Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 371 di martedì 27 gennaio 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 16,20.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 gennaio 2015.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Bindi, Bratti, Brunetta, Capezzone, Catania, Cominelli, Dambruoso, De Girolamo, Di Lello, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Mannino, Meta, Pes, Pisicchio, Polverini, Portas, Ravetto, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sisto, Tabacci, Valeria Valente e Vignaroli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti, Eleonora Bechis, Mara Mucci, Aris Prodani, Walter Rizzetto, Gessica Rostellato, Samuele Segoni e Tancredi Turco, già iscritti al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

  PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la XIV Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) ha proceduto all'elezione della deputata Dalila Nesci a vicepresidente, in sostituzione della deputata Paola Carinelli, che ha cessato di far parte della Commissione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,25).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, soltanto per comunicare che ove l'Aula dovesse essere sospesa per il decorso dei Pag. 220 minuti, convoco immediatamente un Comitato dei nove presso l'aula della I Commissione.

  PRESIDENTE. Perfetto. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 16,45.

  La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,55.

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-A) e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'iniziativa popolare; D'iniziativa popolare; Vignali; Cirielli; Cirielli; Cirielli; Causi; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Giachetti; Scotto; Francesco Sanna; Peluffo ed altri; Lenzi; Lauricella ed altri; Bressa e De Menech; Caparini ed altri; Caparini ed altri; Vaccaro; Laffranco e Bianconi; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Giancarlo Giorgetti ed altri; Giancarlo Giorgetti ed altri; La Russa ed altri; Abrignani ed altri; Toninelli ed altri; Gianluca Pini; Laffranco e Bianconi; Ginefra ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Migliore ed altri; D'iniziativa del Governo; Bonafede e Villarosa; Pierdomenico Martino; Brambilla; Giancarlo Giorgetti ed altri; Cirielli e Giorgia Meloni; Valiante; Quaranta ed altri; Lacquaniti ed altri; Civati ed altri; Bossi; Lauricella e Simoni; Dadone ed altri; Giorgis ed altri; La Russa ed altri; Rubinato ed altri; D'iniziativa del consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna; Matteo Bragantini ed altri; Civati; Francesco Sanna ed altri (A.C. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458 2462, 2499).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 2613-A: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione; e degli abbinati progetti di legge costituzionale nn. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458 2462, 2499.
  Avverto che sono in distribuzione la versione corretta dell'emendamento Vargiu 15.600 e i subemendamenti relativi all'emendamento 30.900 della Commissione. Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato l'emendamento 10.900 e che il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato alle 20,30 di oggi.
  Avverto, altresì, che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati dai presentatori il subemendamento 0.30.900.1, gli emendamenti Centemero 30.15 e 31.710, Parisi 31.207, 31.208 e 35.501.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 29.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Presidente, prima di passare all'articolo 30, ricordo che è stato presentato un emendamento, da parte dei relatori, sull'articolo 10: è un emendamento che stravolge l'articolo 10 così come uscito Pag. 3dalla Commissione e pervenuto dal Senato. Se noi dobbiamo, come è ovvio, poterlo subemendare, il che deve essere nella nostra possibilità e di tutti i colleghi, non ci bastano certamente le tre ore e mezzo che ci avete dato, in concomitanza dei lavori d'Aula. Questa è una cosa assurda, non riusciamo: o seguiamo e leggiamo l'emendamento e tentiamo di subemendarlo oppure si lavora in Aula. Questo è il punto primo. Punto secondo: come avevamo sollevato la problematica ieri, noi non possiamo continuare sull'articolo 30 quando l'articolo 10, che riguarda il procedimento legislativo, va ad incidere in maniera logica e consequenziale sugli articoli da 30 in poi, dunque sugli articoli 116, 117, 118 e 119 della Costituzione, che vanno a sancire le competenze esclusive dello Stato e quelle delle regioni. Se non capiamo e non sappiamo finalmente come sarà il procedimento legislativo e dunque quali saranno le competenze di Camera e Senato che dovrebbe rappresentare le regioni, come facciamo dopo ad andare a dire quali sono le competenze dello Stato, quelle delle regioni e quelle che sono concorrenti o esclusive ?
  Dunque, per questo motivo, chiediamo la sospensione immediata dei lavori dell'Aula e che si possano avere tre, quattro, cinque ore per i subemendamenti. Appena sono stati presentati i subemendamenti, si riunisce il Comitato dei nove, dà i pareri sui subemendamenti e tutto l'articolo 10 e si comincia a lavorare in maniera decente. Trattare la Costituzione come un semplice decreto omnibus mi sembra una mancanza dal punto di vista istituzionale e una cosa che veramente grida vendetta per il futuro. In futuro, quando qualcuno leggerà i lavori di quest'Aula, dirà: questi sono dei matti, che non hanno seguito neanche la conseguenza degli articoli. Ribadisco, gli articoli non sono stati numerati a caso o in base alla loro lunghezza, ma per un procedimento logico e consequenziale.

  FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Presidente, intervengo intanto per esprime il disappunto del mio gruppo per il fatto che ancora oggi sono iniziati i lavori dell'Aula con ben un'ora di ritardo. Allora, in tutte queste tre settimane di discussione su questo provvedimento, abbiamo avuto spesso e volentieri accuse da parte della maggioranza del fatto che le opposizioni volevano perdere tempo: non è stato così, la verità è che il vero ostruzionismo in Aula lo fa la maggioranza, visto che non riesce neanche a trovare l'accordo su punti fondamentali di questa riforma costituzionale.
  Dopo di che ci si comunica che è stato presentato un emendamento della Commissione all'articolo 10, dando soltanto tre ore di tempo alle opposizioni per poter presentare i subemendamenti. Diceva il collega Bragantini, e io sono d'accordo, che quell'articolo è fondamentale e importante, e l'emendamento presentato dalla Commissione è un emendamento che ne stravolge totalmente il senso. Ora, pensare che in costanza di lavori d'Aula sia possibile subemendare quell'emendamento soltanto con tre ore, io credo che sia veramente l'ennesima provocazione fatta dalla maggioranza nei confronti delle opposizioni.
  Io penso che questo sia un metodo sbagliato. Noi chiediamo il tempo congruo per poter subemendare, un tempo che ci permetta di stare dentro gli argomenti proposti dalla Commissione, un tempo che ci permetta di fare un lavoro e un ragionamento serio, così come seria dovrebbe essere la discussione in quest'Aula ! Allora io deduco, dal fatto che è stato presentato un emendamento all'articolo 10, che l'intenzione del presidente della Commissione, del relatore e della maggioranza è quella finalmente di ridare ordine alla discussione, e cioè di ritornare a discutere e a votare dall'articolo numero 10. Credo che sia illogico, sbagliato, non permettere alla nostra comunità, non permettere al Parlamento di discutere fino in fondo, con serietà la riforma costituzionale, discutendo invece questa legge come se fosse una legge ordinaria, come se fosse un decreto-legge, nel corso del cui esame si Pag. 4accantonano articoli e poi se ne discutono altri. Questo è totalmente inaccettabile !
  Per concludere, Presidente noi chiediamo un tempo congruo, almeno fino questa sera alle 21, per poter subemendare l'emendamento della maggioranza, sospendendo ovviamente i lavori d'Aula; e dopo di che chiediamo che la discussione venga ripresa dall'articolo 10 (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sta bene.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ?

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, anche noi del MoVimento 5 Stelle da giorni continuiamo a chiedere questo. Lo chiediamo alla Presidenza, lo chiediamo al presidente di commissione, ai relatori: non è possibile – l'abbiamo visto prima durante i lavori di Commissione, lo stiamo vedendo adesso nel Comitato dei nove – affrontare in maniera organica quella che noi soprattutto critichiamo come riforma costituzionale. Presidente, noi la critichiamo, ma nonostante tutto ci siamo posti in maniera costruttiva per tentare in qualche modo di migliorarla. E come facciamo a migliorarla se invece non abbiamo un disegno organico almeno di quello che la maggioranza vuole fare, per poter in qualche modo subemendare e dare un nostro taglio e una nostra visione, quella che è la visione delle minoranze ?
  Invece continuiamo a «ballare» da un articolo all'altro, senza alcuna precisione – e voglio qui dichiararlo – di orari di Aula, di orari di Comitato: non c’è alcuna precisione, perché comunque ci sono continui rinvii e continui rimpalli all'interno della maggioranza stessa per compromessi, e la presentazione di questo emendamento all'articolo 10 ne è l'ulteriore dimostrazione. Allora noi ci chiediamo, visto che stiamo toccando la carta Costituzionale: ma quale tipo di lavoro, a livello qualitativo, stiamo svolgendo, se non un lavoro pessimo ? E di questo tutti se ne devono prendere le responsabilità !
  Inoltre voglio ricordare a lei, Presidente, che proprio ieri la Presidente Boldrini diceva e sollecitava il Comitato dei nove, il presidente, tutti a svolgere un lavoro organico, in maniera tale da poter affrontare tutti gli articoli dal 10 a scalare. E invece noi ancora oggi cosa facciamo ? Chiediamo all'Aula di andare avanti dall'articolo 30 in poi, subemendando durante i lavori l'emendamento dell'articolo 10. Non è possibile una qualità del lavoro del genere; anche perché gli uffici legislativi tranquillamente potrebbero farlo, ma quale sarebbe il taglio politico dato agli uffici legislativi se noi siamo impegnati qui dentro in qualche modo a far finta di discutere della riforma costituzionale ? Allora noi chiediamo...

  PRESIDENTE. Sta bene. Quindi anche lei si associa alla richiesta di sospensione.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. No, non solo mi associo, ma chiedo la sospensione dei lavori, in attesa che i gruppi possano tranquillamente subemendare l'emendamento della Commissione all'articolo 10, che ripeto, è fondamentale, e a quel punto per andare avanti.

  PRESIDENTE. Sta bene. È chiara la richiesta, la ringrazio.
  Allora, vi sono alcune questioni da chiarire, in relazione al primo intervento a cui poi si sono associati a vario titolo e a vario livello gli altri due. Onorevole Bragantini – se mi ascolta –. Allora, lei ha sollevato la questione dei tempi: in base al comma 5-bis dell'articolo 86 sono previste tre ore di tempo. Tuttavia, io anche in forza della sua (Commenti del deputato Matteo Bragantini)... Ho capito, sono state date tre ore e mezza.
  Io ho conferito con la Presidente che mi ha comunicato che il termine anziché Pag. 5alle 20,30 è spostato alle 21. Poi, oltre questo, c’è una richiesta, formulata inizialmente dall'onorevole Bragantini, di sospensione, a cui si sono uniti l'onorevole Zaratti e l'onorevole D'Ambrosio, immagino in rappresentanza dei rispettivi gruppi. A questo punto lei dovrebbe quantificarmi la richiesta di sospensione perché io a questo punto ho il dovere di porla in votazione.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. La quantifica l'onorevole Bragantini o la quantifica lei, onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, per chiarire: oltre ovviamente alla proposta avanzata dal collega Bragantini a dai gruppi che si sono associati alla richiesta, io le sottolineo che però è stata avanzata anche una richiesta di garanzia da parte della Presidenza della Camera. Ieri abbiamo chiesto che si ricominci dall'articolo 10, Presidente, e lo ribadiamo. La Presidenza, e veramente faccio appello a lei e alla sua sensibilità e alla sensibilità della Presidente Boldrini, non può essere un mero esecutore degli articoli del Regolamento. Deve avere anche quella sensibilità necessaria perché stiamo affrontando le riforme costituzionali. Quindi, chiediamo che venga chiesto ufficialmente dalla Presidenza al Comitato dei nove di dare i pareri dall'articolo 10 in poi perché è inaccettabile far lavorare il Parlamento in questa situazione. Non possiamo essere in grado di valutare in modo complessivo ed approfondito le riforme costituzionali che stiamo votando.

  PRESIDENTE. Presidente Fedriga, questa questione, come lei sa, è stata già affrontata ieri in Aula direttamente dalla Presidenza e tra l'altro è oggetto di una sua richiesta alla Presidenza alla quale correttamente e doverosamente rispondo: con riferimento alla richiesta avanzata con lettera in data odierna dal presidente Fedriga di rivedere la decisione circa l'accantonamento degli articoli da 10 a 20 e di riprendere i lavori dell'Assemblea da tali articoli, la Presidenza fa presente, pur senza entrare nel merito delle argomentazioni svolte – che sono certo meritevoli di considerazione – che tale decisione non è stata adottata dalla Presidenza autonomamente, ma è stata assunta a seguito di una espressa deliberazione dell'Assemblea, nella seduta di venerdì scorso. Non è possibile pertanto, come richiesto dal presidente Fedriga, adottare una decisione difforme rispetto a quanto deliberato dall'Assemblea in assenza di indicazioni da parte della Commissione.
  Chiedo comunque al presidente Sisto quali siano gli esiti del Comitato dei nove e se vi siano le condizioni per proseguire i nostri lavori nei termini indicati dal presidente Fedriga.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, analogamente a quanto la Presidente Boldrini ha fatto presente, certamente la Commissione, anche nella persona del suo presidente, non ha nessuna possibilità di invertire quella che è stata una scelta dell'Aula.
  Fatta questa premessa, nell'ultimo Comitato dei nove, dal punto di vista del valore di questo parere, è stato depositato l'emendamento all'articolo 10 che è in distribuzione e su cui è stato dato correttamente il termine per i subemendamenti; quello che io posso osservare soltanto, a riprova di quanto già riferito prima del voto dell'Aula, è che il testo del provvedimento che stiamo esaminando divide nettamente in partizioni, anche nel titolo, percepibili come argomentazioni di carattere letterale, gli articoli da 30 in poi da quello che è oggetto di emendamento all'articolo 10, che non sempre è possibile sovrapporre la organicità con la consequenzialità numerica nella trattazione degli articoli, come da prassi parlamentare pluripraticata, e che nel caso di specie proprio la delicatezza dell'articolo 10 ha imposto una più approfondita riflessione Pag. 6sul punto per poter formulare un emendamento che semplificasse notevolmente il procedimento.
  Questo non tocca minimamente la fluidità della votazione degli articoli da 30 in poi che hanno, come dal titolo si evince, una perfetta autonomia.

  PRESIDENTE. La ringrazio presidente Sisto. Noi eravamo rimasti con l'onorevole Bragantini sulla richiesta di sospensione che doveva essere quantificata di quanto richiede la sospensione ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Intanto volevo fare una piccola premessa...

  PRESIDENTE. No, onorevole Bragantini per cortesia, poi diamo la parola ad un oratore a favore e ad uno contro. Senza premessa, perché lei è già intervenuto quindi starebbe reintervenendo sullo stesso tema. Mi deve solo quantificare la sospensione.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Per quantificarla le spiego...

  PRESIDENTE. Non me lo spieghi, mi dica e basta, onorevole Bragantini.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Per i colleghi, sennò poi deve dettare. Allora, il Comitato dei nove ieri si è riunito per mezz'ora, oggi non si è mai riunito fino alle 15, 30, dunque riteniamo che dal momento che è stato presentato un emendamento qualche minuto fa e i subemendamenti bisogna presentarli entro le ore 21, noi chiediamo una sospensione fino alle ore 21 perché riteniamo che non possiamo lavorare in Aula e contemporaneamente preparare i subemendamenti, per ovvi motivi.

  PRESIDENTE. A questo punto, c’è una richiesta di sospensione della seduta fino alle ore 21. In merito, darò la parola ad un oratore a favore e ad un oratore contro. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Scusi Presidente, prima di formalizzare la votazione, io voglio anche far presente che ci sono degli elementi nuovi che provengono dal Comitato dei nove. Quindi, anche lo speech della Presidente della Camera, che prima ci ha letto, penso che oggi non abbia più valore. In che senso ?

  PRESIDENTE. Lo speech è di oggi.

  CELESTE COSTANTINO. Sì ma è precedente alla riunione del Comitato dei nove. Noi abbiamo appreso in questa riunione che la maggioranza ha sciolto i nodi sull'articolo 10, tant’è vero che ci presenta un emendamento. Allora, noi oggi siamo nelle condizioni, una volta subemendato l'emendamento, di poter partire dall'articolo 10. Non c’è più nessuna necessità di dover posticipare la votazione sull'articolo 10. Quindi, la richiesta che facciamo noi è intanto di sospendere la seduta fino alle 21, che è l'orario di scadenza del termine di presentazione dei subemendamenti, perché evidentemente non si può lavorare con la concomitanza dell'Aula, ma di riprendere domani mattina dall'articolo 10, perché a questo punto non c’è veramente più nessuna esigenza di doverlo rinviare, visto che la maggioranza ha sciolto i propri nodi presentando questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Bini. Ne ha facoltà.

  CATERINA BINI. Signor Presidente, a nome del gruppo del Partito Democratico, ci esprimiamo contro questa proposta. Riteniamo che non ci siano argomentazioni sufficienti per sospendere la seduta per quattro ore per la presentazione di alcuni subemendamenti. Riteniamo che i colleghi, con la collaborazione degli uffici, possano tranquillamente farlo mentre possiamo proseguire il nostro lavoro. Quindi, confermiamo la volontà di andare avanti come da programma previsto e delineato da parte del presidente Sisto.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Su che cosa, presidente Palese ?

  ROCCO PALESE. Presidente, sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Siamo in dichiarazione di voto sulla proposta dell'onorevole Matteo Bragantini.

  ROCCO PALESE. Io affido a lei una valutazione veramente di buonsenso, se consente. L'emendamento all'articolo 10 deriva anche da un infuocato intervento...

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, non siamo però nel merito dell'articolo 10 e dell'emendamento, siamo in dichiarazione di voto. Io ho dato la parola ad un oratore a favore e ad uno contro...

  ROCCO PALESE. Rispetto alla questione della sospensione è affidata a lei una responsabilità capitale in quest'Aula. Non stiamo parlando di un articolo qualsiasi, stiamo parlando dell'iter procedimentale delle leggi e l'attuale formulazione consente un grande pasticcio.

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, non stiamo sul merito. La ringrazio, onorevole Palese.
  Passiamo alla votazione (Protesta dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  ARTURO SCOTTO. Su che cosa ?

  PRESIDENTE. Sulla richiesta di sospensione fino alle ore 21 formulata dall'onorevole Matteo Bragantini. Che cosa succede, onorevole Scotto ? È stata avanzata una proposta, ha parlato un oratore a favore ed un oratore contro e stiamo votando (Proteste dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Onorevole Scotto !

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ma come si fa a stare qua e là ? Mi dica lei.

  PRESIDENTE. Ho capito, colleghi. C’è una richiesta di sospensione e la stiamo votando. (Proteste dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Onorevole Scotto, non mi costringa a richiamarla. Onorevole Sannicandro, la richiamo.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di sospensione dei lavori fino alle ore 21, formulata dall'onorevole Matteo Bragantini.
  Paris, Nizzi...
(Proteste dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Onorevole Sannicandro, per favore ! Essendo stata formulata una proposta, io devo garantire il diritto che questa proposta dell'onorevole Matteo Bragantini sia votata, e questo sto facendo (Proteste dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Gli onorevoli Caon e Tancredi non riescono a votare. (Commenti del deputato Sannicandro).

  (È respinta).

  La Camera respinge per 260 voti di differenza.

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, talvolta la forza dei numeri non contempla la forza della ragione e del buonsenso, e, di fronte a questo atto di arroganza, che, vorrei ricordare, impedisce ai deputati di poter lavorare per i subemendamenti, noi abbandoniamo l'Aula.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, innanzitutto vorrei fare un richiamo al Regolamento, all'articolo 8, perché, a nostro avviso, quello che è successo pochi minuti fa poteva non accadere, se lei, in qualche modo, avesse dato, oltre a un intervento a favore e a uno contro, la Pag. 8parola a una persona per ciascun gruppo che ne faceva richiesta, non più di una persona per gruppo, come è stato fatto dal collega Di Maio qualche seduta fa; credo che sia necessario assumersi le proprie responsabilità. Quindi, lei sta andando verso una direzione che non permetterà, a nostro avviso, un buon andamento dei lavori dell'Aula.
  Pochi minuti fa non è nemmeno intervenuto a seguito della dichiarazione contraria alla sospensione della collega del PD, la quale ha detto che l'attività emendativa è fatta dagli uffici, quando, in realtà, è una prerogativa del deputato. Quanto meno, soprattutto, deve essere stigmatizzato il fatto che gli emendamenti devono essere fatti dai deputati e l'indirizzo politico non lo stabilisce l'ufficio legislativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma sicuramente è una facoltà del singolo deputato poterlo fare.
  Credo che sia stato un errore, e pertanto le chiediamo ancora di riflettere sul fatto che lei sta disattendendo quanto chiesto dalla Presidente Boldrini ieri, lasciando libertà completa alla maggioranza, al presidente di Commissione, che decide di presentare adesso questo emendamento, e noi tutti non possiamo nemmeno entrare nel merito dell'emendamento, perché siamo costretti a rimanere qui.
  Pertanto, credo che lei debba riflettere veramente se proseguire i lavori o meno, perché, ahimè, un gruppo se ne è andato dall'Aula e i lavori potrebbero non proseguire in maniera così lineare come sono andati ieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, noi ieri abbiamo espresso – non solo noi, ma gran parte di questo emiciclo – l'esigenza che i lavori rispetto alle riforme costituzionali potessero essere consequenziali e ordinati. Il riferimento va all'accantonamento di cui lei ha parlato precedentemente in risposta alla nostra lettera, ma la questione oggi è cambiata per questo motivo: i pareri sull'articolo 10 ci sono, nel senso che la maggioranza ha deciso di presentare un emendamento, indi per cui è in grado di affrontare l'articolo 10.
  Noi le stiamo chiedendo e chiediamo alla maggioranza, visto che oggi vi è l'opportunità di avere lavori ordinati e consequenziali, in maniera chiara e netta, in maniera che vi sia un dibattito ordinato e tranquillo, di riprendere dall'articolo 10 nel momento in cui vengono valutati l'emendamento della maggioranza e i subemendamenti che verranno presentati. Questa mi sembra una soluzione assolutamente ragionevole: non vedo per quale motivo si voglia continuare a forzare la mano, facendo questa confusione.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Guidesi, anche per la compostezza con cui ha posto la questione, al pari dell'onorevole Crippa, a cui vorrei rispondere che non è la Presidenza a decidere i rapporti politici tra le diverse forze e tra i diversi gruppi: quelli sono frutto di un'interlocuzione fra i gruppi, che la Presidenza auspica, ma non dipende dalla Presidenza.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, chiede la parola anche il presidente Sisto, lei vuole intervenire prima ?

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente, ho chiesto la parola io molto prima del presidente Sisto.

  PRESIDENTE. Infatti, gliel'ho data.

  ROCCO PALESE. Le sarei grato se mi si consentisse di parlare.

  PRESIDENTE. Ci mancherebbe. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie Presidente io avevo chiesto la parola per formulare una proposta. Chiedo personalmente, indipendentemente Pag. 9da qualsiasi valutazione, di poter essere messo nelle condizioni di fare le riforme e di votarle, perché ritengo che il Paese abbia bisogno di fare le riforme e vorrei tanto votare questo provvedimento. L'altra sera ho affermato (con un intervento abbastanza infuocato e dopo due mesi che continuamente ripetevo che l'iter procedimentale di approvazione dei decreti-legge, delle proposte di legge e dei disegni di legge, contenuta nella proposta arrivata alla Camera, era sbagliato rispetto alla tempistica) che mentre oggi i decreti-legge si approvano in 60 giorni, il termine che era stato individuato con la proposta era peggiorativo dal punto di vista della tempistica. Mi fa piacere che con una correzione dell'articolo 10 si tenta di mettere riparo a questo tipo di situazione. La Commissione ci ha proposto pochi minuti fa l'emendamento 10.900 e, quindi, c’è la necessità, su un punto centrale di questa riforma, di avere il tempo necessario per poter cercare di valutarlo per bene ed eventualmente di proporre subemendamenti e così via. Mi ero permesso prima, al di là del termine alle ore 21, di affidare a lei personalmente, al di là di tutto, una mediazione per una sospensione che ritengo possa venire incontro, in maniera responsabile, anche a tutte le esigenze e mi spiace, in riferimento a questo, che i colleghi di SEL già siano andati via. Potrebbe esser fatto un tentativo per proporre almeno un'ora di sospensione per poter valutare l'emendamento. Grazie Presidente.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Verifichiamo se c’è una proposta del relatore per la maggioranza, così eventualmente ci si esprime anche su quella. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Grazie Presidente, io credo che sia necessario trovare una forma di riappacificazione, di mediazione...

  PRESIDENTE. Mi sembra di buon senso.

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. ... perché non credo che una riforma costituzionale con l'assenza di un gruppo possa avere un senso e lo dico con molto rispetto per quello che stiamo facendo e per quello che dovremo fare. Quindi, io le propongo di sospendere l'Aula per un ora e consentire così ai gruppi di poter riflettere sull'emendamento e iniziare a formulare, a definire, i subemendamenti che poi, eventualmente, potranno essere depositati nei tempi che la Presidenza ha dato. Un'ora di tempo credo che possa essere una buona mediazione per potere svolgere il proprio compito di attento esame dell'emendamento e, poi, ripartire con il programma che ci eravamo dati.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Sisto, volevo capire se ci sono obiezioni rispetto a questa proposta, perché se siamo tutti d'accordo io sospendo la seduta.

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su questa proposta intende intervenire, onorevole Bianconi ?

  MAURIZIO BIANCONI. Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente, io vorrei far notare che non si può fare il forte con i deboli e il debole con i forti e andare a colpi di maggioranza per determinare se un'opposizione, o qualsiasi gruppo, ha diritto al suo tempo per valutare i subemendamenti ad un emendamento che la Commissione porta in Aula da momento all'altro. Non può andare avanti così. Non c’è bisogno, non ci dovrebbe essere bisogno, del più grave degli atti che si fa in un Parlamento, cioè l'abbandono dell'Aula da parte di un Pag. 10gruppo, per avere la resipiscenza che forse si ha diritto a del tempo per i subemendamenti. Questa è una vergogna totale ! Io richiamo, per favore, la Presidenza a porre la massima vigilanza, perché in questa Assemblea la dittatura della maggioranza sta diventando opprimente e noi chiediamo tutela (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Io la prego, onorevole D'Ambrosio, di esprimersi anche sulla proposta del presidente Sisto di sospensione. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie Presidente, mi consenta però prima di tutto dirle una cosa: lei è vero che non può entrare all'interno di quelli che sono i rapporti politici tra i gruppi, però lei è anche la garanzia delle minoranze all'interno di quest'Aula e non può, con questo voto, non garantire le minoranze nel momento in cui...

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, io ho il dovere, quando presiedo, di porre in votazione una proposta che arriva da un relatore di minoranza...

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Ma ci mancherebbe, Presidente...

  PRESIDENTE. ... non posso dargli i voti per essere approvata.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, però, i numeri non sono necessariamente la garanzia delle opposizioni, nel momento in cui, con quei numeri, si va ad avallare un metodo di lavoro che non è assolutamente sostenibile.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio. La ringrazio, quella era la proposta...

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. No, Presidente, mi consenta...

  PRESIDENTE. Se può pronunciarsi sulla richiesta di sospensione del presidente Sisto...

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, se mi fa parlare, forse, riesco ad esprimermi.

  PRESIDENTE. Allora, parli su questa richiesta.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego !

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Dicevo, si prevede una sola ora per subemendare l'emendamento della maggioranza. La maggioranza ha avuto giorni, giorni – lo ripeto – per presentarlo e adesso a noi si concede una sola ora per subemendare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, non è accettabile una cosa del genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, l'ora è di sospensione, il termine per i subemendamenti scade alle ore 21. Ci tengo a precisarlo (Commenti del deputato Crippa).

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Ma, Presidente, non ha senso !

