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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 377 di mercoledì 18 febbraio 2015

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 8,35.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'11 febbraio 2015.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Dorina Bianchi, Bindi, Boccia, Bratti, Cominelli, Dambruoso, Di Lello, Fauttilli, Fava, Ferranti, Fico, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Losacco, Marotta, Mattiello, Palma, Picchi, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Sanga, Scagliusi, Speranza, Tidei, Turco, Valeria Valente, Vargiu, Vignaroli e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Libia (ore 8,50).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Libia.
  Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, la crisi in Libia si presenta oggi con un grave deterioramento del quadro di sicurezza, evidenziato a Tripoli dall'attacco all'Hotel Corinthia del 27 gennaio scorso, da ripetute incursioni a impianti petroliferi, sia nel nord-ovest che nella regione meridionale del Fezzan, e, da ultimo, dalla barbara uccisione di ventuno cristiani copti a Sirte.
  Questo quadro ci ha, tra l'altro, portato a decidere, il 15 febbraio, la temporanea chiusura della nostra ambasciata, l'ultima tra le ambasciate occidentali rimaste aperte a Tripoli. Desidero ringraziare qui il responsabile della Farnesina, della Difesa, dell’Intelligence e delle amministrazioni che hanno collaborato al buon esito di quella operazione.
  La realtà della presenza di gruppi terroristici in Libia dev'essere valutata con attenzione, distinguendo tra fenomeni locali, come Ansar al-Sharia, criminalità comune, che si appoggia strumentalmente a questi fenomeni, e realtà esterne rappresentate Pag. 2dai combattenti stranieri che rispondono a Daesh e che affluiscono da aree di crisi africane mediorientali. Si tratta di fenomeni che si autoalimentano, in questa fase, traendo vantaggio dall'assenza di un quadro istituzionale del Paese. In questo modo, questi gruppi hanno preso il controllo di una importante città come Derna; stanno cercando, ma la situazione è molto contrastata sul terreno, di impossessarsi di Sirte, 500 chilometri a est da Tripoli, di mantenere il controllo di alcune zone di Bengasi e di guardare anche verso la capitale. È evidente il rischio di saldatura tra gruppi locali e Daesh e la situazione va seguita con la massima attenzione.
  Le origini della crisi attuale vanno cercate negli errori compiuti, anche dalla comunità internazionale, nella fase successiva alla caduta del vecchio regime. La caduta di Gheddafi ha scoperchiato rivalità politiche, religiose, regionali, etniche e tribali che il vecchio regime dittatoriale era riuscito in gran parte a soffocare e ha evidenziato l'incapacità di incanalare tali forze all'interno di un dialogo democratico, nonostante alcune tappe incoraggianti come le elezioni del luglio 2012, che avevano portato alla costituzione del Governo Zidan, durato fino al marzo del 2014.
  Nella sua difficile transizione verso la democrazia, la Libia è rimasta esposta alle divisioni tra fazioni, favorite dall'ingente presenza di armamenti, dalla fragilità delle nuove istituzioni e dalla stessa enorme ricchezza del Paese, oggetto del contendere tra gruppi di interesse contrapposti.
  Tutto questo ha soffocato sul nascere il tentativo di un rilancio della transizione libica, avvenuto con le elezioni per la Camera dei rappresentanti del giugno scorso. E, nonostante il fatto che le elezioni abbiano prodotto un Parlamento e un Governo riconosciuti dalla comunità internazionale, esse non hanno segnato una svolta decisiva del processo politico.
  Oggi, dunque, ci troviamo con un Paese con un vastissimo territorio, con istituzioni praticamente fallite e potenziali gravi ripercussioni non solo su di noi, ma sulla stabilità e la sostenibilità dei processi di transizione nei Paesi africani nelle sue immediate vicinanze. L'Italia ha deciso, sin dal primo momento, di sostenere senza sosta lo sforzo di mediazione delle Nazioni Unite condotto dall'inviato speciale Bernardino Leon, sapendo bene che l'unica soluzione alla crisi nel Paese è quella politica. Dopo le due sessioni di dialogo a Ginevra di gennaio, l'incontro di Ghadames, dell'11 febbraio scorso, ha visto la partecipazione, per la prima volta, anche del Congresso di Tripoli. È stato un passo nella direzione giusta e ci siamo arrivati con grande impegno, in primo luogo con l'impegno del nostro Paese, che ha messo a disposizione delle Nazioni Unite non solo il proprio patrimonio di contatti politici ed economici, ma anche un'importante assistenza logistica per lo svolgimento delle varie sessioni di dialogo.
  Ma dobbiamo essere chiari sulla situazione che si sta sviluppando. Mentre il negoziato muove questi primi passi, la situazione si aggrava. Il tempo a disposizione non è infinito e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti. Il deterioramento della situazione sul terreno e la crescente minaccia terroristica portano anche all'aggravarsi del dramma delle migliaia di persone che fuggono via mare sui barconi verso le nostre coste. In proposito, i dati a disposizione sono molto chiari e ci dicono che il numero degli sbarchi è molto aumentato rispetto allo scorso anno: dal 1o gennaio a metà febbraio sono infatti arrivate, nel nostro Paese, 5.302 persone, mentre nello stesso periodo dello scorso anno gli sbarchi erano stati 3.338. Non era, dunque, Mare Nostrum ad attirare i migranti, bensì il dramma delle aree di crisi su cui speculano, nel vuoto istituzionale libico, bande criminali assai agguerrite (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia-Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).
  Di fronte alla crescita dell'onda migratoria una cosa è certa: non possiamo voltarci dall'altra parte, lasciando i migranti Pag. 3al loro destino. Non possiamo farlo, non sarebbe degno dell'umanità e della civiltà che hanno fatto grande l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia-Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).
  Dobbiamo, piuttosto, batterci per contrastare le cause delle migrazioni nei Paesi di origine e di transito e dobbiamo rafforzare sensibilmente Triton, per adeguarla alla realtà di un fenomeno di scala enorme. A questo proposito, ho inviato due o tre giorni fa una lettera all'Alto rappresentante dell'Unione europea, Mogherini, al Vicepresidente Timmermans e ai sei altri Commissari della Commissione Juncker, in cui ho chiesto, a nome del Governo italiano, che l'Unione europea faccia molto di più in termini di risorse finanziarie e di disponibilità di mezzi aeronavali, per rispondere con efficacia a questa emergenza, considerando che – lo ripeto – ad oggi, dall'inizio dell'anno, gli sbarchi sono aumentati del 59 per cento rispetto al 2014.
  L'Europa è una superpotenza economica e una superpotenza economica come l'Unione europea può andare oltre i 50 milioni di euro l'anno che oggi vengono spesi per fronteggiare una simile emergenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia-Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).
  Signora Presidente, onorevoli colleghi, di fronte alle minacce del terrorismo la nostra forza è la nostra unità. Dire che siamo in prima fila contro il terrorismo non è l'annuncio di avventure, tanto meno di crociate. È quello che stiamo facendo nella coalizione militare anti-Daesh in Siria e in Iraq. È il modo in cui un Paese democratico risponde alla barbarie e lo fa in amicizia con la stragrande maggioranza della comunità islamica, che rifiuta di vedere sequestrata la propria fede.
  Mentre siamo in prima fila contro il terrorismo, chiediamo alla comunità internazionale di moltiplicare gli sforzi politico-diplomatici per stabilizzare la Libia. E finalmente vediamo crescere almeno la consapevolezza della gravità della crisi nella comunità internazionale.
  Un primo importante appuntamento è la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in programma oggi stesso nel pomeriggio a New York. Ci attendiamo da questo appuntamento una definitiva presa di coscienza al Palazzo di vetro della necessità di raddoppiare gli sforzi di mediazione per il dialogo politico.
  Una tappa cruciale sarà poi rappresentata, nelle settimane successive, dal prossimo rinnovo della missione UNSMIL – quella sulla Libia – che il Consiglio di sicurezza dovrà decidere il 13 marzo prossimo. Noi stiamo lavorando, con i nostri partner che siedono in Consiglio di sicurezza, perché la missione venga dotata di un mandato, dei mezzi e delle risorse in grado di accelerare il dialogo politico per stabilizzare e dare assistenza a un nuovo quadro di riconciliazione e a un nuovo Governo di unità nazionale in Libia.
  In questo processo l'Italia è pronta ad assumersi responsabilità di primo piano. Siamo pronti a contribuire al monitoraggio del cessate il fuoco. Siamo pronti a contribuire al mantenimento della pace. Siamo pronti a lavorare per la riabilitazione delle infrastrutture, per l'addestramento militare, in un quadro di integrazione delle milizie nell'esercito regolare. Siamo pronti a curare e a sanare le ferite della guerra e siamo pronti a riprendere il vasto programma di cooperazione con la Libia, sospeso la scorsa estate a causa del conflitto. La popolazione civile deve avere chiari i vantaggi della riconciliazione da parte dell'intera comunità internazionale.
  Signora Presidente, colleghi, il deterioramento della situazione sul terreno impone dunque – sottolineo: lo impone – un cambio di passo da parte della comunità internazionale prima che sia troppo tardi. Il Governo è impegnato a tutti i livelli a promuoverlo e terrà costantemente informato il Parlamento, maggioranza e opposizione, degli sviluppi della situazione sul terreno. La crisi libica ci mette di fronte a uno di quei passaggi in cui tutti noi Pag. 4dobbiamo discutere e confrontarci, avendo una bussola comune: l'interesse generale del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Scelta Civica per l'Italia).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Vincenzo Amendola. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA. Grazie, Presidente. Cari deputati, care deputate, caro Ministro, mi permetta di esprimere vicinanza e pieno sostegno politico sulla linea da lei indicata e sul suo operato. La strategia politico-diplomatica, che oggi vedrà alle Nazioni Unite un passaggio fondamentale, è frutto anche di una nostra richiesta di centralità della questione libica, perché noi sappiamo che, da troppo tempo, a volte lo strabismo e la lontananza anche dei Paesi con cui noi concorriamo a costruire la comunità internazionale hanno portato non solo al radicarsi degli errori, commessi dal 2012 in poi, ma anche alla difficoltà di ricostruire un quadro.
  Il disegno politico passa, innanzitutto, lungo le linee indicate ieri dai Paesi europei e dagli Stati Uniti: la stabilizzazione del Paese tramite una strategia politico-diplomatica che unisca le forze principali dopo anni di conflitti.
  Due Primi Ministri, due Parlamenti, uno legittimato e uno no, milizie che si affrontano e che si scontrano: sono un quadro su cui da tempo, insieme alle Nazioni Unite, abbiamo chiesto di intervenire, ma adesso, come ha detto lei giustamente, serve un salto di qualità, serve un'azione da parte delle Nazioni Unite, della comunità internazionale e dei Paesi confinanti, perché questa stabilizzazione passa innanzitutto per una riconciliazione nazionale.
  Il quadro della Libia viene dal 2011 – lo ricordo ai gheddafiani postumi – quando dalla Libia fino alla Siria, passando per la Tunisia e l'Egitto, saltò il quadro geopolitico: una grande rivoluzione popolare portò quelle dittature a cadere. Gli errori vennero dopo, perché noi sappiamo che oggi in alcuni Paesi siamo riusciti ad avere un quadro di stabilità e di pacificazione, come in Tunisia, ma altri, come la Libia e la Siria, sono stati preda di guerre per procura e di sconfitte interne di conflitti interni. È questa la responsabilità della comunità internazionale, che oggi noi chiamiamo a una nuova risposta, più forte, con una strategia chiara, e la strategia si chiama stabilizzazione, che è la via principale per andare a una pacificazione dei soggetti, a ricostruire statualità distrutte e a portare una lotta al terrore, in cui i protagonisti sono essenzialmente e principalmente le forze che vogliono dare un futuro di pace alla Libia, così come agli altri Paesi.
  Noi crediamo in una strategia e sosterremo questa strategia alle Nazioni Unite, sulla base degli accordi e dei dibattiti di gennaio a Ghadames e a Ginevra, perché sappiamo che la stabilizzazione passa innanzitutto per una ricostruzione di un quadro tra i grandi poli che si sono scontrati nell'ultimo anno, che possa far ripartire una riconciliazione, che è l'antidoto maggiore, insieme al nostro sostegno e dei Paesi confinanti, nei confronti di chi, invece, in quel Paese vuole costruire un'idea di totalitarismo, come in altre parti del Medio Oriente.
  La convergenza tra attori regionali e Unione europea, nel quadro delle Nazioni Unite, toglie ossigeno a chi vuole destabilizzare, a chi chiama da tutti i Paesi del Maghreb a un'idea di califfato che noi contrastiamo.
  Bene, se questa è la strategia, noi dobbiamo perseguirla con grande forza e con grande unità, perché l'unità del Paese, di un Paese come l'Italia, esposto a 350 chilometri da quel conflitto, l'unità europea e l'unità – lo vorrei dire – anche delle forze politiche in questo Parlamento è la vera forza per contrastare una situazione di conflitto sociale e di conflitto civile e, soprattutto, l'emergere di nuovi rischi. È l'unità che abbiamo sempre chiesto, è Pag. 5l'unità che noi crediamo sia decisiva in questa fase del nostro dibattito politico. Lo dico senza infingimenti e senza prestare il fianco alla demagogia e allo scontro.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  VINCENZO AMENDOLA. Mi avvio alla conclusione. Dobbiamo leggere la storia di questo Mediterraneo: i grandi flussi che si sono messi in movimento nel 2011 e, purtroppo, questi grandi flussi e questa trasformazione storica non si possono combattere né con il reato di immigrazione clandestina né con i respingimenti, perché ci troviamo di fronte a una fattispecie diversa, che è quella di un moderno schiavismo, di tratta di esseri umani, del loro futuro e della loro dignità: vi mettiamo su un barcone e vi spariamo se non partite.
  Bene, di fronte a questo schiavismo, come è sempre successo nella storia del progresso civile, la dignità umana ci porta a dire che, di fronte a questi fenomeni, noi non solo ci indigniamo, ma combattiamo, costruiamo un'idea di civiltà, a difesa di tante persone che scappano, perché lo schiavismo moderno e la storia di questo nostro Mediterraneo hanno bisogno della nostra unità, hanno bisogno di un'idea di progresso civile e, soprattutto, hanno bisogno di una comunità internazionale che sia all'altezza di un mondo migliore (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ministro, oggi ci ha detto che l'unica soluzione possibile è quella politica, ma non è stato lei, venerdì scorso, a dire, scatenando, tra l'altro, l'eccitamento collettivo in quest'Aula – perché qui dentro qualcuno con la guerra in Libia si arricchirebbe – che l'Italia è pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale in Libia ? A parte il fatto che voi che parlate di legalità... Insomma, aspettiamo ancora la legge anticorruzione, Ministro.
  Comunque, lei, Ministro, colui che dovrebbe gestire la crisi internazionale, annuncia per mezzo stampa, scavalcando il Parlamento, un possibile invio di migliaia di nostri ragazzi in una delle aree più a rischio del Nord Africa, senza strategie e senza sapere bene chi dobbiamo combattere ? La Libia, prima dell'intervento NATO del 2011, era un Paese sovrano; seppur con dei limiti evidenti, era sovrano, così come l'Iraq e l'Afghanistan. Voi li avete distrutti !
  Lei, Ministro, stava in questo Parlamento quando il Governo Berlusconi e l'opposizione PD si sono piegati agli ordini francesi e nordamericani, accettando la rimozione violenta di Gheddafi. Voi stavate qua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Lei, come tutti coloro che sedevano in quest'Aula nella passata legislatura, è responsabile del disastro libico. Ma meno male che oggi c’è il MoVimento 5 Stelle qui in Aula, meno male (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché per voi, sotto sotto – shhh ! –, l'unica soluzione sono le bombe. Le lobby degli armamenti pressano, ce ne rendiamo conto, ma esiste la dignità, esiste l'interesse collettivo, esiste la sicurezza degli italiani.
  Le vostre scelte, sotto sotto, sono sempre dettate dai soldi, stramaledetti soldi. Vi è chi gode quando cade una bomba e se ne fotte dei morti, gode perché con le bombe ci si fanno i quattrini e con i quattrini si corrompe la classe politica italiana, la più corrotta del mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  La guerra produce il terrorismo: le vittime del terrorismo, dati del Global Terrorism Index, sono quintuplicate dagli attacchi dell'11 settembre ad oggi, e questo nonostante i 4.400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, in Afghanistan e in tutte le operazioni antiterrorismo nel mondo. Dopo anni di guerre segrete, droni, bombe intelligenti, detenzioni arbitrarie, bambini morti – e i bambini morti Pag. 6non sono meno morti dei bambini italiani –, oggi sono nati 36 nuovi gruppi terroristici nel mondo.
  E poi mi domando: si è appena concluso il semestre europeo di Presidenza italiana. Qualcuno se ne è accorto ? In quest'Aula qualcuno se ne è accorto ? No, perché vi ricordate come ce lo avevano pompato ? Sarà una grande occasione per l'Italia ! Cosa ha fatto Renzi ? Nemmeno è riuscito a riportare a casa i marò ! Cosa ha fatto la Mogherini ? Che fine ha fatto la Mogherini ? Dove sta la Mogherini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  I partiti che oggi parlano qui in Aula sono gli stessi che hanno sostenuto, nella passata legislatura, l'intervento armato che ha trasformato la Libia in un paradiso di jihadisti e che ha permesso a multinazionali francesi, nordamericane e inglesi di arricchirsi a danno della nostra ENI. A Gentiloni, il Ministro dell’«armiamoci e partite», voglio leggere una dichiarazione di chi la guerra la conosce, e non ci gioca soltanto per ossequiare gli interessi delle lobby: «Andare in Libia a fare la guerra è fin troppo facile. Una volta che ci fossimo infilati in quel pantano, però, difficile sarebbe uscirne. Guardate che cosa accade in Afghanistan dopo 14 anni».
  Bene, non lo ha detto un iperpacifista, ma Fabio Mini, già comandante della missione NATO in Kosovo. Gentiloni, l'attentato di Parigi e il recente attacco a Copenaghen sono stati compiuti da lupi solitari, rispettivamente francesi e danesi. Il pericolo è a casa nostra: oggi la sola cosa da fare è investire nella sicurezza interna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I cittadini hanno paura ? Hanno ragione !
  Il Governo vuole tagliare migliaia di uomini delle forze dell'ordine. Carabinieri e poliziotti non sono una voce di spesa da mettere a bilancio, ma un investimento per la sicurezza degli italiani. I cittadini hanno paura ? Hanno ragione ! Il Ministro dell'interno è Alfano, uno incapace perfino di gestire l'ordine pubblico di una partita di calcio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E poi, come potrebbe Alfano riconoscere un terrorista, se non ha nemmeno riconosciuto Croce Napoli, capo mafia di Palma di Montechiaro, quando, qualche anno fa, lo baciò dolcemente sulla guancia ?
  Scusi se divago, Presidente, ma il popolo italiano ha un disperato bisogno di memoria. E poi smettetela di fare affari con i Paesi che finanziano i terroristi: questa è l'ipocrisia ! Smettete di fare affari con loro ! Dire no alla guerra in Libia non significa stare fermi: noi vogliamo garantire la sicurezza degli italiani e, per farlo, non abbiamo bisogno di bombe, ma di aumentare le risorse per le forze di sicurezza e di intelligence qui in Italia. Dove prendere i soldi ? Ma vi rendete conto che, mentre in Libia, a pochi chilometri da noi, vi è il caos, noi siamo ancora in guerra in Afghanistan, dove nel 2015 spenderemo un milione di euro al giorno, al giorno, Ministro ?
  Questi soldi non potremmo investirli nella sicurezza dei cittadini italiani ? Una guerra in Libia sarebbe una catastrofe, sarebbe il nostro Vietnam. Se Gentiloni e Pinotti vogliono fare i marines, si accomodino pure: spenderemo i loro stipendi da casta per riparare qualche scuola, per bonificare qualche terreno nella Terra dei fuochi o per pagare la benzina ai poliziotti, perché la vera guerra, quella che molti mezzi di comunicazione e tutte le forze politiche vogliono farci dimenticare, ce l'abbiamo qui in casa, e non in Libia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signora Presidente, io non posso nascondere al Ministro Gentiloni una certa delusione per le comunicazioni di questa mattina, che erano state molto attese e che erano state molto richieste dalle opposizioni, dopo le – mi permetta di dire – un po’ avventate dichiarazioni e interviste ai giornali di questo fine settimana, nelle quali sembrava quasi che l'Italia stesse già per partire, che fosse pronta a combattere, come aveva dichiarato Pag. 7addirittura il Ministro della difesa, che aveva quantificato anche la nostra partecipazione militare a non si sa bene quale e che tipo di guerra. Ma verrò dopo un po’ al merito della questione, ora mi pare importante però cogliere l'aspetto che, a nostro giudizio, è principale del suo discorso. Lei oggi è venuto qui a chiedere al Parlamento, alle forze politiche, alla maggioranza e all'opposizione, unità.
  Forza Italia, sull'unità della politica estera e sugli interessi generali del Paese, ci è sempre stata, ci sta e ci sarà, ma l'unità presuppone una condizione, la condizione vera dell'unità è il rispetto e questo rispetto, signor Ministro degli esteri, come lei sa, perché protagonista della vita politica e istituzionale, è venuto a mancare. Rispetto, rispetto, rispetto ! Rispetto per la Costituzione, rispetto per il Parlamento e rispetto per le opposizioni. Le opposizioni non possono essere un giorno derise e l'altro richiamate. Il Parlamento non può essere un giorno disatteso e l'altro richiamato. La Costituzione o viene sempre rispettata o la si pretende di cambiare a colpi di maggioranza e con mezza Aula deserta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Sulla politica estera, sulla politica di difesa, sulla sicurezza nazionale, sulla sicurezza internazionale, secondo la nostra Costituzione, sono chiarissime le limitate condizioni nelle quali il nostro Paese si può impegnare all'interno di un quadro internazionale chiaro: è prevalente la competenza del Parlamento ed anche chiara la competenza e il ruolo del Capo dello Stato che presiede il Consiglio supremo di difesa, oltre che ad essere il capo delle Forze armate. A me non risulta che sia stato nemmeno coinvolto o consultato il Capo dello Stato.
  Il ruolo del Parlamento, come dicevo, è centrale, ma il Parlamento, e veniamo ora ad alcune cose dette dai due colleghi dei gruppi principali che sono intervenuti (il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle), in questa legislatura, in queste settimane, quando si è occupato, colleghi, di dibattiti di politica estera e di politica di difesa, l'ha fatto per cercare di ridiscutere le spese per la difesa, per ridiscutere le spese per gli armamenti e, invece, oggi a quelle mozioni il Governo si aggrappa. Abbiamo presentato delle mozioni, fortunatamente approvate, che richiamano il nostro Paese al mantenimento degli impegni internazionali. Come è possibile pensare in questo quadro internazionale di non spendere di più per la sicurezza, per la difesa, con una sterile inesistente contrapposizione di spese militari e spese civili ?
  Lei si è anche lanciato, poco fa, Ministro Gentiloni, in una strana difesa dell'operazione Mare nostrum, quando appena qualche settimana fa dal suo Governo era stato detto «finalmente Mare nostrum è conclusa». Comunque, va bene la solidarietà nei confronti di migranti – attenzione che tra quelli che non ci siano i terroristi di oggi o di domani – però io credo che occorra anche avere rispetto e attenzione per i nostri uomini della Marina militare e della Guardia costiera che sono impegnati in quelle operazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) a rischio della loro vita. Non una parola è stata detta sul gravissimo episodio al quale sono stati soggetti gli uomini della Guardia costiera, persone straordinarie, con mezzi all'avanguardia, che sono costrette a mani nude ad operare in quelle condizioni.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ELIO VITO. Quindi, Forza Italia ci sarà, ma a fare cosa ? È stato fatto esclusivamente richiamo a delle condizioni politiche e diplomatiche affinché sia ristabilito il quadro istituzionale in Libia. Anche su questo faccio una piccola parentesi: il Governo Berlusconi nella sua fase conclusiva, prima di quel vero e proprio colpo di palazzo che fu determinato per la sua caduta, aderì per ultimo a quella coalizione internazionale, solo dopo che l'ONU aveva deliberato in questa direzione e, quindi, quando era praticamente impossibile per un Paese che fa parte delle Pag. 8Nazioni Unite, con una tradizione di vicinanza come il nostro Paese, non farne parte. Ma tutti ricordiamo, invece, le critiche, gli sberleffi che furono fatti al Governo Berlusconi che, invece, aveva il coraggio e la forza di mantenere una tradizione forte di buon vicinato con il Governo libico.
  Quindi io concludo dicendo che Forza Italia ci sarà naturalmente, come lei ha detto, a fare in modo che vengano ripristinate condizioni politiche e diplomatiche in Libia.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Vito.

  ELIO VITO. Se ne sta occupando Bernardino León – e mi avvio alla conclusione – ma non una parola è stata detta, Ministro Gentiloni, sulla seconda fase che sarà necessaria: come intendiamo, ristabilito il quadro istituzionale in Libia, contribuire alla lotta internazionale contro il terrorismo internazionale che sta dilagando ? Questo è il vero punto che sorgeva nelle vostre interviste e che è stato disatteso oggi in Parlamento, perché noi non possiamo passare dal combattere al collaborare...

  PRESIDENTE. Onorevole Vito, deve concludere.

  ELIO VITO. In conclusione, grazie Presidente, anche per l'ora e per il tempo che ha concesso a questa importante informativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Presidente, signor Ministro, Area Popolare apprezza la sua relazione ampia e dettagliata. Lei ha giustamente messo in evidenza la gravità e la complessità della situazione libica, che a nessuno di noi sfugge. Ha nuovamente sottolineato il tema della soluzione politica e ha detto anche parole chiare e condivisibili sul tema dell'immigrazione, quindi non tornerò su questi argomenti.
  Certamente un'altra cosa che lei ha evidenziato sono gli errori del passato, non soltanto della scelta sciagurata della guerra libica, ma anche e soprattutto, direi, nel fatto di non avere saputo e voluto gestire il post-conflitto, come invece la comunità internazionale ha saputo fare in altre situazioni, ad esempio in Afghanistan. In Libia certamente è in gioco la libertà di tutti, perché sembra quasi che non siano bastati i fatti di Parigi o della Danimarca a mobilitare realmente la comunità internazionale. Io credo che abbia ragione il collega Amendola, quando dice che oggi ci saranno delle scadenze certamente importanti in sede di Nazioni Unite. L'ONU speriamo che non sia ancora una volta prigioniera di veti incrociati, ma decida con coraggio rispetto a rischi che sono reali per le libertà fondamentali di tutto l'Occidente.
  Lei ha parlato del ruolo dell'Italia. Noi condividiamo che l'Italia abbia in questa vicenda una credibilità tutta particolare, non soltanto perché a suo tempo comunque non condivise – anche se poi, come ha precisato il collega Vito, fu costretta a farlo – l'intervento in Libia, ma anche per un altro fatto che vorrei menzionare. Noi siamo stati veramente gli ultimi a chiudere l'ambasciata in Libia. E bisogna che forse qui ci ricordiamo anche di ringraziare l'ambasciatore Buccino e il personale dell'ambasciata libica in Libia, che hanno rischiato anche personalmente in questi mesi rispetto a situazioni che si aggravavano giorno per giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Partito Democratico).
  Quindi, se anche noi siamo dovuti arrivare a questo passaggio, è probabilmente perché i margini per le trattative politiche si stanno riducendo. Allora, andando un po’ in controtendenza rispetto ad altri argomenti sentiti, io dico che ha fatto bene lei, Ministro Gentiloni, a fare presente alla comunità internazionale che l'Italia è disponibile anche ad un intervento militare, se la stessa comunità internazionale lo Pag. 9deciderà. E bene ha fatto il Ministro Pinotti a rafforzare questa posizione, tant’è vero che c’è stato l'attacco di Daesh e anche l'attacco di Al Qaeda, che hanno parlato di crociata italiana.
  Io dico che, invece, bisogna andare avanti su questa linea, certamente nell'ambito di un'operazione delle Nazioni Uniti, ma noi dobbiamo avere il coraggio di non censurare ancora una volta il fatto che la guerra esiste, che lo vogliamo o che non lo vogliamo. Infatti sentiamo ancora oggi parole che vengono dai populismi e dai falsi pacifisti. La guerra esiste ed è vicina a noi, sempre più vicina a noi. La Libia non può diventare un nuovo Afghanistan, perché purtroppo ci sono molte similitudini, che se non faremo una forte azione di prevenzione si potrebbero realizzare.
  Mi permetta di dire una parola anche sul tema della NATO. Noi in sede dell'Assemblea parlamentare NATO, con la guida del presidente Manciulli, abbiamo più volte, anche nei giorni scorsi a Bruxelles, ricordato che la NATO non può essere concentrata soltanto sul tema ucraino. È chiaro che la NATO non può intervenire oggi, ma è altrettanto chiaro che la NATO si deve rendere conto che il Mediterraneo e il confine sud non sono dell'Europa, ma anche della NATO stessa. I Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, membri della NATO, oggi sono minacciati direttamente e il Mediterraneo è un confine molto fragile.
  Sembra un oceano: in realtà è un confine fragilissimo, e lo dimostrano gli sbarchi ma anche il fatto che le distanze sono talmente basse che potrebbero perfino prefigurare attacchi diretti al nostro Paese; nel qual caso bisognerebbe ricorrere certamente all'applicazione dell'articolo 5 del Trattato.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLO ALLI. Queste cose secondo me bisognerà dirle la prossima settimana al Segretario generale Stoltenberg che verrà qui, e che ci chiederà ovviamente come contropartita l'aumento delle spese per la difesa. Sono d'accordo con l'intervento del collega Vito: anche qui noi dobbiamo avere il coraggio una volta per tutte, se parliamo di sicurezza dei nostri cittadini, di spiegare ai cittadini che gli investimenti per la difesa sono investimenti e non sono soldi buttati via; perché si garantisce certo la sicurezza interna, ma se non c’è la sicurezza esterna quella interna rischia di essere inefficace. Siamo in una situazione mai vista prima di complessità del quadro internazionale, quindi bisogna avere molta determinazione e molta lucidità e richiamare la comunità internazionale alle proprie responsabilità.
  Mi permetta un'ultima parola, una tragedia nella tragedia: quella dei cristiani perseguitati. Ancora una volta emerge in questo quadro come il non rispetto delle libertà fondamentali, tra cui quella religiosa, sia un dato che contraddistingue l'estremismo di natura jihadista (Applausi dei deputati del gruppo Area popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signora Presidente, signor Ministro, il tema della responsabilità è un tema che non attiene solo alle responsabilità delle parole: cosa che abbiamo avuto modo di appurare in questi giorni. Non è un tema che è stato molto caro a questo Governo. Non esitiamo a definire irresponsabili le parole di alcuni esponenti di questo Governo, della Ministra della difesa e anche le sue, rispetto a quello che stava accadendo in Libia: perché sono parole che hanno messo in difficoltà e a rischio gli interessi del Paese, hanno messo a rischio il nostro personale in Libia, che è dovuto fuggire nottetempo su un catamarano privato. Sono parole che hanno messo a rischio e a repentaglio probabilmente anche l'incolumità personale, viste le minacce che lei stesso ha ricevuto.
  Ma c’è il tema della responsabilità delle azioni; e io credo che un giorno noi in quest'Aula dovremo anche affrontare la responsabilità delle azioni che questo Governo, come i Governi precedenti negli Pag. 10ultimi vent'anni, ha assunto rispetto alla guerra e al terrorismo. E dovremo rispondere fondamentalmente a una domanda: dopo vent'anni di guerra globale al terrorismo, dopo l'11 settembre 2011 e le guerre che ne sono susseguite, il mondo è un posto più sicuro ? Cioè possiamo fare un bilancio di quali sono state le strategie che i Governi occidentali hanno messo in campo in questi vent'anni per capire se hanno prodotto un risultato oggettivo, o se invece abbiamo semplicemente aggravato quella situazione ?
  Noi abbiamo delle responsabilità grandissime, quando poi andiamo a parlare della Libia e delle primavera arabe. Veniva qui richiamato non solo l'imprudente intervento fatto in Libia: è vero che quella stagione è stata attraversata da grandi moti rivoluzionari in tutto il nord Africa, che chiedevano un riscatto rispetto ad anni di oppressione di regimi tremendi; ma è vero anche che le responsabilità dei Governi occidentali sulle cadute di quei regimi sono enormi, e che dentro quella partita si sono giocate altre partite che tutelavano altri interessi indicibili. E nella vicenda libica non è successo che ad un certo punto le rivolte contro Gheddafi hanno liberato la Libia: è successo che l'intervento dei Governi occidentali, il nostro in prima fila, hanno deposto un dittatore feroce e hanno lasciato quel Paese nel caos senza porsi il tema di cosa veniva dopo. Noi avremmo dovuto fare un'azione politica in quei Paesi, avremmo dovuto contribuire alla ricostruzione civile e democratica di quei Paesi: invece ci siamo interessati soltanto di tutelare i nostri interessi economici, noi come altri Paesi.
  Ed oggi la responsabilità è anche quella dei media, che raccontano un Paese, la Libia, in mano ai fondamentalisti, e che paventano un possibile attacco imminente. Ieri qualche quotidiano raccontava di una pioggia di missili in arrivo sulla Sicilia, cercando di costruire il clima perché una guerra sia possibile. Al contrario, invece, non si raccontano gli interessi reali che ci sono in campo, che si muovono su quella guerra: uno su tutti, quello delle armi. E anche in quest'Aula, fino a poco fa, veniva richiamata la necessità di aumentare le spese militari.
  Noi stiamo creando la paura di un nuovo conflitto per poter dire che dobbiamo continuare a investire sulle armi, che sono un investimento sicuro in un momento di crisi. E dovremmo provare a dirle queste cose per provare a mettere in campo, invece, soluzioni diverse e alternative.
  Dovremmo raccontare che cosa si sta giocando oggi in Libia, quali Paesi stanno giocando, gli interessi dell'Egitto, gli interessi dell'Arabia Saudita, gli interessi del Qatar, che hanno finanziato e armato i gruppi che oggi sono in conflitto in quella terra e hanno impedito sistematicamente la possibilità di una soluzione diplomatica.
  Dovremmo parlare di quale era il ruolo che l'Italia poteva giocare, essendo l'unico Paese che aveva un'ambasciata, grazie al lavoro prezioso del nostro ambasciatore, nella capacità di interloquire con le fazioni in campo. Dovremmo parlare della mediazione politica che noi potevamo fare e che, invece, non abbiamo saputo mettere in campo.
  E oggi, davanti all'attuale deterioramento della situazione sul campo, l'unica cosa che noi siamo riusciti a fare è quella di scappare dalla Libia e affidarci oggi alle decisioni di altri, alle decisioni della Francia, alle decisioni dell'Egitto, che stanno giocando un ruolo da protagonisti in questa vicenda.
  Ecco, io penso che noi avremmo dovuto essere protagonisti di quella mediazione politica che portava a un Governo di unità nazionale, che avremmo dovuto poi dare tutto il sostegno a quel Governo di unità nazionale, perché fosse quel Governo a combattere l'ISIS e il terrorismo, che sta dilagando in Libia grazie al deterioramento di quella situazione, grazie all'assenza delle istituzioni, grazie all'assenza della tutela dei diritti civili minimi in quel Paese.
  Noi qui lo vogliamo dire: un nuovo intervento militare in Libia rischia non solo di aggravare la situazione, ma di dare Pag. 11al terrorismo le condizioni per dilagare in tutto il continente africano ed è un rischio che non possiamo correre.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ERASMO PALAZZOTTO. Concludo, signor Presidente, dicendo che non basta dire che noi abbiamo l'urgenza di potenziare Triton per fare fronte a quell'esodo e a quelle 200 mila persone che in questo momento sono in attesa non di imbarcarsi, ma di essere costrette...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ERASMO PALAZZOTTO. ...a salire su quelle barche. Noi abbiamo bisogno di riaprire subito Mare Nostrum. È una questione di civiltà ed è su questo che verremo giudicati dalla storia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio ringraziare il Ministro per essere qui e per la sua relazione, il cui contenuto in gran parte condividiamo. In particolare, siamo assolutamente d'accordo sia con l'intenzione di promuovere una soluzione politica all'interno della Libia per le fazioni politiche che oggi si fronteggiano, sia sulla necessità di promuovere l'azione internazionale. Speriamo che l'esito della riunione del Consiglio di sicurezza sia quello auspicato.
  Pensiamo anche che sia giusto riconoscere gli errori del passato, ma che non sia il momento di parlare di quello che è successo fino ad adesso e che questo sia il momento in cui pensare a cosa si deve fare da adesso in avanti. In questo senso, il riferimento alla gestione dei flussi migratori, al rafforzamento delle misure antiterrorismo e anche – aggiungerei – alla necessità di stabilire e ristabilire al più presto strutture in loco per gestire la partenza dei flussi – credo che questa sia una priorità connessa alle soluzioni diplomatiche da cercare – sono tutte cose da fare.
  Però, richiamando alcuni degli interventi che sono stati fatti, non ci si può nascondere che, anche raggiungendo una soluzione diplomatica di quelle che sono oggi le divisioni politiche tra i due Governi, quello riconosciuto e quello non riconosciuto dalla comunità internazionale, resta il problema delle milizie ISIS – per semplificare – e resta il problema delle violenze inaudite che ci sono state in questo periodo.
  In questo senso, nel rafforzamento del mandato delle Nazioni Unite, a nostro modo di vedere, è fondamentale che si prevedano gli strumenti per reagire a questa situazione. Infatti, una pacificazione locale non sarebbe di per sé sufficiente a far finire quelle violenze, bisognerebbe aiutare poi quelle che sono le forze politiche in campo a livello locale a risolvere quel problema. Come ha detto il Ministro, è un problema che si aggrava di giorno in giorno.
  Quindi, nel mandato che si andrà a chiedere per il rinnovo della forza di pace in Libia e nelle deliberazioni che prenderà il Consiglio di sicurezza credo che sia fondamentale – e come Scelta Civica pensiamo sia fondamentale – che si prevedano tutte le opzioni possibili.
  Nessuno vuole andare in guerra, nessuno ha intenzione di avviare un nuovo Afghanistan, ma non ci si può nascondere che dei problemi di carattere, non solo terroristico, ma anche sostanzialmente militare, oggi già ci sono.
  In questo senso, devo dire che ho apprezzato le parole dell'onorevole Vito e il richiamo all'unità; un po’ meno i richiami alle presunte violazioni della Costituzione, ma sicuramente l'atteggiamento è stato corretto. E penso che sia fondamentale perché è vero che in passato si è speculato sulla politica estera parlando di tutto tranne che degli interessi delle popolazioni locali e tranne che dei problemi concreti. Noi pensiamo che si debba parlare solo di quello.Pag. 12
  In questo senso, devo dire che l'intervento del collega del MoVimento 5 Stelle è stato un campionario di demagogia politica interna. Abbiamo sentito parlare anche delle norme anticorruzione e credo che sia abbastanza stupefacente quando si parla di questo argomento. Abbiamo sentito dire anche una cosa molto difficile, cioè bisogna occuparsi solo degli italiani. Evidentemente, non esiste una grande sensibilità a vedere roghi e decapitazioni in continuazione a pochi passi da noi, che sono pericolosi per noi. L'idea, quindi, è: restiamo a casa, non occupiamocene, disinteressiamoci della situazione perché noi siamo schiavi delle lobby. Ecco, io credo che questo sia il peggiore degli atteggiamenti che si può sentire in una discussione di questo tipo.
  Come Scelta Civica, noi sosterremo il Governo in tutti gli sforzi di pacificazione e di soluzione diplomatica, ma anche di tutela e protezione contro la violenza che in questo momento sta invadendo e dominando la Libia. E credo che, fortunatamente, sia questo Parlamento sia il Paese capiscano perfettamente che non ci si può rinchiudere in se stessi e pensare soltanto all'Italia perché la Libia è vicinissima e i suoi problemi potrebbero facilmente estendersi al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, devo dire che cinque minuti di tempo per intervenire su un dibattito che, se non fosse stato per la Lega Nord, non si sarebbe neanche svolto, sono qualcosa di vergognoso. Qualcosa che è stato concesso in maniera assolutamente vergognosa perché ci sono Paesi dell'Unione europea che stanno svolgendo dibattiti di ore per questioni che non sono così alle porte come in questo caso. Evidentemente, però, questo dà il senso della misura del fastidio che questo Governo, con la complicità della Presidenza della Camera, prova nei confronti del Parlamento; un Parlamento di un Paese che di fatto è ormai l'unica istituzione democraticamente eletta. Un fastidio che si evidenzia anche con il fatto che, mentre il Ministro Gentiloni è qui, non a interloquire con i gruppi parlamentari, ma semplicemente a dire qualcosa di banale e di scontato e ad ascoltare le nostre posizioni, abbiamo il Ministro della difesa che va a Repubblica TV invece a rispondere ai lettori. Ecco, questo è il fastidio di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). In un Paese dove i cittadini possono votare per scegliere chi vince Sanremo, chi vince Il Grande Fratello, chi rimane su L'Isola dei famosi, ma non possono scegliere il Presidente del Consiglio.
  Allora, in questo quadro qui non ci meravigliamo delle baggianate che abbiamo sentito oggi dal Ministro degli affari esteri. Non ci meravigliamo assolutamente anche perché la vicenda libica è diventata, non a caso, come al solito in questo Paese, una farsa governativa, con una posizione balbettante. È balbettante tanto quanto l'inglese del Presidente del Consiglio che continua a chiamare l'ISIS «aisis»; qualcuno lo fermi, cortesemente, anche per non fare ulteriori figuracce sul piano internazionale.
  Vede, Ministro, lei è venuto qui a dirci che l'Italia prenderà degli impegni e, fra l'altro, ha enunciato degli impegni molto pesanti, impegni che sono un qualcosa che una nazione da sola non riuscirebbe mai effettivamente ad affrontare. Ma sono comunque impegni che sono successivi a una fase di guerra, una fase di guerra che tuttora si sta svolgendo all'interno della Libia. Però non è venuto qui a dirci come risolverà la fase della guerra.
  Non è venuto qui a dirci se l'azione militare che lei aveva annunciato, facendo poi marcia indietro, se a quest'azione militare noi parteciperemo, come parteciperemo, per fare cosa, nel caso la nostra partecipazione sarà effettivamente militare o sarà soltanto di altro tipo, solo di supporto come è stato fatto in altri casi.
  Noi avevamo intenzione in qualche modo di ascoltare in maniera puntuale e non pregiudizievole quello che l'Italia Pag. 13avrebbe portato sul tavolo dell'ONU e non solo sul tavolo dell'ONU, anche sul tavolo dell'Unione europea; tra parentesi, l'ex-Ministro lady PESC Mogherini anche in questo caso assolutamente non pervenuto.
  Invece lei è venuto qui a dirci che, dopo la fase della guerra, andremo a fare la ricostruzione. Ebbene però non ci ha detto – questo è un dato assolutamente devastante sul piano della politica internazionale – non ci ha detto come ne uscirà da questo cul de sac in cui qualcun altro ci ha messo, certificando due-tre cose. Primo, che lei sicuramente non è un crociato e forse non è neppure un boy scout ma, secondo, che questo Paese non ha la politica estera, non ha una strategia nel gestire un qualcosa che è alle proprie porte, non ha una dignità nell'intervento a difesa dei propri confini, non ha la capacità di difendere se stesso. Questo lei ha certificato oggi.
  Se fosse venuto qui a dirci «noi abbiamo intenzione comunque di valutare un intervento armato secondo questi e questi e questi criteri», noi – glielo devo dire molto serenamente – avremmo potuto valutarlo, ma questo lei non l'ha fatto. Ci sarebbe piaciuto che lei fosse venuto qui a dirci: ci sono varie idee, ci sono varie ipotesi sul tavolo, ci sono varie possibilità di intervento che magari non contemplano l'invio di truppe di terra, perché sappiamo benissimo quanto può essere difficile quel tipo di soluzione. Tuttavia, voglio dire che se la soluzione diplomatica è totalmente da scartare in questa fase, perché lei stesso lo ha ammesso – lei ha detto testualmente «c’è l'assenza di qualsiasi istituzione», quindi se manca qualsiasi tipo di istituzione credibile in quel territorio non si capisce quale possa essere la strada diplomatica – rimane purtroppo, per forza di cose, la strada militare, ma questa per far cessare la guerra.
  Allora noi avevamo un'idea, l'abbiamo detta e la ribadiamo e le chiediamo di portarla sul piano internazionale perché potrebbe essere ambivalente. Prima di tutto potrebbe fermare in qualche modo quello scempio del traffico di esseri umani che vengono utilizzati, come qualcuno ha ricordato, probabilmente anche per far arrivare terroristi all'interno dell'Europa e poi potrebbe bloccare quella che potenzialmente è un'arma nelle mani dei terroristi cioè istituire un blocco navale di fronte ai porti della Libia che impedisca l'esodo che qualcuno sta cercando di spingere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIANLUCA PINI. Concludo. Un esodo che qualcuno sta cercando di spingere nell'interesse dei terroristi, nell'interesse delle mafie e nell'interesse forse anche di qualche cooperativa che lei conosce molto bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Ministro, grazie Presidente, noi siamo profondamente solidali con la sua spiegazione che contiene la complessità della situazione: la scelta per l'unica soluzione che è politica, nervi saldi, chiede unità del Paese, maggiore intervento della comunità internazionale. Noi come gruppo Per l'Italia, come democrazia solidale, come Centro Democratico, da sempre siamo su questa posizione.
  La Libia è vicina: Daesh entra nelle nostre case, sui nostri computer con orrore e il terrore spaventa i nemici e attrae altri, crea reazioni automatiche. Fa diventare tanti apprendisti stregoni. Alle bombe si risponde con le bombe, al sangue con il sangue. Questo riguarda anche le forze politiche ma è quello che vuole ISIS, Daesh: bombardateci e tanti si uniranno a noi contro i colonialisti ricchi che ci hanno umiliato per secoli. Chi dice che l'Islam è l'ISIS regala un miliardo di persone a quel movimento totalitario di terroristi. Regala un miliardo di persone a quei terroristi, a quel movimento totalitario che dice che tutto l'Islam è terrorista. Chi dice «rimandiamo indietro gli immigrati», regala quegli immigrati come potenziale all'ISIS.Pag. 14
  Proviamo dolore per i ventuno cristiani copti sgozzati in maniera rituale e ancestrale per far arrivare in maniera modernissima a tutto il mondo islamico questa dimostrazione di forza capace di umiliare i signori occidentali come i giornalisti americani, francesi, giapponesi e umiliare i nemici traditori nelle loro categorie come i copti egiziani, ma anche per far arrivare a noi il messaggio del Mediterraneo che diventa rosso di sangue, quello dei crociati.
  Quei morti ci riguardano, ma senza isteria, quel dolore non può diventare paura: grazie Ministro, è il tempo di un'assunzione forte di responsabilità. Grazie, al Presidente Renzi, che ha ricordato che in Libia non c’è un'invasione islamica, e che ha frenato i profeti della guerra.
  Tanti commentatori parlano di guerra, di atti di forza: gli stessi che l'hanno invocata contro Saddam, contro Assad, contro Gheddafi e non hanno mai, fino ad ora, fatto autocritica; ma la distruzione e la frammentazione di quei tre Stati ha liberato il mostro Daesh e il totalitarismo sanguinario che vuole oggi prendere l'egemonia nel mondo islamico. La guerra è stata la debolezza degli ultimi venti anni, la prova muscolare, invece di quella politica. La rinuncia alla diplomazia ha grandi responsabilità negative per come il mondo è oggi: la guerra, senza un'idea – lei lo sa e lo ha detto – del dopo, crea disastri.
  Il caos libico è figlio della guerra insana di quattro anni fa, in un Paese che mai ha avuto lo Stato, che era un arsenale, fondato sull'equilibrio tra le tribù: quel vuoto ha destabilizzato, dal Mali, al Ciad, alla Mauritania, ha fornito le armi per i massacri africani e non solo. Chi parla viene da un mondo che ha fatto di tutto per trovare alternative a quella politica, quando il MoVimento 5 Stelle non c'era. Non siamo pacifisti, siamo pacificatori. Oggi la paura può far fare errori gravi.
  Alla Libia dobbiamo dare una risposta forte, ma non è quella della paura o dell'ignoranza. La Libia non è solo due Governi, molte tribù, divisioni religiose, gruppi armati, almeno tre zone diverse; non c’è solo il Governo di Tobruk o le armate del generale Haftar, che Il Cairo considera alleati, mentre gli altri entrano nel mucchio dei terroristi, e la Libia non è solo i Fratelli musulmani o il Governo di Tripoli.
  L'Italia, Bernardino León lavorano nella prospettiva giusta: quella di costruire un embrione di legalità e di ricucitura delle tribù e dei diversi Governi e gruppi libici. Ma non basta ancora: ci vuole una risposta forte dell'Europa e dell'ONU. Forte non vuol dire muscolare. Abbiamo bisogno di un ruolo attivo, sinergico con noi, di Paesi amici, come la Turchia, il Qatar, gli Emirati Arabi, l'Algeria, l'Egitto, la Tunisia, che hanno, però, visioni divergenti sulle diverse componenti della società libica e sui diversi territori in cui è cresciuto Daesh-ISIS. Ma senza questo, ogni guerra diventa quello che è, un demone, la violenza-follia, cibo per il progetto di Stato totalitario e sanguinaria delle «bandiere nere». Ci vuole, allora, una grande iniziativa diplomatica dell'Europa e degli Stati Uniti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIO MARAZZITI. Abbiamo bisogno, come partner, dei grandi soggetti mondiali, la Russia per prima, mentre dobbiamo evitare che il Libano e la Giordania implodano sotto il peso di 2 milioni di profughi siriani, come se in Italia fossero 15 o 20 milioni arrivati in tre anni.
  Concludo. Una responsabilità dell'Italia in prima linea, perché vi sia una forte risposta europea e della comunità internazionale. Ripeto: forte, non vuol dire muscoli o guerra, ma autorevolezza internazionale. Forte è la proposta avanzata da Andrea Riccardi – spero possa diventare realtà – di Romano Prodi come inviato speciale della comunità internazionale, accanto al lavoro prezioso di Bernardino León, per questo gigantesco lavoro diplomatico che può avvalersi anche di chi, in questi mesi ed anni, ha creato canali di comunicazione con quella complessità. Senza questo, la guerra è solo quello che è: un'avventura senza ritorno (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

Pag. 15

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, colleghi, deputati, Ministro Gentiloni, il senso dello Stato ci impedisce di gioire per le vostre disgrazie e per i vostri fallimenti. Una delle caratteristiche fondamentali di ciò che rappresentiamo come cultura politica nella destra italiana ci ha sempre visto al fianco del Governo, soprattutto quando il Governo ha rappresentato gli interessi deboli e diffusi di una comunità intera, in modo particolare, a fronteggiare e a contrastare rischi e scenari regionali complessi da un punto di vista internazionale.
  Ma questo senso dello Stato e delle istituzioni non ci può indurre a ignorare i vostri fallimenti e le vostre contraddizioni, a cominciare da quella ridicolizzazione, neanche troppo strisciante, che vi ha visto protagonisti, come sinistra italiana, quando l'Italia concluse nel 2009 un accordo bilaterale assolutamente conveniente per noi, per l'Italia, per il nostro popolo, con l'allora Capo dello Stato libico, il colonnello Gheddafi. A cominciare dalla moral suasion dell'ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per indurre l'Italia a intervenire con le proprie Forze armate in Libia e con la messa a disposizione delle proprie strutture logistiche. A cominciare da quell'entusiastico e puerile sostegno alle primavere arabe, acritico, pensando che fossero delle rivoluzioni democratiche, e che non avete voluto far mancare; c’è stato, invece, un silenzio assordante quando le elezioni democratiche, per quei Paesi che le hanno celebrate, hanno visto prevalere i Fratelli Musulmani o comunque le parti più integraliste di quel mondo. Un silenzio assordante che si è manifestato, anche, in seguito ai colpi di Stato che hanno «ripristinato» dei Governi che, per quanto fossero dittature, avevano intenzione e desiderio di continuare a dialogare con la comunità internazionale e con l'Occidente. Dobbiamo ringraziare la Russia se in Siria non si è fatto analogo pasticcio.
  A cominciare dallo strisciante smantellamento della cultura interventista, attraverso le missioni di pace alle quali abbiamo partecipato per tanto tempo, e che si è tradotto, anche nei vostri atti di Governo, con la diminuzione dei fondi per la difesa, in un quadro di instabilità che ha foraggiato il terrorismo. Come vogliamo combatterlo, dunque, questo terrorismo se definanziamo coloro i quali dovrebbero dal terrorismo difenderci, mettendo in pericolo i nostri uomini in divisa da un punto di vista culturale e politico, delegittimandoli, e da un punto di vista materiale, appunto, diminuendo le spese ? Diminuzione dei fondi anche per la sicurezza in politica interna, con la campagna aggressiva per la chiusura di commissariati di polizia e caserme dei carabinieri.
  A cominciare, del resto, da episodi che sono noti: lo stato di abbandono in cui versa, su un binario morto, la vicenda dei nostri due fucilieri della Marina, ancora lì per il terzo anno, prigionieri in India in un silenzio altrettanto assordante e, comunque, inconcludente che vi ha visto protagonisti. Del resto, da chi ha ritenuto che Fabrizio Quattrocchi fosse un mercenario, invece che un eroe italiano, e si dimentica persino di celebrarlo ogni anno, almeno per la dignità con cui ha affrontato i tagliagole, non è che ci si potesse attendere molto di più. C’è chi – la Giordania e l'Egitto – per le esecuzioni dei propri uomini decide di passare alle vie di fatto e chi nasconde la testa sotto la sabbia o, addirittura, si volta dall'altra parte.
  A cominciare dalla rinuncia alla difesa dei confini con l'operazione Mare Nostrum, eppure la difesa dei confini è una prerogativa dello Stato; il senso dello Stato serve anche a questo, a ricordarsene anche quando, magari, si hanno idee diverse o diverse sensibilità. Dietro la maschera della solidarietà, si sono foraggiati due business: il mercato mafioso degli scafisti e il mercato mafioso di Buzzi e di Odevaine, il circuito perverso di quella solidarietà «pelosa», che invece ha significato andare ad arricchire le tasche di associazioni Pag. 16e cooperative che, spesso e volentieri, avevano la possibilità di scavalcare gare e di prendere commesse dirette.
  A cominciare dalle dichiarazioni avventate e ritrattate sue, Ministro Gentiloni, e del Ministro Pinotti, le cui reazioni ci hanno costretto alla chiusura dell'ambasciata italiana. Questo è accaduto.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FABIO RAMPELLI. Mi avvio a concludere, Presidente, chiedo scusa. L'unica ambasciata che dialogava sia con il Governo laico e legittimo di Tobruk, quello di Al Thani, sia con la fazione dei Fratelli Musulmani.
  Tutte e due comunque contro l'ISIS e il terrorismo islamico.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rampelli.

  FABIO RAMPELLI. Salto due punti per chiederle, Ministro....

  PRESIDENTE. Prego, concluda.

  FABIO RAMPELLI. ...che l'unica missione che noi potremo cercare di foraggiare è quella che può vedere l'Italia protagonista dell'affondamento dei barconi non già quando sono pieni, ma prima ancora che prendano il largo da quelle coste, perché quei barconi della morte sono gli strumenti attraverso i quali si compiono omicidi in quantità industriale....

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, chiedo di intervenire per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Su quale articolo ?

