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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 380 di martedì 24 febbraio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 18,05.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 febbraio 2015.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Causin, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, D'Ambrosio, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Giampaolo Galli, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Merlo, Meta, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Vargiu, Velo, Vignali, Villecco Calipari, Vitelli, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione odierna ha preso in esame gli episodi verificatisi nella seduta del 22 dicembre 2014. Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare le seguenti sanzioni disciplinari: con decorrenza dalla seduta di oggi, martedì 24 febbraio 2015, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 12 giorni di seduta ai deputati Alberti, Baroni, Basilio, Frusone, Rizzo e Villarosa; per un periodo di 10 giorni di seduta ai deputati Tripiedi e D'Uva; con decorrenza da giovedì 12 marzo 2015, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 10 giorni di seduta ai deputati Cominardi e Dell'Orco; per un periodo di 6 giorni di seduta ai deputati Carinelli, Della Valle, Ferraresi e Nesci; per un periodo di 5 giorni di seduta ai deputati Del Grosso, Vacca e Zolezzi.
  Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea Pag. 2e in nessun caso possono essere oggetto di discussione (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Invito i deputati Alberti, Baroni, Basilio, Frusone, Rizzo, Villarosa, Tripiedi e D'Uva, ove presenti, a lasciare l'Aula in ottemperanza alla decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,12).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Nel venticinquesimo anniversario della scomparsa di Sandro Pertini.

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Colleghi, io vorrei insieme a voi fare una commemorazione.
  Care colleghe e cari colleghi, ricorre oggi il venticinquesimo anniversario della morte di Sandro Pertini. Politico di grande rigore, coerenza e integrità morale, socialista appassionato, Sandro Pertini ha sempre nutrito un profondo rispetto per le istituzioni repubblicane che lui stesso aveva contribuito a fondare. Consapevole dei pericoli che la democrazia può correre allorquando il rapporto di fiducia che deve legare i cittadini alle istituzioni si logora, Pertini ha speso gran parte della sua vita politica a trasmettere agli italiani questo sentimento di attaccamento agli istituti democratici; e in particolare alle giovani generazioni, alle quali egli affidava idealmente «il patrimonio morale e politico dell'antifascismo e della Resistenza», per farne norma di vita e trarne ideali e ispirazione.
  Strenuo difensore dei valori fondanti della nostra Costituzione, fu eletto Presidente della Camera nel 1968, incarico ricoperto fino alla fine della VI legislatura. Durante il suo mandato, Pertini si è impegnato a rendere sempre più trasparenti e comprensibili i meccanismi decisionali all'interno del Parlamento, nella ferma convinzione che, anche attraverso questa via, fosse possibile contribuire a rinsaldare il legame tra istituzioni e cittadini.
  La sua costante attenzione verso i suoi concittadini, il suo instancabile richiamo ai valori di libertà e giustizia sociale, favorito dal suo straordinario carisma, rimarranno un tratto caratteristico della sua politica, anche quando, eletto Presidente della Repubblica, egli dimostrerà una sensibilità non comune nel saper interpretare i cambiamenti che si stavano verificando nella nostra società.
  A distanza di così tanti anni dalla sua scomparsa, Sandro Pertini rimane un esempio sempre attuale e vivissimo di impegno politico e morale per tutti noi (Applausi).
  Colleghi, vi sono iscrizioni a parlare per la commemorazione di Sandro Pertini. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, Presidente. La ringraziamo davvero per avere voluto questo momento di commemorazione, un atto del quale le siamo grati come socialisti e come italiani. Come socialisti, perché, in un'epoca in cui il socialismo è dato per spacciato, è bene ricordare quanto il socialismo abbia dato a questo Paese in termini di idee, riforme, leggi e persone. Pertini era una di quelle persone speciali che hanno fatto grande l'Italia: partigiano, padre costituente, Presidente della Repubblica, oltre che di questa Camera.
  Come italiani, perché gli abbiamo voluto bene tutti, a sinistra come a destra. Il Presidente più amato dagli italiani, il primo a comprendere che bisognava avvicinare le persone alle istituzioni. Quando nessuno si occupava di comunicazione, egli seppe precorrere i tempi, parlando in modo diretto alle persone, dimostrando, con le parole e con i fatti, di essere uno di loro, uno di noi.Pag. 3
  Non visse quasi mai al Quirinale, non usava i voli di Stato, girava su una FIAT 500 rossa. Era schietto, ironico, onesto; usava uno stile diretto e amichevole, che oggi usano in molti, ma che allora era considerato quasi sovversivo, così come lo era il suo modo di intervenire nella vita politica del Paese: una novità per il ruolo di Presidente della Repubblica, fino ad allora una figura strettamente notarile.
  Della sua lunghissima carriera politica vorrei ricordare un fatto emblematico del suo modo di affrontare e risolvere i problemi. Mi riferisco allo sciopero degli uomini radar, allora militari. Il 19 ottobre 1979, novecento ufficiali, marescialli, sergenti, addetti alle torri di controllo, si ammutinarono, chiedendo la smilitarizzazione e gettando nel caos il traffico aereo. L'ammutinamento avrebbe dovuto innescare la corte marziale, non certo una trattativa. Il Presidente Pertini, avvalendosi della sua condizione di Capo delle Forze armate, decise di convocare i controllori di volo al Quirinale insieme al Presidente del Consiglio di allora, Cossiga.
  Con la promessa del Capo del Governo di disciplinare la materia con un decreto legislativo urgente, che avrebbe varato la smilitarizzazione, ottenne il rientro della protesta; un'iniziativa senza precedenti, che diede soluzione ad una situazione delicatissima. Il Presidente degli Stati Uniti Reagan, in situazione analoga, licenziò, invece, 11 mila su 17 mila addetti. Ecco, con Pertini si aprì una nuova era della comunicazione politica, ma in lui l'aspetto prettamente comunicativo non prevalse mai sui contenuti.
  La sostanza rimaneva l'essenza, l'elemento fondamentale, diversamente da oggi. In tanti lo imitano oggi – sì, certo –, ma le copie, si sa, non sono mai autentiche come l'originale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guglielmo Epifani. Ne ha facoltà.

  ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Signora Presidente, care colleghe e cari colleghi, come lei ha ricordato, venticinque anni fa moriva Sandro Pertini e molti di noi ricordano la commozione che colpì il Paese. Ricordiamo soprattutto le migliaia di persone in preghiera e in raccoglimento sotto la sua piccola casa a Fontana di Trevi.
  La verità è che Sandro Pertini fu il Presidente della Repubblica più popolare e fu il primo a legare la massima istituzione e magistratura del Paese ai cittadini. Fu amato e rispettato soprattutto dai giovani. Questo perché, al di là del suo carattere, molto duro e anche molto scorbutico, fu un uomo di assoluta coerenza nella sua vita di combattente per la libertà e contro il fascismo e nella sua vita istituzionale.
  Lei ha ricordato gli anni della sua Presidenza di Montecitorio e gli anni come Presidente della Repubblica. Ma il 1968, il suo primo anno come Presidente di Montecitorio, lo vide impegnato immediatamente nei confronti della grande ondata di rinnovamento del Paese. E nel dicembre 1969 «corse» subito in occasione della prima grande strage che il Paese visse, quella di Piazza Fontana. Appena fu eletto Presidente della Repubblica erano passati pochi mesi dal rapimento e dalla tragedia di Aldo Moro. E io voglio ricordare, tra tutte, la sua lotta integrale contro il terrorismo. Lui fu un uomo del partito della fermezza, come venne chiamato, e non volle che si aprisse trattativa per la liberazione di Aldo Moro da parte dello Stato. E fu lo stesso che, in una grigia e tristissima giornata piovosa di gennaio, nel 1980, portò i segni del suo ruolo, i segni del suo dolore ai grandi funerali di Guido Rossa, nella Genova colpita da quel lutto. Fu un fustigatore di ritardi e inadempienze. Chi non ricorda la sua intemerata nei confronti della responsabilità della classe politica rispetto al terremoto dell'Irpinia o rispetto alla vicenda della P2 ?
  Ma anche se si guarda alla storia di prima, alla storia passata, si resta davvero colpiti e senza parole. Nasce alla fine dell'Ottocento in un paesino dell'entroterra savonese. Studia dai salesiani. Prende una laurea a Genova e una a Firenze. Fa il combattente durante la Prima Guerra Mondiale. Diventa militante Pag. 4e uomo politico socialista. Della sua vicenda tra il 1920 e il 1945 ci sono almeno tre episodi che restano di quella epopea. Il primo è la fuga in motoscafo per portare in salvo il suo maestro, Filippo Turati, accompagnato da Parri, da Carlo Rosselli e da Adriano Olivetti. Poi, il suo peregrinare da un carcere all'altro (Santo Stefano, Ponza, Turi, Ventotene). A Turi conosce Antonio Gramsci e le pagine di quel suo sodalizio restano impresse nella memoria. Fu prigioniero a via Tasso. Fu combattente antifascista e partigiano per la liberazione e la difesa di Roma e di Firenze. Fu alla guida del Comitato di liberazione nazionale a Milano il 25 aprile.
  Ricordarlo oggi è, per quest'Aula e per ognuno di noi, il tributo che si deve a uno dei grandi uomini che hanno costruito e reso grande la nostra democrazia, le nostre istituzioni e la nostra libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fabiana Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie Presidente. In quest'Aula Sandro Pertini è stato spesso citato e ricordato sotto ciascuno dei suoi aspetti: il partigiano, il socialista, il Presidente della Repubblica e il tifoso della nazionale. Ovviamente le radici socialiste di Pertini non sono nel mio DNA, come in quello di tutto il mio gruppo, ma l'uomo, prima ancora che il giornalista, il politico o l'istituzione, rappresenta, soprattutto per me, Presidente, un esempio e un modello, un punto di riferimento verso cui guardare, in particolare nei momenti più bui del nostro percorso.
  Erano altri tempi, questo è vero, ma Sandro Pertini, come Berlinguer, aveva manifestato da subito una caratteristica che prescindeva dal contesto sociale e politico in cui si trovava: fu un uomo di rottura. Una rottura intesa in maniera anche forte, profonda e irrituale per quei tempi, ma anche per quelli odierni. Era il 1978 quando, dopo innumerevoli trattative, fu eletto al Quirinale con il più alto numero di voti dell'Assemblea ottenuti finora. Ma quelli sono dei numeri, sono dei dati che sono ottimi per chi vede queste istituzioni come un contenitore e non come un contenuto; invece, il Presidente Pertini volle proprio arricchirne il contenuto sollevandolo dalla polvere, proprio quella polvere in cui, tra gli anni precedenti e quelli successivi, gran parte della politica decise di schiacciarlo. Seppe captare molto bene il sentimento popolare ed ebbe il coraggio di sostenere apertamente la necessità di condannare i parlamentari disonesti senza schermi, senza benefici. Comprese prima di molti altri il potere del mezzo televisivo, della comunicazione, dell'immagine, per arrivare, non come si fa adesso agli spettatori, ma alla testa e al cuore dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E non assunse, né aiutò ad assumere, alcun provvedimento che potesse aiutare qualche partito politico ad assumere il controllo dei media. E, infine, promosse i giovani, che definì avvenire del sapere, incoraggiandoli come innovatori coraggiosi. È in questi pochi esempi che appare evidente quanto sia stato insidioso e pericoloso quel guado che dal 1985, da quando lui non fu più Presidente della Repubblica, ha diviso e divide tutt'oggi i cittadini dalle istituzioni.
  Vorrei concludere citando alcune parole del Presidente Pertini. La prima parte riguarda soprattutto me, direttamente, perché mi ha spinta ad impegnarmi in prima persona; la seconda, invece, la vorrei rivolgere al Governo, a Renzi e alla maggioranza. «Questo dico ai giovani: costituiscono l'avvenire del popolo italiano. Battetevi sempre per la libertà, per la pace e per la giustizia sociale. La libertà, senza giustizia sociale, non è che una conquista fragile, che si rivolge per molti nella libertà di morire di fame. Bisogna che la libertà sia unita alla giustizia sociale; sono un binomio imprescindibile. Lottate quindi con fermezza, giovani che mi ascoltate, perché lottate in questo modo per il vostro domani e per il vostro avvenire. Ma al mio avversario dico: io combatto la tua idea, se Pag. 5contraria alla mia, ma sono pronto a battermi, anche a prezzo della mia vita, perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente fino alla fine». Questo è il retaggio che ha lasciato Sandro Pertini e, purtroppo, di questo retaggio in quest'Aula non è rimasto nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, in tutte le graduatorie dei politici più popolari e amati Sandro Pertini risulta al primo posto. Non c’è sinistra, destra o centro che tenga: è amato. Tutti noi che oggi siamo qui rappresentanti del popolo abbiamo il dovere di imparare da lui. Non si tratta di apprendere una tecnica di comunicazione o di imitarlo nei modi di fare o di dire, ma di attingere dalla sua testimonianza. Provo a individuare alcune caratteristiche di questo suo fascino, che non era superficiale, ma coincideva proprio con la sua struttura interiore di uomo. Innanzitutto, chiunque lo ascoltasse e lo vedesse muoversi, aveva la nettissima percezione che Pertini credesse pienamente in quello che diceva e in ciò che faceva. E in che cosa credeva Sandro Pertini ? Gli ideali che cospargono nominalmente i discorsi di circostanza, in lui e grazie a lui pulsano di vita. Aveva questo dono: quando diceva alle numerose scolaresche che lo visitavano al Quirinale la parola «libertà», si capiva che questo ideale aveva segnato la sua esistenza, spingendolo all'esilio e condannandolo al carcere. Così quando chiedeva giustizia, lui che era stato in prigione per le sue idee, era evidente si trattasse di una cosa forte e vera. Gli ideali costituivano la stoffa della sua vita. Non esistevano vizi privati e pubbliche virtù, ma c'era un uomo intero, fatto di pregi e di difetti, ma autentico.
  Egli è stato una benedizione per l'Italia. Eletto al Quirinale pochi mesi dopo il tragico epilogo del sequestro di Aldo Moro e dopo la traumatica, dolorosa e oggi sappiamo ingiustamente vilipesa Presidenza di Giovanni Leone, seppe mostrare il volto di una Repubblica madre e non matrigna. Mai come allora il popolo sovrano si identificò con il garante della sua unità.
  La semplicità è il nerbo della sua coerenza. L'impressionante umiltà e insieme l'orgoglio con cui si identificava con la gente comune credo sia la sua lezione più chiara e valida oggi per noi. Come Presidente della Camera e poi della Repubblica, pur esibendo una personalità fortissima, si pose non come padrone ma come servitore della democrazia parlamentare. Lo fece ubbidendo e facendo ubbidire alle regole anche e soprattutto quando si discostavano dai desideri del partito da cui proveniva o dalla maggioranza. Lui che scavalcava il protocollo era invece rigidissimo in fatto di disciplina parlamentare e alla Camera tutelò con vigore i diritti di ogni componente alla parola e alla proposta. Pertini fu anche molto duro quando percepì che si stava preparando contro di lui la macchina del fango. C'era un disegno chiaro di scardinamento delle istituzioni che aveva bisogno di distruggere il politico più popolare. Rispose attaccando e dispiegando come un gonfalone in battaglia il suo celebre motto: «a brigante, brigante e mezzo». Anche questo motto chi ama la democrazia oggi ha il dovere di farlo suo. Grazie Pertini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie Presidente, Sandro Pertini è stato prima di tutto un grande socialista, un socialista del PSI, del Partito Socialista Italiano. Pertini, con il suo piglio garibaldino, si sarebbe ribellato con fermezza al tentativo di una parte della sinistra antisocialista e mai riformista di separarlo dalla storia tutta del suo partito; la stessa sinistra che, da 25 anni, è impegnata nell'opera di mistificazione per rimuovere la storia socialista da quella della sinistra italiana e, nello stesso tempo, per separare le vicende umane e Pag. 6politiche di Pertini da quella del PSI. E ancora di più Pertini si sarebbe ribellato al tentativo strumentale e vile di dividere la storia del socialismo italiano tra quella dei socialisti buoni e galantuomini e quella cattiva e degenere dei socialisti di Craxi: nulla di più falso. Pertini è stato un socialista riformista-libertario, amico di Turati e turatiano come Craxi. Pertini ha scritto: penso che, se un uomo ha veramente una fede, un ideale sia nel campo politico sia nel campo religioso come nel campo culturale la sua vita avrà sempre una ragion d'essere e allora bisogna alimentarla questa fede, bisogna che l'uomo non l'abbandoni. E Pertini non ha mai abbandonato la sua fede socialista. Non l'avrebbe mai abbandonata anche di fronte alla rimozione della sinistra attuale e di molti storici e commentatori faziosi, figli di una cultura che nulla hanno a che fare con quella di Sandro Pertini. Pertini era con Craxi quando il PSI riscoprì il riformismo turatiano. Sosteneva il nuovo corso socialista e divenne Presidente della Repubblica perché c’è stato il nuovo corso socialista. Craxi propose Giolitti alla Presidenza della Repubblica, proposta che i comunisti ritennero ostile per la rottura del 1956 di Giolitti con il PCI. Ma poi si trovò una convergenza su Pertini su proposta di Andreotti. Ma questo avvenne perché era chiaro a tutti che il Presidente doveva essere socialista. Pertini non divenne Presidente nonostante Craxi, come alcuni dicono. Non ci sarebbe stato Pertini Presidente senza Craxi e non ci sarebbe stata la Presidenza Craxi senza Pertini. E alla fine del settennato il Presidente degli italiani, che ebbe un ruolo decisivo per la sconfitta del terrorismo, tornò a casa nel suo partito e in una cena per festeggiare il ritorno organizzata dai suoi compagni, rivolgendosi a Craxi gli disse: sei il miglior segretario della storia del socialismo italiano. Tutto questo per amore di verità storica e politica e perché, come avrebbe detto Pertini, «a brigante, brigante e mezzo» (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente, quando Norberto Bobbio fu chiamato a pronunciare un discorso in onore di Sandro Pertini mise a confronto le concezioni di Machiavelli e quelle di Erasmo da Rotterdam. Per Machiavelli il principe doveva eccellere nelle arti della volpe e del leone ossia nella forza e nell'astuzia. Per Erasmo da Rotterdam il principe doveva invece eccellere nella giustizia, nella magnanimità e nella temperanza.
  Concludeva Bobbio: «Pertini era un principe in questa seconda accezione». La sua onestà è a tutti nota. Negli anni Trenta impegnò i milioni di lire della sua consistente eredità paterna per finanziare le attività antifasciste. Il Quirinale per lui fu solo un luogo di lavoro: «mai ho trascorso una notte al Quirinale; mia moglie Carla non ci ha mai messo piede». L'indennità del Presidente della Repubblica la volle aggiornare l'ultimo mese del suo mandato, a beneficio dunque di chi sarebbe venuto dopo di lui. Fu sempre in prima linea nelle battaglie di libertà e di democrazia, ma la sua intransigenza sapeva sciogliersi in una calda umanità. Disse: «Ho avuto un mio fratello ucciso dai nazisti in un campo di concentramento tedesco; non ho voluto costituirmi parte civile nel processo contro la spia che l'aveva denunciato: non siamo mai stati animati da sentimenti di odio o di rancore». Il suo antifascismo non gli impedì, nel 1983, di recarsi al capezzale di un giovane del Movimento Sociale Italiano, Paolo Di Nella, vittima della cieca violenza di quel tempo. Gesti come questo lo fecero emergere come il Presidente di tutti gli italiani e non solo della parte politica di cui era una leggenda vivente. Pertini fu anche un uomo di grandi innovazioni. Da Presidente della Camera, nel 1971, superò il Regolamento, che, con poche modifiche, risaliva al 1919, adottandone uno nuovo, che applicava alla lettera e nello spirito la Costituzione repubblicana. Fu il primo Presidente della Repubblica a nominare una donna senatrice a vita, la compagna Camilla Ravera. Fu il primo Presidente Pag. 7della Repubblica ad incaricare un Presidente del Consiglio non democristiano: prima Spadolini e poi Craxi. Concludo. Forse il più bel regalo gliel'ha fatto Roma, la città che amava profondamente. Qui gli ospedali hanno i nomi dei santi (San Camillo, San Filippo Neri, San Giovanni Addolorata, Sant'Eugenio); c’è un ospedale importante che, invece, si chiama semplicemente «Sandro Pertini». A lui avrebbe fatto piacere aver dato il suo nome a un luogo di sofferenza in cui si curano nello stesso modo ricchi e poveri, perché il suo socialismo aveva un volto umano, quello dei lavoratori, dei deboli, dei carcerati, dei malati. Per questo, è stato il Presidente più amato dagli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Vecchio. Ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Signora Presidente, per parlare di Pertini credo sia giusto usare il verbo «ricordare». Ed io così lo ricordo. Gli anni in cui Sandro Pertini fu Presidente della Repubblica, dal 1978 al 1985, furono anni pesanti e dolorosi per la nostra nazione. Pertini combatté con valore durante la prima guerra mondiale, si oppose al fascismo e fu perseguitato, incarcerato, mandato in esilio e condannato varie volte. Durante la Resistenza fu partigiano e partecipò attivamente alla liberazione. Fu nell'Assemblea costituente, senatore e poi a lungo deputato; sempre combattivo. Ebbe una vita molto avventurosa. Aveva un grande carisma; aveva un carattere da padre della patria, rassicurante ma anche inflessibile. Era un Presidente ecumenico, che tutti amavano; un vero Presidente dell'unità nazionale, che contribuì a dare coraggio agli italiani nei momenti più terribili degli anni di piombo, ma anche straordinario con il suo «Fare presto» rivolto ai soccorsi in occasione del terremoto dell'Irpinia. Memorabile il discorso a reti unificate in cui denuncia appunto la scarsa efficienza dello Stato nei soccorsi.
  Accusò quei settori dello Stato che specularono in tragedie analoghe come il terremoto della Valle del Belice. Denunciò sempre, senza mezzi termini, la criminalità organizzata, la mafia, la camorra. Intervenne in modo nuovo nella politica, svecchiò la figura del Capo dello Stato che fino ad allora era stata troppo formale e poco stimolante per Governo e Parlamento. Avviò, infatti, una condotta che poi fu descritta con l'espressione «potere di esternazione». Non temette di ricordare sempre la sua identità e la sua appartenenza politica al Partito Socialista.
  Per descrivere la determinazione di Pertini voglio citare proprio, tra questi banchi, una sua nota risposta ad una domanda del giornalista Nantas Salvalaggio: Ma Presidente, lei sa che non potendo accusarla di nulla, molti dicono che lei è un po’ squilibrato, disse il giornalista ? Non mi meraviglia niente, so che il mio modo di fare può essere irritante. Per esempio poco tempo fa mi sono rifiutato di firmare il decreto di aumento delle indennità ai deputati. Ma come ? Dico io, in un momento grave come questo, quando il padre di famiglia torna a casa con la paga decurtata dall'inflazione, voi date questo esempio di insensibilità ? Io deploro l'iniziativa, ho detto. Ma ho subito aggiunto che entro un'ora potevano eleggere un altro Presidente della Camera. Io me ne sarei andato (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente, a 25 anni dalla scomparsa di Sandro Pertini è ancora vivo tra gli italiani il ricordo del «Presidente degli italiani», per quel suo fare spontaneo in ogni occasione, per la potente capacità comunicativa, semplice ed efficace e per l'impronta personalissima che seppe dare al ruolo istituzionale di Capo dello Stato. Ancora oggi è in cima alle preferenze degli italiani fra tutti i Presidenti della Repubblica, ruolo prima di lui molto legato all'ufficialità e al formalismo, e infatti possiamo senza dubbio dire che esiste uno stile presidenziale ante Pertini e uno post Pertini.Pag. 8
  Il suo tratto era schietto, pragmatico, popolare, a suo agio tra la gente e insieme geloso della propria vita privata, un uomo ed un politico credibile, fosse solo per la sua biografia. Infatti ha interpretato la sua vita come una missione civile. Durante il suo mandato ha attraversato le fasi più agitate della politica italiana: le stragi di Ustica e di Bologna, l'attentato a Papa Wojtyla, l'omicidio Dalla Chiesa, solo per citarne alcuni, in un periodo storico segnato anche dagli scandali della P2 e dalla inefficienza dello Stato a gestire un'emergenza come il terremoto dell'Irpinia. È stato l'uomo che più di tutti ha incarnato il ruolo e il senso di quella Repubblica che lui aveva contribuito a costruire con le lotte partigiane prima e l'impegno politico dopo.
  Il ricordo di Sandro Pertini è legato più ancora che a ciò che è stato a ciò che ha rappresentato, al messaggio che la sua figura continua a trasmettere: onestà, amore per la libertà, intransigenza con se stessi e con gli altri. La politica di oggi ha estremo bisogno di esempi come lui e ricordarlo è utile. Pertini è stato una figura fondamentale per il rilancio della figura istituzionale del Presidente della Repubblica che prima di lui aveva perso gran parte della sua credibilità. Ma malgrado il suo grande carisma non perse mai quella umiltà che lo portò ad essere sempre rispettoso dei suoi avversari politici e delle istituzioni. Ci ha lasciato una concezione moderna della politica e dell'impegno politico; fu in grado di avvicinare le istituzioni alla società, fu in grado di interpretare le esigenze nuove di una società che stava cambiando. Di questi tempi il suo impegno sarebbe più che mai attuale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, Democrazia solidale – Centro Democratico si associano a questo ricordo di un Presidente che non è qui commemorato come una figura del passato, ma innanzitutto come un'eredità presente e una lezione per noi. Vorrei qui richiamare brevemente, associandomi a quanto i colleghi hanno già detto, alcune caratteristiche che sono nelle nostre mani come impegno per il nostro viatico di parlamentari e anche di esperienze politiche.

