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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 394 di mercoledì 18 marzo 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  GIOVANNI SANGA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 9,32)

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Boccia, Bonafede, Michele Bordo, Capezzone, De Girolamo, De Menech, Dellai, Di Lello, Fedriga, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fraccaro, Galati, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Guerra, Lauricella, Losacco, Mannino, Merlo, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Sani, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle 10.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1749 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, recante misure urgenti in materia di esenzione IMU. Proroga di termini concernenti l'esercizio della delega in materia di revisione del sistema fiscale (Approvato dal Senato) (A.C. 2915).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2915: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, recante misure urgenti in materia di esenzione IMU. Proroga di termini concernenti l'esercizio della delega in materia di revisione del sistema fiscale.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Catanoso 1.156.

Pag. 2

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 2915)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A della seduta del 17 marzo 2015 – A.C. 2915) nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A della seduta del 17 marzo 2015 – A.C. 2915).
  Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 2915).
  Avverto, altresì, che sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 2915).
  Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Zaccagnini 1.157. I pareri sono: contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio); favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ribaudo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento, ma in realtà questo emendamento richiama anche altre questioni, che sono state sollevate da diverse parti e discusse anche approfonditamente in Commissione.
  Io credo che le forze politiche, i deputati, i colleghi in questi due giorni abbiano sollevato questioni di merito, perché in realtà credo che questa norma, che il Governo ha voluto, non abbia trovato un'applicazione equa come si voleva. In realtà esistono delle discrasie che non hanno trovato risposta nell'applicazione della norma, non hanno trovato soluzione: per cui tanti di noi, in Commissione finanze, hanno sollevato questioni di equità e di discriminazione nell'applicazione dell'imposta, che ci sono e rimangono, per carità, nessuno le vuole nascondere ai colleghi.
  Io ammetto che ci sono dei problemi, sicuramente, però sono problemi – dobbiamo averlo chiaro – che non potevano essere risolti in questa fase, nel senso che il Governo ha voluto applicare una norma tenendo conto di norme precedenti: la delimitazione, per esempio, dei territori montani, è una norma che risale al 1952, impostata, pensata e decisa con criteri che c'erano in quel momento, cioè settant'anni fa. Il mondo è cambiato da quel momento.
  E poi, ancora, il catasto dei terreni, che non dà una rappresentazione reale di quelli che sono il valore dei terreni e le caratteristiche del suolo (non chiamiamoli più terreni, ma suolo). Vi è dunque la necessità anche di avere un catasto aggiornato del suolo, che rappresenti realmente il valore intrinseco di ogni appezzamento di terreno, di ogni particella, direi: non solo della delimitazione dei comuni, montani o non montani, ma dettagliatamente di ogni particella. Questo aggiornamento del catasto, se l'avessimo avuto, avrebbe sicuramente potuto aiutare ad applicare in maniera più precisa la norma.
  Ma c’è un elemento che ci fa pensare e ci deve far pensare che in realtà questa non è un'imposta patrimoniale tout court, applicata direttamente su tutta la base imponibile. C’è un elemento importante: dall'imposta, anche se non realizza in pieno l'obiettivo, vengono esonerati i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli. Quindi, essa non è più legata solo alla base imponibile, ma anche alla qualità del titolare dell'azienda, per cui teniamo conto del lavoro, del lavoro autonomo, del lavoro agricolo del settore. Certo, non si realizza in pieno questo obiettivo, però è un elemento importante, che io credo vada valorizzato e vada sviluppato. E nell'ipotesi che sicuramente affronteremo con la local tax, l'affronteremo sicuramente subito dopo – il sottosegretario ha assunto l'impegno che su questa vicenda ci sarà una concertazione per trovare delle soluzioni, le più eque possibili – io credo che nella nuova formulazione dobbiamo valorizzare questo elemento.
  Dobbiamo soprattutto cercare di esonerare al massimo il lavoro, il lavoro anche autonomo, il lavoro di un settore che, come è stato detto qui da più parti, è importante per la nostra economia, per la nostra terra.Pag. 3
  Allora, se questo si vuole fare, è probabile che, in un'ipotesi di espansione anche ai coltivatori diretti e ai piccoli imprenditori agricoli che non si trovano in territori montani, questo aiuterebbe a valorizzare tutta la piccola imprenditoria agricola. Allora, questo è un elemento che sicuramente svilupperemo nella nuova riorganizzazione della legge.
  Ma la cosa più importante, così come abbiamo fatto nella delega fiscale sui fabbricati, è l'aggiornamento del catasto fabbricati, che la delega contiene e che dovremmo fare da subito e, per quanto mi riguarda, ho trasformato tante nostre aspirazioni, tante nostre proposte emendative che potevano essere approvate – ma abbiamo detto i motivi per cui non vogliamo modificare il decreto – in ordini del giorno. Nell'ordine del giorno chiediamo proprio questo al Governo, che si attivi subito per ammodernare il catasto dei suoli. Questo è fondamentale.
  Altra cosa importante – finisco, Presidente – è che finalmente si rimetta mano a questa norma che delimita i territori montani, perché non servirà solo per l'applicazione dell'imposta IMU. Un comune che oggi è definito montano e il territorio di quel comune definito montano hanno delle agevolazioni che vanno ben oltre questa imposta di cui stiamo trattando. Quindi è necessario intervenire subito per modificare quella norma, tenendo conto appunto delle peculiarità di oggi, perché abbiamo avuto il paradosso – concludo, Presidente – che due aziende accanto, una paga l'IMU e l'altra è esente dall'IMU, trovandosi magari alla stessa altitudine, quindi non è stato rispettato neanche quel parametro.
  Noi ci auguriamo che il Governo, attraverso gli ordini del giorno che vengono proposti da tutte le parti, affronti definitivamente la questione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, questo emendamento prevede che agli agricoltori che presentano domanda nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica...

  PRESIDENTE. Non la sentiamo, si può avvicinare ? C’è un problema con l'audio.

  FRANCO BORDO. In questi giorni ci sono i microfoni che non funzionano bene...
  L'emendamento prevede che agli agricoltori che presentano domanda nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune, la cosiddetta PAC, l'esenzione si applichi sul 50 per cento della base imponibile dei terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, posseduti e condotti da agricoltori in attività, con partita IVA e iscritti alla previdenza agricola.
  Cari colleghi, come sapete bene, la cosiddetta nuova PAC, che da quest'anno sta entrando a pieno regime per il sostegno delle attività agricole europee e anche di quelle del nostro territorio nazionale, ha avuto delle contrazioni in termini di contribuzione da parte dell'Europa particolarmente significative. Di conseguenza, non considerare anche questo aspetto, nel momento in cui parliamo e discutiamo di una tassazione come quella dell'IMU agricola, connessa all'attività di impresa agricola, che appunto contemporaneamente, in modo quasi generalizzato si vede ridotti i contributi provenienti dalla PAC, noi pensiamo che sia un grave errore. Chiediamo, invece, con questo emendamento, appunto, di dare un sostegno a quella che viene definita «sostenibilità» in tutti i salotti televisivi da parte dei nostri responsabili di Governo, quando si parla di dare una sostenibilità alle nostre imprese agricole. Applicare l'esenzione del 50 per cento per queste imprese, è un passaggio, una scelta concreta volta a dare sostenibilità, alle nostre imprese agricole.
  Queste ultime devono, infatti, affrontare la sfida dell'innovazione, la sfida del futuro, grandi cambiamenti, come quelli della nuova PAC, come il fatto che sta finendo il regime delle «quote latte»; di conseguenza è un settore messo molto sotto stress.Pag. 4
  Io invito a votare questo emendamento, a votarlo oggi, in questo momento, perché qui, in queste ore, in questi giorni, in questo dibattito, continuiamo a sentir parlare di impegni per il domani. Dopo il «penultimatum» della politica importante, come quello delle riforme costituzionali e della legge elettorale, adesso assistiamo al «penultimatum» anche per quanto riguarda la politica agricola e il sostegno alle imprese agricole e al settore primario.
  Votate oggi questo emendamento, che è una scelta concreta di sostenibilità alle nostre aziende agricole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccagnini 1.157, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scuvera, Mucci, Folino, Caruso... Mucci ancora non riesce a votare... ecco il tecnico, vediamo se si riesce a risolvere. Colleghi, forza, siamo in votazione. Adesso stanno sostituendo il terminale, vediamo se questo basta... Un attimo di pazienza, colleghi, che c’è un problema tecnico da risolvere. Vediamo se adesso la collega Mucci riesce a votare... Perfetto, hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  383   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  271.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Incà 1.43, su cui ricordo il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie, Presidente. Questo è un emendamento di buon senso, mi riferisco anche al Governo, nel senso che, è chiaro che il decreto-legge è un decreto fatto con i piedi, ormai ce ne siamo accorti; la parte dell'IMU agricola tolta ai comuni montani attraverso i dati ISTAT e la relativa classificazione pone un errore gravissimo, per cui io chiedo appunto l'esenzione per quei comuni che sono già inclusi all'interno dell'elenco, ma il cui territorio confina esclusivamente con comuni riconosciuti totalmente montani.
  Cosa vuol dire questo ? Sono casi di pochissimi comuni nel nostro Paese – ne reperisco uno, si chiama Puos D'Alpago –, che si trovano all'interno di una conca, nelle cui vicinanze vi sono comuni esclusivamente montani. Quindi, le peculiarità del cittadino che si trova all'interno della conca sono uguali a quelle di coloro che si trovano all'esterno della conca stessa.
  Pertanto, io chiedo che vi sia la possibilità di cambiare il vostro parere su questo emendamento e che vi sia una modifica, altrettanto importante, all'interno della classificazione ISTAT.
  Di fatto, il decreto-legge intero è una patrimoniale sui terreni agricoli, che sfavorisce l'innovazione e la volontà dei giovani agricoltori di potersi mettere al lavoro in questa maniera e, di più, vi sono degli errori gravissimi all'interno delle classificazioni ISTAT, che appunto sono state fatte e su cui si sono costruite alcune migliorie, per voi, all'interno del decreto-legge stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signora Presidente, colleghi, questo emendamento richiama Pag. 5un tema reale, perché se qualcuno del Ministero competente, non so se il Ministero degli affari economici, cioè il Ministero dell'economia e delle finanze, o il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, avesse avuto il tempo e la testa di vedere l'impatto di questo provvedimento, di questa codificazione ISTAT che poi determina la base imponibile, si sarebbe reso conto che siamo veramente a Scherzi a Parte, nel senso che ci sono comuni che hanno uguali caratteristiche, che sono contermini – li potrei citare, almeno per quanto riguarda la mia regione, ma vi risparmio – ma alcuni di questi pagano mentre altri non pagano. Gli stessi proprietari che hanno un'estensione a cavallo tra più comuni, con uguali caratteristiche orografiche, con uguali condizioni territoriali, in parti di queste proprietà pagano, in altre non pagano. Ciò per dire che si tratta di una codificazione assolutamente arbitraria, non legata ad elementi fattuali, reali, e, quindi, presupposto di un'effettiva ingiustizia nella tassazione.
  Ribadisco che questi emendamenti non hanno né sapore ostruzionistico né tecnica dilatoria e in un dibattito istituzionale reale tra Parlamento e Governo, di fronte a questi rilievi veri, incontestabili e inconfutabili, il Parlamento dovrebbe condizionare il Governo a modificare il testo, a migliorarlo almeno, non ricorrendo a una ritualità, che obiettivamente è insultante, che riguarda la costituzione di un tavolo di conciliazione che si farà dopo che questo provvedimento sarà convertito in legge. È davvero offensivo per le prerogative di questa Camera ascoltare queste dichiarazioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per aggiungere una considerazione all'intervento che ha fatto il mio collega D'Incà poc'anzi, perché paradossalmente in questo decreto-legge consideriamo non montano il comune di Puos d'Alpago, che si trova all'interno della provincia di Belluno che per legge, per legge, è definita «provincia totalmente montana». Quindi, anche questo dovrebbe fare riflettere.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Incà 1.43. I pareri li ho già ricordati.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Gasparini. Chi altro ? Caruso. Allora, ci siamo ? Mi pare di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  398   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no  280.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gallinella 1.45, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei due relatori di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Colonnese, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  398   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 6

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento L'Abbate 1.62, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei due relatori di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Capua, Gelmini, Taranto, Alli, Lo Monte, Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  403   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  120    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Faenzi 1.70, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei due relatori di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Faenzi. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Grazie Presidente, intervengo per dire che questo provvedimento reca una serie di dubbi interpretativi, su cui abbiamo cercato anche di porre rimedio attraverso gli emendamenti, che però sono stati tutti respinti dalla maggioranza. Tra questi, alcuni lo rendono aggredibile da un punto di vista giuridico, e con questo emendamento cerchiamo, quindi, di fare chiarezza e di restringere il campo degli esenti dal pagamento dell'IMU, inserendo tra le caratteristiche che abbiamo visto, ovvero per la limitazione prevista dal secondo comma dell'articolo 1 a favore di coltivatori diretti e IAP, non solo l'iscrizione all'INPS, ma l'iscrizione nelle apposite sezioni speciali della Camera di commercio. Peraltro, la possibilità che dà il decreto, di scegliere, attraverso l'introduzione della clausola di salvaguardia, in maniera opzionale il regime introdotto dal decreto ministeriale del 2014 o quello dell'attuale decreto del 2015, genererà una grande ulteriore confusione. Chi sceglie, infatti, il regime del 2014, di fatto, tra queste figure professionali poi, una volta sopraggiunta la decisione del TAR, che dovrebbe esserci nel merito a giugno, si potrebbe veder crollare tutto il regime che ha scelto. Quindi, in ragione di questo noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che almeno chiariscono quei punti chiave e non danno la possibilità di interpretazioni estensive per eludere il provvedimento stesso e, quindi, comprimendo la possibilità per chi poi ha diritto veramente allo sgravio di poterne subire le conseguenze.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, intervengo perché voglio leggere attentamente questo emendamento, per far capire nel merito come stanno le cose: «Sono esenti dal pagamento dell'imposta municipale propria i terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti ed imprenditori agricoli professionali iscritti all'INPS e dalle figure iscritte presso la Camera di commercio nell'apposita sezione speciale delle imprese agricole sui terreni comunque utilizzati per fini agricoli da queste figure professionali». Ora, io non so, magari a molti colleghi che non sono nella Commissione agricoltura è sfuggito il passaggio, ma nell'ultimo decreto PAC c’è stata una discussione sulla definizione di agricoltore attivo, che ha creato un po’ di dibattito, insomma, anche sulle modalità di applicazione della definizione di questa figura. Era partito il concetto, infatti, che l'agricoltore attivo era colui che esclusivamente lavorava la terra e produceva, fermi restando coloro che negli anni precedenti avevano comunque accesso al contributo PAC in una certa misura.
  Quindi, la definizione di agricoltore attivo è un requisito fondamentale per Pag. 7accedere ai contributi PAC, ma non solo, bisognava anche andare ad identificare un'attività minima, questo ci indicava il Regolamento (UE) n. 1305/2013. Su questa base, l'Unione europea va ad identificare quali sono quelle figure meritevoli del contributo diretto, identificati come agricoltori, che non sono solo coloro che producono beni alimentari, ma sono anche coloro che custodiscono il territorio, questo è previsto nella definizione. Vi è stato un dibattito sull'applicazione della definizione di agricoltore attivo (chiaramente dal Regolamento si passa ad un decreto applicativo) anche all'interno del Ministero e della Conferenza Stato-regioni, dove tra l'altro, in una certa misura, si è fatta anche un po’ di confusione nell'ultima applicazione, ma dove giustamente, questa è la mia personale considerazione, si va ad ampliare anche la definizione di agricoltore attivo a coloro che non fanno prevalentemente, ma in una certa misura lo fanno, attività similari all'agricoltura ovvero che hanno comunque un reddito principale che non proviene esclusivamente dal reddito agricolo, ma da attività connesse. In merito posso pensare a chi possiede anche un agriturismo oltre a una grande azienda agricola – probabilmente viste le condizioni economiche dell'agricoltura in una certa misura la componente agrituristica può sicuramente aumentare il reddito in proporzione a quello prettamente agricolo – e anche a coloro che avendo una azienda agricola, possedendo comunque sia terreni, hanno però mezzi, immagino anche chi fa attività di contoterzismo, di lavorazione; nella misura in cui molte aziende non possiedono gli strumenti necessari, si avvalgono di queste professionalità, che sono agricoltori che oltre ad essere agricoltori prestano anche i loro mezzi, la loro professionalità, per lavorare (quindi parte del reddito viene integrato con la concessione della loro manodopera presso altre aziende agricole) e conseguentemente anche loro rientrano, ancorché il reddito maggiore provenga da questa attività che è complementare all'agricoltura, nella definizione di agricoltori attivi. In questa misura, dunque, non si capisce perché vi è la distinzione da coloro che fanno solo attività agricola, possedendo terreni, di quelli che fanno sia questo che quell'altro. Quindi, questo va ad ampliare la platea di chi è agricoltore, anche secondo il Regolamento comunitario, nella definizione di agricoltore attivo e l'emendamento permette anche di trovare risorse per ampliare questa platea, tramite l'accesso al Fondo indicato. Allora, non vedo perché l'Aula non debba votare favorevolmente su questo emendamento, noi lo faremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signora Presidente, intervengo per dichiarare il nostro voto a favore di questo emendamento. Io vorrei anche riprendere quella che era la provocazione, la battuta, del collega Latronico: se siamo su Scherzi a parte. Ieri sera, leggendo l'agenzia di stampa emanata da un collega deputato del NCD sono un po’ trasalito: il Parlamento oggi aveva la possibilità di dare un segnale forte alle migliaia di imprenditori agricoli e coltivatori diretti, cancellando l'IMU agricola, ma l'Aula ha bocciato l'emendamento presentato da tutto il Nuovo Centrodestra. Siamo davvero su Scherzi a parte: il Nuovo Centrodestra sta, di fatto, sia in Commissione, che in quest'Aula, respingendo tutti gli emendamenti delle opposizioni, compresi quelli non soltanto di abolizione dell'IMU, ma anche i tentativi di miglioramento, e poi se ne esce con queste dichiarazioni da specchietto per le allodole che sono veramente scandalose e ci pongono su Scherzi a parte.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Faenzi 1.70.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 8

  Bossa, Folino, Piccione, Corsaro, Colonnese, onorevole Brunetta ? Non vota.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  419   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no  289    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Faenzi 1.75, su cui vi è il parere contrario della Commissione, del Governo, della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Grazie Presidente, proviamo stamattina. Proviamo a suggerire qualche soluzione mitigativa che riduca il gravame dell'IMU agricola. Che cos’è quest'IMU agricola ? È una sorta di sadico accanimento, una specie di tortura cinese, un balzello vessatorio nelle modalità. Quante difficoltà nel comprendere come si paga ? Ed è illogica – lo avete detto – nelle finalità. Null'altro che puro esercizio predatorio di una politica che passa dai tagli lineari, che tutti avevamo esecrato, ai tagli selettivi, che però, invece di colpire chi dovrebbe essere colpito, penalizzano esattamente quanti dovrebbero essere tutelati.
  Allora, se questa è la selezione nei tagli, probabilmente avremmo potuto auspicare un minor danno in un'azione meno selettiva, che non individuasse nel mirino dell'obiettivo del Governo proprio gli agricoltori e proprio le aziende agricole. Chi sono i danneggiati ? Sono gli agricoltori, le aziende agricole e basta ? Non credo, danneggiata è anche la coltura delle nostre campagne, danneggiata è anche la coltura dei nostri orti.
  Ascoltavamo che l'agricoltura rappresenta il sistema primario del nostro Paese ed è in una posizione favorevole perché è anticiclica, ovvero riesce a rispondere bene quando vi è una condizione di criticità anche economica congiunturale nazionale ed internazionale. Ma questa non può essere la motivazione per la quale qualche barlume di speranza – che noi individuiamo in una prospettiva di crescita che promani proprio dal lavoro nei campi – e quelle stesse prospettive di crescita vengano depresse e frenate dalla super IMU agricola. Si tratta di prodotti ed eccellenze che diventano così oggetto di una tassazione illogica e irrazionale, il tentativo di idrovore che risucchiano e succhiano risorse, mentre crescono le difficoltà sul mercato dell'est con la Russia, crescono le difficoltà di sistema e si riducono i margini di utile. Qual è la logica di questa ulteriore tassa e di questo ulteriore balzello ? Allevamenti, stalle, aree a vocazione di produzione di qualità: tutte depresse in una chiave interna, in una chiave sadica, e tutte rese ancora più marginali e nane in una prospettiva di carattere internazionale.
  E comincio a fare qualche domanda, però. Qual è il destino, ai fini dell'IMU agricola, per esempio, delle aree cosiddette Terra dei fuochi ? In quelle aree ove è possibile coltivare, ove è possibile esprimere straordinarie potenzialità e qualità dal punto di vista del prodotto, in quelle aree ove è maggiore la pressione dal punto di vista della competizione internazionale, ove si è già dovuta subire una pressione di lobbying nazionale e internazionale, ove il dumping commerciale ha avuto la meglio, in quelle aree voi costringerete quelle aziende agricole ad un'ulteriore frenata, una frenata della speranza, una frenata soprattutto della credibilità del nostro sistema Paese.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Faenzi 1.75.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Dell'Aringa, Bordo, Colaninno, Ginefra, Gasparini, Calabrò, Alberto Giorgetti.Pag. 9
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  431   
   Votanti  430   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no  289.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Latronico 1.79, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signora Presidente, intervengo per segnalare il contenuto di questo emendamento, che prova a correggere le conseguenze negative che questa normativa produrrà sul sistema agricolo e sulle condizioni economiche e sociali di molte regioni d'Italia.
  L'emendamento prova a realizzare una estensione dell'area dell'esenzione, oltre che ai comuni montani e parzialmente montani, secondo le codificazioni dell'ISTAT, ai terreni agricoli ricadenti nelle zone soggette a vincoli naturali o altri vincoli specifici, ai sensi del Regolamento comunitario 17 dicembre 2013, n. 1305. Si tratta naturalmente di terreni agricoli che ricadono in aree le cui condizioni determinano e comportano delle limitazioni, anche sull'ordinamento produttivo di questi terreni. Per questo riconoscimento, che è già esistente e riconosciuto dai Regolamenti comunitari, occorrerebbero regimi di facilitazione, come è stato già detto con altri emendamenti, e, invece, noi che cosa facciamo con questo provvedimento ? Accresciamo la tassazione, determinando uno squilibrio obiettivo.
  Il parere contrario del relatore e del Governo non si giustifica e accresce la valutazione negativa sulla strategia di questo provvedimento. Accresce anche la nostra insistenza, per cui non ci rassegniamo a ritenere perduta questa battaglia.
  È una battaglia che porterà, signor Presidente, Governo, nei prossimi giorni migliaia di agricoltori e migliaia di amministratori locali a protestare insistentemente. Sono annunciate manifestazioni il 23, il 24 e il 25. E non si può rispondere con l'inattività del Parlamento a queste richieste, tutte motivate e giustificate. Quindi, insistendo con i colleghi perché questa Camera possa valutare il merito delle proposte emendative e assumersi la responsabilità di decidere per correggere almeno le storture più evidenti, io chiedo che questa pregiudiziale di immodificabilità del testo possa cadere e la maggioranza possa concordare sull'idea che siamo ancora in tempo, che il decreto-legge è modificabile, è correggibile in questa Camera e nell'altra Camera.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Latronico 1.79.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Milanato, Monchiero, Piccolo, Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  438   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  291.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Pag. 10

  Colleghi, è presente in tribuna il Ministro dell'ambiente della Repubblica di Albania, Lefter Koka. Rivolgo a lui il mio saluto, anche a nome dell'intera Assemblea, Ministro (Applausi).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 1.126, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Con questo emendamento noi vogliamo esentare dal pagamento dell'IMU i terreni agricoli in zone prevalentemente montane indipendentemente dalla qualifica professionale del concedente. Questo non solo per evitare che un'imposta poi si riversi sul canone di affitto e, quindi, scoraggi eventuali persone che vogliono avvicinarsi a questa professione rendendola poco conveniente, ma soprattutto perché obiettivamente è un principio incostituzionale quello che discrimina un'imposta in base alla qualifica professionale del suo proprietario. Oltretutto, la copertura richiesta è alquanto modesta, sono 10 milioni di euro, valutati anche con un criterio prudenziale. Quindi, non capiamo perché questo emendamento non sia stato neanche considerato dal Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.126.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli, Grillo, Invernizzi, Nicchi, Colaninno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  441   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cancelleri 1.82, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie Presidente, IMU agricola, IMU sui terreni agricoli, imposta sulle terre, imposta che va a gravare su un bene di cui tutti hanno bisogno, di cui la nostra nazione ha bisogno. Il Governo ha fatto questo, ha messo mano a questa imposta per riuscire a finanziare una sua promessa elettorale: i famosi 80 euro. Ebbene, erano necessari 358 milioni di euro per riuscire a completare le coperture per i famosi 80 euro e dov’è andato a cercarli ? È andato a cercarli proprio sui terreni agricoli.
  Noi non condividiamo affatto questa scelta sopratutto perché gli 80 euro, secondo noi, non sono una scelta buona per i cittadini in quanto sono andati a premiare i cittadini che attualmente, diciamo, già stanno bene. Sono andati a premiare quei cittadini che buona parte di questi 80 euro sono riusciti a metterli da parte.
  Per il nostro Paese ci vogliono altre misure, misure espansive, misure che facciano spendere qualsiasi risorsa che si può destinare proprio ai cittadini. Questo non è successo, gli 80 euro, come i dati dimostrano, sono la misura che ha creato sì risparmio però non ha assolutamente aiutato la nostra economia reale. E quindi, secondo noi, andare a cercare soldi attraverso la tassazione sui terreni agricoli, andando a completare queste coperture per gli 80 euro attraverso questo sistema, a nostro avviso, è totalmente sbagliato. Quindi, con questo emendamento cerchiamo di tornare indietro, cerchiamo di tornare a prima del decreto-legge n. 66, a prevedere la stessa tassazione che vi era sulle terre, senza l'aumento di tassazione prevista appunto dal decreto-legge n. 66. Secondo noi si può fare, le risorse si possono trovare in altro modo e l'abbiamo Pag. 11scritto nell'emendamento e, a nostro avviso, non va bene continuare a tassare in questo modo chi della terra fa un uso primario, chi riesce ad utilizzare la terra per tutelare soprattutto il nostro ambiente. Purtroppo, spesso ci dimentichiamo che chi è proprietario di un terreno, è comunque chiamato a tutelare un bene di cui tutti disponiamo, cioè l'ambiente nel quale viviamo. Dobbiamo riuscire a premiare le persone che riescono a prendersi in carico la cura dei terreni di loro proprietà. Secondo noi, quindi, non è giusto tassare in questo modo e continueremo a dirlo fino alla fine della discussione di questo decreto-legge che non condividiamo affatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cancelleri 1.82.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni... Bossa... Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  425   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni e i deputati Ferrara e Placido hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Busin 1.83, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole dei relatori di minoranza.

  FILIPPO BUSIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Presidente, considerata la disponibilità del Governo a volersi fare carico di questa problematica, vale a dire dell'esenzione dell'IMU almeno per quei terreni agricoli che sono stati colpiti da calamità naturali o per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza, ritiro l'emendamento 1.83 a mia prima firma e ne trasfondo il contenuto in un ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 1.84, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.84, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Guidesi, Piepoli, Adornato, Lo Monte, Biasotti, Lavagno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  434   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  289.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gallinella 1.85, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gallinella. Però, deputato Pag. 12Gallinella, mi dicono che lei ha parlato sul complesso degli emendamenti e, come lei sa, non può intervenire su quelli da lei sottoscritti.
  Dunque, andiamo avanti, se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gallinella 1.85.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Ciprini, Corsaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  437   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  150    
    Hanno votato no  287.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 1.255, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ginefra...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  430   
   Votanti  420   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  138    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Franco Bordo 1.88-bis, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie Presidente, l'emendamento proroga di due mesi il termine per il versamento, da parte dei contribuenti, dell'imposta dovuta per il 2014; di conseguenza il termine fissato dal decreto-legge al 31 marzo 2015, cioè tra pochi giorni, entro cui poter versare l'imposta complessivamente dovuta per l'anno 2014, senza applicazione di sanzioni e interessi, nel caso di ritardato versamento, viene spostato di due mesi, cioè al 31 maggio 2015. È incredibile che oggi siamo al 18 marzo del 2015, il provvedimento verrà approvato nelle prossime ore, nei prossimi giorni in via definitiva, sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, entrerà a regime e, poi, non lasciamo neanche, a chi deve pagare questa tassa ingiusta e iniqua, il tempo necessario per organizzarsi.
  Il fatto che tali somme non siano state versate nel 2014 non è dovuto al fatto che abbiamo avuto dei contribuenti negligenti, evasori o quant'altro, ma è dovuto al fatto che su questa partita il Governo ha fatto un grande pasticcio e, infatti, abbiamo assistito a ben due decreti, uno di emanazione e l'altro di correzione.
  E ovviamente, per tutelarsi, gli imprenditori non hanno versato, la stragrande maggioranza non ha versato appunto l'imposta 2014, così anche come era stato indicato da parte della stragrande maggioranza delle organizzazioni sindacali. Posso anche dire, così come anche da parte degli ambienti del Governo era stato lasciato intendere, che la cosa poteva andare Pag. 13bene così. Ora però questo impuntarsi nel dover far correre tutti a pagare nel giro di pochi giorni, di dieci giorni, veramente anche questa è una di quelle posizioni che non riusciamo a comprendere, onorevoli colleghi: come mai non ci sia la volontà anche qui di applicare una piccola modifica che dica: chi deve pagare, paghi entro il 31 maggio 2015. Vi chiedo di votare e sostenere questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, oramai abbiamo capito che saranno bocciati tutti gli emendamenti e magari può sembrare anche inutile intervenire ma io voglio far riflettere proprio sulla tempistica. Questo emendamento praticamente non costa nulla, chiede solo uno spostamento, anche perché molti agricoltori si troveranno in difficoltà a pagare questi soldi, perché molti agricoltori non hanno ancora ricevuto il saldo della PAC, e quindi ci sembrava quanto mai una cosa di buonsenso e intelligente, un passo in avanti, dire vabbè, pagatela tra un pochettino. Invece notiamo che il Governo e la maggioranza sono sordi anche a questa semplice richiesta che non costa nulla. Ne prendiamo atto con dispiacere e con questo intervento vorrei sottoscrivere l'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signora Presidente, con l'auspicio ovviamente che il nostro dialogo non sia un dialogo tra sordi, insomma quello è un esercizio abbastanza avvilente, credo che questo emendamento del collega Bordo metta un dito sulla piaga, cioè racconta la storia di un decreto pasticciato che ha mandato segnali incoerenti ai contribuenti perché c’è stato un primo decreto, un secondo decreto con date che sono state cambiate in corso d'opera, con scadenze che sono state cambiate in corso d'opera. C’è stato l'intervento delle municipalità, cioè i comuni che hanno cambiato, fissato, in queste ore stanno adottando delibere per fissare loro altre scadenze, per dare la possibilità ai contribuenti tartassati di avere magari lo spazio per organizzarsi e per mantenere questo impegno pure non condiviso.
  Quindi due decreti, un pasticcio sulle date, un pasticcio sulle aree imponibili, alcuni dovevano pagare poi hanno scoperto che non dovevano più pagare, ricorsi al TAR, alcuni ancora pendenti, decisioni del TAR di sospensiva, manifestazioni in tutto il Paese e poi c’è una dichiarata, non espressa in maniera formale, ma ribadita volontà del Governo di rivedere questa norma. Ora, se appunto il dialogo tra di noi non è un dialogo tra sordi ma tra persone che lavorano e provano a non complicare la vita dei nostri cittadini, allora questo è un emendamento da approvare tutti perché diamo la possibilità fino al 31 maggio di vedere cosa accade, e se ci sono dei cosiddetti tavoli frattanto dialoganti, si crea una norma di salvaguardia che dà la possibilità al legislatore di fare cose serie per non creare altri pasticci. Quindi io sottoscrivo l'emendamento, se lo consente il collega Bordo, e lo voto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romele. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ROMELE. Grazie Presidente, solo per sottoscrivere anch'io questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Franco Bordo 1.88-bis.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 14

  Mucci, Minnucci, Bolognesi, Magorno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  444   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  151    
    Hanno votato no  293.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Rostellato 1.98, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rostellato. Ne ha facoltà.

  GESSICA ROSTELLATO. Grazie, Presidente. Anche noi, con questo emendamento, chiediamo di spostare la scadenza del versamento dell'IMU agricola. Perché ? Perché è inaccettabile che le aziende si trovino a dover versare appunto questi soldi tra poco più di dieci giorni e a seguito di tutta questa confusione che c’è stata nella legislazione. Abbiamo avuto il decreto ministeriale che è uscito a fine novembre, dovevano versare poi a dicembre, ci sono state le proroghe e così via. Adesso abbiamo fatto ulteriori modifiche al Senato e ovviamente tutti stanno attendendo l'uscita del decreto dalla Camera, da cui ovviamente dovrà uscire senza modifiche, come abbiamo ben capito. Comunque, riteniamo inaccettabile che sia dato così poco tempo agli imprenditori per potere rifare i calcoli e adeguarsi, quindi riterremmo necessario appunto lo spostamento della scadenza di almeno uno o due mesi. Oltre a questo, con l'emendamento chiediamo anche una specifica, cioè che sia specificato meglio che, se le aziende hanno versato solo una parte dei contributi dovuti, non siano comunque previste sanzioni e interessi, perché, a nostro parere, nel comma 5 questo non è spiegato sufficientemente bene. Quindi, chiediamo queste due cose: la mancata applicazione di sanzioni e interessi, nel caso sia stato versata solo una parte dell'imposta, e lo spostamento della scadenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Riflettevo un po’ su quello che ha detto il collega Ribaudo, il quale, in maniera credo molto seria ed onesta, ha detto le cose che non vanno di questo provvedimento. Collega Ribaudo, andando sul territorio, che cosa dovrò dire ai miei concittadini che mi vengono a trovare e che vengono a protestare, che vengono a togliersi di tasca – se l'hanno ancora – i pochi soldini che rimangono loro ? Che cosa andiamo a dire: poi rivedremo, abbiamo sbagliato, però, pur tuttavia, dovete pagare ? Che cosa andiamo a dire ai nostri concittadini: vi restituiamo i soldi perché oggi riconosciamo che il provvedimento è iniquo ? Che cosa andiamo a dire ? E voi, colleghi, che siete abituati ad alzarvi in segno di solidarietà quando gli amministratori sono aggrediti dai cittadini, come vi sentirete domani mattina, quando magari verrà mazziato un amministratore ? Vi rialzerete da capo ? Che cosa farete ? Con quale criterio vi alzerete in Aula, in Assemblea ? Che cosa direte questa volta per solidarietà ? O, invece, bisogna in qualche maniera prendere atto che le cattive leggi non vanno fatte ? Le leggi fatte con i piedi non debbono essere sostenute anche per un fatto di coscienza ! Non si possono tenere al fronte, sapendo che domani mattina ci saranno amministratori che voi consegnate alla vicinanza del cittadino ! Siete voi che spingete il cittadino contro gli amministratori, ed è questo un provvedimento vergognoso ! È un provvedimento che spinge il cittadino contro ! Allora, vogliamo cominciare ad aprire un fronte ? Incominciamo a dire che il primo nemico degli enti locali è il Governo nazionale; siamo noi, Assemblea nazionale, a spingere contro gli amministratori, i cittadini.
  È la presa di coscienza di un qualcosa che se non va, non va approvata ! Questa Pag. 15è la cosa su cui dobbiamo oggi ragionare. E me ne dispiace, che siete coscienti di un provvedimento che è iniquo, che è un provvedimento da cancellare, e voi lo state facendo scientemente, lo state approvando in maniera vergognosamente cosciente !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 1.98.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giachetti, Fabbri, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  433   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  152    
    Hanno votato no  281.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.130, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Agostino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  437   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  153    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 1.101, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Sorial, Ciracì, De Maria, Toninelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  437   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  152    
    Hanno votato no 285.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e le deputate Piccione e Paola Boldrini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Busin 1.106 e Giorgia Meloni 1.256, con parere contrario di Commissione e Governo, favorevole dei relatori minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, noi proponiamo, come altri colleghi, di spostare al 30 giugno la data ultima oltre la quale applicare le sanzioni per il mancato versamento dell'IMU. Ci sembra di buonsenso, soprattutto perché siamo in attesa di una sentenza del TAR che è prevista per il 17 giugno, che potrebbe avere dei contenuti rilevanti anche in riferimento a questo stesso decreto-legge; quindi per evitare confusione delle confusioni, che già si sono sovrapposte su questa IMU agricola a partire dal decreto-legge n. 66 del 2014, proponiamo in via prudenziale di sospendere almeno le eventuali sanzioni per il mancato versamento, e spostare ad una data consona, che è quella del 30 Pag. 16giugno. Penso che questo non comporti chissà quali stravolgimenti e chissà quali mancati introiti da parte dello Stato. Si può valutare con tutta serenità, e chiediamo al Governo di farlo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Busin 1.106 e Giorgia Meloni 1.256.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallinella, Carbone, Dorina Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  448   
   Votanti  447   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Paola Boldrini e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Catanoso 1.109, L'Abbate 1.113 e Busin 1.115, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo semplicemente di spostare la scadenza del pagamento dell'IMU dovuta per l'anno 2014 al 16 giugno 2015, senza l'applicazione di multe, perché oggi è 18 marzo, il provvedimento sarà approvato a giorni, quindi ad ore e dare un tempo minimo adeguato agli imprenditori per poter pagare la tassa crediamo sia un diritto proprio di tutti i cittadini. Non chiediamo nulla di che, non costa nulla al Governo il posticipare soltanto questa data, però serve a tutte quelle imprese che oggi sono in forte difficoltà per essere pronte ad effettuare il pagamento. Io chiedo ad ognuno di voi, se domani mattina si dovesse presentare qualcuno a casa vostra e imporre il pagamento, chiedervi dei soldi per il pagamento di una tassa, se tutti voi sareste pronti a pagarla in meno di dieci giorni. Ecco, quindi non chiediamo nulla di che, è semplicemente un rinvio al pagamento e io veramente sono in forte difficoltà, non riesco a comprendere come il Governo e la maggioranza possano bocciare questo emendamento e come si potrà giustificare di fronte a tutti quegli agricoltori e quelle imprese agricole che stanno protestando in questo momento in tutta Italia, fra cui alcuni sono anche qui, in tribuna e li voglio anche salutare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che stanno seguendo i lavori e la discussione di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Faenzi. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Signor Presidente, anch'io mi associo alla richiesta di prorogare questa data, peraltro il Governo non si è fatto scrupoli nella proroga delle date, siamo partiti dal 16 dicembre, poi il 26 gennaio e siamo arrivati al 10 febbraio, che è la data appunto per la scadenza del pagamento, peraltro già scaduta. È evidente che nell'incertezza generale, che peraltro lo stesso provvedimento pone, molti agricoltori hanno deciso di non pagare oppure non sapevano proprio se pagare. Questo genererà naturalmente l'applicazione di interessi di mora e di sanzioni che produrranno un gettito ulteriore, e credo che il Governo debba almeno privarsi di quello, perché altrimenti vi sarà una vessazione ulteriore nei loro confronti per l'incertezza amministrativa e normativa del provvedimento stesso e di tutto l'iter che ha caratterizzato questo aspetto dell'IMU agricola. Credo che spostare la data, Pag. 17e quindi evitare che quegli agricoltori che non hanno pagato in tempo diventino in qualche modo morosi, sia un provvedimento di buonsenso che peraltro non produce alcun costo aggiuntivo a carico dello Stato.
  Almeno su questo facciamo uno sforzo, fate uno sforzo, per approvare favorevolmente l'emendamento che abbiamo proposto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Veramente intervengo sugli altri due emendamenti che non recano la mia firma...

  PRESIDENTE. Si fermi, deputato Gallinella. Mi indicano che è tra i firmatari dell'emendamento L'Abbate 1.113, io avevo visto solo il primo firmatario. Per lo stesso principio...

  FILIPPO GALLINELLA. Intervengo sull'emendamento Catanoso 1.109.

  PRESIDENTE. Però lei è firmatario ed è già intervenuto sul complesso degli emendamenti. Questa è la regola, mi spiace.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Le do la parola dopo, deputato Crippa.
  Prego, deputato Caon.

  ROBERTO CAON. Grazie, Presidente. Io intervengo perché rimango esterrefatto: non può più dire, il nostro Presidente del Consiglio Renzi che non ha aumentato le tasse. È evidente che questa è una nuova tassa, perciò Renzi deve dire che ha aumentato le tasse e non cominciare ad andare a dire in televisione che lui è fautore di non avere aumentato le tasse. Questa – è evidente – è una nuova tassa.
  E avete anche poca cortesia nei confronti di questi lavoratori e di questi contadini, dal momento che neanche concedete loro lo slittamento per potersi organizzare e pagare questa tassa. È vergognoso, da parte di questo Governo, come sta andando avanti: è esattamente vergognoso !
  E che non si permetta mai più di andare in televisione a dire che lui non ha aumentato le tasse, perché oggi stiamo votando esattamente per fare un aumento di tasse nei confronti di queste persone, che, solitamente, fanno fatica ad arrivare alla fine del mese: è una vergogna da parte di questo Governo !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Come per il mio precedente emendamento, che chiedeva il prolungamento dei termini per il pagamento, con le motivazioni che ho illustrato – perché qui diventa un atteggiamento, una forma assolutamente vessatoria, a questo punto, respingere questa richiesta –, avevo accolto positivamente il sostegno anche delle altre forze politiche di minoranza che lo hanno sottoscritto, quindi anch'io aderisco e chiedo di sottoscrivere l'emendamento presentato dagli altri gruppi e aggiungo la mia firma.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Catanoso 1.109, L'Abbate 1.113 e Busin 1.115, su cui ricordo il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Forza, colleghi, che siamo in votazione, affrettatevi. Calabria... Mi pare che ci siamo... Hanno votato tutti.Pag. 18
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  438   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 1.124, sul quale ricordo il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. In questo, come nel successivo emendamento, noi chiediamo una cosa che dovrebbe essere scontata – ma, purtroppo, in Italia non lo è – ed è la base di uno Stato di diritto, e cioè che, se io ho diritto alla restituzione di una somma da parte dello Stato, devo avere la certezza dei tempi in cui questa somma mi verrà restituita.
  Noi sappiamo che in questo campo le posizioni sono completamente asimmetriche, nel senso che, quando è lo Stato a chiedere la restituzione di una somma, è inesorabile nei tempi, nei metodi e nell'applicazione delle sanzioni, degli interessi passivi e dell'iscrizione a ruolo delle somme dovute; quando, invece, è il cittadino ad aspettarle, non può fare altro che mettersi in attesa e sperare che, prima o poi, lo Stato si decida a riconoscergli quanto dovuto.
  Noi qui ribadiamo un concetto semplicissimo, cioè che si stabilisca una data certa, che siano 60, 90 o 120 giorni, entro la quale il cittadino ha diritto di avere le somme indebitamente versate per quest'IMU, per un errore che non è dovuto certo al cittadino contribuente, ma alla superficialità e al dilettantismo di questo Governo, che fa dei provvedimenti sbagliati, improvvisati e discriminatori e, quindi, il cittadino ha tutto il diritto di vedersi risarcito in tempi certi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Parlo del pastrocchio creato da questo Governo, che ha introdotto l'IMU per alcuni comuni, poi è tornato sui suoi passi, modificando i parametri nuovamente, e, quindi, alcuni comuni poi sono risultati esenti dal pagamento. Nel frattempo, però, alcuni imprenditori agricoli avevano già versato la somma che era stata loro chiesta.
  Cioè, in questa norma raffazzonata, che non ha alcun senso, né capo né coda, come si può non dare una certezza ai contribuenti che hanno versato inizialmente quella somma dovuta e che poi sono risultati esenti ? Già fare impresa in questo Paese è qualcosa di impossibile, vista la schizofrenia dei Governi nel cambio continuo delle norme. Adesso non si dà neanche la certezza di avere il rimborso di quanto in realtà non era dovuto da parte di questi imprenditori: è veramente ridicolo. Qui siamo veramente nella repubblica delle banane !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Finalmente posso intervenire. Che le voglio dire ? Semplicemente che non è possibile, non è accettabile, è inconcepibile che un'azienda, in questo caso per un mancato saldo entro certi termini, rischi di chiudere per credito.
  Qui si apre uno scenario ampio, perché ci sono aziende che aspettano i soldi dalla pubblica amministrazione; ci sono aziende che, per rispettare i regolamenti comunitari, si sono indebitate (vedi chi vuole stare in regola con le quote latte, adesso che finisce questo regime); c’è chi ha pagato Pag. 19l'IMU, ma ora risulta in un regime diverso e, quindi, non la deve più pagare e deve aspettare il rimborso. Intanto, arrivano sempre le tasse, mentre i pagamenti PAC arrivano in ritardo. Che fate voi, che fa il Governo ? Decide, comunque, di andare a riscuotere, cioè, prima pagate e poi vediamo se ve li ridiamo; prima pagate e poi vediamo se ve li ridiamo ! Questo è inaccettabile. È inaccettabile che in un Paese che basa la sua economia sull'agroalimentare, perché è famoso in tutto il mondo, le aziende chiudano per credito. È inaccettabile !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, signora Presidente. Intervengo a sostegno dell'emendamento del collega della Lega Nord.
  Inoltre, vorrei approfittare dell'occasione per salutare e ringraziare alcuni agricoltori del comitato «no IMU», che stanno seguendo i lavori, in questo momento, dalla tribuna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato, lei sa che i ringraziamenti noi li facciamo solo dalla Presidenza e per le scuole, solamente per le scuole, o per le delegazioni straniere.