  ARCANGELO SANNICANDRO. Sull'articolo 8. Noi non possiamo mai avvicinarci ai banchi del Governo, ma è possibile potersi avvicinare a lei e colloquiare per mezz'ora durante lo svolgimento di una seduta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Qui salgono spesso deputati capigruppo, delegati d'Aula, durante la seduta perché devono sottoporre delle questioni che riguardano la seduta, per cui non credo che ci sia nulla di strano. Mi dispiace se mi sono intrattenuta per qualche minuto, ma stavamo parlando di situazioni che riguardano l'Aula e l'andamento dei lavori (Commenti del deputato Sannicandro). Onorevole Sannicandro, non c’è nessun divieto per nessuno. D'accordo ?
  Ha chiesto di parlare il deputato Massimo Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro e colleghi, la nostra posizione rimane quella di una soluzione diplomatica fino allo stremo delle forze, Ministro. Spero davvero che sia anche la posizione del Governo, che lei qui rappresenta. Ma per fare questo, dobbiamo evitare quello che è stato fatto nella gestione dell'Ucraina: dobbiamo dare un ruolo all'Unione europea, perché sia non solo un'entità monetaria, ma perché inizi a essere fondamentale attore di politica estera e di sicurezza.
  Dobbiamo, ad esempio, affamare economicamente le forze dell'ISIS in Libia, affrontare il problema dell'immigrazione a monte e non solo a mare, per intenderci. Dobbiamo far sì che sia l'Europa a prendersi la responsabilità di trattare il problema non solo sulle coste libiche, dove oggi è evidentemente impossibile, o nel canale di Sicilia. Il problema va affrontato, magari con corridoi umanitari ben strutturati, nei luoghi ove hanno origine i flussi migratori: nel Medio Oriente e nell'Africa centrale.
  Ministro, lei oggi non ci ha dato informazioni maggiori rispetto a quello che possiamo leggere sui giornali. Parliamoci chiaro, Ministro. La nostra posizione rimane quella di un'estenuante ricerca di una soluzione diplomatica, ma è palese che il suo dicastero o quello della difesa stiano in questo momento pianificando Pag. 17un'eventuale possibile intervento a protezione dei nostri interessi energetici in Libia. Parliamo chiaramente anche di questo, visto che l'ha sapientemente dimenticato nel suo intervento.
  Le diamo un consiglio e vado a concludere. Se proprio dovesse accadere, evitiamo di affrontare il problema come in Afghanistan o in Iraq, senza strategie di stabilizzazione e senza una pianificazione di una strategia di uscita e di ricostruzione del Paese.
  E un ultimo spunto: spero che nella trattazione del «decreto missioni» lei voglia spiegare agli italiani e ai cittadini anzitutto il perché ancora di una missione in Afghanistan, ma soprattutto il perché di 5,5 milioni di euro ad una missione in Libia, che non hanno assolutamente alcun senso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Gentiloni per essere venuto tempestivamente in Aula a fare chiarezza, perché le affermazioni raccolte fuori dal contesto possono essere facilmente travisate e ingenerare confusione. Quindi, è bene che la questione libica sia stata riportata nell'unico ambito che le compete, quello istituzionale, sia a livello nazionale che internazionale.
  Tre brevi considerazioni. Chiedo alla Presidente una manciata di secondi in più perché due minuti sono davvero pochi. La prima riguarda l'atteggiamento delle forze parlamentari che di solito vale nelle democrazie mature. In politica estera si deve fare di tutto per non dividersi. Di fronte ad una minaccia esterna, la posizione di un Paese deve essere univoca. Le strumentalizzazioni non sono accettabili.
  La seconda considerazione riguarda l'enorme capacità dell'IS o dell'ISIS di comunicazione e, purtroppo, la nostra inadeguatezza. Loro sono riusciti a fare credere che il califfato ha conquistato parti importanti del territorio libico. Si tratta, invece, di realtà locali che hanno sposato la causa dell'ISIS. Nulla di più, non c’è stata conquista del territorio. Invece noi siamo riusciti a farci qualificare come il Paese delle crociate, essendo noi un Paese laico che non vuole le crociate: né le loro, né le nostre. Quindi, maggiore attenzione.
  Terzo: il da farsi. Con convinzione noi Socialisti affermiamo che l’escalation militare in Libia è opzione estrema e di ultima istanza; prima va sostenuta la capacità del popolo libico di autodifendersi e di autosostenersi e quella dei Paesi arabi vicini di intervenire in tutte le declinazioni che lei, signor Ministro, ha indicato.
  Questa linea di condotta ci mette anche al riparo da due problemi: che sia rievocata la spinosa questione del colonialismo italiano e che sia fomentata la retorica islamista, che invoca la guerra agli stranieri crociati per raccogliere consensi. Ma soprattutto, evita di creare le condizioni di una guerra asimmetrica, che sono proprio quelle ricercate dai gruppi insorgenti per massimizzare il loro potenziale offensivo.
  Infine, non possiamo non ricordare che l'Italia ha personalità – è già stato detto dal collega Marazziti – con esperienza internazionale, autorevolezza, riconoscimento da parte delle numerose parti in causa libiche. Queste personalità possono svolgere un grande ruolo di mediazione e di raccordo dei diversi fronti libici non Daesh. È una risorsa preziosa da utilizzare, e non sbagliamo, da questo punto di vista, ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Locatelli.
  È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 2803-A) (ore 10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2803-A: Conversione in legge del Pag. 18decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 2803-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 2803-A).
  Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 2803-A).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili nelle Commissioni, in quanto recanti un contenuto non strettamente attinente rispetto a quello del decreto: Palese 1.35, 1.39 limitatamente alla lettera b), 1.41, 1.42, 1.43, 1.44, 1.45, 1.46, 1.47, 1.48, 1.53, 1.54, 1.55, 1.56, 1.59, 1.01, 1.02, 1.03, 1.07, 3.14, 3.15, 3.25, 4.24, 4.26, 4.27, 8.33, 8.34, 9.20, 10.027, 10.65, 10.017, 10.018, 10.019, 10.020, 10.021, 10.022, 10.025, 10.026, 10.028, 10.029, 11.40, 11.41, 11.42, 11.43, 11.44, 11.46, 14.019, 14.020 e 14.023; Biasotti 1.49, 1.50, 1.51, 4.11 e 11.9; Benedetti 1.510; Cominardi 1.509; Russo 1.16, 1.30, 1.17, 2.06, 6.2, 8.31, 10.57, 14.4, 14.5, 14.8, 14.9, 14.10 e 14.12; Bergamini 1.52, 3.70, 8.26 e 8.27; Luigi Di Maio 1.134, 1.135, 1.08, 4.59, 4.60, 4.61, 8.59, 10.116, 10.117, 10.118, 10.114, 10.126 e 10.115; Simonetti 1.172, 1.173, 4.73, 10.160, 14.38, 14.40, 14.41, 14.42 e 14.44; Di Lello 1.194, 6.65, 6.66, 6.67 e 9.79; Catanoso 1.37, 1.38 e 6.69; Faenzi 1.22, 1.23 e 11.11; Sibilia 1.137 e 1.09; Vacca 1.145.
  Nesci 1.133 e 1.136; Dadone 1.128 e 1.129; Invernizzi 1.164, 1.167, 1.168, 1.169, 1.170 e 1.171; Cozzolino 1.127 e 1.130; Ciracì 1.32, 1.33 e 1.34; Centemero 2.8, 2.09, 3.3, 6.13 e 6.17; Latronico 2.5, 2.6, 3.16, 3.17 e 10.67; Abrignani 4.13 e 8.22; Matteo Bragantini 4.71 e 9.74; Basilio 4.57; Lombardi 4.53 e 8.701; Guidesi 4.74, 6.50, 8.80, 10.150, 10.147, 10.140, 14.01, 14.02, 14.03, 14.04, 14.05, 14.07, 14.01, 14.033 e 14.034; Sorial 4.55; Gelmini 6.16, 10.76, 10.77 e 14.022; Taglialatela 6.33, 6.34, 6.35, 6.36 e 6.37; Laffranco 8.21 e 9.26; Gianluca Pini 8.75 e 8.84; Grimoldi 10.151; Ciprini 10.70; Polverini 10.02 e Fedriga 14.08 e Benamati 8.44.
  La Presidenza si riserva di pronunciare ulteriori inammissibilità nel corso del seguito dell'esame del provvedimento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,08).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Colleghi, oggi si inizia la discussione sul decreto milleproroghe e vorrei raccontare un po’ di storia per quanto riguarda l'emergenza abitativa che viene affrontata in questo decreto e che, se non gestita bene, porta agli sfratti. Pochi mesi fa quest'Aula, con voto di fiducia, approvò il piano casa di Lupi. Quel testo era destinato ad aumentare l'emergenza abitativa e a creare nuovi processi di dismissione del patrimonio pubblico, che stiamo vedendo oggi, processi che stanno per Pag. 19coinvolgere migliaia di inquilini delle case popolari e degli enti, generando altra emergenza sull'emergenza.
  Siamo di fronte a una fase di costruzione di abitazioni che continueranno a restare vuote e a produrre nuovi indebitati. In quel decreto mancava una seria ricognizione sull'invenduto, vincolante in primis per i comuni che dovrebbero effettuarla. Si prevede di continuare a consumare suolo, offrendolo alla speculazione, e ad escludere il centro delle città dalla fasce più deboli. Così si assiste a questo svuotamento dei centri, riservati a élite.
  Dalla metà degli anni Novanta alcuni fatti sono intervenuti a cambiare radicalmente la situazione: l'aumento vertiginoso del prezzo delle case e degli affitti rispetto ai redditi e ai consumi delle famiglie; la nuova domanda di case derivante dal forte aumento del numero di nuclei familiari, di dimensioni sempre più ridotte, nuclei monogenitoriali, anziani soli, giovani che vorrebbero lasciare il nido, i cosiddetti «choosy»; una nuova e forte domanda abitativa legata ai flussi immigratori.
  L'emergenza si è manifestata sul territorio con fenomeni quali l'aumento del numero degli sfratti per morosità, la crescita nelle aree urbane di alloggi di fortuna e baraccopoli – infatti, entrando a Roma vedete molte baraccopoli –, la crescita del disagio sociale diffuso, i processi di indebitamento e di impoverimento delle famiglie. Sono tutti fattori che hanno contribuito a fare inserire di nuovo la questione abitativa all'interno dell'agenda nazionale.
  Come già detto altre volte, il diritto all'abitazione rientra nella categoria dei diritti fondamentali inerenti alla persona, in forza dell'interpretazione desumibile da diverse pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo, la CEDU, e delle sentenze della Corte costituzionale n. 348 e n. 349 del 2007, che delineano i rapporti tra ordinamento interno e diritto sovranazionale. In forza di tale interpretazione, il diritto all'abitazione rientra a pieno titolo tra i diritti fondamentali, dovendosi ricomprendere tra quelli individuabili all'articolo 2 della Costituzione, la cui tutela non è ristretta ai casi di diritti inviolabili della persona espressamente riconosciuti dalla Costituzione nel presente momento storico ma, in virtù dell'apertura dell'articolo 2 della Costituzione ad un processo evolutivo, deve ritenersi consentito all'interprete rinvenire nel complesso sistema costituzionale indici che siano idonei a valutare se nuovi interessi emersi nella realtà sociale siano non genericamente rilevanti per l'ordinamento, ma di rango costituzionale, attenendo a posizioni inviolabili della persona umana.
  Il diritto all'abitazione è, quindi, protetto dalla Costituzione – finché non l'avrete distrutta, per fortuna la prima parte non volete toccarla o almeno spero – entro l'alveo dei diritti inviolabili di cui all'articolo 2. Così recitano le sentenze della Corte costituzionale del 28 luglio 1983 n. 252, del 25 febbraio 1988 n. 217, del 7 aprile 1988 n. 404, del 14 aprile 2001 n. 410, del 21 novembre 2000 n. 250, del 25 luglio 1996, n. 309, solo per citarne alcune. Come appunto stavo dicendo, nella speranza che non si voglia intervenire sui principi fondamentali della prima parte della Costituzione, vi accontentate – speriamo – solo della seconda.
  In diversi atti da noi depositati in questi mesi presso le Commissioni ambiente e bilancio, segnaliamo quali sarebbero le cose da fare per affrontare l'emergenza abitativa, quindi siamo propositivi, ad esempio: assumere iniziative normative per intraprendere e agevolare il processo per il riconoscimento del diritto all'abitare come diritto costituzionale, procedere con il censimento degli immobili vuoti ed inutilizzati su tutto il territorio nazionale, che ora viene fatto solo per vendere all'asta proprietà comunali con aste al ribasso, salvaguardare il patrimonio immobiliare pubblico, prediligendo politiche orientate al diritto di abitare, rendere immediatamente disponibile all'abitare anche i beni riferiti al patrimonio immobiliare privato attualmente inutilizzati, disporre la sospensione degli sfratti per finita locazione e per morosità di qualsiasi tipo per almeno un anno o fino a quando non venga Pag. 20chiarita la corretta normativa da applicare, e ancora bloccare gli sfratti da morosità incolpevole, l'aumento degli affitti, i pignoramenti, gli sgomberi per un anno, incrementare e offrire a un numero maggiore di cittadini in difficoltà economica l'accesso al Fondo nazionale di sostegno per l'accesso alle case in locazione, ricavare studentati utilizzando il patrimonio immobiliare pubblico, realizzare progetti per il riuso delle città, secondo politiche volte al consumo di suolo zero, nell'ottica di una concreta rigenerazione urbana, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione della cittadinanza nelle scelte di progettazione e pianificazione, nonché mediante il meccanismo dell'autorecupero, per evitare di realizzare nuove costruzioni e per risolvere aspetti di degrado ambientale presenti in molte città. Infine, chiediamo che il Governo si impegni per restituire ai comuni la gestione degli affitti e dell'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, invece quel decreto ha il suo punto di forza nell'alienazione del patrimonio immobiliare degli IACP e degli enti locali.
  Ora attendiamo che vengano iscritti in Gazzetta Ufficiale due decreti ministeriali, uno per la vendita delle case popolari e l'altro per la loro ristrutturazione. Avremmo preferito evitare la vendita, favorendo piuttosto la ristrutturazione dell'esistente. I dati del Ministero sono fermi al 2013 e parlano di 73 mila 500 sfratti nell'anno 2013, di cui 5 mila 400 per finita locazione. Ci sono circa 400 mila famiglie in situazioni di precarietà e disagio abitativo. Riportiamo alla realtà i numeri al lotto dati dall'UPI. Le risorse messe a disposizione dal Piano casa per le ristrutturazioni, che dovrebbero rendere immediatamente disponibile il patrimonio pubblico per l'emergenza abitativa, ammontano a 69 milioni di euro per interventi di minore entità, ovvero quelli di importo inferiore a 15 mila euro. Quindi, ci sono fondi in tutto per circa 4 mila appartamenti, invece per interventi di ripristino e manutenzione straordinaria, per un massimo di 50 mila euro ammissibili al finanziamento, ci sono 30 milioni l'anno per il 2015, il 2016 e il 2017 e 40 milioni per 2018, ovvero si potranno ripristinare al massimo seicento appartamenti all'anno, quindi per 400 mila famiglie per poche migliaia di appartamenti.
  Nel milleproroghe non si intendono prorogare gli sfratti di un altro anno o per più tempo, cosa che avrebbe permesso il passaggio di casa in casa e una gestione più delicata dell'emergenza abitativa. È chiaro che il Governo ha dato in mano alla destra la gestione di una delle maggiori criticità del Paese, che, se non gestita correttamente, può portare a problemi di ordine pubblico. Eppure si dichiara di centrosinistra, o almeno fa questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caparini, che non è presente in Aula. Ha chiesto di parlare la deputata Tiziana Ciprini, che non è presente in Aula.
  Ha chiesto di parlare il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Sono passate solo poche ore da quando è stato eletto il nuovo Presidente della Repubblica, il quale chiese a tutti i giocatori in campo di essere onesti e corretti. Dopo poche ore, vediamo che si arriva ancora in Aula con decreti omnibus, che trattano diversi argomenti, e nell'aria circola questa voce di una possibile posizione della questione di fiducia, quindi un'ennesima forzatura.
  Vi è un giocatore che continua a giocare ancora in maniera scorretta, che non vuole assolutamente rispettare alcuna regola, forse perché le regole non le ha mai rispettate. Intervengo principalmente su quegli emendamenti che riguardano la mia Commissione, la Commissione agricoltura, e principalmente sulla questione che riguarda l'IMU applicata sui terreni agricoli.
  Una tassa ingiusta, una tassa scorretta, una tassa che serve a Renzi solo per raschiare il fondo di un barile ormai totalmente vuoto e per regalare parte di quegli 80 euro che sono serviti a questo Pag. 21Governo per comprare il voto degli italiani per le elezioni europee che vi sono state a maggio.
  Quindi, regalare 80 euro ad alcune persone, tassare tutte le altre: questa è una cosa ingiusta, anche perché si va a tassare quello che è un bene strumentale, uno strumento che serve per lavorare. Vorrei porre alcune domande al Governo Renzi e, soprattutto, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Martina, che praticamente è evanescente; un Ministro che, invece di essere delle politiche agricole, è un Ministro, casomai, dell'Expo, dato che parla solo di Expo ovunque vada, anche in TV, e non fa assolutamente nulla per tutelare i nostri agricoltori.
  La domanda che vorrei rivolgere al Governo è questa: se essi sono in grado di individuare una sola coltura che riesca oggi a generare un reddito per i nostri agricoltori. Se sono in grado di rispondere a questa domanda, allora, forse, l'idea di inserire, reintrodurre, una tassa sui terreni, potrebbe essere anche corretta. Ma non vi è alcuna coltura che riesca a garantire veramente un reddito ai nostri agricoltori, visto che sono costretti, per fortuna, a ricevere ancora pochi spiccioli da parte dell'Unione europea, da parte della PAC.
  Allora, veramente non si capisce l'idea di questo Governo, perché va a tassare chi mette le mani tutti i giorni nella terra, perché l'agricoltore non è lo speculatore finanziario che prende la valigetta dei soldi, va via e li porta in quelle banche svizzere che molti componenti di questa maggioranza conoscono benissimo. L'agricoltore è colui che muore con le mani nella terra, perché non può certamente delocalizzare la sua azienda, non può portare i terreni ovunque, e quindi è colui che resta qui, colui che ha un ruolo fondamentale in questo Paese, che è quello di presidio e di guardiano e custode del territorio.
  Con un Paese che crolla a pezzi, ogni giorno, dopo solo due ore di acqua, non possiamo permetterci di far andare in totale abbandono tutti i nostri terreni. Gli agricoltori, oggi, ricoprono solo il 3 per cento, forse, della forza lavoro, e forse è per questo che il Governo e i partiti li snobbano un po’. Forse perché non sono così tanto bravi a portare i voti, però sono utili per questa politica quando devono parlare, devono riempirsi la bocca del made in Italy, devono vendersi all'estero la grande qualità dei nostri prodotti, allora, in quel momento, quel 3 per cento diventa fondamentale, diventa importante, per il resto non serve a niente.
  Ma io vorrei soffermarmi proprio sulla schizofrenia di questa tassa introdotta, perché inizialmente si va basare sull'altimetria dei terreni. Ecco la follia, quando non si sa più come introdurre le tasse, ci si inventa cose assurde. Allora, ci sono terreni considerati montani che dovrebbero essere esentati, terreni semi-montani che dovrebbero pagare un qualcosa, terreni non montani che dovrebbero pagare l'intera tassa. Ma qual è la differenza tra un terreno montano e un terreno non montano ? Cosa viene coltivato nei terreni montani e in quelli non montani ? Questo non viene preso assolutamente in considerazione, magari ci sono terreni montani, quindi oltre i 600 metri di altitudine, in cui vengono coltivate, vengono fatte produzioni, che danno un certo reddito, tipo nocciole, castagne, oppure dei vitigni di pregio, che sono esentati, colture invece che magari sono cerealicole, considerate non montane, quindi sotto i 280 metri di altezza, che non riescono a garantire nessun reddito, che invece andiamo a tassare. Ecco la follia di questa tassa, che non ha nessuna ratio, nessuna ragione di esistere e che, invece, è servita solo per regalare gli 80 euro.
  Allora, noi che cosa abbiamo chiesto ? Il lavoro che ha fatto il MoVimento 5 Stelle è stato veramente forte su questa tematica, perché ci siamo impegnati dal primo giorno, dal momento in cui si parlava di poter introdurre questa tassa. Abbiamo dato tutti gli strumenti al Governo Renzi per poter intervenire, per potere bloccare questo scempio e il Governo, fino ad oggi, non ha fatto assolutamente nulla, ha respinto tutte queste proposte. Abbiamo presentato emendamenti Pag. 22alla legge di stabilità, nel dicembre 2014, che sono stati bocciati, abbiamo presentato delle risoluzioni in Commissione finanze che sono state bocciate, adesso abbiamo presentato un emendamento per dire proroghiamo, dato che parliamo di «mille proroghe», tra le mille proroghe ne mettiamo una realmente utile, quella della di prorogare al 2016 il pagamento di questa tassa, in modo da prenderci un anno di tempo per poter trovare delle soluzioni, per poter evitare il pagamento di questa tassa. Almeno cerchiamo di esentare i coltivatori diretti, gli IAP, cerchiamo, se vogliamo far pagare una tassa sui terreni, facciamola pagare a chi non lavora, a chi non campa da quei terreni. Allora potrebbe anche essere una tassa un po’ più giusta. Invece no, il Governo ha continuato a bocciare costantemente i nostri emendamenti. Adesso lo vorremmo ripresentare in Aula quest'emendamento, ma a quanto pare non avremmo la possibilità di discuterlo e di porlo in votazione, dato che aleggia questa posizione della questione fiducia continua in quest'Aula che bloccherà la discussione. Allora non è così che si risolvono i problemi degli italiani, non è così che si risolvono i problemi di un settore che oggi, dal punto di vista lavorativo, è in controtendenza addirittura.
  Sempre più giovani si riconvertono e cercano di investire in agricoltura. Sempre più giovani oggi si iscrivono alle facoltà di agraria, e i dati parlano chiaro: quasi tutti i laureati nella facoltà di agraria riescono, il giorno dopo avere conseguito la laurea, a trovare un posto di lavoro. Se questi non sono segnali che indicano realmente al Governo il settore su cui puntare l'attenzione, il settore da valorizzare, allora significa che qui non si è capito molto di quello che si vuole fare del nostro Paese. Se non capiamo che bisogna ricollocare tutti quei posti di lavoro persi dalle grandi aziende che sono andate via, dai grandi capitalisti che sono andati via, dai grandi «prenditori» – anziché «imprenditori» – che sono scappati via con le valigette dei soldi, qui non c’è nessuna visione e nessun disegno del nostro Paese.
  Abbiamo presentato poi anche un altro emendamento che riguarda la proroga delle revisioni delle macchine agricole. Qui il Governo ha dimostrato ancora una volta di volere distruggere totalmente tutti i diritti dei lavoratori. Infatti il Governo lo sa bene, e lo sa benissimo il Ministro Martina, che il settore agricolo è quello più colpito dagli incidenti nel mondo del lavoro. Sa benissimo quali sono i dati ! E cosa si fa oggi ? Si continua a prorogare l'obbligo delle revisioni delle macchine agricole, ancora un tassello più in là.
  La sicurezza dei cittadini, ossia la sicurezza dei nostri lavoratori, in quale posto della classifica rientra in questo Governo ? Dove viene collocata ? Distruggiamo i diritti dei lavoratori, distruggiamo l'articolo 18, spezzettiamo tutti i contratti, affinché i lavoratori diventino schiavi dei datori di lavoro, e distruggiamo anche la sicurezza sul lavoro. Quindi, se vai in campagna e vieni travolto o cadi da sopra un trattore e resti sotto, non c’è nessun problema, a questo Governo non interessa nulla. Quest'altro emendamento che abbiamo presentato ci è stato bocciato.
  Dal punto di vista della nostra Commissione, la Commissione agricoltura, questi erano i due temi pregnanti che ci interessavano e, purtroppo, non abbiamo avuto nessun modo di poterli discutere e non avremo modo di discuterli. Allora questo, Ministro, non sappiamo a cosa possa servire. Come ci presentiamo all'appuntamento dell'Expo ? Dicendo che noi non tuteliamo la sicurezza dei nostri lavoratori, dei nostri agricoltori e li tassiamo sempre di più, proprio per evitare che producano quei prodotti di qualità e di eccellenza ? Questo dobbiamo cercare di spiegare agli osservatori stranieri che vengono ai nostri padiglioni. Cercheremo di spiegarlo anche con qualche traduzione comprensibile, dato che Google translator non è che sia il massimo dell'affidabilità nelle traduzioni e dato che già stiamo cominciando a fare figuracce con tutti gli altri Paesi, perché non siamo in grado neanche di avere il traduttore all'interno Pag. 23dell'Expo, dopo avere speso cifre esorbitanti, che noi avevamo detto di non spendere.
  Sappiamo benissimo in quali tasche sono andati questi altri soldi. La maggioranza ci diceva che era tutto sotto controllo e dopo dieci giorni sono scoppiate le indagini e sono scoppiati anche gli arresti per tutti questi appalti gonfiati e andati nelle tasche, in gran parte, delle associazioni mafiose. Ce lo dobbiamo dire e non dobbiamo nascondere nulla, perché è tutto alla luce del sole e vi dovete prendere le responsabilità di questi enormi danni che state arrecando all'Italia e ai lavoratori italiani.
  Rivolgo un ultimo appello alla maggioranza. Avete realmente la possibilità adesso di intervenire. Votiamo in Aula questi emendamenti ! Mi rivolgo anche ai colleghi della Commissione agricoltura dei partiti di maggioranza, che dovrebbero difendere questi emendamenti e dovrebbero ascoltare le istanze delle associazioni di categoria. Tutte le associazioni di categoria si sono pronunciate contro l'introduzione di questa tassa.
  Allora, se qui siamo i rappresentanti del popolo italiano, se qui dobbiamo rappresentare quelle che sono le istanze e le richieste del popolo italiano, allora non possiamo...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Ho terminato i minuti, Presidente ?

  PRESIDENTE. Sì, dovrebbe arrivare alla conclusione.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Concludo. Allora, se qui dobbiamo rappresentare quelle che sono le richieste dei cittadini, non possiamo non vedere le richieste che arrivano da tutto il mondo agricolo in maniera compatta. Quindi, oggi votiamo favorevolmente questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io penso che al di là del problema dei singoli emendamenti, e al di là del testo che è stato licenziato, una delle tante cose che il Parlamento e le maggioranze e i Governi dovrebbero iniziare a pensare a riformare, è come cercare di evitare di danneggiare nella maniera più assoluta tutto il sistema della legislazione che avviene nel nostro Paese, e anche delle risorse pubbliche. Dico questo perché da anni... Scusate: o vi state zitti, se no non riesco a parlare. Sto parlando...

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Palese. Magari sì, se il telefono possiamo usarlo con parsimonia e a basso tono...

  ROCCO PALESE. Io penso che una delle cose peggiori che il sistema istituzionale e governativo all'interno del nostro Paese abbia assecondato negli anni è quella dei decreti milleproroghe. Ormai sono anni e anni che noi assistiamo a provvedimenti abbastanza complicati, che sono le leggi finanziarie prima, le leggi di stabilità successivamente, che con grande fatica, nel rispetto dei parametri e dei vincoli europei, i vari Governi che si sono succeduti e le varie maggioranze riescono a portare a termine. Poi, subito dopo, avviene il disastro, un disastro senza precedenti ormai, che riguarda diversi decreti che sono stati fatti, i cosiddetti milleproroghe, e che in pratica dopo la legge di stabilità aprono tutto quello che riguarda lo scibile umano e diventano dei veri e propri non milleproroghe ma decreti omnibus.
  Quindi, noi abbiamo una prima censura da fare a tutto il sistema politico e a noi stessi, che riguarda l'aspetto principale del perché il milleproroghe. Posso capire, ed è pure giustificato, che per una serie di motivi ci sia la necessità di prorogare qualche termine rispetto alle attuazioni. Ma questi decreti ormai, compreso anche questo, sono lo specchio fedele del cattivo funzionamento della pubblica amministrazione e di tutto il sistema dei ministeri e del Governo della nazione, perché sono lo specchio delle inadempienze. Ormai ci Pag. 24sono Governi, ci sono maggioranze che da anni legiferano decidendo una serie di situazioni nelle varie materie, le più disparate, e che hanno poi delle scadenze: entro il 31 dicembre dell'anno «x» va fatto il decreto, vanno attuate alcune decisioni che puntualmente non vengono attuate. Quindi, c’è veramente un’impasse incredibile; e, infatti, questo decreto milleproroghe noi faremmo bene a chiamarlo non di proroga di termini, ma di proroga delle inadempienze, perché comprendono mille inadempienze.
  Ma non è solo questo il grande danno che si fa all'intero Paese e si fa a tutto il sistema dei cittadini, delle imprese e a qualsiasi cosa: se ne aggiungono altri ! Quali ? Quello che diventa poi un decreto omnibus. A questo decreto – come a tutti quelli che si sono succeduti, indipendentemente dal Governo del momento, che aprono la possibilità di inserire non solo norme che riguardano espressamente la proroga di termini oppure il differimento di termini per tutto quello che riguarda l'impostazione stessa delle varie leggi in vigore all'interno del nostro Paese – si aggiunge una serie di emendamenti che riguardano materie diverse, fino a farlo diventare un decreto omnibus.
  Noi abbiamo avuto un percorso abbastanza travagliato all'interno delle Commissioni, con un paradosso: si lavora – io non ho problemi da questo punto di vista – incessantemente di notte e di giorno noi siamo costretti a stare senza far niente. Sarà pure il Regolamento della Camera, sarà quello che è, ma è una cattiva organizzazione dei lavori.
  Soprattutto questa cattiva organizzazione viene dalle decisioni della maggioranza e del Governo, è molto influenzata dalle decisioni della maggioranza e del Governo. Questo per poter rispettare i tempi dell'intasamento che c’è stato all'interno di quest'ultima fase, tra le riforme e i vari decreti-legge. Abbiamo il decreto proroga termini, abbiamo il decreto sulla riforma delle banche popolari, il decreto sull'Ilva e sull'ambiente, che sta per arrivare qui dal Senato – sarebbe pure ora che il Senato dicesse una parola un po’ più precisa su quelle che sono le scadenze dei termini –, i due decreti sull'IMU e così via.
  Noi riteniamo che questo stato di cose non consenta di svolgere una legislazione di qualità, al di là del merito dei problemi. C’è anche una serie di sollecitazioni da altre istituzioni che stanno sul campo. Per esempio, oggi c’è stato un intervento, il più recente, ma ve ne sono stati altri anche nei giorni scorsi di persone altrettanto qualificate. Oggi il sostituto procuratore Nordio sollecita dicendo che tutte queste norme di fatto aumentano la discrezionalità per chi poi deve provvedere nelle funzioni pubbliche, nella pubblica amministrazione, per chi opera all'interno dell'attuazione di una serie di leggi – penso al sistema autorizzativo, per esempio – e questa discrezionalità provoca un viatico abbastanza facile e fertile per la corruzione, che è l'altra emergenza del Paese, così come giustamente la Corte dei conti e altri enti e istituzioni preposti alla lotta contro la corruzione hanno evidenziato.
  Anche la sollecitazione del Presidente della Repubblica nel giorno del giuramento è stata molto vibrante e molto forte da questo punto di vista.
  Davanti a una situazione del genere, è chiaro che questo è solo l'aspetto dell'analisi della denuncia che è incontestabile. Quello che io adesso ho affermato non lo può contestare nessuno, anche perché io ritengo che per obiettività bisogna ammettere che tutti i Governi e le stesse maggioranze, anche quelli del centrodestra, hanno avuto lo stesso comportamento.
  Ma, signora Presidente, io richiamo la sua attenzione un attimo, perché secondo me lei dovrebbe assumere una decisione al fine di sollecitare il Governo, anche per il prossimo anno o nel caso in cui la legislatura dovesse continuare. Infatti, non è che non ci sia rimedio a questo. È sufficiente che quando il Governo presenta il disegno di legge di stabilità per l'anno successivo, insieme alle altre tabelle che ci sono, ne presenti una con cui vanno ad essere sintetizzate tutte le proroghe dei termini. Così al Parlamento e al Governo nello stesso contesto viene certamente Pag. 25tolta questa possibilità perché viene determinato proprio un abuso continuo in questo senso.
  Davanti a questo tipo di impostazione, io penso che oggi ci saremmo risparmiati tutti questi emendamenti, tutti questi articoli aggiuntivi e quant'altro. Non ho difficoltà a dire che il provvedimento che è stato licenziato dal Consiglio dei Ministri è meno dannoso di tutto il resto, perché il problema è anche questo. Il provvedimento, il decreto-legge che è stato licenziato dal Consiglio dei Ministri non è un decreto omnibus e non è neanche un decreto che, dal punto di vista delle risorse pubbliche, fa danno quanto ne fa, invece, tutto ciò che autonomamente e molto allegramente il Parlamento poi ha fatto successivamente. Quindi, io penso che questa riflessione vada fatta.
  In conclusione del mio intervento affido a lei, signora Presidente, l'iniziativa di un'eventuale riflessione comune, che può essere fatta anche all'interno dell'organizzazione dei lavori, nel prosieguo della legislatura, circa la proposta per cercare di evitare che eventualmente anche l'anno prossimo si debba procedere con lo stesso metodo che si è utilizzato in tutti questi anni. Io non ho nessuna pretesa di dire che è l'unica, ma sicuramente è una cosa che va corretta.

  CATERINA BINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CATERINA BINI. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento, sono a chiedere un'interruzione della discussione sul complesso degli emendamenti. Lo facciamo con la difficoltà e la consapevolezza che non ci piace mai interrompere la discussione che si svolge in quest'Aula, ma consapevoli anche del fatto che ci sono ad ora iscritti 92 colleghi sul complesso degli emendamenti per un totale di circa 23 ore di dibattito. Questo rende credo chiaro a tutti i colleghi di quest'Aula che la volontà non è, quindi, semplicemente una volontà di discussione, ma ha un chiaro intento ostruzionistico, di bloccare un decreto-legge che noi abbiamo intenzione di portare avanti e di concludere.
  Come è diritto dell'opposizione di poter fare opposizione, è diritto anche della maggioranza di poter portare avanti gli atti che sono in scadenza. Per tali ragioni, avendo anche ieri sera avuto la possibilità ogni gruppo di svolgere un intervento di trenta minuti ed essendoci stato un dibattito anche questa mattina, chiediamo, quindi, ai sensi dell'articolo 44, la sospensione appunto della discussione sul complesso degli emendamenti.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente, noi apparteniamo, secondo il Presidente del Consiglio, ad una categoria animale che è quella dei gufi. I gufi notoriamente lavorano di notte...

  PRESIDENTE. Era un richiamo al Regolamento, vero ?

  GIANNI MELILLA. Sì, sì, sul Regolamento. I gufi lavorano di notte e, quindi, noi ieri eravamo disponibilissimi a svolgere i nostri interventi nella discussione sulle linee generali di questo provvedimento se il Partito Democratico non avesse chiesto, invece, inopinatamente, la chiusura del dibattito. Il Parlamento, quindi, ieri è stato espropriato...

  PRESIDENTE. Veramente, però, mi deve dare l'articolo del Regolamento e rimanere nel merito dell'articolo del Regolamento.

  GIANNI MELILLA. Articolo 44, sulla chiusura dei lavori. Noi siamo contrari.

  PRESIDENTE. Ma io adesso devo dare la parola sull'ordine dei lavori a uno a favore e uno contro.

Pag. 26

  GIANNI MELILLA. Io sono contrario a questa...

  PRESIDENTE. Quindi, lei sta svolgendo l'intervento contrario all'interruzione (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  GIANNI MELILLA. Certamente !

  PRESIDENTE. Va bene (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANNI MELILLA. Sono contrario a questa richiesta del Partito Democratico perché già ieri siamo stati umiliati con la chiusura anticipata della discussione sulle linee generali. Oggi si persiste su una linea, tra l'altro anche con una certa imperizia, perché ieri era possibile farci parlare durante la notte – essendo dei gufi, noi avremmo parlato notoriamente con il favore delle tenebre – e non capisco oggi il motivo per il quale si insiste nuovamente nel chiedere l'anticipazione della chiusura del dibattito per la seconda volta in due giorni. Chiedete questo voto di fiducia benedetto, assumetevi le vostre responsabilità e non tenete in ostaggio la Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, ai sensi dell'articolo 44. Solo una precisazione: quando il deputato del PD ha chiesto l'interruzione della discussione sul complesso degli emendamenti – ennesimo tentativo di interrompere la discussione da parte del Partito Democratico – non mi risulta che lei avesse già dato la possibilità o avesse richiesto a quest'Aula un intervento contro e uno a favore. Pertanto, il gruppo del MoVimento 5 Stelle considera legittimo l'intervento del deputato di SEL, però non da includere all'interno degli interventi a favore e contro. Per noi, quindi, è un intervento sul Regolamento e attendiamo il suo segnale per iscriverci a parlare o a favore o contro la proposta del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sì effettivamente, onorevole Sibilia, io ho dato la parola per un richiamo al Regolamento, visto che era stato alzato il Regolamento, poi il deputato ha detto che era contrario alla decisione di interrompere la discussione. Dunque, accolgo la sua richiesta perché c’è stato questo momento iniziale di ripensamento e, a questo punto, do a lei la parola per intervenire contro la proposta di chiusura della discussione.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente. Noi interveniamo come gruppo per spiegare i motivi per i quali siamo contrari al fatto che il Partito Democratico abbia chiesto l'interruzione della discussione sul complesso degli emendamenti al decreto-legge milleproroghe. Anzitutto, già la richiesta di una maggioranza – che dovrà essere votata a maggioranza – che chiede di bloccare una discussione, già questo, in un Parlamento che è fatto per discutere, dovrebbe semplicemente destare un minimo di riflessione da parte di tutti. Questa richiesta è l'ennesimo tentativo di bloccare una legittima discussione da parte delle opposizioni.
  Non dimentichiamoci che non più tardi di dieci ore fa, circa quindici ore fa, la maggioranza del Partito Democratico ha chiesto nuovamente di bloccare la discussione sulle linee generali sullo stesso provvedimento. Allora, mi viene da pensare: il Partito Democratico ha qualcosa da nascondere per cui non vuole far parlare le opposizioni sul milleproroghe o semplicemente sta tentando di forzare la mano e silenziare per sempre le opposizioni ? Qual è l'intento del Partito Democratico ? Perché non si capisce. Del resto, non credo che tutti siano d'accordo su questo tipo di gestione dell'Aula.
  Non dimentichiamo che noi veniamo da una seduta fiume sulle riforme costituzionali, dovuta al fatto che, anche in quel caso, abbiamo dovuto cercare in tutti i Pag. 27modi di chiedere alla Presidenza di ampliare di un terzo del tempo le discussioni su quel tipo di provvedimento.
  Questo tipo di ragionamento è proprio una forzatura continua anche in relazione alla pazienza e alla disponibilità che possono avere le opposizioni su qualsiasi tipo di testo. Non ci viene data la possibilità neanche di esprimere la nostra opinione dal momento che tutti gli emendamenti vengono sistematicamente bloccati o bocciati, come è accaduto ad esempio sulle riforme costituzionali. Grazie a Dio non è stato il caso del milleproroghe al quale abbiamo contribuito con delle nostre ottime proposte come sempre facciamo, anche se poi qualcuno ci accusa che non facciamo niente; ma questa è la prova che non è così e che, invece, il MoVimento 5 Stelle serve perché è un'opposizione responsabile e soprattutto utile al Paese perché fa cose e chiede cose utili per i cittadini come, ad esempio, quella di prorogare la possibilità del Fondo di garanzia alle piccole e medie imprese. Infatti, altrimenti, se non ci fossimo stati noi, a quest'ora questo Fondo sarebbe stato utilizzabile anche dalle grandi imprese con più di 499 dipendenti.
  Questo anche nel merito per dire che noi abbiamo necessità di discutere. E non ci viene concesso di farlo nella discussione sulle linee generali, che viene bloccata a colpi di voti a maggioranza. E qui sappiamo benissimo, Presidente, che qualsiasi votazione vogliamo fare il 50 per cento più uno di questo Parlamento è del Partito Democratico, qualsiasi tipo di richiesta venga fatta. Quindi, finché siamo nel merito dei provvedimenti a noi può stare anche bene, però quando a bloccare le discussioni delle opposizioni è qualcosa di procedurale, Presidente, non ci possiamo stare.
  Pertanto, noi ci opponiamo alla richiesta del Partito Democratico perché già non meno di ventiquattro ore fa siamo stati bloccati nella discussione sulle linee generali del provvedimento milleproroghe. Quindi, come ci siamo posti in quella situazione, vorremmo esprimerci sul complesso degli emendamenti come è nei diritti dell'opposizione. Quindi il MoVimento 5 Stelle è contrario alla richiesta e vuole continuare la discussione sul decreto-legge milleproroghe.

  PRESIDENTE. Qualcuno parla a favore ? No.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative in esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Saltamartini, Cassano, Folino, Scevera, Gigli, Di Salvo, Gadda, Carnevali, Ginoble, Vecchio, Romele, Fantinati, Spadoni, Di Battista, Moscatt, Luigi Gallo, Nizzi, Binetti, Rotta. Ci siamo ? Hanno votato tutti i colleghi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  349   
   Votanti  346   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  228    
    Hanno votato no  118.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Bosco e Coccia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e i deputati Latronico e Placido hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, ai sensi dell'articolo 85, comma 4, che recita: «Qualora sia deliberata la chiusura Pag. 28della discussione ai sensi dell'articolo 44 hanno facoltà di intervenire una sola volta, per non più di dieci minuti ciascuno, i primi firmatari o altro proponente degli emendamenti non ancora illustrati, che non siano già intervenuti nella discussione». Pertanto, chiedo, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, di poterci far illustrare gli emendamenti, come descritto nell'articolo 85, comma 4.

  PRESIDENTE. Diciamo che mi sta rubando il lavoro, ci sarei arrivata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Comunque, – lei lo ha anticipato – io ho il dovere di ripeterlo. Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti, a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6, hanno facoltà di intervenire una sola volta, per non più di cinque minuti ciascuno, i primi firmatari o altro proponente degli emendamenti, che non siano già intervenuti nella discussione, sempre che non abbiano già preso la parola altri firmatari dei medesimi emendamenti.
  Ha chiesto di parlare il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Grazie, Presidente, sempre lieto in attesa di una nuova fiducia. Soprattutto, noi qui, con il «milleproroghe» siamo ormai in una realtà parallela, perché, già quando le norme, le leggi vengono approvate, poi, manca sempre il decreto attuativo che, magari, viene fatto dopo sei mesi o un anno, oppure non viene fatto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 10,55)

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore. Prego.

  MICHELE DELL'ORCO. Grazie, Presidente. Quindi, mancano ancora all'appello centinaia e centinaia di decreti attuativi e, con questo «milleproroghe», andiamo addirittura a rinviare alcuni decreti che dovevano essere già fatti, in alcuni casi, da anni: penso alle leggi sui taxi per tutelare i tassisti o alle regole sugli NCC, che ancora mancano all'appello da anni e anni. Quindi, ormai noi, in quest'Aula, siamo in una dimensione parallela, dove si fanno leggi, vengono approvate, poi, però, non vengono attuate.
  Quindi, sul tema concessioni autostradali, di cui mi sono occupato, in particolare, ci risiamo, ancora una volta, in questo «milleproroghe», che viene fatto non per aiutare i cittadini oggettivamente in difficoltà, ma per favorire signori e potentati vari, come quelli delle autostrade.
  Quindi, con lo «sblocca Italia» pensavamo fosse chiusa la manovra di Lupi a favore dei concessionari autostradali e invece no, il Ministro gli concede l'ennesimo aiutino. Una proroga dei tempi per spartirsi meglio l'affare autostrade, come se già non fossero sufficienti i vari regali che fa il Ministro Lupi ai concessionari autostradali, in alcuni casi anche suoi amici, penso, ad esempio, a Bonsignore con l'Orte-Mestre e a quella defiscalizzazione nello «sblocca Italia» di due miliardi di euro per far costruire all'amico la sua autostrada che attraverserà cinque regioni e sulla quale non c’è nessuna analisi di costi e benefici.
  Stiamo parlando di un settore che da sempre riceve lauti fondi pubblici statali, europei, regionali, di tutti i tipi. Un settore che gode di defiscalizzazione, come quella che dicevo prima; un settore che non ha rischio di impresa, grazie ai contratti di concessioni ben architettati che prevedono continui aumenti di tariffe e di pedaggi autostradali che pesano sulle tasche dei cittadini. Soprattutto, volevo far notare che le imprese autostradali sono a rischio zero, perché se io, ad esempio, ho un negozio di scarpe, se non riesco a vendere le mie scarpe, perché, magari, non riesco a fare scarpe che piacciono ai cittadini, non piacciono ai miei clienti, dopo un po’ chiudo serranda, se invece ho un'impresa autostradale, posso stare tranquillo, perché anche se i flussi di traffico diminuiscono, perché ho fatto un'autostrada insensata, comunque posso alzare i pedaggi, Pag. 29posso chiedere ai miei amici, magari sottosegretari o Ministri, un aumento dei pedaggi autostradali, posso chiedere defiscalizzazione e, quindi, ho un'impresa a rischio zero. Questo è possibile solo con le lobby autostradali, grazie agli attuali Ministri. Il meccanismo studiato con lo «sblocca Italia», di fatto, lo abbiamo detto varie e varie volte, significa affidare concessioni senza gara, fuori da ogni regola europea di mercato, e il Governo non può raccontarci la favola che sia l'unica soluzione per raccogliere fondi privati, per costruire opere pubbliche di cui il Paese ha tanto bisogno e che altrimenti non potremmo permetterci. Noi non siamo a priori contro le grandi opere. Se in una certa regione, in un certo territorio c’è necessità di nuove opere pubbliche, che si facciano, ma prima bisogna fare un'analisi dei costi e dei benefici, bisogna capire se i cittadini, in quel territorio, in quella regione, hanno bisogno di quelle opere pubbliche, che si tratti dell'Expo di turno, che si tratti del Mose di turno o che si tratti dell'ennesima autostrada.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MICHELE DELL'ORCO. Quindi non ci stiamo più, primo, perché, come ho detto poco fa, grazie ai contributi pubblici e alla defiscalizzazione sappiamo che i fondi privati dei concessionari autostradali non sono poi tanto privati; secondo, perché fondi privati significano anche un continuo aumento delle tariffe autostradali e, quindi, si tratta sempre di soldi che escono, sempre, dalle stesse tasche dei cittadini che pagando le tasse avrebbero già diritto a servizi essenziali che riguardino anche la mobilità; terzo, perché vorremmo ridiscutere la necessità di molte di quelle opere pubbliche di cui il Paese avrebbe tanto, tanto bisogno e che non si sa bene in base a quale criterio siano state etichettate con il termine grandi opere o opere strategiche.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega.

  MICHELE DELL'ORCO. Quanto tempo ho ancora ?

  PRESIDENTE. Ha finito il tempo. Avevo già suonato la campanella a 45 secondi.

  MICHELE DELL'ORCO. Comunque, in poche parole, vogliamo che il Ministro Lupi, il Governo, butti giù la maschera e ci dica perché continua a fare questi favori alle lobby autostradali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente...

  PRESIDENTE. Siccome non la sentiamo bene, passi al microfono a fianco, per favore.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente, recupero il tempo vero ? Il milleproroghe è l'esatto esempio di come non bisognerebbe fare le leggi.
  Il milleproroghe è il motivo e la causa del fatto che le leggi non funzionano in Italia, ci si ritrova sempre e costantemente a dover prorogare termini, a dover incentivare e investire altre risorse in comparti dove ne erano già state investite e dove per l'appunto, poi, ci si è resi conto che o non dovevano andare, quei soldi, o quei soldi non bastavano o per scelte politiche sbagliate.
  Il milleproroghe, quindi, è la dimostrazione di come la politica non dovrebbe in realtà far politica, ma fare leggi. Poi succede che, però, sul milleproroghe arriva il MoVimento 5 Stelle e si ottengono una serie di vantaggi che vanno nell'interesse dei cittadini.
  E così quello che facciamo durante il lavoro in Commissione è migliorare tutto quello che c’è all'interno del milleproroghe. Un esempio è per l'appunto l'aliquota INPS alle partite IVA.
  Però il partito di maggioranza non si smentisce in tutto ciò e cosa fa ? Sui social, il deputato Ernesto Carbone scrive: bloccata Pag. 30l'aliquota INPS sulle partite IVA, ascoltate le richieste di un settore vitale, impegno mantenuto è davvero la volta buona !
  Come se fosse il PD, che prima alza l'aliquota, poi grazie al MoVimento 5 Stelle l'abbassa, che si debba prendere in qualche modo i meriti di tutto quello che abbiamo fatto noi all'interno delle Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Io vi consiglio di andare a vedere sotto la pagina del deputato Ernesto Carbone. Abbiamo Fabio Martina che direttamente gli scrive: Ernesto Carbone fammi capire ! Prima mi alzi l'aliquota, poi il MoVimento 5 Stelle con un emendamento l'abbassa e dovremmo ringraziare te ?
  Questo è proprio il senso di quello che succede con la comunicazione del partito di maggioranza, dove chi non era presente in Commissione non sa cosa stava succedendo, non conosce gli emendamenti che abbiamo presentato direttamente noi in Commissione e che abbiamo fatto approvare fino alle 5 del mattino e, quindi, poi comincia una comunicazione che in realtà è completamente fasulla. Purtroppo il deputato l'ho visto uscire, sicuramente dopo rientrerà e mi dirà se effettivamente è così o meno.
  Ma cosa c’è di strano in tutto quello che abbiamo fatto. Che oltre ad aver cercato di migliorare il testo – che, come dicevo, è l'esempio del fatto che il milleproroghe è la mala politica – il metodo con cui si è lavorato sul milleproroghe era completamente sbagliato. Noi abbiamo iniziato a lavorare sul milleproroghe la settimana scorsa, una settimana fa prima di iniziare i lavori sulle riforme istituzionali. Ma la regia del PD, la regia di Matteo Renzi, che probabilmente dei parlamentari conosce poco, ha voluto mettere in discussione subito le riforme costituzionali, bloccando quindi così un ragionamento che si stava facendo proprio sul milleproroghe.
  Si è lavorato sulle riforme costituzionali per poi riprendere a distanza di una settimana tutto il ragionamento che si era fatto in Commissione proprio sul milleproroghe, spacchettando così completamente il lavoro che si poteva fare in maniera proficua proprio su un decreto che in realtà ha una marea di situazioni che dovrebbero essere migliorate e portate, invece, nella direzione dei cittadini. Oltre al merito, quindi, anche un metodo completamente sbagliato. Si arriva in Commissione qualche giorno fa – lunedì – per lavorare dalle 7 di sera, ma alle 7 il Governo non è pronto e la Commissione non può lavorare. Inizia, quindi, a lavorare alle 8,30. Il relatore, presidente della Commissione affari costituzionali, e il presidente della Commissione Bilancio cercano di contingentare i tempi della discussione ponendoci un orario di chiusura per le ore 24. Ci ribelliamo ancora una volta a questo metodo che non può contingentare anche nelle Commissioni il lavoro proficuo che si può fare e continuiamo a lavorare fin alle 5 del mattino per poi arrivare qua e trovarci la discussione completamente monca, completamente tagliata, una discussione che viene imposta in pochi minuti da una dittatura che è la dittatura di maggioranza che ancora una volta fa lavorare la Camera dei deputati come un'appendice di Palazzo Chigi e non come un organo a se stante differente da Palazzo Chigi. Allora bisogna sottolineare ancora una volta l'importanza della distinzione di questi organi: il Parlamento e la Camera dei deputati....

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ... e i deputati devono avere la loro autonomia nel lavorare e non essere direttamente controllati e controllabili da Palazzo Chigi, che ha tutt'altro compito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Intervengo sul complesso degli emendamenti. Presidente, la legge 27 dicembre 1977, n. 984, individuava i terreni agricoli ricadenti in aree montane o di collina, e il successivo decreto legislativo n. 504 del Pag. 311992 esentava i possessori dei terreni ricadenti nei comuni individuati dalla stessa legge del 1977 dal pagamento dell'ICI, oggi IMU. Le recenti leggi approvate da questo Parlamento, in particolare il decreto-legge n. 66 del 2014 ed i successivi decreti ministeriali attuativi, hanno rivisitato la norma di esenzione dei terreni agricoli, utilizzando quale criterio per l'individuazione dei terreni montani quello dell'attitudine del centro dei comuni interessati. Questo intervento vuole rimarcare il mio personale disappunto sia in merito all'utilizzo del criterio dell'altitudine del centro città, sia in merito all'operato dell'istituto di statistica, l'ISTAT. Per quanto attiene alla prima questione, occorre evidenziare a quest'Aula che non sempre il centro città rispecchia il territorio circostante, in quanto non si tiene conto della morfologia del territorio e della particolarità dei terreni circostanti, i quali possono essere di tipo montano, collinoso, forestato, oppure terreni non coltivabili e possono essere situati ad una altitudine ben più elevata rispetto a quella del comune di appartenenza. Sull'operato dell'ISTAT occorre rilevare che sono stati inseriti, con la caratteristica di comune montano, comuni che non hanno un'altitudine del centro città superiore a 600 metri, provocando sia delle distorsioni tra enti confinanti che delle vere e proprie ingiustizie fiscali fra territori.
  Voglio concludere il mio intervento suggerendo al Governo il ripristino delle vecchie regole oppure di rivisitare tutta la normativa appena approvata, in modo da correggere le storture verificatesi. Io sono sindaco e voglio dire al Governo: signora sottosegretario, collega, il Governo non può girare tutto a carico dei comuni. I comuni sono diventati dei veri e propri esattori. Vorrei sottoporle il caso del mio comune, signora sottosegretario, perché ho ricevuto 370 mila euro in meno rispetto alle somme che solitamente il comune riceve. Il mio comune, tra l'altro, è un comune sotto controllo, in quanto abbiamo un piano di rientro pluriennale. Mi è stato detto: vatti a recuperare questi 370 mila euro dall'IMU. Ci siamo fatti i calcoli: se qualcuno verrà a pagare – si tratta di terreni montani del Gargano –, saranno poche, pochissime decine di migliaia di euro. Che cosa succede ? Al mio comune – sto parlando del mio comune –, per quei 370 mila euro, ad oggi, in un comune che deve rientrare dai debiti, unisco buco a buco ? Cioè, dove li vado a prendere questi soldi ? Per cui, non potete oggi girare tutta la problematica ai comuni e ai sindaci.
  Tra l'altro, questi sono terreni abbandonati da decenni, per cui chi ha fatto queste norme... e noi l'altro giorno in consiglio comunale – e si faccia protagonista di farlo sapere al Presidente Renzi – abbiamo deliberato l'ennesimo ordine del giorno, votato all'unanimità da tutti i consiglieri comunali, con il quale vi diciamo di...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ANGELO CERA. ... noi abbiamo, in qualche maniera, procrastinato, come comune, il giorno della scadenza e abbiamo dato ai nostri cittadini ulteriori giorni e mesi. Ma la norma va tutta rivisitata, perché è una norma senza capo né coda. È stata fatta giusto perché, in un momento d'urgenza, bisognava recuperare delle somme, ma non vanno recuperate lì dove i comuni non recuperano proprio nulla. Problemi su problemi ai sindaci !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Considero il milleproroghe una sorta di almanacco annuale dei fallimenti della politica e, soprattutto, del Governo. Nel milleproroghe vengono inserite norme urgenti per prorogare all'ultimo secondo, in fretta e furia, termini che avrebbero meritato più attenzione durante l'anno. Invece di prorogare, si sarebbe potuto migliorare e intervenire per armonizzare alcune norme e rivederne altre. Ma così forse è più facile; viene tirata una riga sopra, si volta pagina, senza tanto pensarci, e via.Pag. 32
  Per l'ennesima volta ci ritroviamo a parlare di Sistri, ossia il sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi. Il Sistri è uno di quei temi che abbiamo già affrontato a pezzettini in diversi decreti in passato. Per avere un quadro completo bisognerebbe operare come un puzzle, mettendo insieme tutti i tasselli. Detta così potrebbe sembrare una cosa simpatica, invece la situazione è quasi drammatica e lo è sotto diversi aspetti: sotto quello ambientale e sotto quello delle spese sostenute dalle imprese obbligate ad aderire al sistema.
  Il sistema doveva garantire la tracciabilità dei rifiuti pericolosi, per impedire che si moltiplicassero e si riverificassero casi simili a quello della Terra dei fuochi. Doveva essere un sistema efficiente, immediatamente applicabile, facilmente gestibile e prontamente aggiornabile. Invece, non è stato mai niente di tutto questo. Doveva partire nel 2010 e, invece, ad oggi ancora presenta enormi difficoltà. Intanto, però, le aziende hanno versato circa 70 milioni di euro e il dato risale ormai a un anno fa.
  Le aziende obbligate ad aderire hanno vissuto questi anni nell'attesa che il servizio partisse in modo adeguato, magari venisse migliorato e aggiornato, mentre le altre, quelle per cui l'adesione al servizio non era obbligatoria, aspettavano da un momento all'altro di essere inserite nell'elenco. Di sicuro queste non sono le condizioni migliori per fare impresa e ora ci troviamo con l'articolo 9, comma 3, del milleproroghe con il quale si mescolano di nuovo le carte. Proprio ieri il Ministro Galletti ha dichiarato che il nuovo bando per l'affidamento del servizio di gestione del sistema Sistri sarà pronto a luglio, come previsto nel «decreto competitività». Nel frattempo, obbligano le aziende ad aderire al sistema attualmente in vigore, senza sapere quali saranno le regole del nuovo affidamento.
  In Commissione ambiente abbiamo chiesto che tutto quanto previsto dall'articolo 260-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, venisse prorogato a fine 2015 e, nonostante ci fosse unanimità tra tutte le forze politiche, l'emendamento non è stato accolto. Non lo avete accolto, voi del Governo, e, quindi, vi siete presi una responsabilità non da poco: garantire il perfetto funzionamento del Sistri anche durante il passaggio di chiavi tra l'attuale gestore e il nuovo. Sono già sicura che di questo ne parleremo qui fra qualche mese.
  Il sottosegretario Velo, nella risposta alla mia ultima interrogazione con riferimento agli oneri indebitamente versati a titolo di contributi di iscrizione al Sistri, ha dichiarato che sono in fase di studio le modalità operative in ordine alle quali potere definire un piano finalizzato alla loro restituzione o compensazione, laddove e nei limiti in cui ne ricorrano i presupposti. Questa risposta trasuda politichese da ogni lettera. Dire, dopo quasi un anno e mezzo dall'impegno che il Governo si è assunto approvando il nostro ordine del giorno a prima firma Busto, che si stanno ancora studiando le modalità per rimborsare quanto indebitamente versato e sottolineare la necessità di verificarne la sussistenza dei presupposti, significa solo perdere tempo.
  Nel momento in cui le aziende fanno fatica a fare quadrare i conti, costringerle a pagare per un servizio che non funziona appare quanto meno inopportuno. Rimandare a fine anno il versamento della sanzione amministrativa, prevista nel caso in cui non sia stato pagato il contributo per l'iscrizione al sistema o nel caso in cui non sia stata fatta l'iscrizione al sistema stesso, appare un modo per dare un minimo di respiro alle aziende, anche in attesa di capire cosa prevedrà il nuovo contratto in base ai contenuti del bando per il nuovo affidamento di gestione del Sistri.
  Bisognerebbe, inoltre, accertare caso per caso le condizioni economiche delle aziende che hanno omesso uno dei due obblighi, per capire, ad esempio, se alcune di esse vantino dei crediti nei confronti dello Stato e siano, cioè, in attesa che l'amministrazione pubblica onori il pagamento per un servizio reso.
  Approfitto per fare una sorta di riflessione a voce alta: è strano constatare che, Pag. 33nonostante tutto, di Sistri in Italia non si parla mai, se non tra gli addetti ai lavori, ma forse questo non è un caso. La storia del sistema di tracciabilità dei rifiuti, che più volte ho raccontato in quest'Aula, rientra perfettamente nel filone MOSE, Expo e TAV, episodi di corruzione con circolazione di mazzette di milioni di euro e arresti di personaggi di spicco dell'imprenditoria legata alla politica. Anche in quest'Aula, noi del MoVimento 5 Stelle siamo stati gli unici ad avere posto sotto la lente di ingrandimento la genesi di questo progetto. Quella del Sistri e dell'affidamento del servizio alla Selex è una storia che a prima vista potrebbe sembrare di poco conto, molto settoriale e, per questo, poco degna di attenzione.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Studiando a fondo i vari passaggi, dall'ideazione alla procedura di affiliazione segretata, fino al mancato funzionamento, si scoprono invece coinvolgimenti e responsabilità importanti del mondo politico, ed è per questo che, dato che sono già sicura che non accetterete il mio emendamento, dato che si prevede l'arrivo della Boschi, che ripeterà la sua solita frase, che ormai anche i muri conoscono, sono qui ad anticipare che ho depositato un ordine del giorno proprio per parlare del nuovo bando di contratto del Sistri.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, in questo decreto-legge milleproroghe, che come ogni anno arriva in Aula, prima in Commissione e poi in Aula, abbiamo diversi temi che sono stati affrontati in Commissione e adesso il provvedimento approda in Aula. Su alcuni temi, come le partite IVA, si va verso la proroga per un altro anno del vecchio regime dei minimi, con aliquota al 5 per cento e tetto di fatturato a 30 mila euro. Chi vorrà potrà optare da subito per il nuovo prelievo sostitutivo e, proprio sul punto delle partite IVA, vorrei segnalare che è passato un emendamento del MoVimento 5 Stelle al milleproroghe, che blocca la stangata sui contributi INPS per autonomi e giovani precari, quindi l'aliquota quest'anno non salirà al 30 per cento, come era previsto, ma rimarrà al 27 per cento.
  Sempre in questo decreto milleproroghe, passa il rinvio di un anno dell'allargamento delle garanzie del fondo PMI alle grandi imprese, e anche questo è stato un emendamento, una piccola vittoria, del MoVimento 5 Stelle, a riprova del fatto che il MoVimento 5 Stelle su questo decreto-legge è stato collaborativo. C’è stato un buonissimo lavoro in Commissione, anche se poi, una volta approdato in Aula, come poi è successo ieri, c’è stata una tagliola sulla discussione, tagliola che sicuramente non ha aiutato la collaborazione tra opposizioni e maggioranza. Questa tagliola chiaramente è stata votata, così come è stata votata anche la seduta fiume, per esempio, della settimana scorsa, voluta sempre dalla maggioranza sulle riforme costituzionali, che ha portato chiaramente poi anche ad una frattura tra opposizioni e maggioranza. Le opposizioni si sentono schiacciate chiaramente e devono intervenire in qualche modo, e c’è stato effettivamente uno schiacciamento, quindi si è visto, dal mio punto di vista, la settimana scorsa, un po’ meno di democrazia.
  Tornando al decreto, abbiamo sugli sfratti la proroga per altri quattro mesi e per quanto riguarda il terremoto, anche per l'esercizio finanziario 2014, L'Aquila non subirà le sanzioni previste per i comuni che non rispettino il Patto di stabilità interno. Ricordo che, oltre quello de L'Aquila, c’è anche un altro terremoto che ha sconvolto la mia regione, il terremoto in Emilia Romagna, che ha provocato ingenti danni alle attività produttive e agricole.
  Sugli appalti, poi, viene aumentata dal 10 al 20 per cento la quota dell'importo totale di un appalto pubblico da corrispondere come anticipazione del prezzo Pag. 34all'appaltatore per compensare le imprese dalla norma sullo split payment introdotta dalla legge di stabilità.
  Non ci sono state modifiche alle norme e, soprattutto, alle competenze in materia di frequenze TV. Quindi, è stata approvata solo una riformulazione tecnica di vari emendamenti, che non contiene più, come invece è stato discusso in sede di esame in Commissione, il ritorno dei canoni sui livelli del 2013 e il passaggio delle competenze sui canoni dall'Agcom al MiSE.
  Quindi, nessun cambiamento in materia di frequenze TV, con lo sconto dello Stato verso RAI e Mediaset che rimane fondamentalmente così com’è. Chiaramente, Mediaset è un gruppo molto grande, il gruppo Mediaset è un gruppo di società, di cui ricordo che la holding è Mediaset Spa, il principale operatore televisivo privato italiano. In questo caso, quindi, non vi è stato alcun cambiamento in materia di frequenze TV.
  Chiaramente, oltre ad avere rivolto delle critiche nel merito, nel contenuto, è stato il metodo, più che altro, che ci ha estremamente innervosito, soprattutto dopo l'ennesima tagliola di ieri. Quindi, direi «sì» a questa vittoria di questi emendamenti del MoVimento 5 Stelle che sono passati. Speriamo, in futuro, che vi sia una collaborazione più ampia e, soprattutto, che si dia la possibilità alle opposizioni di parlare e discutere in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, volevo segnalare il fatto che non mi è stato dato modo di parlare. Volevo parlare del regalo che in questo milleproroghe verrà fatto a Mediaset e RAI, ben 44 milioni di euro. Non mi sarà possibile farlo semplicemente perché, nel momento in cui sono stato chiamato, sono saltati due colleghi che dovevano intervenire prima di me.
  Ero sulla porta con il Ministro Boschi: non ho fatto fisicamente in tempo ad intervenire. Ho chiesto alla Presidenza di poterlo fare: la magnanimità della Presidente è a tutti nota, la capacità di gestire l'Aula altrettanto e infatti sono costretto a dire in pochissimi minuti quello che, invece, avrei potuto spiegare all'Aula, cioè che si tratta di in un provvedimento in cui, purtroppo, ancora una volta, i grandi broadcaster, i grandi player della televisione nazionale, in un solo boccone, si mangeranno i piccoli e coloro che vogliono fare un nuovo modo di comunicazione, un nuovo modo di fare televisione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Questo decreto-legge è uno schiaffo ad una legislazione trasparente, ordinata, che sia in grado di essere compresa dai cittadini, non tanto per le decine di articoli in sé, quanto per le centinaia di commi che sono presenti in questo decreto-legge e nel testo uscito dal lavoro delle Commissioni congiunte I (Affari costituzionali) e V (Bilancio).
  Il capolavoro, difficilmente superabile, forse l'Oscar di una legislazione farraginosa, pasticciona, fatta non nell'interesse dei cittadini, ma fatta da quegli specialisti che privilegiano il tecnicismo invece di una lettura chiara e trasparente delle leggi, è costituito dai commi 12 e seguenti dell'articolo 10 di questo decreto-legge. Dopo il comma 12 vi sono i commi 12-bis, 12-ter, 12-quater, 12-quinquies, 12-sexies, 12-septies, 12-octies, 12-novies, 12-decies, 12-undecies, 12-duodecies, 12-terdecies, 12-quaterdecies, 12-quinquiesdecies, 12-sexiesdecies, 12-septiesdecies, 12-duodevicies, 12-undevicies, 12-vicies, 12-vicies semel, 12-vicies bis, 12-vicies ter...
  Potrei continuare (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
  Cari colleghi, ma è possibile fare una legge con i piedi ? Poi c’è il comma 12-Pag. 35septiesdecies, volete che ve lo leggo per capire come un cittadino debba interpretare questa legge ? Comma 12-septiesdecies: «Le regioni di cui al comma 12-sexiesdecies, secondo periodo, del presente articolo possono dare applicazione all'articolo 40, comma 3-quinquies, secondo periodo, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, fermo restando il rispetto degli ulteriori vincoli finanziari ivi previsti nonché di quanto previsto dall'articolo 1, comma 557, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, in ogni caso compatibilmente (...)» (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie) e così via. Solo in un comma ci sono riferimenti non so a quanti altri commi di altre leggi. Ma vi rendete conto di quello stiamo facendo ? È questo il modo in cui un Parlamento deve andare incontro ai cittadini ?
  Quando qui parliamo di trasparenza e di legalità, noi non parliamo di cose che stanno nell'altro mondo, noi parliamo anche di come si fa una legge. Un cittadino deve essere in grado, non di rivolgersi a un avvocato o a un azzeccagarbugli, per interpretare una legge. Questo decreto-legge è la dimostrazione palmare di come non si debba fare una legge. Io non so se i ritardi nella presentazione da parte del Governo della questione di fiducia, con la decadenza di tutti questi ulteriori emendamenti, sia dovuto al fatto che qualcuno, in qualche stanza, sta andando a spulciare questo testo, sta vedendo se ci sono tutte le coperture, sta vedendo se questo decreto-legge corrisponda al dettato costituzionale, perché secondo me noi siamo in presenza di una violazione palese dell'articolo 77 della Costituzione. Perché noi dobbiamo sapere che l'articolo 77 della Costituzione non è solo il secondo comma, che autorizza il Governo in casi straordinari di necessità e urgenza a presentare un decreto-legge alle Camere, ma è anche il primo comma, che dice che il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria.
  Invece, in questo caso, il Governo ha emanato un decreto che è entrato in vigore regolarmente, che quindi ha avuto il valore in questo mese e mezzo di una legge ordinaria, legge ordinaria che è intervenuta su punti molto delicati, di sostanza, e con la quale oggi noi, dopo il lavoro delle Commissioni, non solo rinterveniamo anche su altri punti, ma lo facciamo in un modo confuso e farraginoso, che rende questa legislazione assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente, come detto, questo milleproroghe è semplicemente un decreto dai contenuti veramente spesso irricevibili, anche frutto del compromesso di un Governo con una visione personalistica anche miope della politica, che è una politica che ha dismesso ormai quei panni della tutela degli interessi dei cittadini, se è vero, come è vero, che il regime della maggioranza, con l'uso della fiducia, limita la possibilità di fare opposizione e di presentare gli emendamenti in Aula.
  L'unica possibilità prevista per influire all'interno di questi provvedimenti, che contengono anche degli errori marchiani, ai quali l'opposizione cerca, alle volte, di rimediare, è data spesso anche da strumenti inefficaci come gli ordini del giorno.
  Avendo anche stoppato tutte le possibilità di discussione, alle volte ci sembra veramente che il nostro lavoro si limiti ad incidere poco, per il semplice fatto che la maggioranza occlude quella che dovrebbe essere invece una forza, che è quella dell'opposizione, ovvero una forza che dovrebbe riuscire – anzi dovrebbe essere presa a riferimento e a modello per riuscire – a migliorare dei provvedimenti e, quindi, anche ad aumentare il consenso della stessa maggioranza, perché riuscire ad ascoltare anche le opposizioni significa questo.
  Avevo presentato un emendamento sulla «terra dei fuochi», quella vergognosa vicenda che vede dirottare 9,7 milioni di Pag. 36euro dedicati a questo tipo di emergenza, che erano stati approvati all'interno di un decreto sulla «terra dei fuochi», per risolvere o quantomeno per tamponare la situazione. Questi 9,7 milioni di euro vengono dirottati su altre strade, strade che vanno verso l'Expo. Ormai questo tipo di manifestazione è diventata il centro unico, lo sponsor continuo del Governo Renzi, che sembra più un venditore di gomme Pirelli, come giustamente recitava la scritta alle sue spalle quando ha parlato per la prima volta all'Expo.
  Al di là di questo tipo di considerazioni, quello su cui voglio mettere l'accento oggi riguarda quanto possiamo tranquillamente definire un sopruso perpetrato a spese dei dipendenti della pubblica amministrazione e del comparto scuola in particolare, che al 1o settembre scorso avevano compiuto 65 anni di età. Infatti è la «buona scuola», vi ricordate qualcosa ? Ebbene questi lavoratori si sono visti scippare dal decreto-legge n. 90 del 2014, a pochi giorni dall'inizio del nuovo anno scolastico, la proroga di uno o due anni chiesta ed ottenuta a norma di legge nel febbraio 2014. Conseguentemente però – conseguentemente al decreto-legge n. 90 del 2014 – sono stati messi coattivamente in pensione.
  Ad oggi, dopo sei mesi, ci sono ancora molti «revocati», così come si sono autodefiniti, che non hanno ancora ricevuto un centesimo di pensione. I revocati si sono naturalmente organizzati, contattando anche il MoVimento 5 Stelle e non solo. Io stesso ho presentato un'interrogazione parlamentare, ad oggi tutt'ora inevasa, in cui ho ribadito i limiti della costituzionalità di questo tipo di provvedimento.
  Quindi per fare valere i propri diritti i revocati si sono organizzati, come dicevo, contattando non solo il MoVimento 5 Stelle, ma anche le altre forze politiche. Hanno contattato anche i gabinetti della funzione pubblica e del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ricevendo solidarietà e diverse promesse. Hanno richiesto l'inserimento di un emendamento nel milleproroghe che nel corso della seduta della Commissione del 5 febbraio è stato ritirato, dopo essere stato presentato dallo stesso Partito Democratico. Avete proprio capito bene: loro propongono e loro stessi si auto-censurano. Evidentemente gli ordini di scuderia erano già arrivati per chiudere ogni possibilità di reintegro dei revocati.
  Questo è un modus operandi assurdo che viene eseguito all'interno dei partiti, che sostanzialmente vanno a proporre un emendamento – per farsi magari lo spot con questo tipo di associazioni che li contattano – e poi loro stessi, gli stessi presentatori, arrivano al momento della votazione e, per non mettere in difficoltà il Governo che loro stessi sostengono, invece di spingere per risolvere i problemi dei cittadini, si fanno da parte ritirando l'emendamento. Questo è un modus operandi continuo che capita in molte situazioni.
  Ovviamente altra cosa da psichiatria politica è che ai revocati che vogliono restare è stata scippata in modo violento la possibilità di restare, mentre con quota 96, a quelli con 40-42 anni di servizio e 62-63 anni di età, è stata negata la possibilità di andarsene, pur volendo. E non mi si venga a raccontare che è un problema di copertura finanziaria, perché se si facesse un calcolo ad oggi i revocati disponibili a rientrare non raggiungerebbero le mille unità.
  Però se le cose stanno davvero così e l'articolo 3 della Costituzione italiana sancisce il principio dell'eguaglianza tra i cittadini, allora il Presidente della Repubblica, tutti i parlamentari, i consiglieri regionali, provinciali e comunali che abbiano raggiunto i 65 anni di età per coerenza e nel rispetto della Carta fondamentale dovrebbero dimettersi e lasciare spazio ai giovani. Ecco quello che avete detto. Purtroppo avete forzato questi lavoratori ad andare via e dovreste farlo anche voi.
  Il tutto naturalmente, in qualità di portavoce, lo esprimo a nome dei revocati che ci hanno contattato e che probabilmente presenteranno alla magistratura un ricorso, con il quale sarà chiesto il reintegro insieme ad un risarcimento per Pag. 37danni, che in caso di vittoria si aggirerà intorno ai 100-150 milioni di euro. Quindi, un altro possibile spreco, creato dalla mala legislazione di questo Governo.