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, io lo devo precisare, perché, altrimenti, agli atti resta che c’è un'ora di tempo per subemendare, mentre non è così.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, no, agli atti resta che noi abbiamo un'ora per essere fuori da quest'Aula per subemendare, assieme agli uffici, con il nostro indirizzo politico, l'emendamento presentato dalla maggioranza dopo giorni di lavoro. Ma di che cosa stiamo parlando, Presidente ? Per favore, ancora una volta, chiedo alla Presidenza di tutelare un minimo, nel lavoro, non nei rapporti politici, Pag. 11anche le opposizioni. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prego, però non ho capito qual è la risposta del gruppo rispetto alla proposta dell'onorevole Sisto, nel senso che, se la proposta del presidente Sisto di sospensione della seduta per un'ora non ha obiezioni, io sospendo la seduta. Se ha obiezioni, la poniamo in votazione.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, abbiamo chiesto uno spazio di tempo più congruo, partendo dall'articolo 10. Per ripartire dall'articolo 10, abbiamo bisogno di più tempo, Presidente. Mi sembra molto chiaro. La Presidenza si prenda la responsabilità di darci un tempo più congruo per subemendare e ricominciare i lavori dall'articolo 10 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, a me intanto dispiace constatare che un gruppo parlamentare sia uscito dall'Aula durante i lavori della riforma della Costituzione. Questo è un rammarico vero che condivide tutto il mio gruppo. Penso e spero che vi siano le condizioni perché il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà torni in Aula a dare il proprio contributo, con le proprie idee, con quanto abbiamo condiviso e anche con quanto non abbiamo condiviso.
  In merito alla proposta del presidente Sisto, credo che il presidente Sisto abbia avanzato una proposta di buon senso, che consente ai gruppi, che lo ritengano, di lavorare su questo emendamento. È una materia, peraltro, già conosciuta da tutti, perché, sull'articolo 10, ricordo che vi sono almeno 130 proposte emendative presentate dai gruppi. È una materia su cui vi è grande attenzione da parte di tutti ed un grande livello di conoscenza da parte di tutti. Quest'ora è da sfruttare, sia per noi, per recuperare anche i rapporti con i colleghi di Sinistra Ecologia Libertà, affinché rientrino in Aula, sia per chi ha necessità di esaminare con più tranquillità e serenità e di verificare.
  Io però la pregherei, Presidente, di organizzare i lavori – e capisco la difficoltà del suo lavoro in questo momento – in maniera che questo dibattito non sia un nuovo dibattito. Tra l'altro, il presidente ha detto anche con chiarezza – e io credo che sia utile fare così – che intendiamo proseguire dall'articolo 30. Infatti, con il testo depositato dell'emendamento sull'articolo 10, la posizione che i relatori e il Governo hanno espresso è chiara ed è quella contenuta in quell'emendamento. Quindi, non manca neanche più l'elemento di conoscibilità, che oggettivamente qualche gruppo ha chiesto e che era legittimo chiedere.
  Quindi penso che, dopo la sospensione, possiamo continuare – in tal senso noi siamo favorevoli ed io esprimo la nostra valutazione – e proseguire con l'articolo 30, così come avevamo concordato, per poi tornare, quando sarà il momento, all'articolo 10, dopo avere esaurito tutte le parti relative al Titolo V.

  ELENA CENTEMERO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, innanzitutto mi permetta di chiarire che l'articolo 10, così come emendato dai relatori, riguarda non la tempistica del procedimento legislativo, come erroneamente qualche mio collega ha detto in precedenza, ma riguarda invece le maggioranze relative al procedimento legislativo tra Camera e Senato.
  Vorrei ricordare a tutti i gruppi ed a tutti i colleghi presenti che, non solo, vi è stato un ampio dibattito proprio nella fase del lavoro in Commissione sul procedimento legislativo e mi dispiace molto ancora una volta ricordare in quest'Aula che molti dei colleghi, che vivono quest'Aula come uno strumento di show mediatico, Pag. 12non hanno affatto partecipato a questi lavori, in cui avrebbero potuto contribuire in modo costruttivo alla realizzazione di questa riforma...

  PRESIDENTE. Onorevole Centemero, vorrei capire se vi è adesione rispetto alla proposta del presidente Sisto.

  ELENA CENTEMERO. Detto questo, mi permetto di dire che gli articoli dal 10 al 20 sono stati accantonati alcuni giorni fa. Rispetto a ciò si è operato concordemente tra i due relatori, il relatore di Forza Italia e il relatore del Partito Democratico, per arrivare ad una soluzione che potesse essere migliorativa rispetto al testo uscito dalla Commissione. Concordo con la proposta del relatore Sisto di sospendere l'Aula per un'ora per consentire di rendere più attivo il lavoro dei gruppi e poter poi continuare e proseguire il lavoro che, da mesi, stiamo oramai svolgendo in Commissione e in Aula.

  PRESIDENTE. C’è una richiesta di sospensione di un'ora avanzata dal presidente Sisto. Prendo atto che il gruppo del MoVimento 5 Stelle è contrario alla proposta del presidente Sisto. Quindi, a questo punto, la poniamo in votazione.

  ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Presidente Giachetti, c’è una richiesta di sospensione inferiore che è stata avanzata dal relatore. Prego.

  ROBERTO GIACHETTI. Presidente, vorrei solo segnalarle che noi abbiamo votato per la sospensione fino alle 21. Accedere al fatto che si possa... O c’è un accordo sulla base di una proposta del relatore, quindi la Presidenza prende atto di questo accordo, altrimenti, teoricamente, potremmo adesso avanzare una proposta per le 20, una per le 19, un'altra per le 18. Vorrei segnalarle che noi votiamo la sospensione, non votiamo la sospensione per chissà che cosa, ma la sospensione finalizzata a qualcosa. A mio avviso, sarebbe ragionevole che noi prendessimo atto e sospendessimo per un'ora piuttosto che procedere ad un'ennesima votazione. Per carità, era una semplice valutazione.

  PRESIDENTE. Può decidere anche la Presidenza, ma essendovi l'opposizione di un gruppo, preferisco mettere la proposta in votazione.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare contro.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, innanzitutto vedo che lei avrebbe la facoltà di non porre in votazione la proposta, quindi anche prima aveva la facoltà di accettare le richieste della minoranza e acconsentire a una sospensione dei lavori.

  PRESIDENTE. Alla stessa stregua le pongo in votazione entrambe.

  DAVIDE CRIPPA. Però, come ovviamente saprà, l'esito di questa votazione sarà scontato. Quindi, quando la richiesta proviene dalla minoranza, non viene tenuta adeguatamente in considerazione.
  Noi abbiamo espresso le nostre perplessità sul fatto che un'ora di tempo per un articolo come l'articolo 10 sia assolutamente improbabile, dopo che loro ci hanno impiegato sostanzialmente dei giorni per raggiungere un accordo. E quanto annunciato poco fa dalla collega Centemero mi lascia ancora di più perplesso, ossia, quando all'interno di quest'Aula, si viene a dire: «Dopo ampio dibattito all'interno della Commissione e nel Comitato dei nove». Mi risulta che questo emendamento sia stato presentato adesso al Comitato dei nove. Quindi, collega Centemero, non so in quale altra sede lei abbia fatto dibattito su questo nuovo emendamento presentato dai relatori, probabilmente in una sede al di fuori delle sedi istituzionali.
  Quello che noi vogliamo far comprendere e far presente all'Aula è perché Pag. 13voteremo contro la proposta, ossia perché un'ora di tempo a noi sembra un'assurdità. Concordo anche con quanto rilevato dal collega Giachetti. A questo punto, questo sarà un precedente per cui, ogni volta che noi chiederemo un termine di votazione intermedio, lo fisseremo. Infatti, se prima è stato chiesto di sospendere fino a tarda sera, ora è stato chiesto per un'ora, probabilmente tra qualche ora ci riserveremo di chiedere di porre in votazione una nuova richiesta.

  PRESIDENTE. E rimarrà sempre a discrezione della Presidenza la scelta di porre la proposta in votazione. Giacché la richiesta di sospensione del presidente Sisto mi pareva che venisse incontro alle richieste dell'opposizione più di quanto non sia stato il voto sulla proposta dell'onorevole Bragantini, io la pongo in votazione.
  Chi chiede di parlare a favore ?

  MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, io chiedo veramente che questa proposta non venga messa ai voti, ma faccio appello alla sua sensibilità. Noi abbiamo chiesto più ore perché la maggioranza ha impiegato cinque giorni per preparare questo emendamento. Ovviamente, qualsiasi tempo, da un'ora in su, può andare bene. Dunque, occorre trovare una mediazione per abbassare gli animi. Sollevo la sua sensibilità, non sul voto, perché, se procediamo al voto, continuiamo ad innescare degli elementi di disturbo nella discussione delle riforme costituzionali. Stiamo facendo le riforme costituzionali. Se, invece, di un'ora, si trattasse di due ore o un'ora e mezza, saremmo un po’ più «laschi» e riusciremmo a lavorare e, se lo decide lei, come Presidenza, penso che nessuno possa dire qualcosa. E, dopo, quando lei ha deciso quanto tempo ci può bastare, anche se politicamente per noi è sempre poco in confronto a quello che ha avuto la maggioranza, sospendiamo l'Aula e intanto proviamo a lavorare. Almeno un'ora, però, un'ora e mezza, due ore, sarebbe il minimo, ma non rimettiamo ai voti la questione perché non vorrei che in questo modo distruggessimo la discussione sulla Costituzione. Lasciamo un briciolo di buonsenso in questa discussione.

  PRESIDENTE. Vorrei sentire il parere del relatore per la maggioranza al riguardo. Per un'ora e mezza va bene, presidente Sisto ?

  FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Certamente sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Va bene. Allora, sospendiamo la seduta per un'ora e mezza a questo punto. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 19,15.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato in prima deliberazione dal Senato, n. 2613- A.
  Avverto che, prima dell'inizio della seduta, le proposte emendative Palmizio 30.501, 31.523, 32.500, 33.506, 34.501, 34.0500, 35.0500, 35.0501, 36.0500, De Menech 30.3 e Gasparini 30.9 sono state ritirate dai presentatori.

(Esame dell'articolo 30 – A.C. 2613-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io mi ero prenotato prima Pag. 14dell'annuncio del proseguimento dei lavori sulle riforme, perché ovviamente ritengo che tale tempo non doveva essere scomputato da quello a disposizione della Lega. Volevo portare all'attenzione della Presidenza un fatto particolarmente grave avvenuto nelle aule del Senato.
  Dispiace, capisco, che in ciascun ramo del Parlamento ci sia totale indipendenza e non si possa sindacare quanto avvenuto nell'altro.

  PRESIDENTE. Possiamo liberare intanto l'emiciclo, per cortesia ? Sta parlando comunque un presidente di gruppo, per favore. Grazie.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente, perché è un fatto molto grave.
  Noi ci troveremo ad affrontare in quest'Aula fra pochi giorni, o poche settimane, la legge elettorale. È accaduto al Senato che sia stata introdotta una modifica al Testo unico (articolo 68), non tramite emendamento ma tramite coordinamento formale del testo. Quindi, io annuncio alla Presidenza che presenteremo lo stralcio di quella parte, perché riteniamo illegittimo che, tramite il coordinamento formale e fuori da qualsiasi precedente procedura, venga tolta anche ai colleghi senatori la possibilità di votare una modifica che non era assolutamente prevista da qualsiasi emendamento presentato in quell'Aula.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Capisco che è un precedente che non è mai avvenuto, però chiedo a questa Presidenza di valutarlo attentamente, perché le regole stanno saltando e sta decadendo qualsiasi prerogativa costituzionale prevista per senatori e deputati. Riteniamo sia inaccettabile e chiediamo che questa Presidenza, quando si valuterà quel provvedimento, ne tenga conto, perché, altrimenti, in questo caso, qualsiasi procedura mi sembra saltata, qualsiasi precedente mi sembra saltato, e qui rischiamo veramente di andare a colpire in modo pesante qualsiasi principio di democrazia nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Fedriga. Io trasmetterò le sue preoccupazioni alla Presidenza. Ovviamente però la Camera avrà il messaggio di trasmissione ed esaminerà il testo trasmesso.

  MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, articolo 86, comma 5, e articolo 86, comma 4, per avere un chiarimento o una migliore chiarezza dei tempi.
  Nel comma 5 si afferma che «la Commissione e il Governo possono presentare emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi fino a che sia iniziata la votazione dell'articolo o dell'emendamento cui si riferiscono, purché nell'ambito degli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione. Trenta deputati o uno o più presidenti di gruppi che, separatamente o congiuntamente, risultino di almeno pari consistenza numerica possono presentare subemendamenti a ciascuno di tali emendamenti e articoli aggiuntivi anche nel corso della seduta, nel termine stabilito dal Presidente. Ciascun relatore di minoranza può presentare, entro il medesimo termine, un solo subemendamento riferito a ciascun emendamento o articolo aggiuntivo presentato dalla Commissione o dal Governo a norma del presente comma».
  Il comma 4 dice che «i subemendamenti possono essere presentati fino a un'ora prima della seduta nella quale saranno discussi gli articoli cui si riferiscono. Essi sono esaminati, a norma del comma 3, dal Comitato dei nove o dalla Commissione, che possono chiedere un breve rinvio della votazione».
  Questo per capire. La Presidenza ha previsto il termine dei subemendamenti per le ore 21: dunque, se noi li presentiamo entro le ore 21, possono essere presentati solo con almeno 30 firme, o due di presidenti, e uno per relatore.Pag. 15
  Ma se questo nuovo emendamento dei relatori non viene discusso stasera si riaprono i termini ?

  PRESIDENTE. L'articolo, non l'emendamento.

  MATTEO BRAGANTINI. L'articolo, mi scusi. Se l'articolo 10 non viene affrontato questa sera, ma verrà affrontato successivamente, domani o nelle giornate successive, noi abbiamo ancora la possibilità di ripresentare ulteriori emendamenti o meno ? Perché faccio questa domanda ? Perché capite che come gruppo noi siamo in venti: se ci dite «no, le ore 21 è termine tassativo e dovete presentare i subemendamenti con trenta firme e uno dei relatori» facciamo una strada; se invece voi ci dite, ci confermate a garanzia e per chiarezza di tutti che, invece, questo articolo, dal momento che come Comitato dei nove dobbiamo ancora esprimere un parere non verrà affrontato nella seduta odierna, a questo punto noi presentiamo i subemendamenti questa sera appena finita la seduta, purché siano validi. Non è una questione di lana caprina ma è una questione abbastanza importante. Questa è la mia curiosità: noi potremo presentare ogni volta e ogni giorno dei subemendamenti a tutti gli emendamenti riferiti ad articoli che affronteremo nel giorno successivo o meno ? Questa è un'altra questione da chiarire, parlando con gli uffici, perché capite che, dal punto di vista politico, potrebbe essere un bel sistema per far ragionare la maggioranza.

  PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, lei ha richiamato una norma regolamentare e la Presidenza intende far rispettare quella norma regolamentare. È ovvio che la Presidenza non può darle il timing di quando sarà affrontato l'articolo 10, tuttavia è evidente che tutto ciò che è previsto nella norma regolamentare sarà garantito da parte della Presidenza. Prego, onorevole Bragantini.

  MATTEO BRAGANTINI. Dal momento che sull'articolo 10 devono essere ancora espressi i pareri della Commissione, se si interrompe l'Aula e viene convocata la Commissione sull'articolo 10, in questo caso possiamo ugualmente presentare i subemendamenti, o deve esserci una pausa di almeno un'ora se la Commissione decidesse di riunire il Comitato dei nove, o meno ?

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Presidente, non per interferire nel suo lavoro quando stava dando tutte le risposte del caso, ma intervengo sempre sull'articolo 86, comma 4, che il collega Bragantini ha letto in maniera chiarissima. Forse per interpretare in maniera più politica che tecnica, non c’è in previsione alcuna forzatura rispetto a quanto previsto all'articolo 86, comma 4, che dà tutte le garanzie ai colleghi parlamentari di presentare i subemendamenti con le caratteristiche e con le modalità previste dal comma sottolineato dal collega Bragantini. Quindi, la modalità di presentazione dei subemendamenti che il collega Bragantini suggeriva per il suo gruppo come sua interpretazione non trova obiezioni e nessuno di noi vuole trovare qualche escamotage per impedirlo.

  PRESIDENTE. Mi sembra che a questo punto le questioni siano chiare.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Presidente, un chiarimento. Vorrei sapere se sul subemendamento presentato vale quanto previsto dal comma 5 e dal comma 7 dell'articolo 85 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Melilla, lei ha parlato di un subemendamento, immagino che si riferisca ai subemendamenti all'articolo 10, ma questo riguarda il momento della discussione, che non è adesso.Pag. 16
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 30. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Presidente, intervengo appunto sul complesso degli emendamenti all'articolo 30. L'articolo 30 del disegno di legge di riforma costituzionale fa riferimento e va a modificare l'articolo 116 della Costituzione.
  L'articolo 116, comma 3, della Costituzione è stato introdotto nella Costituzione dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 che ha modificato radicalmente il Titolo V della Costituzione e, di conseguenza, l'originario regionalismo italiano. In virtù di questa novellata disposizione costituzionale possono essere attribuite alle regioni a Statuto ordinario forme e condizioni particolari di autonomia, permettendo, dunque, alle stesse di ampliare le proprie competenze amministrative e legislative. Il procedimento di conferimento di una maggiore autonomia, appunto, ai sensi dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione, richiede l'iniziativa della regione interessata, il parere degli enti locali, obbligatorio ma non vincolante, il rispetto dei principi previsti dall'articolo 119 in materia di autonomia finanziaria e l'intesa tra Stato e regione.
  L'articolo 116 della Costituzione interrompe, dunque, l'omogeneità del nostro tipo di Stato regionale, prescrivendo per alcune regioni un regime speciale e introducendo, a partire, appunto, dalla legge costituzionale del 2001, un ulteriore modello di differenziazione regionale. Si tratta, dunque, di quello che viene definito un meccanismo di differenziazione regionale, il quale consente alle singole realtà regionali, non più solamente a quelle speciali, di differenziarsi in determinate materie e con modalità, appunto, stabilite sulla base delle diverse esigenze locali. È proprio questa la ragione d'essere del federalismo: valorizzare le diversità e le potenzialità tra le regioni.
  Il procedimento introdotto nel 2001 per ampliare le attribuzioni delle altre regioni è ispirato, invece, ad una logica funzionale, in quanto è volto a modulare gli ambiti di azione delle autonomie regionali in relazione alle rispettive potenzialità di gestione di interessi collettivi. L'assegnazione di nuovi spazi di intervento, peraltro, è legata alla capacità concreta della singola regione richiedente, che deve concordare con lo Stato l'assunzione di nuovi compiti. Questo aumento di competenze, pertanto, è legato alla capacità concreta della singola regione richiedente, che deve concordare con lo Stato l'assunzione di nuovi compiti. La contrattazione tra la regione richiedente e lo Stato permette, dunque, di graduare l'ampliamento delle competenze regionali, in relazione alle avvertite esigenze locali, secondo le note logiche della sussidiarietà e della adeguatezza e nel rispetto dei principi di cui all'articolo 119 della Costituzione.
  Tutta questa situazione rimanda tra l'altro a quelli che sono i complessi e, tuttora, non risolti problemi del federalismo fiscale. A tal proposito, occorre ricordare che quattro regioni, e precisamente la regione Toscana, la regione Lombardia, la regione Veneto e il Piemonte, hanno utilizzato lo strumento dell'articolo 116, comma 3, e hanno intrapreso questo percorso di differenziazione. La nuova formulazione che qui abbiamo – nel disegno di legge costituzionale - dell'articolo 116 inserito, appunto, nel progetto di riforma, all'articolo 30, introduce alcune significative modifiche: in primo luogo, viene ridotto l'ambito delle materie in cui possano essere attribuite particolari forme di autonomia alle regioni ordinarie per effetto dell'eliminazione della competenza concorrente. La seconda modifica riguarda l'introduzione della condizione dell'equilibrio tra le entrate e le spese di bilancio, perché alla regione possa essere attribuita una particolare forma di autonomia in merito ad una determinata materia. La terza modifica prevista dal disegno di riforma riguarda la possibilità che la forma particolare di autonomia possa essere data su richiesta delle stesse regioni, il che sembrerebbe alleggerire, questo è punto davvero importante, la procedura di attribuzione, non prevedendo più il requisito dell'intesa con lo Stato e, forse, anche Pag. 17per favorire l'attuazione della disposizione alla luce dell'applicazione, nulla, del testo attualmente vigente.
  L'analisi comparatistica, cioè quelle che sono altre legislazioni su questo aspetto, non può che ricondurre al più ampio tema della simmetria dei sistemi autonomisti, che movimenta la dinamica dei rapporti tra il centro e le periferie e che si può considerare come un loro elemento tipico, o meglio inevitabile. Si distingue, talvolta, tra asimmetrie de iure, che si riscontrano a livello ordinamentale e asimmetrie di fatto, che sono causate dalle dinamiche economiche, sociali e politiche e che si verificano anche in quei sistemi in cui a tutte le unità di governo subnazionali sono formalmente attribuite le medesime competenze. Faccio l'esempio della Spagna: in Spagna è l'intera struttura regionale ed essere improntata alla differenziazione. Ciò appare dunque indubbiamente positivo per l'efficienza del Paese. Cioè, questa modifica che è stata apportata all'articolo 116 nell'articolo 30 appare indubbiamente positiva per l'efficienza del Paese, al punto che alle regioni più virtuose – questo è il punto nodale – attengano ulteriori competenze e funzioni, nel tentativo di ottenere risultati migliori e più adatti alle specifiche esigenze del territorio.
  All'articolo 30 del disegno di legge governativo, così come modificato dal Senato e anche in relazionale alla revisione del Titolo V della Costituzione, è seguito l'emendamento della Commissione – questo è un altro punto – che prevede l'inserimento, tra le materie attualmente elencate all'articolo 116, comma terzo, della Costituzione, anche di quella che riguarda le politiche attive del lavoro, l'istruzione e la formazione professionale. Auspichiamo, dunque, che tale previsione possa fungere da stimolo per una più piena attuazione del sistema del regionalismo differenziato, ormai inevitabile se si vuole rilanciare il ruolo delle regioni nel disegno autonomistico previsto dall'articolo 5. Alla luce dei tentativi intrapresi dalla Toscana, dalla Lombardia, dal Veneto e dal Piemonte, che ho ricordato in precedenza e che hanno incontrato numerosissimi ostacoli, emerge la chiara volontà di portare a compimento un orientamento più attento alle esigenze della differenziazione insito nell'idea stessa di autonomia.
  Pertanto, la spinta al regionalismo asimmetrico, così come contenuto in questo articolo di revisione dell'articolo 116, non va soltanto assecondata, ma incoraggiata, proprio perché questo è portatore di benefici non solo per quei territori più virtuosi in grado di assumere maggiori competenze, ma senz'altro fonte di sviluppo per l'intero Paese.

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore Fiano ad esprimere il parere della Commissione.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, siamo all'articolo 30, a pagina 7 dell'ultimo fascicolo. Sugli emendamenti Vacca 30.505, Di Lello 30.1 e Palmizio 30.501 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. L'emendamento Palmizio 30.501 è stato ritirato.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sugli emendamenti Rubinato 30.201, Bianconi 30.36, Biancofiore 30.24, Rubinato 30.29, Gianluca Pini 30.25, Allasia 30.26, Invernizzi 30.27, Matteo Bragantini 30.28, Rubinato 30.503, Lauricella 30.34, Biancofiore 30.20, Schullian 30.500, Rubinato 30.504 e De Menech 30.3 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. L'emendamento De Menech 30.3 è stato ritirato.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento Gasparini 30.9 vi è un invito ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Anch'esso è stato ritirato.

Pag. 18

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento Rubinato 30.10 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Poi, do i pareri sui subemendamenti all'emendamento 30.900 della Commissione. Sul subemendamento Matteo Bragantini 0.30.900.2...

  PRESIDENTE. Ritirato. Questo subemendamento è stato ritirato, passiamo ai successivi.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.30.900.2, 0.30.900.3, 0.30.900.9, Coscia 0.30.900.7, Matteo Bragantini 0.30.900.4, 0.30.900.5, Coscia 0.30.900.8, Matteo Bragantini 0.30.900.6 e Plangger 0.30.900.10 vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario. La Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 30.900.
  Sui seguenti emendamenti vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario: Scotto 30.12, Rubinato 30.502, Dellai 30.13 e Mazziotti Di Celso 30.14...

  PRESIDENTE. L'emendamento Centemero 30.15 è ritirato.
  Passiamo ai relatori di minoranza. L'onorevole Toninelli non lo vedo in Aula, quindi passiamo all'onorevole Matteo Bragantini.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Presidente, uso il vecchio fascicolo, perché ritengo che non bisogna fare continuamente fascicoli. Sull'emendamento Vacca 30.505 il parere è favorevole; sull'emendamento Di Lello 30.1 il parere è contrario; sull'emendamento Russo 30.6...

  PRESIDENTE. Mi scusi un momento, c’è l'emendamento Rubinato 30.201. Se lei usa il vecchio fascicolo...

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Rubinato 30.201 il parere è favorevole; sugli emendamenti Bianconi 30.36 e Biancofiore 30.24 il parere è contrario. Sugli emendamenti Rubinato 30.29, Gianluca Pini 30.25, Allasia 30.26, Invernizzi 30.27, Matteo Bragantini 30.28, Rubinato 30.503, Lauricella 30.34 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Biancofiore 30.20 e Schullian 30.500 il parere è contrario. Sugli emendamenti Rubinato 30.504 e 30.410 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai subemendamenti. Ricordo che il subemendamento Matteo Bragantini 0.30.900.1 è ritirato.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, ritiro anche i subemendamenti 0.30.900.2 e 0.30.900.3 a mia prima firma.

  PRESIDENTE. Sta bene.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.30.900.9, Coscia 0.30.900.7, Matteo Bragantini 0.30.900.4, 0.30.900.5, Coscia 0.30.900.8, Matteo Bragantini 0.30.900.6 e Plangger 0.30.900.10 il parere è favorevole. Il parere sull'emendamento della Commissione 30.900 è contrario.
  Sull'emendamento Scotto 30.12 il parere è contrario; sugli emendamenti Rubinato 30.502 e Dellai 30.13 il parere è favorevole; sull'emendamento Mazziotti Di Celso 30.14 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza Quaranta ad esprimere i pareri.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Vacca 30.505, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento Di Lello 30.1. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Rubinato 30.201 (versione corretta), mentre esprimo parere contrario sugli emendamenti Bianconi 30.36, Biancofiore 30.24, Rubinato 30.29, Gianluca Pini 30.25, Allasia 30.26, Invernizzi 30.27 e Matteo Bragantini 30.28. Sull'emendamento Rubinato 30.503 mi rimetto all'Assemblea. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Lauricella 30.34, mentre esprimo parere contrario sugli emendamenti Biancofiore Pag. 1930.20 e Schullian 30.500. Sull'emendamento 30.504 mi rimetto all'Assemblea.

  PRESIDENTE. Gli emendamenti De Menech 30.3 e Gasparini 30.9 sono stati ritirati.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Esprimo parere contrario sull'emendamento Rubinato 30.10.

  PRESIDENTE. Passiamo ai subemendamenti. I subemendamenti Matteo Bragantini 0.30.900.2 e Matteo Bragantini 0.30.900.3 sono stati ritirati.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Sul subemendamento Matteo Bragantini 0.30.900.9 mi rimetto all'Assemblea.

  PRESIDENTE. Il subemendamento Coscia 0.30.900.7 è stato ritirato.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.30.900.4 e 0.30.900.5 mi rimetto all'Assemblea.

