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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 385 di mercoledì 4 marzo 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Alli, Artini, Attaguile, Bindi, Boccia, Bonafede, Caparini, Carocci, Centemero, Dambruoso, Di Lello, Fava, Ferranti, Ferrara, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Gitti, Guerra, Lauricella, Losacco, Manciulli, Mannino, Mattiello, Merlo, Pes, Pisicchio, Quartapelle Procopio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Sanga, Sarti, Schullian, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Vecchio, Velo, Vignali, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,10.

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,20.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Nel decimo anniversario della scomparsa di Nicola Calipari.

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, vorrei un attimo la vostra attenzione, per favore. Consentitemi di rivolgere un pensiero alla memoria di Nicola Calipari, il capo dipartimento del Servizio per le informazioni e la sicurezza militare, che proprio dieci anni fa perdeva la vita a Baghdad, nel corso dell'operazione volta a liberare la giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata dai terroristi in Iraq.
  Nella motivazione con la quale gli fu conferita la medaglia d'oro al valor militare, sono sottolineate le doti di coraggio, l'altissimo senso del dovere, lo slancio di altruismo, le nobili qualità civili, il profondo senso dello Stato. Sono quei tratti di intelligenza, di professionalità e di grande umanità che abbiamo voluto ricordare anche qualche giorno fa, qui alla Camera dei deputati, attraverso un'iniziativa che si è svolta nella Sala della Regina.
  Lasciatemi dire che ricordare la figura di Nicola Calipari, così come quella delle Pag. 2tante vittime del dovere, non vuole e non può essere un atto rituale o un atto formale. L'esercizio della memoria serve certamente a rendere omaggio a una figura dei nostri tempi che non ha esitato a sacrificare la propria vita per adempiere al suo dovere. Ma deve essere soprattutto un'occasione per riflettere, per riflettere sulle drammatiche conseguenze dei conflitti armati, sull'inumana ferocia di ogni forma di fanatismo e di intolleranza, sulla necessità di contrapporre a tutto questo le fondamentali armi della democrazia, della solidarietà e della pacifica convivenza di culture e di popoli.
  Ai figli di Nicola Calipari, Silvia e Filippo, e alla moglie Rosa, che onora questa istituzione con il suo impegno politico al servizio delle istituzioni, esprimo i sentimenti di vicinanza e di solidarietà miei e di tutta la Camera dei deputati. Vi ringrazio (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
  Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Presidente, per avere il diritto di commemorare un uomo bisogna, secondo me, condividerne i principi, i valori a cui si è ispirata la sua vita e la sua azione. Nicola Calipari era un servitore dello Stato, che fu assassinato, dieci anni fa, ad un posto di controllo dell'esercito americano in Iraq, sulla irish route, presso l'aeroporto di Baghdad, mentre col proprio corpo faceva scudo e difendeva e salvava la vita di Giuliana Sgrena, la giornalista italiana che era stata rapita in Iraq. Alla trattativa per la liberazione e fisicamente all'atto della liberazione era stato presente ed aveva diretto le operazioni Nicola Calipari per i nostri servizi di sicurezza.
  Nicola Calipari era già stato protagonista della liberazione di Simona Pari, di Simona Torretta, di Umberto Cupertino, di Maurizio Agliana, di Salvatore Stefio. Nicola Calipari era stato un poliziotto, un investigatore, un uomo che era stato sempre dalla parte della giustizia, di chi lavora per riconoscere prima il crimine, per capirlo, per analizzarlo, per colpirlo, per poi disarticolarlo e per portare a casa i colpevoli e rendere più sicuro questo Paese.
  Non è sempre facile definire un eroe, oggi, in questo mondo così tumultuoso, nel quale il clamore è rappresentato da chi urla di più, da chi fa più polemica, fa più notizia o fa più titolo del messaggio che dovrebbe invece emanare da chi fa meglio. E troppo spesso ci dimentichiamo di chi non fa notizia, di chi non si vede, di chi serve questo Stato senza clamore, senza la soddisfazione della ribalta, ma di chi, invece, come Nicola Calipari, studiava e studia il crimine, lo analizza e lo combatte ogni giorno. Suo un preziosissimo studio sui codici di affiliazione della ’ndrangheta in Australia.
  E ci ricordiamo poco che in questo Paese, se manteniamo viva la democrazia, se riusciamo a vincere così tante battaglie contro il crimine, se riusciamo a salvare così tante vite umane, lo dobbiamo agli uomini come Nicola Calipari.
  Oggi abbracciamo Rosa, la nostra amica e compagna, e Silvia e Filippo, i suoi figli, che non sono qui perché partecipano ad un'altra commemorazione. Resta il dolore dell'ingiustizia per il fatto che il processo non ci ha consegnato una verità e un colpevole. Per questo, per tutto questo, noi oggi non vogliamo accendere un'ennesima occasione retorica, ma vogliamo approfondire e fare nostra la lezione civile di un servitore dello Stato, vissuto senza clamore e morto nel compimento del suo dovere per la libertà di tutti noi (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, Rosa, molti, forse tutti, siamo pronti a giurare che daremmo la vita per un altro nel momento del pericolo. Nicola Calipari, direttore di divisione e alto dirigente dei nostri servizi segreti militari, l'ha fatto per davvero, con semplicità. Non ha avuto dubbi nell'istante in cui sono partite le raffiche dei marines contro la Toyota Corolla, che sulla strada dell'aeroporto di Baghdad portava in salvo Pag. 3la giornalista de il manifesto, Giuliana Sgrena, le ha fatto da scudo, perfettamente consapevole di scegliere la strada sicura del sacrificio di sé.
  Nicola Calipari ha rappresentato il volto dello Stato amico e fraterno nei confronti della persona che era chiamato dal suo dovere a liberare e poi portare in salvo. Chi lo ha conosciuto sostiene che direbbe, se fosse qui a poterlo raccontare, di aver fatto una cosa normale e che si sarebbero comportati così anche i suoi colleghi.
  Molte speculazioni sono state fatte sulla sua morte. Alcune, invece di essere tese alla ricerca della verità, hanno voluto cavalcare la polemica ideologica e il rancore personale. Ad esempio, il quotidiano la Repubblica sosteneva la tesi che i rapimenti facessero parte della fabbrica della paura allestita dal Governo Berlusconi per tenere in pugno l'opinione pubblica inventando la minaccia terroristica; per cui appoggiò, senza alcuna decenza, la tesi americana secondo cui gli uomini del SISMI se l'erano cercata per imprudenza e per eccesso di velocità. Naturalmente la Repubblica non parlò più di «fabbrica della paura» quando fu rapito un suo giornalista in Afghanistan nel 2007.
  A questa tesi si contrappose, documentata e limpida, la relazione della Commissione italiana guidata dal generale Campregher e dall'ambasciatore Ragaglini. Lì è documentato come la vettura guidata da un altro ufficiale del SISMI avanzasse a velocità moderata, con i fari accesi e la luce dell'abitacolo che illuminava i passeggeri. Gli americani spararono lo stesso e la giustizia italiana ha assolto l'unico imputato per immunità funzionale.
  Qui riferiamo quanto dichiarato ieri a il Giornale dal generale Niccolò Pollari, capo del SISMI in quel 4 marzo 2005, su quel che accadde in Iraq al tempo dei sequestri. Calipari non fu lasciato solo, come oggi asserito da fonti disinformate e disinformanti. «In Iraq agivano almeno tre articolazioni del servizio, ciascuna seguiva uno o più percorsi operativi. Nel caso della Sgrena vi erano una ventina di percorsi paralleli, la nostra forza era data dalle reti di intelligence, di cui nessuno era monopolista esclusivo. Si è sempre rivelato vincente il lavoro di équipe che ha portato all'arresto e alla condanna da parte della giustizia irachena dei sequestratori, tra gli altri quelli delle due Simone e della Sgrena (...)». La figura di Calipari è luminosa ed è davvero indecente come sia stata usata non per mostrare di quale tempra siano gli agenti dell’intelligence, che rischiano la vita per la sicurezza dei nostri cittadini in Italia e all'estero, ma per mettere sotto accusa chi gli è stato amico e compagno, rischiando spesso con lui la vita.
  Forza Italia rende onore al servitore dello Stato Nicola Calipari, vero eroe della guerra contro il terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente, colleghi, c’è forse un valore più grande per un uomo che far da scudo con il proprio corpo ad un altro essere umano e offrire, dunque, la propria vita per salvare la sua ? Sì, colleghi, forse c’è: si chiama «consapevolezza» ed è la consapevolezza di un tale atto, il sapere in piena coscienza che, anche se l'azione vive in una frazione di secondo, si sta salvando la vita di un essere umano mettendo a rischio la propria; quello che avverrà dopo non importa, importa solo che l'altro viva. E in questo caso non ci si può solo richiamare al senso del dovere, ma al cuore, all'animo, alla generosità di chi compie un tale gesto. E Nicola Calipari ha fatto questo, perché Nicola Calipari è tutto questo.
  Quello che avvenne la notte del 4 marzo 2005 sulla Route Irish, vicino all'aeroporto di Baghdad, tutti noi lo ricorderemo sempre: ha inondato le cronache e di sicuro sarà scritto nelle pagine più emozionanti, significative della nostra storia. E se è vero, come scritto Borges, che la notte, allo stesso modo del ricordo, sopprime particolari oziosi, bene, il gesto Pag. 4di Nicola Calipari resterà impresso nella mente e nel cuore di tutti soprattutto per il suo valore più alto: l'amore, la generosità consapevole di un uomo per un proprio simile.
  I particolari, le ricostruzioni, i commenti su quella tragedia fanno parte della cronaca, contraddittoria, se si vuole, e stiracchiata da ogni parte per contrastare torti e sostenere ragioni, ma resta pur sempre cronaca: come ha detto qualcuno, la storiografia dell'istante. Ma quel gesto no, perché quel gesto supera ogni questione oziosa, ogni particolare e ogni fatto specifico. E se anche oggi commemoriamo la figura di Nicola Calipari, è proprio per questo motivo.
  Io ricordo la sua brillante carriera: come dirigente della polizia ha lottato in prima linea contro il terrorismo nel terribile periodo delle Brigate rosse; dal 2002, nel SISMI, ha condotto numerose operazioni di controspionaggio e di ricerca e, in questo settore, la sua attività portò, appunto, alla liberazione della Sgrena, ma anche delle cooperanti Simona Torretta e Simona Papi e di tre guardie del corpo private. Una persona, un funzionario dello Stato onesto, integerrimo, animato da un profondo rispetto per gli uomini e per le istituzioni; ha saputo coniugare azione, pensiero e sentimenti ed è stato sempre animato da una spiccata curiosità intellettuale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROSANNA SCOPELLITI. Ecco, Presidente, commemorare Nicola Calipari è ricordare i meriti ed i valori di un grande italiano, di un calabrese dedito al suo lavoro, di un uomo che si è fatto esempio prima ancora di eroe e che è entrato nei nostri cuori per quell'umanità che ha sempre rispettato e per la quale ha donato la sua vita.
  Alla moglie Rosa, amica, prima ancora che collega, e alla sua famiglia va il mio, il nostro più grande abbraccio affettuoso (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, Presidente, colleghi e colleghe, il ricordo di Nicola Calipari, a dieci anni dalla sua scomparsa, provoca sempre in tutti noi emozione e fa rinnovare quel senso di riconoscenza, di gratitudine che abbiamo provato tutti di fronte ad un uomo di questo Stato, che ha saputo unire rigore, professionalità e umanità.
  Per molti di noi, che abbiamo sempre contrastato le guerre, quella stupida e insensata guerra in Iraq, e che, per le tossine degli anni Settanta, abbiamo sempre guardato con il fiato sospeso ai servizi segreti e ai suoi rappresentanti, Nicola Calipari ha rappresentato una figura che rompeva pregiudizi e schemi consolidati e che ci ha fatto conoscere un altro volto dello Stato, quello migliore.
  È questo, questo senso di gratitudine e di riconoscenza che portò me, noi, tanti attivisti del «movimento per la pace», i colleghi de il manifesto, ad essere presenti ai funerali alla basilica di Santa Maria degli Angeli, a piazza Esedra, il 18 marzo del 2005. Ricordo con commozione ed emozione quella giornata, come ricordo le sue visite a via Tomacelli, a il manifesto, giornale col quale collaboro da sempre, e gli incontri con il direttore di allora, Gabriele Polo. Ricordo quel misto di preoccupazione e di rassicurazione, di tensione e serenità, di professionalità e umanità che ci sapeva trasmettere.
  Nicola Calipari non è morto per un tragico errore, non è stato un incidente: quella morte è stata voluta. Il responsabile è stato incriminato di omicidio volontario dalla magistratura italiana e, come per i responsabili del Cermis, quel responsabile, quel soldato americano, per una ottusa interpretazione della giurisdizione internazionale, ha potuto evitare di rispondere di quel delitto.
  Non è stato un incidente, ma un atto voluto di una guerra sbagliata, una scelta tragica, di cui paghiamo ancora oggi le tragiche conseguenze. Quindici anni di contrasto al terrorismo, combattuto con gli strumenti della guerra, non hanno indebolito il terrorismo, ma lo hanno Pag. 5alimentato e moltiplicato in Medio Oriente, nei Paesi arabi e anche da noi.
  Giuliana Sgrena, che Nicola Calipari salvò dalla morte due volte – una volta dai terroristi iracheni e l'altra proteggendola col suo corpo dagli spari di un soldato americano – ricorda, era ancora bendata, e sentì una voce che le diceva: «Giuliana, Giuliana, sono Nicola, sono amico di Piero e di Gabriele, ti sono venuto a prendere».
  «Ho capito – continua la Sgrena – che era qualcuno di cui mi potevo fidare. Ho sentito il tono di una persona che non solo fa questo per mestiere, ma che considera gli uomini con grande umanità e poi sulla macchina, anche se solo per 20 minuti, prima che lo uccidessero, mi parlava di amici in comune. Dopo – conclude Giuliana Sgrena – ho saputo da altri che era sempre stato disponibile, era una persona straordinaria».
  Alla moglie e collega Rosa, alla sua famiglia, ai colleghi di un tempo e di oggi che sono a difesa dei valori della Costituzione va l'abbraccio di Sinistra, Ecologia, Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mariano Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, morire da eroe a Baghdad, colpito da fuoco amico americano, al termine di una rischiosissima operazione per la liberazione di Giuliana Sgrena, la giornalista de il manifesto rapita in Iraq, è il destino toccato in sorte, dieci anni fa a Nicola Calipari, funzionario di polizia in servizio al SISMI. Commemoriamo qui, oggi, a distanza di dieci anni, la scomparsa di un uomo, il più importante esponente del SISMI per le operazioni all'estero e medaglia d'oro al valor militare. È importante, oggi, nel giorno del decimo anniversario della sua uccisione, ricordare che la sua tragica morte avvenne a conclusione di una missione di carattere umanitario, una missione nella quale egli aveva dato, come nella maggior parte della sua vita, prova di coraggio, di elevata professionalità, ma soprattutto di amore per il prossimo.
  Calipari è stato un grande servitore del nostro Paese e la sua figura resterà per sempre un esempio indelebile di devozione allo Stato democratico e ai suoi valori condivisi. Era lui il cuore dell’intelligence italiana in Iraq; lo Stato gli delegò la risoluzione delle questioni più spinose come la trattativa con i rapitori della giornalista italiana che durò settimane, ma che, alla fine, si concluse con la sua liberazione. Calipari era esperto in missioni impossibili e in Iraq aveva condotto la trattativa che ha portato al rilascio, anche, delle due volontarie italiane Simona Pari e Simona Torretta. Sul lavoro era un professionista, preferiva l'intelligenza all'uso della forza, egli era sì un agente dei servizi segreti, il braccio operativo dell’intelligence che, invece, offre la sua vita per salvare una donna e, soprattutto, quali che fossero le sue personali convinzioni sulla guerra in Iraq, aveva scelto di esserci e nel modo più rischioso.
  Un uomo che sacrificandosi per proteggere con il suo corpo quello di Giuliana Sgrena ha fatto molto di più del suo dovere istituzionale, il suo gesto protettivo è stato istintivo, è stato un dono gratuito. Non possiamo e non vogliamo dimenticare questo pezzo della nostra storia, soprattutto per farlo conoscere ai giovani, ai nostri figli, a quelli che non ne hanno mai sentito parlare. Un esempio di eroismo e umanità che ricordiamo sempre con ammirazione e gratitudine.
  Il nostro pensiero affettuoso va alla moglie Rosa e ai figli. Un uomo, Calipari, che ha compiuto il suo dovere di servitore dello Stato fino in fondo, con grande generosità, senza tirarsi indietro davanti ai rischi che sapeva di correre e alle responsabilità. Le sue missioni in difesa della libertà nei luoghi di conflitto, compiute con profondo senso del dovere e altissima professionalità, rappresenteranno sempre un esempio per chi si batte per i valori di pace e solidarietà e siamo convinti che Calipari non avrebbe gradito che la sua commemorazione producesse interventi ispirati ad una retorica antiamericana (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Presidente, onorevoli colleghi, l'intervento del gruppo della Lega Nord e Autonomie non può che iniziare con un ricordo del coraggio del dottor Nicola Calipari, ucciso da una pattuglia americana in Iraq, per cercare di salvare la giornalista Giuliana Sgrena, rapita dai terroristi. Quel coraggio e quell'abnegazione che lo accomuna a tanti altri uomini e donne servitori dello Stato che rischiano la vita e, talvolta, la perdono per garantire la nostra sicurezza e la nostra libertà.
  Da parte di tutti, maggioranza e opposizione, occorre condannare con forza gli autori di vili atti di terrorismo. Non possono esservi zone d'ombra, distinguo, che mettano in dubbio questa certezza, anche se, in questi ultimi tempi, per la paura del terrorismo di matrice islamica, molti stanno prendendo le distanze da atteggiamenti assolutori. Non è sempre stato così. Infatti la signora Sgrena e le due Simone avevano avuto una visione tutta ideologica che tendeva, quasi, a giustificare e a umanizzare gli assassini che le avevano rapite, ribaltando sugli Stati Uniti e sulle nostre truppe presenti militarmente in Iraq la responsabilità degli eventi.
  Il Governo di allora, in un clima di concordia nazionale, non ha lesinato uomini e mezzi per salvare la vita degli ostaggi, della signora Sgrena e precedentemente delle due Simone. Questo clima di concordia, tuttavia, non era stato concesso dalle sinistre nel caso dei primi quattro ostaggi e della morte di Fabrizio Quattrocchi. Dopo la morte di Calipari, condividemmo la scelta del Governo di criticare pesantemente la versione delle autorità statunitensi e le conclusioni giudiziarie che nel terzo grado di giudizio, dinanzi alla Cassazione, hanno sancito l'assenza di giurisdizione italiana, confermando il proscioglimento di Mario Lozano, il militare americano che aveva premuto il grilletto, risultato sempre irreperibile a causa della mancata collaborazione richiesta ed ottenuta dagli Stati Uniti. Nel ricordare il dottor Nicola Calipari a dieci anni della sua morte, non possiamo non ribadire che questa sia stata frutto di una serie di eventi negativi, rafforzati dall'eccezionalità e dalla pericolosità della situazione ambientale nonché dalla segretezza della missione compiuta dai nostri apparati di intelligence. In conclusione, il gruppo della Lega Nord rende onore al dottor Nicola Calipari e a tutti i servitori dello Stato caduti nell'adempimento del loro dovere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, colleghi, sono già passati dieci anni dalla raffica di mitragliatrice che tolse la vita a Nicola Calipari e sembrano passati in un soffio. Nel frattempo, la situazione è peggiorata, non solo in Iraq ma nell'intero Medio Oriente e in tutto il bacino del Mediterraneo. Ci sono altri italiani che sono in ostaggio dei terroristi, come allora Giuliana Sgrena, e talora lo sono anche per la loro imprudenza. La sorte degli ostaggi, peraltro, si è fatta ancora più drammatica con l'aumentare dei tagliagole dell'ISIS e la paura ai check point è cresciuta per l'arrivo addirittura di kamikaze bambine. Nonostante tutto ciò, non riusciamo ad abituarci a quella morte; non riusciamo per l'evidenza ormai dell'insufficienza del nostro approccio ai rapporti con il terrorismo ed il fondamentalismo; non riusciamo per lo scollamento che tale vicenda evidenziò con il nostro alleato americano; non riusciamo per quanto evidentemente non funzionò nella catena di comando e nella catena delle comunicazioni; non riusciamo per le ombre e i sospetti che emersero successivamente a carico di alcune persone che operavano negli stessi servizi per cui lavorava Nicola. Soprattutto, direi fortunatamente, non riusciamo ad abituarci alla perdita di un uomo come Nicola Calipari, un uomo semplice e buono, educato dal lungo percorso all'interno dello scoutismo cattolico a concepire la vita come servizio; un Pag. 7poliziotto espressione di quella Calabria onesta che non solo con la ’ndrangheta non ha niente a che fare ma che ha scelto consapevolmente di combatterla; un uomo volutamente lontano dai riflettori ed amante della propria famiglia; un italiano normale che, al momento opportuno, non ha esitato a diventare un eroe dando la sua vita per la persona che gli era stata affidata. Proprio per questo, è giusto ricordarlo e proporlo come esempio alle generazioni nuove; come l'esempio di un gesto eroico che non nasce dallo sprezzo del pericolo ma che è la conclusione coerente di una vita concepita come servizio fin dagli anni giovanili. Ai suoi figli, alla sua sposa e cara collega Rosa, a suo fratello Maurizio, mio personale amico, va l'affettuosa vicinanza del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, ho un ricordo nettissimo di quel tragico di fatto. Era il sabato che concludeva la prima settimana della quarantanovesima sessione della Commission on the status of women delle Nazioni Unite a New York; ero nella delegazione dell'Internazionale socialista donne. All'ordine del giorno era la valutazione di Pechino a dieci anni dalla conferenza (Pechino +10); quest'anno sarà la sessione su Pechino + 20.
  Una sessione interessante, partecipata, quando ancora si lavorava dando ruoli importanti alle ONG all'interno dell'ONU; e la delegazione socialista era tra le più numerose.
  Giuliana Sgrena era stata sequestrata dai jihadisti una ventina di giorni prima dell'avvio di questa sessione, e come ONG italiane pensammo di attivarci con una iniziativa per la sua liberazione: lanciammo una raccolta di firme tra le donne dei Paesi più disparati del mondo, grandi, piccoli, piccolissimi, sperando che una pressione internazionale da una sede prestigiosa come le Nazioni Unite potesse impressionare i jihadisti per indurli a liberare Giuliana. Raccogliemmo numerosissime firme in pochissimo tempo con l'obiettivo di consegnarle alle ambasciate, quando fummo giustamente fermate da alcune donne irachene, come noi in rappresentanza di ONG: bisogna tenere un profilo basso, ci dissero, avremmo dato forza ai rapitori se avessimo fatto da cassa di risonanza alla loro azione dalla sede prestigiosa delle Nazioni Unite. Ci fermammo, avevano ragione.
  Mentre noi eravamo generosamente naïves, Nicola Calipari ed altri professionisti come lui, funzionari esperti, stavano facendo un lavoro professionalissimo per la liberazione di Giuliana. La liberarono il 4 marzo perché erano funzionari esperti che conoscevano il proprio lavoro, portando a termine con successo una missione difficilissima.
  Ma Nicola Calipari non era solo un professionista competente: era anche un uomo generoso, e protesse con il suo corpo Giuliana Sgrena dal fuoco amico ad un check point americano a poche centinaia di metri dall'aereo che li avrebbe portati a casa. Una vicenda che non è mai stata completamente chiarita, e sulla quale rimangono ancora molte ombre.
  Nicola Calipari, un funzionario eccellente, un uomo generoso. Troppo spesso sentiamo usare ed abusare della parola «eroe». Gli eroi purtroppo non sono così frequenti, e Nicola Calipari lo era. Grazie e onore a lui, ed un abbraccio a Rosa, una donna, un'amica coraggiosa (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali Per l'Italia (PLI) e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, sono ormai trascorsi dieci anni da quella maledetta sera del 4 marzo 2005, quando un'auto dei servizi segreti italiani, con a bordo la giornalista Giuliana Sgrena, l'autista Andrea Carpani e Nicola Calipari venne fatto oggetto di ripetuti colpi d'arma da fuoco sparati da soldati americani Pag. 8appostati lungo la Route Irish, la strada di collegamento dell'aeroporto di Baghdad.
  La giornalista de il manifesto, era stata appena rilasciata dai rapitori, uomini presumibilmente legati alla resistenza irachena più che ad Al Qaeda, a conclusione di una lunga trattativa condotta da Calipari, il cui esito positivo era stato comunicato via telefono sia al Governo di Roma che all'ambasciata italiana. Calipari muore da eroe colpito mortalmente alla testa, facendo da scudo con il suo corpo alla giornalista; anche la Sgrena rimane ferita, così come l'autista Carpani.
  A sparare con un mitragliatore è Mario Lozano, soldato degli Stati Uniti, anche se con grande probabilità non è stato il solo a sparare. È inquietante non avere ancora risposte chiare sul perché un'auto del SISMI, che avrebbe dovuto godere di una particolare protezione da parte delle forze militari alleate, possa essere stato oggetto di una vera e propria imboscata.
  L'opera di Calipari, che ha negoziato con la resistenza armata il rilascio dei nostri connazionali, non era gradita agli Stati Uniti, ed in particolare all'ambasciatore Negroponte, noto per la guerra sporca fatta negli anni Ottanta in Centro America, e ambasciatore all'ONU quando Colin Powell al Consiglio di Sicurezza mostrò la famosa fiala che avrebbe dovuto essere la prova dell'esistenza in Iraq di armi di sterminio di massa, rivelatasi com’è a tutti noto una palese menzogna.
  Le due inchieste, quella italiana e quella statunitense – c’è da sottolineare – sono in molte parti in contrasto. L'impotenza della magistratura italiana, che ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Lozano, ripropone anche oggi il problema dei Trattati che assicurano la non punibilità dei crimini che vengono commessi dai soldati USA sia nelle zone in cui è in atto un conflitto, come nel caso dell'Iraq, ma anche – va ricordato – in pieno territorio italiano, come dimostrano i fatti del Cermis.
  Nel dare il nostro omaggio a Nicola Calipari e alla sua famiglia, non possiamo non ricordare come l'avventura militare italiana in Iraq venne fatta in disprezzo dell'articolo 11 della Costituzione e senza alcuna copertura dell'ONU e del diritto internazionale. Quella invasione militare ha prodotto decine di migliaia di morti e reso quel Paese – e il mondo – più insicuro ed ingiusto. Noi consideriamo Calipari un eroe del nostro tempo, e la sua drammatica vicenda non può e non deve finire nell'oblio: va ricordata al mondo. Anche a noi stessi, perché simbolo di generosità e sacrificio, valori che nei difficili teatri di guerra ci riportano ad una dimensione più umana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, il gruppo Fratelli d'Italia questa mattina, come è giusto che fosse, voleva ricordare e rievocare la memoria di un uomo, un servitore dello Stato, un poliziotto eroe non per scelta ma eroe per dovere, perché riteniamo giusto che il Parlamento debba porre sempre l'accento e l'attenzione su persone, uomini e donne, in divisa che anche oggi in questo momento lavorano per la nostra sicurezza e per la nostra libertà. Crediamo e credevamo che in questi momenti il Parlamento debba astenersi da polemiche di retroguardia, retropensieri, complottiste rispetto a tutto quello che è accaduto. Certo, anche noi avremmo da dire su magari finti pacifisti che profumatamente pagati vanno in giro a far esporre poi il nostro Stato a rischi enormi, così come è capitato, oppure avremmo da dire sul problema grave del pagamento dei riscatti in questi casi, così come potremmo anche criticare persino il Governo Berlusconi di allora, asseritamente di destra, che poi nella gestione della vicenda, anche con i retroscena delle notizie uscite fuori da Wikileaks, dimostra sempre una «italietta» incapace di rispetto a livello internazionale, ma direi che su tutta questa vicenda, anche sulle sciocchezze dette da qualche collega sulla vicenda specifica irachena della lotta al terrorismo internazionale, cosa che richiederebbe un ampio dibattito Pag. 9parlamentare, crediamo vada steso un velo pietoso. Voglio quindi tornare ancora una volta a rievocare, senza ricordare tutto quello che è già stato detto sulle doti dell'uomo, ma a puntare sulla normalità, perché vedete, gli uomini e le donne in divisa del nostro Stato – della polizia, dei carabinieri, della guardia di finanza, delle Forze armate, così come del comparto Vigili del fuoco, dei Servizi – tutte persone che fanno il loro dovere, che ogni giorno bistrattati, mal pagati, spesso considerati poco più che dei mercenari da parte di una certa intelligentia del nostro Stato, svolgono comunque il loro dovere e sono pronti, senza clamori, senza esibizionismi anche all'estremo sacrificio. Io penso che su questo l'Italia debba meditare, su questo il Parlamento debba meditare, vale ancora la pena di difendere questo Stato, vale ancora la pena di difendere l'Italia.

