meno una riformulazione. Vorremmo che entro 30 giorni dalla scadenza del termine, parlando delle reali attività di prevenzione e contrasto del terrorismo, elencando anche quali siti di interesse nazionale si è provveduto a difendere al di fuori del territorio nazionale, si presenti una relazione su questi punti. Anche perché ultimamente si è visto che l'Italia finanzia molto spesso dei conflitti internazionali agli antipodi tra loro, senza avere una politica ben definita, senza avere una mission, una vision.
  Quindi, io ed il mio gruppo riteniamo che dei controlli, delle relazioni vadano bene. Magari, facendo questi controlli, facendo queste relazioni, scopriamo che il Governo sta facendo bene, ci mancherebbe. Pag. 53Pertanto, noi auspichiamo che il Governo ci manifesti, ci relazioni, non solo della sua buona fede, ma anche del suo buon operato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, le misure previste in questo provvedimento sono concentrate prevalentemente sulla repressione giudiziaria, pensiamo alle nuove pene introdotte, i nuovi poteri attribuiti alla Procura nazionale antimafia, mentre sul piano della sicurezza e della prevenzione strategica garantita da reti di intelligence estese e ben strutturate e sullo stesso indirizzo della risoluzione dell'ONU sul terrorismo internazionale invece, in questo provvedimento, c’è poco o nulla.
  Questo decreto, oltre a prevedere le misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale, contiene, all'articolo 5, una serie di disposizioni concernenti l'impiego del personale delle Forze armate in attività di controllo del territorio, di vigilanza dei siti e obiettivi sensibili e di prevenzione dei fenomeni di criminalità organizzata e ambientale, tanto per mantenere una certa continuità con i precedenti decreti, disomogenei e privi del carattere d'urgenza per tutte le materie affrontate. Nel dettaglio, proroga l'operatività del piano di impiego con l'utilizzo di personale militare per il controllo del territorio nazionale congiuntamente con le forze di Polizia; inoltre consente di prorogare ulteriormente l'utilizzo nelle province della Campania, interessate da criminalità ambientale, di un contingente non inferiore a 200 unità di personale militare da impiegare nelle operazioni di sicurezza e di controllo afferenti alla cosiddetta operazione «Terra dei fuochi». Autorizza, inoltre, relativamente al periodo dal 15 aprile alla 1o novembre 2015 l'impiego di un ulteriore contingente di personale militare per l'espletamento dei servizi di sicurezza del sito Expo 2015.
  Per quanto concerne le disposizioni di carattere ordinamentale concernenti l'utilizzo dei militari utilizzati nel richiamato piano di impiego, l'articolo 5 dispone che il personale militare sia utilizzato secondo modalità ben precise, ovvero sia posto a disposizione dei prefetti interessati, il piano di impiego del personale militare sia adottato con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministero della difesa, sentito il Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica integrato dal Capo di stato maggiore della difesa, previa informazione del Presidente del Consiglio dei ministri e che il Ministro dell'interno riferisca in proposito alle competenti Commissioni parlamentari.
  Eppure, spesso le modalità di utilizzo del personale e dei programmi di sicurezza non solo vengono assunte in maniera unilaterale, senza riferire agli organi competenti, ma spesso dei risultati e degli obiettivi non si ha nessuna conoscenza. In questa ottica, con questo ordine del giorno si intende impegnare il Governo a riferire al Parlamento su quanto sarà ottenuto in termini di effettiva prevenzione e contrasto al terrorismo e per avere informazioni dettagliate su quali siti di interesse nazionale il nostro Paese è riuscito effettivamente a difendere.
  È un impegno che non deve essere sottovalutato se si pensa a come questo Governo abbia dato il via alla nuova missione militare italiana denominata, ad esempio, «Mare sicuro». Voglio ricordare che il Governo in merito a questa iniziativa, eludendo le prerogative parlamentari e i precetti costituzionali, ha deciso autonomamente di potenziare il dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo centrale per tutelare i molteplici interessi nazionali esposte a rischi crescenti, cito testualmente il Ministro della difesa, Roberta Pinotti. In realtà, le Forze armate del nostro Paese stanno dispiegando incursori della Marina militare, compagnie di fucilieri del San Marco, unità navali, team di protezione marittima, aerei ed elicotteri mossi dalla sola necessità di proteggere i pozzi petroliferi italiani nel Canale di Sicilia, trincerandosi dietro al falso alibi che si tratta della risposta alla crisi libica e all'attentato del museo del Pag. 54Bardo di Tunisi. In realtà, è evidente che non interessa proteggere le centinaia di migliaia di profughi siriani, nigeriani, somali, ghanesi e libici ammassati sulle coste di Tripoli, schiavi e vittime di una politica internazionale che continua a prediligere la difesa del profitto alla vita degli esseri umani.
  L'operazione «Mare sicuro» strumentalizza i poveri della guerra per salvaguardare gli interessi dei colossi petroliferi. Il Governo non può e non deve decidere autonomamente di potenziare il dispositivo aeronavale...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  MARIA MARZANA. Ho concluso quasi, Presidente. Questo dispositivo, dicevo, dispiegato nel Mediterraneo centrale, o qualsiasi altra iniziativa in questo caso sul terrorismo, senza informare il Parlamento e tutti gli organi competenti.
  Occorre che ai rappresentanti dei cittadini sia data la possibilità di valutare...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARIA MARZANA. ...i reali interessi e se ad essere perseguiti dal Governo siano obiettivi di sicurezza nazionale o di mero interesse economico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Grazie, Presidente. Sono già intervenuti i miei colleghi a spiegare egregiamente questo ordine del giorno. In realtà, è un ordine del giorno abbastanza banale. Non ci vorrebbe neanche il MoVimento 5 Stelle per capire che bisogna fare queste cose, però capiamo che ci sono cose che noi novelli possiamo insegnare anche a chi è da tantissimo tempo qui dentro.
  Noi abbiamo visto che ultimamente avete capito, finalmente, che l'uso del decreto-legge forse non è lo strumento migliore per governare o forse qualche monito di qualche persona più saggia di voi vi ha convinto ad usare di meno questo strumento. Pur tuttavia, non vi convincete a fare una legge vera e propria sulle missioni internazionali e, quindi, continuate con questo contagocce, tutte le volte, ogni sei mesi, con il «decreto missioni» e siccome non vedete l'ora, anche questa volta, avete dovuto per forza inserire dentro al «decreto missioni» un tema che non è esattamente pertinente con il «decreto missioni».
  Così si fa quel solito pastrocchio, che poi ha avuto effetti nella politica italiana e che ha effetti nella politica italiana ancora oggi, visto che non è quante leggi si fanno che migliora la vita di tutti noi ma come si fanno le leggi, come si scrivono le leggi, con quale raziocinio, con quali dati, con quali presupposti, con quali obiettivi, con quali standard di valutazione, con quali criteri di valutazione dei risultati raggiunti. Ma naturalmente stiamo parlando di fantascienza, perché capiamo bene che la politica di oggi si preoccupa di fare, ma non di fare bene.
  Noi, invece, l'abbiamo capito che le leggi purtroppo le fate così, le buttate là, come vengono, vengono. Poi i decreti-legge scadono e, quindi, si devono convertire velocemente e, dunque, come si modificano si modificano. Due, tre persone capiscono qualcosa nella Commissione e gli altri non capiscono niente. Quindi, si vota, si va in Aula, finisce così e si producono leggi aberranti.
  Io, per esempio, sono reduce dal lavoro, nella mia Commissione affari sociali, di un testo di legge, che è il disegno di legge delega sul terzo settore, che è un provvedimento che è stato molto lavorato dalla mia Commissione e che ha dimostrato che il lavoro parlamentare, il lavoro per il quale siamo pagati, al di là di quello di premere i «pulsantini», ma il lavoro di contribuire con un'intelligenza collettiva, con quella che si chiama intelligenza collettiva, al di là poi delle visioni politiche che possono essere opposte, ha dimostrato che si può migliorare un testo in maniera intelligente, appunto. Quindi, stando attenti alle singole parole, alle espressioni anche formali che si utilizzano.Pag. 55
  Dunque, sicuramente il lavoro parlamentare dimostra più lungimiranza del lavoro di un Governo con suggeritori, più o meno occulti, che buttano lì questi dati, buttano lì queste idee, senza che ci sia un effettivo vaglio, un'effettiva conoscenza di chi poi queste idee veramente le elabora. Dunque, io mi sento anche di dire che chi elabora queste idee ha un attimino della manie di grandezza, perché pensa di non avere bisogno del confronto con altre persone, per cui probabilmente si reputa superiore.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 16,25)

  GIULIA GRILLO. Noi non crediamo che questo metodo sia il metodo migliore per produrre buone leggi per i cittadini e non è, quindi, il metodo migliore per introdurre e per cercare di risolvere un problema serio, complesso, complesso, come hanno detto molti vostri rappresentanti in televisione – «un tema complesso, complesso, complesso» – un tema così complesso che voi volete risolvere buttando lì dieci articoli. Se era così complesso non l'avreste risolto così.
  Allora, siccome noi crediamo che non sia questo il metodo, almeno questo, cosa che farebbe qualunque azienda, visto che vi piace tanto parlare di aziende, visto che ormai siete diventati tutti aziendalisti, liberisti e insomma per voi il mondo delle aziende è il mondo migliore del mondo, ecco in un'azienda tutti vogliono conoscere gli obiettivi dell'attività che viene svolta.
  Il MoVimento 5 Stelle, pur sapendo che non ce ne sarebbe stato bisogno, naturalmente mette a disposizione un minimo di strumenti conoscitivi e intellettivi e dice: guardate, avete voluto introdurre il tema del terrorismo all'interno del decreto missioni internazionali, vi chiediamo almeno di dirci cosa avete risolto, cosa avete fatto, con i soldi che vi abbiamo dato che risultati avete raggiunto, che obiettivi e traguardi avete raggiunto. Infatti, di queste missioni, di questi settori di azione del Ministro dell'interno che sono così ampi e derogati, così come abbiamo visto per esempio per tutta la materia dell'immigrazione, siamo un attimino preoccupati, un attimino preoccupati della capacità di gestire le risorse in maniera trasparente, della capacità di portarle e di condurle verso degli obiettivi – diciamo – di condivisione pubblica, quindi di interesse pubblico, nonché di utilizzarli in maniera legittima.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIULIA GRILLO. Mi avvio alla conclusione, Presidente. Quindi, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di rendere conto al Parlamento di quello che farete con questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tofalo n. 9/2893-AR/29, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico, Chaouki, Pagano, Currò...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  400   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  287.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Placido ha segnalato che non è riuscito a votare a favore).

  Passiamo all'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2893-AR/30, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Su questo ordine del giorno mi pare che sia stata avanzata la richiesta di votazioni per parti separate.

Pag. 56

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Mi conferma la richiesta ?

  DAVIDE CRIPPA. Sì, le confermo la richiesta di votazioni per parti separate, poi, dopo il collega Cozzolino, vorrei fare una dichiarazione di voto su questo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Quindi, sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2893-AR/30, voteremo distintamente i due capoversi del dispositivo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, signora Presidente. Questo ordine del giorno tocca una questione, quella relativa al Qatar, che al suo interno contiene più di una tematica di grande rilievo politico, sulle quali è opportuno riflettere. Con questo decreto il Governo ha compiuto la solita furbata di agganciare a un tema come quello della lotta al terrorismo il solito vagone del rinnovo in blocco delle missioni internazionali alle quali l'Italia partecipa con i propri militari. Ma anche all'interno delle norme che riguardano solo la tematica delle missioni internazionali vi sono delle disposizioni che intruppano in una voce di spesa iniziative tra loro estremamente diverse in senso qualitativo e quantitativo, oltre che nel senso della rilevanza politica. Il comma 2 dell'articolo 12 del decreto è una di queste disposizioni, che stanzia più di 14 milioni per mantenere fino a settembre la presenza del nostro personale militare in diversi Paesi. Tra questi Paesi, dove noi assicuriamo una presenza nell'ambito delle missioni, c’è il Qatar. Se uno pensa al Qatar, le prime cose che gli vengono in mente sono il petrolio, gli sceicchi e la ricchezza, ma una ricchezza di quelle che nel mondo occidentale è difficile immaginare.
  In forza di questa ricchezza, la FIFA, che è un'organizzazione che per i soldi e il potere ha sempre avuto una smodata passione, tendenza che con la gestione del signor Blatter si è acuita ancora di più, ha concesso al Qatar l'organizzazione dei campionati mondiali di calcio del 2022: uno degli eventi sportivi più seguiti dal mondo intero. Peccato, però, che il Qatar sia uno Stato che abbia più di un problema con una cosuccia da nulla come quella del rispetto dei diritti umani. Lei, Presidente, è molto sensibile.
  In questo Stato vige, ad esempio, la legge per la discriminazione delle donne, degli omosessuali e di diverse altre categorie. Poiché in Qatar non esiste un movimento calcistico di un certo livello come in altri Stati del mondo, l'organizzazione dei campionati mondiali di calcio ha comportato la necessità di dotarsi di una lunga serie di infrastrutture, ad iniziare dagli stadi, partendo da zero.
  Questa esigenza ha aggiunto un'altra grave discriminazione di diritti a quelle già in atto che riguarda i lavoratori stranieri presenti in massa in quel Paese per realizzare tutti i lavori necessari in vista del 2022. Sulle condizioni in cui queste persone sono costrette a lavorare si sono pronunciate con estrema nettezza diverse organizzazioni internazionali, a iniziare da Amnesty International.
  Anche le Nazioni Unite sono state costrette a denunciare la questione e a mandare sul posto osservatori internazionali per verificare di persona quanto denunciato da altre autorevoli organizzazioni. Missioni, di fatto, che il Qatar ha impedito, negando loro la libertà di movimento che gli è invece riconosciuta in gran parte del resto del mondo.
  Gli ispettori sono stati impacchettati e portati in luoghi farlocchi, dove, ovviamente, tutto funzionava per il meglio, un po’ come il camouflage. Come se non bastasse, il Qatar è uno di quegli Stati che, mentre firma accordi con gli Stati occidentali, sotto quegli stessi tavoli passa ingenti risorse alle forze fondamentaliste islamiche, tra le quali l'ISIS.
  Ora, da un lato, nel decreto-legge, si approva una serie di norme per combattere il terrorismo internazionale, e in Pag. 57particolare la minaccia che al momento sembra preoccupare di più, come l'ISIS, e poi sempre noi spendiamo soldi per mandare i nostri militari a collaborare con uno Stato che l'ISIS foraggia: è una bella contraddizione, come questo Governo !
  Ecco perché, dunque, io voto convintamente questo ordine del giorno, augurandomi che lo stesso facciano altri colleghi, al fine di sollecitare il Governo stesso a prendere un'iniziativa doverosa e che, soprattutto, non ci faccia cadere in una contraddizione colpevole e drammatica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Questo ordine del giorno riguarda la proroga del mantenimento del personale militare italiano nel Qatar e chiede di condizionare la presenza dei nostri uomini in questo Paese all'evolversi della situazione relativa ai diritti umani e all'interruzione del sostegno di tale Governo alle forze jihadiste. Infatti, il Qatar, Paese che ospiterà i mondiali di calcio nel 2022, è ormai da moltissimi anni al centro delle critiche delle principali organizzazioni umanitarie internazionali per una sistematica violazione dei diritti umani.
  Le donne subiscono continue discriminazioni e violenze; i lavoratori immigrati sono stati continuamente sfruttati e oggetto di gravi abusi, oltre ad essere inadeguatamente tutelati dalla legge; centinaia di persone vengono continuamente private, in maniera arbitraria, della propria nazionalità.
  Inoltre, si continuano a comminare pene alla fustigazione e vengono pronunciate sentenze alla pena di morte. Questa è la triste sintesi fornita da Amnesty International.
  Human Rights Watch, invece, descrive come la situazione sui diritti umani sia problematica in particolare per la crescente popolazione immigrata, che continua a sperimentare serie violazioni dei diritti, incluso lavoro forzato e allontanamento forzato e arbitrario dal Paese. Inoltre, si registra come i pessimi risultati del Qatar nell'ambito della libertà di espressione siano peggiorati ulteriormente con l'annuncio di una proposta di legge contro la criminalità informatica e che prevede restrizioni sull'uso di Internet.
  Ma la situazione è descritta assurda anche da altre organizzazioni, come l'International Trade Union Confederation, gli ispettori della Building and Wood Workers’ International e, infine, l'inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti. Tutti hanno potuto documentare situazioni di palese violazione di alcuni diritti fondamentali della persona e del lavoratore. Nel tentativo di nascondere questa drammatica situazione, il Governo del Qatar ha addirittura cercato di manipolare le missioni degli ispettori internazionali andati a Doha da tutto il mondo per verificare le condizioni dei lavoratori stranieri, ma i risultati rimangono raccapriccianti.
  Allo stesso tempo, il Governo ha impedito che le organizzazioni per i diritti umani svolgessero le loro attività nel Paese, consentendo loro solo visite blindate in cantieri e zone preventivamente ripulite e messe a norma. La situazione in cui versano i lavoratori immigrati è tragica, soprattutto in prospettiva dei mondiali di calcio del 2022, quando migliaia di lavoratori migranti arriveranno nel piccolo Paese mediorientale. Viste le condotte finora tenute dal Qatar, è quasi certo che verranno sfruttati e non è difficile immaginare che le drammatiche situazioni in cui saranno costretti a lavorare, causeranno la perdita di alcune vite: ma non solo, il Qatar è uno dei principali finanziatori della Jihad internazionale, criticato a livello internazionale per i suoi legami poco chiari con il fronte conosciuto come l'ISIS. È, quindi, assolutamente paradossale continuare una missione militare a supporto del Qatar, quando questo Paese fornisce sostegno a forze fondamentaliste. Quanto richiesto da questo ordine del giorno è, quindi, il minimo che il nostro Governo possa fare: condizionare la presenza Pag. 58del nostro contingente militare all'evolversi della situazione relativa ai diritti umani e all'interruzione del sostegno del governo qatarino alle forze jihadiste e integraliste, oltre ad intervenire per ottenere seri impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori impiegati nei cantieri del Mondiale 2022 e per una revisione dell'attuale legislazione che colpevolizza le donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Grazie Presidente, innanzitutto, volevo sottolineare anche io quello che avevano accennato alcuni miei colleghi in precedenza e cioè che il decreto che noi oggi stiamo esaminando interviene a prorogare le missioni internazionali dal 1o gennaio al 30 settembre 2015, retroagendo, dunque, di cinquanta giorni rispetto alla sua entrata in vigore avvenuta il 20 febbraio, dando così copertura normativa all'impegno dell'Italia nelle missioni internazionali dal 1o gennaio al 19 febbraio, circostanza che, come rilevato in situazioni analoghe dal Comitato per la legislazione della Camera, non appare coerente con le esigenze di stabilità, certezza e semplificazione della legislazione. Questo lo volevo sottolineare innanzitutto perché mi sembra una cosa importante e sempre utile da ricordare.
  Per quanto riguarda, invece, nello specifico, l'ordine del giorno di cui stiamo parlando si fa riferimento al comma 2, dell'articolo 12, del decreto che autorizza una spesa di circa poco più di 14 milioni di euro a decorrere dal 1o gennaio al 30 settembre del 2015 per la proroga dell'impiego di personale militare negli Emirati Arabi, nel Bahrein, nel Qatar e a Tampa, per esigenze connesse con la missioni internazionali in Medio Oriente e Asia. È però da osservare che il precedente decreto-legge di proroga delle missioni, cioè il n. 109 del 2014, autorizzava a decorrere dal 1o luglio 2014 fino al 31 dicembre del 2014, la spesa di 9 milioni di euro per la proroga dell'impiego di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein, nel Qatar e a Tampa, per esigenze connesse per le missioni in Afghanistan. Nel decreto in esame, quindi, il riferimento alle missioni in Afghanistan è stato sostituito con il riferimento alle missioni in Asia e in Medio Oriente.
  Ci sono poi alcune questioni legate in particolare al Qatar, di cui forse hanno accennato anche i colleghi in precedenza. Infatti, il Qatar è uno dei Paesi più ricchi del mondo e gli è stata riconosciuta la capacità di ospitare i mondiali di calcio del 2022. Ci sono, però, diverse ombre: in primo luogo, la politica del Qatar, che è una politica essenzialmente di supporto a forze fondamentaliste, quindi incompatibile con gli sforzi di pace che sono impliciti in un grande evento sportivo come questo dovrebbe essere; in secondo luogo, il Paese è nel mirino di diverse organizzazioni internazionali per quanto concerne i diritti umani. Amnesty International ha denunciato le disumane condizioni di lavoro e gli spaventosi abusi nel settore della costruzione in Qatar, dove lavoratori impiegati su progetti multimilionari legati ai mondiali del 2022 sono vittime di sfruttamento e di condizioni al limite del lavoro forzato. In seguito le denunce dell'Human Rights Watch, dell'International Trade Union Confederation e poi degli ispettori della Building and Wood Workers’ International (BWI) e infine l'inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti hanno documentato situazioni di palese violazione di alcuni diritti fondamentali della persona e del lavoratore. Si registrano pratiche diffuse e incontrastate come forme pericolose e durissime di lavoro, ritardo nel versamento dei salari, alloggi miseri, lavoro forzato e violenza fisica e sessuale.
  Le autorità del Qatar stanno facendo poco per contrastare le violazioni dei diritti umani dei lavoratori migranti impegnati nei lavori domestici e nella costruzione degli impianti e delle infrastrutture dei Mondiali di calcio del 2022. Inoltre, le autorità del Qatar hanno impedito che le organizzazioni per i diritti umani svolgessero Pag. 59la loro opera di monitoraggio ed ispettiva, consentendo loro solo visite blindate in cantieri e zone preventivamente ripulite e messe a norma.
  Amnesty International ha più volte sollecitato il Qatar a cancellare la norma sul permesso di uscita dal Paese, un'evidente violazione dei diritti dei migranti, che dà al datore di lavoro il potere di controllare i movimenti dei lavoratori fino al punto di impedire a questi ultimi di lasciare il Paese. L'organizzazione per i diritti umani ha anche ripetutamente chiesto la fine del sistema dello sponsor, che vincola i lavoratori ai loro datori di lavoro, incoraggiando il lavoro forzato.
  L'inviato speciale dell'ONU ha potuto ispezionare anche dei campi detentivi, in particolare quelli in cui vengono detenute le donne che hanno avuto un figlio al di fuori del matrimonio o senza essere sposate. L'adulterio in Qatar è un reato e viene punito con la reclusione fino a un anno di carcere. Queste donne vivono in prigione con i loro bambini, in condizioni che sono una chiara violazione dei principi a tutela dell'infanzia, così ha detto l'inviato speciale dell'ONU.
  Per questo, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo a condizionare la presenza del contingente militare in Qatar all'evolversi della situazione relativa ai diritti umani e democratici in questo Paese, all'interruzione del sostegno del Governo del Qatar alle forze jihadiste e integraliste. Impegniamo anche il Governo ad intervenire sulle autorità del Qatar al fine di ottenere una revisione dell'attuale legislazione che colpevolizza le donne e ad intervenire sulle autorità del Qatar al fine di ottenere seri impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori impegnati nei cantieri dei Mondiali 2022 e al fine di rendere le leggi sul lavoro in linea con gli obblighi internazionali sui diritti umani e al fine di mettere in atto una revisione approfondita del sistema dello sponsoring, che vieta ai lavoratori di cambiare lavoro o lasciare il Paese in assenza del consenso del datore di lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Con l'atto Camera n. 2893 non ci troviamo soltanto davanti all'ennesimo decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni militari internazionali a cui partecipa l'Italia, alcune, tra l'altro, di segno opposto tra di loro. In questo caso si aggrava la situazione, avendo il Governo inserito nei primi dieci articoli disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo, che riguardano misure per il contrasto del terrorismo che avrebbero dovuto, per merito, forma e omogeneità del provvedimento, far parte di un decreto specifico.
  L'approccio preventivo della risoluzione n. 2178 dell'ONU sul terrorismo internazionale poggia su tre pilastri: il contrasto alla radicalizzazione e all'estremismo violento, le misure di prevenzione in senso stretto, soprattutto rispetto ai controlli sul movimento dei sospetti terroristi, la risposta giudiziaria, nel senso dell'anticipo della tutela penale, erigendo a reati atti cosiddetti preparatori, ossia che precedono la commissione di un atto terroristico.
  La risposta dell'Italia, se verrà approvata la conversione di questo decreto-legge, rischia di essere imprecisa ed inefficace. Non si delineano interventi diretti ed adeguati per una prevenzione efficace, ma al contempo si rischia di ottenere una compressione delle libertà individuali dei cittadini. In effetti, anche dove il decreto-legge interviene in materia di coordinamento delle competenze della magistratura per la lotta al terrorismo, lo fa, a nostro giudizio, in maniera inadeguata. L'articolo 9 istituisce, ad esempio, nuove attribuzioni al procuratore nazionale antimafia, riproponendo, ma solo in parte, il dettato di una proposta di legge da un anno all'esame della Commissione giustizia. Anche in questo caso, non possiamo non registrare una costante prevaricazione da parte del Governo delle tipiche prerogative parlamentari. Ed altrettanto incongrue appaiono le norme destinate all'aumento Pag. 60di pena per l'istigazione a delinquere di chi commette il fatto tramite strumenti informatici e telematici. Infatti, appare del tutto evidente come in questo caso si debba vincolare tale aumento in maniera estremamente stringente a condotte e reati riguardanti il terrorismo.
  Non si può sfruttare il terrorismo per perseguire in maniera particolarmente stringente fattispecie che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo; ne va della libertà dei cittadini e della natura della nostra democrazia. Non si può utilizzare la decretazione d'urgenza per perseguire condotte generiche che rischiano di non avere nulla a che fare con il terrorismo. La ratio dell'ordine del giorno è illustrata nella premessa dello stesso. Il Qatar, nel cui Paese dovrebbero tenersi i mondiali di calcio del 2022, è nel mirino di diverse organizzazioni per i diritti umani. Prima le denunce di Amnesty International, di Human Rights Watch, dell’International Trade Union Confederation, poi gli ispettori della Building and Wood Workers’ International e, infine, l'inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti hanno documentato situazioni di palese violazione di alcuni diritti fondamentali della persona e del lavoratore. Nel tentativo di salvarsi la faccia, l'emirato cerca di manipolare le missioni di ispettori venuti a Doha da tutto il mondo per verificare le condizioni dei lavoratori stranieri in Qatar, ma i risultati rimangono raccapriccianti. Le autorità del Qatar hanno impedito che le organizzazioni per i diritti umani svolgessero la loro opera di monitoraggio ed ispettiva, consentendo loro solo visite blindate, in cantieri e zone preventivamente ripulite e messe a norma. In conclusione, il segretario internazionale norvegese, anche lui membro della missione a Doha, ha riassunto in poche parole la condizione dei dormitori dei lavoratori stranieri: bagni allagati, cucine devastate, condivisione di letti e persone che dormivano per terra. Pertanto, si invita a votare favorevolmente tale ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, prima, per il presente ordine del giorno, ho chiesto la votazione per parti separate perché, a mio avviso, riguarda due aspetti estremamente importanti, ma da mantenere su un piano diversificato, nel senso che quello che sta accadendo all'interno del Qatar, in merito soprattutto alle violenze sulle donne, rappresenta un problema sul quale mi piacerebbe vedere l'Aula partecipe in una maniera collettiva.
  All'interno dell'ordine del giorno, riprendiamo quanto l'inviato ONU ha potuto ispezionare nei campi detentivi, in particolare quelli in cui vengono detenute le donne che hanno avuto un figlio al di fuori del matrimonio o senza essere sposate. Ricordo a tutti che l'adulterio in Qatar è un reato e viene punito con la reclusione fino a un anno in carcere. Queste donne vivono in condizioni di prigionia con i loro bambini; condizioni che sono una chiara violazione dei principi a tutela dell'infanzia. Questo scriveva l'inviato speciale dell'ONU nel suo rapporto a conclusione della missione, richiedendo alle autorità modifiche radicali della legislazione in materia. Sulla base di questo, abbiamo chiesto un impegno chiaro e preciso al Governo, che impegni appunto il Governo a condizionare la presenza del contingente militare in Qatar all'evolversi della situazione relativa ai diritti umani e democratici in quel Paese e all'interruzione del sostegno del Governo qatarino alle forze jihadiste e integraliste. Su questo, ci stupisce un po’ il parere contrario del Governo in quanto nelle premesse viene messo nero su bianco cosa noi intendevamo come situazione relativa ai diritti umanitari. E fa specie che spesso all'interno di quest'Aula si agisce con ipocrisia su quello che è il mondo delle donne e dei diritti delle donne e delle mamme, perché alla fine, poi, quando impegniamo un Governo a rendere chiara e netta una situazione riferita alle donne in Qatar, che vengono messe in galera qualora accusate Pag. 61di adulterio, quest'Aula decide di non esprimersi a favore e proseguire su un'indicazione che il Governo dà di non preoccuparsi di questo tipo di problema.
  Aggiungiamo un altro impegno chiaro al Governo che è quello relativo alla situazione degli stadi in vista dei prossimi campionati del mondo del 2022. All'interno di questo scenario è stato testimoniato da più parti come la cantieristica all'interno del Qatar rappresenti un dramma sotto il profilo della sicurezza e sotto il profilo dei diritti umani dei lavoratori ammassati a vivere all'interno di container, con servizi igienici assenti, senza alcun tipo di alimentazione certa e dignitosa. Tuttavia, quando si tratta un evento di questa natura, si fa forse in fretta a dimenticare le sofferenze delle persone che oggi stanno lavorando per la costruzione di un evento mondiale come i campionati di calcio del 2022. Vi chiedo veramente di riflettere sugli impegni che sono semplici e chiari. Uno, il primo, lo riassumo per semplicità e riguarda la situazione dei diritti umanitari e quindi la condizione delle donne mantenute in carcere per adulterio, l'altro è sui diritti umani dei lavoratori oggi impegnati nella costruzione degli stadi per il 2022. Vi chiedo chiaramente di esprimervi in maniera favorevole perché, altrimenti, quando parliamo di diritti umani all'interno di quest'aula per l'ennesima volta faremo ipocrisia mentre, in questo caso, stiamo impegnando il Governo a chiarire una situazione e a farsi portavoce in tal senso. Mi sembra di ricordare, Presidente, lo dico a titolo di precisazione, che nella votazione per parti separate la premessa venga messa insieme al primo impegno, così mi era stato chiesto.

  PRESIDENTE. Sì, deputato Crippa. Quindi adesso mettiamo in votazione il primo capoverso del dispositivo unitamente alla premessa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie Presidente, ancora una volta oggi ci troviamo a discutere dell'ennesimo decreto-legge che proroga tutte le missioni internazionali, alcune anche di segno opposto tra loro, e il Governo ha fatto anche la scelta di inserire nei primi dieci articoli disposizioni che sono però del tutto estranee agli interventi ed alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione. Ci dovrebbero essere all'interno di questi dieci articoli anche misure che contrastano rispetto a quelle che sono situazioni che da noi e dai colleghi che mi hanno preceduto sono state evidenziate. Ebbene proprio in questo ordine del giorno continuiamo a sottolineare l'importanza dell'impegno che chiediamo al Governo relativamente alla situazione del Qatar dove tra sette anni avremo i mondiali di calcio. Il comma 2 dell'articolo 12 del decreto-legge in esame autorizza proprio a decorrere dal 1o gennaio 2015 fino al 30 settembre 2015 la spesa di circa 14 milioni di euro per la proroga del personale militare di stanza in Qatar. Sappiamo bene, Presidente, che le autorità del Quatar, hanno impedito finora alle organizzazioni per i diritti umani lo svolgimento della loro opera di monitoraggio e di ispezione all'interno del Quatar stesso, consentendo loro soltanto visite di fatto blindate in zone che sono state preventivamente ripulite e messe a norma. Una manifestazione del genere qual è quella dei campionati mondiali di calcio, in un Paese del genere, è un evento molto importante, considerato anche l'interesse che attrarrà da parte di tutte le popolazioni mondiali. Riteniamo che in virtù di quelli che sono anche i numerosi allarmi che le stesse organizzazioni ci presentano sui diritti dei migranti e i diritti dei lavoratori da tempo riteniamo che questo sia un impegno che il Governo si debba assumere. Del resto, come ha riportato il mio collega nell'ordine del giorno, si parla di condizioni allarmanti dei lavoratori che di fatto stanno proprio costruendo il mondiale. Anche l'inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti durante la sua missione ha deciso di visitare dei Pag. 62dormitori proprio per i lavoratori stranieri senza essere accompagnato da ufficiali governativi.
  Nel suo rapporto, Presidente, si legge di dormitori ridotti a discariche, problematiche all'accesso dell'acqua e stanze sovraffollate all'inverosimile. L'inviato speciale dell'ONU ha potuto ispezionare anche dei campi detentivi, in particolare, quello in cui vengono detenute le donne che hanno avuto un figlio al di fuori del matrimonio o senza essere sposate. L'adulterio, in Qatar, è un reato e viene punito con la reclusione fino a un anno di carcere. Lo stesso inviato scrive che è necessario modificare radicalmente questa legislazione, soprattutto in materia di diritti umani delle donne.
  Dunque, per noi, attraverso questo ordine del giorno, è necessario che il Governo si impegni senza condizioni a presenziare, anche con il proprio contingente militare, in Qatar l'evolversi proprio di questa situazione relativa ai diritti umani e democratici e in quel Paese e l'interruzione, nel caso in cui vi fosse il bisogno, del sostegno anche nei confronti di questo Governo, soprattutto perché è un Governo che continua ancora oggi a macchiarsi del sostegno dei confronti di forze jihadiste ed integraliste; e ad intervenire, quindi, sull'autorità qatariota, al fine di cercare di rispettare quelli che sono gli impegni presi per i Mondiali del 2022.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Se un contingente italiano, se una missione del nostro Paese, Presidente, ci deve essere, noi riteniamo che debba essere affrontata e centralizzata proprio sulla democrazia e sui diritti in Qatar.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse e sul primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2893-AR/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vezzali, Catalano, Biasotti. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  412   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  296.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Placido e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Il deputato Tofalo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul secondo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2893-AR/30.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palazzotto, Capelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  406   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  114    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dadone n. 9/2893-AR/31, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dadone n. 9/2893-AR/31, con il parere contrario del Governo.