  PRESIDENTE. Scusate colleghi, è possibile avere un po’ più di attenzione ? È veramente difficile poter parlare con questo rumore. Prego, continui.

  GAETANO PIEPOLI. Prima cifra, la laicità di Pertini, laicità in senso letterale, di adesione al popolo, al suo processo di liberazione. La sua capacità di essere punto di unificazione del popolo; vince dunque chi unifica e lui, che è stato Presidente all'indomani di un colpo mortale dell'esperienza democratica qual è stata la vicenda e la tragedia del rapimento e della morte di Moro, ha testimoniato negli anni seguenti come, solo attraverso l'unificazione del popolo e del Paese, è possibile passare indenni e battere le prove drammatiche a cui il Paese stesso è sottoposto. Altra caratteristica è rappresentata dalle qualità di un'esperienza politica di militanza. Pertini si pone in un'epoca in cui, nonostante la divisione ideologica della Repubblica dei partiti tendeva a dividere attraverso il blocco della maggioranza rispetto alla minoranza, si propone invece come punto di riferimento di un Paese che supera agevolmente, nel riconoscersi in lui, queste divisioni. Inoltre, e vorrei qui richiamarla perché è essenziale per il nostro presente e il nostro futuro, la sua è una figura che supera la sistematica dicotomia tra proclamazione di universalismo astratto di principi e l'etica militante rasoterra. Quella che poteva sembrare la bizzarria del suo carattere, le asperità del suo carattere, sono invece il rigore verso sé stessi che è un po’ il frutto di chi rischia la propria vita per il destino del popolo e mette al servizio del popolo la sua persona. Per questo noi siamo chiamati a raccogliere questa eredità, sapendo che è nelle nostre mani fragili, ma il suo esempio ci dia la forza di Pag. 9andare in quella direzione (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, quando si commemora una personalità della politica come Sandro Pertini è facile avere la tentazione di elogi indiscriminati. Io, con assoluta sincerità, dico che fu, per la mia parte politica, un avversario tenace e corretto. Fu un avversario con luci e ombre; divenne poi Presidente della Repubblica e seppe essere – un grande merito – Presidente di tutti gli italiani. Non userò tante parole, parlerò per flash, tre flash. Primo flash, quello che lo avvicinò al cuore degli italiani, qualcuno forse lo ha dimenticato: 1981, pozzo di Vermicino, un bambino, Alfredino, caduto in un buco profondo, e accanto a lui per ore, ore ed ore durante un'interminabile diretta televisiva, silenzioso e immobile il Presidente di tutti gli italiani che incarnava l'emozione di un popolo intero. Seppe in quel momento, un momento semplice, riunire il sentimento di tutti gli italiani. L'anno dopo, un momento di gioia, 1982, l'Italia vinceva i campionati del mondo. L'immagine di Pertini che gioca a scopone con Zoff contro Causio e Bearzot è ancora negli occhi di chi l'ha vissuta in televisione, di chi l'ha vista. Pochi invece ricordano la frase che disse prima della partita a Rossi, disse testualmente, almeno così si racconta: i tedeschi sono robusti, cerca di non farti pestare i piedi. Forse la vorrebbe ripetere a qualche nostro rappresentante in Europa anche oggi una frase di questo tipo. Nel 1983 un altro momento di dolore e mi fa piacere che l'abbia ricordato il collega di SEL: Sandro Pertini cambia radicalmente l'atteggiamento verso una parte politica. Un giovane, Di Nella, è in coma irreversibile colpito mentre stava semplicemente attaccando dei manifesti.
  Era il periodo dell’«uccidere un fascista non è reato». Pertini andò a trovarlo e costrinse, dopo di lui, il sindaco comunista di Roma a fare lo stesso. Fu un atto di grande pacificazione, che vale molto di più di quello che era stato fatto, poco prima e pochissimo dopo, fino ad altri esempi che per fortuna ci sono stati.
  Terzo e ultimo flash, Presidente, una sua frase che ebbe modo di dire, e che io leggo semplicemente. Disse: «La libertà senza giustizia sociale può anche essere una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli ? Questo non è un uomo libero». Queste frasi potrebbero benissimo essere pronunziate, se fosse vivo oggi, e dovrebbero essere ascoltate dai nostri governanti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Grazie, Presidente. La memoria della Presidenza Pertini non è mai stata, né mai sarà una memoria di parte. All'opposto, Sandro Pertini, nella sua vita politica e istituzionale e come Presidente della Repubblica, ha restituito le istituzioni al Paese, perché ha individuato l'integrità politica nell'assoluta e laica fedeltà ai principi costituzionali, non soltanto la propria appartenenza ma quella di un popolo.
  Occorre ricordare la sua visione morale della politica, secondo la convinzione che non vi sia e non vi debba essere una morale pubblica ed un'altra privata, ma un'unica missione che individui nella politica una scelta di servizio per i cittadini. La sua vita politica ed istituzionale è stata, dunque, in primo luogo ed essenzialmente una scelta di esempio, in cui la libertà e la giustizia sociale sono state ragioni di un binomio inscindibile.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18,50).

  MAURO OTTOBRE. La sua idea di libertà è sempre stata coniugata all'opportunità di una scelta della persona ed al rispetto dei diritti fondamentali della società civile.Pag. 10
  «I giovani hanno bisogno di qualcuno che gli dia un buon esempio». Questo era il suo imperativo morale e politico e il proprio costante richiamo al sistema politico affinché il confronto e anche le differenti posizioni e ideali fossero parte della formazione di una classe dirigente. L'esempio, nella sua concezione, obbliga al rigore e alla severità di comportamenti ed è una condizione coerente e fedele con la Costituzione. I buoni esempi, potremmo dire, sono stati rari ed ancora oggi sono sostanzialmente minoritari. La Repubblica giusta e incorrotta, per la quale egli è stato uomo delle istituzioni e Presidente che ha chiamato i cittadini – e in primo luogo i giovani – a compiere la propria scelta purché, quale che sia la scelta compiuta, essa presupponga il principio di libertà.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  MAURO OTTOBRE. Concludo, Presidente. C’è stato un appello profondo e particolare negli anni in cui la lotta al terrorismo era emergenza, quello «ad essere uomini sempre in piedi, padroni dei propri sentimenti». Questi sono pensieri che ancora oggi ci appartengono.

  PRESIDENTE. A questo punto sono terminati gli interventi di ricordo del Presidente Pertini.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Attiravo la sua attenzione per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 12 e 60.
  Prima la Presidenza di turno ha comunicato all'Aula alcune sospensioni per i deputati del MoVimento 5 Stelle. Le sospensioni che sono arrivate – e alcune di queste sono a partire dalla seduta odierna, quindi comunicate in Aula in questo istante – valgono per alcuni deputati che erano in Aula per votare e che hanno ricevuto questa comunicazione e che, dunque, hanno dovuto abbandonare l'Aula.
  Queste sanzioni si riferiscono ai fatti del 22 dicembre 2014, quindi significano una certa solerzia. Noi non mettiamo in dubbio le attività che sono state svolte dalla Presidenza per accertare responsabilità e, quindi, per comminare una «pena» ai nostri deputati, a quelli del MoVimento 5 Stelle. Vogliamo segnalare che noi stessi, come gruppo, abbiamo fatto presente, in data 25 novembre e poi lo abbiamo sollecitato il 29 gennaio, dei comportamenti deplorevoli in Aula come quelli dei «pianisti», cioè persone che votano per altri che sono assenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Va bene, onorevole Sibilia...

  CARLO SIBILIA. Però, voglio semplicemente dire che siccome queste espulsioni e queste sospensioni sono state comminate in base ad atti avvenuti il 22 dicembre, ci chiediamo come sia possibile che ancora non sia successo niente per quegli atti segnalati il 25 novembre. Non vorremmo che la solerzia valga soltanto per i deputati del MoVimento 5 Stelle in momenti particolari della...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sibilia. La questione è stata sollevata anche in seno all'Ufficio di Presidenza.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1070 – Senatori Buemi ed altri: Disciplina della responsabilità civile dei magistrati (Approvata dal Senato) (A.C. 2738); e delle abbinate proposte di legge: Gozi ed altri; Leva ed altri; Brunetta; Cirielli (A.C. 990-1735-1850-2140).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 2738, d'iniziativa dei Senatori Buemi ed altri: Disciplina della responsabilità civile dei magistrati, e delle abbinate proposte di Pag. 11legge d'iniziativa dei deputati Gozi ed altri; Leva ed altri; Brunetta; Cirielli nn. 990-1735-1850-2140.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Ricordo che nella seduta del 9 gennaio 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.
  Avverto che prima dell'inizio della seduta gli emendamenti Marzano 2.1 e 2.52 sono stati ritirati dalla presentatrice. Avverto, inoltre, che l'emendamento Colletti 2.14 non verrà posto in votazione in quanto si differenzia rispetto ad un altro emendamento del medesimo presentatore (2.51, identico all'emendamento Chiarelli 2.20) soltanto per una modifica al testo dell'articolo 2 di natura meramente formale, modifica che, da sola, non sarebbe stata posta in votazione, ai sensi del punto 5.2 della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997.
  La Presidenza porrà in votazione gli identici emendamenti 2.20 e 2.51, al fine di consentire che l'Assemblea si esprima anche sull'emendamento presentato dal collega del gruppo di Forza Italia.

(Esame degli articoli – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati. Le Commissioni I affari costituzionali e V bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2738).

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2738), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Pisicchio... (Commenti del deputato Bianconi). Onorevole Bianconi, queste discussioni le lasciamo all'interno del gruppo. Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Marzana, Fava...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  445   
   Votanti  390   
   Astenuti   55   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 389    
    Hanno votato
no    1).    

  (Il deputato Brandolin ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2738).
  Invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  DANILO LEVA, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Chiarelli 2.15 e 2.18, Parisi 2.30, Daniele Farina 2.7, Bonafede 2.12 (versione corretta), 2.13 e 2.50, Chiarelli 2.19 e 2.17 e sugli identici emendamenti Chiarelli 2.20 e Colletti 2.51.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.

Pag. 12

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Chiarelli 2.15 esprimo parere contrario, sull'emendamento Marzano 2.1 ci rimettiamo all'Aula, sull'emendamento Chiarelli 2.18 esprimo parere contrario.

  PRESIDENTE. L'emendamento Marzano 2.1 è ritirato.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Parisi 2.30 esprimo parere contrario, per quanto riguarda l'emendamento Colletti 2.14...

  PRESIDENTE. L'emendamento Colletti 2.14 non si vota.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Daniele Farina 2.7 esprimo parere favorevole, sull'emendamento Bonafede 2.12 (versione corretta) esprimo parere favorevole, sugli emendamenti Bonafede 2.13 e 2.52 esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. L'emendamento Bonafede 2.52 è ritirato, però è identico.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Bonafede 2.50 esprimo parere favorevole, sull'emendamento Chiarelli 2.19 esprimo parere contrario, così come sull'emendamento Chiarelli 2.17. Sugli identici emendamenti Chiarelli 2.20 e Bonafede 2.51 esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ? Prego, Viceministro Costa.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Grazie Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Lo sospettavo.
  Passiamo all'emendamento Chiarelli 2.15. Se non vi sono interventi, lo pongo in votazione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 2.15, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, per favore se abbassiamo un po’ il volume. Palma, Carloni, Tidei, Buttiglione, Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Caon è riuscito. Oliverio, Giulietti ? Cominardi, Invernizzi. Altri non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  435   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
  43    
    Hanno votato
no  392).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chiarelli 2.18. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Innanzitutto, La invito ad osservare con più attenzione i deputati quando indice la votazione.

  PRESIDENTE. Anche io la invito a prenotarsi prima che io apra la votazione. Prego.

  ALFONSO BONAFEDE. Prima che lei aprisse la votazione io avevo alzato la mano. Prima di quel momento dovevo alzarla quando eravamo ancora fuori in Transatlantico, mi sembrerebbe poco opportuno.

  PRESIDENTE. Si porti avanti, onorevole Bonafede, prego...

