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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 376 di martedì 17 febbraio 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 18,30.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 gennaio 2015.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Chaouki, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Faraone, Fava, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garavini, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Merlo, Meta, Monaco, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sarti, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Velo, Villecco Calipari, Vitelli, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantatré come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (2803-A) (ore 18,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2803-A: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
  Ricordo che nella seduta del 12 gennaio 2015 sono state respinte le questioni pregiudiziali Invernizzi ed altri n. 1, Palese n. 2 e Cozzolino ed altri n. 3.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Ecologia Libertà ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) si intendono autorizzate a riferire oralmente.Pag. 2
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, presidente della Commissione Affari costituzionali, deputato Francesco Paolo Sisto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. Grazie Presidente. È evidente, il «milleproroghe» non può mai essere un provvedimento di cui, per profondità, per scelte e per linearità, anche culturale e politica, si possa andare fieri. È un provvedimento che solo a riflettere sulla parola «milleproroghe» dà l'idea di indeterminatezza, di interventi che possono essere piccoli, grandi, variegati, a seconda della necessità e, molto spesso, delle scelte che sono proprie e necessarie della politica.
  È un provvedimento impegnativo, il lavoro in Commissione, Presidente, è stato assolutamente duro, ci sono stati molti problemi nelle istruttorie, perché i pareri dei Ministeri si intersecano e con l'impegno del Governo – vedo qui presente il sottosegretario Amici che insieme al sottosegretario De Micheli sono state compagne fedeli di questo duro lavoro delle Commissioni – abbiamo cercato di evitare che la natura del provvedimento ci prendesse la mano, perché è evidente che l'indeterminatezza comporta una difficoltà di controllo oggettivo. Si è cercato di tenere la barra dritta sui profili formali del procedimento e del provvedimento e sui profili sostanziali, con riferimento alla coerenza e accettabilità dei contenuti.
  Per dirla con Aristotele e Leibniz, natura non facit saltus, è evidente, e questo provvedimento non può certamente negare se stesso; si spazia dai settori più vari della pubblica amministrazione con gli interventi più disparati nel tentativo, astratto, e non sempre concreto – perché la consapevolezza dei propri limiti e dei limiti del provvedimento mi sembra sia doverosa, nessuno può ritenere che si tratti di un provvedimento perfetto e che sia intervenuto sempre efficacemente – di fare in modo che il tempo non potesse pregiudicare l'ottenimento e la continuità nei risultati. In questo provvedimento non sempre questo ha costituito un must.
  Io credo che, da questo punto di vista, dando atto al collega Marchi di una grande pazienza, disponibilità, e di un lavoro che non esito a definire sinergico per sbarcare il lunario del compito che ci è stato affidato, comunque – e questo è un dato assolutamente positivo, al di là dello stesso provvedimento – la pacatezza che ha contraddistinto il modo di procedere va in antinomia con quello a cui abbiamo assistito qualche volta e di recente in quest'Aula, che io spero possa essere un momento che il Parlamento dimentichi altrettanto rapidamente per come si è verificato. I lavori in Commissione certamente ci danno la possibilità di pensare che questo è un Parlamento capace di riprendersi da questo punto di vista e rivendicare un aplomb istituzionale che gli appartiene; che gli appartiene sia da un punto di vista comportamentale dei singoli sia da un punto di vista comportamentale di maggioranza e qualche volta di minoranza. Io credo che questa possa essere una buona occasione per ripristinare le abitudini di un'Aula parlamentare che deve avere maggioranza e opposizione dialoganti, come è accaduto su questo provvedimento, laddove nessuno deve avere la pretesa di sovrastare l'altra parte del Parlamento soltanto in forza dei numeri e di una pretesa autosufficienza. Ma la democrazia parlamentare, si sa, nasce dal dibattito, nasce dal dialogo, nasce dalla consapevolezza che avvalersi l'uno dell'altro è la linfa, affinché il Parlamento possa essere incline e conforme alla Costituzione.
  Non credo, Presidente, che sia stato ultroneo rammentare un problema di metodo, perché per il merito io affiderò ovviamente alla relazione che depositerò i contenuti specifici del provvedimento. In questo momento, probabilmente, rivendicare un metodo corretto, un metodo condiviso, costituisce passaggio nettamente più rilevante rispetto a qualsivoglia proroga di qualsivoglia tipo e genere che il Parlamento possa ratificare. Riprendiamoci la nostra identità e cerchiamo di procedere spediti in un dialogo che, sia pure nelle diverse forme, con le diverse ideologie e con le diverse appartenenze, ci Pag. 3consenta il raggiungimento di risultati credibili per noi, per il Paese, per coloro che ci osservano e che giustamente ci giudicano, anche negativamente, quando meritiamo – meritiamo ! – le critiche di chi invece dovrebbe soltanto dipendere dal nostro impegno e dal nostro adempimento.
  E in questo ruolo non posso che rammentare che il provvedimento, in linea con la variegatura delle scelte che vengono effettuate, si occupa di situazioni assolutamente varie, come di proroghe, per esempio, di termini in materia di pubblica amministrazione. Vado, Presidente, per macrotemi, affidando poi alla memoria che sarà attivata dall'Aula l'individuazione e le scannerizzazioni delle specifiche questioni che sono state sottoposte all'attenzione della Commissione e che saranno sottoposte all'attenzione dell'Aula.
  All'articolo 2, vi è la proroga di termini in materia di giustizia amministrativa e ci si è, per esempio, preoccupati di ratificare le proroghe sui termini in materia di TAR e di sistemazione della giustizia amministrativa.
  In merito alla proroga di interventi in materia di contratti di solidarietà, anche qui il lavoro è stato svolto con particolare attenzione.
  In tema di proroga della disciplina transitoria per l'esame di abilitazione all'esercizio della professione di avvocato, il tema è stato chiarissimo: si è voluto evitare che vi fosse un esame di avvocato non conforme alla modifica del percorso formativo. Se il percorso formativo non viene modificato è evidente che non è opportuno che venga modificato l'esame.
  Nella proroga di termini in materia di sviluppo economico, veramente c’è una serie di provvedimenti con cui si è cercato di evitare il fatto che, ripeto, molto spesso – non si può negare, Presidente – le proroghe sono legittimate dalla mancata capacità, di chi ne aveva il compito, di attivare dei percorsi che potessero consentire il raggiungimento degli obiettivi. Ma ciò nonostante, cosa si poteva fare ? Prendere atto che gli obiettivi non sono stati raggiunti ? È evidente che bisognava dare la chance di raggiungere nuovamente questi obiettivi molte volte veramente assai rilevanti.
  Nell'articolo 3-bis ci si occupa di disposizioni concernenti il fondo di garanzia a favore delle piccole e medie imprese. Posso dire che questo è stato un passaggio che riguarda gli aiuti a quella che è la nostra imprenditoria, di cui il provvedimento certamente si è dato carico.
  Nelle proroghe di termini di competenza del Ministero dell'interno si è cercato di intervenire utilmente su vari settori: anche qui, forse in questo particolare quadrante, piccoli e grandi, con una scelta in ordine assolutamente sparso, che può aver lasciato sicuramente qualche vuoto anche non di secondo piano nelle scelte, ma è chiaro che questo poi sarà oggetto giustificato di critiche all'interno dell'Aula e di plauso per chi invece questi vuoti non ha subito.
  Interessante il passaggio sulla proroga di termini in materia di beni culturali. Credo che questo sia, Presidente, un settore in cui ancora non si sia compreso quanto è importante intervenire e quanto può essere un settore di assoluta rilevanza per la politica e per le politiche del nostro Paese. I beni culturali a mio avviso – ed è un parere assolutamente personale – costituiscono da sempre, un po’ come la giustizia, un settore importante ma trascurato: un settore in cui gli interventi non si comprende che devono essere assolutamente primari, perché in questi due momenti istituzionali si concentra grandemente la capacità del nostro Paese di essere competitivo, e sul piano del riconoscimento del nostro patrimonio, ma soprattutto sul piano degli investimenti: investire nei beni culturali è sicuramente un passaggio che reputo assolutamente fondamentale.
  La proroga di termini in materia di istruzione, di cui all'articolo 6, è un altro passaggio che ha avuto particolare attenzione nell'ambito della Commissione.
  All'articolo 7, Presidente, ci si è occupati della proroga di termini in materia sanitaria: anche qui lo stesso termine significa che il provvedimento ha agito in Pag. 4situazione di stato di necessità, perché tutto quello che riguarda la sanità da un lato o dall'altro comporta la presa d'atto che siamo in una situazione estremamente delicata e difficile, per cui tutti gli interventi sono assolutamente importanti, sono assolutamente fondamentali, e quindi lo è la scelta fra quelli da poter operare; perché è chiaro che un provvedimento omnibus non significa che è un provvedimento che riguarda tutto ed esaurisce tutto, ma esaurisce da diversi punti di vista quello che viene ritenuto dalla politica più urgente.
  Non di minore rilevanza sono le proroghe di termini in materia di infrastrutture e trasporti: un settore in cui la discrezionalità regna incontrastata, e su cui credo bisognerà profondamente riflettere, perché le priorità non sempre possano essere condivise, tenuto conto che si tratta di interventi che non hanno sostanzialmente, sia da un punto di vista di localizzazione, sia da un punto di vista di genesi, la capacità di presentarsi con delle priorità rispetto a degli interessi di carattere secondario.
  All'articolo 9 ci si è occupati poi delle proroghe di termini in materia ambientale. Qui credo che il nostro Paese abbia bisogno di una acuta ed approfondita riflessione, perché al di là del «milleproroghe», che in qualche maniera ha cercato di intervenire su determinati settori, vi è la necessità (e credo che la recente disciplina incompiuta dei reati in materia ambientale lo attesti) di stabilire se di ambiente si debba vivere o se di ambiente si debba morire. Cioè se l'ambiente diventi uno strumento di progresso, uno strumento di crescita,...

  PRESIDENTE. Liberare i banchi del Governo, per favore.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. ...oppure l'ambiente è destinato in qualche modo, in una concezione assolutamente percussiva, a limitare la capacità dello Stato di crescere e si pone non come un volano ma come un coperchio rispetto a talune iniziative che invece hanno la necessità di fare del rapporto uomo-ambiente, come più volte è stato affermato da Papa Wojtyla, un rapporto assolutamente fondamentale: l'uomo che determina l'ambiente, non certamente l'ambiente che deve sovrastare l'uomo.
  Nell'articolo 9-bis, Presidente, ci si occupa della proroga della Commissione istruttoria per l'autorizzazione ambientale integrata, un provvedimento, questo sì, certamente utile se non indispensabile.
  Credo che il seguito poi del provvedimento ci abbia visti impegnati in altri due frangenti di non secondaria rilevanza. Ci siamo occupati della proroga di termini in materia previdenziale, con importanti provvedimenti in materia di previdenza: e non mi riferisco soltanto a quello che poi abbiamo in zona Cesarini posto in essere, con riferimento al regime IVA, ma mi riferisco in particolare ad alcuni interventi in favore dei lavoratori, che sono certamente importanti.
  Signor Presidente, mi piace ricordare una scelta che è stata effettuata in questo provvedimento, che è quella che consente alle imprese o ai soggetti che fossero decaduti dai benefici di proroga nei confronti di Equitalia di poter riottenere nuovamente la proroga dei propri debiti. Penso che questo sia un passaggio che inizia un percorso che fa di Equitalia non più uno strumento di percussione incontrollato dei nostri imprenditori, che essendo in difficoltà certamente non possono puntualmente adempiere per fatto incolpevole, una espressione che abbiamo utilizzato in materia di sfratti, ma che credo oggi per l'impresa sia assolutamente fisiologica. Vi è la possibilità di una nuova rateizzazione. Questa è una norma che non ha un'importanza in quanto tale ma stabilisce un New Deal, un nuovo corso, cioè il privilegio dell'impresa sulla obbligazione tributaria. Mi sembra che questo sia un segnale chiaro e forte che il partito che io rappresento ha voluto dare nell'ambito di questo provvedimento, perché, come è noto, Forza Italia è un partito che non ha a cuore altro che le imprese, la non tassazione, tutto quello che può consentire Pag. 5una crescita del Paese ma sulla scorta di un principio: uno Stato che non sia aggressivo nei confronti di chi vuole costruire e che rinunci anche a qualche cosa in favore di chi vuole essere capace di una iniziativa che possa comportare comunque un miglioramento del tessuto connettivo così difficile della nostra economia.
  All'articolo 11 ci si occupa di proroga di termini relativi ad interventi emergenziali; all'articolo 12, della proroga del regime fiscale relativo alle energie da fonti rinnovabili, agroforestali, fotovoltaiche, nonché di carburanti ottenuti da produzioni vegetali; all'articolo 13 di federazioni sportive nazionali e all'articolo 14 di proroga di contratti di affidamento di servizi.
  Quindi questo, che io ho soltanto riassunto per titoli lasciando per la parte degli articoli di competenza della I Commissione, ripeto, alla relazione, la analitica esplicitazione di quelli che sono stati i passaggi di competenza della Commissione affari costituzionali, è un provvedimento aperto che il Parlamento valuterà per quello che è e che cercherà di ratificare secondo quelle che sono le sensibilità di ciascuno. Quello che posso dire è che non si è potuto ovviamente evitare la corsa all'emendamento. È evidente che se noi negassimo che nel «milleproroghe» vi è una sorta di tentativo di essere comunque presenti nel provvedimento non saremmo leali e credo che da questo punto di vista il Parlamento abbia bisogno di lealtà, di chiarezza, non di una glassa che in qualche modo ricopra di autoreferenzialità quello che si fa, ma soprattutto la capacità di un check up in qualche maniera serio, puntuale, preciso che non ci esponga a nessun tipo di critica se non quella che ci meritiamo e per quello che riusciamo a realizzare.
  Con questo spirito, signor Presidente, io concludo questa relazione segnalando come questo è un provvedimento che è articolato, composito, che non ha dei profili salienti se non quello di aver rispettato, e io debbo ringraziare – lo dico subito – i funzionari sia dei ministeri ma soprattutto i funzionari delle Commissioni I e V perché ci hanno consentito con la loro presenza, con la loro attenzione, con il loro garbo di poter tenere il provvedimento su binari formali accettabili e unitamente alla collaborazione del collega Marchi e del Governo, di proporre all'Aula un provvedimento che tutto si potrà dire ma non che non sia frutto di un lavoro attento e meticoloso. Se ci siamo riusciti questo lo valuterà l'Aula.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Il relatore per la maggioranza, deputato Maino Marchi, ha facoltà di svolgere la relazione per la V Commissione.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, non è ovviamente possibile in questa sede dar conto di tutti i contenuti del decreto-legge proroga termini conosciuto come milleproroghe, pur avendo un elemento di omogeneità comune a tutti gli interventi previsti, appunto la proroga di termini; elemento su cui vi è stato un rigoroso lavoro sulle ammissibilità da parte dei presidenti delle due Commissioni.
  È indubbio che il «milleproroghe» è uno dei provvedimenti che più si presta a interventi di natura diversa e a numerosi interventi, questo sia nel decreto come approvato dal Governo che nel testo approvato dalle Commissioni. Per cui, mi limiterò agli aspetti che considero di maggiore valenza politica, sociale ed economica con due premesse: la prima è relativa al confronto nelle Commissioni riunite. Tutti gli emendamenti che hanno superato l'ammissibilità sono stati votati e questo è un elemento molto importante; innumerevoli sono state le riformulazioni di emendamenti parlamentari mentre vi è stato un numero contenuto di emendamenti dei relatori e ancor di più del Governo. Siamo Pag. 6riusciti a completare l'esame del provvedimento nelle Commissioni pur con l'ennesima maratona fino alle 5 di questa mattina grazie al contributo di tutti i gruppi parlamentari. Il confronto è stato soprattutto sul merito, mentre molto contenuto è stato quello sulle procedure. Questo ha consentito, anche grazie al puntuale supporto del Governo, di trovare convergenze significative come quella con cui si è concluso il lavoro delle Commissioni, cioè sulle partite IVA, durante e a seguito del confronto nelle Commissioni stesse. Auspico che possa rappresentare un passo avanti per ripristinare un confronto parlamentare normale, con la partecipazione di tutti dopo le tensioni della scorsa settimana.
  La seconda premessa riguarda le modifiche introdotte in Commissione, poco meno di ottanta. Se ottantadue erano le proroghe del decreto originario, da questo dato emerge che il lavoro parlamentare ha prodotto rilevanti modifiche, sempre con il parere conforme del Governo a quello dei relatori ma con un confronto vero.
  Vengo ora alle modifiche più significative a mio avviso del lavoro in Commissione, parto proprio dalle questioni relative a contribuenti minimi e ad aliquote contributive per partite IVA, due questioni che hanno un elemento unitario nel riguardare almeno in parte gli stessi soggetti, ma hanno origine tematica diversa. Per i contribuenti minimi l'origine è la legge di stabilità; si è stanziato quasi 1 miliardo per ampliare l'area del regime forfettario, introducendo però significative modifiche al sistema, modifiche che hanno penalizzato alcuni, soprattutto giovani con partita IVA. La proroga attraverso un emendamento Sottanelli del vecchio sistema come opzione – si può scegliere tra il nuovo e quello precedente – sana questo errore della legge di stabilità. Diversa è la questione delle aliquote previdenziali: le normative in vigore prevedono un graduale adeguamento delle stesse che le porterebbe dal 27 per cento al 30 per cento nel 2015, poi al 31 per cento nel 2016 e al 32 per cento nel 2017. La ratio in un sistema previdenziale e contributivo è quella di aumentare i contributi per avere pensioni più adeguate, un costo attuale che ha un ritorno in futuro. Tuttavia la crisi economica è pesante anche per questi lavoratori e, già nel 2014, si è mantenuta l'aliquota al 27 per cento anziché portarla al previsto 28 per cento, un salto di 3 punti in un anno – dal 27 al 30 per cento – sarebbe troppo elevato; si proroga il 27 per cento anche per il 2015, nel 2016 si va al 28 e nel 2017 al 29. È un costo elevato per la finanza pubblica, 120 milioni per ciascun anno, ma si è ritenuto di dover dare priorità a questa questione. Vi sono le firme di parlamentari di tutti i gruppi sugli emendamenti che, riformulati con il contributo determinante del Governo, sono stati approvati.
  Un secondo tema che è stato al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica e del lavoro parlamentare – vi sono emendamenti di molti gruppi – è quello degli sfratti. La questione non era contenuta nel decreto originario in quanto il Governo è intervenuto con diversi provvedimenti, fra cui quello che stanzia risorse per il Fondo nazionale locazioni. Nell'interlocuzione con il Governo si è individuata una soluzione che consente al giudice, nelle more del riparto delle risorse relative al 2015 del Fondo nazionale locazioni e della loro effettiva attribuzione alle regioni e comunque fino al centoventesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame – siamo quindi a fine giugno – di disporre, su richiesta delle parti interessate, al fine di consentire il passaggio da casa a casa, la sospensione dell'esecuzione delle procedure esecutive di rilascio per finita locazione di cui all'articolo 4, comma 8, del decreto-legge n. 150 del 2013. Siamo sostanzialmente in un campo che cerca di tenere insieme provvedimenti emergenziali e provvedimenti strutturali.
  Altra questione significativa è quella relativa alla possibilità di estendere la concessione di un nuovo piano di rateazione dei debiti fiscali, ai contribuenti decaduti dal beneficio, fino al 31 dicembre 2014, che presentino richiesta entro il 31 luglio 2015. A seguito della presentazione Pag. 7della richiesta, non possono essere avviate nuove azioni esecutive; se la rateazione è richiesta dopo una segnalazione effettuata da una pubblica amministrazione, prima di eseguire il pagamento la stessa non può essere concessa limitatamente agli importi che ne costituiscono oggetto. Anche questo emendamento, presentato dai relatori in accordo con il Governo e assorbendo e ampliando diversi emendamenti parlamentari, cerca di offrire un aiuto a quei contribuenti che sono colpiti dalla grave crisi economica di questi anni.
  E in questo senso va anche, in riferimento al sisma del 2012 che ha colpito Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, l'emendamento Ghizzoni riformulato, con cui si dispone, per i soggetti che hanno contratto i finanziamenti agevolati per provvedere al pagamento dei tributi, dei contributi e dei premi sospesi, dovuti dal 1o dicembre 2012 al 15 dicembre 2013, la sospensione automatica del pagamento dovuto per la restituzione del debito per quota capitale per un periodo non superiore a dodici mesi.
  Vi sono state poi diverse modifiche introdotte nelle Commissioni, in relazione al comparto regioni ed enti locali. Per le regioni riguardano la possibilità di proroga di tutti i contratti a tempo determinato fino alla conclusione delle relative procedure di stabilizzazione, fermi restando i vincoli di riduzione della spesa per il personale previsti dalla legge finanziaria per il 2007. Riguardano, inoltre, le sanzioni per alcuni casi di inosservanza del patto di stabilità interno relativamente al 2014, prevedendo la disapplicazione della sanzione se il mancato rispetto del patto di stabilità interno è dovuto all'avere destinato al pagamento dei debiti verso le imprese una quota dell'obiettivo del patto di stabilità superiore al 50 per cento dello stesso, e la disapplicazione opera limitatamente alla parte eccedente il 2 per cento delle entrate tributarie.
  Sempre per le regioni, il contributo di un miliardo, assegnato alle stesse nel 2015 in base alla legge di stabilità per il patto verticale incentivato, non è più destinato dalle regioni all'estinzione anticipata del debito, bensì alla riduzione del debito. Per gli enti locali segnalo la ridefinizione delle scadenze relative alla riduzione della spesa corrente delle province, fermo restando il taglio di un miliardo alle norme per le province sulla ricognizione o riparto del Fondo sperimentale di riequilibrio, al riparto delle riduzioni di spesa per province e città metropolitane, all'ampliamento, per tutti gli enti locali, delle procedure di riequilibrio finanziario. Segnalo, inoltre, il differimento al 31 dicembre 2015 del termine per l'obbligatorietà della gestione in forma associata delle funzioni fondamentali dei piccoli comuni e al 1o settembre 2015 del termine per la centralizzazione delle procedure di acquisizione di lavori, servizi e forniture.
  Vi è poi la proroga al 2016 dell'IMU secondaria, la proroga al 2017 del riconoscimento al 100 per cento della quota dei comuni a valere sulle maggiori somme riscosse per effetto della partecipazione dei comuni all'azione di contrasto all'evasione fiscale, nonché la validità delle deliberazioni sulla TARI adottate dai comuni entro il 30 novembre 2014. Vi sono anche altre misure per gli enti locali, come quella per Venezia.
  Nel complesso, nonostante tanti interventi, permangono alcune necessità. In particolare, ne sottolineo due: occorre prestare più attenzione e cooperazione da parte dello Stato all'insieme di processi che riguardano province e città metropolitane, per evitare il dissesto delle prime e che le seconde nascano azzoppate; per i comuni è necessario lavorare sulla local tax, per uscire da una situazione molto problematica, e vi è un rilevante problema di risorse finanziarie.
  In modo più sintetico vorrei poi, tornando al decreto, citare altre questioni: la riapertura al 30 luglio 2015 dei termini della procedura che consente agli enti locali di richiedere al Ministero della giustizia il ripristino dell'ufficio del giudice di pace, sostenendone i relativi costi; la proroga di interventi in materia di contratti di solidarietà, destinando 50 milioni di euro del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione; la proroga di 24 mesi della Pag. 8cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività, confermando il precedente finanziamento e incrementando di ulteriori 55 milioni il limite massimo di spesa; le misure per l'anticipazione del prezzo in favore degli appaltatori, sia con una proroga al 31 dicembre 2016 del 10 per cento, sia elevando dal 10 al 20 per cento, fino al 31 dicembre 2015, con esclusivo riferimento ai contratti di appalto relativo ai lavori.
  Vi sono, poi, la proroga al 1o aprile 2015 per l'applicazione delle sanzioni concernenti l'omissione dell'iscrizione al Sistri, la proroga al 2017 degli incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia, la proroga al 30 giugno 2015 del termine per la presentazione all'INPS della domanda per il riconoscimento dei benefici previdenziali previsti dalla normativa vigente per l'esposizione all'amianto, la proroga di vari interventi relativi a calamità naturali. Aggiungo la proroga al 30 aprile per il completamento del periodo di perfezionamento presso gli uffici giudiziari di coloro che hanno completato il tirocinio formativo, le norme su tecnologie degli apparecchi televisivi, sul gas, sugli assegni di ricerca, sul personale della Croce Rossa Italiana, sui CAF, sugli accompagnatori militari, sulla collaborazione volontaria per il rientro di capitali.
  Tante altre sono le misure previste, considerando il decreto-legge originario e gli emendamenti approvati in Commissione. Consegno in proposito una relazione sulle questioni di principale competenza della Commissione bilancio.
  Concludo con due rammarichi. Il primo riguarda l'IVA sul pellet: non si è riusciti in questa sede a correggere la norma della legge di stabilità; mi auguro sia possibile con successivi provvedimenti. Poi vi è la questione delle concessioni demaniali marittime: considerando che vi è un ritardo nella presentazione della proposta di riforma da parte dello Stato, era, a mio avviso, doveroso intervenire a favore degli operatori che hanno maggiori difficoltà. Non vi sono state le condizioni per farlo, mi auguro si torni presto sulla questione.
  Nel complesso, ribadisco il valore di un rilevante lavoro compiuto nelle Commissioni e il ringraziamento a tutti coloro che vi hanno contribuito, a cominciare dal relatore, presidente Sisto, al presidente Boccia, alle sottosegretarie De Micheli e Amici, ai colleghi deputati ed a tutti i funzionari, che hanno garantito la qualità e il rigore del lavoro svolto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Invernizzi.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, siamo all'approvazione dell'ennesimo decreto-legge cosiddetto mille proroghe, una bruttissima prassi legislativa che sappiamo è stata usata ed abusata da molti Governi, ma che, come altri prodotti, ha annate peggiori ed annate migliori, dal punto di vista dell'accozzaglia di disposizioni tra loro diverse ed incoerenti. Questa non si registrerà tra le annate migliori, sia per il contenuto che per il metodo. I commissari hanno potuto esaminare il provvedimento in tempi compressi e ad orari assurdi, stretti tra l'elezione del Presidente della Repubblica, i tentennamenti interni al PD o al famigerato patto del Nazareno, ed infine la folle corsa alle riforme, che, come abbiamo denunciato a gran forza, sono una vera contraddizione in termini.
  L'aspetto fondante e costituente di una riforma costituzionale ha bisogno di tutto, fuorché della fretta, dell'approssimazione e della mancanza di confronto ed approfondimento. Questo decreto-legge presenta tutti i problemi che costantemente si rilevano nei decreti-legge «milleproroghe», prassi che più volte si è detto, invece, di voler superare. Per la stragrande maggioranza si tratta di prorogare ulteriormente l'efficace e la vigenza di regimi normativi Pag. 9inizialmente previsti come transitori o temporanei. È l'eterna pratica del temporeggiare, non c’è il coraggio di assumere la responsabilità politica di decidere una volta per tutte se le relative norme debbono essere stabilizzate o meno nell'ordinamento. Al di là dell'eterogeneità di materia, già stigmatizzata con la nostra pregiudiziale di costituzionalità, vi sono anche disposizioni del decreto-legge che non sono nemmeno legate tra loro dalla comune funzione di prorogare o differire termini previsti da disposizioni legislative vigenti.
  Non recano, ad esempio, una proroga di termini i commi 9 (acconti IRES, IRAP e accise) e 12 (società controllate dalla Ferrovie dello Stato Spa) dell'articolo 10, e il comma 2 dell'articolo 11, che fissa, senza il metodo della novella, il termine entro il quale deve essere completata l'attività del commissario delegato al ripristino della viabilità nelle strade statali e provinciali in Sardegna interrotte o danneggiate dall'alluvione del novembre 2013.
  In molti casi si è scelta la scorciatoia di fissare nuovi termini, anziché prorogare puntualmente o almeno abrogare discipline previgenti. In questo modo la pigrizia del legislatore provocherà lo stratificarsi di norme e la conseguente confusione legislativa a danno del cittadino. Ad esempio, all'articolo 6, comma 3, nell'estendere all'anno accademico 2014-2015 i premi per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica, previsti dall'articolo 3 del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, non vengono modificati i termini previsti per l'emanazione del bando relativo per la comunicazione della graduatoria e l'individuazione dei destinatari dei premi.
  All'articolo 7, comma 3, che proroga l'entrata in vigore di un nuovo sistema di remunerazione del farmaco, non si interviene sulla previsione in base alla quale il relativo decreto ministeriale avrebbe dovuto essere adottato entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore di una legge del 2012. A conferma delle idee confuse del Governo, e di conseguenza del metodo di lavoro frettoloso e forzato di cui ha dato prova anche in questi giorni, il decreto ha dovuto modificare, sia in modo testuale che implicitamente, disposizioni di recentissima approvazione.
  Ad esempio, l'articolo 1, comma 2, l'articolo 2, l'articolo 6, commi 1 e 2, incidono sul decreto-legge n. 90 del 24 giugno 2014; l'articolo 3, comma 2, l'articolo 8, commi 2, 7 e 10, e l'articolo 9, comma 4, modificano previsioni introdotte dal decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014; l'articolo 4, comma 3, l'articolo 10, comma 12, e l'articolo 12, comma 1, incidono sul decreto-legge n. 66 del 24 aprile 2014; l'articolo 6, comma 6, proroga un termine fissato dal decreto-legge n. 58 del 7 aprile 2014.
  Questo significa due cose: la prima, che il Governo produce norme senza averne approfondito implicazioni e conseguenze, al solo scopo di dimostrare volumi produttivi; in secondo luogo, che i cittadini devono sottostare a normative che cambiano di mese in mese, aggravando anche la situazione dei contenziosi. Il provvedimento, a volte, interviene su settori già oggetto di una profonda stratificazione normativa, accrescendo l'instabilità delle normative di riferimento. Così, ad esempio, l'articolo 8, comma 9, incide sull'articolo 357 del regolamento di attuazione ed esecuzione del Codice dei contratti pubblici, il quale risulta già modificato da altri sei decreti-legge, succedutisi negli ultimi tre anni e mezzo: nel 2011, addirittura due volte nel 2012, due volte nel 2013 e una volta nel 2014.
  Si esercita, ancora, inoltre, una delle prassi peggiori dal punto di vista della certezza del diritto. Il decreto, laddove proroga termini, di fatto, già scaduti, traveste da proroga l'efficacia di leggi con effetto retroattivo. Ad esempio, l'articolo 6, comma 4, che differisce, con efficacia retroattiva, termini già scaduti in materia di riqualificazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici, e l'articolo 10, comma 8, che differisce dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2014 la sospensione di taluni adempimenti fiscali tra soggetti operanti nel territorio dell'isola di Lampedusa, a seguito della dichiarazione dello Pag. 10stato di emergenza in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti a Paesi del Nord Africa.
  Il decreto-legge, inoltre, non si limita a prorogare la data finale di applicazione di un regime transitorio, ma, intervenendo per posticipare la data d'inizio degli stessi, di fatto non proroga, ma posticipa, testimoniando l'impossibilità o l'incapacità di realizzare quanto stabilito in precedenti provvedimenti, alcuni dei quali avrebbero dovuto trovare applicazione già da alcuni anni.
  Ad esempio, l'articolo 7, comma 2, reca numerose proroghe incidenti sul procedimento di riorganizzazione della Croce rossa; l'articolo 8, comma 8, proroga di sei mesi il termine a decorrere dal quale trova applicazione la disciplina sulla qualificazione del contraente generale delle grandi opere relativamente alla dimostrazione del possesso dei requisiti di adeguata idoneità tecnica ed organizzativa; l'articolo 10, comma 4, proroga ulteriormente il termine entro il quale le società di gestione del risparmio e gli organismi di investimento collettivo del risparmio devono adeguarsi alla disciplina recata dal decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 44.
  Preoccupante è il numero di disposizioni che servono a rinviare termini entro cui attuare disposizioni attuative di precedenti normative. Ciò significa che tutte quelle normative, benché in vigore, e magari da tempo, non hanno mai veramente trovato attuazione. Si continua ad adottare proroghe senza intervenire su quegli apparati che non fanno il proprio dovere. Ciò è avvenuto, in questo decreto-legge, a proposito di filiera distributiva del farmaco, in materia di esercizio abusivo di taxi e di NCC, in materia di contratti di programma sottoscritti dall'ENAC con i gestori degli scali aeroportuali di interesse nazionale e persino in materia di applicazione del regime della tassazione della produzione combinata di energia elettrica e calore.
  Dunque, nelle materie più disparate, ovunque troviamo norme magari emanate con urgenza e poi bloccate all'infinito da un sistema burocratico che non emana i provvedimenti di dettaglio necessari. Tante, e quasi tutte sui pubblici dipendenti, le proroghe di disposizioni derogatorie che, in qualche modo, privilegiano i dipendenti dell'uno o dell'altro settore pubblico. La peggiore, a nostro avviso, è la deroga prevista sull'impiego di guardie giurate a bordo delle navi mercantili battenti bandiera italiana che transitino in acque internazionali a difesa delle stesse da atti di pirateria, ancorché non abbiano frequentato i corsi previsti dal decreto del Ministro dell'interno n. 154 del 2009. Per un Paese che non ha saputo né tutelare, né tanto meno riportare a casa i due marò Latorre e Girone, continuare ad imbarcare personale su una nave a rischio, appare superficiale e pericoloso.
  Una proroga che, invece, avremmo voluto vedere inserita è quella relativa al termine entro cui gli operatori di rete televisiva per la diffusione digitale terrestre in ambito locale devono corrispondere, entro il 31 gennaio di ogni anno, relativamente ai diritti amministrativi di cui all'allegato 10 del codice delle comunicazioni elettroniche; anche su questo nessuno ascolto da parte del Governo. Numerosi altri temi non hanno trovato la loro opportuna sede in questo provvedimento, primo fra tutti quello, gravissimo, dell'IMU applicata ai terreni agricoli agenti fino allo scorso anno. Benché sul tema sia stato emanato un apposito decreto, sono nel frattempo scaduti i termini, il 10 febbraio, della proroga al pagamento, senza che il citato decreto sia stato convertito, lasciando i proprietari in un limbo alquanto scomodo. Non possiamo, dunque, condividere la relazione positiva presentata dalla maggioranza in Commissione su questo decreto, confidando che almeno in Aula – e purtroppo mi sa che, a quanto pare, così non sarà – ci possa essere un dibattito più fruttuoso.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente. Prenderò pochi minuti, Pag. 11perché credo che bisogna dare atto ai relatori Sisto, presidente della I Commissione, e all'onorevole Marchi, nonché al collega Invernizzi, che ha presentato la relazione di minoranza, di un dato politico che non sfugge, e non deve sfuggire, ai colleghi di questa Aula. Il «milleproroghe» è uno strumento, la abbiamo detto più volte, che rappresenta la fotografia esatta di un rapporto malato fra lo Stato e la sua amministrazione, nel rapporto corretto con i cittadini. Lo è soprattutto perché, a volte, le norme, la qualità della nostra legislazione, i passaggi dirimenti della vicenda del bicameralismo che stiamo affrontando, con il suo superamento, fanno della nostra legislazione uno degli elementi che più ritardano il rapporto di correttezza, ma anche di funzionalità ed efficienza, degli organi dello Stato.
  Dico questo, perché nel lavoro della Commissione, nonostante questo giudizio è dentro ad ogni collega parlamentare che affronta un provvedimento siffatto, non è mai venuto meno il dato di dar conto che il «milleproroghe» per alcune questioni fosse necessario, perché era una risposta dovuta alle imprese, ai cittadini, e che, quindi era necessario apportare anche elementi di correzione, proprio per corrispondere a questo rapporto, che invece vogliamo sempre più diretto ed efficace dello Stato con i propri cittadini. Il lavoro in Commissione ha messo in rilievo tutto ciò e lo diceva, ad esempio, il collega Marchi quando ha affermato che noi abbiamo affrontato nodi importanti, ma non siamo stati in grado di corrispondere anche ad altri elementi ad altre questioni che pure erano apparse all'interno del dibattito di Commissione. Non l'abbiamo fatto senza alcun dato di propaganda, perché io debbo dare atto ai presidenti, e all'insieme di tutti i membri di quelle Commissioni, che ogni qual volta si poneva un problema l'atteggiamento di discussione e di merito non è mai stato quello di alzare la voce, ma di cercare esattamente di capire se a quel provvedimento la risposta che il Governo dava era una risposta di merito, di serietà e anche di rigore rispetto alla spesa pubblica e, quindi, alla copertura degli emendamenti che i colleghi parlamentari presentavano. Si è costruito, proprio in quell'occasione, un circuito che credo molto virtuoso e che, quindi, anche come Governo ritengo debba essere la barra con la quale noi proviamo a ricostruire un elemento della dialettica politica e parlamentare che permetta, pur nelle rispettive posizioni di maggioranza e opposizione, di saperci ascoltare e di dare anche risposte corrette, quando non si è in grado di assolverle. Vale per tutti quello che è stato uno degli elementi, un cruccio che lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha riconosciuto come un errore, che si è compiuto nella legge di stabilità, sull'aumento dell'IVA.
  C’è stato un impegno serio nel trovare una soluzione, e non siamo stati in grado di trovarla per una questione di copertura, perché quel provvedimento, quando è stato assunto in stabilità, ha comportato una riduzione di risorse notevole, che sono state impegnate per dare soddisfazione ad altre questioni. Quello per noi rimane un punto sul quale il Governo – ma credo anche l'insieme delle forze parlamentari – debba da qui ai prossimi provvedimenti provare a continuare ad insistere per trovare una soluzione.
  Il secondo elemento – e vengo alle conclusioni – è che in questo provvedimento è vero che ci sono tante norme, eppure noi abbiamo dimostrato – e lo dico da chi in queste Aule c’è da parecchio tempo – che si può fare anche un «milleproproghe» che non venga definito, così come lo definivano i colleghi parlamentari, la finanziaria dei poveri.
  Questo non è stato un vagone a cui abbiamo fatto aggiungere ulteriori richieste a dismisura per provare a farlo diventare, non un milleproroghe, ma un milleproroghe all'ennesima potenza. Questo è stato merito di un rigore che io credo vada riconosciuto da parte del Governo a tutti i gruppi, di maggioranza e di opposizione, di essersi mantenuti dentro quel profilo e di avere sottolineato alcuni degli aspetti a cui abbiamo dato risposte positive, perché erano l'elemento che, per così dire, unificava Pag. 12la questione di contenuto che riguardava tutti, in particolare la questione delle partite IVA.
  Credo che se continueremo con questo metodo, ovvero a provare a porre questioni, sapendo che bisogna dare una risposta e che quelle questioni attengono ad un miglioramento delle condizioni di partenza per cui è necessaria una norma che le corregga, questo significherà che, nonostante una legislazione difficoltosa, la qualità del nostro agire politico e della nostra capacità di stare dentro una dimensione più moderna e più efficace ci condurrà, nel giro di poco tempo, ad avere meno norme e maggiore semplificazione nell'approccio anche legislativo, e si darà al Paese ed alle imprese la possibilità di guardare a questo Paese con un dato di modernità e di competitività che lo metta all'altezza – e sarà all'altezza – di stare dentro l'Europa.
  Un ringraziamento veramente a tutti da parte del Governo per lo sforzo che abbiamo compiuto in poche ore e che è stato il frutto di questa capacità di saperci ascoltare e anche di potere corrispondere nel modo migliore. Vedremo nel prosieguo della discussione se saremo ancora in grado di mantenere questo stile di ragionamento politico e di dare ancora risposte positive, qualora avremo la possibilità concreta di avere delle risposte, in termini soprattutto di compatibilità finanziaria, a problemi che sappiamo non essere di propaganda, ma dettati da un bisogno di rapporto corretto fra eletti, propri territori e bisogni delle proprie comunità, a cui dobbiamo corrispondere sempre più e con maggiore impegno e serietà (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà.