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Quindi continuate pure così, io cercherò di fare il mio possibile e spero che il Governo si renda conto di questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, riporto qui in Aula una serie di discussioni fatte anche in Commissione affari sociali, e poi in seguito in Commissione bilancio, in particolare sull'articolo 1, che riguarda la proroga di alcuni contratti nell'Aifa. Voglio fare però una piccola premessa: a luglio è venuta in audizione in Commissione affari sociali, su richiesta proprio del MoVimento 5 Stelle, l'Aifa: e feci proprio un intervento dove chiesi esplicitamente se i dipendenti dell'Aifa sono assunti tramite concorso o in altro modo, creando anche una certa ilarità all'interno della Commissione e nello stesso direttore Luca Pani. La risposta fu: ovviamente, sicuramente solo tramite concorso. Io chiesi: ma proprio tutti ? E la risposta fu: assolutamente sì. Mi dispiace che non ho a portata di mano lo stenografico, ma tanto di questo, oltre allo stenografico, c’è il video e quant'altro.
  Adesso, dopo pochi mesi, ci ritroviamo Commissione affari sociali, in Commissione bilancio e adesso in Aula a parlare della proroga di alcuni contratti di determinate persone assunte tramite nomina, chiamata diretta, non attraverso concorso. Ma la cosa bella è che non è molto chiaro il procedimento: infatti – cerco di farmi capire meglio – ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001 le pubbliche amministrazioni, e quindi anche l'Aifa, possono conferire ad esterni con contratto a tempo determinato un numero di incarichi pari all'8 per cento della dotazione organica di quelle appartenenti alla seconda fascia. Nel caso di specie, nell'Aifa tale quota corrisponde a 2,56 unità, che ovviamente si è arrotondato per eccesso, quindi 3 unità. Tale cifra è anche il risultato del fatto che la dotazione organica dell'Aifa è stata ridotta nel corso del tempo, da ultimo a seguito di quanto disposto dal decreto-legge sulla spending review e dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 gennaio 2014, e si è assestato a 389 unità; quindi per la spending review fatta comunque da questo Governo.

  PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore.

  SILVIA GIORDANO. Attualmente tuttavia nell'Aifa gli incarichi conferiti ad esterni sono pari a 6 unità, quindi con uno sforamento di 3 unità rispetto alla quota consentita. Una di queste però andrà in quiescenza anticipata il prossimo 30 aprile 2015, quindi gli incarichi conferiti all'Aifa ad esterni superano il limite previsto dalla spending review, legge fatta da voi, di due unità.
  Ma andiamo a vedere quali sono questi contratti che vengono prorogati: direttore dell'ufficio affari legali, Francesca Mastroianni, il cui contratto scade il 6 gennaio 2014; direttore dell'ufficio di presidenza, Carmela Manfra, il cui contratto scade il 17 gennaio 2015; direttore dell'ufficio stampa Arianna Gasparini, il cui contratto scade il 31 marzo 2015; direttore dell'ufficio segreteria tecnica della direzione generale, Monica Di Marcotullio, il cui contratto scade il 31 marzo 2015; direttore dell'ufficio prezzi e rimborso, Bruzzone Mario, il cui contratto scade l'8 agosto 2015, ma che è in collocamento in quiescenza anticipata il prossimo 30 aprile 2015, come detto prima; e responsabilità dell'unità dirigenziale per i registri di monitoraggio dei farmaci e gestione esperti Aifa, il cui contratto scade il 31 maggio 2017.
  Ed è proprio su questi ultimi due, Presidente, che vorrei porre l'attenzione, perché qui stiamo parlando del direttore Pag. 38dell'ufficio prezzi e rimborso, e soprattutto del responsabile dell'unità dirigenziale per i registri di monitoraggio dei farmaci e gestioni esperti Aifa, tassello alquanto delicato visti tutti gli scandali che stanno sempre più sommergendo l'Aifa, dal Tamiflu a Stamina, ai vaccini, all'esavalente, al tetravalente e quant'altro; scandali che purtroppo stanno sempre più vedendo come protagonista l'Aifa: qui andiamo a prendere un responsabile per chiamata diretta.
  Ma in particolare sono andata così, per curiosità, a vedere i curricula, tanto sono pubblici, in particolare, come detto, di queste due figure, che sono state appunto prorogate andando anche contro la spending review, ripeto, legge fatta da voi. In particolare, per quanto riguarda Mario Bruzzone, è vero che è in quiescenza, ma è interessante comunque dare una lettura al suo curriculum vitae: infatti, dopo la laurea in economia e commercio, viene immediatamente chiamato a lavorare come funzionario presso il Ministero dello sviluppo economico, per poi avere il ruolo che ricopre attualmente; ed interessante sarebbe anche capire grazie a quale spinta, perché io vorrei anche immaginare un neolaureato in economia e commercio che entra immediatamente a lavorare al Ministero, e anche con incarichi importanti. E poi ancora abbiamo questo Murri Giovanni, che è il responsabile per il monitoraggio farmaci, che è un laureato in sociologia, e dopo aver avuto un'abilitazione in consulente del lavoro lo ritroviamo qui.
  Ma la cosa più interessante, Presidente, è che l'Aifa ha avuto...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  SILVIA GIORDANO. ...nei mesi precedenti, la possibilità di procedere attraverso concorso per ricoprire determinati ruoli. Perché non si è voluto fare, perché si è voluto procedere con nomina, soprattutto andando contro la legge fatta da questo Governo, non lo si è riusciti a capire. L'ho chiesto in Commissione affari sociali, ovviamente non era la Commissione preposta a rispondere. L'ho richiesto in Commissione bilancio e la sottosegretaria, che è qui presente e che ringrazio, mi ha risposto che eventualmente ci sarà un provvedimento della Lorenzin che spiegherà. Quindi, eventualmente poi, in un futuro ci sarà un provvedimento della Lorenzin e noi siamo qui a votare un qualcosa che non è dato sapere e perché si devono portare avanti determinate persone senza concorso pubblico e soprattutto in un ruolo fondamentale per l'Aifa, che è comunque controllata dal Ministero e, quindi, dai soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, il decreto-legge milleproroghe – è stato già detto – determina l'inefficienza non del Parlamento, ma del Governo. È il terzo provvedimento milleproroghe che affronta il MoVimento 5 Stelle e tutte le volte diciamo sempre la stessa cosa, ovvero: «Facciamo lavorare il Parlamento con i tempi che merita per poter trovare una soluzione condivisa». Non siamo mai stati ascoltati. Arriva il Governo, probabilmente metterà la fiducia e, quindi, si continua con i guai: guai su guai, errori su errori.
  Concentrerò il mio intervento su un tema a me caro, caro un po’ a tutti gli agricoltori, particolarmente sentito dalla Commissione agricoltura, che è la questione dell'IMU agricola. Infatti, si è creato questo disagio per molti, che ha causato molte sollevazioni – chiamiamole così – popolari, ma sicuramente molte associazioni di categoria si sono inserite nella protesta – noi lo denunciammo in tempo non sospetto – e anche alcuni deputati colleghi mi dicono: «Mi raccomando, sull'IMU picchiate», perché purtroppo loro, facendo parte della maggioranza, non si possono – e li capisco anche – sbilanciare. Quindi, tocca a noi e noi siamo pronti.
  Il decreto degli 80 euro – io lo chiamo, passatemelo, marchetta elettorale per le Pag. 39elezioni europee – ha cercato risorse un po’ ovunque. Queste risorse sono state prese per una quota parte pari a circa 355 milioni di euro dall'IMU agricola. Quindi, si è allargata la base di coloro che devono pagare l'IMU e che prima non la pagavano.
  Si sono rincorsi una serie di problemi, che sono stati già parzialmente descritti. Prima si voleva far pagare in base alla quota altimetrica della casa comunale. Poi c’è stato un ricorso al TAR, che ha stabilito che questa cosa non è applicabile, è anticostituzionale. Quindi, nel mese di gennaio si è corso a tappare un po’ i buchi giuridici e si è arrivati alla formulazione dell'ISTAT, che divide in tre fasce i comuni che devono in qualche modo pagare l'IMU.
  Ma la tecnica utilizzata, che è stata descritta anche dal collega Cera, è quella di dire: «Io non vi passo più questi soldi, perché voi comunque li dovreste recuperare dall'IMU», scaricando sulla macchina comunale, grande o piccola che sia, un problema tecnico non indifferente.
  Tre fasce, con tre quote altimetriche differenti, identificano comuni totalmente esenti, che erano quelli montani nella prima formulazione, perché andavano a tamponare il problema, il disagio più grosso; una fascia in cui tutti devono pagare, con aliquote e calcoli differenti rispetto alla versione precedente; e poi una fascia intermedia, che creerà sicuramente disagi non indifferenti dal punto di vista tecnico, composta da quelle fasce che si chiamano parzialmente esenti.
  Che significa ? Significa che in queste aree coloro che possiedono un terreno agricolo, ma che non sono né IAP né coltivatori diretti dovranno pagare questa tassa.
  Ora, qual è il problema ? Che a riconoscere il proprietario, ci deve pensare il comune; dovrà identificare quelle figure per scremare le altre. Qui c’è un problema. Un coltivatore diretto in pensione, la dovrà pagare ? Sì. Nelle fasce dove si dovrà pagare, ricordando che la media italiana, per quanto riguarda il contributo comunitario della PAC, è pari a circa 300 euro, si quantifica che l'imposizione IMU va dalle 80 alle 100 euro per ettaro, che va praticamente a vanificare quello che il sostegno comunitario dovrebbe andare a dare. Ora, qui c’è un problema. Noi capiamo che i soldi non nascono dal nulla; Richetti ieri ha detto, in discussione sulle linee generali, che se ho un euro, ma lo devo dare a tre persone, qualcuno non lo deve prendere. Quindi, noi prendiamo da una fascia che potenzialmente generalmente è una fascia debole e se ne dà a un'altra, quella degli 80 euro, che comunque è costituita da persone che sono pienamente fortunate rispetto a quelle che non prendono la pensione o che hanno la pensione a 500 euro. Questa è una valutazione di carattere strettamente politico. C’è una confusione; bisogna rivedere sicuramente il valore dei terreni agricoli che è differente tra area di produzione e area geografica. Quindi, nel nostro emendamento, nella nostra spinta, l'idea era: rimandiamo il pagamento dell'IMU al 2016, ci fermiamo a tavolino insieme alle Commissioni finanze e agricoltura, vediamo un attimo come si può risolvere la faccenda e troviamo una soluzione ampiamente condivisa. Qui sento sempre parlare di soluzioni ampiamente condivise, poi arriva il Governo e chi si è visto si è visto e chi si è sentito si è sentito.

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Gallinella.

  FILIPPO GALLINELLA. Io la ringrazio, Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei.

  FILIPPO GALLINELLA. Concludo velocemente. Con una piccola manovra di bilancio dello 0,02 per cento del PIL si potrebbe escludere il pagamento dell'IMU per l'anno prossimo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Grazie Presidente, in questo decreto-legge, cosiddetto milleproroghe, Pag. 40abbiamo affrontato ormai l'annosa e scottante questione della «Terra dei fuochi», questione che, purtroppo, è sulla bocca di tutti ed è di attualità e su tutti i telegiornali, anche in questi giorni, pure grazie a noi del MoVimento 5 Stelle. Purtroppo, sono due le province campane interessate dagli sversamenti di rifiuti e dai roghi continui, perpetrati per anni, da parte della criminalità organizzata, criminalità che ha purtroppo tutti gli interessi a proseguire con questi sversamenti e con questi roghi poiché ovviamente ne trae degli enormi profitti. Il Governo, in questo caso, si è preso un'enorme responsabilità, la responsabilità di portare in quest'Aula un decreto-legge, il cosiddetto milleproroghe, e anche di iniziare a lavorare su un altro decreto, che è quello dell'antiterrorismo, mescolando purtroppo le carte e creando non pochi problemi alle persone che nelle varie Commissioni ci stanno lavorando, che stanno lavorando, come ripeto, sull'annoso problema della «Terra dei fuochi». È un problema che è stato già trattato, da più di un anno, nella IV Commissione difesa, Commissione nella quale io sono anche la capogruppo del MoVimento 5 Stelle.
  Abbiamo deciso di presentare un emendamento molto articolato, chiedendo di sostituire 3 mila persone con 4 mila e 800 unità e di prorogare dal 31 marzo al 30 giugno, sopprimendo le parole da: «a tal fine è autorizzata» fino a: «2015» compreso, sostituendole con le seguenti: «Per le esigenze previste dall'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 febbraio 2014, n. 6, nonché per le esigenze della sperimentazione di nuove tecnologie nel pattugliamento per il controllo del territorio finalizzate alla prevenzione dei delitti di criminalità organizzata e ambientale nelle province della regione Campania, il piano di impiego dell'originario contingente di 3.000 unità può essere ulteriormente prorogato fino al 31 dicembre 2015, limitatamente a un contingente non superiore a 850 unità. L'impiego dei predetti contingenti è consentito nei limiti della spesa autorizzata ai sensi del comma 6-bis».
  Ora vorrei specificare e spiegare a quest'Aula che la sperimentazione di nuove tecnologie è una risoluzione che è stata votata nella IV Commissione difesa alla Camera dei deputati e approvata il 17 dicembre 2014 ed è stata firmata da Rizzo, Sammarco e Scanu; una risoluzione unitaria nella quale si impegnava il Governo – è stato preso un impegno molto importante – ad avviare un'istruttoria interministeriale per verificare se sia possibile sotto il profilo tecnico operativo e opportuno e vantaggioso sotto il profilo dei rapporti tra costi e benefici utilizzare aeromobili a pilotaggio remoto, gli APR, civili o militari, e in questo caso eventualmente anche di classe strategica Predator per il monitoraggio, la sorveglianza e il controllo, in concorso con le Forze armate e di polizia dislocate in loco nel territorio campano, della cosiddetta Terra dei fuochi al fine di prevenire, per la repressione dei delitti a carattere ambientale.
  Ora, purtroppo, con questo decreto-legge milleproroghe dieci milioni di euro all'anno per tre anni, che erano stati stanziati dalla legge di stabilità per esplicita richiesta della IV Commissione difesa, sono stati scippati dal Governo.
  Continuiamo a vedere decreti-legge disomogenei, continuiamo a vedere il Governo che si inserisce come un cuneo nelle decisioni che dovrebbero essere magistrali del Parlamento e, invece, non accade purtroppo mai così. Ma questo ormai è diventata una prassi. Ormai viviamo in una Repubblica governativa e non più parlamentare.
  Vorrei che le persone che sono sedute nei banchi del Governo prendessero veramente come un appello accorato ormai tutti questi nostri interventi in quanto sarebbe giusto e corretto che il Parlamento decidesse nelle sedi di competenza che in questo caso sarebbero le Commissioni di competenza e potessero finalmente legiferare trovando anche degli ampi accordi come in questo caso sulla Terra dei fuochi e poter portare al Governo delle soluzioni.Pag. 41
  Il Governo poi dovrebbe semplicemente renderle attuative e non sfrangiarle e stralciarle per poi prendere questi fondi che sono stati stanziati per farne tutt'altro.
  Ora comprendo che ci siano delle altre emergenze come, ad esempio, ampliare le operazioni come quelle che potevano essere le «strade sicure» per poter portare un maggior pattugliamento o un maggior controllo del territorio su tutta la scala nazionale, però perché andare proprio ad attingere a quei fondi che erano stati stanziati e trovati dalla Commissione difesa con un emendamento poi sotto nostra esplicita richiesta del Governo ? Lo trovo veramente assurdo e lo trovo ingiusto nei confronti di chi lavora e suda tutti i giorni per trovare soluzioni concrete e reali da poter applicare soprattutto in un territorio come questo campano che è stuprato e martoriato ormai da troppi anni.
  Quindi, con questo emendamento che cosa abbiamo fatto ? Abbiamo cercato di prendere tutto ciò che c'era nel decreto-legge antiterrorismo, che deve ancora essere pubblicato tra l'altro, portarlo in un emendamento unico, potenziare addirittura il numero degli uomini, potenziare anche gli stanziamenti fino al 31 dicembre 2015 e addirittura abbiamo cercato di trovare 600 unità che possano essere impiegate solo per la sicurezza del sito ove si svolgerà l'evento Expo 2015.
  Quindi riteniamo per davvero che questo emendamento possa e debba essere preso in considerazione dal Governo in quanto non è né più né meno che quello che ci sarà scritto e verrà pubblicato nel decreto anticorruzione ed è semplicemente un motivo per cercare di omogeneizzare i vari decreti-legge, di creare omogeneità e di rispettare il lavoro parlamentare svolto in Commissione difesa, soprattutto rispettare le persone che vivono e subiscono purtroppo tutti i giorni ciò che accade nella Terra dei fuochi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

  SERGIO BATTELLI. Signor presidente, credo che, prima di entrare nel merito, sia necessario in primo luogo analizzare quanto il Comitato per la legislazione ha prodotto, sia in termini di istruttoria sia in termini di parere.
  Ci tengo a precisare ed a far notare che il decreto-legge milleproroghe è una prassi consolidata di ogni Governo da più di un decennio, che per far fronte alla propria inefficienza ed a quella della pubblica amministrazione, proroga o differisce termini che altrimenti non sarebbero rispettati.
  Questo denota già una mancanza programmatica del Governo, nonché un'incapacità gestionale delle amministrazioni pubbliche: a cosa serve fissare un termine se poi non viene rispettato e viene prorogato ?
  Entriamo ora nel merito e vorrei citare un caso specifico. L'articolo 8, comma 9, proroga ulteriormente, in maniera non testuale, il termine stabilito dall'articolo 357, comma 27, del regolamento di esecuzione ed attuazione del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE, già prorogato, sempre in maniera non testuale, dall'articolo 4, comma 6, del decreto-legge n. 150 del 2013.
  Il citato articolo 357, peraltro, risulta già modificato, in maniera testuale o non testuale, da altri sei decreti, che si sono susseguiti negli ultimi tre anni e mezzo: il 13 maggio 2011, n. 70; il 6 giugno 2012, n. 73; il 18 ottobre 2012, n. 179; il 21 giugno 2013, n. 69; il 30 dicembre 2013, n. 150; il 28 marzo 2014, n. 47.
  In questo modo – cito dal dossier preparatorio del Comitato per la legislazione – si integra una modalità di produzione legislativa che non appare funzionale alle esigenze di coerente utilizzo delle fonti, in quanto può derivare l'effetto secondo cui atti non aventi forza di legge presentano un diverso grado di resistenza ad interventi modificativi successivi. In pratica, andate a modificare con un atto avente forza di legge, un regolamento, creando quindi un diverso grado di resistenza delle norme. Inoltre, continuate a prorogare, per la settima Pag. 42volta in pochi anni, un termine, continuando a legittimare una situazione di fatto. Se non vi piace la norma, non potete semplicemente cambiarla ed avviare un regime diverso ? No.
  Sempre dal dossier istruttorio del Comitato leggiamo che nel procedere a numerose modifiche della disciplina vigente, il provvedimento in esame non sempre effettua gli opportuni coordinamenti con le preesistenti fonti normative, sulle quali talvolta interviene mediante modifiche non testuali. Numerosi interventi di proroga o differimento di termini vengono disposti senza novellare il termine precedentemente previsto, intervenendo in maniera non testuale sull'ordinamento, talora integrando la proroga o il differimento con aggiunte di natura sostanziale. Ci sono, inoltre, numerose proroghe di termini di norme contenute all'interno di decreti-legge emanati e convertiti nel corso di quest'anno e, sempre il Comitato, evidenzia che: «si tratta di una circostanza che costituisce una modalità di produzione normativa non pienamente conforme alle esigenze di semplificazione e di riordino della normativa vigente».
  Inserite nel decreto-legge di tutto, le vostre «marchette»; vi siete dimenticati di inserire nel «milleproroghe» – con efficacia, quindi, immediata – la proroga del commissariamento dell'area ex Stoppani, a Cogoleto, nella mia regione. Avete messo a rischio, quindi, soldi per i lavori di bonifica, generando una situazione di instabilità e di incertezza per parecchi giorni, passando dall'amministrazione straordinaria del commissario, scaduta il 31 dicembre 2014, all'amministrazione ordinaria del prefetto, scaduta pochi giorni fa, lasciando in bilico il futuro di un'area gravemente, e gravemente, inquinata.
  Meno male che è stato approvato l'emendamento 9.33 giusto l'altro ieri, che, all'articolo 9, aggiunge il comma 4-quinquies, che differisce dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015 gli effetti dell'ordinanza dei Presidente del Consiglio dei ministri n. 3554 del 2006, che reca disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare la grave situazione di emergenza, determinatasi nello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto in provincia di Genova.
  Alla copertura degli oneri derivanti dall'attuazione della disposizione si provvede nei limiti delle risorse già previste per la copertura finanziaria della richiamata ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3554. Gli effetti dell'ordinanza di protezione civile n. 3554 del 2006 sono stati prorogati, una prima volta, fino al 31 dicembre 2013 dall'articolo 2 del decreto-legge n. 1 del 2013, in deroga al divieto di proroga o rinnovo delle gestioni commissariali previsto dal decreto-legge n. 59 del 2012. Successivamente, il comma 5 dell'articolo 5 del decreto-legge n. 136 del 2013 ha prorogato gli effetti dell'ordinanza fino al 31 dicembre 2014.
  Da notare, comunque, che l'ordinanza è stata prorogata quando già priva di efficacia e finché il decreto non verrà convertito...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  SERGIO BATTELLI. Sì, un minuto e ho finito.

  PRESIDENTE. Ha pochi secondi.

  SERGIO BATTELLI. Va bene. Lancio un appello: inserite al più presto l'area Stoppani nei siti d'interesse nazionale. Quest'area ha bisogno di soldi e di bonifiche certe. I cittadini di Cogoleto e dintorni non possono rischiare di vedere il cromo esavalente nei rubinetti e in mare, solo perché il Governo se ne sta fermo e immobile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente, il decreto-legge «milleproroghe» è senz'altro uno di quei provvedimenti che delineano l'inefficacia e l'ipocrisia di un Esecutivo, e lo dico perché con questi decreti si fa fronte ai fallimenti passati. Molti di questi fallimenti noi li ritroviamo Pag. 43in promesse, in atti, in fatti che il Governo porta avanti, ma che spesso non riescono ad essere portati a termine sia dallo stesso Governo oppure da chi, poi, va ad applicare questi provvedimenti, dalle amministrazioni e, quindi, dai piccoli esecutivi che stanno sul territorio. Molte volte, chiaramente, non è colpa di enti locali o di associazioni di categoria, anche di imprenditori o di amministrazioni che non riescono a portare a termine il proprio obiettivo, ma è colpa di un Governo che per voler fare, fare e fare si dimentica che ha un Paese che, magari, non riesce a tenere il passo dei suoi provvedimenti.
  Ma un Governo che si atteggia in questo modo è un Governo irresponsabile, Presidente, è un Governo irresponsabile perché non capisce che se il territorio non riesce a tenere i provvedimenti che mette in atto come spot, sempre come pubblicità, come annunci, rischia di fare più danno che utile.
  È per questo che con questi provvedimenti si deve dare una certa stabilità, una stabilità economico finanziaria, una stabilità normativa a soggetti che non sanno mai, poi, come cercare di applicare questi provvedimenti che il Governo fa e questo, chiaramente, è un problema dell'Italia, è un problema di questo Governo ed è un problema che si riflette sui territori che poi non riescono mai a venire a capo di quelli che sono provvedimenti, secondo noi, assolutamente irresponsabili.
  C’è un altro fatto, un fatto che non possiamo non far notare, ovvero di quelli che vogliono molte volte con comportamenti virtuosi adeguarsi alle normative, fanno di tutto per adeguarsi alle normative e, poi, non vengono premiati, perché vengono prorogate agli altri, quelli che sono più lenti, le disposizioni normative. Oppure, ci sono quelli che sono più lenti, perché sanno già, magari, che ci sarà una proroga e, quindi, non sanno mai come comportarsi cioè se accelerare il processo di riforma, oppure, prendersela con calma, perché, tanto, ci sarà una proroga. C’è sempre questo bilanciamento di interessi, c’è sempre questo contrasto tra chi vuole fare, chi non vuole fare e questo Governo che annuncia, fa, ma poi, appunto, in modo irresponsabile, non capisce le esigenze dei territori.
  E poi, c’è un altro aspetto, quello del legittimo affidamento di tante persone, perché quando un Governo fa i decreti, quando un Parlamento emana le leggi c’è da sottolineare che li dovrebbero fare, primo, nel modo più efficace possibile e, secondo, nel modo più chiaro possibile, terzo, dovrebbero fare delle leggi che siano numericamente poche, secondo il nostro punto di vista, ma che siano efficaci.
  Questo Governo e questo Parlamento stanno facendo tante leggi, come ho sempre detto, tante, ma poco efficaci e, quindi, in questa ottica, il cittadino, che deve leggere, interpretare ed applicare, poi, queste disposizioni nella realtà concreta dei nostri giorni, si trova in difficoltà, perché magari ha un regime che arriva, per esempio, al 15 per cento, per il regime dei minimi, poi gli ritorna al 5 per cento, ci sono disposizioni che vanno in un senso, poi ritornano nell'altro senso. Quindi, non si riesce mai a capire quale sia la normativa di riferimento, perché, e questo ce lo dicono anche alcuni osservatori europei e internazionali, l'Italia cambia in continuazione le sue leggi e, quindi, per i cittadini e per l'economia è difficile trovare un punto cardine su cui focalizzare un interesse legittimo e una pianificazione delle proprie attività nel tempo.
  Questo è un grave danno per la nostra economia, non si riesce mai a pianificare nel futuro anche perché le leggi cambiano in continuazione e, quindi, cambiano gli interessi delle persone a cui queste leggi si rivolgono. Con questo intervento, voglio chiudere dicendo anche che, ovviamente, non si può che essere contenti per le proroghe...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  VITTORIO FERRARESI. Ad esempio, le proroghe per il terremoto: abbiamo prorogato, anche grazie a un emendamento del MoVimento 5 Stelle che andava in questa direzione, la contrazione dei mutui per il pagamento delle tasse da Pag. 44parte degli imprenditori terremotati e di questo siamo contenti. Certo è che se ci dovessero essere delle proroghe, dovrebbero essere solo su questo. In alternativa, mettere dei tempi più lunghi, purché chiaramente non ci siano troppe proroghe e quindi dei tempi che possano essere di ampio respiro e non di anno in anno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie Presidente, ancora una volta ci troviamo a discutere di un decreto-legge che mantiene sempre e perennemente la stessa logica; come giustamente diceva il collega Ferraresi, ci troviamo di fronte ad un decreto-legge che, innanzitutto, non mantiene quelli che sono i criteri dei decreti-legge stessi, perché chiaramente per alcune misure possiamo certamente ravvedere quelli che sono i criteri di urgenza, ma, ancora una volta, vediamo davvero un pastrocchio immane, perché all'interno delle proroghe, logicamente, troviamo di tutto.
  Troviamo di tutto ed andiamo a trattare qualsiasi argomento. Come il collega giustamente sottolineava, all'interno del pastrocchio totale andiamo ancora una volta a prorogare, a mantenere in bilico determinate problematiche che oramai portiamo avanti da anni. Oramai si ritrovano sempre nello stesso decreto da anni, addirittura con le stesse cifre e le stesse parole, e questa, prima che una sconfitta di una parte politica piuttosto che di un'altra, è una sconfitta delle istituzioni e della politica in generale. Perché nel momento in cui, di anno in anno, si trascinano problematiche e non vengono risolte, soprattutto che riguardano i cittadini, che riguardano le istituzioni a livello locale che non hanno quindi alcuna certezza di quella che sarà la soluzione dei loro problemi, quest'Aula, ogni Governo perde il proprio valore e il proprio significato.
  Sicuramente in questo decreto il MoVimento 5 Stelle ha tentato in ogni modo di portare l'attenzione su quelle che sono molte volte le categorie anche poco attenzionate da questo Governo, forse perché elettoralmente poco convenienti. Come, ad esempio, è accaduto per le partite IVA: voglio ricordare che il MoVimento 5 Stelle ha presentato quell'emendamento per il mantenimento del regime fiscale. O anche abbiamo cercato di mantenere l'attenzione sulla piccola-media impresa che riteniamo essere la colonna portante del nostro Paese e sulla quale, invece, generalmente non ci si muove, non gli si dà attenzione perché comunque piccole, piccolissime imprese, micro imprese sono elettoralmente poco convenienti. Misure fatte nei loro confronti spostano pochissimi voti. È più facile invece fare misure per grandi imprese, è più facile fare misure per grandi potentati economici o addirittura è più facile, con la misura degli 80 euro lordi, comprarsi, con un voto di scambio praticamente legalizzato, il voto degli italiani come accaduto alle europee, in maniera tale da poter subito incassare con una piccola misura economica, che però di fatto non detta alcun risultato – lo abbiamo visto con quello che è l'andamento dei valori economici in Italia – per i cittadini italiani.
  Io, però, Presidente, vorrei attenzionare all'interno di questo decreto-legge due iniziative interessanti. Per fortuna abbiamo qui il sottosegretario che in Commissione ha preso un impegno e mi aspetto che sulle province finalmente si riesca ad ottenere questo famoso report degli uffici che ci dica davvero sulla contabilità speciale dove e per che cosa sono destinati questi soldi; perché io, Presidente, vengo da una provincia, che è quella della BAT, nella quale ci sono questi soldi destinati oramai da anni per uffici o problematiche legate al mantenimento di uffici stessi, nonché di appalti, ma in alcuni casi questi soldi sono assolutamente inutili perché questi non ci sono ! E, quindi, sarebbe molto interessante capire per cosa vengono appostati questi soldi.
  Ma, concludendo, Presidente, voglio probabilmente riportare più fuori da quest'Aula che in questa Aula, come in questo decreto ci sia la definizione del fatto che il patto del Nazareno non è mai morto. Perché se il patto del Nazareno fosse in Pag. 45questo momento defunto, probabilmente sarebbe convenuto al Governo e a tutti riaprire la questione delle frequenze televisive. Invece abbiamo visto che la stessa è completamente chiusa e blindata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ed è lì il vero patto del Nazareno. Che questo Governo abbia il coraggio di riaprire le frequenze televisive e di portare soldi nelle casse dello Stato ! Invece questo coraggio non c’è perché probabilmente, nel momento in cui le riapriamo, si riaffaccia sul mercato un certo Murdoch che invece conviene a questo Governo del quale fa parte Berlusconi, perché nei fatti ne fa parte...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Concludo, Presidente. Dicevo che conviene tenerle chiuse perché in questo modo Mediaset e Rai mantengono quel duopolio che tanto a Mediaset va bene perché va benissimo «in pancia» tenere tutta la pubblicità marginale della RAI e, quindi, tenere quei tanti soldi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, siamo davanti a un provvedimento omnibus per eccellenza, il «milleproroghe», o forse sarebbe meglio definirlo il «diecimila deroghe». Questo decreto è lo specchio di un Governo e di una maggioranza che praticamente non sanno dove parare, che non hanno una visione di insieme, non hanno una programmazione, quindi continuano a legiferare in modo schizofrenico. Sono presenti, appunto, deroghe a provvedimenti appena entrati in vigore, come lo «sblocca Italia». Si continua a legiferare senza una visione d'insieme e senza una programmazione seria, quella di cui effettivamente questo Paese avrebbe veramente bisogno. Ci risiamo, infatti: ancora una volta un «milleproroghe» fatto non per aiutare i cittadini oggettivamente in difficoltà, ma per favorire signori e potentati, come quelli delle autostrade.
  Con lo «sblocca Italia» pensavamo fosse stata chiusa la manovra di Lupi a favore dei concessionari autostradali, invece no: il Ministero gli concede l'ennesimo aiutino, una proroga dei tempi per spartirsi meglio l'affare autostrade. Stiamo parlando, vorrei ricordarlo, di un settore che da sempre riceve lauti fondi pubblici, statali, europei e regionali, un settore che gode di defiscalizzazioni, un settore che non ha rischio d'impresa, grazie a contratti di concessione ben architettati e che prevedono continui aumenti di tariffe autostradali che pesano sulle tasche dei cittadini. Lo ripeto: che pesano sulle tasche dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Il meccanismo studiato con lo «sblocca Italia», di fatto, l'abbiamo già detto più volte, significa affidare concessioni senza gare, fuori da ogni regola europea di mercato. E il Governo non può raccontarci la favola che sia l'unica soluzione per raccogliere fondi privati per costruire opere pubbliche di cui il Paese ha tanto bisogno e che altrimenti non potremmo permetterci. Noi non ci caschiamo più, in primo luogo, perché, come ho detto poco fa, grazie ai contributi pubblici e a defiscalizzazioni sappiamo che i fondi privati dei concessionari autostradali non sono poi tanto privati. In secondo luogo, perché fondi privati significano anche un continuo aumento delle tariffe autostradali, che pagano sempre i cittadini, quindi si tratta di soldi che escono sempre dalle tasche dei cittadini, che pagano le tasse e avrebbero già diritto a servizi essenziali che riguardano anche la mobilità. In terzo luogo, perché vorremmo ridiscutere la necessità di molte di quelle opere pubbliche di cui il Paese avrebbe tanto bisogno e che, non si sa bene in base a quali criteri, sono state etichettate con il termine «grandi opere» o «opere strategiche». L'Italia ha bisogno di tante infrastrutture, anche a supporto di attività produttive. Ne ha tanto bisogno il sud, in particolare, come quelle, ad esempio, delle comunicazioni telematiche, ma anche per la distribuzione dell'energia e quelle idrauliche.Pag. 46
  Vorrei ricordare il dramma del nostro Paese, quello relativo al dissesto idrogeologico, che questo Governo non vuole affrontare in modo serio e programmatico bensì solo con interventi spot, come ormai da troppo tempo il nostro Primo Ministro Renzi ci ha abituati a fare. Ma questo Governo continua con nuove strade e autostrade, anche se al nostro Paese non servono proprio e non ne sente la mancanza. Basta un dato a far capire: nel 2001 erano in programma 615 chilometri di nuove autostrade ma nel 2012 ne risultano realizzate solo 120. Questo non, come volete farci credere, perché le procedure e le autorizzazioni sono troppo complesse ma semplicemente perché ogni nuovo chilometro di autostrada si inserisce e sconvolge un territorio già pesantemente antropizzato.
  La verità è che non sappiamo più dove mettere queste autostrade. Faccio giusto alcuni esempi: la Spagna ha 6 metri a pedaggio per chilometro quadrato, la Francia 13 e l'Italia ben 19.
  Concludo. Il MoVimento 5 Stelle dice «no» a questo progetto assurdo, dice «no» a questo continuo favoreggiamento dei signori delle autostrade. Ma non siamo soli; anche la Commissione europea ha aperto una pre-procedura di infrazione contro la manovra sulle concessioni autostradali che è stata partorita dallo «sblocca Italia» e che il Governo si ostina a percorrere con il milleproroghe. Anche la Banca d'Italia, Antitrust e ANAC hanno detto «no».
  Quindi, il Ministro Lupi ci dica qual è il vero motivo per cui si ostina a favorire queste lobby delle autostrade (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Dunque, ovviamente, ci ritroviamo a parlare di un milleproroghe. Il milleproroghe è, per definizione, l'esplicita ammissione di un fallimento da parte del Governo ed è l'esplicita ammissione di un fallimento perché vuol dire che il Governo sostanzialmente ha fatto una legge, prende atto dell'inconsistenza della propria legislazione, ha portato avanti processi legislativi che impiegano, lo ricordo, gli uffici del Parlamento, che impiegano i parlamentari stessi e poi questi processi legislativi, spesso gravemente macchiati da processi autoritari per non dire dittatoriali, arrivano a risultati che non vengono nemmeno attuati. E a quel punto il Governo cosa dice ? Dice: «Abbiamo scherzato. Avevamo indicato diverse scadenze e non ce l'abbiamo fatta. Chiediamo delle proroghe».
  Noi nell'ambito della giustizia possiamo fare un riferimento, per esempio, a quello che è accaduto nel processo amministrativo telematico. Parliamo del processo telematico, che è uno degli argomenti di cui il nostro Presidente del Consiglio ama parlare e ama parlarne ovviamente mentendo, perché ormai è difficile trovare nei discorsi del Presidente del Consiglio una traccia di verità. Siamo a questo: uno dovrebbe spulciare lo stenografico. Sarebbe interessante fare lo stenografico dei discorsi fatti in televisione, poi sfogliarlo e cercare di individuare se il Presidente del Consiglio è riuscito a dire almeno una cosa vera su un minimo di cento cose dette.
  Ecco, per esempio si parla del processo telematico. Il processo telematico che il Presidente del Consiglio spaccia come sua conquista, ma in realtà non è assolutamente vero. È un processo che viene dal passato. Piano piano è stato implementato e ovviamente l'attuale Governo si è trovato nella situazione di doverlo ulteriormente implementare ed ha fallito. Ha fallito in che senso ? Nel senso che attualmente non può dirsi totalmente vigente, perché ci sono delle realtà, come quella per esempio del processo amministrativo, in cui il processo telematico non può esistere.
  Come al solito, la domanda è: ma nessuno si è accorto del fatto che le realtà processuali italiane non erano ancora pronte per quel livello di digitalizzazione ? Noi avevamo denunciato questa assenza strutturale che avrebbe meritato ben altri investimenti, perché considerare la giustizia una priorità per il Paese vuol dire Pag. 47dedicare alla giustizia la maggior parte delle proprie risorse, cosa che invece non accade e, anzi, la giustizia viene relegata a momento di prelievo dalle tasche degli italiani, ennesimo momento di prelievo dalle tasche degli italiani con l'aumento dei contributi unificati.
  Ora tornando al processo amministrativo telematico, è stata prevista una proroga. Noi avevamo presentato anche degli emendamenti in tal senso. Poi ci siamo accorti che effettivamente non possiamo costringere i tribunali amministrativi a compensare le lacune che stavano, invece, nella legge a monte, perché è questo che dobbiamo chiarire.
  Se oggi in alcuni settori è necessario arrivare a delle proroghe non è perché gli operatori del diritto, in quel caso all'interno del processo amministrativo, sono stati poco efficienti, ma perché il Governo a monte, a costo di fare, a qualsiasi costo, uno spot sul processo telematico, non si è reso conto che c'erano delle particolari zone dell'Italia in cui si doveva necessariamente intervenire e predisporre quelle infrastrutture che poi avrebbero consentito agli operatori del diritto di implementare il processo civile telematico. Invece, quest'estate, quando, per esempio, abbiamo avuto l'incontro con il Ministro della giustizia, il Ministro ci ha spiegato che una delle problematiche importanti con la digitalizzazione del processo sarà quella di ridurre il numero di pagine degli atti.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ALFONSO BONAFEDE. Ho finito il tempo, Presidente ?

  PRESIDENTE. Sì, deputato Bonafede.

  ALFONSO BONAFEDE. Mi avvio alla conclusione. Mi sembra allucinante parlare di digitalizzazione e poi parlare di ridurre il numero di pagine degli atti, per esempio, degli avvocati, perché il processo telematico non riesce a supportare troppe pagine degli atti. Siamo veramente alla preistoria che cerca di mostrarsi, invece, come futuro e futuro non è.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, in questo decreto-legge, il milleproroghe, ci sono delle proroghe riguardanti anche il tema dell'edilizia scolastica e io, giusto per farvi capire quanto siano deleterie proroghe su questo tema, rispetto ai problemi reali del Paese, vi leggo un'Ansa non di un anno fa, non di un mese fa, neanche di un giorno fa, neanche di un'ora fa: 11,43, Pescara, si stacca dell'intonaco del solaio dell'aula e finisce sugli studenti che sono a lezione. È quanto accaduto all'istituto alberghiero De Cecco di Pescara, due ragazzi sono rimasti leggermente feriti, dalle prime informazioni avrebbero lievi contusioni ed abrasioni. L'istituto è stato evacuato.
  Ora, lungi da me voler fare speculazioni su queste tematiche così delicate, questo è un tema su cui voglio fare una denuncia una volta per tutte. È un tema, un argomento, su cui il Governo non può fare propaganda politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non si può fare propaganda politica sulla sicurezza degli studenti e degli operatori scolastici. Per risolvere un problema annoso e urgente come quello dell'edilizia scolastica in Italia, servono misure strutturali, non servono decreti, non servono interventi spot. Questo noi lo abbiamo detto durante questi due anni e continueremo a dirlo all'infinito, finché non verrà approvata una norma che stanzi i soldi che servono veramente, rispetto alle esigenze reali del territorio, che non sono pochi milioni e non sono i 122 milioni di euro che sono stati tolti dal Patto di stabilità durante la discussione della legge di stabilità di quest'anno. Non servono, sono pochissimi questi soldi, lo dite anche voi stessi, lo dice anche Fassino, il presidente dell'ANCI, che denunciava, proprio durante una conferenza stampa qualche giorno fa, il fatto che il Governo chiede ai comuni di mettere a posto le scuole, ma non fornisce gli strumenti ai comuni per poterlo fare. Ai comuni, agli enti locali, alle regioni, servono soldi e serve un Pag. 48quadro normativo che gli permetta di agire. Noi in Commissione cultura abbiamo svolto una lunghissima indagine conoscitiva su questo tema. Abbiamo ascoltato tutti gli attori del settore, abbiamo ascoltato le associazioni e tutti quanti ci chiedono questo, ci chiedono stanziamenti ingenti, non pochi milioni. Purtroppo, devo dire che dopo questa interessante e importante indagine conoscitiva, in Commissione non c’è stata neanche la relazione finale. È rimasto tutto un pour parler, e noi non ci possiamo permettere più di aspettare. In questo milleproroghe, appunto, il Governo ammette una sua colpa e sposta di un anno i finanziamenti. Ammette di non aver dato questi soldi alle regioni e dice di aspettare. Mentre si aspetta, nel Paese succedono queste cose.
  Si sono scansate, durante questo periodo, circa trenta tragedie nel Paese, da nord a sud del Paese, senza distinzioni. Lo sappiamo benissimo quali sono i dati, li abbiamo ripetuti tante volte. La metà delle scuole in questo Paese sorge su territori che sono a rischio idrogeologico e un quarto a rischio sismico; circa l'80 per cento delle scuole non ha certificati di agibilità.
  Quindi, noi che cosa chiediamo ? Mettiamo a disposizione i nostri voti, i voti della minoranza, per un'alleanza con la maggioranza su questo tema, il tema dell'edilizia scolastica. Approviamo insieme una legge che stanzi somme ingenti e libere dal Patto di stabilità per la risoluzione definitiva di questo problema, che deve stare a cuore a tutti quanti, a tutte le parti politiche.
  Ripeto, è un tema su cui non vi possono essere divisioni e sul quale si deve lavorare in maniera seria. E speriamo che questo Governo abbia veramente l'intenzione di risolvere questo problema, perché non è possibile andare avanti così.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIUSEPPE BRESCIA. Concludo, tornando a rivolgere un appello alle forze di maggioranza, ai deputati che fanno parte della Commissione cultura: agiamo insieme e cerchiamo di mettere in sicurezza le scuole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Scusi la voce, ma, a gridare «onestà, onestà», mi è andata via.

  PRESIDENTE. La sentiamo benissimo.

  MARCO BRUGNEROTTO. Parliamo del decreto-legge n. 192, il cosiddetto decreto milleproroghe. In realtà, sono 82 proroghe, 82 disposizioni di proroga di termini o scadenze, 82 proroghe di leggi. Sono leggi che sono regolarmente approvate dal Parlamento, sono regolarmente promulgate dal Presidente della Repubblica, dal Capo dello Stato, e sono addirittura pubblicate nella Gazzetta Ufficiale, ma sono leggi che non entreranno mai in vigore.
  È un loop continuo, è un giro continuo, che si rivive ogni anno; per noi è il terzo anno, questo. Il termine sembra essere imminente, ma, in prossimità della scadenza, viene rinviato e al termine, in realtà, non ci si arriva mai. È un limbo giuridico in cui queste norme rimangono sospese, galleggiano, ed è prassi. È una prassi a cui, purtroppo, siamo abituati qui dentro. Qui diventa prassi tutto, dopo un po’: è prassi fare i decreti, è prassi zittire le opposizioni, è prassi cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza incostituzionale e così via.
  Tutti i Governi hanno approvato questo tipo di decreto: Governi di destra, di sinistra, larghe intese, Governi tecnici, tutti. Quando vi è da prorogare, tutti i Governi sono incredibilmente connessi, sono incredibilmente sintonizzati sulle stesse frequenze, e la tempistica è sempre quella: ogni anno approvazione del decreto il 31 dicembre, durante il veglione, da parte del Governo, poi il Parlamento lo converte in legge, mettendoci del suo – qualche proroga in più non fa mai male –, Pag. 49e, regolarmente, scatta il milleproroghe, il prorogare quello a cui non si può adempiere.
  Questo meccanismo è la negazione del diritto, è la negazione della certezza del diritto. Esistono le norme che sanciscono dei termini, delle scadenze, ma non sono effettive. La proroga dovrebbe essere occasionale, fatta in rare occasioni: dovrebbe esserci l'eccezionalità della cosa, servirebbe una vera e propria urgenza per la proroga; emergenza di natura sociale. Ma non è così.
  La proroga è diventata ormai una scadenza fissa, regolare, vi è una cadenza regolare di questo decreto, come per la legge di stabilità, per la legge europea; come San Remo, anche, se volete. Sapete che ogni anno c’è ! È una specie di rifugio, che serve a questo Governo a rinviare le stesse norme; norme che vengono rinviate di volta in volta, di anno in anno.
  E la sicurezza del varo di questa legge, produce questo effetto strano, produce da troppo tempo l'inattuazione di disposizioni legislative, come dire «se non siamo proprio capaci, tranquilli tanto poi c’è il mille proroghe ci penseremo più avanti». Questo è il modo con cui ragiona questo Governo qui e anche gli altri. Ci sarebbe anche da ridire sull'omogeneità degli argomenti trattati, ma in questo caso – bravi – vi appellate alla semantica, alle parole, la chiamate omogeneità teleologica. Voi dite che, di fatto, sì le proroghe toccano argomenti diversi, ma visto che si parla in maniera omogenea di scadenza, possiamo considerare il decreto omogeneo, quindi va bene, il fine è il prolungamento dei termini. Ma noi non siamo convintissimi di questa teoria.
  Poi parliamo di urgenza, dell'articolo 77 della Costituzione che parla proprio d'urgenza.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARCO BRUGNEROTTO. Il senso di urgenza che contraddistingue questo Governo che, però, è a fasi alterne, a volte certe cose sono urgenti, altre volte sembrano meno urgenti. Per esempio, un provvedimento può considerarsi urgente se serve a prorogare una norma emanata dieci anni fa ? Dove sta l'urgenza di questo decreto ? Secondo noi, si tratta proprio di parlare di inadempienza, l'obiettivo reale è sanare le inefficienze, le inadempienze del Governo. Questo decreto sa di giustificazione. È la principale giustificazione a norme mal pensate, mal scritte e anche male applicate, oppure a norme che hanno esclusivamente natura propagandistica. Secondo noi, non servono tanti decreti e tante leggi, bastano poche leggi, ma fatte bene e soprattutto fatte dal Parlamento, visto che è stato eletto per quello.

  PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli alunni e i docenti della Scuola secondaria di I grado «Stabiae – Salvati» di Castellammare Di Stabia, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare la collega Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Grazie Presidente, come qualcuno dei miei colleghi diceva prima, questo è il terzo «mille proroghe» e, mano a mano, impariamo cose in più, per esempio quest'anno abbiamo capito quanto il «mille proroghe» viene utilizzato dalla politica e dal Governo per evidenziare, con un ritardo che sicuramente danneggia i cittadini e la politica stessa, quegli adempimenti che andrebbero approvati subito. La dimostrazione di quello che sto dicendo, per quest'anno, è rappresentata da cose come la proroga del regime dei minimi, la questione che riguarda i terremotati, quindi il pagamento dei mutui, oppure ancora il Fondo di garanzia sul quale noi versiamo i soldi che non vogliamo prendere dalla politica. Tutti questi temi e queste materie sono stati da noi attenzionati al Governo durante la legge di stabilità. Sono tutti temi che noi abbiamo fortemente voluto e verso i quali abbiamo fortemente spinto durante la legge di stabilità, ma nessuno, e dico nessuno, dei componenti del Governo ci ha dato attenzione, perché politicamente non era opportuno, perché c'era qualcuno che Pag. 50si incaponiva a dire dei grandi «no» al MoVimento 5 Stelle.
  È chiaro che questo modo di operare sottolinea come non siamo noi quelli non collaborativi, non siamo noi che proponiamo cose che non hanno senso e che vanno contro l'interesse del cittadino. Cosa posso dire a quest'Aula sul fatto di trovarsi, a mesi di distanza, a vedere un Governo che torna indietro sui propri passi, dalla legge di stabilità, al «mille proroghe», sul regime dei minimi ? Semplicemente che il Governo è un Governo sordo, perché non si è posto la giusta attenzione su quel tema quando era opportuno farlo.
  Allora, forse andando a guardare bene il «mille proroghe» capiamo che la metà di questo decreto potrebbe essere evitato, potrebbe invece essere usato solo per quei piccoli provvedimenti che davvero sono diventati un problema, ma anche qui c’è un altro problema.
  Infatti non esiste mai un momento in cui il Governo ci spiega per quale motivo c’è un inadempimento e per quale motivo quella norma va prorogata. Noi abbiamo bisogno di giustificazioni: se una norma va prorogata, abbiamo bisogno che il Governo ci spieghi che cos’è che non ha funzionato. Primo, per una questione di responsabilità, perché magari lo si capisce quali sono i veri responsabili di questa macchina che non è abbastanza oleata e rodata. Secondo, perché qualcosa bisognerà spiegare ai cittadini che ci hanno portato qui. Qualcuno dovrà spiegargli perché ci sono dei grandi problemi, come per esempio i dipendenti delle province o altre questioni che sono state poste in questo decreto-legge.
  Quindi, quello che noi crediamo di avere capito quest'anno da questo milleproroghe, è ancora una volta la scoperta dell'acqua calda, ovvero un Governo assente, un Governo che fa gli affari propri e che gestisce un decreto come fossero affari suoi, non affari del popolo italiano, e soprattutto – ribadisco – danneggiando fortemente i cittadini per alcune questioni.
  Poi ci siamo anche divertiti a vedere come qualcuno si sia arrampicato sugli specchi, magari con emendamenti presentati, ma non depositati, o che riuscivano a mettere a posto alcune questioni locali, legate a certi settori o a certe regioni. Anche qui la chiarezza non è di casa, perché l'unica cosa che noi vorremmo – e ci auguriamo – è trasparenza e chiarezza, cosa che invece il Governo, o per incompetenza dichiarata o per malafede, non attua.
  Quindi siamo poco soddisfatti, anzi per nulla soddisfatti, di questo decreto e crediamo che questo Governo e questa classe politica si debbano chiedere quanta utilità abbia un decreto come questo, che per noi è semplicemente una perdita di tempo. Infatti potrebbe essere evitato con un buon lavoro, ovvero, nel momento stesso in cui arrivano dei provvedimenti, se si facesse in modo di decidere subito che cosa fare per questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Grazie Presidente, taglio la parte polemica su come state usando questo Parlamento, o meglio su come non lo state usando, perché giustamente è stato fatto notare da tanti miei collegi in modo ottimo. Voglio soltanto parlare di quello che era un emendamento, che è diventato un ordine del giorno che ha cominciato a introdurre prima la collega Terzoni.
  Quest'emendamento tratta di Sistri e l'ordine del giorno depositato chiede che nel nuovo capitolato tecnico vengano inserite delle tecnologie, tecnologie all'avanguardia che ci permettano di dimenticare al più presto l'esperienza delle pennette usb e delle relative black box e che consentano di combattere efficacemente le ecomafie. È un problema non da poco e gli impegni che il Governo avrebbe già dovuto prendere sono questi. Avrebbe dovuto semplicemente ascoltare i suggerimenti che da anni le associazioni di categoria come Assotrasporti, Rete imprese Italia e molte altre hanno sempre fornito, sia a questo Governo sia ai Governi precedenti.
  Noi chiediamo, oltre appunto al superamento dell'uso delle pennette usb e delle Pag. 51black box, impegni condivisibili come l'inserimento nel capitolato del controllo dello stacco e del distacco dei rimorchi, introducendo tecnologie già esistenti. Chiediamo un controllo «a tappeto», che sia possibile a tutte le forze di polizia giudiziaria che abbiano, appunto, la possibilità di accedere al Sistri.
  Altro impegno importante è quello di istaurare un tavolo tecnico presso il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per scrivere insieme alle associazioni di categoria le caratteristiche tecniche da chiedere al nuovo appaltatore e per riferire e condividere con le Commissioni competenti di Camera e Senato il lavoro svolto da questo tavolo.
  Non ultimo ci chiediamo cosa voglia fare il Governo con la localizzazione delle strumentazioni hardware del sistema Sistri. Attualmente queste strumentazioni pubbliche sono istallate in un edificio privato, che è quello della Selex.
  Il nuovo gestore che cosa farà, che cosa succederà a queste strumentazioni ? Questo ci chiediamo. Per questo, in questo mille-proroghe non avete voluto spostare il pagamento obbligatorio, e cioè la relativa sanzione, da febbraio a dicembre, come vi chiedevamo. Questa cosa potrebbe essere fatta facilmente emendando il decreto, ma la cosa ci è impossibile e dobbiamo ricorrere appunto ad un ordine del giorno, perché aspettiamo la fiducia a momenti. Chiediamo che questa strumentazione sia spostata in un edificio pubblico, dove è giusto che sia, in modo da essere autonomi e soprattutto non vincolati agli stessi appaltatori.
  Noi non siamo per l'abolizione di un sistema di tracciabilità dei rifiuti, ci mancherebbe: anzi. Noi non siamo neanche per un sistema che oltre a costare caro alle aziende è solo uno specchietto per le allodole, come è stato fino ad oggi, perché è facilmente aggirabile: basta semplicemente scambiare il rimorchio con un altro, e i rifiuti in essi contenuti non sono tracciati in maniera corretta dal Sistri. O basta fermarsi in una zona non coperta dalla rete Internet, e i rifiuti possono prendere un'altra via, senza che il Sistri se ne accorga.
  Quindi occorre un sistema più preciso e più capace di combattere la piaga della gestione non corretta e spesso non legale dei rifiuti. Un sistema, ripeto, obsoleto per una malavita che invece è all'avanguardia: ovvero noi proponiamo un sistema vecchio per combattere un problema, dove c’è invece la criminalità organizzata che invece sa muoversi in maniera molto più moderna e all'avanguardia. È come combattere una guerra con una spada o una pistola ad acqua, mente il nostro «amico» ha delle potenti mitragliatrici: chi vince ? Per questo noi vi chiediamo di approvare questo ordine del giorno, perlomeno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Azzurra Cancelleri. Ne ha facoltà.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, ogni anno arriva puntuale il milleproroghe: è strano come un decreto che tratti di rinvii, di proroghe diventi una certezza. Questo decreto-legge è l'evidenza dell'inefficienza della politica, dell'incapacità di affrontare e risolvere le questioni irrisolte. Del resto, Presidente, ormai abbiamo capito che conviene a questa classe politica mantenere il popolo italiano in uno stato di incertezza e di precarietà.
  I miei colleghi L'Abbate e Gallinella hanno avuto la fortuna – perché ormai quando si interviene ci si può ritenere fortunati, visti i metodi dittatoriali della maggioranza, che usa i numeri dovuti ad un premio di maggioranza incostituzionale per bloccare il dibattito parlamentare. Dicevo che i miei colleghi hanno avuto la fortuna di parlare di un grosso e grave problema, che il vostro populismo... Presidente, può liberare...dicevo che i miei colleghi hanno avuto la fortuna di parlare di un grosso e grave problema, che il vostro populismo ha generato: l'IMU agricola. IMU che non piace a chi con l'agricoltura vive e lavora, ma che non piace neanche ai sindaci, neanche ai vostri sindaci.Pag. 52
  Gli uffici ve l'avevano detto: i soldi non ci sono; i soldi per gli 80 euro non c'erano, e voi, pur di prendere in giro gli italiani sfruttando la povertà cui voi li avete costretti, avete insistito. Bene: vi siete guadagnati – e guadagnati è il termine giusto in questo caso – i voti di molti italiani, che hanno creduto nella svolta, ma che adesso si rendono conto che in realtà era solo una leggera curva a destra, l'ennesima fregatura. Adesso sono gli agricoltori che vengono chiamati in causa per coprire la scelta degli 80 euro: una scelta inutile quanto scellerata, scelta totalmente politica che ha un unico responsabile e tanti complici. Il responsabile è Renzi, e i complici siete voi.
  Che dire poi dei tagli ai fondi dei comuni per l'IMU agricola stimata ? Altra scelta politica, che recherà un danno enorme ai cittadini perché impoverisce ancora di più i comuni italiani. Parlo di impoverimento, perché sapete benissimo anche voi che i sindaci non riusciranno a riscuotere interamente le somme stimate.
  Lo sapete perché conoscete Equitalia, simbolo massimo del sistema di riscossione totalmente fallimentare del nostro Paese. Quindi, un sindaco che già ha visto decurtati i fondi per 100, se è fortunato, riuscirà a riscuotere 60. Nasce spontanea una domanda: ma avete un piano d'azione ? Sapete cosa state facendo e dove state portando il nostro Paese ? Onestamente vi dico che dall'esterno è palese il fatto che non ci sia una visione d'insieme e che si vada avanti alla giornata.
  Tornando ad Equitalia, nonostante le sette osservazioni del parere – sette ! –, la Commissione finanze dà un parere positivo. Ma questa è un'altra storia. Una di quelle osservazioni è stata richiesta da noi del MoVimento 5 Stelle e chiedeva la riapertura dei termini per la rateizzazione delle cartelle di Equitalia. Stranamente viene inserita nel parere della Commissione e viene recepita. Ma, sempre in virtù di quella mancanza di visione di cui parlavo prima, viene inserita in maniera incompleta.
  Allora, interveniamo nuovamente noi del MoVimento 5 Stelle con un nostro emendamento, in cui aggiungiamo l'ammissione alla rateizzazione anche nei casi in cui siano in corso procedure esecutive per il recupero coattivo delle somme in oggetto di precedenti rateizzazioni. Ma probabilmente, vista la vostra scelta di porre la fiducia, non sarà possibile votare questo emendamento e, quindi, – concludo – non sarà possibile correggere questo errore.
  Concludo, Presidente, dicendo che siamo stanchi e non parlo da deputata, ma da cittadina italiana. Siamo stanchi di essere governati da gente che non ha un piano d'azione, che lavora volutamente in uno stato di emergenza per poter andare in deroga alle normali regole della logica. Siamo stanchi di scelte politiche che danneggiano il nostro Paese. Siamo stanchi e voi state tirando troppo la corda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, questo decreto-legge, in realtà, dovrebbe prorogare dei termini di legge, piuttosto che ampliare e derogare su alcuni altri. È su questo concetto che volevo intervenire ed è su questo che il mio emendamento, che purtroppo non si può discutere e votare in Aula, verteva.
  L'emendamento 12.07 a mia firma ampliava e allungava i termini delle ristrutturazioni edilizie e anche quello dell'acquisto di mobili da parte di famiglie e di imprese: un tema che ha generato, nell'arco degli anni di applicazione, un notevole giro di affari. Quindi, la domanda è questa: perché si va sempre a derogare situazioni che magari fanno bene a pochi e non si va, invece, a prorogare quelle norme che hanno effettivamente generato un impulso positivo per l'economia di questo Paese ? Quindi, ben venga la proroga quando è utilizza a questi fini.
  Vengo a dei dati, perché effettivamente le ristrutturazioni edilizie, a cui l'emendamento faceva riferimento chiedendo di Pag. 53prorogarle per un altro anno, miravano a generare quel virtuosismo che si sta verificando nell'ultimo periodo, in cui le costruzioni di nuovi immobili ormai è ferma per evidenti difficoltà delle famiglie ad affrontare l'acquisto di una nuova abitazione. Mentre, anche dai dati ricevuti dall'ANCE si desume che si è verificato un introito e un giro di affari notevole, superiore ai 23 miliardi di euro, che un incentivo fiscale sulle ristrutturazioni ha generato.
  Quindi, il nostro emendamento era una di quelle proposte fatte al Governo e che puntualmente sono state disattese. In quest'ottica, noi avevamo anche sponsorizzato questo incentivo affinché rientrasse all'interno di una direttiva comunitaria, la 2010/31/CE, che vuole un miglioramento dell'efficientamento energetico di tutti i nostri immobili nel nostro Paese.
  E quindi con questa norma, sicuramente in maniera strutturale, prolungandola negli anni, si sarebbe ottenuto questo obiettivo. L'emendamento andava, altresì, a coprire questi incentivi utilizzando una disposizione, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, che andava eventualmente ad aumentare il prelievo erariale unico sul gioco d'azzardo e su tutte le concessionarie del gioco, in modo tale da disincentivare l'apertura di nuove sedi, di nuovi punti vendita, con un obiettivo anche di tipo socialmente utile, quale quello della riduzione dei punti vendita. Con un aumento del prelievo fiscale, quindi, su questi concessionari, si andava a finanziare un incentivo invece che ha generato un notevole introito per le casse dello Stato e sicuramente un giro di affari che per la nostra economia e per la disoccupazione era senz'altro una boccata d'ossigeno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, vorremmo comprendere se le Commissioni siano state tutte sconvocate, visto che l'Aula sta procedendo. Ci risulta che ci siano ancora delle audizioni programmate, per le quali vorremmo avere certezza che siano sconvocate nel momento in cui l'Aula sta proseguendo i suoi lavori.

  PRESIDENTE. Allora, collega, noi abbiamo in previsione di interrompere questa discussione durante il question time. Se lo fanno durante il question time è possibile, per tutto il resto, come lei ben sa, noi siamo in una seduta che prevede votazioni. Gli uffici mi confermano che sono tutte sconvocate, se si starà ancora discutendo questo punto durante le prossime ore.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente, vorrei sapere, anche per organizzare i nostri lavori, se si prevede una pausa.

  PRESIDENTE. Sì, si prevede una pausa alle ore 14,30. Ha chiesto di parlare la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Grazie Presidente, il provvedimento in esame contiene una serie di norme che dispongono la proroga, come dice il nome, di termini relativi a una pluralità di materie. Anche questo decreto-legge, quindi, è sostanzialmente un omnibus, in cui è stato inserito di tutto. Tante le materie toccate: partite IVA, rate di Equitalia, frequenze TV, taxi, NCC, giudici di pace, sfratti, un po’ di tutto. Il Governo adotta ormai ogni anno il cosiddetto milleproroghe nel vano tentativo di garantire efficienza dell'azione delle amministrazioni pubbliche, attraverso, appunto, lo strumento della proroga. Sembra, infatti, che si pongono i termini per poi non rispettarli. Nel corso dell'esame del provvedimento il Governo ha cambiato idea e ha fatto dietrofront su molte cose, annullando ciò che aveva pensato durante la legge di stabilità.Pag. 54
  In questo decreto-legge ci sono materie in cui le proroghe decorrono da moltissimi anni, come, per esempio, nel settore dei trasporti. E proprio su questo aspetto mi vorrei soffermare. Il comma 1 dell'articolo 8, infatti, pone una proroga sino al 31 dicembre per l'emanazione del decreto con cui, in esecuzione di quanto disposto dall'articolo 2 del decreto-legge n. 40 del 2010, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e previa intesa con la Conferenza unificata di cui al decreto legislativo n. 281 del 1997, avrebbe dovuto adottare disposizioni attuative tese ad impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio di NCC. Ripeto che con questo decreto-legge è stata fatta una proroga sino al 31 dicembre per l'emanazione delle disposizioni attuative che dovevano essere fatte ormai tantissimo tempo fa. Noi, infatti, con l'emendamento da me proposto, abbiamo chiesto una riduzione del termine, cioè non arrivare fino al 31 dicembre, ma prima, per emanare prima, quindi, questi decreti che ormai sono fondamentali. Tra l'altro, lo stesso Ministro Lupi, in occasione delle grandi proteste del giugno scorso, aveva affermato che le norme sarebbero state pronte entro l'estate scorsa. Lo aveva detto a giugno che le norme sarebbero state pronte entro l'estate scorsa. Siamo a febbraio, direi che l'estate è finita da un pezzo.
  Noi chiediamo regole certe, non ulteriori proroghe. È da troppo tempo che il Ministro ritarda l'emanazione del decreto che dovrebbe riordinare la materia. Credo che non ci sia bisogno di ricordarvi quanto sia urgente un intervento su questa tematica. Lo scontro tra taxi, Uber, NCC sta salendo ogni giorno di più. La tensione è ormai altissima. E il silenzio del Governo ha peggiorato la situazione. Ora, da qualche giorno si legge che nel prossimo decreto ci saranno delle norme per regolamentare questo che ormai, di fatto, è un far west.
  A dir la verità, è curioso che dobbiamo leggere sui giornali queste notizie e le bozze delle norme. Non si capisce perché i giornali debbano avere il materiale prima dei funzionari e dei parlamentari. La cosa mi sembra quanto meno curiosa. Comunque, ripeto, è urgente affrontare questa tematica perché siamo già oltre il tempo massimo.
  Tra le altre questioni, molto importanti, che riguardano i trasporti contenute in questo decreto c’è la questione delle concessioni autostradali che già qualche mio collega prima di me ha affrontato. Infatti, il presente decreto proroga al 30 giugno 2015 e al 31 dicembre 2015 i termini definiti con lo sblocca Italia – il famigerato, ormai, articolo 5 – con cui si dava la possibilità ai concessionari di proporre la nuova gestione unificata di tratte autostradali contigue. Il tema delle concessioni autostradali è un tema importante, perché bisogna considerare che le tariffe autostradali continuano a salire.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLA CARINELLI. Ho già finito il mio tempo, Presidente ?

  PRESIDENTE. Ha ancora un minuto.

  PAOLA CARINELLI. Va bene, allora purtroppo devo avviarmi alla conclusione. Spero che ci saranno comunque altri momenti in cui approfondire queste importanti tematiche.
  Dicevo che quello delle concessioni autostradali è un tema importante perché le tariffe autostradali continuano a salire, sono pagate dai cittadini, mentre continuano ad essere favoriti i signori delle autostrade che tra l'altro operano in un settore che non ha nessun rischio di impresa, perché le autostrade le pagano i cittadini tramite i fondi pubblici o, quando sono in project financing, con le tariffe autostradali.
  Vorrei ricordare che c’è il rischio di una sanzione da parte dell'Unione europea su questa tematica e anche Cantone, presidente dell'ANAC, è intervenuto nei giorni scorsi in maniera critica sulla questione. Siamo ancora in tempo e quindi mi Pag. 55aspetto che ci sia la possibilità di ragionare su tale questione e di approfondirla anche in altri interventi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Grazie Presidente, siamo qui ad approvare con la solita fretta il solito decreto, nel solito clima di autoritarismo che è diventato uno dei caratteri distintivi di questo Governo di finta rottamazione o forse, a pensarci bene, tanto finta non è, se si riferisce ad una rottamazione della democrazia. Siamo ancora un po’ fortemente scossi da quanto accaduto nella settimana scorsa, in cui abbiamo assistito ad uno smantellamento dell'impianto della nostra Costituzione ad opera di un Parlamento eletto incostituzionalmente, a notte fonda, solo per il puro autocompiacimento di un Governo che si autoproclama del fare, ma che poi si occupa di tutto, tranne che dei problemi concreti dei cittadini, con buona pace degli spot del Premier Renzi. Quindi, non è facile a volte non farsi prendere dallo sconforto per le cose che abbiamo visto in questi giorni, e anche in queste notti, perché ricordo che proprio questo decreto milleproroghe è stato votato in Commissione di notte, fino alle cinque del mattino.
  Ma qualcosa avviene, noi ne siamo felici, grazie alle nostre pressioni, che abbiamo fatto costantemente su tutti i decreti-legge, anche su quelli più importanti, così come sulla legge di stabilità e che ancora questa volta abbiamo fatto nel cercare di fermare quelle cose che sono fuori regola.
  Siamo contenti che questa volta, anche in qualche modo, sia avvenuto, proprio nella dichiarazione di ammissibilità degli emendamenti che sono stati fatti al «milleproroghe», perché significa che, forse, quando una forza politica come il MoVimento 5 Stelle cerca di far rispettare semplicemente quelle che sono le regole, quando si insiste, forse, qualcosa, poi, si muove. E lo abbiamo visto anche di notte, quando si è provato, in qualche modo, ad inserire delle marchette – se le vogliamo chiamare così – o, comunque, degli emendamenti che erano fin troppo specifici e che non avevano nulla a che fare con il decreto.
  Un decreto-legge «milleproroghe» che è l'essenza del fallimento proprio del modo di legiferare della politica italiana. Rappresenta il fallimento, perché mostra ai cittadini come non vi sia mai una certezza: prorogare in continuazione delle norme, anche per decenni, da un lato, consente ai furbi di non adeguarsi alle norme e va, invece, contro chi si adegua, portando, quindi, anche ad una concorrenza sleale da parte di chi non lo ha fatto. Pensiamo, ad esempio, alle norme che riguardano l'adeguamento alle norme antincendio per gli alberghi, per i complessi alberghieri, norme che, almeno da un decennio, vengono prorogate: quindi, chi si è adeguato subito, spendendo dei soldi, ha, invece, ricevuto una concorrenza sleale da chi non lo ha fatto e da chi, ogni anno, si vede prorogare queste norme.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  VINCENZO CASO. Il MoVimento 5 Stelle ha presentato, comunque, una pluralità di tematiche e ci siamo confrontati, in particolar modo, su tematiche care ai cittadini, come quelle del lavoro. Io mi fermo un attimo a parlare di quello che abbiamo provato a fare con riferimento agli «ingorghi» che ci sono sui concorsi pubblici e sui pasticci che vengono fatti in continuazione sui cosiddetti idonei.
  Ogni volta abbiamo incontrato tantissimi ragazzi e ragazze che sono all'interno di queste graduatorie, che si vedono ogni volta preoccupati, perché un diritto che dovrebbe essere riconosciuto loro non viene quasi mai riconosciuto per motivi strani. Quindi, noi abbiamo provato a far passare un concetto semplice, che, poi, come vantaggio ulteriore ha anche quello di far risparmiare lo Stato: evitare che vi siano altri concorsi, in continuazione, quando vi sono delle graduatorie aperte con degli idonei. Questo ci è sempre stato negato e lo abbiamo fatto sempre per attuare un principio generale, non di volta in volta dare un contentino...

Pag. 56

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega Caso.

  VINCENZO CASO. Concludo, Presidente. Dicevo, concludendo, che su questo abbiamo provato a portare dei principi generali e mai dei favori a delle singole categorie, cosa che invece...

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare la collega Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente, io faccio parte del Comitato per la legislazione e questo Comitato, ogni volta, si esprime, purtroppo in maniera inascoltata, su ogni decreto-legge che la Camera deve convertire. Molto spesso, contiene delle segnalazioni in merito alla formulazione legislativa dei decreti che il Governo dovrebbe imparare a leggere, quanto meno, per poi non sbagliare in futuro. Io colgo l'occasione di questi cinque minuti proprio per leggere, almeno parzialmente, il parere del Comitato, che, in questo caso, è molto corposo, ma, magari, iniziando a leggerlo in quest'Aula, ripeto, verrà recepito per il futuro.
  Il Comitato per la legislazione – vado al profilo dei rapporti con la normativa vigente – segnala che: «nel procedere a numerose modifiche della disciplina vigente, il decreto non sempre effettua gli opportuni coordinamenti con le preesistenti fonti normative, sulle quali talvolta interviene mediante modifiche non testuali. Diversi interventi di proroga o differimento di termini (si vedano, ad esempio, l'articolo 1, commi 2, 4, 7 e 9, concernenti assunzioni e contratti di lavoro nel settore pubblico; l'articolo 4, commi 1, 3 e 6, concernenti provvedimenti di competenza del Ministero (...); l'articolo 9, comma 1 (...)) vengono infatti disposti senza novellare il termine precedentemente previsto».
  Vado poi sul piano dell'efficacia temporale delle disposizioni. Il decreto-legge interviene, a volte con efficacia retroattiva, a differire termini già scaduti. Ciò si riscontra ad esempio all'articolo 6, comma 4, e all'articolo 10, comma 8, che differiscono dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2014 la sospensione di taluni adempimenti fiscali per soggetti operanti nel territorio dell'isola di Lampedusa, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del nord Africa. Un altro esempio: il decreto-legge proroga, altresì, disposizioni di carattere temporaneo, di alcune delle quali andrebbe valutata la trasformazione a regime, in quanto, a seguito di successive proroghe, vengono applicate ininterrottamente da numerosi anni; ad esempio, l'articolo 3, comma 3, proroga al 31 dicembre 2015 il termine originariamente previsto al 31 dicembre 2010 per l'applicazione della disciplina transitoria in materia di incroci proprietari tra TV e giornali, di cui all'articolo 43 del decreto legislativo n. 177 del 2005 e, poi, prosegue in un elenco infinito di queste disposizioni di carattere temporaneo che vengono prorogate in maniera inadeguata.
  Proseguo, perché sono veramente tante le questioni. Sul piano dei rapporti con le fonti subordinate vi è un'altra segnalazione importante, perché il decreto-legge all'articolo 6, comma 5, proroga in maniera non testuale un termine in materia di interventi di edilizia scolastica, originariamente fissato nella delibera CIPE n. 22 del 30 giugno 2014, e all'articolo 8, comma 9, incide peraltro in via non testuale, questo succede spesso, su discipline oggetto di fonte normativa di rango subordinato. Tale circostanza non appare coerente con le esigenze di semplificazione dell'ordinamento vigente; si integra, infatti, una modalità di produzione legislativa che, come sottolineano i costanti indirizzi del Comitato per la legislazione, non appare funzionale alle esigenze di coerente utilizzo delle fonti, in quanto può derivarne l'effetto secondo cui atti non aventi forza di legge presentano un diverso grado di resistenza a interventi modificativi successivi. Questo, lo ripeto e vorrei che il Governo ne prendesse nota, succede molto spesso nei decreti-legge, purtroppo.Pag. 57
  Proseguo, andando ad analizzare il piano della chiarezza e della proprietà della formulazione. La rubrica dell'articolo 5: proroga di termini in materia di beni culturali, dà conto solo parzialmente dell'effettivo contenuto dell'unico comma, il quale, invece, concerne, più in generale, progetti di accoglienza turistica, basati, anche, ma non esclusivamente, sulla valorizzazione di beni culturali.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Mi avvio verso la conclusione. Sotto il profilo dell'efficacia del testo per la semplificazione e il riordino della legislazione vigente, all'articolo 3, comma 2, all'articolo 8, comma 6, e all'articolo 12, comma 1, lettera a), si proceda a modificare direttamente le disposizioni novellate – suggerisce il Comitato – in luogo di quelle che le hanno successivamente modificate. Suggerisce il Comitato di valutare la soppressione di altre disposizioni, nella parte in cui incidono su norme contenute in fonti subordinate. Con riferimento all'articolo 10, comma 9, per la valutazione della rispondenza alle previsioni dell'articolo 23 della Costituzione, si riconduca tale disposizione alla procedura prevista dall'articolo 17, comma 2, della legge n. 400 del 1988, per i regolamenti di delegificazione. Infine, sotto il profilo della chiarezza e della proprietà della formulazione il Comitato suggerisce che siano individuate puntualmente...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Mi conceda le ultime, poche parole: o comunque in modo univoco le norme per le quali è prorogata la possibilità di deroga.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie Presidente, colleghi, nella conversione del decreto milleproroghe il Governo e la maggioranza hanno perso l'occasione di rinviare alcuni provvedimenti che gli italiani trovano a dir poco offensivi, essendo degli inutili e pasticciati balzelli, come l'IMU sui terreni agricoli, e, invece, si rinviano, si tarpano le grandi conquiste sociali, come le norme in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro nel campo dell'agricoltura, uno dei settori più a rischio per il numero di infortuni, anche mortali, e per l'insorgenza di malattie professionali. Sull'IMU sui terreni agricoli il mio gruppo, il MoVimento 5 Stelle si è dichiarato, sin da subito, contrario, insieme a una folta platea formata da tutte le associazioni di categoria e sindacali e le ragioni addotte dal mondo agricolo sono numerose e tutte estremamente ragionevoli. In primis si tassa un bene strumentale, la terra, che serve alla produzione di beni primari come le derrate agricole e i numerosi prodotti di qualità che sono venduti anche all'estero con il secondo brand più famoso al mondo: made in Italy.
  Inutile ricordare all'Aula che la nuova imposta rischierà di soffocare i segnali positivi di ripresa che vengono proprio dal settore agricolo e che potrebbero rappresentare il volano di una sicura ripresa economica del nostro Paese.
  Per quanto riguarda i criteri altimetrici, anche gli ultimi imposti dal decreto-legge n. 4 del 24 gennaio 2015, che fanno riferimento alla montagna legale dell'Istat del 1952, non sono assolutamente equi e rischiano di ingenerare delle ingiustizie sociali. Infatti non sempre i terreni montani o semi-montani sono quelli meno redditizi e, quindi, più svantaggiati. Invece queste condizioni di sfavore sono riscontrabili molto spesso proprio nelle coltivazioni di pianura destinate alla ceriagricoltura o alle coltivazioni orticole. In queste aree gli agricoltori denunciano il fatto che per pagare l'IMU sui terreni agricoli sono costretti ad utilizzare i fondi che avrebbero ben altro scopo. Inoltre, visto che si colpisce la nuda terra e non la redditività, si ravvisano anche elementi di incostituzionalità alla luce dell'articolo 53 della Costituzione.Pag. 58
  A causa di ciò molti coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionisti o pensionati che hanno lavorato in agricoltura e che non hanno più la partita IVA, sono costretti a svendere i terreni che finiranno nelle mani dei pochi che hanno la liquidità per acquistarli, quindi ai soliti gruppi di potere.
  Infine, oltre al danno c’è anche la beffa, visto che ci troviamo proprio nell'anno in cui l'agricoltura e l'agroalimentare sono messi al centro del dibattito pubblico, riconoscendone la notevole importanza sociale con l'evento Expo 2015.
  Quindi, più che deprimere il settore con questi inutili balzelli, andrebbero sostenute ben altre azioni che puntino all'efficienza e alla competitività del settore agricolo.
  La nostra contrarietà – che, ripeto, risponde alle precise esigenze del mondo agricolo e dell'associativismo – non è solo a prole. Numerosi sono gli atti che abbiamo presentato in questo anno e mezzo, tutti che chiedevano l'abbattimento dell'IMU e, per ultimo; l'emendamento a prima firma Gallinella che recita: «il termine di cui all'articolo, comma 692, delle legge 23 dicembre 2014, n. 190 è prorogato al 26 gennaio 2016».
  Con questo emendamento, bocciato in Commissione bilancio e praticamente respinto con l'apposizione della questione di fiducia, chiediamo che venga prorogato il pagamento dell'IMU fino al 2016, nella speranza che nel frattempo si rimetta mano a tutta la fiscalità rurale in modo non depressivo come invece è stato fatto fin qui e in modo assolutamente frettoloso – lo ricordo – dal parte di questo Governo.
  Il secondo aspetto è quello della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro nel settore agricolo, che a nostro avviso viene messa a repentaglio con l'ulteriore slittamento dei termini per la revisione delle macchine agricole e dell'abilitazione per la conduzione delle stesse.
  I motivi di contrarietà sono diversi. Ci troviamo di fronte all'ennesimo rinvio di quanto riportato nell'articolo 111 del nuovo codice della strada. Ci troviamo, per l'esattezza, alla terza proroga. La prima venne fatta nel 2012; la seconda nel 2013 e, adesso, siamo di fronte all'ennesima proroga per quanto riguarda la revisione delle macchine agricole. Inoltre, l'articolo 111 del codice della strada parla esplicitamente di revisione al fine di garantire anche la sicurezza nei luoghi di lavoro. Stiamo prorogando perciò, di fatto, quasi da tre anni, in materia di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro.
  Reputo la cosa moralmente ignobile. È chiaro che a questo Esecutivo non interessa minimamente tutelare i lavoratori dal punto di vista della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, considerando di fatto questa importante conquista sociale un impedimento ad un modello di sviluppo che a noi sinceramente non piace.
  Infine è sbagliato anche prorogare...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MASSIMILIANO BERNINI....la scadenza del termine previsto per l'adeguamento della formazione di cui all'accordo del 22 febbraio 2012. Sarebbe ingiusto nei confronti di tutti i lavoratori che in questi ultimi 24 mesi sono stati formati puntualmente dai datori di lavoro rispetto al congruo termine previsto dall'accordo e dagli articoli del testo unico...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chimienti, ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente. Il cosiddetto decreto milleproroghe, nato come misura eccezionale e straordinaria, da dieci anni a questa parte è oramai divenuto un appuntamento fisso di questa Aula. Un appuntamento fisso in cui non si fa altro che certificare la sostanziale inutilità di qualunque termine fissato per legge. Dunque, l'inutilità della legge stessa.
  I termini di legge sono posti, o meglio, dovrebbero essere posti, per essere rispettati e non certo per essere prorogati. Ciascuna proroga tenta solo di mascherare l'incapacità del legislatore di regolare in Pag. 59modo credibile, certo e rigoroso, i temi di interesse pubblico. Cosa succede, di fatto ? Che questa prassi parlamentare, oramai divenuta consuetudinaria, non fa altro che inculcare nei cittadini l'idea che i termini possano anche non essere rispettati. In fondo, a cosa dovrebbe servire rispettarli se tanto è oramai prassi che vengano prorogati, anche dopo la loro scadenza ? La certezza del diritto, questa sconosciuta. In questo guazzabuglio di norme prorogate, termini cancellati o revocati, molte volte si finisce anche per infilare norme ad personam, come avvenne, ad esempio, nel 2007, con l'estensione di due anni del mandato dei componenti delle Autorità indipendenti, il cui beneficiario più illustre fu Lamberto Cardia, allora presidente della Consob. Ebbene, l'intento del MoVimento 5 Stelle è invece quello di utilizzare questo strumento di cui si abusa quantomeno per finalità nobili. E in questo senso vorrei porre all'attenzione di quest'Aula il problema di chi è risultato idoneo a concorsi pubblici ma non vincitore. Si tratta di allievi di polizia, collaboratori amministrativi INPS, addetti alla ricostruzione dell'Abruzzo dopo il terremoto e alle amministrazioni di Roma e Napoli. Figure variegate che hanno maturato un diritto e che ora non possono essere ignorate. Considerando, peraltro, il blocco del turnover con lo stop totale alle assunzioni fino al 2016, stabilito dal Governo nell'ultima legge di stabilità, il MoVimento 5 Stelle chiede la proroga fino al 2018 della scadenza delle graduatorie vigenti dei concorsi pubblici. Non si tratta soltanto di veder riconosciuti gli interessi legittimi di tutti quei giovani che hanno sostenuto un concorso risultando idonei e di risparmiare così soldi pubblici che verrebbero sprecati in nuovi concorsi quando esistono già graduatorie che potrebbero essere utilizzate. La nostra proposta va anche nella direzione di eliminare una grave stortura, dal momento che con la legge di stabilità si instaura una disparità di trattamento con i titolari di rapporti flessibili che sono stati già prorogati al 2018, in contrapposizione alla normativa speciale introdotta dalla legge n. 125 del 2013. Non possiamo dimenticare, inoltre, il «decreto D'Alia», del 2013, che riconosceva il diritto dell'idoneo in graduatoria di essere assunto prima dell'avvio di nuovi concorsi, equiparandolo di fatto al vincitore.
  In tutto, secondo le ultime stime del Formez, oggi gli idonei sono oltre 84 mila, presenti in 9.225 differenti graduatorie. Ma secondo alcune stime potrebbero essere anche il doppio. Qualora i nostri emendamenti non venissero approvati, si annuncia un boom di ricorsi alla magistratura, sino ad arrivare alla Corte di giustizia europea, per contestare la violazione del principio di non discriminazione, dal momento che il Governo ha anche previsto una deroga per i beni culturali. Quindi, per tutti questi motivi, chiediamo che il Governo torni sui suoi passi, ripristinando il rispetto delle norme vigenti ed evitando gli ennesimi sperperi di denaro pubblico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, parlando del decreto chiamato «milleproroghe», vorrei in particolare focalizzarmi su due manovre, ovvero quella in riferimento alle partite IVA che sono nel regime dei minimi, le cosiddette piccole partite IVA, di cui, oltretutto, facevo parte fino a due anni fa, e quella riguardante la previdenza per appunto tutti coloro che fanno parte della gestione separata INPS. Da piccolo avvocato di provincia dico che prima potevamo iscriverci sia alla gestione separata INPS sia alla nostra cassa forense, come ente di previdenza. Con la legge n. 247 del 2012 è stato inserito, e sarà normato con il decreto delegato, l'obbligo, per esempio, per tutti i piccoli avvocati, di iscriversi alla cassa forense anche se prevedono o se hanno un reddito inferiore a 10 mila euro. Qual è il problema non solo degli avvocati ma anche, ad esempio, dei farmacisti, soprattutto dei piccoli farmacisti, di altre realtà libero-professionali che hanno l'obbligo di iscrizione alle cosiddette casse privatizzate ?
  È che molte di queste casse prevedono dei minimi contributivi fissati per legge, Pag. 60anzi per regolamento. Ciò vuol dire, ad esempio, che, se in un anno un libero professionista guadagna 5-6 mila o anche 7 mila euro – e purtroppo può accadere soprattutto in questo momento di crisi economica, crisi che investe soprattutto i più piccoli – si trova a dover pagare dei contributi previdenziali alla propria Cassa di riferimento, contributi obbligatori, sui 3.600-4.000 euro l'anno. Ciò vuol dire che chi guadagna 7 mila euro deve pagare l'obolo di 3.600 o 4.000 euro alla propria cassa privatizzata. Vuol dire che più del 50 per cento del proprio reddito debba andare alla cassa di previdenza e questo è davvero inconcepibile, inconcepibile perché va a detrimento di tutti quei piccoli, che sono l'ossatura della nostra realtà italiana. In realtà, si vede, dal punto di vista, forse eterodiretto e paneuropeo che l'obiettivo, il grande obiettivo della finanza e dei Governi è quello di far chiudere i piccoli, i piccoli liberi professionisti, i piccoli artigiani, le piccole imprese, le piccole realtà e i piccoli commercianti a favore dei grandi, delle grandi realtà transnazionali, di coloro che possono vivere nel mercato perché magari agiscono in Italia, però magari hanno le sedi in Olanda, con rimando alla Gran Bretagna e con rimando e con conti alle Cayman. Questa è l'ottica per cui noi in Italia nel prossimo futuro, un futuro che si sta avvicinando sempre di più, diventeremo sempre più terzisti di qualcun altro, non più imprenditori di noi stessi per coloro che sono imprenditori e non dipendenti, bensì terzisti. Terzisti vorrà dire poter essere facilmente sostituiti qualora la cosa non dovesse andare bene da coloro che vivono magari, non so, in Romania, nel Maghreb, in Vietnam, in Cina ed è una cosa che purtroppo ci porterà al baratro perché, proprio quando andiamo a parlare di sviluppo della domanda interna, queste politiche portano in realtà all'abbassamento del reddito disponibile delle persone e quindi all'abbassamento della domanda interna stessa.
  E voi capirete quanto è importante in questo momento la previdenza per tutti coloro che magari sono ancora giovani, che hanno trenta, trentacinque o quarant'anni e che andranno in pensione tra trent'anni e che forse, con le casse dell'INPS che hanno raggiunto questo livello di indebitamento, con le casse di previdenza privatizzate che non si sa bene a che punto sono, poiché mancano o sono poco trasparenti le indagini sull'attualizzazione del bilancio a cinquant'anni come ha previsto la legge Fornero, ebbene, queste persone che adesso pagano più del 50 per cento in contributi previdenziali forse si troveranno tra venti o trent'anni a non poter più accedere a un sistema pensionistico e quindi magari ad accedere al sistema pensionistico della pensione sociale INPS. Questo è un pericolo che non viene compreso con questo decreto «milleproroghe», sebbene preveda il non innalzamento della copertura previdenziale per la gestione separata. Però, questo non basta purtroppo; non basta perché è ovviamente troppo alto, perché, mentre per i lavoratori dipendenti, una parte la paga il datore di lavoro e una parte il dipendente...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ANDREA COLLETTI. ... per i liberi professionisti, la pagano interamente i liberi professionisti e quindi dovremmo fare davvero un'analisi di quello che sarà il futuro del Paese per coloro che vogliono fare impresa, piccola impresa in questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie Presidente, io mi soffermerò soprattutto sulla parte degli idonei vincitori di concorso, in quanto ho presentato un emendamento con il quale prevedo la proroga al 2018 della scadenza delle graduatorie vigenti dei concorsi pubblici, visto il blocco totale delle assunzioni fino al 2016, stabilito dai commi 424 e 425 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 23 dicembre 2014.
  Va ricordato innanzitutto che con questa legge si stabilisce una disparità di Pag. 61trattamento con i titolari di rapporti flessibili, che sono stati già prorogati fino al 2018, in contrapposizione alla normativa speciale introdotta dalla legge n. 125 del 2013. Vorrei tuttavia scendere più in profondità con il ragionamento.
  A seguito dell'approvazione della legge di stabilità per il 2015, infatti, il Governo, per consentire la gestione degli oltre 20.000 esuberi che sono derivati dall'applicazione della cosiddetta legge Delrio, quindi quella sulle province, che dispone il ridimensionamento delle province, ha imposto a tutte le amministrazioni, sia territoriali che centrali, il blocco delle assunzioni per gli idonei dei concorsi pubblici.
  La clausola di salvaguardia presente riguarda soltanto i candidati risultati vincitori, i quali sono stati, per la gran parte, già assunti. Il blocco delle assunzioni, che varrà fino al 2016, ha spazzato le aspettative degli idonei, che magari si differenziavano dai vincitori soltanto per questioni anagrafiche o per avere un figlio a carico. Si tratta di giovani per i quali è stato comprovato il loro merito in un concorso pubblico, ma che vedranno cancellate le loro aspettative per una scelta politica che nulla ha a che fare con il buon senso.
  Alcuni sostengono che gli idonei non sono vincitori, ma dal punto di vista giuridico ciò non trova riscontri, dato che quest'Aula aveva approvato nel 2013 la cosiddetta legge D'Alia. Questa legge accostava, secondo l'articolo 4, comma 3, i candidati risultati vincitori delle procedure concorsuali ai candidati risultati idonei almeno per ciò che riguarda gli anni successivi al 2007, lasciando inalterata la facoltà in capo agli amministratori del potere di assumere gli idonei delle graduatorie successive al 2003. La stessa legge D'Alia prorogava, quindi, tutte le graduatorie fino al 31 dicembre 2016. Il blocco delle assunzioni di fatto svuota questa prescrizione.
  Al di là di queste valutazioni, che tengono conto degli interessi non trascurabili dei giovani vincitori di concorsi, vorrei aggiungerne qualcuna che tiene conto degli interessi della pubblica amministrazione. Il blocco del turnover, lo sappiamo, impedisce il ricambio generazionale. La «manovra Tremonti» ha prorogato fino al 2013 un turnover limitato al 20 per cento, un meccanismo che consente alla pubblica amministrazione di assumere solo il 20 per cento del personale cessato, impedendo fino al 2014 un ricambio nel comparto pubblico. Quindi, per ogni dieci persone che vanno in pensione soltanto due possono essere assunte. Tutto ciò non solo comporta un significativo invecchiamento della pubblica amministrazione, ma l'assenza delle competenze necessarie favorisce il ricorso all'esterno del personale, oppure porta ad un assorbimento delle funzioni parziale e inefficace. Assumere personale qualificato significa ridurre i costi della pubblica amministrazione e non aumentarli, visto che senza di esso si ricorre a qualche escamotage con una corrispondente riduzione dei servizi.
  Peraltro, come ben sappiamo, il blocco delle assunzioni non significa bloccare i concorsi. E così si bandiscono nuovi concorsi, a dispetto delle graduatorie vigenti, oppure si lasciano scadere le graduatorie per potere bandire nuovi concorsi. Un evidente dispendio di risorse economiche e umane, che non valorizza il ruolo degli stessi concorsi pubblici e delle conseguenti graduatorie, in contrasto con l'attuale tendenza della giurisprudenza e con le esigenze di economicità e di efficacia. Eppure, i concorsi costano. Ma, come si sa, il concorso è diventato uno strumento elettorale. L'iter farraginoso dei concorsi pubblici, che prevede un atto di autorizzazione a bandire e, a procedure concluse..., un atto di autorizzazione ad assumere, ha di fatto trasformato i concorsi pubblici in uno strumento elettorale. Sempre più l'autorizzazione a bandire viene rilasciata alle porte di una nuova tornata elettorale, per poi trasferire l'onere delle assunzioni al Governo che verrà. Detto in una parola, non si scommette più sui giovani. Rinunciare alla tutela degli interessi di questi giovani corrisponde a condannare una generazione ad un futuro di precarietà senza certezze.
  È per questo motivo che ho presentato questo emendamento che fa bene alla Pag. 62pubblica amministrazione e crea certezze, dando un futuro e consolidando il senso di affidamento nei confronti della legge. Sappiamo che almeno in questa sede il percorso di questo emendamento è segnato, ma spero che il Ministro Madia possa rendersi conto che la questione degli idonei non riguarda soltanto i diretti interessati...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  FEDERICA DIENI. Ho concluso, grazie. Che pure rappresentano, dicevo, un numero imponente di decine di migliaia di giovani che hanno studiato e che hanno dovuto affrontare un concorso. Si tratta, dunque, di investire sulla pubblica amministrazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Anche oggi ci troviamo di fronte al paradosso per cui ogni settimana in entrambe le Camere, praticamente, dobbiamo ratificare, perché di questo si tratta, dei decreti che peraltro sono incostituzionali, perché disomogenei, perché non hanno carattere d'urgenza e quant'altro. Questi decreti omnibus, che noi andiamo ogni volta a discutere, non sono poi sufficienti a risolvere quelle che sono le problematiche dei cittadini e, quindi, ci troviamo appunto nel paradosso e nella contraddizione in termini che ogni anno dobbiamo votare questo decreto milleproroghe che, appunto, dimostra l'incapacità del legislatore di affrontare le problematiche intervenendo con provvedimenti legislativi insufficienti.
  E il paradosso non finisce qui, perché ? Perché nel milleproroghe ci rendiamo conto che si vanno talvolta a risolvere, se così si può dire, delle problematiche create dallo stesso legislatore, come, per l'esempio, per le partite IVA. Ma la cosa ancora più assurda è che il Governo stesso poi si prende i meriti, cioè si aumenta la tassazione per le partite IVA, si solleva comunque una lamentela popolare piuttosto diffusa e forte, perché ricordiamo che le partite IVA in questo Paese sono qualche milione, per non parlare poi delle partite IVA monocommittenti, per le quale vi è un abuso di tipo contrattuale, se vogliamo, nel senso che esistono contratti di lavoro di un certo tipo, esiste il lavoro autonomo, e le partite monocommittenti, già per loro stessa natura, sono un qualcosa di poco legittimo dal punto di vista giuslavoristico.
  Quindi, il fatto che il Governo si prenda i meriti per un errore fatto dallo stesso è a dir poco paradossale. Le tematiche affrontate in questo milleproroghe sono le seguenti. Come dicevo poc'anzi, vi sono le partite IVA, per le quali torna in vigore il vecchio regime per i contribuenti minimi con imposta sostitutiva al 5 per cento, che convivrà fino a fine anno con il nuovo sistema impositivo, che innalza la tassa al 15 per cento. Viene ripristinato anche il precedente sistema di raccolta contributiva dagli autonomi; l'aumento previsto avverrà in maniera graduale con l'aliquota al 27 per cento, destinata però a crescere con il passare del tempo, e questa è una cosa da non dimenticare assolutamente. Poi c’è tutta la questione relativa agli sfratti, e questo è un problema di sistema praticamente, perché ogni volta che lo si va a riaffrontare c’è un problema per i proprietari di casa come per chi poi subisce lo sfratto, e qui si rientra poi in un loop nel quale poi nessuno riesce a trarre alcun beneficio. Quindi, non si risolve in maniera organica questo problema, e diciamo ancora che, dopo le pressioni dei sindacati e degli enti locali, il Governo ha concesso una proroga di quattro mesi per rendere esecutivi gli sgomberi di locazioni, che consentirà, negli auspici del Governo, di valutare caso per caso e rendere operativi solo quelli in cui non sarà compromessa la situazione di famiglia a rischio di finire in mezzo alla strada. Poi, c’è la questione Equitalia: nuovo regime, nuovo margine, per chiedere una rateazione sui debiti con il fisco. Ad essere coinvolti sono i debitori insolventi che al 31 dicembre scorso non hanno regolarizzato la propria posizione, vedendo scadere i termini definitivi. Per loro verrà concesso un margine Pag. 63extra fino al 31 luglio prossimo per concordare un piano di rientro. Poi vi è la questione dei giudici di pace, con l'emendamento che consentirà agli enti locali più ridotti di avvalersi fino al prossimo 30 luglio della figura abolita a seguito della riforma degli ultimi anni. Vi sono poi gli avvocati: con la riforma dell'esame di abilitazione che slitta al 2017; le farmacie: la titolarità dell'esercizio potrà arrivare con l'iscrizione regolare all'albo, eccetto le 2.600 sedi soggette a concorso straordinario; per poi passare agli appalti: mentre le pubbliche amministrazioni cercano di orientarsi con il nuovo strumento dello split payment viene spostato a fine 2016 l'acconto di una quota parte alle imprese, che viene però accresciuta del 205, al fine di soddisfare le esigenze di liquidità delle aziende interessate. Ecco, per non parlare poi dei concessionari delle autostrade, che poi con questi aiuti continui di Stato, così si possono configurare rischiano – e qui concludo – una sanzione da parte della Commissione europea.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Grazie Presidente, come hanno già sottolineato più volte i colleghi, questo decreto non fa altro che reiterare un problema a livello normativo, importante che c’è, sussiste, e sono ben dieci anni che si continua a prorogare una serie di provvedimenti e di norme che andrebbero invece disciplinate in maniera corretta. All'interno di questo decreto troviamo di tutto e di più: dalle proroghe in materia di pubblica amministrazione alla giustizia amministrativa, allo sviluppo economico, ai beni culturali, alla materia che riguarda il Ministero dell'interno, alla difesa.
  E, proprio su questo punto, vorrei sottolineare che il Governo ha svuotato i fondi per il pattugliamento delle Forze armate nella Terra dei fuochi, così come sottolineava anche la collega Basilio poc'anzi; fondi, tra l'altro, appena approvati nella legge di stabilità. Questi fondi sono stati trasferiti ad altre operazioni, quindi a «strade sicure», a operazioni di vigilanza, principalmente quelle attinenti all'Expo 2015.
  Quindi, cosa accade ? Si utilizza lo strumento del milleproroghe per aggirare e svuotare la volontà del Parlamento, decisioni che abbiamo preso in Commissione e che sono state condivise. Questi dieci milioni di euro stanziati per il 2015 per la Terra dei fuochi sono stati, poi, dirottati altrove. Noi, ovviamente, non siamo contrari a che eventi a rischio terrorismo, come Expo 2015, godano del servizio di vigilanza straordinario delle nostre Forze armate, ma chiediamo che questo non avvenga a discapito delle operazioni di contrasto alla criminalità organizzata in Campania, anche perché sappiamo benissimo quanto questa terra sia già vessata dalla problematica in oggetto.
  Problematica che va affrontata in maniera risolutoria e non prorogata continuamente. Quindi, diciamo che queste sono delle strategie, dei piccoli trucchi, che vanno a discapito della sicurezza e della salute dei cittadini. Avevamo, tra l'altro, proposto di finanziare la nuova operazione attingendo alle risorse dei fondi destinati alle missioni militari internazionali, ma la nostra proposta emendativa non è stata presa in considerazione, cioè quella di sperimentare forme di pattugliamento della Terra dei fuochi più moderne ed efficaci, per esempio con l'ausilio dei droni. Sotto questo profilo, è stata anche approvata una risoluzione in Commissione.
  Oltre alla problematica della Terra dei fuochi, di questo dirottamento di fondi, il Governo, con questo milleproroghe, ha anche scelto di affossare un'economia che si stava affermando e di non rispondere ai richiami di migliaia di famiglie. Basti pensare, per esempio, al fatto che nel milleproroghe non sia passato l'emendamento che chiedeva di rinviare l'aumento dell'IVA per il pellet dal 10 al 22 per cento.
  Così facendo, si tassa un settore in crescita, bloccando sul nascere un circolo virtuoso tra economia e tutela ambientale. Speriamo che comunque possa cambiare qualcosa sotto questo profilo e che tutto Pag. 64ciò, infine, non vada in porto. Ma la toppa più grande è senz'altro sulle partite IVA, con la proroga del vecchio regime dei minimi e lo stop alla crescita dei contributi INPS. Vi è anche il cerotto sul blocco degli sfratti, centoventi giorni solo per i casi più gravi, e tante piccole compensazioni attese da aziende indebitate e fornitori della pubblica amministrazione.
  Per concludere, pochi regalini confermati, autostrade in testa. Quindi, anche il settore dei trasporti è interessato, e le infrastrutture. Quello sulle partite IVA è un dietrofront clamoroso, arrivato dopo le proteste a oltranza dei freelance. Solo poche settimane fa, il Governo aveva abolito il vecchio regime dei minimi, quello riservato a chi ha meno di 35 anni e guadagna fino a 30 mila euro lordi.
  Insomma, diciamo che in questo decreto vi è di tutto e di più, è un mix di tutto, è un decreto omnibus a tutti gli effetti, e noi – lo abbiamo detto fin dal principio di questa legislatura – siamo assolutamente contrari a questo tipo di metodologia. Bisogna legiferare in modo chiaro, in modo serio, e non continuare a spostare le problematiche a tempi futuri.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Da Villa. Ne ha facoltà. Avverto che mi è stato chiesto di scambiare le posizioni dei deputati Luigi Gallo e Federica Daga. Quindi, il deputato Luigi Gallo sarà quello che interverrà dopo la deputata Marzana. Prego.

  MARCO DA VILLA. Grazie, Presidente. Vengo da una città, Venezia, che è stata coinvolta molto da vicino da questo provvedimento.
  Vengo da una città dove almeno fino a ieri, e lunedì io ero presente, la sede del comune di Venezia, Ca’ Farsetti, era occupata dai dipendenti comunali, che chiedevano a gran forza quello che spetta a loro come dipendenti, ma soprattutto alla città di Venezia, cioè un'amministrazione onesta e ricordo che a Venezia non c’è un'amministrazione, perché Venezia, dopo i noti scandali del MOSE ha un commissario di Governo, il dottor Zappalorto, che come primi provvedimenti ha pensato di andare comunque a toccare le tasche dei dipendenti, però ha lasciato, di fatto, intatta la dirigenza. Quindi, il commissario del Governo che doveva mettere le mani su una situazione molto ingarbugliata, su un'amministrazione che sicuramente non ha brillato per trasparenza e per oculatezza nelle spese e che è stata colpita direttamente sul proprio sindaco per quanto a riguarda lo scandalo MOSE, ha fatto la scelta di confermare la stessa dirigenza che aveva posto lì questa classe politica.
  Io personalmente ho avuto a che fare con il commissario di Governo, Zappalorto, in un'occasione particolare, in occasione della mia richiesta di una maggiore possibilità di partecipazione democratica dei cittadini di Venezia alla vita dei Venezia; in che termini ? Come sappiamo una delle attività di partecipazione, che è quella della raccolta delle firme per il referendum, per iniziative di legge che vengono dal popolo, è condizionata alla presenza di persone che possano autenticare la firma dei cittadini. Ovviamente, in una situazione in cui il consiglio comunale è caduto e il consiglio provinciale è commissariato, molte delle figure che sul territorio, in maniera anche molto flessibile, possono svolgere questa funzione di autenticazione delle firme, cioè i consiglieri comunali o provinciali, non ci sono. Quindi, a fronte di questa mancanza di persone che potessero garantire l'esercizio democratico da parte dei cittadini di Venezia, la mia richiesta è stata quella di poter ampliare la platea di persone, di funzionari, che potessero svolgere questa funzione, quali sono ? La legge li individua: i funzionari indicati dal sindaco o, in questo caso, dal Commissario straordinario. La risposta è stata che semplicemente i funzionari c'erano già, i cittadini li potevano trovare in orario d'ufficio, nei loro uffici, a svolgere questa funzione di autenticazione. La mia richiesta era diversa, era: dia la possibilità a tutti i funzionari, che volontariamente si rendono disponibili a fare questo, di svolgere questa funzione di certificazione delle Pag. 65firme. Il Commissario Zappalorto, che rispecchia direi lo spirito di «democraticità» di questo Governo, ed è emanazione di questo Governo, ha detto «no guardi, sono sufficienti questi».
  Questo è per dire la situazione di Venezia che è stata poi risolta da un emendamento presentato con un piccolo ricattino: «o ci stiamo tutti o l'emendamento non passa», però, in questo caso, non siamo caduti nel giochetto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Grazie Presidente, anche quest'anno è arrivato puntuale il decreto milleproroghe, un appuntamento che si ripete da dieci anni con cui il Governo proroga i termini normativi delle tematiche più disparate.
  Di fatto, al capolinea si presenta un treno carico di proroghe, che prolunga il viaggio della speranza di tutti quei cittadini che invano attendono di vedere risolte questioni non più rimandabili.
  Da componente della Commissione cultura voglio accendere i fari su una proroga inerente il mondo della scuola. Si tratta dell'ennesimo rinvio della costituzione del Consiglio nazionale dell'istruzione, soppresso dal Governo Monti alla fine del 2012: si tratta di un organo democratico e di rappresentanza della scuola che il Ministero dell'istruzione avrebbe dovuto ripristinare; e invece, attraverso continue proroghe, una contenuta pure nel recente decreto-legge sulla pubblica amministrazione, continua a rimandarne la costituzione, e con dolo a fare salvi tutti gli atti e i provvedimenti adottati in assenza del parere di tale organo. Tutto ciò a discapito della scuola pubblica, che priva del suo organo di rappresentanza ne risente di autorevolezza.
  Questo Consiglio formula pareri obbligatori sulle politiche del personale della scuola, sulla valutazione, sull'organizzazione del sistema scolastico nazionale e in merito ad altri provvedimenti in materia di pubblica istruzione, senza i quali i numerosi atti del MIUR sono illegittimi. Oggi il compito di questo Consiglio è ancora più prezioso, considerato che il Governo si prepara ad apportare modifiche rilevanti al sistema scolastico, e in particolare in tema di personale e di valutazione scolastica.
  Ma a distanza di due anni dallo scioglimento, di un anno dalla sentenza del TAR, e nonostante la nomina del viceprefetto Tedeschi in qualità di commissario ad acta per dare esecuzione alla sentenza, non si trova una soluzione al problema determinato dall'incapacità del Governo Monti, che improvvidamente e illegittimamente ha soppresso tale organo. Non vorremmo che dietro questo prolungamento dei tempi e l'inerzia del Governo Renzi ci fosse la stessa incapacità e la stessa insensibilità nel comprendere l'importanza degli organismi democratici e di rappresentanza per il buon funzionamento della scuola. Oggi non possiamo perdere altro tempo: occorre anticipare e ripristinare le funzioni del Consiglio superiore dell'istruzione. Questo atteggiamento dilatorio è grave ed inaccettabile: ne va del rispetto della giustizia, del ripristino della legalità, della credibilità del mondo scolastico, dell'esercizio della democrazia nelle istituzioni formative. Per questo il MoVimento 5 Stelle ha presentato un emendamento a questo decreto-legge, finalizzato ad anticipare la costituzione di questo organo.
  Mi permetta, Presidente, di sottolineare che la deputata Malpezzi in Commissione bilancio con veemenza ha tolto perfino la parola al sottosegretario per sostenere la legittimità di questa proroga, in vista delle modifiche che il Governo starebbe per fare su questo tema. Ebbene, se il Governo vuole mettere le mani sugli organi collegiali lo faccia nel rispetto delle norme vigenti e in ottemperanza di quanto sentenziato nelle aule giudiziarie; e considerato che questo Consiglio valuta gli atti amministrativi del MIUR e che a pensare male, signor Presidente ci si azzecca sempre, riteniamo che Governo e maggioranza si rifiutano di costituire questo importantissimo organo per agire indisturbati nel mettere a soqquadro e depredare ciò che della scuola rimane.Pag. 66
  Voglio soffermarmi pure sulla proroga relativa agli ex LSU di Palermo. Nella legge di stabilità per la città di Palermo era già prevista una proroga degli appalti dei servizi di pulizia nelle scuole. A distanza di due mesi ci ritroviamo a discutere di una nuova proroga che riguarda la stessa città, gli stessi appalti, le stesse cooperative. Voglio precisare che già in precedenza l'assegnazione dell'appalto è avveduta bypassando la regolare gara Consip: nonostante ciò, il Governo continua a prorogare l'appalto e a derogare alla normativa sull'affidamento degli appalti, proponendo di fatto la solita cooperativa.
  Concludo. Non tacendo lo spreco di denaro, considerato che appaltando il servizio, anziché affidarlo ai collaboratori assunti in organico, non solo si spende di più, visto che si stanziano ulteriori 19 milioni in deroga ai soldi che annualmente vengono stanziati, ma si assicura pure solo il profitto delle cooperative.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARIA MARZANA. Concludo. A farne le spese i lavoratori bistrattati e gli studenti costretti a vivere in ambienti insalubri. La nostra soluzione, signor Presidente ? Internalizzare i servizi di pulizia delle scuole. Lo chiede il MoVimento 5 Stelle con una proposta di legge e adesso con un emendamento, lo chiedono i lavoratori, lo chiedono gli studenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, vogliamo spiegare ai cittadini cosa significa milleproroghe. Significa avere un Governo che non è capace di programmare e svolgere la sua attività per il Paese. Significa che quando un Governo, un uomo solo al potere, come Renzi, sceglie la velocità a scapito della qualità, lo stesso Governo deve correre a mettere toppe. Allora, Presidente, se spieghiamo questo, appare lampante che il vero ostruzionismo, la vera palude di questo Paese è il signor Renzi e il suo Governo non legittimato elettoralmente da nessun italiano.
  Ma voglio sottolineare che la scarsa capacità di questo Governo è legata anche ad altro. Noi abbiamo norme figlie di un Dio minore, che dal 2013 non trovano attuazione. Ne cito solo alcune. La biblioteca virtuale nazionale di libri digitali autoprodotti nelle scuole, proposta dal MoVimento 5 Stelle, che è legge e che doveva essere operativa da settembre 2014, avrebbe fatto risparmiare soldi a milioni di famiglie, peso sulle spalle a milioni di bambini. Ma cosa importa, al Governo, del bene dei cittadini ? Preferisce tutelare le case editrici che speculano e tenere una legge già approvata nel 2013 nel cassetto del Ministero.
  Come anche accade per le linee guida per evitare la somministrazione di cibo poco salubre nelle scuole dove vanno i nostri bambini: altra proposta del MoVimento 5 Stelle, che è legge dal 2013, tenuta in soffitta a scapito della salute dei nostri figli.
  Presidente, può un Governo decidere quali norme vigenti dal 2013 attuare e quali no ? È vero che Renzi è quello che ha fatto fuori il suo compagno di partito Letta, ma addirittura fare fuori, far scomparire in un limbo le leggi approvate durante il Governo Letta, tra l'altro a firma del MoVimento 5 Stelle, mi sembra troppo anche per la smisurata ambizione di Renzi.
  Ma cosa c’è in questo milleproroghe che contestiamo ? I soliti regalini a norma di legge: la mini proroga degli sfratti, che tiene fuori il 92 per cento dei soggetti coinvolti, che rischiano lo sfratto per morosità; non a caso è stato applaudito da Confedilizia. C’è un regalino all'Aifa, l'Agenzia del farmaco, per aggirare la spending rewiev e salvare quattro dirigenti. C’è il regalo ai signori delle autostrade. Il meccanismo previsto dallo «sblocca Italia» che permette di prorogare automaticamente e senza gara le concessioni: un regalo da 16 miliardi di euro destinato ai gruppi Gavio, in ottimi rapporti con il premier, Benetton e Toto.Pag. 67
  Due giorni fa il presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone ha criticato la norma, auspicando una revisione, mentre l'Unione europea è pronta a sanzionare l'Italia. Se così fosse, i concessionari per legge potranno rivedere al rialzo i pedaggi, nonostante lo abbiano già fatto, come un orologio svizzero, il 1o gennaio 2015, inaugurando un altro anno di Governo Renzi: altri soldi che dovranno cacciare i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La ciliegina sulla torta di questo milleproroghe è quella di riesumare il maxi sconto per il servizio pubblico RAI e per la privata Mediaset. E quanto costa questo regalo ? In quattro anni lo Stato avrà 38,4 milioni di euro in meno dalla controllata di Berlusconi e 72 milioni di euro dalla RAI (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non avete scontato il canone ai cittadini italiani, quello no, nonostante una lettera della Commissione europea. Ancora una volta avete soccorso il pregiudicato e condannato le emittenti locali, destinate a scomparire.
  In tutto questo il MoVimento 5 Stelle, forza che ormai è impegnata quotidianamente a limitare i danni di maggioranza e Governo purtroppo, ha bloccato con proprio emendamento il contestato aumento dell'aliquota per i contributi previdenziali, dal 27,72 al 29,72 per cento, che per la legge Fornero, votata da PD e Forza Italia, doveva arrivare al 33 per cento nel 2019.
  Allora, faccio un appello disperato al Governo: fermatevi a riflettere, avete un cervello anche voi. Ormai non sapete neanche dove state andando. Smettetela con i regalini e pensate ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie Presidente, quanto tempo posso avere ?

  PRESIDENTE. Lei ha diritto a cinque minuti, come tutti i suoi colleghi. Anzi, quattro minuti e cinquanta secondi adesso.