Pag. 63

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Palma, Carinelli, Cassano, Dal Moro. Carinelli non riesce a votare: forse, c’è bisogno di un tecnico, se qualcuno può andare ad assistere. Rotta, veloce, siamo in votazione. Antimo Cesaro, Lattuca, siamo in votazione. Tartaglione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  416   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  303.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Giovanna Sanna ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/2893-AR/32, su cui il Governo ha espresso parere contrario. Prego, deputato Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente. Equitalia manda una cartella esattoriale da 200 milioni di euro ad un'azienda che, dopo tre anni di ricorsi e battaglie legali contro Equitalia, vince e la cartella viene dichiarata illegittima: 200 milioni di euro. Peccato che, in questi tre anni di battaglie legali, l'azienda in questione sia fallita. Questa è la storia del gruppo Bernardi, uno dei più famosi gruppi tessili del Veneto, e sostanzialmente fa il paio con un atteggiamento che in questi giorni abbiamo denunciato: un fisco che si abbatte sulle nostre imprese e che poi è parte di quella situazione disastrosa che viviamo, cioè il 12,7 per cento di disoccupazione e due aziende all'ora che chiudono ogni giorno.
  Chiaramente, in tutta questa vicenda, c'era anche una presunta notifica: Equitalia era andata lì a consegnare questo tipo di cartella presumendo che avesse notificato, ma in realtà la notifica è arrivata ad un'altra azienda collegata a quella del gruppo Bernardi.
  Questo per dire che, all'interno di questo ordine del giorno, noi cerchiamo con poche righe di dare un indirizzo economico, un indirizzo programmatico al nostro Paese. Chiediamo, cioè, di prendere in considerazione la difficoltà economico-sociale che attraversa il nostro Paese e l'eccessiva pressione fiscale a danno di cittadini e imprese; e, quindi, chiediamo al Governo di impegnarsi a prevedere, nel corso del graduale disimpegno internazionale dell'Italia da tutte le missioni che la vedono impegnata militarmente, di alimentare, con il risparmio che deriverebbe dal nostro rientro dalle missioni internazionali, il Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale.
  Ecco, ci sembra una misura di buonsenso. Chiediamo anche, in particolare, di effettuare degli interventi di riduzione dell'IRAP che spesso viene pagata dalle imprese anche in presenza di una perdita di esercizio andando ulteriormente ad aggravarla.
  Io ho cominciato con un esempio perché noi tutti del MoVimento 5 Stelle crediamo che la nostra politica sia orientata a voler proteggere le nostre imprese e lo si può fare anche disimpegnando la nostra spesa militare che attualmente non ci sta portando nessun vantaggio da nessun punto di vista. Le nostre missioni all'estero di fatto non ci danno neanche quella posizione di vantaggio che ci aspetteremmo a livello geopolitico. Infatti, alla fine, la Mogherini non è quella che va a trattare nei tavoli, ma ci vanno Hollande e la Merkel a parlare con Putin, ad esempio.
  Questo tipo di atteggiamento ci sembra anche strano da parte del Governo perché questo stesso ordine del giorno era già stato accolto, naturalmente come raccomandazione, il 17 settembre 2014. Adesso, per una forza di opposizione è logico ripresentarlo per ottenere l'approvazione in quanto impegno e non come raccomandazione. Però, è strano che il Governo Pag. 64utilizzi due pesi e due misure in due momenti diversi rispetto al nostro suggerimento di ordine del giorno: cioè, il 17 settembre 2014 si poteva accogliere come raccomandazione; oggi, invece di fare un passo avanti – quindi, dalla raccomandazione l'ordine del giorno si potrebbe accettare ed evolvere in positivo – addirittura si fa un passo indietro e smentiamo chi aveva accolto come raccomandazione questo stesso ordine del giorno.
  Ecco, io mi metto anche nei panni di quelle imprese che ascoltano i fatti di cronaca e oggi devono rendersi conto che vengono arrestati dei sindaci perché prendono delle mazzette da alcune cooperative. Immaginate chi queste mazzette non le ha date e, quindi, non ha potuto ottenere il lavoro, come per esempio la metanizzazione dell'isola d'Ischia.
  Immaginate quelle aziende che volevano fare quel lavoro, ma che in realtà sono eticamente pulite e non hanno un appoggio criminale come quello in cui si è tradotto il sindaco di Ischia. Il sindaco di Ischia, naturalmente, è stato arrestato, proprio perché coinvolto in questo affaire. Immaginate quelle stesse aziende che avrebbero voluto far parte di quel lavoro, ma non hanno potuto farlo perché, semplicemente, non elargiscono mazzette.
  Ecco, questo forse sarebbe stato un segnale giusto, magari quello di valutare il disimpegno per alleggerire la pressione fiscale delle imprese. Grazie, per il vostro rifiuto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente, avrei preso un po’ più di tempo, ma cercherò di essere il più celere possibile, perché l'ordine del giorno è particolarmente importante. È particolarmente importante perché una delle prime cose che ho notato, Presidente, appena arrivato qui alla Camera, è stato che il bilancio del Ministero della difesa e il bilancio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo erano estremamente diversi: la forbice era elevatissima. In un Paese in cui i beni culturali dovrebbero essere il bene principale – il nostro è il Paese che ha più beni culturali di tutti nel mondo – il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo aveva un bilancio di un miliardo di euro, mentre il Ministero della difesa aveva circa 22 miliardi di euro erogati per il 2013.
  Ma la cosa più importante è che altri fondi per la difesa vengono presi dal Ministero dello sviluppo economico e non riesco a capire come sia possibile che lo sviluppo economico finanzi le guerre. Qual è l'interesse, quale sviluppo economico vogliamo portare a questo Paese finanziando le operazioni belliche in giro per il mondo ? A meno che non abbiamo un interesse verso qualche giacimento di petrolio, in qualche Stato o Paese che andiamo a occupare, io non vedo nessun tipo di sviluppo economico.
  Quindi, ci tengo assolutamente a dare forza a questo ordine del giorno che chiede, Presidente, una semplice cosa: visto che lo sviluppo economico sicuramente non si fa andando in giro per il mondo a fare guerre, allora, pian piano, eroghiamo minori finanziamenti e quindi riduciamo gli stanziamenti per queste guerre sparse per il mondo, e cerchiamo di trasferire tali finanziamenti verso una riduzione della pressione fiscale. Anche voi del PD, cari colleghi del PD, spesso, spessissimo, vi vedo in trasmissioni a dire che volete ridurre la pressione fiscale, anche perché sapete bene che con questa pressione fiscale non si può parlare di sviluppo economico. Questo è un ordine del giorno, non c’è un impegno chiaro. Almeno prendetevi l'impegno politico, lo ripeto, prendetevi l'impegno politico: tutti i soldi che non verranno più utilizzati per le missioni estere trasferiamoli alla riduzione della pressione fiscale. È un impegno, è una battaglia che fate anche voi. Quindi, vi chiedo e chiedo a tutti di approvare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 65

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Questo provvedimento che chiamate decreto antiterrorismo vuole nascondere gli errori che state commettendo. Gli stessi errori che hanno commesso i Governi precedenti. Si chiama decreto antiterrorismo un decreto che finanzia guerre, come se le guerre non fossero causa della crescita del terrorismo. Le vittime del terrorismo sono quintuplicate dagli attacchi dell'11 settembre del 2001 ad oggi e il Governo non riesce a fare autocritica. Diciamo che la parola autocritica non è nel vocabolario di Renzi.
  Lo stesso Presidente Barack Obama ha recentemente dichiarato come l'ISIS sia il diretto risultato di Al Qaeda in Iraq, cresciuto con l'invasione USA, esempio di una conseguenza inattesa. Per questo, ha ammonito il Presidente USA, dovremmo prendere la mira prima di sparare.
  Un giudizio molto chiaro sugli errori e, visti i risultati, anche sugli orrori, prodotti da uno scriteriato interventismo militare che ha trascinato anche il nostro Paese in avventure di cui oggi ravvisiamo drammaticamente tutte le conseguenze. Eppure l'Italia è di nuovo in Iraq, come dispone l'articolo 13, comma 9, del decreto-legge, con proprie armi e propri militari. Di fatto Renzi cancella il ritiro dall'Iraq deciso nel 2006 da Romano Prodi, in linea con i 101 franchi tiratori che affondarono Prodi come Presidente della Repubblica.
  Nel decennio 2004-2014 il costo complessivo per l'Italia delle missioni internazionali militari è stato di 12 miliardi 731 milioni di euro. Hanno portato la pace, siano più sicuri, oggi ? Continuate a sostenere la missione in Afghanistan, nata come una vendetta collettiva contro quel popolo e ricordo che sugli aerei dell'11 settembre non c'era un solo afgano tra i dirottatori, ma erano tutti terroristi sauditi.
  Siete riusciti a fermare l'odio ? Siete riusciti a fermare il terrorismo o l'avete rafforzato ? C’è da andare orgogliosi di quello che avete fatto in Iraq, in Afghanistan o in Libia ? Noi pensiamo di no. Pensiamo che si siano ridotti quei Paesi in macerie, pieni di generazioni di vedove, orfani e mutilati, che porteranno per sempre sulla loro pelle e dentro il loro animo le ferite ingiuste delle guerre fatte per meri interessi di profitto.
  Se non partite da questa seria e radicale autocritica, se non cambiate alla radice la vostra politica estera e di sicurezza, continueremo a perseverare nell'errore e nell'orrore. È necessario un cambio di rotta nella nostra politica estera, ma in questo decreto non se ne vede traccia. Non ci ritiriamo dall'Afghanistan, per la cui occupazione abbiamo speso, dal 12 novembre 2001 al 31 dicembre 2014, 5 miliardi 749 milioni, ai quali vanno aggiunti 246 milioni per i primi nove mesi di quest'anno, previsti al comma 1 dell'articolo 12 e al comma 1 dell'articolo 18.
  La Resolute Support rischia di configurarsi, infatti, come il proseguimento della missione ISAF sotto altro nome. Con questo decreto si stanziano 875 milioni di euro per mandare i militari in missioni internazionali, mentre dei 20 miliardi di dollari dei Paesi donatori che dovevano andare alla Tunisia per rispondere al dramma sociale del Paese non è stato ancora versato un centesimo. È anche questo strabismo che aiuta il terrorismo a diffondersi. È questo che dimostra la vostra ipocrisia: marciare al fianco dei tunisini senza sostenerli realmente nella loro democrazia con le risorse.
  Il Ministro Alfano si vanta di aver pensato lui queste norme, dovrebbe invece vergognarsi per stanziare un fiume di danaro che finanzia missioni militari all'estero senza un minimo di riflessione sui risultati.
  La stessa vergogna dovrebbe provarla Renzi, che non prova nessuna inversione di tendenza dopo tre lustri di guerre, di fiumi di soldi spesi che ci hanno solo condotto a fenomeni come ISIS, Boko Haram, la strage parigina e tunisina. Il PD non cambia rotta sulle guerre, non cambia rotta sulle armi, non ha una politica estera ma una politica di inerzia, sopita sulle scelte fatte da governanti precedenti, perché Pag. 66voi siete sempre gli stessi. Governi il centrodestra o governi il PD non cambia nulla e i cittadini se ne stanno accorgendo. Tagliare le spese militari per finanziare le piccole e medie imprese, tagliare le spese militari per finanziare il reddito di cittadinanza è il nostro obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ed oggi o domani è quello che farà il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Io ho sentito tante considerazioni su quest'ordine del giorno, che è un ordine del giorno semplicissimo, che noi condividiamo, e per questo lo voteremo. Sostanzialmente, si impegna il Governo, nel momento in cui ci sarà il disimpegno delle forze militari impegnate in altri Paesi in missioni – di guerra o di pace, come le si vogliono chiamare –, che impegnano risorse ingenti da parte del bilancio dello Stato del nostro Paese, a versare queste risorse recuperate nel fondo per la diminuzione della pressione fiscale e in via prioritaria dell'IRAP. Mi sembra assolutamente di buonsenso e noi lo voteremo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/2893-AR/32, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca, Piccoli Nardelli, Romanini, Brandolin.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  399   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  151    
    Hanno votato no  248.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Colleghi, prima di passare all'esame dell'ordine del giorno Caso n. 9/2893-AR/33, vorrei fare un saluto a due gruppi di giovani presenti in tribuna. Il primo gruppo sono i giovani dell'Istituto omnicomprensivo di Casacalenda di Campobasso (Applausi); il secondo è composto da giovani provenienti da più di dieci Paesi del mondo, aderenti al progetto Intercultura, che oggi sono in visita alla Camera dei deputati: un benvenuto anche a loro (Applausi).
  Passiamo all'esame dell'ordine del giorno Caso n. 9/2893-AR/33 su cui il parere del Governo è contrario. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente. Intervengo senza alcun intento ostruzionistico e chiedo al Governo una riflessione su questo ordine del giorno. In questo provvedimento si parla di terrorismo e con questo ordine del giorno noi chiediamo che parte dei 120 milioni di euro che vengono destinati alle forze di sicurezza afgane vengano destinate allo sminamento.
  Le mine anti-uomo di cui è disseminato tutto il territorio afgano, rappresentano una forma grave di terrorismo che l'Occidente opera nei confronti di questi territori, con il territorio afgano molto colpito da questo problema. Il fenomeno delle mine anti-uomo rappresenta l'apice di come l'uomo ha concepito, da un certo momento della storia in poi, la guerra; sono contento che vi siano dei giovani ad ascoltare questo mio intervento, perché non posso fare a meno di pensare ai giovani di quei territori, che vivono ogni giorno della loro vita con il terrore di incorrere in una mina anti-uomo.
  Queste mine hanno l'atroce missione di colpire il più possibile quei soggetti. Vi sono delle mine anti-uomo, di cui tra l'altro è disseminato l'Afghanistan, dette «pappagalli verdi», che hanno la forma di un giocattolino colorato. A differenza dei nostri ragazzi qui in Italia, i ragazzi afgani non hanno molti giocattoli a loro disposizione Pag. 67e, quindi, quando per le strade incorrono in questi oggettini sono spinti a prenderli e manipolarli per giocare tra di loro o, addirittura, per portarli a casa. Mentre compiono tutte queste operazioni quell'oggettino non scoppia, soltanto dopo, quando magari il ragazzino ha raggiunto altri ragazzini o la sua famiglia, esplode in mille pezzi, causando non morti ma feriti gravi, quindi amputazioni, cecità, cose di questo genere. È questa la missione di queste mine anti-uomo.
  Noi chiediamo, quindi, una riflessione a tutta l'Aula, si tratta di una questione di umanità, di sensibilità su un tema sopra il quale non si può discutere. L'uomo si è macchiato di una colpa troppo grande disseminando, in particolare il territorio afgano, di queste mine. Con tale semplice ordine del giorno, il Governo si prende giusto un impegno per risolvere in minima parte il problema.
  Lo sminamento è una operazione molto, molto lenta e molto, molto difficoltosa, se non viene aiutata con un minimo di fondi diventa un'operazione impossibile da realizzare. Chiedo, quindi, a tutti voi di prendere coscienza di questo problema e di riflettere per votare favorevolmente a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caso n. 9/2893-AR/33, con parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   Presenti e votanti  389   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  113    
    Hanno votato no  276.

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/2893-AR/34, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Palazzotto n. 9/2893-AR/36, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie Presidente, noi accettiamo la riformulazione ma per dire alcune cose chiederemo che questo ordine del giorno venga messo ai voti dell'Aula, lo dico perché si disse in quest'Aula che un ordine del giorno non si negava a nessuno e questo vale ancora di più per il popolo sahrawi. Infatti, questo stesso Governo ha già accolto un ordine del giorno a settembre del 2014, in occasione dello scorso decreto missioni, in cui ci si impegnava non solo a rafforzare la missione Minurso nel Sahara occidentale ma ci si impegnava anche a chiedere l'estensione di quella missione per quanto riguarda il monitoraggio e la tutela dei diritti umani.
  Ora, a seguito di quell'ordine del giorno approvato, noi ci ritroviamo con una relazione introduttiva a questo decreto missioni in cui, nell'ottica della razionalizzazione delle spese militari, la partecipazione dell'Italia alla missione Minurso viene messa in discussione. A questo punto ci si pongono due domande. La prima domanda è sul ruolo di questo Parlamento e, quindi, anche di questa fase, della nostra votazione che noi mettiamo in campo, cioè se il Parlamento impegna il Governo a fare qualcosa, poi il Governo si ripresenta in Parlamento dicendo che quell'impegno non vale assolutamente nulla, per cui se a settembre il Governo si è impegnato a rafforzare la missione Minurso – tra l'altro, in quella occasione senza «a valutare l'opportunità di», in quell'occasione non c'era neanche questo limite, ma era un impegno totale – poi ci si ripresenta con il decreto missioni firmato dal Governo che dice che prossimamente si potrà valutare la partecipazione Pag. 68dell'Italia per la razionalizzazione delle spese militari.
  Il secondo problema, di natura tutta politica, è se noi affrontiamo le questioni politiche di una certa rilevanza in un momento storico di questo tipo con una necessità di spending review, cioè mentre noi aumentiamo complessivamente la spesa militare e investiamo addirittura 132 milioni di euro per una missione di contrasto al terrorismo di cui non si conoscono i confini, pensiamo che il tema vero delle spese militari sia la non partecipazione a una missione militare come la Minurso che prevede l'impiego di 5 carabinieri, che lì danno un sostegno al popolo sahrawi e alla risoluzione pacifica di un conflitto che va avanti ormai da troppo tempo ma che non vi sfuggirà che non è solo un sostegno pratico, ma è anche un dato politico, perché è chiaro che se domani un Paese come l'Italia si ritira dalla missione Minurso c’è un dato politico di indebolimento della causa di un popolo che lotta per la sua indipendenza e che subisce puntualmente la violazione dei diritti umani da parte di un Paese e di un esercito quale quello del Marocco. Allora, siccome questa vicenda è anche poco conosciuta e si può derubricare a una vicenda di spending review si nasconde nelle maglie della relazione introduttiva. È anche per questo che noi, pur accettando una riformulazione, chiediamo, se è possibile, di rimodificare il parere e dare un impegno pieno per l'ordine del giorno. Pur accettando questa riformulazione dell'ordine del giorno chiediamo un voto della Camera perché sia messo a verbale che questo Parlamento impegna il Governo a non ritirarsi dalla missione Minurso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, rispetto a questo ordine del giorno io voglio ricordare al Governo che a luglio del 2013 si è costituito il gruppo interparlamentare di solidarietà con il popolo del Sahara occidentale.
  È un gruppo interparlamentare costituito da circa 100 parlamentari che hanno esplicitato, nel documento che hanno sottoscritto, il loro impegno affinché non solo l'ONU continui a svolgere il suo ruolo in quella terra, in termini di solidarietà e di aiuto al popolo Saharawi, ma perché si arrivi al più presto a svolgere il referendum per l'autodeterminazione di quel popolo. Ma vi è l'impegno anche per ampliare quella missione, quindi, appunto come diceva il collega Erasmo Palazzotto, perché la stessa abbia anche compiti di monitoraggio dei diritti umani, quindi di monitoraggio delle tante violazioni, in termini di diritti umani, che in quel territorio si compiono, a cominciare proprio da torture e da sparizioni di persone.
  Noi insistiamo perché il Governo compia uno sforzo perché la missione MINURSO non solo non sia cancellata ma perché, appunto, possa essere ampliato il suo mandato, anche perché pensiamo che l'eventuale cancellazione di questa missione disconoscerebbe anche il ruolo che fin qui ha svolto l'ONU.
  La richiesta di mantenere la missione MINURSO e di ampliare anche i compiti che essa ha non proviene soltanto dal gruppo di SEL e dai tanti colleghi e dalle tante colleghe che sosteranno questo ordine del giorno, ma anche da diversi Paesi dell'Europa, nonché da associazioni, come Amnesty International, che l'anno scorso ha lanciato una campagna di opinione internazionale che va proprio nel senso auspicato e indicato dal nostro ordine del giorno.
  Quindi, noi chiediamo un impegno vero al Governo in questo senso. Chiediamo ovviamente il voto favorevole sull'ordine del giorno, così come riformulato, perché pensiamo che sarebbe utile alla causa del popolo del Sahara Occidentale che quest'Aula si esprima tutta, all'unanimità, a favore del mantenimento della missione e a favore, appunto, dell'ampliamento del suo mandato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Romanini. Ne ha facoltà.

Pag. 69

  GIUSEPPE ROMANINI. Grazie, signora Presidente. Su questo punto prendo la parola per ricordare che questa mattina, pur in assenza di una discussione, abbiamo approvato un ordine del giorno dello stesso identico tenore. Forse, questo è sfuggito perché non c’è stata discussione in merito ma, con una riformulazione proposta dal Governo, noi abbiamo approvato un ordine del giorno che «impegna il Governo a valutare l'opportunità di dare continuità, con ogni possibile sollecitudine, alla partecipazione italiana alla missione MINURSO e alle iniziative di sostegno al popolo Saharawi e, comunque, a proseguire nell'attività diplomatica mirata all'ottenimento di una giusta ed equa soluzione al problema del Sahara Occidentale».
  Quindi, il voto del gruppo del Partito Democratico non si assocerà, ma semplicemente perché abbiamo già approvato un documento dello stesso identico tenore accolto dal Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palazzotto n. 9/2893-AR/36, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Cassano, Dellai, Lo Monte. Chi altro deve votare ? Ci siamo ? Simoni. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  400   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  379    
    Hanno votato no   21.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2893-AR)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Le disposizioni contenute in questo decreto-legge di contrasto al terrorismo sono una sorta di atto dovuto per dare completa attuazione alla risoluzione ONU n. 2178 del 2014, risoluzione adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ai sensi del capo VII della Carta delle Nazioni Unite, che quindi è vincolante. La risoluzione obbliga a reprimere quei comportamenti che, attraverso un coinvolgimento diretto, agevolano il compimento di atti terroristici anche in territorio estero, tra questi l'attività che i foreign fighters pongono in essere per affiancare conflitti armati con gruppi ed organizzazioni di matrice terroristica. La discussione di questo decreto arriva all'indomani di due episodi che lo rendono quanto mai attuale ed urgente: il primo a Tunisi, alle porte di casa, dove l'ISIS, per la prima volta, ci ha colpito direttamente, uccidendo quattro italiani, nel corso dell'attacco al museo del Bardo, che ha visto la morte di ventiquattro persone; il secondo, mercoledì scorso, qui a casa nostra, quando è stata sgominata una cellula di reclutamento dell'ISIS, attiva fra Piemonte, Lombardia, Marche ed Albania. Un risultato che è stato reso possibile grazie al lavoro prezioso dei nostri servizi e che va valorizzato, ma senza le strumentalizzazioni di chi va ripetendo l'assioma: immigrato uguale terrorista, come hanno fatto i colleghi della Lega, che, per cercare consensi, non cessano di alimentare paura e xenofobia.
  Noi Socialisti siamo, quindi, d'accordo nel merito del decreto, mentre affermiamo che ci pare saggio che il Governo abbia accettato di stralciare dal testo la parte relativa alla possibilità di fare intercettazioni Pag. 70telematiche, in quanto il controllo da remoto del computer di un cittadino o di una cittadina mette in gioco libertà e diritti fondamentali e, quindi, va valutato e regolato con estrema ponderazione e prudenza. Sappiamo che la questione non è chiusa e che se ne riparlerà in occasione della discussione del disegno di legge sulle intercettazioni, ma noi Socialisti diciamo sin da ora – e lo ripeteremo quando se ne discuterà – che l'equilibrio tra libertà e sicurezza è precario e va valutato e regolato con cautela e delicatezza estreme.
  Di questo decreto ci convince anche l'estensione della competenza in tema di terrorismo al Procuratore nazionale antimafia, ma avremmo preferito che tale competenza fosse più larga e avesse compreso anche l'autorizzazione ai colloqui in carcere tra funzionari e detenuti, che rientra invece nella competenza del procuratore generale.
  Sottolineo due aspetti di dissenso che, però, non sono tali da impedirci di votare a favore del provvedimento, ma che vanno evidenziati. Il primo è il mancato coinvolgimento della Commissione affari esteri nell'esame in sede primaria del provvedimento. La sua cortese ma ferma risposta, signora Presidente, che indica l'opzione a favore della Commissione difesa non ci trova consenzienti. Noi socialisti siamo profondamente convinti che la politica di difesa sia al servizio della politica estera e non viceversa. Pertanto, ci è difficile accettare che la Commissione affari esteri sia stata assegnataria del provvedimento solo in sede consultiva. A nostro parere, questa situazione è determinata dal fatto che questo decreto mette insieme due materie affatto diverse: missioni internazionali e misure antiterrorismo, coinvolgendo così il lavoro di molte, troppe Commissioni. Ci auguriamo che questo problema non si riproponga per futuri decreti, perché è sbagliato in sé e perché crea problemi come quello cui ho appena accennato.
  Infine, sulle missioni internazionali, come abbiamo fatto per precedenti proroghe, votiamo convintamente anche la parte relativa alle missioni internazionali, che non sono, come qualcuno ha affermato, uno spreco di denaro, bensì un prezioso strumento per le popolazioni civili colpite da conflitti ed un importante contributo alle operazione di pace.
  La nostra partecipazione alle missioni fa parlare di «modello italiano», che è apprezzato nel mondo per i rapporti che sappiamo costruire con le ONG, le autorità, le comunità locali, e per gli interventi di tipo civile che vanno oltre l'intervento militare. Infine, ancora una volta, suggeriamo la possibilità che le diverse missioni possano essere valutate e votate singolarmente. Questo perché sono molto diverse fra di loro: alcune con un forte impegno per il capacity building, come nei Balcani, altre per il peace enforcing, in Libano, e poi vi è l'Afghanistan, Paese controverso.
  Poiché crediamo che sia opportuna la più ampia convergenza in tema di politica estera, ancora una volta chiediamo, e sappiamo che varrà per le future votazioni, che i gruppi parlamentari si possano esprimere in modo differenziato sulle singole missioni. Poter avere un consenso largo sul maggior numero di missioni in cui il nostro Paese è impegnato ci sembra una positività da valorizzare. I socialisti voteranno a favore di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimo Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Presidente, colleghi, esponenti del Governo, Alternativa Libera si dichiara, purtroppo, contraria a questo decreto. Purtroppo perché, anche stavolta, non me ne vogliano i colleghi, si è voluto trattare la materia con un decreto-legge: i requisiti di urgenza e necessità richiesti dalla Costituzione forse potevano essere applicabili alla parte antiterrorismo, ma il fatto di averlo presentato dopo più di 30 giorni dai fatti accaduti a Parigi, effettivamente, non lo rendono così necessario e urgente, e di certo la parte che riguarda il rinnovo delle missioni internazionali Pag. 71non aveva questi requisiti, tant’è che in corso d'opera sono state cassate un buon numero di missioni.
  Alternativa Libera si dichiara, purtroppo, contraria a questo decreto. Purtroppo perché si è voluto sfruttare la definizione di terrorismo dettata dall'articolo 270-sexies del codice penale e, tramite questa, introdurre una nuova fattispecie di reato, per affrontare il problema dei combattenti di ritorno e dei lupi solitari.
  Da molte parti, durante l'indagine conoscitiva svoltasi e non solo, anche in sessioni diverse e fuori dall'indagine fatta in Commissione, si è rilevato come la fattispecie di reato fosse troppo generica. Leggo, per maggiore chiarezza, cosa prevede questo articolo: sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un'organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per l'Italia.
  In questo ambito, a detta di quasi tutti gli auditi, può rientrare di tutto, non solamente gli argomenti che il Governo ha voluto trattare, ovvero il fenomeno dei foreign fighters e dei lupi solitari di stampo jihadista. Si è voluto evitare di trattare non il combattente di ritorno e chi si addestra per combattere in conflitti in territorio estero, dando così una certezza in merito all'ambito di applicazione, ma si è deciso di mantenere l'inadeguata definizione già indicata ed introdotta – e questo va detto – dal Governo Berlusconi nel 2005.
  Sicuramente, sarebbe stato più opportuno, sia come deterrente sia come applicabilità, definire una nuova fattispecie che riguardava tutti i combattenti, tutti coloro che combattono in situazioni all'estero dove ci sono conflitti o crisi. Questo argomento, da noi sostenuto con forza, anche con una precedente proposta di legge, non ha trovato riscontro, sebbene valutato positivamente anche in audizione da parte di esperti in materia come un qualcosa che desse effettiva possibilità di affrontare il tema di questo problema.
  Alternativa Libera si dichiara, purtroppo, contraria a questo decreto. Purtroppo, perché si è tentato di restringere, senza fortunatamente riuscirci, grazie ad un Parlamento che ha svolto una buona funzione di sentinella, la libertà personale dei cittadini italiani. Infatti, l'avere tentato di introdurre, senza i dovuti contrappesi, norme che davano all'autorità inquirente la disponibilità di accesso e, soprattutto, di archiviazione delle intercettazioni informatiche senza limiti era estremamente pericoloso.
  Si è però purtroppo introdotto il concetto che, se un reato è compiuto tramite strumenti informatici, è più grave. Speriamo che queste fattispecie abbiano un reale valore di deterrenza, ma ci preoccupa che, al momento, limiti solamente la libertà personale di ogni singolo cittadino. Da rilevare come la creazione di un elenco di siti bloccati, che deriva da quello della pedopornografia, senza possibilità di verifica del contenuto (è stata una nostra richiesta più volte non accolta, sia in Commissione, che in sede emendativa in Aula), se, in un primo momento, ci vedeva indubbiamente contrari, perché ritenuto dannoso dagli studiosi della materia, è da vedere sotto un occhio diverso, se rilevate le parole dei rappresentanti della polizia postale che hanno indicato come la popolazione di quell'elenco avvenga solo dopo che tutte le necessità di indagine siano state espletate.
  Comunque, Alternativa Libera si dichiara, purtroppo, ancora contraria a questo decreto. Purtroppo, perché anche questa volta, e a prescindere dalle lacrime di coccodrillo che durante la fase emendativa in Aula il collega, ed ex Ministro, La Russa ha proferito, è stato impossibile valutare singolarmente le missioni internazionali a Pag. 72cui l'Italia partecipa, o in alcuni casi partecipava. Niente da dire, infatti, su missioni come UNIFIL in Libano, ma molto ci sarebbe stato da dire sulle eliminate missioni in Libia. Molto ci sarebbe stato da valutare, in particolare sul dettaglio dei costi, della Missione in Iraq, contro il Daesh; molto ci sarebbe da valutare sulla missione in Afghanistan, per anni indicata, da tutti, come l'unico baluardo di esportazione di democrazia, come esempio di missione da replicare per le altre missioni e dalla quale, per legittimi, e spesso più volte richiesti anche dalle opposizioni, interessi nazionali, usciamo speditamente prima delle scadenze che avevamo indicato agli altri Paesi coinvolti nella missione. Come un padre disattento, evitiamo di verificare che il figlio abbia effettivamente appreso la lezione o ancora di più superato l'esame, ma gli regaliamo, per lavarci la coscienza, ben 120 milioni di euro. Interessi legittimi che ci fanno essere più presenti non in terra di Libia, bensì davanti alle sue coste, con un dispositivo navale, nato durante la trattazione in Commissione del decreto, di cui abbiamo informazioni informali, ma che ancora deve vedere la luce (sotto il profilo di informazione e dettagli) nelle Commissioni competenti. Dispositivo che, anche se in maniera un po’ vile, perché non espressamente indicato negli obbiettivi comunicatici dalla signora Ministro Pinotti, supporterà anche, ovviamente per quelle che sono le Convenzioni che l'Italia ha ratificato sul soccorso in mare, anche la Guardia Costiera nella faticosa battaglia per il soccorso dei migranti che dalla Libia scappano o vengono indotti a scappare, verso l'Europa.
  Purtroppo questo non basta a valutare diversamente questo decreto; non basta aver chiuso una serie di missioni, come richiesto in vari atti di indirizzo ed emendamenti in altri decreti missioni, missioni che non erano ormai più attive, come RCA, come quelle a Cipro e in Mozambico. Non basta perché questo è avvenuto in corsa e sulla base di valutazioni che il Governo, effettivamente, poteva fare già in precedenza.
  Purtroppo non basta a valutare diversamente questo decreto aver introdotto un coordinamento nazionale dell'azione antiterrorismo, assegnandola alla procura antimafia. Dobbiamo verificare quali fondi effettivamente verranno stanziati per sopperire al nuovo carico di lavoro che investirà l'attuale struttura della procura antimafia.
  Purtroppo non basta a valutare diversamente questo decreto l'aver soppresso, come richiesto, peraltro, anche dal collega Rizzo in una apposita proposta di legge, la possibilità di utilizzare team di fucilieri di marina su navi mercantili battenti bandiera italiana, per ovviare ai problemi che hanno causato l'increscioso evento del 19 febbraio 2012 con la successiva detenzione di Massimiliano Latorre e di Salvatore Girone.
  Purtroppo non basta a valutare diversamente questo decreto l'aver introdotto, anche grazie al lavoro incessante in questi mesi della collega Basilio e della collega Scopelliti, nonché di tutta la Commissione difesa, un chiaro indirizzo verso l'utilizzo di aerei a pilotaggio remoto per la prevenzione di reati, tra cui anche quelli ambientali, sul territorio italiano. Come ho detto anche in fase di discussione di questo emendamento, dall'approvazione di questa legge di conversione, sarà necessario tenere il fiato sul collo sia dell'ENAC, che dei Ministeri interessati perché i tempi siano rispettati, affinché l'Italia sia effettivamente, in Europa, uno dei Paesi all'avanguardia, anche in ambito civile, nel settore degli unmanned; settore che ha potenzialità enormi nei prossimi dieci, venti, anni.
  Cosa avremmo fatto al vostro posto ? Quali sarebbero state le azioni politiche da mettere in campo per affrontare i problemi urgenti che questo decreto tratta ?
  Di nuovo, anzitutto dare una definizione chiara del reato di combattentismo in terre di crisi e conflitti civili, senza appoggiarsi alle definizioni fumose che ha utilizzato il Governo.
  In più, una volontà non solamente di deterrenza e di contrasto ai reati di terrorismo, ma anche strumenti che affrontino Pag. 73il problema alla radice. Gli studi sul fenomeno dei foreign fighters non nascono negli ultimi anni, ma da molti anni a questa parte se ne parla. L'idea è di dare risposte sociali e non giudiziarie.
  Inoltre, un'analisi singola e puntuale delle missioni. A questo proposito mi va di introdurre un piccolo ragionamento su quella che è la nascente legge quadro. L'idea è di non perdere quegli spunti che durante la fase di trattazione del decreto-legge hanno permesso – vado a concludere, Presidente – la valutazione di dare al Parlamento una possibilità di controllo, che al momento nel testo tirato fuori dai relatori non c’è. Questo sarebbe un buon modo di aumentare il potere del Parlamento su queste missioni.
  Infine, uno spunto di nuovo sulla Guardia costiera. Coloro che fanno soccorso in mare – lo dico in particolare, Presidente, al Governo – affronteranno nei prossimi mesi una situazione effettivamente pesante, probabilmente più pesante dell'anno scorso. Avevamo trattato una serie di spunti che potevano supportare la Guardia costiera in questo periodo. Come Alternativa Libera riproporremo in Commissione atti di indirizzo che andranno a lavorare su questo.
  In ogni caso, per tutti i motivi che le ho elencato noi voteremo in modo contrario al decreto-legge in esame.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ignazio La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente. Fratelli d'Italia nelle ultime occasioni non ha votato per le missioni internazionali. Non ha ritenuto di poter votare, nonostante la nostra vicinanza alle Forze armate sia nota e proverbiale, nonostante il nostro convincimento che la migliore gioventù d'Italia sia spesso proprio rintracciabile tra i giovani che indossano la divisa, tra gli uomini e le donne con le stellette. Non le ha votate per un motivo semplice: perché riteniamo e continuiamo a ritenere che in questo momento il sistema Italia, il Governo, ma tutto il sistema Italia abbia trascurato di considerare la reale importanza della vicenda dei due marinai, dei due marò che non si è riusciti a far ritornare liberi, interamente liberi, in Italia, o a giudicarli almeno in Italia.
  Noi non ne facciamo una questione solo legata alla vicenda personale dei due marò, ma una questione di dignità nazionale e anche di tranquillità dei nostri militari nelle missioni internazionali. Infatti, che garanzie possiamo dare agli uomini e alle donne in divisa, che difendono nel mondo la sicurezza, la pace, la tranquillità nostra e delle altre nazioni, se di fronte a un atto improprio, a un atto criminale del Governo indiano non abbiamo saputo dare risposta ? E, in ipotesi, la vicenda potrebbe ripetersi se in Libano ci fosse anche un semplice omicidio colposo, un incidente stradale. Magari qualcuno potrebbe arrogarsi il diritto di trattenere un militare italiano e via via ipotesi anche assai peggiori.
  E allora abbiamo detto che, fintanto che non saranno rientrati in Italia entrambi i marinai, Fratelli d'Italia ritiene che il Governo debba non autorizzare le missioni internazionali o, per lo meno, prevedere che progressivamente si esca dalle stesse. Se noi avessimo fatto un discorso chiaro alla NATO, all'ONU, all'Europa – «abbiamo bisogno di vedervi veramente con noi, vicini, nella soluzione di questo problema» –, probabilmente la pressione internazionale, diplomatica, economica nei confronti dell'India avrebbe già da tempo prodotto effetti.
  Questo mi è capitato di sentirlo con le mie orecchie, caro sottosegretario, caro Presidente, cari colleghi.
  Ma se l'Italia per prima non considera prioritaria questa vicenda, mi dicono, perché mai noi ONU, noi NATO, noi Europa dovremmo considerarla prioritaria ? Mai gli abbiamo posto un aut aut, mai gli abbiamo detto, sulla spinta di una pressione popolare, che voi, al contrario, avete cercato in tutti i modi di tacitare, o è così o, se non fate così, noi dobbiamo chiudere il rubinetto, peraltro costoso, delle missioni internazionali. E, allora, siamo di Pag. 74fronte alla perdurante insipienza del sistema Italia. Io non do la colpa solo al Governo, ma all'intero sistema Italia. Ricordo, non dimentico, che quando i due militari erano entrambi in Italia, sia pure con un permesso temporaneo, non vennero trattenuti in Italia, ma vennero rimandati nelle fauci del sistema giudiziario indiano che prevede la pena di morte, perché interessi economici erano alla base di quella decisione. E il Ministro Giulio Terzi di Sant'Agata, prima si dimise per protesta, poi alzò l'indice accusatore nei confronti dei reali motivi per cui i militari vennero rispediti in India. E, allora, quelle ragioni permangono. Noi oggi voteremmo «no» alle missioni internazionali se avessimo un decreto-legge che si riferisse solo alle missioni internazionali. Ma, stavolta, cari colleghi, c’è di peggio: questo è un provvedimento invotabile. Un provvedimento così eterogeneo non si è mai visto. Oltre alla vicenda delle missioni internazionali, introduce l'importantissima questione delle misure antiterrorismo; introduce la creazione della Direzione nazionale antiterrorismo, accorpandola, giusto o sbagliato che sia, ma senza possibilità di discussione, con la Direzione nazionale antimafia; mette in campo un fatto positivo, ossia l'implemento della missione «Strade sicure», cioè, per meglio dire, dell'utilizzo dei militari in compiti di supporto alle forze di polizia sul territorio. E, cari colleghi di sinistra, siete pochi in questo momento in Aula, ma a questi pochi presenti voglio ricordare che, quando da Ministro della difesa introdussi questa modalità di intervento nel territorio delle Forze armate al fianco dei carabinieri e della Polizia di Stato nei quartieri, con i presidi, con le pattuglie mobili, ci fu un'alzata di scudi terribile, sostenendo che stavamo militarizzando l'Italia. Io personalmente ero colui che voleva terrorizzare, con le divise in ogni angolo, cittadini e turisti. Ebbene, a volte il tempo è galantuomo e mi fa molto piacere che, dopo le passate maggioranze, anche questa maggioranza, anche questo Governo, hanno dovuto, non solo dire che quella è una soluzione percorribile, ma l'hanno implementata, l'hanno incrementata, rendendosi finalmente conto del valore delle nostre Forze armate, fatte di uomini e di donne che nelle missioni internazionali hanno svolto anche compiti di polizia in condizioni sicuramente ancora più difficili di quelle dei quartieri più disastrati delle città italiane.
  Questo provvedimento, però, parla anche di cooperazione, con tutta una serie di norme più o meno misteriose. Quindi, cooperazione, strade sicure, militari, Direzione nazionale antiterrorismo, missioni internazionali, misure antiterrorismo. Non parla, però, per esempio, di una missione che avremmo voluto vedere, ossia una missione in Libia, per bloccare, sia via nave, con un blocco navale, sia occupando i porti della Libia stessa, il traffico di uomini, le morti nel Mediterraneo, l'arrivo indiscriminato di immigrati irregolari che, oltre al problema insito nell'impossibilità di accogliere tutti senza costi esorbitanti, porta anche a una crescita del pericolo di terrorismo.
  Di questo non si parla: stiamo mettendo parole e soldi per cose importanti ma lontane, non c’è la minima preoccupazione per quello che avviene a poche miglia di distanza. Ricordo che ai tempi della guerra tra Roma e Cartagine – consentitemi per un attimo di tornare indietro – se non mi sbaglio fu Catone senatore che portò i fichi freschi ai senatori romani, dicendo loro che venivano da Cartagine e che, se erano così buoni, significava che Cartagine, che oggi è un quartiere di Tunisi, era vicinissima. Io credo che il vecchio insegnamento del Senato romano e dell'antico senatore Catone oggi potrebbe essere ripetuto. Vorrei avervi potuto portare dei fichi freschi della Libia e della Tunisia per farvi comprendere come il problema sia vicino e, nello stesso tempo, lontano dalle intenzioni del nostro Governo. Per tutti questi motivi, che rendono assolutamente invotabile il provvedimento in esame perché eterogeneo, contraddittorio con fatti positivi e fatti negativi e impossibile da votare anche per parti separate, un articolo sì e un articolo no, perché si tratta di un solo Pag. 75articolo, qualcosa di assolutamente incredibile in un provvedimento del genere, Fratelli d'Italia non parteciperà alla votazione, invitando l'opposizione perlomeno a dichiarare non votabile un provvedimento siffatto e sbagliato nei contenuti perché anche nelle parti buone mette in condizioni di non poter discernere il buono dal cattivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caruso. Ne ha facoltà.