  MASSIMILIANO BERNINI. Sarebbe bello che la Presidenza potesse associarsi ai ringraziamenti che noi rivolgiamo al comitato «no IMU» al pari delle delegazioni straniere e delle altre autorità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sì, però ci sono delle regole da rispettare.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Su quale articolo del Regolamento ?

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, sull'articolo 8.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, io credo che quanto lei poc'anzi ha annunciato sia una violazione della libertà personale per un gruppo, perché di fatto il collega ha ringraziato personalmente, non a nome della Camera. Pertanto, i ringraziamenti formali seguono la pista che lei ha delineato, ma i ringraziamenti che una persona si sente di dover fare sono una libertà dell'individuo di potere esercitare e di potere dire quello che pensa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Io credo che lei non possa intervenire nel momento in cui stiamo cercando di ringraziare delle persone, che sono venute a manifestare lunedì e, magari, alcune di queste sono oggi in Aula. Stiamo oggettivamente prendendo una deriva, secondo me, pericolosa, perché, se lei dissente dal nostro ringraziamento, lo faccia pure, ma si assuma anche la responsabilità di dovere rispondere a queste persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Crippa, il discorso è che non ci dovrebbe essere l'interazione con chi assiste ai nostri lavori in tribuna.
  Andiamo avanti, se non ci sono altri interventi...

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Di questo abbiamo già parlato. Lei vuole intervenire per dichiarazione di voto sull'emendamento ? Prego.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. A questo punto intervengo sull'emendamento del collega Busin. Io credo sia importante stabilire finalmente un termine, perché è inammissibile poter pensare, ancora una volta, che la serietà di un Governo possa prescindere da un impegno, da un patto Pag. 20scritto, con delle date, per poter ottenere il rimborso di una somma prelevata indebitamente.
  Io credo che sia inammissibile, ancora oggi, dover parlare di crediti di aziende verso la pubblica amministrazione e, ancora una volta, fare finta che all'interno di quest'Aula parlamentare possa passare il concetto che lo Stato possa permettersi di non restituire i soldi ai soggetti che hanno elargito tasse e anticipazioni in maniera eccessiva rispetto a quanto dovuto.
  Io credo che anche il sottosegretario Sesa Amici su questo punto, magari, potrebbe anche migliorare la situazione, cioè stabilire chiaramente un nesso temporale per consentire a queste aziende di poter rientrare di quanto hanno già pagato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.124.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura, Gregori, Colletti, Marotta, Elvira Savino, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  437   
   Votanti  436   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  157    
    Hanno votato no  279    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.122, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza...

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Prego, deputato Gallinella, ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Presidente, intervengo su emendamenti degli altri, perché ho firmato tutti gli emendamenti nostri e, quindi, non posso intervenire. Però, mi piaceva dire che appoggerò questo emendamento e voteremo favorevolmente su questo emendamento perché, mentre nel precedente si chiedeva: «entro novanta giorni», qui siamo un pochetto più restrittivi: «entro sessanta giorni», quindi è anche meglio. Non possiamo non esprimere un parere favorevole a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.122.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gasparini, Laffranco, Fitzgerald Nissoli, Tidei, Stumpo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  432   
   Votanti  430   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  152    
    Hanno votato no  278    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Franco Bordo 1.128, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Su questo emendamento io farò una dichiarazione Pag. 21un po’, se vogliamo, surreale, però auspico davvero che venga respinto.
  Nel momento in cui verrà respinto, questo emendamento sarà uno di quegli elementi che permetteranno, se non è stato permesso per via parlamentare o per via amministrativa, di scardinare questo provvedimento. Infatti, con gli emendamenti precedenti, che noi abbiamo sostenuto e votato, si è prevista una data certa per il rimborso dei pagamenti che non erano dovuti per il 2014. Però vi è una questione di fondo più importante e più grave: il comma 5-bis dispone che i contribuenti, che hanno effettuato versamenti dell'IMU, relativamente ai terreni che risultavano imponibili sulla base del precedente sistema, proposto dal Governo e poi votato da questo Parlamento, e che, per effetto delle disposizioni di cui al decreto in esame, sono esenti (decreto voluto da questo Governo e oggi in fase di approvazione da questo Parlamento), hanno diritto al rimborso da parte del comune di quanto versato o alla compensazione – attenzione – qualora il medesimo comune abbia previsto tale facoltà con proprio regolamento. Noi diciamo ai comuni: siete obbligati ad applicare la legge sulla tassazione IMU sui terreni agricoli con queste modalità, emanate un regolamento che preveda appunto il rimborso o la compensazione per ciò che è stato erroneamente versato, per i rimborsi a cui hanno diritto i contribuenti, ma soltanto qualora il comune, che ovviamente è tartassato, come lo è adesso, da parte dello Stato (magari ce ne sono anche tanti che non prevedono un regolamento di rimborso), abbia previsto ciò, allora gli fate il rimborso. Con l'emendamento si elimina questa previsione al fine di non creare differenziati trattamenti legati alla facoltà esercitata o meno dai comuni di prevedere il rimborso. Qui stiamo inserendo una norma assurda che, ovviamente, crea una disparità. Ad esempio, io sono imprenditore agricolo ed ho versato nel mio comune, il quale, particolarmente sensibile e attento, ha previsto o prevede il regolamento, mentre, magari, l'imprenditore agricolo, con il terreno a fianco al mio, si trova all'interno di un altro comune che invece non lo ha previsto: abbiamo, quindi, due trattamenti assolutamente differenziati. Questa norma, secondo noi, non sta in piedi e sarà senza dubbio impugnata davanti alla giustizia amministrativa. Noi, da legislatori coscienti, riteniamo di proporre al Parlamento una modifica, ma, quasi quasi, ci auguriamo venga respinta, perché sarà uno dei sistemi per scardinare questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, penso che il collega Franco Bordo già saprà che questo emendamento verrà bocciato, quindi lo volevo tranquillizzare, ma voglio far riflettere, appoggiando ovviamente questo emendamento, sul fatto che vi è una violazione dell'articolo 3 della Costituzione: la legge è uguale per tutti, qualche volta, ma, se la legge la scrive il Governo, non è uguale per tutti: questo è un dato di fatto ed è il motivo per cui appoggiamo questo emendamento. Chiaramente, non si può discriminare, con riferimento al rimborso di un agricoltore, in base al fatto che quest'ultimo appartenga ad un comune o ad un altro e, quindi, ci pare logico e comprensibile appoggiare questo emendamento e, qualora i colleghi volessero ridare un'occhiata all'articolo 3 della Costituzione, tanto per rinfrescarsi le idee, avrebbero senz'altro come risultato l'unica cosa saggia e giusta da fare: appoggiare questo emendamento e votare a favore – solo questo – che non costa nulla tra l'altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie Presidente, nel Paese del sottosopra Lupi è ancora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e lei censura una forza politica perché saluta quattro agricoltori che sono Pag. 22venuti qui a trovarci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nel Paese del sottosopra il Partito Democratico blocca la legge anticorruzione e la corruzione che ci sta uccidendo e tassa la terra, qualcosa che ci dà la vita. Ecco, ai quattro agricoltori dico: andate e raccontate che c’è una forza in questo Parlamento che vuole rovesciare l'Italia del sottosopra. Andate e raccontate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente – al di là delle cose che c'entrano poco con il dibattito – l'emendamento è una delle tante proposte che sono state formulate per cercare di correggere questo decreto. A questo punto credo che vada fatto un breve riepilogo della vicenda, perché altrimenti troppo stancamente si trascinerebbe questo dibattito.
  Mi pare che vi siano alcuni punti fermi. Il primo: nel momento in cui il Governo Renzi decide di fare una manovra elettoralistica per vincere le elezioni europee, regala ad alcuni (pochi) italiani 80 euro e deve trovarne degli altri per pareggiare i conti; una delle fonti di finanziamento che vengono trovate sono, appunto, i terreni agricoli montani e via dicendo. Questo è il primo punto, il punto politico di questa vicenda.
  Il secondo punto è che questa non è la prima e, purtroppo, non sarà l'ultima tassa-tributo, a seconda delle specificità, che il Governo Renzi mette sulle spalle degli italiani. Inoltre questa vicenda assume dei contorni di incertezza per la difficoltà di interpretazione di alcune norme. Ma non finisce qui. Le difficoltà interpretative, ma soprattutto la vicenda contabile, penalizzeranno in maniera catastrofica moltissimi comuni italiani, già pesantemente investiti dai tagli delle ultime consecutive leggi di stabilità.
  Su questa vicenda tutti, persino alcuni partiti della maggioranza, hanno da obiettare. Poi, però, gli emendamenti modificativi del testo vengono totalmente respinti. Allora io penso che si debba fare una riflessione di carattere politico su questa vicenda e, se volete, non è neanche una riflessione particolarmente brillante. La verità è che si è individuata nella categoria di alcuni (molti, troppi) agricoltori, una categoria facilmente colpibile, una categoria della quale non si vogliono tenere nella giusta considerazione le istanze. Bene ha fatto chi prima di me ha segnalato come vi sia un forte rischio che alcuni terreni, quelli così pesantemente colpiti, possano finire in mano alla criminalità. Se poi teniamo in considerazione che è di ieri la notizia data dal Ministro Madia – anche se è vero che ne ha dette diverse che poi non si sono rilevate tali e quindi alla fine tutto può capitare – che è nelle intenzioni del Governo sopprimere o accorpare – non è ben chiaro, perché sfugge che si tratta di una differenza di non poco conto – il corpo forestale dello Stato, ovvero l'unico organismo investigativo con le capacità, le esperienze e il know how per poter combattere una serie di reati di natura ambientale, tutto questo rischia di ingenerare una miscela assolutamente esplosiva, dal combinato disposto delle medesime questioni che mi sono permesso di segnalare.
  In conclusione, signora Presidente, questo decreto non è solo un decreto da respingere in toto, ma è anche la cartina di tornasole di quelli che sono i reali intendimenti del Governo Renzi: prendere assolutamente in giro gli italiani, regalando solo ad alcuni 80 euro, e massacrare tutta una serie di categorie, corpi intermedi e ceti sociali che non fanno parte del proprio blocco sociale.
  È per questo che non solo voteremo, ma voteremo convintamente contro questo decreto e, ovviamente, a favore degli emendamenti, compreso quest'ultimo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 23

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie, signora Presidente. Quello che ho sentito adesso in Aula a proposito di questo emendamento, a proposito di alcune cose che sono state dette dal mio collega Di Battista e le risposte che ho sentito fuori microfono da alcuni deputati sono qualcosa di assurdo. Infatti, ho sentito un'espressione: «Allora vai a zappare», come se oggi zappare – fosse qualcosa di indegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come se curare la terra perché gli agricoltori fanno questo: curano la terra – fosse qualcosa che oggi non si deve più fare, perché è qualcosa che sporca.
  Io, in realtà, vorrei dire a queste persone – che forse le mani non le hanno mai avute sporche perché non hanno mai lavorato in vita loro – che quello è forse, anzi è sicuramente, visto che vengo anche da famiglie di contadini, il mestiere più dignitoso di questo pianeta (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, state attenti quando parlate di queste cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vergognatevi ! State veramente distruggendo la categoria più dignitosa di questo Paese. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Franco Bordo 1.128.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni, Massa, Ginefra, Luigi Gallo, Fusilli, Carella, Grassi, Di Lello, Oliverio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  428   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  152    
    Hanno votato no  276.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Latronico 1.134, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e sul quale il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signora Presidente, tra i tanti problemi che questo provvedimento genera, naturalmente con effetti negativi non solo sull'attività di molte realtà agricole del nostro Paese, vi è che esso determina una instabilità della finanza locale che, già di per sé, vive condizioni di assoluta precarietà e di squilibrio, sia sul fronte delle competenze, per effetto delle note restrizioni e dei tagli che ci sono stati in questi anni, sia sul versante della cassa.
  Io credo che questo argomento non debba essere sottovalutato. Tanti comuni – è stato detto, ma questo emendamento ripropone il problema – avranno due questioni. Una è che a fine anno si sono visti imporre una riduzione di un trasferimento su cui contavano e su cui avevano formato i propri bilanci e, quindi, determinato la proiezione delle proprie spese. Non so se questo è un ordine nell'assetto della finanza locale, io credo che sia un contributo al disordine.
  Ma poi c’è un impatto che è di cassa, nel senso che non ci sono le risorse che si attendevano dai trasferimenti e nel senso che la riscossione è aleatoria, come lo stesso Governo ammette quando istituisce un fondo per il riequilibrio. Come faranno questi comuni, che non hanno le risorse su Pag. 24cui contavano, né di competenza né di cassa, e su cui hanno costruito i propri bilanci ?
  Non hanno le risorse di cassa per fronteggiare gli impegni obbligatori e non si provvede a fronteggiare questa condizione di precarietà, che mette migliaia di sindaci nella condizione di dover dichiarare il dissesto. Non è un allarme procurato quello che sto dicendo, è la realtà. Io non so se il Governo ha il senso di responsabilità – e mi riferisco a chi rappresenta il Governo in questo momento – per appurare che queste questioni non sono immaginate, ma sono questioni reali. Noi non solo stiamo determinando una precarietà per migliaia di agricoltori o di proprietari di terreni o di pensionati che si trovano a possedere la terra, che viene tassata senza che in molti casi questa terra produca reddito, ma noi mettiamo una condizione per creare ulteriore squilibrio alla finanza locale che già di per sé vive una condizione di difficoltà. Io sollecito, quindi, il Governo affinché prenda provvedimenti, me lo auguro e lo spero. Diversamente, saremmo costretti, di qui a poco, a prendere provvedimenti, ma non sotto la riflessione del Parlamento, bensì, come accade, sotto l'urgenza di reazioni che si annunciano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie Presidente, volevo fare un esempio: il mio comune è soggetto al piano pluriennale di rientro, ossia dieci anni per rientrare dalla debitoria, riconosciuta attraverso i deliberati del consiglio comunale. A me sono stati tolti, cash, dal mio bilancio, dai soldi che solitamente arrivavano al comune, 362 mila euro. Me li hanno tolti alla fonte. Io ho recuperato, fino ad ora, colleghi, 12 mila euro. Io sono con il piano pluriennale di rientro. Che cosa facciamo ? Facciamo fallire questo comune ? Già di per sé non diamo più servizi perché in qualche maniera sottostiamo al piano di rientro, per cui non comperiamo nemmeno più carta igienica. Ma per questi 350 mila euro che mi mancano, io che cosa faccio ? Vado alle scale di San Giovanni Rotondo, da padre Pio, da sindaco, e mi vado a mettere con le mani così, a chiedere l'elemosina ? Ma vogliamo capire di che cosa siete capaci e di che cosa è stato capace un provvedimento non ragionato ? Io oggi sono con 350 mila euro in meno perché il gettito di chi mi è venuto a pagare ammonta ancora a 12 mila euro. Dovrei recuperare 362 mila euro. A quale santo mi rivolgo ? Io mi sono rivolto a San Pio, però non so se mi ascolterà. È molto probabile che mi ascoltino i cittadini, spero che mi ascoltino. Vorrei che loro mi evitassero un «paliatone», ma la colpa non è mia, è vostra, è di un Governo che non ci sta più con la mente perché acchiappa in maniera indistinta. Non si può accettare un problema di questo tipo senza dire come uno la pensa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, in questi giorni stiamo assistendo da parte del deputato Cera ad un'accalorata e condivisa preoccupazione per le gestioni dei comuni. Io, però, vorrei anche dare una risposta a quei cittadini che si chiedono: ma il deputato Cera fa opposizione o maggioranza ? Vorrei ribadire il concetto che fino ad oggi lui è in una forza che appoggia il Governo. È una forza che lo sostiene; è una forza che, tra l'altro, condivide e sostiene il Ministro Lupi in primis. Pertanto, vorrei anche cercare di dare una spiegazione a quei cittadini che si sentono un po’ smarriti davanti a questo scenario. La situazione è chiarissima: il deputato oggi si sta forse cercando di dare una veste diversa. Speriamo lo faccia con un atto politico lasciando la maggioranza che sostiene il Governo, perché, altrimenti, tutto questo è un teatrino inutile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che non serve a nessuno, se non a confondere quei cittadini che sperano che quelle forze di cui lui fa parte cambino il Paese.Pag. 25
  No, quelle forze di cui lui fa parte oggi governano il Paese e gestiscono il Paese e quindi l'IMU oggi è voluta da quella forza di Governo che è sostenuta dal deputato Cera, perché altrimenti qui sembra che ci sia qualcuno che non sta facendo il ruolo dalla parte giusta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie Presidente, solo per dire che l'onorevole Cera fa parte di un partito che sostiene questo Governo, fa parte di questa maggioranza, ma è profondamente convinto, forse non del tutto a torto secondo la mia personale opinione, che questo provvedimento sia profondamente sbagliato e, quindi, su questo fa una sua personale battaglia contro questo provvedimento che, credo, sui contenuti sia in parte condivisa da molti del gruppo e accusarlo di ipocrisia per il fatto che ha il coraggio di fare una battaglia su un provvedimento del Governo che non condivide, pur non condividendo in generale la politica del Governo, è molto meschino.

  ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Cera, non posso darle di nuovo la parola su questo emendamento, mi dispiace.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Latronico 1.134.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno... Spadoni... Fitzgerald... Lorenzo Guerini... Marzano... Mazziotti Di Celso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  378   
   Astenuti   57   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no  277.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Ricordo che l'emendamento Zaccagnini 1.280 è stato ritirato. Passiamo alla votazione dell'emendamento De Girolamo 1.135, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), mentre i relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie Presidente, solo per chiarire al collega del MoVimento 5 Stelle che mi ha preceduto: io ho difeso in tutte le aule e ho vinto sei cause per il mio sacrosanto diritto di rappresentare la mia comunità. Le ho vinte dal TAR alla Cassazione, dove il tuo partito ha cercato di mandarmi a casa, e in quella funzione, per il rispetto dei cittadini che mi hanno votato, difendo la mia comunità da sindaco, rappresentando quella categoria di sindaci che in silenzio stanno subendo questo provvedimento, e lo sto facendo con la libera coscienza che io posso dare tutto alla politica, ma la coscienza ce l'ho con me e parlo ogni qual volta mi sento in dovere di difenderla.
  L'appartenenza ad un gruppo non significa che non si possa votare con coscienza e anche prendere le distanze da un gruppo a cui mi onoro di appartenere su un singolo problema e, come dire, in modo specifico per questo problema.
  Pertanto non ho proprio nulla, non sono né un ipocrita, anche perché voi sapete come la penso, sono un uomo libero e non sono assolutamente abituato a tenermi quello che penso nella saccoccia. Perciò io non appartengo ad un regime, appartengo al partito e ad un gruppo democratico che in maniera democratica mi fanno esprimere il mio pensiero in assoluta libertà. Non ho impegnato il mio Pag. 26gruppo e ho chiesto anche scusa alla maggioranza a cui appartengo. Dico semplicemente che questo provvedimento, solo questo provvedimento l'ho stigmatizzato e difenderò gli interessi dei miei cittadini e del mio comune, e soprattutto di quei sindaci che oggi non hanno voce.
  Perché non parlate delle centinaia di ordini del giorno che sono stati approvati e vi accorgerete di quanto questo Parlamento sia lontano dalle comunità amministrate, perché questo problema tiene lontane le comunità amministrate. I cittadini non ci capiscono più ed ecco perché, caro collega del MoVimento 5 Stelle, io sono coerente con le mie idee e non ho paura di nessuno, tra le altre cose.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Girolamo 1.135.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Invernizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  360   
   Astenuti   67   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no  259.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 1.136, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Polidori, Sgambato, Camani, D'Uva...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  427   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  272.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Massimiliano Bernini 1.140, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie Presidente, i dati Confagricoltura, quindi, non i dati del MoVimento 5 Stelle, ma di Confagricoltura, dicono che le imprese agricole condotte dai giovani under 35, nel periodo 2010-2014 si sono ridotte del 21,48 per cento. Ora, in questa situazione di disastro economico e di forte crisi, il Governo interviene introducendo una nuova tassa verso le imprese agricole. Ma la cosa che fa più ribrezzo è che l'ipocrita Renzi, che tanto si vantava di essere stato sindaco e, quindi, di essere il sindaco d'Italia, da una parte si fa bello con i cittadini dando 80 euro per le elezioni europee e dall'altra parte mette nei guai proprio i suoi sindaci che devono andare, adesso, sui territori a riscuotere quella tassa che è servita come copertura per gli 80 euro.
  Ma il problema è un altro; il problema è che in questa situazione di forte crisi molte imprese non riusciranno a pagare questo balzello. Molte imprese, che saranno costrette a chiudere, non riusciranno a pagare. Bene, chi coprirà i bilanci degli enti locali che si ritroveranno un mancato gettito, perché non saranno riusciti a riscuotere questa tassa ? I sindaci saranno costretti a tagliare ulteriori servizi ai cittadini.Pag. 27
  Allora vedremo chiudere gli asili nido, vedremo tagliare sempre più servizi legati ai trasporti, sulla sanità, chi coprirà questo mancato gettito ? Il Governo ci deve dare una risposta certa perché non possiamo permetterci neanche di far saltare, di far fallire i nostri comuni. Questo è un provvedimento che deve essere abolito, annullato subito perché è fatto con i piedi, fatto in pura follia, non c’è nessuna ratio su questo decreto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massimiliano Bernini 1.140.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Grillo, Brugnerotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  427   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  272.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Placido ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Parentela 1.141 sul quale vi è il parere contrario di Commissione e Governo e il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente, con questo emendamento vogliamo innanzitutto chiarire la questione relativa all'ISTAT. Questo Governo, introducendo questa folle tassa, ha scaricato tutta la responsabilità sui criteri dell'ISTAT che risalgono a più di vent'anni fa. Noi con questo emendamento che cosa facciamo ? Chiediamo di eliminare eventuali incongruenze ed adottare criteri uniformi di classificazione su tutto il territorio nazionale entro il 31 dicembre 2015 attraverso, appunto, l'ISTAT che provvede ad operare una revisione dell'elenco dei comuni italiani, tenendo conto delle caratteristiche oro-idrografiche, quindi di approfondire lo studio su tutti i rilievi montuosi e poi dei corsi d'acqua che ne derivano, e anche della destinazione delle colture presenti sui differenti terreni. Questo perché non è detto che nei terreni montani non ci siano colture che possano essere più redditizie. Infatti, si va a colpire, per esempio, la cerealicoltura che, di solito, viene coltivata nelle zone pianeggianti. Quindi, con questo emendamento cerchiamo di dare una ratio a quelli che appunto sono i criteri dell'ISTAT e ci auspichiamo che questa Aula voti favorevolmente. Sappiamo che voterà contrario, ma noi ci proviamo lo stesso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parentela 1.141.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Sorial, Frusone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  427   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  157    
    Hanno votato no  270.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Placido ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gagnarli 1.143 sul quale vi è il Pag. 28parere contrario di Commissione e Governo e il parere favorevole dei due relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Grazie Presidente, con questo emendamento chiediamo una cosa molto semplice che, probabilmente, doveva essere fatta prima di introdurre questa tassa; infatti, chiediamo che venga aggiornato l'elenco dei comuni italiani al fine di evitare delle incongruenze e, quindi, che vengano adottati dei criteri uniformi su tutto il territorio nazionale.
  Avremmo evitato numerose proteste da parte degli agricoltori, ma anche da parte dei comuni, se effettivamente la tassa fosse stata introdotta almeno con dei criteri razionali. Invece, come abbiamo visto, è stata introdotta senza alcun senso, e questo ha creato non pochi disguidi e non poche polemiche.
  Addirittura, anche l'ISTAT ha tenuto a precisare che non è lui il colpevole di tutta questa confusione, in quanto quello che suddivide i comuni in base al grado di montanità non è la classificazione ISTAT ma l'esito dell'applicazione dell'articolo 1 di una legge del 1952; elenco che doveva essere aggiornato da una commissione censuaria centrale istituita presso il Ministero delle finanze ma che una legge del 1990 ha abrogato, impedendo di fatto la possibilità di aggiornare la classificazione.
  Quindi, effettivamente, è una cosa assurda che sia stata abrogata una legge che poteva permettere l'aggiornamento della classificazione e che siano stati comunque usati questi criteri ISTAT malgrado siano vecchi (risalgono agli anni Cinquanta) per andare poi ad aggiustare un pastrocchio che era stato fatto con il decreto ministeriale del novembre 2014. Si è trovato un ulteriore metro di classificazione per modificare un metro di classificazione sbagliato, che era quello di novembre, che praticamente andava a colpire la quasi totalità dei comuni e, quindi, imponeva il pagamento dell'IMU a tutti i comuni.
  Con il decreto che stiamo oggi votando si è cercato di migliorare la situazione, ed effettivamente i comuni che andranno a pagare saranno meno, ma non per questo è giustificabile, in quanto, comunque, la classificazione non è corretta, perché vi sono comuni definiti parzialmente montani che in realtà non lo sono e altri che lo sono e si è così creata una conflittualità tra i comuni. Penso che sia nella logica di ogni Governo controllare prima i criteri con cui vengono fatti i decreti e le leggi, per non creare poi ricorsi e disguidi e ancora più arrabbiatura – che è comprensibile –, sui territori, nei loro sindaci.
  Rifacendomi anche all'intervento del collega, leggevo proprio qualche giorno fa dei sindaci del Valdarno che chiedevano con una lettera – penso l'ultima, non so quante lettere siano state scritte in questi giorni al Primo Ministro – di rivedere questa norma iniqua, di valutare questa norma che li mette in seria difficoltà. Non so con quale coraggio e con quale forza continuano a protestare, quando abbiamo visto che vi sono un Governo e una maggioranza sordi alle loro richieste. Quindi, faccio appello che quando si fanno delle leggi si facciano con criteri giusti e non così a casaccio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gagnarli 1.143.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mauri, Alberti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  436   
   Votanti  435   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  160    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 29

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cancelleri 1.01 (parte ammissibile), con parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio), e favorevole dei due relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Farina, Amoddio, Grillo, Mongiello, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  439   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  159    
    Hanno votato no  280.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Riccardo Gallo 1-bis.2, con parere contrario di Commissione, Governo, dei due relatori di minoranza e della V Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Grazie Presidente, intervengo solo per giustificare il voto contrario del MoVimento 5 Stelle. Noi siamo per esentare tutti i comuni dal pagamento dell'IMU, ma questo emendamento, che mette sopra ogni comune, la provincia di Agrigento, ci sembra effettivamente un po’ troppo spudorato. Quindi, per questo voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Io, a differenza della mia collega, invece invito il presentatore Gallo a dare motivazione di questo emendamento, perché forse non l'abbiamo capito noi del MoVimento 5 Stelle. Quindi, noi chiediamo al primo firmatario, onorevole Gallo, per quale ragione si voglia esentare Lampedusa – ed è giustissimo, ed è sacrosanto –, ma per quale ragione si debba esentare anche il comune di Agrigento noi proprio non lo capiamo. Quindi, chiediamo una spiegazione, ed invitiamo il primo firmatario Gallo ad un intervento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Riccardo Gallo 1-bis.2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  443   
   Votanti  423   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato   63    
    Hanno votato no  360.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  In tribuna sono presenti gli studenti e i docenti della 5 A dell'Istituto superiore «Lorenzo Lotto» di Trescore Balneario, in provincia di Bergamo (Applausi). A loro va il saluto dell'Assemblea. Grazie di essere venuti a trovarci.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Paglia 1-bis.03, con parere contrario di Commissione e Governo, favorevole Pag. 30dei due relatori di minoranza, e contrario della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Di Lello, Invernizzi, Nicchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  446   
   Votanti  445   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  159    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Busin 1-bis.0250, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Ha chiesto di parlare il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, lo ritiro perché lo considero ricompreso in un ordine del giorno verso il quale il Governo ha dimostrato una certa disponibilità.

  PRESIDENTE. Sta bene.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, leggiamo adesso dalle agenzie le dichiarazioni del Ministro Lupi, il quale vorrebbe venire in Parlamento a riferire delle indagini in corso per quanto riguarda le grandi opere. Quindi le facciamo presente la richiesta da parte del gruppo Lega Nord di poter sentire quanto vuole chiarire e anche così che i deputati possano farsi un'opinione chiara sulla vicenda e sentire il primo possibile il Ministro Lupi all'interno di questo ramo del Parlamento.

  FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, crediamo anche noi che sia opportuno che il Ministro Lupi possa venire in Aula a riferire e a chiarire la sua posizione, lo ha annunciato sulle pagine dei giornali, è una sua volontà e credo che sia soprattutto diritto del Parlamento sapere dal Ministro quali sono le motivazioni che hanno condotto a una pratica che davvero è assolutamente preoccupante e soprattutto che riguarda una delle grandi questioni sulle quali si è incentrato il Governo in questi ultimi mesi. Io voglio ricordare lo «sblocca Italia», voglio ricordare come le grandi opere fossero una cosa prioritaria nell'agenda del Governo e quindi il fatto che quella materia oggi sia sotto l'occhio della magistratura è un aspetto che inficia notevolmente anche i decreti che il Governo ha portato con tanta volontà all'interno della Camera. Per questo riteniamo sia opportuno che il Ministro quanto prima possa venire a riferire alla Camera.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, secondo il MoVimento 5 Stelle il disastro Lupi Incalza, Ministero dei trasporti, avvocato Titta Madia, è una tragedia annunciata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Esserci opposti allo «sblocca Italia» era soltanto ovviamente il preludio a quello che sapevamo sarebbe naturalmente accaduto. Il Ministro Lupi già ha avuto troppo spazio per parlare, già ha parlato troppo sui giornali, già ha fatto Pag. 31troppi disastri nel suo Ministero. Noi del MoVimento 5 Stelle chiediamo soprattutto che venga «spinta» la calendarizzazione della mozione di sfiducia verso il Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), questa è l'unica cosa che va fatta se il Ministro non ha intenzione di presentare le sue dimissioni, che sarebbe un gesto e un atto di dignità. Oggi deve venire naturalmente al question time, noi ci faremo trovare tutti presenti e avremo una bella chiacchierata con il Ministro che ci darà le sue risposte. Vedremo in quella sede cosa dire. Queste discolpe scritte dagli avvocati, dall'avvocato Titta Madia per poi riferire qui in Parlamento le sue difese personali onestamente non vanno bene proprio per nessuno. Il Ministro Lupi deve dimettersi subito (Applausi dei deputati del gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Come sapete oggi c’è il question time, il Ministro Lupi sarà presente e comunque le richieste che avete fatto le porterò anche all'attenzione della capigruppo, per poi organizzarci con il Governo. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Busin 1-bis.0251, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Busin 1-bis.0251.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ruocco, Tancredi, Fanucci, Tripiedi, Malpezzi, Giammanco, Pagano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  441   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  159    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Paglia 1-bis.01, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  433   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no  279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, con questo emendamento fondamentalmente noi denunciamo quello che è lo schema tipico del Governo Renzi, che di solito dà a una categoria sociale e toglie a un'altra e fa una specie di gioco di prestigio. Qui, in questo caso, lo schema raggiunge il suo apice, con una caratteristica quasi parossistica perché si fa una leggera concessione agli agricoltori, attenuando il dispositivo sull'IMU agricola e un'importante parte di questa copertura si trova togliendo agli stessi agricoltori un contributo che si era dato in modo indiretto, consentendo loro Pag. 32di detrarre il 50 per cento del costo dei braccianti agricoli assunti a tempo determinato per i lavori stagionali.
  Denunciamo questo modo di fare che non so neanche come definire, se truffaldino o dilettantistico, ma comunque assolutamente impresentabile da parte del Governo che qui raggiunge la sua massima espressione in questo senso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 2.1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 12,30)

  Fanucci, Alberti, Carloni, Bianconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  437   
   Votanti  436   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  153    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Parentela 2.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, con il presente emendamento si provvede a modificare la copertura finanziaria del decreto in esame in modo da non far gravare l'onere del decreto sugli stessi agricoltori. In particolare, sopprimendo il comma 1, si provvede a ripristinare le misure a favore dell'agricoltura previste rispettivamente dall'articolo 5, commi 13 e 14 del decreto n. 91, il famoso «decreto competitività».
  Allora, questo Governo cosa fa ? Approva questo «decreto competitività», dà questa possibilità agli agricoltori per quanto riguarda l'IRAP, pone la questione di fiducia e poi, dopo un po’ di mesi, cancella questa norma.
  Quindi, oltre al danno anche la beffa, perché viene tolto questo sgravio fiscale e poi si introduce l'IMU.
  Allora, tornando nello specifico dell'emendamento, parliamo dell'applicazione al 50 per cento delle deduzioni ai fini IRAP, attualmente applicabili ai lavoratori a tempo indeterminato, anche ai lavoratori straordinari, sempre in agricoltura, che lavorano per almeno 150 giornate all'anno, e dell'articolo 1, commi 20 e 25, della legge n. 190 del 2014, ovvero l'estensione della deducibilità del costo del lavoro anche ai lavoratori stagionali in agricoltura che lavorano per almeno...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Parentela. Onorevole Rabino, onorevole Rabino, grazie. Prego.

  PAOLO PARENTELA. ... che lavorino per almeno 150 giornate all'anno. Quindi, prima si introduce questa agevolazione, poi si toglie e dopo non basta ancora l'ennesima bastonata, con l'IMU sui terreni agricoli.
  Ora, io mi chiedo con quale coraggio si va a parlare in Expo, a parte che ancora non abbiamo visto il Ministro dell'Expo, Martina, qui in Aula e questo è davvero grave, Presidente...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Parentela. Onorevole Palese, non ci si metta anche lei, gentilmente. Prego.

  PAOLO PARENTELA. Abbiamo richiesto ieri la sua presenza, ma non è venuto. Oggi non è ancora in Aula e questo è gravissimo. Si tratta proprio di questo Governo e di questo Ministro, che sta facendo di tutto per rovinare, appunto, il settore primario di questo Paese. Io voglio ricordare con quale coraggio ci presentiamo all'Expo proprio quando andiamo a tassare la terra, andiamo a tassare chi produce il cibo, chi nutre il Paese.Pag. 33
  Inoltre, vorrei ricordare con quale faccia ci presentiamo ad Expo, parlando di tutela del made in Italy, quando ancora questo Governo non ha risolto il problema dell'etichettatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Addirittura, questo Governo è stato capace di non reintrodurre l'obbligo in etichetta per lo stabilimento di produzione e ancora abbiamo il coraggio di parlare all'Expo di tutela del made in Italy ?
  Poi, aggiungo un'altra cosa. Sempre lo stesso Governo va a depenalizzare, invece di lottare contro la contraffazione agroalimentare, i seguenti reati: introduzione nello Stato e commercio di prodotti falsi; vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine; commercio di sostanze alimentari nocive; contraffazione di indicazioni geografiche o denominazione di origine dei prodotti agricoli. Stiamo facendo di tutto per rovinare il settore primario di questo Paese. Dovete solamente vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parentela 2.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Tancredi, Grillo. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  281.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pannarale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 2.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Romele, Mazzoli, Segoni. Longo ha votato; ancora no; adesso sì. Onorevole Ciracì, acceleriamo le procedure di votazione. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  433   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco Dis. 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Capua...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  432   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  149    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 34

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco Dis. 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fontana, Oliverio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  435   
   Votanti  434   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  150    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco Dis. 1.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, questi emendamenti sono riferiti al fatto che in questo provvedimento, diretto a creare una tassazione sulle terre agricole – certo il PD dice che limita la tassazione, in realtà la tassazione aumenta per i proprietari di terre agricole – in questo cosiddetto veicolo viene inserita una norma che dà al Governo una possibilità in più per continuare il proprio lavoro sulla delega fiscale. Noi sulla delega fiscale abbiamo lavorato parecchio in Commissione e anche qui in Aula e abbiamo dato una possibilità al Governo, ossia quella di fare delle leggi interessanti e giuste per tutti i cittadini. Ora il Governo ha preso un po’ troppo tempo nel fare questa azione e, guarda caso, solo ora ci dice che, a breve, consegnerà un gran numero di decreti legislativi, con questo mettendo in condizioni precarie la Commissione finanze, che dovrà esaminare un gran numero di decreti legislativi tutti assieme; logicamente il tempo che riuscirà a dedicare per un'analisi attenta e approfondita sarà veramente scarso. Quindi, cosa è successo ? È successo che il Governo ha chiesto una proroga, una proroga per poter emanare nuovi altri decreti legislativi. Ora, secondo noi, il Governo ha avuto tutta la possibilità di riuscire a svolgere la delega fiscale nel migliore dei modi, purtroppo, questo non l'ha fatto e, quindi, ci chiede – e fa finta che a chiederlo sia il Parlamento – una proroga, una proroga di diversi mesi. Ecco, Presidente, non siamo d'accordo. Anzitutto, non siamo d'accordo sul fatto che il Governo abbia una proroga nell'esercitare questa delega, perché secondo noi il tempo l'ha avuto e, se non è stato in grado di farlo fino ad ora, non dovrebbe avere tempo aggiuntivo per riuscire a svolgere un compito che la Camera e il Senato gli hanno dato in precedenza. Ma poi non ci piace neanche il metodo, perché andare ad agire su un decreto-legge e dare una proroga ad una legge delega secondo noi è sbagliato, ed è sbagliato anche secondo quanto dice la Costituzione agli articoli 76 e 77. Una delega può essere modificata con un'altra legge vera e propria, non con un decreto-legge convertito in legge da quest'Aula. Ebbene, noi siamo del tutto contrari. In più, siamo anche contrari alla cosiddetta poco attenta definizione sui tempi, in quanto non solo vengono dati novanta giorni in più per questi nuovi decreti legislativi, bensì viene dato un periodo incerto riferito al tempo rispetto al quale verranno portati in Commissione i vari decreti legislativi. Ebbene, secondo noi, questo tempo è un tempo incerto, secondo noi una legge dovrebbe essere innanzitutto definita in modo più attento. Non ci piace questo modo di agire. Presidente, su parti della legge delega confidavamo che il Governo potesse fare veramente un bel lavoro, purtroppo così fino ad ora non è stato, bensì abbiamo avuto molti esempi di tentativi di cattiva gestione amministrativa, di cattiva gestione Pag. 35politica di molti provvedimenti, come ad esempio quello che è successo a Natale con la famosa «manina» del 3 per cento.
  Ecco, noi il rischio che qualcosa del genere possa ripetersi lo sentiamo e lo sentono veramente tutti i cittadini italiani. La legge delega deve essere svolta in modo completo, ma non grazie a proroghe che rendono quanto meno indefinito il termine per l'attuazione di questa legge delega.
  Secondo noi va fatto veramente uno sforzo per riuscire a stare nei tempi, non è giusto che adesso vengano dati dei tempi in più per poter fare altre cose, soprattutto perché i tempi sono stati gestiti male, visto che, ad oggi, è stata attuata solo una piccola parte della delega fiscale, non nella sua interezza.
  Presidente, non vi tedio ancora oltre, però veramente siamo dispiaciuti di questo modo di agire da parte della maggioranza di questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. A supportare quanto diceva poc'anzi il collega Pesco, vorrei anche riportare a quest'Aula il parere del Comitato per la legislazione, perché, difatti, non è il MoVimento 5 Stelle che sostiene che questa proroga non si possa fare. Il Comitato per la legislazione ritiene che, sotto il profilo dei limiti di contenuto del decreto-legge e dell'efficacia del testo per la semplificazione e il riordinamento della legislazione vigente: si sopprimono le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 2 del disegno di legge di conversione, in quanto il limite posto dalla articolo 15, comma 2, lettera a), secondo cui al il Governo non può, mediante decreto-legge, conferire deleghe legislative ai sensi dell'articolo 76 della Costituzione, si interpreta per costante giurisprudenza del Comitato come volto ad impedire che nel testo possano confluire disposizioni che incidono, in via diretta o indiretta, sulle modalità di esercizio di deleghe legislative.
  Questo è chiaramente un parere del Comitato per la legislazione che deve essere rispettato, altrimenti sopprimiamo il Comitato per la legislazione, perché svolge una funzione della Camera che non viene mai tenuta in considerazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco Dis. 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra... Colleghi, vi pregherei di accelerare gentilmente... Onorevole Palmieri, soprattutto lei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  437   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Questo emendamento che abbiamo respinto, colleghi – lo dico soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle e al collega Pesco –, è il primo di tre emendamenti a scalare. Quindi, noi abbiamo votato il primo, non votiamo il secondo, e passiamo direttamente al terzo, che è l'emendamento Pesco Dis. 1.6.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco Dis. 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 36

  Migliore, Garavini, Donati, Paola Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  433   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  278.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco Dis. 1.7.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Il fatto è che, secondo noi, se proprio si vuole dare una proroga, la proroga deve essere ben precisa. Non si può recriminare rispetto alla Commissione per il tempo di cui ha bisogno per potere esaminare un decreto legislativo. Questo, infatti, viene fatto in questa proroga, nel senso che viene detto che, se la Commissione ha bisogno del tempo necessario per potere svolgere il proprio esame e, guarda caso, si è vicini alla scadenza della proroga, viene dato tempo ulteriore a questa delega fiscale.
  Secondo noi questo non è corretto. Secondo noi i decreti legislativi vanno presentati prima della scadenza della proroga e basta, dando alla Commissione il tempo giusto e corretto per un esame approfondito, serio e completo. Non esiste che venga data una proroga, che a sua volta si divide in due parti. Secondo noi una proroga, se proprio volete darla, va data in modo preciso fin dall'inizio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Mi riferisco a quanto riportavo prima. In realtà il Comitato per la legislazione conclude dicendo che, di fatto, non si può andare verso la cosiddetta tecnica dello scorrimento e fare sì che con un decreto noi prolunghiamo una scadenza di una legge delega.
  Io le sottopongo il problema, Presidente, in modo tale che lei possa eventualmente ritenere opportuno o meno sollecitare questa questione alla Presidente della Camera. Infatti, se il Comitato per la legislazione serve per fare dei fascicoli, che poi non vengono neanche utilizzati per l'incenerimento degli stessi all'interno del camino, credo che fondamentalmente non stiamo tenendo in considerazione un organo della Camera dei deputati, che ha un compito ben preciso, se quel compito era di segnalare le anomalie all'interno dei testi normativi e dei decreti. Tengo a precisarlo: se non serve, a questo punto sopprimiamolo, perché almeno anche i colleghi che ci lavorano evitano di lavorarci ed evitano di scrivere cose sancite per legge, mentre comunque il Governo va avanti come un treno. La Presidente della Camera avalla questo tipo d'impostazione, a mio avviso, nel momento in cui non recepisce il parere del Comitato per la legislazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, colgo l'occasione di quest'emendamento per intervenire con parole chiare. Questo dibattito, che è stato ricco, grazie anche al lavoro dei colleghi dell'opposizione, ha evocato alcuni luoghi comuni come diversificazione, semplificazione con qualche richiamo ideologico, lo comprendo. Questo provvedimento è diventato più estensivo e inclusivo grazie al lavoro del Parlamento.
  I comuni del tutto esenti dal pagamento dell'IMU passano da 1.498 a 3.456. Abbiamo esenzioni per 655 comuni parzialmente svantaggiati. Abbiamo una franchigia di 200 euro per i comuni della collina svantaggiata, fino a ieri associata a pianura. I comuni che beneficiano di questa agevolazione sono, pertanto, 5.500. Mi Pag. 37chiedo, e lo chiedo a tutti voi: 200 euro sono pochi ? Questa franchigia indica che l'80 per cento delle aziende nei terreni svantaggiati sarà esentato dal pagamento dell'IMU, otto aziende su dieci ritornano al regime in vigore prima del novembre 2014.
  Questa detrazione da sola consente, per esempio in Piemonte, di tenere fuori dal tributo superfici che vanno da 3,8 ettari di seminativo, 21 ettari di bosco, 3,7 ettari di prato irriguo, 3 ettari di vigneto. Nel Lazio parliamo di 10 ettari di seminativo, 38 ettari di bosco, 2,3 ettari di frutteto e 8 ettari di vigneto o di uliveto. In Calabria parliamo di 1,7 ettari di orto irriguo, 3,2 ettari di uliveto o 3 ettari di vigneto. I numeri sono veramente eloquenti e inequivocabili.
  Del resto, basta riguardare i titoli dei giornali di questi giorni, studiare i numeri e i contenuti: nel nostro Paese sta cominciando a soffiare il vento della crescita.
  Lo evidenziano i maggiori istituti nazionali, dall'ISTAT a Bankitalia, fino alla Confindustria. Di germogli della ripresa parla il Sole 24 Ore, che non mi pare sia il quotidiano dei soviet. Gli italiani mostrano più fiducia. L'ISTAT rileva che l'indice che misura l'ottimismo a febbraio è salito a 110,9 punti, era pari a 104 punti a gennaio: il dato migliore da giugno 2002. Dopo anni di stasi tornano ad aumentare i mutui (più 30 per cento). In agricoltura aumenta il valore della ricchezza prodotta. Cresce l’export, si sviluppa l'occupazione e aumentano le imprese condotte da giovani.
  È vero, contribuendo alla copertura del bonus IRPEF di 80 euro, il comparto agricolo ha concorso a sostenere questa prima fase di ripresa. Vi sembrano pochi 80 euro ? Andatelo a chiedere a un giovane che ne guadagna 600 al mese; chiedetelo a una professoressa che ne guadagna a malapena 1.300 al mese. Oggi continuiamo su questa strada. Ridistribuiamo il carico da chi sta peggio a chi sta meglio. Non è una patrimoniale, ma una premialità all'agricoltura attiva, a chi vive del lavoro della terra.
  Abbiamo tutto in questo provvedimento ? No, non credo. Dopo la conversione del decreto-legge, dobbiamo continuare a lavorare e la strada è quella che passa per un cantiere comune, con le categorie, gli agricoltori, il mondo del lavoro e quello delle imprese. Dobbiamo stabilire obiettivi chiari e condivisi. Partiamo dai contenuti del parere della Commissione agricoltura, che è una buona base di partenza. Cosa vi impedisce di dare credito ad un metodo di lavoro partecipato ? Lo abbiamo fatto già nel passato, tutti assieme e con successo, togliendo l'IMU sui fabbricati rurali.
  Il lavoro del Governo e del Parlamento ha recepito nuove istanze di equità in questo provvedimento. Ora dobbiamo andare avanti, individuare nuovi modi per sostenere le fasce deboli, anche quelle dell'agricoltura e, con esse, la domanda interna. È un'occasione che dovete raccogliere anche voi, assieme, con coraggio e determinazione, perché da questa sfida dipende il futuro della nostra agricoltura e, soprattutto, del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, sono felice che un collega del PD della Commissione agricoltura sia intervenuto in questo dibattito che riguarda l'IMU agricola per ripetere quello che ci siamo sentiti dire in Commissione.
  Io intervengo ovviamente perché esprimo, comunque sempre come gruppo, un parere contrario a questa tassa che ha messo il Governo. Si cerca in qualche modo....