  MATTEO RICHETTI. Grazie Presidente. Vorrei tentare di inquadrare questo provvedimento da un'angolatura un po’ diversa rispetto a quella che ho sentito utilizzare fino qui, nel senso che c’è quasi un atteggiamento teso a giustificarsi del perché si fa questo provvedimento, quando io credo che questo Parlamento, con le Commissioni che hanno istruito questo provvedimento, abbia dato non solo buona prova di sé – e poi entrerò nel merito non dettagliato non dei singoli provvedimenti, ma delle questioni che si affrontano – ma possa andare orgoglioso di questo provvedimento, principalmente per due motivi.
  Il primo: arrivava dal Governo un provvedimento tecnicamente di proroga termini, un decreto-legge fatto fondamentalmente di tecnicalità e questo Parlamento ci ha messo dentro, con una certa irruenza, i bisogni delle persone. Voglio dire che molto spesso anche questo un po’ strisciante livello di sudditanza psicologica che abbiamo non tiene conto del fatto che in quest'occasione – qualche collega ogni tanto usa termini meno nobili, io provo a metterla giù come riesco – è ampiamente prevalsa l'attenzione ad interessi generali, rispetto a quella ad interessi particolari.
  Io l'ho già detto questa notte e questa mattina in Commissione rivolgendomi all'onorevole Crippa. Credo davvero che questa volta una maggioranza che ha l'onere di portare in fondo i provvedimenti e un'opposizione che ha responsabilmente il dovere possibilmente di migliorarli, anche di contrastarli duramente laddove non è d'accordo, abbiano preso forma. Può sembrare una premessa banale, ma io credo che faccia una sostanziale differenza. Lo dico perché, appunto, rispetto a quelle tecnicalità di proroghe termini grazie alla Commissione ed al contributo di tanti parlamentari – alcuni emendamenti arrivavano dall'opposizione, altri, come quello già citato dai relatori, forse il più importante, relativo all'inquadramento dei minimi e delle aliquote contributive INPS per le partite IVA, hanno conosciuto proposte da quasi tutti i gruppi politici –, in questo provvedimento si sono messe questioni relative al sistema delle imprese, che elencherò senza entrare nel dettaglio, e questioni relative al lavoro.
  Presidente, voglio fare una sottolineatura particolare delle situazioni di disagio. Infatti, quando si affronta il tema degli sfratti, quando si affronta il tema della cassa integrazione, quando si puntella il Pag. 13tema dei contratti di solidarietà, si guarda a quelle famiglie che vivono situazioni di maggiore difficoltà.
  Inoltre, si è guardato alle questioni relative al sistema delle autonomie locali – anche su questo il lavoro di molti parlamentari ha contribuito a migliorare il testo – e, non ultimo, al sistema della scuola, dell'università e della ricerca, perché troppo spesso ce lo ricordiamo nei nostri dibattiti e nelle nostre iniziative, ma non è banale consentire quello che è passato sotto la definizione di recupero rispetto alla fuga dei cervelli e non è banale consentire che chi sta lavorando presso l'università con un assegno di ricerca lo possa continuare a fare, laddove le università sono in presenza di risorse, ma non di quegli strumenti amministrativi che consentono di prorogare quel tipo di rapporto. Quando scappa un assegnista, quando scappa un ricercatore, scappa un potenziale dal Paese. Quindi, questi sono elementi sui quali questo Parlamento deve continuare la discussione e deve, dal mio punto di vista, portare in approvazione un provvedimento.
  Come dicevo, a me fa davvero molto piacere che, anche in queste ore, al termine del lavoro della Commissione, ci sia da parte di diversi gruppi parlamentari, anche dell'opposizione, la corsa – lo dico senza elementi di giudizio – ad intestarsi un provvedimento o a ritenere che il proprio lavoro sia stato fondamentale ad ottenere quel risultato.
  Bene, molto bene, perché quando si è qui dentro si lavora per gli interessi del Paese, non della propria parte. Ognuno ci ha messo del suo non dico per risolvere un problema, perché io credo che garantire ai giovani, che hanno un rapporto di lavoro non subordinato, una posizione contributiva previdenziale certa non è un errore al quale recuperare. Si deve recuperare rispetto al fatto che in questo tempo imporre l'innalzamento delle aliquote avrebbe prodotto minori risorse nette in disponibilità delle persone. Ma quel cammino non va interrotto. La costruzione di posizioni previdenziali certe, autonome e autosufficienti è una cosa, con le dovute gradualità ovviamente, da mettere in campo.
  Ed è anche per questo che abbiamo lavorato a questa proroga. Fatemi dire che il contributo di tutti è fondamentale. Se non si trovano le coperture, un provvedimento non si fa. Pertanto, devo dire che in questo rapporto tra maggioranza e opposizione si può legittimamente attaccare e incalzare il Governo, ma, se il Governo non avesse aperto questa disponibilità, il solo lavoro parlamentare non sarebbe stato sufficiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  E bisogna anche dirci che quando si governa e si fa il complicato mestiere della maggioranza si è di fronte ad un altro problemino, cioè che quando si ha un euro non lo si può promettere a tre persone differenti. Anche a me piacerebbe dire che con quell'euro aumento le pensioni, risolvo la disoccupazione, lo uso per le famiglie bisognose. Ma ne ho uno di euro. Quando si hanno delle risorse a disposizione bisogna guardare negli occhi il Paese e spiegargli che si preferisce far fronte a contratti di solidarietà, disoccupazione, sfratti, partite IVA piuttosto che l'IVA sui pellet (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Io ero uno dei firmatari di quel provvedimento e credo ancora in chi utilizza metodologie di riscaldamento sostenibili. Su questo molti colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno incalzato, giustamente perché c’è una filosofia, non c’è solo un elemento di fiscalità agevolata. Bene, sappiamo che quello è un terreno che deve continuare ad essere d'impegno, ma quando si deve chiudere un provvedimento con risorse certe, ci sono priorità alle quali guardare.
  E, poi, Presidente, non era semplice. Anche qui c'erano diversi emendamenti e si è sempre guardato principalmente alle situazioni di difficoltà. Un tema condiviso da tanti gruppi è stata l'ulteriore proroga dei mutui. Penso alla situazione del terremoto dell'Emilia, alla complicata ricostruzione, che vede tutti i parlamentari impegnati al fianco degli amministratori. Anche qui c'erano molti emendamenti a Pag. 14sostegno dei comuni, a sostegno dell'esenzione fiscale, dell'IMU e abbiamo chiesto, con le risorse disponibili, quale fosse la priorità. Era consentire alle persone di avere ancora davanti a loro più di un anno che non li costringesse a far ritornare alle banche le risorse ricevute. Così come, Presidente, abbiamo cercato di venire incontro ad un sistema di autonomie locali.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce. Prego.

  MATTEO RICHETTI. Lo dico al collega Invernizzi, ma anche un po’ alla sottosegretaria Amici: quando si proroga un termine, non si sconfessa una decisione assunta, perché quando si governa, è un po’ come fare un abito su misura. Si può andare in una grande catena e comprarlo e, se ti va bene la taglia, bene; ma governare fa riferimento all'esperienza, a quella prassi empirica per cui si va in prossimità di un risultato, si chiede ai cittadini uno sforzo, si capisce che mettersi secondo quello che le norme impongono è una questione di tempi, di dimensioni e di modalità. Beh, andare in prossimità a un risultato non è sconfessarlo, ma è dire che teniamo fissi gli obiettivi. Sappiamo che il sistema degli enti locali, il tasso di efficientamento che vogliamo raggiungere passa da forme associate di servizi, da unioni di comuni, dalla capacità di riordinare un sistema che stiamo costruendo a fatica. A fatica, Presidente, perché bisogna riconoscere anche le difficoltà nell'esercizio dell'esperienza di Governo. Ma che non sconfessiamo, dando, però, i tempi di farlo in maniera dovuta. Mi riferisco alla centrale unica per gli acquisti; mi riferisco alla gestione associata delle funzioni da parte degli enti locali; mi riferisco ad un sistema di razionalizzazione della spesa che abbiamo chiesto, che confermiamo, ma che in una richiesta, credo sacrosanta, di boccata di ossigeno, consentiamo di fare in tempi più lunghi e assolutamente più sostenibili.
  E, poi, dicevo delle difficoltà. Sugli sfratti, anche qui, insomma, hanno ragione i colleghi, anche dell'opposizione, che lamentano una discussione difficile da fare, cominciata con audizioni in Commissione, incalzata da un'attività in Aula nei giorni precedenti che ha attraversato il tema delle riforme e che ha anche alzato la tensione dei rapporti tra di noi. Non è stato facile concludere un provvedimento di questa portata e di questa complessità in un clima in cui si è anche dovuto recuperare un dialogo. Sul tema degli sfratti, però, si è fatto da parte di tutti uno sforzo importante perché, anche qui, se ci vogliamo assumere responsabilmente la funzione di legislatori, certo guardiamo con priorità al dramma di chi la casa non può permettersi di perderla, ma guardiamo anche al dramma di chi la casa non la sta affittando e la lascia vuota piuttosto che incorrere in un sistema che non gli dà un elemento di certezza e di garanzia. Pertanto, quando si governa, si guarda a tutti i cittadini e per fare questo nessuno viene messo alla porta. È anche vero, però, che una procedura di sfratto si accompagna. L'abbiamo chiamata «da casa a casa» e abbiamo dato tempo al giudice di prendere una decisione fatto salvo l'elemento di certezza della persona e della famiglia, che è, dal mio punto di vista, una proroga che non fa riferimento a un termine, ma fa riferimento a una condizione. E credo che questo è guardare ai bisogni e alle persone.
  Così come ritengo particolarmente importante il provvedimento che consente a chi era arrivato in fondo alla rateazione con cui restituire ad Equitalia le somme dovute, la possibilità di costruire nuovi piani di rateazione, nuove modalità di rientro delle risorse dovute allo Stato.
  Un'ultima nota riguarda il sistema delle imprese. Non è stato facile, a volte non siamo riusciti a farlo per tutti e a volte colleghi di maggioranza e di opposizione si sono liberamente opposti ad un articolato di un emendamento perché convinti della necessità di un provvedimento, però tutta una serie di procedimenti – antincendio, Sistri: non li cito – stanno anche questi nel solco di chiedere alle imprese uno sforzo di efficientamento, messa in sicurezza, prevenzione degli infortuni, prevenzione Pag. 15di quelli che possono essere i disagi nell'azienda e nella ricettività ma allo stesso tempo di farli con tempi certi. Insomma non voglio fare l'apoteosi del provvedimento. Spero di non avere esagerato con un tono enfatico, ma credo per davvero che il Parlamento questa volta abbia portato in prossimità, come diciamo noi, messo l'orecchio a terra, ascoltato i bisogni e migliorato di gran lunga un provvedimento che credo, Presidente, adesso sia responsabilità di tutti portare a termine e rendere esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  CINZIA MARIA FONTANA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento per chiedere la chiusura della discussione sulle linee generali sul provvedimento e procedere in questo modo alla fase successiva. È evidente che interrompere la discussione sulle linee generali non è mai un atto piacevole e abbiamo provato a cercare un equilibrio nella gestione dei tempi per garantire comunque lo svolgimento della discussione, ma è chiaro che dal numero di interventi avremo davanti nove ore di interventi in discussione sulle linee generali e poi dovremmo affrontare circa mille emendamenti. Quindi, ciò determina la condizione di avanzare da parte nostra la proposta di chiusura della discussione sulle linee generali. Siamo consapevoli che ogni gruppo dopo la chiusura della discussione sulle linee generali ha la possibilità di svolgere un intervento per gruppo e quindi questo permette di entrare nel merito del provvedimento e ogni gruppo ha la possibilità di illustrare il proprio punto di vista per quanto riguarda la discussione, ma è altrettanto chiaro che stiamo affrontando un decreto importante perché contiene una serie di interventi di proroga utili a diversi settori. I relatori l'hanno ben descritto e faccio riferimento ovviamente all'intervento del collega Matteo Richetti che ben ha rappresentato soprattutto l'importante lavoro svolto dalle Commissioni nelle ore precedenti e l'importante lavoro emendativo, perché ricordo anche che sono stati accolti parecchi emendamenti di tutti i gruppi. Pertanto, consapevoli della necessità di portare a termine il provvedimento in tempi anche rapidi perché sappiamo che, essendo un decreto, dovrà poi affrontare il passaggio al Senato, quindi avanzo ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento la proposta di chiusura della discussione.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, rimaniamo basiti anche dei modi con cui il Partito Democratico, pur essendo ormai alle cronache da diversi giorni il fatto che su questo provvedimento sarebbe stata posta la questione di fiducia, non fa neanche intervenire un deputato per gruppo fino adesso in discussione sulle linee generali. Infatti ricordo che fino a questo momento abbiamo ascoltato le due relazioni dei relatori di maggioranza e l'intervento del deputato Richetti del PD. Altri interventi per ora non sono stati fatti. Non è neanche stato fatto un giro per aspettare che i gruppi potessero almeno esprimersi nel merito del provvedimento.
  Credo che questo livello che il Partito Democratico sta portando avanti, sicuramente, porterà a delle problematiche di gestione dell'Aula per i prossimi provvedimenti. Non è possibile continuare a fare un costante braccio di ferro per far vedere che uno è più forte; addirittura, anche in discussione sulle linee generali dopo che, per primi, vi siete iscritti a parlare, è intervenuto un vostro deputato e tutti gli altri basta, non devono neanche più parlare, secondo il vostro criterio di democrazia in questo Paese. Vi segnalo che per il MoVimento 5 Stelle sono iscritti 9 deputati, per dieci minuti ciascuno massimo fa 90 minuti; quindi le 9 ore che la collega ha conteggiato vorrei comprenderle, perché, francamente, non le vedo.Pag. 16
  Un'altra questione da sollevare è come sia possibile non tenere in considerazione che i lavori della Commissione si sono svolti in un clima assolutamente corretto e, per di più, assurdo da un punto di vista dei tempi in cui si è svolto. Ricordo a tutti che la Commissione, convocata per le sette, ha iniziato a lavorare alle otto e mezza di sera e ha finito alle cinque del mattino. Se questi sono i tempi che il Partito Democratico decide, perché vuole portare avanti degli emendamenti di cui i giornalisti non devono nemmeno saperne e averne contezza, noi non ci stiamo, perché ieri si poteva iniziare a lavorare alle due, alle quattro, si è deciso, invece, di lavorare solamente di notte. Questo clima non fa bene ai lavori di un'Aula parlamentare così come questo tentativo di interrompere la discussione sulle linee generali per delle tempistiche che comunque verranno rispettate, perché il Senato ha davanti il tempo necessario per poter approvare questo provvedimento, perché siamo già certi che al Senato questo provvedimento non lo «aprite» neanche di una virgola, perché altrimenti dovrebbe tornare qua. Visto che non tenete in considerazione il rispetto nel rapporto con le minoranze, noi sicuramente siamo contrari a questa richiesta e non vogliamo nemmeno che la Presidenza si sottoponga a questo ricatto, per l'ennesima volta, di mettere in votazione e di fare un braccio di ferro costante tra i numeri della maggioranza e il non rispetto delle minoranze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché se c’è addirittura l'arroganza di intervenire per primi in discussione sulle linee generali, con il deputato Richetti, e poi chiudere la porta in faccia alle minoranze che non possono neanche intervenire, vi dovete solamente vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 19,45).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Avendo inteso che le altre richieste di intervento sull'ordine dei lavori vertono sullo stesso argomento, la Presidenza dà un intervento per gruppo – considerando quello di Crippa già fatto per il gruppo MoVimento 5 Stelle – sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento.

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, faccio appello a lei e alla Presidente Boldrini, perché la proposta del Partito Democratico è inaccettabile. La domanda che noi poniamo in quest'Aula, adesso, è se in quest'Aula, dopo i lavori della scorsa settimana, si possa ancora parlare, si possa ancora discutere e dibattere dei singoli provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), ci si possa ancora confrontare, se sia ancora possibile fare questo. È inammissibile che il partito di maggioranza proponga la chiusura della discussione, in un momento e su un provvedimento dove c’è stata una minima discussione in Commissione, una discussione fatta la notte, dove il Governo e i relatori di maggioranza hanno presentato circa 40 emendamenti, dove si è arrivati all'ultimo, perché la maggioranza ha deciso, insieme al Governo, di dare priorità a delle riforme e a un provvedimento che non aveva scadenza. Avevamo anticipato questa cosa, ma è inammissibile che non si possa parlare in quest'Aula, è inammissibile Pag. 17che non ci si possa confrontare. Questo è un metodo antidemocratico e non può essere permesso.
  Non è più possibile confrontarsi in quest'Aula ! Non è possibile forzare la mano su ogni provvedimento ! Noi non siamo disposti ad accettare una soluzione di questo tipo. Voteremo contro la proposta che ha fatto il Partito Democratico, ma soprattutto chiediamo alla Presidenza di avviare un confronto serio perché all'interno del Parlamento torni la possibilità di poter discutere dei singoli provvedimenti e di potersi confrontare nel pieno rispetto della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Presidente, anche noi siamo contrari a questa chiusura anticipata della discussione. Sappiamo, peraltro, che questa proposta anticipa l'ennesima richiesta di un voto di fiducia da parte del Governo. Siamo in presenza di una umiliazione del Parlamento. Nei fatti, l'articolo 70 della Costituzione, cioè quello che dice che la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere, praticamente non esiste più. C’è una riforma di fatto che i Governi negli ultimi anni hanno praticamente compiuto. E il Presidente Renzi è il campione, perché in otto mesi ha portato in Parlamento venti decreti-legge, ad una media di 2,5 al mese, facendo impallidire il Governo Berlusconi, che ne portò 0,7 al mese. Verrebbe da dire: «aridatece er puzzone», perché in questo momento noi siamo in presenza di un attentato alla libertà legislativa, all'autonomia legislativa del Parlamento. I decreti-legge andrebbero presentati in casi straordinari, come dice l'articolo 77 della nostra Costituzione; in casi straordinari di necessità e d'urgenza e dovrebbero avere una materia omogenea, puntuale e circoscritta. Invece, assistiamo ad una sorta di museruola che il Governo ha messo al Parlamento. Qui si può applaudire il capo, si deve votare, non si possono cambiare i provvedimenti, si devono dare anche deleghe in bianco al Governo, come nel caso del Jobs Act. Noi riteniamo, quindi, che sia assolutamente sbagliato procedere in questo modo. E il combinato disposto della chiusura anticipata della discussione e la richiesta imminente del voto di fiducia ci dice come noi, purtroppo, stiamo vivendo una fase agonizzante della democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io non mi unirò al coro di quelli che dicono che sta morendo la democrazia perché ci sono più decreti e troppe fiduce. Non è vero. È vera un'altra cosa: è vero che il Parlamento è bloccato, che non abbiamo fatto una riforma regolamentare che avremmo dovuto fare da tempo, e che l'accoppiata decreto-legge e fiducia è diventato il modo ordinario con il quale si riesce ad ottenere i tempi necessari allo svolgimento dell'azione legislativa, ovviamente sequestrando l'iniziativa legislativa a favore del Governo. E fin quando non affronteremo la riforma regolamentare, chiunque governi, Renzi, Berlusconi, Prodi o non so chi, potremmo andare un po’ meglio oppure no, ma sostanzialmente la situazione non cambierà. Devo invece dire che, in tutte le cose, però, bisogna osservare un minimo di misura. Diceva un poeta latino: sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum; ci sono dei limiti al di là e al di qua dei quali non si può avere ragione. Io capisco le ragioni della maggioranza di cui faccio parte, ma realmente, non dare occasione nemmeno ad un intervento per gruppo parlamentare in modo che ogni gruppo parlamentare possa dire la sua nella discussione sulle linee generali, mi sembra eccessivo; uno sfoggio di muscoli inutile. Ma come, abbiamo lavorato in Commissione a tentare di ricostruire un clima che Pag. 18si era sfilacciato, si sono ottenuti risultati accettando degli emendamenti, accettando di discutere, di cambiare, e questo perché ?
  Per guadagnare quanto ? Un'ora e mezza di tempo parlamentare ? A chi giova questa ora e mezza di tempo parlamentare guadagnato ? Cosa cambia ? Io credo che noi capiamo le ragioni di fondo e quindi voteremo per dare la possibilità di porre la fiducia ma vorrei invitare tutti noi ad una riflessione: questo veramente è un di più, un eccesso e la maggioranza pur reagendo con fermezza a prevaricazioni dell'opposizione quando si danno, e si danno, dovrebbe però avere un minimo di magnanimità. Una discussione la quale non prevede neanche un intervento per gruppo parlamentare non è la cosa giusta da fare adesso e comunque non corrisponde alla dignità di questo Parlamento. Avremmo impiegato più o meno lo stesso tempo che stiamo impiegando con gli interventi sull'ordine dei lavori e avremmo messo almeno una pezza di dignità davanti a una situazione la quale evidentemente non può essere sanata così, e non si sana così ma si sana solo con una riforma del Regolamento da troppo tempo promessa e mai realizzata.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, mi stupiscono le cose che sono state dette in questa Aula dai colleghi con cui ci siamo sentiti e parlati prima. La collega poi ha chiarito bene quali sono le motivazioni per cui siamo stati costretti a chiedere il taglio della discussione generale: 9 ore di interventi previsti, sono documentati dalla richiesta presentata agli uffici dell'Aula in cui evidentemente si mette a rischio la conversione di un decreto per cui anche oggi abbiamo sentito la Presidente Boldrini giustamente richiamare la sua grande attenzione a non usare strumenti straordinari per avere la necessità di convertire i decreti-legge. E noi di questo ci siamo fatti carico.
  Io volevo sottolineare due cose. La prima: non è vero che non c’è la disponibilità e la possibilità per tutti i gruppi di intervenire perché come il collega Buttiglione sa meglio di me, avendo presieduto anche questa Aula, ogni gruppo alla fine di questa fase potrà fare un intervento di 30 minuti e noi saremo qua, collega Buttiglione, ad ascoltarlo questo intervento, quindi il dibattito verrà garantito da quello.
  E poi, forse questo il collega Buttiglione invece non lo sa ma mi fa piacere dirlo in questa Aula, abbiamo provato con tutti i gruppi parlamentari a fissare un orario di conclusione di questa discussione generale, per consentire dopo aver chiesto in Conferenza dei presidenti di gruppo che si svolgesse alle 16 questa discussione generale e dopo aver provato in questa fase preliminare a trovare un modo per ridurre quelle 9 ore di discussione generale a un numero di ore che consentisse comunque questa sera di finire la discussione generale, non ci siamo riusciti e abbiamo dovuto utilizzare uno strumento straordinario con nostro dispiacere non con nostro piacere.
  Quindi, i tentativi per portare e ristabilire in questa Aula un clima sereno da parte nostra ci sono sempre. Concludo dicendo, Presidente, che questa riflessione, e mi ricollego anche qui alle parole del collega Buttiglione, deve richiamare tutti noi ad una esigenza non più procrastinabile che è quella della modifica del Regolamento. Perché un Regolamento che consente su un decreto a ogni deputato di parlare per 30 minuti in discussione generale non è un Regolamento che consente di discutere nel merito un provvedimento. È un Regolamento che semplicemente mette nelle condizioni la maggioranza di dover utilizzare strumenti straordinari e mette in difficoltà i gruppi di opposizione che vogliono semplicemente contribuire. Faccio l'esempio del gruppo di SEL che aveva previsto un unico intervento oggi, o in questo caso anche del MoVimento 5 Stelle che aveva previsto un numero di interventi equilibrato rispetto alla questione di cui stiamo discutendo. Si mette Pag. 19nelle mani di ogni singolo gruppo la possibilità di costringere tutta l'Aula ad atteggiamenti straordinari. Quindi penso che sia l'ora, Presidente, passata questa fase di riforme istituzionali, di mettere mano al Regolamento almeno sui punti salienti che consentano a quest'Aula di essere più funzionale.

  PRESIDENTE. Deputato Villarosa, aveva alzato la mano a che titolo ? Palese chiedeva di intervenire sempre sull'ordine dei lavori ? Sempre sulla proposta formale ? Mentre Villarosa su che argomento, chiedo scusa ? Quindi sul Regolamento Villarosa ? Ordine dei lavori o Regolamento ?

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Noi stiamo facendo un giro di interventi, uno per gruppo, sulla proposta formale della collega Fontana. Se è sulla proposta...

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Ha parlato Rosato due volte...

  PRESIDENTE. Non ha parlato due volte Rosato. Allora, va bene, le tolgo un attimo la parola così spieghiamo, visto che Crippa l'ha formalizzata qui la problematica. La collega Fontana ha fatto una proposta formale: l'articolo del Regolamento che riguarda la sospensione della discussione, il 44, prevede di svolgere un intervento a favore e uno contro. Siccome effettivamente c'era stata la polemica sulla questione della chiusura repentina della discussione sulle linee generali, ho permesso un intervento per gruppo. Se fosse stato uno a favore e uno contro, una persona del gruppo proponente comunque avrebbe potuto intervenire, come è sempre stato. Se poi non succedeva è perché il gruppo proponente non voleva perdere altro tempo nell'intervenire a favore della propria richiesta, tutto qui.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io penso che sia necessario richiamare in quest'Aula le sollecitazioni a ripetizione che ci sono state negli ultimi mesi ma anche negli anni precedenti, quelle dei Presidenti della Repubblica che si sono succeduti sul richiamo ai vari Governi – ma in questo caso noi parliamo di questo Governo – per l'uso eccessivo della decretazione d'urgenza. Il Presidente Napolitano l'ha fatto ufficialmente, è stato l'ultimo a scrivere una lettera ai Presidenti di Camera e Senato e anche al Governo, lamentando l'uso eccessivo della decretazione d'urgenza; di recente, il Presidente della Repubblica Mattarella, venendo in quest'Aula per il giuramento, nel discorso che ha svolto, ha sottolineato la necessità di ridurre al massimo la decretazione d'urgenza. Quindi, noi abbiamo questo vulnus continuo e penso pure che – è un aspetto principale rispetto alla proposta che è stata avanzata poco fa, quella di chiudere la discussione sulle linee generali – sia stata una proposta imprudente, non rispettosa del lavoro del Parlamento. Dico questo per un motivo molto semplice, anche perché la stessa maggioranza lo ha scelto, nel contesto del calendario e in presenza del decreto-legge «milleproroghe», del decreto-legge sull'Ilva che è all'attenzione del Senato, di due decreti-legge sull'IMU, del decreto-legge sulla riforma delle banche popolari: abbiamo un intasamento senza precedenti e l'opposizione che fa davanti a questo intasamento ? Non dice nulla e partecipa tranquillamente alla situazione dei lavori che riguarda l'aspetto principale delle Commissioni, ossia i decreti-legge. Noi abbiamo iniziato la seduta della Commissione ieri sera alle 20 e abbiamo concluso questa mattina alle 5 per assicurare al Paese, non alla maggioranza, un decreto-legge sul cui merito non siamo d'accordo. Allora, davanti ad una situazione del genere, in cui si dà una collaborazione ampia perché il Governo e la maggioranza hanno il diritto-dovere di governare, noi abbiamo quello di sollecitare l'eventuale correzione, le eventuali Pag. 20critiche e le proposte rispetto a quello che viene attuato. Davanti a questo atteggiamento responsabile penso che debba esserci un atteggiamento altrettanto di rispetto da parte della maggioranza e, in particolare, da parte del Partito Democratico, perché noi siamo disponibili a lavorare anche di notte per cercare di convertire i decreti ma non è che possiamo poi evitare che possa esserci all'interno dell'Aula il tempo necessario per una discussione normale, Presidente, che lei deve assicurare. Al di là dell'espressione che l'Aula adesso è chiamata a votare, e noi chiaramente voteremo contro questa proposta di tagliare la discussione sulle linee generali, io penso che la Presidenza debba anche considerare un fatto, ossia è stato tirato fuori anche il problema del Regolamento e, diciamolo in maniera chiara, penso vada operata una manutenzione seria al Regolamento più, forse, delle riforme costituzionali – non c’è dubbio – ma, in maniera equilibrata, senza aggiungere un golpe vero e proprio rispetto alle proposte.
  Ma il problema vero è che il Governo fa un utilizzo eccessivo di decreti-legge in questo contesto. Ecco perché io richiamo l'attenzione, da parte dei colleghi della maggioranza, a riflettere su questa richiesta ed eventualmente a cercare di dare un altro aspetto e un'altra apertura nel contesto della discussione, perché il mio gruppo, per esempio, anche in questo contesto, aveva dato prova di sobrietà. Avevamo iscritto nella discussione sulle linee generali solamente due colleghi, cioè i deputati Latronico e Centemero, per esporre le nostre valutazioni rispetto al decreto-legge in discussione.
  Non mi sembra che questa sia la cosa migliore, cioè quella di troncare, poiché rappresenterà un aspetto profondo con riferimento a quello che sarà tutto l'iter procedurale. Ciò per un motivo molto semplice: perché la discussione sulle linee generali andava svolta. È vero che, dopo la chiusura della discussione sulle linee generali e dopo la posizione della questione di fiducia, vi saranno, in tutto questo contesto procedurale, trenta minuti per gruppo. Ma penso che doveva essere fatta prima e non, invece, in un contesto poi abbastanza confuso rispetto a questo iter, dato che anche, in questo caso, il Governo si pone addirittura l'obiettivo di chiedere l'ennesimo voto di fiducia...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, collega !