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, quanti minuti ho, cinque, giusto ? Quindi non vedo perché mi devo portare avanti. Li utilizzo per argomentare, se ancora è Pag. 13possibile esprimere il proprio pensiero in quest'Aula, altrimenti in alternativa può anche espellermi e sospendermi immediatamente da questa seduta, visto che ormai... Magari prima può consultare il collega Rosato, che consulta Renzi, e le danno indicazioni sui provvedimenti (Applausi ironici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La Presidenza non consulta nessuno. Prego, argomenti, onorevole Bonafede.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Allora, il provvedimento che stiamo votando adesso è un provvedimento rispetto al quale il MoVimento 5 Stelle ha dimostrato fin dall'inizio estrema responsabilità rispetto ad un tema delicatissimo quale quello della responsabilità civile dei magistrati. Riguardo a questo tema, in Senato siamo riusciti, anche grazie all'apertura del PD, una volta tanto, rispetto al MoVimento 5 Stelle, ad escludere il rischio della responsabilità diretta dei magistrati. Ricordiamo che rispetto a questa conquista il MoVimento 5 Stelle è essenziale, e ha dimostrato di essere essenziale perché qui alla Camera quando sul famoso emendamento Pini il MoVimento 5 Stelle si è astenuto, il PD è andato sotto. Quindi, la dimostrazione chiara ed evidente che oggi se non c’è la responsabilità diretta dei magistrati è grazie al MoVimento 5 Stelle.
  Ma in quella sede avevamo chiarito che la norma necessitava di miglioramenti e siccome siamo ancora in un regime democratico di bicameralismo avevamo già detto al Senato che avremmo voluto che il PD collaborasse insieme al MoVimento 5 Stelle per tentare di migliorare la norma.
  Ad oggi, la norma è rimasta blindata e invariata, con il solito ribadito «no» del PD a qualsiasi proposta di miglioramento del MoVimento 5 stelle.
  Ora, noi non dubitiamo del fatto che possa essere disciplinata la responsabilità civile dei magistrati. Lo abbiamo fatto, abbiamo concordato su alcune fattispecie, ma una cosa è certa: noi non possiamo oggi sottomettere i magistrati agli imputati che, condannati, potranno fare causa per motivazioni che sono allucinanti. Perché lasciare il travisamento delle prove come ipotesi di colpa grave, e approfondiremo questo punto, è una norma che oggi dà un segnale inquietante e pericoloso alla magistratura.
  È un attacco che chiude il cerchio di una strategia di intimidazione alla magistratura che è stata realizzata fin dal primo momento in cui il Governo Renzi si è insediato. Sia con l'indebolimento dei poteri del TAR, perché quando un ente pubblico sbaglia e compie un atto illegittimo, c’è questo TAR che si mette in mezzo, che sospende gli atti illegittimi. E allora, il Governo che cosa ha fatto, per dare un segnale chiaro e forte al TAR ? Indebolire il TAR al momento della sospensiva, perché il problema non è l'ente pubblico che compie un atto illegittimo, il problema diventa incredibilmente il TAR che sospende quell'atto illegittimo.
  Allora, oggi siamo ancora nella possibilità di migliorarla questa norma, sono consapevole del fatto che ci sarà il solito spettacolo di schiaccia-bottoni a prescindere, ma noi in questa sede continueremo a far valere le ragioni di quei magistrati che comportandosi diligentemente e spesso colmando le lacune di un Governo che non riesce a contrapporsi alla corruzione e alla criminalità organizzata, oggi vengono incredibilmente considerati la priorità del Governo come ipotesi di responsabilità civile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Per dichiarazione di voto ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Come relatore. Innanzitutto, Presidente, vorrei esprimere la mia solidarietà ai colleghi ingiustamente espulsi con un provvedimento dell'Ufficio di Presidenza.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, i provvedimenti dell'Ufficio di Presidenza non possono essere oggetto di dibattito parlamentare. Lei potrà esprimere la sua Pag. 14solidarietà quando vuole, in altra sede, non durante gli interventi in Aula. Lo faccia come vuole, ma non qui.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. L'ho già fatto. Per quanto riguarda l'emendamento Chiarelli 2.18, il nostro parere è contrario, per un semplice motivo, perché va a sopprimere una parte in cui si dice che non può dar luogo a responsabilità l'attività di interpretazione di norme di diritto. Il che è il punto centrale di ogni provvedimento giurisdizionale. Non comprendiamo come possa dar luogo a responsabilità l'attività di interpretazione di norme di diritto, a meno che non andiamo a prevedere che la legge disponga precisamente, pedissequamente per ogni provvedimento che può entrare in un'aula di tribunale. Quindi, vorremmo avere possibilmente dal collega, Chiarelli che è il presentatore unico dell'emendamento una valutazione dal suo punto di vista sul perché è stata portata avanti una proposta di tal fatta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente, intervengo anche io in nome e per conto della Lega su questo, che è sicuramente un provvedimento importante ed estremamente delicato.
  Rivendico il fatto che oggi finalmente si mette in discussione, si rimette in discussione una legge, la n. 117 del 1988, meglio nota come legge Vassalli, legge sostanzialmente inapplicata ed inefficace: i numeri stanno a dimostrare che la responsabilità civile nel nostro Paese non è assolutamente presente, tant’è che anche l'Europa l'ha segnalato attivando una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. Ma sia ben chiaro: che il nostro Paese necessiti di migliorare e di rendere applicabile la responsabilità civile non deve avvenire semplicemente perché ce lo chiede l'Europa, ma un miglioramento e una modifica devono essere fatti proprio perché stiamo parlando di una legge importante completamente inapplicata.
  Se oggi si discute di questa norma e se oggi si discute finalmente di questa riforma ciò è grazie alla Lega e grazie ad alcuni emendamenti – uno dei quali in sede di esame della legge comunitaria – tanto in questa legislatura quanto nella precedente, che hanno portato all'attenzione una volontà forte di modificare, soprattutto nel rispetto di quei cittadini che si sono visti e che si vedono spesso e volentieri danneggiati da una sentenza ingiusta.
  Presidente, sia ben chiaro che nel momento in cui noi abbiamo chiesto e chiediamo la modifica della legge Vassalli, non c’è da parte nostra nessun intento e nessuna volontà di penalizzazione nei confronti della magistratura: l'autonomia e l'indipendenza della magistratura sono valori fondanti, costituzionalmente riconosciuti al magistrato, ma noi crediamo che nel momento in cui vi sia una legge sostanzialmente inapplicata come la legge Vassalli, a garanzia dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, serve una modifica; ed è il motivo per cui noi abbiamo stimolato questo dibattito. Purtroppo prendiamo atto – e da qui deriva il giudizio negativo della Lega rispetto a questa riforma – che questa riforma rappresenta un'occasione persa, una evidente occasione persa da parte del Governo per dare ai cittadini una giusta risposta rispetto ad errori per dolo, per colpa grave per diniego di giustizia, a fronte di sentenze che sempre più diventano ingiuste da parte di alcuni magistrati.
  Noi riteniamo che si poteva fare di più. Noi riteniamo che si poteva fare di meglio. Dove ? Soprattutto rispetto alla rivalsa, perché se è vero che la cancellazione del filtro di ammissibilità della domanda rappresenta un fatto positivo (vedremo poi come sarà interpretato in sede di applicazione da parte della magistratura stessa, che si troverà a dover vagliare le domande), e quindi probabilmente il cittadino avrà maggiore possibilità di poter avere un risarcimento laddove colpito da una sentenza ingiusta, stessa cosa non vale nei confronti dell'azione di rivalsa, ovvero laddove lo Stato esercita l'azione di rivalsa Pag. 15nei confronti del magistrato. Ergo, a nostro avviso – ed emerge anche in maniera abbastanza contraddittoria dal dibattito interno alla magistratura che si sta verificando proprio in questi giorni: sciopero sì, sciopero no, mobilitazione sì, mobilitazione no – il rischio evidente e lampante è che alla fine chi pagherà dell'errore del magistrato non sarà il magistrato, ma sarà sempre e comunque lo Stato e quindi il popolo; e quindi la responsabilità e l'errore del singolo tenderà nuovamente a ricadere sulla collettività, quindi i cittadini italiani si troveranno a pagare per l'errore che ha fatto un singolo.
  Questa è la motivazione principale che porta il gruppo della Lega a nutrire delle perplessità rispetto a questa riforma. Si poteva essere più coraggiosi: il dibattito sulla responsabilità indiretta, che è quella che voi mantenete, e sulla responsabilità diretta si deve tramutare in un altro dibattito, che non è «diretta» o «indiretta», ma è responsabilità civile vera o responsabilità civile fasulla. Tra l'altro sarebbe interessante e appropriato che il Governo e la maggioranza accogliessero alcuni emendamenti, che arriveranno in esame successivamente, migliorativi del testo. Io credo che questa riforma rappresenti una grande farsa, e rappresenti un grande imbroglio ai danni dei cittadini che sono stati ingiustamente danneggiati da sentenze ingiuste e sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Ho sentito delle cose, francamente, abbastanza stupefacenti dal MoVimento 5 Stelle, che ha votato una proposta di legge al Senato e non la vota alla Camera. Soprattutto, la motivazione per la quale questa proposta di legge avrebbe come effetto di mettere a rischio la posizione dei magistrati per il fatto che vi sono dei criteri assurdi, ho sentito dire, o pericolosissimi di responsabilità, come il travisamento del fatto e delle prove, mi sembra davvero, questa sì, assurda.
  Infatti, la proposta di legge prevede, da un lato, giustamente, la responsabilità dello Stato nei confronti del cittadino e il suo pieno risarcimento, e, per questo, dire che questa proposta di legge finisce con l'essere una truffa per i cittadini, come ha detto il collega Molteni, o una farsa, non credo sia corretto, perché, in realtà, il risarcimento è pieno per queste circostanze.
  Quello che avviene, invece, è che la responsabilità del magistrato sulla rivalsa è limitata al caso di negligenza inescusabile, nel caso di travisamento del fatto e delle prove. Quindi, stiamo dicendo che, dal punto di vista del MoVimento 5 Stelle, costituisce ragione per non votare questa proposta di legge il fatto che un magistrato che commette un errore inescusabile nella valutazione delle prove o un travisamento dei fatti, altrettanto inescusabile, risponda nei confronti dello Stato, che ha pagato l'intero risarcimento, nei limiti di metà del suo stipendio, se così sarà deciso da due suoi colleghi: il primo che accerta la responsabilità dello Stato verso il cittadino, il secondo che accerta – perché il giudizio non fa stato verso il magistrato – la negligenza inescusabile del magistrato nel commettere il fatto che ha dato luogo al risarcimento.
  A me sembra che quella che è assurda sia la posizione di chi oggi cerca di giustificare un non voto su qualcosa che ha votato. Giustamente, hanno lodato l'eliminazione del filtro di ammissibilità, che anche noi abbiamo sempre chiesto. Come Scelta Civica, noi riteniamo che questa proposta di legge porti al risultato giusto, e cioè il pieno risarcimento del cittadino, una responsabilità indiretta del magistrato e non una responsabilità eccessiva, anche se, dal nostro punto di vista, manca ancora un tassello, come abbiamo detto al Ministro Orlando, che ringrazio per essere qui oggi.
  Bisogna, cioè, ritornare sul tema delle conseguenze disciplinari dei gravi errori giudiziari, perché l'interesse dei cittadini non è quello che il giudice che ha commesso Pag. 16degli errori gravissimi paghi in senso monetario allo Stato (va bene, se si recuperano dei soldi); il problema è che sbagli meno o non sbagli più, e che subisca conseguenze in termini di carriera, che, magari, smetta di giudicare o, addirittura, nei casi più gravi, in quelli in cui, magari, si riscontra il dolo, la conseguenza sia la sua rimozione dalla magistratura.
  Siccome dal punto di vista disciplinare le sanzioni per gli errori giudiziari sono state, forse, ancora meno delle quattro sentenze, che abbiamo visto, di risarcimento ai sensi della legge Vassalli in passato, credo che quello su cui dovremo tornare e su cui tutti noi dovremo concentrarci sia il tema delle conseguenze sulla carriera dei magistrati degli errori giudiziari più gravi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Vorrei che fosse chiaro che ci stiamo occupando di un problema che non ha una matrice politica, ma tecnica, e, quando ci si occupa di una matrice tecnica, vanno analizzate le scelte che questo provvedimento pone in essere. Mi sembra che sia indispensabile partire da un dato inequivocabile: l'articolo 101 della Costituzione stabilisce che i giudici sono soggetti soltanto alla legge, che amministrano la giustizia in nome del popolo italiano, e l'articolo 3 stabilisce che non vi sono condizioni personali o sociali che possano legittimare un trattamento diverso da tutti gli altri cittadini.
  Quindi, è evidente che il tema della responsabilità è un tema che non può non riguardare anche i magistrati. Detto questo, però, chiediamoci qual è la scelta che ha fatto questo provvedimento. Non sono interessato alle sanzioni: sono interessato alla tipizzazione delle fattispecie di responsabilità, perché, se la tipizzazione delle fattispecie è una tipizzazione monca, incerta, in qualche modo asciugata, ci potrà essere la sanzione più terribile, ma sarà destinata ad entrare in funzione in rarissimi casi.
  E spiego qual è il pensiero che si desume dal sistema di questo provvedimento. In questo emendamento il collega Chiarelli chiede la soppressione del comma 2, che stabilisce che, al di là dei casi di cui ai commi 3 e 3-bis e di dolo, nell'esercizio delle funzioni giudiziarie non si può dar luogo a responsabilità per l'attività – attenzione ! – di interpretazione di norme di diritto e di valutazione del fatto e delle prove. Quindi, prendiamo atto immediatamente che se si interpretano le norme di diritto o si valutano fatti e prove non ci può essere responsabilità.
  Questo è il primo step che va letto in stretta correlazione con il comma 3, che dovrebbe fare eccezione a questo comma 2, ma che in realtà è fortissimamente limitato da questo comma 2. Infatti, quando il comma 3 stabilisce che è colpa grave la violazione manifesta della legge, il travisamento del fatto e delle prove, deve partire dal presupposto che l'interpretazione di norme di diritto e la valutazione del fatto e delle prove non può dar luogo a responsabilità.
  Quindi, mi chiedo qual è il gap, qual è la differenza, qual è la nicchia, qual è il quadrante che residua fra il divieto di responsabilità sull'interpretazione di norme di diritto e sulla valutazione del fatto e delle prove e la violazione manifesta della legge e il travisamento del fatto e delle prove. Credo che anche un bambino di quinta elementare capisca benissimo che è così raffinata, così delicata, così impercettibile la differenza che trovare la vera tipizzazione di quello che passa tra l'interpretazione e la violazione manifesta diventa praticamente impossibile. Come diventa molto difficile stabilire la differenza tra la valutazione del fatto e delle prove e il travisamento del fatto e delle prove. Infatti, si dirà sempre che valutazione non è travisamento, che interpretazione non è violazione manifesta.
  Ma non basta, perché poi – di «incontrastabilmente» mi occuperò in un altro intervento, un altro avverbio straordinario – mi dite che cosa è incontrastabile nel Pag. 17processo penale ? Quale elemento è così netto da non poter essere contrastato da un elemento nel processo penale ? Nessuno. Ma la cosa più strabiliante in questo sistema della non responsabilità, che è mutuato soltanto su una sanzione svuotata di contenuti tipici, è quello della definizione di manifesta violazione di legge. Infatti, giustamente il collega Chiarelli chiede la soppressione del comma 2, quando noi andiamo a chiederci che cosa significa manifesta violazione di legge, che è un'espressione che sembra evidente. Manifesta violazione di legge vuol dire un qualcosa di assolutamente inevitabile sul piano oggettivo, Presidente. Ma andiamo a leggere che nella manifesta violazione di legge si tiene conto – ho finito – del grado di chiarezza e precisione delle norme violate nonché – e non alternativamente – dell'inescusabilità e della gravità dell'inosservanza. Quindi, la manifesta violazione di legge non solo deve avere una norma chiara e precisa, ma deve essere inescusabile e grave nell'inosservanza.
  Io credo, Presidente, che giustamente Forza Italia, che è favorevole a una riforma della responsabilità, abbia delle perplessità su questo chassis per come viene presentato. Infatti, si corre il rischio di rendere una riforma che a parole è indispensabile una riforma clamorosamente vuota. Chiedo di votare favorevolmente su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, dice Gilbert Keith Chesterton che se una donna sembra magra a un osservatore e grassa ad un altro, è probabile che abbia le giuste proporzioni. A me sembra, ascoltando questo dibattito, che gli attacchi contro questo provvedimento finiscano con il neutralizzarsi a vicenda.
  Stiamo trattando di una questione delicatissima. Io capisco le preoccupazioni del presidente Sisto e le condivido anche. Non vedo facilmente come si possa evitare di incorrere in queste preoccupazioni. Perché ? L'interpretazione della norma e la valutazione del fatto sono attività molto delicate. La norma non parla da sé, parla attraverso l'interprete. Quindi, nell'interpretazione della norma si può, in perfetta buona fede, dare un'interpretazione che risulta poi sbagliata. Cosa vuol dire sbagliata ? Vuol dire che il giudice di grado superiore dichiarerà che quell'interpretazione era sbagliata.
  Questo può accadere, specialmente quando la legislazione è così confusa, spesse volte contraddittoria, come, ahimè, la legislazione che noi produciamo. E, allora, nell'esercizio della funzione giudiziaria non può dar luogo a responsabilità l'attività di interpretazione di norme di diritto, né quella di valutazione del fatto e delle prove. È una cosa difficilmente evitabile. Immaginate un giudice il quale decide di una questione per una causa che ha un valore di un miliardo di euro e lo fa sapendo che, se la sua sentenza fosse riformata da un'istanza superiore, lui potrebbe essere reso responsabile in prima battuta. Non è intimidito, soprattutto se il convenuto gli dice: guarda che poi io ricorrerò e saranno guai tuoi ? Allora, è difficile non dare al giudice questa salvaguardia, questa affermazione in linea di principio, che, per la verità, non è una novità, ma è quello che vale oggi nell'ordinamento.
  Dov’è la novità del provvedimento ? La novità del provvedimento viene con il comma 3 perché, mentre oggi la valutazione di qualunque giudice è totalmente insindacabile e l'interpretazione è non soggetta a nessuna limitazione, qui si dice, invece, che l'interpretazione deve essere in qualche modo vincolata alla legge perché esiste la violazione manifesta della legge. Cosa vuol dire violazione manifesta della legge ? Capisco che ci sarà un dibattito in dottrina e anche in giurisprudenza su cosa sia violazione manifesta e, tuttavia, il segnale politico che viene inviato è chiarissimo: l'interpretazione non può essere arbitraria, l'interpretazione è vincolata alla lettera della legge. Una cosa che qualche sentenza negli ultimi anni ci ha fatto Pag. 18dubitare che valesse nel nostro ordinamento. Ed egualmente il travisamento del fatto e delle prove, ovvero l'affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del processo. Quando un fatto risulta documentato negli atti e non esistono valutazioni contrarie, è incontrastabilmente contenuto. Credo che la giurisprudenza sarà aiutata – e qui il provvedimento poteva essere migliore di quello che è – se ricordassimo i criteri che ci dà la Corte di giustizia europea, prima con la sentenza Traghetti del Mediterraneo, poi con la più recente del 2012. Perché ? Perché lì si dice, per esempio, che l'evidente non conoscenza del casellario giudiziario della Corte europea è chiaramente prova di una negligenza inescusabile. Ci dà un elemento.
  Concludendo, signor Presidente, il provvedimento, mentre è buono dal punto di vista del rimedio in termini di diritto europeo – e, infatti, ci sono molte precisazioni su questo –, non può non dire che anche nel diritto italiano c’è un limite al potere di interpretazione, ma lo fa con meno attenzione e con meno dettaglio di quanto lo faccia sul diritto europeo. In questo senso, capisco le perplessità del presidente Sisto, ma rimane un buon provvedimento che merita di essere votato e segna una svolta nell'amministrazione della giustizia del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, io non vorrei che nella discussione di questa proposta di legge facessero capolino altri sentimenti che non siano quelli di riformare un istituto, quello della responsabilità civile dei magistrati, appunto, come diceva il collega Sisto, con atteggiamento tecnico. Non dobbiamo dimenticare che noi siamo stati già oggetto di valutazione negativa da parte della Corte di giustizia europea, la quale ha ritenuto la legge Vassalli una legge che non garantisce i cittadini. Nel contempo, però, è indiscutibile che bisogna anche garantire l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, altrimenti non saremmo più uno Stato di diritto, né avremmo presidiato quel principio della divisione dei poteri.
  Che, nell'esercizio delle funzioni giudiziarie, non si possa dar luogo a responsabilità per l'attività di interpretazione di norme di diritto né per quella di valutazione del fatto e delle prove, mi sembra un fatto scontato e un fatto di civiltà giuridica che non possiamo nascondere. Ma si dice: se così è, come si fa poi dopo ad ammettere, ad esempio, il travisamento dei fatti come elemento di responsabilità ? Ora io non la voglio portare per le lunghe ma mi limito soltanto a leggere sul punto il parere del Consiglio superiore della magistratura, il quale, come leggo testualmente dal parere, ha mosso dei rilievi critici ma ha ritenuto comunque che «prescindendo da ogni indagine di tipo soggettivo in ordine all'operato dell'apparato statale (...)»...e voi dovete sapere che passiamo da una valutazione di tipo soggettivo ad una di tipo oggettivo; per quanto riguarda il travisamento dei fatti e delle prove che cosa viene suggerito ? Viene suggerito di aggiungere qualche aggettivo per rendere meno generica la fattispecie ma non che non si debba tenere conto del travisamento dei fatti e delle prove. Infatti, secondo il parere: «sarebbe necessario che il travisamento debba essere espressamente qualificato come inescusabile o comunque come palese o evidente o macroscopico e debba quindi consistere in un errore di percezione oppure in una mera svista materiale che abbia indotto il giudice a supporre l'esistenza di un fatto la cui verità era esclusa in modo incontrovertibile oppure a considerare inesistente un fatto accettato in modo parimenti indiscutibile alla stregua degli atti e dei documenti di causa» che pure è scritto nell'ambito del comma 3 dell'articolo 2. Ora, come si vede, questa è la preoccupazione al contrario che noi avevamo quando si discuteva delle misure cautelari. Vi ricordate: per poter adottare una misura cautelare, ci vuole il pericolo e, aggiungemmo, «concreto» perché la giurisprudenza aveva dilatato questo concetto Pag. 19e allora noi ci affannavamo a trovare un aggettivo che circoscrivesse maggiormente la fattispecie. Ma era mai possibile che la logica interpretativa potesse arrivare alla perversione di ritenere che si possa arrestare una persona anche se il pericolo di fuga non è attuale ? Era mai possibile ? Però purtroppo la giurisprudenza si è dilatata in senso negativo per i cittadini e per questo abbiamo dovuto ricorrere al rimedio di aggiungere «concreto», che per me è una superfetazione. Così è in questo caso del travisamento dei fatti. Le preleggi ci insegnano ad interpretare le leggi secondo il vocabolario della lingua italiana come punto primo ed è il motivo per cui io molto spesso mi lamento che le leggi non sono scritte bene perché poi inducono all'incertezza del diritto. Quindi «travisamento del fatto o delle prove» è una trascrizione linguistica precisa e non c’è bisogno di aggiungere tutte quelle altre aggettivazioni o quelle altre preoccupazioni perché sono superflue. È evidente che la magistratura poi arricchirà con la sua interpretazione questo istituto ma non possiamo sostituirci al futuro magistrato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 2.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mazziotti Di Celso.... Taricco... Sgambato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  468   
   Votanti  448   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   46    
    Hanno votato no  402.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario – Il deputato Gianluca Pini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parisi 2.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo e del relatore di minoranza...
  Chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione. Onorevole Bonafede, se lei continua ad alzare la mano quando io apro la votazione, poi non le do più la parola. Glielo dico e chiudiamola qui. Prego, ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, l'emendamento in questione concerne la visione che ha Forza Italia di quella che dovrebbe essere la responsabilità civile dei magistrati. Non so quale parte di Forza Italia, fittiani e non fittiani, berlusconiani e non berlusconiani: tanto quando si parla di responsabilità civile dei magistrati ogni differenza tra fittiani e non fittiani, NCD e Lega scompare completamente, perché il fronte si compatta e tutti giù diretti contro le cosiddette toghe rosse. Quello che è singolare è che questo provvedimento sia del Governo che si dichiara di centrosinistra. E mentre voi continuate a cercare una vostra identità ideologica, che in realtà non è mai esistita, il MoVimento 5 Stelle continua coerentemente a portare avanti un'idea, quella per cui un magistrato può essere chiamato a pagare quando sbaglia; ma quando sbaglia, e quando il suo errore è facilmente individuabile in base a confini netti e chiari, cosa che non avviene oggi. Il collega di Scelta Civica, Mazziotti Di Celso, prima sosteneva che non avremmo valutato bene il fatto che, in realtà, l'azione di rivalsa nei confronti del magistrato avviene soltanto nella misura in cui la negligenza è inescusabile; ma su questo punto dobbiamo chiarire un elemento di discussione e di dibattito dal quale non possiamo prescindere: il diritto è il diritto. I principi del diritto, che esistono da secoli, non è che Pag. 20vengono scalfiti perché qualcuno, qui, credendosi legislatore, voglia improvvisamente sovvertire ciò che in diritto è pacifico da secoli. Allora, vado al punto: la norma chiarisce che il travisamento dei fatti e delle prove costituisce una fattispecie di colpa grave. Su questo non ci possono essere dubbi, perché la norma lo esplicita. Quindi, salvo dire che abbiamo scritto soltanto per scrivere, ad oggi, con questa norma, il travisamento dei fatti è colpa grave. Poi, la maggioranza, per cercare di raggiungere un «compromessino» dell'ultimo minuto, un argomento da talk show da spendersi di fronte ad una platea che è incapace di replicare, ha inserito un mostro giuridico, una nuova figura mai vista né nel diritto romano, né dal code civil in poi, probabilmente perché né i giuristi romani né da Napoleone in poi avevano le menti illuminate che abbiamo qui dentro, questo senza dubbio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però qui si configura un'ipotesi di colpa grave, più grave della colpa grave, cioè una «colpissima», sostanzialmente, una cosa che non esiste e, di fronte alla quale, ovviamente nessuno potrà fare una valutazione ponderata che dà semplicemente la possibilità alla maggioranza – ripeto – di tentare di salvare una faccia che non è però salvabile. Perché, vedete, io, che sono un avvocato, sono cresciuto cercando di togliermi, come tanti avvocati, quell'immagine di manzoniana memoria dell'Azzeccagarbugli, di colui che mette e che cerca i cavilli ad ogni costo. Va bene, tanto sappiamo che l'avvocato sarà sempre condannato ad essere visto nell'immaginario comune come l'Azzeccagarbugli, ma qui siamo oltre: qui siamo nel momento in cui l'Azzeccagarbugli non è più l'avvocato; è il legislatore, che inventa il cavillo per poter aggirare o coprire le nefandezze di una legge che lo stesso legislatore sta emanando.
  Io vi dico che, nel momento in cui chi fa le leggi, tenta già in quella sede di fare cavilli, quando la legge si trasforma in un cavillo vuol dire che la legge sta morendo e voi la state facendo morire piano piano, lentamente, ma noi siamo qui per cercare di proteggerla.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, mi sforzerò di riportare il discorso su un piano tecnico per offrire all'Aula una lettura, come posso dire, più consona rispetto a quanto si cerca di porre in essere con questa norma. Io ricorderò al collega che mi ha preceduto che, se avesse letto questo emendamento, Parisi 2.30, con più attenzione, avrebbe percepito che è un emendamento che addirittura aggrava talune posizioni, quindi, in qualche maniera, rende ancora più difficile individuare una responsabilità. Perché, per esempio, e la lettura degli emendamenti per commentarli mi sembra un presupposto quasi indispensabile, aggiunge la negligenza inescusabile alla esistenza incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento di un fatto. Cosa che invece nella stesura non è prevista. Ancora, lo aggiunge anche per la lettera c); aggiunge la negligenza inescusabile nella attività di valutazione delle prove e descrive poi, con maggiore attenzione, la definizione di violazione manifesta del diritto.
  Io dico soltanto alcune cose a supporto di questo emendamento. Primo, è certamente più sistematico nella individuazione dei fatti tipici, perché qui il vero problema è che in questo provvedimento non c’è una vera tipizzazione delle ipotesi di responsabilità civile; vi è soltanto l'indicazione di criteri che, finché non sono tipizzati, rimangono criteri, quindi più liberamente gestibili nell'ambito delle vicende e quindi più facilmente eludibili in ordine alla loro precisione e alla loro determinatezza.
  Due rapidissime osservazioni a chiusura dell'intervento a sostegno di questo emendamento. Presidente, una riguarda l'avverbio «incontrastabilmente»: io penso che non si potesse trovare peggiore formulazione di questo «incontrastabilmente» per dare l'idea di un fenomeno Pag. 21ologrammatico che, nel processo penale, non c’è, un sogno, un'immagine inesistente, un elemento incontrastabile. Io credo che sia innaturale, e anche diciamo tecnicamente e dialetticamente ipocrita, inserire la parola incontrastabile su un elemento di prova e un elemento di fatto. Soltanto chi non conosce neanche per un attimo, o lo conosce troppo bene il processo penale – forse lo conosce troppo bene – può pensare con l’«incontrastabilmente» di individuare un criterio.
  Ma c’è un pregio di questo emendamento che voglio segnalare ed è una parolina in testa a pagina 3 del fascicolo con riferimento all'individuazione di una manifesta violazione del diritto, ossia «anche» il grado di chiarezza e di precisione delle norme violate, oggetto di interpretazione (...). Quell’«anche» al posto delle parole «in particolare» da l'idea di come la violazione manifesta debba avere una sua ontologia indipendentemente dal giudizio del giudice sul grado di chiarezza e precisione. Come si fa a dire che una norma ha un grado di chiarezza e precisione tale da legittimare la grave violazione ? Allora quell’«anche» significa dare a questo elemento il giusto peso. Mi sembra che l'emendamento meriti di essere votato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, una brevissima considerazione sull'intervento dell'onorevole Bonafede: la negligenza inescusabile non è un'invenzione del legislatore, c'era nella legge Vassalli originaria, è stata interpretata dalla Cassazione una serie di volte, dicendo chiaramente che si ha colpa e negligenza inescusabile quando semplicemente la decisione non è sbagliata o gravemente sbagliata ma è talmente scollegata dai fatti di causa, dalla situazione concreta, che c’è un elemento aggiuntivo. Ora, possiamo discutere se è un sistema buono, giusto o sbagliato, se è una soluzione che funzionerà o meno, se la giurisprudenza la interpreterà nel modo giusto ma, sicuramente, non è la creazione fantasiosa del legislatore in questa occasione. Esiste da moltissimi anni, è stata interpretata moltissime volte, è un concetto giuridico che nel nostro ordinamento esiste; poi si può discutere sul fatto se era sbagliata la legge Vassalli dell'88. Sicuramente era sbagliata perché non ha portato a responsabilità ma non era assurdo prevedere e non credo sia assurdo prevedere oggi che una cosa è il livello di colpa grave che porta al diritto del cittadino ad essere risarcito e che ci debba essere un ulteriore elemento di colpa particolarmente grave che denoti quella, per l'appunto, negligenza, scarsa attenzione, scarsa qualità del lavoro del giudice, tale da giustificare il pagamento di una certa cifra.
  Ripeto, noi stiamo chiedendo ai cittadini da un lato ovviamente di accettare di non avere un'azione diretta nei confronti del magistrato; non credo che chiedere ai magistrati di accettare una responsabilità che richiede due sentenze di colleghi e che accerti che hanno deciso in modo non scusabilmente negligente un certo caso e che abbiano capito i fatti e le prove in modo così sbagliato sia una lesione dell'indipendenza dei magistrati. Credo che questo tipo di atteggiamento è quello che ha portato al referendum che poi avrebbe richiesto l'introduzione di una responsabilità civile efficace molto prima di oggi. Mi fa anche abbastanza specie che il MoVimento 5 Stelle, che su certi argomenti fa sempre riferimento ai referendum, quello sulla giustizia e sulla responsabilità dei giudici se lo scordi regolarmente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, io voglio richiamare i colleghi sul fatto che questo emendamento non fa altro che riesumare la disciplina Vassalli, ma con la proposta di legge che stiamo valutando noi facciamo un passo avanti; Pag. 22passiamo da un presupposto di carattere soggettivo ad un presupposto di carattere oggettivo, lo dice lo stesso Consiglio superiore della magistratura, quindi non capisco perché vogliamo essere...una volta tanto che i magistrati ci seguono, noi rischiamo di tornare indietro; poiché si avverte che si prescinde da ogni indagine di tipo soggettivo in ordine all'operato dell'apparato statale, quindi preso atto che si elimina dal testo di legge la negligenza inescusabile, allora è evidente che si cerca, nel frattempo, presi dal timore di qualche atteggiamento positivo, di tamponare o meglio di attutire l'impatto di quel travisamento del fatto e delle prove, ma, guardate, non se ne esce, perché anche se aggiungessimo, come dice il Consiglio superiore della magistratura, l'aggettivo «macroscopico», rimane sempre un onere dell'interprete individuare che cosa significa «macroscopico», e anche se aggiungiamo un altro aggettivo, «evidente», rimane sempre il problema – perché il diritto non è una scienza esatta – di capire che cosa significa «travisamento dei fatti evidente»; faccio presente anche che sono aggettivazioni che chiamano in causa non tanto il fatto o meglio chi ha commesso il travisamento dei fatti, ma chi sta leggendo e giudicando il travisamento dei fatti. Quindi, non vorrei che, nella foga polemica, buttassimo il bambino e l'acqua sporca insieme. I passi avanti che con questo provvedimento noi facciamo vanno salvaguardati e lo dico soprattutto a coloro i quali ritengono che il provvedimento sia timido e se il provvedimento è timido togliete anche quegli elementi di novità che ci sono e dove arriviamo ? Ritorniamo un'altra volta alla legge Vassalli ? Mettiamoci d'accordo o mettetevi d'accordo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parisi 2.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caon, Rabino, Gigli, Sgambato, Tinagli, Bolognesi, Pizzolante...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  442   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
  41    
    Hanno votato
no  401).    

  Ricordo che l'emendamento Colletti 2.14, come abbiamo detto, è stato omesso.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 2.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Piccoli Nardelli. Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  460   
   Votanti  431   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  316).    

  (La deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonafede 2.12 (versione corretta).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà. Colleghi, allora ! Prego.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Qui siamo arrivati proprio al punto che rappresenta la massima distanza su questo provvedimento tra il MoVimento 5 Stelle e la maggioranza. Il punto è che Pag. 23l'emendamento dà la possibilità al Parlamento di migliorare la norma inserendo che il travisamento dei fatti e delle prove deve essere manifesto. Attualmente, invece, nell'attuale versione della norma, basta un semplice «travisamento dei fatti e delle prove».
  Ora, io sono sicuro che in Italia non esiste nessun cittadino, che abbia perso una causa civile o, addirittura, che sia stato condannato in sede penale, che non ritenga che il giudice abbia travisato le prove. Noi non possiamo permetterci di dare a quel cittadino la possibilità di fare una causa di responsabilità civile nei confronti del magistrato e l'inserimento della parola «manifesto» dà la possibilità di restringere tale possibilità soltanto ai casi di travisamento grave.
  È stato detto in Commissione e continua ad essere detto, con una temeraria capacità di mentire ai cittadini, che, in realtà, c’è scritto «travisamento», però dobbiamo intendere tutti che il travisamento è grave, perché ormai si deve andare a cercare nelle intenzioni del legislatore, non si deve più nemmeno guardare la norma. In realtà, un'interpretazione di questo tipo non può essere accolta, perché esiste l'altro requisito che è quello della violazione della legge in cui la norma spiega che la violazione delle legge deve essere grave e spiega anche quali sono gli elementi di valutazione per capire la gravità della violazione della legge. Per quanto riguarda il travisamento del fatto e delle prove non c’è scritto assolutamente nulla. Quindi, ad oggi il semplice travisamento dei fatti e delle prove darà la possibilità ai cittadini di intentare un'azione di responsabilità nei confronti dei magistrati, anche se è una responsabilità indiretta grazie all'intervento del MoVimento 5 Stelle.
  Aggiungo anche un'altra cosa, cioè che tutti i provvedimenti che fino ad ora abbiamo approvato in materia di giustizia avevano la finalità, esplicita e anche misera, di svuotare i tribunali. Una misura, che ti piaccia o non ti piaccia, che svuota i tribunali. Questa norma implica l'altissimo rischio di una vera e propria esplosione dei contenziosi, perché inserire un requisito così blando, qual è il semplice travisamento del fatto e delle prove, darà la possibilità, sostanzialmente a tutti i cittadini, di adire le vie giudiziarie per un quarto grado di giudizio a tutti gli effetti.
  E allora questa volta, dopo che per due anni non abbiamo fatto altro che ripetere – anzi non avete fatto altro che ripetere – che tutti i provvedimenti erano buoni a prescindere soltanto perché implicavano una diminuzione dei contenziosi, adesso, quando si parla dei magistrati, questa preoccupazione non c’è più, scompare completamente e si dà spazio a una – ripeto – esplosione dei contenziosi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 2.12 (versione corretta), con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Gigli, Bolognesi, Chimienti, Matarrelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  464   
   Votanti  445   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  344).    