  PRESIDENTE. Lei, per l'esattezza, sta parlando a titolo personale.

  FILIPPO GALLINELLA. Sì, sì, Presidente, a titolo personale.

  PRESIDENTE. Siccome lei ha detto: «come gruppo», come gruppo ha parlato l'onorevole Pesco.

Pag. 38

  FILIPPO GALLINELLA. Penso che i miei colleghi potranno intervenire ripetendo comunque queste parole. Ci è stato detto che, comunque sia, il provvedimento è stato migliorato con il passaggio al Senato, quel Senato, quel bicameralismo perfetto che qualcuno vuole togliere, lo ricordo sempre. Il provvedimento è stato migliorato un po’, però noi non siamo contenti. Prima non c'era questa tassa, è stata messa per coprire lo spot elettorale degli 80 euro, che non è vero che vanno ai redditi più bassi, intervengo per ribadirlo. Infatti, i coltivatori diretti in pensione non lo prendono.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FILIPPO GALLINELLA. Quindi, Presidente, ci opporremo, per quanto possibile, a questa tassa. Non vogliamo far decadere questo decreto-legge, lo abbiamo detto...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Gallinella.

  FILIPPO GALLINELLA. ... perché è migliorativo, ma non basta e, quindi, continueremo, anche nel futuro tavolo di concertazione, a cambiare le cose.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, a titolo personale, ritengo che il mio gruppo possa continuare ad esprimere una posizione negativa nei confronti di questo provvedimento. Si tratta di un provvedimento iniquo e ingiusto. Mi dispiace veramente – anche conoscendo le capacità del capogruppo in Commissione agricoltura Oliverio, che mi ha anticipato – che non ci sia stata la volontà in Parlamento di modificare questo provvedimento.
  Dal nostro punto di vista, questo provvedimento non è stato migliorato al Senato, assolutamente. La questione dei 200 euro non può essere considerata un miglioramento.
  Il provvedimento è iniquo e ingiusto e noi continueremo ad avversarlo, non soltanto in queste Aule, ma anche nel Paese.

  PRESIDENTE. Onorevole Franco Bordo, lei, ovviamente, ha parlato a nome del gruppo, perché a titolo personale si parla dopo che interviene qualcuno a nome del gruppo. Se nessuno parla a nome del gruppo, è difficile intervenire a titolo personale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Presidente, solo un attimo per rispondere a quanto detto dal collega Oliverio. Basta prendersi in giro e basta arrampicarsi sugli specchi. Quando si parla di strumenti per contrastare la povertà, non possiamo ovviamente riferirci a questi miseri 80 euro. Ripeto che si tratta solo di uno spot elettorale, che non è servito a nessuno, sicuramente nemmeno alle persone più povere.
  L'unico strumento che abbiamo proposto per la lotta contro la povertà si chiama «reddito di cittadinanza» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, basta prendere in giro gli italiani !
  E poi, Presidente, concludendo, a me dispiace che alcuni parlamentari del Partito Democratico continuino ad arrampicarsi sugli specchi, facendoci digerire questa pillola amara. C’è stato il contentino al Senato e, poi, dicono che ci sarà un tavolo di concertazione.

  PRESIDENTE. Grazie.

  PAOLO PARENTELA. Allora, basta tavoli di concertazione, siete al Governo e, quindi, qui si tratta...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Parentela.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco Dis. 1.7, con il parere contrario Pag. 39della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Taricco, Vitelli, Baroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  415   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni e il deputato Matarrelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. La deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2915)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2915).
  Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione degli ordini del giorno Pesco n. 9/2915/23, Parentela n. 9/2915/24, L'Abbate n. 9/2915/26, Benedetti n. 9/2915/27 e Speranza n. 9/2915/61.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Crippa n. 9/2915/1, a condizione che sia riformulato cancellando le parole: «entro sei mesi dalla data di conversione in legge del presente decreto». Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Catanoso n. 9/2915/2 e Segoni n. 9/2915/3, mentre esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Prodani n. 9/2915/4, Turco n. 9/2915/5 e Rizzetto n. 9/2915/6, a condizione che siano riformulati aggiungendo all'inizio dell'impegno le parole: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Barbanti n. 9/2915/7, Bechis n. 9/2915/8, Artini n. 9/2915/9, Mucci n. 9/2915/10, Baldassarre n. 9/2915/11, Rostellato n. 9/2915/12 e Terrosi n. 9/2915/13.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mongiello n. 9/2915/14, a condizione che sia riformulato eliminando, dopo le parole: «ad adottare», all'inizio dell'impegno, le parole: «in tempi certi e possibilmente immediati» e dopo la parola: «sostegno», nella seconda parte dell'impegno, eliminare la parola: «tributario».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Sani n. 9/2915/15, a condizione che sia riformulato aggiungendo all'inizio dell'impegno le parole: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Pastorelli n. 9/2915/16 e Dallai n. 9/2915/17.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Sanna n. 9/2915/18, a condizione che sia riformulato cancellando l'ultimo capoverso dell'impegno, ossia dalle parole: «a considerare» fino alle parole: «in esame».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/2915/19 purché sia riformulato aggiungendo «a valutare l'opportunità di». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Alberti n. 9/2915/20, mentre il Governo esprime parere favorevole Pag. 40sull'ordine del giorno Ruocco n. 9/2915/21. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Pisano n. 9/2915/22. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Pesco n. 9/2915/23 (Nuova formulazione) e Parentela n. 9/2915/24 (Nuova formulazione). Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Gallinella n. 9/2915/25 mentre esprime parere favorevole sugli ordini del giorno L'Abbate n. 9/2915/26 (Nuova formulazione), Benedetti n. 9/2915/27 (Nuova formulazione), Gagnarli n. 9/2915/28, e Taricco n. 9/2915/29. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Arlotti n. 9/2915/30 purché sia riformulato sopprimendo la parte iniziale del dispositivo dalle parole «a esentare» sino alla parola «nonché».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno De Girolamo n. 9/2915/31 purché sia riformulato aggiungendo «valutando la possibilità che» al posto di «prevedendo che». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gasperini n. 9/2915/32 mentre il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Oliverio n. 9/2915/33 purché sia riformulato sopprimendo il terzo paragrafo del dispositivo per intero dalle parole «considerare, in ragione d'anno» fino alle parole «del decreto legge in esame».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cenni n. 9/2915/34, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Venittelli n. 9/2915/35 purché sia riformulato sostituendo la parola «il reddito» con le parole «la capacità contributiva».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Piazzoni n. 9/2915/36 e Allasia n. 9/2915/37. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Simonetti n. 9/2915/38, Caparini n. 9/2915/39 e Rondini n. 9/2915/40.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Guidesi n. 9/2915/41 e Grimoldi n. 9/2915/42 purché siano riformulati aggiungendo «a valutare l'opportunità di». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Molteni n. 9/2915/43, mentre esprime parere contrario sugli ordini del giorno Gianluca Pini n. 9/2915/44, Invernizzi n. 9/2915/45, Fedriga n. 9/2915/46 e Busin n. 9/2915/47.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Fabbri n. 9/2915/48 e Di Lello n. 9/2915/49. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ribaudo n. 9/2915/50 purché sia riformulato aggiungendo «a valutare l'opportunità di». Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Fragomeli n. 9/2915/51, Lavagno n. 9/2915/52 e Antezza n. 9/2915/53. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Albanella n. 9/2915/54 mentre il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Moscatt n. 9/2915/55. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Latronico n. 9/2915/56 mentre il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Palese n. 9/2915/57 purché sia riformulato sopprimendo la parola «tributario» dopo la parola «sostegno».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cova n. 9/2915/58 purché sia riformulato aggiungendo le parole «a valutare l'opportunità di». Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Pagano n. 9/2915/59, Capodicasa n. 9/2915/60 e Speranza n. 9/2915/61 (Nuova formulazione).
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Battaglia n. 9/2915/62 purché sia riformulato sopprimendo dopo la parola «fitopatie» sino alla fine e sostituendola con le parole «sostegni e contributi parametrati all'entità del danno».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Plangger n. 9/2915/63, Gitti n. 9/2915/64, Schirò n. 9/2915/65, Capezzolo n. 9/2915/66 mentre il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Franco Bordo n. 9/2915/67 e Pannarale n. 9/2915/68. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/2915-A/69, mentre il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Zaccagnini n. 9/2915/70 e Covello n. 9/2915/71, purché siano riformulati Pag. 41aggiungendo «a valutare l'opportunità di». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Scotto n. 9/2915/72 mentre il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Paglia n. 9/2915/73, Caruso n. 9/2915/74, Sberna n. 9/2915/75 e Fitzgerald Nissoli n. 9/2915/76. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Attaguile n. 9/2915/77 purché sia riformulato aggiungendo «a valutare l'opportunità di». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Anzaldi n. 9/2915/78.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fiorio n. 9/2915/79 a condizione che sia riformulato inserendo la formula: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cani n. 9/2915/80.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Burtone n. 9/2915/81 e Carella n. 9/2915/82 a condizione che siano riformulati inserendo la formula: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Marrocu n. 9/2915/83, Riccardo Gallo n. 9/2915/84, Faenzi n. 9/2915/85 e Russo n. 9/2915/86.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Famiglietti n. 9/2915/87 a condizione che sia riformulato inserendo la formula: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Matarrelli n. 9/2915/88 e Ricciatti n. 9/2915/89, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Amato n. 9/2915/90.

  PRESIDENTE. Bene, la ringrazio, passiamo, quindi, ai voti.

  CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, come gruppo del Partito Democratico, accettiamo tutte le proposte di riformulazione dei nostri ordini del giorno e non chiediamo la votazione degli stessi.

  PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Crippa n. 9/2915/1, accettato dal Governo, purché riformulato.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, se non ho compreso male...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Crippa.
  Adesso i sottosegretari devono seguire i lavori, per favore. L'onorevole Crippa sta parlando.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, sottosegretario, volevo comprendere se la riformulazione sarebbe di espungere da: «ad adottare», ma lasciando un limite temporale, oppure: «a valutare l'opportunità di», e quindi cancellando qualsiasi riferimento temporale alla richiesta.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La riformulazione riguarda solo l'inciso temporale, quindi, rimarrebbe: «ad adottare iniziative normative volte ad estendere (...)» e via di seguito. Quindi scomparirebbe: «entro sei mesi dalla data di conversione in legge del presente decreto». Questa è la parte riformulata, con eliminazione dell'inciso.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, accolgo positivamente la riformulazione, diciamo che facciamo un passo avanti rispetto a quello fatto nella legge di stabilità in cui la riformulazione era: «a valutare la possibilità di adottare», oggi siamo arrivati a: «ad adottare». Quindi, magari per la fine della legislatura riusciremo a fare qualcosa.

  PRESIDENTE. Portiamo fiducia, onorevole Crippa.Pag. 42
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso n. 9/2915/2, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Segoni n. 9/2915/3, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Prodani n. 9/2915/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Turco n. 9/2915/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbanti n. 9/2915/7, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bechis n. 9/2915/8, accettato dal Governo.
  Ho saltato Rizzetto, ma non è una cosa voluta... Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rizzetto n. 9/2915/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Artini n. 9/2915/9, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mucci n. 9/2915/10, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baldassarre n. 9/2915/11, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rostellato n. 9/2915/12, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Terrosi n. 9/2915/13, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mongiello n. 9/2915/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sani n. 9/2915/15, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pastorelli n. 9/2915/16, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dallai n. 9/2915/17, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giovanna Sanna n. 9/2915/18, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/2915/19 accettato dal Governo, purché riformulato.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie Presidente, accolgo la riformulazione da parte del Governo, però, intervengo brevemente, due parole, perché vorrei sollevare il caso: molti sindaci segnalano il fatto che l'IMU sui terreni agricoli delle aziende agricole afferenti a organismi extraterritoriali non è esigibile; quindi, per esempio aziende agricole afferenti al Sacro ordine dei Cavalieri di Malta o aziende agricole afferenti alle diverse confessioni non sono esigibili da parte dei sindaci, in quanto queste realtà afferiscono a una legislazione internazionale.

  PRESIDENTE. Onorevole Massimiliano Bernini...

  MASSIMILIANO BERNINI. Quindi, c’è un buco statistico, non si conoscono gli ettari che rientrano in queste realtà, però, di fatto, si configura un mancato gettito da parte dei sindaci, da parte dei comuni e, quindi, è il caso di intervenire per poter Pag. 43colmare e trovare una soluzione a questa falla. Grazie Presidente, accolgo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Onorevole Bernini, io le ho suonato non perché era terminato il tempo, ma perché lei se fa una dichiarazione di voto poi bisogna metterlo in votazione. Quindi lei ha spiegato le ragioni per le quali ha accolto la riformulazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Alberti n. 9/2915/20, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberti n. 9/2915/20, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ginefra, Marazziti, sottosegretario Sesa Amici, se deve votare acceleriamo, grazie Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  385   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  130    
    Hanno votato no  255.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Annotiamo che l'onorevole Matteo Bragantini non è riuscito a votare.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruocco n. 9/2915/21, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pisano n. 9/2915/22, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisano n. 9/2915/22, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fossati, Garavini, Galperti, Ravetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  391   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no  256.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pesco n. 9/2915/23 (Nuova riformulazione), accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Parentela n. 9/2915/24 (Nuova formulazione), accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gallinella n. 9/2915/25, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gallinella n. 9/2915/25, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Rosato, Fitzgerald Nissoli, Sgambato, Saltamartini, Lattuca, se l'onorevole Centemero si affretta e l'onorevole Palese non boicotta il voto dell'onorevole Centemero cosa che accade per l'onorevole Polidori, Milanato, Nizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  401   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  142    
    Hanno votato no  259.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 44

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2915/26 (Nuova formulazione), accettato dal Governo.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Benedetti n. 9/2915/27 (Nuova formulazione), accettato dal Governo.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gagnarli n. 9/2915/28, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Taricco n. 9/2915/29, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Arlotti n. 9/2915/30, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Girolamo n. 9/2915/31, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gasparini n. 9/2915/32, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/2915/33, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cenni n. 9/2915/34, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Venittelli n. 9/2915/35, accettato dal Governo come riformulato.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Piazzoni n. 9/2915/36, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/2915/37, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/2915/38, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/2915/38, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Palma, Carrozza, Invernizzi, Silvia Giordano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  407   
   Votanti  406   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  261.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2915/39, non accettato dal Governo.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/2915/39, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Marantelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  400   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no  259.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 45

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/2915/40, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/2915/40, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte, Tartaglione, Carbone, Sorial, Segoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  403   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  140    
    Hanno votato no  263.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Guidesi n. 9/2915/41 e Grimoldi n. 9/2915/42, accolti dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Molteni n. 9/2915/43, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2915/44, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2915/44, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  409   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no  266.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2915/45, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2915/45, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Librandi, Miccoli, Sorial, Tancredi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  410   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2915/46, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/2915/46, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 46

  Marazziti, Gregori.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  403   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  140    
    Hanno votato no  263.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Busin n. 9/2915/47, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  FILIPPO BUSIN. Presidente, chiedo al Governo di valutare in qualche modo magari una riformulazione, affinché ci sia la previsione di coinvolgere in qualche misura le amministrazioni periferiche nella determinazione di un tributo che richiede così specifiche conoscenze del territorio. Vedano loro come riformularlo, come scriverlo, ma secondo un segno in questo senso va dato da parte del Governo, perché non è possibile continuare a legiferare sui tributi locali ignorando completamente quello che è il livello di governo territoriale.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Zanetti ?

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, possiamo valutare una riformulazione prevedendo senz'altro, all'inizio, innanzitutto l'inserimento delle parole «a valutare l'opportunità di», e poi, al posto del riferimento «dalle regioni» le parole «dalla Conferenza Stato-città», perché comunque c’è una competenza di carattere comunale rispetto alla quale le regioni non hanno attinenza.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Busin n. 9/2915/47, così come riformulato dal sottosegretario.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fabbri n. 9/2915/48 e Di Lello n. 9/2915/49, sui quali vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ribaudo n. 9/2915/50, accolto dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fragomeli n. 9/2915/51, Lavagno n. 9/2915/52 e Antezza n. 9/2915/53, sui quali vi è il parere favorevole del Governo. Ricordo che l'ordine del giorno Albanella n. 9/2915/54 è stato ritirato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Moscatt n. 9/2915/55, sul quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Latronico n. 9/2915/56, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, è singolare che ci sia un parere contrario su un ordine del giorno che impegna il Governo a rivedere nella delega fiscale la questione IMU riferendosi alle aree che sono sottoposte ad un regime agevolativo per regolamento comunitario: stiamo parlando delle aree a ritardo di sviluppo, dove tutti i parametri, gli indicatori che hanno costruito questa classificazione dimostrano uno svantaggio, e quindi una depressione di ordine economico, sociale e produttivo, tenendo conto di una serie di fattori, non ultimo la disoccupazione, quindi il degrado economico. È, pertanto, singolare che il Governo dica di no ad una verifica che non è in contraddizione con le politiche di coesione, ma è in consonanza con le politiche di coesione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Latronico n. 9/2915/56, con parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 47

  Fregolent, Terzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  411   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  147    
    Hanno votato no  264.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palese n. 9/2915/57, su cui il Governo ha espresso parere favorevole purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cova n. 9/2915/58, su cui il Governo ha espresso parere favorevole purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pagano n. 9/2915/59, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Capodicasa n. 9/2915/60, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Speranza n. 9/2915/61 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Battaglia n. 9/2915/62, su cui il Governo ha espresso parere favorevole purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Plangger n. 9/2915/63, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gitti n. 9/2915/64, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Schirò n. 9/2915/65, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Capozzolo n. 9/2915/66, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/2915/67, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, come volevasi dimostrare, anche con l'ordine del giorno gli impegni più volte proclamati sul territorio, e poi ancora in quest'Aula, non vengono e non verranno mantenuti: perché se il Governo respinge l'ordine del giorno in cui non si afferma di abrogare senz'altro l'IMU a partire dal 2016, ma a valutare gli effetti applicativi del provvedimento in esame al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte ad abrogare l'IMU a partire dal 2016, allora, se si respinge questa formulazione, vuol dire che non vi è alcuna volontà di superare questa tassa ingiusta e iniqua, applicata nei confronti delle aziende agricole. Noi chiediamo di votarlo !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/2915/67, con parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent, Terzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  406   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  261.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 48

  (La deputata Terzoni e il deputato De Rosa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/2915/68, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Prego, onorevole Bordo. Aspetti, però, che le dico quanto tempo ha a disposizione. Perché lei ha già parlato sul precedente. Quattro minuti, perfetto.

  FRANCO BORDO. Mi bastano 30 secondi, e il sottosegretario per cortesia se mi può prestare attenzione, perché non riusciamo a capire perché abbia respinto in toto l'ordine del giorno Pannarale n. 9/2915/68, senza neanche chiederne una riformulazione. Non riusciamo a capirlo, alla luce del parere favorevole dato a quello presentato dal collega L'Abbate; ovviamente ci fa piacere che ci sia stato parere favorevole, però onestamente poteva, e può chiedere una riformulazione trattandosi dello stesso argomento, e invece ne «accusiamo» un respingimento in toto. Vorrei chiarimenti.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Zanetti, intende intervenire oppure passiamo al voto ?

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se sul primo impegno si accetta la stessa formulazione dell'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2915/26, allora, così riformulato il primo impegno, possiamo accettarlo.

  PRESIDENTE. Se può rileggere la riformulazione.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. «A prevedere per gli anni 2014 e 2015, per terreni agricoli, già danneggiati da fitopatie, sostegni e contributi parametrati all'entità dei danni, al fine di sgravare gli agricoltori impegnati nel ripristino del potenziale produttivo e a sanare le perdite di reddito da ulteriori oneri finanziari». La differenza della formulazione è che qui si parla di contributi, non di esenzioni di carattere fiscale, ma di contributi e sostegni parametrati all'entità dei danni. Era in questo la differenza. In questa formulazione possiamo accettare il primo impegno.

  PRESIDENTE. Sta bene, è accolta questa riformulazione. Quindi, cambia il parere sull'ordine del giorno Pannarale n. 9/2915/68, così come riformulato dal sottosegretario in Aula.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicchi n. 9/2915/69, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Zaccagnini n. 9/2915/70 e Covello n. 9/2915/71, su cui il Governo ha espresso parere favorevole purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scotto n. 9/2915/72, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scotto n. 9/2915/72, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Taricco, Lo Monte, Tidei, Carella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  406   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  261.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Paglia n. 9/2915/73, Caruso n. 9/2915/74, Sberna n. 9/2915/75 e Pag. 49Nissoli Fitzgerald n. 9/2915/76, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Attaguile n. 9/2915/77, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Ricordo che l'ordine del giorno Anzaldi n. 9/2915/78 è stato ritirato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/2915/79, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cani n. 9/2915/80, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Il sottosegretario Zanetti ha chiesto di intervenire sull'ordine del giorno Burtone n. 9/2915/81. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, riteniamo di poter accogliere, con parere favorevole, la formulazione originaria.

  PRESIDENTE. Bene, quindi, l'ordine del giorno Burtone n. 9/2915/81 non è riformulato ma è accolto così come è nel testo originale.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carella n. 9/2915/82, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Marrocu n. 9/2915/83, Riccardo Gallo n. 9/2915/84, Faenzi n. 9/2915/85 e Russo n. 9/2915/86, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Famiglietti n. 9/2915/87, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Matarrelli n. 9/2915/88, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/2915/88, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cariello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  409   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  264.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ricciatti n. 9/2915/89, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io mi rivolgo al Governo. Questo era un ordine del giorno che abbiamo preparato in senso molto propositivo rispetto a quella che potrà essere una rivalutazione, una riformulazione, un intervento sulla fiscalità sugli immobili agricoli fondamentalmente.
  Il senso è molto semplice: è quello, dal punto di vista generale, di cercare di limitare le imposte patrimoniali improprie sui beni produttivi utilizzati dalle imprese per produrre e di spostare invece la tassazione ancora di più sulla rendita che si produce, per esempio, su quella parte di valore che un terreno agricolo viene ad assumere nel momento in cui diventa un terreno edificabile.
  L'ordine del giorno può essere anche riformulato: accettiamo anche come impegno di tenere presente questa cosa all'interno di un dibattito più generale sulla riforma della tassazione agricola, però, Pag. 50credo, che questo possa essere ritenuto almeno ragionevole perlomeno come spunto di riflessione.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, modifichiamo il parere sull'ordine del giorno Ricciatti n. 9/2915/89. Il Governo esprime parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Prendo, quindi, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ricciatti n. 9/2915/89 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Amato n. 9/2915/90 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, a cui seguiranno, alle ore 16, le comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2015. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dell'interno.

(Elementi in merito alle cooperative impegnate in attività connesse ai flussi migratori e all'entità economica dei relativi appalti o delle relative assegnazioni dirette – n. 3-01368)

  PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01368, concernente elementi in merito alle cooperative impegnate in attività connesse ai flussi migratori e all'entità economica dei relativi appalti o delle relative assegnazioni dirette (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Ministro, buongiorno. Siamo a chiederle, in riferimento alle cooperative sociali ma, soprattutto, rispetto al rapporto di esse con la gestione dell'immigrazione, per cui la gestione dei profughi, relativamente ad alcune questioni che sono uscite, soprattutto rispetto alle indagini di «Mafia Capitale», dove il capo della corruzione diceva che il business dell'immigrazione è molto più redditizio di quello della droga, o ai casi relativi di collusione tra la politica e le cooperative sociali (parlo soprattutto del centro di accoglienza di Mineo, a Catania).
  Siamo, quindi, a chiederle se le cooperative coinvolte nella gestione dei profughi hanno snaturato la loro funzione sociale di compensazione di quel gap dal punto di vista del welfare e delle mancanze di servizi da parte dello Stato, e quante sono le cooperative coinvolte nella gestione e a quanto ammonta il giro economico.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Con questo atto ci si chiede di conoscere quante siano le cooperative impegnate in attività connesse ai flussi migratori e l'entità economica dei relativi appalti e delle relative assegnazioni dirette.Pag. 51
  Debbo dire che questa interrogazione è stata rivolta al Ministero del lavoro e delle politiche sociali ma le competenze di merito, rispetto a questi argomenti, non sono del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ma sono del Ministero dello sviluppo economico, per quanto riguarda il tema del controllo, della verifica e della vigilanza sulle cooperative, e del Ministero dell'interno, per quello che riguarda le tematiche dell'immigrazione, la gestione dei CARA e tutte le altre attività di accoglienza.
  Comunque, detto questo, io ho cercato di recuperare elementi di informazione dai Ministeri competenti e, pertanto, rispondo sulla base degli elementi forniti dai Ministeri competenti e interpellati a questo riguardo.
  Il Ministero dello sviluppo economico, che ha competenze in materia di vigilanza sulla cooperazione, in virtù del decreto legislativo n. 300 del 1999, ha rappresentato, ci ha comunicato di avere avviato un programma di ispezioni straordinarie che comprende anche le cooperative indicate nel presente atto parlamentare e, quindi, è in essere questa azione del Ministero dello sviluppo economico.
  Più specificatamente per quanto riguarda il tema oggetto del presente atto parlamentare, preciso che la competenza è del Ministero dell'interno, sebbene con riferimento ai minori stranieri non accompagnati sia competente il Ministero che rappresento. Segnalo, tuttavia, che in forza della legge di stabilità del 2015 il Fondo per i minori stranieri non accompagnati, istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è stato, a sua volta, soppresso e trasferito presso il Ministero dell'interno, che ha istituito un Fondo analogo.
  Relativamente ai quesiti posti dagli onorevoli interroganti, faccio presente che il Ministero dell'interno ha rappresentato che le cooperative sociali che, a seguito di gara, gestiscono i centri di accoglienza governativi, centri di identificazione ed espulsione (CIE), centri di assistenza richiedenti asili (CARA), centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA), centri di accoglienza (CDA), sono le seguenti: cooperativa Auxilium, che ha in gestione il CARA di Castelnuovo di Porto, il centro di accoglienza di Bari, CARA di Brindisi e CARA di Caltanissetta; cooperativa Hospes, che ha in gestione il CARA di Foggia; cooperativa Sisifo, che ha in gestione il CARA di Mineo; cooperativa Badia Grande, che ha in gestione il CARA di Salina e il CIE di Trapani; Casa della Solidarietà, consorzio di cooperative sociali, che ha in gestione il CARA di Cagliari; la cooperativa Gepsa, che ha in gestione il CIE di Roma.
  Quanto, invece, ai centri di accoglienza temporanei, il Ministero dell'interno ha comunicato di non essere in grado di fornire il numero esatto delle cooperative sociali impegnate della gestione dei 1.687 centri di accoglienza temporanei e di necessitare di ulteriori comunicazioni da parte delle prefetture. Conseguentemente, ad oggi non è possibile quantificare con esattezza il complesso degli oneri degli appalti o delle assegnazioni dirette...

  PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali.. .. gestite dalle cooperative.

  PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio della risposta, pur essendo una risposta assolutamente insoddisfacente. Noi chiederemo conto dell'indagine che lei ci ha annunciato essere aperta da parte del Ministero dello sviluppo economico e chiederemo, altresì, conto al Ministero dell'interno rispetto alla gestione dei centri di accoglienza. Le dico questo anche in un'ottica che riguarda strettamente le cooperative sociali e la loro forma giuridica, rispetto al fatto che esse nascevano con uno scopo lodevole ben preciso, che era quello di compensare le mancanze dal punto di vista sociale dei servizi assistiti da parte dello Stato e degli enti locali. In questo caso, parliamo della Pag. 52gestione dei profughi e questo servizio, dal nostro punto di vista, sembra non esserci assolutamente, proprio perché c’è una situazione di coinvolgimento da parte di queste cooperative, spesso colluse con la politica, che approfittano di questa situazione, di una situazione creata dal vostro Governo e che fanno business attraverso l'immigrazione. Pertanto, noi continueremo a chiedere fortemente una verifica, ma soprattutto attenzione alla questione, perché dal nostro punto di vista queste cooperative hanno perso lo scopo sociale e sono finalizzate solo ed esclusivamente al lucro e ad un business a cui voi stessi gli avete dato la possibilità di attingere.

(Iniziative volte al superamento delle disparità di trattamento nell'erogazione dell'assegno per il nucleo familiare – n. 3-01369)

  PRESIDENTE. L'onorevole Sberna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01369, concernente iniziative volte al superamento delle disparità di trattamento nell'erogazione dell'assegno per il nucleo familiare (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, per favore ! Prego, onorevole Sberna.

  MARIO SBERNA. Grazie Presidente. Buongiorno, signor Ministro. Questa è la prima interrogazione che riguarda gli assegni familiari, ma già l'avviso che ne presenterò delle altre, perché effettivamente il tema degli assegni familiari in questo Paese è un enorme bailamme e soprattutto gli assegni familiari non vanno dove dovrebbero andare, a chi ha dei figli. Anche in questo caso, per il quale appunto illustro l'interrogazione, veda anche lei: i lavoratori autonomi non hanno diritto agli assegni familiari, i parasubordinati ce li hanno, i redditi uniti, insomma, per farla breve, è necessario che ci sia giustizia ed equità e soprattutto che gli assegni familiari vadano a ciò per cui sono stati pensati, cioè alla crescita dei figli in un Paese come il nostro di grande denatalità. Per questo caso specifico, le chiedo che possibilità ci sono di metterci mano e di risolvere la questione.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Sberna, io rispondo all'interrogazione che è stata presentata intorno al tema dell'assegno per il nucleo familiare, che è una prestazione a sostegno delle famiglie dei lavoratori dipendenti, nonché dei lavoratori parasubordinati non iscritti ad altre forme pensionistiche obbligatorie, che hanno un reddito complessivo inferiore ai limiti annualmente stabiliti dalla legge. La concessione dell'assegno per il nucleo familiare solo ai lavoratori parasubordinati, anziché a tutti i lavoratori autonomi, si giustifica, tradizionalmente almeno si è spiegato, per il fatto che i lavoratori parasubordinati prestano la loro attività con modalità analoghe a quelle dei lavoratori subordinati. La sussistenza del diritto e l'importo dell'assegno dipendono dal numero dei componenti del nucleo familiare, dal reddito e dalla composizione del nucleo stesso. In caso di nuclei familiari a composizione reddituale mista, è possibile beneficiare dell'assegno in parola purché il 70 per cento del reddito familiare derivi dalla somma dei redditi di lavoro dipendente e di lavoro parasubordinato. Ricordo, inoltre, che anche per alcune categorie di lavoratori autonomi è prevista una prestazione a sostegno della famiglia, denominata assegno familiare. Questa prestazione spetta ai coltivatori diretti, ai coloni, ai mezzadri, ai piccoli coltivatori diretti, nonché ai titolari delle pensioni a carico delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, quindi artigiani, commercianti e coltivatori. Mi preme fornire rassicurazioni circa il fatto che il tema del lavoro autonomo e delle garanzie dei diritti di chi lavora in qualunque forma è assolutamente presente al Ministero che qui rappresento e al Governo. Pag. 53In particolare, ricordo che nel Jobs Act vi è un intero capitolo dedicato al tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che riguarda anche i lavoratori e le lavoratrici non subordinate e che nello schema di decreto sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, approvato in via preliminare nel corso del Consiglio dei ministri del 20 scorso, si è provveduto ad estendere ai lavoratori parasubordinati ed autonomi anche tutele fino ad oggi riservate solo ai lavoratori dipendenti. Il Governo, inoltre, nel prendere atto che alcuni interventi previsti dalla legge di stabilità possono incidere negativamente su alcune categorie di lavoratori autonomi, nei cui confronti invece si sarebbe voluto intervenire favorevolmente, ha deciso, come già dichiarato dal Presidente del Consiglio e dal sottoscritto, di intervenire rapidamente attraverso l'adozione di un testo correttivo.
  In conclusione, nel ribadire che il tema del lavoro autonomo e delle garanzie dei diritti di chi lavora in qualunque forma riveste un'assoluta centralità nell'agenda del Governo, si potrà valutare l'opportunità di estendere la misura in parola ad altre categorie di lavoratori, ovviamente nei limiti in cui è questo è compatibile con le risorse della finanza pubblica.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sberna ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARIO SBERNA. Grazie, signor Ministro. Mi aspettavo, evidentemente, una risposta positiva da parte sua, anche la sua storia è lì a dimostrarlo, e le sono grato di questa attenzione e di questa disponibilità. Resta il fatto che vi sono delle iniquità: sempre sul tema degli assegni familiari, credo che in quest'Aula ne siamo tutti a conoscenza.
  Se io fossi licenziato oggi, l'aggiornamento degli assegni familiari mi arriverebbe a luglio 2016, e questo è quello che sta avvenendo con centinaia di famiglie e di papà di famiglie in questo Paese: per un anno e mezzo, quei figli che continuano a mangiare, a essere educati e a crescere non ricevono l'aggiornamento degli assegni familiari. Le basti pensare, e lo sa benissimo, che è sufficiente che io e mia moglie, dopo trent'anni di matrimonio, ci separiamo e in quel momento abbiamo una crescita degli assegni familiari.
  Vi è il problema dell'Aspi e del mini-Aspi, che pure non considerano quanti figli vi sono. Vi è il Fondo degli assegni familiari, che viene utilizzato per il 40 per cento; in un Paese a straordinaria denatalità come il nostro, viene utilizzato, per il 60 per cento, per altre ragioni. Vi è il tema dei 18 anni, età in cui finiscono gli assegni familiari, quando il figlio sta facendo, se va bene, se non è stato bocciato un po’ di volte, la quarta superiore, e quindi è tuttora a carico.
  Insomma, i temi rispetto agli assegni familiari sono tanti e io, proprio perché la conosco e la stimo, so che ci metterà tutto l'impegno possibile per cercare, effettivamente, anche con l'aiuto del Parlamento, di risolvere il problema e di portare una soluzione ai papà e alle mamme delle famiglie di questo Paese.

(Intendimenti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in ordine alla permanenza del dottor Signorini a capo della struttura tecnica di missione e all'opportunità di riesaminare il quadro complessivo dei dirigenti e consulenti del ministero – n. 3-01372)

  PRESIDENTE. L'onorevole Liuzzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01372, concernente intendimenti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in ordine alla permanenza del dottor Signorini a capo della struttura tecnica di missione e all'opportunità di riesaminare il quadro complessivo dei dirigenti e consulenti del ministero (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente e grazie «portavoce» del «ministro» Incalza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Dunque, il regista delle grandi opere, TAV, Expo, la Metro C di Pag. 54Roma, le grandi autostrade, l'uomo da cui lei prende ordini, Ercole Incalza, è stato arrestato. Abbiamo imparato tanto da lei, leggendo le sue intercettazioni. Ora che i fatti confermano quello che diciamo da due anni, tutti sono consapevoli che Expo, cemento e corruzione vanno di pari passo.
  Infatti, Incalza parla con i Ministri, tratta con i sottosegretari e lavora anche per suo figlio, Ministro, gentilmente omaggiato di un Rolex da 10 mila euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Vergogna !

  MIRELLA LIUZZI. Per assicurare la continuità degli affari, Incalza ha continuato a collaborare con il Ministero come consulente e ha indicato persino il suo erede, il dottor Signorini. L'attività del Ministero, che dovrebbe occuparsi di questioni strategiche, è compromessa e non può più avere credibilità, e lei, Ministro, è un bugiardo ! Ora che il suo amico Bonsignore della Orte-Mestre è sistemato per i prossimi cinquant'anni, ora che ci avete riempito di inutili opere, ora che i vostri amici affaristi...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Liuzzi.

  MIRELLA LIUZZI. ... e ora che anche suo figlio è sistemato, avrà la dignità di dimettersi, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Dimettiti ! Dimettiti !

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista ! Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Liuzzi e gli interroganti per l'interrogazione che ci hanno rivolto. È evidente, e lo si è giustamente capito anche dall'introduzione, che l'interrogazione si riferisce all'inchiesta in corso che ha portato all'arresto, nella giornata del 16 scorso, lunedì scorso, dell'ex dirigente del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ercole Incalza.
  Premetto che gli interroganti incorrono – ed è doveroso sottolinearlo – in un errore informativo, in quanto l'ingegner Incalza, dal 31 dicembre 2014, non è più il direttore dell'unità tecnica di missione e non ha né un rapporto di consulenza né ha un rapporto di collaborazione con il Ministero.
  Venendo all'inchiesta giudiziaria in corso, rispetto alle legittime richieste di chiarimenti, puntuali e doverosi, come si è visto anche nell'interrogazione, da parte di tutti i gruppi parlamentari, sia sugli aspetti di politica infrastrutturale e delle scelte fatte in tal senso sia sulle questioni di merito, quelle più generali riguardanti la struttura del Ministero e quelle più puntuali riguardanti l'azione del Ministro, ritengo assolutamente doveroso, indispensabile e urgente che questo avvenga quanto prima in Parlamento nelle modalità che la Presidenza riterrà più opportune.
  Confermo altresì, con molta chiarezza e con molta forza, l'obiettivo che sempre in questi mesi ha spinto e ha ispirato l'azione del mio Ministero e l'azione del sottoscritto: da una parte garantire la rapida ed efficiente realizzazione delle opere ritenute necessarie e indispensabili per l'infrastrutturazione del Paese, dall'altra assicurare la massima trasparenza, la massima correttezza di questo processo.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Vergogna !

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, è la seconda volta che la richiamo !

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. In particolare l'interrogazione mette a fuoco e, implicitamente, mette in discussione, la scelta, anche meno implicitamente perché è stata esplicita l'osservazione, risalente al dicembre 2014 di assegnare al capo dipartimento, Pag. 55il dottor Paolo Emilio Signorini, la responsabilità ad interim della struttura tecnica di missione.
  La volontà del Ministero è quella di procedere, ed è evidente dagli atti, ad una riforma della struttura tecnica di missione che è responsabile, come si sa, di una fetta così importante delle competenze del Dicastero. Questa volontà ha suggerito al Ministro di attribuire la responsabilità, solo provvisoria, cioè ad interim, al capo dipartimento delle infrastrutture, al fine di garantire un coordinamento stabile e diretto con gli uffici del dipartimento ministeriale per quanto concerne sia i profili gestionali e amministrativi e quelli con il Consiglio superiore dei lavori pubblici. A rafforzare l'opportunità di tale scelta, ed ho concluso, vi è la circostanza che il dottor Signorini vanta una specifica e comprovata esperienza (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) esattamente nelle materie oggetto delle attività della struttura tecnica di missione...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi, per favore ! Concluda Ministro.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. ... avendo egli già ricoperto questo incarico nel periodo in cui l'allora Ministro Di Pietro scelse di non avvalersi della collaborazione dell'ingegner Incalza e chiamò al suo posto proprio il dottor Signorini, mi riferisco per l'esattezza, ed ho concluso, al periodo che va dal dicembre 2006 al maggio 2008.

  PRESIDENTE. L'onorevole Liuzzi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MIRELLA LIUZZI. Ministro, mi auguro che questa volta quanto lei ha appena letto lo abbia scritto lei e non lo zio del Ministro Madia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Il MoVimento 5 Stelle ha chiesto la rimozione del dirigente Ercole Incalza lo scorso luglio e lei lo giustificò, anzi lei disse che andava tutto bene.
  Renzi, invece, ieri si limitava ad un vago «serve chiarezza» quando nel caso del Ministro Cancellieri aveva preteso le dimissioni in pompa magna, due pesi e due misure ? Dov'era Renzi quando il MoVimento 5 Stelle aveva messo all'attenzione dell'Aula sia il ruolo di Incalza, sia l'emendamento ad hoc per mantenere lo stesso Incalza ?
  Continuate sempre a fare tutto tra di voi sulle spalle degli italiani anche. Cito testualmente le parole di Incalza «stanotte ho dormito poco ho dovuto scrivere il programma di NCD». Scopriamo, insomma, che il programma di un partito è stato scritto da un affarista corrotto e ora anche arrestato.
  A questo punto ci chiediamo se il capo di NCD sia Alfano, che è a fianco a lei o Incalza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? E soprattutto ci chiediamo perché Renzi non prenda la situazione in mano, perché sia fermo a guardare e permette al partito di Alfano di spartirsi le grandi opere ipotecando il futuro dell'Italia ?
  Dobbiamo forse pensare che tenga le fila del sistema di corruzione e di clientele ? Fuori i «Lupi» dal Governo e dal Parlamento, non solo il Ministro del Rolex, ma tutti i Lupi, perché questo è un sistema, come è stata opportunamente chiamata l'inchiesta in corso, perché questa è la vostra visione di politica e di Paese ! Fuori quelli che rubano i milioni all'Expo poi tassano gli agricoltori con l'IMU (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Fuori quelli che hanno pagato cliniche, assicurazioni, viaggi, e non fanno file mentre i bambini muoiono di fame nelle corsie degli ospedali ! Fuori i corrotti che causano perdite al Paese di decine di miliardi e poi vanno in Tv a dire che non ci sono le coperture per il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Dai banchi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle si scandisce: Dimissioni ! Dimissioni ! – Il deputato Sibilia mostra un orologio) !

Pag. 56

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi per favore ! Onorevole Sibilia, onorevole Sibilia la sto richiamando ! Onorevole Sibilia, onorevole Sibilia la richiamo all'ordine ! Onorevole Sibilia la richiamo all'ordine... onorevole Sibilia la espello dall'Aula ! Onorevole Sibilia, esca dall'Aula ! Esca dall'Aula ! Onorevole Sibilia, esca dall'Aula, l'ho richiamata due volte, esca ! Anche lei, onorevole, la smetta !

(Iniziative riguardanti i servizi di assistenza al volo forniti da Enac ed Enav presso l'aeroporto Sant'Anna di Crotone – n. 3-01373)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Dorina Bianchi n. 3-01373, concernente iniziative riguardanti i servizi di assistenza al volo forniti da Enac ed Enav presso l'aeroporto Sant'Anna di Crotone (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). L'onorevole...
  Onorevole Castelli ! Onorevole Castelli ! Onorevole Castelli !
  Onorevole Bianchi, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione per un minuto (Commenti). Basta ! Prego, onorevole Dorina Bianchi.