  ROCCO PALESE. Arrivo alla conclusione. Anche questa, dicevo, è un'anomalia che noi ripetutamente denunciamo.

  FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Io penso che i giorni che abbiamo trascorso, con tutte le conseguenze, le degenerazioni, le ostilità che si sono manifestate anche all'interno di quest'Aula, oggi testimoniano, con questa richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali, i conti sbagliati che la maggioranza ha fatto in ordine alla gestione del calendario. Oggi si dimostra in modo plastico che le opposizioni avevano ragione quando tentavano di attenzionare la maggioranza sull'impossibilità di una gestione del calendario che potesse andare nella direzione di un buon lavoro, quindi nell'interesse generale degli italiani, perché, se svolgiamo un lavoro efficace e di merito, evidentemente i provvedimenti che studiamo, che affrontiamo, che approviamo, che votiamo, possono essere migliori, nella loro stesura, rispetto all'ingresso in questa Camera e nel Parlamento intero.
  È di tutta evidenza, cari colleghi e, in particolare, mi rivolgo ai colleghi del Partito Democratico, che la forzatura che c’è stata, quella in ordine all'approvazione della riforma della Costituzione ci sta facendo pagare un prezzo di cui oggi noi vediamo soltanto il principio, perché c’è una fila interminabile di decreti davanti a noi che probabilmente faranno la stessa fine del decreto milleproroghe: Commissioni notturne, posizione di questioni di Pag. 21fiducia, piuttosto che interruzione traumatica delle discussioni e del dibattito d'Aula.
  Dunque, l'unico modo che avremmo potuto avere, se ci fosse stata sensibilità per quello che il Parlamento rappresenta, era quello di normalizzare il dibattito sulla riforma costituzionale, cercando di diluirla nel tempo, facendo due sedute a settimana e dare priorità a quelle che sono delle priorità perché hanno, diversamente dalle riforme costituzionali, una precisa data di scadenza e anche per mettere, in alcuni casi tra questi decreti, il Senato della Repubblica nelle condizioni di fare analogo buon lavoro.
  Se la maggioranza avesse in mente di lavorare, anche nel rispetto dell'istituzione parlamentare e di quello che può scaturire dal dibattito d'Aula, non ci sarebbe stato dubbio sulle decisioni che andavano prese.
  Invece abbiamo dovuto assecondare una sorta di capriccio, perché di capriccio si è trattato, un capriccio del Governo, un capriccio di Renzi, prima ancora che del Partito Democratico, che oggi ci mortifica e ci impedisce di svolgere in maniera attenta e proficua il nostro lavoro. Noi, insieme ad altri partiti, abbiamo chiesto, anche per parlare di queste anomalie, un incontro con il Capo dello Stato e andremo a rappresentare l'indisponibilità, da parte di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, come hanno fatto e come si apprestano a fare altri colleghi di altri partiti, a continuare ad essere strattonati, talvolta in maniera indecente, con un'arroganza senza confini, da una maggioranza che, anche dove può gestire il calendario senza strappi e senza traumi, abbassa la testa e va dritta, non verso la direzione di un migliore lavoro di quest'Aula sui provvedimenti, ma verso la propaganda pura, verso la sequela di enunciazioni cui siamo stati abituati, che purtroppo non si trasformano in episodi positivi per la nostra nazione e per la nostra comunità.
  Quindi, sono assolutamente esterrefatto, non solo e non tanto per quello che è capitato anche oggi qui in Aula – e concludo – ma soprattutto per la rappresentazione plastica oggi e qui del fallimento della maggioranza nella gestione armonica dei provvedimenti che arrivano in Commissione e in Aula e di cui evidentemente non intende farsi carico.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  FABIO RAMPELLI. Io mi auguro, Presidente, che, diversamente da quello che è accaduto nei giorni scorsi sulle riforme costituzionali, la Presidenza, e in particolare la Presidente Boldrini, riesca a concentrarsi maggiormente e a mettersi in una posizione terza, per garantire non ad una parte politica, alla maggioranza, di fare il suo lavoro, ma a tutto il Parlamento di essere garantito nel proprio lavoro.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Su quale tema ? Se su quello di prima, le ho già risposto.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo agli articoli 23, 24 e 44 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Prego, deputato Villarosa, ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, sono stanco di subire soprusi, sono stanco di subire atteggiamenti fascisti e le spiego il perché (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Gli articoli 23 e 24 riguardano il programma dei lavori d'Aula. Il programma dei lavori d'Aula viene organizzato dalla Presidenza, dai gruppi e dal Governo, ma viene organizzato anche in modo tale da fornire ai cittadini – quindi anche a noi – fuori, le informazioni su ciò che accade qui dentro. Caro Presidente, fissare come orario di inizio dei lavori del «mille proroghe» le 18,30 è una presa in giro per tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E anche di questo le spiegherò il perché. Tutti sanno qui dentro che nessun organo di informazione, per i Tg della sera, prende informazioni dopo le Pag. 2218,30. Al massimo, arrivano alle 19. Cosa hanno fatto ? Alle 18,30, quando avevamo tutta la giornata per lavorare, tutta la giornata, iniziano a parlare i relatori, poi parla un altro deputato del PD, Richetti, poi un'altra deputata del PD; alle 19,35 parla il primo deputato dell'opposizione. Che informazione arriva ? Che informazione arriva al cittadino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Il cittadino paga un canone che non dovrebbe pagare e lo paga perché deve ricevere l'informazione; il cittadino paga, da questa Camera, Radio Radicale perché gli dia informazioni giornaliere su ciò che accade, e lei, Presidente, si deve assumere la responsabilità e non può far passare questo atteggiamento, perché – le ripeto – è un atteggiamento fascista e mi daranno tutti ragione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. A questo punto, essendo decorso anche il termine dei venti minuti, passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della collega Fontana di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Di Salvo, Bolognesi, Impegno, Ferranti, Valeria Valente, Ravetto, Invernizzi, Tancredi, Alli, Lavagno, Ermini, Cenni, Paglia, Daniele Farina, Gnecchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  386   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  258    
    Hanno votato no  128.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ha facoltà di parlare, a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento, e per non più di 30 minuti, un deputato, fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione, per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.
  Ha chiesto di parlare per il gruppo Lega Nord e Autonomie il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, questo è un provvedimento che si sapeva che andava in scadenza.... Capisco i colleghi che, oltre a non voler far parlare le minoranze, non vogliono neanche ascoltarle, legittimamente, ma, almeno, se facessero un po’ più di silenzio, per dare la possibilità, a chi vuole, di illustrare il provvedimento, sarebbe molto gradito. Ma vedo che né le minoranze né, soprattutto, il Presidente, che dovrebbe garantire... Presidente, sto parlando con lei.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Per favore, colleghi, il tono della voce ! Prego, deputato Bragantini.

  MATTEO BRAGANTINI. Gradirei un po’ di silenzio, almeno.

  PRESIDENTE. Ho richiamato i colleghi all'ordine. Prego.

  MATTEO BRAGANTINI. Dicevo che questo è un provvedimento che si sapeva che aveva una scadenza, perché è un decreto-legge, che va a scadenza i primi di marzo. Non si è voluto affrontarlo nei termini corretti in Commissione, perché si è voluto fare una forzatura di portare avanti un provvedimento che non aveva scadenza; lo ha deciso la maggioranza, per sua scelta. Io, se fossi stato in maggioranza, avrei fatto altri ragionamenti.Pag. 23
  Dunque, vi è stata tutta la problematica per quanto riguarda la Commissione, che la settimana scorsa non ha lavorato, ovviamente, o meglio, ci avevano ventilato l'ipotesi di fare una bella seduta notturna mercoledì notte dalle 23 alle 8 di mattina, quando noi, dalle 9 di mattina dello stesso giorno fino alle ore 23, eravamo in Aula per le riforme costituzionali, perché la Commissione è sempre la stessa, e il giorno dopo avremmo ricominciato a lavorare in Aula.
  Penso che neanche nell'Ottocento si poteva pensare e ipotizzare di far lavorare nessuno 24 ore al giorno, ma di dare qualche ora di riposo, soprattutto per lavori che, in teoria, dovrebbero avere una lucidità mentale, un po’ di freschezza, per non incappare negli errori, anche perché ricordo che anche i funzionari sono sempre gli stessi.
  Non si è voluto fare questo, si è continuato... Vedo che stanno disturbando anche i membri del Governo: chiedo che almeno...grazie. La maggioranza ha voluto fare questa prova muscolare, questa forzatura.
  Non abbiamo lavorato la settimana prima, o meglio abbiamo lavorato qualche ora, ma dopo ci siamo interrotti, perché il Governo non era pronto, doveva ancora predisporre dei nuovi emendamenti, delle riformulazioni e non è vero che non sono stati presentati pochi emendamenti e riformulazioni, perché sono state presentate, a mia memoria, ma onestamente questo provvedimento l'ho seguito parzialmente, perché stavo seguendo maggiormente le riforma costituzionale, il nostro è un gruppo piccolo e tentiamo di divederci lo stesso i compiti nel limite del possibile e delle capacità umane...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi per favore, il tono della voce. Chi non è interessato può accomodarsi fuori, prego.

  MATTEO BRAGANTINI. Spero che queste pause, mi vengano conteggiate per avere...

  PRESIDENTE. Le blocchiamo il tempo, non si preoccupi.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie. Allora, dicevo, su questo provvedimento, la settimana scorsa, sono stati presentati circa una ventina di emendamenti da parte dei relatori che erano abbastanza corposi. Dunque, sono state inserite molte cose nuove, anche delle marchette, a nostro avviso, e delle procedure che non potevano prefigurarsi come delle tematiche per il «mille proroghe», anche perché la proroga prevede semplicemente un allungamento dei tempi in base a certe scadenze previste dalle leggi, non certo il riproporre alcune, ad esempio, nuove agevolazioni fiscali, o anche vecchie agevolazioni fiscali, a una platea più ampia, o anche il prevedere delle tempistiche maggiori per quanto riguarda iniziative...

  PRESIDENTE. Liberare i banchi del Governo, per favore, collega.

  MATTEO BRAGANTINI. ...per quanto riguarda tempistiche che erano già scadute, ma come si sa il «mille proroghe» ormai è il treno dove si agganciano più vagoni possibili. Dunque, ricordo che si è voluto fare questa forzatura da parte della maggioranza, che ha voluto far vedere di avere i muscoli, di avere i numeri. È un grande errore, a mio avviso, perché i futuri numeri potrebbero essere differenti, e potrebbero essere a discapito di qualcun altro. Questo è in teoria il Parlamento, la nostra è una Repubblica parlamentare e non governativa, lo ho già ricordato più di una volta, anche la settimana scorsa. Dovremmo un po’ ricordare cosa vuol dire: il Governo, sì, può fare delle proposte, ma dovrebbe essere il Parlamento che fa le leggi. Comunque, ieri, lunedì, è stata convocata la Commissione alle 19 e come ormai è prassi (ormai, oltre al quarto d'ora accademico, nella nostra Commissione ci sono i dieci minuti istituzionali, i trenta minuti costituzionali), come ogni volta, i lavori della nostra Commissione, alle 19, sono stati rinviati di circa un'ora attraverso un messaggino, cinque minuti prima delle 19. Dopo sono stati presentati altri, se non erro, sette emendamenti dei relatori che dovevano essere subemendati Pag. 24per poi fare una bella, una bellissima maratona notturna. I miei colleghi hanno partecipato, ci diamo il turno perché abbiamo anche noi una famiglia, vogliamo anche essere sul territorio e vedere i nostri figli, altrimenti veramente uno capisce perché molti politici divorzino o i loro figli non li riconoscono più. Almeno, non dico tutta la settimana, ma qualche ora alla settimana, poter vedere i figli, penso che sia legittimo, non so come facciano i colleghi della maggioranza, ma chi vuole il proprio male, non può lamentarsi. Si è fatta, dicevo, questa bellissima notturna per poi, oggi, arrivare alle 18,30 a cominciare veramente almeno la discussione sulle linee generali. Hanno parlato i due relatori di maggioranza, ha parlato il relatore di minoranza, è intervenuto un rappresentante della maggioranza e immediatamente il PD, per far vedere ancora che ha i muscoli, i voti e che può decidere i lavori dell'Aula ha voluto già sospendere la discussione sulle linee generali.
  Io veramente chiedo al Partito Democratico se si stia rendendo conto di cosa sta facendo, se si stia rendendo conto che sta distruggendo l'istituzione del Parlamento, perché in Parlamento vi dovrebbe essere almeno la possibilità di discutere e di illustrare il provvedimento e poi, magari, la possibilità di emendarlo. Ci è negata anche la possibilità di emendarlo, perché, non nascondiamocelo, appena saranno finiti gli interventi sulla discussione sulle linee generali – e ormai ce ne è uno per gruppo – arriverà il Ministro a mettere la fiducia.
  Dunque non potremo neanche dire, come qualche volta succede, che proveremo nell'ambito della discussione degli emendamenti ad approfondire alcune tematiche ed alcuni articoli. Infatti non si potrà fare, perché ci sarà una questione di fiducia su un articolo totalmente sostitutivo. Dunque che discussione ci sarà ? Che approfondimenti ci saranno ? Vuol dire che siamo arrivati totalmente ad una Repubblica governativa, con un piccolo passaggio mancante, che si vota ancora per il Parlamento e non per il Governo. Se volevate arrivare ad una repubblica cosiddetta presidenziale o governativa, si doveva cambiare la Costituzione e con la Costituzione cambiata si andava a votazioni e la gente sarebbe andata a votare il Governo.
  Condanno un altro piccolissimo particolare, a mio avviso, molto importante. Il concetto di governabilità è un concetto che è sempre stato molto discusso negli anni, in tutte le democrazie, perché vi sono due spiriti principali, la governabilità e la rappresentatività. È un concetto molto delicato, molto importante, e nessuno onestamente ha trovato la soluzione per risolvere questi due principi, entrambi importanti da tutelare.
  Ovviamente il problema maggiore è che alcuni Paesi hanno trovato il sistema più di governabilità per certi provvedimenti. Ma dobbiamo ricordarci che, per quanto riguarda il Parlamento, dove il principio di governabilità riguarda alcuni principi importanti – perché in Parlamento non facciamo solo, come i sindaci, dei provvedimenti amministrativi, ma facciamo anche dei provvedimenti etici, dei provvedimenti sulla vita dei cittadini – hanno trovato una compensazione tra il potere di governabilità per i poteri provvedimenti ordinari, come ovviamente è questo del milleproroghe, rispetto invece ad altri provvedimenti che riguardano le tematiche etiche, le minoranze linguistiche e le minoranze in senso lato di tutti i cittadini. Hanno trovato un contrappeso, ad esempio, con il voto anche del Senato e, dunque, dei rappresentanti delle nazioni di quello Stato o delle regioni di quello Stato, o altre compensazioni.
  Voi invece state, per il mito della governabilità, stravolgendo il ruolo del Parlamento, che avrà tutte le competenze anche su problematiche etiche e sui principi fondamentali dei diritti dell'uomo, che sono presenti nella prima parte della Costituzione. Dunque, se passerà il vostro provvedimento costituzionale insieme con la legge elettorale, potrà essere in futuro un partito di estrema destra – così i compagni che ormai sono pochi non si scandalizzano – che, attraverso un Parlamento o una Camera votata e legittimata, Pag. 25verrà a cambiare anche i principi e i diritti dei cittadini. Provate a pensare la cosa assurda.
  E perché sto ritirando fuori il tema su questo provvedimento ? Perché su questo provvedimento voi vi state comportando come se questo fosse già successo. Infatti è inammissibile – inammissibile ! – che la maggioranza non abbia neanche la decenza e il pudore di dare lo spazio alle minoranze di esprimere le proprie idee e i propri concetti, di dire ad esempio che in questo decreto-legge siete riusciti a mettere una norma salva Lazio, dove avete messo che chi ha sforato il Patto di stabilità non avrà sanzioni – solo per il Lazio ! – e dove non avete previsto altre cose o avete previsto delle micro-norme che non hanno senso.
  Il mio collega Invernizzi lo aveva illustrato nella relazione, che io faccio mia, senza doverla leggere un'altra volta, perché mi sembra giusto argomentare con altre tematiche.
  Contando un altro piccolo particolare: è vero che il mille proroghe è stato utilizzato da tantissimi Governi, da tantissimi, ma non è che se qualcuno ha utilizzato un provvedimento sbagliato bisogna continuamente riutilizzarlo. Infatti, continuare a prorogare termini vuol dire che, quando noi facciamo le leggi o quando i funzionari non fanno i decreti attuativi necessari, ci stiamo prendendo in giro. È inutile dire nelle leggi: «entro sei mesi».
  Ricordo benissimo quando abbiamo esaminato il decreto-legge «Salva Italia». Eravamo riusciti, come maggioranza parlamentare anche se partiti di minoranza del Governo Monti, come la Lega, ad approvare una norma che prevedeva che i dipendenti pubblici e anche i dipendenti delle società controllate dallo Stato e dagli enti locali non potessero prendere un compenso superiore a quello previsto per il presidente della Corte costituzionale, mi sembra. Non vorrei sbagliarmi.
  Dopo neanche qualche mese il Governo aveva previsto una proroga, dicendo che per i dipendenti e i funzionari delle società partecipate quel termine – che era entro sei mesi – doveva essere spostato, perché entro sei mesi la norma non si poteva applicare. Allora, cosa vuol dire ? Non si voleva o non si poteva applicare ?
  E quante volte nei mille proroghe si allungano i tempi ? Penso, ad esempio, al termine relativo agli sfratti, che c’è da una vita, oppure penso, per quanto riguarda la finanziaria, agli LSU. È dal 1985 che ci sono gli LSU e ogni anno vengono prorogati gli LSU di Napoli e di Palermo. Mi ricordo sempre il Ministro che mi disse: «Ma sì, pian piano li stiamo diminuendo». E ci credo ! Qualcuno andrà anche in pensione, perché dal 1985 a adesso sono passati ormai trent'anni, spero che qualcuno lavorasse già prima e dunque avesse già un po’ di contributi previdenziali caricati.
  Dunque, dicevo, già il Governo immediatamente aveva spostato il termine, con una proroga termini, e aveva detto: «No, entro sei mesi non ci riusciamo, spostiamo il termine di un anno per applicare la norma ai dipendenti delle società partecipate». Però poi non si è applicata neanche per i dipendenti pubblici. Infatti, mi ricordo Patroni Griffi, che era – se non ricordo male – magistrato fuori ruolo, non so da quanti anni o decenni, ed era al Governo, dunque prendeva un altro compenso, e con Monti addirittura è diventato Ministro e dopo con Letta è diventato sottosegretario. Era già capo di gabinetto con il Governo Berlusconi, dunque l'uomo per tutte le stagioni: il classico tecnico, il classico burocrate. Bravissima persona, non è un attacco personale alla persona.
  Dunque, dopo quattro mesi siamo riusciti ad individuare, grazie alle informazioni che ci sono state passate o alle informazioni che non ci sono state passate, il discorso se il compenso del presidente della Corte di cassazione era 315 mila euro o 295 mila euro. Alla fine, dopo quattro mesi, siamo riusciti ad arrivare al compenso di 295 mila euro e c’è stata una discussione se in questi 295 mila euro bisognava considerare i benefit, come io proponevo perché se uno ha una casa dello Stato, un alloggio dello Stato e anche l'autista e anche il telefonino e anche il Pag. 26cuoco e via dicendo vuol dire che quelli sono benefit aggiuntivi, che vengono calcolati anche per i dirigenti privati quando un'azienda concede questi benefit perché vengono conteggiati i contributi figurativi che servono anche per la pensione.
  Dunque c’è stata anche questa grande discussione, per dopo arrivare a ottobre sempre dello stesso anno – stiamo parlando del 2012 –, quando c’è stata una bellissima riunione delle Commissioni congiunte I e XII, in cui si è discusso e si è proprio fatta questa domanda: ma allora abbiamo applicato o meno questi tetti allo stipendio ? Io mi ricordo benissimo che l'allora Ministro Patroni Griffi ci rispose: «Noi abbiamo mandato il questionario ai nostri funzionari. Devono ancora risponderci e per questo motivo dobbiamo ancora applicarlo». Lo ricordavo in un passaggio in Commissione, forse c’è nel resoconto, ma lo ripeto qui, così adesso è a verbale.
  Io gli replicai: primo, che non penso che ci sia nessun datore di lavoro al mondo che non sappia quanto paga i propri dipendenti; secondo, ho ricordato che c’è l'Agenzia delle entrate. Così tutto ciò rimane a verbale, perché ogni tanto lo ricordo nei comizi e mi dicono: ma dove lo trovo ? In Commissione. Ma in Commissione non c’è il resoconto stenografico. Quindi, adesso lo dico in Aula e c’è il resoconto stenografico. Ho detto, appunto, che c’è l'Agenzia delle entrate che guarda tutte le nostre dichiarazioni dei redditi. Non penso che lo Stato paghi in nero e, dunque, basta guardare le dichiarazioni dei redditi dei nostri dipendenti, dei dipendenti dello Stato, e vediamo subito se superano questo limite o meno. La risposta dell'allora Ministro Patroni Griffi è stata: c’è un problema di privacy, non possiamo usare l'Agenzia delle entrate per vedere quanto paghiamo i nostri dipendenti. Poi, dopo, nel gennaio 2013, intanto per mettersi a posto, si è aumentato il limite del tetto salariale, da 293 mila a 316 mila euro, per adeguamento agli indici ISTAT. Penso che qualsiasi dipendente, sia pubblico, che privato, con questo adeguamento ISTAT sarebbe contentissimo perché riuscire a fare un aumento quasi del 10 per cento in un anno vuol dire una cosa molto, ma molto positiva. Dunque, questa parte dell'intervento l'ho svolta appunto perché così c’è il resoconto stenografico e finalmente c’è la traccia e se qualche cittadino vuole andare a cercarsi cosa è stato detto in questi anni, adesso c’è la parte proprio fisica e basta andare su Internet. Prima, invece, era un po’ più difficile.
  Ma, poi, per ricollegarmi al discorso del decreto cosiddetto milleproroghe, il punto è perché in questo decreto cosiddetto milleproroghe sono state fatte molte proroghe che a nostro avviso non si dovevano fare. O meglio, più che non si dovevano fare, si dovevano prevedere già nei provvedimenti di origine, nei provvedimenti legislativi. È questo che noi non condividiamo, vedere che addirittura, per quanto riguarda mi sembra l'Aifa, è prevista la possibilità di prendere, con funzioni anche dirigenziali, un numero maggiore di persone rispetto a quello che era previsto dalle leggi dello Stato e dalla spending review. Allora, perché l'abbiamo fatto per l'Aifa e non l'abbiamo fatto per altre società sempre dello Stato o per altri Ministeri ? Mi sembra veramente una marchetta, anche perché non stiamo parlando solo di figure apicali. Chiedo di lasciare libero il banco del Governo.

  PRESIDENTE. Prataviera !

  MATTEO BRAGANTINI. Anche i colleghi distraggono il Governo.

  PRESIDENTE. Prego.

  MATTEO BRAGANTINI. Dicevo: perché solo per l'Aifa e magari non anche per altri Ministeri, o funzioni o società ? Questo vuol dire far pensare male. Inoltre, per funzioni non apicali. In altre parole, non è che è stato detto: lo facciamo per funzioni dirigenziali perché ci serve tale tecnico super esperto che nel mondo ce ne sono solo cinque e ci serve per verificare che i farmaci siano veramente ottimali. No, solo per funzioni che sono abbastanza Pag. 27fungibili anche da parte di altri dipendenti, da dipendenti già in carica e in organico all'Aifa. Questa per dirne una su tante. Onestamente, mi dispiace ma, essendo una persona normale, sono riuscito a seguire più un altro provvedimento, quello sulle riforme costituzionali, e questo l'ho seguito in modo parallelo, l'ho proprio sfiorato. Vorrei – ma penso che non sia utile per la discussione – leggere tutta la relazione che ha già illustrato degnamente e in modo encomiabile il mio collega Invernizzi. Dunque, chiedo veramente un sussulto di orgoglio da parte del PD. Infatti, il metodo veramente non ci piace. Non è che ci piace e voi dovete dire: tanto noi abbiamo i numeri, quindi se vi piace, bene, se non vi piace, arrangiatevi. Questo è il Parlamento. La prossima volta – spero non fra tanti anni, tanto il 2016 è vicino e, dunque, le votazioni sono abbastanza vicine – non è detto che il PD sia ancora maggioranza: potrebbe ritornare ad essere minoranza. O una parte del PD, perché gli sviluppi politici ormai sono così veloci e così dinamici che non possiamo sapere se nel 2016 ci sarà il PD così come lo conosciamo adesso con Renzi o ci sarà il PD di Renzi e un PD, che ovviamente non si chiamerà PD, che sarà con altre persone in contrasto alle elezioni, anche perché il premio è alla lista e non certamente...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  MATTEO BRAGANTINI. ... e non certamente alla coalizione. Se SEL esisterà ancora, se confluirà dentro un listone unico, lista marmellata del nuovo PD o della nuova Democrazia Cristiana, perché magari andrà a prendere anche una parte di Forza Italia o dell'UdC, non si sa. Dunque veramente il 2016 non è distante e nel 2016 potrebbe esserci un'altra maggioranza...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, possiamo liberare i banchi del Governo ?