  PRESIDENTE. Il subemendamento Coscia 0.30.900.8 è stato ritirato.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Sui subemendamenti Matteo Bragantini 0.30.900.6 e Plangger 0.30.900.10 mi rimetto all'Assemblea, mentre esprimo parere contrario sull'emendamento 30. 900 della Commissione.
  Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Scotto 30.12 e Rubinato 30.502, mentre esprimo parere contrario sugli emendamenti Dellai 30.13 e Mazziotti Di Celso 30.14.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dai relatori per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Vacca 30.505, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Sinistra Ecologia Libertà.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Preannuncio il voto favorevole del gruppo Lega Nord e Autonomie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, rispetto anche a interventi recentemente ascoltati sulla bontà e sull'indirizzo di tale riforma verso il regionalismo e il completamento di un federalismo, noi riteniamo invece che, con questa iniziativa da parte del Governo, sostenuto dalla maggioranza, e purtroppo da Forza Italia, si vada verso tutt'altra direzione. Si torna, cioè, verso un centralismo esasperato che elimina le difficili e lievi ma, secondo noi, importanti conquiste raggiunte dalle regioni in questi anni. Per cui, secondo noi, abolire sia l'articolo 30 che l'articolo 31 di questo progetto di riforma sarebbe importantissimo in un'ottica di federalismo che, una volta approvata questa riforma – ripetiamo – sarà sostanzialmente ammazzato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, l'emendamento propone la soppressione degli articoli 30 e 31 del provvedimento: l'articolo 30 modifica l'articolo 116 della Costituzione, mentre l'articolo 31 modifica l'articolo 117 della Costituzione.
  Ed è chiaro che non si può che votare a favore dell'emendamento, che va contro i due articoli che vanno ad ammazzare quel poco di federalismo e di tutela delle Pag. 20autonomie che la Costituzione italiana prevedeva. Infatti, questi due articoli, combinati l'uno con l'altro, fanno sì che le regioni non abbiano più le competenze esclusive, ma tutto viene nuovamente accentrato allo Stato, in un clima che è contro la possibilità delle regioni di essere padroni del loro destino in campo economico, turistico, commerciale, sanitario, culturale, dei beni paesaggistici...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Per annunciare il nostro voto favorevole, in quanto questo emendamento cerca di migliorare quello che, secondo noi, è un testo di riforma assolutamente negativo. Come da più parti è già stato affermato, se si andasse nella direzione voluta dal Governo e da questa maggioranza, si otterrebbe, purtroppo, una riforma centralista, che accentrerebbe ancora di più tutte le competenze, o almeno la maggior parte delle competenze, che oggi sono a livello regionale. Quindi, noi non possiamo accettare questo e convintamente diciamo che questo emendamento deve essere approvato da chi sostiene che questo Stato debba essere uno Stato riformato, sì, ma in senso federale, e quindi esattamente nella direzione opposta a quello che stanno facendo questa maggioranza e questo Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Ho ascoltato attentamente l'intervento del relatore di Forza Italia, ma – ovviamente, nulla di personale nei confronti del collega – definire questa modifica dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione uno strumento per poter avere più federalismo, francamente, credo che sia imbarazzante e offensivo per il federalismo istituzionale. L'articolo 116, comma 3, è stato introdotto e modificato nel 2001 dalla riforma del Titolo V approvata dalla sinistra. Oggi si va a smantellare questo strumento di federalismo a geometrie variabili. Chiediamo a Forza Italia di essere coerenti rispetto all'impostazione federalista che noi abbiamo approvato insieme nel 2005.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Dichiaro voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Per ribadire il concetto che la Lega Nord è assolutamente favorevole alla modifica costituzionale, ma mi pare inverosimile e chiederei che i relatori rivedessero il proprio parere e rileggessero gli emendamenti, soprattutto la riforma come uscita dal Senato, perché quello che ci pare inverosimile è che la riforma che ha proposto la Lega Nord negli anni passati con Forza Italia, con Silvio Berlusconi, non è assolutamente coerente con quella che si sta facendo oggi e che sta portando avanti Forza Italia stessa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Approfitto per dichiarare il nostro voto favorevole, e il mio personale, a questo emendamento, che cerca, in qualche modo, di riparare ad una riforma del Titolo V della Costituzione che è fortemente penalizzante e regressiva rispetto al percorso federalista che con tanta fatica è stato intrapreso dal nostro movimento. Questo emendamento, come altri che, se non altro, tentano di mettere l'accento e di porre un rimedio a una riforma fatta male e, come detto prima, regressiva per quanto riguarda il cammino intrapreso verso il Pag. 21federalismo nel nostro Paese, ci trova, ovviamente, favorevoli; questo come tutti gli altri emendamenti che hanno questo scopo e questa funzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Grazie, signor Presidente. È chiaro che nel 2006 noi avevamo un'opportunità grande, quella di votare un referendum che andava veramente nel verso del federalismo vero.
  Noi siamo federalisti convinti, non federalisti come tanti dicono di essere e poi, in pratica, ci propongono questa riforma costituzionale che va al di là di un centralismo ancora più compiuto. Noi siamo favorevoli a questo emendamento che rimette in linea ciò che è la nostra convinzione, per dare alle regioni, chiaramente, uno statuto di assoluta autonomia, con il quale possano amministrarsi e, di conseguenza, avere quelle risorse per poter far sì di per poter dare delle risposte ai nostri cittadini e poter andare verso quel federalismo vero, quelle competenze di merito.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie Presidente, è nota la posizione della Lega Nord in tema di autonomie, di federalismo e, soprattutto, in tema di quel principio di sussidiarietà di cui in questo Paese tanto ci si limita a parlare, ma non poi a tradurre in atti concreti. Quindi, è per appoggiare il nostro convinto sostegno a questo emendamento che vorrei intervenire e per cercare anche di sensibilizzare le coscienze degli altri parlamentari che per anni si sono lavati la bocca con la parola «federalismo» senza mai, probabilmente, capirne veramente lo spirito e poi si trovano oggi a fare i voltagabbana e a seguire quelli che sono gli interessi centripeti di molti partiti nazionalisti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, il mio è un appello, visto il nostro voto favorevole, alla coerenza di quei tanti amministratori locali, ed ex amministratori locali, che oggi siedono in quest'emiciclo, rispetto a quanto difendevano e quanto dicevano sul territorio durante il loro mandato amministrativo. Ma è un appello alla coerenza ai colleghi di Forza Italia rispetto al programma elettorale ed ai contenuti che abbiamo sviluppato insieme, quando eravamo al Governo e, comunque, quando eravamo in coalizione. Questa è la cancellazione definitiva di qualsiasi principio di federalismo ed è logico che qualcuno dovrebbe giustificare la propria incoerenza ai propri elettori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, appena ieri sera la maggioranza ha ribadito la validità ancora attuale dell'articolo 114, che così dice: La Repubblica è costituita dai comuni, dalle province, dalle città metropolitane, dalle regioni e dallo Stato. Ora, ieri sera mi fu obiettato che questo articolo ha un suo significato di equiparazione, diciamo così, tra questi enti. Orbene, questo articolo è l’incipit di tutto il Titolo V. Noi assistiamo a questa situazione paradossale, che questo incipit ha consentito poi l'applicazione del suo contenuto con la modifica del Titolo V e con l'ampliamento dei poteri del regionalismo con la modifica del 2006. Adesso torniamo indietro, però l’incipit rimane sempre tale e quale. Questo per dire come è raffazzonata e sciatta la stesura di questa riforma costituzionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Grazie Presidente, capisco che gli interessi vengano prima, evidentemente, dei valori, dei programmi, delle battaglie, delle cose fatte, magari per Pag. 22diversi anni. Mi sembra di capire che sulla base del patto Nazareno, una volta Silvio Berlusconi diceva «meno tasse», oggi, di fatto, sostiene un Governo che, al di là delle chiacchiere di Renzi, le tasse le mette anche retroattive. C'era una volta un Silvio Berlusconi che diceva «più autonomia, più federalismo», oggi Silvio Berlusconi vota e sostiene il Governo Renzi che fa delle riforme in senso assolutamente contrario. Ma dov’è quel Silvio Berlusconi che voleva cambiare in meglio questo Paese e che oggi, sulla base del patto del Nazareno – io aggiungo, quindi, per i suoi interessi – pensa a tutt'altro ?.

  ROBERTO CAON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Caon, avete esaurito la possibilità di intervenire a titolo personale.
  Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vacca 30.505, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lattuca non riesce a votare... onorevole Giorgis... ci sono colleghi che non riescono a votare ? Onorevole Frusone... è riuscito ? Onorevole Latronico...
  Dichiaro chiusa la votazione.

   (Presenti  475   
   Votanti  471   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 118    
    Hanno votato
no  353).    

  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Lello 30.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello. Ne ha facoltà.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa proposta di emendamento abbiamo l'ambizione di aprire un dibattito in quest'Aula sul regionalismo, tema proposto dai socialisti già negli anni Ottanta ed ora tornato di attualità. È anche un'occasione per interrogarsi sul senso, oggi, nel 2015, quando stiamo scrivendo un testo che abbiamo l'ambizione possa valere in questo Paese per i prossimi cinquant'anni, del mantenimento di privilegi che appaiono, francamente, oggi ingiustificati e figli più di un retaggio del passato che non di scelte presenti o di previsioni future.
  Mentre infatti credo siano innegabilmente attuali le ragioni di un'autonomia speciale per il Trentino Alto Adige, dove motivazioni storiche, geografiche, linguistiche e culturali rendono ancora forte ed attuale la scelta di poteri speciali, trovo francamente difficile potere argomentare in maniera altrettanto convinta la difesa di quei privilegi per alcune regioni, che, più che per riconoscere le ragioni di comunità locali, usano invece la specialità magari per pagare di più e ingiustificatamente i propri dipendenti o le pensioni dei propri dipendenti o magari le indennità dei consiglieri regionali o per istituire province da 40 mila abitanti o per «barattare» consenso elettorale con pezzi di territorio. Secondo l'UPI le regioni ordinarie costano 426 euro a cittadino, quelle speciali costano 4.960 euro. Indennità, stipendi, pensioni, tutto costa di più. Quali sono i vantaggi per i cittadini di quei territori ? La demagogia di chi vuole conservare i privilegi grida alla penalizzazione, magari dei poveri cittadini sardi o siciliani. No, onorevoli colleghi, con questo emendamento vogliamo penalizzare, anzi combattere, Pag. 23gli sprechi e i privilegi della casta, non dei cittadini. Gli isolani sono penalizzati perché hanno bisogno di prendere l'aereo o trovano difficoltà nel trasporto ? Bene, paghiamogli il biglietto a vita ! Le imprese locali sono danneggiate ? Defiscalizziamo e il saldo sarà sempre positivo ! Non è una provocazione, ma è una sfida a tutti quegli insopportabili privilegi che, invece, evidentemente fanno gola a tanti se, come leggo, anche i governatori leghisti Maroni e Zaia vorrebbero il riconoscimento della specialità. Specialisti nell'inganno evidentemente: lottano contro i privilegi altrui per vederli magari riconosciuti a sé. Una specialità leghista – e concludo – potremmo definirla.
  Allora, onorevoli colleghi, davvero, la guerra fredda sembra sopravvivere solo nella nostra Costituzione, è ora di chiuderla. Sono certo che un'ampia maggioranza in quest'Aula la pensa come me. Mi piacerebbe che il voto rispondesse appieno alle convinzioni di ciascuno di noi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI))

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, la Lega Nord voterà contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente, sinceramente noi voteremo contro questo emendamento convintamente, perché in questo momento in Italia non c’è bisogno di meno federalismo, ma di più federalismo. Se le regioni, che oggi vantano o possono vantare uno statuto speciale, in alcuni casi non si comportano in modo degno di un così alto privilegio, non è che bisogna togliere la possibilità magari anche per altre regioni di avere queste prerogative.
  Io invito soprattutto i socialisti, che hanno attaccato in quest'Aula Maroni e Zaia, magari ad impegnarsi in quelle regioni in cui sono presenti per l'abolizione del privilegio, non per l'abolizione della possibilità di gestire il proprio futuro. Ecco perché noi lotteremo non per togliere il federalismo a coloro che già lo hanno, ma per darlo a tutti gli altri, ovviamente auspicando la responsabilità delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Infatti, se si verificano...

  PRESIDENTE. Grazie...

  CRISTIAN INVERNIZZI. Solo due secondi e concludo. Se si verificano sprechi, la colpa è dello Stato centrale e di voi che li sostenete e poi si interviene a ripianare i debiti...

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, questo Partito Socialista, in ogni caso, quando deve fare una discussione, attacca la Lega per quanto riguarda il federalismo. Se in Veneto riusciamo a dare buoni servizi con 8 miliardi e mezzo in sanità, lo facciano anche le altre regioni e le sfidiamo. Se possiamo sapere questo è perché sono in concorrenza su certe cose.
  Allora, per ottimizzare i costi, per fare economie di scala, bisogna mettere in concorrenza le regioni, bisogna riuscire a metterle in concorrenza e dare migliori servizi con meno soldi: questa è la vera sfida. Ripeto, tutti i Paesi dove ci sono delle grandi democrazie in Europa sono federalisti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io vengo da una regione a statuto speciale, il Friuli Venezia Giulia, regione che paga con entrate proprie il 100 per cento della spesa sanitaria, che Pag. 24paga con entrate proprie il 100 per cento delle spese per quanto riguarda gli enti locali, avendo autonomia esclusiva. Evidentemente, qualcuno in quest'Aula parla non conoscendo le diverse realtà presenti nel Paese, non conoscendo le realtà come quella del Friuli Venezia Giulia, realtà virtuosa, che riesce a spendere bene i propri soldi, dando servizi ai cittadini. Evidentemente qualcuno parla a vanvera e sorprende che ciò venga da parte di rappresentanti di partiti che sono stati proprio l'emblema dello spreco dello Stato centrale e vogliono accusare le autonomie, anche quelle autonomie virtuose, di essere fonte di privilegio e quant'altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Noi vogliamo difendere l'autonomia responsabile, quell'autonomia che riesce a spendere bene e magari a riversare i soldi per i servizi ai cittadini e a dare meno soldi allo Stato centrale, in cui i soldi si sa da dove partono, ma non si sa mai dove arrivano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, noi voteremo convintamente contro questo emendamento che è nel solco di quella che è questa riforma: una riforma che cerca di accentrare di nuovo i poteri togliendoli alle regioni. Con questo emendamento addirittura si vogliono eliminare le regioni a statuto speciale, ritenendo quelle regioni governate attraverso un privilegio. Invece, noi riteniamo che probabilmente varrebbe la pena cominciare a fare una differenza tra quelle realtà virtuose che hanno citato anche i miei colleghi e realtà che, invece, sperperano il denaro pubblico, vedendosi poi ripianare i debiti che hanno creato grazie all'intervento dello Stato centrale. Mi riferisco, in particolare, alla regione Sicilia, che spesso non ha dato, nonostante le diverse amministrazioni che si sono succedute al governo di quella realtà, dimostrazione di buona capacità di ben amministrare i soldi, tanto poi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MARCO RONDINI. ... tanto poi dallo Stato centrale i debiti sarebbero stati ripianati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. SEL voterà «no» a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, questo è un emendamento che si potrebbe anche dichiarare irricevibile, soprattutto da un punto di vista politico. Si devono difendere le identità, si devono difendere le identità territoriali proprio in un periodo storico come quello attuale, in cui, per esempio, le piccole patrie hanno il sopravvento rispetto alle grandi realtà burocratiche. L'esempio a cui mi riferisco è quello della Grecia nei confronti dell'Unione europea.
  E poi fa specie che l'onorevole Di Lello venga a farci la morale sugli sprechi, quando lui stesso è venuto in Commissione cultura a perorare la causa di una proposta di legge che attribuisce 20 mila euro all'anno a una fondazione e che lui vuole portare avanti perché fa riferimento a un esponente del Partito Socialista. Ma si vergogni, onorevole Di Lello (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, secondo il proponente di questo emendamento, quelle regioni che tengono i soldi delle tasse dei loro cittadini nei propri territori, sono regioni egoiste, sono cittadini egoisti. Per il proponente di questo emendamento, la specialità di uno statuto è un'ingiustizia, Pag. 25ma non è un'ingiustizia il fatto che i lombardi versino 60 miliardi di euro all'anno nelle casse dello Stato centrale ? 60 miliardi di euro delle tasse dei lombardi che non si sa dove vadano a finire (Commenti del deputato Lo Monte). Allora, noi pensiamo che le autonomie, la gestione dello statuto speciale (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  GUIDO GUIDESI. ... debba essere rispettata, così come queste regioni a statuto speciale...

  PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, per favore. Onorevole Guidesi, si rivolga alla Presidenza per quei cinque secondi che mancano, grazie (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Io non ho sentito, però per cortesia.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, io mi sono rivolto a lei, se poi non mi interrompono...

  PRESIDENTE. Sì, ha ragione, prego.

  GUIDO GUIDESI. Concludo, Presidente. È un'ingiustizia il fatto che ci siano regioni che non sprecano; che ci siano regioni che tentino di avere servizi efficienti; che ci siano regioni con la sanità in positivo con il pareggio di bilancio e che versino i loro soldi a qualcun altro che, invece, è un danno quotidiano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie Presidente, io credo che nel momento in cui si discute di una riforma di così alto livello come la riforma della Costituzione italiana, non bisogna fare a meno di rimarcare un aspetto, dato che, a volte, si sentono delle cose che sarebbe opportuno non discutere neanche in quest'Aula. Non è sicuramente una riforma di alto contenuto, per quanto mi riguarda e, probabilmente, dovremo tornare più e più volte nel merito di questa riforma istituzionale. Quanto proposto dal collega Di Lello è solo un esempio di come questo dibattito non stia producendo il meglio per una riforma che dovrebbe essere l'orgoglio di questo Parlamento. E tante imprecisioni e tante fesserie, mi corre d'obbligo dire, si sentono.
  Al di là delle altre regioni a statuto speciale, vorrei rimarcare che, per esempio, la mia regione, la regione Sardegna, è la prima che ha diminuito il numero dei consiglieri regionali; è la prima che ha votato un referendum per l'abrogazione delle province in surplus di quel territorio; è la prima che ha diminuito le indennità consiliari del consiglio regionale e che ha abolito il vitalizio per i consiglieri regionali; è la prima che ha avviato un percorso sul cammino delle risorse, ma è anche la prima che dona il 61 per cento delle basi militari a questa nazione (la seconda è il Friuli Venezia Giulia con il 31 per cento); è la prima che si paga in Europa la continuità territoriale dal proprio bilancio; è la prima che per la modifica dell'articolo 8 dello statuto della Sardegna si paga integralmente con le proprie entrate il bilancio della sanità; è la prima che vanta un credito nei confronti della nazione, dello Stato, di circa un miliardo e 100 milioni di euro di mancato trasferimento delle entrate proprie, quindi non una richiesta di ulteriori sovvenzioni o contributi, ma la richiesta di avere ciò che di proprio è stato escusso in quella regione per le entrate fiscali; è la prima, tra le altre, ma comunque la prima, che continua ad avere una presenza militare, come ho già detto, tra le prime d'Europa e riceve 13 milioni di euro l'anno di compenso dallo Stato, quando, badate bene, soltanto la Germania, per una giornata di esercitazioni, paga un milione di euro al giorno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 20,10)

  ROBERTO CAPELLI. Ecco, quindi, prima di fare queste proposte, io credo, Pag. 26come per tutto d'altronde nella vita, ma anche in questo Parlamento, bisognerebbe avere contezza e cognizione di causa, perché la prima vera grande riforma che dobbiamo portare avanti in questa nazione è sicuramente – e noi ne siamo lo specchio – una riforma culturale, che deve rifuggire dal populismo, che deve ragionare sulle cose giuste da portare all'attenzione di questo Parlamento per modificare uno Stato che è «incancrenito» di populismo, di comunicazione errata, di ricerca in tutto e per tutto di un consenso purché sia. Se noi non cambiamo e non attuiamo quella riforma culturale necessaria a questa nazione, potremo cambiare Costituzione, potremo fare mille leggi e centomila decreti, ma non cambierà il Paese e non cambierà l'Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marguerettaz. Ne ha facoltà.

  RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Grazie Presidente, il mio cognome credo testimoni la mia specialità, se non altro lo dico al collega Di Lello, il quale vuole abrogare la specialità della mia regione e ha fatto cenno a fondati motivi storici, culturali e linguistici che sosterrebbero l'autonomia speciale del Trentino Alto Adige, a differenza delle altre regioni della Valle d'Aosta. No, collega Di Lello, ci sono le stesse identiche ragioni perché, altrimenti, vorrei sapere secondo i suoi studi, le sue conoscenze, per quali motivi è stata concessa l'autonomia speciale, alla mia, così come ad altre regioni. Ha voluto aprire un dibattito il collega Di Lello, forse ci è riuscito; personalmente lo avrei centrato su un altro tema, a mio avviso, molto più importante. Anziché parlare dei privilegi, lo dico tra virgolette, delle regioni a statuto speciale, perché non affrontare un dibattito sul vero privilegiato dell'organizzazione di questo paese, che è lo Stato centrale ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà per un minuto.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Credo che questo emendamento dimostri la superficialità con cui si sta procedendo, così come è documentata la superficialità del legislatore negli ultimi 15 anni. Noi continuiamo ad intervenire sul titolo V della Costituzione per ben tre volte nel giro di 14 anni sulla stessa parte della Costituzione, badate bene. E ogni volta sempre con ispirazioni o demagogiche o populiste e comunque sempre con ispirazioni che non tengono conto dell'effettiva natura dei nostri territori. Abrogare gli statuti speciali così tout court, se ho letto bene, intendiamoci, mi sembra una cosa paradossale, quando è ormai consolidata questa coesione della nostra Repubblica con queste regioni di confine che hanno una loro particolarità che non si può negare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 20,15)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, vorrei chiedere ai colleghi in quest'aula, a chi ha fatto il sindaco o l'amministratore, a chi arriva da un territorio specifico di cui magari è orgoglioso, a chi ha interessi specifici, ed in una Commissione si occupa magari di una tematica specifica: quanti di voi stanno portando avanti una legge, aggiungo io, potete non condividere, «marchetta», con la quale finanziare qualcosa con cui avete a che fare, che sia una fondazione, una associazione, gli amici sotto casa ? In quest'aula, abbiamo ancora un socialista, pensavo si fossero estinti, che sta portando avanti una legge «marchetta» per finanziare la sua fondazione con ventimila euro all'anno – ventimila euro: due noccioline, ma, va bene, un socialista viene via per poco –, però quanti di voi portano avanti una legge come questa ? Pensate alla dimensione di alcuni Pag. 27personaggi in quest'aula a cui viene data la parola e credito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi la invito ad avere maggiore rispetto per i colleghi che avanzano proposte e presentano emendamenti al pari di tutti gli altri con eguali dignità.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie Presidente, i parlamentari di Area Popolare voteranno contro questo emendamento perché, evidentemente, non è possibile abolire con un tratto di penna sistemi di autonomie che hanno le loro storie e le loro ragioni profondamente radicate. Io però vorrei anche ringraziare il collega Di Lello; evitiamo di fare degli attacchi personali e degli attacchi contro le grandi tradizioni che avranno avuto i loro lati oscuri ma il Partito Socialista Italiano ha fatto, con un impegno diuturno – io non sono socialista naturalmente – di milioni e milioni di persone, il bene del popolo italiano e ha aiutato settori «deprivilegiati» del popolo italiano ad acquisire effettivo diritto di cittadinanza. Quindi, non è bene fare questi attacchi.
  Ma, a prescindere da questo, io vorrei ringraziare il collega Di Lello, pur votando contro di lui, per un motivo. Il problema delle autonomie è un problema che va posto. Un riesame delle ragioni del sistema delle autonomie, per capire dove ha funzionato e dove non ha funzionato. Quindi, in alcune regioni ha funzionato, e dove ha funzionato dovremmo domandarci: ha senso mantenerlo così come è adesso, o va riformato proprio perché ha funzionato e ha raggiunto le finalità che originariamente aveva ? Perché il sistema delle autonomie è anche un sistema di privilegi: alcune parti del territorio nazionale che sono state colpevolmente abbandonate e trascurate per decenni o secoli ricevono il diritto di contribuire meno alle spese comuni dello Stato; i regolamenti finanziari delle regioni a statuto speciali, tutti quanti, contengono questo elemento; contribuiscono meno e proporzionalmente alle spese comuni di tutto lo Stato italiano, e quindi trattengono più denari sul loro territorio. È del tutto giustificato ? Serve ancora ? Non servirebbero forse altre cose, a questo punto ?
  Ma va fatto un esame di come hanno funzionato le autonomie speciali anche e forse soprattutto laddove non hanno funzionato, perché è innegabile – io non farò esempi – che la maggioranza delle autonomie speciali non hanno funzionato. Perché ? Forse abbiamo dato autonomie senza imporre responsabilità ? Forse abbiamo dato autonomie senza chiedere garanzie sull'uso che viene fatto di queste autonomie ? Forse gli statuti sono stati calibrati poco nel senso di creare quel sistema di pesi e contrappesi che assicura un'efficace gestione al servizio dei cittadini ? Ovviamente il problema non può essere affrontato, collega Di Lello, con un emendamento che abolisce tutto. Le autonomie speciali mantengono le loro ragioni di esistenza anche oggi. Certo, sarebbe importante ed opportuno rivisitarle, per ridefinirle, ricalibrarle su una fase diversa della vita nazionale. Ovviamente, per le ragioni dette, voteremo contro questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Il nostro parere continua a rimanere assolutamente negativo perché riteniamo che, al contrario dello stesso emendamento, le regioni italiane abbiano tutte uno statuto speciale. Così la Lega ha proposto, aveva proposto, in modo molto formale, legislativo, in tutte le istituzioni in cui era presente, è stata presente ed ancora oggi lo è. Ma non per avere dei privilegi o maggiori prerogative, perché ritenevamo che ci dovesse essere, e così avete sempre ribadito, l'Italia doveva essere una, unica e indivisibile, tutti i cittadini dovevano avere gli stessi diritti. Così, fino ad oggi, non è mai stato fatto e rivendichiamo la paternità della possibilità Pag. 28che tutti i cittadini abbiano lo stesso diritto. Avere gli stessi privilegi e le stesse prerogative delle regioni a statuto speciali per quelle regioni che non ce l'hanno. Oggi come oggi, come è già stato detto da illustri colleghi del mio partito, noi rivendichiamo la necessità della riforma dello Stato, ma dal centro verso la periferia, non dalla periferia al centro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Per annunciare il voto contrario del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Noi giustifichiamo il voto contrario a questo emendamento perché o tutti o nessuno. Non ci sembra corretto abrogare gli statuti speciali, lasciando solo quello Trentino-Alto Adige/Südtirol, ma quantomeno rivedere le autonomie, magari distribuendole a tutte le regioni, o vedere il ridisegno delle regioni tramite macroregioni.
  Quindi, il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo emendamento perché non ci sembra corretto andare a modificare, con un emendamento, così, senza una discussione pubblica, su questo argomento, che ha un'importanza che riguarda anche le tasche degli italiani, e non solo, perché molte regioni...ovviamente qualcuna magari virtuosa, di quelle a statuto speciale, altre meno. Quindi, magari rivedere tutto, favorendo una maggiore autonomia a tutte le regioni ci sembrerebbe una cosa corretta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, solo per aggiungere, oltre al mio collega Cozzolino, che quest'emendamento Di Lello 30.1 forse non è Di Lello, ma è di Renzi ! Nel senso che Renzi è la persona che in questo Paese vuole centralizzare il potere a Palazzo Chigi e quindi per forza c’è una visione completamente diversa da parte del MoVimento 5 Stelle, che vede nelle autonomie locali e in tutte quante le regioni, viste magari come macroregioni, una possibilità di controllo da parte del cittadino delle risorse, dei soldi, e di come vengono usate all'interno delle amministrazioni regionali o macroregionali. Quindi, per forza di cose, il voto è contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, semplicemente per confermare il mio voto in dissenso dal gruppo. Quindi, voterò contro questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, sarebbe troppo lungo ripercorrere tutte le tappe che dal punto di vista costituzionale e di legge ordinaria hanno portato all'attuale assetto. Sta di fatto che la modifica del Titolo V della Costituzione potenzialmente consente a tutte le regioni di farsi un proprio statuto. Il problema vero non è questo, cioè il problema fondamentale riguarda un altro aspetto, cioè la modalità di finanziamento totalmente differente tra le regioni a statuto ordinario e le regioni a statuto speciale. C’è nettamente una sperequazione senza precedenti in riferimento a quello che è il finanziamento delle regioni a statuto ordinario rispetto alle regioni a statuto speciale. Questo è il problema che prima o poi lo Stato centrale, e molto probabilmente anche in riferimento a quelle che sono le competenze europee, dovrà affrontare. Dovrà essere affrontato per forza perché per la Pag. 29finanza pubblica una situazione di questo genere diventerà ogni giorno di più insostenibile. Non sfuggirà che, ad esempio, già per la Regione siciliana per poter dirimere questo conflitto di finanziamento differenziato, lo Stato centrale è stato costretto a fare due accordi: uno nel 2002-2003 e l'altro successivamente l'ha fatto di recente. Mi sembra che Capodicasa sia stato su questo artefice di un accordo precedente, nel 1999 se la memoria non mi tradisce.
  Davanti ad una situazione del genere è fin troppo evidente che in questa sede è pressoché impossibile discutere di argomenti così complessi, indipendentemente dalle singoli posizioni di ognuno. Sta di fatto però che non esiste nella Costituzione solo questa disposizione riguardante le regioni a statuto speciale. Esiste anche l'articolo 119, che non viene assolutamente rispettato, il quale stabilisce anche che lo Stato centrale ha l'obbligo di determinare e di rimuovere le situazioni di differenziazione e di disparità all'interno dei territori, cioè con finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli che ci sono in atto in questo riferimento. Pertanto ritengo che noi, come Forza Italia, chiaramente voteremo contro questo emendamento, ma il problema esiste ed è reale. In riferimento poi alla situazione della capacità fiscale delle regioni e di alcune regioni ad alta capacità fiscale che devono sostenere il Fondo perequativo che è un obbligo previsto dalla Costituzione (perché la Costituzione va rispettata per intero) qui il discorso sarebbe molto, molto lungo perché veramente potrebbero esserci anche delle correzioni da questo punto di vista e una delle tante correzioni è vedere se i grandi gruppi che hanno capacità fiscale e gettito fiscale enorme debbono avere sede all'interno dei vari territori e sede legale nelle varie regioni. Mi riferisco in particolare alle compagnie assicurative, alle banche e anche ai grossi gruppi industriali. Quando poi affronteremo e se dovessimo affrontare questo argomento, avremmo le argomentazioni per determinare che quel megagettito fiscale che c’è in alcune regioni è di tutti gli italiani, e non solo dei residenti di quelle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 20,25)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie Presidente, mi sento in dovere di sottolineare, soltanto, forse, anche, per metterlo agli atti, che a noi questo emendamento fa veramente un po’ arrossire, arrossire di vergogna e di pudore. Certo, noi non rivendichiamo mai – diciamo così – un'autonomia speciale soltanto per noi soli, sappiamo bene che la difendiamo solidali con gli altri che hanno pure le loro specialità e se ci scandalizza qualcosa in questo è il fatto che a proporlo sia un collega socialista. I socialisti, nella loro storia, sono sempre stati dei solidali autonomisti, hanno combattuto per l'autonomia e nessuno adesso creda – perché il sospetto può venire – che il collega proponente sia un nostro «agente segreto». Questo, mi sento di dirlo, anche a nome di tutti i miei compaesani.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Grazie Presidente, intervengo per ringraziare il collega Di Lello, che ha avuto il coraggio politico e anche intellettuale di mettere in discussione, dopo 48 anni, un precetto politico che noi consideriamo intangibile e che non ha mai meritato discussione, e lo dico anche da siciliano. Dopo 48 anni, forse, rivedere il concetto di statuto speciale, rivedere una geografia politica che è figlia del dopoguerra Pag. 30è un atto di buon senso che questo Parlamento dovrebbe avere il coraggio di affrontare. Per cui voterò a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Signora Presidente, io sono molto d'accordo con quello che ho ascoltato adesso da parte del collega Fava. Penso che nell'aggiornare un testo costituzionale sia giusto porsi tutti i temi, ma sarebbe giusto farlo con la dignità che i temi meritano, e non «lanciando» un emendamento così. Le questioni legate agli statuti speciali le ricaviamo dalla storia, dalle differenze linguistiche, dalle minoranze, dalla cultura, cioè da una serie di fattori che hanno una loro delicatezza e che non possono essere, come dire, sciupati in una discussione occasionale con i tempi contingentati a cui ci state costringendo. È questa la questione vera, cioè la dignità di quest'Aula, in questo modo, ad affrontare queste questioni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Lello 30.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Di Lello, Folino, Amendola, Paris, Sani, Cominardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  470   
   Votanti  466   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato   12    
    Hanno votato no  454.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Covello, Pellegrino e Berlinghieri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Gli emendamenti successivi sono stati ritirati, quindi passiamo all'emendamento Rubinato 30.201, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord-Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rubinato. Ne ha facoltà.

