Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 379 di venerdì 20 febbraio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 9.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 febbraio 2015.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bressa, Brunetta, Casero, Antimo Cesaro, Cicchitto, Costa, D'Alia, D'Ambrosio, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Fico, Fioroni, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Gentiloni Silveri, Gozi, Guerra, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marotta, Meta, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rossomando, Rughetti, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,05).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (2803-A) (ore 9,06).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2803-A: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
  Ricordo che nella seduta di ieri ha avuto inizio l'esame degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo pertanto l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2803-A).
  Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/2803-A/146 (Vedi l'allegato A – A.C. 2803-A).Pag. 2
  Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/2803-A/1, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Catalano n. 9/2803-A/2, Di Lello n. 9/2803-A/3, Fiorio n. 9/2803-A/4, Marti n. 9/2803-A/5 e Riccardo Gallo n. 9/2803-A/6.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Faenzi n. 9/2803-A/7 è inammissibile.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marroni n. 9/2803-A/8, mentre formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Burtone n. 9/2803-A/9, perché è una questione già affrontata sul decreto IMU. Qualora il proponente Burtone non accettasse l'invito al ritiro, valuteremo poi al momento della votazione. Attualmente il parere è un invito al ritiro.
  Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Fabrizio Di Stefano n. 9/2803-A/10, Pinna n. 9/2803-A/11 e Rizzetto n. 9/2803-A/12, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gebhard n. 9/2803-A/13. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Rostellato n. 9/2803-A/14, Morassut n. 9/2803-A/15 e Plangger n. 9/2803-A/16, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mucci n. 9/2803-A/17, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità di consentire entro il 31 (...)» e a seguire.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Giorgis n. 9/2803-A/18, a condizione che la premessa sia riformulata nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità di prevedere l'esenzione».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Barbanti n. 9/2803-A/19, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Labriola n. 9/2803-A/20. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Moscatt n. 9/2803-A/21, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a prevedere» espungendo la parola: «immediatamente».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Castelli n. 9/2803-A/22 e Caso n. 9/2803-A/23, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cariello n. 9/2803-A/24, Brugnerotto n. 9/2803-A/25 e D'Incà n. 9/2803-A/26. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Sorial n. 9/2803-A/27, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cecconi n. 9/2803-A/28 e Fraccaro n. 9/2803-A/29.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2803-A/30, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare per quanto di competenza (...)».
  Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Toninelli n. 9/2803-A/31 e Dadone n. 9/2803-A/32, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nuti n. 9/2803-A/33. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Dieni n. 9/2803-A/34 e Cancelleri n. 9/2803-A/35.
  Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Pesco n. 9/2803-A/36 e Pisano n. 9/2803-A/37, Villarosa n. 9/2803-A/38 e Ruocco n. 9/2803-A/39.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Alberti n. 9/2803-A/40, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di prorogare l'entrata in vigore».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/2803-A/41, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare, compatibilmente Pag. 3con le esigenze di finanza pubblica, ogni utile iniziativa anche normativa (...)» e poi segue come da testo.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Crippa n. 89/2803-A/42, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare ogni iniziativa utile anche normativa (...)».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fantinati n. 9/2803-A/43, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di adottare ogni iniziativa (...)».
  Passiamo all'ordine del giorno Da Villa n. 9/2803-A/44, sul quale passerei la parola alla collega De Micheli.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole De Micheli.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/2803-A/44, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica». Il Governo, invece, esprime parere contrario sugli ordini del giorno Vallascas n. 9/2803-A/45, Della Valle n. 9/2803-A/46 e Zolezzi n. 9/2803-A/47. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Micillo n. 9/2803-A/48.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Vignaroli n. 9/2803-A/49, purché sia riformulato sopprimendo le prime due righe, precisamente: «entro tale data porre in essere interventi anche di carattere normativo, finalizzati» e, quindi, rimarrebbe: «impegna il Governo a promuovere». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Fico n. 9/2803-A/50, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno De Rosa n. 9/2803-A/51.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Busto n. 9/2803-A/52, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Daga n. 9/2803-A/53.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Terzoni n. 9/2803-A/54, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/2803-A/55.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Corda n. 9/2803-A/56.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Cominardi n. 9/2803-A/57 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/2803-A/58, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/2803-A/59. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/2803-A/60. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Ciprini n. 9/2803-A/61 e Paolo Bernini n. 9/2803-A/62, mentre il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Dall'Osso n. 9/2803-A/63 e Tofalo n. 9/2803-A/64. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Gagnarli n. 9/2803-A/65, Liuzzi n. 9/2803-A/66 e De Lorenzis n. 9/2803-A/67. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/2803-A/68. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine di giorno Dell'Orco n. 9/2803-A/69. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Spessotto n. 9/2803-A/70 e Nicola Bianchi n. 9/2803-A/71, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Carinelli n. 9/2803-A/72.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Luigi Gallo n. 9/2803-A/73, Vacca n. 9/2803-A/74 e Simone Valente n. 9/2803-A/75. Il Governo, invece, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Di Benedetto n. 9/2803-A/76, Marzana n. 9/2803-A/77 e D'Uva n. 9/2803-A/78. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Brescia n. 9/2803-A/79, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di porre in essere tutte le iniziative (...)».

Pag. 4

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Sibilia n. 9/2803-A/80 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Basilio n. 9/2803-A/81. Sull'ordine del giorno Rizzo n. 9/2803-A/83 il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno Frusone n. 9/2803-A/83 e L'Abbate n. 9/2803-A/84 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/2803-A/85 il parere è favorevole. Mentre sull'ordine del giorno Benedetti n. 9/2803-A/86 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Gallinella n. 9/2803-A/87 il parere è favorevole, purché sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica (...)». In questo caso, se accettata la riformulazione, il parere è favorevole.
  L'ordine del giorno Sarti n. 9/2803-A/88 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Grande n. 9/2803-A/89 il parere è contrario. Gli ordini del giorno Grillo n. 9/2803-A/90 e Parentela n. 9/2803-A/91 sono accolti come raccomandazione.
  Sull'ordine del giorno Spadoni n. 9/2803-A/92 il Governo propone una riformulazione: dopo le parole: «al fine di», inserire le seguenti: «valutare l'opportunità di». Se accettata la riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2803-A/93, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: dopo le parole: «impegna il Governo», inserire le seguenti: «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica (...)». In questo caso, se accettata la riformulazione, il parere è favorevole.
  L'ordine del giorno Ferraresi n. 9/2803-A/94 è accolto come raccomandazione, se è accettata la seguente piccola riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di (...)».
  Gli ordini del giorno D'Ambrosio n. 9/2803-A/95, Nesci n. 9/2803-A/96 e Lorefice n. 9/2803-A/97 sono accolti come raccomandazione.
  Sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/2803-A/98 il parere è contrario, mentre gli ordini del giorno Bonafede n. 9/2803-A/99 e Businarolo n. 9/2803-A/100 sono accolti come raccomandazione.
  Sugli ordini del giorno Colletti n. 9/2803-A/101 e Di Battista n. 9/2803-A/102 il parere è contrario, mentre sull'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/2803-A/103 il parere è favorevole.
  Gli ordini del giorno Baroni n. 9/2803-A/104 e Battelli n. 9/2803-A/105 sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Mantero n. 9/2803-A/106 il parere è contrario.
  L'ordine del giorno Petraroli n. 9/2803-A/107 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2803-A/108 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Marguerettaz n. 9/2803-A/109 il parere è contrario. L'ordine del giorno Rondini n. 9/2803-A/110 è accolto come raccomandazione, mentre sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/2803-A/111 il parere è favorevole.
  Sugli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2803-A/112, Prataviera n. 9/2803-A/113 e Busin n. 9/2803-A/114, il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Molteni n. 9/2803-A/115 il Governo propone la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare eventuali iniziative normative», cancellando tutto il resto e riprendendo poi con le parole: «volte a prevedere l'assegnazione (...)». In questo caso il parere è favorevole.
  Gli ordini del giorno Simonetti n. 9/2803-A/116, Caon n. 9/2803-A/117, Guidesi n. 9/2803-A/118, Fedriga n. 9/2803-A/119, Caparini n. 9/2803-A/120 sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2803-A/121 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2803-A/122 il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2803-A/123 il parere è contrario. Sugli ordini del giorno Invernizzi n. 9/2803-A/124 e Palese n. 9/2803-A/125 il parere è favorevole. Gli ordini del giorno Pag. 5Vargiu n. 9/2803-A/126, Vezzali n. 9/2803-A/127 e Sottanelli n. 9/2803-A/128 sono accolti come raccomandazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Nastri n. 9/2803-A/129 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Gli ordini del giorno Cani n. 9/2803-A/130, Santerini n. 9/2803-A/131 e Fauttilli n. 9/2803-A/132 sono accolti come raccomandazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Gigli n. 9/2803-A/133 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/2803-A/134 è accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Sberna n. 9/2803-A/135 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Ferrara n. 9/2803-A/136 è accolto come raccomandazione, purché sia riformulato. Dopo la parola: «autostradali» bisognerebbe cancellare le seguenti: «senza escludere l'ipotesi di abrogarla», e poi il testo riprenderebbe con le parole: «con successivi interventi normativi». In questo caso sarebbe accolto come raccomandazione. Gli ordini del giorno Zaratti n. 9/2803-A/137 e Paglia n. 9/2803-A/138 sono accolti come raccomandazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/2803-A/139 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sull'ordine del giorno Costantino n. 9/2803-A/140 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Costantino n. 9/2803-A/140 è inammissibile limitatamente ai primi due capoversi dell'impegno, quindi lei si riferisce a tutti gli altri capoversi.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, comunque il parere è contrario. L'ordine del giorno Airaudo n. 9/2803-A/141 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Placido n. 9/2803-A/142 il parere è contrario. L'ordine del giorno Duranti n. 9/2803-A/143 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Scotto n. 9/2803-A/144 il parere favorevole. L'ordine del giorno Matarrelli n. 9/2803-A/145 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/2803-A/146 (Versione corretta) è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Marcon n. 9/2803-A/147 verrebbe accolto come raccomandazione, se riformulato aggiungendo nella parte iniziale le parole: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prendere (...)».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Pannarale n. 9/2803-A/148 è inammissibile limitatamente al primo capoverso dell'impegno.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Pannarale n. 9/2803-A/148 è comunque accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Piras n. 9/2803-A/149 il parere è contrario. Gli ordini del giorno Sannicandro n. 9/2803-A/150, Melilla n. 9/2803-A/151, Ricciatti n. 9/2803-A/152, Palazzotto n. 9/2803-A/153 e Fratoianni n. 9/2803-A/154 sono accolti come raccomandazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Quaranta n. 9/2803-A/155 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Pellegrino n. 9/2803-A/156 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/2803-A/157 il parere è favorevole. L'ordine del giorno Kronbichler n. 9/2803-A/158 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Tabacci n. 9/2803-A/159 il parere è favorevole.

Pag. 6

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Nicchi n. 9/2803-A/160 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Gli ordini del giorno Zaccagnini n. 9/2803-A/161 e Bechis n. 9/2803-A/162 sono accolti come raccomandazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Marrocu n. 9/2803-A/163 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Segoni n. 9/2803-A/164 è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Dorina Bianchi n. 9/2803-A/165 il parere è favorevole purché sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, ad assegnare (...)». Gli ordini del giorno De Girolamo n. 9/2803-A/166 e Beni n. 9/2803-A/167 sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Tidei n. 9/2803-A/168 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Maestri n. 9/2803-A/169 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Gli ordini del giorno Boccuzzi n. 9/2803-A/170, Incerti n. 9/2803-A/171 sono accolti come raccomandazione. L'ordine del giorno Gregori n. 9/2803-A/172, nonostante abbiamo trovato un piccolo errore nella copia che abbiamo noi, perché vi è scritto «31 dicembre 2015» e non «31 gennaio 2015», è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Baruffi n. 9/2803-A/173 è accolto come raccomandazione.
  Sull'ordine del giorno Carella n. 9/2803-A/174 il parere è favorevole, purché l'impegno sia riformulato nel seguente modo: «si impegna a utilizzare i fondi disponibili a legislazione vigente per il perfezionamento del percorso formativo, nonché a valutare, nel rispetto dei principi generali in materia di accesso alla pubblica amministrazione, le modalità di valorizzazione dei tirocinanti idonee a non disperdere le professionalità acquisite dagli stessi».
  Ordine del giorno Castricone n. 9/2803-A/175, accolto dal Governo come raccomandazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Arlotti n. 9/2803-A/176 è inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ordini del giorno Fregolent n. 9/2803-A/177 e Petrini n. 9/2803-A/178, accolti dal Governo come raccomandazione. Ordine del giorno Rubinato n. 9/2803-A/179, parere favorevole. Ordine del giorno Rigoni n. 9/2803-A/180, accolto dal Governo come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Gli ordini del giorno Roberta Agostini n. 9/2803-A/181 e Pes n. 9/2803-A/182 sono inammissibili.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ordine del giorno Carrescia n. 9/2803-A/183, parere favorevole. Ordini del giorno Fedi n. 9/2803-A/184 e Ottobre n. 9/2803-A/185, accolti dal Governo come raccomandazione. Ordine del giorno Romele n. 9/2803-A/186, parere contrario. Ordine del giorno Squeri n. 9/2803-A/187, parere favorevole limitatamente al secondo impegno, perché, sul primo impegno, il parere è contrario: quindi, se il proponente fosse disponibile a ritirare la prima parte dell'impegno, vi sarebbe il parere favorevole. Ordine del giorno Russo n. 9/2803-A/188, accolto dal Governo come raccomandazione. Ordine del giorno Antezza n. 9/2803-A/189, parere favorevole con una piccola riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di». Ordini del giorno Miotto n. 9/2803-A/190 e Nardi n. 9/2803-A/191, accolti dal Governo come raccomandazione. Ordine del giorno Rampelli n. 9/2803-A/192, parere contrario.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, vorrei comprendere come, a fronte di alcune raccomandazioni, possa essere esplicitata la dicitura, nella riformulazione, «a valutare l'opportunità di»: trattandosi già di raccomandazione; o quelle raccomandazioni, a fronte delle quali si chiede di inserire l'espressione: «a valutare l'opportunità di», diventano parere favorevole, o una raccomandazione che «valuti l'opportunità di» è qualcosa che, secondo me, non sta in piedi. Però gradirei anche un parere della Presidenza nel merito.

  PRESIDENTE. Sì, effettivamente una raccomandazione riformulata è abbastanza complicata come cosa; però dal punto di vista del Governo, il Governo ha la facoltà di poterla proporre.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, l'osservazione del collega Crippa comunque mi sembra pertinente, e lo dico non essendo la prima volta che viene posta in quest'Aula. Io capisco e la leggo come nelle intenzioni del Governo, di sforzarsi di trovare modalità per venire incontro alle esigenze poste dai gruppi, e per poter accogliere il più possibile le aspettative dei parlamentari che sottopongono temi evidentemente anche molto eterogenei, in particolare in un provvedimento come questo; però credo che sia giusto, nell'ambito di una rivalutazione del Regolamento della Camera, andare ad individuare delle fattispecie di valutazione che il Governo può dare agli ordini del giorno più pregnanti e più chiare, in maniera da consentire che ci siano delle modalità anche evidentemente più specifiche per individuare come affrontare gli ordini del giorno.
  In particolare, per questa seduta mi sembra difficile entrare nel merito di ogni singola valutazione, ma chiederei anche al Governo – in particolare approfittando della presenza del sottosegretario Sesa Amici, che segue i rapporti con il Parlamento – di trovare anche una modalità più omogenea tra i diversi rappresentanti del Governo per l'espressione dei pareri su fattispecie che capisco siano molto diverse, ma che in questo caso poi è difficile applicare alle diverse cose.
  Vedo, Presidente, che anche lei è particolarmente interessato all'argomento, e lo segue con particolare ...

  PRESIDENTE. Con particolare attenzione.

  ETTORE ROSATO. Con particolare attenzione. Mi fa piacere, e spero che anche lei possa contribuire, all'interno dell'Ufficio di Presidenza, ad esaminare con profondità questo tema, per trovarvi una soluzione più utile possibile.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso Genoese n. 9/2803-A/1, con il parere contrario del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catalano n. 9/2803-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Lello n. 9/2803-A/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/2803-A/4, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marti n. 9/2803-A/5, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del Pag. 8giorno Riccardo Gallo n. 9/2803-A/6, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ricordo che l'ordine del giorno Faenzi n. 9/2803-A/7 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marroni n. 9/2803-A/8, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Burtone n. 9/2803-A/9 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fabrizio Di Stefano n. 9/2803-A/10, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pinna n. 9/2803-A/11, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rizzetto n. 9/2803-A/12, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gebhard n. 9/2803-A/13, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rostellato n. 9/2803-A/14, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Morassut n. 9/2803-A/15, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Plangger n. 9/2803-A/16, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mucci n. 9/2803-A/17, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giorgis n. 9/2803-A/18, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Barbanti n. 9/2803-A/19, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Labriola n. 9/2803-A/20, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Moscatt n. 9/2803-A/21, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Castelli n. 9/2803-A/22, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caso n. 9/2803-A/23, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cariello n. 9/2803-A/24, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/2803-A/25, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/2803-A/25, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico, Bolognesi, Gigli, Labriola, Manlio Di Stefano, Cristian Iannuzzi, Dellai, Di Salvo, Marco Di Maio, Donati, Diacono, Ventricelli, Marazziti...colleghi per favore ! Basso sta votando, colleghi per favore. Mi pare che abbiano votato tutti. Patriarca ha votato, Gelli sta votando (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 9
  La Camera è in numero legale per 14 deputati. Presenti 215, più figurativi 20 per un totale di 235.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  215   
   Votanti  214   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  108   
    Hanno votato sì  2    
    Hanno votato no  212    
  Sono in missione 94 deputati.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Incà n. 9/2803-A/26, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sorial n. 9/2803-A/27, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cecconi n. 9/2803-A/28 e Fraccaro n. 9/2803-A/29, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo all'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2803-A/30, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato. Prendo atto che l'onorevole Cozzolino è assente.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Toninelli n. 9/2803-A/31, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Toninelli n. 9/2803-A/31, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Marco Di Maio, Ghizzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  279   
   Maggioranza  140   
    Hanno votato   47    
    Hanno votato no  232    
  Sono in missione 93 deputati.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dadone n. 9/2803-A/32, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dadone n. 9/2803-A/32, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lorenzo Guerini, Greco, Marco Di Stefano, Sgambato, Dellai, Labriola...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  288   
   Maggioranza  145   
    Hanno votato   49    
    Hanno votato no  239    

  Sono in missione 93 deputati.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/2803-A/33, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Dieni n. 9/2803-A/34 e Cancelleri n. 9/2803-A/35 accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pesco n. 9/2803-A/36, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/2803-A/36, con il parere contrario del Governo.Pag. 10
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Bolognesi, Berretta, De Rosa, Argentin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  298   
   Votanti  283   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  142   
    Hanno votato   39    
    Hanno votato no  244    
  Sono in missione 93 deputati.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Pisano n. 9/2803-A/37 e Villarosa n. 9/2803-A/38, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruocco n. 9/2803-A/39, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruocco n. 9/2803-A/39, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cariello. Chi altro non riesce a votare ? Bolognesi. Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  297   
   Votanti  295   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  148   
    Hanno votato   41    
    Hanno votato no  254    
  Sono in missione 93 deputati.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'ordine del giorno Alberti n. 9/2803-A/40, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, chiedo al rappresentante del Governo se può rileggere la riformulazione, perché non mi è chiara.

  PRESIDENTE. La parola al Governo, se è disponibile.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno Alberti n. 9/2803-A/40 è la seguente: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di prorogare l'entrata in vigore (...)».

  PRESIDENTE. Dunque, prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Alberti n. 9/2803-A/40, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto, altresì, che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Silvia Giordano n. 9/2803-A/41, Crippa n. 9/2803-A/42, Fantinati n. 9/2803-A/43 e Da Villa n. 9/2803-A/44, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vallascas n. 9/2803-A/45, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vallascas n. 9/2803-A/45, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 11

  Folino. Chi altro non riesce a votare ? Anzaldi, Fregolent, a cui stanno sostituendo l'intero dispositivo. Fregolent, è un boicottaggio evidentemente; vediamo se riesce a votare, altrimenti, se vuole, andiamo avanti. No, arriva... altrimenti, può votare da un'altra postazione; sblocchiamo quella a fianco. Ecco, sembra che ci siamo. Intanto, Villarosa va a votare. Villarosa, vuole votare ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  316   
   Votanti  306   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato   55    
    Hanno votato no  251    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Della Valle n. 9/2803-A/46 e Zolezzi n. 9/2803-A/47, con il parere contrario del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Micillo n. 9/2803-A/48, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vignaroli n. 9/2803-A/49, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fico n. 9/2803-A/50, con il parere contrario del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Rosa n. 9/2803-A/51, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Busto n. 9/2803-A/52, con il parere contrario del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Daga n. 9/2803-A/53, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ordine del giorno Terzoni n. 9/2803-A/54, con il parere contrario del Governo ?

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Io onestamente non capisco perché il parere è contrario, dato che l'ottimizzazione del sistema Sistri è stata inserita anche all'interno di un provvedimento – va bene, ho capito che era il Governo Letta – che, però, comunque è un decreto governativo che, se non mi sbaglio, risale al 2013.
  È stata introdotta sia la semplificazione che l'ottimizzazione. Per ottimizzazione, onestamente, non vedo il motivo per cui non accettare di superare le chiavette USB, che ormai neanche noi qui utilizziamo più, per andare, invece, incontro ad una tecnologia un po’ più avanzata. Siamo nel 2015 e forse sarebbe anche auspicabile superare una tecnologia che ormai è vecchia di alcuni anni. Quindi, onestamente, non capisco il motivo del parere contrario del Governo, almeno su questo punto.
  Inoltre, non capisco perché non si voglia monitorare il distacco del rimorchio dalla motrice dell'automezzo, dato che con il Sistri si traccia solo la motrice del rimorchio, quindi i rifiuti che sono nel rimorchio basta semplicemente staccarli, fanno semplicemente un'altra via e magari vanno a rimpinguare le discariche abusive nella Terra dei fuochi, ad esempio. Però, capisco che il Governo non voglia affrontare questo argomento, perché forse avrà da guadagnarci, a questo punto, sul traffico illecito dei rifiuti. Non capisco nemmeno perché non venga accolta la parte dell'ordine del giorno in cui si chiede che il Sistri possa essere controllato da tutte le forze di polizia giudiziaria, tutte, nessuna esclusa, dato che chi ferma un camion su una strada non sono unicamente i Carabinieri o il Corpo forestale dello Stato, quindi non capisco perché non lo possano fare, ad esempio, anche la polizia o i vigili urbani o chiunque altro.Pag. 12
  Poi, posso capire il motivo per cui non si voglia fare un tavolo tecnico con tutti i soggetti che sono interessati e che devono effettuare il pagamento del Sistri. Ma forse capisco, perché Renzi vuole fare un po’ tutto da sé, prendendosi tutte le responsabilità. Quindi, è una sua scelta politica, però onestamente non capisco perché non accettare almeno uno degli altri quattro punti o magari tre su quattro. Anzi, chiedo se il Governo, per favore, possa darmi una spiegazione, così almeno tutti capiremo perché non si porta avanti il decreto Letta.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, diciamo che la contrarietà era soprattutto sul secondo, sul terzo e sul quarto impegno. Se fossero ritirabili e se l'onorevole Terzoni tenesse vivo solo il primo impegno, potremmo anche cambiare parere.

  PATRIZIA TERZONI. È una riformulazione ?

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. È una proposta di riformulazione.

  PRESIDENTE. Aspetti, collega Terzoni. Prego, sottosegretario esprima il suo parere.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. È una proposta di riformulazione che, sostanzialmente, espunge le tre parti sulle quali il Governo era maggiormente contrario. Mantenendo in vita solo la prima parte, potrebbe esserci il parere favorevole, se ovviamente l'onorevole è d'accordo.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Terzoni n. 9/2803-A/54, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/2803-A/55, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Corda n. 9/2803-A/56, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  L'ordine del giorno Cominardi n. 9/2803-A/57 è inammissibile.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tripiedi n. 9/2803-A/58, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Chimienti n. 9/2803-A/59, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lombardi n. 9/2803-A/60, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ciprini n. 9/2803-A/61 e Paolo Bernini n. 9/2803-A/62, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/2803-A/63, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tofalo n. 9/2803-A/64, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tofalo n. 9/2803-A/64, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Greco, Gribaudo, Tinagli, Fiorio, Narduolo, Petraroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 13
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  329   
   Votanti  328   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato   64    
    Hanno votato no  264    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gagnarli n. 9/2803-A/65 e Liuzzi n. 9/2803-A/66, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Lorenzis n. 9/2803-A/67, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/2803-A/68, non accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dell'Orco n. 9/2803-A/69, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Spessotto n. 9/2803-A/70 e Nicola Bianchi n. 9/2803-A/71, accettati dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carinelli n. 9/2803-A/72, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/2803-A/73, non accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vacca n. 9/2803-A/74, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vacca n. 9/2803-A/74, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carinelli, Nizzi, Nastri, Gigli, Biasotti, Manzi, Pinna. Chi altro non riesce a votare ? Biasotti. Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  337   
   Votanti  322   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no  272.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Simone Valente n. 9/2803-A/75, non accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Di Benedetto n. 9/2803-A/76, Marzana n. 9/2803-A/77 e D'Uva n. 9/2803-A/78 accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Brescia n. 9/2803-A/79, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Ricordo che l'ordine del giorno Sibilia n. 9/2803-A/80 è inammissibile.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Basilio n. 9/2803-A/81, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rizzo n. 9/2803-A/82, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Frusone n. 9/2803-A/83, non accettato dal Governo.Pag. 14
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2803-A/84, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/2803-A/84, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Spadoni, Tancredi, Cominardi... chi altro non ha votato ? Massa, Tripiedi, De Lorenzis. Tripiedi la aspettiamo ? No, va bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  343   
   Votanti  328   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato   53    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/2803-A/85, accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Benedetti n. 9/2803-A/86, non accettato dal Governo, non è presente in Aula.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gallinella n. 9/2803-A/87, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sarti n. 9/2803-A/88, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grande n. 9/2803-A/89, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grande n. 9/2803-A/89, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Milanato... chi altro non riesce a votare ? Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  352   
   Votanti  344   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato   62    
    Hanno votato no  282.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Grillo n. 9/2803-A/90 e Parentela n. 9/2803-A/91, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo all'ordine del giorno Spadoni n. 9/2803-A/92. Collega Spadoni ?

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente, chiedo cortesemente la riformulazione, da parte del Governo, del presente ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo può rileggere la riformulazione ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Impegna il Governo a valutare l'opportunità di monitorare gli effetti applicativi della norma citata al fine di prorogare il termine descritto.

  PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Spadoni n. 9/2803-A/92 accettato dal Governo, purché riformulato. Pag. 15
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2803-A/93 accettato dal Governo, purché riformulato.
  Passiamo all'ordine del giorno Ferraresi n. 9/2803-A/94, accolto come raccomandazione dal Governo, con una piccola riformulazione, che è la questione che poneva Crippa.
  Prego, sottosegretario.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, la valutazione del collega Rosato e di Crippa mi pare attinente, quindi è una riformulazione nel senso di «a valutare l'opportunità», ma con parere favorevole.

  PRESIDENTE. Quindi, c’è un parere favorevole con riformulazione. Prendo, dunque, atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ferraresi n. 9/2803-A/94, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno D'Ambrosio n. 9/2803-A/95, Nesci n. 9/2803-A/96 e Lorefice n. 9/2803-A/97, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Passiamo all'ordine del giorno Agostinelli n. 9/2803-A/98, non accettato dal Governo. Onorevole Agostinelli, insiste per la votazione (Commenti del deputato Crippa) ? Poteva anche darsi che le andasse bene che il parere fosse contrario, Crippa.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/2803-A/98, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  I banchi del Governo, per favore... Cani, Chimienti... chi non ha votato ancora ? Chimienti la aspettiamo. Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  364   
   Votanti  363   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato sì  76    
    Hanno votato no  287.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Bonavitacola e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto contrario, il deputato Pierdomenico Martino ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Bonafede n. 9/2803-A/99, Businarolo n. 9/2803-A/100, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Colletti n. 9/2803-A/101, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/2803-A/101, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Brunetta, Monchiero, Patriarca, Vazio, Gigli. Chi altro non ha votato ? Mi pare che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  365   
   Votanti  350   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato sì  61    
    Hanno votato no  289.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Pierdomenico Martino e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto contrario).