  PRESIDENTE. Abbiamo così concluso la commemorazione di Calipari.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,54).

  PRESIDENTE. Ora dovremmo passare al punto 1 dell'ordine del giorno, che reca il seguito della discussione delle mozioni riguardanti iniziative per il contrasto del gioco d'azzardo, però, come preannunciato nella seduta di ieri, secondo le intese intercorse fra i gruppi, l'esame di tale argomento è stato rinviato ad altra seduta. L'ordine del giorno reca a questo punto il seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e le Isole Cayman sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 3 dicembre 2012 (A.C. 2090) (ore 10,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2090: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e le Isole Cayman sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 3 dicembre 2012.
  Ricordo che nella seduta del 3 marzo 2015 si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 2090)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2090), al quale non sono state presentate proposte emendative. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... forza colleghi che siamo in votazione... colleghi, affrettatevi... se potete defluire con un po’ di velocità perché siamo in votazione e io non sto chiudendo per facilitare, però vi prego di affrettare il passo. Latronico non riesce a votare. Chi altro ? Paglia, Nicchi, Simoni, Marroni, Oliverio. Hanno votato tutti ? Non ancora. Mucci, Marroni ancora non riesce a votare, Quaranta, Zardini non ha votato, Carfagna ha votato, ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  366   
   Votanti  365   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  365.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Senaldi e Bossi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole). Passiamo all'esame dell'articolo 2Pag. 10(Vedi l'allegato A – A.C. 2090), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli, Bolognesi, Manfredi, Palmizio, Bossi. Laffranco intende votare ? Ha già votato, benissimo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  370   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  370.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2090), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Tinagli, Piccoli Nardelli, Simoni. Mi pare che ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  370   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato  370.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Calabrò ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2090)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Grazie Presidente, sarò brevissimo. Onorevoli colleghi, esprimo il voto favorevole del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico alla ratifica dell'accordo tra il nostro Paese e le Isole Cayman, finalizzato allo scambio di informazioni secondo il modello redatto dall'OCSE nell'aprile 2002.
  Questo accordo si inserisce nel solco dell'attività del Governo volta a rafforzare gli strumenti di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale soprattutto nel contesto della crisi finanziaria internazionale.
  L'approvazione di questo accordo fa da corollario ai tre importanti accordi chiusi dal Governo con Svizzera, Liechtenstein e Montecarlo in materia di segreto bancario ed agevolerà, con la tax compliance, la lotta alle frodi fiscali internazionali più volte richiamate nei documenti e nell'azione di Governo.
  Si tratta, dunque, di un importante strumento giuridico internazionale particolarmente efficace, che favorirà la collaborazione tra le autorità competenti dei due Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Presidente, dichiaro il voto favorevole da parte del gruppo della Lega Nord e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Paglia, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, vi rinuncia.Pag. 11
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, anche noi preannunciamo il voto favorevole alla ratifica di questo accordo, che è un accordo sul modello predisposto dall'OCSE e che risponde al nuovo approccio sulle disposizioni italiane contro l'elusione, cioè quello delle white list piuttosto che della segnalazione dei paradisi fiscali. È un accordo che riguarda tutte le principali posizioni italiane e anche lo scambio di informazioni, e soprattutto il superamento del segreto bancario, in linea con altri accordi fatti con altri Stati recentemente. Per questo, il voto di Area Popolare sarà favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie Presidente, preannuncio il voto favorevole di Forza Italia a questa importante ratifica dell'Accordo con le Isole Cayman, così potremo finalmente fare anche chiarezza su certi intrecci tra finanziatori del Premier e il Premier del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, per il MoVimento 5 Stelle, in merito a questo disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra Repubblica italiana e le Isole Cayman sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 3 dicembre 2012, annuncio che voterà soltanto una persona in rappresentanza del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Questo perché il nostro gruppo oggi ha fatto una scelta, una scelta per la quale ha deciso di trascorrere una mattinata ad un mercato, a Testaccio, nel quale si annuncia una misura che finalmente siamo riusciti, come gruppo, ad ottenere dopo circa due anni di legislatura. È una grande vittoria per il MoVimento 5 Stelle, che è finalmente l'istituzione del microcredito a 5 Stelle. Ovvero, cosa annunciamo oggi ai cittadini italiani ?
  Una delle promesse che noi abbiamo fatto in campagna elettorale, ovvero quella di dimezzare i nostri stipendi. Ed è molto pertinente rispetto a quello che naturalmente stiamo andando a discutere, per un semplice motivo, perché quello di cui parliamo oggi è di cercare di rendere trasparente il meccanismo di elusione fiscale che viene utilizzato attraverso, ad esempio, questi grossi paradisi. Le Isole Cayman ormai per tutti, anche nell'immaginario del cittadino comune, simboleggiano l'oscurare dei grossi capitali. Bene, noi trasparentemente – molto spesso anche i politici utilizzano questo tipo di escamotage, quindi portano i loro soldi in paradisi fiscali, soldi della collettività – abbiamo voluto fare un gesto differente: abbiamo voluto mostrare ai cittadini che noi, in realtà, trasparentemente ci dimezziamo lo stipendio e lo versiamo in un fondo che va a favore delle piccole e medie imprese. Da oggi, quindi, ciò sarà possibile, grazie a due anni di versamenti dei nostri stipendi. Quindi, significa circa 10 milioni di euro soltanto da parte del MoVimento 5 Stelle e ci dispiace dire soltanto da parte del MoVimento 5 Stelle e non vediamo l'ora di poter dire da parte di tutti i colleghi deputati e parlamentari. Per il momento soltanto noi siamo riusciti a risparmiare, quindi a dare, a restituire, alle piccole e medie imprese 10 milioni di euro, che verranno immessi nel circuito produttivo per le piccole e medie imprese che potranno farne richiesta. Quindi, significa che da subito duemila piccole e medie imprese potranno attingere a questi fondi, partendo da un minimo di 25 mila euro per la propria impresa. Questo significa fare un servizio ai cittadini, far ripartire il Paese. Siamo convinti che questa possa essere una misura che tutti i parlamentari possono adottare. Oltre ovviamente al taglio dei nostri stipendi, noi abbiamo anche rifiutato il finanziamento pubblico che ci spettava, quei famosi 42 milioni di euro. Questa è una cosa che, secondo noi, va pubblicizzata al massimo e va resa nota a Pag. 12tutti, perché è un sacrificio che viene fatto finalmente dai politici per i cittadini.
  Questo è quello su cui la classe politica e anche le istituzioni, spesso, vengono criticate da parte dalla cittadinanza. In un momento di crisi così particolare, così forte, per i cittadini che non riescono ad arrivare a fine mese, sembra quasi uno schiaffo avere degli stipendi stellari.
  Ed è per questo motivo che noi abbiamo portato avanti questa azione e invitiamo tutti i colleghi, sia deputati, che senatori, di tutti i partiti politici, a versare parte del proprio stipendio all'interno di questo fondo che è a favore delle piccole e medie imprese.
  Noi siamo convinti che questo debba essere il futuro per quanto riguarda la politica, ovvero contribuire effettivamente a ciò che è piccolo, medio, a quelle imprese che oggi sono in difficoltà, sulle quali la tassazione viene aumentata di circa il 65 per cento secondo alcuni studi. Inoltre, queste piccole e medie imprese vengono vessate da enti particolari: ad esempio, uno di questi potrebbe essere Equitalia.
  Abbiamo voluto fare oggi questo gesto, quello cioè di dimostrare a tutti che è possibile aiutare le piccole e medie imprese con la sola ed esclusiva volontà di un gruppo parlamentare che vuole dare le proprie remunerazioni, le proprie indennità. Una parte dei nostri colleghi sarà quindi lì a dimostrare al mercato che è possibile una politica diversa e che si può effettivamente fare qualcosa per i cittadini e una parte del nostro gruppo, in rappresentanza ci sono qui io, voterà all'interno delle Aule parlamentari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedi. Ne ha facoltà.

  MARCO FEDI. Grazie, signora Presidente, abbiamo al nostro esame il disegno di legge di ratifica dell'Accordo tra l'Italia e il territorio delle Isole Cayman sullo scambio di informazioni. Si tratta di un provvedimento molto importante, condivido l'illustrazione svolta dal collega Cassano in sede di discussione sulle linee generali.
  Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, mi premeva rilevare come questo strumento di politica internazionale, che consente lo scambio di informazioni, consentirà, senza oneri per lo Stato (cosa decisamente rilevante in questo momento), l'emersione di una maggiore base imponibile, il contrasto alle frodi internazionali, il recupero di risorse, contribuendo al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, in linea con le proiezioni del Documento di economia e finanza. Per queste ragioni, crediamo che meriti il nostro sostegno e il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2090)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2090, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Garnero, Abrignani, Covello, Lattuca
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e le Isole Cayman sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 3 dicembre 2012» (2090):

   Presenti  382   
   Votanti  380   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  380.

  (La Camera approva – Vedi votazioni).

Pag. 13

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,10).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1078 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Turchia sulla previdenza sociale, fatto a Roma l'8 maggio 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 2270).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2270, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Turchia sulla previdenza sociale, fatto a Roma l'8 maggio 2012.
  Ricordo che nella seduta del 3 marzo 2015 si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 2270)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2270), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Peluffo, Carbone, Pilozzi, Carella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  377   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato sì  377.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato D'Alessandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2270), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bechis, Gregori, Bratti, Di Lello, Turco... ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  369   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato sì  369.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2270), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moscatt, Patriarca, Manfredi, Dell'Aringa... ci siamo ? Patriarca ancora non riesce a votare... Fossati... Bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  365   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato sì  365.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2270)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.Pag. 14
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, ho già introdotto il provvedimento e, quindi, confermo l'urgenza di un voto su una ratifica che, in realtà, viene dopo l'avvenuta ratifica da parte della Turchia. Fornisce uno strumento che semplifica le procedure per l'esonero contributivo dei lavoratori a seguito delle imprese e c’è un interscambio importante con circa mille imprese italiane che operano in Turchia. Tutto questo introduce alcuni fondamentali istituti del diritto della previdenza sociale, dall'indennità di malattia e di disoccupazione alle prestazioni sanitarie e pensionistiche, e dispone l'esenzione da qualsiasi onere amministrativo e abolisce le autentiche e le legalizzazioni per le domande di prestazione presentate nei due Paesi. Insomma, ricordo che c’è davvero un'urgenza, in quanto al vertice italo-turco del 2012 la Turchia ha già approvato questo provvedimento. Invito l'Aula a votare all'unanimità un provvedimento talmente naturale da essere quasi ovvio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, preannuncio il voto di astensione da parte del gruppo della Lega Nord e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto, che contiene le motivazioni della nostra astensione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Placido, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà. Onorevole Tancredi ? Se non la disturbiamo, vorremmo sapere se intende intervenire.

  PAOLO TANCREDI. Mi scusi, Presidente, dichiaro il nostro voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole di Forza Italia, ricordando come sia urgente per i lavoratori delle aziende italiane e anche per i lavoratori a contratto del Ministero degli affari esteri, che potranno così avere un migliore trattamento previdenziale e sanitario in Turchia.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto superiore «Agostino Paradisi» di Vignola, in provincia di Modena, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Dunque, l'accordo tra Repubblica italiana e la Repubblica di Turchia sulla previdenza sociale dell'8 maggio 2012 andrà a sostituire la disciplina in materia di previdenza sociale prevista dalla Convenzione europea di sicurezza sociale del 14 dicembre del 1972, entrata in vigore il 12 aprile 1990. Prevede la parità di trattamento in materia previdenziale tra i lavoratori italiani e i turchi ed ha l'obiettivo di garantire la totalizzazione di tutti i periodi di assicurazione e di contribuzione maturati nei differenti Paesi per riconoscere al lavoratore un trattamento pensionistico adeguato al lavoro prestato in diverse nazioni. In particolare, il suddetto accordo riguarderà per l'Italia l'invalidità, la vecchiaia, la reversibilità dei lavoratori dipendenti, i regimi fiscali dei lavoratori autonomi, le gestioni separate dei regimi medesimi, nonché la maternità, la malattia, gli infortuni sul lavoro, le malattie professionali, la disoccupazione Pag. 15involontaria, mentre per la Turchia saranno materie analoghe, ma distintamente trattate per singola categoria di lavoratori, dipendenti privati e autonomi, dipendenti pubblici, dipendenti iscritti a vari fondi.
  Tra gli obiettivi principali dell'accordo in questione si possono annoverare quelli volti a migliorare il contesto per il trasferimento dei lavoratori italiani in Turchia, un mercato lavorativo particolarmente promettente per il dinamismo delle imprese turche e per l'ampia presenza di filiali di aziende italiane.
  Atteso che il provvedimento è sostanzialmente volto ad evitare che un gran numero di cittadini italiani in Turchia e turchi in Italia rimangano privi di adeguata tutela previdenziale, come detto, questo accordo sostituirà la Convenzione europea di sicurezza sociale, strumento del Consiglio d'Europa ratificato da entrambi gli Stati e attualmente in vigore tra gli stessi. Infatti, l'accordo di sicurezza del sociale contiene le stesse disposizioni dello strumento del Consiglio d'Europa. In poche parole, il presente accordo, di fatto, si configura come uno strumento di mero coordinamento tra le legislazioni nazionali di Italia e Turchia e non implica modifiche alla normativa nazionale italiana.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni Farina. Ne ha facoltà.

  GIANNI FARINA. Grazie, Presidente. Totalmente d'accordo col relatore, esprimo il parere favorevole del gruppo del Partito Democratico al provvedimento che si inquadra nell'ambito di nuovi rapporti instaurati tra l'Italia e la Turchia. La Turchia, come sappiamo, è ormai un Paese di forte immigrazione in Europa e nel processo globale rappresenterà una realtà estremamente positiva nei rapporti tra la Turchia ed il nostro Paese. L'attuazione dell'accordo in questione è in effetti un mero aggiornamento di un altro strumento di sicurezza rappresentato dalla Convenzione europea di sicurezza sociale. Il provvedimento, che si inquadra nell'ambito della materia di politica estera – rapporti internazionali della Repubblica italiana, recupera sul piano morale e umano i diritti derivanti dai principi fissati nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico al provvedimento.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2270)

  PRESIDENTE. Grazie. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2270, di cui si è testé concluso l'esame, già approvato dal Senato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Corsaro... Di Lello... Sandra Savino... Ribaudo... Patriarca ... Bene. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Turchia sulla previdenza sociale, fatto a Roma l'8 maggio 2012» (2270):

   Presenti  377   
   Votanti  360   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  359    
    Hanno votato no    1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Pag. 16

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Colombia e la Repubblica di Perù, dall'altra, fatto a Bruxelles il 26 giugno 2012. (A.C. 2425-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2425-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Colombia e la Repubblica di Perù, dall'altra, fatto a Bruxelles il 26 giugno 2012.
  Ricordo che nella seduta del 3 marzo 2015 si è svolta la discussione sulle linee generali.
  La Commissione Bilancio ha espresso il prescritto parere che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2425-A).

(Esame degli articoli – A.C. 2425-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2425-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Hanno votato tutti ? Misiani... Carnevali... Savino... Ghizzi. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  363   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  343    
    Hanno votato no   20.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2425-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Marzano, Fanucci, Galperti, Garavini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  376   
   Votanti  364   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  343    
    Hanno votato no   21.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2425-A).
  Chiedo al relatore e al Governo il parere sull'emendamento 3.100 della Commissione bilancio, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

  FRANCO CASSANO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 da votare ai sensi dell'articolo Pag. 1786, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Richetti, Di Lello, Cenni, Coppola, Giulietti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  364   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  343    
    Hanno votato no   21.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Capua, Malpezzi, Monchiero, Fregolent.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  375   
   Votanti  360   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  339    
    Hanno votato no   21.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2425-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Nicchi, Piccoli Nardelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  366   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato  345    
    Hanno votato no   21.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

(Dichiarazione di voto finale – A.C. 2425-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazione di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà. Colleghi, vi pregherei di seguire.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo commerciale tra Unione europea, Colombia e Perù costituisce un esempio significativo di cooperazione rafforzata tra Unione europea e America latina ed è, quindi, anche uno strumento importante di politica estera dell'Unione nella regione latinoamericana.
  L'approvazione da parte del Parlamento europeo di questo Accordo, avvenuta con grande rapidità, espressa l'11 dicembre 2012, secondo quanto previsto dal Trattato di Lisbona, indica l'elevata considerazione e il peso politico che questo detiene. Quindi, considerata la sua natura di accordo misto, per l'entrata in vigore di tutte le sue disposizioni, esso richiede la ratifica di tutti gli Stati membri dell'Unione europea e l'Italia lo ha firmato il 14 giugno 2012. È bene ricordare, infatti, che solo attraverso l'instaurazione di relazioni Pag. 18strategiche l'Unione europea può e potrà competere con concorrenti più determinati a cogliere occasioni di potenziale sviluppo in questa regione.
  Questa ratifica riveste una particolare importanza proprio perché, come primo accordo concluso dall'Unione europea dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, delinea una solida e compiuta cornice giuridica per settori importanti come quelli degli appalti pubblici, dei servizi e degli investimenti, facilita la riduzione delle barriere tecniche e stabilisce una disciplina comune in materia di diritti di proprietà intellettuale, trasparenza e concorrenza.
  Abbattendo le barriere doganali e rimuovendo una serie di limitazioni di natura tecnica al commercio, si intende liberalizzare il mercato dei servizi e aprire i mercati delle licitazioni pubbliche. Infatti, esso prevede un ampio spettro di misure finalizzate: all'eliminazione delle tariffe; all'eliminazione di altri ostacoli al commercio dei beni; all'accesso al mercato degli appalti pubblici e dei servizi; alla proprietà intellettuale; a favorire una maggiore competitività e trasparenza delle sovvenzioni; alla composizione delle controversie; a nuove opportunità di sviluppo; allo sviluppo sostenibile; a favorire la cooperazione tecnica.
  Quindi, gli effetti benefici della ratifica di questo Accordo, secondo alcune stime elaborate dal Ministero dello sviluppo economico, potrebbero favorire gli interscambi economici e comportare un risparmio di circa 250 milioni di euro in dazi all’import per le imprese. In particolare, i settori che potranno trarre maggiori benefici da questa ratifica saranno quelli agroalimentari, per la Colombia e il Perù, mentre per l'Unione europea saranno favorite le esportazioni di macchinari, autoveicoli e prodotti chimici, almeno per adesso.
  Auspicando, quindi, una pronta ratifica di un Accordo che può portare reali, concreti e numerosi benefici economici, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo Per l'Italia-Centro Democratico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, esprimo voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie Presidente, noi voteremo contro la ratifica di questo trattato. L'Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la Repubblica di Colombia e la Repubblica di Perù ha alcuni tratti che lo rendono inaccettabile, penso, per una democrazia europea. Il primo è che noi stiamo andando a concludere degli accordi che sono totalmente asimmetrici e che in qualche modo puntano a favorire lo sviluppo economico europeo in quei Paesi e, invece, non garantiscono una vera crescita economica e dal punto di vista sociale per quei Paesi stessi. Ne è un esempio una delle clausole presenti, quella sui prodotti caseari, dove noi andiamo a fare un'esportazione di prodotti sussidiati in Paesi in cui il latte, per esempio, è una risorsa fondamentale per l'economia e l'alimentazione di quei Paesi e, dall'altra parte, invece, vincoliamo e limitiamo la possibilità di esportazione nel nostro continente. Insomma, questo è un Accordo che privilegia gli interessi europei a scapito di quelli di quei Paesi che, in cambio, avranno semplicemente una definizione maggiore di quelle che sono già le loro prerogative sul mercato europeo.
  Infine, noi abbiamo chiuso questi accordi con due Paesi di quell'area geografica pregiudicando in qualche modo anche i processi di integrazione interregionale in corso. In altre parole, noi non abbiamo, come avremmo dovuto fare, provato a costruire un'intesa più larga coinvolgendo Pag. 19tutti i Paesi dell'area andina o, ancora meglio, quelli del continente sudamericano. Noi siamo riusciti ad agire dentro le divisioni interregionali non favorendo un processo di integrazione interregionale che, invece, penso che l'Europa, proprio per la sua storia, dovrebbe sostenere e incentivare in un continente, quello latinoamericano, che è stato, nell'ultimo cinquantennio, vittima di incursioni da parte degli Stati Uniti d'America, con il sostegno anche degli europei, per non favorire la crescita democratica e sociale di quel continente, ma, invece, per sottoporlo a uno sfruttamento, non solo economico, ma anche del sottosuolo e di tutte le risorse naturali.
  Ecco, nel corso della negoziazione, la Commissione europea ha commissionato degli studi di impatto socio-ambientale. Quegli studi, commissionati, quindi, dalla Commissione europea, hanno scritto nero su bianco che ci sono delle aree sensibili su cui questi accordi andranno ad avere un impatto socio-ambientale drammatico.
  Eppure sono stati totalmente ignorati nella fase di negoziazione e lo sono stati ancora di più in una fase successiva.
  Abbiamo completamente sottovalutato il profilo dei diritti umani, poi parliamo del fatto che durante la negoziazione ci sono stati casi eclatanti di Paesi in cui forze paramilitari arrestano, uccidono, rapiscono sindacalisti, chi combatte all'interno dei movimenti sociali e per la difesa dell'ambiente dallo sfruttamento delle multinazionali, che hanno già gravato molto sull'economia e soprattutto sulle risorse naturali di quei Paesi. Parliamo di un Paese come la Colombia, dove è in corso da anni una guerra civile, eppure non è presente in questo Trattato alcun riferimento alla tutela dei diritti umani in quei Paesi con cui andiamo a stabilire, invece, interessi commerciali.
  Insomma per noi e per l'Europa in questo momento contano di più gli interessi economici delle nostre multinazionali rispetto, invece, a quelli che sono gli interessi legittimi dei popoli di quei Paesi a costruire opportunità di sviluppo e di progresso non solo in termini economici ma anche in termini sociali e di acquisizione di diritti civili e umani che sono stati negati per troppo tempo.
  Per questo noi voteremo contro questo Trattato e ci opporremo alla sua esecuzione con tutte le nostre forze dentro e fuori questo Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi Paolo. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, qualcosa brevemente bisogna dire perché questa, come sottolineato da altri colleghi, è una ratifica diversa da quelle che abbiamo fatto precedentemente e faremo tra poco. Anzitutto si tratta del primo accordo stipulato dall'Unione europea dopo il Trattato di Lisbona e prevede quindi regole innovative come, ad esempio, l'approvazione nel Parlamento europeo del testo dell'accordo. Ma esso costituisce assolutamente un quadro giuridico per la liberalizzazione di merci, di servizi e di capitali. Tale quadro giuridico è necessario a favore delle popolazioni di questi Paesi sudamericani. Voglio dire che l'accordo prevede anche l'estensione di accordi simili ad altri Paesi oltre la Colombia e il Perù, come i Paesi confinanti delle zone andine, e che un accordo simile va in direzione della cura delle patologie che il collega poco fa ha descritto, a sostegno delle giovani democrazie sudamericane che forse, grazie ad un quadro giuridico certo di scambi commerciali, potranno crescere e svilupparsi e portare avanti anche una cultura di diritti condivisi e diffusi.
  Quindi, da questo punto di vista, rispetto all'intervento del collega di SEL noi abbiamo una visione completamente opposta nel senso che accordi commerciali come questi sono quelli che garantiscono o cercano di garantire l'eliminazione di prevaricazioni, di posizioni dominanti e anche lo sviluppo di una società dei diritti in questi Paesi afflitti da guerriglia e da carestie. Per questo Area Popolare voterà convintamente a favore della ratifica di Pag. 20questo accordo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole di Forza Italia su questo importante accordo che, come è già stato detto, è il primo da quando è stato approvato il Trattato di Lisbona. È un buon esempio di cooperazione rafforzata, faciliterà sicuramente l'apertura non solo del dialogo dal punto di vista dei diritti umani ma anche sulla parte di sviluppo economico, sperando che possa essere un utile strumento che, sebbene carente in numerose parti, ad esempio nella parte sulla proprietà intellettuale e in quella sulla tutela delle indicazioni geografiche – e che quindi, dal punto di vista tecnico, presenta dei punti deboli – tuttavia possa essere una buona base di partenza per poi successivamente coinvolgere anche altri Paesi della regione andina.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, questo Accordo di libero commercio è una parte di quella costellazione di accordi che vanno a supportare il mito del mercato libero. Tutti ormai sappiamo che il mercato libero non è, e che la deregolamentazione del mercato e della finanza internazionale ha permesso a un piccolo gruppo di corporazioni, banche e speculatori finanziari globali di divenire più potenti dei Governi sovrani.
  Questo tipo di organizzazioni usa la propria influenza per ottenere agevolazioni fiscali e sussidi, per indirizzare a loro favore i regolamenti e le regole del mercato attraverso il fenomeno di lobbying e per imporre questo meccanismo infernale del debito, quindi, anche per manipolare il valore delle monete e, come spesso succede, anche degli interessi bancari con la truffa dell’euribor e, quando le cose vanno male, anche per estorcere immensi salvataggi ai contribuenti: soltanto nel 2012, la banche americane avevano ricevuto 1.200 miliardi di dollari per il proprio salvataggio; quindi, banche private salvate con 1.200 miliardi di dollari sociali.
  Per la grande maggioranza delle persone, quindi, il mercato libero ha significato semplicemente una maggiore competizione per lavori scarsi e una caduta di salari e di benefici. Essa ha rimpiazzato la responsabilità della cittadinanza con un obbligo al consumo, ha significato un mondo omogeneizzato, in cui la diversità culturale viene erosa per valere dell'efficienza globale del mondo degli affari. Per il mondo naturale, il mercato libero è stata una catastrofe: infatti, intorno al pianeta aree selvagge e fragili ecosistemi vengono sacrificati su questo altare della crescita globale, dimenticandoci che viviamo in un mondo finito, dove le risorse hanno dei limiti e non possono crescere in maniera infinita, come i nostri indicatori economici oggi riportano.
  Quindi, nell'economia globale del mercato libero ogni cosa diventa in vendita e ci viene propinata la retorica che salva questo processo con un'inevitabilità: è inevitabile che questo processo si globalizzi. Anche gli interventi di alcuni colleghi fanno capire che è inevitabile che questo accada, bisogna per forza andare verso questo mercato, che sicuramente favorirà i colombiani, i peruviani e i Paesi del Sudamerica con i quali stiamo stipulando questo Accordo.
  Naturalmente, sappiamo benissimo che non è così, perché questo processo è un processo politico di cambiamento pianificato, è guidato dalle politiche dei Governi che supportano l'agenda dei profitti delle grandi aziende e delle grandi banche. Queste politiche includono la deregolamentazione del commercio internazionale e delle finanze attraverso gli accordi di libero mercato – e questo è uno di essi – e comportano che la costruzione delle reti di trasporto, di comunicazione e delle infrastrutture dell'erogazione sia legata ai Pag. 21bisogni delle grandi corporation. Comportano, quindi, il sovraregolamento delle imprese locali, delle piccole e medie imprese, e l'uso di riferimenti ingannevoli come il PIL, che è un indicatore di crescita assolutamente obsoleto e vetusto.
  Noi, naturalmente, rigettiamo questo mito che il mercato globale sia un processo evolutivo e inevitabile. Rigettiamo anche il mito che il mercato globale stia creando un villaggio globale di pace e di intenti comuni: questo non è, perché sappiamo benissimo che oggi stesso l'Italia si trova stretta in una morsa di conflitti internazionali, partendo dall'Ucraina, passando dalla Siria, fino ad arrivare alle coste della Libia. Rigettiamo anche il mito per cui il business su larga scala sia più efficiente, perché l'efficienza del business globale è un'illusione costruita sui sussidi dei Governi, le agevolazioni fiscali e sull'abilità delle corporation di spostare i loro costi sociali sulle questioni ecologiche, sulle persone e sulla natura. Quindi, le grandi corporation riescono a spostare i propri costi sulle persone, quindi, socializzano le loro perdite e privatizzano i loro profitti.
  Rigettiamo anche il mito per cui specializzare l'economia per favorire le esportazioni conduca alla creazione di lavoro. Le economie votate alle esportazioni distruggono, in realtà, i mezzi di sostentamento, impoveriscono i molti, mentre concentrano il benessere nelle mani dei pochi. Rigettiamo anche il business per cui i progressi dell’high-tech siano sempre positivi e, invece, pensiamo che queste aiutino semplicemente le grandi corporation internazionali. Rigettiamo anche il mito che la scelta sia tra grandi aziende o grandi Governi: secondo noi ridurre la scala dell'attività economica ci permetterebbe di ridurre anche la scala di governo e questo potrebbe essere un passaggio positivo.
  Secondo noi, la localizzazione dell'attività economica è in questo momento richiesta in modo urgente ed è un prerequisito per risolvere le nostre crisi sociali ed ecologiche più serie.
  Localizzare significa regolamentare il commercio e la finanza globale, aumentare la regolamentazione su quel tipo di business, che è un business lontano dal cittadino, e, invece, aiutare quelle che sono le imprese sostenibili e che vengono effettivamente, oggi, strette da questi accordi internazionali. Localizzare vuol dire ridurre i poteri delle grandi multinazionali e delle banche e questo aiuterebbe ad aumentare la responsabilità giuridica del mondo degli affari e ridurre l'erosione della democrazia. Localizzare significa ridurre la distanza tra produttori e consumatori, diversificare e decentralizzare l'attività economica. Questo renderebbe le economie più resistenti e stabili e favorirebbe nuove opportunità per la maggioranza delle persone. Localizzare significa, anche, meno trasporti inutili, oggi molti dei nostri camion in giro per il Paese viaggiano senza merce all'interno, e significa, anche, meno processi di produzione. Questo ridurrebbe naturalmente in modo significativo l'impronta ecologica umana, in particolare le emissioni di CO2. Localizzare significa incoraggiare una connessione più profonda tra le persone e la natura: questa connessione è non solo necessaria per il nostro essere fisico e spirituale, ma è essenziale per comprendere la natura olistica intorno a noi.
  Cogliamo, quindi, l'occasione per invitare il Governo a rinegoziare i trattati commerciali per regolare le banche e le corporation globali; i cosiddetti trattati di libero scambio – e questo è uno di quelli ai quali noi ci opponiamo, naturalmente, perché crediamo che siano la morte, in realtà, del commercio e non un aiuto al libero commercio – hanno dato alle grandi multinazionali la capacità di spingere le nazioni una contro l'altra, sventrando le leggi e i regolamenti che proteggono il lavoro, le risorse e l'ambiente. Il «Jobs Act» va in questo senso, lo «sblocca Italia» va in questo senso, sono tutti provvedimenti che certo non possono favorire le comunità locali, ma in realtà sono quelli che distruggono le comunità Pag. 22locali, naturalmente a vantaggio dei grandi produttori di energia, di quei grossi centri di assunzione di personale.
  Invitiamo anche i Governi a spostare le tasse e i sussidi che attualmente favoriscono ciò che è fossile, ciò che è grande, l'energia fossile, ciò che è votato alla globalizzazione, al mercato libero, perché in realtà non è così, proprio perché questi sussidi insistono per mantenere la situazione nello status quo in quello che è, piuttosto che tassare il lavoro pesantemente, mentre si sussidiano l'uso di energia e di tecnologia; le politiche devono promuovere la creazione del lavoro e i mezzi di sostentamento, minimizzando lo spreco e le risorse di altre energie.
  Invitiamo, inoltre, i Governi a spostare gli investimenti pubblici in infrastrutture, che attualmente favoriscono il grande e il globale, sulle economie locali, che vengono, naturalmente, oggi vessate.
  Tutte queste linee guida sono quelle che guidano, naturalmente, la politica del MoVimento 5 Stelle ed ecco perché il MoVimento 5 Stelle si oppone alla TAV, perché pensiamo che non possa dare benefici alle comunità locali, ma, in realtà, distrugga l'ambiente e non favorisca il commercio. Questi passaggi che abbiamo indicato porterebbero finalmente i Governi dalla parte delle popolazioni di tutto il mondo, che stanno lavorando per ricostruire le loro economie, restaurare gli ecosistemi decimati dal depredare economico e permettere alle loro identità e culture di sopravvivere all'assalto furioso del consumismo. L'obiettivo è un mondo in cui una moltitudine di imprese fornisca su larga scala lavoro, opportunità e molti dei beni e servizi di cui le persone hanno bisogno.
  Quindi, questa è la chiave della politica del nostro gruppo, cioè quella di favorire le piccole e medie imprese e questo, ovviamente, è anche dimostrato dai fatti, ossia dal fatto che noi dimezziamo le nostre indennità proprio per darle a quella che è l'ossatura del nostro sistema economico. Quindi, favoriamo le piccole e medie imprese e impediamo alle grandi corporation di sostituirsi a quello che è il volere dei Governi e quindi dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