  DORINA BIANCHI. Grazie Presidente, e ricordo che siamo in un'Aula del Parlamento e non in altri posti.
  Il Piano aeroporti presentato a suo tempo dal Ministro Lupi ha ridisegnato la mappa degli scali sul territorio nazionale, giungendo a classificare 11 aeroporti strategici e 26 stazioni d'interesse nazionale, tra cui quello di Crotone. Ad oggi nel bilancio di questo aeroporto gravano servizi di assistenza per la somma di 120 mila euro.
  Questo capisce, signor Ministro, che per un aeroporto strategico, ma presente nella più piccola provincia d'Italia – e la più povera – è un costo molto rilevante. Per questo le chiedo cosa il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha in mente di fare per aiutare l'aeroporto di Crotone.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Dorina Bianchi e il gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra per avere rivolto quest'interrogazione al Ministro. Come è noto, i servizi di navigazione aerea presso gli aeroporti sono forniti da ENAV, ai sensi di legge e sulla base di quanto previsto dai contratti di programma e di servizio tra ENAV e lo Stato. Al di fuori del perimetro di cui ai predetti contratti, in relazione ai quali la remunerazione del servizio avviene su base tariffaria, l'ENAV può fornire i servizi richiesti esclusivamente sulla base di un'apposita convenzione stipulata con la società di gestione aeroportuale a titolo oneroso.
  Per quanto concerne l'aeroporto Sant'Anna di Crotone, nel contratto di programma Stato-ENAV in vigore è prevista la fornitura per tale scalo del solo servizio AFIS (Servizio informazioni di volo aeroportuale). La società di gestione di tale aeroporto, al fine di perseguire strategie di sviluppo nel traffico aeroportuale, ha chiesto una modifica della tipologia dei servizi forniti dall'ENAV, con il passaggio dalla modalità AFIS a quella TWR Torre. Risultando tale passaggio al di fuori del perimetro disciplinato dal vigente contratto di programma tra lo Stato e l'ENAV, si è reso necessario stipulare, in data 28 marzo 2014, da parte della società di gestione interessata con l'ENAV stesso un'apposita convenzione a titolo oneroso e in regime privatistico per i nuovi servizi di Torre. Allo stato attuale tale disciplina non risulta modificabile.
  Ciò premesso, evidenzio che in sede di rinnovo del contratto di programma – e va in questo senso l'interrogazione proposta e svolta dall'onorevole Dorina Bianchi – anche in funzione del nuovo Piano nazionale degli aeroporti, saranno valutate le esigenze connesse ai servizi ENAV per il nuovo triennio, in relazione al complesso degli aeroporti di interesse nazionale. Quindi saranno verificate le azioni di razionalizzazione ed efficientamento del settore e dei relativi servizi. In tale sede, ovviamente, in ordine di rinnovo, per il Pag. 57quale sono già in corso le procedure istruttorie, saranno valutate anche le esigenze ancora una volta – non è la prima volta – prospettate in questa sede e in quest'Aula dell'aeroporto sant'Anna di Crotone, che ricordo è stato inserito come aeroporto di interesse nazionale proprio per il valore di continuità territoriale che è stato riconosciuto all'aeroporto di Crotone.

  PRESIDENTE. L'onorevole Dorina Bianchi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, Ministro, io la ringrazio perché prendo atto del riscontro positivo del Ministero e della disponibilità affinché anche l'aeroporto di Crotone possa beneficiare dello sgravio dei costi inerenti al servizio dell'ENAC. Queste agevolazioni saranno fruibili solo dal 2016 e per questo io poi le chiederò, anche insieme naturalmente ai comuni e alla società aeroportuale, di potere estendere tali benefici anche al 2015. Teniamo conto che si sta facendo da parte della società aeroportuale, che ricordo è a maggioranza pubblica, un grande sforzo perché il territorio crotonese non è assistito da nessun'altra infrastruttura. Voglio ricordare che sia la rete ferroviaria, sia altri mezzi di trasporto veloce, in questa parte d'Italia non esistono e, quindi, l'aeroporto diventa una infrastruttura indispensabile per lo sviluppo dell'intera fascia calabrese ionica.

(Iniziative volte alla revisione della politica infrastrutturale delle grandi opere – n. 3-01374)

  PRESIDENTE. L'onorevole Catalano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01374, concernente iniziative volte alla revisione della politica infrastrutturale delle grandi opere (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  IVAN CATALANO. Signor Presidente, Ministro Lupi, due giorni fa è stato arrestato Ettore Incalza, già capo della struttura tecnica di missione presso il suo Ministero, accusato di gestire una cupola che pilotava grandi appalti pubblici in tutta Italia, come quelli legati all'alta velocità, a Expo e alle autostrade.
  Nel complesso sono quattro le persone che sono state arrestate e cinquantuno risultano indagate nell'ambito dell'inchiesta. I reati contestati sono corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti e altri reati contro la pubblica amministrazione. Le infrastrutture coinvolte nell'inchiesta si trovano in tutto il territorio nazionale. Io mi sono occupato di due opere e di una gara d'appalto. In particolare, si tratta della Variante di Valico, già oggetto di un'interrogazione che lei ha riscontrato e la cui spesa oggi parrebbe ammontare a 6,3 miliardi di euro, quindi raddoppiata, del Terzo Valico dei Giovi, con una risoluzione in Commissione trasporti con la quale si denunciano alcuni aspetti tecnici che non renderebbero l'opera adatta al suo fine, e di un'interrogazione, ancora da lei non riscontrata, in merito all'affidamento in concessione delle attività di progettazione, realizzazione e gestione dell'intervento corridoio intermodale Roma-Latina e collegamento Cisterna-Valmontone, la cosiddetta Pontina.

  PRESIDENTE. Concluda.

  IVAN CATALANO. Con questa interrogazione le chiedo, quindi, quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare e secondo quali tempistiche o collaborazioni con le altre istituzioni al fine di sottoporre a una sistematica e profonda revisione...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Catalano.

  IVAN CATALANO. ... la politica infrastrutturale delle grandi opere...

  PRESIDENTE. Grazie. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

Pag. 58

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio anche l'onorevole Catalano e vengo nel merito della questione posta, che è molto importante perché riguarda il tema dello sviluppo della politica infrastrutturale. Da una parte vi è la realizzazione di ciò che è stato programmato e che è indispensabile programmare. L'alta velocità, per esempio, è indispensabile per la competitività del sistema Paese, come ha dimostrato la realizzazione dell'alta velocità Torino, Milano, Roma, Napoli, Battipaglia, che ha modificato e ha cambiato il sistema di trasporto nel nostro Paese, la competitività di un intero sistema e anche l'abitudine dei cittadini. Una volta si diceva ai cittadini di lasciare la loro macchina; quando abbiamo realizzato il sistema delle infrastrutture che sono efficienti, i cittadini lasciano la macchina e prendono il treno.
  Riguardo a questa questione, la politica delle infrastrutture deve modificarsi nella realizzazione, razionalizzazione e selezione delle opere. Troppe opere sono state inserite all'interno degli allegati al DEF, all'interno delle intese quadro tra le singole regioni e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Il prossimo allegato alle infrastrutture dovrà vedere una razionalizzazione di priorità, come abbiamo detto a tutte le regioni – e il sottosegretario De Caro lo sta spiegando e sta lavorando insieme con le regioni perché questo accada –, che razionalizzi l'impianto prioritario delle opere infrastrutturali nel nostro Paese. Non devono essere più di sessanta, devono essere le priorità assolute. In questo caso, la prospettiva sarà il collegamento, una volta realizzate le reti, tra le reti e i nodi. Abbiamo l'assoluta necessità e indispensabilità che le grandi aree metropolitane nel nostro Paese siano poi collegate alle funzioni di rete. Oggi non abbiamo collegato il porto con la ferrovia, non abbiamo collegato l'alta velocità con il sistema aeroportuale. Dobbiamo fare interagire e collegare nodi e reti. E questa è la prima grande modifica che dovrà essere apportata alla politica della programmazione infrastrutturale.
  Rimane, poi, un secondo passaggio, che riprenderò anche in una successiva interrogazione, che è legato alla revisione complessiva di come si devono realizzare queste opere. In particolare, concludendo, abbiamo la grande opportunità che ci è data dal recepimento delle direttive comunitarie nn. 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE che devono essere recepite entro giugno 2016. Il Governo si è impegnato e si impegnerà affinché questo recepimento possa avvenire entro la fine dell'anno perché, attraverso questo recepimento e la modifica del Codice degli appalti di cui parlerò dopo, potrà essere completata e anche data una nuova procedura per gli appalti, per il Codice degli appalti e per la realizzazione delle infrastrutture.

  PRESIDENTE. L'onorevole Catalano ha facoltà di replicare, per due minuti.

  IVAN CATALANO. Grazie Presidente, Ministro, l'interrogazione era legata comunque sia ai fatti successi due giorni fa, quindi al fatto che un capo della struttura tecnica di missione del suo Ministero è stato arrestato. Quindi, anche le valutazioni che venivano fatte in merito alle opere pubbliche, passavano dalle opinioni di una persona che non è stata degna di rappresentare quel ruolo. Io le rappresento come in molte opere non sono soltanto i cittadini che lamentano dubbi progettuali o varianti in corso d'opera ingiustificate che comportano un aumento di spesa, ma sono anche gli stessi operatori che poi quelle opere le vanno ad utilizzare che rappresentano alcuni dubbi tecnici in merito alla funzionalità delle opere. Molto spesso non si capisce come mai alcune opere pubbliche vengano progettate in modo tale da non essere poi utilizzabili o comunque presentando ancora dei problemi tecnici. Alcune opere insistentemente continuano a mantenere i disegni e i progetti originali nonostante le critiche di chi come addetto ai lavori deve realizzarle quelle opere.
  Ora l'arresto di Incalza fa emergere dubbi e sospetti che rendono certezze Pag. 59alcune perplessità e alcuni dubbi. Quindi non si capisce come mai le opere vengono realizzate o comunque sia ci siano degli espedienti tecnici di dubbia provenienza. Mi auguro che la revisione delle opere infrastrutturali che lei ha in mente venga fatta anche con la collaborazione dell'Autorità anticorruzione perché è giusto rivalutare tutto l'impianto delle opere in funzione anche delle indagini in corso e di ciò che la magistratura ci dirà aver rilevato.

(Iniziative volte a contrastare il fenomeno della corruzione nel settore degli appalti e dei lavori pubblici e ad introdurre la periodica rotazione delle figure dirigenziali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché per la piena trasparenza degli investimenti pubblici legati alle «grandi opere» – n. 3-01375)

  PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01375 concernente iniziative volte a contrastare il fenomeno della corruzione nel settore degli appalti e dei lavori pubblici e ad introdurre la periodica rotazione delle figure dirigenziali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché per la piena trasparenza degli investimenti pubblici legati alle «grandi opere» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  SERENA PELLEGRINO. Ministro, ci ritroviamo di fronte all'ennesimo scandalo che ha come protagoniste le opere pubbliche, denaro dei cittadini che dovrebbe essere investito per il bene di tutti. E gli imputati principali chi sono ? La legge obiettivo e il codice degli appalti, norme che allargano la maglia al malaffare. Leggi criminogene le definì il procuratore antimafia Pierluigi Vigna, leggi che favoriscono le grandi società di ingegneria, le imprese dei soliti nomi che vincono con i massimi ribassi ma che poi fanno lievitare i costi in corso d'opera. Il Paese, invece, ci chiede legalità e trasparenza, opere utili e un «no» chiaro alla corruzione. L'8 maggio scorso davanti a migliaia di professionisti che chiedevano a gran voce la modifica del codice degli appalti pubblici, lei rispose invece parlando di semplificazione, TAV e grandi opere, mettendo poi in atto il commissariamento dell'alta velocità Napoli-Bari. E questo è il risultato. G8, L'Aquila, Mose, TAV, Expo: non c’è un'opera esente dal malaffare, corruzione e scempio ambientale. Noi, Ministro, le chiediamo se non intende per davvero a fronte di tutto questo dimettersi (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio anche l'onorevole Pellegrino. Per quanto riguarda la prima parte – chiedo scusa ovviamente anche all'onorevole Catalano – è evidente che credo sia assolutamente doveroso, indispensabile e urgente avere, come ho detto nella risposta alla prima interrogazione, una possibilità di confronto e di dibattito e che il Ministro venga a riferire urgentemente al Parlamento riguardo a tutte le questioni legittime che sono state sollevate, in modo che su tutte si possa avere una relazione dettagliata del Ministro non nei tre minuti a disposizione del question time e ascoltare e confrontarsi riguardo alle questioni che saranno ovviamente dette in quella sede. Tuttavia l'interrogazione affronta alcune questioni che sono assolutamente importanti sulle quali il lavoro del Ministero si è concentrato per tutto il 2014 e nei primi mesi del 2015. Prima tra tutti è la revisione delle modifiche del codice degli appalti. Come l'interrogante sa, il 29 agosto 2014 il Governo ha presentato un disegno di legge delega per la riforma del codice degli appalti. Quel disegno di legge delega ha proprio una serie di principi fondamentali che affrontano tutte le questioni che in questi mesi abbiamo identificato: la revisione del general contractor, l'impostazione che dobbiamo dare di controllore e controllato, il tema delle procedure e delle Pag. 60semplificazioni degli appalti di gara. Il disegno di legge delega è in discussione al Senato. Credo che il Parlamento sappia che si stanno concludendo le audizioni. Avremo un incontro la settimana prossima tra il Governo e il relatore e credo che si debba accelerare il più possibile l'approvazione di quel disegno di legge delega proprio per permettere urgentemente di andare nella direzione giusta.

  GIROLAMO PISANO. Fallo senza !

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie. Tra le misure che noi intendiamo proporre vi è una riforma dell'istituto del general contractor anche con lo spostamento, come è stato evidenziato, della nomina del direttore dei lavori nella competenza della stazione appaltante. Rispetto alla rotazione dei dirigenti, altro tema fondamentale, ricordo che il MIT applica scrupolosamente la disciplina sull'assegnazione degli incarichi dirigenziali recata dal decreto legislativo n. 165 del 2001 e dalla successiva normativa anticorruzione.
  In particolare, ho provveduto con un mio decreto, il n. 266 del 2014, a ridisciplinare i criteri per il conferimento degli incarichi dirigenziali, prevedendo, esplicitamente, all'articolo 2, il criterio della rotazione.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Infine, e mi avvio a concludere, mi sembra che l'osservazione presentata di collegamento, anche prima ricordata, tra l'attività del Ministero e l'attività della neonata costituita Autorità nazionale anticorruzione, ma anche autorità per la vigilanza sulle opere pubbliche e sugli appalti, debba essere esattamente ricompresa in quel processo di revisione che dovrà rapidissimamente avvenire, speriamo, con la riscrittura del codice degli appalti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrino ha facoltà di replicare, per due minuti.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, Ministro, non ha risposto alla nostra domanda se si dimette o meno, vorrà dire che verrà a rispondere alla nostra mozione di sfiducia qui in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Il vostro programma delle infrastrutture strategiche prevede 419 progetti da eseguire con procedure accelerate, semplificate, commisurate senza le dovute valutazioni ambientali ed economiche, senza chiare priorità, senza trasparenza e legalità. I costi sono sempre triplicati rispetto alla media europea. Si tratta di progetti obsoleti fondati su asfalto, acciaio e cemento. Queste le voci principali della vostra politica che hanno, da sempre, alimentato il volano della corruzione. Strade e autostrade deserte, inutili ferrovie ad alta velocità generano la prima corruzione, l'incommensurabile consumo di terra. Tutto impermeabilizzato e a ogni pioggia rischiamo vite umane. Ci state rubando il denaro e anche la terra.
  Ogni opera, una partita di giro, un business interessante per imprese, politici e amministratori corrotti o facilmente corruttibili. Le ricordo che un consulente del suo Ministero è stato accusato di corruzione, induzione indebita e turbativa d'asta, tra le altre cose.
  Per noi, la sua risposta, qui in Aula, alla nostra mozione di sfiducia è indispensabile e noi chiediamo con forza il superamento della legge obiettivo e la riforma del codice degli appalti che permetta a tutti di partecipare e aggiudicarsi le gare.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pellegrino.

  SERENA PELLEGRINO. Tutto questo quando un'Italia ammirata da tutti per le sue bellezze, un museo a cielo aperto, è al collasso, con un territorio in totale dissesto idrogeologico, con i centri storici da risanare, periferie da riqualificare e rigenerare. È questa, Ministro, la prima grande opera pubblica di cui necessitano i cittadini. Però, purtroppo, per voi, questo non produce clientele (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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(Problematiche riguardanti il cosiddetto passante nord di Bologna – n. 3-01376)

  PRESIDENTE. L'onorevole Catania ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01376 concernente problematiche riguardanti il cosiddetto passante nord di Bologna (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIO CATANIA. Grazie Presidente, signor Ministro, da molti anni il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti caldeggia un costoso progetto per la costruzione di un passante autostradale a nord di Bologna, finalizzato ad alleggerire il traffico del nodo bolognese. Questo progetto è fortemente osteggiato dalle comunità interessate, a causa del forte impatto ambientale e dei danni che verrebbero arrecati a centinaia di aziende agricole. Aggiungo che, rispetto alle previsioni originarie del progetto, l'andamento del traffico nel nodo autostradale di Bologna non ha avuto un andamento crescente e le stime si sono rivelate largamente inesatte.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Catania.

  MARIO CATANIA. Le chiedo, allora, signor Ministro, se non sarebbe preferibile esaminare più attentamente la realizzazione di un ampliamento della sede stradale della tangenziale del tratto autostradale esistente, secondo un progetto presentato da comunità locali.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio anche l'onorevole Catania per l'interrogazione, perché, tra l'altro, si inserisce molto bene all'interno della discussione che stiamo facendo nella serie di interrogazioni che sono state ovviamente presentate. Il passante nord di Bologna è una di quelle opere la cui realizzazione, da molto tempo, le istituzioni, le comunità locali, le imprese chiedono per migliorare, ovviamente, la situazione viabilistica che coinvolge la tangenziale di Bologna e l'asse autostradale fondamentale che passa da Bologna.
  Sul passante nord di Bologna, tra l'altro, l'autostrada ASPI ha un fondo a disposizione, per una convenzione che è stata ovviamente stabilita, per realizzare questo passante. Le discussioni per quanto riguarda il tracciato si sono protratte a lungo nel tempo, sono oggetto di un lunghissimo confronto che ha visto susseguirsi e sovrapporsi diverse e tantissime ipotesi di tracciato. Il primo risultato che si è avuto, credo che l'onorevole Catania ovviamente conosca molto bene la situazione, è quello che non si è mai realizzato, noi si è mai deciso di realizzare quello che era previsto in quella convenzione.
  A fronte di un lungo confronto con le istituzioni (con la regione Emilia Romagna, con la provincia di Bologna e con il comune di Bologna), nello scorso anno si è arrivati, alla fine del mese di luglio 2014, alla sottoscrizione di un accordo che prevede espressamente tempi precisi per la definizione del progetto preliminare, ritenendo tali date cogenti per tutte le amministrazioni. La decisione che si deve prendere è: se quel passante nord si deve realizzare ed è necessario e va realizzato utilizzando le risorse che ci sono, allora bisogna realizzarlo decidendo definitivamente qual è il percorso e, su quello, darsi tempi certi per la realizzazione. Altrimenti, la strada è una sola: ovviamente, usare quelle risorse che sono accantonate in un fondo di ASPI e che rimangono accantonate – e che non sono poche – per la realizzazione di altri interventi, o eventualmente per la diminuzione delle tariffe autostradali. È evidente che c’è un progetto preliminare, a questo punto, su cui si è data una tempistica di realizzazione ed è a partire da quel progetto preliminare e dal confronto con gli enti locali che si dovrà dare quella risposta che in maniera chiara noi abbiamo posto. Non si può ulteriormente protrarre la decisione operativa della realizzazione del passante, nel Pag. 62senso che o si decide definitivamente e si va avanti, come ci sembra di aver capito dal confronto con le istituzioni, devono essere la regione, la provincia e i comuni ovviamente a decidere insieme con ASPI e con il Ministero il tracciato, oppure credo che valga di più la pena fare altro. Ma la strada intrapresa è quella della realizzazione del passante nord di Bologna.

  PRESIDENTE. L'onorevole Catania ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARIO CATANIA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta, però non posso dichiararmi soddisfatto. Credo che da parte del Ministero, ma anche dalla regione e dagli enti locali, non si sia dedicata sufficiente attenzione alle possibilità alternative, che sono state peraltro sottoposte in un progetto specifico da alcuni comitati locali. Mi riferisco – lo ripeto ancora una volta – alla possibilità di operare un ampliamento della sede della tangenziale e dell'Autostrada nel nodo autostradale senza realizzare un forte impatto ambientale, come avverrebbe nella realizzazione del passante. Io voglio ancora auspicare che il Ministro e la struttura ministeriale possano riflettere ulteriormente su questo tema, che continuerò a seguire con la massima attenzione.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare un'adeguata manutenzione delle strade provinciali, nelle more del definitivo trasferimento delle competenze delle province – n. 3-01377)

  PRESIDENTE. L'onorevole Culotta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ribaudo n. 3-01377 concernente iniziative di competenza volte ad assicurare un'adeguata manutenzione delle strade provinciali, nelle more del definitivo trasferimento delle competenze delle province (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  MAGDA CULOTTA. Grazie, Presidente. Ministro, il chiarimento sui fatti che la riguardano e che riguardano il Ministero da lei guidato è quanto mai opportuno. E anche noi, come Partito Democratico, auspichiamo che ciò possa avvenire al più presto, come lei stesso ha detto. Ma veniamo al merito della question time che ci ha portato qui oggi e che riguarda un problema per cui tanti comuni, tanti cittadini, stanno aspettando una risposta. La riduzione crescente dei trasferimenti statali verso gli enti di secondo livello sta provocando un enorme disastro nella viabilità da nord a sud del Paese per la mancata manutenzione, disastro aggravato ulteriormente dai fenomeni meteorologici avversi di forte intensità registrati nelle ultime settimane. Solo per dare qualche numero: sessanta strade, di cui undici statali, nella regione siciliana risultano ad oggi essere chiuse. La fotografia diventa più penosa quando andiamo al sistema viario secondario. Siamo a chiederle, in questo passaggio di competenze dalle province agli enti che le sostituiranno, cosa intende fare il Ministero per superare questo stato di emergenza che si sta vivendo.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Presidente, ringrazio anche l'onorevole Ribaudo e tutti i colleghi del gruppo del Partito Democratico per aver posto questa questione all'attenzione del Ministro oggi. È evidente che abbiamo una doppia risposta da fornire. La prima, più in generale, riguarda la politica complessiva delle infrastrutture e delle risorse da destinare alle infrastrutture nel nostro Paese. Da una parte, ovviamente, la realizzazione di quelle opere fondamentali per l'infrastrutturazione strategica dell'Italia (rete ferroviaria, rete autostradale, rete aeroportuale), dall'altra, però, il tema che lei ha sottolineato, che diventa sempre più urgente, che è quello della manutenzione straordinaria Pag. 63delle nostre strade o la manutenzione straordinaria o la prevenzione del nostro territorio.
  Riguardo a questo la collega sa molto bene che il Governo per la prima volta ha dato segnali di inversione di tendenza attribuendo risorse ingenti sia a Ferrovie dello Stato, ma in particolare ANAS per le reti di competenza ovviamente, per oltre – per ANAS – 900 milioni di euro all'interno degli strumenti legislativi che sono stati messi a disposizione, per la manutenzione straordinaria di ponti, viadotti, strade con l'obiettivo della riqualificazione e della sicurezza.
  Il secondo aspetto della sua interrogazione riguarda ovviamente il tema delle strade provinciali e del passaggio della competenza con la nuova riorganizzazione. È ovvio che su questo il Ministero degli affari regionali che ha la sua competenza e detto Ministero, da noi interpellato proprio per questa seconda parte della vostra interrogazione, ci dice che ad oggi non ci sono problemi per il trasferimento delle risorse necessarie a garantire l'espletamento della citata funzione in quanto già finanziata, leggo, con risorse proprie o trasferite ordinariamente alle province stesse. Per completezza il Ministero degli affari regionali aggiunge che con la legge di stabilità per il 2015, concludo, sono state individuate alcune misure volte ad assicurare l'esercizio delle funzioni fondamentali da parte degli enti interessati.
  In merito all'affermazione circa le province attualmente commissariate il medesimo Ministero ritiene utile precisare che a decorrere dal primo gennaio 2015 si sono insediati i nuovi organi rappresentativi in quanto tutti gli enti interessati dalla riforma Delrio, in particolare ad ottobre 2014, su 86 enti interessati al voto sono stati eletti 64 consigli provinciali e 8 consigli metropolitani.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ribaudo ha facoltà di replicare per due minuti.

  FRANCESCO RIBAUDO. Grazie Presidente, Ministro, come ha detto lei bisogna dare due risposte a questa nostra interrogazione. Una è di carattere ordinario: cosa facciamo con la viabilità secondaria ? Noi parliamo delle strade provinciali che non servono solo a collegare i comuni e sono le strade di penetrazione agricola; solo stamattina parlavamo di IMU e dei costi che hanno le aziende, i nostri coltivatori non riescono più ad arrivare nelle aziende. Tutta la viabilità provinciale e secondaria, voglio dire la viabilità consortile, le strade regionali, è una rete di viabilità che serve alla nostra comunità per raggiungere le aziende. Ecco, in questo momento quella rete è frantumata, non c’è più e non c’è più perché in questi 6-7 anni da quando c’è stata una riduzione dei trasferimenti alle province chiaramente non ci sono state risorse, non c’è stata manutenzione e lo sa cosa succede ? Che noi abbiamo fatto questa interrogazione il 23 gennaio, quando era un problema che volevamo sollevare al Governo. Quel problema, sollevato così perché riguardava tutta l'Italia, non solo le province commissariate ma anche le province dove sono stati insediati i nuovi organi, oggi in Sicilia da problema, è diventato emergenza.
  Ieri la Sicilia ha dichiarato lo stato di emergenza perché, diceva la mia collega, 60 strade provinciali sono franate oltre a tutti gli altri danni che abbiamo avuto. Io mi auguro che il Governo in questo – non solo il suo Ministero perché la richiesta la regione Sicilia l'ha fatto al Governo – venga incontro a questo aspetto ma più in generale, e concludo veramente, Ministro, abbiamo parlato anche oggi di opere pubbliche, di grandi opere pubbliche, per noi è fondamentale e importante la viabilità interna di secondo livello. Per noi è necessario un piano straordinario e ci ripensi, Ministro, da questo punto di vista lei è il Ministro delle infrastrutture.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCESCO RIBAUDO. Non pensiamo solo alle grandi infrastrutture ma pensiamo anche a tutta la rete capillare di viabilità, circa 16 mila chilometri in Sicilia, che ha bisogno di essere mantenuta.

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(Iniziative per l'assunzione di tutti gli idonei del concorso per 650 allievi agenti della polizia di Stato indetto con decreto ministeriale del 7 marzo 2014 – n. 3-01370)

  PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giammanco e Palese n. 3-01370 concernente iniziative per l'assunzione di tutti gli idonei del concorso per 650 allievi agenti della polizia di Stato indetto con decreto ministeriale del 7 marzo 2014 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria. Ha un minuto.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Grazie Presidente, signor Ministro, oggi più che mai è di attualità il problema della sicurezza nel nostro Paese. Le minacce provenienti dal terrorismo di stampo islamico sono ormai all'ordine del giorno e l'Italia è certamente la nazione più esposta al pericolo Isis. La Libia è a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste e la procura di Palermo ha già aperto un'indagine su possibili infiltrazioni di cellule terroristiche tra i clandestini sbarcati in Sicilia.
  Secondo Frontex nel 2014 in Italia si è registrato...

  PRESIDENTE. Per favore, lasciate libero il banco del Governo.

  GABRIELLA GIAMMANCO. ...un aumento di ingressi irregolari dell'823 per cento e dal 2008, anno del Trattato di cooperazione Italia-Libia, fortemente voluto dal Governo Berlusconi, gli sbarchi sono passati da 4.400 ai 140 mila dello scorso anno. In considerazione di ciò e in previsione di eventi di peso internazionale che il nostro Paese si appresta ad ospitare...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Giammanco.

  GABRIELLA GIAMMANCO. ...quali l'Expo di Milano e il Giubileo di Roma, le chiedo Ministro se, per rispondere al quadro emergenziale appena descritto...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Giammanco.

  GABRIELLA GIAMMANCO. ...abbia intenzione di prendere in seria considerazione l'assunzione dei 250 idonei al concorso per allievi...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giammanco. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, riguardo alle esigenze di sicurezza da ultimo rilevate dall'onorevole Giammanco sull'Expo di Milano, faccio presente che con il decreto che è all'esame del Parlamento riguardante le norme contro il terrorismo abbiamo prorogato e ampliato l'operazione «strade sicure» destinando un contingente di 600 ulteriori unità delle Forze armate a disposizione del prefetto di Milano in relazione allo svolgimento di Expo. Queste unità vanno ad aggiungersi alle aliquote già destinate alla prefettura ambrosiana per i servizi di controllo degli altri obiettivi sensibili.
  Relativamente alla questione immigrazione non sfuggirà all'onorevole Giammanco che dal trattato ad oggi la Libia era un Paese stabile e non lo è più, nel 2011 l'emergenza era la Tunisia, oggi è la Libia che non è un Paese stabile e da cui originano i flussi migratori.
  Relativamente all'assunzione degli idonei, è bene ricordare che l'anno scorso è stata disposta in via straordinaria, in sede di conversione del decreto-legge n. 90 sulla pubblica amministrazione, l'assunzione degli idonei del precedente concorso a 964 posti di allievo agente della polizia di Stato indetto nel 2013, ma si è trattato di un'iniziativa che ha seguito un iter complesso, tenuto conto che una decisione di scorrimento delle graduatorie avrebbe potuto intaccare la quota riservata ai volontari in ferma quadriennale e occorreva dunque declinare questa scelta nel pieno rispetto dei vincoli giuridici e delle tutelate aspettative dei vincitori di concorso, essendo Pag. 65gli idonei, idonei non vincitori. Occorre poi considerare che norme di questo tipo rischiano anche di generare un altro problema, cioè di scardinare il sistema speciale su cui si fonda il regime di alimentazione delle Forze armate, modellato sulle specifiche esigenze della difesa e articolato sul meccanismo di reclutamento necessariamente annuale. È stato anche rilevato quale ulteriore aspetto critico come l'assunzione degli idonei dei concorsi già espletati comporti l'incorporamento di personale con una maggiore anzianità anagrafica con ulteriori ripercussioni negative sul problema dell'innalzamento dell'età media del personale delle Forze di polizia, eppure in presenza di tali vincoli, nonostante questi vincoli, con l'intervento del 2014 è stato possibile realizzare un equilibrato bilanciamento – finisco, Presidente – dei vari interessi in gioco che ha tuttavia corrisposto ad una logica di straordinarietà per sua stessa natura di difficile reiterazione. So che ci sono delle proposte in questo senso e le valuteremo durante il dibattito parlamentare.

  PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, grazie Ministro per la gentile risposta. So che qualcosa da parte del Governo è già stato fatto ma penso che non possa davvero bastare. L'Esecutivo può e deve fare di più, il problema della sicurezza in Italia è ormai strutturale, aggravato da una carenza di organico che ammonta a circa 21 mila unità. A dimostrazione di ciò possiamo ricordare i recentissimi fatti di Roma in occasione della partita con il Feyenoord, quando poche centinaia di tifosi ubriachi sono riusciti a mettere a ferro e fuoco il centro della Capitale, terrorizzando turisti e commercianti e danneggiando monumenti. Fatti del genere denunciano meglio di ogni cifra o statistica quanto l'Italia sia impreparata non solo ad affrontare minacce di stampo terroristico ma anche a gestire l'ordinaria amministrazione. Un Governo che non è neanche in grado di difendere l'integrità della città eterna, simbolo dell'Italia nel mondo, non può certo sperare di difendere gli italiani dal pericolo Isis e non possiamo consentire che i cittadini vivano nella paura, ragione per cui trovo assolutamente necessario ampliare l'organico delle Forze di polizia, assumendo i 250 giovani che, al prezzo di grandi sacrifici, sono risultati idonei al concorso del 2014 per allievi agenti di polizia, ragazzi che aspettano solo di poter servire il nostro Paese e difendere i nostri cittadini. Il tema della sicurezza deve riacquistare assoluta centralità nell'agenda politica anche in previsione delle importanti sfide che in questo 2015 ci apprestiamo ad affrontare.
  Rappresentano sia l'Expo, che il Giubileo occasioni imperdibili per promuovere l'immagine del nostro Paese nel mondo, nonché straordinari volani per la nostra economia. È quindi imperativo che in questi appuntamenti sia garantita la più ampia tutela a visitatori e turisti. Proprio ieri...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Giammanco.

  GABRIELLA GIAMMANCO. ...lei, signor Ministro, ha detto che vorrebbe che l'Italia potesse diventare il posto più sicuro per i cittadini. Anch'io, come lei, mi auguro che questo possa presto accadere, ma senza nuovi agenti di polizia sarà molto, ma molto difficile.

(Elementi ed iniziative in ordine alla disciplina relativa alla richiesta d'asilo, alla luce della tragica vicenda del ragazzo ucciso a Terni il 13 marzo 2015 da un immigrato clandestino già espulso e con precedenti penali – n. 3-01371)

  PRESIDENTE. L'onorevole Cirielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli n. 3-01371, concernente elementi ed iniziative in ordine alla disciplina relativa alla richiesta d'asilo, alla luce della tragica vicenda del ragazzo ucciso a Terni il 13 marzo 2015 da un immigrato clandestino già espulso e con precedenti penali (vedi Pag. 66l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto. Vi prego, per favore, di lasciare liberi i banchi del Governo.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, signor Ministro, mi dispiace che si trovi lei a parlare su questa vicenda, ma noi avremmo immaginato che, di fronte alla gravità di quanto accaduto, anche il Presidente del Consiglio avesse la sensibilità di essere presente, ma forse gli manca il coraggio oggi di difendere anche i suoi Ministri.
  Noi ci riferiamo alla vicenda gravissima dell'assassinio di David Raggi accaduto a Terni il 13 marzo da parte di un immigrato clandestino già espulso dall'Italia, rientrato tramite un barcone, che aveva tanti precedenti, gravissimi precedenti: furto aggravato, lesioni personali, spaccio di stupefacenti, rissa, resistenza a pubblico ufficiale e oggi, ovviamente, omicidio.
  Si trovava, grazie al vostro buonismo, grazie alla depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina, grazie agli «svuota carceri» voluti dai Governi delle grande intese, dal PD a Forza Italia, da Monti e soprattutto da Renzi. Allora, ci aspettiamo di sapere cosa farà.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, la morte di David Raggi, ucciso nella notte del 13 marzo nel centro di Terni per il folle gesto di un cittadino marocchino, ha scosso l'opinione pubblica italiana, che è rimasta giustamente commossa dalla giovane età di David, che era un volontario del servizio di emergenza sanitaria, ed è stata sconvolta dalle tragiche circostanze nelle quali si è venuta a consumare l'uccisione.
  Consentitemi, prima di entrare nel merito, di esprimere la vicinanza del Governo e quella mia personale alla famiglia, ma non la ritengo sufficiente se non è abbinata alla gratitudine per le parole dei familiari che hanno dato una grande lezione antirazzista a tutti coloro i quali intendevano speculare su questa morte e, quindi, un grazie sincero ai familiari e ai congiunti di David Raggi.
  L'omicida era entrato regolarmente in Italia, ancora minorenne, nel marzo del 2003 per il ricongiungimento con la madre residente a Terni; successivamente, allontanatosi dal nucleo familiare, commetteva una serie di reati caratterizzati anche da violenza, che portavano il questore a revocargli la carta di soggiorno, mentre l'autorità giudiziaria disponeva nei suoi confronti la misura degli arresti domiciliari tramutati poi in obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
  Espulso e rimpatriato nel dicembre del 2007, sette anni dopo, nel maggio del 2014, Aassoul sbarcava a Lampedusa, fornendo le false generalità di Amin Aziz, grazie alle quali, dopo aver presentato domanda di protezione internazionale, ha potuto ottenere un permesso di soggiorno per richiesta d'asilo.
  Trasferitosi a Terni presso la madre, che nel frattempo aveva acquisito la cittadinanza italiana, è stato raggiunto lì dalla decisione di rigetto della Commissione territoriale di Siracusa, che aveva intanto esaminato la sua istanza. Tuttavia, Aassoul, beneficiando della condizione di figlio convivente di una cittadina italiana, come tale inespellibile per la nostra legge, riusciva a permanere nel territorio nazionale fino al tragico epilogo di giovedì notte.
  I nuovi margini che offrono le nuove direttive europee in tema di asilo ci danno lo spazio, con il decreto legislativo che a breve le recepirà e che verrà sottoposto al vaglio parlamentare, di introdurre una nuova norma che stabilirà l'obbligo di trattenimento presso i CIE nei confronti di quei cittadini stranieri che, in base al loro profilo e al loro personale vissuto, siano senza alcun dubbio ritenuti pericolosi per l'ordine e la sicurezza pubblica fino a quando non si sarà definitivamente concluso l'iter della domanda di protezione e, in questo modo, si farà sì che i soggetti, con tali precise connotazioni, che abbiano utilizzato la domanda di protezione internazionale per sottrarsi al trattenimento Pag. 67presso i CIE, restino invece sotto la nostra vigilanza anche nell'eventuale fase di riesame da parte dell'autorità giudiziaria.