  (Il deputato Franco Bordo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonafede 2.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

Pag. 24

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, questo emendamento è anche più forte di quello precedente nell'impatto che potrebbe avere sulla norma, perché implica proprio l'abrogazione del requisito del semplice travisamento del fatto e delle prove.
  Io ricordo che, a tutt'oggi, il travisamento esiste come figura di creazione giurisprudenziale per due ipotesi: una è quella della revocazione, in sede civile e l'altra è quella del ricorso in Cassazione, in sede penale. Ora, parliamo di due motivi di impugnazione, cioè quello che oggi viene indicato come requisito per far valere la responsabilità civile dei giudici, quello che volete introdurre come requisito per la responsabilità civile dei giudici, fino ad ora è stato un semplice motivo di impugnazione. Allora, i motivi di impugnazione esistono proprio perché i cittadini possano ricorrere al grado superiore e cercare di ottenere giustizia laddove il giudice, in primo grado, in secondo grado o quando si ricorre in Cassazione, ha sbagliato. Qui, invece, stiamo trasformando improvvisamente – ripeto – motivi di impugnazione in presupposti per l'azione di responsabilità nei confronti dei magistrati.
  Tra l'altro, se il travisamento del fatto ha un minimo di connessione oggettiva con il fatto, il travisamento delle prove vuol dire tutto e il contrario di tutto. E allora, io mi chiedo con quale serenità possa agire un magistrato oggi, magari in un contenzioso che riguarda Silvio Berlusconi, magari in un contenzioso che riguarda qualche altro politico che quotidianamente fa valere le proprie ragioni che non esistono nei confronti dei magistrati, offendendo la magistratura, accusandola di far parte di uno schieramento politico, come è possibile che noi stiamo dando a quel politico la possibilità di agire contro il magistrato, anche quando c’è stata una sentenza definitiva passata in giudicato ? È impensabile che quei politici parlamentari che hanno avuto un atteggiamento vergognoso – parlo dei parlamentari di Forza Italia – che li ha portati ad andare ad occupare il tribunale di Milano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e a chiedere con forza che venissero posti sostanzialmente alla berlina dell'opinione pubblica i magistrati, che invece lottano per la legalità e la giustizia, è impensabile che un domani – quegli stessi parlamentari o quello stesso cittadino Silvio Berlusconi, che per fortuna abbiamo buttato fuori dal Parlamento – possano addirittura iniziare una causa di responsabilità nei confronti dei magistrati.
  E, allora, vogliamo veramente questo ? Se lo volete, votatevelo, però mi chiedo che fine hanno fatto vent'anni di finta indignazione nei confronti di quello che Berlusconi diceva contro i magistrati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Presidente, Giusto per aggiungere qualche riflessione a quello che ha già detto il mio collega di gruppo Bonafede. Ebbene, in questo caso noi ci troviamo ad aggiungere una locuzione a quello che già era previsto nella così chiamata legge Vassalli. Tanto è vero che così come è stato scritto questo comma 3, risulterebbe che siamo in presenza di un tertium genus, ovvero, mentre prima nel passato, anche con l'interpretazione che hanno dato le varie pronunce giurisprudenziali, il cosiddetto travisamento del fatto delle prove consisteva proprio in quello che era previsto all'epoca nelle lettere b) e c), ovvero ciò che è scritto nello stesso comma successivamente. L'affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento o la negazione di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente agli atti del procedimento.
  Allora, la volontà legislativa di aggiungere una locuzione a tali previsioni già previste nella cosiddetta legge Vassalli sta a significare semplicemente la volontà di aggiungere un ulteriore profilo di responsabilità, Pag. 25che ovviamente è molto più largo di ciò che ho detto prima, cioè l'affermazione di un fatto, perché qui non siamo in presenza di un manifesto travisamento del fatto delle prove, di un palese travisamento del fatto delle prove, bensì siamo in presenza, senza aggettivazione, di un mero travisamento del fatto delle prove. Fatto delle prove che in sé assurge comunque ad un'ipotesi di interpretazione, perché non solo la legge viene interpretata, bensì anche la valenza di una prova può essere interpretata. E non solo questa. Anche il fatto che teoricamente un fatto e una prova possono essere male interpretati, ma possono in realtà non avere nulla a che fare con l'argomentazione logica che poi porta ad una sentenza. E quindi, per un mero travisamento del fatto della prova che non va ad incidere sul percorso logico della sentenza noi dobbiamo andare a richiedere una responsabilità allo Stato e poi, a cascata, al magistrato ? In realtà, inserendo questa locuzione noi siamo in presenza di una possibile minaccia all'organo giudicante nel momento in cui l'organo giudicante vuole interpretare una prova.
  Ora andiamo a ragionare: quando ci troveremo, quando si troverà un comune cittadino di fronte ad un giudice contro, ad esempio, una banca, e il giudice si troverà a valutare o a interpretare sia la legge sia una prova, sapendo che potrà essere citato dinanzi sempre ad una autorità giudicante, prima verso lo Stato e poi, in regresso, contro di lui, a chi darà ragione ? Darà ragione alla banca, che si può permettere anni di causa, che si può permettere avvocati, che si può permettere anche una minaccia indiretta come quella di adire nuovamente la giustizia contro quel giudice ? Oppure darà ragione ad un cittadino, che non può permettersi tutto ciò, che non può permettersi tempo e denaro da dedicare ad un altro procedimento ?
  Purtroppo con questa norma il rischio vero è che il giudice, per paura darà ragione a chi ha più soldi, a chi ha più tempo da dedicare a vedere tutelati i propri, supposti, diritti. È ovvio che darà ragione, pertanto, a coloro che sono i più forti nel rapporto tra le parti. Darà ragione – come d'altro canto hanno detto alcuni magistrati dell'Associazione nazionale magistrati – a chi vorrà portare, in verità, il rapporto tra le parti in un giudizio ad una giustizia che non è più una giustizia giusta, ma che è una giustizia di classe, ovvero quella giustizia che è dalla parte del più forte e va contro l'interesse dei più deboli.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 2.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Pili, Latronico, Casati, Businarolo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  449   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
  79    
    Hanno votato
no  370).    

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonafede 2.50. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Questo è l'altro punto, il secondo punto molto grave di questa proposta di legge. Su questo, in Senato, i nostri senatori, collaborando con i senatori del Partito Democratico, avevano avuto garanzie Pag. 26sul fatto che alla Camera sarebbe stato possibile migliorare, proprio in relazione a questo punto, la norma.
  Spiego di che cosa si tratta. La colpa grave del magistrato si avrà, non solo per le ipotesi di violazione di legge, di travisamento dei fatti e delle prove e via dicendo, ma anche per l'emissione di provvedimenti cautelari di natura personale o reale. Questo emendamento vuole togliere il riferimento ai provvedimenti di natura reale.
  Perché ? Perché se è vero che, quando si tratta, in via cautelare, di mandare una persona in carcere, è giusto che il magistrato in caso di errore, proprio perché ha violato i diritti della persona, sia chiamato a rispondere di colpa grave, non è possibile che ciò avvenga per provvedimenti cautelari di natura reale. Ossia, noi dobbiamo immaginare nelle grosse indagini relative a mafia, criminalità organizzata e in generale a corruzione, un magistrato che vuole emettere un provvedimento di sequestro e deve in quel momento pensare al fatto che potrà essere soggetto ad un'azione di responsabilità civile. Magari, paradossalmente, la causa continua ad andare avanti e l'imputato, mentre è soggetto alla causa, sta già facendo causa al magistrato, perché inizialmente era stato emesso un sequestro che secondo l'imputato non era opportuno.
  Allora, io mi chiedo, anzi, io vi chiedo se qui stiamo parlando di una vera e propria intimidazione per i magistrati, non solo per quelli che emettono un provvedimento definitivo come una sentenza, ma anche per chi emette un provvedimento di natura cautelare, in una fase che per definizione è sommaria. Ossia, il magistrato nella fase cautelare non può avere certezza assoluta, non può avere quella certezza che gli viene data dagli elementi poi del giudizio di merito. Siamo nella fase cautelare. Per definizione, il magistrato decide sulla base di una cognizione sommaria dei fatti, addirittura su quello che viene definito il fumus boni iuris.
  Quindi, stiamo parlando proprio di qualcosa che sembra essere una fattispecie penale, ma è in quel momento che il magistrato deve emettere un provvedimento cautelare, è in quel momento che deve impedire la prosecuzione dell'azione criminosa sottoponendo i beni – del mafioso, ad esempio – a sequestro. Allora, non è possibile, non è concepibile che il Parlamento, in un momento in cui il Paese è dilaniato dalla corruzione e dalla criminalità organizzata, si ponga come priorità quella di intimidire il magistrato che sta indagando in sede di emissione dei provvedimenti cautelari. Io veramente non so più se in questo Parlamento c’è un'idea del fatto che esiste un confine tra guardie e ladri, esiste un confine tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Quindi, noi dobbiamo far sì che i magistrati possano, in condizioni ottimali, individuare quel confine, non possiamo spaventarli nell'individuazione del confine tra giusto e sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, egregi colleghi, leggiamo un po’ il testo. Il testo dice che costituisce colpa grave la violazione manifesta della legge, ovvero l'emissione di un provvedimento cautelare personale o reale fuori dai casi consentiti dalla legge, oppure senza motivazione. Si tratta proprio dei casi che noi lamentiamo quando accadono, soprattutto quando non c’è una motivazione. Ora cosa c'entra qui la mafia ? Questa è una norma che vale per la mafia e per il povero diavolo, vale per chi ha una piccola impresa, un'attività qualunque, quindi non evochiamo soltanto ad ogni piè sospinto la mafia, quasi che questa norma sia fatta contro i magistrati per agevolare la mafia, perché io non ci sto, caro collega. Noi su questa norma voteremo a favore, noi voteremo contro l'emendamento, ma non per questo vogliamo favorire la mafia, sia chiaro. Il fatto che qui abbiamo una maggioranza che è silente, ripeto, è un problema loro, però io ci tengo a ribadire che prendiamo le distanze da questa affermazione. Pag. 27Quindi, provvedimento cautelare personale o reale, fuori dai casi consentiti dalla legge; argomentando così com’è stato argomentato dovremmo ritenere che qualora si trattasse di un mafioso si può benissimo indagare un magistrato per responsabilità civile, mentre se si trattasse di un povero diavolo non lo si può fare. La norma vale, ripeto, per tutti i cittadini e non vale soltanto in campo penale, ma anche in campo civile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, intervengo rapidissimamente per dire che quello che ha detto l'onorevole Bonafede è che se l'impresa di un cittadino, di un imprenditore viene sequestrata con un provvedimento che è fuori dai casi previsti dalla legge e resta chiusa mediamente per sei mesi, un anno, due anni e magari fallisce, il cittadino non ha diritto di agire contro lo Stato. Questa è la posizione del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 2.50, con il parere contrario di Commissione e Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  465   
   Votanti  455   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  228   
   Hanno votato   67    
    Hanno votato no  388.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'emendamento Chiarelli 2.19. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, veramente poche battute per rimarcare innanzitutto la strana concezione che i colleghi Colletti e Bonafede hanno della magistratura. Secondo loro la magistratura, in presenza di una regolamentazione della responsabilità civile, diventa debole nei confronti dei ricchi e ha timore di emettere misure cautelari, personali o reali. Io non penso che la nostra magistratura ci abbia abituato a queste forme di timore nei confronti della propria responsabilità.
  Una legge sulla responsabilità non cerca di intimidire, cerca di responsabilizzare. Quindi, sia ben chiaro che responsabilizzare l'adempimento è un dovere non soltanto per i magistrati, ma per tutte le categorie, e, se qualcuno dalla legge sulla responsabilità si sente intimidito, vuole dire che non è degno di ricoprire quel ruolo, perché una norma che ti porta ad essere adempiente e, in difetto, a subire le conseguenze del tuo inadempimento è una norma che certamente va sponsorizzata.
  Non, però, Presidente, questo chassis che noi leggiamo in questo provvedimento, e questo emendamento 2.19 è di particolare rilevanza, perché la legge penalizza il provvedimento cautelare o reale fuori dai casi consentiti dalla legge – e mi sembra già un periodo ipotetico dell'impossibilità –, ma, soprattutto, «oppure senza motivazione». Mi chiedo quale provvedimento possa essere senza motivazione, qual è la casistica che ci porta a ritenerne l'esistenza.
  Questo emendamento, sostanzialmente, ha una tautologia, perché si parla di «senza motivazione o con motivazione apparente», ed è evidente che la «motivazione apparente» è compresa nell'ipotesi «senza motivazione». Il supremo collegio è zeppo di sentenze in cui la motivazione apparente si intende come una mancanza assoluta di motivazione.Pag. 28
  Aggiunge, però, «con motivazione in oggettivo contrasto con gli elementi acquisiti al procedimento». Anche questa è una categoria che mi sembra assolutamente corretta, per cui, al di là della perfetta coincidenza della mancanza di motivazione con la motivazione apparente, l'aggiunta di questo emendamento mi sembra che meriti l'avallo, per evitare, ancora una volta, che la tipizzazione dei casi di responsabilità disciplinare sia una tipizzazione formalmente esistente, ma sostanzialmente svuotata.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie, Presidente. Intervengo solo per motivare il «no» a questo emendamento. Noi abbiamo respinto tutti gli emendamenti che, in qualche modo, introducevano dei collegamenti tra responsabilità e motivazione e responsabilità ed interpretazione. Per questo motivo, abbiamo anche respinto l'emendamento proposto dall'onorevole Colletti, che rimandava alle sezioni unite della Cassazione. Infatti, riteniamo che il parametro a cui attenersi sia, sostanzialmente, questo: l'Europa ci ha detto «voi avete un meccanismo che non tutela i cittadini rispetto ai gravi errori nell'applicazione del diritto comunitario».
  Qualcuno ci ha suggerito: «ma perché non vi limitate a rimediare a questo aspetto ?», proponendoci, sostanzialmente, di avere una forma di responsabilità di un tipo per il diritto comunitario e di un altro tipo per il diritto interno. Noi ci troviamo in una situazione nella quale, alla luce dell'ultradecennale esperienza della legge Vassalli, sappiamo benissimo che le stesse censure che sono state fatte rispetto al diritto comunitario valgono anche rispetto al diritto interno (mi rimetto semplicemente ai numeri che abbiamo in più occasioni richiamato).
  Quando si parla di travisamento come di un'estensione impropria dell'area di responsabilità, richiamo il fatto che si tratta semplicemente della traduzione di un'indicazione europea e rimando al fatto che non è vero che questa responsabilità si riflette immediatamente sul magistrato, perché l'elemento che chiama in causa lo Stato non prevede un automatismo nei confronti del magistrato, il quale può essere chiamato in causa soltanto nel caso di negligenza inescusabile, e quindi con un'area di responsabilità più ridotta rispetto a quella per la quale viene chiamato in causa lo Stato.
  Qui faccio un'altra domanda, anche agli onorevoli del MoVimento 5 Stelle: stava in piedi un tipo di responsabilità per la quale veniva chiamato in causa lo Stato e mai, per qualunque tipo di errore, il magistrato ? Era nell'interesse dell'autorevolezza della magistratura avere un tipo di responsabilità che prevedesse che lo Stato fosse chiamato a pagare e chi aveva cagionato questo tipo di responsabilità venisse comunque e sempre esentato da questa responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) ?
  Io penso, francamente, di no, e, per questa ragione, davvero credo che si sia accolta un'opportunità di trovare un giusto punto di equilibrio tra l'esigenza di estendere la responsabilità dello Stato, e quindi di evitare che vi siano cittadini colpiti da malagiustizia non risarciti, e quella di tutelare l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, non entrando mai, neppure in punta di piedi, in una sfera che è sacra, quella dell'interpretazione e quella della motivazione, rispetto alla quale vi sono i rimedi interni del processo che devono agire, e non, invece, una responsabilità di questo tipo.
  Io rifiuto l'argomento dell'intimidazione. Lo rifiuto quando si parla di inchieste che vogliono intimidire la politica, ma lo rifiuto anche quando si fanno leggi che servono a risarcire i cittadini e vengono sventolate come ipotesi di intimidazione nei confronti della magistratura, anche perché – e concludo – vorrei solo ricordare un fatto: in questi argomenti c’è una profonda sfiducia nella magistratura, Pag. 29non solo perché credo che i magistrati italiani responsabili di negligenze inescusabili e violazione di legge siano un'infima minoranza, ma anche e soprattutto perché queste regole non saranno applicate dalla politica, ma da altri magistrati. E credo che dire che altri magistrati possano mettersi al servizio di un disegno di intimidazione applicando delle leggi votate da questo Parlamento non corrisponda a una lettura né oggettiva né soggettiva dei fatti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia-Centro Democratico e di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, Ministro, la nostra democrazia è arrivata a un livello per cui dobbiamo apprezzare che almeno un membro del Governo intervenga. Il suo Presidente del Consiglio starebbe lì a sorridere e a controllare che i burattini facciano il loro dovere (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, lei non può chiamare burattini dei colleghi. Questo non le è permesso, onorevole Bonafede.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, non ho offeso nessuno, era un'immagine nitida di quello che è accaduto per la riforma della Costituzione.

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, questo non le è permesso. Prego, continui.

  ALFONSO BONAFEDE. Ministro, lei viene a dire a noi che abbiamo sfiducia nella magistratura. Lei che, quando i giornali erano pieni del caso che era esploso di «mafia capitale» e in Europa avevamo raggiunto il primato come Paese più corrotto, il giorno dopo, ha fatto venire il Viceministro in Commissione per dire che, in Italia, c'era una priorità ed era quella della responsabilità civile dei magistrati. E ora lei viene a dire a noi che abbiamo sfiducia ? Noi non abbiamo sfiducia nei magistrati. Noi abbiamo fiducia nella magistratura, ma vogliamo che la magistratura sappia quando può essere chiamata ad essere responsabile.
  Lei, mentendo, ci sta attribuendo delle affermazioni che non abbiamo mai fatto. Quando mai noi abbiamo detto che dovrebbe rispondere lo Stato e non il magistrato ? Se lei lo ha pensato, è un problema suo. Poi che riscuota gli applausi di gente che non sa nemmeno di cosa stiamo parlando è un altro problema, forse più generale in Italia (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi non abbiamo mai detto questo. Noi stiamo dicendo che è giusto che lo Stato venga chiamato a pagare in prima istanza e che abbia diritto di rivalsa nei confronti del magistrato, però soltanto quando il magistrato incorra in colpa grave e questa colpa grave deve essere definita in maniera precisa, non può essere definita con un semplice travisamento del fatto e delle prove.
  Se lei mi dice «no», vuol dire che non ha letto la legge. Attualmente la proposta di legge, la sua, dice che è colpa grave il travisamento del fatto e delle prove. Però, Ministro, se lei adesso in extremis sta convergendo su un'idea del MoVimento 5 Stelle, siamo sempre pronti a cambiare e ad approvare gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leva. Ne ha facoltà.

  DANILO LEVA. Signor Presidente, se c’è una cosa che non tollero, quando si discute di provvedimenti così delicati, è che ci sia qualcuno, nel dibattito politico, che provi a piantare una bandierina. Io credo che non serva a nessuno, non serva a questo Paese e non serva neppure al Pag. 30provvedimento che stiamo per approvare. Questo provvedimento – lo diceva bene il Ministro – raggiunge un punto di equilibrio importante. Infatti, da un lato, noi garantiamo l'indipendenza e l'autonomia della magistratura e, dall'altro, però, correggiamo le disfunzioni della legge Vassalli, che è entrata in vigore nel 1988. Dovete soltanto sapere che 400 sono stati i ricorsi presentati con la legge Vassalli: 400 richieste di risarcimento da parte dei cittadini e soltanto 7 di queste 400, in oltre venticinque anni, sono arrivate alla fine del percorso.
  Credo che sia dovere di questo Parlamento colmare e andare soprattutto a sanare un vulnus presente nel nostro ordinamento per troppi anni. Arriviamo in ritardo, perché anche qui c’è già un richiamo dell'Unione europea e stiamo intervenendo, quindi, con ritardo. E voglio dire al collega Bonafede che il magistrato risponde nei confronti dello Stato per negligenza inescusabile. Siamo ad un quid pluris rispetto alla colpa grave ed ignorare anche quelli che sono elementi di diritto consacrati oramai negli orientamenti giurisprudenziali della Cassazione e anche della Cassazione a sezioni unite, mi sembra davvero un voler semplicemente strumentalizzare questo dibattito per esigenze che sono altre, di altra natura rispetto all'utilità, invece, che noi dobbiamo perseguire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io non so se abbia ragione l'onorevole Bonafede nel dire che il signor Ministro non ha letto il provvedimento che ha scritto, però sono convinto che l'onorevole Bonafede non ha letto la sentenza Traghetti del Mediterraneo della Corte di giustizia e che, invece, il signor Ministro l'ha letta. Infatti, questo provvedimento, sostanzialmente, cosa fa ? Riscrive, nel diritto italiano, ciò che ci ha detto la Corte di giustizia, né una virgola di più, né una virgola di meno, compreso il tema del travisamento. È, quindi, condizione per fermare una procedura di infrazione la quale, altrimenti, costerebbe al Paese alcune decine di milioni di euro, per cominciare, poi la sanzione aumenterebbe nel tempo.
  Allora, di cosa stiamo parlando ? Noi stiamo disquisendo su dei principi che sono principi di diritto europeo largamente accettati in tutta Europa, dove non c’è il problema di intimidire i magistrati. Mi permetto, però, signor Ministro, di fare un'osservazione. Lei, giustamente, ha detto: abbiamo voluto estendere anche alla tutela verso gli organi interni dello Stato le garanzie che diamo verso l'Unione europea. Non siamo, però, andati fino in fondo perché nel provvedimento io leggo, a un certo punto, che, tra le cause di violazione manifesta e di diritto, si deve tener conto della mancata osservanza dell'obbligo di rinvio pregiudiziale ai sensi dell'articolo 267, eccetera (e va bene), nonché del contrasto dell'atto o del provvedimento con l'interpretazione espressa dalla Corte di giustizia dell'Unione europea. Io mi auguro che la giurisprudenza interpreti il testo legislativo nel senso che questo vale anche per il massimario della Cassazione, però sarebbe stato meglio scriverlo, perché questo ci tutela contro le iniziative di magistrati, i quali si preoccupano più del consenso della pubblica opinione che del parere dei magistrati più anziani che conoscono meglio il diritto e hanno la tendenza a offrirci sentenze innovative, troppo innovative, che non rispettano il legame con la lettera della legge e che portano spesso grave danno al cittadino. Invece, questo inciso per la Corte di giustizia garantisce che il giudice è tenuto ad uniformarsi alla giurisprudenza della Corte di giustizia. Sarebbe importante che un obbligo del genere fosse suggerito anche per ciò che riguarda la pronuncia della massima Corte italiana (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Lei, onorevole Colletti, Pag. 31ha ancora poco più di due minuti come relatore di minoranza, però, poi, dovrebbe utilizzare questo tempo anche per dare i pareri.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Presidente, va bene, comunque intervengo come relatore di minoranza. Vorrei rispondere un attimo all'onorevole Leva. In realtà, lui afferma che l'orientamento giurisprudenziale è ormai chiaro in merito, però, in verità, l'orientamento giurisprudenziale, su cosa si basa ? Sulla legge Vassalli che noi andiamo a modificare. Pertanto, appare palese che, se andiamo a modificare la legge, cambierà o potrebbe cambiare anche il futuro orientamento giurisprudenziale che i magistrati avranno nel decidere certe cause. Inoltre, volevo anche aggiungere un commento all'onorevole Buttiglione che si lamentava del fatto che ci sono troppe sentenze innovative. Ora, dal nostro punto di vista, ben vengano le sentenze innovative dei magistrati di merito. Ben vengano, perché il diritto si evolve grazie al cielo, come prevede anche la Costituzione all'articolo 2.
  Però Buttiglione potrebbe votare il nostro successivo emendamento Colletti 2.51 ove chiariamo che il magistrato, qualora non tenga conto di un'interpretazione espressa dalle sezioni unite della Corte di Cassazione, ne debba dare specifica motivazione ovvero questo è un emendamento scritto in questo caso in modo preciso in cui noi andiamo ad allargare la possibilità di responsabilità dello Stato o anche del magistrato in via sussidiaria nell'interpretazione della legge. Questo perché nel caso mancherebbe una motivazione abbastanza forte tale da non dare tutela al cittadino che si aspetta una certa interpretazione della legge, dal momento che c’è una sentenza delle sezioni unite, e quindi ci aspettiamo, tenuto conto delle parole del Ministro e delle parole dell'onorevole Buttiglione, che votino a favore di quella proposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 2.19, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gnecchi... Coppola... Pesco... Sorial... Catalano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  450   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
  44    
    Hanno votato
no  406).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Chiarelli 2.17.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà. A nome del gruppo ?