Pag. 16

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Battista n. 9/2803-A/102, non accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Manlio Di Stefano n. 9/2803-A/103, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Baroni n. 9/2803-A/104 e Battelli n. 9/2803-A/105, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mantero n. 9/2803-A/106, non accettato dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Petraroli n. 9/2803-A/107, accolto come raccomandazione dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2803-A/108, accettato dal Governo.
  Passiamo all'ordine del giorno Marguerettaz n. 9/2803-A/109, non accettato dal Governo: prendo atto che il presentatore lo ritira.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/2803-A/110, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/2803-A/111, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Grimoldi n. 9/2803-A/112, Prataviera n. 9/2803-A/113 e Busin n. 9/2803-A/114, non accettati dal Governo.
  Passiamo all'ordine del giorno Molteni n. 9/2803-A/115, accettato dal Governo purché riformulato. Non vedo Molteni in Aula.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/2803-A/116, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Caon n. 9/2803-A/117, Guidesi n. 9/2803-A/118, Fedriga n. 9/2803-A/119 e Caparini n. 9/2803-A/120, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/2803-A/121, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2803-A/121, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti, Giuditta Pini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  367   
   Votanti  323   
   Astenuti   44   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato   22    
    Hanno votato no  301.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Pierdomenico Martino hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto contrario; il deputato Lorefice ha segnalato che non è riuscito a esprimere il voto e avrebbe voluto astenersi).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2803-A/122, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2803-A/123, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2803-A/123, con il parere contrario del Governo.Pag. 17
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Ferro, Sereni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  368   
   Votanti  310   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato   20    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Invernizzi n. 9/2803-A/124 e Palese n. 9/2803-A/125, sui quali il Governo ha espresso parere favorevole. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Vargiu n. 9/2803-A/126, Vezzali n. 9/2803-A/127 e Sottanelli n. 9/2803-A/128, accolti dal Governo come raccomandazione. Ricordo che l'ordine del giorno Nastri n. 9/2803-A/129 è stato dichiarato inammissibile.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, scusi, solo per modificare il parere, da raccomandazione a favorevole sull'ordine del giorno Cani n. 9/2803-A/130.

  PRESIDENTE. Va bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cani n. 9/2803-A/130, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Santerini n. 9/2803-A/131 e Fauttilli n. 9/2803-A/132, accolti dal Governo come raccomandazione. Ricordo che l'ordine del giorno Gigli n. 9/2803-A/133 è stato dichiarato inammissibile. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fitzgerald Nissoli n. 9/2803-A/134, accolto dal Governo come raccomandazione. Ricordo che l'ordine del giorno Sberna n. 9/2803-A/135 è stato dichiarato inammissibile.
  L'ordine del giorno Ferrara n. 9/2803-A/136 è stato accolto dal Governo come raccomandazione con una piccola riformulazione. Forse la sottosegretaria Amici voleva dire qualcosa su questa riformulazione ? Mi sembra sia stato riformulato un capoverso.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la riformulazione è: «valutare la possibilità».

  PRESIDENTE. Quindi il parere è favorevole con riformulazione, ma il proponente non è in Aula.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zaratti n. 9/2803-A/137 e Paglia n. 9/2803-A/138, accolti dal Governo come raccomandazione. Ricordo che l'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/2803-A/139 è stato dichiarato inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Costantino n. 9/2803-A/140, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costantino n. 9/2803-A/140, limitatamente alla parte dichiarata ammissibile, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 18

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  372   
   Votanti  355   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato   65    
    Hanno votato no  290.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Airaudo n. 9/2803-A/141, accolto dal Governo come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Placido n. 9/2803-A/142 il Governo ha espresso parere contrario, ma il presentatore non è in Aula.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/2803-A/143, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scotto n. 9/2803-A/144, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Matarrelli n. 9/2803-A/145 e Giancarlo Giordano n. 9/2803-A/146 (Versione corretta), accolti dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marcon 9/2803-A/147, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/2803-A/148, accolto dal Governo come raccomandazione, che comunque è inammissibile limitatamente al primo capoverso dell'impegno. Quindi, una raccomandazione che riguarda gli altri capoversi tranne il primo. Mi pare che vada bene.
  Deputato Piras, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2803-A/149, sul quale il Governo ha espresso parere contrario ?

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, chiederei al Governo di riconsiderare il parere espresso su questo ordine del giorno... Sarebbe gradito l'ascolto da parte...

  PRESIDENTE. Credo che stia guardando l'ordine del giorno...

  MICHELE PIRAS. Infatti, rileggo e provo a scandire in modo che si capisca ciò che si chiede con questo ordine del giorno in materia di pubblicazione della carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il sito di stoccaggio delle scorie nucleari.
  L'impegno che si chiede al Governo potrebbe essere anche una raccomandazione ed è persino banale nella sua formulazione, perché non chiede altro che il rispetto della normativa vigente e della tempistica della normativa vigente. Verrebbe da chiedersi, insomma, se il Governo possa derogare a una norma dello Stato in assenza di una precisa norma di deroga. Ma credo che su un tema così importante, come l'individuazione del sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari, che tanto sta suscitando preoccupazioni in diverse aree del Paese, la miglior garanzia sia precisamente il percorso previsto dalla legge n. 45 del 2014, cioè della trasparenza e di una fase di concertazione con i territori e gli enti locali e gli istituti di ricerca.
  Pertanto, insisto e chiedo al Governo di riconsiderare questo parere, perché mi sembra una raccomandazione banale che chiediamo al Governo della Repubblica.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Piras, noi avevamo espresso parere contrario proprio perché questa è una previsione già presente nella norma e quindi ci sembrava ultronea. È del tutto evidente che viene confermato il rispetto della norma e quindi siamo anche disponibili a cambiare il parere in parere favorevole.

Pag. 19

  PRESIDENTE. Prendo atto dunque che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Piras n. 9/2803-A/149, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sannicandro n. 9/2803-A/150, Melilla n. 9/2803-A/151, Ricciatti n. 9/2803-A/152, Palazzotto n. 9/2803-A/153, Fratoianni n. 9/2803-A/154, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Ricordo che l'ordine del giorno Quaranta n. 9/2803-A/155 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/2803-A/156, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Daniele Farina n. 9/2803-A/157, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Kronbichler n. 9/2803-A/158, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tabacci n. 9/2803-A/159, accettato dal Governo.
  Ricordo che l'ordine del giorno Nicchi n. 9/2803-A/160 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zaccagnini n. 9/2803-A/161 e Bechis n. 9/2803-A/162, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Ricordo che l'ordine del giorno Marrocu n. 9/2803-A/163 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Segoni n. 9/2803-A/164, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dorina Bianchi n. 9/2803-A/165, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno De Girolamo n. 9/2803-A/166 e Beni n. 9/2803-A/167, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tidei n. 9/2803-A/168, accettato dal Governo.
  Ricordo che l'ordine del giorno Maestri n. 9/2803-A/169 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Boccuzzi n. 9/2803-A/170, Incerti n. 9/2803-A/171, Gregori n. 9/2803-A/172 e Baruffi n. 9/2803-A/173, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carella n. 9/2803-A/174, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Castricone n. 9/2803-A/175, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ricordo che l'ordine del giorno Arlotti n. 9/2803-A/176 è inammissibile.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fregolent n. 9/2803-A/177 e Petrini n. 9/2803-A/178, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/2803-A/179, accettato dal Governo.
  Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti della scuola elementare «Montessori» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rigoni n. 9/2803-A/180, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Ricordo che l'ordine del giorno Roberta Agostini n. 9/2803-A/181 e l'ordine del giorno Pes n. 9/2803-A/182 sono inammissibili.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carrescia n. 9/2803-A/183, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del Pag. 20giorno Fede n. 9/2803-A/184 e Ottobre n. 9/2803-A/185, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Romele n. 9/2803-A/186, non accettato dal Governo. Constato l'assenza dell'onorevole Romele.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Squeri n. 9/2803-A/187, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Russo n. 9/2803-A/188, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Antezza n. 9/2803-A/189, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Miotto n. 9/2803-A/190 e Nardi n. 9/2803-A/191, accolti dal Governo come raccomandazione.
  Onorevole Rampelli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2803-A/192, non accettato dal Governo ?

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi, il parere del Governo è a dir poco strabiliante, perché analogo ordine del giorno è stato accolto dal Governo in coda alla discussione e all'approvazione, da parte della Camera dei deputati, della legge di stabilità e, quindi, non si capisce come possa accadere che, a distanza di poche settimane, il Governo modifichi il proprio parere in maniera così radicale.
  Quindi, invito il Governo, anche perché è qui, in questa sede, rappresentato da persona particolarmente caparbia e con capacità di approfondimento delle letture più complesse, a rivedere il suo parere, perché vorrei anche sottolineare che l'impegno non è perentorio, è un impegno non prescrittivo. Intanto è un ordine del giorno e l'ordine del giorno, in quanto tale – tutti lo sappiamo –, ha una funzione di indirizzo e non ha certamente una funzione legislativa vincolante, ma l'impegno al Governo è a valutare l'istituzione di un ruolo sull'esaurimento del personale militare ausiliario della Croce rossa italiana. È una questione che si trascina nel tempo, ormai da anni, proprio a causa della sua complessità.
  Quindi, chiediamo al Governo una maggiore attenzione; lasciamo stare lo scenario di fondo su cui si colloca questo dibattito, che pure avrebbe una sua incidenza particolare, ma penso che siamo davvero gli unici al mondo a mettere in discussione la necessità di avere un Corpo militare della Croce rossa italiana in una fase terribile in cui c’è un'attenzione fondamentale, direi prevalente, da parte di tutte le nazioni al contrasto dei fenomeni di terrorismo e, comunque, nel tentativo di regolamentare anche i contenziosi e gli scenari di guerra che si sono aperti praticamente a ogni latitudine geografica e non soltanto per ragioni di terrorismo.
  Quindi, che in questa fase così complessa caparbiamente si intenda andare avanti sulla strada dello smantellamento della Croce rossa, in particolare del suo Corpo militare, è una follia, ma se in questa fase nel «milleproroghe» chiediamo solo e soltanto di valutare con un ordine del giorno questa possibilità, io penso che il Governo non possa che avere un atteggiamento propositivo e di disponibilità.
  Oltretutto – e mi avvio a concludere – lo dico al Governo, ma lo dico a tutti i colleghi, qui sulla materia, se le persone che fanno i parlamentari non mentono spudoratamente nei corridoi, la pensiamo tutti nello stesso modo. Quindi, dovrebbe essere una ragione in più per aprire una porta, piuttosto che un portone. Quindi, invito i colleghi a essere attenti su questo ordine del giorno e il Governo a dare dei segnali di disponibilità, a maggior ragione perché si tratta di una valutazione e non di un impegno prescrittivo.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 21

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, onorevole Rampelli, effettivamente il parere contrario è figlio del fatto che, come lei sa, è in corso l'attuazione, seppur rallentata, della riforma. Per poter dare parere favorevole, le chiederei di accettare una piccolissima riformulazione, cioè quella di inserire le parole: «a valutare la possibilità di realizzare l'istituzione (...)».

  PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno ?

  FABIO RAMPELLI. Diciamo che è pleonastica, perché nel nome è ricompresa l'attuale formulazione, però siccome non voglio fare questioni di lana caprina, accetto la riformulazione, con l'accoglimento da parte del Governo dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Eleonora Bechis. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente, colleghi, per l'ennesima volta...

  PRESIDENTE. Mi scusi, collega Bechis.
  Chi sente il bisogno di abbandonare l'Aula, lo faccia, però in silenzio, per favore. Colleghi, il tono della voce, altrimenti non vado avanti. Vi chiedo rispetto per chi sta intervenendo adesso.

  ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente. Colleghi, per l'ennesima volta e sulla base del titolo di questo provvedimento, il Governo per la millesima volta torna indietro sui suoi passi rispetto alla legge di stabilità votata un paio di mesi fa. Questa è la «plastica» dimostrazione di come un Esecutivo e un Consiglio dei ministri abbiano capito ben poco di quello che accade al di fuori di queste stanze.
  Non è proprio possibile pensare ad una programmazione seria che vada a risolvere i problemi e non semplicemente a rimandarli ? È così difficile capire che, se abituiamo i cittadini a non rispettare le regole, non andremo mai da nessuna parte, tanto, poi, basta fare un po’ di casino e il Governo è pronto a distribuire proroghe e proroghette in cambio di voti ? È evidente che la strumentalizzazione di questo sistema di operare...

  PRESIDENTE. Mi scusi, collega Bechis. Per favore, chiedo che i banchi del Governo siano liberi e silenzio in Aula.

  ELEONORA BECHIS. È evidente che la strumentalizzazione di questo sistema di operare per un Governo che non condivide i provvedimenti dei Governi precedenti e, invece di abrogare la legge, proroga le scadenze, creando solo confusione.
  Lo slittamento dei termini per la riqualificazione della messa in sicurezza degli edifici scolastici e la sospensione dei contributi per lo stato di emergenza di Lampedusa, vanno bene, ma sono disposizioni che non hanno efficacia retroattiva. Buone anche le possibilità di scelta tra i due regimi per i lavoratori autonomi e la contribuzione ferma al 27 per cento, ma a monte sappiamo bene che la norma passata in stabilità era già stata fortemente contrastata da tutte le forze politiche e dalle associazioni di categoria, proprio perché non stava in piedi.
  Ora che verrà approvato il provvedimento saremo a marzo, nel frattempo i diretti interessati avranno già emesso delle fatture senza sapere a che regime fare riferimento. Saranno costretti a rimettere mano alla gestione fiscale ? Non era forse il caso di rivedere l'intera legislazione in merito ?
  Parliamo, invece, degli 84 mila idonei al concorso che non avranno la possibilità di poter entrare nella pubblica amministrazione. Pag. 22Questo era il decreto giusto per permettere a persone di 35-40 anni di lavorare, tenuto conto anche che hanno effettuato un percorso di studio idoneo per questo tipo di attività. Invece nulla.
  Fra le «chicche» di questo provvedimento troviamo anche l'elemosina: una mini proroga di quattro mesi per il blocco degli sfratti per consentire il passaggio da casa a casa. La casa è un diritto, non è carità. Chi si trova in stato di disagio non ha bisogno di proroghe, ma di una risposta puntuale al suo bisogno. Invece, si trova di fronte un Governo che gioca con i numeri e si dimentica che deve stabilire i criteri di finanziamento del piano di recupero di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale e la distribuzione delle risorse alle varie regioni. Dov’è finito l'articolo 4 del «decreto Lupi» ? Chi l'ha visto ?
  Le proroghe rappresentano il fallimento della politica. Noi, in questo Parlamento, abbiamo l'obbligo di prevedere una programmazione vera e funzionale, per dare stabilità al Paese e non rincorrere sempre gli eventi. Noi di Alternativa Libera chiediamo che da domani si aprano dei tavoli veri con il Governo e con tutte le forze politiche, per lavorare e risolvere situazioni che sono in stallo ormai da troppo tempo.
  Per questo motivo, voteremo convintamente «no» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli, che non vedo in Aula: si intende che vi abbia rinunziato. Il collega Rampelli non era iscritto...
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, annuncio che la Lega Nord non prenderà parte al voto finale su questo provvedimento, per le ragioni che tutti possono intuire. Diventa ormai una questione quasi di principio la non partecipazione al voto, perché, in qualche modo, se così non fosse, si avvalorerebbe una tecnica legislativa che ormai penso abbia superato i limiti del buonsenso e quindi anche della pazienza delle opposizioni.
  Non possiamo più tollerare che il Governo proceda in questo modo e ci auguriamo che, insieme alla nostra indignazione e a questa ormai palese e conclamata violazione continua dei diritti dei parlamentari, tale questione possa essere sollevata non soltanto dalla Lega Nord, che è all'opposizione, ma anche, dalla Presidente della Camera: che batta un colpo nei confronti del Governo e faccia capire che non siamo i servi di Renzi e che non accettiamo che il metronomo dell'attività legislativa del Parlamento venga posizionato a pochi metri da qui, ma in un altro palazzo, cioè a palazzo Chigi.
  Mi dispiace, perché, anche su un decreto come il milleproroghe, su cui comunque abbiamo presentato una serie di emendamenti tesi sicuramente al suo miglioramento, vi è stato un iter legislativo, un iter in Commissione al quale abbiamo partecipato attivamente, anche se abbiamo dovuto comprimere l'attività sia emendativa che di discussione ad orari sostanzialmente impossibili, non perché vi era effettivamente una questione di urgenza, ma semplicemente perché il Governo, avallato anche questa volta – ci spiace doverlo sottolineare – dalla Presidente della Camera, aveva preferito, nella settimana precedente, quando si sarebbe potuto lavorare senza particolare problemi, affrontare invece il tema delle riforme, che, come tutti sappiamo, non ha scadenze. Ma siccome Renzi aveva intenzione ed ha intenzione di porre solo ed esclusivamente dei punti politici a proprio vantaggio, assistiamo con una certa indignazione, ma mai rassegnazione, a questo modo di agire.
  Noi riteniamo, signor Presidente, che veramente ormai la misura sia colma. Si è da poco insediato sul colle più alto, il Quirinale, un nuovo Presidente, che speriamo che anche lui batta un colpo, che faccia capire che ricorrere a 33 fiduce nel giro di poco meno di un anno è assolutamente improponibile; e noi annunciamo Pag. 23fin da ora che, d'ora in avanti, qualora verrà posta una fiducia su un decreto d'urgenza in prima lettura, la Lega Nord non parteciperà più. Continueremo a fare il nostro lavoro ovviamente in Commissione, come abbiamo sempre fatto; faremo il nostro lavoro laddove sarà consentito dai tempi sempre più ristretti in quest'Aula, quindi anche in tema di discussione sulle linee generali, anche in tema di discussione degli emendamenti, laddove ovviamente questo ci sarà gentilmente concesso dal novello principe, da Renzi. Non abbiamo più intenzione di farci prendere per il naso !
  La situazione è, a nostro avviso, ormai non più tollerabile. Richiamiamo con forza la dignità o quella che dovrebbe essere la dignità del ruolo del parlamentare, che non può essere quella di essere al servizio del Presidente del Consiglio di turno, ma deve essere necessariamente quella che porta il parlamentare stesso a poter svolgere in modo adeguato, in modo degno, il proprio ruolo. Noi non rispondiamo a Renzi, noi non rispondiamo alle sue esigenze politiche: noi rispondiamo solo ed esclusivamente ai nostri elettori e ci auguriamo, pertanto, che, da qui alla settimana prossima, 28 febbraio, sempre più persone possano essere richiamate ad una mobilitazione che riteniamo a questo punto necessaria, per far capire veramente che, ormai, la situazione nella quale ci troviamo a dover operare non è degna di un Parlamento di uno Stato civile.
  Noi, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, così come ho già anticipato, non abbiamo più intenzione di sottostare a regole di questo tipo: non ci facciamo dettare i tempi da Renzi o da chicchessia. Non partecipiamo al voto finale questa volta, non parteciperemo più ad altri voti finali che dovessero giungere con questo modo di lavorare, o meglio di non lavorare. Auguro, pertanto, a chi, invece, avesse intenzione di avallare il sistema Renzi buon lavoro: votatevi voi questo provvedimento, noi usciamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Librandi. Ne ha facoltà. Non è presente in aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie Presidente, colleghi del Governo, anzi, signori del Governo, colleghi e colleghe, intanto vorrei iniziare con una nota di rammarico perché, a causa del combinato disposto della gara muscolare e un po’ dispotica di una maggioranza che ha imposto una strettoia dell'esame del milleproroghe per fare posto alle riforme costituzionali e di un ostruzionismo senza senso, su un provvedimento che è ben poca cosa e che forse non meritava tutto questo furore, non abbiamo potuto votare la risoluzione sul riconoscimento dello Stato di Palestina.
  Si tratta di un rammarico per noi enorme, soprattutto in questo momento di grave tensione internazionale nel mondo e nel nord Africa in modo particolare. Quella risoluzione avrebbe avuto un importante valore politico e simbolico. Che questo non si sia potuto fare è anche un grosso favore alla maggioranza, che ha potuto evitare di affrontare le sue indecisioni e le sue divisioni nel modo più semplice. Infatti Renzi, ieri sera, ha dichiarato in televisione che il voto è stato opportunamente rinviato. Noi chiediamo formalmente che sia subito calendarizzata di nuovo, in tempi brevissimi, questa risoluzione. Il popolo palestinese e la pace in Medio Oriente non possono più aspettare.
  Torniamo al provvedimento. Dirò delle cose che già avevo detto nel corso del dibattito sulle linee generali. L'altra sera il deputato Rosato ci ha detto che dovevamo tagliare i tempi della discussione sulle linee generali, perché altrimenti il decreto-legge sarebbe stato a rischio di conversione. No ! Il decreto-legge è stato a rischio di conversione, perché avevate voluto fermare l'esame del provvedimento per più di una settimana, per portare a casa una Pag. 24riforma costituzionale che non aveva scadenza e la responsabilità dei tempi è solo della maggioranza.
  Anche il decreto milleproroghe dopo la riforma costituzionale è il simbolo dell'arroganza della maggioranza e del Governo. Si sono «strozzati» i tempi della discussione, si è impedito all'Aula di votare le proposte emendative ed è stata messa per la trentunesima volta la fiducia. Renzi ha detto in un twitter che ci vuole ritmo. Soprattutto il ritmo dei decreti-legge e delle votazioni di fiducia è altissimo e quello non manca, un ritmo frenetico, che ha il segno del predominio dell'Esecutivo sulle istituzioni rappresentative, ovvero del Governo sul Parlamento, e si sta riducendo in questo modo il Parlamento ad un luogo di ratifica.
  Qualcuno dice che i voti di fiducia sono i risultati dell'ostruzionismo. In realtà vi è un ostruzionismo di Governo, che conduce a questa situazione. Lo ha ricordato in modo molto chiaro il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo messaggio alle Camere. Ha detto il Presidente della Repubblica: vi è la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo. È una denuncia, è un rilievo, che viene dal Presidente della Repubblica che noi sottoscriviamo.
  Questa deroga costante ci sarà ancora di più dopo l'approvazione della riforma elettorale e della seconda parte della Costituzione, introducendo a dosi sempre più massicce una sorta di democrazia dispotica, fondata sui richiami alla forza dei numeri e sul consenso del popolo, richiami che in altri tempi Norberto Bobbio avrebbe definito un vero e proprio obbrobrio. C’è in tutto ciò quello che Gramsci definiva come sovversivismo delle classi dirigenti, quello vostro, che (nel corso della storia e ora) non esita a usare tutti i mezzi per erodere procedure e garanzie e a conculcare le minoranze con un unico obiettivo: mantenersi al potere e imporre il potere dell'Esecutivo sulla rappresentanza e controllare, cancellare il conflitto e veleggiare verso un regime autoritario che è un mix di populismo e di tecnocrazia.
  Anche discutendo il milleproroghe, ci avete dato un saggio di tutto questo. Ripeto quello che ho detto l'altra sera: il collega Richetti l'altra sera ha detto che dobbiamo essere orgogliosi di questo provvedimento e la sottosegretaria Sesa Amici, che è qui in aula, ci ha detto, invece, che questo provvedimento esprime un rapporto malato tra cittadini e istituzioni. Io credo che lei abbia ragione. E vorrei chiedere al collega Richetti: orgogliosi di che ? Orgogliosi delle oltre ottanta proroghe che sono espressione del rapporto malato tra cittadini e istituzioni e del cattivo funzionamento del Parlamento ? Orgogliosi della proroga di misure del 2003, cioè di dodici anni fa, dodici anni che non sono stati sufficienti per normalizzare norme prorogate anno dopo anno ? Orgogliosi della «pezza» che avete messo sugli sfratti, che non risolve il dramma delle oltre 300 mila persone che nel 2015 si ritroveranno per strada ? Orgogliosi del fatto che, nonostante le tante promesse, non avete affrontato la ferita della legge di stabilità dell'aumento dell'IVA sul pellet ? Orgogliosi della «pezza» che avete messo sui contratti di solidarietà, prorogando (e meno male !) solo per un anno la retribuzione al 70 per cento, ma senza stabilizzare uno strumento, che è fondamentale per fronteggiare la crisi e la chiusura delle fabbriche ? Orgogliosi di un provvedimento che è uno zibaldone di norme eterogenee, frammentarie, particolaristiche, una specie di elenco telefonico di tutti i ritardi del legislatore e del Governo ?
  Certo, ci sono anche alcune cose positive in questo provvedimento ottenute anche grazie alla lotta e all'impegno delle opposizioni: la misura che ferma per un anno gli aumenti degli oneri contributivi per le partite IVA e dei lavoratori della gestione separata; la modifica della norma sulle farmacie che ne regalava le sedi vacanti – questa era l'intenzione dei relatori, del nostro Governo, della nostra maggioranza – secondo criteri nepotistici e finanziari (cioè di chi ha più soldi, alla Pag. 25faccia dei criteri meritocratici e dei concorsi); la sospensione delle penalizzazioni al comune di Venezia per lo sforamento del Patto di stabilità, che ha permesso di risolvere il problema drammatico delle retribuzioni di 3 mila lavoratori, almeno per quest'anno.
  Ma si tratta di poche isolate misure. Per questo il nostro giudizio sul complesso del provvedimento è negativo. Negativo il modo con cui è stata gestita la discussione e l'analisi del provvedimento, anche se va riconosciuto il merito al presidente Boccia di essere stato da argine a molti tentativi di inserire nel «milleproroghe» misure che niente avevano a che fare con le proroghe di misure già esistenti. Negativo – a parte alcune misure – è il complesso dell'impianto del decreto. Negativo è il modo con cui è stata gestita la parte finale della discussione di questo provvedimento, tanto che a un certo punto è sembrato che si riaprisse un piccolo mercato delle vacche nella concessione di qualche emendamento, per accelerare la conclusione della discussione di questo decreto.
  Voglio chiudere su un aspetto specifico. Una delle misure più attese di questo decreto era la proroga del blocco degli sfratti. Non c’è stata. Ci sono 300 mila persone che nel corso del 2015 rischiano di trovarsi per strada. Il 90 per cento degli sfratti è per morosità incolpevole. Ci sono mediamente oltre 120 sfratti esecutivi al giorno. Il prefetto di Roma Pecoraro – che per altre vicende SEL ha criticato duramente – è venuto qualche tempo fa in Commissione bilancio e ci ha detto che gli sfratti nel 2015 possono essere una vera e propria «bomba sociale» e a Roma – diceva il prefetto – ce ne sono almeno cinque, sei di queste «bombe sociali». Al Governo hanno scritto gli assessori alla casa delle grandi città, il presidente dell'ANCI, avvertendo il Governo di questa situazione d'emergenza sociale. Delrio ha risposto con il Fondo sociale per gli affitti, con le iniziative contro il disagio abitativo. Si tratta di iniziative che sono dei «pannicelli caldi» rispetto alla drammaticità di questo problema. E la misura trovata nel «milleproroghe», ovvero la possibilità dei giudici di intervenire, caso per caso, per dare una deroga di centoventi giorni agli sfratti esecutivi è una misura, anche questa, da «pannicello caldo» e anche un po’ ipocrita. Infatti, viene giustificata per dare tempo allo sfrattato di trovarsi un'altra casa. Ma se non riesce a pagare l'affitto della casa da cui è sfrattato, come pensate che possa trovarne un'altra e con quali soldi ? È una misura ipocrita e farisea. State alimentando una nuova emergenza sociale e lasciate la miccia accesa della dinamite agli enti locali e in particolare alle amministrazioni delle grandi città. E questa è una grande irresponsabilità.
  Per questo noi voteremo contro questo provvedimento che non affronta le questioni più urgenti e le emergenze sociali del Paese, dal dramma della casa a quello del precariato. Voteremo contro questo provvedimento che evidenzia l'incapacità del Governo dell'ultimo anno di affrontare la stabilizzazione di quelle misure che ormai vengono prorogate anno dopo anno. Voteremo contro questo provvedimento che rappresenta un'altra ferita alla dignità e al ruolo del Parlamento, che testimonia l'arroganza e la prepotenza del Governo e della maggioranza. Chiudiamo al più presto questa brutta pagina ! (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, io credo sia ovvio che le opposizioni votino contro il decreto e che comunque contestino il decreto che oggi voteremo. Però io penso che molte di queste opposizioni dovrebbero per un attimo ricordarsi del passato e pensare a quanti decreti «milleproroghe» sono stati approvati.
  E in un momento così difficile della vita politica ed economica, anche rispetto a ciò che sta accadendo a livello internazionale, credo che ci dovrebbe essere un minimo di responsabilità per costruire insieme un percorso che ci potrebbe consentire di poter recuperare anche l'immagine Pag. 26che abbiamo dato negli ultimi tempi ai cittadini italiani. Non dobbiamo fare la corsa per la campagna elettorale, ma per costruire qualcosa di diverso, per dare un'immagine diversa, per dire ai cittadini italiani: siamo in grado tutti insieme di fronteggiare ciò che sta accadendo e siamo in grado anche di poter fornire risposte ai problemi che attanagliano la nostra comunità. Certo, non vi è dubbio che stiamo ricorrendo sistematicamente alla decretazione d'urgenza e, quindi, è necessario anche che il Governo comprenda che debba ricorrere meno alla decretazione d'urgenza perché viene ad essere svilito il ruolo del Parlamento e dei singoli parlamentari, però è anche vero che, in questo momento particolare, c’è la necessità di ricostruire una sintonia all'interno del Parlamento per dare risposte come dicevo prima. Il Governo si è avviato verso una strada che riguarda le riforme che noi come socialisti abbiamo sempre rivendicato, perché, al di là della piccola ripresa economica che oggi si intravede a livello di Paese, se non vi sono le riforme, quelle strutturali, questa ripresa economica è destinata a morire. Quindi, le riforme strutturali, che riguardano sia le riforme istituzionali, sia le riforme costituzionali, sia le riforme della pubblica amministrazione, hanno la necessità di essere condivise ed è per questo che noi e che io, in modo particolare, consentitemi, invito il Governo a fare in modo che queste riforme importanti, che non sono di una sola parte, debbano essere condivise un po’ da tutti, accantonando, sia da una parte che dall'altra, possibili pregiudizi e possibili contrapposizioni che non portano a nulla, anzi che portano a costruire una condizione difficile all'interno del Paese. Noi questo decreto lo voteremo perché, in esso, vi sono elementi importanti, come dicevo ieri: l'organizzazione della pubblica amministrazione che riguarda soprattutto la possibilità dei siti sensibili in un momento politico internazionale estremamente delicato e difficile. Lo voteremo perché vi sono elementi come le questioni del dissesto idrogeologico: quante volte siamo venuti qui in Aula a commemorare i morti, i disastri annunciati e quindi come non poter dire «proroghiamo dei termini» perché si possano definire gli interventi sul dissesto idrogeologico di questo Paese e costruire con il consenso di tutti una possibilità, perché si prevenga o si prevengano i disastri che sono stati negli ultimi tempi nella nostra discussione.
  E come non si può condividere la possibilità di dare delle proroghe per ciò che riguarda gli alloggi per il turismo ? Credo che siano importanti in un Paese che ha meraviglie e in cui dobbiamo rilanciare la questione del turismo, perché esso può essere un momento di crescita importante del nostro Paese. E come non si possono ricordare i danni che abbiamo avuto nelle scuole e, quindi, rimettere in sicurezza le scuole per dare certezze alle madri e per fare in modo che i bambini siano sicuri ? Ecco, credo che siano importanti questi elementi, come sono importanti gli elementi che riguardano i precari freelance, come sono importanti, per esempio, pur con un pizzico di rammarico, le questioni sulla proroga degli sfratti, soprattutto qui a Roma, dove ve ne sono 17 mila, come è importante aver bloccato la questione delle partite IVA.
  Certo, non si poteva avere tutto; certo sembra che vi siano delle difficoltà, però vi sono anche degli elementi che io credo debbano essere – come posso definirli – guardati con più attenzione – l'ho detto ieri e lo voglio ripetere oggi – e sono gli elementi del Mezzogiorno d'Italia, di una situazione drammatica di cui il Governo oggi ancora non si fa carico. E basta guardare i dati Svimez per capire la difficoltà e la differenza: in un momento in cui vi è la ripresa, il Mezzogiorno d'Italia ha difficoltà enormi. Il sottosegretario – non la sottosegretaria che sta in Aula con grande pazienza e che voglio ringraziare, sia per la pazienza di questa mattina, ma anche per quella avuta durante la fase della discussione presso le due Commissioni riunite – su questo qualche piccola considerazione dovrà pure farla.
  Ma vedete, come è possibile avere, per esempio, un presidente che si dimette da relatore durante la discussione della riforma Pag. 27costituzionale – è una questione di responsabilità – e poi non dimostrare questa responsabilità nella discussione del «milleproroghe» e non dimostrarla soprattutto nel momento in cui si è ancora presidente e si è minoranza ? Credo che durante quella discussione nelle Commissioni non si possa dire, a proposito di un emendamento che viene presentato dal relatore – e mi riferisco ai problemi del settore oncologico in Calabria, importante, al di là del fatto se fosse possibile o meno o se si trattasse di una proroga o meno –, ma non si possa dire: «io non l'ho visto» o «io l'ho visto», pur essendo stato presentato dal relatore. Doveva essere definito...

  PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

  LELLO DI GIOIA. Doveva essere – e termino – approvato perché riguardava dei lavoratori.
  E voglio concludere, in questo ragionamento che riguarda il Sud, dicendo che il sottosegretario, anzi la sottosegretaria De Micheli non può bocciare un emendamento che lei ha sostenuto nella legge di stabilità, che riguardava le aziende e i giovani del Mezzogiorno d'Italia, pur avendo trovato la copertura ! Io credo che questa sia una cosa vergognosa, di cui ci dobbiamo vergognare tutti, perché il Mezzogiorno d'Italia non è il Mezzogiorno del Mezzogiorno, ma è il Mezzogiorno di tutti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Librandi, che recupera l'intervento. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Gentile Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, Scelta Civica per l'Italia si appresta ad esprimere con convinzione un voto favorevole sul cosiddetto «decreto milleproroghe», un decreto che noi vogliamo leggere in un'accezione positiva, considerandolo come la conferma della prosecuzione di alcune azioni opportune ed adeguate intraprese nel passato dal Governo. Un decreto che, perciò, più che «mille proroghe» ci piacerebbe ridenominare «mille conferme».
  Per estendere il concetto auspichiamo che una piccola rivoluzione di questa legislatura sia, nei prossimi anni, il superamento dello strumento del milleproroghe. Anche quando ne condividiamo il testo e i singoli contenuti, come in questo caso, non riusciamo a non nascondere il nostro imbarazzo di fronte al costume della proroga istituzionalizzata. Se tutto è prorogabile e prorogato, se le scadenze fissate da questa o quella legge possono sempre essere prorogate a fine anno, si indebolisce la certezza del diritto e la credibilità stessa delle norme. Non dobbiamo rassegnarci ad essere il Paese delle mille proroghe.
  Entro nel merito, citando quello che, secondo noi, è il punto di forza di questo provvedimento. Viene posto rimedio, come ripetutamente sollecitato da Scelta Civica, ad un errore commesso con l'approvazione della legge di stabilità: sto parlando del regime dei minimi. Durante i lavori per la legge di stabilità, Scelta Civica ha sottolineato, per prima, come l'intervento a favore delle piccole partite IVA stava risolvendosi in un clamoroso autogol per il Governo e la maggioranza. Venivano, sì, meritoriamente allocati ben 850 milioni di euro per le partite IVA, ma con una norma talmente sbilanciata a favore di alcune categorie da divenire addirittura peggiorativa per altre, in particolare freelance e liberi professionisti.
  Rendiamo atto al Premier di avere riconosciuto pubblicamente l'errore e di avere, dunque, favorito l'approvazione di un nostro emendamento, a prima firma Sottanelli, con il quale troviamo una soluzione provvisoria: il ripristino, per il 2015, del vecchio regime dei minimi al 5 per cento e fino a 30 mila euro di fatturato. Rivendichiamo con soddisfazione questa proroga di un anno del vecchio regime, una soddisfazione che riguarda anche l'approvazione dell'altro emendamento, condiviso pressoché da tutti i gruppi parlamentari, che blocca al 27 per cento l'aumento previsto dell'aliquota contributiva per i lavoratori autonomi della Pag. 28gestione separata, spesso giovani e a basso reddito, grazie alla copertura di 120 milioni individuata dal Governo. Due misure di grande buon senso, che contribuiscono a dare respiro ad una fascia di lavoratori troppo spesso trascurata, esclusa, ad esempio, dal beneficio degli 80 euro.
  Naturalmente Scelta Civica non si accontenta del risultato temporaneo e lavorerà per una soluzione stabile, che, per noi, dovrebbe essere una sola: non compromessi al ribasso, ma la conferma, senza scadenza, del regime del 5 per cento e l'innalzamento della soglia di fatturato oltre i 30 mila euro per tutti, perché l'Italia riprenderà a crescere e daremo ai tanti, troppi giovani disoccupati una vera chance di fare impresa, di aprire una propria attività autonoma, di creare lavoro.
  Pareggiato l'autogol, possiamo ora puntare a vincere la partita. Facciamo del regime dei minimi un biglietto da visita dell'Italia, quale nuova start-up nazionale, ovviamente affiancando al regime fiscale di favore nuove ed efficaci misure per il credito delle nuove imprese ed interventi per aumentare la concorrenza in tanti ambiti professionali inibiti, ad oggi, ai giovani. È una rivoluzione che non può più attendere, che noi di Scelta Civica vorremmo vedere partire già con il prossimo disegno di legge sulla concorrenza che il Governo sta per varare.
  Ci sono, poi, altri punti di questo decreto che condividiamo, a partire dalla previsione di riapertura dei termini di rateazione delle cartelle Equitalia, sino al blocco, per il 2015, degli stipendi dei manager pubblici. Sul primo tema siamo convinti che, in un momento di forte difficoltà economica, consentire alle famiglie e alle aziende di richiedere la concessione di un nuovo piano di rateazione delle cartelle Equitalia, evitando così possibili azioni esecutive a loro carico, possa costituire un aiuto tangibile a chi da troppi anni cerca, con fatica e sacrifici, di far quadrare i conti. Tanti sono i cosiddetti «evasori per necessità».
  Mentre si palesano i primi, modesti segnali di ripresa, i cittadini meritano di essere sostenuti ed aiutati da uno Stato che spesso viene percepito come insensibile e disinteressato, se non addirittura ostile.
  Sul tema degli emolumenti dei manager pubblici, noi riteniamo opportuno che si lavori tutti insieme per uscire da questo momento difficile. Tanti italiani lo stanno facendo da anni e con grande fatica ed è giusto che anche i manager pubblici facciano la loro parte. Positivi anche il prolungamento di un anno dei contratti di collaborazione precaria nelle province, in attesa di arrivare al pieno superamento di questi enti, e l'allungamento del termine entro il quale il Ministero dell'istruzione potrà erogare i fondi necessari per interventi di edilizia scolastica. Le amministrazioni locali avranno, infatti, la possibilità di richiedere questi finanziamenti fino al 31 dicembre 2015. Consideriamo la conservazione e manutenzione degli edifici scolastici un tema prioritario, non solo per favorire la scolarizzazione, ma perché le tragedie legate alla mancata o carente manutenzione delle scuole, cui abbiamo assistito con sgomento nel passato, non devono mai più ripetersi.
  Accogliamo con favore la proroga per il 2015 dell'incremento del 10 per cento dell'ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà, l'incremento del limite di spesa per la proroga della cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività e, soprattutto, la proroga di due anni, fino a tutto il 2017, degli incentivi fiscali finalizzati al rientro dei cervelli in Italia.
  Confidiamo, infine, che la breve proroga approvata in relazione all'appalto e alla partenza di opere pubbliche strategiche permetta di dare il via a gare e cantieri, impegnando i rilevanti fondi già stanziati con lo «sblocca Italia». Il passante ferroviario di Torino, l'asse autostradale Venezia-Trieste, il terzo valico dei Giovi e il nuovo tunnel del Brennero sono opere urgenti ed indifferibili, assi portanti del completamento e del rinnovo della rete infrastrutturale italiana.
  Per concludere, dunque, si tratta di una serie di provvedimenti ragionevoli, di buon Pag. 29senso, utili per il Paese, per i suoi cittadini e le sue imprese. Avendo concretamente lavorato per questi risultati, al Governo e poi in Commissione, Scelta Civica vota con convinzione questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  NAZZARENO PILOZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori ? Prego, ne ha facoltà.

  NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, intervengo solo per dire a lei, Presidente, e all'Aula che l'altro giorno si è scatenata una bagarre perché un collega del Partito Democratico stava parlando con la Presidenza. Io credo che non si possano usare sempre, da parte di un gruppo parlamentare, due pesi e due misure. Noi abbiamo assistito ad un lungo colloquio tra una componente di un gruppo parlamentare e l'attuale Presidenza della Camera. Credo che dobbiamo avere la stessa sensibilità quando la stessa cosa può capitare, per avere delle delucidazioni, al gruppo del Partito Democratico.
  Quindi, Presidente, la inviterei, nella sua doppia veste di Vicepresidente della Camera e di appartenente ad un gruppo parlamentare, di contribuire, insieme a tutti noi, a mantenere un più equilibrato rapporto tra i vari gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Mi scuso io, collega, mi scuso io.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sempre sull'ordine dei lavori ? Prego, ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, dispiace che il collega ex SEL, oggi PD, debba fare questa parte, perché (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  DAVIDE CRIPPA. ... se non riesce a distinguere che quello che noi abbiamo sottolineato le altre volte fosse una interlocuzione in un momento delicato, ovvero quando la Presidenza debba prendere una decisione se porre in votazione o accettare delle richieste procedurali (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciatelo parlare.

  DAVIDE CRIPPA. ... e questa è una storia completamente diversa, credo che, in questi momenti, non assisteremo a nessun tipo di voto procedurale. Quello che noi contestavamo e contesteremo le prossime volte che vedremo ciò, è il fatto che vi sia un'interlocuzione tra alcuni gruppi parlamentari e la Presidenza nei momenti caldi della scelta e delle decisioni di mettere in votazione o di rispettare il Regolamento secondo determinati tipi di caratteristiche e pressioni da parte di alcuni gruppi. Quindi, riteniamo che quanto poco fa manifestato dal collega sia veramente inopportuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Comunque, per quello che può valere, non stavo assolutamente discutendo di questioni procedurali, ma comprendo il fatto che la Presidenza sia tenuta ad ascoltare e il mio colloquio con la collega poteva assolutamente dare l'impressione che non stessi ascoltando.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Grazie Presidente, il gruppo Area Popolare (NCD-UDC) voterà a favore di questo provvedimento. Noi riconosciamo che, indubbiamente, il provvedimento, sia per la sua natura intrinseca, sia perché si è incrociato con la riforma costituzionale e con l'elezione del Presidente della Repubblica, ha indubbiamente avuto un iter difficile. Tuttavia, in Pag. 30questo senso, vorrei spendere delle parole a favore sia del metodo, sia nel merito di questo provvedimento.
  Nel metodo, vorrei ricordare a tutti noi che l'esame del provvedimento è iniziato l'8 gennaio, che in Commissione sono stati presi in considerazione tutti gli emendamenti, e non sono stati pochi, e che tutti gli emendamenti sono stati votati, anche se, naturalmente, alcune volte in notturna, cosa che noi speriamo non avvenga sempre.
  Per quanto riguarda il merito di questo provvedimento, il provvedimento va a incidere su questioni importanti che interessano il nostro Paese, e devo dire che, anche da questo punto di vista, il Parlamento è riuscito a incidere su quello che era il provvedimento iniziale arrivato in Commissione. Voglio fare un esempio fra tutti: quello delle partite IVA. Dobbiamo ricordare che l'emendamento è stato proposto in maniera trasversale da tutti i gruppi parlamentari, ed è stato sostenuto in Commissione. Se una critica posso fare al Governo, ed anche al Parlamento, è che noi, indubbiamente, dovremmo impegnarci maggiormente per quanto riguarda una effettiva operazione di semplificazione normativa e amministrativa, che possa dare ai cittadini e alle nostre imprese un impulso alla modernizzazione ed alla competitività del nostro Paese.
  Ma il senso di questo provvedimento è quello di consentire, appunto, la proroga dei termini in scadenza per far sì che sia le imprese che i cittadini possano apportare le necessarie modifiche a situazioni legislative e amministrative molto spesso farraginose, che devono essere migliorate nel quadro di un rapporto più efficiente e più funzionale tra amministrazione e cittadini. E anche qua, se posso fare una critica, è quella, forse, di non aver prorogato qualcosa in più in questo provvedimento. Faccio un esempio, che è quello dello slittamento dei pagamenti dei canoni di concessione delle aziende balneari, in attesa di una riforma complessiva del settore, proposto con un emendamento che il Nuovo Centrodestra aveva presentato e che non è stato accolto. Noi siamo convinti che in questo provvedimento si vada ad incidere – e ho condiviso l'estensione dei benefici fiscali ai fini del rientro in Italia dei cosiddetti «cervelli in fuga» – perché l'Italia sia terra di innovazione ed anche di ricerca. Ma non dobbiamo dimenticare che il nostro è, sicuramente, un Paese che vede nell'industria del turismo una parte principale della propria ricchezza. E quindi, in qualche modo, pensare che delle imprese che vanno ad incidere su questo settore possano essere abbandonate ingiustamente dal Governo, mi fa sorgere qualche problematica.
  Parlavo dell'estensione dei benefici fiscali al fine del rientro in Italia dei cosiddetti «cervelli in fuga». Io credo che questo sia un emendamento molto qualificante, perché credo che se noi dobbiamo investire sui giovani, sull'innovazione e sulle imprese, non possiamo fare a meno dei nostri giovani, spesso quelli più preparati, che, per mancanza di incentivi e benefici, sono spinti a portare innovazione e ricerca in altri Paesi, facendo sì che questi Paesi crescano da questo punto di vista.
  Quindi, io spero che su questo si continui a lavorare.
  Parlavo, precedentemente, anche del fatto che questo Parlamento è riuscito ad incidere su una questione rispetto alla quale tutti i gruppi parlamentari erano sensibili, che è quella del problema delle partite IVA. Io, però, vorrei spendere delle parole anche a favore di quello che il Governo e la maggioranza hanno fatto su questo argomento, perché non c’è dubbio che nella legge di stabilità le partite IVA hanno avuto maggiori risorse. Noi parliamo di 700-800 milioni di euro di risorse in più e abbiamo aumentato la pletora di persone che possono accedere a questo beneficio: siamo passati da 300 a 900 mila. Certo, se è stato percepito all'esterno di quest'Aula in modo negativo, lo sbaglio da parte del Governo c’è stato e credo che l'errore sia stato ammesso nel cercare poi di farvi fronte anche inserendo e mettendo altri soldi (circa 120 milioni di euro) e, quindi, facendo sì che quella parte delle partite IVA che non aveva usufruito, anzi Pag. 31usciva svantaggiata da questo provvedimento, potesse alla fine essere risarcita. Io vorrei ricordare, però, che la pletora soprattutto delle imprese, commercianti e artigiani che usufruiranno di questo vantaggio sicuramente è aumentata e di questo ce ne renderemo conto a breve.
  Altra questione su cui si è spesso dibattuto in quest'Aula è quella degli sfratti. Su questo argomento soprattutto il nostro gruppo e anche il Ministro Lupi si sono impegnati su una proroga ingiusta. Guardate che il nostro Paese è da trent'anni che proroga i termini degli sfratti e non c’è dubbio che noi non parliamo soltanto a grandi proprietari, ma anche a piccoli proprietari, che molte volte hanno queste case per eredità o perché hanno investito i propri risparmi. Io credo che sia una cosa giusta, quella di essere riusciti a raggiungere un compromesso, nel senso di una proroga di quattro mesi, tra le posizioni dei proprietari degli immobili e l'obiettiva necessità di assicurare una casa a quanti ne hanno effettivamente bisogno.
  La mancata attuazione di quella che sarebbe stata l'ennesima proroga degli sfratti si spiega – e l'ha fatto anche il Ministro Lupi al Senato e in altre occasioni – con il fatto che sono già operativi, sul fronte degli affitti, due fondi previsti nel «decreto casa»: 200 milioni di euro destinati al Fondo per le locazioni e 266 milioni di euro per quello relativo alla morosità incolpevole, fino ad arrivare ad un totale di 849 milioni di euro, se si considerano le risorse destinate all'edilizia popolare. E vorrei su questo ribadire che soltanto nel 2013 lo Stato ha stanziato 100 milioni di euro per il Fondo affitti, ma soltanto cinque – e dico soltanto cinque – regioni hanno a loro volta provveduto a distribuirli ai comuni con una rilevante emergenza abitativa. Quindi, se delle considerazioni dobbiamo fare in negativo, alcune volte, su quello che fa il Governo, alcune volte forse guardare anche a quello che fanno le regioni ci sembra giusto.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti) e vorrei di nuovo esprimere parere favorevole per quanto riguarda il provvedimento da parte del Nuovo Centrodestra-Area Popolare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, Forza Italia voterà contro questo provvedimento. Il decreto milleproroghe che ci apprestiamo a votare rappresenta, infatti, il combinato disposto di tutti gli errori su cui persevera questo Governo, nel merito e, in particolare, nel metodo.
  L'esame di questo provvedimento ha messo in luce, ancora una volta, il modo di legiferare schizofrenico, scomposto, confuso, disomogeneo e disorganico dell'Esecutivo, che ha prodotto e ha approvato un decreto-legge omnibus, che si è ulteriormente arricchito, nel corso dell'esame parlamentare, con diverse norme assolutamente prive dei necessari presupposti di necessità e urgenza. È pertanto incostituzionale ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 77 della Costituzione.
  Il Governo persiste nell'utilizzare la decretazione d'urgenza come canale preferenziale di attuazione del proprio indirizzo politico, in totale spregio delle prerogative del Parlamento. Il decreto-legge milleproroghe, poi, è di per sé un pessimo esempio di tecnica legislativa, diventato purtroppo da diversi anni una consuetudine. Si tratta, infatti, di norme che certificano il fallimento dell'azione di Governo e dell'amministrazione, che vanno a correggere disposizioni già in vigore, minando la certezza del diritto e reiterando normative che, di anno in anno, non hanno trovato attuazione: un vero e proprio decreto-legge, non di proroghe, ma di inadempienze.
  Chiediamoci, allora, cosa i cittadini possano comprendere dall'emanazione di atti normativi di questo tipo, che sono raggruppati sotto la formula «proroga di Pag. 32termini», ma che contengono norme eterogenee, che contribuiscono a creare un quadro normativo assolutamente confusionario, rendendo incomprensibili le disposizioni, non solo per qualsiasi operatore, ma anche per tutti quei cittadini che devono poter capire cosa viene approvato in Parlamento, per non parlare di coloro che desiderano investire in questo Paese. Provvedimenti di questo tipo sono solo un invito ad allontanarsi, altro che investire !
  Alla confusione di un testo omnibus e all'abuso dello strumento del decreto-legge si aggiunge poi un altro dramma, anche questo assolutamente in linea con il modus operandi del Governo Renzi: il ricorso continuo allo strumento della questione di fiducia. Ormai sono 34 le fiduce che sono state chieste da questo Governo. In questo specifico caso, poi, la posizione della questione di fiducia ha fatto seguito ad uno strozzamento del dibattito parlamentare inaccettabile, chiedendo la chiusura della discussione sulle linee generali dopo i soli interventi dei relatori per la maggioranza, del relatore di opposizione, del rappresentante del Governo e di un parlamentare del Partito Democratico, lasciando agli altri gruppi il solo misero spazio riservato dal Regolamento ad un intervento per gruppo. La maggioranza ha mostrato la totale mancanza di rispetto nei confronti delle opposizioni.
  E questo proprio nel giorno in cui le stesse opposizioni, ricevute dal Capo dello Stato, stanno denunciando con forza la violenza del modus operandi del Governo nell'affrontare i temi dell'agenda della propria attività, a partire dall'esame della riforma costituzionale. Si tratta di un'agenda fitta di provvedimenti all'attenzione delle Camere, su cui il Governo impone, attraverso la propria maggioranza, una calendarizzazione folle, che segue la sola logica del proprio compiacimento. Tutti approvano o votano contro senza sapere neanche che cosa si approva, quasi tutti senza leggere niente, a seconda della scalata degli annunci roboanti che il Governo intende fare al TG della sera o in qualche conferenza stampa, per riempire di contenuti abbaglianti la propria attività di Governo vuota e totalmente priva di visione e di interventi strutturali.
  Infatti è l'emergenza costante a guidare questo Esecutivo, che ormai ha troppe anime da accontentare e da mettere a tacere di volta in volta, per guadagnare consenso, per comprare consenso, per mettere in sicurezza più voti possibili, utili per approvare, anche da soli, tutti i provvedimenti a suon di maggioranza. Tale maggioranza, però, ha due vizi evidenti: il primo è quello di essere alterata da un clima dichiarato illegittimo dalla sentenza della Corte costituzionale, il secondo è quello di essere risultato di un trasformismo politico che ha visto, in quasi due anni, ben 184 deputati e senatori cambiare gruppo.
  Ed è proprio questa maggioranza che, la scorsa settimana, ha deciso di bloccare l'Aula sulle riforme e di impedire alle Commissioni affari costituzionali e bilancio di lavorare sul decreto-legge in scadenza, il milleproroghe, appunto.
  È proprio questa maggioranza che ha chiesto e ottenuto la seduta fiume e che ha votato, di notte, la riforma costituzionale, articolo per articolo, emendamento per emendamento, in totale solitudine, con un'Aula senza le opposizioni, in una cornice desolante e umiliante per l'esame di una riforma di tale portata.
  Ed è sempre la stessa maggioranza che ci ha costretti a segnalare le grosse questioni relative al «milleproroghe» in una sola notte, fino alle 5 del mattino, perché, ormai, era troppo tardi per dedicare qualche giorno a un lavoro approfondito, perché il decreto-legge scade il prossimo 1o marzo e deve ancora effettuare il passaggio, in seconda lettura, al Senato. Visto che era troppo tardi anche per discutere in Aula, martedì il Governo ha affossato ulteriormente la mano, troncando il dibattito di quelle opposizioni mortificate nel corso della settimana precedente, che, proprio quel giorno, si erano recate al Quirinale lanciando un appello quasi disperato.
  Il provvedimento che ci apprestiamo a votare è, quindi, assolutamente viziato nel Pag. 33metodo. Sul merito abbiamo già avuto modo di elencare, nel corso della discussione, le censure e gli aspetti, invece, condivisibili. Tra questi vorrei citare anch'io la proroga del vecchio regime dei minimi IVA al 5 per cento e il blocco dell'aumento dell'aliquota INPS per gli autonomi, una vittoria del Parlamento, che pone rimedio a un grosso errore e, comunque, a un'errata valutazione del Governo effettuata nel corso della legge di stabilità.
  Le modifiche ottenute in Commissione, su questo tema, sono state frutto della massima collaborazione tra maggioranza e opposizione, che si sono mostrati finalmente uniti nella difesa dei lavoratori autonomi e dei professionisti. Nonostante i lavori a singhiozzo dovuti al blocco generale del Parlamento, impegnato, per volere del Governo, sulla riforma costituzionale, il rush finale in notturna e la continua presentazione di emendamenti da parte dei relatori, che, di volta in volta, hanno aggiunto misure ulteriori al testo, il lavoro presso le Commissioni è stato costruttivo su alcuni punti e l'accordo raggiunto sul regime dei minimi e sul blocco delle aliquote INPS ne è un esempio.
  A un atteggiamento del Governo propositivo su questo tema e, più in generale, sul tema della tassazione, che ha visto anche la conferma della rateizzazione delle cartelle esattoriali, recependo le richieste di Forza Italia, si sono affiancati atteggiamenti più chiusi e sordi alle richieste delle opposizioni e della società civile e mi riferisco, in particolare, al rifiuto da parte del Governo di dare parere favorevole a diversi emendamenti, presentati anche da Forza Italia, volti a uno slittamento dei pagamenti dei canoni da parte delle imprese balneari, in attesa della riforma delle concessioni e dei canoni che prevede già una soluzione strutturale. Il mancato intervento di un Governo che continua a contraddire se stesso, visto che ha già riconosciuto l'eccesso di canone, consentendo agli operatori, con la legge di stabilità 2013, di pagare il 30 per cento dei tanti contenziosi in atto, metterà a dura prova un fondamentale settore economico nazionale, qual è quello balneare, coinvolgendo centinaia di aziende.
  Il «milleproroghe» si è mostrato, inoltre, nel merito, un provvedimento che va nella direzione opposta rispetto alla responsabilità e alla virtuosità; un provvedimento che, anziché aiutare a sostenere quelle amministrazioni locali che gestiscono bene e in economia i propri bilanci, sana gli sprechi delle pubbliche amministrazioni, quasi a giustificare la mala gestione della cosa pubblica. Questo, perché esclude le sanzioni per le regioni che non hanno rispettato il Patto di stabilità interno anche nel 2014; in questo modo vengono, infatti, premiate regioni che svolgono la propria attività contro gli interessi dei cittadini e che non rispettano le leggi dello Stato, ma, cosa più grave, è che la misura è cucita per la regione Lazio, visto che si prevede lo stop alle sanzioni per chi abbia destinato al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione una quota dell'obiettivo del Patto di stabilità superiore al 50 per cento dello stesso e il Lazio sarebbe, appunto, l'unica regione in Italia a rispondere a questo requisito.
  Davanti a tutto questo, noi diciamo «no»: diciamo «no» davanti a un Governo che procede in maniera sbagliata, nel merito e nel metodo, su tutti i fronti; un Governo che non riduce la pressione fiscale, ma l'aumenta; che realizza una redistribuzione di reddito tutta a danno dei ceti medi, i più colpiti dalla crisi, artigiani, commercianti, liberi professionisti, piccole imprese, lavoratori dipendenti di aziende esposte alla concorrenza e al mercato; un Governo e una maggioranza che continuano a sottovalutare la questione meridionale e che, anzi, hanno letteralmente massacrato il Mezzogiorno con gli interventi dell'ultima legge di stabilità.
  Davanti a questo Governo e ai suoi provvedimenti, Forza Italia dice «no». Per questo e per tutte le ragioni esposte, il voto di Forza Italia non può che essere contrario al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 34