  MATTEO BRAGANTINI. ...questa volta non ho detto niente. Dicevo che per quanto riguarda il problema di cui (adesso, a parte qualche battuta per allietare gli animi, in fondo trenta minuti non sono moltissimi ma non sono neanche pochi) capiamo la gravità, cioè il fatto che andare a tagliare totalmente e continuamente a dare calci in faccia ai partiti di minoranza non va bene per la democrazia. Poi vi scandalizzate se presentiamo duemila o tremila subemendamenti: per carità, mi hanno sempre insegnato ad esser un pacifista ma se uno mi dà un calcio in faccia una volta o due, dopo devo anche replicare. Lo dice anche il Papa. Un vero non violento è quello che sta anche fermo ma se, dopo un po’, vede che si stanno facendo violenze ad altre persone, anche per la dottrina cristiana, se io vedo che qualcuno sta facendo una violenza ad una persona debole, anche se sono un non violento, devo difenderla e voi state violentando la democrazia. State veramente oltraggiando in tutti i modi le minoranze e questo non va bene. Ho sentito nei giorni scorsi che qualcuno diceva che bisogna rasserenare gli animi e bisogna riannodare il clima: ma come si fa a riannodare il clima, a riannodare le fila in questa maniera facendo una notturna per convertire un decreto-legge che, avevamo già detto, di fare la settimana scorsa ? Le riforme si erano già fermate: dunque, dal momento che si erano già fermate, c'era un clima velenoso per andare avanti con le riforme. Saremmo andati avanti con il decreto-legge in modo umano e questa settimana, alla fine di questa settimana, la settimana prossima avremmo fatto le riforme in un clima più sereno e più costruttivo per tutti. Infatti vedere e onestamente aver dovuto abbandonare l'aula sulle riforme costituzionali non è stata una scelta a cuor leggero e non c’è piaciuto. Ma vedere come vi stavate comportando è stata una cosa scandalosa e invece di dire: «Sì, abbiamo capito che forse abbiamo tirato la corda», la tirate un'altra volta. Ma avete un po’ di accortezza ? E penso che in teoria se è vero che qualcuno dei ministri e dei sottosegretari sono alle prime esperienze, il Partito Democratico – vedo ai banchi due onorevoli sottosegretari che hanno esperienza Pag. 28– è composto da persone che conoscono cosa vuol dire fare politica, che conoscono cosa vuol dire fare maggioranza e cosa vuol dire fare minoranza, che non vuol dire fare i pastrocchi o semplicemente mettersi d'accordo ma dignità dei ruoli. Si può essere duri, si può essere incisivi anche se si fa in altro modo, non certo mostrando i muscoli, arrivando alle tre di notte e facendo un po’ i bulletti di periferia perché qualcuno ti critica, perché quella è immaturità politica. Anche se per certi versi sulla comunicazione è bravissimo ma quella è immaturità politica e dunque vedere che, invece di trovare una soluzione al grave clima che si è instaurato la settimana scorsa, voi continuate facendo, ribadisco, una notturna per esaminare un decreto-legge che si poteva fare in un'altra maniera, una notturna per poi far interrompere la discussione. Qualcuno mi dirà che questi trenta minuti si potevano utilizzare per illustrare meglio il decreto-legge. Non mi interessa illustrare meglio il decreto-legge, non mi interessa perché tanto vi entra da un orecchio e vi esce da quell'altro.
  Io faccio questi 30 minuti tanto per illustrare la gravità e poi, come ho detto prima, per mettere a verbale delle cose che sono successe in questo Parlamento e non sono state verbalizzate.
  Dunque, provate un po’ a pensare, fermatevi; quelli che hanno un po’ più di esperienza, che sanno un po’ cosa vuol dire fare politica, vadano a dare consigli a chi è un po’ più acerbo. Anch'io mi ricordo i primi anni di politica, quando avevo 18 o 19 anni e magari ero un po’ più impulsivo, non riuscivo a capire alcune dinamiche, non capivo l'arte della mediazione, l'arte dell'ascolto. Quando, invece, dopo, sono passati un po’ di anni, ho visto che, certe volte, basta parlare magari anche fino alle sei, alle sette di mattina, non c’è problema, per le trattative, ma si discute, si risolvono tanti di quei problemi che è incredibile. Ciò non vuol dire che i provvedimenti, parlandone, vengano fuori condivisi da tutti, perché è ovvio che questo non sia possibile, perché è ovvio che su alcune tematiche l'impostazione del PD è diversa dalla nostra, come Lega, ma, magari, su altre tematiche, possiamo trovare una via di mezzo o la meno pericolosa o che potrebbe far meno danni per i cittadini.
  Non avete il Vangelo, perché mi sembra che da voi nel PD ci siano quelli che hanno esperienza di politica, alcuni che sono rimasti al vecchio PC e, dunque, il Vangelo in mano ce l'avevano loro, tutti gli altri sbagliavano, spero pochi, e le nuove leve del PD – nuove per modo di dire, poiché vengono da una parte della DC – che invece sono i giovani rampanti, dico giovani perché, ad esempio, il Premier è del mio stesso anno di nascita e, quindi, finché lui è giovane anch'io sono giovane, ma non hanno la capacità politica, certe volte, di dire: piano. Continuare a insultare le minoranze del partito, ma questi sono affari vostri, o le minoranze istituzionali, non fa bene al Parlamento, perché se si vuole distruggere questo Stato, e lo dice un leghista, si comincia distruggendo le istituzioni, distruggendo il Parlamento, distruggendo la magistratura, distruggendo i corpi intermedi come i sindacati e le associazioni, ma non si fa il bene di nessuno, perché quando si è distrutta una cosa senza averla riformata si fa solo del danno.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MATTEO BRAGANTINI. Dunque, veramente, provate a rivedere un po’ la vostra strategia anche d'Aula e provate, visto che domani è mercoledì delle ceneri, a cospargervi un po’ di ceneri, a fare un po’ di digiuno e a ragionare di cosa significhi fare politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Signor Presidente, intanto vorrei salutare gli esponenti del Governo, i colleghi e le colleghe e vorrei ricordare anche all'onorevole Ettore Rosato che prima diceva che abbiamo dovuto interrompere la discussione sulle linee Pag. 29generali perché se no sarebbe stata a rischio la conversione di questo decreto-legge che, in realtà, a rischio, la conversione di questo decreto-legge, l'ha posta la settimana che abbiamo passato a discutere delle riforme costituzionali, perché il Governo e la maggioranza politica che sostiene il Governo hanno fatto la scelta di sacrificare la discussione sul milleproroghe per dedicarci, per una settimana e più, alle riforme costituzionali. Le opposizioni avevano suggerito, invece, di affrontare prima la discussione sul milleproroghe, in modo tale da avere il tempo necessario per discutere il provvedimento e anche per votarlo in Aula, così non è stato e il risultato qual è ? Il risultato è che non possiamo fare una discussione sulle linee generali come sarebbe normalmente prevedibile per un provvedimento così complesso e, quasi sicuramente, siccome ci sarà la fiducia, non potremo votare gli emendamenti in Aula. Quindi, il risultato di questa scelta, che è una scelta unicamente addebitabile al Governo e alla sua maggioranza, è quella di aver espropriato il Parlamento della possibilità di discutere e anche di votare gli emendamenti in Aula relativamente alle proposte di miglioramento di questo decreto-legge.
  Poi vorrei dire all'onorevole Richetti, che è intervenuto prima nel corso della discussione sulle linee generali, che io sono più d'accordo con la sottosegretaria Sesa Amici che con l'onorevole Richetti. Nel suo intervento la sottosegretaria Sesa Amici ha parlato di un rapporto malato, ho scritto questa definizione, come emblema di questo provvedimento, almeno in parte, nel rapporto tra cittadini e istituzioni.
  L'onorevole Richetti ha detto che dobbiamo essere orgogliosi di questo provvedimento; io mi riconosco più nelle parole del sottosegretario che nelle parole dell'onorevole Richetti. Orgogliosi di che ? Orgogliosi di avere un provvedimento che ha più di ottanta proroghe ? Orgogliosi di un provvedimento che ha delle proroghe che risalgono addirittura a leggi del 2003, misure che vengono prorogate ormai da dodici anni ? Orgogliosi di che ? Di un provvedimento così eterogeneo, la cui incostituzionalità è stata bene evidenziata dall'intervento dell'onorevole Sannicandro quando abbiamo discusso le pregiudiziali di costituzionalità ? Quindi, ci troviamo di fronte a un provvedimento che è in qualche modo emblema delle difficoltà del Parlamento di intervenire su delle misure che vengono prorogate di anno in anno e che, invece, dovrebbero essere oggetto di una stabilizzazione relativamente a provvedimenti legislativi che siano in grado di dare continuità, di dare soluzione a quello che questo «provvedimento milleproroghe» ogni anno si trova in qualche modo ad affrontare. E poi, è un altro decreto-legge, come sottolineava giustamente l'onorevole Melilla nel suo intervento. Siamo ad una media molto alta di decreti che discutiamo ogni mese, molto più alta di quelli che ci aveva in qualche modo proposto Berlusconi nel suo Governo. Devo dire che, da questo punto di vista, il Governo Renzi ancora non si è messo in sintonia con l'invito che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva rivolto a questo Parlamento quando, nel suo messaggio alle Camere, aveva appunto invitato a non abusare della decretazione d'urgenza, ma aveva invitato, il Governo soprattutto, a rispettare, in modo implicito e con le dovute accortezze che ovviamente un messaggio del Presidente della Repubblica implica, le prerogative del Parlamento. Ma le prerogative del Parlamento, purtroppo, da tempo non sono rispettate – lo ricordava il collega Bragantini nell'intervento precedente –, perché continuamente la preminenza e il predominio dell'Esecutivo sulle Camere e sulla Camera dei deputati è nota e sotto gli occhi di tutti. Dicevo dell'eterogeneità dei temi e delle misure. C’è di tutto e di più in questo «milleproroghe»: giustizia, ambiente, sport, scuole, sanità, enti locali, questioni relative al Ministero dell'interno, Expo, e potrei continuare. Tante materie eterogenee che non permettono ovviamente l'esame organico e armonico dell'insieme delle misure e della filosofia che questo provvedimento in qualche modo ci propone. Misure anche molto specifiche, Pag. 30molto particolaristiche. È un provvedimento che definirei zibaldone, e come tutti i provvedimenti zibaldone contiene elementi di incongruità, di incoerenza e di contraddittorietà.
  Mi soffermerò solamente su alcune delle misure – cercherò di stare in pochi minuti, di non abusare della vostra pazienza –, alcune misure che ci sono e non ci sono in questo provvedimento, che danno il segno della negatività o almeno del giudizio negativo che noi diamo a questo provvedimento. Intanto, il blocco della proroga degli sfratti, che non c’è in questo provvedimento. C’è una misura tampone, che è molto parziale, che è quella che assegna ai giudici, alla magistratura, la facoltà di decidere caso per caso sulla sospensione per quattro mesi degli sfratti, il tempo per far trovare un altro appartamento, un'altra casa, a chi è soggetto a questa misura. Provvedimento insufficiente, provvedimento che noi critichiamo, perché non è adeguato alla gravità che è sotto gli occhi di tutti, una gravità di una situazione che riguarda circa 300 mila persone nel nostro Paese. Ogni giorno ci sono centinaia di sfratti; abbiamo migliaia di sfratti esecutivi in tante città, grandi città: Milano, Napoli, Roma, Torino e altre ancora; tant’è vero che gli assessori alle politiche sociali e che si occupano dei temi della casa nelle grandi città avevano scritto al Governo e avevano testimoniato la loro preoccupazione – tra l'altro evidenziata anche dal presidente dall'ANCI, Piero Fassino – per dire che si trattava di un'emergenza che non poteva essere non affrontata. E il Governo di fatto non l'ha affrontata, perché la misura che ricordavo prima non è assolutamente sufficiente. Ricordo che di questi sfratti il 90 per cento sono dovuti a morosità incolpevole; si tratta di una situazione che non noi ma un prefetto che abbiamo anche criticato in modo molto duro, il prefetto Pecoraro, di Roma, ha ricordato come comporti la possibilità di esplosione di vere e proprie bombe sociali – così le ha definite – nelle grandi città.
  Addirittura, ha detto per Roma, ci sono cinque o sei bombe sociali che potrebbero esplodere a causa della mancata soluzione di questo dramma, appunto, degli sfratti che comporta poi anche come si suol dire scelte disperate, drammatiche di persone che cercano di trovare comunque una soluzione occupando alloggi sfitti. Questa è la prima questione che noi volevamo sottolineare e per la quale siamo completamente insoddisfatti. Il Governo non ha dato una risposta se non molto limitata, molto modesta, molto simbolica e molto parziale rispetto a questo dramma e le rassicurazioni rispetto agli interventi legati ad esempio al fondo sociale per gli affitti o a interventi contro il disagio abitativo sono interventi che noi reputiamo assolutamente inadeguati e insufficienti.
  Secondo aspetto che volevo in qualche modo ricordare, è un aspetto che riguarda la proroga della norma sui contratti di solidarietà che rimarranno anche il prossimo anno al 70 per cento; questa potrebbe essere una notizia positiva ma si tratta di una notizia che riguarda una proroga per un anno mentre noi invece abbiamo la necessità di stabilizzare – torno al discorso che facevo prima –, rendere continuativa una disposizione che soprattutto in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando che è un periodo che continuerà e che non ha purtroppo termine, almeno nel breve periodo, abbiamo bisogno di avere delle misure permanenti che il Governo non sta prendendo. Speriamo che nelle prossime misure in discussione nel Consiglio dei Ministri questa vicenda dei contratti di solidarietà che possono essere uno strumento fondamentale per combattere la perdita dei posti di lavoro e assicurare delle condizioni di vita dignitose ai lavoratori possa essere presa finalmente in esame.
  Poi c’è la questione che veniva ricordata e che è stata affrontata grazie a un atto voluto dai parlamentari, dei deputati delle Commissioni I e V relativamente alla questione della proroga del trattamento al 27 per cento per quanto riguarda i contributi INPS e delle partite IVA dei lavoratori della gestione separata e delle altre agevolazioni riguardanti i trattamenti che Pag. 31appunto hanno a che vedere con le partite IVA sul pagamento degli oneri. E quello che va ricordato è che questa misura, che è stata oggetto di una discussione nelle Commissioni I e V è stata in qualche modo il frutto, il risultato anche di una azione dei parlamentari di maggioranza e opposizione che hanno di fatto risolto, affrontato un problema che il Governo aveva assolutamente sottovalutato e che, anzi, aveva aggravato con le ultime misure in legge di stabilità.
  Quindi questo sicuramente è un fatto positivo ma è un fatto che ancora ha a che vedere con una misura che è temporanea, che è tampone e su questo noi torneremo alla carica per fare in modo che il tema della precarietà e il tema delle misure relative al sostegno di chi si trova a svolgere lavori temporanei in modo rapsodico, con retribuzioni minime, possa trovare soluzione anche perché bisogna evitare di chiedere a questi lavoratori di contribuire come lavoratori dipendenti ma poi non avere, come i lavoratori dipendenti, una retribuzione giusta, tutela dei diritti, dignità come è giusto che sia.
  Poi c’è un altro aspetto – e vado a chiudere – che riguarda Venezia: io questo lo voglio ricordare perché Venezia è un problema aperto ormai da mesi; c’è un problema relativo allo sforamento del Patto di stabilità che ha portato a delle sanzioni per il comune di Venezia e sul suo bilancio che ha costretto il commissario governativo a operare dei tagli pesantissimi, a vendere edifici di pregio storico, artistico e architettonico di quella città ma anche a prevedere un taglio di 9 milioni di euro sui salari dei 3 mila dipendenti del comune di Venezia, che significava sostanzialmente decurtazione di alcuni trattamenti aggiuntivi e di alcuni trattamenti integrativi che avrebbe comportato però concretamente il taglio degli stipendi dal 5 al 10, al 15 per cento a seconda del livello di retribuzione. Siamo riusciti durante la notte a evitare che questo potesse succedere, quindi c’è una deroga ulteriore per dare tempo al comune di Venezia – si voterà fra l'altro fra poche settimane – di prendere tutte le misure necessarie per evitare che ciò che sta subendo il comune sulla base delle sanzioni che sono state imposte per lo sforamento del Patto di stabilità si ripercuota sulle condizioni di vita di oltre tremila lavoratori; significa tante migliaia di persone e le loro famiglie e chi appunto lavora nell'amministrazione comunale. Ci sono poi molti aspetti negativi, vorrei ricordare la questione dell'IVA sul pellet e tante altre questioni ancora che vanno in qualche modo evidenziate; quello che vorrei dire, chiudendo questo intervento, è che noi speriamo che questo provvedimento «milleproroghe» veda, il prossimo anno, ridurre di molto le proroghe oggetto di questa misura. Speriamo che, nel frattempo, il Parlamento sia messo nelle condizioni di approvare quei provvedimenti che evitino la necessità di prorogare ulteriormente alcune misure che noi quest'anno abbiamo discusso e approvato con questo provvedimento e speriamo soprattutto che alcune delle questioni, che in questo provvedimento o non sono state affrontate o sono state affrontate in modo parziale, trovino una soluzione. Ricordo fra tutte la questione della proroga del blocco degli sfratti ma soprattutto la questione della soluzione permanente del tema del disagio abitativo e degli sfratti nel nostro Paese, il tema del trattamento dei lavoratori atipici, di chi ha una partita IVA, di quella schiera di lavoratori che fanno parte della gestione separata e quindi versano i contributi nella gestione separata dell'INPS e trovare il modo per affrontare tutta una serie di questioni legate al Patto di stabilità che stanno mettendo in difficoltà, non solo i comuni – citavo il comune di Venezia –, ma anche le regioni; e abbiamo affrontato anche la questione della regione Lazio in questo provvedimento. Quindi, vi sono alcune questioni, quelle che ho ricordato oggi, ma ce ne sono tante altre che questo decreto in qualche modo richiama, che vanno affrontate con grande forza e grande determinazione ma soprattutto dobbiamo mettere il Parlamento nelle condizioni di poterle discutere. Il fatto che noi non potremo – perché si porrà la questione di Pag. 32fiducia, come tutti sappiamo – affrontarle in Aula domani con degli emendamenti, cercando di migliorare il provvedimento è un fatto grave, che è coerente, purtroppo, con ciò che abbiamo discusso la settimana scorsa, ovvero una riforma costituzionale, che dà sostanzialmente il predominio all'Esecutivo sulle istituzioni rappresentative e questo decreto «milleproroghe» è in piccolo un esempio di questa tendenza, tendenza che va rovesciata. Noi faremo di tutto, nei prossimi mesi e nelle prossime settimane, per cercare di ribadire la centralità delle istituzioni rappresentative e del Parlamento; chiederemo ulteriormente al Governo di non presentare più tutti questi decreti-legge che di fatto tolgono al Parlamento la possibilità di legiferare, ma di discutere nel merito – perché poi si mette sempre la fiducia – delle misure che vengono proposte e in questo modo ribadire che nel processo legislativo deve essere centrale il Parlamento; quando il Governo presenta un decreto-legge o un disegno di legge delega deve essere un'eccezione e purtroppo sta succedendo l'inverso: ossia la normalità è che il Governo presenta misure legislative sotto forma di decreto-legge, il Parlamento si trova a ratificarle o a emendarle molto parzialmente. Di questa tendenza il «milleproroghe» è il paradigma e noi faremo in modo che questo paradigma sia rovesciato per ribadire e riproporre la centralità delle istituzioni rappresentative (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Intervengo nella discussione sulle linee generali, discussione sulle linee generali tagliata. Questo, secondo noi, è un grave sopruso verso tutto il Parlamento, verso tutta questa Camera, ma soprattutto verso le opposizioni, che su questo decreto, chiamato «milleproroghe», avrebbero avuto moltissimo da dire. Moltissimi miei colleghi sarebbero intervenuti in modo migliore rispetto a quanto riuscirò a fare io, perché sicuramente sarebbero stati molto più puntuali nell'intervenire su temi specifici. Ora, io mi trovo a sostituirmi a loro e a intervenire su tutti gli argomenti. Cercherò di fare il possibile.
  Innanzitutto, intervengo su un decreto chiamato «milleproroghe», ma che mi viene da chiamare, invece, «mille surroghe». Mille surroghe perché sono tanti gli argomenti su cui il nostro Premier – perché alla fine è lui che decide, non è certo il Parlamento, non è certo la Camera, non è certo il Governo, ma è il Premier che decide – ha cambiato idea. Ciò che era stato deciso nella legge di stabilità in pratica viene volatilizzato, viene reso una cosa impalpabile, viene reso nullo. Perché ? Perché ha cambiato idea. Fortunatamente, ci viene da dire, ha cambiato idea su molti aspetti.
  Il primo aspetto che mi viene in mente è quello relativo ai contributi previdenziali dei lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata che, ricordiamolo, sono gli unici lavoratori che fanno parte di una cassa dell'INPS in attivo, una cassa che spesso viene chiamata per andare a compensare, invece, le altre casse, che magari sono in deficit. Ebbene, con riferimento a questi lavoratori, nella legge di stabilità, fu deciso che dovessero pagare dei contributi previdenziali più alti, in ragione del 33 per cento contro un originario 27 per cento. Ebbene, sapete tutti che cosa è conseguito a questa scelta della legge di stabilità ? Ne è conseguita una rivoluzione. Tutti si sono lamentati, logicamente, tutti ! Tutte le partite IVA che, ricordiamolo, sono coloro che mandano avanti il nostro Paese, coloro che fanno più sacrifici, coloro che devono arrangiarsi, che non hanno, comunque, la sicurezza di un lavoro dipendente, che guardano il domani con molta più incertezza di quanto lo guarda qualsiasi lavoratore dipendente. Ebbene, a loro è stato chiesto di versare maggiori contributi. Ma veramente è una cosa che ci fa un pochino vergognare, è una cosa che ci lascia molto perplessi, che ci dà fastidio. Il 33 per cento di contributi previdenziali ! È una cifra assurda, assurda !Pag. 33
  Ebbene, cosa avviene nel famoso decreto milleproroghe, che mi viene da chiamare «mille surroghe» ? Si cambia idea, si torna indietro e fortunatamente, mi viene da ripetere, si torna indietro, fortunatamente. Ma quando è avvenuta questa decisione ? È avvenuta durante un processo partecipato ? Insomma, mica tanto, perché alla fine sembra che sia caduta come un fulmine a ciel sereno, ieri notte, per non dire stamattina, durante il dibattimento in Commissione. Quasi mi è sembrato un caso fortuito, un caso fortuito con il quale il Governo, appunto, ha asserito che si rendevano disponibili ad accettare gli emendamenti delle minoranze riferiti, appunto, al cambiamento dell'aliquota sui contributi previdenziali.
  Tant’è che il Governo non ha presentato un emendamento del relatore ma, anzi, ha cercato di riformulare gli emendamenti presentati dalle minoranze. Cosa vuol dire ? Vuol dire che il Governo ha deciso di tornare indietro ma non ha, come dire, gli «attributi» per dire: «Va bene, torno indietro su una cosa che ho sbagliato». No, lascia la palla alle opposizioni, a noi che abbiamo logicamente presentato emendamenti e, tra l'altro, un nostro emendamento, proprio su questo tema, era stato dichiarato inammissibile mentre, invece, le ragioni del Premier sono ammissibili, tant’è che, appunto, questa misura è stata accettata e fortunatamente i contributi previdenziali per questi lavoratori saranno pari al 27 per cento.
  Ma questo non è l'unico caso in cui il Premier ha cambiato idea; ha cambiato idea fortunatamente anche su un'altra cosa molto importante, che riguarda dei lavoratori. E ci tengo a spendere due parole sui lavoratori delle province, lavoratori precari. Ebbene, loro sono la parte probabilmente più indifesa, che più ha sofferto in questi ultimi anni la precarietà nell'ambito di un ente pubblico, che ne ha subite veramente tante. Anche noi, come MoVimento 5 Stelle, siamo dell'opinione che la provincia sia un ente che possa essere tranquillamente cancellato, in virtù di un principio fondamentale, importante e basilare: la divisione dei compiti. Sì, perché qui ci si riempie la bocca con la riforma delle province, ma, alla fine, la riforma che è stata approvata in questo Parlamento è una riforma che fa acqua da tutte le parti, è una riforma che non si può guardare, è una riforma che veramente non è degna di uno Stato civile.
  Ebbene, bastava solo decidere chi fa cosa – ripeto – chi fa cosa. Se devo riformare un ente pubblico, se devo ridurne le competenze, se devo cancellarlo, come spesso si dice, ebbene, prima decido chi deve svolgere le funzioni svolte da questo ente e poi mi occupo del personale: lo divido in modo proporzionale attraverso gli enti che ricevono le deleghe, o magari in modo meno che proporzionale, e poi distribuisco il personale in esubero presso altri enti, che magari ne hanno bisogno, come ad esempio il tribunale, così come è già stato in parte deciso dal Governo. Ma è una cosa che va fatta in modo semplice, chiaro e lineare. Purtroppo, questo non è stato fatto.
  Abbiamo una riforma che veramente è vergognosa, che veramente non si può leggere, che veramente non è degna di questo Parlamento. Per non parlare poi del sistema di elezione dei consigli delle città metropolitane, elezioni di secondo grado, e sappiamo che piace moltissimo a questo Governo il fatto che, comunque, non siano i cittadini a scegliere chi deve gestire l'ente, ma siano gli stessi consiglieri comunali a farlo, tant’è che i cittadini, nelle città metropolitane dove si è andati al voto, praticamente non si sono neanche accorti del fatto che è cambiata la governance, anzi c’è una nuova governance e nessuno sa come è stata eletta.
  Ebbene, è una riforma fatta male, una riforma per la quale molti lavoratori precari hanno sofferto, una riforma che non ha promesso a questi lavoratori precari un corretto, un giusto inquadramento, quanto meno nella fase transitoria, visto che questi lavoratori, poverini, sono abituati ormai da anni a vivere questa fase transitoria. Ebbene, a dicembre si parlava di licenziamento. Queste persone non avrebbero avuto il contratto rinnovato neanche per un anno, tant’è che questi lavoratori sono Pag. 34dovuti arrivare ad occupare i consigli provinciali, una cosa che non si è mai vista, una cosa che non si è mai vista. Ebbene, il Governo ha preferito fare il pugno duro fino in fondo: questi lavoratori non si meritano ancora di essere riassunti, non se lo meritano. Tra l'altro – lo dico perché conosco bene l'ambiente – i lavoratori precari all'interno degli enti pubblici sono quelli che più si danno da fare, sono quelli che mandano avanti gli uffici, sono quelli che veramente hanno le competenze per riuscire a svolgere lavori che, magari, altri svolgono meno volentieri. Ebbene, queste persone, con il decreto «milleproroghe», si sono viste, per fortuna, rinnovare l'incarico ancora per un altro anno, ancora in questa fase, logicamente delicata, della transizione di questi enti da province, in certi casi, in città metropolitane, a unioni di province.
  Ebbene, Presidente, abbiamo assistito, quindi, a delle vere surroghe, a dei veri cambiamenti di idee, a dei veri dietrofront, e di questo non possiamo che essere soddisfatti. Infatti, se vengono prese delle decisioni, secondo noi, sbagliate, è giusto che, comunque, ci rallegriamo nel momento in cui ci rendiamo conto che il Governo si rende conto di aver preso delle decisioni sbagliate e torna indietro sui suoi passi. Magari succedesse più spesso, saremmo veramente molto molto più contenti, molto più contenti.
  Per non pensare poi ad un'altra questione sulla quale il Governo ha cambiato idea, e mi riferisco al regime dei minimi. In Italia, di regimi fiscali dei minimi ne abbiamo avuti diversi, uno degli ultimi era un regime molto vantaggioso per i giovani e prevedeva il fatto che i giovani dovessero pagare un'aliquota IRPEF pari al 5 per cento, un regime molto vantaggioso per i giovani, soprattutto per quelli che vogliono iniziare un'attività lavorativa. Logicamente uno inizia, ha poco lavoro, pochi clienti ed è giusto che paghi poche tasse, giusto per iniziare, per darsi da fare, per farsi conoscere dal mercato. Ed era un regime che, secondo me, andava bene, che non andava modificato, magari poteva essere integrato con dei regimi fatti altrettanto bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E invece no, invece no. Cosa succede ? Succede che nella legge di stabilità – tra l'altro, nella legge di stabilità e non nell'ambito di una legge delega che, appunto, è stata una delega, consegnata al Governo tempo fa, che doveva fare proprio queste cose, creare regimi nuovi, vantaggiosi, per i giovani – ha tirato fuori dal cappello questo nuovo regime forfettario per le partite IVA, con il quale si doveva creare un regime vantaggioso, sempre per chi vuole iniziare nuove attività imprenditoriali oppure ha delle attività al di sotto di certi valori di imponibile.
  Fatto sta che i valori scelti per gli imponibili, i tetti massimi, sono valori troppi bassi ! Come si può pensare che un professionista riesca a stare sotto un fatturato di 15 mila euro all'anno ? Un professionista non ci paga neanche le spese, non ci paga la benzina, non ci paga il computer, non ci paga l'affitto, non ci paga qualcuno che gli dia una mano. Sono valori troppo bassi ! È stato un regime fatto male. Tra l'altro, proposte, in Commissione finanze, ne avevamo tantissime che potevano essere esaminate, messe a sistema, integrate. E invece no, il Governo ha voluto fare di testa sua, ha fatto un regime che non è piaciuto a nessuno, tante è che è dovuto tornare, anche qui, sui suoi passi, ha detto che interverrà con un decreto successivo.
  Ma, fortunatamente, in questo «decreto millesurroghe», ha surrogato, appunto, ha reintrodotto il regime del 5 per cento, e questo a vantaggio, ovviamente, di tanti giovani che possono avere un regime che può funzionare, con il quale possono veramente pagare meno imposte e con il quale possono lavorare serenamente, almeno per i primi anni.
  Poi, dopo, sappiamo che è un periodo transitorio, poi pagheranno le tasse come tutti gli altri, e noi auspichiamo anche che il cambiamento da questo regime del 5 per cento ad un regime regolare, diciamo, con le aliquote regolari IRPEF, possa avvenire gradualmente, ma sappiamo che questa è Pag. 35fantascienza per il Governo, che ha ci ha proposto delle idee che non riescono a essere così lungimiranti.
  Purtroppo, ci ha proposto solo cose che a noi non piacciono assolutamente, perché ci sembrano un po’ misere, spesso un po’ contrastanti con quelli che sono i legittimi interessi dei cittadini; cittadini che dovrebbero essere invogliati a creare nuove aziende, invogliati a lavorare, invogliati a fare qualcosa di nuovo.
  Purtroppo, però, non ci riescono, perché non hanno gli strumenti adatti. Cittadini che dovrebbero essere invogliati a seguire e a versare soldi ad un fisco che dovrebbe essere un «fisco amico», come spesso si usa dire, anche dalle parti del Governo. Ma, se non gli si forniscono gli strumenti adatti, certo che una persona tende a fare del nero.
  Ad esempio, per ritornare al regime di cui parlavo prima, se viene messo un tetto troppo basso al regime massimo di imponibile che può essere raggiunto, è logico che una persona, per rimanere all'interno di questo regime, sapendo già che lo supererà, con il proprio fatturato, una parte la farà, logicamente, in chiaro, e quindi dichiarerà le tasse in modo corretto, e il resto lo farà in nero.
  Ma è una cosa legittima ! Quindi, è giusto che ci voglia un regime dei minimi, che sia, però, un pochino lungimirante, che lasci la possibilità a una persona, sì, di iniziare un'attività lavorativa, ma non per forza di sottostare a regimi troppo, troppo bassi. È una cosa semplice ! Invece, vediamo di buon occhio l'idea, di cui si sta avendo notizia, che il Governo voglia intervenire con un regime fiscale che veda la fatturazione elettronica maggiormente interessata, maggiormente utilizzata.
  Secondo noi, la fatturazione elettronica, il regime che consegue dal suo utilizzo spinto, è un regime che porta vantaggi al fisco. Sì, perché, se un lavoratore, un dipendente, utilizza e scambia, logicamente, beni e servizi con altri, e per farlo utilizza la fatturazione elettronica e abbiamo l'Agenzia delle entrate che fa da tramite rispetto a questo scambio di fatturazioni elettroniche, è logico che si avrà una mole di dati che possono tranquillamente essere utilizzati per avere un fisco trasparente.
  Tutti ci scambiamo fatture elettroniche, il fisco sa che cosa ci siamo scambiati, si possono incrociare i dati con i pagamenti e tutti sono tranquilli, felici. È molto semplice e solo ora se ne sta parlando. Era una cosa che avremmo dovuto fare molto, molto tempo fa, e invece solo ora se ne parla. Però, ciò che auspichiamo è che, se una persona, un lavoratore, decide di lavorare in modo così trasparente verso lo Stato, ma verso anche tutti gli altri cittadini, è giusto che venga compensato.
  Sì, che venga compensato, non solo con una riduzione degli adempimenti, ma è giusto che abbia anche un regime agevolato sulle aliquote, sulle imposte; se io decido di fare tutto in modo trasparente e di scambiare fatture elettroniche con gli altri lavoratori, ma soprattutto anche con lo Stato, ebbene è giusto che, comunque, ne debba trarre un vantaggio fiscale, sì fiscale, perché dobbiamo renderci conto che tutti cittadini italiani – tutti – devono essere avvantaggiati se vi è una riforma che va a vantaggio di tutti i cittadini, debbano essere avvantaggiati, debbano essere educati, debbano essere accompagnati.
  Purtroppo questo non accade, perché non accade ? Perché abbiamo uno Stato che invece ti incoraggia, ti invoglia a continuare ad evadere il fisco, perché se sono in uno Stato che da centocinquanta anni fa condoni fiscali, e so che comunque ci sarà un altro condono fiscale tra due, tre o quattro anni, oppure si inventeranno un altra procedura tipo la voluntary disclosure, magari con un'altra forma, la voluntary disclosure 2.0, è logico che uno non ha voglia di essere leale verso gli altri cittadini, leale verso il fisco. È logico ! Purtroppo no, noi no, vogliamo continuare a fare i condoni fiscali, condoni penali, quando il regime sanzionatorio penale è una delle poche cose che, invece, dovrebbe essere utilizzato bene, magari rivedendo appena appena, le soglie, magari sì, però la condanna penale è l'unica cosa che invoglia i colletti bianchi ad essere onesti, Pag. 36perché se ho una condanna penale, un patteggiamento, ne va della mia dignità, ne va della mia onorabilità, quell'onorabilità che bisogna portare nei consigli di amministrazione spesso per farsi eleggere. Quindi, i colletti bianchi se io li punisco, se io quando li becco, li punisco, gli do una condanna o li obbligo a patteggiare, ecco che non possono più entrare in certi consigli di amministrazione di alcune società private, e anche di molte società pubbliche.
  Quindi, questo è un escamotage che va utilizzato, va utilizzato bene, non devo fare la voluntary disclosure, con la quale invece rado al suolo qualsiasi tipo di condanna penale per persone che hanno portato all'estero ingenti quantità di denaro, oppure li hanno tenuti in Italia grazie a dei fondi neri, nascosti, oppure li hanno portati chissà dove. Sulla voluntary disclosure, anche se è uno strumento che arriva da lontano, perché sappiamo benissimo che ha le origini nell'OCSE, avremmo dovuto dire «no», il nostro Stato, per come è fatto, per le consuetudini, per le abitudini che ci sono state verso i condoni fiscali, non è pronto; adesso no, magari tra dieci, quindici anni, ma adesso no, perché ne abbiamo fatti troppi di condoni.
  Ebbene, la gente continuerà ad evadere le tasse perché sa che comunque una protezione ce l'ha e da parte di chi ? La protezione ce l'ha da parte di questo Governo, è questo Governo che difende gli evasori, ma lo vogliamo capire o no che stanno facendo di tutto per difendere gli evasori ? Vogliono alzare le soglie, vogliono comunque monetizzare, aumentano i risarcimenti, aumentano le sanzioni amministrative, ma quello su cui bisogna insistere sono le sanzioni penali. È tutto lì, si fa il contrario invece. Sappiamo benissimo che nelle nostre carceri non ci sono evasori fiscali e anche le persone che comunque sono in carcere per altri motivi, tipo aggiotaggio o per corruzione, o cose del genere, sono veramente pochissime, mi sembra siano una decina di persone, veramente poche a confronto anche dei nostri partner europei, pochissime persone. Cosa vuol dire ? Vuol dire che non è colpa della giustizia, è colpa delle leggi che sono fatte male.
  Ma torniamo a questo decreto «mille surroghe», perché il Governo Renzi ha davvero cambiato idea, ha fatto dietrofront su molte cose che dovevano essere innovative, che dovevano veramente cambiare passo e in realtà il passo l'ha cambiato il Premier, tornando indietro e annullando ciò che aveva pensato durante la legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una cosa veramente che a noi, logicamente siamo all'opposizione, ci rende felici; però se pensiamo al nostro Paese, ai nostri cittadini, ci rendiamo conto che è questa governance che non va bene, che questa governance va cambiata. Invece si insiste, si insiste, si dà la fiducia, si dà una nuova fiducia anche su questo decreto, che ci lascia perplessi, ed è logico che ci lascia perplessi.
  Insomma, siamo veramente dispiaciuti, ma una cosa decente questo Governo in questo decreto «mille surroghe» l'ha fatta, poteva farlo meglio, indubbiamente poteva farla meglio, ma forse ci ha ascoltato.
  In Commissione finanze abbiamo presentato un punto da aggiungere nel parere della nostra Commissione a questo decreto-legge. Abbiamo barattato la nostra astensione al parere positivo su questo decreto-legge con un punto, che era riferito proprio alla riapertura dei termini sulla rateazione per i debiti verso Equitalia. Siamo in un momento molto critico e delicato per molte persone, che non hanno di che vivere e che sono tartassate non solo dalle tasse, ma anche da Equitalia. Ci sembrava una cosa veramente legittima, semplice e facile: dare una possibilità alle persone che avevano già goduto della rateazione e che magari non sono riuscite a pagare le rate in modo regolare. Ci sembrava una cosa opportuna dare a queste persone la possibilità di potere rateare nuovamente.
  Abbiamo inserito questo punto nel parere della Commissione finanze. Questo parere è arrivato e forse il Governo ne ha tenuto conto. Ne ha tenuto conto formulando Pag. 37proprio un emendamento del relatore. Cos’è che, purtroppo, ci lascia un po’ perplessi ? Il fatto che se fai una cosa devi cercare di farla bene fino in fondo ! Ieri sera ne abbiamo parlato tanto, a fondo, a lungo: quest'emendamento poteva essere tranquillamente migliorato e reso maggiormente fruibile. Perché ? Perché attualmente ci sono persone che godranno di questo regime – ovvero ci saranno persone che hanno certamente delle cartelle di Equitalia da pagare che godranno della rateazione – e ci sono persone che sono ad un processo un po’ più avanzato. Mi riferisco al fatto che magari ci sono delle procedure esecutive in corso. Ebbene, abbiamo due posizioni che sono diverse. Ma per come è costruito quest'emendamento, che è stato approvato, non si capisce se vale per entrambe le posizioni, sia per chi non ha un procedimento esecutivo in corso sia per chi ce l'ha.
  Noi ieri ve lo abbiamo detto in tutti i modi, vi abbiamo pregato: ma provate a modificare, basta cambiare una parola, basta con due parole ! Era molto semplice e si sarebbe fatto un emendamento completo e facilmente interpretabile, che non avrebbe dato adito a dubbi interpretativi. Infatti, sarà così: Equitalia, a seconda della città dove si troverà ad applicare questa norma, lo farà in modo diverso. E invece no, non c’è stato dato ascolto. Ma probabilmente perché non c’è stato dato ascolto ? Non c’è stato dato ascolto perché erano le 4 di notte. È logico che il Governo alle 4 di notte non può chiamare nessuno, non può chiedere consulenza a nessuno. Alle 4 di notte ! È logico, è logico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Quindi, si spera che comunque, magari al Senato, magari riuscirete a rimediare a questa situazione, cambiando leggermente, con alcune parole, questa parte della norma, che potrà andare sicuramente a vantaggio di moltissimi cittadini, che oggigiorno si trovano veramente in difficoltà per pagare i debiti verso Equitalia.
  Visto che parlavo delle ore notturne che abbiamo passato insieme ieri sera – questa mattina diciamo – mi viene in mente un'altra cosa: un emendamento riferito alle accise. L'emendamento vuole in qualche modo cercare di porre rimedio ad un dubbio interpretativo, anche in questo caso. Purtroppo, però, non ci si riesce. È riferito alle accise, è riferito al fatto che chi possiede un bene soggetto ad accisa, nel momento in cui perde il possesso di questo bene, può essere chiamato a versare l'accisa allo Stato. Logicamente, se io produco sigarette e le sigarette spariscono, comunque l'accisa allo Stato io la devo versare. Oppure se produco alcolici, anche in questo caso, se le bevande spariscono, comunque l'accisa la devo versare. Tutto sta a definire e a capire se io avevo la responsabilità o no dello smarrimento e del possesso di questo bene.
  Sembra che ci sia proprio veramente un dubbio interpretativo riferito al furto. Bisogna capire se appunto il furto o comunque lo smarrimento sia responsabilità di qualcuno e se questo qualcuno debba pagare logicamente anche l'accisa. Ebbene, non si capisce bene la norma, perché c’è una norma vecchia, una norma nuova, dei processi vecchi e dei processi nuovi. Al posto di creare una norma organica, in grado di risolvere questo dubbio interpretativo, si rimanda al 2017. A noi ci lascia qualche dubbio questa cosa. Ci lascia qualche dubbio perché ? Perché ce l'avete presentata alle due di notte e se il Governo presenta un emendamento alle due di notte vuol dire che sotto c’è qualcosa, che si nasconde qualcosa; un po’ come quando durante la legge di stabilità avete fatto quella grande e grandissima marchetta per Italia marittima. Ricordo a tutti un verbale da 60 milioni per questa compagnia, e cosa ci presentate ? Un emendamento con il quale comunque anche lì si dà una prestazione diversa ad una norma, con la quale praticamente si annulla un verbale della guardia di finanza verso Italia marittima del valore di 60 milioni di euro.
  Visto che anche in questo caso ci presentate una cosa particolare, molto particolare – poi logicamente scritta male, perché una cosa non arriva mai scritta bene alle 2 di notte, ma scritta male –, è Pag. 38logico che ci fa pensare che ci sia sotto qualcosa, che si nasconda sotto qualcosa.
  In più il tema riguarda le accise e se si parla di accise non si parla solo di accise sugli alcolici, si parla anche delle accise riguardanti il tabacco, delle accise riguardanti i combustibili. Insomma, è veramente ampia questa norma e veramente tanti sono i dubbi che ci sono venuti. Tant’è che non abbiamo assolutamente votato a favore di questo emendamento, perché i dubbi erano veramente, veramente tanti.
  Ma andiamo avanti. Sempre sul milleproroghe, un altro aspetto fondamentale della discussione di questi giorni è riferito ai canoni delle frequenze TV. Cosa è successo ? È successo che nelle settimane scorse, durante l'elezione del Presidente della Repubblica, siccome bisognava per forza dire a tutti che il patto del Nazareno era finito, prende vita un emendamento con il quale si impegnano le reti Mediaset, le reti private a pagare un canone maggiore rispetto a quello che pagano attualmente. Eh sì, bisogna dimostrare che si ha il pugno duro anche verso Berlusconi. Eh sì, molto semplice, molto facile: dobbiamo eleggere il Presidente della Repubblica, dobbiamo far vedere che il patto del Nazareno è morto, pugno duro, quindi dovranno pagare più tasse.
  Cosa succede ? Succede che innanzitutto quell'emendamento era scritto male, era scritto molto male. E in più cosa succede ? Che adesso, quando lo si va a votare, viene ritirato. Quindi Berlusconi continuerà a pagare meno tasse, canoni inferiori. Si rimanda a un decreto che non si sa quando verrà adottato. Però per adesso il favore a Berlusconi, a quanto pare, qualcuno glielo ha fatto, perché i canoni saranno comunque riferiti a valori molto, molto bassi e non più alti, come è giusto che forse dovrebbe essere.
  Ma andiamo avanti. Una cosa molto importante, che secondo noi è stata vista con poca attenzione, alla quale, invece, avremmo dovuto dedicare molta più attenzione, ma soprattutto l'attenzione gliela avrebbe dovuta dedicare il Governo, è la questione riguardante il pellet. Sappiamo tutti che il pellet è un combustibile che non costa tanto, che ultimamente è utilizzato da moltissime famiglie, soprattutto dalle famiglie che magari hanno difficoltà ad utilizzare altri tipi di combustibili, quali, ad esempio, il gas, oppure a scaldare la casa con altri sistemi alimentati ad energia elettrica. Il pellet aveva un'IVA abbastanza bassa. Il pellet, però, aveva probabilmente tolto un po’, una certa fetta di mercato al gas.
  Cosa si è deciso nella legge di stabilità ? Di alzare l'IVA del pellet al 22 per cento. Lo ripeto, al 22 per cento. Tant’è che ogni famiglia che attualmente usa il pellet avrà un rincaro delle proprie spese annuali di quasi 60 euro, forse anche di più. Quindi, grazie, queste famiglie ringraziano tantissimo questo Governo, che, secondo noi, strizza un po’ troppo l'occhio a chi produce, commercializza, trasporta gas, rispetto, al contrario, a come vede i produttori di altri combustibili o di altre risorse energetiche.
  Sì, perché abbiamo già visto cosa è stato fatto per il TAP. Abbiamo già visto cosa è stato fatto con il decreto che ha liberalizzato allegramente le trivellazioni su tutto il nostro territorio nazionale. Abbiamo visto che i permessi per poter trivellare praticamente hanno degli impatti minori e possono andare in deroga a diversi regolamenti. Sappiamo benissimo che ENI sarà molto contenta di tutto questo.
  Però tutto questo ci fa sorgere un dubbio. Insomma, si dà una mano ai produttori, agli estrattori, a chi trasporta il gas e si dà, invece, un colpo diverso, opposto a chi produce altre cose, a chi utilizza altre cose, come, ad esempio, il pellet. Insomma, è una cosa che ci ha lasciato molto perplessi, ma allo stesso tempo ci ha fatto anche molto riflettere. Praticamente questo Governo ci sta accompagnando in questi mesi di lavoro e ci sta facendo capire che per quanto riguarda le risorse innovative, il risparmio energetico, l'impronta ecologica, non sta facendo assolutamente nulla, sta solo avvantaggiando i soliti produttori di energia Pag. 39non alternativa, ma di energia fossile e sta facendo, invece, il contrario per quanto riguarda l'energia pulita.
  Guardate anche cosa è stato fatto con gli incentivi sulle rinnovabili. Veramente si sta facendo il contrario di ciò che andrebbe fatto per riuscire a vivere in uno Stato rispettoso dell'ambiente. Si sta facendo totalmente il contrario. Di questo noi non possiamo che essere rattristati. Noi continuiamo a proporre idee per riuscire ad avere uno Stato migliore, uno Stato che guarda di buon occhio al risparmio energetico, all'efficientamento energetico, ma, purtroppo, questo Governo sta facendo l'opposto. Sappiamo tutti benissimo che un milione speso in grandi opere o un milione speso in risparmio energetico, porta a diversi impatti occupazionali. Il risparmio energetico è una fonte di lavoro.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  DANIELE PESCO. No, Presidente, veramente ? Già ?