  MARIO CARUSO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci troviamo oggi qui a discutere è di estrema attualità e urgenza. Alla luce dei gravissimi episodi che si sono verificati a Tunisi lo scorso giovedì, a pochi chilometri dalle nostre coste, e che confermano la pericolosità e la barbarie della minaccia terroristica di matrice jihadista, il mondo moderno è caratterizzato da una evoluzione continua dei principali processi politici, economici e sociali in corso. Nella crisi tra Israele e Palestina si registrano troppo spesso nuovi fattori di deterioramento. Il conflitto in Ucraina sembra destinato a continuare, nonostante la facile tregua firmata tra le parti, le guerre in corso in Siria, Iraq e Libia verosimilmente si protrarranno ancora per molto tempo con ricadute inevitabili sulla instabilità dei Paesi vicini. La Libia in particolare è nel caos totale, nonostante le recentissime voci di un possibile accordo tra le parti in chiave anti-ISIS. Vedremo se la via della diplomazia riuscirà a mettere d'accordo le fazioni che si fronteggiano in questa terra. Lo sviluppo delle attività terroristiche dell'ISIS prima nella terra di nessuno, tra Siria e Iraq, ed ora in Libia e Tunisia, insieme agli effetti della crisi petrolifera, potrebbero incidere significativamente sulla stabilità in molti altri Paesi in nord Africa e dell'area mediorientale, con ricadute anche sui Paesi europei. Senza contare poi la gigantesca massa dei rifugiati difficilmente gestibile che coinvolge una catena di Stati che va dalla Turchia al Libano, alla Giordania, all'Iran fino a tutta l'Europa. La Tunisia, che si credeva finora al sicuro da ogni turbolenza ha dovuto registrare quel violento e vivo attacco che è costato decine di vittime tra cui quattro italiani e oltre cento feriti. È indispensabile, quindi, ricorrere ad una seria politica di prevenzione contro tutte le minacce terroristiche con una visione ultranazionale ovvero che vada oltre i nostri confini e che sia mirata a rafforzare la presenza dei militari nei territori che presentano maggiori criticità. Dico questo perché riteniamo che sia necessario consolidare i processi di pace nelle zone più esposte alla minaccia terroristica per ottenere positivi ritorni sulla sicurezza dei nostri cittadini.
  Riteniamo essenziale, quindi, sviluppare una capacità di contrasto al terrorismo, adottando misure specifiche sia sul versante interno, sia su quello internazionale. Il nostro Paese, innanzitutto, deve partecipare attivamente alla coalizione internazionale che sta contrastando la minaccia dell'ISIS. La lotta al terrorismo richiede di adottare principalmente due misure: la prima è quella di predisporre un insieme di norme che siano finalizzate a tutelare le esigenze di sicurezza della collettività di fronte ai fenomeni di terrorismo sempre più frequenti; la seconda è quella di consolidare la presenza dei nostri militari in Italia e all'estero.
  Il provvedimento, infatti, prevede valide misure volte a rafforzare gli strumenti di prevenzione e di repressione dei fenomeni terroristici, ad introdurre maggiori tutele per il personale appartenente ai servizi di informazione e sicurezza, nonché a consentire la partecipazione alle missioni internazionali di Forze armate e di polizia finalizzata al sostegno dei processi di pace e a rafforzare i contingenti di militari che operano in Italia, vigilando sui siti più sensibili.
  Per quanto attiene alla repressione, si prevedono modifiche al codice penale che introducono misure specifiche di carattere sanzionatorio verso coloro che compiono atti di violenza con finalità di terrorismo, che svolgono azioni di proselitismo o atti preparatori a sostegno del terrorismo. In Pag. 76materia di intelligence si renderà ancora più efficace l'azione informativa svolta dai nostri servizi di sicurezza. Inoltre, le norme che garantiscono un coordinamento su scala nazionale delle indagini e delle misure di prevenzione, attribuendo specifiche funzioni al Procuratore nazionale antimafia, potranno senz'altro assicurare risultati di rilievo.
  A carattere nazionale, ben venga l'incremento di 1.800 unità militari nelle attività del progetto «Strade sicure», con un controllo più capillare degli obiettivi sensibili alla lotta alla criminalità organizzata.
  Per quanto riguarda la proroga delle missioni internazionali e, quindi, il contributo ai processi di pace, si tratta di estendere sino al 30 settembre 2015 l'effetto delle norme già approvate in questa legislatura: l'ultima è stata il decreto-legge del 1o agosto 2014, n. 109, convertito dalla legge 1o ottobre 2014, n. 141, che ha prorogato le missioni fino al 31 dicembre 2014. A questo riguardo, poniamo l'attenzione anche sulla circostanza che il provvedimento comporterà una riduzione della spesa a carico del bilancio della Difesa di ben 9 milioni di euro.
  Le stesse motivazioni, quindi, che ci hanno spinto a votare a favore del precedente decreto, ci inducono a votare con rinnovata convinzione le norme contenute in questo provvedimento, in relazione soprattutto allo scenario internazionale che diventa sempre più perturbato e ai rischi cui sono sottoposti i nostri cittadini. Pertanto, il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico voterà favorevolmente le misure urgenti per il contrasto al terrorismo e per il finanziamento delle missioni internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente, rappresentante del Governo, difficilmente il gruppo della Lega Nord potrà votare favorevolmente o anche arrivare ad un'astensione relativamente ad un provvedimento che, in una parola, si può definire schizofrenico. Al di là dell'eterogeneità dei contenuti, che, come ricordava prima il collega La Russa, vanno da questioni legate all'antiterrorismo – o, perlomeno, ci provano, perché di norme effettivamente efficaci nel contrasto al terrorismo internazionale non ve n’è traccia, almeno per quello che attiene la nostra valutazione –, da un tentativo di normare o di dare strumenti sull'antiterrorismo, alle missioni internazionali, alla cooperazione, addirittura, ci buttano dentro, così, en passant, questioni relative anche alla caccia. Quindi, vi è proprio una confusione totale, una confusione che, in qualche modo, abbiamo già visto in altri provvedimenti emanati da questo Governo, appunto, schizofrenici.
  Sono schizofrenici anche nel testo, rispetto a quello che è l'obiettivo dichiarato inizialmente già nel titolo del provvedimento, non fosse altro che, inizialmente, il testo prevedeva delle pene per reati collegati al terrorismo internazionale o al reclutamento, pene che, addirittura, stavano sotto la soglia della possibilità di utilizzare le semplici intercettazioni.
  Questo la dice lunga sull'approssimazione con cui questo Governo affronta problemi delicatissimi come il contrasto al terrorismo, la gestione di Mare Nostrum, di Triton, l'incapacità di fermare l'onda invasiva del nostro territorio sull'onda altrettanto ipocrita della carità pelosa nei confronti di questi profughi, che poi profughi non sono. Gli stessi dati che ci fornisce questo Governo ci dicono che oltre il 90 per cento di chi arriva clandestinamente nel nostro Paese non ha nessun titolo per chiedere protezione internazionale. Comunque, dicevamo questo è un provvedimento che qualcuno ha definito invotabile.
  Anche noi siamo stati tentati di non partecipare al voto finale nonostante, e questo è da riconoscere, il testo sia stato moderatamente migliorato proprio grazie a emendamenti del nostro gruppo. Quello che si ricordava prima sulle pene minime edittali per determinati reati che così almeno Pag. 77danno lo strumento delle intercettazioni all'autorità inquirente; la delimitazione, la perimetrazione dell'utilizzo dei dati dei tabulati telefonici e del traffico dati Internet che, con un blitz, viene definita la possibilità per gli operatori telefonici di trattenere questi dati fino al 31 dicembre 2016 in attesa di una direttiva generale che poi sicuramente non arriverà mai in tempo, quindi ci sarà un'ulteriore proroga.
  Così come era stato scritto dal Governo veniva definito, in maniera agghiacciante, un «Grande Fratello» che andava a conservare tutti i dati e in maniera indiscriminata qualsiasi procura poteva utilizzare questi dati, non solo per finalità di reati gravi come antiterrorismo o mafia ma per qualsiasi tipo di reato, anche il più stupido.
  Alla faccia del non intasare le procure con reati di lievi entità. E poi, ripeto, anche qui il comportamento schizofrenico, da una parte si fanno gli «svuotacarceri», da una parte si introduce la depenalizzazione di determinati reati, poi si va a creare un corto circuito come quello che comunque fortunatamente è stato evitato proprio grazie a un nostro emendamento in extremis, l'ultimo giorno in Commissione prima di arrivare in Aula.
  È comunque questo un provvedimento assolutamente insufficiente, inefficace, confuso ed è anche pericolosamente lesivo delle libertà individuali.
  Questo dibattito, di quanto noi possiamo cedere in qualche modo le nostre libertà individuali allo Stato o il controllo di queste nostre libertà individuali allo Stato, di questi nostri diritti, in funzione di una tutela della sicurezza, era dibattito da svolgere in maniera separata, non all'interno di uno zibaldone, di un minestrone come questo decreto.
  Anche perché qui il Governo chiede di controllare la vita privata dei cittadini ma non fornisce nessun tipo di elemento pratico, concreto, efficace al contrasto del terrorismo. Allora, siccome lo Stato, insegnano i fondamenti del diritto, non è altro che un patto sociale fra cittadini, dove i cittadini cedono in qualche modo loro capacità decisionali a fronte di servizi e di tutele che lo Stato deve dare, qui lo Stato chiede ma non fornisce assolutamente nulla di concreto soprattutto nel contrasto dell'antiterrorismo. E c’è un motivo per cui non fornisce nulla, perché avete bocciato, voi della maggioranza, tutte quelle proposte che andavano invece nella direzione di una maggiore sicurezza e di una maggiore tutela.
  Avete bocciato le nostre proposte sull'aumento degli effettivi delle forze dell'ordine, perché se si vuol fare sicurezza bisogna che ci siano persone sul territorio a controllarlo. Avete bocciato la nostra proposta di formare gli agenti che vanno sul territorio con dei corsi di antiterrorismo così come invece avviene in tutti i Paesi occidentali che devono fronteggiare questa sfida. Avete bocciato l'emendamento che prevede l'aumento da 2 a 3 del personale in pattuglia, e soprattutto personale qualificato e pronto, perché sono i primi che in caso di attacchi devono affrontare i rischi di un eventuale secondo attacco perché è sistematico, spesso e volentieri, che chi porta attacchi terroristici all'interno dei Paesi occidentali poi cerca immediatamente di colpire anche chi interviene in prima battuta.
  Avete bocciato le dotazioni speciali che noi volevamo dare alle forze dell'ordine; avete bocciato la nostra richiesta di regolamentare la creazione di nuovi luoghi di culto o di nuovi centri di cultura islamica che, non la Lega, ma le cronache, le procure, la storia, i servizi segreti di tutti i Paesi occidentali dicono essere centri di reclutamento di terroristi in maniera diretta, oltre che quella indiretta su Internet. Avete bocciato le norme che abbiamo proposto per fermare lo sbarco di clandestini, clandestini in mezzo ai quali si possono annidare terroristi; e anche questo lo dicono le procure, coordinate proprio da quella procura antiterrorismo che avete voluto creare, giustamente; questa è una delle poche cose sagge che sono state fatte per il coordinamento. Le stesse procure che devono contrastare il terrorismo ci dicono che lì in mezzo, siccome non sono profughi, ma sono clandestini, questi Pag. 78clandestini tra l'altro alimentano, grazie ai soldi che pagano ai trafficanti di uomini, proprio le bande armate che ci fanno poi terrorismo sui nostri territori.
  Sarebbe già sufficiente questo a dire assolutamente no, avete sbagliato, totalmente sbagliato, avete fatto l'ennesimo decreto-legge sull'onda emotiva e non avete ragionato su quello che effettivamente serviva per il contrasto al terrorismo. Ma, di più, avete sbagliato anche tutto quanto sulle missioni internazionali, tutto, tutto ! Noi come Lega, a metà di febbraio, quindi, un mese e mezzo fa, avevamo fatto una proposta durante il dibattito parlamentare su quelle che dovevano essere le linee guida della politica internazionale di questo Paese. Avevamo fatto pochissime proposte, quando, invece, c'erano tante risoluzioni che parlavano di tutto, della pace nel mondo. Abbiamo detto: affrontiamo il tema specifico e contingente di adesso, il rischio del terrorismo e la questione che la Libia è veramente a un tiro di cannone, in tutti i sensi, da noi. Sfruttiamo le risorse navali che abbiamo per un blocco navale dei porti, perché questo significa anche evitare i morti nel Canale di Sicilia. È inutile piangere i morti quando i morti li si ha sulla coscienza per scelte scellerate, dettate solo da ipocrisia politica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 18.10)

  GIANLUCA PINI. Non lo avete voluto fare, è arrivata addirittura l'ONU, l'inviato speciale dell'ONU, Leon, a dirvi che quella era una cosa che andava fatta, ma anche qui l'avete voluta bocciare. Non avete voluto creare, con i fondi della cooperazione, i campi profughi in Tunisia, nelle zone contigue alla Libia, per poter, lì, sì, recuperare i veri profughi e non i finti clandestini.
  Capite che avete fatto tutta una serie di errori, non ultimo il fatto di aver negato, per l'ennesima volta, una norma chiara che così come accade per i sequestri che avvengono all'interno del Paese vale anche per i sequestri che avvengono all'esterno di questo Paese: non si possono pagare riscatti.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIANLUCA PINI. Avete bocciato la norma che obbligava, e mi avvio a concludere Presidente, i cooperanti a iscriversi, ad avere un'autorizzazione da parte della Farnesina e, in caso negativo, a pagare di tasca loro qualsiasi tipo di danno.
  Per tutti questi motivi, chiaramente, noi, non solo non possiamo votare favorevolmente a questo decreto-legge, ma siamo molto preoccupati del pressappochismo con cui avete affrontato un tema delicatissimo per la sicurezza di questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, colleghi, i recenti episodi verificatisi sia in Europa sia in Paesi dello scacchiere mediorientale hanno evidenziato l'innalzamento della minaccia terroristica di matrice jihadista che presentandosi in forme spesso nuove di inusitata violenza costituisce una gravissima insidia per la sicurezza interna ed è fattore di instabilità in Stati, anche del vicino Oriente, che versano in complesse situazioni politiche e sociali. Una concreta e corretta politica di prevenzione e tutela contro tali minacce comporta, necessariamente, una visione del fenomeno non limitata all'ambito del territorio del nostro Paese, ma mirata anche al rafforzamento della presenza di Forze armate, in particolare nei territori di maggior criticità. Il consolidamento, dunque, dei processi di pace e di stabilizzazione in aree di crisi acquisisce sempre più anche tale funzione preventiva, quale elemento essenziale di politica estera con sicuri riflessi sulla sicurezza dei cittadini.
  La lotta al terrorismo richiede, pertanto, una strategia complessiva per dare Pag. 79una risposta efficace a una minaccia di tale entità. È ovvia, dunque, la straordinaria necessità ed urgenza di mettere in piedi un insieme di norme che, a vari livelli, si preoccupino di rispondere alle esigenze di sicurezza della collettività, a fronte di fenomeni terroristici, drammaticamente assurti alle cronache giornalistiche, che impongono strategie mirate ed efficaci proprio perché sistemiche. Perseguendo quest'approccio di contrasto globale del terrorismo, il provvedimento prevede misure volte sia a rafforzare e attualizzare gli strumenti di prevenzione e repressione penale del fenomeno nel territorio dello Stato sia a consentire la partecipazione a missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, finalizzata alla cooperazione, allo sviluppo e al sostegno ai processi di ricostruzione e di pace. L'opportunità di un aggiornamento degli strumenti di contrasto del terrorismo deriva anche dalla necessità di dare attuazione nell'ordinamento interno alla risoluzione n. 2178 del 2014, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e vincolante per gli Stati. Tale Atto dell'ONU obbliga a reprimere una serie di condotte volte ad agevolare, attraverso un coinvolgimento diretto, il compimento di atti terroristici, anche in territorio estero, e consistenti anche nelle attività che i cosiddetti foreign fighters mettono in essere per affiancare in conflitti armati gruppi od organizzazioni di matrice terroristica. Sul piano penale si prevede l'introduzione di una nuova figura di reato destinata a punire chi organizza, finanzia e promuove viaggi per commettere terrorismo all'estero; la punibilità del soggetto reclutato con finalità di condotta terroristica anche fuori dai casi di partecipazione ad associazioni criminali operanti con le medesime finalità; la punibilità, sul modello francese, di colui che si auto-addestra alle tecniche terroristiche; l'introduzione di specifiche sanzioni, di ordine penale ed amministrativo, destinate a punire le violazioni degli obblighi in materia di controllo della circolazione delle sostanze, i cosiddetti precursori di esplosivi, che possono essere impiegate per costruire ordigni con materiali di uso comune.
  Inoltre, sono aggiornati gli strumenti di contrasto all'utilizzazione della rete Internet per fini di proselitismo e agevolazione di gruppi terroristici. Esprimiamo soddisfazione, grazie alla collaborazione del collega Quintarelli, per la soppressione della norma che permetteva, in materia di intercettazioni di comunicazioni informatiche e telematiche, di utilizzare programmi informatici per acquisire da remoto le comunicazioni e i dati presenti in un sistema informatico.
  Se non fossimo intervenuti, per qualsiasi reato commesso a mezzo del computer, dalla diffamazione alla violazione del copyright o ai reati di opinione o all'ingiuria, sarebbe stata consentita la violazione, da remoto, in modo occulto del domicilio informatico dei cittadini. L'uso di captatori informatici quale mezzo di ricerca delle prove da parte delle autorità statali, giudiziarie o di sicurezza, è controverso in tutti i Paesi democratici per una ragione semplicemente tecnica: con quei sistemi si compie una delle operazioni più invasive che lo Stato possa fare nei confronti dei cittadini, poiché quella metodologia è, allo stesso tempo, un'ispezione, una perquisizione, una intercettazione di comunicazioni, una acquisizione occulta di documenti e dati anche personali. Per ciò che concerne le parti di competenza della Commissione difesa, la problematicità del decreto-legge in esame nasce dalla piena partecipazione dell'Italia all'impegno della comunità internazionale contro la grave minaccia terroristica, rappresentata innanzitutto dal Daesh o IS o ISIS che dir si voglia, con il suo portato di destabilizzazione del quadro mediorientale, ma anche nordafricano e soprattutto libico, per ciò che concerne gli interessi strategici regionali dell'Italia.
  Purtroppo, è evidente il fatto che non sia scomparsa la minaccia rappresentata da Al Qaeda, anzi, si è estesa spingendosi verso nuovi scenari e restando comunque attiva sul territorio europeo. Per questi motivi è necessario monitorare costantemente anche il conflitto mediatico iniziato Pag. 80da Daesh, che ha innescato una reazione di orgoglio competitivo da parte di Al Qaeda.
  È importante puntualizzare che siamo al cospetto di un impegno costante, profuso con uno sforzo ammirevole, compiuto dalle donne e dagli uomini impegnati nelle missioni, sia sul piano militare sia su quello civile. L'impegno dei nostri soldati contribuisce alla stabilità del quadro internazionale e dà la possibilità di arginare il possibile e ulteriore deterioramento di un quadro internazionale gravemente compromesso. Il testo, lungi dall'essere disomogeneo ed incoerente risponde in modo quasi pedissequo alla richiesta saliente e dettagliata fatta dalle Nazioni Unite.
  Il fulcro del provvedimento è rappresentato dalla tutela della sicurezza dei nostri cittadini, attraverso misure di carattere nazionale ed internazionale, e vanno in questa direzione, lo voglio ribadire, i nostri emendamenti presentati e approvati nelle Commissioni di appartenenza. Del resto, questo provvedimento in larga parte riprende una proposta di legge, a prima firma Stefano Dambruoso, deputato del Gruppo di Scelta Civica, depositato molti mesi e, quindi, profeticamente anticipatore.
  Decisivo è stato il contributo di Scelta Civica al miglioramento del testo, attraverso emendamenti finalizzati a conferire al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo il potere di proposta di misure di prevenzione personale, nonché a renderlo destinatario delle richieste di intercettazioni preventive e dell'autorizzazione ai colloqui investigativi; a modificare la disciplina in materia di collaboratori di giustizia, stabilendo l'intervento del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo anche ai casi di collaborazione collegata a reati in materia di terrorismo; a prevedere la segnalazione al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo di operazioni sospette di finanziamento al terrorismo; a concedere al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo la possibilità di disporre dei servizi centrali e interprovinciali delle forze di polizia e di impartire direttive, per regolarne l'impiego a fini investigativi; ad estendere infine l'obbligo di trasmissione delle rogatorie al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, in considerazione della natura transnazionale dei delitti in materia di terrorismo.
  Le misure descritte di contrasto al terrorismo, unitamente alla conferma delle missioni internazionali, daranno al nostro Paese la possibilità di assumere un ruolo centrale nelle relazioni internazionali e ci daranno la possibilità di presentarci agli occhi dell'intera comunità internazionale come Paese cerniera, tra Europa, Mediterraneo e Medioriente.
  La posizione dell'Italia è stata prestigiosa in diversi teatri di crisi, basti citare il caso del Libano; inoltre, sul piano umanitario, determinante è stato il nostro aiuto alle masse di profughi e di vittime della tratta di esseri umani che affrontano il pericolo dell'attraversamento del mare Mediterraneo.
  Il nostro Paese è impegnato a perseguire una vasta azione politico-diplomatica, volta al rafforzamento del dialogo con i paesi islamici moderati, e contemporaneamente al consolidamento del nostro modello nazionale di cooperazione allo sviluppo oltre che ad un approntamento dello strumento militare conforme ai rischi di escalation.
  Il decreto, oltre a prevedere le misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale, contiene disposizioni concernenti l'impiego del personale delle Forze armate in attività di controllo del territorio, di vigilanza di siti e obiettivi sensibili e di prevenzione dei fenomeni di criminalità organizzata e ambientale nella regione Campania, dove le misure sono adottate, anche in relazione alle straordinarie esigenze di sicurezza connesse alla realizzazione dell'Expo 2015.
  Per tutti questi motivi il gruppo di Scelta Civica auspica la tempestiva approvazione del provvedimento in esame, che rappresenta la possibilità per l'Italia, attraverso la costruzione di un efficace apparato normativo, di collaborare fattivamente Pag. 81con gli altri Paesi occidentali ed europei esposti alla minaccia del terrorismo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Stiamo convertendo un provvedimento che riguarda il terrorismo. «Non gliela diamo vinta» così ha detto il Presidente del Consiglio, ma a noi sinceramente non sembra così, perché questo provvedimento racconta anche un'altra storia. Si tratta innanzitutto di uno scambio di libertà contro sicurezza, questo è indubitabile. Solo che la restrizione della libertà per tutti gli italiani è esigibile subito, per la sicurezza, invece, si vedrà.
  Sulle libertà degli italiani questo decreto agisce con certezza restringendole, che prevenga o contrasti efficacemente il terrorismo è tutto da dimostrare. Siamo stati tutti Charlie solo per le foto di rito, chissà cosa ne penserebbe Charb, il direttore Stephane Charbonnier.
  Forse, titolerebbe «L'Isis ha già vinto», oppure «Isis 1, Italia 0, perché quella che introduciamo è una legge di emergenza; quando l'eccezione entra nell'ordinamento, non ne esce più, gli anni del terrorismo, quello nostrano, dovrebbero avercelo insegnato bene. Dei delitti contro la personalità dello Stato, personalità esuberante che, all'inizio, era 270 nel codice penale, poi la famiglia è cresciuta: 270-bis, 270-ter, 270-quater, 270-quinquies, 270-sexies, e ci ritroviamo qui. Ma ce ne era proprio bisogno ? Ma è servito ? Ma facciamo attenzione perché nessuno qui mette in discussione il diritto di difenderci dalla minaccia interna o esterna; ho però il dubbio che questa strada non porti a nulla. Qualcuno dirà che siamo la solita sinistra del «no», apocalittica e magari anche disintegrata, e chiederebbe e chiederà: e tu, e voi, cosa avreste fatto ? Di sicuro non le nozze con i fichi secchi, perché di risorse vere in questo provvedimento non c’è nulla nella parte sull'anti- terrorismo, non per le forze di polizia, né per l’intelligence. Citerò il volo A320, quel disgraziato aereo della Germanwings che ha distrutto molte vite, le vittime e le loro famiglie, non lo farò per mettervi al comando il Presidente del Consiglio e parlargli d'Italia, quelle sono brutte sciocchezze. Però quella cabina di pilotaggio mi interroga, quella cabina blindata introdotta dopo i fatti dell'11 settembre 2001, che dovrebbe salvarci dal dirottamento e dall'atto di terrorismo e che diventa causa prima della nostra rovina, fortezza che cambia il segno della propria missione, consentendo al bene di trasformarsi in male. Ecco, ci sono troppe cabine blindate in questo decreto, dispositivi pensati contro il terrorismo ma che rischiano invece di colpire i normali cittadini, noi tutti e le nostre libertà. La legislazione di emergenza è come un cancro, si espande ed esonda, dichiara buone intenzioni ma buona non è mai alla fine e oggi siamo a discutere – basta guardare gli emendamenti che sono stati presentati – se la legislazione sugli stadi, in forte odore tra l'altro di incostituzionalità, la possiamo esportare alla società, se la flagranza differita vale solo in laboratorio o possiamo applicarla anche alle manifestazioni politiche. Ecco cosa fanno le legislazioni di emergenza, ma in quest'Aula non è echeggiata una sola parola di responsabilità, come se l'Italia non avesse partecipato a quelle tragiche avventure di Iraq e Afghanistan, quasi che le forze politiche di questo Parlamento non avessero votato, ripetute e ripetute volte, la nostra partecipazione a quella follia che, parlando di esportazione della democrazia, ha finito per deflagrare un'intera regione, che proclamando la lotta al terrorismo ha finito per alimentarlo e financo di importarlo. Errori che chiamano orrori, ma di tutto questo non c’è, come dicevo, che una pallida traccia nella nostra discussione e una patologica rimozione del passato che ci costringe eternamente sulla via sbagliata. Ecco, perché Sinistra Ecologia Libertà non darà il proprio assenso a questo provvedimento e voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, io vorrei iniziare questo intervento, ringraziando i colleghi della Commissione giustizia del mio partito, il collega Daniele Farina che da ultimo è intervenuto, ringraziando i miei colleghi della Commissione difesa e la collega Duranti per il lavoro che ha fatto, e vorrei fare questo ringraziamenti anche per sottolineare l'assurdità di una discussione che noi stiamo facendo in quest'Aula di un decreto che è stato approfondito, studiato e modificato dalla sola Commissione difesa e dalla sola Commissione giustizia.
  Ovvero, si tratta di un decreto che è stato accorpato in un'unica «paccottiglia», in cui le politiche interne sull'antiterrorismo si sono messe insieme alle missioni militari nonché alla cooperazione internazionale allo sviluppo. Io penso che su questo punto noi abbiamo una grande responsabilità e lo dico perché questo Parlamento si è assunto alcune responsabilità e ha impegnato il Governo rispetto ad alcune questioni e vorrei andare anche a leggere quelli che sono gli impegni che il Governo si era assunto l'ultima volta. Torniamo ancora qui a discutere del ruolo del Parlamento e del fatto che i provvedimenti e gli atti che noi, all'interno di questo Parlamento, votiamo e con cui impegniamo il Governo alla fine non hanno nessun esito e nessun significato.
  E, allora, scopriamo che, nel 2013, in occasione dell'approvazione dell'ultimo «decreto missioni», un ordine del giorno, presentato dal collega Quaranta del mio gruppo, impegnava il Governo – e fu accolto dal Governo – a valutare l'opportunità di proporre, per il prossimo intervento legislativo – ma ve ne sono stati altri due senza che nulla accadesse – in materia di missioni internazionali separati decreti-legge, ovvero articoli distinti per le diverse missioni in cui è impegnato il nostro Paese.
  Nel frattempo, è sopravvenuta una legge sulla cooperazione internazionale, che doveva svincolare i fondi della cooperazione internazionale dalle missioni militari. Nel frattempo, ci sono stati altri decreti che si sono perpetrati esattamente allo stesso modo e, quindi, con un unico accorpamento. Arriviamo ad oggi con un unico decreto con cui non solo si prevedono tutte le missioni militari nello stesso decreto-legge, non solo si prevede la cooperazione, ma si aggiungono anche le norme relative all'antiterrorismo, impedendo a questo Parlamento di lavorare come dovrebbe su questo terreno.
  Ed io vorrei proprio partire da qui, cioè dall'idea che noi abbiamo rispetto a che cosa sono le missioni militari e dal fatto che la politica estera di un Paese sia subordinata agli interessi militari e bellici, spesso anche dei nostri eserciti e delle nostre industrie belliche e di armamenti, o se deve essere il contrario, cioè che noi determiniamo il nostro intervento militare in zone di guerra sulla base di una strategia politica, di politica estera, e sulla base di obiettivi a medio-lungo termine che il nostro Paese, il nostro Governo dovrebbe avere.
  Ed è proprio di questo che vorrei discutere oggi, non solo del merito delle singole missioni o dell'aspetto tecnico che queste missioni comportano. Quando noi parliamo del finanziamento di sette milioni di euro alla Baltic Air Policing, missione NATO nel mar Baltico, noi non stiamo parlando semplicemente della partecipazione dell'Italia, della spending review, dello spreco di risorse per partecipare a una missione inutile, ma noi stiamo parlando, nel prolungamento di questa missione, dell'impianto politico della politica estera del nostro Paese, cioè del rapporto che noi vogliamo avere in Europa e dall'Europa verso i nostri vicino a Oriente, cioè del rapporto con la Russia.
  Se oggi siamo nelle condizioni in cui siamo in Ucraina, è probabilmente anche responsabilità della politica estera europea, della politica estera della NATO e, quindi, anche di quella del nostro Paese, che hanno puntato, in questi anni, alla militarizzazione della frontiera orientale d'Europa ? Perché invece di costruire, su Pag. 83quel fronte, un terreno di confronto, di dialogo e di scambi commerciali, abbiamo provato a colonizzare i Paesi che facevano parte dell'ex blocco sovietico, a colonizzarli militarmente, e quindi costruendo, diciamo, dei rapporti rigidi sul piano della politica estera ?
  È una discussione che si può fare in questo Parlamento. Noi possiamo affrontare questa discussione anche sulla base delle scelte che sono state compiute nel passato e che si stanno continuando a compiere, oppure il tema è semplicemente quello della ripicca che riguarda l'atteggiamento di Putin in ordine alla vicenda della Crimea e, dunque, vogliamo fare finta di non vedere il macro-problema che riguarda i rapporti tra l'Unione europea e il vicino russo e la subalternità dell'Unione europea rispetto alle politiche di colonizzazione degli Stati Uniti d'America sul fronte est europeo ? Perché se questa discussione non c’è, allora noi stiamo facendo una discussione che non ha a che vedere con la politica estera e si capisce, dunque, perché si vara un «decreto paccottiglia» e si esclude la Commissione esteri da questo dibattito.
  Vorrei parlare proprio di questo, di che cosa significa fortificare il confine orientale d'Europa e di come l'Europa affronta questa discussione.
  Gli ultimi accordi di Minsk sono la rappresentazione plastica di un'Europa che non esiste sul piano politico e della politica estera soprattutto. E non è solo l'assenza dell'Alta Rappresentante per la politica estera, Mogherini, a quel tavolo che dimostra l'assenza di una politica europea, ma è il modo in cui quella trattativa si è costruita, è il modo in cui, in ordine sparso, la Germania ha aperto un tavolo di dialogo che serviva prima di tutto a verificare le difficoltà delle condizioni determinate dalle sanzioni nei confronti della Russia e, quindi, la necessità di riaprire un dialogo con la Russia e non una strategia politica di un'Europa che guarda ai rapporti di buon vicinato con il vicino orientale. E la stessa cosa vale per il Medio Oriente, vale per la questione libica. Forse, la questione libica è la più emblematica di questa assenza di una politica estera europea. Io credo che questa dovrebbe essere la prima sfida. Noi abbiamo avuto alti rappresentanti di questo Governo, abbiamo avuto la Ministra della difesa che, in maniera del tutto sconsiderata, si è lasciata andare ad interviste in cui paventava una forza composta da 5 mila uomini pronti ad intervenire in Libia e non si capiva ancora a combattere chi o cosa, visti i rapporti che tutti noi abbiamo e la situazione sul campo in Libia e, quindi, l'inutilità di un qualunque intervento militare in questo momento. Ma ciò che più ci stupisce e ci scandalizza non sono le improvvide dichiarazioni di un Ministro o di una Ministra che, in questo caso, non aveva ben idea di che cosa stava parlando, ma quello che più ci stupisce nella questione libica è l'approssimazione con cui noi affrontiamo il dibattito, come se in Libia, in questo momento, ci fosse un terreno in mano ai terroristi dell'ISIS e tutto quello che, invece, è stato determinato in questi anni, le nostre responsabilità e le condizioni attuali sul campo non esistessero. Davanti all'affacciarsi della presenza terroristica in Libia, noi abbiamo cancellato tutto quello che è il contesto attuale e ci siamo trasformati in tifosi, ultras, siamo stati sollecitati in più occasioni e anche qui vi è l'assenza della politica estera europea.
  La Francia si è precipitata a sostenere il Governo di Tobruk, quindi una delle parti in causa; lo ha fatto sostenendo anche la politica di intervento dell'Egitto, con cui la Francia ha costruito degli accordi di partenariato economico e militare. Non è un caso che nello stesso momento in cui la Francia riconosce il Governo di Tobruk chiude un accordo di cooperazione militare e vende milioni di euro di aerei militari all'Egitto. Possiamo dire anche che non è un caso che la Francia si schieri da quella parte perché è esattamente in quella parte della Libia che ha i suoi interessi economici e petroliferi, con la Total. E noi invece che facciamo ? Noi facciamo dichiarazioni che vengono smentite un minuto dopo; noi ritiriamo il nostro ambasciatore, che aveva lì costruito Pag. 84un circuito di relazioni che ci davano l'autorevolezza per intervenire sul piano politico, prima ancora che militare, e non guardiamo neanche, cosa che sarebbe alquanto normale, ai nostri interessi economici, al nostro interesse nazionale, che si trova in quel Paese.
  Nel tempo che mi resta voglio concludere proprio su questo, sul fatto che noi abbiamo bisogno di cambiare la nostra politica estera, se vogliamo fare in modo che cambi anche la politica militare in qualche modo e noi abbiamo bisogno di cambiare la politica estera se vogliamo investire sulla nostra sicurezza. Noi oggi in questo decreto – e questo è l'altro elemento emblematico – non facciamo quello che avremmo dovuto fare, ossia aumentare i fondi per la cooperazione internazionale. Noi oggi sconfiggiamo l'ISIS se lo facciamo prima di tutto sul piano politico, se andiamo a ricostruire quei Paesi che abbiamo contribuito a distruggere, come la Libia. Siamo stati da poco in Tunisia e abbiamo visto come quel Paese da solo si sta difendendo e quel Paese, che ha rappresentato l'unico sbocco democratico per le primavere arabe, in totale solitudine, senza che nessun Governo occidentale e senza che neanche il Governo italiano lo abbia fatto, ha investito nella ricostruzione. Ecco, se noi investissimo oggi nella ricostruzione di scuole, ospedali e di diritti per quei popoli che li hanno negati, probabilmente avremmo molte più Tunisie e molte meno Libie e saremmo molto più sicuri (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, l'urgenza dell'approvazione di nuovi provvedimenti in materia di antiterrorismo, al di là dell'autentico controsenso costituito dall'esclusione della Commissione affari esteri dall'esame in sede referente di un decreto che è chiaramente di sua competenza, ovviamente insieme ad altre Commissioni, ci ha anche spinto a non allungare e complicare politicamente i lavori dell'Aula, presentando emendamenti su un punto sul quale vi è il nostro dissenso di merito, e cioè l'attribuzione alla procura antimafia anche dei compiti di antiterrorismo, ma su ciò tornerò nelle conclusioni.
  Siamo in corsa contro il tempo perché tutti, sia gli Stati arabi di opposto orientamento quali l'Arabia Saudita e l'Iran, l'Egitto e la Turchia, sia gli Stati occidentali e la stessa Russia in Siria non si sono resi conto tempestivamente che i loro stessi errori in Iraq, in Siria, in Libia, ma anche una tendenza autonoma dell'islamismo salafita, da alcuni mesi a questa parte, ha prodotto qualcosa di intrinsecamente nuovo.
  A questo proposito, si può anche fare la guerra sulle parole e sulle sigle, chiamarlo Daesh o ISIS, ma, comunque, ciò che si è affermato, armi alla mano, dalla Siria all'Iraq, è un terrorismo che si è fatto esercito e che si è radicato su una vasta area del territorio, segnando la crisi forse definitiva di Stati quali la Siria e l'Iraq, ed esso sta lavorando per dividere i sunniti, assimilandone una parte e annichilendone un'altra, e si sta impegnando per annientare gli sciiti e tutte le comunità religiose minori, che costituiscono la ricchezza del Medio Oriente.
  Partendo da questo insediamento territoriale, che evoca il califfato, l'ISIS o Daesh si è anche dotato di pericolose soggettività, individuali e di gruppo, che possono condurre operazioni terroristiche in altre parti del mondo: di qui i cosiddetti foreign fighters, i lupi solitari ed altre sinistre figure. Tutto ciò deve avere in tempi rapidi due risposte: la prima, evidentemente, nello stesso Medio Oriente, ed essa è, allo stato attuale, in ritardo e anche fortemente contraddittoria, specie alla luce di ciò che sta avvenendo in Yemen.
  Questa risposta deve essere, in primo luogo, culturale, con la proposizione di un Islam di opposto segno a quello salafita terrorista e con la riaffermazione anche dei valori di libertà dell'Occidente; dovrebbe essere di tipo economico, con un grande Piano Marshall, che dovrebbe essere Pag. 85un'operazione dello stesso respiro di quella fatta dagli USA verso l'Europa negli anni quaranta e di tipo politico-militare, anche se finora solo i curdi combattono sul campo e solo adesso si riaffaccia l'esercito iracheno. L'altra faccia della medaglia deve essere quella costituita dal salto di qualità che, nei vari Paesi dell'Occidente e, per quello che ci riguarda, nel nostro, deve assumere l'azione antiterrorista di carattere preventivo e repressivo, e questo è il merito del provvedimento che stiamo approvando oggi.
  È indispensabile, a questo proposito, trovare un difficile equilibrio fra esigenze di sicurezza ed esigenze di tutela, non solo della privacy, ma proprio dello Stato di diritto. Questa tematica si è affacciata per accertamenti certamente troppo invasivi rispetto ai computer, e saggiamente si è fatto un momento di riflessione, ma dobbiamo anche sapere che larga parte di questa attività terroristico-eversiva si svolge attraverso la rete.
  Ciò detto, confermiamo il nostro consenso alle misure contenute nel provvedimento, dalle nuove tipologie di reato per i foreign fighters, e quindi misure riguardanti non solo il loro reclutamento, ma il loro autoreclutamento, ai provvedimenti di urgenza dei questori per il ritiro dei passaporti e per le espulsioni, e anche al ruolo nelle carceri dei servizi segreti, che vanno considerati una struttura dello Stato di grande rilievo e di grande importanza.
  Concludo, per esprimere, invece, il dissenso, che evidentemente rimane in una chiave platonica, sul punto del provvedimento che attribuisce alla procura antimafia anche il ruolo dell'antiterrorismo. Si tratta, a mio avviso, di un'operazione di pura concentrazione del potere nell'ambito di un settore della magistratura non suffragata da alcuna ragione obiettiva. Terrorismo e mafia sono due fenomeni di grande spessore, ma che non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro e che richiedono, quindi, specializzazioni specifiche ognuna in un campo diverso dall'altro. Metterli assieme, e magari aggiungerci pure la tematica della corruzione, significa demagogia pura e non fare i conti con delle realtà molto complesse, molto difficili, che richiedono ognuna una loro specializzazione; basta pensare alla specializzazione che richiede l'azione antiterrorismo sul terreno della politica internazionale. Lo stesso procuratore antimafia Roberti ha avanzato perplessità. A questo proposito voglio concludere citando il professor Giorgio Spangher, che è una persona di grande spessore dal punto di vista giuridico, che ha detto: il ruolo della direzione nazionale antimafia non mi sembra funzionale al fenomeno, perché c’è molta differenza tra le mafie e le organizzazioni terroristiche. Questo sembra ovvio, ma non lo è sembrato a chi, specie a livello di Commissione giustizia e di Ministero della giustizia, si è misurato con questo aspetto del provvedimento e lo ha risolto in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Grazie, Signor Presidente, Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento. Non si tratta naturalmente di un voto favorevole al Governo, un Governo che, peraltro, anche in questa occasione, ha mostrato arroganza e protervia nel respingere dei nostri importanti emendamenti. Lo faremo da forza di opposizione, un'opposizione seria e responsabile, un'opposizione non massimalista, che sa riconoscere l'interesse generale nel Paese e sa riconoscere che nella lotta al terrorismo internazionale oggi, come nella lotta al terrorismo nazionale ieri, il nostro Paese deve essere unito. Lo faremo, naturalmente, per testimoniare ancora una volta il nostro, in questo caso sì, favore e sostegno alle donne e agli uomini, militari e forze dell'ordine, che, a spregio del rischio e del sacrificio della loro stessa vita, contribuiscono in maniera decisiva alla lotta al terrorismo internazionale e al mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo. Colleghi, quello che stiamo per Pag. 86votare è un decreto che contiene – ed è un'anomalia grave che abbiamo denunciato – due distinte serie di norme. La prima serie è relativa, appunto, alla lotta al terrorismo internazionale. La seconda serie è la consueta proroga delle missioni internazionali per la pace; consueta anche se per la verità, questa volta, è arrivata con un tutt'altro che consueto, ma anzi piuttosto grave, ritardo di quasi cinquanta giorni. Per quanto riguarda le misure antiterrorismo, esse vanno nella giusta direzione di un maggior controllo del territorio e di un potenziamento dei servizi di intelligence. Ma non vi è dubbio che questo lotta, come ha ricordato nei giorni scorsi il nostro presidente Berlusconi, deve vedere l'Italia e l'Europa, ancora più impegnate, anche perché si tratta di una lotta ad un terrorismo che minaccia sempre più da vicino il nostro Paese e l'Europa intera. Sembra che di questa minaccia non vi sia ancora una piena consapevolezza, soprattutto da parte di quell'Europa che proprio sul terreno della politica estera del Mediterraneo, e dei Paesi del Medio Oriente, deve ancora svolgere un ruolo ed un'azione ben decisivi.
  D'altra parte, ai confini della nostra Europa e della nostra Italia siamo circondati da vere e proprie guerre: Paesi, tribù, lotte che si contrappongono fra di loro, fra sigle, Paesi che minacciano ormai la pace in tutto il mondo e mettono a rischio la nostra sicurezza, la nostra democrazia e la nostra libertà, quei valori della civiltà occidentale che, proprio per rappresentare essi stessi valori universali, vengono minacciati dal terrorismo internazionale.
  Con questo provvedimento viene riconosciuto un potenziamento del ruolo delle Forze dell'ordine e delle Forze armate, anche in territori del nostro Paese particolarmente vessati, come noi avevamo chiesto; penso alla «Terra dei fuochi» in Campania.
  Ma alle nostre Forze dell'ordine e alle nostre Forze armate, alle quali va naturalmente il nostro sentimento di vicinanza e di gratitudine, devono essere riconosciuti maggiori diritti, maggiori garanzie ed anche maggiori risorse. Basta tagli alle spese per la difesa, basta tagli alle spese per la sicurezza, più e migliori retribuzioni alle Forze dell'ordine e alle Forze armate e – se permettete, colleghi del Governo e della maggioranza – anche basta con la minaccia, che periodicamente viene avanzata, di misure odiose nei loro confronti, come, ad esempio, quella del numero identificativo sui loro caschi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  L'altra parte di questo provvedimento riguarda la proroga delle missioni internazionali. Anche in questo caso Forza Italia con convinzione voterà, come ha sempre fatto, a favore, per il mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo, per il prestigio ed il ruolo del nostro Paese nel mondo, per le nostre donne ed i nostri uomini che, a migliaia, in decine di zone a rischio del mondo, svolgono queste importanti funzioni.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Vito. Colleghi, possiamo abbassare un pochino il tono della voce, per favore ? Anche le riunioni si possono fare fuori, se non si è interessati. Prego, onorevole Vito.