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, fiducia numero 32. Il Governo Prodi, un Governo che non stava in piedi nemmeno mettendolo insieme e cercando di pregare, ne ha fatte 38 in due anni, il Governo Renzi ne ha fatte 32 soltanto in un anno.
  Questo è il decreto «milleproroghe», l'ennesimo decreto-legge che è l'esempio pratico del fallimento della politica di un Paese e degli ultimi vent'anni: quello che non si riesce a sistemare durante un anno, viene semplicemente prorogato per l'anno successivo. Il «milleproroghe» è il decreto-legge per i lobbisti, è il decreto-legge che viene fatto durante la notte, come la legge finanziaria, perché, magari, alle 4 del mattino, si può inserire, all'ultimo momento, qualche emendamento o subemendamento contenente l'ultima porcata che il Governo vuole inserire.
  Il «milleproroghe» è il fallimento dell'Italia degli ultimi vent'anni. Ma lo possiamo vedere anche in una maniera diversa, perché c’è un fallimento dovuto a un «milleproroghe» anche esterno. Vi è una sorta di proroga, in questo Paese, che lo porta verso il baratro ogni santissimo giorno. Forse le proroghe esterne sono ben più di mille, forse sono milioni di proroghe, vissute verso, appunto, il fallimento di questo Paese. Ne voglio anche raccontare qualcuna di queste proroghe esterne.
  Prendiamo, ad esempio, le ultime sparate del Ministro Gentiloni e del Ministro Pinotti, che ci avrebbero portato in guerra: l'ennesima proroga del portarci in guerra, anche se la nostra Costituzione afferma il contrario. Una guerra contro la Libia, questa volta, per la quale Renzi ha fatto marcia indietro non soltanto perché si è accorto che non poteva fare una scelta del genere, portando 5 mila nostri ragazzi al fronte, magari in un nuovo Vietnam, ma semplicemente perché avrà fatto la proroga dei suoi sondaggi e avrà visto che non era possibile avere la volontà degli italiani a suo favore.
  C’è la proroga dell'essere insignificante del Ministro degli esteri dell'Unione europea, la Mogherini, che è la proroga del fallimento in campo internazionale del nostro Paese; il fallimento della Mogherini, a cui sono state tolte le deleghe alla difesa nell'ultima settimana per darle a un francese, a quella Francia che ha attaccato nel 2011 per prima la Libia del dittatore Gheddafi, la Francia che ha stretto rapporti con l'Egitto, Egitto che ha comprato nuovi mezzi di combattimento dalla Francia stessa. Questo è un fallimento, una proroga del solito fallimento dell'Italia in campo estero.
  Ma non ci stupiamo di nulla, perché è anche la proroga del fallimento della questione dei marò, che sono ancora detenuti in India; la proroga attraverso il Governo Monti, il Governo Letta ed il Governo Renzi; una proroga dell'ennesimo fallimento di questo Governo. È il fallimento del semestre europeo, che è una proroga anche questa, perché noi non abbiamo mai avuto un peso internazionale, quindi Renzi non è stato capace, durante il semestre europeo, di mettere all'interno del focus dell'agenda dell'Europa sia la situazione libica, la situazione siriana o la situazione dell'Ucraina. È la proroga di un fallimento, ma non voglio fermarmi qui.
  C’è la proroga di Triton, dei 13 milioni di euro, della volontà di poter monitorare le nostre coste da parte dell'Unione europea, quando il problema è l'accoglienza, cosa che noi, invece, portiamo in Aula con una mozione completamente diversa, con una mozione che chiede all'Europa di costruire centri di accoglienza e di asilo sul territorio di partenza di questi barconi, di questi disperati che vengono nel nostro Paese. Ma c’è la proroga, anche in quel caso, dei morti, dei morti dei migranti, dei morti che muoiono per mare e di cui semplicemente vogliamo sentir parlare solo all'interno dei TG come una questione ormai lontana e distante.
  Noi osserviamo, oltre queste proroghe, anche proroghe diverse, come la proroga, che continua ormai da un anno, di Galan, presidente della Commissione cultura. Un altro fallimento di questo Paese: una persona Pag. 35che in questo momento è agli arresti domiciliari nella sua villa in Veneto ha la proroga di essere il presidente della Commissione cultura, una commissione fondamentale per i nostri giovani.
  Ma non ci fermiamo su quest'ultima proroga, ve ne sono altre. Vi è la proroga ad avere un Ministro dell'interno come il Ministro Alfano, un Ministro che è una vergogna, un fallimento; e Renzi è costretto ad averlo all'interno del suo Consiglio dei ministri semplicemente perché con l'NCD, che è un partitino, che è semplicemente una costola, un niente, fa stare in piedi un Governo che diversamente non starebbe in piedi, quindi è costretto ad avere questa vergogna per un Paese intero.
  Un Paese che ieri, appunto, ha visto la proroga delle violenze in una sua città, Roma. Un'altra proroga di un fallimento, la proroga degli hooligans del Feyenoord, una squadra di calcio, quando il calcio dovrebbe essere una festa e invece si dimostra il calcio delle tifoserie violente dell'arrivo in massa, della distruzione e della messa a fuoco di un'intera città, della distruzione di opere e monumenti fondamentali per la nostra cultura, come la fontana del Bernini, la Barcaccia, in piazza di Spagna.
  Questa è la solita proroga, una proroga per cui si definisce l'Expo un sito sensibile, mentre le nostre città sono messe a ferro e fuoco e dove i piccoli commercianti si vedono mettere in difficoltà da questi scalmanati che si rincorrono per la città.
  Se questa è la modalità di essere vicini al cittadino, forse Renzi dovrebbe venire in quest'Aula e, invece di giocare, magari con un cellulare rubato durante queste nottate, dovrebbe forse spiegare a tutti cosa intenda fare per la pubblica sicurezza.
  Ma non solo: vi è la proroga dei tagli agli stipendi, tagli a 40 mila agenti, che verranno tagliati nei prossimi mesi attraverso la legge di stabilità: l'ennesima proroga, l'ennesimo fallimento.
  Vi è la proroga degli F-35, Presidente, 14 miliardi di euro investiti per 90 aerei, quando noi avremmo potuto costruire, con questi 14 miliardi di euro, 850 sale operatorie, avremmo potuto costruire degli ospedali in Sicilia, che permettessero l'accoglienza di quella neonata che poi è morta passando da un ospedale all'altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vogliamo parlarne, di questa ennesima proroga, di questa ennesima vergogna ?
  Ci sono poi le proroghe ai vitalizi, e io vi ricordo tutti i vitalizi: ad esempio, Dell'Utri, che in questo momento è arrestato per associazione mafiosa, che percepisce quasi 5 mila euro. Vi sono le proroghe dei vitalizi in questo Paese, vi sono le proroghe dei vitalizi – ne porto una – per 220 ex consiglieri veneti, ad esempio, che percepiscono 13 milioni di euro di vitalizi all'anno, quando gli stipendi dei consiglieri attuali costano 11 milioni di euro ! Ma sono proroghe, proroghe per cui il Paese muore ! Ma non ce ne rendiamo conto, perché noi facciamo le riforme costituzionali in quest'Aula.
  Vi sono altre proroghe ancora, vi sono le proroghe dell'euro, dell’austerity: vi è l'incapacità di questo Paese di mettersi a fianco della battaglia che sta facendo la Grecia, con un Governo che è coraggioso e che sta affrontando di petto Davide contro Golia, che sta affrontando di petto una Germania che ci vuole far morire di austerity, ma non viene capito in quest'Aula. Accettiamo, ma è una proroga del passato, una proroga del Governo Berlusconi, del Governo Monti, del Governo Letta e del Governo Renzi, e sempre proroga è ! E non ci possiamo nascondere che l'unica forza di opposizione a questa austerity è il MoVimento 5 Stelle che sta raccogliendo le firme in tutte le piazze d'Italia per portare una legge di iniziativa popolare che possa finalmente farci fare una riflessione sull'euro, un referendum in cui gli italiani bene informati possono decidere se restare nell'euro oppure no ! Ma voi no, questa è semplicemente la vostra ennesima vergogna.
  E vi è una proroga per la corruzione, Presidente, una corruzione che costa 70 miliardi di euro, ma che il MoVimento 5 Stelle ha portato all'interno del Senato con Pag. 36un pacchetto anti-corruzione che voleva ricreare il reato di falso in bilancio, perché, attraverso questi fondi neri, poi si corrompe il politico di turno. Noi volevamo lo stop alla prescrizione, nel momento in cui c’è il rinvio a giudizio, tanto come Andreotti quanto Berlusconi, alzare le pene di molto per la corruzione e per la concussione: tutto bocciato, perché la proroga in questo Paese è la corruzione ! È l'ennesima vergogna, e la proroga è la corruzione !
  Presidente, noi abbiamo provato anche a metter mano a questo milleproroghe, e siamo riusciti ad inserire il ripristino del regime dei minimi. Abbiamo inserito all'interno il fondo di garanzia per le piccole aziende senza estenderlo alle grandi aziende, con quasi 500 persone. Noi abbiamo avanzato anche delle proposte concrete per poter venire in Aula e chiudere prima l'esame in ordine a questo decreto-legge: abbiamo proposto di restituire alla Terra dei fuochi quei soldi che le hanno tolto, quegli oltre 9 milioni di euro che rappresentano comunque l'inizio di un percorso di speranza per quella terra. Noi volevamo portare il pellet dal 22 al 10 per cento, ma ci è stato impedito, perché le risorse non si trovano, ma per i vitalizi, per poter pagare Dell'Utri ci sono, quei soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Noi siamo quelli della compensazione delle cartelle esattoriali tra i crediti delle piccole aziende: con queste cartelle esattoriali anche per il 2016 noi siamo quelli che volevamo che fosse mantenuto il 4 per cento per le trattenute bancarie, per le ristrutturazioni; così come eravamo quelli che volevamo abrogare le proroghe e i benefici fiscali ai partiti ! Noi abbiamo detto di no, ma ci avete bocciato tutto.
  E allora, Presidente, è chiaro che l'unica proroga che non esiste in quest'Aula è l'onestà. E quando noi, quella sera «battevamo» per poter avere «onestà» in quest'Aula... E mi rivolgo a tutti voi: c’è un percorso da fare ! Questo Paese ne ha assoluto bisogno, non si può più prorogare il bisogno di ricominciare a sperare, di sperare nell'onestà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Matteo Richetti. Ne ha facoltà.

  MATTEO RICHETTI. Signor Presidente, il PD esprimerà il suo voto favorevole su questo provvedimento.
  Presidente, ci sembra anche la conseguenza più naturale, poiché, quando un provvedimento lo si lavora, lo si migliora, a volte anche goffamente, si prova ad intestarlo e poi, di solito, lo si vota anche, se lo si rivendica. Infatti, assistiamo negli ultimi giorni ad una rincorsa estenuante su chi ha messo e cosa dentro a questo provvedimento e sull'individuazione di chi ne ha il merito per cui ci sono norme oggettivamente giuste, che riguardano le partite IVA ed il regime dei minimi. Ricordava lo stesso collega D'Incà poc'anzi: il fondo di garanzia proposto dal MoVimento 5 Stelle. Quelle cose ci sono. Io non pretendo che vi sia un tale appello alla coerenza, per cui, avendo portato a casa i provvedimenti, li si voti pure, ma almeno ci si consenta di approvarli ! Infatti io sono molto contento che in questo momento a presiedere ci sia lei, Presidente Di Maio. Il collega D'Incà ricordava quando il gruppo del MoVimento 5 Stelle rivendicava con forza l'onestà, ognuno battendo i banchi del proprio seggio. Qualche mio collega del Partito Democratico, secondo me sbagliando, in queste ore ha detto che il MoVimento 5 Stelle fa ostruzionismo su tutto. Non è vero, perché sul milleproroghe ha fatto ostruzionismo, sulle riforme, dal mio punto di vista, – ma credo anche dal suo, Presidente, perché ho avuto modo di apprezzare la conoscenza dei Regolamenti – ha commesso un reato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Infatti, quando si impedisce lo svolgimento di un'Assemblea, si urla «serva» alla Presidenza e si obbliga chi sta presiedendo ad interrompere la seduta, perché non la si può Pag. 37svolgere, chiamiamo le cose con il giusto nome. Chiamiamo le cose con il giusto nome, perché Federico Fellini ci richiamava l'idea che un linguaggio diverso è una diversa visione della vita. Ecco, credo che ci divida questo, non parole diverse che io non giudico: non sono meglio le mie o meglio quelle degli altri colleghi. Ma sicuramente c’è una visione diversa di cosa vuol dire il dibattito, il dialogo e la vita parlamentare.
  Da questo punto di vista, credo che chi presiede quest'Aula debba porre l'accento sulla differenza di atteggiamento che ci sta nell'utilizzare correttamente le regole, che il Regolamento prevede, e nell'avere, invece, atteggiamenti che impediscono a chiunque di svolgere il proprio lavoro qui dentro. Ho avuto modo negli interventi in sede di discussione sulle linee generali – forse in maniera troppo isolata rispetto agli interventi degli altri colleghi – di sottolineare molti aspetti positivi, figli del lavoro che il Parlamento ha fatto. Io lo ribadisco e sono convinto: ci era arrivato un decreto, cosiddetto milleproroghe, che conteneva molte tecnicalità e molte proroghe di procedimenti amministrativi ed il Parlamento lo ha portato in prossimità dei bisogni delle persone.
  Vorrei che questa rivendicazione fosse unanime, perché la cosa grave non è impedire l'approvazione di un decreto. Ripeto, quando si fa ostruzionismo, questo ci sta. La cosa grave è impedire che il clima nel Paese cambi, che l'Italia si risollevi, che con questi provvedimenti si vada incontro ad imprese, famiglie, lavoratori, sfrattati e cassintegrati. Io non ho capito – e lo dico con rispetto perché non credo di avere intuizioni più lungimiranti dei colleghi del MoVimento 5 Stelle o di altri gruppi e non credo neanche di avere una maggiore coerenza rispetto a loro – e mi faccio una domanda, perché non capisco, non capisco come ci si possa contemporaneamente unirsi in maniera lodevole davanti ai cancelli delle fabbriche dei lavoratori di un'azienda in crisi ed impedire che 55 milioni di euro vengano messi sulla cassa integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Non riesco a capire come le due cose stiano insieme. Non riesco a capire come ci si unisca ad un presidio di lavoratori e si dica di «no» alla possibilità che, chi ha un contratto di solidarietà e vede il proprio reddito ridotto, possa avere un aumento del 10 per cento.
  Non voglio provocare, ma non riesco a capire. E poiché apprezzo il lavoro che i colleghi del MoVimento 5 Stelle fanno, ad esempio sui temi del terremoto, non capisco come, pur contrapponendosi, facendo il «più uno» e proponendo provvedimenti che mancano, tuttavia alla fine addirittura si possa arrivare a non fare approvare un provvedimento. Lo dico perché sono assolutamente convinto che a cuore ci sia l'interesse del Paese. Se non volete più farlo con noi lo streaming, fatelo con le 200 mila partite IVA di questo Paese, fatelo con i terremotati, fatelo con i disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Mettetevi in streaming con loro e chiedetegli se sia giusto che questo provvedimento non venga approvato.
  Dopodiché fate anche uno streaming preventivo, ne fate uno con i lavoratori dell'ILVA, i cittadini di Taranto, perché noi avremmo intenzione, e su questo vi prego di non cogliere un atteggiamento di chi la mette giù con il braccio di ferro e poi si va avanti comunque...Un Parlamento che non ha opposizioni in Aula è un Parlamento ferito, è un Parlamento nel quale manca un pezzo sostanziale, fondamentale del proprio funzionamento democratico. Ma non potete nemmeno immaginare che questo Parlamento si fermi di fronte alla necessità di costruire provvedimenti nell'interesse del Paese. Io ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega D'Incà come quelli degli altri gruppi. Anche in questo caso trovo legittimo che si racconti un'Italia che va a rotoli, un Paese che, grazie al Presidente del Consiglio, sta andando nel baratro, virgolettando e riprendendo puntualmente quello che ha detto il collega D'Incà. Dovremmo provare a chiederci come questo si coniuga, non solo con le affermazioni del Segretario generale dell'OCSE, Pag. 38che vede nel compimento delle riforme un grande potenziale di crescita e di ripresa economica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché, se voi dite «mentre il Paese è là, noi ci facciamo le riforme», vuol dire che c’è un problema preventivo; non stiamo comprendendo che l'ammodernamento del Paese, del suo funzionamento, della sua pubblica amministrazione, della sua dinamica decisionale è un pezzo centrale della capacità di rimettere a segno «più» molti fattori della crescita. Non si comprende perché, se il Paese va a rotoli, i dati di questa mattina – questa mattina – di dicembre, dell'industria vedono un fatturato crescere dell'1,4 e gli ordini del 5,8 sull'anno precedente, il 5,8 per cento. Ora io non credo che siano merito della capacità ma... sono sicuro che la Presidenza mi stia ascoltando con attenzione dopodiché, siccome sarei interessato all'interlocuzione con tutti, ogni tanto mi giro ma cercherò di stare assolutamente proiettato verso il Presidente Di Maio.
  Il problema non è, anche in questo caso, intestarsi questi numeri ma è comprendere che i numeri non bastano e che questo Parlamento ha un ruolo fondamentale, non costruire la crescita pensando che con un «più» qualcosa di PIL, con un «più» qualcosa di occupati, con un «più» qualcosa di export siamo a posto. Siamo a posto quando il Paese torna ad essere più giusto, più equo, può fare distribuzione; il nostro ruolo di sentinella (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di rappresentanti del Paese è quello di non fermarci a convertire decreti o ad accompagnare un po’ l'azione del Governo. È poco, è qualificare una discussione ed essere portatori di un interesse nel quale fino a quando anche l'ultimo...

  PRESIDENTE. Colleghi il tono della voce, per favore.

  MATTEO RICHETTI. Fino all'ultimo dei cittadini, quello più in difficoltà, quello più lontano da questi numeri della ripresa, che sono pochi, sono insufficienti ma certamente hanno cambiato segno, certamente hanno cambiato una direttrice che lascia vedere un Paese che può uscire da questa situazione... Il combinato disposto degli incentivi sul lavoro, la stabilità, l'Expo alle porte, la ripresa degli investimenti hanno dentro di sé un elemento di opportunità che si può sprigionare ma questo Parlamento, quelle opportunità, come posso dire, le deve prendere e trasformarle mettendole prima di tutto al servizio delle persone che rischiano di rimanere più escluse e più lontane da questo sistema di opportunità.
  Allora io concludo, Presidente, perché il lavoro che abbiamo davanti è un lavoro fondamentale e voglio rivolgere un appello alle opposizioni alle quali ho già dato atto su questo provvedimento di aver avuto un atteggiamento assolutamente, non solo legittimo, ma che per alcuni aspetti ha certamente contribuito a migliorare il provvedimento. So che questo può avvenire anche da qui in avanti su altri provvedimenti prendendoci anche la responsabilità di quello che è mancato, di quello che è mancato come Partito Democratico.
  C’è una autrice francese che legge mia figlia, non fa grandi saggi.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MATTEO RICHETTI. Ma molto spesso mi riporta questa frase che questa autrice utilizza per le persone e dice: ciò che impedisce alle persone di vivere insieme non è la loro differenza ma è la loro stupidità.
  Questo lo rivolgo a me, a noi, di modo che non sia frainteso da nessuno, ciò che impedisce il confronto, il dialogo e la capacità di trovare soluzioni al rialzo non è la nostra diversità, che è evidente, ma è la stupidità, senza che questo debba ferire nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 39

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, la ringrazio, sarò più breve possibile. Io voterò questo provvedimento come il mio partito, quindi a favore, perché ritengo giusto che quando si sta in un partito si condividano tutte le cose, però credo che sia giusto...è veramente complicato parlare...

  PRESIDENTE. Sì, un attimo, le blocco il tempo. Colleghi, per favore, il tono della voce, sta parlando la deputata Argentin.

  ILEANA ARGENTIN. Dicevo, trovo auspicabile ma soprattutto devo dire, per forza di cose, per quello che io rappresento in quest'Aula e per quello in cui mi batto da sempre, che non è possibile che, ancora una volta, ci sia un provvedimento dove non è previsto un centesimo per le barriere architettoniche quando sia Mattarella sia Renzi, negli ultimi incontri, hanno parlato di questo argomento. Basta riempirsi la bocca delle barriere architettoniche quando si diventa Presidenti o quando si diventa Premier (Applausi di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ! Io credo che sia utile non fare nuove leggi ma finanziare quelle esistenti; sia la legge n. 13 che il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 non sono stati finanziati neanche in questo milleproroghe, lo trovo vergognoso e indegno. Questo non cambierà la mia idea di far parte di un partito in cui credo ma voglio sollecitare chi ci governa e i parlamentari del mio partito a rendersi conto che non siamo gente da utilizzare soltanto nei grandi discorsi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, voglio intervenire per chiarire che, quando ci si accusa di commettere reati, forse i colleghi del PD si riferiscono a quando, per esempio, prendono a pugni i colleghi di SEL oppure a quando condannano, con questo decreto e con il prossimo in realtà, a morte i cittadini che stanno attorno all'ILVA, opporre quelli della Terra dei fuochi, tagliando i fondi alle bonifiche, oppure quando tagliano i soldi alle piccole e medie imprese; quelli sono i reati, quando condannate a morte i cittadini italiani. Allora, quando il collega Richetti parla di come facciamo a votare contro decreti che mettono soldi per la piccola e media impresa, io dico al collega che noi i soldi ce li mettiamo dai nostri stipendi per le piccole e medie imprese e fra poco partirà il Fondo per il microcredito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) da cui le piccole e medie imprese potranno prendere i nostri soldi per avviare la loro attività. Allora, se come dice il collega Richetti, il clima cambia, in Italia è un problema perché, da quando governate voi, ogni volta che cambia il clima...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  MANLIO DI STEFANO. ... muore la gente per le alluvioni o crollano i tetti delle scuole sui nostri ragazzi. Quindi, è bene che il clima cambi, ma che cambi nel senso che ve ne andiate da questo Governo perché state distruggendo il nostro Paese sempre di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 40

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2803-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mantero, Businarolo, Chimienti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative»:

   Presenti  379   
   Votanti  376   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  280    
    Hanno votato no  96.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge (ore 11,38)

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
  Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la IV Commissione (Difesa) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento: Carlo Galli ed altri: «Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di limiti all'assunzione di incarichi presso imprese operanti nel settore della difesa da parte degli ufficiali delle Forze armate che lasciano il servizio con il grado di generale o grado equiparato» (A.C. 2428) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
  Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
  (Così rimane stabilito).

  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

  La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Boccia, Michele Bordo, Brunetta, Damiano, De Girolamo, Dellai, De Micheli, Epifani, Fraccaro, Manciulli, Pisicchio, Rampelli, Speranza, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centotrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che l'esame del disegno di legge n. 2894 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell'area di Taranto (approvato dal Senato – scadenza: 6 marzo 2015), già previsto in calendario da lunedì 23 febbraio, avrà luogo mercoledì 25 febbraio, a partire dalle ore 14, con prosecuzione notturna e nei giorni successivi, secondo l'articolazione Pag. 41già definita nel calendario. Conseguentemente non avrà luogo il previsto svolgimento del question time.

  Martedì 24 febbraio, a partire dalle ore 18, con eventuale prosecuzione notturna e, ove non concluso, nella mattina di mercoledì 25, avrà luogo il seguito dell'esame della proposta di legge n. 2738 e abbinate – Disciplina della responsabilità civile dei magistrati (approvata dal Senato).

  Venerdì 27 febbraio, a partire dalle ore 9,30, avranno luogo le Comunicazioni del Governo in materia di politica estera e il seguito dell'esame delle mozioni Palazzotto ed altri n. 1-00675, Rizzo ed altri n. 1-00625, Locatelli ed altri n. 1-00627, Gianluca Pini ed altri n. 1-00699 e Brunetta e Capezzone n. 1-00738 concernenti iniziative per il riconoscimento dello Stato di Palestina e l'eventuale seguito dell'esame delle Comunicazioni del Governo.