  PRESIDENTE. Sì, ha esaurito il tempo.

  DANIELE PESCO. Presidente, non posso che ricordare a tutta l'Aula quanto ci rattrista il fatto che questo Governo continui a portare avanti delle idee che non fanno assolutamente gli interessi degli italiani, ma, allo stesso tempo, siamo molto contenti quando il Governo torna indietro sulle sue idee (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Grazie Presidente, io vorrei riportare, però, un po’ di verità in quest'Aula perché credo che la Commissione affari costituzionali e la Commissione bilancio abbiano lavorato in questi giorni proficuamente su un provvedimento che ha avuto una gestazione complessa, sia per quanto riguarda quella che è la natura intrinseca del provvedimento, sia per quanto riguarda l'incrocio che questo provvedimento ha avuto con la riforma costituzionale e con l'elezione del Presidente della Repubblica.
  Io vorrei ricordare, anche questo per giustizia nei confronti pure dei membri delle Commissioni affari costituzionali e bilancio che sono stati impegnati anche di notte, non soltanto su questo provvedimento, ma in generale, che il provvedimento ha iniziato il suo iter a gennaio e che comunque nelle Commissioni abbiamo votato tutti gli emendamenti. Tutti gli emendamenti sono stati votati all'interno delle Commissioni senza l’escamotage, che di solito viene usato per i provvedimenti di una certa imponenza, che è quello di indicare gli emendamenti segnalati. E questo vorrei riconoscerlo, sia ai relatori, che ai presidenti delle Commissioni, i quali, sia nel merito, sviluppando appunto soprattutto questioni che erano di interesse generale rispetto a elementi particolari, sia nel metodo, facendo esaminare e votare tutti gli emendamenti che sono stati presentati dai diversi gruppi parlamentari, hanno svolto un lavoro importante nelle Commissioni di merito. I risultati si sono visti. Non c’è dubbio che tutti noi auspichiamo che questo strumento diventi sempre meno corposo, ma sicuramente dei risultati si sono visti. Anche il ritornare indietro su degli errori che, tra l'altro, sono stati riconosciuti dal Governo, non possiamo che giudicarlo come un fatto positivo che si è perpetrato nelle Commissioni.
  I risultati che secondo il gruppo del Nuovo Centrodestra-Area Popolare sono tra i più importanti dal punto di vista politico, sociale ed economico sicuramente riguardano la questione degli sfratti. Sulla proroga degli sfratti è stato adottato un giusto contemperamento tra le esigenze dei proprietari che, molto spesso, come vorrei ricordare, non sono dei grandi proprietari, ma sono dei piccoli proprietari, e le esigenze sociali di assicurare una casa a chi oggettivamente ne ha bisogno. Rammento che la proroga degli sfratti è una misura che è stata adottata negli ultimi trent'anni e questa sarebbe stata la trentunesima proroga.Pag. 40
  E impedire gli sfratti significa scaricare sui proprietari, sui piccoli proprietari un problema che, invece, dovrebbe essere risolto dalla politica e dovrebbe essere un problema che interessa tutti. Si può concepire per un anno, per due anni, per cinque ma non per trent'anni. Non a caso Confedilizia ha dichiarato che finalmente è stata interrotta una sorta di liturgia. In relazione all'assenza dell'ennesima proroga il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha fatto sapere che, tra l'altro, la misura è saltata semplicemente perché, sul fronte affitti, sono già operativi due fondi previsti nel decreto casa: 200 milioni di Fondo per gli affitti e 266 milioni per quello per la morosità incolpevole con uno stanziamento di 466 milioni, fondi che arrivano poi a 849 milioni se consideriamo le risorse destinate all'edilizia popolare. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha anche ricordato che il 92 per cento dei 140 mila sfratti richiesti è per morosità e non per fine locazione. Quest'ultima interessa circa tremila famiglie ed è opportuno non confondere tra le varie tipologie. Tra l'altro il Ministro Lupi ha ricordato che nel 2013 lo Stato ha distribuito 100 milioni per il Fondo affitti ma solo cinque regioni su venti hanno distribuito a loro volta ai comuni i fondi che lo Stato aveva stanziato per risolvere questa emergenza. Ha precisato che lo stop degli sfratti riguarda solo le categorie specifiche per finita locazione e per i soggetti disagiati che sono circa duemila famiglie e che lo scorso anno gli sfratti per queste due categorie hanno rappresentato circa l'8 per cento del totale e comunque per queste categorie, che noi reputiamo debbano essere difese, sono disponibili diverse soluzioni amministrative. La decisione adottata dalla Commissione a nostro parere è equilibrata ed è stata introdotta una sorta di miniproroga per quattro mesi del blocco degli sfratti. Il giudice potrà disporre la sospensione dell'esecuzione dello sfratto fino al centoventesimo giorno dall'entrata in vigore della legge di conversione per consentire appunto il passaggio da casa a casa.
  Altro tema sul quale lo stesso Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha riconosciuto i limiti dell'azione del Governo è quello sul lavoro autonomo. Essendosi reso conto degli errori – penso che questo sia sicuramente un fatto virtuoso: riuscire anche ad ammettere gli errori che si fanno – ha promesso di intervenire su questa riforma e devo dire che anche il nostro gruppo, insieme a tutti i gruppi, in maniera trasversale ha presentato all'epoca, formalizzato un apposito emendamento. Vorrei ricordare che i problemi in discussione erano due. Il primo problema riguardava la proroga del blocco della crescita dell'aliquota previdenziale. L'altro riguardava il ripristino del cosiddetto regime dei minimi modificato dalla legge di stabilità approvata a dicembre. Tale regime prevedeva per i cosiddetti autonomi un prelievo del 5 per cento fino a trentamila euro. Sull'aliquota previdenziale, come già ricordavo, sia il Nuovo Centrodestra sia gli altri gruppi avevano formalizzato un apposito emendamento volto a prorogare il blocco dell'aliquota al 27 per cento come era stato fatto nei due anni precedenti. Questa istanza era fortemente sostenuta dalla Commissione lavoro e dalla quasi totalità delle forze politiche presenti.
  A questo riguardo è importante ricordare che nei prossimi quattro anni le aliquote previdenziali a carico dei soggetti titolari di partita IVA sarebbero dovute crescere fino al 33,5 per cento del reddito nel 2018, così come stabilito dalla riforma varata dall'ex Ministro del lavoro, Elsa Fornero. Il nuovo emendamento approvato blocca l'aliquota per il 2015 al 27 per cento e prevede un minimo di aumento, un punto percentuale di aumento, nel 2016 e nel 2017. Questo significa che molti piccoli lavoratori autonomi, per i quali l'apertura della partita IVA ha rappresentato una forma di auto impiego con cui mettere sul mercato quelle che erano le proprie competenze e capacità lavorative in un Paese dove, oggettivamente, la disoccupazione è importante, avrebbero avuto da questo provvedimento un colpo fatale.Pag. 41
  Per quanto riguarda il secondo problema, cioè il ripristino del vecchio regime fiscale che prevedeva un prelievo del 5 per cento fino a trentamila euro, anche qui si è lavorato con il concorso di tutte le forze politiche, giungendo a una soluzione condivisa e l'emendamento approvato sui minimi stabilisce che i possessori di partita IVA con guadagni fino a trentamila euro per tutto il 2015 potranno optare sia per il nuovo regime dei minimi con l'aliquota forfettaria al 15 per cento, come previsto dalla legge di stabilità, sia per il vecchio regime al 5 per cento, ma con il limite fino a cinque anni o al raggiungimento dei 35 anni di età. L'onere viene quantificato in 252 milioni di euro in cinque anni a cui si provvede dalle risorse del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica. A questo punto vorrei ricordare che con la legge di stabilità era stata abrogata la precedente agevolazione, prima possibile per i free lance fino a 35 anni di età, e sostituita con un regime che prevede un prelievo flat del 15 per cento per tutti, ma con un tetto di reddito molto basso a soli 15 mila euro. Già in sede di discussione della legge di stabilità il nostro gruppo aveva presentato emendamenti in materia, in quanto si rischiava di ritrovarci davanti, nei prossimi mesi, a un crollo delle partite IVA per eccesso di imposizione con una conseguente crescita del lavoro in nero.
  Altro punto che vede poi nella nostra capogruppo, presidente De Girolamo, la prima firmataria, assieme ai componenti delle Commissioni del Nuovo Centrodestra, è il differimento al 30 luglio 2015 del termine entro cui gli enti locali interessati possono chiedere il mantenimento degli uffici dei giudici di pace di cui era stata chiesta la chiusura. Questa è una delle previsioni di maggior rilievo tra le numerose che le Commissioni hanno introdotto in questo testo. L'emendamento originario era stato presentato su nostra iniziativa; sono state introdotte, poi, importanti innovazioni e tale facoltà è stata estesa anche alle unioni dei comuni; il Ministero della giustizia dovrà ridisegnare le circoscrizioni dei giudici di pace e le relative tabelle organiche, un'opera di semplificazione a vantaggio, soprattutto, dei cittadini. Abbiamo ascoltato le esigenze dei territori e dato una risposta efficace; possiamo dire che è una vittoria soprattutto per i piccoli comuni e per i cittadini che rischiavano di vedersi privati di una figura fondamentale sia per loro che per il buon funzionamento della giustizia.
  In questi anni si è assistito – questo dobbiamo dirlo – ad un graduale ritiro delle funzioni dello Stato dai territori, soprattutto nell'ambito della sicurezza pubblica e dell'amministrazione della giustizia. Questa previsione va finalmente in senso opposto e noi del Nuovo Centrodestra auspichiamo che questo Governo proceda velocemente in questo senso. Un'efficace rete di giudici di pace è assolutamente necessaria per lo sfoltimento dei carichi progressivi che gravano sul servizio giustizia. La misura adottata, quindi, ha una duplice valenza: rafforzamento della presenza dello Stato e miglior servizio giustizia ai cittadini. Secondo l'Unione nazionale dei giudici di pace, la misura potrebbe portare alla riapertura di 200-250 uffici dei 500 chiusi, uffici che, con le nuove tariffe del servizio giustizia finiranno con il pagarsi da soli. Le Commissioni hanno riaperto un'altra questione importante, che veniva ricordata anche dai colleghi del MoVimento 5 Stelle in relazione anche al momento di particolare crisi e difficoltà finanziaria delle famiglie e delle imprese del nostro Paese, quella dei termini per la riammissione alla rateizzazione delle cartelle di Equitalia; una misura che era molto attesa dai contribuenti che, in forza della crisi economica, erano decaduti dal beneficio della rateizzazione perché avevano saltato delle rate. I contribuenti decaduti entro il 31 dicembre 2014 potranno richiedere la concessione di un nuovo piano di rateizzazione fino a un massimo di 72 rate mensili, presentando la richiesta entro e non oltre il 31 luglio, mentre la possibilità era scaduta nel luglio 2014. Quanto alle altre misure che, secondo il Nuovo Centrodestra, rivestono l'importanza di essere ricordate stasera, anche per farle conoscere al di fuori di quest'Aula, vi è sicuramente il credito di Pag. 42imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno, che è, tra l'altro, voglio ricordare, sicuramente la parte del Paese in cui non solo c’è una maggiore disoccupazione ma dove sicuramente il lavoro non è stabile. Quindi, questa ci sembra una proroga da ricordare, come la proroga degli obblighi in materia di appalti di beni e servizi per i comuni non capoluogo di provincia, quindi l'obbligo di avvalersi di un accordo consortile spostato al 1o settembre 2015. Altra parte di notevole interesse è la sospesa applicazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese alle aziende fino a 499 dipendenti. Non si capiva come questo Fondo di garanzia fosse esteso a delle aziende che piccole certo non sono. In questo provvedimento comunque ne parliamo. Procedo velocemente per punti, perché mi sembrano importanti, ma poi avremo modo di tornarci anche in sede di dichiarazioni di voto domani o nei prossimi giorni. Uno di questi è l'anticipazione prezzo appalti, compensa per lo split payment: viene aumentata dal 10 al 20 per cento, con una modifica dei relatori, la quota dell'importo totale di un appalto pubblico da corrispondere come anticipazione del prezzo all'appaltatore per compensare le imprese nella norma dello split payment introdotta dalla legge di stabilità.
  Altra proroga che interessa soprattutto i giovani e soprattutto i giovani che, per motivi di mancanza di lavoro, vanno a lavorare all'estero e che invece noi vogliamo che ritornino in Italia è la proroga incentivi e rientro cervelli in fuga.
  Una proroga che è stata anche voluta dal Ministro Lorenzin è quella sulla Croce rossa con la quale si riconosce ai dipendenti civili della Croce rossa che dovessero risultare in eccedenza o in esubero lo stesso trattamento riservato ai dipendenti delle province. Con ciò pertanto si riconosce al personale della Croce rossa un percorso assimilabile a quello già riconosciuto al personale di altri comparti della pubblica amministrazione. Per cui non parlare della proroga adempimenti connessi alla dotazione dei libretti di conformità degli impianti termici civili, che sembra una banalità ma poi invece per i cittadini e le imprese sono forse importanti, è la proroga del termine di decadenza per la realizzazione di impianti fotovoltaici nelle aree colpite da eventi calamitosi.
  C’è un punto su cui io vorrei porre anche l'attenzione del Governo e che credo che in una serie di questioni comunque positive da parte del Governo invece è sentita come una nota stonata anche per l'importanza che riveste, è quella delle concessioni demaniali. Questo lo dico perché questa mancata proroga rischia di fare fallire numerose aziende pertinenziali incamerate che hanno un ingiusto canone che gli viene riconosciuto tra l'altro dal Governo, che nella legge di stabilità lo dimezza, ma che gli viene riconosciuto anche dal tribunale di Venezia che recentemente ha dato ragione agli operatori riconoscendo un eccesso di canone e condannando lo Stato a rimborsare chi aveva già pagato.
  Va ricordato che ci sono circa 1.000 imprese in virtù di una legge finanziaria del 2006 del Governo Prodi che hanno avuto un eccezionale e ingiusto aumento del canone da 10 a 15 mila euro fino a 100 mila euro all'anno; con gli arretrati alcuni devono pagare anche oltre 1 milione di euro. Il Governo aveva già riconosciuto questo eccesso di canone consentendo agli operatori, con legge di stabilità come dicevo prima, di pagare il 30 per cento dei tanti contenziosi in atto e lo riconosce ancora con la bozza di riforma generale delle concessioni e dei canoni che sarà emanata nelle prossime settimane e che prevede una riduzione del 50 per cento. Quindi sarebbe stato sicuramente una cosa positiva poter prevedere anche in questo provvedimento una proroga.
  Velocemente dirò che anche il Sistri è un capitolo su cui dovremo sicuramente ritornare come l'IMU secondaria e l'IVA su pellet.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, sottosegretari, colleghi che sono Pag. 43ancora qui in questa Aula, questo decreto, cosiddetto «milleproroghe», giunge all'esame dell'Aula a seguito di numerose difficoltà che si sono verificate, chi ha seguito se ne è reso conto, presso le Commissioni riunite affari costituzionali e bilancio, sia di natura procedimentale che di natura organizzativa.
  I lavori delle Commissioni hanno risentito ovviamente, e probabilmente anche quest'Aula, dell'esame concomitante del disegno di legge sulla riforma costituzionale. Il Governo e la maggioranza hanno imposto un calendario totalmente incentrato sull'esame urgente della riforma costituzionale, trascurando altri provvedimenti previsti all'esame delle Commissioni, in particolare sacrificando l'esame di questo decreto, che è stato anch'esso costretto ad una corsia forzosa; ha conosciuto anche questo la seduta notturna, che ormai sembra in voga; si lavora di notte. Si tratta di un decreto-legge in scadenza il primo marzo, che ancora deve effettuare il proprio passaggio in seconda lettura al Senato. È un modo di procedere assolutamente discutibile da parte del Governo e della maggioranza, che non ci ha trovato e non ci trova d'accordo e che censuriamo per la lesione delle prerogative parlamentari. Un'impostazione del lavoro che poi risulta confusa, non approfondita, di cui il Paese paga il prezzo. Mi dispiace che ci siano pochi colleghi della maggioranza, alcuni colleghi della maggioranza, ma, per chi vorrà leggere o per chi ascolta, si continua con una legislazione caotica – mentre si parla di semplificazione legislativa – con una legislazione approssimativa che aumenta la confusione normativa e procedimentale nel nostro Paese. Sarebbe interessante – invito anche il Presidente della Camera, attraverso i suoi collaboratori e i suoi uffici a rendersene conto – osservare le condizioni in cui operano i legislatori in Commissione, signor Presidente, per valutare lo stato di consapevolezza e di trasparenza in cui si realizza il procedimento legislativo. Testi dei relatori e subemendamenti di parlamentari ma spesso ispirati dal Governo, approvati e non accompagnati da relazioni tecniche o dalla bollinatura della Ragioneria generale, con norme che impegnano milioni di euro del bilancio dello Stato. Occorre ribadire anche in questa sede come il decreto detto «milleproroghe», che il Governo adotta di norma con una certa periodicità nel vano tentativo di assicurare efficienza dell'azione delle diverse amministrazioni attraverso appunto lo strumento della proroga, rappresenta un esempio secondo noi dell'inattendibilità delle norme e del pessimo esercizio dell'attività legislativa. Sembra che i termini debbano essere posti per non essere rispettati. Ribadisco che potremmo titolare – l'abbiamo già detto in Commissione con il collega Palese – questo provvedimento come il provvedimento «millederoghe» e non «milleproroghe», perché, dietro a molte proroghe, si celano una o più deroghe, un modo per eludere, in maniera sistematica, programmi di riforme annunciate e di riorganizzazione di interi settori che vengono rinviati nel tempo con innumerevoli dilazioni. Ci sono materie in cui le proroghe decorrono da innumerevoli anni nei trasporti, anche in questo decreto, nel settore della farmaceutica, nel campo delle strutture sanitarie accreditate, nel sistema di controllo dei rifiuti, nell'accreditamento dei servizi trasfusionali, nell'adeguamento delle norme antincendio presso strutture turistiche, nella riorganizzazione della Croce Rossa per citarne alcuni, proroghe che si susseguono dal 2001 e spesso espongono il nostro Paese a procedure di infrazione per il non corretto recepimento delle direttive comunitarie. Poi l'occasione è buona per produrre l'ennesimo decreto omnibus come chiamiamo noi un decreto dove c’è di tutto, in una cornice da assalto alla diligenza in cui si tenta e si è tentato – e alcune volte ci si è riuscito – di inserire norme micro settoriali e territoriali, corrispondendo a spinte particolaristiche, per essere clementi.
  Tra i pochi aspetti positivi dell'esame presso le Commissioni riunite troviamo la proroga del vecchio regime dei minimi IVA ed il blocco dell'aumento dell'aliquota INPS per gli autonomi. Questa è una Pag. 44vittoria del Parlamento, frutto di una collaborazione tra maggioranza e opposizione, che sono state unite nella difesa dei lavoratori liberi professionisti. Anche la conferma della rateizzazione delle cartelle esattoriali di Equitalia, che recupera il contenuto di alcuni emendamenti anche del gruppo di Forza Italia, rappresenta una boccata d'ossigeno per i contribuenti in difficoltà.
  Tuttavia, sollecitiamo il Governo a una soluzione strutturale della questione fiscale, attraverso l'adozione di un piano volto a dare il via ad un serio abbattimento del peso delle tasse sulle imprese e sulle famiglie. Se le imprese chiudono, come chiudono sotto il maglio delle azioni esecutive di Equitalia, c’è poca speranza anche per l'erario di realizzare le sue pretese.
  Siamo di fronte ad un provvedimento che se, da un lato, contiene alcuni aspetti condivisibili, come il blocco dell'aliquota INPS al 27 per cento, dall'altro, evidenzia numerosi aspetti critici e irrisolti, che determineranno nel tessuto economico del Paese gravissime ripercussioni, in particolare nelle aree più svantaggiate, come il Mezzogiorno, e conseguenze negative sulla tenuta sociale di numerose regioni. Il Mezzogiorno del Paese è diventato un'autentica polveriera sul punto di esplodere, anche e soprattutto a causa di una manifesta assenza di politiche di sviluppo, di riequilibrio e di coesione da parte del Governo Renzi sin dal suo insediamento. Mi riferisco alla proroga di soli quattro mesi all'esecuzione degli sfratti, che rappresenta non solo un periodo insufficiente ma anche inadeguato, che non risolverà il problema dell'emergenza abitativa che coinvolge migliaia di famiglia. Una decisione iniqua e sbagliata, anche per come è stata scritta la norma, che introduce anche l'arbitrarietà nella sospensione degli sfratti, affidando ai giudici il compito di decidere e che darà vita a trattamenti diversificati e a decisioni che, per forza di cose, non saranno basate sul criterio dell'assoluta obiettività e del pari trattamento.
  Pensiamo anche alla chiusura del Governo nei riguardi di un fondamentale settore nazionale, quello balneare, come è stato detto da altri colleghi, il cui mancato slittamento nei pagamenti, in attesa della riforma delle concessioni e dei canoni, che prevede già una soluzione strutturale, metterà a dura prova centinaia di aziende. Nonostante, infatti, il Governo abbia già riconosciuto l'eccesso di canone, consentendo agli operatori, con la legge di stabilità per il 2013, di pagare il 30 per cento dei tanti contenziosi in atto – e ciò lo riconosce ancora con la bozza di riforma generale delle concessioni e dei canoni –, ha dato parere negativo su diversi emendamenti che chiedevano uno slittamenti dei pagamenti in attesa della riforma. Qui era il caso di fare una proroga, provocando una spaccatura anche all'interno dell'Esecutivo e nella maggioranza.
  Ci sono, poi, alcune norme inserite per sanare determinate situazioni che hanno trovato il completo disaccordo di Forza Italia, come quella che esclude le sanzioni per le regioni che non hanno rispettato il Patto di stabilità interno per il 2014. In questo modo, vengono premiate regioni che svolgono la propria attività contro gli interessi dei cittadini e che non rispettano le leggi dello Stato. Ma la cosa più grave è che la misura sarebbe cucita per una regione, la regione Lazio, visto che si prevede lo stop alle sanzioni, la disapplicazione delle sanzioni per chi abbia destinato ai pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione una quota dell'obiettivo del patto superiore al 50 per cento e il Lazio sarebbe, appunto, l'unica regione a rispondere a questo requisito.
  Un provvedimento, dunque, denso di elementi di opacità, che il Governo tenta di celare dietro norme maggiormente condivisibili e, soprattutto, un provvedimento che prosegue un modo di legiferare confuso e spesso contraddittorio.
  La stessa norma sul regime dei minimi rappresenta solo un modo per porre rimedio ad un grave errore, di cui lo stesso Governo si era reso protagonista nel corso dell'esame della legge di stabilità, sordo dinanzi ad ogni richiamo e alle proteste Pag. 45sollevate dall'opposizione. Dunque, è un lavoro, colleghi, signor Presidente, rappresentante del Governo, di taglia e cuci, con errori che si ripetono e si rincorrono, per poi essere nascosti da altre norme, che concorrono a definire un quadro di incertezze nel nostro ordinamento e nelle sue caratteristiche di affidabilità, presidente Sisto.
  Sono elementi di valutazione che sicuramente non aiutano la reputazione del nostro Paese e la sua affidabilità rispetto agli investitori internazionali, che non ci scelgono anche per questo. La mancanza, per esprimere un giudizio di sintesi, colleghi, e concludo, di un profilo di coraggio e di una forza riformatrice motiva il nostro fermo dissenso nei confronti di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Pili. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Signor Presidente, colleghi dell'opposizione, e quei pochi della maggioranza che onorano quest'Aula della loro presenza, in realtà oggi non si è consumato uno strappo tra l'opposizione, l'ennesimo, e la maggioranza; si è consumato qualcosa di molto più rilevante, cioè il PD oggi ha voluto dare il benvenuto al Presidente della Repubblica. Oggi, il giorno in cui le opposizioni vengono ricevute dal Capo dello Stato per uno strappo parlamentare rilevante sulle riforme costituzionali, gli esponenti del PD e il Presidente del Consiglio in primis, scelgono di mandare un messaggio netto, forte, chiaro, e leggibile per chiunque al Capo dello Stato, e cioè: facciamo quello che vogliamo, cancelliamo il Parlamento, mettiamo il bavaglio ai deputati e facciamo del Capo dello Stato il più autorevole direttore di un museo, il Quirinale, senza che possa intervenire in alcun modo sulle vicende parlamentari e, soprattutto, sulle questioni che sovrintendono al governo democratico del Parlamento del nostro Paese.
  Ma c’è di più. Oggi si è consumata la risposta più bieca al Presidente della Camera, che proprio stamani ha detto: non accetterò più nessun tipo di strappo tra opposizioni e maggioranza sui tempi, cioè non sarà più tagliola parlamentare. La risposta netta e chiara è stata che oggi il PD ha voluto dire al Presidente Boldrini: non conti niente, chi decide siamo noi. Questa decisione della tagliola, l'ennesima, dopo la vicenda delle riforme costituzionali, costituisce di per sé una deriva rilevante autoritaria da parte del partito di maggioranza relativa, una maggioranza – lo voglio ripercorrere – incostituzionale, perché il Presidente Mattarella, insieme ai suoi colleghi della Corte costituzionale, ha definito incostituzionale la norma che ha eletto questo Parlamento. È una deriva autoritaria da golpisti da quattro soldi, così come in qualche modo vi state contraddistinguendo in questi mesi di governo.
  E vengo al decreto-legge. Il Governo prima e l'unico deputato del PD autorizzato a parlare, perché gli altri sono stati messi in silenzio, hanno sostanzialmente detto che si tratta di un provvedimento importante. E in effetti già il nome «milleproroghe» dice tutto, dice di tutto e di più e, soprattutto, dice una cosa: che il Governo – come fa Renzi sistematicamente quotidianamente a dire che è il nuovo – ripercorre la strada vecchia, consunta e desueta di riproporre un decreto-legge di mille proroghe, ovvero un provvedimento che sostanzialmente manda la palla fuori campo per prendere del tempo. Da più parti, del resto, si è tentato di far passare questo provvedimento come un segnale di gira pagina di un calendario, semplicemente «proroga termini», come qualcuno l'ha voluto chiamare. Se Renzi fosse stato qui ad esprimere il suo giudizio e la sua valutazione su questo provvedimento, utilizzando la nota fanfara quotidiana, avrebbe detto che siamo di fronte ad un provvedimento fantastico, un decreto che ci inorgoglisce, avrebbe detto il Presidente Renzi.
  Renzi è talmente monotono, quindi non merita grandi risposte su questo fronte. Del resto, dai suoi commenti, tutti i provvedimenti per lui sono fantastici, tutti i provvedimenti lo rendono orgoglioso del cambiamento, e ripropone qui, appunto, il Pag. 46milleproroghe, che ormai da decenni è la regola del ritardo che viene sanato. Renzi, però, è figlio di quella regola per cui ogni aiuola dà i fiori che può dare, e quindi non ci si poteva aspettare, da un Presidente del Consiglio nominato all'esterno di quest'Aula, una risposta che guardasse alto, che volasse alto, che desse delle risposte anche in termini di cambiamento strategico.
  Però, mi permetterò di dissentire su chi pensa che Renzi sia un dilettante allo sbaraglio: no, all'interno di questo provvedimento, così come in tutti i provvedimenti che questo Governo porta, ci sono elementi puntuali che riguardano gli affari, e gli affari degli amici e dei compagni di partito. Questo, infatti, è il classico provvedimento omnibus dove si mette dentro di tutto e di più, un provvedimento carrozzone. Roba da e per smemorati, per chi si è dimenticato, si è dimenticato una data, si è dimenticato un adempimento, ma è anche qualcos'altro.
  È l'occasione, infatti, per infilarci dentro il sottobosco, il sottobanco, gli affari di qualche amico, che va favorito, da una parte, mentre, dall'altra parte, i nemici vanno danneggiati. Ne enuncerò diversi, a partire dalle banche: le proroghe di un anno per le banche, per poter, in qualche modo, continuare a gestire i fondi della Banca d'Italia senza fare controlli particolari. Per gli amici del fotovoltaico avete avuto la becera soluzione di collegare la proroga dei termini per il fotovoltaico nelle aree colpite dalle alluvioni o dagli eventi sismici, come se gran parte dei provvedimenti di quelle aree riguardassero gli amici e la struttura del fotovoltaico. Dal nucleare ai rifiuti, ulteriori proroghe, in termini di tempo, al rispetto di quelle regole, di quelle procedure e di quei controlli che, invece, dovevano essere stringenti.
  Dalle tassazioni energetiche, che sgravano, da una parte, coloro che sono amici del potentato, dal biofuel di Mossi&Ghisolfi per arrivare alla stessa ENI; tassazioni energetiche che tassano...