  ANDREA COLLETTI. A nome del gruppo intervengo velocemente per far capire la ratio di questo emendamento. In questo caso noi ci vogliamo porre nell'ottica di un cittadino che si rivolge ad un legale per verificare la sua posizione processuale anche con riferimento ad una valutazione prognostica vale a dire se, quando inizierà la causa, potrà avere tutela del proprio diritto oppure no. L'avvocato si basa sia sulla legge sia ormai soprattutto sull'interpretazione della legge così com’è espressa dalla Cassazione a sezioni semplici ma soprattutto dalla Cassazione a sezioni unite che ormai ha raggiunto o dovrebbe aver raggiunto nel nostro ordinamento quasi una sorta di interpretazione simile a quella che viene prevista dagli istituti di common law, sebbene noi siamo un tipico ordinamento di civil law. Ebbene, questo cittadino si rivolge ad un legale che gli spiega che l'interpretazione della legge, così com’è espressa dalle sezioni unite, quindi non da una sezione semplice, gli dà ragione e quindi gli dice che può iniziare una causa. Il cittadino invece si ritrova magari una sentenza che...

Pag. 32

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, questo è l'emendamento Chiarelli 2.17.

  ANDREA COLLETTI. No, questo è l'emendamento Colletti 2.51... allora, ho sbagliato. Ad ogni modo, se vuole continuo questo, spiegando l'emendamento stesso oppure se lei mi dice di voler...

  PRESIDENTE. Se mai interviene su quello dopo.

  ANDREA COLLETTI. Va bene, non volevo perdere tempo due volte però convengo con lei.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Chiarelli 2.17, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione... Palma... Paris... Greco... Ciracì... Vennittelli....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  462   
   Votanti  443   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
  46    
    Hanno votato
no  397).    

  (Il deputato Franco Bordo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Chiarelli 2.20 e Colletti 2.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, continuo senza riprendere ciò che ho detto prima. È giusto che un cittadino, che si basa su una sentenza delle sezioni unite, poi si trovi il proprio diritto o la propria tutela non seguita dal giudice di merito, quindi con una interpretazione innovativa – e noi siamo a favore delle interpretazioni innovative – ma senza una specifica motivazione dei motivi per i quali il giudice di merito, in questo caso, va contro la sentenza delle sezioni unite ?
  Noi non lo riteniamo giusto, ma soprattutto – ed è quello che ci è stato detto in Commissione –, non riteniamo giusto il fatto che si dica che tanto il cittadino può fare appello. Purtroppo non è così, per un semplice fatto, Ministro. Perché il cittadino, per fare appello, ad esempio, in un procedimento civile, si troverà a pagare un contributo unificato, ovvero una tassa allo Stato, per poter vedere tutelati i propri diritti; tassa che voi avete aumentato del 20 per cento con gli ultimi due provvedimenti, e tassa, inoltre, che, per fare appello, aumenta del 50 per cento. Pertanto, per vedersi tutelato il proprio diritto un cittadino dovrà comunque pagare molto di più per fare un procedimento davanti alla corte d'appello. Questo proprio non lo riteniamo giusto. Ovvero, lei, Ministro, in questo caso ci dovrebbe spiegare se ritiene giusto che un giudice debba dare una specifica motivazione per il discostamento da una sentenza delle sezioni unite della Corte di cassazione. Lo ritiene giusto o non lo ritiene giusto ? Perfetto, ci dia una risposta chiara e noi agiremo di conseguenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, devo dire che il collega aveva ragione. Questo è un buon emendamento e io lo voterò. Segnalo, anzi, che è formulato meglio di quanto sia formulata la legge quando parla della Corte di giustizia europea. La sentenza «Traghetti del Mediterraneo», in realtà, non ci vincola a recepire in blocco una giurisprudenza dell'Alta Corte di giustizia – non dico il singolo magistrato a recepire in blocco la giurisprudenza dell'Alta Corte di giustizia – ma censura l'ignoranza di tale giurisprudenza, Pag. 33che risulta dal fatto che il magistrato se ne discosti senza darne adeguata motivazione, che è la formulazione che voi avete adottato.
  Complimenti, questo è un buon emendamento. Se ne fossero presentati di più così, ne voterei di più.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo per sottoscrivere gli emendamenti del collega Chiarelli e del collega Colletti. Credo che il Governo e la maggioranza su questo emendamento potrebbero fare una valutazione ulteriore, perché credo che debba e possa essere causa di responsabilità da parte del magistrato il pronunciamento con una sentenza che si discosti in maniera palese dal pronunciamento delle sezioni unite della Corte di cassazione. Questo è stato, tra l'altro, punto e oggetto di discussione e di dibattito al Senato. Credo che, proprio seguendo l'intervento svolto dal Ministro Orlando prima, intervento assolutamente onesto da un punto di vista politico, che delinea lo schema e il punto di compromesso e di caduta che è stato trovato su questa riforma all'interno della maggioranza e probabilmente anche fra la maggioranza politica e la magistratura, ovvero la logica – e noi la condividiamo – di ampliare l'area di responsabilità e quindi di ampliare l'area di tutela del cittadino da un lato tipizzando la colpa grave e dall'altro cancellando il vulnus del filtro, l'onestà del Ministro ci porta a condividere questa parte della riforma. L'intervento è stato altrettanto chiaro laddove il Ministro ha detto che è stata ampliata l'area di tutela del cittadino e che, quindi, il cittadino avrà una possibilità maggiore ed ulteriore di avere risarcimento, ma quello che non condividiamo – e lo ripetiamo – è il doppio binario rispetto all'azione di rivalsa dello Stato nei confronti del magistrato.
  Questo perché, e lo ripeto, noi vogliamo che venga tutelata la dignità e la responsabilità e il senso di rispetto nei confronti di quei magistrati che adempiono con serietà, impegno e dedizione il proprio ruolo e la propria funzione e che sono la stragrande maggioranza dei magistrati laddove invece vi sono magistrati che sbagliano e, Ministro, le cronache giornalistiche proprio in queste ore – non citerò i magistrati o il magistrato – riportano alcuni fatti legati a vicende che si riferiscono alla mia terra, alla terra della provincia di Como, che hanno visto coinvolti personaggi illustri e importanti, che proprio in queste ore vengono risarciti per una ingiusta detenzione, per un processo che ha portato alla archiviazione di fatti estremamente gravi nei confronti di alcuni personaggi. Per cui rispetto alla azione che sfocia in sentenze profondamente sbagliate e che ledono la dignità della stessa magistratura e che ledono la dignità di quei magistrati che compiono in maniera retta e corretta la propria funzione e il proprio lavoro, noi crediamo che nei confronti di quei magistrati debba esserci la necessità di una responsabilità e di poter pagare, anche da un punto di vista civilistico e non solo rispetto ad una azione disciplinare che condivido, collega Mazziotti. Ma io credo che per la dignità di quel cittadino che deve ingiustamente subire una sentenza sbagliata, dichiarata profondamente sbagliata, quel magistrato, quei pochi, pochissimi magistrati che sbagliano devono pagare.
  Ed è per questo che l'azione di rivalsa che voi attuate è assolutamente, eccessivamente limitativa rispetto a quello che poteva essere fatto. Per questo noi definiamo questa riforma una riforma poco coraggiosa, si poteva fare di più, si poteva fare meglio, indipendentemente dal dibattito sulla responsabilità diretta che noi abbiamo introdotto e che vi ha sollecitato ad arrivare sin qui, rispetto anche ad altre proposte di legge. Voglio citare una proposta di legge estremamente intelligente, quella del collega Giachetti, che sul tema si è speso ormai da tempo; io credo che il punto di caduta poteva essere portato un po’ più in là, sempre ed unicamente nel rispetto, da un lato, del ruolo della magistratura che svolge degnamente e dignitosamente Pag. 34il proprio ruolo ma con il rispetto doveroso e necessario anche nei confronti di quei cittadini che si vedono ingiustamente e drammaticamente condannati per sentenze ingiuste e profondamente sbagliate. Qui sta l'eccessivo scrupolo e l'eccessivo timore vostro, del Governo e della maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Chiarelli 2.20 e Colletti 2.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Biasotti, Oliverio, Matarrelli, Quartapelle...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  466   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  321).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  464   
   Votanti  372   
   Astenuti   92   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 308    
    Hanno votato
no   64).    

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2738).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DANILO LEVA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sugli emendamenti Parisi 3.30 e 3.31 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti Parisi 3.30 e 3.31.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parisi 3.30, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura, Marroni, Molea...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  457   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
  64    
    Hanno votato
no  393).    

Pag. 35

  (Il deputato D'Alessandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parisi 3.31, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza. Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Monchiero, Bolognesi, Greco, Patriarca, Sgambato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  435   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
  41    
    Hanno votato
no  394).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Coppola, Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  459   
   Votanti  398   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato
 395    
    Hanno votato
no    3).    

  (La deputata Grillo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2738).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DANILO LEVA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Parisi 4.30, Chiarelli 4.7 e Daniele Farina 4.3.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti Parisi 4.30, Chiarelli 4.7 e Daniele Farina 4.3.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parisi 4.30, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Coppola, Malisani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  460   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
  63    
    Hanno votato
no  397).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 36Chiarelli 4.7, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Morani, De Lorenzis, Bossa, Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  454   
   Votanti  437   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
  45    
    Hanno votato
no  392).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Daniele Farina 4.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini, Coppola...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  438   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato
  61    
    Hanno votato
no  377).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Magorno, Malisani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  464   
   Votanti  368   
   Astenuti   96   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
 301    
    Hanno votato
no   67).    

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2738).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  DANILO LEVA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Colletti 5.1, Bonafede 5.3 e sugli identici emendamenti Sannicandro 5.2 e Mucci 5.20.

  PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Colletti 5.1 e Bonafede 5.3. Esprimo parere contrario sugli identici emendamenti Sannicandro 5.2 e Mucci 5.20.

  PRESIDENTE. Il Governo ? Immagino che il parere del Governo sia conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Esatto, signor Presidente.

Pag. 37

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 5.1.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 5.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Coppola, provi a votare con le dita perché evidentemente la postazione va in blocco ogni volta; si fidi dei consigli della Presidenza. Altri ? Sorial, è riuscito ? Perfetto. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  437   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
  77    
    Hanno votato
no  360).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 5.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin. Altri che non riescono a votare ? Farina. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  460   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
  89    
    Hanno votato
no  371).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sannicandro 5.2 e Mucci 5.20, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Greco, D'Agostino. Altri che non riescono a votare ? Pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  460   
   Votanti  458   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
  31    
    Hanno votato
no  427).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Fratoianni, Giachetti, Sereni. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  366   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 363    
    Hanno votato
no    3).    

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 2738), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 38

  Monchiero. Altri che non riescono a votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  378   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
 377    
    Hanno votato
no    1).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2738).
  Invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  DANILO LEVA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Parisi 7.02.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'articolo aggiuntivo Parisi 7.02.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è contrario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Parisi 7.02, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Chiedo scusa, dobbiamo prima votare l'articolo 7, perché questo è un articolo aggiuntivo.
  Revoco l'indizione della votazione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Porta, Morani, Giuliani, Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  456   
   Votanti  395   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 394    
    Hanno votato
no    1).    

  (Le deputate Pellegrino e Terzoni hanno segnalato che non sono riuscite a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Parisi 7.02, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  455   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
  62    
    Hanno votato
no  393).    

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 2738).Pag. 39
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Binetti n. 9/2738/1.

  PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/2738/1, non accettato dal Governo.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ovviamente mi dispiace il parere contrario da parte del Ministro. A me sembrava che l'argomento in questione fosse particolarmente importante, perché non c’è dubbio che noi assistiamo ad una tale frequenza nella diagnosi di sindrome di alienazione parentale, con l'allontanamento dei bambini dalle famiglie e il posizionamento di questi bambini in case famiglia, per tempi di cui non si conosce la durata, in circostanze in cui sicuramente la presenza vicino della famiglia avrebbe costituito un supporto allo sviluppo del bambino migliore di quanto non lo faccia l'estraneità. Io sono certa, però, che nel tempo queste famiglie avanzeranno a buon diritto richieste di risarcimento, perché molte di queste diagnosi sono sprovviste di contenuto, non esiste una dimensione scientifica che le giustifichi, mentre invece sono chiari ed evidenti i danni permanenti che si creano in questi bambini, oltre al livello di sofferenza che coinvolge tutta quanta la famiglia. Quindi, il parere è contrario, mi dispiace, ma desidero comunque lasciare agli atti che questo è uno degli ambiti in cui la responsabilità civile dei magistrati si rivelerà nel tempo più importante, più concreta e, sul piano umano, anche più drammatica.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Binetti n. 9/2738/1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Zan, Daniele Farina, Simoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  325   
   Astenuti  109   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato
  54    
    Hanno votato
no  271).    

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, credo che questo sia un giorno importante per l'Italia. Dopo oltre un quarto di secolo finalmente diamo una risposta a quella volontà popolare cui finora si era sempre sfuggiti. Lo dovevamo a quei 20 milioni 770 mila 334 cittadini e cittadine italiani che l'8 e il 9 novembre del 1987 andarono a votare favorevolmente al referendum promosso da radicali e socialisti. Il Ministro Orlando, a cui va il mio apprezzamento, ha parlato prima di sfiducia nella magistratura. Solo negli ultimi 15 anni oltre trecentomila cittadini inquisiti sono stati completamente scagionati. Ogni anno tra risarcimento per ingiusta detenzione e spese di giustizia lo Stato spende tra i 60 e i 70 milioni. Non abbiamo i dati sui processi civili, ma ora finalmente colmiamo un vulnus e offriamo ai cittadini una garanzia in più. Nessun attacco alla magistratura e d'altra parte il mantenimento della responsabilità indiretta e l'inescusabilità della negligenza credo offrano ampie garanzie in questa direzione.
  Per quanto mi riguarda, nessuna rivalsa, nessun risentimento, nessun astio, nessuna nemesi storica.
  Ma se la normativa vigente in quasi un quarto di secolo ha consentito, a fronte di Pag. 40numeri drammatici come abbiamo visto, che risultano proposte solo 406 cause, di queste 253 dichiarate inammissibili con provvedimento definitivo, 49 che ancora erano in attesa di pronuncia, 70 in fase di impugnazione e 34 ammissibili; delle 34 ammissibili solo quattro, dico quattro, si sono concluse con condanna dello Stato.
  E ancora, la Presidenza del Consiglio ha comunicato che nel quadriennio 2010-2013 ha proposto 131 azioni di rivalsa, solo tre condanne; numeri ridicoli che ci hanno già comportato una condanna in sede europea sia da parte della Commissione sia della Corte di giustizia, ma che ancor più hanno allontanato i cittadini dallo Stato e dalla fiducia nella giustizia. Questa è una legge di iniziativa socialista, lo dico anche ai tanti cronisti spesso disattenti, che risponde finalmente a queste esigenze. Una legge giusta che renderà il nostro Paese meno ingiusto. Una legge che ci mette al passo con Francia, Germania, Belgio, Portogallo. Solo in Gran Bretagna esiste l'immunità giudiziaria. E infatti questa è una legge anti casta, una legge contro ogni immunità. Convinti che chiunque svolga una funzione pubblica, pagata dallo Stato, e quindi dai contribuenti, se sbaglia paga. Ma in questo caso se sbaglia con dolo o in maniera inescusabile paga poco, un terzo o al massimo la metà.
  È una legge che attua l'articolo 28 della Costituzione, che sancisce la responsabilità diretta di funzionari e dipendenti dello Stato, una legge che noi socialisti vogliamo dedicare ad un uomo per bene, vittima di una serie di errori giudiziari, per cui nessun responsabile ha mai pagato, ma anzi negli anni hanno continuato a fare carriera.
  Quell'uomo era Enzo Tortora. A lui il nostro pensiero in questo momento così importante (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà. Prego anche i colleghi, lì intorno e anche qui, se è possibile, di liberare l'emiciclo. Per favore, siamo in dichiarazione di voto, grazie.

  TANCREDI TURCO. Grazie Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, Alternativa Libera su questo provvedimento si asterrà. Si asterrà perché in questo provvedimento – che va in qualche modo a modificare la legge n. 117 del 1988, la cosiddetta legge Vassalli – valutiamo delle cose senz'altro positive, abbinate, purtroppo, ad altre innovazioni negative.
  Positivo è senz'altro il fatto che non sia prevista la responsabilità diretta dei magistrati, anche perché è la stessa sentenza della Corte di giustizia europea a parlare di responsabilità diretta dello Stato e non dei magistrati.
  Molto positivo poi valutiamo il fatto della rimozione del filtro di ammissibilità dei ricorsi. I casi, in cui i magistrati sono stati condannati al risarcimento sulla base della legge Vassalli del 1988, fino ad oggi si contano sulle dita di una mano: ne risultano quattro, secondo alcune informazioni, o al massimo sette. Quindi è assolutamente positivo il fatto della rimozione di questo filtro.

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Turco. Posso chiedere, onorevole Bonafede, onorevole Verini, se mi liberate l'emiciclo... Poi potete continuare a discorrere fuori, ma non qui davanti.

  TANCREDI TURCO. Continuo Presidente ?

  PRESIDENTE. Per cortesia, aspetti un attimo. Onorevole Bonafede, per favore, onorevole Crippa, se mi liberate l'emiciclo, perché poi non ci si può lamentare se il Governo non ascolta e poi si sta qui davanti tutto il tempo. Colleghi, per favore (Commenti del deputato Crippa) ! Onorevole Crippa, abbia pazienza, si accomodi fuori. Siamo alle riunioni qui davanti ! Prego.

  TANCREDI TURCO. Venendo ai fatti negativi, non ci convince nello specifico la Pag. 41parola «travisamento», così come fatto notare anche dai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Non ci convince considerare il travisamento del fatto o delle prove come una causa di responsabilità civile del magistrato. Infatti, la parola «travisamento» può essere valutata semplicemente come una diversa valutazione del fatto o delle prove. Quindi, in questo caso, noi di Alternativa Libera eravamo concordi nello specificare meglio la parola «travisamento», anche perché il fatto di inserire soltanto il termine «travisamento» e di non specificarlo meglio, porterà ad un inesauribile contenzioso e ad ulteriori rallentamenti e strascichi infiniti della macchina giudiziaria.
  Quindi – e mi avvio alla conclusione Presidente – dovendo bilanciare gli aspetti positivi, che sono indubbi in questo provvedimento, e gli aspetti negativi, il voto di Alternativa Libera non può che essere quello di astenersi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, Democrazia Solidale e Centro Democratico votano a favore di questa proposta di legge. La riteniamo un buon punto di equilibrio, un po’ perché riesce a sanare alcune storture della precedente legislazione, della legge Vassalli, e un po’ perché si fa carico di un'emergenza.
  Naturalmente è chiaro che, come in tutti i provvedimenti che si collocano nello scenario delle emergenze – qui abbiamo a che fare, appunto, con le procedure d'infrazione dell'Unione europea –, probabilmente sarebbe stato possibile un elemento di maggiore accuratezza nel testo ed anche rispetto al dibattito che noi qui abbiamo avuto. Però farsi carico dell'emergenza significa inevitabilmente scontare questo risultato.
  Nello stesso tempo, noi crediamo anche che questo sia un punto di partenza, non per come si dice, anche con una qualche esagerazione, per un clima di pacificazione tra i poteri dello Stato e, quindi, per un diverso rapporto tra la magistratura e gli altri poteri costituzionalmente definiti, ma io credo per una capacità di revisione di una storia pregressa e anche di punti di debolezza che finora questo rapporto ha avuto.
  Alludo al fatto che, con questa proposta di legge, noi mettiamo un primo tassello importante per riproporre un'ipotesi nuova di sostanza del diritto alla giustizia e, quindi, anche della domanda di giustizia costituzionalmente garantita. Credo che, da questa proposta di legge, non escano né vincitori né vinti. C’è una nuova dimensione di responsabilità di tutti. In particolare, credo che soprattutto gli operatori della giustizia – e parlo in particolare dei magistrati e dell'ordine giudiziario – forse comincerà a farsi sempre più carico, in una maniera più responsabile di quanto tuttavia oggi avviene, del fatto che noi siamo dentro una situazione inedita, ovvero la frattura tra la società italiana e la sua cultura. Quindi, c’è un problema di ripensamento del rapporto con le tecniche del mestiere e la dimensione politica – che il rapporto con le tecniche del mestiere comporta – che è completamente nuova rispetto al passato.
  Noi abbiamo bisogno di riproporre questo senso della responsabilità e credo che questa proposta di legge, dagli effetti limitati, abbia una garanzia di fondo: i soggetti che avranno il compito dell'interpretazione sono pur sempre i soggetti dell'ordine giudiziario. Questo permette la garanzia anche di un'interpretazione costituzionalmente corretta e costituzionalmente esigita del nuovo testo. In questa luce noi rinnoviamo il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente, la votazione di questa riforma ci consente di fare alcune riflessioni e alcune valutazioni complessive, visto che siamo ormai Pag. 42ad un anno dall'insediamento del Governo Renzi e crediamo che, dopo un anno, siamo ancora invece all'anno zero per quanto riguarda la giustizia: i problemi di ieri sono i problemi di oggi. Crediamo che le ricette annunciate e manifestate un anno fa dal Presidente del Consiglio, anche e non solo in materia di giustizia, siano state delle ricette assolutamente fallimentari, che non hanno assolutamente migliorato e reso più efficiente il funzionamento del sistema giustizia.
  La domanda che noi ci dobbiamo porre è se il sistema giustizia oggi sia migliore e più efficiente del sistema giustizia di un anno fa. Ebbene, la risposta è assolutamente «no». Le ricette non hanno trovato approdo ed i problemi sono esattamente gli stessi. Verrebbe facile citare la legge anticorruzione, che è ancora al palo; l'arretrato, che era arretrato ieri ed è arretrato ancora oggi; l'irragionevole durata dei processi, che era irragionevole ieri e lo è ancora oggi; il problema del sovraffollamento delle carceri, che è stato affrontato in modo sbagliato attraverso quei procedimenti di depenalizzazione, gli svuota-carceri, gli indulti mascherati; avete affrontato un problema reale con soluzioni assolutamente sbagliate, scaricando sui cittadini onesti e perbene e sul senso di sicurezza le scelte sbagliate che avete adottato. Avete aumentato i costi di accesso alla giustizia, avete razionalizzato, rendendo più difficile l'accesso al sistema giustizia da parte dei cittadini, con la chiusura di numerosi tribunali e giudici di pace. Non avete fatto la riforma della magistratura onoraria; non avete sanato il sistema correntizio all'interno della e delle magistrature, non avete fatto la riforma costituzionale, né quella del CSM; sostanzialmente, un fallimento che va intestato, con riferimento al sistema giustizia e alla giustizia, al Presidente Renzi. Quindi, nessun tema è stato risolto e quei pochi temi che sono stati affrontati sono stati dei palliativi che non hanno portato a soluzione radicali tali da rendere il funzionamento del sistema giustizia migliore per i nostri cittadini e, tra questi temi, purtroppo c’è anche quello della responsabilità civile dei magistrati.
  L'ho detto prima e lo ripeto oggi: la riforma della responsabilità civile dei magistrati non deve, non vuole e non è per noi una riforma che deve penalizzare la magistratura; noi abbiano grande rispetto per quei magistrati in prima linea che assolvono, con senso dello Stato, la propria funzione e che esercitano, con senso di responsabilità, l'incarico, prestigioso ed importante, che hanno. La riforma della magistratura onoraria non è una penalizzazione della magistratura ma un senso di responsabilizzazione della stessa nell'interesse anche e soprattutto di quei magistrati che svolgono, con impegno e dedizione, il proprio ruolo e la propria funzione. Non vogliamo minimamente toccare l'autonomia e indipendenza della magistratura, ricordando però che, come esiste l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, esiste anche l'autonomia e l'indipendenza della politica di poter fare delle scelte nell'interesse dei cittadini. Questo è un punto per noi assolutamente chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Quindi, non è assolutamente in discussione il rispetto del ruolo del magistrato, anzi tutt'altro.
  Vogliamo semplicemente che il magistrato che sbaglia, e che sbaglia per le fattispecie che avete tipizzato, giustamente, possa pagare come paga qualunque altro operatore del diritto, possa pagare come paga qualunque altro soggetto. Penso, ad esempio, al medico, che ha ruoli estremamente delicati rispetto alla vita delle persone. Si è dibattuto molto su responsabilità civile diretta o responsabilità civile indiretta.
  Voglio ricordare, per chi non lo ricorda, che il famoso referendum, che deve essere il punto di partenza di qualunque considerazione riguardante la responsabilità civile dei magistrati, era un referendum inerente la responsabilità civile diretta dei magistrati, la responsabilità diretta. Il popolo, quel popolo che sempre più viene messo nell'angolo, quel popolo la cui rappresentatività e il cui esercizio di Pag. 43sovranità viene sempre più limitato da questo Parlamento, per responsabilità della maggioranza, e da questo Governo, per responsabilità del Presidente del Consiglio, nel 1987 si è espresso in modo estremamente chiaro: trenta milioni di cittadini italiani andarono al voto, il 65 per cento dei cittadini italiani votò e, di quel 65 per cento di cittadini italiani, venti milioni, l'80 per cento dei cittadini, chiese una responsabilità diretta, secondo il principio tale per cui chi sbaglia paga.
  Ebbene, quel referendum, quella grande, importante, imponente manifestazione di sovranità da parte del popolo, è stata fortemente disattesa, come è stata disattesa su altri campi e su altri settori, intervenendo con una legge. E lo voglio ricordare al collega socialista che è intervenuto prima: la legge Vassalli è stata votata anche e soprattutto dal Partito Socialista; una legge che ha disapplicato il referendum e che ha reso inapplicabile il principio della responsabilità civile.
  Quindi, credo che il punto di partenza dovesse essere quello: la necessità di riportare in capo a una scelta del popolo una modifica normativa, attuata attraverso la legge Vassalli, che oggi è rimasta fortemente inapplicata, a discredito della magistratura e a danno evidente di quei cittadini che subiscono, hanno subito e continuano a subire, fortunatamente in quantità sempre minore, i danni di sentenze sbagliate e ingiuste, che ricadono sulla testa di persone che si sono poi rivelate assolutamente innocenti rispetto alla fattispecie incriminata.
  Quindi, vi è la necessità di migliorare questa riforma, la necessità di ridare dignità al diritto e di ridare dignità a una funzione importante quale è quella della magistratura. Avevate una grande occasione, l'occasione ve l'abbiamo servita noi, ve l'ha servita la Lega, ve l'ha servita per ben due volte il collega Pini, attraverso un'interpretazione della sentenza della Corte di giustizia europea che ha chiesto, preteso e voluto che il sistema giuridico italiano si allineasse rispetto alla responsabilità civile, totalmente disapplicata.
  Credo che la legge Vassalli andasse modificata a prescindere da quello che ci dice l'Europa. Non prendo per oro colato quello che dice l'Europa, che, ad esempio, oggi dice che il nostro Paese garantisce troppi pochi diritti ai rom. Altro che troppi pochi diritti ai rom (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
  Credo che la necessità della consapevolezza che la riforma Vassalli andasse modificata dovesse venire da un'analisi seria del cattivo funzionamento di questa legge, applicata male al nostro sistema giuridico. Quindi, avevate un'occasione, avevate una grande occasione, servita dalla Lega attraverso i due famosi emendamenti del collega Pini alla legge comunitaria.
  Qui tutti si scandalizzano, adesso, sulla responsabilità diretta, bisogna mantenere e garantire la responsabilità indiretta. Peccato che, per due volte, questo Parlamento, su due emendamenti che ripristinavano la responsabilità diretta dei magistrati, nel segreto dell'urna, senza coraggio, abbia votato per la responsabilità diretta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
  Noi abbiamo messo la faccia, voi vi siete nascosti. Avete partorito una legge, questa, che è un'occasione persa. Lo diciamo, lo ribadiamo ai cittadini onesti: questa è un'occasione persa ! Ci sono aspetti positivi ? Sì, Ministro Orlando, ci sono sicuramente aspetti positivi. La cancellazione del filtro di ammissibilità della domanda, che era uno dei vulnus principali di inaccessibilità al ricorso e al risarcimento, era, evidentemente, una delle storture che andavano sanate.
  L'avete sanata, avete ampliato, con il meccanismo del doppio binario, la possibilità del cittadino di poter avere un risarcimento e questo è un fatto positivo che noi riconosciamo. Così come riconosciamo il fatto che avete tipizzato e avete determinato in maniera chiara il concetto di colpa grave.
  Potevate fare di più e si poteva fare di meglio. Infatti, se da un lato viene riconosciuta al cittadino – mi auguro che poi non ci siano interpretazioni restrittive di Pag. 44questa volontà sull'inaccessibilità della domanda – la possibilità di poter avere il doveroso, necessario e sacrosanto risarcimento, dall'altro lato, avete, però, avuto paura. Presidente, vi siete ancora una volta piegati ai diktat di una parte della magistratura, che continua a muoversi secondo logiche di correnti che evidentemente non fanno il bene né della magistratura né della giustizia né della tutela dei diritti dei cittadini. E avete avuto poco coraggio nell'azione di rivalsa, l'azione dello Stato nei confronti del magistrato. Onestamente, con grande onestà, il Ministro Orlando ha detto: «Abbiamo ampliato la possibilità per il cittadino, abbiamo ridotto» – io dico che avete annullato e cancellato – «il fatto che se sbaglia un magistrato a pagare non sarà più il magistrato, ma sarà sempre e comunque lo Stato, quindi la collettività e la comunità».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 21,20).