  FABIO PORTA. Signor Presidente, colleghi, farò un breve ma convinto intervento per riportare intanto questa discussione all'oggetto della ratifica di cui si parla, e non a discorsi in libertà, e, poi, anche per rispondere ad alcune osservazioni fatte dal collega di SEL, osservazioni importanti, ma che mi sembra non siano attinenti, anche in questo caso, all'oggetto della ratifica.
  Parliamo di un importante Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e due grandi Paesi dell'America latina, la Colombia e il Perù, Paesi ai quali l'Italia vede con grande interesse.
  Ricordo che pochi mesi fa il nostro Ministro degli affari esteri ha partecipato proprio, a Bogotà, all'insediamento del nuovo Presidente della Repubblica, incontrando in quell'occasione anche il Presidente del Perù.
  È il primo Accordo commerciale stipulato dall'Unione europea a seguito del Trattato di Lisbona, un accordo a cui ne seguiranno altri, a cui seguiranno proprio quelli con gli altri Paesi della comunità andina, a partire da Ecuador e Bolivia, quindi non è vero che questo Accordo viene ristretto soltanto ad alcuni Paesi: un'area – ricordo – che è quella che cresce più di tutti in questo continente, ai ritmi del 4,6 per cento. Questo Accordo beneficerà quei Paesi come beneficerà anche l'Unione europea: come tutti gli accordi bilaterali e multilaterali nascono proprio per avvantaggiare le economie e le democrazie dei Paesi che sono coinvolti.
  Dico, in conclusione, che si tratta di un'intesa ambiziosa, di un'intesa che favorisce l'integrazione regionale, soprattutto di quell'area – quindi, va esattamente nella direzione opposta alle critiche che venivano fatte – e che costituisce un pilastro per l'integrazione economica e Pag. 23politica dell'America latina. Non solo: per chi ha letto questo Accordo, ricordo che noi promuoviamo anche i principi democratici dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, che sono una clausola essenziale dell'Accordo. Quindi, la parte sociale non solo non è estranea all'Accordo, ma ne è parte integrante.
  Concludo, quindi, annunciando il voto favorevole del Partito Democratico e dicendo che la maniera migliore per sostenere la democrazia e l'economia dell'America latina e della nostra cooperazione con questi Paesi è proprio la strada degli accordi, che è quella che stiamo perseguendo con il voto di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2425-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2425-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2425-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Duranti, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Colombia e la Repubblica di Perù, dall'altra, fatto a Bruxelles il 26 giugno 2012» (2425-A):

   Presenti  373   
   Votanti  360   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  337    
    Hanno votato no   23.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a votare).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana l'8 novembre 2013 (A.C. 2625-A) (ore 11,50).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, n. 2625-A: Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana l'8 novembre 2013.
  Ricordo che nella seduta del 3 marzo si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 2625-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
  Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 2625-A), che è distribuito in fotocopia.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2625-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.Pag. 24
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Carfagna, Gutgeld.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  377   
   Votanti  373   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  373.

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2625-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Romano, Marco Meloni, Argentin, Marco Di Maio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  374   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  374.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2625-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO CASSANO, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  379   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  379.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  374   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  374.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Franco Bordo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 25

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2625-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Brandolin, Altieri, Di Nardo...
  Saluto gli alunni e i docenti del Liceo scientifico statale «Filippo Masci» di Chieti, che hanno partecipato anche loro alla giornata di formazione organizzata dalla Camera dei deputati (Applausi).
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  379   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  379.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2625-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, il voto è favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, il voto è favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Prendo atto che vi rinunzia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, il voto di Area Popolare è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, voto favorevole di Forza Italia, e speriamo che questo Accordo serva ad evitare situazioni imbarazzanti che hanno caratterizzato il nostro Ministro dell'interno in un recente passato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, dichiaro il voto di astensione del gruppo MoVimento 5 Stelle, naturalmente perché non possiamo fare a meno di ricordare gli episodi che hanno coinvolto il trasporto di persone, che, come nel caso della Shalabayeva in questa legislatura, che effettivamente ha portato a occasioni imbarazzanti. Non crediamo che questa ratifica possa risolvere quel problema, ma naturalmente è un passo avanti. Però è chiaro che stiamo parlando con un Paese che ha ancora un regime lontano da una democrazia e, quindi, siccome pensiamo che questo tipo di accordi vada fatto e preso con le pinze, perché comunque stiamo parlando di trasferimento di persone condannate, si capisce bene che, se trasferiamo qualcuno, magari condannato, in un Paese dove c’è un Pag. 26regime dittatoriale, alle volte non possiamo garantire l'incolumità e i diritti umani delle persone che vengono trasferite, proprio perché ci sono delle feroci dittature in atto.
  Secondo noi infatti il voto di astensione lo spieghiamo proprio per questo tipo di criticità che abbiamo affrontato all'interno del Trattato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimbro. Ne ha facoltà.

  ELEONORA CIMBRO. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2625-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2625-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2625-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Carella, Moscatt...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana l'8 novembre 2013» (2625-A):

   Presenti  401   
   Votanti  372   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  372.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Moscatt ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong della Repubblica popolare cinese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, fatto a Hong Kong il 14 gennaio 2013 (A.C. 2515-A) (ore 12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica n. 2515-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong della Repubblica popolare cinese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, fatto a Hong Kong il 14 gennaio 2013.
  Ricordo che nella seduta del 3 marzo 2015 si è svolta la discussione sulle linee generali. La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2515-A).

Pag. 27

(Esame degli articoli – A.C. 2515-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica nel testo della Commissione. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2515-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Coppola, Tidei, Calabrò...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  380   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  380.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Iori ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2515-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Coppola, Duranti, Di Lello, Baldassarre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  378   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  378.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2515-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  MARIANO RABINO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.100 da votare ai sensi dell'articolo 86 comma 4-bis del Regolamento.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Lo Monte, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  379   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  379.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Giachetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 28

  Piepoli, Moscatt, Coppola, Mauri, Verini, Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  376   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  376.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2515-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cova, Prataviera, D'Attorre, Ciracì, Crippa, Saltamartini...  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  377   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 377).    

  (Le deputate Pellegrino e Terzoni hanno segnalato che non sono riuscite a votare a favore).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2515-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, il nostro voto è favorevole.
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, il nostro voto è favorevole.
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia, ma rinuncia al suo intervento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, esprimo il voto favorevole di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, anche noi in questo caso voteremo in maniera favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

Pag. 29

  MARCO FEDI. Signor Presidente, per annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico e chiedere l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2515-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2515-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2515-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Tartaglione, Lavagno, Saltamartini, Terrosi, Petrini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong della Repubblica popolare cinese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, fatto a Hong Kong il 14 gennaio 2013» (2515-A):

   Presenti e votanti  409   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  409.

  (La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di sicurezza sociale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Canada, fatto a Roma il 22 maggio 1995, con Protocollo aggiuntivo, fatto a Roma il 22 maggio 2003. (A.C. 2574-A) (ore 12,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2574-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di sicurezza sociale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Canada, fatto a Roma il 22 maggio 1995, con Protocollo aggiuntivo, fatto a Roma il 22 maggio 2003.
  Ricordo che nella seduta del 3 marzo si è svolta la discussione sulle linee generali. Le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2574-A).

(Esame degli articoli – A.C. 2574-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2574-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  398   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  398.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 30

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2574-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moscatt, Lo Monte, Covello, Marchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  403   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  403.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2574-A).
  Qual è il parere del relatore sulle proposte emendative presentate ?

  SANDRA ZAMPA, Relatore. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento 3.100 della Commissione bilancio e invito i presentatori al ritiro dell'emendamento Miotto 3.50, con preghiera di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Coppola, Malpezzi, Lauricella, Marzano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  382   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato  382.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Prendo atto che l'onorevole Miotto ritira il suo emendamento 3.50.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Palmieri, Spadoni, Nicoletti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  379   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  378    
    Hanno votato no    1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2574), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Murer, Spadoni, Cardinale, Baldassarre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  372   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  372    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 31

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 2574-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 2574-A).
  Nessuno chiedendo di parlare per l'illustrazione dell'ordine del giorno presentato, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno Grassi n. 9/2574-A/1.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo accoglie l'ordine del giorno Grassi n. 9/2574-A/1.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grassi n. 9/2574-A/1, accolto dal Governo.
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2574-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole di Area Popolare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole di Forza Italia, ricordando come per un provvedimento così importante per molte migliaia di lavoratori italiani e di canadesi in Italia abbiamo impiegato venti anni per approvare questa ratifica, mentre ne sono passati solo dodici da quando è stato firmato il protocollo aggiuntivo. Finisce una vita lavorativa di intere generazioni aspettando questi tempi per approvare le ratifiche. Quindi, sollecito il Governo su altri casi analoghi a procedere più speditamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, intervengo per dire che su questa ratifica il MoVimento 5 Stelle si asterrà e non posso ovviamente non ricordare che, essendo un Pag. 32accordo sulla sicurezza sociale tra due Paesi, la sicurezza sociale spesso viene minacciata dallo smantellamento di fatto dello Stato sociale, e una delle cause dello smantellamento dello Stato sociale generalmente è il fatto che il debito pubblico naturalmente ammazza il Paese, perché deve essere ripagato attraverso le tasse a carico dei cittadini. Naturalmente, il Governo cosa fa per riuscire ad alleviare questo debito pubblico ? Vessa il cittadino con le proprie tasse, e questo è uno dei motivi per cui lo Stato sociale viene massacrato, perché poi anche i servizi vengono tagliati, tutto a favore dell'interesse di fatto sul debito pubblico. Gli interessi passivi in Italia sul debito pubblico sono di fatto destinati ad aumentare e a raggiungere circa quota 100 miliardi nel 2015: dai 78 miliardi pagati dallo Stato per finanziare il proprio debito nel 2011, si passa agli 89 del 2012, per salire ai 95 del 2013, per arrivare a quota 99,808 nel 2015. Negli ultimi trenta anni l'Italia ha pagato 3 mila 100 miliardi di interesse sul debito pubblico, che è una mostruosità.
  I miliardi che lo Stato destina al pagamento degli interessi sul debito sono sottratti ai servizi primari dei cittadini e, quindi, pensioni, sanità, ammortizzatori sociali tagliati, istruzione tagliata, risorse per le piccole e medie imprese tagliate; naturalmente questo crea un problema di sicurezza sociale. Con l'euro il debito pubblico non potrà che continuare a crescere e gli interessi ad aumentare fino a quando lo stato sociale italiano non sarà completamente smantellato e diventerà un guscio vuoto, un corpo spolpato dalla BCE. Il debito pubblico, secondo il MoVimento 5 Stelle, va ridenominato in una nuova moneta, associata al valore della nostra economia. Pagheremmo, quindi, meno interessi sul debito, lo Stato ricomincerebbe ad utilizzare il suo avanzo primario, di cui già dispone al netto degli interessi sul debito, perché ricordiamo che l'Italia ha pagato 3.100 miliardi di interessi negli ultimi trent'anni, che significa una quantità superiore rispetto al debito pubblico determinato negli ultimi trent'anni, oggi pari a circa 2.100 miliardi di debito pubblico, che naturalmente sono una cifra decisamente inferiore agli interessi già corrisposti dallo Stato italiano. Quindi, come dicevamo, lo Stato ricomincerebbe ad utilizzare il suo avanzo primario per finanziare attività e welfare e, ad esempio, potrebbe essere una di queste attività di welfare, il reddito di cittadinanza che noi abbiamo proposto e che è in discussione al Senato. Con l'Italia fuori dall'euro le piccole e medie imprese italiane potranno tornare nuovamente competitive e l'occupazione in crescita, gli investitori stranieri finanzieranno comunque il nostro debito, che sarà sostenibile e onorabile.
  Secondo noi è il tempo di interrogarci, veramente, su quale sia ormai la necessità di riprendere all'interno di questo tipo di meccanismo europeo della moneta unica. Sappiamo bene che ormai lo Stato per finanziarsi è costretto a richiedere denaro alla Banca centrale europea, perché è proprio all'interno di questo meccanismo che ci siamo andati a stritolare, attraverso questi Trattati europei. Sappiamo anche che sul mercato primario, nel momento in cui noi emettiamo questi titoli di Stato, ci sono soltanto alcune banche che sono definite specialisti in titoli di Stato, ossia quegli operatori che svolgono la funzione di market makers, detti anche primary dealers, per i quali sono previsti degli obblighi di sottoscrizione nelle aste dei titoli di Stato e di negoziazione dei volumi sul mercato secondario. A fronte di tali doveri, questi speculatori finanziari, queste grandi banche, godono di alcuni privilegi, tra cui la facoltà di partecipare in maniera esclusiva ai collocamenti supplementari delle aste di emissione. Dunque, capiamo che lo Stato per garantirsi deve chiedere l'acquisizione dei propri titoli di Stato a dei soggetti ben specifici, come la Banca IMI, Barclays Bank, BNP Paribas, ITI Group, Global Markets, Commerzbank, Crédit Agricole, Credit Suisse Securities, Deutsche Bank, Goldman Sachs e HSBC France. Capiamo bene che nel momento in cui la HSBC, che è una di quelle banche specializzata in titoli di Stato, viene poi scoperta essere la stessa che garantisce i criminali, i narcotrafficanti, i terroristi, Pag. 33con i propri conti, si crea un corto circuito, perché con il denaro pubblico, con il denaro che dovrebbe garantire il Governo e gli Stati vengono invece garantiti i criminali, i narcotrafficanti e i terroristi, stando a quello che è emerso dalle liste Falciani e dalla denuncia di questo personaggio che ha esposto quelli che erano i conti che tendevano ad eludere il fisco da parte di queste grandi organizzazioni criminali. Questo determina delle difficoltà e dei problemi che continuano a vessare i cittadini con un aumento del debito pubblico. Ne consegue che dovremmo essere leggermente più intelligenti e ricorrere magari a quello che è già scritto all'interno dei Trattati. Per esempio il Trattato di funzionamento dell'Unione europea, all'articolo 123, comma 2, dà la possibilità alla Banca centrale europea di offrire la liquidità alle banche nazionale ad un tasso dello 0,25 per cento. Dovremmo cominciare a comportarci, nel frattempo che cerchiamo di uscire dalla euro, visto che ci siamo autocostretti in questa gabbia, come la Germania che, attraverso una sua banca nazionale operativa da molto tempo, la KfW Bankengruppe, che tra l'altro è reputata una delle banche più sicure al mondo, riesce a finanziare il proprio status sociale.
  Questa banca è detenuta per l'80 per cento dalla Repubblica federale tedesca e per il 20 per cento dai länder. La stessa cosa viene fatta in Francia. Questo naturalmente allevia quello che comunque è un pesante interesse sul debito. Resta, quindi, la domanda per quale motivo l'Italia non possa attivare questo tipo di meccanismi anche nella propria nazione in attesa di potere dare finalmente seguito a quella che è la richiesta del MoVimento 5 Stelle e di tutti i cittadini italiani che stanno firmando in questi giorni e in questi mesi aderendo alla legge di iniziativa popolare del MoVimento 5 Stelle per indire un referendum che ci consenta finalmente di potere uscire dalla moneta unica.
  Secondo noi, il fatto che questo debito pubblico stia schiacciando il Paese, i piccoli imprenditori e i cittadini, è una causa di bassa sicurezza sociale, che esploderà da un momento all'altro. Noi vogliamo assolutamente andare in controtendenza a questo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

  MARCO FEDI. Grazie Presidente, preannunzio il voto favorevole del Partito Democratico e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti). Ringrazio il relatore e tutti coloro che si sono impegnati per l'approvazione di questo disegno di legge di ratifica importante per una consistente comunità italiana in Canada e per una comunità canadese in Italia e per rafforzare i rapporti bilaterali tra Italia e Canada.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2574-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2574-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2574-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 34

  Gandolfi, Boccia, Valiante... ci siamo ? Altri che non riescono a votare ? Non mi pare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di sicurezza sociale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Canada, fatto a Roma il 22 maggio 1995, con Protocollo aggiuntivo, fatto a Roma il 22 maggio 2003» (2574-A):

   Presenti  394   
   Votanti  362   
   Astenuti   32   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato  362.

  La Camera approva - (Vedi votazioni).

  (La deputata Culotta ha segnalato che non è riuscita a votare a favore).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e lo Stato di Israele sulla previdenza sociale, fatto a Gerusalemme il 2 febbraio 2010 (A.C. 2575-A) (ore 12,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2575-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e lo Stato di Israele sulla previdenza sociale, fatto a Gerusalemme il 2 febbraio 2010.
  Ricordo che nella seduta del 3 marzo 2015 si è svolta la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 2575-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2575-A).

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2575-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2575-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Brandolin, Benamati... altri che non riescono a votare ? Giorgis, Catalano... magari affrettiamo se è possibile... bene, ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  367   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato  367.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2575-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2575-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Bossa, Brandolin, Stumpo, Colletti... Stumpo ha votato ? Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  398   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  364    
    Hanno votato no   34.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 35

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 2575-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2575-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  MARIANO RABINO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime favorevole sull'emendamento 3.100 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
  La Commissione invita il presentatore al ritiro dell'emendamento Miotto 3.50 oppure a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, diversamente il parere è contrario.
  Lo stessa cosa vale per gli emendamenti Spadoni 3.2, 3.3 e 3.1.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.100 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Malisani, Colletti... Fanucci ha votato ? Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  373   
   Astenuti   38   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato sì  372    
    Hanno votato no    1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Prendo atto che l'onorevole Miotto accoglie la richiesta di invito al ritiro del suo emendamento 3.50.
  Passiamo all'emendamento Spadoni 3.2 su cui c’è un invito al ritiro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente, su questa ratifica, come eventuale copertura finanziaria, è stato previsto all'articolo 3, comma 2, di attingere, eventualmente, al Fondo nazionale per le politiche sociali.
  Ora, il Fondo nazionale per le politiche sociali, che ha già avuto significative decurtazioni, si ritrova adesso a dover eventualmente fornire anche, appunto, la copertura finanziaria che serve per questa ratifica. Il Fondo nazionale per le politiche sociali, lo ricordo, serve per l'aiuto ai disabili, a minori con problematiche. Quindi, è un fondo estremamente importante. Noi reputiamo che attingere nuovamente, per la copertura di una ratifica del genere a questo fondo non sia corretto. Quindi, con gli emendamenti che il MoVimento 5 Stelle ha proposto, chiaramente chiediamo che venga tolto questo fondo, cioè che come copertura non venga messo questo fondo e venga invece usato il Fondo sociale per l'occupazione e la formazione.
  Questa è un po’ la ratio di tutti gli emendamenti che abbiamo presentato. Chiaramente, essendo prevista questa copertura, non trovandoci d'accordo, all'articolo 3, voteremo in modo contrario, proprio perché c’è questa copertura.
  Noi non ci possiamo permettere di decurtare ulteriormente il Fondo nazionale Pag. 36per le politiche sociali e, quindi, dichiaro, anche per l'articolo 3, il voto contrario del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Quindi, li votiamo questi emendamenti, onorevole Spadoni ? Bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 3.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Mazzoli, Gasparini, Migliore, Ribaudo, Cozzolino, Guidesi. Onorevole Altieri, per favore si affretti, gentilmente, che quando lei ha votato, chiudiamo la votazione. Altieri, Albanella.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  407   
   Votanti  402   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato   82    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Spadoni 3.3. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, intervengo soltanto per aggiungere alcuni elementi, visto che, come dicevo prima, la ratio di questi emendamenti è proprio quella di escludere questo Fondo nazionale.
  In fase di discussione, sia la Commissione lavoro che la Commissione affari sociali hanno dato parere favorevole con la seguente condizione: si provveda a riformulare la clausola di salvaguardia – di cui parlavo prima – escludendo la possibilità di ridurre il Fondo nazionale per le politiche sociali. Questa è la condizione della Commissione lavoro. Anche la Commissione affari sociali ha espresso parere favorevole sempre con la condizione che si provveda ad individuare una formulazione della clausola che escluda la riduzione del Fondo nazionale per le politiche sociali.
  Quindi, questo cosa vuol dire ? Vuol dire che anche Commissioni sensibili, come la Commissione affari sociali e la Commissione lavoro, hanno riscontrato quello che abbiamo riscontrato anche noi in fase di discussione in Commissione affari esteri, ossia che per la copertura si sta attingendo a questo Fondo nazionale per le politiche sociali.
  Chiaramente c’è una problematica. Ricordo perfettamente che in fase di discussione in Commissione esteri il Governo in qualche modo aveva ipotizzato che si potesse rivedere la copertura, ma questa cosa non è successa. Chiaramente votando contro questo emendamento e votando favorevolmente alla copertura finanziaria vi prendete la responsabilità di andare a togliere fondi al Fondo nazionale per le politiche sociali. Io chiedo veramente che questo emendamento venga appoggiato e venga votato favorevolmente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 3.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Prataviera, Lo Monte, Malisani, Fanucci, Gallinella, Ferro, Cuperlo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  402   
   Votanti  398   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato   78    
    Hanno votato no  320.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 37

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Spadoni 3.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Taricco, Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  394   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato   80    
    Hanno votato no  314.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Dal Moro ha segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro. La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita a votare contro).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gelmini, Dieni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  385   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  332    
    Hanno votato no   53.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita a votare a favore).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 2575-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2575-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  359   
   Astenuti   47   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato  353    
    Hanno votato no    6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita a votare a favore. La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita a votare).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2575-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2575-A). Qual è il parere del Governo sui due ordini del giorno ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'ordine del giorno Miotto n. 9/2575-A/1 è accolto, mentre si esprime parere contrario sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/2575-A/2.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/2575-A/1, accolto dal Governo. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione Pag. 38dell'ordine del giorno Spadoni n. 9/2575-A/2, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/2575-A/2, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  399   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  309.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Vazio e Covello hanno segnalato che non sono riusciti a votare contro. Il deputato Massimiliano Bernini ha segnalato che non è riuscito a votare a favore).

  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2575-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, annuncio il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Presidente, esprimo voto favorevole al netto delle perplessità sui meccanismi di copertura individuati dal Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, il voto di Area Popolare è favorevole, anche respingendo le obiezioni sulla copertura. Si tratta di oneri molto piccoli, al massimo sotto i 2 milioni di euro nell'anno 2028 e perfettamente compatibili, al contrario di quello che ha detto la collega Spadoni, con il Fondo sociale e con le politiche di occupazione e formazione. Per questo, il voto di Area Popolare sarà favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie Presidente, il voto è favorevole e naturalmente la perplessità sulla creatività del Governo nel fare le coperture, in questo e in tanti altri provvedimenti, rimane sempre.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie Presidente, allo stato attuale, secondo i dati Pag. 39dell'anagrafe degli italiani residenti all'estero, ci sono più di 2 mila israeliani residenti in Italia e quasi 8 mila italiani residenti in Israele. Trattandosi di un Accordo sulla previdenza sociale, sarebbe importante sostenerlo in quanto a favore della tutela del lavoratore. Ma vorrei riproporre, anche qui in Aula, alcune mie perplessità espresse durante l'esame del provvedimento in questione. Le criticità fondamentalmente sono due. La prima, come ho già ricordato, è l'articolo 3 che riguarda la copertura finanziaria del provvedimento. Per la clausola di salvaguardia potrebbe distogliere risorse dal Fondo per le politiche sociali, già significativamente decurtato da precedenti interventi legislativi, e che ad oggi prevede l'importo di soli 2 milioni di euro per i centri antiviolenza. E proprio per questo il MoVimento 5 Stelle ha proposto di utilizzare eventualmente il fondo creato per agevolare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, fondo per interventi strutturali di politica economica. Un emendamento che è stato bocciato in Commissione, ripresentato in Aula, e bocciato poco fa dall'Aula medesima.
  Sull'articolo 2 credo che il Governo dovrebbe fare chiarezza. In questo articolo si utilizza il termine «coloni». Per evitare confusione e qualsiasi tipologia di fraintendimento, si dovrebbe precisare per iscritto che in questo trattato ci si riferisce al contratto di colonia proprio del nostro ordinamento perché la parola potrebbe in questo caso essere facilmente fraintesa.
  Io ho sollevato questa problematica perché chiaramente all'interno della ratifica in inglese c'era scritto sia mezzadri sia coloni e chiaramente «coloni» potrebbe avere anche delle interpretazioni diverse. Quindi in Commissione ho richiesto che venisse fatto un chiarimento su questo ma il chiarimento non c’è stato e noi ripetiamo che ciò potrebbe essere oggetto di fraintendimenti.
  Ricordo anche che, riguardo alla copertura finanziaria, sia la XI Commissione Lavoro sia la XII Commissione Affari sociali hanno espresso parere favorevole sul provvedimento ma a condizione che si individui una formulazione della clausola di salvaguardia che escluda la riduzione del Fondo nazionale per le politiche sociali. Ricordo che tale Fondo al momento comprende anche l'importo per i centri antiviolenza di soli 2 milioni di euro. Quindi se andiamo a decurtare questo Fondo possiamo anche decurtare i centri antiviolenza che sono presenti in Italia. Vi prenderete voi la responsabilità di questo articolo.
  Nel corso del dibattito in Commissione ho chiesto, inoltre, se il riconoscimento dei diritti previdenziali fosse esteso anche ai lavoratori italiani residenti in territori occupati non riconosciuti dall'Italia: sono italiani che di fatto, risiedendo nei territori occupati, sono coloni anch'essi. Il nostro Paese non ha riconosciuto i territori in questione come parte integrante di Israele e questo pone un problema rilevante da un punto di vista del riconoscimento dei titoli per accedere a quanto previsto dal Trattato. Il Viceministro Pistelli, durante il dibattito in Commissione in data 28 ottobre, ha spiegato che l'estensione di tali diritti prescinde dal requisito della residenza in quanto acquisiti in precedenza. Quindi cosa emerge da questo ? Emerge chiaramente che i diritti previdenziali saranno estesi anche a persone che hanno lavorato e lavorano in insediamenti che secondo la giurisdizione internazionale sono considerati illegali. Anche questa è una problematica che è stata sollevata e su cui non vi è stato un approfondimento.
  Quindi, a causa di queste due criticità che, dal nostro punto di vista, sono due criticità importanti, chiaramente non possiamo esprimere un voto favorevole e quindi in questo caso dichiaro che il MoVimento 5 Stelle chiaramente si asterrà nella votazione di questa ratifica, perché, da una parte, certamente siamo sicuramente favorevoli al fatto che vi sia una copertura sociale ma, dall'altra parte, ci sono delle criticità che non ci permettono di esprimere voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 40

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni Farina. Ne ha facoltà.