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.

  MAURO PILI. ...tassano ulteriormente i nemici e, invece, vanno a favorire gli amici. È chiaro che, sostanzialmente, da questo punto di vista, la vicenda del pellet è emblematica: si tassano coloro che non sono amici per favorire coloro che sono amici di questo Governo.
  Ma questo provvedimento contempla diverse proroghe, per i distratti, ma anche per gli affaristi. È un milleproroghe che è la fotografia di questo Governo, di un Governo che introduce proroghe inutili. Sono già scadute alcune di queste proroghe, che sono state decretate dopo i 60 giorni di vigenza del decreto: crolleranno e non vi sarà più alcuna possibilità di utilizzare nemmeno quelle proroghe che sono state proposte, perché risultano già superate, e sono tutte funzionali, per esempio, al decreto «sblocca Italia», che è stato approvato con clausole e con proroghe già scadute.
  Sono proroghe strumentali all'imbroglio, come quello che viene fatto ai danni della Sardegna, e cercherò poi, nel dettaglio, di enunciare come il Ministro Lupi, a capo del «quartierino dell'Expo», stia, in qualche modo, cercando di scippare ulteriormente le risorse infrastrutturali della Sardegna. E sono proroghe fuori dal mondo, perché, lo vedremo nel dettaglio, vi è una proroga che riguarda la sicurezza delle strade italiane delle più importanti città. È una proroga che scade al 31 marzo 2015, e lo vedremo nel dettaglio. E poi vi sono le proroghe promesse e negate, che riguardano alcuni interventi importanti, per esempio quelle sullo sviluppo industriale del nostro Paese.
  La prima proroga fuori dal mondo: avete proposto che vi sia una proroga del concorso delle Forze armate per la sicurezza e per il controllo del territorio limitatamente al primo trimestre del 2015, e la collegate, da una parte, alla vicenda dell'Expo, ai rifiuti della Campania, e non vi ricordate che vi è un'invasione in corso e che qualsiasi tipo di città corre il rischio di avere momenti di grande tensione, che Pag. 47arrivano proprio dalla grande crisi internazionale.
  Ebbene, voi promuovete una proroga sino al 31 marzo 2015, cioè non date la possibilità a questo Paese, a queste regioni, di essere tutelate, di utilizzare l'esercito, non con le «farlocche» proposte del Ministro Pinotti di mandare 5 mila uomini in Libia (ancora stanno ridendo in Libia e anche nel resto del mondo), ma di utilizzare semmai quei 5 mila uomini per rendere sicure le strade, le città e i paesi del nostro Paese. Invece, il 31 di marzo fate quello che volete. È un via libera alla delinquenza, all'assalto nella nostra comunità, a chi viene incriminato perché si è difeso da colui che spara e aggredisce un povero cittadino. Da una parte non ci si può difendere da soli, dall'altra il 31 marzo, questa è la proroga che viene data, si interrompe l'utilizzo delle Forze Armate. Io che sono uno di quelli che dice che vanno cancellate le servitù militari in Sardegna, dico che non deve essere toccato un solo posto di lavoro di quei militari che devono essere funzionali non ai generali, non all'acquisto delle armi e delle bombe, ma devono essere funzionali a dare delle risposte puntuali in termini di sicurezza ai cittadini, alle nostre città e alle nostre realtà e comunità. Tutto questo non sta avvenendo, 3 mila uomini che hanno una proroga sino al 31 marzo 2015.
  Che dire della proroga che invece viene data alle procedure di deroga rispetto al regime di opponibilità delle garanzie per le banche ? La Banca d'Italia dà i soldi alle banche in deroga ad alcuni principi, perché si ritiene sufficiente la sottoscrizione del contratto di garanzia, senza chiedere tutte quelle revoche e quelle condizioni necessarie per dare quei soldi, quei finanziamenti, della Banca d'Italia, alle banche. Non ci sono controlli, forse c’è quel regime che sottobanco ha visto vicende come il Monte dei Paschi di Siena, Banca Etruria, e quant'altri, che hanno sostanzialmente fatto quello che hanno voluto, omettendo i controlli. Ebbene, questo Governo anche con il decreto milleproroghe trova le condizioni per «fregare» il sistema dei cittadini, favorendo appunto quello bancario.
  E poi c’è la vicenda degli appalti. Nella realtà del «milleproroghe» si introduce una proroga di due mesi per quanto riguarda le opere appaltabili entro il 31 dicembre del 2014, data che aveva visto una graduatoria di opere, tra le quali quelle della Sardegna, non finanziate certissimamente, anzi non finanziate per niente, senza copertura finanziaria, ma sulle quali si diceva: se entro il 31 dicembre 2004 riuscite a progettarle e ad appaltarle, quelle opere possono essere finanziate. Era un grimaldello studiato dal «quartierino dell'EXPO», che in questo Parlamento è trasversale, che puntava a togliere le risorse del sud, cioè quelle che arrivavano dal Fondo di sviluppo e di coesione del Paese, per spostarle al nord. Questa operazione si inquadra in questa logica, ovvero la mannaia del 28 febbraio del 2015 serve per dire: alla Sardegna non diamo nemmeno un euro, perché non è riuscita ad appaltare le opere e guarda caso chi non ha appaltato le opere è l'ANAS, chi non ha progettato le opere è l'ANAS. Da una parte lo Stato fa finta di darti qualcosa e dall'altra ti porta via progetti, possibili finanziamenti e ti rende succube di un sistema che punta soltanto a favorire il nord, anziché assicurare quel principio sacrosanto della coesione territoriale, del riequilibrio delle differenze e dei gap che deve essere messo in campo.
  Questo provvedimento che Lupi mette insieme di proroga di due mesi è un provvedimento imbroglio nei confronti della Sardegna e nei confronti di chi sostanzialmente punta a dire che le procedure di gare d'appalto, come per esempio la 131 la principale arteria stradale della Sardegna, non possono essere sottoposte a procedure che durano anni di valutazione di impatto ambientale e di procedure autorizzative. Lì bisognava intervenire ! Sulle procedure che vanno in qualche modo riportate ad equo tempo e non invece a bloccare, perché funzionali a se stesse. C’è lo Stato che finanzia, lo Stato Pag. 48che deve approvare i progetti, la Commissione di valutazione dell'impatto ambientale...

  PRESIDENTE. Prego di liberare i banchi del Governo, per favore.

  MAURO PILI. ...la commissione di valutazione di impatto ambientale, che è governata dal Governo, che mette in campo tempi biblici e che fanno di tutto per far perdere questi finanziamenti.
  La realtà è che questo provvedimento è funzionale – ed è questa una delle parti più rilevanti – soltanto a spostare i fondi per il Sud del Fondo dello sviluppo e della coesione dal Sud al Nord del Paese e, nella fattispecie, agli affari dell'Expo.
  Cosa dire della proroga termini per la riduzione del rischio idrogeologico: ma di che cosa stiamo parlando ? Ma sappiamo che cos’è il rischio idrogeologico ? È possibile che si dia una proroga oggi, 17 febbraio, cioè diamo una proroga di undici giorni per fare i progetti per appaltare in materia di riduzione di rischio idrogeologico ? Di stanziamenti che sono stati già assegnati ? Se quegli stanziamenti sono stati già assegnati, c'era una ragione, che era quella appunto del rischio idrogeologico. E se non sono stati appaltati non è che tu risolvi il problema togliendo i fondi: lo devi risolvere creando le condizioni perché quel progetto venga appaltato in tempi rapidi e certi e non certamente facendo questo scippo e questa mannaia che porta via le risorse, per darle agli amici degli amici, con lo stesso principio con cui Renzi ha messo in campo quel twitter in cui diceva sostanzialmente: chi mi manda progetti, li finanzio io, scavalco tutto e tutti.
  Credo che sia questa la dimostrazione ancora più evidente della discriminazione in campo, perché basta vedere l'ulteriore proroga giusta data, per esempio, alle calamità naturali dell'Emilia Romagna. Ma come è possibile che per l'Emilia Romagna vi siano due o tre anni di proroga del regime fiscale, di blocco delle tasse, e per la Sardegna, con 19 morti e 4 mila senza casa, avete dato trentasette giorni di proroga ? Trentasette giorni di proroga a fronte di tre anni di proroga che date per qualsiasi altra calamità naturale ! Dove sta la coerenza ? Dove sta la correttezza istituzionale di un Governo che non ha dato alla regione Sardegna un solo euro per il sistema idrogeologico e per contemperare quel danno che è stato fatto da quella alluvione ? E poi date invece la proroga, guarda caso, al presidente della società ANAS. Perché date la proroga al presidente dell'ANAS per fare il commissario delle strade, che si era impegnato con il Ministro Lupi con Letta a fare in sei mesi ? Dall'alluvione del novembre 2013 è passato quasi più di un anno e mezzo. Ebbene le strade sono ancora così come erano allora e non è pensabile che da una parte si diano proroghe per la fiscalità all'Emilia Romagna e qui l'unica proroga che si dà è all'ANAS per continuare a perdere tempo e per continuare a non risolvere il problema degli alluvionati e quello della viabilità di quel territorio. Ci sono strade che sono bloccate così come allora.
  E ci sono le proroghe che invece sono state annunciate e che non ci sono, una in particolare. Mi riferisco al Ministro dello sviluppo economico e al suo rappresentante qui, in quest'Aula. Vi risulta che sia stato firmato un memorandum tra il Ministero dello sviluppo economico, la regione autonoma della Sardegna e la Glencore, società che si è candidata attraverso questo memorandum ad acquisire ed acquistare lo stabilimento Alcoa ? Oltre mille dipendenti fatti licenziare dall'ignavia e dall'incapacità di questo Governo, di quello di Monti e di quello di Letta. Sì, c’è un memorandum firmato, che avete detto è segreto e che nessuno può vedere, perché altrimenti si rischia di «alterare»: non è vero ! Non si altera niente, volete soltanto utilizzare quel memorandum per nascondere realmente quello che c’è scritto. Ed una delle cose che c’è scritta – io lo leggo integralmente perché ce l'ho qui – questo è il testo ufficiale del memorandum nel quale si dice che per risolvere il tema dell'energia proponete la proroga del sistema di super interrompibilità; ma perché non avete proposto in questo milleproroghe Pag. 49la proroga per la super interrompibilità ? Io sento De Vincenti che da due anni dice che ha sottoposto questa proroga alla Commissione europea; ma è possibile che contate così poco che in due anni non vi hanno dato una risposta ? Che in due anni l'Unione europea non vi ha detto la cosa che voi ritenete fondamentale per la ripresa del costo energetico ? Sto parlando della ridefinizione del sistema di interrompibilità ordinaria attraverso procedura legislativa. E perché non l'avete prorogata ? Perché di proroga si tratta, l'avete scritto voi nel memorandum che si tratta di proroga termini. Bene credo sia questa la dimostrazione più lampante.
  State continuando a trascinare vicende come quella dell'Alcoa, perché puntate a favorire gli amici di Renzi, i finanziatori della fondazione di Renzi, per esempio Mossi e Ghisolfi, che finanzia le campagne elettorali del Presidente del Consiglio, finanzia le fondazioni: 100 mila un giorno, 150 mila il secondo giorno, 150 mila per la campagna elettorale. E poi si vede che nel piano Junker, l'unico provvedimento che Renzi insieme a Padoan mandano alla Commissione europea, si prevede di regalare 800 milioni di euro ai signori Mossi e Ghisolfi, suoi amici finanziatori. Roba da illegalità non amministrativa, penale per quello che sta avvenendo. Cioè, vengono trasmessi nomi e cognomi a Bruxelles di società che, senza alcuna evidenza pubblica, vengono segnalate dal Presidente del Consiglio solo perché suoi amici, solo perché finanziatori del suo sistema politico.
  Ebbene, questo è un elemento che va a favorire la mancanza della proroga per l'Alcoa e per il sistema di interrompibilità, funzionale a favorire la tensione sociale in Sardegna e a costringere quel popolo, quei territori ad accettare 5 mila campi di canne, che sostanzialmente diventano una colonizzazione ambientale agricola davvero gravissima, che cancella 5 mila ettari di territorio senza precedenti.
  Qualcuno vi ha detto che in Sardegna ci sono mille aziende agricole prossime all'asta ? Che da febbraio, marzo, aprile mille aziende agricole, cioè il cuore pulsante della Sardegna, andranno all'asta ? E per quale motivo non è stata proposta la proroga, così come è stata avanzata, con una mia risoluzione in Commissione agricoltura, come forse anche i parlamentari della maggioranza della Sardegna hanno sollecitato a qualche esponente del Governo affinché intervenisse ? Forse non vi frega niente che ci siano mille aziende, o volete fare quello che ha fatto il Ministro Alfano in Sardegna, ad Arborea, mandando cento uomini in tenuta antisommossa per portar via di peso, violentemente due poveri anziani dalla loro azienda agricola: 600 mila euro di valore, comprata per 100 mila euro da chicchessia. Eppure, ho visto il questore che va e dice a questi signori: «Adesso vi faccio vedere io chi è lo Stato. Vi faccio vedere io cosa succede» e arrivano i camion e i pullman dei poliziotti in tenuta antisommossa.
  Volete fare così anche con le altre mille aziende ? Volete aspettare lo scontro sociale in Sardegna ? Bene, questa è la dimostrazione che questo decreto-legge mille proroghe serve per favorire gli amici, ma si dimentica, per esempio, di mille aziende agricole che da qui ad aprile andranno all'asta, creando una tensione sociale senza precedenti nella nostra regione.
  Infine, concludo, con questo provvedimento voi non date nessuna risposta. Su Equitalia avete fatto finta di dare risposta e in realtà non la date. Infatti, non mettete in condizioni il sistema Paese di avere risposte compiute. Su Equitalia è indispensabile bloccare il sistema perverso che vede sanzioni, more, ogni tipo di interesse gravare sul sistema del debito capitale. In realtà si perde l'azienda, si perde il debito capitale e si perdono gli interessi e il fondo sociale del sistema Paese è costretto a pagare per sostentare quelle povere famiglie che perdono tutto per colpa di questo sistema vessatorio dello Stato, che sfonda a calci le porte delle aziende e delle famiglie.
  Ebbene, non fate niente. Prendete tempo, continuate a girare senza affrontare il tema reale della questione, cosa che Pag. 50avviene per gli sfratti e per gli sgombri delle abitazioni di prima casa. Anche in quel caso non vi assumete l'onere di risolvere in termini concreti il problema e rimandate a soluzioni discriminatorie, diverse, differenziate dei giudici: una politica che non si assume l'onere di decidere e di fare valutazioni.
  Questo è un provvedimento che tutela gli affari e tutela gli amici del Presidente del Consiglio e di questa maggioranza e che soprattutto, cosa ben più grave, continua a discriminare in maniera scandalosa e vergognosa una regione che fa parte nominalmente dello Stato italiano, ma che continuate a vessare con soluzioni, con discriminazioni sul piano infrastrutturale, sul piano economico e sul piano fiscale, che sono davvero inaccettabili.

  PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi svolti a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, deputato Cristian Invernizzi. Non essendo presente in Aula, si intende vi abbia rinunciato.
  Prendo atto che il relatore per la maggioranza per la Commissione affari costituzionali, deputato Francesco Paolo Sisto si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza per la Commissione bilancio, deputato Maino Marchi. Non essendo presente in Aula, si intende vi abbia rinunciato.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, visto che sono giunte ormai le ore 22,30, io le formalizzo la richiesta di rinviare a domani il seguito dell'esame del provvedimento, per garantire una maggiore integrità dello svolgimento del complesso degli emendamenti perché di fatto rimarrebbe interrotto. Le chiedo di mettere in votazione, pertanto, questo rinvio ad altra seduta.

  PRESIDENTE. Sulla richiesta, chiedo il parere al relatore per la maggioranza e, poi, un intervento a favore e uno contro. Prego, presidente Sisto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni si rimettono all'Assemblea.

  PRESIDENTE. Ci sono interventi a favore ? Prego, Sibilia.

  CARLO SIBILIA. Presidente, il MoVimento 5 Stelle è a favore della proposta formulata dal MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Interventi contro ? Prego, Rosato.

  ETTORE ROSATO. Presidente, noi abbiamo provato durante tutta la serata a cercare di trovare una composizione con i colleghi del MoVimento 5 Stelle rispetto a questo atteggiamento poco utile, ma prendiamo atto che si vuole forzare la mano. Non l'abbiamo voluta forzare noi. Prendiamo atto di questa decisione unilaterale del MoVimento 5 Stelle che ha obiettivi legittimi, quelli di far decadere questo decreto e il prossimo decreto. Io penso che non si faccia così l'opposizione, che ci sono altri modi per farla. Ne prendiamo atto e ne discuteremo in Conferenza dei presidenti di gruppo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta del deputato Crippa.

Pag. 51

  La Camera approva per 28 voti di differenza.
  A questo punto, il seguito della discussione del disegno di legge n. 2803-A e l'ulteriore argomento iscritto all'ordine del giorno sono rinviati alla seduta di domani.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, è stato stabilito che mercoledì 18 febbraio, alle ore 8,30, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Libia.
  Giovedì 19 febbraio, alle ore 14, avranno luogo le già previste Comunicazioni del Governo in materia di politica estera. L'eventuale seguito delle Comunicazioni sarà svolto congiuntamente al seguito dell'esame delle mozioni Palazzotto ed altri n. 1-00675, Rizzo ed altri n. 1-00625, Locatelli ed altri n. 1-00627 e Gianluca Pini ed altri n. 1-00699 concernenti iniziative per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
  L'organizzazione dei tempi per le Comunicazioni del Governo e per le dichiarazioni di voto sulle mozioni sul riconoscimento dello Stato della Palestina e sulle eventuali risoluzioni presentate sulle Comunicazioni del Governo sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.

Convocazione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro europea (InCE).

  PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con il Presidente del Senato della Repubblica, la delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare InCE è convocata nella giornata di giovedì 19 febbraio 2015, alle ore 8,15, presso il Senato della Repubblica, aula della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), per procedere all'elezione del presidente.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il deputato Ettore Guglielmo Epifani in sostituzione della deputata Paola De Micheli, entrata a far parte del Governo.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (22,30).

  TIZIANA CIPRINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie Presidente, intervengo per sollecitare una risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4/04124 e a quella più recente in Commissione lavoro n. 5/04572 del 23 gennaio 2015. Entrambe si riferiscono alla vicenda della Trafomec Europe di Tavernelle e di Piegaro in provincia di Perugia. In questi giorni è in corso un presidio di ex dipendenti davanti ai cancelli dell'azienda per bloccare merci e materiali, sia in entrata, che in uscita. Già dal 13 gennaio 2015 i lavoratori e i circa 59 ex dipendenti della Trafomec di Tavernelle hanno messo in atto uno sciopero per chiedere il rispetto degli impegni assunti in sede sindacale nell'aprile scorso nel corso di una lunga e complessa vertenza. In particolare, rivendicano il pagamento degli emolumenti a loro promessi e il rispetto del raggiungimento dei 120 dipendenti come pianta organica.
  Ad oggi, i lavoratori riassorbiti dalla nuova azienda sono poco sopra i cento. La criticità è data dal fatto che TrafoItalia, proprietaria dei capannoni di Tavernelle, dove opera la nuova Trafomec, in base all'accordo sottoscritto con sindacati, è fallita e Trafomec Europe, nonostante l'accordo Pag. 52che la vedeva garante anche delle buonuscite dei 59 ex-dipendenti della TrafoItalia, rifiuta di pagare quanto concordato poiché il tribunale fallimentare ne ha bloccato il pagamento.
  La vicenda è paradossale ed emblematica: l'azienda sfugge clamorosamente agli impegni assunti e ancora una volta sono le famiglie e i lavoratori a pagare il prezzo più alto delle crisi e delle cosiddette ristrutturazioni, rimanendo senza lavoro e senza le buonuscite promesse, con la conseguenza di innescare anche una inutile guerra tra poveri tra i dipendenti della nuova Trafomec Europe e gli ex-dipendenti, frustrati da un accordo di cui l'azienda per ora ha fatto carta straccia.
  Ed è per questo che sollecito una risposta urgente e un intervento fattivo del Governo perché c’è di mezzo il diritto al lavoro, la certezza degli accordi e dei patti. I lavoratori interessati la sollecitano e più volte hanno chiesto l'intervento del Governo a livello nazionale.

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, intervengo per parlare del problema degli uffici postali. Con la collega Ciprini, ieri, abbiamo presentato un'interrogazione proprio per segnalare questa problematica che si ripercuote, penso, in tutte le altre regioni d'Italia perché le scelte strategiche di Poste, di concerto con il MiSE, il Ministero dello sviluppo economico, hanno deciso in qualche modo di tagliare gli uffici postali, soprattutto i più piccoli, probabilmente anche per motivi di introiti. Il problema è che si crea un disservizio così importante che non può essere quantificato con un mancato introito per un ufficio postale. Riteniamo che sia fondamentale preservare alcuni presidi sul territorio soprattutto per gli anziani che magari usufruiscono di tali servizi. Anche se ci sono i servizi digitali, loro purtroppo hanno determinate abitudini e quelle chiusure causano un disservizio soprattutto per i paesi più piccoli. Quindi crediamo che sia importante un intervento da parte del Governo per fermare questa emorragia perché si crea un disservizio e si colpiscono nuovamente le fasce più deboli che non hanno voce in capitolo e che non riescono a difendersi.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, pensavamo di averle viste tutte, ma evidentemente ancora no. Il Presidente del Consiglio, nella sua arroganza o forse nella sua voglia di distribuire favori agli amici, ha pensato bene di fare una promozione del suo aeroporto, l'aeroporto di Firenze, mettendo nel piano aeroporti un provvedimento che sembra impensabile: mettere nel piano aeroporti l'aeroporto di Firenze insieme a quello di Pisa con una gestione unificata, quando sappiamo benissimo che l'Unione europea considera che siano aiuti di Stato per il singolo aeroporto indipendentemente dalla forma di gestione dell'aeroporto stesso. Quindi, noi presenteremo delle interrogazioni per far luce, perché qui si parla non soltanto, anzi per niente, di un ampliamento della pista, ma del rifacimento ex novo praticamente dell'aeroporto, con una pista totalmente diversa da quella attuale. Ci sembra assurdo che il Presidente del Consiglio si spinga a stanziare 150 milioni per un aeroporto che evidentemente è destinato ad avere un altro tipo di finalità sul panorama internazionale.

  SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Grazie Presidente, è di oggi la notizia che la magistratura ha deciso di indagare l'ospedale di Salerno in quanto ha sforato i tetti destinati agli straordinari di sette milioni e mezzo di euro nel 2014. Questo perché, purtroppo, c’è un blocco del turn over e, quindi, non Pag. 53potendo assumere nuovo personale, il personale già presente all'interno dell'ospedale è costretto a fare vari straordinari. Il problema però, su cui indagherà la magistratura, è che questo personale sanitario viene messo negli uffici amministrativi, invece di ricoprire determinati incarichi che dovrebbe ricoprire all'interno dell'ospedale, e che questi straordinari vengono dati sempre, più o meno, alle stesse persone. Ora, vede, questo è un problema che sta portando veramente a chiudere determinati reparti, a creare dei disservizi non indifferenti e a portare anche il personale a lavorare per turni umanamente impossibili, creando così dei disagi non indifferenti alle persone e all'utenza.
  Si spera che il presidente della regione, Caldoro, che dovrebbe avere anche la delega alla sanità, faccia finalmente qualcosa e, soprattutto, che a Salerno, ancora una volta, a risolvere i problemi non sia la magistratura – perché purtroppo a Salerno si avanti solo così, interviene solo, unicamente la magistratura – ma siano i responsabili politici che hanno tutto il diritto e il dovere di intervenire a fare qualcosa e, soprattutto, questa volta, visto che non si parla del semplice sindaco di Salerno decaduto, dove è intervenuta precedentemente la magistratura, ma si parla di salute e di sanità delle persone, a questo punto intervenga, facendo il prima possibile, perché così non si può continuare.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 18 febbraio 2015, alle 8,30:

  (ore 8,30 e al termine del punto 4)

  1. – Informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi della situazione in Libia.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 2803-A).
  — Relatori: Sisto (per la I Commissione) e Marchi (per la V Commissione), per la maggioranza; Invernizzi, di minoranza.

  3. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 1070 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BUEMI ed altri: Disciplina della responsabilità civile dei magistrati (Approvata dal Senato) (C. 2738).

   e delle abbinate proposte di legge: GOZI ed altri; LEVA ed altri; BRUNETTA; CIRIELLI (C. 990-1735-1850-2140).
  — Relatori: Leva, per la maggioranza; Colletti, di minoranza.

  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 22,40.

TESTO INTEGRALE DELLE RELAZIONI DEI DEPUTATI FRANCESCO PAOLO SISTO E MAINO MARCHI IN SEDE DI DISCUSSIONE DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2803-A