  NICOLA MOLTENI. Da qui, da questo doppio binario, uno giusto e l'altro sbagliato, vengono le nostre critiche.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. Concludo, Presidente. Questa è un'occasione persa. Questa è una legge più manifesto e ideologica che altro. Io credo che con questa legge voi non facciate né gli interessi dei tanti magistrati onesti e per bene che lavorano nel nostro sistema giudiziario né tanto meno di quei cittadini altrettanto onesti e altrettanto per bene che hanno subito sentenze ingiuste e che non vedranno comunque riconosciuto il proprio diritto, sì risarcito, ma non il proprio diritto morale a vedere l'affermazione di un principio che per noi è sacrosanto, tale per cui chi sbaglia paga. È un'occasione persa e la Lega non vi darà il suo appoggio su questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, abbiamo già avuto una serie di scambi nel dibattito di oggi. Partirei da quello che ha appena detto il collega Molteni. La riforma che oggi noi portiamo avanti è stata sicuramente sollecitata anche da quello che è successo in quest'Aula. È indubbio che la necessità di intervenire e di riformare finalmente la responsabilità civile è stata segnalata, da un lato, dall'Europa e, dall'altro, da una serie di circostanze, tra le quali indubbiamente c’è stato anche il voto segreto a cui abbiamo assistito, che è stato il frutto del fatto che qui per moltissimi anni ci si è rifiutati di affrontare il problema.
  Infatti, la giustizia e la responsabilità dei magistrati erano un tabù, così come tutto il resto dell'argomento giustizia, per la divisione esistente tra centrodestra e centrosinistra su questo argomento che ha fatto sì che ci andassero di mezzo i cittadini. Infatti, per anni si è ripetuto il fatto che il sistema della legge Vassalli non funzionava, che i cittadini non erano adeguatamente risarciti, che i magistrati andavano responsabilizzati. Ma è indubbio che in questi anni il tema è stato congelato dal fatto che contro i magistrati erano Berlusconi e Forza Italia e, conseguentemente, la difesa dei magistrati è stata strenuamente portata avanti dal centrosinistra e il risultato è stato la totale inattività del Parlamento su questo argomento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 21,25).

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Si è arrivati a una situazione in cui l'Europa, da un lato, e una parte di questo Parlamento, dall'altro, votando con voto segreto un emendamento, hanno di fatto costretto ad andare avanti. Ed è un fatto sicuramente positivo.Pag. 45
  La legge è una legge equilibrata, è una legge che porta finalmente al risarcimento dei nostri cittadini. Giustamente il Ministro Orlando prima ha detto che non si poteva prevedere un risarcimento integrale per i cittadini danneggiati dagli errori giudiziari in materia di diritto comunitario e non prevederlo in materia di diritto italiano. Quindi, è stato giustissimo fare una riforma generale.
  A mio modo di vedere, è stato anche giusto non introdurre la responsabilità diretta, perché – ed è un'opinione tra le due che si contrappongono sempre su questo argomento – credo che introdurre la responsabilità diretta possa determinare condizionamenti nella magistratura.
  Tutti i Paesi che hanno scelto di adottare il principio dell'immunità dei magistrati, lo hanno compiuto e motivato sul fatto che sicuramente con un'azione diretta, con la possibilità dei cittadini di agire direttamente contro i magistrati, si possono creare quei condizionamenti che qualche rappresentante del MoVimento 5 Stelle prima ha detto potrebbero verificarsi persino con questa legge. Ecco, io credo che la soluzione sia giusta, ossia la soluzione che prevede una piena responsabilità dello Stato da una parte e una limitazione della possibilità di agire contro il magistrato da parte dello Stato ai casi più gravi. L'esclusione dell'azione dei cittadini assicura di evitare questi condizionamenti. Credo per questo che siano state totalmente strumentali le affermazioni che abbiamo sentito da parte sempre del MoVimento 5 Stelle sull'intenzione della maggioranza di condizionare i magistrati. Ora, io davvero credo che nessun magistrato di questo Paese possa sentirsi condizionato dal rischio che una sua decisione possa essere considerata gravemente e inescusabilmente negligente da due magistrati, quando il rischio conseguente a una condanna è un risarcimento pari a metà dello stipendio pagato in rate tali per cui due terzi continua a prenderli. Un magistrato che si siede a scrivere una decisione dicendo: attenzione, se scrivo questa decisione particolarmente male, il rischio è che metà del mio stipendio andrà a rivalsa allo Stato, sulla base di due sentenze consecutive, in quote pari a un terzo del mio stipendio, e non decide, non merita di fare il magistrato. Non ha senso pensare che qualcuno possa essere condizionato da questo. Quindi, il meccanismo è sicuramente un meccanismo efficace dal punto di vista della tutela dei cittadini e rischia di essere, semmai, un meccanismo debole proprio nel senso di non condizionare abbastanza il magistrato che decide. Infatti, il rischio è un rischio tutto sommato limitato.
  Credo che gli effetti di questa legge saranno sicuramente positivi perché non avremo più i quattro casi in vent'anni di condanna al risarcimento e, quindi, non avremo più una situazione di giustizia negata per restare nel tema della legge. I cittadini potranno essere risarciti. Penso, come ho detto prima in discussione, che per assicurare un'efficacia vera al sistema della tutela complessiva dell'efficacia della magistratura, sia necessario intervenire sulla responsabilità disciplinare perché i meccanismi di automatismo tra l'errore giudiziario grave e la responsabilità disciplinare oggi sono insufficienti. E non credo che sia nell'interesse del sistema rendere povero un magistrato che sbaglia una serie di sentenze o che adotta dei provvedimenti cautelari sbagliati. Non è quello l'interesse del sistema; l'interesse del sistema è evitare che questo si ripeta e, quindi, che un magistrato che sbaglia ne subisca conseguenze, sia in termini di carriera, sia, nei casi più gravi che talvolta abbiamo visto, anche rimettendoci il posto.
  Pertanto, confermo che Scelta Civica voterà a favore di questa legge che considera un passo molto importante per conformare il nostro sistema a quello di tutti gli altri ordinamenti dell'Unione europea, ma direi anche di tutti i sistemi occidentali. Ma continueremo a sostenere di fronte al Governo la necessità di un intervento efficace anche sul piano della responsabilità disciplinare dei magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Pag. 46

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente, io vorrei innanzitutto ricordare che la nostra discussione sulle linee generali su questo provvedimento si è svolta sottovuoto, nel generale disinteresse, non solo di questa Camera, ma anche di quegli attori che con i loro ardori avevano illuminato i lavori del Senato. Certo, lo ricordiamo, la vicinanza dei drammatici fatti di Francia portava allora, giustamente, lo sguardo altrove. Ma è comunque con sorpresa che abbiamo osservato in questi giorni, in queste ore, il riaccendersi di qualche face. Ma sinceramente non mi sembra fiamma vera, anche perché sarebbe fuoco acrobatico votare lo stesso testo favorevolmente al Senato e contrariamente alla Camera.
  Altrettanto acrobatico è quanto andiamo sentendo in particolare dai colleghi della Lega che motivano il loro voto contrario anche collegando la legge Vassalli e i rom. Cosa questo c'entri resta un mistero.
  Già in sede di discussione sulle linee generali abbiamo ricordato come non ci sfugga la particolarità della funzione giurisdizionale che per definizione si esplica nella risoluzione di conflitti spesso con sacrificio delle aspettative di uno o più soggetti nell'applicazione della legge civile e penale e come conseguentemente non sfugga neppure l'esposizione della magistratura di fronte alle possibili rivendicazioni di chi abbia visto non riconosciute le proprie ragioni. Tale esposizione dunque è meritevole di particolare tutela che, tuttavia, va contemperata con il diritto del cittadino danneggiato, ad esempio per dolo o colpa grave, a vedere accolte le proprie ragioni. È questo un provvedimento che riesce a soddisfare entrambe queste condizioni a tutela della delicatezza della funzione della giurisdizione che è interesse del cittadino danneggiato ? Per rispondere non può mancare una qualche riflessione sull'efficacia della normativa vigente. Lo abbiamo ascoltato, l'hanno detto praticamente tutti e siccome la legge Vassalli n. 117 è del lontano 1988 si presta piuttosto bene ad un bilancio non superficiale. Molti hanno citato quei dati dell'Avvocatura dello Stato con cui ci informavano dell'esito delle oltre 409 cause di responsabilità proposte e quante ne siano andate a buon fine: poche, troppo poche. Certo non tutte quelle cause erano state all'epoca definite ma anche la lentezza è un sintomo di cattivo funzionamento. Insomma la legge Vassalli chiaramente non ha funzionato altrimenti dovremmo pensare all'essere di fronte ad una sorta di infallibilità della categoria che non è nell'esperienza ma neppure, ad onor del vero, nelle rivendicazioni dei magistrati. Ci chiedevamo se questa è la migliore forma possibile. Ovviamente no, ma un punto che la qualifica non contiene quella responsabilità diretta del magistrato che ha rappresentato il reiterato tentativo del centrodestra di condizionare e limitare l'autonomia e l'operato del magistrato e che tuttora abbiamo sentita rivendicata in quest'aula.
  In seconda battuta rilevo che ciò che viene additato come sciagura è in realtà il suo maggior pregio: eliminando il filtro di ammissibilità si elimina la causa prima responsabile del fallimento della legge Vassalli. Vi è da chiedersi come un meccanismo, il filtro, pensato in deterrenza di azioni temerarie o, peggio, fittizie abbia potuto trasformarsi in una barriera pressoché invalicabile al punto da vanificare l'efficacia della legge vigente. Eravamo perplessi, avremmo voluto discutere sulla rinnovata nozione di colpa grave o sul regime previsto dell'azione di rivalsa, ma non è stato possibile. Il testo approvato dal Senato corre indenne in quest'aula. L'accordo trovato a Palazzo Madama da una maggioranza variata, un'asse PD-M5S, ha tenuto anche qui al netto della verbalità e del colore finale del voto Si poteva cambiare, non si è voluto cambiare: mi sembra dunque chiaro perché Sinistra Ecologia Libertà conferma il voto già dato al Senato e quindi annuncio il voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, proprio oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha avuto modo di dire che i magistrati non devono essere né protagonisti né burocrati amministratori di giustizia. In entrambi i casi tali storture hanno un comun denominatore: s'impone una propria visione nella gestione della giustizia, una visione che spesso risulta pericolosa per i destini della società, tant’è che il Presidente ritiene opportuno sottolinearlo. Dico questo perché lo sviluppo di un uomo in generale non si realizza, anzi si abbrutisce, se esso pretende di essere autoreferenziale ovvero innamorato delle proprie tesi e del proprio io. A maggior ragione lo sviluppo di un popolo che degenera se pensa di avvalersi solo dei convincimenti dei tecnici, di questo tipo di tecnici o, se volete, della tecnocrazia.
  Si pensi, per esempio, al presunto sviluppo innaturale e consumistico che ha prodotto la peggiore delle tecnocrazie: la finanza. In questo caso, mi sento di citare le parole di Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, quando, a proposito della tecnocrazia finanziaria, ebbe modo di dire: «Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori che vivono fortemente nella loro coscienza l'appello al bene comune». Penso che possiamo mutuare questa frase per tutto e quindi mi sento di dire che l'assolutizzazione della tecnica, quando diventa tecnocrazia, quando diventa esaltazione delle proprie tesi, genera confusione tra i fini e i mezzi. Accade così per l'imprenditore quando realizza la massimizzazione o meglio vuole la realizzazione della massimizzazione dei profitti; avviene così per i politici, quando intendono realizzare la politica come aumento del proprio potere e, a maggior ragione, ritengo, per analogia, che ciò valga anche per i giudici, quando essi considerano unico criterio di azione la propria personale idea di giustizia che deriva da quel peggiori dei totalitarismi, che sarebbe il relativismo etico.
  Questa premessa serve a capire – o almeno spero che riesca a far comprendere – la differenza che esiste tra la tecnocrazia giudiziaria, che abbiamo tutti il dovere di combattere, e i tanti buoni giudici, dalle grandi doti morali, dallo spirito di abnegazione e dalle adeguate competenze tecniche che, invece, abbiamo sempre il dovere di difendere e tutelare. Questo spiega il motivo per cui il gruppo parlamentare Area Popolare voterà a favore della proposta di legge sulle modifiche alla disciplina della responsabilità civile dei magistrati. Ricordo, prima di affrontare nel merito il contenuto del provvedimento, che le riparazioni per l'ingiusta detenzione sono aumentate, nel 2014, del 41 per cento rispetto all'anno prima. Nel periodo in questione, si è arrivati alla quota di 600 milioni di euro di risarcimento, sommando tutti i risarcimenti per ingiusta detenzione dal 1991 ad oggi. Una cifra spaventosa che noi sappiamo bene essere minima rispetto, invece, ai tanti casi di malagiustizia che si sono verificati e che sono rimasti senza richiesta di risarcimento. Sono numeri che fanno riflettere, perché comprenderete che si tratta di persone che ingiustamente sono state private della loro libertà personale e che soltanto in un minimo caso a esse è stato riconosciuto l'errore, disponendo il pagamento di una somma a titolo di riparazione. E questo non è solo un fatto statistico – sarete tutti d'accordo anche qui –, perché dietro ciascuno di questi numeri c’è un dramma, c’è una storia personale, ci sono degli effetti devastanti, e non ci sarà mai somma, qualunque essi abbiano ricevuto, che possa ripagare questa ingiustizia che avrà ferito nel cuore e nell'anima, oltre che nel fisico, in molti casi, i soggetti che hanno subito tutto ciò.
  Fin quando ci sarà, quindi, un solo caso di carcerazione ingiusta, illegittima ed ingiustificata, tutti noi avremo il dovere di batterci con forza. È per tali motivi, quindi, che abbiamo fatto nostro questo provvedimento, che modifica la legge Pag. 48n. 117 del 1988, la «legge Vassalli», che viene oggi ad essere parzialmente modificata nei modi con cui è stato abbondantemente spiegato. Oggi, dopo tanti anni di dibattito si è giunti quindi ad una proposta di modifica. È innegabile che il tema della responsabilità civile del magistrato andava affrontato, dal momento che fino ad oggi non c’è mai stata una reale e corretta tutela del cittadino sotto l'aspetto risarcitorio. Il risultato raggiunto attraverso questo progetto di legge costituisce, a nostro avviso, un punto di equilibrio intelligente tra la funzione giudiziaria e i diritti del cittadino. Una riforma, quindi, che superi i limiti della «legge Vassalli». Dobbiamo ricordare che, negli ultimi vent'anni, il tema della giustizia è stato al centro del dibattito politico, producendo contrasti tra forze politiche, ma anche disagi, soprattutto tra i cittadini e gli operatori. Il tema della riforma della giustizia ha persino assunto toni aspri ed ha prodotto contrapposizioni tra magistratura e politica.
  Oggi, con questa riforma si introducono dei principi coerenti con l'ordinamento. Non norme punitive nei confronti dei magistrati che pregiudicano i principi sanciti dalla nostra Costituzione, ma disposizioni che garantiscano al cittadino di essere risarcito dallo Stato nei casi previsti dalla legge e salvaguardino, al contempo, l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Ci pare, pertanto, un testo che, in questo momento storico, è da considerare equilibrato, perché introduce norme come, ad esempio, quella dell'eliminazione del cosiddetto filtro, che, diciamolo chiaramente, ha pregiudicato pesantemente i diritti del cittadino.
  Questo filtro, di fatto, ha creato le condizioni proprio tra il tribunale e la corte d'appello perché le richieste legittime non venissero ad essere evase. Tutto questo da oggi non esiste più e dai dati che il Ministero della giustizia ci ha consegnato, e per la precisione li ha consegnati alla Commissione in Senato, emerge chiaramente come questo filtro sia stato un serio ostacolo all'azione di risarcimento del danno al cittadino.
  Infatti, dall'entrata in vigore della legge Vassalli ad oggi su oltre 400 ricorsi per risarcimenti proposti, solamente sette si sono conclusi con un provvedimento che ha riconosciuto la riparazione per dolo o colpa grave da parte dei magistrati. Pertanto, se si considera la situazione complessiva e i dati riportati, come detto precedentemente, in questi anni di fatto la legge non ha consentito di arrivare a significative azioni di rivalsa nei confronti dei magistrati e di accertamento della responsabilità civile dello Stato.
  Per quanto riguarda l'azione di rivalsa dello Stato verso il magistrato, spettante al Presidente del Consiglio dei ministri, il progetto di legge introduce delle novità rilevanti, sulle quali penso di sorvolare altrimenti rischio di non arrivare entro il limite fissato dal Regolamento. Però ci tengo a sottolineare come l'intervento normativo allinei l'Italia agli ordinamenti degli altri Paesi europei e sani l'infrazione della Corte di giustizia. È importante, pertanto, superare la presunzione che l'indipendenza della magistratura, istituzione dotata di un proprio organo di autogoverno, nonché la scarsa applicazione della legge Vassalli, costituissero una sorta di immunità per taluni magistrati; appare, infatti, giusto e corretto consentire al cittadino di essere risarcito nei modi e nelle forme consentite.
  Il sistema della responsabilità, dunque, ha come necessario presupposto l'indipendenza: il magistrato deve essere imparziale e indipendente nella propria attività e ciò gli assicura quella credibilità che è necessaria per continuare ad esercitare bene le funzioni giudiziarie.
  Si è giunti, pertanto, con questa legge, ad un equilibrio coerente con l'ordinamento in modo che assicura l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, che garantisce, quindi il servizio giustizia ai cittadini e lo tutela dalle eventuali ingiuste che evidentemente potessero essere in capo alle stesse persone.
  Siamo consapevoli che con questo provvedimento abbiamo toccato uno dei punti più controversi del sistema giudiziario, ma è innegabile che ciò costituisce un Pag. 49elemento fondamentale per un corretto svolgimento dell'attività giudiziaria e, al contempo, sta cominciando a ripristinare – speriamo che i dati statistici ce lo confermino – un regolare rapporto tra cittadino e magistratura.
  Nel ribadire il voto favorevole del nostro gruppo parlamentare al progetto di legge in esame, vogliamo evidenziare come questo provvedimento non sia il frutto quindi di azioni punitive nei confronti di chicchessia, ma costituisce la riforma essenziale per consentire al nostro Paese di avere una giustizia più credibile, più efficiente e più funzionale.
  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, proprio oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha avuto modo di dire che i magistrati non devono essere né protagonisti né burocrati amministratori di giustizia. In entrambi i casi tali storture hanno un comun denominatore: s'impone una propria visione nella gestione della giustizia, una visione che spesso risulta pericolosa per i destini della società, tant’è che il Presidente ritiene opportuno sottolinearlo. Dico questo perché lo sviluppo di un uomo in generale non si realizza, anzi si abbrutisce, se esso pretende di essere autoreferenziale ovvero innamorato delle proprie tesi e del proprio io. A maggior ragione lo sviluppo di un popolo degenera se pensa di avvalersi solo dei convincimenti dei tecnici, di questo tipo di tecnici o, se volete, della tecnocrazia.
  Si pensi, per esempio, al presunto sviluppo innaturale e consumistico che ha prodotto la peggiore delle tecnocrazie: la finanza. In questo caso, mi sento di citare le parole di Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, quando, a proposito della tecnocrazia finanziaria, ebbe modo di dire: «Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori che vivono fortemente nella loro coscienza l'appello al bene comune». Penso che possiamo mutuare questa frase per tutto e quindi mi sento di dire che l'assolutizzazione della tecnica, quando diventa tecnocrazia, quando diventa esaltazione delle proprie tesi, genera confusione tra i fini e i mezzi. Accade così per l'imprenditore quando realizza la massimizzazione o meglio vuole la realizzazione della massimizzazione dei profitti; avviene così per i politici, quando intendono realizzare la politica come aumento del proprio potere e, a maggior ragione, ritengo, per analogia, che ciò valga anche per i giudici, quando essi considerano quale unico criterio di azione la propria personale idea di giustizia che deriva dal peggiore dei totalitarismi, che sarebbe il relativismo etico.
  Questa premessa serve a capire – o almeno spero che riesca a far comprendere – la differenza che esiste tra la tecnocrazia giudiziaria, che abbiamo tutti il dovere di combattere, e i tanti buoni giudici, dalle grandi doti morali, dallo spirito di abnegazione e dalle adeguate competenze tecniche che, invece, abbiamo sempre il dovere di difendere e tutelare. Questo spiega il motivo per cui il gruppo parlamentare Area Popolare voterà a favore della proposta di legge sulle modifiche alla disciplina della responsabilità civile dei magistrati. Ricordo, prima di affrontare nel merito il contenuto del provvedimento, che le riparazioni per l'ingiusta detenzione sono aumentate, nel 2014, del 41 per cento rispetto all'anno prima. Nel periodo in questione, si è arrivati alla quota di 600 milioni di euro di risarcimento, sommando tutti i risarcimenti per ingiusta detenzione dal 1991 ad oggi. Una cifra spaventosa che noi sappiamo bene essere minima rispetto ai tanti casi di malagiustizia che si sono verificati e che sono rimasti senza richiesta di risarcimento. Sono numeri che fanno riflettere, perché comprenderete che si tratta di persone che ingiustamente sono state private della loro libertà personale e che soltanto in un minimo caso a esse è stato riconosciuto l'errore, disponendo il pagamento di una somma a titolo di riparazione. E questo non è solo un fatto statistico – sarete tutti d'accordo anche qui –, perché dietro ciascuno di questi numeri c’è un dramma, c’è una storia personale, ci sono stati degli effetti devastanti, e non ci sarà mai somma, qualunque essi abbiano ricevuto, che possa ripagare questa ingiustizia che avrà ferito nel cuore e nell'anima, oltre che nel fisico, in molti casi, i soggetti che hanno subito tutto ciò.
  Fin quando ci sarà, quindi, un solo caso di carcerazione ingiusta, illegittima ed ingiustificata, tutti noi avremo il dovere di batterci con forza. È per tali motivi, quindi, che abbiamo fatto nostro questo provvedimento, che modifica la legge Pag. 48n. 117 del 1988, la «legge Vassalli», che viene oggi ad essere parzialmente modificata nei modi con cui è stato abbondantemente spiegato. Oggi, dopo tanti anni di dibattito si è giunti quindi ad una proposta di modifica. È innegabile che il tema della responsabilità civile del magistrato andava affrontato, dal momento che fino ad oggi non c’è mai stata una reale e corretta tutela del cittadino sotto l'aspetto risarcitorio. Il risultato raggiunto attraverso questo progetto di legge costituisce, a nostro avviso, un punto di equilibrio intelligente tra la funzione giudiziaria e i diritti del cittadino. Una riforma, quindi, che superi i limiti della «legge Vassalli». Dobbiamo ricordare che, negli ultimi vent'anni, il tema della giustizia è stato al centro del dibattito politico, producendo contrasti tra forze politiche, ma anche disagi, soprattutto tra i cittadini e gli operatori. Il tema della riforma della giustizia ha persino assunto toni aspri ed ha prodotto contrapposizioni tra magistratura e politica.
  Oggi, con questa riforma si introducono dei principi coerenti con l'ordinamento. Non norme punitive nei confronti dei magistrati che pregiudicano i principi sanciti dalla nostra Costituzione, ma disposizioni che garantiscano al cittadino di essere risarcito dallo Stato nei casi previsti dalla legge e salvaguardino, al contempo, l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Ci pare, pertanto, un testo che, in questo momento storico, è da considerare equilibrato, perché introduce norme come, ad esempio, quella dell'eliminazione del cosiddetto «filtro», che, diciamolo chiaramente, ha pregiudicato pesantemente i diritti del cittadino.
  Questo filtro, di fatto, ha creato le condizioni proprio tra il tribunale e la corte d'appello perché le richieste legittime non venissero ad essere evase. Tutto questo da oggi non esiste più e dai dati che il Ministero della giustizia ci ha consegnato, e per la precisione li ha consegnati alla Commissione in Senato, emerge chiaramente come questo filtro sia stato un serio ostacolo all'azione di risarcimento del danno al cittadino.
  Infatti, dall'entrata in vigore della legge Vassalli ad oggi su oltre 400 ricorsi per risarcimenti proposti, solamente sette si sono conclusi con un provvedimento che ha riconosciuto la riparazione per dolo o colpa grave da parte dei magistrati. Pertanto, se si considera la situazione complessiva e i dati riportati, come detto precedentemente, in questi anni di fatto la legge non ha consentito di arrivare a significative azioni di rivalsa nei confronti dei magistrati e di accertamento della responsabilità civile dello Stato.
  Per quanto riguarda l'azione di rivalsa dello Stato verso il magistrato, spettante al Presidente del Consiglio dei ministri, il progetto di legge introduce delle novità rilevanti, sulle quali sorvolo altrimenti rischio di non spiegare nei tempi fissati dal Regolamento. Però ci tengo a sottolineare come l'intervento normativo allinei l'Italia agli ordinamenti degli altri Paesi europei e sani l'infrazione della Corte di giustizia. È importante, pertanto, superare la presunzione che l'indipendenza della magistratura, istituzione dotata di un proprio organo di autogoverno, nonché la scarsa applicazione della legge Vassalli, costituissero una sorta di immunità per taluni magistrati; appare, infatti, giusto e corretto consentire al cittadino di essere risarcito nei modi e nelle forme consentite.
  Il sistema della responsabilità, dunque, ha come necessario presupposto l'indipendenza: il magistrato deve essere imparziale e indipendente nella propria attività e ciò gli assicura quella credibilità che è necessaria per continuare ad esercitare bene le funzioni giudiziarie.
  Si è giunti, pertanto, con questa legge, ad un equilibrio coerente con l'ordinamento in modo che assicuri l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, che garantisca, quindi il servizio giustizia ai cittadini e lo tuteli dalle eventuali ingiustizie che evidentemente potessero essere in capo alle stesse persone.
  Siamo consapevoli che con questo provvedimento abbiamo toccato uno dei punti più controversi del sistema giudiziario, ma è innegabile che ciò costituisce un Pag. 49elemento fondamentale per un corretto svolgimento dell'attività giudiziaria e, al contempo, sta cominciando a ripristinare – speriamo che i dati statistici ce lo confermino – un regolare rapporto tra cittadino e magistratura.
  Nel ribadire il voto favorevole del nostro gruppo parlamentare al progetto di legge in esame, vogliamo evidenziare come questo provvedimento non sia il frutto quindi di azioni punitive nei confronti di chicchessia, ma costituisce la riforma essenziale per consentire al nostro Paese di avere una giustizia più credibile, più efficiente e più funzionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, l'esame di una proposta di legge sulla responsabilità civile dei magistrati, che stiamo discutendo, avrebbe potuto veramente rappresentare una svolta, ma non solo per sanare l'infrazione che l'Unione europea ogni volta ci commina – e credo che, poi, in fondo sia l'unica cosa che interessi al Governo – ma soprattutto avremmo potuto fare un provvedimento di civiltà, un provvedimento per tanti anni atteso dai cittadini e che, a mio parere, ancora questa volta presenta tantissimi aspetti lacunosi.
  Avremmo voluto dal Governo una presa di posizione chiaramente orientata e non l'ennesimo atteggiamento ambiguo tipico di chi non si espone, di chi vuole accontentare tutti e nessuno, di chi teme gli scioperi, di chi preso dalla attenzione mediatica che è stata riservata al provvedimento teme di creare uno scontro tra politica e magistratura e decide di soprassedere sperando solo che l'Europa guardi di buon occhio le modeste modifiche apportate. Io devo riconoscere, anche nell'intervento dell'onorevole Molteni, alcuni passaggi importanti, fondamentali, concreti.
  Qui non si tratta di essere contro i magistrati, ma si tratta di premiare i magistrati che sono – tanti – coerenti, coloro che sono laboriosi, coloro che svolgono il loro lavoro e il loro dovere con serietà e abnegazione. Il Governo, dopo aver alzato la voce (si fa per dire) in senso puramente demagogico sulle ferie dei magistrati, mette in atto una piccola riforma che non ha niente di coraggioso. Riconosciamo che l'unico merito è quello di aver eliminato l'odioso filtro che non consentiva di poter procedere alle richieste risarcitorie. Però va fatta una premessa, perché in questo caso non si tratta di un intervento punitivo, ma semplicemente di un intervento necessario, e non solo – come ho già detto – per porre rimedio alla condanna della Corte di giustizia europea. Non è un mistero che il meccanismo previsto dalla legge Vassalli adottato in esito al referendum abrogativo del 1987 ha funzionato in modo assolutamente limitato. La legge Vassalli prevede una serie di limitazioni per il ricorrente, a partire dal filtro di ammissibilità, rendendo di fatto impossibile la concreta rivalsa sul magistrato ritenuto eventualmente responsabile. La disciplina vigente non si è quindi dimostrata in grado di contemperare i due principi, quello per cui i funzionari e i dipendenti dello Stato sono direttamente responsabili secondo le leggi penali così come dispone l'articolo 28 della Costituzione e quello di indipendenza e imparzialità della magistratura.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, oggi parliamo di responsabilità civile dei magistrati e allora sgombriamo subito il campo da alcuni dubbi che la maggioranza ha cercato di diffondere. Pensiamo che sia importante il tema della responsabilità civile dei magistrati ? Sì. Pensiamo che sia prioritaria la responsabilità Pag. 50civile dei magistrati ? Assolutamente e inequivocabilmente no, perché ribadisco, nel momento in cui il nostro Paese viene considerato il Paese più corrotto d'Europa, nel momento in cui scoppia il caso di mafia capitale, che dimostra la presenza su tutto il territorio sostanzialmente della criminalità organizzata e della mafia in un mondo di mezzo in cui quella criminalità organizzata e quella mafia si incontrano con la politica, in quel Paese non è possibile che il giorno dopo il Viceministro si presenti in Commissione giustizia, dicendo che la priorità è la responsabilità civile dei magistrati. Non può essere quella la priorità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È da due anni che invochiamo le altre forze politiche di intraprendere un dibattito serio sull'anticorruzione, sulla lotta alla criminalità organizzata e questo continua a non essere fatto; continuiamo ad assistere a slittamenti su slittamenti, a rinvii e contro-rinvii che ribadiscono ai cittadini onesti una sola certezza, cioè che la politica italiana non vuole contrastare la criminalità organizzata e i delinquenti ed è invece molto solerte a disciplinare punto per punto la responsabilità civile dei magistrati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vorremmo che le priorità fossero altre e lo abbiamo detto tante volte; vorremmo anche solo poter tornare su quegli errori che questo Parlamento ha commesso come quello dell'articolo 416-ter sul voto di scambio politico-mafioso che ormai è pacificamente considerato inattuabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); vorremo poter tornare almeno su quello, cioè darvi la possibilità di tornare sui vostri passi e ammettere che avevamo ragione.
  E invece no ! Siamo a parlare della responsabilità civile dei magistrati. E allora parliamone e sgombriamo un altro dubbio: il MoVimento 5 Stelle ha contribuito per il miglioramento di questa norma ? Certamente e inequivocabilmente sì, perché al Senato abbiamo contribuito a cambiare l'impianto di una norma che era iniziata come la classica «porcata». Abbiamo eliminato il principio della responsabilità diretta dei magistrati e lo abbiamo fatto insieme al PD, trovando uno spiraglio finalmente. Ci sembrava uno spiraglio per una legge fatta bene, per una legge che fosse nell'interesse dei cittadini e abbiamo votato anche favorevolmente rispetto a quell'inizio di dialogo, chiarendo, però, in tutte le dichiarazioni di voto, che quella norma doveva essere cambiata e doveva essere ulteriormente migliorata alla Camera.
  È successo, infatti, che alla Camera non abbiamo fatto alcun tipo di ostruzionismo, convinti in qualche modo che, visto che in Senato era iniziato un dibattito vero sulla responsabilità civile, che quel dibattito potesse continuare ma ciò non è accaduto. Abbiamo presentato anche pochi emendamenti. E cosa non va bene di questa norma ? Perché oggi, con rammarico, dobbiamo dire «no» a questa norma ? Il primo punto, lo abbiamo detto più volte, è il travisamento dei fatti e delle prove. Il semplice travisamento dei fatti e delle prove che, con questa norma, viene considerato colpa grave. Non è possibile iniziare una causa contro un magistrato, anche se indirettamente attraverso lo Stato, perché si pensa che questo abbia travisato le prove, perché questo vuol dire tutto e non vuol dire niente. Fino ad ora il travisamento dei fatti e delle prove è stato un motivo di impugnazione per ricorrere al grado successivo. Come si fa adesso a trasformare quel requisito in un presupposto per iniziare un'azione di responsabilità ? E come si fa a chiedere al magistrato di lavorare serenamente quando lui stesso sa che la sua attività potrebbe essere sottoposta a un vaglio di responsabilità perché ha travisato le prove ? È un requisito così generico che non dà alcuna certezza al magistrato !
  E che cosa abbiamo chiesto, la luna ? No ! Avevamo inizialmente chiesto qualcosa di importante, cioè togliere di mezzo quel requisito. Ci è stato detto di no. Abbiamo fatto una controproposta e questa controproposta chiedeva che, quanto meno, venisse specificato, così come per la violazione di legge, che deve essere grave, che anche il travisamento dei fatti Pag. 51e delle prove fosse manifesto, chiaro. Anche rispetto a questo requisito ci è stato detto di no.
  Cosa accade quando un requisito è così generico e nebuloso ? Accade semplicemente che qualsiasi imputato in Italia, condannato in sede definitiva, si sentirà autorizzato e legittimato a fare causa al magistrato, perché vi posso dire che già adesso non c’è un solo imputato che, condannato in via definitiva, non ritenga che il giudice abbia travisato le prove. Non c’è nemmeno un cittadino che perde una causa civile che non ritenga che il giudice abbia travisato le prove. E noi cosa stiamo facendo qui, voi cosa state facendo ? State implementando un quarto grado di giudizio con un effetto collaterale gravissimo, cioè quello di far esplodere i contenziosi in Italia nelle aule di tribunale, perché in tanti si sentiranno autorizzati a intentare l'azione di responsabilità.
  E quello che più mi colpisce è che questa cosa venga fatta nel silenzio più totale, attraverso un'opera di lavoro in Parlamento, attraverso un tipo di attività parlamentare che, come al solito, è clandestina, veloce, che approfitta delle opposizioni che non vogliono fare ostruzionismo, perché qui ci dobbiamo mettere d'accordo: se facciamo ostruzionismo ostruiamo i lavori parlamentari; se non lo facciamo e chiediamo un dibattito, dall'altra parte non parla nessuno e c’è il silenzio totale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, un giorno qualcuno dovrà spiegare nella mente del dittatore Renzi qual è il concetto di dibattito parlamentare, perché ancora non si è capito.