  GIANNI FARINA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2575-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2575-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2575-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albini... Binetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e lo Stato di Israele sulla previdenza sociale, fatto a Gerusalemme il 2 febbraio 2010» (2575-A):

   Presenti  389   
   Votanti  344   
   Astenuti   45   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato  343    
    Hanno votato no    1.    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  (I deputati Zan e Covello hanno segnalato che non sono riusciti a votare a favore).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e il Giappone sulla sicurezza sociale, fatto a Roma il 6 febbraio 2009 (A.C. 2576-A) (ore 12,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica n. 2576-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e il Giappone sulla sicurezza sociale, fatto a Roma il 6 febbraio 2009.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 3 marzo 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2576-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Fedi.

  MARCO FEDI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei brevemente illustrare e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
  L'accordo al nostro esame, concernente la sicurezza sociale tra Italia e Giappone, è stato firmato a Roma il 6 febbraio 2009 e, come numerosi altri accordi della stessa fattispecie, ha lo scopo di regolare alcuni aspetti previdenziali.
  In particolare, lo scopo dell'Accordo è di assicurare la tutela dei lavoratori al seguito delle imprese in un Paese distaccati Pag. 41nel territorio dell'altro, nonché la trasferibilità delle prestazioni previdenziali.
  La relazione tecnica allegata al provvedimento ricorda come da parte nipponica sia stata fatta presente a più riprese la necessità della ratifica dell'Accordo da parte italiana. Il Giappone ha provveduto prontamente alla ratifica; oggi arriviamo noi, con un certo ritardo, a ratificare questo Accordo.
  Per quanto concerne gli ulteriori contenuti dell'Accordo e del disegno di legge di ratifica si rinvia a quanto già emerso nel corso dell'esame in sede referente in Commissione affari esteri. In conclusione, soprattutto alla luce di quanto rappresentato ai fini della buona qualità delle relazioni tra Italia e Giappone, auspico una valutazione positiva sul provvedimento da parte dell'Aula e un celere iter anche successivamente al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che non si darà luogo alle repliche non essendovi stati interventi in discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 2576-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica nel testo della Commissione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2576-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giuseppe Guerini, Fedriga... no, Molteni, Ciracì, Marzana, Sereni, onorevole Duranti, gentilmente acceleri... Grazie. Altri che non riescono a votare ? Simone Valente.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  392   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  392.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Covello e Zan hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2576-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Ciprini, Stumpo, Ghizzoni, Capua, Di Battista.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  338   
   Astenuti   53   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato  338.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Cani e Covello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2576-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.Pag. 42
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Di Battista, Costantino. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  347   
   Astenuti   53   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  347.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Cenni e Covello hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2576-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, D'Agostino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  341   
   Astenuti   51   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato  341.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2576-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, annuncio voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, annuncio voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, intervengo solo per dichiarare l'astensione del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

  MARCO FEDI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

Pag. 43

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2576-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2576-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2576-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e il Giappone sulla sicurezza sociale, fatto a Roma il 6 febbraio 2009» (2576-A):

   Presenti  398   
   Votanti  346   
   Astenuti   52   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  346.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, recante misure urgenti in materia di esenzione IMU. Proroga di termini concernenti l'esercizio della delega in materia di revisione del sistema fiscale (Approvato dal Senato) (A.C. 2915) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 12,48).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Cancelleri ed altri n. 1, Caon ed altri n. 2 e Palese ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2915), presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2915: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, recante misure urgenti in materia di esenzione IMU. Proroga di termini concernenti l'esercizio della delega in materia di revisione del sistema fiscale.
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  L'onorevole Parentela ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Cancelleri ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

  PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente, il provvedimento in esame presenta molteplici profili di incostituzionalità. Sussiste, innanzitutto, la violazione dell'articolo 72, comma 4 della Costituzione...

  PRESIDENTE. Onorevole Parentela, attenda...
  Colleghi, vi pregherei, se intendete uscire, di farlo rapidamente e in silenzio in maniera che chi parla lo possa fare altrettanto serenamente.
  Prego, onorevole Parentela.

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  PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente. Come dicevo, l'articolo 1 del disegno di legge all'esame interviene su una norma di delega prorogando di tre mesi il termine entro cui il Governo è delegato all'esercizio della funzione legislativa. L'introduzione di disposizioni di delega, ovvero la modifica di deleghe precedentemente disposte da disegni di legge di conversione, seppur ormai invalsa nella prassi parlamentare, non può considerarsi costituzionalmente legittima. Le leggi di delegazione, e così vanno intese le modifiche delle stesse, sono soggette alla riserva di Assemblea di cui al quarto comma dell'articolo 72 che stabilisce che alle stesse debba sempre applicarsi la procedura normale di esame e di approvazione.
  Ciò premesso, deve ricordarsi che la Corte costituzionale ha più volte ritenuto il procedimento di approvazione delle leggi di conversione non già normale, bensì peculiare, e da ultimo, nella sentenza n. 32 del 2014, infatti, la Corte ha affermato che la legge di conversione, per l'approvazione della quale le Camere, anche se sciolte, si riuniscono entro cinque giorni dalla presentazione del relativo disegno di legge, segue un iter parlamentare semplificato e caratterizzato dal rispetto di tempi particolarmente rapidi che si giustificano alla luce della sua natura di legge funzionalizzata alla stabilizzazione di un provvedimento avente forza di legge, emanato provvisoriamente su iniziativa del Governo e valido per un lasso temporale breve e circoscritto.
  Dalla sua connotazione di legge a competenza tipica derivano i limiti dell'emendabilità del decreto-legge. La legge di conversione non può, quindi, aprirsi a qualsiasi contenuto ulteriore come del resto prescrivono anche i Regolamenti parlamentari. Non può certamente ritenersi soddisfatto il requisito di cui al quarto comma dell'articolo 72 nella parte in cui descrive la procedura normale di approvazione della legge di delegazione se la stessa Consulta ritiene che il procedimento di conversione risulti semplificato.
  Sussiste, altresì, la violazione dell'articolo 76 della Costituzione. Il comma 2 dell'articolo 1 del provvedimento in esame introduce un meccanismo di proroga eventuale del termine per l'esercizio della funzione legislativa delegata al Governo totalmente rimesso all'arbitrio dell'Esecutivo. Si prevede, infatti, che, ove lo schema di decreto legislativo sia inviato dal Consiglio dei ministri alle competenti Commissioni parlamentari in una data tale per cui i termini per l'espressione dei pareri scadano nei 30 giorni che precedono la scadenza dei termini per l'esercizio della funzione legislativa, lo stesso è prorogato di 90 giorni.
  Un tale meccanismo, al di là dell'inopportunità istituzionale, si pone certamente in contrasto con l'articolo 76 della Costituzione nella parte in cui lo stesso prevede, quale condizione necessaria per la delega al Governo, la determinazione di un tempo limitato. L'incertezza generata da un tale meccanismo non può ritenersi costituzionalmente legittima in quanto il tempo limitato deve essere prestabilito e sin dalla sentenza n. 3 del 1957 la Consulta ha chiarito che dal sistema sul processo formativo delle leggi, accolto dalla Carta costituzionale, risulta che la funzione legislativa è esercitata dalle due Camere collettivamente con una procedura ben definita; può inoltre essere esercitata, in via eccezionale, dal Governo con modalità previste, stabilite dagli articoli 76 e 77.
  Il provvedimento in esame si pone in contrasto anche con l'articolo 77 della Costituzione. Al riguardo, va denunciato l'ennesimo utilizzo arbitrario e inappropriato della decretazione d'urgenza, con la quale viene alterato lo schema fisiologico del rapporto fra Governo e Parlamento. Non vi è, infatti, soltanto un problema di valutazione della straordinaria necessità ed urgenza, che costituisce il requisito costituzionale dei decreti-legge e di ciascun articolo degli stessi, quanto il trovarsi, da tanto e troppo tempo, di fronte a una sorta di ordinaria attività di normazione sopravveniente, svolta dal Governo-amministrazione, con ulteriore confusione tra potere esecutivo e legislativo. Orbene, nel caso del provvedimento in Pag. 45esame, il ricorso alla normativa d'urgenza non trova alcuna giustificazione. Il decreto, infatti, non si è limitato a prorogare il termine per il versamento dell'IMU agricola, fissato al 26 gennaio 2015 dalla legge di stabilità di quest'anno, ma è andato ben oltre, introducendo una radicale riforma della tassazione locale dei terreni agricoli, prevedendo dei nuovi criteri per l'esenzione che non tengono più conto del parametro altimetrico della sede comunale bensì della distinzione tra comuni montani e parzialmente montani in base all'elenco aggiornato dell'ISTAT. Sotto tale profilo, dunque, il decreto ha senza dubbio violato le disposizioni costituzionali: la previsione di una disciplina ordinamentale è incompatibile, sul piano logico e giuridico, con il dettato costituzionale, trattandosi di una trasformazione radicale dell'intero sistema di tassazione dei terreni agricoli che certamente non può essere ricondotta ad un caso straordinario di necessità e d'urgenza richiesto appunto dalla Costituzione. A parte le violazioni di metodo, le disposizioni introdotte in tema di esenzione IMU si pongono in evidente contrasto con i principi sostanziali sanciti dalla Costituzione, ed in particolare con l'articolo 44. Tale norma, infatti, attribuisce all'attività agricola, anche non professionale, una funzione sociale, ma soprattutto mira a tutelare e salvaguardare la piccola e media proprietà agricola nonché le zone montane. E ciò anche per il perseguimento di intenti egualitari e solidaristici, indirizzati da un lato alla realizzazione di «un'esistenza libera e dignitosa», per chi lavora la terra e per la sua famiglia, dall'altro alla realizzazione di un'agricoltura economicamente valida, competitiva, in campo internazionale, idonea a raggiungere l'obiettivo di un incremento produttivo. Sennonché, il regime fiscale stabilito dal decreto in esame prosegue in direzione opposta alle suddette finalità, perseguendo, come precipuo obiettivo, il mero recupero di gettito attraverso l'ampliamento delle fattispecie tassabili, comprendendovi, appunto, i terreni agricoli montani fino ad oggi esenti. Inoltre, l'individuazione di criteri distintivi basati sulla collocazione territoriale si pone in contrasto anche con l'articolo 53 della Costituzione, che, invece, vincola l'imposizione fiscale alla capacità contributiva manifestata dal contribuente ovvero, nel caso dei terreni agricoli, alla capacità produttiva derivante dal loro sfruttamento.
  Infine, le norme contenute nel decreto-legge in esame, oltre ad oltrepassare i profili di incostituzionalità, non possono essere condivise neanche nel merito. In particolare, il provvedimento in parola interviene in un ambito estremamente complesso quale è quello della fiscalità agricola, confermando un aggravio di imposizione proprio mentre il carico fiscale per il settore agricolo sta assumendo livelli insostenibili. Giova ricordare che è da tempo che il comparto primario attende una revisione complessiva della fiscalità patrimoniale agricola; una revisione che tenga conto delle difficoltà legate alla conduzione dei terreni, non soltanto totalmente montani, posto che, non sempre e non in maniera assoluta, la collocazione territoriale montana configura degli svantaggi e che consideri le specificità del comparto agricolo nazionale, una delle eccellenze più significative del made in Italy. Il ricorso alla decretazione d'urgenza per rimodulare i criteri di individuazione dei terreni in esenzione e di quelli invece soggetti all'imposta appare in evidente violazione del dettato costituzionale oltre che non opportuno anche dal punto di vista meramente politico.
  Il criterio classificatorio individuato dall'ISTAT, ancorché aggiornato nel tempo, risale infatti ad oltre vent'anni fa, ed è pertanto indispensabile una revisione complessiva del territorio al fine di sviluppare statistiche che rappresentino al meglio l'evoluzione delle condizioni sociali ed economiche delle zone montane e collinari.
  Per questi motivi, che ho elencato in premessa, invito quest'Aula a non procedere all'esame del disegno di legge Atto Camera n. 2915 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. L'onorevole Caon ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, la questione di costituzionalità che sto per illustrare in merito al decreto-legge in esame è purtroppo sempre valida per ogni decreto-legge che il Governo Renzi emana: decreti-legge con i quali pretende di fare entrare in vigore disposizioni che oltrepassano e sviliscono il ruolo Parlamento.
  È ormai noto che, dopo ben 28 decreti-legge emanati fino ad oggi in un anno di Governo Renzi (una media di due decreti-legge ogni mese, e siamo in attesa dell'ennesimo decreto-legge !), per questo Esecutivo il fenomeno dell'abuso della decretazione d'urgenza sia ormai una mala ed incurabile necessità: nonostante i numerosissimi richiami del Capo dello Stato e le numerose sentenze della Corte costituzionale, non siamo ancora riusciti ad estirpare questo vizio. Il nostro dettato costituzionale infatti prevede che la potestà legislativa appartenga alle Camere (o meglio, apparteneva alle Camere), e che soltanto in casi di necessità e di urgenza questa possa essere esercitata dal Governo.
  Questo eccessivo utilizzo della decretazione d'urgenza priva l'opposizione della sua facoltà di esercitare la sua funzione di indirizzo e di controllo politico: il principio di maggioranza, che tanto si è osannato come toccasana dell'ingolfamento parlamentare italiano, non deve infatti pregiudicare la tutela del diritto di opposizione che in un ordinamento democratico come il nostro vuole definirsi, o meglio vorrebbe definirsi, è e deve essere costituzionalmente garantito.
  Il Presidente del Consiglio ci ha fatto chiaramente capire che il Parlamento è per lui...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Caon. Onorevole Gallinella, gentilmente. Non si può fare, come lei sa. Bene, grazie. Prego, onorevole Caon.

  ROBERTO CAON. Il Presidente del Consiglio ci ha fatto chiaramente capire che il Parlamento è per lui un impedimento da superare con tutti gli strumenti possibili, e che naturalmente lo strumento più efficace che egli ha in mano è quello della repressione della volontà dei parlamentari. Oggi l'utilizzo della decretazione d'urgenza trova la sua unica giustificazione politica nel fatto che lo strumento del decreto-legge gode di una corsia preferenziale in Parlamento, ed abbatte i tempi dell'approvazione rispetto ad un normale disegno di legge. È palese quindi che il Governo operi nella piena consapevolezza di travalicare i limiti costituzionali, solo ed esclusivamente perché incapace di trovare una maggioranza parlamentare coesa che possa in tempi rapidi procedere al varo di un provvedimento secondo un iter legislativo ordinario.
  Questo continuo ed incessante ricorso alla decretazione d'urgenza ha perso quindi ogni presupposto di eccezionalità, quale dovrebbe invece essere il fine di una legittima e legale giustificazione giuridica, rompendo ogni meccanismo di bilanciamento e di equilibrio pensato dalla nostra Costituzione. Il Governo, quindi, per l'ennesima volta sposta illegittimamente in capo al Governo, o meglio al Presidente del Consiglio, un potere che invece appartiene alle Camere; e questo nel silenzio più assordante della maggioranza, che siede in un'Aula che resta immobile di fronte a questa continua violazione del dettato costituzionale.
  Come resta immobile di fronte alle scelte politiche poco avvedute ed affatto adeguate, come quella dell'esame di questo decreto-legge, in cui il Governo interviene appunto con un decreto-legge, varando una riforma per la quale sarebbe richiesto invece l'intervento legislativo ordinario. Sottolineo come la Corte costituzionale abbia più volte ricordato come le norme ordinamentali non possono richiedere, per loro stessa natura, interventi d'urgenza: la Consulta infatti è stata molto chiara, ribadendo più volte come il decreto-legge non sia uno strumento adeguato a realizzare una riforma organica e di sistema.
  Non può certo non riconoscersi come il decreto-legge all'esame sia di carattere Pag. 47ordinamentale. Inoltre, vorrei qui ricordare come già in passato in quest'Aula si siano chiusi gli occhi davanti ad una palese violazione del dettato costituzionale ed ai richiami della Corte di fronte alla conversione in legge del decreto-legge n. 16 del 2012, il cosiddetto decreto-legge semplificazioni, che delegava ad un apposito decreto ministeriale, e quindi naturalmente non suscettibile di esame parlamentare, l'individuazione dei soggetti esenti dall'imposta secondo un criterio altimetrico.
  Così come si sono chiusi gli occhi in sede di conversione del decreto-legge n. 66 del 2014, il cosiddetto decreto IRPEF, o meglio conosciuto come decreto degli 80 euro, che ha modificato ancora in senso peggiorativo l'esenzione dal pagamento dell'imposta con la quale il Premier Renzi ha voluto finanziare la «marchetta» elettorale delle Europee ponendosi l'obiettivo di racimolare almeno 350 milioni dal settore agricolo. Ripeto, 350 milioni dal settore agricolo. Così si è intervenuti a gamba tesa, riducendo le agevolazioni fino ad allora riconosciute al settore agricolo e imponendo l'inaspettato balzello. Di fronte all'ingiustificato ritardo e alle macroscopiche incongruenze del decreto interministeriale del 28 novembre 2014, che avrebbe dovuto attuare le disposizioni previste nei suddetti decreti, il Governo avrebbe dovuto limitarsi, con questo decreto-legge, alla proroga del termine, così com’è stato per il decreto-legge 16 dicembre 2014, n. 185, poi decaduto. Invece, approfittando anche della sospensione, poi non confermata, del suddetto decreto ministeriale da parte del TAR Lazio, ha previsto un nuovo decreto, quello che stiamo esaminando, per rimodulare criteri e indici dell'esenzione dell'imposta, ampliando – si fa per dire – la platea dei contribuenti passivi. Di fatto, con questo decreto si raggiungono circa 5.500 comuni esenti, tra esenzione totale, esenzione parziale e franchigia, ma non si arriva ancora ai circa 6.100 comuni che erano esenti fino al 2013.
  A ben vedere, in questa successione di promulgazione di decreti-legge potrebbe ravvedersi un non ben celato tentativo di reiterazione dello strumento di decretazione d'urgenza di cui la Corte costituzionale ha dichiarato la più assoluta incostituzionalità e con la quale ha voluto mettere la parola fine alla procedura-prassi della reiterazione, quale una delle violazioni più palesi e forti dell'articolo 77 della nostra Costituzione. Infatti, la proroga del termine del pagamento dell'imposta era già stata oggetto del precedente decreto-legge n. 185 del 16 dicembre 2014, anch'esso emanato il giorno stesso della scadenza del versamento. Quindi, nel decreto-legge in esame, a nostro avviso, si cela un tentativo di reiterazione di un decreto-legge. Certo, viene da sé come questi continui, inorganici, irrazionali e schizofrenici interventi normativi emanati, fra l'altro a ritmo temporale serrato, provochino confusione e incertezza del diritto sia per i professionisti ma soprattutto per il semplice contribuente che si ritrova di fronte a una normativa incomprensibile e vessatoria, quando invece il compito dell'amministrazione pubblica dovrebbe essere esattamente l'opposto, ossia orientato alla semplificazione.
  Per non parlare poi dei tempi brevissimi in cui le nuove obbligazioni tributarie vanno adempiute con pregiudizio oltre che del cittadino anche degli enti locali, che si ritrovano non soltanto in una situazione di ingiustificata e caotica incertezza in termini di risorse finanziarie ma anche in una situazione di difficoltà di fronte ai propri contribuenti, questo a dimostrazione dell'assoluto disprezzo che questo Governo continua ad avere nei confronti non solo del Parlamento ma anche dei contribuenti, ponendo termini di scadenza di alcuni adempimenti fiscali da parte dei cittadini ricompresi nei sessanta giorni previsti per la conversione in legge del decreto.
  Il decreto-legge che il Governo vorrebbe far convertire da quest'Aula non tiene affatto conto delle difficoltà finanziarie che si sono arrecate ai comuni, soprattutto ai piccoli, che nel marasma legislativo promosso da questo Esecutivo si ritrovano decurtati sostanzialmente di Pag. 48fette di trasferimenti statali in alcuni casi indispensabili per la chiusura in pareggio e per il rispetto del Patto di stabilità interno senza aver alcun riscontro certo e stabile da parte dell'amministrazione centrale che, in beffa, li tasserà poi per un eventuale buco di bilancio. Non bisogna dimenticare che sull'intero territorio nazionale esistono realtà territoriali che, al di là della classificazione all'interno dei comuni montani o meno, presentano dei profili di criticità in merito alla produttività e rendita del terreno tali da rendere troppo onerosa la corresponsione dell'imposta. Inoltre crea disparità tra cittadini e detentori dei terreni perché chi da una parte e chi dall'altra, in montagna, e chi in pianura ha un trattamento totalmente diverso. Con questo provvedimento si è voluto mettere ancora una volta le mani nelle tasche dei contribuenti, soprattutto degli agricoltori, e questa è la sola ragione per cui è nato il provvedimento in esame. Si sono andati a colpire questa volta i beni strumentali degli agricoltori, cioè i terreni agricoli. L'agricoltura è un settore primario...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista...

  ROBERTO CAON. ... o almeno lo era, visto che per il Governo invece è un settore assolutamente penalizzato e trascurato. L'IMU agricola è una nuova patrimoniale che si aggiunge alle odiate IMU e TASI e alle tasse sulle case e i capannoni. È la conferma che...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Caon, e pregherei di non mettere in mezzo il sottosegretario, onorevole Rabino.

  ROBERTO CAON. ... la sinistra al Governo è proprio ingorda di tasse.