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. Il decreto-legge all'esame dell'Assemblea si compone di quattordici articoli – esclusa la disposizione sull'entrata in vigore – che dispongono la proroga di termini relativi a una pluralità di materie. Agli articoli del decreto-legge sono stati aggiunti, nel corso dell'esame in sede referente, cinque nuovi articoli. Quanto all'iter del provvedimento, ricordo che le Commissioni riunite I e V ne hanno avviato l'esame in sede referente nella seduta del 14 gennaio scorso, proseguendo la discussione nelle successive sedute e procedendo – nell'ambito dell'istruttoria Pag. 54legislativa – ad audizioni informali. Al testo è stato presentato un elevato numero di proposte emendative che sono state oggetto di esame da parte delle Commissioni, le quali hanno conferito mandato ai relatori a riferire in Assemblea in senso favorevole nella prima mattina di oggi, martedì 17 febbraio 2015. Sul testo sono stati acquisiti i prescritti pareri delle competenti Commissioni in sede consultiva. Passando al contenuto del provvedimento, come risultante dalle modifiche approvate dalle Commissioni riunite I e V, e mantenendo – nella mia illustrazione – la ripartizione degli articoli con il relatore per la V Commissione già seguita nel corso dell'esame in sede referente, ricordo che l'articolo 1 reca proroga di termini in materia di pubbliche amministrazioni. In particolare, il comma 1, lettera a), proroga al 31 dicembre 2015 il termine, già prorogato da ultimo al 31 dicembre 2014, per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato per le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, ivi compresi i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, le agenzie, gli enti pubblici non economici, gli enti indicati all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e gli enti di ricerca. La lettera b) proroga al 31 dicembre 2015 il termine, già prorogato da ultimo al 31 dicembre 2014, per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato, da parte di specifiche amministrazioni, in relazione alle cessazioni verificatesi negli anni dal 2009 al 2012.
  L'articolo 1, comma 2, proroga al 31 dicembre 2015 il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato nelle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, nelle agenzie e negli enti pubblici non economici, in relazione alle Cessazioni verificatesi nel 2013, previste dall'articolo 3, commi 1 e 2, del decreto-legge n. 90 del 2014 (che prevede limitazioni al turn over per determinate amministrazioni dello Stato ed altri enti per il quinquennio 2014-2018). L'articolo 1, commi 3 e 4, proroga al 31 dicembre 2015 le autorizzazioni alle assunzioni per gli anni 2013 (previste dall'articolo 1, comma 5, del decreto-legge n. 150 del 2013) e 2014 (previste dall'articolo 1, comma 464, della legge n.147 del 2013) adottate, per il comparto sicurezza-difesa e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in deroga alle percentuali del turn over indicate dalla legislazione vigente. Ai sensi del comma 5, le risorse per le assunzioni prorogate ai sensi dello stesso articolo 1, per le quali non sia stata presentata, entro la data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, apposita richiesta alle amministrazioni competenti, saranno utilizzate per la mobilità del personale degli enti di area vasta, ai sensi della legge n. 56 del 2014. Sono comunque fatte salve le assunzioni in favore dei vincitori di concorso, del personale in regime di diritto pubblico (di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001) e del personale non amministrativo degli enti di ricerca. Il successivo comma 6 dell'articolo 1 dispone che le province, per comprovate necessità, possono prorogare i contratti di lavoro a tempo determinato fino al 31 dicembre 2015 (in luogo del 31 dicembre 2014). L'articolo 1, comma 7 proroga al 31 dicembre 2015 i contratti di lavoro a tempo determinato, in essere alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame e con scadenza entro il 31 marzo 2015, stipulati dalla Agenzia Italiana del farmaco (AIFA) per l'attribuzione di funzioni dirigenziali. Dall'attuazione del comma non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e la relativa spesa è finanziata mediante le entrate derivanti dalla maggiorazione del 20 per cento delle tariffe e dei diritti spettanti al Ministero della sanità, all'Istituto superiore di sanità e all'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (le cui funzioni sono oggi attribuite all'INAIL), per prestazioni rese a richiesta e ad utilità di soggetti interessati. L'articolo 1, comma 8, proroga dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015 il termine per il completamento delle procedure concorsuali indette dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli Pag. 55e dall'Agenzia delle entrate per il reclutamento di dirigenti di seconda fascia.
  Il nuovo comma 8-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, estende dal 2015 al 2020 l'efficacia temporale di alcune norme di contenimento della spesa delle Agenzie fiscali previste dal decreto-legge n. 78 del 2010. In particolare le Agenzie fiscali, anche per il periodo 2016-2020, possono assolvere agli obblighi derivanti dalle norme di contenimento della spesa mediante riversamento al bilancio dello Stato dell'1 per cento delle dotazioni previste sui capitoli relativi ai costi di funzionamento, come stabilite dalla legge n. 192 del 2009.
  Il comma 8-ter, anch'esso aggiunto nel corso dell'esame in sede referente, precisa che detta estensione temporale si riferisce alle norme in materia di contenimento della spesa dell'apparato amministrativo vigenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, fatte salve le disposizioni in materia di locazione e manutenzione di immobili delle pubbliche amministrazioni, di cui al decreto-legge n. 66 del 2014.
  L'articolo 1, comma 9, consente al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di effettuare, nel 2015, assunzioni in deroga al blocco previsto dall'articolo 2, comma 11, del decreto-legge n. 95 del 2012, limitatamente ai profili professionali specialistici.
  L'articolo 1, comma 10, proroga al 31 dicembre 2015 le disposizioni che, per il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, collocato in posizione di comando o fuori ruolo presso gli organi costituzionali, presso gli uffici di diretta collaborazione dei Ministri nonché presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, prevedono, rispettivamente, che la spesa per tale personale resta a carico dell'amministrazione di appartenenza e la non applicazione della disposizione secondo cui possono essere collocate in posizione di comando o fuori ruolo, contemporaneamente, non più di cinque unità di personale di livello dirigenziale.
  Nel corso dell'esame in Sede referente è stato aggiunto il comma 10-bis che differisce al 31 dicembre 2015 il termine – attualmente fissato al 31 dicembre 2014 – entro il quale entrano in vigore le nuove norme in materia di progressione di carriera del personale direttivo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, dettate dall'articolo 47, comma 1, del decreto legislativo n. 217 del 2005.
  Il successivo comma 11 dell'articolo 1 proroga fino al 30 giugno 2015 la disposizione che consente al dirigente delegato di effettuare pagamenti e riscossioni utilizzando il conto di tesoreria dell'ex ASSI – UNIRE, la cui soppressione è stata disposta dal decreto-legge n. 95 del 2012, quando la struttura e le competenze di gestione dell'ippica sono state assorbite nell'ambito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
  In base ad emendamenti approvati in sede referente sono stati aggiunti i nuovi commi 11-bis ed 11-ter. Il primo proroga, dal 17 febbraio al 31 maggio 2015, il termine fino al quale (nelle more del completamento del trasferimento delle funzioni statali per la governance del Parco nazionale dello Stelvio alla regione Lombardia e alle province autonome di Trento e di Bolzano, previsto dall'articolo 11, comma 8, del decreto-legge 91/2014) sono prorogati i mandati del Presidente e del Direttore del Parco nazionale dello Stelvio; ed è a loro consentito svolgere le funzioni demandate agli organi centrali del consorzio di gestione del Parco, ad eccezione di quelle svolte dai revisori dei conti. Il comma 11-ter, a sua volta, proroga al 30 giugno 2015 l'incarico del Commissario liquidatore del Fondo gestione istituti contrattuali lavoratori portuali in liquidazione coatta amministrativa, di cui al comma 410 della legge di stabilità 2014.
  Il comma 12, affronta il tema dei cosiddetti precari della giustizia, posticipando dal 31 dicembre 2014 al 30 aprile 2015, come modificato in sede referente (il testo del decreto-legge individuava la data del 28 febbraio 2015) la data di conclusione dei periodi di perfezionamento concessi Pag. 56a coloro che avevano già completato un tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari. Il decreto-legge non quantifica gli oneri legati al prolungamento di due mesi del periodo di perfezionamento, ma stabilisce che ad esso si farà fronte ricorrendo alle risorse del Fondo Unico Giustizia.
  Ulteriori commi sono stati aggiunti nel corso dell'esame in sede referente. In particolare, il nuovo comma 12-bis prevede che le Regioni possano procedere alla proroga di tutti i contratti a tempo determinato fino alla conclusione delle relative procedure di stabilizzazione fermi restando i vincoli alla riduzione della spesa per il personale previsti dalla legge finanziaria 2007 (articolo 1, comma 557 della legge n. 296/2006).
  Il comma 12-ter proroga al 31 dicembre 2015 le disposizioni (di cui all'articolo 14 dell'O.P.C.M. 3891/2010) che consentono alle Regioni di avvalersi di personale, attraverso la proroga ovvero la stipula di nuovi contratti, al fine di assicurare, con carattere di continuità, il regolare svolgimento delle attività afferenti l'allertamento, il monitoraggio ed il coordinamento operativo delle strutture regionali che compongono il Servizio nazionale di protezione civile, prestate dal personale in servizio presso i Centri funzionali e presso le Sale operative regionali di protezione civile. Agli oneri conseguenti si provvede con le risorse a carico dei bilanci regionali, ai sensi del medesimo articolo 14.
  Il comma 12-quater proroga di sessanta giorni, per l'anno 2015, i termini relativi al procedimento di controllo dei rendiconti dei partiti politici, in considerazione dei tempi necessari per assicurare la piena funzionalità della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Il nuovo comma proroga altresì dal 30 novembre 2014 al 31 gennaio 2015 il termine per la presentazione da parte dei partiti delle richieste di accesso ai benefici delle agevolazioni fiscali per le contribuzioni volontarie private e del cd. «due per mille». Per l'anno 2015 l'accesso ai predetti benefici è riconosciuto ai partiti, in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente e che abbiano presentato la relativa richiesta alla Commissione di garanzia secondo le modalità individuate dalla Commissione medesima, anche in caso di mancata iscrizione, alla data del 31 gennaio 2015, nei registro dei partiti politici (iscrizione che presuppone la verifica da parte delle Commissione della presenza nello statuto degli elementi indicati dalla legge). A tal fine, la Commissione di garanzia trasmette all'Agenzia delle entrate, entro il 15 marzo 2015, l'elenco dei partiti che hanno presentato le richieste e le relative attestazioni. È infine previsto che fino al 31 dicembre 2015 ai partiti politici, che siano in possesso dei requisiti per l'accesso ai benefici ed abbiano presentato la relativa richiesta al 31 gennaio 2015, le disposizioni in materia di obblighi di trasparenza relativi ai finanziamenti o contributi inferiori a 100.000 euro (articolo 5, comma 3, decreto-legge n. 149 del 2013) si applichino anche in caso di mancata iscrizione nel registro alla data del finanziamento.
  L'articolo 2 del decreto-legge interviene sui termini in materia di giustizia amministrativa. Il comma 1 proroga due termini introdotti dal recente decreto-legge n.90 del 2014: in particolare, con la lettera a) il decreto agisce sul procedimento per la soppressione di alcune sezioni distaccate di TAR, prorogando dal 31 dicembre 2014 al 28 febbraio 2015 il termine entro il quale il Governo deve, sentito il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, presentare una relazione sull'organizzazione dei TAR (comprensiva di costi, personale, carichi di lavoro) e un conseguente piano di riorganizzazione, che individui eventualmente anche sedi da sopprimere. Ricordo che comunque, anche in assenza di tale documento, il predetto decreto-legge ha previsto che, a decorrere dal 1o luglio 2015, vi sia la soppressione delle sezioni staccate di TAR di Parma, Pescara e Latina. La lettera b) interviene sul processo amministrativo telematico per prorogare dal 1o gennaio 2015 al 1o luglio 2015 il termine a decorrere dal quale sarà obbligatorio procedere alla sottoscrizione Pag. 57con firma digitale di tutti gli atti e i provvedimenti del giudice, dei suoi ausiliari, del personale degli uffici giudiziari e delle parti.
  Nel corso dell'esame in sede referente è stato poi aggiunto il nuovo comma 1-bis, che riapre fino al 30 luglio 2015 i termini della procedura che consente agli enti locali, anche consorziati, alle unioni di comuni nonché alle comunità montane di richiedere al Ministero della giustizia il ripristino dell'ufficio del Giudice di pace posto sul loro territorio, e del quale è prevista la soppressione, con piena disponibilità a sostenerne i costi.
  Al ripristino si procede anche previo accorpamento di territori limitrofi compresi nel circondario di un unico tribunale. Si demanda ad uno o più decreti la determinazione delle piante organiche del personale di magistratura onoraria degli uffici ripristinati e al CSM la definizione delle relative procedure di trasferimento dei magistrati interessati. Si prevede che il Ministero della giustizia debba definire il quadro degli uffici del giudice di pace mantenuti entro il 28 febbraio 2016, valutando l'idoneità delle richieste avanzate dagli enti locali.
  Il nuovo articolo 2-bis, aggiunto in sede referente, proroga per il 2015, nel limite di 50 milioni di euro (con onere a carico del Fondo sociale per l'occupazione e formazione) l'incremento del 10 per cento dell'ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà (trattamento che passa, quindi, dal 60 per cento, ai sensi del decreto-legge n. 726/1984, al 70 per cento del trattamento retributivo perso a seguito della riduzione d'orario). Le risorse sono destinate prioritariamente ai trattamenti dovuti nell'anno 2015 in forza di contratti di solidarietà stipulati nell'anno 2014. L'articolo 2-ter inserito in sede referente, modifica l'articolo 49 della legge di riforma della professione forense (legge 247 del 2012) e proroga di due anni l'entrata in vigore della nuova disciplina dell'esame di abilitazione all'esercizio della professione di avvocato. Le nuove modalità di svolgimento dell'esame di Stato entreranno quindi in vigore a partire dalla sessione d'esame 2017, anziché dalla sessione 2015. Gli articoli 5 e 6 del decreto-legge recano proroghe di termini, rispettivamente in materia di beni culturali e di istruzione. In particolare, l'articolo 5, come modificato in sede referente, proroga al 30 settembre 2015 il termine, previsto dal decreto-legge «Destinazione Italia», che i comuni devono rispettare per ottenere il finanziamento dei progetti per l'attrattività turistica, articolati in uno o più interventi di valorizzazione e di accoglienza tra loro coordinati, anche in vista dell'EXPO 2015. Il nuovo comma 1-bis differisce fino al 31 dicembre 2017 le attività della Fondazione di studi universitari e di perfezionamento sul turismo (articolo 67, commi 2, 3 e 5 del decreto-legge 83/2012- legge n. 134 del 2012), estendendole al settore dei beni e delle attività culturali, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il comma 1-ter prevede che, entro 60 giorni alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, è adottato il nuovo statuto della Fondazione, che assume la denominazione di «Scuola dei beni e delle attività culturali e del turismo». Lo statuto è adottato con decreto del Ministro dei beni e delle attività e del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.
  L'articolo 6, comma 1, dispone la proroga – dal 31 dicembre 2014 al 30 settembre 2015 – del termine per le elezioni del Consiglio superiore della pubblica istruzione (CSPI) organo che doveva succedere al Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNPI) nonché la proroga – dal 30 marzo 2015 al 31 dicembre 2015 – del termine entro il quale sono da considerarsi non dovuti i pareri (obbligatori e facoltativi) dell'organo collegiale consultivo nazionale della scuola. Il comma 2 proroga il termine per procedere alle chiamate di professori associati per gli anni 2012 e 2013.
  Il nuovo comma 2-bis, introdotto in sede referente, eleva (da quattro) a 6 anni la durata complessiva (ossia, comprensiva di eventuali rinnovi) dei rapporti instaurati Pag. 58per il conferimento di assegni di ricerca (ex articolo 22, comma 3, legge n. 240 del 2010).
  Il comma 3, lettera a), estende agli studenti iscritti nell'anno accademico 2014-2015 presso le Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) la possibilità di fruire di determinati premi mentre la lettera b) estende agli anni accademici 2014-2015 e 2015-2016 la possibilità di attingere alle graduatorie nazionali ad esaurimento l'attribuzione degli incarichi di insegnamento a tempo indeterminato e determinato nelle istituzioni AFAM.
  Il comma 4 differisce ulteriormente il termine per l'affidamento dei lavori di riqualificazione e messa in sicurezza degli istituti scolastici statali, nonché quello per l'affidamento dei medesimi lavori nelle regioni nelle quali sono intervenuti provvedimenti di sospensione delle procedure a seguito di contenzioso. Al contempo, dispone che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca provvede al trasferimento delle risorse agli enti locali per permettere i pagamenti entro il 31 dicembre 2015 (e non più entro il 31 dicembre 2014), secondo gli stati di avanzamento dei lavori debitamente certificati. Il comma 5 proroga al 28 febbraio 2015 il termine per l'affidamento dei medesimi lavori a valere sulle risorse-assegnate dal CIPE. Il nuovo comma 5-bis differisce (dal 31 dicembre 2014) al 31 dicembre 2015 il termine di durata dei poteri derogatori attribuiti ai sindaci e ai presidenti delle province, che operano in qualità di commissari governativi, per l'attuazione degli interventi di riqualificazione e messa in sicurezza delle istituzioni scolastiche statali (di cui all'articolo 18, comma 8-ter-8-sexies, del decreto-legge n. 69 del 2013 legge n. 98 del 2013).
  Il comma 6 proroga al 31 marzo 2015 il termine per l'indizione del primo corso-concorso nazionale per il reclutamento di dirigenti scolastici, previsto per le esigenze di copertura di posti vacanti nelle regioni nelle quali sia esaurita la graduatoria del concorso del 2011.
  Il nuovo comma 6-bis differisce al 31 dicembre 2015 i rapporti convenzionali in essere attivati dall'ufficio scolastico provinciale di Palermo a seguito del subentro dello Stato nei compiti degli enti locali (ex articolo 8 della legge n. 124 del 1999), e prorogati ininterrottamente (fino al 31 dicembre 2014), per lo svolgimento di funzioni corrispondenti a quelle di collaboratore scolastico.
  Il nuovo comma 6-ter prevede l'attivazione di un tavolo di confronto fra le amministrazioni interessate, gli enti locali e le organizzazioni rappresentative dei lavoratori interessati per individuare, entro il 31 dicembre 2015, soluzioni normative o amministrative ai problemi occupazionali connessi. L'articolo 9 del decreto-legge reca proroga di termini in materia ambientale ed alcuni termini previsti dal decreto sono stati oggetto di modifica in sede referente. In particolare, il comma 1 proroga fino al 31 dicembre 2015 (nel testo del decreto-legge il termine era prorogato al 30 giugno 2015) il termine di entrata in vigore del divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti (urbani e speciali) con PCI (Potere-calorifico inferiore) superiore a 13.000 KJ/Kg. Il comma 2 proroga al 30 giugno 2015 (il testo del decreto-legge prorogava al 28 febbraio 2015) il termine entro cui deve intervenire la pubblicazione del bando di gara o l'affidamento dei lavori di messa in sicurezza del territorio, pena la revoca del finanziamento statale previsto dal comma 111 dell'articolo unico della legge di stabilità 2014 (legge n. 147 del 2013). Il comma 3 proroga fino al 31 dicembre 2015 il periodo in cui continuano ad applicarsi gli adempimenti e gli obblighi relativi alla responsabilità della gestione dei rifiuti, al catasto dei rifiuti, ai registri di carico e scarico, nonché al trasporto dei rifiuti, antecedenti alla disciplina relativa al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti-SISTRI.
  Viene specificato inoltre che le sanzioni concernenti l'omissione dell'iscrizione al SISTRI e del pagamento del contributo per l'iscrizione stessa si applicano a decorrere dal 1o aprile 2015 (il decreto prevedeva dal Pag. 591o febbraio 2015), mentre le altre sanzioni relative al SISTRI non si applicano per tutto il periodo fino al 31 dicembre 2015.
  Il comma 4 proroga al 30 settembre (il decreto prorogava al 28 febbraio 2015) il termine per l'attivabilità della procedura di esercizio del potere sostitutivo del Governo, anche con la nomina di appositi commissari straordinari, al fine di accelerare la progettazione e la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione oggetto di procedura di infrazione o di provvedimento di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea in ordine all'applicazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane.
  Sono stati poi aggiunti in sede referente commi aggiuntivi al 4. In particolare, il comma 4-bis è volto ad aumentare da 60 a 120 giorni dalla pubblicazione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del Parco Tecnologico nonché del progetto preliminare della relativa documentazione, il termine entro cui la Sogin S.p.A. promuove un Seminario nazionale, in cui sono approfonditi tutti gli aspetti tecnici relativi al Parco Tecnologico, nell'ambito delle attività di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi.
  I commi 4-ter e 4-quater differiscono al 31 dicembre 2015 il termine della gestione da parte dei comuni della Regione Campania delle attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata. Il comma 4-quater precisa che tale differimento è disposto nelle more della riorganizzazione del ciclo dei rifiuti nella Regione Campania.
  Il comma 4-quinquies differisce dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015 gli effetti dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3554 del 2006, che reca disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare la grave situazione di emergenza, determinatasi nello stabilimento Stoppani sito nel comune di Cogoleto in provincia di Genova. Alla copertura degli oneri derivanti dall'attuazione della disposizione si provvede nei limiti delle risorse già previste per la copertura finanziaria della richiamata ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3554. Nel corso dell'esame in sede referente è stato aggiunto l'articolo 9-bis volto a prevedere che la Commissione istruttoria per l'autorizzazione integrata ambientale – IPPC in carica al 31 dicembre 2014 continui ad operare nelle proprie funzioni fino al momento del subentro dei nuovi componenti nominati con un successivo decreto. Lo stesso articolo precisa che resta ferma la possibilità di rinnovo dopo l'originaria scadenza, fissata con il decreto del Ministro dell'ambiente con cui, in attuazione dell'articolo 10, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 90/2007, sono stati nominati i membri della Commissione e disciplinato il funzionamento della Commissione stessa.
  L'articolo 13 differisce ulteriormente, al 1o gennaio 2016, l'applicazione alle federazioni sportive riconosciute dal CONI delle norme in materia contenimento della spesa a carico delle amministrazioni pubbliche. Agli oneri derivanti dalla medesima disposizione si provvede nell'ambito degli stanziamenti già autorizzati a legislazione vigente.
  L'articolo 14 dispone che, nelle more del riordino delle funzioni delle province e per assicurare la continuità delle attività relative alla realizzazione degli interventi cofinanziati dai fondi strutturali europei 2007-2013, i centri per l'impiego possono prorogare, fino al 31 dicembre 2015, i contratti di affidamento di servizi per l'impiego e le politiche attive in scadenza a partire dal 1o gennaio 2015 attraverso (per la parte riguardante le spese ammissibili ai fondi strutturali) le risorse dei programmi operativi FSE 2007-2013 delle regioni interessate.
  Nel corso dell'esame in sede referente è stato aggiunto il comma 1-bis che interviene sulle disposizioni introdotte dalla legge di stabilità per il 2015 (articolo 1, commi 418-419) che definiscono il concorso delle province e delle città metropolitane al contenimento della spesa pubblica, attraverso una riduzione della spesa Pag. 60corrente di tali enti di 1.000 milioni di euro per l'anno 2015, di 2.000 milioni per l'anno 2016 e di 3.000 milioni a decorrere dall'anno 2017. A tal fine è richiesto che ciascuna provincia e città metropolitana versi un ammontare di risorse pari ai predetti risparmi di spesa ad apposito capitolo di entrata del bilancio dello Stato. In particolare, il comma amplia dal 15 febbraio al 31 marzo 2015 il termine entro il quale deve essere emanato il decreto del Ministero dell'interno (con il supporto tecnico della Società per gli studi di settore – SOSE Spa, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali) che stabilisce l'ammontare della riduzione della spesa corrente che ciascun ente deve conseguire; posticipa dal 30 aprile al 31 maggio il termine entro il quale l'Agenzia delle entrate provvede al recupero delle somme nei confronti delle province e delle città metropolitane interessate in caso di mancato versamento all'entrata del bilancio dello Stato (a valere sui versamenti dell'imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, all'atto del riversamento del relativo gettito alle province e alle città metropolitane medesime ovvero, in caso di incapienza, a valere sui versamenti dell'imposta provinciale di trascrizione, in tal caso secondo le modalità definite con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell'interno). L'articolo 15 reca la consueta clausola di entrata in vigore.