  SIMONETTA RUBINATO. Grazie, Presidente. In questa riforma del Titolo V si sta individuando un nuovo punto di equilibrio tra sovranità statale e autonomie territoriali, una questione che viene trattata in questo momento in modo un po’ superficiale ma, lo hanno dimostrato anche precedenti interventi, è invece una questione strategica per lo sviluppo economico e democratico del Paese. Se qualcosa non ha funzionato dopo la riforma del Titolo V, del 2001, che io credo sia una buona riforma che ha fatto il centrosinistra, se abbiamo assistito, anche da ultimo, alla delegittimazione delle classi dirigenti locali, sarebbe un errore pensare che la soluzione sia ricentralizzare competenze, funzioni e risorse. In primo luogo, perché centralismo non è sinonimo di efficienza, così come decentramento non significa inefficienza. Vorrei citare il Viceministro Morando, che qualche mese fa ha fatto questa battuta fulminante: se compariamo la sanità, gestita dalle regioni, a livello internazionale, è un'eccellenza mondiale, se confrontiamo invece la giustizia, che è una funzione prettamente ed esclusivamente statale, è un fallimento mondiale (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). L'ha detto il Viceministro Morando.
  In secondo luogo, non tutte le autonomie territoriali hanno dato cattiva prova dell'esercizio dell'autonomia, speciale od Pag. 31ordinaria; anzi, talune hanno messo in campo modelli virtuosi sul piano sanitario, sociale ed economico.
  In terzo luogo, l'assetto regionalista è l'ordinamento più consono ad una comunità politica organizzata nell'ambito di un processo di integrazione europea e di un sistema economico globale nel quale i compiti dello Stato dovrebbero crescere sul versante esterno delle negoziazioni internazionali ed europee e si dovrebbero ridurre su quello interno, nella definizione delle politiche pubbliche, nel monitoraggio delle stesse, con eventuali poteri perequativi e sostitutivi.
  In quarto luogo, perché il regionalismo è dare attuazione al principio di sussidiarietà, entrato nel nostro ordinamento prima attraverso il diritto comunitario, poi implementato, sempre nella riforma del centrosinistra del 2001, nell'articolo 118, ma stava già, in realtà, nell'articolo 5. E questo principio di sussidiarietà europeo, e ora anche italiano, nel nostro ordinamento dal 2001, dice che l'intervento pubblico, sia legislativo che amministrativo, va attuato quanto più possibile vicino ai cittadini, perché vicino ai cittadini si conoscono meglio i bisogni del territorio, si possono dare le risposte migliori e perché i cittadini possano partecipare meglio alle decisioni e al controllo della funzione pubblica (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Spero che le ovazioni siano anche dal centrosinistra, perché fino a qui ho parlato bene della riforma del centrosinistra !
  Quello che ho detto vale tanto più in Italia, un Paese il cui fattore competitivo più tipico ed espressivo è l'eccezionale ricchezza e varietà dei suoi territori. Ricchezza che non può essere governata in modo uniforme a livello centrale. Il regionalismo in Italia non è un'opzione, ma una scelta obbligata, ma va ripensato. Ha scritto Giuseppe De Rita, recentemente: il regionalismo delle uniformità e della mera delega di spesa senza responsabilità ha prodotto poche ricette davvero ritagliate sulle diverse realtà locali, con il risultato, tra l'altro, di ampliare i divari tra i territori. E cito, dal recente Diritto amministrativo. Una conversazione, Sabino Cassese: «dovremmo forse prendere atto che regionalismo e autonomie locali comportano differenziazione per zone, anche in termini più radicali cioè differenziando i gradi dell'autonomia». Il terzo comma dell'articolo 116 è lo strumento per realizzare questo; è lo strumento introdotto nel 2001 dal centrosinistra; è lo strumento che era abrogato nella riforma del centrodestra del 2005.

  PRESIDENTE. Concluda.

  SIMONETTA RUBINATO. Mi permetta, Presidente, di concludere. È uno strumento che andava, secondo me, rafforzato. Alcuni passaggi positivi ci sono stati: in particolare, la maggioranza non più assoluta per l'approvazione di maggiori e ulteriori forme di autonomia, ma le materie sono ancora molte poche. E il mio emendamento, quello che ormai non ho più il tempo di illustrare, cercava di sostituirlo in senso rafforzativo: maggiore autonomia a fronte di maggiore responsabilità.
  Io ritiro questo emendamento (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) su richiesta della presidenza del mio gruppo, lo ritiro per disciplina di gruppo. Sono convinta che le responsabilità per migliorare le istituzioni del nostro Paese vanno condivise, ed evidentemente se non si è fatto di più e di meglio non è responsabilità del solo Governo, ma è responsabilità di un Parlamento che non è quello del 2001, che non è quello del 2001. Noi autonomisti ne dobbiamo prendere atto e dobbiamo unire le forze per i nostri territori, tutti, nel Paese, per favorire le condizioni della crescita nello sviluppo economico e sociale di questo Paese. Oggi non è il tempo per questa ambizione, ed è un grande peccato, perché questo è il momento in cui la globalizzazione chiede capacità di governo, di assunzione di responsabilità, a livello locale in grado di sostenere lo sviluppo dei territori.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  SIMONETTA RUBINATO. Ha ragione Presidente, concludo dicendo che spero Pag. 32che ci sia modo di migliorare il testo della riforma nel secondo passaggio, perché...

  PRESIDENTE. No, deve concludere.

  SIMONETTA RUBINATO. Rischiamo di ampliare ancora di più il divario tra autonomie speciali esistenti e autonomie ordinarie (Applausi di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. Grazie deputata Rubinato.

  GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Giorgetti, a che titolo ?

  GIANCARLO GIORGETTI. Dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. No, l'emendamento è stato ritirato.

  GIANCARLO GIORGETTI. No, il gruppo della Lega voleva intervenire per fare proprio l'emendamento dell'onorevole Rubinato....

  PRESIDENTE. D'accordo, lo fate vostro...

  GIANCARLO GIORGETTI. No, non lo facciamo nostro.

  PRESIDENTE. E allora ?

  GIANCARLO GIORGETTI. Il gruppo della Lega Nord rende onore all'onorevole Rubinato, perché in questo dibattito, in cui tanti...

  PRESIDENTE. No, però, mi deve dire...

  GIANCARLO GIORGETTI. ... si rifiutano di dire quello che pensano, l'onorevole Rubinato ha avuto il coraggio di esprimersi in quest'Aula e portare la posizione di tanti deputati, anche del Partito Democratico, che questo coraggio non lo hanno.
  Noi non lo facciamo nostro, perché non usiamo il suo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  PRESIDENTE. Non lo fate vostro ?

  GIANCARLO GIORGETTI. No.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  EMANUELE COZZOLINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Lo facciamo nostro e chiediamo che sia posto in votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Lo fa proprio il gruppo MoVimento 5 Stelle. D'accordo. Io qui ho la richiesta di parola del deputato Guidesi, ma non so se è ancora interessato a parlare. Deputato Guidesi ? No, andiamo avanti. Deputato Prataviera, lei vuole la parola ? No. Andiamo avanti. Deputato Zaratti ? No, non intende parlare.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Chiediamo la votazione per parti separate.

  PRESIDENTE. Nel senso di votare la lettera a) separatamente dalla lettera b) ? Va bene.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rubinato 30.201, fatto proprio dal gruppo MoVimento 5 Stelle, parte prima, che comprende la lettera a), con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di Lega Nord e Autonomie e Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 33

  Pilozzi, Russo, Paris, Chaouki...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  446   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato  132    
    Hanno votato no  314.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte dell'emendamento Rubinato 30.201, fatto proprio dal gruppo MoVimento 5 Stelle, limitatamente alla lettera b), con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Fusilli, Russo, Cicchitto, Paris, Pisano, Piccioni, Marzana, Silvia Giordano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  461   
   Votanti  431   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  319.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Gutgeld, Covello e Carlo Galli hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 30.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo e dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente, questo emendamento si innesta nel dibattito che si è fatto fino adesso, che è un dibattito interessantissimo, che avrebbe meritato forse qualche parola in più.
  Noi, con questa variazione, facciamo un'inversione di tendenza netta e ritorniamo ad uno Stato accentratore. Ciò risponde alla logica renziana, che tende ad accentrare tutto sull'Esecutivo, dal Senato alla legge elettorale, a questa variazione del Titolo V della Costituzione. Vorrei, però, dire che, così attenti ai principi generali, ci siamo dimenticati completamente l'articolo 5. L'articolo 5 della Costituzione, infatti, dice esattamente il rovescio, dice che bisogna aiutare e favorire le autonomie e il decentramento, e qui si fa esattamente l'opposto. Guardate, io ho sentito la collega poco fa e ha detto delle cose molto appropriate. Ne vorrei aggiungere qualcuna: Tocqueville, il padre della democrazia, ci diceva che tanto più è vasto il territorio da amministrare tanti più poteri devono essere lasciati alle autonomie. Lui si riferiva agli Stati Uniti d'America, io mi riferisco all'Europa: più Europa si fa, più le autonomie devono avere, secondo il principio di sussidiarietà istituzionale o verticale, poteri. E qui si va esattamente nel senso contrario.
  Poi ci si lamenta delle spese delle autonomie: grande problema. Ma nessuno si pone il problema che le spese delle autonomie derivano da una imposizione fiscale sbagliata alla base, perché è lo Stato che pone le imposte e poi, a scendere, le autonomie. Dovrebbe valere, invece, il principio esattamente opposto: le autonomie pongono le imposte e, secondo il principio del «pago, vedo, voto», si spende al meglio, per poi premiare chi spende meglio i denari, riservando una quota allo Stato.
  Guardate, l'unità nazionale in questo Paese si basa essenzialmente su realtà territoriali. In Italia di nazionale c’è il festival della canzone italiana e il melodramma, poi ci sono gli spaghetti alla Pag. 34napoletana, le tagliatelle alla bolognese, il parmigiano reggiano, Pirandello che è siciliano, Goldoni che è veneziano, Manzoni che è lombardo ma sciacqua i suoi panni in Arno, cioè ci sono una marea di realtà regionali che, prendendo il meglio di tutte, la sintesi di tutte, crea lo spirito dell'unità nazionale. E la valorizzazione dell'unità nazionale non è nell'annullare questo spirito, ma nel valorizzarlo.
  Questo lo aveva detto la sinistra e io, a destra, ero un eretico. Oggi sono nelle regole, perché la sinistra è diventata totalitaria, unitaria e statalista, e sono molto contento di poterlo dire da questa parte, perché, finalmente, la mia gente parla come me e voi parlate come voi. Vi è stata un'inversione, dice bene la collega Rubinato: la sinistra delle autonomie dov’è ? La sinistra che reclamava le autonomie negli anni Sessanta e Settanta dov’è ? È una sinistra che lascia Renzi fare questo percorso inverso, ma – ecco l'emendamento – continua a mantenere...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MAURIZIO BIANCONI. ... i privilegi – un minuto – perché in una corretta visione autonomista – non vi è qui il tempo di vedere se regionalismo o meno – si lascia ad alcune regioni il vantaggio dello statuto speciale, e quindi della dilapidazione delle risorse pubbliche. Noi diciamo: regionalismo sì, ma per tutti uguale, essendo venute meno le condizioni per cui si determinarono gli statuti speciali. Quindi, chiediamo l'abolizione, anzi, la cassazione del primo e secondo comma dell'articolo 116; dopodiché, la specialità si potrebbe riconsiderare secondo l'emendamento dell'onorevole Rubinato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Preannunzio il voto contrario della Lega Nord.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà. Si affretti.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Per gli stessi motivi già indicati prima, voteremo contro questo emendamento, perché non è abolendo gli statuti speciali che si permetterà alle altre regioni di poter sviluppare la propria specialità, e quindi di puntare su tutti quegli elementi così ben indicati anche dall'onorevole Bianconi. Se noi eliminassimo oggi le regioni a statuto speciale, le condurremmo in una situazione pesantissima, come quella nella quale già vivono le altre regioni.
  Gli sprechi – e lo ripetiamo – non si eliminano cassando le regioni a statuto speciale; si eliminano imponendo la responsabilità di bilancio, cioè anche le regioni a statuto speciale devono pagarsi con il proprio bilancio le scelte che fanno, ed è questa la battaglia che tutti devono fare, e non eliminando la possibilità del federalismo in questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Grazie, Presidente. In questi giorni è cominciata la campagna elettorale in Veneto e la candidata del Partito Democratico, nei vari mercati, sta cominciando a dire che, se vince lei in Veneto, l'autonomia per il Veneto è una cosa molto più facile. A me sembra che oggi sia molto ma molto più difficile, dopo quello che ho visto nel penultimo voto.
  Perciò, le bugie, le falsità, qui vengono fuori, e domani sarà mia competenza dire a tutto il Veneto che voi siete contro l'autonomia. E tutti quei deputati veneti si devono vergognare di avere votato in quella maniera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Per ribadire che qui vi sono due concezioni esattamente Pag. 35opposte di quello che deve essere un modello di uno Stato. Votando contro questo emendamento, noi diciamo di essere a favore del federalismo, a favore della responsabilità dei territori, a favore di un'autonomia dei territori, a differenza, come, invece, stiamo vedendo, di questa maggioranza, di questo Governo, di questa sinistra, che dimostra, ancora una volta di più, di non avere a cuore le battaglie autonomiste, le battaglie federaliste.
  Quindi, votiamo convintamente contro questo emendamento, in quanto riteniamo che, se ancora vi fosse una speranza per risollevare le sorti di questo Paese, questa speranza deve passare per forza da una riforma federalista di questo Stato, che dia autonomia alle singole regioni, che dia autonomia e respiro alle autonomie locali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie Presidente, io vengo da una regione, il Veneto, che forse più di ogni altra, subisce questa ingiustizia territoriale, questo diverso trattamento tra le regioni a statuto speciale e le regioni ordinarie, che si traduce poi in distorsioni quotidiane, ad esempio, della concorrenza tra chi ha a disposizione un certo tipo di risorse e chi, invece, queste risorse se le vede togliere invece che essere lasciate nel territorio. Eppure, da parte mia, mai mi sentirete fare una battaglia contro l'autonomia delle altre regioni che attualmente godono di una autonomia speciale. Invitiamo i rappresentati di queste regioni a stare in guardia e a fare insieme a noi una battaglia per l'autonomia, perché questa deriva centralista, prima o poi, interesserà anche loro e toglierà le loro autonomie, i poteri che si sono conquistati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Presidente, SEL vota «no».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie Presidente, anch'io registro in questo caso la dicotomia di due visioni completamente opposte. Da una parte, vi è chi, come noi, continua a difendere strenuamente la visione di una serie di comunità che stanno assieme grazie ad un patto che stabilisce che ci sia autonomia alla periferia, senza che venga tradito quel principio di responsabilità nell'amministrazione e, in caso, si vada e sanzionare pesantemente chi viola quel principio di responsabilità che è proprio del federalismo, che è proprio di tutte le forme di autonomia. Dall'altra, invece, vi è la visione che vede uno Stato che vuole annullare le specialità, che vuole annullare le autonomie e, soprattutto, le possibilità delle comunità di autoregolamentarsi e di poter crescere nella più possibile autonomia.
  Per questo noi voteremo favorevolmente su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Grazie Presidente, anch'io ringrazio la collega Rubinato che non è certo ladylike. Devo dire riguardo a noi veneti – che abbiamo delle regioni a statuto speciale al confine e che siamo un popolo mite – che, come si dice da noi, bisogna stare attenti a non svegliare il can che dorme, perché nel vedere tutte queste differenze che ci sono tra noi e i popoli vicini, chiaramente, ci viene in mente soprattutto ciò che è la differenza anche sulla questione del lavoro. Sul lavoro subiamo una concorrenza sleale, in quanto hanno delle risorse diverse e noi questa autonomia la vorremmo. Ci è precluso anche di svolgere un referendum, sacrosanto, dove potremmo esprimerci e dove vorrei vedere realmente i veneti esprimersi ed avere finalmente quella autonomia, da tanti professata che, però, poi di fatto ci viene sempre negata.

Pag. 36

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Menech. Ne ha facoltà.