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, il disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, recante «misure urgenti in materia di esenzione IMU nonché di proroga di termini concernenti l'esercizio della delega in materia di revisione del sistema fiscale», approvato in prima lettura dal Senato, contiene diversi elementi di incostituzionalità e disattende le norme previste dallo Statuto del contribuente.
  La rimodulazione dei criteri applicativi connessi all'imposta, a tal fine, non può in alcun modo essere giustificata sotto il profilo costituzionale in quanto è composta da disposizioni prive dei presupposti di straordinaria necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione.
  La materia dell'IMU sui terreni agricoli, ed in particolare la proroga del termine del pagamento dell'imposta, era già stata oggetto di un precedente decreto-legge del 16 dicembre 2014, n. 185, anch'esso emanato in prossimità della scadenza del versamento, che ha sollevato ulteriori dubbi e perplessità, tali da richiedere l'intervento di provvedimenti cautelari della magistratura amministrativa del TAR Lazio, che ha disposto la sospensione dell'efficacia del decreto interministeriale del novembre 2014 in attesa del giudizio di merito previsto, in ultimo, per il prossimo 17 giugno 2015.
  Nel decreto-legge n. 4 del 2015, ad avviso dei sottoscrittori della presente questione pregiudiziale di costituzionalità si occulta un tentativo di reiterazione di un decreto-legge, che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 360 del 1996, ha chiaramente ritenuto incompatibile con la disciplina costituzionale del decreto-legge, la cui reiterazione è ritenuta ammissibile soltanto quando il nuovo decreto risulti formato su autonomi motivi di necessità e urgenza.
  Il contenuto del decreto-legge si rileva inoltre profondamente errato, in quanto, non solo non conferma in via definitiva l'esenzione dall'IMU ai terreni di proprietà collettiva di pianura, ma introduce ex novo l'imposta anche per i terreni «parzialmente montani», contraddicendo nella forma e nella sostanza, il disposto del Pag. 49decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito con modificazioni dalla legge 23 giugno 2014, n. 89.
  Ulteriori profili di criticità che si rinvengono dal provvedimento e che si ricollegano per diversi aspetti alle precedenti disposizioni in materia di IMU agricola, sono rivolti alla violazione dei principi sanciti dallo Statuto del contribuente, in relazione al quale le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata prima del sessantesimo giorno dalla data di entrata in vigore o dell'adozione dei provvedimenti di attuazione in esse previsti.
  Se la violazione tributaria discende da obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull'ambito di applicazione della disposizione normativa, l'articolo 10 dello Statuto del contribuente (legge n. 212 del 2000) prevede che non debbano essere comminate sanzioni, né richiesti interessi moratori al contribuente, qualora si sia conformato a indicazioni contenute in atti dell'amministrazione finanziaria, nonostante siano state successivamente modificate, o nel caso in cui il suo comportamento risulti posto in essere a seguito di fatti direttamente conseguenti a ritardi, omissioni o errori dell'amministrazione finanziaria.
  Di non secondaria rilevanza, si rinvengono nel decreto-legge n. 4 del 2015, inoltre, disposizioni discriminatorie che generano una concorrenza sleale tra possessori di terreni agricoli in comuni parzialmente montani, nei quali sono esentati solo i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali, rispetto a quelli montani, che sono totalmente esenti. Tali misure risultano in evidente contrasto con l'articolo 53 della Costituzione, in quanto creano delle disfunzioni applicative nella corresponsione dell'imposta, ovvero non ci si riferisce, come indicato nel dettame costituzionale, alla capacità contributiva, bensì alla collocazione territoriale. Esistono, infatti, sul territorio nazionale, aree geografiche classificate non montane o parzialmente montane che incontrano difficoltà produttive tali da rendere particolarmente onerosa la corresponsione dell'imposta e quindi, ad avviso dei sottoscrittori, in contrasto con il suddetto principio costituzionale che prevede che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
  Il provvedimento graverà pesantemente sugli assetti economici dell'agricoltura nazionale e necessita a tal fine un maggior approfondimento, a livello generale, della portata dell'impatto delle norme, attraverso un coinvolgimento delle associazioni agricole, degli enti locali e dei soggetti istituzionalmente preposti.
  Inoltre, il decreto-legge, in particolare nel suo percorso di conversione al Senato, si è arricchito di ulteriori norme che rendono il testo disomogeneo, contravvenendo a quanto disposto dalla Costituzione e dalla giurisprudenza costituzionale in materia di decretazione d'urgenza. Il rilievo del criterio di omogeneità nel contenuto costituisce uno dei perni fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da ultimo fondato i percorsi argomentativi legati alla verifica del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per la legittima adozione dei decreti-legge. Le finalità degli articoli del decreto-legge in esame confermano una netta mancanza di coordinamento delle norme all'interno di un unico provvedimento d'urgenza, violando il vincolo implicitamente disposto dall'articolo 77 della Costituzione, e ribadito esplicitamente dall'articolo 15 della legge 23 agosto 1988 n. 400. In particolare, con la sentenza n. 22 del 2012, la Corte costituzionale ha ritenuto tout court illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità, vincolo che la Corte ritiene implicitamente previsto dall'articolo 77 della Costituzione, ed esplicitato dall'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400. Quest'ultima disposizione, infatti «laddove prescrive che il contenuto del decreto-legge deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo, pur non avendo, in sé e per sé, rango costituzionale, e non potendo Pag. 50quindi assurgere a parametro di legittimità in un giudizio davanti a questa Corte, costituisce esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione, il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità e urgenza, che ha indotto il Governo ad avvalersi dell'eccezionale potere di esercitare la funzione legislativa senza previa delegazione da parte del Parlamento».
  Per i motivi suesposti, si chiede all'Aula e ai colleghi di deliberare di non procedere all'esame del disegno di legge atto Camera n. 2915.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, adotterò il suo modello da Presidente della Camera, essendo breve e veloce nell'esprimere il voto contrario alla pregiudiziale da parte di Area Popolare.
  Non entro nel merito, perché rientrerebbe nelle liturgie delle posizioni, che poi si vanno via via modificando a seconda anche delle legislature, di anticostituzionalità, piuttosto che di altre formule di cui ho sentito parlare quest'oggi.
  La preoccupazione che ci anima è quella che riguarda, qualora non arrivassimo all'approvazione, così come è avvenuto con le modifiche in Senato, quanto stabiliva la legge di stabilità, che, come tutti voi sapete, trattava argomenti relativi alla materia, ma certamente peggiorativi nei confronti del settore agricolo. Alcune delle modifiche che sono state apportate al Senato le abbiamo condivise, ed è per questo che, quindi, riteniamo che si debba andare in questa direzione. Non vorrei neanche che dimenticassimo quello che il Governo precedente aveva fatto su questa materia, quando Ministro delle politiche agricole era Nunzia De Girolamo, con quella che non era una parziale esenzione della platea degli agricoltori, ma era molto più vasta e contemplava tutti.
  Credo che l'invito che va rivolto al Governo, e quindi anche a noi stessi, sia di studiare e di pensare quale possa essere un'ulteriore soluzione, che vada incontro alle esigenze di un segmento del sistema produttivo che ci è caro, come il sistema Italia. Quindi, si trovi un'ulteriore soluzione che si aggiunga a quanto già in Senato è stato migliorato come testo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, espongo le ragioni per cui voteremo contro le questioni pregiudiziali al disegno di legge in esame. Questo provvedimento è stato emanato per dare risoluzione ad un clamoroso errore contenuto nell'ormai famoso decreto ministeriale del Ministero dell'economia e delle finanze, quello dello scorso 28 novembre 2014, decreto che – lo ricordiamo – individua i terreni beneficiari dell'esenzione IMU sulla base del criterio altimetrico, parametro che da solo non è in grado di individuare quelle zone svantaggiate del Paese, che invece dovrebbero essere sostenute da una normativa fiscale perequativa, e di tener conto delle peculiarità territoriali dei terreni e delle relative redditività.
  Infatti, mai come in questo caso, è stata proprio l'azione parlamentare a determinare l'emanazione di questo decreto, per modificare il contenuto di quel tanto criticato decreto ministeriale. A tal fine, all'indomani dell'emanazione del decreto, abbiamo presentato interrogazioni urgenti e ordini del giorno, fino a determinare, fortunatamente, l'introduzione nella legge di stabilità della proroga al 26 gennaio che ci ha portato al provvedimento oggi in discussione.
  Il suddetto decreto, inoltre, faceva riferimento all'adempimento dell'obbligo tributario del saldo IMU per l'anno 2014, entro il 16 dicembre, con palese violazione, tra l'altro, del principio di irretroattività sancito dallo statuto del contribuente, che impone che le sanzioni tributarie non possano prevedere nuovi adempimenti prima di 60 giorni dalla scadenza del pagamento del tributo al quale si riferiscono. In questo provvedimento è Pag. 51contenuto, inoltre, il supplemento del termine da dare al Governo per l'attuazione della delega fiscale ormai prossima alla scadenza. Molto, dal nostro punto di vista, c’è ancora da fare sul versante dell'equità dell'imposta, ma è compito del Parlamento riuscire a introdurre le dovute modifiche, recuperando tutti quegli elementi di iniquità che sono presenti nella tassazione IMU.
  Per noi equità significa che chi ha di più deve contribuire in misura superiore, a prescindere dalla altitudine in cui si trova il terreno. Per noi equità significa riconoscere il ruolo che l'agricoltura svolge nel Paese e le sue condizioni di difficoltà, significa che la revisione degli estimi catastali deve essere la base essenziale di una valutazione per poter superare la disparità tra terreni similari e contigui, ma soggetti a tassazioni differenziate, significa esenzione totale per tutte quelle aree colpite da calamità e da eventi atmosferici, significa esenzione totale per tutti quei terreni con colture colpite da malattie o fitopatie, come, soltanto ad esempio, la tristezza degli agrumi, il cinipide del castagno, la Xylella fastidiosa degli ulivi.
  Equità significa, in sostanza, trasformare il decreto del Governo in una legge che metta uno stop, di fatto, all'IMU in agricoltura. Il Governo ha promosso e promesso sostegno al comparto primario, invece cosa fa ? Taglia le agevolazioni sul gasolio agricolo, non mantiene le promesse di riduzione relative all'IRAP e introduce tassazioni indiscriminate dei terreni agricoli.
  Signori parlamentari, egregi colleghi, per garantire i famosi e fumosi 80 euro, il Governo tassa il lavoro della terra, tassa il settore primario e noi a questo gioco non ci stiamo. Noi siamo a favore di un decreto d'urgenza ed è per questo che votiamo contro le pregiudiziali, perché vogliamo che venga tolta immediatamente la tassa iniqua sull'agricoltura che mette in difficoltà gli agricoltori, i contadini italiani, il nostro settore primario che vedrà innalzare i prezzi ai consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. Signor Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto per il quale le opposizioni hanno presentato le questioni pregiudiziali all'esame dell'Aula, rappresenta la conclusione normativa di uno dei più importanti e impegnativi provvedimenti del Governo Renzi, adottato nel 2014, il decreto-legge n. 66, comunemente conosciuto come «bonus Irpef», gli 80 euro in busta paga, 640 euro per i mesi da maggio a dicembre 2014. Certo, da molti in quest'Aula è stato considerato un provvedimento balneare, o poco più, che si sarebbe concluso con la fine del 2014. Diversamente si è rivelato il più imponente taglio alla contribuzione fiscale dei lavoratori e delle lavoratrici con redditi fino a 26 mila euro, portato poi a regime nell'annualità 2015. Una copertura finanziaria complessa, con misure che hanno interessato tutti i Ministeri, nonché la rivisitazione dell'esenzione e delle agevolazioni fiscali di diversa natura, compresa quella relativa all'IMU sui terreni agricoli. Circa 4 euro, il 5 per cento degli 80 euro in busta paga, sono stati finanziati con la riduzione dei comuni esenti all'applicazione dell'IMU sui terreni agricoli, al fine di ottenere un gettito di 350 milioni di euro.
  In sostanza una nuova mappatura dei comuni esenti rivista in più passaggi, durante i quali però non è mai venuto meno l'interventismo parlamentare. A titolo di esempio: nel luglio 2014 abbiamo presentato osservazioni al decreto di riforma del catasto; poi con la presentazione del decreto del 28 novembre abbiamo presentato tre risoluzioni in Commissione finanze, la prima a firma del Partito Democratico e a seguire di Forza Italia e del Nuovo Centrodestra; il 22 gennaio 2015 la trasmissione di una lettera al Presidente Renzi sottoscritta da ben 106 deputati del Partito Democratico per invitarlo ad un suo pronto intervento prima della scadenza del 26 gennaio, alla quale è seguita il giorno successivo l'approvazione del presente decreto da parte del Consiglio dei ministri.Pag. 52
  Venendo però ai rilievi più stringenti al decreto in discussione, è importante evidenziare che fin dalla sua prima formulazione il decreto si è contrassegnato per la sua portata estensiva, nel senso di un aumento dei comuni esenti. Come diceva prima bene anche il collega Caon, siamo passati da circa 1.500 comuni esenti a oltre 3.500 totalmente esenti e a questi si sono aggiunti altri 1.500 comuni che hanno avuto agevolazioni, i cosiddetti comuni collinari.
  È un decreto, quindi, che ha rimodulato l'iniziale classificazione dei comuni esenti, superando la definizione impropriamente legata all'altitudine rilevata presso la sede municipale, per tornare ad una classificazione, seppur storicizzata, ma connaturata al prevalente carattere montano del territorio comunale. È un decreto che, nel rispetto dei dettami dell'articolo 53 della Costituzione, ha disciplinato l'esenzione, non solo per il 2014, ma a regime, per i terreni a immutabile destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile inusucapibile, seppur non ricadenti nei comuni montani e collinari. È un decreto, infine, che contempla la proroga di tre mesi della delega fiscale ad evidenziare la centralità del legame, tutto italiano e reiterato in numerosi provvedimenti di natura tributaria dal 2008 ad oggi, tra l'IMU e le principali riforme fiscali del nostro Paese.
  Per questi motivi noi del Partito Democratico voteremo convintamente contro le pregiudiziali all'esame dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Cancelleri ed altri n. 1, Caon ed altri n. 2 e Palese ed altri n. 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mauri, Cassano...colleghi vi pregherei di affrettare il raggiungimento delle vostre postazioni...Piepoli...altri ? Patriarca... ci siamo ? Bene, mi pare che ci siamo.. Currò.. onorevole Currò, ma addirittura dobbiamo mettere la scheda ? Simonetti...Onorevole Currò, forse se lei va a votare dal suo posto, è più facile. Giri e vada a votare...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  347   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato   96    
    Hanno votato no  251.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare contro).

  MARCO MARCOLIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, a che titolo, onorevole Marcolin ?

  MARCO MARCOLIN. Su dei fatti che sono successi ieri sera a Oderzo, che volevo denunciare e portare...

  PRESIDENTE. Non ho capito, a che titolo, onorevole Marcolin ?

  MARCO MARCOLIN. Intervento di fine seduta.

  PRESIDENTE. Gli interventi di fine seduta si svolgeranno dopo, prima c’è la ripresa delle 15, quindi rinviamo a dopo.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta Pag. 53immediata, alle quali risponderanno il Ministro della difesa, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative volte a ridimensionare il cosiddetto precariato militare e a rimodulare i concorsi di accesso al servizio permanente per i volontari in ferma prefissata – n. 3-01326)

  PRESIDENTE. Il deputato Mariano Rabino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01326 ed ha un minuto. (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, signora Ministro, io, proprio perché il tempo è assai concentrato, sono proprio a chiederle quali iniziative urgenti intende attuare il suo Ministero e il Governo – è presente anche il Ministro dell'economia e delle finanze Padoan, sappiamo benissimo quali sono le compatibilità finanziarie – per ridimensionare il precariato militare e se non ritenga opportuno davvero rimodulare, nel senso della credibilità, della serietà, alla luce di un'attenta e adeguata programmazione, i concorsi di accesso al servizio permanente, i cosiddetti VSP, per i volontari in ferma prefissata, i cosiddetti VFP, adattando la disponibilità degli accessi al numero degli arruolati proporzionalmente alle esigenze del Ministero della difesa.

  PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere ed ha tre minuti.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Signor Presidente, l'immissione in servizio permanente dei volontari al termine della ferma prefissata è disciplinata dall'articolo 704 del codice dell'ordinamento militare, che non prevede un meccanismo di transito automatico, ma di definizione delle posizioni disponibili determinate annualmente in funzione delle esigenze operative delle Forze armate e delle disponibilità finanziarie.
  Lo schema relativo al passaggio in servizio permanente dei volontari in ferma prefissata è stato ben descritto nel testo presentato dall'onorevole interrogante. Mi limito qui ad aggiungere che i volontari in questione, al termine della ferma e delle eventuali rafferme, conseguono un patentino che costituisce una vera e propria certificazione di abilità acquisita durante il servizio per la partecipazione ai concorsi banditi nell'ambito del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico (quindi, carabinieri, finanzieri, Polizia di Stato, guardie penitenziarie, vigili del fuoco, guardie forestali), con posti ad essi riservati.
  Ciò posto – e questa è una prima risposta –, è evidente che non è possibile prefigurare la completa immissione in servizio permanente di tutti i volontari ancorché idonei e meritevoli. Tuttavia, anche su iniziativa del Dicastero, sono stati previsti specifici istituti e forme di tutela per agevolarne l'inserimento nel mondo del lavoro.
  La materia è disciplinata dagli articoli 103 e 104 del codice dell'ordinamento militare proprio nell'intento di assicurare ai volontari congedati senza demerito il maggior numero possibile di opportunità di sbocchi occupazionali. Ma su questo terreno è necessario fare di più. Sono personalmente molto sensibile alla questione, considerato che tale problema non è solo italiano. Ho avviato confronti anche a livello internazionale per uno scambio di opinioni con Paesi altrettanto impegnati nella ricerca delle soluzioni più efficaci. In particolare, sono stati decisamente proficui i contatti avuti con il Ministro della difesa tedesco, già titolare del Dicastero del lavoro, e l'approfondimento delle esperienze effettuate e delle soluzioni adottate in Paesi all'avanguardia come la Gran Bretagna.
  In conclusione, vorrei qui evidenziare che anche il processo di arruolamento del personale militare è parte della più ampia riflessione che ho voluto condurre nell'ambito Pag. 54del Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa, che verrà presentato a breve al Presidente della Repubblica nella sede del Consiglio supremo di difesa, per essere poi trasmesso alle Camere.

  PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha due minuti.

  MARIANO RABINO. Signor Ministro, io la ringrazio moltissimo per la sua cortese e disponibile risposta.
  Io appartengo a un gruppo parlamentare e a un partito, Scelta Civica, che ha fatto della spending review, della razionalizzazione della spesa, della lotta agli sprechi nella spesa pubblica una sorta di totem. Nello stesso tempo, però, di fronte a questi casi, la riflessione sulla opportunità di non costruire aspettative ed illusioni fuori dal tempo e, allo stesso tempo, di non perdere professionalità, disponibilità, volontà e volontarietà ad esercitare professioni altamente rischiose – basta pensare all'attualità, al Mediterraneo, al mondo incendiato e alla necessità di avere forze militari all'altezza del compito – ci induce ad una riflessione che spinga il Governo e il suo Ministero, in particolare, davvero a svolgere compiti e ruoli di programmazione molto più serrati, anche nell'indizione di questi concorsi, immaginando magari meno posti per creare davvero meno aspettative e meno illusioni.
  Mi fa piacere, poi, che lei abbia fatto riferimento ad una collaborazione con altri Paesi alleati, la Germania in particolare, perché è convinzione, mia personale e del mio gruppo, che si deve andare verso un esercito comune europeo e una valutazione complessiva a livello continentale delle spese militari e dell'organizzazione del personale militare di difesa e di sicurezza. Grazie, signora Ministro.

(Iniziative in relazione alla situazione del mercato delle società che offrono servizi di call center in ambito nazionale, in particolare alla luce della vicenda dell'azienda Almaviva contact – n. 3-01327)

  PRESIDENTE. La deputata Giorgia Meloni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01327, concernente iniziative in relazione alla situazione del mercato delle società che offrono servizi di call center in ambito nazionale, in particolare alla luce della vicenda dell'azienda Almaviva contact (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIORGIA MELONI. Grazie Presidente, Ministro Guidi, lo scorso sabato ho incontrato a Palermo una delegazione dei 1.700 lavoratori di Almaviva che solamente in Sicilia rischiano la messa in mobilità. Almaviva è una società di call center che opera su tutto il territorio nazionale e ha tra i suoi committenti alcune tra le maggiori aziende italiane. Il motivo per il quale questi lavoratori oggi rischiano il licenziamento è a causa del possibile non rinnovo di alcune importanti commesse, come, ad esempio, la commessa di Wind, perché altri competitori hanno presentato delle offerte più vantaggiose.
  Qual è il punto ? Il punto è che, per paradosso, l'offerta di Almaviva contact è oggi meno vantaggiosa di altre – e chiudo, Presidente – perché Almaviva contact è un'azienda virtuosa, un'azienda che si rifiuta di delocalizzare, un'azienda che assume i propri dipendenti con contratto a tempo indeterminato e questo la rende poco competitiva sul mercato. Il punto è che cosa intende fare il Governo per aiutare un'azienda virtuosa e per impedire che 1.700 persone, in una terra nella quale non è esattamente facile trovare lavoro come la Sicilia, perdano il lavoro.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, io rispondo all'onorevole Meloni dicendo che il Ministero dello sviluppo economico si è Pag. 55attivato già da qualche tempo con molto impegno al fine di affrontare una crisi di settore che riguarda tutti i call center, anche con alcuni specifici tavoli per quello che riguarda le problematiche relative proprio alla società Almaviva e pure Infocontact. Per la prima cosa, in accordo con gli operatori del settore e le organizzazioni sindacali, il Ministero, il MISE, si è attivato per garantire la corretta applicazione dell'articolo 24-bis della legge n. 134 del 2012 che impone all'operatore telefonico di dare all'utente un'informazione sul luogo di ubicazione del call center, con particolare riferimento all'ipotesi in cui lo stesso si trovi all'estero, per assicurare certamente l'assoluta trasparenza del trattamento dei dati personali. E in quest'ottica anche gli ispettorati regionali territoriali del Ministero hanno già effettuato controlli a campione e a tappeto e accertato diffuse violazioni relative al suddetto trattamento e la contestazione che è seguita e le sanzioni che saranno applicate costituiscono crediamo un efficace deterrente alla delocalizzazione. Si stanno, inoltre, ricercando nuove soluzioni, anche normative, per risolvere le problematiche in materia di gare e nello scorso mese di febbraio è stato istituito un gruppo tecnico di lavoro che è all'opera per studiare come migliorare i criteri di affidamento degli appalti delle pubbliche amministrazioni favorendo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Quindi, una combinazione tra offerta tecnica e offerta economica.
  Infine, per quanto concerne la ricollocazione dei lavoratori del settore posti in mobilità, si sta studiando la possibilità di introdurre un sistema premiante per le aziende aggiudicatrici qualora assumano lavoratori provenienti dal bacino della mobilità. Concludo con un accenno alle società Almaviva e Infocontact che l'onorevole interrogante ha citato. Per quanto concerne la società Almaviva, nell'ultimo tavolo tenutosi i vertici dell'azienda hanno dato la propria disponibilità a non procedere alla prospettata delocalizzazione almeno sino all'esito di queste verifiche condotte dagli ispettorati territoriali regionali e, in ogni caso, la gara indetta da Wind prevede esplicitamente l'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale dipendente da imprese esercenti i servizi di telecomunicazione, lo stesso applicato ad Almaviva. L'operatore di telefonia, inoltre, ha inserito, fra i parametri di valutazione, quello della territorialità, volta a garantire il mantenimento dell'attività nelle sedi italiane attualmente impegnate e conseguentemente tutelare al meglio l'occupazione dei lavoratori di Almaviva, anche nel caso in cui l'attività dovesse essere affidata a un'altra società di outsourcing.
  Per quanto riguarda invece la Infocontact, in data 17 febbraio scorso, il Ministero ha autorizzato i commissari straordinari ad accettare le offerte d'acquisto selezionate attraverso una procedura ad evidenza pubblica e pertanto a vendere il complesso aziendale di Lamezia Terme alla società Abramo Customer Spa e il complesso aziendale di Rende alla Comdata SpA. L'offerta prevede il trasferimento agli acquirenti di complessivi 1.490 addetti per la maggioranza con contratto part-time. Sono attualmente in corso le procedure di consultazione sindacale previste dalla legge e i commissari contano, nel caso di esito positivo, di concludere la vendita nell'arco del prossimo mese.

  PRESIDENTE. La deputata Meloni ha facoltà di replicare per due minuti.

  GIORGIA MELONI. Ministro, la ringrazio per la risposta e per la buona volontà però mi corre l'obbligo di notare che ci sono molti buoni propositi e pochi fatti concreti per persone che comunque alla fine del mese devono portare a casa uno stipendio e dal prossimo mese o tra pochi mesi rischiano di non portarlo più. Penso che ci sia una grande questione simbolica dietro a questa vicenda, quella di Almaviva nello specifico perché è quella che io conosco meglio essendo stata di questa investita da chi ci lavora. I lavoratori di questa società non stanno rischiando il posto di lavoro perché non sanno fare il Pag. 56loro lavoro. Esattamente come Almaviva non rischia di essere costretta a mettere in mobilità 1.700 persone solo in Sicilia perché non rispetta i propri dipendenti, non rispetta l'Italia e vuole delocalizzare. Per paradosso è l'esatto contrario: perché lavorare con Almaviva costa nella misura in cui ci sono i contratti di lavoro a tempo indeterminato, perché Almaviva ha nel proprio statuto una norma che dice che non si può delocalizzare almeno per le commesse che vengono da operatori italiani. Allora la domanda quale è ? Noi vogliamo dare il segnale che quelle imprese virtuose che credono nell'Italia, credono negli italiani e credono nelle regole devono essere massacrate o vogliamo dare il segnale diametralmente opposto cioè che lo Stato darà una mano a quelle aziende che non sfruttano i propri lavoratori e non vanno a cercare manodopera a basso costo all'estero ? Penso che un Governo che ha a cuore i bisogni e le istanze del proprio popolo dovrebbe lottare per la seconda scelta cioè per la scelta di aiutare imprese di questo tipo. Come ? Ben vengano i controlli serrati e le sanzioni che voi avete messo in campo sul rispetto delle norme delle delocalizzazioni che però, segnalo, sono stati come tante volte accade per questo Governo annunciati – concludo, Presidente – e ancora non messi in campo. Noi crediamo che l'Esecutivo debba lavorare ad una normativa più ampia sul tema della delocalizzazione «selvaggia». Lei mi ha detto che state studiando ma non c’è dato di sapere di più anche dalla sua risposta. Credo che sia fondamentale, Presidente – concludo per davvero – accogliere le richieste dei lavoratori di Almaviva sul rispetto dell'articolo 53 del contratto collettivo nazionale che prevede, nel caso di perdita della commessa da parte di un'azienda, che il committente vincitore abbia l'obbligo di riassumere i lavoratori alle stesse condizioni economiche e inquadramento. Ma dico di più – concludo per davvero – penso che l'Esecutivo debba anche avere il coraggio e la forza di sostenere aziende virtuose che si impegnano a mantenere i livelli occupazionali in Italia anche attraverso incentivi economici e riconoscimento. Ne va del futuro delle aziende di questa nazione e della credibilità del suo sistema economico.

(Chiarimenti ed iniziative in merito alle analisi e agli studi svolti dall'ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli – n. 3-01328)

  PRESIDENTE. La deputata Giammanco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01328 concernente chiarimenti ed iniziative in merito alle analisi e agli studi svolti dall'ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Ministro, oggi più che mai come sa è di attualità il problema della revisione della spesa pubblica in un momento storico in cui i cittadini sono costretti a grandi sacrifici per arrivare a fine mese; è estremamente importante eliminare sacche di spesa improduttiva che appesantiscono le casse dello Stato. Il punto è, Ministro, che dopo aver tanto parlato di spending review e aver chiesto al dottor Cottarelli di valutare i comparti di spesa dove esiste la possibilità di tagliare è come se questo Governo si fosse completamente dimenticato del lavoro fatto in un anno dal commissario. Per questo sono qui a chiederle che fine abbia fatto il piano Cottarelli: il programma di revisione della spesa pubblica sembra sia sparito nel nulla. Un anno fa il commissario presentava delle slide sul suo piano di revisione della spesa ma oggi del suo lavoro sembra non esserci più traccia. Nessuno sa dove siano finiti i dossier realizzati negli oltre venti gruppi di lavoro tematici e il Governo sembra aver rinunciato a ridurre in modo razionale una spesa pubblica enorme limitandosi a fare tagli lineari agli enti locali. È per questo che le chiedo se il Governo abbia intenzione di rendere pubblici i documenti Pag. 57di Cottarelli, quali siano stati i tagli di spesa ad oggi conseguiti e quali si intendano effettuare in futuro.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pietro Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente, buon pomeriggio. Vorrei dire all'onorevole Giammanco che la smentirò con la mia risposta, innanzitutto, per quanto riguarda la pubblicazione degli atti. Ricordo, tra parentesi, che il commissario alla spending review non è soggetto subordinato al Ministero dell'economia e delle finanze: è un soggetto autonomo al quale il Ministro dell'economia e delle finanze fornisce supporto tecnico.
  Detto questo, abbiamo avviato e quasi completato la raccolta di tutta la documentazione del lavoro del commissario Cottarelli durante la sua permanenza presso l'amministrazione e posso anticipare che tra poco, tra molto poco, tutto quello che abbiamo raccolto, compresi i rapporti dei gruppi di lavoro che sono, come indicava l'onorevole, effettivamente moltissimi, saranno tutti raccolti sul sito «revisionedellaspesa.gov.it».
  Quanto all'uso delle indicazioni tratte dal lavoro del commissario Cottarelli, due cose: il commissario ha utilizzato i documenti che sono il frutto del suo lavoro per input non esclusivo per il suo rapporto conclusivo, che è stato presentato al Parlamento sotto forma di slide. Anche questi documenti saranno resi pubblici. A sua volta, il rapporto conclusivo del commissario è stato utilizzato dal Governo come input per la propria valutazione tecnica, economica e politica e ha prodotto input in vari documenti, dal decreto-legge n. 66 del 2014, al decreto-legge n. 90 del 2014, al progetto di riforma della PA, alla legge di stabilità.
  Che cosa ne è stato fatto ? È stato fatto uso di questi suggerimenti per mettere in campo un ambizioso piano di tagli della spesa pubblica che sono stati in gran parte destinati al taglio del cuneo fiscale e al sostegno dei redditi più deboli dell'economia. Questo comincia con il DEF del 2014, dove erano previsti risparmi per circa 4 miliardi e mezzo nel 2014, fino a 17 nel 2015 e 32 nel 2016. Il decreto-legge n. 66 del 2014 ha attuato una prima riduzione del cuneo fiscale, utilizzando come risorse sia aumenti di entrate sia riduzione delle spese.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. La legge di stabilità è ulteriormente intervenuta e, per quanto riguarda il lato della spesa, sono state disposte riduzioni complessivamente pari a 16 miliardi e mezzo per il 2015, 19 per il 2016 e 19 e mezzo per il 2017.
  Il tempo non mi consente di essere più preciso. Vorrei concludere dicendo che, per quanto riguarda il futuro, è in corso un'istituzionalizzazione della spending review nel processo di bilancio e, quindi, nei prossimi provvedimenti questo approccio sarà reso continuamente attivo.

  PRESIDENTE. La collega Giammanco ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, signor Ministro, io sono contenta che lei mi abbia detto che tra poco saranno pubblicati i dati, però, di fatto, non sono stata smentita perché, ad oggi, ancora questi dati noi non li abbiamo e non li possiamo leggere. Quindi, credo sia giusto che gli italiani e questo Parlamento conoscano il più presto possibile il contenuto di questi documenti, prima annunciati come salvifici ed oggi dimenticati; documenti che per troppo tempo sono rimasti, a parer mio, accantonati in qualche cassetto del Governo e ignorati.
  D'altra parte, la spending review è una prassi consolidata sia in Europa che nel resto del mondo: mi limito a citare i casi di Regno Unito, Olanda, Giappone, Australia, Canada e, nonostante ciò, il nostro Paese, seppur schiacciato dal peso del suo enorme debito pubblico, sembra incapace Pag. 58di migliorare l'efficienza della macchina statale nella gestione della spesa pubblica.
  Analizzando la nota di aggiornamento del DEF dello scorso anno, mi spiace contraddirla, Ministro, però anche un centro studi autorevole, il centro studi Unimpresa, ha evidenziato che, tra il 2013 e il 2018, la spesa della pubblica amministrazione crescerà complessivamente di 40 miliardi. Quindi, è di tutta evidenza che il Premier Renzi abbia scelto di rinunciare a decisioni impopolari, nonostante proprio esse contribuiscano a liberare risorse necessarie alle riforme di cui il Paese ha bisogno.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Gli italiani, per esempio, dovrebbero sapere cosa ne è stato della promessa di ridurre le società partecipate da oltre 10 mila a mille. La loro inefficienza costa ai cittadini ben oltre un miliardo di euro l'anno e si tratta di una vera e propria giungla, dove quasi 1.900 aziende hanno un consiglio di amministrazione con neppure un dipendente; scatole vuote e utili solo a distribuire incarichi, a mantenere in vita consigli di amministrazione inutili e a fare concorrenza sleale ai privati.
  Dunque, signor Ministro, credo sia davvero arrivato il momento di fare delle scelte coraggiose attraverso risparmi ragionati che partano dagli enormi sprechi quotidiani in tutti i settori della spesa pubblica e credo che questi risparmi non possano più essere rinviati.