  Nel corso della settimana sarà iscritta la votazione delle dimissioni del deputato Cristian Iannuzzi.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,02).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in ordine agli emolumenti percepiti dal presidente e amministratore delegato della società Anas, Pietro Ciucci, e intendimenti in merito alla governance della medesima società – n. 2-00817)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Agostinelli n. 2-00817, concernente chiarimenti in ordine agli emolumenti percepiti dal presidente e amministratore delegato della società Anas, Pietro Ciucci, e intendimenti in merito alla governance della medesima società (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Donatella Agostinelli se intenda illustrare la sua interpellanza, per quindici minuti, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, illustro l'interpellanza urgente. Colleghi, signor rappresentante del Governo, l'interpellanza urgente odierna riguarda il comportamento del Governo, appunto, nei confronti del dottor Pietro Ciucci, al quale sono stati attribuiti molteplici incarichi in Anas: presidente, amministratore unico, direttore generale, dopo aver svolto l'incarico di amministratore delegato della società Stretto di Messina SpA, ora in liquidazione, e dopo aver speso decine di milioni di euro, lasciando un contenzioso ancora non quantificato. Ma, come spesso accade nel nostro Paese, più danni si fanno e più si viene premiati.
  A partire dall'agosto 2006 fino al 1o settembre 2013 il dottor Ciucci ha ricoperto il ruolo di presidente e direttore generale di Anas SpA. Nel 2001 viene altresì nominato amministratore unico con decreto del MEF, sommando, in tal modo, tre incarichi e tre remunerazioni.
  Ora, qui non si vuole discutere, come pure si potrebbe e dovrebbe, la capacità di un dirigente che, nel corso di decenni, ha ricevuto decine di incarichi dalla politica: all'IRI, nelle banche, nella società Autostrade, in Finmeccanica, in Alitalia. Si vuole, invece, sottolineare che si tratta di incarichi concessi dai Governi che si sono succeduti e che ne hanno, pertanto, la responsabilità politica di fronte al Paese, Governi di centrodestra e di centrosinistra, Governi tecnici e Governi politici, ignorando i numerosi scandali che hanno coinvolto questo personaggio. Nonostante tutto, infatti, il dottor Ciucci è riuscito a rimanere in sella, protetto e spalleggiato dai soliti noti, da quelli delle manine provvidenziali che riescono a fare di tutto, rimanendo sempre impuniti.
  Signor rappresentante del Governo – ma soprattutto mi rivolgo ai cittadini –, agli inizi del mese di novembre, insieme ad altri colleghi, abbiamo presentato un'interrogazione simile all'interpellanza urgente Pag. 42odierna, naturalmente senza risposta. Negli stessi giorni, 31 deputati del PD hanno presentato un'interpellanza urgente con i medesimi contenuti. Era già stata pubblicata e calendarizzata per il giovedì successivo. Abbiamo pensato, allora, che a quel punto il dottor Ciucci si sarebbe immediatamente dimesso, in quanto quando 31 deputati del partito di maggioranza producono un atto contenente valutazioni pesantissime sull'operato dell'amministratore è evidente che non ci sia più nulla da fare. E, invece, sapete come è andata a finire ? I 31 deputati del PD sono stati richiamati all'ordine e hanno ritirato l'interpellanza urgente. Chi si è mosso, signor rappresentante del Governo, per richiamare all'ordine 31 deputati ? Chi ha la forza politica per piegare 31 deputati di maggioranza ? Perché il dottor Ciucci è considerato intoccabile e, anziché la rottamazione, avete scelto la strada di umiliare 31 vostri deputati ?
  Ma non riuscirete a fermare il MoVimento 5 Stelle, così come auspichiamo che non riuscirete a piegare quei senatori che proprio in questi giorni stanno predisponendo un progetto di legge per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'ANAS e sulla sua scellerata gestione.
  ANAS Spa è la più grande stazione appaltante d'Italia, è una società a totale partecipazione pubblica, per i cui costi operativi lo Stato arriva a spendere ogni anno oltre 600 milioni di euro. Come detto in premessa, fino al 1o settembre 2013, il dottor Ciucci ha assunto in ANAS la triplice carica di presidente, direttore generale e di amministratore delegato. Il 9 agosto 2013 l'assemblea degli azionisti lo ha confermato per un ulteriore triennio alla guida di ANAS, sia come presidente sia come amministratore delegato. Immediatamente dopo la sua rielezione, Ciucci ha deciso di andare in pensione da direttore generale, con decorrenza dal 1o settembre 2013, in occasione dell'introduzione del divieto di cumulo di cariche, previsto per le società pubbliche dal decreto legislativo n. 39 del 2013. Apparentemente nulla di strano, anzi, potrebbe sembrare un bel gesto. Un gesto di pudore. Si potrebbe dire: finalmente qualcuno rinuncia a qualcosa. Qualcuno ha capito che sono tempi duri, tempi di vacche magre per tutti gli italiani e che non si può fare più l'asso piglia tutto, che si deve dare il buon esempio.
  Lo stesso Ciucci, in un'intervista rilasciata a la Repubblica del 23 marzo 2014, si era perfino vantato di essere uno dei pochi manager italiani ad aver accettato il tetto introdotto allo stipendio dei manager pubblici, perché aveva dato il buon esempio, riducendosi lo stipendio di amministratore delegato, portandolo cioè dai 750 mila euro annui percepiti – ripeto: 750 mila euro annui percepiti – a circa 310 mila euro. Caspita, si potrebbe pensare, un taglio di circa il 50 per cento. In realtà, è l'ennesima operazione di immagine, farlocca ed ipocrita per tenere buoni gli italiani. Non c’è limite né pudore all'ingordigia degli oligarchi di Stato, così come non c’è limite all'ipocrisia del Governo e all'incoerenza del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministro dell'economia e delle finanze, che predicano bene, ma razzolano male, molto male.
  Siamo in presenza di personaggi bulimici, di pozzi senza fondo e di governanti che hanno il coraggio, da un lato, di tagliare le pensioni di milioni di italiani, mentre, dall'altro, liquidano retribuzioni e prebende milionarie agli amici dei soliti noti.
  Sì, perché dal 1o settembre dello scorso anno il dottor Ciucci, a fine mese, riscuote due volte: uno stipendio come presidente e un trattamento previdenziale come pensionato. Non solo: per il pensionamento da direttore generale Ciucci avrebbe anche percepito una liquidazione di un milione 800 mila euro – ripeto: un milione 800 mila euro – mentre ulteriori 779 mila euro gli sarebbero stati corrisposti a titolo di indennità per mancato preavviso, così come previsto dal contratto ANAS.
  Il tutto nel più totale silenzio dell'azienda, che si è ben guardata dal pubblicare questi dati sul proprio sito istituzionale. Insomma, una vera e propria Pag. 43presa in giro ! Un'omissione della vigilanza in capo ai Ministri che non vedono e non sentono, anzi non vogliono né vedere né sentire. Tutto ciò mentre quasi la metà dei pensionati italiani – dobbiamo ricordarlo – riceve ogni mese meno di mille euro e uno su dieci non arriva nemmeno a 500 euro. Ma c’è di più. In base al cosiddetto decreto Madia, che preclude ai pensionati incarichi dirigenziali nelle società pubbliche, la posizione di Ciucci pensionato, rischia di essere incompatibile con quella di Ciucci presidente. Infatti, l'articolo 6 del decreto dispone che le pubbliche amministrazioni non possono conferire incarichi dirigenziali e direttivi a soggetti già collocati in quiescenza, a meno che si tratti di incarichi a titolo gratuito. Pertanto, la doppia posizione del dottor Ciucci, presidente e pensionato, oltre ad essere un insulto per quegli italiani che percepiscono 500 euro di pensione minima, è di dubbia liceità, al limite del legale, e direi quasi immorale.
  Ma andiamo avanti. Come detto, dal 1o settembre 2013, ANAS non ha più un direttore generale, ma il cambiamento ancora una volta è apparente, è gattopardesco. Di fatto, nell'organigramma ANAS nulla è mutato, perché le deleghe di direttore generale sono state trasferite allo stesso Ciucci che, nella sua qualità di presidente e amministratore delegato, continua ad esercitare le relative funzioni. Quindi, tutti sono rimasti al loro posto, compreso lo staff dei tre condirettori generali che affiancavano il direttore generale, nonché la pletora di direttori centrali da questi nominati negli anni. Già, perché da quando il dottor Ciucci è al comando di ANAS, l'organigramma dell'azienda si è ingigantito in modo spropositato e sono proliferati direttori centrali nominati su proposta dei condirettori generali, con una ipertrofica moltiplicazione dei centri di spesa.
  Insomma, un pozzo senza fondo per lo Stato e per le tasche dei cittadini, un albero della cuccagna invece per pochi fortunati manager pubblici.
  Ma non finisce qui, potremmo dire, con tragica ironia che Ciucci, e molti manager pubblici italiani, sono come Bejamin Button: per loro l'orologio torna indietro. Da quando Ciucci è pensionato, infatti, in ANAS vengono fatti ponti d'oro agli anziani, alla faccia dei giovani disoccupati in cerca di un lavoro. Si è appreso da fonti di stampa che negli ultimi mesi sono state fatte entrare in azienda 160 persone, quasi tutti ex pensionati ANAS, attraverso contratti co.co.co e co.co.pro, aggirando il divieto sulle assunzioni nelle società pubbliche. Tutto ciò per un costo modico a carico dei contribuenti che è pari a circa sei milioni di euro l'anno, sei milioni di euro l'anno !
  E ancora: il dottor Ciucci e i tre condirettori generali, Conforti, Bajo e Granati, ed altri dirigenti, sono stati coinvolti nel 2013 nel giudizio, attualmente pendente presso la Corte dei conti, per risarcimento di un danno erariale già accertato, di circa 38 milioni di euro, per aver stipulato un accordo economico, con relativo riconoscimento, di circa 47 milioni di euro con la società Comeri (Astaldi) contraente di un lotto di lavori sulla strada statale 106 Jonica in Calabria. La stessa procura regionale ha affermato che dai comportamenti di ANAS è derivato un danno alle finanze pubbliche sotto forma di riconoscimento al contraente generale Comeri, di importi non dovuti.
  Ora, ANAS ha introdotto nel proprio statuto nuovi criteri e requisiti di onorabilità degli amministratori pubblici, nel rispetto di una direttiva del MEF. Il nuovo statuto dispone che «gli amministratori che nel corso del mandato dovessero ricevere la notifica del decreto che dispone il giudizio o di una sentenza di condanna per danno erariale, devono darne immediata comunicazione all'organo di amministrazione, che sarà poi chiamato a deliberare sulla permanenza in carica dell'amministratore incriminato».
  A questo punto, sorge spontanea una domanda: non è forse opportuno che l'attuale presidente di ANAS ed i suoi condirettori non rimangano più alla guida dell'azienda ? Non pretendiamo certo che i vertici di ANAS diano spontaneamente le dimissioni, ma chiediamo che almeno si Pag. 44faccia rispettare il nuovo statuto della società ! Tutto ciò anche in considerazione delle notizie che giungono dall'estero riguardanti l'ANAS International Enterprise, la controllata di ANAS Spa costituita per gestire le commesse internazionali. Ebbene sì perché le gesta di Ciucci e dei suoi uomini riecheggiano anche oltreoceano.
  E ancora: va ricordato che il nome di Ciucci è emerso in diverse inchieste giornalistiche e nei verbali di interrogatorio dello scandalo del Mose. Ciucci, insieme ad altri dirigenti ANAS, è stato inserito nelle commissioni di collaudo, ciò che avrebbe fruttato diverse centinaia di migliaia di euro, in aggiunta al trattamento economico già percepito.
  Alla luce di quanto finora detto, è dunque necessario che ci sia al più presto un ricambio ai vertici dell'ANAS, nessuna scusa può essere più addotta, tanto meno quella per cui l'ANAS, essendo una società per azioni, non sarebbe in tutto sottoposta allo statuto normativo della pubblica amministrazione e ad alcuni vincoli previsti dalla legge. La Corte suprema di Cassazione, con la sentenza numero 16240, del 1 luglio 2014, ha ribadito la piena giurisdizione della Corte dei conti sull'ANAS. Pertanto, l'ANAS, in quanto facente parte dell'amministrazione statale, deve considerarsi sottoposta alle stringenti norme sul contenimento della spesa pubblica, sul blocco delle assunzioni, sulla trasparenza e sulla prevenzione dei reati. Insomma, chiediamo anche noi che nei confronti dell'ANAS e dei suoi vertici, vengano prese decisioni rispettose, se non nel senso di un sentimento di pudore verso i cittadini, che sembra ormai essersi perso, quanto meno del principio di legalità !

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, ha facoltà di rispondere.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie Presidente, premesso che sulle questioni oggetto dell'interpellanza il Governo si riserva ulteriori approfondimenti, in questa sede diamo conto degli elementi informativi necessari.
  Al riguardo la società ANAS ha comunicato che il presidente di ANAS ed altri dirigenti richiamati hanno ricevuto una citazione a comparire in giudizio per un'ipotesi di responsabilità per fatto colposo, che sarà oggetto di trattazione nell'udienza fissata a marzo 2015. La stessa società, inoltre, riferisce che la quantificazione del danno è stata ridotta a 17 milioni di euro. Conseguentemente, non essendo stata accertata l'eventuale responsabilità, non possono derivarne le relative conseguenze riconducibili al venir meno dei richiesti requisiti di onorabilità, che ne dovrebbe comportare la decadenza.
  Per quanto riguarda l'obbligo di comunicazione agli organi sociali dell'avvenuta citazione a comparire in giudizio per un'ipotesi di responsabilità erariale, premesso che l'attuale statuto sociale di ANAS non prevede alcun obbligo, ciò nonostante, il presidente ha costantemente informato il consiglio di amministrazione e gli organi di controllo in merito alla vicenda in questione, sia in occasione del ricevimento dell'invito a dedurre, sia all'esito dell’audit interno disposto dal presidente stesso per la ricostruzione integrale della vicende relative all'affidamento al contraente generale Comeri, sia successivamente, quando è stata notificata la citazione a comparire in giudizio e, infine, in occasione dell'ordinanza della Corte di cassazione del luglio scorso, che ha confermato la giurisdizione del giudice erariale per i dirigenti ANAS interessati dalla questione in esame. In tale circostanza la suprema corte non è entrata nel merito della vicenda e non ha svolto valutazioni in ordine alla sussistenza del danno erariale nel caso di specie.
  Della questione sono stati effettuati approfondimenti con l'avvocatura generale dello Stato in merito al comportamento da tenere a tutela delle ragioni di ANAS.
  Con riferimento ai compensi percepiti dal dottor Ciucci come presidente, amministratore unico e direttore generale di ANAS, la società ANAS ha precisato che il dottor Ciucci, nominato presidente di ANAS nel luglio 2006 ed assunto come dirigente nel dicembre dello stesso anno, Pag. 45ha ricevuto unicamente una retribuzione da dirigente per la carica di direttore generale, senza mai percepire altri compensi per gli ulteriori incarichi ricoperti.
  Detta retribuzione complessiva risultava inferiore a quella percepita nel precedente rapporto di lavoro con altra società a controllo pubblico, anticipando, peraltro, l'applicazione del tetto previsto dal comma 466, dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, pur non essendo il suddetto comma giuridicamente applicabile al caso del dottor Ciucci. Infatti, tale norma sì applicava, per i nuovi incarichi successivi al 1o gennaio 2007, ai compensi degli amministratori investiti di particolari cariche, mentre il dottor Ciucci era stato nominato nel luglio 2006 e percepiva solo la retribuzione come direttore generale.
  Detta retribuzione è stata successivamente riconfermata in occasione del rinnovo dell'incarico di presidente dell'ANAS nel 2009 e, in un secondo momento, dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 4 agosto 2011, con il quale il dottor Ciucci è stato nominato amministratore unico di ANAS. Peraltro, per tutta la durata del rapporto di lavoro del dottor Ciucci (dal 2006 fino ad agosto 2013), la retribuzione pattuita non ha subito incrementi, se non quelli previsti dagli automatismi contrattuali, che hanno inciso per meno dell'1 per cento della retribuzione. A tale retribuzione, non si aggiungono ulteriori compensi per le altre attività svolte dal dottor Ciucci, che ha sempre interamente riversato il compenso da presidente.
  Anche per l'incarico di presidente di ANAS International Enterprise, il dottor Ciucci non ha mai percepito alcun compenso o remunerazione. Analogamente, per l'incarico affidato come commissario straordinario per la velocizzazione delle procedure relative alla realizzazione delle opere propedeutiche e funzionali del ponte, disposto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2009, il dottor Ciucci non ha percepito alcun compenso.
  Ciò, vale, infine, anche per l'incarico svolto nella funzione di commissario delegato per gli interventi di ripristino della viabilità interrotta o danneggiata in Sardegna a seguito dell'alluvione del novembre 2013, ai sensi dell'articolo 1, comma 123, della legge n. 147 del 2013.
  Con riferimento al trattamento economico attualmente percepito come presidente di ANAS, la società in questione ha precisato che in data 9 agosto 2013, l'assemblea degli azionisti ha nominato il dottor Ciucci presidente di ANAS. Il consiglio di amministrazione, riunitosi nella stessa data, ha attribuito deleghe operative al presidente, il quale svolge altresì le funzioni di amministratore delegato di cui all'articolo 15 del vigente statuto sociale.
  Prima di procedere alla nomina, è stato richiesto al dottor Ciucci di impegnarsi a risolvere il proprio contratto di lavoro subordinato dirigenziale a tempo indeterminato con ANAS; impegno che il dottor Ciucci ha conseguentemente assunto. Il rapporto di lavoro si è risolto consensualmente in data 31 agosto 2013, con l'applicazione delle condizioni previste dal contratto di lavoro individuale e con la corresponsione del trattamento di fine rapporto.
  Al momento della cessazione del rapporto di lavoro, al dottor Ciucci è stato riconosciuto, in applicazione delle condizioni previste nel contratto di lavoro individuale stipulato il 28 dicembre 2006, successivamente riconfermate nel contratto del 28 ottobre 2009 e nel decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 4 agosto 2011, l'importo complessivo di 1.825.745 euro, a titolo di liquidazione e di trattamento di fine rapporto. Non vi è stata corresponsione di alcun ulteriore importo, tantomeno a titolo di indennità di mancato preavviso, né di altri compensi in relazione alle ulteriori attività o cariche svolte nel periodo 2006-2013 dal dottor Ciucci.
  A seguito dell'avvenuta risoluzione del rapporto di lavoro e considerati i 44 anni di anzianità contributiva, il dottor Ciucci ha chiesto di accedere alla pensione per Pag. 46anzianità. Al riguardo, la posizione del dottor Ciucci è di pensionato dal 1o settembre 2013 ed ex dipendente di ANAS e, al contempo, presidente della società.
  Con la nomina a presidente di ANAS dell'agosto 2013, è stato fissato un compenso corrispondente al tetto del trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione, ovvero 311.658,53 euro. Il dottor Ciucci non riceve alcun compenso per gli ulteriori incarichi ricoperti.
  Per quanto riguarda il presunto sovradimensionamento dell'assetto organizzativo di ANAS, la società ha precisato che, contrariamente a quanto affermato nel documento parlamentare, le prime dipendenze del presidente-direttore generale sono state ridotte da venti (al 30 giugno 2006) a dodici, compresi i tre condirettori generali (al 30 giugno 2014), mentre il numero dei direttori centrali è rimasto sostanzialmente invariato: undici nel 2006 a fronte dei dieci nel 2014.
  In particolare, l'articolazione organizzativa che il consiglio di amministrazione di ANAS ha approvato all'unanimità nel 2006, definita anche sulla base di confronti organizzativi con i principali gestori di infrastrutture stradali europee, risulta ispirata ai principi di efficacia e di efficienza tipici delle società per azioni operanti nei settori privati e tiene conto delle raccomandazioni formulate dall'azionista, finalizzate ad una razionalizzazione della struttura operativa della società.
  In particolare, gli obiettivi perseguiti consistevano: nell'eliminazione di duplicazioni e sovrapposizioni nelle aree di responsabilità di vertice; nell'aggiornamento dell'organizzazione rispetto alle sfide che l'azienda avrebbe dovuto affrontare, tenuto conto della propria missione e delle opportunità di sviluppo in alcune aree di attività.
  In tale ottica, sono state potenziate le funzioni di controllo interno, nonché di coordinamento della gestione della rete di oltre 25 mila chilometri in gestione della società, anche in risposta ai rilievi formulati in merito alla precedente gestione e alle conseguenti raccomandazioni espresse dalla Ragioneria generale dello Stato, dalla Corte dei conti e dall'Alto commissario per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione. Tale assetto è stato ampiamente condiviso anche dagli organi di controllo della società in quanto rispondente a criteri di razionalità e volto a favorire lo snellimento delle strutture e l'eliminazione di sovrapposizioni o duplicazioni di funzioni esistenti in azienda.
  La struttura organizzativa approvata dal consiglio di amministrazione nel 2006 è rimasta sostanzialmente invariata nell'impostazione generale, anche successivamente alla più recente nomina del dottor Ciucci quale presidente di ANAS nel 2013. Dal 2006 ad oggi sono state in ogni caso apportate modifiche in un'ottica di semplificazione organizzativa e di adeguamento al quadro normativo di riferimento per la società, tenendo conto della valorizzazione delle risorse interne.
  Per quanto riguarda l'attività di Anas International Enterprise, tale società è stata costituita da ANAS nella seconda metà del 2012 esclusivamente con risorse finanziarie proprie, derivanti dagli utili conseguiti dalla commessa in Algeria, al fine di disporre di uno strumento per gestire tutte le attività estere e svilupparle più efficacemente sul mercato mondiale di riferimento. La società Anas International Enterprise non usufruisce di finanziamenti pubblici, neanche in forma indiretta. Inoltre, il bilancio relativo all'esercizio 2013 si è chiuso in utile.
  Per quanto riguarda la governance della società, la scelta effettuata è finalizzata a conseguire risparmi di spesa, posto che il dottor Ciucci e l'ingegner Bajo in relazione agli incarichi ricoperti, rispettivamente di presidente e amministratore delegato della società, non percepiscono alcun compenso.
  Tale politica di efficientamento ha consentito, non solo, di superare il pesante disavanzo ereditato dalla gestione 2005 (pari a quasi 500 milioni di euro), progressivamente ridottosi negli anni successivi, ma di conseguire, per la prima volta, l'utile di esercizio a partire dal 2008. Il Pag. 47bilancio di ANAS relativo al 2013 ha chiuso in utile per il sesto anno consecutivo, in linea con il trend virtuoso degli ultimi anni. Dal 2009 la società corrisponde un dividendo all'azionista, a cui si aggiungono i versamenti effettuati al bilancio dello Stato in attuazione delle recenti norme sulla riduzione dei costi operativi e dei consumi intermedi.

  PRESIDENTE. La deputata Agostinelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza, per dieci minuti.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, ritengo la risposta del rappresentante del Governo sicuramente insoddisfacente. Nella nostra interpellanza urgente abbiamo indicato con precisione le gravi irregolarità e le omissioni degli organi di vigilanza dei Ministeri sulla gestione e sugli sperperi dell'ANAS e ci saremmo aspettati che oggi il Governo avesse comunicato alla Camere e al Paese che il vertice di ANAS era stato azzerato e che erano state avviate le procedure per l'azione di responsabilità nei confronti dei vertici dell'azienda e nei confronti di coloro che hanno fatto finta di non vedere l'ingente mole di danni provocati alle casse statali dall'ANAS.
  Ma era una pia illusione. Gli intoccabili sono intoccabili perché giovano al giro che coinvolge gli amici degli amici. Quel cerchio magico in cui tutto viene consentito in barba alle leggi, alle direttive e persino al buonsenso.
  Pochi giorni fa il neo-Presidente della Repubblica Mattarella è intervenuto in quest'Aula ed ha pronunciato parole severe nei confronti della corruzione che dilaga nel nostro Paese in modo sempre più pervasivo. L'ha indicata come uno dei mali peggiori dell'Italia in quanto brucia le risorse pubbliche che servono per i servizi ai cittadini, danneggia la concorrenza delle imprese serie ed avvita torbidi intrecci. Tutti noi abbiamo applaudito il discorso del Presidente ma evidentemente qualcuno con le mani applaudiva sì, ma continuava a fare come e peggio di prima.
  Del resto, come ho già detto nell'intervento di apertura sulla gestione ANAS, è avvenuto un fatto che forse non ha precedenti nella storia dell'Italia democratica: 31 deputati del PD hanno presentato un'interpellanza molto simile a quella del nostro gruppo. Trentuno deputati del maggior partito di Governo hanno svolto considerazioni pesantissime sulla conduzione dell'ANAS, sugli sperperi, sugli scandali, sui danni erariali già accertati dalla Corte dei conti e sul fatto che l'ANAS ha fatto ricorso per invocare la non competenza della magistratura contabile sull'ANAS stessa. Non vogliono i controlli su come spendono e spandono i soldi pubblici: questa è la realtà.
  Pensavamo che, prima ancora dello svolgimento dell'interpellanza dei 31 deputati PD, il Governo avrebbe assunto i provvedimenti conseguenti e che gli stessi vertici di ANAS avrebbero prontamente rassegnato le dimissioni dagli incarichi. Invece sono stati richiamati all'ordine i 31 deputati stessi, costretti a ritirare l'interpellanza. Chi è stato, signor rappresentante del Governo ? Chi ha la forza politica di mettere la museruola a 31 deputati ? In base alla Costituzione italiana i parlamentari agiscono senza vincolo di mandato. Chi ha vincolato il loro mandato e perché ?
  E pensare che sull'ANAS si è mosso il commissario governativo Cottarelli e che lo stesso Presidente del Consiglio Renzi è rimasto turbato dalla querelle sulle auto blu aziendali dell'ANAS proprio nel periodo in cui Governo avviava la campagna politico-mediatica per la rottamazione dei simboli della casta. Ma perché non ha avvertito, invece, alcun turbamento quando ha appreso che la procura regionale della Corte dei conti ha ritenuto che dai comportamenti di ANAS sia derivato un danno alle finanze pubbliche sotto forma di riconoscimento al contraente generale Comeri di somme non dovute: 38 milioni di euro ? Lo ripeto: 38 milioni di euro !
  Perché non è stato turbato nell'apprendere che Ciucci e i dirigenti chiamati in causa hanno presentato ricorso in Cassazione Pag. 48per difetto di giurisdizione ? Naturalmente a spese di ANAS, cioè nostre, della collettività. La tesi di ANAS è che la Corte dei conti non avrebbe voce in capitolo perché, benché controllata al 100 per cento dallo Stato, non è una società pubblica, ma una Spa di diritto privato, dunque i manager del colosso stradale non potrebbero essere chiamati a compensare il danno di tasca propria. La vicenda, pur passata mediaticamente in sordina ha creato polemiche ed è stata oggetto di diverse interrogazioni parlamentari, ma nulla è successo. Il Governo è forse turbato, ma di fatto è rimasto inerte !
  La Cassazione a sezioni unite si è pronunciata con sentenza n. 15594 del 9 luglio del 2014 riguardante proprio l'ANAS e ha stabilito che la società è sottoposta alla giurisdizione della Corte dei conti. Eppure, a distanza di mesi, il Governo e i Ministri vigilanti non parlano, non vedono e non sentono, né si ravvisano segni di turbamento da parte del Presidente del Consiglio. Quindi, tutto procede come se nulla fosse.
  Vorrei sbagliare, signor Presidente, colleghi e cittadini italiani, ma suppongo che il Governo stia studiando non la soluzione dovuta, e cioè la sostituzione di manager che non vogliono essere controllati, ma un escamotage per salvarli, e sapete come ? Con una manina che inserisce in un provvedimento legislativo la privatizzazione di ANAS, un ennesimo regalo ai soliti noti del colosso stradale italiano, dopo ciò che è avvenuto con le concessionarie autostradali e con le società navali pubbliche per il collegamento con le isole. Una riforma che verrebbe subito valorizzata dal circuito mediatico, che consentirebbe ai manager inquisiti di sfuggire ai controlli e consentirebbe, anche, di poter assumere i manager pubblici in pensione, aggirando la normativa Madia.
  Del resto, pochi giorni fa, è andato in pensione un altro componente del cerchio magico, Ercole Incalza. Il Governo deve forse trovare un posto anche per lui ? Ecco che l'ANAS privatizzata potrebbe essere il nuovo posto di lavoro per altri intoccabili. Del resto, questo è un Governo che è esperto in manine che procurano i salvacondotti.
  Pertanto, signor rappresentante del Governo, le comunico che la risposta è del tutto insoddisfacente, al pari della politica del Governo che continua a favorire gli sperperi di denaro pubblico e a premiare coloro che si muovono contro l'interesse dello Stato e a favore dei soliti noti.
  Ed è proprio a tale proposito che le comunico anche un altro grande affare che è stato orchestrato dal cerchio magico e cioè la cosiddetta uscita ovest dal porto di Ancona. Anche in quel caso manine esperte hanno inserito clausole illegittime nella convenzione siglata dal MIT e recepita dal MEF che prevedevano esborsi non dovuti dallo Stato al privato per centinaia di milioni di euro. Aspettiamo ancora la risposta ai nostri atti di sindacato ispettivo.
  Così come aspettiamo risposte e atti da parte del Governo sul più grande scandalo mai avvenuto a livello nazionale, forse direi anche mondiale ! Un miliardo e mezzo di euro, tremila miliardi di lire – lo voglio ripetere perché lo sentano tutti: tremila miliardi di lire – che il Ministero si appresta a saldare ad un ex concessionario dei piani di ricostruzione postbellica della città di Macerata e di Ariano Irpino, un miliardo e mezzo di euro a una persona condannata per truffa aggravata ai danni dello Stato, proprio nella realizzazione di tale concessione, benché la legge espliciti, in modo inequivocabile, che nulla è dovuto.
  Perché il Governo che predica risparmi e taglia i diritti e i servizi è così magnanimo nei confronti di tali personaggi ? Con un miliardo e mezzo di euro si risanano 10 mila scuole italiane. Vergognatevi, sì, vergognatevi, perché questa è l'unica parola che mi viene da dire !
  Concludo, invitando i membri del Governo a rileggere il messaggio del Presidente Mattarella, almeno sulle parti riguardanti la corruzione e i doveri di comportamento dei giocatori e, in particolare, degli apparati pubblici.