  MATTEO DALL'OSSO. Troppo gentile. Allora, Presidente, ringraziando gli amici e i colleghi del MoVimento 5 Stelle, vorrei soffermarmi ringraziando in ordine Nicola Bianchi e/o Marco Brugnerotto e/o Emanuela Corda e/o Luigi Gallo per aver espresso il mio pensiero. Ma, come ripeto, tutti, ma tutti gli interventi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Inoltre, sapete, anche se sono in Aula da inizio seduta, mi sembra di avere il fuso orario di Los Angeles, cioè, se non sbaglio, nove ore di fuso. Perché ? Perché qui si lavora di notte e, come dissi l'anno scorso, io so che le prostitute e i ladri lavorano di notte e chiedo scusa davvero alle prostitute, che spesso sono ridotte in schiavitù, per averle paragonate ai politici italiani. Detto questo, come dicevo, semioticamente parlando, perché utilizzare il termine «milleproroghe» e non «diecimila rinvii» ? Per che cosa poi ? Per cosa ? Per i soliti favorini, favoretti e favorucci agli amici degli amici: amico mio, non ti preoccupare, fatte li ca....miei.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie Presidente, il decreto milleproroghe è uno strumento, come abbiamo detto più volte, che rappresenta la fotografia esatta di un rapporto malato fra lo Stato e la sua amministrazione nel rapporto corretto con i cittadini. Lo è soprattutto perché a volte le norme, la qualità della nostra legislazione, i passaggi dirimenti della vicenda del bicameralismo che stiamo affrontando con il suo superamento, fanno della nostra legislazione uno degli elementi che più ritardano l'apporto di correttezza, ma anche di funzionalità ed efficienza degli organi dello Stato. Non sono parole mie, sono le parole del sottosegretario Amici. Fa piacere che un membro del Governo abbia capacità di interloquire con l'Aula molto più di tanti altri membri del Governo che vengono qui a porre la questione di fiducia o a confermare i pareri del relatore per la maggioranza. Possiamo dirlo per il sottosegretario Pag. 68Amici e per pochi altri, purtroppo per il Paese. Ma il sottosegretario in questa occasione ha sicuramente ragione. Il cosiddetto milleproroghe è un provvedimento che non ha eguali con i nostri omologhi europei e, allora, forse qualche domanda ce la dobbiamo porre: o in Europa sono tutti cretini che non utilizzano uno strumento come questo per prorogare dei termini o, forse, il nostro Paese ha dei seri problemi da diversi anni nel fare delle leggi che poi non siamo capaci di far attuare nel nostro Paese.
  Ma quello che più colpisce è purtroppo l'atteggiamento di ieri del PD che, trovandosi davanti a nove ore di discussione sulle linee generali, a malincuore ha interrotto la discussione, salvo poi ripetere la questione oggi interrompendo la discussione sul complesso degli emendamenti. Forse, una volta al giorno gli viene bene fare questo genere di interruzioni. Voglio un attimo riprendere le parole del collega Richetti, l'unico che ha avuto la possibilità dentro quest'Aula, prima dell'interruzione voluta dal Partito Democratico, di dire quello che veramente voleva dire e con il sorriso cercare di giustificare un'idiozia legislativa, quella che è il milleproroghe. E mi creda, Presidente, solo Richetti poteva fare un discorso del genere, soprattutto con il sorriso, segno fulvido e fulgido della fantasia al potere. Ieri Richetti diceva: «Si deve recuperare rispetto al fatto che in questo tempo imporre l'innalzamento delle aliquote avrebbe prodotto minori risorse nette in disponibilità delle persone. Ma quel minimo non va interrotto.
  E bisogna anche dirsi che quando si governa e si fa il complicato mestiere della maggioranza si è di fronte ad un altro problemino, cioè che, quando si ha un euro, non lo si può promettere a tre persone. Anche a me piacerebbe dire che con quell'euro aumento le pensioni, risolvo la disoccupazione e lo uso per le famiglie bisognose. Ma ne ho uno di euro. Quando si hanno poche risorse a disposizione bisogna guardare negli occhi il Paese e spiegargli che si preferisce far fronte a contratti di solidarietà, disoccupazione, sfratti e partita IVA piuttosto che l'IVA sui pellet, applausi dei deputati del Partito Democratico». Guardi, signor Presidente, non è che bisogna tenere dei punti fermi in questo Paese quando si fanno delle boiate perché innalzare l'IVA e innalzare la tassazione per le partite IVA minime non è certo un gesto eroico e dovuto. È una cavolata e quindi non bisogna tenere il punto fermo e non bisogna neanche prorogarlo, bisogna proprio cancellarlo. E io capisco che Richetti, abitando nella calda e accogliente Romagna, non si rende conto che chi abita nelle zone montuose del nostro Paese, ad esempio a Belluno o a Bolzano, e che fa proprio i conti con tre euro nelle tasche e forse non tanto di più, fa un investimento nella vita e decide che, invece di avere mille euro di bolletta del gas, compra una stufa a pellet, sapendo che c’è un'agevolazione fiscale per comprare il combustibile e dice: pago meno bolletta del gas, spendo un po’ di soldi nel pellet, che costa meno del gas, e quell'investimento lo vado ad ammortizzare nei prossimi cinque anni perché risparmio. Se poi il Governo, da un giorno all'altro, gli aumenta l'IVA dal 10 al 22 per cento, quel cittadino qualche problema probabilmente se lo crea e probabilmente si arrabbia un pochettino perché loro, i cittadini, veramente fanno i calcoli in tasca con l'euro e non è una questione di tenere fermo il punto. Aumentare la tassazione sui pellet quando centinaia di migliaia di cittadini italiani hanno fatto investimenti importanti e ammortizzano quell'investimento sulla durata di lungo periodo, innalzargli la tassazione è una cavolata. I cittadini si incazzano, vorrebbero bastonarci e in questo caso fanno bene perché, come l'aumento della tassazione sui minimi o l'aumento dell'aliquota INPS sulle partite IVA, è una cosa che non va assolutamente fatta e non va assolutamente prorogata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, per questo intervento non ho una Pag. 69nota scritta che mi permette in qualche modo di seguire un filo già preparato e non ne ho bisogno perché ci sono due considerazioni da fare su questo provvedimento. Il primo è una considerazione di metodo. Il mio collega l'ha già detto: durante la fase di discussione in Commissione, per stessa ammissione del sottosegretario, è stato ammesso che il milleproroghe è uno strumento – lo abbiamo detto più volte, ripeteva il sottosegretario – che rappresenta la fotografia esatta di un rapporto malato tra lo Stato e la sua amministrazione nel rapporto corretto con i cittadini. Lo è soprattutto perché a volte le norme, la qualità della nostra legislazione, i passaggi dirimenti della vicenda del bicameralismo che stiamo affrontando con il suo superamento fanno della nostra legislazione uno degli elementi che più ritardano il rapporto di correttezza ma anche di funzionalità ed efficienza degli organi dello Stato. Quindi il sottosegretario riprendeva delle affermazioni fatte da altri colleghi e ammetteva quello che tutti noi in quest'aula stiamo ripetendo da questa mattina cioè che, agli occhi di un cittadino qualunque, di un cittadino normale, il milleproroghe dovrebbe essere una misura straordinaria in cui magari si inseriscono delle norme per colmare dei vulnus che si sono creati a causa di una serie di motivazioni. Alcune possano essere certamente importanti, certamente legittime, altre evidentemente meno e ci si aspetterebbe, agli occhi di un cittadino normale, che il milleproroghe abbia sempre delle norme diverse ma questo non è quello che accade e lo dice bene il Comitato per la legislazione. Pensi, signor Presidente, noi paghiamo profumatamente dei comitati, degli organismi che dovrebbero aiutare questo Parlamento e soprattutto il Governo, visto che il Parlamento ratifica soltanto, a legiferare meglio.
  E il Comitato per la legislazione dà queste indicazioni, peccato che queste indicazioni vengano smentite, vengano ignorate: lo dice sotto numerosi profili il disastro che questo Governo, con questo «milleproroghe», sta facendo.
  Nella prima pagina di questo parere, il primo appunto che fa il Comitato per la legislazione è sotto il profilo dell'omogeneità del contenuto. Dice: «il provvedimento, che si compone di quattordici articoli (...), disciplina l'entrata in vigore, reca disposizioni che intervengono, come fisiologicamente accade per i decreti-legge così detti «milleproroghe», su numerosi ambiti materiali, ma che risultano legate tra loro dalla comune funzione di prorogare o differire termini previsti da disposizioni legislative vigenti, ovvero di introdurre regimi transitori».
  Il problema non è la vastità delle materie, ma il fatto che alcune materie sono le medesime su cui si interviene prorogando i termini di entrata in vigore o di ritardo della conclusione di una norma da anni: ci sono norme che vanno avanti in proroga da più di un decennio. Allora, vorrebbe il buonsenso che si intervenisse con una legge ordinaria o, magari, con un decreto per sanare in maniera definitiva queste norme e non trovarci qui ogni anno, siamo al terzo di questa legislatura, in cui si vengono a prorogare dei termini, sapendo già che, l'anno prossimo, ci troveremo a fare un'ulteriore norma dello stesso tipo sulla stessa materia.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. Allora, sono sprecati i soldi dei cittadini italiani che pagano questo Comitato per la legislazione che ci dà delle indicazioni molto precise su come dovremmo operare.
  Ancora, il Comitato dice, sotto il profilo dei rapporti con la normativa vigente, che: «nel procedere a numerose modifiche della disciplina (...), il decreto non sempre effettua gli opportuni coordinamenti con le preesistenti fonti normative, sulle quali talvolta interviene mediante modifiche non testuali».
  Che cosa vuol dire ? Vuol dire semplicemente che si aprono delle voragini per fare dei ricorsi, per ingarbugliare ancora la macchina amministrativa, per far spendere soldi ai cittadini italiani per far valere dei diritti; vuol dire fondamentalmente Pag. 70che gli operatori stessi che si occupano di giustizia amministrativa rimangono confusi, perché, ogni volta, bisogna attendere degli anni affinché le varie pronunce, ai vari livelli, chiariscano il senso di queste norme fatte di fretta. Noi abbiamo avuto l'insediamento di un Presidente del Consiglio che doveva dimostrare agli italiani di fare...

  PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

  DIEGO DE LORENZIS. Concludo, Presidente. E ha emanato numerosi decreti, il decreto «del fare», dice che bisogna correre. Noi, invece, auspichiamo, forse, una maggiore riflessione, soprattutto su norme che hanno impatto su milioni di italiani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Grazie, Presidente, il comma 10 dell'articolo 8 proroga alcuni termini stabiliti dallo «sblocca Italia» per l'aggiornamento e la revisione delle concessioni autostradali. L'articolo 5, comma 1, del citato decreto, con l'obiettivo di garantire le risorse per gli interventi di potenziamento e adeguamento delle autostrade, nonché per ridurre le tariffe, prevede che i concessionari di tratte autostradali nazionali avviino una procedura di modifica del rapporto concessorio articolata in due fasi: una prima fase, nella quale il concessionario sottopone al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti le proposte di modifica del rapporto e un nuovo piano economico-finanziario; una seconda fase per la stipula dell'atto aggiuntivo e della convenzione unitaria. Il decreto-legge «milleproroghe» dispone lo slittamento del primo termine di sei mesi e del secondo termine di quattro mesi.
  Ultimamente, abbiamo fatto un'audizione con il presidente Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, che ha sostenuto che la disposizione di cui all'articolo 5 del decreto «sblocca Italia» comporta notevoli criticità, tra cui il mancato chiarimento sul rischio di un prolungamento della concessione senza alcuna contropartita in cambio per il soggetto pubblico e le difficoltà di stabilire un omogeneo trattamento tariffario nei tratti che verrebbero unificati.
  In particolare, i problemi grossi sono tre: ci si chiede se gli investimenti richiesti oggi con il decreto «sblocca Italia» vanno a sostituire gli investimenti, magari, anche ancora non eseguiti delle vecchie concessioni, e questo è fondamentale per sapere se ci stiamo prendendo in giro o se stiamo facendo un favore alle concessionarie autostradali.
  Poi c’è la questione delle tariffe, perché in Italia, come al solito, siamo incapaci di fare delle leggi coerenti e chiare e, quindi, ci sono tariffe applicate in modo diverso e calcolate in modo diverso per le varie tratte autostradali; unificandole, quali tariffe si terrebbero ? Quelle più convenienti per il concessionario o quelle più convenienti per gli utenti della strada ?
  L'ultimo punto è che il Governo – di questo ci informa Cantone – ha attivato una procedura SIEG, che è per i servizi di interesse economico generale, prenotificandola alla Commissione europea per l'unificazione di nove tratte del nord d'Italia. Questo per far sì che, unificando queste tratte, i concessionari abbiano più potere di investire per queste tratte. Peccato che, se hanno attivato questa procedura, ci chiediamo perché debbano, fuori dalla legge e fuori dalle procedure ordinarie, come la procedura SIEG, intervenire con lo «sblocca Italia»; qui, quindi, abbiamo un controsenso, abbiamo due norme che vanno a discutere dello stesso tema.
  Cantone stesso ha suggerito, tra le varie possibilità, a parte dei chiarimenti da parte del Governo che dovrebbero arrivare prima di una proroga, anche di poter far decadere questa norma dello «sblocca Italia» che è già scaduta. Allora, potevamo non prorogare i termini, ma, ponendo la fiducia, evidentemente, voi sostenete che questa norma che è criticata anche dal Pag. 71presidente Cantone, sia necessaria probabilmente per il nostro Paese. Peccato che non sia adeguata.
  Rimanendo sempre alle concessioni autostradali, dobbiamo dire che in questo sosteniamo la visione di Cantone che dice sempre che lo Stato guadagna poco dalle concessioni, perché cosa ha, come contropartita, in cambio ? La contropartita di avere comunque strade sempre mantenute a un livello accettabile e interventi per la sicurezza stradale. Peccato che con gli ultimi incidenti ci siamo resi conto che questo non avviene, perché con i giochetti dei subappalti, dell’in house e dei ribassi che avvengono all'interno di questo scaricabarile degli appalti sulle autostrade, sostanzialmente non si interviene, effettivamente, per aumentare la sicurezza, ma ci si rivolge semplicemente allo Stato, oppure tramite il concessionario si dichiara di spendere dieci per poi effettivamente far rientrare un 30 per cento dalla finestra, grazie ai subappalti, magari a delle controllate del concessionario stesso.
  Mi avvio a concludere. Se foste un Governo serio, affrontereste questo problema delle concessioni, invece di agire sempre sugli utenti con le «strette» sulle norme stradali, anche perché qui stiamo parlando di interventi che, se non vengono eseguiti, causano morti, quindi, non stiamo scherzando, parliamo di concessioni autostradali e siamo legati alle morti sulle autostrade.
  Se foste un Governo serio, avreste agito sulla disciplina delle concessioni autostradali, perché questa e i controlli seri danno la sicurezza ai cittadini. Invece di questi decreti-legge di proroga pensate a fare qualcosa per i cittadini e non per i vostri amici, noi siamo pronti ad aiutarvi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie Presidente, anche quest'anno ci ritroviamo, di nuovo, a parlare del decreto milleproroghe. Ormai il decreto milleproroghe è diventato una sorta di consuetudine, ma ovviamente non è raro in Italia che le cose vengano apprese tramite consuetudine, è oltre un decennio che andiamo avanti così.
  Così com’è diventata consuetudine, per questo Governo e per la maggioranza, l'utilizzo della questione di fiducia in Aula, perché qui non si aspetta altro, oggi, che venga la Boschi in Aula a inserire la fiducia su questo decreto-legge.
  Purtroppo, questo non fa nemmeno più notizia. Una volta, quando veniva posta la questione di fiducia era per una questione d'urgenza, oggi, invece, Renzi utilizza la questione di fiducia continuamente e non ne sentiamo nemmeno più parlare sui giornali; i giornali parlano di tutt'altro.
  Mi permetto questo piccolo spazio per dire che abbiamo visto, nei giorni trascorsi, che non si è parlato del fatto che non abbiamo avuto modo di parlare sulle riforme costituzionali, ma si parla del fatto che il MoVimento 5 Stelle ha creato ostruzionismo, ha fatto ostruzionismo. Questo non è vero, perché i cittadini devono sapere che non c’è stata possibilità di parlare, perché la maggioranza ha tagliato i tempi parlamentari, perché la maggioranza vuole portare avanti una riforma costituzionale di notte ! Fuggono come topi durante la notte, questo accade oggi con le riforme costituzionali.
  Ma d'altronde, poi ci siamo trovati qui con Renzi che è venuto a fare bella figura in piena notte; è arrivato a mezzanotte, dopo, magari, sei o sette ore di sonno, a fare le faccine dal banco del Governo.
  Ma d'altronde noi non abbiamo un Premier qui oggi, noi abbiamo un pokemon, Renzi è un pokemon e lui la guerra dei pokemon ce l'ha all'interno del PD, questo sta facendo oggi Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  
Comunque tornando oggi al decreto milleproroghe vediamo che uno degli argomenti che viene più tirato in ballo è quello dell'IVA sul pellet. Questo accade perché ? Perché coinvolge tantissime famiglie, come ha già detto prima qualcuno, coinvolge persone che hanno investito su questo sistema di riscaldamento. Purtroppo si vanno ad alzare le tasse, perché queste sono tasse, non è vero che Renzi regala gli 80 euro, Renzi gli 80 euro li va Pag. 72a recuperare su queste tasse a danno delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e questo non avviene soltanto per il pellet, avviene anche sull'IMU per i terreni agricoli. Ma voi vi immaginate un agricoltore, oggi in forte difficoltà, perché l'agricoltura è un settore devastato in Italia, lo stiamo distruggendo a causa della tassazione, la stanno distruggendo a causa della tassazione, a causa dell'importazione di prodotti alimentari dall'estero, e oggi il Governo Renzi che cosa fa ? Va a mettere l'IMU sui terreni agricoli e ovviamente in Italia la maggior parte dei terreni agricoli sono quelli che si trovano in pianura, quindi le eccezioni per alcuni tipi di terreno, gli agricoltori nemmeno le vedono perché purtroppo sono tassati i terreni che vengono coltivati e quei terreni oggi non rendono quasi nulla, non rendono più nulla; senza parlare del fatto che ad esempio noi stiamo avendo un'esperienza a livello territoriale in Abruzzo dove ci sono terreni che vengono devastati dai piloni della Terna. Oltre ad essere devastati da tasse, dalla crisi del settore e dal Governo Renzi, oltre a questo gli mettiamo sopra anche dei cavidotti Terna che non fanno altro che finire a rovinare quella che è la produzione alimentare in Italia. Questo oggi sta facendo il Governo Renzi, questo lo fa attraverso i suoi ministeri e ovviamente molti «focolai» di cittadini si sono accesi perché sta diventando una situazione insopportabile. Basti pensare che solo in Abruzzo ci saranno circa 2 mila chilometri quadrati interessati da grandi opere, da opere devastanti per il territorio. Ma d'altronde a quanto pare a Renzi non importa nulla, non ne parla di questo.
  Altro argomento fortemente tirato in ballo è quello di Equitalia. Purtroppo Equitalia è il «braccio» che consente al Governo Renzi di distruggere le nostre aziende italiane: chiudono migliaia di aziende in Italia e a nessuno qui importa nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), la maggioranza non fa nulla per cercare di recuperarle. Equitalia non dovrebbe essere un esattore delle tasse, Equitalia dovrebbe essere semplicemente un'agenzia che aiuta le imprese a farsi spazio, a capire come funziona ad esempio la normativa sulla sicurezza del lavoro. Oggi purtroppo molte imprese non riescono nemmeno a capire come comportarsi perché la normativa è talmente tanto complessa che è difficile capirci qualcosa. Noi dovremmo trasformarla Equitalia, dovremmo renderla una agenzia che aiuti le imprese che in Italia hanno bisogno di aiuto, non hanno bisogno di essere tassate addirittura fino al 70 per cento e poi gli arrivano cartelle esattoriali pazzesche.
  Quindi cerchiamo di aiutare l'impresa italiana che è sempre stata la nostra colonna vertebrale, ha sempre mantenuto in piedi l'Italia attraverso l'artigianato, attraverso tante piccole famiglie che sono state in grado di mettere su imprese storiche. Cerchiamo di fare questo, io mi rivolgo davvero con il cuore alla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, inizio facendo, io l'avevo anche promesso al sottosegretario, i complimenti al sottosegretario quantomeno per il suo impegno da stakanovista vera, da funzionaria del partito doc, entrata poi in Parlamento. C’è da dire che lei sta sempre qui, un po’ come Rosato a cui tutto si può dire ma non che non sia un grandissimo lavoratore. Certo mette a disposizione il suo tempo e le sue energie per il male più che per il bene dei cittadini, ma ognuno fa le sue scelte. Invece, dico a lei sottosegretario, che Paola De Micheli, alla quale volevo parlare però è andata via, forse è andata di nuovo in televisione questa mattina mentre discutevamo...

  PRESIDENTE. Collega, il Governo è presente in Aula quindi può parlare al Governo, non deve rivolgersi per forza a un membro specifico del Governo.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Io sto parlando al sottosegretario.

Pag. 73

  PRESIDENTE. Al Governo.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Al Governo. Le faccio appunto i complimenti perché a differenza del sottosegretario De Micheli, lei è sempre qui. Il sottosegretario questa mattina stava ad infangare il MoVimento 5 Stelle in televisione dicendo che noi attacchiamo i nostri militari in Afghanistan, cose Presidente, mi rivolgo a lei, assolutamente false. Non capiamo perché si debba mentire quotidianamente.
  Si mente perché se i cittadini sul serio conoscessero quel che avviene in questo palazzo, se i cittadini fossero delle mosche e volassero qualche ora in questo palazzo, il MoVimento 5 Stelle prenderebbe il 90 per cento ed il Partito Democratico non verrebbe votato neanche dai familiari di qualche deputato, penso. Perché siete davvero capaci di stravolgere, grazie spesso a mezzi di comunicazione conniventi, la realtà in maniera incredibile. Sareste capaci – e lo fate – di mentire a chiunque, e il decreto «milleproroghe» ne è una prova.
  È complesso, Presidente, parlare di fiducia, controfiducia, tempi, emendamenti, ordini del giorno, sedute fiume, perché i cittadini fuori hanno delle altre priorità, però bisogna sempre capire, soprattutto da un Governo che si vanta in politica estera di andare ad esportare la democrazia, che la democrazia dovrebbe essere importata in Italia, prima di esportarla all'estero, perché si pongono regolarmente delle fiducie.
  Lo dico soprattutto, senza polemiche, ai colleghi del PD, che si impegnano tanto. Molti hanno fatto delle primarie e molti hanno investito tanti soldi per essere eletti, qualcuno li ha investiti per muovere decine, centinaia e migliaia di cinesi o marocchini e farli votare alle proprie primarie, e ora vedono anche violentato il loro diritto di parlamentari e li vediamo ormai diventati davvero dei pigiabottoni esclusivi del Governo. Ormai tanti neanche leggono quello che c’è scritto in un decreto, semplicemente sanno che devono votare, prendono e votano. E poi ci beccate fuori, in Transatlantico o in Commissione – sottosegretario, lei che comunque è persona onesta lo sa – e ci dite: avete regione su questo e quest'altro.
  Certo, per carità, fate pure delle critiche al MoVimento 5 Stelle e legittimamente ci dite che urliamo troppo e che non è vero che siete tutti ladri, dite voi. Però, dimostrate che la presenza di alcuni ladri c’è, perché nel momento in cui dite che non è vero che siete tutti ladri, evidentemente qualche ladro c’è.
  Dite che non potete votare contro i decreti perché altrimenti scadono o altrimenti Renzi ci porta al voto e qualcuno di voi non sarebbe neanche più in grado di rimediare quei gruppi di cinesi, nord africani, marocchini o rom utili per farvi avere dei voti e farvi rientrare in Parlamento.
  Fa ridere, ma il meccanismo è esattamente questo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non vi arrabbiate. Prendete dopo la parola...

  PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Dica loro di non arrabbiarsi, ma di prendere la parola e di controbattere.

  PRESIDENTE. A questo ci penso io, lei vada avanti con il suo intervento.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Non volevo farla arrabbiare, non lo farei mai. Presidente, insomma, il discorso è questo: la caratteristica di un decreto dovrebbe essere sempre l'urgenza e l'omogeneità. Cioè, un Governo che deve risolvere i problemi gravi – e, per esempio, c’è il problema gravissimo della corruzione qui in Italia – adotta un decreto, che deve essere urgente, omogeneo e si deve occupare solo della questione legata alla corruzione. Deve essere urgente perché sono decenni che ci parlate di legge anticorruzione, di legge sul conflitto di interessi senza mai risolvere nulla. E in quel caso il Parlamento deve fidarsi, quanto meno la maggioranza o nel caso anche l'opposizione, migliorare e approvare in tempi Pag. 74brevi il decreto per fare in modo che quel vulnus legislativo possa essere colmato.
  Ma qui l'unico modo per fare leggi – perché leggi ordinarie non ne vengono fatte – è appunto obbedire agli ordini di un Governo ricattatore e pigiare i bottoni, altrimenti c’è il rischio che si vada ad elezioni e perdete il posto da 13 mila o 14 mila euro al mese, e magari qualcuno ha anche la doppia indennità. Le ricordo, Presidente, che l'ex presidente della regione Veneto, Galan, riceve ancora una doppia indennità, anche se vive agli arresti domiciliari in una villa che molto probabilmente si è costruito grazie alle tangenti che ha preso nell'affare Mose e per le quali ha patteggiato. Veramente è una roba che fa ridere tutto il mondo ma non il Parlamento in Italia, dove appunto anche i galeotti partecipano e comunque prendono i soldi per riformare la Costituzione.
  Dicevo che la nostra battaglia è sempre questa: ridare centralità al Parlamento. Il Presidente Mattarella, nel suo discorso che abbiamo applaudito – non ha avuto i nostri voti ma l'abbiamo applaudito, perché ne abbiamo condiviso molti passaggi – ha ribadito la centralità del Parlamento, come fece anche la Presidente Boldrini – ahinoi – durante il suo discorso di insediamento.
  Speriamo che qualcosa possa cambiare, perché è svilente, più che per l'opposizione, che fa il suo normale lavoro di opposizione, per una maggioranza che, entrata qui in Parlamento dicendo che voleva cambiare le cose, è diventata fondamentalmente fatta di pigiabottoni e di meri e spesso vili esecutori degli ordini del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Presidente, oggi siamo qui a parlare del «milleproroghe» ed è interessante notare come la parola «proroga» sia un po’ il leitmotiv di questo Governo. Questo è un Governo che, in effetti, è entrato in essere in proroga a quelli precedenti. Non abbiamo mai scelto di avere il signor Renzi come Presidente. Ora mi direte che il Presidente del Consiglio è nominato dal Presidente della Repubblica e non è scelto dai cittadini italiani.
  Ma c’è da dire una cosa sacrosanta che vi dimenticate di dire, probabilmente perché anche voi avete vergogna di ricordarlo, ovvero che il Presidente del Consiglio è un po’ scelto per la squadra che presenta, per i deputati che sono in lista, per il programma elettorale che porta avanti e vi ricordo – forse questo è il motivo per il quale voi ne avete vergogna – che nessuno di voi parlava del programma che Renzi sta portando quando nelle elezioni del 2013 andava nelle piazze a parlare di abolizione del programma F-35, di reddito di cittadinanza e tante altre cose che poi magicamente vi siete rimangiati perché appunto, essendo questo un Governo semplicemente in proroga dei Governi precedenti, non è stato mai scelto da nessuno. Tra l'altro anche il fatto che il Presidente della Repubblica scelga il Presidente del Consiglio diventa un problema allorquando ne abbiamo cambiati tre negli ultimi sette anni, quindi due negli ultimi anni, quindi questo fa capire che non c’è proprio nessun tipo di continuità dal punto di vista della visione del popolo di questo Governo ma soltanto l'unica continuità è quella della vostra poltrona, che vi state garantendo a qualunque costo...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, collega, per favore.

  MANLIO DI STEFANO. Sì, Presidente, infatti la Presidenza in genere è occupata da una persona che fa parte di quello di cui sto parlando, oggi c’è il vicepresidente e siamo felici per questo.

  PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto alla Presidenza.

  MANLIO DI STEFANO. La proroga in questo Governo è necessaria e me ne rendo conto, poco fa i miei colleghi parlavano del fatto che è ormai diventata una Pag. 75consuetudine presentare il «milleproroghe», è vero, ma perché c’è questa consuetudine ? Perché questo è un Governo totalmente inefficiente, è un Governo inefficiente perché di tutto ciò che si approva – l'abbiamo denunciato diverse volte – appena il 2 per cento trova luce in un decreto attuativo. Un grande inganno nel quale vengono catapultati i cittadini italiani è quello di credere che tutto ciò che viene detto – ma, purtroppo, anche approvato – in quest'Aula diventi magicamente qualcosa di reale e concreto, finché poi fanno i conti con la realtà e si rendono conto che di tutto quello di cui hanno sentito parlare al TG1 e al TG2 e tutti i vari house organ del PD o del gruppo berlusconiano non c’è nulla di concreto. Poco fa si faceva l'esempio dell'IMU agricola, ma tanti altri se ne potrebbero fare e purtroppo in questo meccanismo, senza avere possibilità di modificarlo nell'immediato, ci cadiamo anche noi perché siamo costretti ogni volta, quando qualcosa ci viene approvata, con enormi battaglie – vedi compensazione delle cartelle Equitalia, oppure il Fondo per il microcredito che alimentiamo con i nostri soldi e tante altre cose che sono state approvate – poi siamo costretti a fare una fatica immane, mesi e mesi a perseguitare i funzionari, i Ministeri e compagnia bella, per far sì che quello che abbiamo fatto approvare diventi davvero poi attuativo e quindi possa realmente portare un vantaggio e qualcosa di positivo per i cittadini italiani. In questo meccanismo malato il cittadino si sente frastornato, ma realmente frastornato. Io me ne rendo conto, per esempio, in questi giorni: mia madre è insegnante e mi sta chiedendo, ma tutto quello che ci hanno chiesto per la riforma della scuola, dove si va a infilare ? Nel «milleproroghe», negli altri decreti ? Come avrà attuazione ? E io che sono qua dentro faccio fatica a spiegarle che è tutto un circo mediatico, che è una presa in giro. Nel caso della riforma della scuola di Renzi è meglio che sia un circo mediatico, perché di buono non c’è proprio nulla, ma purtroppo questo avviene anche per quelle poche cose buone che, grazie alle opposizioni, si riesce ad attuare. L'esempio che ho fatto prima del microcredito: noi siamo riusciti a farcelo approvare e probabilmente a breve si avrà anche il decreto attuativo e il lancio del Fondo per il microcredito e quindi saremo qui poi a raccontarvi di un'Italia diversa che, grazie ad una opposizione coraggiosa, noi del MoVimento 5 Stelle, inizia a viversi realmente e quando riusciremo a finanziare le prime aziende grazie al taglio dei nostri stipendi potremo dire che qualcosa davvero si muove e che la volta buona c’è davvero ma è quella del MoVimento 5 Stelle e non di un Governo come quello di Renzi che è un Governo in proroga a nulla perché è esattamente la conseguenza dei Governi Berlusconi, Monti e Letta che nulla di buono hanno prodotto in questo Parlamento...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MANLIO DI STEFANO. Questo è tutto, grazie Presidente, e ci vediamo prossimamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Essendo giunti alle ore 14,30 e tenuto conto che alle ore 15 è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, sospendiamo l'esame del provvedimento che riprenderà al termine delle interrogazioni a risposta immediata.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, articolo 85.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, solo per far rilevare – lo dico adesso in chiusura della seduta – che almeno nel fare ostruzionismo i colleghi dovrebbero avere – noi li ascoltiamo sempre volentieri – l'accortezza di parlare sull'emendamento, così come previsto dal Regolamento.
  E lei forse dovrebbe avere l'accortezza di richiamarli a far questo.

Pag. 76

  PRESIDENTE. Sì, come lei ben sa, nella fase ostruzionistica quando il Presidente comincia a richiamare più volte per attenersi al tema, si finisce per perdere più tempo e fare ostruzionismo anche da parte della Presidenza. Comunque, in ogni caso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'economia e delle finanze.

(Iniziative normative per garantire un equo trattamento alle scuole paritarie, anche alla luce del recente aumento della tassazione per la raccolta dei rifiuti nel comune di Roma a carico di tali istituti – n. 3-01303)

  PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01303, concernente iniziative normative per garantire un equo trattamento alle scuole paritarie, anche alla luce del recente aumento della tassazione per la raccolta dei rifiuti nel comune di Roma a carico di tali istituti (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Signora Ministro, il comune di Roma, per banali finalità di cassa, pare avere aumentato del 300 per cento la tassa raccolta rifiuti per le scuole paritarie rispetto a quella applicata alle scuole statali. Questa scelta scellerata si scaricherà inevitabilmente sulle famiglie romane che, oltre a pagare le tasse per la scuola pubblica statale, vedranno aumentare le rette annuali, che pure pagano in aggiunta, per potere, all'interno del sistema integrato della scuola pubblica, optare per quella paritaria in nome della libertà di educazione, senza contare che la decisione potrebbe fare saltare i bilanci di molti istituti paritari e determinare un aggravamento degli oneri a carico della finanza pubblica, per effetto dell'aumento del numero di alunni costretti a riversarsi nelle scuole pubbliche statali.
  Le chiedo se non ritenga di assumere iniziative normative, affinché tale decisione possa essere prontamente riconsiderata.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Gigli, onorevoli deputati, la questione posta è una questione desunta, appunto, da notizie fondate e accertate, che rientra in una cornice normativa che mi accingo a riassumere brevemente.
  Il comune di Roma ha applicato, in piena autonomia, in piena legittimità di applicazione, il comma 682 dell'articolo 1 della legge di stabilità citata nella proposizione dell'interrogante che stabilisce, con molta chiarezza, visto che i comuni possono disciplinare con regolamento proprio le proprie entrate, anche tributarie, ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo n. 446 del 1997, che sia lo stesso municipio, con proprio regolamento, a determinare la disciplina dell'applicazione di questo tributo, sia in termini di soggetti coinvolti e di estensione dei soggetti coinvolti nelle singole tipologie, sia in termini di importi, che ovviamente sono non il frutto di una scelta arbitraria ma di applicazione di parametri.Pag. 77
  Ora, in ossequio a questa disposizione normativa, appunto ripeto, il comune di Roma, con propria deliberazione, precisamente del 18 luglio dello scorso anno, del 2014, ha adottato un regolamento che disciplina questa tassa nei termini descritti dall'onorevole Gigli.
  Ahimè, questo Ministero, quello che ho l'onore di dirigere, non ha alcuna competenza e non potrebbe averne in merito ad aumenti della tassa in questione posti a carico delle scuole paritarie, posto che questa materia rientra, appunto, nell'autonomia e nella determinazione dei parametri di applicazione di questa autonomia del municipio.
  È anche vero – e questo forse è il punto, che è importante e giusto sottolineare, che rientra, invece, nella nostra competenza – che questo provvedimento si inserisce in un quadro, sia normativo sia direttivo, nazionale ed europeo, che ha due punti di riferimento essenziali, che mi permetto di ricordare: quello europeo è l'articolo 2 del Protocollo addizionale della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, su cui il Consiglio d'Europa, peraltro, è ritornato con una sua risoluzione il 12 dicembre 2012, che obbliga tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa ad affermare e rispettare il pieno diritto di esercitare una libera scelta educativa da parte degli alunni e delle famiglie. Il nostro Paese ha risposto con una legge precisa dello Stato, che è «legge Berlinguer» del 2000, la n. 62, che riconosce le scuole paritarie all'interno di un sistema pubblico – pubblico – integrato dell'istruzione, in cui vi sono la parte statale e quella non statale che, diciamo, applica ed esegue lo stesso principio.
  Quindi, ciò che si può fare è un invito al comune di Roma a riflettere sull'applicazione specifica di cui è, però, autonomo esecutore e decisore...

  PRESIDENTE. Concluda Ministro.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.. ..anche all'interno delle considerazioni fatte.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di replicare per due minuti.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signora Ministro, io la ringrazio molto e sono completamente d'accordo con ciò che lei ha detto. Prendo atto che il Ministero non ha ovviamente competenza diretta nella materia, ma prendo atto ovviamente che la materia tocca la sensibilità e le corde di questo Ministero. Io prendo anche atto del fatto che al sindaco Marino interessa più trasformare Roma in una nuova Amsterdam piuttosto che occuparsi di scuola. Ciò detto, credo che quello che lei oggi qui ci ha riferito possa essere riutilizzato in due modi. Il primo, che mi auguro sia sufficiente, è quello della moral suasion, cioè che il suo invito venga raccolto dall'amministrazione comunale di Roma e possa essere tradotto in un ripensamento di quanto già disposto, perché ciò che si è determinato è discriminativo. Se così non fosse, io credo che a quel punto ciò che ci siamo raccontati oggi forse potrà essere la base per ricorsi in sede legale, perché ovviamente credo che contro la discriminazione sulla base dell'appartenenza all'uno all'altro tipo di scuola la nostra Costituzione avrebbe qualcosa da dire e le stesse leggi che lei ha richiamato ovviamente interverrebbero a favore di una maggiore equità di trattamento.

(Elementi ed iniziative in relazione alla situazione dei docenti e dei dirigenti scolastici ammessi con riserva alle graduatorie per l'immissione in ruolo – n. 3-01304)

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Lello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01304, concernente elementi ed iniziative in relazione alla situazione dei docenti e dei dirigenti scolastici ammessi con riserva alle graduatorie per l'immissione in ruolo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

Pag. 78

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, signora Ministra, mancano pochi giorni – credo – al varo del decreto della «buona scuola». Ho già avuto modo di sottolineare in quest'Aula e fuori come si tratti di una positiva inversione di tendenza sul terreno degli investimenti nella scuola pubblica. La preoccupazione dei deputati e della deputata socialista è, però, quella di perdere questa occasione per dare una risposta di giustizia e di valorizzazione del merito ad alcune categorie di precari, che con grande passione consentono, ogni giorno, in molti casi di tenere lezioni in condizioni anche disagiate. Penso innanzitutto, signora Ministra, agli idonei riservisti per anno di laurea, quelli che sono risultati idonei al concorso del 2012 e, in maniera francamente incomprensibile, sono stati esclusi per quel limite dell'anno di laurea, che anche la giurisprudenza amministrativa oramai costante ha considerato illegittimo prima ancora che illogico, ai riservisti «quota 35», ai riservisti dirigenti scolastici ammessi al loro concorso e che hanno superato le prove scritte e orali.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Lello.

  MARCO DI LELLO. Chiedo, dunque, al Governo cosa intenda fare per sciogliere la riserva e fare chiarezza in un quadro spesso di assoluta incertezza.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, in ordine alle tipologie indicate dall'onorevole Di Lello preciso che gli idonei del concorso 2012 – è noto, ma lo ribadisco – sono parte del piano assunzionale straordinario che il Governo sta approntando e che confluirà nel provvedimento in approvazione a breve in Consiglio dei Ministri. Le due categorie specifiche che l'onorevole cita sono i riservisti per anno di laurea, per intenderci, cioè coloro che si sono laureati dopo il 2001-2002, che non erano ammessi alla preselettiva di quel concorso del 2012 ma che, avendo fatto domanda e ottenuto la sospensiva del TAR sono stati ammessi dagli uffici scolastici regionali in virtù di tale sospensiva e che hanno vinto il concorso, sulla base del merito e del punteggio acquisito, e l'altro gruppo, che è quello di coloro che sono stati ammessi con riserva, avendo conseguito nella prova selettiva un punteggio inferiore a quello previsto come soglia minima. Per il primo gruppo, dico che il Consiglio di Stato ha dato ragione a questi ricorrenti, come è noto e come lei citava e, quindi, il Ministero dell'istruzione non può che sciogliere la riserva per via amministrativa per tutti coloro che avranno e hanno buona ragione del loro diritto sulla base della sentenza del giudice amministrativo. Questa è la linea improrogabile e inderogabile. Per il secondo gruppo, si può solo ribadire che la riserva potrà essere sciolta per ogni singolo ricorrente via via che ci sarà una sentenza definitiva in merito. Per quanto concerne i dirigenti scolastici, vale lo stesso principio che ho appena enunciato per i riservisti del secondo gruppo e, quindi, la riserva potrà sciogliersi a seguito di pronuncia della giustizia amministrativa via via che i singoli ricorsi, eventualmente, vengano accolti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Lello ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARCO DI LELLO. Ringrazio la signora Ministra e mi considero parzialmente soddisfatto. Accolgo molto positivamente le parole sugli idonei in generale, che sono parte integrante del piano della «buona scuola»: è una conferma importante. Sono contento della risposta sugli idonei per anno di laurea, un po’ meno su quota 35 e dirigenti scolastici, perché credo, signora Ministra, che occorra trovare una soluzione politica a quello che è stato un errore politico, che non può essere ricondotto a lei, ma a chi, evidentemente, l'ha preceduta.
  Però, è evidente che siamo stati noi, la politica, a ingenerare un'aspettativa, che Pag. 79oggi, forse, sarebbe giusto riconoscere. Credo che sia importante davvero il decreto-legge sulla buona scuola, che arriverà a dimostrare con forza la centralità dell'istruzione pubblica in Italia, come promesso dal Presidente Renzi all'atto della richiesta di fiducia. Per noi socialisti è un dato fondamentale.
  Sono convinto che l'investimento sulla scuola pubblica sia l'unico strumento che consenta ai nostri figli di avere pari opportunità, pari chance e, soprattutto, sia il principale investimento da fare sul futuro del Paese. Perciò, considero quel decreto un primo importante passo nella giusta direzione.
  Però, signora Ministra, mi lasci sottolineare che oggi, e non domani, credo che occorrerà trovare una soluzione a quanti resteranno fuori. Penso, oltre alle due categorie di cui abbiamo parlato e su cui ancora resta un'alea di incertezza, anche a quanti hanno, ad esempio, superato il tirocinio formativo abilitante e, più in generale, a quanti, magari, oggi sono in seconda fascia, ma non rientreranno nelle GAE, che rischiano un'esclusione.
  Magari, si potrebbe loro riconoscere un punteggio significativamente premiante o una riserva di posti, perché credo che sia sempre giusto fare ogni sforzo per coniugare le esigenze di merito e anche quelle di giustizia sociale, sapendo, come dicevo prima, che ogni euro che investiamo nella scuola pubblica ce lo ritroveremo moltiplicato per «n» nella capacità di competere del nostro Paese.

(Elementi in merito alla problematica delle importazioni di amianto e iniziative finalizzate a tutelare la salute pubblica – n. 3-01305)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga n. 3-01305, concernente elementi in merito alla problematica delle importazioni di amianto e iniziative finalizzate a tutelare la salute pubblica (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Da notizie riportate su il Fatto Quotidiano, sembra che, secondo tre riviste internazionali, l'Italia continui a comprare asbesto, nonostante ne sia stato vietato l'utilizzo con la legge n. 257 del 1992, connotandosi come importatrice di ingenti quantità di amianto tra il 2011 e il 2012.
  Secondo il report sulle esportazioni di minerali estratti in India, l'Italia risulta essere il primo acquirente di asbesto indiano al mondo: in questi due anni ha importato 1.040 tonnellate di fibre d'amianto, per un importo totale di circa 26 mila euro. Sembrerebbe che l'Italia importi asbesto anche dagli Stati Uniti: insieme all'India, è l'unico importatore di fibre di amianto prodotte negli Stati Uniti per circa 16 mila dollari di export certificato.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARCO RONDINI. Tali notizie traggono spunto dallo stralcio della pubblicazione indiana riportata nella lettera inviata ai membri della Commissione lavoro, previdenza sociale del Senato della Repubblica.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MARCO RONDINI. Noi chiediamo, in sostanza, al Governo di sapere di quali elementi disponga e che cosa abbia intenzione di fare.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per avere posto la questione in esame, che presenta profili di indubbio interesse per la salute pubblica. Al proposito, evidenzio che il Ministero della salute, già nello scorso mese di gennaio, a seguito della diffusione di un documento degli annali 2012 del Governo indiano, ha formalmente chiesto all'ambasciata indiana informazioni circa le notizie Pag. 80riferite ad esportazioni sul territorio italiano di ingenti qualità di amianto negli anni 2011 e 2012, al fine di individuare gli intestatari degli scambi commerciali con sede in Italia. Tale richiesta non è stata, ad oggi, riscontrata.
  Attesa la delicatezza della vicenda per i profili di tutela della salute, il mio Dicastero ha richiesto i predetti elementi informativi all'Agenzia delle dogane. La Direzione centrale antifrode e controlli della predetta Agenzia ha comunicato che, nel periodo compreso tra il 2011 e il 2014, non risultano importazioni di amianto asbesto, ma solo di prodotti contenenti amianto e di amianto asbesto lavorato, per un totale di quasi 34 tonnellate per l'intero periodo considerato.
  L'Agenzia delle dogane ha inoltre evidenziato che i maggiori quantitativi dei predetti prodotti sono stati importati nel 2011 e sono diminuiti in modo significativo negli anni successivi. In particolare, è stato evidenziato quanto segue: dall'India sono stati importati solo due chili di amianto asbesto lavorato, di cui un chilo nel 2012 e l'altro nel 2013.
  Dagli Stati Uniti è stato importato amianto asbesto lavorato per un totale di quasi 22 tonnellate nel 2011, con una progressiva diminuzione negli anni successivi, sino a solo 9 chili nel 2014. La competente struttura dell'Agenzia delle dogane ha, peraltro, riferito che, con riferimento alle predette importazioni, sono tuttora in corso ulteriori accertamenti e analisi di dettaglio. Comunico, infine, che la procura della Repubblica di Torino ha avviato un'indagine sulle società che hanno importato i materiali in argomento, ma il segreto investigativo non consente, allo stato, di acquisire alcuna ulteriore informazione sullo stato del predetto procedimento penale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, non siamo soddisfatti della sua risposta anche perché ci fa tornare in mente la sentenza della Cassazione sul caso Eternit che ha disposto l'annullamento della condanna perché il reato era caduto in prescrizione. Vi sono delle affinità tra la sua risposta e quella sentenza che non facciamo fatica a definire vergognosa, perché noi riteniamo sia incredibile che dobbiamo chiedere all'India se è vero o meno che, sul nostro territorio, circola del materiale che sarebbe vietato, ed è vietato in forza del fatto che crea dei gravissimi problemi alla salute.
  Una risposta, la sua, che noi riteniamo nel solco poi dell'azione di questo Governo che si caratterizza magari per i roboanti proclami, magari affidati a qualche tweet, ma che poi, mentre trova il tempo di licenziare provvedimenti che minano la sicurezza della comunità che dovreste rappresentare, nel contempo, non trova tempo per realizzare un serio programma di prevenzione primaria, come vi suggeriva l'Osservatorio nazionale amianto; un programma che implichi la bonifica, e non solo, perché non è sufficiente, e insieme l'ammodernamento delle strutture, delle infrastrutture, dell'organizzazione anche industriale. Questo al fine, naturalmente, di evitare l'esposizione all'amianto. Sarebbe l'unico modo per arrestare veramente il fenomeno endemico che determina la morte, vale la pena di ricordarlo, di oltre 5 mila persone ogni anno.

(Orientamenti del Ministro della salute in ordine all'ipotesi di nominare un commissario ad acta ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione in relazione al drammatico episodio del decesso di una neonata verificatosi in Sicilia il 12 febbraio 2015 – n. 3-01306)

  PRESIDENTE. L'onorevole Grillo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01306, concernente orientamenti del Ministro della salute in ordine all'ipotesi di nominare un commissario ad acta ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione in relazione al drammatico episodio del decesso di una neonata verificatosi in Sicilia il 12 febbraio 2015 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

Pag. 81

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, Ministro, il MoVimento 5 Stelle chiede il commissario ad acta per la regione Sicilia per quanto attiene alla verifica dell'adempimento dei LEA. Riteniamo che ci sia una responsabilità dell'attuale assessorato in carica. Nel 2 dicembre 2011 erano stati stanziati per ogni ASL 470 mila euro che dovevano servire per attuare il servizio dei trasporti dell'emergenza neonatale e materno assistita. Sono stati realizzati a Messina a Palermo, ma non a Catania, vogliamo sapere: perché ? Chi è responsabile ? Chi è che non ha vigilato e controllato affinché questo non avvenisse e dove sono finiti questi 470 mila euro insieme ai 300 mila per la SEUS ? Vogliamo capire: perché, nonostante spendiamo più di tutti in Italia per un servizio di elisoccorso, l'elicottero viene utilizzato solo dalle ore 8 alle ore 18, mentre poi abbiamo Marchese che utilizza il 118 per farsi venire a prendere, perché lui può farlo e Nicole non lo poteva fare ? Vogliamo capire: perché non è stato contattato l'UTIN di Messina che aveva sette posti disponibili, nonostante non fosse nell'area ? E vogliamo che tutte queste cose che ho detto siano più che sufficienti per dire alla Borsellino «grazie» e mettere un Commissario ad acta.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, in via preventiva vorrei dire che abbiamo quattro interrogazioni su questo argomento e, ovviamente, per il tempo che ho per ogni interrogazione, tre minuti, è difficile che riesca a dare in un'unica interrogazione tutte le risposte, quindi cercherò di spezzettarle nelle quattro interrogazioni che sono state presentate. Vorrei premettere che, ovviamente, questa vicenda, è inutile dirlo, è sconvolgente e mi ha particolarmente colpita prima di tutto come persona e ancora di più come Ministro, perché è una vicenda che non doveva accadere.
  È proprio per fare piena luce su questa questione che ho deciso nell'immediatezza di inviare nel capoluogo etneo una task force composta da ispettori del Ministero, da rappresentanti dell'Agenas e dai carabinieri dei NAS, con il compito di ricostruire la dinamica dei fatti, non al fine di verificare la sussistenza di ipotesi di responsabilità di natura penale. Ciò spetta esclusivamente alla procura della Repubblica di Catania che, tra l'altro, sta lavorando in questo senso, ma per accertare se la morte della piccola Nicole sia da attribuire alle carenze organizzative del sistema sanitario della regione Sicilia, con particolare riferimento al settore dell'emergenza neonatale. Ciò al fine di adottare ogni misura correttiva, anche in via sostitutiva rientrante nelle mie prerogative di responsabile del Dicastero della salute.
  Il gruppo ispettivo ha proceduto alle prime verifiche del caso in piena collaborazione con l'assessorato alla sanità della regione Sicilia, una circostanza che vale da sola a sgombrare il campo da tutte le strumentalizzazioni di ordine politico che si sono registrate in queste ore. Ma parliamo dei fatti. La piccola Nicole, nata a termine nella clinica Gibiino di Catania, ha avuto subito dopo il parto gravi crisi respiratorie con necessità di trasferimento d'urgenza in un'unità di terapia intensiva neonatale (UTIN).
  A questo proposito voglio dire che ho chiesto oggi anche un approfondimento sul percorso nascita della bambina, cioè sullo stato pre-parto della mamma. La clinica ha contattato il locale servizio 118 per verificare l'esistenza di posti letto disponibili nell'unità di terapia intensiva neonatale di Catania. Tutte e tre le strutture sanitarie catanesi hanno riscontrato negativamente la richiesta. L'unico posto disponibile è stato reperito presso il reparto di rianimazione pediatrica dell'ospedale di Ragusa.
  Nel corso del trasferimento presso il predetto nosocomio la neonata ha avuto una crisi respiratoria che ha determinato la morte. Considerati i tempi contingentati fornisco con questa risposta informazioni sommarie sugli esiti delle prime verifiche, Pag. 82rinviando maggiori dettagli agli ultimi due question time finalizzati proprio agli esiti dell'ispezione.
  Anticipo, comunque, che dall'ispezione è emerso quanto segue: l'assenza di un efficace sistema di governance per la sicurezza dei punti nascita e la mancata attuazione nella provincia di Catania del protocollo relativo al trasporto neonatale in emergenza, che, nelle interrogazioni successive illustrerò, come per quanto riguarda l'applicazione della rete neonatale in tutta la regione Sicilia; con riferimento alla casa di cura Gibiino...

  PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro Lorenzin.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. ... è stata registrata la scarsa capacità anche a causa di un'inadeguata formazione del personale sanitario di procedere nell'immediatezza alla stabilizzazione del neonato...

  PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Un momento ...al fine di un successivo trasferimento presso un'unità di terapia intensiva. Vi sono state anche gravi disfunzioni nei processi di comunicazione per i punti nascita del 118...

  PRESIDENTE. Ministro, purtroppo devo chiederle di concludere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Mi scusi, ma è morta una persona.

  PRESIDENTE. Mi rendo conto, però, bisogna...

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Quanto alla richiesta se sussistano già le condizioni per la nomina di un commissario ad acta, ritengo che ogni decisione in merito necessiti di un ulteriore...

  PRESIDENTE. La ringrazio, Ministro Lorenzin.
  La deputata Grillo ha facoltà di replicare.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, Ministro, se io non ho sentito male, da alcune dichiarazioni è emerso che anche lei era di quest'avviso. Dagli accertamenti che lei sta facendo e dagli accertamenti che abbiamo potuto fare anche noi – io sono un medico e la mia città è la città di Catania – , secondo me ci sono tutti gli elementi per commissariare l'assessorato.
  Voglio anche dire che, nel 2013, il presidente della Società italiana di neonatologia mandava una lettera all'assessore Borsellino. Mandava questa lettera dove le scriveva: si ritiene di dovere rilevare con forza a codesto assessorato regionale alla salute i rischi per la donna e la salute dei neonati, riguardo alla mancata attuazione della razionalizzazione della rete dei punti nascita regionali e alla mancata attivazione dei centri STEN.
  Questa era una morte annunciata ! Ma di che cosa stiamo parlando ? Che cosa deve succedere per mandare via una persona che sbaglia, che ha fatto un errore ? Doveva andarsene lei a gambe levate e dimettersi e dire: mi vergogno. Lei è l'esecutivo, l'assessore è l'esecutivo ! È lei che deve controllare ! È possibile che in questo Paese non c’è mai nessuno che si prenda le responsabilità di quello che fa ?
  Io porto la rabbia della mia città. Porto la rabbia della mia terra. Non ne possiamo più ! Mi chiamano i miei colleghi medici, gente che viene umiliata da persone incapaci che occupano il loro posto e che pagano al posto degli altri, persone vittime ed innocenti. Io questo non lo ammetto, Ministro. Io, come MoVimento 5 Stelle, le dico che non mollo la presa fino a che non viene commissariato l'assessorato regionale della salute siciliano per la verifica e l'adempimento dei LEA, perché gli accertamenti che lei ha fatto sono già più che sufficienti per potere dire che l'assessore Borsellino non è stata capace, nonostante gli avvisi che avesse ricevuto anche dalla Società italiana di neonatologia per la Pag. 83firma del suo presidente, nonostante quegli avvisi, nonostante tutti i moniti. Due anni di tempo aveva...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Grillo.

  GIULIA GRILLO. ...e non ha fatto quello che doveva fare.
  Quindi, adesso si alza e se ne va da quella sedia perché ha dimostrato di non essere capace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza in merito all'organizzazione e al funzionamento dei punti nascita e dei reparti di rianimazione pediatrica, alla luce delle problematiche emerse nel recente caso della neonata deceduta in Sicilia durante il trasporto in ambulanza – n. 3-01307)

  PRESIDENTE. L'onorevole Albanella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Burtone n. 3-01307, concernente iniziative di competenza in merito all'organizzazione e al funzionamento dei punti nascita e dei reparti di rianimazione pediatrica, alla luce delle problematiche emerse nel recente caso della neonata deceduta in Sicilia durante il trasporto in ambulanza (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  LUISELLA ALBANELLA. Signor Presidente, mi permetta di esprimere in quest'Aula come Partito Democratico il nostro cordoglio alla famiglia della piccola Nicole. Riguardo alla nostra interrogazione, signora Ministro, abbiamo apprezzato l'invio degli ispettori che lei ha sollecitamente e opportunamente mandato. È giusto sapere cosa non ha funzionato, limiti, responsabilità. E siccome episodi del genere in Sicilia non è la prima volta che accadono e noi vorremmo che nel 2015 non accadessero più, ribadisco quello che riteniamo più importante, ossia quali iniziative lei, signora Ministro, intende adottare rispetto alla sicurezza dei punti nascita nel Paese, nel Mezzogiorno e in particolare in Sicilia affinché tragedie di questo tipo non abbiano più a verificarsi.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, vado veloce perché, purtroppo, i tempi sono questi. Avremo occasione spero di entrare maggiormente nel dettaglio. Al fine di garantire la massima sicurezza alle mamme e ai neonati, comunico quanto segue (e penso che questo sia interessante): i posti letto nelle unità di terapia intensiva di neonatologia (UTIN) in Sicilia sono 114, numero superiore a quello fissato a livello nazionale che è pari a 80. Perché allora la piccola Nicole la notte del 12 febbraio non ha trovato un posto disponibile ? La risposta sta nella parola, almeno al momento, dalle prime verifiche che abbiamo fatto, «appropriatezza». Non è di per sé solo importante il numero dei posti letto nelle UTIN, ma l'utilizzo appropriato degli stessi e il funzionamento della rete dell'urgenza neonatale di primo e di secondo livello.
  Dalle prime verifiche effettuate dalla task force ministeriale è emerso, per esempio, che nell'UTIN di Siracusa era presente una culla aggiuntiva con un neonato che era stato spostato lì dall'unità operativa di patologia neonatale, saturo a causa di un'epidemia di bronchiolite. Sarà cura dei miei uffici verificare, inoltre, attraverso un analitico esame delle cartelle cliniche di tutti i neonati ricoverati presso le UTIN di Catania, l'appropriatezza dell'utilizzo dei relativi posti letto.
  Rimanendo sempre sul tema delle disfunzioni organizzative, dall'ispezione effettuata è emerso, inoltre, che i punti nascita di primo livello nella regione Sicilia non risultano in grado di fronteggiare quelle situazioni di emergenza che sono tali da imporre il trasferimento del neonato in una struttura di secondo livello (UTIN). Conseguentemente, si crea una situazione paradossale per cui le strutture Pag. 84di secondo livello vengono in parte a gestire, in modo del tutto inappropriato, le emergenze che dovrebbero invece essere affrontate già nelle strutture di primo livello. Sono queste le criticità sulle quali verrà svolto dagli uffici ministeriali un doveroso approfondimento ai fini dell'individuazione delle iniziative che dovranno essere avviate al più presto a livello regionale ovvero in via sostitutiva dal mio Dicastero. Ribadisco al più presto e, se non interviene la regione, interviene il Ministero della salute perché tragedie come quelle della piccola Nicole non abbiano più a ripetersi in nessuna parte del nostro Paese. A tal fine, intendo intensificare l'attività di monitoraggio svolta dall'AGENAS per verificare il rispetto dei LEA, con particolare riferimento alla rete dei punti nascita, non solo in Sicilia, ma su tutto il territorio nazionale. Poi mi riservo alcune ulteriori specificazioni nelle seguenti interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, di fronte alla tragedia di Nicole, io credo che sia giusto e opportuno tenere lontano la speculazione e la strumentalizzazione. Ci sono degli ispettori, c’è la magistratura, attendiamo gli esiti. Ma andiamo al punto. Il caso che si è verificato in questi giorni non è il solo. Purtroppo, nella precedente legislatura, come Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari, avevamo segnalato al Ministero e all'assessorato questi limiti che ha l'emergenza in Sicilia. In particolare, signor Ministro, lei dice che in Sicilia ci sono oltre 100 posti letto per le UTIN.
  Mi permetto di dire che sono sessanta quelli attivati, quindi c’è una insufficienza. Allora noi cosa temiamo, signor Ministro ? Noi apprezziamo le cose che lei ha detto. Temiamo che nel momento in cui scenderanno i riflettori dell'opinione pubblica, tutto possa passare nel dimenticatoio. Allora noi reiteriamo questa richiesta al Ministero, alla Regione siciliana, perché ognuno possa fare la propria parte. È necessario potenziare i posti di terapia intensiva neonatale ma anche la semiintensiva perché si deve creare questo circuito virtuoso. Inoltre è necessario che ci sia la presenza delle UTIN anche nelle strutture accreditate per dare certezza dei livelli essenziali di assistenza nelle sale parto e per le neonatologie. Mi permetto di citare una poetessa polacca...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Burtone.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Mi permetto di citare una poetessa polacca – concludo, Presidente – un premio Nobel: «Quando nasce un bimbo il mondo non è mai pronto». Noi vorremmo utilizzare queste parole così profonde per qualcosa di concreto. Speriamo che siano pronti in Sicilia nel 2015 i posti per dare salvezza a dei bambini che si trovano in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza volte a chiarire le cause del decesso di una neonata in Sicilia ed elementi in ordine all'ispezione promossa dal Ministro della salute – n. 3-01308)

  PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01308 concernente iniziative di competenza volte a chiarire le cause del decesso di una neonata in Sicilia ed elementi in ordine all'ispezione promossa dal Ministro della salute, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  FRANCESCO CATANOSO GENOESE detto BASILIO CATANOSO. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, i colleghi hanno già in precedenza parlato di questa tragedia. Noi oggi non siamo qui certamente a fare polemica politica. Non abbiamo voglia di verificare dal punto di vista penale quali possano essere le responsabilità. Vogliamo onorare il nostro Pag. 85mandato con la responsabilità di chi vuole evitare che una follia di questo tipo possa ancora ripetersi.
  Come si è detto, lo scorso 12 febbraio, a Catania una bimba appena nata è deceduta nel tragitto che l'ambulanza, chiamata dalla clinica privata dove era avvenuto il parto, ha percorso fino alla prima struttura sanitaria pubblica e attrezzata più vicina. Il fatto è avvenuto in una città, Catania, dove non esiste una rete di emergenza, come lei stessa ha poc'anzi ricordato, una città le cui strutture sanitarie pubbliche hanno rifiutato il ricovero di urgenza della neonata a causa della mancanza di posti letto in terapia intensiva ....