  PRESIDENTE. L'onorevole Cirielli, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Ministro, solo due anni fa un tale Kabobo, che si trovava in Italia per motivi analoghi a quelli per i quali ci si trova questo marocchino che oggi ha assassinato David Raggi, commetteva un triplice omicidio. Anche allora i familiari degli uccisi, per senso dello Stato, diedero fiducia a questo Governo e pronunciarono parole accettabili. Leggo le parole dette dopo la condanna a soli 20 anni per triplice omicidio, per colpa delle leggi che questa maggioranza ha approvato e difende. Che cosa direbbero oggi di fronte a quello che lei dice ? Lei cita una serie di fatti che dimostrano una sola cosa: una persona entrata clandestinamente in Italia ed espulsa perché ha commesso moltissimi reati può rientrare, può chiedere asilo, può liberamente girare l'Italia e può uccidere un cittadino italiano rimanendo impunito e sperando, grazie alle leggi che avete approvato, in una pena mite. Abbiamo il dovere di difendere la nostra sicurezza e quella dei nostri figli e ci aspettiamo che Renzi e il vostro Governo facciano il loro dovere.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16.05 con le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2015.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Capezzone, Catania, Dellai, Di Lello, Epifani, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Speranza, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2015.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2015.
  La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta dell'11 marzo 2015.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli deputati, l'appuntamento del Consiglio europeo di domani e di dopodomani si colloca in un momento di particolare importanza e rilevanza nello scacchiere geopolitico europeo e internazionale. Ma per tutte e tutti noi è impossibile affrontare una discussione in quest'Aula senza avere portato il nostro pensiero innanzitutto a ciò che in queste ore sta avvenendo Pag. 68in Tunisia, un Paese che ha visto per primo lo sviluppo della cosiddetta «primavera araba» e che per primo – starei per dire per unico – per il momento si è dotato di un quadro costituzionale e istituzionale innovativo, corroborato e rinforzato, anche recentemente, dallo svolgimento delle elezioni.
  Ebbene, quest'oggi, questa mattina, qualche ora fa, come tutti voi sapete, un attentato, la cui matrice è facilmente riconducibile a un determinato tipo di minacce, ma le cui rivendicazioni sono ancora in fase di verifica da parte degli inquirenti, ha provocato la morte di alcune persone e il ferimento di altre, dopo un periodo di presa di ostaggi, in un luogo simbolico, in un museo, un luogo di cultura di un Paese islamico moderato, nelle immediate vicinanze di un luogo altrettanto simbolico, un Parlamento, il Parlamento, un luogo istituzionale, il luogo della democrazia, e in una cornice di minaccia, con evidente riferimento alla grave crisi mondiale che stiamo vivendo.
  Prima di tutto il pensiero va alle vittime, alle loro famiglie, alle persone che sono ferite. Non siamo nelle condizioni di ufficializzare il numero degli italiani coinvolti e credo che questa non sia la sede, essendosi, come è naturale e come è d'uopo, messa in moto la macchina dell'unità di crisi della Farnesina, cui invitiamo a fare riferimento innanzitutto alle persone che hanno parenti in Tunisia. Ma credo che, indipendentemente dal giudizio che verrà dato, con più lucidità e calma, nelle prossime ore, vi sia un dato di fatto inoppugnabile e, cioè, che laddove si cerca di aggredire le istituzioni democratiche, la cultura, la moderazione che caratterizza il Governo tunisino, in qualche misura si colpisce ciascuno di noi e questo vale naturalmente per la comunanza patriottica e nazionale, per la presenza di alcuni italiani, ma vale anche per l'idea stessa che in questi anni, indipendentemente dal colore politico, tutte e tutti abbiamo cercato di portare avanti.
  Per cui, il primo pensiero va ai nostri connazionali coinvolti, ma non soltanto ai nostri connazionali, e il nostro convinto sostegno al Governo tunisino, perché possa uscire da questa prova con determinazione e forza. L'Italia sarà al loro fianco (Applausi).
  Credo che il Consiglio europeo di domani e dopodomani sarà un Consiglio europeo incentrato su quattro temi di fondo, che sintetizzo in modo molto rapido, al limite dell'accetta: il tema economico, il tema energetico, il tema ucraino, connesso adesso alla grande questione del partenariato orientale, anche se questa è più una forzatura da ordine del giorno che non una reale contiguità, perché il tema ucraino è innanzitutto un dossier legato alla situazione di crisi, e la Libia. Questi sono i quattro punti su cui rapidamente vado ad intrattenervi per qualche minuto.
  Credo, però, che non possa non evidenziare, intervenendo qui per la prima volta sul tema specifico dopo tre mesi, che in questo arco di tempo che ci separa dall'ultimo dibattito parlamentare sul Consiglio europeo davvero qualcosa sia cambiato. I signori deputati e le signore deputate ricorderanno bene in quale clima si svolse l'appuntamento del dicembre 2014, non soltanto per la naturale dialettica che vede contrapposta la maggioranza e le opposizioni, ma anche perché in quel momento il Parlamento e, in particolar modo, la Camera dei deputati erano impegnati in un difficile dibattito sulla legge di stabilità, perché il percorso delle riforme era alla seconda lettura, tanto per ciò che riguarda la legge elettorale, in questo caso al Senato, e la riforma costituzionale, in questo caso alla Camera, e perché tante di quelle riforme, chieste e in qualche modo condivise sia dal Parlamento che dalle istituzioni europee, poi certificate dalle specifiche raccomandazioni della Commissione dell'aprile 2014, ma anche degli anni precedenti, sembravano essere in una sorta di limbo, in una posizione di attesa.
  Oggi, a distanza di tre mesi, possiamo dire che non soltanto si sta muovendo qualcosa, ma che la direzione politica economica dell'Europa è diversa rispetto a quella di tre mesi fa. Può piacere o può non piacere, si può essere d'accordo, si Pag. 69può non essere d'accordo. Non è necessario ricorrere al pensiero unico persino nelle valutazioni sul tema delle riforme, non soltanto quelle più rilevanti, costituzionali ed elettorali, ma penso a quella della pubblica amministrazione, che ha appena iniziato il percorso al Senato, della giustizia, con l'approvazione della responsabilità civile, gli accordi fiscali con alcuni Paesi, con la fine del segreto bancario; tante questioni si sono verificate, alcune condivise, altre meno apprezzate. Ma l'idea che l'Italia si sia rimessa in moto e con essa l'Europa abbia cambiato direzione mi sembra difficilmente negabile. Lo dico facendo riferimento non semplicemente all'inversione dei segnali di fiducia che riguardano non soltanto i cittadini consumatori, ma anche il mondo delle imprese. Lo dico proprio pensando nel merito ai cinque punti più rilevanti che hanno cambiato la politica economica europea a livello continentale. Cinque punti di cui quattro sono ascrivibili all'azione della politica; uno, invece, onestà intellettuale esige che sia ascritto ad una complicata valutazione geopolitica, ma su cui il Governo italiano, ma credo anche di poter dire le istituzioni europee, sono stati sostanzialmente ininfluenti. Mi riferisco alle questioni legate al piano di Jean Claude Juncker sugli investimenti, alla comunicazione sulla flessibilità, entrambe approvate lo stesso giorno in cui terminava il semestre europeo, il 13 gennaio di quest'anno, alla questione del QE della Banca centrale europea e alle modifiche che si sono verificate sui mercati, anche a seguito di queste decisioni, nel rapporto tra dollaro e euro. Vi è un quinto argomento, che è decisivo per la nostra economia, e che non riguarda e non è ascrivibile a un'azione da parte nostra, e mi riferisco al petrolio, al costo del petrolio, che trova le sue valutazioni e motivazioni in complicate ragioni geopolitiche, sulle quali non mi dilungherò. Ma questi cinque fattori di novità sono cinque fattori che hanno non soltanto cambiato il clima in Italia, hanno ridato la speranza alla politica di poter incidere.
  E questo accade, è accaduto e continuerà ad accadere, se considereremo l'Europa non come un soggetto estraneo da noi, cui rivolgere i nostri strali durante le campagne elettorali o i dibattiti, ma se la considereremo sempre di più un soggetto politico in grado di essere cambiato dall'interno. È questa, se ci pensate, la scommessa, che si può condividere o meno, delle elezioni del maggio 2014, di chi quelle elezioni le ha vinte, ed è questa la scommessa di chi quotidianamente pensa di poter incidere nel panorama europeo, sapendo che il panorama europeo è particolarmente difficile e delicato, non solo per i lunghi anni in cui si sono perse delle occasioni, ma anche perché, oggettivamente, la crisi con la quale ci troviamo a fare i conti è una crisi di sistema, si sarebbe detto una volta.
  Ma è una crisi che si può vincere, se smettiamo di utilizzare, come abbiamo fatto durante il semestre europeo, le parole tipiche di questo ultimo decennio – debito, austerity, privatizzazioni – ed entriamo, invece, sul tema delle riforme, della crescita, dell'innovazione. Questo è stato il cambiamento prodotto dall'azione del semestre europeo italiano e, segnatamente, del Ministro Padoan.
  Questo tipo di modifica, questo tipo di cambio di direzione, ovviamente, non si inserisce in un mondo a parte; si inserisce in una dinamica molto complicata e complessa, perché, in questi tre mesi, l'Unione europea ha avuto il momento di massima – si sarebbe detto – visibilità in un momento drammatico: quella domenica 11 gennaio in cui, non soltanto i leader dei singoli Paesi, non soltanto molti leader dei Paesi vicini all'Unione europea, ma anche e soprattutto milioni di cittadini europei, in alcuni casi anche italiani, a Parigi, hanno marciato fianco a fianco per dire «no» al terrore, per respingere con forza la minaccia di chi prova a farci morire come vorrebbe lui o, in alternativa, si accontenta di farci vivere come vorrebbe lui, vale a dire nel terrore.
  Quella manifestazione, quella dell'11 gennaio, la marcia di Parigi, ha dimostrato che l'Europa è qualcosa di più di un Pag. 70insieme di riforme, di regole, di numerini, di cifre, ma ha anche dimostrato che vi è bisogno di una politica in grado di fare la propria parte.
  E allora – e vengo rapidamente ai punti in discussione – non dimentichiamo, però, che questo Parlamento, in questi tre mesi – lo dico rispettando le singole opinioni e le singole valutazioni – ha dimostrato che si può incidere nella storia di un Paese e nella storia di un continente come quello europeo. Potrei citare alcune riforme che sono state approvate, anche con una divisione all'interno dei vari schieramenti, e che oggi vedono dei risultati.
  Infatti, se oggi i primi dati economici sull'occupazione segnano un'inversione, probabilmente le scelte fatte sul Jobs Act non sono ininfluenti; naturalmente, ciascuno avrà la propria valutazione, non voglio aprire qui un dibattito su questo. Voglio dire, però, che questo Parlamento ha dimostrato di essere nelle condizioni di avere uno sguardo lungo, e non vi è luogo, momento e immagine più simbolica di quando il Parlamento, in seduta comune, ha eletto, a dispetto di tante previsioni e anche a dispetto di tante paure di larga parte di noi, il nuovo Presidente della Repubblica (Applausi), vincendo quella difficoltà che si era registrata nell'aprile del 2013 e che aveva costretto a un supplemento di sforzo il Presidente della Repubblica Napolitano.
  Lo dico perché – e ho davvero terminato la fase introduttiva – tutta questa premessa è un modo per dirvi grazie. È un modo per dirvi grazie perché questa legislatura sembrava destinata a una fine precoce e questa legislatura sembrava non in grado di affrontare le sfide così complicate e delicate che ha di fronte a noi lo scenario internazionale.
  Ciò che è accaduto in questi tre mesi, con l'inversione di tendenza della fiducia da parte dei cittadini, ma con la capacità della politica di prendersi delle responsabilità, alcune condivise, altre meno, dimostrando, però, che, facendo le cose, le cose cambiano, ha dimostrato che il termine naturale di questa legislatura è quello del 2018 e che a tutte e a tutti è dato il compito di mettersi in gioco perché l'Italia sia all'altezza delle aspettative che sta suscitando. Le sta suscitando essenzialmente in questi quattro punti (andrò per titoli, molto brevemente): il primo, la questione economica. Avere invertito la rotta è stato un fatto positivo, ma non è sufficiente.
  Nella discussione di venerdì mattina, ciò di cui dovremo tener conto non è soltanto un buon bilancio dei risultati del semestre e del rinnovato clima di crescita che il vecchio continente sembra poter cogliere; va affrontato il principio per il quale oggi si continua ad investire sulle riforme, in particolar modo le riforme strutturali, ma si chiede sempre di più alle istituzioni continentali di essere parte attiva di questo percorso di crescita e non limitarsi ad essere un luogo della burocrazia. Perché questo accada l'appuntamento principale di quest'anno sarà il Consiglio di giugno, non quello di marzo, quello in cui il rapporto dei quattro Presidenti sarà presentato all'attenzione dei Capi di Stato e di Governo, ma già nel dibattito di venerdì mattina sarà fondamentale mettere in atto le condizioni perché questa rinnovata spinta verso la crescita sia evidenziata e sottolineata, non come richiesta di qualche Stato in difficoltà, ma come patrimonio comune di tutta l'Unione europea, anche perché, lasciatemelo dire con grande sincerità, nel Consiglio informale di febbraio ad un certo punto il Presidente Juncker ha presentato una slide nella quale si vedevano i risultati di Stati Uniti e Europa dal 2008 ad oggi, 2008-2014, sei anni, su due voci specifiche: la disoccupazione e la crescita del PIL. Si assumeva come punto di partenza cento in entrambi casi, quindi le performance dei due singoli Paesi, Stati Uniti ed Europa, erano messe allo stesso livello, e si vedeva la curva. Dopo un primo momento di calo in America, l'America riprendeva, dopo un aumento dei disoccupati, i disoccupati scendevano, esattamente l'opposto di ciò che è accaduto in Europa. Non credo che ci sia sintesi più efficace del fatto che le politiche Pag. 71di crescita che hanno attuato i governanti degli Stati Uniti sono state capaci di funzionare e che le politiche che sono state attuate in questi anni in Europa non hanno funzionato. Ecco perché vi è la necessità di investire su una linea nuova e di invertire la tendenza come abbiamo iniziato a fare ancora troppo timidamente.
  Il secondo punto: efficienza, sostenibilità, sicurezza, diplomazia energetica. Ho messo questi titoletti perché tutti voi saprete che la Commissione Juncker ha espresso un piano ambizioso rispetto alle questione energetiche. Il rischio del Consiglio europeo di domani – la discussione si terrà nel primo pomeriggio, appena terminata la fase dei saluti e dell'introduzione – è quello di voler isolare la questione, pure cruciale della sicurezza energetica, dal resto delle questioni che il progetto Juncker ha messo come centrali nella valorizzazione della politica energetica. In altri termini, si pensa di poter discutere soltanto dal rapporto con l'Oriente – questo viene, in particolar modo, da alcuni Paesi – dei problematici rapporti geopolitici con la Russia e non solo, e di non toccare tutti gli altri temi che vanno dall'efficentamento energetico, alla Conferenza di Parigi, dalla valorizzazione delle interconnessioni, segnatamente tra Spagna e Francia, alla riorganizzazione di un mercato unico interno che sia nelle condizioni di fare la propria parte; questo è lo scenario nel quale ci muoviamo. La posizione italiana dovrà essere una posizione severamente in linea con l'impostazione della Commissione per come è votata dal Parlamento europeo, cioè i temi energetici si tengono tutti insieme. Naturalmente siamo pronti a qualsiasi discussione geopolitica, essendo il nostro, il Paese che, per primo, ha sottolineato come quella grande ambizione del Mediterraneo hub del gas e dell'Africa come luogo centrale dello sviluppo energetico del nostro Paese, dovesse essere non soltanto difesa, ma promossa, incoraggiata e valorizzata nel corso degli anni. Noi continueremo a farlo con convinzione e determinazione, ma diciamo allo stesso tempo che c’è la necessità, assolutamente fondamentale, di non chiudere la discussione semplicemente sul rapporto tra Paesi orientali e Russia perché sarebbe riduttivo. Questione che peraltro sarà oggetto della discussione nel terzo dei quattro punti che ho citato, che è quello che riguarda l'Ucraina. Nei tre mesi, si sarebbe detto una volta nei tre mesi non collegati, nei tre mesi in cui il Parlamento non ha discusso specificamente dei lavori del Consiglio europeo, si sono verificati significativi passi in avanti nella questione della crisi ucraina; mi riferisco, in particolar modo, al protocollo di Minsk che per noi va approvato, seguito e implementato ogni giorno.
  Il Protocollo di Minsk costituisce non semplicemente il faro per l'azione diplomatica dei singoli Paesi, ma deve essere anche il punto di riferimento per gli impegni di entrambi i lati. Credo che, da questo punto di vista, l'iniziativa diplomatica italiana, che è partita da Kiev e poi a Mosca nei primi giorni di marzo, sia un'iniziativa che abbia un valore specifico e puntuale: quello di richiamare le singole realtà in gioco e in ballo a fare la propria parte, ma anche contemporaneamente di offrire alcuni modelli. È del tutto evidente che la Russia deve mantenere il rispetto della sovranità e dell'indipendenza dell'Ucraina. Nessuno lo può mettere in discussione. È altrettanto evidente che, da parte ucraina, ci attendiamo che il processo di riforme costituzionali, teso a garantire dentro lo Stato sovrano indipendente dell'Ucraina uno spazio di libertà e di autonomia per le popolazioni russofone, debba essere il più possibile implementato con rapidità.
  Allora, da questo punto di vista, perché non pensare ai modelli che, ad esempio, Italia e Austria possono offrire ? Ciò che è accaduto in Trentino Alto Adige, nel corso degli sviluppi successivi alla Seconda guerra mondiale, costituisce un punto di riferimento di straordinaria valenza e di straordinario significato. L'Italia è nelle condizioni di poter continuare a giocare la propria partita insieme ai partner europei e ai partner del G7, partendo dall'assunto che in Ucraina non c’è alternativa alla Pag. 72soluzione diplomatica e che questa soluzione diplomatica non può prescindere dal completo rispetto degli accordi di Minsk.
  Ultimo punto in discussione è quello relativo alla questione della Libia. È un tema ampio, complicato. Il Parlamento e la Camera dei deputati hanno discusso più volte di politica estera in questo momento e in questa fase. Ciò che sta avvenendo in Libia richiederebbe naturalmente tempo e spazi di discussione per le responsabilità che ciascuno porta con sé e anche – lasciatemelo dire – per la sottovalutazione che parte della comunità internazionale ha voluto esprimere in più di una circostanza. Il nostro obiettivo, infatti, è stato banalmente quello di togliere il dossier dall'ultimo posto della pila dei documenti e dei dossier e di metterlo nella centralità della discussione della comunità internazionale. Per questo i colloqui – da ultimo quello di questa mattina con Ban Ki-moon, ma potrei proseguire con i colloqui con i principali leader internazionali – sono stati finalizzati a raccontare una banale verità, ovvero che il problema della Libia, a dispetto di alcune posizioni spesso ideologiche, talvolta demagogiche, ma molto capaci di affrontare la pancia dell'opinione pubblica, un po’ meno la sostanza della realtà, non è semplicemente un problema d'immigrazione. Arrivo a provocare: sarebbe quasi positivo che fosse semplicemente un problema d'immigrazione. C’è molto di più. Magari fosse soltanto un problema d'immigrazione ! Sarebbe grave, ma lo potremmo affrontare.
  Quello che oggi stiamo sottovalutando in Libia è che, intorno a quella zona dell'Africa, quella zona del nord-Africa, quella zona del Mediterraneo, si sta giocando una battaglia molto più grande di una semplice questione d'immigrazione. E non è semplicemente un regolamento di conti tribale, nel senso tecnico del termine «tra tribù». Si tratta di qualcosa di più, della capacità o meno della comunità internazionale di prevenire e prevedere (vedere prima) il rischio di un'estensione della minaccia estremista, che sarebbe devastante, non tanto per l'Europa – lasciatemelo dire – ma innanzitutto per l'Africa e quello che può conseguirne. Perché, se oggi noi stiamo discutendo della minaccia estremista soltanto in Siria e in Iraq, è anche per nostra responsabilità, perché sottovalutiamo ciò che sta accadendo in queste ore in Nigeria e ciò che sta accadendo in Camerun.
  Ecco perché l'azione diplomatica di questo Governo insiste molto sul rapporto con l'Africa; non è importante il rapporto con il Congo-Brazzaville semplicemente perché ci sono interessi di natura economica che, certo, vanno difesi, accarezzati e coltivati, ma perché c’è un problema complessivo nel cuore dell'Africa, nel centro dell'Africa, che è sottovalutato dalla comunità internazionale. Se noi lasciamo che la Libia, che è un paese straordinariamente grande ed importante, che è al centro del Mediterraneo, che è il cuore del Mediterraneo, sia lasciata a sé stante, noi stiamo perdendo l'occasione straordinaria di riportare la comunità internazionale a governare processi e complicate transizioni.
  Ecco perché il nostro Governo è partito innanzitutto proprio dalla Tunisia come prima visita ufficiale. Ecco perché siamo stati praticamente in tutti i Paesi del Mediterraneo e in particolar modo abbiamo discusso, ragionato e lavorato in queste settimane e in questi mesi con l'Egitto. Ecco perché pensiamo che sia cruciale per il nostro Paese affermare la centralità della Libia, certo per le questioni legate all'immigrazione, ma anche e soprattutto per le questioni geopolitiche legate all'Africa, al nord-Africa e al Mediterraneo.
  Dunque, questi sono i quattro temi fondamentali. Mi presento al Consiglio europeo con la consapevolezza di una serie di problemi rilevanti che sono sul tappeto e sul tavolo della discussione. Non ho toccato, se non en passant, alcuni degli altri argomenti, come il tema del Partenariato orientale con i sei Paesi interessati. Per noi il Partenariato orientale è il Partenariato orientale; chi vi volesse vedere qualcosa in più, commetterebbe un errore. Vi è il dibattito sul TTIP, con le discussioni dentro il Parlamento europeo, con la necessità Pag. 73di una maggiore trasparenza, che più volte è stata ricordata, evocata e richiamata, anche dall'impegno di alcuni gruppi politici al Parlamento europeo. E vi sono altre singole questioni sulle quali non mi dilungo. Mi siedo, però, al Consiglio europeo consapevole di rappresentare, non soltanto un grande Paese che, per la forza delle proprie idee e delle proprie convinzioni e della propria storia, ha molto da dire e da dare, ma anche con la consapevolezza che il percorso parlamentare che si è aperto in quest'Aula e al Senato è un percorso parlamentare che sta profondamente incidendo nella realtà italiana. Naturalmente, ci sarà chi tra di voi pensa che questo grado di intervento sia negativo; ci sarà chi pensa che sia positivo; ci sarà chi lo riterrà ininfluente. Ma quello che nessuno può negare è che l'incantesimo in Italia si è rotto. L'idea della politica che passa il tempo a non decidere è finalmente un'idea che appartiene al passato. A noi, ma vorrei dire a voi, gentili deputati, il compito di rendere questo percorso di transizione, questo percorso di riforme che ci porterà da qui al 2018, come un tragitto complesso, ma affascinante, come la più grande occasione che il nostro Paese ha per stare in Europa, non più, come troppe volte è accaduto in passato, dietro la lavagna o messo nelle condizioni di prendere ordini per i compiti da fare a casa, perlomeno nella vulgata mediatica di chi voleva rappresentare l'Italia in queste condizioni, perché poi non è mai accaduto, ma di essere finalmente protagonista di un percorso di cambiamento che deve vedere l'Italia centrale in Europa e l'Europa centrale nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia - Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).

(Discussione)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
  È iscritto a parlare il deputato Nicoletti. Ne ha facoltà.

  MICHELE NICOLETTI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, in questo momento, come giustamente ha ricordato il Presidente del Consiglio, il nostro primo pensiero va alle vittime di un nuovo attentato terroristico che ha colpito ancora persone inermi, tra cui nostri connazionali, in Tunisia. In questa stagione sembra che il nostro orizzonte civile non riesca a cancellare dalla storia la violenza sugli inermi, violenza che fa strage di vite e di luoghi simbolici. Come è stato ricordato, giornali, opere d'arte e stamattina musei. Come a voler dire che si vuole colpire, non solo la vita e i corpi, ma anche il pensiero, la cultura, ciò che ci rende umani e che rende il dialogo tra gli umani possibile.
  È un attentato che ci colpisce direttamente non solo per la preoccupazione nei confronti dei nostri connazionali e delle altre vittime ma anche per la vicinanza di questo Paese, il primo Paese visitato dal Presidente del Consiglio, dalla nostra Commissione esteri, un Paese a cui siamo vicini non solo per ragioni storiche, culturali ed economiche ma anche, come è stato ricordato nel processo di costituzionalizzazione in cui la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa ha svolto un ruolo fondamentale perché, dobbiamo dircelo chiaramente, non c’è lotta al terrorismo, non c’è lotta al traffico di esseri umani senza costruzione di uno Stato di diritto, senza garanzie per i diritti di tutte le persone e dobbiamo aggiungere anche senza prospettive di speranza di una vita degna per tutti. Signor Presidente, noi condividiamo in pieno l'azione che il Governo sta facendo per portare l'attenzione e l'impegno di tutta l'Unione europea sul Mediterraneo. Ma ciò che dobbiamo far capire ai nostri colleghi europei è che il Mediterraneo non è solo una questione di sicurezza, doverosa, o di assistenza, altrettanto doverosa, ma è una questione politica. C’è bisogno di una forte politica estera europea nel Mediterraneo. Che cosa vuol dire una politica estera europea nel Pag. 74Mediterraneo ? Pensiamo a come il nostro mondo ha affrontato la transizione dai regimi autoritari crollati nella Seconda guerra mondiale alle democrazie e come noi, invece, abbiamo affrontato le primavere arabe e il tentativo di costruire delle democrazie sulla sponda del Mediterraneo. Là vi era stata non solo una lotta per costruire e ricostruire un'opinione pubblica libera delle istituzioni democratiche ma anche politiche di sviluppo economico. Attraverso il piano Marshall, i vincitori della Seconda guerra mondiale hanno favorito la transizione dai regimi autoritari alle democrazie con un coraggioso e straordinario intervento di sviluppo economico e sociale: non c’è tutela dei diritti umani e della democrazia senza uno sviluppo anche delle condizioni materiali. Questo è un elemento fondamentale. Stanno uscendo i primi dati sui foreign fighters, la più giovane leva di terroristi degli ultimi anni. Sono ragazzi in gran parte dai 15 ai 26 anni, senza prospettive di vita nei Paesi europei e senza grandi motivazioni ideologiche, nonostante quello che si legge, ma dove è fortissima una motivazione, invece, soggettiva, esistenziale; il vedersi in un vicolo cieco perché i nostri paesi non offrono speranza di vita e il volere in qualche modo combattere per un ideale. Noi dobbiamo ritornare a coniugare speranza di vita e capacità di disegnare degli orizzonti ideali per noi e per i Paesi che ci stanno vicino. Anche le elezioni in Israele ci dicono quanto la questione sociale ed economica sia rilevante e questo dobbiamo riportarlo al centro dell'attenzione. Per questo condividiamo l'azione del Governo in Europa che ha posto la questione della crescita e dello sviluppo al centro dell'attenzione. Non è solo una questione economica, è anche una questione politica, di difesa della democrazia e dei diritti delle persone. Perciò una forte politica europea vuol dire una forte politica di cooperazione.
  La seconda questione è a Oriente, come è stato ben ricordato. Noi su questo dobbiamo cercare di non smarrire la grande conquista dell'Europa dopo la caduta del muro di Berlino, in cui anche il nostro Paese è stato un protagonista. Sarebbe davvero grave se noi ci preoccupassimo solo di ricostruire il muro di Berlino un po’ più ad Oriente, spostandolo da Berlino a Kiev, smarrendo questo grande progetto di una casa europea comune che ha visto il sorgere di tante organizzazioni internazionali e l'allargamento di altre. Noi non dobbiamo rinunciare a questo sogno anche se certamente con realismo dobbiamo guardare a chi sta usando dei metodi del tutto inaccettabili che violano il diritto internazionale e la sovranità di Paesi come l'Ucraina cui noi dobbiamo la massima solidarietà in questo momento.
  Però, è vero anche, e dobbiamo ricordarcelo, che il crollo del muro di Berlino è stato possibile anche attraverso una politica di fermezza sui principi, una politica di dialogo, una Ostpolitik, una politica che non ha perso la capacità di interloquire con l'altro, anche indicando dei modelli che sono sempre quelli del diritto internazionale, del riconoscimento della sovranità dei popoli e dei diritti delle minoranze.
  Mi fa molto piacere che il Presidente del Consiglio abbia ricordato il modello del Trentino Alto Adige, lo ha ricordato ieri a Parigi il presidente Buquicchio, presidente della Commissione di Venezia, proprio agli ucraini, indicando questa via di trasformazione della loro Costituzione.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Nicoletti.

  MICHELE NICOLETTI. Tutto questo, e concludo, sarà possibile solo con un'Europa politica più forte e noi dobbiamo essere protagonisti di un forte europeismo politico. Alla fine della Prima guerra mondiale nel 1919 Paul Valéry, contemplando le macerie di quella grande guerra civile europea, diceva: l'Amleto europeo contempla milioni di spettri. Noi dobbiamo ridire questa cosa ai nostri partner europei, noi non vogliamo contemplare milioni di spettri a oriente e a sud del nostro continente. L'Amleto europeo deve decidere se essere o non essere Europa, e la posizione del nostro Paese deve essere, su questo, forte Pag. 75e coraggiosa. Noi vogliamo essere più Europa politica, con una forte politica estera e di cooperazione nei confronti dei Paesi che a noi stanno vicini.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MICHELE NICOLETTI. Ciò vuol dire anche, e mi avvio a concludere, essere più esigenti non solo nei confronti dei nostri partner, ma anche nei confronti di noi stessi. Dobbiamo, anche noi, fare meglio sui nostri standard europei, sul rispetto dei diritti delle persone, anche sociali, e sulla trasparenza, la legalità e la lotta alla corruzione che, come sappiamo, sono un elemento chiave della nostra reputazione internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Laura Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Grazie, Presidente; questo piano Juncker fa talmente pena che mi viene il dubbio l'abbia scritto lei, Presidente Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Come è possibile produrre un documento così incompleto e nebuloso ? Sì, perché sembra quasi scritto da un Governo italiano, dal vostro Governo, e sembra addirittura che questo Governo abbia infettato l'Europa di una distruttiva peste bubbonica in pieno stile medievale. Sì, perché qui una cosa è chiara, è l'Italia che ha infettato l'Europa. Mi scusi se non parlerò sempre con lei, ma parlerò anche con i cittadini che ci seguono da casa, perché sono tantissimi, e non credono soprattutto più alle sue fandonie neanche quando dite che Incalza è il migliore ingegnere di questo Paese. Scusi, scusi se mi permetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché, forse sì, è il migliore per rubare, non certo per amministrare e questo lo dovete dire agli italiani.
  I cittadini devono sapere che voi ci tenete all'oscuro di ciò che fate in Europa e di ciò che decidete. Per questo ci sono istituti come la Corte dei conti europea, la cui funzione è proprio quella di vigilare sull'uso dei fondi pubblici e migliorarne la gestione finanziaria, che è stata chiamata ad esprimere un giudizio su questo famoso piano Juncker, ovviamente il piano delle bugie. Per noi la Corte dei conti europea è una fonte autorevole, perché le istituzioni di controllo vanno ascoltate e non solo quando fa comodo, come fate voi, come fate, per esempio, con la Corte dei conti italiana che vi dice spesso che le vostre coperture finanziarie sono fasulle e finte, soprattutto quando scrivete anticorruzione, ma poi di corruzione ne fate tutti i giorni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Dunque, la Corte dei conti europea commenta, in questi giorni, il piano, con queste parole: mancano la natura legale e la spiegazione sul funzionamento, sarebbe opportuno dare una definizione di capacità di sopportazione del rischio dello stesso fondo. Sì, perché secondo i rilievi dell'organismo di Bruxelles, il rischio di mancato recupero delle spese delle banche europee per gli investimenti della BEI, che gestirà in prima persona il piano, è interamente a rischio.
  Tali spese non sono definite e possono essere aumentate dei costi di gestione sostenuti dalla BEI quando finanzia il Fondo europeo per gli investimenti. Dice ancora: «Poiché non vi è alcun limite alla durata del FEIS, il totale consolidato dei costi di gestione è sconosciuto e per lo più senza tetti». In sostanza, mancano garanzie e soprattutto coperture, in pieno stile italiano. Io non so se l'Italia abbia infettato l'Europa, ma questo è quello che scrive la Corte dei conti; sembrano voi. Inoltre, il comitato responsabile della selezione dei progetti e l'identificazione delle opere da finanziare con il piano Juncker, questo tale hub, è concepito come l'unico centro responsabile per le analisi tecniche e le questioni legate al finanziamento dei progetti. Ma per la Corte dei conti europea occorre chiarire come l'EIAH porterà valore aggiunto e come si coordinerà con gli altri esperti. Cioè, non è chiaro e non specifica nemmeno la natura giuridica di questo ente e la sua struttura operativa; Pag. 76peggio degli accordi che voi fate con altri Paesi esteri. Ma se entriamo nel dettaglio, troviamo dei rilievi ancora più agghiaccianti e che toccano direttamente la pelle dei cittadini. Per esempio, nell'articolo 1 si parla delle imprese, le piccole e medie imprese, e chiaramente «piccole e medie» per l'Europa vuol dire meno di tremila dipendenti. E poi viene qua il vicepresidente della BEI e ci dice che per l'Italia in realtà non sarà meno di tremila ma meno di duecentocinquanta. Ma a noi non basta, soprattutto perché lei, caro Presidente, sa benissimo che questo gap è insostenibile per l'Italia. Lo sa benissimo, nonostante si occupi di altro e giustamente venga in Aula per leggere i foglietti che le scrivono gli altri colleghi, invece che ascoltare i deputati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Mi rendo conto che viene talmente poco qui che le devono lanciare i bigliettini, ma forse lei non ha spiegato al Parlamento europeo che l'Italia è fatta dal 95 per cento da piccole e medie imprese che hanno per meno di tremila dipendenti; o forse non ha spiegato che per il tessuto sociale italiano le PMI sono molto importanti. Forse perché lei, come ha dimostrato con questo Governo, non è interessato a questo tema; non è assolutamente interessato e lo vediamo tutti i giorni. Lo vedono soprattutto le centinaia di aziende che chiudono tutti i giorni. Sono contenta e felice che lei legga un libro mentre sta in Aula e che neanche alzi la testa quando un deputato le parla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma andrò avanti la stesso, perché la gente da casa ci segue. La Web TV della Camera ha raggiunto un sacco di contatti. O forse sta leggendo le intercettazioni di Incalza ? Non lo so (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lei parla di investitori esteri, io le chiedo perché non cerca quelli italiani. Forse non cerca quelli italiani perché sa che quegli italiani non ci possono mettere più neanche un soldo, perché la pressione fiscale è alle stelle, perché questo Governo sostiene solo Confindustria, perché questo Governo non sostiene le energie rinnovabili, non sostiene il sociale, non sostiene nulla di tutto quello che lei annuncia in queste Aule. Forse sarà per questo. E quello che lei definisce effetto moltiplicatore, che l'Europa chiama effetto moltiplicatore – e questo è il motivo per cui si riferisce a privati – è una fandonia. Non è possibile per noi che il pubblico ci sia quasi solo per l'assunzione di rischi mentre la garanzia è tutta degli investitori privati. Cioè, il pubblico lo usiamo per garantire e per mettergli i rischi sulle spalle, il privato per fare reddito. Benissimo. Stiamo parlando, comunque, dello 0,8 per cento del PIL europeo: per noi è decisamente poco per affrontare la crisi. Per questo Parlamento invece basta, per lei probabilmente basta, per questa Europa basta. Noi i numeri della crisi li conosciamo bene, lei forse li conosce un po’ meno. Non si capisce per quale motivo l'EFSI sia chiamato a emettere titoli per finanziare il piano Juncker, ma il discorso sui titoli europei come gli eurobond è ancora un tabù. Così come non si capisce perché la BCE crei 60 miliardi di euro al mese di qualità ma non si possa pensare ad un quantitative easing con finalità un po’ diverse, magari fiscali e non solo monetarie, perché sono queste che a voi interessano. Vedere una Commissione europea che nega qualsiasi intervento politico di indirizzo pubblico al piano di investimenti mentre promette una tourneé in giro per il mondo per racimolare risorse private, è abominevole.
  Questa è l'Europa che lei vuole, questa è l'Europa di cui lei ha parlato durante la sua fantastica compagna elettorale per le europee ? Per noi no, questa non è l'Europa che vogliamo e vorremmo e gradiremmo che lei alzasse questa testa. Perché sa, in una intervista di qualche giorno fa del vicepresidente della BEI su Il Sole 24 ore gli veniva chiesto cosa deve fare l'Italia per uscire bene sul piano di Juncker e lui rispondeva: «Per le grandi opere l'importante è avere progetti fatti bene e ridurre le incertezze politiche. Con il MEF stiamo lavorando molto bene in partnership». Ma scusi, in che modo ? Le grandi opere ? L'importante è avere progetti fatti bene per ridurre le incertezze politiche ? Ma lei Pag. 77gliel'ha spiegato che cosa succede sulle grandi opere italiane ? Lei glielo ha spiegato al vicepresidente della BEI che la corruzione nelle grandi opere e la mafia sono quello che porta avanti questo Paese ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lei glielo ha spiegato che in questo Paese lei non fa una legge anticorruzione proprio per sostenere le grandi opere ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). O che ha un Ministro che andava a braccetto e va a braccetto con un uomo arrestato ? Questo glielo ha spiegato ? Io vorrei una risposta.
  Poi c’è anche una intervista su Il Sole 24 ore di Padoan che dice: «State tranquilli perché l'Italia ha già prodotto una lista di progetti di interesse nazionale, progetti fatti in comune con altri Paesi, di tipo infrastrutturale e di sostegno alle PMI». Ora noi non vediamo il suo Ministro Padoan da mesi in questa Aula, non si è degnato neanche durante l'ultima legge di stabilità di appoggiare il suo fondo schiena su quella sedia, però fa le interviste a Il Sole 24 ore dicendo che ha consegnato degli elenchi di infrastrutture, ma quali elenchi ? Quali opere ? Lei ci deve dire quali opere questo Paese vuole finanziare perché sa, se ancora una volta ci parlerà di TAV, se ancora una volta ci parlerà di grandi opere tipo Mose, tipo Expo, io le assicuro che è a rischio ma non solo lei e il suo Governo, lei è a rischio perché non è possibile continuare... e non rida, lei è a rischio perché purtroppo la magistratura andrà avanti a sottolineare come il suo Governo gestisce le consulenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come il suo Governo gestisce i soldi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prego deputata vada avanti. Ha ancora un minuto.

  LAURA CASTELLI. Sì, un minuto, in questo minuto potrei parlare di tanto altro ma dico che ovviamente Presidente che sono sempre qui alla sua destra – più o meno a ore una e mezza, due – le sue parole sono decisamente vuote e continua a gestire l'Italia come cosa vostra, glielo abbiamo già detto ma glielo ripetiamo. L'unica tendenza che invertirete, e che se continuate così facendo vedrete, è che invece di andare in ferie con i voli di Stato andrete tutti a Poggioreale, a Regina Coeli, a cominciare dai suoi Ministri perché Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) l'incantesimo come dice lei... (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Presidente, come dice lei l'incantesimo si è rotto e le volevo chiedere che ore sono, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, purtroppo devo dire che le opportunità che la nuova legge sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea dà al Parlamento italiano non è utilizzata nel migliore dei modi nel confronto con il Governo che deve essere anche aspro ma lo deve essere su temi che riguardano, appunto, il Consiglio europeo che domani e dopodomani la vedrà impegnato, Presidente, credo siano problemi che riguardano tutti i cittadini e le imprese e le famiglie italiane, e non problemi astratti.
  Proprio per questo, Presidente, io volevo dedicare il piccolo spazio del mio intervento e la brevità del mio intervento al Presidente Draghi che solo ieri ha detto queste parole, lo cito testualmente: Eurolandia deve fare un balzo quantico sulla condivisione della sovranità e tramite istituzioni comuni, dobbiamo rafforzare la responsabilità democratica dell'Europa verso i suoi cittadini, cosa che automaticamente rafforzerebbe la nostra Unione politica. Ho iniziato con queste parole del Presidente Draghi perché credo che la sua persona in questo momento, rappresentando un'autorità tecnica, è stata protagonista delle vere azioni politiche che in questi anni si sono sviluppate nel processo di integrazione europea e nelle misure che Pag. 78abbiamo preso in Europa. Poco dopo il suo insediamento egli ebbe a dire: difenderemo l'Euro con ogni mezzo. Questa sua dichiarazione è stata simbolicamente importantissima, è quella che ha provocato l'abbassamento degli spread, la ripresa del prodotto europeo e la difesa dei debiti sovrani. C’è poi tutto il percorso che Draghi e il board della BCE hanno impegnato per arrivare al quantitative easing, che ha avuto effetti a cominciare dal mese scorso. Io appunto voglio sottolineare che al di là degli effetti positivi tecnici di questi provvedimenti e di queste linee, si evidenzia in tutto ciò una forte valenza politica di queste azioni, una fortissima valenza politica ed è quello che Presidente spesso ci dice lei, cioè che la politica deve avere la primazia. Ed è veramente strano, abbastanza particolare che invece a portare avanti un'azione politica, la più forte di questo tipo, sia un'autorità prettamente tecnica, forse proprio per la debolezza della politica in questo periodo in Italia in particolare ma in tutta la zona Euro e in tutta l'Unione europea, perché vede, io credo che questo sia il dossier centrale in questo momento in cui l'Europa è un ibrido, cioè la cessione definitiva di sovranità, la legittimazione democratica delle istituzioni europee nel loro complesso. I temi che saranno all'ordine del giorno del Consiglio europeo di domani sono temi epocali, strategici per tutti i Paesi e tutti i cittadini che sono all'interno dell'area dell'Unione europea, come appunto il tema energetico – li ha annunciati lei – il tema economico, su cui qualcosina bisognerà dire, l'Ucraina e la Libia su cui dirà molto nelle dichiarazioni di voto il mio collega, il presidente Cicchitto. Tutti questi temi, insieme alle grandi partite della difesa comune, della gestione dei grandi flussi migratori, del rapporto e del negoziato con la Grecia, tutti questi temi, Presidente, avrebbero una maggiore forza, la possibilità di essere affrontati con maggiore forza dalle istituzioni europee se ci fosse un passo avanti sulla legittimazione democratica. Da questo punto di vista l'Europa si è fermata, ha grandemente enfatizzato i risultati del Trattato di Lisbona. Per carità, passi avanti forti e significativi verso la legittimazione democratica ma insufficienti, oggi si verificano insufficienti e perché noi possiamo fare quello che lei stesso ci dice di fare, cioè di non considerare l'Europa altro da noi. L'Europa siamo noi, ma perché questo lo possiamo fare noi e perché lo possano fare i cittadini italiani ma i cittadini europei soprattutto, questo passo e questo riforme verso una maggiore legittimazione democratica dell'integrazione europea e delle sue istituzioni sono fondamentali e si arriva a dirlo e a capirlo una forte, ripeto, autorità tecnica indipendente come il Presidente della BCE io credo che un'Assemblea politica, un'Assemblea legislativa come questa debba metterlo al centro della sua azione in contatto con gli strumenti che ci sono ma inventandone altri innovativi con l'Assemblea legislativa per eccellenza europea che è il Parlamento europeo.
  Se lei oggi dice che, rispetto a tre mesi fa e rispetto all'ultimo Consiglio europeo, molto è cambiato, molto è cambiato e io sono d'accordo: la comunicazione sulla flessibilità, un'altra forte azione politica, il Fondo europeo per gli investimenti strategici annunciato e che sta per partire – noi speriamo che parta a giugno, ma non crediamo sia giusto demonizzarlo già al suo inizio e ancora agli albori, come qualcuno qui dentro sta facendo –, il quantitative easing, misura importantissima di politica monetaria certamente, ma misura importantissima per il significato strategico e politico che ha, il calo dell'euro che da quest'ultima dipende, il calo del petrolio, le riforme strutturali, che in molti Paesi stanno andando avanti, e rivendico a questo Parlamento e al Governo italiano anche lo sforzo fatto in questi mesi, ebbene io credo che sia significativo questo cambio di passo che c’è stato da qualche mese in avanti. E non possiamo e non dobbiamo pensare che il risultato sia raggiunto e che possiamo essere soddisfatti di questi piccoli risultati e dei segnali di ripresa che vediamo.
   Oggi l'OCSE corregge le sue stime per l'Italia e per l'Europa, dandoci un maggior respiro sulla crescita, a partire dal 2015 e Pag. 79dal 2016, così come segnali incoraggianti ci sono sull'occupazione in Italia e sull'aumento dell'utilizzo dello strumento del lavoro a tempo indeterminato. Ebbene, io non vedo come possiamo affrontare questi dossier senza un'Europa unita, forte e compatta e – come ripeto – secondo me, maggiormente legittimata democraticamente nelle sue istituzioni principali.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, Forza Italia esprime ferma condanna per il grave attentato alla sede del Parlamento tunisino e sentita solidarietà per le vittime.
  Il 19 e il 20 marzo si terrà a Bruxelles la riunione dei Capi di Stato e di Governo che sarà incentrata principalmente sulla realizzazione di un'unione europea dell'energia e sulle relazioni estere dell'Unione europea, con specifico riferimento alle vicende russe e ucraine e al prossimo vertice di Riga, ma sarà anche occasione di scambio di opinioni sull'attuale situazione economica in vista del semestre europeo 2015.
  Per quanto riguarda la politica energetica, sarà opportuno aggiornare le analisi in relazione ai mutamenti intervenuti negli equilibri di mercato a seguito della forte caduta del prezzo del petrolio. All'origine di questo evento ci sono infatti fenomeni, al tempo stesso, congiunturali e strutturali. Appartengono al primo tipo, l'osservazione della caduta della domanda globale di energia dovuta al rallentamento dei ritmi di sviluppo dell'economia mondiale, quindi la decisione dei principali Paesi produttori di petrolio di non ridurre l'offerta per considerazioni di natura politica (si fa riferimento ai rapporti dell'Arabia saudita con l'Iran e la Russia). Occorrerà inoltre tener conto anche delle nuove tecnologie di produzione del petrolio, il cui costo di estrazione si colloca intorno ai 70 dollari al barile e fa da pivot agli andamenti complessivi del prezzo dell'energia.
  Fenomeni di questa complessità inducono a rivedere il quadro complessivo, ferma restando la necessità di considerare il problema energetico sempre più come priorità europea al fine di consentire ai singoli Stati nazionali di sostenere un rischio di carattere sistemico, legato agli enormi investimenti necessari per realizzare le tecnologie del futuro.
  Si consideri che tra gli obiettivi già indicati a livello comunitario, c’è quello di migliorare l'efficienza energetica di almeno il 27 per cento entro il 2030, mentre già nel 2020 il consumo dell'energia a livello europeo dovrà essere ridotto del 20 per cento rispetto al 1990.
  L'intera azione di riduzione del consumo energetico non può essere delegata, signor Presidente del Consiglio, solo all'Unione europea. I singoli Stati nazionali, a nostro avviso, devono, al contrario, fare la loro parte contribuendo a realizzare ogni possibile risparmio.
  Con riferimento ai rapporti con la Russia, anche in vista del prossimo summit di Riga, è necessario non prescindere da un panorama internazionale più complessivo, che è tra i più preoccupanti dalla fine della Seconda Guerra mondiale, segnato com’è dal prevalere di conflitti che segnano il ritorno ad antiche barbarie: dai genocidi alle esecuzioni sommarie veicolate attraverso i social network, dall'uso di bambini in attentati terroristici all'organizzazione dei grandi flussi di immigrazione dalla Libia e non solo, gestiti con l'intento di destabilizzare l'Italia e ricavare al tempo stesso le risorse necessarie per sviluppare la loro azione militare. Il rapporto con la Russia deve essere valutato anche alla luce di questo quadro più complessivo.
  Per quanto riguarda l'Ucraina non bisogna dimenticare che quel paese rappresenta la frontiera della volontà politica e della capacità economica dell'Unione europea di adempiere alla sua vocazione di unificazione continentale. La definizione di rivoluzione democratica usata dall'Europa contrasta con quella russa di colpo di stato anticostituzionale. Per Mosca che rivendica il proprio diritto a difendere le popolazioni di etnia russa si è trattato di Pag. 80un movimento di autodeterminazione che ha portato alla riunificazione di un'entità separata dalla storia.
  Per gli Stati Uniti e l'Europa, invece, Mosca ha superato un punto di non ritorno con l'uso illegittimo della forza per ridisegnare i confini dell'Europa post-sovietica e per destabilizzare il paese vicino. La responsabilità di questa tragedia è materia complessa che non si presta a una separazione tra buoni e cattivi. Un passo positivo è stato l'accordo stipulato a Minsk ma il raggiungimento della pace e la stabilizzazione democratica dell'area sono ancora obiettivi distanti e irrealizzati. In questo quadro drammatico si constata l'impotenza dell'Europa, che non ha una politica estera unitaria e chiara e su cui il Governo del nostro paese non riesce ad incidere con efficacia.
  Il prossimo summit di Riga, rivolto a realizzare una maggiore cooperazione economica con l'Armenia, l'Azerbaigian, la Bielorussia, la Georgia, la Moldavia e l'Ucraina non può dare luogo ad alcuna sterzata, come si legge nell'ordine del giorno del Consiglio, se con questo termine si intende un drastico cambiamento delle prospettive rispetto ai precedenti incontri. La partnership con questi Paesi rimane essenziale, ma per il momento deve restare ancorata al terreno della semplice cooperazione e non può rappresentare l'anticamera per un loro ingresso a pieno titolo nell'Unione europea se i tempi non sono ancora maturi.
  Per quanto attiene all'ultimo punto, la conclusione della prima fase del semestre europeo 2015, la base di discussione è offerta dal draft del Segretariato generale del Consiglio quale premessa di una riflessione rivolta alla definizione di compiti futuri. Il documento analizzato contiene spunti di interesse specie per quanto riguarda l'impegno della Commissione europea a fornire con continuità dati più strutturati in grado di dare una visione d'insieme dello stato dell'Unione e al tempo stesso individuare eventuali criticità.
  Per il resto, l'analisi rivolta a far emergere i problemi veri dell'Europa rimane fumosa e per molti versi generica e contraddittoria. Dopo una petizione di principio, la Commissione individua le principali priorità strategiche per l'occupazione e la crescita nell'UE. Si riafferma la necessità che le politiche strutturali di bilancio e monetarie debbano contribuire ad un approccio che stimoli la crescita per affrontare efficacemente i problemi della persistente crescita lenta, dell'inflazione molto bassa, del debito elevato e dell'alto tasso di disoccupazione, agendo contemporaneamente sul lato della domanda e dell'offerta. Un astratto dover essere che non fornisce alcuna concreta indicazione sulla loro effettiva realizzazione. Del tutto inaccettabile la piatta locuzione secondo la quale sia necessario correggere gli squilibri, in particolare l'elevato indebitamento pubblico e privato e gli elevati livelli del debito estero che sollevano preoccupazioni in merito alla sostenibilità. Ciò è del tutto scontato. Senonché – questo è il punto di maggior dissenso, signor Presidente – al tempo stesso in alcuni Stati membri permangono avanzi molto consistenti delle partite correnti, che continueranno a richiedere un esame più approfondito. Da un lato, quindi, le preoccupazioni concrete per gli assetti di finanza pubblica e privata, dall'altro un puro accenno rituale agli squilibri dell'economia reale che sono tra le principali determinanti degli squilibri finanziari. Appare quindi essenziale rovesciare questo ordine di priorità, partire cioè dall'eccesso di questi avanzi per misurarne l'impatto deflazionistico sull'intera economia dell'eurozona.
  Negli anni passati la politica di austerità ha cercato di adattare le politiche monetarie e di bilancio alla debolezza dell'economia reale dell'eurozona, resa tale dalla mancata deflazione tedesca. Si è potuto constatare l'inconcludenza di questa politica. Gli squilibri finanziari sono aumentati invece di diminuire e il problema della sostenibilità del debito è divenuto più pressante. Un cambiamento di direzione non può avvenire soltanto facendo leva su una maggiore flessibilità finanziaria ma solo se aumenta il tasso di crescita complessivo dell'economia dell'eurozona, Pag. 81se alla sua domanda interna è consentito uno sviluppo fino al limite fisiologico del pareggio delle partite correnti. Se questa prospettiva non si realizza è illusorio pensare ad un rilancio degli investimenti: quelli pubblici, al di là dei limitati margini rappresentati dall'ipotesi di riqualificazione della spesa o della spending review, incontrano immediatamente i limiti del fiscal compact; quelli privati non si sviluppano a causa dell'eccesso di capacità produttiva inutilizzata per carenza della domanda effettiva.
  Un circolo vizioso, che si manifesta sotto forma di eccesso di deficit pubblico e basso tasso di sviluppo dell'economia reale.
  Il problema delle riforme non è, quindi, un affare che riguarda solo alcuni Paesi e affranca altri. Al contrario, al fine di ridurre l'impatto sistemico negativo che riverbera sull'intera Eurozona, sono soprattutto i Paesi in surplus valutario a dovere sviluppare politiche di deflazione, puntando su un allargamento del loro mercato interno, liberalizzandolo dalle pratiche occulte che frenano le importazioni dagli altri partner, contenendo i processi di delocalizzazione, che si traducono in una competizione sleale con il resto dell'Eurozona.
  I Paesi sottoposti ad una crescente marginalizzazione, come avviene per tutto il fronte sud dell'Eurozona, a loro volta devono realizzare quelle riforme pro-market che siano in grado di aumentare la produttività complessiva, cioè sia la produttività totale dei fattori, sia quella più specificatamente di carattere aziendale. Questo comporta politiche salariali coerenti con i sottostanti livelli di produttività e, soprattutto, un abbassamento del carico fiscale, signor Presidente, che può essere ottenuto solo riducendo il perimetro dello Stato, la cui inefficienza complessiva comporta oneri sempre meno sostenibili.
  Signor Presidente del Consiglio, in conclusione per il gruppo di Forza Italia si rende necessario, dunque, sviluppare un'azione coerente con quanto ho appena espresso, sia in campo energetico sia nelle relazioni internazionali. Per quanto riguarda la prospettiva dell'economia del continente, è necessario fare prevalere, nelle sedi europee competenti, tutte le azioni indispensabili rivolte ad arrestare i processi di divaricazione in atto per rovesciarli nel loro contrario, consapevoli che l'onere maggiore dell'aggiustamento ricade soprattutto sui Paesi in surplus, dalla cui politica economica deve derivare il principale impulso per rimettere in moto un processo di convergenza, senza il quale la stessa Unione europea, come istituzione, rischia la sua disintegrazione economica e, quindi, politica.
  È fondamentale sviluppare in Italia una politica economica che miri a recuperare il terreno perduto rispetto agli altri partner. In particolare, l'obiettivo programmatico, per il 2015 e per gli anni successivi, deve essere un tasso di sviluppo almeno pari a quello della media dell'Eurozona, che le recenti previsioni della Banca centrale europea quantificano nell'1,5 per cento, per l'anno in corso, e nell'1,9 per cento, per il 2016, perché solo così le differenze rilevanti, in termini di crescita economica e di minore reddito individuale pro-capite, che pure esistono, non subiranno un'ulteriore divaricazione. Per ottenere simili risultati non basta fare leva sulle opportunità recate dalla finestra macroeconomica che si è aperta anche per l'Italia. Caduta del prezzo del petrolio, svalutazione dell'euro, quantitative easing rappresentano...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato Palese.