Pag. 49

(Chiarimenti in merito alla regolarità delle operazioni di disattivazione e ripristino degli apparecchi videoterminali recentemente effettuate dalla società concessionaria Sisal Entertainment spa – n. 2-00819)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Rabino n. 2-00819, concernente chiarimenti in merito alla regolarità delle operazioni di disattivazione e ripristino degli apparecchi videoterminali recentemente effettuate dalla società concessionaria Sisal Entertainment spa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Mariano Rabino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARIANO RABINO. Grazie Presidente, signori rappresentanti del Governo, come è noto, la recente legge di stabilità per l'anno 2015 aveva disposto un ulteriore versamento da parte dei concessionari di giochi pubblici (slot machine, VLT e AWP) nella misura complessiva di 500 milioni di euro, entro i mesi di aprile ed ottobre, da suddividersi tra i 13 concessionari in proporzione al numero di VLT e AWP ad essi riferibili, alla data del 31 dicembre 2014.
  Il conteggio delle apparecchiature riferite a ciascun concessionario ed il calcolo della relativa imposta, pro quota, è stato demandato ad un successivo decreto a cura dell'Amministrazione delle dogane e dei monopoli di Stato che doveva essere pubblicato entro il 15 gennaio 2015. Ed è esattamente quello che è successo: il decreto, che è stato puntualmente pubblicato entro la data prevista, conteggia, in riferimento al concessionario Sisal entertainment, 3.846 VLT a carico di quest'ultima, contro un totale di VLT possedute pari a 5.600.
  Risulta, altresì, che Sisal entertainment abbia provveduto alla «dismissione» di ben 1.800 VLT in data 29 dicembre 2014 – due giorni prima della fine dell'anno e, quindi, prima del conteggio dell'Amministrazione delle dogane e dei monopoli di Stato – e che in questi giorni sia in corso una febbrile attività di ripristino delle 1.800 VLT temporaneamente «dismesse».
  Sisal entertainment ha ridotto temporaneamente la propria quota di mercato giusto, guarda il caso, i due o tre giorni prima e dopo il conteggio del 31 dicembre 2014, traendo un vantaggio economico di almeno 2,5 milioni di euro.
  Ora, è possibile che Sisal, agendo in contrasto, parrebbe, con i principi di buona fede e correttezza, indispensabili per la qualifica di concessionario di rete di gioco pubblico, possa trarre un vantaggio economico nei confronti di tutti gli altri 12 concessionari che non hanno dismesso le VLT e che, pertanto, hanno avuto un conteggio sfavorevole, non variando, evidentemente, la cifra totale dell'imposta, pari a euro 500 milioni.
  Inoltre, sembrerebbe che Sisal abbia danneggiato dolosamente l'erario, privandolo della raccolta delle imposte per tutti i giorni intercorrenti tra la disattivazione e la riattivazione delle VLT, al solo fine di ridurre la propria quota di spettanza della tassa stabilita dalla legge di stabilità.
  L'Amministrazione delle dogane e dei monopoli di Stato avrebbe certamente notato gli strani movimenti delle videolotterie di Sisal – meno 1.800 prima del conteggio, improvvisamente, di nuovo più 1.800 dopo il conteggio – essendo essa stessa coinvolta in maniera attiva – l'Amministrazione delle dogane e dei monopoli di Stato, naturalmente – in ogni passaggio di movimentazione delle VLT.
  Ora, davvero, interrogo il Governo se l'operato di Sisal rientri in quelli previsti dalla fattispecie legislativa, ovvero se al contrario sia assolutamente proibito sospendere con le discutibili modalità descritte in premessa la raccolta; se la sospensione ingiustificata da parte di un concessionario pubblico di rete della raccolta di gioco e della raccolta delle relative imposte nelle forme descritte in premessa possa essere motivo di revoca immediata della concessione; se non sia opportuno, altresì – signori rappresentanti del Governo, signor sottosegretario di Stato, Baretta – verificare la correttezza dell'operato dell'Amministrazione delle dogane e Pag. 50dei monopoli di Stato, la quale deve necessariamente e tecnicamente collaborare con i concessionari per autorizzare le procedure di dismissione e di riattivazione.
  Mi avvio a concludere. Chiedo al Governo quali iniziative intenda adottare, con decisione, per evitare il verificarsi di altri situazioni simili, dal momento che il settore dei giochi pubblici è stato a lungo oggetto delle attenzioni della magistratura e che ai concessionari di tali giochi fu già comminata una delle più grandi sanzioni della storia repubblicana italiana, in concorso, ahimè, con esponenti dell'Amministrazione delle dogane e dei monopoli di Stato.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Baretta, ha facoltà di rispondere.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, in merito all'interpellanza in esame, gli uffici dell'amministrazione finanziaria, ci riferiscono quanto segue. Sisal Spa, nel periodo riferito alla fine dello scorso anno solare, ha proceduto alla dismissione di nulla osta di esercizio, con riferimento agli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, del TULPS, ovvero le cosiddette AWP, nonché nella cessazione di apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, lett. b), ovvero le cosiddette VLT.
  In relazione a ciò, si mette in evidenza che analoghe operazioni di dismissione sono state realizzate anche dagli altri concessionari della rete telematica che, nel mese di dicembre 2014, hanno variamente proceduto alla modifica del proprio parco macchine. Ciò ha determinato una riduzione complessiva del parco macchine (AWP e VLT) nella percentuale di circa il 10 per cento rispetto al totale degli apparecchi esistenti nel territorio nazionale. Tuttavia, l'operazione posta in essere da Sisal si differenzia, rispetto agli altri concessionari, per l'entità del numero di VLT dismesse.
  A tale proposito, si riporta un prospetto allegato da cui risultano, nel periodo che va dal 14 dicembre (data in cui è stato presentato in Parlamento l'emendamento poi diventato, senza modifiche, il comma 649 dell'articolo 1 della legge di stabilità) al 31 dicembre, il numero degli apparecchi dismessi (distinti tra AWP e VLT) e quello degli apparecchi riattivati nelle successive due settimane. Dalla tabella allegata – se mi permette di non leggerla nel dettaglio ma di consegnarla – si evincono che complessivamente sono state dismessi 37.467 AWP e 2.472 VLT. Come si vede dalla tabella, la dismissione operata da Sisal si inserisce in un contesto in cui gli apparecchi cessati, tra AWP e VLT, da parte di tutti i concessionari, sono pari complessivamente a 39.939. Dal prospetto emerge che Sisal, a fronte delle dismissioni, ha effettivamente provveduto alla riattivazione di quasi la metà delle VLT dismesse, mentre per le AWP si nota un'analogia di comportamento con gli altri concessionari, di cui, comunque, n. 487 non ancora abilitate al gioco, «non giocanti», come si dirà meglio più avanti.
  Con riferimento all'affermazione secondo cui risulta che Sisal abbia provveduto alla dismissione di ben 1.800 VLT in data 29 dicembre 2014 (due giorni prima del conteggio dell'amministrazione dei monopoli), e che, in questi giorni, sia in corso una febbrile attività di ripristino delle 1.800 temporaneamente dismesse, occorre chiarire, con specifico riferimento ai sistemi di gioco VLT, che, alla data del 29 dicembre 2014, il numero di VLT installate complessivamente nelle sale del concessionario risultava pari a 5.229 unità, come risulta dai prospetti sintetici messi a disposizione dal partner tecnologico Sogei Spa. Pertanto, gli apparecchi dismessi dal 29 al 31 dicembre 2014 consistono in 1.383 unità. Tuttavia, se si prende in considerazione per intero il mese di dicembre il numero di apparecchi dismessi da Sisal è pari a quello indicato nel documento di sindacato ispettivo in esame. Dal 1o al 31 gennaio 2015 risultano peraltro 986 attivazioni di apparecchi VLT; di queste 818 risultano reinstallate negli stessi locali ove erano ubicati gli apparecchi Pag. 51dismessi. Pertanto, i rimanenti circa 800 apparecchi risultano dismessi ma non ancora riattivati. In realtà, come evidenziato anche dal concessionario Sisal con nota protocollata 4 febbraio 2015 e sostanzialmente confermato dal partner tecnologico, degli 818 videoterminali reinstallati negli stessi locali ove erano ubicati, soltanto 331 apparecchi raccolgono gioco, mentre gli altri 487, pur risultando formalmente attivi, non sono «giocanti» e si presentano come in attesa di riposizionamento in altri punti vendita, unitamente ad altri apparecchi VLT.
  Il numero di apparecchi che il concessionario indica come complessivamente in attesa di riallocazione risulta pari a 782, secondo un piano di riposizionamento che avrà luogo di qui ai prossimi tre mesi, di cui il concessionario illustra la calendarizzazione.
  La precisazione fornita dal concessionario Sisal è che l'attività di dismissione operata nell'anno 2014, in analogia con quanto accaduto negli anni precedenti e per un numero di apparecchi proporzionale al parco macchine, è stata motivata da strategie sia di prodotto che commerciali, determinate dalla scarsa produttività delle macchine stesse, tale da non giustificarne il mantenimento coi relativi costi di gestione.
  La particolarità che connota l'anno appena trascorso risiederebbe nell'ulteriore – oltre che straordinaria – cessazione della piattaforma di gioco Bally, con conseguente dismissione di 496 apparecchi videoterminali, unitamente alla sostituzione della piattaforma di gioco con la piattaforma Novomatic, introdotta quest'ultima nel 2014, con la conseguente sostituzione di 1.052 macchine.
  Con riferimento al coinvolgimento dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli in ogni passaggio di movimentazione dei VLT, si chiarisce che le vigenti disposizioni prevedono che l'Agenzia proceda al rilascio delle autorizzazioni per gli apparecchi VLT in relazione ai diritti acquisiti dal concessionario per effetto della procedura di gara; la materiale installazione e cessazione di ciascun apparecchio è rimessa alle scelte commerciali del concessionario, senza alcun intervento dell'Agenzia, che riceve solo la comunicazione dell'avvenuta installazione e cessazione dell'apparecchio. L'apparecchio viene abilitato al gioco solo dopo l'avvenuta ricezione del detto messaggio di installazione.
  L'attuale normativa, pertanto, non prevede un'autorizzazione preventiva alla dismissione o riattivazione degli apparecchi e, quindi, non sembra – secondo la normativa attuale forse è presente una lacuna – che l'Agenzia debba necessariamente e tecnicamente collaborare con il concessionario per autorizzare le procedure di dismissione e di riattivazione.
  Il presente documento di sindacato ispettivo, peraltro, considera che la riduzione della quota di mercato del concessionario avrebbe portato lo stesso ad ottenere un vantaggio economico di almeno 2,5 milioni di euro nei confronti degli altri 12 concorrenti, con riferimento al rispetto dell'obbligo di versamento di una somma complessiva di 500 milioni di euro, da ripartire tra concessionari (a valere sui compensi spettanti all'intera filiera), ciascuno in quota proporzionale al numero di apparecchi ad essi riferibili al 31 dicembre. È evidente, quindi, che la variazione in diminuzione del numero di apparecchi riferibili ad un determinato concessionario alla data stabilita comporta una corrispondente variazione in aumento a carico degli altri concessionari. In realtà, per avere una rappresentazione corretta del fenomeno, occorrerebbe tenere conto di tutte le riduzioni del parco macchine, AWP e VLT, operate da tutti i concessionari in misura diversificata. Quanto alla quota di mercato, il concessionario ha evidenziato che la quota delle VLT attive alla data del 31 dicembre 2014 riferibili allo stesso, risulta coerente con la quota di mercato di raccolta di gioco di Sisal, in relazione al medesimo anno, effettuata dagli apparecchi VLT collegati alla rete telematica.
  Resta inteso che se dagli accertamenti che sono attualmente in corso dovesse risultare che la norma della legge di stabilità è stata utilizzata ai fini di aggiramento Pag. 52elusivo da parte di qualche concessionario, l'Agenzia valuterà, nel rispetto del dettato normativo, le opportune iniziative da intraprendere.
  Con riferimento alla domanda se l'operato di Sisal rientri tra quelli previsti dalla fattispecie legislativa, si comunica che sono in corso da parte dell'Agenzia un contraddittorio con il concessionario, con la collaborazione del partner tecnologico, per verificare se la condotta da questi posta in essere sia compatibile con le previsioni della vigente convenzione che regola il rapporto concessorio, nonché con le regole tecniche che disciplinano il funzionamento degli apparecchi videoterminali.
  Relativamente alla domanda se la sospensione della raccolta di gioco possa essere motivo di revoca immediata della concessione, si evidenzia che l'articolo 14, comma 2, della convenzione di concessione, prevede l'applicazione di penali nell'ipotesi di sospensione non autorizzata della raccolta di gioco e che, nel caso in cui detta sospensione non autorizzata si protragga per più di novantasei ore consecutive, o per dieci giorni non consecutivi in un arco temporale pari ad un biennio è prevista la decadenza, secondo il procedimento previsto dalla convenzione stessa e da attuarsi in applicazione della legge n. 241 del 1990.
  La disposizione recata dalla convenzione non può trovare, tuttavia, applicazione nel caso di fisiologica dismissione di apparecchi (evento frequente nell'ambito dell'attività dei concessionari). Pertanto, solo dopo l'esito degli approfondimenti in corso, l'Agenzia valuterà se nella fattispecie in esame può ricorrere l'ipotesi delineata dal suddetto articolo 14 e dunque procedere all'applicazione delle sanzioni previste, compresa la decadenza della concessione. In relazione alle iniziative che si intendono adottare per evitare il verificarsi di altre situazioni simili, va rimarcato che la legge 23 dicembre 2014, n. 190, prevede una ricognizione periodica del numero di apparecchi a decorrere dall'anno 2016, cui si aggiunge, comunque, il costante monitoraggio dell'Agenzia sulle condotte poste in essere dai concessionari, ai fini di un controllo efficace sulla rispondenza delle condotte dagli stessi poste in essere, per accertarne la conformità rispetto alle prescrizioni convenzionali e normative. In conclusione, come l'onorevole interpellante sa che è ormai noto, l'Agenzia, in collaborazione con il Governo, ha quasi ultimato la predisposizione del decreto attuativo dell'articolo 14 della legge delega fiscale, che prevede il riordino complessivo ed attento della disciplina del gioco pubblico, anche nell'intento di evitare ulteriore ogni possibilità elusiva delle norme a tutela della fede pubblica.

  PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, signor sottosegretario Baretta, la ringrazio, prendo atto dei suoi chiarimenti, delle sue prime risposte, mi fa piacere che questa vicenda abbia fatto emergere, se non altro, la necessità di intervenire anche normativamente perché lei stesso ha riconosciuto che c’è una lacuna nella regolamentazione della disciplina autorizzatoria di vigilanza e di controllo dell'ADM, dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli sul gioco e sui concessionari. Prendo atto che si è aperto un contenzioso, perché davvero tutto si può dire, tutto si può dismettere e rimettere in funzione, ma farlo il 29 dicembre e rimettere in movimento tutto passato Capodanno desta davvero qualcosa di più di un semplice sospetto e non rientra nelle normali e tradizionali attività di rinnovo del parco macchine che un'azienda, un'impresa può mettere in campo nel corso di un anno di esercizio, nel corso di un anno sociale. Voglio anche dirle che non è un caso se nei giorni scorsi, nelle settimane scorse l'associazione di categoria dei concessionari, la ACADI, ha espulso la Sisal da questa associazione per comportamento non etico, evidentemente c’è qualcosa di più che, ripeto, di una semplice operazione di rottamazione dei macchinari nella rete di vendita di Sisal. Voglio Pag. 53anche ricordare – mi fa piacere la sua proattività nei confronti dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli – che ahimè, undici anni or sono, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli nella figura del suo responsabile attuale degli affari legali, dottor Volpe, ebbe ad avere un atteggiamento troppo favorevole nei confronti della Sisal nel senso che fu firmata una proroga della concessione del Superenalotto senza indire alcun bando di gara pubblico, come previsto dalla legge. La proroga venne prontamente impugnata con successo da un operatore internazionale, il Consiglio di Stato annullò la proroga e il Ministero dell'economia e delle finanze fu costretto a indire una vera gara nell'anno 2006, due anni dopo. Nel frattempo a causa della proroga indebitamente concessa a Sisal la Corte dei conti accertò un danno erariale di 70 milioni di euro.
  Questo perché la indebita proroga era stata concessa a Sisal a condizioni molto più favorevoli rispetto a quelle rettificate del bando di gara europeo, quindi la Sisal per il biennio 2004-2006 aveva goduto di condizioni molto più favorevoli. Mi auguro che questo episodio non abbia a ripetersi e che lo Stato, le istituzioni pubbliche dimostrino in questa vicenda di essere molto rigorose, molto attente e soprattutto di avere la capacità di andare fino in fondo. Grazie, signor sottosegretario Baretta.

(Chiarimenti in merito alle prospettive produttive ed occupazionali della società Wind e iniziative nel settore delle reti di telefonia mobile e fissa – n. 2-00814)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cimbro ed altri n. 2-00814, concernente chiarimenti in merito alle prospettive produttive ed occupazionali della società Wind e iniziative nel settore delle reti di telefonia mobile e fissa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Miccoli se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARCO MICCOLI. Signor Presidente, membri del Governo, questa interpellanza urgente ripropone l'ennesimo caso di messa sul mercato di infrastrutture da parte di una società di telecomunicazioni tra le più importanti del Paese. Quindi, ripropone il grande e strategico della rete di telefonia fissa, mobile e dei dati e del suo futuro. La società Wind dopo varie vicessitudini, relative agli assetti proprietari descritti nell'interpellanza urgente che abbiamo presentato, e dopo una serie di ristrutturazioni effettuate attraverso protocolli d'intesa con le organizzazioni sindacali – l'ultimo, peraltro, è avvenuto il 29 luglio 2014, accordo siglato al Ministero dello sviluppo economico che ha attivato l'istituto del contratto di solidarietà per gli oltre 6 mila dipendenti –, ha deciso di mettere sul mercato le proprie strutture di comunicazione, o almeno una parte di esse, le cosiddette torri. Questi tralicci verranno conferiti insieme ad un numero di lavoratori verso una nuova società di proprietà sempre della Wind e denominata Galata. Il numero di lavoratori dovrebbe corrispondere a circa 100 unità, lavoratori che, a quanto è dato sapere, saranno reperiti solo ed esclusivamente su base volontaria. Le torri interessate dovrebbero essere 6 mila delle 13 mila totali appartenenti a Wind. Entro il mese di marzo il 90 per cento di Galata secondo i piani dovrebbe essere venduto ad un soggetto terzo. Quindi, l'azienda sarà interamente controllata da Wind, ma il 90 per cento verrà conferito ad un soggetto terzo e quindi il 10 per cento rimarrebbe nelle mani del pacchetto azionario di Wind.
  I soggetti che stanno partecipando alla gara per l'acquisto sono quattro: El Towers, American Towers, Albertis Telecom (una società del gruppo Albertis focalizzata proprio nel mercato infrastrutturale del mondo Telco) ed una joint venture fra il fondo italiano specializzato in investimenti infrastrutturali F21 e quello americano Providence. Si tratta di quattro soggetti industriali che, a vario titolo, sono già presenti nel mercato delle infrastrutture di rete a testimonianza, secondo i responsabili di Wind, del respiro industriale Pag. 54dell'operazione. Da un punto di vista operativo Galata sarà legata, nella fase di start up a Wind da un rapporto di service nella gestione dei siti.
  L'interpellanza urgente tende a chiedere al Ministero se non ritenga che questa ultima operazione sia concernente, di fatto, quell'accordo siglato proprio al Ministero dello sviluppo economico nel 2012; se questa operazione sia garante di quegli accordi e quindi delle salvaguardie occupazionali dei lavoratori, se il Ministero ha potuto valutare che tutto questo avvenga su base volontaria e non abbia ricadute in merito a quei dati occupazionali.
  Infine, un altro dato che interessa sarebbe quello di sapere che intenzioni ha il Governo rispetto al ripetersi di queste cessioni di infrastrutture importanti che riguardano le reti telefoniche, infrastrutture che, come in questo caso, ricadono anche in mani di proprietari che non sono italiani: Wind, come tutti sanno, è proprietà di un magnate egiziano con sede in Olanda.
  Si vuole inoltre sapere se si intende aprire una riflessione sulla quella rete di telefonia pubblica, fissa e mobile – quindi anche su fibra –, sulla sua manutenzione, sul suo controllo e sui livelli occupazionali ad essa collegati.
  L'interpellanza urgente chiede quindi al Governo quali siano le intenzioni anche a fronte di questa nuova cessione, quindi rispetto al tema più generale della rete e delle infrastrutture telefoniche e di dati.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. Con riferimento alla prima richiesta che viene dagli onorevoli interpellanti, segnalo che il Ministero dello sviluppo economico, pur non essendo stato coinvolto nelle ultime vicende riguardanti la società Wind, mantiene, tuttavia, il monitoraggio sulle prospettive dell'azienda ed è disponibile all'apertura di un tavolo di confronto, ove richiesto dalle parti.
  Ciò premesso, entro nel merito delle questioni sollevate e nella risposta, che lascio agli atti, gli onorevoli interpellanti potranno trovare una breve ricostruzione dell'evoluzione della società Wind. Vengo ora ai punti chiave. Relativamente all'eccezione degli onorevoli interpellanti, relativa alla copertura e agli investimenti Wind, l'azienda ha evidenziato che ogni anno investe circa 800 milioni di euro. Negli ultimi anni la stessa ha sviluppato un'infrastruttura integrata di rete trasmissiva ad alta capacità su tutto il territorio nazionale. In particolare, alla fine del 2014 la copertura relativa alla rete mobile raggiungeva il 99,87 per cento della popolazione italiana.
  Relativamente alla rete di quarta generazione, Wind ha segnalato di avere partecipato alla gara indetta nel 2011 dal Governo per le frequente LTE, aggiudicandosi due blocchi FDD, nello spettro degli 800 megahertz, e quattro blocchi FDD, nello spettro dei 2.600 megahertz, per un esborso totale di 1.120 milioni di euro.
  A tal proposito, la società ha precisato che solo una piccolissima percentuale di consumatori ha un cellulare adeguato a ricevere il segnale LTE e che si sta implementando un piano di roll out per la rete di ultima generazione, che fornirà ulteriore banda trasmissiva e maggiore velocità per la trasmissione dati. Ad oggi, con il servizio 4G Wind ha raggiunto circa il 40 per cento di copertura della popolazione e sono previsti, per i prossimi 5 anni, ulteriori interventi, volti a raggiungere una copertura del 90 per cento.
  Con riferimento alle preoccupazioni relative alle risorse del personale Wind paventate nell'interpellanza, la società ha riferito quanto segue. Nel 2009 la struttura di Wind Telecomunicazioni Spa dedicata alla gestione del traffico wholesale è stata conferita ad una società controllata al 100 per cento dalla stessa Wind, al fine di sviluppare le sinergie con le altre strutture e società presenti nel gruppo Orascom che gestivano all'epoca lo stesso business. Il trasferimento del personale alla nuova società è avvenuto sulla base di un accordo sindacale firmato con le organizzazioni Pag. 55sindacali, a conclusione della procedura ex articolo 47 della legge 428 del 1990. Il protocollo dell'ottobre 2012, firmato presso il Ministero dello sviluppo economico, è stato considerato da subito un modello di riferimento nelle prassi delle relazioni industriali, sia per aver consentito di incrementare la produttività e la competitività aziendale, evitando l'esternalizzazione di oltre 1.700 lavoratori, sia per il fatto che tutto il management aziendale ha contribuito al piano di efficientamento accettando, su base volontaria, una riduzione della propria retribuzione variabile. Tali accordi hanno, quindi, rappresentato una sorta di patto per lo sviluppo tra tutte le componenti dell'azienda, caratterizzato da equità, trasparenza e orientamento al futuro.
  Nel 2014, al fine di garantire la sostenibilità delle intese raggiunte nel 2012 e di gestire in maniera non traumatica circa 500 eccedenze, sono stati sottoscritti ulteriori accordi sindacali con le federazioni del settore telecomunicazioni. Con questi accordi, da un lato, sono stati attivati contratti di solidarietà per circa 6.000 risorse e, dall'altro, è stato previsto che l'azienda proceda ad internalizzare attività a prevalente contenuto tecnico, per impiegare in maniera efficiente le risorse dichiarate in eccedenza, confermando così la logica inclusiva dell'accordo del 2012. Tra l'altro, il processo di internalizzazione di attività attualmente svolte da fornitori esterni prevede importanti investimenti formativi per garantire la riqualificazione dei lavoratori coinvolti, molti dei quali operanti nei call center Wind di Ivrea, Pozzuoli e Palermo.
  Da quanto riferito dalla società, tale operazione offre una prospettiva di crescita professionale a lavoratori e lavoratrici impiegati in attività di assistenza telefonica i cui volumi, ormai da anni, stanno conoscendo una progressiva contrazione, come dimostrano le numerose crisi occupazionali che stanno coinvolgendo alcune società che gestiscono questi servizi in outsourcing. In sintesi, l'impatto di queste iniziative sul personale operante nei call center interni può essere così sintetizzato: sulle circa 1.300 risorse impiegate in queste attività, più di 510 lavoratori e lavoratrici passeranno a svolgere attività più qualificate in ambito tecnico. In pratica, quasi il 40 per cento del personale che svolge attività di assistenza telefonica nei call center di Wind avrà l'opportunità di cambiare mestiere, fruendo di un adeguato percorso formativo e migliorando il proprio profilo professionale e la propria occupabilità. Da ultimo, la società ha segnalato che anche in questa occasione sono state condivise azioni di incremento dell'efficienza operativa e tutti i dirigenti hanno nuovamente contribuito alla riduzione dei costi accettando, sempre su base volontaria, un'ulteriore riduzione della propria retribuzione.
  In relazione all'applicazione del lavoro notturno, la società riferisce che tale variazione è stata comunicata alle organizzazioni sindacali ed alle RSU, nel rispetto delle previsioni legali e contrattuali. La stessa società ha, altresì, sottolineato che, oltre a riconoscere le garanzie di legge, saranno applicati i trattamenti di miglior favore previsti al riguardo dalla contrattazione aziendale. Per quanto riguarda la costituenda società cosiddetta Galata, operazione, allo stato, non ancora conclusa, Wind ha evidenziato che si tratta di un'operazione industriale finalizzata all'acquisizione di un ruolo nel segmento delle tower company attraverso l'individuazione di un perimetro di attività, contratti, asset e risorse idoneo a sviluppare e commercializzare servizi di ospitalità, condivisione e relativa manutenzione e servizi a valore aggiunto da proporre ad altri operatori e player ITC. Il passaggio dei lavoratori alla nuova società, numero ad oggi stimato in circa sessanta unità, avverrà su base volontaria attraverso cessione del contratto individuale di lavoro ex articolo 1406 e seguenti del codice civile e ciò comporterà la prosecuzione del rapporto di lavoro senza soluzione di continuità, con il mantenimento dell'anzianità maturata e di tutti i diritti acquisiti, anche quelli riconosciuti a titolo individuale. Dell'intero progetto è stata fornita ampia Pag. 56informazione alle organizzazioni sindacali e 1'11 febbraio scorso è stato siglato un accordo tra la società Wind e le organizzazioni sindacali. Wind si è resa disponibile ad accogliere specifiche richieste di tutela emerse dal tavolo sindacale, integrando le garanzie a favore del personale interessato al passaggio. La partnership tra Wind e Galata avrà una valenza strategica, in considerazione della rilevanza degli asset gestiti e della durata del contratto di service, quindici anni.
  In merito alla richiesta di valutare la possibilità di nazionalizzare la società Wind tramite Cassa depositi e prestiti, il Ministero dell'economia e delle finanze ha comunicato quanto segue: Cassa depositi e prestiti è una società per azioni a controllo pubblico che investe fondi di terzi privati, verso i quali ha l'obbligo di rimborso, prevalentemente costituito da risparmio postale, con la finalità di sostenere lo sviluppo del Paese. In particolare, la stessa può assumere per legge e statuto partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale, a condizione che le stesse risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività.
  In relazione a tali condizioni, il Ministero dell'economia e delle finanze ha evidenziato che il gruppo Wind Telecomunicazioni ha chiuso i primi nove mesi del 2014 con una perdita di gruppo pari a 661 milioni di euro, così come riportato nel bilancio consolidato intermedio pubblicato dalla società. Ciò premesso, lo stesso Ministero ha rappresentato che Cassa depositi e prestiti ritiene che il settore delle infrastrutture di telecomunicazioni sia tra quelli strategici per la crescita e la competitività del Paese, oltre che per il raggiungimento degli obiettivi posti dall'Agenda digitale europea. Per tali motivi la Cassa depositi e prestiti ha promosso, per il tramite del Fondo strategico italiano Spa, l'investimento in Metroweb Italia Spa, azienda proprietaria della rete in fibra ottica nell'area metropolitana di Milano, attualmente la più grande rete metropolitana in Europa. L'investimento di 200 milioni nel capitale di Metroweb da parte di Fondo strategico, è finalizzato a finanziare, secondo criteri di economicità e di mercato, un piano di espansione delle reti di nuova generazione.
  A tale riguardo, il predetto Ministero dell'economia e delle finanze ha segnalato che Metroweb, per il tramite delle proprie partecipate, ha in corso di realizzazione diversi investimenti nella fibra ottica, tra cui: il completamento della copertura di Milano; il cablaggio di alcune aree del comune Bologna; e progetti specifici a Genova.
  Per quanto riguarda infine la richiesta di «creare una grande società a controllo pubblico che gestisca le reti di telefonia mobile e fissa, anche in fibra, nella quale aggregare i vari soggetti di telecomunicazioni», il Ministero dell'economia e delle finanze ha rappresentato che la Cassa depositi e prestiti ha fornito la propria disponibilità, anche per il tramite di Fondo strategico a valutare e promuovere progetti di investimento nella banda larga che prevedano una condivisione degli obiettivi e dei principi dell'Agenda digitale. Anche qualora tali progetti contemplino un accordo con uno o più operatori di telecomunicazioni dovranno essere ispirati a principi che, condivisi con le autorità di regolazione del mercato, garantiscano a tutti gli operatori interessati all'uso della rete di nuova generazione una assoluta parità nelle condizioni di accesso. Tale progetto sarebbe finalizzato alla realizzazione degli interventi di ammodernamento necessari alla realizzazione del progetto della banda larga su significativa scala nazionale, secondo criteri di economicità e di mercato.

  PRESIDENTE. Il deputato Miccoli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Cimbro n. 2-00814, per dieci minuti. Prima di darle la parola, deputato Miccoli, però – e le chiedo scusa – volevo specificare al Viceministro che non è possibile depositare il testo per allegarlo al resoconto stenografico, può semplicemente, se vuole, darlo al deputato a cui sta rispondendo oralmente, Pag. 57perché le interpellanze hanno carattere, appunto, di interlocuzione orale.

  MARCO MICCOLI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro e prendo atto delle spiegazioni che ha fornito, mi ritengo soddisfatto della risposta e ritirerò, appunto, il documento che ci ha annunciato.