(Iniziative volte a garantire un maggiore e più adeguato livello di conoscenza della lingua tedesca per l'assegnazione dei posti nella provincia autonoma di Bolzano nell'ambito del bando per gli avanzamenti di carriera al ruolo di sovrintendenti della Guardia di finanza attraverso il concorso interno – n. 3-01329)

  PRESIDENTE. Il deputato Plangger ha facoltà di illustrare l'interrogazione Alfreider n. 3-01329 concernente iniziative volte a garantire un maggiore e più adeguato livello di conoscenza della lingua tedesca per l'assegnazione dei posti nella provincia autonoma di Bolzano nell'ambito del bando per gli avanzamenti di carriera al ruolo di sovrintendenti della Guardia di finanza attraverso il concorso interno (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, signor Ministro, il 10 dicembre 2014 il comando generale della Guardia di finanza, come ogni anno, ha pubblicato un concorso interno, per titoli, per l'ammissione di 420 allievi vicebrigadieri al diciannovesimo corso presso la Scuola allievi ispettori e sovrintendenti riservato agli appuntati scelti del Corpo. Ciò che noi poniamo come minoranze linguistiche è il rispetto di quanto previsto dallo statuto di autonomia in ordine alla lingua tedesca parificata a quella italiana.
  Al Governo chiediamo se ritenga di intervenire affinché, anche nel bando per gli avanzamenti di carriera al ruolo di sovrintendenti della Guardia di finanza attraverso il concorso interno, sia garantito un maggiore e più adeguato livello di conoscenza della lingua tedesca per l'assegnazione dei posti nella provincia autonoma di Bolzano, al pari di quanto avviene per l'accesso dall'esterno, in modo da rispettare il dettato statutario in materia di uso della lingua tedesca in provincia di Bolzano. Esistono quattro livelli di patentino: D), C), B) e A).

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ALBRECHT PLANGGER. Il livello D) va bene per il muratore e per l'addetto alla raccolta dei rifiuti, ma non va bene per un ufficiale pubblico, come gli appartenenti alla Guardia di finanza, che tratta gente importantissima.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pietro Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

Pag. 59

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, come credo sia noto, in tutte le procedure reclutative indette dalla Guardia di finanza è richiesto ai candidati che intendano accedere alla riserva di posti di cui all'articolo 33 del decreto del Presidente della Repubblica del 15 luglio 1988, n. 574, il possesso di un attestato di bilinguismo corrispondente al titolo di studio previsto quale requisito concorsuale.
  L'articolo 19 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 199, stabilisce che i sovrintendenti della Guardia di finanza siano tratti annualmente attraverso concorsi interni riservati agli appartenenti al ruolo, appuntati e finanzieri, senza prevedere, quale requisito per la partecipazione alla procedura selettiva, il possesso di uno specifico titolo di studio. Allo stesso tempo, l'articolo 6 del citato decreto legislativo n. 199 dispone che, per l'accesso al ruolo «appuntati e finanzieri», gli aspiranti all'arruolamento siano in possesso del diploma di istruzione secondaria di primo grado. Tuttavia, fino al 1989 era sufficiente, quale requisito per il reclutamento del personale nelle carriere iniziali del Corpo della guardia di finanza, la sola licenza di scuola elementare. Pertanto, il comando generale della Guardia di finanza che è stato consultato rileva che sono tuttora in servizio aliquote di personale nel suddetto ruolo in possesso della sola licenza elementare. Inoltre, al fine di garantire la parità di trattamento tra tutti i militari partecipanti ai concorsi interni per allievi vicebrigadieri arruolati prima e dopo il 1989, per l'accesso ai posti riservati ai possessori dell'attestato di bilinguismo, non viene richiesto uno specifico livello di certificazione, ammettendo così alla procedura anche i militari in possesso del livello D) corrispondente alla licenza elementare. In definitiva, mi sembra che il criterio adottato rimanga un criterio equilibrato alle esigenze.

  PRESIDENTE. Il deputato Plangger, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, devo dire che non siamo soddisfatti della risposta con riferimento al livello D) per un soggetto che aspira a fare una carriera da finanziere un po’ più alta e che deve essere favorito. E allora il comando della finanza dovrebbe far sì che coloro che partecipano imparino meglio la lingua, perché, per la buona convivenza e per comprendersi meglio, è una cosa che proprio non può essere tralasciata. Quindi, chiediamo al Governo che intervenga, perché così non va bene.

(Iniziative per la revisione delle attuali disposizioni per la compilazione e il rilascio dell'indicatore della situazione economica equivalente ai fini di una semplificazione a favore del contribuente – n. 3-01330)

  PRESIDENTE. Il deputato Rondini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga n. 3-01330, concernente iniziative per la revisione delle attuali disposizioni per la compilazione e il rilascio dell'indicatore della situazione economica equivalente ai fini di una semplificazione a favore del contribuente (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  MARCO RONDINI. Presidente, la semplificazione annunciata, che avrebbe dovuto garantire la revisione delle modalità per il calcolo dell'ISEE non sembra essere arrivata. Anzi, le nuove regole che richiedono questo indicatore sembrano colpire le fasce più deboli della nostra popolazione, portando qualche contribuente a scoraggiarsi a tal punto tanto da rinunciarci. Recenti stime prevedono, infatti, che con la nuova riforma dell'indicatore della situazione economica equivalente si assisterà ad un calo del 20 per cento del numero di contribuenti che accederanno alle agevolazioni sociali a causa del minore spazio lasciato all'autocertificazione e all'aumento dei controlli. Noi chiediamo quindi al Governo, al Ministro interrogato nell'ambito delle proprie competenze, Pag. 60quali iniziative intenda intraprendere al fine di rivedere le attuali norme procedurali di compilazione e rilascio dell'indicatore della situazione economica equivalente, in modo da attuare effettivamente e al più presto una sostanziale sburocratizzazione e semplificazione a favore dei contribuenti.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Presidente, ai sensi del DPCM 5 dicembre 2013, n. 159, gli immobili ai fini dell'ISEE sono considerati in base al valore ai fini IMU al netto di eventuali mutui residui quale definito al 31 dicembre dell'anno precedente a quello della presentazione della dichiarazione sostitutiva. Il valore dell'abitazione principale calcolato al netto del mutuo non rileva ai fini del patrimonio immobiliare se inferiore alla soglia di 52.500 euro, soglia che è incrementata per ogni figlio convivente successivo al secondo; e, se superiore alle predette soglie, il valore medesimo rileva in misura pari ai due terzi della parte eccedente. Tali considerazioni sono di per sé indicative del trattamento di maggior favore per il dichiarante rispetto alla disciplina ISEE previgente. Inoltre, ai fini del calcolo ISEE, il patrimonio del valore immobiliare così determinato deve essere sommato all'ammontare del reddito di ciascun componente del numero familiare (patrimonio mobiliare) tenuto conto di una serie di franchigie che possono essere sottratte al reddito fino a concorrenza dello stesso. Quanto alle esigenze di semplificazione, si deve osservare che l'ISEE rappresenta solo un indicatore della situazione economica delle famiglie, mentre la determinazione delle soglie per l'accesso alle prestazioni o per la compartecipazione ai costi resta di competenza dell'ente erogatore. Pertanto, l'ente che detta la disciplina della prestazione – tipicamente l'ente territoriale – determina gli effetti delle nuove regole con cui si calcola l'ISEE. L'articolo 14 del DPCM n. 159 prevede che, prima dell'entrata in vigore delle nuove regole, gli enti che disciplinano l'erogazione delle prestazioni sociali agevolate emanano gli atti, anche normativi, necessari all'erogazione delle nuove prestazioni, nel rispetto degli equilibri di bilancio programmati. Con riferimento ai dati inerenti al reddito da indicare in dichiarazione sostitutiva, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali riferisce che è intervenuta un'intesa di massima fra detto Ministero e l'ABI a seguito della quale quest'ultimo ha sollecitato gli istituti di credito a rendere disponibile la giacenza media richiesta ai fini ISEE alla propria clientela, rendendo facoltà, in ogni caso, gli stessi di adottare soluzioni più idonee. Infine, il Ministero del lavoro rappresenta che è in fase di costituzione un comitato consultivo ai fini del monitoraggio sull'attuazione della disciplina dell'ISEE e dell'eventuale proposta di correttivi. Tra i componenti saranno inclusi i rappresentanti dei Ministeri, INPS, regioni e province autonome, dell'ANCI, delle parti sociali e associazioni nazionali. Inoltre, al fine di consentire il pieno effettivo esercizio delle funzioni di tale organismo, il Ministero del lavoro evidenzia che sono state richieste alle regioni e ai comuni notizie sullo stato dell'arte relativo alle misure predisposte per garantire che l'erogazione delle nuove prestazioni avvenga in conformità con le disposizioni della nuova disciplina ISEE.

  PRESIDENTE. Il deputato Marco Rondini ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARCO RONDINI. Presidente, diciamo che non siamo soddisfatti, innanzitutto per la denuncia che proviene dalle associazioni che raccolgono quei familiari che, magari, hanno a carico un disabile e che oggi vedono moltiplicarsi la burocrazia; per loro si rende in particolare difficile la possibilità di accedere a certi benefici, come già avevo esplicitato in premessa, nell'intervento svolto all'inizio: queste famiglie sono infatti messe in forte difficoltà e magari possono arrivare a rinunciare ad Pag. 61accedere a quello che dovrebbe essere un beneficio che viene garantito alle fasce più deboli della popolazione.
  Questa revisione del calcolo dell'ISEE in realtà è la cattiva eredità del Governo Monti, che naturalmente è stata perfezionata dai Governi che lo hanno succeduto, dal Governo Letta e adesso dal Governo Renzi. Forse ci viene incontro e viene incontro alle esigenze di disagio, che provano le famiglie che cercano di accedere ad un diritto che la Costituzione dovrebbe garantirgli, la sentenza del Tar del Lazio che, di fatto, ha stabilito che il nuovo indicatore non va assolutamente bene e che deve essere rivisto, in particolare anche perché, nel calcolo del nuovo ISEE, è previsto anche il calcolo dei contributi che ricevono le famiglie che hanno a carico un disabile e quel tipo di contributo che viene erogato magari dagli enti locali fa patrimonio. Ecco, è veramente un pasticcio quello fatto nella riscrittura di questo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARCO RONDINI. Sì, concludo. Nella riscrittura di questo calcolo dell'ISEE, che forse permetterà alle famiglie di poter tornare al vecchio sistema.

(Elementi in ordine agli effetti derivanti dai provvedimenti di liberalizzazione previsti dal Governo in termini di miglioramento dei conti pubblici – n. 3-01331)

  PRESIDENTE. Il deputato Tabacci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01331, concernente elementi in ordine agli effetti derivanti dai provvedimenti di liberalizzazione previsti dal Governo in termini di miglioramento dei conti pubblici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Ministro, mi riferisco al problema delle liberalizzazioni e al fatto che la Commissione bicamerale per la semplificazione da me presieduta aveva identificato, dando un aiuto al Governo, l'esigenza di varare un programma di liberalizzazioni che procedesse con un cronoprogramma stringente per area di regolazione nei settori più rilevanti per l'attività di impresa. Quello che manca e che sembra tuttora mancare è un approccio organico al cronoprogramma di cui prima ho parlato, tant’è è che sul provvedimento che avete adottato da poco le critiche che si stanno appuntando da parte delle categorie interessate sembrano indurre ad abbassare l'asticella invece che a tenerla alta. Allora la mia domanda è molto semplice: il Ministero dell'economia che lei così validamente guida ha valutato l'impatto e le ricadute derivanti dai provvedimenti di liberalizzazione previsti dal Governo in termini di miglioramento dei conti pubblici ?

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Ministro, saluto gli studenti e i docenti dell'istituto comprensivo statale Ligabue di Reggio Emilia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, mi associo al benvenuto agli studenti. Ringrazio l'onorevole Tabacci per la domanda, cercherò di essere sintetico perché la questione ha qualche aspetto tecnico. Innanzitutto il MEF ha prodotto delle valutazioni dell'impatto positivo delle misure di semplificazione e liberalizzazione – che sono disponibili nel sito del Ministero – che indicano che i risparmi da misure del genere potrebbero aggiungere fino ad un punto di PIL entro il 2020 e fino a oltre tre punti di PIL nel più lungo periodo. Si tratta di stime che, anche se i numeri sembrano dire il contrario, sono conservative; per esempio l'OCSE stima guadagni molto più consistenti nel caso dell'Italia. Naturalmente, per vedere qual è l'impatto di queste misure sulla finanza pubblica, bisogna tener conto di costi e benefici. I costi delle misure di liberalizzazione Pag. 62sono molto limitati; hanno un impatto quasi nullo sulla finanza pubblica, in alcuni casi ci può essere; quindi, i benefici sono benefici indiretti, nel senso che hanno a che fare con i benefici di bilancio derivanti da un livello di PIL più alto.
  Qui si può applicare un coefficiente normalmente utilizzato dalla Commissione europea, che dice che, per ogni punto percentuale di PIL aggiuntivo, il saldo di finanza pubblica migliora di mezzo punto percentuale.
  Questi principi hanno guidato le simulazioni che sono state effettuate dal MEF in due scenari, uno scenario tendenziale e uno scenario di tipo programmatico. In questo scenario, sono stati introdotti e valutati i benefici ottenuti da una serie di misure, per esempio dal decreto-legge n. 5 del 2012, il cosiddetto «semplifica Italia» e dalle misure per la semplificazione e la trasparenza amministrativa negli uffici giudiziari, che sono stati incorporati nello scenario tendenziale. Altre misure, come il decreto sulla semplificazione fiscale, la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche e l'Agenda per la semplificazione sono state invece introdotte nello scenario programmatico e abbiamo ottenuto i risultati che prima citavo.
  In conclusione, qual è il meccanismo con cui riteniamo che questi benefici si trasmettano all'economia ? Si tratta di un abbattimento immediato e diretto dei costi amministrativi per fare impresa. Questo si traduce in un'attività di impresa più efficiente, più investimenti e più crescita. Naturalmente, questi metodi si possono migliorare, ma sono già indicativi della necessità di proseguire lungo questa direzione.

  PRESIDENTE. Il deputato Tabacci ha facoltà di replicare per due minuti.

  BRUNO TABACCI. Grazie, Presidente. La ringrazio, signor Ministro, anche per le osservazioni che ha svolto.
  Concordo con lei che ci possano essere delle attese molto importanti su un progetto di liberalizzazioni che sia compiuto e quello che pensa l'OCSE, istituzione che lei ben conosce, da questo punto di vista, è incoraggiante; solo che bisogna darsi una dimensione organizzata anche mentalmente perché le resistenze corporative sono molto forti e soprattutto le rendite di posizione da intaccare si sono stratificate nel tempo, tutto a danno dell'apertura dei mercati e del cittadino consumatore. Ognuno di noi è cittadino consumatore e la difesa del cittadino consumatore dovrebbe essere in cima alle nostre aspettative e alle nostre volontà.
  Allora, io penso – e faccio un augurio in tal senso al Governo – che le iniziative che ha assunto in materia possano avere un'apertura mentale adeguata e sopratutto che trovino nell'opinione pubblica quell'interesse che è fondamentale, ma molti invece sono convinti che sia meglio restare adagiati sulle proprie posizioni e che questa sia la linea di difesa più adeguata. Invece, secondo la mia opinione, bisogna trasmettere ai cittadini italiani l'idea che le liberalizzazioni non si riferiscono a dei comparti che vengono scelti di volta in volta, a seconda dell'orientamento punitivo, ma fanno parte di un'operazione che è quella del «taglio del salame», che comincia dalla prima fetta, ma arriva fino all'ultima. Ognuno di noi è interessato a che il salame venga tagliato fino all'ultima fetta. Per fare questo, però, il Governo deve trovarsi nella condizione di essere al di sopra di ogni sospetto e immaginare che le liberalizzazioni o riguardano tutti o sono un fatto strumentale.

(Orientamenti del Governo in ordine alla razionalizzazione delle società partecipate dagli enti territoriali – n. 3-01332)

  PRESIDENTE. La deputata Dorina Bianchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01332, concernente orientamenti del Governo in ordine alla razionalizzazione delle società partecipate dagli enti territoriali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signor Ministro, le società partecipate sono Pag. 63sicuramente un apparato elefantiaco che in molti casi purtroppo non genera servizi ai cittadini, ma soltanto poltrone nei CDA. E noi, di 11 mila società partecipate circa, che abbiamo in Italia e che costano alle casse dello Stato circa 26 miliardi, ne abbiamo 2.671 che dispongono di un numero di amministratori superiori agli impiegati mentre 1.896 addirittura non hanno nessun impiegato.
  Nella legge di stabilità, anche noi del Nuovo Centrodestra, con degli emendamenti, abbiamo stabilito che gli enti locali dovessero dare una risposta entro il 30 marzo a tutto questo, ma ci risulta che poco è stato fatto dagli enti locali.
  Quindi, vorrei sapere da lei in merito a questo problema qual è il punto della situazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, le società partecipate sono state oggetto di valutazione di apposite misure nei più recenti provvedimenti legislativi, proprio in considerazione delle ricadute finanziarie a carico dei bilanci degli enti partecipanti e, conseguentemente, sulla collettività.
  La legge di stabilità per il 2014 ha introdotto, fra l'altro, un meccanismo di responsabilizzazione delle amministrazioni locali titolari di partecipazioni societarie, obbligandole ad accantonare, dal 2015 nei propri bilanci, un importo pari al risultato negativo della società non immediatamente ripianato, in misura proporzionale alla quota di partecipazione.
  Sempre con la legge di stabilità per il 2015 è stato previsto l'avvio, da parte delle amministrazioni locali, di un processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, in modo da conseguire la riduzione delle stesse entro il 31 dicembre 2015, tenendo conto di una serie di criteri tra cui la soppressione delle società che risultino composte da soli amministratori o da un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti. Tale processo dovrà condurre, entro il 31 marzo di quest'anno, alla predisposizione di piani operativi di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, con l'indicazione delle modalità e dei tempi di attuazione nonché dei risparmi da conseguire.
  Quanto agli ulteriori provvedimenti si fa presente che nel disegno di legge di riorganizzazione della amministrazioni pubbliche è stata inserita una disposizione di delega legislativa per il riordino della disciplina delle partecipazioni azionarie delle pubbliche amministrazioni, anche sulla base di criteri di efficienza, efficacia ed economicità nell'utilizzo dello strumento societario, oltre che di trasparenza e di precisa definizione delle responsabilità delle amministrazioni partecipanti nonché degli amministratori degli organismi partecipati.

  PRESIDENTE. La deputata Dorina Bianchi ha facoltà di replicare per due minuti.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signor Ministro, noi naturalmente la sollecitiamo a sollecitare in qualche modo anche gli enti locali a dare realmente delle risposte concrete su questo argomento, anche perché noi siamo d'accordo su quelle partecipate che producono servizi di interesse generale per i cittadini, che vanno tutelate per l'interesse stesso dei nostri enti locali. Ma per quanto riguarda gli sprechi, noi del Nuovo Centrodestra siamo convinti che devono essere tagliati per ridurre la pressione fiscale sui cittadini.
  In questa settimana noi stiamo discutendo un provvedimento, nelle Commissioni di merito e lo porteremo in Aula, concernente il problema dell'IMU agricola. Crediamo che bisogna ridurre quella che è la pressione fiscale sulle imprese, sugli agricoltori e, invece, tagliare quelli che sono gli sprechi che noi oggettivamente abbiamo ancora in piedi.Pag. 64
  E, quindi, su questo tema, che noi avremmo voluto che fosse inserito anche nella riforma costituzionale che stiamo votando in questi giorni, la invitiamo a un'attenzione particolare e naturalmente noi, anche come facenti parte di questo Governo, saremo i primi a vigilare affinché si possano dare delle risposte vere e, soprattutto, in termini di risorse ai cittadini.

(Contenuti del confronto in atto con gli enti territoriali in merito all'assetto della finanza locale, anche con riferimento alla possibile semplificazione della fiscalità immobiliare comunale – n. 3-01333)

  PRESIDENTE. Il deputato Mauro Guerra ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Marchi n. 3-01333, concernente contenuti del confronto in atto con gli enti territoriali in merito all'assetto della finanza locale, anche con riferimento alla possibile semplificazione della fiscalità immobiliare comunale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  MAURO GUERRA. Signor Presidente, signor Ministro, gli enti locali sono coinvolti in un profondo e ambizioso processo di riforma, dalle città metropolitane alle province sino ai percorsi di associazione e aggregazione dei piccoli comuni, passando per le nuove e rigorose regole di bilancio, il tutto in un periodo di risorse scarse e in riduzione.
  Processi riformatori di questa portata, che avvengono mentre si devono garantire servizi e diritti essenziali delle nostre comunità, richiedono certezze, chiarezza e stabilità del sistema di finanza locale. Riduzione dei criteri di gestione del Fondo di solidarietà comunale, ripristino del trasferimento integrativo di 625 milioni, patto di stabilità, assetto dell'autonomia tributaria a partire dalla fiscalità immobiliare, sono i temi di un riordino urgente ed organico.
  Per questo chiediamo al Ministro quale sia lo stato del confronto in atto con le autonomie in merito all'assetto della finanza locale, quali strumenti normativi il Governo ritiene di attivare e in che tempi.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, alla fine del 2014 è stato avviato il confronto con ANCI sulla riforma della fiscalità immobiliare comunale. In tale ambito, sono stati approfonditi gli aspetti riguardanti, tra l'altro, la riunificazione dell'IMU con la Tasi e la previsione, nell'ottica della semplificazione fiscale, di un unico canone di concessione che racchiudesse i cosiddetti tributi minori, come la tassa per l'occupazione di spazi e aree pubbliche, il canone di occupazione di spazi ed aree pubbliche, l'imposta comunale sulla pubblicità, i diritti sulle pubbliche affissioni, il canone per l'autorizzazione all'installazione dei mezzi pubblicitari. A causa della limitatezza dei tempi dell'iter di approvazione della legge di stabilità, si è preferito procedere all'attuazione del citato progetto per l'anno 2016, confermando per il 2015 il livello massimo di imposizione della Tasi previsto per l'anno 2014.
  Occorre, quindi proseguire il confronto secondo le linee programmatiche della local tax, alla quale ANCI ha prestato la sua piena collaborazione. Le linee qualificanti della local tax hanno per obiettivo, oltre che l'unificazione dei tributi locali, quello di garantire per l'abitazione principale la permanenza di tutte le agevolazioni già prese in considerazione ai fini IMU e Tasi, ossia la fissazione di un'aliquota che consenta una minore tassazione nei confronti dei possessori di tali unità immobiliari. È stata, inoltre, delineata la reintroduzione per legge di una detrazione per abitazione principale con la possibilità da parte del comune di elevazione.
  Nell'ambito della semplificazione fiscale rientra poi la previsione dell'obbligo di predisposizione del bollettino precompilato da inviare ai contribuenti. Tale Pag. 65obiettivo va di pari passo con quello di prevedere nella disciplina della local tax una serie di fattispecie impositive predefinite, in relazione alle quali i comuni possano stabilire aliquote diversificate.
  Si deve far presente che la riforma in parola perseguirà, in ogni caso, anche l'obiettivo di non aumentare nel complesso la pressione fiscale nei confronti dei contribuenti.
  In merito all'assetto della finanza locale, è in atto un confronto con gli enti locali, al fine di definire il riparto del Fondo di solidarietà comunale per l'anno 2015, di cui una quota, pari al 20 per cento, dovrà essere ripartita tra i comuni sulla base delle capacità fiscali, nonché dei fabbisogni standard approvati dalla commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale.
  Inoltre, è stata sancita un'intesa nella seduta della Conferenza Stato-città ed autonomie locali del 19 febbraio scorso, volta a rideterminare gli obiettivi del patto di stabilità interno dei comuni per gli anni 2015-2018, prevedendo altresì l'attribuzione di spazi finanziari ai comuni in ciascuno dei predetti anni per sostenere spese per eventi calamitosi e per interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici del territorio. Tale intesa dovrà poi essere recepita in apposita disposizione legislativa.

  PRESIDENTE. Il deputato Maino Marchi ha facoltà di replicare.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, esprimo il ringraziamento e la soddisfazione del gruppo del Partito Democratico per la sua risposta, signor Ministro. È emersa la consapevolezza del ruolo delle istituzioni locali e regionali e delle difficoltà in cui versano regioni ed enti locali dopo anni di continui tagli, difficoltà che il graduale superamento del patto di stabilità interno attenua, ma non risolve. Prima c'erano soldi in cassa che non si potevano spendere per gli investimenti, causa i vincoli del patto, oggi ci sono meno vincoli, ma la cassa rischia di essere vuota. Gli investimenti sono a rischio e gli investimenti dei comuni sono una questione essenziale per la crescita del Paese.
  Vorrei poi sottolineare la complessità per regioni e comuni del processo di trasformazione delle province e di costituzione delle città metropolitane. Le prime rischiano il dissesto, le seconde di nascere azzoppate. A questo si aggiungono le incertezze sul fronte della fiscalità locale.
  È quindi necessario raggiungere intese con regioni ed enti locali e tradurle, laddove non bastino gli atti amministrativi, come lei ha detto, in norme, anche con un decreto-legge ad hoc, se non vi è altra strada. L'urgenza c’è, la necessità pure e, in questo contesto, la questione dei 625 milioni collegati ai tetti per le aliquote Tasi, assegnati nel 2014, ma non quest'anno, è una questione fondamentale.
  In secondo luogo, occorre accelerare il confronto sulla local tax. Non sarà la panacea di tutti i mali, ma è essenziale per dare stabilità e certezze per proseguire con maggiore velocità all'utilizzo dei costi standard e per definire, e poi usare, le capacità fiscali di ogni singolo comune. Grazie, signor Ministro.

(Chiarimenti ed iniziative in merito al declassamento relativo al debito pubblico italiano operato dall'agenzia di rating Standard & Poor's nel corso degli anni 2011 e 2012 – n. 3-01334)

  PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Paglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01334, concernente chiarimenti ed iniziative in merito al declassamento relativo al debito pubblico italiano operato dall'agenzia di rating Standard & Poor's nel corso degli anni 2011 e 2012 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  GIOVANNI PAGLIA. Presidente, come si saprà, il tribunale di Trani ha recentemente rinviato a giudizio le agenzie di rating Standard & Poor's e Fitch, che declassarono l'Italia tra il maggio 2011 e il gennaio 2012, per avere diffuso – il rinvio a giudizio deriva da questo – informazioni Pag. 66tendenziose e distorte. Questo declassamento, fra i tanti effetti, ebbe anche quello di far scattare una clausola di estinzione anticipata di un derivato emesso da Morgan Stanley.
  Questo provocò al nostro Paese un danno di 2,5 miliardi di euro: accade il 16 marzo 2012. Morgan Stanley, tra l'altro, è bene che si sappia, ha un incrocio azionario importante con la stessa Standard & Poor's, al punto tale che può essere riscontrato, senza troppe difficoltà, un conflitto di interessi importante. D'altronde, il giudizio medio sulle agenzie di rating è noto e non è il caso che sia qui ripetuto.
  Stiamo quindi a chiedere, con questa interrogazione, perché non si sia richiesto allora, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, alcun parere giuridico – peraltro, si sarebbe andati in causa presso il foro italiano – per verificare se vi fosse legittimità e trasparenza in quel contratto che ci aveva condannato a pagare quella cifra, ma si sia, invece, corrisposto quanto dovuto senza nulla fare.
  L'altra domanda è se adesso non si ritenga, almeno, di costituirsi parte civile nel processo che si sta tenendo a Trani.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, vi sono varie questioni in questa interrogazione: cercherò di rispondere a tutte, perché hanno anche qualche complessità tecnica.
  Innanzitutto, in merito alla clausola risolutiva del contratto sottoscritto dalla banca d'affari Morgan Stanley e alla sua relazione con l'azione di rating, faccio notare che le condizioni in base alle quali l'opzione di rescissione del contratto da parte di Morgan Stanley poteva essere attivata, relative ad un margine stabilito in precedenza, erano presenti molto prima che avvenisse l'azione di rating, e quindi quest'ultima non ha influenzato il comportamento della banca Morgan Stanley nelle sue decisioni o nelle sue decisioni di non prendere decisioni.
  Comunque, il Tesoro, in questa situazione, ha attivamente negoziato la ristrutturazione e la chiusura di buona parte del portafoglio, al fine di ridurre il più possibile l'impatto sui conti pubblici: questo molto prima della rating action del 13 gennaio 2012, e quindi molto prima della data riportata nelle premesse dell'interrogazione, il 16 marzo 2012.
  Secondo punto, nelle premesse dell'interrogazione viene affermato che i derivati del Tesoro sono – cito – inutili, dannosi e controproducenti, facendo riferimento al valore di mercato al 31 dicembre 2014, negativo per circa 42 miliardi. Questo valore è la somma dei flussi attualizzati che ciascun contratto derivato genera dal momento della valutazione fino alla scadenza nell'ipotesi che si verifichino esattamente le condizioni di mercato del 31 dicembre 2014.
  Si tratta, innanzitutto, di un'eventualità che si può considerare remota, ma, anche ove si verificasse, questo è il costo di un servizio di copertura del rischio, e quindi non una perdita, e questo costo, ove si verificasse, sarebbe spalmato per un periodo di circa trent'anni.
  Infine, per quanto riguarda il fronte della trasparenza, tutte le informazioni che è possibile fornire sono presenti sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze, con un livello di disclosure molto più ampio di quello della maggior parte degli emittenti sovrani.
  Da ultimo, sulla questione che riguarda la costituzione di parte civile, due cose: gli andamenti di mercato sono influenzati da una molteplicità di fattori, ancor più nel periodo preso in considerazione dal procedimento, per cui è oggettivamente molto arduo, se non del tutto impossibile, isolare l'effetto specifico indotto dalle sole azioni di rating sulle quotazioni degli strumenti finanziari.
  In ogni caso, rilevazioni effettuate nei giorni immediatamente successivi alle date indicate nelle imputazioni non hanno mostrato movimenti significativi in peggioramento né si sono tenute aste di titoli di Stato. In conclusione, però, la costituzione di parte civile costituisce opzione processuale Pag. 67per la richiesta di danni alternativa rispetto a quella da proporre nella sede civile, sicché, allorché dovessero emergere elementi ulteriori, se ne terrà conto.

  PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Paglia ha facoltà di replicare.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente, io sono rinfrancato dal fatto che il Ministro ci comunichi che almeno si terrà conto della possibilità di intervenire per via giudiziaria, qualora se ne riscontrasse la necessità.
  Per il resto, però, non posso dire di essere particolarmente soddisfatto dalla risposta, perché risposta, ritengo, alla mia domanda non c’è stata. Io ho chiesto perché allora non si sia richiesto di attivare un parere giuridico per stabilire se si dovesse o meno pagare e mi è stato risposto semplicemente che quella clausola poteva essere attivata molto prima e che, di conseguenza, non era stato quello l'evento scatenante.
  Tuttavia, signor Ministro, io sto chiedendo, da un po’ di tempo, più trasparenza rispetto alla questione dei derivati e mi si continua a rispondere, fondamentalmente, che si tratta quasi di una segretezza paragonabile a quella di un segreto di Stato. Io credo che questa non sia una cosa buona per il Paese. Se noi avessimo avuto la possibilità anche solo di visionare quel contratto, anche solo quel contratto estinto che ha prodotto per il nostro Paese questo danno di 2,5 miliardi, forse più di uno di noi in questo Paese sarebbe in grado di giudicare, perché c’è una competenza diffusa in questo Paese, anche in materia economica...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIOVANNI PAGLIA. ...se allora fosse stato possibile, o meno, procedere per esempio ad un ricorso, ad una impugnazione, di quella penale. Ma questo non è possibile, perché il Ministero dell'economia e delle finanze i contratti derivati li tiene blindati.
  La maggiore trasparenza di cui si parlava prima, se capisco bene, è quella molto recente dovuta ad un'iniziativa della Camera dei deputati e non ad un'iniziativa propria né del Ministero, né del Governo, perché è innegabile che sia avvenuta quando la Commissione finanze ha incominciato ad interessarsi del fatto, e qualche notizia è cominciata a trapelare.
  Infine, è stato detto che i 42 miliardi ipotetici da pagare, qualora oggi dovessero essere estinti tutti i contratti, sono da considerare un costo del servizio: no, io sono d'accordo, molto probabilmente non dovremmo pagarli tutti e quarantadue e non immediatamente, perché altrimenti, signor Ministro, mi consentirà, 42 miliardi dovrebbero essere considerati qualcosa in più del semplice costo di un servizio finanziario (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Intendimenti del Governo in ordine all'eventuale impugnazione della legge elettorale della regione Umbria – n. 3-01335)

  PRESIDENTE. Il deputato Gallinella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01335, concernente intendimenti del Governo in ordine all'eventuale impugnazione della legge elettorale della regione Umbria (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, Ministro Boschi, come saprà l'Umbria si appresta, come altre regioni, ad andare alle elezioni. Ora noi siamo qui perché l'amministrazione PD ha deciso, in prossimità delle elezioni, infischiandosene anche della Commissione di Venezia, di procedere al cambio della legge elettorale, così facendo ha partorito una legge, a parere nostro, «salva poltrone», che abbiamo soprannominato Umbricellum, come un Porcellum in salsa umbra (un nostro piatto tipico sono gli umbricelli).
  Chiediamo un vostro parere, perché riteniamo che non sia stata rispettata la sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014, nonché si presentano, come Pag. 68allegato al testo che abbiamo consegnato per il question time, palesi violazioni di costituzionalità, degli articoli 3, 48 e 121 della Carta.
  Quindi, ci sembra quanto mai palese chiedere un vostro intervento, anche perché sono stati lesi sicuramente i diritti dei cittadini, degli elettori umbri che non si vedono rappresentati, perché si assegna un premio di maggioranza molto elevato, tra l'altro senza nessuna soglia minima, al primo partito e anche un premio di maggioranza al secondo, trasformando il governo umbro in un governo bipolare.
  Quindi, io mi auguro che lei adesso mi risponderà che intende impugnare, come Governo, la legge elettorale umbra prima possibile, ovviamente.

  PRESIDENTE. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie Presidente. In relazione al quesito posto dal MoVimento 5 Stelle, ovviamente, la premessa è che, essendo stata pubblicata la legge elettorale il 25 febbraio, il Governo ha a disposizione sessanta giorni per valutare se impugnare, o meno, la legge elettorale. Quindi, chiaramente, l'istruttoria è ancora in una fase preliminare e il Consiglio dei ministri, al termine dell'istruttoria, nei termini di legge, deciderà se impugnare, o meno, la legge elettorale regionale.
  Allo stato dell'arte, sulla base di una prima verifica, non pare sussistano profili di incostituzionalità manifesti. Ovviamente la valutazione del Governo non è di carattere politico, ma è chiamato a valutare se ci sono profili di incostituzionalità o meno.
  La sentenza della Corte costituzionale citata, la n.1 del 2014, riguarda, come sappiamo bene, esclusivamente la legge elettorale per le due Camere, per il Parlamento, e non incide su valutazioni riguardanti le leggi elettorali regionali, quindi, non ha un'applicazione immediata per quanto riguarda le leggi elettorali regionali.
  Peraltro, al momento, sia la legge nazionale cedevole, sul merito, sia le altre leggi elettorali regionali, non prevedono soglie minime al raggiungimento delle quali scatta il premio di maggioranza, così come per quella umbra.
  Al tempo stesso il premio del 60 per cento è attualmente previsto sia per l'elezione nei consigli comunali per i comuni superiori ai 15 mila abitanti sia dalla legge nazionale cedevole rispetto appunto anche all'elezione del presidente di regione e dei consigli regionali. Dobbiamo peraltro tenere conto che, come è noto, nelle regioni abbiamo l'elezione diretta del presidente della regione e, quindi, margini di differenza rispetto a quello che è, invece, il sistema elettorale nazionale per le politiche.
  Anche con riguardo, per così dire, all'accesso di tutti gli altri partiti, quindi, a prescindere dal premio di maggioranza, ovviamente l'individuazione di un diritto di rappresentanza per il miglior perdente – quindi per colui che è lo sconfitto, per così dire, nell'elezione politica, ma che ha riportato il risultato migliore – non è apparentemente incostituzionale ad una prima istruttoria, ma concerne una valutazione strettamente politica, che l'articolo 122 della Costituzione rimette alla legge elettorale regionale e quindi in questo caso alla legge elettorale umbra. Ovviamente il Governo poi si riserva nei termini un eventuale ulteriore approfondimento.

  PRESIDENTE. Il deputato Gallinella ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, grazie Ministro, mi auguro che quanto prima nei tempi tecnici si possa fare questa valutazione tecnica. Lei ha detto giustamente che la sentenza si applica ad una legge nazionale, però io l'ho citata – e nella relazione che ho accompagnato al question time c’è scritto – perché tra l'altro anche la regione Umbria ha rimarcato nell'istruttoria tecnico-amministrativa questa violazione, che va in Pag. 69contrasto con la sentenza. Quindi la regione stessa ha evidenziato la questione.
  Tra parentesi voglio fare notare che una legge così fatta, a prescindere dal risultato delle elezioni, assegna, appunto, 12 seggi al partito. Mettiamo che prenda l'80 per cento, comunque sono 12 seggi. Credo che una legge costruita così sia quanto mai assurda, anche perché con venti più uno posti la soglia minima di sbarramento sarebbe del 5 per cento a un certo punto. Quindi, è chiaro che a nostro avviso è lesa la rappresentatività dei cittadini. Per questo richiamiamo sia l'articolo 3 che l'articolo 48 della Carta, perché chiaramente non c’è rappresentanza.
  La legge è stata pubblicata sul BUR il 25 febbraio, come lei ha detto, quindi avete sessanta giorni come Governo per impugnarla. Ma io tenevo a precisare questa cosa, perché ci sembra inconcepibile che con il modello Italicum rapportato alla regione si voglia trasformare un governo regionale, che comunque come tutti i governi ha un colore differente e misto, in un sistema bipolare, alla fine. Quindi tengo a ribadire il fatto che è lesa comunque la rappresentatività, perché da una simulazione fatta una lista con l'8 per cento non avrebbe nessun rappresentante in regione. Questo è un problema assolutamente e va combattuto. Io mi auguro che il Governo prenda coscienza di questo e non permetta questa distorsione della democrazia.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bratti, Caparini, Catania, Di Lello, Fraccaro, Gozi, Merlo, Pes, Pisicchio, Rampelli, Sanga, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Aveva chiesto di intervenire per un intervento di fine seduta il collega Marcolin, che non mi pare di vedere in Aula: si intende che vi abbia rinunziato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 6 marzo 2015, alle 9,30:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti. (C. 2844)
  2. – Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 16,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANLUCA PINI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2090

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, onorevoli Colleghi, rappresentanti del Governo ! L'Atto Camera 2090 rientra nel novero delle iniziative messe in campo dalla politica internazionale per venire a capo del fenomeno dei cosiddetti paradisi fiscali: Stati che offrono trattamenti privilegiati a chi trasferisca sul loro territorio la propria residenza.
  Le Cayman sono un delizioso arcipelago nel Mar delle Antille, abitato da poco meno di 60mila persone, che ha una particolarità: non vi si pagano le tasse !
  Si è tassati soltanto se i redditi ivi prodotti o comunque in qualche modo trasferiti si muovono verso altri Paesi. Soltanto in quel caso, infatti, uscendo dalla locale giurisdizione possono essere tassati, in base alla normativa vigente nello Stato verso cui le attività di muovono.
  In altri termini, l'accordo bilaterale fatto a Londra poco più di due anni fa è sostanzialmente una misura internazionale Pag. 70di lotta all'evasione ed all'elusione fiscale. L'obiettivo perseguito è quello di facilitare all'Amministrazione tributaria italiana l'acquisizione di informazioni concernenti i patrimoni dei nostri connazionali a Cayman, secondo procedure e modalità definite sulla base di un modello definito nell'ambito dell'OCSE, l'Organizzazione internazionale che raggruppa le maggiori economie di mercato del mondo: il TIAE, ovvero Tax Information Exchange Agreement, che significa Accordo sullo Scambio di Informazioni Tributarie.
  Come Lega Nord condividiamo la finalità perseguita, dal momento che si tratta di allargare la platea dei redditi tassati, riducendo in teoria il carico fiscale gravante su chi reddito e patrimonio continua a produrli e tenerli a casa nostra. Non ci opporremo quindi all'approvazione del provvedimento.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANLUCA PINI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2270

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo ! L'accordo italo-turco in materia di previdenza sociale al nostro esame ci giunge dal Senato, che lo ha approvato all'unanimità. In effetti, le finalità enunciate sono condivisibili, trattandosi di garantire in regime di reciprocità prestazioni assistenziali ai cittadini della controparte che lavorano sul proprio territorio.
  Il provvedimento è complesso e strutturato, com’è lecito attendersi in rapporto a due Paesi che intrattengono importanti rapporti economico-commerciali bilaterali, considerati i progressi della legislazione sociale contemporanea, che in parte hanno certamente interessato anche la Turchia.
  Sono descritti tutti i regimi applicabili: quello generale e quelli speciali, tra i quali rientra quello gravante sul personale diplomatico, che resta sempre ed in ogni caso soggetto alla legislazione previdenziale dello Stato d'appartenenza.
  Non vediamo quindi particolari ragioni per opporci all'approvazione di questo Accordo. Anche se non voteremo contro, tuttavia, ciò non vuol dire che la politica della Lega Nord nei confronti della Turchia e del suo attuale Governo sia cambiata.
  Al contrario, e ci teniamo a sottolinearlo, continuiamo a nutrire forti sospetti sulla vera natura del regime turco e ci preoccupa non poco la disinvoltura finora dimostrata da Ankara nei confronti del sedicente Stato Islamico.
  Proprio per questo motivo, a dispetto della nostra posizione sull'Accordo al nostro esame oggi, la Lega Nord continuerà ad opporsi a qualsiasi misura o politica possa agevolare od avvicinare anche solo di un millimetro la Turchia all'Unione Europea.
  Non solo perché si tratta di un Paese ancora in via di sviluppo e densamente popolato, ma perché è latore di interessi ed ambizioni che mal si conciliano con i nostri, come potremmo presto scoprire anche in Libia.
  Pertanto, sì alle maggiori garanzie e tutele per i cittadini. Ma nessun passo in avanti sulla via che porta Ankara in Europa.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANLUCA PINI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2425-A

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo ! L'accordo al nostro esame riveste particolare importanza non solo per i suoi contenuti specifici, ma perché è parte di un più vasto insieme di intese che l'Unione Europea sta stringendo per allargare i propri mercati di esportazione.
  L'accordo commerciale tra l'Ue, da un lato, e la Colombia ed il Perù dall'altro segue infatti il controverso CETA realizzato con il Canada ed anticipa il TTIP in corso di negoziazione tra Commissione Europea e Stati Uniti.
  A differenza del CETA, e a quanto pare del TTIP, l'intesa euro-andina prevede una graduale liberalizzazione commerciale e Pag. 71contempla esplicitamente delle clausole di salvaguardia per l'agricoltura europea, mentre gli aspetti concernenti gli investimenti restano in un certo senso in secondo piano.
  Spariranno i dazi, verranno aperte le gare d'appalto e sarà riconosciuta la libertà di stabilimento, circostanza che dovrebbe agevolare la penetrazione delle imprese europee nell'area andina, generando occupazione e depotenziando parallelamente l’ incentivazione a migrare.
  Ma non sembra che all'interno di questo accordo – il cui testo completo occupa oltre 2.000 pagine – si preveda nulla di simile al meccanismo di soluzione delle controversie che nel caso del CETA e del TTIP potrebbe permettere alle imprese canadesi ed americane di citare in giudizio i Paesi dell'Ue dai quali si sentissero danneggiati. Altri sono, infatti, i meccanismi previsti per la risoluzione delle controversie ed in ogni caso gli attori economici peruviani e colombiani non dispongono delle medesime risorse di quelli canadesi e statunitensi.
  I benefici attesi, come spesso capita in questi casi, sono notevoli. Ma andranno verificati, proprio nella prospettiva del negoziato in corso con Washington, che ci lascia molto perplessi.
  Sotto questo profilo, riteniamo che l'Accordo al nostro esame costituisca un precedente importante. Anche per questo motivo, la Lega Nord non ne ostacolerà l'approvazione.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI MARIO SBERNA, GIANLUCA PINI ED ELEONORA CIMBRO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2625-A

  MARIO SBERNA. Onorevoli colleghi, l'Accordo al nostro esame ricalca il modello indicato dalla Convenzione di Strasburgo del 21 marzo 1983 sul trasferimento delle persone condannate ed è coerente, pertanto, con i modelli di accordo bilaterale in materia seguiti dagli altri Stati membri dell'Unione europea. La scelta di sottoscrivere una convenzione bilaterale tra l'Italia e il Kazakhstan è stata determinata dall'assenza di accordi in materia con il Kazakhstan, che non ha peraltro aderito alla suddetta Convenzione.
  L'Accordo, è finalizzato a consentire che i cittadini di ciascuno dei due Paesi contraenti, condannati e detenuti nell'altro Stato, siano trasferiti nel Paese di origine per scontarvi la pena residua.
  Le condizioni per il trasferimento prevedono, in particolare, che il condannato debba ancora scontare almeno un anno di pena e che la sentenza sia definitiva. Il trasferimento può comunque essere rifiutato qualora una delle parti ritenga che esso comporti pericolo per la sua sovranità e sicurezza o qualora siano in corso procedimenti penali a carico del condannato.
  Con questo Accordo, che ci auguriamo possa essere approvato definitivamente, si potrà dare una soluzione positiva alla vicenda dell'ingegnere cremasco dell'ENI, Flavio Sidagni, che sta scontando una condanna nelle carceri kazaki che come è risaputo presentano condizioni di gran lunga inferiori rispetto agli standard di diritto internazionale umanitario.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo ! La parola Kazakhstan evoca il ricordo di un brutto pasticcio occorso mesi fa, in seguito alla frettolosa estradizione della compagna di un noto oppositore del Presidente Nazarbaiev. Nel mare delle polemiche, emerse in quella circostanza la grande ampiezza dei nostri interessi nazionali in Kazakhstan.
  Il Trattato che viene oggi sottoposto all'esame della nostra Assemblea non verte sul diritto all'estradizione. Si situa piuttosto a valle, disciplinando il trasferimento delle persone condannate. In base al Trattato, i kazaki in prigione in Italia con sentenza passata in giudicato ed almeno un anno di pena residua da scontare, con l'accordo dei due Stati potranno trascorrere la loro detenzione nel proprio Paese. E viceversa, naturalmente.Pag. 72
  Le clausole di salvaguardia sono numerose ed importanti. Il nostro Paese ha preteso delle garanzie rispetto alla giurisdizione kazaka. Ed è stato convenuto che ciascun contraente potrà opporsi al rimpatrio dei propri detenuti qualora costoro rappresentino una minaccia per la sicurezza nazionale.
  Proprio qui, in realtà, c’è forse un punto debole dell'accordo, perché l'Asia Centrale ribolle ed è infettata dal virus dell'Islam politico radicale. Ed anche se il Presidente Nazarbaiev è saldo al potere, c’è da dubitare che accoglierà con favore il rimpatrio di persone condannate dalla giustizia del nostro Paese in ragione della propria appartenenza o contiguità al terrorismo internazionale di stampo jihadista.
  Come Lega Nord, noi voteremo certamente a favore del provvedimento, chiedendo da sempre che gli stranieri nelle nostre carceri siano espulsi e trattenuti in detenzione dai rispettivi governi dei Paesi d'origine.
  La generalizzazione di questa pratica ci permetterebbe oltretutto non solo di risparmiare ma altresì di risolvere il problema del sovraffollamento carcerario senza ricorrere all'infame strumento degli indulti e degli sconti di pena, cui noi siamo fortemente contrari. Perché forse danno qualche mese di respiro agli istituti di pena, a discapito però della sicurezza dei cittadini.

  ELEONORA CIMBRO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il disegno di legge in oggetto autorizza la ratifica e l'esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kazakhstan, fatto ad Astana l'8 novembre 2013. I rapporti di cooperazione giudiziaria tra l'Italia e il Kazakhstan sono divenuti, negli ultimi anni, sempre più frequenti stante l'estensione delle relazioni commerciali, sentendosi allora la necessità di specifici accordi per regolarli. Con il presente Trattato sarà consentito ai cittadini italiani reclusi in Kazakhstan di scontare la propria condanna in Italia e ai cittadini kazaki di scontare nel proprio Paese le sentenze di condanna pronunziate nei loro confronti dalle autorità giudiziarie italiane. Si è inteso in tal modo ovviare al problema della impossibilità di consentire ai cittadini italiani condannati in Kazakhstan di scontare in Italia la sentenza di condanna al fine di sottrarli al regime carcerario del Kazakhstan e di permettere loro il reinserimento nello Stato di cittadinanza. Nel contempo la circostanza che il cittadino del Kazakhstan condannato in Italia possa essere, con il suo consenso, trasferito nel proprio Paese di origine per scontarvi la sentenza di condanna pronunziata dalle autorità giudiziarie italiane tende, se pur parzialmente, ad alleviare la tensione carceraria degli istituti di detenzione italiani.
  La scelta di sottoscrivere una convenzione bilaterale tra l'Italia e il Kazakhstan è stata determinata dall'assenza di accordi in materia con il Kazakhstan, che non ha peraltro aderito alla Convenzione promossa dal Consiglio d'Europa su tale oggetto, sottoscritta a Strasburgo il 21 marzo 1983 e aperta alla sottoscrizione e all'adesione anche di Stati che non fanno parte del Consiglio. Tale Convenzione costituisce infatti lo strumento giuridico maggiormente applicato in materia di trasferimenti internazionali di detenuti al fine di eseguire condanne definitive. Il Trattato in esame consente che i cittadini di ciascuno dei due Paesi contraenti, condannati e detenuti nell'altro Stato, siano trasferiti nel Paese di origine per scontarvi la pena residua. La finalità dell'atto internazionale è essenzialmente quella di favorire il reinserimento sociale della persona condannata, facendole scontare la pena nel luogo in cui ha saldi legami sociali e familiari. In questo modo, i cittadini italiani reclusi in carceri del Kazakhstan potranno tornare in Italia, evitando di essere verosimilmente sottoposti a condizioni detentive particolarmente dure. Tale strumento negoziale bilaterale appare in linea con il programma di Governo di rafforzamento della cooperazione internazionale anche in materia di trasferimento di detenuti al fine Pag. 73di eseguire condanne definitive. I soggetti responsabili dell'attuazione del Trattato sono le rispettive amministrazioni giudiziarie dei due Stati. Tuttavia anche il Ministero dell'interno è coinvolto in quanto curerà, attraverso l'Interpol, il coordinamento con il Ministero della giustizia per il trasferimento da e verso l'estero della persona condannata. Il Ministero degli affari esteri è, inoltre, chiamato a dare e ricevere le opportune informative tramite la propria rete diplomatico-consolare.
  Per concludere, dunque, gli obiettivi a breve termine del presente intervento normativo consistono nel reinserimento sociale delle persone condannate nello Stato di cittadinanza; nel rimpatrio dei cittadini italiani per l'espiazione della pena in Italia; nella redistribuzione della popolazione carceraria secondo criteri omogenei e nella maggiore facilità nel trattamento carcerario di persone che hanno la cittadinanza dello Stato di esecuzione. Nel medio e lungo periodo la ratifica del Trattato consentirà una maggiore cooperazione giudiziaria fra i due Paesi e, di conseguenza, rafforzerà la fiducia reciproca nei rispettivi sistemi di giustizia, presupposto indefettibile e necessario per il reciproco riconoscimento delle sentenze e per una collaborazione nel settore penale di valenza transnazionale.
  Per le ragioni sopra descritte, dunque, annuncio il voto favorevole del PD.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI MARIO SBERNA, GIANLUCA PINI E MARCO FEDI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2515-A

  MARIO SBERNA. Il provvedimento di ratifica è finalizzato a consentire alle imprese italiane di operare nella Regione amministrativa speciale di Hong Kong in condizioni pienamente concorrenziali rispetto agli operatori economici di altri Paesi ad economia avanzata.
  Si tenga presente che l'Italia si posiziona al sedicesimo posto in assoluto tra i fornitori di Hong Kong e al terzo tra i Paesi europei (dopo Regno Unito e Germania, superando la Francia). Con un interscambio commerciale che nel 2013 ha raggiunto i 10,8 miliardi di dollari con un saldo attivo a favore del nostro Paese ammonta a 4,6 miliardi di dollari.
  Si tratta di uno schema di convenzione fiscale adottato in ambito OCSE e trova applicazione nei riguardi delle persone fisiche e giuridiche residenti di uno o di entrambi gli Stati contraenti.
  Si rimarca il fatto che, al pari della precedente accordo con le Isole Cayman, anche Hong Kong risulta inserita nella black list, e che questa ratifica agevolerebbe il suo passaggio nella speculare white list di cui all'articolo 168- bis del testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), relativa ai Paesi e ai territori che consentono un adeguato scambio di informazioni.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori Rappresentanti del Governo ! Da un punto di vista tecnico, l'Accordo bilaterale tra l'Italia e la Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong non implica particolari elementi di differenziazione rispetto al gran numero di intese di analogo oggetto strette dal nostro Paese per agevolare l'internazionalizzazione della propria economia.
  Per la Lega Nord è quindi sostanzialmente condivisibile. Gli Accordi internazionali, tuttavia, hanno anche una spiccata valenza politica e quello al nostro esame non sfugge a questa constatazione.
  Abbiamo avuto importanti riprove del fatto che ad Hong Kong è da tempo in atto uno scontro tra chi persegue la graduale omologazione della Regione Amministrativa Speciale al resto della Repubblica Popolare Cinese e chi, invece, come il popolo degli ombrelli, pensa che l'ex colonia britannica debba conservare la propria autonomia e mantenere i valori liberali ai quali si è storicamente improntato il suo sviluppo.Pag. 74
  Approvare questo Accordo, che è internazionale e bilaterale proprio perché riconosce la Regione Amministrativa Speciale come un'entità autonoma sulla scena mondiale, è secondo noi anche un modo di sostenere le rivendicazioni dell'avanguardia di Hong Kong, che vuoi restare occidentale e resiste all'assorbimento centralista.
  Per noi leghisti, in effetti, Hong Kong è la riprova dei limiti che una forma di autonomia politica ed economica regionale può raggiungere anche all'interno del più forte e potente degli Stati: Hong Kong ha una propria borsa, distinta da quella cinese in senso stretto e soprattutto possiede una propria moneta convertibile.
  È un modello che funziona. E sul quale riteniamo opportuno che si investa. Per questo motivo voteremo a favore dell'Accordo bilaterale con Hong Kong al nostro esame.

  MARCO FEDI. Il Gruppo del Partito Democratico voterà a favore del disegno di legge di ratifica dell'accordo per evitare le doppie imposizioni fiscali e per prevenire le evasioni fiscali tra Italia e Governo della Regione autonoma Speciale di Hong Kong, parte della Repubblica Popolare cinese L'accordo si prefigge di favorire le condizioni per consentire alle nostre aziende e imprese di competere alla pari nella regione amministrativa di Hong Kong, rispetto ad altri paesi che già da tempo si sono dotati di strumenti normativi internazionali analoghi.
  Anche in questo caso l'adozione del modello OCSE consente da un lato di regolare l'imposizione fiscale evitando la doppia tassazione e dall'altro un adeguato scambio di informazioni finalizzato al contrasto alla elusione ed evasione fiscale.
  Il generale rafforzamento dei legami economici con l’ Asia e la crescita economica di Hong Kong e di tutta la regione, impongono analogo rafforzamento delle relazioni bilaterali e l'adozione di norme internazionali che migliorino la cooperazione e i rapporti tra i due Paesi.
  Per queste ragioni voteremo a favore del provvedimento.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI MARIO MARAZZITI, GIANLUCA PINI, ANTONIO PLACIDO E MARCO FEDI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2574-A

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, questa ratifica è urgente: non solo – essendo stato firmato a Roma il 22 maggio 1995, ad esso è succeduto anche un Protocollo aggiuntivo nel 2003 – ma soprattutto in quanto prevede un miglioramento degli standard di protezione dei lavoratori ed una sollecita erogazione delle prestazioni previdenziali.
  Si tratta di un'occasione importante per le imprese italiane e per una delle maggiore comunità di italiani all'estero, circa 131.000 persone, ovvero quella canadese. Infatti tra i primi a beneficiari di questa ratifica vi sono i nostri connazionali che rimpatriano in Italia, oltre a quelli a favore di chi prima di giungere in Canada abbia lavorato in altri paesi di tradizionale emigrazione italiana, che si vedrà riconoscere tutte le fasi contributive attraverso l'istituto della totalizzazione multipla.
  Colleghi, non è più possibile attendere ancora del tempo per ratificare questo accordo: infatti con la prossima entrata in vigore del nuovo accordo commerciale tra l'UE e il Canada Canada (Canada-European Union Comprehensive Economic Trade Agreement), le imprese italiane operanti nel Paese rischiano di perdere competitività. Appare superata oggi la difficoltà di reperire le risorse finanziarie necessarie, peraltro di importo modesto.
  Non vi sono più motivi per rinviare questa ratifica anche alla luce dell'intensificarsi dei flussi migratori e della conseguente costituzione in Italia di comunità consistenti di stranieri.
  Rilevando che ratificare questo accordo costituisce un'occasione per rilanciare l'immagine dell'Italia all'estero, annuncio il voto favorevole del Gruppo Per l'Italia Centro Democratico.