  ROCCO PALESE. ... un secondo, Presidente.

  PRESIDENTE. Prego.

  ROCCO PALESE. ... uno shock simmetrico che favorisce tutti i Paesi, ma non modificano le relative gerarchie interne. È come l'alta marea, che alza il livello del mare ma non incide sulla distanza che separa le diverse imbarcazioni. Per ridurre quelle differenze, secondo Forza Italia...

Pag. 82

  PRESIDENTE. Concluda !

  ROCCO PALESE. ... occorre un di più di impegno politico ed economico che il Governo deve sviluppare, partendo da quel minimo sindacale, per così dire, rappresentato da un tasso di sviluppo complessivo che si allinea con i parametri dell'intera Eurozona.
  Forza Italia ricorda al signor Presidente di...

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Palese, abbia pazienza !

  ROCCO PALESE. Ho finito.

  PRESIDENTE. È un minuto oltre il suo tempo.

  ROCCO PALESE. Poco fa il Presidente ha detto che il nostro Paese è un grande Paese...

  PRESIDENTE. Lei concluda, però.

  ROCCO PALESE. ... e noi vogliamo che ci sia una dimostrazione di questo anche nella vicenda dei marò. Porti a livello europeo ancora una volta questo problema, perché noi vogliamo i marò a casa.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Palese.
  È iscritta a parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, Presidente. Un pensiero doloroso per quello che è successo in Tunisia poche ore fa nel museo più antico del mondo arabo, dove la comune storia romana è testimoniata da mosaici bellissimi. Un pensiero di dolore e di vicinanza per un Paese dove la democrazia ha dimostrato di avere radici, superando, con modalità democratiche, la fase più tribolata della primavera araba.
  Ed ora due riflessioni sul tema che stiamo discutendo. Lei, Presidente, ha accennato al tema dell'economia, delle energie e della politica estera. Due pensieri su questo ultimo tema. Lei, signor Presidente, ha dimostrato di credere fortemente a una politica estera e di sicurezza comune, al punto di rivendicare questo portafoglio per Federica Mogherini, quando era la nostra Ministra degli affari esteri. Lo ha fatto contro il parere di tanti che chiedevano una delega più ricca, come l'industria e il commercio internazionale. E noi socialisti abbiamo apprezzato questa scelta e l'abbiamo sostenuta ripetutamente.
  Ci pare però che, mentre il nostro Paese ha grandemente contribuito a far cambiare, almeno in alcuni casi e nelle intenzioni, l'agenda di politica economica e finanziaria, in sintesi: più cauti con l'austerità, più coraggiosi con la crescita, e sottolineo nelle intenzioni, perché per alcune scelte è necessaria la modifica dei Trattati, lo stesso cambiamento non è riuscito ad imprimerlo nella politica estera. Alcuni esempi: sul tema del terrorismo, l'interesse nazionale viene spesso sentito in contrasto con l'interesse comune, mentre anche solo il buonsenso suggerisce che collaborazione e sinergie possono consentire strategie efficaci. La Libia ha visto l'Italia in prima fila certamente, ma spesso sola o quasi a gestire le emergenze e, a questo proposito, noi socialisti, ancora una volta, affermiamo che l’escalation militare è opzione estrema e di ultima istanza, prima va sostenuta la capacità del popolo libico di autodifendersi ed autosostenersi, ricercando un accordo politico tra le parti, ovviamente esclusa Daesh.
  Infine, l'Ucraina e, quindi, i rapporti con la Russia: noi socialisti abbiamo trovato davvero imbarazzante il viaggio di Merkel e Hollande ad est. L'Alta rappresentante Federica Mogherini ha generosamente difeso questa missione, affermando che non vede le iniziative dei singoli Paesi in concorrenza con gli sforzi dell'Unione europea, basta che il tutto sia riportato a cornice europea. Generosa, forse troppo generosa questa valutazione. Non posso sottacere che Francia e Germania si sono accordate fra loro e solo fra loro, come ai tempi in cui il partner francese di Angela Merkel era Sarkozy e non Hollande. In sintesi, i due Paesi e i loro interessi prima Pag. 83di tutto. Nel merito, noi socialisti rimaniamo scettici sulla buona volontà dei russi e suggeriamo di mantenere alta la pressione. Siamo preoccupati rispetto agli accordi di Minsk, ma ancora più ci preoccupa il fatto che questo negoziato abbia visto estranee le istituzioni europee. Le chiediamo, signor Presidente, di porre il tema nella discussione del prossimo Consiglio.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, i fatti di queste ore non possono che aumentare la nostra preoccupazione per la minaccia rappresentata dall'ISIS, una minaccia per la civiltà umana, per ogni elemento di progresso conquistato in più di duemila anni dall'umanità stessa. L'attentato in Tunisia ci dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che la prima vittima di questa minaccia è il mondo arabo, è l'Islam stesso, preso in ostaggio da una banda di barbari assassini. Ed è per questo che oggi apprezziamo le sue parole di vicinanza al Governo tunisino e ci auguriamo che questo sostegno sia concreto anche nei prossimi mesi. Ma il nostro apprezzamento, signor Presidente, si ferma qui. Abbiamo provato a guardare oltre la cortina fumogena che lei ha sollevato in quest'Aula. Abbiamo cercato i contenuti di un'azione politica del nostro Governo sulla scena internazionale, soprattutto in Europa. Lei è venuto qui a dirci che l'Europa ha cambiato verso, che grazie al semestre europeo si è invertita la tendenza della nostra economia. Dovrebbe dirlo al popolo greco, che sta pagando il prezzo più alto delle politiche di austerità che hanno condannato, e continuano a farlo, l'Europa al declino. Lei ha portato, ad esempio, il paragone tra le politiche economiche di Obama e quelle europee. Durante la crisi, l'amministrazione Obama ha esteso la copertura sanitaria a tutti i cittadini americani, oggi con quelle che chiamate riforme chiedete alla Grecia di lasciare il 40 per cento della sua popolazione senza assistenza sanitaria. È questo il verso nuovo dell'Europa ?
  A proposito di Ucraina, mi sarei aspettato in quest'Aula che lei ci avesse raccontato cosa è andato a fare in Russia il mese scorso, quale proposta politica avanza il nostro Governo per uscire dalla crisi ucraina, ammettendo che ne abbia una.
  Parole di verità, infine, ci saremmo aspettati sulla Libia, il dossier che per noi dovrebbe essere al primo posto dell'agenda politica. La verità è che in Libia la minaccia terroristica è sempre stata marginale e che è la nostra indifferenza a determinare le condizioni perché questa minaccia diventi concreta. La verità è che in Libia si sta combattendo una guerra per procura, che gli interessi egiziani in quel Paese non sono neutri, che la Libia è la porta del nostro dirimpettaio e che noi avremmo dovuto mettere in campo su quella scena, intanto, un'assunzione di responsabilità. Noi non abbiamo delle responsabilità che partono da oggi o da ieri, noi abbiamo delle responsabilità che partono dal 2011, dalla partecipazione scellerata del nostro Paese a quel conflitto, ma soprattutto abbiamo la responsabilità dell'inattività del nostro Paese in tutti gli anni successivi.
  Noi abbiamo mantenuto un atteggiamento di indifferenza, invece di aiutare le istituzioni di quel Paese a ricostruire quel Paese. Ecco, noi oggi abbiamo una grande opportunità, ma dalle sue parole in quest'Aula ci rendiamo conto che, anche questa volta, non la vogliamo cogliere. Noi abbiamo la possibilità di compiere un'azione: noi, domani, dovremmo andare in Europa a dire che in Libia l'Italia deve fare la sua parte, e non, come qualche Ministro imprudentemente ha ammesso, dire: «portiamo 5 mila uomini, siamo pronti a partire».
  Noi avremmo dovuto dire che l'Italia si fa carico di ospitare una conferenza delle istituzioni locali che ancora in Libia esistono per verificare i processi di pace. Noi avremmo dovuto dire che l'Italia gioca un ruolo di neutralità rispetto al conflitto in corso in Libia e che non si fa trascinare Pag. 84dalla Francia o da altri Paesi in Europa rispetto alla tutela di interessi nazionali di quegli altri Paesi, non tutelando nemmeno i propri.
  Infatti, i nostri interessi nazionali, quelli economici, che a lei piacciono tanto, si trovano dall'altra parte della Libia, nella Tripolitania. Noi, oggi, avremmo dovuto provare a costruire un'azione di pace, un intervento di pace in Libia, e invece non lo stiamo facendo, continuiamo a galleggiare dentro il dibattito internazionale, non muoviamo niente.
  Credo che noi abbiamo la necessità, signor Presidente, domani, in Europa, di chiedere a tutti i Paesi e Governi europei di sostenere con forza l'iniziativa dell'ONU e dell'inviato speciale Bernardino León. Abbiamo la necessità di dire che non vi sono Governi riconosciuti e Governi non riconosciuti, ma che lì bisogna dare vita a un Governo di unità nazionale, e l'Italia si deve fare carico di avanzare una proposta per una transizione che porti alla nascita di un Governo democratico in Libia.
  Se noi continuiamo a schierarci da una parte, se noi continuiamo a fare gli interessi dell'Egitto in quella partita, non saremo mai interlocutori credibili per gli altri e non riusciremo mai a costruire una pace che è la condizione e il presupposto perché siano i libici a sconfiggere la minaccia terroristica che sta crescendo dentro la disperazione di quel popolo per una guerra che noi abbiamo contribuito a far nascere.
  Signor Presidente, questo ci saremmo aspettati di discutere in quest'Aula; invece, dentro le sue parole, tutto questo non c'era. Vi era una serie di slogan, vi era il vantarsi per qualche risultato che, in realtà, non abbiamo ottenuto e non abbiamo visto. Ci aspettiamo che almeno, al suo ritorno, riesca a dire qualche cosa su quello che le hanno spiegato gli altri Presidenti del Consiglio europei (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, seguirò rapidamente i quattro punti del suo intervento, annotando come la politica monetaria degli ultimi dieci anni e la strategia del rigore fiscale di ispirazione tedesca, un po’ fine a se stessa, abbia portato ad un super euro molto presuntuoso, che è costato dal 2003 una mancata crescita in Europa per il valore di circa 1.700 miliardi: qualcosa di più del PIL annuale italiano.
  Come lei sa, la saga dell'euro ha avuto dei passaggi, diciamo, mirabolanti: nel luglio 2008 era 1,59, nell'aprile 2014 ancora era 1,40, oggi, grazie a Dio, è 1,05. In questo senso, riconosco lo sforzo positivo fatto da lei e dal suo Governo, perché quello che si è fatto in Europa nell'ultimo anno ha favorito il grande e delicato lavoro di Mario Draghi, questo è il punto centrale, e consente, oggi, di intravedere una svolta; però, potrebbe non bastare il quantitative easing di Draghi.
  In Europa vanno superate, secondo me, le lentezze decisionali dell'Unione monetaria dentro l'Unione europea. Va data all'Eurozona una maggiore capacità di governo. E poi, il problema di fondo è la mancanza di una vera politica per investimenti che sostengano crescita e occupazione, ma anche innovazione e competitività; e in Italia va assolutamente evitato il rischio di un rallentamento sulle riforme. I dati positivi di questi ultimi giorni non devono fare immaginare che vi sia la possibilità di una manovra per tornare indietro, anzi.
  In particolare, dobbiamo incidere sulla profonda ristrutturazione della spesa pubblica improduttiva, con una ripresa forte della spending review.
  Ma è sugli investimenti che bisogna pressare l'Europa, questo non lo si deve dimenticare, il piano Juncker non basta. Vengo da un'audizione con il vicepresidente della BEI e i dati che sono stati forniti non sono esaltanti. Va sostenuto un piano di investimenti sui progetti transeuropei che riguardano la banda larga, il sistema delle reti elettriche e le loro interconnessioni, e i sistemi di trasporto; un Pag. 85piano di 2 mila miliardi che potrebbe essere sostenuto da emissioni di eurobond, magari iniziando con l'uso del Fondo salva Stati, che può emettere fino a 400 miliardi.
  Il punto degli eurobond va ripreso perché i tedeschi, che hanno accettato la manovra di Draghi, non si capisce perché non dovrebbero accettare qualcosa di molto più impegnativo su degli investimenti mirati che abbiano una dimensione europea in quanto tale e questo perché, a partire dal 2016, la spinta degli elementi esterni, dollaro e petrolio, potrebbe affievolirsi e, se si affievolisse, noi ci troveremmo a mal partito.
  Sull'energia: l'Europa paga l'energia il triplo degli Stati Uniti. È vero che loro hanno scoperto come tirare fuori il gas dalle rocce, però non basta. Per questo si finisce in recessione e poi, quando si riprende a crescere, lo si fa con fatica, mentre gli Stati Uniti corrono.
  Bisogna rompere le catene di una dipendenza sempre più rischiosa, puntando ad un mix che sia corretto e sostenibile, facendo al più presto un'Unione europea dell'energia, con un mercato energetico europeo unico. Servono le interconnessioni opportune, oltre al corridoio est-ovest, in particolare quello nord-sud verso l'Africa diventa centrale per la politica energetica europea.
  Ovviamente gli italiani in questi anni hanno pensato ad altro. Lei pensi, signor Presidente, che si faceva a livello provinciale il piano energetico provinciale per vedere – magari lo avrà fatto anche lei a Firenze, mi auguro di no – quanta energia si produceva e quanta se ne consumava. È come fare il conte nel cortile di casa, ma dove si vuole andare così (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico), quando l'Europa ha bisogno di guardare bene oltre il suo continente ?
  Quindi, mi auguro che lei questo argomento lo possa tenere ben presente, perché la manna dei bassi prezzi del petrolio non durerà a lungo, per questo serve l'Europa dell'energia integrata.
  Un riferimento molto preciso al tema del Protocollo di Minsk e dell'Ucraina: a me è parsa molto interessante la proposta del professor Prodi di costituire una società con quote paritarie tra Unione europea, Russia e Ucraina, per gestire in comune il trasporto e la distribuzione del gas e abbiamo un riferimento storico che può essere utilizzato: è l'accordo sul carbone e l'acciaio che ha unito la Germania e la Francia (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico), due Paesi che erano in guerra fino a qualche anno prima. Quindi, vuol dire che il tema dell'energia può essere il filone sul quale si costruisce la pace anche nel Paese dell'Ucraina e quindi nel delicato confine con la Russia.
  Da ultimo, la Libia, questione centrale non solo nel contrasto alla minaccia estremista, ma soprattutto nell'interlocuzione con il continente africano. La Libia è centrale per questa ragione, ma bisogna convincere gli europei che il dialogo con l'Africa è naturale per l'Europa; se non guardiamo in quella direzione, in quale direzione dovremmo guardare ? Tra l'altro, consideriamo il fatto che quegli 800 milioni di africani hanno delle classi di età che sono per 25 anni più giovani della nostra. Quindi, se non altro perché siamo più vecchietti, dovremmo guardare al continente africano, anche perché viene da lì una risorsa umana di grande valore, lo dica ai suoi colleghi Presidenti ! (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie Presidente, a differenza di praticamente tutti gli interventi che hanno preceduto il nostro, io vorrei partire dalla Libia. Ma prima di partire dalla Libia, ovviamente il pensiero nostro, la vicinanza, va a tutte le persone coinvolte direttamente nell'attentato in Tunisia, a tutte le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), e anche a tutti i nostri connazionali che, come imprenditori, come lavoratori o come turisti sono presenti in questo momento in quel territorio, per cui, ovviamente, noi dobbiamo assolutamente preoccuparci.Pag. 86
  Sono voluto partire dalla Libia nel mio intervento perché credo sia la questione centrale. La questione mediterranea è stata, di fatto, la sorpresa di questo nostro confronto, se si può definire tale. A differenza di qualche collega che mi ha preceduto questo non lo ritengo un rituale. Lo è stato in altri contesti, ma probabilmente non lo è in questo. Abbiamo intravisto nelle parole del Premier Renzi un'innovazione. Ci aspettavamo che venisse qui a rifilarci il solito pistolotto su quello che si dovrebbe e non si dovrebbe fare e sulle aspirazioni di questo Governo in Europa. Invece, credo che il Premier Renzi si stia rendendo conto di una minaccia che la Lega Nord da molti, molti anni, ma soprattutto nell'ultimo breve periodo, ha voluto sempre con forza e spesso anche controcorrente denunciare, cioè un rischio che lei non ha comunque avuto il coraggio ancora di pronunciare e che si chiama fondamentalismo islamico, che noi dobbiamo prendere seriamente in considerazione. Dobbiamo togliere finalmente il ruolo italiano nello scenario europeo da mero attore o, ben che vada, da accodato alle decisioni altrui, riportandolo a un ruolo centrale, quantomeno in questa area delicatissima e fondamentale del continente, quella mediterranea.
  Mentre all'inizio io la vedevo stanco, fisicamente stanco, qui in Aula, poi ho avuto veramente l'impressione che lei si stia rendendo conto del rischio che stiamo correndo tutti e che lei continua a farci correre, fintanto che non andrà in controtendenza nella propria politica e nella condotta, sia interna che estera, del nostro Paese e del nostro Governo.
  Il ragionamento adesso va nella prova dei fatti, perché la non pervenuta ancora Ministra degli esteri, di fatto, la rappresentante degli esteri dell'Unione europea, la sua donna Mogherini, la donna prescelta, non si è fatta sentire o, quantomeno, non è riuscita ad agire concretamente. Quindi, lei in questo momento ci è parso come presentarsi a quest'Aula a dire: domani andrò a fare qualcosa. Quel qualcosa lo vedremo venerdì sera al termine del vertice e, ovviamente, lo giudicheremo di conseguenza.
  Di certo non accetteremo, come lei ha già fatto, l'atteggiamento del «mettiamo le mani avanti», dicendo che il vertice decisivo sarà quello di giugno e non sarà quello di domani. Non è assolutamente vero: ogni vertice è decisivo. Abbiamo già perso sei mesi di possibilità, quando eravamo a capo del semestre di Presidenza italiana in Europa e non vogliamo assolutamente continuare a perdere ulteriore tempo.
  Questo va detto, perché se la sua ricetta, quella di prevedere e di prevenire, significa andare in Libia e in nord Africa e fare qualcosa per tutelarci, allora questa, sì, sarebbe un'innovazione nella sua indeterminata e ancora incompiuta politica estera. Su questo ovviamente ci confronteremo da venerdì in poi. Chiaro che non ci aspettavamo che lei potesse venire qui a dirci: la mia volontà è quella di operare secondo la dottrina Bush. Però, probabilmente, è quello che lei ha detto qui. Staremo a vedere.
  Sempre in tema di politica estera, il passaggio di venerdì, invece, sarà molto delicato, perché sa perfettamente che chi presiede ora i giochi – e che è al Governo di Riga – vuole aprire e vuole accelerare la fase di accesso dei Paesi ex sovietici. Questo, dal nostro punto di vista, determinerebbe ancora di più una distanza nei rapporti con la Russia. Quello che noi le chiediamo è di andare lì non a fare gli interessi di una fantomatica idea di Europa, che lei usa e di cui abusa quando le va bene, come ad esempio nel confronto con gli Stati Uniti e non, invece, quando significa fare gli interessi del nostro territorio.
  Quindi, noi le chiediamo di rivedere fortemente le sanzioni alla Russia per tutelare le migliaia di aziende che con la Russia devono continuare a lavorare e che non possono vanificare vite, sogni e speranze di anni di imprenditori nostri concittadini e di lavoratori nostri concittadini.
  Sul Jobs Act, sulla crescita e sul tema delle riforme, va detto che lei ha citato Pag. 87quei cinque punti fondamentali che sono cambiati nella dialettica europea e nello scenario europeo. Cinque punti, tra cui la politica, di cui lei si fregia tanto di essere uno dei maggiori attori istituzionali in Europa, ma che non è stata protagonista, a differenza di quello che ha detto lei. Infatti, sul quantitative easing, la BCE è un'istituzione assolutamente indipendente dalle scelte politiche. Sul rapporto euro-dollaro, idem; sull'andamento del petrolio, idem. Quindi, non si prenda delle responsabilità o dei successi che non sono assolutamente i suoi.

  PRESIDENTE. Concluda.

  EMANUELE PRATAVIERA. Aspettiamo, ovviamente, una pronta replica a questo e alla risoluzione che abbiamo presentato e che spero lei abbia già letto, per poi rivederci e riconfrontarci in sede di discussione finale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tino Iannuzzi. Ne ha facoltà.

  TINO IANNUZZI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, il terribile attentato e la feroce strage verificatisi oggi a Tunisi ancora una volta confermano come la situazione nel Mediterraneo sia di assoluta gravità e di drammatica urgenza. Pertanto, è fondamentale l'azione che il Governo italiano sta svolgendo e deve continuare a svolgere, intensificandola, per realizzare una risposta politica comune dell'Europa e ogni iniziativa e ogni sforzo al fine di stabilizzare e di restituire la pace e la convivenza alla vasta area del Mediterraneo, sempre più teatro decisivo di tutti gli equilibri internazionali. Il nostro pensiero lo si rivolge alla Tunisia, alle vittime, ai nostri connazionali, alle loro famiglie, alle persone ferite. Il Consiglio europeo di Bruxelles cade in un momento importante per l'Unione europea, sempre più incalzata dalla stringente necessità di porre la parola fine ad un'interminabile crisi economica e sociale, con una gravissima disoccupazione, ancor di più nelle fasce giovanili e nella popolazione femminile, con il grave peggioramento delle condizioni di vita di larga parte della comunità.
  Tuttavia, nello scenario europeo si intravedono e si stanno già realizzando alcuni fatti positivi e nuovi che portano tutti nella direzione di aprire una stagione nuova e profondamente diversa, con al centro i temi dello sviluppo, dell'occupazione e della crescita. Nell'intera Eurozona spingono in questa direzione diversi fattori: la riduzione sensibile del prezzo del petrolio e di altre materie prime, il deprezzamento dell'euro nel rapporto con il dollaro e con le altre valute, creando un cambio euro-dollaro più equilibrato e più favorevole per le nostre esportazioni, la flessibilità di bilancio, finalmente accordata dall'Europa al nostro Paese, il Piano europeo di investimenti, le coraggiose misure di politica monetaria volute dalla Banca centrale europea con Draghi, con un imponente piano di acquisto di titoli di Stato per 60 miliardi di euro nei vari Paesi dell'Unione.
  Ed è indubbio che, rispetto a questi mutamenti di fondo della politica europea, fondamentale è stata l'azione del Governo italiano, innanzitutto nel semestre della nostra Presidenza. Il Governo da lei diretto si è battuto con forza ed efficacia per fare entrare finalmente nel cuore della politica europea, dominata da troppo tempo soltanto dall’austerity e dai vincoli del rigore di bilancio, i grandi temi dello sviluppo, dell'occupazione e della crescita.
  Certamente, ora occorre fare di più, con un'azione politica dell'Europa più forte ed incisiva, innanzitutto sul crinale essenziale degli investimenti. In questo campo, molto importante è il Piano europeo degli investimenti, che può avvalersi del Fondo strategico europeo che può garantire immissioni di fondi per 21 miliardi di euro. Naturalmente, occorre che questo Fondo diventi un volano per attrarre ulteriori e notevoli masse di risorse finanziarie, pubbliche da parte degli Stati membri, e con l'apporto fondamentale dei capitali privati.Pag. 88
  In questo contesto, siccome conosciamo i vincoli inesorabili di bilancio che valgono per tutti gli Stati, l'Unione europea deve finalmente e rapidamente stabilire l'integrale scomputo dal quadro di bilancio, dai vincoli del Patto di stabilità di tutti i finanziamenti che ciascuno Stato intende effettuare a favore del Fondo europeo strategico degli investimenti nonché dei cofinanziamenti nazionali per i singoli progetti previsti nel piano e, al fine di favorire l'apporto decisivo delle risorse dei capitali privati, occorre anche identificare adeguatamente e pubblicizzare le tipologie e i campi di intervento ritenuti meritevoli di finanziamento. E io condivido l'impostazione decisa in sede di Econfin di concentrare le risorse disponibili nei grandi asset strategici dell'infrastruttura della banda larga e dell'innovazione tecnologica, dei trasporti, della ricerca, del sostegno del credito alle imprese, dell'energia.
  Ed ora l'Italia, signor Presidente, è in condizione di continuare la sua battaglia in sede europea ancora con maggior forza e con maggiore credibilità e autorevolezza che ci derivano dalle riforme che abbiamo portato a compimento, dai risultati che abbiamo raggiunto. In questi mesi, come Paese, abbiamo dimostrato la capacità di saper passare dalle parole ai fatti, di uscire finalmente dalla palude dell'immobilismo, da quella paralisi che ci ha imprigionato, condannandoci negli anni ad una inerzia negativa e rovinosa. La riforma del mercato del lavoro, la riduzione della pressione fiscale e gli incentivi e i contributi alle imprese decisi con la recente legge di stabilità, l'imponente disegno di rinnovamento delle nostre istituzioni democratiche, che va dall'architettura costituzionale alle regole elettorali, alla pubblica amministrazione, a tanti gangli vitali della nostra vita nazionale, indicano all'intera Europea e al mondo che l'Italia ha cambiato passo, che l'Italia sa realizzare i suoi programmi, sa rispettare i tempi che si dà. Naturalmente dobbiamo tutti, Governo e Parlamento, fare di più e, signor Presidente, dobbiamo porre al centro di questa azione del nostro Governo il Mezzogiorno che ha necessità di più attenzione e più investimenti dello Stato ma che deve anche dimostrare sul campo la capacità di saper utilizzare proficuamente e nei tempi tutti i fondi europei disponibili e la quota del Fondo coesione e sviluppo che per legge deve essere assegnata alle regioni dell'obiettivo 1, alle regioni meridionali. Occorre unire nel Mezzogiorno un intervento e un'azione più forte ed incisiva dello Stato e la capacità del Mezzogiorno di esprimere e di farsi guidare da amministratori e da Governi efficienti e virtuosi. In questa linea, signor Presidente, dobbiamo proseguire, dobbiamo farlo a testa alta perché, piaccia o non piaccia, i risultati sono sotto gli occhi di tutti anche e soprattutto nel contesto internazionale e anzi dobbiamo proseguire con maggiore forza, con maggiore determinazione, se possibile con un'incisività ancora più forte. In quest'azione, signor Presidente, avrà a fianco e avrà il sostegno del Parlamento, della maggioranza, del Partito democratico perché siamo convinti che la strada intrapresa non soltanto è l'unica possibile ma è quella utile perché sta già restituendo la speranza agli italiani e alle italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, vorrei iniziare il mio intervento, portando il cordoglio e la solidarietà di Scelta Civica per le vittime degli eventi di oggi di Tunisi che ci riportano ad una realtà, a cui ci siamo abituati in questi ultimi mesi, ancor più che in precedenza, ossia la vicinanza di eventi drammatici, di eventi di politica estera che richiedono un'attenzione soprattutto al continente africano che l'Italia forse negli anni passati aveva dimenticato. Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione in cui gli eventi geopolitici, come è stato richiamato dallo stesso Presidente del Consiglio, non possono mai essere separati dai destini dell'Europa e del nostro Paese. Partendo Pag. 89dalla Libia, che è uno degli oggetti del prossimo Consiglio europeo, credo sia condivisibile l'approccio tenuto fino ad oggi da parte del Governo e cioè quello di promuovere e contribuire alla promozione del dialogo tra le diverse forze che si confrontano in Libia per poter fronteggiare la minaccia terroristica. Su questo aspetto mi permetto solo di sottolineare che, nelle ultime settimane, da molte parti, sia da parte del Governo di Tobruk riconosciuto in Libia sia da parte dell'Egitto, si sono ripetute le richieste di aiuti militari dell'Europa e in genere della comunità internazionale.
  Credo sia stato giusto condizionare quegli aiuti a un'unità nazionale per evitare che ci siano degli scontri militari in quel Paese tra fazioni diverse, ma credo che sia un tema che debba essere discusso a livello europeo, perché potrebbe porsi l'urgenza di fronteggiare quella che, con i terroristi, è una vera e propria guerra. Dire: sì, ma vi dovete mettere d'accordo, è giustissimo, ma bisogna anche capire cosa dovremo fare, cosa dovrà fare l'Europa se quell'accordo non arriverà e se l'emergenza della minaccia terroristica, in quel Paese, dovesse aumentare.
  Ho condiviso anche le parole del Presidente del Consiglio sulla questione Ucraina perché, credo che, come era importante, in passato, tenere un atteggiamento fermo con il Governo russo sotto il profilo delle sanzioni, ignorando o, comunque, superando le obiezioni che venivano legate alla nostra situazione commerciale, perché le esigenze di tipo politico internazionale erano prevalenti, oggi, per arrivare alla pace, è fondamentale che anche la parte Ucraina faccia la sua parte e faccia le riforme che si è impegnata a fare. Perché il nostro Governo ha tenuto giustamente una posizione equilibrata – più equilibrata, credo, anche di altri Paesi su questo argomento – ma è importante che, oggi, la pressione resti sulla Russia, ma si sposti anche sull'Ucraina che è stata spesso considerata soltanto la vittima. Questo non vuol dire essere russofili, vuol dire semplicemente assicurare una soluzione equilibrata.
  Passando agli aspetti europei, è indubbio che ci sono stati dei risultati; è indubbio che l'approccio alla flessibilità, la comunicazione sulla flessibilità sono stati molto importanti, così come il piano Juncker, e trovo abbastanza singolare che si continuino a chiedere dei risultati in termini di imposizioni di nuovi approcci politici dei Paesi che sono in avanzo, cioè la Germania, che sono, ovviamente, posizioni legittime, ma i trattati, oggi, non le contemplano, per cui è giusto che il Governo porti avanti questo tipo di argomento, ma pretendere dei risultati immediati, quando risultati non ce ne sono stati per anni e, anzi, per anni si è fatto esclusivamente quello che ha chiesto la Germania, mi sembra un pochino pretendere troppo da chi, oggi, ha richiamato anche il problema della crescita pro capite che, lo ricordo, in Italia, dal 2000 al 2011, è cresciuta meno che in tutti i Paesi del mondo, tranne, credo, Haiti e lo Zimbabwe. Quindi, penso che sia giusto lo stimolo, allo stesso tempo penso che le lezioni siano del tutto fuori luogo.
  Penso però che in Europa – e non entro nel dettaglio degli aspetti energetici, sui quali interverrà poi in dichiarazioni di voto la mia collega Galgano – si debba insistere, perché il piano Juncker venga declinato in modo da assicurare investimenti effettivi e anche per tutelare i Paesi come l'Italia che di quegli investimenti hanno sicuramente bisogno e che hanno dato molto all'Europa, in alcuni casi ricevendo meno. Vorrei però dire che, per ottenere questo risultato, è necessario che l'Italia si metta anche al passo con tutto il sistema europeo, con gli altri Paesi europei, con le migliori esperienze, da questo punto di vista, perché, se noi vogliamo fare progetti e chiedere all'Europa di investire sull'Italia, bisogna che quei progetti vadano a buon fine. Per questo noi abbiamo avviato un grande percorso di riforma e bisogna completarlo; bisogna completarlo, migliorando la burocrazia, perché l'Europa ha un'idea della nostra gestione burocratica dei progetti che purtroppo è corrispondente alla realtà e quindi molto negativa.Pag. 90
  Bisogna riformare la burocrazia, bisogna guardare – e purtroppo bisogna richiamarlo in questi giorni – al tema della corruzione, perché è indubbio che all'estero ci contestano questo e, lo dico soprattutto a chi è intervenuto poco fa giustamente sottolineando la necessità di rilanciare il Mezzogiorno; è fondamentale che i progetti siano direzionati verso il sud, è fondamentale un piano per il sud, ma è altresì fondamentale che chi deve contribuire a finanziarlo, e cioè i nostri partner europei, riconosca e veda un segno tangibile del fatto che, sul piano dell'efficienza, della trasparenza (perché poi spesso i problemi che abbiamo visto in questi giorni sono temi di trasparenza, della gestione degli uffici, della moltiplicazione dei centri di potere) e della corruzione, l'Italia agisca con decisione. Non parlo solo di legge anticorruzione, perché il problema è che possiamo avere norme più severe, possiamo avere i termini di prescrizione più lunghi, ma la cosa importante è che la gestione dei processi e dei progetti sia semplificata, ordinata e trasparente, perché noi vogliamo sicuramente dei progetti, degli investimenti europei portati in Italia, ma, per farlo, bisogna che abbiano fiducia in noi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianluca Benamati. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BENAMATI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, il tema dell'energia sarà uno degli assi portanti del prossimo Consiglio europeo ed è sin troppo evidente come l'energia costituisca per il nostro Paese un elemento primario nella gestione competitiva del sistema produttivo. Non intendo tornare in questa fase sul tema annoso della profonda dipendenza energetica dell'Italia dall'estero, sul mix particolare delle nostre fonti energetiche, sulle necessità del nostro sistema distributivo, ma cercherò, nel breve tempo disponibile, di concentrarmi sui temi oggetto del prossimo Consiglio europeo, temi, signora Presidente, assai rilevanti per il presente e soprattutto per il futuro del nostro Paese e che si traducono in due concisi ma ambiziosi obiettivi: fornire sicurezza degli approvvigionamenti energetici e competitività dei costi dell'energia per le imprese e le famiglie. Su questi fronti, molto è stato fatto a livello nazionale e a livello internazionale, ma molto rimane da fare. A livello nazionale non possiamo nasconderci che, se per il gas la liberalizzazione e i costi rispetto alla media europea possono considerarsi soddisfacenti, così non è per l'energia elettrica. Per questa, infatti, il differenziale con la media europea, seppur di recente ridotto dagli interventi del Governo sulle componenti parafiscali e sulle agevolazioni di sistema, permane ampio e penalizza le nostre aziende. Ma al di là delle peculiarità italiane, vincere oggi la sfida energetica per l'Italia significa anche vincere la battaglia per avviare con successo un vero mercato unico europeo dell'energia. Cogliamo quindi appieno, signor Presidente del Consiglio, l'importanza che l'unione energetica sia uno dei punti principali nell'agenda del Consiglio europeo del 19-20 marzo, e in questo ricordiamo l'impegno profuso sul tema durante il nostro semestre di Presidenza. Mi pare ora corretto richiamare, per me e per i colleghi che ascoltano, i titoli delle cinque dimensioni, delle cinque condizioni prioritarie per la realizzazione di questa unione: sicurezza energetica e solidarietà; un mercato interno dell'energia pienamente integrato; efficienza energetica come contributo alla moderazione della domanda di energia; decarbonizzazione dell'economia; un'unione dell'energia per la ricerca, l'innovazione e la competitività. Non è superfluo ricordarle, signora Presidente, perché i punti deboli del sistema energetico europeo, che per tanti aspetti possiamo accomunare a quello italiano, sono appunto l'esistenza di 28 distinti quadri energetici nazionali, a volte anche molto differenti ed anche molto competitivi fra di loro. Sono un cattivo funzionamento del mercato al dettaglio in molti dei Pag. 91Paesi dell'unione e l'invecchiamento delle infrastrutture di produzione e la carenza in quelle di connessione. Anche l'esistenza di isole energetiche, citata dal Presidente Renzi nella sua introduzione, è un problema serio. Tutto questo si traduce per l'Europa, che importa il 53 per cento del proprio fabbisogno energetico, in alti costi: il 30 per cento in più dell'energia elettrica e il doppio per il gas rispetto agli Stati Uniti; e in una insicurezza degli approvvigionamenti e nella disponibilità per molti Paesi. Tutte storture che possono essere superate con un vero mercato continentale dell'energia. Occorre, però, ed è bene sottolinearlo in questa costruzione, che vi sia un approccio che parta dalla valorizzazione delle complementarietà fra i diversi Paesi, per assicurare all'Europa la sicurezza delle forniture e un reale vantaggio competitivo, anche tramite l'individuazione di molteplici fornitori. Si pensi alle gravi tensioni per le concomitanti crisi, ucraina e libica, e l'applicazione di un vero principio di solidarietà fra i Paesi europei. Tutto ciò naturalmente partendo dall'assunto che la problematica relativa alla sicurezza energetica e al completamento del mercato interno si affrontano, riducendo il numero degli Stati membri non adeguatamente interconnessi, raggiungendo il numero di due nel 2020 dal numero di dodici che sono oggi. E per l'energia elettrica, secondo punto, valorizzando i mercati integrati a livello regionale. Bene quindi il target di interconnessione del sistema elettrico del 10 per cento nel 2020, rafforzando le interconnessioni fisiche anche mediante il pesante ricorso al piano Juncker.
  Estremamente positivo investire sull'efficienza energetica ma anche importante aprire i mercati chiusi a tutelare i consumatori, superando una volta per tutte le prebende e i protezionismi che ancora esistono in Europa. Questo, Presidente, è nei fatti il mercato unico dell'energia, una realtà alla quale l'Italia può dare un impulso significativo in primis contribuendo a rafforzare la cooperazione multilaterale con i Paesi vicini della sponda sud del Mediterraneo, partner storici dell'Europa nelle relazioni energetiche. Ed allora nel settore del gas appaiono positivi gli investimenti per il corridoio sud e l'idea di un hub mediterraneo, mentre un mercato integrato dell'energia elettrica a livello mediterraneo potrebbe rafforzare la nostra sicurezza energetica e la capacità di produzione da fonte rinnovabile della sponda nord dell'Africa.
  Nella creazione di questo mercato unico pienamente integrato occorre riflettere sul significato e sull'impatto per noi di due delle condizioni base del percorso. Richiamavo, poc'anzi, la disponibilità dei collegamenti infrastrutturali e il superamento di tutte le barriere regolatorie come misure assolutamente necessarie. Mentre sulle barriere regolatorie il nostro Paese è relativamente avanzato, è sensibile per noi il tema delle infrastrutture di collegamento. L'Italia, per la sua posizione geografica, infatti, rischia di essere penalizzata per la limitazione fisica nell'azione di interconnessione con i partner europei. Occorre che sia chiara ed inequivocabile la possibilità tecnica, ma anche la possibilità politico-strategica, così rilevante in queste ore cariche di tensione e di dolore, di collegamenti infrastrutturali anche con la sponda sud ed est del Mediterraneo, una cooperazione stretta con i Paesi del vicinato e l'uso di tutte le risorse finanziarie, incluse quelle del Fondo europeo per gli investimenti strategici, sono assolutamente necessari. Ed è proprio in questo quadro, Presidente, che l'Italia, a partire da un ruolo significativo nel settore dell'efficienza energetica e delle tecnologie sostenibili nei processi industriali ed utilizzando la sua felice posizione di ponte nel Mediterraneo, può giocare un ruolo di primo piano a livello europeo.
  Gli sforzi del Governo per accompagnare il nostro sistema produttivo e industriale verso una maggiore compatibilità energetica ambientale – abbiamo appena discusso il decreto Ilva e il decreto Investment compact – occorre siano valorizzati al meglio a livello europeo.
  Concludo signora Presidente. La politica energetica è un tassello essenziale della nostra politica industriale ma più in Pag. 92generale è un elemento importante per tutta la nostra economia e per il futuro; questa sfida riteniamo sia bene presente al Governo sentite anche le parole del Presidente del Consiglio dei ministri e per questo giudichiamo positiva la comunicazione che ci è stata resa e impegneremo il Governo in questa direzione per il prossimo Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.

  DANIEL ALFREIDER. Grazie signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, cari colleghi, i deputati della Südtiroler Volkspartei e del PATT condividono il quadro strategico indicato da lei, Presidente Renzi, riguardo alla situazione europea. Un punto è fondamentale: ha del tutto ragione Presidente quando lei afferma che in questi mesi sono state sostanzialmente modificate le priorità. Il confronto europeo è cambiato: anziché rigore e austerità, servono crescita e riforme. Tra i Paesi europei c’è però ancora troppa divergenza, il gap economico e infrastrutturale tra i diversi Stati membri è troppo grande.
  Il piano Juncker per gli investimenti, i nuovi criteri di flessibilità, le misure di investimento della BCE, sono scelte determinanti ma ancora non basta. Anche internamente dobbiamo agire: serve una forte semplificazione delle regole che permetta più trasparenza, decisioni rapide e quindi anche credibilità e competitività in Italia e in tutta la zona euro. Sono questi i profili di adozione delle regole del Fondo europeo per gli investimenti strategici, come sostenuto nella risoluzione di maggioranza; è decisiva per imprimere una forte accelerazione della ripresa degli investimenti nei settori dei trasporti, dell'energia, delle infrastrutture a banda larga e nella ricerca e innovazione. Non dimentichiamo che l'Italia è al centro del collegamento tra nord e sud dell'Europa. È nostra responsabilità dare seguito a realizzare le infrastrutture che permettano di riportare alla centralità anche l'intera area del Mediterraneo.
  Abbiamo inoltre apprezzato profondamente ciò che lei Presidente ha affermato questa mattina in merito alla crisi dell'Ucraina, richiamando il modello dell'Alto Adige come possibile modello per un accordo di pace che rispetti il processo di riforme e contemporaneamente la tutela delle minoranze in Europa. Esprimiamo il nostro consenso alle sue comunicazioni e il nostro voto favorevole alla risoluzione di maggioranza.

  PRESIDENTE. È così conclusa la discussione sulle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

(Annunzio di risoluzioni)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Fedriga ed altri n. 6-00117, Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00118, Brunetta ed altri n. 6-00119, Battelli ed altri n. 6-00120, Scotto ed altri n. 6-00121, Rampelli n. 6-00122 e Artini ed altri n. 6-00123. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'Allegato A – Risoluzioni).