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Catanoso.

  FRANCESCO CATANOSO GENOESE detto BASILIO CATANOSO. ...una città dove la regione ha portato le UTIN da 4 a 2 al Santo Bambino, l'ospedale dove avvengono più parti. Vorremmo capire cosa è successo con la sua ispezione e comprendere che differenza c’è tra un cittadino che vive in Sicilia, a Catania nelle specifico, e uno che vive nel nord d'Italia.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, rispondo a voce nel senso che Catania non ha attuato la norma e quindi non c’è il trasporto neonatale come dovrebbe esserci, come c’è a Bologna, come c’è a Firenze, come c’è in altre province dell'Italia e anche della stessa regione Sicilia. Se ci fosse stato un trasporto neonatale, come doveva essere per norma, per legge – anche se io non so quali siano le cause della morte della bambina, questo lo deciderà l'autopsia – ma almeno avremmo fatto tutto quello che era previsto per dare una tempestiva assistenza ed è quello che i cittadini si aspettano dal Servizio sanitario nazionale: non che si facciano miracoli ma che si faccia appropriatamente un percorso di cura e su questo lo assicuro, rispondendo anche a chi mi ha preceduto, non c’è alcuna volontà di fare politica, dobbiamo fare i fatti e quindi dobbiamo mettere in fila le questioni e risolverle e farlo anche velocemente perché, quando ci sono casi di disfunzione organizzativa, un fatto come questo si può ripetere. Questo lo conosciamo, altri non ne conosciamo. Quindi credo che su questo punto noi dovremmo lavorare.
  Riepilogo un po’ anche alcune risposte: anzitutto abbiamo riscontrato – questi sono i dati già accertati dalla task force, che ricordo non è stata una task force ordinaria ma straordinaria e questo diventerà un modello operativo permanente del Ministero della salute – un'assenza di un efficace sistema di governance per la sicurezza dei punti nascita. Con riferimento alla casa di cura Gibiino è stata registrata la scarsa capacità di procedere nell'immediatezza alla stabilizzazione della neonata ai fini del successivo trasferimento presso una unità di terapia intensiva. Ciò peraltro è da addebitarsi anche alla inadeguata formazione del personale sanitario. Ecco perché è necessario incrementare le azioni formative del predetto personale proprio per consentire già alle strutture di primo livello di poter affrontare la situazione di emergenza con risposte pronte e adeguate.
  Ripeto: a Catania non è ancora attuato il protocollo relativo al trasporto neonatale di emergenza; poi, come dirò nell'interrogazione successiva, ci sono stati una serie di rinvii fatti con delibera assessoriale, quindi, è stato rinviato al 1o settembre 2015: io credo che, forse, sarà il caso di affrettare questi tempi; poi, abbiamo registrato gravi disfunzioni nei processi di comunicazione tra i punti nascita e il 118: questo è un altro aspetto estremamente grave, che è la risultanza anche delle registrazioni telefoniche che abbiamo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Dette disfunzioni sono state rilevate dalla task force ministeriale attraverso il Pag. 86semplice ascolto delle registrazioni e delle conversazioni telefoniche intercorse tra le strutture sanitarie e la centrale operativa del 118 di Catania.
  Quanto ai posti letto dell'unità di terapia intensiva neonatale, come ho già avuto modo di riferire, è emerso un utilizzo, almeno in parte, inappropriato degli stessi. Ripeto che non è di per sé solo importante il numero dei posti letto della UTIN, quanto l'utilizzo appropriato degli stessi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FRANCESCO CATANOSO GENOESE detto BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, onorevole Ministro, sono tristemente e drammaticamente preoccupato da siciliano per quello che ha detto, perché si riconosce che evidentemente il sistema sanitario della Regione siciliana fa acqua da tutte le parti e non funziona affatto.
  Il presidente della regione che, ahimè, dobbiamo drammaticamente sopportare, diceva qualche giorno fa che non è stato chiamato l'elicottero, cioè che nessuno ha chiesto l'elicottero. Come lei ha ricordato poc'anzi, nella provincia di Catania, ma non nel resto della Sicilia, l'elicottero non funziona di notte: l'elicottero che a Catania dovrebbe fare questi servizi è a Lampedusa la notte e sta a Catania solo di giorno.
  È un sistema che non funziona più, non perché ci fosse il posto a Messina o a Siracusa, come lei stessa ha detto, ma perché bisognava salvaguardare la vita della bambina, la vita delle persone, che non vanno trasportate dove c’è il primo posto, vanno trasportate dove può esserci un'emergenza, un pronto soccorso che può, in qualche modo, intervenire sul paziente, in questo caso, sulla bambina. Il taglio dei posti letto che la Regione siciliana ha fatto è una follia; vi è il ritardo nelle nomine dei direttori generali: lei sa che la ASL di Catania è stata senza commissario per mesi e, solo da dieci giorni, adesso, ha finalmente un direttore generale.
  La verità è che dovrebbe essere commissariata tutta la Regione siciliana. Siamo assolutamente in balia di qualsiasi cosa possa accadere nella Regione siciliana. Questa è la parte più drammatica, perché, dal punto di vista sanitario, lei sa che le vite dovrebbero essere salvaguardate oltre ogni cosa.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO CATANOSO GENOESE detto BASILIO CATANOSO. La ringrazio per quello che sta facendo nella ricerca delle responsabilità, ma anche per fare capire al popolo siciliano che dobbiamo guardare, a livello nazionale, a chi cerca di sistemare le cose e di fare rispettare le regole, cosa che fino ad oggi, in Sicilia, purtroppo non esiste.

(Esiti dei primi accertamenti svolti dalla task force incaricata dal Ministro della salute relativamente al decesso di una neonata di Sicilia – n. 3-01309)

  PRESIDENTE. L'onorevole Dorina Bianchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01309, concernente esiti dei primi accertamenti svolti dalla task force incaricata dal Ministro della salute relativamente al decesso di una neonata di Sicilia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  DORINA BIANCHI. Grazie, Presidente, noi tutti siamo stati scossi e il nostro pensiero non può che andare al dolore della mamma e del papà della piccola Nicole, morta a qualche ora dalla propria nascita a causa della mancanza di posti letto nelle unità di terapia intensiva di neonatologia.
  Io ho appreso anche da lei ora che, oltre alle indagini avviate dalla procura, lei ha mandato una task force composta da ispettori ministeriali, da rappresentanti dell'Agenas e dai NAS, che si è lì recata, appunto, per verificare e valutare, io dico e aggiungo, spero in tempi brevissimi, gli Pag. 87aspetti organizzativi riferiti alla rete dell'emergenza-urgenza. Su questo, noi le chiediamo dei ragguagli.

  PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Grazie, Presidente, non rispondo sulle cose che ho già illustrato, cioè sui vari punti di criticità che sono emersi, quello del 118, la mancanza dell'attuazione della rete del trasporto neonatale, la presenza di UTIN, almeno così a noi risulta dalla carta, sufficienti, ma gestite in modo inappropriato, in una inappropriatezza dal primo al secondo livello.
  Voglio dire che queste criticità sono già emerse e sono state segnalate dal Ministero della salute alla regione Sicilia già dall'anno 2012 con una serie di report, rapporti e anche segnalazioni forti fatte proprio sulla rete delle nascite e sul percorso nascita.
  A seguito di questo, c’è stata una serie di delibere fatte dalla giunta della regione, tra cui l'ultima, proprio quella del 14 gennaio, che ci ha trasmesso l'ultimo provvedimento di rifunzionalizzazione della rete ospedaliera territoriale della regione, in particolare sulla parte del percorso nascita. Ad oggi, si tendono ancora a mantenere anche dei punti nascita al di sotto dei 500 parti l'anno che per noi sono inaccettabili, lo dico, sono inaccettabili in Sicilia e sono inaccettabili in ogni punto del territorio nazionale, perché sotto i 500 parti l'anno un punto nascita è pericoloso, per la madre e per il bambino. Questa deve essere una cosa chiara a tutti.
  Ora, noi cercheremo di lavorare in piena collaborazione con le istituzioni regionali, qui non c’è intenzione di fare un processo penale, lo farà chi lo deve fare, noi vogliamo risolvere il problema. Non possiamo aspettare fino al 1o settembre 2015, ho previsto un'azione forte di AGENAS, tra l'altro con una funzione già individuata dal Patto della salute, proprio nel mese di luglio, aggiuntiva di monitoraggio e di affiancamento per le regioni, soprattutto per le regioni che sono sotto tutela – scusatemi se le definisco così – e dove si registra, come in questo caso, una mancanza dei livelli essenziali di assistenza adeguati alla normativa e a quelli che sono poi i fabbisogni dei cittadini.
  Noi abbiamo intenzione di affiancare e di coadiuvare la regione per mettere in atto i protocolli necessari a garantire la sicurezza dei cittadini, farlo in tempi brevi, farlo in modo sicuro e sicuramente appropriato per tutti, farlo in modo operativo e trasparente, in modo tale che i percorsi che vengono implementati vengano resi noti, chiari ed evidenti a tutti, agli operatori sanitari, ai pazienti e alle istituzioni.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Accanto a questo, come ho detto, ho deciso di istituire una unità di crisi proprio per fare le ispezioni nei casi di malasanità che saranno diverse da quelle effettuate fino ad oggi e che credo ci aiuteranno anche ad avere una tempestiva chiarezza su alcuni elementi di criticità.

  PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Detto tutto questo, permettetemi dieci secondi per dire una cosa. Ricordiamoci che in Italia, questo lo dico anche per rassicurare le tante mamme che sono pronte a partorire in ogni posto del nostro territorio, noi garantiamo comunque livelli essenziali di assistenza ad altissimo standard, nascono migliaia di bambini ogni giorno nel nostro Paese, vorrei che questo facesse capire a tutti che c’è una grande attenzione, nessuno sta sottovalutando il problema, ma dobbiamo anche cercare di affrontare con serenità il momento.

  PRESIDENTE. L'onorevole Dorina Bianchi ha facoltà di replicare, per due minuti.

Pag. 88

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, grazie, Ministro, noi ci aspettiamo da lei una risposta veloce, come dicevo prima, trasparente e soprattutto dura verso le realtà in cui questi standard di sicurezza non sono garantiti. Anche per giustizia verso i tanti operatori sanitari che ogni giorno sono al servizio dei cittadini; vorrei ricordare, infatti, che nel nostro Paese la mortalità infantile è inferiore al resto d'Europa e pari a metà di quella statunitense. Nello stesso tempo, però, voglio sottoporle il dato che il tasso della mortalità al Sud è maggiore rispetto al Nord del 30 per cento e, allora, siccome in questi giorni proprio in quest'Aula si è discusso, tra l'altro, di quella che è la riforma del titolo V, credo che una riflessione, in relazione alle diverse sanità e alle diverse realtà che ci sono nel nostro Paese, bisogna farla.
  Laddove ci sono delle responsabilità, il Governo, lo Stato deve intervenire con fermezza e durezza, perché questo significa dare risposte vere ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

(Iniziative volte all'adesione dell'Italia alla cooperazione rafforzata in materia di brevetto unico europeo – n. 3-01310)

  PRESIDENTE. L'onorevole Librandi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bombassei n. 3-01310 concernente iniziative volte all'adesione dell'Italia alla cooperazione rafforzata in materia di brevetto unico europeo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), che ha sottoscritto in data odierna, per un minuto.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, le nostre aziende fanno registrare una media di quattro, cinquemila brevetti l'anno e innovazione e sviluppo industriale sono obiettivi confermati anche dall’investment compact. Nonostante ciò Italia non ha aderito al brevetto unico europeo che garantirebbe alle imprese la possibilità di depositare, tramite un'unica procedura, un titolo di proprietà intellettuale valido in 25 Paesi membri.
  Questo perché, con la Spagna, è contraria al regime di trilinguismo (inglese, francese e tedesco) imposto dal Parlamento europeo. Chiediamo dunque al Governo di adottare le opportune iniziative affinché l'Italia aderisca al sistema brevettuale unitario, evitando una dannosa esclusione per le nostre imprese. Chiediamo, inoltre, di avanzare, nelle sedi comunitarie, la richiesta di modificare il regime linguistico introducendo la soluzione «English soon and always», ossia la traduzione in inglese della domanda fin dalla sua pubblicazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Presidente, io rispondo che l'adesione italiana al pacchetto del brevetto unitario è sicuramente una delle priorità del Governo, e il Ministero dello sviluppo economico, in coordinamento anche con il Dipartimento delle politiche europee, sta valutando proprio gli aspetti economici dell'adesione dell'Italia, tenuto conto, da un lato, dei diversi interessi degli stakeholder privati coinvolti e, dall'altro, della mancata definizione ad oggi, a livello europeo, degli elementi di carattere economico e finanziario relativi al nuovo titolo brevettale e al tribunale unificato dei brevetti, il cosiddetto TUV.
  Riguardo alla questione linguistica, per un periodo transitorio, della durata di 12 anni, sarà applicabile il regime, come lei ha detto, dell’«english always», secondo il quale tutti i brevetti unitari dovranno obbligatoriamente essere tradotti in inglese, quindi sarà sempre disponibile, anche per i brevetti depositati in francese e tedesco, una traduzione in inglese, e successivamente sarà possibile ricorrere al sistema di traduzione automatica di alta qualità in tutte le lingue dell'Unione europea. Le PMI di Paesi che, come l'Italia, non hanno come lingua ufficiale una delle Pag. 89lingue di lavoro dell’European Patent Office potranno ricevere, con riferimento al brevetto unitario, un rimborso di spese e di traduzione di natura forfettaria che si stima non inferiore a 500 euro, ma l'importo esatto è ancora oggetto di discussione in sede europea. Questa somma si andrà ad aggiungere alla riduzione del 30 per cento delle tasse di deposito e di esame in sede di EPO cui le PMI, le università e gli enti pubblici di ricerca italiani hanno già oggi diritto con riferimento alla procedura per il rilascio di un brevetto europeo tradizionale.
  Riguardo alla possibilità di una modifica del regolamento dell'Unione europea, mi preme segnalare le difficoltà incontrate nel corso del lungo negoziato sul brevetto europeo. In tale sede, la proposta italiana concernente l'adozione della lingua inglese come unica lingua del procedimento per il nuovo titolo brevettuale non è stata accolta e il nostro Paese è rimasto purtroppo isolato su questa posizione. Pur tuttavia, tale richiesta, nel senso proposto anche dall'associazione AICIPI, che riunisce consulenti ed esperti di proprietà intellettuale di enti ed imprese, sarà comunque sostenuta nelle sedi competenti, anche se gli esiti precedenti, come già accennato, finora non sono stati purtroppo favorevoli.

  PRESIDENTE. L'onorevole Librandi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Presidente, signora Ministro, la ringrazio per i chiarimenti rivolti in questa sede e ricordo quanto sia necessario intervenire con urgenza su questo tema. Il nostro tessuto industriale, nonostante sia animato da menti brillanti e innovative, che ci sono riconosciute a livello internazionale, è infatti già di per sè penalizzato da una compagine produttiva a bassa o media internazionalizzazione e da un'altrettanto insufficiente capacità finanziaria. È opportuno ricordare che i costi connessi al brevetto europeo, da non confondere quindi con il brevetto unico europeo di cui stiamo dibattendo, sono per molte imprese estremamente onerosi. Oggi un'azienda italiana che debba depositare un proprio brevetto negli Stati membri, con quindi connesse spese di brevettazione, mantenimento in vita e traduzione, è costretto a spendere fino a 40 mila euro, una somma di gran lunga superiore alla forbice di 4-6 mila euro stimata per il brevetto unitario. La necessità di conformarci a un meccanismo che, da un lato, garantisca la nostra proprietà intellettuale – e sappiamo quanto l'Italia sia imitata nel mondo – e, dall'altro, permetta anche alle piccole e medie imprese l'accesso a una tutela comunitaria che non comporti spese eccessive oltre alla certezza del diritto, si fa sempre più urgente. Se l'Italia continuasse a restare fuori dal sistema si obbligherebbero le imprese, che vogliono internazionalizzare il proprio business, a un doppio binario brevettuale: quello nazionale per il territorio italiano e quello unitario per l'Europa, con conseguente penalizzazione di tutto l'apparato produttivo che stiamo a fatica cercando di far crescere.

(Elementi ed iniziative di competenza in merito al piano di Poste Italiane Spa relativo alla razionalizzazione degli uffici postali e interventi per assicurare il servizio postale universale – n. 3-01311)

  PRESIDENTE. L'onorevole Franco Bordo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01311 concernente elementi ed iniziative di competenza in merito al piano di Poste Italiane Spa relativo alla razionalizzazione degli uffici postali e interventi per assicurare il servizio postale universale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, signora Ministra, Poste italiane è una azienda pubblica controllata dal Governo italiano che presenta un consolidato bilancio in attivo. Negli ultimi tre anni l'utile di esercizio è pari a una media di un miliardo l'anno. Poste italiane riceve significativi contributi da parte dello Stato per consentire l'erogazione dei servizi essenziali e in modo particolare per gli uffici postali periferici.Pag. 90
  L'azienda lo scorso dicembre ha presentato un piano strategico che prevede la chiusura di 455 uffici postali e la riduzione degli orari di apertura per 608 uffici. Questa scelta, se attuata, causerà gravi disagi soprattutto per i residenti anziani o con difficoltà motorie oltre che per le imprese nelle zone colpite dalla scelta.
  Sono a chiedere quale azione il Governo intenda attivare perché tale piano venga rivisto affinché non si arrechino ulteriori disservizi agli utenti contravvenendo così a qualsiasi principio di qualità del servizio pubblico che deve essere assicurato in modo efficace e continuativo.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione dell'onorevole Bordo segnalando in primis che la normativa vigente attribuisce comunque il potere di determinare i criteri per l'individuazione degli uffici postali sul territorio nazionale necessari ad assicurare una regolare fornitura del servizio universale all'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni, la Agcom.
  Il criterio guida per la distribuzione degli uffici postali è costituito, in base alla normativa vigente, dalla distanza massima di accessibilità al servizio espressa in chilometri percorsi dall'utente per recarsi al presidio più vicino e sono fissate diverse soglie di copertura tutte riferite alla popolazione residente sull'intero territorio nazionale. Si prescrive, inoltre, l'operatività di almeno un ufficio postale nel 96 per cento dei comuni italiani e nei comuni con un unico presidio postale in cui non è consentita la soppressione degli uffici si impone una apertura al pubblico degli uffici non inferiore a 3 giorni e a 18 ore settimanali.
  La delibera Agcom del giugno scorso prevede criteri ulteriori di distribuzione degli uffici postali con divieto di chiusura di uffici situati in comuni rurali che rientrano anche nella categoria dei comuni montani e di uffici che sono presidio unico nelle isole minori.
  In conformità al suddetto quadro regolatorio Poste italiane pianifica annualmente eventuali interventi di chiusura o rimodulazione oraria degli uffici postali informando, con congruo anticipo, gli enti territoriali interessati e naturalmente l'Agcom.
  Dopo aver raccolto dai parlamentari, dagli amministratori comunali e regionali molti segnali di preoccupazione a proposito del piano di razionalizzazione degli uffici avviato da Poste italiane, il sottosegretario per lo sviluppo economico Giacomelli, con delega alla materia delle telecomunicazioni, ha incontrato il 12 febbraio scorso l'amministratore delegato di Poste italiane e il Presidente dell'Autorità di regolazione, per valutare le opportune iniziative nel rispettivo ambito di competenza.
  In tale occasione l'amministratore delegato di Poste italiane ha fatto presente che il suddetto piano non comporterà alcun impatto occupazionale né una riduzione dei servizi ai cittadini. Ha, inoltre, ribadito che i tagli degli uffici previsti nel 2015 sono in linea con i criteri fissati dalla Agcom come peraltro confermato dalla stessa Autorità. Si è, infine, reso disponibile comunque a intraprendere iniziative di condivisione del piano con il territorio e, in tal senso, è stato definito il programma di incontri con il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome e con il presidente dell'Associazione nazionale dei comuni italiani.
  Sono tuttavia già in corso, a livello territoriale, iniziative di comunicazione con i sindaci e le istituzioni locali e in particolare l'azienda si è impegnata a spiegare come l'introduzione dei servizi innovativi assicurerà comunque la tutela dei servizi universali per i cittadini.
  Quanto, infine, al nuovo contratto di programma fra il Ministero dello sviluppo economico e Poste italiane Spa, è in corso naturalmente il relativo iter di predisposizione secondo quanto previsto nella legge di stabilità per il 2015.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Franco Bordo ha facoltà di replicare per due minuti.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, non sono soddisfatto, signora Ministra, perché ovviamente la sua ricostruzione sta dentro quella che è la correttezza di un percorso, però la scelta politica, voglio dire, del Governo di dire «mettiamo un fermo a questo piano» non l'ho sentita.
  Invece è necessario dal nostro punto di vista fermare, stoppare questo piano perché questo piano riguarda soprattutto la scelta di Poste italiane di quotarsi in borsa, di andare verso la privatizzazione per cui guardate ai numeri, agli interessi finanziari e poco alle persone. È una scelta che colpirà tutti i territori di Italia, tutte le regioni, che mette in discussione lo stesso principio di servizio universale sancito dalla legge.
  Ecco, questo piano presenta, inoltre, ampi margini di irrazionalità. Io voglio farle un esempio su tutti perché lo vivo nella mia città, Crema. Un quartiere popoloso, 6-7 mila abitanti, e l'ufficio postale di Ombriano rientra nell'elenco di chiusura, quando di fianco abbiamo un ufficio postale che è stato acquistato da Poste italiane e per questo motivo verrà chiuso quello delle Poste di Ombriano appunto; e questa è una scelta che arrecherà disagi a migliaia di cittadini e a imprese anche, perché si lamentano le imprese, signora Ministro, banche e non soltanto.
  Noi mettiamo al centro del nostro operato la persona e la giustizia sociale. Per questo non molleremo, terremo alto il controllo e faremo di tutto perché sui territori, insieme ai sindaci e insieme ai cittadini e qui in Parlamento, questo piano venga rimesso in discussione nei prossimi mesi.

(Intendimenti del Governo in ordine alle prospettive di sviluppo della società Eur spa, con particolare riferimento all'ipotesi di cessione di beni patrimoniali alla società Invimit – n. 3-01302)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01302, concernente intendimenti del Governo in ordine alle prospettive di sviluppo della società Eur spa, con particolare riferimento all'ipotesi di cessione di beni patrimoniali alla società Invimit (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, professor Padoan, il suo Ministero è proprietario al 90 per cento di EUR Spa, società a capitale pubblico che gestisce beni monumentali di architettura razionalista, fra cui il noto Palazzo della civiltà italiana, totalizzando un attivo fino a 20 milioni di euro l'anno e curandone la manutenzione in modo soddisfacente, fino alla vostra decisione, condivisa con i sindaci Rutelli e Veltroni, di realizzare un nuovo centro congressi, la Nuvola di Fuksas, dai costi proibitivi.
  Quest'opera mastodontica poteva essere realizzata solo con i soldi dello Stato, che invece ha lasciato l'EUR da solo a far fronte alle ingenti spese. Due giorni fa avete deciso di cambiare lo statuto per vendere gli immobili di pregio dell'EUR e completare la Nuvola con il ricavato; lo sa che la legge non lo consente ? Glielo ha ricordato Franceschini ieri. Lo sa che, se non vi assumete la responsabilità per i vostri errori, il 30 per cento del personale andrà a spasso ? E, scusi l'impudenza, chi e cosa c’è dietro ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, come l'onorevole Rampelli ha appena ricordato, la società EUR Spa è partecipata al 90 per cento dal MEF e al 10 per cento da Roma Capitale. Questa società ha rappresentato più volte l'esigenza di ottenere misure di sostegno finanziario al fine di assicurare il completamento dei lavori relativi al nuovo centro congressi, la cosiddetta Nuvola.
  La progettazione e la realizzazione dell'opera è stata avviata da EUR Spa nel Pag. 921998 per rispondere all'esigenza di dotare la capitale di un centro congressuale simile a quello delle principali metropoli europee. La realizzazione dell'opera richiede un investimento complessivo di 467 milioni, di cui 297 già finanziati da EUR Spa principalmente mediante il ricorso al credito bancario, 157 milioni, e contributi per Roma Capitale, 119 milioni.
  Il progetto iniziale ipotizzava il finanziamento della restante parte dell'investimento tramite proventi di vendita dell'albergo di nuova costruzione annesso al nuovo centro congressi e la valorizzazione dell'area dell'ex Velodromo olimpico.
  La possibilità di vendere l'albergo risulta attualmente vincolata al completamento del nuovo centro congressi e risulta influenzata negativamente dallo stallo di altri progetti immobiliari nell'area e dalle mutate condizioni del mercato immobiliare. La valorizzazione dell'ex Velodromo risulta subordinata al cambio di destinazione d'uso da parte dell'amministrazione comunale, ad oggi ancora non accordato.
  Attualmente il fabbisogno finanziario residuo per il completamento del nuovo centro congressi è di circa 170 milioni, di cui 37 da soddisfare mediante il ricorso ad un'anticipazione finanziaria del Ministero dell'economia e delle finanze a valere sui fondi per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
  Il consiglio di amministrazione di EUR Spa ha, quindi, deliberato la richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo che è stata accolta dal tribunale di Roma il 23 dicembre scorso. Il tribunale, nel medesimo provvedimento, ha concesso alla società il termine del 24 aprile per la presentazione di una proposta di concordato preventivo in continuità aziendale, ovvero per il deposito di una domanda di accordo di ristrutturazione del debito e ha nominato i commissari giudiziari. Il percorso delineato, finalizzato al superamento dell'attuale situazione di crisi, prevede innanzitutto l'erogazione della citata anticipazione di liquidità per un ammontare di circa 37 milioni di euro.
  La procedura di accesso alla liquidità è stata attivata. Parallelamente, la società sta elaborando un programma di dismissione degli immobili e, a tal fine, gli amministratori hanno ritenuto di dover convocare un'assemblea straordinaria per proporre una modifica statutaria che esplicitasse ulteriormente la possibilità di procedere all'alienazione dei propri beni.
  L'assemblea, che si è tenuta il 16 febbraio, l'ha approvata. In conclusione, saranno svolte da parte della società, le necessarie attività e procedure volte ad ovviare alla situazione patrimoniale in atto, nel rispetto degli impegni assunti dal Governo specificatamente nell'ordine del giorno accolto il 22 dicembre 2014.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Padoan per aver citato l'ordine del giorno che ha presentato, per l'appunto, il gruppo di Fratelli d'Italia sulla circostanza in coda all'approvazione della legge di stabilità, però volevo darle qualche informazione.
  La prima, è che in teoria dovremmo rispettare la legge e le comunico – non dovrebbe essere difficile perché già glielo ha suggerito il suo collega, il Ministro Franceschini, ieri – che la modifica dello statuto della società EUR non è in linea con almeno due leggi dello Stato e, secondo me, sono ancora di più. La prima, è quella istitutiva della società EUR che, all'articolo 3, prevede esattamente la possibilità della gestione e quella della valorizzazione: da nessuna parte è scritto che si possa procedere all'alienazione. La seconda è il codice dei beni culturali, dove all'articolo 10 e all'articolo 54, si prevede in maniera incontrovertibile l'impossibilità di procedere all'alienazione di patrimonio monumentale, immobili di pregio e quant'altro sia di interesse per la nostra comunità nazionale; e penso che tutto noi possiamo auspicare fuorché il Palazzo della civiltà italiana – non so se l'attributo le dice qualcosa, cioè il cosiddetto Colosseo quadrato – possa finire, per esempio, nelle mani di Fendi che già si è mossa largamente – adesso non è certamente Pag. 93uno scoop quello che sto facendo –, società acquistata dai francesi, quindi, in buona sostanza il Palazzo della civiltà italiana diventerebbe francese.
  Io penso che questi aspetti dovrebbero essere curati con una certa maggiore capacità di concentrazione e di attenzione da parte sua e da parte del suo Ministero. C’è una sola via di uscita, non ce ne sono altre, fermo restando che la responsabilità, vi appartiene nella misura in cui vi appartengono il 90 per cento delle quote della società e quindi non si può scappare da queste responsabilità. La ricapitalizzazione: non c’è altra possibilità. Ovvero potrebbe essercene una seconda: guardi, potete vendere la Nuvola di Fuksas insieme a quello che forse un giorno – non so bene quando – potrebbe diventare un albergo di riferimento della Nuvola stessa, cioè del nuovo centro congressi.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FABIO RAMPELLI. Quello non è vincolato da niente e da nessuno. Se volete, vendetelo – vedete quello che riuscite a farci – ma il resto non si può toccare.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rampelli.
  È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Caparini, Capezzone, Dambruoso, Di Lello, Epifani, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Nicoletti, Pisicchio, Rampelli, Realacci, Rossomando, Sanga, Speranza e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione (ore 16,15).

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 2803-A.
  Ricordo che prima della sospensione della seduta sono iniziati gli interventi ai sensi dell'articolo 85, commi 4 e 6 del Regolamento.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, mi comunicano che i deputati che dovranno intervenire sono impegnati in Commissione cultura. Pertanto, chiediamo di sospendere la seduta e riprendere al termine, almeno dopo che si sia accertato che le Commissioni non stanno svolgendo i loro lavori perché mi sembra di capire che anche nelle Commissioni X e VI ci sono delle audizioni in corso e vorremmo che tutte le audizioni venissero sconvocate.

  PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Crippa.
  Sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 16,15.

  La seduta, sospesa alle 16.05, è ripresa alle 16.15.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ivan Della Valle, ne ha facoltà.

  IVAN DELLA VALLE. Grazie Presidente. Con questo emendamento chiedo il differimento al 1o gennaio 2018 dell'applicazione degli articoli 37 e 38 del decreto-legge del 12 settembre 2014, n. 133, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione Pag. 94del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive. In breve: lo «Sblocca Italia». Ne abbiamo parlato a lungo di questo decreto vergogna. Come al solito cercate di rivenderlo all'opinione pubblica con un bel nome; chissà poi cosa c’è dentro.
  Che cosa riguardano gli articoli 37 e 38 ? Questi articoli tracciano una linea ben definita della politica dell'innovativo Governo Renzi: gas naturale e petrolio. Mentre tutto il mondo si sposta verso le rinnovabili, puntando verso innovazione ed efficienza, voi ancora dietro a idrocarburi e termoelettrico. È evidente: o avete gli occhi bendati e non vi accorgete verso quale direzione stia andando il mondo, oppure avete amici che vi tirano per la giacchetta, magari qualche grande lobbista del termoelettrico, magari qualcuno che provava anche a nominare i ministri poco meno di un anno fa. Chissà. E sono i vostri conflitti di interessi e i favori da fare agli amici che poi si scontrano contro quei cittadini che ogni giorno lottano per il bene comune, per il futuro della propria comunità e del territorio.
  Nel merito l'articolo 37 dello «Sblocca Italia» prevede che tutta la filiera dell'approvvigionamento del gas naturale – stoccaggio, gasdotti, rigassificatori, trasporto – divenga di interesse strategico nazionale. Sapete cosa vuol dire «interesse strategico nazionale» ? Significa portare avanti lo scempio che abbiamo visto in Val di Susa; lì, dove cittadini onesti che marciavano al fianco dei loro figli contro una grande opera inutile, si sono visti arrivare lacrimogeni in faccia nella migliore delle ipotesi. È questa la risposta della politica ai cittadini ?
  All'articolo 38 scopriamo che non solo l'approvvigionamento di gas naturale è diventato strategico, lo sono anche diventate tutte quelle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Ecco lo «Sblocca trivelle», un articolo contro il quale si sono schierate addirittura le stesse regioni governate da chi regge questa maggioranza. Già, perché il Governo prende pieni poteri e decide a tavolino che fare del nostro territorio e del nostro paesaggio, saltando una burocrazia che esiste proprio per evitare, ad esempio, disastri ambientali nei nostri mari.
  Il MoVimento 5 Stelle ha portato in Aula la voce di quei cittadini che si sono visti rubare la propria terra e continuerà a lottare contro questa linea di Governo che è nuova solo di facciata. Per fortuna, i cittadini si stanno rendendo conto anche di questo.
  La politica energetica in questi anni deve essere rigorosa e guardare a obiettivi internazionali, cercando di superarli. Abbiamo grandissimi risultati nel settore dell'efficienza energetica, questo non deve essere motivo di rilassamento ma spunto per promuovere politiche virtuose e dare la possibilità ai tanti nostri giovani ricercatori di sviluppare qui e non all'estero il futuro dell'energia.
  Con questo emendamento, in conclusione, cerchiamo di differire gli effetti devastanti di questa norma. È tempo di mandare a casa Renzi e il suo Governo retto non solo più sul patto del Nazareno che ancora oggi esiste e si basa sull'indebolimento della giustizia, sull'ostruzionismo nei confronti di provvedimenti contro l'evasione fiscale, su provvedimenti beffa come l'autoriciclaggio, su una lotta inesistente alla mafia, su regali alle aziende di Berlusconi.
  Il Governo Renzi sta in piedi grazie anche a tanti altri patti fatti con lobbisti della finanza, del gioco d'azzardo e delle energie fossili e per andare avanti continuerà a fare loro favori.
  Caro Renzi, «per fare politica servono le mani pulite», così diceva Pertini, quel Pertini che oggi scioglierebbe le Camere per mandare a casa questo Parlamento incostituzionale e il Governo peggiore degli ultimi trenta anni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Presidente, siamo di nuovo davanti al provvedimento omnibus per eccellenza, ovvero, quindi, al decreto milleproroghe. Pag. 95Questo decreto potrebbe essere considerato come lo specchio di questo Governo o lo specchio di questa maggioranza, che non fa altro che legiferare da più di due anni in modo assolutamente schizofrenico e in modo assolutamente emergenziale, senza affrontare mai i problemi in maniera strutturale ma ponendo sempre delle soluzioni che sono assolutamente, appunto, emergenziali e mai, quindi, pensate in maniera più generale, in maniera univoca e, dunque, che non riescono ad affrontare in maniera opportuna i problemi.
  L'aspetto di questo decreto che salta subito all'occhio è che riesce persino a inserire, appunto, all'interno degli articoli delle norme che vanno in deroga a provvedimenti che sono stati approvati da pochissimo. Questa è la testimonianza a cui mi riferivo prima, cioè proprio l'atteggiamento assolutamente schizofrenico del Governo che ormai non fa altro che legiferare con questo sistema di decretazione d'urgenza e che, di fatto, impedisce al Parlamento di lavorare in maniera più lucida, pensata, strutturata, ma si prende appunto il diritto di legiferare al posto del Parlamento.
  Il risultato è proprio questo, sono proprio, appunto, decreti come questo, che oltre a creare questa serie di provvedimenti senza una visione d'insieme, senza una seria programmazione, creano all'interno della cittadinanza, tra i cittadini, un senso di incertezza e di precarietà che, appunto, nello specifico interessa tutte le categorie che hanno interesse nelle misure affrontate nei decreti. Alla fine dei conti, queste sono le vere vittime di questo giochetto, perché effettivamente pendono dalle labbra dei politici che siedono all'interno del Governo, che sono parte del Governo e che siedono tra la maggioranza.
  Questo avviene perché spesso i cittadini sono portatori degli interessi che si trattano all'interno dei decreti e spesso, Presidente, questo senso di incertezza e questa dipendenza nei confronti dei politici potrebbe essere utilizzata, a pensare male, anche come strumento di controllo del consenso politico, soprattutto in vista di elezioni a più livelli, sia nazionali sia europee ma anche regionali e amministrative. Una sorta di voto di scambio, come a dire: «Porto il tuo interesse all'interno del Parlamento e ti faccio votare il provvedimento che risolverà la tua situazione» anche se poi di fatto non lo fa, perché in realtà risolvere un problema del tutto significa poi non avere un'arma con la quale tenere, diciamo, stretto il voto dei cittadini.
  La verità è che questo metodo, che il Governo adotta da più anni e di cui in queste ultime due legislature ne ha dato uno dei migliori esempi, cioè quello di legiferare attraverso i decreti, porta a non focalizzare l'attenzione della politica sui problemi più concreti e probabilmente più urgenti, il che è quasi un paradosso. Cioè, si legifera con i decreti d'urgenza, ma quasi mai si vanno a risolvere in maniera reale le urgenze di questo Paese. Se noi oggi pensiamo che continuano a crollare le scuole sulle teste dei nostri ragazzi, come è avvenuto stamattina, è davvero paradossale che questo Parlamento ogni anno si debba fermare una settimana su un decreto, che è il milleproroghe, oppure su delle riforme costituzionali incostituzionali, votate di notte come i ladri.
  Quindi, è proprio questa la caratteristica di questi provvedimenti portati avanti dal Governo: non affrontare in maniera opportuna le urgenze reali del Paese, ma solamente inserire, all'interno dei decreti, qualche favore ad amici di amici, attraverso probabilmente delle proroghe ad personam (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, per una prassi ormai consolidata, il decreto-legge contenente proroga dei termini si presenta puntualmente alla fine di ogni anno alla Camera e, in molti casi, le proroghe contenute in questo atto si ripetono in modo incessante e sono sempre le stesse e sulle medesime norme. Io ho preso in considerazione una norma, quella Pag. 96che, nello specifico del testo, si riferisce all'articolo 13, riguardante le federazioni sportive nazionali, su cui, insieme al mio collega Vacca, abbiamo presentato anche delle proposte emendative. Ebbene, voglio fare un passo indietro, infatti pongo la domanda se quest'Aula si ricorda per caso l'articolo 1, comma 13, del milleproroghe 2014. Sicuramente la risposta sarà no, perché in questo ipernormativismo, in questi continui decreti-legge, in questo continuo legiferare, ricordarsi una norma di questo tipo è molto difficile. Ebbene, la normativa faceva riferimento alle associazioni sportive...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Valente, potrei pregare questo gruppetto che ci allieta di trasferirsi fuori dall'Aula ? Grazie. Prego, onorevole Valente.

  SIMONE VALENTE. Ebbene, la normativa faceva appunto riferimento alle associazioni sportive iscritte al CONI, in particolare le norme differivano dal 1o gennaio 2014 al 1o gennaio 2015 l'applicazione dell'articolo 6 del decreto-legge n. 78 del 2010, recante misure di riduzione dei costi degli apparati amministrativi, e quindi una spending review che si applicava anche al CONI e, in questo, la proroga insisteva sulle federazioni sportive, le discipline sportive associate iscritte al Comitato sportivo olimpico, e il limite di spesa era di 2 milioni di euro. Adesso, detto questo, appare spontaneo chiederci se la proroga sia intervenuta esclusivamente per il periodo prescritto dalla normativa scorsa o se è cambiato qualcosa. Io dico che, verificando il testo che è stato presentato qui alla Camera, non è cambiato assolutamente nulla. Infatti, nel milleproroghe 2015, all'articolo 13, si può leggere che è differita al 1o gennaio 2016 l'applicazione alle federazioni sportive nazionali affiliate al CONI delle norme di contenimento delle spese previste dalla legislazione vigente a carico dei soggetti inclusi nell'elenco dell'Istituto nazionale di statistica, l'ISTAT, delle amministrazioni di cui all'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni. Quindi, è una norma che è stata copiata tale e quale e, quindi, con una nuova proroga. Questo significa che viene prorogata al 1o gennaio 2016 l'entrata in vigore dei tagli previsti per le federazioni sportive che sono incluse appunto nell'elenco ISTAT, ossia quello che comprende tutte le amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, individuate dalla legge di contabilità e finanza pubblica del 2009. Si continua, quindi, a differire di un anno, si continua quindi a rimandare un intervento che era stato presentato come necessario e, quindi, continuano anche a prorogarsi delle irregolarità, che spesso possiamo trovare all'interno delle federazioni sportive, che successivamente, se ci sarà tempo, potrò anche spiegare. L'inquadramento delle federazioni sportive attualmente risulta in un limbo, ovvero, mentre la natura di ente pubblico non economico del CONI non è mai stata messa in discussione, dal 1999 le federazioni sono diventate associazioni di diritto privato senza fini di lucro. Questo però nonostante esse continuino a percepire finanziamenti pubblici tramite il CONI, che rappresenta una fetta fondamentale del loro bilancio. Proprio in virtù di questi contributi, da anni si parla del loro ingresso nel famoso elenco ISTAT, con una sorta di nuove equiparazione degli enti pubblici, quindi il quadro che emerge è senza dubbio l'ennesima presa in giro a scapito degli italiani, in quanto si continua a differire l'applicazione di una normativa di cui Paese necessita da tempo. Il decreto-legge n. 78 del 2010 era molto chiaro e perseguiva una riduzione della spesa.
  In tutto ciò il CONI gioca un ruolo molto decisivo, in quanto fruisce di una quota delle entrate erariali ed extraerariali derivanti dai giochi pubblici e assegna contributi agli organi sportivi.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Valente.

  SIMONE VALENTE. Questo per dire che, come in tutti i campi su cui spesso si fanno le norme e di cui spesso si discute Pag. 97in quest'Aula, anche nelle federazioni sportive occorrerebbe maggiore trasparenza.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Colonnese, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie, Presidente. Che dire ? Questo è il decreto «milleproroghe», un decreto che abbiamo vissuto in Commissione, per l'ennesima volta facendo la mattina, le ore 5. Qualche volta, credo che la volontà del Governo e della Commissione bilancio di riuscire a fare delle nottate sia esclusivamente per poter fiaccare le minoranze, per riuscire a far sì che, durante le ore della notte, possa essere inserito, magari, qualche emendamento che possa essere frutto di qualche interesse lobbistico, e non si decide, invece, di riuscire a fare i decreti secondo una tempistica che possa favorire l'intelligenza, e non, semplicemente, la volontà di chiudere in fretta e furia qualsiasi tipo di decreto.
  Quindi, anche lo strumento delle nottate è uno strumento, a mio parere, vergognoso, perché limita la possibilità di poter utilizzare l'intelligenza, e quindi copre con la stanchezza la volontà di chiudere in fretta un decreto. A parte questo primo passaggio, la domanda è chiara: anche questo è un Governo che sfrutta la possibilità di utilizzare il milleproroghe, che già l'anno scorso abbiamo visto.
  Un decreto milleproroghe, anche quest'anno, che ha avuto delle facilitazioni nei confronti di situazioni particolari, dove, in alcuni ambiti, in alcuni comuni, in alcune regioni, governa il PD, o semplicemente che erano frutto di accordi per poter mantenere alcuni privilegi in essere. È un decreto che, pur avendo lavorato, ad esempio, sulle partite IVA, un errore che è stato fatto durante la legge di stabilità, ha dimenticato l'altro gravissimo errore che Renzi si era attribuito durante la legge di stabilità passata, che era l'aumento della tassazione dell'IVA sul pellet dal 10 al 22 per cento.
  Questa dimenticanza da parte del Primo Ministro è normale: è chiaro che, quando un Ministro intende, con 5 mila uomini, magari, andare in Libia per riuscire a fare guerra alla Libia oppure all'ISIS, dall'altra parte, magari, quando, invece, deve riuscire ad affrontare con serietà delle situazioni che interessano gli italiani, dimentica anche quello che ha raccontato qualche mese prima. L'IVA sul pellet è una di quelle cose dimenticate: in queste ore ne stiamo ancora discutendo, Presidente, stiamo ancora cercando di poter risolvere questa problematica, che riguarda un certo numero di persone che utilizzano questo tipo di riscaldamento.
  Sembra poca cosa, ha una copertura all'anno di 96 milioni di euro, ma ormai una parte dell'inverno è andata e, come tutti sanno, le stufe a pellet non si utilizzano durante l'estate. Per cui, molto probabilmente, una parte dell'IVA è già stata pagata. Quindi, parliamo di 40-50 milioni di euro: una copertura sicuramente impegnativa e difficile, ma credo che un Governo come quello italiano possa riuscire a dare un miglioramento.
  Più volte, in quest'Aula parlamentare, abbiamo ascoltato anche il collega Borghi, il collega Guerra e altri colleghi ancora di altri partiti che, in quelle giornate di confusione dal punto di vista di gestione di questa che è l'ennesima vergogna di aumento rispetto alle famiglie che hanno avuto delle problematiche anche per il riscaldamento, si sono attribuiti l'onere e il dovere di riuscire a correggere quello che è un errore sacrosanto, dovuto a un'incapacità gestionale e a una promessa mal mantenuta, quella sui dieci miliardi di euro per gli 80 euro.
  Questa è una piccola copertura, 96 milioni di euro; tutto questo attribuendosi la volontà, ad esempio, di riuscire a costruire una filiera corta, che vuole dire tassare in maniera diversa ciò che è un prodotto italiano, o comunque di una filiera assolutamente corta rispetto ad una filiera molto lunga, che, magari, fa provenire il pellet stesso da altri Stati.
  Tutto questo era «cantato» quasi, in quest'Aula parlamentare, con petto pieno Pag. 98di grande energia. Di fatto, invece, sono oggi qui a lamentarmi del fatto che non riusciamo, in questo momento, ad inserire una proroga su quella che era l'IVA al 22 per cento anche sul 2015, avendolo chiesto anche sul 2016, per riuscire a far sì che gli italiani possano uscire da questa situazione vergognosa, che, ripeto, colpisce alcune famiglie che hanno utilizzato questo strumento di riscaldamento, che ha un prezzo sicuramente minore, aveva un prezzo minore.
  Aveva una compatibilità ambientale sicuramente maggiore degli idrocarburi utilizzati fino ad oggi. Tutto questo semplicemente per chiedere (anche in queste ore, anche in questo momenti, so che vi sono alcune persone che stanno lavorando su questa possibilità) di poter andare a riportare l'IVA sul pellet al 10 per cento. Chiedo, a gran voce, in quest'Aula parlamentare, a tutte le persone che in quei giorni si gonfiarono il petto, e che in questo momento non sono presenti, di farsi carico di questa mia richiesta e di riuscire a portare avanti questa possibilità. La ringrazio fin d'ora, Presidente, anche per la sua correttezza.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole D'Incà.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente, in quest'Aula, tra forzature dei Regolamenti parlamentari e prepotenti riduzioni dei tempi di discussione della riforma del Senato e di questo «milleproroghe», mi sembra di vedere dei bambini che giocano, più che dei parlamentari che cercano di risolvere i problemi di questo Paese. È questo modo di tagliare la voce alla minoranze è veramente preoccupante, perché durante le riforme costituzionali abbiano vissuto tutti quanti la calata dall'alto di questa seduta fiume. Una seduta fiume, Presidente, che durante le riforme costituzionali non dovrebbe neanche essere pronunciata. Le parole «seduta fiume», le parole «taglio del dibattito», durante una riforma così importante non credevo mai di poterle ascoltare in quest'Aula, purtroppo mi sto abituando a delle cose a cui non mi sarei mai voluto abituare. Altri personaggi erano soliti tagliare la voce, ricordo Pinochet, Franco, Mussolini. Non siamo a questi livelli, ma anche loro, prima di arrivare alla dittatura hanno fatto dei passaggi un po’ più lievi. Quando sento che una banca internazionale, piena di conflitti d'interessi, come la JP Morgan, si permette di parlare di Costituzione e di leggi italiane troppo antifasciste, mi preoccupo ancora di più, una banca internazionale, che tra le altre cose un PM di Trani sta cercando di capire che operazioni ha fatto con il nostro debito pubblico e con la nostra valutazione, e che si permette di dire che la nostra normativa è eccessivamente fascista. Ci sono delle norme, Presidente, che vanno mantenute, perché se il Fascismo si è instaurato dopo il primo dopoguerra, se una dittatura si è instaurata settanta anni fa, questo non significa che non si instaurerà più. Questo non significa che perché sono passati settanta anni dobbiamo iniziare utilizzare metodi dittatoriali, perché non dare la parola, neanche in discussione sulle linee generali, mi lamento del metodo principalmente, nel momento in cui si parla e si discute delle posizioni di tutte le forze politiche, mi scusi Presidente, ma è veramente umiliante, se non frustrante. Non siamo soli, perché in merito alla riforme costituzionali, vedo Zagrebelsky che arriva a denunciare un degrado.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, abbiamo superato i due terzi dell'intervento, proviamo a parlare anche del provvedimento in oggetto però, se ci riusciamo sarebbe utile.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Ho parlato, Presidente...

  PRESIDENTE. Siccome stiamo parlando di riforme costituzionali, capisco le argomentazioni, però cerchiamo di provare ad avvicinarci all'oggetto.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, c’è una somiglianza e una similitudine Pag. 99tra i due atteggiamenti tenuti dalla maggioranza e dal Governo. Io spero che lei mi ridia il tempo che mi ha preso con il suo intervento.

  PRESIDENTE. Anche dieci secondi in più.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, basta che lei, però, stia un po’ più sul tema.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, vede, quello che dico me lo conferma lei, perché più e più volte ci troviamo, solo nei nostri confronti e basterebbe fare una analisi dei video, con una Presidenza, che sia lei, sia la Presidente Boldrini, sia la Vicepresidenti Sereni, che cerca di interpretare i nostri discorsi. Io in questo momento che cosa dovrei fare ? Dovrei chiudere il microfono e smettere di parlare perché, a quanto pare qua dentro, Presidente, non c’è più niente da parlare. Lo sa cosa le dico ? Io lo chiudo il mio intervento, lo chiudo qua, e non permetterò mai più di essere assoggettato, né io, né i miei colleghi, a certi comportamenti. Stiamo arrivando al limite, glielo dico Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Villarosa, lei può pure reagire così, io le ho semplicemente chiesto, rispettando il Regolamento, di stare al merito.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Quando scende da lì, ne parliamo.

  PRESIDENTE. Guardi, può parlare anche stando là sopra, non è che cambia nulla, il Regolamento lo applicano tutti e lo rispettano tutti.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, c'era prima Fantinati !

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, se lei chiede la parola sul Regolamento, io devo darla prima a lei che all'onorevole Fantinati. Io ancora i microfoni non li aziono, però, speriamo che qualcuno che lo deve fare... ecco, perfetto.

  DAVIDE CRIPPA. Perfetto. Non volevo creare un’impasse. Presidente, noi abbiamo già fatto presente alla Presidenza la questione delle Commissioni. Pochi minuti fa, mi confermano dalla Commissione trasporti che c’è ancora ...

  PRESIDENTE. Le posso garantire che è intervenuto il Presidente, perché l'informazione, che è stata data a lei, è stata trasmessa al Presidente. Sono intervenuto, mi hanno confermato che è stata sconvocata e ho già detto che, diversamente, avrei sospeso la seduta. Però è stata sconvocata.

  DAVIDE CRIPPA. La Commissione trasporti è stata sconvocata due minuti fa !

  PRESIDENTE. Lo so, onorevole Crippa. Le sto dicendo che l'ho saputo esattamente due minuti prima di lei.

  DAVIDE CRIPPA. Però adesso mi faccia svolgere un intervento per un richiamo al Regolamento, perché per me questa è una condizione inaccettabile. Noi abbiamo già posto la questione alle 16,05: vi erano delle Commissioni convocate, io ritorno in Aula, le segnalo che in alcune Commissioni era ancora convocato l'ufficio di presidenza, come la X Commissione e, pochi minuti dopo, scopro che la Commissione trasporti è di nuovo riunita e sta svolgendo delle audizioni.
  Io credo che non possiamo permettere che i presidenti delle Commissioni portino avanti un comportamento di menefreghismo totale, perché io sono vicepresidente della X Commissione e non posso accettare che si svolga un ufficio di presidenza in mia assenza, perché io devo essere in Aula. Non è possibile questo. Soprattutto Pag. 100le chiedo di chiedere alla Presidente Boldrini di annullare le decisioni prese nell'ufficio di presidenza odierno, perché è stato fatto in un momento in cui non poteva svolgersi, perché i deputati dovevano essere in Aula.
  Noi possiamo litigare e questionare in ogni sede della Commissione, ma credo vi sia un diritto che la Presidenza – in questo caso mi rivolgo a lei perché è lei di turno – debba fare rispettare, ovvero quello di partecipare ai lavori dell'Aula. Se l'Aula prevede votazioni, dobbiamo essere qui e, quindi, non è possibile che, alle 16,35, sia ancora in corso una Commissione come è accaduto alla trasporti. Bisogna prendere dei provvedimenti seri, perché, altrimenti, il dibattito, che fin qui è avvenuto, dovremo riprenderlo da questo punto e, se c’è qualcuno che gioca sporco, allora dobbiamo parlarne chiaramente.
  Non è possibile che una Commissione decida di fare quello che vuole. Se le Commissioni hanno bisogno di uno spazio – e questo lo chiedono tutti i presidenti di Commissione – ben stabilito, per potere eseguire i proprio lavori, questa è un'istanza che tutti i presidenti delle Commissioni devono avanzare alla Presidenza e la Presidenza se ne deve fare carico per individuare degli spazi corretti. Ma non si può passare sopra a quei deputati che vogliono partecipare ai lavori dell'Aula e non possono farlo, perché, altrimenti, vengono prese le peggio decisioni, come quelle che vengono prese nell'ufficio di presidenza della X Commissione, dove viene detto che il provvedimento Ilva potenzialmente si incardinerà lunedì e la scadenza per la presentazione degli emendamenti sarà lunedì sera. Di che cosa stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Io voglio serietà all'interno di quest'Aula parlamentare e credo e penso che lei, su tale questione, possa darmi ragione.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Crippa. Lei ha visto che noi stavamo iniziando il dibattito e, appena lei mi ha sollevato il problema, io ho immediatamente sospeso la seduta, dandole ragione, e sono intervenuto su tutte le Commissioni perché il Regolamento fosse rispettato.
  Prima che lei prendesse la parola, mi è stato comunicato che c'era un problema in IX Commissione e ho chiesto immediatamente alla presidente della Commissione di interrompere la riunione che era in corso. Trasferirò ovviamente alla Presidente quanto da lei avanzato. Poi ciò che avviene all'interno della Commissione, come lei sa, dipende dai presidenti di Commissione e non certo dalla Presidenza della Camera, perché la Presidenza della Camera dà degli input che debbono essere rispettati in attuazione del Regolamento. Io comunque trasferirò questa nostra conversazione alla Presidente della Camera affinché le valutazioni e le richieste, che lei ha avanzato – sto provando a rispondere a lei, onorevole Crippa –, possano essere prese in considerazione dalla Presidente e nell'articolazione della responsabilità che ha (Commenti del deputato Crippa).
  Onorevole Crippa, non apriamo un dibattito la prego. Le ho risposto, assumendo tutte le cose che lei ha detto e che trasferirò alla Presidenza, però adesso non possiamo fare che io do una risposta e lei mi ripone il problema sullo stesso argomento, onorevole Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Un minuto, brevemente, ciò che lei ha detto lo condivido, ma ad un patto, ossia che non possiamo demandare ai presidenti di Commissione, pur essendo loro nelle singole Commissioni i responsabili dell'andamento del lavoro, il fatto che questi prendano il Regolamento e lo buttino nel cestino.

  PRESIDENTE. Sono d'accordo e, infatti, onorevole Crippa, le ho detto che trasferirò esattamente questa questione alla Presidente perché il Regolamento parla chiaro: quando c’è la convocazione dell'Aula con votazioni, le Commissioni Pag. 101sono automaticamente sconvocate. Trovo assolutamente irrituale ciò, anzi, purtroppo, accade spesso. In questa occasione, è ancor meno giustificato. Più che dirle che trasferirò la questione alla Presidente della Camera, onorevole Crippa, non so che cosa posso fare. Più di dirle questo, non so. Bene, andiamo avanti.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. Grazie Presidente, grazie colleghi, nel presentare l'emendamento della compensazione delle cartelle esattoriali non posso fare a meno di ricordare anche un po’ l'iter che ha seguito questo emendamento. Noi, come sempre, abbiamo chiesto che chi vanta crediti dallo Stato li possa compensare con le cartelle di Equitalia. Uno Stato che non paga per primo, difficilmente ha quella credibilità necessaria per essere pagato. E abbiamo chiesto che sia una regola strutturale, una regola che vale nel lungo periodo mentre tutte le volte ci viene limitata ad un anno solo, quando va bene, perché, molto spesso, poi si demanda al decreto attuativo e passano molti mesi dall'approvazione dell'emendamento alla sua operatività, tant’è vero che era stato fatto per il 2013, anche per il 2014 e stiamo aspettando il decreto attuativo e abbiamo chiesto che venga fatto anche per il 2015. Noi chiediamo che venga fatto per sempre perché questa cosa deve essere affrontata strutturalmente. Io l'avevo chiesto anche in Commissione bilancio a proposito dello scorso decreto e mi era stato detto che non era possibile perché vi erano altri sistemi. Per carità, esisteranno anche altri sistemi, io non lo metto in dubbio, però, oltre a farmi portavoce di questo problema, oltre ad approvarmi ogni anno questo emendamento, io vorrei che risolveste davvero il problema per le imprese. Noi abbiamo proposto questa cosa, se ce ne sono altre, ditemelo voi volentieri, però facciamolo subito. Renzi doveva pagare tutti i debiti della pubblica amministrazione. Diceva prima a giugno, ma non ci credeva nessuno, forse nemmeno lui; poi, diceva a San Matteo, che aveva un po’ questa sfaccettatura di spot elettorale; e, poi, diceva a metà settembre, forse, però, non ha specificato di quale anno, visto che deve ancora pagare 36 miliardi di euro alle aziende (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sebbene lui vada a dire in giro, anche a «Porta a porta», smentito dallo stesso Vespa, che non è sicuramente un conduttore vicino al MoVimento 5 Stelle, che ha pagato tutti i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.
  Allora, questo emendamento vuole di nuovo dire che chi vanta dei crediti possa in qualche modo compensarli con dei debiti. Mi sembra ormai un minestrone che io, ogni volta, vado ad inserire in ogni cosa. Poi, dopo, rilevo anche come effettivamente uso anch'io lo stratagemma dello spot elettorale, anche guardando come questo Governo fa un po’ le cose. Ma non solo questo Governo, anche i precedenti che, bene o male, erano sempre un po’ figli della stessa maggioranza. Ricordiamo il Governo Monti, ricordiamo il Governo Letta, che erano un po’ la stessa cosa, erano sostenuti dagli stessi partiti. E anche questo Governo Renzi, che non si capisce se è la stessa maggioranza oppure è uno spot elettorale far finta di bisticciare e dopo, dietro le quinte, stringere patti. Allora, effettivamente sembra che i Governi si concentrino molto più sul nome dei decreti-legge, come «salva Italia» «cresci Italia» o «forza Italia», mi verrebbe da dire. Ma, al contrario, non solo l'Italia non si è salvata, non è cresciuta, non si è rinvigorita per niente, ma ha visto addirittura peggiorare tutti i suoi parametri economici negli ultimi due, tre anni e mezzo. Come ho detto prima, il Governo Renzi non è diverso da Letta o da Monti, e, infatti, adotta decreti che, proprio a causa della larghissima, quanto contraddittoria, maggioranza che lo sostiene, fa ben poco rispetto alle misure che bisognerebbe adottare.
  E non venite a raccontarci, come ci raccontavano i famosi tecnici, che non avete le coperture, ad esempio che non trovate i 100 milioni per l'IVA del pellet. Noi ve l'abbiamo detto tante volte. Ve lo Pag. 102abbiamo detto in piazza, sui nostri social media, ve lo abbiamo detto anche qui: ci sarebbero moltissime coperture. Bisognerebbe soltanto avere una cosa che voi avete dimostrato di non avere, anzi forse due: non avete mai dimostrato di essere liberi, avete fatto sempre decreti per le grandi multinazionali, per il 2 per cento di imprese. Aspettiamo un decreto per il restante 98 per cento delle imprese o addirittura dei cittadini e ci auguriamo che ci sia. Soprattutto vi manca il coraggio: continuate a ripetere spot elettorali ma dopo, se andiamo a riassumere quello che ha fatto Renzi, Letta, Monti, alla fine è rimasta qualche slide e qualche felpa nuova.

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 8 del Regolamento. Mi riferisco a quanto è accaduto durante l'intervento del collega Villarosa. La invito, signor Presidente, poiché noi già lavoriamo in una situazione di tensione altissima, soggetta tra l'altro ad atti di vera e propria prepotenza da parte di una maggioranza, che ormai si configura come una vera e propria dittatura della maggioranza, per noi è importante, quando interveniamo, non essere interrotti e sarebbe opportuno che la Presidenza considerasse questa un'esigenza di democrazia e limitasse al minimo i propri interventi che interrompono chi sta parlando, facendo perdere a volte anche il filo logico e la forza propositiva dell'intervento. Il collega Villarosa stava facendo un parallelismo assolutamente congruo tra le modalità dittatoriali con cui viene portata avanti la discussione del «milleproroghe» e le modalità altrettanto dittatoriali con cui è stata portata avanti la riforma della Costituzione. Era un parallelismo che non necessitava di alcuna sua interruzione. Mi rendo conto che lei ha il dovere di far sì che gli interventi siano sempre attinenti al tema che stanno trattando, ma a volte il confine tra questo dovere e la censura vera e propria è molto sottile e, mi dispiace veramente dirlo, ultimamente, signor Presidente, lei sta varcando quel confine un po’ di volte di troppo.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bonafede. Penso che sia sotto gli occhi di tutti qual è il modo attraverso il quale ho sollecitato il collega Villarosa semplicemente a stare all'argomento. Non ho fatto alcun richiamo formale, ho solo consigliato di rientrare un pochino sul tema, considerato che aveva cinque minuti. È quello che in qualche modo mi obbliga a fare il Regolamento. Lo faccio in modo assolutamente flessibile, poi ovviamente è anche legato alla sensibilità di ciascuno. Tuttavia, io applico il Regolamento nel modo più flessibile possibile anche perché mi rendo perfettamente conto della lunga discussione che stiamo facendo da parecchio tempo.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà.