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, dittatore non è il caso ! È il Presidente del Consiglio. Poi, lei può avere le opinioni che vuole sul Presidente Renzi...

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, dal mio punto di vista è legittimamente...

  PRESIDENTE. In questa sede è bene chiamarlo con il suo nome istituzionale.

  ALFONSO BONAFEDE....un Presidente del Consiglio che, però è dittatore per legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché il suo comportamento è incondizionatamente finalizzato a superare, con tracotanza ed arroganza, i lavori parlamentari. Quindi, per me questo lo fa di solito un dittatore. Qual è l'altro elemento su cui noi abbiamo chiesto al PD di fare un passo indietro ? Quello dell'emissione di provvedimenti cautelari di natura reale. C’è un magistrato che sta indagando su fatti di criminalità organizzata, sui soliti appalti, sulle solite corruzioni, e, sulla base di una conoscenza sommaria, perché così è per definizione, non perché se lo è inventato il MoVimento 5 Stelle, deve poter prendere un provvedimento cautelare. Allora, noi siamo d'accordo che deve fare attenzione quel magistrato quando prende un provvedimento cautelare di carattere personale, ma, se deve fare un sequestro, non può pensare che un giorno sarà oggetto di responsabilità civile, perché, altrimenti, stiamo dicendo a quel magistrato di non indagare e di fregarsene di come va la giustizia in Italia, e oggi non possiamo permettercelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma il MoVimento 5 Stelle è qui a difendere una categoria, a fare il sindacato dei magistrati; a fare il giustizialismo no, assolutamente no, lo abbiamo dimostrato con il nostro comportamento parlamentare, lo abbiamo dimostrato anche con le nostre proposte, che miravano a definire ancora meglio la responsabilità civile dei magistrati, ma, ancora una volta, di fronte a delle proposte, c’è stato il silenzio. Noi non riteniamo che la categoria dei magistrati debba essere difesa a priori e a prescindere, ma ci rendiamo conto che, in un Paese dilaniato dalla corruzione e messo in ginocchio dalla mafia, il magistrato svolga una funzione fondamentale che deve essere salvaguardata e noi non possiamo intimidirlo. Perché oggi questa legge non è una legge per cui chi sbaglia paga, è una legge in cui si dice a chi sta lavorando: attento a non sbagliare, attento a non sbagliare, attento a non sbagliare, Pag. 52perché, altrimenti, pagherai tu per le colpe di uno Stato che non riesce a farsi carico di una lotta seria alla criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Concludo, Presidente, è incredibile che, dopo vent'anni di indignazione del centrosinistra di fronte alle nefandezze che Berlusconi faceva contro i magistrati, oggi il Presidente del Consiglio che si dichiara di centrosinistra...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALFONSO BONAFEDE. ...sia diventato il cavallo di Troia con cui quel Berlusconi, che criticavate, e quel centrodestra sta portando avanti una lotta contro la magistratura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Signor Presidente, c’è da dire che il motivo vero per cui noi approviamo questa nuova norma sta nell'esigenza di tutelare – è stato detto – da un lato, il diritto dei cittadini ad avere una giustizia giusta e, dall'altro, insieme l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, due principi costituzionali e civili che debbono camminare insieme. Però, c’è anche un'urgenza, e lo dico a chi accusa in maniera del tutto improbabile di aver considerato questa una priorità rispetto ad altre riforme che invece, come è noto, da tempo camminano e anche con grande intensità. L'urgenza è data dal fatto che, tra qualche giorno, l'Italia sarà chiamata a corrispondere, nel caso in cui questa legge non venisse approvata, oltre 50 milioni di euro di sanzioni dall'Unione europea, e francamente questa urgenza a cui vogliamo corrispondere ci sembra che sia una cosa seria; significa fare l'interesse del Paese. Ma il motivo fondamentale – dicevo – è un altro e sta in quelle cifre che molti hanno ricordato, cioè in quei ricorsi che sono stati fatti nella legge del 1988, la cosiddetta legge Vassalli, 400 ricorsi, solo trentaquattro ammessi e soltanto cinque che hanno avuto un esito positivo. E allora io credo che si debba parlare di questa norma con serietà, con un po’ di serietà. Per esempio, non mi pare che si possa dire che ci sia stata serietà nell'atteggiamento di chi, ad appena 200 metri da qui, al Senato, ha definito questa legge una legge giusta, certamente non perfetta, ma una legge giusta, votando a favore, e tutte quelle contumelie che lo stesso gruppo 5 Stelle ha riversato questa sera sulla norma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Ma non è così. Non è segno di serietà. Ora noi vogliamo abolire, e lo aboliremo con le riforme costituzionali, il bicameralismo paritario. Ma credo che, insieme a questo, dovremmo abolire anche il bipolarismo ciclotimico perché soltanto ciclotimia può essere definito questo atteggiamento di chi al Senato vota in un modo e alla Camera vota con quei toni in un altro.
  In questi giorni, tornando alle cose serie, abbiamo molto apprezzato la posizione dell'Associazione Nazionale Magistrati che ha deciso di non proclamare scioperi. Sarebbe stata, secondo noi, una scelta sbagliata e poco comprensibile. La magistratura ha certamente il dovere, il diritto di esprimersi, e riteniamo comprensibile, ma non condivisibili, che, dal mondo della magistratura, si siano levate perplessità, riserve, contrarietà sulle norme che stiamo approvando. Non le riteniamo condivisibili perché francamente pensiamo che si tratti di preoccupazioni eccessive.
  Quello che stiamo votando non colpisce l'autonomia di interpretazione del giudice, non ne colpisce l'indipendenza. Se pensassimo questo, il Governo non le avrebbe presentate, non le sosterremmo, non le voteremmo. Non è questo il Governo. Lo vogliamo dire forte: non è questa la maggioranza che colpisce questi principi. Si è polemizzato con atteggiamenti della magistratura, e ognuno di noi lo ha fatto con il suo stile. Ma nessuno di noi, al Governo e in Parlamento, ha messo in discussione questi capisaldi della convivenza costituzionale Pag. 53e civile. E non è ammissibile neanche che il Movimento 5 Stelle accusi di questo.
  Lo hanno detto bene il perché. Lo ha detto bene Danilo Leva nella relazione. La stessa presidente Ferranti. Si tratta di cambiamenti che consentono al cittadino che motivatamente si sente colpito da atteggiamenti di dolo, colpa grave, diniego di giustizia, di poter decidere di ricorrere, senza quei filtri di ammissibilità, che di fatto hanno reso virtuale in 26-27 anni questa possibilità.
  E non credo che sia vero affermare che l'inserimento del travisamento del fatto e delle prove nella colpa grave possa colpire la libertà di valutazione e interpretazione del magistrato. C’è una sentenza della Corte costituzionale, anche questo è stato ricordato da Leva, che sancisce come il travisamento del fatto non è una diversa valutazione del fatto delle prove, ma uno stravolgimento delle stesse, e questo può sinceramente definirsi colpa grave.
  E lo stesso nostro responsabile della giustizia, David Ermini, intervenendo nei lavori della Commissione su questo argomento, ha addirittura definito questo tipo di travisamento, che deve essere colpito, «macroscopico». In questo caso sarà colpito. E a decidere in caso di ricorso sarà comunque un magistrato in sede civile. E se tutto questo, se queste gravi colpe, questo dolo, questo travisamento macroscopico verrà accertato, il cittadino sarà risarcito e lo Stato potrà rivalersi in questi casi, ripeto in questi casi, su chi ha commesso quei gravi errori.
  Allora, ci sono tutte le condizioni perché il Parlamento voti serenamente questa riforma dopo troppi anni in cui di giustizia si è parlato soltanto per interessi personali, per interessi di parte, per interessi ristretti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ecco, io credo che dobbiamo anche dare atto al Governo e a chi ha lavorato a questa norma, di aver eretto un argine.
  Noi non siamo per la responsabilità civile diretta; quella sì, avrebbe potuto colpire l'autonomia e l'indipendenza, mentre la norma che approviamo tutela questi principi. Concludendo, Presidente, io credo che si possa, che si debba dire che il Governo guidato da Renzi, con il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, abbia avviato una stagione nuova di riforma della giustizia.
  È tramontato, come dicevo, quel tempo di leggi particolari. Oggi il faro, secondo noi, deve essere rappresentato dai diritti dei cittadini, da una giustizia veloce, certa e giusta, da quell'autonomia della magistratura e dal dialogo con tutte le componenti del mondo giudiziario.
  Non voglio dire – e lo dico anche al Ministro – che l'intero cantiere di riforma del civile, del penale, dell'ordinamentale, o i provvedimenti presi per ridurre con successo il sovraffollamento carcerario siano perfetti. Per questo è giusto monitorare gli effetti di questi provvedimenti e fare, come si dice, dei «tagliandi», tagliandi anche di questo provvedimento.
  Oggi sul Corriere della Sera c'era un giovane magistrato che opera in Puglia, a Bari, mi pare, e che esprime preoccupazioni serie. Bene, a lui – come a tutti i suoi colleghi e come a tutti i cittadini – diciamo che è giusto monitorare tra qualche tempo gli effetti di queste nuove norme e vedere la quantità e qualità dei ricorsi. Questo chiediamo al Governo di impegnarsi a fare, assieme al Consiglio superiore della magistratura ed alle stesse Commissioni parlamentari che si occupano di giustizia.
  Detto questo, anche se quel cantiere è un cantiere attivo e certamente dovrà da parte nostra essere condotto con più tenacia e con più urgenza, però è innegabile che un cambiamento di sistema nel campo della giustizia, civile, penale e ordinamentale sia partito. E cambiare in meglio la giustizia, significa contribuire a quel cambiamento del Paese che stiamo guidando e di cui c’è un grande ed urgente bisogno.
  È anche per questi motivi, perché questo provvedimento si inquadra in questa strategia di rinnovamento, che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà. Prego di liberare i banchi del Governo e di prendere posto.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, intervengo molto brevemente, anche per chiarire perché il collega Farina prima ha male interpretato le dichiarazioni del collega Molteni. Noi ci asteniamo, come gruppo, su questo provvedimento, però devo dire che io intervengo a titolo personale. Infatti, non so se per merito o per colpa del sottoscritto, si è arrivati fino a questo punto, finalmente, dopo più di vent'anni rispetto al referendum, oggi, qui, stasera, per votare questo provvedimento.
  Io ho iniziato già nella scorsa legislatura a fare questa battaglia – battaglia che ritengo di civiltà – magari in maniera un po’ forte, attraverso delle proposte emendative a leggi comunitarie, che comunque richiamavano tutto quello che è stato detto qui stasera, cioè l'infrazione, la condanna e tutto quello che ne consegue. Per quella battaglia probabilmente ho pagato anche un prezzo, non solo politico. Per un fatto di coerenza, quindi, io voterò a favore del provvedimento (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare(NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2738)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2738 ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Colaninno...hanno votato tutti ? Ciprini...Colaninno ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1070 – «Disciplina della responsabilità civile dei magistrati» (Approvato dal Senato) (2738):

   Presenti  379   
   Votanti  316   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  159   
   Hanno votato  265    
    Hanno votato no   51    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 990-1735-1850-2140.

  Vi prego di uscire in silenzio.

Annunzio di questioni pregiudiziali.