  ELIO VITO. La ringrazio, signor Presidente, anche perché io non posso alzare il tono della mia voce, come si sente.

  PRESIDENTE. Ma non sarebbe comunque giusto che lei lo alzasse. Lo devono tenere più basso gli altri.

  ELIO VITO. Altre volte riuscivo anche ad alzarlo, quindi sopraffavo..., la ringrazio. Lo fanno, quindi, per tenere alta la bandiera dell'Italia nel mondo e per preservare la pace e la sicurezza nel mondo. E ci auguriamo che in futuro sulla proroga di tali missioni, sul ruolo dei nostri militari all'estero e nel mondo non si registrino più polemiche politiche. Infatti, è giusto che noi ci dividiamo su tutto, ma su quanto fanno i nostri uomini all'estero in difesa dell'immagine del nostro Paese e della sicurezza nel mondo noi non abbiamo il diritto di dividerci, perché quegli Pag. 87uomini e quelle donne devono sapere che al loro sostegno vi è tutto il Parlamento italiano.
  Sono state introdotte, in sede di conversione anche di questa parte del decreto-legge, delle importanti modifiche. Ad esempio, mi riferisco alle modifiche introdotte alle missioni antipirateria, come le Commissioni esteri e difesa e l'intero Parlamento avevano da tempo richiesto. Tali prime modifiche erano necessarie anche in relazione al necessario coinvolgimento della comunità internazionale per risolvere definitivamente la dolorosa vicenda dei nostri fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che sono, da oltre tre anni, ingiustamente e illegalmente detenuti da un altro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  I nostri due fucilieri di marina, come tutti i nostri militari all'estero, hanno diritto ad essere eventualmente giudicati dal loro Paese e a vedere loro riconosciuta l'immunità funzionale alla quale hanno diritto nell'espletamento di funzioni loro attribuite da leggi del nostro Stato, che esercitano in rappresentanza del nostro Stato.
  Ma Latorre e Girone hanno anche il diritto a veder riconosciuta la loro innocenza, un'innocenza che questi tre anni e passa di detenzione ingiusta e illegale hanno già macchiato di una vera e propria condanna preventiva; preventiva a qualunque giudizio, preventiva a qualunque processo, preventiva a qualunque imputazione, preventiva a qualunque accusa, preventiva a qualunque indagine a loro carico. Infatti, nulla di tutto ciò è stato compiuto dal Paese che ingiustamente li trattiene. È per questo, quindi, che la vicenda va definitivamente risolta, nelle forme che il Parlamento ha già indicato, con il rispetto che il nostro Paese e i nostri militari meritano dagli altri Paesi del mondo e dall'intera comunità internazionale.
  Ieri, una delegazione della Commissione difesa, rappresentata da parlamentari di maggioranza e di opposizione, si è recata a Taranto a fare visita a Massimiliano Latorre per testimoniare ancora una volta questi sentimenti e queste opinioni. Massimiliano Latorre ci ha voluto ringraziare per questi sentimenti e queste opinioni e ha inteso così ringraziare ed apprezzare la vicinanza, non solo nostra, ma dell'intero Parlamento italiano. In conclusione, signora Presidente, signora Ministro, che ringrazio per la disponibilità, abbiamo espresso ieri a Taranto la nostra convinzione, che voglio ora anche qui ripetere: non è Massimiliano Latorre che deve tornare in India, ma è Salvatore Girone che deve tornare in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Forza Italia, dunque, voterà a favore di questo provvedimento e lo farà senza timore, senza imbarazzo, ma anche senza subalternità; lo farà da forza di opposizione seria e responsabile qual è sempre stata, anche se spesso questo Governo mostra di non voler essere, nei confronti dell'opposizione e dell'intero Parlamento, né serio, né responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Grazie Presidente, questo decreto-legge è una foglia di fico; verrà sbandierato, anzi è già stato sbandierato da Renzi come una risposta efficace che l'Italia dà nella lotta al terrorismo internazionale. Purtroppo, le norme che stiamo convertendo in legge secondo noi non assolvono a questo scopo. Sembra non essere nient'altro che l'ennesimo passo in avanti in un percorso di politica internazionale fallimentare, proprio come tutti i decreti che sono stati emanati in merito negli ultimi vent'anni. Di soluzioni, concrete e valide, che rispondano al problema della minaccia del terrorismo, c’è davvero ben poco secondo noi.
  Andiamo ad analizzare questa urgenza terrorismo. Il Governo crede effettivamente che con i primi dieci articoli di questo decreto-legge, modificando il codice Pag. 88penale e introducendo nuovi vaghi reati, si possa sconfiggere il terrorismo, quando in questi due anni di legislatura, in realtà, il codice penale è stato toccato solo per concedere depenalizzazioni e favori ai criminali. Si veda l'assurda legge sulla responsabilità civile dei magistrati o il voto di scambio elettorale politico-mafioso con pene bassissime (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ecco, questa è la soluzione che si vuole adottare. In altre parole, il problema non è prevenire il terrorismo con risorse e strumenti alle forze dell'ordine, magari anche con assunzioni, visto che ci sono migliaia di idonei che stanno aspettando ancora giustizia da questo Ministero dell'interno e non vengono considerati, no, non è questa la priorità del Paese, non è la prevenzione, non è l'organizzazione, non è lo sviluppo tecnologico, non sono risorse, personale e strumenti, ma è il codice penale. All'articolo 1 si introducono nuovi reati e circostanze aggravanti. Ad esempio, chi organizzerà viaggi o finanzierà o propaganderà viaggi finalizzati al compimento delle condotte con finalità di terrorismo, di cui all'articolo 270-sexies del codice penale, verrà punito con una pena da cinque a otto anni.
  Abbiamo presentato un emendamento il quale precisa che si tratta di viaggi in territorio estero per ovviare a delle conseguenze, secondo noi, disastrose ossia sarebbero state ricomprese le condotte che nulla hanno a che fare con le finalità di terrorismo internazionale ma che, probabilmente, costituiscono un fastidioso ostacolo alla realizzazione di attività quali, ad esempio, la costruzione di grandi opere: l'organizzazione di un viaggio da Tivoli alla Val di Susa, ad esempio, magari collegato ai no TAV, guarda caso, rientrerebbe in questa fattispecie. Per fortuna questo emendamento del MoVimento 5 Stelle per limitare il danno è stato accolto. Sempre grazie all'approvazione di un nostro emendamento siamo riusciti a migliorare la lettera dell'articolo 1 quando fa riferimento alla persona arruolata di cui non si sa nulla, come hanno sottolineato gli esperti auditi, specificando come la genericità del termine possa portare a conseguenze gravi poiché verrebbero ricomprese innumerevoli condotte tra loro eterogenee e per nulla inerenti al terrorismo, mettendo i giudici a dover interpretare quanto, invece, spettava al legislatore definire. Perlomeno, nonostante il termine arruolato rimanga generico, grazie all'approvazione del nostro emendamento, sono state circoscritte le condotte penalmente rilevanti a quelle persone che acquisiscano informazioni univocamente dirette a porre in essere comportamenti finalizzati alle condotte individuate nel codice penale come aventi finalità terroristiche. Anche qui norme costruite in modo tale che persino i giudici che dovranno applicarle faranno sicuramente fatica a capirle. Comunque il vero problema è che il riferimento alle condotte previste dall'articolo 270-sexies è un riferimento secondo noi sbagliato. L'articolo, infatti, è rubricato sì condotte finalizzate al terrorismo ma, all'interno della sua lettera, non viene indicata proprio nessuna condotta. Ciò significa che il magistrato si troverà, come ho detto, a dover interpretare sia cosa si debba intendere per persona arruolata sia quali siano gli atti con cui si compiano condotte dell'articolo 270-sexies dove appunto nessuna condotta viene descritta. Comunque, sono stati approvati i nostri emendamenti che prevedono una pena maggiore per chi addestra o istruisce soggetti attraverso il web, anche se il dettato dell'articolo 2 rimane, secondo noi, preoccupante. L'articolo 2, infatti, inserisce norme che nulla hanno a che fare con il terrorismo ovvero un aumento di pena per l'istigazione a delinquere di chi commette il fatto tramite strumenti informatici o telematici come se il mezzo fosse più importante della condotta da punire. Su quanto previsto dall'articolo 2, questo articolo a nostro parere rappresenta un vero e proprio attacco alla libertà di espressione quando invece la sua possibilità di incisione sul terrorismo è bassissima. Nella stragrande maggioranza dei casi, come non hanno mancato di sottolineare gli auditi in Commissione giustizia e difesa, è molto più utile mantenere attivo un Pag. 89sito di matrice terrorista per poterlo monitorare e acquisire informazioni precise al riguardo. Infatti con questa norma verranno bloccati i siti legati mentre quelli illegali o verranno immediatamente riaperti sotto differenti sembianze o semplicemente continueranno ad esistere attraverso sistemi come la rete Tor che permettono il traffico anonimo in uscita e la realizzazione di servizi anonimi nascosti. Purtroppo avremmo siti che verranno chiusi quindi questa nuova black list ma poi si moltiplicheranno siti nel cosiddetto deep-web o darknet quindi quel web sommerso che non è possibile disciplinare. Comunque attraverso l'approvazione in Commissione di alcuni emendamenti, di cui due del MoVimento 5 Stelle, il danno di questo articolo 2 è stato limitato poiché abbiamo introdotto la previsione che possa essere disposta la rimozione solo di specifici contenuti illeciti e che sia garantita, ove possibile, la fruizione dei contenuti estranei alle condotte illecite.
  All'articolo 7, inoltre, c’è una portata che limita il diritto alla privacy in maniera del tutto esagerata. Esso infatti dispone che una serie di norme sulla privacy (le notifiche, il consenso informato, come esercitare i diritti, come correggere il trattamento dei dati, se e come ricorrere al Garante per farli correggere) non troveranno applicazione quando siano le forze di polizia a raccogliere i dati, più precisamente quando si tratti di finalità di polizia. Ma non viene data alcuna indicazione per quanto riguarda quali siano queste finalità di polizia. Comunque anche in questo caso, sempre grazie all'approvazione di un nostro emendamento, abbiamo inserito un piccolo correttivo prevedendo in sostanza che eventuali restrizioni dei diritti stabiliti con decreto del Ministero dell'interno, di cui al comma 3 di questo articolo 7, siano monitorati dalle Commissioni parlamentari competenti. Il Ministero, infatti, dovrà inviare il proprio decreto prima dell'emanazione alle Commissioni parlamentari competenti per eventuali osservazioni.
  L'argomento è estremamente delicato in quanto deve bilanciare le esigenze legate alla prevenzione in materia di terrorismo con il diritto fondamentale al rispetto della privacy di ogni cittadino e prevedere una deroga così ampia, per non meglio specificate finalità polizia, ci sembra davvero troppo grave. Relativamente poi agli articoli 6 e 8 c’è stata un'offesa all'intero Parlamento, c’è stata un'azione di forza, un abuso di potere da parte del Governo che è intervenuto modificando sia la legge n. 124 del 2007, cosa sicuramente sbagliata, sia la legge n. 155 del 2005, e siamo dovuti correre ai ripari in maniera goffa con l'accordo trasversale partito direttamente dal Copasir per limitare, almeno in fase temporanea, le attività dei servizi all'interno delle carceri: quelle che saranno, che sono ormai, è legge, le garanzie funzionali agli uomini dei servizi.
  È materia molto ampia e bisognava discuterne secondo noi in sede di Commissioni parlamentari e non buttare queste cose dall'alto con due articoletti così in un decreto-legge. Evidenziamo che proprio questa mancanza di visione politica e strategica nella lotta contro il terrorismo è testimoniata dal fatto che noi eravamo in Commissione e ogni giorno, nei primi tre giorni, arrivavano ancora emendamenti e subemendamenti del Governo stesso ai propri articoli e ai propri emendamenti. Questa è la prova inconfutabile del non avere le idee chiare e di non avere una chiara strategia nella lotta al terrorismo: non può un Governo emendare e poi ri-emendare se stesso fino a tre volte e poi arrivare perfino a stralciare suoi emendamenti introdotti in questo decreto.
  Per quanto riguarda le funzioni del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, il problema anche qui è che il Governo nel testo originario del decreto aveva previsto che il nuovo Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, fino ad oggi solo antimafia, fosse senza poteri specifici. Quindi, siamo dovuti correre ai ripari pure qui con emendamenti in Commissione, per fortuna molti di questi approvati, ma sembrava veramente il «decreto bandiera»: aggiungiamo la parolina «antiterrorismo» di fianco a Procuratore nazionale antimafia e, quindi, abbiamo il Pag. 90nuovo Procuratore, abbiamo la nuova Direzione nazionale antiterrorismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è così che si legifera ! O si dota direttamente un Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo dei suoi poteri oppure se le norme devono essere fatte male, è meglio non farle. Noi con i nostri emendamenti approvati abbiamo cercato in qualche modo di limitare i danni, di tamponare, ma la sostanza non cambia. Questo decreto, purtroppo, non è la risposta che il nostro Paese dovrebbe dare nella lotta al terrorismo. Dunque, annuncio voto contrario del Movimento 5 Stelle a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, con questo intervento voglio provare a spiegare ai cittadini italiani cosa realmente sta accadendo, voglio metterli tutti in guardia su quanto può essere pericoloso trattare temi così delicati senza avere il tempo e la possibilità di analizzare tutte le sfaccettature. Già perché forse qualcuno in questa Aula non se ne sarà accorto ma stiamo parlando di terrorismo e di possibili soluzioni per contrastarlo; soluzioni che non si vedono affatto in questo ennesimo decreto omnibus. Secondo l'attuale ricerca pubblicata dall’Institute for economic and peace sul terrorismo globale, le vittime del terrorismo sono quintuplicate dagli attacchi dell'11 settembre 2001 ad oggi, nonostante la guerra al terrore lanciata dagli USA e i 4.400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Afghanistan, in Iraq e in operazioni antiterrorismo in giro per il mondo. Nel 2000 le vittime del terrorismo sono state 3.361, mentre lo scorso anno il numero è salito a circa 18 mila. Ebbene, negli ultimi 45 anni l'80 per cento delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico finalizzato alla inclusione e alla risoluzione dei problemi che erano alla base del sostegno ai gruppi terroristici. Soltanto il 7 per cento è stato eliminato dall'uso diretto della forza militare. Ripeto, soltanto il 7 per cento. Eppure i media, al posto di spiegare queste cose, come dovrebbero fare ai cittadini italiani, incalzano con video di assassini, decapitazioni pubbliche, minacce al mondo occidentale in full HD, ed oggi, giorno in cui il Parlamento dovrebbe rispondere con atti concreti a questa legittima esigenza di sicurezza, mi sarei aspettato la stessa attenzione nella diffusione delle vostre fragili ed inconsistenti soluzioni. Come ha già detto la collega Sarti, sventolare il codice penale per risolvere i problemi che andrebbero risolti con analisi attente e con azioni incisive sugli attuali assetti geo-politici non è la soluzione al problema.
  C’è un approccio culturale di base completamente sbagliato. Si vuole dare come pena una pausa per un caffè e sigaretta a chi è pronto a farsi saltare in aria, magari in una metro o dentro un aereo contro una palazzina. Noi gli diamo un caffè e sigaretta. Ma questo lo sa bene chi dal Ministero dell'interno ritiene, udite, udite, di poter calpestare i diritti fondamentali dell'uomo, articoli 13 e 14 della Costituzione, arrogandosi il diritto di stilare una black list in totale indipendenza, fatte salve alcune determinazioni da parte dell'autorità giudiziaria, ma conosciamo i tempi biblici, in quest'ultimo caso.
  Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, fino a che persone come Alfano copriranno ruoli di questo tipo, gli italiani non potranno dormire sonni tranquilli. Figuriamoci se possiamo mai essere d'accordo a dare il potere di censura a chi non è capace neanche di contenere qualche tifoso in uno stadio. Le vostre soluzioni saranno utili soltanto a punire fattispecie di reato differenti dal terrorismo. Le missioni di guerra, poi, hanno già dimostrato di essere inefficienti nella lotta al terrorismo e in questo decreto-legge ci sono fiumi di milioni di euro spesi in maniera assurda. Il tema della sicurezza e delle forze dell'ordine, poi, vi è servito soltanto ad illudere, per l'ennesima volta, i giovani ragazzi idonei.Pag. 91
  Una parte significativa del testo è dedicata alla repressione dell'attività di propaganda e organizzazione via web. Le misure tendono, essenzialmente, a identificare e chiudere i siti jihadisti, ma chiuderli è un'inutile fatica, perché dopo aver impegnato uomini e risorse per identificare un sito del genere e averlo chiuso gli jihadisti si sposterebbero altrove. Inoltre è controproducente, perché elimina preziose fonti di informazioni; infatti un accorto monitoraggio, trattando queste informazioni attraverso modelli di simulazione, potrebbe segnalare interessanti anticipazioni su attentati, crisi interne ed evoluzioni del gruppo dirigente. Infine è assolutamente negativo, perché ci si preclude, in questo modo, ogni possibile azione di contrasto psicologico via web che è una cosa fondamentale. Ancora non lo volete capire !
  Quotidianamente affermiamo noi, in quest'Aula, un concetto molto semplice che può capire anche chi è abituato a dialogare con dei semplici tweet. La decretazione d'urgenza è la resa di un Parlamento d'ignavi, di persone che sono pagate per rimanere inchinate alle decisioni di chi gli garantisce una poltrona fino al 2018. Signori, siete pagati per pensare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! A quando un progetto di legge di cui essere fieri timonieri, poteva essere questa una bella occasione, ci sono le teste buone per farlo. Al concetto di urgenza quando sostituirete la razionalizzazione degli apparati. Oggi state dicendo ai cittadini italiani che per non difenderli dalla minaccia straniera, volete limitare la loro libertà. La cosa più grave è che lo fate senza nessun mandato elettorale. Vi ricordo che questo è il Governo illegittimo e incostituzionale che doveva fare velocemente la legge elettorale e poi andare tutti al voto. Lo dicevate anche voi, ricordate ? Menzogne su menzogne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Aprendo il sito della Camera dei deputati, poi, Presidente, c’è addirittura una sezione denominata «carta dei diritti in Internet» in cui il legislatore – per la Costituzione saremmo noi, il Parlamento, per voi è il Governo – esorta il cittadino a partecipare con le proprie idee a un processo di costruzione delle linee guida da utilizzare per regolamentare il web. I cittadini si diranno: bene, finalmente, in modo partecipativo, questa volta vogliono ascoltare la nostra voce. Ennesima presa per i fondelli. Oggi, infatti, uscite definitivamente allo scoperto con la proposta di un Patriot Act all’«amatriciana». Già perché proprio dopo l'11 settembre ci fu quello americano che ha portato gli incredibili scandali del Datagate ancora in corso, come ci hanno dimostrato WikiLeaks, Assange, Snowden e così via, presto lo vedremo anche in Italia; proprio nel momento in cui gli Stati Uniti ammettono per la stessa bocca di Obama che si è sbagliato l'approccio alla guerra contro il terrorismo, che l'ISIS stesso è frutto di una guerra costosa e inefficace, che bisognava prendere bene la mira prima di sparare, ve lo ripeto, bisognava prendere bere la mira prima di sparare. Voi proponete di gestire il problema tra amici con un gruppetto di persone scelte dal Viminale, con diritto di vita e di morte sulla libertà di espressione.
  Non bisognava alimentare una guerra ideologica, ma per far crescere la consapevolezza che siamo davanti a una sfida culturale, la soluzione del problema è come integrare l'Islam nei processi di globalizzazione in modo non conflittuale. Stiamo invece assistendo a un atto di prevaricazione politica a danno della privacy dei cittadini che una forza come la nostra non può e non potrà mai accettare. Come dobbiamo farvi capire che siamo qui per riportare la sovranità al popolo, per cacciare dalle istituzioni persone che hanno deciso di tradire il proprio mandato elettorale e che oggi mentono spudoratamente per difendere i propri interessi e accrescere il proprio potere ?
  Proprio l'altro giorno abbiamo visto un vostro sindaco, PD, candidato alle europee, bell'arrestato, il sindaco di Ischia, un altro, e forse domani ce ne sarà un altro ancora. Proposte concrete sarebbero state l'utilizzo di software di analisi per monitorare i siti, Pag. 92e non chiuderli, se peccaminosi, dopo l'inserimento in una black list, e il rafforzamento della sicurezza interna con risorse idonee. Se volete fare qualcosa di veramente utile per la sicurezza di questo Paese, incrementate l'organico a disposizione, date mezzi e strumenti adeguati, coordinate meglio le interazioni tra forze di polizia, autorità giudiziarie, servizi informativi per la sicurezza e incrementate realmente la cooperazione con gli altri Paesi, senza gettare fior di quattrini. Questo decreto d'urgenza, privo di idee e con scarsi contenuti, non aiuterà a risolvere i problemi del terrorismo, ma viene il sospetto che molto probabilmente aiuterà a risolvere alcuni problemi operativi di altri Governi. Ma questo l'abbiamo visto: magari la Germania viene spiata e la Merkel ruggisce; noi veniamo spiati e nessuno dice nulla. Avete dimostrato in Commissione di non saper dare nemmeno i pareri sui vostri emendamenti, gli stessi che avete dovuto cambiare con subemendamenti last minute a causa di errori grossolani in essi contenuti, prova inconfutabile di una non chiara strategia alla lotta al terrorismo. Signori, ce lo possiamo dire, tanto nessuno ci sta inseguendo: non sapete che pesci prendere ! Sono vent'anni ! Non avete imparato nulla dagli errori di vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Fatevi un esame di umiltà e di coscienza ! L'unica cosa che mi fa ben sperare, Presidente, in conclusione, è che ormai siete il passato. Siete anacronistici, come le soluzioni che proponete. Mentre noi costruiamo le leggi on line con i cittadini, voi mettete a disposizione e-mail istituzionali che non aprite nemmeno. Non avete letto, infatti, le centinaia di e-mail degli idonei. E questo decreto è la prova che restate ancorati ad una vecchia visione politica, incapace di adeguarsi al mutevole e rapido cambiamento in atto. Sui temi che riguardano la sicurezza nazionale, però, non si gioca. Non si gioca, signori, non si gioca, perché non si gioca con la vita delle persone. Siete ormai come un Commodore 64 che si è inceppato a causa della polvere; siete come una connessione 56K in un mondo che viaggia in fibra ottica. State bloccando il progresso di questo Paese con leggi che cercano di controllare ciò che voi non conoscete e ciò di cui voi avete oggi paura ! E noi, Presidente, che la Rete la respiriamo e la conosciamo, non vi permetteremo di lasciare questo Paese ad una continua pubblicità spot degli anni Ottanta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

  ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, «mai l'Europa è stata così prospera, sicura e libera». Con queste parole si apriva la Strategia di sicurezza dell'Unione europea siglata nel 2003 dall'allora Alto rappresentante per la politica estera Javier Solana. Poco dopo, l'intervento militare in Iraq, che cambia completamente il contesto e di cui oggi abbiamo i risultati. È incontestabile che oggi i termini di quell'affermazione, infatti, siano radicalmente mutati. Crisi economica, minaccia terroristica, strategia preventiva e repressiva rappresentano i fattori che contribuiscono a invertire quella prospettiva. E infatti, secondo un recente sondaggio dell'Istituto di politica internazionale, gli italiani sono oggi preoccupati in pari misura dal terrorismo e dall'insicurezza economica. L'Unione europea ha reagito, adottando una strategia regionale sulla Siria, sull'Iraq e sulla minaccia rappresentata da Daesh, in linea con alcune risoluzioni ONU, prima tra tutte la n. 2178 del 2014, architrave del provvedimento in esame, e tutte finalizzate al medesimo obiettivo: il contrasto al terrorismo globale e la tutela della sicurezza e della pace internazionale. Questo decreto rappresenta la trasposizione sul piano nazionale di quanto deciso in termini unanimi al più alto livello multilaterale e regionale, ed in tale ottica, di adeguamento del nostro ordinamento interno al diritto internazionale ed europeo. Questo è il senso profondo dell'articolo 11 della Costituzione.
  Si tratta di quei valori che il Capo dello Stato ha richiamato proprio in quest'Aula Pag. 93allorquando, nel giorno del suo giuramento, ha solennemente dichiarato che garantire la Costituzione significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Oggi noi, con questo provvedimento, stiamo operando nel segno di questi valori, che riconducono all'interno di un'unica filosofia di pace e di sicurezza e che impone a tutti noi, maggioranza e opposizione, uno speciale sforzo di unità e di responsabilità.
  Gli arresti di questi giorni a Brescia per i reati di apologia dello Stato islamico e associazione con finalità di terrorismo internazionale, fatti sulla base delle norme del decreto-legge in esame, rivelano i connotati inquietanti di una minaccia difficilissima da contrastare. La condizione sociale ed economica dei cosiddetti «lupi solitari», le connessioni di parentela che ne mascherano l'operare e gli obiettivi sono elementi che fanno riflettere sulla capacità delle nostre società evolute di eradicare sin dalle fondamenta una minaccia che non è possibile nemmeno definire solo asimmetrica, essendo connaturata al nostro stesso tessuto sociale, come rivelano gli ideatori degli attentati di Parigi ma anche di Tunisi.
  La connessione tra questi arresti e lo svolgersi dello scenario a Kobane o a Sanaa, rafforza questo approccio legislativo fondato sulla totale coincidenza tra sicurezza interna ed esterna. E fa emergere anche che la responsabilità del legislatore è sempre più destinata ad includere decisioni complesse, che la pubblica opinione può faticare a comprendere se non si provvede a spiegarle, con rispetto e maturità, e collocarle, fin da subito e in modo inequivoco, in un contesto in cui la priorità assoluta è rappresentata dalla sicurezza collettiva quale parte essenziale del patrimonio di diritti e di libertà di cui è titolare ogni cittadino.
  Care colleghe e colleghi, qui non dobbiamo scomodare Hobbes e la teoria del Leviatano, qui non si tratta di barattare sicurezza in cambio di libertà. Noi non stiamo costruendo nessun Leviatano, nessuno Stato di polizia, stiamo solo dotandoci di strumenti in grado di prevenire episodi criminosi tali da turbare la pace interna e quella internazionale.
  Le missioni all'estero, rappresentano oggi ancor più di ieri, un importantissimo strumento di politica estera e di difesa della pace in scenari complessi divorati da conflitti interni come Afghanistan, Libano, Iraq e Balcani.
  In questo quadro così drammaticamente posto all'attenzione della comunità internazionale, acquista una particolare valenza la situazione che si è venuta a creare in Libia dopo la caduta di Gheddafi, e al conseguente disinteresse della comunità internazionale. Una situazione caratterizzata da scontri tra milizie armate, tra loro contrapposte, e dalla presenza di due Governi. Uno frutto di una elezione e l'altro insediatosi di fatto. Siamo quindi di fronte ad una emergenza umanitaria, che ha portato centinaia di migliaia di libici a rifugiarsi in Egitto ed altrettanti disperati a tentare di raggiungere le coste italiane affidandosi a vere e proprie organizzazioni criminali. Ed in questa situazione, già così drammatica, si è insinuato anche il terrorismo di matrice jihadista, il Daesh. Lo indico così perché non si deve riconoscerne anche da un punto di vista semantico il riferimento ad un concetto di Stato, così come autoproclamatosi nel vuoto di poteri statuali, occupando parte del territorio siriano ed iracheno. Il dovere di misurarsi con la questione libica è in assoluto una delle priorità per l'Italia. Dal punto di vista politico e diplomatico siamo fermamente impegnati a sostenere lo sforzo di Bernardino Leon, capo della missione Onu per la Libia, orientato alla formazione di un Governo di unità e pacificazione nazionale, pur consapevoli, come ha detto il ministro Gentiloni, che le probabilità di successo siano ridotte e il tempo sia limitato. Ed abbiamo per questo previsto il potenziamento di un dispositivo aeronavale di sorveglianza e sicurezza nel Mediterraneo centrale chiamato ad operare in acque internazionali e al largo delle coste libiche in relazione alle straordinarie esigenze Pag. 94di prevenzione e contrasto del terrorismo e allo scopo di assicurare la tutela degli interessi nazionali.
  Al momento non credo si possa fare di più. Ma proprio per questo grazie alla discussione parlamentare è stato previsto l'obbligo per il Governo di riferire alle Camere sugli sviluppi della situazione e sulle iniziative che il nostro contingente aeronavale potrebbe essere obbligato a dover assumere di fronte ad un'evoluzione negativa.
  Oggi abbiamo l'esigenza di dotarci di tutti gli strumenti necessari per prevenire e contrastare il terrorismo in ogni sua possibile forma, reale o virtuale che sia. Ed il decreto, grazie all'attento e costruttivo esame delle Commissioni difesa e giustizia e del Governo, fornisce al nostro sistema una serie di dispositivi preventivi, di protezione, di azione giudiziaria e risposta integrata e coordinata che costituiscono proprio quell'approccio globale di cui abbiamo bisogno.
  Si interviene in diversi ambiti modificando il codice penale in tema di delitti di terrorismo, colpendo in particolare i cosiddetti «Foreign Fighters», i reclutatori e tutti coloro che compiono atti di violenza con finalità terroristiche dando i poteri di coordinamento per l'attività di indagine alla Procura antimafia e antiterrorismo.
  Sono previste misure specifiche per quanto riguarda il controllo della rete da parte della polizia postale per intervenire e oscurare, se necessario, siti internet utilizzati con finalità di terrorismo. Una cosa va detta con chiarezza: con queste norme non si vuole criminalizzare il web o i social network, ma si tenta di evitare che diventi vettore di propaganda del terrore e quindi di morte. Ricordiamoci, colleghi, che è più difficile prevenire l'azione di un «lupo solitario» che si auto-addestra sul web nel chiuso di una stanza. Credo sia stata tuttavia apprezzata, anche se oggi non ho sentito dire queste parole dal MoVimento 5 Stelle e ne sono onestamente sorpresa, visto che la stessa onorevole Sarti ha raccontato quanti dei loro emendamenti siano stati accolti nel corso della discussione parlamentare in Commissione, dai gruppi di Scelta Civica e SEL, che avevano sollevato dubbi in merito, e a questo punto penso sia stato importante eliminare la norma sulle intercettazioni telematiche. Vorrei sottolineare, inoltre, quanto unanime e attento sia stato l'intervento normativo per quanto attiene le garanzie funzionali per i dipendenti dei Servizi di Informazione e Sicurezza, che possono entrare nelle carceri soltanto per finalità antiterroristiche. Vi è stato un vaglio preventivo del Copasir e un intervento emendativo condiviso da tutti i componenti del Comitato parlamentare, che ha fissato un termine temporale dell'efficacia di queste disposizioni per l’intelligence, in considerazione anche di quanto sottolineato dagli stessi costituzionalisti auditi in Commissione, che avevano richiamato la necessità della «sunset law» nella decretazione d'emergenza e abbiamo inserito anche il controllo del Comitato parlamentare. Stupisce quindi l'ostruzionismo del MoVimento 5 Stelle, che così non si è dimostrato assolutamente all'interno del Copasir stesso. A queste misure si devono affiancare approcci più consoni alla realtà del fenomeno terrorista che va intercettato negli snodi reali in cui esso si alimenta, includendo un'attenzione alle dinamiche che si sviluppano nelle carceri, nei luoghi di aggregazione delle periferie, nelle realtà dove è più elevata l'emarginazione sociale e l'esclusione economica delle nuove generazioni di stranieri, senza naturalmente trascurare la condizione di chi approda sulle nostre coste e affronta la frustrazione della speranza di benessere immediato e reagisce, enfatizzando pregiudizi antioccidentali. È una giusta risposta e voglio ricordare ai colleghi che chi ha distrutto le Torri Gemelle era arrivato negli Stati Uniti con regolare visto turistico e volo di linea, non nascosto dentro un container alla frontiera con il Messico. Finitela di identificare profughi di guerra e terroristi. Insultate la vostra intelligenza e quella degli italiani e non fate un gran servizio alla causa della sicurezza.

  PRESIDENTE. Concluda.

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  ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Concludo, Presidente, dicendo un'ultima considerazione, che riguarda l'autorizzazione contenuta nel decreto a tutelare le navi mercantili con forze di sicurezza private e con la chiusura dalla missione «Ocean Shield». Poniamo le condizioni perché non ci sia più un caso marò; a Latorre e Girone il Partito Democratico dà tutta la sua solidarietà e l'impegno continuo e siamo certi che il Governo stia per giungere ad una soluzione equa ed extra-giudiziale. Concludo, dicendo, con le parole del Presidente della Repubblica Mattarella, che «la democrazia è più forte del terrorismo», e con queste parole dichiaro il voto convinto del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, eccoci qui, dunque, ancora una volta costretti ad avvalerci dello strumento della decretazione d'urgenza, calatoci sulla testa dall'Esecutivo come da copione, per parlare di missioni internazionali, questa volta per giunta, sotto il cappello dell'antiterrorismo. L'aver unito la delicatissima materia dell'antiterrorismo con l'altrettanto delicata materia legata alle missioni internazionali, è forse l'aspetto più inquietante ed allarmante di questo provvedimento per il quale abbiamo presentato pregiudiziale di incostituzionalità, e non è la prima volta che accade. In primis perché tale scelta denota superficialità da parte del Governo, ma soprattutto una malcelata volontà di far passare in cavalleria una serie di norme fuorvianti e in taluni casi addirittura peggiorative della normativa vigente, facendo leva sulla sensibilità dell'opinione pubblica con la sponda dei media compiacenti che, nell'allarmismo generale, giustificano qualsiasi tipo di azione di parte governativa. Infatti, pur essendo vero che vi sia un'emergenza legata al proliferare di gruppi terroristici (daesh su tutti) e un'innegabile esigenza di far fronte comune dinnanzi al pericolo attentati in tutta Europa e non solo, non è tollerabile infilare le missioni internazionali in questo contesto, abbinandole alle norme antiterroristiche.
  Si tratta di impegni che costano allo Stato oltre 1 miliardo e mezzo all'anno circa. Ci sono oltre 875 milioni di rifinanziamento alle missioni internazionali in questo ultimo decreto, a partire dal gennaio 2015 fino a settembre.
  Quindi, è sufficiente guardare i numeri per capire che tale materia meriterebbe d'essere trattata con più attenzione e in sede separata, possibilmente evitando la decretazione d'urgenza, appunto. Non a caso, ci stiamo battendo dall'inizio di questa legislatura, in Commissione e non solo, affinché una legge quadro, che disciplini definitivamente l'impegno italiano nelle aree di crisi internazionale, sia finalmente votata dal Parlamento e imponga una normativa seria e certa in via definitiva.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Corda. Colleghi, la seduta non è terminata; quindi, se abbassiamo un po’ il tono della voce. Prego.

  EMANUELA CORDA. Non intendiamo più essere costretti a votare un pacchetto «all inclusive», nel quale siano presenti missioni antipirateria, guerre per accaparrarsi risorse o presidi logistici, mascherate a volte come missioni di pace, cessioni a titolo gratuito di strumentazioni, mezzi e armamenti ai Paesi in via di sviluppo, nei quali l'Italia sembra inaugurare una sorta di nuovo colonialismo a fin di bene, e molte altre questioni che meriterebbero ben altro approfondimento, prima d'essere prorogate senza colpo ferire e senza che il Parlamento abbia potuto verificarne le reali finalità.
  Sorvoliamo, poi, sulla solita elemosina riservata alla cooperazione, che rappresenta un misero 2 per cento d'investimento rispetto alle missioni. Anche questa è l'ennesima farsa alla quale non vorremmo più dover assistere e che, con qualche emendamento che trasferisse un po’ di denari ai processi di pace e di ricostruzione, Pag. 96abbiamo tentato di rendere meno penosa. Aggiungiamo che tale accorpamento con l'antiterrorismo ha generato anche un problema a monte, cioè sulla scelta delle Commissioni referenti, allorché la Presidenza della Camera ha dovuto affidare la congiunta sede referente alle sole Commissioni II e IV, quindi Commissioni giustizia e difesa, con la clamorosa e assurda, a nostro avviso, esclusione della Commissione affari esteri, relegata a mero fornitore di parere su una materia che ad essa dovrebbe competere per diritto e logica, considerato che le missioni internazionali non possono essere gestite solo con spostamenti di denari, personale militare e armamenti ma, al contrario, dovrebbero avere, come predominante, il fattore diplomatico e la concertazione. Fino a prova contraria e in ossequio al dettato costituzionale, questo Paese dovrebbe operare per prevenire le crisi, prima di tutto, e non certo per incancrenirle o schierare blindati e armamenti micidiali qua e la per il mondo, a mo’ di Risiko.
  Entrando nel merito del provvedimento, per quanto concerne la competenza della nostra Commissione, la Commissione difesa, appunto, non abbiamo riscontrato particolari novità rispetto alle precedenti proroghe. Certo, ha sorpreso il passo indietro in extremis sulla Libia, annunciato dalla Ministro Pinotti in audizione. Per una volta il Governo ha preso atto di una situazione attualmente ingestibile e ha optato per stare fermo a guardare, in attesa che il quadro, in quel Paese dilaniato dal caos e dai focolai di tensione, sia un po’ più chiaro, senza dare il via libera ad interventi scellerati, come già accaduto in passato.
  Restano in piedi, invece, le proroghe delle missioni più onerose. Basta pensare a quella in Afghanistan, che sembrava volgere a giusto termine e, invece, è sostituita dalla missione Resolute Support. Ma cambiando l'ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Così anche le missioni antipirateria, a parte qualche eccezione, nonostante nel precedente decreto ci fossimo impegnati, all'unanimità con tutti gli altri gruppi politici di maggioranza e di opposizione, a vincolare tali partecipazioni alla positiva soluzione del caso vergognoso dei nostri fucilieri di Marina del battaglione San Marco, Latorre e Girone, ancora costretti nel limbo dell'incertezza e privati della libertà senza avere avuto ancora la possibilità di difendersi adeguatamente, in barba a tutte le norme di diritto internazionale e alle leggi vigenti. Questa vicenda è l'emblema di come questo nostro Paese non vanti una politica estera adeguata e sia vittima della cialtroneria di una classe politica assolutamente inadeguata.
  E, allora, la domanda sorge spontanea: come si può continuare a dare credito a chi ha già fallito e continua, testardamente e insensatamente, a sbattere la testa contro un muro, come la falena attirata dalla luce ? L'obiettivo di questa politica non è la risoluzione dei problemi o la valorizzazione del bene comune, ma il mantenimento di uno status quo che inevitabilmente continua a fare la fortuna di pochi e a precipitare questo nostro Paese in un baratro senza fine.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.
  Colleghi, vi pregherei di fare un po’ di silenzio. Prego, onorevole Grande.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente, il decreto che ci accingiamo a votare denota indubbiamente una discontinuità rispetto al passato, poiché questo testo, nonostante riguardi anche le missioni internazionali e la cooperazione internazionale, non è stato oggetto di sede referente della Commissione di cui faccio parte, ovvero la III Commissione affari esteri e comunitari. Inoltre, il decreto-legge in esame avrebbe dovuto, nelle annunciazioni del Governo, adeguare le disposizioni normative interne ad esigenze legate all'emergenza terrorismo, nonché alla necessità di dare attuazione alla risoluzione n. 2178 del 2014, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vincolante per gli Stati. Rischia invece – come in larga Pag. 97parte dimostrato dai decreti che in modo ininterrotto si sono succeduti in questi venti anni su questi argomenti – di rappresentare più che una soluzione al problema della minaccia del terrorismo alla pace e alla convivenza tra i popoli, il proseguimento di una politica internazionale fallimentare che ha reso il nostro pianeta più insicuro.
  Potrei entrare nel merito di quanto le politiche attuate da gran parte delle potenze occidentali dopo l'11 settembre siano state fallimentari, arrivando a tracciare la linea seguita per quanto riguarda la sicurezza internazionale, ma non volendo distaccarmi troppo dall'argomento di questo decreto, mi occuperò di ciò che viene analizzato ed approvato con il suddetto decreto.
  Prima di tutto, non possiamo non legare questo decreto alle contingenze drammatiche e preoccupanti che stanno interessando vari Paesi, Italia compresa. Le recenti stragi avvenute nei mesi passati e non ultimo l'attentato di Tunisi ci pongono di fronte alla necessità di dover rivedere non solo la nostra politica estera, ma anche la politica interna, il che dovrebbe lasciare spazio ad un ampio dibattito tanto interno alle istituzioni quanto partecipato con l'esterno, con i cittadini, con i comitati. È sempre più evidente quanto lo scollamento tra la politica e la vita reale possa generare dei mostri, degli spettri che prima abbiamo contribuito a creare e che ora dobbiamo, in qualche modo, gestire.
  Questa nuova forma di terrore, che trasversalmente colpisce qualsiasi nazione e qualsiasi strato sociale ha, però, in se qualcosa che l'Europa, purtroppo, conosce bene. Il terrorismo nei nostri Paesi non è qualcosa di nuovo, benché queste nuove dinamiche, che ora rendono tutti vittime di un estremismo che nulla ha a che fare con la religione, ma che evidentemente ha una fortissima connotazione politica, vanno condannate senza se e senza ma. Qualsiasi restrizione della libertà dell'uomo, del proprio pensiero, della propria religione, della propria cultura e il rifiuto della storia e dell'arte sono atti che creano un fortissimo divario tra noi e loro, tra quello che è il mondo moderato e quello estremista. Al netto di questo, però, il nostro Paese deve reagire con intelligenza e con un piano programmatico che abbia contestualmente un elemento emergenziale se sussistono le minacce. È anche vero che il nostro Paese, però, deve decidersi e assumersi definitivamente la responsabilità di voler investire in sicurezza, perché la sicurezza, i controlli, i fondi stanziati in prevenzione sono sempre – sottolineo sempre – spesi bene. Si pensi ai molti poliziotti ai quali non viene fornito un nuovo giubbotto antiproiettile o alle volanti di polizia senza carburante. Tutto questo dovrebbe farci riflettere su quali siano le nostre priorità come Paese e quali siano i passi che devono necessariamente essere fatti per far sì che la sicurezza interna possa effettivamente soddisfare quelle esigenze che ogni giorno i nostri militari devono fronteggiare. Partendo da questo presupposto, ci saremmo aspettati più un piano strutturale per rimodulare i fondi interni, un piano programmatico per poter effettivamente affrontare le nuove terribili sfide che vediamo ai nostri confini.
  Secondo uno studio dell’Institute for Economics and Peace, negli ultimi quarantacinque anni, l'80 per cento delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico finalizzato all'inclusione e alla risoluzione dei problemi che erano alla base del sostegno ai gruppi terroristici. Appena il 7 per cento è stato eliminato dall'uso diretto della forza militare.
  Un'analisi che non ci stupisce affatto, ma che dovrebbe anche far riflettere su quale sia la necessità del sistema internazionale, su quali debbano essere le nostre priorità politiche, militari e culturali. È necessario, però, entrare nel merito dei singoli articoli per poter comprendere il perché del nostro ostruzionismo, che, a differenza di quanto detto dai partiti di maggioranza, ha un suo perché.
  Secondo la nostra Commissione giustizia, il decreto in esame promette norme Pag. 98per un'efficace lotta al terrorismo internazionale; tuttavia, sia la modalità di trattazione della materia che l'impianto normativo non appaiono adeguati a costituire la risposta efficace che i cittadini si aspettano e hanno il diritto di pretendere dallo Stato. La vaghezza delle formule utilizzate, infatti, non rende ipotizzabile un vero e proprio cambio di passo, così come il livello di approssimazione nella disciplina delle singole fattispecie lascia presagire un futuro non troppo brillante per questo specifico decreto.
  Quanto detto è particolarmente evidente, ad esempio, nelle norme relative alla configurazione di nuove ipotesi di reato o circostanze aggravanti. Ci si riferisce, in particolare, alla figura criminosa di «persona arruolata» e alla condotta di «organizzazione di trasferimenti per finalità di terrorismo», nonché all'aggravante per reati di istigazione ove commessi «attraverso strumenti informatici o telematici» di cui all'articolo 2 del decreto medesimo.
  Contestualmente, se si analizza la risposta che l'Italia darà alla risoluzione 2178 delle Nazioni Unite alla luce di questa valutazione, appare evidente quanto l'approvazione di questo decreto non sarà affatto adeguata. La fretta e l'approssimazione non ci permettono di intervenire, quindi, in maniera ottimale.
  Nessuna prevenzione efficace, nessuna garanzia, compressione dei diritti dei cittadini. Avremo, infatti, nuove norme repressive delle libertà individuali, in particolare della libertà di circolare e della libertà di espressione, cioè una nuova, allarmante e drammatica compressione di diritti fondamentali garantiti dagli articoli 16 e 21 della nostra Costituzione.
  Questa metodologia di compressione dei diritti, questo trade-off tra libertà individuali e sicurezza nazionale, già strutturato dopo il 2001, dovrebbe già essere stato testato e dovremmo avere capito che questa non è la soluzione ad un problema del genere. Le vittime del terrorismo sono quintuplicate dagli attacchi dell'11 settembre 2001 ad oggi; evidentemente, ciò non può bastare. Per queste ed altre motivazioni, che verranno ampiamente approfondite e discusse dai miei colleghi, il MoVimento 5 Stelle voterà contrariamente a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente, con il provvedimento che stiamo esaminando e che ormai siamo prossimi a votare, abbiamo l'ennesimo decreto-legge. Qui non ci troviamo soltanto di fronte all'ennesimo decreto-legge di proroga di tutte le diverse missioni militari internazionali a cui partecipa l'Italia, alcune, tra l'altro, di segno opposto fra di loro, e quindi anche nella solita schizofrenia politica che caratterizza questa maggioranza.
  Qui la situazione si aggrava perché il Governo inserisce nei primi dieci articoli disposizioni del tutto estranee alle missioni internazionali e agli interventi di cooperazione allo sviluppo, che riguardano misure per il contrasto al terrorismo, che avrebbero dovuto, invece, e avrebbero meritato un'altra sede, cioè, probabilmente, almeno un decreto più specifico.
  Ora, è evidente che parlare a questa maggioranza di decretazione d'urgenza, dell'inopportunità di utilizzare la decretazione d'urgenza per materie così delicate, è come parlare ai muri, e non solo per una questione strettamente istituzionale, ma perché proprio è evidente che a questa maggioranza manca qualsiasi sensibilità nei confronti del concetto di assemblea, del concetto di democrazia, che sono le basi su cui dovrebbe poter lavorare questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma, d'altronde, sto parlando ad una maggioranza che ha al suo centro un partito che ormai, quando si riunisce per votare, è solo per dire «sì» al padrone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e chi la pensa diversamente preferisce non votare, piuttosto che votare in contrasto. Quindi, per tutte queste ragioni, poter parlare di democrazia al Pag. 99Partito Democratico sarebbe veramente temeraria come azione.
  Pertanto, ritorniamo a parlare di un provvedimento (Commenti del deputato D'Ottavio)... Presidente, sento un rumore di sottofondo.