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, cerco di stare al tema, dal momento che è stata sottolineata questa cosa e visto che si fa il processo alle intenzioni di quello che si vuole dire prima che si sia detto. Quindi, ci affacciamo al «milleproroghe» con lo stesso abuso della maggioranza già operato durante le riforme costituzionali. Questa è una cosa assodata. Lo dico anche per chi è arrivato adesso. I tempi sono contingentati per rivedere la Carta della Costituzione: è successo qualche giorno fa e succede anche ora perché siamo in discussione del decreto-legge milleproroghe ed è stata avanzata dalla maggioranza la proposta di chiusura anticipata in Aula della discussione sulle linee generali. Quindi, è stato commovente il momento in cui la collega Fontana del Partito Democratico diceva che togliere la discussione sulle linee generali non è mai un atto piacevole ma è chiaro che avremo davanti nove ore di discussione e l'esame di mille emendamenti. Allora, vorrei capire, fatemi capire: se non discutiamo gli emendamenti, noi qui che cosa ci stiamo Pag. 103a fare ? Già si tratta di un decreto-legge, quindi stiamo sempre parlando del solito abuso del Governo nei riguardi del Parlamento. Noi siamo qui a rappresentare tutti i cittadini. Quindi, se non discutiamo questi emendamenti, che ci stiamo a fare ? Se non discutiamo nemmeno questo per volere della maggioranza ? Quindi, anche riguardo al mio collega, sono assolutamente d'accordo con lui con la deriva fascista di questo Governo.
  Inoltre, tornando al provvedimento, rispetto ad esso ragioniamo un attimo, poiché abbiamo avanzato una proposta ben precisa alla maggioranza: abbiamo detto stop all'accesso ai benefici per i partiti.
  Abbiamo proposto il ripristino dei finanziamenti per la «Terra dei fuochi», la compensazione delle cartelle esattoriali con la pubblica amministrazione fino al 2016, il ripristino dell'IVA al 10 per cento sul pellet – ricordo che adesso, grazie al Governo, è al 22 per cento –, il mantenimento dei tassi sulle trattenute bancarie delle detrazioni per le ristrutturazioni; poi, abbiamo persino – persino – proposto una misura che riguarda l'agricoltura tutta dell'Italia: quella dell'IMU agricola, che era stata impostata in maniera allucinante, a dir poco.
  Quindi, noi proponiamo queste cose. Quello che voglio chiedere è: vi sembrano proposte poco interessanti ? Vi sembrano proposte poco utili per i cittadini tutti ? Visto che sono in Commissione agricoltura, mi soffermo particolarmente sulla questione dell'IMU agricola. Qualche mese fa, già se ne parlava in maniera informale e speravamo che non avremmo mai visto mandare avanti un provvedimento del genere.
  Il Governo, invece, si sveglia e, purtroppo, decide di adottare un decreto ministeriale il 28 novembre 2014, individuando i terreni agricoli soggetti al pagamento IMU in base al parametro altimetrico e stabilisce la scadenza del pagamento – attenzione, dal 28 novembre – al 16 dicembre 2014: cioè, in meno di un mese, in tempo di crisi, le aziende agricole hanno i soldi per pagare l'IMU dall'oggi al domani. Sì, certo, ovviamente ! È un po’ come dire «andate in vacanza e divertitevi» o un po’ come dire «i ristoranti sono pieni».
  Quindi, per il MoVimento 5 Stelle questa è stata una palese violazione dei principi costituzionali. Perché ? Perché c’è un articolo, l'articolo 53 della Costituzione, che dispone che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. La norma che modula l'esenzione dall'IMU, invece, solo in ragione di parametri fisici, è illogica e serve esclusivamente a fare cassa. Quindi, ripeto, questi parametri non tengono conto della complessità di tutto il territorio italiano e, soprattutto, trascurano una funzione non da poco che hanno gli agricoltori, perché gli agricoltori sono una tutela, sono a presidio del territorio e questo va a beneficio dell'intera collettività.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SILVIA BENEDETTI. Quindi, faccio un promemoria, un piccolo promemoria: sì, il presidio del territorio è fondamentale per un Paese, come l'Italia, che è a rischio idrogeologico. Mi domando se sia il caso per il Governo di proseguire sulla strada assurda di questa IMU agricola, quando ha a disposizione un emendamento del MoVimento 5 Stelle per cui può prorogare questo provvedimento, lasciare respiro alle aziende e prevedere un anno di tempo in più per impostarlo in maniera più intelligente. Dal momento che serve per gli 80 euro, che il Partito Democratico ha dato come scambio di voto per le elezioni, diciamo che, almeno, ragionino sulla pelle dei poveri agricoltori che sono i primi a farne le spese. Abbiamo sempre detto che l'agricoltura è importante, è un settore primario importante: il Partito Democratico dimostri di tenere al settore agricolo e appoggi questo emendamento, appoggi l'emendamento del MoVimento 5 Stelle per prorogare l'IMU agricola.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

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  CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente, come vede ci rivediamo. Eccomi qua !

  PRESIDENTE. Sì, è un piacere, onorevole Ruocco.

  CARLA RUOCCO. Sarebbe bello che, magari, alcune persone non tornassero in Aula e, invece, eccomi di nuovo qui, tutta vostra (Applausi del deputato Fraccaro).
  Riprendiamo da dove avevamo interrotto, introducendo, però, un nuovo argomento: il «milleproroghe». Lei, l'altra volta, mi ha cacciato dall'Aula perché io gridavo: «Onestà». E io questa parola voglio ripeterla: voglio ripeterla, Presidente, perché vivere in Italia per le persone oneste è diventato impossibile. È diventato impossibile perché ? Stamattina c'era un presidio qui delle partite IVA: sa che le partite IVA sono composte da persone che vogliono lavorare autonomamente ? Vogliono crearsi con autonomia una dignità lavorativa senza chiedere niente a nessuno. Ecco, noi a quelle persone chiediamo, praticamente, che tutti i guadagni provenienti dalla loro attività, o quasi tutti, vengano resi indietro; e vengano resi indietro ad uno Stato opaco, che, poi, gestisce il patrimonio pubblico, per esempio, come abbiamo visto gestirlo dal comune di Roma, che lo dà in affitto, anche nei quartieri centrali della città, mediamente a 50 euro al mese.
  Ecco, io ieri ho partecipato a un convegno interessante, organizzato qui alla Camera dei deputati, dove si è parlato del patrimonio immobiliare, ovviamente privato, e lo Stato e gli organi della pubblica amministrazione hanno creato un fascicolo – e volevo portarlo qui, è un documento grande quasi quanto un elenco telefonico – in cui, praticamente, si fa una bellissima mappatura di tutti gli immobili, ovviamente, privati, perché noi cittadini dobbiamo essere pronti a pagare le giustissime tasse, per carità, è un dovere innanzitutto pagare le tasse, però, diritti a fronte di quei pagamenti non se ne vedono. Però, lo stesso documento, così analitico, non viene preparato per il patrimonio immobiliare pubblico ed è questo il motivo per il quale, caro Presidente, i cittadini onesti sono così arrabbiati. Ed è questo il motivo per il quale, ogni giorno, vengono a fare presidi davanti a Montecitorio, ed è questo il motivo per il quale io da persona onesta mi sento, in tutta coscienza di poterli rappresentare.
  Mi ricollego al «milleproroghe», ritorniamo sulle partite IVA, per le quali il Governo Renzi ha voluto aumentare l'aliquota, di tutta risposta, dal 5 al 15 per cento e soltanto temporaneamente ci sta ripensando con il decreto «milleproroghe» per quello che riguarda l'imposta sostitutiva. Sui contributi lo abbiamo fatto riflettere noi e dopo una grandissima riflessione, finalmente, siamo riusciti ad arrivare ad evitare questo ulteriore bagno di sangue sui contributi INPS.
  Abbiamo altri cinque punti, caro Presidente, che vorremmo portare avanti, siamo qui per quello, perché sa, ci hanno detto che non volevamo fare questo Governo con voi, non volevamo fare i famosi punti; dovevate scrivere i punti sopra un foglio di carta e loro avrebbero ascoltato i vostri punti, eccoli qua questi punti. Quali sono ? Ripetiamoli: lo stop ai soldi ai partiti; devono pagare le partite IVA e i partiti devono intascare i soldi ? Noi campiamo senza soldi, eppure siamo qui, nonostante siamo cacciati dall'Aula. Ripristino per il finanziamento alla terra dei fuochi; li avete portati all'Expo i soldi, appalti, amici degli amici. Compensazione delle cartelle esattoriali; ma noi dobbiamo chiedere allo Stato che se io ho un debito con lo Stato lo devo poter compensare con un credito che ho con lo Stato ? Ma stiamo scherzando, ma dobbiamo stare anche qui a discuterne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ripristino dell'aliquota del 10 per cento sul pellet. Ecco questa è un'altra questione, prima si incentivano i cittadini, perché è ecologico, a servirsi di un determinato materiale e poi si triplica la tassazione.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  CARLA RUOCCO. Adesso lei mi sta facendo cenno di smettere, giustamente io Pag. 105mi attengo ai miei tempi perché il Regolamento lo rispetto, però, guardi, Presidente, io faccio appello a lei, facciamo che questi cinque punti vadano in porto e noi ce ne andiamo a casa tutti tranquilli, stasera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, colleghi, il provvedimento in oggetto è l'ennesimo decreto-legge imposto con il ricatto del voto di fiducia. L'abuso della decretazione d'urgenza e il ricorso ossessivo alla questione di fiducia testimoniano una lesione senza precedenti delle prerogative costituzionali di questo Parlamento che viene calpestato da Renzi in nome di una perenne campagna di marketing. L'affanno del fu Premier velocista che rincorre pateticamente un consenso in continuo declino manifesta la debolezza in realtà dell'Esecutivo e della maggioranza che lo sostiene anche a costo di farsi umiliare. Tutto pur di non perdere la poltrona. Addirittura il PD ha cercato di bloccare la discussione per votare alla cieca un provvedimento che rappresenta in pieno l'incapacità politica di Renzi e del suo Governo, fedele alla peggiore tradizione da prima Repubblica. Il Premier lo ha trasformato in un decreto omnibus che affronta tutto e il contrario di tutto, senza risolvere nulla.
  Si prorogano ancora le inadempienze del Governo, creando un perenne clima di precarietà a danno dei cittadini e non si affrontano i veri problemi del Paese, rimandando a data da destinarsi l'assunzione delle responsabilità necessarie a decidere nell'interesse pubblico e non a favore di questa cricca o di quella lobby. Si inseriscono norme che violano palesemente i requisiti di necessità ed urgenza, nonché il principio di omogeneità, e servono solo a fare cassa e a fare marchette.
  Il MoVimento 5 Stelle ha presentato cinque semplici proposte per correggere la rotta della politica clientelare e fallimentare espressa dal decreto-legge, garantendo equità e dando ossigeno all'economia reale: stop all'eccesso dei benefici per i partiti; compensazione della cartelle esattoriali con la pubblica amministrazione; ripristino dei finanziamenti per la terra dei fuochi; mantenimento dei tassi sulle trattenute bancarie delle detrazioni per le ristrutturazioni e infine ripristino dell'IVA al 10 per cento sul pellet.
  Vorrei, Presidente, concentrarmi su quest'ultima misura perché esprime perfettamente la vera natura del Governo e della maggioranza...

  PRESIDENTE. Scusi onorevole Fraccaro. Onorevole Guidesi, grazie.

  RICCARDO FRACCARO. Ripeto: mi vorrei concentrare su questa misura perché esprime perfettamente la natura del Governo e della maggioranza. L'aumento dell'imposta sul pellet da riscaldamento, che sale addirittura al 22 per cento, è una stangata vergognosa ai cittadini virtuosi che serve a Renzi per ottenere due risultati: fare cassa ai danni dell'ambiente e fare un regalo ai poteri forti e ai grandi gruppi economici che operano nel settore del gas come ENI ed HERA. Una misura assurda e scandalosa che tutte le forze politiche, senza alcuna distinzione, hanno criticato aspramente annunciando la piena disponibilità del Governo a fare retromarcia e presentando emendamenti per fermare l'aumento dell'IVA.
  Ora tutti, ovviamente a parte il MoVimento 5 Stelle, chinano il capo e approvano con la coda tra le gambe l'ennesima vessazione di Renzi ai cittadini onesti. Cito in particolare le parole di un deputato di maggioranza, Mauro Ottobre, del Pat, Partito autonomista del Trentino, che il 22 gennaio annuncia trionfante: «Il Governo ha preso l'impegno di bloccare l'aumento dal 10 al 22 per cento dell'aliquota IVA applicabile alle cessioni dei pellet. È positivo che il Governo – continuava Ottobre – abbia concordato sul fatto che l'incremento indiscriminato dell'IVA avrebbe pesato in maniera preponderante sulle zone montane che utilizzano su larga scala impianti di riscaldamento alimentati a pellet, non solo per le abitazioni private Pag. 106ma anche per le attività commerciali come gli alberghi e che potrebbero presumibilmente valutare di riconvertire gli impianti a gasolio vista la notevole diminuzione del suo prezzo». Il deputato eletto in Trentino Alto Adige dovrebbe chiedere pubblicamente scusa, a mio avviso, per aver preso in giro i cittadini, come d'altra parte i sedicenti autonomisti fanno ormai di continuo perché sui territori portano avanti la propaganda della difesa delle realtà locali ma in Parlamento votano senza vergogna le misure che le danneggiano come quelle del provvedimento in esame. Rinunciano addirittura a presentare ricorsi dal valore di 3 miliardi di euro per le violazioni finanziarie del Governo nei confronti delle autonomie e accettano il salasso di 1 milione di euro imposto da Renzi per le province di Trento e di Bolzano. Approvano perfino una legge elettorale che ha delle conseguenze devastanti sul piano politico e della rappresentatività delle minoranze.
  Quindi, come sempre, io voglio denunciare in questo momento e in quest'Aula anche i partiti minoritari che sostengono questo Governo, i partiti autonomistici locali del Trentino Alto Adige, che sono deboli con i forti e forti con i deboli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, ci ritroviamo anche quest'anno a parlare di questo decreto-legge chiamato «milleproroghe». Innanzitutto mi sembra questo nome, quando si parla di proroghe, in un certo senso è un po’ una sconfitta di tutto lo Stato e non parlo solo di Governo, di Parlamento. Perché, appunto, parliamoci chiaro, se bisogna prorogare determinate situazioni alcune volte è anche giusto, ci sono alcune proposte, alcune azioni in questo decreto-legge che necessitano di questo intervento, però quando si parla di proroghe, quando si deve prorogare qualcosa molto spesso dietro c’è una sconfitta, una sconfitta di tutta la macchina amministrativa italiana. Se noi guardiamo un po’ che cosa vuol dire proroga, la definizione proprio da dizionario: è la prosecuzione consentita dal rinvio di una scadenza, una dilazione o un differimento. Noi ci troviamo di fronte a delle scadenze, adesso e ogni anno ci ritroviamo il 31 dicembre, vi trovate, il Governo, a varare questo decreto-legge «milleproroghe» per prorogare determinate situazioni. Se noi andiamo a snocciolare le varie proposte, le varie azioni che vengono messe in campo con questo decreto-legge ci troviamo di fronte, come dicevo prima, a delle sconfitte.
  Ci troviamo di fronte ad un lassismo, ci troviamo di fronte ad una mancata organizzazione. Potremmo tirare in ballo per esempio... mentre leggevo alcune cose di questo decreto-legge, mi è venuta in mente una citazione dell'Alfieri quando diceva «Ahi fiacca Italia, d'indolenza ostello», «Sorda e muta ti stai ritrosa al bello» ? Lui in questo caso parlava di una questione linguistica, parlava dei vari dialetti che venivano utilizzati in Italia, perché appunto le varie province e zone d'Italia non utilizzavano una singola lingua e quindi si allontanavano dal bello. È un po’ quello che facciamo noi con questo lassismo, con questa disorganizzazione, ci allontaniamo da questo bello, ci allontaniamo dal funzionamento che dovrebbe avere questo Stato, che è un po’ anche un marchio di fabbrica dell'italiano. Quindi ci troviamo di fronte a delle situazioni che veramente fanno venire quasi da ridere, ma ci sarebbe da piangere, perché noi ci ritroviamo di fronte a delle proroghe che non hanno in un certo senso ragione di esistere, cioè hanno ragione di esistere in quanto quelle situazioni non sono state ancora sistemate, ma noi dobbiamo chiederci perché non sono state sistemate.
  Ci ritroviamo di fronte a un comma 4 dell'articolo 4 che parla ancora dell'impiego sulle navi militari in funzione anti-pirateria di guardie giurate. Noi conosciamo tutti ormai la vicenda dei marò, anche quello è stato per esempio un italico caso di malfunzionamento. Ricordiamo l'assurda legge che ne prevedeva le regole di ingaggio, a quel tempo votata da tutto il Parlamento, anche da chi oggi si strappa Pag. 107le vesti per portare a casa i marò, ma quella legge ci ha portato a quella situazione. Be’, noi oggi ancora andiamo a prorogare – siamo nel 2015, parlavamo del 2012 – questa situazione, e questo perché ? Perché i Dicasteri competenti ancora non emanano un atto amministrativo che definisca il percorso formativo che devono avere determinate persone.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  LUCA FRUSONE. Un minuto, sì. Poi potremmo parlare del comma 6, della questione della terra dei fuochi, qua addirittura arriviamo ad un assurdo, che questo comma 6, se andiamo a vedere il decreto antiterrorismo e le misure antiterroristiche varate, all'articolo 14 prevedono già la modifica di questo comma 6, cioè io adesso sto discutendo un comma 6 dell'articolo 4 del «milleproroghe» che già viene modificato dall'articolo 14 di un decreto che ancora ci deve arrivare. Se questo non è malfunzionamento, di che cosa stiamo parlando ? Poi però allo stesso tempo vediamo che nello stesso decreto-legge ci sono invece i benefici per i partiti politici, ebbene in quel caso il malfunzionamento non c’è mai, c’è sempre un agevole funzionamento della macchina amministrativa.
  Quindi – concludo, Presidente – ci troviamo di fronte a queste assurdità, potrei farne un elenco enorme, noi abbiamo provato un pochino a migliorarlo con cinque proposte, sul pellet e le altre proposte, purtroppo vedremo probabilmente una fiducia, non lo so, ma queste proposte cadranno nel vuoto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Grazie della deroga, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagnarli. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, partiamo sempre dal presupposto che questo modo di legiferare ci trova contrari, quindi valutiamo negativamente il metodo di proroga di adempimenti di legge, quindi l'inerzia dell'Esecutivo, del Governo, la lunghezza dei procedimenti amministrativi e questo modo di differire ogni anno, in modo reiterato e sistematico, alcune disposizioni che risalgono a tempi indietro. Alcuni temi potevano però essere inseriti, quindi sfruttare comunque questo decreto-legge in maniera positiva, ma non hanno trovato la loro opportuna sede in questo provvedimento, primo fra tutti quello gravissimo dell'IMU applicata ai terreni agricoli, vigente fino all'anno scorso. Molti colleghi lo hanno sottolineato, benché sul tema sia stato adottato un apposito decreto-legge, sono nel frattempo scaduti i termini, il 10 febbraio, della proroga al pagamento senza che questo citato decreto-legge sia stato effettivamente convertito, quindi pensiamo che si poteva intervenire almeno con una proroga al 2016 in modo da avere più tempo per discutere su un provvedimento che ha fatto discutere molti, non solo i parlamentari di opposizione, che facilmente potrebbero cavalcare il tema, ma anche molti deputati nonché amministratori locali delle stesse forze di maggioranza.
  Infatti, questo provvedimento è un provvedimento iniquo, è stato un salasso legalizzato, che il Governo e la maggioranza hanno dovuto introdurre per trovare una copertura ai famosi 80 euro nell'aprile dell'anno scorso in vista delle elezioni europee.
  In questo decreto-legge abbiamo quindi presentato un emendamento che prorogava al 2016 la scadenza di questa imposta. L'IMU agricola, già introdotta nel decreto-legge n. 66 del 2014, è stata definita da più parti incostituzionale ed effettivamente vede da più parti l'Italia agricola in disaccordo con il pagamento di questo balzello. Anche questa mattina c'era il Ministro Martina al TG1 in RAI, che in videochat, ha risposto a delle domande degli agricoltori, o comunque di persone che hanno dei terreni agricoli; ed anche lui logicamente ha cercato di parare un po’ il colpo, di arrampicarsi un po’ sugli specchi, dicendo che questo decreto-legge comunque va a migliorare la situazione dei pagamenti e che si poteva fare di meglio. Secondo noi, si poteva fare molto, Pag. 108molto molto meglio, visto che, da una parte, si prende e da una parte si dà, ma si prende sempre dalla stessa parte.
  I nuovi parametri infatti non tengono conto della complessità del territorio e soprattutto trascurano che gli agricoltori fanno una parte essenziale per il nostro territorio, a beneficio dell'intera collettività.
  Inoltre, in questo periodo, quello che ci lascia perplessi è che ci si riempie tanto la bocca di Expo e tutti – chi ha visto la puntata di domenica di Presa Diretta – sono rimasti un po’ sconcertati da come viene trattato tutto il mondo agricolo, ma poi effettivamente quello che passa è soltanto un messaggio e uno spot su come il Governo si stia impegnando in questo evento che tra pochi mesi vedrà l'inizio, forse, se i lavori si concluderanno in tempo.
  Basti pensare che per Expo sono stati utilizzati 110 ettari di terreni agricoli e abbiamo un provvedimento sulla difesa del suolo che ancora è arenato in Commissione. Quindi, ci chiediamo quanto effettivamente questo Governo e quanto il Parlamento stiano facendo per la difesa del suolo.
  Numerose sono state le manifestazioni indette dalle associazioni di categoria, alle quali abbiamo chiesto di sostenere il nostro emendamento in questo decreto-legge e, se veramente c’è un po’ di coerenza tra quello che viene detto e quello che poi viene fatto, lo chiediamo anche ai deputati che sono in Commissione agricoltura, ma non solo, anche a tutti quelli che sul territorio si sono schierati contro questo balzello.
  Quindi, questo emendamento chiediamo che venga votato almeno per dare un segnale che questo Parlamento ascolta quali sono le problematiche vere dei cittadini e non soltanto le solite cose.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baroni, ma non è in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. La ringrazio, signor Presidente e benvenuto all'ennesimo «milleproroghe». Questa mattina, c’è stato un convegno promosso dall'Associazione nazionale costruttori edili e il tema centrale era il social housing, una parola esotica, che fa bello quando la si pronuncia, per indicare in sostanza l'emergenza abitativa.
  Ci siamo stupiti di non aver visto la proroga degli sfratti in questo «milleproroghe»: in fondo, è stato fatto per trent'anni e ci chiediamo per quale motivo non sia stato fatto ancora per un altro anno.
  Perché dico questo ? Perché, se il diritto all'abitare non viene garantito a tutti indistintamente, allora si arriva, sì, all'emergenza abitativa, che non è più emergenza, ma situazione costante nel tempo.
  Quando un diritto non viene gestito bene dalle istituzioni, allora si arriva all'emergenza. In questo momento di forte crisi lavorativa e di precarizzazione delle vite dei cittadini è molto alto il fenomeno degli sfratti e del «mi aggiusto da solo perché lo Stato non è più Stato sociale e non risponde alle mie esigenze».
  Pochi mesi fa, quest'Aula approvava con voto di fiducia il «piano casa» di Lupi. Quel testo – lo avevamo dichiarato – è destinato ad aumentare l'emergenza abitativa e a creare nuovi processi di dismissione del patrimonio pubblico – come stiamo già vedendo oggi – processi che stanno per coinvolgere migliaia di inquilini, dalle case popolari agli enti, generando altra emergenza sull'emergenza.
  Siamo di fronte ad una fase nella quale il privato si sta sostituendo allo Stato nella risoluzione, si fa per dire, delle emergenze. Ma il privato non fa mai nulla per spirito di solidarietà, agisce solo se c’è un utile di mezzo, se l’asset è remunerativo.
  Si intende vendere le vecchie popolari, il patrimonio immobiliare pubblico, demaniale, per costruire nuove abitazioni che continueranno a restare vuote e a produrre nuovi indebitati. I decreti attuativi del Piano casa su vendita e ristrutturazione, non sono ancora stati iscritti in Gazzetta Ufficiale, e meno male dico io. Pag. 109Sappiamo, intanto, che quello sulle ristrutturazioni è fermo alla Corte dei Conti, e preferiremmo vedere la firma su questo decreto attuativo e non su quello delle vendite.
  Valorizzazione è la parola con la quale si indica la volontà di vendere il patrimonio pubblico. Per me la valorizzazione è un'altra cosa. Nel decreto Piano casa mancava una seria ricognizione sull'invenduto, vincolante in primis per i comuni che dovrebbero effettuarla: si prevede di continuare a consumare suolo, offrendolo alla speculazione e ad escludere dal centro delle città le fasce sociali più basse.
  Dalla metà degli anni 90, alcuni fatti sono intervenuti a cambiare radicalmente la situazione: l'aumento vertiginoso del prezzo delle case e degli affitti rispetto ai redditi e ai consumi delle famiglie, la nuova domanda di case derivante dal forte aumento del numero di nuclei familiari differenti dai soliti, una nuova e forte domanda abitativa legata ai flussi migratori. L'emergenza si è manifestata, sul territorio, con fenomeni quali l'aumento degli sfratti per morosità, la crescita, nelle aree urbane, di alloggi di fortuna e baraccopoli, eccetera.
  Come già detto altre volte il diritto alla abitazione rientra nella categoria dei diritti fondamentali inerenti alla persona. Lo abbiamo visto in diverse pronunce dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e nelle numerose sentenze della Corte costituzionale. Del «diritto alla casa» ne ha parlato il ministro Lupi questa mattina al convegno sul social housing dell'ANCE. Parla di diritto alla casa ma poi inserisce nel Piano casa l'articolo 5 che non dà diritto di residenza – quindi al medico e alla scuola per i bimbi – a chi si deve arrangiare per garantire alla famiglia un tetto sulla testa, e poi con forza, insiste che non si devono fare proroghe sugli sfratti perché bisogna avere il coraggio di fare determinate cose e cioè di vendere il patrimonio immobiliare pubblico, di far entrare i capitali privati nella gestione degli affitti, di proteggere le banche da possibili perdite per il loro ingresso nel processo del social housing, di utilizzare i fondi di investimento di Cassa depositi e prestiti per intervenire nel mercato degli affitti. È tutto un mercato ormai, cosa che a noi non interessa affatto preferendo piuttosto ridare dignità a questo Stato con il coinvolgimento della cittadinanza in modo attivo nella gestione delle esigenze di tutti. Nessun privato può arrogarsi il diritto di sostituirsi allo Stato, che è il diretto responsabile, cioè colui che deve dare risposte, nei confronti dei diritti di chi vive nei confini italiani.
  Il ministro ha parlato anche di utilizzare fondi statali per la ristrutturazione degli alloggi popolari ora non abitati e non abitabili. Ci fa piacere. Peccato che 4.000 appartamenti a Milano siano stati devastati dalle forze dell'ordine per sgomberare altrettante famiglie, senza portare con sé chi era inserito da anni nelle liste di attesa per l'assegnazione delle case popolari lasciandole vuote e inutilizzabili per anni. I dati del ministero fermi al 2013 parlano di 73.500 sfratti, nel 2013, di cui 5.400 circa per finita locazione, mentre ci sono circa 400 mila famiglie che hanno un disagio abitativo. Le risorse messe a disposizione dal Piano casa per le ristrutturazioni sotto i 15 mila euro danno respiro per 4 mila appartamenti. Quelle per interventi più corposi, intorno ai 50 mila euro, ci daranno 600 appartamenti all'anno per quattro anni.
  Quindi, nel milleproroghe non si intende prorogare gli sfratti di un altro anno, cosa che avrebbe permesso il passaggio di casa in casa e una gestione più delicata dell'emergenza abitativa, scaricando tutti sui giudici, senza dar loro indirizzi di alcun genere, e sui comuni che sono strozzati dal patto di stabilità.
  È chiaro che il Governo ha dato in mano alla destra la gestione di questa criticità che, se non gestita correttamente, può portare a problemi di ordine pubblico, eppure si dichiara ancora di centrosinistra. E grazie a questo mescolamento delle parti ci troviamo di fronte all'adozione del neoliberismo più spinto che non darà servizi alla cittadinanza, ma farà fare tanti profitti garantiti sui monopoli naturali ai grandi capitali che investiranno pochi Pag. 110spicci nell'accaparramento dei servizi pubblici locali: acqua, rifiuti, trasporto, eccetera che sono considerati puro mercato.
  In conclusione una piccola curiosità sull'evento di stamattina: la quasi totalità dei relatori erano toscani. Negli ultimi anni sento sempre parlare toscano quando si parla di soldi, di asset e di utili. Che segnale è questo ? Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostinelli. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie, Presidente. Interveniamo oggi pur essendo nell'aria che, tanto per non cambiare, verrà posta l'ennesima fiducia sul provvedimento in esame. In particolare, per quanto attiene alle parti di competenza della Commissione giustizia, ci sembra doveroso ribadire che non si può intervenire sulla giustizia in questa maniera. Questo Paese necessita invece di interventi risolutori su temi sentiti e fondamentali in materia di giustizia, per porre un freno ad estesi, eclatanti e scandalosi, almeno per noi, fenomeni di corruzione, così come per rendere meno farraginoso un sistema inadeguato ai tempi. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)
  Assistiamo all'ennesimo intervento schizofrenico. Con il milleproroghe, un provvedimento omnibus pericolosissimo soprattutto se, come temiamo, dovesse essere approvato senza modifiche perché blindato dalla fiducia posta, il legislatore va a modificare norme frutto anch'esse di un iter frettoloso e superficiale. Infatti, subito dopo gli scandalosi lavori d'Aula per le riforme costituzionali, portate avanti in maniera eticamente disonesta, siamo qui a discutere di interventi tampone che dovrebbero cercare di rimediare ad errori di valutazione, per così dire, di decreti che sono stati emanati solo pochi mesi fa. Soltanto ad agosto è stata emanata la legge di conversione del decreto-legge n. 90 del 2014 sulla pubblica amministrazione e già ci si rimette mano oggi. Per la serie: sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico !
  Se ci fosse una riflessione meditata e frutto di dialogo sui singoli provvedimenti, probabilmente la necessità di un decreto milleproroghe oggi non ci sarebbe. Non può considerarsi coerente un sistema in cui viene emanata una norma e soltanto sei mesi dopo si decide di intervenire per posticiparne l'efficacia. Ma il Presidente del Consiglio va avanti lo stesso, sebbene sia evidente che dove stia andando non sia dato saperlo e forse non lo sa neanche lui.
  Il messaggio che passa, comunque, sembrerebbe essere questo: inseriamo la norma con un determinato termine e poi si vedrà cosa succede. Manca una seria valutazione della portata e degli effetti di quello che si va a predisporre. È quanto, a titolo esemplificativo, avviene per il termine di entrata in vigore del processo amministrativo telematico, in cui si interviene inserendo una proroga all'articolo 38 del decreto-legge n. 90 del 2014, perché delle due l'una: o il termine inizialmente inserito per consentire agli uffici giudiziari amministrativi di adeguarsi era congruo, e allora predisporre la proroga è intrinsecamente scorretto, o non lo era fin dall'inizio e, quindi, si ritorna alla mancanza di una seria valutazione dell'originaria previsione.
  Nel caso di specie, comunque, con spirito che vuole essere critico e non polemico, mi viene in mente una frase tristemente famosa: se c’è un modo di rimandare una decisione importante, la buona burocrazia, pubblica o privata, lo troverà. Ebbene, questo sembra essere lo spirito tutto italiano che pervade le modifiche in oggetto. Dobbiamo probabilmente anche aspettarci nuove proroghe nell'immediata scadenza del prossimo termine.
  Altra proroga di due mesi è prevista poi per la presentazione alle Camere della relazione sull'assetto organizzativo dei tribunali amministrativi regionali, di cui all'articolo 18, comma 1-bis, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114.
  Al fine di consentire l'ultimazione della predisposizione di detta relazione entro il 31 dicembre 2014, il Governo, sentito il consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, Pag. 111era chiamato a presentare alle Camere una relazione sull'assetto organizzativo dei TAR. Tale relazione deve comprendere l'analisi dei fabbisogni e dei costi, dei carichi di lavoro, suddivisi per ciascun tribunale o sezione, e del grado di avanzamento delle procedure di informatizzazione degli stessi tribunali. A tale relazione deve essere allegato un piano di riorganizzazione recante misure di ammodernamento e di razionalizzazione della spesa, con l'indicazione eventuale di ulteriori sezioni da sopprimere sulla base della valutazione degli elementi di spesa e dei carichi di lavoro rilevati.
  L'importanza della predetta relazione è altresì da correlare a quanto previsto dal decreto-legge n. 90 del 2014 in ordine alle soppressioni di sezioni distaccate dei TAR site in comuni che non sono sedi di corte d'appello, a far tempo dal prossimo 1o luglio 2015, nonché alle modalità per il trasferimento del contenzioso pendente nonché il trasferimento delle risorse umane e finanziarie al TAR della regione.
  Sarebbe stato quanto meno auspicabile per l'adeguamento del sistema giustizia che non fosse prorogato, come da avvilente tradizione annuale dei decreti-legge milleproroghe di fine anno, questo termine ma, come sempre, è chiedere troppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. L'emendamento a mia prima firma vuole eliminare una norma introdotta dalla «riforma Poletti» sui contratti a termine. Questa riforma, a nostro avviso, è inaccettabile e si persevera nello svilimento di un diritto, il diritto al lavoro, che continua sempre più ad essere ad intermittenza.
  Si continua a volere intervenire sui sintomi, senza volere curare la malattia, senza dare un indirizzo di sviluppo al nostro Paese e, pertanto, senza riuscire a trovare una dimensione in questa Europa che anche noi, in fin dei conti, abbiamo contribuito a fare crescere.
  Vorrei entrare nel merito della riforma, per poter spiegare, quindi, perché, secondo questo emendamento, dobbiamo abrogare questa norma. Secondo questa riforma, i contratti a termine, per come sono stati concepiti, sono l'apoteosi della acausalità. Viene, cioè, eliminato l'obbligo di inserire nel contratto la motivazione per cui l'azienda ricorre ad un contratto a tempo determinato, specificando, cioè, le ragioni tecniche, organizzative, produttive o sostitutive che rendono legittima l'apposizione di un termine al contratto del suo dipendente.
  Ora, l'Unione europea ci dice, come se avessimo bisogno di un interlocutore esterno per ricordarcelo, che dovremmo favorire i contratti a tempo indeterminato piuttosto che quelli a termine. Eppure perseveriamo in questa direzione. Anche volendo poi credere che un contratto a termine possa in qualche modo risolvere i nostri problemi occupazionali, mi chiedo e ci chiediamo: per quale motivo è stato introdotto il principio di non dover motivare la ragione dell'utilizzo di questo contratto ? Non ci è chiaro, Presidente, ancora non ci è chiaro o meglio non ci convince. L'abbiamo già detto precedentemente in Aula e continuiamo a dirlo anche con questo emendamento.
  Questi contratti potranno poi essere rinnovati continuativamente fino a trentasei mesi, non più come previsto dalla riforma Fornero per dodici, il che dovrebbe in qualche modo farci pensare ad una vittoria nell'estensione del contratto, soprattutto poiché questi trentasei mesi possono essere rinnovati fino ad un massimo di cinque volte, per spingere in qualche modo verso dei contratti di durata maggiore. Ma abbiamo comunque dei dubbi.
  Il decreto introduce poi una soglia massima di contratti a termine per azienda. Si stabilisce, quindi, un tetto del 20 per cento rispetto al totale dei lavoratori, che potrà però essere ammorbidito dai contratti di settore.
  Ora mi chiedo, Presidente, questa maggioranza, il PD, che in qualche modo si vanta sempre di portare avanti una storia, Pag. 112la tutela dei lavoratori e, quindi, la dignità della persona – ed è tutta retorica quella che spesso viene portata in Aula, perché, a conti fatti, secondo noi, Presidente, oggi questa è solamente retorica – come fa a spiegare alle persone fuori, alle persone che in questo momento non hanno un lavoro o che hanno un lavoro precario, che queste leggi sono valide e che vanno a loro vantaggio ?
  A nostro avviso, queste norme non sono le più adatte, abbiamo altre soluzioni, altre proposte, le abbiamo esposte in Aula precedentemente e siamo di nuovo qui a riproporle. Siamo per abrogare la riforma sui contratti a termine, ma con la fiducia che verrà posta da qui a breve ci sembra chiaro che non avremo neanche modo di esprimerci nuovamente e, quindi, magari di rivedere questa norma. Quindi, a nostro avviso, questa è sicuramente un'altra delle tante occasioni perse.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, colleghi, il milleproroghe è diventato sempre più un provvedimento che elargisce mance e marchette ai figliocci dei potenti e della maggioranza. Il milleproroghe rappresenta la prova provata di come sia vivo il patto consociativo tra Renzi e Berlusconi. Infatti, alle reti del Cavaliere viene confermato lo sconto in materia di frequenze TV, non aumentando più i canoni di concessione. Il patto del Nazareno, come si vede, è ben altro che spezzato.
  Vorrei però soffermarmi su quanto prevede l'articolo 7, cioè sulle norme in materia sanitaria. L'articolo 7 dispone varie proroghe per questioni di natura sanitaria. Il comma 1 dell'articolo 7 fa slittare dal 31 dicembre 2014 al 30 giugno 2015 il termine entro cui i servizi trasfusionali e le unità di raccolta degli emocomponenti debbono completare le procedure per le autorizzazioni richieste. Questa decisione, motivata dai ritardi di alcune regioni e dal completamento del percorso di autorizzazione e di accreditamento dei servizi trasfusionali e delle unità di raccolta, non ci convince per nulla. L'accordo Stato-regioni che disciplina la materia risale al 16 dicembre 2010. Ci domandiamo: è possibile che dopo cinque anni una questione così importante, che disciplina la raccolta del sangue e degli emocomponenti, la loro conservazione e la loro commercializzazione, rimanga ancora in sospeso ? In Europa sono più avanti di noi e questo ulteriore slittamento rappresenta uno schiaffo al diritto alla salute.
  Il comma 2 dell'articolo 7 interviene sui tempi del processo di privatizzazione della Croce rossa italiana. Vorrei ricordare qui che, nel corso della discussione dell'ultima legge di stabilità, abbiamo incontrato i rappresentanti dei lavoratori della professione della Croce rossa italiana e abbiamo riscontrato preoccupazione e incertezza per il loro futuro lavorativo e per la continuità assistenziale da assicurare ai pazienti a loro carico. La proroga non interviene nel merito del processo di privatizzazione previsto dal decreto legislativo n. 178 del 2012 né tanto meno lo mette in discussione.
  Si stabilisce, invece, che il personale della Croce rossa arrivi fino al 1o gennaio 2016, mantenendo il proprio stato giuridico e trattamento economico fino alla sua eventuale collocazione a conclusione della privatizzazione della Croce rossa. Le nostre critiche, in primis, vanno rivolte alla volontà di privatizzazione che il Governo vuole in ogni caso realizzare per la Croce rossa; in secondo luogo, lanciamo qui un grido di allarme, affinché si assicurino regole certe di mobilità da ente a ente per la continuità occupazionale dell'attuale personale della Croce rossa italiana.
  D'altronde, il quadro a tinte fosche sul destino del personale della Croce rossa italiana lo determinano le risorse finanziarie trasferite dallo Stato, che risultano essere insufficienti a coprirne i costi: 152 milioni di euro per il 2013 contro i 145 milioni di euro per il 2014. Per tali ragioni, riteniamo che questa proroga sia sbagliata e dannosa.
  Il comma 3 dell'articolo 7 proroga dal 1o gennaio 2015 al 1o gennaio 2016 la Pag. 113ridefinizione del sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco: aziende farmaceutiche, grossisti, farmacisti. Il termine, originariamente, era stato fissato al 1o gennaio 2013, e quindi siamo in presenza di slittamenti che si susseguono da alcuni anni. Non vorremmo che dietro questa decisione ci fosse la volontà di preservare lo status quo, per non intaccare gli interessi delle grandi case farmaceutiche.
  Il comma 4 dell'articolo 7 proroga dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015 la validità delle tariffe massime di riferimento per la remunerazione delle prestazioni di assistenza ospedaliera per acuti, di assistenza ospedaliera di riabilitazione, di lungodegenze post-acuzie e di assistenza specialistica ambulatoriale. La proroga è figlia dei ritardi del Governo sull'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza. Infatti, non si può disconoscere che il programma aggiornato dei livelli essenziali di assistenza, tanto annunciato anche in questi giorni, rappresenti un presupposto fondamentale per l'individuazione delle nuove tariffe massime di riferimento, e un aggiornamento nei tempi necessari dei LEA rappresenta una delle cause di questa ulteriore proroga.
  È stato aggiunto, infine, in sede di Commissione, un comma, il 4-quater, che permetterà di accedere alla titolarità delle farmacie solo con l'iscrizione all'albo, salvo per le 2.600 nuove sedi oggetto del concorso straordinario. Questa norma è una sorta di mini liberalizzazione per quanto riguarda la cessione e l'acquisto di farmacie. Vorremmo ribadire che non è il milleproroghe lo strumento adatto per disciplinare questa delicata materia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie, Presidente. Dunque, ho sentito molti miei colleghi che si meravigliavano di come possa esserci ancora nel 2015 un decreto che si chiama milleproroghe, perché, in uno Stato che funziona, con un Governo che funziona, con un Parlamento che funziona, questo tipo di decreto non dovrebbe nemmeno esistere. Io, invece, non mi meraviglio più di questi tipi di decreti, che vengono fatti continuamente, scavalcando il Parlamento.
  Non mi meraviglio, ormai, perché abbiamo visto di tutto: abbiamo visto tagliole, ghigliottine, sedute fiume varate per la riforma costituzionale, sedute fiume varate anche dopo l'orario delle 23, canguri, addirittura. Chi più ne ha più ne metta !
  Quindi, il milleproroghe che vuoi che sia, in presenza di un Parlamento e di un Governo dove veramente non conta più nulla l'opposizione, ma conta semplicemente ciò che viene deciso dalla maggioranza, anzi, nemmeno ciò che viene deciso dalla maggioranza, ma ciò che viene deciso dal Governo, dato che, per esempio, le riforme costituzionali sono riforme del Governo.
  Quindi, ritorniamo all'argomento del milleproroghe: è stato già varato nel 2005, nel 2006, nel 2007, nel 2008, nel 2009, nel 2010, nel 2011, nel 2013 e nel 2014. Quindi, era immancabile che ci dovesse essere anche quest'anno ! Mi vorrei soffermare su una vicenda che alcuni miei colleghi hanno ripreso più volte, che è quella relativa alle frequenze televisive.
  Quindi, abbiamo capito che non vi è stata alcuna modifica alle norme sulle frequenze televisive nel milleproroghe. In materia radiotelevisiva, infatti, è stata approvata soltanto una riformulazione tecnica di vari emendamenti, che non contiene più, come circolato nei giorni scorsi, il ritorno dei canoni al livello del 2013.
  Vorrei fare anche una cronistoria di quello che è avvenuto riguardo alle frequenze televisive, perché, per recepire una legge del Governo di Mario Monti, nel 2012, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato un testo, il 30 settembre 2014, che rivedeva e modificava il canone per la concessione delle frequenze, non più calcolato con l'1 per cento del fatturato, ma sul numero di multiplex, i pacchetti frequenze posseduti.Pag. 114
  Nel luglio 2014 arriva anche una lettera da parte della Commissione europea e due missive al sottosegretario Antonello Giacomelli. Proprio lo scorso settembre, come già detto, Agcom ratifica tutto ciò nonostante le proteste. Anche nella Commissione di vigilanza RAI ci siamo occupati di questa delibera Agcom, che ovviamente ha presentato diversi tipi di spunti per i commissari in Commissione vigilanza RAI, e sembrava che questo Governo inserisse nel milleproroghe un ripensamento di quello che è stato lo sconto sia per RAI, che per Mediaset. Così, ovviamente, non è stato, però questo piccolo accorgimento è servito durante l'elezione del Presidente della Repubblica per fare i titoloni sui giornali «il patto del Nazareno non vale più, viene abolito lo sconto a Mediaset», il tempo giusto per poi eleggere il Presidente della Repubblica e cambiare nuovamente il milleproroghe. Tutto è bello quello che finisce bene, vorremmo dire.
  Il Mise, comunque, tornando all'argomento, pare che sia intenzionato a riformare la materia anche se ha tolto questo tipo di emendamento, ma il Mise era anche intenzionato a riformare il canone RAI, ricordiamolo. Lo abbiamo visto nella legge di stabilità: prima doveva essere messo in bolletta elettrica, poi doveva essere messo nella dichiarazione dei redditi, poi c’è stata una retromarcia, poi è cambiato di nuovo tutto inesorabilmente e tutto è rimasto come prima anche a questo punto e sono rimasti i 113,5 euro che gli italiani devono pagare tutti inesorabilmente in bolletta, senza nessuna rivisitazione legata al reddito o alla situazione ISEE.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MIRELLA LIUZZI. Dunque, per quanto riguarda le frequenze ciò che avviene ora è che le grandi aziende pagano meno quindi c’è stato uno sconto alla RAI e a Mediaset, questo l'abbiamo detto in tutti i modi, mentre le emittenti locali sono costrette a fallire per pagare l'affitto delle frequenze, tanto che il gettito Agcom, questo anno, è di 55 milioni di euro, addirittura superiore rispetto a quello dell'anno prima, in cui era a 48 milioni. Questo è, anche se in piccolo, ciò che avviene in questa nazione, ovvero i piccoli sono sempre bersagliati, vengono sempre sottomessi ai voleri delle grandi aziende, ora delle lobby, ora dai signori del petrolio, del gioco d'azzardo, insomma chi più ne ha, più ne metta. Concludo, Presidente, dicendo che in relazione a questo milleproroghe, è bene anche ricordarlo, il MoVimento 5 Stelle chiede cinque cose: stop all'accesso dei benefici dei partiti, ripristino del finanziamento alla terra dei fuochi, compensazione delle cartelle esattoriali, ripristino dell'IVA al 10 per cento del pellet e il mantenimento dei tassi sulle trattenute bancarie delle detrazioni per le infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lombardi. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Grazie Presidente, spero che questo mio intervento accresca la sua dose di felicità quotidiana, visto che starò strettamente sul pezzo, strettamente sull'emendamento a mia prima firma, e questo perché, anche se è un emendamento molto tecnico e quindi probabilmente la spiegazione risulterà ostica a chi non mastica la materia, vorrei parlare...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Lombardi, onorevole Prataviera, gentilmente, sta parlando la collega, se non va bene neanche che io faccia in modo che i colleghi possano parlare. Prego, si accomodi onorevole Prataviera, si accomodi, prego.

  ROBERTA LOMBARDI. Dicevo: sarà molto tecnica, perché vorrei parlarne a nuora perché suocera intenda; tra l'altro sono molto contenta di vedere che c’è il sottosegretario De Micheli, sottosegretario al Ministero dell'economia, perché questo emendamento riguarda strettamente un regolamento che aspettiamo dal 2011 di recepimento di una direttiva europea. Il Pag. 115mio emendamento vuole sopprimere il comma 4, dell'articolo 10, del milleproroghe, il quale prevedeva che il termine del 31 dicembre 2014, di cui all'articolo 22, comma 5-decies del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, fosse prorogato al 30 aprile 2015. Questa norma prorogava praticamente un termine che era già previsto essere al 31 dicembre 2014, in un decreto legislativo del 2014 stesso.
  Quindi in neanche un anno – perché il decreto legislativo è di aprile – riusciamo ad avere già il record di due proroghe. Quando si dice avere le idee chiare dall'inizio.
  Comunque, nello specifico, entriamo nella norma tecnica. Il comma 4 posticipa, quindi, questo termine dal 31 dicembre 2014 – che a sua volta posticipava il 22 luglio 2014 – al 30 aprile 2015. Si tratta dei termini previsti dall'articolo 15 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 44, in materia di autorizzazione, funzionamento e trasparenza dei gestori di fondi di investimento alternativi (Gefia), che gestiscono e/o commercializzano fondi di investimento alternativi nell'Unione europea, per consentire l'emanazione del regolamento necessario affinché le SGR, che gestiscono i fondi di investimento alternativi italiani o che abbiano istituito organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) nonché i depositari dei relativi beni, possano effettuare gli adempimenti richiesti dalle disposizioni di recepimento di questa direttiva 2011 – e lì non ce lo chiede l'Europa – e darne comunicazione alla Banca d'Italia e alla Consob. Quindi questo articolo 10, comma 4, di fatto è solo un posticipo ulteriore dei termini, entro i quali i gestori dei fondi alternativi di investimento e gli OICVM compiono gli adempimenti richiesti da questa disposizione della direttiva, dandone comunicazione a Banca d'Italia e Consob.
  Questo non significa dare più tempo ai gestori, è solo che un regolamento del Ministro dell'economia e delle finanze, non ancora emanato dal 2011 ad oggi, deve determinare i criteri generali, cui devono uniformarsi gli OICR italiani con riguardo all'oggetto dell'investimento, alle categorie di investitori a cui è destinata delle quote o azioni, alla forma aperta o chiusa e alle modalità di partecipazione, all'eventuale durata minima e massima, nonché alle condizioni e alle modalità con le quali devono essere effettuati gli acquisti o i conferimenti dei beni, sia in fase costitutiva che in fase successiva alla costituzione del fondo.
  Secondo quanto emerge dalla relazione illustrativa del Governo la proroga di quattro mesi si renderebbe necessaria per completare l'iter di emanazione del predetto regolamento – che aspettiamo solo dal 2011 ricordo – in mancanza del quale i gestori italiani di fondi alternativi non possono adeguarsi alle disposizioni della direttiva AIFMD entro il 31 dicembre. Ci credo, siamo a febbraio e il regolamento ancora non c’è !
  Visto che trattasi di recepimento di una direttiva europea non si può più dire, ormai, nel nostro Paese «no», ma si può dire che noi siamo per bocciare la proroga e l'attuale orientamento del Ministro dell'economia e delle finanze sui regolamenti farsa. E, quando parliamo di regolamenti farsa, ne so qualcosa, visto che stiamo aspettando da mesi che i regolamenti sugli investimenti degli enti previdenziali privatizzati vengano gestiti sia per trasparenza che per limiti e conflitti di interesse. Quindi, ribadisco, parlo a nuora perché suocera intenda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Lorefice, Lupo, Vallascas e Mantero che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Ecce Dadone, Presidente. Proprio un anno fa, Presidente, ci trovavamo a discutere all'interno di quest'Aula di un decreto che aveva moltissima rilevanza per il mio gruppo: l'emendamento dell'abolizione – anche se era finta – del finanziamento pubblico ai partiti. Avevamo depositato in illo tempore una proposta di legge, che spinse l'allora Governo Pag. 116e i partiti di maggioranza e di opposizione a dare la loro nota di colore ed il loro contributo in merito all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, che poi, ahinoi, si è riscoperto essere, non una vera abolizione del finanziamento pubblico, così come noi la intendevamo e l'avevamo promessa ai nostri elettori. Infatti, sa com’è, a volte ci sono anche dei movimenti che hanno interesse a mantenere le promesse fatte con gli elettori. Quindi noi l'avevamo mantenuta: la proposta era stata fatta e depositata. Ci siamo trovati, invece, a discutere di una finta abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, che garantiva sì l'abolizione, ma soltanto da lì a due anni dopo, prevedendo uno scivolo che aiutasse i partiti a potersi finanziare sempre in maniera pubblica, ma diretta – infatti lo chiamavamo proprio finanziamento pubblico indiretto ai partiti – tramite agevolazioni fiscali e il ricevimento del 2 per cento, anzi, del 2 per mille – scusi – da parte dei cittadini.
  2 per cento, figuriamoci, già faticherete ad avere il 2 per mille, il 2 per cento lo vedo proprio improbabile. Comunque, all'epoca si parlava di come si sarebbe potuto accedere ai benefici e dei requisiti che servivano e si parlava dell'iscrizione all'interno di un registro dei partiti. Renzi disse che se ci fosse stato lui avrebbe immediatamente abolito il finanziamento pubblico ai partiti che anche per lui era robaccia da vecchi partiti e, invece, lui era un innovatore, un rottamatore, quello che avrebbe cambiato tutta la nazione. Oggi, però, Renzi c’è, eppure in questo decreto-legge, cosiddetto milleproroghe, che è il grande classico di tutti gli anni, quindi su questo il Presidente Renzi rimane esattamente identico a tutti i suoi predecessori, spunta una cosa sul finanziamento pubblico ai partiti. Di preciso spunta una deroga o proroga, chiamatela come volete, alla scadenza per l'iscrizione in quei registri che avrebbero permesso di poter avere le agevolazioni fiscali e di poter ricevere il 2 per mille per i cittadini che avranno ancora il fegato di versarli, di darvi ulteriori soldi. Ed è stato proposto, da parte nostra, che siamo veramente delle persone che si attaccano tutto al dito, un emendamento soppressivo che stralciasse questa parte perché le prese in giro hanno un limite, le si può sopportare fino a qua e, quando si arriva oltre, ci si ferma.
  E da qui parte la nostra avventura di questi giorni in un dialogo molto aperto e scongelato con il Partito Democratico riguardo agli emendamenti e alla discussione nel merito relativamente a questo provvedimento che per noi è un orrore perché già il concetto di milleproroghe è qualcosa di brutto di per sé. Significa che anche questo Governo, esattamente come gli altri Governi, non è in grado di regolamentare delle situazioni, ma deve fare delle proroghe di anno in anno. Tra questi emendamenti che abbiamo proposto, c’è proprio questo che porta la mia prima firma, l'emendamento Dadone 1.547. Sugli altri emendamenti che riguardavano la questione dell'IVA sul pellet, la «Terra dei fuochi», la proroga all'aumento delle trattenute sulla ristrutturazione e la compensazione delle cartelle esattoriale, c’è stato un netto «no». Figuriamoci, è una questione di soldi, mancano le coperture, dobbiamo valutare, bisogna vedere. Invece, questo emendamento, si immagini Presidente, è a costo zero. Si potrebbe immediatamente, senza bisogno di andare a interpellare il MEF, sapere che questo semplice emendamento permetterebbe, innanzitutto non solo a noi che siamo abituati ad essere presi in giro, ma ai cittadini, di non sentirsi presi in giro, e poi di stralciare una deroga di una data che, peraltro, avete fissato voi, quindi non dovrebbe crearvi grandi problemi, e permetterebbe, infine, di dire che quella proroga non si garantisce. Quindi, al 31 gennaio passato sono state bloccate le iscrizioni a quel registro e i partiti che si sono registrati potranno avere quel tipo di agevolazioni, mentre, invece, tutti gli altri dovranno aggiustarsi, esattamente come abbiamo fatto noi fino ad ora, quindi raccogliendo dei fondi dai cittadini che, se non sono spaventati o disgustati dalla classe politica, possono contribuire. Un emendamento estremamente semplice, netto, non chiede coperture, è facile...

Pag. 117

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Dadone.

  FABIANA DADONE. ...e va esattamente nella direzione di quello che dice il Presidente Renzi. Quindi, attendo risposte da parte vostra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Micillo. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MICILLO. Grazie Presidente, prima di arrivare al cuore dell'emendamento, è necessario delineare la cornice normativa all'interno della quale stiamo parlando ed operando. Il comma 4 dell'articolo 8 detta norme in tema di accessi, così come qualificati dall'articolo 22 del Codice della strada, sulle strade in gestione ANAS. La disposizione normativa va ad operare sull'articolo 55, comma 23-quinquies, della legge n. 449 del 1997, il quale dispone che per i nuovi accessi, la cui richiesta di autorizzazione è presentata successivamente al 31 dicembre 2014, sia dovuta, ai fini del rilascio dell'autorizzazione, esclusivamente una somma, da corrispondere alla società ANAS Spa in un'unica soluzione, determinata in base alle modalità e ai criteri fissati con un decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti da emanare entro il 31 dicembre 2014.
  La stessa norma precisa che tale somma da corrispondere all'ANAS non può superare l'importo del canone esistente prima della data dell'entrata in vigore della medesima legge, aggiornato in base agli indici dei prezzi al consumo rilevati dall'Istituto nazionale di statistica. Ebbene l'intenzione del Governo è quella di spostare dal 31 dicembre 2014 al 31 marzo 2015 il termine entro il quale lo stesso deve emanare, attraverso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, uno specifico decreto ministeriale con il quale stabilire i criteri per determinare il quantum da corrispondersi alla società ANAS come ente gestore di determinate strade per ottenere l'apertura di nuovi accessi alle strade in gestione. Vi ricordiamo che l'argomento è già stato trattato con il decreto «sblocca Italia» senza tuttavia che venisse trovata la quadratura del cerchio ma semplicemente attraverso una norma tampone che non ha assolutamente risolto il problema. Con lo «sblocca Italia», infatti, si è operato sugli accessi già esistenti alla data del 31 dicembre 2014 già autorizzati dall'ANAS medesima e si era previsto che, a decorrere dal 1o gennaio 2015, non è più dovuta alcuna somma fino al rinnovo dell'autorizzazione, risolvendo così un cospicuo contenzioso pendente. Tale norma aveva fatto cantare vittoria a diverse associazioni di categoria ma, da un lato, concedeva qualcosa, dall'altro lato invece, non risolveva del tutto il problema. Pertanto con lo «sblocca Italia» si era scelto di operare solo sugli accessi già esistenti al 31 dicembre 2014 ed era stata fatta la scelta di non far pagare alcunché. Con l'emendamento in oggetto altro non vogliamo che spingere il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a tenere in considerazione lo stato economico svantaggiato di alcune fasce di popolazione le quali possono trovarsi in difficoltà nel pagare il canone concessorio per ottenere un accesso alla strada pubblica.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Nuti che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà. Onorevole Sibilia, può venire un attimo alla Presidenza ?

  PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente, come è stato ribadito dai miei colleghi oggi in aula, nella giornata di martedì 10 febbraio 2015 si è abbattuta come una scure sul mondo agricolo e sugli agricoltori l'imposta municipale unica sui terreni agricoli altrimenti detta IMU sui terreni. Il MoVimento 5 Stelle ritiene e ribadisce che questa imposta sia un inutile e deleterio balzello che colpisce beni strumentali annessi all'attività agricola e che crea forti disparità sociali. Inoltre rischia di tarpare i segnali positivi del settore primario che potrebbero rappresentare il Pag. 118volano di una più grande e generale ripresa economica. Il pagamento dell'IMU agricola con i criteri iniqui con i quali è stata definita è un salasso legalizzato che il Governo ha dovuto introdurre per trovare la famosa copertura ai famosi 80 euro. Il MoVimento 5 Stelle non è mai rimasto a guardare e ha presentato un emendamento a prima firma Gallinella che ne chiede la proroga fino al 2016 nella speranza che in questo lasso di tempo ci sia un ripensamento da parte del Governo Renzi anche se in queste ore si ipotizza la posizione della questione di fiducia sul provvedimento che annullerebbe, passando per l'ennesima volta la mano, ogni azione propositiva. Mezza Italia agricola non è d'accordo con il pagamento di questa assurda tassa per più di un motivo. I nuovi parametri non tengono conto della complessità di tutto il territorio e soprattutto trascurano la funzione essenziale degli agricoltori nella tutela a presidio del territorio e a beneficio dell'intera collettività. Inoltre questa imposta si configura anche come una beffa visto che il 2015 è l'anno dell'Expo e che negli auspici dovrebbe mettere al centro l'importanza del mondo agricolo e dei suoi rappresentanti per il rilancio di una crescita sostenibile e per questo abbiamo scritto anche a tutte le associazioni di categoria in modo tale che facciano pressione sul Governo per spronarlo a fare marcia indietro. Noi, Presidente, ci abbiamo provato in tutti i modi a partire dalla legge di stabilità dove abbiamo proposto invano in prima istanza l'esenzione di tutti i terreni agricoli e fabbricati rurali strumentali, in seconda istanza l'esenzione solo per gli imprenditori agricoli e i coltivatori diretti con le relative coperture finanziarie.
  Ci abbiamo riprovato durante l'esame del «milleproroghe» in Commissione bilancio e nuovamente al Senato sul decreto-legge recante misure urgenti in materia di esenzione IMU, chiedendo di estendere al 2015 l'esenzione dell'IMU per i terreni ad immutabile destinazione agro-silvo-pastorale che non ricadano in zone montane e proponendo una differente copertura finanziaria, in modo da non far gravare quest'onere sempre sulle stesse persone, quindi sempre sugli stessi agricoltori.
  Vorrei anche ribadire che, per il MoVimento 5 Stelle, questa tassa è una palese violazione anche dei principi costituzionali. L'articolo 53 della Costituzione dispone che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. La norma che modula l'esenzione dall'IMU solo in ragione di parametri fisici è del tutto illogica e serve esclusivamente per far cassa. Ripeto: questi parametri non tengono conto della complessità di tutto il territorio e, soprattutto, trascurano la funzione essenziale degli agricoltori nella tutela a presidio del territorio e a beneficio dell'intera collettività.
  Il presidio del territorio è fondamentale per un Paese come l'Italia, che detiene il primato in Europa per quanto riguarda il rischio idrogeologico, ad esempio, un rischio che riguarda più di 6 mila comuni, l'82 per cento del totale. I terreni coltivati e quelli boschivi svolgono un ruolo essenziale per stabilizzare i versanti e trattenere le acque in questo senso.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLO PARENTELA. Ci aspettiamo che il Governo ci ascolti, Presidente, e prenda tempo per valutarne i costi e i benefici; ha questa opportunità che potrebbe cogliere al volo. L'IMU agricola può essere subito sospesa – noi lo abbiamo ripetuto più volte –, andando momentaneamente in deficit dello 0,002 sul PIL e, poi, definitivamente cancellata, coperta dai risparmi della spesa pubblica entrati a regime. Per noi la partita non è chiusa: il MoVimento 5 Stelle è da più di un anno che preme sul Governo per modificare il provvedimento e non ha intenzione di fermarsi. Chi ancora balbetta di fronte alle richieste dei cittadini e degli agricoltori, in questo momento, è il Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Recuperiamo l'onorevole Mantero, che, per un incrocio di liste, era stato chiamato al posto sbagliato e, poi, diamo la parola all'onorevole Pesco. Prego, onorevole Mantero.