  MAINO MARCHI, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Nella mia relazione, mi soffermerò sugli articoli di prevalente competenza della Commissione bilancio, ossia sugli articoli 3, 3-bis, 4, 7, 8, 10, 10-bis, 11 e 12.
  Con riferimento all'articolo 3, recante proroga di termini in materia di sviluppo economico, il comma 1, come modificato nel corso dell'esame in sede referente, proroga al 1o luglio 2016 il termine a decorrere dal quale le imprese produttrici saranno tenute a vendere, ai distributori al dettaglio, apparecchi televisivi con il nuovo standard di trasmissione televisiva digitale terrestre «di seconda generazione», destinato a sostituire la tecnologia attualmente in uso, consentendo altresì di utilizzare tutti gli standard tecnologici per la codifica dell'audio e del video digitale approvate nell'ambito dell'Unione internazionale delle comunicazioni (ITU) e non solo quelli di codifica MPEG-4 prevista dalla normativa vigente. Allo stesso tempo, viene prorogato al 1o gennaio 2017 il termine a decorrere dal quale i distributori al dettaglio dovranno vendere apparecchi televisivi con la medesima tecnologia, mentre per le successive evoluzioni tecnologiche delle codifiche, queste risulteranno obbligatorie solo dopo 18 o 24 mesi dall'approvazione ITU, per la vendita rispettivamente ai distributori e ai consumatori. Si rimette infine ad un regolamento dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni l'indicazione delle codifiche da considerarsi tecnologicamente superate.
  Il comma 2 proroga le procedure per l'accesso al credito d'imposta per la realizzazione degli investimenti per la banda ultralarga previsto dall'articolo 6 del decreto-legge «Sblocca-Italia» (decreto-legge n. 133 del 2014). In particolare si proroga dal 31 gennaio 2015 al 31 marzo 2015 il termine per la presentazione delle manifestazioni d'interesse da parte degli operatori attraverso la prenotazione per l'effettuazione di un intervento in una delle aree geografiche suscettibili di intervento indicate nel sito web del Ministero dello sviluppo economico. Si prevede che il relativo progetto esecutivo debba essere trasmesso al Ministero entro il 31 maggio 2015 anziché entro tre mesi dalla prenotazione e, infine, si proroga dal 30 aprile al 15 giugno 2015 il termine per la pubblicazione sul sito del Ministero delle aree oggetto di intervento e di quelle ancora «disponibili» per l'intervento.
  Il comma 3 proroga dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015 il divieto di incroci proprietari che impedisce ai soggetti che esercitano l'attività televisiva in ambito nazionale su qualunque piattaforma, i quali conseguono ricavi superiori all'8 per cento del SIC (sistema integrato delle comunicazioni), e alle imprese del Pag. 61settore delle comunicazioni elettroniche che detengono una quota superiore al 40 per cento dei ricavi di detto settore, di acquisire partecipazioni in imprese editrici di quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di quotidiani, esclusi i quotidiani diffusi unicamente in modalità elettronica.
  Il comma 3-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, proroga al 30 settembre 2015 il termine entro cui devono entrare in esercizio, per essere ammessi alle tariffe incentivanti, gli impianti fotovoltaici iscritti nel registro del Gse in posizione tale da rientrare nei volumi incentivabili ai fini degli incentivi del quinto Conto energia, da realizzarsi in zone colpite da eventi calamitosi negli anni 2012 e 2013. La finalità della proroga è di favorire il completamento di programmi realizzativi nelle aree colpite da eventi calamitosi di cui alle delibere del Consiglio dei ministri del 10 luglio 2014.
  I commi 3-ter e 3-quater, introdotti nel corso dell'esame in sede referente, intervengono in materia di gare d'ambito per la distribuzione del gas naturale. In particolare, il comma 3-ter proroga al 31 dicembre 2015 il termine oltre il quale si applica il prelievo del 20 per cento delle somme spettanti agli enti locali a seguito della gara d'ambito, nei casi in cui gli Enti locali concedenti non abbiano rispettato i termini per la scelta della stazione appaltante relativamente ad alcuni ambiti territoriali (primo e secondo raggruppamento). Il comma 3-quater proroga fino all'11 luglio 2015 il termine, già più volte prorogato, per l'intervento sostitutivo della Regione in caso di mancata pubblicazione del bando di gara da parte dei Comuni, per gli ambiti territoriali del primo raggruppamento. Dalla proroga sono esclusi gli ambiti in cui almeno il 15 per cento dei punti di riconsegna è situato nei comuni colpiti dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012.
  I commi 3-quinquies e 3-sexies, introdotti nel corso dell'esame, intervengono in materia di determinazione del periodo di riferimento per gli obblighi in capo ai soggetti che immettono gas naturale nella rete nazionale. In particolare, il comma 3-quinquies posticipa dal 1o aprile al 1 o ottobre 2014 la data di inizio dell'anno convenzionale (e dunque proroga la fine di tale anno dal 31 marzo 2015 al 30 settembre 2015), quale periodo di riferimento ai fini dell'attestazione della quota di mercato all'ingrosso del gas naturale da parte di ciascun soggetto che immette lo stesso nella rete nazionale. Il comma 3-sexies modifica direttamente la disposizione del decreto legislativo n. 130/2010 (cosiddetto «decreto stoccaggi») che fissa le date dell'anno convenzionale per l'obbligo di attestazione della quota di mercato all'ingrosso del gas naturale, facendo coincidere lo stesso con l'anno termico, che decorre dal 1o ottobre al 30 settembre dell'anno successivo. Il comma 3-septies, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, conferma il finanziamento per il 2015 per la proroga di 24 mesi della cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) per cessazione di attività al fine di consentire il completamento dei piani di gestione degli esuberi di personale relativi al 2014 e incrementa di 55 milioni di euro il relativo limite massimo di spesa già previsto (pari a 60 milioni di euro).
  L'articolo 3-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, sospende fino al 31 dicembre 2015 l'efficacia della norma della legge di stabilità 2015 che ha esteso alle imprese fino a 499 dipendenti la platea dei soggetti beneficiari degli interventi del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.
  Relativamente all'articolo 4, recante proroghe di termini di competenza del Ministero dell'interno, il comma 1 proroga all'anno 2015 l'applicazione delle procedure previste per lo scioglimento dei consigli degli enti locali nei casi di mancata approvazione del bilancio nei termini previsti, ai sensi dell'articolo 141, comma 1, lettera c), del TUEL, e per l'attribuzione al prefetto dei relativi poteri sostitutivi ai fini dell'approvazione del bilancio di previsione e della verifica della salvaguardia degli equilibri di bilancio.
  Il comma 2, come modificato in sede referente, proroga di dieci mesi, vale a dire fino al 31 ottobre 2015, il termine fissato Pag. 62per l'adeguamento alla normativa antincendio delle strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre 25 posti letto, esistenti alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale 9 aprile 1994, e in possesso dei requisiti per l'ammissione al piano straordinario biennale di adeguamento antincendio, approvato con decreto ministeriale 16 marzo 2012.
  I commi 2-bis e 2-ter, introdotti nel corso dell'esame in sede referente, differiscono di 2 anni, vale a dire al 7 ottobre 2016, il termine per l'assolvimento degli adempimenti relativi alla prevenzione degli incendi prescritti dagli articoli 3 e 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 2011, da parte dei soggetti (enti e privati) responsabili delle c.d. nuove attività (vale a dire quelle attività che non erano assoggettate alle disciplina di prevenzione incendi prima del decreto del Presidente della Repubblica 151/2011 medesimo) che risultavano già esistenti alla data di pubblicazione del decreto. L'applicazione del differimento di termini è limitata ai soggetti che provvedono agli adempimenti di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 151 entro 8 mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, fermi restando gli adempimenti previsti dall'articolo 4 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica.
  Il comma 3 proroga di un anno, al 31 dicembre 2015, il termine per l'utilizzo delle risorse disponibili sulle contabilità speciali intestate alle tre province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani, al fine di consentire l'adempimento delle obbligazioni assunte su tali risorse nonché di agevolare il flusso dei pagamenti in favore delle imprese.
  Il comma 4 proroga dal 31 dicembre 2014 al 30 giugno 2015 il termine entro il quale è ammesso l'impiego di guardie giurate nel contrasto alla pirateria a bordo delle navi mercantili italiane in acque internazionali, ancorché non abbiano frequentato i previsti corsi tecnico-pratici previsti dalla legge.
  Il comma 5 dispone che le province che, alla data del 31 dicembre 2014 non abbiano ancora approvato il bilancio di previsione 2014, debbano provvedere entro il termine del 28 febbraio 2015.
  I commi 5-bis e 5-ter, introdotti nel corso dell'esame in sede referente, recano ulteriori disposizioni relative alle province per l'anno 2015. In particolare, il comma 5-bis conferma anche per tale anno l'applicazione dei criteri per il riparto del fondo sperimentale di riequilibrio per le province già adottati negli anni precedenti con decreto del Ministro dell'interno 4 maggio 2012. Sono altresì confermati i criteri adottati nel 2014 per la determinazione dei trasferimenti erariali non fiscalizzati per l'anno 2015 da corrispondere alle province appartenenti alla regione Sicilia e alla regione Sardegna. Il comma 5-ter interviene in materia di riparto tra gli enti delle riduzioni di spesa corrente richieste al comparto delle province e delle città metropolitane dalla legge di stabilità per il 2015, prevedendo che il 90 per cento delle riduzioni di spesa sono a carico degli enti appartenenti alle Regioni a statuto ordinario e il restante 10 per cento è a carico degli enti delle Regioni Sicilia e Sardegna.
  Il comma 5-quater, anch'esso introdotto nel corso dell'esame in sede referente, interviene sulla disciplina prevista dalla legge di stabilità 2014 per gli enti locali che si trovano in difficoltà finanziarie suscettibili di provocarne il dissesto. In particolare, viene modificato il comma 573 della legge n. 147 del 2013, relativo alla possibilità nell'anno 2014, per gli enti che hanno avuto il diniego d'approvazione da parte del consiglio comunale del piano di riequilibrio finanziario e che non abbiano, tuttavia, ancora dichiarato il dissesto finanziario, di riproporre la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale prevista dal testo unico sull'ordinamento degli enti locali entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della norma. Il comma 5-bis prevede che i soggetti interessati dalla norma siano, anziché gli enti locali il cui piano di riequilibrio non sia stato approvato dal consiglio comunale, «gli enti Pag. 63locali che alla data di entrata in vigore della presente disposizione non abbiano ancora presentato il piano di riequilibrio» entro il termine di 90 giorni previsto dalla normativa e che, inoltre, tali enti possano riproporre tale piano entro il 30 giugno 2015 (anziché entro il termine di 120 giorni sopradetto). Viene inoltre modificato il comma 573-bis della medesima legge n. 147 del 2013, nella parte in cui questo consente, per l'anno 2014, la facoltà di riproporre entro il termine di 120 giorni un nuovo piano per quegli enti locali che hanno avuto il diniego da parte della Corte dei conti del piano di riequilibrio finanziario pluriennale presentato; tale termine viene prorogato al 30 giugno 2015.
  Il comma 6, al fine di assicurare la prosecuzione del concorso delle Forze armate nel controllo del territorio, proroga, limitatamente al primo trimestre 2015, l'operatività del piano di impiego operativo di cui al comma 1 dell'articolo 7-bis del decreto-legge n. 92 del 2008, concernente l'utilizzo di un contingente massimo di tremila unità di personale militare appartenente alle Forze armate per il controllo del territorio in concorso e congiuntamente alle Forze di polizia. Il richiamato contingente è altresì posto a disposizione dei prefetti delle province della regione Campania, nell'ambito delle operazioni di sicurezza e di controllo del territorio finalizzate alla prevenzione dei delitti di criminalità organizzata e ambientale. Per quanto concerne la copertura finanziaria della disposizione, il comma in esame quantifica in 10 milioni di euro il costo della norma relativamente al periodo 1o gennaio – 31 marzo 2015; a tale spesa si provvede mediante ricorso alle risorse finanziarie che la legge di stabilità per l'anno 2015 ha stanziato per la prosecuzione del concorso delle Forze armate alle operazioni di sicurezza e di controllo del territorio nelle province della Campania per l'anno 2015.
  Il comma 6-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, differisce al 31 dicembre 2015 i termini entro i quali diventa obbligatoria la gestione in forma associata delle funzioni fondamentali dei piccoli comuni.
  Il comma 6-ter, anch'esso introdotto nel corso dell'esame in sede referente, proroga dal 30 giugno 2015 al 31 dicembre 2015 il termine di entrata in vigore delle disposizioni che consentono anche ai cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea, purché regolarmente soggiornanti in Italia, di utilizzare dichiarazioni sostitutive limitatamente agli stati, alle qualità personali e ai fatti certificabili o attestabili da parte di soggetti pubblici italiani.
  Con riferimento all'articolo 7, che reca proroga di termini in materia sanitaria, il comma 1 proroga dal 31 dicembre 2014 al 30 giugno 2015 il termine entro cui i servizi trasfusionali e le unità di raccolta del sangue e degli emocomponenti devono completare le procedure di autorizzazione e accreditamento richieste.
  Il comma 2 reca numerose proroghe incidenti sul decreto legislativo n. 178 del 2012 di riorganizzazione della Croce Rossa. In particolare, la trasformazione della Associazione italiana della Croce Rossa (CRI) in persona giuridica di diritto privato è prorogata di un anno, dal 1o gennaio 2015 al 1o gennaio 2016. Conseguentemente, dal 1o gennaio 2016, fino alla data della sua liquidazione, la CRI assume la denominazione di «Ente strumentale alla Croce Rossa italiana», mantenendo la personalità giuridica di diritto pubblico come ente non economico, sia pure non più associativo, con la finalità di concorrere temporaneamente allo sviluppo dell'Associazione. È inoltre posticipato di un anno, dal 1o gennaio 2015 al 1o gennaio 2016, il subentro dell'Associazione di diritto privato in tutte le convenzioni in essere con la CRI alla data del 1o gennaio 2016. Conseguentemente, slittano di un anno anche tutti i termini fissati dal decreto legislativo n. 178 del 2012 in materia di patrimonio e di personale della CRI. Nel corso dell'esame in sede referente, si è intervenuti sulla disposizione che proroga di un anno, dal 31 dicembre 2016 al 31 dicembre 2017, il termine entro il quale un contingente di personale del Pag. 64Corpo militare in servizio attivo, stabilito in trecento unità, transita nel ruolo civile della CRI e quindi dell'Ente; è stato in particolare previsto che metà del suddetto contingente deve essere costituito da personale appartenente al Corpo militare in servizio alla data del 31 dicembre 2014 che, per effetto di richiami ai sensi dell'articolo 1668 del codice dell'ordinamento militare, è senza soluzione di continuità in servizio almeno a far data dal 1o gennaio 2007. Ai sensi del comma 2-bis, introdotto in sede referente, trovano applicazione nei confronti del personale della Croce Rossa Italiana le disposizioni della legge di stabilità per il 2015 2015 sul collocamento e l'inquadramento del personale delle province a seguito della soppressione delle stesse.
  Il comma 3 proroga di un anno, dal 1o gennaio 2015 al 1o gennaio 2016, il termine entro cui effettuare la ridefinizione del sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco (azienda farmaceutica, grossista, farmacista).
  Il comma 4 proroga di un anno, dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015, la validità delle tariffe massime di riferimento, fissate dal decreto ministeriale 18 ottobre 2012, per la remunerazione delle prestazioni di assistenza ospedaliera per acuti, di assistenza ospedaliera di riabilitazione, di lungodegenza post acuzie e di assistenza specialistica ambulatoriale.
  Il comma 4-bis, introdotto in sede referente, proroga dal 2015 al 2016 il termine entro il quale le regioni devono provvedere, nella percentuale del 90 per cento, alla sostituzione del formato cartaceo delle prescrizioni mediche di farmaceutica e specialistica a carico del Servizio sanitario nazionale con equivalenti in formato elettronico.
  Il comma 4-ter, introdotto in sede referente, proroga al 31 dicembre 2015 la concessione del contributo per il sostegno al progetto pilota per il trattamento di minori vittime di abuso e sfruttamento sessuale aggiudicato al Dipartimento di pediatria e Neuropsichiatria infantile dell'università «La Sapienza», per il Servizio di Assistenza, Cura e Ricerca sull'Abuso per l'infanzia. Al conseguente onere, pari a 100 mila euro, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2015.
  Il comma 4-quater, anch'esso introdotto in sede referente, dispone il differimento dell'efficacia, a decorrere dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame e fino al 31 dicembre 2016, delle disposizioni che disciplinano i requisiti per il trasferimento della titolarità di farmacia di cui all'articolo 12 della legge n. 475 del 1968, attualmente in vigore. Si stabilisce, in particolare, che fino alla predetta data, per acquisire la titolarità di una farmacia, il solo requisito richiesto è l'iscrizione all'albo dei farmacisti. Vengono escluse dall'applicazione della norma le sedi oggetto del concorso straordinario di cui all'articolo 11 del decreto-legge n. 1 del 2012.
  Relativamente all'articolo 8, che reca proroga di termini in materia di infrastrutture e trasporti, il comma 1 prevede la proroga sino al 31 dicembre 2015 del termine per l'emanazione del decreto con cui, in esecuzione di quanto disposto dall'articolo 2, comma 3, del decreto-legge n. 40 del 2010, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e previa intesa con la Conferenza unificata, adotta disposizioni attuative tese ad impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio di taxi e del servizio di noleggio con conducente.
  Il comma 2 proroga di uno o due mesi le scadenze contemplate dal decreto-legge «Sblocca Italia» (decreto-legge n. 133 del 2014) per la cantierabilità e l'appaltabilità delle opere (elencate nelle lettere a) e b) del comma 2 dell'articolo 3 del decreto-legge n. 133 del 2014) cui sono destinati i finanziamenti autorizzati dall'articolo 3 del medesimo decreto-legge a valere sul Fondo cosiddetto «sblocca-cantieri». Il termine di cui alla lettera a), che richiede la cantierabilità degli interventi entro il 31 dicembre 2014, è prorogato al 28 febbraio Pag. 652015. I termini fissati dalla successiva lettera b), che richiede l'appaltabilità degli interventi entro il 31 dicembre 2014 e la loro cantierabilità entro il 30 giugno 2015, sono prorogati rispettivamente al 28 febbraio 2015 e, a seguito delle modifiche apportate in sede referente, al 31 agosto 2015.
  Il comma 3, come modificato in sede referente, proroga di due anni, ossia fino al 31 dicembre 2016, la disciplina (di cui all'articolo 26-ter del decreto-legge n. 69 del 2013, cd. «decreto del fare») che prevede la corresponsione in favore dell'appaltatore, nei contratti relativi a lavori, di un'anticipazione pari ad una percentuale dell'importo contrattuale, in deroga ai divieti vigenti di anticipazione del prezzo. Il comma 3-bis, introdotto in sede referente, aumenta la predetta percentuale, fino al 31 dicembre 2015, dal 10 per cento al 20 per cento dell'importo contrattuale; la disposizione si applica con esclusivo riferimento ai contratti di appalto relativi a lavori affidati a seguito di gare bandite o di altra procedura di affidamento avviata successivamente all'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame.
  Il comma 3-ter, introdotto in sede referente, prevede che la nuova disciplina per la centralizzazione delle procedure di acquisizione di lavori, servizi e forniture, per tutti i comuni non capoluogo di provincia, attraverso forme di aggregazione, si applichi dal 1o settembre 2015. Ai sensi del comma 3-quater, la norma non si applica alle procedure già avviate alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame.
  Il comma 4 proroga di tre mesi, ossia fino al 31 marzo 2015, il termine per l'adozione, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del decreto che dovrà stabilire i criteri e le modalità per la determinazione della somma da corrispondere all'ANAS S.p.A. ai fini dell'autorizzazione all'apertura di nuovi accessi su strade affidate alla gestione della medesima società.
  Il comma 5 proroga dal 31 dicembre 2014 al 30 giugno 2015 il termine per l'emanazione del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti chiamato a disciplinare la revisione delle macchine agricole. Conseguentemente, è prorogato dal 30 giugno 2015 al 31 dicembre 2015 il termine a decorrere dal quale il decreto ministeriale dovrà prevedere la revisione obbligatoria delle macchine agricole in circolazione in ragione della loro vetustà con precedenza per quelle immatricolate prima del 1o gennaio 2009.
  Il comma 5-bis, introdotto in sede referente, proroga al 31 dicembre 2015 il termine per l'entrata in vigore dell'obbligo dell'abilitazione all'uso delle macchine agricole, in attuazione di quanto disposto dall'accordo 22 febbraio 2012, n. 53.
  Il comma 6 proroga al 30 giugno 2015 il termine, già fissato al 31 dicembre 2014, per l'applicazione della disposizione in base alla quale alle autoscuole è consentito, secondo criteri uniformi fissati con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di demandare la formazione dei conducenti per il conseguimento di tutte le categorie di patenti, anche speciali, fatta eccezione per quella di categoria B e dei documenti di abilitazione e di qualificazione professionale, a un centro di istruzione automobilistica, costituito da più autoscuole consorziate.
  Il comma 7 prevede che i contratti di programma sottoscritti tra ENAC e società di gestione aeroportuale siano approvati con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 133 del 2014 (cosiddetto decreto «Sblocca Italia») e non entro sessanta giorni come in precedenza previsto.
  Il comma 8, come modificato in sede referente, proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2015, la disciplina transitoria prevista dall'articolo 189, comma 5, del codice dei contratti pubblici, in base alla quale, ai fini della qualificazione come contraente generale, il possesso dei requisiti di adeguata idoneità tecnica ed organizzativa può essere sostituito dal solo possesso delle attestazioni rilasciate dalle società organismi di attestazione (SOA) Pag. 66per importo illimitato a seconda delle categorie di opere generali presenti nelle varie classificazioni.
  Il comma 9 proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2015, la possibilità, per i contraenti generali, di documentare l'esistenza dei requisiti a mezzo copia conforme delle attestazioni SOA possedute.
  Il comma 10 proroga i termini – stabiliti dall'articolo 5, comma 1, del decreto-legge n. 133 del 2014 (decreto «sblocca Italia») – per l'aggiornamento o la revisione delle concessioni autostradali anche mediante l'unificazione di tratte interconnesse, contigue ovvero tra loro complementari, ai fini della loro gestione unitaria. In base ai nuovi termini, entro il 30 giugno 2015 (in luogo del 31 dicembre 2014) i concessionari devono sottoporre al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti le modifiche del rapporto concessorio e il nuovo piano economico-finanziario, mentre entro il 31 dicembre 2015 (anziché il 31 agosto 2015) deve essere stipulato un atto aggiuntivo o una nuova convenzione unitaria.
  Il comma 10-bis, introdotto in sede referente, interviene in materia di sospensione dell'esecuzione delle procedure esecutive di rilascio per finita locazione. In particolare, la disposizione consente al giudice – nelle more del riparto delle risorse relative al 2015 del «Fondo nazionale locazioni» e della loro effettiva attribuzione alle regioni, e comunque fino al 120o giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto – di disporre, su richiesta della parte interessata e al fine di consentire il passaggio da casa a casa, la sospensione dell'esecuzione delle procedure esecutive di rilascio per finita locazione di cui all'articolo 4, comma 8, del decreto-legge 150/2013. Ai fini della determinazione della misura dell'acconto IRPEF dovuto per l'anno 2016, non si tiene conto dei benefici fiscali derivanti dalle citate sospensioni. Ai relativi oneri, pari a 4,3 milioni di euro per l'anno 2016, si provvede mediante utilizzo del fondo di parte corrente iscritto nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, costituito con le risorse derivanti dalla procedura di riaccertamento dei residui passivi del bilancio dello Stato, ai sensi dell'articolo 49, comma 2, lettere a) e b), del decreto-legge n. 66 del 2014.
  Con riferimento all'articolo 10, che reca proroga di termini in materia economica e finanziaria, il comma 1 proroga ulteriormente, dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015, il termine ultimo per lo svolgimento delle attività del Commissario liquidatore dell'Agenzia per lo svolgimento dei Giochi olimpici Torino 2006.
  Il comma 2 proroga al 31 dicembre 2015 il termine per l'adozione del decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, per la determinazione della tassazione applicabile ai combustibili impiegati negli impianti cogenerativi (produzione combinata di energia elettrica e calore).
  Il comma 3 proroga di un anno, al 31 dicembre 2015, in relazione a finanziamenti forniti dalla Banca d'Italia alle banche, la speciale disciplina derogatoria – disposta dall'articolo 8, comma 30, del decreto-legge n. 201 del 2011 – concernente il regime di opponibilità della garanzia, prestata mediante cessione o pegno di credito, al debitore e al terzo. In tali ipotesi si deroga infatti ai requisiti di opponibilità della garanzia richiesti dal codice civile e dalla legge speciale, ritenendo sufficiente la sottoscrizione del contratto di garanzia.
  Il comma 4 posticipa dal 31 dicembre 2014 al 30 aprile 2015 i termini previsti dall'articolo 15 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 44, in materia di autorizzazione, funzionamento e trasparenza dei gestori di fondi di investimento alternativi (GEFIA) che gestiscono e/o commercializzano FIA nell'Unione europea, per consentire l'emanazione del regolamento necessario affinché le società di gestione del risparmio che gestiscono FIA italiani o che abbiano istituito Organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr), nonché i depositari dei relativi beni, possano effettuare gli adempimenti richiesti dalle Pag. 67disposizioni di recepimento della direttiva 2011/61/UE e darne comunicazione alla Banca d'Italia e alla Consob.
  Il comma 4-bis, introdotto in sede referente, proroga di due anni, dal 31 dicembre 2016 al 31 dicembre 2018, lo svolgimento dell'attività delle casse peota, ai sensi dell'articolo 112, comma 7, del Testo unico bancario.
  Il comma 5 proroga dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015 il limite massimo – pari agli importi risultanti alla data del 30 aprile 2010, ridotti del 10 per cento – stabilito per la corresponsione di qualsiasi indennità corrisposta dalle pubbliche amministrazioni ai componenti di organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli di amministrazione e organi collegiali, comunque denominati, ed ai titolari di incarichi di qualsiasi tipo.
  Il comma 6 proroga sino a tutto il 2015 le misure di contenimento della spesa per l'acquisto di mobili e arredi da parte delle amministrazioni pubbliche, delle autorità indipendenti e della Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB). Tale spesa non può essere superiore al 20 per cento della spesa sostenuta in media negli anni 2010 e 2011, salvo che l'acquisto di tali beni per un importo superiore sia funzionale alla riduzione delle altre spese connesse alla conduzione degli immobili. È prevista una deroga qualora l'acquisto di mobili e arredi sia destinato all'uso scolastico o ai servizi all'infanzia.
  Il comma 7 proroga anche per il 2015 il blocco dell'adeguamento automatico dei canoni di locazione passiva per gli immobili condotti dalle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'ISTAT, nonché dalle autorità indipendenti e dalla CONSOB e utilizzati a fini istituzionali.
  Il comma 7-bis, introdotto in sede referente, interviene sulla destinazione del contributo assegnato nel 2015 alle regioni, nell'ambito della disciplina del cosiddetto patto verticale incentivato. In particolare, viene modificato il comma 484 della legge di stabilità 2015, con il quale alle regioni a statuto ordinano, alla Regione siciliana, alla regione Sardegna e alla regione Friuli Venezia Giulia è stato attribuito un contributo, destinato, nel limite complessivo di 1 miliardo di euro, a coprire l'83,33 per cento degli spazi finanziari che ciascuna regione cede agli enti locali del proprio territorio. Il contributo, che il comma 484 prevede sia destinato dalle regioni «all'estinzione anticipata del debito», viene invece ora destinato, precisa il comma 5-bis in esame, «alla riduzione del debito».
  Il comma 8 differisce dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2014 la sospensione degli adempimenti fiscali, contributivi e assicurativi obbligatori per i datori di lavoro privati e per i lavoratori autonomi operanti nel territorio dell'isola di Lampedusa a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa.
  Il comma 8-bis, introdotto in sede referente, posticipa dal 2015 al 2016 la decorrenza dell'eliminazione dell'obbligo di presentazione della dichiarazione IVA unificata e della comunicazione dei dati IVA.
  Il comma 9 sterilizza gli aumenti di accisa sui carburanti per il 2015 e il 2016 disposti in attuazione della clausola di salvaguardia contenuta nell'articolo 15, comma 4, del decreto-legge n. 102 del 2013. Gli aumenti di accisa sono sostituiti da parte delle risorse derivanti dall'introduzione delle norme in materia di collaborazione volontaria fiscale (voluntary disclosure), disciplinata dalla legge n. 186 del 2014. Ove l'andamento di tali entrate non consenta la copertura degli oneri citati, si prevede la riattivazione di una clausola di salvaguardia per gli anni 2015 e 2016, con aumento degli acconti IRES e IRAP per il periodo d'imposta 2015 e un aumento delle accise a decorrere dal 2016.
  I commi 10 e 11 prorogano la possibilità per le amministrazioni statali di esercitare alcune misure di flessibilità nella gestione degli stanziamenti di spesa del bilancio dello Stato. In particolare, il comma 10: estende agli esercizi finanziari 2015 e 2016 l'applicazione della norma Pag. 68prevista dall'articolo 6, comma 14, del decreto-legge n. 95 del 2012, che consente – con decreto del Ministro competente, da comunicare al Parlamento ed alla Corte dei conti – di effettuare variazioni compensative di sola cassa tra i capitoli di ciascuno stato di previsione della spesa, al fine di preordinare nei tempi stabiliti le disponibilità di cassa occorrenti per eseguire i pagamenti; estende all'anno 2016, e relativo bilancio pluriennale, l'applicazione della disposizione prevista – in via sperimentale per il triennio 2013-2015 – dall'articolo 6, comma 16, del decreto-legge n. 95 del 2012, che consente di rimodulare, con legge di bilancio, gli stanziamenti di competenza delle autorizzazioni di spesa pluriennale negli anni ricompresi nel bilancio pluriennale, nel rispetto del limite complessivo della spesa autorizzata, assicurandone apposita evidenza, per adeguarli alle corrispondenti autorizzazioni di cassa, determinate in relazione al piano finanziario dei pagamenti programmati. Il comma 11 estende fino all'esercizio finanziario 2016 la facoltà prevista per le amministrazioni centrali di rimodulare le dotazioni finanziarie tra le missioni di spesa di ciascuno stato di previsione del bilancio dello Stato, già prevista dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010 per il triennio 2011-2013 e poi estesa al 2014 dall'articolo 9 del decreto-legge n. 150 del 2013.
  Il comma 11-bis, introdotto in sede referente, posticipa dall'anno 2015 all'anno 2016 l'operatività della disciplina dell'imposta municipale secondaria, di cui all'articolo 11 del decreto legislativo n. 23 del 2011, in materia di federalismo fiscale municipale. Di conseguenza, viene prorogata di un anno l'operatività dei vigenti tributi comunali (TOSAP, COSAP imposta comunale sulla pubblicità e diritti sulle pubbliche affissioni, canone per l'autorizzazione all'installazione dei mezzi pubblicitari e addizionale per l'integrazione dei bilanci degli enti comunali di assistenza), che verranno sostituiti dall'IMU secondaria a decorrere dal 2016.
  I commi 11-ter e 11-quater, introdotti in sede referente, dispongono per i soggetti che hanno contratto i finanziamenti agevolati per provvedere al pagamento dei tributi, dei contributi e dei premi sospesi dovuti dal 1o dicembre 2012 al 15 novembre 2013 (a causa del sisma in Emilia del 2012) la sospensione automatica del pagamento dovuto per la restituzione del debito per quota capitale per un periodo non superiore a 12 mesi. Agli oneri per gli interessi derivanti dai finanziamenti rimodulati si provvede per il 2015 a valere sul Fondo per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 20-29 maggio 2012 ovvero sulle risorse disponibili nella contabilità speciale istituita per la ricostruzione del sisma 2012 ed intestata al Presidente della regione Emilia-Romagna. Il comma 11-quater, in relazione alla riapertura dei termini in esame, dispone che la Cassa depositi e prestiti S.p.A. e l'Associazione bancaria italiana devono adeguare la convenzione che definisce i contratti tipo di finanziamento in oggetto. Tali finanziamenti sono assistiti dalla garanzia dello Stato, disposta dai decreti ministeriali già emanati, senza ulteriori formalità e con gli stessi criteri e modalità operative già stabilite.
  Il comma 12 integra con specifiche previsioni per il gruppo Ferrovie dello Stato Spa la disposizione di cui all'articolo 20 del decreto-legge n. 66 del 2014, che prevede, per le società a totale partecipazione diretta o indiretta dello Stato, una riduzione dei costi operativi, esclusi gli ammortamenti e le svalutazioni delle immobilizzazioni nonché gli accantonamenti per rischi, nella misura non inferiore al 2,5 per cento nel 2014 ed al 4 per cento nel 2015. In particolare, si prevede che le società controllate da Ferrovie dello Stato Spa concorrano, nell'ambito del bilancio consolidato della capogruppo, per l'importo di 40 milioni di euro per il 2014 e 60 milioni di euro per il 2015. Il termine per il versamento all'entrata del bilancio dello Stato è fissato rispettivamente al 10 gennaio 2015 e al 30 settembre 2015.
  Il comma 12-bis, introdotto in sede referente, dispone l'utilizzo anche nell'anno 2015 di una quota delle entrate – nel medesimo limite di 5 milioni di euro Pag. 69fissato per il 2014 – derivanti dal riversamento al bilancio dello Stato degli avanzi di gestione conseguiti dalle agenzie fiscali negli anni 2012 e 2013, ai sensi dell'articolo 1, comma 358, della legge finanziaria 2008; l'utilizzo di tali risorse è concesso per il potenziamento delle strutture dell'amministrazione finanziaria per il finanziamento delle attività svolte da CONSIP nell'ambito del Programma di razionalizzazione degli acquisti delle Pubbliche amministrazioni.
  I commi 12-ter e 12-quater, introdotti in sede referente, apportano modifiche alla disciplina dei requisiti dei centri di assistenza fiscale – CAF, introdotta dal decreto legislativo in materia di semplificazioni fiscali (decreto legislativo n. 175 del 2014). Il comma 12-bis interviene, in particolare, sull'articolo 35, comma 2, del predetto decreto legislativo n. 175 del 2014, posticipando al 30 settembre 2015, in luogo del 31 gennaio 2015, il termine entro il quale i centri che richiedono l'autorizzazione all'esercizio dell'attività di assistenza fiscale devono presentare una relazione tecnica, dalla quale emerga il rispetto dei requisiti sulle garanzie di idoneità tecnico-organizzativa del centro, la formula organizzativa assunta anche in ordine ai rapporti di lavoro dipendente utilizzati, i sistemi di controllo interno nonché il piano di formazione del personale. Il comma 12-quater interviene sull'articolo 35, comma 3, del predetto decreto, che reca la disciplina dei centri autorizzati successivamente al 13 dicembre 2014. Per tali soggetti, il richiamato comma 3 precisa che il requisito del numero minimo di dichiarazioni trasmesse neì primi tre anni di attività (necessario allo svolgimento dell'attività di assistenza fiscale) si considera soddisfatto se è trasmesso annualmente un numero di dichiarazioni pari all'uno per cento, con uno scostamento massimo del 10 per cento, del rapporto risultante tra le dichiarazioni trasmesse dal centro in ciascuno dei tre anni e la media delle dichiarazioni complessivamente trasmesse dai soggetti che svolgono attività di assistenza fiscale nel triennio precedente, compreso quello considerato. Con le modifiche apportate, si posticipa di un anno l'applicazione dei predetti requisiti minimi: si prescrive dunque che le condizioni relative al numero di dichiarazioni trasmesse trovi applicazione anche per i centri di assistenza fiscale già autorizzati al 13 dicembre 2014 (data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 175 del 2015), ma con riferimento alle dichiarazioni trasmesse negli anni 2016, 2017 e 2018, in luogo delle annualità 2015, 2016 e 2017.
  Il comma 12-quinquies, introdotto in sede referente, estende la concessione di un nuovo piano di rateazione dei debiti fiscali ai contribuenti decaduti dal beneficio fino al 31 dicembre 2014 che presentino richiesta entro il 31 luglio 2015. A seguito della presentazione della richiesta, non possono essere avviate nuove azioni esecutive. Se la rateazione è richiesta dopo una segnalazione effettuata da una pubblica amministrazione prima di eseguire un pagamento (ai sensi dell'articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973), la stessa non può essere concessa limitatamente agli importi che ne costituiscono oggetto.
  Il comma 12-sexies, introdotto in sede referente, dispone la corresponsione dell'assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare anche per gli anni 2015 e 2016, secondo quanto stabilito dalle leggi n. 44 del 2006 e n. 184 del 2009. Il comma 12-septies reca la relativa copertura finanziaria, pari a 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016, ai quali si provvede mediante riduzione della dotazione finanziaria del fondo da ripartire iscritto nello stato di previsione del Ministero della difesa, ai sensi dell'articolo 2, comma 616, della legge n. 244 del 2007.
  Il comma 12-octies, introdotto in sede referente, proroga al 2017 gli incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia, introdotto dalla legge 30 dicembre 2010, n. 238. Per tali soggetti, i redditi di lavoro dipendente, i redditi d'impresa e i redditi di lavoro autonomo concorrono alla formazione della base imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche Pag. 70in misura pari al 20 per cento per le lavoratrici e al 30 per cento per i lavoratori.
  Il comma 12-novies, introdotto in sede referente, proroga dal 15 maggio 2015 al 31 dicembre 2015 il termine entro il quale è possibile utilizzare in compensazione il credito d'imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno (articolo 2 del decreto-legge n. 70 del 2011).
  Il comma 12-decies, introdotto in sede referente, estende all'esercizio finanziarlo 2014 la disposizione che esclude per il comune de L'Aquila l'applicazione delle sanzioni previste nel caso di mancato rispetto del patto di stabilità interno.
  Il comma 12-novies, aggiunto in sede referente, è finalizzato a prorogare dal 15 maggio 2015 al 31 dicembre 2015 il termine entro il quale è possibile utilizzare in compensazione il credito d'imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno (articolo2 del decreto-legge n. 70 del 2011). Tale termine, fissato originariamente in tre anni dall'assunzione del lavoratore, era stato anticipato a due anni dall'assunzione dal decreto-legge 5 del 2012 (articolo 59) e successivamente era stato prorogato al 15 maggio 2015 dal decreto-legge 76 del 2013 (articolo 2).
  Con il nuovo comma 12-decies, anch'esso introdotto in sede referente, è estesa all'esercizio finanziario 2014 la disposizione che esclude per il comune de L'Aquila l'applicazione delle sanzioni previste nel caso di mancato rispetto del patto di stabilità interno. A tal fine è novellato l'articolo 20 del decreto-legge n. 16 del 2014, che aveva introdotto tale previsione con riferimento al solo esercizio finanziario 2013.
  In base al comma 12-undecies, aggiunto in sede referente, in deroga a quanto previsto dalla legge di stabilità per il 2015, è consentito ai soggetti in possesso dei requisiti di avvalersi per l'anno 2015 dei previgenti regimi agevolati per i contribuenti «minimi». Si tratta dei seguenti regimi agevolati del regime fiscale di vantaggio per l'imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità, che prevede un limite dei ricavi di 30 mila euro e l'aliquota sostitutiva del 5 per cento; tale regime interessa coloro che intraprendono una nuova attività ovvero che l'abbiano iniziata a partire dal 31 dicembre 2007, per il periodo d'imposta in cui l'attività è iniziata e per i quattro successivi ovvero fino al compimento del trentacinquesimo anno d'età (articolo 27 del decreto-legge n. 98 del 2011). In particolare sono richiesti i seguenti requisiti: il contribuente non deve aver esercitato attività artistica, professionale ovvero d'impresa (anche in forma associata o familiare) nei tre anni precedenti l'inizio dell'attività; l'attività da esercitare non deve costituire una mera prosecuzione di altra attività precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, salvo il caso in cui l'attività precedentemente svolta consista nel periodo di pratica obbligatoria per l'esercizio di arti o professioni; nel caso di prosecuzione di un'attività d'impresa precedentemente svolta da altro soggetto, l'ammontare dei ricavi realizzati nel periodo d'imposta precedente quello di riconoscimento del beneficio non deve aver superato i 30.000 euro; del previgente regime dei minimi che prevede un limite dei ricavi di 30 mila euro e l'aliquota sostitutiva del 20 per cento (articolo 1, commi da 96 a 115 e comma 117 della legge n. 244 del 2007). Rientrano nel regime dei «minimi» le imprese individuali e i professionisti che nell'anno precedente: hanno conseguito ricavi o compensi non superiori a 30mila euro; non hanno avuto lavoratori dipendenti o collaboratori (anche a progetto); non hanno effettuato cessioni all'esportazione; non hanno erogato utili da partecipazione agli associati con apporto di solo lavoro; nel triennio precedente non hanno effettuato acquisti di beni strumentali per un ammontare superiore a 15 mila euro (per quelli utilizzati soltanto in parte nell'ambito dell'attività di impresa o di lavoro autonomo si considera un valore pari al 50 per cento dei relativi corrispettivi); iniziano l'attività e presumono di possedere i primi due requisiti sopra descritti.
  Per la relativa copertura finanziaria si prevede che agli oneri derivanti (pari a 9,6 milioni di euro per il 2015, 71,4 milioni Pag. 71per il 2016, 46,7 milioni per gli anni 2017, 2018 e 2019, 37,1 milioni per il 2020) si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica. Sono altresì previste maggiori entrate (24,7 milioni per l'anno 2012) che affluiscono al medesimo Fondo.
  Il nuovo comma 12-duodecies, aggiunto in sede referente, è volto a prorogare al 2017 l'aumento al 100 per cento della quota riconosciuta ai comuni a valere sulle maggiori somme riscosse per effetto della partecipazione dei comuni all'azione di contrasto all'evasione fiscale. Il comma 702 della legge di stabilità 2014 ha elevato tale quota al 55 per centro per il triennio 2015-2017.
  Il successivo comma 12-terdecies, anch'esso aggiunto in sede referente, è volto a posticipare dal 30 marzo al 30 aprile il termine entro il quale l'ANCI deve comunicare al Ministero dell'economia e delle finanze gli importi in riduzione e in aumento degli obiettivi del patto per i comuni che gestiscono in forma associata funzioni e servizi, al fine di stabilizzare gli effetti negativi che tale gestione determina, sul patto di stabilità interno, per i comuni capofila. A tal fine, è modificato l'articolo 31, comma 6-bis della legge n. 183/2011.
  Il nuovo comma 12-quaterdecies, a sua volta, è finalizzato ad eliminare il «raddoppio» dei termini per emettere l'atto di contestazione per le violazioni da monitoraggio fiscale nella procedura di voluntary discolure prevista dalla legge n. 186 del 2014, con riferimento ai Paesi cosiddetti black list che stipulano accordi con l'Italia al fine di consentire un effettivo scambio di informazioni.
  Nel corso dell'esame in sede referente sono stati aggiunti i nuovi commi da 12-sexiesdecies a 12-undevicies con i quali si interviene sulle sanzioni previste dal comma 462 della legge di stabilità 2013 per alcuni casi di inosservanza del patto di stabilità interno da parte delle regioni, in relazione all'anno 2014.
  In particolare, il comma 12-sexiesdecies stabilisce che la disapplicazione della sanzione prevista per il 2013 (sanzione consistente nel versamento all'erario da parte della regione, nell'anno successivo all'inadempienza, dell'importo corrispondente alla differenza tra il risultato registrato e l'obiettivo programmatico) – disapplicazione prevista in caso di mancato rispetto del patto di stabilità interno dovuto alla maggiore spesa per interventi realizzati con la quota di finanziamento nazionale e correlati ai finanziamenti dell'Unione europea rispetto alla corrispondente spesa del 2011 – operi anche per il 2014. Il comma medesimo prevede, inoltre, al secondo periodo, che tale disapplicazione opera anche nei confronti di quelle regioni che, pur non avendo rispettato il patto nel 2014, abbiano tuttavia destinato al pagamento dei debiti pregressi risultanti alla data del 31 dicembre 2012, diversi da quelli finanziari e sanitari (debiti delle regioni, di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 35 del 2013). Per queste regioni, viene precisato, la disapplicazione opera però limitatamente alla parte eccedente il 2 per cento delle entrate tributarie, escluse quelle destinate alla sanità, nonché delle entrate per accensione di prestiti, come registrate nell'ultimo consuntivo disponibile.
  Il comma 12-vicies, introdotto in sede referente, posticipa al 31 dicembre 2017 il recupero dell'accisa nei confronti del soggetto obbligato al pagamento, ove detto soggetto non risulti penalmente responsabile, all'esito di un procedimento penale definito con sentenza anteriore al 1o aprile 2010 (data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 48 del 2010 che ha recepito nell'ordinamento la direttiva sul regime generale delle accise). Rimane ferma l'eventuale rivalsa sul responsabile del reato.
  Il comma 12-vicies semel, introdotto in sede referente, proroga al 2015 la limitazione all'applicazione di talune sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità interno 2014 per i comuni di Venezia e Chioggia, prevista per il solo 2014 dall'articolo 18, comma 1, del decreto-legge n. 16 del 2014. In particolare, il comma è volto a ridurre l'applicazione della sanzione relativa alla riduzione delle risorse del Fondo di solidarietà comunale, Pag. 72limitandola ad un importo massimo corrispondente al 3 per cento delle entrate correnti registrate nell'ultimo consuntivo (anziché commisurarla all'effettivo scostamento tra risultato ed obiettivo) e a disapplicare la sanzione che prevede il divieto di assunzioni di personale a qualsiasi titolo.
  Il comma 12-vicies bis, introdotto in sede referente, posticipa dal 31 gennaio 2015 al 30 giugno 2015 il termine per la presentazione all'INPS della domanda per il riconoscimento dei benefici previdenziali previsti dalla normativa vigente per l'esposizione all'amianto, da parte di soggetti (assicurati INPS e INAIL) collocati in mobilità dall'azienda per cessazione dell'attività lavorativa, che avevano presentato domanda dopo il 2 ottobre 2003 (data dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 269 del 2003), a condizione di avere ottenuto in via giudiziale definitiva l'accertamento dell'avvenuta esposizione all'amianto per un periodo superiore a 10 anni e in quantità maggiori dei limiti di legge. Il comma 12-vicies ter reca la copertura finanziaria degli oneri, indicati in 0,3 milioni per il 2015, 0,5 milioni per il 2016 e in 0,6 milioni a decorrere dal 2017, a valere sulle risorse del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica.
  L'articolo 10-bis, introdotto in sede referente, ridetermina l'aliquota contributiva per i lavoratori autonomi, titolari di partita IVA, iscritti alla gestione separata INPS, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati nelle seguenti misure: 27 per cento per gli anni 2014 e 2015 (in luogo, rispettivamente, del 28 e del 30 per cento previsti dalla normativa vigente); 28 per cento per l'anno 2016 (in luogo del 31 per cento previsto dalla normativa vigente); 29 per cento per l'anno 2017 (in luogo del 32 per cento previsto dalla normativa vigente). Agli oneri finanziari derivanti, pari a 120 milioni per ciascuno degli anni dal 2015 al 2017, si provvede per 120 milioni per il 2016 e per 85 milioni per il 2017 mediante la riduzione del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica e per 60 milioni per il 2015 e per 35 milioni per il 2017 mediante riduzione del Fondo speciale di parte corrente.
  Relativamente all'articolo 11, che reca proroga di termini relativi a interventi emergenziali, il comma 1 è volto a consentire l'utilizzo delle somme iscritte nei bilanci regionali, provenienti dalle economie accertate a seguito della completa attuazione dei piani di interventi urgenti connessi con eventi calamitosi verificatisi fino all'anno 2002, anche per l'avvio degli interventi conseguenti alla ricognizione dei fabbisogni economici per il ripristino delle strutture e delle infrastrutture danneggiate da eventi calamitosi per i quali, nel corso dell'anno 2015, venga disposto il rientro nella gestione ordinaria. Viene pertanto prorogata anche per il 2015 la possibilità di utilizzo dei predetti fondi regionali, che consente di integrare le risorse del Fondo per le emergenze nazionali.
  Il comma 1-bis, introdotto in sede referente, proroga dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015 il termine entro il quale devono essere entrati in esercizio gli impianti alimentati da fonti rinnovabili – realizzati nei o sui fabbricati e quelli in fase di realizzazione, ubicati nelle zone colpite dal sisma del 20 maggio e del 29 maggio 2012, distrutti od oggetto di ordinanze sindacali di sgombero in quanto inagibili – per accedere alle incentivazioni cui avevano diritto alla data di entrata in vigore del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, nonché il termine entro il quale devono essere entrati in esercizio gli impianti alimentati da fonti rinnovabili già autorizzati alla data del 30 settembre 2012, per accedere agli incentivi vigenti alla data del 6 giugno 2012.
  Il comma 1-ter, introdotto in sede referente, differisce dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015 il termine disposto, in via sperimentale, per l'applicazione della disciplina delle zone a burocrazia zero, prevista dal decreto-legge n. 78 del 2010, nei territori delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, interessati dagli eventi sismici dei giorni 20 e 29 maggio 2012.Pag. 73
  Il comma 2 prevede che l'incarico del Presidente della società ANAS Spa, in qualità di Commissario delegato per gli interventi di ripristino della viabilità nelle strade statali e provinciali interrotte o danneggiate per gli eventi alluvionali del novembre 2013 verificatisi in Sardegna, prosegua fino al completamento degli interventi di ripristino e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2015.
  Con riferimento all'articolo 12, che reca proroga del regime fiscale relativo alle energie da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche, nonché di carburanti ottenuti da produzioni vegetali, il comma 1 posticipa all'anno 2016 la decorrenza iniziale della disciplina in materia di determinazione forfetaria del reddito imponibile derivante dalla produzione e cessione di energia elettrica da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche, nonché di carburanti prodotti da coltivazioni vegetali provenienti prevalentemente dal fondo, effettuate da aziende agricole. Conseguentemente, anche per il 2015 continua ad applicarsi una disciplina transitoria che, in sostanza, differenzia il regime di tassazione in base a dati livelli di produzione. Al fine di coprire le minori entrate derivanti dall'applicazione delle disposizioni di cui al comma 1, pari a 10.500.000 euro per l'anno 2015 e a 3.500.000 euro nell'anno 2016, il comma 2 prevede una corrispondente riduzione del fondo speciale di parte corrente del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Il comma 2-bis, introdotto in sede referente, differisce al 31 dicembre 2015 il termine, scaduto il 25 dicembre 2014, per l'espletamento degli adempimenti (previsti dall'articolo 284, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, cosiddetto Codice dell'ambiente) relativi all'integrazione del libretto di centrale degli impianti termici civili.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Comunicazioni del Governo in materia di politica estera e seguito dell'esame delle mozioni n.1-00675 e abb. sul riconoscimento dello Stato della Palestina

Tempo complessivo per la discussione: 2 ore e 15 minuti.

Governo 30 minuti
Interventi a titolo personale 15 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 30 minuti
 Partito Democratico 22 minuti
 MoVimento 5 Stelle 11 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 10 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 8 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 7 minuti
 Scelta civica per l'Italia 7 minuti
 Lega Nord e Autonomie 6 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 5 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
 Misto: 9 minuti
  Alternativa Libera 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti

Per le dichiarazioni di voto sulle mozioni sul riconoscimento dello Stato della Palestina nonché sulle eventuali risoluzioni sulle comunicazioni del Governo sono inoltre attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2803 - chiusura disc. generale 388 386 2 194 258 128 75 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.