(Replica e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio ha annunciato che non replicherà, dunque ha facoltà di intervenire il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, per l'espressione dei pareri sulle risoluzioni presentate.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, sulla risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00117, il parere è contrario sulle premesse e favorevole se riformulata negli impegni, cioè c’è il nostro parere contrario sul primo impegno, da «a rendere permanenti» fino a «la sua tutela nel lungo periodo»; il parere è favorevole sul secondo impegno; per il terzo impegno, da «a promuovere ogni Pag. 93opportuna iniziativa», eliminare la parola «autonomamente» e aggiungere dopo «criteri certi»: «e condivisi». Mentre sull'ultimo impegno il parere è favorevole togliendo le parole «depotenziarne la portata antirussa» e sostituendo le parole «creando campi» con «promuovendo nuove politiche e iniziative d'accoglienza». Questo, Presidente, per quanto riguarda la risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00117.
  Il parere è favorevole sulla risoluzione Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00118.
  Il parere è contrario sulle risoluzioni Brunetta ed altri n. 6-00119, Battelli ed altri n. 6-00120 e Scotto ed altri n. 6-00121.
  Il parere è favorevole sulla risoluzione Rampelli n. 6-00122 con alcune riformulazioni: nelle premesse eliminare alla seconda pagina la terza premessa da «il sistema elettrico italiano» a «fornitori alternativi»; sulla terzultima premessa di questa stessa pagina, da «è assolutamente necessario proseguire con gli sforzi volti alla stabilizzazione della situazione in Ucraina», parere favorevole fino a «soluzione politica», mentre contrario alle ultime due frasi, da «che preveda la salvaguardia» fino a «Donbass». Nella penultima premessa, sostituire alle parole «revisione del sistema» le parole: «superamento del sistema», quindi «è necessario» non «porre finalmente all'attenzione dell'Unione», ma: «continuare a porre all'attenzione dell'Unione il superamento del sistema di Dublino». È questa la riformulazione della penultima premessa. Il parere è inoltre contrario sull'ultima premessa. Per quanto riguarda gli impegni, il parere è favorevole al primo impegno fino a «imprese al credito», quindi proponiamo di eliminare da «escludendo» fino a «banche centrali»; il parere è favorevole sul secondo impegno, sul terzo e sul quarto fino a «Accordo di Minsk», quindi eliminando da «promuovendo» fino a «imprese». Il parere è favorevole per l'impegno successivo, da «nell'ambito delle crisi internazionali» a «nazionale», è favorevole sull'impegno successivo, da «con riferimento alle crisi nate in Africa» fino a «terrorismo internazionale». Per il penultimo impegno, è favorevole eliminando le parole «che sia messo in atto un pattugliamento delle coste libiche».
  Tutto il resto favorevole, favorevole anche all'ultimo impegno fermandoci a dopo la parola «profughi», quindi eliminare da «e a promuovere» fino a «stessi».
  Riguardo la risoluzione Artini ed altri n. 6-00123 il parere del Governo è contrario

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. È iscritto a parlare il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Grazie, signora Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, la riunione del Consiglio europeo di domani cade in un momento, sia economico che geopolitico, molto delicato. Mentre sul primo piano comincia ad esserci, mi pare evidente, un'inversione di marcia sulle politiche comunitarie, frutto della ritrovata determinazione dei Governi a guida socialista – quindi, certamente, merito anche dell'Italia –, è rilevante anche l'impulso dato in questa direzione dalla BCE. Ma è sul terreno dei rivolgimenti politici nel Mediterraneo che credo occorra invece intervenire, innanzitutto con la diplomazia, per frenare l'integralismo islamico che ha l'obiettivo dichiarato di esportare terrore, crudeltà, fanatismo. Per troppi anni e troppo a lungo, per incapacità e per scarsa credibilità, l'Italia è rimasta spettatrice anziché essere protagonista, come storia e geografia avrebbero voluto, nelle vicende del Mediterraneo.
  I Governi di destra hanno guardato al dito dell'immigrazione, anziché alla luna delle democrazie soffocate; siamo rimasti a guardare, oggi non possiamo più permettercelo. Quello che accade in Libia, in Tunisia, in Egitto, ma anche in Israele ed in Palestina, riguarda noi italiani direttamente. Pag. 94I latini chiamavano il Mediterraneo mare nostrum, dopo duemila anni resta il mare nostrum, resta casa nostra, resta per noi l'obbligo di occuparcene: è questione italiana ed è questione europea. L'esperienza di questi anni insegna che i problemi se non li affronti non si risolvono.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARCO DI LELLO. Questo Governo e questa maggioranza mi pare stiano dimostrando una ritrovata consapevolezza in questa direzione e, soprattutto, una ritrovata ambizione. Ci aspettiamo dall'Unione europea, e non da i singoli Paesi della stessa, uguale ritrovata consapevolezza e, aggiungerei, credibilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, Presidente Renzi, lei ha esordito in buona sostanza, sia nel suo discorso presso Palazzo Madama sia qui a palazzo Montecitorio, attribuendosi dei meriti. In modo particolare, ha sottolineato come oggi l'Europa sia radicalmente diversa rispetto a pochi mesi fa, a 6 mesi fa, circostanziando evidentemente i risultati raggiunti con la sua Presidenza del semestre europeo. Noi riteniamo che questa affermazione sia priva di fondamento, non ravvediamo una differenza sostanziale che sia sopraggiunta, e men che meno la ravvediamo per l'azione di questo Governo e per l'azione, in modo particolare, del Presidente Renzi in quanto Presidente di turno dell'Unione europea. Ha citato cinque questioni, a suo giudizio positive, che invece noi intendiamo commentare negativamente perché il piano di investimenti annunciato – quello di 315 miliardi in tre anni per 28 Paesi membri – è da un certo punto di vista economicamente insufficiente e da un altro punto di vista rischia di essere drammaticamente inutile. Infatti, il tema che abbiamo già potuto constatare qualche mese fa e che nessuno ha affrontato, men che meno lo ha fatto lei, Presidente Renzi, è quello di come garantire che questi fondi possano diventare accessibili dalle imprese, dalle famiglie, dai cittadini europei, quindi dai cittadini italiani.
  Non c’è sotto questo aspetto una sola parola e si fa finta di non sapere che anche questi fondi, esattamente come i precedenti, verranno consegnati nelle mani e nei forzieri delle banche centrali europee per effetto della nota norma che proibisce all'Europa di conferirli direttamente agli Stati. Le banche li utilizzano per tutt'altre questioni, in modo particolare per onorare i debiti della proprie nazioni di riferimento, acquistando titoli di stato.
  Come il Presidente del Consiglio Renzi intenda affrontare nelle prossime ore il problema nel Consiglio europeo e suggerire, magari, alcune soluzioni al riguardo non ci è dato sapere. Certo è che questo a nostro giudizio non è rappresentabile come conquista. Dal patto di stabilità e crescita non c’è stato alcuno scorporo di quegli investimenti cofinanziati dagli Stati nazionali, stando alle note dichiarazioni fatte esattamente dal presidente Renzi qualche mese fa e pomposamente riportate dal circuito mediatico. Certamente, questo non può essere un successo ascrivibile al Presidente Renzi o all'iniziativa del suo Governo, né nelle politiche europee né nelle politiche interne.
  Allo stesso modo, il quantitative easing annunciato da Draghi non è certamente un'iniziativa di Renzi. Anzi, se vogliamo essere sinceri, dobbiamo constatare che questo intervento importante nella politica monetaria viene effettuato proprio per soccorrere quelle nazioni – tra queste l'Italia – che non sono state capaci di intervenire sul debito pubblico. Come sappiamo, le risposte del Governo italiano sul problema del debito sono state pari a zero. Anzi, sono andate esattamente sotto zero, posto che il debito pubblico è cresciuto negli ultimi mesi in maniera consistente e posto che gli interessi passivi che l'Italia è costretta a pagare ogni anno sono iperbolici. Quella iniziativa è scaturita da una Pag. 95criticità che Renzi e il suo Governo non hanno saputo affrontare. Quindi, esattamente il contrario di un successo.
  Né possiamo certamente ascrivere ai meriti di Renzi la modifica del rapporto tra euro e dollaro. Fortunatamente, almeno il quinto tra gli episodi che ha citato lo stesso Renzi, in persona, se lo scrolla di dosso, dicendo che non dipende certamente da lui – siamo d'accordo pienamente – l'abbassamento del prezzo del petrolio e, conseguentemente, l'abbassamento del costo dell'energia, anche per l'Italia.
  Colleghi deputati, rappresentanti del Governo, manca una visione. Non è la prima volta che Renzi viene in quest'Aula alla vigilia del Consiglio europeo e non è in grado di farci capire quale sia l'orizzonte verso il quale l'Italia cerca di portare se stessa nel panorama internazionale, europeo e non soltanto europeo. Manca una visione geopolitica, manca una visione strategica e manca anche sulle questioni più semplici che il Presidente del Consiglio ci ha voluto sottoporre oggi.
  Riguardo al problema della Libia davvero non si conosce vergogna ! Una cosa è certa, che da quando la Francia partì, per prima, e decise di bombardare Tripoli per fare fuori l'odioso dittatore Gheddafi – lasciamo perdere con chi e come sia stato sostituito e con quali effetti – non c’è stato un solo atto di protagonismo dell'Italia. Siamo stati completamente assenti, nonostante la Libia sia collocata a poche decine di miglia dalle coste della Sicilia. Siamo stati assenti anche di recente, perché se vi è stata la convocazione di un Consiglio delle Nazioni Unite sulla Libia – vorrei rammentare a Renzi, che non ci ascolta, e a tutti presenti – che questa convocazione è stata richiesta in fretta e furia dalla Francia e dall'Egitto.
  Noi siamo arrivati ancora una volta per ultimi, voi siete arrivati ancora una volta per ultimi e avete tentato di mettere pezze a colori per recuperare un ritardo che aveva causato evidenti tragedie, anche umanitarie, per l'effetto importante, non certo collaterale, dei flussi migratori, del traffico di uomini, donne e bambini, del traffico degli scafisti che partono dalle coste della Libia.
  Abbiamo proposto – ma non ci pare... ancorché molti colleghi, non soltanto di opposizione, abbiano la stessa nostra opinione – una missione umanitaria, che dovrebbe essere proposta alla comunità internazionale dal Presidente del Consiglio italiano, per collocare, nelle coste del Nord Africa, dei centri di raccolta e di smistamento delle domande di asilo politico e, quindi, di protezione internazionale, per evitare che la disperazione faccia il gioco degli scafisti e alimenti il mercato della criminalità organizzata e della mafia nostrana oltre che internazionale.
  Non c’è stato un solo intervento da questo punto di vista e, addirittura, qualcuno ci dice che nei prossimi mesi fra 500 mila e un milione di persone potrebbero arrivare sulle coste italiane. Allo stesso modo i servizi segreti europei – quelli italiani si sono prodigati a smentire – ci hanno detto esplicitamente – e lo abbiamo potuto constatare anche attraverso episodi, alcuni dei quali sono accaduti anche nelle scorse ore – che in quegli esodi, con centinaia di migliaia di persone, si nascondono dei criminali, dei terroristi, anche terroristi dell'Isis.
  Così come – e concludo – la questione ucraina ha visto l'Italia in ritardo. La riunione voluta dalla Merkel, da Hollande, alla presenza dei Capi di Stato, di Putin e del Presidente dell'Ucraina, Poroshenko, è stata mortificante due volte per l'Italia: intanto, perché non c'era il Presidente del Consiglio italiano e, secondariamente, perché è stata completamente elusa la presenza e il coinvolgimento dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, voluto dall'Italia per mesi e mesi e che ha ingaggiato una battaglia fenomenale per cercare di acquisire quella posizione.
  Presidente, colleghi, siamo fortemente delusi dall'iniziativa del Governo italiano e lo siamo anche per la sua scarsa autorevolezza...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

Pag. 96

  FABIO RAMPELLI. ...per quel che attiene alle note vicende dei marò e del caso Battisti. Non siamo riusciti neanche a fare tornare Battisti in Italia, perché deludente è stata l'azione del Governo nei confronti del Brasile.
  Quindi, queste sono le ragioni che animeranno le nostre scelte, che non cito una per una, sulle risoluzioni, che ovviamente voteremo. Chiediamo, comunque, ai colleghi di sostenere la nostra risoluzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, questo Consiglio europeo è davvero forse l'inizio della svolta e dell'inversione di tendenza per l'Unione europea, ma arriva veramente non solo in un giorno doloroso, ma confermando il fatto che nel mondo si afferma la violenza perché si sta perdendo la lingua del dialogo e che il sapore del vivere insieme e queste vittime, questi attentati terroristici arrivano fino a noi.
  Allora, inversione di tendenza ma dentro a un nuovo disordine mondiale. Dunque, va ridotto il numero di focolai di guerra, di minacce alla vita personale e alla sicurezza dei cittadini e di intere comunità religiose. Pochi giorni fa la chiesa in Pakistan: anche lì vittime che arrivano fino a noi, con un bambino pakistano che faceva parte delle scuole della pace della comunità di Sant'Egidio. Questa violenza è una violenza che ci tocca e che non può lasciarci senza la ricerca di risposte.
  Allora, è in questo contesto che il nuovo Consiglio europeo apre nuove possibilità anche per una ripresa economica, apre nuove possibilità per una politica energetica, cerca nuove strade per l'Ucraina, l'Est, il sud del Mediterraneo, la Libia, ma occorre più dignità per tutti, occorre accorciare le distanze, occorre ridurre il senso e la realtà dell'essere marginali e umiliati, che attraversa interi mondi. Su questo lavorano i folli brutali di Daesh e dell'ISIS.
  Noi, democratici solidali, il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico, abbiamo presentato, assieme ai colleghi del Partito Democratico, alla maggioranza, una risoluzione, perché siamo convinti che più Europa e non meno Europa sia necessaria per ridurre l'instabilità mondiale, per ridurre i vuoti lasciati da un cambio di strategia del nostro principale e storico alleato, gli Stati Uniti, soprattutto nel Nordafrica, nel Mediterraneo e in Medio Oriente. E senza Europa la crisi economico-finanziaria più vasta e più lunga da un secolo sarebbe senz'altro, secondo noi, ancora più grave, perché i tristi populismi europei, i tristi egoismi che si sprigionano nei populismi violenti di questi tempi si sarebbero trasformati, a nostro parere, come dopo la crisi del 1929, in avvento di qualcosa di ben peggio, in pogrom e guerra globale. Ma servono più orizzonti ideali e non solo un linguaggio europeo politically correct.
  Abbiamo alcuni fatti positivi – li ha citati il Presidente del Consiglio – quattro su cui l'Italia c’è entrata e uno che non dipende da noi. Il quantitative easing e la caduta dei prezzi del petrolio oggi, la svalutazione dell'euro, che smette di essere un euro pesante e un peso aggiuntivo sulle nostre manifatture e sull'esportazione, sono un «allineamento astrale» che comincia a portare i benefici sostanziali per l'economia reale. Ma è un successo di credibilità a cui l'Italia ha dato un contributo. Un successo di credibilità va a questi Governi in questa legislatura e al lavoro terribile della fine della scorsa legislatura, che è quello che ha portato ad accordare all'Italia la flessibilità del bilancio, con un taglio strutturale del rapporto deficit/PIL pari allo 0,25 per cento – poco meno di 4 miliardi di euro – in luogo dello 0,5 per cento. Ma è stato riconosciuto il particolare sforzo in tema di riforme strutturali in un quadro macroeconomico avverso.
  Per la fiducia, per cambiare, per fare stare meglio gli italiani, occorre essere credibili. Questo le opposizioni non lo Pag. 97sanno, non gli interessa, lavorano contro questo, per questo lavorano contro gli italiani.
  Questo Consiglio europeo deve rilanciare gli investimenti, con il Fondo europeo per gli investimenti strategici, ferma restando l'applicazione della clausola degli investimenti, ma resta da stabilire se dal calcolo del disavanzo pubblico potrà essere scomputato l'intero flusso annuale dei cofinanziamenti, più incentivante, o la sola differenza rispetto all'anno precedente.
  Ma c’è il tema dell'energia. L'Italia ha chiuso quest'anno, l'ultimo anno, con un attivo dei prodotti non energetici di 74 miliardi di euro, che ha più che compensato il passivo di 63 miliardi della bolletta energetica dell'Italia. L'Unione europea è il primo importatore di energia al mondo: importa il 53 per cento del proprio fabbisogno, 400 miliardi di euro all'anno, ma i 63 miliardi, il 15 per cento della bolletta negativa dell'energia italiana, è un disavanzo che pesa troppo.
  L'unione dell'energia allora, come ha detto il mio collega Tabacci, l'interconnessione europea, la priorità per l'efficientamento energetico, la transizione verso una società a basse emissioni di CO2. Bene, io credo che dobbiamo chiedere con forza che il piano Juncker sostenga gli Stati membri, le regioni, i governi locali e le città negli investimenti in efficienza energetica di edifici, energia rinnovabile, reti intelligenti e trasporti urbani sostenibili.
  Il 75 per cento del parco immobiliare è ancora a bassa efficienza energetica. Occorre una rete europea dell'energia adeguatamente interconnessa, che può generare risparmi fino a 40 miliardi di euro l'anno per i consumatori. Ma l'Italia, da questo piano di interconnessione, in realtà, nel piano europeo attuale, resta fuori: non è una buona notizia per l'Italia.
  Occorre spingere nella direzione di una sussidiarietà verticale – lo dico al sottosegretario Gozi, che so condividere questo concetto – in Europa e in Italia. La geotermia, la differenziazione delle fonti di energia: pensiamo solo alla zona di Napoli e alla geotermia che potrebbe farne la prima zona carbon free di Europa. Pensiamo alla necessità di ripensare la rivoluzione logistica, perché non ha senso che il 30 per cento delle merci mondiali attraversino il Mediterraneo, ma, sostanzialmente, vadano a Rotterdam e Amburgo, perché è più conveniente andare lì.
  In tutto questo, vi è il nuovo disordine mondiale. Allora, io credo che, mentre vi è una guerra globale sui prezzi del petrolio, mentre assistiamo ad un vuoto lasciato da grandi potenze nel Medio Oriente e nel Mediterraneo, l'Italia in Europa e l'Europa all'interno del concerto delle nazioni debbano aiutare a ritrovare la linea di un nuovo equilibrio mondiale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 18,25)

  MARIO MARAZZITI. In questo, noi dobbiamo riportare al tavolo tutti quelli che possiamo riportare al tavolo, tutti i soggetti interessati. Per questo è importante Minsk, per questo è importante il ruolo, che l'Italia ha sempre sostenuto, di dialogo in quella situazione. Non esiste, come ha detto il Presidente del Consiglio, la possibilità che vi sia un'Ucraina che sia solo da una parte o solo dall'altra. Non esiste la possibilità di continuare all'infinito in uno scontro con la Russia.
  Noi abbiamo la necessità di riportare al tavolo anche i Paesi arabi del Mediterraneo che oggi hanno giocato un ruolo complesso, confuso, a volte troppo ambizioso, per coprire quel vuoto che si è creato nel Mediterraneo e che si chiama Iraq e Siria, che è il vuoto che vuole colmare il Daesh, che vuole colmare l'ISIS.
  Per questo la Libia – e l'Italia non è vero che non abbia un'iniziativa sulla Libia – è per noi centrale. L'Italia, in Libia, deve guidare un'iniziativa reale per rimettere insieme le forze libiche, per rimettere insieme i pezzi di quella società libica così complessa, cominciare un inizio di legalità e da lì partire per ricostituire legalità dentro il Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

Pag. 98

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente. Mi ero illuso che questo non fosse un rituale per il quale il Presidente del Consiglio fosse costretto a venire a rapportarsi con il Parlamento, e che quindi vi fosse la disponibilità, da parte del Presidente del Consiglio, di instaurare un dialogo, visto che quello di venerdì sarà un vertice fondamentale, come ho già avuto modo di argomentare in precedenza.
  Mi ero illuso perché l'assenza e la non volontà di replicare al primo giro, di fatto, di confronto le possiamo registrare come una non volontà di affrontare i problemi e di capire quale posizione verrà tenuta da questo Paese nel vertice europeo di venerdì. Questa credo che sia una questione abbastanza grave; abbastanza grave per quello che sta succedendo, ahinoi, in queste ore, in tutto il Nord Africa, in tutto il Medio Oriente, e, soprattutto, per le situazioni che si continuano a trascinare da troppo tempo, in merito alle quali ancora, di fatto, non abbiamo capito dal Governo se vi sia la reale volontà di andarle a risolvere con i propri mezzi e con la longa manus della Lady PESC, non ancora pervenuta, Mogherini, il che, di fatto, lascia ognuno di noi libero di poter interpretare l'atteggiamento del Governo come vuole.
  Il problema è che venerdì sera, probabilmente, risentiremo una versione del Presidente del Consiglio che dirà (lo sto mimando in maniera anche abbastanza efficace, con questo pugno chiuso, sinonimo di forza e di coraggio): siamo riusciti a rimettere al centro il dibattito sulla Libia, però al quarto punto, non al primo.
  Siamo riusciti a riparlare di crisi ucraina e, quindi, di sanzioni, non ottenendo nulla. E, ancora una volta, lo vedremo, invece, ripropinarci tutta una serie di questioni e di successi, vantati, ma non raggiunti, di cui ovviamente lui si deve far carico.
  Ovviamente, lui ha solo toccato quei successi interni legati alla sua azione di Governo, determinata e determinante nel raggiungerli, delle riforme interne, che andrà a sbandierare sicuramente ai partner europei.
  Però, questa volta, andrà in Europa con un fardello ancora più pesante: la presenza all'interno del proprio Governo di un caso presunto – presunto – di corruzione. Questo è un fardello che il Presidente del Consiglio probabilmente non ha voluto trattare proprio in sede di replica e sul quale sarebbe stato interessante creare un'occasione di confronto. Quindi, di fatto, ancora una volta, registriamo come Lega Nord, una indeterminatezza, un atteggiamento indeterminato del Governo che continua a dire qualcosa e a non fare qualcos'altro.
  Questo sarà un vertice importante e fondamentale, perché tratterà quattro argomenti importanti e fondamentali. Abbiamo toccato la Libia, e tutta la crisi del Nord Africa, abbiamo toccato il Medio Oriente, abbiamo toccato i confini ad est e come non legarli con il tema energetico che è il terzo punto all'ordine del giorno ? Come far finta che queste questioni geopolitiche non siano, in realtà, delle questioni che ci riguardano direttamente, perché riguardano l'approvvigionamento, la nostra totale dipendenza di fatto, perché siamo il primo continente importatore in termini energivori e paghiamo ogni anno 400 miliardi di euro a Paesi esteri in ordine a questo tema ?
  Ci confronteremo con il tema collegato e non scollegato – anche se qualcuno vuole venderci questa realtà – della crescita. Ma come fai a non legare il tema energetico con il tema della crescita, quando lo stesso Juncker, nei sui cinque punti fondamentali nel corso del programma, ha voluto mettere quel piano di investimenti di 350 miliardi di euro, che sono ancora fermi dal 16 novembre scorso, e che dopo sei mesi non sono stati ancora destinati, nemmeno per un euro, proprio a causa della non capacità di poterli allocare e della loro indeterminatezza nell'allocazione ?
  Questa è una questione molto grave, molto seria, su cui noi dovremmo battere un colpo, soprattutto un Governo come Pag. 99quello italiano, a guida Renzi, che si continua a vendere come un Governo molto determinato nel raggiungere degli obiettivi seguendo delle strade.
  Una proposta la potremmo fare noi: in Europa, 139 miliardi di euro è il fatturato del settore delle energie rinnovabili, un settore in cui all'esterno non stiamo assolutamente giocando in difesa dei nostri produttori, in cui una parte di questi 350 miliardi di euro del piano Juncker dovrebbero andare a supporto, proprio per riscattare quei 400 miliardi di euro che sono a totale dipendenza.
  È come una droga quella dell'energia per l'Europa, è come un drogato, un corpo drogato che non riesce a risanarsi e ad essere indipendente, proprio puntando sull'autosufficienza e soprattutto sull'efficientamento energetico e sul fabbisogno energetico delle infrastrutture, delle abitazioni private e degli edifici pubblici. Andare a investire una parte di questi soldi magari potrebbe sviluppare un certo ciclo virtuoso economico che ci potrebbe continuare a dare una prospettiva di occupazione, di crescita e di sviluppo e quel ruolo di leadership che noi dovremmo ricavarci nel mondo.
  Invece questo non succede, paradossalmente per le stesse questioni che ci stanno condannando in termini di scelta economica e di scelta strategica di politica estera e che ci stanno relegando ad un ruolo di secondo piano nei confronti degli Stati Uniti.
  A comandare su queste questioni è ancora una volta la Germania con la sua «Cancellierina» Merkel su cui, ad esempio, basterebbe citare qualche sindacato ispettivo fatto da noi. Ancora lo scorso anno si è contrapposta completamente a quella richiesta di accertamento antidumping per i prodotti di importazione cinese o asiatica proprio nel settore delle rinnovabili e, quindi, ovviamente ha tutti gli interessi di continuare a coltivare i propri interessi piuttosto che lavorare di concerto, in una logica che ci dovrebbe fare avere qualcosa.
  Su questi temi noi avremmo voluto sinceramente confrontarci. Non c’è stata data la possibilità e credo che questo sia voluto da parte del Premier Renzi. È molto grave, soprattutto per quello che sta succedendo fuori da casa nostra, al largo di poche miglia nautiche in nord Africa.
  In nord Africa sta succedendo quello che la Lega Nord ha denunciato e sta denunciando da troppo tempo e, per troppo tempo, tacciata di razzismo, un'etichetta facile da mettere per non affrontare i problemi. Lo ha detto lo stesso Premier Renzi: il problema non è l'immigrazione, perché in qualche maniera l'immigrazione riesci più o meno a gestirla. A gestirla malissimo, come sta facendo questo Governo, malissimo come vuole continuare a fare questo Governo, ma è un tema che, bene o male, potremmo in qualche modo gestire, anche lavorando di concerto. «Lavorando» ho detto, non parlando, come tutti in Europa hanno continuato a fare in questo periodo.
  Adesso il problema si chiama fanatismo islamico, si chiama estremismo islamico. È uno scontro tra civiltà e noi dovremmo avere il coraggio di dirlo, perché qui si sta veramente confrontando un mondo contro un altro mondo, un modo di vedere la società contro un altro modo di vivere e di vedere la società. Dovremmo avere il coraggio di affrontare questi temi per quello che sono e di farlo con forza, andando in qualche maniera a studiare una soluzione, ovviamente di concerto, per arginare la deriva in quei territori, che stiamo vedendo propagarsi a macchia d'olio e che prima o poi investirà anche noi, come la macchia nera di Blob.
  Questo tipo di approccio, che per noi è estremamente pragmatico, lo abbiamo in qualche maniera ascoltato anche dal Premier Renzi. Il problema è quali obiettivi – che lui non ha precisato – intenderà portare a casa. E se non li porterà a casa, sarà un fallimento o non sarà un fallimento, l'ennesimo fallimento, di questo Paese ?
  Ricordiamoci che, bene o male, venerdì parleremo anche di economia e nell'ambito dell'economia dovremo mettere i rapporti delle nostre aziende e dei nostri imprenditori con la Russia e quei patti Pag. 100segreti che si stanno stringendo in stanze segrete da supereurotecnocrati nei confronti del TTIP. Soprattutto dovremo capire se ci siamo accodati, come la notizia odierna...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Prataviera.

  EMANUELE PRATAVIERA. ... se ci siamo accodati o no e quali ripercussioni avremo come Paese nella nuova banca di investimenti cinese.
  Tutti questi temi sono responsabilità oggettive del Presidente del Consiglio, che lui ha voluto arroccare a sé, che non ha voluto nemmeno discutere in quest'Aula, che continua a non discutere e che continua a rinviare al prossimo vertice. Questa è una vergogna, di cui lui si deve fare carico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Grazie Presidente, illustri membri del Governo, noi condividiamo fortemente l'affermazione che questo Governo ha contribuito a spostare il focus dell'Europa dall'austerità alla ripresa.
  Condividiamo anche molto fortemente l'affermazione del Presidente del Consiglio che adesso dobbiamo riuscire a spostare ancora di più il focus dell'Europa per farsi parte attiva della ripresa, invece che essere burocrazia. Anzi, noi di Scelta Civica chiediamo al Governo di fare sì che l'Italia sia di impulso, affinché l'Europa riduca la burocrazia e le norme che soffocano tutti i giorni chiunque, pubblico o privato, voglia intraprendere qualunque iniziativa.
  E, per farlo, noi pensiamo che le regole debbano essere chiare, semplici e conosciute e chiediamo che questo semplice principio venga applicato alla conclusione dell'accordo sul Fondo europeo per gli investimenti affinché questo accordo sia facilmente utilizzabile e utilizzato velocemente, perché l'Europa non ha tempo da perdere. A questo proposito, oggi, in Commissione bilancio, abbiamo avuto l'audizione del vicepresidente della BEI, il quale ci ha detto che, rispetto ai criteri di selezione dei progetti, non ci saranno criteri di ripartizione territoriale, che le valutazioni avverranno esclusivamente sulla base del principio del ritorno economico e sociale e, quindi, che la lista dell'Ecofin informale di Milano è solo un riferimento per stimare l'ampiezza della domanda. Noi non siamo molto d'accordo con lui. Noi chiediamo al Governo di spingere l'Europa a stabilire dei criteri di selezione dei progetti perché effettivamente le risorse che mette in campo il Fondo strategico per gli investimenti siano addizionali e siano anche stabiliti dei criteri per finanziare i progetti nei Paesi che più hanno sofferto del calo degli investimenti pubblici e privati.
  Chiediamo, quindi, al Governo di fare sì che queste decisioni vengano ponderate e prese con molta attenzione, visto che sono fondamentali per la ripresa dell'Europa, e, nel momento in cui sono prese, che sia creato in Italia un sistema per la diffusione della loro conoscenza perché, altrimenti, rischiamo che, a servirsi di queste lodevoli iniziative, siano sempre altri Paesi e che noi non le riusciamo a realizzare proprio perché sono poco conosciute. Lo stesso approccio, meno burocrazia e più azione, noi chiediamo al Governo che venga utilizzato in Europa anche per quanto riguarda il mercato dell'energia. Noi condividiamo l'obiettivo che l'Europa si dà di ridurre il costo dell'energia, che è un grande zavorra rispetto alla competitività con gli altri continenti. Per farlo, però, non è solo necessario normare, ma è necessario che agiamo ed uno dei punti più importanti sul quale occorre agire è sicuramente l'interconnessione delle reti a livello europeo, sia per l'energia, che per il gas. E a questo proposito chiediamo al Governo che spinga l'Europa a velocizzare l'interconnessione rispetto agli obiettivi fissati dal Piano europeo 2020.
  Concludo, dichiarando il nostro voto favorevole...

Pag. 101

  PRESIDENTE. Non era per toglierle tempo, ma sto richiamando perché parla il Governo... Ha ancora cinque minuti, prego.

  ADRIANA GALGANO. La ringrazio. Comunque, concludo dichiarando il nostro voto favorevole sulle risoluzioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Galgano. Anzi, mi scusi se ho interrotto il suo intervento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie Presidente, lo dico con un certo disappunto: questo dibattito parlamentare meritava sicuramente la presenza di qualche Ministro e in ogni caso la replica del Premier, che non c’è stata, ed è questo il modo in cui voi del Governo concepite il rapporto con il Parlamento. E meritava a maggior ragione per i fatti della Tunisia che abbiamo raccontato e che sconvolgono un Paese che era uscito in maniera diversa dal lungo e tumultuoso percorso delle Primavere arabe. Un Paese che aveva visto un percorso costituzionale adeguato, con un compromesso tra le forze dell'Islam moderato e le forze secolari; che aveva visto un contributo significativo della società civile, dall'impresa, al sindacato, all'accademia. E oggi quell'attentato rischia di essere l'11 settembre della Tunisia e rischia di parlare, dal punto di vista dell'ISIS, al mondo islamico come una minaccia: le democrazie che stanno nascendo vanno cancellate e vanno messe sotto scacco del terrorismo che utilizza vigliaccamente Dio per ammazzare gli innocenti, soprattutto quando vanno in luoghi di cultura come i musei.
  La comunità internazionale deve unirsi ma occorre anche una politica e la politica significa anche non soltanto contemplare il processo costituzionale tunisino e dire che va bene ma significa sostenerli attraverso la cooperazione, mettendo in campo politiche serie sul Mediterraneo, lavorando insieme a loro rispetto a frontiere fragili, risolvendo il grande dramma delle emigrazioni. Ancora qui dal Presidente del Consiglio non abbiamo ascoltato nessuna parola rispetto a Triton e rispetto a Mare nostrum. Quest'ultimo, Mare nostrum, è il vero grande assente. Onorevole Prataviera, qui non siamo di fronte ad uno scontro di civiltà perché lo scontro di civiltà è dentro il mondo islamico e attraversa verticalmente quel mondo. Noi dovremmo sostenere quelle forze che chiedono democrazia e cooperazione, non immaginare di ricostruire una guerra santa che non avrebbe alcun senso e avrebbe effetti gravissimi e dovremmo interrogarci – questo è stato completamente assente nella relazione del Presidente del Consiglio – su cosa è accaduto ieri nelle elezioni israeliane. Lì c’è un punto: c’è il rischio che il negoziato di pace venga interrotto definitivamente e per la prima volta un leader israeliano dice, apertis verbis, che con lui non nascerà mai uno Stato palestinese: questo è anche causa di una comunità internazionale che, molto spesso, è stata ferma, è stata timida ed anche del vostro Governo che è riuscito a rendere il dibattito sul riconoscimento dello Stato palestinese un fatto ambiguo e senza alcun senso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). È questo il cuore della discussione così come il cuore della discussione di domani sarà il destino della Grecia. Anche in questo caso, Presidente, se lei ci fosse, le direi due cose. La prima: lei non può stare un passo indietro rispetto a Draghi, il quale oggi, di fronte a migliaia di manifestanti a Francoforte, dice di comprenderli perché quella piazza è un antidoto rispetto ai partiti populisti. Ma la comprensione di Draghi significa una cosa: che la politica non ha fatto il proprio mestiere e il quantitative easing non serve a nulla se il piano Juncker è carta straccia o solo qualche numeretto che ancora oggi non riesce a determinare nessuno sbocco. La Grecia rappresenta il cuore della politica europea e dovrebbe essere il luogo su cui si esercita un'iniziativa italiana che invece è subalterna, come abbiamo ascoltato dalle parole di Enrico Pag. 102Morando quando è venuto venerdì a rispondere ad una nostra interrogazione, alle scelte dell'Eurogruppo, a quel presidente dell'Eurogruppo che sembra più un prefetto che un dirigente dell'unione politica e monetaria europea (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). L'Europa non ha bisogno di prefetti, ha bisogno di politica. Infine, dobbiamo rispondere alla crisi umanitaria che vede una Grecia dove i bambini sono denutriti, dove c’è un paesaggio da dopoguerra, dove il diritto alla salute e alla casa è negato ma dobbiamo rispondere anche all'Italia di oggi. Ci sono fatti di cronaca molto seri. Non è questo il luogo dove discuterne.
  Ma c’è un tema che riguarda la qualità della democrazia italiana: l'idea che, verticalizzando il potere, ci sia maggiore efficienza e maggiore velocità e, quindi, più poteri ai presidi e meno potere agli insegnanti e, quindi, più potere al Premier e meno potere al Parlamento e, quindi, più poteri ai manager, per licenziare meglio i lavoratori, e meno potere al sindacato, per poterli rappresentare.
  Noi siamo qui, non per accentrare potere nelle mani di pochi, ma per conferirlo nelle mani dei molti, sarebbe questa la funzione della sinistra e della democrazia. Invece, ci troviamo di fronte a un deterioramento del processo democratico e dentro questo deterioramento, e mi avvio a concludere, c’è la montagna di corruzione nella quale sta sprofondando questo Paese. Su questo punto vorrei dire una parola; affronteremo la mozione di sfiducia al Ministro Lupi, abbiamo ascoltato poche parole da parte del Premier, ma in altri tempi le dimissioni del Ministro Lupi le avrebbe chieste il Premier Matteo Renzi, come fu con la Cancellieri, come fu con la Ministra De Girolamo, come fu in altre vicende e, invece, oggi, forse per salvaguardare qualche equilibrio, si mantiene in vita questa esperienza; al di là del risvolto giudiziario, non c’è neanche un avviso di garanzia, e per noi si è innocenti fino al terzo grado di giudizio, ma noi vogliamo un giudizio politico, vogliamo sapere se questo Paese è condannato al nepotismo, al clientelismo, se è condannato a un'idea dove gli appalti sono nelle mani di pochi monopolisti. Ci avete dato, per anni, lezioni sul libero mercato e, invece, abbiamo assistito a un controllo oligopolistico di pochi gruppi.
  Di fronte a questa montagna di corruzione vi sarebbe la necessità di un'autoriforma dello Stato, della pubblica amministrazione, del rapporto tra economia e sistema pubblico. Occorrerebbe, ad esempio, spiegare come sia possibile che in Italia un chilometro di TAV costa 7 volte di più di un chilometro di TAV in Francia, non ce la venite a raccontare con il fatto che c’è un'orografia diversa, qualche problema c’è e bisogna intervenire.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ARTURO SCOTTO. Per questo, e mi avvio a concludere, noi non voteremo la risoluzione di maggioranza, pensiamo che vi sia bisogno di una svolta in Europa che non abbiamo visto né nei sei mesi della Presidenza Renzi, né oggi. Si può fare scuola in Europa, quando il presidente Juncker mostra qualche slide rispetto al piano Juncker, ma in realtà non si va molto lontano se non c’è un'inversione sul terreno degli investimenti, sul terreno del lavoro, sul terreno del reddito.
  Per questo sinistra Ecologia Libertà non voterà la vostra risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà-Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, condivido l'iniziale osservazione che ha fatto il Presidente del Consiglio sul fatto che una serie di elementi – cinque ne ha elencati – segnano un parziale mutamento di fase per quello che riguarda la politica economica europea. Con riferimento a questi elementi, da una parte, dobbiamo dire che c’è un mutamento di linea da parte della Banca centrale europea, che mette anche Pag. 103in evidenza l'assenza di altri strumenti per quello che riguarda l'Europa, ma comunque, da Draghi e dalla Banca centrale europea, proviene un input che favorisce un superamento parziale della situazione di assoluto rigorismo che contraddiceva il fatto che ci si trovava in una situazione di recessione che abbiamo vissuto fino ad ora.
  Rispetto a questo, certamente c’è stato un contributo del Governo italiano in una situazione che, però, consentitemi di rilevare, non vede una grande dialettica politica per quanto riguarda l'Europa, e anche una singolare passività del Partito Socialista Europeo nei confronti della Merkel e così via. È un altro dei paradossi storico-politici che stiamo vivendo. Aggiungo anche che condivido il fatto che abbiamo, come Paese, introdotto degli elementi autonomi di movimento, che sono, da una parte, il processo di riforme messo in atto e, dall'altro lato, il Jobs Act; si tratta di elementi parziali di modifica di un quadro che, se ci fanno intuire e capire che forse c’è un mutamento di tendenza, dobbiamo anche dire che al Paese, nel suo complesso, questo mutamento di tendenza ancora non è arrivato. Non è arrivato un salto di qualità per quanto riguarda la crescita. E ciò pone al Governo, che si pone obiettivi innovativi, un nodo che attiene sia alla vicenda di politica economica sia anche ad alcuni aspetti che attengono alle polemiche che sono in corso sulla corruzione, sul problema degli appalti e così via. Questo è il nodo se nel nostro Paese non riusciamo a fare un'operazione combinata di taglio selettivo della spesa pubblica – devo dire che è stata messa da parte non solo la persona di Cottarelli, ma Cottarelli non è stato sostituito neanche come ruolo e come funzione –, un'operazione selettiva di taglio della spesa pubblica che sia funzionale all'obiettivo di una riduzione della pressione fiscale, perché la combinazione di questi due elementi è decisiva per la crescita. Una riduzione della pressione fiscale per le imprese, perché la riduzione della pressione fiscale per le imprese è decisiva per il processo di crescita. Questo salto di qualità va realizzato dal Governo, perché rappresenta l'anello mancante di un'operazione innovativa che è andata avanti sul terreno delle riforme istituzionali e costituzionali, che è andata avanti sul terreno del Jobs Act, ma noi sappiamo anche che il Jobs Act, se non ha un retroterra di politica economica che rimetta in moto gli investimenti e le imprese, è evidente che, di per sé, non è risolutivo del problema dell'occupazione. E ciò dovrebbe comportare, colleghi, un salto di qualità, al di là di tante esercitazioni moralistiche che sento in questi giorni, per quanto riguarda un nodo della politica italiana, che è rappresentato da due questioni: la riduzione ed il taglio fortissimo delle partecipate degli enti locali e delle regioni, che sono uno degli elementi fondamentali anche di degrado della classe politica, e poi, il tema che riguarda la corruzione. Sono molto scettico, ve lo dico francamente, sugli aumenti delle pene e sugli aumenti della prescrizione. Non arriva, invece, la riduzione drastica dei centri appaltanti, che sono migliaia e migliaia in questo Paese, e l'abolizione delle procedure fondate sul massimo ribasso che regola le aste: due elementi, questi sì, fondamentali per tagliare, dal punto di vista strutturale, il discorso della corruzione. Quindi, misuriamoci su questo e il Governo dia il senso della sua capacità innovativa sul duplice terreno della liquidazione delle partecipate, che implica una riduzione anche del sistema di poteri dei partiti che rimangono tuttora in campo, quindi del taglio delle partecipate, e del taglio drastico dei centri appaltanti: allora si parlerà non in termini demagogici né moralistici ma in termini reali di una riduzione o di una eliminazione del tasso di corruzione che esiste in questo Paese.
  Nella relazione del Presidente del Consiglio c’è anche un ragionamento sulla politica energetica e questo mi consente di affrontare un discorso che attiene anche alla politica internazionale perché, guardate, io ho sentito, specie al Senato, tante belle parole sulla situazione energetica e così via, ma l'Europa deve rendersi autonoma dal punto di vista energetico perché Pag. 104non può dipendere ed essere condizionata così fortemente dalla Russia di Putin. Questo elemento è un elemento insieme economico e politico perché, a mio avviso, noi dobbiamo sapere che abbiamo due grandi problemi di politica estera: uno è quello che riguarda la Russia di Putin e l'altro è quello drammatico del Medio Oriente. Ma come non ritenere che quello che è avvenuto in Crimea, quello che è avvenuto in Georgia prima, quello che sta avvenendo in Ucraina adesso, sia il frutto di una visione geopolitica che c’è in Russia di un mutamento qualitativo che fa sì che certamente stiamo nel post-comunismo, ma non in una dimensione positiva rispetto all'Europa, anzi sul terreno della costruzione di un'azione politica e militare e anche di una visione ideologica e culturale che è alternativa alla Unione europea e che, non a caso, si collega con la Le Pen, con Salvini, con altre realtà estremiste che contestano l'Europa. Da parte della Russia di Putin c’è questo perché gli interventi inusitati che ci sono stati in Georgia, in Crimea e in Ucraina non sono derivanti da banali questioni di frontiera, ma derivano da una concezione geopolitica di tipo imperiale. Una concezione geopolitica di tipo imperiale che riguarda la profonda anima russa di chi ipotizzava, diciamo così, un destino alternativo all'Europa e un destino di imperialismo. Se non facciamo i conti con questi elementi e con il fatto che il nostro Presidente Consiglio, andato in Russia, giustamente è andato a portare un mazzo di fiori nel luogo dove un oppositore era stato ucciso, se noi non facciamo i conti con questa realtà, non abbiamo una visione chiara della realtà. Poi, evitiamo la guerra, cerchiamo di realizzare un compromesso, ma dobbiamo sapere con chi lo realizziamo e come possiamo realizzarlo, per cui le sanzioni sono uno strumento di pressione.
  Voglio concludere su un ultimo punto che è quello della Libia. Noi sulla Libia siamo in corsa con il tempo perché se non riusciamo, facendo leva su un rapporto positivo con l'Egitto da una parte, con Tobruk dall'altra, ad allargare l'alleanza ad altri settori libici e a trovare una dimensione politica e anche politico-militare in quel Paese, di qui a poco tempo noi ci troveremo ben altro che il problema di Mare nostrum, di Triton e così via. Ci troveremo in una situazione nella quale si combineranno insieme elementi che riguardano l'immigrazione con il fatto che quel Paese può diventare peggio della Somalia.

  PRESIDENTE. Concluda onorevole Cicchitto.

  FABRIZIO CICCHITTO. Perché diventa un Paese in cui risulta forte la componente terroristica. Quindi da questo punto di vista, c’è una esigenza di rapidità di esecuzione di tempi rispetto alla Libia e del fatto che dobbiamo contestare duramente l'Europa...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  FABRIZIO CICCHITTO. ...per il fatto che non ha avuto finora la benché minima attenzione su questa realtà del Mediterraneo ritenendo che fosse un problema locale e localizzato casomai tra la Francia e l'Italia.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Cicchitto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente della Camera, signori sottosegretari, colleghi, ho sottolineato «signori sottosegretari» perché è molto triste vedere il banco dei signori Ministri totalmente vuoto e vedere l'assenza del Presidente del Consiglio.
  Probabilmente ci saranno problemi più gravi da trattare, non voglio essere ingeneroso, ma possibile che neanche un Ministro abbia avuto la decenza di essere presente in quest'Aula mentre si sta concludendo un dibattito fondamentale e importante per la vita del nostro Paese e per la vita dell'Europa ? Però, vede, signor Presidente, questo è il segno dei tempi, è il segno di fatto di un disprezzo per il Parlamento che non è accettabile ed è nei Pag. 105momenti più difficili – questo lo dico al Presidente del Consiglio Renzi – che il Parlamento è il punto nodale, il punto centrale della democrazia, della libertà, dell'ascolto, delle strategie, non qualche ufficio o qualche situazione di intelligence che richiede sì certo attenzione, ma è qui che si celebra l'ascolto del Paese. Mi dispiace molto che il Presidente del Consiglio non abbia ritenuto di onorare con la sua presenza e con la sua replica al lavoro faticoso, democraticamente faticoso, che qui facciamo. È il segno dei tempi, è il segno di un'inadeguatezza politica, direi morale, di questo Governo. È vero, si aprono per l'Europa spiragli di ripresa, ma è grazie al crollo del prezzo del petrolio, al quantitative easing della Banca centrale europea e alla conseguente svalutazione dell'Euro. Tutte e tre queste variabili, questi fattori positivi, vengono dal quadro internazionale. Una è esogena, il prezzo del petrolio, le altre due potremmo dirle endogene rispetto all'Unione europea, ma di tipo monetario e legate ai comportamenti della Banca centrale europea. In tutti questi tre fattori positivi la Commissione europea, cioè l'organo politico che ci governa in Europa, non c'entra assolutamente nulla. E onestamente ne converrà, signor Presidente, che questi fattori positivi non certamente sono collegati alla sua politica e in particolare alla sua politica economica. Oggi ho letto delle cose assolutamente risibili da parte del Presidente del Consiglio quando attribuiva al suo Governo, al suo semestre di Presidenza, come dire, il quantitative easing di Draghi o il deprezzamento dell'euro. Risibile, ridicolo, figlio e frutto di un'illusione, ma evidentemente crede alle sue parole, crede alle sue illusioni.
  Né purtroppo la Commissione europea ha avuto alcun ruolo nella creazione della congiuntura favorevole, il piano Juncker si è già dimostrato del tutto privo di effetti, una scatola vuota. Anche qui, un'illusione, 300 finti miliardi riciclati – potrei usare questo termine – nel senso di non freschi ma già esistenti in bilancio...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Brunetta; colleghi, potrei chiedervi di abbassare un po’ il tono della voce, gentilmente ? Grazie.