(Iniziative volte a salvaguardare i livelli produttivi e occupazionali dello stabilimento della Perugina di San Sisto, nel comune di Perugia – nn. 2-00836 e 2-00841)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze urgenti Ciprini n. 2-00836 e Galgano e Mazziotti Di Celso n. 2-00841, concernenti iniziative volte a salvaguardare i livelli produttivi e occupazionali dello stabilimento della Perugina di San Sisto, nel comune di Perugia, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Ciprini se intenda illustrare la sua interpellanza, per quindici minuti, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie Presidente, lo stabilimento Perugina Nestlé, con sede in Perugia, rappresenta una delle più grandi industrie del capoluogo umbro, oltre che un'azienda storica della città di Perugia, la cosiddetta città del bacio e del cioccolato. Una azienda simbolo per la città di Perugia, così come le acciaierie speciali lo sono per la città di Terni, la città dell'acciaio. Lo stabilimento di San Sisto della Perugina si sviluppa su una superficie di 85 mila metri quadri e dà lavoro a circa mille persone. La situazione della Nestlé-Perugina viene definita drammaticamente pesante, dopo che la rappresentanza sindacale unitaria è stata informata che le previsioni per l'anno 2015 dei volumi produttivi saranno ulteriormente in calo rispetto all'anno precedente e, per la prima volta nella storia della fabbrica, si assesteranno ben al di sotto delle 25 mila tonnellate. Questi sono i numeri: 27 mila tonnellate nel 2013, 25 mila nel 2014, e per il 2015 le previsioni sono ancora più nere. La fabbrica, dunque, subirà un forte calo di lavoro, perché volumi produttivi così contratti potrebbero non permettere nel medio periodo il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
  La RSU spiega che malgrado i tanti impegni presi dall'azienda con la sottoscrizione del contratto di solidarietà in termini di mantenimento dei volumi e delle produzioni, la realtà dei fatti ci dice invece che i volumi continueranno a diminuire e che questo comporterà ancora meno ore di lavoro per i lavoratori. Serpeggia il timore che nelle prossime settimane si assista allo smantellamento di qualche impianto storico della fabbrica, con il rischio certificato di eliminare qualsiasi tentativo di rilancio per i prodotti. Gli esuberi sono duecentodieci, di cui centottanta stagionali e venti strutturali. Il contratto di solidarietà scade ad agosto 2016, ed è stata la soluzione scelta per scongiurare i licenziamenti, abbassare, temporaneamente, il costo del lavoro, per superare la crisi.
  La presidente della regione Umbria ha convocato il responsabile delle relazioni industriali di Nestlé Italia per avere un chiarimento. L'azienda oggi nega che vi siano stati rapporti ufficiosi tra le istituzioni locali ed i manager della Nestlé, tuttavia è già da alcuni anni che i dipendenti della Perugina di San Sisto, visto l'andamento della produzione e l'inerzia della dirigenza dell'azienda, hanno denunciato il rischio di un progressivo smantellamento e perdita di volumi della produzione dello stabilimento.
  Se è pur vero che anche Perugina soffre della negativa congiuntura economica, è altrettanto vero e preoccupante lo stato di progressivo abbandono dello stabilimento, con il decremento della produzione, i mancati investimenti in nuovi prodotti, in tecnologie e linee di produzioni unitamente alla riduzione della loro varietà, la dismissione di produzioni perché considerate Pag. 58troppo costose o fuori mercato e, ancora, il disinvestimento di marchi storici, con la produzione dei noti cioccolatini Baci destinati al mercato francese senza lo storico marchio Perugina e senza qualsiasi riferimento allo stabilimento di Perugia, come già denunciato già nelle mia interrogazione n. 4-01801 del settembre 2013, rimasta ancora senza risposta. C’è poi una politica aziendale timida e un ricorso fisiologico alla cassa integrazione e ai contratti di solidarietà come strumento per sopperire al calo della produzione.
  A giugno 2014 si è insediato il nuovo direttore dello stabilimento, lo svizzero François Pointet, ma a tutt'oggi la dirigenza non ha fornito alcuna risposta concreta in termini di investimenti o rilancio dell'attività e rimane forte la preoccupazione tra i lavoratori per il proprio futuro occupazionale. Vi è il concreto pericolo che la multinazionale Nestlé, proprietaria dello stabilimento di San Sisto, possa ridimensionare o delocalizzare l'attività produttiva con devastanti ricadute economiche e sociali in termini occupazionali, in un territorio, quale quello umbro, già marcatamente colpito dalle crisi.
  È necessario, quindi, un intervento del Governo che si ponga come interlocutore forte nei confronti della multinazionale svizzera affinché faccia chiarezza sulle reali intenzioni del gruppo Nestlé e scongiuri il temuto ridimensionamento dello stabilimento di San Sisto.
  Chiediamo al Viceministro e al Ministero di convocare le rappresentanze dei lavoratori, l'azienda e le istituzioni locali e regionali per aprire un tavolo di confronto a livello nazionale, finalizzato all'individuazione e condivisione delle linee guida di un piano industriale, che abbia come obiettivi prioritari la salvaguardia dei livelli occupazionali e il potenziamento produttivo dello stabilimento perugino con idonei investimenti, così da scongiurare l'ipotesi del temuto ridimensionamento o peggio ancora della delocalizzazione della produzione.

  PRESIDENTE. Chiedo alla deputata Galgano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Grazie, Presidente, in ordine a quanto evidenziato dalle due interpellanze urgenti, segnalo subito che la situazione dello stabilimento di Perugina è all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico.
  Nestlé è una delle più importanti aziende multinazionali, che opera prevalentemente nel settore alimentare. In Italia ha sede a Milano ed occupa nelle otto sedi operative oltre 3.500 dipendenti. Lo stabilimento di San Sisto, acquisito dalla Perugina, è un centro di eccellenza per la produzione di specialità dolciarie a base di cioccolato destinate sia al mercato nazionale che, soprattutto, all'esportazione.
  Come rilevano gli stessi onorevoli interpellanti, rappresenta, con i suoi oltre 800 dipendenti, una realtà economica di grande rilievo e allo stesso tempo un simbolo per Perugia e per l'Umbria. È una realtà, tuttavia, che da tempo sta attraversando una fase molto delicata e complessa fino ad ora gestita con il ricorso ad ammortizzatori sociali e principalmente al contratto di solidarietà che consente, sulla base di un accordo stipulato dalle parti, di evitare soluzioni traumatiche per i 210 addetti considerati al momento eccedenti da parte della Nestlé.
  Su tutte queste problematiche, la interlocuzione è avvenuta con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Gli interpellanti, tuttavia, richiamano soprattutto aspetti di prospettiva e ricordano operazioni industriali che hanno gradualmente ridotto il ruolo e la funzione dello stabilimento umbro all'interno del gruppo.Pag. 59
  L'azienda riconduce ad aspetti essenzialmente congiunturali (crisi dei consumi interni, rallentamento delle esportazioni, stagionalità del prodotto) le difficoltà denunciate anche dalle organizzazioni sindacali.
  Tali argomentazioni non sembrano però sufficienti a spiegare la situazione in cui versa lo stabilimento perugino e la sua evoluzione recente. Su questi temi fino ad ora vi è stato un impegno diretto e costante delle istituzioni locali. Ora il Governo è ampiamente sollecitato ad occuparsi, non solo della tutela del reddito dei lavoratori, compito comunque di estrema importanza, ma soprattutto delle strategie industriali perseguite dalla multinazionale svizzera nel nostro Paese.
  In questo quadro il Ministero dello sviluppo economico avvierà un confronto con i rappresentanti della proprietà per acquisire ogni elemento utile di conoscenza e, immediatamente dopo, sarà attivato un tavolo di confronto con al centro il futuro della Perugina nel più ampio contesto del futuro italiano della Nestlé.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ciprini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, grazie Viceministro, prendo atto della sua risposta e sottolineo che con i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle umbri, quindi Filippo Gallinella e Laura Agea, abbiamo incontrato le RSU della Perugina e ora abbiamo riportato le istanze a lei, signor Viceministro, poiché, stante il carattere di multinazionale della proprietà, riteniamo doveroso e urgente che i soggetti politici umbri interloquiscano con il Ministero. Sottolineo che da parte dei dipendenti c’è sempre stata la più ampia disponibilità a collaborare per il rilancio dell'azienda. Tanti sacrifici sono stati fatti dai dipendenti, con grande responsabilità, per un unico obiettivo, ovvero creare le condizioni per il rilancio della fabbrica, in ultimo attraverso l'applicazione del contratto di solidarietà di ventiquattro mesi, che avrà termine ad agosto 2016, cosa che ha comportato una considerevole decurtazione dello stipendio a fronte dello stesso numero di ore lavorate.
  Tutto ciò si sarebbe dovuto tradurre in una diminuzione del costo del lavoro e aumento della produttività. In altre parole, maggiore competitività sui mercati di riferimento. Ma questa maggiore competitività non appare finora essere stata adeguatamente sfruttata da parte dei vertici dell'azienda. Manca un piano industriale di rilancio, assolutamente necessario, onde evitare che nel 2016 il contratto di solidarietà si riveli un ulteriore inutile sacrificio per i dipendenti. Diminuzioni consistenti delle quantità prodotte, nessun nuovo prodotto, smantellamento degli impianti, atteggiamenti ricorrenti di inerzia rispetto alle disfunzioni delle linee di produzione rimaste, ricorso, non più con carattere di eccezionalità, ma ormai in forma patologica, alla CIGO e ai contratti di solidarietà e il rincorrersi di voci, mai smentite, tra l'altro, di possibili acquirenti sono tutti segnali che fanno pensare che, oltre alla crisi congiunturale del settore, ci sarebbe qualcosa di più.
  Poi c’è la questione dell'esternalizzazione dei lavori di manutenzione a una ditta terza, la Master di Salerno, con la gestione di tutti i lavori di manutenzione a discapito delle ditte umbre che, nel frattempo, hanno perso appalti e la sostituzione del precedente manager, Alessio Miliani, adesso consulente per il comune di Foligno, voluto dal sindaco del centrosinistra Nando Mismetti.
  Ebbene, la Perugina, oltre al suo prodotto simbolo, il «Bacio», può vantare altri prodotti di elevata qualità, come, ad esempio, i «Nudi», i quali non risultano adeguatamente supportati da campagne pubblicitarie e promozionali sui mercati di riferimento nazionali ed esteri, come, invece, accade per altri prodotti del gruppo Nestlé.
  In un'ottica di rilancio dello stabilimento di San Sisto, si ritiene assolutamente necessario, poi, che vengano adeguatamente supportati e pubblicizzati prodotti a marchio Perugina presso gli spazi espositivi del gruppo Nestlé presenti a Pag. 60Expo 2015, a Milano, per tutta la durata dell'esposizione internazionale. Gli operai hanno addirittura proposto di trasferire a Perugia la linea delle polveri di caffè, di cui il gruppo Nestlé è leader mondiale. Manca un piano industriale; Confindustria, fra l'altro, è assente, ma la Nestlé è stata chiara recentemente e ha dichiarato che non vuole convogliare investimenti in Italia. Quindi, che cosa vuole fare ? C’è un piano industriale per lo stabilimento di Perugia ? Dov’è Confindustria ? Dov’è lo Stato ?
  Vede, Viceministro, non è ammissibile che le multinazionali, Nestlé, come la ThyssenKrupp, prima acquisiscano in Umbria importanti produzioni e prestigiosi marchi del made in Italy e, poi, nonostante i dipendenti abbiano affrontato sacrifici, non mettano in campo politiche di sviluppo e di investimento con l'effetto di fare impoverire il territorio. L'Italia è diventata terra di conquista, con aziende storiche svendute all'estero. Il made di Italy è sempre meno italiano e sempre più di proprietà estera, dato che le aziende di punta del settore dell'industria, della moda e degli alimentari vengono acquisite da holding straniere.
  Ad oggi solo per l'agroalimentare sono stati venduti marchi per circa 10 miliardi di euro. Siete assenti, Viceministro. Lo Stato è assente e nulla sembra voler fare per arrestare la dissoluzione del made in Italy. La strategia delle holding straniere, d'altronde, è molto semplice: attendere il momento di difficoltà economica per appropriarsi di aziende con notevole valore aggiunto. Ciò che veramente interessa loro è il marchio, visto che il prodotto italiano vende sempre e comunque, soprattutto all'estero. È così che un'opportunità di crescita per il comparto esportazioni viene ridotta al lumicino dalle esternalizzazioni della proprietà e molto spesso anche della produzione. Questo è un protocollo già visto e che conosciamo benissimo: il Ministero dello sviluppo economico interviene quando ormai è troppo tardi e sono già partite le lettere di licenziamento e il Ministero del lavoro eroga gli ammortizzatori sociali scaricando i costi del saccheggio sulla collettività. Per questo chiediamo a gran voce l'apertura di una vertenza Perugina-Nestlé e un tavolo di confronto serio e permanente al Ministero prima che sia troppo tardi e che l'ennesima multinazionale straniera pianti la propria bandierina sopra le nostre fabbriche.

  PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza. Ricordo che la deputata Adriana Galgano ha venticinque minuti, non essendo intervenuta prima.

  ADRIANA GALGANO. Grazie Presidente. Signor Viceministro, grazie della sua risposta. Noi ci dichiariamo soddisfatti del fatto che la vertenza è all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico e anche rincuorati dalle sue parole, che evidenziano che siete consapevoli del fatto che quello che sta accadendo non è meramente riconducibile a fattori congiunturali. È la terza volta che io la interpello su problemi della mia regione: prima per AST poi per Sgl Carbon e adesso per Perugina. Sono tutte situazioni in cui i lavoratori hanno dato grandissima prova di consapevolezza e dimostrazione di sacrificarsi per le ragioni dell'azienda e dell'economia del territorio e quindi meritano tanta attenzione. Il nostro territorio merita tanta attenzione anche perché versa in una situazione molto seria. Abbiamo aperto 170 vertenze. Sono fallite 481 aziende negli ultimi due anni con una perdita di occupazione di 4.745 persone e noi rischiamo, con AST e con Perugina, di perdere in un colpo solo 6.000 addetti. Quindi veramente sollecitiamo tutta l'attenzione che potete darci.
  Naturalmente ci sono vertenze aperte in tutta Italia e questa da parte nostra è l'occasione per sollecitarvi a considerare anche tutta la legislazione che noi abbiamo approvato recentemente e nel passato, perché noi parlamentari non possiamo pensare che in questo momento stiamo fronteggiando, le istituzioni regionali, Pag. 61voi Ministero economico, cioè tutte le istituzioni sono in campo per fronteggiare questa grande fuga di imprese multinazionali e italiane verso l'estero. Quindi dobbiamo interrogarci e dobbiamo darci una risposta. E ieri un gruppo trasversale, il gruppo innovazione della Camera, ha incontrato operatori economici e ci è stato consegnato questo dossier. In esso sono contenute tutte le norme che abbiamo approvato in modo più restrittivo rispetto alla normativa dell'Unione europea. Ora noi dobbiamo essere consapevoli che approvare una normativa restrittiva di normative che sono già restrittive indebolisce grandemente la capacità di competere non solo delle aziende italiane, ma di tutte le aziende che operano sul nostro territorio. E quindi da questo punto di vista occorre fare una grande opera di semplificazione normativa.
  Perché in alcuni casi, andando a leggere le norme, noi abbiamo l'impressione che siano scritte da persone che non abbiano bene la consapevolezza di come, poi, queste norme diventino inapplicabili, pazzesche e creino complicazioni incredibili per le aziende. Quindi, veramente, noi chiediamo attenzione per questo grande lavoro di semplificazione.
  Poi, dobbiamo dare certezze alle aziende e dobbiamo decidere velocemente su tanti dossier. Mi permetto di sottolineare quello del brevetto europeo. Dappertutto, lo leggiamo sui giornali, lo diciamo in Parlamento che l'innovazione è una variabile chiave per competere e l'innovazione si accompagna alla capacità brevettuale. Dobbiamo decidere se aderire al brevetto europeo; la Commissione politiche dell'Unione europea ha chiesto al MISE, ormai un anno e mezzo fa, una valutazione di impatto e noi avremo il sottosegretario Vicari che verrà la prossima settimana, situazione dei lavori parlamentari permettendo. Noi vi chiediamo, poi, dopo, di agire velocemente; le aziende multinazionali, italiane, piccole e medie hanno bisogno di più semplificazione, di grande semplificazione e di certezze e, quindi, vi chiediamo di essere veloci a decidere su dossier strategici.

(Elementi in merito alla chiusura di alcuni tratti autostradali e all'interruzione prolungata delle forniture elettriche e idriche nella regione Emilia Romagna, in occasione dell'eccezionale ondata di maltempo del 5 e 6 febbraio 2015 – n. 2-00838)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fabbri n. 2-00838, concernente elementi in merito alla chiusura di alcuni tratti autostradali e all'interruzione prolungata delle forniture elettriche e idriche nella regione Emilia Romagna, in occasione dell'eccezionale ondata di maltempo del 5 e 6 febbraio 2015 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Marilena Fabbri se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARILENA FABBRI. Signor Presidente, ringrazio anche il viceministro De Vincenti che è qui in Aula. La nostra interpellanza, sottoscritta da tutti i deputati dell'Emilia Romagna, intende rappresentare al Governo la nuova situazione di disagio e di calamità naturale che si è verificata in Emilia Romagna nel fine settimana del 5 e 6 febbraio. È un disagio che si è determinato a causa di neve e piogge cospicue e di una mareggiata che hanno, quindi, interessato, per motivi diversi, tutto il territorio regionale nell'ambito di queste due giornate e hanno provocato ingenti danni e numerosi disagi alle persone, alla circolazione di auto, treni ed aerei.
  Stante la situazione di emergenza, la giunta regionale dell'Emilia Romagna ha, nell'immediatezza dell'evento, stanziato 5 milioni di euro per finanziare gli interventi urgenti necessari e far fronte, quindi, alle emergenze e agli interventi più prioritari e ha inviato, in data 13 febbraio, al Governo la richiesta formale per lo stato di emergenza dovuto a calamità naturale, per richiedere un intervento e un riconoscimento anche da parte del Governo e, quindi, del contesto nazionale. Al momento, Pag. 62i danni calcolati sono di 179 milioni 696 mila euro solo per il comparto pubblico, cifra che è stata calcolata per far fronte all'assistenza della popolazione, che in gran parte dei contesti provinciali è stata evacuata per i motivi che poi espliciterò, e anche per intervenire in somma urgenza rispetto agli interventi necessitati dalla calamità, interventi urgenti di riduzione del rischio residuo e di ripristino delle strutture interessate. Il comparto privato ed economico produttivo risulta, invece, al momento, dal censimento che è stato fatto ad oggi, interessato per danni pari a 90 milioni di euro.
  L'evento, come dicevo prima, ha interessato tutto il territorio regionale e, in particolare, nelle aree costiere, abitazioni civili, attività commerciali e strade sono state allagate dall'acqua marina a seguito di violente mareggiate con onde alte fino a 4 metri che hanno determinato un rientro dell'acqua di mare sulla costa. Le violente mareggiate hanno determinato allagamenti in alcuni centri abitati balneari, in particolare Lido degli Estensi, Porto Garibaldi, Lido di Spina, Lido di Savio, Lido Adriano, Milano Marittima, Cesenatico, Gatteo Mare, solo per fare alcuni riferimenti.
  Nei comuni dell'entroterra della Romagna, invece, le criticità diffuse sono state determinate, oltre che dalla neve, da una pioggia cospicua pari a circa 100 millimetri in due giorni, da raffiche di vento tra gli 80 e i 100 chilometri orari. Piogge che, insieme alle mareggiate sulla costa, hanno determinato la fuoriuscita dei principali corsi d'acqua, che non sono riusciti a sfogare in mare e che sono quindi esondati. Questi danni hanno interessato, principalmente, la rete di bonifica delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, con rotture arginali e danni ad edifici di uso civile e produttivo. Tra le località maggiormente colpite nell'entroterra, appunto, a seguito delle cospicue piogge, sono state indicate San Giovanni in Marignano, Sant'Arcangelo, Villafranca, Villa Selva, Santa Maria Nuova, Ronco, Lugo, Bagnacavallo, Massa Lombarda, Rossetta, Mandriole, Sant'Alberto, delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Non mi dilungo. Nell'Appennino bolognese, invece, hanno avuto rilevanti danni le aree del bolognese, del parmense, del reggiano, del modenese.
  L'entroterra emiliano è stato, invece, fortemente caratterizzato da danni legati alla neve. Neve che, seppur caduta in quantità non rilevante, si è caratterizzata, invece, come particolarmente dannosa, creando frane e, principalmente, caduta di alberi che hanno danneggiato la linea elettrica. I danni, infatti, si sono caratterizzati, principalmente, per un fortissimo, importante blackout che ha interessato almeno sette cabine – queste sono le notizie iniziali – dicevo, sette cabine dell'alta tensione gestite da Terna e più di 300 linee fra alta e media tensione. Un blackout che si è protratto per diversi giorni, da un minimo di 12 ore fino a 5 giorni, che ha interessato circa 200 mila utenze di media tensione su tutto il territorio regionale, calcolate pari a circa 500 mila cittadini non serviti dalla energia elettrica. La mancanza di energia elettrica per diverse ore ha determinato il blocco delle centrali di riscaldamento, il blocco della fornitura dell'acqua, oltre che il blackout della telefonia fissa e mobile, che riteniamo, però, debba essere imputato solo in parte al blackout energetico. Riteniamo che, invece, anche questi servizi siano stati interessati da danni diretti che poi sono stati mascherati, diciamo, dal blackout. Questo, però, ha determinato, soprattutto nelle prime ore, anche una grandissima difficoltà dei sindaci a poter attivare i servizi di protezione civile e quindi, anche di essere più efficaci sul territorio. Solamente un dato: a distanza di cinque giorni erano ancora 7.500 le utenze, solo nel bolognese, a non essere servite dall'energia elettrica e, 500 solamente nel comune della Valsamoggia e 20 mila su tutto il territorio regionale.
  I sindaci colpiti dal blackout elettrico hanno denunciato con forza, soprattutto, l'impossibilità di entrare in contatto con Enel, con l'ente gestore, nelle prime 24 ore dell'emergenza, al fine di segnalare i guasti registrati sul territorio, condividere gli Pag. 63eventuali interventi prioritari, avere informazioni circa la consistenza del danno e degli eventuali tempi di ripristino, per meglio gestire il rapporto con i cittadini interessati dal disservizio e, anche, predisporre gli eventuali interventi di sostegno alla popolazione. I call center di Enel non hanno funzionato né verso le amministrazioni ed i sindaci, che hanno dovuto fronteggiare, senza informazioni, le numerose richieste e chiamate di famiglie, imprese ed attività commerciali, né hanno funzionato direttamente verso i cittadini/utenti/consumatori che sono rimasti in attesa del ripristino del collegamento elettrico per diversi giorni, pensando che si trattasse di poche ore, senza potersi organizzare per ridurre i disagi ed i danni per la propria famiglia e per le proprie attività economiche. Ricordiamo, ad esempio, che, in tutto il territorio del bolognese – Bologna, Modena, Parma, Reggio Emilia – sono attivi diversi allevamenti di bestiame che sono, anch'essi, stati coinvolti dal blackout con danni anche alla gestione degli animali da parte delle aziende esistenti.
  Altro problema che vogliamo e che abbiamo voluto segnalare con questa interpellanza è la scelta di società Autostrade di chiudere alcuni tratti autostradali in previsione dell'emergenza neve. Vorremmo sottolineare questo: in previsione dell'emergenza neve, non in presenza già di cospicue nevicate sul territorio. Sono state scelte che hanno determinato il blocco della circolazione già a partire dal modenese, creando enormi disagi al traffico, riversatosi al di fuori del percorso autostradale sulle strade provinciali e comunali che già erano sovraccaricate del problema gestione neve sul territorio.
  Il cosiddetto «protocollo neve», è un protocollo, sì, di rilevanza regionale, però definisce delle linee guida di comportamento che vede società Autostrade in maniera unilaterale decidere i codici rosso, nero e giallo rispetto alle emergenze in autostrada. E se in passato le autostrade, così come i servizi ferroviari, erano l'elemento di sfogo in caso di disagio sul territorio legato alla neve, oggi sono i primi elementi che vanno in tilt e che riversano, invece, sulle gestione comunale e territoriale anche le emergenze di mobilità della popolazione.
  Nello specifico, società Autostrade ha iniziato a bloccare il traffico pesante, per disincentivare l'ingresso in autostrada nel tratto appenninico, già a partire dall'alba del 5 febbraio, mentre le nevicate sono iniziate solo nel pomeriggio del 5 febbraio, mettendo in grande difficoltà i comuni a ridosso del tratto appenninico, in particolare i comuni di Casalecchio di Reno e Sasso Marconi.
  Sappiamo che il Ministro, già nelle prime ore, aveva dichiarato l'intenzione di chiedere di vigilare sul comportamento di società Autostrade, quindi di chiedere un riscontro rispetto alle scelte effettuate e ai disagi arrecati.
  In particolare, chiediamo, quindi, di avere conto eventualmente di queste verifiche che il Governo ha fatto nei confronti del concessionario Autostrade e se non si ritenga, inoltre, qualora non sia stato già accertato, di conoscere, con la massima urgenza, le cause dell'interruzione prolungata dell'erogazione dell'energia elettrica e del servizio idrico da parte dei soggetti gestori (rispettivamente, Terna ed Enel per quanto riguarda l'alta e media tensione energetica, Hera e Iren per quanto riguarda i gestori locali del servizio idrico); e, soprattutto, la causa dell'assenza totale di informazioni nelle prime 24 ore, non solo rivolte alla popolazione ma anche ai sindaci, che sono i responsabili della protezione civile sul territorio.
  Quindi, si tratta di una grandissima mancanza di responsabilità, che non può trovare risposte esclusivamente nel fatto che 500 mila utenti si siano riversati in poche ore sui centralini e sui call center di Enel. Anzi, voglio ricordare che l'unico punto di contatto telefonico era il numero verde; non è mai stato possibile parlare direttamente con gli operatori di Enel per sapere l'accaduto. Il flusso informativo nei confronti dei sindaci è migliorato solamente nel momento in cui le prefetture, dopo diversi tentativi e difficoltà sono Pag. 64riuscite a chiamare i soggetti gestori ai tavoli di crisi per gestire l'emergenza neve e alluvione sui diversi territori.
  Si chiede, quindi, se non si intenda anche verificare la presenza e l'efficacia del piano per la gestione delle emergenze da parte di Terna ed Enel quali gestori unici della distribuzione, rispettivamente dell'energia di alta e media tensione, ed eventualmente assumere iniziative per ridefinire le eventuali procedure di prevenzione ed intervento laddove queste si siano rivelate inadeguate, al fine di evitare che tali disservizi possano ripresentarsi nel Paese in caso di altre avversità atmosferiche o situazioni emergenziali.
  Chiediamo, inoltre, se non si intenda accertare con la massima urgenza l'effettivo stato di manutenzione e il grado di efficienza strutturale della rete dell'alta e media tensione per la distribuzione dell'energia elettrica nella regione Emilia Romagna, ma anche sicuramente nel territorio nazionale e verificare il livello di tenuta nel territorio nel quale sono ubicati i tralicci e i cavi, includendo, per quanto concerne in particolare le zone montane, la regolare manutenzione e cura anche delle alberature, che sembrano essere tra le principali cause dell'interruzione delle linee elettriche.
  La ringrazio per quanto già oggi ci potrà eventualmente rispondere e per l'attenzione che il Governo avrà nei prossimi giorni nell'analizzare la richiesta di stato di emergenza per calamità naturale inoltrata venerdì 13 febbraio dalla regione Emilia Romagna.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, in premessa voglio sottolineare come il Governo sia pienamente consapevole dei disagi che hanno vissuto le popolazioni delle zone interessate dagli eventi richiamati nell'interpellanza.
  La regione Emilia Romagna nei giorni 5, 6 e 7 febbraio scorso è stata interessata da un eccezionale evento meteorologico, segnalato con allerta meteo dalla Protezione civile in data 5 febbraio. Tale evento eccezionale ha comportato l'interruzione della fornitura di energia elettrica nelle zone appenniniche delle province di Reggio Emilia, Bologna, Modena, Parma, nella costa adriatica (Ravenna, Forlì, Cesena), con particolari criticità riscontrate nel reggiano e nel bolognese, a ridosso dell'Appennino tosco-emiliano.
  Il Ministero dello sviluppo economico, preso atto di tali criticità, ha immediatamente richiesto alle società concessionarie della trasmissione e della distribuzione elettrica, presenti sul territorio, un'informativa dettagliata di quanto successo e delle azioni messe in campo dalle stesse concessionarie al fine di superare tale crisi.
  Da quanto comunicato dalle stesse concessionarie, risulta che il fenomeno di interruzione di fornitura di energia elettrica di tale gravità sul territorio regionale si è verificato per la compresenza di diversi fattori. L'eccezionale evento meteorologico ha comportato, infatti, la caduta di una particolare tipologia di neve, la cosiddetta «neve bagnata», estremamente umida e con rapide inversioni termiche al suolo, che è stata causa del notevole appesantimento degli alberi, anche situati oltre la fascia di rispetto degli elettrodotti, poi caduti, anche a bassa quota, sulle linee elettriche. A ciò si sarebbe aggiunta la formazione di ghiaccio intorno ai conduttori, con uno spessore fino a 15 centimetri contro i 12 millimetri ritenuti regolari; in tal modo i conduttori sono stati sottoposti ad un eccezionale sovraccarico, che ha comportato il loro congelamento.
  Per quanto riguarda i disservizi riferibili al gestore del sistema elettrico nazionale Terna Spa, le attività di ripristino delle forniture di energia elettrica sono andate a rilento a causa della chiusura della rete viaria (A1, A13, A14, E45, strade statali e provinciali), e della impossibilità di far decollare elicotteri – date le condizioni meteorologiche – per raggiungere Pag. 65le situazioni di maggiore criticità, cui si sono aggiunte difficoltà nei sistemi di telecomunicazione.
  Tuttavia, in previsione dell'ondata di maltempo, Terna aveva predisposto un piano di emergenza, che si è dispiegato in tre aree critiche: l'area reggiano-modenese, l'Appennino bolognese, la Romagna. La ripresa del servizio elettrico è avvenuta entro 6 ore in Romagna e nel reggiano-modenese, mentre nell'Appennino bolognese sono occorse circa 13 ore per tornare alla normalità, con l'eccezione dell'area del Brasimone, che ha richiesto uno sforzo ulteriore. Sto parlando delle linee di responsabilità della società Terna.
  Per quanto riguarda le iniziative che il gestore intende porre in essere per evitare che in futuro possano ripresentarsi tali disservizi, Terna sta procedendo alla sperimentazione, su alcune linee elettriche dell'alta tensione in zona dolomitica, sia di una nuova tecnologia atta a ridurre lo spessore dei manicotti di ghiaccio, sia di un sistema per scuotere i cavi al fine di scrollare gli accumuli. Tale sperimentazione potrebbe essere estesa su tutto il territorio appenninico.
  La società distributrice di energia elettrica Enel distribuzione Spa, in seguito all'allerta meteo della Protezione civile, riferisce di aver proceduto ad attivare il proprio piano di emergenza, rinforzando il personale reperibile e pre-allertando le imprese appaltatrici. Il disservizio ha avuto inizio alle prime ore del mattino del 6 febbraio ed è andato peggiorando durante la giornata, con un picco massimo – ricordato anche nell'interpellanza – di oltre 200 mila clienti disalimentati, su circa 2,5 milioni. Sono stati registrati 16 guasti in cabine dell'alta tensione e guasti a 415 linee di media tensione.
  La società si è mobilitata con le risorse operative interne e dirottando in Emilia anche task force provenienti da altre aree territoriali per oltre 850 persone, a cui si sono aggiunte 300 persone delle imprese appaltatrici. Sono stati gestiti in sicurezza oltre 600 cantieri per la riparazione dei guasti in uno scenario operativo reso particolarmente complicato, come ricordavo prima, dalla difficoltà di circolazione su strade ed autostrade, perdurato per diversi giorni non solo nelle aree interne e montane.
  Dalla giornata di venerdì fino alla piena normalizzazione del martedì successivo sono stati compiuti 1.396 interventi per il ripristino della fornitura di energia, pari al 20 per cento degli interventi medi annui. Sono stati inoltre installati oltre 70 gruppi elettrogeni per la ripresa del servizio nelle situazioni più critiche. Rispetto al numero dei clienti disalimentati, già nelle prime sei ore del venerdì oltre 100 mila erano stati rialimentati.
  Alla fine della giornata di sabato 7 febbraio il numero dei clienti disalimentati è sceso a circa 20 mila, principalmente localizzati nel reggiano e nell'alto bolognese. Domenica 8 febbraio erano ancora privi del servizio circa 7.500 clienti, mentre la completa normalizzazione si è compiuta martedì 10 febbraio.
  Per quanto riguarda le comunicazioni con i clienti e con le amministrazioni locali interessate dall'evento eccezionale, Enel ha segnalato che il servizio guasti ha ricevuto circa 700 mila telefonate. Per i rapporti con i sindaci, si è confermato che i numeri sensibili dell'Enel sono stati a disposizione dei centri operativi della Protezione civile e delle prefetture. In tale situazione di emergenza la società ha avuto più di mille contatti con comuni, registrando anche oltre 1.200 chiamate in due giorni ai numeri sensibili messi a disposizione delle unità di crisi, oltre a un consistente flusso di e-mail.
  Per quanto riguarda le iniziative che Enel intende porre in essere per evitare che in futuro possano ripresentarsi tali disservizi, la stessa segnala che anche Enel, come il gestore Terna, sta studiando nuove soluzioni tecnologiche contro la formazione di ghiaccio sui cavi e le modalità per migliorare il piano di emergenza.
  In riferimento alla rete di competenza della società distributrice di energia elettrica Hera Spa, che gestisce l'erogazione in parte delle province di Bologna e Modena per 200 mila clienti, il numero dei clienti disalimentati, alle ore 21 di venerdì 6 Pag. 66febbraio, risultava di 6.800 nell'area modenese, ma già alle 5 di sabato mattina il numero era più che dimezzato, con meno di 2 mila clienti ancora sprovvisti di energia elettrica. Domenica mattina è stata compiuta l'ultima riparazione.
  Per la società distributrice di energia elettrica Iren energia Spa, su 135 mila utenze elettriche, 23.500 sono state interessate da disservizi. Il piano di emergenza e il rafforzamento delle strutture operative ha fatto sì che, alle 7 del mattino del venerdì, al 90 per cento dei clienti fosse garantita l'erogazione del servizio. Entro il venerdì sera 450 utenze sono state riallacciate e solo 30 utenze sono rimaste non servite fino al mattino della domenica.
  Il Ministero dello sviluppo economico ritiene che le società concessionarie debbano impegnarsi nel rafforzamento della prevenzione nonché nell'implementazione di tutte le misure per migliorare i piani di gestione delle emergenze, anche attraverso attività di coordinamento tra le strutture territoriali di intervento, i comuni, le prefetture e la Protezione civile e di comunicazione verso gli utenti, prevedendo adeguati piani di investimento. A questo riguardo, il Mise ha avviato un confronto con le società concessionarie per la predisposizione dei piani necessari.
  Voglio evidenziare anche che le società interessate saranno tenute a effettuare i rimborsi automatici per l'interruzione prolungata del servizio, in linea con quanto previsto dalle delibere dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico.
  Infine, sul primo quesito rappresentato con l'atto in questione, il Ministero delle infrastrutture ha comunicato che il codice della strada prevede che per le strade in concessione – come l'A1, naturalmente – i poteri ed i compiti dell'ente proprietario della strada previsti dal presente codice sono esercitati dal concessionario, salvo che sia diversamente stabilito. Tra tali poteri e compiti vi è: manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi; controllo tecnico dell'efficienza delle strade e relative pertinenze. Il concedente provvede a vigilare sull'esatto adempimento del concessionario agli obblighi convenzionali e di legge, effettuando controlli con potere di ispezione, di accesso, di acquisizione della documentazione e delle notizie utili a tale scopo.
  Inoltre, emana direttive concernenti l'erogazione dei servizi da parte del concessionario. Può, infine, irrogare sanzioni in caso di inadempimenti.
  In ordine alla gestione della viabilità invernale, il concedente emana annualmente, nel caso specifico in data 26 settembre 2014, una circolare a tutte le società concessionarie contenente le indicazioni minime da tenere in considerazione al fine di una corretta gestione dell'infrastruttura durante tutto il periodo invernale e ai connessi eventi meteorologici avversi.
  Tale circolare prevede, in particolare, la predisposizione da parte delle concessionarie autostradali di appositi piani di gestione delle emergenze invernali che prevedano, tra le altre cose: adeguatezza ed efficienza delle strutture operative e delle attrezzature (ivi compresi strumenti di localizzazione in tempo reale dei mezzi concretamente impiegati, con sistemi GPS o sistemi alternativi) da impiegare per la gestione del traffico invernale ed, in particolare, negli scenari maggiormente critici; tempestività, completezza ed adeguata gestione delle informazioni all'utenza e tempestivo soccorso a mezzi e/o utenti in difficoltà.
  La circolare richiama, altresì, l'esatto adempimento al contenuto del cosiddetto «Piano neve» emanato, anch'esso annualmente, da Viabilità Italia, organismo di coordinamento in capo al Ministero dell'interno – Polizia Stradale.
  In ottemperanza a tali disposizioni ed in base alla propria autonomia gestionale, il concessionario Autostrade per l'Italia Spa ha redatto il proprio «Piano per le operazioni invernali» trasmettendone copia alla struttura di vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Lo stato di criticità è attivato dal gestore (nel caso specifico da Autostrade per Pag. 67l'Italia) mediante il proprio personale e con l'ausilio dei propri mezzi tecnologici oltre alle informazioni acquisite da organi istituzionali preposti.
  La decretazione del codice è adottata dallo stesso gestore e ne comporta l'immediata comunicazione ai comitati operativi viabilità presenti presso le prefetture interessate, al fine di un coordinamento territoriale, l'adozione di misure proprie da parte del gestore e l'attivazione di alcune azioni specifiche, come il fermo dei mezzi pesanti in punti prestabiliti, per evitare che questi giungano nelle zone interessate da neve e ghiaccio.
  A seguito di quanto accaduto nelle giornate del 5 e 6 febbraio scorso lungo l'autostrada A1 da Milano a Firenze e lungo la A14 da Bologna a Cesena, laddove le intense nevicate hanno comportato l'adozione da parte di Autostrade per l'Italia di misure di regolazione di traffico con fermo in carreggiata di mezzi pesanti in fase di codice cosiddetto «giallo e rosso» con l'ausilio della Polizia stradale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato un procedimento ispettivo secondo quanto previsto dall'atto convenzionale ed ha convocato la concessionaria il giorno 6 febbraio, al fine di acquisire ogni elemento utile alla valutazione degli accadimenti. Ad esito dell'incontro ed a seguito dell'esame della documentazione prodotta dalla società in data 11 febbraio, il Ministero ha sentito nuovamente la stessa il giorno 16 febbraio.
  Al momento sta continuando nell'esame della documentazione focalizzando principalmente l'attenzione sulle operazioni di trattamento del piano viabile preventive rispetto all'evento nevoso e alla conseguente decretazione dei codici.
  Si prevedono tempi ristretti per la conclusione della procedura.