  PRESIDENTE. Onorevole, gentilmente. Sia gentile.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Il provvedimento in questione dimostra ancora una volta, non solo quello che dicevamo prima, cioè l'arroganza e la tracotanza con cui si persevera nella decretazione d'urgenza, ma anche la solita incapacità, perché al netto della malafede, che noi spesso riteniamo ci sia, ed è sotto gli occhi di tutti, nei provvedimenti che arrivano da parte del Governo, c’è senz'altro una parte di incapacità che è strutturata rispetto a questa maggioranza e lo vediamo nella ricerca di soluzioni che in realtà soluzioni non sono. Lo vediamo in questo provvedimento, per esempio, in cui si insiste nell'intervento sul codice penale che avrà, ed è sotto gli occhi di tutti, un'efficacia deterrente certamente minima rispetto alla battaglia che dietro questo decreto la maggioranza sbandiera, cioè la battaglia contro il terrorismo. Chiaramente se da una parte vi è l'incapacità endemica di risolvere i problemi, dall'altra c’è anche la volontà perseverante di strumentalizzare qualsiasi provvedimento per farne una bandiera da sventolare ad ogni talk show utile che va in onda in tv, tanto per fare un po’ di quella piccola, grande, disinformazione che arriva alla gente, che arriva ai cittadini, e che noi combattiamo quotidianamente, cercando di dire ai cittadini quello che veramente il Governo fa, cioè nulla o quando fa qualcosa, è sempre qualcosa fatta male, anzi molto male. Mi rendo conto che nel Governo c’è una corsa a chi è più intransigente, a chi mostra il muso più duro contro il terrorismo internazionale, sì perché il Ministero della difesa ha già dislocato truppe italiane sul fronte estero dell'ISIS. Secondo l'articolo 18, comma 9, del provvedimento abbiamo e avremmo, infatti, un numero di militari in teatro, impiegati in questa azione, pari a 515, nei primi nove mesi del 2015, per una spesa di 132 milioni di euro. A questo punto comprendiamo che di fronte a una prova muscolare così impegnativa, i vari Alfano e Orlando non avrebbero voluto essere da meno sul fronte interno, ed ecco come ci siamo trovato davanti ad un patriot act all'italiana che avrebbe fatto invidia anche a Bush figlio. Ormai questo decreto che aveva forse l'ambizione di dare una svolta storica sul contrasto al terrorismo, è certamente passato alla storia per l'ennesima cantonata presa dal Ministro dell'interno, grazie al pasticcio dello spionaggio dei computer da remoto, con indagini telematiche senza alcun limite di tempo. Il Patriot act del Governo, così come era scritto, non riguardava nemmeno solo i potenziali terroristi, ma consentiva di acquisire dati, documenti, immagini e conversazioni relative all'intera vita dell'individuo, con l'aggravante di non avere alcuna certezza sulla provenienza delle prove eventualmente raccolte. Non conta, quindi, nemmeno che il testo sia poi cambiato, e ci mancherebbe altro, quel conta sul profilo politico, prima ancora che giuridico, è che questo Governo ha messo nero su bianco una cosa del genere. Abbia immaginato di far convertire in legge dal Parlamento non solo numerose modifiche al codice penale, via decreto, ma persino una sostanziale limitazione dei diritti fondamentali democratici dei propri cittadini. Ci sarebbe da stupirsi, se non fossimo ormai in un Paese in cui le elezioni sono sostanzialmente vietate. Ci sarebbe da scendere in piazza, se non ci trovassimo in una grande democrazia in cui i Governi vengono formati a tavolino, lontano dalle temute urne a colpi di tweet. In questo Paese qualcuno, forse più realista del re, ha evidentemente iniziato a considerare i cittadini contribuenti come sudditi, ai quali in cambio di riforme inutili, graziosamente concesse come nelle migliori monarchie costituzionali, si può fare impunemente di tutto.
  Prima si toglie loro il diritto di voto, dopo vengono silenziosamente rimosse, con un anonimo emendamento a firma «il Pag. 100Governo», le residuali libertà democratiche. In quest'Aula molti hanno citato, riferendosi al Governo Renzi, il neologismo di Matvejevic sulla democratura, che indica appunto una fusione ambigua tra democrazia e dittatura.
  L'episodio consumatosi sull'accesso remoto ai computer dei cittadini è un campanello d'allarme che deve squillare non solo per l'opposizione ma per tutti noi parlamentari, tutti noi deputati e senatori eletti in questa legislatura. Infatti, ci indica plasticamente la qualità del rapporto che intercorre tra i rami elettivi delle istituzioni e questo Governo in carica. Si tratta di atti che comportano derive ben precise, che nulla hanno a che fare con il vero contrasto al terrorismo internazionale, ma che, anzi, qualora approvati, segnerebbero una vittoria proprio di quei criminali che vogliono attentare allo Stato democratico, laico e libero. Con norme del genere i terroristi hanno già vinto e gli avremmo dato proprio noi una mano per sconfiggerci.
  Votare contro la conversione di questo decreto-legge vuol dire non assecondare un approccio liberticida e ipocrita, che non condividiamo, perché soprattutto non lo riteniamo efficace per la sicurezza dei cittadini. La sicurezza dei cittadini non va protetta attraverso il controllo di un Governo che sta facendo dell'approccio dittatoriale il suo modus operandi. La libertà dei cittadini va garantita mediante la protezione della libertà vera, quella che solo un Governo realmente democratico può garantire ai propri cittadini, quello che questo Governo non è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, quindi siamo arrivati alla fine della discussione di questo decreto-legge. Vi è da specificare una cosa, in realtà. Alcuni, ovvero coloro che sono in realtà meno interessati alle motivazioni di questo provvedimento e delle varie posizioni, diranno che il MoVimento 5 Stelle è contro il decreto-legge antiterrorismo. Ora, capiamo bene la malafede di queste persone e risulta facile anche verificare da che parti provengano queste persone politicamente.
  Però vi è anche da fare alcune specifiche sul testo. Anche coloro che in questa sede hanno dato parere favorevole a questo decreto-legge hanno voluto dire come in molte parti, in realtà, questo stesso decreto-legge sia altamente deficitario. Da una parte, vi è l'enorme ritardo, giacché rispetto ad altri Paesi, altre nazioni, occidentali e non, che avevano legiferato, senza nemmeno un decreto-legge, già due anni fa sul tema dei cosiddetti foreign fighters – ovvero in questo momento parlo soprattutto dei primi articoli dell'intestato decreto-legge –, noi siamo arrivati sempre in ritardo. Ci accorgiamo sempre quando accade qualcosa.
  E cosa è accaduto purtroppo ? È accaduto l'attentato a Parigi da parte di persone che, in realtà, alcune non erano nemmeno foreign fighters, bensì erano persone che si erano addestrate in alcuni campi di addestramento esteri. Dopo l'attentato, ci siamo stracciati le vesti, come facciamo sempre, e abbiamo detto che è finalmente ora di normare il problema dei foreign fighters. Noi in Italia dovevamo aspettare un attentato per legiferare sui foreign fighters. Non abbiamo la capacità predittiva o precauzionale che hanno negli altri Paesi per poter normare prima che accadano certe cose.
  Ma questa è, purtroppo, la politica italiana. Il vero problema, in realtà, è che tutto ciò di cui stiamo disquisendo in questa sede non raggiungerà l'obiettivo e lo scopo che forse il Governo o chi per lui si era prefissato, ovvero quello di contrastare, prevenire e sanzionare, sia coloro che vanno a combattere guerre in territorio estero, dove si fronteggiano effettivamente diverse realtà, sia statuali, che non statuali, ma anche tribali, sia coloro che si vanno ad addestrare, sempre in territorio estero (possiamo citare il caso dello Yemen o alcune parti anche dell'Oman o la Somalia, il Pakistan e ancora Afghanistan), per partecipare alle suddette Pag. 101guerre o alle azioni di guerriglia che vengono svolte in diversi Paesi del mondo (e non parliamo, in realtà, solo del Medio Oriente perché si stanno avvicinando anche all'Asia centrale o alle Filippine o ad altre realtà come l'Indonesia, di cui potremmo parlare). Infine, cerca di contrastare, prevenire e sanzionare il fatto che queste persone, dopo l'addestramento, ritornano ai loro Paesi di origine – e per fortuna in Italia ne abbiamo ancora pochi rispetto ad altri Paesi occidentali – per commettere attentati, per essere delle cellule cosiddette dormienti.
  Ebbene, questo decreto-legge vorrebbe sanzionare queste fattispecie. Peccato, però, che va completamente ad errare nei suoi obiettivi, anzi nelle sue finalità piuttosto che negli obiettivi, perché gli obiettivi in realtà potevano essere anche condivisibili. Noi, nelle Commissioni, abbiamo detto al Governo che, se avessero voluto normare semplicemente l'andare ad addestrarsi in campi esteri, potevano normarlo in maniera differente. Potevano normarlo, ad esempio, escludendo le finalità di terrorismo, anche perché, se rimangono le finalità di terrorismo, in realtà rimane la difficile prova che deve essere data da un pubblico ministero in un giudizio penale che si è andati ad addestrarsi meramente per finalità di terrorismo. E, sapendo che, purtroppo, il pubblico ministero molto difficilmente ha capacità di documentazione di ciò che avviene in quei Paesi, è una prova quasi impossibile, è quasi una prova diabolica. D'altro canto, non lo diciamo noi, ma lo dice l'esperienza penalistica di altri Paesi, quali il Belgio, l'Olanda, la Danimarca, gli Stati Uniti, il Canada. Purtroppo, in tutti questi Paesi, tali norme, quando sono state applicate, hanno fallito proprio perché mancava la conoscenza da parte dell'autorità giudiziaria di ciò che accadeva in quei territori, nel senso che le autorità potevano presumere ciò che poteva accadere in quei territori e in quei campi di addestramento, ma, purtroppo per loro, non lo potevano provare secondo i crismi dell'accertamento della colpevolezza presente nei vari ordinamenti giudiziari cosiddetti civili. Ed è proprio qui il «busillis», il problema principale, che, purtroppo, il Governo non ha voluto risolvere. Si poteva risolvere in un altro modo; bastava parlarne e avremmo potuto fare anche un decreto-legge o un disegno di legge accelerato, ma decente, che servisse allo scopo. Capisco che è servito a fare un comunicato stampa da parte del Consiglio dei ministri che finalmente abbiamo una legislazione antiterrorismo. Purtroppo, noi già ce l'avevamo e purtroppo questa cosiddetta legislazione emergenziale non servirà a nulla. Potevate ascoltarci per molte cose e, ovviamente, avremmo potuto tutti favorevolmente votare in questa sede il presente provvedimento, cosa che, purtroppo, per il vostro comportamento, non è potuta avvenire.
  Ma la volontà si denotava anche da alcuni emendamenti presentati in corso d'opera, sia dal Ministero, che dai relatori per la maggioranza. Ebbene, uno di questi emendamenti dovremmo citarlo proprio perché è fondamentale per capire come vengono enucleati dal Governo questi stessi emendamenti. Siamo in un momento storico, in Italia, dove, purtroppo e troppo spesso, la politica si batte contro l'uso delle intercettazioni telefoniche da parte dell'autorità giudiziaria oppure contro la pubblicazione di dette intercettazioni qualora avessero rilevanza pubblica sui giornali. Ebbene, nonostante tutto questo, invece, il Governo, con un emendamento che non è presente neanche in una realtà come quella degli Stati Uniti dopo il cosiddetto Patriot Act, autorizzava se stesso, ossia il Ministero dell'interno e i suoi organi, a intercettare – io dico abusivamente, ma, purtroppo, a norma di legge in quel caso – tutti i cittadini italiani, nonché tutte le comunicazioni via e-mail e via social di ogni cittadino italiano. Tutto ciò, solo pensando che potevano essere commessi dei reati e, inoltre, qualunque reato. Io penso a un'ingiuria, per esempio. Ebbene, neanche l'autorità giudiziaria, ma il Ministro dell'interno, se pensava che un cittadino italiano poteva commettere un reato di ingiuria, poteva richiedere le intercettazioni telefoniche e Pag. 102Internet di quel cittadino italiano senza neanche la regolarità cosiddetta di un giudice.
  C'era sì l'autorizzazione, se non sbaglio, del procuratore capo all'interno della procura generale ovviamente però andava a toccare talmente tante realtà, talmente tante fattispecie, talmente tanti cittadini che quell'autorizzazione era una mera firma senza alcun valore probatorio in verità e quindi, in realtà, con quell'emendamento che per fortuna è stato ritirato dal Governo che si è accorto dell'assurdità e se ne è accorto purtroppo solo dopo i nostri comunicati stampa a denotare la malafede nel voler architettare quell'emendamento quatto quatto senza farsi accorgere così che potesse passare in sordina, dimostra la mala fede nel voler normare cose inutili, se non cose dannose. E proprio per questo il dispiacere maggiore per dover discutere il provvedimento in quest'aula: dover discutere un provvedimento che poteva essere un buon provvedimento e, invece, ci troviamo a discutere un provvedimento che va a ricalcare in realtà tutto quello che c'era già, va evidentemente soltanto ad aumentare le pene e anche ben venga quell'aumentare le pene ma non va ad incidere nella carne viva della legislazione penale, non va a incidere nella vera non solo repressione ma anche nella prevenzione di comportamenti delittuosi di possibili terroristi. Caro sottosegretario, si doveva andare ad incidere in quel modo. Voi non so perché non avete voluto, non avete voluto incidere in quel modo. Dovreste spiegare in realtà perché non vi siete interessati alla prevenzione dei reati piuttosto che alla mera sanzione e ben venga la sanzione ma noi preferiamo prevenire attentati terroristici non solo sanzionarli dopo perché ci sembra alquanto inutile per tutelare i cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANDREA COLLETTI. Ed è per questi vari motivi che ho sintetizzato solo nei primi articoli che purtroppo dovremmo votare contro questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, eccoci qui a parlare dell'ennesimo decreto missioni. Un decreto-legge a competenza mista che ha visto l'assegnazione alla Commissione esteri soltanto in sede consultiva e non in sede referente (fatto mai accaduto, almeno in questa legislatura). Infatti anche il presidente Cicchitto ha manifestato il suo disappunto alla Presidente Boldrini; noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo fatto lo stesso ma, come al solito, nulla è cambiato. Un vero peccato, perché la lotta e il contrasto al terrorismo internazionale non possono non avvalersi delle specificità e delle competenze della Commissione esteri.
  Ma andiamo avanti. Composto da provvedimenti finalizzati alla lotta contro il terrorismo e al rinnovo delle missioni italiane all'estero, il decreto-legge in esame reca in sé una enorme serie di aspetti controversi nel senso di fornire una apparente risposta a problematiche molto serie con strumenti del tutto inefficaci e anzi pericolosi in quanto possono rivelarsi strumenti di repressione che limitano eccessivamente i diritti fondamentali della persona quali quelli alla privacy, la libertà di circolazione e di espressione. Di contro, alcuni dei rimedi previsti risultano minimamente o per nulla efficaci. Tutto sommato, si può dire che rispetto all'ultimo decreto di proroga delle missioni internazionali, non ci sono particolari novità per le parti di competenza delle Commissioni esteri e difesa. La novità sostanziale in negativo è l'inserimento di misure antiterrorismo che, prima ancora di entrare nel merito del decreto-legge, ci permettono di dubitare sulla costituzionalità di quest'ultimo reso ancora più disomogeneo.
  Il Grande Fratello sta arrivando. Ma non parliamo del reality televisivo; parliamo di quello «reale» degno del romanzo di George Orwell. Lo state cucinando a fuoco lento, approfittando cinicamente delle tragedie di Charlie Hebdo, di Copenaghen e del recente attentato a Pag. 103Tunisi. Il modus operandi è sempre lo stesso: subito dopo un attentato, grazie alla pressione dei media, il cordoglio viene trasformato in paura. Qualche settimana dopo, quando gli occhi di stampa e tv si spostano su altro, arrivano le misure liberticide. È già successo all'indomani dell'attentato delle Torri Gemelle con il Patriot Act firmato da George Bush e scritto da CIA e FBI. Adesso il copione si ripete.
  Il Governo sfrutta l'argomento di notevole appeal mediatico dell'antiterrorismo per confezionare l'ennesimo «decreto missioni».
  Non serve un Patriot Act italiano. La risposta di USA e della Gran Bretagna al terrorismo ha compresso diritti e libertà, ostacolando la via della convivenza multiculturale.
  «Comprimere la libertà personale a favore della sicurezza collettiva» forse può essere un ottimo slogan, ma di certo non è una verità assoluta. Tanto che dopo l'11 settembre si sono moltiplicati in tutto il mondo gli atti di terrorismo.
  La strada della restrizione delle libertà, non funziona. Negli USA lo dimostrano Guantanamo e lo spionaggio di massa. In Gran Bretagna sono stati presi provvedimenti simili con i quali un giudice può vietare in pratica qualsiasi comportamento o attività sia ritenuta sospetta o socialmente pericolosa. Si può fermare una persona solo perché sospetta.
  Così adesso in tutta Europa si tende a limitare le libertà e si aumenta il controllo sociale con il controllo delle conversazioni telefoniche, chat, e-mail, cartelle cliniche, transazioni bancarie.
  Aumentano le misure di controllo nell'utilizzo di Internet. Però, per non incutere timore e scoraggiarne l'uso, l'utente medio non si accorgerà di essere sorvegliato.
  In pratica si lede la privacy del cittadino comune, spiandolo in tutti gli aspetti, e si lascia invece i terroristi e i criminali in grado di agire. Non basta una black list a fermare i terroristi, su Facebook o su altri social network spierete solo i cittadini comuni.
  I criminali e i terroristi agiscono sul lato oscuro di Internet, il deep web, che non viene per niente interessato da questo decreto. Pensate di conoscere Internet, ma dimenticate che siti come Facebook, Amazon e Instagram sono solo la facciata superficiale. Esiste tutto un mondo nascosto, in cui le informazioni sono protette da password o da accessi tramite software speciali. Alcuni analisti hanno stimato che il lato nascosto di Internet è 500 volte più grande della superficie accessibile a tutti. Secondo uno studio pubblicato su Nature, Google indicizza non più del 16 per cento dei contenuti web e non comprende il deep web. Siamo abituati a pescare in un metro sulla superficie dell'oceano, ignorando ciò che c’è nel profondo. Come una matrioska russa, il deep web prevede vari strati di contenuti, un vasto underground digitale dove operano hacker, cyber criminali, terroristi e pedofili. Ecco qualche esempio di cosa e possibile trovare nel deep web.
  Droghe: di qualsiasi tipologia, in quantità per uso personale o da rivendere. Silk Road, il sito di commercio chiuso dall'FBI nel 2013, ha fatturato 200 milioni di dollari in 28 mesi.
  Denaro contraffatto: euro, sterline e yen falsi, a prezzi variabili, in grado di superare i tipici test della penna e dei raggi ultravioletti.
  Documenti: passaporti, patenti, carte d'identità, diplomi, permessi di soggiorno e anche carte diplomatiche. Una patente americana costa circa 200 dollari, mentre i passaporti costano qualche migliaio di dollari.
  Si possono comprare armi, munizioni ed esplosivi, venduti in confezioni speciali per evitare i raggi x o inviati smontati nascosti in strumenti musicali, giocattoli o elettronica.
  Sicari: «soluzioni definitive a problemi comuni», questi servizi possono essere pagati in bitcoin a fronte di una prova fotografica dell'omicidio compiuto.
  Organi umani: un mercato nero con reni da 200 mila dollari, cuori a 120 mila dollari, fegati e anche bulbi oculari. Cryptovaluta: denaro digitale, come i bitcoin e i darkcoin, e il sistema di pagamento Pag. 104Liberty Reserve sono il sistema più conveniente per pagare online tenendo la propria identità nascosta.
  Contro queste fattispecie di reato non avete nessuno strumento e se aspettate che il terrorista si iscriva a Facebook, registrandosi con nome e cognome, e magari anche con una bella foto, allora non avete proprio capito l'entità del problema. Per il Movimento 5 Stelle questa è la strada sbagliata. Oltre che dannosi, questi controlli sono inutili. Ogni giorno nascono circa trenta applicazioni di scambi messaggi e voce che possono essere installate sui cellulari.
  Come possono le forze dell'ordine monitorare ogni singola informazione che passa nel mare magnum delle nuove tecnologie ? Nelle ultime ore anche il Garante della Privacy ha parlato di «Sbilanciamento eccessivo sulle esigenze investigative» riferendosi a questo decreto. Intercettazioni preventive nei confronti di meri sospettati e l'allungamento da uno a due anni del termine di conservazione dei dati di traffico telematico e delle chiamate senza risposta non piacciono al Garante della privacy, Antonello Soro, esponente del PD.
  Il decreto va «nel senso esattamente opposto a quello indicato dalla Corte nella sentenza dell'8 aprile scorso» riferisce il Garante della privacy. La sentenza aveva annullato la direttiva sulla data retention in ragione della «natura indiscriminata della misura» e ribadiva la centralità del principio di stretta proporzionalità tra privacy e sicurezza, che per essere rispettata necessita di un'adeguata differenziazione in base al tipo di reato, alle esigenze investigative, al tipo di dato e di mezzo di comunicazione utilizzato. Non solo, suscitano perplessità anche le intercettazioni preventive per i reati genericamente commessi online o con strumenti informatici.
  Le novità introdotte considerano più gravi le condotte di istigazione, qualora esse vengano condotte attraverso Internet rispetto alla modalità tradizionale.
  Nell'articolo 2 si prevede che la Polizia postale debba tenere costantemente aggiornata una black list dei siti Internet che vengono utilizzati per commettere reati. Si discute anche di un Patriot Act europeo.
  Per qualcuno interrogatori di garanzia, udienze preliminari, autorizzazioni preventive di giudici imparziali sono una perdita di tempo e un ostacolo per la giustizia. Non bisogna trasformare lo Stato di diritto in uno Stato di polizia.
  Il Patriot Act made in USA è stato un provvedimento normativo affrettato, incostituzionale e inefficace. Copiando quei principi si ottiene soltanto un controllo minuzioso del cittadino comune, mentre il terrorista troverà sempre delle soluzioni alternative: le vie di fuga per i terroristi e per i criminali vengono sempre garantite in questo Paese, mentre si viola la privacy del cittadino comune.
  Per questi motivi che noi del MoVimento 5 Stelle voteremo contro questo ennesimo decreto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, siamo di fronte all'ennesimo decreto sulle missioni internazionali.
  Questa volta si tratta di una proroga di 9 mesi (fino al 30 settembre) e non annuale, per un importo di quasi 900 milioni (ovvero l'intero importo rifinanziato con l'ultima legge di stabilità e che verosimilmente doveva bastare per l'intero anno). Da una dichiarazione del 12/03/2014, quindi di un anno fa, il Ministro Pinotti afferma che è necessario «mettere a punto una legge quadro sul tema delle missioni internazionali», una questione «evidenziata già nelle scorse legislature e ribadita nell'attuale, in base alla constatazione dell'esistenza di un vuoto normativo rispetto alla procedura da seguire in ordine alla deliberazione e all'autorizzazione di tali missioni, nonché della mancanza di un quadro legislativo stabile che assicuri una disciplina uniforme da applicare in tutti i casi di partecipazione del personale militare alle missioni internazionali».
  L’iter della legge quadro, che fa pensare ad un modo completamente diverso di Pag. 105affrontare le missioni internazionali, è iniziato il 15 gennaio 2014. Siamo al 25 marzo 2015.
  Ancora più assurdo è che il provvedimento è stato assegnato in sede referente alle Commissioni congiunte giustizia e difesa: per la prima volta la III Commissione, di cui faccio parte, ne risulta assegnataria solo in sede consultiva.
  I provvedimenti di proroga del finanziamento delle missioni internazionali contengono sempre sia disposizioni sull'impiego delle Forze armate e delle forze di Polizia sia disposizioni sugli interventi di natura civile, di cooperazione allo sviluppo e di aiuto alla ricostruzione.
  Vengono così prorogate tutte le diverse missioni militari internazionali cui partecipa l'Italia: questa volta, però, il Governo ha pensato di inserire anche nei primi 10 articoli disposizioni di contrasto al terrorismo, anche di matrice internazionale, del tutto estranee alla consueta materia che ha caratterizzato tutti i precedenti decreti sulle missioni internazionali, che invece avrebbero dovuto essere oggetto di un provvedimento del tutto autonomo.
  Oltretutto è evidente il contrasto tra ciò che era stato stabilito nel precedente decreto (decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, convertito con modificazioni dalla legge lo ottobre 2014, n. 141) e ciò che ritroviamo in questo.
  Riguardo alle missioni antipirateria è stato disatteso l'articolo 3, comma 4, con il quale si prevedeva: concluse le missioni in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e comunque non oltre il 31 dicembre 2014, la partecipazione dell'Italia alle predette operazioni sarà valutata in relazione agli sviluppi della vicenda dei due fucilieri di marina del battaglione San Marco attualmente trattenuti in India. I due fucilieri, Girone e Latorre sono ancora in India, le missioni però sono state rifinanziate.
  Sulla Libia è stato disatteso il comma 7-bis all'articolo 3 che recita testualmente: perdurando la situazione di instabilità politica in Libia, il Governo riferisce alle Camere sull'eventuale sospensione totale o parziale delle missioni di cui ai commi 1, 2 e 3. Tuttavia, a dispetto di quanto sta accadendo in Libia, risultano nel decreto-legge in discussione reiterate le relative missioni. È stata prorogata sotto altra forma l'occupazione militare dell'Afghanistan, denominata Resolute Support, senza che questa sia stata autorizzata preventivamente dal Parlamento. Il comma 3-bis dell'articolo 2 del decreto-legge di rifinanziamento delle missioni prevedeva, tra l'altro, che concluse quelle in corso nel 2014, della partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni militari in Afghanistan doveva essere data preventiva comunicazione alle Camere. Questa comunicazione non c’è stata, semplicemente la missione in Afghanistan ha cambiato nome e, come al solito, le Camere, cioè il Parlamento, sono state messe da parte senza nessun tipo di comunicazione e si continua a rimanere in Afghanistan.
  Negli articoli 17, 18 e 19 che riguardano le materie di competenza della Commissione affari esteri: iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, si parla di ben 120 milioni di euro per il sostegno delle forze di sicurezza afgane. Sottolineo: forze di sicurezza. Ora, qualcuno mi deve spiegare per quale motivo negli articoli 17, 18 e 19, riguardanti proprio le materie di competenza della Commissione affari esteri e che hanno proprio come titolo: iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione, ci debbano essere 120 milioni di euro finanziati per le forze di sicurezza afgane. Ora, la Commissione affari esteri non è stata praticamente presa in considerazione perché, come è stato ricordato anche da altri miei colleghi, appunto, la Commissione affari esteri non è sede referente, ma è sede semplicemente consultiva e, per la prima volta, appunto, non si ritrova a poter aver effettivamente un peso nel merito di questo decreto-legge. Per la prima volta, a questo punto, è stato deciso dall'Ufficio di Presidenza che le Commissioni giustizia e difesa fossero le Commissioni referenti. Ne Pag. 106prendiamo atto, direi che a questo punto possiamo anche togliere questi articoli visto che sarebbero di competenza della Commissione affari esteri.
  Quindi, ritornando al discorso degli articoli 17, 18 e 19 non riusciamo a capire la ratio per la quale, in articoli in cui si parla di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione, si debba parlare di 120 milioni di euro per il sostegno delle forze di sicurezza afgane. Quindi, non capiamo cosa c'entra con il concetto di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali. Tra l'altro, bisognerebbe stanziare queste risorse principalmente per lo sminamento, la bonifica di bombe e missili inesplosi e l'addestramento e istruzione di nuovi sminatori. Infatti, il MoVimento 5 Stelle ha anche presentato un ordine del giorno proprio per richiedere che questi fondi vengano specificatamente stanziati soprattutto per lo sminamento e la bonifica di bombe e missili inesplosi.
  In merito alla cooperazione allo sviluppo non capiamo come possano essere stati esclusi dall'elenco dei Paesi beneficiari alcuni Stati come il Libano o la Giordania. Migliaia di siriani continuano a fuggire in Giordania, in Turchia, in Libano e in Iraq.
  Le Nazioni Unite hanno ad oggi registrato più di 2.500.000 rifugiati ma sono molti di più secondo le organizzazioni umanitarie ed i governi ospitanti. Mentre lo stanziamento di appena 2 milioni di euro per le iniziative a sostegno dei processi di pace e di rafforzamento della sicurezza in Africa sub-sahariana e in America Latina e caraibica appare ampiamente insufficiente.
  Tuttavia, l'aspetto più grave rimane la questione afghana, nel concreto si è cambiato solo il nome della missione, da ISAF a Resolute Support, stanziamo, per l'anno 2015, 120 milioni di euro.
  Una delle prime mozioni che abbiamo depositato alla Camera nel 2013 chiedeva proprio il ritiro delle truppe dall'Afghanistan. Una guerra, in corso da più di 10 anni, che non ha portato a nessuna soluzione, ma, anzi, ha solo fomentato indirettamente il terrorismo islamico. Il radicalismo si è allargato a macchia d'olio, perché, oltre all'Isis ci sono gli Shehab somali, Boko Haram in Nigeria, ci sono cellule minori in Egitto, nel Sinai e in Algeria.
  Il MoVimento 5 Stelle ha anche presentato al Governo le proprie proposte per la lotta al terrorismo e la questione dei foreign terrorism fighters (FTF): monitorare il movimento dei «foreign terrorism fighters» con controlli effettivi delle frontiere, ad attivarsi in sede europea per sbloccare la direttiva sul Passenger Name Record (PNR) per la registrazione dei passeggeri sui voli nell'area Schengen; rafforzare l'ufficio centrale nazionale Interpol e implementare la collaborazione con i corpi locali di polizia.
  Abbiamo fatto anche altre richieste e crediamo che dopo tutte queste informazioni e soprattutto per il fatto che vi è stato un insieme di antiterrorismo, di missioni internazionali, in un insolito pout pourri di questioni che sicuramente dovevano essere valutate singolarmente che il Movimento 5 Stelle voterà contro questo decreto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Ai colleghi che sono ancora in Aula voglio spiegare perché sono ancora qui. Dovete prendervela con chi dirige il vostro gruppo parlamentare: è stato tradito, tanto per cambiare, un accordo tra i gruppi preso nel pomeriggio. Siamo ancora qui per tale motivo, capisco che vi faccia anche piacere, ma ve lo sto spiegando giusto perché magari vi può anche interessare.
  Entrando nel merito del decreto rilevo che il provvedimento parte già male, perché unisce, come già detto diverse volte, le competenze di tre Commissioni mentre viene assegnato soltanto a due di queste, escludendo la Commissione esteri. Inoltre, tanto per cambiare, è un decreto chiaramente Pag. 107incostituzionale, motivo per il quale abbiamo presentato la pregiudiziale di incostituzionalità, in quanto non è urgente in tutte le sue parti. Sono urgenti le misure antiterrorismo, ma non lo sono le parti riprodotte dal decreto missioni al suo interno. Senza contare il fatto che non si possono affrontare materie così disomogenee all'interno dello stesso decreto.
  Ovviamente la nostra pregiudiziale è stata bocciata e ora siamo qui a discutere questo decreto senza neanche interessare tutte le competenze che avremmo dovuto interpellare, in quanto la Commissione esteri, che di solito si occupa del decreto missioni, non è stata coinvolta. Tanto che persino il presidente della Commissione, Fabrizio Cicchitto, si è mosso scrivendo una lettera alla Presidente Boldrini. La lettera è stata ovviamente ignorata perché evidentemente ai piani alti, ovvero al Governo Renzi, questa cosa non piaceva assolutamente.
  Anche volendo entrare nel merito di questo decreto, esso contiene misure del tutto inefficaci. È evidente che voi non conoscete la materia che state affrontando perché presentate un decreto che in materia di contrasto al terrorismo è in gran parte centrato sulla lotta al terrorismo cibernetico, che per come lo avete inteso voi nasce dal cyberspazio. Una roba che non sta né in cielo né in terra, perché, come spiegavamo poc'anzi, gran parte del tessuto di Internet non è quello perseguibile con un semplice decreto di questo tipo ma andrebbe scandagliato con sistemi molto più efficaci.
  Sulla parte delle missioni internazionali non vi sono grandi novità rispetto all'ultimo decreto.
  Paradossalmente, questa è la cosa che ci dà più fastidio, nel senso che un decreto, che vede ogni tre, sei o nove mesi il riproporsi delle stesse missioni internazionali, quindi le cosiddette proroghe, già di per sé, lo capirebbe anche un bambino, non può essere un decreto d'urgenza, perché proroghiamo delle cose che già sono state sancite in altre leggi, in altri decreti, quindi non ha senso inserirle in forma di decreto-legge. Magari, aspetteremmo, anche da questo punto di vista, che il nuovo Presidente della Repubblica battesse un colpo, visto che è proprio il suo ruolo quello di sancire se un decreto-legge è davvero urgente o meno, se è ammissibile o meno e, caso mai, respingerlo al Governo. Mi vorrei soffermare di più sulla parte relativa all'antiterrorismo. Come hanno giustamente detto altri miei colleghi, il dramma di questo decreto è che si avvia verso quello che potremmo definire un «Grande Fratello», non tanto per dire, ma davvero di orwelliana memoria. Il metro, poi, è sempre lo stesso e davvero scientificamente ormai comprovato: periodicamente, che sia reale o indotto dall’intelligence oggi americana, domani israeliana e dopodomani italiana, scoppia un caos legato al terrorismo e, quindi, l'attentato in una parte del mondo un po’ instabile. A quel punto, tutti i Governi prendono la palla al balzo – se non se la sono già costruita questa palla al balzo, come ho già detto prima – per rilanciare quelle riforme liberticide che tanto vanno di moda e che anche in Italia, tra l'altro, si è provato più volte ad attuare. Ricordo ancora, nonostante non fossi in questo Parlamento, che i primi a parlare di riforma per limitare l'uso del web, per limitare la libertà nel cyberspazio iniziano già dall'era Berlusconi, del I Governo Berlusconi e arrivano ai giorni d'oggi. Sostanzialmente, da quando è nato Internet, che cercate di bloccarlo. La bellezza di Internet, però, è che non è controllabile e, anche per questo motivo, questo decreto è carta straccia. Il copione si ripete anche con questo decreto, sfruttando questo argomento appunto, l'antiterrorismo, perché fa molta presa. Fa molta presa sull'opinione pubblica, che ovviamente viene prima oleata, viene prima preparata ad accettare qualsiasi cosa grazie alla stampa di regime che vi sostiene e che, anzi, trova mutuo sostentamento, perché loro sostengono la politica e la politica, in compenso, elargisce rimborsi all'editoria. Sostengono, quindi, questa editoria di regime, che, altrimenti, crollerebbe come un castello di carta dopo pochi mesi, perché nessuno ormai compra dei giornali che sono buoni Pag. 108soltanto per incartare il pesce, probabilmente. Non servono a nulla; di notizie non ce ne sono. E anche a livello di storia: la storia ha già superato i giornali, perché danno le notizie ventiquattro ore dopo la loro diffusione su mezzi quali appunto Internet. Tutto questo per dire che non serve un Patriot Act italiano. L'hanno già fatto gli Stati Uniti con la loro fallimentare gestione dei rapporti di politica estera e in Italia certamente non ci aspettiamo che possa essere né utile né soprattutto che possa lasciare liberi i cittadini italiani di esprimersi, principio sancito anche nella nostra Carta costituzionale. La risposta di USA e Gran Bretagna al terrorismo ha compresso diritti e libertà, ostacolando la via della convivenza multiculturale. La strada della restrizione delle libertà, poi, non funziona. Questo è un dato di fatto e negli USA lo dimostra chiaramente Guantanamo, che è l'attuazione palese e chiara di uno spionaggio di massa che è sotto gli occhi di tutti. In Gran Bretagna sono stati presi provvedimenti simili con i quali un giudice può vietare persino qualsiasi comportamento o attività che sia ritenuta sospetta o socialmente pericolosa. Si può fermare una persona solo perché sospetta: questo è il grado di libertà che si è raggiunto con le misure come quelle che state proponendo in questo decreto. Così adesso in tutta Europa si tende a limitare la libertà e siamo al controllo sociale con il controllo delle conversazione telefoniche, chat, e-mail, cartelle cliniche e transazioni bancarie, aumentando le misure di controllo e di utilizzo di Internet. Però una cosa bella di questo decreto è che tutto ciò non incuterà né timore né scoraggerà chi Internet lo utilizza già in maniera illecita, anche perché è un ambito così vasto che non è facile neanche decifrarlo. In pratica, si deve soltanto alla privacy del cittadino comune, questa è un po’ la nostra preoccupazione principale.
  Noi siamo assolutamente favorevoli a che si combatta il terrorismo e anche quelle matrici terroristiche che partono dal web, quindi l'addestramento, la ricerca di sodali negli atti terroristici in rete, ma mi viene da ridere quando leggo, come oggi, dichiarazioni di colleghi del PD su Twitter, come Fiano, che hanno scritto tranquillamente che è scandaloso che il MoVimento 5 Stelle faccia ostruzionismo al decreto antiterrorismo. Lui lo fa, chiaramente, il collega Fiano perché sa che tanto un giornalista o presunto tale di La Repubblica che poi rilancia questo tweet lo troverà; il problema reale è che i cittadini dovrebbero sapere che noi l'avversione a questo decreto l'abbiamo proprio perché in realtà l'unica privacy che verrà lesa è quella del cittadino comune, il cittadino che nulla a che vedere con le organizzazioni terroristiche ma che anche lui, poveraccio, utilizza e-mail, chat e quant'altro ma che si troverà questi dispositivi controllati e intercettati in modo preventivo, un po’ come, non so se avete mai visto Minority Report, quando la giustizia addirittura anticipava le intenzioni del presunto delinquente. Ecco, questo volete fare voi, motivo per il quale noi non ci stiamo. I criminali e terroristi – questo è un dato di fatto, chi conosce un po’ di informatica lo sa – agiscono sul lato oscuro di Internet, quello che viene chiamato il deep web, che non viene per niente interessato da questo decreto. Pensate veramente di conoscere il web a tal punto da risolvere quello che lì avviene con questo decreto ? Io dico chiaramente di «no» e il dato di fatto è che il lato nascosto di Internet – questo lo dicono gli analisti – è 500 volte più grande della superficie accessibile a tutti, cioè il fatto che si conosca la parte di utilizzo comune e di fruizione comune del web non significa conoscere la parte appunto del deep web, dove tutto si annida. Nel deep web si commerciano droghe, denaro contraffatto, documenti, armi, munizioni, sicari, organi umani, tutti dati con quantità enormi di traffico, circolazione di moneta e contro questa fattispecie di reato...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MANLIO DI STEFANO. ... non avete nessuno strumento e se aspettate che il terrorista si iscriva a Facebook, registrandosi con nome e cognome, magari anche Pag. 109una bella foto, allora non avete proprio capito nulla del problema. Per questo noi voteremo contrariamente a questo decreto e crediamo che oggi qui si stia toccando veramente il fondo con questi decreti liberticidi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà. Colleghi, gentilmente. Grazie.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, ci ritroviamo qui ancora a discutere l'ennesimo decreto missioni e un decreto antiterrorismo che assolutamente di antiterrorismo ha poco, se non andare sui giornali per dire: «l'abbiamo fatto, abbiamo risolto l'emergenza antiterrorismo con un provvedimento molto efficace», se non per dire i grillini o il MoVimento 5 Stelle è contrario all'antiterrorismo, quindi sono tutti terroristi. Ecco, a parte queste facili boutade mediatiche, a parte queste bolle che presto si sveleranno per quello che sono, ovvero solamente spot elettorali, questo decreto di prevenzione al terrorismo ha veramente poco. Noi sappiamo che la prevenzione, soprattutto sulla criminalità organizzata, sulla corruzione, sugli appalti, sul terrorismo, quello vero, si fa utilizzando strategie di prevenzione, programmi di prevenzione ma soprattutto si fa con risorse, strutture e uomini, quelli che, al momento, le nostre forze di polizia non hanno, visto che non si vuole neanche far scorrere le graduatorie per assumere giovani idonei pronti a prestare servizio per la nostra nazione; e non si vuole fare perché, come al solito, si punta il dito verso il problema, si grida allo scandalo, si cerca di risolvere con l'ennesimo decreto-legge incostituzionale ma non si guarda quelli che sono i reali problemi anche perché di andare a prendere i soldi dalla politica o dalle missioni militari all'estero e metterli nella prevenzione in territorio italiano è cosa ben più ardua. Questo decreto ha tanti articoli, fa una commistione, è un decreto eterogeneo e soprattutto dai primi si capisce bene che non solo è un decreto incostituzionale, non solo è un decreto che non risolve la situazione sul terrorismo ma è un decreto anche scritto con i piedi.
  Io non posso immaginare che un Governo di una Repubblica come l'Italia possa, di fretta e furia, varare un decreto che deve essere analizzato con una certa velocità dalle Camere, partendo da una base testuale assolutamente ridicola. Non potrei definire in altra maniera questo testo uscito dal Governo, che ha avuto bisogno di una revisione non solo da parte del Parlamento ma dello stesso Governo, che è intervenuto con emendamenti e subemendamenti innumerevoli volte per cercare di mettere un tampone a quella che era un'emorragia normativa indecente.
  Sono uscite, quindi, anche norme penali di un certo livello, di un certo livello di punibilità, ovviamente con pene alte, e questo, ovviamente, non è il primo dei problemi ma sicuramente è un problema, perché se le pene sono alte sono anche indeterminate. È un problema per gli interpreti, per i cittadini che andranno a leggersi questi leggi nel caso ed è un problema per i giudici, che fortemente hanno criticato in Commissione l'indeterminatezza nonché la mancanza di specificità e di offensività delle norme che il Governo ha prodotto per il contrasto al terrorismo.
  Pensare che i veri terroristi abbiano paura del nostro codice penale, Presidente, è veramente ridicolo. I terroristi hanno paura, semmai, delle nostre forze dell'ordine, se avessero gli strumenti e il personale adatto per prevenire il terrorismo, ma di certo non hanno paura del nostro codice penale, perché è un terrorismo di matrice ideologica, un terrorismo che certo non si ferma con qualche norma in più, ma si ferma senz'altro con un'attività, anche di politica estera, totalmente diversa. Ricordiamo che, con tutti i miliardi spesi per la lotta al terrorismo in questi ultimi dieci, vent'anni, non solo non si è fermato il fenomeno del terrorismo, ma le organizzazioni e le sigle terroristiche in questo mondo sono addirittura aumentate. Quindi, da questa vicenda si dovrebbero prendere consiglio, si dovrebbe prendere Pag. 110un auspicio per cambiare le politiche di guerra, le politiche energetiche, le politiche umanitarie a livello internazionale, e non certo andare a varare un decreto che serve solo, forse, per scrivere un articolo domani su La Repubblica e non certo, invece, per fermare quello che è un problema ben più radicato nella società (è anche un problema culturale, a mio avviso).
  Per il resto, appunto, queste norme sono indeterminate e creeranno sicuramente problemi interpretativi. Li crea già l'articolo 270-sexies del codice penale con le condotte, appunto, finalizzate al terrorismo. È una norma che già non ha nessun criterio di punibilità, ma viene rimandata, appunto, da altre norme sul terrorismo. Questo è già un problema in Italia a livello applicativo, per quanto riguarda condotte che, con il terrorismo, non hanno nulla a che fare. Mi viene da pensare alle manifestazioni di chi, appunto, difende il proprio territorio. Queste condotte, dunque, non possono essere assolutamente ricondotte al terrorismo. Qualcuno ci ha provato ma, purtroppo per lui e per fortuna per tutti i cittadini italiani, gli è andata male.
  Però, ogni tanto, con questi provvedimenti, come quello sulle olimpiadi invernali di Torino, si presenta sempre l'occasione buona per inserire misure che, con la lotta alla criminalità organizzata, con il terrorismo e la corruzione, non c'entrano niente. È sempre la volta buona per indirizzare, invece, e sfogare la repressione verso condotte che, con questi atteggiamenti, non c'entrano niente, ma si riferiscono alla vera – questa sì – privazione della privacy, cioè il controllo del Governo e dell'Esecutivo su tutti i cittadini italiani. Ne abbiamo avuto, appunto, subito concreta attuazione con un blitz del Governo, con un emendamento del Governo che voleva porre le intercettazioni preventive, quindi non quelle investigative, quelle che servono quando c’è una notizia di reato. Queste servono e le volete oscurare; si tratta, invece, di quelle preventive, cioè di quelle che si fanno anche senza alcuna notizia di reato. Ecco, il Governo voleva praticamente stabilirle non solo per i reati gravi, per i reati della criminalità organizzata, per i reati riguardanti il terrorismo, ma per tutti i reati commessi tramite strumenti informatici o telematici. Un vero e proprio controllo indiscriminato del Governo, senza alcuna garanzia, su tutti i reati. Praticamente, mancava solo il reato di pascolo abusivo, perché veramente tramite il computer si possono commettere tantissimi tipi di reati. Un controllo generalizzato che forse neanche Orwell, nel suo romanzo 1984, aveva previsto.
  Detto questo, questo blitz è stato sventato subito da un comunicato stampa del MoVimento 5 Stelle e, alla sera, il Governo, tramite il relatore, aveva già presentato un emendamento che cambiava il corso del provvedimento, per fortuna.
  Ma, in altre parti, appunto, continuava, mi riferisco ad esempio, ai controlli da remoto, controlli Keylogger per entrare nei PC della gente. Anche questo per fortuna è stato espunto, anche se, comunque, una discussione in merito ci dovrebbe assolutamente essere e non certo tramite un decreto-legge. Detto questo, ci sono norme indeterminate, bersagli sfuggenti e anche norme che, con il terrorismo, non c'entrano niente, come l'innalzamento delle aggravanti per il reato di istigazione a delinquere commesso tramite strumenti informatici o telematici. Questo ci poteva stare, lo avevamo accettato per reati riguardanti il terrorismo internazionale, ma allargarlo a tutti i reati indiscriminatamente non solo non c'entra nulla con il terrorismo, ma è anche un atto assolutamente ipocrita e, secondo noi, molto pericoloso. Infatti, inserirsi in un decreto che parla di terrorismo per poi non parlare di terrorismo, ma agire su tutte le altre fattispecie che, con il terrorismo non hanno nulla a che fare, è assolutamente un atteggiamento pericoloso da parte di un Governo, che non dovrebbe mai tenere, ma anche ingeneroso nei confronti di una materia come quella penale, che è assolutamente delicata e, quindi, dovrebbe prevedere una certa sistematicità.
  Detto questo, alcune grandi cose sono state ottenute dal MoVimento 5 Stelle per delineare meglio le fattispecie penali, e Pag. 111questo è vero. Avevamo ottenuto tanti emendamenti, ma emendamenti che non sono bandiere ideologiche o bandiere politiche; sono emendamenti tutti tecnici, non certo da sbandierare in giro, ma che vanno a migliorare nel concreto un provvedimento a cui noi siamo contrari, ma non per questo abbiamo rinunciato a lavorare nel merito per cercare di farlo diventare un provvedimento migliore possibile.
  Ecco il nostro voto è contrario: ovviamente è un decreto incostituzionale ed eterogeneo che non affronta il terrorismo e che, senz'altro, va a rifinanziare alcune cose che non dovevano essere rifinanziate, ma non abbiamo rinunciato a lavorare, come sempre, nelle Commissioni giustizia e difesa nella profondità del decreto, quindi nel tecnico, e abbiamo ottenuto anche vittorie importanti, come quella di specificare che questi viaggi di terrorismo, che sono propagandati e finalizzati a compiere delle condotte che non sono specificate bene nel codice penale – e questo è un altro vulnus di cui assolutamente ci dovremo occupare – devono essere condotti all'estero. Altro problema di particolare delicatezza è quello riguardante la Procura antimafia e antiterrorismo, di cui altri colleghi avranno modo di parlare. Il nostro voto comunque rimane contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Signor Presidente, dopo il quarto decreto missioni che trattiamo in Commissione difesa diciamo che abbiamo quasi terminato le parole anche se, questa volta, ci hanno aggiunto la novità del decreto antiterrorismo.
  Ho già evidenziato, intervenendo in quest'Aula sul complesso degli emendamenti, come il provvedimento in esame rappresenti un testo composito, eterogeneo e antitetico rispetto alle presunte finalità di necessità ed urgenza che il Governo intende, in via ipotetica, perseguire. Non può considerarsi, quindi, omogeneo un provvedimento che affronta il contrasto al terrorismo, insieme alla proroga delle missioni internazionali, passando per la cooperazione allo sviluppo, per la condizione degli uomini in divisa e per le modifiche al codice penale. Non può considerarsi, quindi, necessario ed urgente un provvedimento che, nel suo melting pot, rifinanzia vecchie e nuove missioni internazionali – non si sa neanche più se di pace, di guerra, o una via di mezzo – mentre siamo in attesa da almeno due anni che questo Parlamento si faccia finalmente carico del problema, approvando una benedetta legge-quadro sulle missioni, sperando che essa non sia peggiorativa della situazione attuale. Infatti, a questo punto, visto come è stata rimaneggiata la legge quadro sulle missioni internazionali, ossia all'articolo 1 e all'articolo 2, ci toccherà quasi dire che era meglio la decretazione d'urgenza, anche se ovviamente di urgente non c’è nulla.
  È un provvedimento che, nella sua composizione, avrebbe dovuto essere esaminato da almeno quattro Commissioni parlamentari – anche questo non ci stancheremo mai di dirlo, perché è palese come viene esautorato sempre, e ormai è portato alla normalità, il ruolo del Parlamento ed è decentralizzato – vale a dire difesa, giustizia, affari esteri e affari costituzionali, ma queste ultime due, non si sa bene il perché, sono state completamente estromesse dalla sede referente, il che la dice lunga sulla scarsa importanza ormai assunta dal Parlamento in questa legislatura, sempre più ratificatore di decisioni assunte all'esterno, sempre meno luogo di dialogo e confronto democratico tra maggioranze e minoranze politiche. Questa è ormai una dittatura governativa con un solo re che comanda. Il Re ormai lo conosciamo tutti: è Renzi.
  Abbiamo già ampiamente evidenziato l'anomalo e discutibile modus operandi del Governo Renzi. Nel merito, le considerazioni non sono sicuramente migliori, in quanto non registriamo misure concretamente finalizzate al contrasto al terrorismo, bensì mere operazioni mediatiche e di facciata: è la debolezza complessiva del provvedimento, la pochezza di idee e la Pag. 112prevedibile inefficacia delle misure adottate, infatti, ciò che emerge da questo testo deforme in esame.
  Si ha la sensazione che la cultura politica retrostante sia in ritardo di almeno 15 anni sulla realtà. In particolare, fa rabbrividire l'azione inerente al web, che andava fatta 10 anni fa, non ora che il fenomeno è ormai fortemente radicalizzato, mettendo un bavaglio al mondo del web, pensando di mettere una toppa ai buoi che sono già scappati dalla stalla. In particolare, manca una riflessione adeguata sull'esperienza maturata in questi 14 anni e sui risultati tutt'altro che soddisfacenti raggiunti nella campagna antiterrorismo.
  Se dopo tre lustri di guerre, di impegno antiterroristico di tutte le intelligence occidentali, e non solo, e con i fiumi di soldi spesi, ci ritroviamo di fronte a fenomeni come l'ISIS o Daesh (come si voglia chiamare), la strage parigina e quella tunisina, vuole dire che qualcosa non ha proprio funzionato. E sorge il dubbio che, prima di ogni altra cosa, il fenomeno dello jihadismo non sia stato adeguatamente compreso e, di conseguenza, sia mancato il necessario contrasto politico e psicologico, quel contrasto che dovrebbe essere inclusivo e non di attacco, quel contrasto che dovrebbe portare a comprendere le diverse culture fino ad integrarle, e non deve diventare sempre e solo un contrasto di tipo armato.
  La lotta al terrorismo non è solo una battaglia online nell'ampio mare della rete informatica, ma è sopratutto una gara di velocità. Precedere i terroristi è necessario per batterli politicamente. Serve a poco proteggere gli obiettivi sensibili, perché non si riuscirà mai a proteggerli tutti e l'azione terroristica si dirigerà verso quelli non protetti o poco protetti. Quindi, la soluzione per i nostri Ministeri della difesa e della giustizia quale sarebbe ? Militarizzare mari e monti e mettere i bavagli ai navigatori della rete ? Non riusciamo a pensare che qualcosa a livello culturale sia fallito ?
  Ma perché mai pensarci ? È meglio mettere una toppa sempre e solo dopo ! È necessario, quindi, prevenire gli attentati, ed a questo servono tanto le fonti umane quanto quelle tecniche da intercettazioni, ma spesso le informazioni, magari proprio per la loro abbondanza, non sono adeguatamente utilizzate.
  Sia nel caso della strage parigina che in quella di Londra è poi emerso che vi erano stati degli indizi, delle segnalazioni, notizie che erano state trascurate, o perché non messe in comune dai vari apparati di sicurezza o perché non messe in relazione l'una con l'altra. Da questa esperienza sembra venire il suggerimento di modalità tecniche diverse per l'utilizzo delle informazioni, ad esempio trattandole con modelli informatizzati di simulazione o anche solo con programmi di reti di relazioni, che, in tempi ridottissimi, mettano sotto gli occhi degli operatori la rete di connessione fra gruppi, persone, tecniche operative.
  Non serve legare le mani ai naviganti del web, ai cittadini di tutto il mondo, ma serve che le intelligence mondiali siano più celeri e serve che si diventi inclusivi, comprendendo che Paesi differenti devono imparare a leggere le differenze tra di loro e ad accettarsi tra di loro. Sul fronte missioni internazionali, il decreto stanzia un fiume di denaro per rifinanziare missioni militari all'estero, senza un minimo di riflessione sui risultati di esse e sullo stato di forte dispersione delle forze.
  Passiamo dal Kosovo alla Libia (ormai missione terminata), dalla Georgia (che, per fortuna, anche questa terminerà) alla Bosnia, dal Barhein all'Afghanistan, dal Centro Africa al Libano, senza che si capisca un disegno complessivo della nostra politica estera e senza una riflessione profonda sull'opportunità di questo stato di dispersione. In fondo, non si dovrebbe pensare alla politica estera attraverso le missioni internazionali, nelle quali sono implicate le Forze armate; questa andrebbe pianificata in ben altri luoghi e in ben altre sedi.
  Voglio di nuovo rammentare al Governo che per soli nove mesi si prorogano missioni internazionali e sono stati utilizzati tutti gli 860 milioni di euro stanziati durante la legge di stabilità di dicembre, i Pag. 113quali dovevano essere impiegati in tutto l'anno 2015. E per i restanti mesi che rimarranno, per arrivare fino a dicembre 2015, quali fondi verranno utilizzati ? Quelli dell'anno 2016, stanziati sempre nella legge di stabilità del 2014 ?
  Questa si chiama finanza creativa, Presidente ! Qui non stiamo giocando con i soldi e con le vite umane ! Assistiamo al rifinanziamento di missioni del tutto inutili, come quella in Kosovo, ovvero ormai inopportune, considerando i tempi, come quella in Afghanistan, per la quale auspichiamo una veloce risoluzione e il rientro totale delle nostre Forze armate: denaro pubblico sperperato per rifinanziare missioni militari all'estero, talvolta vere e proprie operazioni belliche, ma troviamo sempre esigue voci di spesa per l'analisi scientifica dei fenomeni sociali.
  Proprio la cattiva riuscita dell'impegno antiterroristico di questi anni dovrebbe suggerire una maggiore attenzione all'analisi e non sarebbe affatto di troppo la costituzione, presso la Presidenza del Consiglio, di un centro di analisi sul terrorismo internazionale, magari in raccordo con istituzioni universitarie e centri specialistici. Missioni inutili ed inopportune, economicamente, politicamente e strategicamente. Mi riferisco, in particolare, alle missioni antipirateria e antiterrorismo, Active Endevour della NATO, nel Mar Mediterraneo ed Atalanta dell'Unione Europea, al largo delle coste della Somalia, inutili se pensiamo che il Ministero della difesa ci ha annunciato che ci sarà un'altra missione nel Mediterraneo, «Mare sicuro», del costo di più di 40 milioni di euro. Ma perché continuare a creare missioni su missioni ? Riusciremo a fermarci e a comprendere dove vogliamo andare e a fare una giusta scelta e ponderata, invece che continuare a inseguire interventi di tutti i tipi, NATO, UE e nazionali ? Abbiamo un piano di lavoro di chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare ? Con questo modus operandi sembriamo delle biglie impazzite che corrono dietro a qualsiasi proposta, aggiungendone anche delle nostre, le quali si sovrappongono a quelle già esistenti NATO e UE, come quelle che ho appena menzionato che operano nel mar Mediterraneo, o forse non sono aggiuntive, ma semplicemente con delle finalità a noi ignote. Ci piacerebbe e gradiremmo saperlo, dato che lo abbiamo più volte chiesto in Commissione, e in questa serie di discussioni, e io stessa lo chiesi nella discussione sulle linee generali.
  A seguito dell'approvazione di un emendamento presentato all'ultimo «decreto missioni», la partecipazione a missioni antipirateria venivano subordinate alla preventiva soluzione della questione dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, Durante la discussione in Commissione è stato approvato un ennesimo emendamento all'unanimità con il quale si richiede che, conclusa la missione Atalanta, il 30 settembre 2015, questa sarà subordinata alle sorti dei due fucilieri di marina ed il Governo dovrà riferire alle Camere prima di decidere se rifinanziare o meno la missione Atalanta.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  TATIANA BASILIO. Ieri mi sono recata personalmente, insieme ad una delegazione della Commissione difesa, in visita a Taranto, da Massimiliano Latorre, il cui stato d'animo e di salute testimonia in che condizioni di abbandono istituzionale versa dopo ben tre anni dall'accaduto, e lo stesso pensiero va a Salvatore Girone che è ancora in stato di fermo in India, in attesa di giudizio.
  Un Governo completamente inerme rispetto ad un caso, quello della nave Enrica Lexie divenuto simbolo di una politica estera fallimentare. Mi domando: come possiamo pretendere di arginare il terrorismo internazionale quando non siamo neanche in grado di rivendicare la nostra giurisdizione su una nave battente bandiera italiana in acque internazionali ?