  ROGER DE MENECH. Grazie Presidente, innanzitutto, vorrei posizionare quello che stiamo facendo. Come stiamo cambiando l'articolo 116 ? Perché dobbiamo anche sottolineare un altro fatto che viene tolto e rimosso dalla coscienza di chi sta parlando in questo momento: le uniche vere riforme dell'articolo 116, applicabili e concrete, le ha fatte il centrosinistra, nel 2001. Oggi stiamo cercando di apportare quei miglioramenti, quei tentativi, di dare una vera autonomia responsabile. Quali sono le differenze, quindi, nell'articolo 116 nel concreto ? Aggiungiamo alcune lettere e, soprattutto, inseriamo all'interno dell'articolo 116 quella caratteristica di responsabilità, quando diciamo che le regioni che possono aderire a questa proposta di autonomia sono quelle in condizione di equilibrio tra le entrate e le uscite rispetto ai propri bilanci. Quindi, l'articolo 116, modello 2001, viene migliorato rispetto alla responsabilità.
  Allora, io mi chiedo se le regioni sono più pronte oggi ad aspettare l'autonomia dei Governi di centrodestra, della Lega in particolare, che mai si è concretizzata in una riforma organica della Costituzione, mai, perché quando ci hanno provato è fallita, oppure, come diceva De Gasperi, possono applicarsi giorno per giorno nel costruire forme di autonomia responsabile. Ecco qui, questa applicazione delle regioni, anche a statuto ordinario, c’è, c’è questa possibilità.
  Allora, io credo che le regioni efficienti ed efficaci siano quelle che dal 2001 ad oggi hanno iniziato ad aderire all'articolo 116, anche quello già in vigore oggi. Alcune regioni – è stato citato il Veneto e la campagna elettorale – ovviamente non l'hanno fatto e sono rimaste completamente addormentate rispetto all'applicazione concreta dell'articolo 116 modello 2011 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Questo è il tema vero, qui dobbiamo guardarci negli occhi, anche rispetto al territorio da cui proveniamo, e domandarci: siamo nelle condizioni e nella capacità di chiedere allo Stato l'autonomia che era già presente dal 2001 ? No, il Veneto no, le giunte Galan e Zaia no, pur essendo state, come sappiamo, per lunghi tratti monocolore, da Roma fino a Venezia.
  Poi, permettetemi di dire un'altra cosa, visto che provengo da un'altra di quelle aree, che è particolarmente sensibile, visto che è incuneata in mezzo a regioni a statuto speciale. In Veneto noi abbiamo applicato, all'interno dello statuto del Veneto, dei commi particolari, che dovrebbero facilitare le province marginali, come quella da cui provengo. La legge regionale n. 25 del 2014 dice esattamente che la regione Veneto deve dare condizioni particolare alla provincia di Belluno. E qui succede il miracolo, ovvero i leghisti, a Roma, pretendono autonomia da Roma e, poi, in Veneto, sono centralisti, perché quest'autonomia ai territori non la danno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È su questo che io sfido la Lega Nord in Veneto ! È su questo, è sulla concretezza della proposta politica dell'autonomia, perché l'autonomia non si sbandiera, ma si pratica giorno per giorno, con il modello organizzativo e con la proposta politica sul territorio.
  Io credo, in conclusione, che questo articolo 116 sia una proposta concreta, una proposta che mettiamo sul piatto di tutte le regioni che hanno la capacità di autogoverno. Come vedremo anche nell'emendamento successivo proposto dalla Commissione, noi ampliamo e aggiungiamo anche la lettera o), prevedendo quindi ulteriori possibilità di autonomia. Però io spero che finalmente in questo Paese la smettiamo di chiacchierare di autonomia e iniziamo a praticarla – ripeto – come nel dopoguerra fece De Gasperi. Infatti ricordo a tutti che in quel momento disse che l'autonomia va conquistata giorno per giorno con le buone pratiche. Ecco, l'articolo 116 consente questo e credo che questa sia la vera sfida anche in Pag. 37Veneto, che probabilmente da troppi anni vede un governo fermo rispetto anche a posizioni assolutamente di retroguardia nel tema dell'autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, il modo in cui noi stiamo affrontando la discussione sulle autonomie in questa sede ci dimostra che, forse, questo non era il Parlamento che doveva riformare la Carta costituzionale. Abbiamo trasformato una cosa come le autonomie speciali – che sono dovute a ragioni storiche, culturali e geografiche nelle regioni che oggi, grazie alla nostra Costituzione, ne beneficiano – in una discussione sugli sprechi e le questioni economiche.
  Penso che bisogna ritornare a capire quali siano le ragioni di quelle autonomie. Lo dico io, che vengo da una regione che di quell'autonomia sicuramente ha fatto un cattivo uso. Ma noi dobbiamo intanto dire che le autonomie non riguardano semplicemente la minore contribuzione delle regioni alla fiscalità generale, ma riguardano anche la gestione di determinate competenze, che vengono attribuite a quelle regioni in funzione della loro specialità. Per questo c’è una contribuzione inferiore.
  Penso che noi non dobbiamo colpire lo strumento in sé, perché se noi utilizziamo un martello per piantare un chiodo quello strumento è appropriato; se lo usiamo per dare un colpo a qualcuno non è appropriato. Dobbiamo ritornare a sapere fare un buon uso delle autonomie (Applausi di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente, mi corre l'obbligo di intervenire provenendo dalla regione Friuli Venezia Giulia. Sappiamo perfettamente qual è il motivo per cui la specialità è stata data al Friuli Venezia Giulia. Mi dispiace che non ci sia qui il collega Fedriga a difendere anche lui la specialità del Friuli Venezia Giulia, perché quella specialità è stata data semplicemente perché è una Regione a confine, perché ha delle minoranze linguistiche e culturali. È questa la motivazione semplice. Se, poi, nelle altre regioni non accade che questi denari vengano utilizzati al meglio, questo diciamo che è un problema della gestione di quelle regioni, e non certo della motivazione per cui viene data la specialità alle regioni (Applausi di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Ci sono due modi di procedere rispetto alla situazione delle regioni. Uno è il tentativo di rendere in qualche modo speciali tutte le regioni. Noi siamo favorevoli. L'articolo 116 attuale timidamente – timidamente, perché si potrebbe fare di più – va in quella direzione, e l'onorevole Rubinato aveva delle idee per andarvi più rapidamente. Per avere un federalismo in qualche modo a «geometria variabile», quando una regione mostra di avere la capacità di esercitare più competenze, bisogna dargliele. A chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Quando una Regione mostra di non avere capacità di esercitare le proprie competenze, è giusto che possa essere commissariata e che alcune competenze le possano essere tolte. Non dico che questo articolo 116 realizza questo obiettivo, però sicuramente fa un passo, pur timido, onorevole Rubinato, nella giusta direzione.
  L'altro cammino è quello di abolire le autonomie speciali. Quanto all'abolizione delle autonomie speciali, mentre io penso che vadano rivisitate, un'abolizione tout court incontra degli ostacoli molto grandi. Intanto, io a suo tempo ho difeso in sede internazionale il fatto che l'autonomia Pag. 38speciale del Trentino Alto Adige non è sottoposta ad una tutela internazionale. Ne sono convinto, ma, certamente, se si toccasse l'autonomia speciale del Trentino Alto Adige nascerebbe un problema internazionale. Chi ha presentato l'emendamento ha riflettuto ? Sa in che modo possiamo prepararci ad affrontare questo problema, a dare spiegazioni adeguate, a raggiungere gli accordi opportuni ? Possiamo farlo ?
  Analogamente, ma non allo stesso modo, c’è un problema per le altre autonomie speciali, dove – badate – il problema vero che affiora ogni tanto, ma non si affronta, è il problema dei trasferimenti finanziari. Infatti, nel momento in cui le regioni si possono fare il proprio statuto, nel momento in cui è prevista la possibilità di un pur limitato ampliamento delle loro competenze, la vera grande questione è che le autonomie speciali che abbiamo adesso sono autonomie speciali che godono di particolari condizioni di vantaggio finanziario.
  Se noi permettessimo che ogni regione si dichiara autonoma in modo speciale non perché, facendo i suoi statuti, usa di questa autonomia, ma perché attribuisce a se stessa il diritto di contribuire di meno alle spese comuni dello Stato italiano, nasce evidentemente la domanda: dove si vanno a prendere le risorse ulteriori ? O ad ogni assunzione di autonomia corrisponde anche l'assunzione di una responsabilità di spesa non sussidiata dallo Stato, oppure non si capisce. Occorre un regolamento molto complicato e di altissimo livello per poter realizzare questo tipo di trasformazione. E noi pensiamo di farlo semplicemente senza averlo in alcun modo preparato, con un emendamento a un disegno di legge, pur costituzionale ? Non è il luogo e non è il momento per affrontare questo problema.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Grazie, signora Presidente. Intervengo solo per sottolineare ancora una volta quanto mortificante sia affrontare questa discussione in queste condizioni. Non è il luogo e non è il momento, diceva il collega Buttiglione. Ma quando è il luogo e il momento, se non nel luogo e nel momento della riforma costituzionale, per affrontare una questione di rango costituzionale, che è quella delle autonomie ? E quando ci porremmo la vera questione ? Questo Paese ha un senso dell'unità di sé troppo debole per accettare un'autonomia vera dei propri territori. Ma l'altezza di questa riflessione, ovviamente, si scontra con la necessità della fretta, con la necessità del tweet che dovrà fare Renzi subito dopo aver approvato un'altra mezza riforma a buon mercato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Suo tramite, vorrei rispondere all'intervento dell'onorevole De Menech, che praticamente ha confuso, secondo me, la lettura ordinata del testo di cui si sta discutendo.
  Infatti, se è vero che aumentano le lettere nell'articolo 116, è perché nell'articolo 117 aumentano le competenze statali contro le autonomie regionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Se voi nell'articolo 117 aumentate le competenze esclusive dello Stato a danno delle regioni, è chiaro che poi, dopo, nell'articolo 116 aumentano le lettere. Voi spogliate di tutto perché, nella lettera n), alle norme generali sull'istruzione dell'attuale testo costituzionale aggiungete l'ordinamento scolastico, l'università e la ricerca scientifica. Nella lettera s) centralizzate le attività culturali e il turismo, che erano competenze quasi esclusive delle regioni. Nella lettera u), che è una nuova lettera di competenza esclusiva dello Stato, mettete le disposizioni generali e comuni sul governo del territorio e della protezione civile. La lettera o), che oggi apprendiamo essere poi nuovamente inserita, Pag. 39va a togliere le politiche attive del lavoro alle regioni...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO SIMONETTI. ... ossia una norma fondamentale dei territori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Le regioni, insieme alle province che andate a sopprimere, fanno le vere politiche attive del lavoro, della formazione professionale attraverso l'assistenza...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie Presidente, il collega De Menech ha parlato con le parole di De Gasperi, ossia che l'autonomia va conquistata giorno per giorno. Ebbene, quel giorno era oggi, colleghi del PD. Quel giorno era oggi con il voto sull'emendamento Rubinato. Avete costretto l'onorevole Simonetta Rubinato a dover ritirare il suo emendamento. Quell'emendamento dava la possibilità alle regioni di poter avere maggiore autonomie, una maggiore possibilità di poter gestire, attraverso i cittadini, soldi e potere locale. Questo era un emendamento fondamentale e importante. È stato bocciato e anche noi lo ricorderemo ovunque durante la prossima campagna elettorale in Veneto, dove la Moretti, ladylike, come già detto da parte di qualcuno, sta portando in giro per il Veneto – prendo il Veneto perché io sono veneto – la parola «autonomia», riempiendo la bocca, riempiendo i comuni e riempiendo anche di parole quella bocca che parla ai comuni del bellunese, da dove vengo pure io. Lì ogni giorno vengono promesse forti autonomie da parte del PD, ma, in realtà, sono soltanto bugie che qui a Roma vengono ogni volta rese vane da parte di un potere centralista come quello di Renzi. Questo non vuol dire che la Lega fino ad oggi abbia promesso e mantenuto le cose che ha detto, Presidente. Per anni nel nord Italia abbiamo sentito parlare di federalismo, federalismo e federalismo. La Lega e il PD, entrambi partiti di lotta e di Governo, hanno amministrato e governato questo Paese, ma di fatto non sono mai riusciti a portare il nostro Paese a una visione più federalista e più autonoma a livello locale. Di fatto hanno raccontato bugie a tutti, non soltanto alle popolazioni del nord Italia, ma anche a quelle del sud e a quelle del centro. Dall'altra parte, non possiamo non ricordare nemmeno chi ha governato il Veneto fino adesso per quindici anni. Oltre agli ultimi cinque, in cui abbiamo avuto Zaia, abbiamo avuto Galan. Presidente, non so se ricorda Galan ? Un presidente che era sempre facente parte del Governo berlusconiano; un presidente che ha mantenuto una presidenza, seppur in questo momento ha chiesto il patteggiamento per reati di corruzione a due anni e dieci mesi, e si trova in una splendida villa in Veneto agli arresti domiciliari, villa presso la quale Il MoVimento 5 Stelle, con il suo candidato presidente, Jacopo Berti, ha fatto visita sabato con più di 500 persone che hanno manifestato in maniera pacifica il disprezzo e la vergogna di avere un presidente della Commissione cultura retribuito dal popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che in questo momento è agli arresti domiciliari nella sua villa veneta, a Cinto Euganeo. Presidente, sono i nostri soldi. Questa è la vergogna dell'intera Aula. È una vergogna per Giancarlo Galan, tanto quanto una vergogna immensa per tutte le bugie che vengono raccontate qui in quest'Aula alle popolazioni che sono del nord Italia, del centro e del sud. Vergognatevi, vergognatevi tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Grazie Presidente, io volevo sottolineare che da giovane militante della Lega, nel 2001 avevo letto la riforma del centrosinistra e, al di là delle posizioni politiche ufficiali e quant'altro, era una riforma che apriva le porte all'autonomia, Pag. 40alla responsabilità e al federalismo. Io, al di là delle posizioni politiche dove capisco che poi ognuno porta acqua al proprio mulino e lo capisco bene, invito, però, semplicemente i parlamentari del centrosinistra, del Partito Democratico, che hanno a cuore la tematica, a leggere la loro riforma del 2001 e a leggere quello che stanno votando oggi.
  Io penso che oggi sia un grosso passo indietro, ma al di là delle mie parole, al di là delle chiacchiere che abbiamo sentito dal segretario del PD del Veneto, che ha difeso d'ufficio la riforma del 2001, che quanto meno la conosce, di leggerle e confrontarle. Chiunque sia dotato di un minimo di capacità si accorge della differenza, e io riconosco per primo politicamente le buone finalità che il centrosinistra ha cercato di portare avanti nel 2001 e a confrontarle con quelle di oggi...

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie Presidente. La discussione sull'articolo 116 è sicuramente uno dei nodi della riforma costituzionale. Non pretendo sicuramente che sia uno dei più importanti, ma è sicuramente uno fra i nodi principali della discussione, perché nel dibattito sulle riforme costituzionali delle passate riforme e anche in questa, l'attenzione che si è voluta volgere alle autonomie è l'attenzione che si doveva necessaria a quei soggetti istituzionali che sono chiamati a erogare i servizi essenziali ai cittadini. E queste entità astratte che si chiamano autonomie sono quelle che poi svolgono e offrono i servizi ai cittadini. Servizi che spesso sono di scarsa qualità e sono dal punto di vista economico eccessivamente costosi. Il tema che è stato posto dall'emendamento della collega Rubinato è stato purtroppo svilito nel dibattito d'Aula, è stato svilito perché ha assunto una dimensione provinciale e caratterizzata da una prossima... dal mio punto di vista, il tema non sono le autonomie, sono le specialità che hanno purtroppo segnato negli anni delle situazioni di disparità dei cittadini in regioni che non hanno nessuna ragione storica di essere speciali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente. Semplicemente non voglio pormi né a favore né contro. Ma semplicemente per dire all'Aula che questi sono temi che andrebbero dibattuti con un po’ più di attenzione. Le regioni a statuto speciale non sono state dichiarate così, in poco tempo, un dibattito acceso ha portato a questi nuovi statuti. E inoltre vi vorrei dire che la regione Sicilia ha votato all'unanimità una proposta di legge che arriverà qui alla Camera perché il famoso articolo 37 che parla della fiscalità regionale non è mai stato rispettato e ci sono circa 4, 5 miliardi, anche secondo la Corte costituzionale, che probabilmente dovrebbero passare dalle casse dello Stato alle casse regionali, e la regione l'anno scorso ha dovuto fare un mutuo di circa 2 miliardi di euro, indebitando tutti i cittadini della regione.
  Un'ultima cosa, Presidente, la Sicilia, la Sardegna, sono regioni che per far sì che i cittadini di quelle regioni vadano in un'altra regione della stessa nazione, ovvero italiana, devono spendere dei soldi, obbligatoriamente, perché il costo del traghetto è di settanta euro e questo non avviene in nessuna regione, quindi facciamo più attenzione, non limitiamoci ad un dibattito, parliamone anche con le regioni di cui stiamo...

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Villarosa. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   MAURO OTTOBRE. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, solo per brevemente per ricordare che l'autonomia del Trentino Alto Adige/Südtirol è stata assegnata sì da Alcide De Gasperi, ma c'era anche un altro signore, il Ministro Karl Gruber. Quindi, la nostra autonomia è frutto di un Trattato Pag. 41internazionale, e pregherei i colleghi d'Aula di informarsi meglio quando si parla dello statuto speciale del Trentino Alto Adige, perché anche un recente sondaggio dell'Austria parla chiaro: gli austriaci sono favorevoli al ritorno di queste terre. Quindi, non alimentiamo certe cose, che decenni di autonomia hanno portato la pace nei territori. Per cortesia, la nostra autonomia è frutto di un Trattato internazionale, e smettiamola con la favola di dire che è a carico dello Stato. L'autonomia ha senso solo se non è a carico dello Stato, ma viceversa.   MAURO OTTOBRE. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, solo per brevemente per ricordare che l'autonomia del Trentino Alto Adige/Südtirol è stata assegnata sì da Alcide De Gasperi, ma c'era anche un altro signore, il Ministro Karl Gruber. Quindi, la nostra autonomia è frutto di un Trattato Pag. 41internazionale, e pregherei i colleghi d'Aula di informarsi meglio quando si parla dello statuto speciale del Trentino Alto Adige, perché anche un recente sondaggio dell'Austria parla chiaro: gli austriaci sono favorevoli al ritorno di queste terre. Quindi, non alimentiamo certe cose, che decenni di autonomia hanno portato la pace nei territori. Per cortesia, la nostra autonomia è frutto di un Trattato internazionale, e smettiamola con la favola di dire che è a carico dello Stato. L'autonomia ha senso solo se non è a carico dello Stato, e non viceversa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Allasia. È l'ultimo intervento per la Lega Nord. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente, a continuazione del discorso sulle riforme effettuate dal centrodestra e dal centrosinistra, bisogna essere corretti intellettualmente, perché nel 2001 la sinistra aveva fatto frettolosamente per fine legislatura una riforma raffazzonata, ripresa dal successivo Governo di centrodestra e rivista nella devolution che voi del PD, con la complicità di un partito dell'allora maggioranza, Forza Italia, che è rimasto freddo sul referendum appunto sulla stessa devolution, che avete contribuito a non far passare, e che quindi non è diventata legge. Perciò bisogna essere corretti sulle informazioni che diamo al di fuori di quest'Aula e bisogna essere corretti intellettualmente. Noi la riforma l'abbiamo proposta, come avete fatto voi, ma oggi discutere velocemente come avete fatto nel 2001, la riforma costituzionale, che è una cosa che non sarebbe da fare.

  PRESIDENTE. Questo era l'ultimo intervento. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bianconi 30.36 con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Covello, Tidei, Battaglia, Di Battista, Culotta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  463   
   Votanti  462   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato   15    
    Hanno votato no  447.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Siamo all'emendamento Biancofiore 30.24 con il parere contrario della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signora Presidente, assolvo un'incombenza per l'onorevole Biancofiore che è impossibilitata a presenziare, quindi bisogna che lo faccia con molta attenzione, perché è assai severa. Comunque questo emendamento, che prevede la soppressione della Regione Trentino-Alto Adige, mi dà modo di rispondere al professor Buttiglione e agli altri che hanno ricordato il trattato internazionale. Oggi abbiamo le province autonome di Trento e di Bolzano, che fittiziamente si riuniscono nella regione Trentino-Alto Adige, che ha un bilancio molto basso, 750 milioni di euro, soltanto al fine di mantenere la struttura di competenze che già svolgono in via autonoma le province di Trento e di Bolzano. Quindi, abolire la regione a statuto speciale del Trentino-Alto Adige, non inferisce minimamente su quello che è stato determinato a suo tempo nei trattati internazionali. Questo è il primo punto, o comunque se ne può ragionare sotto questo profilo. La seconda questione, e rispondo agli amici della Lega...

Pag. 42

  PRESIDENTE. Colleghi, però c’è una tale confusione che veramente non si riesce neanche ad ascoltare l'intervento. È possibile avere un po’ più di silenzio ? Per favore !

  MAURIZIO BIANCONI. Io parlo lo stesso, Presidente. Io ho parlato anche con la gente che mi tirava i mattoni, si figuri se...

  PRESIDENTE. E va bene, però questo non significa niente, prego, continui, continui.

  MAURIZIO BIANCONI. Però parlare con la gente che parla, non mi fa nessuna fatica.
  Noi siamo di fronte ad una realtà che fa sempre agio dei privilegi di ciascuno di noi. Le regioni a statuto speciale hanno tutte le loro brave ragioni di esistere, o perlomeno di esistere al tempo nel quale furono concepite. Dalla regione Sicilia, travagliata dal movimento indipendentista siciliano, dalla regione Friuli Venezia Giulia, travagliata dalla mutilazione di Trieste e dal fatto di avere Tito alle porte, dalla Valle d'Aosta, piccola enclave di lingua quasi francese dentro l'Italia, le troviamo tutte le motivazioni.
  Oggi noi siamo dentro una cultura del regionalismo solidale e, quindi, istituzionale, solidale e responsabile. Quindi il fatto di essere dentro il regionalismo solidale significa che i bisogni che giustificavano gli statuti speciali vengono superati dalla filosofia della responsabilità e soprattutto della solidarietà, se noi aggiungiamo privilegio a privilegio. Tutti uguali, chi ha la capacità di fare lo statuto speciale, chi ha i bisogni ricorre al federalismo solidale. Guardate ho sentito anche parlare di minoranze linguistiche: ce le abbiamo tutti, oggi. Io non ci vivo più ma sono nato ad Arezzo: 80 mila abitanti, siamo 105 mila, abbiamo 25 mila di minoranze linguistiche, 9 mila in sette anni. Penso che non esista città in Italia oggi che non ha minoranze religiose e linguistiche. Non è più come una volta che eravamo tutti italiani e ogni tanto c'era qualcuno che non lo era. Oggi siamo, se Dio vuole, nella società globale e le minoranze linguistiche ce le abbiamo proprio tutti. Non è più un motivo sicuramente che possa giustificare la specialità. Quindi io penso che la responsabilità e la solidarietà siano unite non al federalismo, amici della Lega, ma al regionalismo, perché qui siamo dentro il regionalismo e il federalismo è un'altra cosa. Siamo nel regionalismo responsabile e solidale. Da questo punto qui noi possiamo ragionare, non certo però con questa riforma che riaccentra tutto, com’è stato giustamente detto al collega del PD dal collega della Lega, perché praticamente i passi in avanti verso l'applicazione dell'articolo 5 della Costituzione sono oggi integralmente stati rimangiati da una sinistra che, sotto questo profilo, non riconosco.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie Presidente, sono contento che è tornata la collega Biancofiore così le posso parlare direttamente e non tramite il collega Bianconi (ovviamente mi rivolgo alla collega Biancofiore tramite la Presidente). Avevo un piccolo sospetto, che qui ci voleva infliggere una piccola cattiveria, una cattiveria perfida, perché la collega sopporta male che la regione, dopo la penultima riforma costituzionale, porta questa denominazione bilingue. Infatti si è introdotta una parola in tedesco cioè: regione Trentino Alto Adige/Südtirol. Perché lo sopporta male ? Sarebbe disposta a sopprimere la regione: mi sembra un prezzo troppo alto. A parte che ci sono delle ragioni per difendere anche la regione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie Presidente, non risponderò al collega Pag. 43Kronbichler perché ha detto – lo dico all'Aula – una grave bischerata. Certamente non c'entra la traduzione della regione Trentino Alto Adige/Südtirol. Ho sentito tante sciocchezze alla radio prima venendo qua (non potevo essere presente per gravi motivi personali). Detto questo, sulle autonomie – lo dico anche agli amici della Lega Nord - l'autonomia del Trentino Alto Adige/Südtirol non ha niente a che vedere con il concetto di federalismo e niente a che vedere con il concetto di sussidiarietà che è alla base di ogni buona declinazione di federalismo e che è alla base anche delle regole europee del Trattato di Lisbona. Basti pensare che l'autonomia dovrebbe essere il passaggio dallo Stato alle province autonome, alle regioni a statuto speciale...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  MICHAELA BIANCOFIORE. ... un attimo mi dia un secondo, Presidente. Mentre invece dalla provincia ai comuni non c’è alcuna delega in Trentino Alto Adige/Südtirol. Ma questo emendamento mira semplicemente a dire una cosa: l'autonomia del Trentino Alto Adige è stata data alla regione autonoma del Trentino Alto Adige da De Gasperi e da Gruber.
  Grazie al federalismo del 2001, voluto dal sottosegretario che ancora oggi siede tra i banchi di questo Governo – la riforma del titolo V che questo Governo vorrebbe in realtà modificare perché si è accorto degli errori del passato –, le deleghe sono state passate, con quella riforma, completamente alle due province autonome. Allora, non ha più nessun motivo di esistere la mia regione, lo dico con grande dispiacere...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Concludo, Presidente. Infatti, questa riforma, come la riforma appena votata al Senato, la riforma elettorale, miravano a un risparmio del bilancio. Bene, la regione autonoma Trentino Alto Adige ha 750 milioni di euro di bilancio senza avere competenze e sapete perché si regge in piedi la regione Trentino Alto Adige ? Semplicemente per dare delle poltrone agli assessori SVP e PD.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Biancofiore 30.24 con il parere contrario della Commissione e del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Tartaglione, Simone Valente, Mantero, Grillo, Lattuca, Porta, Scotto, non vota ? No, va bene... Fratoianni, Zampa, Zardini, Ventricelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  455   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato   22    
    Hanno votato no  433.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Rubinato 30.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord-Autonomie e con il parere contrario del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
  Ha chiesto di parlare la deputata Rubinato. Ne ha facoltà.

  SIMONETTA RUBINATO. Grazie Presidente, starò nei tempi. Vorrei illustrare le ragioni di questo emendamento che potrebbe sembrare non avere una sua giustificazione. È un emendamento che chiede la concessione della specialità alla regione Veneto. Io spero che questo emendamento non sia fatto oggetto di discussione Pag. 44banale e di basso livello per vicende come dire, di passaggio, quelle che riguardano il governo attuale della nostra regione; spero che si tenga il dibattito alto, perché uno dei motivi per cui, probabilmente, autonomie differenziate e specialità non hanno fatto molti passi avanti è anche perché, probabilmente, non teniamo il livello del dibattito abbastanza alto e trasversale e scendiamo sempre nella polemica quotidiana politica. Che cos’è la specialità ? La specialità, affinché non sia privilegio, come è stato censurato da qualche altro intervento precedente, deve trovare un nuovo significato, oggi. La specialità, come è stato affermato dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, nel luglio scorso, è positiva in quanto valorizzazione delle differenze. In questo senso diventa un valore democratico. Il professor De Martin, nel corso di un'audizione davanti alla Commissione parlamentare per le questioni regionali, qualche mese fa, ha posto esattamente il tema della necessità di aprire una riflessione sulle specialità, non per mettere in discussione la specialità o le specialità in sé, ma per intendere la specialità come un elemento che inneschi una visione positiva dell'autonomia, come un modello per una gestione più efficace e virtuosa e, quindi, anche come battistrada per sviluppare altre autonomie. Anche il professore Roberto Bin, nel marzo scorso, ha concluso una sua relazione con queste parole: non sono le regioni a ordinamento differenziato a dover muovere alla ricerca della loro specialità, ma tocca allo Stato riqualificare il suo modo di funzionare, riconoscendo un certo grado di specialità anche alle altre regioni.
  Questo è il senso del mio emendamento, che non nasce da una richiesta egoistica e anacronistica della regione Veneto ma nasce dalla consapevolezza, certo, di alcune condizioni specifiche, come il fatto di essere l'unica regione che confina con due regioni a statuto speciale, e dal fatto – è vero – che c’è anche un divario di strumenti a disposizione rispetto alle regioni a statuto speciale confinanti per sostenere il benessere sociale e le imprese e l'economia dei territori. Ma non c’è solo questo, c’è anche la consapevolezza di una storia che, al di là delle vicende recenti che hanno visto una cattiva classe dirigente regionale finire malamente, ha dimostrato come la società veneta sia capace di cultura collettiva di autogoverno e di coesione sociale, una cultura che, però, è rimasta frustrata nel suo desiderio di autonomia. Tanti tentativi politici ma anche tante frustrazioni. Nel 2007, il consiglio regionale del Veneto approva una delibera bipartisan per dare mandato al presidente della regione di negoziare con lo Stato a sensi dell'articolo 116, terzo comma, forme e condizioni particolari di autonomia. Questa richiesta viene trasmessa, dal presidente Galan, il 18 gennaio 2008 al Presidente Prodi. Il Governo Prodi, purtroppo, cade cinque giorni dopo. Questa richiesta, di autonomia differenziata ai sensi del terzo comma dell'articolo 116, è stata reiterata nel giugno al successivo Governo Berlusconi. Da allora, non è mai più accaduto nulla su questo fronte. Questo dice due cose. In primo luogo, che il «rimpallo» delle responsabilità, amici della Lega, non funziona, in questo caso. In secondo luogo, che il disagio che esprime il Veneto oggi si è aggravato, proprio a causa della mancata attivazione dello strumento politico che era a disposizione, l'articolo 116, terzo comma sin dal 2001; un senso di frustrazione e di disagio – e concludo – che ha fatto dire a un sociologo come Ilvo Diamanti che bisogna prendere sul serio il segnale che proviene dal referendum che c’è stato in Veneto. Il Veneto non vuole l'indipendenza, vuole maggiore autonomia e autogoverno, e la chiede a una classe politica nazionale ma soprattutto regionale, che è stata incapace di attuarla sin qui.
  Per concludere, in questi giorni – ieri – è arrivata a noi parlamentari del Veneto la richiesta all'unanimità del direttivo dell'ANCI Veneto, dell'associazione dei comuni del Veneto, di sostenere un percorso di specialità per la nostra regione. Allora, concludo questo intervento, dicendo: ritiro il mio emendamento – non ci sono le Pag. 45condizioni per approvarlo e non voglio mettere in difficoltà i colleghi parlamentari del Veneto –, ma dico che il tema della specialità, e della specialità anche per il Veneto, è un tema politico a cui bisognerà dare risposta. Quindi voglio che resti agli atti, perché questo è un tema che dovremo senz'altro riaprire, perché è un problema politico che deve trovare una risposta. E non credo che il Veneto, terza regione per produzione di ricchezza in questo Paese e prima per tax compliance, possa porre un problema che viene ignorato da questo Parlamento.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Rubinato.

  SIMONETTA RUBINATO. Presidente, mi scusi...

  PRESIDENTE. Lei ha ritirato l'emendamento. Io non la sento...

  SIMONETTA RUBINATO. Presidente, ritiro questo emendamento e gli altri presentati all'articolo 30.

  PRESIDENTE. Ritira tutti gli emendamenti a sua firma, d'accordo.