  PRESIDENTE. Il deputato Arlotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla interpellanza Fabbri n. 2-00838, di cui è cofirmatario, per dieci minuti.

  TIZIANO ARLOTTI. Grazie Presidente, grazie anche al Viceministro De Vincenti che ha risposto in modo puntuale. Credo che l'evento che si è verificato sia di carattere straordinario, ma è un evento che ha toccato ben il 10 per cento delle utenze di tutta la regione Emilia Romagna ed ha messo veramente in seria difficoltà le popolazioni, le attività produttive e tutto il sistema e il reticolo collegato alla mobilità.
  Questo è il primo elemento che voglio evidenziare: il 5 febbraio parte il pre-allertamento e noi ci troviamo a chiudere questo percorso il 10: sei giorni sono tanti. E ci troviamo a chiudere questo percorso sapendo che ci sono molti nodi che vanno sciolti. Anzi, da parte nostra, ci sarà anche il sollecito a svolgere delle audizioni con gli affidatari di questi servizi nelle competenti Commissioni, proprio per trarre quantomeno da questa esperienza elementi utili anche per migliorare i contratti di servizio e per essere più tempestivi.
  Infatti, ci troviamo con situazioni in cui la cosa più semplice, che in molti casi viene in mente, è quella di chiudere l'autostrada, è quella di non avere dei parcheggi d'attestazione adeguati, in particolar modo. Quindi, in situazioni come queste bisogna che ci sia un'attenzione particolare.
  Ci troviamo Terna, che è il soggetto che porta la media-alta tensione, che addirittura dice: «Adesso stiamo studiando dei sistemi per evitare che laddove si creano anche delle formazioni di gelo superiori ai 12 centimetri riusciamo a mitigare questo fenomeno». Mi sembra di affrontare la discussione come quando si affrontava per la prima volta l'argomento sugli scambi dei binari dei treni e sappiamo che in molti casi ci troviamo in condizioni estreme. Così come non possono dire che il varco che viene lasciato è adeguato, nel momento in cui gli alberi cadono e rompono i fili. Vuol dire che quella fascia di rispetto non è adeguata e va rivista in relazione a quelle che sono le necessità di salvaguardia del servizio stesso.Pag. 68
  Ci troviamo anche ENEL che dice: «Rimborseremo i danni rispetto a quello che è l'attuale contratto», ma ci troviamo di fronte anche ad un sistema di informazione di centralini che non hanno adeguatamente dato risposta, che non hanno potuto consentire la comunicazione anche alle stesse amministrazioni comunali. Si parlava di invio di posta, ma non andava neppure la banda larga e in molte situazioni non c'erano neppure le condizioni per scambiarsi le e-mail.
  Quindi, si tratta di una situazione in cui, credo, ci sia la necessità di fare ulteriori approfondimenti, proprio per capire fino in fondo quali siano state le responsabilità. Quindi, occorre andare incontro a chi ha subito dei danni e, dall'altra parte, capire anche quali possano essere i margini di miglioramento, visto e considerato che, purtroppo, questa non sarà né la prima né l'ultima emergenza che si presenterà, perché sono arrivate 700 mila chiamate. Ricordo che siamo anche in zone collinari, in zone dove abitano anche molte persone anziane che, quindi, hanno subito un disagio straordinario, oltre a quello che hanno subito tutte quelle popolazioni.
  Io voglio cogliere anche questa interpellanza urgente per svolgere un ulteriore ragionamento. Noi abbiamo inserito, in ordine alle fasi emergenziali di questo Paese, due provvedimenti di legge importanti: il primo è il decreto-legge n. 93 del 2013 e, poi, la successiva legge n. 119 del 2013, con la quale abbiamo riconosciuto per la prima volta in caso di calamità, in caso di danni, il riconoscimento di interventi per quanto riguarda sia i danni pubblici sia quelli dei privati. Ad oggi, da quella data noi abbiamo avuto in tutta Italia 30 eventi calamitosi. Abbiamo istituito un Fondo per le emergenze, con una dotazione di 200 milioni di euro, e ad oggi ci sono richieste per oltre 360 milioni di euro e, fra le altre cose, la prima emergenza, quella che è in testa, riguarda proprio l'Emilia-Romagna.
  Ora, io credo che la regione sia intervenuta subito, stanziando 5 milioni di euro. Ha richiesto lo stato di emergenza per l'evento calamitoso. Lo ha richiesto, quindi, e si sta attivando con una serie di interventi direttamente, perché non va dimenticato che noi dobbiamo innanzitutto partire dal presupposto che questa è stata una tempesta quasi perfetta, perché è partita dal mare, è partita dalla neve, è partita da un insieme di eventi che hanno fatto sì che ci fossero, nella fascia di pianura e nella fascia di costa, addirittura onde di 4 o di 4,5 metri e ci fosse, nello stesso tempo, anche l'interruzione dell'energia elettrica, che ha messo in crisi il sistema idraulico perché gli impianti di sollevamento in molti casi non funzionavano.
  Quindi credo che, anche da questo punto di vista, in termini di rispetto anche dei contratti, come dicevo prima, ci sarà da approfondire molto per venirne a capo e per trovare delle soluzioni per il futuro. L'altra cosa: la regione ha fatto anche la richiesta, sempre il 13 febbraio, al MEF per sospendere o differire, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge n. 212 del 2000, i termini per gli obblighi tributari dei contribuenti interessati dagli eventi calamitosi. Va detto che, in questo caso, noi ad oggi abbiamo tutta la fascia della spiaggia che è stata completamente devastata. Abbiamo gli operatori che, nell'arco di qualche mese, devono aprire le attività. Ci sono stati bagni che sono stati completamente distrutti, altri danneggiati gravemente, e c’è la necessità di avere risposte nel momento in cui dovrà essere attivata anche la soprintendenza per i pareri per il ripristino e per portare quelle attività ad essere produttive, ad essere attive, nel giro di due-tre mesi al massimo. Siamo a febbraio, quindi, quando saremo dopo Pasqua, già partiranno le necessità che ci sono per queste attività.
  Credo, dall'altra parte, però, che vada fatto un ragionamento: un elemento è quello dell'emergenza, un elemento è quello della seconda fase. Ora, io credo che, per quanto riguarda, ad esempio, le nostre coste, noi sappiamo che ogni anno 75 mila metri quadrati scompaiono; c’è un'erosione che è data dalle situazioni Pag. 69meteo-climatiche, dai cambiamenti che ci sono stati anche nelle correnti marine, che hanno portato a questo. Nell'Emilia Romagna addirittura un quarto su un totale di tutto quanto c’è a livello nazionale. Quindi, abbiamo la necessità di avere risposte, mettendo in atto degli interventi che sono strutturali. Devono diventare ordinari i sistemi di rifacimento e i sistemi di mitigazione, che non possono essere quelli che tradizionalmente abbiamo conosciuto. Dall'altra parte, noi abbiamo bisogno anche di intervenire molto sul versante della manutenzione, a partire da quella ordinaria. In molti casi, il sistema di scolo dei fossi, dei fiumi, dei rii, non ha dato risposte rispetto a quella che era la mitigazione, perché in molti casi c’è poca manutenzione, c’è incuria anche da parte dei cittadini stessi, ma soprattutto non viene valorizzato fino in fondo il ruolo e la funzione che hanno le attività agricole e gli agricoltori proprio per tutto il tema della salvaguardia idrogeologica del nostro territorio.
  Io credo che questi siano gli elementi ulteriori su cui lavorare. Quindi, facciamo tesoro, purtroppo, di questa esperienza sia per migliorare anche i nostri sistemi di responsabilizzazione da parte di tutti i soggetti, soprattutto di coloro che hanno le concessioni, sia, dall'altro, per attivare immediatamente le risorse e gli interventi di emergenza, ma soprattutto per mettere mano anche al secondo livello, come dicevo, che è quello di rendere costanti le risorse, perché ci sia, quanto meno, un adeguato intervento, che possa prevenire o, comunque sia, mitigare gli effetti anche di elementi e di situazioni estreme come quelle che abbiamo conosciuto.

(Ritiro dell'interpellanza urgente Costantino – n. 2-00848)

  PRESIDENTE. Avverto che in data odierna l'interpellanza urgente n. 2-00848 dei deputati Costantino ed altri è stata ritirata dai presentatori, i quali contestualmente hanno presentato un'interrogazione a risposta scritta di analogo contenuto.

(Rinvio delle interpellanze urgenti Bonomo n. 2-00827, Artini n. 2-00846, Capozzolo n. 2-00837, De Rosa n. 2-00847, Fedriga n. 2-00849, Scotto n. 2-00828 e Brunetta n. 2-00850)

  PRESIDENTE. Avverto altresì che le interpellanze urgenti n. 2-00827 dei deputati Bonomo ed altri, n. 2-00846 dei deputati Artini e Pisicchio, n. 2-00837 dei deputati Capozzolo ed altri, n. 2-00847 dei deputati De Rosa ed altri, n. 2-00849 dei deputati Fedriga e Molteni, n. 2-00828 dei deputati Scotto ed altri e n. 2-00850 del deputato Brunetta, per accordi intercorsi tra il Governo e i presentatori, sono state rinviate ad altra seduta.
  È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 24 febbraio 2015, alle 18:

  Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 1070 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BUEMI ed altri: Disciplina della responsabilità civile dei magistrati (Approvata dal Senato) (C. 2738).

  e delle abbinate proposte di legge: GOZI ed altri; LEVA ed altri; BRUNETTA; CIRIELLI (C. 990-1735-1850-2140).

  — Relatori: Leva, per la maggioranza; Colletti, di minoranza.

  La seduta termina alle 17,10.

Pag. 70

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DELLA DEPUTATA DORINA BIANCHI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2803-A.

  DORINA BIANCHI. Il Gruppo Parlamentare di Area Popolare voterà a favore del disegno di legge di conversione del decreto legge «proroga termini».
  Il senso di questo provvedimento, che viene ripetuto ogni anno, è quello di consentire una proroga a termini in scadenza per consentire a imprese e cittadini di apportare le necessarie modifiche a situazioni legislative ed amministrative molto spesso farraginose che devono essere migliorate nel quadro di un rapporto più efficiente e funzionale tra amministrazione e cittadini.
  Sotto questo profilo è necessario che l'azione politica del Governo sia maggiormente orientata ad una effettiva ed operante semplificazione normativa ed amministrativa: un intervento essenziale e tra i più attesi dai cittadini e dalle imprese, in quanto contribuisce a fornire un grande impulso alla modernizzazione ed alla competitività del Paese.
  Analizzando il provvedimento nel suo insieme, occorre ricordare come lo stesso abbia portato al raggiungimento di importanti risultati di carattere sociale, politico ed economico.
  E anche grazie all'iniziativa del Gruppo Parlamentare di Area Popolare, esso è stato modificato e migliorato in Commissione.
  Un primo risultato è sicuramente legato alla questione degli sfratti, sulla cui proroga è stato raggiunto un equo compromesso tra quelle che sono le posizioni dei proprietari degli immobili e l'obbiettiva necessità di assicurare una casa a quanti ne hanno effettivamente bisogno.
  La mancata attuazione di quella che sarebbe stata l'ennesima proroga degli sfratti si spiega, e lo ha fatto già in maniera esaustiva il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, col fatto che sono già operativi, sul fronte degli affitti, due fondi previsti nel decreto casa: 200 milioni destinati al Fondo per le locazioni e 266 milioni per quello relativo alla morosità incolpevole, fino ad arrivare ad un totale di 849 milioni se si considerano le risorse destinate all'edilizia popolare.
  Nel solo 2013, lo Stato ha stanziato 100 milioni per il Fondo affitti ma soltanto cinque regioni su venti hanno, a loro volta, provveduto a distribuirli ai comuni con una rilevante emergenza abitativa.
  L'introduzione della cosiddetta «mini-proroga» del blocco degli sfratti, della durata di quattro mesi, che consente al giudice di disporre della sospensione dell'esecuzione dello sfratto al fine di permettere il passaggio da una abitazione ad un'altra, appare come una decisione equilibrata che rispetta sia i diritti di quanti hanno necessità di trovare una casa che i diritti dei proprietari degli immobili.
  Un secondo obiettivo raggiunto dal provvedimento al nostro esame riguarda sicuramente il mondo del lavoro autonomo.
  In questo caso, i problemi da risolvere erano due: il primo riguardava la proroga del blocco dell'aumento dell'aliquota previdenziale; il secondo il ripristino del cosiddetto «regime dei minimi» modificato dalla legge di stabilità approvata lo scorso mese di dicembre.
  Per ciò che concerne la questione dell'aliquota previdenziale, la proroga del blocco di un suo aumento (che per questo motivo resta al 27 per cento anziché arrivare al 33,5 per cento del reddito nel 2018) eviterà ai soggetti titolari di partita IVA un contraccolpo in termini di spese che non sarebbero stati in grado di sostenere. Una misura importantissima che interviene in un momento di grave crisi economica ed occupazionale del Paese.
  Per quanto concerne poi il secondo problema, il «regime dei minimi», registriamo l'unanime impegno da parte di tutte le forze politiche per giungere ad una soluzione positiva e condivisa.Pag. 71
  L'emendamento così approvato permetterà ai possessori di partita IVA, con guadagni fino a trentamila euro per tutto il 2015, di optare sia per il nuovo regime dei minimi con l'aliquota forfettaria al 15 per cento (come previsto dalla legge di stabilità) sia per il vecchio regime al 5 per cento (con il limite fino a cinque anni o al raggiungimento dei trentacinque anni di età).
  Un ulteriore punto da segnalare, fortemente voluto dal Gruppo di Area Popolare, è il differimento al 30 luglio 2015 del termine entro cui gli enti locali interessati possono chiedere il mantenimento degli uffici dei giudici di pace di cui era stata chiesta la chiusura.
  Questa misura è estremamente importante per il buon funzionamento della giustizia nel nostro Paese: infatti i giudici di pace svolgono, in tale settore, un compito essenziale, contribuendo a garantire i servizi fondamentali ai cittadini.
  Un'ulteriore misura di singolare rilievo è sicuramente quella relativa all'estensione dei benefici fiscali al fine del rientro in Italia dei cosiddetti «cervelli in fuga».
  L'emendamento approvato, in effetti, prevede di prorogare dal 2015 al 2017 la validità degli incentivi fiscali (sotto forma di minore imponibilità del reddito) previsti dalla legge 238/2010 per il rientro in Italia dei cittadini «che studiano, lavorano o che hanno conseguito una specializzazione post laurea all'estero e che decidono di fare rientro in Italia».
  Ciò consentirà ai giovani di poter innanzitutto svolgere la propria attività in Italia contribuendo in questo modo anche alla crescita del Paese in termini di conoscenze e competenze continuando, è il nostro auspicio, a svolgere la loro essenziale attività nella terra d'origine.
  Vi sono, comunque, delle questioni rimaste irrisolte e per le quali Area Popolare aveva auspicato una soluzione.
  Tra queste ricordiamo un nostro emendamento presentato nelle Commissioni riunite, volto a stabilire uno slittamento dei pagamenti dei canoni di concessione delle aziende balneari in attesa di una riforma complessiva del settore: una misura che avrebbe consentito il prosieguo della loro attività in un momento tanto difficile e complicato sotto il profilo economico ed occupazionale. La mancata approvazione di tale emendamento potrebbe purtroppo comportare una serie di conseguenze negative che con la nostra iniziativa volevamo scongiurare.
  Altra questione irrisolta è quella relativa ai patronati.
  Su tale materia il nostro gruppo parlamentare aveva presentato alcune proposte di modifica, con l'obiettivo di permettere, in particolare ai piccoli patronati, di adeguarsi ai nuovi parametri richiesti, senza causare discontinuità nell'erogazione del servizio.
  L'emendamento presentato si proponeva, infatti, di allungare di un anno i termini relativi al raggiungimento della quota percentuale minima di mercato, del numero delle sedi all'estero e della copertura territoriale.
  La richiesta di trovare una forma di contemperamento tra l'obiettivo auspicato dal legislatore di razionalizzare il sistema dei patronati e la necessità di concedere un tempo congruo per consentire alle strutture minori di adeguarsi non è stata accolta e noi consideriamo ciò un errore.
  Ribadiamo comunque il nostro voto favorevole al provvedimento in esame, proprio in considerazione del fatto che esso costituisce l'unico strumento attualmente a disposizione per risolvere positivamente una serie di complesse problematiche.
  Auspichiamo, peraltro, che in futuro non si debba più ricorrere a tale strumento e per questo ci impegneremo a rendere più efficiente e funzionale il procedimento legislativo ed il funzionamento della macchina amministrativa. Risulta infatti evidente come tale disfunzione rappresenti un forte ostacolo all'efficienza, al corretto rapporto tra istituzioni e cittadini e costituisca, peraltro, elemento di crescente disaffezione e sfiducia nei confronti Pag. 72della pubblica amministrazione. Sono elementi di questa natura che frenano lo sviluppo delle imprese: è ormai chiaro a tutti, infatti, come la burocrazia costituisca un costo eccessivo per chiunque voglia intraprendere una attività in proprio.
  Ma siamo certi che il Governo, anche in questo campo, continuerà nella sua opera riformatrice per consentire all'Italia di superare i problemi che da troppo tempo ne limitano il pieno sviluppo, la crescita e la competitività a livello europeo e mondiale.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2803-A – odg n. 25 215 214 1 108 2 212 94 Resp.
2 Nom. odg 9/2803-A/31 279 279 140 47 232 93 Resp.
3 Nom. odg 9/2803-A/32 288 288 145 49 239 93 Resp.
4 Nom. odg 9/2803-A/36 298 283 15 142 39 244 93 Resp.
5 Nom. odg 9/2803-A/39 297 295 2 148 41 254 93 Resp.
6 Nom. odg 9/2803-A/45 316 306 10 154 55 251 92 Resp.
7 Nom. odg 9/2803-A/64 329 328 1 165 64 264 92 Resp.
8 Nom. odg 9/2803-A/74 337 322 15 162 50 272 92 Resp.
9 Nom. odg 9/2803-A/84 343 328 15 165 53 275 92 Resp.
10 Nom. odg 9/2803-A/89 352 344 8 173 62 282 92 Resp.
11 Nom. odg 9/2803-A/98 364 363 1 182 76 287 92 Resp.
12 Nom. odg 9/2803-A/101 365 350 15 176 61 289 92 Resp.
13 Nom. odg 9/2803-A/121 367 323 44 162 22 301 92 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2803-A/123 368 310 58 156 20 290 92 Resp.
15 Nom. odg 9/2803-A/140 372 355 17 178 65 290 92 Resp.
16 Nom. ddl 2803-A – voto finale 379 376 3 189 280 96 85 Appr.