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  MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente, anche per il recupero in extremis. In questo decreto-legge ci sono diverse proroghe che riguardano, in maniera diretta e indiretta, la materia sanitaria. La maggior parte di queste sono all'articolo 7. Al comma 1 dell'articolo 7 si prorogano le scadenze del decreto-legge n. 225 del 2010, che dava attuazione ad un accordo Stato-regione del 16 dicembre 2010 in materia dei requisiti minimi, organizzativi, strutturali e tecnologici dell'attività sanitaria, dei servizi trasfusionali e dell'unità di raccolta degli emocomponenti e sul modello di verifica.

  PRESIDENTE. Colleghi, che siete sulle scale, potrei pregarvi di spostarvi, visto che sta parlando il collega ? Grazie. Prego, onorevole.

  MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Quindi, si parla di un accordo Stato-regioni di addirittura cinque anni fa, con riferimento al quale alcune regioni sono tuttora inadempienti. A questo punto, è evidente che se, in cinque anni, quelle regioni non sono riuscite ad attuare questi provvedimenti anche piuttosto importanti dal punto di vista sanitario e dei servizi, hanno un'evidente incapacità applicativa di quel provvedimento del 2010. Quindi, a questo punto, ci sembra inutile concedere un'ulteriore proroga: sarebbe necessario intervenire in maniera più efficace e, quindi, magari, anche commissariare quelle regioni.
  Nelle successive lettere a), b), c) e d) del comma 2, invece, si parla della privatizzazione della Croce Rossa Italiana. Queste proroghe si rendono necessarie e sono giustificate dall'assenza di alcuni provvedimenti di attuazione della privatizzazione della Croce Rossa, appunto, in riferimento alla privatizzazione delle strutture della Croce rossa italiana, ovvero delle sedi nazionali e delle sedi regionali. Partendo dalla premessa che noi siamo, comunque, in disaccordo rispetto alla privatizzazione della Croce Rossa in quanto svolge dei servizi essenziali per la tutela della salute dei cittadini, comunque, essendo ormai iniziato – ormai, nel 2012, quindi tre anni fa – il processo di privatizzazione, concedere queste ulteriori proroghe ci sembra continuare a tenere sospesi quelli che sono i dipendenti della Croce Rossa, che, in questo momento, non sanno bene se si ritroveranno assunti o meno ed anche mettere in crisi quelli che sono i servizi che la Croce Rossa garantisce.
  Ma all'interno di questi, ci sono anche alcune chicche; ad esempio, si parla di un tavolo tecnico che aveva proprio lo scopo di garantire la privatizzazione e la vendita di queste sedi, locali e nazionali, e la relazione tecnica che avete allegato al decreto-legge dice che questo tavolo tecnico non ha espletato alcuna attività collegabile al processo di mobilità, in tre anni, quindi, si vede che ci sono delle evidenti mancanze del Governo e degli enti che stanno procedendo alla privatizzazione e, quindi, invece che mettersi in moto si continua a prorogare.
  Un altro punto che noi critichiamo, è quello relativo alla lettera e), dello stesso comma 2, in cui si concedono stanziamenti alla Croce Rossa per l'anno 2016. Ora, gli stanziamenti per l'anno 2015 sono già stati concessi, quindi la Croce Rossa può continuare a lavorare tranquillamente; visto che se ne prevede la privatizzazione, non vediamo perché ipotizzare già adesso gli stanziamenti per il 2016, eventualmente ne terremo conto quando sarà il momento e, quindi, alla fine del 2015.
  Un altro comma piuttosto divertente...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MATTEO MANTERO. Mi avvio a concludere, un altro comma divertente, sempre riguardo alla Croce Rossa, è quello alla lettera g) in cui, praticamente, si dava al presidente o al commissario straordinario tempo fino al 31 ottobre per presentare il piano di riparto finale e si dava al Ministero tempo fino al 31 dicembre per approvare quel piano di riparto. Ora si è fatta una proroga al commissario per presentare il piano di riparto, quindi, dal 31 ottobre si passa al 30 gennaio 2016, ma Pag. 120il Ministero dovrà comunque continuare a dare il parere entro il 31 dicembre. Quindi, il Ministero sarà costretto a dare un parere su un piano di riparto che il presidente o il commissario delegato potranno presentare successivamente. Quindi, fate le proroghe, ma ve ne siete dimenticato un pezzo, quindi, state più attenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie Presidente, siamo di fronte, come hanno già detto molti dei miei colleghi, al cosiddetto decreto milleproroghe, sul quale abbiamo presentato diversi emendamenti, e intervengo su uno in particolare, quello che riguarda la riapertura dei termini per la rateizzazione dei debiti verso Equitalia. Ne abbiamo proposti diversi su questo tema, perché, secondo noi, è un tema molto importante. Siamo comunque contenti del fatto che il Governo abbia recepito una osservazione che è nata nella Commissione finanze proprio su questo tema, sulla riapertura dei termini di rateizzazione per i cittadini contribuenti che hanno perso il diritto a rateizzare. Quindi, di questo non possiamo che essere contenti; purtroppo, però, abbiamo ravvisato che è stato compreso solo in parte il nostro pensiero, ovvero sarebbe molto utile che tutti i cittadini, che si trovano attualmente ad avere a che fare con Equitalia con cartelle scadute, abbiano la possibilità di rateizzare. A chi mi riferisco ? Mi riferisco a quei cittadini che, attualmente, hanno dei procedimenti esecutivi in corso. Purtroppo, così com’è scritta la norma, è sia parziale, sia potrebbe essere di difficile interpretazione, potrebbe lasciare dei dubbi interpretativi.
  Quindi, quello che chiediamo noi, e il Governo potrebbe tranquillamente farlo anche con un emendamento proprio, in questa sede, sarebbe di modificare, ma veramente con un intervento minimo, l'articolo così com’è scritto, per riuscire a dare una mano e ad abbracciare tutti questi cittadini che, attualmente, si trovano in questa difficoltà. L'intervento sarebbe veramente minimo; basterebbe sostituire una parola con altre due, veramente una stupidaggine, per riuscire a dare un contributo fattivo verso le persone che attualmente sono in difficoltà nei confronti di Equitalia. Ricordiamo che il periodo attualmente è molto critico, difficoltoso, non solo per le imprese, ma anche per le famiglie che si trovano a scontrarsi con delle realtà economiche molto tristi, nel senso che le entrate economiche delle famiglie sono veramente scese e, quindi, dare una risposta in questi termini, cioè dare una mano nel riuscire a ripagare i debiti verso lo Stato e verso le amministrazioni pubbliche penso che sia una cosa estremamente importante. Visto che il Governo ha preso questa iniziativa che va a favore di queste persone, secondo noi sarebbe veramente ideale riuscire a andare incontro a tutti i cittadini che hanno problemi in questi termini.
  Quindi, ricordiamo poi anche che, con Equitalia, ci sono diversi problemi; noi abbiamo già proposto l'abolizione di questa struttura per riuscire ad internalizzare il servizio così come potrebbero fare tutte le amministrazioni, come molte amministrazioni hanno già fatto. Ora, non si è riusciti in quell'intento perché la maggioranza di Governo, i partiti di maggioranza hanno bocciato la nostra idea, la nostra proposta; si può comunque fare il possibile per riuscire a migliorare questa situazione. Questo sarebbe un piccolo passo ovvero offrire la possibilità a tutti i cittadini di riuscire a rateizzare i propri debiti verso Equitalia. Quindi, è un piccolo passo che potrà logicamente unirsi ad altri passi che verranno fatti nel prosieguo; si spera anche grazie all'attuazione, chissà magari in senso positivo, della legge delega, non come sembra si voglia fare in questo periodo, quindi magari riuscendo ad andare a ridurre l'impatto di Equitalia verso i cittadini. Quindi, cercare il più possibile di aiutare le amministrazioni ad internalizzare i propri servizi di riscossione, a cercare di avere degli strumenti non troppo persuasivi nei confronti dei cittadini, per essere eleganti nell'espressione, e Pag. 121cercare comunque di andare incontro il più possibile a questi cittadini che si trovano in situazioni così critiche. Quindi, rateizzare, cercare di internalizzare, se possibile, i servizi e direi nient'altro. Grazie, Presidente per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Petraroli. Ne ha facoltà.

  COSIMO PETRAROLI. Signor Presidente, il decreto milleproroghe è utilizzato dai Governi di questo Paese da circa un decennio per prorogare o differire termini che non sarebbero stati rispettati, a causa della scarsa produttività della pubblica amministrazione. Questo modo di fare rende chiara, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l'incapacità programmatica dell'Esecutivo. Un decreto che chiamerei «minestrone», visti i tanti argomenti sui quali il Presidente del Consiglio Renzi ha cambiato opinione; ha cambiato opinione ad esempio sui lavoratori precari. I dipendenti delle province sono quelli che forse più di altri hanno sofferto la precarietà. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo convinti che le province siano enti inutili che possono essere cancellati. La riforma voluta da questo Governo non è sicuramente degna di essere chiamata tale, bastava solo decidere in maniera chiara ed esaustiva chi deve svolgere le funzioni svolte in precedenza da questo ente. Il personale lo si divide in modo più o meno proporzionale tra gli enti che ricevono le deleghe, distribuendo i dipendenti in esubero presso gli altri enti con carenza di personale. Niente di più semplice ma purtroppo questo non è stato fatto.
  Una riforma pessima pagata a caro prezzo dai lavoratori precari, una riforma che non ha garantito a questi lavoratori il giusto inquadramento, costringendoli a vivere, come ormai accade da diversi anni, all'interno di una fase transitoria di cui si ignora la fine. Questi non avrebbero avuto il rinnovo contrattuale nemmeno per un anno e sono stati costretti ad occupare le sedie dei consigli provinciali. Bene, con il decreto milleproroghe si assiste invece ad un dietrofront del Governo che ha concesso a questi lavoratori la proroga di un ulteriore anno in questa fase di transizione che stanno attraversando le province.
  Altro aspetto fondamentale è quello riferito ai canoni delle frequenze televisive. La scorsa settimana, mentre tutti erano impegnati nell'elezione del Presidente della Repubblica, spunta fuori un emendamento con il quale si impegnano le reti private, Mediaset in testa, a pagare un canone maggiore rispetto a quello attuale. Bisognava quindi mostrare all'opinione pubblica la fine del Patto del Nazareno, mostrando il pugno di ferro nei confronti dell'ex Premier Berlusconi. Adesso, mentre lo si va a votare, lo si ritira, concedendo a Berlusconi la possibilità di pagare canoni inferiori. Si rinvia il tutto ad un decreto che non è dato sapere ancora quando sarà emanato.
  Parliamo ora dei contributi previdenziali dei lavoratori autonomi iscritti nella gestione separata. Nella legge di stabilità fu deciso che avrebbero dovuto pagare dei contributi maggiorati, cioè del 33 per cento, contro l'originario 27 per cento. Tutti i proprietari di partita IVA hanno espresso il loro disappunto contro questa scelta, le stesse partite IVA che, con enormi sacrifici, mandano avanti tutto il nostro Paese, proprio coloro che guardano al futuro con più preoccupazione rispetto a qualsiasi altro lavoratore dipendente. Con il «milleproroghe» si cambia idea, per fortuna, mi viene da dire: il Governo fa marcia indietro, dichiarandosi disponibile ad accettare emendamenti delle minoranze in merito al cambiamento dell'aliquota sui contributi previdenziali. Il Governo in pratica non ha il coraggio di ammettere di aver sbagliato ma lascia l'onere di porre rimedio alle opposizioni, ripristinando il valore originario del 27 per cento.
  Passiamo alla questione del regime dei minimi. Diversi sono stati i regimi fiscali dei minimi nel nostro Paese, l'ultimo dei quali era molto vantaggioso nei confronti dei giovani e prevedeva il pagamento di una aliquota del 5 per cento, quindi davvero Pag. 122vantaggioso per tutti i giovani lavoratori desiderosi di avviare un'attività lavorativa.
  Bene, nella legge di stabilità invece viene previsto un nuovo regime forfettario per le partite IVA che doveva creare un regime vantaggioso per tutti coloro i quali hanno delle attività al di sotto di determinati valori di imponibile oppure per tutti quelli che hanno intenzione di avviare nuove attività imprenditoriali. Tuttavia, i valori scelti come tetti massimi sono troppo bassi e risulta perciò impensabile che un professionista riesca a rimanere proprio sotto quella soglia prevista. Il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha avanzato numerose proposte, degne di essere esaminate, ma il Governo ha deciso di ignorarle. Ora il Governo cerca di correre ai ripari, affermando che interverrà anche in questo caso con un decreto successivo, quindi viene reintrodotto il regime del 5 per cento a vantaggio dei nostri ragazzi che possono così pagare meno imposte per i primi anni di attività. C’è bisogno quindi di un regime dei minimi che lasci la possibilità ad un giovane imprenditore di avviare un'impresa senza dover sottostare obbligatoriamente a regimi troppo, ma troppo, bassi.
  Una questione passata in secondo piano è quella che riguarda il pellet, che è utilizzato da molte famiglie, specie quelle che non possono permettersi di riscaldare gli ambienti con altri tipi di combustibile, come l'energia elettrica, soprattutto nelle zone montane.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, spero di riuscire a portare un contributo ulteriore a questa discussione, analizzando l'articolo 4 di questo decreto «milleproroghe» che riguarda, nello specifico, la missione militare «strade sicure» e, in particolare, quelli che erano destinati, di queste forze, alla cosiddetta Terra dei fuochi. Probabilmente, farò un discorso più per addetti ai lavori che di ampia diffusione, però mi interessa precisare una cosa su questo articolo 4, che è molto interessante ed è un paradosso legislativo. L'attuale decreto, che stiamo discutendo, ha un articolo, il 4, che è, per annuncio del Ministro dell'interno, modificato da un altro decreto, il cosiddetto «antiterrorismo» di cui nessuna persona ufficialmente conosce il testo. Lei capisce, Presidente, che in questo momento ci troviamo a discutere un decreto e, nello specifico, un articolo del decreto e ci troveremo a votare questo articolo, pur sapendo, per annuncio del Ministro competente, che non è più questo. Cioè, noi cosa stiamo votando in questo momento ? Stiamo discutendo e ci state chiedendo di votare su cosa, se l'articolo 4 è modificato da un decreto che verrà dopo ? Allora, se questo decreto fosse stato convertito dalle Camere, allora noi avremmo un punto fisso, in Gazzetta ufficiale esce la legge di conversione del decreto e, allora, ci ritroveremmo con un articolo 4 che, poi dopo, verrebbe modificato da un altro decreto, ma la verità è che questo è un atto di fede. Più che chiedere la fiducia, chiedete fede a questo Parlamento, chiedete alla Camera un atto di fede (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché solo di questo si può trattare. Io già ritengo – su questo ho depositato anche un'interrogazione alla Presidenza del Consiglio dei ministri che non si è mai degnata di rispondere – che sia veramente indegno che ormai si facciano le conferenze stampa e non si legga il testo del decreto nonostante passino giorni e giorni; a volte, si è letto il testo del decreto annunciato in conferenza stampa anche dopo dieci giorni, ossia quando i riflettori si erano già spenti, i titoli di giornale si erano già riempiti e nessun giornalista e nessun parlamentare ha mai potuto fare la verifica che ciò che aveva affermato il Ministro o il Presidente del Consiglio corrispondesse a quello che stava all'interno del testo di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Già è indegno questo, a maggior ragione è indegno se questi giochi si fanno sulla pelle dei cittadini della Terra dei fuochi, perché di questo stiamo parlando; qui stiamo parlando Pag. 123del fatto che la legge di stabilità aveva stanziato 10 milioni di euro per la missione nella Terra dei fuochi e, a un certo punto, si dice che 9,7 di questi si potranno usare per una missione ben più ampia, a livello nazionale, in vista dell'Expo, che in politichese significa che quei camioncini cominciano a camminare da Napoli, dalla Campania, verso Milano, e con tutti i soldi che erano stati stanziati.
  Ora io dopo aver sollevato la questione ho ricevuto una risposta a mezzo conferenza stampa dal Ministro Alfano che ha detto: «Abbiamo risolto». Io non voglio assolutamente parlare della credibilità dell'attuale Ministro dell'interno, voglio soltanto dire che non mi fido e che vorrei vedere le carte, a maggior ragione se io devo votare questo decreto-legge, che è quello modificato dal decreto-legge annunciato. Infatti potrebbe verificarsi l'ipotesi, come si è già verificato per il milleproroghe, che nel decreto antiterrorismo risulti confermato lo scippo di oltre 9 milioni di euro ai cittadini di quella terra, nonostante nel decreto-legge della «terra dei fuochi» fosse previsto che si stanziassero 6 milioni di euro per il Corpo forestale dello Stato, e non sono stati ancora dati, e nella legge di stabilità sono scomparsi. Dei 56 milioni di euro dati alla regione Campania, 24 vengono utilizzati per attività di pubblicità, quattro milioni per le squadre di calcio, e 500 mila euro per Gigi D'Alessio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Allora voi capirete che noi, come minimo, dobbiamo essere un po’ arrabbiati. L'attuale isteria del Governo nel fare le norme porterà allo sfascio questo Paese. Ormai siete diventati un Governo che non fa più leggi, fa solo conferenze stampa. E le leggi, i decreti legge e i testi di legge ce li fate leggere dieci giorni dopo, in modo che non si possa contestare quello che avete detto in conferenza stampa. È ormai uno schema noto di cui cittadini si stanno accorgendo. Grazie. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzo. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie, Presidente. Ci presentiamo agli italiani con una serie di nostri emendamenti atti a dimostrare ancora una volta l'inutilità di un Parlamento che, anziché impegnare le proprie risorse per risolvere i problemi strutturali del Paese, perde tempo per discutere di come prorogare l'improrogabile, procrastinare l'improcrastinabile e continuare a mettere la testa sotto la terra come gli struzzi, piuttosto che affrontare ciò che nessun Governo succedutosi fino ad oggi ha mai voluto affrontare. In effetti, in questo decreto-legge in via di conversione, esistono delle proroghe sulla entrata in vigore di leggi nazionali ormai talmente datate che gli stessi beneficiari non ricordano più di beneficiare di un artifizio legislativo. Il milleproroghe evidenzia, più che mai, l'annoso problema riguardante l'abuso dei decreti-legge che, come in questo caso, vengono utilizzati per spostare la linea del tempo riguardo all'adozione di atti e procedimenti previsti da norme che il Governo e la pubblica amministrazione si sono dati, in sostanza, da soli, ma alla quale non adempiono. Il milleproroghe sta alla pubblica amministrazione come i condoni e le sanatorie stanno ai contribuenti. Incentivano a violare le regole in attesa, o nell'aspettativa, del perdono che tanto verrà. Con l'aggravante che il mancato adempimento non comporterà nessuna sanzione né accertamento di responsabilità per gli uffici pubblici ed i loro dirigenti. La nostra, Presidente, è una ferma opposizione al metodo di continua proroga degli adempimenti di legge, all'inerzia degli organi esecutivi, alla lunghezza dei procedimenti amministrativi, ai differimenti di carattere reiterato e sistematico anche di disposizioni molto risalenti nel tempo. L'ex Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, alla fine del dicembre 2013, sottolineò, nella conferenza stampa con la quale annunciava il ritiro del decreto-legge «Salva Roma», l'esigenza di rimettere mano al riordino del percorso del sistema legislativo al fine di evitare l'ingorgo di fine anno. Naturalmente il primo risultato è stato l'adozione di questo milleproroghe, tanto per dire.Pag. 124
  L'attuale Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parlando dell'aumento dell'IVA sul pellet, il 15 gennaio, ha dichiarato: «L'aumento dell'IVA sul pellet è stato un errore che il Governo correggerà». Risultato: l'IVA sul pellet resta al 22 per cento.
  Comunque ci preme segnalare che la vera questione da affrontare immediatamente risulta essere non il riordino del percorso legislativo, che sembra evidenziare responsabilità dell'organo legislativo, bensì quello del Governo e dei pubblici uffici, che non sembrano affatto assicurare, come prescritto dall'articolo 97 della Costituzione, il buon andamento dell'amministrazione, né l'adempimento delle loro funzioni con la disciplina e l'onore richiesti dal precetto dell'articolo 54 della Costituzione. Ci sembra che i nostri uffici pubblici ed i Governi che li guidano non rispondano più, non solo, ai loro doveri ma neanche alle attese e ai diritti dei cittadini.
  Ma veniamo all'emendamento che ho presentato e che riguarda la soppressione del comma 4 dell'articolo 4 e, cioè, l'articolo 4: «All'articolo 5, comma 5, secondo periodo, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, le parole: »31 dicembre 2014« sono sostituite dalle seguenti: »30 giugno 2015«». Cioè, il presente comma proroga di un ulteriore semestre l'impiego, a bordo delle navi italiane in funzione antipirateria, di guardie giurate, spostando la linea del tempo di sei mesi, quindi sino al 30 giugno 2015, misura che prescriverebbe la frequentazione di corsi tecnico-pratici appositamente previsti fin dal 2009. In deroga al superamento dei corsi le guardie giurate, che potranno essere impiegate nelle suddette funzioni, dovranno perlomeno avere partecipato, come appartenenti alle Forze armate, per almeno sei mesi alle missioni internazionali in incarichi operativi attestati dal Ministero della difesa. Da diversi anni, dunque, si procede in deroga, perché si attende che i Dicasteri competenti, Interno in primis, insieme a Difesa e Infrastrutture e trasporti, riescano a concludere l'emanazione dell'atto amministrativo che definisce il percorso formativo richiesto. Questo è un altro esempio eclatante del ritardo e delle inefficienze delle pubbliche amministrazioni e per questo ne chiedevamo la soppressione.
  Sprechi su sprechi. Vorremmo capire dove si bloccano le procedure burocratiche. In questo, come in tutti gli altri casi da noi evidenziati con i nostri emendamenti, non si riesce a capire o, per meglio dire, si capisce ma non si conosce...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rizzo.

  GIANLUCA RIZZO. Concludo. Non si conosce, dicevo, chi ci sia dietro la volontà di non applicare le norme che il Parlamento approva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzo.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Grazie, Presidente. Il comma 2 dell'articolo 3 proroga i termini relativi alle procedure per l'accesso al credito d'imposta per la realizzazione degli investimenti in banda ultralarga previsto dall'articolo 6 del decreto-legge n. 133 del 2014, il cosiddetto «sblocca Italia». In particolare, si proroga dal 31 gennaio 2015 al 31 marzo 2015 il termine per la presentazione delle manifestazioni d'interesse da parte degli operatori di telecomunicazioni, concernenti l'effettuazione di intervento nelle aree geografiche indicate nel sito web del Ministero dello sviluppo economico.
  Inoltre, sempre al comma 2 si prevede che il relativo progetto esecutivo debba essere trasmesso al Ministero entro il 31 maggio 2015, anziché entro tre mesi dalla prenotazione. Infine, si proroga dal 30 aprile al 15 giugno 2015 il termine per la pubblicazione, sul sito del Ministero, delle aree oggetto di intervento e di quelle ancora disponibili per l'intervento. Il Governo ritiene che tale proroga sia opportuna, in quanto solo il 20 dicembre 2014 si è conclusa la consultazione pubblica sul Pag. 125nuovo progetto nazionale banda ultralarga elaborato dal Ministero dello sviluppo economico.
  Durante il non dibattito che c’è stato nelle Commissioni competenti di questo ennesimo milleproroghe, abbiamo chiesto al rappresentante del Governo di fornire alla IX Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, le informazioni inerenti lo stato di avanzamento del progetto nazionale della banda ultralarga, anche in virtù dell'aperta discussione in corso tra i principali operatori economici delle telecomunicazioni sull'ipotesi avanzata, anche in base alle conclusioni della recente indagine svolta congiuntamente in materia dall'autorità antitrust e dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, di costituzione di una joint venture per la realizzazione delle infrastrutture di banda larga e ultralarga, ossia per la costruzione di una società che veda la partecipazione di tutti gli operatori del settore e che sia anche forte di un soggetto pubblico. Il Governo non ci ha dato nessuna risposta in merito.
  Ricordo a quest'Aula che noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato, nel dicembre scorso, una mozione per la separazione societaria dell'infrastruttura della rete di telecomunicazioni, perché ritenevamo tale misura l'unica vera efficace alternativa per ridurre a tappe forzate il digital divide infrastrutturale del nostro Paese.
  Mozione che ci è stata bocciata dal Governo e dalla maggioranza, mentre oggi assistiamo, con grande sorpresa, ad un dibattito tra gli stessi operatori del settore e il Governo, che di fatto sta approdando verso le nostre posizioni, ossia verso la valorizzazione e il potenziamento delle risorse infrastrutturali esistenti, attraverso un intervento pubblico, ovvero attraverso la costituzione di una rete di proprietà a maggioranza pubblica, con la partecipazione di tutti gli altri operatori. Questo spiega il perché una parte del Governo sia contraria all'acquisizione del 51 per cento di Metroweb da parte di Telecom Italia. Il timore, più che fondato, è quello che, una volta venduta la maggioranza di Metroweb, società della rete che – ricordo – è controllata da Cassa depositi e prestiti, a Telecom l'Italia, ovvero un pachiderma superindebitato dai cosiddetti capitani coraggiosi, la nuova società possa non effettuare gli investimenti che sono, invece, necessari per la digitalizzazione del Paese sulla banda ultralarga. Da qui la proposta di una soluzione, da noi fortemente sostenuta nella nostra mozione, di una società della rete a maggioranza pubblica, che è ampiamente condivisa da tutti gli operatori delle telecomunicazioni, come Vodafone, Wind, Fastweb, tranne da Telecom Italia, non dai suoi dipendenti e dai lavoratori chiaramente, ma dalle sue banche azioniste, che temono di doversi accollare il suo enorme debito. Compito del legislatore è pensare al futuro del Paese e ai suoi lavoratori e non fare gli interessi delle banche. Per questo, sarebbe opportuno che il Governo chiarisse la sua posizione in merito quanto prima.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Grazie Presidente, siamo qui a votare il milleproroghe, all'interno del quale c’è di tutto e all'interno del quale la maggioranza non dà nessuno spazio all'opposizione. In queste Aule, ho sentito troppo spesso chiamare alla responsabilità l'opposizione del MoVimento 5 Stelle 5 e mai un richiamo vero alla maggioranza, che è la prima responsabile del non dialogo con le opposizioni. E se oggi, in questo schifo di milleproroghe, abbiamo uno spostamento ed un dirottamento dei fondi della «terra dei fuochi», per 9,8 milioni di euro, all'Expo di Milano e, quindi, alla Lombardia, ci sembra una vera e propria ciliegina sulla torta, di cui vi dovete vergognare tutti.
  Il decreto Letta sulla «terra dei fuochi» era già un decreto-legge insufficiente, inutile, a cui abbiamo votato «no» e in quel decreto c'era scritto che sarebbero arrivati 9 milioni e passa, 10 milioni, di finanziamenti pubblici per il controllo e monitoraggio della «terra dei fuochi», in una terra che soffre, dove proprio l'altro Pag. 126giorno, mentre Bray stava parlando, durante un'intervista alla Reggia di Carditello, all'improvviso, dietro l'ex Ministro Bray, è comparso un rogo tossico; un rogo tossico ! C’è questa immagine di un vostro ex Ministro che parla in TV mentre dietro compare un rogo tossico, a segno e a riprova che diciamo sempre le cose come stanno. E voi che cosa fate con questa immagine ? Dirottate 9,8 milioni di euro verso l'Expo in Lombardia, un progetto scellerato, che non ha nessun senso da nessun punto di vista, da nessun punto di vista. Infatti, solamente il fatto che all'esposizione universale si parli di alimentazione, di agricoltura, di prodotti biologici responsabili, mentre cosa si fa ? Si costruiscono dei capannoni. Dove ? Sull'ultimo terreno agricolo tra Rho e Milano. È un'assurdità concettuale e filosofica. A quale fine ? Per fare nuova speculazione edilizia e l'Expo è diventato il tangentificio d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una vergogna ! E lì, siccome stava finendo la cassa, ci avete mandato anche questi 10 milioni di euro all'Expo, mentre i cittadini campani sono anni che stanno aspettando i fondi per monitorare la «terra dei fuochi». Abbiamo fatto ogni tipo di iniziativa, petizioni, manifestazioni, di tutto, e non è servito a niente. Continuate con questi atti irresponsabili, continuate a fare decreti-legge, così cancellate gli emendamenti, e lasciate lo spazio agli ordini del giorno, che sono atti che impegnano il Governo, alla fine, a non fare nulla.
  E ci sono biblioteche nella Camera dei deputati di ordini del giorno che impegnano il Governo a non fare nulla. Io le brucerei queste biblioteche di ordini del giorno, non servono a niente, così ! Voi parlate come se l'ostruzionismo non fosse un atto legittimo delle opposizioni, e noi, come opposizione, che non c'era qui dentro da venti anni, ne andiamo fieri e ne andiamo orgogliosi.
  Voglio dire a tutti i cittadini che qui dentro noi stiamo lottando ogni giorno per ogni emendamento, in ogni Commissione, in ogni parte di questo palazzo, per dare dignità a tutti i cittadini che sono arrivati qui dentro con noi e per dare forza a tutte le proposte che hanno votato con un programma, il programma che abbiamo portato qui, all'interno.
  Purtroppo, noi non siamo maggioranza, ma, addirittura, un Parlamento intero si unisce contro il MoVimento 5 Stelle. Non si era mai visto questo tipo di sposalizio, pur di fare fuori il MoVimento 5 Stelle. E prima con Forza Italia, poi il PD con SEL, poi Scelta Civica, poi tutti che si uniscono per andare contro, fondamentalmente, l'unica forza trasparente, onesta e chiara, che è il MoVimento 5 Stelle, che rappresenta qui dentro e in rete una parte enorme dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Concludo, Presidente, dicendo una cosa: quando arriva una forza così grande e forte all'interno di un palazzo, senza i finanziamenti pubblici e in una forma così libera, il sistema cerca di fare esclusivamente due cose: o inglobarla, e non ci siete riusciti e non ci riuscirete mai, o cacciarla fuori, e, anche su questo fronte, non ci riuscirete mai, perché andrete fuori voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Questo decreto-legge, lo stiamo ripetendo in tutte le salse, per noi è l'ennesimo insulto ai cittadini italiani ed è un insulto anche alla Costituzione e alla nostra forma di Governo. Ricordiamolo che l'Italia è una democrazia costituzionale. Cosa significa ? Significa che da noi vi è la separazione dei poteri, significa che da noi questi poteri si limitano o si dovrebbero limitare tra loro. Invece, in questo caso, assistiamo ancora all'ennesimo svuotamento della potestà legislativa del Parlamento e ad un Governo che non solo impone il decreto milleproroghe, ma impone pure la fiducia. In questo modo, si toglie la possibilità alle opposizioni di incidere su un provvedimento e si toglie la possibilità di votare emendamenti che potrebbero, magari, migliorare un pochino questo decreto milleproroghe. Pag. 127Quindi, ancora ennesimo svuotamento !
  Venendo al merito, la mia collega Agostinelli, prima, ad esempio, in materia di giustizia, ha già ricordato come vi sia una nuova proroga per l'attuazione del processo amministrativo telematico e vi sia anche una proroga di due mesi per la presentazione alle Camere della relazione sull'assetto organizzativo dei tribunali amministrativi regionali. Una norma che era stata fatta sei mesi fa dal decreto-legge n. 90 del 2014 ! Qui è come se, ogni volta che viene approvata una legge di conversione di un decreto-legge, il Governo e il Parlamento dicessero: non vi preoccupate, state sereni, tanto poi arriva il milleproroghe alla fine dell'anno e cambiamo di nuovo tutto. È proprio la garanzia di quello che non si dovrebbe mai fare in un Paese, e cioè continuamente prorogare termini e correre ai ripari, perché siamo in un Paese dove la legislazione è completamente schizofrenica.
  E questa schizofrenia incide sui cittadini, perché pure essi non sanno più a quali norme devono riferirsi. È la confusione totale, confusione che voi avete creato e che continuate ad avallare. Di fronte a questo, noi, però, non siamo qui semplicemente a fare interventi e a cercare di fare, come si dice, mero ostruzionismo, per fare clamore o chissà cosa. No, nonostante nelle Commissioni bilancio e affari costituzionali la discussione sia stata interrotta e sia praticamente avvenuta in maniera talmente frettolosa da non permettere nemmeno un vero esame del merito, nonostante questo, abbiamo comunque presentato emendamenti che vogliono cercare di migliorare un pochino questo decreto-legge. Ed è svilente, svilente, stare qui e sapere che questi emendamenti non potranno nemmeno essere votati.
  Il mio emendamento, in particolare, si riferisce a quello che per noi è un ammortizzatore sociale che preferiamo alla cassa integrazione, e cioè ai contratti di solidarietà.
  Si prevede di incentivare maggiormente e di ripristinare, con la misura del 20 per cento, l'aumento dell'ammontare del trattamento d'integrazione salariale per i contratti di solidarietà e di elevare altresì il limite di spesa, portandolo al limite massimo di 100 milioni di euro, anziché di 50 milioni di euro. Questo è un emendamento all'articolo 2-bis del decreto-legge. Con questo ci auguriamo che il Parlamento, o meglio il Governo, perché tanto qui ormai fa tutto il Governo, si occupi maggiormente di tutelare i lavoratori a fronte della crisi economica di questo Paese, magari non attraverso decreti, come il Jobs Act, ma attraverso norme puntuali, attraverso un esame compiuto di ciò che si può fare per tutelare e proteggere maggiormente i lavoratori di questo Paese. Ricordiamo, infine, Presidente, che addirittura uno come Maurizio Landini arriva a dire che era meglio il Governo Berlusconi del Governo Renzi, perché il Governo Renzi non dialoga e non ascolta le problematiche dei lavoratori. Forse bisogna interrogarsi un pochino di più, forse bisogna preoccuparsi un attimino di più, se una persona come Landini, che non è classificabile come un esponente del MoVimento 5 Stelle, ma è una persona che si è sempre battuta per questi diritti, se anche lui, arriva a dire frasi di questa gravità, forse un esamino di coscienza dovreste farvelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Scagliusi e Alberti, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Grazie Presidente, prima di entrare nel merito di questo decreto-legge «milleproroghe», oggi oggetto di discussione e di votazione, mi consenta di dire che oggi sono un po’ emozionato e un po’ più arrabbiato del solito. Emozionato, perché avevo quasi perso l'abitudine di prendere la parola nell'Aula e arrabbiato più del solito, perché questa disabitudine spiacevole è dettata dal fatto che ormai nelle ultime settimane, negli ultimi mesi, c’è un continuo Pag. 128atteggiamento ostruzionistico da parte del Governo e di questa maggioranza, nel limitare, sempre a norma di regole e di prassi, il diritto dell'opposizione di dire la propria. Dopo quasi due anni, a marzo sono due anni che sono entrato qui dentro con i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle per la prima volta nella storia della Repubblica, i cittadini che si fanno Stato, noi ancora proviamo dialogare, ancora in queste ore i nostri capigruppo stanno provando a dialogare. Non ho il tempo per parlare di tutte quelle che sono le nostro proposte relative al «milleproroghe», cercherò di riassumerle in alcuni specifici punti. Abbiamo chiesto, Presidente, lo stop a proroghe e deroghe per l'accesso ai benefici per i partiti. Ci è stato detto «no, forse, bu, ba, nebbia, non si vedeva e non si capiva», la risposta è stata no. Abbiamo chiesto il mantenimento dei tassi sulle trattenute bancarie delle detrazioni per le ristrutturazioni, ancora una volta abbia ottenuto un no. Abbiamo chiesto la compensazione delle cartelle esattoriali con la PA fino al 2016, mi sembra una proposta semplice, buona e giusta, ma anche in questo caso sembra che non sia stata recepita, né dai componenti della maggioranza, né dai componenti del Governo. Abbiamo chiesto il ripristino dell'IVA al 10 per cento sul pellet. Bene, una delle cose buone che riusciamo a fare, cioè incentivare un settore delle piccole e medie imprese, poi cosa facciamo ? Le andiamo a colpire con il bastone, andiamo a colpire una cosa buona fatta precedentemente. C'erano delle piccole e medie imprese, artigiani, cittadini, onesti che magari avevano investito dei soldi in questo nuovo settore che stava per nascere e per esplodere, noi subito gli andiamo a tagliere i viveri. E poi, l'ha già detto qualche altro mio collega campano, il ripristino dei finanziamenti per la terra dei fuochi. Qua ci sarebbe da parlare a lungo, molto a lungo. Come dicevo, Presidente, sono due anni che stiamo qua, mi rendo conto che questo palazzo, queste stanze, quest'Aula sono il tumore, il vero tumore, il vero cancro dell'Italia. Allora forse non l'avete ancora capito, ma come le mafie, la camorra, la ’ndrangheta, si sono infilate ovunque, in ogni appalto, nella politica, abbiamo visto i comuni, abbiamo visto qui Genovese, Galan, abbiamo visto l'Expo, la TAV, il Mose, li abbiamo visti, parlo con i dati alla mano, abbiamo deciso attraverso questo strumento, il MoVimento 5 Stelle, di infiltrarci in queste stanze, in queste Aule per portare il virus, il seme dell'onestà.
  Questo atteggiamento ostruzionistico, di cui parlavo all'inizio del mio intervento, da parte della maggioranza e del Governo io mi sono chiesto: ma come mai ? Bene, la risposta che mi sono dato – non so se, Presidente, lei o altri colleghi ne converranno con me – è che, dopo decenni e decenni, forse per la prima volta in quest'Aula, è arrivata una vera opposizione, un'opposizione che non scende a compromessi, che non scende a fare delle proprie idee merce, che non dice: ti do quest'emendamento se tu mi dai quest'altro emendamento, ti approvo questa cosa se tu mi dai quest'altra cosa. Semplicemente noi portiamo in queste Commissioni e in quest'Aula le idee e gli interessi dei cittadini.
  Quello che sta succedendo, come ha detto prima un mio collega, è che purtroppo arrivano dei decreti omnibus, decreti spesso nemmeno scritti sulla carta, ma semplicemente annunciati in conferenza stampa o magari in un tweet del Premier. Questo sistema, però, si sta ritorcendo contro. Abbiamo visto dichiarazioni sprovvedute del Ministro Alfano, che sparava numeri, come 4.800 unità e strade sicure. Io vorrei ricordare che questo Governo, quel Ministro, Renzi, Alfano, hanno firmato un decreto che andava a tagliare i fondi, 40 mila unità, nelle forze dell'ordine e per la sicurezza. Mi permetto di dire ridicolo l'intervento del Ministro Pinotti, ahimè, che parla di intervento terrestre di 5 mila unità. Ci sarebbe da ridere. Posso assicurare che le persone addette ai lavori ridono di queste cose. Questa è l'assurda gravità della situazione nella quale ci troviamo. Allora Presidente, il mio auspicio...

Pag. 129

  PRESIDENTE. Però, deve concludere, onorevole Tofalo.

  ANGELO TOFALO. Mi avvio alla conclusione. Noi siamo arrivati in quest'Aula con tutti i buoni propositi, al massimo arriviamo a gridare a gran voce «onestà». Io le scene che ho visto la settimana scorsa di violenza fisica non le accetto e non le condivido e spero che queste scene vengano condannate, perché anche in quest'Aula mi sa che poi la cosa è stata fatta passare...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Tofalo.

  ANGELO TOFALO. Per cui, in queste ultime ore, visto che già sento il rumore dei tacchi della Ministra Boschi che sta per venire a chiedere la fiducia, cerchiamo di approvare almeno questi cinque punti che ho riassunto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Io sono arrivato in Parlamento con un obiettivo principalmente, che portavo e che ho sempre portato con me, essendo un appassionato del diritto. Questo obiettivo era cercare le modalità con cui fare capire a cittadini ed imprese quali fossero appunto i loro diritti, ovverosia come fossero interpretabili con facilità le leggi.
  Entrando in Parlamento per questo motivo, sono entrato all'interno della Commissione affari costituzionali e sono entrato all'interno della Giunta per il Regolamento. Ebbene, questa mia esperienza mi porta oggi a dire che c’è una volontà politica, che riguarda tutte le forze politiche ad esclusione del gruppo di cui faccio parte, di mantenere un livello di incertezza del diritto e di mantenere un livello di iperproduzione legislativa. Ma mi permetto anche di dire che questa volontà si fonda esclusivamente su quello che è definibile come il cancro della nostra politica, ovverosia la politica del consenso, il volere costantemente creare dei titoli di giornale ed offrire dei titoli di telegiornale per cose fatte o vantate di essere fatte, con l'approvazione di leggi o meglio ancora di decreti-legge come quello in questione.
  In realtà queste leggi non vengono attuate, perché se guardiamo i dati ufficiali recenti de Il Sole 24 Ore sono agghiaccianti, Infatti, a fronte di una produzione legislativa ad esempio del Governo Monti, oggi l'attuazione da parte del Governo è pari al 74 per cento. Rispetto al Governo Letta siamo al 50 per cento dell'attuazione, cioè dall'entrata in vigore delle leggi approvate. Sul Governo Renzi c’è da ridere, perché siamo al 10 per cento di approvazione e di entrata in vigore dei provvedimenti approvati in quest'Aula a botte di voti di fiducia da parte del Governo Renzi.
  Che fa questo Governo Renzi ? Porta in Parlamento una riforma della Costituzione, che è preceduta da un tentativo di riforma del Regolamento, che hanno entrambe il medesimo obiettivo di fondo, quello di velocizzare l'iter legislativo, di dire che il Parlamento è farraginoso, lento e complesso e, di conseguenza, di dare al Governo strumenti per scavalcare questa farriginosità.
  Ma la matematica e i dati, signor Presidente, sono spietati. E se i dati che ho appena detto sono veri e, appunto, lo sono, non è un problema della farraginosità del Parlamento, ma è un problema dell'incapacità del Governo di governare la pubblica amministrazione e gli uffici pubblici. Quindi, se c’è bisogno di una riforma, in questo caso la riforma deve riguardare appunto l'attuazione delle leggi da parte del Governo e non certamente da parte del Parlamento.
  Il motivo che sottende, come abbiamo detto, la decretazione d'urgenza è sempre quello delle leggi, ovverosia della lentezza. Ma, dati alla mano, che non sono miei o del mio gruppo parlamentare, ma sono del servizio studi della Camera, dicono, ahimè, cose completamente diverse. Dicono, ad esempio, che la produzione legislativa dell'Italia è il triplo rispetto a quella delle democrazie europee dei Paesi più importanti. Pag. 130Di conseguenza, non è assolutamente vero il fatto che il Parlamento produca troppe poche leggi. Probabilmente, anzi sicuramente (e, ahimè, la parte accademica dei costituzionalisti oggi non ne fa una battaglia di natura personale e scientifica) il problema è proprio l'esatto opposto. Il problema è che si producono troppe leggi e che il Governo non è in grado, per incapacità e per l'eccessiva numerosità delle leggi, di attuare le leggi medesime.
  Quindi, l'obiettivo di un buon Governo – e, ahimè, dopo questi due anni di esperienza mi posso permettere di dire che l'unico che lo potrebbe fare è il MoVimento 5 Stelle – è quello di limitare il numero delle leggi, di renderle più facili e conoscibili. Come ? Ovviamente, diminuendo il numero, portando all'attuazione le leggi già approvate, ma, soprattutto, creando finalmente quello che, ad esempio, la Francia ha già fatto – e la Francia non è certamente l'esempio di democrazia migliore che c’è in Europa, perché dovremmo andare in Gran Bretagna se dovessimo andare a guardare il meglio – ossia i testi unici. Quindi, un Governo che vuole il bene del Paese, che vuole evitare che la numerosità delle leggi crei costi amministrativi, non permetta alle imprese di fare impresa e ai cittadini di far rispettare i propri diritti, deve creare finalmente dei testi unici che ci permettano di seguire con semplicità quella che è l'attuazione dei nostri diritti, oltre che dei nostri doveri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Grazie Presidente, è proprio il caso di dirlo: Expo pigliatutto. Perché dico Expo pigliatutto ? Perché si continua a finanziare questa grande opera, perché questa è obiettivamente una grande opera, che devasta Milano, riempie Milano di cemento. Non abbiamo abbastanza cemento, ne dobbiamo mettere ancora di più. Dobbiamo ricordare che oltre ai 10 milioni di euro per la «Terra dei fuochi», questo Governo prende 60 milioni di euro per destinarle ad Expo. Proprio Expo, ma non decide di prenderli dalle grandi opere, decide di prenderli dalla metrotranvia, quindi il collegamento che si prevedeva ci fosse tra Milano e Limbiate, una tratta molto utilizzata dagli automobilisti che, proprio per motivi di lavoro, da Limbiate e dai paesi limitrofi vanno a Milano a lavorare. Non va bene il pensiero di avere una mobilità sostenibile, al Governo non va bene e preferisce continuare a investire su grandi opere (Pedemontana, Expo, TAV), che continuano a devastare i nostri territori. E, innanzi a questi fatti, il Governo decide di scippare, perché questa è la maniera giusta di definire la questione, 60 milioni di euro per l'Expo.
  Io mi ritrovo anche qua, in questo Palazzo, da semplice lavoratore, imbarazzato a vedere un Governo che continua a prorogare e a non avere visione del futuro, che continua a non immaginarsi un mondo diverso, un modo sostenibile veramente. Ma voglio ricordare anche l'aumento dell'IVA sui pellet, dal 10 al 22 per cento. È una cosa vergognosa. Ma il Governo è furbo perché vede l'aumento delle vendite dei pellet e, allora, furbescamente ha detto: aumentiamogli anche l'IVA almeno io ho molti più introiti.
  Per non parlare delle porcate che si sono fatte sulla tassa sui terreni agricoli perché è inimmaginabile attaccare così violentemente un settore in grande crisi come l'agricoltura. Al posto di incentivare, dire ai ragazzi di non scappare dall'Italia ma di venire in Italia, di fare gli agricoltori questo mestiere qua che è tanto denigrato ma è un mestiere bellissimo, dando in questo modo veramente la possibilità ai giovani di istruirsi e di cercare una creazione, di vedere la propria terra produrre frutti. Qua, invece, si fa tutto il contrario. Qua dentro è il mondo al contrario. Si devono difendere i grandi lobbisti, le grandi multinazionali sulla vendita del gas perché aumentando l'IVA sui pellet si rende più conveniente usare il gas e meno i pellet e quindi è là il paradosso. Dobbiamo cercare di guardare oltre, bisogna cercare di guardare oltre, bisogna cercare Pag. 131di aiutare i cittadini e di avere una visione del futuro, non una visione limitata. Perché dico una visione limitata ? Perché non si va ad approfondire la conoscenza. Si va invece, a furia di norme e norme, all'articolo, al comma 4, al comma 7, dove i cittadini veramente fanno fatica a capire. Quindi quello che diceva l'amico Toninelli è giustissimo: bisogna semplificare la maniera di fare le leggi e bisogna semplificare la vita di cittadini, non facendo grandi opere ma facendo mobilità leggera. Tale mobilità deve portare un vantaggio economico ai cittadini e un vantaggio di tutela del territorio. Quindi ringrazio il Presidente e cerchiamo di avere veramente una prospettiva di futuro perché se non abbiamo prospettiva di futuro non sappiamo neanche quello che dobbiamo fare domani. Cerchiamo di avere rispetto per tutte le persone che sono in difficoltà e non sprecare i soldi per l'Expo, una grande opera inutile fatta di tangenti, mafiosi, massoni, uno schifo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DAVIDE TRIPIEDI. ...che ha reso l'Italia la vergogna del mondo intero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Bernini. Costato l'assenza dell'onorevole Paolo Bernini: s'intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, l'emendamento 10.505 che ho sottoscritto riguarda il già citato argomento dell'aumento dell'IVA sui pellet. Vorrei fare un ragionamento visto che non è stato possibile e non sarà possibile con la fiducia modificare questo testo. È chiaro che nel momento in cui io, come Governo, devo guardare al gettito, mi rivolgo al mio burocrate di turno e chiedo come faccio a riportare il mio gettito a livelli accettabili e il burocrate di turno guarda delle informazioni statistiche dell'anno precedente e dice: guarda ci stanno i pellet che sono aumentati in termini di volume e però hanno un'IVA agevolata al 10 per cento. Potremmo aumentare l'IVA. Allora il buon Capo di Governo senza capire assolutamente nulla di economia e di impatto sull'economia dice: va bene, aumentiamo l'IVA sui pellet. Invece un economista accorto farebbe delle valutazioni di impatto sul sistema economico e quindi andrebbe a guardare il mercato come si è evoluto negli ultimi anni grazie ad un'aliquota bassa perché chiaramente, aumentando dal 10 al 22 per cento, noi abbiamo un aumento dei prezzi dei pellet del 12 per cento che potrebbero addirittura renderlo sconveniente nell'investimento che il singolo privato piuttosto che un'azienda ha fatto su questo tipo di fonte di riscaldamento e di produzione di calore. Vi sono allora due tipologie di aziende artigiane che lavorano in questo settore: le aziende di installazione e le aziende di produzione. Le prime sono aziende che normalmente fanno anche attività durante l'estate di installazione e di climatizzazione invernale. Queste chiaramente vengono messe in crisi già oggi dal problema della stagionalità del loro lavoro e hanno problematiche di personale da gestire durante l'inverno.
  Ed è qualche anno che, più o meno, stanno gestendo la situazione con queste stufe a pellet che vengono installate per risparmiare, non essendo i camini in grado di essere installati facilmente nelle abitazioni esistenti perché chiaramente hanno il problema della combustione e soprattutto della fornitura della legna, che non è di semplice trasporto, oltre che costare. Di conseguenza, queste aziende avrebbero un problema di produzione. Già quest'anno, con l'aumento dell'IVA, potrebbero vedere calati i loro ordinativi e, quindi, non avere più la possibilità di utilizzare il personale che hanno. E questo porterà a una perdita di posti di lavoro.
  Allo stesso modo, le aziende che invece producono questi prodotti – magari il bruciatore, magari la vasca di contenimento, magari il distributore dei pellet, magari il contenitore estetico – riescono a Pag. 132mantenere la produzione in Italia grazie al fatto che, attraverso un prezzo tutto sommato competitivo, non avendo il problema dell'impatto dell'IVA sul prezzo, oggi con la convenienza del pellet, riescono a mantenere la produzione in Italia e, ancora una volta, l'occupazione; anch'essa stagionale, perché chiaramente lavorano di più nel periodo di preparazione alle vendite, sulla base dei piani di produzione.
  Nel momento in cui noi aumentiamo l'IVA andiamo a penalizzare anche queste aziende e, quindi, anch'esse avranno il problema di gestire la loro produzione. Quindi, ancora una volta, perdite di posti di lavoro.
  Ma andiamo anche ad un altro tema molto caro di recente al Presidente del Consiglio, cioè le regole certe per attrarre gli investimenti e gli investitori in Italia. Io direi investimenti esteri, ma soprattutto investimenti italiani, di aziende italiane, in Italia, già di per sé abbastanza sconvenienti per tutta una serie di problematiche.
  Noi andiamo a fare un cambio di regole in corsa e, come è successo per il fotovoltaico, vedremo scomparire le aziende di produzione del fotovoltaico che non sono riuscite a vendere all'estero e vedremo scomparire anche le aziende che producono per il mercato italiano. E vedremo anche scomparire gli investimenti di queste aziende: quindi, ulteriori problemi di posti di lavoro persi da parte di quei consulenti, di quelle aziende di consulenza, automazione o quant'altro che, ad oggi, potevano contare sull'apporto nel loro fatturato degli investimenti fatti da chi produceva queste apparecchiature.
  Quindi, insomma, un provvedimento assurdo per racimolare veramente poco, circa 90 milioni di euro: un'inezia a fronte della quale noi stiamo causando ulteriori perdite di lavoro, ulteriori problematiche alle famiglie e ulteriori problematiche alle imprese.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Di Vita, Mannino, Vignaroli, D'Uva e Zolezzi che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, è con molto piacere che prendo la parola, anche perché, come hanno già abbondantemente illustrato i miei colleghi, questo decreto-legge è effettivamente l'ennesimo decreto milleproroghe; e le critiche che sono state fatte io le condivido totalmente nel metodo, come al solito, e nel merito.
  Nel metodo perché il decreto milleproroghe dichiara e certifica il fallimento del Governo, il fallimento di un'intera classe di politici che «governa», tra virgolette, il nostro Paese e che di fatto, con questo decreto, certifica ogni anno che è inetta e incompetente e non è capace di gestire la cosa pubblica. Come, d'altronde, lo certificano anche i ritardi nell'emettere i vari decreti attuativi, i ritardi nel dare attuazione alle varie leggi che vengono approvate e che poi spesso rimangono lettera morta; ritardi che si sono accumulati e che non sono imputabili a questo Governo, ma a tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Evidentemente, qualcosa non funziona, lo leggiamo spesso e lo sappiamo bene: è inutile che ci raccontiamo le favole.
  Nel merito perché, come hanno detto i miei colleghi, appunto, ci sono dei provvedimenti che noi non condividiamo assolutamente, che, dal nostro punto di vista, sono da contrastare e che noi abbiamo cercato di correggere con degli emendamenti, sui quali, probabilmente, non ci sarà possibilità di discutere, perché sembra che ci sia l'ennesima posizione della questione di fiducia. Per me, personalmente, è una soddisfazione poter ritardare anche solo di cinque minuti la posizione dell'ennesima fiducia su un provvedimento del Governo.
  Detto questo, volevo cogliere anche questa occasione per ricordare che si è parlato, appunto, di regali alle concessioni autostradali, di provvedimenti che favoriscono le concessioni autostradali da parte Pag. 133del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Mi scusi un attimo, Presidente, che sto aprendo l’e-mail; sono appena tornato da un incontro con il Ministro a viale Trastevere, quindi, il tempo di aprire le e-mail...

  PRESIDENTE. Speriamo che stiamo dentro i due minuti, onorevole Vacca, altrimenti è un problema.

  GIANLUCA VACCA. Sì, Sì, cinque minuti...

  PRESIDENTE. Tre sono già passati, gliene sono rimasti due...

  GIANLUCA VACCA. Sono già passati tre minuti ? Allora, cerco di concludere. A proposito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ho presentato da poco un'interrogazione, anche per capire un po’ come funzionano le cose dentro alcuni ministeri, per cui poi si arriva a fare un provvedimento che favorisce qualche amico. Ad esempio, sto seguendo una vicenda che riguarda appunto gli appalti pubblici. Vi è un provveditore, in particolare, delle opere pubbliche che è stato sospeso perché ha denunciato delle anomalie che sarebbero avvenute dentro quel Ministero. Ebbene, cosa ha fatto il Ministro Lupi ? Siccome era uno che rompeva un po’ le scatole e che denunciava delle cose, lo ha sospeso. Da notizie di stampa, siamo venuti a sapere, oltretutto, che questa sospensione era stata revocata da un giudice del lavoro e questo giudice, che ha avuto il coraggio di mettere in discussione un provvedimento del Ministero, sarebbe stato vittima – uso il condizionale perché chiedo di verificare, ho già chiesto un'interrogazione – di alcune pressioni da parte di rappresentanti del Governo. Quindi, avremmo un Ministro, Lupi, che avrebbe sospeso un provveditore delle opere pubbliche soltanto perché denuncia alcune anomalie che avvengono all'interno, parliamo di appalti, servizi, che sono stati affidati per affidamento diretto e senza gara, e un giudice del lavoro che vanifica questo provvedimento e che avrebbe subito pressioni da parte degli organi del Governo. Un quadro che, se fosse confermato, sarebbe gravissimo non solo politicamente, ma penalmente.
  Ecco, questo è il modo in cui sembrerebbe che lavorino i ministeri ed è un modo che noi, francamente, continueremo a combattere con tutte le armi democratiche che avremo a disposizione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Grazie Presidente, approfitto per intervenire su un emendamento che ho presentato insieme ad alcuni colleghi e che chiede di dare l'opportunità di prorogare, limitatamente all'anno 2015, i contratti di incarichi dirigenziali presso le città metropolitane a scadenza in essere al 1o gennaio 2015, ancorché successivamente scaduti nel corso del 2015, anche in caso di mancato rispetto del Patto di stabilità interno nell'anno 2014 da parte delle province dalle quali derivano ed ereditano le funzioni.
  Questa richiesta è finalizzata, e concludo velocemente, a consentire a questi enti, che saranno oggetto nel 2015 di una grandissima trasformazione e responsabilità istituzionali, di poter portare a compimento, appunto, ciò che noi, attraverso la modifica della legge Delrio, gli abbiamo chiesto, ossia la trasformazione delle province in città metropolitane. Questo avverrebbe senza alcun intervento sulla spesa pubblica, perché, ovviamente, si chiede nel mio emendamento di rimanere ancorati a quelle che sono le riduzioni previste dalla legge di stabilità in materia di personale.
  È un passaggio importante quello che le province e le città metropolitane si accingono a fare nel corso del 2015 e credo che sarebbe importante da parte di tutti noi una maggiore attenzione rispetto a quello che già stiamo facendo, proprio per consentire di dare gambe e fiato alla riorganizzazione istituzionale che abbiamo chiesto.
  Quindi spero che, sapendo che non sarà questa l'occasione, ci sia invece nelle prossime settimane l'opportunità di prendere Pag. 134complessivamente in mano questo tema, anche legato alle sanzioni che il Patto di stabilità attribuisce a province e città metropolitane a seguito del mancato rispetto del Patto anche in conseguenza di obiettivi che noi abbiamo dato in corsa nel 2014.

  PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi svolti a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6 del Regolamento.

(Posizione della questione di fiducia – articolo unico – A.C. 2803-A).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, nel testo delle Commissioni.

  PRESIDENTE. A seguito dell'apposizione della questione di fiducia la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la biblioteca del Presidente per definire l'articolazione del dibattito fiduciario. La seduta riprenderà al termine di tale riunione.

  La seduta, sospesa alle 19,10, è ripresa alle 19,57.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che, a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2803 – Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (da inviare al Senato – scadenza: 1o marzo 2015), nel testo delle Commissioni, la votazione per appello nominale avrà inizio domani, giovedì 19 febbraio, alle ore 19,15, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 17,30.
  Seguiranno l'esame degli ordini del giorno – il cui termine per la presentazione è fissato alle ore 11 di domani –, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.
  Conseguentemente le già previste Comunicazioni del Governo in materia di politica estera e il seguito dell'esame delle mozioni sul riconoscimento dello Stato della Palestina e l'eventuale seguito dell'esame delle Comunicazioni del Governo non avranno luogo.

Modifica nella costituzione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

  PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha proceduto, in data odierna, all'elezione di un vicepresidente, in sostituzione del senatore Salvatore Margiotta, dimessosi dalla Commissione. È risultato eletto il senatore Francesco Verducci.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute il 17 febbraio 2015, le deputate Ilaria Carla Anna Borletti Dell'Acqua e Irene Tinagli, già iscritte al gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico.
  La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto le richieste.

Pag. 135

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 19 febbraio 2015, alle 17,30:

  Seguito della discussione del disegno di legge:
   
Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 2803-A).
  — Relatori: Sisto (per la I Commissione) e Marchi (per la V Commissione), per la maggioranza; Invernizzi, di minoranza.

  La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2803 – Chiusura compl. emend. 349 346 3 174 228 118 84 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.