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  TATIANA BASILIO. Il Governo deve trovare il coraggio per prendere una decisione importante, quella sui marò.Pag. 114
  Per questo e per altri mille motivi, noi del MoVimento 5 Stelle esprimiamo un giudizio definitivo profondamente critico nei confronti di questo decreto attraverso un voto sfavorevole all'approvazione dello stesso. Presidente dovremmo sederci e comprendere l'Italia che cosa vuole fare da grande, smettendola di investire a spanne, decine di milioni di euro. Per questi motivi auspichiamo che questo sia l'ultimo decreto-legge «proroga missioni internazionali» e che ci sarà una legge quadro, ma per il momento il nostro voto, lo ribadisco, è contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Grazie Presidente, il decreto-legge in esame avrebbe dovuto, nelle annunciazioni del Governo, adeguare le disposizioni normative interne ad esigenze legate alla cosiddetta emergenza terrorismo nonché alla necessità di dare attuazione alla risoluzione 2178, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, vincolante per gli Stati. Rischia invece, come in larga parte dimostrato dai decreti che in modo ininterrotto si sono succeduti in questi venti anni su questi argomenti, di rappresentare più che una soluzione al problema della minaccia del terrorismo alla pace e alla convivenza tra i popoli, il proseguimento di una politica internazionale fallimentare che ha reso il nostro pianeta più insicuro.
  Prima di procedere all'esame del decreto è bene capire di cosa stiamo parlando. Proviamo, quindi, a definire il terrorismo, che nella dicitura utilizzata dal Global Terrorism Index è: «L'uso minacciato o effettivo della forza illegale e della violenza da parte di un attore non statale per raggiungere un obiettivo politico, economico, religioso o sociale attraverso la paura, la coercizione o l'intimidazione».
  Secondo l'annuale ricerca pubblicata dall’Institute for Economics and Peace sul terrorismo globale (Global Terrorism Index) le vittime del terrorismo sono quintuplicate dagli attacchi dell'11 settembre 2001 ad oggi, nonostante la guerra al terrore lanciata dagli Usa e i 4.400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, Afghanistan e in operazioni antiterrorismo in giro per il mondo. Il terrorismo è diventato un fenomeno globale con un aumento, nel 2013, del 61 per cento di morti in attacchi terroristici nel corso dell'ultimo anno.
  Nel dettaglio, se nel 2000 le vittime sono state 3.361, nel 2013 l'attività terroristica è aumentata notevolmente. Il numero di morti è salito da 11.133 nel 2012 a 17.958 nel 2013, registrando, come detto, un aumento del 61 per cento. Oltre l'80 per cento delle morti per attività terroristiche nel 2013 si è verificato in soli cinque Paesi: Iraq, Afghanistan, Pakistan, Nigeria e Siria. Tuttavia, altri 55 Paesi hanno registrato vittime causate da attività terroristiche. Nello stesso periodo, il numero di Paesi che hanno subito più di 50 morti per attacchi terroristici è salito da 15 a 24. Nel 2013, solo in 75 Paesi nel mondo non c’è stato un attacco terroristico. Ciò evidenzia che non è solo l'intensità del terrorismo a crescere, ma anche la sua estensione.
  Negli ultimi 45 anni l'80 per cento delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico finalizzato all'inclusione e alla risoluzione dei problemi che erano alla base del sostegno ai gruppi terroristi. Appena il 7 per cento è stato eliminato dall'uso diretto della forza militare.
  Sempre nel 2013 – dati del Global Terrorism Index – il quadro terroristico mondiale è stato dominato da quattro gruppi: i talebani, Boko Haram, ISIL e Al Qaeda. Il 66 per cento di tutte le vittime di attacchi terroristici rivendicati sono stati causati proprio da questi quattro gruppi. Gli obiettivi primari di attacchi terroristici sono stati i cittadini e le proprietà private. Più del 90 per cento di tutti gli attacchi si verificano in Paesi che hanno gravi violazioni dei diritti umani. L'Iraq è il Paese più colpito dal terrorismo: nel 2013 ci sono stati 2.492 attacchi terroristici che hanno ucciso 6.362 persone. Pag. 115La maggior parte degli attacchi terroristici usano esplosivi: a partire dal 2000 solo il 5 per cento erano attacchi suicidi.
  Anche se il terrorismo è in aumento, il suo impatto nel mondo è relativamente più contenuto rispetto a quello degli omicidi: 437 mila persone sono state uccise da un omicidio nel 2013. Negli Stati Uniti un individuo è 64 volte più a rischio di essere vittima di un omicidio che di un attacco terroristico.
  Il decreto-legge in esame promette norme per una efficace lotta al terrorismo internazionale. Tuttavia, sia la modalità di trattazione della materia che l'impianto normativo non appaiono adeguati a costituire la risposta efficace che tutti i cittadini si aspettano e hanno il diritto di pretendere dallo Stato.
  Illustri esponenti della lotta al terrorismo internazionale, coloro che quotidianamente si adoperano per la sicurezza del nostro territorio, hanno evidenziato chiaramente, in sede di audizioni in Commissione, l'insufficienza delle norme contenute nel decreto-legge per vaghezza delle formule utilizzate. Il rilievo non è solo in relazione all'insufficienza del dettato normativo a far fronte ad un pericolo attuale e concreto, ma anche in relazione al gravissimo livello di approssimazione nella disciplina delle singole fattispecie, tale da lasciare aperte applicazioni a casi concreti che restano coinvolti malgrado non abbiano nulla a che vedere con la lotta al terrorismo internazionale.
  Quanto detto è particolarmente evidente, ad esempio, nelle norme relative alla configurazione di nuove ipotesi di reato o circostanze aggravanti. Ci si riferisce in particolare alla figura criminosa di persona arruolata o alla condotta di organizzazione di trasferimenti per finalità di terrorismo, nonché all'aggravante per reati di istigazione, ove commessi attraverso strumenti informatici o telematici.
  Ma scendendo nello specifico, si sottolinea, quanto all'articolo 1, che non è affatto chiaro cosa si intenda, nella lettera della norma, per «persona arruolata». La genericità del termine rischia di comportare conseguenze gravi in termini di assunzione di iniziative inquirenti nei confronti di una massa tanto eterogenea quanto numerosa di condotte. Il termine «arruolati» non è definito e rimane, pertanto, suscettibile di un numero eccessivo di interpretazioni, ancora una volta rimettendo nelle mani del magistrato una scelta che spetta, invece, al legislatore.
  I medesimi rilievi valgono per il nuovo reato di viaggi finalizzati al compimento delle condotte con finalità di terrorismo, che viene legato al dettato dell'articolo 270-sexies. L'articolo 270-sexies, tuttavia, non indica e nemmeno offre indicazioni circa i comportamenti che configurano i reati di terrorismo, limitandosi a parlare di condotte che, per loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese. Il margine di discrezionalità dell'interprete è massimo e l'ambito di applicazione è tale da ricomprendervi ogni tipo di condotta anche al di là dello specifico riferimento al terrorismo internazionale.
  Le predette considerazioni valgono per le previsioni dell'articolo 2, con riferimento a gravissime repressioni che possono facilmente arrivare dall'oscuramento – la norma parla di inibizione dell'accesso – di siti non meglio identificati se non attraverso il loro inserimento nella famigerata black list.
  Il decreto-legge in esame impone a qualunque pubblico ministero di interdire l'accesso ai domini Internet di provider che non adempiano, entro quarantotto ore, all'ordine di rimozione di contenuti, originariamente di ogni genere, con l'unica condizione che si proceda per delitti commessi con finalità di terrorismo di cui all'articolo 270-sexies. Relativamente all'articolo 2, ci sarebbe da parlare per giorni. Questo articolo rappresenta un vero e proprio attacco alla libertà di espressione. Potrebbero essere gravissime le conseguenze che sono, invece, destinate a colpire poco o nulla il terrorismo, ma senza ombra di dubbio la libertà di espressione. La dinamica prevista dalla normativa in esame fa prevedere che quello che verrà bloccato sarà solo l'accesso a siti perfettamente legali, mentre i Pag. 116siti illegali, o rinasceranno sotto differenti sembianze, o semplicemente continueranno a esistere attraverso i sistemi, come la rete TOR, che permetteranno il traffico anonimo in uscita e la realizzazione di servizi anonimi nascosti. Lo scopo di TOR è proprio quello di rendere difficile l'analisi del traffico e proteggere così la riservatezza delle comunicazioni e l'accessibilità dei servizi. Per intenderci, il web invisibile, conosciuto anche come web sommerso o deep web, è l'insieme delle risorse informative del World Wide Web non segnalate dai normali motori di ricerca.
  Secondo una ricerca sulle dimensioni della rete condotta nel 2000, il web è costituito da oltre 550 miliardi di documenti, mentre Google ne indicizza solo 2 miliardi, ossia meno dell'uno per cento. Per accedere al web invisibile, un utente deve utilizzare specifici programmi. Oltre al programma TOR già nominato, che è quello più comunemente utilizzato, ci sono altre alternative, come I2P e Freenet. Il vero problema del terrorismo in rete non è Internet, ma la cosiddetta darknet, un mondo sommerso, non tracciato, dove avvengono i reclutamenti, gli scambi di informazioni, la diffusione di video, gli accordi per lo scambio di armi e droga. L'Internet che noi conosciamo contiene circa il 20 per cento delle informazioni di pubblico dominio. È ingenuo, o meglio ipocrita, dichiarare di voler combattere il terrorismo se si pretende di farlo con il pugno di ferro contro i siti Internet, i blog e i social, quando, in realtà, le vere attività terroristiche si svolgono tranquillamente nella darknet.
  I normali motori di ricerca, utilizzati da tutti per trovare i contenuti del web, usano dei software chiamati crawler, che seguono gli hyperlink. Questa tecnica si rivela inefficace per ritrovare le risorse del web nascosto. I web-crawler, per esempio, non sono in grado di interrogare un database di una pagina dinamica dato il numero infinito di termini che si potrebbero ricercare. Per scavare nel web invisibile si utilizzano web-crawler che interrogano questi database con alcuni termini forniti dall'utente o facenti parti di un proprio database interno, oppure procedendo con una ricerca per soggetto come fanno i motori di ricerca focalizzati.
  Presidente, concludo semplicemente con una riflessione. All'inizio abbiamo parlato della definizione di terrorismo. Ecco, mi viene in mente l'audizione dell'altro giorno...

  PRESIDENTE. Onorevole Gigli, per favore.

  FERDINANDO ALBERTI. ... del Presidente della BCE, Mario Draghi, che abbiamo avuto l'onore, dopo due anni, di avere qui alla Camera in audizione. Mentre raccontava e parlava di quanto era bello il quantitative easing, alla domanda se questo strumento potrà essere utilizzato anche dalla Grecia, lui, in modo orgoglioso e anche molto compiaciuto, ha detto che no, non potrà farlo perché un fondo estero, il Fondo monetario internazionale...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FERDINANDO ALBERTI. ... ha deciso che la Grecia non potrà avere accesso a questo strumento. Ecco, forse dovremmo interrogarci anche su chi sono oggi i veri terroristi.

  PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di abbassare un pochino il tono della voce. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lombardi. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Grazie Presidente, il decreto-legge in conversione è l'ennesimo atto di propaganda mediatica di questo Governo populista. Oggi si strumentalizza il sentimento di paura che serpeggia tra quanti, sfogliando un quotidiano o ascoltando il telegiornale, sono colpiti da notizie scioccanti su stragi perpetrate in nome di un Dio che la maggior parte di noi neanche conosce e sul quale, però, proprio noi, in quest'Aula, abbiamo il dovere di interrogarci. È in questa sede che devono emergere le differenti visioni Pag. 117del mondo e della società perché solo da un confronto del genere si può arrivare a una strategia condivisa per contrastare la degenerazione della religione che si fa controllo temporale e strumento di oppressione dei popoli e dei loro diritti.
  Invece siamo qui per convertire l'ennesimo decreto missioni. Del resto non è un caso: questa maggioranza ha definitivamente abbandonato la diplomazia e la cooperazione come strumenti di lotta al terrorismo per mettere al centro l'interventismo militare.
  Noi pensiamo che il terrorismo sia un fenomeno da combattere attraverso il sostegno alla società civile e che i costi – anche sociali – di un'azione militare vadano sempre ponderati con cautela.
  Il provvedimento invece reca in sé una enorme serie di aspetti controversi: tenta di fornire una apparente risposta a problematiche molto serie, attraverso mezzi del tutto inefficaci e, anzi, pericolosi a nostro avviso: essi, infatti, possono rivelarsi strumenti di repressione, che limitano eccessivamente diritti fondamentali della persona, quali quelli alla privacy, alla libera circolazione e alla libertà di espressione. Come al solito, durante il lavoro in Commissione, abbiamo cercato di introdurre dei miglioramenti: alcune delle nostre proposte sono state accolte, molte altre no.
  Solo a titolo di esempio, quanto al potenziamento del personale militare appartenente alle forze dell'ordine, non sono in alcun modo state recepite le nostre richieste. Non sono stati approvati in Commissione emendamenti riguardanti lo scorrimento di alcune graduatorie nell'assunzione di personale idoneo. È opinione di tutti, non esclusivamente del MoVimento 5 Stelle, che la minaccia principale a cui è sottoposto il nostro Paese sia la minaccia interna, quindi è prioritaria la necessità che il Governo investa in sicurezza interna; questo non si fa con spot o slogan televisivi, ma investendo soldi in risorse umane addestrate, in grado di operare professionalmente sul territorio. Sarebbe bastato ridurre anche di poco una sola voce di una qualunque missione militare internazionale per avere i fondi necessari ad investire nella sicurezza interna.
  Ma nessuno meglio della sottoscritta sa quanto questo Governo sia sordo in merito agli investimenti in pubblica sicurezza: papiri di lettere e atti di sindacato ispettivo indirizzati al Ministro Alfano per colmare le lacune interne – soprattutto di conoscenza, visto che la mission del Ministro rimane ancora nebulosa dopo due anni – tutti questi atti non sono mai stati ritenuti degni di risposte concrete da parte del Viminale.
  Noi non crediamo che il terrorismo a cui stiamo assistendo negli ultimi anni sia contrastabile attraverso il diritto penale e l'inasprimento delle pene; bisogna agire sulle radici dell'odio, che tutto l'Occidente – e anche il nostro Paese con le politiche attuate negli ultimi venti anni – ha contribuito a generare.
  In questo decreto-legge, di soluzioni concrete e valide, che rispondano al problema della minaccia terroristica, c’è davvero poco secondo noi.
  Negli ultimi quarantacinque anni, 1'80 per cento delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico finalizzato all'inclusione e alla risoluzione dei problemi alla base del sostegno ai gruppi terroristici. Appena il 7 per cento, contro l'80 di prima, è stato eliminato dall'uso diretto della forza militare.
  Se non cambiamo alla radice la nostra politica estera e di sicurezza continueremo a commettere quindi sempre gli stessi sbagli. È quindi necessaria una radicale inversione di rotta, ma quella di oggi finirà purtroppo per essere l'ennesima occasione sprecata.
  Sono di poche settimane fa le denunce pubblicate su tutti i giornali da parte della polizia in servizio all'aeroporto di Fiumicino, lo scalo più importante d'Italia al cui interno sono transitati, solo nel 2014, 38 milioni di passeggeri, e su cui ci aspettiamo un incremento notevole di traffico dato anche che l'inizio del Giubileo che ci sarà quest'anno, che denunciano di disporre Pag. 118di tecnologie e di equipaggiamenti assolutamente inadeguati: armi degli anni Settanta, giubbotti antiproiettile scaduti, esercitazioni una tantum, nessun'auto in dotazione a meno di 200 km ed i 30 km del perimetro aeroportuale sono scarsamente vigilati, a causa di videocamere e sistemi anti-intrusione obsoleti; gli stessi poliziotti dichiarano che arrivano almeno due segnalazioni al giorno, dal Ministero degli Interni o dai servizi segreti, di soggetti o situazioni potenzialmente associabili al rischio terrorismo nel nostro Paese – ma ovviamente con questi mezzi si capisce che poco possano fare se effettivamente non si trasformano da segnalazioni a fatti – i poliziotti di frontiera contestano che la notte spesso gira solo una volante per tutto l'aeroporto; oltre ai mezzi anche gli uomini sono insufficienti e male distribuiti; ci sono funzionari che hanno fino anche a dieci uomini nella propria segreteria, quando invece questo personale servirebbe sul campo.
  Tutte le norme nazionali ed europee puntano al coordinamento, mentre nel nostro Paese manca un canale unico che governi e controlli una situazione di emergenza, coordinando tutte le forze in campo. In questo decreto si stanziano milioni di euro per finanziare le missioni di guerra in Medio Oriente, quando sarebbe più che sufficiente una minima parte di quei soldi per garantire condizioni effettive di sicurezza per i cittadini e per quanti, ogni giorno, rischiano la pelle per tutelare la nostra incolumità. È evidente, però che, ancora una volta, gli interessi economici prevalgono sulle ragioni della pace e sui diritti e la sicurezza dei popoli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, Alfano e Renzi pensano di risolvere il problema del terrorismo modificando il codice penale per decreto. Ossia noi, anzi voi, avete l'urgenza improvvisa di dover riconoscere nuove fattispecie di reato, in barba alle più banali garanzie e certezze del diritto.
  Si parla, qui, di limitazione delle libertà personali e voi strozzate il dibattito e la discussione di temi delicatissimi.
  Ma pensate solo alla folle e malaugurata situazione che una persona commetta il «nuovo» reato oggi. Una persona viene indagata e rinviata a giudizio in questi 60 giorni perché organizza, finanzia e propaganda viaggi per commettere condotte terroristiche. Alla fine dei 60 giorni però il decreto non viene convertito: sparisce, quindi, la fattispecie di reato e deve sparire il processo, avendo speso migliaia di euro di soldi pubblici per indagare e mandare a processo un presunto terrorista, per un reato che dopo pochi giorni non esiste più, anzi, secondo l'articolo 77 della Costituzione quel reato non è mai esistito !
  Vi rendete conto della follia giuridica che state costruendo ? Riporto quanto scritto sul dossier del Servizio studi della Camera: Nella recente sentenza n. 32 del 2014 (relativa al testo unico stupefacenti, incostituzionalmente modificato attraverso il procedimento di conversione di un decreto-legge), la Corte ha svolto una importante precisazione anche in merito al margine di ammissibilità della decretazione d'urgenza, rilevando che «tale penetrante e incisiva riforma, coinvolgente delicate scelte di natura politica, giuridica e scientifica, avrebbe richiesto un adeguato dibattito parlamentare, possibile ove si fossero seguite le ordinarie procedure di formazione della legge, ex articolo 72 Cost.».
  Vediamo dunque quali sono le modifiche che avete fatto: avete introdotto una nuova figura di reato per chi organizza, finanzia e propaganda viaggi per commettere condotte terroristiche (reclusione da tre a sei anni). Avete introdotto la punibilità del soggetto reclutato con finalità di terrorismo anche fuori dai casi di partecipazione ad associazioni criminali operanti con le medesime finalità e la punibilità, sul modello francese, di colui che si «auto-addestra» alle tecniche terroristiche.
  Queste condotte non sono per niente ben definite con rischio di coinvolgere Pag. 119anche coloro che sono solo curiosi o si interessano a solo scopo informativo.
  Avete previsto nuove sanzioni per l'uso, fornitura o detenzione dei «precursori di esplosivi» che possono essere impiegati per costruire ordigni con materiali di uso comune. Poi una delle vostre chicche, avete introdotto nuovi strumenti di contrasto all'utilizzazione della rete Internet per fini di proselitismo e agevolazione di gruppi terroristici. Peccato che non sono previsti obblighi simili a quelli imposti ai gestori di telefonia per il monitoraggio dei dati e le intercettazioni. Inoltre, è stato rilevato il pericolo che possa essere disposto l'oscuramento di un intero social a causa del mancato adempimento, entro 48 ore, dell'ordinanza di rimozione che ne censura determinati contenuti.
  Abbiamo capito che avete un legame difficoltoso con l'innovazione e il futuro, ma usare la scusa del terrorismo per oscurare la rete è da regime cinese, non da moderno Stato occidentale !
  Poi il potenziamento eccessivo dei poteri in capo alle forze di Polizia, come la possibilità di applicare la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ai potenziali foreign fighters o la facoltà del questore di ritirare il passaporto ai soggetti indiziati di terrorismo, all'atto della proposta di applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno.
  Procedo ancora con stralci presi dal dossier del Servizio studi. Per quanto riguarda più strettamente le fattispecie penali, si osserva che l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 7 del 2015 interviene sul delitto di arruolamento con quattro finalità di terrorismo, per punire anche colui che si arruola. In base al testo della disposizione, dunque, deve essere punita la mera adesione alla richiesta di arruolamento, che non presuppone il compimento di specifici fatti.
  In particolare, nel corso delle audizioni svolte dalle Commissioni giustizia e difesa, è stato sottolineato che questa formulazione non consentirebbe di individuare il momento di consumazione del reato e anticipa fortemente la soglia di punibilità, sollevando dubbi circa la determinatezza della fattispecie penale e il necessario rispetto del principio di offensività.
  Peraltro, la Corte costituzionale ha sin qui fondamentalmente riservato alla discrezionalità del legislatore il livello e il modulo di anticipazione della tutela, rinunciando, in sostanza, a sindacare le stesse scelte tecniche di costruzione dell'illecito penale, secondo lo schema del reato di danno ovvero di pericolo, ovvero secondo una particolare forma di tipizzazione del pericolo.
  Anche di recente la Consulta ha ribadito che «l'ampia discrezionalità» che va riconosciuta al legislatore penale «si estende anche alla scelta delle modalità di protezione penale dei singoli beni e o interessi» e che «rientra (...) in detta sfera di discrezionalità l'opzione per le forme di tutela avanzata, che colpiscano l'aggressione ai valori protetti nello stadio della semplice esposizione a pericolo (...) nonché, correlativamente, l'individuazione della soglia di pericolosità alla quale riconnettere la risposta punitiva».
  In relazione al principio di offensività occorre valutare anche l'articolo 3 del decreto-legge, che punisce a titolo di contravvenzione chiunque, senza titolo, introduce nello Stato, detiene, usa o mette a disposizione di terzi le sostanze e le miscele che sono qualificate «precursori di esplosivi» dal regolamento UE n. 98/2013 del 15 gennaio 2013. La norma penale rinvia alla qualificazione delle sostanze operata dal regolamento, senza richiamare però i valori limite per la pericolosità della condotta indicati dal regolamento stesso. Andrebbe dunque fatto rinvio espresso a tali valori anche al fine di evitare incertezze in sede applicativa.
  Poi la genialata, ossia la semplificazione, nel rispetto del codice della privacy, delle modalità con le quali le forze di Polizia effettuano trattamenti dei dati personali. Sono interventi eccessivamente invasivi. In nome di un preteso pericolo, infatti, si impongono limitazioni rilevanti alla legge sulla privacy attribuendo eccessivo potere, sul punto, alle forze di Polizia. Pag. 120Inoltre, si prevede un intervento con fonte di terzo grado per derogare a disposizioni di fonte primaria.
  Riporto le parole del Garante della privacy, Antonello Soro, uomo PD, non di certo un vostro acerrimo oppositore, che sono queste: «Suscitano seria preoccupazione alcuni emendamenti al decreto-legge antiterrorismo approvati in Commissione, che alterano il necessario equilibrio tra privacy e sicurezza. In particolare, l'emendamento che porta a 2 anni il termine di conservazione dei dati di traffico telematico e delle chiamate senza risposta (ora di un anno e, rispettivamente, di un mese) va nel senso esattamente opposto a quello indicato dalla Corte di giustizia 1'8 aprile scorso».
  Soro, inoltre, ha ricordato che la sentenza ha annullato la direttiva sulla data retention proprio per la «natura indiscriminata della misura». In quella sede, la Corte ha ribadito la centralità del principio di stretta proporzionalità tra privacy e sicurezza; proporzionalità che esige un'adeguata differenziazione in base al tipo di reato, alle esigenze investigative, al tipo di dato e di mezzo di comunicazione utilizzato. Queste, dunque – come già sottolineato in sede di audizione, in Commissione, sul decreto-legge, riporto ancora il virgolettato – «le indicazioni ineludibili per riformare la disciplina interna attuativa di quella direttiva; non quelle, di segno opposto, proposte all'Aula dalla Commissione».
  La seconda perplessità del Garante riguarda l'emendamento che ammette le intercettazioni preventive, per i reati genericamente commessi online o comunque con strumenti informatici. Soro afferma che «anche in tal caso l'equilibrio tra protezione dati ed esigenze investigative sembra sbilanciato verso queste ultime, che probabilmente non vengono neppure realmente garantite da strumenti investigativi privi della necessaria selettività».
  Tra l'altro siete schizofrenici e mi viene da sorridere: da un lato volete meno intercettazioni per imbavagliare magistrati e media, mentre dall'altra in questo decreto-legge ne ampliate la portata e la possibilità di utilizzo, quasi incontrollato. Parliamoci chiaro, diciamo pure che le uniche intercettazioni che non volete sono quelle che riguardano voi e i vostri compagni di merende, mentre per tenere sotto controllo i cittadini va bene tutto. Schizofrenici e anche pericolosi, direi !
  Poi ovviamente troviamo anche la proroga delle missioni internazionali, molte delle quali sono causa e non conseguenza dell'instabilità che credete di risolvere con questo decreto-legge.
  Oltre al merito di questa proroga, vorrei soffermarmi sul metodo, prendendo alcuni stralci del parere del Comitato per la legislazione. Secondo un procedimento consueto nei decreti-legge che regolano la partecipazione italiana alle missioni internazionali, il provvedimento – reiterando una modalità di produzione normativa i cui aspetti problematici sono stati più e più volte segnalati dal Comitato per la legislazione e dei quali dà conto anche la relazione sull'analisi tecnico-normativa – effettua rinvii alla normativa esistente, senza potersi, però, rapportare a una disciplina unitaria che regolamenti stabilmente i profili giuridico-economici delle missioni stesse.
  Si segnala in proposito che gli elementi essenziali della disciplina di carattere generale potrebbero rinvenirsi nella legge n. 108 del 2009, cui, ad esempio, si rinvia per alcuni aspetti in materia di personale; per la disciplina in materia penale il provvedimento in esame perpetua, invece, la lunga e complessa catena di rinvii normativi ai decreti-legge n. 152 del 2009 e n. 209 del 2008 che, a sua volta, contiene anche ulteriori rinvii al codice penale militare di pace ed alla peculiare disciplina in materia di missioni militari recata dal decreto-legge n. 421 del 2001. Accade così che disposizioni inizialmente valide per il breve arco temporale di riferimento dei decreti-legge in materia di missioni vengono di volta in volta prorogate, per di più in maniera non testuale e attraverso una rete di richiami normativi difficilmente dipanabile, consolidandosi nel tempo.