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali Sannicandro ed altri n. 1, Da Villa ed altri n. 2 e Grimoldi ed altri n. 3 riferite al disegno di legge n. 2894, di conversione in legge del decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell'area di Taranto, che saranno iscritte all'ordine del giorno della seduta di domani e saranno esaminate e poste in votazione dopo la discussione sulle linee generali del provvedimento.
  Avverto inoltre che sono state presentate le questioni pregiudiziali Gianluca Pini ed altri n. 1, Del Grosso ed altri n. 2, Scotto ed altri n. 3, riferite al disegno di legge n. 2893, di conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto al terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, che saranno iscritte all'ordine del giorno della seduta di giovedì 26 febbraio.
  Se, per cortesia uscite dall'Aula...

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In morte dell'onorevole Claudio Cianca.

  PRESIDENTE. Comunico che il giorno 22 febbraio è deceduto l'onorevole Claudio Cianca, già membro della Camera dei deputati dalla II alla V legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Miccoli. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Grazie, Presidente, Claudio Cianca è stato un eroe riservato e umile, un protagonista di un intero secolo. Ha vissuto al servizio delle sue idee, per cui ha combattuto e alle quali ha donato tutta la sua giovinezza. Una vita fatta di impegno. Claudio Cianca ha conosciuto il volto violento del fascismo a Santa Sofia di Romagna; per stroncare uno sciopero, dei fascisti organizzano una spedizione punitiva, aggrediscono i lavoratori e i cittadini radunati sulla piazza del paese, i Carabinieri assistono senza intervenire e da un balcone qualcuno inveisce contro i fascisti, lo vanno a prendere e lo portano giù in piazza, è un disabile, su una sedia a rotelle, ma danno a lui lo stesso l'olio di ricino, a lui e alla sorella. Qualcuno tenta di difenderlo. Al comizio di protesta parla il padre di Claudio Cianca, militante antifascista, e i fascisti gliela fanno pagare. Racconta Claudio Cianca che suo padre torna a casa con la faccia tutta gonfia e con il sangue che grondava dal viso e dalle labbra.
  Nel 1924, poco dopo il delitto Matteotti, il ritorno a Roma. Claudio Cianca è un giovane spavaldo, non nasconde il suo antifascismo, si va a cacciare anche in situazioni difficili, ma riesce sempre a cavarsela da solo. A orientare le sue scelte concorre l'ambiente familiare, suo zio Alberto è direttore de Il Mondo, voce dell'opposizione liberal-democratica raccolta intorno a Giovanni Amendola. Nell'ottobre 1926 Claudio è testimone dell'irruzione dei fascisti in casa dello zio, gli squadristi non lo trovano, è nascosto in terrazzo, allora sfogano la loro rabbia, colpendo con le loro mazze i mobili, gli specchi, i quadri e buttano tutto giù nella piazzetta, dove una piccola folla di fascisti applaude all'impresa. Diventa un partigiano romano, protagonista della Resistenza della capitale. Nel 1933 mette a frutto la sua perizia di elettrotecnico, fa un attentato, innocuo, nella basilica di San Pietro per protestare contro la politica del Vaticano nei confronti del fascismo. È un attentato che non fa danni. E nel 1944 i romani sono in strada per festeggiare la Liberazione. Cianca viene liberato dopo dieci anni di prigionia, torna a Roma in un viaggio che sembra il film di Alberto Sordi, quello del ritorno a casa.
  Nella sua gioventù lui ha bruciato tutto quello che aveva da bruciare. È stato un eroe riservato, ma è stato anche un sindacalista. È stato un sindacalista della CGIL, dei lavoratori dell'edilizia, che lo hanno eletto a Roma, con grande successo, nel 1963, dopo che era già stato eletto una volta, è un grande successo: arriva secondo, ma il primo è Palmiro Togliatti.
  Claudio Cianca ci ha insegnato che si può fare politica, si può tornare ad essere quello che si era. Se andate a guardare il suo profilo sul sito della Camera dei deputati, troverete scritto solo «elettrotecnico»: così lui ha voluto. Si esce dalla politica così come ci si è entrati, nonostante sia stato un eroe.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Miccoli...

  MARCO MICCOLI. A lui va il nostro saluto e il nostro ringraziamento. I democratici, gli antifascisti di Roma e d'Italia lo salutano e lo ringraziano. Grazie, Claudio Cianca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Miccoli.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

Pag. 56

  SILVIA GIORDANO. «Vado, a sorpresa, a Napoli, al Cardarelli, è un sabato pomeriggio e il medico fa: “Ministro, ma ci sta prendendo in giro ? Oggi il pronto soccorso è vuoto.” “E perché è vuoto ?” “Ma perché gioca il Napoli”. Sembra una battuta, ma non lo è».
  E il presentatore: «Vabbè, diciamo che sono anche un po’ furbastri». E lei: «Mmm... ma no, diciamo che è un problema di abitudine». E poi: «Non sarei contraria a far pagare di più chi abusa del pronto soccorso». Queste le affermazioni di ieri, in una trasmissione televisiva, del Ministro Lorenzin. Presidente, quando le ho sentite, mi sono alquanto arrabbiata. Poi, in realtà, mi sono ricordata di quando una signora, che si faceva aiutare da un bastone perché non riusciva all'improvviso a camminare bene e cadeva di continuo, andava spesso al pronto soccorso, perché si sentiva immobile, il suo corpo, per un po’ e all'improvviso, si bloccava e non rispondeva agli impulsi, e, spaventata, in lacrime, chiedeva alla figlia di andare in ospedale, al pronto soccorso, in un pronto soccorso invivibile, e aspettava ore e ore, senza neanche, alle volte, potersi sedere, vista la situazione. E, spaventata, cercava quasi di giustificarsi, quando anche il personale sanitario che la incontrava, non essendo un codice rosso, la guardava come se avesse solo un capriccio, come se fosse lì per divertimento.
  Quella persona, con il tempo, si scoprì che soffriva di SLA. Vedete, non ce l'ho con il personale sanitario, perché lavora in condizioni talmente indecenti che lo stress è alto, e siamo tutti umani, però vorrei riferire un attimo una cosa alla Lorenzin: che pensasse a fare qualcosa di pratico, piuttosto che continuare a beffeggiare e a prendere in giro i cittadini in TV, e, soprattutto, a prendere in giro quei cittadini che hanno visto le porte chiuse dalla salute che non c’è. Queste parole, queste strumentalizzazioni e queste banalizzazioni di un popolo come quello campano non possono continuare a essere dette in televisione e non sono degne di nessun rappresentante dei cittadini, di nessun politico e, stranamente, neanche del Ministro della salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ricordo che vi sono anche gli atti di sindacato ispettivo.

  SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, anche il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà si unisce al cordoglio della famiglia del partigiano Cianca. Ho chiesto la parola perché ieri ci ha lasciato, a Udine, un altro partigiano di 95 anni, Luciano Rapotez, comandante partigiano, vicepresidente dell'ANPI di Udine per moltissimi anni. Un uomo che ha dato testimonianza quotidiana della sua Resistenza; una testimonianza viva, determinata anche dalla sua caparbietà di rendere viva la Costituzione che portava con sé, sempre, tutti i giorni, nella sua tasca. Resistenza che ha donato a tutti noi, che deve essere da faro, per tutti, tutti i giorni che abbiamo davanti.
  La grande fortuna di averlo avuto con noi per questi settant'anni di Repubblica, voluta e cercata fino alla morte dai partigiani, ci rende eredi di quel patrimonio inestimabile che si chiama «democrazia». E ora, più che mai, è nelle nostre mani, non possiamo permetterci di perderla. Le riforme, che anche oggi questo Parlamento sta promuovendo, dovranno mantenere viva quella luce che illuminò i nostri padri costituenti.
  Volgiamo lo sguardo verso quei giorni in cui, il 25 aprile, l'Italia fu liberata dalla dittatura fascista. Giorno commemorato con forza, ogni anno, dal grandissimo Luciano Rapotez. E ora tocca a noi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.

Pag. 57

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, per la prima volta un coroner britannico ha stabilito che la morte a 43 anni di Richard Westgate, un pilota della British Airways, può essere stata causata dall'aria contaminata che ha respirato in cabina nel corso degli anni di lavoro. Secondo il referto pubblicato giorni fa, la morte è avvenuta a causa dell'inalazione prolungata di un cocktail di fumi nocivi e di neurotossine come il fosfato tricresile. Ora, io sono assistente di volo, ho lavorato per sei anni negli aerei e adesso mi faccio veramente portavoce di migliaia di colleghi che lavorano dalle 4 alle 11-12 ore al giorno, e mi chiedo cosa stia facendo la commissione consultiva per la salute e la sicurezza sul lavoro prevista dal decreto legislativo n. 81 del 2008, cosa stia facendo il comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro e, soprattutto, se gli organismi preposti porranno l'attenzione su nuove malattie professionali. Vorrei che fosse fatta chiarezza e si aprisse un dibattito sulla sindrome aerotossica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Anche su questo vi sono possibilità di presentare atti di sindacato ispettivo.

  GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Sì, come gli 80 atti di sindacato ispettivo a cui ancora a me non hanno risposto. Appunto per questo...

  PRESIDENTE. Ho capito, però potete presentarli comunque.

  GIULIA GRILLO. Certo. Esatto. E rimangono lettera morta. Ai sensi dell'articolo 134, comma 1, sollecito la risposta alle interrogazioni n. 4/05699, n. 4/05630, n. 4/05516, n. 4/05506, n. 4/05317, n. 4/07108 e n. 4/04864.

  PRESIDENTE. Vedo che, però, la speranza della risposta è ancora viva.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, prendo la parola per sollecitare lei perché inviti il Governo a venire in Aula per discutere un'importante interrogazione parlamentare che abbiamo presentato e che riguarda la chiusura di alcuni uffici postali.
  In particolare, abbiamo indicato gli uffici di Granieri, frazione di Caltagirone, di Pisticci Scalo, in provincia di Matera. Sono delle realtà importanti dal punto di vista produttivo. Granieri è una frazione agricola con molti anziani che risiedono in quel territorio. Pisticci Scalo, invece, è una realtà di grande interesse industriale.
  La chiusura è una chiusura ingiusta perché queste realtà non hanno collegamenti viari idonei, pertanto i cittadini si troverebbero in grave difficoltà e si dovrebbero spostare in centri abbastanza lontani.
  Tra l'altro, le Poste hanno un accordo con il Ministro dello sviluppo economico e debbono svolgere un'attività che non può soltanto guardare agli interessi di natura finanziaria, ma devono continuare ad essere di natura sociale. Ecco perché la invito a pressare il Governo perché venga in Aula a discutere questa importante interrogazione.

  PRESIDENTE. Anche nel suo caso, al pari di quelli sollevati dall'onorevole Grillo, la Presidenza si farà carico di segnalare al Governo che sono state sollecitate queste interrogazioni nella parte finale della seduta.

  MATTEO MANTERO. Chiedo di parlare.

Pag. 58

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Signor Presidente, vedo che oggi lei è particolarmente voglioso di fare la chiosa agli interventi dei miei colleghi, prima durante il dibattito e adesso durante queste osservazioni...

  PRESIDENTE. Il Presidente è voglioso di presiedere la seduta nel miglior modo possibile e anche di chiuderla, se è possibile prima o poi.

  MATTEO MANTERO. Secondo me, è adeguato stare in Aula fino a che c’è bisogno di stare in Aula. Io credo che chiudere gli interventi delle due colleghe, su fatti piuttosto importanti, con un banale «Si può anche presentare atti di sindacato ispettivo», come a sottolineare che questi interventi non meritano di essere esposti in quest'Aula, quando evidentemente sono fatti piuttosto importanti e che evidentemente le colleghe ritengono di dover condividere con l'Aula, non sia un comportamento adeguato al Presidente della Camera. Quindi, le chiedo di ragionare sopra questa cosa, perché non mi sembra adeguata.

  PRESIDENTE. Questa è una sua opinione e io la ringrazio perché mi offre uno spunto di riflessione cui io certamente non mi sottraggo. Sta di fatto che la fine della seduta è diventata ormai un momento di interventi a schema libero ed è anche facoltà della Presidenza ricordare a coloro che prendono la parola che c’è la possibilità di inoltrare al Governo atti di sindacato ispettivo, che, come peraltro molti colleghi hanno ricordato in quest'Aula, hanno delle esigenze di risposta. In quel caso la Presidenza si fa parte diligente nel segnalare al Governo che sono state richieste risposte ad atti di sindacato ispettivo. Diversamente è soltanto una questione che rimane agli atti della seduta e rimane ferma (Commenti della deputata Spadoni).
  Che c’è, onorevole Spadoni ? Cosa succede ?

  MARIA EDERA SPADONI. Poteva evitare di fare commenti su certi temi.

  PRESIDENTE. Ma non si preoccupi, lasci fare alla Presidenza la Presidenza, lei faccia il deputato.

  ARIS PRODANI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARIS PRODANI. Grazie Presidente. Il 15 ottobre 2013 il giudice Matteo Trotta del tribunale di Gorizia ha emesso la sentenza per la morte, causata dall'esposizione all'amianto, di ottantacinque operai dello stabilimento Italcantieri di Monfalcone, condannando tredici persone, delle trentacinque imputate tra amministratori e dirigenti dell'impianto, a pene detentive comprese dai due ai circa sette anni. Presidente, sono passati quasi diciassette mesi dalla sentenza ma, a seguito del trasferimento del giudice Trotta alla presidenza del tribunale di Trieste, quest'ultima non è stata ancora depositata. Tale circostanza costituisce una grave ferita al diritto alla giustizia per le parti lese, visto che l'intero procedimento potrebbe essere compromesso dai termini della prescrizione sempre più vicini. Sul quotidiano Il Piccolo di Trieste dei primi di dicembre, edizione online, è stato pubblicato l'articolo: «Sentenza amianto, attesa infinita» che riporta le dichiarazioni del giudice Trotta in base alle quali (e cito) «la sentenza sulle vittime dell'amianto è una priorità assoluta, è un impegno che non intendo assolutamente disattendere. Sono consapevole dell'importanza della sentenza. Sarà depositata entro qualche mese, anche prima se mi sarà possibile». Non è assolutamente accettabile che trascorrano ulteriori mesi per il deposito di questa importantissima sentenza, riconosciuta tale dallo stesso Trotta. Non è concepibile in uno Stato di diritto che le parti lese debbano attendere più di un anno e mezzo il deposito di una sentenza solo di primo grado, fatto mai avvenuto nemmeno per gli storici processi legati alla mafia.Pag. 59
  Per questo motivo, sollecito l'Esecutivo a rispondere perlomeno alla mia interrogazione a risposta scritta, presentata il 7 novembre scorso, la n. 4-06790, con la quale ho chiesto al Ministro della giustizia di attivare i poteri ispettivi di cui dispone per chiarire per quali motivi la sentenza summenzionata non sia stata ancora depositata e promuovere le eventuali azioni disciplinari del caso.

  PRESIDENTE. La Presidenza solleciterà.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 25 febbraio 2015, alle 14:

  Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali e, previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate, per il seguito dell'esame):
   S. 1733 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell'area di Taranto (Approvato dal Senato) (C 2894).

  La seduta termina alle 22,25.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2738.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, Onorevoli colleghi, l'esame di una proposta di legge sulla responsabilità civile dei magistrati avrebbe potuto rappresentare una svolta: non solo per sanare finalmente l'infrazione comunitaria di cui ci rendiamo protagonisti da oramai troppi anni, ma anche per poter offrire al Paese un segnale serio su quello che rappresenta, in Italia, il concetto di responsabilità. Perché in questo Paese, oggi, tutti i professionisti «pagano» e rispondono degli errori commessi. Tutti, tranne una categoria, per cui continua a pagare lo Stato.
  Per questo, avremmo voluto, non lo nascondiamo affatto, un provvedimento più incisivo, più lineare, più solido.
  Avremmo voluto dal Governo una presa di posizione chiaramente orientata, e non l'ennesimo atteggiamento ambiguo tipico di chi non si espone, di chi vuole accontentare tutti e nessuno, di chi teme gli scioperi, di chi, preso dall'attenzione mediatica che è stata riservata al provvedimento, teme di creare uno scontro tra politica e magistratura e decide di soprassedere, sperando solo che l'Europa guardi di buon occhio le modeste modifiche apportate.
  Dopo aver alzato la voce (si fa per dire) in senso puramente demagogico sulle ferie dei magistrati, il Governo mette in atto una piccola riforma che non ha niente di «coraggioso», se non l'unico merito di aver finalmente eliminato l'odioso «filtro di ammissibilità» della domanda di risarcimento, che sostanzialmente dava vita all'assurdo paradosso per cui gli stessi magistrati giudicavano in merito all'ammissibilità di un ricorso contro i colleghi magistrati.
  Va innanzitutto fatta una premessa, perché in questo caso non si tratta di un intervento «punitivo», ma semplicemente di un intervento necessario, e non solo per porre rimedio alla condanna della Corte di Giustizia europea: un corretto funzionamento della responsabilità civile dei magistrati costituisce infatti un fondamentale strumento non solo per la tutela dei cittadini, troppo spesso danneggiati da errori imputabili esclusivamente alla responsabilità dei magistrati. Il corretto funzionamento del sistema di responsabilità dei giudici è infatti un necessario corollario all'indipendenza e all'autonomia della stessa magistratura.Pag. 60
  Non è un mistero (lo dicono in primis i dati, lo dice il Governo, lo dicono tutti) che il meccanismo previsto dalla legge Vassalli adottato in esito al referendum abrogativo del 1987 ha funzionato in modo assolutamente limitato.
  La legge Vassalli, infatti, prevede una serie di limitazioni per il ricorrente, a partire dal filtro di ammissibilità, che, di fatto, hanno finito per impedire l'accesso a questo tipo di rimedio, rendendo di fatto impossibile la concreta rivalsa sul magistrato ritenuto eventualmente responsabile. La disciplina vigente non si è dunque dimostrata in grado di contemperare due principi: quello per cui i funzionari e i dipendenti dello Stato sono direttamente responsabili secondo leggi penali, civili e amministrative delle violazioni dei diritti (come dispone l'articolo 28 della Costituzione) e quello di indipendenza e imparzialità della magistratura.
  La legge Vassalli ha infatti promosso un sistema assolutamente sbilanciato a favore di un solo tipo di tutela, quella del principio dell'indipendenza dei giudici, contravvenendo così al chiaro mandato risultante dalla consultazione referendaria del 1987, quando oltre il 65% per cento dei cittadini elettori si recò alle urne, e pressoché in massa si disse favorevole ad abrogare le norme che impedivano al magistrato di rispondere in sede civile dei propri errori.
  Pertanto, non vi è dubbio alcuno che la legge n. 117 del 1988 meritava una modifica, perché si è dimostrata insufficiente a garantire la tutela dei cittadini nei confronti degli errori dei giudici, che spesso hanno portato a conseguenze anche devastanti sulla vita delle persone.
  Attraverso le nostre proposte, presentate alla Camera, sostenute al Senato, e di nuovo riproposte attraverso specifici emendamenti anche all'attenzione dell'Aula, abbiamo cercato di formulare il testo in modo da scongiurare il pericolo dell'equazione indipendenza-immunità, e provare a creare un bilanciamento di interessi più equilibrato.
  Per questo abbiamo cercato di incidere sulla legge Vassalli su tre punti fondamentali: sulla cosiddetta «clausola di salvaguardia», costituita appunto dall'esenzione di responsabilità nei confronti delle interpretazioni di leggi, fatti e prove, in quanto mira ad ampliare in modo consistente l'ambito di responsabilità del giudice; sul «filtro endoprocessuale» costituito dal giudizio di ammissibilità; e sull'azione di rivalsa dello Stato verso il magistrato.
  Per quanto riguarda il filtro endoprocessuale, il testo recepisce le nostre richieste. Per quanto riguarda invece la clausola di salvaguardia, il testo purtroppo conferma in via generale che il magistrato non è chiamato a rispondere per l'attività di interpretazione della legge e di valutazione del fatto e delle prove, limitando la responsabilità ai casi di dolo, di colpa grave e di violazione manifesta della legge e del diritto della UE.
  Avevamo chiesto un intervento incisivo sulla clausola di salvaguardia, poiché si tratta di riconoscere come un dato di fatto, ormai acquisito dalla scienza giuridica mondiale, che la norma giuridica, anche nell'apparente fissità della sua formulazione letterale, ha una sua vita che gli deriva, oltre che dai rapporti che essa stabilisce con le altre norme dell'ordinamento/giuridico, anche dall'apporto interpretativo dei giudici nel contratto tra la norma, la vita reale e le vicende umane che essa pretende di regolare.
  Questa maggioranza e questo Governo hanno però eseguito un'operazione poco incisiva e contraddittoria, che elimina il filtro di accesso del cittadino alla giustizia, ma che contemporaneamente poi abilmente restringe il campo della responsabilità: per avere ragione, occorre che il cittadino provi che il giudice abbia agito con dolo o con colpa grave, ma poi, nell'articolo relativo alla rivalsa dello Stato nei confronti del giudice che ha sbagliato, si fa riferimento ai casi di colpa grave indicati, solo se determinati da dolo o «negligenza inescusabile».
  La formulazione del nuovo comma 1 dell'articolo 7 della legge 117/1988, in merito all'azione di rivalsa, non ricomprende, infatti, tra i presupposti della Pag. 61rivalsa obbligatoria tutte le ipotesi di colpa grave del magistrato elencate nel nuovo articolo 2 della legge.
  Da un lato quindi si individuano i casi di colpa grave, con una specifica indicazione, ma dall'altro nasce un'altra distonia e, addirittura, un contrasto tra le due norme, dicendo che lo Stato, che rimane l'unico soggetto contro cui il cittadino può ricorrere, può rifarsi con il magistrato che ha sbagliato solo in alcuni casi, e solo se l'elemento soggettivo della condotta dannosa del magistrato sia il dolo o la negligenza inescusabile. L'ambito della responsabilità dello Stato è quindi più ampio di quello della rivalsa. È assurdo !
  In poche parole, il solito pasticcio. Il Governo si fa grande sui proclami, e piccolo piccolo sulle norme. Alla prova dei fatti, come sempre, è carente, approssimativo, contraddittorio. Si fanno infatti grandi annunci sui principi generali, che poi, tradotti in concreto, non hanno nessun effetto.
  In ogni caso, oltre ad una piena assunzione di responsabilità dei propri errori da parte dei magistrati, per cui continuerà a pagare sempre e solo lo Stato, ciò che continua a mancare è una piena responsabilità nell'ambito dell'organizzazione giudiziaria: i giudici e chiunque ha responsabilità organizzative dovrebbero essere in grado di garantire la celebrazione dei processi, e ad oggi, su questo, il nostro sistema è ancora molto carente.
  Il testo in esame rappresenta solo un piccolo passo avanti, ma, come ho avuto modo di argomentare, ancora non offre risposte concrete e garanzie ai cittadini, non offrendo loro piena tutela di fronte agli errori del giudice.
  In ogni caso, di fronte ad un provvedimento dovuto e necessario, per cui il centro destra e in primis Forza Italia ha da sempre sostenuto una battaglia di civiltà, seppur con la consapevolezza di non aver sfruttato a pieno un'occasione importante, dichiaro il voto di astensione a nome del mio Gruppo.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 2738 ed abb. – articolo 1 445 390 55 196 389 1 80 Appr.
2 Nom. em. 2.15 456 435 21 218 43 392 79 Resp.
3 Nom. em. 2.18 468 448 20 225 46 402 76 Resp.
4 Nom. em. 2.30 461 442 19 222 41 401 76 Resp.
5 Nom. em. 2.7 460 431 29 216 115 316 75 Resp.
6 Nom. em. 2.12 versione corretta 464 445 19 223 101 344 75 Resp.
7 Nom. em. 2.13 470 449 21 225 79 370 74 Resp.
8 Nom. em. 2.50 465 455 10 228 67 388 74 Resp.
9 Nom. em. 2.19 470 450 20 226 44 406 74 Resp.
10 Nom. em. 2.17 462 443 19 222 46 397 74 Resp.
11 Nom. em. 2.20, 2.51 467 466 1 234 145 321 73 Resp.
12 Nom. articolo 2 464 372 92 187 308 64 73 Appr.
13 Nom. em. 3.30 458 457 1 229 64 393 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.31 458 435 23 218 41 394 73 Resp.
15 Nom. articolo 3 459 398 61 200 395 3 73 Appr.
16 Nom. em. 4.30 461 460 1 231 63 397 73 Resp.
17 Nom. em. 4.7 454 437 17 219 45 392 73 Resp.
18 Nom. em. 4.3 461 438 23 220 61 377 73 Resp.
19 Nom. articolo 4 464 368 96 185 301 67 73 Appr.
20 Nom. em. 5.1 461 437 24 219 77 360 73 Resp.
21 Nom. em. 5.3 461 460 1 231 89 371 73 Resp.
22 Nom. em. 5.2, 5.20 460 458 2 230 31 427 73 Resp.
23 Nom. articolo 5 456 366 90 184 363 3 73 Appr.
24 Nom. articolo 6 456 378 78 190 377 1 73 Appr.
25 Nom. articolo 7 456 395 61 198 394 1 73 Appr.
26 Nom. articolo agg. 7.02 458 455 3 228 62 393 73 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/2738/1 434 325 109 163 54 271 73 Resp.
28 Nom. Pdl 2738 ed abb. – voto finale 379 316 63 159 265 51 75 Appr.