Pag. 75

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori Rappresentanti del Governo ! Non doveva esserci gran fretta nel portare questo accordo, fatto a Roma poco meno di venti anni fa e completato da un Protocollo aggiuntivo nel lontano 2003. Non era evidentemente così urgente. Ragione di più per approvarlo oggi una volta per tutte.
  L'intesa italo-canadese in materia di sicurezza sociale venne stipulata dal Governo Dini, mentre il Protocollo aggiuntivo fu opera di un Governo Berlusconi. Dovrebbe pertanto esserci assoluta convergenza tra maggioranza ed opposizione circa l'opportunità di varare definitivamente il provvedimento.
  Il tempo trascorso ha reso necessario qualche adattamento, in particolare per rendere le conseguenze economiche del provvedimento sostenibili e compatibili nel tempo con il dettato costituzionale. È stato necessario reperire mezzo milione di euro per l'anno in corso ed altri 2 milioni e mezzo all'anno a partire dal 2016.
  La circostanza che l'Accordo estenda le tutele previdenziali in favore dei canadesi residenti in Italia e degli italiani residenti in Canada è conforme ai valori del nostro ordinamento e non crea particolari problemi.
  È interessante che anche nel caso dell'intesa con il Canada sia contemplata la possibilità di accordi separati con il Quebec, ancorché questi debbano riflettere i principi generali dell'accordo bilaterale stretto al livello dei due Stati.
  La Lega Nord voterà a favore di questa intesa anche per un motivo ulteriore, di natura politica. Ogni volta che si ratifica un accordo internazionale, d'altra parte, si esprime in qualche modo un giudizio sulla controparte.
  La Lega riconosce ed apprezza l'ampiezza del riconoscimento dell'autodeterminazione operato dal Governo di Ottawa, consentendo la celebrazione di più di una consultazione in merito all'assetto del Paese. Gli Stati forti, del resto, non temono il giudizio dei loro cittadini.

  ANTONIO PLACIDO. L'Accordo Italo-canadese è vecchio di quasi venti anni. Il suo scopo consiste nel migliorare gli standard di protezione dei lavoratori e la sollecita erogazione delle prestazioni previdenziali. Esso, quindi, apporta benefici ai connazionali che rimpatriano in Italia e a coloro che, prima di giungere in Canada, abbiano lavorato in Paesi di tradizionale emigrazione italiana: entrambi potranno vedersi riconosciuto l'intero «curriculum» contributivo attraverso l'istituto della totalizzazione multipla. Annunzio, pertanto, il voto favorevole del gruppo SEL.

  MARCO FEDI. Grazie Presidente, il disegno di legge di ratifica e di esecuzione dell'accordo di sicurezza sociale fra Italia e Canada, firmato a Roma il 22 maggio 1995, con protocollo aggiuntivo firmato a Roma il 22 maggio 2003, arriva con molto ritardo nelle aule parlamentari ed arriva come necessario aggiornamento di importanti modifiche in campo previdenziale intervenute nei due Paesi.
  Oggi molti altri cambiamenti sono intervenuti.
  Dobbiamo porci il tema dei processi di revisione degli accordi internazionali che rischiano di essere datati quando arrivano in aula per il voto definitivo.
  Lo scambio di note può rappresentare uno strumento sufficiente per superare il divario tra cambiamenti nelle legislazioni nazionali ed accordi internazionali.
  Anche per il Canada auspichiamo uno scambio di note che consenta l'inserimento nel campo di applicazione soggettivo anche dei dipendenti pubblici e dei liberi professionisti che sono rimasti esclusi.
  Maggiormente in un contesto di nuova sostanziale equiparazione tra dipendenti pubblici e settore privato.
  Nell'annunciare il voto favorevole del Partito Democratico ricordo che comunque siamo in presenza, però, di un positivo passaggio che risponde alle richieste della comunità italiana in Canada e che riconosce il lavoro di colleghi eletti nella trascorsa legislatura, tra cui l'On. Bucchino, la neo-eletta On. La Marca e la Pag. 76relatrice On. Zampa che ringrazio per l'ottima illustrazione.
  Il rinnovo dell'accordo di sicurezza sociale con il Canada, accordo che come è noto è già stato approvato dal Parlamento canadese, garantirà importanti benefici per la collettività italiana in Canada e per i cittadini canadesi che vivono in Italia.
  Ricordo che il nuovo accordo di sicurezza sociale sostituirà quello precedente entrato in vigore nel 1979 ed attualmente ancora vigente.
  Il nuovo accordo era nato dall'esigenza di valutare l'evoluzione intervenuta negli anni nelle legislazioni dei due Paesi, di migliorare lo standard di protezione dei lavoratori, e di elaborare tecniche e procedure tese a garantire una più rapida erogazione delle prestazioni previdenziali.
  L'Accordo non solo conferma e consolida i benefici già previsti dall'accordo del 1977, ma ne prevede altri che renderanno più ampia ed equa la tutela sociale.
  Nelle passate legislature i ministeri degli Esteri, del Lavoro e dell'Economia non avevano mai chiarito i motivi per cui l'importante accordo di sicurezza sociale – un accordo che introduce misure migliorative e i cui costi sono molto limitati – non veniva inserito nell'agenda dei lavori del Parlamento italiano. Sebbene il nuovo accordo rivesta grande importanza per la collettività italiana in Canada, i ministeri competenti avevano sempre sostenuto che le difficoltà di bilancio non consentivano di perfezionare l'iter di ratifica. In realtà il rinnovo dell'accordo di sicurezza sociale italo-canadese – secondo le stime degli enti competenti (ministeri e Inps) – comporterà un onere finanziario limitato che comunque verrà compensato dai benefici previdenziali e procedurali (la totalizzazione multipla, le deroghe territoriali per i lavoratori distaccati, il miglior coordinamento per le pensioni di invalidità, le migliori procedure di collaborazione amministrativa fra le parti, ecc.). Il Governo ha quindi finalmente risposto positivamente alla mia interrogazione con l'approvazione in Consiglio dei Ministri e la prossima presentazione in Parlamento del disegno di legge di ratifica del nuovo accordo di sicurezza sociale italo-canadese. In un prossimo comunicato illustrerò le innovazioni più importanti introdotte nel nuovo accordo e i benefici che ne deriveranno per lavoratori e pensionati.
  Credo tuttavia che per il fatto che il «nuovo» accordo fu predisposto negli anni ’90 e per il ritardo di questa ratifica, sarà necessario in un prossimo futuro introdurre, magari con uno scambio di note, alcuni aggiornamenti attinenti alle modifiche intervenute in questi ultimi anni nei rispettivi sistemi pensionistici ed inserire nel campo di applicazione soggettivo anche i dipendenti pubblici e i liberi professionisti che sono rimasti ingiustamente esclusi.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI MARIO MARAZZITI, GIANLUCA PINI E GIANNI FARINA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2575-A

  MARIO MARAZZITI. Con questo accordo, firmato a Gerusalemme il 2 febbraio 2010 e simile a molti altri già ratificati, si intende regolare alcuni aspetti previdenziali, in particolare, garantire ai cittadini italiani che hanno lavorato in Italia prima di trasferirsi in Israele la possibilità di percepire un trattamento pensionistico in linea con i contributi versati in Italia, grazie anche alla trasferibilità delle prestazioni previdenziali, grazie alla totalizzazione dei contributi versati solamente nei due diversi regimi previdenziali.
  Dalla relazione tecnica che correda il disegno di legge di ratifica rileviamo alcune precise ipotesi sul numero dei beneficiari delle norme dell'Accordo. Si tratterebbe di una platea di circa 7.664 cittadini italiani residenti in Israele sulla base delle previsioni di una totalizzazione delle sole contribuzioni versate in Italia o in Israele, e di una quota del 20 per cento circa di coloro che si avvarranno dei benefici dell'Accordo in esame rispetto al totale dei lavoratori o pensionati italiani residenti in Israele.Pag. 77
  Pertanto alla luce di queste considerazioni e degli ottimi rapporti bilaterali con lo Stato d'Israele, testimoniati anche dalla recentissima visita del capo della diplomazia israeliana Liberman, che ha incontrato anche gli uffici di presidenza delle Commissioni Esteri delle due Camere, annunciamo il voto favorevole del Gruppo Per l'Italia-Centro Democratico auspicando una rapida approvazione definitiva dell'Accordo.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori Rappresentanti del Governo ! La Lega Nord voterà convintamente a favore dell'Accordo bilaterale italo-israeliano sulla sicurezza sociale e per una molteplicità di ragioni tecniche e politiche.
  L'estensione delle tutele previdenziali spettanti ai cittadini dei due Paesi ci pare infatti un dato importante, tenendo in considerazione gli stretti legami tra l'Italia ed Israele, ai quali la presenza di un'importante comunità ebraica da noi conferisce dimensioni particolarmente significative, al punto che non è fuori luogo parlare di un'osmosi.
  Di qui, la necessità e l'opportunità del passo tecnico che oggi prende forma. Naturalmente, conta per noi anche il dato politico.
  La Lega Nord si considera infatti una sostenitrice a spada tratta dello Stato d'Israele, che vede sia come un presidio di democrazia e di progresso che come un baluardo in Medio Oriente rispetto alla marea montante dell'Islam Politico Radicale. Dir di sì ad un accordo con lo Stato ebraico in qualche modo è una forma di accettazione e sostegno, soprattutto in questi anni densi di sfide, che hanno visto il moltiplicarsi del novero degli attori apertamente interessati ad ottenere la distruzione d'Israele.
  È in base a questo doppio ordine di considerazioni che la Lega Nord voterà a favore del provvedimento.

  GIANNI FARINA. L'accordo italo israeliano, sulla previdenza sociale, firmato a Gerusalemme il 2 febbraio 2010 allo scopo di regolarizzare aspetti previdenziali della stessa specie già definiti in numerosi altri paesi del mondo, rappresenta una tappa significativa per il miglioramento dei già ottimi rapporti tra i due paesi.
  Esso parte dall'esperienza accumulata, in questo campo, dall'Italia in materia previdenziale con i grandi paesi di emigrazione italiana in Europa e nel mondo.
  Non è nemmeno pensabile una mancata ratifica dell'accordo che sarebbe, per l'Italia, una perdita grave di immagine.
  Non va assolutamente sottovalutato il pericolo di un deterioramento dei rapporti tra i due paesi, se la ratifica non venisse confermata dalla Camera dopo il voto positivo del Senato, cosa che, nell'attuale momento storico, non è auspicabile.
  L'attuazione dell'accordo in questione è, in effetti, un mero aggiornamento di un altro strumento di sicurezza sociale rappresentato dalla convenzione europea di sicurezza sociale i cui effetti sono già, generalmente, acquisiti nell'insieme dell'ordinamento italiano in materia sociale.
  Il provvedimento, che si inquadra nell'ambito della materia di politica estera e rapporti internazionali della repubblica italiana, recupera sul piano morale e umano, i diritti derivanti dai principi fissati nella carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, firmata a Nizza e parte giuridica del trattato di Lisbona che, nell'articolo 34 della sicurezza sociale e assistenza sociale afferma che l'Unione riconosce e rispetta il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai servizi sociali che assicurano protezione in casi quali la maternità, la malattia gli infortuni sul lavoro, la dipendenza e la vecchiaia oltre che in caso di perdita del posto lavoro, secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e dalle legislazioni e prassi nazionali.
  Nella carta, ogni individuo che risieda e si sposti all'interno dell'Unione ha diritto alle prestazioni di sicurezza sociale e ai benefici sociali conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni locali.
  Al fine di lottare contro l'esclusione sociale e la povertà, i diritti garantiti dall'Unione, possono e debbono essere Pag. 78estesi nella generalità degli stati che hanno, con l'Italia, un forte rapporto d'amicizia e di collaborazione rafforzato nel corso degli anni.
  È, oltretutto il metodo più efficace per promuovere la coesione sociale all'interno dei paesi sottoscrittori di accordi di previdenza sociali come quelli che stiamo trattando.
  A nome del gruppo democratico, raccomando quindi l'approvazione alla ratifica dell'accordo italo israeliano senza modifiche già approvato dal Senato della repubblica.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO MARCO FEDI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2576-A

  MARCO FEDI, Relatore. L'accordo bilaterale di sicurezza sociale tra Italia e Giappone, firmato a Roma il 6 febbraio 2009, si prefigge di regolare i rapporti tra i due Paesi relativamente alla copertura e tutela previdenziale dei lavoratori.
  Credo sia utile sottolineare l'urgenza dell'approvazione del disegno di legge di ratifica. Il Giappone ha già ratificato l'accordo che prevede la copertura previdenziale dei lavoratori al seguito delle imprese di uno Stato, distaccati nel territorio dell'altro Stato, e la trasferibilità delle prestazioni previdenziali.
  La ratifica di questo accordo internazionale arricchisce il quadro complessivo dei rapporti internazionali, bilaterali, tra Italia e Giappone, contribuisce a creare le condizioni per un aumento degli investimenti, diretti e reciproci, e rende più equa la protezione previdenziale dei lavoratori, sia quando sono al seguito di imprese, sia quando rientrano in Italia dopo periodi di lavoro all'estero.
  La necessità di una tale intesa era stata rilevata in molteplici occasioni di incontro bilaterale. Evidentemente la ratifica da parte giapponese ha impresso maggiore urgenza alla necessità di un rapido iter parlamentare anche da parte italiana, sia per una questione di immagine internazionale e di posizione dell'Italia nei rapporti bilaterali, sia per una necessità di completamento del quadro complessivo dei rapporti bilaterali. L'Italia è infatti l'unico Paese del G8 con il quale il Governo giapponese non ha, ad oggi, un vigente accordo di sicurezza sociale.
  Per quanto concerne il contenuto dell'Accordo, questo si compone di 24 articoli in particolare, l'articolo 1 contiene le definizioni dei termini utilizzati. L'articolo 2 elenca le gestioni assicurative italiane e giapponesi cui si applicherà l'Accordo in esame, indicando altresì le eccezioni dal campo di applicazione dell'Accordo medesimo.
  In base all'articolo 3, l'applicazione dell'Accordo riguarderà persone che siano o siano state soggette alla legislazione di uno degli Stati contraenti, nonché altre individuate categorie di persone titolari di diritti derivati (essenzialmente i familiari).
  L'articolo 4 dispone che, salvo diversa previsione nell'Accordo, le persone di cui al precedente articolo 3 che risiedano sul territorio di uno Stato contraente riceveranno lo stesso trattamento dei cittadini di quello Stato contraente nell'applicazione della pertinente legislazione di quello Stato.
  L'articolo 5 prevede essenzialmente la trasferibilità territoriale delle prestazioni di cui una persona sia titolare, anche qualora risieda in uno Stato terzo rispetto all'Italia o al Giappone. È tuttavia salvaguardata la legislazione giapponese che per alcuni casi di prepensionamento prevede necessariamente la presenza dell'interessato sul territorio nipponico.
  L'articolo 6 prevede quindi che una persona che svolge attività lavorativa subordinata o autonoma nel territorio di uno dei due Stati contraenti sarà soggetta esclusivamente alla legislazione di quel medesimo Stato: ciò ove non diversamente previsto in altre sezioni dell'Accordo in esame.Pag. 79
  L'articolo centrale dell'Accordo – come rilevato anche dalla relazione di accompagnamento – è l'articolo 7, che prevede che il lavoratore dipendente inviato nel territorio dell'altro Stato contraente rimanga soggetto alla legislazione dello Stato di origine, a meno che il periodo del distacco superi i cinque anni (comma 1). Qualora il distacco si prolunghi oltre cinque anni, comunque, le autorità o istituzioni competenti possono convenire che la persona rimanga ugualmente assoggettata solo alla legislazione dello Stato di origine (comma 2). Quanto previsto per il distacco di lavoratori dipendenti vale anche per il caso di una persona che presti lavoro autonomo in via temporanea nel territorio dell'altro Stato contraente (commi 4 e 5).
  L'articolo 8 prevede, per i lavoratori impiegati su navi, il mantenimento del regime di sicurezza sociale del paese di appartenenza della nave.
  L'articolo 9 salvaguarda le disposizioni in materia previdenziale contenute nella Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 e nella Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963. Ugualmente, è previsto che saranno soggetti solo alla legislazione dello Stato contraente di origine gli impiegati pubblici o le persone ad essi assimilate, inviati a lavorare nel territorio dell'altro Stato contraente.
  In base all'articolo 10, tuttavia, le autorità o istituzioni competenti dei due Stati possono consentire eccezioni alla determinazione della legislazione applicabile in base ai precedenti articoli dell'Accordo nei confronti di particolari categorie di persone, e ciò su richiesta di un lavoratore autonomo o, congiuntamente, di un lavoratore subordinato e di un datore di lavoro.
  Con l'articolo 11, che riguarda i coniugi e figli al seguito di un italiano che lavora in territorio giapponese, si prevede che a costoro verrà applicata la copertura assicurativa prevista dalla legge italiana, salvo espressa richiesta in senso contrario da parte del coniuge o dei figli del lavoratore italiano.
  L'articolo 12 opera precisazioni sulle gestioni previdenziali escluse dall'applicazione di alcune clausole dell'Accordo, mentre l'articolo 13 specifica l'ambito di applicazione del solo articolo 2.
  L'articolo 14 individua le modalità della collaborazione amministrativa tra le autorità e le istituzioni competenti delle Parti per l'applicazione dell'Accordo.
  L'articolo 15 esclude, per i documenti presentati ai fini dell'applicazione dell'Accordo in esame, la necessità della legalizzazione o di altre simili formalità da parte delle autorità diplomatico-consolari. Inoltre è stabilito che qualsiasi riduzione o esenzione di imposte prevista dalla legislazione nazionale si applichi anche ai documenti presentati in applicazione dell'Accordo.
  L'articolo 16 stabilisce il regime linguistico dell'applicazione dell'Accordo tra le competenti autorità e istituzioni, nonché nei confronti delle persone interessate: tale regime prevede le lingue italiana, giapponese o inglese.
  In base all'articolo 17 le autorità e istituzioni competenti dei due Stati si comunicheranno informazioni eventualmente raccolte su persone, qualora sia necessario per l'applicazione dell'Accordo: tali informazioni saranno utilizzate esclusivamente a tale scopo, e riceveranno un livello di protezione pari a quello assicurato dalla legislazione dello Stato che le riceve.
  Le domande di prestazioni fatte in uno Stato diverso da quello competente verranno d'ufficio trasferite a cura delle autorità dello Stato in cui la domanda è stata presentata (articolo 18).
  L'articolo 19 prevede la possibilità di pagare le prestazioni previste dall'Accordo in esame nella valuta di ciascuno dei due Stati contraenti.
  L'articolo 20 stabilisce la procedura di consultazione tra i due Stati contraenti per qualsiasi controversia sull'interpretazione o l'applicazione dell'Accordo.
  L'articolo 21 prevede la non incidenza di quanto previsto dal precedente articolo Pag. 804, in riferimento alle norme sui periodi complementari riguardanti i soli cittadini giapponesi.
  L'articolo 22 fissa alla data di entrata in vigore dell'Accordo in esame la decorrenza del periodo di distacco di cui al precedente articolo 7, qualora tale distacco sia iniziato prima dell'entrata in vigore dell'Accordo stesso.
  Infine gli articoli 23 e 24 contengono le clausole finali dell'Accordo, il quale è concluso per un periodo indefinito: ciascuno dei due Stati contraenti può denunciare l'Accordo per iscritto e attraverso i canali diplomatici, con effetto dalla fine del dodicesimo mese successivo a quello di notifica.
  Quanto al disegno di legge di ratifica, questo consta di quattro articoli, i primi due dei quali contengono, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo e l'ordine di esecuzione dello stesso.
  Concludo rilevando che si tratta in sostanza di un accordo importante, che rafforzerà le già buone relazioni economiche tra i due paesi. L'interscambio commerciale tra Giappone e Italia ha una bilancia commerciale nettamente in favore dell'Italia: le esportazioni del Giappone verso l'Italia ammontano a 292 miliardi di yen, mentre le esportazioni italiane verso il Giappone a 764 miliardi di yen.
  Negli investimenti diretti, invece, il Giappone investe verso l'Italia 233 miliardi di yen ed attualmente sono circa 217 le aziende giapponesi inserite nel mercato italiano, mentre lo stock degli investimenti diretti dall'Italia verso il Giappone è di circa 83 miliardi di yen ed attualmente sono circa 68 le aziende inserite nel mercato giapponese. Ogni anno si stima che siano all'incirca tra gli 800 mila e il milione i turisti giapponesi che vengono a visitare l'Italia. Né va trascurato che i cittadini giapponesi che risiedono in Italia sono attorno ai 13.000 e che i cittadini italiani iscritti all'AIRE sono poco oltre i 2.700; e che la presenza culturale italiana in Giappone e giapponese in Italia negli anni ha rafforzato, anche a livello linguistico e culturale, gli scambi tra i due Paesi.
  Per queste ragioni ritengo importante la rapida approvazione del disegno di legge in esame.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI MARIO SBERNA E MARCO FEDI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2576-A

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'accordo italo-giapponese sulla sicurezza sociale ha quale scopo principale quello di tutelare i lavoratori al seguito delle imprese di un Paese distaccati nel territorio dell'altro, nonché la trasferibilità delle prestazioni previdenziali di cui una persona sia titolare, qualora risieda in uno Stato terzo rispetto all'Italia o al Giappone.
  La ratifica italiana è stata sollecitata da parte nipponica in più di un'occasione, in quanto il Giappone aveva provveduto prontamente a farlo. Tenuto conto anche del fatto che il nostro Paese è l'unico tra quelli appartenenti al G8 a non aver concluso e ratificato un accordo con il governo giapponese in materia di sicurezza sociale, emerge l'evidente necessità di «allinearci» agli altri Stati del G8.
  Il carattere urgente della ratifica di questo accordo pertanto è evidente: non si tratta solo di evitare un danno all'immagine dell'Italia quanto piuttosto di tutelare i rapporti bilaterali con il Giappone, che inevitabilmente potrebbero risentire della mancata ratifica, poiché non si darebbe corso ad un accordo internazionale che pure si è firmato.
  Nonostante possa essere indiscutibile un consistente onere a carico dell'INPS, a seguito a seguito dell'entrata in vigore dell'Accordo in esame, in ragione del numero quasi doppio di lavoratori giapponesi impiegati in Italia da imprese nipponiche rispetto ai lavoratori italiani attivi in Giappone per conto di imprese italiane, si ricorda che questo onere potrebbe essere temperato dalla considerazione che, in caso di caso di entrata in vigore dell'Accordo, cesserebbe la contribuzione dei lavoratori Pag. 81giapponesi all'INPS – in quanto rientrerebbero, come previsto dall'Accordo, esclusivamente sotto la legislazione nipponica –, e dunque l'incremento della prestazione contributiva loro spettante in base alla legislazione italiana (legge 189/2002, c.d. legge Bossi-Fini) al momento del pensionamento e del rientro in Giappone. Sulla base di tutto ciò, l'onere netto per l'INPS, nel periodo 2014-2023, avrebbe un andamento crescente da 9,685 milioni di euro nel 2014 a 10,24 milioni di euro nel 2023.
  Per le ragioni sopra evidenziate, non è più opportuno rinviare ulteriormente questa ratifica: annuncio il voto favorevole del Gruppo Per l'Italia Centro Democratico.

  MARCO FEDI. Grazie Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico all'approvazione del disegno di legge di ratifica dell'accordo tra Italia e Giappone in materia di sicurezza sociale.
  Credo sia utile sottolineare l'urgenza dell'approvazione del disegno di legge di ratifica.
  Il Giappone ha già ratificato l'accordo che prevede la copertura previdenziale dei lavoratori al seguito di impresa e la trasferibilità delle prestazioni previdenziali.
  La ratifica di questo accordo internazionale arricchisce il quadro complessivo dei rapporti internazionali, bilaterali, tra Italia e Giappone, contribuisce a creare le condizioni per un aumento degli investimenti, diretti e reciproci, e rende più equa la protezione previdenziale dei lavoratori, sia quando sono al seguito di imprese, sia quando rientrano in Italia dopo periodi di lavoro all'estero.
  Concludo rilevando che si tratta di un accordo importante, che rafforzerà le già buone relazioni economiche tra i due Paesi. L'interscambio commerciale tra Giappone e Italia ha una bilancia commerciale nettamente in favore dell'Italia: le esportazioni del Giappone verso l'Italia ammontano a 292 miliardi di yen, mentre le esportazioni italiane verso il Giappone a 764 miliardi di yen.
  Negli investimenti diretti, invece, il Giappone investe verso l'Italia 233 miliardi di yen ed attualmente sono circa 217 le aziende giapponesi inserite nel mercato italiano, mentre lo stock degli investimenti diretti dall'Italia verso il Giappone è di circa 83 miliardi di yen ed attualmente sono circa 68 le aziende inserite nel mercato giapponese. Ogni anno si stima che siano all'incirca tra gli 800 mila e il milione i turisti giapponesi che vengono a visitare l'Italia. Né va trascurato che i cittadini giapponesi che risiedono in Italia sono attorno ai 13.000 e che i cittadini italiani iscritti all'AIRE sono circa 2.700; e che la presenza culturale italiana in Giappone e giapponese in Italia negli anni ha rafforzato, anche a livello linguistico e culturale, gli scambi tra i due Paesi.
  Per queste ragioni ritengo importante la rapida approvazione del disegno di legge in esame.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2090 - articolo 1 366 365 1 183 365 95 Appr.
2 Nom. articolo 2 371 370 1 186 370 95 Appr.
3 Nom. articolo 3 371 370 1 186 370 95 Appr.
4 Nom. Ddl 2090 - voto finale 382 380 2 191 380 94 Appr.
5 Nom. Ddl 2270 - articolo 1 377 377 189 377 94 Appr.
6 Nom. articolo 2 380 369 11 185 369 93 Appr.
7 Nom. articolo 3 382 365 17 183 365 93 Appr.
8 Nom. Ddl 2270 - voto finale 377 360 17 181 359 1 94 Appr.
9 Nom. Ddl 2425-A - articolo 1 378 363 15 182 343 20 93 Appr.
10 Nom. articolo 2 376 364 12 183 343 21 93 Appr.
11 Nom. em. 3.100 379 364 15 183 343 21 93 Appr.
12 Nom. articolo 3 375 360 15 181 339 21 93 Appr.
13 Nom. articolo 4 380 366 14 184 345 21 93 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Ddl 2425-A - voto finale 373 360 13 181 337 23 89 Appr.
15 Nom. Ddl 2625-A - articolo 1 377 373 4 187 373 89 Appr.
16 Nom. articolo 2 378 374 4 188 374 89 Appr.
17 Nom. em. 3.100 383 379 4 190 379 89 Appr.
18 Nom. articolo 3 379 374 5 188 374 89 Appr.
19 Nom. articolo 4 383 379 4 190 379 89 Appr.
20 Nom. Ddl 2625-A - voto finale 401 372 29 187 372 89 Appr.
21 Nom. Ddl 2515-A - articolo 1 405 380 25 191 380 89 Appr.
22 Nom. articolo 2 403 378 25 190 378 89 Appr.
23 Nom. em. 3.100 402 379 23 190 379 89 Appr.
24 Nom. articolo 3 401 376 25 189 376 89 Appr.
25 Nom. articolo 4 403 377 26 189 377 89 Appr.
26 Nom. Ddl 2515-A - voto finale 409 409 205 409 89 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Ddl 2574-A - articolo 1 399 398 1 200 398 89 Appr.
28 Nom. articolo 2 404 403 1 202 403 89 Appr.
29 Nom. em. 3.100 412 382 30 192 382 89 Appr.
30 Nom. articolo 3 408 379 29 190 378 1 89 Appr.
31 Nom. articolo 4 403 372 31 187 372 89 Appr.
32 Nom. Ddl 2574-A - voto finale 394 362 32 182 362 90 Appr.
33 Nom. Ddl 2575-A - articolo 1 402 367 35 184 367 90 Appr.
34 Nom. articolo 2 401 398 3 200 364 34 90 Appr.
35 Nom. em. 3.100 411 373 38 187 372 1 90 Appr.
36 Nom. em. 3.2 407 402 5 202 82 320 90 Resp.
37 Nom. em. 3.3 402 398 4 200 78 320 90 Resp.
38 Nom. em. 3.1 399 394 5 198 80 314 90 Resp.
39 Nom. articolo 3 406 385 21 193 332 53 90 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 48)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 4 406 359 47 180 353 6 90 Appr.
41 Nom. odg 9/2575-A/2 403 399 4 200 90 309 90 Resp.
42 Nom. Ddl 2575-A - voto finale 389 344 45 173 343 1 90 Appr.
43 Nom. Ddl 2576-A - articolo 1 393 392 1 197 392 90 Appr.
44 Nom. articolo 2 391 338 53 170 338 90 Appr.
45 Nom. articolo 3 400 347 53 174 347 90 Appr.
46 Nom. articolo 4 392 341 51 171 341 90 Appr.
47 Nom. Ddl 2576-A - voto finale 398 346 52 174 346 90 Appr.
48 Nom. Ddl 2915 - Quest. preg. n.1, 2 e 3 347 347 174 96 251 91 Resp.