  RENATO BRUNETTA. Il piano Juncker, miliardi freschi, 7, 8, 10, 12 su 300, Presidente Renzi, chi vogliamo prendere in giro con questa storia del piano Juncker, nato all'interno del semestre di Presidenza italiano ? Non è questa la strada per salvare l'Europa dopo sette anni di crisi, per uscirne serviva ben altro – cito il Presidente Prodi – serviva un new deal, un piano da mille miliardi, da mille miliardi freschi, da mille miliardi per investimenti europei, per trascinare la crescita e questi mille miliardi sarebbero stati anche una grande occasione dati i bassissimi tassi di interesse. Se non si fanno investimenti di lungo periodo quando i tassi di interesse a breve, medio e lungo termine sono bassi, bassissimi come oggi, quanto si potranno mai fare investimenti, investimenti in energia, in sicurezza, in produttività ?
  Un piano di investimenti almeno triplo – diceva Prodi – per mille miliardi. Allo stesso modo – e mi riallaccio ai contenuti, onorando le procedure europee – anche la politica energetica europea, che è alla base della energy union di cui si parlerà domani e dopodomani, appare del tutto insufficiente, non tenendo essa in alcun modo conto dei mutamenti intervenuti negli equilibri di mercato a seguito della caduta del prezzo del petrolio.
  Insomma, il movimento dei prezzi ha fatto molto, molto di più in termini di efficienza e sicurezza di quanto non abbiano fatto centinaia e migliaia di burocrati europei che si sono lambiccati sulla sicurezza energetica. Ne deriva l'immagine di un'Europa che in un momento favorevole, di possibile rilancio, non c’è e non fa nulla.
  Solo una cosa fa l'Europa – sì, è vero – solo cattiva politica estera. Le sanzioni economiche contro la Federazione russa sono state precipitose e, oltre a determinare gravi danni alla nostra economia, hanno aperto una pericolosa fase di guerra fredda dagli esiti imprevedibili. Un Pag. 106passo positivo è stato certo l'accordo stipulato a Minsk, ma il raggiungimento della pace e la stabilizzazione democratica dell'area sono ancora obiettivi distanti e irrealizzati. In questo quadro drammatico, si constata l'impotenza dell'Europa che non ha una politica estera unitaria e chiara e l'incapacità del Governo del nostro paese di incidere con efficacia nel determinare un effettivo cambiamento. Lontano è il ruolo dei protagonisti che portò l'Italia a essere artefice e ospite a Pratica di Mare – maggio del 2002 – del momento più alto e collaborativo tra i Paesi della NATO e la Federazione russa. Oggi siamo emarginati in Europa. Il cambio di verso c’è stato, ma in negativo.
  Anche altro avrei chiesto al Presidente del consiglio semmai avesse letto i documenti preparatori alla riunione del Consiglio di domani e di dopodomani. Perché questi documenti preparatori – che abbiamo letto – sono vuoti, quasi un insulto all'intelligenza. Non dicono niente. La cosa più grave, signor Presidente della Camera, signori Sottosegretari, è proprio l'impotenza di questa Europa e dell'Italia all'interno di questa Europa. Signor Presidente del Consiglio – se mai ascolterà queste mie dichiarazioni – nel suo discorso di oggi lei è riuscito ad essere ancor più vuoto di quei vuoti documenti preparatori per il Consiglio di domani e di dopodomani.
  Non ci ha detto assolutamente niente, salvo rivendicare successi e mirabilia falsi, finti. Nessuna delle riforme che ha elencato, signor Presidente del Consiglio, è stata ancora implementata. Il jobs act – che pure, stavo per dire, è un imbroglio – è ancora in fase di attuazione e, applicandosi – è bene che lo si sappia – solo ai nuovi assunti, serviranno almeno 15 anni perché si arrivi a pieno regime, affinché produca le flessibilità necessarie riguardanti tutto il mercato del lavoro. Se fossero veri la metà dei meriti che lei signor Presidente del Consiglio rivendica per la politica italiana in Europa, ne dovremmo avere un immediato beneficio. Invece, se tutto andrà bene, nel 2015 il tasso di crescita economica sarà dello 0,8 per cento, pochissimo più della metà di quello dell'Eurozona. C’è una piccola aria di ripresa ma c’è una grande distanza che si va allargando.
  Signor Presidente del Consiglio – che non c’è – il paese va male, la percezione della crisi continua, l'Europa si sta allontanando sempre di più da noi. I fatti di Tunisi ci dimostrano che la guerra è alle nostre porte, ma soprattutto ci dimostrano l'impotenza del nostro Paese, l'impotenza dell'Europa e l'impotenza dell'occidente. Perché tanto ottimismo ? Perché tanta superficialità, signor Presidente del Consiglio ?
  Per questa ragione voteremo a favore ovviamente sulla nostra risoluzione e non potremo votare a favore della risoluzione presentata dal Governo, perché è una risoluzione vuota di una politica al voto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Innanzitutto a nome di tutto il MoVimento 5 Stelle porgiamo la nostra vicinanza alle famiglie delle vittime dell'attentato in Tunisia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Colleghi, cittadini, il vostro Presidente, Matteo Renzi, quello che aveva di meglio da fare e che se ne è andato, dimostrandosi più cafone di quanto pensassimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quello che ha riempito il Governo italiano di corrotti, corruttori e incapaci, riuscendo a rottamare solo una cosa, la legalità, oggi è venuto a celebrare, ancora una volta, la lenta eutanasia del nostro Paese. Tra l'altro, avrebbe dovuto quanto meno lasciare una sagoma, tanto noi non ce ne saremmo mai accorti.
  Dopo averlo ignorato nei suoi 13 mesi di Governo, dopo averlo fatto lavorare di notte per imporre una serie di riforme costituzionali liberticide, che ci porteranno indietro ai tempi dello Statuto albertino, il Pag. 107Presidente oggi è venuto in Parlamento a riferire su quello che dirà domani al Consiglio europeo, ma non lo ha fatto. Nonostante l'amplissima premessa, non ci ha detto un bel nulla. Forse se ne è accorto anche lui che in tutti questi mesi la sua voce non solo non è stata ascoltata, ma è stata addirittura derisa in termini di Consiglio europeo. La verità è che il vostro Presidente domani farà quello che ha sempre fatto: si metterà sull'attenti e riceverà i prossimi ordini, che poi proverà a imporci con decreti e fiducie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo luogo, questo palazzo, dove oggi ha parlato, è per Costituzione custode della sovranità, una parola che ormai disconoscete, una sovranità che è stata strappata al popolo italiano trasformando il Parlamento in un semplice ratificatore di decisioni prese da passacarte di Berlino, Bruxelles e Francoforte. Ma il dramma vero qual è ? È che il passacarte in questione è il vostro Presidente. La prossima volta prima di un Consiglio europeo fate una cosa: mandateci direttamente i suoi capi, la Merkel, Juncker, Draghi; almeno potremo confrontarci con chi realmente decide sulle sorti di noi cittadini italiani.
  Al Consiglio europeo si discuterà principalmente della situazione di Ucraina e Libia, due teatri in cui è emblematico il fallimento della politica estera europea rappresentata dal «Ministro degli esteri europeo sotto commissariamento», Federica Mogherini, da Renzi fortemente sostenuta ma ignota alle cronache di politica estera.
  Parlerete anche del sistema di gestione dei flussi migratori, altro argomento su cui per il PD sarebbe meglio stendere un velo pietoso, dati i fatti di «Mafia Capitale», argomento su cui mi soffermo solo per ribadire la necessità di superare il fallimentare sistema dei CIE, dei CARA e di Triton, con misure strutturali, serie e a carico dell'Europa che, mi rendo conto, questo Governo non sarà mai in grado di proporre, nonostante i preziosi consigli che gli abbiamo già fornito nella mozione a mia prima firma che abbiamo fatto approvare il 7 ottobre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Partiamo dall'Ucraina. Nel febbraio scorso subisce un colpo di stato provocato da USA e Unione Europea, ammesso anche da George Friedman, vicino all’intelligence americana, dal quale ne esce un Paese allo sbando, con al Governo gruppi neo-nazisti dichiarati, con al Ministero delle finanze una banchiera americana, con un «Ministro della verità» di orwelliana memoria, che ha fatto inorridire l'OSCE. Infine, nell'Ucraina orientale a combattere contro i separatisti filorussi, tra un saluto con un ritratto di Hitler e l'altro, c’è il famigerato battaglione Azov. Questi sono i vostri alleati, non certamente i nostri. E se solo non fossimo al settantatreesimo posto al mondo per la libertà di stampa i cittadini italiani lo saprebbero.
  In questo Paese allo sbando, dallo scorso 12 marzo, con la tecnica di occupazione tanto cara agli Stati Uniti e alla finanza internazionale, l'Ucraina è di fatto sotto commissariamento del Fondo monetario internazionale, che ha imposto le stesse condizioni della Grecia. Ucraina e Grecia sono i due topi da laboratorio, nel continente europeo, di questa dittatura euro-nazi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non c’è più l'olio di ricino, ma c’è l'austerità e le rigorose condizionalità delle riforme irreversibili, ma i risultati sono esattamente gli stessi, con buona pace di quei benpensanti che inorridiscono per i termini forti che usiamo per scuotere le coscienze dei cittadini, da voi abilmente sopite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La distruzione economica e l'occupazione dell'Ucraina segue un piano preciso di politica estera degli Stati Uniti: portare la NATO ai confini della Russia e rompere le relazioni tra Mosca e UE, sia da un punto di vista commerciale sia da un punto di vista energetico, per imporre il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, il TTIP, e con esso farci Pag. 108arrivare il famigerato gas di scisto americano. Voi non siete alleati degli Stati Uniti, voi ne siete proprio sudditi !
  Ma agli italiani ci pensate mai ? Ma pensate mai ai nostri cittadini ? Tutto questo per l'Italia ha un costo enorme: con le sanzioni alla Russia è stimato che le aziende italiane perderanno un miliardo di euro all'anno e Mosca ha anche annunciato la cancellazione del progetto South Stream, al quale le italiane ENI e Saipem partecipavano con contratti che avrebbero portato ricavi all'Italia per oltre 3 miliardi e mezzo di euro.
  E intanto a Francoforte la Banca centrale europea inaugura il suo nuovo palazzo, che è costato appena un miliardo e mezzo di euro ! Ma come fate a non vergognarvi ?
  Domani, come in ogni altro giorno dei vostri tredici mesi di governo, voi continuerete a fare gli interessi delle lobby che decidono a Washington e a Bruxelles e che chiedono in modo insistente la firma del TTIP, fregandosene degli interessi strategici nazionali, che sono invece il pane e la vita degli italiani.
  Veniamo alla crisi della Libia, il Consiglio europeo discuterà il cosiddetto «Piano Mogherini», che da quanto è trapelato dovrebbe prevedere la possibilità di un intervento militare sotto l'egida dell'Unione europea. Ancora ? Ma come dobbiamo dirvelo che un intervento militare in Libia sarebbe il nostro Vietnam ? In un contesto in cui ci sono guerre civili tutte lì intorno, l'ISIS si avvantaggia quotidianamente. Noi andremmo al macello. La verità è che è evidente la vostra malafede e supina dipendenza, nei temi di politica estera e sovranità nazionale.
  Il MoVimento 5 Stelle, invece, ha le idee chiare e, soprattutto, la libertà di prendere decisioni nell'interesse del popolo italiano. Sulla crisi mediorientale abbiamo proposto un'azione di quattro punti che vi ricordo brevemente: intensificare gli investimenti nelle forze di polizia e intelligence interne (quelle che il Primo Ministro Renzi sta tagliando, per dirla tutta), perché, come dimostrano i casi di Parigi, Copenaghen e Tunisi oggi, i rischi concreti li abbiamo in casa, non in Libia, i cosiddetti lupi solitari; riconoscere davvero lo Stato palestinese e non l'ignobile farsa che avete votato: prima o poi ammetterete anche voi che anche da questo passano i rapporti sereni con il mondo arabo; proporre una mediazione dei Paesi dell'Alleanza del centro e sud America, che non hanno nessun interesse economico nella regione e, proprio per questo, possono essere interlocutori credibili con tutti gli attori in campo; interrompere ogni legame economico e finanziario con quei Paesi che sono stati definiti correttamente il «bancomat» del terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in particolar modo, Qatar e Arabia Saudita. Vi ricordo che, nel 2013, il vostro Governo ha stabilito con l'Arabia Saudita degli accordi economici per i quali siamo il primo Paese esportatore di armi, per un fatturato complessivo di 296,4 milioni di euro. Questo terrorismo è anche colpa vostra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Forse chi scrive le battute al Presidente non l'ha avvisato ma, secondo il Global Terrorism Index, dall'11 settembre 2001, nonostante la «guerra al terrore» lanciata dagli Usa e costata 4.400 miliardi di dollari, le vittime del terrorismo sono quintuplicate e sono nati trentasei nuovi gruppi terroristici, tra cui diverse succursali di Al-Qaeda. Ad oggi, 1'80 per cento delle organizzazioni terroristiche sono state neutralizzate grazie alla creazione di un processo politico intelligente e condiviso e appena il 7 per cento con l'uso della forza. La risposta non può essere militare, questi numeri lo dimostrano chiaramente.
  Che vi piacesse o meno, la Libia era un Paese sovrano, la Siria e l'Iraq, di cui a torto non parlerete domani, erano Paesi sovrani, l'Ucraina era un Paese sovrano. L'interventismo occidentale ha azzerato le scelte di quei popoli e aperto la via alla destabilizzazione di intere nazioni. Non può essere chi ha creato il problema a proporsi come soluzione. Non siete credibili.
  Vorrei concludere con un tema la cui assenza all'ordine del giorno di domani è Pag. 109emblematica di quello che è l'Europa oggi: il futuro della Grecia. Con il recente accordo con l'Eurogruppo, il nuovo Governo di Syriza si è arreso alla trojka per altri quattro mesi, nei quali non potrà rispettare il suo programma elettorale. Presto, però, si troverà di fronte a quella scelta che non ha voluto fare subito: uscire dall'euro per ridare dignità e futuro al suo popolo o accettare di essere un nuovo Papandreou. Alternative non ne esistono e lo dicono anche fior di economisti e premi Nobel.
  Lo stesso problema l'avremo noi a breve e, per questo, il MoVimento 5 Stelle sta raccogliendo le firme per un referendum sull'uscita dall'euro perché, nonostante facciate finta di non vederlo, il dramma dell'economia italiana non ci darà altra scelta. Secondo voi, invece, i Governi dovrebbero prima avviare le riforme che gli indica la trojka e poi, forse, se c’è tempo, pensare al futuro del loro popolo. Per voi condannare i cittadini a morte è facile come per i vostri amici prendere una tangente o corrompere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questo mettete mille ostacoli al nostro progetto sul reddito di cittadinanza, un reddito di dignità !
  A proposito del nostro Presidente, oggi è riuscito a non dire una parola sul Ministro Lupi, nonostante avesse scaricato la Cancellieri per molto meno. Evidentemente ci va proprio d'accordo con questa gentaglia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Agli italiani dico che salvarci è possibile, ma siamo soli in questo momento e non è facile. Dobbiamo liberarci da questa dittatura neoliberista tedesca ed è difficile, lo so. Ma Italia, Grecia, Spagna, Portogallo e Francia sarebbero insieme la terza economia del mondo e non avrebbero da temere alcunché.
  Esistono movimenti e partiti che non hanno giocato la loro libertà alle lobby internazionali, che possono e devono prendersi queste responsabilità, e noi siamo in primo piano per questo.
  Noi stiamo lavorando, in parallelo a questo, anche al reddito di cittadinanza, al rilancio dell'economia e alla sovranità nazionale. Vogliamo un Paese in grado di ridare libertà, civiltà, democrazia e benessere ai cittadini. Libertà, civiltà, democrazia e benessere.
  Concetti che domani il Presidente Renzi calpesterà per l'ennesima volta, impegnato com’è nel trasformare l'Italia nello scendiletto della trojka. Noi diciamo agli italiani di tenere duro: nonostante Renzi e il PD, nonostante il Jobs Act e le tasse che ci schiacciano, nonostante le lobby, ce la faremo. È solo questione di mandarli a casa, è solo questione di tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michele Bordo. Ne ha facoltà.

  MICHELE BORDO. Signor Presidente, colleghi, permettete anche a me di cominciare l'intervento esprimendo, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, sentimenti di vicinanza e cordoglio nei confronti del popolo tunisino e di tutte le famiglie delle persone colpite dall'ennesimo vile attentato di questa mattina a Tunisi. L'atto terroristico di oggi ai danni di un Paese che ha scelto la via della democrazia ha dimostrato, ancora una volta, che la sicurezza dei cittadini in tutto il mondo è a rischio di fronte all'avanzare di queste forme di estremismo e quanto sia necessario agire in fretta per contrastare tali fenomeni.
  Vi è bisogno di una risposta adeguata, che, però, solo l'Europa intera può dare; e invece, occorre ammetterlo, l'Unione europea ha fatto a lungo da spettatore rispetto alle diverse crisi internazionali. In Ucraina, in Libia, nel Medio Oriente, l'Europa ha delegato ai singoli Stati o a gruppi di Stati membri o a terzi la gestione delle emergenze e delle relazioni diplomatiche, che hanno, invece, rilevanza per tutto il continente.
  Di fatto, la politica estera e la sicurezza comune non hanno avuto sinora contenuti e strumenti concreti, privando l'Unione di una leva essenziale per affermare non solo Pag. 110i propri valori e principi, ma anche per rendere più effettive le sue politiche. Si deve, innanzitutto, all'Italia e al nostro Governo se il dossier della Libia e del Mediterraneo, e, più complessivamente, della stabilizzazione dell'intera area del Mediterraneo, è diventato una priorità per tutta l'Europa.
  L'Unione europea, in questi anni, ha purtroppo commesso il grave errore di occuparsi essenzialmente di parametri, vincoli, percentuali di bilancio, sottovalutando, invece, il fatto che il mondo intorno stava esplodendo. Questo è il momento di tornare tutti ad avere uno sguardo condiviso e unitario sui grandi temi di politica estera, perché soltanto così l'Europa può rimettersi al centro del mondo e incidere sugli scenari geopolitici.
  Il Consiglio europeo deve allora confermare, per esempio rispetto alla crisi russa-ucraina, il sostegno all'Accordo di Minsk, assicurando che tutti gli attori di quella crisi rispettino le intese raggiunte, così come deve riaffermare una posizione comune sulla Libia, Paese nel quale, come si è detto, bisogna agire in fretta, per fermare, da un lato, la crescente minaccia terroristica, e, dall'altro, l'aggravarsi del dramma delle migliaia di persone che fuggono verso il nostro Paese.
  A tale proposito, i dati che abbiamo a disposizione sono molto chiari e ci dicono che il numero degli sbarchi è molto aumentato rispetto allo scorso anno, a dimostrazione del fatto che non era Mare Nostrum, come noi abbiamo sempre detto, ad attirare i migranti verso il nostro Paese, bensì il dramma delle aree di crisi, su cui speculano bande criminali molto agguerrite.
  Di fronte a questa crescita dell'onda migratoria, una cosa è certa: noi non possiamo voltarci dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non possiamo lasciare i migranti al loro destino, non possiamo farlo, come ha detto il Ministro Gentiloni in più circostanze, perché sarebbe non degno di un Paese grande e importante come l'Italia.
  Dobbiamo, piuttosto, batterci per contrastare le cause delle migrazioni nei Paesi di origine, per esempio rafforzando Triton. L'Unione europea può e deve fare molto di più in termini di risorse finanziarie e di disponibilità di mezzi. In questo quadro così difficile e complicato, dobbiamo lavorare per accelerare il dialogo politico, con l'obiettivo di giungere quanto prima ad un quadro di riconciliazione e, speriamo, ad un nuovo Governo di unità nazionale in Libia.
  L'Italia, dentro questa cornice, ovviamente, è pronta ad assumersi responsabilità di primo piano. Possiamo contribuire al mantenimento della pace, lavorare per riabilitare le infrastrutture, operare per l'addestramento militare, riprendere il vasto programma di cooperazione purtroppo sospeso per via del conflitto. Per quanto ci riguarda, insomma, la politica estera e, soprattutto, la stabilizzazione di quell'area devono diventare una priorità per tutta l'Europa.
  Ma il prossimo Consiglio europeo, come sappiamo, si occuperà anche di economia, sarà chiamato anche a confermare la significativa inversione di tendenza maturata in questi mesi da parte dell'Europa nell'approccio a questo tema.
  Fino a ieri l'Unione – lo diceva il Presidente del Consiglio – era solo austerità e rigore, oggi è anche flessibilità, crescita, investimenti, e questo grazie soprattutto al contributo che noi abbiamo dato, soprattutto durante la fase del nostro semestre di Presidenza.
  Abbiamo avuto la forza in Europa di pretendere questo cambiamento, non solo perché in occasione delle elezioni abbiamo ottenuto uno straordinario risultato elettorale a favore del Partito Democratico, ma perché siamo stati capaci di avviare, finalmente, una straordinaria e feconda stagione di riforme che ha ridato, finalmente, al nostro Paese quella credibilità e autorevolezza da tempo smarrite nello scenario internazionale.
  La riduzione del carico fiscale su famiglie e imprese, il Jobs Act, la riforma della pubblica amministrazione e della scuola, la stessa riforma costituzionale su cui ci stiamo misurando in questi mesi, sono stati il più potente sostegno all'azione Pag. 111negoziale condotta dal nostro Governo per chiedere all'Europa un nuovo inizio. E i risultati, anche grazie a questa azione, hanno certamente contribuito a portare il nostro Paese verso l'uscita da una lunga e complicata fase di recessione e a porre le basi per una ripresa dell'economia.
  Ormai tutti i segnali che abbiamo a disposizione sono univoci e ci dicono costantemente che ci sono tutte le condizioni per guardare con maggiore fiducia alla crescita per il 2015, ma soprattutto per il 2016.
  Questi timidi segnali di ripresa adesso vanno consolidati e resi stabili nel tempo e possiamo farlo soltanto se non ci chiudiamo nel fortino nazionale come chiede qualche demagogo nostrano, ma continuiamo a scommettere sull'Europa. Mi fanno un po’ tristezza quelli che, pur di raccattare qualche voto in più alle elezioni, soffiano sulla paura e sulle difficoltà della gente, promettendo l'uscita dall'euro e dall'Unione europea. Ma vi immaginate cosa sarebbe l'Italia in uno scenario di questo genere ? Che fine farebbero i risparmi dei cittadini ? Quale sarebbe la fuga dei capitali ? I titoli di Stato diventerebbero una spazzatura.
  Allora, raccontiamo la verità agli italiani, basta con le urla di chi pensa di essere sempre in campagna elettorale, perché i cittadini aspettano dalla classe dirigente una risposta, non demagogia e chiacchiere.
  Abbiamo bisogno di più Europa, non del contrario, ma di un'Europa certamente diversa da quella che abbiamo vissuto soprattutto negli ultimi anni. L'Europa ha fatto fatica ad uscire dalla crisi, non perché aveva la moneta unica, ma perché ha dato le risposte sbagliate, perché ha scelto con le politiche soprattutto della destra di chiudersi negli Stati nazionali, pensando che l'austerità fosse sufficiente per ripartire e che la cancellazione di un valore per noi sempre importante, il valore della solidarietà, che è sempre stato alla base della costruzione europea, fosse indispensabile per superare le difficoltà.
  Abbiamo visto, però, che questa era la risposta sbagliata, dettata dalla paura e che ha generato solo nuove povertà. In questi anni l'Europa si è concentrata ossessivamente sulla verifica del rispetto dei parametri di finanza pubblica, ignorando il disagio sociale, ma così facendo abbiamo smarrito un faro che per noi è sempre stato importante nel corso di questi anni e, cioè, che prioritarie per l'Europa sono, soprattutto, le politiche per l'inclusione sociale e la lotta alla povertà.
  Ecco perché dobbiamo lottare affinché l'Europa torni presto ad essere innanzitutto questo, un'istituzione che rimette al centro della sua azione i valori della solidarietà, dell'unità e dell'attenzione, soprattutto, verso i più deboli.
  Basta allora con gli egoismi nazionali ! Sì, invece, ad azioni comuni e condivise necessarie per rilanciare l'economia e il processo di costituzione europea !
  L'Europa deve tornare – e mi avvio alla conclusione, signor Presidente – ad essere protagonista del suo futuro, anche perché ad essa non ci sono alternative.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Michele Bordo.

  MICHELE BORDO. Per tutte queste ragioni preannunzio il voto favorevole del Partito Democratico sulla risoluzione a prima firma Speranza (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Passiamo alla votazione della risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00117. Avverto che, non avendo i presentatori accettato la riformulazione proposta, il parere del Governo deve intendersi contrario.
  Indìco, quindi, la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla Pag. 112risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00117, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni ... ci sono altri colleghi che non riescono a votare ? Tripiedi... Ci siamo ? Sorial, Marti... onorevole Buttiglione... onorevole Magorno, è arrivata adesso... se poi l'onorevole Manfredi si abbassa, riesco a vedere se lei sta votando... bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  340   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato   37    
    Hanno votato no  303.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello n. 6-00118, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mauri, Patriarca... ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  398   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  286    
    Hanno votato no  112.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00119, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Pilozzi, Turco, Artini... colleghi vi pregherei di accelerare, perché ci sono alcune centinaia di persone che attendono che voi prendiate posto e votiate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  338   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato   37    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00120, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sorial, Romele, Baldassarre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  407   
   Votanti  371   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   59    
    Hanno votato no  312.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Scotto ed altri n. 6-00121, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero, Gallinella, Tidei, Rostellato, Frusone, Pilozzi, Stumpo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

Pag. 113

   Presenti  413   
   Votanti  351   
   Astenuti   62   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   25    
    Hanno votato no  326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della risoluzione Rampelli n. 6-00122. Avverto che, non avendo il presentatore accettato la riformulazione proposta, il parere del Governo deve intendersi contrario. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rampelli n. 6-00122, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Romele, Vallascas...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  344   
   Astenuti   66   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato   35    
    Hanno votato no  309.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Artini ed altri n. 6-00123, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ferranti, Fantinati, Massa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  351   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato   25    
    Hanno votato no  326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2015.

Dimissioni del deputato Massimo Bray (ore 19,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Massimo Bray.
  Comunico che, in data 25 febbraio 2015, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Massimo Bray: «Illustre Presidente, Ti scrivo per comunicare la mia intenzione di dimettermi dalla Camera dei Deputati che autorevolmente rappresenti e presiedi. È, come puoi immaginare, una scelta sofferta, che provoca un autentico dispiacere e che sento il dovere di motivare. In questi giorni si potrebbe concretizzare l'ipotesi di un mio maggiore impegno all'interno dell'Istituto della Enciclopedia Italiana, dove ho avuto l'onore di iniziare a lavorare nel 1993 con Rita Levi Montalcini, ed è oggi presieduto da Franco Gallo. Una posizione come quella che mi è stata proposta non mi consentirebbe infatti di dedicare tutta la dovuta attenzione e il necessario impegno ai miei doveri di parlamentare. Pur non esistendo impedimenti formali, le mie motivazioni vanno lette nella scelta convinta di dedicarmi a tempo pieno alla vita di un istituto dove mi sono formato, maturando quell'esperienza che ho provato a mettere con tutta la dedizione possibile, attraverso il mandato parlamentare, al servizio del mio Paese e dei miei concittadini.
  La scelta del Partito Democratico di candidarmi è stata una scelta mossa dalla consapevolezza della necessità di mettere la cultura al centro dell'iniziativa politica; spero di aver interpretato nel modo migliore questa richiesta e le aspettative dei cittadini. Ho provato, anche nel periodo in cui ho avuto l'onore di ricoprire un ruolo istituzionale di diretta responsabilità, di Pag. 114tener viva la “sfera pubblica”, valorizzare tutte le forme di cittadinanza attiva, nella convinzione che sia l'unico modo per dare linfa alla democrazia, per ricostituire quel legame di fiducia che sembra essersi spezzato, partecipando a discussioni sul merito dei problemi, svolgendo un ruolo diretto nella definizione di una legge dedicata alla cultura.
  Spero di essere stato capace di rispettare questi doveri sia nel ruolo esecutivo che di legislatore; di sicuro mi ci sono dedicato con tutta la passione e le attenzioni possibili, convinto come sono del valore e dell'importanza delle istituzioni, nonché della necessità di interpretare il ruolo istituzionale come una missione. Ho cercato di conoscere e ascoltare le donne e gli uomini – moltissimi – che dedicano la loro vita alla cultura, condividere quel sentimento che resiste forte nel Paese di rispetto verso i beni comuni. La straordinaria opportunità che ho avuto la fortuna di vivere ha segnato profondamente la mia vita, accumulando ricordi che non potrò mai dimenticare e intrecciando relazioni che mi auguro di poter continuare a coltivare.
  Rispettare lo Stato e le istituzioni significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre come obiettivo il bene della comunità. Ecco perché vivo con sofferenza questa scelta, ma sono nello stesso tempo convinto che siano molti i luoghi in cui si possa dare un contributo alla vita democratica del nostro Paese.
  Il Parlamento è e deve restare un'istituzione fondamentale per l'espressione della volontà popolare, sebbene non siano mancati in questi due anni motivi di riflessione critica sulla conservazione della sua centralità nella formazione delle decisioni. Tuttavia, non è questo tipo di considerazioni – che comunque varrebbe la pena di approfondire –, che mi porta a scegliere un'altra strada, bensì la convinzione di poter essere più utile, cogliendo la nuova opportunità che mi viene offerta.
  Ti chiedo di rivolgere un profondo sentito ringraziamento a tutti i parlamentari e a tutto il personale del Parlamento che, con professionalità, ha sempre avuto la pazienza di coadiuvare il mio lavoro. Un caro saluto, firmato: Massimo Bray» (Applausi)
  Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sulle dimissioni del deputato Massimo Bray avrà luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
  Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Massimo Bray.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cicchitto... Gadda... Ferranti... Arlotti... Fanucci... Locatelli... Sorial....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  398   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Voti favorevoli  290    
    Voti contrari  108    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

Proclamazione di un deputato subentrante.

  PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dal mandato parlamentare del deputato Massimo Bray, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato – ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati – che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 13-Partito Democratico nella XXI Circoscrizione Puglia, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Ludovico Vico.
  Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma Pag. 115dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XXI Circoscrizione Puglia, Ludovico Vico.
  Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,50).

  MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente, l'equivoco su cui spesso si gioca è questo, si dice: quel politico era vicino a un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con l'organizzazione mafiosa...

  PRESIDENTE. Onorevole Spadoni, dovrebbe cambiare microfono perché c’è qualcosa che non va. Cambi microfono perché c’è un rimbombo.

  MARIA EDERA SPADONI. Ricomincio, Presidente. L'equivoco su cui spesso si gioca è questo, si dice: quel politico era vicino a un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con l'organizzazione mafiosa, però la magistratura non l'ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. No ! Questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale. Può dire che ci sono sospetti, anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica che mi consente di dire che quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, dovevano già trarre le dovute conseguenze da queste vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato, ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Queste sono le parole di Paolo Borsellino e oggi sono più attuali che mai.
  Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia, ha richiesto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di destituire Marcello Coffrini dalla carica di sindaco di Brescello, paese in provincia di Reggio Emilia. Il MoVimento 5 Stelle aveva già richiesto le dimissioni di Coffrini. Il sindaco affermò, in un'intervista a Cortocircuito web, che il problema della criminalità organizzata non esisteva a Brescello e nello stesso momento spendeva parole benevole verso Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva per associazione di stampo mafioso.
  Ieri la stessa presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi ha definito Coffrini «sindaco inadeguato al suo ruolo». Parole che pesano come pietre arrivano anche dal fondatore di Libera, don Luigi Ciotti che afferma: «Sconcertante quanto denunciato da Cortocircuito». L'intervento del Presidente della Repubblica sarebbe una presa di posizione fortissima e un segnale importante verso quei sindaci che tutti i giorni si spendono e lottano in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata. Non ci devono essere ombre su chi gestisce la cosa pubblica. Marcello Coffrini deve essere destituito.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, intervengo per chiedere, tramite lei, alla Conferenza dei presidenti di gruppo di inserire presto all'esame del Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare sull'eutanasia legale che ha raccolto l'adesione di 67 mila 121 cittadini. Ammalarsi fa parte della vita, come nascere, morire e invecchiare; la legge deve impedire ad altri di decidere per noi. Bisogna garantire libertà e responsabilità alle nostre scelte fino alla fine.Pag. 116
  Domani l'associazione Luca Coscioni terrà, qui a Roma, un importante convegno sulla buona morte che è il significato letterale dell'eutanasia. Considero molto grave che il Parlamento non metta all'ordine del giorno le proposte di legge di iniziativa popolare, ve ne sono 28. Io chiedo che si parta da quella che forse è una delle più significative, quella che appunto riguarda l'eutanasia legale che è una questione che riguarda migliaia e migliaia di persone che vogliono decidere, rispondendo solo alla propria coscienza, della fine della propria vita.

  PRESIDENTE. Onorevole Melilla, c’è una sede che, come lei ha ricordato, è quella della Conferenza dei presidenti di gruppo, dove è presente anche un rappresentante del gruppo di SEL, che è formalmente la sede più adeguata dove avanzare questa richiesta.

  MARIALUCIA LOREFICE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie Presidente. L'articolo 134 del Regolamento della Camera dei deputati recita che «nel presentare un'interrogazione, o successivamente, il deputato può dichiarare che intende avere risposta scritta. In questo caso, entro 20 giorni, il Governo deve dare la risposta e comunicarla al Presidente della Camera. Questa risposta è inserita nel resoconto stenografico della seduta in cui è annunziata alla Camera».
  Questo solo per dire che ho presentato nell'aprile del 2014, quindi ben 11 mesi fa, un'interrogazione alla quale non ho ancora ricevuto risposta. È l'interrogazione n. 4-04677.
  L'argomento è quello ispirato al testo della petizione «Diritti e assistenza per i lavoratori autonomi che si ammalano». Oggi la petizione ha raggiunto più di 81 mila firme. Molte amministrazioni locali, come comuni e regioni, stanno approvando mozioni e ordini del giorno che chiedono impegni precisi al Parlamento ed al Governo. Ma il Governo continua a tacere e non dà nemmeno una risposta a questa interrogazione. Pertanto, chiediamo una risposta celere all'interrogazione in questione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Ovviamente trasferiremo immediatamente al Ministro per i rapporti con il Parlamento la sua giusta osservazione.

  FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, intervengo solo per fare in modo che rimanga agli atti una correzione rispetto a un resoconto stenografico che pensavo e speravo potesse essere corretto nel momento in cui ho fatto la comunicazione dell'errata trascrizione o comunque della comparizione di un testo difforme rispetto al senso del mio intervento. Mi riferisco alla seduta del 10 marzo 2015, a pagina 10 del resoconto parlamentare, secondo capoverso. La frase giusta – per un refuso evidente – è la seguente: «Mi riferisco, per esempio alla nostra proposta di introduzione in Costituzione al fianco della bandiera nazionale dell'inno nazionale, il canto degli italiani di Goffredo Mameli. Non c’è, né è stato possibile introdurre ufficialmente la lingua italiana come lingua della Repubblica italiana. Non c’è». Questa è la versione corretta, perché con una diversa versione cambia completamente il senso. Quindi, ci tenevo a che rimanesse agli atti la versione giusta.

  PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, ovviamente lo stenografico è per l'appunto resoconto stenografico, però noi mettiamo agli atti questa sua rettifica.

  MASSIMILIANO BERNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Presidente, «A nome di tutti gli agricoltori ti chiedo Pag. 117aiuto. Se non arrivano gli aiuti PAC, stiamo in un mare di guai. Aiuto, aiuto, aiuto ! Dobbiamo pagare tanto: gasolio, mutui, non si riesce a fare più la spesa, le bollette indietro. Ti dico che tanti preferiscono morire che vivere in queste condizioni. Non avere manco un euro per comprare un caffè. Lavoro dieci ore al giorno, mai una festa, mai un giorno per dedicare alla famiglia. Non ce la faccio più !». Questo è il messaggio o meglio il grido di dolore che ho ricevuto non più tardi di oggi pomeriggio da un agricoltore della provincia di Viterbo. A questa situazione di profonda indigenza e di sofferenza la risposta del Governo e della maggioranza è quella di aggiungere un'ulteriore imposta, un ulteriore balzello al mondo agricolo, al settore primario. Io chiedo, con questo mio intervento, al Governo, di agire prontamente affinché vengano erogati i fondi Agea della PAC, quelli relativi al precedente settennio e quelli relativi all'attuale settennio, perché altrimenti gli agricoltori in queste condizioni non ce la fanno ad andare avanti. Penso che il grido di dolore sia emblematico di una situazione di profonda sofferenza. Chiedo che il Ministero competente agisca prontamente nei confronti dell'ente pagatore Agea affinché vengano erogati e liquidati tutti gli aiuti che gli agricoltori si meritano; tutti gli aiuti della PAC, tutti gli aiuti diretti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Presidente, qualche mese fa i cittadini di mezza Calabria videro sorvolare sui propri cieli uno strano elicottero che a quota bassa teneva uno strano strumento rosso appeso a un filo. Molti lo ignorarono, molti altri si domandarono cosa fosse. Era l'elicottero AS 350 B3, che scandagliava i cieli allo scopo di accertare la presenza di rifiuti tossici radioattivi illecitamente interrati nel territorio calabrese, con maggiore attenzione nelle zone delle serre dell'Aspromonte, dove, secondo quanto riportato nei documenti recentemente desecretati sul traffico illecito di rifiuti, sarebbero stati nascosti dalla criminalità organizzata tonnellate di rifiuti molto pericolosi. Appare evidente come la presenza di rifiuti tossici e radioattivi e l'aumento esponenziale di patologie tumorali in Calabria sia strettamente collegato. I giochi della ’ndrangheta hanno distrutto una regione intera, condannando i calabresi ad una morte lenta e dolorosa. Tutto questo non è più tollerabile.
  Il Governo è già in netto ritardo nel tentare di restituire ai cittadini fette importanti del territorio letteralmente devastate dalla presenza di rifiuti pericolosi, per questo motivo non c’è più tempo da perdere in chiacchiere. È giunta l'ora delle azioni concrete e, a tal proposito, ho presentato il 5 febbraio scorso una interrogazione, la n. 4-07737 che ad oggi non ha ricevuto ovviamente risposta.
  Nell'interrogazione chiedevo al Governo l'opportunità di agire prontamente programmando la bonifica dei luoghi e ricordavo la necessità dell'istituzione di un registro tumori e di un registro epidemiologico sul territorio calabrese. I risultati relativi all'indagine condotta dall'elicottero sarebbero dovuti essere resi pubblici entro la fine del mese di febbraio e, allo stato attuale, sono in ritardo già di un mese. Nel frattempo la terra continua ad essere inquinata, la gente continua ad ammalarsi e a morire. La prego, Presidente, di sollecitare il Governo ad una pronta risposta, non è Paolo Parentela ad attenderla ma tutti i cittadini calabresi.

  PRESIDENTE. Ricordo che domani, giovedì 19 marzo, è convocata alle ore 15 la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di due giudici della Corte costituzionale. Ricordo, altresì, che per il primo di essi si tratta del ventiduesimo scrutinio con la maggioranza dei tre quinti dei componenti, mentre per il secondo si tratta del primo scrutinio con la maggioranza dei due terzi dei componenti. La chiama avrà inizio dai senatori.

Pag. 118

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 19 marzo 2015, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1749 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, recante misure urgenti in materia di esenzione IMU. Proroga di termini concernenti l'esercizio della delega in materia di revisione del sistema fiscale (Approvato dal Senato) (C. 2915).
  — Relatori: Fragomeli, per la maggioranza; Busin e L'Abbate, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Fitzgerald Nissoli, Porta ed altri n. 1-00445 e Dall'Osso ed altri n. 1-00761 concernenti iniziative per la tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori italiani emigrati in paesi non appartenenti all'Unione europea.

  3. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Ratifica ed esecuzione della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2006 (C. 2674).
  — e dell'abbinata proposta di legge: TIDEI e PORTA (C. 1374).
  — Relatrice: Cimbro.

  La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2915 – em. 1.157 384 383 1 192 112 271 88 Resp.
2 Nom. em. 1.43 399 398 1 200 118 280 87 Resp.
3 Nom. em. 1.45 399 398 1 200 116 282 86 Resp.
4 Nom. em. 1.62 404 403 1 202 120 283 86 Resp.
5 Nom. em. 1.70 420 419 1 210 130 289 86 Resp.
6 Nom. em. 1.75 431 430 1 216 141 289 86 Resp.
7 Nom. em. 1.79 440 438 2 220 147 291 84 Resp.
8 Nom. em. 1.126 442 441 1 221 147 294 84 Resp.
9 Nom. em. 1.82 426 425 1 213 141 284 84 Resp.
10 Nom. em. 1.84 435 434 1 218 145 289 84 Resp.
11 Nom. em. 1.85 438 437 1 219 150 287 84 Resp.
12 Nom. em. 1.255 430 420 10 211 138 282 83 Resp.
13 Nom. em. 1.88-bis 446 444 2 223 151 293 82 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.98 434 433 1 217 152 281 81 Resp.
15 Nom. em. 1.130 438 437 1 219 153 284 81 Resp.
16 Nom. em. 1.101 438 437 1 219 152 285 81 Resp.
17 Nom. em. 1.106, 1.256 448 447 1 224 155 292 81 Resp.
18 Nom. em. 1.109, 1.113, 1.115 439 438 1 220 154 284 81 Resp.
19 Nom. em. 1.124 437 436 1 219 157 279 80 Resp.
20 Nom. em. 1.122 432 430 2 216 152 278 79 Resp.
21 Nom. em. 1.128 429 428 1 215 152 276 79 Resp.
22 Nom. em. 1.134 435 378 57 190 101 277 79 Resp.
23 Nom. em. 1.135 427 360 67 181 101 259 79 Resp.
24 Nom. em. 1.136 429 427 2 214 155 272 79 Resp.
25 Nom. em. 1.140 429 427 2 214 155 272 79 Resp.
26 Nom. em. 1.141 429 427 2 214 157 270 79 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.143 436 435 1 218 160 275 79 Resp.
28 Nom. articolo agg. 1.01 440 439 1 220 159 280 79 Resp.
29 Nom. em. 1-bis.2 443 423 20 212 63 360 78 Resp.
30 Nom. articolo agg. 1-bis.03 446 445 1 223 159 286 78 Resp.
31 Nom. articolo agg. 1-bis.0251 442 441 1 221 159 282 78 Resp.
32 Nom. articolo agg. 1-bis.01 434 433 1 217 154 279 78 Resp.
33 Nom. em. 2.1 437 436 1 219 153 283 78 Resp.
34 Nom. em. 2.2 427 426 1 214 145 281 78 Resp.
35 Nom. em. 2.3 434 433 1 217 149 284 78 Resp.
36 Nom. Dis. 1.2 433 432 1 217 149 283 78 Resp.
37 Nom. Dis. 1.3 435 434 1 218 150 284 77 Resp.
38 Nom. Dis. 1.4 438 437 1 219 154 283 77 Resp.
39 Nom. Dis. 1.6 434 433 1 217 155 278 77 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Dis. 1.7 417 415 2 208 147 268 77 Resp.
41 Nom. odg 9/2915/20 385 385 193 130 255 78 Resp.
42 Nom. odg 9/2915/22 391 391 196 135 256 78 Resp.
43 Nom. odg 9/2915/25 401 401 201 142 259 78 Resp.
44 Nom. odg 9/2915/38 407 406 1 204 145 261 78 Resp.
45 Nom. odg 9/2915/39 402 400 2 201 141 259 78 Resp.
46 Nom. odg 9/2915/40 405 403 2 202 140 263 78 Resp.
47 Nom. odg 9/2915/44 409 409 205 143 266 78 Resp.
48 Nom. odg 9/2915/45 410 410 206 145 265 78 Resp.
49 Nom. odg 9/2915/46 403 403 202 140 263 78 Resp.
50 Nom. odg 9/2915/56 413 411 2 206 147 264 78 Resp.
51 Nom. odg 9/2915/67 406 406 204 145 261 78 Resp.
52 Nom. odg 9/2915/72 406 406 204 145 261 78 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 61)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/2915/88 409 409 205 145 264 78 Resp.
54 Nom. Ris. Fedriga e a. 6-117 399 340 59 171 37 303 68 Resp.
55 Nom. Ris. Speranza e a. 6-118 399 398 1 200 286 112 68 Appr.
56 Nom. Ris. Brunetta e a. 6-119 402 338 64 170 37 301 68 Resp.
57 Nom. Ris. Battelli e a. 6-120 407 371 36 186 59 312 67 Resp.
58 Nom. Ris. Scotto e a. 6-121 413 351 62 176 25 326 67 Resp.
59 Nom. Ris. Rampelli e a. 6-122 410 344 66 173 35 309 67 Resp.
60 Nom. Ris. Artini e a. 6-123 409 351 58 176 25 326 67 Resp.
61 Segr Dimissioni Deputato Bray 399 398 1 200 290 108 67 Appr.