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, facciamo nostro l'emendamento Rubinato 30.29 e dichiaro il voto favorevole della Lega Nord.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Presidente, proprio perché non è il momento di giocare al rimpallo, come ha detto l'onorevole Rubinato, noi dovremmo esprimerci proprio nel merito di questo emendamento. È proprio perché non vogliamo nasconderci dietro a responsabilità mancate che noi vogliamo votare questo emendamento e vogliamo votare favorevolmente. È proprio perché tutti i sindaci del Veneto, con una lettera che tutti abbiamo ricevuto ieri in casella, ci hanno chiesto di appoggiare emendamenti come questo proposto dall'onorevole Rubinato e come quello che presenteremo anche noi, che dobbiamo votare favorevolmente su questo emendamento. Quindi, è proprio per quel senso di responsabilità, per quel senso di rappresentanza e per quel senso anche di coerenza che ci dovrebbe contraddistinguere, che noi dobbiamo votare favorevolmente su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Naccarato. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO NACCARATO. Grazie Presidente, non so se gli argomenti che userò sono banali o di basso livello, però assicuro che non c’è nessuna difficoltà a intervenire contro l'emendamento. Restando nel merito in pochissimo tempo credo che non ci siano le ragioni per proporre che il Veneto diventi una regione a statuto speciale e lo dico da parlamentare eletto in Veneto.
  Fondamentalmente per due motivi: primo, non ci sono le ragioni delle specialità linguistiche e culturali che contraddistinguono le cinque regioni che oggi hanno lo statuto speciale e se si apre la porta a questo tipo di lettura il rischio vero è che costituiamo un modello costituzionale con 20 regioni a statuto speciale. Non può diventare un argomento quello dei confini con regioni a statuto speciale perché anche un bambino comprende che, spostando un confine di qualche chilometro, diciamo, di volta in volta, tutte le regioni confinerebbero con regioni a statuto speciale e quindi la specialità varrebbe per tutti.
  Ma c’è fondamentalmente una ragione di tipo pratico che contraddistingue la nostra regione: il Veneto è diventato, dopo la Seconda guerra mondiale – era una delle regioni più povere del nostro Paese – una delle regioni più ricche, con uno dei PIL più alti, una regione fortemente industrializzata Pag. 46con un reddito pro capite molto alto grazie alla lungimiranza e all'intelligenza delle sue classi dirigenti che hanno costituito un modello di sviluppo, di assistenza, in particolare nel sociale e nella sanità, che è diventato un modello per tutto il Paese e anche fuori dal nostro Paese. Questo modello e questa difficoltà, che è iniziata in tempi recenti, non c'entra niente con l'autonomia e con il modello di governo e io credo che l'idea della specialità e dell'autonomia che per alcuni è diventata la secessione non è la soluzione ma semplicemente un sintomo di questa malattia. E viene oggi sbandierata in maniera sbagliata per mascherare il fallimento delle classi dirigenti degli ultimi anni che hanno un nome e un cognome preciso: si chiamano Giancarlo Galan e Luca Zaia. E l'insistere sul tema delle specialità del Veneto serve a nascondere questo fallimento. Credo che sia giusto dirlo chiaramente in questa Aula perché ricorre in modo strumentale in tempi recenti questo tema che non ha nessuna ragione di esistere.
  Questo è il motivo per cui io credo che l'emendamento vada respinto e vada invece appoggiato un ragionamento, che è stato illustrato anche prima, di federalismo solidale e intelligente che tenga in equilibrio le nostre regioni e attraverso questo processo il Veneto può riprendere, se avrà delle classi dirigenti lungimiranti e intelligenti come quelle che ha avuto dopo la Seconda guerra mondiale, il suo percorso di crescita, di sviluppo e di progresso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie Presidente, al netto delle polemiche pre-elettorali, desidererei dire due, tre cose di verità su questa questione della specialità, premettendo che io voterò favorevolmente su questo emendamento come avrei votato favorevolmente anche sull'emendamento relativo alla specialità della Calabria, alla specialità della Lombardia, alla specialità delle Marche e anche delle altre regioni che non sono a statuto speciale. Perché la verità è che, in questi anni, il tema della specialità, contrariamente alla definizione accademica che correttamente e giustamente ha citato la collega Rubinato, ha assunto un'accezione negativa in Italia, ha assunto l'accezione di diseguaglianza. Perché si è configurata una situazione di cittadini di serie A e cittadini di serie B.
  Credo sia giusto invece riportare l'applicazione del 116 nel giusto binario, ovvero di concedere alle autonomie, cioè ai soggetti che sono dedicati a erogare servizi pubblici ai cittadini, la capacità di acquisire ambiti operativi nell'esercizio di queste funzioni e di acquisire le risorse che sono necessarie e, laddove invece queste capacità non si configurano o dove non si sono configurate, come in alcune regioni si sono configurate l'incapacità di gestire, per esempio, la sanità, che quelle competenze e quelle risorse vengano tolte e riattribuite allo Stato. Ecco, in questo senso l'emendamento della collega Rubinato che non ha speranza di passare in questa Aula è una provocazione intelligente, perché il tema della specialità e dell'autonomia è un tema che anche se non troverà spazio in questa riforma costituzionale dovrà necessariamente trovare dignità nel dibattito e nel futuro della storia repubblicana di questo Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie Presidente, non vedo la difficoltà ed il motivo di ritirare un emendamento che semplicemente coniugava l'autonomia e il principio di sussidiarietà con quello della responsabilità. Sembrava qualcosa di assolutamente di buonsenso, ma evidentemente la parola responsabilità non è così apprezzata dallo Stato italiano. Vorrei anche rispondere all'intervento precedente del collega, il quale diceva che l'autonomia si conquista con le buone pratiche quotidiane, Pag. 47citando un'affermazione di De Gasperi. Peccato, però, che poi queste buone pratiche quotidiane, questa responsabilità dimostrata da regioni virtuose, quali il Veneto e la Lombardia, non venga premiata dallo Stato centrale, ma venga depredata dallo Stato centrale. E questa mia affermazione sta nei numeri: parliamo di 20 miliardi e più di residuo fiscale ai danni della regione Veneto, che sono soldi che ogni anno vengono rubati. Qui non si tratta, infatti, di fondi perequativi, qui non si tratta di fondi di solidarietà; questa è una cifra talmente grande che bisogna parlare di ladrocinio, di furto ai danni delle popolazioni del Veneto e della Lombardia. Questo non può più essere tollerato e va assolutamente modificato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie Presidente, attraverso lei, rispondo al collega Naccarato che, in teoria, dovrebbe appartenere al popolo Veneto e dovrebbe votare come richiesto da tutto l'ANCI veneto, con una lettera che ha chiesto a tutti i parlamentari veneti di portare avanti la richiesta che il Veneto diventi una regione a statuto speciale. Non si può dire che la regione Veneto non ha i requisiti per essere definita una regione a statuto speciale, quando la lingua veneta è riconosciuta a livello internazionale, in quanto una lingua è riconosciuta se è determinata da un certo territorio, viene utilizzata in un certo territorio, è stata utilizzata per documenti ufficiali ed è stata codificata attraverso libri di grammatica. Queste caratteristiche la lingua veneta le ha, dunque veramente mi sembra astruso dire che non esiste la specificità del popolo veneto, quando tutti i nostri concittadini e tutte le istituzioni lo riconoscono. Lo stesso statuto della regione Veneto, approvato negli anni Settanta, parlava di popolo veneto. E negli anni Settanta non c'era ancora la Lega Nord !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Grazie Presidente, io ho assistito ad una cosa che quando non ero deputato immaginavo, però oggi ho visto i veneti quando prendono la «romanite». E la «romanite» è una brutta malattia: vuol dire dimenticarsi il territorio, dimenticarsi di una storia millenaria, dimenticarsi di una regione che ha dato tanto e sta continuando a dare tanto. Forse dovrebbero ritornare un po’ più nel territorio e capire i problemi e come riuscire ad uscirne. Ecco, onorevole Naccarato, lei dovrebbe anche un po’ vergognarsi di quello che ha detto oggi quando ritornerà a Padova (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Grazie Presidente, io sono stato sindaco e vorrei anche tornare a fare il sindaco. Vorrei tornare a fare il sindaco magari in una regione autonoma, vorrei lasciare il Veneto autonomo, vorrei lasciare ai veneti l'opportunità di esprimersi. Il Veneto si è espresso per un referendum per l'autonomia che voi non gli lasciate fare. È un popolo con 800 o 900 anni di storia, non un popolo qualsiasi, un popolo orgoglioso, un popolo il quale si riconosce anche con la lingua; è un popolo fiero che è andato per mari e per terre, dove ha portato la cultura, dove ha accettato le culture di tutti gli altri popoli e che si sente oggi depredato anche dal fatto di non potersi esprimere in un referendum e garantire a questo popolo la sua autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rubinato 30.29, fatto proprio dal gruppo Lega Nord e Autonomie, con il parere contrario della Commissione, del Pag. 48Governo e del relatore di minoranza del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paris, Castricone, Di Lello, Carinelli, Sorial, Mauri, Tripiedi, Carrozza, Giorgis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  454   
   Votanti  385   
   Astenuti   69   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato   29    
    Hanno votato no  356.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 30.25, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà, e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Di Lello, Cicchitto, Folino, Molteni, Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  459   
   Votanti  458   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato   20    
    Hanno votato no  438.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 30.26, sul quale vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e il parere favorevole del relatore di minoranza di Lega Nord e Autonomie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Questo emendamento propone, di fatto, la specialità per la regione da cui provengo, il Piemonte. Può sembrare, durante questo dibattito, una provocazione, ma è chiaro che, in un momento storico come quello attuale, la Lega Nord vuole rivendicare la propria voglia di autonomia, vuole rivendicare la sua posizione storica e politica di favorire le autonomie locali, le autonomie regionali, perché tutto sta andando, qui, attraverso le vostre leggi, le vostre finanziarie, le vostre leggi costituzionali e le vostre leggi elettorali, in politiche centraliste, in politiche che rinnegano un passato e rinnegano anche quella parte autonomista che la Costituzione italiana del 1948 prevedeva.
  Avere delle fiscalità di vantaggio significa per i territori avere delle economie di vantaggio, delle economie che danno la possibilità di potersi esprimere in un mercato globale ai cittadini e alle imprese, che, purtroppo, per la centralità e per il centralismo di questo Stato, sono soccombenti rispetto alle antagoniste d'oltralpe. È un periodo storico in cui le piccole patrie, le patrie cite sono e diventano fondamentali per il futuro anche dell'Europa.
  L'esempio, l'ho già detto prima, della Grecia va in questo senso: un piccolo Stato che vince contro il colosso burocratico dell'Unione europea. Soffocare le piccole patrie significa soffocare il futuro dei cittadini. È chiaro che, quindi, tutto è da rivedere di questa riforma e questi sono degli emendamenti simbolo che vogliono dimostrare quanto sia sbagliato questo nuovo corso della politica nazionale.
  Addirittura, noi prevedevamo, nella riforma costituzionale della devolution, che il Senato fosse chiamato Senato federale. Addirittura, questo lo avete tolto, avete Pag. 49tolto ciò che questo Parlamento, per quattro volte consecutive, ha votato in maniera uguale. Altro che discutere, ieri, di dare in Costituzione nuovo peso e nuova forma a Roma capitale; Roma che ha distrutto le autonomie, Roma che continua a distruggere i territori, Roma che, comunque, ci costa più di 600 milioni l'anno, che voi avete messo anche nella legge di stabilità.
  Ricordando le prerogative che vengono essere centralizzate nell'articolo 117, c’è anche il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, che va a uccidere quelle poche competenze tributarie di autonomia fiscale che le regioni avevano, che il federalismo fiscale dava loro, e che voi avete cancellato con il decreto «salva Italia» di Monti.
  Ricordo anche il commercio con l'estero, che viene tolto dalle competenze parallele tra la ragione e lo Stato e viene dato in competenza esclusiva. Le politiche attive sul lavoro, la tutela della salute, la valorizzazione dei beni culturali, le disposizioni sul turismo, il governo del territorio, i rapporti internazionali, l'istruzione, erano tutte parti che erano in concorrenza con le regioni che adesso diventano, di fatto, di prerogativa esclusiva statale.
  Altro che poi, dopo, andare a prevedere nell'articolo 116 che le Camere possono dare autonomie, possono dare prerogative di specialità alle regioni che possono chiederlo. Ma se è questo Parlamento che gliele sta togliendo, questo parlamento non gliele darà più e purtroppo questa è la dura realtà che si scontra con quello che effettivamente necessitano i territori che è un'autonomia maggiore. Noi abbiamo sindaci, abbiamo responsabili territoriali, che non riescono più a far fronte alle esigenze dei loro concittadini. Non abbiamo più sindaci sul territorio abbiamo squisitamente dei liquidatori fallimentari di uno Stato fallimentare, di un centralismo fallimentare che fa pagare ai propri cittadini, le proprie incapacità di costruirsi, le proprie incapacità di poter ricostruire una burocrazia meno costosa che dà, purtroppo, in pasto ai ministeri i soldi dei cittadini, senza dare invece l'autonomia a tutte quelle realtà istituzionali che sono prossime ai cittadini.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROBERTO SIMONETTI. Politiche che vanno ad uccidere la sussidiarietà che è il perno fondamentale anche dell'Unione europea che nacque con il simbolo della sussidiarietà. Spero, quindi, che su questo emendamento i parlamentari piemontesi, i parlamentari che vengono da quei territori, che capiscono le parole che con cui io sto parlando, perché anche loro vengono da esperienze amministrative, vengono da esperienze di territorio...

  PRESIDENTE. Deputato Simonetti, concluda per favore.

  ROBERTO SIMONETTI. ... vengono da un'esperienza politica e di partito, comprendano che le parole che noi riportiamo, le parole della Lega, non devono essere considerate propaganda politica, ma una grande verità a favore dei cittadini e dei territori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente, il concetto già espresso dal collega Simonetti, cui mi onoro della sua amicizia, ci porta a discutere dell'autonomia di una regione come il Piemonte, così come di altre, in altri emendamenti, perché riteniamo che l'autonomia vuol dire anche responsabilità. Responsabilità che fino ad oggi, forse, è mancata. Però bisogna essere anche corretti sulle motivazioni per cui la regione Piemonte è in default come altre regioni: lo Stato centrale in questi ultimi decenni, in questi ultimi anni, soprattutto con gli ultimi tre Governi, ha continuato a tagliare gli enti locali, non solo ai comuni, ma anche le regioni. La regione Piemonte ha necessità di autonomia come le altre regioni confinanti, come la Valle d'Aosta e non solo. Abbiamo necessità di mantenere Pag. 50la responsabilità alta, ma con i nostri soldi. La Lega Nord, due anni fa, proponeva che il 75 per cento delle proprie risorse rimanessero sul proprio territorio, oggi andiamo a chiedere che il 100 per cento rimanga sul nostro territorio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 30.26, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà, e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colaninno, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  449   
   Votanti  448   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato   83    
    Hanno votato no  365.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Invernizzi 30.27, su cui vi è il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà ed il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente, noi ribadiamo con forza le motivazioni che stanno alle spalle, comunque, di richieste di questo tipo.
  Anche se in Lombardia non vi saranno elezioni da qui a breve, come per esempio in Veneto – e mi ricollego ovviamente all'intervento dell'onorevole Naccarato che mi sembrava più indirizzato all'imminenza delle elezioni, da qui a tre mesi, che a un discorso più generale sulla storia del popolo Veneto –, mi piacerebbe che, anche da parte dei parlamentari eletti in Lombardia, vi potesse essere una presa di posizione. La Lombardia ha 10 milioni di abitanti ed è più grande di alcuni Stati e di alcune nazioni che oggi compongono l'Unione europea. Ha un'economia che, anche dopo e malgrado gli ormai sei anni di crisi, ancora compete sui mercati internazionali, per quanto riguarda parecchi settori, in modo molto più preciso e molto più incidente rispetto a quello di altri Stati e nazioni. La Lombardia ha, è vero, un passato storico per cui non può rivendicare all'interno del suo territorio un unico Stato, che non può avere dato adito nella storia ad una rivendicazione che, invece, il Veneto giustamente, e fortunatamente per lui, può rivendicare.
  Ma, oggi, quello su cui vi inviterei a ragionare non è tanto la specialità ed il perché settant'anni fa la Costituzione ed i padri costituenti riconobbero ad alcune regioni, anziché ad altre, il concetto di specialità. Quello su cui oggi io vi inviterei a ragionare – soprattutto lo ripeto ai parlamentari lombardi – è la situazione del 2015, la situazione quindi nella quale oggi ci troviamo.
  Con questo emendamento, e con emendamenti simili, noi non chiediamo, come da qualcuno ho sentito evocare prima, la secessione dall'Italia. Chiediamo di sposare un sistema, che tra l'altro in alcuni Stati europei, anche confinanti con la Lombardia – e mi riferisco ovviamente alla Svizzera – funziona, funziona da tempo, funziona da secoli, e ha magari permesso proprio alla Svizzera di resistere all'incredibile tempesta finanziaria ed economica che c’è stata in questi anni, che le ha permesso, invece, di resistere e di potere dare un futuro ai propri cittadini.
  Io provengo da una delle province della Lombardia oggi sicuramente più ricche, ma che soltanto 40-50 anni fa era sicuramente una delle più povere, una provincia a spiccata tradizione contadina, che successivamente, grazie al lavoro e alla Pag. 51capacità dei bergamaschi – ovviamente è Bergamo – è riuscita a diventare quella che è oggi. E guardo con molto dispiacere ai miei coetanei, a persone più giovani di me, che oggi, esattamente come i nonni, sono costretti ad andare in Francia, in Germania e in alcuni casi in Australia a cercare lavoro.
  Infatti, onorevoli colleghi, checché ne dica il Presidente del Consiglio a Bruxelles o a Strasburgo, dicendo che le famiglie italiane si stanno arricchendo, il sistema che oggi c’è in Italia, il sistema economico, il sistema istituzionale – e mi avvio alla conclusione –, il sistema sociale, sta perdendo la propria battaglia internazionale.
  E vi sfido, colleghi, a dire che con questa riforma costituzionale noi mettiamo i nostri territori, le nostre famiglie, i nostri giovani nella condizione di poter competere. Ecco perché invito tutti a ragionare sul fatto che non è sufficiente creare un ectoplasma di Senato, non è sufficiente creare e mettere in piedi una legge elettorale che è peggio del Porcellum. Bisogna ragionare sui nostri territori, ripartire dai nostri territori e magari, ripartendo da questo, sarà possibile dare ai nostri giovani e ai nostri figli un futuro nel nostro Paese. Altrimenti, ci sarà ancora il rischio di vedere persone che ripercorrono i passi dei loro nonni, che andavano in giro a spaccarsi la schiena nelle foreste, che andavano in giro – concludo veramente – a fare i servi dell'Europa. Vi chiedo veramente: date alla Lombardia la possibilità di essere quello che è e di poter competere, ancora nei prossimi anni, a livello internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  EMILIANO MINNUCCI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMILIANO MINNUCCI. Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori perché credo che debba essere portato alla sua attenzione e debba essere denunciato di fronte a quest'Aula e al Paese un fatto increscioso ed ignobile che è accaduto qualche decina di minuti fa, a poche centinaia di metri da qui, per la precisione di fronte alla sede nazionale del Partito Democratico. Alcuni colleghi sono stati fatti oggetto di un'aggressione in perfetto stile squadrista, non soltanto verbale, ma a colpi di sputi, di calci, costretti alla fuga, come dimostrano video inconfutabili che già sono su tutti i mezzi di comunicazione.
  Ebbene, signora Presidente, quando ad un parlamentare, anche ad un solo parlamentare, che è depositario per funzione e per statuto della volontà popolare e concorre insieme a tutti quanti noi a rappresentare la volontà popolare, viene vietato di poter proseguire il proprio percorso politico e, in questo caso, anche il proprio percorso fisico, perché si è trattato di una vera e propria aggressione dinanzi ad una sede politica, io credo che sia compito di tutta l'Aula fare una riflessione approfondita su quello che è successo e chiedere a chi è il mandante morale di quell'aggressione di fare mea culpa rispetto ad un atteggiamento e ad un comportamento che non è di qualche giorno, ma che risale ormai a mesi di continua e costante tensione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Area popolare, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia e Misto), che viene alimentata quando vengono sobillati gli animi senza nemmeno avere rispetto dei colleghi e delle libertà individuali.
  Ebbene – e concludo, Presidente –, mi aspetterei che qualcuno dal gruppo dei 5 Stelle dicesse una sola cosa: «Ci vergogniamo e chiediamo scusa». Solo questo mi aspetto da questo gruppo. Ed è bene che il Paese sappia quali sono i nostri interlocutori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Area popolare, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia e Misto).

  PRESIDENTE. Andiamo avanti con i nostri lavori. Siamo all'emendamento Matteo Bragantini 30.28, con il parere contrario della Commissione e del Governo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Pag. 52Nord e Autonomie)... Mi scuso della confusione, siamo all'emendamento Invernizzi 30.27. Avevo perso l'ordine di votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Immaginavo, Presidente, intervengo anch'io su questo emendamento che va nella direzione di riconoscere la specialità alla regione Lombardia. Vede, il dibattito che stiamo facendo è un dibattito al netto della propaganda; è un dibattito al netto del populismo; è un dibattito che non nasce solo dalla volontà politica della Lega, ma è un dibattito, una richiesta di maggiore autonomia, di forme speciali di autonomia, che nasce prevalentemente, anche in Lombardia, ma non solo in Lombardia, dal basso; che nasce dal popolo; che nasce dalle comunità locali; che nasce dal mondo dell'associazionismo; che nasce dal mondo dell'economia; che nasce dal mondo dell'imprenditoria; che nasce da tutte quelle forze vive che chiedono maggiori forme di autonomia. Questa è la sede opportuna. La riforma costituzionale è il momento del dibattito, è il momento del confronto, ma è il momento del voto. Chi vota a favore, vota per una maggiore autonomia per la regione Lombardia; chi vota contro, vota per il centralismo. Vedremo le forze politiche come si esprimeranno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente, come sottolineato dai colleghi che mi hanno preceduto, riteniamo questo emendamento molto importante in quanto, se non venisse riconosciuta un'autonomia alla Lombardia, non vediamo quali altre regioni che hanno realtà simili potrebbero ambire a un simile riconoscimento. Ricordiamo che la Lombardia per la sua specificità dovrebbe essere maggiormente considerata. Ricordiamo che chi davvero vuole che questo Paese prenda una strada federalista dovrebbe essere a favore dei regionalismi, a favore delle autonomie e, quindi, riteniamo che, come gli emendamenti precedenti, anche questo debba avere un esito positivo in quanto solo imboccando la strada dell'autonomia e di una maggiore responsabilizzazione da parte di tutti territori, viste le diverse specificità che questi hanno, si potrà contribuire a migliorare quella che è la situazione, purtroppo pessima, di questo Stato in cui siamo costretti a vivere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie Presidente, ovviamente come veneto non posso non votare a favore della richiesta degli amici lombardi, ma come prima abbiamo votato a favore di quella del Piemonte e della Romagna e, se ci fossero, anche di tutti gli altri popoli di questo Stato. Infatti, le specificità e le differenze non sono e non servono per dividere, ma bisogna conoscere le proprie radici per fare un percorso, altrimenti si crea un concetto, che dovrebbe essere molto caro alla sinistra, ma vedo che non è caro, che c’è una globalizzazione in essere anche dei popoli, anche delle lingue, che va a distruggere tutte le popolazioni per creare semplicemente dei consumatori e dei numeri. Dunque, per questo noi siamo favorevoli a tutte le forme di autonomia di tutti popoli dello Stato italiano, anche perché in questa maniera ci sarebbe più responsabilizzazione e ci sarebbe un risultato migliore anche per quanto riguarda la spesa pubblica e l'utilizzo dei soldi pubblici.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente, noi riteniamo importante riconoscere la specialità di una regione che è il motore dell'intero Paese, per l'economia di questa realtà che è la Lombardia. È una richiesta di maggiore autonomia per un territorio Pag. 53che ha dato dimostrazione di essere capace di produrre buona amministrazione e che ha dimostrato di essere capace di amministrare bene il proprio territorio, in verità da anni. Questo territorio merita una maggiore considerazione che non può che essere quella di vedersi riconoscere maggiore autonomia e, quindi, riconoscendo anche alla Lombardia lo statuto speciale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Grazie Presidente, sottolineo che quando parliamo di Lombardia parliamo della regione con il record dell'attrattiva turistica nel nostro Paese, la regione che più contribuisce alle casse dello Stato, una regione che, se funziona, fa funzionare tutta l'Italia. Purtroppo, sappiamo bene che la Lombardia troppo spesso resta indietro. Penso alle infrastrutture, al trasporto aereo, ai servizi perché si passa troppo spesso da una burocrazia centralista che non funziona. Tutto quello che ha a che fare con il centralismo fa rimanere indietro la Lombardia. Però se noi vogliamo fare l'interesse nazionale è interesse di tutto il Paese una Lombardia efficiente che funzioni, che abbia la possibilità di gestirsi e di decidere per funzionare al meglio e quindi contribuire al meglio all'interesse dell'intero sistema Paese. La Lombardia richiama la maggior parte degli investimenti esteri sul nostro territorio ma che troppo spesso vengono poi cancellati per colpa della burocrazia centralista.
  Se noi vogliamo far l'interesse dell'Italia, dobbiamo responsabilmente riconoscere la peculiarità assoluta della regione più importante e quindi far funzionare questa e dare ad essa l'autonomia.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Invernizzi 30.27.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa... Lavagno... Cicchitto... Russo... che facciamo con quell'aggeggio ? Colto sul fatto, Molteni, non va bene. Sberna... Lavagno... Cicchitto... Civati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  447   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  224   
    Hanno votato   89    
    Hanno votato no  358.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Matteo Bragantini 30.28 con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e il parere favorevole del relatore di minoranza del Movimento 5 Stelle.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie Presidente, questo è un emendamento molto semplice, un emendamento senza trucchi, ma sopratutto un emendamento che mira a non togliere niente a nessuno per giocare ad armi pari in un nord-est che ha parecchi problemi ma enormissime potenzialità. Problemi legati ai lacci e lacciuoli messi da questo Stato centrale e le potenzialità legate, oltre che alla sua posizione geografica, anche alle sue potenzialità intese come cittadini. Noi vogliamo questo emendamento perché vogliamo portare alla vostra attenzione non solo le possibilità di una richiesta di autonomia che ci ridarebbe 21 miliardi di euro di residuo fiscale che produciamo ogni anno ma anche per questioni molto più profonde che riguardano una questione storica, questioni che riguardano un Veneto inteso come un popolo riconosciuto tale anche dallo statuto stesso della regione Veneto che si riconosce tale per gli usi, per i costumi, per una storia, grande Pag. 54storia del passato. Ma anca per la lengua, signora Presidente, la lengua che anca in Brasile ’à riconossuo ma che so stato continua ancora una volta a non voler riconosser e questo sarà de rajon ben riconoscibi par riconosser e condivider sto emendamento di un popolo che si riconosse attorno a dei valori ben specifici, un popolo che troppo spesso ci ha diviso par la question de partito da bandiere ma che ora, grazie a sta Costituzion e le regoe de sta Costituzion altri se può (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Scusi, non la capiamo però...

  EMANUELE PRATAVIERA. Presidente, le ho appena dimostrato che il veneto è una lingua ! Le ho appena dimostrato che il veneto è una lingua, a differenza di quello che dice...

  PRESIDENTE. D'accordo, però lei si rende incomprensibile all'Aula. La ringrazio, veramente la ringrazio.

  EMANUELE PRATAVIERA. No, è comprensibilissima a quattro milioni di veneti e ad altrettanti in giro per il mondo, glielo posso ben garantire.

  PRESIDENTE. Va bene, prego, continui la sua dichiarazione di voto.