Pag. 121

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  SERGIO BATTELLI. Concludo subito. Detto questo, a questo punto, per combattere il terrorismo, vi conviene assumere anche un buon capo legislativo, perché non siete nemmeno in grado di scrivere le norme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, Presidente, questo «decreto missioni» prorogherà le missioni internazionali che proprio missioni non sono, ma sono azioni per difendere gli interessi strategici ed economici italiani all'estero per un costo complessivo di quasi un miliardo di euro. Queste azioni militari che l'Italia esercita all'estero sono occupazioni di territorio condizionate dall'influenza degli Stati Uniti sul nostro Paese. Questo decreto dimostra quanto gli USA siano influenti nell'attuazione della politica estera e militare italiana. In poche parole, l'Italia continua ad essere una colonia degli Stati Uniti, e pensare che l'America, dopo essere stata scoperta dai vichinghi fu riscoperta da un italiano; ora sono gli italiani i sudditi di una terra scoperta da un nostro connazionale: i paradossi della vita.
  Con un mio intervento dell'11 settembre 2013 sulla mozione per impedire l'invasione della Siria da parte dell'Italia avevo avvertito il Parlamento sul pericolo ISIS esattamente con queste parole, che però rimasero inascoltate. A inizio settimana del settembre 2013 avevamo incontrato una rappresentante del partito curdo della Turchia, che ci ha raccontato che Aleppo (città siriana vicino a nord della Turchia) era sotto controllo dei ribelli e tra questi ribelli ci sono ex comandanti e generali dell'esercito siriano di Assad che conoscono molto bene la zona e sanno dove si trovano le armi convenzionali e chimiche, che hanno utilizzato per depredare le città; inoltre abbiamo avuto accesso a una serie di documenti raccolti dall'YPG (unità di difesa popolare curda) nella zona del Kurdistan siriano in cui i cosiddetti ribelli attaccano con il supporto di potenze straniere, in particolare quella della Turchia. I documenti sequestrati comprendono un certo numero di passaporti e carte d'identità, tra cui quelli di americani, egiziani, tunisini e cittadini del Bahrein. Questa documentazione è emersa dopo aver perquisito le sedi centrali dei gruppi Islamic State of Iraq, cioè ISIS, e il fronte Al-Nusra, affiliato ad Al Qaeda.
  Tutto ciò accadeva nel 2013, quando ancora l'ISIS non faceva paura ma era finanziata e supportata da noi e soprattutto era stata creata dagli Stati Uniti per far cadere Assad. Come tutte le vicende che ci hanno portato a invadere territori esteri, queste vanno a far parte della teoria delle coincidenze, come ad esempio l'11 settembre, dove ad attaccare gli USA non furono due aerei, come pensano la maggior parte delle persone, ma quattro, e non furono distrutti due edifici, bensì quattro. Uno, in particolare, desta qualche perplessità, il World Trade Center 7, che era un edificio, di fianco alle Torri gemelle, di quasi cinquanta piani, che crollò su se stesso diverse ore dopo la caduta delle due Torri senza che nessun aereo lo colpisse, per non parlare dell'aereo poi che attaccò il Pentagono, del quale non c’è un solo filmato a prova della teoria ufficiale, nonostante ci siano quasi 100 telecamere di sicurezza e il Pentagono sia una delle zone più videosorvegliate al mondo.
  La versione ufficiale di quell'evento è stata smentita da tutti i punti di vista, non da me, dal sottoscritto, ma dalle associazioni dei familiari delle vittime dell'11 settembre e da più di duemila ingegneri e architetti che lavorano per scoprire la verità su quello che è accaduto veramente e che chiedono una nuova indagine trasparente e legale sull'11 settembre. La verità, probabilmente, non la sapremo mai, ma sicuramente è molto diversa da quella che i media mainstream ci hanno raccontano e continuano a raccontarci. In Pag. 122questo caso si può dire che tutto quello che ci è stato detto è falso e, detto all'americana: it was an inside job.
  Tutto questo portò all'invasione dell'Afghanistan, dove con questo decreto missioni continuiamo a finanziare, lì non esiste alcuna missione di pace e alcuna esportazione di democrazia. In Afghanistan si gioca una delle partite strategiche più importanti dal dopoguerra ad oggi, una partita che delineerà nei prossimi 20 anni lo sfruttamento e la distribuzione di una grandissima parte di riserve di idrocarburi nel mondo in mano alle compagnie petrolifere occidentali.
  Al centro della partita ci sono due lunghi serpenti d'acciaio che dovrebbero tagliare in due l'Afghanistan. In uno, viaggeranno ogni giorno un milione di barili di greggio proveniente dai giacimenti dell'ex URSS, nel secondo correrà il gas che sgorga dai giacimenti di Dauletabad in Turkmenistan. Due arterie strategiche per rendere accessibile alle grandi compagnie petrolifere americane le immense riserve di idrocarburi dell'Asia centrale. Questa «unica soluzione» rappresentata dal passaggio in Afghanistan, è dovuta all'impossibilità, per gli USA, di passare per un Paese storicamente nemico come l'Iran, e di costruire 5 mila chilometri di oleodotto passando dalla Cina centrale, per poter assicurarsi le riserve energetiche del futuro, provenienti dai Paesi del Mar Caspio.
  In Afghanistan siamo andati per stanare il famigerato Osama Bin Laden: una caccia all'uomo durata dieci anni per poi, infine, arrivare a scoprire che è stato ucciso in Pakistan e, caso strano, sono morti quasi tutti i militari che hanno fatto parte di quell'operazione (sempre, teoria delle coincidenze). E questo lo dice un articolo del Corriere della sera del 31 Marzo 2013, dove viene detto che erano 25 i membri del «Team Six» dei Navy Seal che nel maggio 2011, vicino a Islamabad, entrarono nel bunker dello sceicco del terrore Osama Bin Laden e lo uccisero. Adesso in vita ce ne sarebbero soltanto due. Dopo il tragico incidente di elicottero che uccise 22 membri di quella squadra, nell'agosto dello stesso anno, infatti, un altro marine del «Team Six» è morto durante un'esercitazione.
  Ma sull'Afghanistan possiamo continuare il racconto. Possiamo infatti notare come l'esportazione della democrazia abbia di fatto aumentato la coltivazione dei papaveri da oppio e il conseguente commercio di eroina nel mondo. «L'eroina afgana ha ucciso più di un milione di persone in tutto il mondo da quando è cominciata l'operazione Enduring Freedom, e più di un trilione di dollari provenienti dalla vendita di droga sono stati investiti nella criminalità organizzata transnazionale», ha rivelato Viktor Ivanov ad una conferenza sulla situazione della droga in Afghanistan. Ivanov ha sottolineato che il principale fattore d'instabilità nel Paese devastato dalla guerra rimane la prospera industria dell'eroina. «Ogni osservatore imparziale deve ammettere il triste fatto che la comunità internazionale non è riuscita a frenare la produzione di eroina in Afghanistan dall'inizio delle operazioni della NATO». Nel suo intervento alla 56a sessione della Commissione sugli stupefacenti presso le Nazioni Unite a Vienna, lo scorso 11 marzo, ha affermato che la produzione di oppio è aumentata del 18 per cento, da 131.000 a 154.000 ettari. La produzione di oppio è stata fondamentale per l'economia dell'Afghanistan da quando gli USA e la NATO l'hanno invaso nell'ottobre 2001. Poco prima dell'invasione, i talebani avevano promulgato il divieto di coltivazione del papavero da oppio, dichiarandolo contrario alle regole islamiche, diminuendone la produzione complessiva. Ma in seguito al coinvolgimento dell'Occidente, la produzione è ripresa, e ora il Paese produce circa il 90 per cento dell'oppio mondiale, la maggior parte del quale finisce in Europa e in Russia.
  E poi, vi ricordate che siamo andati anche in Iraq ? Abbiamo investito soldi pubblici per andare a combattere la guerra contro le famigerate armi chimiche di Saddam, mai trovate, ed invece di Pag. 123trovare armi chimiche abbiamo bombardato e hanno bombardato, gli USA, con il fosforo bianco.
  Spostandoci in Iraq c’è da notare che la strage di Falluja è rimasta impunita, ma dai documenti emersi sappiamo bene come è stata esportata la democrazia in quei luoghi, in quella città ! Il Governo italiano, pur essendo in missione di pace in quei luoghi, non ha mai condannato quelle barbarie, ovvero l'uso di armi chimiche da parte di chi denunciava di volerle eliminare, da parte di chi sosteneva che quelle armi fossero in possesso del nemico, da parte di chi ha scatenato una guerra ben sapendo, come poi emerso, che non c'erano ! E l'Italia si è resa complice, con la missione in Iraq, di questi crimini di guerra, appoggiando l'occupazione dell'Iraq con le proprie truppe. E anche questa volta, il vero scopo qual era ? Le fonti energetiche, il petrolio !
  E ad oggi, dopo esser venuti a sapere che i nostri alleati americani avevano preso in giro noi e tutto il mondo sulle armi chimiche in possesso di Saddam, che poi sono stati loro stessi ad utilizzare contro i civili, siamo ancora qui a voler rifinanziare missioni chiamate di pace, ma che in realtà sono di occupazione.
  Ed oggi cosa rimane a Falluja, oltre ad una città fantasma ? Rimane la contaminazione del suolo dovuto all'uso di armi chimiche che, come documentato, creano malformazioni nei neonati.
  Sta succedendo esattamente quello che è successo in Vietnam dopo l'uso delle armi chimiche come il Napalm e l'Agente arancio, che è un defoliante che fu irrorato dagli aerei su tutto il Vietnam del Sud, tra il 1961 e il 1971, durante la Guerra del Vietnam. L'impiego militare ufficiale era finalizzato alla rimozione delle foglie degli alberi così da privare i VietCong della copertura del manto vegetale. L'erbicida produceva delle diossine altamente tossiche. Agli erbicidi si sommava la contaminazione con TCDD ritenute responsabili di malattie e difetti alla nascita sia nella popolazione vietnamita che nei veterani di guerra statunitensi. Si stima che circa 4 milioni di vietnamiti furono presenti durante l'irrorazione e continuano ad essere esposti al cibo contaminato e alle piante contaminate e i cittadini continuano a soffrire di malattie e malformazioni. Le vittime civili sono solo una parte di queste guerre combattute per motivi economici, Paesi distrutti che poi sono stati occupati militarmente, e a cui è stato dato il nome, a queste occupazioni, di missioni di pace. In queste missioni di pace sono morti decine e decine di militari italiani: dal 2000 ad oggi abbiamo perso i nostri militari in missioni come il Kosovo, l'Iraq, l'Afghanistan, Libano e Bosnia Erzegovina. Volete continuare così ? La pace non si raggiunge con le armi e la forza, ma con il dialogo, e se ora noi siamo a questo livello di destabilizzazione a livello internazionale dobbiamo solo guardarci allo specchio, perché è lì che si trova il colpevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, ci troviamo per l'ennesima volta di fronte ad un provvedimento che accorpa materie affini ma anche molto distanti tra loro, come sono distanti i Paesi che vengono qui nominati, dall'Afghanistan alla Libia, dal Libano al Corno d'Africa, all'Iraq eccetera, senza tener conto che ora si tratta di intervenire ossia di prendere una posizione nazionale anche sul piano della lotta al terrorismo internazionale. Francamente un nuovo gioiello di irresponsabilità e confusione. Realtà diverse, scenari geopolitici multiformi che meriterebbero approfondimenti e trattazioni separate in modo che su ogni situazione si potesse prendere una posizione specifica e circostanziata. Purtroppo, noi facciamo le cose all'italiana per cui siamo chiamati a votare per l'appunto tutto un provvedimento. Tutto o niente. Sì o No. Dentro o fuori, senza possibilità di distinguo. Quindi, nessuna distinzione che sarebbe l'ovvia conseguenza di un ragionamento ponderato tra Pag. 124i diversi gruppi politici, ovvero, tra le diverse anime e sensibilità presenti in quest'Aula e che riflettono quelle presenti nel nostro Paese. Invece fretta, solo la maledettissima fretta di approvare un provvedimento al fine di dimostrare agli alleati, o meglio i padroni, la nostra affidabilità e sudditanza finalizzata all'esportazione mondiale del modello imperialista occidentale, che noi del MoVimento 5 Stelle consideriamo un modello assolutamente sbagliato ! Tutto questo si evince nel titolo che, a guardar bene, ha quasi del magico, lo leggo: Conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione. Il titolo è scritto così bene che sembra vero ! Sembra quasi che quello che c’è scritto risponda alla realtà. Purtroppo, non è così e lo dimostra il fatto che, da quando le diverse operazioni internazionali si sono dispiegate sui vari territori, la situazione è – ahimè – peggiorata, quasi ovunque. E verrebbe davvero da chiedersi cosa si stia facendo in certi luoghi se poi invece di risolvere i conflitti, li allarghiamo a dismisura, fino a portarli a casa nostra, come dimostra quanto è accaduto recentemente a Parigi, nella sede del giornale satirico francese, Charlie Hebdo. Insomma, cos’è che non si è fatto per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione ? Quanti soldi sono finiti nei posti sbagliati per appoggiare questa o quella fazione e per quali obiettivi ?
  Tutte queste domande rimangono senza risposta, lasciando perciò spazio a congetture che, però, a questo punto non sono solo frutto di logiche complottiste. Questo quadro è chiaro e prende il nome di «fabbrica del panico».

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, gentilmente.

  MASSIMILIANO BERNINI. Questo quadro è chiaro – lo ripeto – e prende il nome di «fabbrica del panico». Trattasi di una ditta che lavora a pieno regime e che, da un lato, produce paura e incertezza, infusa nella popolazione, e, dall'altra, fornisce misure di sicurezza, ovvero gli interventi armati in ogni angolo del pianeta per ristabilire l'ordine e l'equilibrio. Ma non solo: ecco che per tutelarci c’è bisogno inevitabilmente anche di una riduzione delle libertà personali, tutto in nome di una fantomatica sicurezza.
  Ecco, dunque, due concetti a noi cari. In primo luogo, ogni realtà territoriale che vede impegnate le forze italiane dovrebbe essere trattata con provvedimenti ad hoc. Sono necessarie analisi puntuali messe a disposizione del Parlamento, affinché si possa, con calma e ragionamento, votare favorevolmente o contro il proseguimento dei finanziamenti di una specifica missione. Se, infatti, la missione delle Nazioni Unite in Libano è pienamente legittima sotto il profilo costituzionale e del diritto internazionale, non altrettanto possiamo dire per le già citate missioni di guerra in Iraq, Afghanistan e Libia. Un parlamentare deve essere libero di votare a favore della prima e contro le seconde. Ma questo non è mai stato possibile fino a oggi.
  In secondo luogo, crediamo che, per affrontare seriamente il terrorismo internazionale, non si debbano necessariamente colpire le libertà dei cittadini e si debba, invece e soprattutto, agire in fase preventiva sui territori più critici, con operazioni – anche di carattere finanziario, se necessario – che vadano a sostenere la società civile di certe realtà, tenendo presente che base per uno sviluppo democratico è l'esistenza di un'economia il più possibile stabile. Quando un sistema economico viene attaccato, il rischio delle derive dittatoriali ed estremiste è dietro l'angolo e, scusate l'appunto, anche qui in Italia ne sappiamo qualcosa.
  Naturalmente, in certe aree il fenomeno si presenta moltiplicato per mille, con gli effetti che sono, ahinoi, sotto gli occhi di tutti. Ma guai a cadere nel tranello dello scontro di civiltà o, peggio Pag. 125ancora, nella demonizzazione di un'intera cultura. Questo noi lo rigettiamo categoricamente !
  Abbiamo, perciò, presentato diversi emendamenti e, per quanto riguarda quello a mia firma, si agisce sull'articolo 14, comma 4, lettera b), del provvedimento. L'articolo 14 reca disposizioni attinenti a esigenze generali connesse con le missioni internazionali. La disposizione autorizza, altresì, per l'anno 2015 la spesa complessiva di circa 2 milioni di euro per interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti, nei casi di necessità ed urgenza, dai comandanti dei contingenti militari che partecipano alle missioni internazionali.
  In particolare, il comma 4, lettera b), con riferimento alla Repubblica d'Iraq, autorizza la spesa di euro 220.000 per la cessione, a titolo gratuito, di materiale di armamento alla Repubblica dell'Iraq. Trattasi di materiale di armamento composto di sistemi controcarro Folgore, razzi HEAT M1 da 80 millimetri, razzi SPG-9 e munizioni calibro 14,5 millimetri e calibro 12.7/108 millimetri. La cessione si inserisce nel quadro degli impegni assunti nel contesto internazionale per sostenere gli sforzi del Governo iracheno nel contrasto alle azioni terroristiche dell'Isis. L'autorizzazione di spesa copre gli oneri per l'imballaggio e per la consegna del materiale.
  Con l'emendamento che abbiamo presentato e con tutti gli altri emendamenti...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Massimiliano Bernini. Colleghi, la nostra comunità si è rianimata e questo non può che essere un fatto positivo. Però, il collega Massimiliano Bernini deve terminare il suo intervento; quindi, se è possibile, abbassate il tono della voce.
  Prego, onorevole Massimiliano Bernini.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Prevedevamo con gli emendamenti che avevamo presentato il divieto di utilizzo di materiale di armamento di cui la magistratura italiana abbia disposto la distruzione. Troviamo immorale, infatti, che armi utilizzate dalla malavita, quindi destinate a terrorizzare o, peggio, ad uccidere concittadini, possano, una volta sequestrate dalle forze dell'ordine, essere vendute o donate ai popoli che si contrappongono al terrorismo. È un qualcosa di aberrante che non possiamo assolutamente accettare. Queste sono le ragioni per le quali voterò contro il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto all'unanimità che le dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge n. 2893 – Conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (da inviare al Senato – scadenza: 20 aprile 2015) termineranno questa sera, e, alle ore 21,45, si procederà alla votazione finale.
  La discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2617 e abbinate Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale avrà luogo nella mattina di domani, dalle ore 9,30. Dalle ore 16 inizierà il seguito dell'esame del provvedimento, previo esame e votazione della questione pregiudiziale presentata, che proseguirà fino alle ore 18,30.
  L'esame riprenderà mercoledì 8 aprile, alle ore 12, per concludersi nella mattina di giovedì 9 aprile, alle ore 12.

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Si riprende la discussione (ore 21,45)

(Ripresa delle dichiarazioni di voto finale A.C. 2893-A/R)

  PRESIDENTE. Avverto che tutte le ulteriori richieste di intervento per dichiarazione di voto finale sono state ritirate.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2893-AR)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2893-AR)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2893-AR, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuditta Pini, Dellai, Folino, Cassano, Albanella, Lo Monte, Pesco, Di Salvo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (2893-AR):

   Presenti  305   
   Votanti  303   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato  253    
    Hanno votato no   50    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Vignaroli e Zolezzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Proposta di trasferimento a Commissioni in sede legislativa di una proposta di legge.

  PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale le sottoindicate Commissioni, cui era stata assegnata in sede referente, hanno chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento: alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e VIII (Ambiente), Matteo Bragantini ed altri: «Modifiche all'articolo 17 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, in materia di contratti segretati e che esigono particolari misure di sicurezza» (219). (Le Commissioni hanno elaborato un nuovo testo).
  Colleghi, adesso pregherei, possibilmente, chi intende uscire di farlo rapidamente, perché noi dobbiamo proseguire con gli interventi di fine seduta, che sarebbe utile potessero svolgersi.

Pag. 127

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 21,47).

  LAURA COCCIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA COCCIA. Grazie, Presidente. Ho chiesto di parlare perché ad ottobre ho fatto un intervento, qui in Aula, sollevando la questione dei bambini di Bagheria, ai quali la giunta del MoVimento 5 Stelle aveva ridotto le ore di assistenza igienico-sanitaria durante l'orario scolastico. Bene, ieri ero a Bagheria a vedere come stanno le cose, perché sono abituata così, a non fare questionari online, ma a parlare direttamente con le persone.
  Quello che ho trovato è molto peggio di quello che i genitori mi avevano descritto, perché, oltre all'assistenza igienico-sanitaria, che è stata ridotta a due ore – poi, da venerdì, è stata aumentata a quattro – ho trovato che manca il trasporto per i disabili, manca l'assistenza alla comunicazione.
  Quindi, i bambini di Bagheria che vanno a scuola non possono andare in bagno per tutto l'orario scolastico, e quindi i genitori sono costretti ad andarli a prendere prima. Non possono comunicare. Non solo, ma l'iniziativa si svolgeva nel comune, nel municipio.
  Bene, l'ascensore era rotto. Io mi sono fatta aiutare per salire le scale: per me non è un problema, io sono un'atleta, mi basta una mano, ma vi sono stati bambini che sono stati costretti ad essere presi in braccio e vi è un video, che sta girando, che testimonia tutto questo. Ecco, credo che sia ora di farsi carico di quelli che sono i problemi.
  Ci sono state due sentenze del TAR, una a dicembre e una a gennaio, che davano 15 giorni di tempo. Sono passati tre mesi e i bambini di Bagheria stanno ancora aspettando i loro diritti. Voglio dire alle mamme di Bagheria: non siete sole, noi siamo con voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Con questo intervento intendo sollecitare l'interrogazione a risposta scritta n. 4-07274 da me presentata venerdì 12 dicembre 2014 al Ministro del lavoro e delle politiche sociali relativa a Saipem, Società anonima italiana perforazioni e montaggi, società per azioni facente parte del gruppo ENI di Cortemaggiore, provincia di Piacenza.
  I lavoratori della Saipem denunciano continui licenziamenti, tagli sui trasfertisti italiani e l'assunzione di stranieri a discapito del personale italiano. Secondo gli operai, l'obiettivo dei vertici è chiaro: far lievitare i costi, affinché vi sia un motivo per delocalizzare all'estero. Che cosa sta succedendo in questa società facente parte del gruppo ENI ? Chiedo che a questa interrogazione venga data una risposta il prima possibile.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. Volevo ricordare oggi la figura di Yusuf Ismail Bari-Bari, un diplomatico somalo morto venerdì in un attentato a Mogadiscio, rivendicato da al Shabaab, insieme ad almeno altre 23 persone. Yusuf era un diplomatico colto e preparato, ambasciatore della Somalia presso la commissione ONU per i diritti umani di Ginevra.
  Nel suo impegno a Ginevra si era distinto come un rigoroso difensore dei diritti umani. Si deve al suo lavoro l'approvazione di una prima importante risoluzione sulla condizione degli albini in Africa e sulle violazioni dei diritti umani in Eritrea. Yusuf era inoltre un esponente di spicco della comunità somala legata all'Italia, dove vive tuttora parte della sua famiglia.Pag. 128
  Era nato, infatti, a Roma e aveva studiato a Bologna con una professoressa africanista, Anna Maria Gentili. Era, soprattutto, un sostenitore appassionato della Somalia e della causa della pace nel suo Paese. Per la Somalia si era speso contro ogni forma di estremismo, malattia che ha corrotto profondamente la vicenda somala del post Siad. Era stato anche l'ispiratore e facilitatore di un coraggioso lavoro di tanti giornalisti italiani sul traffico di armi e rifiuti tossici in Somalia.
  C’è un proverbio africano che dice: «è la pioggia che cade poco a poco che riempie il fiume». La vita, gli atti, l'impegno e persino la morte di Yusuf Ismail, come ha ricordato la sua famiglia, devono restare un contributo per il fiume di pace di cui la Somalia ha tanto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ANNA MARIA CARLONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANNA MARIA CARLONI. Grazie Presidente. Nonostante l'ora tarda, io vorrei portare l'attenzione su un tema che è stato veramente molto discusso nelle Aule parlamentari: gli OPG, gli ospedali psichiatrico-giudiziari, o per meglio dire, i manicomi criminali, che ancora oggi, dopo trentasette anni dalla legge Basaglia, permangono nel nostro ordinamento. Oggi, ma non sarà più così domani, con il superamento per legge degli OPG. Quella di domani è per questo una giornata veramente importante. Con il superamento degli OPG possiamo ben dire che realizziamo un passo in avanti di civiltà giuridica, e sociale, nel segno della dignità umana e di tutti quei principi di uguaglianza, solidarietà, tutela della salute, sanciti dalla nostra Costituzione e dai trattati internazionali. Si tratta di un'altra tappa del pensiero lungo di un grande italiano, quale è stato Franco Basaglia, che per primo ci ha insegnato a non guardare mai più solo alla malattia, ma prima di tutto al malato, alla sua unicità, alla sua dignità. Certamente, non dobbiamo guardare a questo traguardo raggiunto, con molto ritardo, come a una meta definitiva. Restano aperti, infatti, molti problemi, ma io penso e credo che a tutti questi problemi, da domani, possiamo guardare con fiducia e con ottimismo. Quello che viene in luce, sancito con il superamento di ogni OPG, è che chi soffre di disturbi psichici ha diritto ad essere curato e che per questo non sarà più condannato a vivere in una cella con un poliziotto affianco, ma al suo fianco dovrà trovare operatori sociali e operatori sanitari.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANNA MARIA CARLONI. Mi rendo conto che a quest'ora bisogna concludere. Restano, dunque, molti problemi aperti per noi legislatori, innanzitutto dobbiamo garantirci che non vengano più fatti ricoveri all'interno degli OPG come purtroppo sta accadendo. Ancora ieri, a Napoli, ho verificato personalmente due ricoveri che, a distanza di due giorni dalla chiusura non dovevano essere effettuati, per reati di assoluta lievità.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

  ANNA MARIA CARLONI. E poi cambiare il codice penale, cancellare per sempre la vergogna e l'idea di una pericolosità sociale che motiva l'ergastolo a vita come è stato in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carloni. Per l'esattezza, il Regolamento si applica a qualunque ora, quindi, due minuti sono a prescindere dall'ora in cui si svolgono.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. La mia è una richiesta di risposta ad un'interrogazione, la n. 5-04874, che solleva un argomento all'ordine delle cronache Pag. 129odierne, ovvero la situazione dei lavoratori della Mercatone Uno. Ci tengo a farlo proprio oggi, perché domani era previsto un tavolo di crisi al Ministero dello sviluppo economico ed è notizia di poc'anzi, della giornata odierna, che il tavolo domani non si terrà. Non si terrà perché l'azienda ha ritenuto di dover dar seguito a processi interni, che tra l'altro sembrano, da indiscrezioni, portare a vendere i cespiti già da oggi. Dopo avere assistito nelle settimane scorse a volantini del tipo: «occasione unica al 70 per cento di ribasso», che non so se si riferiva ai dipendenti o ai beni da vendere, credo che il Ministero dello sviluppo economico, nella figura del Ministro Guidi, debba darci delle risposte in tempi rapidi, perché, alla luce di una lettera che mandò la Presidente Boldrini dove incensava l'ottimo lavoro in termini di risposte alle interrogazioni parlamentari fatte dal suo Dicastero, io tendo a sottolineare quanto questa situazione sia assolutamente falsa. Noi perveniamo alle informazioni sulle crisi industriali solo dai giornali, anche a questioni sistemate. Ci tengo, ancora una volta, a segnalare, tramite lei Presidente, alla Presidente Boldrini, questa situazione che, di fatto, avrebbe impedito ai deputati di partecipare ai tavoli di crisi, per l'unica ragione secondo cui, oggi, il Ministero avrebbe altri strumenti per poterci rispondere. Noi non ci stiamo e chiediamo che questa situazione finisca, perché, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, il Ministero dello sviluppo economico impedisce a dei deputati di partecipare ai tavoli di crisi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La sua richiesta sarà ovviamente trasmessa alla Presidente della Camera.

  LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, intervengo chiedendole poi magari di riportare alla collega Coccia le mie parole. Infatti, non posso assolutamente accettare che si critichi un nostro sindaco, in carica da sei mesi, a Bagheria, che ha trovato, grazie al sistema dei partiti, ovvero a causa del sistema dei partiti, un bilancio con un buco di 40 milioni di euro. Ha trovato un comune che gestiva i rifiuti in maniera abbastanza disinvolta. E proprio perché si è messo contro quel sistema dei rifiuti, si è preso delle minacce di morte. È un sindaco che ha trovato un comune quasi in dissesto finanziario e non si è trincerato dietro il problema che non ci sono i soldi, perché nei primi sei mesi ha scelto di non prendere lo stipendio per mettere a posto le buche e qualche problema di servizi essenziali che c'era nel suo comune.
  E nonostante questo, Renzi con l'ultima finanziaria ha tagliato 8 miliardi di euro ai comuni, che sono ricaduti ancora una volta sui servizi essenziali. Quindi, direi alla collega Coccia di dire a quelle mamme che se i figli non hanno i servizi e se non si possono abbattere le barriere architettoniche è perché c’è un Governo che ha a capo uno che è andato a fare il Presidente del Consiglio dicendo che voleva fare il sindaco d'Italia e, appena è arrivato là, ha fregato tutti i sindaci tagliandogli 8 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, ormai lo sapete tutti, perché c’è stato modo, in altre occasioni, di portarlo in Aula, anche se per obiettivi comuni, che ho una madre malata di sclerosi laterale amiotrofica. La situazione in questi quattro anni, da quando gliela hanno diagnosticata, in una regione come la Campania, è stata indecente. Non siamo potuti andare alla ASL perché l'ascensore della ASL della città di Salerno è talmente piccolo che non permette di far entrare le carrozzine. Mia madre non è potuta più neanche scendere di casa perché praticamente bloccata dalle barriere architettoniche. Ma la cosa più bella è che almeno Pag. 130prima avevamo il parcheggio per disabili sotto il portone, ma il vostro sindaco – che non voglio neanche più nominare, non mi interessa – lo ha tolto per metterci una palma, perché è più importante il decoro piuttosto che le strisce gialle per disabili.
  Ora, vedete, la situazione per i disabili in Italia è veramente drastica. Io non voglio fare commenti sul sindaco del PD, che è condannato; lo state ricandidando; state cambiando la legge Severino per lui: non mi interessa, non me ne può importare di meno. Ma venire in Aula, dove rappresentiamo tutti i cittadini, e venire a sfruttare la situazione dei disabili per propaganda politica e per attacchi politici è veramente indecente. Io auguro a tutti quanti qui presenti in quest'Aula di fare qualcosa, piuttosto che continuare ad andare avanti a propaganda, come fa il vostro Presidente del Consiglio, perché lo stato dei disabili è veramente indecente e lo avete causato voi per anni. Onestamente, io quando torno a casa posso guardare mia madre e posso sapere che sto facendo di tutto. Cercate di fare lo stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 1o aprile 2015, alle 9,30:

  (ore 9,30)

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale (C. 2617-A).
   e delle abbinate proposte di legge: MAESTRI ed altri; BOBBA ed altri; CAPONE ed altri (C. 2071-2095-2791).
  — Relatori: Lenzi, per la maggioranza; Rondini, Grillo e Nicchi, di minoranza.

  (ore 15)

  2. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16)

  3. – Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):
   Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale (C. 2617-A).
   e delle abbinate proposte di legge: MAESTRI ed altri; BOBBA ed altri; CAPONE ed altri (C. 2071-2095-2791).
  — Relatori: Lenzi, per la maggioranza; Rondini, Grillo e Nicchi, di minoranza.

  4. – Assegnazione a Commissioni in sede legislativa della proposta di legge n. 219.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONI IN SEDE LEGISLATIVA

  alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e VIII (Ambiente):
   MATTEO BRAGANTINI ed altri: «Modifiche all'articolo 17 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, in materia di contratti segretati o che esigono particolari misure di sicurezza» (219).
(Le Commissioni hanno elaborato un nuovo testo).

  La seduta termina alle 22.

Pag. 131

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DDL N. 2617 ED ABB. – RIFORMA DEL TERZO SETTORE, DELL'IMPRESA SOCIALE E DISCIPLINA DEL SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE E DELLA MOZIONE N. 1-00769 – CARTA DI MILANO

Ddl n. 2617 e abb. – Riforma del terzo settore, dell'impresa sociale e disciplina del servizio civile universale

Tempo complessivo: 16 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 8 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore di maggioranza 15 minuti 20 minuti
Relatori di minoranza
(complessivamente)
25 minuti 30 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 3 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 22 minuti 5 ore
 Partito Democratico 47 minuti 1 ora e 12 minuti
 MoVimento 5 Stelle 31 minuti 45 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
30 minuti 38 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti 23 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 23 minuti
 Scelta civica per l'Italia 31 minuti 21 minuti
 Lega Nord e Autonomie 30 minuti 20 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti 19 minuti
 Fratelli d'Italia –
 Alleanza Nazionale
30 minuti 17 minuti
 Misto: 30 minuti 22 minuti
  Alternativa Libera 12 minuti 9 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 7 minuti 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 4 minuti
Pag. 132

Mozione n. 1-00769 – Carta di Milano

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 18 minuti
 Lega Nord e Autonomie 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia –
 Alleanza Nazionale
15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 134

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2893-A/R – odg 9/7 269 269 135 41 228 88 Resp.
2 Nom. odg 9/2893-A/R/8 338 338 170 44 294 86 Resp.
3 Nom. odg 9/2893-A/R/9 359 359 180 47 312 84 Resp.
4 Nom. odg 9/2893-A/R/13 372 372 187 48 324 84 Resp.
5 Nom. odg 9/2893-A/R/15 384 384 193 102 282 84 Resp.
6 Nom. odg 9/2893-A/R/17 393 393 197 143 250 83 Resp.
7 Nom. odg 9/2893-A/R/19 399 398 1 200 99 299 82 Resp.
8 Nom. odg 9/2893-A/R/20 399 397 2 199 97 300 80 Resp.
9 Nom. odg 9/2893-A/R/21 395 394 1 198 71 323 81 Resp.
10 Nom. odg 9/2893-A/R/22 405 394 11 198 81 313 80 Resp.
11 Nom. odg 9/2893-A/R/23 399 388 11 195 81 307 80 Resp.
12 Nom. odg 9/2893-A/R/24 388 387 1 194 93 294 79 Resp.
13 Nom. odg 9/2893-A/R/25 371 355 16 178 86 269 79 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 24)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2893-A/R/26 349 329 20 165 75 254 91 Resp.
15 Nom. odg 9/2893-A/R/27 384 384 193 142 242 89 Resp.
16 Nom. odg 9/2893-A/R/28 rif. 391 387 4 194 375 12 88 Appr.
17 Nom. odg 9/2893-A/R/29 401 400 1 201 113 287 88 Resp.
18 Nom. odg 9/2893-A/R/30 I p. 414 412 2 207 116 296 87 Resp.
19 Nom. odg 9/2893-A/R/30 II p. 409 406 3 204 114 292 87 Resp.
20 Nom. odg 9/2893-A/R/31 417 416 1 209 113 303 88 Resp.
21 Nom. odg 9/2893-A/R/32 399 399 200 151 248 87 Resp.
22 Nom. odg 9/2893-A/R/33 389 389 195 113 276 86 Resp.
23 Nom. odg 9/2893-A/R/36 402 400 2 201 379 21 84 Appr.
24 Nom. Ddl 2893-A/R – voto finale 305 303 2 152 253 50 76 Appr.