  EMANUELE PRATAVIERA. Certo, Presidente, stavo parlando proprio in dichiarazione di voto nella mia lingua. In questo momento in cui la Costituzione ci dà la possibilità, per le regole stesse del gioco, di poter invertire la rotta, noi siamo di fronte ad una votazione che definire storica non è assolutamente esagerato. Se siamo divisi, se abbiamo già dimostrato di essere divisi per i nostri partiti di appartenenza in quest'Aula, ma anche in consiglio regionale sulla legge che ha istituito un referendum per l'autonomia e per l'altra legge che ha istituito il referendum per l'indipendenza del Veneto, non dobbiamo o non dovremmo essere divisi di fronte alla richiesta legittima di tutti i sindaci del Veneto che, tramite la presidente Maria Pavanello, che è sindaco di Mirano, che tra l'altro è iscritta al PD, onorevole Naccarato, ci chiedono di aderire tutti, tutti, nessuno escluso, a questo nostro emendamento. Così come ci chiedevano di aderire all'emendamento Rubinato, proprio perché queste esigenze nascono dalla constatazione della situazione penalizzante che il Veneto vive per via della propria contiguità territoriale con le due regioni a statuto speciale, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. Le medesime regioni, peraltro, che con la nostra costituiscono l'entità territoriale, omogenea sotto molti aspetti, nota come Triveneto. Le particolari condizioni garantite dalla Costituzione di cui godono le due regioni confinanti danno luogo a uno squilibrio di risorse e opportunità che penalizza molti settori della vita delle nostre regioni. Conferire lo statuto speciale al Veneto permetterebbe di ristabilire l'equilibrio. Questa è la lettera di ANCI Veneto votata da tutti i primi cittadini del Veneto. Quindi, se vogliamo dividerci per partiti, questo ci è permesso, ma non ci è permesso dividerci per volontà espressa dei sindaci che rappresentano tutti i nostri concittadini e che a differenza nostra come parlamentari sono stati tutti eletti direttamente dai cittadini e che, quindi, dovrebbero costituire il nostro faro di riferimento.
  Bene, signora Presidente, questo è un atto di responsabilità, anche alla luce di quanto vanno dicendo entrambi i maggiori favoriti alla corsa alla prossima presidenza della regione Veneto, compreso la candidata Moretti e questo voto di sfiducia da parte del PD significa sfiduciare, di fatto, la Moretti, perché questa sì che diventa una questione politica. La Moretti sta andando in giro in tutti i mercati, sta incontrando i cittadini e sta girando tutti i comuni del Veneto che hanno appoggiato questa richiesta e votare contro l'autonomia del Veneto significherebbe politicamente sputare in faccia all'ex onorevole Moretti e questo sì rappresenterebbe per voi un grave vulnus. Mi riferisco, in particolare, al segretario del PD Veneto, De Pag. 55Menech, che ha parlato di concretezza. Questa è concretezza. Mi riferisco alla sua citazione di De Gasperi che diceva: l'autonomia si pratica ogni giorno; iniziative da oggi a praticare quell'autonomia, iniziate da oggi !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie Presidente, ringrazio il collega Prataviera, che ci ha parlato in lingua veneta, che è una lingua che, penso, suoni come musica a tutte le orecchie dei colleghi deputati, come ha avuto modo di dire anche una grande poetessa italiana, Alda Merini. Io credo che tutte le ragioni che sono state citate prima nel dibattito e che hanno portato all'autonomia speciale di alcune regioni, abbiamo sentito, quella del Friuli Venezia Giulia o del Trentino Alto Adige/Südtirol, penso possano valere a maggior ragione per il Veneto che ha, come si sa, una storia millenaria, una cultura millenaria, una civiltà millenaria e una lingua, come abbiamo appena sentito, parlata anche dai giovani. Quindi, è una cultura che resiste, resistente anche ai tentativi di colonizzazione da parte dello Stato italiano. È resistente perché resiste nei Paesi esteri dove quattro milioni di veneti hanno dovuto emigrare; si parla ancora il veneto, non solo in Veneto, ma in tutto il mondo. Poi, infine, ma non ultima ragione, perché il Veneto e i veneti hanno dimostrato, questa autonomia, di meritarsela.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caon. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAON. Presidente, qualcuno prima parlava che il Veneto ha avuto una classe dirigente lungimirante, esattamente il collega del PD, e poi, allo stesso tempo, un minuto dopo, ha detto che c’è stata una classe dirigente che ha fallito. Allora, due son le cose: o è stata lungimirante o ha fallito. Bisogna che sia metta d'accordo. Detto questo, voglio dire che mille anni di storia non si possono negare, e se questo Parlamento, oggi, e tutti i veneti che siedono qui dentro – tutti i veneti che siedono qui dentro –, anzi, tutti i veneti xe sentàe qua non riescono a capire il momento che si vive nel proprio territorio, io dico che forse la storia cambierà esattamente questo momento, nel senso che il nostro territorio e la nostra gente si aspettano molto di più, molta più autonomia da questo Stato centrale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Presidente, io parlerò in lingua franca italiana, per rispetto di tutta l'Aula, perché io rispetto le istituzioni e riconosco che qui sono rappresentanti di tanti popoli che rappresentano lo Stato italiano. Dunque, per questo motivo abbiamo presentato questo emendamento, un emendamento che chiede che il Veneto sia a statuto speciale, come ci ha chiesto la regione Veneto, come ci hanno chiesto tutti i sindaci del Veneto, attraverso l'ANCI Veneto, come ci chiede la nostra cittadinanza, il nostro popolo. Non è, come dicevo prima, un segno di differenziazione per dividere, ma noi riteniamo che se si vuole tenere questo Stato unito, se si vuole tenere questo Stato come uno Stato che rappresenti più popoli, bisogna dare l'autonomia che meritano a tutti i popoli dello Stato. Ci sono troppe rivendicazioni, soprattutto del mio popolo, che sono sempre state trattate in maniera indecente e non vorrei che, continuando a dire di no a delle richieste legittime, arrivi qualche altro movimento, non democratico, che arrivi a far qualcos'altro. Dunque, veramente non sottovalutate questo problema.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

  MARCO MARCOLIN. Presidente, ringrazio il collega Prataviera, che ha riportato Pag. 56un po’ di veneto in questo Parlamento, un po’ di lingua veneta laddove per mille anni la bandiera marciana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) è stato uno stendardo che rappresentava l'accoglienza, l'accoglienza di un popolo. Ciò non perché, tempo fa, come ha ricordato qualcuno, era un popolo e una regione sottosviluppata, e grazie all'imprenditoria, grazie alla laboriosità dei veneti, è arrivata ad essere prima per eccellenza e per reddito – seconda, mi dice qualcuno, il collega lombardo è invidioso –, ma devo dire che come popolo siamo stati veramente bravi, capaci di portarci fuori da ciò che erano proprio le povertà; grazie a un popolo che ha avuto...nell'accoglienza e che ha saputo sfruttare veramente tutte le opportunità date da altri popoli che ci hanno portato il loro manifatturiero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente, brevemente, perché ho solo un minuto, volevo ricordare al segretario del Partito Democratico in Veneto, che prima era intervenuto rivendicando con orgoglio, quasi, il fatto che nel 2006 il referendum sulla devolution fosse stato bocciato dagli italiani, che questo è vero, ma in due regioni – e lui dovrebbe saperlo –, invece, venne approvato a larga maggioranza; e queste due regioni erano la Lombardia e il Veneto. Questo perché in Lombardia e in Veneto la voglia di autonomia c’è, è molto sentita, perché vi è la volontà comunque e la concezione, intima, di essere anche capaci di poter magari far meglio per le proprie comunità, slegati da vincoli di uno Stato centralista, come quello che c’è stato finora e come quello che con questa riforma ci sarà per chissà quanti anni...in questi territori, la volontà di dimostrare che si è capaci anche di fare da soli, magari anche meglio da soli, c’è.
  Per cui, e concludo, onorevole collega, chiedo scusa, onorevole Presidente, invito i colleghi del Veneto a dimostrare ai propri concittadini che questi sentimenti sono condivisi e, quindi, anche loro appoggeranno questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Menech. Ne ha facoltà.

  ROGER DE MENECH. Grazie Presidente, sarebbe abbastanza spontaneo e facile rispondere ai colleghi deputati della Lega che sono stati al Governo per parecchi anni e che l'attuale «governatore» è stato anche Ministro di questa Repubblica, sarebbe altrettanto facile rispondere che vicende giudiziarie ormai note hanno portato alla luce quanto bene si siano trovati nell'ambiente romano i vari tesorieri della Lega Nord che si sono succeduti in questa Repubblica, ma invece non parlerò di questo...(Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi non reagite in questo modo (Vive proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  ROGER DE MENECH. Non parlerò di questo perché vedo...

  PRESIDENTE. Colleghi della Lega, deputati della Lega, per favore ! Deputati della Lega ! Deputati della Lega !

  MATTEO BRAGANTINI. Il sindaco di Venezia era tuo, il tuo ladro. Il presidente dell'Emilia Romagna !

  PRESIDENTE. Deputati della Lega, in questa Aula lasciate parlare anche gli altri. Lasciatelo parlare, poi voi risponderete, per favore ! Lo chiedo per favore ! Allora, deputato Prataviera ! (I deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie scandiscono: Orsoni, Orsoni ! Penati !). Colleghi ! È possibile andare avanti ? Deputato De Menech, prego.

  ROGER DE MENECH. Vorrei invece tornare al merito dell'argomento che stiamo trattando, perché quando parliamo Pag. 57di autonomie dobbiamo parlarne a tutto tondo, dobbiamo parlare delle autonomie, dell'autonomia di Roma rispetto ai territori e delle regioni rispetto agli stessi territori. Allora, io cito qualche argomento di merito, perché nel Veneto ci sono sette province e, allora, una buona regione che fa dell'autonomismo e dell'autonomia il DNA dovrebbe, quando compone una giunta regionale, dare, come è sempre stato storicamente, un assessore per ogni provincia, non è così. Ci sono province del Veneto che non hanno l'assessore (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...c'entra perché questa è l'attenzione del Veneto rispetto ai territori. Quando lo Stato centrale mette in moto una riforma degli enti locali delle aree vaste ci sono regioni che, e lo riconosco, come...

  PRESIDENTE. Deputato Prataviera !

  ROGER DE MENECH. ... ampie regioni della nostra penisola che immediatamente la applicano rispetto ai territori e poi ci sono regioni che invece, come il Veneto, che non applicano le nuove regole rispetto alle aree vaste. Ci sono regioni, dicevo, che nel momento in cui applicano principi sacrosanti come quelli del merito rispetto a tutti i territori...citerò alcuni dati e ne citerò uno in particolare, quello della banda larga: ci sono regioni che la fanno in tutto il territorio e ci sono regioni come il Veneto che nei territori di montagna (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...

  STEFANO ALLASIA. Sul merito !

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi della Lega ! Basta ! Lasciate parlare ! Prataviera, la richiamo ! La richiamo per la seconda volta !

  ROGER DE MENECH. Allora, se posso, Presidente, ci sono regioni come il Veneto che questo esercizio di pari opportunità all'interno del territorio del Veneto lo applicano e quindi forniscono di questi servizi la stragrande maggioranza della pianura e poi si dimenticano completamente di tutelare la montagna veneta. Perché ho fatto questo ragionamento ? Perché è troppo facile rivendicare l'autonomia e il federalismo quando siamo seduti a Roma e poi a Venezia invece facciamo esattamente il contrario. Io credo che la responsabilità della politica stia nell'applicare, l'ho detto nell'intervento precedente, anche nei territori questo, è anche questo che ci chiedono i sindaci del Veneto, è anche questo. Allora, se noi iniziamo concretamente come classe politica ad applicare, veramente fino in fondo, la sussidiarietà rispetto ai territori, allora possiamo ragionarci.
  Se invece, come succede spesso anche in Veneto, sostituiamo il centralismo di Roma con quello veneziano, non credo che facciamo il bene dei nostri territori. In questo senso, io credo che ci possa essere anche un futuro diverso, rispetto all'importanza che possiamo dare ai territori, anche nel Veneto. Quindi, su questo noi sfidiamo le amministrazioni del Veneto e su questo sfidiamo ovviamente la Lega Nord rispetto al buon governo di un territorio forse da troppi anni amministrato dallo stesso colore politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Nessun deputato della Lega Nord chiede di intervenire ? (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Allora, un po’ di attenzione e con calma, per favore. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Guardi Presidente, io non sono veneto, però vedendo che di tutto il gruppo parlamentare del PD, cui porto rispetto, hanno applaudito De Menech in tre, qualche domanda me la farei. Detto questo, tra un segretario regionale del Veneto così, che non parla di Orsoni cercando di tirare in ballo questioni che nulla hanno a che fare con l'emendamento e la questione dell'autonomia del Veneto, tra lui e «Ladylike», finché vi presenterete in questo modo, in Veneto non vincerete mai Pag. 58neanche le condominiali, De Menech. Penso che il suo intervento si commenti da solo, ma non glielo dico io, chieda ai colleghi del suo partito intelligenti che intervento ha fatto. Si guardi in televisione. Un'ultima cosa: le faccio notare, viste le osservazioni che lei ha fatto, che lei sostiene un Governo che non ha neanche un Ministro veneto. Buongiorno, De Menech. Buongiorno e addio alla vittoria in Veneto.

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, solo per dire che l'ora è tarda... (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Deputato Grimoldi, la richiamo. La richiamo ! Colleghi, per favore.

  MAURIZIO BIANCONI. L'ora è tarda, sono le 22,37. I nostri capi ci hanno comunicato che dobbiamo restare qui fino alle 23, però gradiremmo magari esaminare un po’ di emendamenti, invece di fare la campagna elettorale per la regione Veneto. Ci sarà il tempo per farla (Applausi).

  PRESIDENTE. Il deputato Bianconi ha ragione, nel senso che bisogna stare nel merito degli emendamenti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signora Presidente, SEL vota «no».

  PRESIDENTE. Possiamo continuare ? Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie Presidente, come ricordato dal collega Zaratti, Sinistra Ecologia Libertà voterà «no» su questo emendamento. Noi riteniamo che il discorso sul federalismo sia un discorso serio, che non possa essere affrontato a colpi di propaganda elettorale, a colpi di esclusivismi e di separatismi. C’è un Veneto che va rispettato, che è il Veneto che amiamo, il Veneto di Andrea Zanzotto, il Veneto di Silvio Trentin, il Veneto di Meneghello, il Veneto di Mario Rigoni Stern, il Veneto che in questi anni ha praticato l'accoglienza, che ha praticato l'inclusione, che ha praticato l'idea di solidarietà. Noi pensiamo che questo Veneto, questo Veneto che amiamo, sia il Veneto che dobbiamo sempre difendere e che dobbiamo difendere nel nome del federalismo democratico, che tutti noi abbiamo sostenuto in questi anni e che – ripeto – non può esser affrontato a colpi di propaganda, ma semplicemente e solamente con un discorso organico e ordinato su un federalismo che deve essere solidale e democratico (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Matteo Bragantini 30.28, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Mazziotti Di Celso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  431   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato   86    
    Hanno votato no  345.

  La Camera respinge (Vedi votazioni – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  (Il deputato Moscatt e la deputata D'Incecco hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto contrario).

Pag. 59

  L'emendamento Rubinato 30.503 è stato ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Lauricella 30.34, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza di Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
  Ha chiesto di parlare il deputato Lauricella. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE LAURICELLA. Grazie, Presidente. L'idea di questo emendamento è quella di bilanciare ciò che è avvenuto dopo la modifica del Titolo V, che ha dato alle regioni a statuto ordinario una potestà statutaria autonoma, praticamente, perché consente alle autonomie regionali ordinarie di modificare lo statuto autonomamente, quindi diversamente da come avveniva prima, quando finiva con l'essere una legge dello Stato.
  Paradossalmente, noi abbiamo che oggi le regioni a statuto ordinario hanno un'autonomia statutaria maggiore o più forte rispetto alle regioni a statuto speciale. Questo emendamento vorrebbe rafforzare sia la proposta, e quindi l'iniziativa legislativa, affidandola solo alle regioni a statuto speciale per quanto riguarda le loro modifiche statutarie, sia la fase di controllo tra la prima e la seconda deliberazione da parte del Parlamento, perché sappiamo che gli statuti speciali vengono adottati con legge costituzionale. Quindi, l'idea era soltanto quella di un bilanciamento.
  Un appunto vorrei fare su alcuni argomenti che sono stati trattati questa sera a proposito della specialità. A me sembra che si sia tentato di spostare la responsabilità dai soggetti che governano le regioni alle autonomie regionali, come se le autonomie fossero dei soggetti. A me sembra che, se le regioni hanno avuto risultati negativi e se oggi dobbiamo fare un richiamo alla centralizzazione di alcune competenze allo Stato, lo dobbiamo soltanto alla responsabilità di chi ha governato male alcune regioni, soprattutto quelle ad autonomia differenziata.
  E parlo da siciliano, con tutte le responsabilità che noi siciliani dovremmo assumerci in questo senso. Quindi, mi rifiuto di pensare che l'autonomia regionale siciliana – evito di parlare di Veneto, almeno io – sia da cambiare o da ridurre perché l'autonomia funziona male. È come dire che se una Ferrari funziona male, è perché è una Ferrari o perché il pilota è scarso ? Il problema è vedere chi guida la macchina. Sotto questo profilo, noi dobbiamo stare attenti, quando facciamo le proposte, quando indichiamo i nostri candidati alle regioni, a indicare gente che abbia la cognizione di quello che significa autonomia speciale e attuazione della specialità e dell'autonomia, che ancora non è attuata. Infatti, ricordo a me stesso e ricordo a tutti che alcune regioni ancora mancano di norme di attuazione, che potrebbero portare, addirittura, all'autogoverno, così come furono concepite. E ricordo ancora che vi sono statuti che arrivano prima della Costituzione, nel 1946.
  Io vorrei soltanto concludere, riprendendo anche un appunto fatto dal mio amico onorevole Palese, affermando che la differenziazione anche finanziaria è un'ovvia conseguenza della specialità delle regioni. Se è vero che non ci sono più le ragioni originarie degli statuti, è altrettanto vero che ce ne sono altre nuove e, forse, ancor più gravi.

  PRESIDENTE. La invito concludere.

  GIUSEPPE LAURICELLA. Ricordando che il decentramento è uno degli elementi che garantisce lo Stato democratico, assieme alla divisione dei poteri, e assieme alla rigidità della Costituzione, io questo emendamento lo ritiro anche perché ho visto la disattenzione persino di coloro che governano le regioni a statuto speciale oggi. Vorrei maggiore attenzione quando noi prendiamo questo tipo di iniziative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  CLAUDIO FAVA. Chiedo di parlare.

Pag. 60

  PRESIDENTE. Deputato Fava, a che titolo ?

  CLAUDIO FAVA. Presidente, vorrei far mio questo emendamento, in modo che possa essere votato.

  PRESIDENTE. Abbiamo bisogno del presidente del gruppo.

  MARCO DI LELLO. Signor Presidente, in assenza del presidente, c’è il vicepresidente vicario, che sono io, e lo facciamo nostro.

  PRESIDENTE. D'accordo, va bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO FAVA. Signora Presidente, intervengo brevemente anche perché dopo una spiegazione del collega Lauricella così attenta, acuta, di buon senso, di cinque minuti, comunicarci che questo emendamento è ritirato, mi sembra una cosa un po’ buffa e irrituale nel metodo. Nel merito, sono assolutamente d'accordo con questo emendamento, mi sembra che sia una misura di buonsenso e di equilibrio trovare un punto di intesa tra le tutele che sono state messe nei processi di riforma degli statuti delle regioni speciali e la necessità di considerare queste leggi non irriformabili, come se fossero state dettate sul monte Sinai. Per cui ritengo che questo emendamento, non solo debba essere votato, ma debba essere anche accolto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lauricella 30.34, fatto proprio dal gruppo Misto.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Russo, Invernizzi, Tofalo, Di Benedetto, Sannicandro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  437   
   Votanti  434   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato  118    
    Hanno votato no  316.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Biancofiore 30.20 con i pareri contrari della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e del gruppo Lega Nord e Autonomie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie Presidente, approfitterò di questi cinque minuti a disposizione per raccontarvi ancora una volta la verità sulla regione Trentino Alto Adige. Questo emendamento è esattamente e diametralmente opposto a quello precedente. Quindi, vi comunico, qualora non lo aveste capito, perché purtroppo siamo abituati qua a votare senza leggere quello che noi stessi facciamo, che avete votato a favore della regione Trentino Adige Südtirol, cioè dell'autonomia della regione Trentino Adige Südtirol. Con il mio emendamento precedente, su cui voi avete votato contro, in realtà, avete votato a favore dell'autonomia della regione Trentino Adige Südtirol, come è giusto che sia. Io fondamentalmente sono a favore dell'autonomia speciale del Trentino Alto Adige Südtirol perché De Gasperi, al quale molti in quest'Aula si ispirano, aveva voluto l'autonomia intelligentemente, a meno che qualcuno non pensi in quest'Aula o magari anche al di fuori dei confini italiani o nel resto del Paese, che De Gasperi fosse un bischero e che lo avesse fatto semplicemente perché trentino.
  Lo aveva fatto perché pensava di dare l'autonomia alla regione Trentino-Alto Adige, in quanto una regione a maggioranza italiana. Ci ritroviamo oggi, invece, Pag. 61in una regione dove la maggioranza è diversa, in realtà, all'interno delle due province autonome, così come sono state spezzettate con la riforma del Titolo V del 2001, sottoscritta in primis dallo stesso sottosegretario che – ribadisco – siede ancora oggi tra i banchi del Governo e che ha dato vita anche a questa riforma del Titolo V, prendendo in giro il suo stesso Presidente del Consiglio, il vostro Presidente del Consiglio, il quale voleva fare una riforma del Titolo V, accorgendosi del fatto che non funzionava quella precedentemente votata a colpi di maggioranza della sinistra nel 2001, vi ricordo con tre voti di maggioranza.
  Questo mio emendamento dice una cosa sostanziale, ovvero che non vi può essere all'interno della Costituzione il riconoscimento di una regione a statuto speciale come il Trentino-Alto Adige/Südtirol e, nel contempo, anche delle due province autonome, visto che alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è stata data l'autonomia e non alle due province autonome. Alle due province autonome sono state date delle deleghe di competenza «per forza politica maggiore», se vogliamo chiamarla in questa maniera. Allora, delle due l'una: volete l'autonomia del Trentino-Alto Adige/Südtirol o volete l'autonomia delle province autonome di Trento e Bolzano e anche del Trentino-Alto Adige/Südtirol ?
  Allora io mi rivolgo ai colleghi del Friuli Venezia Giulia, della Sardegna, della Sicilia e via discorrendo: ma come mai non c’è scritto all'interno della Costituzione quello che c’è scritto nell'articolo 116 a proposito della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, ovvero che anche la Sicilia si divide nelle province di Catania, di Palermo, di Agrigento ed il Friuli Venezia Giulia nelle province di Pordenone, di Trieste, di Udine e via discorrendo ? Vi rendete conto che c’è una anomalia costituzionale relativa alla sola regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol ? Anomalia che si è concretizzata anche nella legge elettorale votata oggi al Senato, che ha previsto il Mattarellum solo per la regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Volete sapere perché ? Perché tutti i Governi hanno bisogno sempre dei voti della Südtiroler Volkspartei. È una notizia per me oggi che ha votato a favore anche la Südtiroler Volkspartei della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Allora, di conseguenza, ora non si può votare a favore dell'avere in Costituzione le due province autonome: c’è qualche incongruenza, c’è qualcosa che non va.
  Vogliamo essere autonomisti ? Ho sentito qui un sacco di majorette dell'autonomismo. Vi comunico – e lo comunico anche ai miei amici e colleghi della Lega Nord – che la crisi è forte anche in Trentino-Alto Adige. In Trentino i dellaiani hanno lasciato 2 miliardi di debito pubblico. L'Alto Adige va meglio, ma non crediate che si può far fronte ai problemi di bilancio e ai problemi degli imprenditori con le autonomie speciali, perché le autonomie speciali non diventano altro che una casta nella casta, non diventano altro che la prima impresa della provincia, dando delega al potere pubblico di poter, per così dire, «stendere» la loro mano su tutto ciò che c’è di privato. Quindi, è l'anomalia stessa del sistema. Bisognerebbe rivedere e fare in modo che le autonomie speciali diventino veramente liberali e, quindi, privatizzando e liberalizzando il tutto, senza continuare a compiere errori su errori, tanto più all'insegna di una protezione di minoranze, che poi diventano maggioranze, che schiacciano la maggioranza italiana in terra italiana.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Biancofiore 30.20.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Tartaglione, Palma... allora ci siamo ? No... Pes ha votato... va bene, hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 62
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  431   
   Votanti  425   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato   28    
    Hanno votato no  397.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Colleghi, ora andiamo avanti. Gli emendamenti a seguire sono stati ritirati. Passiamo, dunque, all'emendamento 30.900 della Commissione, a cui sono stati presentati subemendamenti: il primo è il subemendamento Matteo Bragantini 0.30.900.9.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.30.900.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e sul quale il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia e Libertà si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Cicchitto, Marco Meloni, Casellato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  343   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato   15    
    Hanno votato no  328.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.30.900.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e sul quale il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia e Libertà si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Lavagno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  345   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no  328.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Malpezzi ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.30.900.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e sul quale il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia e Libertà si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sgambato, Malpezzi, Giulietti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  430   
   Votanti  342   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato   19    
    Hanno votato no  323.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Matteo Bragantini 0.30.900.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore Pag. 63di minoranza della Lega Nord e sul quale il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia e Libertà si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ghizzoni, Bossa, Carrozza, Carloni, Tartaglione, Amoddio, Casati, Giorgio Piccolo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  339   
   Astenuti   89   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no  322.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione del subemendamento Plangger 0.30.900.10, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie, mentre il relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà si rimette all'Assemblea.
  Ha chiesto di parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

  MANFRED SCHULLIAN. Presidente, lo ritiriamo, grazie.

  PRESIDENTE. D'accordo, lo ritiriamo. Passiamo alla votazione dell'emendamento 30.900 della Commissione, sul quale vi è il parere favorevole del Governo e il parere contrario dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie e di Sinistra Ecologia Libertà.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole di Forza Italia a questo emendamento dei relatori per la maggioranza. All'interno di questo emendamento dei relatori per la maggioranza viene aggiunta alla lettera o) dell'articolo 117, dopo le politiche attive del lavoro, la dicitura: «disposizioni generali e comuni sull'istruzione e formazione professionale». Si tratta di un passo che non va solo considerato come un semplice spostamento di competenza, ma va considerato in relazione all'articolo 116, ossia nel federalismo differenziato, della possibilità, cioè, di trasferire a regioni virtuose, in condizione di equilibrio di bilancio, sia le politiche attive del lavoro, sia le disposizioni generali e l'istruzione e la formazione professionale. Inoltre, va considerato in relazione al terzo comma dell'articolo 117, così come modificato dall'articolo 31, che lascia alla facoltà residuale delle regioni la programmazione e l'organizzazione della formazione professionale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 30.900 della Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Vitelli, Vargiu...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  424   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  379    
    Hanno votato no   45.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Misuraca e Sisto hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scotto 30.12, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza della Lega Nord e Pag. 64Autonomie e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Russo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  423   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato   27    
    Hanno votato no  396.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Pellegrino e il deputato Da Villa hanno segnalato che non sono riusciti rispettivamente a esprimere voto favorevole e voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dellai 30.13, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere favorevole del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
  Dichiaro aperta la votazione.

  GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, avevo chiesto di parlare !

  PRESIDENTE. Scusate, devo revocare la votazione perché il deputato Gigli vuole intervenire per dichiarazione di voto, ma non l'avevo visto. Prego, deputato.

  GIAN LUIGI GIGLI. Nessun problema, Presidente, siamo tutti stanchi. Tuttavia, credo che meriti una spiegazione questo emendamento che noi manteniamo (Commenti).

  PRESIDENTE. Colleghi, scusate, è una questione di rispetto. Quando voi avete parlato, avete avuto la facoltà di farlo. Per favore, deputato Gigli, continui.

  GIAN LUIGI GIGLI. Non credo di aver abusato del tempo a mia disposizione durante questo dibattito, quindi mi ritengo autorizzato ad andare avanti.
  Le autonomie non nascono per avere dei privilegi, ma per risolvere dei problemi: problemi storici alcuni dei quali sono stati richiamati in precedenza in questa sede. Se in passato le autonomie speciali possono aver avuto qualche privilegio, certamente questi privilegi si sono andati attenuando con le misure di contenimento della finanza pubblica, che le hanno interessate. E certamente oggi le autonomie speciali non sono qui a chiedere privilegi. Le autonomie speciali sono qui a testimoniare la vitalità di una esperienza, per dare un esempio di regionalismo solidale differenziato, sulla base di un principio di responsabilità; per questo, personalmente, ho votato a favore dell'emendamento dell'onorevole Rubinato, per questo discuteremo successivamente di un nostro emendamento, che manteniamo, sulle autonomie alpine a favore di un ulteriore allargamento delle competenze sulla base di principi di sussidiarietà verticale e di autonomia responsabile. Per questo, inoltre, abbiamo presentato questo emendamento sulla montagna con riferimento ad una particolare montagna – mi sia consentito di dire – la montagna del bellunese. Questa sera si è parlato molto di Veneto. Quest’ Aula nei mesi scorsi si è più volte occupata dei problemi della montagna garantendo ogni volta particolari forme di tutela e sostegno anche nell'interesse più generale del Paese. Oggi noi siamo qui a ricordare che è certamente ancor più difficile amministrare le zone di montagna quando hanno accanto due regioni a statuto speciale ed hanno un confine con un altro Stato. È per questo che vorremmo che fosse accolto da tutti, se non è stato possibile accogliere gli emendamenti a favore della regione Veneto, almeno il principio del riconoscimento della possibilità di sviluppare forme di autonomia particolare per le zone di area vasta interamente ricomprese da montagne che siano confinanti con regioni a statuto speciale e con Paesi esteri. Si Pag. 65tratta di fare in modo che l'economia di questi territori, già svantaggiati dall'essere di montagna, possa (Commenti)...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  GIAN LUIGI GIGLI. ... competere non solo con le regioni vicine ma anche con i Paesi contermini (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti. I pareri li avevo già ricordati.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dellai 30.13.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Russo... Hanno votato tutti ? De Lorenzis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  415   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  313.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Dobbiamo passare alla votazione dell'articolo 30 (Commenti). Colleghi, dobbiamo concludere...
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì... Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  409   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  299    
    Hanno votato no  110.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 31 – A.C. 2613-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza, deputato Fiano, ad esprimere il parere della Commissione.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 31.

  PRESIDENTE. Deputato Matteo Bragantini ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Intervengo per esprimere parere favorevole sugli identici emendamenti Dadone 31.90 e Quaranta 31.112 e sul Testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli.

  PRESIDENTE. Però, così non capisco, abbia pazienza. Sul testo alternativo Toninelli ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sul testo alternativo Toninelli.
   Esprimo parere contrario sugli emendamenti Palmizio 31.523, Vargiu 31.519, Vargiu 31.520. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Matteo Bragantini 31.135, sugli identici emendamenti Bianconi 31.64 e sugli emendamenti Toninelli 31.94, Toninelli 31.95, Civati 31.200, Toninelli 31.93, Fraccaro 31.600.
   Esprimo parere contrario sugli identici emendamenti Dorina Bianchi 31.144 e Ascani 31.702; esprimo parere favorevole sugli emendamenti Toninelli 31.89, Nuti Pag. 6631.91, Matteo Bragantini 31.134, Rubinato 31.530, sugli identici emendamenti Naccarato 31.5 e Matteo Bragantini 31.140, sugli emendamenti Costantino 31.106, Quaranta 3.107, Gelmini 31.8, Centemero 31.522. Esprimo, invece, parere contrario sull'emendamento Piccione 31.209. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Naccarato 31.9 e Matteo BragantinI 31.133. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Fraccaro 31.76, Mazziotti Di Celso 31.11, Naccarato 31.12. Esprimo parere contrario sull'emendamento Scotto 31.123, mentre mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Quaranta 31.113. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Plangger 31.54 e parere contrario sugli emendamenti Vargiu 31.712, Vargiu 31.518, Vargiu 31.517 e Toninelli 31.75. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Miotto 31.500, Miotto 31.501, Miotto 31.502, Fraccaro 31.92. Esprimo parere contrario sull'emendamento Toninelli 31.78 mentre mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Nicchi 31.203. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Matteo Bragantini 31.507 e Mazziotti Di Celso 31.513. Esprimo parere contrario sugli identici emendamenti Gallinella 31.509 e Russo 31.512 e sugli emendamenti Vargiu 31.515, Monchiero 31.516, Toninelli 31.74, Franco Bordo 31.114, Costantino 31.119, Fabbri 31.510, De Mita 31.72, Meta 31.201.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Vacca 31.508. Mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Toninelli 31.82. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Gebhard 31.55, Mazziotti Di Celso 31.16, Toninelli 31.79 ed esprimo parere contrario sull'emendamento Centemero 31.206. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Toninelli 31.83. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Borghi 31.700, Plangger 31.56, Toninelli 31.84. Esprimo parere contrario sull'emendamento Mazziotti Di Celso 31.24. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Scotto 31.127 e Monchiero 31.210. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Russo 31.25, Gasparini 31.505, Quaranta 31.150.
  Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti Toninelli 31.85 e Matteo Bragantini 31.131. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Coppola 31.708, Quintarelli 31.26 e Plangger 31.57. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Toninelli 31.105, e Toninelli 31.86. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Pellegrino 31.204 e Fabbri 31.28. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Toninelli 31.87, Mazziotti Di Celso 31.30, De Mita 31.71, Costantino 31.118, Bianconi 31.32, Toninelli 31.88, Matteo Bragantini 31.130, Plangger 31.58, Mazziotti Di Celso 31.31. Esprimo parere contrario sull'emendamento Dorina Bianchi 31.143.
  Sugli emendamenti Pellegrino 31.115 e Toninelli 31.104 esprimo parere contrario. Sull'emendamento Matteo Bragantini 31.129 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Paglia 31.116 e Toninelli 31.103 esprimo parere contrario. Sugli emendamenti Matteo Bragantini 31.128, Quaranta 31.120, Toninelli 31.102 e Ferraresi 31.711 esprimo parere favorevole. Sull'emendamento Mazziotti Di Celso 31.34 esprimo parere contrario. Sugli emendamenti Scotto 31.126, Lenzi 31.503 e Costantino 31.117 esprimo parere favorevole. Sull'emendamento D'Attorre 31.36 mi rimetto all'Assemblea. Sull'emendamento Parisi 31.208 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. L'emendamento Parisi 31.208 è stato ritirato.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Toninelli 31.98 esprimo parere contrario. Sull'emendamento Plangger 31.59 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Russo 31.39 e Schullian 31.202 esprimo parere contrario. Sull'emendamento Bianconi 31.40 esprimo parere favorevole, mentre sull'emendamento Benamati 31.514 esprimo parere contrario.

  PRESIDENTE. Aspetti, poi c’è l'emendamento 39.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Russo 31.39 il parere è contrario.

Pag. 67

  PRESIDENTE. No, mi riferisco all'emendamento Matteo Bragantini 31.139 ! Che fa, si dà il parere contrario ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Avevo capito il 39... sull'emendamento Matteo Bragantini 31.139 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ha cambiato idea...

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Capita... Sull'emendamento Centemero 31.710 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. L'emendamento Centemero 31.710 è stato ritirato.

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Sugli emendamenti Bianconi 31.38 e 31.42 esprimo parere contrario. Sugli identici emendamenti Quaranta 31.110 e Rubinato 31.212 esprimo parere favorevole, così come sugli identici emendamenti Bianconi 31.43, Giorgis 31.62 e Toninelli 31.99. Sugli emendamenti Costantino 31.121, Toninelli 31.100, Costantino 31.125, Quaranta 31.124, Toninelli 31.101, Lattuca 31.45, De Mita 31.70, Rubinato 31.528, Nicchi 31.205 e Rubinato 31.524 il parere è favorevole.
  Sull'emendamento Mazziotti Di Celso 31.47 esprimo parere contrario. Sugli identici emendamenti Matteo Bragantini 31.141 e Dorina Bianchi 31.147 esprimo parere favorevole, così come sugli identici emendamenti Bianconi 31.49 e Toninelli 31.97. Sull'emendamento Toninelli 31.96 esprimo parere contrario così come sugli identici emendamenti Famiglietti 31.506 e Brunetta 31.713. Sugli emendamenti Melilli 31.703, Biancofiore 31.50 e Locatelli 31.300 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Aspetti, sull'emendamento Biancofiore 31.50 il parere è favorevole ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Sì, il parere è favorevole. Sull'emendamento Locatelli 31.300 il parere è favorevole. Sugli identici emendamenti Roberta Agostini 31.51, Scotto 31.109 e Centemero 31.211 il parere è contrario. Sugli emendamenti Vargiu 31.521 e Dellai 31.73 il parere è favorevole. Sull'emendamento Dorina Bianchi 31.148 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. È contrario il parere sull'ultimo emendamento, vero ?

  MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Dorina Bianchi 31.148 il parere è contrario.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, mi perdonerà, ma a pagina 132 per gli identici emendamenti Famiglietti 31.506 e Brunetta 31.713 cambio il parere che diventa favorevole.

  PRESIDENTE. Relatore Quaranta, la lascio nelle mani del vicepresidente Baldelli.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 23,15)

  PRESIDENTE. Relatore Quaranta, purtroppo per lei...
  Però, ecco, cominciamo.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Presidente, siccome ci sono stati molti emendamenti ritirati, le chiedo di avvertirmi.
  Sugli identici emendamenti Dadone 31.90 e Quaranta 31.112 il parere è favorevole.
  Sul testo alternativo del relatore di minoranza, Toninelli, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. L'emendamento successivo è stato ritirato.

Pag. 68

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Vargiu 31.519 il parere è contrario. Sull'emendamento Vargiu 31.520 mi rimetto all'Assemblea.
  Sull'emendamento Matteo Bragantini 31.135 il parere è contrario. Sugli identici emendamenti Bianconi 31.64 e Toninelli 31.94 il parere è contrario. Sull'emendamento Toninelli 31.95 il parere è contrario. Sull'emendamento Civati 31.200 il parere è favorevole.
  Sugli emendamenti Toninelli 31.93 e Fraccaro 31.600 il parere è contrario. Sugli identici emendamenti Dorina Bianchi 31.144 e Ascani 31.702 mi rimetto all'Assemblea. Sull'emendamento Toninelli 31.89 mi rimetto all'Assemblea. Sugli emendamenti Nuti 31.91 e Matteo Bragantini 31.134 il parere è contrario.
  Sugli emendamenti Rubinato 31.530, sugli identici emendamenti Naccarato 31.5 e Matteo Bragantini 31.140, sugli emendamenti Costantino 31.106 e Quaranta 3.107 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Gelmini 31.8 e Centemero 31.522 esprimo, invece, parere contrario. Sull'emendamento Piccione 31.209 esprimo parere favorevole e sull'emendamento Naccarato 31.9 mi rimetto all'Assemblea.
  Sull'emendamento Matteo Bragantini 31.133 il parere è contrario. Sull'emendamento Fraccaro 31.76 il parere è favorevole. Sull'emendamento Mazziotti Di Celso 31.11 il parere è contrario. Sugli emendamenti Naccarato 31.12, Scotto 31.123 e Quaranta 31.113 il parere è favorevole. Sull'emendamento Plangger 31.54 il parere è contrario. Sull'emendamento Vargiu 31.712 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Vargiu 31.518 e 31.517 mi rimetto all'Assemblea. Sugli emendamenti Toninelli 31.75 e Miotto 31.500, 31.501 e 31.502 il parere è favorevole. Sull'emendamento Fraccaro 31.92 il parere è contrario. Sugli emendamenti Toninelli 31.78 e Nicchi 31.203 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Matteo Bragantini 31.507 e Mazziotti Di Celso 31.513 il parere è contrario. Sugli identici emendamenti Gallinella 31.509 e Russo 31.512 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Vargiu 31.515, Monchiero 31.516, Toninelli 31.74, Franco Bordo 31.114, Costantino 31.119, Fabbri 31.510, De Mita 31.72 e Meta 31.201 il parere è favorevole. Sull'emendamento Vacca 31.508 il parere è contrario. Sull'emendamento Toninelli 31.82 mi rimetto all'Assemblea. Sull'emendamento Gebhard 31.55 il parere è favorevole. Sull'emendamento Mazziotti Di Celso 31.16 il parere è contrario. Sull'emendamento Toninelli 31.79 il parere è favorevole. Sull'emendamento Centemero 31.206 il parere è contrario. Sull'emendamento Toninelli 31.83 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Borghi 31.700, Plangger 31.56, Toninelli 31.84 e Mazziotti Di Celso 31.24 il parere è contrario. Sugli identici emendamenti Scotto 31.127 e Monchiero 31.210 il parere è favorevole. Sull'emendamento Russo 31.25 mi rimetto all'Assemblea. Sugli emendamenti Gasparini 31.505 e Quaranta 31.150 il parere è favorevole. Sugli identici emendamenti Toninelli 31.85 e Matteo Bragantini 31.131 il parere è contrario. Sugli emendamenti Coppola 31.708 e Quintarelli 31.26 mi rimetto all'Assemblea. Sull'emendamento Plangger 31.57 il parere è contrario. Sugli emendamenti Toninelli 31.105 e 31.86, Pellegrino 31.204 e Fabbri 31.28 il parere è favorevole. Sull'emendamento Toninelli 31.87 il parere è contrario. Sugli emendamenti Mazziotti Di Celso 31.30, De Mita 31.71 e Costantino 31.118 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Bianconi 31.32, Toninelli 31.88, Matteo Bragantini 31.130, Plangger 31.58, Mazziotti Di Celso 31.31 e Dorina Bianchi 31.143 il parere è contrario. Sull'emendamento Pellegrino 31.115 il parere è favorevole. Sull'emendamento Toninelli 31.104 mi rimetto all'Assemblea. Sull'emendamento Matteo Bragantini 31.129 il parere è contrario. Sull'emendamento Paglia 31.116 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Toninelli 31.103 e Matteo Bragantini 31.128 il parere è contrario. Sull'emendamento Quaranta 31.120 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Toninelli 31.102 e Ferraresi 31.711 il parere è contrario. Sugli emendamenti Mazziotti Di Celso 31.34 e Scotto 31.126 il parere è favorevole. Sull'emendamento Lenzi 31.503 il parere è contrario. Pag. 69Sull'emendamento Costantino 31.117 e D'Attorre 31.36 il parere è favorevole. L'emendamento Parisi 31.208 è stato ritirato. Sull'emendamento Toninelli 31.98 il parere è contrario.
  Sull'emendamento Plangger 31.59 mi rimetto all'Aula; sull'emendamento Russo 31.39 il parere è contrario; sull'emendamento Schullian 31.202 mi rimetto all'Aula; sugli emendamenti Bianconi 31.40, Matteo Bragantini 31.139, Bianconi 31.38 e 31.42 il parere è contrario. Sui seguenti emendamenti il parere è favorevole: gli identici Quaranta 31.110 e Rubinato 31.212; gli identici Bianconi 31.43, Giorgis 31.62 e Toninelli 31.99; Costantino 31.121, Toninelli 31.100, Costantino 31.125, Quaranta 31.124, Toninelli 31.101, Lattuca 31.45 e De Mita 31.70. Sull'emendamento Rubinato 31.528 mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento Nicchi 31.205 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Rubinato 31.524 e Mazziotti Di Celso 31.47 mi rimetto all'Aula. Sugli emendamenti identici Matteo Bragantini 31.141 e Dorina Bianchi 31.147 il parere è contrario. Sugli identici emendamenti Bianconi 31.49 e Toninelli 31.97 mi rimetto all'Aula. Sugli emendamenti Toninelli 31.96 e gli identici Famiglietti 31.506 e Brunetta 31.713 il parere è contrario. Il parere è favorevole sui seguenti emendamenti: Melilli 31.703, Biancofiore 31.50, Locatelli 31.300; gli identici Roberta Agostini 31.51, Scotto 31.109 e Centemero 31.211; Vargiu 31.521. Sugli emendamenti Dellai 31.73 e Dorina Bianchi 31.148 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Ahimè sono già finiti incredibilmente. Vogliamo ripeterli per sicurezza ? Va bene, basta così.
  Il Governo ? Ce li dia uno per uno però. Non suggerite al Governo.

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, i pareri del Governo sono conformi a quelli espressi dai relatori di maggioranza.

  PRESIDENTE. La Presidenza lo sospettava ma si conforta nella sua conferma. Avverto che l'emendamento Giorgis 17.312 è stato ritirato dal presentatore ed è stato fatto proprio, ai sensi dell'articolo 86, comma 8, del Regolamento, dal deputato Rosato a nome del gruppo del Partito Democratico.
  Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà in altra seduta.
  Avverto che secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi la seduta prevista per domani non avrà luogo.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 23,25).

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta che tutti noi attendiamo sempre con grande gioia. Constato l'assenza dell'onorevole Gianni Melilla e quindi s'intende che vi abbia rinunziato.

  CHIARA GRIBAUDO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Lei non ha rinunciato, ne ha facoltà.

  CHIARA GRIBAUDO. Grazie Presidente. Ho chiesto la parola in una giornata così ricca di significato per tutti noi per la profonda necessità di ricordare in questa Aula una partigiana, una donna straordinaria, una testimone di quel tempo. Vede Presidente, spesso, almeno altrettanto difficile che vivere una tragedia, è scegliere di ricordarla, scegliere cioè in qualche modo di riviverla, di parlarne a chi non la conosce, farla capire a chi non ha sofferto la guerra, a chi non ha patito la fame e il freddo. In una parola: insegnare, insegnare agli altri. Servono coraggio, rigore, passione, soprattutto grande determinazione.
  Pochi giorni fa se ne è andata una di queste maestre, Paola Sibille, che ha lottato contro la dittatura dei nazifascisti tra la Val Varaita e la Val Po, con il nome di battaglia Ombra. Donna tra i garibaldini, al collo quel fazzoletto rosso che da lì in avanti non ha mai abbandonato. Come Pag. 70tante di loro, era determinata, fiera, orgogliosa di ricordare l'appellativo, conquistato sul campo, di partigiana combattente della XV brigata Garibaldi Saluzzo. Nei giorni della Liberazione, Paola è stata parte attiva dei gruppi di difesa della donna, perché sulle macerie della dittatura bisognava costruire, tutti e tutte, la nuova Repubblica.
  A partire da allora, ha lottato, con le sue testimonianze sempre lucide e precise, per insegnare la democrazia e la libertà alle generazioni che sono venute e ai familiari, perché nessuno dimenticasse. È stata Presidente dell'ANPI di Saluzzo, sempre presente, sempre con quello sguardo attento, deciso, oltre il tempo. Come lei, tante donne e tanti uomini, partigiani, combattenti, sopravvissuti ai campi di sterminio e di prigionia. Noi non ci dimenticheremo, Ombra. Non dimenticheremo l'esempio e il monito che ci hai e ci avete lasciato e affidato, perché la memoria non si commemora da lontano, si esercita ogni giorno. Grazie di quel che avete fatto e vissuto. Che la terra ti sia lieve. Ciao bella, ciao (Applausi).

  PAOLO BERNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Grazie Presidente, domenica 25 gennaio, a Ravenna, ho assistito a una cosa vergognosa. Sono stati tagliati numerosi pneumatici di un furgoncino e imbrattate alcune auto con sterco umano. Questi veicoli appartenevano ad attivisti animalisti provenienti da varie zone d'Italia che, con azioni non violente stanno cercando di impedire l'uccisione di sessantasette daini, per i quali la giunta provinciale di Ravenna, in modo illegittimo, ha decretato l'abbattimento, attraverso una delibera che va contro ogni soluzione di buon senso, privilegiando la lobby dei cacciatori.
  Il MoVimento 5 Stelle ha presentato due interrogazioni: una a dicembre, in cui si chiede al Ministro dell'ambiente se sia a conoscenza della situazione e se non sia più logico percorrere una strada alternativa all'abbattimento, vista la disponibilità della signora Schonewald, che si accollerebbe i costi di gestione e li accoglierebbe nella sua tenuta; inoltre, più di 12 mila cittadini, attraverso una petizione, stanno chiedendo che la delibera sia fermata.
  Nella seconda interrogazione, depositata a metà gennaio, si denuncia l'illegittimità della delibera poiché è in contrasto con la legge n. 394 del 1991, che sancisce che la caccia controllata sia riservata ai soli residenti dei comuni dell'area naturale protetta. Peccato che, nell'ambito territoriale di caccia RA2, a cui è stata assegnata l'uccisione dei daini, siano iscritti cacciatori residenti in altri comuni al di fuori dal parco. Inoltre, secondo i dati riportati nella stessa delibera, i daini presenti nel 2013 erano 236 e nel 2014 sono scesi a 147. Quindi, vi sono 89 capi in meno rispetto all'anno precedente, ma nel testo si parla contestualmente di un nucleo di daini che «ha cominciato ad accrescersi in modo esponenziale». Basterebbe un po’ di buonsenso e onestà, ma si vede che manca a chi ha approvato la delibera. Come disse Tolstoj: «La caccia è un suicidio morale, perché uccide il sentimento della pietà nell'uomo» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, per parlare di partigiani moderni, oggi è arrivata la gelida sentenza del maxiprocesso TAV, svoltosi all'interno dell'aula bunker a Torino, aula che non viene neanche più usata per i processi di mafia. Per noi questa è una sentenza ingiusta, fortemente voluta dal potere esecutivo, del Governo quindi, che vuole andare avanti con il pugno duro. Alla luce dei fatti contestati, 145 anni in totale di carcere sono davvero spropositati, così come riteniamo ingiustificati i risarcimenti dei danni dati ai Ministeri della difesa, dell'interno e della giustizia, oltre che ai sindacati di polizia. Agli imputati non sono neanche state riconosciute le attenuanti Pag. 71per aver condotto una battaglia contro un'opera che oggettivamente devasta il territorio e rappresenta uno spreco senza precedenti, oltre alle evidenti correlazioni che quest'opera ha con le organizzazioni criminali. Nonostante questo, Presidente, la lotta non si ferma e la valle non si arresta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  VITTORIO FERRARESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, domani lo scrittore Erri De Luca risponderà in giudizio con l'accusa di istigazione a delinquere per poche parole, quattro per la precisione: per me la TAV va sabotata. La possiamo pensare diversamente sulla problematica TAV, però c’è una cosa da dire: la parola sabotata significa impedire la funzione. Impediscono la funzione gli operai che scioperano e occupano le fabbriche per il loro diritto al lavoro e anche queste persone che vivono in una terra che ben presto verrà devastata – speriamo di no – da questa grande opera inutile. Erri De Luca è uno scrittore, non è un terrorista e sta subendo con queste accuse forti intimidazioni.
  Intimidazioni che noi dobbiamo veramente stigmatizzare, intimidazioni che vanno contro e restringono quella libertà di pensiero di cui molti si riempiono la bocca ogni giorno. Questa libertà di pensiero non può essere sostenuta solo a corrente alternata, quando fa comodo, ma deve essere sostenuta sempre, perché le critiche si possono fare, i toni possono essere accesi, possono non piacere, ma la libertà di pensiero e di espressione va sempre tutelata. Va tutelata per Charlie Hebdo, va tutelata anche per lo scrittore Erri De Luca. È per questo che, pur rispettando le figure della Polizia e della magistratura in questo Paese, il MoVimento 5 stelle esprime forte solidarietà allo scrittore Erri De Luca. Io sto con Erri (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono cartelli recanti la scritta: «IO STO CON ERRI)» !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, vi invito a togliere immediatamente i cartelli. Invito i commessi ad intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Per cortesia ! Onorevole Parentela, non si possono fare le foto ! La richiamo all'ordine ! Colleghi, vi richiamo all'ordine ! Abbassate questi cartelli ! È tardi, finitela con queste cose !

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Grazie, Presidente. Tra il 1970 e il 1971 la Calabria fu oggetto di una delle tante promesse mai mantenute dalla politica. Con l'intento di placare gli animi dopo i «moti di Reggio», la politica decise di costruire un'immensa area industriale a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro; la seconda più grande del Meridione, con 400 ettari.
  Potremmo discutere ore sulla necessità di industrializzare una terra come la Calabria, piuttosto che investire proprio sulle bellezze, ma non è il momento adatto. Tra gli investimenti che avrebbero dovuto rilanciare l'immensa area industriale, costati ai cittadini la bellezza di 230 miliardi delle vecchie lire, vi fu la costruzione di un lungo pontile, che avrebbe dovuto facilitare l'attracco di navi per il carico e scarico merci destinate alla SIR (Società Italiana Resine).
  Il progetto non decollò mai e, esattamente come in altre zone della Calabria, vittime del maldestro tentativo di industrializzazione, lasciò solo disoccupazione e devastazione ambientale. Nel 2010 furono sequestrate cinque aziende operanti nell'area per smaltimento illecito di rifiuti: 15 mila ettari di terreno, infatti, venivano utilizzati dalle aziende come discarica abusiva degli scarti di lavorazione...

  PRESIDENTE. Onorevole Parentela.

  PAOLO PARENTELA. Un attimo, che ho perso il filo. Sono gli scherzi del tablet, Presidente.

Pag. 72

  PRESIDENTE. Ho capito, però, vista anche l'ora...

  PAOLO PARENTELA. Discariche che contengono di tutto: miscele di PCB, eternit, lana di vetro e fanghi derivanti dalla depurazione senza la prevista autorizzazione. Alle discariche abusive si è aggiunto il crollo del pontile, senza che, tra l'altro, venisse mai utilizzato. Il 7 novembre scorso ho scritto un'interrogazione al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la n. 4-06789, chiedendo se non ritenesse opportuno elaborare un progetto comune Stato-regione volto alla bonifica integrale dell'area ex SIR a Lamezia Terme, evitando ulteriori danni all'ambiente e ripristinando il decoro della zona, che, attualmente, giace all'ombra dell'ennesimo ecomostro. Ad oggi non ho ottenuto alcuna risposta, come non l'hanno ottenuta i cittadini di Lamezia Terme, costretti a vivere a due passi da un'area che dovrebbe essere considerata sito di interesse nazionale.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Parentela. La Presidenza solleciterà la risposta alla sua interrogazione.

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, il 4 luglio 2013 moriva presso l'ospedale di Cosenza il signor Cesare Ruffolo: soffriva di leucemia cronica, per cui riceveva spesso delle trasfusioni. Quella volta, però, una sacca gli fu letale, perché infetta; oggi è in corso il processo penale. Ci chiediamo come sia possibile che un uomo sia morto per una semplice, banale trasfusione; come sia possibile, visto che più volte erano state denunciate le carenze di quel servizio. E chi può dire che non sia stata una tragedia causata dalla gestione sanitaria in Calabria, per cui la politica è responsabile di immobilismo o, peggio ancora, di indifferenza.
  Negli anni scorsi una Commissione parlamentare e una ministeriale conclusero due inchieste sulla sanità calabrese, dicendo che manca cultura della sicurezza e che era necessario un cambio della gestione basata sulle affiliazioni politiche, che sono la prima causa di malasanità in Calabria. Da allora sono passati sette anni e non è cambiato nulla. E, come se non bastasse, il Governo continua a perdere tempo per la nomina del commissario che dovrà occuparsi del debito sanitario.
  Intanto, in Calabria si muore, nell'attesa che Roma dia risposte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie Presidente, a Pescara in questi giorni è venuta alla ribalta una vicenda alquanto strana. Sembrerebbe che il comune di Pescara, quindi i dipendenti, i consiglieri comunali e così via, siano in possesso di venti account, con i quali sembrerebbe possano accedere all'agenzia di riscossione dei tributi SOGET, una sorta di Equitalia nostrana. Venti account, con i quali ciascun dipendente, o consigliere comunale, può accedere a questa agenzia, modificando anche dati. La questione è così grave che ha richiesto subito l'intervento dei nostri consiglieri comunali che hanno presentato un'interrogazione urgente, essendo una questione di estrema urgenza, considerando che il comune è in predissesto finanziario. Ebbene l'amministrazione comunale, non solo non vuole fare chiarezza, ma non ritiene neanche urgente questa interrogazione, cioè non crede che questa sia una questione sulla quale fare chiarezza nei tempi più brevi possibili. È un atto francamente indecente, a mio avviso, non solo che ci sia l'esistenza di questi venti account, ma che l'amministrazione comunale, la presidenza del consiglio comunale, non ritenga urgente questa interrogazione. Ovviamente, mi riservo la facoltà di presentare degli atti di sindacato ispettivo per fare luce, anche tramite i Ministeri, su questa vicenda.

Pag. 73

  PRESIDENTE. La ringrazio, lei certamente ne ha facoltà, è ovvio che la Presidenza sugli atti di sindacato ispettivo della Camera può far presente al Governo la necessità di una risposta, su quelli dei consigli comunali meno.

Sui lavori della Camera (ore 23,38).

  PRESIDENTE. Ricordo che giovedì 29 gennaio, alle ore 15, è convocato il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, per l'elezione del Presidente della Repubblica. Avverto che la Camera sarà convocata a domicilio una volta conclusi i lavori del Parlamento in seduta comune per l'elezione del Presidente della Repubblica.

  La seduta termina alle 23,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl cost. 2613-A e abb.-em. 30.505 475 471 4 236 118 353 67 Resp.
2 Nom. em. 30.1 470 466 4 234 12 454 67 Resp.
3 Nom. em. 30.201 p. I 456 446 10 224 132 314 67 Resp.
4 Nom. em. 30.201 p. II 461 431 30 216 112 319 67 Resp.
5 Nom. em. 30.36 463 462 1 232 15 447 66 Resp.
6 Nom. em. 30.24 458 455 3 228 22 433 66 Resp.
7 Nom. em. 30.29 454 385 69 193 29 356 66 Resp.
8 Nom. em. 30.25 459 458 1 230 20 438 67 Resp.
9 Nom. em. 30.26 449 448 1 225 83 365 67 Resp.
10 Nom. em. 30.27 450 447 3 224 89 358 67 Resp.
11 Nom. em. 30.28 433 431 2 216 86 345 66 Resp.
12 Nom. em. 30.34 437 434 3 218 118 316 66 Resp.
13 Nom. em. 30.20 431 425 6 213 28 397 66 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. subem. 0.30.900.9 428 343 85 172 15 328 66 Resp.
15 Nom. subem. 0.30.900.4 433 345 88 173 17 328 66 Resp.
16 Nom. subem. 0.30.900.5 430 342 88 172 19 323 66 Resp.
17 Nom. subem. 0.30.900.6 428 339 89 170 17 322 66 Resp.
18 Nom. em. 30.900 427 424 3 213 379 45 66 Appr.
19 Nom. em. 30.12 423 423 212 27 396 66 Resp.
20 Nom. em. 30.13 417 415 2 208 102 313 66 Resp.
21 Nom. articolo 30 415 409 6 205 299 110 66 Appr.